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GIORNALE MEDICO DEL
REGIO ESERCITO
Anno XLIV.
'N. f. -
Gennaio 4896
ROMA TIPOGllAPIA ENRICO VOGHERA
Gli abbonamenti si ricevono dall'Amministrazione del giornale Via Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
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SOMMA RIO
. DEL~E MATERIE èoN.TENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO
lmbrlaco P. -
La proporzlon'l\ dei OIOrtì c !lei feriti nelle guerre pas6al.t' e nelle guerre future . . . . . . . . . . . . . Pag. 3 C.Uerl n'ai,A . .:.. Resex!Qne pal'Ziale motaearpò-carpica rtestrn per trauma · ose~:cììt.'l \:o l metodo dell'3ntore . . . . . • . . . . , . . • !6 Guida 8. - Nota sugli appàrecchi in l3mfna di zinco nella cllirurgia dei ''~post: dl medrcazione. . . . . . . J!
an·1•T"- DI GIOaNAI.I n •,.. t .IAI'III ED IEI!ITEal . RIVISTA ~u:piCA.
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Ray11ond. - Paralì.si liilator:ile dci deltoidi . . . . Pag. 5~ Boulay e Mandtl. - Paralisi laringee ne lla reubre tifoidea ,. 54 Estor . - La llebite da innuenza . . . . . . 5!\ C~rtaz. ·- Disturbi larlngei llPIIa ~i ringomielia . . . . . • 56 Talma. - Idrope inllammatoria. . . • . . . • • , • M BianOhl o Bazzl. .:... Il fonendoscopio, nu·)VO s b'umonto flèr l' inda:.;ine dei $UOni interni. . . . . . . . . . . . . . · . . . . . • 59 AIVJSTA CIJIR URGICA. Douzans. - Delle infiammazioni della ll{)rsa sierosa sopra-iliaca {bor:;a
gierosa dello psoas) . . . • . • . . . . . . • • . . . Pag. ' Zeller. - D~i nemmoni fle.rineJritici tuhPrcolosi d'origine r enale Wa lsham. - Rottura intratJeritcneale della vescica . . . • . • . • C.rtlr S. Cole. - Anestesia con etere e osslserio. • • . . . . . . • Lard ler. - Perforazione rot:tle del c.o rpo con una baionetta Lebel ~enza ac· cJd('ll ti .
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M 7l 7'!
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Tllrnann. - Sulla la.parotomia esp loraUva • . . . . . . . . . . • • i4 Koehler . - Un caso di disarticolazione del braccio con asportazione della !IQ(lOia e ciel dne terzi lat.·raiJ della ·clavicola . . . . . . . . • 71 !Per la continuazi011e àell'illdice vedasì la .1• pagi'lltJ dtlk1 cop~lina).
GIORNALE MEDICO DEL
Anno XLIV.
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ENRICO VOGitERA TIPOOliA PO DBLLB LL. 1111. IL RB Il: LA IIIGI"A
Homa, 1896.
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L~ PROPORZIONR DEl MORTI EDEl fRRITI
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:NELLE (}UERRE PASSATE E NELLE (~UERRE FUTURE
del magglorR medico P. lmhrlaeo incaricato dell'insegnamento di traumatologla di guerra a lla Scuola di appUeuione di sanità militare rti Firenze.
Mi sono proposto d' indagare se, rispello alle forze com\lattent't , il numero dei feriti e la gravezza delle ferite si manterranno nelle guerre dell'avvenire in proporzione poco diversa da q•1ella delle guerre passate; oppure se dovremo prepararci a prestare i soccorsi e le cure che la civiltà moderna cd i progressi della scienza c'impongono, ad una massa ingente di feri li e più che in passato gravi; o se finalmente, come giit fu detto ed oggi qualcuno ripete, dobb iamo credere al carattere umanitario delle nuove armi di piccolo cnlibro ed ammellere che, pur crescendo il numero dei colpiti, le lesioni saranno più semplici e facilmente go· -vernabili con semplici mezzi. Il problema posto in questi termini è certamente di non poca importanza, poiché il calcolo presuotivo delle perdite ~ della gravezza delle lesioni può fornire la migliore misura della quantità e qualità dei soccorsi da apprestare. ~l a ~ assai difficile a rbolvere, per il fatto che i dati statistici Ghe si possiedono, riferendosi a guerre combattu te con armi
LA PROPORZIO~E DEl MORTI E DEI FERITI
di una potenza vulnerante mt>lto al disouo di quella delle armi nttuali e COn norme tattiche ;J S~aj diverse, hanno poco valore per le guerre future. Quindi uoo dei termini di confronto delle perdite, il più importante, oon può avere altra base, se non quella limitata ed insicura, che proviene dai pochi casi clinici finora raccolti e dalle prove sp.eri mentali fatle intorno agli ell'etti dei nuovi proiettili. Tuttav ia sembrami che l'esame allento della questione potrà condurre sin da ora a qnalehe apprezzamento approssimativo non privo di utilitù pratica .
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* * Parrebbe a prtma giunta, e molti hanno creduto, che le guerre moderne, a causa della cresciuta potenza distrot· tiva delle armi e dallo straordinario aumento numerico dei combattenti, sieno divenute di pilt corta durata bensì , ma a;;sai più sanguinose. Tale credenza però ha non pochi contt·adittori , i quali, fonda ndosi su cifre statistiche per verità non sempre giustamente interpretate, e pensando che il numero delle ferite in guerra non dipende soltanto dalla qualità e potenza delle armi, ma anche da tante altre circostanze e soprattutto dalle norme tattiche onde sono guidati e diretti i combattimenti, concludono che, come le guerre pii• recenti, quelle future non daranno un contingente di perdite maggiore che le guerre passate. Il Fischer ch e, fra gli scrittori di chirurgia militare, è uno di coloro i quali hanno meglio approfondita la questione, Ja riguarda sotto diversi punti di vista (1). (l) Foscnsn Jl3g. j!(),
Handb"ch der Krieg&chirOtrgie, l. Band. -
Stottgard 1.88!,
ftELLE GUE R l:!E PA SS ATE E S ELLE GU ERRE FUTU RE
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Anzitutto cerca di provare non essere e3atlo che il numero dei combattenti sia molto aumentato nelle guerre moderne. A Pl atea - ~79 anni av. C. - sce3ero in campo 4i0,000 uomin i rra persiani e greci ; ad Arbela - 31 1 anni a v. C. i soli persia ni erano 'l ,O.W,OOO; a Tannenberg nel 1 4-00 di fronte a 1163,000 polacchi stavano 83,000 templari: la battaglia di ti psia nel 18 13 fu comba ttuta da 471 ,000 soldati . Perciò non recherit meraviglia che a So lferino nel t 859 si ansi trovati 300,000 combattenti, a Sadowa nel 1866, 4-36,000, a Gravelotte nel '1870 395, 000 ed a ~ietz 500,000. La proporzione delle perdite è poi andata gradatamente scemando nelle guerre più recenti. A Canne i romani avrebbero perduto il 92 p. l 00 dei loro legionari ; a Tannen· berg fra polacchi e templari avrebbeFO avuto il 42 p. 100 di perdite; invece nelle principl li battagli e oapoleoniche la media discese al 24.40 p. 100, in Crimea nel 1854-- 56 al 4:S p. •100, nel 1859 al1 2.29, a S:;dowa nel ·1866 al 14.61 e nella guerra fran co-germanica al ·13.26 p. 100. È pure progressivamente di mi nuita la pr oporzione dei morti rispello ai feriti, ed ecco le prove di questa scala discenden te, desunte dalle più grandi guerre del nostro secolo. Nelle principali ballaglie napol eoniche - Wagram, Mo· s kowa, Lipsia, Waterloo - il rapporto fra morti e fe riti fu come 1 : 2 o come 1 : 3; in Crimea fu come 1 : 4.6 ; nella guerra del 1859 come 1 : 5.8, io quella di secessione come ,l : 4.55; nella guerra del i 870-7•1 come 1 : 5. 4.. Nella guerra russo-turca si tornò indietro: si ebbero in media due ferit i per un morto. ~l a ciò si spiega per le condizioni spE~ciali di .quella guerra nell a quale i russi fu· rono sovente obbligati ad attaccare il nemico in posizion i 1
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1..4. PROPORZIONE DEl )!ORTI E DEl FERITI
fc,rtiti cate eù a sotto:>tare al fuoco tl ei fu cili a ripetizione, di cui l'esercito turco era già in parte provvisto, ed anche, come notò il Pirogon·, per la deficienza di soccorsi ai feriti sul campo . lnlioe, aggiunge il Fischer, il num ero dei caduti per ogni ora di combattimento è nn 'altra prova che le guerru antiche furono più sanguin ose. Alla hallaglia di Kunt>rsdorf nel .J759 caddero 4-150 uomini ali"ora, alla Moscowa 1;800, a Leuthen 3750, a Lipsia 3000; men· trechè a Solferino le perdite nnn ,;orpassarono i 2771 uomini all'ora, ed a Metz i 2i07. Su questi rapporti stn tistici si potrebbero fare uon poche osservazioni, le quali a parer mio infirmerebhero di mo!to la conclusione che pat·e ne derivi. Ma io non intendo fermarmi lungamente sopra una que· stione che riguarda le guerre passate e che perciò non ha per noi quasi altro che un int ere~se storico. Notiamo, in ogni modo, come le cifre riferentisi a gu.,rre lontane non si possono acr-ettare senr.a molla ri serva. È noto che nemmeno ai tempi delle guerre della repubblica e dell' impero francese la stati!'tica era penetrata sui campi di battaglia. Che cosa pensare ndunque - se :>ono ancora discutibili i dati stati stici moderni - della prt>porzione del 9z p. 100 di perdite alla battaglia d i Canoe e del .i-~ p. l 00 a Tannen berg? Sono apprezzamenti, dice bene Chau ve l, i quali non po~giano se non sulle asserzioni di cronisti disposti sempre ad ingrossare smisuratamente le cifre. Qnnnto poi al numero dei comballeoti , se vi hanno esempi di bauaglie dell'antichit il, alle quali presero parte centinaia di migliaia di bellige~anli , questi esempi sono rari ed ec -
cezionali, e poterono solo ~erifi ca 1·si , quando gli eserciti nemici scesero con tutte le loro forze sullo stesso campo di .bauaglin. Og)Zi invece che gli eserciti' 5;i formano e si mo-
NELLE Gl:KIIRE PA SSATE .!! NELLE GUEHRE FUTURE
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bilitano a milioni di uomini, le battaglie colossali in cu1 si impegnano piì1 centinaia di migliaia di soldati , non costituiscono piit l'eccezione, ma la regola. Infi ne, rispetto alla proporzione fra morti e feriti ) conviene considerare che la mortalità in seguito ad un comballimento non è tutta dovuta alle condizioni tecniche, ossia alle armi . Vi banno purt:l molta parte talune circostanze estrinseche e soprattutto r insufficiente cd inadeguato o r itardato soccorso. Quanti feriti non gravi sono morti sul campo unicamente pe1· tale deplorevole circostanza l Per questa parte o~gi è scemata c scemerà piil ancora in a7venire, non solo la mortalitit consecutiva - la quale. dal 29 p. 100 in Crimea, è discesa a11'8.4 p. 100 nella guerra franco-tedesca, - ma anche la mortalità immediata sul campo stesso di baltaglia. Quindi , nella valutazione delle perdite e segnatamente del rapporto fra feriti e morti, non conviene trascurare tale condizione favorevole, dovuta al piìt perfetto funzionamento del servizio sanitario in campagna ed ai progressi della tecnica curativa. Oopo tutto, quel che più interessa al chirurgo militare non è la mortalità su l terreno della lolla, ma il numero dei feriti in rapporto al tempo in cni le feri te avvengono ed alla forza eflellivamente impegnata nel giorno della battaglia. Ora, la storia delle ultime guerre dimostra a chiare note che le perdite rispetto al tempo ed al numero dei combattenti sono state maggiori in queste guerre. E per fermo, guardiamo dapprima la successione dei grandi combattimemi nellE> gnen·e ~ ntich~:~ e nelle guerre moderne_ Nella guerra dei 30 anni si ebbe in media una battnglia campale ogni 3 anni, ed in quella dei 7 anni tre batta)!lie ogni bit>nnio. Per converso, nella guerra del 1870-71 ogni due giorni fu combattuta una battaglia, e furonvi giorn i,
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LA PROPOliZION E DEI MORTI E DEl FERITI
come il ·16 agosto 1870, in cui ebbero luogo due grandi combattimenti , ed altri, come il 3~ dicembre, in cui se ne ebbero quattro; e nella guerra di Boemia del 1866, la piti breve di tutte, rfuronvi non meno di undici battaglie in una settimana! Ciò vuoi dire una enorme quantità di feriti da soccorrere e da sgomberare in brevissimo tempo, anche quando le per· dite complessive sieno meno rilevanti di quelle delle guerre dell'antichità, ed anche quando i si ngoli C()mbauimenti siano meno sanguinosi. Consideriamo, per esempio, due grandi battaglie, una dell'epoca . napoleonica e l'altra della guerra franco-tedesca: la battaglia di Lipsia del 18 ottohre18·13 e quella di Gravelotte del18 agoslo ·1870. A Lipsia i francesi perdetter·o fr·a morti e feriti 45,000 soldati e 47,000 gli alleati; a (;ravelotle le perdite non SU!per·nronu i 30,000 uomini. Ma fra la battaglia di Lipsia e quella di Waterloo passarono duu anni ; invece nella campagna franco-germani ca solo dal 4 agosto al l 6 sellembre ~ 870, in •l O comballi menti i tedeschi ebbero i>O,OOO feriti e 1/,000 morti e qunsi allreuanti i francesi , e nei sette mesi che durò la guerra in campo aperto i ferili da ambe le parti ascesero alla cifra di circa 230 ,000. Gli elfetli poi del più rapi do svol{!i men to che oggi hanno le operazioni guerresche, ossia della maggiore frequenza delle hauaglie moderne, emergono ancora più palesi dalla comparazione dei morti e feri ti colla durata delle guerre. Nella guerra dei selle anni il numero degli uomini perduti per ogni giornata di guerra risulta di ·l 02, in quella di America di 506, nella fra nco ·prussiana di 1369 e nella guerra di Boemia di H ,426 . .\l a variano tanto e pet· tante ragioni diverse le perdi te dell e singole battaglie, che le medie generali più sono comprensive, e meno hanno valore per i hisogni della chirurgta di guerra.
NELLE GUERRE PASSATE K NELLE GUERRE F UTURE
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J.a pr·oporzioo.e stabilita da Ravatoo e generalmente neceliata, del 1O al 1~ p. 100 sul totale della forza effettira è andata incontro, specie nelle ultime guerre, a grandi sbalzi - dal 4 al 30 p. 100 - a seconda delle condizioni del terreno, delle armi, della Lattica, della posizione di offensiva e di difensiva dei bèlligeranti nelle varie battaglie. A Sadowa il :1 luglio •1866 prussiani ed p.ustriaci erano in numero pressoché eguale, - 220,000 uomini da ciascuna parte ; - eppure le perdite degli austriaci ascesero all"! •l p. <l'lO e quelle dei prussiani non superarono il 4 p. •l 00. Nella campagna del 1870-7 l l'esercito tedesco perde tte < 116,824 uomini fra feriti e morti sul campo ossia il 10 p. l 00 sul totale delle truppe mobilitate. Ora, le battaglie del primo mese della campilgna costarono da sole la metil di rali perdite e questa metà cadde quasi inlieramente sulla fanteria. le cui vittime del fuoco salirono alla proporzione del •19 p. 100. Alla battaglia di llezonville- Mars- la-Tour del 16 agosto ·1870 in ·12 ore di fuoco caddero morti e 'feriti 13,54-8 combattenti, il 21 p. 100 degli uomini effettivamente presenti al fuoco. La 5" divisi one perdeue il 26 e la 6" il 29,5 p. ·100. Invece il 18 ngosto alla battaglia di Gravelotte - S.' Privat, il totale dei morti o feriti Ledeschi fu di 19,579 (H p. 100}. - Ma siffalla proporzione inferiore a quella data dalla battaglia di RezonV11le, è la prova più chiara della fallacia delle medie che emergono dal confrontare semplicemente le per·dite colla forza numerica dei grandi r iparti; dappoichè la battag-lia di Gravelotte studiata nei suoi particolari risulta più mortirera di quella di 1\ezonville. Infatti, la 1• divisione della guardia prussiana in sole 6 ore di combattimento perdette il 26,8 p. ~1 00 e la 2• il 28,7 p. ·109 della forza impegnata nell' nione; ed il solo attacco di S.' Privat costò
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LA PROPORZIONI: DEl MORTI K DEI FERITI
in meno di 3 or·e il 35 p. 100 di perdite alla fanteria che vi prese parte (1) . Alcuni reggimenti poi ebbero delle perdite addirittura sorprendenti. Il 16° fanteria. nella giornata del i 6 agosto a Rezonville, perdette in due ore quasi la metà dei suoi uomini. Altri reggimenti nelle giornate del ~1 6 e del 18 perde1·ono più di l 000 uomini ciascuno, cioè quasi un terzo della loro forza effettiva. È chiaro adunque che le deduzioni tratte dal confronto delle perdite colle g1·andi masse mobilitate vanno soggette a rilevanti modificaziooi e correzioni, allorch.è le perdite stesse si ragguagliano alla forza efl'elliva delle unità tattiche impegnate nel combattimento; ed il ragguaglio è tanto più esente da errori, quanto meno sono grandi queste unitil . Ne segue che il calcolo per noi più importante, come ~ iu stamente fa notare il Tosi, (2) è quello che mette in rapporto il numero dei feriti coi combattenti effettivi del!.: divisioni e dei reggimenti, o:;sia co n quei riparti di truppa cui corrispoudono i riparti sanitari di P linea, e che- si può• anche aggiungere - fa conoscere non solo la media, ma la proporzione massima dei feriti per ognuno di tali riparti di tr·uppa.
Esaminiamo ora più direttamente la que:;Lione delle pei·dite presumibili nelle guerre future. · Se si dovesse tener conto della sola potenza oll'ensiva (t ) V. fl gursn.- Le service d e 1arllé de premièn ligt1t. (Arei<. d e méd. el d e pharm. mU. tS:S~. T. iOm•, pag. 465 e 466). 20 F. Tost. - L'azione vul11eraute delle armi da fuoco di nuo• o modello e il &trvizio sanilat·io mllllare di t• linea (Giorn. m ed. del R. Ew·c. t della R ..llarina; 1894, pag. 7i5).
"RLLB f;U KRR E PASSATE E N!I.LK GUERR E FUTURE
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d11fle armi nuove. si potrebLe senza esitazione affermare che nelle guerre avvenire la proporzione delle perdite sul campo di battaglia crescerli in modo assai ragguardevole. A prescindere dalle altrd qualità balistiche delle armi attuali, basta considerare la rapidità del tiro per essere autorizzati a prevedere battaglie sanguinose e perdite ingenti in breve spazio di tempo. A Sadowa le forze degli austriaci e dei prnssiani , erano, come ho già ricordato, pressochè eguali. Ma gli uni erano a1·mati di fucile Lorenz a carica anteriore, gli altri di fu cile Dreyse a retrocarica; e gli austriaci ebb~ro più del doppio di perdite dei prussiani. Ora poi che il .fucile a ripetizione può tirare il qua· di'Uplo dei colpi del semplice fucilo a l'et1·ocarica e che ogni soldato porta indosso 160 e più cartucce, non è egli logico il pensare che. anche senza tener conto delle altre circostanze, si avrà un numero di feriti, se non qnadi'Uplo, almeno due o tre volte maggiore? Si è dello che il fucile a ripetizione ed il gran numero <fl cartucce poste a disp o~izione del soldato, avrebbero nociuto, anzichè giovare, all' esattezza del tiro di fronte al nemico; e qui ndi la proporzione dei colpi utili - nel senso militare della pa1·ola - si sarebbe abbassata nelle guerre future. li sollato dominato dall' istinto della conservazione, ~i aiTretlerebbe a sparare non puntando o puntando male, e cosi esaurirel>be le sue munizioni senza o con poco risultato. )la sipotrebbeosserv~rec h e la disciplina del fuoco dipende ~olo in parte, e non in gran parte, dall'armamento del soldato, e che, dopo tutto , oggi il caricamento dell'arma essendo auto· muico, il combattente non deve d'altro preoccuparsi che del ~oto puntamenlo. D'altra parte la grande radenza della traiettoria, la precisione maggiore, e le altre qualità balistiche dell'aNDa , rendono meno necessario un puntamento molto esatto
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LA PROI'ORZIONE DEl MORTI E DEl FERITI
ed accurato. Il Wolozkoi calcola al 0,25 p. ·l UO i colpi utili colle nuove armi a r·ipetizione, ossia cbe occorreranuo 400 colpi per ferire un combattente (1). Altri ritengono che basteranno in media HSO colpi (3). Nell"una o nell'altra ipotesi In proporzione, non sarebbe ~ran fallo diversa da quella riscontmta in molle guerre moderne: nella guerra di Boem ia i colpi utili furono nell a ragione di 0 ,3 p. 100 ed in quella franco-germanica di 0.7 p. 100, cioè per ogni morto o ferito rispetLivamente 333 e •14-;l palle lanciate. D'altronde colle armi ad avancarica il numero dei colpi perduti era molto maggiore: nella sola hattaglia di Lipsia la f.1qteria francese sparò tante cartucce - ·l 2,000,000 secondo il co· lonnello Spohr - quante ne furono consumate dai corpi d'armala. Lede:-ch i nell'in tera campagna del ·1870 -i l , e :ii sparse tanto piombo pe1· ucc idere un uomo , dice Clausewitz, quanto era il peso del corpo di lui. Si saril quindi non lontani dal vero affermando che in massima la rapiditù aumentat•l del tiro non sarit per nuo; cere alla precisione di e5so. È lecito anzi concl udere colle parole del gen~;t·ale Wille (3) che « la potenza di:;trutli,·a di un battaglione, di un reggimento cre:;cerà a dismisura, quando nei momenti critici si verseranno come da un cratere Vtllcanico, torrenti di proieuili nelle lile del nemico •· · Si è pure affermato che la tattica moderna contrabbilancia in parte la mag~ iore potenza offensiva delle armi. E veramente col progred ire degli armamenti, l'azi one collelliva si è sempre più so~tituita all'azione individuale e non è - - -----------------------(Il V. HA DART. - Das KleincaLi&er und die Behandlung Mr' Schusswunden im Felde, Wien 189~. pag. tl. (~) n. Vu.Lk. - Prog•·essi e r fg•·usi deL fucile di (artte•·ia, s unto del mag:;i~rc d'arliglieria De Feo - Ri v. d'artig. t genio 1895, vol. t• pag. 6:1. (3) R. \ViLI.B. - Il minitiiO calibro det (u : ile di (anltria, traduzione del maggiore ct·art.ig-lierin Oe Fco - Riv. d'arlig. t gttli(l 1893, vol. ~· pag. 1:!1.
:;nu: (j[EIIRR PASS.HE R ~KLLE GUEIIRE FU TURE
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pi1'1 la lolla corpo n corpo, nella quale uno dei combattenri doveva soccomhere, quella che deciderit della vitto1·ia ; gli allacchi avvengono a più lunghe distanze ; l'ordine sparso ha preso il posto della colonna serrata ; si cerca con ogn i cura di profittare delle accidentalitù del terreno per porre a riparo i combatten ti . Sono queste le condizioni, che nelle . guerre pi tl recenti hanno sino ad un certo seg no moderata la cresciuta potenza distruttiva delle armi. Ma nelle guene avvenire andranno di pari passo silfalle condizioni moderatrici colla effìcncia enormemente au mentata delle armi nuove? È un quesito, che solo l'esperienza di una zrande guerra potrebbe risolvere. Sono leciti in ogni modo molti dubbi. Si sa che tanti ripari naturali ed artifìci:-tli sono resi inutili ualla elevata forza di penetrazione degli nlluali proiellili. A distanze non brevi più individui di seguito possono essere passati da pa rte a parte. Ed anche il correttivo della maggiore distanza dei tiri trova un li m~te nel potere visivo rl'lll nostro occhio; tanto più che il vestiario del soldato, da cui si è procurato di togliere i colori vivi, e la stessa polvere senza fumo, fanno ostacolo a che i bersagl i umani sieno scorti e presi di mira, allorchè sono mol to lontani. .11 piu efficace moderatore della potenza ofrensiva delle armi nuove è riposto nella più breve durata delle guerre e forse anche delle bauaglie; sebbene pur questo moderatore trovi un grande ostacolo nelle enorm i masse di wmbauenti che in breve ora, cogli attuali ord inamenti e cogli auuali mezzi si potranno le une alle altre eontrapporre. J.n oonclusione, tutto concorre a far credere che nelle guerre future potrà forse non vari are di molto la proporzione dei morti e fer ili rispeuo alle grandi mJsse d~gl i eserciti mobilitati; potrà forse anche, a causa della p itl
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LA PROPOIIZlONE DEl MORTI 1t DEl FERITI
corta durata delle campagne, essere minore che nelle guerre antiche il numero assoluto delle \'itlime dd fuoco; ma le prev1s1oni sono per un aumento considerevole dj perdite in un limitato spazio di tempo, rispetto alla forza effettiva mente impegnata nella lotta. Taluni chirurghi militari hanno voluto fissare delle ci fre. Heuyer ( ~) inclina ad ammettere una proporzione piullosto super iore ch e inferio1·e al 25 p. 100 in rapporto al numero dei combattenti. H. Fischer (2) calcola il totale dei colpili rispetto alle forze presenti in ragione di circa il 22,1.> p. 100 assegnando il 18,75 alle armi da fuoco portatili, il 2,75 alla artigli eria e l'i p. '100 alle armi bianche . .:\.Itri danno il 30 p. -100 e lo ste:;so H. Fischer avverte che le cifre suesposte rappresentano un minimum ; si può supporre , egli dice, che il numero dei colpiti varierà piuttosto fra il 22 ed il 30 p. 100 (3). Noi senza voler sottilizzare troppo su questi apprezzamenti, che per quanto razionali , sono sempre ipotetici , possiamo attenerci ad una media appross imativa fra il 20 ed il ~5 p. 100.
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Ma quale sarà il rapporto fra morti e feriti 1 fra feriti gravi e feriti leggieri 1 Ho già notato come la proporzione dei morti sul campo (Il HsUYBR. - Le sr.roice de aanlli de prcmiirc ligne. - Are/a. de méd. el de pllarm. mtl. l89t, Tome XX, pag. 470. ('!) H. FI~UBR. - Le aervice de &an tè 1ur· le e1t~tmp de bataillr. V. .-!reh,, mid. bt!gu. 1894, Tome V, pag. U?. (3) HABART calcola cho le perdite di una divisione di fanteria potrt ono ascendere sino al 37 p. tOO; ROSI:IIWICt le computa al t4 p. tOO, e GRo:SsHSill (De"'· mlUI. Zeilscllr. t894 ·9, tO pag. 385) crede non molto lontana dal vero la cifra del !O p. 100 di perdite totali nelle guerre ruture.
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r\KLLK GU!RRE PASSATK E NELLE GUERRE F UTURE
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rispetto ai feriti sia andata gradatamente scemando nelle guerre più recenti , sino alla ragioue di •1 : 5, 1 : 6. Ora aggiungo che la mortalità immediata è parimente diminuita rispetto alle forz~ combattenti; giacchè mentre nelle battaj!lie del principio del secolo si elevò all'8, al 9, al12 p. 100, nl!lle ultime guerre è discesa al 2 all'•l ed anche al disotto dell't p. 100. Quanto alle guerre future , se dovessimo giudicare dagli effetti dei nuovi proietti nella guerra civile del Chili del1891 , potremmo dire che il rapporto dei morti ai feriti supererà di molto quello delle guerre precedenti. Nella guerra del Chili una metà delle truppe - circa 5000 uomini - del partito congressista era provvista di fucile Mannlicher di 8 mm.; gli altri combattenti dell'una e dell'altra parte erano armati di fucili di medio cali bro. Ebbene le perd ite dei congressisti furono in ragione di 1 morto ogni 3 feriti (1); mentrechè i soldati del partito opposto, i halmacedisti, colpiti dai proietti di piccolo calibro, ebbero una mortalità di poco inferiore al numero dei feriti - nella proporzione di ·l : 1,6 (2); - che anzi nel combatlimento del 2 1 agosto a t.:oncon le truppe balmacediste avrebbero avuto ~ 000 morti e solo 'iOO feriti (3). Ma dai risultati di una guerra civile, r.ombattuta in condizioni speciali e nella quale scesero in campo meno di 20 mila uomini, solo per la quarta parte armali del nuovo fucile, non si posssono trarre deduzioni che abbiano valore per le guerre avven ire. Ancora meno concludenti sono i dali che si conoscono della guerra cino-giapponese. L' esercito del Giappone (l ) V. Hnvt;. - Lts bleue~ de la guerre citlile au Chai t n iB9t.- Arch. de méci. IUJ!Ialt 1893, Tome LIX, pag. 108. \t ) V. H. NnntR. - Lt lertlict de sanlt pmdattl la guerre civHe du Chili. drch. de méd. el de pharm. mil., tS93, Tome XX I, pag. 530. {31 V. Rivitla d'arltglitrkl e gt11io, t89t - Voi t•, pag. 5.
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LA PROPORZIONE DEl MORTI E DEl FEKllTI
nei principali combattimenti avrebbe avuto ·I l 0·1 feriti e 333 morti, ossia 3 morti per i O feriti. !\la le perdi te dei giapponesi furono tutte prodotte da proiettili di antico modello; giacchè in quella guerra solo una parte delle truppe del Giappone era armata di fucile Murata di piccolo calibro; tutte le altre truppe giapponesi e chi nasi non avevano che fucili di medio calibro. Heuyer, fondandosi sull'esperienze delle guerre passate e sopra tullo sui dati numerici desunti dalle guerre d'Ame· rica e franco-germanica, stima a circa il ·15 p. l 00 sul totale dei colpiti la mortalità immediata delle guerre future. Ma è un apprezzamento arbitrario , essendo oggi tanto cambiati i mezzi di offesa ed il modo di guerreggiare . . Non restano che le pro.ve sperimentali instituiLe comle nuove armi sugli animali vivi e sui cadaveri umani. Ora, i primi sperimentatori , r.olpiti dalla regolarit.il e dalle piecole dimensioni dei tra~itti scavati dai proiettili di piccolo calibro nei te5suti, dalla rara permanenza dei proietLili stessi in grembo alle ferite , e da altri caralleri favorevoli ad un buon decorso delle lesioni, concepirono la speranza che queste dovessero riuscire meno mortifere e che prt-senta s~ero anzi nella loro maj!gioranza le condizioni propizie ad una facile e rapida guarigione. Di qui il nome di wnanitario che il Brum ed nltri credellero di potere dare al nuovo proiettile. Senonchè, le osservazioni cliniche, e più di tutto gli esp erimenti successivi, rivelarono delle particolnrità e delle circostanze che erano in aperto contrasto col carattere di ln~ ni!fnità relativa, dapprima attribuita agli effetti dei nuovi proiettili sull'organismo umano. Si vide infatti che questi , come producono ferile nette sugli altri tessuti ed organi, perforano anche nettamente i vasi e con facilità tanto mag-
NILLB l;UERRK PASSATE E NELLE GUERRE FUTURB
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giore, quanto è più grande la loro forza di peoetrazione; onde più frequenti le emorragie, più rara l'emostasia spontanea, più difficile a giungere in tempo ed efficace l'en~.o stasia chirurgica. Inoltre, la deviazione ed il rimbalzo degli alluali proietti incidenti direttamente sulle ossa che limitano le grandi cavità del corpo, avvengono eccezionalmente anche alle grandi distanze; e quindi più di frequente saranno traversati organi vitali ed avverrà la morte in ragione delle IPsiooi di tali organi. Infine, a rendere maggiore la mortalità sul campo, contribuisce pure non poco la facilità con cui un solo proiettile può attr·aversare il corpo di più uomini trovantisi successivamente nella sua traietloria, e perforare più parti dello stesso individuo. Una prova luminosa di ciò è data da questi due casi narrati dall' Habart (4) e che piacemi riportare fra i' tanti che giit si conoscono. lo una caserma un soldato si suicidò spar·andosi in bocca un colpo di fucile Mannlicher, austriaco. II proiettile, uscito dal cranio , perforò 1' impalcatura di legno del solfiuo, il /ello sul quale giaceva nel piano soprastante un Hltro soldato, ferì questo mortalmente attraver;;andogli il ventre, ed infine andò fuori per il tetto, senz;tcbè siasi potuto ritrovarlo. Un segnatore di bersaglio, mentre si eseguiva il tiro a li;Q. m. fu cc•l pito al Jato sinistro del peuo da una pallottola di 8 mm., dopoch è questa aveva altmversato un riparo di terra dello spessore di 140 cm. J l ferito al 6° giorno mori , e l'autopsia rivelò le seguenti molteplici lesioni: frattura comminutiva della 5• costa sinistra; perforazione della pleura e del pericardio; ferila a doccia della pnnta del cuore; lacerazione del lobo inferiore del polmonè; perforazione del diaframma; ferita lacera della faccia infe(l ) l. HABART. - Das KleincaUIItr und die Behandlung der Schussrvunden im Felde. - Wien 1894, pag. Il.
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LA PROPORZIONE OKI MOII.TI E DEl FEiliTI
riore della milza: il proiettile era si arrestalo nel 4 o• spazio intercostale destro in prossimità della colonna vertebrale. Da tutto ciò si comprende come la più parte dei chirurghi militari oggi ~ ia d'avviso che la mortalità sul campo di battaglia, nonchè scemare. aumenterà nelle guerre future. H. Fischer·la calcola ad '/3 delle perdite totali , ciot: nel rapporto di 1 : 3 colle ferite ( 1). E noi accettiamo tale rapporto con quella riserra che è imposta dalle tante circostanze che pos~o oo farla \'ariare nelle diverse guerre e nelle divt>ri'e ba ttaglie. Circa la proporzione de1 feriti gravi e dei ferili leggeri i giudizi sono più discrepan ti. ~1 o lti credono che le ferite lievi sorpasseranno quelle gravi più che nelle guerre passate. Le lesioni veramente gr.1vi degli organi vitali, essi dicono, portano la morte immediata sullo stesso terreno del combattimento. Delle feriLe che restano, poche in realta saranno quelle pericolose e . che non possano seguire un decorso asellico mercè un pronto ed adeguato intervento chirurgico. Anche Habarl pareva inclinasse verso questa opinione, pu1· sostenendo l'alta potenza olfensiva dei proiet tili di piccolo calibro in confronto di quella dei proiettili prima in uso. Ma in uno dei suoi ultimi lavori (2) stabilisce una proporzione presuntiva fra morti e fe riti nelle guerre future , che è superiore a quella calcolata da longmure e generalmente ammess:t per le guefl'e pas.;ate. Per verila io non so persuadermi come col presunto :wmento numeric;o di morti sul ca mpo di ballaglia non dehba éoincidere un ma~g i or contingente di lesioni gravi nei fe(l) HnART ammette la proporzione, accettata pure da Grosslteim , <li (Joco meno dì nn quarto sul totale dei colpiti. (!) l. HA 8ART - Der trsle Verba1ld aur Mm Sc/ila~hls(elde. - Wien t894.
NELLE GUERRE PA.SS AT& E NELI.E GUERRE FUTURE
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•·iti superstiti; e perciò mi metto dalla parte di coloro che sostengono appùnto questa tesi. Infatti la mag)o{ior frequenza, da tutti ammessa, delle ferite penetranti nelle grandi cavità e quindi dei visceri -cootenutivi, le quali ferite, ancbe quando non cagionano la morte immediata, non cessano di essere pericolosissime; ~e estese fratture comminutive diatlsarie, che si verilicano non solo nella cosi detta ~ona rsplosiva, ma anche alle piu gra ndi digtanze; la complicazione, non cosi rara come dapprima si credeva,._ di corpi &stranei apportatori di germi infeuivi. e di piccoli frammenti irregolari e taglienti dello 'Stesso proiettile, che mentre irritano e lacerano i tessuti, -sono di difficilissima rimozione: sono tante circostanze le quali indncono, se non a negare recisamente, almeno a porre in dubbio la pretesa diminuzione del numero dei feriti gravi. Senza dubbio, i fori cutanei neui e piccoli, il tragitto regolare e rettilineo, la poca o nessuna contusione e lace1'azione dei margini della ferita e delle pat·li circostanti , la meo fr·eqnente rimanenza del proiettile nel focolaio traumatico, non possono che influire favorevolmente sul pronostico e sugli esiti delle lesioni. Ma se una palla ha fe-rito il cervello, ha auraversato il polmone, ha leso il fegato o i reni , ba perforato in pill. punti il tubo intestinale, la ferila sarà ~empre grave. quand'anche non manchi alcuna delle condizioni favorevoli testè rieordate. Lo stesso può dirsi delle lesioni ossee ed articolari. È vero che una frattura comminutiva diafìsraria anche molto estesa e con numerose scheJ,:ge, che una ferita penetrante in un'articolnione con frantumamento dei capi ossei, possono guarire senza eomplicazioni pericolose, allorchè le soluzioni di continuità della pelle sono strette e regolari così da permellere alle
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LA PROPOllZlONE DEl MOilTI E DEI F ERlTI
lesioni profonde un deco rso asetLico, come se fossero sottocutanee. ~on pertanto, chi vorrebbe qualificare per lel-{ge ra .una ferita-frattura della coscia oppure una ferita penetrante nell'articolazione dell'anca o del ~ in occhio , prodolla ei a un proi ellile di piccolo calibro·? Se anco si potesse eliminare - ciocchè nella pratica di guerra non è facile - il pericolo di vita, non resterebbero le dilli coltà terapeutiche e l'incertezza dP-II'esito funzi onale per rattene1·e ogni chirurgo dal pronunziare un tale giudizio? Ora se si a mmelle, come tutti fanno. il principio che le nuove armi renderanno più numerose le accen11ate le$ioni degli organi interni, dell e ossa, <lelle articolazioni , non 5i comprende perchè taluni vogliano non accettare la conse;:ruenza r.he legittimamente ne deriva, cioè che dovra pur crescere - o per lo meno non scemare - la rfllativa proporzione di feriti j!ravi. Heuyer calcola che le ferite gravi staranno all e leggere nel rapporto di 4: G; ma crede molto più elevala la proporzione dei feriti che non potranno sgomberare il campo senza mezzi di trasporto . Secondo i suoi ca lcoli , su l 000 ferili 300 potranno recarsi co i loro piedi ai luoghi di cura, 'l 00 saranno intrasportabili e 60Q av1·anno d'uopo di mezzi di trasporto; di questi 600 poi si può ragionevolmen te ammellere che 300 potranno viaggiare seduti e 300 dovranno essere trasportati coricati (l). Habart prevede una proporzione del 45 p. '' 00 di feriti gravi e del i5:.> p. 100 di feriti leggeri (2). Longmore aveva calcolato il numero dei fel'iti gravi ad '/,rispetto ai ferì ti leggeri. Secondo tu i poi, su 1 00 feriti 20 soccomberebber·o sul campo di ballaglia , 1?- negli ospedali , 47 guarirebbero co mpletamente e 2·1 con reliquati richi edenti (l) HEUYER, l. C., pag. 48\l. (!l l. HABAR'I' - Der erlle Yerba rut a u( detn Schlachl(elde. -
Wicn 1894.
NEI.I.E GUERRE PA SSATE B NEtLE t.UEII RR FUTUIIE
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pensione. ~1a queste cifre, fondate su statistiche antiche, no111 sarebbero accettabili per le guerre future. In base alle considerazioni esposte, potrebbero essere modificate nel seguente modo: su 100 feriti si avrebbero circa 30 morti sul campo di battaglia, 7 negl i ospedali, 48 guariti completamente e 15 incompiMamente, ossia con imperfezioni più o meno grav1. Tali sono le previsioni che oggi possiamo fare intorno agli effetti delle nuove armi nelle guerr·e future. La questione però, giova ripeterlo, è tull'altro. che risoluta. Ne sono prova talune osservazioni recenti sull'azione vulnerante di diversi fucili di piccolo c:~ libro, te quali sarebbero in aperta contraddizi()ne coi risultati delle precedenti osservazioni ed esperienze. Un medico militare americano, il dott. Stil es, (•1} ha fatto , non ha guarì, degli studi sugli effetti del nuovo fucile degli Stnti l!niti del Nord, del calibro di mm. 7. 62 E-d ha visto che il pro ielli le di questo fu cile pr·od uce nelle parti moli i ferite nette, non lacere nè contuse; nelle ossa d~ luogo di l'ado a fraltut·e comminutive; spiega debole azione esplosiva; insomma cagiona lesioni meno gravi, che il fuci le di medio calibro pri ma in uso \'2). fl dott. Dugald Cristie,· addetto all'ambulanza della Croce Rossa di New-Chwang nella guerra cino-gi11 pponese, ha notato delle differenze assai rilevanti fra le ferite prodotte dal fu..:ile Murata, nuovo modello giapponese con proiettile ri'Oe..stito di mm. 8, e quelle cagionate dal fucile antico (l ) STILES. Jo11rnal o( lhe MiWory 1ervice lnslifulion·Nero- )'ork ST&VEMsO!'C. - The Lon«t, marzo !894. •
e
(t ) Risultati analoghi avrebbero dalo l:llune recenti esperienze sui cadaveri, fatte in Ru.~sia col proièttile del nuovo rucllc dl3 linee- 7"'m.st - (Allg-. m il.
Zdllmg, 1895).
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LA I'ROfJRZlONE Dlll MORTI E DEl FERITI
si mile a~ Martini-Henry, con proiettile di piombo molle noo ritJestito del calibro di mm. H .4. Le ferite prodolte dal proieuile Mu rata erano piccole, puntiformi, regolari, coD fori di entrata e di uscita pressoch é eguali ; le ossa eran() fo.rate nell!l mente senza frallure né schegge; mancanti gli effetti esplosivi ; poco notevole lo shock traumatico. C•m una ferita all'articolazione del ginocchio, che la palla aveva trapassato da parte a parte, il ferito potè fare niente men.() che 320 chilometri l Ciò nonostante, la ferita guarì colla perfetta r·eintegraziqne funzionale della giu ntura. Tre feriti, con lesione del polmone guarirono pure rnpidamente. Per contrario i proiettili di antico moddlo avevano prodotto j. più gravi guasti. Le ferite erano sovente inquinate per effetto dei pezzi dt. vestimenta che il proiettil e vi trasportava. In molti casi le lesioni ossee e delle parti molli er·ano tanto gravi, cheimponevano l'amputazione immediata per sa lva r~ il ferito . O:;servazioni consimili furono pure fatte negli ospedali dt Ti en t-sin sui feriti dal proiettile 1\f urata da una parte, e • sn quelli colpiti dalle palle dei fucili Snidar di ·1&. mm. 4-e Martini-Henry di 11 mm. 4 dall 'altra ( 1). Infine il fucile inglese l.ee Metford di mm. 7.7 si sarebbe mostrato inellìcace contro le orde selvagge del Chitral, le quali hanno l'abitudine di gettarsi precipitosamente su ~ nemico senza contar·lo. Gruppi di uom ini esposti ad una grandine di proieltili , sarebbero restati tolti dritti senza cadere nè ripiegare. Un uomo colpito da ci nq1.11e palle continuò a combllltere e ci volle una ferita al capo per farlo cadere, restando pur (l) V. Blumr es par lt' arnm de peLi! calibre. -
7,6m, J)Ag. 60).
(Areh. m èd. belg. , 1895,
NELLE t;UEI\1\& PAS S ATE R NELLE CU ERRK FUT URE
;n
$empre in vita. Un'altro, condannato alla fucilazione, fu colpito da sei palle a 12" passi di distanza e non solo non mori. ma non reclinò nemmeno il capo l (·l) Questi falli. come si vede, non soltanto tenderebbero a far rivivere la fede nel proiettile nmanitario; fede che gia scossa dalle prove sperimentali di Delorme, Nimier, Habart, ed altri , parve ricevere l'ultimo colpo da quelle di Demostheo e di von Colere· Schjerning, comunicate al congresso medico internazionale di Roma ; ma solleverebbero altresì sei-i dubbi sull'etncacia delle nuove armi per i bi sogni della guerra. l fatti però, sebbene meritevoli di molta considerazione, sono ancora assai scarsi, non bene nccertati , ad alcuni anzi portano chiara l' impronta !della esagerazione, ~on hanno quindi la forza d'infirmare il valore delle deduz10ni che derivano dalle osservazioni e dalle prove sperimentali , antecedenti. *•• ~egli apprezzamenti
che ho fatti fin qui , a disegno ho tenuto conto soltanto delle ferite cagionate dnlle armi da fuoco portatili. E veramente la grande maggioranza delle perdite nelle baLLaglie campali è prodotta da queste armi. Le armi bianche sono andate perdendo terreno a misura che hanno progredito le armi da fuoco. Perciò a ragione, in base alle st:~tistich e delle ultime guerre, si prevede che nelle guerre future le armi bianche non daranno un contingente superiore all'l p. l 00 di perdite. (f ) Nel Dahomey pure ru notato (V. Revuedu cercle mililaire, t8 mars, t893, pag. 193) cbe i proiettili del fucile Lebel non arrestarono sempre al momento lo slancio del nemico, di cui un gran numero di reriti anche perroratl da part<l a parte arrivarono s ino sulle linee francesi senza cadere.
2t.
LA PROPORZION E DEI MORT I E DEl FERITI
Circa le ferite per grossi proiellili, la proporzione loro dipende mollo da circostanze eventuali, che in gran parte sfuggono al calcolo. I n passato, faLLa eccezione delle guerre d'assedio, come quella di Crimea, le ferite da armi di fa nteria ebbero sempr·e una grande prevalenza. Nondimeno io molte batlaglie oapoleoniche il numero dei feriti da proiettil i d'artiglieria si mantenne assai elevato. Ma nelle guerre successive in campo aperto pre:;eotò una sensibile diminuzione. Nella gu~r ra di Boemia gli austriaci ebbero il 10 p. 100 di perdite da grossi proiettili sul totale dei feriti, ed i pru ssiaoi il 16; nel l R70-'i•l i frnn cesi ebbero il 25 p. 100 i tedeschi solo il 5 p. 100. Nella guena di secessione il rapporto fra morti e feriti per P-ffeuo delle armi portntili o dell e armi di arti glieria fu di 88 ,·1 e dr 9,·1 rispeuivaiuente . Io generale dunque nelle guerre più recenti la proporzione dei colpiti da grossi proiettili ha oscillato fra 20 e 10 p. 100 con tendenza ad avvicinarsi piuttosto al 10 che al 20 p. l 00 ; cher.chè ne pensi I'Heuyer il quale vorrebbe anzi desumere dai dati statistici delle guerre più recenti uo aumento progressivo di perdile per en·euo dei proiettili a ' :~ rtigli e ria ( 1). È probabile che i grandi progressi dell' artigl ieria moderoa e In maggiore importanza che essa ha acquistato
anche nei comuallimenti in campo aperto , faranno crescere nell e guerre avvenire la proporzione dei morti e feriti pure per il fu oco di quest'arma , come per quello della fa nteria. È certo in ogni modo che la grande maggioranza delle lesioni sarà sempre prodolla dai proiettili delle armt portati li. (l) HIIUVER, l. C. pag. &7t .
!'(ELLE GUERRE PASSATE K NELLE GUERRE F l!TURE
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Io conseguenza parmi .accettabile la proporzione approssimativa indicata da H. Fischer, di 2,75 di perdHe per grossi proi ettili e di 18,75 p. •l 00 per proiettili di fucili, rispetto alle forze combRttenti; la quale proporzione corrisponde per l'artiglieria al 14-,7 p. 100, rispetto al numero totale dei morti e feriti .
•
* • Da questo studio, per quanto imperfetlo, emerge chiaramente come tutte le previsioni siano per iln numero ingente di feriti da soccor·rere nelle guerre dell'anenire, per un vero affollamento· di traumi, come dice il Tosi, in breve tempo ed in limitato spazio. Di qui s' intende quale e quanta mole di lavoro e nservata alla chirurgia militare, e quali e quante difficoltà essa dovrà affrontare nell'adempimento del suo mandato. Quando , dopo una di quelle colossali battaglie che sono un portato necessario degli attuali ordinamenti militari e dell'attuale sistema di gueneggiare, giacciono sul terreno della lotta più diecine di migliaia di feriti, colla triste prospettiva che all'indomani ne potrà essere duplicalo o triplicato il numero, lo sgombero ed il soccorso di tutte queste grandi masse di feriti , diventa un problema alla cui :::oluziune spesso tornano inadeguate la più previdente preparazione e la piu zelante operosità. Ad evitare che nel momento critico la penuria del personale e del materiale venga a rendere piu gravi le difficoltà, è d'uopo che sin dal tempo di pace si provveda in base al mcusimo prevedibile bisogno. Fi renze, novembre 189i:>.
RESEliONE PARllALE META~ARPO-CARPICA DESTRA ESEGUITA COL ~fETODO DELL'AUTORE
Pro l. .t.Uilie CJatterina Direltore rlella Clinica chirurgica !leii'Universilil. di Camerino.
Nel 1893, in compagnia del chia rissimo doLI. Giuseppe Rebustello, ullìciale medico della riserva, avevo intrapresi numerosi esperimenti sul cadavere per studiare le lesioni prodotte nell'articolazione raùio- carpica ùai proiettili della
pistola a rotazione d'ordinanza per gli ufficiali del nostro eserdto, e da altri strumenti contundenti. I r isultati assai interessanti di queste esperienze sono raccolti a pag. 200 e seguenti del mio trattato sulle rese. zioni "della mano e del piede. Per sommi capi potei vedere che nelle ferile prodolle dal detto proiettile a piccola distanza i guasti sono mollo maggiori di quanto a priori si può arguire, perchè il proiettile penetra nell'articolazione trovandosi ancora nella zona esplosiva; che è difficile poter diagnosticare a prima vi5La tutte le lesioni, specialm ente quelle tendinee e nervose reclamanti il pronto intervento; e che per rendersi consapevoli di queste lesioni si perderit meno tempo eseguendo una re:;ezione tipica e facile quale è la mia, di LJUello che fo-
RKSEZIOXK PAR7. I ALE liKTACARPO-CAHPI CA DESTRA, ECC.
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ccndo mol Leplici incisioni insufficienti allo scopo diagnostico e curativo. L'esperienza clinica m'avea convinto in più casi della bontà e superiorità del mio metodo nelle resezioni anche totali per tubercolosi dell'articolazione in parola, ma solo in quest'anno mi si offerse occasione di esperire il metodo in un caso di insulto traumatico che confermò le previsioni fattemi collo stud io sul cadavere, e siccome il caso può avere analogia con altri consimili prodotti nel maneggio delle armi in genere, co~i lo reputo di contri buzione alla éhi rurgia di guerra e mi permetto descriverlo .
•
* * Giuseppetti Dante, d'anni l i, fabbro e pa~ta io, da Camerino, no!la presenta d'importante per l'anamnesi remota . Il giorno 4 luglio stava manipolando ùella pasta entro una casseruola di ferro, nella quale gira un cilindro robu.sto monito di forti sporgenze fatte a pala ricurva, che devono triturare la pasta stessa. In un momento di disattenzione rimase impiglialo colla mano destra fra il tamburo ed una delle spor·genze, sentj un dolore acutissimo come se gli fosse stata strappata la mano, cacciò un grido e la ri trasse prontamente tutta mal concia, e grondante di sangue. Medicato alla megl io. venn e subito portato nella nostra Clinica. All'esame si riscontrò un'ampia ferita lacero contusa di rt>cen ~e data alla regione palmare della mano destra in direzione trasversa, lunga sei centimetri , a margi ni irregolnri frastagliati divari cati per oltre un centimetro, che lasciavano uscire dai brandelli di tessuto muscolare ed aponevrotico
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HKS&ZlONE PARZIALE &IETACARP O-CARPI CA DESTR.\
con poca quantità di sangue in parte liquido in pi1rte coagu · lato. Le regioni laterali e dorsali della regione metacarpt)carpica erano tese e dolenti, i museo l i delle dita e del polso funzionavano imperfetlamente. Nella profondità si sentivano scricchiolii per frallure dello scheletro con sir.nrezza del Il . 11 l e I V metacarpo , e con proba bi li la della serie corrispondente delle ossa carpali . l 'assistente disinfettò le parti. rimosse colle c:eso ie i brandelli fuoriuscenti , zalTò la feri ta e vi applicò alcuni punti di ~ utura.
Vidi l'ammalato il giorno appre"so; la mano ed il polso st erano maggiormente enGati , i movimenti articolari dirtìcili e dolorosi. la temperatura aumentata a oltre :-38°. Feci rimuovere la sutura e di\•aricare i lembi della fet·i ta, e prescrissi i fomenti caldo- umidi e l'elevazione dell'arto. Ciò malgrado, al quinto giomo la tensione ed il gonfiore erano notevolmente aumentati, s'erano formate delle Oitttme grosse quanto nna noce specialmente alla regione dorsale del polso e dell'antibraccio confinante. la cute delle dita s'era fatta bluastra, i movimenti anivi òi tutte le arti rol:izioni aboliti. Mi decisi di fare senz'nltrn la t·esezione ai 9 luglio col mio metodo. Cloroformizzato il paziente, disinfellai nccuratamente la regione, c applica i il laccio emostatico di Silvestri. Dal IIf angolo interdigitale si penetra a tutto spessore fra il lJI e il IV metacarpo, rasentando quest'ultimo fi no alla sporgenza della base, e, flettendo la mano, prolungo tipicamente l'incisione dorsale a raggiungere i 15 centimetri. Apro al dorso la guaina tendinea comune, sollevo il periostio, distacco le parti molli , e divarico flett endo e torcendo in senso opposto le due meliLdella mano. l tes~uti sono in gra n
29 p1rte soppesti: numerosi coaguli sanguigni invadono le guaine tendinee i muscoli e i frammenti ossei dati dalle basi metacarpali 11, 111 e IV che estirpo unitamente a porzioni staccate della seconda serie della loggia carpica CIII metodo sottoperiosteo del Larghi-011 ier, dando forma regolare ai monconi residua! i. Delle arcate palmari la sublime è lacerata in due parti; la isolo e lego; la profonda non si mostra schiacciata; i nervi non subirono alterazione; vengono su turate le guaine tendinee lacerate. Rimossi tutti i coagu li e cruentate le parti molli dai brandelli di tessuto, insinuo due zaffì lateralmente al fascio tendin E>o palmare, che sboc.:anu nella breccia primitiva, zafl'o anche al dorso con garze all'iodoformio, perchè la sutura per l'edema è impossibile e pericolosa. Solo le Joe metà della mano vengono unite con pochi punti di sulura, che comprendono il peri ostio e la fascia dorsale metacarpea, e si medica applicando una ferula di zinco che PER TR.WX ...
sostiene l'av••mbraccio e solleva il palmo della mano.
Lerato il laccio emostatico, la circolazione riprende il suo corso, le punte delle dita si fanno rosee; l'operazione durò venti minuti e l'ane:>tesia fu ottima. Alla sera la temperatura scende da 38~.5 a 37°,9, i dolori sono diminuiti, la nolle tranquilla. Al mattino la sensibilità alle dita è normale. Fino all'ottavo giorno vi fu qualehe leggera ipertermia che svaui completamente quando furono rimossi completamente gli zarti. Una buona parte della cute alla rel!ione dorsale ciò nullameno si cangrenò, e dopo venti giorni dove! ti fare dei trapianti alla Tbier$ch con cute tolta dalla regione infraclaveare destra. Questi attecchirono completamente sopra le granulazioni che, secondo le esper·ienze di Schnitzler, non cruent~i ; la
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RESEZIONE P:\RZIAI.K METACARPO· CARPI CA DESTRA
funzionalità delle dita e del polso si ripristinarono col massaggio e movimenti attivi e passivi, tanto che il Giuseppetti dopo quaranta g-iorni potè partire colla sua famiglia pet· l'America.
CONCLUSIONI. Il Langenbeck dice che nella resezione del polso é mestieri anzitutto evitare con sicurezza la lesione dei tendini , delle gua in P- lendinee, delle arterie principali e dei nervi. Aggiungiamo che il metodo del'e essere facile e sicuro, ùeve produrre un ampio spazi<• operativo, deve mettere il male nella sua maggiore evidenza , e deve rispondere a tulle le esigenze richieste da una resezione fatta per qualonque scopo. Nei casi di tubercolosi da me e da altri operati con resezione anche totale metacarpo-carpo-antibrachiale col mio metodo si ra~giun~e perfettamente lo scopo. Ora con questo operato noi abbiamo la prova clin ica dell'effi cacia del metodo anche nell e lesioni violenti. E1l invero, in questa resezione che fu riguardata per la più difficile noi in così breve tempo e con faciliti'! abbiamo messo il male nella sua massima evidenza, abbiamo potuto estirpare i frammenti, legare i vasi stracciat i senza led ere mnggiormente di quello che lo erano, organi importanti, e salvare la mano colle sue funzioni, mentre era inevitabile la gangrena della stessa. ~ o i abbiamo falla una resezione parziale, ma ali 'eventuali~it con lo stesso prestigio avremmo potuto eseguire anche la totale, suturare tendini e nervi lacerati, chiullere arterie e vene be ~ nli.
P.KR TRAUMA
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Nelle ferite da proietlile il chirurgo militare non ha bisogno che di rammentare quanto segue per eseguire questa operazionb. Penetrare, inforcando il terzo angolo ioterdigitale. fra il Hl e IV metacarpeo, rasentando quest'ultimo e fermandosi alla resistenza che oppone al tagliente la base del IV. Prolungare, sollevando il manico del coltello. l'incisione dOI"Sale fino a ·15 centimetri; distaccare le parti molli al dorso e sui fianchi rasentando lo scheletro. Divaricare modicamente le due metà, fletterle e torcerle con forza; il carpo si presenta da sè, e si svelle. Hesecare ulna e radio . io isbieco, i metacarpi ver·tical mente, affrontare le ossa, saldarle, suturare a cror.e la cute al dorso. Questo vale per la resezione totale; nelle resezioni par· zia\i, come in quella sopradescrilta, l'operazione e le manovre, come facilmente si comprende, riescono ancora più semplici. Se qualcheduno dei signori uffìciali medici desiderasse maggiori dettagli circa qne>.to mio metono potrà leggeri i sulla lliforma Medica 21 marzo 1893, oppure rivolgersi dir·ettamente alla mia Clinica, ed io mi terrò altamente onorato di poter inviare la descrizione st:~m p ata nei suoi più mi· noti particolari. Camerino, dicembre 1895.
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.. NOTA~UGLl APPARE~CHIIN LHfiNA DI liNCO NELLA CHIRURGIA DEI POSTI DI MEDICAZIONE IU
per il tenente colon nello medico comi-n . 8 . Còuida
~elle guerre napoleonicbe e nelle successive sino al1859,
ed anche in q:tella, che gli americani del Nord chiamarono 1car of the rebl'llion. la demolizione era la regola generale nella frallure degli arti, complicate a ferita ; specie, se con apertura di cavità artico lari . I chirurgi fran ce5i proclamarono e segu irono tale precello più che quelli delle altre na(Il La necessita di allegg(·rire il carko Ilei mulelti abi;sfni, impiegali n~lle salmerfe, e la difllcolta delle strade nei t erreni montuosi e rrasta11liati della Colonia Eritrea, OYe si svolgono le operazioni militari presenti, hanno consiJ(Iìato tlf dotare ciascuno dei battaglioni, inviati co là, di una eoppia borse di saoìta, port'lte dall'ufOciale medico sul pl'oprio cavallo, o muletto, in,·ere dello zamo di sanit.'1, che a vrebhc do\Uto essere portato rla un porta-ferito, e di due cofanetti di sanita per alpini, invecn della coppia· co rani di saoitil più pesan ti e voluminosi di quellì. Se non che col dare due coranetli si sarebbe avuta una quantlta doppia di medicinali e di altri oggetti meno necessari, ed una relativa scarsezza dei mezzi più occorrenti per la cura delle ferite (fa;de, cotone, mussola), dei quali se ne trovava in tutto per 60 medicaziont. Ad evitare questo grave incOO\'eniente chi scrive que>te note propose e il Ministero, s u parere favorevole dell' Ispettorato di sanità mlli!arc, ordino che ogni batta· glìone rosse fornito di un solo cofanetto per alpini e ni una cassetta di medi· cazlone di riserva, di dimensioni o peso uguali a quello, contenente t40 medicazioni, 16 stecche di legno, 30 metri •li filo so ttile 111 ferro zincato, del co tone ordinario in ralde e :!1 pezzi di varia grandezza di zinco laminato, che ora per la prima volta entra In uso nel nostro servizio sanitario, e ha dato motivo af presente scritto.
NOTA SUGLI APPAtRECCHI IN LAMINA DI ZINCO, KCC.
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zioni . Il grande Larrey fece di sua mano in un giorno da cento operazioni. Non si può ritenere, come taluni opinnno, che qnella pratica fosse soltanto la naturale conseguenza del progresso chirurgico, che, iniziato verso la melit del passato secolo, si svolse principalmente nella classicil scuola francese, ed ebbe a capo tanti operatori rimasti famosi per la invenzione dei numerosi metodi di amputazione, i qnali vanno distinti col loro nome; operatori, che oggi più che di chirurgi meriterebbero titolo di anatomici. L'appli cazione in così larga misura di tale regola su i campi di battaglia è stata massimamente determinata dalla necessitit di mettere gli affelli da quelle complicate lesioni nelle migliori condizioni per essere trasportati nei luoghi di cnra definitiva, sottraendoli alla prigionia di guerra. l trasporti erano allora assai più difficili e lenti r. he non oggi, che lli più comodi e numerosi mezzi , cbe gl i eserciti si traggono dietro, si aggiungono le reti ferroviarie; la convenzione di Ginevra con la neutralità dei feriti e del corpo sanitario non era nata, e tanto meno la medicazione antisettica, che è il massimo aiuto della chirurgia cvnservatrice. La demolizione degli arti cosi gmvemente lesionati si presumeva, ed era in elfetli, il mezzo migliore per salvare la vitn. Chi scri\'e queste note ricorda di aver udito_ più volLe l"ipetere da Agostino BerLani, medico capo dell'esercito dei volont.ari italiani nel 59, 60, 66, 67, uomo, che a molta scienza e cuore univa larga pratica di battaglie comballute in tristi condizioni pel servizio sanitario, che l'ufficio del chirurgo sul campo era quasi tutto in questo solo p1·ecetto: imbaLlare il (e1· ito. Che se i piir facili trasporti, la Croce rossa e la medicazione antisettica hanno in questi ultimi anni migliorate gran3 •
;J.i.
NOTA SUI:ll APPAR i!.CC HI IN LAMIINA DIZI~CO
~emente le sorti dei ferili, cosi
che la chirurgia conservatrice i! diventata regola, con pochissime eccezioni, anche sul campo di battaglia , nuovi fattori sono, tuttavi;a, inter·venuti in senso contrario; e la tipica fa miliare espressione del ~ertani rimane, poco meno che nel passato, un precetto di pri ma necessità. L'introduzione delle armi a tiro rapido e la loro maggior port ~ ta che hanno aumentato grandemente il numero dei col piti in un tempo più breve. e. fra le ferite, quelle complicate a frallura ; le sterminate masse di combattenti. che oggi s' incontrano fornite di armi cosi perfezionate., non hanno, nè potranno mai avere al loro seguito un personale sanitario adeguato ai bisogni ; l'obbligo morale e scientifico che i pi'Ogressi della moderna chirurgia impongono ai curanti di conservare, perchè suscettibili di completa guarigione, membra che prima si credeva indispensabile di demolire: costituiscono un complesso di fall i e condizioni , che fanno scemare gli atti operativi sul campo, ac~ crescendo, invece, quelli necessari a mettere iferiti io condizione di essere più agevolmente trasportati llgli ospedali, ove sn ranno solto posti alla definitiva cura richiesta dalla riportata lesione. E nel fare cosi i chirurgi sono consigliali anche dalla certezza che con una prima metlicazion& antisettica (o asetti c:~, quando è possibile) applicala nei posti di pri mo soccorso, u nella sezione di sanitit , il ferito , può stare in auesa , senza, o con poco rischio d'infezione, per qualche tempo, di una efficace medir.atura definitiva ; atte.sa, che prima era sommamente pericolosa. Sono innumerevoli i mezzi e gli apparecchi del genio inventivo dei chi rurgi e dei praticanti, che ne fanno un'industria, escogitati per immobilizzare gli arti fratturati . Alcuni sono ingegnosissimi e non meno costosi, e fatti specialmente per la cura definitiva; altri, più o meno semplici e
NILL&. CH!RURf. IA DBI POSTI DI MKDICAZIONE
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comuni, adottati per urgente necessità, in mancanza di meglio, ma poco corrispondenti al fine, e talvolta nocivi. Non è qui il caso di farne la lunga enumerazione, che va dal fodero di baionetta,' o dal ramo d'albero ai complicati apparecchi del Renz a del Dumreicher. Basterà accennare soltanto di quelli che fanno parta del nostro materiale sanitario di mobilitazione, contenuti nei cofani, nei cofanetti e nelle carrette di sanità; cioè , dei mezz.i che i nostri chirurgi hanno a disposir.ione sul campo di battaglia ; perchè solo di quanto può essere necessario in tale evenienza intendono trattare queste note; del mollo di più , occorrente negli ospedali, non è il caso di far parola. E prima di tullo è necessario . ricordare quali requisiti deve avere un mezzo d'immobilizzazione d'una frattura perchè sia accettabile nelle dotazioni sanitarie dei posti di soccorso e delle sezioni di sanità, come l'ispondent.e al fine di rendere trasportal•ile un uomo colpito da una le~ion e <lssea degli arti. Essi sono: aver poco yolume per poterne allogare un numero sufficiente nel ristretto spazio loro a:;segnato nelle casse delle dotazioni di guerra ; e questo requisito è ul principale fra tulli; esser :;em plice pet·chè non si guasti, e adattabile con fa cilità, e quindi con poço lavoro e senza utensil i speciali alla modellazione che conviene dargli secondo la lesione e l'arto che ne è affetto; costare poco e di materia tale che si trovi ad acquistare o far prepara1·e estemporaneamente dovunque. Senza entrnre io minute descrizioni e discussioni è evidente a chiunque ha conoscenza della estesissima serie degli apparecchi inventati per immobilizzare gli arti fratturati, che i soli che rispondano a tutti, o qnasi, i !'equisiti rich:esti nella chirurgia del campo di battaglia sono le ferule
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NOTA SUGLl APPA RECCHI IN LA)IIN.o\ DI ZINCO
o stecche, di legno o di altra sostanza. e le lamine, o reticolati a superficie piana di al cuni metalli. Delle fernle, o stecche conviene escludere quelle a superficie concava, o comu nque curvate, perchè occupano molto posto nelle casse; e quelle, che per modellarle hanno bisogno del calore o dell'acqua calda (guttaperca, feltro compresso, ecc.); a meno che non rogliansi usarA nella loro forma originale piana, nel qual caso esse non valgono più di quelle di legno, o ài metallo, che costano a:.sai meno. Di quelle di legno, o formate di siriscie metalliche multiple, come le stecche di Gooch, di Schnyder. di Esmarcb, e che pur sono utilissime, noi non abbiamo alcun rappresentante nelle dotazioni dei corpi e delle sezioni di sa nità; e ciò perchè esse esigono uno spazio maggiore nei cofani o nelle carrette di ~aoità , che non le sempli ci di legno, le quali , se di corta misura e con più incisure all'estremità di ambo i lati (proposte fìn dal 1878 da chi scri ve queste noltl), possono bene rimpiazzare le multiple, unèndooe (con dello spago o del fil o sollile di ferro rico tto) parall elamente tre o quatt ro, per circo ndare un membro fratturato (braccio, coscia, ecc.), o aggiungendone due o più io lunghezza per sorreg~erlo, con lo stesso risultato delle stecche unenlisi con incastro a molla, assa i più costose. Con lamine metalliche o con reti, o tele, di (ilo di ferro si sono falli svariatissi mi apparecchi per sostegno de~-:li arti fratlnrati. Per le ragioni esposte dobbiamo escludere quelle giè. preparate ·ricurve seco ndo il modello degli arti (doccie ùi Bon oet, di Port, ùi J\l ayur, a cerni era ùi Welch, di ~J ac-Inty re, di Bond , ecc.); beochè qualche rappre ..;entante di queste specie si trovi nelle nostre carretle di sa nità sotto il ~ome di semi-canale angolare per braccio, semi-canale per pi ede con piantare, ecc.
~ELLA CHIRURGIA OE! I'OSTf DI MEDICAZIONE
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Nelle nostre sopraricordale dotazioni di guerra si tro,·a un certo numero di tele metalliche a trama grossa (ch e meglio sarebbero dette r eti) e a trama fina in filo di ferro; e sono a superficie piana e orlate con pelle nei lati, oYe restavano sporgenti le punte acute del filo. Le prime non possono adoperarsi che curvandole a doccia semplice, non mai ad angolo, e quindi non v'e modo di proteggere e im· mo~ilizzare con esse il gomit() e il piede; le seconde, del cui tessuto ve n'è un metro quadrato soltanto nella carretta, possono esser tagli:-~ te e ripiegate ad angolo, come fa il .Sarrasin. Ma per la fin ezza e la poca resistenza del loro tessuto devono sempre sostenersi con apporvi all'estemo delle stecche di legno: e per le pnnte aguzze dei fili ta~1iati sono peri colose pel ch irurgo o l'infermiere, che le mane~gia . Le reti metalliche hanno in oltre l'inconveniente di prendere un posto maggiore ,che non parrebbe dovessero richiedere, essendo a superfici e piana; e ciò per l'irregolarità e l'attrito che presentan o le loro m1glie qunndo nell'allogarle si deve f:tre scorrere le une sulle altre: donde il fallo che, sebLene relativamente di scarso peso. non se ne possono contenere che poche nel posto loro assegnato. l>i lamine metalliche pia ne non ve n'è nelle nostre do · !azioni; e pure io quelle si possono trovare meglio congiunti tutti i requ isili per fo rmare apparecchi per la temporanea immobilizzazione dell e fratture, bastevoli ad agerolare il trasporto degli affelli di tali lesioni. I metalli che meglio possono essel'e impiegati in lamine e che si trovano dovunque e a poco pl'ezzo sono il ferro stagnato (latta) e lo zinco; dell'alluminio, del rame e di ahri metall i e superfluo il parlare per ovvie ra~ioni, quali il maggior costo, la durezza, la facil ità ad· ossidarsi, ecc. Le lamine dì ferro stagnato, tanto della specie comune
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NOTA SUGLl APPAR&CCHI IN LAMINA DI ZI~CO
quanto della charcoal, sono buone, ma pre~entano ma).(giot· difficoltà al taglio e al modellamento che non le lamine di zinco, mentre sono quasi pari a queste per costo e peso. A quelle di zinco conviene quindi dare la preferenza. l chirurgi (l" Hartmann , il Fuclts, il lìuillery, il Deslongchamps. ecc.) che hanno proposto ed usato lo zinco laminato, ebbero specialmente in mira di formare apparecchi per l'immobilizzazione nella cura definiLi va delle t rallure; · e i modelli, da essi dati , do\·endo ser vi re a in. dicazioni più complesse, presentano maggiore artifizio eh~ non occorra e quindi maggior tempo di preparazione che non si possa avere, quando quegli apparecchi si richiedono soltanto, o principalmente, come semplice mezzo di immobilizzare degli arti fratturati nel febbrile lavorio dei posti di medi cazione sul campo di battaglia. t ben vero che per guadagno di ~empo e di lavoro si potrebbero portare le lamine metallichl:l disegnate, o già tagliate nella
forma conveniente alle varie specie di fratture, cui dovrebbero essere applicate, senza che perciò f(lsse necessario di dar loro un posto molto maggiore, nelle casse o nei cassetti del materiale sanitario. Ma i modelli già preparati, se falli di una sola dimensione, non possono corrispondere bene alle differenti misure degli arti , .cui dovrebbero adallarsi, e converrebbe quindi portarne per ogni specie di lesione una ·serie di varia gradunle grandezza per cercare al momento l'appareechio che si conformi all'arto da immobilizzarsi. Ma con questo si sov raccarich erebbl.lro molto le dotazioni di guena, ciò che é poco conportabile con la le~gerezza e la scarsitit del carreggio, che l'esigenze militari impongono anche al servizio sa nitario in campagna.
NRI.LA CHIRURGIA DRl POSTI Dl MEDICAZIO~E
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T11llo considerato , il meglio è portare la mine di zinco informi e di quelle determinate dimensioni che possano stare nello spazio assegnato nei cofani e nei carri di sanità, lasciando al chirurgo di tagliarle e conformarle come l'esigenza di ogni singolo caso può richiedere. Le tele metalliche, che gii1 sono nelle nostre dotazioni , possono servire di regola, quanto a grandezza e forma, per quelle di zinco laminato che le sostituissero in seguito, o nelle nu.ove provviste occorrenti; il numero soltanto ne dovrebbe essere aumentato per i maggiori bisogni che s i prevedono da~!li effetti delle nuove armi da fuoco. Le ".luove lamine di zinco allogate nel le cassette di medicazione di riserva sono delle seguenti dimensioni. N. 4 per coscia di m. 0,40 per 0,57(1 ); ~- 3 per gamba e piede di m. 0,27 per 0,57; N. 8 per hraccio e spalla, (questo può, all'occMrenza, usarsi per gamba) di m. 0,25 per 0,50; N. 6 per avambraccio e mano , di m. 0,24- per 0,4-3. Quesr.e ultime possono anche servire per fare delle palmari , o delle plantari. Con queste lamine, con il filo di ferro zincato, qualche stecca Ji legno, e con non altri strumenti che le forbi ci speciali, che fanno parte del materiale degli zaini e delle borse di sanità , può il chirurgo improvvisare degli apparecchi contentivi e d'immobilizzazione ~econdo che il suo ~enio o la specialità della frallnra che ha da curare possono con si gl iargl i. Ecco frallanto alcuni modelli più ovvii, per l'esecuzione dei quali bastano pochi minuti.
(l) Essendo le misure della cassetta di m. 0,!7 per O,t7 rer 0,!58, quesle la·
mine si sono dovute mettere in essa ricurvandole.
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NOTA SUC.Ll APPARECC HI l~ LAMINA Dl ZINCO
4° Apparecchio per braccio e spalla. Fi ~. 1•, A e B. u •-IJ#
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Lamina di m. 0,25 X 0,50. Serve nella fratlura dell'omero, per tenere uniti i framm enti di quest'osso, immobilizzando nel tem po stesso l'articolazione della spalla e quella del gomito (i). La fig. 1" B dà le misor·e medie delle varie lun~hezze , potendo queste necessariamente variare per corr·ispondere all'arto da r,urarsi. Per modellare l'apparecchio si procederà nel modo seguente: Si mette la lami na sul coverchio della ~a ssella , o sul piano d'una tavola qual unque, e sull 'orlo di essa si ripiegano in basso contemporaneamente le quattro bandelle che corrispondono al gomito ; si ricurva poi a doccia la lamina sull'asse maggior·e, far endo restare all'interno, libere, le due bandelle mediane, aubracciate dalle due esterne che si soprappo n ~o no coi loro margini, i quali restano uniti e fissi mediante un fil o di ferr·o immesso nelle ìncisure, pr·atìcate in essi, e annodato, fornendo cosi una nic·chia per allo-
- - - - - - - -- - - - - - - - -(t) Per agevolare a~li ufficiali medici, o agli aìutanU di · sani tà che possono
essere Incaricati di tagliare e modellare gli apparecchi, è stata messa, nella cassetta dì riserva , una lamina già tagliata per questo apparecchio e per quello della gamba e pì&de, ed un modello in carta d i essi, sul quale possono con la punta delle forbici tracciarne il disegno sulle altre lamine di zinco.
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~ELLA CHIRURGIA DET POSTI OI noiCAZIO:(K
garvi il gomito. Delle .i bandelle dell'estremità deltoidea, le due mediane restano :~ll' in temo. libere, e le altre all'esterno, sovrapposte a quelle, rimanendo più o meno avvicinate, e fissate con filo di ferro fatlo passare nelle apposite iocisure; curvandole poi tutte insieme per· modellarle alla forma di quella regione. Luogo i m :~ rgioi liberi dell'apparecchio si fara nno delle piccole incisioni , per dar presa, con le asperità che ne risultano. :~i giri di fascia che devono fissar· l'apparecchio contro il torace, sostenendo poi l' antihraccio e la mano mediante giri di fascia , o un triangolo alla Mayor. L'apparecchio disegnato pel braccio destro serve egual· mente pel sinistro, curvandolo sulla faccia opposta. È superfluo aggiungere che così per questo, come per i se~ uenti apparecchi,_è mestieri imbottirne l'interno, prima
di applicarlo, con delle falde di cotone, esistenti nella cassetta, o con della stoppa, con ritagli di vestito, o con altro materiale solfice, che passa aversi alla mano. 3° Apparecchio angolare pel gomito. Fig. l!'
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La stesc;a lamiaa. La fì g. ~ A e 8 dà una nozione esatta del modo come si taglia e si modella questo apparecchio che serve per le fratture del gomito. Il filo di ferro, che deve fissarlo stabilmente, parte da dietro il gomito, entra nella doppia incisura che sta sul margine orizzontale corrispondente alla faccia esterna del-
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NOTA SUGLI API'ARBCCHI IN LAMINA DI ZINCO
l'antibraccio; poi, piegandosi ad angol.o, scende in basso , contorna la r·egione esterna dell'estremità cubitale, risale per immettersi nella similare identica incisura, che sta nel margine or·izzontale della faccia interna dell'antibraccio. e prosegue per annodarsi coll'altr·o estremo del filo dietro il gomito. 3' Appnrecchio per l'avambraccio e la mano. Lamina di m. 0,24- X 0,43. Basta curvare a doccia la lamina nella sua lunghezza maggiore per mellervi l'avam braccio in semipronazi one. Se la frallura fosse presso l'estremità omerale, sarà bene ,immobilizzare anche il gomito. facendo una ni cchi:~ nella lamina con lo stesso processo descritto per l'apparecchio del braccio. È superfluo indicare C(lme possa farsi, usando di un'altra lnmina , una stecca palmare semplice, o digitala. 4- 0 Apparecchio per coscra. Figura 3' A e B. Fig. :l"
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Lamina di m. 0, 42 X 57. Da uno degli angoli, facendo il taglio pi ù lungo sul Ialo più corto, si asporta un r·eltangolo di m. 0,20 X 0,15, irregolare, come mostra la fi g. 3' B, perchè il cavo risultante possa adattarsi alla piegn inguino-scr·otale . La lamina si avvolge modellandola intorno alla coscia, dopo ridotta 1:~ frattura del femore , e con due giri , nno sopra e l'allro in basso, di fìlo di ferro, si tiene stretta e, perché non scorra, ciascun lilo si passa in una
NKLLA CHIRURGIA DEI POSTI DI XEDICAZIONE
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piccol.t incisura f.Llta nell' orlo rimasto scoperto. Dopo si rascia . Se si crede necessario impedire l'accavallamento dei frammenti si può improvvi.;are un provvisorio appat·ecchio ad estensione nel modo seguente. Il rettangolo da asportarsi si far i1 di m. 0.46 invece che di m. 0,20, e l'orlo superiore del taglio ripartito in più bandE:lle, di 3,04 centimetri ognuna, si rovescerà all'esterno, perchè con la sua convessità possa servire di p•mto d'appoggio sul perineo , per la contro estensione, evitando che !.1 pre:>sione, altutita anche da suffi ciente imboLtitura, cagioni dolore intollerah:te. Al lato esterno della doccia in corrispondenza della cresta iliaca si fa per seLLe od ollo centimetri un si mile arrovesciamento dell'orlo come è accennato dalle linee punleggiate:della figura 3• A. Nei dne arrovesciamenti si adaLLano, t1remendo per ben fissal'le, due stecche lnnghe da superare, in basso, di 8 ,, ·l O centimetri l'arto disteso, e sui loro orlisporgenti, oltre il piede, si· metteranno di traverso, unendovele solidamente, mediante filo di ferro passato nelle loro incisure, due piccole stecche, che restano così una sopra l'altra sotto le due stecche longitudinali, con le quali formeranno un rettangolo rigido. Se sarà necessario, anche la gamba sarà chiusa in una doccia metallica e con gi ri ripetuti di lascia dal baci no al piede l'arto sarà assicuralo disteso fra le due stecche. In:orno al collo del piede sarà appli cata una fa scia a due gomitoli o un fazzoletto triangolare per far l'esten sione; e i due capi si legheranno alle due stecche cl)rte. Volendo graduar meglio l'estensione i capi si legheranno all'esterno di queste nel mezzo di un'altra piccola stecca, e facendole eseguire dtli giri , i capi si altorceranno come i f 1sci di una corda estendendo l' arto e
NOTA SUGLI APPARECCHI IS LAMINA 01 ZI~CO
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man tenendo la stecca, cui sono aflid ati. strellamcnte ader eo te alie stecche t rasveri>al i. 5° Apparecch io per gamba e piede. Figura 48 A, B, C, D. Fig. 4•
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Lamina di m. 0)27 X O,:J7 . Sopra uno dei lati minori si fanno due tagli paralleli , lunghi m. 0,2 1, che dividono il lato stesso in tre bandelle eguali. Gli orli della bandella mediana per un terzo della lunghezza si piegano a doccia per dare loro ma ~gio re resistenza, e poi la lundella stessa, mediante due tagli lungitudinali di m. 0,08, si divide in tre parti. Dopo ciò olo{nuna delle bandelle laterali, nel punto dove re$la congiunta al corpo della lamina si ripiega prima in basso P. dopo ii centimetri di nuovo in sopra, e lo spnzio fra l<' due ripiegature si cun•a a modo di doccia in tutta la larghezza per modo da costituire un ponte, od arco, a pro · Lezione del m<1lleolo del lato rispettiro. Ver:>o J' estremitit degli orli intero i ed esterni di queste bandelle si fat·à un' incisura, nella quale. quando la lamin a sart1 curvata a doccia
NELLA CHIRURGI.\ DEL POSTI DI ~IRDICAZIO~E
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e le deue due bandelle verranno a soprapporsi per i loro lati inferiori. si passerà. un Glo di ferro, che, dopo avere unite ad arco le bandelle per accogliere la pianta del piede, sarà annodato all'esterno nel mezzo di esse, lasciaMo i capi del filo di una certa lunghezza. La bandella mediana sar[t piegata in basso al punto ove continua col corpo della lamina, e poi ripiegata io sopra, daodo~li la curva per accogliere il calcagno, e incastrando le tre sue appendici terminali, due (le esterne) al di dentro e l'altra al di fuori delle già riunite bandelle laternli ( 1). Volendo sostenere meglio il piede, la cui meti! anteriore resterebbe senl.a appoggio, si farà un piantare semplice tagliando sopra un'altra lamina di zi nco un rettangolo di m. 0,15 X 0,24; e ad uno dei lati minori si faranno due incisure longitudioali di m. 0,08, per dividerlo in 3 parti, ~ mediante esse, si accavallerà sull'orlo superiore dell'estremita dell'apparecchio sovradescri tto, nel modo stesso che Dilli' orlo
inferiore rimane contrapposta la bandella mediana cht~ prote~ge il ca !cagno. Il tilo di ferr(l, rimasto esuberante nella legatura delle due bandelle laterali, servirà a tenere a posto questo piantare, facendolo passare per due piccole incisure praticate orizzontalmenLe n.,i lati della parte mediana, che verra a corrispondere là dove era stato già fatto il R{)do del filo. La ligura 4• A, B, C, D, dà una nozione chiara del taglio e della modellazione che deve ri cevere la la min a pe1· costituire l'apparecchio, che verrà poi st retto con nastro, o con giri di bende; e perchè non accada che queste scor(l) La bandella mediana, se non si ritiene necessaria per la protezione della medicaztone del calcagno, si può asport:>.re intoramoute o, meglio, arrotolarla
in solto, all'esterno perché serva di appoggio alla g11mba, mantenendo il cal· ragno sollevato.
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NOTA SUGLI .o\. PPARECCHl l~ LAMINA Ol ZINCO
t·aoo sulla superficie levi:;at:l della doccia e del piantare, vi si faranno su gli orli delle piccole incisure e si rovesceranno infuori gli angoli delle lamine. In caso' di frattum dei malleoli, o delle articolazioni del piede, si può fare nn piantare angolare rigiclo, nel modo stesso che è stato espol\Lo per quello del gomito. Se poi non si ri conoscesse la necessita di sostenere il piede si può usare come doccia per la gamba della lamina di m. 0,25 X 0,50. Come si è già dello, gli apparecchi descritti servono per agevolare il trasporto ùei fratturati ; ma in mancanza di meglio, e con qualche modificazione che il chirurgo vi farit, possono tornare utili nella cura definitiva. Volendo poi servirsi delle laruioe di zinco per apparecchi destinati a questa cura si faranno i modelli con le norme date dagli autori citali avanti, o con altre che il genio del curante potrà ideare. E per mostrare come lo zinco laminato può essere utile io altr·e lesioni , oltre quelle rammentate, si aggiungono qui alcuni esempi di apparecchi da prepararsiJal momento. Con una li sta di 4-0 o più centimetri di lunghezza e di 'l o più di larghezza si può improvvisare un torcolare, che rimpiazzi quello rlelle tasche di sanità per frenare I'emor· ragia d'un arto. A 5 cen timetri dall' estremit~t si fa sopra un lato un 'incisura interessa nle la metà della Iar~hezza della lista; poi sul sito ove si vuole comprimere l'arteria (che un aiut;mte di sanità preme frattanto con le dita ) l'i mette una fascia rotolat:~, e su questa si fa capitare l'in<"isnra della lista con la quale si sarà circondato l'arto; si stringono quindi fortemente i due capi clelia lista, e al punto ove l'altro orlo rieoe ad incontrare l'incisura vi si fa un'altra incisum che s'incastra con la prima, restando soprapposte esattamente le due estremità della lista, che ci rconderà il
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NELLA CHIRUKG IA DEI POSTI DT MEDICAZI ONE
membro come un anello. Con uno o due giri di fascia, o meglio con un lìlo di ferro, passato pel vuoto lasciato quando la lista dal membro si pot·ta alla fascia, che fa da cusr.inello comprimente, si tengono uniti i capi soprapposti deHa lista, cosi che non pos~a sciogliersi coi movimenti impressi all'arto. Con la lamina di metri 0,24 X OJ3 che set·ve pet· fare una doccia per l'av:1mbraccio, o con una lamina di un terzo di quella soltanto, si può r imediare opportunamente allo spostamento dei due frammenti del radio frallurato nell'estremi tà carpea . È noto che dei due frammenti il superiore tende a spostmi in alto (faccia dorsale) e l'inferiore io basso (farcia palmare); donde la figura caratteristica, a dorso di fo1'Chetta, come la disse il Yelpeau . Nella lamina piegata a doccia si limit:~ dalla parte dorsale con due tagli una bandella lun ga dieci o dodici centimetri, che venga a corrispondere al frammento carpeo ; un'altra bandella simile si fa dalla parte palmare in cor rispondenza all'llltro frammento , ciascuna delle due bandelle si ripiega sopra ~P. s te~sa. Imbotti ta la doccia e compressa qu:mto basta, le due bandelle agiscono io senso CIJntrario mantenendo i due fra mmenti dell'osso nel piano normale. Si può fare un apparecchio per fhsare stabi lmente i frammenti della I'Otula nella frattura trasversale, nel modo seguente ..l<'i g. 5a A e B. Fig. 6~ A
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NOTA SUGLI APPARECCHI IN LAMl'SA 01 ZINCO
Una lamina di m. 0; 18 X 0,50 si divide da ciascuno dei capi in tre parti uguali come una fascia, o fionda , a sei capi, lasciando nel mezzo un pieno di 10 o 12 centimetri , secondo è più o meno larga la regione poplitea. I quallro capi esterni si tagliano quattro centimetri prima della loro gi unzi one col pieno; i due capi mediani per tutta la lunghezza si dividono, ciascuno, con due tagli, in tre bandelle di '2 centimetri o meno di larghezza. Nel pieno si mette una tavoletta di mezzo centimetro di spessore, larga quanto quello, e da due a quattro centimetri più lunga; ed essa si !issa sul pieno rovesciandovi sopra i quattro capi estremi tagliati . L'apparecchio si mette sotto la regione poplitea, facendo che le sei bandelle restino in corrispondenza del diametro trasversale dell'articolazione femoro·tibiale. Si riempie l'apparecchio di avaLLa e con questa si rivestono le parli laterali dell'articolazione e si copre la rot11la, i cui framm en ti si tengono ravvicinati da un aiutante. Il chirurgo prende le due bandelle mediane e le appone l'una sull'altra sul mezzo della rotola; dopo prende le due bandelle superiori (quelle verso la coscia) e ripiegandole incrociate sulle media ne, le conduce ad abbracciare fortemente, spingendolo in alto , il framm ento inferiore (Libiale) e mediante due iucisure falle nel punto in cui gli orli s' incontrano, come si è detto nel descrivere qui sopra il torcolare, le incastra fra loro che restano fìsse, formando un angolo otLuso. Altrettanto fa dopo con le due band ell e in· feriori (tibia! i) per nbbracc.:i&re il frammento superiore (femorale) della rotula , vincendo con adatte manovre la Lra7.ione del muscolo tricipile e facendo combaciare i due frammenti, che per la compr·essione delle due bandelle mediane, tenute a posto dal passaggio su loro delle quattro esterne, non possono fare alcun movimento di altal ena, o di conrersione come l'ha dello il Malgaigue. Con una stecca si sostiene l'arto
~BLI.A CHI RURGI .\ 0&1 l'OSTI DI MEDI CA?.IONE
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debitamenln fascialo. Per la possibil ità che il gonfiore preesistente o che può insorgere nell'articolazione obblighi il chi rurgo a scemare o ad accrescere la tensionP. delle bandelle incrociantisi, snrà bene fare non uan, ma due incisure, distanti di pochi millimetri, nel punto ove accade l'incrocio. Con un poco di attenzione e di pratica si può molte volte chiudere od aprire l'inca5tro tendendo le bandell e nello ~tesso piano, senza storcerle; perchè la torsione esagerata o ripetulamenle mal fatta !> UI pu nto ove è l'mcisura, può prodo roe la rotturn. ·:\ truesto si potrebbe però rimediare mettendo un'altm bandella che passi di ;;otto al pieno della lami na nel luogo stesso ove era quella rotta. Si può fare questo apparecchio altrettanto stabi le eou minori mezzi e maggiore facilitù e prestezza . Ad una ta' volett;, lunga 12 a 15 centimetn , larga l? e spessa un centimetro si fanno, verso la meti1 di ciascuno dei lati maggiori. due intaccalure distant i fra loro 5 centimetri. Di sotto la tavoletta si fa nno passare due fili di fen o lunghi 50 centimetri. Con un quadrato, di 6 centimetri di lnto, di ~o tti le lamina di zinco (meglio, se di pi ombo) foggiata a croce rli 1\Jalta , con ciascuna delle b racci:~ suddivise (o tagliata a stella ad 8 raggi con gli apici inversi), si modella su l ginocchio sano una cupola che :;i adatti bene alla rotola , €' si sovrapponc imbonita sulla rotula fratturata , dopo fatta. la coallazione dei fram menti . In mnucaoza di una lami na di 7.inco, o di piomlw , si potrit far la cupola con cuoio spesso, o con altra sostanza analoga. I fili di ferro, passando sui lati (coperti da una striscia di cartone o di al tro mezzo di protezione) del ginocchio, s'incrociano come nell' apparecchio precedente, e si annodano. Si può a_!lcbe non incrociarli, ma io tal caso conviene da ciascun hÙo passa re sotto di essi in vicinanza della rotula un altro 4
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NOTA SUGLI APPARECCHI IN LA)[JNA DI Zlli CO
filo che li ranicini e li ten ~a stretli contro la cupola che mantiene i frammenti. Il filo di ferro del N. 4 del commercio, ri colto e stagnato, è flessibile poco meno dell o spago e riesce un prezioso ausiliario per tenere ~ trette le docce metalliche, facendo agli orl i di queste lJUalche intaccatura per impedirne lo scorrimento. Con esso si r isparmia no in molti casi i mol· replici giri di fascia, che altrimenti, sollevando penosamente il membro, dovrebbero fa rvisi. Non sarà poi superllua qualche avvertenza suggerita dalla pratica per evitare che il chirnrgo, o l'assistente, abbia a pungersi o ferirsi nel maneggiare le lamine di zinco, che hanno margini taglienti. Si è di sopra accennato che per curvare con facilità ad angolo più o meno acuto, ed anche ad addoppiare una lamina è bene metterla sull'orlo di una tavola o del coverchio d'una cassetta, lasciando sporgere la parte che vuoi curvarsi, e premendo su questa col piallo di una piccola slecca. Quando si dovril raddrizzare o curvare una punta o un angolo acuto, si fa che questo poggi sulla stecca e si preme col pollice dalla parte liscia e inotfensiva. Col taglio della stecca (e non con le dita). o con la lama delle forbi ci si divHricheranno i margini delle piccole inci sure falle pel passaggio dei fil i di ferro, o per dare presa ai giri di fascia ecc. Infi ne si deve i l meno possibile meuer le dita a contatto con le punte e i margini taglienti ; e per evitare ogni pericolo le punte si rotondeggieranno e i margini si stropicceranno con un frammento di zinco, non gi à col tagliente delle forbici , che, mentre tolgono le asprezze degli orli superiore e inferiore del taglio ne fanno più affilato il mezzo, come avviene quando si affila un coltello sopra un corpo più duro. Prendendo, invece, un rettangolo di
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pochi centimetri di lamina di zinco, e facendovi con le for bici ad uno degli orli una serie di grossi denti, come quelli di una sega grande, si avrà un mezzo semplicissimo, miglioreanche di una lima, per togliere ai margini recenti dello 1.inco il tagliente, o qualche piccola asperità; e. quando con lo stropiccio gli angoli acuti di questa specie di sega si sono t;onsnmati, si possono ravvivare con le fornici senza allestirne una nuova. Roma, 18 dicembre 1895.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA
Par&Uat bilaterale del deltoldl. -
RA YMOND. -
(Jou rnal
de méclecine et de chi r urgie, giugno 1>395). Il pror. Raymond ha presentato alla sua clinica, nell'inizio della sua affezione, ed in seguito quando r.ra compl etamente guarilo, un indi vi duo affetto ùa una parai i si bilaleJ·al e del deltoide. Questo fatto è m ol to curi oso e probabil mente unico. Un uomo di 24- anni, in buone condizioni di salute, senza pr edisposizione nervosa congenita , aveva preso l' abitudine intermitlente di dormil'e, disteso sul dorso, cogli arti superiori rialzati e con le mani dietro la nuca. Una sera, verso le ore undici, senza avere presentato nullo di anormale duranle la gior•nala, si addor·m <' ntò in quella posizione bizzarr a; Ol'a, l'indomani m allina, svegliandosi all'ora a bi tuale, si acco1·se co11 stupori• che non poteva più sollevare il braccio destro; egli avve1'Li nello stesso tempo, nel mede!:>imo Ialo destr o, in corrisponden za della r egione deltoidea, scosse muscol~1·i assai violenti. La regione deltuidea del Ialo sinistro era egualmente la sede di un dolore ottuso, ma m eno fo1·te che nel la tu opposto: egli poteva infatti alzare il braccio corrispondente. Ma tre nl'e dopo il risveglìamenlo il deltoide sinistr o veniva invaso a suo lu1·no da scosse fibrillar·i cbe duraronn alcune ore e la paralisi si stabilì anche a sinistra. Solamente l e spalle er ano paralizzate ; i muscoli de,gli antibracci e delle mani er ano cvmpletameote ri spetlali . Al suo ingresso all'"spedal e, ulcun i giorni più tardi, si conslatava ll'esistenza di una paralisi bilaterale doppia; le due braccia erano pendenti da ciascun Ialo del torace; il m'l lato era nell'impossibilità di cambiare questa posizione;
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poteva appena allontanare dal t1·oncr, leggerissimamente il braccio sinistro, ma non poteva alzare per nulla gli atti superiori; avvertiva anche, dato significativo, una grande difficoltà nel mettere le mani nelle sue tasche e sopt•atullo nel ritit•at·le. Egli accusava inoltre nelle ùue t·egioni ueltoidee un indolenzimento vago duran te il giorno, esacerbantesi nella notte per pa rossismi al punlo Ja disturbare il sonno. L'esame accurato dimostrò infine che la paralisi era esclusivamente limitata ai due deltoidi, senza l'associ!lzio ne, mnll.o fl'equente, della pa1·alisi del gPan dentato e del sottospinoso. Le <>ircostanze nelle quali questa parali si si et·a p1·odo tta fecero subito pensat·e a Raymnnd che essa fosse causata dalla compressione e dalla distensione del nervo cir conflesso. L'esame sopra un pez;zo anatomjco dimostrò inf&ti che dando all'at·Lo superiore la posizione pt·esa e mantenuta dal malato durante la notle cl:Je ha preceduto la sua pat·alisi, il nervo cit:conflesso si trova sottoposto ad u'na tensione molto manifesta. Non era però la prima volta che questo individuo si addormenll.tva in quella singolare posizione. Se egli non na aveva tìno allom risentito alcun inconveniente, è permesso di supporl'e che la posizione era stata mantenuta pe r minor Lempu oppm·e che essa era stata meno esagerata, vale a dire che i nervi cit·confl essi avevano su bìt'' uoa tensione meno considerevt>le u meno pt·olungutn. Ma come succede c he io tutte le persone che dcJI'mono come il malato in discorso, con le braccia r ipiegate diell'n la tes la, non si paralizzino i loro muscoli de ltoidi, sopraggiungendo infatti molto eccezionalmente la !Jill'alisi in quelle condizioni 1 A questa questione le ricerche anatomiche fatte dietro suggerimento dell'autore da Fa ure e Julien riS!Jùndono in una maniera precisa. Nella posizione presa rl11l malato la testa omerale fa sporgenza nell'ascella nve essa fa m olto fortemente protuberare il muszolo sottoscapolare. Se per· caso il nervo cit·cnn flesso n un é sinut:>so, come l' è normalmente, è facile compt·endere che esso sa rà disteso e compresso sulla faccia anteriore e s ul margine inferiore di l'{uesto ultimo muscolo come put·e s ul collo dell'omero. Fa ure
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e J ulien hann<J pr eci!:'amente constatato questo fatto sul primo cadavere ch'ess i hanno studiato sotto questo a$pelto. Ma questo fallo deve esse1·e molto raro, perché sopra 4 cadaveri studioti in seguilo, il nervo cit·conflesso molto sinuoso non potè mai esse1· infatti ne compresso, né disteso, per 'q uanto esagerata fosse la posizione tlatn all'arto supel·iore. Pare quindi che vi sia in questa disposizione anatomica ed in una maniera molto precisa la spiegazione della differenza di azione di questa vizi1 •sa p11sizione nei soggetti, dei qcali , alcuni molto eccezionalmente, banno un nervo circonflesso a tt·tigitlo retlilineu, mentre negli altri, in g r andissima maggi01·anza. il tragitto del net·vo é sinuosu. •
Paral181 larlllgee nella febbre tifoidea. Bo ULA Y e MENOEL. (Journal de médecine et de chirurgie, maggio 1895). Le pa1·nl isi laringee s ono state r a ramente s egnalate nel coi'SO. della febbt·e tifoidea. Esse pet·6, a pare1·e degli auto ri, sarehhE>ro m nlto piu frequenti di quant0 si ritiene , e la
t·ut·ità appat·ente ).)l'l•vert·ebbe dal fatto che esse vengonc• confuse s ovenli cun gli acciùenti iofiammatorii o neerotici susceUibili di colpire la mucosa dell'organo vocale ; ed è p1·<•ba bile che un cer to numero di accidenti· faringei rifel'iti alle lesioni della mucos a o delle cartilagini , dipendan u unicamente da una paralisi delle corde. Queste paralisi compaiono il più spes8o dopo la defeJ•vescenza, come gli altt·i accident i dello stesso ordine; es!:'e però possono presenla t·si i11 pieno periodo febbrile ed a hche nei primi giorni dell'affezione. La si nlomatulogia delle paralisi tifiche non differisce da quella delle paralis i laringee classiche; essa si riferisce a quattt•o fUI·me: paralisi dei dilalatol'i, dei coétrillnr·i, Ji un ricorrente, di ùue r icorrenti . La prima e la più gt·ave, e t·ichiede ~pesso la tracheot<Jmia. In questo caso la vuce è quasi nc11·male, ma l' inspirazione tli venta imp,ssibile. 1111'( '
lEDI C....
Nella paralisi Jei cosll"iltori, l'afo nia ò quasi Cl'mplela ,
ma gli accidenti sono mollo meno gravi. In tutti questi casi, J'P.same laringoscopico é necessario per poter precisare la natura della paralisi. In una maniera generale, nei casi più le~gier-i, si verifica n1pidamente un mig lioramento s pontaneo e la g uarigione sopraggiunge rlopo qualche gior·no o dopo qualche settimana. Negli allt·i casi, la paralisi è tenace e persiste pet· mesi etl anni senza modificar si. In un malato osservatn"da Pennato, i disturbi laringei duravano da cinque anni, senza manifestare alcuna tendenza alla r egressione. Dal punl() di vistu della prognosi, si deve slabilil'e una distinzione lt·a le pat·alisi llei costrittot·i e quelle dei dilatatut·i. Queste ultime sçmo gt·o vi, non solo a cagione dei distur bi funzionali che esse rleterminann e che necessi tano il più soventi la tracheotomia, ma ancora a cagione della loro tenacilà . La par·alisi dei costt·ittm·i, al contrario, che non ostacola punto la funzione respiralot•ia, compOJ'la una prognosi più fa vorevole ; per ché essa può el'se•·e fugacP., e guarisce sia spontaneamente, sia so tto l'influenza di alcune applicazioni elettriche. EsToR. -La 4ehUe 4& lllfiaeuza. - (Journal de Médecine et d e Chirurg ie, maggio '1895). Ques!.s complicazior1e, talvolta grave, dell'influenza si presenta nel decorso della malatlia, tanto nei casi leggeri , quanto nei casi g ravi. La sedt:' della flebite é quasi sempre la stessa. Questa arf• •zione s i localizza costantemente sulle vene degli arti iuferiori ; ma ora interessa i vasi s uperficiali, ora quelli profondi. Nella maggior par te dei casi osservati la flebite risiede va !"Ui vasi profondi: colla palpazione non si sentiva il cordone indur ito alla faccia interna dell'arto, ma il m&lalo si lamentava di un dolor e nella piegatura dell' inguine, nel cavo popliteo. In alcuni casi la- flebite e1·a bilate rale, ma i due membri non erano generalmente interessati simultan1•a-
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mente, benchè se ne abbiano avuti degli esempi. In un caso osservato da Rendu, si constatò all'autopsia che il coagulo conteneva poeumococchi. In quasi tutti i casi l'e~ito è stato felice. Estor non ha rilevato che due casi eli morti' ; non fu mai osservata flebile suppurata, quan lunque l'influenza de termini so venti suppurazioni io altri punti . Il dolore è il fenomeno iniziale; ora, nei casi di flebite s uperficiale, esso risiede sul tragitto della safena inte1·na, altre volte ed il più soventi, quando si trAtta di flebite delle vene profonde, esso occupa i muscoli del polpaccio, la vena .poplitea, la p1egatura dell'inguine; compare in seguito l'edema caratteristico, la cui du rala è variabile . La tumefazione non scompare totalmente che d<1po un mese ed nnche sovenll dopo var-i mesi. Ma anche dopo questo tempo la funzione dei membro non è ancorn ritor11ata allo stato normale; infatti. quando l'edema è scompai'SO, ::i osservano tal volt~;~ disturbi della sensibilila, e si constata soprattutto un'at•·ofìn muscolare assai pronuncintn. Quest'atrofia ~i spie~a non solo col riposo, ma anche. come è s tato dimostrato da Quénu, con le alterazioni nebiLìche dei oasa neroornm. La flebile é quindi unn complicazione dH temere; i malati devono esse•·e sorvegliati accu ..a tamente nel decot·so dell'influenza e non si deve esitare a melLerli in assoluto r iposo a ppenH s i constati sia un legger·o dolore, sia anche un legg~rissimo edema in corrispo11denza dell'arto inferiore. CAnTAZ.- Dl1turblla.rlngel nella •lrlngomlella. -
(Jour-
nal de Mérlecine et d~ C!tiru.rgie, novemb•·e 1895).
Ai sintomi cosi svariati che presenta la siringomielia si devono ag~iungere i disturbi laringei chf'l sono stati descritti recentemente. Il dottor Cartai ha potuto esaminare 18 casi di questa malattia alla Salpélrière, ed ha osservato disturbi laringei sensi ti vi o motori pressochè nella melA dei ca~i: quattro volle vi era diminuzi0ne od abolizione dei riflessi; in ~elle casi i disturbi sensitivi erano più o meno rwonunciati; infine in tre casi esisteva paresi o paralisi degli ad-
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duttori ed in due casi par·alisi del ricorrente. Ques ti disordini sono stati riscontrati simullaneamente oj indipendentemente gli uni dagli allri: una malata aveva una par alis i delle più nette senza anest.esia della r etrobocca; molti, al contrario, or esenta•ano dis turbi della sensibilità senza disordine motore; in tre osser vazioni, i rlue s intomi erano riuniti. l disturbi motori si rivelano coi segni ordinari delle paralisi laringee d t queste p:ene re: fiochezza, raucedine; i distur bi respirator i sono nulli o po:::liissimo pronunciati, a meno di sror.zi considerevoli, di decor~o rapido, ciò che non è comune ai malati affetti da que~ta infermità. In due casi recPnl~mente pubblicati, W eintrand ha segnalato !a coesis tenza di una para lisi del cr ico-aritenoideo posteriore con la paralisi ed atrofia del muscolo trapezio dello stesso lato. L'alterazione aveva interessato sim ultaneamente le due branche interna ed esterna del nervo spinale. Secondo il professore Raymond, questa associazione morbosa non sarebbe mol lo rara nella forma bulhare dP.lla sir ingomielia. L'inizio di queste les ioni é il più spesso s ilenzioso. Il malato si accorge di un po' di r·aucedine, di difficoltà della vnce. Soventi sono i parenti od il medic• l che lo se g nalano al paztente, la cui attenzinne è più richiamata dagli altri sintomi multipli e più gravi della sua malattia. Il disturbo vocale può colpire impr ovvisamente il paziente. In un malato di Schmidt, il malato fu colto improvvis amente, durante un via~rgio, da una raucedine che non rece che aumentare in ~e!!uil<J.
Quanto ai disturbi sensiti• i, essi passano il più spesso inavvertiti, e non sono rivelati che a l momen to dell'esame. l malati ·si lameuta no te! volta di disfagia, di distur bi della cléglutizione, ma es iste allora uno stato paresico più o meno pronunciato dei muscoli del velo e della faringe. Queste lesioni faringo-laringee non sono sempre l'appannaggio di siringornielie di vecchia data; possono presenta r$i anche nell' inizio della ·malattia . È degno di nola il fatto che non ~ono mai stati osservati né spasm i, né crisi laringee cosi frequenti nelle labi.
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RIVISTA
l. T ALMA. - Idrope lDftammatorla. - (Zeitsch. fii,r kll:n. M ed. e CPntralb.jiir die med;c. W issensch. , N. 42, 1895).
Il Talma tratta in questo lavoro di quell'idrope che è de· s ignata col nome di idrop ~ infiammatorio, ed è una raccolta di liquido sieroso nei saechi linfalici, il cui sv tluppo è det.ermioato ed essenzialmente costituito da una irritazione secretoria, come avviene nella infiammazione. Da questo studio é quindi escluso l'idrope consecutivo a malattie del cuore e
dei reni, benché possa talora osservarsi che anche nella malattia del Bl'ight l'idro pe non sia una semplice infiltrazione ma un pr odotto di secrezione infiammatoria dell'endo telio dei vasi. L'affezione può esser·e generale (Hidrops injlammatorins oeneralis) od essere lirnitalo ad un org.ano o a pochi organi. Per se stesso l'id rope non é pericoloso: anche quando la tumefazione è molto gt·a nde; il malato puc• essere in breve tempo a llevialo con poche innocue incisioni. P ero la esperienza dimostra che la prognosi è diversa secorHlo l'età dei maiali; nei giovani è del lutto favorevole, nei vecchi è in generate calliva. Il corso della malattia ~~ in questi di lunga durata e non raramente 'si trascina per· più mesi. Come moventi etiologici il Talma cita i raffreddamenti, l'abuso degli alcoolici, le cacbes!i'ie, le mulattie infettive precedentemente sofferte; per esempio l'idrope infiammatoria viene non rara ment.e dopo la influenza. Le vie per cui le cause della malattia si introducono nel corpo sono d tverse; per la donna per e;oempio le cause predisponenti possono arr ivat·e nel per'itoneo attraverso l'ostio dell e tube; possono paSStH·e
dall'intestino nell'organismo priocipii organizzati e non organizzati o col sangue della vena porta o con la linfa e col chilo attraverso i vasi linfalici, o attraverso la parete intestinal e nel peritoneo. In quanto a lla terapia, bisogna pt·incipalmente avere riguardo a lla ra gione etiol ogica. Cosi, se ad esempio, s i t·iesce ad eliminare una infezion e intestinale (anor·mali fermenta· zioni e simili) che cagionò un'idrope, anche l'idrope da sé stessa si dilegua. In a!Lri casi é d'uo!JO ricort·er t alla puntura od anche a r ipetute punture o alla lapar·otomia con successivo dr anaggio della cavità ven trale.
MEDICA
D FOD8D4oaooplo, DtlOYO •truD;leDtO per l'ln4&glne del IUODllutemt, id~atO dai dottori AURELIO BIANCHI (profe~sore di clinica propedeutica e patologia medica) ed EuGENIO BAzzi (!)rof. di fisica).
Per ~peciale cortesia del distintissimo prof. Biancl1i abbiamo potuto. constatare praticamente tutte le svariate e ' meravigliose applicazioni semeiotiche del fonendoscopio. Questo strumento predestinato ad ampliare ~randemente il campo delle indagini cliniche, fu idealo dal pt'of. Bianchi, coadiuvato per la parte fisica dal prof. Bazzi. Il fonendoscopio fu presentato per la prima volw al Congresso internazionale medico tenutosi in Roma nel 1894, ed è già abbastanza noto e diffuso all'estero; ma in Italia non lo è ancora quanto meriterebbe di esserlo, ed è perciò che crediamo opportuno di presentarne un cenno descrittivo. Lo str umento io parola serve indistintamente per la ascoltazione di tutti i suoni spontanei o pt•ovocati che si svolgono nell'organismo umano, con intensita superiore e con localizzazione più esatta di quella degli ordinari stetoscopii fin qui B'loperati, e senza alterazione del metallo del suono: inoltre esso non disperde le vibrazioni come fa lo stetoscopio cavo per cui si sentono più intensamente i sunni, ma non le esagera come fa il microfono. Esso può servire: 1° all'ascoltazione dei rumori respiratol'i, dei rumori circolatori e dei rumori degli organi della digestione, nella ~ a Iute e nella malattia; 2° all'ascoltazione dei rumori muscolari, articolari ed ossei: 3• all'Ascoltazione dei r umori dell'utero in gestazione e del prodotto del concepimento i 4° all'ascol tazione dei rumori della circolazione capillai'C (dermatofonia) e di quelli auricolar·i ed oculari i 5o all'ascoltazione dei r umori provocati artificialmente per la delimitazione approssimativa ed esatta delle dimensioni, posizione e spostameoti degli organi e dell~ r accolte li•1uide co~Lenute nelle principali cavità i
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IUVISTA
6° all'ascollazione interna dell'orecchio, ùell'utero, della vescisca, dello stomaco e degli intestini. Il fonendoscopio ha la forma e la grandezza d'un gros so orologio da tasca. La s ua parte anteriore, che ne ll'orologio corrisponde al ~Juadrante pe1· le ore. é formalG inveee nel fonendoscopio da due lamine sovrapposte: quella interna più sottile e più s ensibile; quella e"terna piu resistente e facile a smontarsi per scoprire l'altra. La lamina esterna ha nel suo centro un foro, nel CIUale può avvilaril'i un'asticina bottonata , che serve a localizzare in un punto l'esame e che pu6 a·1ere differenti fC)rme e lung hezze per i divers i P-sami nell'interno deg li organi. La parte pos teri ore J el fon endoscopio ha due fori centrali per l'inflssione dei tubi a uricolari, e due anelli nei qual i s i colloca , allor cltè non ~i adopera, l'aslicina bottonaia. Il contorno del fonendoscopio é s .::avato a pule~gia e può contenere avvolti attorno alla gola di rtuesta i tubi auricolari,
allorché l'islrumenlo non funziona. I tubi auricolari sono terminali da un lato da due tubetti metallici per infiggerli nei fori de l fnnendoscopio, dall'altro da due olive a ~ambo incurvato pE't' nssarli e ntro il meato uditivo. Infiggendo nei fori del fon endoscopio dei lubi a diverse biforcazioni, potranno prendere part~ all'ascoltazione tante per sone quante sono le biforcazio ni. Il fon endos copio s erve per esami di aree estese e di aree ben localizzate, offrendo anche diveesi g eadi di sens ibilita . Per esame di aree este:::e basta pog giare la la mina sopra la parte da esplorars i, Per esame di aree locali;!.zate, come ad ~sempi o, dei ton i del cuore, delle arterie, ecc. occol're avvitare al centt•o del la lamina esterna il bas toncino boUonato, ed applicarlo sulla parte facenùo mite e g raduale pressione. P er la sensibilità poi si possono a vere diverse gradazioni o ttenute nel modo seg uente: La sensibililà minima la s i ha applicando il fo nendoscopio con tutle e due le lamine, ma con un solo tubo all'or ecchio· La s ensibilità medin s i ottiene applicandolo con le due lamine e con i due tubi a gli or-ecchi.
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La sensibilità massima si pu6 a vere togliendo la lamina esterna ed applicando lo strumento con la sola lamina interna, mentre negli orecchi si pon~ono i due lubi. La s ensibilità dello strumento è tale che si appr ezzano i tenui cambiamenti di suono, e quindi r ende di estrema facilità :1 delimitare le at·ee viscerali, non già percuotendo ma semplicemente pr emendo e strisciando con l'apice dell'indice dall'esterno verso il viscere stesso sul quale si pre me il bastoncino bottonato del fonendoscopio. Occorrono però alcune avvertenze: Prima di lutto si eviti lo sfregamento sia delle lamine, sia delle pareti e dei tubi contro le vesti od altri oggetti durante la osset•vazione. Si faccia poi g raduale e mite pressione sulla parte esplorata per assicurare il contatto piu diretto possibile. Si difenda la lamina interna dagli ur ti e dalle pressioni troppo forti. Si applichino sempre al fvnendoscopio i due tubi auricolari anche se ne adopriamo uno solo. Il fonend oscopio per mette, a diffi:lrenza degli stetoscopii: l• di eseguire rapidamente e sicuramente l'esame funzionale di un organo o di piu organi ; 2' di poter fare un'esame sommario, ma esatto, anche al disopra delle vesti, purché si tenga ben fermo e compresso lo slrumen to i · :.: di potet· stare !ungi dal malato, con notevole utile igienico del medico e con magg ior comodo e decoro del ma· lato stesso ; 4• di non essere disturbati dai rumori che potessero farsi nella sala di esame; s• di potere, adoperando una sola mano e senza nessun disturbo del malato, provocare i suoni per stabilire una e&alta delimitazione dei visceri i 6• di non alter are per nulla l'allez~a dei s uoni ed i loro rapporti reciproci ; 7' di dare a llo scienziato che l'adopera, relativamente alla ricerca dei rumori e dei suoni dell'organismo, la medesima superiorità che ha l'occhio armato di una lente di ingrandimentp in confronto dell'occhio che ne é privo;
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So di rendere possibile l'ascoltazione, mediante un solo islrumenlo, ad un vario numero di persone, ciò c he é iudubbiamenle vanta~gioso all'insegnamento. Nella conferenza clinica tenuta in Roma dal pror. Bianchi uello scorso ottobre all'ospedale di S. Spirito e pubblicata nella Clinica moderna (anno I, fascicoli 15-16), egli accennò -solo di sfuggita alla ascoltazione fonendoscopica degli organi craniensi, per traltener·si più a lungo sulla f onendoseopia delle vibrazioni pr ovocate negli organi, la quale perm elle di disegnarne con esattezza la forma, la posizione ed i rapporti, mentre ne fa a pprezzare la densità. Per questo esame si adopera il fonendoscopio con l'asticina abbottonata, premendolo fortemente sulla cute corrispondente ad una parte scoperta dell'orgnno da ricercarsi, mentre si adopera per lo più un solo tubo di conduzione. Basta st risciare premendo il di to indice della mano destra ~ulla r.ute presso il bottone iiell'asticina per appr~zzare una vibrazione assai notevole e varia secondo la densità e la tensione dell'organo in esame: poi si sfrega col dito stesso lungi assai da tal parte, non attenendone alcuna vibrazione o solo una debolissima: allora si continua a stl'i.sciare dalPesterno verso il bottone dell'asllcina e ~i segna il punto nel quale si avverte il passaggio ad una vibrazione ben manifesta e simile nt<l tono a quella gia percepita sfr·egando presso l' asticina. Cosi seguHando tutto all'intorno di questa ed av.,ndo cura di convergere eempre con tale lavoro dall'ester no verso l'asticina, ~di vE:.dere, per riprova in casi dubbi i. da •ruesta verso l'esterno, si possono segnare una serie di punti, i quali riuniti da una lin"a ci danno il disegno di eoniorno del oiscere in esame. Alcune avvertenze sono necessarie e si intendono facil mente. f meglio che l'at~lieina posi sulle parti molli che sulle ossa, perché su queste alla vibrazione dell'organo sottos lànle si unisce quella nell' OS$0, e occorre un po' più. di attenzione per segnare il limite del viscere o·ve termina la somma delle due vibrazioni e non sin dove continua la vibrazione semplice dovuta all'osso. È vero che pr e -
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mando molto l' a sticina può questa vibrazione s uperficiale smorzarsi in parte, come si smorza q uella dovuta alla pelle, ma pure, se puossi, é meglio evitare, specialmente da principio tale causa possibile di errore. È necesssrio che l'asticina posi sulla parte del oiscere non coperta da altri oiscerì, allrimel'l!ti non puossi fare con sicurezza il disegno di quello che si vuole esaminare : cosi ad es. pel cuore é necessario porre il fonendoscopio nello spazio che rimane libero fra i due polmoni; per lo stomaco in quello oltre il lato sinistro del fegato. È pu r necessario che man mano si cambi dì posto alla astieina da un oiscere all'altro per avere successivamente l'area dei diversi or gani. Così ad e!'empio se pel cuor e occorre che sia nel 4• spazio di sini;;Lra pt·asso la · parasternale; per il fegato dovrà trovRrsi nel 7' spazio sulla ma mmiliare di destra; per lo stomaco nel 7° spazio sulla mam· miliare di sinistr·a. Qualora l'organo sia mollo esteso occorre che l'aslicina occupi suecessioamente vari punti del oiscere: cosi ad es. per il fegato dovrà tr·ovarsi successivamente nel 7° spazio sulla mammillare di destra, nel 9<> sulla ascellare media, e sotto l'appendice xiroide. e all'altezza d ella u· ver tebra dorsale; per lo stomaco nel 7o spazio sulla mammillare sinistra, sulla linea alba presso la curva dell'arco costale sinistro. L'esperienza _ba provato che la vibrazione procurata col dito di rado oltrepassa una estensione il cui dia metro sia eguale a 4 volle la lunghezza dell'a~ ticina. Quando un organo è diviso in varii segmenti (lobi polmonari) o é separato da trflme~•i (cavità del cuore) o è interrotto da ligamenti (ligamenti epatici) o contiene sostanse di differente d~ nsità (stomaco con gas o c on alimenti) allora occorre che l'astieina cambi di posto successivamente, perchè i segmenti, i tramezzi, i ligamenti, il contrasto di densità differente inter rompono la trasmissione delle vibrazioni. Operando in tal modo si hanno risultati veramente sorprendenti, e si possono disegnare le divisioni lobari del polmone, il livello del contenuto liquido del cavo pleurale con i suoi spost.a menti a seconda del cambiare di posizione del malato,
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le cavità del cuore, i lobi del fegato, il co11ter~uto gastrico, il li vello del liquido ascitico ecc. Quando un Ol'gano in esame è cope rto da allro · orvano mollo elastico e quindi facile a s morzare la vibrazione occor·re che lo sfregamento del dito sulla cute sia più intenso: così ad es. il cuore nella parte coperta ùel polmone enfise· matoso richiede per essere disegnalo con esaltezza, che lo sfregamenlo del dito sia maggiore su cotesta parte cui sol· tosta il polmone, che su quellfl ove è il cuol'e direttamente a contrasto. Con questo modo di esame 5i disegnano gli organi sulla cute, come se 3e ne potesse proiettare l'ombra su di essa; con questa differenza che l'ombra di corpi sovrapposti forma una macchia tutta uniforme, mentre l'ombra fonica così ottenuta permette di disegna,.e le parti che si soorappongono e pur anco le pa1·ti nelle quali o per mezzo di solchi o per mezzo di tramezzi l! diviso un organo. Questo risullato era già stato ottenuto con lo stetoscopio biauricolare, e gli studii fatti dal prof. Bianchi E> pubblicati dal J8!l2 in poi sono a conferma di ciò; però col fonendoscopio è possiiJile di a vere maggiore esattezzt1 di r·isullali con minore praLica. Ecco per sommi capi le modalita di esame dei diversi or~ani.
Polmone: il fonendoscopio si pone successivamente nello spazio sollocla vicolar e e sopra clavicolare per il1° lobo; nel :l• spazio per· il 2•, s ul 4• per il :~· lungo la linea emiclavicolare. Vibrazioni non molto forti. Si delimita cosi il contorno polmonare e le divisioni dei lobi polmonari e la sovra pposizione di essi. 1n caso di versamento pleurico si pone sugli stessi punti e dopo l'esame in posizione supina ed eretta si fal'a colloca!'e il malato prima sul fianco dP.stro e poi sul !'inistro per vedet·e lo spostamento di livello del liquido. V1br·azioni forti. Cuor.e: il fon endoscopio per l'ar ea geoerah~ si pone per lo più nel 4° spazio sulla paraslernale di sinistra, per l'area ùel veotricolo destro più in basso · a s inistra, per quella dell'orecchieUa destra, più in t-asso a destra ; per quella del venll'icolo sinistro più in alto a sinistra; per f)Uella del
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fascio vasale più in alto a destra. Vibrazioni forti. Si delimita cosi il contorno esatto del cuore, la divisione sua in orecchiette e ventricoli, il fascio vasale, ed è possibile s tabilire la larghezza e luoghezza di questi diversi punti, nonché la posizione del cuore •·ispetto alla parete. Fegato: il fonendoscopio si pone successivamente sotto l'appendice xifoide, neE 71 spazio sulla mammillare destra, nel 9• s ulla ascellare media. Vibrazioni forti. Stomaco: il fonendoscopio si pone successi va m ente nel i • spazio sulla emiclavicolare di sinistra e presso l'arco costale sinistro. Se lo stomaco ha cibo s i pone ·il fonendo scopio subito solto la curva inferiore designata. Si vedono cosi disegnarsi l'estremità ca1•diaca e pilorica, le cur ve del viscere. i rapporti del suo conl~nuto liquido e gassoso e le variazioni di forma del viscere e di sede del contenuto col variare di posizione del paziente. Vibrazioni mi ti. Colon: per il cieco e la porte ascendente si pone successivamente nella fossa ilinca destra e solto l'arco costale sulla ascellare anle•·iore e media : per il colon trasverso in due o lro punti a seconda dell'estensione su òi una linea che da destra va a sinistra passando per la cicatrice ombelical e e salendo a sinistra solto l'arco costale fino alla ascellare media e posteriore: per il colon discendente sotto l'arco costale sulla ascellare media e presso la spina anlerio1·e superiore dell'ileo. Vibrazioni varie secondo il contenuto. Vescica: il fonendoscopio s i pone sopra la linea alba al disopra del pube: vibrazioni deboli se é vuota, forti se é distesa da liquido. Liquido ascitico: Occorre porr e il fonendoscopio successivamen te sulla linea a scellare anteriore dei due lati e sulla linéa alba al disollo della ombelicale trasversa: fu re l'esame stando il malato supino, seduto, in piedi . Vibr azioni forli. I neoplG.$mi, gli OT'gani spostati, (reni e milza) le glandole ipe,.trojìche, ecc. si possono di!'>egoare, posando il fooendo ·scopio nel centro loro di figura e sfrega ndo all'intor no. Esame della pa•·te posteriore del corpo. Polmone: il fo nendoscopio si pone successivamente dai due lati della linea scapolare media all'allezza della t• dor-
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sale, della 4' dorsale, per· il 1' e 2' lobo; della 7' do•·sale e della to• dorsale, per il lobo inferiore. Cosi è possibile disegnare i lto bi polmonari e la linea di loro sovrapposizione,. Fegato: il fonendoscopio si pone sulla linea scapola re all'altezza della 12" ùorsale a destra. · M il.za : il fonendoscopio si pone s uccessi vameut.e sulla a ~cellare poster iore e sulla media a sinis tra negli s pazi dell<> cos te u!Cime. Reni : il fonendo scopio s i poue un po' a ll' indentro della linea emiscapolare subito al disotto dell'area de l fegato e della milza. Con questo esame fonendoscopico s i può ved~re di quanto si sovrappongono i lobi polmoneri fra loro e di quanto cuopr·ono la superficie anterior e del cuore; quanto si innalza nel cavo toracico la cupola del fegato e di quanto esso ricuopre la parte pilorica :!ello stomaco: fin dove si spinge il cardias solto il cavo toracico, ed i rapporti del colon col fondo gastrico. Ed inoltre si possono disegnar 0 e valutare an·:he gli spostamenti dei visceri per la variata posizione o per la variata de nsita lor·o. Per ciò fare dopo avere ad es . disegnali gli organi stando il paziente supino, lo si fa ad un tratlo alzat·e in piedi o porre s ui due lati successivamente e si vedrA lo spo 3tamento dei vari or gani in sé s tessi e nei rapporti reciproci. E quas i cio non bas tasse si può anche os servare lo spostamento funzional e di certi organi: cosl ad es. tenendo fermo il punto di a sco ltazione e facendo fortemente respirare il malato, si può vedere di quanto si espandano i singoli lobi polmonari non solo, ma pur anco qual movimento essi diano a gli organi ad es si contig ui. Il lonendoscopio può r endere segnalati servizi non solo in medicina, ma anche in chirurgia, ed è suscettibile di applicotzioni anche a divers i ·altri rami della scienza come la fi sica per la parte acusticai l'ingegneria, la geologia, ecc. Questo nuovo mezzo di inda~ine però è specialmente raccomandabile ai cultori delle scienze mediche, sia clinici che pratici; infJuanLoché mentt·e i clinici se ne avvanLaggeranno
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per rendere più delicate ed esalle le ricerche sulla topografia e funzionalità degli organi, i medici pt•alici otterrannu il vantaggio di u na maggiore rapiJ ità e sicut·ezza di esame, e tutti ~uanli avranno bene mel"itato della umanita rendendo più semplici & quindi più tollerabili anche ai malatì gli esami cbe di necessità si devono compiere s u di essi, e dalla cui completezza ed esattezza bene spesso dipende la loro salute e vita. Il fonendoscopio si ruò avere dalla ditta Wallach {palazzo Odescalchi sul Corso, in Roma) al prezzo di L. 25 non comprese L. 1,50 per spese di porto e di imballaggio. Il prof. Bianchi pubblicherà quanto pl'ima una Istruzione sull'uso del suo fonendoscopio, la (1uale facendone più dettagliatame nte conoscere le moltissime applicazioni cliniche, eontribuirA di certo a far acquistare a questo strumento pr eliosissimo la diffusione che merita. G
HIVISTA CHIHUBGICA . '
Douz.-~.Ns. -Delle lnbmmazloD! della bora& aleroa& ao-
pra-I!U&o& (bòtaa lltron dello p.Oaa). - (Journal d~ • Médecine et de Chir urgie, novembre 1895).
Le infiammazioni della borsa sierosa dello psoas costituiscono un•affezione rara; é importante per ò conosce.rle, perchè posl-lono fac ilmente dar luogo ad un er••ore di dia g nosi. Si sa che quando il muscolo psoas i11aco passa davanti la caps ula fibrosa articolare dell'anca, il rapporto che esso ha con la capsula articolare non è un rapporto diretto, immediato; tra le porzione dello psoas situata al davanti dell'articolazione e qtlesta articolazione ste~sa si trova unà bOJ'S&.
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sierosa chiamala borsa iliaca o sopra-iliaca, costante e notevolmente sviluppata. Di più, in certi soggetti essa presenta n ella fa ccia poster iore, sulla faccia capsulare, un foro che serve di comunicazione diretto tr·a la bor~a sierosa e la sinoviale dell'articolazione sottostanle. La frequenza di questa comunicazione é ùi ver sameute valutata dagli anatomici. Sopra dodici soggetti, Douzans l'ha riscontrata tre volle. Date queste condizioni · anatomiche, l'infiammazione della borsa si presenta in condizion i molto diverse e ad essa si può applicare la classificazione dA la a gli igromi. Si deve osser vare che, a cagione della comunicazione possibile della borsa sier osa coll'articolazione, qur>sli igromi sa ranno primitivi o se condari a d un'affezione a rltcolar-c. :-.Iella caleE<or·ia degli igr omi primitivi, la causa determina nte sarà. il tr·aumatismo, l'arlrilismo, fo rse la s ifilide, e si riscon tra una for ma ora sier·osa, ora purulenta . Nella categoria degli igromi secondari, tutte le lesioni ar· ticolari dell'anca possono es~e rn e la causa. Anche le lesioni vertehrali od iliache, le psoiti possono cagionare l'infiammazione della borsa sierosa sopra-iliaca. Ecco come si presenta la sintomalologia di ques ta affe·zione. Il tumore, app rezzabile colla vista, si presenta in generale di for·ma legger·mente ovalare od anche fusifor me: il s uo g r·anùe asse è obl iquo rli alto itt basso e di fu ori in dentro e passa per la linea fittizia, che va dal piccolo trocan~ere all'arcata crura le (al bordo interno dello psoas) . Le dim ension i variano sensibilmente dal volume di un uovo ùi gallina al volume di una testa di bambino allungata . La fluttuazione, quasi impercettibile nell 'estensione, si constata facilmente quando si porta la coscia ne lla fl essione. Il dolo re locale é moderato o talvolta nullo: ma, invece, i dolori irradiati sono vivissimi, sopra ttu tto quando il malato ha camminato. E:ssi si notano in tutta la regione anteriore ed intarna della coscia, non sono mai stati segnalati alla faccia posterior·e del membr o, piuttosto vivi al g inocchio, l ungo il margine interno dell'arto, mai nell'auca (in corri-
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spoudenza del grande trocantere o in dietl'o della cavità cotiloidea), a meno che esistano lesioni articolari còncomilanli . I disturbi funzionali sono pure impot·lan li. La deambulazione é dolorosa, la claudica~ione si aggiunge a questi dolori: la claudicazione é causata dallo stato di flessione che iJ malato é costretto a dar e al suo arto, essendo lo psoas arrestato dal tumore e dal dolore che cagioner ebbe l'estensi.one completa; il muscol0 si con't rae in un dato momento della deambulazione, l'estensione non può essere completa, donde la claudicazione. Esistono infine intormenlimento e formi colii. Dal punto di vista della cura, é neeessa1·io separare l'igroma sieroso dall' ig t·oma purulenlo, come pure gli ig1·omi sierosi semplici, vale a dire indolenti , non provocanti alcun disturbo funzionale, da quelli che provoca no dolore e compr omettono piu o meno la funzione del membro. Agli igromi s ierosi non può essere applicalo che un solo trattamento, vale a d ire l'incisione con ablazione più o meno completa o m odificazione della cis ti. A cagione d ella comunicazion e possibi le della bors a sier.osa coll'articolazione, si comprende che l' i n le1·ven lo chi rurgico deve essere esclusivamente riservato ai casi in cui l' igroma provoca a ccidenti. Quanto a gli igromi purulenli pioemici o sintomatici eli lesioni vertebrali, del bacino e della psoite, il loro tr attamento s,i confonde con quello della les ione iniziale. Si Ll'alta allora di una complicazione g ravissima quando l'nrtic0lazione dell'anca sia invasa; nel caso con tr ario la suppu1·azione di questa borsa sierosa non è che un epifenomeno sopraggiunto nel corso di un'infiammazione suppu ra tivn.
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Del flemmolll perlnefritlol tnbe·r oolod 4'orlglne renale. - ZELL ER. - (l.yon Mérlical,. novembre N. 47, 1895). ~
L'autore, che ha $Cl'itlo sopra q uesta affezione re~ li vamente rara un'eccellente monografia, é arrivato alle seguenti eonclusioni. Ksisle una varietà di flemmoni perinefrilici d'o rigine tu-. bercolare consecuti.va alla tubercolosi r ena le.
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Questi flemmoni perinefritici sono relativamente rari e consultanJo la letteratura chirurl{ica l'autore non ha potulo riunire che 21 o~se rvazioni di questo genere di le!.'iOnP., delle quali due gli sono per sonali. La tuber colosi renale solto tutte le forme é :;:usrettibile di produrre questa complicazione. Se si tiene conto dei rapporti intimi del rene e dell'involucro cellulare che l'attornia e nello stesso tempo delle le!.'ioni tubercolari soventi corticali, si comprende la patogenia di quesli flemmoni pe~j renali. Nelle 21 os!.'ervazioni, 1~ volte e~ isteva la forma di tuber·co losi re11ale ulcero-caseosa, 3 volte la fonna miliare; negli altri 5 casi la le!<ione non era stata indicata nell'ossel'vazione ; 6 volte la lesione occu pu va il la lo destro, iO Yolte il lato sinistro. In 20 delle osservazioni, essa era unilaterale una volta soltanto, essa e1·a bilaterale; 3 volle il rene solo er·a inter:es:sato, e ·J5 volte le altre manifestazioni tubercolari !?i trovavano sull'appera\o orina1·io. La prognosi del flemmon e perinefritico tuberroloso é molto grave; risultano infutti 6 guat•igioni e 13 morti. La cura del fl emmone perinefritico tubercolare é essenzialmente chirurgico. Es!'a ~at·è, secondo le circostanze, palliativa o curativa. Nelle lesioni birl'nali, si ricorrere alla la r~a apertura con drenaggio del flemmone , alla nefrotomia, all'apertura degli asref<;:i e dei fo colai tubercolo~i dei reni, secondo lo stato delle le~ ioni ed i !;in tomi presentati dal malato. In principio, la neft·ectomia deve e;:sere .' espinta a ragione del r en e op· posto. Queste operazioni di sollievo sono giustificale dai d.olor i talvolta molto vivi ehe risen tono i malati per l'esistenza di un focolaio infettivo esteso ecc. La stessa condotta può essere impostA ']Uando esistono manifestazioni tubercolo:se da parte del r imanente dell'apparato genilo-urinario o in altri organi. Infine, secondo il professore Poncet, la nefre1:• tomia é l'operazione di scelta, quando non esistono le controindicazioni sovraccennale, o quando la tubercolosi è più o meno limitata al rene che ha provocato il fl emmone perioef!'itico. La nefrectomia pl'aticata 5 volte ba dato 5 gua· rigioni, mentre che lA nel'rolomia praticata otto YOite non ha dato che tre successi. B.
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W. J. WALSHAAt. - &ottua IDtrapedtone&le 4eUa •••oloa. - (Bri t. Med. Journ., l f> giugno "1895).
Il prof. Walsham lesse una memoria su questo argomento alla Società Reale Medico-chirurgicll di Londra e presentò uno specchio dei casi di rottura della vescica trattati colle 13ulure dal 188R finora: con quelli raccolli dal dott. W. E. Mi! es essi ascendono a 28. È importante riferirne il più recente. 11. paziente, dell'età d'anni 42, fu ricoverato nell'ospedale me· tropolitano il di 8 maggio del corrente anno con rottura intraperitoneale della vescica. La diagnosi fu s tabilita insufftando nella vescica poche once cubiche d' a1·ia atmosfel"ica mediante due o tre compressioni del pallone di cautciù d'un microtomo a congelazione (ad etere). Immediatamente l'addome si gonfiò e l'ottusità epatica scompar·ve completamente. Il crepaccio della vescica fu chiuso con H punti di sutur01 alhi Lembert, la cavita pelvica fu irrigata con soluzioni di sublimato e di acido borico e s uturata la ferita a ddomi-
nale dopo essersi assicuralo della perfetta tenuta della vescica mediante iniezione di latte. La g ua l"i~i one avvenne ra pidamente. Questo è fors e il primo caso in cùi effettivamente !'i usò de:ll' ins ulflazione d'aria come mezzo diagnostico. Dalla sua buona r iuscita si possono trarre le seguenti conclusioni: 1.· che la quantità d'aria rla insufflarsi dev' essere molto piccola (non più di 4 ò 5 pollici cubici = 70 c. c. circa); 2.• che deve i mpiega1·si uno moderata pressione; 3.o che la presenza nonchè d'una piccola quantità d'aria nella cavillà addomi nale pone la diagnosi al disopra d'ogni dubbio ; oi.o che l'introduzione d'un gas nella cavità addominale è, anche in ()iccola quantità, se~uiLa da gravi d isturbi delle condizioni generali del paziente , i quali nel caso rife1·ito cessarono con l'apertura della cavità addominale, la quale cosi pePmise la ruoruscita dell'aria. Si consiglia perciò di praticar~ l' insuffiazione s ul letto d'operazione quando lutto é pronto per un'immediat.a laparotomia. Si consiglia anche nel trattame11lo post-operativo di non fa r uso di c.ateler·e a permanenza sia perchè non v' é bisognC', sia pe1· evitare l'insorge re d'una cistite e d. una infezione settica.
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Dei 28 casi raccolti 1t guarirono ~ 17 morirono: tra quelli g-uariti solo 1 presentava la nola d' una peritonite al momento dell'operazione: tra i morti invece ben 8 ne erano affetti. La morte in quelli non affetti da pel'itonite fu causata da shock, da emort·agia o da tutt'e due insieme. All'autopsia• in 4 individui fu LJ"ovalala vescica tuttora pervia: non si può quindi raccomandare abbastanza la pratica di provare la sua tenuta mediante le iniezioni di !alle o di qualche altJ•o liquido innocuo e facilmente discer nibile.
A.ne•te11a con etere e o ..lgeno. (Med. Ree., 12 ottobre 18Q5).
CARTER S. C oLE. -
11 doll. Carler , docente di chirut·gia a Nuova Yo1•k, ha
proposto ed attualo un nuovo metodo d' anestesia usando l'etere misto a d ossigeno. I risultati E>Ono stati soddisfa centissimi: per ora l'autore si limita a pubblicare i fatti, in seguito darà di essi minuta spiegazione. L'appat'ecchio che egli impiega 6 abbastanza !'em plice. La maschera da anestesia è una semplice scatola di latta, sul · cui fondo è innestato un tubo di !alta lungo sei pollici. Due tubi di caucciù partono dalla botli~lia per qua ttro quin ti piena di etere: uno di essi si adatta al tubo della maschera , l'altro a l serbatoio dell'ossigeno. Un altro tubo pur e fissato al fondo della maschera e cbiudibile con un tappo permette la introduzione dell'e.tere senza bisogno di toglìerla dalla faccia. Un a piastrina perforata nel mezzo e sostenuta da uno scheletro di filo di ferro amovibile tien lontani dalla faccia del paziente il colone e la garza impregnati d' etere. Completa l'apparecchio un manicotto di caucciù che compr ende la maschera e la faccia dell'oper ando. La quantità di gas ossigeno impiegata è stata in media di cir·ca cinque lilr·i: quella dell'etere é stata in media negli adulti di c1rca sei once, di' tr e nei bambini. li tempo ma~ simo richiesto per l'anestesia completa è stato di 15 minuti, il minimo di tre minuti: il r itor no in sè dell'ammalato è avvenuto tra 15 e 50 minuti. Un a salivazione abbonda n le che ' neces:;iti la pulizie del faringe occorse una volta sola: il
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vomito uou fu né serio nè fastidioso, anzi nella maggior parte dei casi non s i notò neppur e nausea né durante né dopo l'eterizzazione. La respirazione è stata sempre facile: mai si osservò dispnea o accenno a soffocazione. Lo stadio dell'eccitamento fu br eve sem pr e : il col•>rilo del volto fu sempre bello e in niun ca so si notò la più lieve congestione. La temperatura del ('.Or po non subì alcun cangiamento. La quantità massima di e tere impiegata fu di otto once, la minima di tre per una naroosi della durata d'un'ora. Questi i fatti a sservati. Se gli operatori paragonassero la quantità d'etere usato, il tempo rich iesto per l'anestesia, la assenza di soffocazione, salivazione, nausea e vomito, con· eluderan no favoi>evolmente a pr6 di questo nuovo metodo, il quale è semplicissimo ne lla sua a pplicazione non richiedendo cbe ossigeno puro, buon etere, un tubo non più lungo di due piedi che va dalla maschera alla bottiglia dell'etere, e un altro da que.s ta al serbatoio dell'ossigeno. Il C!i1·ter ha impiegalo qu esto metodo in 11 casi e il dottor Francis H. Markoe in altri 10 e sempre con r isu!Lati favor evolissimi.
Perforazione totale 4el corpo oon 1Ul& b&lonett& Lebel lenza aool4entl. - LARDIER . - (Journal de Médeeine et de Chirurgie, giugno 1895). Il dott. Lardier venne cbiaroato a prestare le sue cure ad un uomo che aveva ricevuto un colpo di baionetta in una rissa. Spogliato il ferito, soggetto di 20 anni, molto vigorOl!O, si si trovò a tre centimetri in fuori, in a lLo ed a destra dell'ombelico uoa piccola ferita completamente nascosta da una lin~uetta d i apiploon, che l'is trumento vulnerante aveva tra· scinato con sè nel moroer1to in cui si era ritirata l'arma. Alla parte posteriore del cor po si constatò un'altra piccola ferila rettangolare, a vente sei a sette millimetri di Jato e si· tuata nella parte più proeminente di una rdccolla sanguigna svoHosi a otto centimetri a destra della colonna ver tebrale, a livello delle ultime due coste.
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L'esame di •1ueste ferit~ dimostr ò ehiaramenle che il corpo era stato trapassato da una baiOitelta Lebel. Il colpo era stato dato dal basso in alto, perchè il piano della ferita posteriore era situato dieci centimetri circa al disopra delJa ferita anterior e. Il corpo era stato forato da parte a parte, l'addome era stato interessato nella prima parte, ed anche il cui di sacco della pleura destra, dato che l'estremità della baionetta fosse passata tra l'H • u la 12• co8lola, era stato traversato. Il ferilo era colto di tanto in tanto da vomiti e da un po' di \esse. Fu applicata una medicatura antisettica sulle due ferite, senza ridurre l'epiploon; fu prescrittA una pozione con 20 cen · tigr. t.li estratto tebaico, del ghiaccio ed una immobilita assoluta. Nei giorni sus~eguenti non si ebbero accidenti ed il malato guarì in una quindicina di giorni. È probabile che la punta ottus a della baionetta abbia spinto avanti i differenti organi, i quali fortunatam ente non si sono tro vati applicati 80pra un piano osseo, e rendendosi conto delle dis posizioni anatomiche dem visceri c"ontenuti nell'addome, si può vedere che l'arma é penetrata in quella regione privilegiata, all'infuori della vena cava, all'indentro del rene destro, sotto il colon trasverso. Tanto il diaframma, quanto il cui di sacco inferiore della pleura destra sono stati traversati. La lesione insignificante, di cui il polmone è stato la sede, ha dovuto consistere in una semplice scalfillul'a di quest' organo . •
stabsar$t. - Bulla l&parotomla uploratlva.- ( Deutsche medicinische Wochenchr ((t, N. 49, 2 dicembre 1895).
Doti.
TILMANN ,
La laparotomia esplorativa può essere eseguita a s copo diagnostico, oppure a scopo operativo, se l'oper azione s at'à possibile. La prima non è assolo tamente necessaria potendosi dedurre la diagnosi dal complesso dei sintomi pr esentato dall' inrer mo e da accurata osservazione: la seconda é del tutto r azionale; perchè aperto il veutr e, ,., racile deci<.fere,
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CHIRURGICA
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se debba eseguirsi l'operazione, orpure se fJuestfl sia inutile o nociva. T umori, traumatismi ed infiammazioni sono le cause pr incipali che possono far prendere in esame una laparotomia. La diagnosi di rene mobile e in gene•·aiE1 facile, ma talora presenLR difficolta insuperabili. Un'inferma di 37 anni entrò alla Charité per carcinoma del piloro· e dilatazione di stomaco, ma la laparoLomia dimostrò che si tratta va del rene destro fì s;::aLo al piloro. Una donna di 50 anni presentava un tumore alla milza, mentre con la laparolomia si osservò che trall1l\'11Si di rene aderente allil parte inferiore della milza. In un'altra donna entr alfl in clinica con la diagnosi ùi ren e mobile si riscontrò un a!':cess'o paratitlitico inCA.psuIOUo. In un fJUIII'lo caso in cui fa diagnosi era dubbia f1·a una malattia del fegato e •·ene mobile, si risconlraron•> ambedue le les:oni. Ancora maggiori sono le difficol té per la diagnosi dei tr·aumatismi del venL1·e. Qui si tt·atta in p1·imo luogo di decidere se esista un lr<~umatismo dell' intestino, una r·ollura per contusione dei tegumenli addomir~ali, una ferila diretta rlell'ìntestino pe1· fer ita da punta o d'arma dn fuoco. L'aperIUI"<l. dell'inte~tino e della ve!'lcica per se stessa non presenta alcun fenomeno obbietli vo caratteristico. Es" a diviene manifesta, i]uando sopraggiunge perìtonite, il che avviene per lo più uopo 2 t o•·e ed anche più lArdi. Se si aspetta sino u ']uesto punto, allor a é regolarmt>nle troppo tardi, poiché i r isultati della laparotomia e della sutura intestinale c011 peritonite manifesta dànno pes~:ima prognosi. All'incontro entro le prime 2~ ore la pt·og11osi c.lella sutura intestinale non é del Lutto cattiva. Si Jeve aduoq ue in lutti i casi operare nelle prime 21- ore, oppm'e in Lutti i casi aspettare i segni deila per·itonite 1 SA fo sse possibile la òiagnosi di •·ottu•·a intestinale o della vescica, bisognerebbe operare entro le prime 12 ore, ma disgra7.ialamenle alcune lesioni intestinali, la rollura dell'intestino e la l'endiln•·a della \' 6 scica, talor a non solo non presentano sintomi palol-{nomomrl, ma neppure fen omeni di peritonile. PiLI ùifflcile ancor a è il dilemma nelle con tusion i aJ,Jominali in cui
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RI\'JSTA
)Wedomina lo shok. Sopra 83 cootusioni d.?! ventre, }3 pazienti furono dichiarati cort pr obabilit.il affetti da lesioni intestinali. Di essi morirono 14, tre ope1•ati r·ispettivamenle dopo 6, 24, 48 Ol'e Jopo la lesione, gli all,•i senza npe•·azione per r ottura ùell'rnlestino. La gravit.il del trauma, come ha dimost ralo Chiari, n• m basta per far intraprender·e l'opera'zione. La W S{!D - T a i t, emise il classico a v viso : cl e ve operarsi se il malato é in pericolo e il medico è in dubbio. Michaux consiglia di eseguire la Japnrolomin esplorati va in lulte le g t·avi contusioni del ventre, a ccompagnate da forte shol<, per· determinare se esista una lesione intestinale a nel ca so affer·mati vo eseguire s ubito la ~utur·a. Egli su 12 casi di r ottura dell' intesti 110 ne oper ò 6 nelle prime 20 ore ed essi lulti guarirono. Di 4 operati più tardi, 2 morirono. Non diverso è il quesito per le ferile d'armi da fuo co e da punta penetr·anli nel ven tre. Le fer·ite di t•evol\'61' anch'e con lesioni intestinali sono in generale meno gravi e possono guarire spontaneamente. Ma se trattasi di lesione di arma da fuoco, prodottA da fucili di fante r ia di p iccolo calibro si può quasi con ce r·te7.za ammelter·e una lesione inttJslinale e diviene necessario eseguit·e la laparolomi11 n elle prime '12 ore. l n Ilolia domina gener·almenle il princ·ipio di esegui rP la lapa· r·olomia esplorativa in ogni ferita penetrante del ventre. l?; la lapar•otomia semplice un'opera:~.i o ne pel'icolosa1 Dopo lungo ed accurata discussione, avvalot·uln rl:t multi falli e da numerose osservazioni, il relatore concltiude che la lapa· r olomia esplor·ativa anche nellA più assoluta asepsi e uella più accurata sutura delle pat·eti addon1imtli non ò un pt·ocesso oper·atorio ciel tullo innocuo. Mediante i pr·ngr·essi dello tecnica chirurgica, i pericoli sono considerevolmen te diminuiti, ma non compl{ltamenle scompar·si. EssH deve esser·e intrapresa rlupo a ver esau rilo lutti gli altri metodt di indagine soltanto come operazione preliminar·e per e"entuale ul leriot·e pr·ocesso. È necessario riconoscere le malaLlie, rivolgen.io tulle le forze allo stud io dr i sintomi mnt•bt,si e~l er·namenle riconoscibili e nr,n aumentare il numer·o delle laparotomio esplorati"e per semplice scopo diognostico. La tubercolosi peritoneale può g uarire con la semplice lapa-
CH IR URGICA
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rotomia, nella quale si mauif~sta foele ipet•emia del peritoneo, che é l'ngent.e efficace della CUI\8. Anche i tumoei <.Iella cavità del ventre possono migliorare in seguito alla lapar·otomia esplorativa, in ugoi modo non é dimostrato ch'essa nei tumori maligni della cavità addominale, affl'elti in lulli i casi la mot·te. c. s.
Un ouo 41 dlaartlcolazlone del braoolo con asportazione della •capota e del due terzl IatetaU della olavloola. - (Berliner klinische Wochenscltrijt, N. 48, 2 dicembr'e 1895).
Pruf. A. KoEHLER, obersta&sar:.t. -
Un operaio di ~4 anni, di forte costituzione, per lo innanzi del tutto sano, nmmalò nell'ottobre 1894, !"enza causa nola, con dolori nell'ar•ticolazione della spalla ~ini s tra. Per· lungo tempo nella delta articolazione non si osser·varono alterazioni visibili, ma dopo alcuni mesi vi si m&nifeslò un rigonfiomento dolOI'oso, il quale nonostante il lungo ·tr·attamento coi più svariati r·imedi, a poco a poco crebbe e divenne manifesto. Il bt·accio nqn p oteva esser mosso senza grandi dolor-i. Allorchè rl malato ve rso la meta di agosto '1895, fu r·icoverato nell'ospedale, la sua spalla sinistra era divenuta grossa più d'una testa di ba m bino, ed a veva assunto aspetto di un tumore elastico, teso, lucente La pelle era percorsa da grandi vene e ispessita nella parte inferiore in parte anche sul tumore. Si nolava nella prn·te superiol'e del braccio mobilità anormale e molle cr·epilio. Tutto il braccio sinistro era fot•temente invaso da edema duro ed ern sede di acuti dolori continui. La consistenza del tumore, la sua estensione, le condtzioni della cute e la spontanea fr11Llur·a c.Jel braccio fecero sembrare impossibile unfl gunr·i1.done m edinnte la semplice disarticolazione dell'omero. In primo luogo faceva difetto la cute sana per ricuoprire il moncone, in secondo luogo il tumore che si eslendevn io nvnnti sulla estremita ant.e riore della clavicola, posteriormente sulla spina della scapola; in t.erzo luogo poteva con sicurezza a m mellel'si la malignità del tumot·e e la paetecipazione delle parti molli, specialmente dei differenti muscoli. li 23 ogosto il dotlOI' Dircksen slabsarzt esegui l'opera-
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RIVISTA CHIR{;RGICA
zioue solto la dir·ezione e sotto l'assis tenza del t'èlatore, secondo il metodo Ber·get:- Far·aboeuf: t·eseziune del terzo medio della eia vicolo, dissezione del muscolo !>ucclavio, della fascia clavi-petlorale. Il margine infer iore della fer·ita fu fer mato con la porzione eia vico lai·e del gt·an peUot•ale e il super iore coa quella dello ~lernocleido mastoideo. l grossi vasi e i nervi giacevano liberi nella f~t·ita lnrgamente aperta dagli scaleni sino al mar·gine del picco!o pettot·a le . Sutura dell' artet·ia e vena succlavia pet· mezzo di cloppin legatur·a con for·te calgul. Quindi. furo rlo disseccati il gr'Rnde e il picco lo pettorale dalle loro inserzioni co3Lal i ed il plesso brachiate molto in alto con in cisio:1e verticale e pt·olungando l'incisione laterale in basso s ino alla cavità dell'ascella, in modo da isolare il tumor·e arrivando alla cute sana. Il braccio col t umor e giaceva or·a for·temente in dietr o e in fuor·i, di moti•J che divenne agevole dalla gr·ancle ferila dissecare lu muscolatura della scapola. Anche qui r·iuscì di operare vicino all'osso, per· tenersi da ugni lato discosto dalla sede mor·bosa. In questa fedta prima di pr ocedere a lla dissezione ful'ono legati i J·ami tet•rnioali dell'al'lel'ia trasversa del collo e della scapola, cosichè la perdita del sangue, rluranl~ l' intiera opetazione fu minima. Da ultimo fu pr·olungnta l'incisione dall'esterno verso l'interno aUra verso la pe.!le nella regione della sc.o.pola , in modo da circondare il tumore e da raggiungere l'incisione verticale anteriore nella linea ascellar·e. Il lembo dor·sale fu riunito mediante fot·le tensione al margine anteriore superiore della fer·ita. Nonost.unte si ottenne guar·igio:1e per prima, eccetto in un picco io' spazio nell' angolo su!?er·iore, o ve la ferila a ve va un poco ceduto. Però questo punto pure, quauJo dopo Jue mesi e mezzo i\ malato fu messo in uscita, era del lutto cicatrizzato. Non sopr·avvenne febbre; l'ammalato usci in buoue co ndizioni di salute senza molestie. Il r elatore r ende conto di dieci asportazioni lolali del braccio, dell'omoplata, e della clavicola dal 1892 ad oggi nelle quali lulte avvenne la guarigione delle ferite di ope· razione. Relativamente alia durata della g uarigione, alla recidiva, od alle metaslasi, il tempo trascorso è ancora troppo corto per poter emettere un giudizio. C. S.
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RIVISTA Dl OCULISTICA
CHEVALLEREAU. -
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Operaslone 4ell ' entropton gr&Duloao.
(Recueil d'ophtalmologie, N. 10, 1895).
Il dott. Chevaller eau ha comunicato alla Società di ottalmologia di Parigi un suo processo per oper are l'entropion conseguente alla congiuntivite granulosa che ei dice semplice e di facile esecuzione. Comincia col fare l'anestesia mediante una iniezione sottoculauea di clor-idrato di cocaina al 2 p. 100. Introduce l'ago della siringa del Pravaz a livello della commissura esterna vicino al margine libero in modo da evitare la puntura dei vasi palpebrali . 1 La pelle sollevAta dalla iniezione deve formare un rilievo che si estende lungo tullo il ma rgine libero della palpebra. Cinque minuti dopo questa iniezione a pplica la pinzetta di Snellenn o quella di Knapp, poi incide la pelle della palpebra parallela mente al margine libero in tutta la sua estensione e a 3 rom. da questo margine; disseca la pelle da una parte fino al margine libero , dall' altra fino al margine s uperiore della cartilagine tat'S•> (si tratta quasi s empre della palpebra superior e): Il muscolo orbicolat·e essendo cosi messo a nudo nel campo operatorio, ne fa l'ablazione con pinzette e forbici a punta smussa in modo da scoprire 0ompletameote il tarso. Avendo allontanata la pelle da ciascun lato, un bisturi ben tagliente punge la cartilagine a livello della commissura collocata a sinistra del malato (il chirurgo essendo situa to io dietro), in prossimità del margine libero del tarso e lo spinge dirigendolo obliquamente in dietro e in alto verso il solco congiunti vale; il bisturi non si arresta se non quando in-
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RIVISTA
contra la pi11stra d'ebanite della pinzetta di K oa pp; l' incisione l•. cosi continuata da una estrermlà all'altra del larso. Dirigendo allora la punta del bisturi in diet•·o e in basso, fa nel larso una seconda incisione aven te le stes!Oe estremità della precedente, incontr·ando la cong iuntiva sulla stessa linea io modo che fr·a queste due incisioni si intag-lia nel tarso uua specie di cuneo o prisma triangola•·e di cui uno degli spigoli corrisponde alla congiuntiva, e la faccia opposta lar ga quanto è possibile guat·da in avan ti. Allor·a pr·ende un sottile a go cur vo muoilo di catgul N. 00 e lo infli~e a 1 m m. circa al disotto del labbro infel'iore di questa ferila ùel tarso alla s ua parte m ed ia ; l'ago prende a un di presso la metà della · spessezza per uscire a t mm. al di sopt•a della linea di sezione e talvolta anche nel ligamento sospensore quando quasi tutto il ta rso è s tato portato via. Si applicano co~i tre .fili e s i a nnodano rapidamente i marg ini della pelle sezionata e si applica la medicatura. Quando ~i tog lie la medicatura il quarto g1or no f.i tr·ova la ferila cutanea cicatrizzala.
Dlsorgauiszazlone del oorpo vitreo; restituzione della visione oon la elettrolisi. ·- U~ecueil d'ophlalmologie, N. 10, 1895).
A BADIE. -
Il dolt. Abndie p r·eseolò all'accademia di m edicina di Par igi un malato divenlato cieco in cit·cl•slanze affa llo pa t·Licolari. Il 1• gennaio '1 894 fu preso da una violen ta collt't'a; un'ora dqpn la sua visione cominciò ad 11Scurarsi e nello spazio di duP n lrc ore, lu ceciiA c•t·a completa ln ambPdue gli occhi. Non essendo stato .fatto alcun esame immediato del fouJo oculare, non potè essere sl.abilila una ,diagnosi rigur osa. € pnJbabilc clte !:;i pt·oJucesseru Jelle crnorr·ngie intraoculaT'fl che diso rganizzarono il corpo vitreo. Rccatosi il malato a P a rigi fu cur·ato da diversi medici c"n soli r·imedi inl€'r·ni. ma senza a lcun r isulta to. Pe nsando che a causa di emotTagia inlt·aoculur·e il cc)l'po vitr·eo disorgan izzato a vt'sse perd uto la sua vitalità, il dott. Abadie pensò di slimolarlo nel m oùo seguente. F C'ce peuclr·m·c nel cot·pu vilren dell' I•Cchi() sinistro 1.\~ \
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DI OCU!.ISTICA
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soltile ago 1li platino ir·idato di O metri 008 di lunghezza. Questo ago fu messo a contatto col polo positivo di un appar·ecchio a corrente continua, il cui polo negativo era applicato al braccio. Poi pet· 5 minuti fece pAssare una corTP nle cii circa 3 o 4 millampcre. Il giorno dopo il malato cominciava a contare le ùila, o il fondo dt'll' occhio fin o aliOJ'a nfffllto oscuro cominciava a potersi illuminare co n l'oltalmoscopiu. Da un mese che questa operazione è stata fatta, la vista è Andata sempre migliorando. Questo mnlAto si dirige solo, vede il nome delle strade e il numer·o delle case. L'occhio destro cht> non è UJJCOJ'a stato toccfllo, é rimasto nella stessa condizione di vrima, cioè senza pet·cezione qualit.aliva e col corp<• vitreo torbido e opaco.
RIVISTA DELLE MALATTIEVENEREE EDELLA PELLE J. JADASSO~IN. - Cura della blenorragia oon l' argonina.
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(Arch. fiir Dermat. und Syph. e Centralbl. fìir d ie
111.ecl. Wis.~enseh, N. 51, '1896).
L'argon ina é ~na combinazione, ottenuta da Rohmano e Leébrecht, di argento e ca seina. È una polvere bianca che riscaldata con precauzione a bagno maria si scioglie nella proporzione circa di 10 parti in 100 di acqua. Quindici parti di questa polver e contengono tanto argento quanto una di nitrato d'argeolo. Le soluzioni di questo preparato, diversamente dal nitrato d'argento e dalla argentamina, hanno la proprietà di non dare precipitato nè col clorur o di sodio né con l'albumi11a, né con liquidi con tenenti clol·uro eli sodio e albumina . Gli sperimenti eseguili dal Meyer a richiesta del Jadasson dimostr-arono che l'argonina è unasosl8nza molto efficace e di minima azione irritante che uccide in breve tempo i batteri e specialmente t gonococchi. Fu specialmente questa r1ualilu del preparato di esset·e poco irritante 6
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!H VISTA
che lo fece indicar e per la cura della blenorragia. Jadasson ruso in 72 casi negli uomini e in 158 di blenorJ>agia uretrale nelle donne e in 30 di blenorragia dell'utero e trovò, io confor· mità dei risultati sperimentati che l'ar·gonina, non nstante la mancanza di azione coagulante della albumina uccide in breve tnmpo i gonococchi, che anche in forte ~oluzion e possiede appena una leggiera azione irr itante e nessuna a zione corrosiva e che perciò è particolarmente adattata per la cura della ble· norragia acuta. Pet· la parte anteriore dell'uretra dell'uomo sono usate soluzioni di 1,50 a 2 p. 100, per la parte posteriore dell'uretra maschile e per l'urelra della donna e per l'utero soluzione di 7,50 p. 100. Sembra che l'argonina manchi di pt•oprielà astringente, perciò per la cura puramente anticatarrale dovrà farsi ricorso ad altri medicamenti. FouRNrER. - Uloera. •Ullldo& 41gtt&le. - (Jou rnal de Médecine et de Chirurgie, ottobre 1895). I ndipendentemente dalle sue forme co muni, l'ulcera s itllilica delle òita può presentare alcuni tipi del tutto speciali, i quali, no n os tante la lot•o rarità, devono (~ssere ben cono· sciuti dal clinico. Fournie r ue descrive tre sotto il nome di ulcera ipertroflca, ulcera patereccio ed ulcera fungosa. L'ulcera ipertrofica fa lllna s por·genza considerevole che da l'illusione di un tumor e. L'ulcera pate t·eccio è so venti causa di· errore, perché, del pater~ccio, pr esenta i caratteri della lumeftlzione, del rossore diffuso. dell'infiltrazione in massa e dei dolori. Questi fenom eni sono del lutto quelli del. patereccio; essi dominano tal· mente nella sinlomalolog.i:a dell'affezione che l' ulcera passa inavvertita ; essa non è costituita, in fatti, che da una piccola ulcerazione e viene considerata come l'aper tura del patereccio. L'ulcera fungosa è molto più rara ; é stata descritta da Ta ylor come costituita da un cespuglio di veg-etazioni che maschera completamente la lesione primitiva. L'evoluzione dell'ulcera é ordinariamente semplice nelle condizioni abituali; tuttavia vi sono circoRtanze che possono
D.EI.LE lfAI.ATTIE VENEREE E DELI.A PEI.LE
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modificarne singolarmente la durala. Cosi quando l'ulcera solleva l'unghia, questa si modifica e costituisce un corpo s traniero che deve cadere prima che avvenga la cicatrizzazione. Quest'ultima può essere clifeLtosa, l'unghia C!ldula può ritomare deforme ed anche scompa~i re se la matr ice è stata t1·oppo alterala. La falan~e stessa può cadere e l'estremità del dito essere sostituita da un moncone. Anche la durata é molto variabile e può essere di tr e, quattro niesi ed anche più se sopr a!?giungono complicazioni. Queste ultime possono essere d'altronde molto numerose: .esse sono il fagedenismo, 1a linfan~ioite. il bubbo::H•, la flebite od anche la pioemia. Dal punto di vista del bubbone, ~i deve notare che esso può esser.e unicamente epitrocleare -o risiedere soltanto nell'ascella od anche occupare questi punti contemporaneamente. Un punto molto interessante l'Iella storia dell'ulcera del dito riflette la natura della sifilide che ne é la conseguenza_ Per molLi a11tori la gravità della sifilide cosi contratta é notevole. Fournier ha constatato che sopra 49 individui affetti da ulcere del dit(l, ti avevAno presentato accidenti lerziar ii, -alcuni dei quali molto gravi. ~ una proporzione molto elevata, ma che può essere spiegata nel modo seguente. ln primo luogo, questa gravezza non presenta niente di fatale, nè di necessario, rerchè soventi anzi qùeste sifilidi sono molto benigne. o·allra parte, la inaggior pal·te di queste sifllidi, d'origine digitale, non sono slale riconosciute nel loro inizio e quindi non sono state curate a tempo. Infine, esse sono g-ravi soprattutto nei merlici: nei 14 casi gravi osservati da Four nier, 10 appartenevano a medici. Ora si può dir e che dal puuto di vista medi~o, il medico é un so~gelto essenzialmente depresso, sovraffaticalo e mal curato. ~ :iepresso, perché egli conosce tutti i pericoli della sua malattia e li esagera; é sovraffaticato dal punto di vista in tellettuale e fisico e questo sovraffaticamento é certa mente un fattore di gravezza; infine è mal curato, sia a cagione della sua negligenza o del suo scetticismo terapeutic(l, sia sopr·at-
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RIVLSTA
tutt.o in conseguenza della pletora di consulenti e della mancanza di una direzione unica. Si può quindi conchiuùere che se la silìliJe d'origine digitale é grave, ciò avviene sopJ·altutto a cagione del terreno s ul quale essa si sviluppa. Il medico quindi deve pr ender e a riguardo della sifilide le più accurate e minute precauzioni, e ricorda rsi che le scorticature al dito sono le porte d'entrata più pericolose e che questo co ntagio avviene quas i immediatamente. J ullieu Ila citato la curiosa osser vazione di un medico, il quale, avendo roe-:;so per inavvertenza il suo dito affetto da una scorlicatur·a in con tatto con una placca mucosa dello sct·oto, si lavò subito con una solt:zione antisettica; c iò non osLante, quattro seUirnane dopo l'ulcera si s viluppò nel punto contaminalo.
Un ouo 41 4lherlte della oute. - (Berliner klin. W ochenschrift, 1895, N. 43 e Central!Jlatt .fur Bakteriologie und Parasitenkunde, Vol. XVIII, N . 20
FLES CII. -
e :H , 1895). Un fanciullo di due an ni e mezzo r ipor tò, il 3 a gosto, una g ra ve scottatura prodotta da acqua bolhmte. Alla me là si-
oistra del viso ed al collo, ove l'acqua si raffreddò pr·esto, si manifestarono us tioni di primo e secondo g rado; a ll'incontro su tutto il petto come pure all' addome s ino alla cicatrice ombilicale, si fo r maro no escare; perché .i vi l'acqua im pr·egnala negli abili a.gi per più luogo tempo s ulla cu te. Con at.latto trattamento le lesioni guarir·ono abbastanza presto, di modo che il fan ciullo restò il tO a gost.o se nza medicalura. In detto giorno fu baciato da sua maur·e al collo. Nel giorno successivo ammalò la madre, un giol'llo dopo anche una sua sor ella, come pure il padre del fanciullo, p.er difterite. Il padre g ua rì con l'uso di acqua di calce, le due donne guarirono con l'inoculazione di siero di Behring, N. III.
Il '13 ago,:;to la cute del Jato sin istr o del collo, baciato · dalla madre, per lo innanzi normale, cominciò pel diame tro di circa .} centimell'i a divenire biaHca e gonfia. All'intor no
OBLLR MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE
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sopravvenne un forte edema, che si eo,tese sino al vis0. La superficie bianca er a sollevat~ e nettamente limitata da una sottile striscia intensa mente colot·ata io rosso. L'indagine batteriologica della descritta superficie cutanea svelò tipiche colonie assai rigogliose di diftet·ite. li fanciullo ricevelle due iniezioni dt siero della dose O ciascuna e restò immune di difterite alle fauci. La difte rite cutane~ guari in pochi giorni. Il caso é assai importante per la chiarezza della sol'gente infettiva , cioè del bacio della ma.ir·e già infetta. In oltr e é notevole il tempo d'inoculazione esattame nte C. S. determinato.
RIVISTA DI TERAPEUTICA
---O. RoSENTHAL.
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Bull'eaantema meroarlale. - (Ber lin.
klin. Wochen.schr. e r.entralblatt fti.r die medie. Wissen.sclwjt, N. 49,' 1891>).
Gli esantemi mercut·iali, come altr·i esantemi medicamentos i hanno uno spiccato carattere polimopfo. Il Rosenthal descrive le forme da lui osservate e comunica dei casi particolarmente gravi o veramente tipici. La follicolite che si manifesta io special modo alle estremità dà luogo lalor·a, per infezione secondaria di stafilococchi. alla produzione di furuncoli, di ascessi, di processi llemmonosi ed eresipelatosi. Il noto eczema mercuriale talora nei casi gt·avi assume alla fine la forma espressa di una dermatite esf0liativa. Gli er itemi mercuriali quando sono particolai·mente intensi e associali a gravi dislm·bi generali pol!·ebbet·o far pensare a processi tossici o setlicoemici. Il RosenLital osset'VÒ uno di questi casi nel quale diverse macchie presentavano un centro emorragico. Talora a ccade anche che le macchie d'eritema si sviluppano in pomfl. d'orticaria. Una forma non frequenl~
RIVISTA m T.KRAPEGTICA
mercuriale è la porporo. Il Hosenlhal vide dopo ae frizioni con unguento grigio sopra uu cor done v~ noso infiammato di una gamba, questa copri1·si in Lulla la sua estensione di emorragie grosse quanto la punta di uno spillo, altre volte le emorrt~gie ~i disposero a gruppi. L'e:;antema mercurialt: pu6 uucht: prendere l'aspetto di un eritema essudativo multiforme. I casi gravi sogliano decol'réJ·~ corl formazioni di vescicùe come nel pemfìgo o nell'eritema bolloso È da not.arst la frequ ente partccipaziobe delle n1uco"e segnatamenle della mucusa buccale. Allt'i fenomeni di intossicazioue oltre l'esante ma fu1·ono t·ara ml'll Le osservati. P d cu mparii'è dell'esautcma la più irnpPrtanttJ Cc mdiziouc. e una id iosincrasia congenita o acquisila; pui viene la d ose~ la dur·ata dell'uso, le ctrcostanze sollu le quali il med icame nto è assot·bilo e quindi eliminalo; mrn lrP il mod o della introduzione {per uso intem o, locale, s nttocutaneo, intramuscolare) ~la specie dtl composto mer·cut·iale uton s uno di grande dell'~!.>antema
impor~anza.
Il FJ•icdltcim (Deulsche med. Wochensch). osse1·v6 dopo la iniczir•nl' di 0,03 di salicilutodi mer·cul'io, edema al dOI' SO dc ii&
man<J ed unu eruzione: UI'ticarifp,·me al tJ·o!lco e alle estremit~; .in un secondo caso, oltt·e tume fazion e del dorso della
mano e della regione temporali' s iuisll'a, anche emol'ragie al tronco e alle estremità infeJ·iuri. L'urina l'imase sempr·é normale . Lo sle-,so vide i n tJ'c C{lsi, dopo s p ol ver izzazit1ni di calumclauo a vapo1·e s u ulcC' I'C ve ri~rec , co mpariJ't> un erilcmtt molto pruriginoso alle cnscie al ventre e alle br-accia -GhC' in pochi giorni, dop0 le~otgei'Il d;·sqyammazio nc, si dileguò.
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RIVISTA D'IGIENE
Azione dell'&loool nlrorgallbmo d'Hggiène, novembre 1895).
CERNA. -
(Jou r nal
Conclusioni: l. Preso in piccola quantihi, l'alcool eccita, come ad a lta dt~se, esso deprime i nervi periferici e sensi ti vi. 2. In. grande quantità, esso produce una degenerazione ~piraliforme secondo l'asse cilindrico delle fibre nervose. 3. L'azione riflessa aumenta dapprima per diminuire in seguito per rinfluenza esercitata dall'alcool sulla midolla spinale e sui nervi. 4. In piccola quantità, l'alcool stimola le funzioni cerebrali; in g rande quantità, le deprime, quindi le abolisce. 5. L'alcool produce disturbi nella co<•rdinazione delle idee deprimendo il cervello e la midolla spinale. 6. A dose tossica, produce iperemia del cervello e della midolla spinale. 7. In piccola dose, l'alcool aumenta la rapidità dei movimenti del cuore ; ad alta dose li deprime agendo, in ambedue i casi, direttamente sul cuore. 8. Piccole dosi di alcool aumentano la pressione arteriosa per azione direua sul cuorò; forti dosi la depri:nono. 9. A dosi crescenti, l'alcool aumenta la coagulabilità del sangue; a dosi tossiche, esso distrugge il potere ossigenante di questo liquido cagionando la st~para zione dell'emoglobina e dei corpuscoli. 10. A dosi ridotte non esercita alcuna azione sull'appara to respiratorio; a dosi crescenti, produce un aumento nel numero e nella profo~dità delle inspirazioni agendo direttamente sui centri della midolla allungata.
88
RIVISTA.
iL L'alcool csgìona la morte per difetto di respirazione. 12. Esso agisce in differenti maniere sull'eliminazione delacido carbonico. 13. L'azione rlell'alcool sulla quanti là d'ossigeno è variabile. 14. L'alcool diminuisce la secrezione dei tessuti, tanto allo stato fisiologico che patologico. '15. In piccola quantità, esso aumenta la temperatura del corpo; la diminuisce a dosi elevate. 1G. A dose proporzionala e un vero antipirellico. 17. A rlose moderata favor·i~ce la digestione. 18. L'alcool diminuisce l'assorbimento delle materie grasse. 19. Tanto esso aumenta l'attività reoale, lJuanto la sua azione sulla secrezione orinaria è iucoslanle. 20. Ad alte dosi, o preso per un tempo contin ualo, produce alterazioni del fegato e produco paralisi d'orig-ine spinale. 21. L'alcool, in gener·ale, si dislr'ugge nell'organismo quando è usato a dosi moderate; a dosi eccessive si elimina per i polmoni, per i reni e per gli intestini. 22. Esso cooset·,·a i tessuti e da loro vitali la. Deve essere consideralo come un alimento. 4ella malaria. (Journal de Médecine et de Chirurgie, ottobre 18!15}.
LAVERAN.- Prollud
Il professar" Henrot (di Reims}, impressionato dei disastri cagionali a Madagascar dalla malar ia, ha proposto all' AccadElmia di medicina di Parigi un mezzo che, a suo parere, -potrebbe prevenire l'introduzione del germe malarico nelle vie polmonar i: questo me;~zo consisterebbe nel far portare ai soldati una specie di maschera sulla bocca , munita di uo Lampone d'ovatta antisettica. Questo argomento ha servito come punto di partenza ad un· interessante discussione. La ma8ehera proposta da Henrol fu ritenuta inapplicabile. Lave1·an ha indicato i mezzi protìlaltici, che si dovrebbero usare in un corpo di spediz1one destinato ad attraversare paesi malsani, i quali si possono così riassumere : 1' Scegliere una stagione favorevole per lo sbarco delle
D'IGIE~E
truppe e tt-aversare quanto più presto è possibile le zone nelle quali regna ·la malaria con maggior·e intensità; 2" Non far smuovere mai la terra dai soldati eur opei, adoperare per i lavori eli sterro indispensabili i negri, i quali godono di una immunità incompleta, ma rea! ~ per la malaria. Al Méssico, i negri venuti dal Soudan hanno reso ai Francesi grandi servigi , grazie alla loro immunità per· la febbre gialla e per le febbri malariche. In tutte le loro spedizioni io Africa, gli Inglesi hanno ricorso io una larga misu:r a e con gran ~:mccesso a ques ti utiliss imi ausiliari ; 3" Non impiegare nelle spedizioni che si fanno nei paesi caldi che uomini capaci di sopportar·~ le g ravi fatiche di queste spedizioni. Una lunga esperienza ha dimostrato che gli uomini di venticinque anni resistono Gioito meglio dei. giovani soldati di ventuno a ventidue anni. Non e amm is::~ibile l'acclimatamento dal punto di vista della malaria, e quando si mandano n ei pa esi malarici individui che hanno già sofferto le febbri, questi individui sono quem che presentano minore resistenza . In Francia, come in Inghilter ra , si escludono con ragione dalle spedizioni nei paesi maJarici lutti gli uomini che h anno già sotfer·to le febbri. Ma se non s i può far calcolo s ull'acclimatameoto alle febbri . è certo che tr uppe abituate ai climi caldi souo piu atte delle altre a sopportare le fatiche delle spedizioni intraprese in quei climi ; 4° È importantissi mo l'evitare le grahdi fatiche ai soldali in campagna nei paes i caldi: è un pri ncipio ammesso dagli Inglesi, conoscendosi quanto sono grandi le fatiche eli quelle spedizioni e quanto tali fatiche predispongono alla malaria, come alla febbre tifoidea, allA dissenteria ed alle insolazioni. Nelle ultime spedizioni fatte da gli Inglesi, ogni soldato europeo a veva a sua dis posizione un indigeno per portare il sacco e per a iutarlo a preparare il suo accampamento ed i suoi alimenti. L'europeo deve essere esclusi-ramente un combattente ; 5• Quando non é possibile avere acqua di buonissima. qualità, fa -d'llopo filtrar la o bollirla . Si distribuirà un' infu-
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RIVISTA
sione leggiera dt ll•é e di caffè. L'alimentazione deve esser ricce e di ottima 'lualita. Le bevande alcooliche saranno proscr1tte nei paesi caldi ; 6• Numerosi fatti dimostrano che l'amministrazione preventiva del chinino dà eccelle ati risultati nella profilassi Je!Ja malaria. Prendendo deboli dosi di chinino (0,20 a 0,30 di solfato di chinino due o tre volte per settimana), si evitano gli accidenti perniciosi. Ma non è il caso di distribuire il chinino ad un inliero cor po di spedizione e pet· molli mesi; la distribuzione di chinino a titolo j)reventivo dovrà sempre essere un pr ovvedimento temportmeo che non sarà applicalo che alle ti'Uppe le quali tr·aversano od occupano località molto insalubri. Tali sonn i provvedimenti che ~embrano essere i più efficaci per la profilas si della malaria ; !"esperienza ba dimostrato che l'esalta a pplicazione di tutti quei provvedimenti permette ùi fare, in Luone condizioni sanitarie, delle spedizioni in paese malar·ico ; essa ha pure dimos trato che la negligenza di quei p1·ovvedimenti o la loro incompleta applicaziontl possono produrre g1·avi conseguenze. Dott. E. GRAWITZ. stabsar~t. - 21oerohe .all'iD1luenza 41 una nutrlslone tnaumotente •alla oompo.tzlone del •angue umano. - (Berliner klinisehe Woehensehr~(t, N. 4~, 2 dicembre 1895). L'autore intraprese le se~uenli ricer che originali: 1• osseroa:ione.- Su se stesso per vedere I'JUale influenza esercitasse sulla composizione del sangut> di un uomo adulto, sano, lavoratore, un'a limentazione pover·a di albumina e nell' istesso tempo anche non abbondante d'idrati di carbonio. Gli alimenti in quattro giorni di espeeimenti contenevano in media al gior no g r·ammi 4,2 di azoto, corris pondenti circa a 2.300 caloJ•ie, perciò in totale furono intr·odolti g rammi 16,08 di azoto, la eliminazione totale invece per la sola via delle oriue salì a 43 grammi dì azoto, di modo c he si ebbe sol-
D'IGIENE
9f
tanlu qui un d~jlcit di 27 grammi, a cui bisogna a ggiungere ancora la eliminazione con le feci. 11 peso del corpo, nonostante tali perdite notevoli si man· tenne costantemente a Cg. 73. 1 risultati della ricerca del sangue furono i seguenti: N. 'dei corpll$coli lulduo tmo . Albumma del del contenuta sangue ~uon nel rossi bianchi sangue siero
Prima dell'osservazione 5,92 milioni 4500 23,fi8 23,0 8,)() Dopo l'osservazione . . 5,13 5300 21 ,7'> 20,81 6,5() La depressione che il sangue mostrò per quest'insufficien te nutrimento fu perciò chiarissima. La diminuzione dell'albumina contenuta nel sangue che corrispose alla diminuzione del r·esiduo secco, raggiunse perciò più del 2 p. 100, ed una parte essenziale in questa diminuzione sopportò il siero, la cui perdita di albumina giunse ad 1.8i p. iOO. L'aumento di a cqua del siero non colmò la perdita totale dell'albu mina, piuttosto anche la sostanza dei corpuscoli rossi deve avere subito una perdita in albumina. La ditfe1·eoza numerica di queste cellule é cosi forte, che Jeve sorgere naturalmente il pensiero di una deleteria azione della forte perdita di albumina su i corpuscoli rossi del sangue. In questa ricet·ca fu cbia1·amente dimostrato come per la iusufflciente provvista di calorie ed una considerevole dimi· nuzione dell'albumina degli .alimenti nella grande attività del cor po, sieno diminuiti 168 grammi di albumina, o tenendo conto anche della presunti va perdita Ji albumina con le feci, circa, in dfra tonda, 200 grammi di albumina in 4 giorni e perciò siasi manifestata una considerevole diluiLione del sangue. 2" osserr:a.1ione. - La s erva Tr. di 31 anno pesava 65 Cg.; avt!va il tessuto adiposo molto abbondMLe e Io scheletl'o mediocr e mente sviluppato. Era in cura pe1· reumatis mo, di cui
!ti VI STA
noo aveva che leg g13re allerazioni locali in parecchie articolaz.ioni. Del resto lo s lalo fi sico era soddisfacente. La malala rice vette in un periodo preparatol'iO di 2 giorni alimenti misti, eire a causa del leggero appetito contenevano solamente un potere comb ustivo di 1300 calorie con i,8 gr. di a z.oto per giorno. Nel periodo dell'osservazione l'albumina degli alimenti discese a 4,4 grammi di azoto al giorno e il numero delle calorie per aumento di f{r·asso e di pane sali a circa 1580. Sfortunatamente queste ricerche furono interrotte al 5" giorno, perché sopravvenne la mestr·uazio11e, e nei primi quattr·o giorni il r~latore fece una sola pre~a di sangue, di modo che il periodo fu br·eve, ma non interrotto. Relativamente all'az.oto si ottennero i seg uenti ris ultati: Introduzione Eliminaziono n·1tanc·10 di d1 aznto azoto nP.II'orlna nelle feci
Periodo preparatorio (2 ~io rni) 14,8 P e riodo principale (4 g iorni). . 17,6
16,9 25,3
1.3
3,4
3,2
10,9
Lo slalo dell'infet·ma durante quest'alimentazione fu senza dis turbi, ella si senti del tutto sazia e si lamentò solo di defecazione un poco diffìcilf'. Il peso del corpo sali a 65,5, adunque si ebbe un aumento di 500 gr ammi. L'esame del san~ue dette i seguenti r isullati . Numero Residuo secco Aibumioa elci corpu;coll del co n tenut a ro~si bianchi sangue o~! sangue nel siero
Prima dell'osser vazione . Dopo l'osser·vazione .
..,.
·~
l
,
.}25
milioni 9000 19,75•/. ))
4300
18,9(i •;. 8,16·/.
IU,46 •;. 18,41 •j . 7,:.3"> •t•.
Anche in questa ricet•ca la diminuzione di albumina ebbe un'evidente influenza sulla compo3izione del sangue. La perdita di albumina, nonostante che l' iufermo rosse LI·anfjuilla in letto, raggiunse nel periodo di osservaLione 68 grammi. Anche qui la diminuzione di albumina nel si<'ro fu evidente
93
o'JGJE~E
0,81 p 100, mentre non si ebbero allr·i mutamenli di rilievo in confr onto di quelli che si ottennero nella 1• O!;servazione. a• osseroa.-ione. - Il sig nor candidato medico Hillebrecht, dell'età di 21 anno, di fo1·te muscolatura e di scarso pannicolo adiposo, del tutto sano, dopo un giorno di cura pr·eparatol'ia, nella quale la eliminazione di azoto nell'ur•ina in condizioni normali di nutrizione fu riscontrata in grammi 1 i, si nutri per 8 giorni di alimenti poveri di albumina, ricchi invece n'itlrati di carbonio e di grasso, principalmente nutrendosi di pane, gr'Ssso, patate , frutta e birra, nelle IJUali egli ricevette giornalmente grammi 6,3 di azoto, circa 3200 calorie. In un peso del corpo di Cg . 74 era contenuto perciò il nutrimento di 4:3-4-i- calorie per ogni chilo di peso del cor·po. Tale nutrizione fu be~s'3imo tollerata, l'attività col'porale ordinaria restò inve.riala. Mentre la quantita di azoto introdotta negli otto giorni di r·icercbe giunse a grammi 50,6, le eliminazioni per orine e feci sali a g rammi 67 di azoto, e per conseguenza, nonostante un'abbondante alimentazione di g rasso ed idrati di carbonio, si r•iscontrò in lui una perdita di albumina del corpo e pr·ccisamenle di grammi 102 pel periodo delle ricerche. Il peso del corpo alla fine dell'esperimento diminul 'solamente di grammi 90. L'esame rlel sangue dette: N. de'i corpuscoli del saojlue rossi bianchi
Residuo secco Alllumina del sangue del sangue tlel siero
Prima dell'esperimento •l,9't milioni poto abbondanli 2Z,:J6 '/. :!O,'t6'/. 9,00'/, Dopo l'aspeJ) rimento 'N 5,23 l) --,1r1 °/ 20,93"/. 8,60'/. (_
.
Qui si è avuto aumento dei corpuscoli ro:;si, del r esiduo secco e dell'albumina del sangue. Non pare eire l'aumento dei corpu::!coli rossi sia avve nuto per neoformazione di essi. Contro tale ipotesi sta la diminUI.ione d-ell'albumina del siero ed è invece con grande verosimiglianza da ritenere che il sangue abbia subìto un inspessimento, poichè nello stesso
l lVISU temp:~
il siero ha avuto unu diminuzione di 0,4 p. 1.00 di al• bumina. Questa considerazion(l raggiunge il grado ai certezza ripensando che tr e giorni dopo la fine dell'esperimento, dopoché il signor Hill~brecht si nutri abbondantemente di car ne e di al imenti ordinari, il peso d P. l corpo aumento di 500 g rammi; in una nuova ricerca si ebbero i seguenti r isultati: 4,75 m ilioni di corpuscoli rossi, scarsi corpuscoli bianchi, 21,74 p. 100 di residuo secco del sangue, 19,~7 p. 100 di albumina del sangue, 8 p. 100 di albumina del siero. Nel periodo di alimentazione normale avvenne una diluizione del sangue, perché l'alimentazione abbondante di grasso era povera di a cqua. 4• osseroa.zione. - Inserviente di 28 anni, in generale sana. un poco denutrita e ricoverata all'ospedale per ipertrotìa cr·onica tonsillare. Pannicolo adiposo scarso, peso del corpo Cp;. 45,3. Fu tenulH in letto e per otto giorni fu alimentata in modo che ogni giorno intl'oducesse in media cogli alimenti: 2500 calor ie== circa 5} per chilo del peso del corpo con soli gt•ammi 3.38 di azoto. Intr oduzione in azoto: grammi 27,07; emissione con l'orina 3l,7, con le feci 4,1 grammi= 11 ,7 grammi. I l peso del corpo sali a Cg. 46,25. Nel t>angue s i trovarono: secco Contenuto Corpuscoli Corpuscoli Residuo del In alhumina rossi bianchi sangue del sangue del siero
Prima della ricerca 4,01 milioni 9000 Dopo la ril) cerca . . 4,25 8000
20,13 ·t. 17,49 .,. 7,33 .,. 18,76 •t. 17,68'/. 7,03 .,.
Nei tre giorni successivi all'esperimento con nutrrz10ne abbondante di carne, latle, uova, ecc., l'inferma guadagnò un altr o chilo in peso del corpo, e all'esame del sangue si riscontrò: Residuo secco
Albumina del sangue
Albumina del siero
1.9,08 .,.
1. 7, i2
7,M
n'IGIENE
95
In ltJtte le ricerche l' insufficiente nutrizione produsse un3 diminuzione dell'albumina del siero. Ciò può dipendere da un aumento di acqua nel !>angue, oppure rimanendo costa n t& la massa del sangue dalla distruzione del siero. Si puÒ quindi amm~tlere che nell'alimentazione insuffi- · cienle e specialmente in una nutrizione mollo povera di albumina abbia luogo un aumento di acqua nel sa ogue, che forse e fenomeno parziale di un aumen to totale di acqua nel cor po, ma in parte é cagione pure di una dimin uzione di. al bumina nel plasma. Relativamente ai corpuscoli rossi del sangue, si può in generale ammettere che una nutrizione insufficiente, specialmente povera di albumina, produca u no stato anemico del sangue.
c. s.
AVVISO Al algnorl abbtnatl, A questo primo numem dell'anno 1896 va annesso un supplemento, contenente le disposizioni ufficiali ,:iguaerlanti i[ servizio sanitario, emanate dm·ante l'anno 1895. Così si fara anche negli anni successi vi, d.audo col pr imo numet'O di ciascun anno la raccolta delle disposizioni' emanate nell'anno precedente. Abbiamo •·itenuto che q uesta fol'ma di pllbblica hione si$ moltopiil conveniente di f{uella seguita precedentemente, col pubblicare cioè le disposizioni volta per· volla. L e <lisposizioni u~ciali tono dalla massi;na parte clei nostri abbonati conosetute •. te do po la loro comparsa sul Gwrnale . . immedi a>(lrneT) mrlttare uf.ftcial.e. L'appendice nostra non ha dunque altro scopo che quello ùi presen tarle tulte r iunité; ed a ciò s i presta meglio un solo fa!icicolo annuale che va rii foglietti comparsi · · s alt uanamente durante l'anno. '
96
AVVISO
In seguito ai giusti r eclami che ci veuivano falli da. molte parli per i frequenti smarrimenti, l'amministrazione ha <.lecis o di modificare, a cominciat·e da questo fascicolo, il sistema di spedizione, in m odo da r eudel'e più sicuro ill'icapito pet·sonal e dei fascicoli ad ogn i abbonato. Dal nostro canto preghiamo caldamente i signo!'i abbonali a darci dit·etla.mente notizia di ogui loro cambiamento di resid f-' nza. Finalmente siamo lieti tli annunzial'e che nelle prima settimana di febbt•aio sarà pubblicata la p1·ima parte dell'opera: ANTROPùMETntA
MILITARE, (RiMt/tati ottenuti dallo spoglio
dei fogli sanitari) e del r elati vo Atlante della geogra{la a~ tropolo(!ica d'Italia. Quest'opera sera offel'la in dono a tutti i nostri abbouali, e ne inizirremo subito la spedizione. Si c· come le dimensioni del volume e dell'Atlante hanno quasi raddoppiato la previsione fatta circe due anni la, cosi essendo conseguentemente aumr nl11la in egual misura la spesa, siamo cer ti che i nostri abbonaLi lt·ovet·anno giusto se a parziale compenso di questa spese, l'amministrazione economizzarli un foglio di stampe pet· ciascun fascicolo dell'suno iu cot·so. Poiché tanto il tel"to che l'A t/ante di qursta pubblicazione so•w J·iusciti piuttosto voluminosi, abhiamo pensato di sospeutle•·ne pr·ovvisol'iamcote l'iu v io ai prC'sidii della Colonia ErilJ'I' a, dove la maggiot· parte degli ufficiali medici far·a certamente un s.oggiot·no m olto b1·eve. Pel'ò a coloro tJ·a esl"i che ce ne tar•auno espr essa t'ichiesle, i due volumi (testo ed Atlante) sar·anniJ spt'diti immediatamen te al lot·o indi•·izzo d' Aft·ica; a Lutti gli elLJ·i sa l'anno spediti dopo il loro r·impa· kio, che augu•·iamo a tuUi felice, all'indirizzo che Wlt·••anuo a suo tempo comunical'ci. .ri\-pt)01 f CA ~ • ROMA ~ !'?
Il Direttore
Dott. STEFANO R&GIS maggior generale medico ispettore. Il Redatt.ore
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capilano medico. N UTINI FEDERICO, Gerenle.
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DI OCUI..ISTICA.
Chevallereu. - Operazione dell'entroplon granuloso . . . . . . Pog. ;g ... adle. - Disorganizzazione del cor(lo vitreo; re5tituzioue della visione con la elettrolisi . • . . . . . . . . . . • . . . . . • 80
RI VlST& DELLE MALATTIE VKN81H!E E DELLA PELLE.
Jadanobn. - Cura della blenorragia con l'argonioa . Four11ltr. - Ulèera sUllllica digitale . . . . . . . Fl11oh. - Un caso di dilterlte della cute . . . . .
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RIVISTA DI TERA I'EUTIC.~
Ronnthal. - Sull'esantema mercuriale
. . . . . . Pag. ~r.
RIVISTA D'IGIENE.
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Certa. - .\zlooe dell'alcool soll'oraan;smo . . . . . . . . . , Pa(l. 87 lnere. - Profilassi della malaria . . . • . . . . . . . . . . • 88 Gt'&•ltz. - Ricerche sull'innu enza di nna nntrizlone insufficiente sulla com(l<)Sizione del sangue nm3no. . • . . . . . . . . . . . . • 90
AVVI SO Al signori abbonati
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. Pog. U
GIORN1-\LE NlEDl CO DEL
REGIO
ESERCITO
Direz ione e Amministrazione: presso l' Ispettorato di Sanlt1 Mil itare VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra)
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Gwrnale Mwieo dt l n.• Esercito si pllbblica una volta al mese in fasd coll dl 7
ro!OI di stam1>a. !:'abbonamento ti sempre annuo e decorro dal t• gennaio. 1r prezzo dell'abbonament o e dei fascicol i sepnra tl ~ il seg uen te.
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L'abbonamento non tlisùrtto prima del t• dicembre s' in tende rlnnO\'nto per l'anno suecessivo. l sig nori abbona ti militari in efTetth•lta di ser\•izio r icevono il Giornale per rueu o dei rispt~Uivi comandi di corpo, e collo stesso meno pagano l'importo dell'abbona· mento (anche a rnte mensili). -'&li scrit tori miliUi rl è dato in massima un compenso in danaro. Le spese per gli est rat ti e quelle per le t avole litograllche, ro tograllche, ecc. , cbe accompagnassero le memor ie, sono a carico degli autori. Gli estratti cosUino L. 8 per ogni foglio di stampa (16 pagloe), o frazione iocllvisibile di foglio, e per cento esemplari. Il prezzo è egLtale sia che si tratti di 100 esemplari o dJ un numero rninoro. l manoscrilli oon si reslltuiscono.
R ecentissima pttbblicazione :
GFIDA ALL'ESA~IE FUNZIONALE DELL'OCCIIIO Del Dott. GlACOIIO LUCCIOLA Ctl"llno medleo: aui<tente onorario della eliniea oeuliUiM della R. Unhersita di torino
Un \'olume in 16• di pagine 444 con figu re intercalate nel testo Lire 7,50 Per i signori ufficiali m edici dell'eser cito e della ma ri n a in éffettivit à di ser vizio, e per gli osp edali milit ari, il p r ez zo è ridotto a Lire &. ln•iarr 111 rkht~s te .u,lcm~ oi pre7.zo all'a u tore, a ll'indirizzo : Clitt ica oculi$lica, ToRuW.
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N. 2. - Febbraio t896
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ricevono dall' Amministrazione del giornale .Vet~ti Settembre (Palazzo del Minist o'1rntJa"-·fnTil!1~-
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SOMMARIO D ELLB MATERIE CON TENUTE NEL PRESENTE FA SCICOLO
• . .
Giuseppe Cipolla.
. . . . .
. . . .
. . . . Pag 9i
BEIIOIU.IE ORIGili'A.ILI.
Plmplnelli Pietro. - Studio sperimentale sulla cura delle ferile d'arme da fuoco dell'oddome . . . . . . . . . . . . . . . . . P ng. IO~ Gottard l Luigi. - Miotonia congenita . . . . . . . ' . . . . . . • Ili Ferrero di Cavallerleone Luigi. - La scoperta di Runtgcn tn Tapporto alla
medicina o chirurgia
• . . . . . . . . . . . . , •
• 435
RI'I'I8T.t. DI GIORlWA.U IT.t.LIA.IWI ED ~8TERI.
RJV IS'J'A MV.DlCA. leyden E. - Sull'enrlocardite. . . . . . .· . . . . . . . Pog. 141 Marsa . - !?orma r~nale clelia febbre lifoidea . . . . • . . • H3 Potaln. - Sulla sinOsi card inca. . . . . . . ~ U5 Launy M. - Torcicollo e lombaggine artirolari . • U6 lmmermann. - Miosite OS$ìllcante prog.res:;iva • • 148 Brindai. - Erpete della lariuge. . . . . . . • 1:50 Geo.-g e Walto n. - La n avrile multipla quale elemento essenziato della paralisi ~el I.Pndry . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 151 Nlchols l. 8. - Un nuovo metodo per csprimom il grado di acidità o :ùcalinita d 'un liqu1do organico . . . . . • . . . • • • U3
RJVISTA CHIR URGICA. Baéza E. -Caso unico di aneurtsmo. traumatico . . . • . Pag. t:;s Gelssler. - Sull'anatomia e sulla cur:< rtcl ginocchio 1•algo . . . . . • tlro 8ergmann E. - Sulla g uarigione delle ferite da proiettili rli pistoln nel cer~·ello unltaroente a con~lùerazionl sulla cura delle ferile cl'arml da fuoco in guerra. . . . • . . . .. . . . . . • 457 Zeldler . - Tre casi di ferita del fe~~;li.O . . . . . . . . . . . • 16~ Flscher L. G. - r.aso di clislocazlone Indietro del pone. . . . . • 173 Wlnson Ramsay. - Pèrchè si apre l'addome nella linea medlaM ? • 161 Cabot A. 1. - Suggedmt!nti intorno allo operazioni per la cura radicale dell'ernia ingulnale e f<'moralo. . . . . . . . • . . . . . • l Gti (Per la collllnt,azio>te dell'indice vedaJI la .1• paqilta della coptrlbta).
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.~Ile i antimeridiane del ·l~- febbraio per un repentino, precipitoso a!!gravamento di una nefrite che da qualche tempo lo insidiava, moriva in Roma l' ispeuore capo di sanità militare comm. GIUSEPPE CIPOLLA. Il tristo annunzio ha destato nell'intero corpo sanitario militare un sincero cordoglio, del quale si resero pienamente interpreti gli ufficiali medici residenti in Roma, intervenendo numerosissimi al funebre accompagnamento. {~iuseppe Cipolla era nato a r.lontemaggiore, in provincia di Palermo addì 28 luglio ·1833, da genitori di modesta condizione, e doveue alla svegliatezza del suo ingegno, al suo vivo desiderio di apprende1·e, manifestMi sin dalla prima infanzia, se la famiglia, quasi presagendo la brillante car· riera che lo attendeva, si decise a S!Jstenere le spese ed i saailizii necessari per mantenerlo agli studii in Palermo. Nella facoltit di medicina di quella università fu tra i più valenti allievi. Non ancora laureato, fu nominato prepara· tore di anatomia descritti va, e poscia assistente alla cattedra di patologia generale. Allo incalzare degli eventi po· litici e militari del 1860, egli in qualitil di chirwrgo requisito, fu prima addetto ano !.-pedale militare di Palermo, e quindi , costretto a seguirè le colonne borboniche che movtvano contro il generale Garibaldi, fece ben presto passaggio nelle schiere del glorioso condottiero. Il suo talento chirurgico,
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il suo coraggio e la sua abnegazione. ebbero largo campo di esercitarsi in quella epica e trionfale spedizione; come fanno fede la nomina a medico vice-capo dell'ambulanza ~en eral e, e la concessiona della medaglia d'argento al valore militare. Al termine della pampagna, egli fu confermato, per R. Decreto, a soli 28 anni , nel grado di medico divisionale, e poscia in questo stesso grado trasferi to nell 'esercito regolare. Desti nato succes:-ivamente agli ospedali di l'a1·ma. Forli. Foggin, poi , nel ·1866, alle ambulanze del 4• e del 1• corpo d'armata, e quindi agli ospedali di Bari, Mantova, Milano, Caserta e Messina (io quest' ultimi due in qualitù di direttore), fece l'ultima e più lunga tappa del suo serv izio spedaliero a Bologna, prima colla carica di direttore dello spedale, poi con quella di direllore di sanil11, che tenne lino al '?O marzo ·1887, data in cui fu nominato memLro dell'ispettorato di sanità militare. Finalmente il 6 luglio ,1893 e11 li raggiungeva il più alto grado della carriera, colla nom ina ad ispellore capo. Il Cipolla amò sempre lo studio, e con e~ual passione tanto nella verde età che nella matura: siccl1è Rnche quando e la vasta cultura già ncquisita e la posizione elevata rnggiunta gli avrebbero potuto consigliare un certo r iposo della mente, egli non si ristelle mai dal suo zelo scien tifico, e tuili coloro che ehhero la ventura di servire negli ospedali da lui diretti Len sanno quanta cura egli ponesse a promnorere e i n cor<~ggiare lo studio nei suoi dipendenti, sia per mezzo di conl'erenze scientifiche e di consulti collegiali, sia per mezzo di qualla continua e paterna sorveglianza che egli esercitava sul servizio clinico. An·ezionato alla cat'l'iera ed al corpo sanitario, nell'alta canea che ul timamen te occupava, egli ri volse ogni su:;t cura.
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al miglioramento scientilieo del personale dipendente. E fu una delle più grandi e sincere soJdistazioni della sua vita quella di potere, or sono due anni , uella sua qualiLi1 di presidente della sezione mi l itare del Congresso medico internazionale, presentare ai medici di ogni nazione qui i o· ~erve nuti un corpo sanitario, per qualità scientifiche e militari , ~egoo della nazione italiana. Di animo delicatissimo e generoso, Giuseppe Gpolla, oltre alla stimfl che le qualitù della mente gli guadagnavano, potè sempre vantare l'affetto e la liducia dei suoi dipendenti. La naturale vivacitil del carattere siciliano non si ridestava in lui che quando si trattava di giovare altrui; mentre allorchè doveva o comandare o correggere, era più ehe altro per la delicatezza dei modi, per la sobrietit e pru-denza del dire che egli olleneva meglio e più presto lo scopo. Della sua generosità ha lasciato anche mor·endo una prova imperitura, assegnando al municipio del pa e~e nativo ~a proprietit dei suoi possessi di cola~gi it , coll' intento di ioiziat·e la fondazione di nn civico ospedale, del quale il paese manca tutl'ora. La r..tppresentanza muni eipale, grata e giustamente orgogliosa del· benemerito concittadino , ha reclamato ed oltenuto l'onore di consen·arne la salma nel -civico cimitero. All'afflitta signora, che per 2;.> anni gli fu compagna amo· rosa e sollecita, valga a leo ire il fiero dolore la parter.ipaziooe sir.cera e profonda del corpo sanitario militare .
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.. * • Riportiamo qni sotto, desumendole dal suo stato di servizio, le principali date della sua carriera: Soldato voloutario nell'esercì Lo meridionale - 15 maggio 1860.
100 Medico vi ~e-capo all'ambulanza generale dell'esercito meridionale, decreto dittatoriale - 20 ottobre ·1860. Confet·mato medico divisionale nel corpo dei volontari italiani e contemporaneamente coll ocato in aspettativa per riduzione di corpo - 9 ottobre 1861. Tale trasferto nel corpo sanitario miliLare dell'esercito italiano, e richiamato in en·euivo servizio -
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gno 1862. Tale in a5pellativa per riduzione di corpo in seguito a sua domanda, regio decreto - l O ottobre •1866. Tale in ell'ettivo servizio, regio decreto - 18 agosto 1870. )laggiore medico, regio decreto - 1·l dicembre 1873. Tenente colonnello medico (ospedale di Mil ano), regio decreto - 7 agosto 4874. Tale alla direzione di sanità militare di Napoli (suc~ursale di Caserta) determinazione ministeriale - 29 maggio 1876. Tale direttore di sanità a )fessina, determinazione ministeriale - 24 maggio 1877. Colonnello medico, direttore di sanità militare a Bologna, regio decreto - 3 giugno 1879. Colonnello medico ispettore, regio decreto - 20 marzo ·1887.• Maggior generale m edi~o , regio decreto - 7 ottobre H~ S'i. Tale nominato ispettore capo di sanitit militare - 6 luglio 1893.
Campagna della bassa Italia 1860. Decoralo della medaglia d'argento al valore mili tare
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per i huooi servizi resi durante la campngna suddett:~, re~ i o decreto - 12 giugno 1861. Campagna contro gli Austriaci per l'indipendenza d'llalia 4866.
Ordini cavallereschi: ~eli' ordine dei~!'. Mnurizio e L:lz7.nro: Cavaliere - U. marzo l ~6G. Uffi~!iale - 3 giugno 4886. ~ell'ordine della Corona d' [talia: Cavaliere - 1;j gennaio 18i l. Ufficiale - 2 gennaio 188 1. Commendnlore - 30 clicembre 1888. r.rand'ufficiale - -t o giugno i 89:1.
:U::S:::U:OR.:IE
OR.:ICJ< I N A L I
STUDIO SPERlME~TALE ~U I.LA
CURA DELLE FERITE D'ARME DA FUOCODELL'ADDOME drl tlott. Pietro Pi•piaelli. capitano medico, a~sist rnte onorano nlln l'linica chirurgica ti(•Jia R. Unll·ersità di Padov11
Se0110 •1ello s!lltlìo.- :'lato presente dt•lla ctur,; tione.- Principi ~ uatl statistici sui quali si apt•o;rgiano gli asten~ionis ti e i fautori dell"inten·en to. - .~ c CPnno agli esperimenti di diversi 3Utori e specialmente a quelli clì t:lanput. - Modo col qusle furono condotti gli esperimenti e rotazione dei medesimi. - Fitlopatologia rlelle ferite (numero, forma, corpi st mnierl, emorragia, fuoriuscita di matl.'rie intestinali, comflllcan za di ferite di altri visceri).- &~a me sommsrio del risultati ottenut i roll'as tcnsione e di quelli ottenuti colla la parotomia. - Conclusione.
~ el
tempo che fre quentai la regia clini ca chirurgi ca di Pado\'a fui gentilmente in vitato dal signor prof. Bassini a st udiare per via d' e~ perimento le ferite d'arme da fuoco dell'adclome, allo scopo di determinare la condotta che devo seguire il ch iru rgo in tali circostanze e di ac4uistare la nece~ saria pratica e conlidenza nelle delicate manualit it rich ieste dagli opportuni atti operativi . Quanto questa pratica di tecnica sia necessa ria dimostrò ultimamente Senn (un'auloritil in questa materia p Gt' gli studi e per l'esperienza ) nel trattare della chil'urgia addominale nel campo di ballaglia. Egli dice che l'operazione della lnparotomia non può essere eseguila che da un chirurgo mollo ahi le ·e c.he si sia eserci tato a lungo sopra animali e cadaveri ,
STI; OIO SPERUIE~TALR SULLA CUR.\ DRLLB FERITE, ECC.
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e aggiunge che presso ogni gro~so riparto di truppa dovr~bbe lrovarsi uno di questi chirurghi. L'argomenlo della cura delle ferite d'arme da fuoco dell'addome continua ad flssere discusso anche oggi, sebbene i grandi progressi fatti nella tecnica della laparotomia e i risultati felici ollenuti nelle operazioni sul ventre, in gri\zia dei perfezionamenti dell'asepsi e dell'antisepsi , abbiano fallo quasi scomparire i pat·tigiani dell'astensione assoluta e ridotti a pochi 'luelli che approvano l'intervento solto certe riserVll. Sia in Italia che fuori, nelle riunioni di societit di chirurgia e nei congressi, l'argomento ù sempre discusso ; e i seguaci dell'uno e dell'altro metodo hanno ar~omenti , esperimenli e s~prattul to dati statistici per sostenere e far valere la lot·o opinione. )fa, almeno da quel poco che ho potuto rilev are scorrendo la letteratura ~u questo argomento. mi pare clte lanto da una parte che dall'altra si sia caduli un poco nell'esagerazione, specialmente nel prendere nel loro insieme e senza una minuta analisi dei singoli casi, i ri s ult~ti delle osservazioni; tanto che a statistiche numerose ricavate dai casi operati se ne sono contrapposte altrettante ricavate da molli altri r.asi nei quali non fu eseguilo ne ~ snn atto operati\'!,. Ciù in parte contribuì senza dubhio a ritardare lo scioglimento della quistione. << Senza una 1·igorosa analisi le statisliche di lesioni dell'addome~po,;sono condu~re a molti errori; e siccome le deduzioni in questo genere di statistiche hanno ~na direlta inlluenza nella pratica , CO$Ì è della più grande tmport:mza di separare le diverse rorme di lesioni nel valutare la mortalità nelle ferite del venire » ( l ). Una bella
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Hl Co.npendlo d ti/a StoriiJ mediw-cltir w·gita della guerr11 di $eteuiont. (8Aft0f' fl0 e :'FORZA l.
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STUIJIO Sr.EII IMEXTALB
dimostraz ione di ciò e stata data da Cltaput in un articolo: Tmitemmt des pla it·s 11tfnetrante.ç dr l' abdmnrn. pub bi icat o negli Archit'es flln , dt• médl'cine (agosto 18!)ij) e nel quale analizza le ~tatistiche di Hecl us, Nogue~, Adler, ecc.
È fuori dell'indole del presente lavoro fare una rivista, anche sommaria , di quanto si è scrillo in merito della questione; per cui mi limito a dire che oggi i chirurghi. data una ferita d'arme da fuoco dell 'addome, nella quaiP- specialmente non !;iano in modo evidente manifeste la penetrazione ~~ la lesione di ,·isceri, si dividono in queste opinioni: l.oparotom.ia im wt·rliata: perchè 1• questa è inotren "i va ed è l'unico mezzo sicur-o di diagno:;i; 2" la guarigi one spontanea è rara e aoclre impos:;i bile quando sono le~i certi vi sceri o vasi sar.guigni di qualche calibro; 3" le statistiche bene esaminate dilnno cifre in favore dell'intervento rmmediato; 4-" infine, val nteglio compiere un'intervento inutile che farne a meno quando è indispensabi le. Laparotomia a condi.=ione che ci siano segni evidenti di emorragia o quando la timpanite accerti che la perforazione non è sufficientemente oblitemta; perchò i o la laparotomi a in que~te condizi oni è tull'altro che in olreosiva ; .t• dati statistici numerosi allribuiscono una rnortalitit sensibilmente uguale al pr·onto intervento e all'aspettazione ; 3° esistono numerose osservaz10n1 umane di ~uari).'ione nelle quali la penetrazione non è dubbia. A stm.~ ione
assoluta che oggr giorno non c' ù più quas1 ne:-suno ehe l'adotti. r ;lri autori , fra i quali Reclus. Estor, Schechner ecc. hanno fatto t'speriment i :~ llc1 sropo di ri:<olrere l::r questi one: ma chi
. SULLA CURA DELLE FERIT.E D .•-\RME DA FUOCO : ECC.
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in special modo si è occupato dell'argomento è t:bapul, il quale in una serie d'esperimenti dall'agosto 89 all'oltobre 91 sacrificò 180 cani. Quest'autore divise i suoi esperimenti in varie serie, secondo che trattava le fedte coll'astensione o coll'interrenlo e studiò l'influenza della ripienezza e della vacuità dell'intestino . della natura del corpo vulnerante, le condizioni di guarigione e le cause di morte, l'influenza di vari atti operativi (operazioni economiche, resezioni totali ). Giunto alla fine della 1a categoria d'esperienze (colpo d'arme da fuoco attraverso !a parete addominale) nellè quali coll'inter.emo (66 casi con ll.i morti, 80 p. HIO e 12 guat·igioni, 20 p.100) ayea avuto una mortalità superiore a quella dell'astensione (46 casi con 3·1 morti, ti8 p. l 00 e 1;; guarigioni 3 ~ P· ·100), acquistò la convinzione che i suoi insucc~ssi era nt• dovuti da una parte a lesioni troppo considerevoli. e d'altra parte a difetti di tecni ca spiegabili per le .condizioni speciali dell'intestino del cane (piccolo , rigido, rriabile). Allora , e~li dice, risolvette di ricercare il miglior processo di riparaZIOne in condizioni ideali (ferita ridotta al minimo, niente ferila arteriosa, non spandimento di mat.erie nel peritoneo, durata minima dell 'intervento, animale a digiuno, laparolomia immediata) e tirò un sol colpo in una sola ansa messa a nudo con la laparotomia. In queste condizioni e con una nuova oper·azione, da t:haput immaginata (innesto intesti~talt) e operando non al di la di '/, d'ora dalla lesione ottenne 11
HlO · · · • P"·r "' 100 d'1 g u:~r~g10n1.
Ne concluse in favore dell'intervento immediato. ~: tet(} che ferite prodotte come le precedenti avevano dato col\ aspeltaz· .. sempre rt., evante; ma con tutto . .tone una morta,.1la Ciò e con tuLto il rispetto dovuto all'autoritit e alla competenza di rh . . . . · aput, mt pare che questo sta un'at1eners1 troppo a~ l1 e· . ~per,mentt e troppo-poco ai fatti nell'uomo.
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STUOlO SPKRI!IRNTALK
Io mi proposi di far·e gli esperimenti ( l) tanto coll'asten~ ione che colla laparotomia immediata, in r.ondizioni, il più che fosse possibile, simili a quelle che sogliono essere io reallil. nella clinica. Non mi curai che gli animal i fossero o no a digiuno, non feci nessuna preparazione di pulizi:a nella regione che ~oveva essere ferita e tirai nell'adnome per lo più in direzioni differenti. Per gli esperimenti mi servii di cani, i quali non sempre erano. come sarebbe stato preferi hile, di grossa taglia, chè anzi per lo piu eran piccoli e perciò, oltre di avere il difetto di una minore t·esistenzn, avevano anche quello più rilevante di un inte!<tino molio pi ccolo. In principio come arme adoprai un piccolo t'evolver (calibro 7 mill imetri) col quale tiravo sui cani alla distanza di 6-7 passi in un cortile della scuola di medicina. ( cani erano legati in piedi sul posteriore eri erano riparati da un diaframma resistente che aveva urùperlura per lasciare scoperto soltanto l'addome. I cani cosi feriti erano condotti o portati nel laboratorio della clinica, che è a breve distanza àalla scuola . .\la, siccome col revolver (caliibro 7 millimetri) le ferile erano cosi gravi che poco o punto si adattavano nlla esecuzione e alla' riuscita degli opportuni aLLi operativi e il Lr aiìporto o il percorso dalla scuola medi ca al lahoratorio, n on poteva riuscire ai cani ferit i che molto nocivo, cosi in seguito usai di una piccola pistola Flaubert (calibr·o 5 millimel.ri) colla ,,naie tiravo a bruciapelo sull'addome del cane, messo in p ied i sul posteriore, nel laboratorio stesso della clinica.
Il) Ne~;ti esperimenti fui genlilmenl.e ass istilo <!a llo stu·l~nl~ oli e• anno stj:utor ~t oq:ame.
SUI.LA CUR.\ DELLE FERITE o':\Rìi!K D.\ FUOCO, ECC.
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Per non fare inutili ripetizioni, dirò in complesso qual fu il modo di procedere che tenni negli esperimenti. Il cane, quasi subito dopo riportata la lesione, era messo sopra un apposito tavolo d'operazione, in giacitura dorsale colle quattro gambe tese e. legate agli angoli del tavolo. La preparazione per l'operazione e la medicazione erano presso a poèo quelle in uso nella cli nica. . l'addome, dopo di essere stato raso dei peli, era ripetutamente lavato con saponata calda 6 poi disinfettato con soluzione di subii ma t~. La regione era is·olata con salviett~ sterilizzate con ebollizione pr-olnngata e poi bagnate in soluzione _di sn~limato. Gli stmmenti, steri lizzati con ebollizione prolnngatn in soluzione di soda (l p. l OO)· durante l'operazione erano ten·uti immersi in acqua fenicata al2 '/ 1 p. l 00. Per le sùture, ~acci ecc. seta :;terilizzata con l'ebollizione in glicerina e poi munersa in soluzione fenicata al g '!t p. ·l 00 . . .'~ornpresse, piuruaccioli ecc . erano sterilizzati o nella ste~tllzzatrice a vapore Bergmann o cont'ebullizir>ne prolungata 10 ::lcque distillata. te soluzioni antisettiche adoperate erano secondo il caso, quelle di snhlimato (3-3-1 p. l 000) di acido fenico (2 '/r p. l 00) di acido salicilico (:J p. 1{)00). La narco:;i si otteneva mercè iniezioni sollocutanee di cloridrato di morlina. :.E~sendo Lntlo pronto per una rigorosa antisepsi, praticavo 1 _mc:tsione dell'addome a strati in corrispondenza della fenta e per una estensione più che sufficiente per non avere troppa dif!ìcoltà a fare l'esame dei visceri. E preferivo il tagiin in conispondenza della ferila (a meno che questa n~n rosse proprio di fianco) a quello mediano, perchè così, ol. re alla' pi.u fact'le poss1. b"l' . una melo d'1ca su11ta d"t esegtme tura a -~tra't. della parete addominale, era anr:he possibile, ·
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STUDIO SPERI MENTALE
in gen erale. di mettere allo scoperto il c;tnale della ferita , togliere i grumi, i corpi estran ei ecc., disi nfettarlo; e percM per lo piu si risparmiava dì fare nn trauamento a se della ferita del peritoneo parietale. Nel caso di abbondante emorragia interna procedero n frenar questa prima di pro~ed ere all'esame dei visc eri . Per essere poi cerro di non lasciare inosservata nessuna feri la dell' inteslino, come successe in un caso, lo passavo in esame tutto quanto, svolgendolo di lif!entt~mente, e comincia \' O dalla prima ansa che c:1pìtava e che era tenura fissa dall'as•isrenle, per continuare m sopra e in solto fino allo stomaco e al retto. A mano a mano che trovavo punti feriti li isolavo con compresse calde srerilizzate e bagnr.re in solu;.:ione antisellìca e li ponevo di lato a uno dei labbri dell' incisione. Le man ualitil di ricerca procuraro di ese).!uirle con la massima dol cezza per impedire che nel rimuovere la matassa intestinale altre materie uscissero fuori dalle perforazi<>ni oltre a quelle che spesso si lrovarano a imbra ttare le altre anse, il mesenterio, l'omento, er.c. Per la ricerca delle perfora;.:;oni non ilo sperimentato il met<>do di Scn n (insufllaz:one di idrogenO< nel rello) n2 quelto di Cro" ley (insurnazione d'idrogeno so lforato e ~o luzione fenicata leggem che sarebbe fatta gorgogliare da dello gas fu riuscente dalle ferite dell' intestino). Questi metodi secoQdo autori competenti (Chaput, Bramann) non :-ervi rebbero in modo sicuro a scoprire le perforazioni e spessfl, se non sempre, sarebbero causa di fuori uscita di materie intestinali, senza poi considerare che qualche rolta la pres sione che si richiede a :'Uperare la valrola ileoceca le è co~i forte ria distendere enormemente il crasso e da produrre perforazione del la parNe in qualche ca~o di ferita ioC(Implela di qtt E'S t~L
Sl:I.L.\ CUR.\ DELLE FERITE o'.\tt~E 0.\ FUOCO , KCC.
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~el procedere nl trattamento delle perforazioni dapprima
isolavo il tratto d'intestino corrispondente per mezzo di due lacci e dopo di averne spremuto il contenuto. Se le perforazioni erano piccole. a una certa distanza fra loro e non inreressanti l'inserzione del mesenterio. erano deterse, disinfettate e riunite con ~utura Lembert o Gzerny-Lembert. Se quasi a contatto eseguivo una J'esezione cuneiforme; e se questo non era possibile o se era lesa l'inserzione del mesenterio o se più perforazioni si trovavano in una ansa nolil molto estesa, praticavo una sola resezione: diversameme più resezioni. Alla resezione precedeva l'allacciatura dei vasi della porzione di mesenterio da asportarsi, facendo altenzione di rispeLLare la circolazione sanguigna all'ansa che si lascia,•a. La riunione dei residui capi intestinali fu faua di regola coll'enterorafta circolare Lembert o Gzerny~embert; non perchè mi sembrasse che questo metodo fosse 11 migliore; ma semplicemente perchè in questo ero un po' più esercitato. Solamente tre volle feci uso del bouone di 'f urphy che nel cane, per la rigidità della parete e per la strettt>zza d~l lume intestinale, mi riuscì difficile di applica!' bene, g.lacehè si produceva spesso lacerazione delle tonache e speCial~ente della mucosa . Di più. e sarà stat() Lenissimo la cattrva tecnica, si sono verilìcati alcuni degli inconvenienti del hottone di ~l urphy, la mortificazione cioè dei Lralli di p.are.te intestinale compressi prima che fosse avvenuta la l'tUntone dei capi anastomizzati, e l'accumnlo di materie nell'ansa superiore (l). Il primo inconveniente non fu pos(l) Quest'· . . lnconvcn•ente si veriflehera specialmente quando si adopfra il ne d1 Mut"h pr~par " Y ·m cas1· d'1 ferite dell'intestino, nel quali non é poss1'b'J1e ~re convenientemente l'ammalato con adatta dieta, purganti, clisteri ecc. bott!)
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STUOlO S PER IUEHALE
sibile di evitarl o neanche con un boltone fatto costrui rt> a posta mollo piccol o e perciò più adatto all'intestino del cane. Ulti mate le snture delle farite intestinali, i tratti di ama corrispondenti erano prima detersi con leggera soluzione antisettica e poi rimessi in cavità. 0 )!ni Yolta che ferite d'altri visceri (fegato, rene, milza) si riscontrarono sole o associate a ferile dell'intestino. dopo arerle deterse con una compre ~s a imbevuta di de~ole soluzione antisellica, furono riunite ron sutura della capsula. affrontandone le due superfici e sierose. Si riuscì così sempre a chiuderle e a frenarne l'emorragia. Siccome poi non presentarono estese distruzioni ed erano situate lontane dall' ilo del riscere, cosi non fu indicata mai la resezione o l'estirpa1.ione di que::to. Per la pulizia del peritoneo in principio mi servii di piurnaccioli sterilizzati a~ciulli: ma siccome purtroppo sue· ced eva spesso di non potere con questo mez1.o rimu overe la parte di contenuto i ntc:; ti n :~ l e ver:-a tosi nel peritoneo ne era possibile di neutral izzarlo, cosi in seguito feci la polizia del peritoneo mercé di abbondanti lavacri con soluzione salici lica che in qualche caso pane riuscisse util e ('1 ). 11 Yentre era ch iuso con metodica sutura a strati ùella parete come si pratica in clin ic:~. Il peritoneo era riunito co n sutura siero-sierosa; po1 s1 passavano vari punti stacca ti che comprendel'ano tutti gli strati muscolari , e questi punti erano annodati dopo di aver riunito con sutura continua a sopraggitto i lembi dell'apo· neurogi superlìciale. Colla sutura della cu te la ferita era chiusa perfettamenle e offriva la necessaria resistenza.
(l) Sì potrebbn usare a nche di nna debol" soluzione cloro-m itti ca (da ' / 1 a per 100} che In clinica loo ,·isto riuscire cosr proncua per IR lavatura di vast i asce~sl dn spondilite granulo-fungosa e per irrigazion l nel cavo perltoneale nell~
peritoniti tubercolo;e.
SULL.\ C{; K:\ DELLE Flì.BtTE o'AR-.t: DA FGOCO, ECC.: .
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Prima di fare qualche considerazione sopra gli esperimeoti esposti Dlllle Tavole, in quanto specialmente si a·ife· risce agli t'si ti di guariz;i(lne o di morte nei due modi d i lrauamento delle ferite (astensi()ne e lapnrotomia) ; credo util., di dire qualche parola sul numero, forma, complicazioni, ecc. di queste, essendo tali condizioni in stretta relazione con quei risultati finali. Le ferite avevan sede principalmente nel tenue e il loro numero nriò da 2 a 8. Eran situate talora in un'ansa vicine le une alle altre: tal altra piu distanti erano a due a due disposte in un'an$a lunga G0-70 cm. Piu di rado esistevano simultaneamente nel tenue e nel grosso intestino. Per lo più non c'era coa·rispondenz.1 fra la ferita esterna e la porzione d'intestino ferita; anche spesso si tro,•ava che il segmento d'intestino leso non era quello che anebbe dovuto corrispondere alla porzione di parete addominale feri ta. E ciò perchè le rarie parti mohili dell'intestino oc~upaoo, dentro certi limiti, sedi non fisse ma var iabili; e 10 caso di ferita vanno soggelte a movimenti anti e peris.~ltici : come se n'ha la prova dal fatto di trovare spesso 1 rotestino ferito in vario grado di contrazione. La forma delle perforazioni era spesso circolare, con muc~~a estrollessa (tranne nel grosso intestino) e che obli terava 0 PIU meno bene la soluzione di continuo; quando invece era oblunga e quasi scavata a canale o molto larga, la mucosa non era estroflessa regolarmente, ma mancante o quasi ~a qoella parte in cui io direzione obliqua era pPnetrato 11 proiettile. In questo caso era immancabile la fuoriuscita delle mater·1e ·mtesttna · 1·1. De1 resto l'·1rnportanza attr1'b utta · al c~rcine mucoso nell'opporsi all'uscita delle materie non è,~~ sembra, sempre assoluta e reale in quanto si riferisce ali mfetione del peritooeo; perchè il proiettile nel trapas-
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~TU DIO SPERIJI.ENT ALK
sare le anse intest in<~li deve trasportare o spingere davanti a se parte d i quelle materie: piccola parte se si vuole ma pur capace di produrre l'in l'ezione della sierosa peritoneale. Si aggiunga poi che a vincere la resistenza del tappo mucoso si ha spesso la contrazione delle pareti intestina li . Ma che la cosa avvenga in un modo o in un altro, la fuoriuscita delle materie, nei diversi esperimenti si può dire che sia stata la regola. In due casi sì notò l'u:Scita dalle perforazioni di vermi lombricoidi . Spesso, sia nell'omento che nelle anse in testinali, si tro· varono peli e particelle tli sudiciume aderente alla pelle. L'emorragia soltanto eccezionalmente mancò o era ridotta a poco quando pr·oveniva da gemizio delle pareti intestinnli; per lo più era ahbondante, sia che provenisse dai vasi mesenterici, sia da uno dei visceri parenchi matosì. In qual· che caso anzi fu così abhondant(.\ da costituire il fa tto principale della lesione. Solo in due casi si ebbe ferita isolata del fegato e della vescica; le altre volte le ferite dei visceri parenchìmatosi (specialmente della milza, che nel cane è molto mobile, spe;sfl molto lunga e lobulata) erano accompagnate da ferite del· l' iot estin(l. lJ n'ultima considerazione. Per quanto era possi li ile nel cane, subito dopo il ferimento, ricercai sempre invano i segni diagnostir.i di penetrazione e di lesione viscerale. sa lvo nel caso di grave emorragia inLerna ; così pure nell'aspello ~enerale e nelle varie mani festazioni di dolore dell'animale, nelhl ~cossa nervosa, non notai differ·enze mani feste fra i casi di ferite penetranti con lesioni dei visceri e quelle di ferite semplicemente parietali .
SUI.L.\ CUR.\ Dl!tLE FERITE o'AU)IE DA n;oco, ECt:.
Il :3
In ~ompl esso i <:asi trallati ·con l'astensione furono l :.s, quelli tratlati colla laparot<~mia ~l ; ma togliendo ùa ambedue le serie fJuelli nei quali la ferita non fu penetrante, si hanno per l'astensione 13 r.asi con Il morti , 2 guarigioni certe e l dubbia; per la laparolomia l i) casi con 13 morti e 2 guarigioni. la semplice espressione di queste cifre darebbe un responso favorevole all'astensione; ma le poèhe considerazioni che seguiranno ora spero che varranno a dimostrare cl1e in ciò vi è soltanto un'apparenza di verità. Giova intanto avvertire che nei casi in cui fu fatta la laparotomia e nei quali non f.u ri scontrata lesione di visceri, l'esito fu sempre la guarigione ; e non sempre la Japarotomia fu semplicemente esplorativa ; ma in due casi furon o eseguiti, per esercizio di tecnica , .anche ntli operativi di una certa importanza , una yastro- enterostomia e una tese;ione di un'ansa intestinale di 20 cm. La causa ordinaria della morte nei casi traltali coll'astensione fu la peritonite ; e la morte avvenne sempre in hreve tempo (dalle l O allé 48 ore) ; soltanto in un caso dopo 8 giorni. Quando vi fu emorragia questa fu la causa principale della mor~e che allora avvenne dopo brevissimo tempo. ~ ei casi di guarigione spontanea , negli animali uccisi per dissanguamento, si constatò che la riparazione delle ferite era avvenuta per essersi queste saldate o coll' omento o C{)\le anse in.testina li vicine. Queste aderenze per lo piu persistevano all'atto della necroscopia (~ l giorni dopo il ferì · mento) e si notava un lieve arrossimento nel loro contorno. Invece nelle ferite nelle quali era avvenuto il distacco delle aderenze non si scorgeva che un lieve infossamento della pa· rete intestinale corrispondente alla pregressa perdita di so-
s
1U.
STUOlO S PEIII~II!NTAI.E
stanza, e nel quale la sierosa non era liscia ma linamente •-aggrinzata. Nell' :~ ltro caso di guarigione (dubbia) e nt>l qnale il rane fu ucciso al i>' giorno d;~l ferimento, in corrispondenza di una delle quauro perforazioni. che si erano chiuse per aderenze coll'omen:o, si notò una cavità asce"s•1ale chiusa e della grandezza di una piccola noce. Se si fosse fatt o sopravvivere l'animale, quest'ascesso avrebbe lìnito col risolversi, si sarebbe vuotato nell'intestino, avreLl>e tìnito con una fistola, oppure aprendosi nel peritoneo, avrebbe prodollo una peritonite generale ? Tale incertezza mi fece considerare , come dubbia questa guarigione. Nei casi di guarigione le ferite erano limitate al solo intestino e prer.isamente in punti lontani dall'inserzioRe del mes&nterio: ·di più con un'esame accurnto non fu po::sibile di scorgere segni di pregresse lesioni di vasi saogui)!ni, in modo che si potè escludere che ci fosse stata emorragia. Mancò quindi una condizione che per sè stessa avrebbe reso impossibile la guarigione spontanea e che di più sarebl•e stata favoreYole allo spandimento delle materie intes tin:~ li . Nei casi trattati colla laparotomia la mor·te, quando succe:;se dopo brevi ssimo tem po dal ferimento , avvenne per emorragia o pet· peritonite sellica o per queste due cau ~ e insieme: nel rimanente per peritonite purulenta. Nei due casi di guarigione la riparazione delle ferite fu regolarissima; e regola1·e pure fu nell e ferit a della vesGira. nel qual caso anche si sarehhe oltenut;l, con tutta proba· bili tit, la guarigione, se non fos:>e stato commesso l'errore di dimenticare nel venlrt' una compressa di garr.a. A proposito dei casi trattati colla laparotomia, Ya anche notato che nei primi selle esperimenti le ferite furono prodotte da proiettili di revolvers calihro 7 mm•. mentre che nei casi di astensione, tranne nel primo e nel quale non vi
SULL A Ct:R.\ DELLE FERITE D'ARME DA F'UOCO, ECC.
11 5
fu penetrazìone, le ferite furono prodotte sempre da proiettile dì pistola Flaubert calibro 5 mm. In quei casi adunque va calcolnta questa circostanza sfavorevole. Di pii1 negli esperimenti colla laparotomia si ebbero frequentemente lesioni di vasi sanguigni e complicanze di fe l'ite di altri visceri (fegato , rene, milza). Se a tutto ciò si aggiunge che alcuni esiti infausti dari\·ar•mo, senza alcun dubbio, da errori di tecnica, sì vedrà, come é stato dallo pi i1 sopra. che le cifre dei l'isultati hanno un significato ben diverso da quello che in apparenza esprimono . •
. Se ora mi fosse lecito dalle poche osservazioni che ho fallo di trarre qualche conclusione pe1· la mia pratica direi ehe: data una ferita d'arme da fuoco dell'addome, la quale non fosse evidentemente penetrante, siccome d'altra parte non esiste n es:~ un segno certo di lesioni di visceri e i mezzi per scoprirle (Senn, Crowley) sono molto fallaci e spess'O dannosi ; considerando che le condizi<tni per In g\}àrigione spontanea, mollo rare per le ferite prodotte da piccoli proiettili , si può dire che siano 1·i~otte a zero colle nuove armi da guerra ('l); conside1·ando che la lnparotomia esplorativa è operazione innocua e l'unico mez1.o per stabilir-e una diagnosi certa e per po1-re riparo a certe lesioni (emorragie); in base a dati statistici rigorosamente esaminati (Adler-
(l) Aperture m ult iple e molto larghe. Tutti i reriti con lesioni penetrantì
del vcntro finirono con la morte. (Reltni()ne ru gU etrtUi dd nuovi (ueili <1~1 ge~r.. le voi) CoLER. Sunto del colonnello medico SAGGINI,
dieo mUUore, giogno 9~) .
Giornole ,.._
·I l o
STUDIO SPEIIIHE:'ìTAL E
Chapul) e all'autorità di chirurghi eminenti , io mi deciderei per la lapat·otomia immediata (1) ~ernpre quando non esi-. sll,ssero controi ndicazioni (shock, tempo trascorso dalla riportata lesione oltre le 24. ore) e a vessi a disposizione tuili i mezzi necessari per una rigorosa antisepsi.
•
ft) La laparotomia immlldiata avn1 in aHenire sempre 11iù una maggior pre·
ferenza, qnando la te.:nica operatoria avra raggiunto un piu alto grado di per· feztonamento (De lorme}. Secondo Dauriac poi il d1fe1to di 1rrigazioni antiset· t lche nella siero>a dopo la laparot.on)ia, do,·e forzatamente son rimasti gertJ\1, sarebbe la causa phi potente degli insneccssi ; per cui egli consiglia di apr ire il ,·entre nel più breve tempo possibile, di procedere rapidamente al tratta· mento dello ferite intestinali, alla le,.:atura dci vasi, la\'are minuzio;nmonte la cavità peritonale e chiudere il ventre iu condizioni particolari - tubo a dre· naggio corto nella parte superiore della feri ta - tubo a sifone dal piccolo l)acmo alla parte In feriore della ferita - per l'irrigazione servirsi di un liquido indifferente per esempio sier.> artificiale (Jlrogrt• médìcal, gi ugno 94):
SULLA CU RA DEI.LE FERITE D'ARME D.\ FUOCO, ECC.
~ 17
LIBRr, GIO RNALI ECC. CONSU LTATI
Trattato di chi,.u rgia.
-
FOLLI:"! e D UPLAY.
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- KoENIG.
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- : R EcLu s
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-
AL13El\T.
•
))
-
T !l.L~TA ~:-;i).
• •
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- P oTilA e 81LLROTII.
u
l)
e D u PLAY.
Enciclopedia internaliono;le eli clliruryia. KOELIUS .
Clinica cltirur!Jica. - TILLAUX. Chir!lr{Jia miliiare. - W JLLIA~JSON. Trattato delleferite d'a,.me da .fuoco di SERRIER e L ARR EY. Trattato t•ralico di chiru ,.gia militare di C!IAU\'EL e NIMTER.
Sinte.~i
della ' ,.e/azione sanitaria sugli eserciti teclcsc.hi nel.la aue,.ra .f,.anco-yermanica (compilata per C lli 'H del Giornale medico (lel R. Ese,.cito). Comtwndio rli chirurgia di guerra I'Ompilalo sulla storia med~co chirurgica cltlla guerra di secessione d'A meri ca (BAROFFIO e SFORZ '< ). Tec11ica e indica;ioni dc:lle opera+ioM .'mllo ~tametco. intestino e vie biliari di C liAPUT. Giornale medico del R. f<.'se ,.cito: · A lti della soci_ctà italiana di chi,.urgia. Semfl.ine médicale (91-95). Ri(o,.ma medica (9 !-K>). Progrès mérliral (91). Centralblatt .fi'tr Chirurr;ie (93-9-i) . .4 rchioes générales de médecine (92- 9:'>).
4 18
STUOlO
SPP.IH~ENIALE
T A V!\ LA l.
'
UI'AR OTOlll.~
ESPLORATIVA
NUW&RO
:SPECIE
dell'esperimento
della reri ta
e lesioni constatate
l. Cane spinone ptccolo.
Colpo di r evolver s al quadrante superiore des tro dell' addome, in dit·ezione entero· posteriore (animale ritto sul posteriore).
Abbondantissima emlwrag~ per ferita rli due vasi me· 1 senterici. Nel b·atlo iofe· l t·iore d~l duode no due pi'" foi'8Zioui con tropposte, e<lll mucosa eslroflt•ssa , mae~ chiata di materie intestinali F erita a solco nel margin·· cflnvesso del rene rlestf(•
Il.
Colpo di revolvers all' ipocondt·io destro (dit·ezione. del colpo e posizione dell'animale come ne l caso precedente).
Ferita non penetranl('.
Grosso cane bra·CCO.
III. Colpo di t·evolvet"SCOm<" Cane bracco sopra. di media statura.
Poco sangue nl·l cav0 pen· toneale. Ferita perforeW nel lobo destl'O del fegato. foro d'entt·ate. nella facc•s entero-superiore, di forma ombelicata, a margin! srraw giati, poco san~umant~· Foro d'uscite. nella faCClB inferiore, vicino al ma.r· gine posteriore, più amP.Jt· a margini più sfraogtah d(> t precede n te, . ri~oprrl" da g rumi sa ngutgnt.
Sl!LU CURA DEL LE FERIT E o 'AitME DA Fl: O(O, EC C.
-
Il tJ
Laparotomià.
l
ESITI .\l'TI
§l :g,
operati\'i
t Legalura dei due vasi. Rese.ione dell'ansa ferita ed entero-anastomosi con enterorrafia circolare Czer n yLembert. Sutura della ferila del rene. P ul izia del J)eritoneo con piumaccioli
O.,·s en l'.i ZIO.YI
~l
Morte
-
2 ore dopo
l' ~pera · . zwne.
.. ~\erili~:zali a~ciutti.
. All'autopsia: piccola quantità di sanllue nel cavo peritoneale. Profonda anemia rlei visceri. Suture lfltatte. (Una ferila nel cieco che passò in osservata).
l
·, Ch)usura <\el ventre.
-
1
. De'tersione e sutura ùelle ferite. del fegato. Pulizia del per1~neo .con piumaccioli sterthzzall asciutti.
l
giorni Nei primi due gior·ni - '12 dopo il cane sta abbastan!'~pera-
zwne.
.
. l• l
.
l
l
l '
za bene. Al 3' g iorno persiste la paresi del treno posteriore che in principio si rit~ene di pendere dall'azwue della morfina. Però l'animale prende cibo e sta accucciato normalmente. Al5' giorno paralis i del treno posteriore, p r i a p ismo. Nei giorni suecessivi prende poco cibo, pot lo rifiuta af· fatto. Muore in ·12' giorr.ata. All'autop sia: Ferite del fegato riunite. Il proie tti! e si trova incuneato fr8 due vertebr e Iom bor i. Mi elite. Causa della morte. Paralis l' spi nale.
STUDIO SPERIMENTALE
SeJue: T AvoL.\ l.
NUMERO
SPECIE
UPAR0\0 )11 ,-\ ESPLOR.\ Tl l'A
dell'esperimento
della rt!rita
P IP.;ioni constatai~
IV. Cagna di media sta tu l'a.
Colpo di l'evol ver s all' 1pocondrio destro (d1rezione del colpo e posizioue dell' animale come nel cal!o precedente).
Ferita non pcnell'ante.
Cane bt•acco di media :::talUI'8,
Colpo òi revolvet·s all ' addome in sen so trasver$ale al disotto dell'ombelico.
Abbondantissima em11rragi• intPrna per fei'Jta di ltl va"i mest\nleJ•ici. In una ansa di 1'1 cm. Mltcnuei pe1·forazil)ni; in altl'a. au~ di 30 cm. 4 petoforazJOmP 2 !'OlcatUJ·e. Alcuné del:< perfcJrazioni beanti COli rUI •· riuscita di matet•ic intesi:· uali. Pareti intestinali COJ· l'ispundenti alle fèril e COl · t1·atte.
VI. Cagna b ra cc a di media g1·andezza.
Col po di r evo l ver s dalla pinga in guioal e tlestra a sinistra della l inna mediana.
A bbondantissi m i\ cmorl'sgi1 interna per fet•ita di 2 ,·a:·· m es<' 11terici. I n u ns ~n= del tenue :2 perflll'{l~JOII~ una nel bordo li ber o, l alli nel punto di i oserzioue d·· m e"enterio "' • In un'allraau;a • • .;;:IJ deltenuP. 2 perfora~tolll · 11 , bordo libero, quas1 8 co latte'·
VI l. Cane l upetto.
Col po di r evolvers come n el caso pr eceden Le
. Ft:r i ta non peneteantc - P8"''' .· addominali m 0llo spes>•·
v.
SULLA CUR.\ DELLE FERITE o 'ARn 0.\ FUOCO, ECC.
•121
Laparotom in.
'~·~ l
ATTI
opera lì vi
]l
ESITI OSSHR l'AZI01Vf Morte
---------~:---:----- ---
Chiusura del ,·entre.
----
1
Legaturedei vasi. Resezione cfelle due anse di intestino ~. enteroanastomosi. Puhzta ~e~ per!l~neo. con pi umaccJOh stcrthr.zatt asciutti.
30 ore
Peritonite purulenta. Suture intatte.
Legatu!'ll dei vari. Reseziorie ~ enteroa.nastomosi della 1. ansa fdrtta. Rep:olarizza. ztone (rese:ione cuneiforile)e.$ut.ura delle altre peroraztonl.
5 ore dopo l' atto operativo.
All'autopsia: abbondanti grumi e sangue liquido nel peritoneo. L'emorragia derivò da caduta di un laccio da uno dei vasi.
PeJ esercizio di tecnica si praC!l la 9aatro-enterosto m1a cor t Lem be rt. su ura 1
Czt-rnv.
dopo l'atto operativo.
1
Ucciso l'animale dopo 6 giorni si constata la perfetta riunion e fra la parete dello s tomaco e q nella dell'intestino .
1?2
STUDIO SPERUIENTALE
Segne : TA VOLA l.
NUMERO
SPECI E
LA PAROTOYI.t. ESPLORA TI V.\
dell"es peri mento
della rerita
e lesioni constatate
V III. Ca gna di media s tatura.
Colpo di pis tola Flau. bt~rl alla ~arte infe•·iore dell addome in direzione obliqua.
A bbondanlissima emPrragia ' interna proveniente de ul» ft't·ita pc>rforantedl'lle milu e eia rl ue vasi- mt>sentrrib s econda ri. In una ansa del tenue due per forazioni, une delle quali nell'inse..zione dPI mesen terio. l n un';tllrs ansa 2pc>r forazioni nel mar· 1 gi nt• convesso, m (tlto Mlf· vicinatt•. Gravidanza 1li cit· ca un mese.
IX. Cane Jupetto.
Colpo di Flaubert come snpra.
F erita non penet:-anh•.
x.
Colpo di Ffaubertall'ad· dome in direzione obliqua .
Poco sangue, misto a malt· r ie :xiallastre, nel peritouel'-! Nell'ultima part0 d~l do."· d<'no 2 perforazi(lm a ohiferente li vello, con fuorm·. scita di m nter ie . In un• ansa ,Jel lenue 2 perfoi'B· · zioni, delle quali una all"in· set·ziont• del mesenteriocon fuoriuscita ùi mah' rie e .~1 un verme lom bricoide.
Xl. Cane spinone di media g randezza .
Colpo di Flaubert come sopra.
Copiosa em onagia intern& Ferita perforante dc•Jiamtl za in vicinanza del marg~w infet·iot·e. In una a11S8 di:J.I cm. dell' ultimo trallo del tPn ue, 4 per forazioni cot• mucosa rovescit~ta e ruo•·iuscila di materie. Nelf5 iliaca , quast vuota, 2 pet' . forazi oni piccole chiuse.
cane lupetto di me(]ia statura.
. Sl:LL ~ Ct:RA DIU.R F&RHE o'AnR D.\ FUOCO, Et:C.
,
123
Lllparoro,,l ia.
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ESITI
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Arri
OSSBR VAZ/O,\'/
c
l:~
operati\ i
l!orlo
:::0
C-'
1 Suturadelle ferile della milza. 24 ore i l Legatura ùei vasi sangui· dopo ,J nanli. Reseziom1e ed entero· l'atto ane~lomosi de-lla J" ansa opera· ferita. Ref,olarizzazione e ti v o. l sutura del e aUre due. Ver• ~~ la Ilne deU 'o~erazione , l s1ecome l'anima e dii ap- P~na qualche segno di vita, st. P.r~t~ca~o ~er ipodermQ- ' . clis1 tmeztom di siet'O artiflciale.
.
-
Peritonite. Gangrena di un piccolo tratto di parew intestinale in corrispondenza di una delle suture.
l
Chiusura del ventre.
l
1 l
l
l
.
.
Sutura . ..d'llle pr1me P.erfora - ZIOnn~ due piani dtfferenli. 1 Res~z10n,e edenteroanaslomo~t.dellaltro tratto ferilo. 1 ~uiJZJa ~e! periloneo con PJUmaccJOh esciulli.
. OJe 12
Per1Lomte settica .
Sutura delle ferite della milza 1 ~. delle perforazioni dell'S Jhaca. Resezione dell'ansa del !eoue eù enteroanasto· mo~1 _ con bottone Murphy. P_uhzJa ~el_ peritooeo con p1umacr1oh asciutti.
dopo 4 giorni.
Perilonile put·ulent.a. Parziale distacco dei monconi in te e tinali.
•
dopo l'allo operati vo.
ST UDIO SPERIMENTALE
Seoue : T A voLA l.
l'iUMERO
:ìPECIE
LAPAROTOMIA ESPLOR.\TI\'.\
dell'esperimento
tldla rerila
!' le~i ont constatai~
l XIL Colpo di Flaubel'l al- ' Discr eta emorra~ia proYel'addome in direzione Cane bt•acco nienlt• dalle fe•·itc mte!'li· piccolo. obli'JUH. ' n ali clw in N . di 6 sono in un tt ansa di 35 cm. di'I le· uue. Lf' materie intestineh fuor iusciltl imbr·attano diverst~ anse iutnstiuali.
XIII.
Colpo di F laubea·t come sopra.
F t>rila non penclrantt-.
xiv.
Colpo di Flaubert in dir ez;one obliqua flalriuter nn all'estel'no.
P oco san gue fra le ause in· lesliuali. Nel murg-ine con· Vt'!.'SIJ di un ·ans a d eltenu~ u na ferila a solco c~tesa 2 cm. intere ssante sit>NS8. muscolaa·e , e in IJiccola par te 111 mucosa.
x v.
Colpo di Flaubert nel q uad a·an te in feriol'e destro dell'addome, in di rezwne obl iqua e dal basso all'allcì.
A!Jbnnda ntis~imo versamen·
Col p•) di F laubert· come sopra.
P oco sa n gu~ nel periloneo. In una ansa di ~O cm . del lenue6 pel'l'ol'azioni , alcun~ delle quali bl'anti co11 fuoriuscita rli ma terie . In altra ans a del le n ue 2 ferì te in· leres!'anti siE't'nSa e museo· lare.
Cane ba·acco di media s tatura. Grosso cane da pecoraio.
Cane ùi media s latura.
XVI. Cane spinone.
lo d'orma uel cavo peratonealf' . Nella vescicn 2 pt~r· fot·azi oui, una nella rocci~ inf~riore, l'altra nella supt·· r ior e. t.e per·forazion i si ra· couoscctno con una certa diftlcoltà sluulP un legger•· in l iltrameulo s••llnsiet·os(l
St:LLA CUR.\ DB LLB FEII ITE o '.4.11l!K DA Fl:C>CO, Et:C.
;
12:)
Laparoiom ìu. ESITI ATTI
ortrathi
-
!l....
OSSER l'AZIONI Al orte
c=
Resezione dell' anza ed entero-anastomosi con bottone Murphy. Pulizia del peri· l• toneo come sopra .
Peritonile. Parzial e ~angrena dei monconi dell'intestino.
12 m·e dopo l'allo opet·ativo.
l• ., Pdr esercizio di lecnira si
1
praticaresez.ionedi un'&nsa del tenue di 1o cm. e suc· cessi 1•a entero-anas tomosì. •_' Riunione della feri ta con su•11. t~~a Czerny-Lembert. Pu" , IJZia del peritoneo come so,, pra.
1
~ Sutura Lembert a due piani
_
.i: 1
~
e ~i sutura alìlzdta, d eli~ fertte de! la vescica . Pulizia del per1toneo con compresse di g~rza.
·::~ Resezione della t• ansa ed ·sJ ~~~ '
,:1
...
:~d
i~.. ~
~nUlero-anasto mosi. Sutura .e. e altre due ferite . P uhzta del peri tc•neo come @Opra.
1
2 li{ÌOl'DÌ dopo l'atto operattvo.
4 'giomi dopo l'sUo operaLivo.
Ucciso l'animale al So giorno si constata • per fetta riunrone d.ei capi intestinali. Ucciso l'animale in 6" giornata si cons tata perfetta riunione della ferita con lieve re· strin~imento del lu-· me intestinale.
Il giot·no dnpo l'operazionel'animale è prostrato, ha conllnui premiti ed emette reci s anguinolenli e qualche volte sang ue. All'autopsia: intestini iperemici ammassati e avvolti al· to rno a una compr essa dimenticata nel ventre. Causa della morte. Occlus-ione intestinale 1 P eritonite {lurulenta. Parziale dtsl8cco di uno dei monconi per difetto di sulura.
126
STUDIO SPERIMENTALE
(Se:tne) T.\ voL.~o l.
1'\U}IERO
SPECIE
1.;\PAROTO~I ,, ESPLOR.\TIV.\
deiresperimento
aella ferita
e le;ioni constatate
XVII . Cane l upe lto.
Colpo di Flaubert in direzione a nlet·o-posteriore .
Dis cre ta quantità di sangut• ne l P.c rito neo. In una ansa, del tenue di 50 cm. 6 per· l fnr nzion i con fu o ri u~<'ila d1 materie intes tinali. In al- ' trn ans a 2 pet•foraziuni a diff(' t'enle lovello.
XVIII. Cane bracco di media s tatura.
Co lpo di-Flaubert come sopra.
Dis creta quantità di san ~a nel peritoneo. l n un'an~ ciel tenue di 30 cm. 6 per· f forazioni. In una ansa Jd colon ascende nte 2 per- · fora zioni. F~.;oriuscita ol. matet·ie intestinali.
XIX. Cag na picco la.
Colpo tli F laubert in dtrezione obliqua dall'inte t·no all'esterno.
Ferita no n penett·ante.
xx
Colpo>di Flaubert come s o pra.
Abbondaule s pdndìmento dt materi(' intes tinali provenie nti da 2 perfo razioni de!· l'S. iliaca ripie na. Nel ~t· giuno 2 p erfor~tzioni . a Jtffe renle livello. Nell'tleo ~ perforazioni divise da u11 picco ! tratto di parete.
Colpo d i Flaubert co me sopra.
Abbondan tissima emorral(iA da ferita perforante .nel bordo anteriore della milza. a margini s frangiati N e s tesa 2 cm. Nel tenue tr. un'ans a di 20 cm. 4 perf~· r azioni. Spandimento di ma· te rie nelle anse vicine .e ne lla. fa ccia poslerio!'e de · l'o mento .
1
Cagna di media s t~lura.
XXI. Cane bracco di m e dia sta tu ra.
SULLA CUllA DELLE Jo'ERIT& D'ARMI!: DA 1-·uoco. ECC .
127
Loparotom.ia.
ATTI
l
ESITI OSSBR VAZ/O ,V/
opemti~l
Morte •
Resezione della 1' ansa ed entero-anastomosi con botIone MurP.hy. Sulur& delle altre .due m piani differenti ~uhz1a del periloneo con pJUmaccioli.
ore - ,l 28dopo
Peritonite purulenta . Parziale distacco dei monconi per goangrerna. Accumulo di materie nell'an ~a ~u periore.
Resezione della t• ansa ed P.ntero-anastomosi con enterorrafia circolare Czernv ~emberl. Sutura deHe re·· rlte del colon. Abbondante lavac_ro del peritoneo con
1
.Ucciso l'animale in s• giornata si constata perfetta riunione delle ferite. Nessuna reazione peri tonea le.
Chiusura del ventre. .
1
l'operazione.
SOIUZIODe salicilica.
Regolarìzzazione e sutura delleferite. Abbondante la· vacro delle anse e del cavo P6l'_ll~~eale con soluzione
10
. Regolarizzazione e sutura de!~ ferita della milza. Esctstone dell' omento ìmb_rattatp di materie. Reselldo~eed entero-anastomosi ell ansa del tenue. Abbondante la vacro come sopra.
8 ot·e dopo l'opet·azione.
sal~e,hca.
OJ•e
dopo l'opera· zio ne.
Peritonite settica.
:\n ernia dei visceri. Pe-
ri toni te incipiente.
STUDIO SPERDf! l'iT.-\L E
TA \"OLA Il. c_:...=.. - - - - - -·---~...;-~·-;.....;..;;_;
ES l TI
, _ _"7
NUMEilO' .!PII" esperimento
SPECIE DELLA FERITA
l t
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Morte
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Colpo di revolvers al quadrante inferiore sinistro dell' addome <l all'avanti all'indietro e dall'esler i10 alfin terno.
Quasi imm dia la.
II. Cane lupelto.
Colpo di Flaubert al lato destro del l'addome dall'avanti al'indielt·o e dall'interno all'esterno.
10 ore dop,
III. Cane bracco di media l!tatura.
Colpo di Flaubert come sopra.
l.
Cane spinone.
IV.
t
-
Id.
id
l' l J8 ore dof•J
Id.
iù.
36 ore dof~
Id.
iù.
Gros:so cane !>pinone.
v. Cagna di media statura. VI. Cane bracco.
VII. Cane barbone
Colpo di Flaubert al lato destro dell'addome in di t·ezione obli•Jua in fuori.
V Ili . Cane volpino.
Colpo ,di Flaubert come sopr a.
l
8 giorni dof~
1
SULI.o\ t:IJH., OEI.J.f: H:RITF. o'AIPI~: Il\ ITOCO. ECt: .
l ?H
.~~censione.
Il S S t: R V A Z l fJ .V l
All'autopsia, praticata subito dopo la morte, si constala elle il P.~oiettit~ 11.0!1 é ~e~fllt'ato n.el eeriloneo. che ha fe~·i~o l' arter!a 1haca prlmtllva ~•m~tra e ~• è mcunealo nell' osso 1haco ('01'1'1spondente. L 'artP.ria presenta una soluzione di continuo a stampe, a mAr~ini ~rrougia li, occupante i '1. della pa•·ele. Abbondante ver samento di sangut~ nt~l cavo periLoneale. - U n gr.oSl'o coagulo sangui~~:no dal margi ne enter o-inferiore della rotlza si estende a rliverse anse i n testinali. - · F er ita perroronle della milza. - In una ansa del tenue ~ perforazioni , parzialmente ader enti alle vicine anse sane. - Pel'itonile iucip ienl~. · Ucciso l'animali\ in 5• giornota, si constata che la ferito non é per foran te. Perilllnite purulenta. -
Sei perfor azinni nel tenue.
P~i~ni~ purulente. -
Ver samen to di sangue nel per itoneo da enta d1 un vaso del mesenterio. - 4 rerforazioni nel tenue.
·Ccci~ l'a~• i male 1lopo 20 giorni all'autopsia si constata: nel tenue 4 .fet'lle Cicatrizzate in una ansa del tenue1 si tuato immediatamente •etro la par ete addominale. - Due fe•·•te si !;Ono saldate coll'u rJ?ento c~l.q ua le sono ancoro ader enti ; l e altre due sono appena 1 conosc•bll, per un lego-ero infossamento dello sier osa, elle è mamente raggr inzata. :.._ 11 contor no é lievemente ar ros!lito.
d
f.
Pel'itonite v· . put·u 1enra. - 4 t'Pt·ite nel •enue: due uuerilP. con un •anso ,.~~~~~u; . uelle. n l l re asrel'-~i periferici all' Sflesione e comunicanti >:8\" PP.r llollellle.
u~~~ l'ani.male dQpo 21 giorni all'autopsia si constalo: s~i ferile
colr mtestmo len ue cicalrizr.nte dul J~ quali 'luallro per t~det•enzu rJmen to P. col mf!"enterir1• due con ansP. intestinali vicmP.
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dcll'e.<prrimcn l•)
IX. Cane di rnedia ~tatura .
x.
Morte
Colpo di Flaubert alla jlar·te rnetlia dell'ad•lome in cllreztone lras' ~ r:-:a l e.
Carrna . ... d1 mediA statur a
Colpo di Flauber t iu dit·ez1one obli•1ua dAll'inte•·no all'esterno.
X l. Cane lupetto.
Colpo di Flaubert come sopra .
Xli. Gr osso cane barbone.
Id.
id
Xlii. Piccolo cane bar bono::.
Id.
id
2 gio1·nidW
1 14abbiaJ
;lfs or e JW 1
2 ~iorni dof
Xl v . Cane <ii media slalu1·a.
Colpo di Flaubert a livello dell'ombelico in senso antaro-posterior e da si n1stra a destra.
:li or e dor
x v.
Colpo di Flaubert come sopra.
I O ore d~·
Grosso cane spinone.
'$UI.LA Cl:RA DELLE H .lHITE o· ARllE OA FUOCO. ECC.
. 1:JI
.4stensione.
OSSE RYdZI ONI
V~rsamento
di sangue commisto a pu~ nel peritoneo. - Anse mtestinali ammassate e aderenti fra loro. - Quattro ferite ne l tenue con parziali aderenze e piccoli ascessi comunicanti cnl cavo peritoneale.
Ucciso l'animale dopo f> giorni all'autopsia sr nota: in due anse de.l tenue situate anteriormente in vicinanza della parete addo· ~male l'omento aderente a 4 rerfora zioni.- In corrispondenza dr nua di queste aderenze esiste una cavità ascessuale chiu!>a e grossa Cllme una piccola noce. Peritonite pur ulenta. - 8 perforazioni nel tenue. U~ciso l'animale cinque giorni dopo si constata che la ferita no n e penetrante.
Peritonite purulenla. - 8 perforazioni nel tenue . .i
Versam~nto di sangue nel peritoneo. - Peritonite incipiente.
An~e m~estinali ammassate coll'omento da grumi di sangue. ~errte dr vasi mesenterici. -Quattro perforazioni nel tenue parzra mente aderenti.
1
Ve~~mento di sang11e nel peritoneo per ferita di vasi mesente-
ru\" - Quattro perforazioni nel tenue. - Due perforazioni nel f0 on _tr~s~erso. - Fuoriuscit-a di materie e di alcuni vermi ~:~ rtc~:ndt. - Ascessi circoscritti in qualche perforazione. -
1
rt onrte incipiente.
.
~JIOTONIA CONGENITA (Crmnpi /1miri, miotonù.L utas~Ì('tt .
nllls.~ia miotnnir,a ··•JIIgenit~l)·
1\o t:~ medico-leg:\le Ilei dott. l ,uit;i GeU•II'Oiì, magl!iore medk<>
l casi di miotonia t:ongenita, che le statistiche medicolegali militari registrano, non sono guarì frequenti; mentred'altra parte sono non poco interessanti allo studio di tale fl)rma morhosa, segnatamente dal punto di vista medicolegale militare. ~ o n sarà perciò infruttuosa, io penso, la hreve nota clinica al ri~uardo. Pastor.ino Antonio, della classe 1875, inscrillo assegnato ;1 1 l ij" reggimento fanteria, entra in osservazi one per di sturbi funzionali alle estremità. t<: di mediocre ·costituzione organica. :~on vi ù nulla rli· certo di gentilizio e collateralità, se non. d 1e nessun parente ha lo stesso mal e. Oe' precedenti morbosi il soggello non ricorda altro, c.he lino dalla prima in~anzia ha sempre soll'erto di una certa debolezza nel reggersi sull e gambe, e sopratullo di impedimento nel fare i primi passi, quando, dopo essere statoqualche tempo fermo, voleva muoversi; che questi di sturbi, lungi dal diminuire col c•·e3cere nello sviluppo, andarono hensì lentamente, ma progressivamente aumentando fi nn nl grado in cni si trovano oggidi.
MIOTONIA CO:'il; t:.:~!IT:\
1:13
L'esame obuiellivo mi ha ratto rilevare: a simmetria Llella testa, specialmente nella faccia , per un certo grado di delicienza di sviluppo a de~ tra e nella metit inferiore facciale. l toni cardiaci di timbro metallico; netl' jng~tltlm dello sterno sor·passa, in modo notevole alla vi sta oltre che al taLto. l'impulso dell'arco aortico, ch'è elevato oltt·e il normale. I muscoli del tronco, ma più specialmente quelli delle e3tremitil inferiori, e in particolare delle natiche e delle t oscie, sono alquanto gl'ossi nel loro ventf'e, come allo !'lato ~i un certo grado di tono per·ma nente. L'esame delle diver~e sensibiliti1.' dei riflessi.. e della eccitabilitit muscolare meccanica diretta ha dato risultato negativo, dal punto di vista delle singole perturbazioni delle funzioni suindicate. All' incontro, stimolando i muscoli mediante la corrente -elettrica, la contrazione dei singoli Ìnusr.oli , coll' ingro:;,;amento e aecorciamento relativo, non si é mostrata istantanea, ma bensì persistente per alcun tempo, dopo che la '<:orrente è stata chiusa. Dall'esame funzionale è risultato: che ~ movimenti auivi -e passivi di estensione e supinazionc dell'avambraccio si nistro e quelli di abduzione ed elevazione del braccio corri spondente sono alquanto limitati da un certe> grado di I'Ì)!Ìdezza permanente dei muscoli. Alterazione questa che il sogKetto assicura di antica data r;enza causa nota ; e che presumibilm~nte può essere legata a condizione congenita della tleticienza di sviluppo dei singoli centri nervosi cerebrali del lato destro, cui corrisponde il deficiente sviluppo del cranio e della faccia , dianzi notato. Facendu muovere e camminare il soggetto, dopo alcnra tempo ch'è rimasto in riposo. si vede che. quand· e)lli
cominr,ia primi movimen Li: specialmente del cammin are e del salire e scenilere le scale, li eseguisce con notevolei mbarnzo, quasi come portasse i ceppi; e bene osservando,. si rileva che quell'inceppa mento deriva da tonicità incooròinata , ona specie di crampo dei muscoli. Tale forma atassico-miotonica o miotonico-atassica congenita, che si vo~lia denominare, si mostrava in ogni esamepiù spiccata dopo che il sogge!to era rimasto in riposo assoluto , e si dileguava, non però del tutto, dopo qualche tempo di esercizio, press' a poco come succede in chi al mattino si sveglia e C(lmin cia a dare i primi passi. dopo lunghe e faticose marcie fatte gio~ni prima. Che se poi si voleva fare eseguire al soggetto movimenti lesti e precisi, allora l'imbarazzo diventava anche pilt ~raw~ , e tali movimenti non rius1:ivano che incompl.etamente anche: òopo le prime prove . . Accel'lata cosi la diagnosi, il so~geuo fu giudicato inabili! al servizio militare. Ravenna, geunaio J89t3 .
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l :):;
LA SCO PERT A DI RO~TGE~ IN RAPPORTO ALLA MEDICINA E CH IR URGIA
Rivista sintetica del rnaggil)re medico l.uici Ferrf'ro di (;ayallerlt'oMe
Siamo alla fine tlel secol o forse più ricco ùì scoperte scientifiche che hanno portato una vera r ivoluzione nel mondo, eppure si può dire che pochissim e di esse hanno commnsso tanto il pullblico, anche quello non scientifico, e colpito lauto le immaginazioni, e acCP!';O tanto l'interesse di tutti, e dala Lenta celebrita subitanea airautor·e f1uanlo la scoperln del Ròntgen. Perchè e cotne ? - F or se il fallo trova la sua spiegazione in quello stato psicologico moderno di isterismo direi quasi univer sale, che ingigantis.::e ogni cosa, e ci pot·La cosi facilmente eli un !;ubito al colmo dell' entusiasm o per farci poi ricadere non meno precipitosam ente nello sconforto. nella sfiducia e nella indifferenza, ma forse m eglio la r agione ~la - ollrechè nella attrazione che eset·cila su di noi tutto ciò che tocca al mondo dell'invisibile e par e quasi appartenere al tlominio del soprannalUI:ale - nello intuito delle applicazioni pr atiche che da essa ne possono deri vare e nella speranza del bene che ne può veni re al la povera umanita soffereme. Fu infatti il primo gt•ido che emer se dal petto di tu tti a "quanto e quanto ne potranno beneficare la medi<'ina e la chirur gia e l e scienze mediche in genere! • E non vi fu conferenza fra le tenle e Umle che fur ono tenute in ql)~sli giorni si può di re in tutte le pt'Ìilr.ipali cilti11lel regno
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come all'estero, nella quale non si sia accennaLo alla imporIR•Jza speciaDe della scoperta sle:;sa sollo questo r·apporto. E numerosi sono di già i tentativi fatti da esimii medici e chi1·urghi per l'applicazione della scoperta del Ròntgen. Quale esS8i sia I]Uesta scoperta ormai pare quasi inutile l'accennare iin questo periodico mensile Lanto è il parlare e lo scrivere che s e n'è fallo dacché es~ a fu resa nota al pub · ulico. Ogni medico conosce ormai cosa sono quest.i raggi, dtmo· minati X dallo scoprilot'e e chiamali universalmente Rnntgen per comune consenso di giustizia da Lutti gli scienziati. Sanno come sono .non già i l'aggi catodici emanali tlal calode pel passaggio della corrente elettr·ica in un tubo di Crookes, ma quelli che fuoriescono da 'JUesli tubi e sono prodolti dalla flu ore~cenza del vetro o di altre sosl.anze tluurescenti immesse nell'interno dei tubi stessi, che essi sono invis ibili all'occhio umano, elle' possono rilletLersi in miuima quantità ma non rinfran ger·s i nè possono essere deviali dalla mag-nete, e he ~ono rettilinei , che attraver sano tntli 1 corpi che per essi diventano per cosi dire trasparenti, cl1e sono capaci infine di impressionare le lastre fotog rafiche onde l'espressione •• la foloy rajia d ell' inrisiuile » che tanto colpì la mente c la fantasia del pubblico, colla quale s i hat· lezzat'ono i primi esperimenti del R o nt~en coi quali egli nltenue la fotografia dell'o mbra di alcuni corpi contenuti in "'l.iaLole di legno, e delle QS$8 dPIIa matJO, dello sche! e~ro delle rane e cosi viR . Né noi staremo a discutere s e questi raggi appal'te ngono all'ult1·a violello, od all' ullra rossu, se sono raggi elet•.rici o raggi luminosi . se sono dovuti alla materia radiante o al movimento stesso dell'etere, ed in questo caso se sono i movimenti long itudinali di esso a nziché i movimenti tras versali che li ot•iginano. Per cio oc· correrebbe u n lungo articolo e non vuoi essere che una ··~cmplice recensione la nos tra. A noi basterà ricor.lare sollanlo in modo speciale que::;ti falli perchè di importanza pr·a tica: t o che per produrre i raggi Hontgen , occot-re semplice· lllente un buon tubo Crool;;c~ fMlo preferibilmente a p~ra ,
l~ RAPI'ùRTO A.LI.A MEO! t:INA l:: ClURUl\Gl.\
1:J7
a llraverso il quale si faceva passare uua forte corrente elettrica per mezzo di una bobina di induzi.one (rocchetto di Ruhmkol'fl) influenzata da qualsiasi macclliua elettrica: 2° che questi raggi attraversano bens ì i corpi opachi alla luce, ma in ragione inversa della loro densila e del l or q spessore, cosicché alcuni corpi, i metalli più pe~anti ad es . come il platino. il piombo, l'argento ecc., diventano opachi ai raggi s tessi ad uno s pessor·e piccoli~sirno di 1 o:! millimetri. a• clte le ossa degli animali sono f"ra i corpi che pr·e::sentano maggior resistenza al passaggio de i r~:~ggi Ronll-!'en; 4' che la penetrazione rlei r·aggi attraverso alle sostauze é anche in ragione diretta del tempo pel quale s i prolun!!"a l'.1zione dei ragg i stessi. E di tutte le esperienze variatissime gia eseguite coi raggi Ri\ntgen, e delle molteplici folol?rafie già oltenule attraverso le più svariate sostanze, non ricordet·emo che quelle falle sulle parti profonde dell'organismo· umauo, che dimostrano dtgia in modo cosi evidente l'aiuto r eale immenso che la medicina e la chit·urgia possono Lra"ne dalla scoperta del Ri)nlgen. Furono le fotografie delle ossa della mano ~ dello scheletrc• della rana, ottenute dal Rf•ntgen stesso, le prime che •·i velarono la possibilila dell'esame delle pa rti profonde dell'orgauismo e che misero sulla via lo s tuolo, ot·mai già fatto falange, degli studiosi e ùegli esperimeotalol'i. Citerò alcune delle principali e::.pel'ianze fatte senza pre l•~ndel'e di tenere un ordine cronologico a ssolulo. Il Mòsetig potè operare con sicurezza due ammalati pei ljuali l!! diagnosi precisa era dubbia. I n u111 caso si tratta va di deformità congenita della ultima falao:;re dell'alluce che era doppia. Era necessat·io decidere quale dei due r1ssi er'a il normale e quale doveva essere asporta•.o, e l'esame es terno non t•iesciva suffìcienLE"menle allo scopo. La rotogt·afìa Ri)ntgen dimostrò che uno sollanto di essi si articolava colla prima falange, e possedeva il tendi n~ del flessore, mentre l'altro si articolava coll'ultima per· mezzo di una piccola faccetta latet'ale. Potè così .I' ammalato s les><o
U
SCOPERH DI RONTGE~
cons tatare il fallo prima delrope1·azione, e queslR poté ese· gllir si colla cet·tezza di non cade1·e in el'rore. ~el 2• caso poté determinarsi esattamente colla fotografia Ri•ntgen il punto ove si trovava una palla di revolver mentre _ogn i altro metodo aveva fallito. Il proietti le era penetrato nel -~· s pazio interrosseo della mano destJ•a ~ si era infisso nel 5' metacarpo : p1•t.è cosi facilmente e senza cincischiamento esser e l'imosso. E. Haschell e il dott. O. Th. Lindenth.al, colla g uida del p1·of. Exner di Vienna, riuscil'Ono a riconoscer e le alterazi•mi ossee rimas te in un dito di un loro colleg-a, che parecchi noni prima era stato colpito da un proiettile di 1·evolver; le a lterazioni e deforma zioni ossee dovute a r achitismo, tutte le più piccole diramazioni vasali di una mano previnmente inieltato. 11 Lannelongue, totogl'afando un femoJ.>e anetto da ostP.omielite, ha potuto dimos trare il vero processo della affe7.ione, dal centro della periferia risaltando colla fofografia la dislrn· zione degli strati centrali ridotti in caverne mentre la supeJ·ficie deJI"OS!:iO e intatta. Jastrowitz alla Società di medicina di Berlino riferì di 4 casi nei quali la fotografia Rontgen por·t6 notevole sussidio alla diag nosi. In uno di essi specialmente non fu che col fotogrAmma che si l'iesc:i a s tabilire la diagnosi. Trattavasi di un operaio feritosi alla mano alcuni anni or sono con frantumi di vetro. Alla estremità inferiore ùella 1• falan ge del medio notavasi Ull!l cicatrice perfèttamente guar ita, ma il dito non era libero nei s uoi m ovimenti e colla palpazione si rilevava un indurimento che si partiva dalla J'adice della falan ge, nè il .lastrowitz poteva stabilire se tratta vasi di turgescenza dell'osso o di corpo e~Li·aneo. li foto· gramma rivelò una scheggia di vetro infissa con la punta nell'epifisi, ove s i termina il periostio e comincia la cal'tila· gine nella articolazione. Interessantissimo il ca so riferito dal \\'ilJjamson, di un marinaio raccolto ubbriaco e portat0 all'ospeda le con parali r;oi di lutti e ·'i gli arti. Si notava soltanto una piccola ferita insignificante nella re~ione lombo-dorsale, in vicinanza della colonna
l~ RAPPORTO .HL4 MEDIC1 ~4 E CHIRURGI.-\
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vertebrale, che cicatrizzò in 48 ore. Perdurando la paralisi"' il Williamson fotografò la parte della colonna vertebrale corrispondente alla ferita e constatò in un punto la presenza eli un corpo estraneo incagliato tra l'ultimo vertebra dorsale e la prima lombare. Si incise in quel punto e si estrasse un pezzo di lama di coltello che era infisso nelle vertebre. Anche in Italia si fecero di già c&municazioni interessan--. t1ssime in diverse accademie di medicina, alla Lancisiana di Roma, ed a quella di .Torino dal dottl)r Rota nella seduta del 21 corrente. Questi presentò dei fotogrammi, coi quali fu possibile diagnosticare la frattura dell'olecrano mentre coll'esame esterno non vi si era riusciti. Il Siegel ed il Reusser applicarono la nuova scoperta alla. diagnosi dei calcoli vescicali, dimostrando che i calcoli di fosfati sono più opachi che non quelli di colesterina. Il Gùrtner ne dimostrò l'utilità per lo ~tudio del rachi-tismo, delle malattie articolari incipienti della gotto, dell'artrite deformante. Ed ultimamente pare s i sia di già anche ottenuto la fotografia del feto nell'utero, dando così il mezzo di stabilire in modo indubbio la diagnosi della gravidanza, problema la cui, · risoluzione presenta cosi gravi difficoltà e fu causa di errori così fatali anche ai più celebri ostetrici. Come s i vede non pochi, _e non poco importanti sono di già i J'isullati ol!enuti nel campo dell'arte medica colla nuova.. scoperta, ed è a sperarsi che col pe rfezionarsi · rapido della tecnica, e collo s tudio più prof~ndo e minuto del fenomeno stesso si potrà giungere ben presto ad applicazioni anche mal{giori. Vi è bensì chi ne dubita, ed il Garre! professo1·e di fisica alla facoltà medica di Parigi, ha raffermato colla sua eulorit.il questi dubbi, ma queste obbiezioni si riferiscono. tutte per l'appunto quasi esclusivamente a questioni di tec-. nica, che é lecito presumere saranno dai fisici risolte, ora che tutti i volenterosi si sono messi sulla via. Il Garre! si domen.:Ja infatti come potrà applicarsi questo metodo all'esame del maggior numero degli organi contenuti nel corpo umano, che si possono ritenere come quasi a ssolutamentetrasparenti pei ra ggi R6ntgen, e di quelli contenuti nel to- .
·( .i-0
LA SCOPEI\TA DI 1\0:'f,-GEN IN RAPPOIITO", Et.:C.
race in is(Jecie, essendo essi po;:ti fra lo steruo , lt: coste e la colonna vertebrale clte proietteranno la loro ombra su di essi. Ma non é lecito supporre, di rò meglio anzi, non è egli probabile che scindendo il fascio di Riintgen e tutta la serie dei •·aggi anco1'a sconosciuti non si potranno trova1·e dei raggi che attra versino una sostanza meg-lio che un'altra. in altri te•·mini tante varietà di raggi che possano permei· te•·ci di foto g rafare l'osso, i muscoli, i tendini, l'aponeurosi, i nervi, e gli organi tutti ? E l'Oli vie!' che fa rtuesta ipotesi e l'a vvenire gli dura ragione, ne sia m certi. 1·: non si do vrà trovar modo di aum~ ntare e regolare la ritlessione di questi raggi ? Si sta ora intanto di già s tudiando l'azione di alt1·e luci s ulla trasparenza dei corpi detti opachi, e s i è ric•lliOsciuto ad esempio che quella del petrolio può altraversame alcuni prolungandone per mollo tempo l'azione. E ben mag~iore aiuto potrà portare il criJdoscopio inYentato recenteme nte ila! prof. Salvion i della univers ita di Pet·ugia, clte consente .all'occhio umano di vedere altra verso ai corpi opachi, eliminando lo s van !aggio di dover fotografare ciò che si vuoi oseervoro. É un apparecchio semplicissimo t·.onsis lcntc in
un piccolo tubo di cartone. Uno dei fondi é chiu~:o con cartone HeJ·o su cui é uno strato di solfuro di calcio fosforescente, e dalla parte opposta é deposta una lente che per· ·melle di vedere chiaramente il car tone fosfo rescente, tenendo l'occhio alla posizione di riposo. Illuminandosi il car tone fluorescente sotto l'azione dei raggi Hòntgen sulle sole parti in cui questi arri vano, applicando all'occhio il criptoscopio, si vedranno naturalmente disegnale. le ombre degli oggetti inter.lellanti tali raggi e perciò si possono vedere, anche in ambienti illuminati, la forma e la posizione dei corpi m~tal lici chiu!'i ent.ro scatole di cartone, legno, alluminio, e dentro i tessuti molli del corpo. Ce•·tamente anche tulto ciò che potrà concorrere a rendere più facile la manualità del metodo ne renderà più e stesa la ~tpplicazione, e noi dobbiamo aufturarci che diventi cosi semplice da polerla por tat·e anclte nt:\ cam po della chirurgia di g uel' t·a. -----~~x------
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI,
.RIVISTA J\IIEDICA Prof. E. L i::YDEN. - 8ull'en4ooar4tte. - (Festsehrift zur 100 j à!triaen Stlj'tun.gsfeier de-~ medizinisclt- c!tirur!li·~chen Friedrich- Wilhelms- lnstituts, Berlin, 2 dicern-. bre 1895). L'autore dopo aver passato ir1 rivista lutto ciò che si ri-ferisce al processo anatorno-patologico ed alle varie forme clinicbe di endocardite, descrive cinque casi di endocardite r·eumatica, osservati recentemente nella sua clinil'l8 in Berlino. In lutti riscontrò un sottile diplococco non ancora .de::;critto. Fra i cioqu~ casi ne vide uno· complicato da grave corea. con forte febbre, sino a 400 C, che terminò con la morte. L'autopsia svelò endocardite verrucosa, pericardite e miocardite, piccole em'o rragie disseminate nella massa midolJare del cervello. Enteo i vasellioi cerebrali si osservarono i descritti diplococchi in forma di zooglee. È pure interessante la storia clinica di una fanciulla di ·15 nnni, la quale in segui to a reumatismo articolare protratto, contrasse un •izio di cuore, quindi le sopra ggiunse cQn leggera febbre un'embolia cerebrale, ed in ulhmo la morte con fenomeni di apatia e di debolezza. L'autopsia rivelò endocat•dite polipo~a recente sulle valvole aortiche e sulla mitrale, ma i batteri non fUJ•ono osservati. Ciò d imoslra che probabilmente i micrococchi del reumatismo m•1oiouo relativamente presto e con ciò può spiega rsi la guar ,igione di molte endorarditi re urna li che. L'autore è di avviso che i nuovi sottili diplococchi sieno la causa dt-.1 reumatis mo articolare, ma t•itiene necessarie ulteriori osservazioni per decidere tale questione. Il miocardio, s econdo l'autore, nella maggior parte dei casi. di endocar.Jite g•·ave, pre~enta alterazioni sostanziali e ca--
ralleris liclle. Ad occhio nudo, o non sì scorge nulla, oppul'e soltanto tloscezza del muscolo cardiaco, talora si ,·eggono piccole emorra~ie, o piccole macchie gialle di degerazione g rassa. La cavità sinistra de~ cuore è ordina riamente dilatata. Al microl:!copìo si vedono piccoli o gr ossi focolai diss eminali , in cui le fibre muscolari hanno ~u bito una degenerazione ad iposa e fra esse si scorgono infiltrazioni di numerosissimi elementi parvi-cellulai·i. Assai di rado s'incontrano micr·ococchì o embolie capillari. Nei casi protratti Ri trovano già piccoli focolai fibrosi, uei r1uali la sostanza muscolare è scomparsa e vi si riscontra no depositi di pigmento giallo. Tale alterazione istolog-ica dipellde dal fatto che durante lo stadio acuto, il muscolo cardiaco prende parte al processo, ma nel decor~:o cronico può avvenire un compenso eli queste alle1·azìoni croniche. Le alterazioni della miocardile infettiva maligna corrispondono completamente a quelle dell'endocardite difterica, di modo che la miocardile infettiva presen ta un tipo analomico quasi caratteristico, facilmente riconoscibile. Mol to probabilmente ciò dipende dalla presenza o d{lllo sviii.!PPO di microrganismi patogeni, sebbene non sia facile di osservarli. È notevole che unA. miocardite infettiva disseminata può esistere anche seuza eudocartlite o dopo la g uar·igione di questa. Ciò si riscontra nel r eperto della difterite, in cui finora non à ammessa sicuramente un'endocardite difterica, menLre nel miocardio si riscontrano assai spesso le alterazioni caratteristiche. Anche uell' endocardite reumatica prende per le frequentemente il miocardio. Nei cas i maligni s'incoutrano gli stessi piccoli focolai disseminati con proliferazione cellulare e degenerazione g rassa. Nei casi cronici di endocardite reumatica, specialmente in quelli che sono congiunti a dilatazione del ventricolo $inistro, osservando accuratamente, si ll'Ovano quasi sempre piccoli focolai disseminati di diversa data, cioè in parte cP-Il ulari, in par te già fibrosi. Ma é notevole, che una tale miocardite rP.umatica eli gravissima t'orma, possa esi~tere da sola, senza riconoscibile eudocardite e condurre a morte, dopo protratto decot·so, sotto fenomeni di debolezza cardiaca peogr essiva. C. S.
KKOI CA
Fel'DI& nule della febbre tlloi4W. - M ARS A . - (.!ortrn.al de Méd~cin e et d e Chirnrgie, ottobre 18!l5). Le manifestazioni t'enaJi della febb1·e tifoidea po:;sono essere djvise secondo la data della loro comparsa in precoci e tardive. Le forme precoci, che sono le piu comuui, possono esse.re a loro volla divise in semplici ed in emorragiche. Le forme tardi,·e si svolgono d'ordinario presentando il quadro più o meno fedele dell'uremia. Le nefrite tifica semplice non disturba il q~adro clinico della febbre tifoidea classica. Si sa che Gubler considerava l' albu.minuria come un segno di febbre tifoidea, più che come una complicazione. La quantità d'albumina contenuta nell'orina· è allora moderata e la malattia si svolge seguendo il suo corso normale. In ques ti casi nulla svela la manifestazione r enate fuorchè l'analisi dell'orina, per cui s i deve sempre farla regolarmente in tulti i tifosi. Questa albuminuriA compare generalmente nel principio del secondo s etlenario, ma può anche comparire alla fine della malattia. Ma in molti "casi la nefrite più pronunciata si manifesta con sintomi che possono modificar·e profondamente l'aspetto della malattia infettiva e la localizzazi., ne renale può fa1· sbagliare la diagnosi. l n primo luogo, si deve notare che l'edema é rar0 in questa varietà di nefrite: la sua comparsa denoterebbe una lesione avanzata e ~rave. Nell'inizio della nefrite le curve termiche non sono generalmente modificate; talvolLa però si ha ipertermia; ma più lardi, se le lesioni sopratullo sono profonde ed estese, potra osservarsi abbassamento della temperatura con collasso nelrasseoza di qualsiasi emorragia intestinale. La cefa\~a è particolarmenta tenace e penosa nella forma r enale della febbre tifoidea; essa persiste in un ' epoca in cui i tifos i s emplici non hanno piit male ùi testa , perche questo sintomo è un segno d'inizio. La durala c la lenacitA della cefalalgia saranno quindi elementi preziosi di diagnosi. l dolori lombari non mancano quasi mai.
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Anche la •·espirazione può essere modificata, ed ogni qualvolta nell'assenza di segni all'a scoltazione si osserverà la dispnea e sopl'atutto la respirazione di t;heyne-Stokes si dovJ•à pensare alla dispnea uremica ed e;::liminare lo s tato dei reni. Quan to agli altri ;::intomi di nef1·ite , ~t'si sono più rari nella fPbbre tifoiùo•a. La quantità d'albumina è ordinaria· mente consiJ el'evole. A fianco di questa t'orma semplice di nefrile, ve n'ha un'altra più g rave, la ·nefrile con ematuria. Le ematurie sono il più sovenli d'orig ine r enate; qualche Yolla possono produrs i all'infuori del r ene, nella vescica per esempio. Le ematurie sono sempre d'una prognosi g•·ave nel cor so .!ella febbre tifoidea, ma non sono però fatalmenle legale ai casi mortali. Esse sono semp1·e accompagnate da sintomi poco cara tteris tici, per cui è molto difficile di prevede•·le pr ima òell'ot·inazione di sangue. Esse nulla hanno di r egolare nel loro decorso ; l'ematuria compare un g iorno, per scompariJ•e nel giorno susseguente, e ricomparire in seg-uito. Essa può durare vari giorni. Ora è acco mpa ~nata rla ipoteJ•mia , come l'enterorragia; ora, al contrario, dit un notevole aumento di temperatura. Ma un fatto che sembra qua!>i costante è il rallentamento del polso: questo' segno può avere un certo valore diag nostico in quei casi che non s i rivelano pe1· cos i dit•e con nessun sintomo p1•emonitorio. A fianco della nefrile emalurica ~i deve anche mellere la nerrite suppurata, la quale d'ordinario é un po' più tal'diva e sop1·aggiunge verso la terza settimana. Essa si annunzia con un g ran brivido ed uno fo r te elevazionP. termica <'Ile per siste. Tali sono le nefrili precoci. La nefrite tardiva a forma ur emica modifica talmente il <JuaJr o clinico, imita talmente l' uremia, che la diagnosi dapprima fatta di febbre tifoidea può e ssere io seguito abbandonata. Co~ i la febbre tifoidea si inizia con seg ni più o meno netti , ma dopo un certo tempo i ~egni si attenuano mentre co mpaiono quelli dell'ul·emia g astrica, e la diagMsi dapprima ec:.itante , ma ~i u sla, diventa erronea . l malttli
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sono ipotermici, si lamentano di cefalee, di stordimenti, di disturbi visivi , talvolta anche presentano un po' di edema, pos~ia e sopratutto VOloliti grigiastri simili a quelli dell'uremia. L'errore é tanto più facile a farsi inquantoché anche l'esame dell'orina confermerebbe t1:1le errore. Quar.to al decorso ed alla prognosi di queste complicazioni renali, si può dire in regola generale, che l'albuminuria della febbre tifoidea scompare nella convalescenza e guarisce senza lasciare tracce. Secondo Robin il passaggio della nefrite tifosa allo stato cronico è eccezionale. Ma essa può avei' esito fatale, sia che essa termini con una crisi di uremia acuta, sia che il malato soccomba nel collasso o nell'adinamia, con ematurie, pe1· esempio. La nefrile emorragica é quindi molto piu grave della nefrite semplice. Quant{) alla forma tardiva , essa può talvolta passare allo stato cronico e dar or igine ad un male di Bright; ma essa è spesso mortale e costituisce quindi una delle forme più gravi.
PoTAJN. - 8alla dllflal o&r4laoa. - (JoTJ r nal de Médeein~ et de Chi rurgie, ottobre 1895). l a ~intìsi cardiaca è un'affezione molto rara. Le aderenze gener alizzate del pericardio che determinano questa sirrtìsi possono, é vero, passare mollo !facilmente inavvertite e la diagnosi ne é sovente delicata. Però un fatto ire· ne1·a~e richiama l'attenzione sopra questa eventualità, e cioè una grande dilatilzione del cuore con iper trofla che non si spiega né con una lesione di orifizio, ne colle lesioni polmonari, gastriche, renali, ecc., è verosimilmente dovuti\ ad una smtlsi cardiaca. Potain dice che tra i s egni che possono veni1·e in aiuto a quesli1 diagnosi ve ne sono due soltanto che presentano un certo ·carattere di certezza, essendo gli altri variabili o non t·iscontr andosi che in casi eccezionali : l' immobilizzazione 10
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della punta del cuor·e da unfl parte e la tumefazione respiratoria delle giugula r i dall'altr·a parte. Si sa che allo stato nor·male, la pun~ del cum·e si porta due a tre dila trasvel'se circa all' infuor·i, quando si fa spostare il soggetto dal Jecubito dor·sale al decubito laterale sinistro. Se la punta del cuore è ad~r·ente al pericar·dio e quPslo agli organi vici ni, essa rimane immobile ed in una posizione fissa. Quando è possibile di sentire solto il dito il battilo de lla punta e di nolar·ne così la sede eSAtlR, r·iesce fucile il riconosce•·e se questo urlo si sposti! o no. Quanto alla tumefazione delle vene giugulari durante la inspirazione, essa costiluir·ebbe un segno prezioso se esistesse sempre. È l' invl'r·so di ciò c!Je esiste allo stato normale. Dunmte la r·espir·aziouP infalli, l' nbbassamenlo della pressione nell_a cavità toracica vi determina un r·ichiamo di sangue e le Yene si a ccascitìno. Sfortunatamente questo segno che ba un valor·e diagnostico reale, si constata soltanto r·aramente.
TorotooUo elombantn• aruool&rt. - M. L AUNY. - (Jou,._ nal de Médecine et de Chiruroie, oltobt•e, H!g5). Il torcicollo e la lombaggin<' sono s lali quasi St'mpr·c considerati come un'affezione essenzialmente ò'essenia muscolare. Recentemente pet•ò a lcuni autor·i, e specialmente Alb. Robin , hanno dimostrato eh<' rh'Lle mala llie erano al conlt·at·io più soventi di origine ar·licolar·e. Si può dit•e chi'\, per· quanto r·iguarda l'eziologia ed il modo d'inizio, la lombaggine a•·ticolaJ'i' somiglia al r·euma Lismo c•·onico. Nella maggio1· par·te dHi malati osse•·vati si é potuto Ct>nstata•·e l'artrilismo; sovenLe anzi il freddo fu l'occa• sione della localizzazione •·eumatica. Le condizioni dell'abbigliamento spiegano l' immunità pressoché completa di cui fruisce la donna. I sintomi accu:sati dal malato sono egualmente simili a quelli di un'esacer·bnzione nelr·eumalismo. Il dolrwe val'ia secondo gli individui e secondo l'acutezza della
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malattia; l'incomodo dei movimenti varia secondo le mede-sime cause. Il sintomo dominante, ca1·atteristico della lombaggine arti·colare è la localizzazione esatta del dolore alla pressione che -corrisponde sempre ad una articolazione di quella regione.
·si ottengono: 1° una serie di punti mediani corrispondenti :alle aJ·ticolazioni intervel"lebrali e soprattutto all'ar·ticolazione ~acro-lombare,
la più soventi interessata, centro dei movimenti del tronco sul bacino; questi r-unti mediani possono in alcuni casi constatarsi nell'articolazione saCI·o-coccigea, 1à ove non esistono muscoli o per lo meno muscoli lombari; 2• un'altra serle òi punti laterali, situati a bre vissima distanza dai primi, e che corl'ispondono alle articolazioni delle a pofisi ar·ticoleri delle verteb1•e ; 3• due altri punti dolorosi in -corrispondenza delle sinfisi sacro-iliache. Tutti questi punti non esistono sempre contemporaneamente ed in ak uni malati se ne riscontrano soltanto a lcuni. Ma il più cur·ioso è che le articolazioni delle apofisi articolari e la sinf!l!'i sacro-iliaca possono essere affette dal reuma· 1ismo unilater almente e si ha allora la lombaggine unilaterale analoga al torcicollo ordinario. Numerose o~se rvazioni hanno dimo8trato che il torcicollo 'lllolto spes~o è un'artrite reumatica cervicale ; ed in fatti, come nella lombaggine, la maggior parte dei malati, affetti da torcicollo articolare sono artritici ; così è soventi dopo un freddo e specialmente un freddo umido che si manifesta lo malattia. Come nella lombagg ine, le articolazioni della colonna vertebrale cervicale possono essere colpite unilateralmente; ma ciò è la genera h là nel torcicollo; il fr eddo può, piu facilmente che ai lombi, Agire soltanto sopra un lato del collo. Non intervenendo più le condizioni rli abbigliamento, le femmine non ne sono più immuni. 11 dolore scompare nel decubito dorsale, quando .la te!'<ta è sollevata dal cuscino. l movimenti sono dolorosi ; il malato !>i muove tutto d'un pezzo. ' L& localizzazioni dolorose sono piu facili ad essere con-sl.atale che nella lombaggine, a cagione della situazione più supt>rficiale delle ar·ticolazioni vertebrali Si ottengono pur·e
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punt.i dolot·osi iùentici: punti in!.erspinosi sulla linea mediana, e punti articolari in c'wrispondenza delle arlico l~ zioni delle af'utlsi ar ticolari. Ma nel torcicollo o piuttosto nell'artrite cervicale unilalet·ale, l'inclinazione della testa dal lato opposto a quello malato è complica lo ùa r otazione della faccia dal lato mala to e ciò a cagione della disposizione particolare delle faccette delle apofi si at·Licolari ; é per questo dopp io m ovimen to che il malato olliono il massim o d i spostamento. di quelle faccette e quindi il m inimo di dolore.
La contrazione dei muscoli del collo, sia s teroo-.cleiùomastoideo, sia scalano, ecc., uon ha quindi luogo che pet· un fpnomcno riflesso per evitare il dolore ; del l'esto quest.i muscoli non sono che poco o punto ololor c•si. A queste due affezioni Robin oppone quasi unicamente il jabot·andi. ERli ammin isLr~ il jaborandi nel seguente modo: fa macet·are 4 g rammi ùi foglil' per 8 a 12 or·e in 10 grammi d'alcool, e s u questa macet·azione vet·sa 150 grammi d'acqua bollente: fa pt·endere l' infusione in una volla il maLt.ino a digiunu. Per evilat'P. i vomiti, il malato dovra resistet·e alla sete o non bel'e che pochissima quan lil8 di bevande ~aldc . Quaodo pet'ò i malati sono affetti uello stesso tempo da una pleur o-polmonite o da una ma lattia delle valvole o del muscolo cat·diaco o da un'an tica malaUia ùi cu(JJ·e, il jaborandi é con troindicato. Possono allora esset·e usati altJ'i medicamenti, tra i quali, sopt·attullo il g licero·fosfato di soda sotto forma di iniezioni ipotiet'miche alla dot<e di 20 centigrammi per iniezione. L' immobilizzazione, r eletlricila, il cloruro di metile in polverizzazione possono pur e essere usati.
htM•R~1ANN. -
Eolllte NIUloante progreulva . ...... (Corresponden.r- Biatt /ii.r Scltwei:z. A er:zle, 1895, N. 14).
Il prof. lmmermann presentò alla Sociel8 medica di Basilea un malato che soffre 6ella cosi delta miosite ossificante prog ressiva . Questo malato che ha l'età di 29 anni nativo
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della Rumania fu mostrato nel giugno 1894 da R. Virchow a Berlino, nel gennaio 1895 dal Kraske in Friburgo ed anche altrove in cliniche e societA scientifiche. La malattia cominciò a farsi palèse al 18" anno di vita del malato e attaccò prima la parte s uperiore destra del corpo s pecialmente le regioni della mascella, della spalla e del braccio. Nella maniera che é particolare a questa affezione s i svilupparono a piu riprese nei luoghi colpiti dolor osi edemi intlammatorii tra mezzo ai quali si formarono ossitlcazioni ed anchilosi . TI processo s i r eiterava ordinariamente in primaver•. La metA sinislra del corpo cominciò tre anni dopo la destra a d essere in egual modo affe tta. A poco a poco fu colpita la mag~ior parte della muscolatura del dorso e delle braccia e r·esa immobile. Finora sono rimas ti liberi i muscoli degli entibracci e delle mani, quelli delle labbra, della ling ua e del palato, i mu!:;coli del ventre e parte dei muscoli delle eslremita inferiori. Per la g.mesi del processo è in par·ticolare da considerare che la ossifìcazione e la iperostosi si trovano anche in qu'ei luoghi in cui non esistono muscoli, come al dito grosso del piede sinistro ove si è formalo una specie di dito sopranumerario, all'apofisi s uperiore del radio sinistt·o, sulla tibia destra, nella regione del poplite destro ed altri. L a osservazione che si sviluppano iperostosi e anchilosi anche in luoghi privi di muscoli é stata fatta anche in altri di tali casi, ed è stata falla pure la os!:'er vazione che nessuna ossitlcazione si incontra in quei muscoli che non sono in s trello contatto con lo scheletro. Questo fatto , come la circostanza che i muscoli ossifìcati s i trovano in ll:t·an parte solidamente aderenti in massa compatta con gli ossi sottoposti, fa credet e che ,il punto di partanza della cosi della miosile ossitlcante progressiva non é pr opriamente la musculatura ma il contiguo scheletro e il tessuto connetti vo circonvicino (perios lio, ligamenti, tendini, fasce), e che la iollammazione ossifican te e la conseguente neoformaziohe osteoide (esostosi e iperostosi lussureggiante) si propa~a da queste parti ai muscoli, li attraver sa in diverse direzioni e cos i solo secondariamen te
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provoca la loro ossiflcazione. Le fi bre muscolari si comportano in modo affatto passivo e per via di un sempliceprocesso inters tiziale H poco si atrofizzano e finalmente spariscono.
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E~M 4ella ~·
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(JQ~trnal àe Mèdecin&
et d'! Chirctrgie, N . 1O 1R()5).
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Questa affezione risiede piu r,·equentemente bulla facci& posteriore dell'epiglottide e nelle vicinanze delle cartilagini aritenoid.i. Essa è caratterizzata anatomicamente dall'evoluzione, in queste regioui, di vescichette erpetiche circondate da una zona infiammatoria., e, clinicamente, dai sintomi proprii alla febbre erpetica da una parte, e, dall'altra parte, dalla disfagia dolorosa, dalla r aucedine, talvolta dalla afonia, d& un po' di dispnea, sintomi tutti suscettibili di associars i più o meno e che sono in rapporto con la localizzazione del l'erpete. L'invasione é repentina, il decor'So rapido, la pr ognosi benigna, la guarigiono totale; tuttavia é possibile la recidiva. Raramente, per non dire giammai, l'erpete della laringe é accompagnato da fenomeni analoghi a quelli del ~roup. L'er·pete della laringe è spesso consociato ad er·pele della gola, della bocca, del naso. della faccia; contemporaneamente compaiono i fenomeni generali della febbre erpetica. Localmente, fin dai primi giorni, i malati accusano secchezza nel fondo della gola, molestia nei movimenti di deglutizione, dolore alla pr·essione s ulle parli laterali del collo da ciascun Ialo della laringe, pizzic:.ol'e sgradevole in corrispondenza dell'organo dovuto al passaggio dell'ar·ia ispirata e determinttute soventi vel'i acc~ssi ùi tosse violt:nta mollo penosi. Talvolta la re!pirazione è impacciata, ciò che dipende dalla localizzazione dell'iofiammaz.ione loriogea: i gangli cer vicali noo sono mai ingorgati. D'ordinario la dispnea é leggiera, ma la raucedine è spesso mollo pronunciata. L'afonia é frequen te; essa sop•·aggiunge
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rapidamenl.e ed é in rapporto, come la dispnea, colle parti della laringe che sono invase. La voce, rauca, é abitualmente, in questo caso particolare, (li un'emissione molto penosa, ed i malati ~ono costretti a parlare a voce bassa. La raucedine e l'afonia, sopratutto se la malattia dura qualche giorno, sono i sintomi che più preoccupano l'infet·mo, quelli che gli fanno reclamare un esame locale, e questo esame soltanto permette di fare la diagno::;i di erpete della laringe. QuesL'esame permette di riconoscere l'eruzione costituila, sia da piccole vescichette discrete, opaline, sia da un essudato biancastro che ne é il r eliquato. Quest'esame é però molto delicato e soventi molto difficile a cagione del dolore e degli spasimi che esso provoca. La prognosi dell'affezione, che si svolge in quindici giorni· circa, é d'altr onde benigna, e pare che essa non sia mai consociata alla produzione di false membrane.
GEORG e \>VAL TON .
-La nevrlte multipla quale elemento enenzl&le della par.u.l del L&Ddry. - (The Boston Med;eal and surgieal journal, dicembre 1895).
È probabile che per la luce delle ricerche moderne, la mi-
steriosa malattia chiamata paralisi del Landry, o paralisi acuta ascendente, dia luogo ad una determinazione più corretta, giacché ne: 1889 James Ross, ha in una serie di ar ticoli dimostrato la pr·atica identità di questa paralisi con una forma ben conosciuta di nevrite tossica, dottrina non universalmente accettata, ma che guadagna terreno con la miglior nozione clinica della malattia. La forma morbosa finora descritta, consistente in paralisi completa delle estremita inferiori tronco e braccia rapidamente svolta, con perdi ta de' riflessi ma senza lesione di reazione elettrica, senza lesione di sensibililli, e poco disturbo degli sfinteri, è una forma incompleta. Ross in 93 casi raccolti ha trovato soltanto 11 volle l'inlegrilà della
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sensibilità, 22 YOite a nestesia con o s enza dolori, 25 volte pares lesia dolorifica o no, 3 volte dolor abililà, 2 volte iper eslesia, una volta agitazione, nessuna notizia della sensibilità in 15 cas i. Il g ran numero delle lesioni di sensibilità ci riporta quindi ali" idea della nevrite, ed in quanto alla reazione elettrica, ne' ca si di Ross vi fu 12 volle reazione degenera tiva, generale o parziale, e Bernhardl osserva che io moltissimi casi la reazione de14enerativa si mani fe.s ta molto tardi. L'autore nei 29 ca s i da lui esaminali, ha trova to solo 5 volle integ rita di sensibililà, ed ha trovato anestesia 9 volte, par·estesia S, dolorabililà 1, dolore 5. Negli ammalali che avevano integra la sensibilita, due volle v· era r eazione degenerativa. Riguardo a l pronostico, dei 121 maiaLi fra quelli di Ross e quelli dell'autore, 7i morirono, .~ g uarironv mollo lentamente. L'etiologia rivela in quaf;i la meta dei casi le cause della nevrite multipla, cioé l'alcoolismo. la s ifilide, i processi setlicoemici, le malattie a cute da infezione, ed i repar ti patologici tlel maggior numero dell~ autopsie, quantunque non confor tale da analisi micr·oscopiche e batteriologiche in moltissimi ~~a!<i, in altri mostr·ano l'addentellato con la nevrite multi pla. Infatti Centauni dimostr ò nevrite intersliziale e microrganismi nel midollo s pinale, Oettinger e Marine sco sco· vr ir'ono infiltrazione leucocilica nelle pareti vasaii del midollo, microbi, e megalociti vacuolizzati da streptococcbi. Eisenlohn trovò ùegener·azioue dei ner vi per ifer ici. proc~ssi di mielite acuta , e microrg&nismi nel midollo e ne' nervi per·iferici. Pitr·es e Vaillard rilev!lrono accentuata degenerazione dei ner vi periferici, Baumgar ten e Curshman bacilli di pu"!tola maligna e bacilli del tifo nel midollo, H un degener·azione delle fibre delle radici anteriori della coda equina , e mening ile cere bro-spinale di recente 0rigine. In alcune Lo~si ce mi e come quella per piombo o per ,!:fterili, la nevrile periferica é con!<iderata come processo esse nziale, il midollo è qualche volta in vaso, ed i casi di paralisi del Landry, quantunque più a cuti, corrispon-dono più da vicino a questi tipi morbosi che non alle malattie del midollo.
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Le precedenti considerazioni modificano il concetto che si è avuto finora della paralisi acuta ascendente, la qua le può esser definita nel modo seguente: La paralis i ael Landry e una malattia toss ica acuta, car atterizzata da perdita rapida de' poter i delle estremità inferiori, tronco ed estremità superiori, con affezione del vago, del pneumogastrico, e talvolta di altri ner vi cr anici. I muscoli affetti divengono flaccidi, il de>lore, la parestesia, l'anestesia e la dolorabilità compaiono· generalmente in vario grado, in alcuni casi manca ogni disturbo sensor iale. La morte avviene in più della metà dei malati, la guarigione è molto lenta, i r iflessi superfici~li e profondi si perdono presto, e se l'infermo sopravvive, si manifestano · segni di reazione degenera tiva. Il processo è costituito da un'affezione tossica de' nervi in pr imo luogo, del midollo e del cervello secondariamente.
I. B. N!CHOLS. - Un nuovo metodo per e•prlmere ll grado dl aoldltà o alo&Unltà 4' un U~uldo orgaDloo. (Med. Ree., ;:, ottobre 1895).
Nei lavor i di laboratorio sor ge spesso la necessità di determinare il g rado di acidità o d'alcalinità di liquidi or ganici, come p e. il contenuto dello stomaco. Vari metodi s'usano a questo scopo : cosl pe1• l' urina ci riferiamo ad un equivalente soluzione d'acido ossalico, pel contenuto stomacale a l numero di centimetri cubici rl'una soluzione alcalina necel'lsaria per neutralizzare 100 cc. Questi metodi sono più o meno arbitr ari ed empit·ici. Il dott. Nichols pr opone il metodo ch'egli usa da più tempo nei suoi studi sull'urina e sul contenuto ga strico. Il titolo naturale è la soluzione normale, la quale si egut~ · glia a d 1 ; tutti gli alt1·i gradi di acidità ocl alcalinità sono epressi coo numeri (decimali o inter i) che si riferiscono alla soluzione 1. Questo titolo può espr imersi colla lette1·a N. Cosi un'acidità notata con . 022 (oppure 02~ N) significa
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che l'acidi tè del liq~ido, rappr esenta i ventidue millesimi della soluzione normale; . 001 N rappresenta una forza d'un mille· siroo della soluzione normale: un liquido, 10 cc. del quale son neutralizza ti da 4,5 cc. d'un acido decinormale avrebbe un'alcaJinité di . 0~5 N ; 2 N rapptesenterebbero ·una forza doppia della normale; le soluzioni decinormali e seminarmali si potrebbero scrivere . 1 N e . 5 N t•ispetti vamentl;'. Le ultime sono frequentemente indicate sotto forme frazionarie
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P uò trovarsi conveniente qualche vl)lta di conll•assegnare l'acidità e l'alcalinila d'un liquido coi noti segni + e - rispetllivsmente. Questo metodo é d'universale ~applicazione ed esprime i l'lSUltati in maniera uniforme. L' acidità ed alcaJinità cnsi espress~ é direttamente proporzionale alla percentuale in peso delle sostanze acide ed a lcaline contenute nel liquido. Cosi una forza di . OOt N corrisponde a . 003637 p. 100 in peso ct•acido clor•id ••ico, a . 004489 di acido ossalico, a . 003996 d'idrato di soda, a . 00219 di acido carbonico ecc. In ogni titolazione in cui due liquidi sono mescolati per aver un'esatta neutralizzaziont', il numero der centimetr·i cubici d'un dei lifluidi impieg-ali moltiplicato per la sua acidità è uguale al numet·o di centimetr·i cubici dell'altro liquido moltiplicato pet la sua alcalinità. Il nume1·o indicante l'a ciditit e l'alcalinità può perciò essere facilmente calcolato ricordandosi della seg uente regola. Si moltiplichi il numet·o dei ce ntimeki cubici della soluzione titolata per la sua alcalinità erl acidità e si divida il p1·odotto per il numero dei centimett·i cubici impiegati del liquido in esame : il quoziente esprime il g•·ado di acidità P d'alcalinità eli quest'ultimo. Cosi p. e. se e necessario impiegare 6,8 cc. délla soluzione decinor•male di soda per neutralizzare 8 cc. di contenuto gastrico, l'acidità di quest'ultimo :sarà esprel'sa da (6,8 X 0,1): 8 = O.OR5.
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HIVISTA CHlRURG.ICA
Dott. E. B AÉZA. -
Ouo 1Uiloo 41 aneurlsm.a tl'aumatloo. (Berliner klinische W ochensc!tr ijt, 20 gennaio 1896,
N. 3).
J. H., ex sotlufficiale dell'esercito olandese, dell'età di 52 anni, per lo innanzi sempre sano, non sifilitico, non alc0olisla, ma grande fumatore, nel gennaio 1891, sdrucciolò improvvisamente sulla strada e cadde in avanti percuotendo fortemente sul petto. Tosto fu assalito da acuto dolor e alla regione della spalla sini stra, che, dopo breve cura, s comparve. Qualche tempo dopo il paziente avvertì un senso di dolor e al dorso, fra le scapole, mentr e a poco a poco si a ndò formando un r ossore cutaneo circoscritto allo sterno, che di mano in mano divenne più grande, e si esplicò sotto forma. di tumore pulsante in tutte le direzioni alla parte sinistra dello s terno a cominciare dalla linea mediana. Il tumore in tre anni raggiunse un'altezza di 9 1/ 1 cm. ed una circonferenza di 28 cm., a forma di cono acuminato, il cui apice era ricope1·to da cultl fortemente colorata in bleu. Il 24 ottobre 189i il tumore era del tutto sottocutaneo, visibilmente pulsante, sincrono col polso, ambedue i polsi radiali normali 1 toni del cuore erano del tullCI normali ; il paziente si sentiva bene, e fu pure in grado di fare un viaggio . io battello dall' Aja ad Amsterdam.
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Dott. GEISSLER, stabsarzl. - Sull'&D&tomia e •ull& our& 4tl glnooobto v&lgo. - (Berliner klinische Wor•hensellrift, N. 48, 2 dicembr•e '1895). Uo ~iovane di 16 anui, poco dopo In nascita, soffet·se di rachitide e solamente al 5• ann0 camminò da solo. Da quel tempo fu sempre sano sino al 13• anno di età in cui cominciò a soffrir· dolori in ambedue le gambe dopo lunghe fatiche; le sofferenze divennet·o sempre più gravi e finalmen te divenne manifesta una chiara disposizione ad X di ambedue le gambe, che pl'ima non era stata avvertita. Il giovaneuo intelligeute e vivace era pe1· IR ~ma età piccolo e non dimostrava più di 12-13 anni. Si riscontravano ispessi m ~ nli alle epifisi di ambedue gli avambracci. In ambedue le estremità inferiori :notavasi ginfJcchio valgo di gr ado med iocre. Il H mal!g io 1895 fu operatù dal prof. von Berllmann alltì coscia de;;lra col processo di Mace wen. La temperatura alla 's era del ;:riorno t• dopo l'operazione salì a 37°.8, il 2• giorno a as·.t, e quindi divenne nvrmale. Al 5" giorno ·la temper atura si elevò a 313".5 pel' angina follicolat·e, ma l'esame batteriologico dimo.strò che si trattava di difterite e, nonnstante le iniezinni di s·iero, il 28 maggi(l l'infermo mori con fenomeni settici, 14 g iorni dopo l'ope1·azione. La ferita dell'operazione era guat·ita. L'e!=>ame anatomicCI diroo~trò ehe in questo casn, come nella mag"gior pa rte dei ginocchi valghi degli adolescenti, la sede principale dell'incur vamento si trovava nelLa parte inferiore della diafisi immediatamente sopra i condili. Le cartilagini epitìsarie erano aumentale in estensione ed in volume ed in alcuni punti corrose. Dal 1883 al 1892 furono n ella R. clinica chirurgica operati 46 pazienti, sui quali il prof. Bet·gmann esegui 56 osleotomie. Nel 189:) fut·ono rivisilllti 25 pazienti nei quali e1·ano state esegui le 32 operazioni. Soltanto in un paziente s i riscontrò anchilosi per probabile aperlura dell'articolazione durante l'atto operativo. Un operato poteva (lellel·e la gamba solamonte ad angolo l'e llo, ma attt>ndeva a lle sue occupazioni di magnano. Sei. pazienli si lamentavano .di dolori e di molestie
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nelle corrispondenti membra durl'lnte grandi sforzi. Dopo l'operazione essi divennero idonei al lavoro. In 24 pazienti l'esito dell'opet·azione è da rileuersi del lullo buono e la guarigione da consider.at'e come definitiva. Due operati furon o riconosciuti financo idonei al servizio militare.
c. s.
Pro!. E. v. BERGMANN, generalnrzt. - Sulla su.rtglone 4eUe ferite 4& p1'0letWl 4l pbtola nel oerveUo anitamente a ooa..4eraslolll •alla oura 4eUe ferite 4 'anlll 4a faooo lll gaerra. - (Festschr(ft .;ur 100 jiihr igen Sttjtttngs.feie1', 2 dicembre 1895, Berhn). Sulla cura delle ferite d'armi da fuoco in guerra, l'autore, dopo potente critica scientifica, basata su numerose osservazioni cliniche personali ed esperimenti batterioscopici, emette le seguenti conclusioni : · 1. Non è necessario che i pezzi di vestiario penetrati in una ferila d'arma da fuoco e gli stessi proiettili sieoo coperti di microrganismi producenti :iuppurazione, e se anche tali get•mi sieno aderenti ad essi, è anche meno necessario che producano realmente s uppurazione e destino processi infiammatori nei tessuti. 2. Dalle emorragie che non mancano mai nelle ferite d'at·me rta fuoco può col sangue essere diminuita ed annul lata una parte di quelle supposte influenze nocive, portate dall'esterno. 3. La picciolezza della ferila cutanea è quel fattore che . ci pre~crive l'occlusioue antisettica nella medica tura, e con essa ci dà speranza di guarigione senza sup.purazione, nonostante estese lesioni muscoJal'i ed ossee e nonostante la presenza nelle pat·ti profonde del proiettile infetto con i pezzi di ve t~tiario squarciati. In questi casi lo sbrigliamento ~ la fognatura producono effetto eguale a quello in processi analoghi nelle complicate fratture in tempo di pace, in cui guariscono meglio quelle lasciate a sè anziché le altre che noi abbiamo estesamente dilatato e fognato in tutte le nicchie e in t utti i seni.
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4. La disiofe:tione primaria della ferita é sempre superflua, poiché probabilmente sempre inutile. 5. Poiché l'infezione primar·ia delle ferite d'armi da fuoco, quando le dite e le sonde del medico sono tenute lontano, non é affatto f1•equente - come l'autore ha dimostra to nelle sue ,·elazioni s ulla g uerra russo- turca del 1877 e Schimmelbusch nel suo capitolo sulle infezioni da contatto - le m edicature definitive possono essere collocate già al primo posto di medicalura. . Perciò si trai la qui non di un « laisMr aller • dei medici ma di grande e spossante lavoro. 6. Dalle cose delle l'isulte che solamente le particolari condizioni della ferita possono consiglia re una g rande operazione al posto principale di medicatura. lvi non mnnca lavoro: in primo luogo sta l'emorrragia e ad essa segue la riduzione e l'esatto mantenimento in sede delle estr emità frantumate ; le rtuali lesioni sono prodotte tanto dalle g rana le, quanto dai fucili della fan te1·ia. L'allacciatura dei grossi vasi sanguigni e le a mputazioni ~òrto operazioni divenute famigliari al medico militare. Anche la tracheotomia può di· venire necessaria sul campo di battaglia. Talora può essere indica tn la cislotomia per proiettile rima~to incuneato nella vescica. Ma le ferite delle grandi cavilé del corpo sono qttelle che presentano difficollà maggior i. Tuttociò che pu6 spe1·arsi nelle mode1·ne cure. delle ferite in circostanze di guerra, é ripos to uel non esplorare e nel non toccare, nella medicatura asciutta nella ferita lasciata aper ta, ed a ntisettica nell'avvolgi mento con numerosi e densi s tra ti , del membro ferilo; é riposto nella giacitura immobile, sicura, p1·otella, come se si trattasse di immobilizzazione delle fr atture d'a1·ma da fu oco sulle articolazioni giacenti, immediatamente sotto e immediata mente sopra. Anche le più per icolose forme di ferite d'arma da fuoco s ono occa siooalmente da curare nel modo miglio1·e con medicatura occlusiva in forma di grossi sleali di ovatta (o di garza). (Kocher). L'autore l'iferisce g li esiti di 32 rwoiettili di •·evolver di 7- 9 mill. di spessezza penetrati nel cer·vello attraverso la cavità cranica. Di essi 19 terminarono con la guarigione
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e 12 con la mo1·te; la sorte di un paziente con doppia fe.rita, rimase ignota. Dei 12 morirono nelle pt•ime 24 e 48 ore 8 senza poter riacqu!stare coscienza. Negli altri si trnllò di apertura dei ventricoli. In 2 si riscontrarono larghe fenditure incrociantesi fra l'aperlW'a d' ingresso nella parte frontale e di uscita nell'occipitale sulla volta del c1•anio. In ambedue i casi erano stati usati revolver dell'esercito. Due pazienti morh•ono in appresso per ascessi dei lobi frontali. [ 1ue .altri pazienti morirono nella seconda settimana per mening1te purulenta. ln uno di questi fu pure eseguita la trapanazione. Facendo astrazione da questi 8 casi disperati ne rimangono 2i., dei quali 19 terminarono colla guarigione. Alcuni dei guariti furono dopo anni rivisitati dall'autore e tr·ovati del lutto sani. l feriti che l!iunsero in clinica erano privi di coscienza e di movimento. Ollre alla perdita di coscienza pt·eseotavano generalmente sintomi di compressione cerebrale, vomito e lentezza di polso. Se questi fenomeni erano di forma progressiva, allora aumentavano rapidamente, per modo che alla lentezza del polso succedeva la frequenza di esso, e inoltre sorgevano distut·bi respiratori che finalmente presentavano il .fenomeno Cheyne-Stokes con esito letale, oppure cessavano i sintomi di compressione, la perdita di coscienza diveniva meno profonda, alle grida aprivano i pazienti i loro occhi, od eseguivano movimenti che prima non potevano. Se dcpo alcune ore o nei giorni succet>sivi erano chiamati, rispondevano e tornavano a poco a poco su se stessi, di modo che era tlllont:aoato manifest.smente il peei· colo ?ei fdnomeni allarmanti. Questi pazienti restavano generalmente in vita. (i gruppo). In un secondo gr uppo mancava la coscienza da l principio, oppure era pochissimo in atto. I pazienti si destavano facilmente dal loro stato sonnolento. All'incontro si trattava in essi di paralisi o di crampi localizzati, talora di monoplegie, d'immobilità di una mano, di un braccio, ovvero erano in alto i fenomeni di afasia. In altri casi venivano in
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campo accessi epilelliformi , od anche limitate contratture, per esempio, delle di ta di una mano. Nella terza categoria dei casi mancava fina lmente qualsi· voglia sintomo. Non si notano disturbi di sorta e nonostan te si trattava sicm·amente di una ferita penetrante; non già che l'ave~se riscontrato la sonda, ma la considerazione dell'apertura d'ingresso al capo, e dell'a rma da cui il proiettile el:'a stato espi oso da immediata vicinanza contl:'o il cranio, fo rniva certezza che si trattasse di ferita penetra nte. Le.sioni anatomiche corrispondenti ai tre g ruppi di casi : Nei casi della prima categoria si tratta va ordinariamente di apertm·a dei ventl'icoli laterali e di versamenti di sangue entro di essi, con f•·equente versamento sanguigno maggiore o minore, nelle meningi. È sopPatullo caratteristico per ogni proiettile penelt·ato dalla convessiLA nel cet·vello, che oltre alla lesione cerebrale si riscontri m inore o maggiore quantitil di sangue stravasato nelle meningi. Dipendono dalla quantità dello stravaso che ricopre come una cappa l'emisfero o che penetra nei venlricoli i fenomeni pr ogr essivi, o stazionari o regressivi. Se il sangue riempie abbondan temente i ventricoli non può pensaPsi ad un decorso
favorev ole. I fenomeni della compressione cet·ebrale aumentano e in mezzo ad essi il paziente muore in tempo relativamente breve. Nel secondo gruppo di casi, nei quali si tratta di paralisi localizzate o di crampi epilettiformi immediatamente dopo la lesione, possiamo sempre pereiò ritenere che sia lesa la sezione corticale entro la cosi detta r egione motrice, adunque a-vanti e dietro la fenditura ce ntrale, il solco di Rolando. Finalmente nella terza categoria a c ui appartengono la maggior parte dei casi ed in cui mancano tutt i i sintomi, si tratta di lesioni di regioni cerebrali, come ad esempio dei lobi frontali dei quali possono andar perduti grossi pezzi, senz.a sintomi di sorta di depressione o d'irr itazione. Ciò e noto bastevolmente per i lobi frontal i, occipitali, e di una parte del lobo temporale. I proiellili di 7-9 mm. esplosi dai piccoli ordinari revolver, se perfol'ano le ossa del cranio non penetrano mollo pro-
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fondamenta, ma pet· lo piu rimangono sotto od ancl1e entro la dura madre, comprimendo la superficie del cervello, ove producono una contusione la quale non si estende in prol'ondità, ma alla superficie. Col proiettile sono anclte trasportati p~zzi di ossa, scheggie che penetrano nel mantello ('.erebraJe. Esse derivano in gr·an parte dalla tavnla vitrea, ma anche pure dall'este1'na. Anche nei casi in cui il proiettile superando il mantello cerebrale penetra a gr·an pr·ofondità della massa midollare bianca, rimangono le scheggia per lo più alla supe1·tlcie. Se la rep:iooe colpila corrispunde alla moloria allora si hanno i fenomeni notati nella seconda categoria. L'autore ha ·curalo le lesioni di r~wolv e r nel cranio in ternpo di pace, come aveva curato le lesioni ossee ed articolar·i in guer·ra. In queste ferite rere $Ono le infezioni secondarie. Nei ferili della terza categoria non occorre intervento operativo. In alcuni casi della seconda cate~oria può occo1·rel'e la tra panaz.iooe. Relativamen te a quest'operazione egli dù le seguenti norme generali : Primaria: 1. Quando è perfor·ato il cranio in sede corrispondente all'arteria meningea media e nel fer·ito esistono sintomi caraltP.l'istici della lesione di questa arteria, cioé il ferito in principio cosciente diviene dopo un paio d'o1·e inconsciente sotto fenomeni evidenti di compressione cerebrale, perfino con possibile paralisi della parte del corpo contrapposta. 2. Se fu colpita la regione motor ia della cot·teccia e immediatamente dopo llt les ione sopravvennero fenomen i initativi, crampi e spasmi convulsivi o contratture di dita alla perle opposta. Qui potwebbe ritenersi che scheggie conficcate nella corteccia cerebr·ale avesser·o destato e mantenessero l'irritazione. Secondaria : 3. Se nei primi giorni sembra formarsi un acuto ascesEo della corteccia cerebrale. Tula ascesso deve, in ogni caso, essere votato· poiché cosi facendo, come in un ferito di Kappler si frena la letale lepto-meningite purulenta. 11
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4. Se in uno stadio ulteriore vengono in campo fenomeni di ascesso cerebrale, il quale notoriamente può anche formarsi dopo completa f{Uarigione della fe r ita, spesso dopo settimane e mesi. L'autot·e notò due volte tale indicazione. In conclusione egli è d'avvi!IO che il chirurgo debba ri· porre ogni sperunza di guarigione nel ri poso del ferito, nell'astensione di ogni esplorazione e uell'accurata protezione · contro una seconda ritt infezione tardiva. A ciò co1•risponde benissimo, anche in pace, una per quanto possibilmente im· mediata medica~ura ocdush'a antisettica.
c. s. 'l're oul 4l ferita 4el fel'&to. - (Ga.retle de• H6[litau3:, N. 58, 1895).
ZEIDLER. -
Zeidler ha osservato, all'ospedale Oboncbowski, tre casi interessanti che dimostrano la possibilità di arrestare qualche volta le emo1·ragie consecutive a lle ferite del fegato. 1. In seguito al passa ggio di una ruota di carretto sul ventre òi un ~iovane di s edici anni. il ferito fu portato a ll'ospedale tre o re dopo. La faccia era pallida, le pulsazioni erano 96 al minuto; non perdita di conoscen:ta, uon segni este1·ni di traumatisLOo. Dolot·i violenti nel ventre, sopl'atlutt.o all'ipogasll"io; dolore acuto alla spalla destra senza che vi sia stata contusione. Un'ora dopo il pallore del viso è aumen· lato molto. i lineamenti sono contratti, il dolore si è fatto più violento, è compa1·so il singhiozzo. Si praticò allora - quattro ore e mezzo dopo l'accidente una laparotomia esplorativa e si constatò la presenza di una quantita considerevole di sangue liquido e coagulato nell'addome e nel piccolo bucino. Il sangue vroveniva Ja una ferita tr~:~:S versa le del ff'galo situata alla faccia inferior e del lobo destro, a due dita t1·asverse dal margine; essa misurava quattro centimetri in lunghezza ed un mezzo centimetro in profondità. La fer ila epatica fu tamponata con garza ster ilizzata e la ferita addominale fu suturata, ad eccezione dell'angolo che lasciava passare l'llsll'emita della gal'za.
CHJRURG!CA
Al quinto giorno si tolse il tampone e si suturò il resto della parete addominale. Guarigione completa quindici giorni dopo. 2. Un giovane di tredici anni si ferl con un coltello in corrispondenza dell' ipocondrio destro. Emo rragia abbondante. Un'ors dopo, all'ospedale, si constatò una ferita occupante t.utta la lunghezza del margine infer·iore del lobo destro del fegato. Nella cavità addominale vi era una considerevole quantità di sangue. L'emorragia del fegato fu ar· restata colla cauterizzazione col termocauterio. Sutura della pat·ete addominale. Gullrigiòne per prima intenzior.e. 3. Un uomo di ventotto anni è ferilo al ventre con un coltello. Mezz'or•a dopo, all'ospedale, si constatò che esisteva alla faccia superiore del fegato una ferila di tre centimetri di lung hezza, poco profonda, dalla quale colava del sangue. Cauterizzazione col termocauterio e tamponam ento della Cè· rita epatica. Guarigione per prima intenzione. L'autore conchiude che, per arrestarè l'emorragia del fegato, é necessario: t• cauterizzare la ferita se es!.'a è superficiale; 2" se essa è più profonda, con ferita dei grossi vasi, è meglio fare la sutura; ma siccome il tessuto è molLo fria· bile, resta 3• il tamponamento come il mezzo più sicuro per arrestare l'emorragie, t.ar. to più che la pressione dei vasi epatici è molto debole. Le aderenze, che ben presto si forman n attorno, limitano la ferita ed impediscono, se la ferit.a si infetta o se esce la bile, di contagiare la cavità addominale.
L. G. FlSCHEl\. - Ouo 41 cUtlooastoa• ba4letro 4•1 " ••. - (Tite Lancet, novembre 1895). Un piccolo 'm aomettano di cinque anni, fu condotto all'ospe· dale nel marzo scorso per inftltr~tzione orinosa conseguente a caduta soLto un carretto. Il perineo, lo scroto e la parte inferiore dell'addome erano infiltrati d'orina e gangrenati, onde si fecero incisioni e di· sinfezioni in tutte le direzioni. L'infermo migliorò; un seno •
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fistoloso aperto nella parte superiore sinistra del pube dava e"ilo all'orina; i parenti annoiali della lunga cura ritirarono il piccolo iofer·mo dall'ospedal~.:. Ve lo ricondussero il 2·1 agosto, ed allora il pene, che sembrava normale quantunquP. raggrinzato, ammetteva il passaggio di un catetdre fino ad una certa profondité, ma il catetere non entrava in vescica. L'or ina fluiva da una piccola apertura al di sopra ed a ~i · nistr·a del pube, ricadendo in pieno petto ver·so la s palla sini· slt·a, e poteva essere espulsa e rattenuta a volonta. Cl01·oformizzato l' infet·mo, tentAto inutilmente il cateterismo del mesto Ul'inar·io e dt!l fistoloso Fischer, iutrodus se un bisturi bottonato nella fistola per due pollici e mezzo, ed allora si scovt•i il glande all'estremo inferiore dell'incisione, alla base del pene apparente che consisteva soltanto nel tegumento esterno dell'asta. Allora passò senza diftlr.ollà un catetere pel glande scoperto, dissecò accuratamente il glande ed i corpi cavernosi che si er·ano fissati nella viziata posizione, li tirò fuori, fece scorret•e su di essi la pelle del prepuzio con la quale li ricopri comodamente, e fece la sutura con crini di cavallo, come ricuoprì e suturò l'apertura fistolosa e l'incisione eseguita. Si ottenne la guarigione con un sol punto di suppurazione all'estre mo superiore iiel la ferila, ed il giorno seguente all'operazione l'orina fluiva liberamente dal meato urinario. ~ indubitato che al momento della caduta il pene fosse ~avemente danneggiato, che la pelle dell'asta ed il prepuzio fossero capitati solto il carretto, che i corpi cavernosi ed il ghiande fossero s tati stirati violentemente in dieLro, denudati, e capitaLi sotto la pelle scollata e l-acerata.
Peroh• d apre l'a44ome Della lhle& me4laDa? - ( The Lancet, novembre 1895).
WrN SON RAMSAY . -
Le ragioni che militano per· l'aper tura dell'aJùome nella linea a lba sono, secondo il comune accor·do de' chirurghi: la minor vascolarità di questa linea, e quindi il minor per icolo
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di emorragia; la struttura semplice della r egione; la maggior facilità di accesso in tutti i punti della cavità addominale. Ma il primo vant~tggio é immaginario, perché nell'incidere le pareti addominali non v'è mai un'emorragia che non possa essere prontamente frenata, e d'altronde, questa minima vascolarita ritarda e spesso impedisce la riunione delle pareti, e predispone all'ernia. È uno svantaggio la semplice struttura della line~ alba, perchè l'omogeneità delle parti renrle difficile, specialmente ai giovani chirurghi, il determinar·e la profondi la dell' incisione, massime se si opet·a su tessuti infiammati. Il solo valido argomento è !a facilità d'access<J ai diver!:'i punti della cavita, ma è un argomento più teorico che pratico. Uno svantaggio dell' incisione mediar.a é l'ombelico che diviene un ostacolo qualora si debba prolungare l'incisione in alto, porchè non si può facilmente r enderlo a settico, onde l'autore :r eputa chs. il miglior m orlo di aprir l'addome sia l'incisione verticale nel mezzo di uno dei muscoli retti ad-
dominali; perché l'emorragia difficìlmente si verifico, e se anche si dovesse incontrar l'epigastrica, si potrebbe agevolmente legare, mentre la vascolarit.A delle pareti in quella linea facili ter ebbe la cicatrizzazione. Il muscolo d iviso fra fibra e fibra non sarebbe leso, l'incisione potrebbe essere prolungata fino alle costole, st!guendo sempre lo stesso muscolo, prolungata fino al pube sempre nella medesima dit•ezione, rombelico non cadrebbe nel taglio, i diversi strati sarebbero cosi bene delimitati da r endere impossibile, anche con poca attenzione, la lesione de' viscer1; l'accesso a tutti i punti clelia ca vita sarebbe egualmente facile , la cicatrice rimarrebbe regolare e non frastllgliata, ed il pericolo dell'ernia sarebbe ridotto al minimo possibile. La sutura dovrebbe es!';er fatta con !!eta che comprendesse tutta la spessezza delle pareti, dO!JO aver fatta una sutura isolata del peritoneo e fascia pet•itoneale, continua od interrotta. Così il muscolo s arebbe solidamente riunito, la spe~ sezza della parete addominale uon saL•ebbe alterata, e le pareti addominali tornerebbero nelle condizioni precedenti all'operazione.
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Se or.oorresse un temporaneo Jrenaggio, si dovrebbero prima apporre i punti di sutura in modo da poterli s tringere quando si toglie il tubo. L'autore ha seguito questo sistema in due ovariotomie, una gravidanza tubaria, un ascesso pelvico ed una colecistolomia, con pieno successo, ed è convinto che se i chirurghi lo prenderanno in considerazione, l'incisione laterale dell'addome sarà universalmente adottata, e sarà completamente rigettata l'apertura nella linea mediana.
A. I. CABOT, di Bo~lon. -
IU&'aenme~aU bltor~ao alle op•
raslolll :per la oa.ra ractlo&le 4eU'erllla lllga.l~aale e feeor&le. - (The Boston Medical and Surgical Journal., novembre 1895). Le oper~zioni d'ernia ing-uinale ebbero risultati incet·ti finché non fu stabilito un metodo di spostamento del cordone spermaticq da Halsted, ed in diverso modo dal Bassini. Col metodo di Halsted si fa uscire il cordone attraverso lutti gli strati della parete addominale, e si poae sotto la pelle; con quello di Bassini si riproduce in certo modo la disposizione valvolare che normalmente esiste nel canale, poiché il cordone, perforate le pareti muscolari, scorre in giù tra i muscoli e l'aponeurosi dell'obliquo esterno per emergere finalmente attraverso questo strato fibroso e denso nel suo punto normale. La casistica avvenire dirà quale de' due sistemi t>ia il migliorei l'autore intanto ne propone un terzo, che egli ha già· eseguito con successo. Questo consisterebbe nel far scorrere l'aponéurosi dell'obliquo esterno in su verso la spina anteriore superiore dell'ileo come nell'operazioue alla Bassi ni, nel legare o suturare e quindi tagliare il sacco a livello della superficie pt-· ritoneale, nel suturare quindi l'obliquo interno ed il muscolo trasverso con la fascia trasversale al lato esterno del tegumento di Poupart. I punti potrebbero comprendere i margini della aponeurosi dell'obliquo esterno in modo da cb i u-
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dere l'antico canale inguinale. In ultimo si dovrebbe chiudere la restante parte stil'tita dell'aponeurosi obliqua. esterna con una sutura continua profonda, che potrebbe comprendere altresl il margine superiore del Iigamento di Poupart, s utura che dovrebbe esser fatta da sotto in sopra, stirando il cordone nel puQ.to più alto tino a moderata trazione, facendolo emergere verso il punto in cui Halsted perfora la pa, rete addominale. Con tal metodo le pareti muscolari dell'addome non sarebbero indebolite da un'incisione, eccetto che attraverso !'.aponeurosi il cordone sarebbe deviato dall'a ntico canale obliterato cou punti di sutura, il nuovo canale avrebbe direzione in alto t<d in fuori piuttosto che in ùentro ed in basso, e sarebbe più forte del breve canale ricostruito da Hals ted. Le dirticoltà dalla cura radicale dell'ernia crurale consi stono nella brevità del canale, nella vicinanza della vena femorale che ostacola la sutura dell'anello, il quale, essendo di natura tendinea , non aderisce prontamente e permanentemente quando è suturato, perché i fili di sutura sono ap· posti sulle rigide fascia e legamenti in tensione. Prima quindi di applicar la $Utura, l'autore fa una incisione semilunare s ulla fascia-lata presso l' imboccatura della safena' che è stata previamente tagliata e latrata. Allora la fascia può essere isolata in modo che la parete inferiore del canale possa esser liberamente stirata in · s u contr·o la porzione resistente del lt>gamento di Poupart, alla quale si può unire con punti di sutura senza la menoma tensione, onde il canale re ~ta completftmente chiuso. N elle suture l'autore prefe risce alla seta di Firenze il tendine di balena filato che resiste meglio, ed evita le suppurazioni.
ALEX. WoooMAN DowoJNG. - U.a .aaovo abb..eallupa. (Br ii. M ed. Journ., 9 novembre 1895). Il dot tor Dowding ha fatto costruire dalla Casa Arnold and Sons di Londra un nuovo abbassalingua il quale serve nello stesso tempo a pr oteggere la faccia dell'osservatore
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dHlle deiezioni de!l' ammalato, specialmente nei ca:;i di dinerile. Egli stesso coutrasse due volte questa malattia per gli sputi dei pazienti. L 'abbassali ngua e di fil di fer ro inargentato e pr esenta un' opportuna curvatura : $U di esso é impiantato un Lelaino amov1bile, elle sostiene una piccola la· mina di mica: il telaino scorre a vanti e indietro su d'un'asse nella superficie inferrore dell'abbassalingua. Il sostegno della lamina di mica si può liber.imenle muover·e a causa d'una articolaz.ion~ a chiocciola. Quando ra fl'eddo é mestieri r iscaldarl o pr ima di adoper·ado Nell' osser v11zioni ordinurie lauto il telai no quanto lo scudo di mica possono essere tolti. Questo nuovo abbassalingua é lcggiero. manoggevol e e non facile a guastarsi e offre senza alcun dubbio pr·otezione conlro le deiezioni clirLeriche dell'amU1alato, modo d'infezione questo dei più t:fficaci e che forse i· l'unico r·esponsabile ddle tan te morti avvenute per difterite nella cla~se dei m edici. G.~-
LusasloDe femoro-Waoa traamatloa lDveterata guarita ool metodo rldattlvo nuoloDale. - (Gauelta medica eli Rom.a, 18!l(i).
Pror. F ScALZI. -
Una donna di 50 anni nel settembr e 189~ s,l ru cciulò nel camminare e cadde per cuotentlo il gi nocchio con l'arto devia!o nell'!lbduz.ionc. Sollevata da:zli astanti non potè' r·egger•si in piedi: qualsiasi movimen to voloutario comunicato tornavale cr ucciante, ::;icché rimase a letto nel dC!cubilo orizzontAle. l sanitari del l uogo t~n tarono r ipetute volte di ricomporre lo slo~am ento, ma non vi r·iuscir·ono. Dopo nove mesi fu accolla nell'ospedale della Consolazione. L 'anarnnesr e l'esame della parte fecero indubbiamente stabilire l a cliaFrnOsi di Jussazione inveterAta iliaca centrale. Il prof. Scalzi divisò porr·e in opera il procedimento operatori o del prof. Paci della clinica chirurgica di Pisa e lo ese!!ui nella se![uenle maniera: cloroformizzi! la l a inferma e posta ~ ul margine sinistr·o di un tavolo basso e !'~~istente,
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e disposti gli aiuti uno per Ialo a eompt•imere forte e di continuo con la palma delle mani sulle spine iliache, per immobjlizzare il bacino. l'operatore postosi di fronte alla malata strinse con la mano sinistra la gamba s ulla r egione sopramalleolare e pose la destra di!; piegata soLto il poplite; quindi con moto uniforme e lento giunse al g rado della flessione ad angolo retto della gamba sul femor e e di •1uesto sulla pelvi. Tenendo fissa questa posizione, tolse dal poplite la destra e la pose in alto sul ginocchio premendovi abbastanza e senza interruzione. Mantenuta ferma la ottenuta posi tura , C'bb] igo il femore con lentissima abduzione del ginocchio a llcendere all'esterno dPl piano laterale del cot•po. N el ccm · piere ae graduali dept·essioni fu avvertito da Lutti un r ipetuto scricchiolio attribuito alla rottura progressi va delle briglie fibrose nP.ofor mate che rinserrava uo il capo ar ticolare sulla fossa iliaca. P rolungando con lentezza la stessa manualilà sull'arto, il professore descrisse un semicerchio riconducendo il femot·e all'esterno ; e con moderata pressione della mano sul ~inocchio prostese l'arto, oltenendone l'allungamento prima della coscia e poi della gamba che poggiavano sul tavolo nella normale positura. Compiuto l'atto operativo disparver.:l tutte le deformihi. divenne eguale la lunghezza degli arti e con delicate trazioni furono jndubbiamente osservati i movimenti fisiologici della testa del remorè nell'acetabolo. Ravvicinati gli arti fut·ono mantenuti sa ldamente congiunti con fasciatura al disopra dei ginocchi e dei malleoli, interpostovi un cuscino . Dopo qualche giorno all'arto ridoUo fu applicato l'apparecchio del Tillaux accrescendo gradatamente l'azione dei pesi fino a nove chilogrammi ben tollera ti per 1 ~ durata di oltre un mese. Dopo tr e med mesi di a ssoluto ~Iposo, fu intrapresa la ginnastica pa ssiva col massaggio ed seguito con la corrente faradica. Questa cura assicurò a guarig ione e il 26 settembre la donn a usci dall'ospedale completamente guarita .
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E. R.
no Aae•teda ooll'etere. N. 56, 1895).
RIVISTA CHAPUT. -
(Ga:ette des HtJ{'itauz,
Conclusioni.
L'anestesia coll'etere presenta, sull'anestesia cloroformica, i seguenti oantaggi: 1. L'etere è molto meno pericoloso del cloroformio: se· condo Guret, il cloroformio presenta una mortalità di l su 2000, mentre che quella delretere è di f s u 13000. 2. L'anestesia con l'etere si ottiene in quattro o sei minuti; essa si ottiene più rapidamente che col cloroformio. 3. L'amministrazione dell'etere è molto più facile e può essere anche affidala ad un profano; al contrario i buoni cloroformizzatori sono molto rari. 4. L'etere rinforza le pulsazioni cardiache e non espone allo shock: il cloroformio ha effetti inversi; coll'etere non occorre sorvegliare il polso, basta osservare la respirazione e la cianosi. Òra, precisamente, la respirazione è molto rumorosa ed il suo arresto si nota immediatamente. Quanto alla cianosi, essa non è pericolosa che quando volge al nero intenso. 5. L'etere allera molto meno i reni (albuminuria) del cloroformio. 6. L'etere non provoca vomiti che in casi eccezionalissimi. 7. I malati eterizzati si svegliano molto facilmente e molto presto; essi sono molto meno abbattuti degli individui cloroformizzati. Controindiea.:ioni dell'etere.- L'etere è controindicato: 1. Quandn esiste un'affezione acuta o cronica dell'apparato respiratorio. 2. Nello operazioni sulla faccia od in quelle che neces~ s itano la trncheotomia. ·. 3 Nelle operazioni di chirurgia cerebr•ale. Vantay{J i. della maschera di Wanseher.- Qu esiti maschera presenl.a i seguenti vantaggi su quella di Jullit~r•d: 1. È rn~:no vol\!minosa e menC' ilubarazzanle. 2. P~r m ette l'ispezione della faccia e degli occhi.
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3. Pe1·mette, gra..:ie alle dimensioni ristrette del padiglione, di graduare facilmente l'ingresso dell'aria Al contrario, con la maschera di Julliard, il minimo sollevamento dell'apparecchio provoca l'arrivo di aria in gran quantità e molesta. 4. Non è necessario, con la maschera di Wanscher, di versare nuove dosi d'etere nell'apparecchio; vi si introducono al principio 250 grammi d'etere che potrebbero bastare per una anestesia di due o tre orE'.
Prof. Dott. E. Kusnm, generalarzt. - Un"uWe m~cUa oaslone 4ell'operaslone Le Fort. - (Festschl"tft zur 100-jii.hrigen Stiftungsfeiel" des medizinisch-chirul"giscllen Friedl"ieh- Wilhelms-Instituts, Berlin, 2 dicembre 1895) L'incisione comincia al (.iede destro un centimetro sotto il malleolo esterno; al piede siuistro, un centimetro sotto il malleolo interno; discende obliquamente, a curva anteriore, innanzi e in basso, sino a raggiungere, al margine esterno del piede, un punto collocato un poco avanti la tuberosita del quinto metatarso, ed alla parte interna, il margine '8.nteriore dèl primo cuneiforme. Da qui l'incisione con leggera convessità anteriore si dirige sotto la pianta del piede sino al punto corrispondente dell'opposto margine p:antare e da Il risale verso la parte posteriore in alto sino all'opposto malleolo, sotto il quale termina. I due punti terminali sono congiunti sul dorso del piede mediante incisione fortemente convessa in avanti. Nel dissecare il dorso del piede si apre l'articolazione omonima, e dopo l'incisione dei legamenti la· terali dell'astragalo detta articolazione si divarica in modo da scoprire jn tutto quest'ultimo osso. Quindi si ruota il piede prima all'esterno, poi all'interno, per incidere i legamenti dell'astragalo col calcagno; si asporta l'astragalo e si disarticola fra il calcagno e l'osso cuboide. Infine si disseca il disegnato lembo piantare. Dopo l'allacciatura dei vasi si congiunge la superficie del calcagno con l'estremitA artico-
Hl \"1STA
la re della gamba e si riunisce la r.~ rita, mediante sutura, sino alla parte media di »mbedue i lembi . Sulla pa rt~ lasciala aperta si colloca, verso l'esterno, cn drenaggio o una striscia di g arza. Una medicatura compressiva mantiene le ossa in intimo contatto fra loro; la guarigione avviene in poche settimane. L'autore, per gan grena cla freddo in ambed ue i piedi, ha e seg uilo a sinistra la disarticolazione intet·tarsea an'teriore secondo Jager, a destra la disarticolazione del piede col metodo proprio sopra descritto, ed ha ottenuto guarigione con u so utile dei monconi. C. S.
Pro f. FtscHen.- L 'oltette aouta puruleuta delle muoelle. - (Festscltri/t :ou r 1.00-j iihrigen Slijlung1~/eie,. des med.-c!tir. Fr.- Willh.-lnstit. Be rlin, 1R%). L'osteite acuta diffu sa nell e ossa larghe in contrapposto a quella delle ossa lung he è relativamen te rara. Non é possitite differenziare l'osteomielite dalla perioslile, poiché i due processi dl'COt' rono quasi sempre insieme ed harino identica natura. In generale tale processo è più frequeute nella mandibola inferiore anziché nella s uperiore. I l processo morboso clell'osLeile purulenta acute è analogo a quello dellù ossa del cranio, cioi· s i manifes ta con ~ up p u razione clel tessuto mido lla r«.>. Questo è dapprima art'ossalo eù aumentato di volume, quindi ri pieno di masse purulente fetide o di icore b!'uno spor co . contenente anche goccioline di g rasso. Il perioslro é infìltr·alo di pus ~ dall'icore distaccalo dalla mandibola m a lata ; le ven~ dell'osso sembrano, se si ho a vuto octasione di osservare pe1· tempo, ripie ne di trombi purulei1li in disfacim ento . L'aulot·e descrive ed illeslra con molteplici stol'ie cliniche le varie forme di osleom ielile pu rule nla acuta della mascella cio(! : 1. ros leomielile prodotta Ja g ra,·a infe~ione settica g«.>· nera! e (quad ro lifo!'O dell 'oslno mielitl');
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2. quella prodotta da affezione locale chiaramente manifesta, con gravi fenom eni generali rapidamente diffondentesi ; 3. L'osteomielite con predominio dell'affezione locale, con fenomeni generali moderati. Riguardo all'etiologia l'autore suddivide quest'affezione; 1. in forme ideopatiche reumatiche a) osteomielite delle mandibole con denti sani; b) osteomielite delle mandibole con denti malati cioé seconda dentizione e denti cariali; 2. infe7ione delle mandibole da focolai purulenti lontani (foruncoli, pustula maligna, ascessi ecc.) ; 3. la forma traumatica; 4. l'osteomielite delle mandibole manifestantesi nelle malattiil acute (tifo); necrosi 'delle mandibole in seguito ad esAntemi acuti (mot·billo, scarlattina) ; osteomielite acuta dopo esallt-èmi àcuti '(sC8'1'1allina, morbllll}, vwjolo); osteomielite dopo difterite, influenza, reumatismo arlicolal"e acuto, colera. Tanto i germi morbosi del tifo quanto quelli dei microbbi piogeni negli esantemi acuti, nella difterite , nell'influenza e nel colera penetrano nelle mandibol~ dalla cavità della bocca producendo d'apprima st.omatili, ulcerazioni, escoriazioni ecc.
La prognosi dell'osteomielile d~peude dalla varia natura dell'affezione primaria che la produce. In generale sono più pericolose le forme diffuse specialmente della mandibola superior e. E poiché nella cavilé della bocca i microl'ganismi trovano tutte le condizio-ni più favor evoli per stabilirvisi e svilupparsi, cosi spetta al medico di disinfettare la cavité delia bocca <:on varie soluzioni antisettiche (sublimato 1:1 500, naftolo 1:1000, ti molo t: 1000, acido salicilico 1: 350, saccalina1 : 250; acido benzoico 1: 100) ogni due o tre ore. Queste Jisinfezioni sono utilissime anche per individui san1. È mollo utile allontanare nella giovane elà tutti i denti guasti e dopo ogni pasto nettarsi i denti e la bocca. A malattia dichiarala è necessario di eliminare i focolai purulenti con sollecite incisioni; ello scopo poi di conservare i denti conviene di evitare le incisioni delle gengive tume-fatte. La sede migliore per l'incisione è il margine inferiore della mandibo_Ja inferiore. Ma alla mandibola superiore non
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è possibile di evitare la inc1s10ne delta gengiva, poichè ivi è a pensare più alla conservazione della mandibola che a quella dei denti. L'incisione esterna é indicata solamente allora che il proce!.lso alveolare tl intatto. Per la stessa via allontana il Rose anch•l la parte nccrotizzata della mandibola, intera o in pezzi. Nella maggior parte ùei casi però il sequestro s: fa strada nella bocca attraverso le gengive la· cerate. Anche in questo caso si raccomanda di estrarlo di là intero od in frammenti. In questo modo si evitano tutte le neoformazioni ossee. Rizzoli ha caldamente raccomandato questo metodo.
c. s. RoussEAu. - L'a4eDop&tla •ovra-olaYloolare·D.el o&D.orl Yuoloall. - (Journal de Médecine et de Chirurgie, gennaio 1896). Numerose 1·icerche ha1100 dimostrato l'impor·tanza diagnostica che possono presentare le adenopatie sopra-clavicolari nei canc1·i viscerali. Sono specialmente i gangli sopra clavicolari piu superficiali quelli che vengono interessati in questi casi di cancri viscerali; essi corrispondono alla parte mediana ùella clavicola dietro la quale possoQo rimanere nascosti e sono soventi ricoperli in parte dallo sterno-cleido·ma~toideo. Il pili spesso non si sente che una massa unica, formala di 6 a 9 gangli agglome!'Elti . Molto più tardi vengono colpite le ghiandole profonde. P oco accessibile alla vista f(Uando essa è poco sviluppata, questa massa presenta un volume che varia da quello di un pisello a quello di un arancio; essa é ordinariamente ovale, bernoccoluta, di una durezza quasi pietrosa, molto mobile sotto la pelle (l'adenopatia profonda sola é fissata dai piani aponeurotici). Il piu soventi indolente, essa non P- avvertila dal malato; in alcuni casi essa determina dolori per compressione dei nervi della regione. Questa adenopatia è molto più frequente a sini~tra; con essa, o senza di essa, si pos-
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souo osservare altre localizzazioni ganglionari lontane dal rocolaio canceroso: in~uinali, a~cellari, sopra- epitrocleari. Fino ad ot·a non si è constatato il rammollimento e l'ulcerazione di questi gaogli. Questa adenopatia è un segno, ordinariamente tardivo, il qaule nou t'a che confermare la diagnosi; ma quando é precoce e ben caratterizzato, può mettere sulla \'ia della diagnosi ed impedire al chirurgo di intraprendere un'operazione il cui e~ito non può essere favorevole. Ma per dare a questo segno una tale importanza, fa d'uopo distinguerlo dalle adeniti tubercolari e sifilitiche che possono risiedere nella medesima regione. L'adenite tubercolare è ordinariamente multipla ed i gangli non si fondono come nell'adenopatia cancerosa; le masse degenerate non presentano la durezza pielrosa cosi speciale. Nella sifilide si osserva una poliadenite disseminata; i commemorativi e la presenza di manifestazioni sifilitiche completeranno la diagnosi. L'ad enopati~ sotto-clavicolare si presenta in media Lre mesi prima della morte; ma per sé stessa, non ha il più spesso alcuna influenza molesta. È importante il notai'e che questa degenerazione dei gangli del collo costituisce una controindicazione formale a qualsiasi intervento chirurgico da parte del cancro addominale. Ordinariamente il ganglio non reclama alcuna operazione. Questa adeoopatia sopra-clavicolare può essere la manifestazione di una generalizzazione di vicinanza in vicinanza, la quale, p!irtita dal focolaio neoplasico, ha invaso i gangli addominali, toracici ed infine i cancerosi, od anche il polmone ed i gangli òel collo. Ma la tras missione della de ~en erazione morbosa ai -gangli sopra-clavic6lari può anche farsi per una linfaogioite cancerosa, estesa a tutto il canale toracico, o per un embolo canceroso. Qualunque sia la teoria accettata, in pratica si può dire che il ganglio clavicolare é quasi sempre un segno di morte vicina.
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RIVISTA Dl OCULISTICA
E. RoLLANo. - L'utlploDlna nella terapeutloa ooulare. - (Recueil d'oph talrr.ologi e, N. 10, 1895). Sec(mdo l'uso stabili to da Dujarllin, Baumely e Bar·det, si dà il nome ,Ji anlipionina a un sl'lh' pei'IHtamen te definito chf' i chimici consider·ano come u11 polihr·nmnto. Si ottien ~ sciogliendo par·ti egunli di acido borico e di bor·AIP di sorlio nf'll'acqua bollente e ft-l.Cendo· cristallizzlil'l'. L 'antipionina è bianca, un tuoso al tatto, quasi insipida, n reazi oue l f'g"~Z:CWrnf'ntl' alcnlinn; non é né l.os~ica né cnustica. È m olto solubiln: 25 c••ntimf'tri cubi satul'i a 37' contengono 20 gra mnÌ i 260 di antipio11ina, quindi in tutto gt'Ammi 8to,·WO A J5o; 25 cPnt.iml'l.r·i cubi di Jiqnidn sAinr·o contPngo11o gr·Ammi 3,07 eli twlipionina, ossia per nn litro grammi 122.80. Il tloll. Rollaud da lt·e auni inslilln ogni gior·no l 'ant ipinnilla a una quar·a11t inn di malati r non ha mai avut.o ioconVt>nif'nti. L a sensazionr che si pr ova al m omont0 <Iella insLillazione della antipioninA é quella che• si snntc> quando pen<' tr·a un pn' eli polver·(• sollevata dal ventn. Ma, dncchè la solubili là dell' anlipioni na a 37° che è la t.empernturA dellr. lagrime i:> immediata, questa sensnzionr dà subit.<1 luC~go a. una Sl'fl SI:IziotH' eli ft·ecld•l che In fn di m1•nticar e. Il dott. Rolland dice che il miglior m odo di usare l'antipionina é in polver e. L a sua applicazione non dPVt' PSSPre lnscinta ai malati né a quelli di casa, mn deve esser·e fnlfn dal m edico. Il m ìgliore apparecchio per la insufflazione é il soffietto per le pol veri insellicide. Il dott. Rolland fa lo i nsufflazione a tre gr·adi chf\ chiama la piccol a car ica, la grande carica, il r iem pimento (bourraye).
• HIV IST.>. DI OCUl.JSTICA )o Piccola
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carica. - Consiste nel lunciat·e dii·ellllmenle
sul punto malato una. dost1 moderaLa di anlipioninn (ci1·ca quanto un chicco di mais). In quesla marwvr·a le palpebre sono ll'nulè uperle dal malato, s~:~ si l l'alla di un udullo, e con un divaricalol'e a m èlnico se si ha du lare con un fanciullo. piccola curie<\ è umminisll'ulu unu solt~ volla al giol'llo. Conviene per la cm·a delle chet·atili Rillenulur·ì, delle nlcer·e ser·piginose del panno tenue, delle cher·ati vescicolose, delle iper·emie congiunti voli, della congiunti vile )Jl'Oiiollu dal br·uco pr·0cessionar·io e da allt·i insetti, delle con::tiunli vile tlii E'n nll\r·i !l J.mstolose. Bisogua u ve1·e la ])J'6Cauzione di coni inUtll't' 11ueste insutflazi oni uei quindici ~i01·ni elle seguono lu dispal'izione dei fenomeni acuti. 2' Grande carica. - ConsistA nel l'iempit·e il solco coll giunlivale supet·iot·e d'anlipionina. Pe1· ru1· ciò bisogna pl'ender·e la palpebt>n superiore pet· l'orlo ciliut·e, lin1rla in avanti e in allo e al momento in cui il malato guardu in basso, r·iempit·~ mecliunle una l'or-te insutflazione il solco congiuntivale supePiot·e di untiJJiouina e lascinr ricade1·e la pulpebt·a superi ot·e. La g1·ande cat·ie<~ é amminislr1llu una sola volltt ul giorno. E~<;a rouviene agli a sce~!:' i, alle •Jicet·e della corneu !<pecialm,\nle all'ulctwa dei mietiluri, al panno cr asso, n i di versi t·e· "idui di cheJ·ulile, alle co11giuntiviti calul'l'ali, alle congiuntivili ti.,Jiicolat•i, alle congiuntiviti granulose. Bisogna conlinum·e lt! insutl'lazioni a picc~> la carica nei pt·imi quindici gioJ·ni che ~l!~uonu la guarigione ollenuta cuu la gt·ande cm·ica. :l• Bourrage. - Consiste nel vet·sut·e con una spatola l'anlipioni na fra le palpebre chP un aiuto mantiene molto ullonl<•llale con divat•iealori vuoti nel mezzu, u piu semplicement~ ruu delle l'urciHe du capelli ricurve. Quando il solco collgiuulivale è bene riempito rl'anlipionina, bisogna allonlanat·e i tlivuPicatori con pr-ecauzione per non porllll' viu la polvet·E>, lasciat· ricade1·e le pùlpebJ·e, e spolvet'81'6 il l oro margin e l.iuet•o con ontijJionina. Il ùot,rraye deve es~ef•e pt·eceduto da un' iJ·t·igaziune con· un lilrCl di acqua antipionica (lO p. 100) liepidu a :no. E!'lso conviene nlla congiuulivite purulenla dei fauciutli e dellli <-tdulti, lll:'lla panoflalmile incipiente u già di-
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chiarala e nella tnedicazione clopo la op e t·azio ne, nelle suture . della cor nea, nei g•·andi Lraumalisrni . N ella cnng iunttvile put· ult>nla deve esse1·e l'ipeluln ogni q ua ttrn o re quando lo scolo é abbo ndanti' , c piu tardi ogni n ttn ore fin o alla cess a zione lnlal• · della s u ppu•·azinnl", nellA panofl<llmilr o nello s vuol<,mc>ntn dell'occhio unn volta IH' IIe VPIItiC(Ufltlt·o o rf'; nei pTRihli lraumalismi un R volta ogni I']Uarsnl.oll'ore. Nt~lla enu· <;l•·az••HIP de vr essert• rip••l uln dopn l'rsl i1·pazione dt~ll'ncchi•l. Quaranlntt' ore dopo qUtiSla opt•razi nllr basta spolvt•r are (f}rnnde. carica) l» cavila cnngiunlivale . Il R·clland conclude eol dire chi' l'antipionina senzA cnmprometLt'l'l' lA intP~I'ila di•ll'ncchin o dei suoi anness.i impedi s ct• In sviluppo di'i di vr1·s i micr l'l!'g8J1ismi che prt)ducouo la i m fin mmazione alla Inm s upt>dlcie o ne Ila lo ro ca vi là.
Cura del gl&uoom& col ,g&lv&Dlsmo. -(A nnals o! oph talmo/.oqy and nlotog. e Reo iLe générale d'oph lalmolOtJie, N. 12, '1895).
P ILGnJM. -
Senza volere giudicare del Vlllore di un pi'Ocesso che non ha anco ra faLlo la sue prove che in un numr. ro tro ppo r is tretto di cas i, t utta via Cl'ediamo impo rtante che siano pu bblicat e le tre seguenti osser vazioni de~ Pilg rim. Un uomo di 50 a nni s i lamentava di indebolimento della vislu, di cerchi colorali into rno le fìamm (; e di dolori sopraorbitar i. La te nsione era ele vala e 1~:~ cornea insensibile. Il cam po vis iYo in ambedue g li occhi e ra ristre tto. Si nolava una escavazione dei ne1·vi ol.lici e l'acuita vis iva era eguale a destra a ' 0/ ' " . n s inis tra a ~"/ 1 r.o· Fu ado perala la pilocar•pina senza a lcun risultato. Siccome il malalo non voleva sentire parlare di operazione, P ilgrim usò una debole cor re nle galvanica, il polo pos itivo s ul collo, il negativo su l'occhio. I l m alato p1·ovò un sollievo immediato. Dopo la seconda applicazione i dolori erano del tu Uo cessati. La c u1·a fu continuata tutti i gio r ni pe r d ue sellimaue, poi tre volle la settimana pe1· tre settima ne. Dopo ques to tempo non restò che una piccola escavazione da nervi ot.lici un leggero
DI OCULISTICA
.Tislringimento del campo visiv11 e V ::: 10/ 40 a destra, 10/, 0 a -sinistra. Un secondo malato di quarantasei anni presentava tutti i -sintomi del glaucoma. V all' occhio destro = •tuo• O. S. == •t,,•. Con la cura galvanica e nello stesso tempo con la pilocarpina la visione divenne all'O. D. dito/w, all'O. S di •j,0 • h una donna di 29 anni che aveva i sintomi glaucomatosi, ristringimento del campo visivo e V = 10/ 100 non migliot·ate ·con la pilocarpina, la corrente galvanica diminuì i dolori e -la tensione intraoculare. Il campo visivo tornò quasi nor1llale. Un anno dopo il campo visivo era del tutto norma le ·e il v = to/10 •
RIVISTA DI TERAPEUTICA Due oullllutranU U valore t.rapeaUoodell'o..lgeno. -(The Lancet, dicembre iR95).
.CHARLES MAC.>\LISTER. -
t. Il 15 novembre 18!)4. fu ammesso nell'ospeJale Stanley -di Liverpool un uomo di 39 anni, il quale si lagnava di cefalea, dolore agli arti e vomito f•·equente, attribuiti a raf• Creddamento per piogge sopportate. Egli era r obusto, aveva collo corto, era intemperante. Un leggiero edema delle palpebre e delle estt•emita inferiori, la scarsa quantita d'orina, contenente un quarto d'albumina , tradivano una malattia renale. Al mattino del 17 novembre sembrava sonnacchioso, vedeva delle mosche volanti, aveva cefalea intensa, respirazione e polso frequenti, vomito, e dopo il mezzogiorno era ·delirante, alle 5 1/ 1 era perfettamente cieco, le pupille erano miotiche e non reagivano alla luce, la temperatura ascen·deva a 38,8; alle 6 '/,. era comatoso ma non aveva contra-
ltl VIS TA
zi .. ni mu!>wlari, sve ,'a cianosi delle labbt·a, Jelle narici e dt!ll~ e ;..trem ita. lu seguito la temperatura a scese a 39•, il polso a 11 8, lo s tertore crebbe, le pupille si t•es tt•insero ancora mag g-iormente, e lutto faceva supporre un av,·elenamentodi sostanze gene t·ates i nell'organis mo, che ostacolassero l' oss i d ~tzione.
L'autore inh·odusse in una narice un tubo connesso ad un sacco d'ossi!(eno, mentre l'allt•a narice era espos la atre.ri11, e bentos lo le labbra e la faccia s i ricomposero, e do po diec• minuti l' infc t·mo tentò di portar via con una mano il tubo ; il polso discese a 26, la respirazione divenne libera, le pupilla cominciarono a dilatarsi, la cornea divenne sensibile al lHtto, si profittò di un movimento s pontaneo su di un lato per a pplicare delle coppette ai lombi, ed il dolore rideslòl' infermo, il quale s i pose a sedere sul letto, e prot·uppe in un violento delir·io, dopo di che divenne ancora una vollacomatoso, onde si amminis l!·ò di nuovo l'ossigeno, ed un clis tere di solfato di magnes ia. Dieci minuti dopo se'iè di nuovo sul !ello, chiese da bere, s i lagnò di forte cefalea, era ancora cieco, ma t·icupero 1 sens i, e do po due giorni, al primo a pparire di un nuovocoma, s i ricot·se no-vellamente a.ll'ossigeno. ln questi due giorni l'orina conteneva 1/ , d'albumina epochi cilindr·i g ranulosi e ialini, l'oflulmoscnpio t•ivelò pkcole emorragie specialmente nell'occhio sinis~ro. Le cose migliorarono al punto che l' infe1·mo il 20 novembrepotè legget·e un libro, non a veva più mal di capo, e da quel g iorno fino al 6 dicembr e l'albumina si ridusse a poche Lraccie, e con una dieta lattea ed antisettici intestinali l'albumina scomparve completamente, e l' infermo la!>ciò l'ospedale il 20 dicembre. 2. N ella noLle del 23 ollob1·e l'autore visitò una g iovane c he in breve ora aveva ing hiotti lo otto pillole di morfina di 3 cenli~rammi l'una. Il dott. Murray Moore aveva già applicato deiJe s enapizzaziooi alle gambe ed al petto, ed amministra to ipoder micamente mezzo cenlig ramma d'atropina, quindi le pupille erano da miotiche divenute di dimension& normale, ma insensibili alla luce.
DI TEitA PEUTiCA
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L' int'ur ma ave va una lentissima respirazione di 8 movimenti al minuto, che in breve tempo si r·idusse a 4, ed ob'bligò ad attuar la respirazione af'tiflciale, v'era insensibilità completa. le labbra, la faccia e le estremita erano livide, le mani mollo fredde, il polso debole e frequente. v'era no movimenti muscolari con vulsivi della faccia, strabismo divergente. Fu introdollo nel fat•inge il tubo di caucciuc comunicante con un sacco d'ossigeno, e. spremuto il sacco mentre si eseguiva la respirazione artificiale, ed immediatamente la faccia djvenne meno liv:da, il polso mi~liorò alquanto, e la respirazione si fece volontaria, onde si fece r espirare ossigeno all' inferma per IO minuti. Ripetendo di tempo in t.emp•l le inalazioni di ossigeno, lA cianosi scompariva, ma si ripri· stinava ben tosto, onde si determinò di continuarne l'amministrazione interpolatamente. Dopo molte stimolazioni delle piante de' piedi, delle guancie ·e delle coscie, verso le 3 pom. cominciò a palesarsi il riilesso congiuntivale, ma dopo mezz'ora l'infer ma ricadde nel coma. Le respirazioni erano 7 per minuto, il polso scendeva l'apidamente. Si fecero delle iniezioni sottocutanee di digitalina, de' clisteri di caffè, e si continuò a far inalare l'ossigeno, s'in volsero le estremità in fomenti caldi, ed alle fl pomeridia ne tornò di nuovo il riflesso congiuntivale, alle 6 l'inferma ricuperò i sensi, ed · in pochi !liorni gtutri complet&menle.
L& lontlaa, an nuovo anU.etUoo. (B,.it. Meri. Joum, 21 dicembre 1895).
HensERT SNow. -
La lorelina è un composto organico iodalo scoperto dal ·prof. Claus di Friburgo: risponde alle formule C,H.IN. OH. SO,H e il suo nome chimico é acido metaiodo-orto- ossichi· nolino- anasoll'onico. La lo retina è una polvere cristallina inodora d' un giallo .brillante, solubile in acqua ed in alcool: r acqua fredda ne scioglie 1-2 p. iOO la calda 5·6: è insolubile nell'etere e neglr
RIVISTA
oli i, coi quali ultimi e col collodio for ma emulsioni. :\ve ndo-
funzion i acide essa forma sali neutri col sodio, potassio, ammonio, magnesio, i quali sono prontamente solubili in acqua : meno solubili sono i sali di calcio e di bario. Si ottiene facendo bollire in acqua parti eguali di ioduro potassico, carbonato polassico, acido ossichinosolfonico con cloruro di calce. Dopo raffreddamento si aggiunge un pc.co di acido cJoridt•ico: s i forma cosi il sale calcico della lorelina, · il quale . a sua volta è trattato con nuovo acido cloridrico per· ottenere la loretina pura. Questo preparato alle altre s ue pro-prietà aggiunge anche quella di essere molto stabile, s icché si conser va a lungo inalterato all'aria e alla luce diretta del ~;;ole: é facilmente' decomposto dall'acido nitrico, dal cloro e dal bromo. Ammelburg somministrò lungamente senza int,erruzione· la lo retina alla dose di 10 grani nei cani e di 5 nei conigli : adoperò pure iniezioni ipodermiche di 5 c.c. d'una soluzione el 5 p. ·JOO del sale sodico di essa nella cavie. In nessun caso egli ebbe a deplorare il benché minimo in con venieote: l'or ina, diligentemente raccolta ed esaminala, non presentòné iodio, n è zucchero, n t: albumina. Le . ricerche batteriologiche dello s tesso Ammelburg dimostt·arono che la loretina é un pote nte microbicida di mollo s uper iore all' iodol'ormio. Schinsinger ha largamente impiegala la loretina nelle scottature ed in ogni specie di operazioni (empi emi , erniotomie, resezioni del mascellare superiorE>, artrotomie, processi ca-· r iosi e tubercolari ecc.); in sei mesi egli non ha potuto notare alcun dispiacevole fenomeno. Feurling nella sua pratica veterinaJ'ia ha a vuto sempre a lodarsene. La lor etina é raccomandata come polvere aspersori& siada sola sia mista a magnesia calcinata, amido : incorporata al collodio 2 a 10 p. 100, al burt•o di cacao 5 a 10 p. 100: sotto forma di pomata alla lanolìna o vaselina 5 a iO p. 100: in soluzione acquosa 1-2 p. 100 (10-20 p. 100 del sale sodico) infine in garza impregnata del suo sale calcico. Il dotl. Snow ha sempre usata la sola polvere di lorelina pura. Sparsa sulla cute o su ferila essa non produce alcuna irritazione O· sensozione molesta: distrugge immediatamente ogni calti vo .
DI n:H APE UTIC .-\
18:l
odore in tnodo che nessun altr·o agente ha fallo Onot•a. lnsurftala nella cavità ascellare dopo estir·pazione della glaudolH previane la suppurazione anchu quando sia avvenuta emorr agia dopo la chiusm'a della fPrita operativa. Lo Sno" ba fi n qui adoperata la loretina in cir ca GO casi di oper·azinn i su mammelle cat•cinomatose e negl i svuolamenli ascellari: egli la considera come l'antisettico ideale e chi l'Ila adop"rala una volla non può più abbandonarla. G. G.
Into••loazlone prodotta dal bbmuto. (Jou rnal tle mé,lru~in'' et de chiruraie, gcnnuio IR!lfi.
GA t: CII ER ,. BALLI. -
-
G&ucher· t' Balli hunno pubbliculo quullr·o cu:<i el i inlo~sicu zione COII!.'t'CUiivi all'UfO in m~·tJicuiUI'U del SùllunilrOIO tli bismuto. Queste intossicuzioni giil scg'nulutt•, possono ri vt•stir·e lrl' for mi'. I n unu forma benignu, il ricum o gengivolc, nnnlogo al ri camo M li' inlossicuzionc piombina, è lu sula manifestazione. I n una for mu 4n po' piti 1-!rilVl', si nutu dapp1·imu una stomulile piu o m eno ucutu, alla •1uule succt·de una slomn tile cronica car atlf'l'izzuta da un r·icamo gcngiva! l~ c du 1111 tutuuggio della muro!'lll che d~e~>ll' l u cuvità boccu lu. In uno Le•·za formu infine i fenomeni ucuti dellu stomulite p1·esen tano una dur·ala uncoru pio lunga: il1·icumo t' h• vlacche di ~tluuggiO Si Ulct!J'800; Si pl•OdUC·OflO in '(IH'!<li punii rJPllt• in· ft<zioni l'econdat•ie o si osser·vano sintomi ~ener-a li pit:t o meno gr·avi, car ullerizzali dalla febbre, dal singhiozzo, dai vt>miti, dalla di&l'l'l'U, dall'albuminuria. Il vunto curioso si è cho il sale pr·cso i nler·narncnll', unchc in quontità considerevole, non p1·ovocualcun accidcnlt• , ment•·o che H contatto con una piagu od inicltuto sotto la pelle, dà luogo a si n tomi d'intossicuzione pi ù o m eno gt·uvi. Tra le altr e spieJZazioni di questo fallo. si è SU!Jposto che, nellt) !Jiaghe, il bismuto contrarrebbe rollt> m ateri e albumin oidi una combinazione solubile e per conseguenza assimilabill', m entr e cnt> nt>lrinlt•Rli no non sar ebbe• as!<(lrbi lo.
RIVIST A D 'IGI ENE
Balle baooulazloal preveathe del oolera ba Iaata. - (The l.ancet, dicembre 1895).
\ \'. M. HAFFKIN &. -
La virulenza de' bacilli patogeni del coler a varia sensibil-
mente, e da ciò dipende la diversa gravezza delle epidemie, da ciò trae la sua origine 111 pratica delle inoculazioni preventh·e. Ne' tempi andali, durante un'epidemia benigna, eia· scuno pr ocurdva di con trar re la malattia col r•iù immediato contatto con le persone infette, e molli s'inocula vano il virus cole!'ico per avere uo debole attacco. M a spesso, inve~ di una forma mite, si sviluppava negl'inoculati tioa forma grave, ed allora furono proibite le inoculazioni. N el vaiuolo, nella rabbia, nella sifilide, dove il virus si ka· sferisce direttamente da uomo ad uomo, e non manifesta la sua vita fuor i dell'ol'ganismo, ;;i osservuno molte varietà di vir ulènza, ma molte più se ne manifestano quando i batteri vivono vita saprofitica. Nel bacillo del colera, lungamente investigato, si son tr ovate forme a virgola e forme rettilinee, forme ellitiche quas i simili a micr ococchi, e for me di bacillo lungo e soltile, a volta patogene per gli uccelli, a volLa innocue, con ciglia e non cigliate, con vir u·lenza che, secondo Metchnikoff può variare da 1 a 75. In Spagna il dotl. Ferran ha iniettato bacilli provenienti da infermi di colera, ed ha avuto esito cosi infausto che il suo metodo fu proibito dalle autorità spagnole, come fu proibito da lle a utor ili:l russe, qua ndo si tento di applica rlo in Russia. Quello impiegalo in India dal dotl. Haffkine poggia sugli stessi princjpi di Jenner e di Pasteur, l'uso cioè di un vir us modificato.
RIVISTA O' JGJEN!
L'autore si e astenuto dall'usar culture s terilizzate, perche ne ha trovato effe tto evanescente e poco rassicur~:tnte. Eg li fa una prima iniezione di un virus attenuato, ed ottenuto {:Oo un metodo da lui des critto nel febbra.io del 1893. Dopo -cinque giorni fa una seconda iniezione co:n un vir us rinfMzato, e dopo altri cinque giorni egli ritiene che l'organis mo sia protetto dall'infezione colerica. La quantita adoper·ata è -un ventesimo di un tubo di cullura, e la reazione è sej:!:nata da un leggiero dolore e gonfiore nel sito dell'inoculazione e da un lieve aumento di temperatura. Furono eseguite 70,000 iniezioni s u 42,1i9 individui senza alcun i.1conve nie nte, dall'aprile 1893 al luglio 1895, in 98 diverse localit.a delle provincie di nord-ovest e deli'Oudb, nel Punjab, nel basso Ben gala e nel Behar, nella vallata di Brahmaputra, nel basso Assam e l'inoculazione avvenn e in 294 ufficiali inglPsi, 3206 soldati inglesi, 6629 ufficiali indigeni, 396 impiegati eur·opei, 125 eurasiani, 31,056 indiani , tutti tenuti in sorveglianza dalle autorità militar·i sanitarie dPile lndie. In ques ti' località si sviluppò il colera ad intervallo da 1 a 459 gio:-ni dopo l'inoculazione, e le autorità civili e militari si diedero a. raccogfiere dal! stati~tici comprende nti inoculati ·e non inoculati. Ad Adam Tila fra 657 non vaccinati non si s viluppò alcun caso di colera, mentre su 318 vaccinati si ebbero due cas i con un mor·lo. A Kalachdwa su 520 non vaccinati vi fur·ono quattro casi di coler a con tre morti, mentre in 211 vaccinati vi ru un solo caso di colera, e mortale. A Chargola di 1007 non var.cinali ammal~:trono tre e ne morì uno, mentr·e in 2!H vaccinati non si ebbe alcun caso. A Pallanbund di 1170 non vaccinati due ammalarono e morirono, mentre di 4.')1 vaccinati non ammalò nessuno. A Lungla di 2050 non vaccinati ammalarono e morirono 3, •mentre di 421 vaccinati non ammalò nessuno. A Bttrnia Braes e vicinanzt: avvennero H casi di colera con 5 morti 1ra i non vaccinati che non si poterono numerare, mentre ·fra 6i7 vaccinati nessuno ammalò. L'aul0re ripone fra le inoculazioni ad esito sfavore"0le le
RIVISTA
.
precedenti, e passa a d una statistica di inoculazioni ad e8ilu fa,'<•r·evole che si può riassumere nelle seguenti cifre:
~ oll
inoculati 491ì Inoculati 29i0
.H taccati
Morti
2~15
158 :H
32
Allorquando il colera mieteva il maggior numero di Yit.time e prendeva molta diffusione, i risultati tl~lla inocula z iont'l erano mollo favorevoli. Eseguila dut:ante l'epidemia, tendeva a ridurre la mortalità anche nel periodo de' primi 10 giorni, e in Lucknow si ebbe una differenza nel numero de· cas i che variò dal 18 al '13 pe1' 100, e nel numero dei morti dal 12 al 9 per H)O. il modo più raccomandabile è quello di usare le due quaI ii~ di vaccino, il debole prima, il più forLe dopo 5 g iorni. Quantunque il numero delle os!è<ervazioni non sia ancora rileva nte, ed il processo meriti conferma da più larga e sperienza, l'autore ha una ;otran fede nell' inoculazione, e la corrobora con le seguenti parole tratte da una lellera di Kock a lui diretta : " La dimostrazione è completa, il potere protettivo del metodo è s tabilito dalle osservazioni e seguite in India fino al presente ; sono possibili ulteriori s emplificazioni e per fezionam~nti , ma la questione pr incipale, la partP. importante dPI problema è risolto dai fatti riferiti nel suo rapporto al governo dell' l ndia .
LANGLols. -
Sterlllzzaslo~ae 4en·aoqaa lD O&IDP&I'D& .
(Pres.~e médieale
18m·,, p. '168).
L·acqua non oasconde i soli germi della febbre lifoirle. lavori di Laveran provarono che essa può contenere anche il veleno delle pa ludi, altre ossel"vazioni dimostrano che le acque sono il veicolo dei microt·ganis mi clelia di sseritE~ria. La questione della filtra zione delle acque in campagna èquin li di somma importanza .
187 Si sa che al Dahomey le truppe erano fornite di filtt•i Chamberland portatili. Ora, fino a tanto che esse se ne poterono se t•vire, i casi febbrili e dissenterici furono relativamente rari, mentre aumenlar·ono fortemente quando le acque limacciose resero impossibile la filtrazione. Converrtì. dunque ricorrere all'ebollizione1 Veramen Le essa sterilizza sufficientemente le acque sospelle; ma gli agenti lossi<:i resistono. E poi questo processo é pratico 1 l filtri d'uso individuale, sistema Meignen, ed altri più pratici for•se del Chamberland, sono di dubbiu Pfficacia perché filtrar.o troppo rapidamente. Restano i processi chimici, allume, clo\'uro di calcio, anlicalcat·e, permanganato di potassio e di calcio. L"azione dell'allume (0,20 a 0,50 per litro) é dubbia. Se si crede all'esperienze fatte al Dahomey; migliore certamente è il éloruro di calciCI (2 a ,:3 milligrammi pet• litro), ma la sua deliquegcenza ne rende il trasporto difficile. L'anlicalcare Meignen Burlureaux sterilizza imperfetta-. mente stando all'esperienze raue·sopra l'acqua inquinata con broflO di coltura. Rimane il permanganato di potassio il cui potere ossidanle é t~:~le che 5 centigrammi per litro d'aC•JU8 stagnante, e da t a 2 centigrammi per acl]ua ·di corrente bastano per renderla asettica. A (juesla proprietà del permanganato sono ùa aggiungere. l~ seguenti~
l' per rendere l'acqua ste rilizzata questa deve avere una tinta rossa permanente. Si può quindi controllare l'azione del reattivo; 2- non soltanto vengono distrutte le materie organiche, ma anche i veien.i vegetali ; a• il prezzo del permanganato di polasso è insignificante. (L. 0,60 il chilogt·amma)-. Converra segnalare anche gl'inconvenienti: i' il cattivo gusto che un eccesso di sale comunica all'acqua; e però vero che poche gocc~ di vino o di cognac, un po' di zucchet·o, di caffe ecc., sono correttivi altrettanti facili quanto efficaci; 2• il biossido di manganese che si forma, ma questo succedaneo del ferro è affatto innocuo, la.
RIVI ST.\
filtrazio11e é ft~cilissima quandCJ non si ha il tempo di pru. cedere alla decantazione. Recentemente é stato proposto il permanganato di calcio e pa re dimostrato sia da preferirsi al permanganato di potassio, il primo però ha un prezzo più elevato. Il sig. Langlois nel dare la preferenza al permanganato di potassio o di calcio per la depura zione <ielle acque in campagna ricorda come l' acquu con permanganato costituisca un eccellente liquido per· Ul'O di chirurgia. M. C.
·Dott. F. S T RICKER. -.Sull'emorragia polmoure nen·..erolto. - (Festschri,! t zur 100-jiihringen StULun(!$.(eie ,. des tne(tizinisch chiru f'(!i!{c/ten Friedf'ich- Wilhelms ln.~titutes,
Ber lin, 2 dicembre 1895).
L'autore, in seguito a diligentissimo ed accuratissimo studio clinico- statistico sulla emorr agia polmonar·e nell't~ . sercito ger manico, giunge alle seguenti conclusioni: t • Il numero dei soldati che ricoverano negli s~abili meoli sanitari militari per emorragia polmonar·e, è piccolis· · s imo. Esso i11 cinque anni raggiunse 0,0~ p 100 della f0r za media dell' eser cito, e 0,055 del numer·o degli ammalati ·entrati. 2" La classe dei sotturticiali fu, relativamente al numero dei curati per emorragia polmonare, quasi uguale a quella dei militar i comuni. 3' I soldati, che l'enza cagione ammalano di emorr agia polmonat·e, sono, almeno su 86,8 p. iOO, tubercolosi; la medin pr>r cento della tubercolosi polmonat·e é probabil-mente anche mallgiore. 4° Anche le emor ragie polmonari che si sviluppant>, pe r particolari cause occasionali, nel militare, si devono almeno nel 7~ p. iOO alla tubercolosi. 5o Soltanto le em()rragie polrnonar·i cagiona te dal nuoto e da lesioni del petto, sembrano, per meta circa dei casi, . indipeudenti eia tubercolosi.
o' IGIENE
6• La prescriz ione regolam•·ntar>! che dichiara non iJonei al se1·vizio nell'esercit•J attivo, inscritti e soldati per accer-
tata emottisi con tosse, anche senza determinata allerazione polmona•'e, é da riteuersi dAl Ialo militare , piena mente e . completamente e!!ntla. 7° Soltanto per particolari e fondale cn·coslanze possono essere eccettuate le emorragie polmonari derivale dal nuoto ,. •la lesioni di petto. S• Dopo la prima emottisi può la tubercolosi rimanere latent.e per anni ed anche pe1· tutt.a la vita. g. Nel sa ngue puro di emnttoici lis ici i bacilli tubArcolosi sono s tati, finora, trovati del tutto eccezionalmente. 1(1)' La fe bbr e emoltoica fa verosimilmente ritenere la. emorr agia polrnonare f[Uale tu ber colosa. ti' La l'ebbre cha insorg e nella manifestazione dell'e- . morragia polmona!'e, indica, nE'i tubercolos i, cattivo ande· mento .!el decor so morboso. . 12• La dottrina, c he il sang ue travasato nel polmone dia luogo allo sviluppo di bacilli ~ubercolat'i penelrati con l' ins pil'aziooe, o che il p•Jimone per altra g uisa divenga tube•·coloso in seguitr. a d emotloe, per le 1·icerche dell'autore non è nè dimostrata, né dichiarata probabile. Ma può bene il periodo di l.tlenza della tubercolosi essere spes!>o interrotto dall'emottisi, e spesso pel'ciò fav orilo l'ulteriore s \'iluppo di delta malattia.
c. s. Kuovo &p'Pareoohlo dl dlalnfezlone e aterlllzsazlone nel-l"annata ru••a. - (Revue du cerele militaire, gennaio 18!)6). La necessità di avet'e degli appat'ecchi di disinfezione e di sterilizzazione presso le trupp8 in campagna é ora da lutti riconosciuLa . Il dottor Steinberg medico di prima classe nell'al'mat.a russa, autore di un manuale s ul servizio sanitario, adottato dal ministero della guerro, ha proposto di ulilizuwe le mat·milte che ·
1~0
RIVISTA
o' H:!EN E
fanno par te dell'e•1uipaggiamento delle compagnie di fant eria russa per impro vvis are un apparecchio di disinfezione e s terilizzazione. In campag na ciascuna compagnia di 250 uomini ha tre mar• mille di rame stagnato per la pt' eparazione del rancio. due ·della capacità di 1·H litri ed una di 66 litri. L'apparecchio ideato lhù dott. Steinberg si forma introducendo la marmitta più piccola in una delle due più g randi, due coperchi di cui uno anular e fissati con viti a pressione s er vono di chius ura. Due tubi di·rame introdotti a sfregamento fra i due coperchi perme ttono i ~ passag~io del vapore d'acqua daUa prima alla seconda marmitta. L'apparecchio può cosi funzionare come stufa ad aria calda e stufa a vapore e può servir e alla disinfezione in caso di epi-demia, ed in campagna alla sterilizzazione dei ferri di chi·rurgia e della medicazione. Le operazioni di disinfezione e di sterilizzazione non impartiscono alle marmitte di rame stagnato alcun odore o sapore cattivo, e s i può, dopo un s emplice lavaggio servirs ane per la cottura degli alimenti, senza che ne risulti il più lieve inconveniente. N. C.
RIVISTA BIBLIOGRAFrCA Dott. GILLBT. - Formularlo delle nuove medloasloDl. (Par·igi, Bnillière, 1896). ln questo nuo vo formulario si trove!'anno tutti i recenti a cquisti falli dalla tet·apia moderna e che non so no ancora indicati nei trattati classici. Il dott. Gillet ba tenuto conto ·solo di q uelle novit.à il cui caratlet·e pratico sembra stabilmente accertato ed ha omess o quelle altre che si possono considerare come curiosità lera peuliche.
KH'lSTt\
BIBLIO{; R.'\FI CA
P.:r cui !>i troveranno specialmente parltCt)lari completi suli'Antisepsi interna generale e locale, le Fri;ioni anti.febòriti, i Bagni freddi, gli Impacchi, le Iniezwni di estrat ti organici, le lnieztoni sottocutanee, il Latte sterili.:zato, le Laoande intestinali e stomacali, le Poloeri:ua;ioni antisetl iche, la Sieroterapia, ecc. Per facilitar·e le ricet•che il dott. Gillet ha seguito u n S<>lo Ol'lline alfabetico, per lui si può trovare contempor11neamente la malattia, il medicamento e la nuova medicazione. M. C.
Der Platttau, dessen Formen, sein Zusammenhan:;r mil •
dem Schweissfusse, und der Einftuss beider auf die Marschfàhigkeit und Diensllauglichkeit des Soldaten. (Il piede piallo; sue forme, suoi rapporti coll'iper idrosi; influenza di ambedue sull'attitudine> del soldato alle marce ed al servizio), per il dotl. A. EICR ENWALO , medico di reggimento. - Vienna, Sàfar editore, 1896.
È una monogt·afia' completa su queste due imperfezioni tanto impor tanti per il medico militare . L'argomento i..· s'tu· diato sotto tutti gli a spetti, della pratica e della teoria, del-
l'anatomia e della fisiolog ia, come della medicina legale, e della terapia. Questo libro è stato premiato dal comitato di sanita militare austr iaco, il qua le ayeva a ppunto bandito un concor so per un'opera su questo tetaa.
I&Dltit•-•rloht iiber dle 11:. Baye:rllohe Armee ftir 41e Zelt YOD. l aprii 1891 bb 31 aain 1893. - (Rapporto delle condi:~iani sanitarie del R. e.sercito baoat·ese per il periodo 1 aprile 1891-31 mar.;o 1893. - Monaco, 1800). Abbiamo o r or a t·iCf~ vuta questa pubblicazione che (JUO veramente dirsi gPandiosa. Non è soltanto un rappot·lo statistico, ma anche un r icco compendio di osservazioni cliniche c te rapeutiche. Pllt' ogni
1!l~ <'las~~· Ji mulatlia e Pl~r· ugni
malattia più impurt.ante sonu. ripurt..rte in numero grandissimo stor·ie cliniche t:' reper t.r rw cr·uscopici C' l'importanza <.lt>lle notizie stntistiche r elative è aumentata dai confr·unti intt-mazionali qua e la intercalati, non che da una r·icca e completa rassegna delh1 lettcratur·a m ed i~• sopr a cinscnna questione. l>Pi dati uumm·ici contenuti in questo libro non diamo per or a alcun estratto, riserbandoci di farlo, t')uundo iu un prossimo 111-ticolo r·iassumcr·emo complessivamente i d~-tti pr incipnli dei più importanti esm·citi c>uropei. Intanto abbiamo voluto ;;,•gna laJ•e ai nostri letto1·i questa uperu, il cui presentl' sviluppo dP ves i ~t Ilo zelo dell'egr egio ObE'r~>t.s bsarzt (maggiore medico) dott. Neitlhar<.ll.
AVVISO Al signori abbonati, Comt' awvamo promes!u abbiamo cominciato a spedire ai signori abbonati i due volumi (lesto e ullante) delii'An· tropometria militar e. P rimu della fine dt•l Jn·ossimo mese di mar zo, contiamo di av1w tc•J·minuto questo spt•dizione. S1• essa non avviene con quella celerità che si lòttJ·ebbe dt•siderut.s, ciò dipende dulia voluminosità dell'opera, che l'endn molto lungo tl:tnto il lavoPo di cucitun t e di Jegutur·s in lipogr·afin, •lU&nto fJUello dt'll' imballa7giu t: Jella spedizione·. li Dire ttore
Dott. ~TIFANO REr.Is maggior generale medico ispettore. ~~ -
Il Redattore
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Capitano medico.
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Wooda n Dowd ìna Alex . - Un nuovo allbassalingna . . . . . . . Pag. l 6i Scalzi F - Lus.saziono remoro-illìaca tr~umalica inveterate guarita col metodo riduttivo razionale . . . . . . . . . . . » 168 Chaput. - Antl3tesia coll'etere . . . . . . . . . . . . • l70 KUster E. - Un'utile modillcazione dell'operazione Le Fort .. • IH Flacher. - L'ostei tc acuta purolonta di'Ile mascelle . . . . • 172 Rousseau. - L'adenopatia sopra-ctavicolare nei cancri vescicaii • li4 RIVISTA Dl OCULISTICA.
Rolland E. - L'anlipion!na nella terapcotka oculare. Pllgrlm. - Cura del glaucoma col galvanismo . . .
. Pag. 1-;1; • . ' t1S
RIVISTA DI TERAPEUTICA
Maoallster Charles. - Due casi illustranti il valore terapeutico dell' os. Pag. f79 sigene . . . . . . . • . . . . . . . . Snow Herllert. - !.a loretina, un nthlVO antisettico . ' t8l . . • 183 Gaucher e Balli - Intossicazione prodotta dal bismuto .
.
RIVIS'I,'A D'IGII!.'NE.
Kalfklne W. M. - Sulle inoculazioni preventi ve del C() lera In India . Paq. 184 langlols. - SterUizzazione deJI'acqUll in campagna . . . . . . • • 186 Str!cker F. - Sull'emorragfa polmonarc nell'esercito . . . . . . " 188 Nuovo apparecchio di aisiofezionc e sterilìzzazìone nell'armata russa • 189 Rl VISTA BI BLIOGR.\FICA. Glllet. - Forn:;ulario delle nuove medicazioni . . • . . . . . Pag. t90 Elohenwald A. - Der PlaWuss • . . . . • . . . . . • . . . • t 91 Sanitats ..Bericht ùber die k. Bayerirscho Armee fùr die Zoi t von. t aprii 1891 bfs 31 miirs 1893 . . . . . . . . . . . . . . . . . • 191
AVVISO:
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Ai signori a.bbunati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. tn
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GIORNi-\LE 1\IIED.lCO DEL
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Regno d 'Italia c Colonia Eritrea . Paesi dell'Unione posta lr (tariffa A) Id. id. id. id. Il) Al tri pnesi . . . . .
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Abbouamenlo annuo
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L'abbonamento nou diso1etto pri mn del t• dicc mbro s'intenole rinnovato per l'a nno successivo. l signori abho nnll militari In eiTettivita di servizio ricevouo il Giornale per mezzo dei rispettivi comaucli rli corpo, e collo stesso mezzo pagan o l'importo dell'abbooa· mento (:onchc n m te mensili). Agio scrittori miloLari è dato io massi ma un compenso in danaro. La spese per J(li e~tra tli e quel le por le tavo le Jltograllehe, totografich e, cee., cb' aecom pa:mnss~ro le memorie. sono a ca rico !legh autori. Gli lllitratti costano C. Il per ogni fog lio d i sta mpa (16 pagine). n frazione lndi\•isiblle di foglio. 11 per cento esemp inri. Il p rezzo e eguale sla cho s i tra tti di 100 ese mplari o rH un numero monore. l mnnoscn LII no11 sì restituisrono. • .; .. ,.r,. # . . . ...,.._
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Recentissima p ubblicazione :
GUlDA ALL 'ES A~IE FUNZJONALE DELL'OCCHW Del Dott. GIACOMO LUCCIOLA Capitano mtditt, a<Silllnt~ onorario ~.llt clinica oeulilliea della R. Università di Torino
Cn Yolume in 16• d i pagine 44 4 con figu re intercalate nel testo
Lire 7,50 P er i sign ori u fficialì medici dell' es ercito e della m arina in effettività di s e rvizio, e per g li ospeda li militari, il prezzo è ri dotto a Lire &. l n' is re le ridoi~stc i n
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GU ~bbonamentl si ricevono dall' Amministrazione del giornale 1 . Venu $eltembre (Palazzo del Ministero della guerra).
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SOMMARIO DELLE MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO
medici millk~ri alla battn~Ha di Al! ba Carima. . . . . . . . . Pag 1?3 · MEMORIE ORIGII'li..t.l..l.
Gouano. - Un caso d1 malattia r!l llaynaud o gangrena s,;mmetrica delle estrernita . . . . . . . . . . . . . . • . . . . . . Pa,. 194 Baldanza. - Sulla eteroplastia corneale . . . . . . . . . . . . • 'iO'J Bonomo o Rho. - Sui mezzi più >ernplicl alli a facilitare cd abbreviare le relezioni c le anastomosi Intestinali . . . . . . . . . • . . • 225
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RIWIIitT..t. ltl 4.òiOR~.41 . 1 IT.41.1.4l'lil li:D F.lltTERI.
nJVI::iTA m:DICA. P. Friedrlch. - Sulle varici dell'esofago . . . . . . . . . . . Pag. \U6 Cl6ment. - Bapporti delle aiTezionl delle rosse nasali con gli organi respiratori inferiori . . . . . . . . . . . . . . • !141 Von Kra fft-Eblng - Ves:mia tmosito ria nei neurastenici • ~H9 Berthella. - Complicazioni epatiche dell'appendicite. . • ~50 Th. Rosenhelm. - Un caso notevole Ili l(aslrite gl'ave . • '!51 Bard. - Un uuovo metodo per l'ilevarc In nuttuazionc noi versamenti peritoncali . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . • '<15~ Guarnlerl. - Con tribu to alla si ndrome ed a lla (lnlologia della pachimoningi te emorragica . . . . . . . . . . . . . . . • Y.o3 Bessière- - Sult"e?.iologia dcll\•pilessia. . . . . . . . . . • $5 Boichon. - l.e angine prernoniloric del re umatismo a rtico lare acuto. • '!56 BIVISTA CHIR URGICA. Hobbs. - Maslite cronica d'origine traumatica nell 'uomo . . . . . Pag. 25i TrAirop. - Un processo generale di slorilizza.zionc a frerldo del llli rli leg:tlura . . . .
. . . . .
. . . ,. . . . . .
. .. . .
. • 25~
Cadlot. - l)el pericoli della puntura ipogastric~ della vescica . . . . • '!59 Schmldt. - Un nuovo trattamento dello fratturo delle dita dello mani e dei piedi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • ~ Oelorme c llt lgnon. - l'i uovo processo di pnraceotosi del pcricardio • 261 Boyer. - Della tricoflzia unguealo. . . . . . . . . . . . . • ~ Péan. - Dei tumori aneurismatici tlélle ossa . . . . . . . . . • ~64 St.ephan. - Un processo semplice di r;~. mponamento posterlorn oelle rosse
nasali • • . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • ~65 !Per· la coTitittuazione dell'indice vedtlsi la .9• pagina della copertina) .
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I MEDICI MILITARI A L L A BAT TAGL IA DI ABBA CARI MA
Come mancano fi no nd ora preci:;e informazioni sulle perdile generali delle nostre truppe nella fatale giornata di Abba Carimn, cosi si ignorano quelle particolari dei medici militari. Sul nn mero di ·l 69 ufficiali medici che si trovavano in •]uel giorno presenti in Africa presso le truppe e presso i vari servizi san1tari non possiamo nemmeno calcolare quanti di essi fosse1·o sulla linea del fuoco. Semura elle di questi siano tornati circa 20. e che da n a t 1 siano prigionieri. Non tarderanno a giungere le notizie uiTìciali ; ma, io ogni modo, ~ certo che vi sono gravi pe1·dite tra i nostri colleghi nella gloriosa disfatta d i Abba Cari ma . Quanti siano e chi siano noi i~noria mo; ci riserbiamo però, appena lo sapremo, di commemorare quei nostri camerati, morti valorosamente sul campo di battaglia.
La D ire~ione.
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UN CASO
DI MALATTIA DI RA YNAUD OGANGRBNA SIMMETRICA DKLLK KSTRKMITÀ Lettura fatta alla conferenza sci entifica del mese di gennaio 1896 nell'ospedale militare principale di Piacenza dal maggiore medico dottor Goaaaao cav. 1Pr-ee8eo
Riferisco sopra un caso di gangrena simmetrica delle estremitit che in· è occorso di osservare e studiare nello scorso anno nel 2° riparto di medicina del nostro ospedale in un soldato dell' 8° reggimento fanteria. La specialità della forma clinica, gli esiti cui essa ha dato luogo e sopralotto l'eccezionale rarità con cui questa strana ma· lattia suole manifestarsi nei militari , mi hanno indotto a pubblicare la storia di questo caso. Ho detto eccezionale rarità, percb è la malauia è rara non solo fra i militari ma ancora nelle persone di ogni classe sociale; in vero, da un recente e pregiato lavoro pubblicnto nel giornale medico Il Morgagni ( 1) dai dottori Castellino e Gardi dell'università di Pisa risulterebbe che la casistica fi nora pubblicata comprende poco più di 300 osservazioni . Ecco pertanlo in breve In storia clinica del mio ammalalo. (l ) Anno 1895, numero tO, pag. 815 e numero ti, pagina 689.
UN CASO DI MALATTIA DI IIAY~AUD O GANGRKNA , KCC .
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Falorsi ~arciso, d'anni ~3 circa, nativo di San Casciano (Firenze), è individuo di lmona cost ituzione organica, di lemperamento prevalentemente linfati co, di regolare conformazione scheletrico-muscolare e senz<t precedenti mor· hosi di qualche importanza per quanto egli ricorda : ha dati gentilizi negati vi ; è figlio di genitori viventi e sani, ed ha un fratello ed una sorella che es~i pure godon1l buona saltlle. Il giorno 2 marzo '18 ~):) ri coverò in questo nosocomio con di agnosi di reumatismo. Riferì egli allora cl1e da circa due settimane avvertiva una sensazione di freddo alla superlicie del corpo, inappetenza, senso di debolezza generale e di indolentirnento abbastanza intenso alle estremità. L.a notte precedente alla sua entrata nll'ospedale eube epistassi bilaterale piuttosto abbondante.
All'esame obbieuivo si riscontrò colorito pallido della cute e delle membrane mucose visibil1 , reazi one febbrile a 38,8 c., lingua coperta sul suo dorso di una patina biancastra: l'apparecchio ci rcolatorio e respiratorio normale. Sulla superficie palmare del dito mignolo della mano sinistm, nella parte corrispondente alla seconda e Lerza falange si osservò un soll evamento dell'epidermide sotto forma di vescichetta piana, contenente un liquido sierosanguigno. Analoga vescichetta, ma meno estesa e contenente minor quantità. di liquido, dell'aspetto della pre · cedente esisteva sulla faccia palmare del dito medio della mano destra , limitata però alla regione del polpastrello del dito. Infine, in co rrispondenza della superficie dorsale della regione radio-carpea destra si notò una tumefazione del derma e del sottostante connettivo, con arrossamento de\la pelle, avente l'apparenza dell'eritema essudativo poli· morfo. e nel mezzo della parte arrossata della cute si osservò un' echimosi con vescichetla analoga presso a poco a que\le precedentemente descritte.
196
UN CASO DI MALATTLA DI RAYNAUD
Il giorno seguente lo stato generale dell'ammalato s1 aggravò alquanto. la febbre crebbe e la temperatura all'ascella sali a i0°, la patina b.iancastra sulla lingua si fece più spessa e l'infermo si mostrò maggiormente abbattuto. Oltre di ciò un allra ecllimosi con vescichella si trovò formata sulla superficie palmat·e del dito indice della mano si nistra occupando la paete del dito cotTi ~pondente alla seconda e terza falan ge, essa pure nptena di liquido siero-sanguinolento. Le dita, sede delle vescichelle, presentavano la caratteristica di essere molto dolenti, sia spontaneamente sia coi movimenti impressi e colla palpazione. tanto che l' in· fermo per evitare maggiori sofferenze le manteneva assolutamente immobili; le stesse dita avevano inoltre una forma affusellata, la cute che le ricopriva era d'aspetto giallastro e si presentava fredda al tatto. Il giorno dopo le lesioni locali si mantennero invat·iatc e le condizioni morbose generali migliorarono un po' , in· quantoché la temperatura del corpo ridiscese a 3R" al mattino e a 39,2 alla sera, c lo stato di malessere generale scemò d'alquanto. Il 5 marzo, cioè tre giorn i dopo dell' ingresso dell'am· malato nell'ospedale, que:;ti accusò un vivo dolore in corrispondenza della regione tibio-astt·agalea sini stra, ed un esame accurato ivi praticato fece riconoscere una tum efazione della cute e del conneltivo sollocntaneo di tullo il collo del piede, più pronunziala in corrispondenza del malleolo interno ; la pelle di questa regione, oltre la tumefazione, pre~entava un marcato arro;samenlo ed un'eruzione papulosa simi le a quella riscontrata ~ulla cute della regione radio·carpea destra. In questo giorno si ebbe una nuova recrudescenza dei fenomeni generali con au mento
O GANGRENA SJM)[RTRICA DELLE KSTliEIIIITÀ
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1
della temperatura, che fin dal mattino salì di nuovo a 4-0". Contemporaneamente all'nggravarsi dello stato generale le alterazioni locali deHe dita progredirono in estensione; il liquido contenuto nelle vescichelle, oltre all'aumentare in qnantitit, si trasfot·mò in umore siero-purulento ed i dolori si mantennero sempre vivi: solo la vescichetta del dito medio destro si arrestò nella sua evolu?.ione. chò nnzi il liquido entro contenuto si riassorbi ntli giorni se~uenti . La trasformazione in siero-pus del liquido contenuto nella ve~ciche tta esistente alla regione mdio-cat·pea destra avvenne al quinto giorno della presenza dell' individuo nell'ospedale. Naturalmente si dovette pror.edere all'i nci3ione ed esportazione dell'epidermide sollevata in vescichette nell'intento di evacuarn e il contenuto, portare sollievo all'~mmalato ~ constatare lo stato dei tessuti sottost.anti . Fu allora che si riconobhe la natura gangrenosa della malallia , giacchè , oltre la presenza di pu s fra i tessuti molli delle dita indice e medio di sinistt·a. si constatò distru~ione di gran parte di questi tessuti, compreso il tendine fle ssot·e nlle sue inserzioni alle ossa falangee, nonch6 dell'apparecchio le~amentoso dell'articolazione della 2" colla terza falanl'(e della due dita, per modo che la 3" falange stava quasi isolata quale corpo straniero fra i tessuti e non rimaneva aderente che ad una parte dei tessuti della faccia dorsnle delle dita. L'incisione praticata alla vescichetta della t·egione radio· cat·pea fece rilevare In fot·mazione di un ascesso . con
distruzione di parte del connetli vo sottocutaneo della regione. ln quanto alla lesione del piede, che pure ebbe esito di suppura1.ione, non si ritenne opporLuno provvt>dervi coll' incisione, giacchè il pus a vece di raccogliersi in un
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UN CASO 01 MALATTIA 01 IIAYNAUO
solo e vero ascesso, si inOltrò qua e là nel connettivo sol· tocutaneo e sottoaponeurotico, per cui l'opera nostra si
limitò per allora ad assorbirlo mercè l'apparecchio di Potain e a medicare topicamente con sedativi allo scopo di alleviare le solrerenze assai vive dell'infermo. Per questa astensione dall'operare non si potè constatare lo stato dei tessuti sede del male , e fu solo in seguito che il pus si raccolse in vero ascesso, fu giocoforza allora dargli esito come dirò in appresso. Dal complesso dei fenomeni suddcscritti, soprattutto dalla forma, natura e decorso delle alterazioni anatomiche locali, non poteva cadere dubbio circa la diagnosi di gangrena si mmetri ca. Fu solamente in sul pril')cipio della ~alauia, cioè prima dell'incision e delle vescichetle cligitali che si sospettò trattarsi di diatesi emorragica, segnatamente di scorbuto, e ciò avuto riguardo allo stalo di debolezza generale dell'indi viduo, all'esistenza dei dolori agli arti e alle echimosi digitali simulanti delle sempl ici emorragie sottoepidermiche; ma il dubLio ru rimosso coll'incisione delle vescichette e colla con~tatazione della di struzione gan· grenosa dei tessuti sollostanti. Che nel caso descriu.o si trattasse di gangrena simmetrica lo prova il fallo che il quadro sintomatologico presentato dal ~oldato Falorsi si accorda appunto colla descrizione che danno gli autori di questa fot·m:t morbosa. L'Eichhorst infaLli cosi descrive la malaLLia: « Sensazione • di freddo. tinta palliòa , poi livida e cianotica; perestesie « ed oltundimenLo delle estremitil; più di rado ipostesie. (( tra l'c~ I Lro anche dolori nevralgiformi aprono la ~cena . « Jn parecchi casi insorgono echimnsi sottnr:ulanee o r.om« paiono vescichette. In questi pnnLi la pelle diventa piit ~ t.:u·rli nerastra e va in gangrena. La gan;.:rcna può con-
O GANr.RKNA SlliMETRICA DELLE E!'TIUUIIT;\ u durr·e
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alla J.lerdita delle falangi o sono in al tt·i punti stac~~ cate delle superfici di pelle più o meno grandi. Specialcc mente notevole è la disposizione simmetrica delle due .: metà del corpo. » Fin qui I'Eichhorst, ma, fa duopo convenirne, non Lutti i casi di gangrena si presentano e decorrono in un modo · identico o quasi; al contrario la sintomat.ologia di questa malaLLia varia col val'iare della patogenesi, dell' entitil. ed estensione delle lesioni anatomiche ed anche muta colle varie condizioni proprie individuali, per cui a ragione gli osservatori, anzichè abbracciare in un quadro solo la sintomatologia del morbo , hanno distinto in periodi i fenomeni morbosi . E qui mi piace riportare in hreve la descrizione dei tre periodi o fasi che della malattia fecero i dottori Castellino e Gar·di nel suricordato lavoro e che mi sembra mollo prati ca : 1° periodo o fase dell' ùchemia., in cui suole manifestarsi dapprima un' ischemia delle estremità delle dita, le <tuali prendono un colorito bianco-pallido e si ac~:ompa gna ad un abbassamento della temperatura, che può toccare persino i 20° centigradi. Tal i fen omeni si nssociano talvolta a tumefazione edematosa della parte ammalata e molto spesso vanno uniti a crampi , formicolii dolorosi , senso di bruciore o di trafittura assai molesto per gli ammalati, i quali per evitar·e un aumento nelle solrerenze tengono immobili le mani. La malallia può limitarsi a questi fenomeni, ma spesso progredisce e passa al 2" periodo o fase. dell' a.sfì~sia local•1, in cui le parli affette, a vece di essere pallide, quasi di aspetto cadaver·ico, assumono un colorito nerastru dilfuso, che, col persistere della causa determinante, si fa sempre più intenso: la tumefazione delle dita si pronunzia maggiormente, il dolore
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U ~ CASO DI MALATTIA DI RA YNAUD
diminuisce o cessa, come diminui scono o cessano la Cianosi ed il raffreddamento, sopmggiungendo infine l' anestesia e la paresi. Dal 2" si pnssa al So per iodo o fase della gangrenn secca, l'inizio del quale varia a seconda dei casi. In alcuni malati prima ad alter:~r·si profondamente è la cute, che si fa. dura, compatta, !'clerosata, aderente fortemente all'osso sollostante in modo da non potersi sollevare in pieghe. La malattia può limi· tarsi a queste lesioni. ma sovente osservasi la completa mummificazi one delle dita, per la qual cosa queste si assottigliano, terminano in punta e sul limite di separa1.ione fra la parte sana e l' a m mal:~ta si stabilisce, come in ogni altra ~pecie di gangrena, un cerci ne infiammatorio tendente ad el iminare la parte gangrenata. \'i sono dei casi nei quali invece della mummificazione si fnrmano delle escare superficiali , delle ulcerazioni o piaghe , come pur·~ se ne osservano degli altri in cui si formano delle fli llene o l1olle piene di un liquido torbido e san-
guinolento, che più tardi si rompono lasciando un'ulcerazione con tendenza ad estendersi, come appunto fu il caso da noi osservato. Queste flittene poi invece di rompersi possono essiccarsi ed il liqu ido in esse contenu to riassorbirsi, l'epidermide fars i brunasll·a e finire per staccarsi sotto forma di lamelle. E' cosi che procedeuero le cose riguardo alla vescichelta del dito medio di destra del malato cho avemmo a curare. Una delle C!lraueristi che della gangrena si mmetrica è appunto la simmetria delle lesioni anatomiche, donde il nome che la malattia ricevette, e La simmetria va intesa nel senso che a lesioni di parti di mano o di piede di un lato corrispondono lesioni identiche o quasi degli stessi organi del lato opposto. Fu domandato se questa simmetria è rea!-
O GANG REN A SIMMETRICA OEtLB ESTR El!IT\
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mente necessaria per la diagnosi dell' arTezione. Sebhene souo q11esto punto di vista non tutti la pensino nllo s ~esso modo. pure si hanno osservazioni Lene accertr.te di gangrena simmetrica, in cui il decorso e l'entitit dei sintomi non procedellero paralleli in entrambi gli arti , come pure si hanno casi nei quali le manifestazi oni morbose trolìche rimasero localizzata ad nn arto sol o. Anche nel ~~a so del soldato Falorsi non si constatò una simmetria perfe!ta, inquant ochl': si ehbe ad osservare un predominio di alterazioni anatomi che dal lato sinistro, come si è potuto arguire dalla descrizione sommaria tlel caso che ho più sopra es po~ to. Un'altra particolaritit della malattia in discorso ù il r.al'allere accessuale, inter·mìuente dei fen omeni morhosi. massime del dolore. Questi accessi hanno una clurata variabile e, al dire degli autori, posf:ono essere provoc!'l ti dalla sempl ice azione del fredd o. Di tali accessi io e il collega dottor Rossi, che mi fn compagno a curare l'ammalnlo , avemmo occasione di verificarne qualcuno nel soldato Falorsi, acce:;~ i caratterizzati essenzialmenlè da af(gravamento delle condizioni generali e da esr.cerbazione delle sorTerenze locali. Consultando la casistica della gangrena simmetrica fui colpito dal fallo che il decorso di tale morbo nel maggior numero dei casi è apiretico . mentre nel nostro la febbre fu costante compagna dei sintomi locali e generali caratteristici della malallia. Riflettendo su questo fatto sono indollo a r itenere che la rebhre nel caso da noi osservato, fosse d ipendente dalla lesione del piede e che questa lesione non fosse da attribuirsi ad una alterazione tr1>fìca dell a natlll'8 stessa di. quella delle dita e della reg ione radio·carpea destra . bensì fosse di natura semplicemente infiammatoria e puramente concomitante alla mal attia principale del nostro ammal11 to. Questa mia ipotesi troverebbe l'n p-
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UN CASO 01 )fALAT'flA DI RAYNAUD
poggio lllel faLLo che gli aumenti della termogenesi generale coincidevano sempre con recrudescenze delle alterazioni dei tessuli molli del collo del piede, mentre non val sero ad' inalzare la temperatura del corpo gl i accessi dolorifici determinati dalle lesioni delle di!.a affette. E' bensì vero che prima ancora che l'ammalalo ci annunciasse l'affezione del piede ej!li aveva gii. la febbre , ma non è imp•·obabile che la flogosi del piede fosse già in corso prima del giorno che a noi se ne rivelasse l' esisten1.a. Una domanda nasce ora spontanea, cioè : quale ~ stata la genesi della ~a n grena simmetrica nel caso nostro e r[uale la causa ? Per rispondere fa duopo ricorrere agli stndi ed alle opin ioni dei medici che hanno avuto campo di osservare questa malattia. Fino all'anno 1862 i casi di gangrena simmetrica osservati erano fatti dipendere da un'alterazione ùella struttura dei vasi sanguigni e dal conseguente disturbo circolatorio, in altri termi ni erano r itenuti di natura angiopatica ; ma in quell'anno un medico francese, Mauri1.io Haynaud , affermò che la gangrena ha una origine nervosa , cioè secondo lui è dovuta ad una nevrosi vaso-motrice, ad uno spasmo delle picc.ole arterie, analogo a quello che sviluppa l' impressione del freddo, spasmo consecutivo ad abnorme esagerazione del potere eccito-motore dfllle porzioni grigie del midollo spinale, da cui dipende l' innervazione vaso-motrice, senza che esista alcuna lesione anatomica vascolare. In seguito a tale spasmo delle arterie (delle djta o di altre parti dell e estremitit) avviene l'interruzione della corrente san guignn in esso parti , conse~pienza (lella quale è la l!a ngrena. Oopo Haynaud e fino nl giorno d 'og~i i casi osservati di gangrena simmeLI'ica di origine nervosa sono assai numerosi, per cui la teoria di Raynaud è pienamente ammessa, per
O GANG-RE NA SUmETRlCA OELLK ESTRIUIITÀ
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la tjual cosa questa speciale forma clinica ha, d'allora in poi, ricevuto anche il nome di quell'autore. Però non lulli spiegano la patogenesi della malattia nel modo di Rayoaud , pur·e riconoscendole un ori gine nervosa. Vulpian ad esempio pensa che non è necessario far intervenire un'azione bulbospinale per spiegare In simmetria , anche ammettendo lo spasmo delle arterie. l nfalli, secondo lui , il con tatto dell'aria provoca la contrazione dei vasi e questa contrazione si esagera per un riflesso vn~o-mo tore che parte dall'origine dei nervi cutanei centripeti e melle ai ganglii annessi ai filetti vaso-motori , ~an g lii situati vicino alla loro terminazione nelle pareti vascolari . In certi ammalati vi sarebbe una impressionabilitit più ~rande della pelle delle estremit:'1, un'eccitabilità esagerata dei centri dei riflessi vaso-motori e una minore resistenza dei tesstiti all'interruzion e proluntlata dell' irri gazione sanguigna, fenomeni che tutti possono dipendere dai gangli i vaso-motori dei nervi vascolari , mentre che i centri buluo-m:dollar·i sono fuori di questione. In qualunque modo però si voglia spi egare la simmetria della lesione, è certo che non si può mettere in dubbio l'origine nervosa di rruesta forma di gangrena. Senonr.hè, a lato d i q uesli casi ve ne esistono pure altri accertati in cui la lo{angrena A indipendente da qnalsiasi lesione nervosa, essendo invece collegata nd alterazione vasale, per cui oggidi sàrebbe dimostrato che la malattia di cui LraLLasi riconosce una genesi diversa a seconda dei casi, ed io per· non allontanarmi soverchiamente dal campo prefissomi , che è lJUello di un semplice rendiconto di caso. clinico, mi limiterò ad acl'ennare r:he oggigiorno i ·casi di gangrena finor·a osservati si a~crivono a due principali tipi , e cio ~ : ·t• Casi di gangrena simmetri ca eli origine ?li'V'I 'opatica, sia che man Ghi qunl ~iasi apparente alterazione nnal omicn
204
UN CASO DI MALATTIA DI RAYNAUD
dei vnsi o dei nervi (/o-rma n evrosica), sia che esista una nevrite degeneratira nelle estremità alrette da gangrena (f orma llf'';riticn).
'2° Casi di gangrena s imm etri ~a di origine angiopatica :;iano dovuti ad una nrteriosr.lerosi difrusa dei minimi vasi cutanei. siano an corn dipendenti da una srh' rosi delle arterie dei nervi. A quale di questi tipi apparl en e~se la gangrena del soldato Falorsi io non saprei dire. non es~ondu:; i potuto eseguire l'esa me istologico. Propendo a ritenere che nel ca~o in qni ~ t ione la gangrena fo:;!'e éli ot·il!ine nevropati<:a . ma ncando sintomi di artr riosclt•rosì , nlterazione CÌ allronde rara in quella giovan e eti1 . Pas,:;ando ora ad :-~cccn n arf' le cause che possono aver dalo ori;.!i ne alla malallia, è l 1etH~ che io n chiami alla meolo la :;erie di cause che ~li o~servatori l1an no fallo intrrYenire pr1· la sua prodnzioue, e che quindi io elimin i I]Ufllle monr> probabili. Hi cortlv inanzi Lutto clae rl i cau~e deter·mi nan ti prreise no11 si può ng~id i parbre perchè si è an ,·.om :;11 di e~:-;e completamente nil' oscuro; so lo si può accennare con probabilità maggiore a canse occasionali o Cv<l diunmti , le r1ual i vengono rÌJ~Gs te nelle infezioni e negli avvelenamenti , percht: questi ùue fattori compaiono pir'1 frequentemenLe nella anamneiii degli ammalati di gangrena sim• metrica. Fra le infezioni si annoverano la malaria. la tubercolosi. l' ileoli fo, la clifterite, il Yaiolo e la polmonite. e fra gl i avvelimamenti si ricordauo quelli per alcool, arsenico, piombo, segala corn uta, ecc. ecc . Ollre di ciò sembrano predisporre in modo singolare alla malallia certe condizioni morbose, qual i il dia bete, la golia, il reumatismo, la leucemia, l'anemia grave, la cachessia cancerigua e sopratullo la c l oro~.i e l' iste1
O GANGRKNA SUBIKTRICA DELLE ESTRKmTÀ
205
rismo. Infine al freddo viene attrihuitçt una spiccata influenza sulla manifestazione della malattia: è possibile infatti che il freddo per se stesso possa dete1·minare le lesioni che stanno a fondamento della malatlia, cd è poi pienamente accertalo che in molti casi di malattia si verificano delle recidive o degli aggravamenti delle alterazioni gangrenose, che stanno in relazione cogli abbassamenti termici dell'atmosfera o dell'ambiente in cui soggiorna l'ammalato di gangrena. Colla scorta di questi dati eziologici e procedendo per via di esclusione nella disamina delle cause che possono avere influito sul nostro individuo e cagionargli la malattia, ' siamo indolti a ritenere che si debba escludere l'intervento delle infezioni e degli avvelenamenti suaccennati, e cosi put·e qualsiasi causa morbosa dagli scrittori invocata quale predisponente, perchè il soldato Falorsi non fu mai ammalato, a suo ricordo, prima di essere colpito dalla gangrena simmetri ca, come desumesi dalla storia anamnestica piu SOJ)ra rirerila. Resterebbe ad invocare l'azione del freddo, e quanrlo si pensi che egli ammalò nella stagione in cui il freddo invernale era ancora intenso , e che la necessitit del serv~zio militare rende esposti i n?stri soldati alle influenze delle stagioni , che !le abitazioni della truppa di rado oiTrono nn ambiente dì moderata temperatura in rapporto alle esigenze dell' igiene, si è portati ad ammettere che l'azione del freddo nel caso concreto sia stata la causa piu probabile della malattia da cui i l nostro individuo fu colpiLo. Passando ora alla terapia dirò che, come per la paLogenesi, eziologia ed anatomia patologica, regnano tuttora anche per la terapia delle grandi incertezze, e si può dire che non esiste alcun metodo di cura generale che valga per tutti i . casi. Bisogna perciò che il medico informi il suo concetto
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UN CASO DI MALATTIA 01 RA\'NAOD
curatiYo a seconda dci casi e tenga conto delle condizioni individuali , della natura dell e les ioni, dei sintomi pre:scn· Lati , ecc.:. \( Tutto quello che si può f:.1re - dice Williams « dopo <wer tentato di calmare le atroci ;;oiTerenze dell'in« fermo . è di attendere che l'evoluzion e completa del morbo « indichi il momento di intervenire energicamente ». Fu· rono bensì proposti diversi rim edi. yuali l'immersione delle parti lese in un bagno d'o:;sigeno (La11gier), l' impiego di correnti elellriche discendenti applicate sia sull a colonna vertebrale> sia sulle estremitit aiTette (Rayoaud , Duplay, l\1orat, Ouclienne e M01·ton), l'applicazione di docde alla eolonna vertebrale (Potain e lancereaux) , ma tuLLi con pochissima o niuna etlicada. Per conseguenza la cura deve essere semp!icemente sintomatica e perciò deve mirare a comb~1 ttere i dolori coll e iniezioni di morfina, coi lopici calmanti e coll'uso interno del bromuro di potassio e dell'idrato di clornlio, mezzi questi che anche essi corrispondono debolmente ma che, ciò malgrado, costituiscono i soli compensi da cui si può ollenere qualche vantag~io. A questi mezzi si deve unire la disinrezione dei tessuti necrolizzati e a tempo opportuno curare la pi~ga successi va alla gan· grena perchè essa cicatrizzi compl et~mente . Fu prec.i samente colla sco1·ta di queste indicazioni che si è ricorso sin dai primi giorni all'uso locale della pomata di oppio ('l p. 'l 0}, a quella di ittiolo (5 su 20) che veramente
hanno corrisposto. quantunque soltanto in modo transitorio, a lenire i dolori , non che all'incisione del le vescichette e successiva lavatura delle piaghe con soluzione di sublimato corrosivo {2 p 11000) ed all'avvolgimento delle dita e mano con garza al sublimato, dando poscia una conveniente posizione alla mano ammal ata. Si aiutò poi l'eliminazione dei tessuti mor·tificati con parziali esportazioni d i ess i, curando poi la risultante piaga con opportuni mezzi antisettici. Le
O f.ANGitR~A SJMIIIETRI CA DELLE ESTRF.MITÀ
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medesime medicazioni furono fatte alla lesione esisteute alla parte ùorsn le della regione radio·carpea, previa incisione della relativa vescichella . ln quanto alla lesione del .piede, mi limitai, come dissi pi u sopra, ad aspirare il pus sottocutaneo e sottoapooeurotico coll'apparecchio di Potain, non essendo in sul principio raccolto in un vero ascesso; solamente piu tardi, cioè nei primi giorni del mese di aprile, essendosi formato un'abbondante raccolta purulenta alla regione malleolare interna, l'ammalato fu fatto passare nel reparto chirurgico, ove il maggiore medico Baruffaldi incise ampiamente l'ascesso al disotto del malleolo suddetto, e medicò antisettir.amente fino a completa chiusura della cavità ascessuale. Passò in seguito all'uso delle frizioni di ~intura di jodio, nlla fasciatura compressiva ed al massaggio, allo scopo di combattere la rigiditil articolare, conseguenza della lunga inerzia a cui fu sottoposta l'articolazione tibio-astragalea, e forse anche della compartecipazione dell'articolazione stessa al processo Oogi:;tico . Come cura generale si ricorse agli antitermici ed agli analgesici in primo tempo; poscia ai tonici ricostituenti e all'adeguata al imentazione. A cura finita rimasero quali postumi le seguenti alterazioni: ipotrofia della mano sinistra; anchilosi della 2' colla 3' falange del dito mignolo di sin istra e dell'indice dello stesso lato con cicatrice deformante delle estrem;tit delle dita stesse. N~ssun reliquato morboso al dito medio della mano destra ed al dorso della regione radio-carpea destra, tranne, in quest'ultima, una cicatrice un po' depressa ma quasi insignificante. Il piede sinistro è considerevolmente tumefatto al suo collo, dando a tutto il piede un aspetto fusiforme; la sua articolazione tibio-astragalea è assai ·rigida, permettendo solo limitatissimi movimenti nel senso fisiologico; l'individuo claudica nella deambulazione e porta
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UN CASO 01 ~fALt\Tl'I A 01 RAYNAUO O G.'.NGRENA . ECC.
il piede colla punta es~gera tam e nte ~di'infuori. Stato generale assai florido. Per questi reliquati il soldato Falorsi fu proposto ed ammesso alla cura lJalneare di Acq ui , dopo della quale r·ientrò al pNprio reg:.:imento. Ignoro se. finita della cur11 , venne proposto o no a rassegna d i rimando, perchè il suo reggimento si trasferì ad altra sede. Prima di chiudere questa comunicazione trovo opportuno dire qualche parola della cura chirnrgic:t demolitiva della gangrena simmetrica, che ha occupato ass01 i i chirurghi. È stato sostenuto da alcuni che l'amputazione della membra affette deve essere un'indicazione costa nte appena la gangrena sia dichiarata evidente, e portano per ragioni che l'amputazione libera gli ammalati di un membro inutile, che lasciato a sè può restare unito al resto del corpo per· lungo tempo; che conferi::.ce al moncone nna cicatrizzazione regolare e che infine i danni di essa operazione sono meno gravi di quelli che possono avere gl i infermi abba ndonati alle sole risorse della natura. Le vedute di altri chirurghi però sono diverse e, per non addentrarmi a parlare delle argomentazioni che portano per ~os tenere la loro opinione, mi limito a riportare la slatistica di Fran0ois, basa la su 18 osservazioni, ~eco nd o la quale su 8 casi operati , 5 morirono e 3 guarirono, e su altri iO casi non operati, !) guarirono ed uno morL «ìnesti dati mi sembranv abbastam.a convincenti per un non intervento demolitivo, almeno fino a che la gangrena ~iasi nettamente delimitata. Inquanto poi alla questione del livello n cui devesi am· putare, nel caso vi sia realmente !"indicazione, è naturale che si debba operare sulle parti vive e sane per assicurare maggiormente l'esito dell'op"razione.
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SULLA
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ETEROPLASTIA CORNEALE Necessità di riparare mediante eteroplastia alcune perdite di sostan;a dPlla cornea e di proteggere quelle incompletamente riparate. - Proposta di un n uooo metodo di eteroplastia di tessuto corneale. - Esperimenti sui conigli. - Nota preoenlioa.
Lettura ratta alla eoorereosa scleotillca dello spedale militare di Napoli nel settembre l895 d.al dott. cav. re• aatd-aa, capitano medico
.t.••
Gli oftalmologi osservarono che io seguito a cicatrici cor· oeali dipendenti da traumi, da operazioni e da affezioni vat·ie della cornea, sia infiammatorie sia degenerative, com· parivano ulceri comeali e financo pauoftalmiti. Da che su queste si è richiamata l'attenzione, l'osservazione ne è divenuta frequentissima, e molte fra le panof· talmiti spontanpe di una volta debbono ascriversi appunto a precedenti cicatrici comeali aderenti , sopratutto periferiche. Di tale frequenza ho .avuto io stesso occasione dì accertarmi, seguendo quest'anno l'ambulatorio della clinica oculistica di Napoli, giacché la clinica propriamente del~a, per ragioni di riparazioni è rimasta chiusa. Ilo visto difatti infermi da molti anni altt·ove operati di cateraita con impegno irideo, prosentaJ·si con Oemmone dell'occhio operato: antichi leucomi aderenti e stafrlomi di cicatrice in preda alla panoftalmite, ed eseguirsi in alcuni 14
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SUU,A BT.&ROPLASTIA GORNB.U.E
l'c.r.mtrratio lmlbi, in altri l'enucleazione. Ho visto pure infermi, che in seguito di una mala1tia infelliva, patirollO ne.l periodo comatoso un intorbidamento della cornea, al quale seguì poi ulcera e panoflalmite; e qualclhe altro che da molti anni cieco da un occhio per glaucoma spento, avea sulla coroea del medesimo, una chiazza gialla da de· generazione colloidea, cui seguì un'ulcera torpida. Ora la patogenesi di tali affezioni ulcerose e suppurative nolll è da infezione endogena, come alcuni ammisero, ma da infezione esogena, la quale perchè abbia ad avverarsi, richiedesi una scontinuità del rivestimento epitel iale, molto facile a succedere in un tessuto cicatriziale, attraverso della quale, penetrando i germi patogeni della suppurazione, danno luogo ad ulceri e lino a panoftalmiti. Anche la cheratite dei mietitori e quelle che si avverano in alcuni individui dell"infima classe sociale, si è dimostrato che riconoscono la stessa patogenesi. cioè d'infezione esogena. Tanto i mietitori, che gl'individui della classe infima so· ciale, sono soggetti di preferenza agli agenti traumatici, e cosi per perdite epiteliali corneali verificatesi, o per lesioni più gravi, gli agenti infettanti , trovano facilmente la via d'entrata e stabiliscono le affezioni in discorso .. Per prodursi dunque tali specie d'affezioni è necessaria la via d'entrata; possiamo parciò affermare che ogni qual· volta e~ iste una perdita di sosl.anza della cornea, la quale può essere rappresen Lata da sola perdita epiteliale, si può andare soggetti a gravi affezioni infettive corneali ed anche deti bulbo, se non si pr·ovveda in un modo qualunque a ripararla presto. Molti sono i microrganismi patogeni delle ulceri e della panoftalmite; Lebert, Sattler, Widmark, Knapp, Fortunati,
SULLA ETEROI'LASTIA CORNEALE
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Verdese ecc., illustrarono l'influenza dello sta(ilococco aureo ed albo nella produzione dell'ulcera corneale; Gallenga, Haymond e Perroncito ecr., dimostrarono che microrganismi di varie specie possono imprimere un carattere settico alle soluzioni di continuo della cornea ; Bassi di Genova, l'anno scorso vi trovava il diplococco di Fraeokel (·l ). Si sa pure che molti di questi microrganismi si trovano nel sacco lagrimate, nei fornici con~iuntivali, ·nei margini palpebrali e talvolt:l nei collirii stessi che si usano a scopo terapico. Perchè questi agenti infettanti operino, si richiede una scontinuità della superficie corneale, ed allora anche negli animali si svolgono gli stessi processi con sintomi analoghi a quelli cbe per le stesse malattie, si osservano nell' uomo. Queste ricerche di patologia sperimentale han dunque messo in evidenza la natura dell'agente infettante e la necessità di una scontinuitit od erosione minima che sia, della superficie corneale. Assodato il fatto che necessiti la perdita di sostanza per prodursi l'ulcera corneale od altra affezione più grave, e che gli agenti infettivi (microbi di varie specie) capaci di produrle, possano trovarsi nel sacco lagrimate, in ispecie quando è ammalato, nella congiuntiva, nei margini palpebrali, nella bocca, nei collirt ecc., ne viene che l'oculista debba con tuui i mezzi cercare di farla scomparire, qualora non possa adoperarsi con una rigorosa antisepsi (l) U l)ror. &ssì, nelle osservazioni scelse quel cui in cui non vi era ble· orrea del sa~, né pustole nei margini palpebrall, no malattie della con· 0 gtuntlva. Ogni qualvolta trovò Il diplococco nell 'ulcera, lo rinvenne nella boe<"a. Egli spiega il ratto colla posslbillta çhe gl'iDdivi<\ul afl'etU, abbiaDO wto m~~llm· propri, e magari l'istesso fazzoletto Impregnato dJ sali va, abbia potuto seni re a pulirsi le palpebre.
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SULLA ITEROPLASTl! CORNJA.LI
a rendere in~Uivi gli elemerlli patogeni che vadano 1v1 a fissarsi. Certamente nelle sèmplici erosioni epiteliali ed anche io lesioni di maggior conto, in cui la riparazione è attiva e promette di completarsi in breve lampo e regolarmenle, DQQ è il caso d' impiegare l'eteroplastia; invece quando la scontinnità dura da tempo per insullicieoza del processo di ri· paraziooe, impedito da particolari degenerazioni od altre spe· ciali condizioni. allora è necessario l'i mpiego dell'eteroplaslia, la quale .affreLLerà la guarigione della perdita di soslanza ed eviterà il pericolo d'infezioni locali (ulcere , infiammazioni gravi e fin suppurative di tullo il bulbo con !"atrofia con!lecutiva). 1\d evitare questi processi facili a svolgersi nelle ferite della cornea, e della sclera, il prof. Snellen (d' Utrecht) nell'agostQ del 189-t, in un'adunanza dell'ottavo C()ogresso internazionale d'oftalmogia d' Edimburgo, propose che con un lembo della congiuntiva fissato da punti di sutura fosse ricoperta la memb1·ana lesa, in tal modo si riprometteva la guarigione delle ferite e di scongiurare l'infezione consecutiva, non di rado fatale all'organo. De Wecker, nel novembre del ·1894, pubblicò nn lavoro in cui riferendosi a quanto fu raccomandato da Snellen, di garantire cioè le soluzioni di continuo della sclera e della cornea per mezzo della congiuntiva, fissandola cun punti di sutura, trovò ai.Jbastanza faci le di coprire quelle della sclera, non cosi quelle della cornea, specialmente le centrali. Egli osservò, che nel riun ire due lembi congiuntivali sul mezzo della cQrnQa, la sutura laglia la congiuntiva, prima ancora che questa stabil isca un'aderenza con la perdita di sostanza corneale .
StJ LLJ. lttEROPUSTJA CORNIAI.I
Per evitare tale inconveniente, di~tacca accuratamente la congiuntiva tutto intorno alla cornea, lasciando aderente, per quanto è possibile il tessuto sottocongiuntivale ; dopo il distacco completo, fin ver!lo l'inserzione dei museo li retti ,. la riun isce con quattro punti di sUtura verticale, avendo tura di prenderla assieme al tessuto sotlocongluntivale, affine di evitare che i flli la taglino prima del tempo. De Wècker preferisce al modo suaccennato di sutura, di ritmire la congiuntiva a forma di uorsa di Labacco. Suturata coll'uno o coll'altro metodo sulla cornea, previa un'accurata disinfezione, si occlude l'occhio per 8 o 40 giorni. finché i fili ben disinfettati si distacch ino ~ ponLaneam ente. L'autore assicura che non bisogna spnentarsi di lasciat·e sì lungo tempo l'occhio coperto, perchè la congiuntiva si attacca solo alle parti scontinnate delln cornea, mentre si disLacca dalle parti sane. Afferma inoltre, che l'occlusione congiuntivale temporanea, gii ha dato finora buonissimi risultati per la ~uarig ione delle soluzioni di continuo fatte artificialmente in seguito ad ablazioni parziali di stafìlomi della cornea. L'autore, senza affatto preoccuparsi d'accennare ad altri metodi esistenti , e di cui in appresso cl occuperemo, dice esset·e i l suo metodo una vel'a risor~a peJ trattamento di affezioni finora si poco accessibili ai nostri mezzi terapeutici. Egli insiste nell'assicurare che la congiuntiva prende aderenze solo con le parti della cornea scontinuate per l'ablazione dello stafiloma, e maggiore vantaggio derivarne anche pel modo · della ripnrazione congiunti vale, che è molto p~r meabi le, e perciò permette per lungo tempo un'abbondante filtrazione ; in tal modo il processo che 'avea dato lnogo alla f~rmazione dello sLafiloma, si estinguerebbe a poco a poco.
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SULLA !TEROI'LASTIA CORNEALE
Prima di accennare agl' inconvenienti di un tal mezzo di riparare le perdite di sostanza della cornea, giustizia vuole che io ricordi che il prof. Meyer, due anni prima della comu· oicazione di De Wecker, eseguiva la stessa operazione con succes.s o; egli , per facilitare il ravvicinamento dei lembi congiuntivali, praticò delle incisioni sul diametro verticale della congiuntiva. · Iodubitatamente la proposta di Soellen , già molto tempo prima messa in pratica dal Meyer, segnò un gran passo nella cura delle riparazioni delle soluzioni di continuo cor· neali; senza dubbio è non piccolo inconveniente quello di dover distaccare io un occhio ferito la congiuntiva oculare fino alla inserzione dei muscoli retti , e di dover eseguire una sutura che lascia occlusa la cornea per ben 8 o •1O giorni. Certamente un tal fatto deve molto impressionare gl'infermi e gli opera:ori; non pertanto è da ritenere, che la riparazione delle ferite corneali e scleJ•ali per mezzo di congiuntiva, sarà seguita in oculistica, ed adoperata a tempo salverà molti occhi, che abbandonati ai soliti mezzi curativi, facilmente sarebbero perduti , per le facili infezioni che tanto frequentemente si verificano. Oltre al trapianto della congiuntiva si esegue quello di tessuto corneale. Il trapiantamento della cornea, in tutta la sua spessezza, dall'animale all'uomo, non è nuovo. Feldmann nel~ 8.U. )c· cenna al trapiantamento della cornea sugli animali (due sole volte sull'uomo, ma non dà i risultati , nè le cause per cui f11 adoperato). Egli non desume alcun risultamento pratico, solo accenna al vantaggio che si ricava per la pr-atica, di operare sugli occhi e pel decorso clinico delle malattie che si riscontrano sugli animali operali.
SULLA BT.BROI'LASTIA CORNEALE
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Gradenigo (•1877) trapianta la cornea precedentemente vascolarizzata da un coniglio ad un altro. Rosmini , nello stesso anno, stacca la cornea di un coniglio con la congiuntiva e la trapianta su di un giovinotto affetto da cicatrice totale e depressa della cornea (come se fosse stato operato da stafiloma totale). L'infermo dopo 15 giorni distinjitueva il movimento delle mani; ma in seguito andò a male. Il Rosmini non si per·dè di coraggio, immediatamente opera un altro individuo: ed in questo ser.ondo operato, fissa con punti di sutura la congiuntiva del coniglio a quella dell'uomo: questa volta il risultato è migliore. W. Hippel nel •1878 trapiantl con riuscita la cornea di cane su qlllella di due uomini, ma in bt·eve le cornee tra· piantate si opacano. Nel congresso medico di Heidelberg (•1879) Schweigger comunica i tentativi del dott. Sellenbeck, il quale ebbe migliori risul tali usando picco! i lembi. ~ell'istesso anno Weber, V. Hippel operano altri individui, sempre con successo, ma col tempo la cornea trapiantata si opaca. Verso l'istessa epoca, il Wolfe trapianta un lembo corneale di un occhio di un uomo, recentemente enucleato. L'infermo dopo un mese dall'operazione distingue l'anello delle dita a pochi pollici dall'occhio operato. Nel 48° congresso annuale di Cambridge ( 1880) nella seduta del 12 ago~to , Wolfe mostra un occhio recentemente enucleato d'un individuo che aveva subito il trapiantamento della cornea, in cni la trasparenza ed il grado di visione (prima dell 'enucleazione) avevano su pet'ato ogni aspettativa. Il Wo lfe opinava che la quistione non era da considerarsi assolotamente disperata.. Egli stigmatizzò il metodo di trapiantamento di tutta la cornea; la via che gli sem-
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SULLA ETEROPLASTIA CORNEALE
bra debba dare un snccesso, è quella di trapiantarne un ovale al centro della cornea ed un po' sotto del meridiano orizzontale, ed a cui sia attaccato nn lembo congiuntivale da ciasctm lato. Nell' istesso giorno presentava un operato di dieci mesi avanti, che di stingueva al cune monete (le più comnni), ed abbastanza benino le gradazioni del rosso dal verde ed il violetto dal bleu. W. Hippel, malgrado gli insuccessi avuti e lo scetticismo generale degli oculisti , non si scoraggia e nel ~886 annunzia , che la cornea trapiantata, per non perdere la trasparenza, bisogna che sia fornità della mt>mbrana di Oescemet. Opera una ragazza di 17 anni col trapano (opacità da incrostazioni calcaree), trapianta la cornea di coniglio e dopo
. v == ~ • otto mes1. ott1ene 10 Nel 1887 presenta un altro caso, operato con lo stesso processo (conservando la membrana di Descemet), il quale dopo nn anno e nt?ve mesi vede il numero 6 delle scale di Jaeger. Gradenigo (1889)' trapianta una cornea di pollo appena ucciso con porzione della congiuntiva, erl assieme ad uno stretto anello cii sclerotica, sull'occhio di un individuo già prepa rato e di cui nel centro del leucoma aveva fatto un foro. Dopo otto giorni , tolta la fasciatura, trova che il lembo si era attecchito. L'operato poteva vedere il colore, i movimenti e la forma di un oggello grossolano. M. Silex di Berlino, in un cane, trapianta la cornea di coniglio con ouimo ri sultato. Nel congresso internazionale di medicina nel 1890 presenta un bambino con esito meno favorevole, però il visus, da '/1,. migliorava fino ad ' ; ,,.
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Ho voluto ricordare molLo sommariamenLP la storia del trapiantamento corneale, trascurando però di accennare a molti altri lavori d'insignì auLom·i, il cui esito non fu certo superiore a quello dei nominati. Del resto il modo di trapiantamento descritto non ha atfatto relazione con quello di cui ci occuperemo e che si deve es·~lusivamente al prof. De Vin•:entii s. Finora gli autori col trapiantamento corneale, han voluto sostituire ad una cornea opaca, un'altra trasparente, prendendola sia da un occhio umano, appena enucleato, oppure da nn conigl io, da un pollo o eia un cane. Il loro scopo fu assolutamente e direllamente ottico, sostituire cioè, ad un diaframma che non lasciava passare raggi luminosi , un altro trasparente che ne avesse permesso il passaggio. Il Jirellore della clinica oculistica di Napoli trapianta una parte dei tessuto corneale di coniglio, cioè a dire alcuni strati del parenchima rivestito dall 'epiteljo anteriore, sulle perdite di sostanza della cornea umana a scopo di riparazione. Con siffatlo mezzo viene risparmiata alla natura buona parte di quel lavorio germinale riparatore, il quale non sempre si contiene nei limiti regolari. e talora è difeuoso, ora si produce esuber·ante, ora invece deficiente. Inoltre ripara tali perdite prontamente e con la sostituzione d'un tessuto resistente della stessa natura dell'organo su coi si tra pianta, già rivestito di uno strato epiteliale e perciò ben atto a pr·oteggere l'occhio da un'eventuale infet\one, che talvo>lta, come avanti si è detto, può compromettere la consel'vazione del !bulbo. Il prof. De Vincentiis eseguiva il suo metodo d'eteroplastia corneale nel ~ 892, presentando due operati all' Accademia medico -.rhirurgica di Napoli nella tornata del 28 febbraio.
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Egli opera nel seguente modo: previa accurata disinfezion~ ed auestesia cocainica, rnercè una piccola lancia a paracentesi, produce nel cingolo che limita la perdita di sostanza un solco nel tessuto corneale circostante, e nel deuo· solco, per mezzo di una piccola spatola, insinua gli estremi del lembo corneale di coniglio, costituito di lamelle corneali e del relativo epitelio anteriore. Finora egli operò di eteroplastia di tessuto corneale di coniglio sei individui (1 ), di cui quaur·o ha già presentato ai soci dell'Accademia medico-chirurgica di Napoli nelle adunanze del 28 febbraio e ~6 giugno 1892 e 26 aprile 1894 ; gli altri due furono operati nell'inverno di questo anno. 0 / caso. - Fistola corneale ribelle. .2° caso. - Ernia iridea perseverante. In tutti (-! due gl'inferm i si constatò cbe il piccolo lemho trapianlato era bene auecchito, opalino, levigato e splendente, come ancor·a scomparsa la fistola corneale ed all' iotutto ricoperta dal lembo l'ernia iridea. 3° caso. - (una donna) Cecità completa per leucomi aderenti, totale a destra, meno esteso a sinistra, l'uno e l'altro interrotti al ceOLro e con ernia iridea. Oopo l'iridectomia praticata a sinistra nel segmento esterno, l'ernia iridea rimnse immutata, a nudo appena esuherante, circondata da tessuto di cicatrice. Col solito processo fu trapiantato un lembo di tessuto comeale, che stantt> l' irrequietezza dell'inferma, non fu tutto insinuato nel solco, però dopo quatlro giorni di fasciatura binoculare, fu trovato il lembo alleccbito solo sulla parete ove era stato insinuato. Si rifece allora nuovamente un solco per allogare la parte (t) Durante
le vacanze operò altri infermi, però io non potetti assistervi perché occupato all'ospedale militare.
SULLA KT!ROPLAST!A CORNEALE
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del lembo rimasta libera, e dopo tre giomi, l'egregio professore ebbe il piacere di tr·?vare l'intero lembo completamente atlecchito, per· nulla estuberante e Ghe proteggeva benissimo il tessuto irideo. 4• caso. - Cicatrice aderente ipertrofica, occupante il ter·zo superiore della cornea destra e che sormontava più di due millimetri la superficie corneale. Sulla cicatrice era attratta la congi untiva bulbare del s~l-{mento superiore. Trascrivo quanto il prof. De Vincentiis disse nella comunicazione orale alla suaccennata accademia, e riportata nel fascicolo Il del volume l V dei lavori della clinica oculistica della R. università di Napoli, pag. •165. « Escisi quella cicatrice molto profondamente con una lancia di Beer insiAme alla cicatrice congiuntivale contigua sul segmento superiore: la camer·a anteriore non si svuotò, ma il fondo della perdita di sostanza era n"l suo mezzo in tre punti poco discosti così sottile, che traspariva un colorito nerognolo. Su questa perdita di sostanza apposi un vasto lembo di tessuto corneale di coniglio, che io staccai con una lancia, dopo averne circoscriuo i limiti mercè un coltellino di Graefe, e lo mantenni in si to intromettendone una parte al disotto della congiuntiva bulbare suturata. Al quarto giorno, tolta la fasciatura binoculare, il lembo era ovunque attecchito, torbido, ma liscio e splendente alla superficie, ap· pena, appena ancora rilevato, e nella parte esterna della sua periferia, vascolarizzato. Nei giorni consecutivi la vascolarizzazione si estese nella periferia, si addentrò alquanto nel lembo ; ma poi ben presto andò scomparendo, ed il lembo rinsaldandosi vieppiù, riparò ben tosto così per·fettamente la perdita di sostanza, che voi nel guardare l'infermo, dopo due mesi e mezzo dall'operazione, durerete fati ca a conoscerne i limiti, così è regolare la superficie e perfetto il saldamento dei suoi margini con la cornea sana circostante ».
SULLA RTEROP~~STTA COR~EALE
5° caso. -
Vasta perdita di sostanza della cornea per generazione colloidea in un occhio cieco da molti anni, per pregressa lesione endoculare. 6° caso. - Ernia iridea in seguito ad ulcera coroP.ale perforante. In tutti e due, dopo il 3° giorno, rimossa la fasciatura, che si pratica sempre binoculare, si constatò completo attecchimento del lembo, e bisogna notare, che stante la chiusura della clinicn, gl'infermi, dopo poche ore dall'operazione, dovettero essere avviati alle proprie c:~se. Il Oe Vincenti is si promette di potere applicare ancora l' eteroplastia di tessuto corneale nelle ampie e profonde perdite di sostanza da ustioni circoscrilte, dall'asportazione di tumori che hanno invaso gli strati superficiali del parerlchima corneale, nel cheratocele e nel cheratocono. [n questi ultimi stati morbosi, secondo l'Autore, l'eteroplastia, oltre alla pronta riparazione ed all'aumento di resistenza, soddisfarebbe alla restituzione di curvatura. S'intend~ che in alcuni di essi, a questa pratica operativa, dovrebbe precedere l'impiego di altri mezzi di cura. Dopo quanto ho esposto circa il trapiantamento di tessuto corn eale di con iglio e specialmente dopo aver veduto operare l'egregio direttore della clinica oculistica di Napoli, certamente a nessuno potrà venire in mente di voler riparare le perdite di sostanza della cornea per mezzo della congiuntiv.a bulbare: l'eteroplastia di tessuto corn~ale è pre· feribile. Soltanto nelle feri te cor·neali l'occl usione duvrit praticarsi colla congiuntiva trapiantata. La trapiarrtazione di tessuto corneale ha il vantaggio su quella della congiuntiva, che il tessuto trapiantato della stessa natura dell'organo su cui si trapianta, è resistente e rivestito di uno spesso epi· telio; l'attecchimento ba luogo prontamente e non eccede i limiti della perdita di sostanza.
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metodo eli eterop!astia di Cessu.lo cor11eale - Succede talvolta che taluoe lesioni della cornea, per speciali condizioni anatomo-patologiche, non si possono riparare col metodo descritto (eteroplastia con tessuto coi'Deale di coniglio): così nei casi di fistola ribelle della cornea, io cui il cingolo di tessuto ctie limita il foro, sia talmente sollile, da non permettere di fare il solco in cui verrebbe allogato il nuovo lembo. l'er tal caso saremmo nell' impossibi lità di valerci di un mezzo di cura che ba già dato ottimo risultato . Il prof. De Viocentiis, io una delle sue lezioni cliniche dell'ultimo anno scolastico, accennando ad un simile stato anatomo~atologico , espresse l'opinione, sebbene con molla riserva, che convenisse sperimentare la trapiantazione di un lembo di tessuto corneale sulla membrana di Descemet, introducendolo nella camera anteriore, in modo che l'epitelio del tessuto corneale di coniglio guardi l'iride, e la superficie recisa del parenchima la membrana di Descemel. Intrapresi sui conigli una serie d'esperimenti per vedere se un lemho di tessuto corneale cosi disposto nella camera anteriore attecchisse, e con ciò si potesse riparare il for·o praticato nella cornea per immettercelo. Mi proponeva ad un tempo di ricercare p~r mezzo del microscopio la maniera d!!ll'attecchimento e la partecipazione a questo dei tessuti. Le prime esperienze riuscirono ne!Zative, sebbene fin dal primo coniglio operato, s'intravide che il compito prefisso 5i poteva ottenere; si notò di falLi , ·che dopo due giorni del trapiantamento, il lembo per rma porzione era attecchito sulla membrana di Descemet. Una prima difficoltà trovai nell'irrequietezza degli animali dut·ante l'operazione, quantunque li avessi prima ben cocaini~ati : riparai a tale inconveniente, addormentandoli per Propo~ta di un nuovo
SU LI,A El'EROPLASTIA CORNEALE
mezzo di iniezioni ipodermiche di morfina e idrato di cloralio. Un'altra dilficoltit non lieve, fu tJuella di tenere occluso l'oc· chio operato. Tentai d'appl icare piccole liste di tela che fissavo con ceralacca, ma smisi immediatamente, perchè i conigli se ne liberavano, mi valsi allora con successo della sutura temporanea dei bordi palpebrali. Praticavo tre punti di sutura, che riuscivano completamente allo scopo. Previa un'accurata disinfezione dei pochi ferri necessarii per l'operazione (lasciandoli prima pochi minuti nell'etere solforico, poi in una soluzione di subli mato, all'uno sn cinque· mila) e dopo aver beo pulito l'occhio con lavaggi al subiimaLo e della medesima soluzione, praticavo la perdita di sostanza al centro della cornea. Immediatamente staccavo dall'occhio di un altro coniglio, previamente disinfeLtato, nn lembo di tessuto corneale col relativo epi telio anteriore ed allogatolo sulla perdita di sostanza corneale con la superficie epiteliale allo indietro, per mezzo di due sottili spatole di caoutchouc, l'introducevo nel foro corneale. Dopo ciò, facevo per cinque minuti una leggiera pressione sulla palpebra che copriva la lesione di conti nuo. Trascorsi i cinque minuti vidi che la camera anteriore erasi rifatta e elle il lembo era addossalo diett·o alla cornea in modo da richiudere il foro. L'opet·azione descritta, dopo averla più volte praticata, non mi riusciva poi molto difficile: usavo le due spatole, perchè con una mantenevo il lembo disteso, e con l'altra, costruita alquanto ripiegata su d'un lato, l'introducevo nella camera anteriore. Vinte le difficoltà suaccennale, si ottenne l' attecchimento del lembo di · tessuto corneale sulla membrana di Descemet. Già alla maggior parte di voi feci vedere un coniglio, la cui cornea alla superficie posteriore presentava un piccolo
SULLA BTEIIOI'LAS'fiA CORNEALE
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ovale di sostanza corneale come se rosse stato incollato. Questo lemho trasparente e levigato si mostrava alt(uaoto estuberante, la qual cosa, io credo sia legata al fatto che la consistenza sua aveva dovuto diminuire alquanto prima del completo suo attecchimento, massime agli orli a causa del contatto con l'umore acqueo, ed all'altro ancora che nel punto di suo impianto, vi corrispose per un certo numero di giorni la per·dita di sostanza corneale, onde e che per un fallo e l'altro, il lembo cedette alla pressione intraoculare. A tale inconveniente si ovviò negli altri operati , mantenendo quasi sempre occlusi gli occhi fino a riparazione completa. La complicazione più frequente è stata la produzione di ca· teratta traumati ca: questa che si verificò spesso nei primi operati per l'irrequietezza degli animali, non più si produsse, quando appresi meglio la manovra ed ottenni , con la narcosi, l'immobilità dell'animale. In uno degli operati , nell'introdurre nella camera anteriore il lembo, questo si capovolse; per tale incidente l'epitelio, invece di guardare. l'iride, era rivolto verso la descemet. Non credetti di toglier! o per· l'imetterlo a posto: occlusi l' occhio col medesimo mezzo della sutura temporanea e dopo tre giorni, trovai che il lembo era attecchito sulla cristalloide anteriore. Siccome il caso non era completamente dimostrativo, essendosi complicato con sinechia anteriore abbastanza vasta, operai un altro coniglio, praticando una se mplice ferita lineare sulla cornea ed introducendo il lembo coll'epitelio rivolto verso la membrana di Descemet. Dopo pochi giorni ebbi la conferma di qullnto si era fortuitamente avverato nell'altro, cioè l'attecchimento sulla crislalloide anteriore. Il lembo attecchito aveva l'aspello di una cateratta piramrdale.
SllLLA &TEROPLASTJA CORN.EAI.E
Dopo quanto br·e.vemente vi ho esposto, si può concludere che l'oculista non deve rimanere inattivo quando si trova a curare individui aiTetli da per·dite di sostanza della cornea e che egli deve: 1o Evitare l'infezione, e coi mezzi ordinari i cercare che si riparino quanto più presto cpossibile ; 2° In certe date perdite di sostanza della cornea usare l'eter·oplastia di tessuto corneale di coniglio a vece di ripararle per mezzo di congiuntiva per le ragioni già delle ; 3" lnfioe, nei casi in cui non si può impiegare il metodo dello egregio prof. De Vincentiis, per le condizioni aoa· tomo-patologiche descrille, provare il mezzo da mc eseguito sui conigli, cioè l'auecchimento del lembo sulla membrana di Descemet. Napoli, 30 settemhrr- 1895.
SUI MEZZI PIÙ SEMPLICI ATTI A FACILITARE ED ABBREVIARE LE RESEZIONI B LB
ANASTOMOSI INTESTIN A LI
STUDIO SPERIMENTALE
eseguito nell'Istituto chirurgico della R. Univcri!ita di Roma dagli assistenti onorari dottori l.orenae Benonae, capitano medico e Fili!• P• Bilo , medico di t • classe
In uoa lunga ser·ie dr esperimenti sulle ferite d'arma da fuoco penetranti nell'addome, che sarà oggeLLo di una prossima nostra pubblicazione, abbiamo potuto convincerci che il buon successo dell' intervento chirurgico per tutte le lesioni. che interessano il tubo digerente, si deve in gran parte alla rapidità deli'esecuzione. Per rendere sollecito l' ntto operativo giovarà in tal uni casi la resezione intestinale, quando cioè si hanno ferite molteplici e ravvici nate, le cui suture isolate richiedereb · bero in tutto un tempo più lungo dell'enterorrafia circolare. ~uesta çlel resto s' impone da sè quando esistono con tu· 8100 i profonde ed estese delle pareti intestinali, escare e gra.vj lacerazioni dovute alle violente esplosioni, e perforaz,ooi molto ravvtcmate, ·· per 1e qua 11· la perd'1ta d.1 so~lan.~a si estenderebbe a più d' un terzo della cir·conferenza .eli Intestino. Se non che lunga e difficoltosa è l' enterwrafi a Circolare eseguita col metodo ordinario dell' afl'rontamento PUI'O e Setn l' . . . P 1ce der. due monconr. deli' .rntestJoo, senza lo nnp•ego di q ue1. mezzr. specrah . . che val gano a ren dere pm .. 15
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RESRZION! ED ANASTOMOSi INTESTINALI
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facile e regolare il combaciamento dei monconi stessi, e per conseguenza più rapida la sutura. Ed c nn fallo affermato dalla esperienza dioica e sperimentale, che mentre l'enterorrafia circolare era evitata perfino dai più esperti ch irurgi, oggi con i tanti mezzi escogitati è operazione alla portata di tutti ; ed è questo un vero progresso della chirurgia dell'apparato digerente. In una lunga serie di esperimenti, che non crediamo per brevità di riferire, ci siamo proposti fin dallo scorso anno uno studio comparativo con i vari mezzi e processi consigliati per eseguire con sollecitudine e semplicità l'enteroanastomosi circolari; etl i risultati da noi ottenuti ci dànno il diritto di portare con la presente nota un modesto contributo sui mezzi che semplilicano ed accelerano l'enterorrafia nelle resezioni ed anastomosi intestinali .
••• Gli antichi avevano già pensato a distendere i due mon· coni dell'intestino con un piano di sostegno costituito da una trachea di animale, o da una ghiera di osso decalcificato, o da un cilindro di sambuco , sui quali venivano invaginati, distesi ed affrontati convenientemente. Tale idea risale al medio evo, ed ebbe pratica applicazione precisamente· per opera di Ruggero da Parma, di Guglielmo da Saliceto, di Lanfranchi , dei quattro maestri, e di Guido de Chauliac. Da quell'epoca fino ai giorni . nostri, e dopo i precetti dati dal LemlJert ~ divulgati da J ubert de Lamballe, di portare cioè a contatto le superfici sieròse, si può dire che la tecnica delle enterorrafia è rimasta stazionaria. Anzi gl' ingegno~i ss imi espedienti sopr-a riferiti , escogitati in tempi nei quali r antisepsi era sconosciuta, furono dimenticali si può dire lino ai giorni nos~•·i; e ciò va dov4to
R&SBZIONI ED ANASTOMOSI INTBSTUULI
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alla limitata confidenza che :si aveva per la chirurgia del tubo digerente, la cui mortalitit giustamente preoccupava anche i più esperti fra i uhirurgi. Ai giorni nostri la chirurgia del canale alimentare ha fatto notevoli progressi, in virtù dei quali siamo autorizzati ad intervenire con probabilita di successo anche nelle più gravi lesioni gastrointestinali . Fu il Seno il primo che con le sue piastre di ossa decalci fìcate propose ed esegui le gastroenterostomia e l' enteroanastomosi senza bisogno di speciali suture, mirando
con questo mezzo ad accelerare l'operazione, realizzando un coalilo più esteso fra sierosa e sierosa. Bisogna convenire che l'impiego de!le piastre di Seno non è facile, e tanto meno semplice, e non ci sembra ohe esse abbrevino l'atto operativo; e se possono nelle mani di chi è a lnngo esercitato nel loro uso àare buon risultato, a parte Laluni inconvenienti, nelle gastroenterostomia e nelle eoter,oanastomosi laterali, non si può dire altrettanto per l'eoteroanastomosi circolari. Io questo caso l'operazione è lunga e laboriosa dovendosi dapprima chiudere i due capi dell' intestino, ed anastomizzarli longitudinalmente colle piastre del Seno dopo averli affrontati a guisa di canne da fucile. Oltre alle diJJìcoltà tecniche giustamente si rimprovera al metodo del Seno la piccolezza dell' orifizio, la facile mortificazione delle pareti intestinali quando le placche sono troppo dure, il pericolo dell'infezione propagantesi sui tra· miti delle quattro anse di' filo attraversanti a oche la mucosa. Lo stesso dicasi dello spediente a cui ricorse il voo Barakes, il quale non fece che sostituire le placche di pa· late o di carota a quelle di ossa decalcificate, col solo vantaggio di aver impiegato un materiale, che non richiede
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RESEZ!Ol'U ED ANASTO~IOSI INTESTINALI
una lunga preparazione, quanta ne occorre per allestire le piastre di Seno. Fece altrettanto il Dawbarn. Era naturale che si cercasse anche nelle risorse della meccanica moderna i mezzi per conseguire la desiderata soli ccitudine nelle resezion i intestinali. Cosi venne il Murphy col suo ingegnosissimo boltonè, che non è duopo dese~·ivere, tanto se n'è parlato nei congressi e sct·itto sui giornali di medicina. L'applicazione di questo bottone abbrevia io realtà l'atto operativo, ed i chirurgi che l'hanno adoperato, si sono dapprincipio affrettati a portarlo alle stelle, pubblicando i risultati favorevoli. Tuttavia non tardarono ad emergere i seguenti inconvenienti dall'uso del bottone di Murphy nella chirurgia del tubo di ~erente: 1• Il suo lume è troppo piccolo, ed in qualche caso è stato causa di occlusione intestinale; 2• Perchè possa esser facilmente eliminalo, e senza danno pe•· la stabilità e resistenza dell'anastomosi fra i due capi affrontati , occorre che fra i due pezzi del bottone per ischiacciamento si determini In necrosi anulare e lo sfacelo degli orli dei due monco n i. Orbene, la mortificazione può essere precoce e la caduta del bottone avvenire prima che si produca la salda riunione dei capi anastomizzati. Inoltre, non essendo sempr·e esattamente delimitata la necrosi. può questa estendersi fino al peritoneo, come risulta dalla non sempre felice casuistica delle reseziuni intestinali praticate con questo metodo, e se nel punto ove la necrosi si avvicina al periLoneo non si formano aderenze fra sierosa e sierosa, ciò che fortunatamente accade con abbastanza frequenza, l'intestino si apre, ed una peritonile mortale è l'inevitabile conseguenza. Notisi nn altro inconv~niente che si può ritenere fre-
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llESEZIONI KD ANASTOMOSI
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l(ltenle, ed è che la presenza d'un corpo estraneo nell'in· tas t i no ~ massime se rigido ed a pareti UieLalliche, provot:a nel sito ov' è fissato una contrazione spasmodica delle fibre circolari, che determina sopra e sotto il bottone ed intorno ad esso una vera fascia ischemica, fenomeno riflesso, che abbiamo constatato anche quando fra due . perforazioni in· testinali si forma un grosso coagulo di sangue. Da ciò derivano due gravi inconvenienti, o si ha la necrosi della zona ischemica, o, per la discesa precoce del bottone spinto dalla contrazione spasmodica dell'intestino, avvengono degli stiramenti e lacerazioni sulla linea di anastomosi prima che i due monconi abbiano saldamente aderito. 3° Senza un piano di sutura che fissi anche meglio i due monconi, possono in qualche punto lacerarsi le lasse aderen1.e sierose prima che abbiano acquistata una sufficiente. resi stenza e stabilità e ciò a danno della celerità. 4° Il bottone spesso non si elimina con le feci e rimane come un corpo estraneo nell'intestino. Per quanto costi-
tuisca nn corpo liscio e metallico, può esser causa di seri accidenti, può incunearsi nell'appendice o esser nucleo di ostruzioni fecali nel cieco od io altra parte dell' intestino. Accidenti di simil natura possono seguire altresì nei casi non infrequenti , in cui si hanno non un solo ma parecchi punli steootici lungo l' intesti no. E questo sarà quasi sempre il caso quando esistono molteplici ferite intestinali, per arma da fuoco, in·corrispondenza delle quali, suturate isolatamente, il bottone, applicato in un punto più alto, potrebbe trovare così ristretto il lume dell' intestino da soffermarsi ; ed in tal caso i pericoli dell' inlasamento fecale saranno tanto maggiori ·se il bottone si dispone trasversn lm ente. 5• Una volta eh iuso non si può riaprire.
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RESEZI ON I BO ANA ST0110Sl INTESTINAI.I
6" lnlìne devesi tener conto che di bottoni bisogna averne una serie almeno di quattro dimensioni, e che sono r.oslosi e quindi non alla portata di tutti. 7" Il maggiore inconveniente infine sta nel pericolo della sténosi anulare corrispondente all 'anello cicatriziale interno ; fatto che sarà tanto pi ti grave indubitatamente, tenuto conto delle dimensioni del hollone, nelle gastroente · rostomie. Per queste ragioni e perchè in materia di invenzioni dalla prima derivano sempre molle altre con l'intento di perfezionare e semplificare, al bollo ne del Murphy tennero dietro quello del Ouplay, quello dello Chaput, quello di Hayes, e forse non saranno gli ultimi. Il bollone di Ouplay, di forma pressochè uguale a quello di Murphy, con margirni arrotondati , avente un lume più ampio del primo, consta di due cilind1·i invaginati, con una intercapedine di 2 mm. Il cilindro esterno è .Percorso da una gronda circolare, nella quale trovansi due fori diametralmente opposti. lntr'Oducendo in uno dei fori i capi d'una lunga ansa di lilo di seta, e far.endo percorrere a ciascuno la semicirconferenza dell'intercapedine, si fanno riuscire per il foro opposto, e si annodano insieme, forma ndo così un'ansa di filo senza fine. Agli eslrèmi delle due anse s'infilano due aghi rotondi con cruna bifida, ed il bottone ò montato: lntrodollo il bottone in uno dei due monconi. si attraversano cogli aghi le pareti dell'intestino a tutta spessezza, e si farit altrettanto nell'altro capo, cioè dalla mucosa alla siel'osa, dopo avere esport:ato circolarmente la mucosa per l'altezza d'un centi metro dal margine libero dell' intestino Stirando i du o capi del filo , i due munconi s'invagi nano
RESEZIONI BD ANASTO:IlOSl INTESTINALI
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fino a portare a perfetto affrontamento i fori rispettivi per i quali emergono i fili. Tagliando le due anse dei fili ~ c sfilando gli aghi , risultano 4 capi , da annodarsi due pet· ogni emicirconferenza dell'intestino. Si comprende che uno dei quattro capi prima d'esser-e annodato col capo corrispondente deve attraversare il mesentere. Il Duplay termina la sua enteroanastomosi fissando con sutura continua il margine libero del moncone invnginato sulla sierosa dell' invaginato. Dando uno sguardo alla fig. 1", riesce chiaro l'uso del bottone del Duplay. La fig. 2" rappt·esenta una sezione normale del bottone all'altezza dei due fori, che per errore sembrano quattro. Flg. 1• e t•.
Il laccio· circolare stretto sulla gronda del botLone, atlravers(lrà poco a poco le pareti intestinali, la cui continuità si ript·istina strato a strato a misura che il laccio si approfonda, fino alla sua caduta nel lume intestinale, trascinato dal bottone.
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RESEZIO~I BD ANASTOlfOSI INTESTINALI
Questo principio, su cui il JJuplay fonda il swo boUone, fu già constatato da Thomsoo, Smith, Beclardi, Cloquel, Emery, .Jober·t. Quest'ultimo aveva potuto avere qualche guarigione nelle sue ricerche sperimen tali invagimando uno sull 'altro due monconi intestinali. e legandoli circolarmente con un semplice filo . Il Ouplay pensò di r ipetere l'esperimento del Jobert usando invece un bottone metallico come mezzo di sostegno. Non occorre fermarci sui molti int:onvenienti che porta con sè questo metodo di enteroanastomosi, che senz.'altro dev'essere r igellato, essendo pericolosissimo per gli effetti immediati e per In slenosi inevitabile, molto più facile che col bottone di Murphy. L'operazione è lunga per quanto l'autore asserisca di poterla compiere in 15 minuti. I germi intestinali potranno trovare facile la via verso il peritoneo sul tramite dei lili. Il bollone del Ouplay, è un peggioramento dell'altro del Murphy, e crediamo che nessun chirurgo si azzarderit d'impiegarlo.
Qtlello di Chaput è sempl icissimo. È di stagno in forma di anello el litlico, provvisto al centro di un orificio allungaLo, esternamente di una gronda che misura •l cm. di Fig. a• e 41 •
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larghezza ed 8 mm. di profondita. l margini della gronda presentano da ciascun lato tre incisure, e le lamelle da esse separate sono molto sottili per pote•· essere ravvici nate facil mente solto la pressione delle dita. Si fa una sutura a borsa di tabacco sull' orlo di ambedue i monconi, ed una dopo l'altra vengono serrate in fondo alla grouda. Attraverso (e pareti intestinali si avvicinano ,poi, schiacciando fra le di ta le pareti della gronda. L'applicazione è abbastanza facile quando si tr11tta dì enteroanastomosi laterali ma è più difficile nella resezione. in cui il bottone metallico deve applicarsi su margini che si eslroflettono facilmente, e che perciò è ùiflìcile serrare in fondo della gronda. Il lume è lungo ma troppo stretto. La dentellatura degli orli metallici finisce per tagliar·e la mucosa e la muscolare, e la sierosa può anch'essa rompersi o rammollirsi prima che siansi formate forti aderenze. Il bottone di Chaput ha tutti gli inconvenienti dei primi due, e per di più avendo una forma schiacciata ed allungatfl, è ancora più ditlìcile la sua eliminazione. L"A. l'adoperò finora in soli tre casi di enteroanastomosi. H bottone di Chaput mentre realmente è di facile applicazione nelle enteroanastomosi l<l terali, non essendo difficoltoso J'alfrontamento dell e due aperture intestinali nella gronda del bottone, assai difficile è il suo impiego nell e enteroanastomosi circolari, anche se la forma del bottone fosse meno ellittica o addirittura rotonda. Per conto nostro dopo un infelit:e esperimento fatto per l'enterorrafia circolare su di un ~~ane, ci siamo persuasi della sua poco pratica applicazione. Il Bottone di Hayes è un cilindro cavo d'osso con estremità tronco-coniche decalcificate; il corpo del bottone non è
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RBSBZIONI KD ANASTOMOSI INTESTINAI.l
decalcificato, e presenta due gronde trasv~rsali ed alcune fenditure longitudinali che arrivanQ lino alla parte decalcificata, ed è fatto perciò in gui sa che quando i succhi enterici avranno òigeriti i due estremi decalcificati, il bottone si risolve in due o tre pezzettini d'osso, checadono nell'intestino L'idea è inge~nosa. I due monconi intestinali da affrontare vengono orlati con una sutura a sopraggetto che attraversa Lutti gli strati, lasciando sciolti i due capi del filo. Si applica il uoLtone ad un capo dell'intestino, facendolo passare sulla prima e sulla seconda gronda, indi si stringe ed annoda il filo. Sull'altro capo inte!'tinale oltre all'orlatura si passa alla distanza di un centimetro dal suo margine di sezione circolarmente un filo a borsa di tabacco, che coroprende sierosa e muscolare, lasciando i capi lunghi. Si invagina questo rooncone, che dev'essere l'efferente, sull'alTel'ente; in fine si stringe l'ansa a borsa di tabacco sulla prima gronda fissando in tal guisa uno nell'altro i due capi dell' intestino, che saranno anche meglio fissati annodando sulla gronda B del bottone il filo che orla il capo invaginante, C. Fig. 11•. B
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l.o linee nere sinuose indicano le sezioni a tutto speaso re sulla parte nou decalcillcata del bottone: le due racc;~tte sugli estremi rappresentano la porzione decalcillcata: il capo intestinale D é nssato per mezzo ael suo Jllo snlla gronda A rlel bottone, il capo intestinale C è nssato In A per mezzo della Rutura a bor.~t rla tabacco, in B col Ilio dell'orlatura marginale.
Aobiamo imitalo questo hoLLone, del resto ingegnoso, fov•,iandolo sullo stesso modello con la patata. L'invaginann
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zione dei monconi intestinali sulla gr·onda è difficoltosissima e produce lacerazioni della mucosa e un cercine cicatrizzale sleootico. lnoltr·e l'applicazione del bottone di Hayes richiede per tutti i suoi hon pochi dettagli un tempo abbastanza lungo, mentre dall'altra parte i pezzi d'osso, rimasti liberi, coi loro spigoli possono produne eliminandosi lacerazioni sull'intestino. E poi quanti chirurgi potranno trovare a loro disjjosizione in casi d'urgenza i bottoni semidecalcificati di Hayes? Bastò un solo esperimento per convincerci che con questo mezzo non si semplifica nè si accelera l ~enterorafia circolare, che diventa per giunta a parer nostro assai difficoltosa.
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* * Per le ragioni più sopra esposte il nostro illustre maestro, il prof. Durante, non è fra i fautori del bottone di Murphy nè dei suoi succedanei. Egli ritiene che il problema si debba risolvere ritornando , con qualche progresso, all'qntico, adoperando cioè, ad imitazione della trachea animale un cilindro cavo abbastanza t'esistente per servire da so~tegno durante le manovre della sutura , ma che potesse poi macerarsi, spappolarsi e magari assorbirsi , mercè i succhi intestinali. Nella lunga serie di esperimenti sulle ferite d' arma da fuo co interessanti l'apparato digerente è stato nostro obbiettivo .di accelerare la durata dell'intervento, massime quando per la vicinanza o gravità delle perforazioni intestinali reputavamo preferibile l'emet'Ofafia circo· !are. A tale scopo pensammo dapprima d'impiegare cilindri di diverse sostanze assorbil>ili e furono i seguenti: Cilindri di /O!! li di !Jelcttina ar1·otnlati. - Li preparavamo li per lì nelle dimensioni corrispondenti al diametro dell'intestino, fermandoli con un lìlo di caoutchouc, av-.
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IIESRZlONI ~; o ANAST0)l0SJ l NTESTI NAI.I
volti su di essi a spirale come su d'un rocchetto. La lun· ghezza dev'essere proporzionata al diametro dell'intestino, cioè in media da 6 a 7 centimetri. Con un mezzo foglio di gelati nn, di ·cui si tagliano regola•·mente i margini, si ottengono dei cilindri resistenti ed elastici, sui quali si
stendono convenientemente le pareti intestinali. Essendo attraverso siiTalli cilindri libera la via ai materiali e gas dell'intestino, per quanto pochissimo tempo occo_rra pt:r rammollirli e scioglierli, resta escluso il pericolo che par una eccessiva distensione della suturn, possa questa in qualche punto smagliarsi. L'estremità del cilindro, lasciate scoperte ciascuna per l'estensione d'un centimetro, venivano tagliate longitudinalmente in più punti , per cui le singole linguette rovesciandosi in fuori , formavano aperture imbutiformi, facili ad essere riunite fra le dita nel momento d'introduzione del cilindro, ed a riaprirsi appena libere nell'intestino. La superlice del cili ndro così fatLù fa presa sulla mucosa intestinale ed immobilizza i due capi d'intestino affrontati , onde la sutura a due piani si compie assai comodamente in media da 8 a 40 minuti , senza punto compromettere il diametro dell'intestino, ciò che abbiam potuto constatare sacrificando gli animali fino a due mesi dopo l'operazione. Dopo quest'epoca infalli o non si distingueva, o ci riusciva difficile ritrovare nei molteplici esper imenti la sede della enteroanastomosi. Cilindri perforati di gelatina fusa.. - Nell' intento di avere dei cilindri più elastici, di ff)rma più definita , ed anche }Jiù rapidamente assorbibili, pensammo di farli di gelati na da laboratorio fusa in brodo e perforati. Ecco come si preparano: alla comune gelatina da laborator·io, fusa in bagnomaria a 100° in una bottiglia di Erlenmeyer, aggiun-
RESEZIONI BO ANA STO~IOS I INTEST INALI
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:,:iamo lentamente piccoli t•iLagli di gelatina in fogli fino .a saturazione; e si può ollenere lo stesso risultato impiegando brodo comune magro e colla di pesce. Poscia la gelatina fusa si distribuisce in provette delle volute dimensioni corrispondenti al diametro de li' intestino, od in cilindri di latta. od in forme modellate sull a patata; ciò che noi abbiamo potuto fare sollecik'lmente. Per avere i cilindri biclavati si possono dalla patata ricavare lì per li mercè un cucchiaio di Wolkmann dei moduli a piacere, nei quali si versa la gelatina fusa, come un metallo li-
quido nel suo stampo. La perforazione dei cilindri di gelatina di gia rappresa sogliamo fada o con foratappi o con bacchette di vetro riscaldate nell'acqua bollente o passate alla fiamma successivamente. Dopo averli largamente perforati i cilindri di gelatina fusa preparati nel "modo snddelto hanno una forza di coesione e d i elasticità paragonabile a quella che hanno i grossi tu bi d i caoutchouc. Avendo una serie di questi cilindr·i conservati in provette di
vetro di varia dimensione, si può sce~liere quello che meglio corrisponde al diametro dell'intestino. L'elasticità del cilindro di gelatina ne rende facile l'applicazione, anche se dovesse essere un pò forzata, ciò che non nuoce alla mucosa intestinale, che si distende uene sulla superficie liscia e morbida della gelatina. Per immobilizzare i due capi dell'intestino, possono servire utilmente due spilli finissimi da sutura, infissi temporaneamente aurave1·so i due capi dell'intestino , in t.al guisa distesi dal cilindro di gelatina, fino al compimento del primo piano di sutura. Usando cilindri di gelatina l'nsa biclavati siamo riusciti ad ottenere una perfetta immobilizzazione dei due monconi integtinali ed un esalto all"ronla ·
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mento, assai meglio che con i c~lindri semplici, sebbene anche questi, massime se sono un po' più lunghi dei primi, ci abbiano dato risultati favorevolissimi . l cilindri di gelatina fnsa come quell i di fogli arrotolati si possono immergere prima d' impiegarli in un bagno di sublirnato. Cilindri (li patata. - 11 materiale si trova per cosi dire in ogni casa, ed è quindi alla portata di tutti. Si scelgono t11beri di forma ovale ed allungata, si lavano bene in una soluzione di sublimato all''l p. 1000 e se ne ricava uno o più cilindri col coltello, o più prontamente con dei grossi foratappi o dei tubi di laLLa di varie dimensioni. Ai cii indri così rica vaLi si può dare col coiLello una forma leggermente biclavèlta con gli estremi olivari , quindi con un coltellino a lama strella o più prestamente con foratappi si perforano nel senso dell'asse Jongitudinale, in modo da avere dei veri cilindri cavi. Con un cucchiaio qel Volkmann si possono ridune ad una solligliezza conveniente anche le due estremità clayate. Fig. s• e 7•.
Cilindro biclavato di patata cruda
Sua applicazione nella enterroralla circolare. Primo piano rti s utura a lllzetla.
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,\bhiamo anche diviso il cilindro di paLata in uue pezzi riunendoli poi con due anse di catgut, per avere in tal modo il vantaggio di una piLl fa.; i le discesa e digestione. Le estremità olivari , oltre a rendere facile l'introduzione nei due capi dell'intestino, servono a tenerli affrontati e ad immol:iilizzal'li, onde sì può far a meno per questo dell'aiuto di un assistente; e per queste due ragioni abbiam preferito codesta forma aiL'aiLra perfettamente cilindrica. l cilindri cavi di patata possono essere portati col foratappi o col collellino ad una grande sottigliezza, senza che perdano della loro resistenza, mentre acquistano maggiore elasticità. I cilindri di patata immersi per parecchi giorni in una soluzione di sublimato, conservano tutta la loro elasticità e resistenza, laddove nell'intestino avvizziscono e si macerano. Contemporaneamente ai nostri esperimenti il dott. Alessandri, aiuto della clinica, ideava di usare allo stesso scopo uno di quei grossi cilindri di pasta che si possono avere da qualunque venditore di commestibili. Sperimentato più volte questo mezzo sui cani dall'Autore e da noi stessi , diede sempre buoni risultati, riuscendo come gli altri cilindri a facilitare ed abbreviare l'atto operativo. ~lentre erano in corso questi esperimenti, il dott. Thiénot proponeva, nella GazeUe des Hòpitau..'IJ (U. geo na io 1896), l'uso di un biglietto da visita arrotolato. li metodo non è nuovo perché nelle opere di Malgaigne e di Nélaton si parla già di rotolini di carta verniciata. Ad ogni modo, noi sperimentammo subito anche la carta da visita su quattro cani e trovammo che anche questo spediente risponde al pari degli altri allo scopo .
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* * Ognuno che l'abbia sperimentata, sa che l'enterorrafia circolare col solito metodo della sutura a punti staccati o
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continua, ma senza sostegno , è fra le più lunghe e difficili operazioni che cadono sul tuho digerente. Ben altrimenti facile e sollecita riesce la sutura se i due monconi vengono tenuti distesi e affrontati invaginandoli su cilindri di gela· tina o di patata o di pasta o di cartoncino, mezzi tutti semplicissimi ed alla portata di chicchessia. Tali cilindri non rimangono in si to e possono essere sospinti in basso lasciando libera la sutura; cosi si evita la contrazione spasmodi ca ischemizzante delle fibre muscolari circolari, non può accadere nessuno stiramento o strappamento sui punti, sono eliminati in una parola le cause della oecrosi , la lacerazione della sutura e tutti gli altri pericoli inerenti all'uso dei bottoni. In una lunga serie di esperimenti abbiamo potuto accertnre che nessuna diminuzione risulla nel diametro del· l'intestino tanto da essere irriconoscibile, dopo qualche mese, il si to dell'enteroanastomosi. Abbiamo sempre adottato la sutura continua con soprag· getto a punto Lembert o con sutura a filzelta ; con la quale si otti~me coalito così perfello che riteniamo pos:'a essere anche sufl'ìciente un sol piano di sutura, sebbene sia meglio farne sempt·e due. Se l'ectropion della mucosa intestinale rende difficile l'afTrontamento dei margini della sierosa. basta rellentarla esportando la mucosa estroflessa con una forbice curva sul piallo ; ed allora l'enterorrafia con sutura continua a soprag· getto o a filzelta si compie nei cani in media in 7-8 mi· nuti: onde poco più sarit necessario nell'aomo per le maggiori dimensioni dell'intestino. Si può asserire che con i mezzi da noi escogitati ed esperimentati per compiere con la maggiore sollecitudine e sempli · citill'enterorrafia circolare l' ago del chirurgo corra altreuanto
RESEZIONI ED ANASTOliOSl INTESTINA l..l
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presto quanto !JUello della donna che, dovendo rammendare una calza, vi introduce allo stesso scopo un corpo ovolare o sfer·ico o la propria mano. Anche dal caoutchouc si possono r·icav;lre dei cilindri a pareti (inissime in sulllabili a guisa d'nn condom. Immersi fra i due capi intestinali, potrebbero essere convenien~e mente distesi, insuffiandovi aria con un grosso ago ipodermico innestato ad un tubo di caout~houc. Prima di stringere il nodo terminale della sutura continua, ritirando l'ago ipodermico, che lino allora snrebbe tenuto infisso nel palloncino, questo si allloscia, cadendo quindi vuoto nel l'intestino. Ci duole di non aver potuto sperimentare questo altro mezzo, che ci sembra commendevole quanto i cilindri di gelatina e di patata; e ci proponiamo di colmare questo vuoto nel nostro studio sperimentale quanlo J•rima . ...
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Riassumendo, i nostri esperimenti comparativi ci convinsero della convenienza di dare il bando ai bottoni di qualsiasi specie, anche se si dovesse rinunciare a qualsiasi altra risorsa. D'altra parte possiamo affermare il grande vantaggio dei cilindri di varia natur·a più sopra enumerati per abbrr.viare e facilitare la sutura nelle resezioni intestinali. A quale dare la preferenza? Tulli son lmoni e facili a trovarsi o a preparare, facilissimi ad impiegarsi, ma quello che possiede tali requisiti in maggior grado sarà naturalmente impiegato con maggior frequenza, in ispecial modo qu:tndo ~ i trani di casi d'urgenza. A nostro parere il biglietto di oisila ha non pochi vantaggi che lo rendono consigliabile: ~o perchè non v'ha persona che non ne possegga, e ne porti quasi sempre con sè per uso personale: 16
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2° perchè facilissimo a sterilizzare sia con mollica di pane (che, come si sa, è usata anche per disinfellar·e le pareti delle camere) sia passandolo rapidamente su di una fiamma a spirito o in una soluzione -di subli mato; 3° perchè J:i può dare al rot.olino il diametro che si vuole, onde non fa bisogno di avere delle serie di cilindri di vr~ria dimensione; gli si può dare inoltre una form a conica, quando le bocche dei due monconi da riunire non siano esattamente dello stesso calibro. rotrodottolo -poi nelle due anse, si svolge da sè quel tanto che basta per tenere moderatamente distese le pareti intestinali, cosicchè la s utur~ ne è facilitata, mentre è più difficile che il rotolo stesso scivoli io uno o nelll'allro dei due monconi. Il cartoncino essendo costitui to dt cellulosio, fini sce per macerarsi e viene espulso con le feci. Quanto tempo sia necessario per questo non sappiamo, certo però che dev'essere un po' lungo, ma ciò non deve arrecar·e alcun danno; infatti l'abbiamo impiegato quallro volte, e gli animali sono ~uariti benissi mo. In uo cane operato dal dott. Campanini, e morto per altre ragioni , lo si ri trovò nell'intestino dopo 5 giorni , rammollito ma non ancora disfatto, tanto che conservava la sua vera forma ma però molto irnpicciolito. Il cilindro di patata di forma biclavata, lungo in media da centimetri 5 '/. a 6, realizza su tutli, compresi i bouoni, i maggiori vantaggi considerandolo precipuamente per rispetto all a semplicità della tecni ca, alli\. rapidità di esecuzione, e sopratullo perchè si può allestirlo sollecitamente ed ovunque. È facile dargli le dimensioni che si vuole e foggiarne le estremità in forma olivare, cosicchè rimane facilmente in sito anche da sè. Il ci lind ro è t·esistente e nello stesso tempo più elastico del biglietto di visita e, per le sue linee
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tondeggianti, non danneggia affatto la mucosa, il che può avvenire in leggier grado pei margini sottili della carta. La patata finisce per essere digerita od espulsa, ma, essendo cruda, eiò non può avvenire che dopo quattro o cinque giorni, come constatammo sacrificando gli animali. Ciò, tanto per la carta da visita come per la patata, non costituisce però un vero inconveniente, giacché in parecchi cani facemmo anche due resezioni nello st.esso tempo ed i risultati furono eccellenti in ogni caso. La patata si trova dappertutto ed in pochi momenti un chirurgo può foggiarsi dei cilindri che corrispondano convenientemente alle dimensioni dell'intestino su cui opera. La loro elasticità li rende pregevolissimi quanto quelli di gelatina, mn col vantaggio della sollecita preparazione e di · essere alla portata di lutti. Il cilindro di gelatina ha il vantaggio di essere molto elastico e pieghevole non solo, ma spappolabile e digeribile in poche ore, come ci fu dato di accertare. ()uesta proprietà ha pure il cilindro di pasta che si disgrega e digerisce in poco più di 24. ore; ma, a differenza del cilindro di gelatina, è rigido e fragile onde. se si rompesse a sutura incominciata, si • perde in parte il vantaggio del suo uso. Aggiungasi che non è facile preparare un cilindro di pasta delle dimensioni volute, mentre è la c!>sa più facile di questo mondo preparare un cilindro biclavato e cavo di patata. Tutto sommato, il chirurgo ci pare possa valersi con quasi ugual fiducia di qualsiasi di <Juesti mezzi, e nei casi di urgenza si potrà servire di quello che avrà più prontamente a sua portata. Per conto nostro, dopo aver largamentP. esperimentati in confronto con gli altri mezzi i nostri cilindri biclavati di patata, per la loro foggia, per l'elasticità, per la facilità di trovare e preparat·e il materiale, ci pare nell'anteroannstomosi
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circolari e nelle pilorectomie siano della massima utilità. mel· tendo il chirurgo nelle condizioni di operare presto e bene .
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La brevità degli atti operativi nella resezione e nell'ana-
stomosi intestinale non dipende solo da questi espedienti semplicissimi e preferibili a tulli i ùotton.i, ma ancora dal genere di sutura che si adotta. La Lembert a sopraggiuo è più spedita della Czerny, poichè per 1:~ contrazione delle fibre circolari presso il margine reciso, e per la conseguente estr·onessione della mucosa non è sempre agevole uscire all'orlo, per comprendere solo le tonache sierosa e muscolare. Tale difficoltà esiste ancora per la sutura alla Lembert, benchè in minor grado, invece non esiste affatto con la sutura a tìlzeua, in cui l'ago è infisso parallelamente al margine da suturare e non per·pendicolarmente ad esso. Questa sutura ci ha dato sempre ottimo risultato, ed in circa cento operazioni eseguite sul tubo dige•·ente dopo averla eseguita t·ipetulamente qu:~nto quel! n a punti L®lbert non una volta ha fallito, e riteniamo debba essere prefer·ita quando per abbreviare l'operazione si può fare un· solo piano di sutura . La sutura a filzetta è ugualmente celere quanto quelle a sopragetto con punti Lemherl. o Czerny , ma. ha il pregio di dare un coalito perfètto e più esteso tra le !mpertìcie sierose, ed il filo rimane completamente nascQsto frn gli strati delle pareti iutestinali, onde è evitato il pericolo della migrazione di germi dall'intestino verso il peritoneo, allorquando per errore di esecuzione in qualche punto il lìlo oltrepassi la mucosa. La sutura a filzella ci ha corrisposto assai bene nelle f{astroenterostomie e nell ~ en teroanastomosi lateraiÌ. permettendoci di eseguire ~ i l'una che l'nltra operazione in pochi momenti anche senza l'uso di ùouoni o di cilindri.
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enteroanastomosi laterale, p. es., si a(frontano le
due anse irHestinali, e si fissano con un piano di sutura a fìlzcua. Si apre al davanti di essa per uo'e:stemaione conveniente l'una e l'altr'ansa , e si affrontano le due aperture riunendo i dU!e capi intestinali auastomizzati con un altro piano di sutura a filzetta terminante agli estremi della prima sutura. Il coalito è perfettissimo . lo tutte le enteroanastomosi circolari e laterali eseguite con i ciliodr·i di patata, di ~elatina, con i rotolioi di carta ecc. abbiamo consegui to con i vantaggi della celerità e della pr-ecisione di esecuzione il l 00 p. ·100 di guarigioni senza un solo inconveniente. Questi splendidi risultati non vanno dovuti soltanto all'impiego dei cilindri assorbibili , ma alla precisa esecuzione della enterorrafia, per cui si richiede in chi opera una tecnica bene eserciLata.
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** Basandoci sulla lunga serie dei nostri esperimenti coronati tutti da ottimi risultati, ci crediamo autorizzati a formu· !are le seguenti conclusioni. Per facilitare ed abbreviate l'aLto ope1·ativo nell'enterorrafia circolare non v'è bisogno di alcun bottone più o meno complicato e non scevro di pericoli; e si devono preferire i cil ~ ndri di sostanze facilmente assorbibili ed eliminabili. l fogli di gelatina arrotolata e fissata col catgut, i cilindri d'i gelatina fusa, e perforata, la carta da vis;ta, i ci lindri di pasta, ed i cilindri biclavati di patata, i quali ultimi per le ragioni dertte innanzi riassumono i maggiori vantaggi, sono mezzi semplicissimi ed alla portata di tutti , e tra essi il chirurgo potrà scegliere anche nei casi di massima urgenza, come può accadere nelle ferite d'arma da fuoco penetranti nell'addome: Roma, marzo ~ 896.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA P. FRIEDRICH. - lulle vartol dell'e.ofago. - (Deutsches Arch . .fii.r klin. Med. e Ceniralblatt fur .med. W issen· sch , N. 8, 1896).
Ai casi piulLoslo rari di varici dell'esofago il Frieclrich ne aggiunge uno tnolto importante, che é il seguente. Si trat· tava Iii una bambina di (i anni e mezzo, che da due anni e mezzo a veva cominciato ad essere malaticcia. A veva dolori di lesta e di ventre e disturbi di digestione e la fanciulla e1·a diventala pallida e debole. Più lardi compa1·vero ripetuti vomiti s anguigni. Quando il F. vide la bambina, quesla era eccessivamente anemica, poiché il giorno avanli aveva avuto violenti vomiti sanguigni. Gli organi del torace erano perfeUameute sani, il ventre pareva un poco leso e tumido, ma non doloroso alla pressione. La diagnosi fu di ulcera del ventr·icolo, e la cura fu diretta in conformità di q uesta diagnosi. Dopo alcuni giorni seguirono altri vomiti sang uigni. Il vomito era di color rosso chiàro e mescolato con molli g1·umi scuri. Il gi01·no dopo ripetizione della e morragia e comparsa di evacuazioni sanguigne. A questo attacco segui un gt·ave s tato di ùebolezza della piccola mall\la; cosicché si era pensato eli ricorrere alla iniezione d'una soluzione di cloruro di SCJclio. Lo stato migliorò di nuovo con la nutrizione a latte ed uova e la sommin istr·azione degli oppiati. Circa 10 g iorni dopo l'ultima emorragia comparve una grave corea la quale per ò dopo 18 giorni e1·a di nuovo com· plelamente svanita. Duran te questa malallia si osservarono soffi sistolici alla punta e alla base del cuore e sui g rossi vasi del collo ed inoltre un ing rossa mento del cuore versò destra e verso sinistra ; fenomeni che si potevano rapportare alla grave anemia quanlo ancora al la corea. Dopo ~li -
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~fKDlCA
cune settimane la emorragia cessò, e le forze della piccola ammalata avevano cominciato a rialzarsi, quando pr obabilmente in conseguenza di un errore dietetico comparver o ripetuti e forli vomiti sanguigni dopo i quali la fanciulla morì. Non ebbe mai febbr e. Alla autossia si trovarono, come unico sintomo ·positivo, grosse varici nell'esofago; queste scendevano giù come due corde delle quali la destra et·a più grossa d~lla sinistra; fra le due corde si vedevano numerose anastomosi. Anche nel lasso tessuto connetttvo della trachea e dell'esofago si osser vava un cordone venoso varicoso g rosso quanto una matita e lungo circa 6 centimetri. La mucosa de llo stomaco era pallida, non tumida.
Bapportl delle atrezloDl delle foue nuall oon gli organi re•plratortl i.Dferlorl. - · (Journal de Médecine et de Chirurgie, dicembre 1895).
CLEMEN T. -
Il dott. Clémenl ha t·iuuito in una sun tes i molte osse•·vazioni dimostt·a.nli questa influenza, la quale può agir·e sia per ostruzione meccanica, sia per propag<JZi<)J[e dil·eU.a, sia pet' vin riflessa. È · indispensabile esaminare attentamente il naso in un gran numero di casi patologici determinali : in pr esenza di manifestazioni usma ticho riflesse, per esempio, si deve ricercare se esiste un'alte!'azione più o meno latente della mucosa naso- fAringea. In seguito, specialmente, allu t·inite cl'onica fetida od ozena semplice si constatano'"spesso accidenti faringei, laringei ed anche bronchia li. Da parte de lla faringe , si osserva una fat•ingile s ecca so· pt·attutto limitata alla: pat•ele posteriore che è pallicls, pet·gamenacea o ricoperta da un intonaco spesso aderrnte che gli da un aspetto inverniciato. I malati si lagnano non solo di un senso di molestia e di ostruzione nasa le ; ma anche di uno stato particolat•me nle penoso ne lla loro faringe boccale. L'irritazione di tutta questa porzione della mucosa affetta é an· cora mantenuta ed anche esacerbata dai ra::lchiamenti violenti, daJle naustle e ùalle voglie di vomitare che sono provocllte
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dal ri getto per la bocca delle cro~ Le che s i sono slfl ccttLf' dal s uo uasr•. La deglutizio ni~ divien<.' tal volla rlolor o'3A. AnchP da
pmte della lat·ingc\ P dei bt·onchi si c)SSPr VIUJOdegli accidenti. InfHtli, !>i cuns lata cornunemtmle nel cor·so o in seguito a ll'ozena uno stato Sp('cia lc di lat·ingitc S<'Cefl. Le corde vo· cctli sono g rig io- t·osee, leggerme nte ispcssite ed uderenti nella loro porzione a nteriore. Inoltre sopr·a qneste corde V ()· cali s i r·isconll·anr, i medesimi prodotti di secrezione che nelle rossP nasali: croste umid,, J i colorazio ne gt•igias lra, s olidom e.ntc aderenti al tessuto che le soppor ta, che esse ricopr ono ta lvo lta intiet·amente. Ne t·isultano dis tUJ·bi locali dovuti a lla presenza di queste cros te: vale a dire una •·aucetl int• intermittente, talvolta costtln t~ (soprattutto quando la laringi le coincide con pa re si museo in r·e) ed umu tosse ft·equente e mo lt!Sla che preccJe tal voltn l'afonia comple ta . In · fin e quAndo la glottide é IJ·c>PPO ingombra di produzioni muco-crostose, possonu sopra ggiungm·t· accessi nottur ni di spasmo g lottico che non cedo no che ull'espello t'UZit~n c di s puti vet·dastd, viscosi P. spess i. L'odore l'eLido caralteris Lico dell' ozena nnsa.le si riscontra in questa laringite di natura analoga ; il ri ge t ~o deg li espettorati laringei é accompagnato da una puzza tanto insopportabile quanto que11a ddl'ar•ia espit•ala per il naso. L'affezione può anche discendere più in basso e costituisce allora ciò che Rualt ha Jescritlo sotto il mome di ozena trachea le. L'ozena t rachea le si manifes ta con una tosse continua, molto forte e molesta, accompag nata da uno squillo me tallico; l'espetto razione è poco a bbondante ed è formala soltanto da a lcuni g rumi verdastri di sseccali, mo lto fetidi. L'alito del malato è parimenti di un odore .che ramrneula quello d ell'm~ena ; ma, se si fa espirare il malato colla bocca, tenendo chiuse le narici, l' aria co!òl e messa è tanto l'elida quanto quella che sorte dal naso (ciò che non s i ci>nstata nell'ol.ena nasale puro). L' ascoltazione e la percussione nulla fanno rile va re, ma col laringoscopio !:òi scopre una es ulcer azione tracheale con superficie rossa , inèguale e coperta cJi croste dissecca te.
MB!_) ICA
L'affezione può du r·are &r~che inde{ìoitivameutc e complicarsi anche per propagazione ai bronchi in forma di br·onchite fetida, la quale aggrava notevolmente la prognosi della malattia iniziale, a cagione &opraLlullo delle Jirtìcollà di cura che essa presenta, e~sendo allora impotenti i mezzi generali. VoN KRAFF'l'-EBINO. -
v ..anla tran1ltorla nel neurute-
Dlot. - ( Wien. Me<li... ? r esse- Gau.uwcl.lomb., N. 4, 18H(i).
Molti dei cerebrastenici si lame ntano di es&el'e colpiti da alieuazione mentale, e queste idee nosofobiche ne spingono alcuni fino al suicidio, senza moli vo. Poiché un disturbo mentale permanente, quale l'intendono i profani 11011 dipende ùiretlameule dalla neur·astenia c he in alcuni casi eccessivamente rar i; ed il timore dell'abbru ~i me nto dal 11uale questi ammalali suno sovente disturbati, non è che un fallo pasS•!ggiero ed insignificante della l01·o slo1·ia patologica, falto che si produce in seguito a temporanei disturbi cir colatnr'ii. Al coulrario sono possibili dei disturbi episodici nella neuf'asten ia, disturbi che si p1·eseulano bruscamente, durante delle o1·e ed anche dei giorni, sono accompagnati da iìlusioni e delirii, trasportano gli ammalali in un mondo di sogni e di crepuscolo, e possono destare delle vive inquietudini nell'e persone cbe li attorniano. La conoscenza di questi episo li è della massima imp o~ · tanza per il medico pratico, per stabilire una diagnosi giuste , e pet• non inviare senza bisogno un ammalalo in un manicomio. Non si dovi'èbbe mai perdere di vista questo fatto acquisilo che una alienazione mentale venuta bruscamente senza febbre, senza essere preceJula da una obnubilazione dell'intelletto non ha che un significato sintomatico e lf'ansitorio. l casi di vesania transitoria sono mollo ft·equenti. Sono episodii dell'acme della malattia neu1·astenica, la cui duruta varia fr•a alcune ore e cii'ca dodici giorni. L'A. l'ha risco11· ll'ala mollo più frer,uentemente nella neurastenia acquisita, che non nella neurastenia cos tiluzionalu, e d'ordinario essa
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é s tata provocata dallo s trapazzo intellettuala, dai dispiaceri, dalla mancanza del sonno, da una nutl'izione insufficiente. Il s ubstrato dei sintomi clinici è evidentemente il disturbo grave dell'attività chimica delle cellule gang liona ri della scorza cerebra le. Si ba probabilmente a che fare con una inanizione prodotta da uno straordinario contri buito delle cellule gaoglionari, e da una intossicazione dell'organo psichico, per l'a ccumulo degli elementi la cui ossidazione resta incompleta in seguito a mancanza di sonno. Quanto ai sintomi clinici, s ono i fen omeni di impedimento che predominano. È da rimarcare che nella maggioranza dei casi la coordinazione psichica è conse1·vata. l delirii hanno per lo più t; n carattere espansi vo. L'A. riferisce in proposito quattro casi mollo interessanti.
• Oomplloadonl epatiche 4eU'appen41otte. - (Jonr nal de Médecine et de Chiru rgie, gennllio 1896).
BsnniBL!N. -
L'appendicit.e può esse1·e il punto di pa rtenza di lesio ni infetti ve che s i producono nel fegato. Berthelin ha pubblicato numerosi documenti dai quali risulta che in un certo numero di casi compaiono in seguito all'appendicite lesioni eli pi leflebite e consecul i va mente ascessi del fegato. Dal punto di vista cliDico, questa complicazion e si manifesta col dolore, coi bt·i · vidi e coi vomiti: un po' più tardi sopraggiungono l'ilt.erizia e poscia la dia rrea, e lo s tato generale declina m r~llo rapida· mente. Ma l'azione patogena dell'appendicite non si limila a produrre dette altet·azioni. :-.!el fegato così inte1·essato s i trovano pure frequentemente lesioni di sclerosi, per cui è permesso di suppor1·e che alcune varietà di cinosi possano essere d'ot•igine pileflt>bitica e che l'appendicite, una delle cause più frequenti della pilefl,.bite, nei nostri climi entri in linea eziologica tn questa categoria ancora poco conosciuta di cirrosi d'origine infeLtiva . Questa inchiesta eziologica s i può stabilire meno difficil-
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menta nel fanciullo, i cui antecedenti epatici sono relativamente puri. Berlhelin rammenta a questo proposito che lutti i medici specialisti delle malattie dei bambini sono oggidi d'accordo nell'ammettere che esistono nel fanciullo cirrosi del fegato d'origine infetti va. Si può anche dire cbe si tende ad attribuire a ll'infezione pet· la cirrosi epatica nel fanciullo l'influenza che si assegna all'alcoolismo nell'adulto. L'influenza delle malattie infettive generali, come la roseola e la scarlattina, è ben stabilita; perché le infezioni intestinali non potrebbero avere un'influenza analoga ? Berthelin ha potuto riunit·e numerose osservazioni che verrebbero ad appoggiare quaRta maniera di vedere. Sarebbe qui n '.li un'ipotesi giustificata in una certa misura quella che classificherebbe l'appenJicite nel numero delle infezioni d'oPigine intestinale suscettibili di dare origine ad una epati!.e infettiva cr•onica, di creare, in una parola, una var·ietà di cirrosi infettiva. TH. KosENIIEIM. - Un ouo notevole 41 ga1trlte grave.(Berli n. klin. Wochens. e Centr alo . .fur clie meri. WisseMch. N. 5, 1896). Una donna di 58 anni, stata pt·irna sempre sana, ammalò con l'enomeni che indicavano la diagnosi di ca rcinoma del piloro. Questi consistevano in un tumot'e duro mobile che pare:va senza dubbio appartener·e al piloro e in vomiti permanenti dariva nti da disturbo motorio e ectasia dello stomaco ed inoltre nella mancanza di acido cloridrico libero e presenza di acido lattico nel contenuto dello stomaco. La malata mori, e alla autopsia non fu trovato carcinoma al p iloro; anzi l'or·ifizio di questo era normalmente permeabile. Si trovò invece una me4iocre ipertrofìa benigna della muscolatura del piloro e una gt·ave gastr·ite crùnica con esito in atrofia specialmente avanzala nel basso fondo presso il cardia. Che la morte in questo caso fosse da attribuirsi alla grave malattia della mucosa gastrica, .non è neppur·e da mettersi in dubbio; ne abbiamo altri casi simili bene osservati. Causa della morte è particolarmente da ritenersi in questo caso sia stata l'al-
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terazione della funzione motoria dello stomaco, in conseguenza della •iuale si produsse per compensazione quella ipertrofia della musculalul'a della regione del pi!or o che solo nel cor so dell'ultimo anno divènlt'. ins ufficiente. In quanto al tumore eh ~ era stato pr·eso per- un carcinoma del piloro, può solo la iperll'Ofìa della musculatura del pirolo aver tratto in inganno, fallo s ul quale il Leube richiamò l'attenzione. La cu1·a,nei casi comfl il p1·esenLe, quando il disturlbo matorio dello stomaco non é in breve tempo migliorato coi mezzi curativi che sono a disposizione della medicina interna, e quando il malato va sempre più deperendo, deve consister·e nel trattamento chirnrgico (gastroen terostomia).
Un nuovo meto4o per rtlevare la fluttuazione nel ver•amentt perUoneall. - (Mor gagni, N. <i, 1896).
BARD. -
Il metodo finora usnlo per r iconoscet·e la presenzA di liquidi nella cavHà del perilonP.o è quello in cui si colloca l'amma· lato in posizione ~upina e l'vsservatrH'e applica la palma di una mano su di un lato del ve ntre, e percuote coll'altra, in un punto opposto dell'altro lato, con un breve colpo; la prima mano sente il rimbalzo delle onde che s i formano nella massa liquida . L'A. propon e di ril:e r·care la fluttuazione ascitica dall' indietro all'avanti: fa sedere l'ammalato ; gli pone una mano sulla pa1·ete anteriore del ventre, in punti successivamente diversi, e coll'altra mano percuote posteriormente a 'lato del rachide, sulla r egione del quadrato dei lombi. La fluttuazione ascitica, cosi pr·ovocata, detta dall'A. • tlutluazione addominale •, mentre si rileverebbe con eguale fa· ~ilità e ·~hiat•ez:za della fluttuaziene ar.leriore, presenterebbe i !leguenti vantaggi: 1' Essa sarebbe un fen omeno assai precoce e ci darebbe il modo di rilevare un ve1·samenlo ancora scar so, ancora inaccessibile cogli altri artifici esplorativi proposti tìno ad oggi. In questo caso però è Mcessario che l'a mm~tlato sia falLo sedere col tronco alquanto inclinato all' innaozi, e la mano esplo1·atrice anteriore va applicata sulla linea mediana immediatamente sopra il pube.
~lEDI CA
2° Con queslo st..esso procedimento ver1·e1Jbe e liminalo l'ljrror e possibi le di giudicare fluttuazione ascitica una pseudoHuttazione delle parti molli sup<-'rficiali; inquantoche, percuot..endo nel modo e nella regione indicata , la scossa su perflcial~ non si propagherebbe mai sino alla linea mediana, sopratutLo all'ipogastr io. 3G Le modalità dC'Ila tlulluazione · tombo-adùomiuAle ci darebbero alcuni crilt•1·i co1 quali potremmo diagnosticare la prescm:a di aderenze o di masse indurite, disposte a mo' di sche1·mo sulla traietLoria delle due mani esploratrici; esse rende1·ebbero la fluttuazione assai debole o mancaHlA o soltanto unilaterale. È p1·esumibile poi che lo s tudio delle modalit.a della fluttuazione lombo-addominale poss a condurre a stabilire nuovi e validi criteri nella diagnosi differenziale fra cisli ovariche ed ascite ed ancora fra le diverse qualita di raccolte inll'aaddominali.
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Contributo alla aln4rome e4 alla patologia 4ella paohlmenlngtte emorragica. - (Sperimentale, febbraio 1896).
GuARNIElU. -
Si tratta di un vecchi0 di i 3 anni, legnaiuolo di professione, senza precedenti ereditarii, e che non sofferse malattie di rilievo. Non era bevitore, né sitìlitico. Il mestier·e lo costringeva a stare abitualmente nell'aperta campagna esposto el freddo e a tutte le intemperie. Ebbe dolori reumatoidi ripetutamente, ma giammai cosi gravi da tenerlo in !ello o da destare febbre. Un anno prima tl i ammalare seriamente, gli cadde sul capo un tronco di albero, e gli cagionò sbalordimenlo temporaneo senza vera pe1·dita di coscienze o altre conseguenze. Il paziente insi-;teva nell'affermare che la malattia si era iniziata nei primi di dicembre del 1893; d'improvviso, senza prodromi; un giorno. mentre era in casa , fu collo da vertigini e stramazzò al suolo. Soccorso subito e messo i n letto ebbe vomito, mal di testa violento, rlilfuso. ma più inlcn$;o al vertice, e un po' di sopore pe r cir ca dieci giorni.
RIVlSTA
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Si applicarono mignatte ai processi masloidei e s i fecero !'enapizzazioni in varie parti del cor po. Si appose la . vescica di ghiaccio alla tes ta e vi s: tenne quasi a permanenza per più dì. Fu obbli~ato a letto per due mesi, durante i quali si ripeterono parecchie volle, irregolarmente, le vertigini, e continuò la ce falgia sempre gravissima co~ì da produrre insonnia. Comparvero sussurro di orecchi in forma di rumore scrosciante di pioggia dirotta, estr ema rarità del polso (35 bnttute al minuto) e lieve paresi negli arti inferiori. La cUJ·a consistette nell'uso prolungato di ioduro di pol<.lssio, ad intervalli interrotta. Non ne trasse miglioramento J•ileva nte, se si toglie la diminuzione della paresi agli arti inferiori. Anche dopo lasciato il letto, perdurò la cefalalgia remittente nell'intensita, esplicantesi talora come semplice sen!<O di peso e di tensione a tullo il capo; persisterono il rumore negli ore,..chi moleslissimo, la prenotata rarit.à del polso, e la debolezza nelle gaml?e con tale instabilità nt>l1' incesso. da render·e necessa r io l'uso del bastone. A varie r iprese, a g rado a grado sempre più crescenti, ricumparvero piccoli attacchi apopleltiformi e l epileltifOI'mi. Si no tarono anche contratture agli arti inferiori. Il malato a vendo spesso r icorso alle cure dell'arte, l'autore ebbe agio di studiarlo accuratamente e di escludere qualunque allerazione nelle facolla psichiche e nella vista, come qualunque ben definito fenomeno di focolaio. L'udito solamente apparve di non poco a ttutito. l n tanto il decadimento delle forze era sempre più grave, e l'emaciazione pro ~rediva, in modo che negli ultimi tempi di vi~a , era proprio mollo profonda. Non mutarono invece la cefalalgia, il rumore a gli orecchi. ed il polso raro. Il 3 del mese di agosto del 1895, il malato, colto da subito malore, morl sulla pubblica via. L'autore poté farne la sezione necr·oscopica 24 ore dopo la morte, e trovò ematoma diffuso alla volla della dura madre, nella parte mediana, con sang ue fluid o, nerastro; neomembrane, delle quali alcune dense, serr ate, localizzate al vertice, altre lasse. ricche di tenui vasi, situate nelle parti la-
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terali. Il cer vello era depresso in corr ispondenza dello spandimento s anguigno, un po' anemico nel restante. Nessun'altra alterazione degna di nota nel cadavere, che era gravemente ateromatoso . . Cosi fu confermata la diagnosi di pe.chimeningite emorragica fatta in vita in via di pr obabilila. L'a utore da principio avea pensato piulloslo all'emor ragia cerebrale, poscia avea dubitato di tumore intracranico, che escluse per la mancanza di fenomeni di focolaio. La diagnosi diretta di pachimeningite emort·agica a veva per sé la cefalalgia, il sussurro particolare degli orecchi, mentre il polso raro, la debolezza degli arti e l'emaciazione potevano figurart! come fenomeni comuni ad altre malaltiP endocraniche. L'inizio certamente br usco del male in forma apople ttica, proya che nella pachimeningite talora l'emorragia è pri mitiva, come oggi da parecchi (Luneau, Laborde, Vulpian, Spet·ling, Borniet. Slraus, Hogt, Grallet, ecc.) si ritorna ad ammette re, conforme alle credenze di Baillarger, cui si deve In scoperta del male medesimo e contro le ammissioni di Calmeil, Cruveilhier, Virchow, Fultner, Schleifforts, ecc., seconùo i quali la flogosi pr ecederebbe s~mpre l'emorragia .
• BesSJÈR&. - SuU'edologla 4ell'epue..la (Journal de M édecine et de Chirurgie, febbraio 1896). Il dott. Bessiére crede che in un gt·an numero di casi per lo meno l'epilessia non possa essere considc r•ala come atrezione ereditaria, e che essa riconosca per causa un' infezione anteriore che risale ad un'epoca più o meno lontana. Si sa che s econdo Marie l'flpi lessJa dovrebbe esset·e considerata, non come una malaWa, ma come un s intomo, al pari delle e pilessie parz.iali. La causa pr·ima che ha determinato il processo, di cui l'epilessia non è che una manifestazione, sar·ebbe sempre esteriore al malato e posteri01·e al s uo concepim ento. Egli ammette che il fanci ullo possa nascePe epilettico se la causa morbosa l'ha colpito durante la vita
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RI VISTA
rulr·auledn a, ma egli non nmmellt• eh~>. il bambino possa t'SSt•r•e concepito eJ1ilellico. Colpitn clall'esi slenza delle convulsioni rw!l'inl'tmzia in quasi tulti gli epileLiici, egli fa l'i salire a queste convulsioni la fi liazione dt,.gli aUacclti di epilessia. Qur•ste convulsion i SOill'aggiurig-nuo sempre in seguito ad una infezione. L ' inllu'lnza dell'er·eùilà è ancol'a mt!no probnbile quando si lr~:~.lla di epi les'>ia la r·di va . l n quesl o caso fii d'uopo peu,;are a due ct,se: la si filide e la puerperalità. Egli attribuisce all'er Mitu semplicemenl e l ' influenza u i causa prPdispon "! nl~. Se qualche malattia gener·al;· , dice egli , uon C! giun ta ad eser·cilat·e la sua azione sia pt·i mitivamen le, sia seconda J•iamente sui centri nei'Vosi o sui lor o Annessi, questi er editarii, quesli degenerati nnn diventeranno epilellici né saranno atlelli da paralisi generale, se non hanno nvuto la sifi lidtl. Si ammelle or·a che molte malattie del sistema nervoso hanno per· causa un'infezione, ed é verosimile, dice l 'autore, che l' epilessia non sfugga a questa legge gener·al e.
Relativamente all'epilessia, Bessjére ha pubblicalo una sLatistica mol to istruttiva. Sopr a 170 casi, non si constatò alcuna er edita in 100 casi; negli aiLri 70 si consLaLava qualche caso ereditario e tra questi 12 in cui si trovava una e1·edit.A simil a:·f\ pr oveniente sia da parenti immediati, sia da str elli par·enli o da zii. Per cui solt anto nel sPosto circa dei casi in cui vi ha eredità si I'iscontra l 'eredità si milat•e. Quanto ai casi nei quali non si constatava eredità, si ,·. potuto notare che l e malattie infettive e le convulsioni avevano una pr•eponrleranza cosi enorme negli antecedenti che no1 poteva lllscìm·e dubbio sulla lor·o influenza.
Le angine premonltorle del reumatbmo artloolare aouto. - (Journal d~: Médeeine et de Cltirur· gie, gennaio 1896).
BorctWN. -
Si sa che l 'angina. é moltn fr equente nei suggelLi atfetli da r·euma lisrno; essa si r iscon tr·a in piu delltt m elA tl!.'i casi EssH pr·ecede ordiuo.riameule di tre u quatlt·n git\J•ni h! mur ri l'c·!:luziuni aJ·IicoiMi, ma. uullu vi ha di fisso: si può os-
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sHrvare infatti tra la comparsa di ttuesl.e due malallie un lasso rli tempo che varia da due a venti giorni. Essa é il p!ù sovente semplice, oritematosa; ma può an· che presentarsi sotto tutte le forme: pollacea, erpe tica, fl emmonosa. Ma sarebbe molto interessante determinare quali sono i rapporti che uniscono le angine col reumatismo. Boichon ha cercato tli ciò rare non solo con l'osservazione clinica, ma anche con la batte riologia. Ora Pgli ha trovati sollanto i microbi volgari della suppu1·azione, e mai gli streptococchi, né gli statìlococchi riscontrati nel r euma tismo acuto. D'altra parte, i medicamenti spP>citici del reumatismo articolare acuto non hanno un'azione et)stante sull'evoluzione di queste angine. Tutte queste considerazioni impediscono di considerare queste angine premonitorie come angine di natura reumalir:a. Secondo Boichon, l'angina é una malaLtia, il reumatismo a rticolare acuto ne é un'altra distinta: tuttavia un legame molto stre tto le unisce, perché l'infiammazione dçlla tonsilla é una delle cause che favoriscono la comparsa del reumatismo: l'agente a ncora sconosciuto di quest'ultima ma· lattia penetrerebbe nell'organismo per le escoriazioni delle tonsille.
RIVISTA CHl RURGICA
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Mastlte oronloa 4'orlglne traumatloa nell'uomo. - (Gar . des Mp., N. 27, '1806).
H0sas. -
Il dott. Hobbs ha presentato alla società di anatomia e fisiologia di BorJ t~aux un marinaio di 50 anni, di costituzione robusta e senza precedenti morbosi, il quale tre mesi prima ricevette alla r egione della mammella destra l'urto violento di un barile del peso di circa 100 chilogrammi. Su-
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Rl VIS'fA
biLo dopo comparve una tumefazio no vol uminosis sima della mammella. La pelle era ecchimotica. Nei primi giorni vi fu febbre e il dolore et·a vivissi mo. Mediante compresse bagnate e pomate a base di piombo, la tumefazione diminul mollo ra pidamente, ma senza mai sparire del tutto. Ora, do po pi ù di 3 mesi, la mammella destra è voluminose, e presenta un i ~durimento , plurilobar e lungo 7 ce ntimetri, alto 4 e di una s pessezza di circa 3 centime tr·i. Il malato no n soffre altro che quando lo si esamina. Questo caso é da mettere a Ialo di quelli descritti da Huguel e Per·aire. Il trauma tismo è il solo a gente della mas lite ; é seguito da fenom eni infiammatori acuti ; poi alla tumefazione primitiva s uccede un indurimento iper lrofico, che, dopo un certo tempo, non ha più alcuna te ndenza alla re gre!"s ionP.. La terminazione per risoluzione completa é eccezionale Però molto raramente si è dovuto ricor1·ere ad inler·venlo chirur gico per s uppurazione.
• TR ~TRO P.
Un prooeaao generale dl aterUlssadone a freddo del ali da legata.ra. - (A rch ioe.~ médiea /es vetges, gennaio 1896). -
Si fa una soluzione di formo! del commer cio al 5 p. 100 in volume nell'acqua dis tillala. Si mettono i diversi tifi : caucciuc, crine di Fit•enze, catgut, seta, in una boccetta sme1·igliata. Si riempie com pletamente la boccetta colla soluzi one per modo che vi s'immerga anche il turacciolo. Si copre la boccetta con un imbuto di carta filtrante, che si bag na colla stessa soluzione Si lascia il tutto alla temperatura di 12° a 17° pet· la durata di ventiquallro ore. Allora, si lascia colare la sl)luzione di for mo! senza toccare il collo della boccetta, e la s i sostituisce con un primo alcool di lavaggio c he é gettalo via, poscia con nuovo alcool. Si rassetta l'imbuto di carta filtrante ed i fili si conservano indetlnitamenle sterili . Si adooerA l'alcool etilico 01·dinario a 9i . . 0• Il caucciuc, la !'161.8, il crine di F ir enze, il calgut, anche avvoltola ti sopra t'I)Cchelti sono perfettamente sterilizzati con
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questo proce:sso. Le qu111ità prime di queste materie si con servano intatle. 11 catgu L couserva la !>Ua pieghevolezza e la sua resistenza. Tutte le materie che servono alle legature od alle suture si conservano ulteriormente, indefinitamente sterili. Si tratta quimJi di un processo certo, economico e pr·atico di sterilizzazione, che si applica a tutto ciò che, in chirurgia, ~erve a fare legature o suture.
B. Del perlooU della p1Ultur& lpogutrlo& della ve110loa. CA OIOT. - (Lyon medical, N. 7, 1800).
L'autore ha riassunto una sua importante tesi nelle conclusioni seguenti. Prima della cistotomia sopra-pubica (operazione di P oncet) gli accidenti di ritenzione vescicale, quando il cateterismo era impossibile, esigevano la puntura della vescica, e fino a trenta anni addietro quest'ultima operazione si pr·aticava con un grosso Lrequarti di cui si lasciava la cannula in sito. Succedettero poi le punture con gli aghi capillari dei nuovi apparecchi aspiratori. Ma anche le punture capillari devono essere proscritte, percbè costituiscono manovre cieche, soventi pericolose. Esse espongono alla fer·ita del peritoneo e sopralullu a complicazioni infettive, il cui luogo di elezione é il tessuto cellulare prevescicale. L'orina può sgorgare a traverso il foro vescic.ale lasciato dal Lrequarti capillare o l'infezione può prodursi per il fallo che l'ago il quale si è imbraLLato nella vescica si asciuga nel tessuto cellulare quando lo si ritira. L'Autore ammette con Poncet la puntura capillare come operazione d'urgenza, quando non é possibile fare meglio, ma se è necessario ripeterla, si deve a s uo parere, preferire la cistotomia soprapubica, di cui la puntura non deve essere in qualche modo che il primo tempo. La cistotomia, la cui benignità deve essere considerata come completa, non solleva alcuna delle obiezioni delle punture, ed il me1•ito suo principale è di evitare precisamente
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i loro pericoli. È una operazione, i cui tempi sono beo r·e-
golati, tanto se essa sia temporanea che pet:mauente. Essa l'a scomparire complE-tamente gli accidenti di r itenzione senza aUra manovra nei vecchi, il più spesso proslatici e che sono dei noli me tangere. Infine non solo essa vince i disturbi meccanici, ma essa soltanto permette di lolta!'e contro gli accidenti infettivi, la cui gravità è ben conosciuta. La cistot.omia soprapubica deve quindi, a cagione dei loro pericoli, essere sostituita alle puntur·e vescicali, quando negli individui affetti da rif.enzione il cateterismo è impossibile.
B. ScHMIDT. -
Un nuovo tratt&lllento delle fratture 4elle
dlta 4elle aa&Dl e del plecll. belges, dicembre 1895).
(Archioes médieales
Schmidt cura da qualche lampo con successo tutte le fratture, Mmplici o complicate, delle dita delle mani e dei piedi con un apparecchio ad estensione in cui la trazione è applicata direttamente sull'unghia del dito leso. Questo apparecchio è molto semplice ; esso non richiede per la s ua confezione che un piccolo succhiello, un ago da cucire, Jei fili di seta resistente, un tubo in caoutchouc ripiegato ad ansa, infine una tavoletta lunga e stretta munita di un uncino ad una delle sue estremit8 e la cui torma varia secondo la parte che deve essere sottoposta a.l trattamento. Si conficca il s ucchiello a livello della faccia iureriore del margine libero dell'unghia e vi s i praticano due piccole aperture simmetriche nelle quali si passa coll'ago UQ filo di seta i cui capi sor tono per la faccia superiore dell'unghia e sono desl.inati ad esercitare una trAzione sul dilo leso. La tavoletta, imbotlita d'ovatt.a, è situata sotto l'estremità lesa per modo che le dita sane possano circondarla completamente conservando però la libertà de i loro movimenti, ed il dilo malato sia mantenuto nella direzione dell'asse longitudinale della tavoletta. Si fissa allora solidamente quest'ultima mediante listerelle di cerotto diachilon, le une ci.··
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colari, le altre • che vengano ad inct·ocicehiarsi sul dorso della mano, e ricoperte in seguito da una benda di mussola che lascia le dita a nudo. Ciò ratto, non rimane che ad annodare i capi del filo di seta all'ansa di caoulchouc, che si passa nell'uncino di cui è munito l'estremità libera della tavoletta. Si esercita cosi sul dito malato una trazione continua la cui forza può essere aumentata o diminuita a volontà. Perché la matrice e la radice dell'unghia possano abituarsi a questa estensione, é conveniente di contentarsi durante i due primi giorni di una trazione moùerata, che si aumenta dopo il terzo giorno. L'apparecchio può essere lasciato in sito due o tre settimane senza allt•o inconveniente che quello di produrre. talvolta un certo rammollimento della radice dell'unghia, fenomeno che scompare appena eessa l'estensione continua. Schmidt ha constatato che l'unghia può tollerat•e impunemente una forza di trazione eguale a due chilogrammi, e che per poter essere perforata dal s ucchiello e sopportare la trazione necessaria basta a rigore che la sua estremil.à libera abbia una lunghezza di un millimetro. e anche di tre quarti di millimetro . Il processo descritto presenta sui mezzi ordinari di trattamento delle ft·atture delle dita il vantaggio di lasciare completamente allo scoperto la parte lesa, ciò che permette di evitare gli edemi risultanti dalla compressione e di applicarvi con la massima facilil.à le diverse medicature che potessero essere necessarie. Per cui quesLo metodo avrebbe dato all'autore risultati molto più favorevoli di quelli che egli otteneva anteriormente coi mezz1 usuali di cura.
B. 0ELORME e MIGNON. -
•aOYO prooei.IO 41 paraoellhll 4el
perloarcUo. - (Arehioes médicales belges, gennaio 1896).
Delorme e Migoon descrivono un nuovo metodo di paracentesi del pericardio, il quale, secondo gli autori, presenterebbe reali vantaggi sull'antico metodo. Ecco come essi procedono :
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Puntura. - Introdut-re il trequarli a livellò del quarto o del quinto spazio inlercostale lungo lo sterno, poi dirigere l'ago contro la faccia posteriore dellP sterno fino alla profondità di un centimetro cirr.a, raddrizzarlo in seguito ed affondarlo direttamente in basso ed in dietro. Cosi operando , si penetra sicuramente ed esclusivamente nel pericardio. Fun1ione del perieardio. - Sezionare le cartilagini della quinta e sesta costa lungo lo sterno, poscia col dito, scollare la pleura. In fondo all'incisione si vede il pericardio che si può afferrare con una pinza, pungere ed aprire sulla sonda scanellata. Con questi due processi si eviterebbero facilmente gli accidenti cosi ft·equenti coi metodi classici antichi. B. BoveR. - Della ut.oeasta UDA'UetJ.e. - tJournal de Médecine et de Chirurgie, febbraio 1896). L~: ricet·chc
recenti hanno dimostrato che le lesioni tri· cofltir he erano più diffuse di quanto si credeva e che specialmente certe alterazioni delle unghie la cui natura era sconosciuta dovevano essere attribaite a questo parassita. L'onicomicosi tJ•icofitica si fa sia con l'introduzione delle spore sotto le unghie col raschiamento, sia più soventi per l'estensione di lesioni cutanee : essa sarebbe molto frequente, perché.~secondo Arnozan e Oubreuilh si troverebbe in 13 p.100 dei casi di tricofizia. Questa onicomtcosi può rivestire tre tipi differenti. Nel primo l'unghia presenta uno spessore che può oltrepas~are 5 millimetri. Un taglio dimostrn che essa è costituila da due strati: 1' il più superficiale che COl-risponde alla lamina ungueal~ é duro e compatto, relativamente poco spesso {1 millimetro circa); 2' lo strato profondo, formato da una ipercheratosi sotto-ungueale, e rriabile, non omogeneo, infilt.ralo d'aria ed ha l'aspetto caJ'alterislico della midolla di giunco. Le raccia superiore dell'unghia ha uoa tinta di a vorio
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vecchio, é percor~a da strie longiludinali bianche che si fondono verso la lunetta per formare un reticolato bianco, oreco .. Quel-Ile strie sono dovute all'aria infìllrata sotto la lamina cornea. La forma generale dell'unghia é sovenli poco modificata, talvolta si nota l'onicogrifosi. L'incurvatura, invece di esse~·e regolare e trasversttle, può essere brusca e longitudinale, l'unghia prende la forma di carena o di cima di tetto, la carena può essere doppia, l'unghia non corrispond~ più ad un segmento di cilindro, ma ad un segmento di prisma. La seconda forma é caratterizzata dallo s collameoto dell'unghia o dalla sua distruzione parziale. Questo tipo presenta due varietà. O l'unghia é scollata nei due terzi della sua ·estensione, talvolta fino alla lunetta; ~ssa presenta allora una mobilità anormale, lo spazio compreso fra il letto dell' unghia e la lamina ungueale e frequentemente invaso dalle polveri che, vedute per \rasparenza, danno all'unghia un colore nero. L'unghia ~i spezza, il malato la taglia sovenli per evitare i traumalismi, ed il letto dell'unghia ipet·cheratosato è messo 11 nudo per un'estensione più o meno grande . Oppure l'unghia è scollata come nella varietà precedente; ma siccome l'invasione, invece di focalizzarsi alla regione sotto-ungueale, si é estesa alla lamina stessa, l'unghia s'inslerilisce spontaneamente, lascia a nudo una gran parte del .)etto, e la porzione che esiste ancora s livello della radice è nora, mammellonata, aspra, e presenta una superficie rugosa che si desquama abbondantemente. Nella terza forma l'unghia ha quasi il medesimo aspetto; é accorciata da un isterilimento continuo, la sua superficie è bitorzoluta, nerastra, a s pra, ma invece di·essere ispessita, essa é assoUigliata, ed invece di essere sepa rata dal suo letto, il profondamente aderente, e si confonde insensibilmente con lui, quantunque il margine libero sia scomparso. Tutti questi caratteri però non sono sufficienti, ben soventi, per stabilire la diagnosi se non esistono altre lesioni concomitanti, ciò che é t'requente, e fa cl' uopo ricor ret·e al microscopio: di più con quest'ultimo non è sempre possibile decidere se si tratti di favo o di tricoftzia.
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Per ottenere la guarigione di questa affezione, che può dura1·e per tulta la vita, è meglio provocare la caduta dell'unghia. Dubreuilh ha proposto fin dall'inizio l'applicazione di una pomata all'acido pir ogallico. Sebourand ha utilizzato la seguente soluzion~ che sembra molto più vantaggiosa. lodo melallico 1 gra1nmo - loduro potassico 2 grammi - Acqua distillata 1000 grammi. La medicazione consiste, per ogni dito, in un fiocco di ovatta idrofila imbevuta di questo liquido, e r icoperto e mantenuto eia un dito di caoutchou~. Questo tratlamentu lascia la libertà quasi completa delle dita al malato che può continuare così le sue occupazioni. .
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PJ.:~ N. -
Del tumori aneurl•matloldeUe o•••· - (Bullelin tle l'Académie de Médecine, N. 7, 1896).
Il p1·of. Péan ha fatto una comunicazione all'accademia Ji medicina eli Parigi sui tumori aneurismatici delle ossa, ed è venuto nelle seguenti conclusioni : 1° Che gli aneurismi delle ossa, quantunque sieno estremamente rari esistono e non dP.vono essere sempre confusi, come hanno fatto molti chirurgi, con altri tumori ematici, come i mieloplassomi ed i sarcomi; 2" Che essi possono essere accompagnati da angiomi delle parti molli circumambienti, aventi i medesimi sintomi e la stessa struttura dei tumori erettili arlerio-venosi; 3° Che é Jifficile tleterminare se questi ultimi ne sieno la causa o l'effetto; 4' Che non è sempre possibile determinare anticipatamente la loro coesistenza; o' Che questa può essere s upposta quando l'angioma delle parLi molli copre un osso superficiale, quando essa segue ad un traumatismo e si sviluppa con grantlissima ra· pidità dando luogo ad emorra gie gravi , a ripetizione; 6" Che esso non può essere aflermato in un certo numero di maiali prima che il tessuto erettile delle parti molli sia stato tolto;
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7° Che questa ablazione è indispensabile per distinguere, macroscopicamenle ed istologicamanle, gli ane urismi dagli altri tumor i, tipi o misti della ossa; 8" Che essa dà luogo, nel momento in cui si escidono i vasi del periosto che si continuano con quelli delle ossa, che sono pure aneurismatici, ad uno o piu getti di sangue abbastanza voluminosi per produrre la morte se non vengono immediatamente ~oppressi ; 9• Che questi vasi non potendo essere legati o torti in maniera efficace, esigono altt•i modi di emostasia; :to• Che il modo più semplice consiste nell'olturarli col dito dapprima, con uno zaffo in seguito; 11• Che un solo zaffo basta talvolta per arrestare un doppio getto sanguigno, anche molto importante proveniente da due or iflci ossei distinti; 12• Che questi corpi estranei sono ben tollerati, non impacciano la riunione per prima intenzione e permettono di gua r ire certi aneurismi delle ossa, tlei mascellari in par~icolare. alla condizione di a s portare prece.Jentemenle tutto il tessuto er ettile Jelle parli moili cit•cumambienti; 1:3• Ma che il mezzo più sicut•o, per prevenire la recidiva è cer tamente quello di togliere simultaneamente tutto il tessuto mor·boso e lutti i vasi che e ntran•J nella composizione del tumcr<!, tanto nelle ossa quanto nelle pat·ti molli. STBPHAN.- Un prooeuo Hmplloe 41 tam.ponamento po•terlore delle nuaU. - (Lyon médical, N. 9, 1896).
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S tephan si serve, pe r il tampona me nto posteriore delle fosse nasali, tli un pt·ocesso molto comodo che non esige, per istrumento, chA una pinzetta semplice qualsiasi. Si prende del filo crudo, lo si piega in tre a sei doppi, lunghi da 20 a 30 centimetri, lasciando pendere un'estremità del filo per una certa lunghez.za. Le parti piegate sono in seguito attorcigliate e ben incerate, per cui si ottiene una specie di cordicella abbastanza rigida por poter esser e insin ua ta nella cavità nasale fi no alla parete posteriore della far inge. Si afferra allora la cordicella con una pinzell.u intro-
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RIVISTA CRII\URGICA
dotta pe1· la bocca, ~ i attira in fuori della Cii vitA boccale, si ~piegano i fili e vi si attacca uno sluel lo d'ovatta col quale é facile otturare l'orificio nasa le posteriore . Bas ta per· ciò tirare sul capo del filo che spor·ge dalla narice, vale ndosi nello stesso tC"mpo di un dito introdotto nella cavità boccale. Non si deve dimenticare di lasciare pendere nella faringe un'estre mità di filo attaccato al tampone allo scopo di poler B. facilmente estt·arre 'luesto in seguito.
RIVISTA Dl OCULISTICA
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Bulla erUrop•la. - (Ce ntrai b. Jiir die medie. Wissensch., N 8., 1896).
E. Fuws. -
Il F uchs s tudiò s u sé e sopr·a altt·i la eritro psia che si mani· fes ta quando si guardano campi di neve. L'abbagliamento prodotto dalla ne ve non é necessario che !:>ia doloroso, deve però aver a j!ito lungo lempo su~li occhi . È inoltre nP.cess ario trova rsi a circa 1500 metri :;op1·a il livello del mare. Appena il Fuchs dopo una lunga ma rcia su campi di n~ve entrò in una capanna alpina ove era uno scacchiort~ con quadrelli neri e bianchi, prima i qi.tad r·c lti neri divennero verdi, e un poco dopo anche i biancbi apparvero dello s tesso colore. Quindi cominciò ad apparire al mar·gine dei quadretti bianchi una striscia color· rm;a che a poco a poco anelò dilatandosi. Dopo 2 a 3 minuti il ftlnomeno era sparito. Nel campo visivo s i estese la visione l'ossa alla perife ria per circa 10'-20°. Ordinariame nte il color rosso si trova più in· tenso e più esteso nella rn<•là sup!"riOI'c della perifet·ia che è più abba glialo dal la ne\'e . Il centro é veduto completamente privo di coi<H'C. La vista ro~sa si estende per una zona intorno a l centro. Neg-li afad tici s i provoca prontnmenle passeg'gera eritropsia quando sono abbagliati dalla
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neve. La eritropsia è quindi una consegur.nza dell'abbagliamento. Essa ha s ede nella retina, poiché se si tiene chiuso un occhio, si produce solo sull'occhio aperto. Sullo sviluppo della eritropsia solo du., spiegazioni sono possibili: o è una irritazione delle fibre della r etina che pt·oduce la sensazione del rosso o consiste nell'essersi resa visibile la porpot·a propria dell'occhio, la quale si trova nel periodo della rigenerazione. REDMOND PAYNE.- Trattamento 4elle mal&We lnfettlve
4ella oomea. 1896).
(Archioe.~
m édicales belges, gennaio
Payne crede che noi possed iamo nell'iniezione sottocongiuntivale di sublimato un mezzo per arr·estare i p1·ogressi di qualsiasi malattia infetliva della c0rnea, n per guar irla, · per lo meno a llo stato rli opacità. Questo metodo è stato introdiJtto due o tre an11i or sono da Darier, il quale pretendeva di applicarlo con successo nl t1·actus uveale. Ma nella clinica di Wecker si c constatato che il metodo non aveva alcun effet.to nelle affezioni profonde dell'occhio Invece per le malattie de lla cornea, specialmente per quelle di carattere infettivo, questo metodo terapeutico è ecce llente. Payne ha seguito gio1·no per gior no l'applicazione del metodo in ùetta clinica. I risultati ottenuti in tutte le malattie infettive della comea erano eccellenti e sove nti anche brillanti. Nelle piccole infULJ'azioni e nelle 11lcerazioni anche uumerose, contro le tlictene ed anche conLro le ulcerazioni larghe, l'iniezione soltocongiuntivale di r.inque .a quindici gocce di una soluzione di sublimato all'uno o al due per mille, ha dato buoni r isultati. Se le ulce1·azioni erano grandi e si estende\·ano rapidamente consociandosi ad un vasto ipopion, si aggiungeva una goccia di eserina a ciascuna iniezione. Gli effetti di questa iniezione contJ·o il doloro quasi insopportabile della fotofo bi~ e clelia lacrimazione erano spesso meravigliosi. Malati che avevano sofferto violenti dolori durante inliéri gio1·ni e che av~,•vano passato notti senza do1·mire, e1•ano d'o1·dinari u perfettamente alleviali una
268 III VISTA DI OCt:LISTlCA mezz'ora dopo la prima iniezione e sempre dopo la seconda o In terza. Questi buoni risultati sono stati esclusivamente ottenuti con questo trattamento, senza aggiungervi alcuoa altra cur a uè genet·ale, nè locale. Il mclodo e raccomattdabile solto tutti i punli di vista. Esso procura al malalo un immediato sollievo, arresta i progressi del male impt•ovvisamente, e fa cessw·e la fotofobia e la lacrimazione. Paynt• i• convinto che la cornea si t•ischiar i meglio e più n fuodo, che le opacità di ve nti no più chiare e meno este se che con qualsiasi altl'o trattamento, pe1· lè! sola ragione che e• •n l' iniezio11e la co1·nea non è· toccata, che l'antisettico distrug-ge la causa d'infezione, senza produrre alcuna irritaziorne del tessuto della cornea.
B. RoGERS.- Foiogrda dellelmpre1don1 vlluall. -(Il p,.o.
gresso, N 3, 1896). Si é sovente comparato l'occhio umano ad un appar ecchio fotografico nel quale l'immagine si formerebbe sulla retina. Il s ignor Rogers ha pre sentato alcune esperienze ct:e tenderebbero a provare che le impressioni della retina emettono dei raggi luminosi che possono a loro volta impressionare una placca sensibile. In Callì se si fissa una mone.ta ben illuminata per un mi~uto e poi, impedendo l'ar1·ivo della luce con dei vetri gialli, si porta lo sguardo su una placca fotografica dul'ante 45 minuti, ·questa dopo sviluppo da un' imma~ine della moneta. L'esperienza ripetuta con un francobollo diede I'istesso risultato. Queste immagini sono poco nelle, veramente, perché è difficile fissare un oggetto durante 45 minuti; ciò nonostante esse per mettono di concludere che non soltanto le impressioni della retina pe1·sistono, ma anco1·a che esse possono emettere dei raRgi luminosi.
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26~1
RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE
Le eruslont outanee 4'orlgbae ietertoa. - PARMENTum. (Journal de Médecine et de Chirurgie, febbraio 1896).
Le eruzioni cutanee isteriche si possono riunire in tre grandi classi: quelle che dipendono da un processo puramente con gestivo ; quelle che dipendono da un processo epidermolitico e che comprendono il penfìgo ed una derma· lite eczematiforme; e quelle che rlipendono da processo gan· granoso. Le prime sono mollo frequenti e ben eonosciule: tali sono gli eritemi, il dermografismo, l'orticaria cronica. Queste diverse manifestazioni non presentano alcuna gravezza. Il penfigo assume un'apparenza molto più g•·a ve. Ecco i caratteri generali del penfigo isterico. Esso si riscontra ordinariamente nella donna e ciò che richiama dapprima l'attenzioni:< é la sua coesistenza con un buon stato generale. Il modo con cui el:'so .compare è particolarmente importante. Esso si manifesta principalmente nel momento rlei me· strui per cessare quanqo questi si presentano. È soventi in relazione coi parossismi della nevrosi. Può r·isiedere sopra tutti i punti del corpo, .senza predilezione per un territorio nervoso, senza seguire il tragitto di un nervn. Può osservarsi l'unilateralità, nei soggetti emianestesici, ma ciò non costituisce una regola; le bolle si distribuiscono per placche, talvolta in braccialetto attorno al membro, e raramente sono disseminate. Il più sovente è preceduto da una sensazione di iperestesia, di cociore violento. È l'irradiazione dolorosa di una zona iste· rogena. Ben tosto compaiono bolle sopra una zona limitata di iperemia locale. Le dimensioni delle bolle possono raggiungere proporzioni enormi (un uovo di gallina, caso di Frank).
270
RIVISTA
Il loro diamett·o tnedio vat·ia da una lenti cchia ad uua moneta di un fran co. Il lor o _conteu uto é cbiat•o, tal volta sa uguinolento. In corrispondenza della lesi0ne e nelle vicinanze, la sensibilita é abitualmente disturbata (anestesia, iperestesia). L'evoluzione di questi accidenti è generalmente rapida: le
bolle scoppiano, seccano e tutto scompare in una settir~l8na in media senza lasciare tr accia alcuna. Ma la r ecidiva è frequente. La dermatite eczemaliforme ha un carattere morfologico meno preciso: t~ssa si distingue dall'eczema ordinario per un complesso di caratteri essenziali, come: l'unilateralil.il, la locali~zazione sopra i membri colpiti giada accidenti ne~ vo!Si, una lenacità ed una tendenza alle r,ecidi ve del tutto speciale, la coesistenza o l'alternanza coi disturbi isterici ner· vosi etl altre manifestazioni cutanee della stessa origine. A fianco di queste lesioni superficiali si possono osservare lesioni gangrenose interessa nti i tessuti più pt•ofondi. l soggetti colpiti sono in generale giovani persone isteriche di sesso femminino. Il loro stato generale non é per nulla compromesso. N o n si nota mai febbre. .Come nel pP.nfigo, la lesione può comparire sopra lutti i punti della superficie del corpo senza predilezione per alcun territorio nervoso. Forse però alcune regioni come il seno, sede frequente di una zona isterogena, sono più frer1uentemente affeUe. L'eru· zione ha molto spesso una causa occasiona le, scottatura, puntura, taglio, che è il punto di comparsa in sito od in un allro punto dei tegumenli delle lesioni in parola . Ques te compaio no spesso nella notle e sono annunciate varie ore ed anche più ~iorni p1·ima da dolori locali:tzati nel sito dell'eruzione futura con irr•adiazione nelle vicinanze. Esse van no accentuandosi e passano dalla semplice ipcres tesia alle sensazione di bruciore, di scotlalu.t•a, di tr·afittura violenta. Esse scompaiono nel momento in cui si manifesta l'eruzione. In questo punto si vede comparit'e, limitata al luogo della futura placca di gangrena, una zona di iperemia, talvolta una vera orticaria, a cl!ompagnata sovente da trasudazione sierosa, indizio di un 'ulcerazione vaso-motrice.
DELLE llAI.A.TTIK \"&NEREK E DELLA I'EU ,K
'27 1
Sopra una pat·te di que:>ta zona compat·e uu ptmto gangrenoso che si estende g t•adatamente fino ai limiti definitivi. Ques ti sono di dimensioni variabil i, ùi 4 a 5 centimetri in media. Quest'escat·a é generalmente giallo-brunastra, talvoita biancaslt'a; è superficiale; raramente il de rma è interessato profondamente; esso fa una leggiera spor genza, ma in certi ca si forma una depressione sopratullo sui margini. Questo processo gangrenoso è ind ipenden te dalla formazione della holla , qua ntunque la gangrena succeda spesso a quest'ultima. In questo caso essa presenta una depressione nel centro, diventa nerastra, e si stabilisce la gangrena. Questa placca si moùifìca, prende una tinta più scura, diventa yerdastra, neraslra, e da luogo final mente ad una vera escara con solco d'eliminazione. Essa cade dopo due settimane circa e lascia a nudo un'ulcerazione g ra nulante la cui r iparazione é generalmente lenta. Essa da luogo ad una cicatrice chel'oidiana, a meno che l'e scar a sia stata quasi esclusivamente epidermica. !--'epidermide si rigenera, ma è più sotlile, meno r·esistente e con una pigmentazione più intensa. Essa può essere l'origine in sito delle recidive che sono fr·equenti in questa affezione come nel penfigo. La djagnosi si basera sui caratteri precedenti: la coesil:ltenza di queste gang r•me in un'isterica con un buon stato generale , la loro distribuzione dissemiuala, i loro pr·odromi locali dolo rosi, la loro teuacita, la loro recidiva, la formazione di una cicatr ice cheloidiana ne fanno un'affezione perfeUamente distinta. Dal punto di vista patogenico, Parmentier ~ota che er itema od orticar ia, pentìgo od ecz~ma, gangrene, non sono che tappe di un unico pr·ocesso. Nel primo g rado si ha un t·ossore a ccompagnato da una tumefazione piu o meno considerevo le; nel secondo grado s i produce l'epidermolisi; nel terzo grado si stabilisce una placca gangrenosa. Gilles de la Tout·ette comprende questi fenomeni in ciò che egli chiama la sua c diatesi vaso-motrice » che egli mette nell'isterismo, a fianco della diatesi di amiosten ia o di contrattura. TuUi questi fatti sono perfettamente paragonabili. Una contrattura isterica da luogo all'atrofia delle parti, se
272 essa per$is~e; nella stessa guisa un edema a nemico della pelle che persista impedisce la circolazione dei coni vascolari e cagiona la necro~i delle papille e del corpo mucoso corrispondente. Questi renomeni non sono d'altronde limitati alla pelle; essi possono dar origine a disordini in corrispondenza del polmone o dello stomaco per esempio, o ve essi possono produrre una forma particolare di ulcera.
J. MENOELSOHN . - Plelo-netrtte gonorroloa. med. Iom&., N. 9, 1896).
(Ga.u.
MP.ndelsohn ha riferito alla Societa medica di Berli no l'osservazione di un uomo d'Anni 70 da lui c urato recentemente per una pielo-ne!frite grave. L'affezione ha incominciato 18 mesi prima con fenomeni di restringirnentQ urelrale. Allorquando il ma lato si pt'<:!Senlò alla clinica si trovò un re· stringimento che non lascia va passare che una sonda filiforme. L'urina era torbida, purulenta, e il residuo non er·a composto che di cilindri ialini e di leucociti contenenti gonococchi. Se do[io l'evacuazione e lavatur~t della vescica e dell'uretra si ·raccoglieva l' urina che scolava dagli ureteri, il liquido all' esame n1icroscopico presentava i medesimi caratteri di quello raccolto nella vescica, vale a dit•e che l'ut•ina scolorente dagli ureteri conteneva ugualmente elemen ti figurati e leucociti contenenti gonococchi tipici. Ora dagli anamnes tici di qu esto ammalato non si rilevava che una blennorragia contrlltta 45 anni fa. 11 paziente ha confessato di aver avuto piu tardi la sifilide, ma negava di avere contratto una seconda gonorrea. Del resto durante la cura non si è trovato mai scolo ureLrale. Si tt·atterebbe a du nque di una pielo-nefrite ascendente di origine gonococcicfl, consecutiva a d un'infezione datante da 45 anni. Sarebbe q ueslo un esempio straordinario di uno spazio di tem po durante il q uale i gonococchi hanno potuto conservare la loro virulenza.
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DELLE JlALATTIE VENEREE .1!: DEl-LA PELLE
273
Cura della forunoolosl. - (Gau. med. di Roma, N. 4-, 1896).
CRÉSANTIGNBS -
In un individuo con foruncoli se ne producono altri secon· dari per auto- inoculazione. Il prof. de Crésanlignes ha procuraLo di rimediare a questo inconveniente che è la causa della lunga durata della malattia. P er evi lat·e la inoculazione i n sitn egli procede nel seguente modo: comincia col lavare con una soluzione di su· blimato (al mille) poi col fenolo canforato (ac. fenico 1. can· foJ"a 2) la pelle sana vicina ai foruncoli primitivi, e ciò per uno spazio più o meno esteso; e dopo avet•la bene asciu:zata col cotone idr.otìlo, la spalma con la traumalicina, o meglio collo sl.erP.solo d i Bet·lioz. Fatto ciò, opera: sul foruncolo le necessarie cure. E sulla pelle vicina ripeLe, se occor·rono, altre spalmature. Questa cura è un perfezionamento rli quella di Brocq, che raccomanda di fat'e delle spalmature di vnse· lina attorno al foruncolo, e del metodo di mettere aLtot•no al foruncolo un cet·oLlo bucato lasciando libero il cono del foruncolo e prote~geodo in tal modo la pelle circostante. Per rimediare al trasporto a distanza degli s tafilococchi, l'A. vuoi raccomandar& al malato di non grattarsi, tenere le unghie corte ben pulite, lavarsi p1·esto le dita con soluzione antisettica ecc. Di più è opportuno, se s i può, cambiare ogni ,giorno e sterilizzare con l'acqua bollente tullo ciò che ha contatto con la pelle come fazzoletti, fasce ecc.
c.
atoeroa delgonoooooo. - (Gau. med lomb., N. '10, 1896). Quando ci si trova in presenza di un caso di blenorragia cro nica, il primo problema da l'isolvel'e consiste nel sapere se si tratta della fase gonococcica o della rase postgonococcica. Se infatti, non riconoscendo la pt·esenza del gonococco, si inizia una cura irritante o traumatizzant.e, come le cauterizzazioni. energiche, l'introduzione di sonde, si determina con certezza una riacutizzazione gonococciea od anche delle lesioni gravissime. Bisogna dunque astenersi da qualsiasi 18
274 Len ta~ivo
Ili VISTA
terapeutico e c.Ia qualsiasi ~splo razione, fino a che si sia compiuta la 1·icer ca del gonococco. Seeondo il professore Jules Jane~ il pr·ocesso piu semplice e il seguente: L'esame si fa rà sulla secr·ezione del mattino. Il p1·eparato, leggermente riscaldato, vien trattato per colorazione istantanea al bleu di 1aetilene in soluzione acquosa satura; si lava con acqua, s i asciutta con carta bibula ed alla fiamma , poi si esamina coll'obbiettivo ad immersione 1/12 ed oculare 3; oppure obbiellivo 1/Hì ed oculare 1. I l gonococco deve essere ricercato non sulo nell'uretra stessa, ma a r.che in tutti i focolai par·au1•etrali, ove può nascondersi. Bisogna dunque spr emer e con cura ed anche r·aschiare leggermente le r.avila dei diverticoli del meato, degli ascessi e tragitti fistolosi parauretrali, quando questi esistono; e d'altra parte spremere l'uretra e la prostata, immediatamente dopo un primo getto d'urina che ha lavato ìl canale, per riconoscere la presenza del gonococco nelle glandole urelrali e nella prostata. Se con questi processi non si trova il gonococco, alcune reazioni lo possono far r ilevare. Queste r eazioni sono di due ordini : t• Le reazioni per ir ritazioni chimiche; 2• Le reazioni per evacuazioni glandolari. Questi due ordini di reazioni devono esser e provati s ucces· sivamente. Le reazioni di t>rdine chimico comprendono tre procedimenti: 1° L'alimentazione forte e con molte droghe; soprattutto il bere qualche bicchiere di birra; 2• L'iniezione di nitrato d'at·genlo nell'uretra; 3• L'iniezione di sublimato nell'urelra. Se l'ammalato ha uno seulo scarso e se questo scolo non contie ne infezioni secondarie, si ùeve scegliere la reazione colla birra (3 a 4 bicchieri alla sera prima di coricarsi). Se lo scolo é più abbondante, sempre senza infezioni secondarie, si deve impiegare la lavatura col nitrato d'arjlento solo nell'uretrli ante•·iore, con una soluzione ad 1/2 p. 100. Se questa lava tura non r ivela la p1•esenza del gonococco, sarà ad ogni modo terapeutica.
OKtLE MALATTIE VENEREE & OELLA I'ELLR
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Se infine lo scolo contiene dei microbi secondari, bisogna J•icol'l'ere alla lavatura dell'uretra anterim·e col s ublimalo ad 1,120 p. 1000, ed anche 1/ 10 p. 1000, che avrà il vantaggio di far moltiplicare i gonococchi se e'sistono, pur annichilendo, almeno momentaneamente, le infezioni secondarie che li dissimulano. Queste lavature devono essere· pl'aticate solo nell'uretra anteriore, per ridurre al minimo la reazione rivelatrice, e per non estenderla inutilmente aU'ur·elra posteriore. Queste diverse reazioni hanno per effetto di determinare una secrezione purulenla momentanea, nella quale i gonococchi si moltiplicano vigorosamente e divengono appariscenti. In generale essi sono visibili il giorno dopo rlella reazione, tuttavia qualche volta la ripullulazione si produce solo in capo a 48 ore. Bisogna esset·e prevenuti di questo fatto e tenersi pronti ad un nuovo esame micrografico della goccia raccolta il posdomani rroattina dalla reazione irritativa. Come reazione per evacuazione delle glandole e canali parauretrali, si può ricorrere. sia alla spremitura semplice delle glandole uretrali e prostatiche, sia all'inoculazione della mucosa urelrale coi prodotti di raschiatura dei canali e tragitti parauretrali, sia infine alle polluzioni ed al coito, che costituiscono il miglior processo di evacuazione delle glandole dell'uretra e della prostata. Gli ammalati che non presentano gonococchi nel loro scolo saranno sottomessi a questa serie di reazioni, distanziate di qualche giorno, cinque giorni almeno, per non irritare soverchiamente l'uretra. Quando questi ammalati avranno superate queste reazioni senza presentare dei ripullulamenti gonococcici, si potrà diro con certezza che essi sono privi di gonococchi.
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RIVISTA DI TERAPEUTICA W. - L'area oom.e 4luetloo . - (Berl. klin. Woch. e Correspondens-Blalt (fjr Schwei~. Aer.sie, N. 3, 1896).
KLEMPERKR.
Me1·ing e Riidel hanno da alcuni anni indicato la proprielà della urea di sciogliere l'acido urico. Il Rosenfeld la usò quindi COIJl6 medicamento nella diatesi u1·ica con l'esultato favorevole. Nella clinica del Leyden a Berlino fu usata la urea contro i calcoli re nali di acido urico e il Klemperer la raccomanda, coma eccellente rimedio, contro la nefroliliasi. Egli ha pur tatto la osservazione che sotto la medicazione con la urea, la diu1·esi aumenta consider~:: volmeote. Il miglior servizio come diuretico, deve la u1·ea prestarlo, secondo il K. nella cirrosi epatica. Casi di ascite recente in questa malattia J'apidamente sparirono con la seguente cura: Urea pura 10, acqua distillala 200; ogni ot·a una cucchiaiata. Dopo alcuni giorni, l'urea è aumentala a 15 gr. per giorno e quindi a 20: 200; e questa quantità giornaliera la fa continuare per due o tre s ettimane. Non fu osservata nessuna s favorevole influenza sull'appetito e sulla digestione. Il sapore non gradevole si toglie subito sopra bevendovi del laLte ProSl&ul 4el geloDl. -
(Lyon médical, N. 2, 1896).
L'influenza della profilassi in questa affezione è incontestabile. Bisogna consigliare alle persone che vi sono predisposte di far molto esercizio ed evitare per quanto é possibile l'azione del frejdo prolungato. Il passaggio brusco dal freddo al caldo e viceversa è egualmente funesto. L'uso di lozioni di acqua caldissima, continuate per tutto l'inverno, preserva molto spesso da una eruzione di geloni,
RIVISTA DI TBRAPEUTICA
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che senza questa precauzione non avrebbero mancato di presentarsi; questo mezzo profilaltico merita di essere generalmente adoperalo. · Brocq ha anche proposto una profilassi interna dei geloni, e dice averne ottenuti successi. La formula è la seguente: Solfa~o di chinina 5 centigrammi; Ergotina 5 centigrammi ; . Polvere di foglie di digitale 5 milligrammi ; Estratto di belladonn~t 5 milligrammi; per una pillola. Da p1·enderne 2 a 4 al giorno avanti i pasti. Cominciare questa r.ura pocQ avanti l'epoca pr8$unta dell'apparizione dei geloni, e continuare durante l'inverno, intercalando qualche giorno di riposo. Questa cura si può applicare nei casi intensi e ribelli. Agirebb~ come vasomoto•·c e regolatore della circolazione.
• BRIQUET. ·- lo4uro 41 potullio o lo4uro 41 so4lo?- (Jour-
nal de Médecine et cle Chirurgie, febbraio 1896).
Conclusioni: 1° L' ioduro di potassio deve essere preferito all' ioduro di sodio salvo nelle malattie delle vie r espiratorie e contro certi dolori reumalicf. 2o Se l' ioduro di potassio è mal tollerato, sia di pr·imo acchito, sia nel corso della cura, fa d'uopo r icorrere al secondo il cui valore terapeutico innegabile non è che un po' inferiore a quello dell'ioduro di potassio. 3<> Sarebbe forse pratico di cominciare sempre coll'ioduro di soclio che é generalmente meglio sopportato, e appena ottenuta la tolleranza passare al ioduro di potassio. 4° Se si ammette che alla lunga il ioduro di potassio possa esercitare un effetto deprimente che non possederebbe l' ioduro di sodio, é necessario, nei casi di cura di lunga durata, alternare di tanto in tanto gli ioduri di sodio e di po· tassi o per ottenere il massimo di effetto utile. ed il minimo di éffetto deprimente.
278
RIVISTA
GALLIARD. -
Oetalee rlbelU e o&lomelano. - (Lgon m~~
ifécal, N. 10, 1896).
All'infuori della cefalea sifìlitica e della cefalea persistente olei neurastenici, Galliar.i me lle una serie di cefalee iudipende nti dalla ne uNlSlt\ rtiR, le cui r·elazioni palogeniche sono sconosciute e che sono caratterizzale rlalla continuità e rlalla resistenza ai medicamenti detti analgesici, cd, in una maniera gener·ale, alle medicazioni in uso. Galliard ne ha guariLe alcune coJ calomelano. Egli prescrive per l'adulto sei dosi di calome lano di 0,10 centigt'ammi per sei giomi. Ciascuna di queste dosi è pr esa nel mattino a digiuno. Egli sorveglia la bocca dal punto 1li vista della stomslilr. Gallinrd avverte che nel h~ t·w o nel quart.o giomo si avt·anno coliche e diar·rea, e, qunndo mAlte in dubbio IR do· cilità del paziente, egli esige il riposo a letto. Egli raccomanda put·e di evitar·e i disor·dini di r·egime ed i r·affreddamenti. Qnando la prima cura di sei giorni non dà uo s ufficiente risultato. Galliard ne consiglia una secondA, dopo alcune settimane d'intervallo: se la Sl::!conda fallisce, è inulile insist.ere di più. B.
NooRoEN. -La cana al noaofene. se. me<l., N. 4, 1896).
(Giorn. intern. cl,elle
La moderna chirurgia, seguendo il principio di usare la gana. come unico materiale, cui s ia concesso il diretto con· tatto con le ferite sia chirurgiche, come acciden tali, ha lro· vato utile di impregnare questo mezzo rli med ic~zione con parecchi pr incipii t.erape utici. P er ò siccome n on sempre il sistema corl'ispondc, e spesso qualcuno di questi principii trascina seco degl'inconvenienti, ne viene che s u larga scala si vadano tentando in proposilo m odiflcazioni ed innovazioni, Von Noorden, a.d es., riferisce sul N. 1 di quest' anno della Muneltener medicinische Wochenschrijt, i risultali eia
DI TERAPEUTICA
279
lui ottenuLi colla introduzione io terapia di gar·za impregnata in una soluzione al 3 'f. eli nosofene. Prima i tentativi furon o fatti adoperando snluzi oni al decimo di questo nuovo pl'incipio t.erapeutico scoperl<• da Clas· sen e Lob, ma poi si riconobbe che , specie per la preparazione in g randi quanlit.é, bisognava abbandonare i pr l'!par·ati ad alta concentrazione e si venne a daro la pr efc>r'eoza alla formula attuale. Questa mod ificazione era tanto più giustificata in quanto le rice rche batteriologiche più accurate e più numerose ave· vano dimostrato che nessuna diminuzione s ubi:'icP questn principio attivo nel suo potere battericida, quando invece di soluzioni al 10 si usino soluzioni al 3 °/•. Però intP.r essava di vedP.rn se io prHtica la garza prepa r·ata nella seconda manif'ra corrispondesse quanto le precedenli, ed è appunto ciò che l'autore ha pntuto assodare in questi ultimi tempi, e d i c ui dà relaziorw nell'attuale lavnr o. Egli ha preparato la garza facendo pr·f-lcedere un'accuralu sterilizzazione ed ha comincialo col constatar e un fatt o che concede a l nuovo mate •·iale di medicazionP 'l.m vantaggio inclh;culibile ~ ulla garza all'iodnformio, ed é cl1e può essere esposto senza pericolo all'azione del vapore anche dopo l'impregnazione nel lic1uido medica men toso Il materiale clinico sul quale la garza al nnsoff! ne venne posta a prova è costituilo rla numerosi casi di forme chirurg iche di vario genere, eccezinn fa~ta per le tuberco lar•i. Principalmente l'A. ha escluso questo gene r e di malati, pe1·ché dovendo fil re il confronto colla ~arza all'iodoformio, non ha creduto opportuno di esporre all'azione di questo principio cosi energico dei pazienti ' di forme tubercolari, ed è questo IJn ris erbo, nell'uso dell'iodoformio,· che è degno cii nota e da tutti certo al giorno d'og gi non viene seguito. Pertanto negli ammalati in cui ha usato la garza al nosofene ha potuto notare parecchi vantaggi, che egli, procedendo dai meno importanti ai più decisivi, riassume nel seguente modo : La garza al nosofene non ha intanto alcun odore, e ques to per il medico pratico é di qualche valore.
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RIVISTA DJ TEIIAPEUTICA
Possiede inoltre un certo potere emostatico, specie sulle emorragie parenchimalose tanto difficili a frenare. Questa s ua proprietà permette di utilizzarla nei tamponarnenti quanto la garza all'iodoformio. Le sue attitudmi derivative, ulilizzabili nelle ferite con secrt-zione, sono poi per lo meno eguali a quelle delle altre garze e certamente superiori alla garza al demartolo. Infatti l'assorbimento del materiale secrelo dalle superficie granulanti viene mercè sua notevol mente facilitato, ciò che è dimostra lo anche dal fatto che granulazioni torpide od edematose vengono in terop() molto b1·eve ed in modo assai soddisfacente trasf01·mate in tessuto di buon aspetto e di ra· pida evoluzione. Quando preesista uno stato infettivo, come nell'ulcera della gamba, o nell'ulcera molle, o nei bubboni aperti, o nei paterecci incisi, ecc., si ottiene una più rapida puriflcazione della supe rficie di ferita o delle cavità granulanti di quello che non si sia finora olleuuto con 'la gar za all' iodoformio. Se le condizioni della parto lo r ichiedono, si otterranno vantaggi anche con le applicazioni di nosofene in polver e, e in questo caso si noterà la nessuna tendenza di questa polvere a formare delle croste, ciò che è di grande vantaggio nel trattamento delle ferile con scontinuità. Nulla osta poi perché contemporaneamente alla garza al nosofene si adoperi il nitrato d'argento io pezzo, oppure come spesso si usa - sciolto in pomata al balsamo peroviano. Le ferite poi trattate al nosofene non sono più dolorose di quelle in cui si é applicato qualche alll•o principio, col quale si usa oggi di praticare la medicazion e a secco. Eczemi non vide mai il von Noorden stabilit·si nei suoi amm~tlati. La sua pratiea conta però un insuccesso, c!le egli confessa apertamente: in un caso si ebbe consecutivamente a tamponamento del cavo ascellare per svuotamento un'infezione da bacillo piocianeo.
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RIV ISTA D'IGIENE PELozzr. - Dlainfezlone 4egll ambienti ool fumo 41 legna. - (A nn. cl' Igiene sperim., e Morgetgn.i, N. 4, 1896). Dalle esperienze eseguite in un ambiente dove si era col· locato del materiale da disinfettare ed io cui si facevano bruciare dei trucioli di legno di di versa specie, risulta che il fumo di legna non solo ila un'azione microbicida sui germi p11togeni sospesi nell'a1·ia o attaccali alle stoffe, e deposti superficialmente sulle pareti o nella profondità d'una fessura, ma anche sui prodotti morbosi. E questa azione è da es so esercitata con maggiore o minore rapidità a seconda della resistenza del germe e delle condizioni in cui il germe stesso si trova nell'ambiente. · Esso IJUÒ stat·e vittol'iosamente a confronto di tutti gli altri disinfettanti chimici gassosi adoperati finora per le disinfezioni degli ambienti. È! superiore all'anidride soll'orosa, perché oramai è certo che questa non ha alcun'azione sulle spore, ed è s ufficiente a distr uggere i ger mi non spirogeni solo quando questi siano disposti in modo da venire a contatto dire~to col gas disinfettante. È superiore ai vapori di sublimato, perché questi non agiscono quando i germi si tt•ovino negli angoli, tra le fessure, oppure entro le stoffe. È superiore al cloro, al bromo, all' ipoazotide, perché questi gas, oltre al non distribuirsi uniformemente nell'ambiente a causa del ·loro peso specifico, alterano e distr uggono le biancherie, i mobili, ecc. Infine si può anche dire che è paragonabile all'aldeide formica, consigliata ultimamente da Miquel e da Cambiar e Brochet per la disinfezione degli ambienti ove siano mobili soggetti a facili dete1·iot·amenti. Anzi, mentre l'aldeide formica dispiega, come il fumo, una azione pronta ed efficace sulle polveri secche e sulle spm·e
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RIV ISTA
di carbonchio, non si sa ancora quale azione eserciti sui prodolLi morbosi, e se abbia la f-:~colta di agire attraverso la trama dei tessuti ; oltr·eché il fumo di leg na si può avere sempre e senza alcuna spesa. Il rumo di leg na rappresenta quindi un dis infettante ener· gico e ò economico, che si potrà s icurame nte adoper are nella di~infezione degli ambienti, osservando le s eguenti condizioni: t o Che il fumo a gisca alme no per :ll.i ore; 2· Che il fumo sia rinnovato og ni 12 ore ; :1• Che l'ambie nte s ia ermelicamen t.o chiuso per impedire il clis pe rdiment.o del fumo; 4° Che i trucioli s iano s uffìr ientemenle umidi per aver la maggior quantil8 di fumo. :n quesl'ullima condizione s i hanno nuvole di fumo bianco che non imbrattano lo plircli, oé i mobili, lasciando sul pa· vimenlo uno s traterello giallo-scuro, che facilmente si può s pazzar via.
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Sulla predl•po•lzlone &lle m&lattle infettive per l ' inalazione del gaa a vapori noolvl plù oomunl nelle dlverae ln4uatrle. -(A nn ali rriniene spe· rimentaleJ fa se. I, 1891.i).
D t M AT T EI. -
L'autore si é pr·opos lo di studiare i rapporti che certe in· dustrie, c propria mente le emanazioni nocive di esse, possono avere con la predisposizione alle malatlte infettive. All'uopo eg li ha sottoposto gli animali all'inalazione dei diversi g As ven efici (ossido d i carbonio, acido carbonico,
idrogeno solforato, solfuro di cMbonio ecc.), che occupano indubbiamente il posto più importante nelle reln:r.ioni degli opet·ai con le d iverse indusLt·ie, e che, inoltre, distur·bano l'or ganis mo in modo da assoggellal'lo a diversd allernzioni, delle avvelenamer li da gas ; e poi ha stuaialo il modo di contenet•si deg li animali, co;;i tr a ttati , c.li fronte ad infflzioni verso cui sono naturalme nte suscettibil i, ad agenti infetta nti di virulenza altenuaia, ed alle inrezioni contro le quali essi sono naturalmente immuni o poco suscellibili.
D'IGIENE
283
l risull;ati delle indagini dell'A. sono r iassunti nelle seguenli proposizioni: t • Gli animttli suscettibili d'infezione, sottoposti all' inalazione llei gas venefici, si mosll'!i no, di fronte agli agen ti infettivi, assai meno 1·esistenli degli animali sani; o meglio, negli animali cronicamente intossicati, l' infezione avi•ebbe un corso più rapido ; 2° Gli animali sottoposti all' inalazionH dei dive1·si gas venefici si mostrano, di f1·onte alle inrezioni, assai suscettibili, anche rtuando l'agl'n t~ infettivo é all enuato m•lla sun vit·ull'nza, e quindi tale eia non produ1•re, in condizioni ordina1·ie, la mo•·le degli animali suscettibili; 3° Gli animali refrattari o poco suscettibili alle infezioni, souoposti all'inalazione dei dive•·si gas venefici, pe1·dono la loro immunilli naturale ed acquistano la predisposizione alle infezioni stesse; .}• La maggiore sensibilita alle infezioni, da parte degli animali suscettibili, e la sopravvenuLa predisposizionc ad esse, da parte degli animali immuni, sono in dir etto rapprwlo wn la durata delle singole inalazioni, con la quantità del gas inalato e con la dUJ•aLa dell'C'spt-rimento; 5° L'azione dci detti gas venefici, per ciò che ri guarda la predisposizione dell'organismo alle malattie infettive, nnn deve considerarsi come un' azione el etti va o specifica del veleno su un duto organo, apparecchio o tessuto dell'organismo, ma deve l'itener si come un fattor·e complesso di perturbamento più o meno profondo del ri cambio materiale or ganico, come una causa di debolezza e deperimento per alterazione generale funzionale e nutritiva dell'ol'ganismo tutto. Da questi risultati l'A., senza volerli riportare di peso dagli animali all'uomo, trae la conclusione che il pet turbamento del ricambio materiale organ ico prodotto dall' inalazione di gas nocivi non può non avere nell' uomo un'influenza deleter ia, nel senso di menomarne la r esistenza fisiologica e quindi di predisporlo alle diverse malatlie in genere ed allo infezioni in ispecie.
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284
RIVISTA Ol STATISTICA MEDICA Statlatto& medioo-ob!rarglo& della gaerr& ob.lno-gl&pponeae. - (R11oue scienlifique, N. 2, '1896). Da un articolo del dott. J ourdan, medico di 2• classe della marina, pubblicato negli A rchioes de Médecine navale, t·is ulta che ne l corso della guerra chino -giapponese, le prime cure prestate ai ferili a bordo delle navi da guerra lasciarouo a clèsiderare. Alcune navi avevano posti s pecia li pct• i fel'iti. Quando questi posti esistevano si tr·ovavano ~ul davanti della ùatlcria al di sopt·a de l livello della linea dell'acqua. P et• conseguenzl\ non era no abbas tanza pt·otetti e il medico e i malati erano esposti a tutti i colpi del nemico. Cosl accadde che nel combattimento di Ya-Lu sul Hiyei un obicc uccise il medico e pa r·ecchi malati. Sopra la maggior parte dei battelli nou esisteva alcun mezzo di trasporto dci feriti dal ponte nella balleria. Talora però delle barelle di te la o di rete s ervi vano a lrasportal'e i malati da un poslo all'altro; ma non vi e rano orde gni per calar e i fe riti. I feriti trasportati sopra una bare lla tino al ponte erano quindi calati a braccia. I n vece i li'asporti- ospedale 01·ano assai bene assettati. In terra il se1·vizio dci feriti si fece senza difficoltà. Il servizio era organizzato con10 in Europa. Tre medici pet' J'eggime nto invigilavano i pOI·laftlriti in numeriJ di 28, incaricali di l'accogliere i feriLi sul campo di battaglia. La barella re golamentat·c si compone di due mo:1tanti in bam bù sui quali è tesa una tela. La dis tanza tra i due montanti è mante nuta con due bacche tte di ferro. Que ste bacchette sono fissate a uno dei bambou con un ane llo c possono ripiegarsi per via di una articolazione s ituata vicino al punto d'attacco. L'altra estremita non ha chu un mezzo anello che si incastra s ul scccmdo bambù. A ciascuna cstrc mita due piccole cor reggic di cuoio ser vo11o a tener tesa la tela sulle
RlVISTA DI STATISTICA MBDIU
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bacchette. In virtù dei bambù questa barella e leggerissima e poco costosa. Accadde specialmente al princtpto della guerra di mancare di bar·elle. l p01·taferi~i vi supplivano prendendo la porta di una casa chinese o servendosi di fucili coreani, che formavano degli eccellenti montanti sui quali si tende va una stuoia. I ferili dopo una prima medicazione erano trallporlati alla ambulanza ove, se era necessario, erano lnro apprestate cure più SHrie e fJUindi erano direlti s ull'ospedale da campagna. Ma qui é da notare una differenza fra il servizio da campagna giapponese P. quello europeo. Ques ti ospedali da campo 's ono impiantati iu modo da trattenere per lunjjo tempo i malati e da fara tutte le opP.razioni necessarie. Non si trasportavano i malati al Giappone perché le comu11icazioni erano res1~ difficiliss ime dalla neve e dal freddo. In conclusione gli ospedali da campo giapponesi si lrovavan(• nella conùizinne dt3i nostri ospedali da camoo temporaneamente immobilizzati, che non di~endono più dal corpo d'armata ma d11l servizio sanitario delle truppe. Nel corso deJia guerr·a china giapponese si fece mollo uso di una medicazione con della cenere di paglia. Ecco in che consisteva. Della paglia di riso o di mais é bruciata su una gran caldaia; non si las cia che si t·iduca in cenere, si smorza la fiamma prima che la combustione sia completa si ottiene cosi una paglia calcinata molto fr·iabil e, che non si schiaccia, e che si usa in piccoli feammenti in un sacco di mussola che si chiude con una cucitut·a. In questa mauiera si ha un cuscino molto pulìto, molto leggiero del quale si può variare la rorma e che si passa alla stufa per rendel'lo asettico. Questo cuscino é applicato direttamente sulla ferita. Questa medicazione è stata usata molto estesamente per tutta la durata della guerra e sembra che abbia dato dei buonissimi ris ultati. Del resto un vantaggio che ne le si può negare é quello del poco costo. _ La Mèdecine moderne ha rilevato che la guerra chinogiapponese ha sempre più confermato questa legge di epidemiologia militare che ha cosi poche eccezioni, cioé che il numero dei ferili é inferiore a quello dei malati.
IHVISTA DI STHIS TICA MEDlCA
Si stima di 200,000 uomini l'effettivo delle tPuppe di terra 1-(iappouesi impllgunt<' ueHn Jolla. La somma òei morti, dei feriti e Jei malati durante tutta la g ue .. .-n dal 17 giugno fg!)~ all'8 giugno 1895, ammonta a 60,97!!, cosi compartiti: Colpili dal fuoco nemico . . . 3938 Malati ordinari. . . . . . . . 5700t :!978 soldati colpili dal fuoco nemico hanno dato:
Mor ti s ul campo di battaglia Morti nel corso della cura Feriti . . . . . . . . .
739 2:30 3009
3978 I 57,001 malati dettero 3148 morti cioè: Malattie ordinarie Colera. . . . .
1546 1602
Dunque il numero totale dei morti (pet• malattia o per colpo da fuoco) fu di 4117. Queste statistiche non riguardano -:he l'esercito. A bordo delle navi, i soldati stettero molto rl'léglio che in tempo ordinario. In quanto alle ferile, esse fu rono o ferìte per colpo di obice o scottalurd per la polvet·o o pel vapore, secondoche un obice nemico metteva il fuoco a dei cartocci di polvere o faceva saltare in aria la caldaia. Mancano dati statistici a tale riguardo. R.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA A. BAnGONI, capitano medico. - 8ervlzlo nn! tarlo mUltare, oonal4erazloDI • propo•te. - Milano 1 8~.
E una raccolta di bt·evi e pratiche osser vazioni sopra sva· t•iati argomenti di servizio sanita rio milila!'e, tutte conducenti a conct·ete proposte. Segnaliamo specialmente le pt·oposte che l'A. fa per re n· dere più consona a i veri bisogni dei malati la distribuzione
lliV ISTA BIBLIOGHAFICA
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287
delle singole operazioni negli or•arii degli spedt~li; quell~ sulle moùificazioni 1la farsi alla leggn e regolamento sul reclutamento (sostituzione delle lil:enze ùi con valescenza in !>e· guito a l'assegna col passaggio alla milizia lerritorialo, modifìcazioni alle rassegne di !'imando) quelle sull'ot·ganizzazione e reclutamento degli infe rmieri, che l'autore vorrebbe, come 'fuelli della R. Mat·ina, fossero tutti individui a lunga ferma, cui si farebbero concessioni speciali finanziarie e disciplinari.
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CONCORSI
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D: Oonoono al premio Blberl dl Ure 20.000. La R. Accademia di medicina di Torino conferirà nell'anno 1897 il IX premio Riberi di li1·e 20.000 all'autore di Ull'opcra stampata o manoscritta, o di una scoperta falla uel quiuqueunio 1892·96. Tale oper·a o scoperta dovrà J•ifel'it·si ad uua delle segueuli scienze mediche: anatomia, fisi ologia, patologia, farmacologia. Sono pure ammesse al concot·so le opere J·ifleUenli la storia della medicina .dal rinascimento. Le condizioni del concorso sono le seguenti: i• Sono Rmmessi al concorso i lavori stampati o manoscritti in lingua italiana, francese o Ialina; 2° I la vori sta mpa Li devono essere editi dopo il 1891 c saranno in v iati iu ùoppio Hsemplare all'Accademia, franchi ùi porto; 3o I manoscrilli devono essere in caratte re intelligibile e t•imarranno propl'ietà dell'Accademia, essendo data facolt.à all'autore di farne estrane delle copie a proprie spese; 4• Qualora l'Accademia aggiudichi il premio ad uu lavoro manoscl'iLto, questo dovra essere reso di pubblica ragione da ll'alJlore prima di t•icevere l'ammontare de l premio, ed invial'Oe due copie all'Accademia; 5o 11 tempo utile per la presentazione delle me morie scade col :li dicembre 1896.
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NECROLOGIA IL CONTE DELLA SOMAGLIA. Una gravissima ~verHura La colpito la Croce [\os::<a lt.a-
liana colla morte del suo illustre e benemerito presidente, il Conte Gianluca della Somaglia, avvenut-a il giorno 6 marzo io Napoli. Egli nacquf' a Milano nel 1840; - si laureò in legge a Pa· via nel 1862 ; - nel 1866 guidò le a mbulanze volontarie milanesi che segui1·ooo l'esercito italiano nella campagna del Venelo ; - ru per tre consecutive legislature (XII , X III, XIV) elello deputato dal collegio di Bri vio, e nel 1889 venne nominato senatore. · Da otto anni egli er a presidente della Croce Rossa Italiana, alla quale dedicò tutte le rare doti della sua mente e del suo cuo1·e ; e si deve appunto alla sua intelligente iniziativa se questa nobile istituzione ha potuto rapidamente e solidamente organizzarsi, in modo da corrispondere alla fiducia ed alle speranz~ che in essa ripone il Paese. Siamo ce1'li di interpl'etare i sentimenti del Corpo Sanitario Militare associandoci al lutto della Croce Rossa It.aliana, alla quale augur iamo un nuovo presidente degno di succedere all'illustre personaggio, troppo presto rapito all'affetto di quanti lo conobbero.
G. Il Direttore
Dott. FEDERtco Tos1 maggior generale medico ispettore.
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Il Redattore
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RtDOLFO L IVI
Capitano medico.
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. OTINI FEDERIC<1, Gerente. l ...• . ' · • ,~
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RIVISTA DI OCULISTICA. E. fucha. - Sulla eritropsia . . . . . . . . . . . . . . . . Paq. 266 Redmond Payne. - Trattamento delle malattie infettive della cornea • 267 Roters . - Fotogralla delle impre;;sioni visuali . . . . • . . . . . • '!68
1\IVISTA DELLE MALATTIE VENEREE E DELLA PELLE Parmentier. - Le eruzioni cutanee d'origine istenca. J. Mendelsohn. Pielo-nefrite gonorroica . Crésantignes. - Cnra rtella foruncolo;! . Ricerca del gonococco . . . . .
. Paq. 269 • 1i!
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• 2i3
RIVISTA DI TERAPEUTICA Klemperer. W. - L'urea come diurelìco . • . . Pr(tU lassi dei geloni . . . . . . . . . . . . Briquet. - l odnro di potassio o ioduro eli sodio ? . Galllarcl - Cefalee rillrlli e calomelano Noorden. - La garza al nosofene . . . . . . •
. Pag. 2iti • \17f,
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• 278
• 278
RIVISTA D'IGIENE. Pelozzl. - Disinfezione degli ambi~nti col rumo di legna. . . . • Pag. 2l!t DI Mattti. - Sulla predlsposiz'oM alle malattie infettive pel' l' inalazioue dei gas a vapori noc!l•t più comuni nelle divei'S'O industrie . . . . • ~Si!
1\IVISH DI STATISTICA MEDICA. Slatistlca medico-ch irurgica della guerl'a chino-glappones~
. Paq. 28.~
IHVISTA BIBLIOGRAFICA.. A. Bargonl. /
Servizio sanitario militare, considerazioni e propo:lte . Pag. !36
CONCORSI. IX Concorso al premio lliiJeri di lire l!O,OOO •
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. Pag. !!17
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. Pag. 21!8
NE~ROLOGIA.
l Conte della Somnglit\
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GIORNALE. MEDICO DEL
REGIO
ESERCITO
Direzione e Amministrazione: presso l'Ispettorato di S111lti Militare VIa Venti Settembre (Palauo del Ministero- della guerra)
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Giornal~ .tledico del 11.• Esercito si pubblica una volta al mese in·fascicoli dl7 fogli di stampa. L'abbonamento è sempre annuo e decorre dal t• gennaio. , 11 prezzo dell'abbonamento e dei fascicoli separati e il seguente.
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Regno d'Italia e Colonia Eritrea . . Paesi dell'Unione postale (l.arifrn M Id. id. id. id. A) Altri paesi . • • . • . • . . .
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[.'abbonamento non disdetto prima del t• dicembre s'intende r inno vato per l'anno suecesslvo. l ~>ignori abbonati militari in effetti vita di servizio possono pagare l'importo dell'ab· bonamento per meno rtei r ispeLtivì comandanti di corpo (anche a rate menrill). Agli scrittori militari è dato m ma~si ma un co mpenso in clanaro. Le spese per gli estratti e quelle per le tavolo litogra!lchc, rotogra!lche, ecc., ebe accompagnassero le memorie, sono a carico degli autori. Gli estratti costano L. 7 per ogol foglio di stampa (t6 pagine), Il frazione lndivislbile di foglio. e per çento esemplari. Il prezzo e eguale sia che si tratt1 di tOO esemplari o rtl un numero lllJnore. l manoscritti non Ri restituiscono. i·--.,;· . ,.,. . ,....,.,....,_.., ..,,._..._. •
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GIORNALE MEDICO DKL ~·
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REGIO ESERCITO
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Anno XLIV.
N. 4.
Aprile t89G
ROMA TIPOGRAFIA E NniOO VOGHER A
GH abbonamenti si ricevono dali· AmminlstraziOJJe del giornale VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
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SOMMARIO DELLE M A TER I E CONTENUTE NEL PRESENT E F A SCI COLO
··~MORIIII:
ORUòllW-'1•1•
Manfrlda Musmeci. - l.' euca lyp tu; gloholu~ negli avvelenamenti per >lricnma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . P4tJ. 289 Coccone. - Scelta di un mezzo per la pu rilicazione dell'ac<IUa aq uso delle truppe in campagna . . . . . . . . • . . . . • . . . . • !98 Bonomo e Rho. - Sulle ferite per arma •la fuoco penetranti nell'addome e loro cura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • • 3l :
RIVISTA Mlr.DICA.
Bourguignon. - Crisi gMtri che neliP tnbi . • . . . . : . . . . Pag. 33~ Dieulafoy. - Studio s ull 'all(lendieite. . . . . . . . . . . . . • 340 Hernandez Br lz . - Le fomen tnlioni pPrmanentJ di sublimato e Il salolo uella cura della erisipela racial e . . . . . . . . . . . . . . ,. :1u • . • 343 Potaln. - Misurazione del cuore con la percussione Huchard. - Associazione rl ellc malallic del cuore e delle nevrosi; rumori carcllo·polmon:lri. . . . . . . . . . . • . . . . . ·. • 346 Potaln. - Sopra alcuni punti relati,·i ~Ila pleurite . . . . . • 34S Elsner. - Diagnos i ltatteriologica precoce de:la febhre tifoidea , • 351
RIVISTA CHIRURGICA.
Walter Reld. - Ferita d'arma da fuoco. . . . . . . . . . . . Pao. 33! Glgli. - Di un mezzo 11cr rendere plu facile la llf'DCtl'.uione deUa mlnugia 10 vcsch:a . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • ~6' Boari. - NuO\'O metodo di traplantameoto degli ureteri sul grosso lnte· >lino, senza suture e per me-1.zo di un bo ttone speciale . . • . . • 3:iS Schjernlng e Kranzfelder. - Esverienze sull' uso del raggi di ll&ntl(en a scopo medico·chirurgico . . . . . . . . . . • . . . . . . • 33i
(Per la conlinuaziollt dell'ittdict vediUi la 3" paf)illa Mll<l copel'litta).
MElMO&.IEl
OR..IG.INAL:I
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L'EUCAL YPTUS GLOBULUS
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A VVELENA ME NTI PER STRI CNINA
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pel dotl. M . Manfrida llla•meel, sutlotenen te medico di complemento
Studiando nel laboratorio di farmacologia speriment~ le diretto dal prof. Curci, !"azione biologica deli'eucalyptus globulus, in seguito alle estese applicazioni terapiche che ne fanno specialmente i fra ncesi, nelle malatLie delle v!e respir:~torie, del tubo gastro-enterico , ecc., mi sono accorto che mettendo in una provetta della decozione di foglie di questa pif\nla ed una soluzione di un sale di stricni na , si olliene un precipi tato fio ccoso, di colore avana chiaro, che lentamente deposita. lasciando sopra un liquido trasparente Ji colore giallo-citrino. Nello stesso trlmpo la soluzione stricnica perde completamente il suo sapore amaru caratteristico . Avendo constatato questo, mi balenò l'idea che forse as· sieme al sapore, ed in grazia del precipitato, la stricnina perdesse anch e !"azione tossica, e qui ndi pensai di vedere se l'eucalyptus potesse avere fjlllllch e appl~ cazione come antidoto. Mi ha incoraggiato ancora a ~pera re qualche cosa a questo riguardo il fatto che , secondo Gimbert, e come io stesso avevo p.olutu contraltare in alcune mie osser vazioni, la decozione delle foglie di questa pianta, non spiega nell'orgllnismo un'azione letale che possa aggravare i sintomi 19
290
L'IW CAL\'PT!;S GLOBULU S
dell'avvelenamento, ma piullosto e~ercita un'azione antispasmodica e sedativa snl sistema nervoso. Con queste idee, ho fatt o, per quanto la brevità del tempo me lo ha permesso, una serie di esperienze sulle rane, sui conigli e sui cani. Ho pruvato co n questi animali . in primo tempo, qua li sintomi danno questi due farmaci fatti pervenire in miscela nello stomaco, in secondo luogo, con un'a ltra brev~ serie di esperienze, ho visto quale potere antidotico spiega l'eucalyptus, somminislrandone la decCizione delle foglie dopo sviluppati i si ntomi dell' :wvelcnamento stricnico.
•
* * Di ett~:a liptu s ho usato una decozione di grammi .200 di fogli e f1·esche tagi i uzzate, e dopo mezz'o;-a d i eboli izione ho ottenuto la colatura di grammi :JOO, quindi ogni grammo di 11uesta conteneva circa 60 centigrammi di foglie in decozione. Per la slricnina mi son servito di una soluzione all'1 p. 'l 00 del nitrato, come uno dei sal i più solu bili nell'acqua distillata. Negli esperimenti sulle rane poi, essendo questa soluzione molto forte, la portavo all'1 p. 1000, a~giungendo a ciascuna parte di e~ sa altre nove parti di acqua disti llata. Mi resta an cora a premettere che con le rane e con i conigli ho usato una sirin ga di Pravaz, per mellere la miscela quanto più profon damente potevo nell e vie digestive, mentre per i cani ho adoperato la sonda gastrica .
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** Tralascio, perchè troppo lungo, di esporr·e si ngo larm ~nte Lutte le prO\'e fatte, per potere precisare le proporzioni più convenienti, perchè l'aY.ione della stricnina venisse neutra-
NEf:Lr AVVELENAMKNTI PER STRI CN!NA
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1izzata il pi ù che fosse possibile dall'eucalyptus, come ancora <per sapere quale dose di stricnina la rana giungesse a tol· 4erare con questo trattamento. Mi limito solo ad esporre i risultati. flo visto che è più com·eoiente mescolare a parti eguali ·la decozione con la soluzione di stricuina all'<l p. 1000. Riguardo alla dose poi , ho potuto somministrare gr. 0,000 l -di ni trnto di slricnina a delle rane piccole che non oltrepassavano i venti grammi di peso. Falla poi una esperien~a di controllo, ho constatato che le •rane con grammi 0,0001 di nitrato di slricnina, sommini-strato solo io soluzione acquo!Ja, morivano in 8 o IO minuti, -~on i fenomeni più acuti dell'avvelenamento .
•
* •
Dalle e.> perienze falle su i conigli non l)o potuto ricavare •nulla riguardo alla tesi. Solo faccio notare che ho sommi ni'$lrato per la bocca a quattro conigli d i circa 900 grammi ·Ciascuno, il primo giorno grammi 0,0009 di soluzione :acquosa di stricnina, ed il secondo giorno agli stessi cgrammi 0,0016 in 4 or·e, senza che morissero, presentando ~o lo in fine qualche convulsione. La qual cosa pare che de·ponga in senso contrario alle credenze di alcuni , i quali alTer· 'filano che i conigli muoiono piuttosto qttando il veleno è stato 4oro introdotto nello stomaco che quando viene iniettato ipo-dermicamente.
• •* Delle prove falle su i cani ne trascrivo alcune che ho fallo -con dosi alte di slricnina, met.tendo in princi pio una espe-rienza di controllo, dalla qual e si r ileva che l'an imale con .usa dose infel'iore a grammi 0,00 l per chilogrammo del
I;Jl:UCAL\'I'TUS GLODULUS
ptso del suo corpo è morto in 39 minuti. Seguendo le a.ltr& esperienze si vedrà come sommi nistrnndo ai cnni la soluzionedella stricnina in miscela con la decozione di foglie, preparata nelle proporzioni sopra esposte, sono rimasti in vita non solo con la dose usa la nella esperienza di prova; ma gradatamente érescendo sono arrivato ad un mi lligt•ammo. e mezzo per ogni chilogrammo del peso del corpo del~ l'nni male. Esperienza di controllo. - Alle ore 1~ ,24 ho introdotto· colla sonda nello stomaco di un cane di chilogrammi 4, milligrammi 3 '/ 2 di stricnina diluita in 25 grammi di acqua distillata. Alle ore 11,40 al cane cominciò, quas1 improvvisamente. forte contrazione tonica di tutti i muscoli dello scheletro e prevalendo l'azione degli estensori su quella dei flessori si aveva un irrigidimento di tutto il corpo. Si ebbe alle· 11 ,iJ2 una brevissima remission~ di pochi secondi, e subilo• l'animale ritornò nelle condizioni già descritte, ed alle 112, cioè dopo 36 minuti dal momento che gl i era stato sommi nistrato il veleno, il cane morì. Somministrando adesso la stricnina con la decozione di eucalyptus, ecco quanto ho ottenuto: Esperienza I. - Alle ore 10,5 ho introdotto nello sLoma~o di un cane bastardo di chilogrammi 4, grammi 0,004 di stric:nina in 8 grammi della decozione fresca , contenente· grammi 5, 30 di foglie di eucalyptus. Alle ore •l O,27 com iuciarono te solite convulsioni telaniformi alquan to intense, e seguitarono lìno alle 1.2,27. Dopo l'animale si mostrò un poco calmo fino alle t 6,30, nella quale ora ebbe ancora un attacco tetanico per 10 minuti. La maLLinadel giorno seguenle· il cane fu trovato ristabilito. Espe1·ienza Il. - Alle ore 12,55 ho introdollo nello sto · maco di un cane bastardo di chilo~ram mi 3 1/i gmmmi 0,0041
NEGLI AVVELENAMENTI PBR STRICNI NA
2~3
-di stricninn in 27 grammi di decozione fresca contenente f8 grammi di foglie. Alle •12,55 ebbe le~giere convulsioni, .alle 13,15 era molto mi gliorato e alle ·13,40; 14, 14,40 presentavasi abbastanza tranquillo, se si toglie qualche leglo(iera scossa convulsiva che si ri peteva a lunghi intervalli. Alle ore rfi) e ~6 il cane si presentò molto migliorato , non .avendo piu attacchi convulsivi. Espe-rienza III. - Alle ore 1 t ,35 ho introdotlo nello stomaco di un cane bastardo di chilogrammi 8, grammi 0,008 -di stricnina in miscela a 33 grammi di decozione contenente 2~ grammi di foglie. L'animale alle 12,5 comi nciò a mostrare rigidità negli arti posteriori , alle ·12,<20 ebbe un forte ·e momentaneo altacco tetanico, dopo il quale il cane si alzò e cominciò a camm inare, sebbene con qualche difficoll it. Alle 13, 13,30 e U. seguitò a migliorare sensibilmente. Risultato . - In- queste tr·e esperienze la qnan tita della -stricnina è superiore a quella somministrata nella esperi enza di prova ; ciò non oslante 111 convulsioni fu•·ono molto l e~giere, l'animale rimase in vita , e vi fn ritardo nel manifestarsi i sintomi dell'avvelenamento. Esperienza I V. -Alle ore ·li ho introdotto nello stomaco -di un cane bastardo di chilogrammi 4, grammi O,OOi> di -stricnina con grammi 21 di decozione contenente ·l .t. grammi -di fogl ie. Alle ore ·t l , 27 cominciò a mostrare della rigi-dità negli arti e dopo poco lo assali vano leggiere con'Vn lsioni. Alle ore 11, 37 ebbe altre convu lsioni, le quali seguitarono fino alle 12. Dopo l'animale si alzò ed è stato in piedi fino alle 12, 35, ora in cui ebbe per pochi secondi un forte irrigidimento dei muscoli di tutto il corpo. Alle -o re ·13, U e 16 il cane si presentava abbastanza tranquillo,
.:Senza alcuno attacco convulsivo.
I:KUC.A.LYI'TUS GLOBULUS
l a mallina seguente il cane è stato trovato allo statonormale. Espe1·ienza V. -Alle ore i ·t , 25 ho intt·odollo nello stomaco di u·n cane bastardo di chilogrammi 6, grammi O,OOS. di stricnina in 36 grammi di decozion~ fres c:}, cioè con 24 grammi di foglie . Alle 1 ~. '14 cominciò un poco di rigidità negli arti e alle ·12, 25 il cane ebbe il primo attacco convulsivo. Subito si rialzò cd alle 13 gli ritot·narono le convulsioni tetaniche abbastanza forli. Alle 13, ::lO· potè rialzarsi, ed in seguito fi no alle ore 16, in cui holasciato il laboratorio, si mo5trò sempre abbastanza c;1lmo. l a mallina seguente il cane è stato trov•1to nello statonormale. Risultato. - In q11este dlue esperienze la propor:tione della slricnina è molto aumentata, e nella seconda si avvicina alle proporzioni di ·l milligrammo e mezzo per chilogrammo del peso del corpo dell'animale, ed anche in queste è stata risparmiata la vita, e le convulsioni sono stater elativamente molto miti. Esperien.;a VI. -Alle ore 14,:25 ho introdotto nello stomaco di un cane bastardo di chilogrammi 4, · milltgrammi· 6 di stt·icnina in 24. gr~mmi di decozione co n t~nente 16 grammi di foglie. Alle ore H , 40 cominciaronc• leconvulsioni discretamente forti, e alle H ,47 il cane stavasdraiato di fianco, respirando profondamente in preda a continui attacchi convulsivi. Fino alle ore '17 seguitava nello· stato di abbattimento. La mallina seguente fu trovato morto. /l isttltato. - In qnesta esp ~rienza si nota che l'animalenon ha t.•llerato la quantitiì di stricnina somministrataQuesta era quasi il doppio di quella data nella espet·ienza di pr9va, c l'cucalyptus ha mod ificato i fenomeni dell' iulossicnione da ritardare la morte per parecchie ore.
NEGLI AVVELENAMENTI PER STRICNllU.
295
•** Io seguito son passato ad una seconda serie di esperienze~ per vedere se la decozione di queste foglie potesse riuscire ùtile nei casi pratici di avvelenamenti per stricnina , ed bo provato quindi di somministrare il veleno in primo tempo, e poi quando si sono manifestate le convulsioni ho dato la decozione di eucalyptus. Espel"it-'n::a l. -Alle ore ·13. 52 ho introdotto nello stomaco di un cane bastardo di ch ilogrammi i 3, grammi 0,0 l O di nitrato di stricnina sciolti in 20 grammi di acqua distillata. Alle ore ·14-,22, essendo comi nciato un tremito negli arti dell 'a nimale, gli ho introdotto nello stomaco colla sonda gastrica grammi 40 di decozione fresca, contenente !6 grammi di foglie. Alle ore •14, 50 segui tò ad aumenlare la rigidità negli arti, ed alle ore 15 ebbe un violento attacco convulsive che durò 2 minuti. Dopo s~ rialzò presentando fo rte dispnea e continui sussulti tetanici . All e 15, 35 cadde di nuovo in convulsione abbastanza inten sa, finita la quale dopo 3 minuti , l'animale tornò a rialzarsi. Alle ore •16,20 ed alle •17 eblle altre due forti convulsioni. La mattina del giorno seguente il cane era allo stato normale. Esperienza 11. - Alle ore 1 O, 40 ho introdotto nello stomaco di un cane bastardo di ch ilogrammi ·13, grammi 0,0 13 di nitrato di stricnina sciolto in grammi 25 di ncqna, dopo ho messo il cane per terra ad aspettare gli cominciassero i segni dell'intossicazione. Alle H ,10 . cominciò ad essere eccitato ed aveva un poco di dispnea, aale Il , 15 ha avuto un attacco violento ed è stato in fo rte convulsione tetan ica fino alle H ,25, nel qual momento, appena ho potuto, ho somministrato •
•
2\16
L ' KUCALYI'Ttf S GLOBULUS
grammi 60 di dec:ozione contenente 40 grammi di fogli e. Alle 41 ,30 il cane se ne stava in piedi con gli arti rigidi e forte dispnea, alle 1 t ,32 cadd e con forte attacco tetani co. Si alzò ::~Ile ore 41 ,40, poi cadde di nuovo come sbattuto. Da questo momento non st rialzò più ·ed allo ore 17 l'ho lasciato in preda a continue convulsioni. La mattina seguente il cane era mtabilito. Esperienza l/1.- Ad un cane bastardo di ch ilogrammi 3'/, ho introdotto nello stomaco grammi 0,004 di stricni na, alle ore l 'l ,3. Alle 11 ,25 ebbe il primo attacco telanico erl alle H ,2!) ho introdotto nel suo stomaco grammi 2 1 di decozione contenente f 4- grammi di fogl ie. Alle 11,32 gli cominciò una forte dispnea con qualche sussulto, ed alle 12 le convulsioni , le qnali si ripetevano ad intervalli. Alle ore ·13 c u. se ne stava sdraiato con qualche sussulto. Alle 16 si presentava mollo migliorato. La mattina del giorno seguente era ristabilito. llisultalo.- Anche in queste tre ultime esperienze, somministrando l'eucalyptos dopo sviluppnti i segni dell' intos· sicazione, credo avere avuti risultati abbast:tnza lusinghieri. Nella prima di esse, la proporzione deUia stricnina era eguale a quella data nella esperienza di prova, e nelle altre due era alqu:tnlo superiol'e .
••• Conclnsione. -
Da quanto mi è stato dnto rilevare credo che veramente la decozione di foglie fresche di eucalyptus data nell e proporzioni da me usate, abbia una vera azione, come antidoto, nell'avvelenamento per stricnina. Siccome in questi casi gravi, quali sono gli avvelenamenti per alcaloidi tanto potenti , non sempre, anzi. ral'e volte, con
NEGLI AVVELENAliENTI PER STRICNINA
297
tutti i mezzi che la scienza dispone, si può essere sic!lr i del risultato, credo di aver fatto cosa non del tutto inutile, segnando quanto è caduto sotto la mia osservazione. Irnperocchè in queste malaugurate circostanze, sommini strando da un canto i noti rimedi, come il cloroformio, la morfina. l' idrato di clot·alio ecc. per calmare l'aumentata eccitabilità dei centri nervo3i, dall'altro, piuttosto che con gli emetici , (i quali lasciano sempre parte del veleno) lavando lo stomaco con questa decozione,. si giunge prontamente a neutralizzare io posto tutto l'alcaloide che ivi si trova, e così si avrà maggiore probabilità di salvare l'individuo dalla morte. Mi riservo ài ritornare (non appena potrò) sopra lo stesso argomento, con i prepai'Uti farmaceutici dell'eucalj·ptus, per vedere se e quale fra essi r isponde meglio a questa applicazione, e se è possibile somministrarli anche per altra via nell'organismo, per avere un efTeuo più ampio, e per ev itare le preparazi oni che in ,casi di ur,genza riuscir·ebbero difficili.
298
SCELTA DI UN MEZZO PER LA
PURIFICAZlONE DELI/ACQUA A D USO
DELLE TRUPPE IN CAMPAGNA
Del rarmacis la m il ilare d i t • cl. M . C:oeeone
In tempo di guerra o di manovre, o duraute le spedi?.ioni nei paesi coloniali., spesso il soldato non può procurarsi che un'acqua cattiva o $ospetta. II soggiorno di grandi masse di truppe in zone di terreno relativamente ristrette è quasi sempre la causa d'inquinamento delle acque. In campagna sarà moHo difficile di constatare in tempo coll'esame batteriologico la presenza di germi sospelli nell'acqua che deve servire per bevanda, per cui la sorveglianza che dovranno esercitare solto questo punto di vista gli ufficiali medici non sarà sempre efficace. I mezzi più sicuri pet· preservare le truppe in campagna dalle malattie infellive d~origine idrica sono: ·t• Curare attentamente che l'acqua che deve servir& per bevanda sia attinta a monte dei corsi d'acqua e siano rigettati a valle i residui che possono inquinarla. 2" Sorvegliare che l'acqua delle cisterne e dei pozzi non venga corrotta da infiltrazioni o da detriti organici che vi possono penetrare, e che non vi si introdncano recipienti che eventualmente abbiano avuto contalto con oggetti o persone infette.
SCELTA DI UN liEZZO PKR LA PURIFJCAZIONE, RCC.
299·
3• Depurazione dell'acqua inquinata o soltanto sospclla, coll'ebollizione, coi mezzi chimici o colla filtrazione. ~essuno dei mezzi ora indicati va escluso; e si dovrft fare assegnamento stt di uno o su di un altro a seconda delle circostanze. Così si potrà contri buire efficacemente alla profilassi de~ colera eol far aggiungere all'acqua potabile e per lavanda, acido citr·ico o tartnrir.o od acetico. o alcune essenze com& quella di anice, mentre credo non si possa suggerire per truppe in campagna l'uso dell'allume, del permangana Lo di potassio o di calcio, dell'ipoclorito di calce recentemente proposti per la steriliz:r.azione dell'acqua inquinata, richiedendosi per tali manipolazioni troppo tempo, e recipi' enl~ voluminosi che sarebbero d'ingombro nel materi ale di equi paggiamen Lo. L'ebollizione sarebbe raccomandabile, se dovendo :servire per grandi masse, non implicasse il tra sporto di recivienti ingombranti e non ri chiedesse molto tempo per l'uccisione dei germ i e per il raffreddamento indispensabile per. la potabilità dell'acqua. ~teglio rispondono certamente nella pratica gli apparecch i filtranti ; diversi di quesli apparecchi vP.nnero adouati all'estero per le truppe, o su vasta scala o solo in via d'esperimento. Così in Francia si ha il filtro Chamberlanu; in Austria. ed in Germania i filtri Breyer., Berkefeld o Kiihn ; in. Spagna (Cuba) il filtro ~Jaignen ; in fn ghiltéri'à il Cìllr() Biihring, l\faignen , ecc. Recentemente vennero esaminati e studi11ti in Germania. in Francia e:l in Inghilterra i più importaoli appare~clri per filtrazione dell'acqua dal punto di visra del loro valore per trattenere i germi, e del loro impiego per truppe in campagna _
'300 SCELU DI U:'i ~lEZZO PER LA P! J RIFICAZIO~E DELL'ACQUA
[lai risultati di quelle esperienze, dei quali trascrivo 11n breve •·iassunto. verrehbe dimostrato che un gran numero di filtri lasciano passare i ge•·mi di cui l'acqua è inquinata, e perciò sono apparecchi assolutamente illusori; alcuoi (ìltri soltanto, di cui l'argilla o l'amianto formano la base, sono impermeabili ai microrgaoismi, ma questa impermeabilitit non dura, perchè to5to avviene per vegetazione microbica un'invasione progressiva dei po1·i della sostanza filtrante ed i germi appari5COnO all'uscita dell'acqua dal filtro. Questo fenomeno è inevitabile. Non vi è filtro la cui impermeabilità ai microbi sia permanente, e si perderebbe il tempo a cercarne uno che presenti quP.sta proprietà ideale. Qualunque filtro dev'essere pulito e sterilizzato frequentemente. È evidente che per uso delle truppe in campagna si dovrà dare la preferenza a quell'apparecchio portatile, la cui sostanza filtrante si possa sterilizzare o rimpiazzare facilmente, che fornisca una. grande quantità d'acl}ua liltrata flel minor tempo possibile, che sia leggero e non voluminoso . Avuto riguardo a queste esigenze. ho preso in esame i filtri Chamberland a candele di porcellana, J\taillé a ca ndele di amianto, Berkefeld a candele di terra d'infusori, quali mezzi filtranti capaci di for·nire acqua amicrobica per un periodo di tempo più o meno lungo. Da queste ricerche e dai r·isullati delle esperienze del Viry, Laveran, Piagge, ecc., si può stabilire: ~1 o Che le candele Chamberland e Maillé danno acqua amicrobica per circa dieci giurni, ma filtrando lentamente
si devono costruire apparecchi voluminosi e pesanti contenenti un gran numero di candele, per cui la sterilizza· zione è difficile, la manutenzione è delicata.
AD USO DELLE TRUPPE IN CAMPAGNA
301
2' Che le candele di terra d' iofusori Berkefeld si lasciano attraversare dai micro1·ganismi in un tempo più breve. Però lasciuno passare nell'unità di tempo una quantità maggiore d'acqua, sicché è possibile con una sola candela olLenere un effetto utile eguale a quello che si ha appena da 50 candele Chamberland o Maillé. Che il filtro Berkefeld sia superiot·e ai filtri Chambedand e Maillé come apparecchio portatile per truppe in campaf;l'na si può ancora dimostrare coi seguenti dati: Un filtro Chamberland-André con 15 candele di porcellan:J, sotto la pressione di un'atmosfera, dà circa 8 litri d'acqua all'ora, co.>ta 4.50 lire (esclusa la pompa), pesa chilogrammi 34-. Un filtro Maille, con 15 ca ndele di amianto, fornisce da 15 a 35 litri d'acqua :11l'ora, secondo la pressione, r-osta lire 300 (esclusa la pompa). Avendo preso in esame due sole candele e non l'apparecchio completo, non ne conosco il peso , che dev'essere eguale se non superiore a quel lo Chamberland. Un filtro Berkefeld (Armée-Filter) con una ca ndela di terra d' infusori, sotto la pressione di ci rca un'atmosfera, dà oltre 100 litri d'acqua all'ora. _Con quatlro candele di scorta , verrà a costare meno di 178 lire compresa la pompa : pesa 8 chilogrammi.
ESPERIENZE SUL POTERE FILTRANTE DE! CILlNURl DI KlESELGUHR,
01 B&IIKKFEI.O-NOROTMEYBR.
L'elemento filtrante consiste in un cili ndro vuoto di centimetri 26 X i) simile alle candele Chamberland. I fabbricanti asseriscono che vieue costruito con terra silicea fossile
'30i SCEI.H DI UN !lEZZO PER LA J>URIFICAZIO.U DELL' ACQU A
( Kie.>elgu hr). Diraui l 1esame micro.>copico di un framm ento <li cilindro svela la presenza di un gran numero di gusci rotti di diatomee. Il pro f. S. ,J oli n d i Stocolma (l ), a vendo soLto posto ad .analisi chimica uno di quei cilindri , avrebbe ollenuti i se· guenti risultati: Perdita in peso per calcinazione o':)....j per cento )) Si O, . 8 ~ , 66 ~ Fe.Ol . :-J ,Oi l) . 3,42 AltO• . )) MgO . 6,flt O GR CaO . ' )) 0, 4-9 !"i a,O . )) 1\,0 . 0.4-3 )) l'ardita 0,33 ))
Ho esteso le ri ce r~he sopra due frltri portatili (Armù f~olter) e sopra due cilindri dt 1\ ieselguhr acquistati dàlla ditta Berkefe i-Nordtmeyer di Celle (Han nover).
Per· giudicare del passaggio dei get·mi at1raver·3o il filtro ho dato l1 preferenza all e r.uJturò dell' acqu1 in brodo, giacchè questo mezzo nutriti vo tenuto nel termostato a 30°, meglio si prostava per lo sviluppo dei germi . In · o ~ ni provetta introducevo ·l c. c. circa d'acqua filtrata. Ho fatto sempre delle culture di controllo con l'acqua da filtrare, ell all 'esame, fa tto ordinariamente dopo 24- ore, SI eLbe sempre spiccato intorbidamento del ltrodo.
+
-· - Hl V1•di Ztili clwi[l {1i r 1/y gif,l '• èc~. 3° (a;cicolo. anno 1894.
•
303
AD USO DELLE TRUPPE IN CAMPAGNA
1. Esperien.=e stdl'Armée Ptlter. - L'acqua da filtrare proviene da una vasca scoperta ; è leggermente torbida ricca di materie organiche e di germi. Si aggiungono alcuni tubi di culture in brodo di B. piocianeo. L'acqua sorte dal filtro con una velocità di litri 2 al mi nuto;. è limpidissima, ha una temperatura media di ·10°.
+
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OSSb'R \ ' AZ I ONI
L.
0 ·u_.o Q.ld ·-
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z
15
Il cilindro fillranteeaccessori ven-
17-1 '16,7 6 sterili ! 43 19-1 15 4 sterili l
22-1
16 4 int01·b.,
gono ~terilizzati nell'autoclav~ . l o nessun tubo si ebbe sviluppo del piocianeo, cbe si riscontrò sempre nei controlli.
25 -1
13 ) 10 2 iotorb. 43 14 2 intorb. 16 2 intorb.
Il cilindro filtrante ed ac•!essori
2i -1 28 -t
17 15 ~ sterili 15 2 sterili
!
Il cilindro filtrante e accessori vengono sterilizzati nell'autoclave.
l
Il cilindro filtrante ed accessori
27-1 27-1 27-1
48 30-1 30-1 16,20 31 -1 14,30 2 sterili '~ 1-2 15 2 sterili 51 2-2 17.20 2 sterili 3-2 15 2 btorb. 4-2
28 ~ 2
l
8 2 sterili 28-2 17 2 sterili 29-2 8,:10 2 sterili 48,30 29-2 15,30 2 sterili 1-3 8,30 2 sterili 2-3 14,30 2 intorb.(
vengono sterilizzati nell'autoclave, poi introdotti nel manicotto del filtro contenente acqua infetta. Dopo 43 ore si fa funzionare il filtro.
vengono sterilizzati bollire per un'ora.
facendoli
Il cilindro di Kieselguhr viene so-
stituito da uno non mai usato ed il filtro completo viene spedito alle T. d'Africa.
Questa prova venne fatta sopra
un secondo apparecchio acquistato dalla ditta Berckefeld Nordtmeyer.ll cilindro di Kieselguhr venne stet·ilizzatll coll' ebollizione.
304 SCELTA DI UN liEZZO PER LA PURIFlCAZIONK DELL' ACQu1.
Il. Esperienze sopra nn cilindro di Kieselg1bhr. - Il cilin dro venne chiuso in un robusto manicouo di vetro ed adattalo ad una presa d'acqua potabile (acqua marcia). Fra la presa e la vasca di alimentazi one vi è un dislivello di metri 7 circa . L'acqua da filtrare è povera di germi. Tre culture a piatto in gel atina con 'l centimetro cuho e con mezzo centimetro cubo non diedero sv iluppo che ad una Lren tina d i cQ)_onie costi lui te in gran parte dc1 ifomiceti.
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Il cilindro ed accessori ven~ono sterilizzati nell autoclave.
37 21~gg. 1nlorb l
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1 ster ile 52 1 l ste•·ile 40 l sterile 29 l stf'ri e
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1 inlorb. J 22 1 in Lorb. l
33
llcilindro proviene dall' Arrnée filler, é slalo Sl!'rilizzalo coll'ebollizione, nel mart~cotlo
di vetro
~i ag~iun~
gono 2 tubi di eu lure di brodo di B. fluo rescens.
Il cilindro lìltranle ven19 10° l 39 l stedle( "-" :3-2 28 1 sterile ne sterilizzato coll'c2 8,30 10° 47 2
l
R,:~o ~Jo s 1!) J steri le 18 10° 5 17,aO 1 sterile 2i-:! 14 11° Jo inlorb. l
'> i-2
2 i-- 2
Il
boli izaoue.
AD US O DELLE TRU PPE l X C.U I I'AI::U
305
Il L Esperilm;e sopm tm cilindro rli fùllSelg ~thr. - Chioso come il precedente ed alimentalo da un'acqua im pura; si aggiungono alcuni tubi di cu lture in brodo di B. fl uorescens; l'acqua da filtrare è con tenuta in una vasca di zinco delln capacità di li tri l ~ 00 circa. Fm il recipiente dell'acqua ed il filtro vi è un dislivello di metri l ,80.
DATA
Gioerno me:~e
7-2 8-2
9-2
"IO- 2 11-2 12-2 13 - 2
l Ora l
f2 1+ 70 "3 z: ·l sler·:'l e 1l 48 12
60 6 f0 1
1 ?!
7o 5
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10
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1 /1
1 inlor b. 1 inlorb. ts s· a gocce 1 inlorb. i i'> 1 i intorb. u,5o. 8· - 1 intorb. \.
3
Il cilindro filtra nte ven ne sterilizzato nell'su
toclave.
Iso
ll
8 !)• a gocce '1 s teri le ~ Il cilinfiro filtrante ven ~3- 2 8.30 g• ne !'ler il izzato coll'e 1 ster·ile -l8,30 24 -2 8,30 [ !)o 2 'l s te rile bollrzione. 22-2
2~. 2
18
l 5 !)•
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l intorb. l
Tutte le ricerche sperimentali vennero falle nel laboratorio batter iologico della direzione di sanità del ~l i nistero dell'interno, e devo esternare al direttore del gabin etto, prof. Sciavo, la mia gratitudine per i consigli e l'indirizzo 1:he mi ha dato durante l'esperienze. Da queste esperienr.e parmi di poter dedurre: 1• Che i cilindri di Kieselguht· lrallengono costantemente i microrganismi per un tempo che varia dalle 33 alle ~)2 ore; 2~ Cil e dopo quel periodo di tempo il filtro da pas saggio ai germi acquatili capaci di moltiplica rsi nello spes20
306 SCI!:LT.A DltJN ~lEZZO I'ER LA I'URIFI CAZIO:oiE DEL.t' ACIJUA
sore delle sue pareti. Non si ha a temere che in questo secondo periodo di tempo compaiano nell'acqua filtrata germi patogeni, m quali non si sv•luppano che poco o nulla nell'acqua poltabile e non sono io grado di vincere la concorrenza degli altri germi acquatili più alli a svilupparsi nell'acqua dentro i pori della candela; 3° Che la sterilizzazione del cilindro filtrante si può ollenere colla semplice ebol lizione nell'acqua pet· la duraLa di un' ora ; con que~; ta operazione viene anche esportata quella patina untuosa che si deposita alla periferia del cilindro e rallenta la filtrazione; 4° Che la resistenza opposta dal filtro al passaggio dei germi non viene influenzata dalla pressione, essendosi falle delle prove con 1, 7 /, •• 2/ ,. di atmosfera; 3° Che sarebbe interessante di conoscere quanto tempo un cilindro di Ki eselgnh r può sopportare l' ~boll izione in acqua prima di rendersi inservibile; 6" Poichè la molliplicazione dei germi acquatili è in · fluenzala grandemente dalla temperatura e varia, con la diversa temperatura dell'acqua, il tempo per il quale i liltri ditnno acqua amicrobica, iìa rebbe conveni ente stabilire espe· rimentalmente l'influenza della temperatura sul potere filtrante dei cilindri di Kieselguhr. COi'iCLUSIO~I R PROPOSTE.
Pur riteneod0 il filtro BerkefeiJ NorJtmeyer non per· fetto, credo di poter asserire che, quale apparecchio filtrante portatile per truppe in campagna, è il migliore ed il più pratico di quanti per ora si conoscano per la depurazione del l'acfJua torbida, inquinata o sospetta ; h) Coll'a,ggiunta a ciascun filtro di tre o quattro cilindri di scorta, e non facendo lavor:~re piu di una giornata ciascun a)
AD USO DELLE TRU PPE I~ CAMI'AGNA
:.107
·cilindro, che si pnò sterilizzare facilmente far.endolo bollire 1)er· un'ora negli ordi nari bidoni o marmille da campo; si avrebbe acqua limpida ed amicrobica per un tempo inde~terminalo;
c) Dovendo filtrare acqul!. torbida , per evitare il logorio
delle valvole e slantufl'o della pompa, sarà bene applicare ·un feltro ull 'estremitit del tubo di aspirazione; d) Sarebbe conveniente di allungare la cannella di usci ta ·dell'acqua fillrala; e) Crederei necessario modificare il movimento della pompa ·Cd il sostegno perchè l'apparecchio acquisti maggiore so·lidilà.
'
BREVE CENNO DELI.K ES PERI E~ZE FATTE SU I PIÙ IMPORTANTI APPARECC HI
:PER FILTRAZIONE DELL'ACQUA E DESUNTO DALLE SEGUENTI OPERE:
·l o LAVEIIAN.- Tr-ait1: d' hygièn1· militaire. Parigi, 1896.
Z0 D~ PLAt;GE . - Jlicerche sni filwi ( Veroffentlichungen aiiS dern Gebiete lles Militiir-Saniliitswi'Sen.~, IX fasci colo. Berlino, 1 8~):)). ·:]o SIMS VooDnEAD AND CARTWR IGBT WooD. - lncltù:sta sttl1' egìcacia relativa dei filtri per la prerenzione delle malattie ;.n{ettivl'. nritish med. ./nnrnal, dicembre 189.i e Jlel'!te d'hy!Jiì:ne t t police sanitaire, marzo 48~15 . 4-° C. VJRY.- Principes d'hygiène militaire. Parigi, 1896.
Filt1·i Chamuerlancl-A ndrè, ( L AVERAN) - Funzionano beni,;~imo, si può loro semplicemente rimproverare la diffi -coltà di sterilizzarl i, difficoltà che si arriveril facilmente n .-superare. Il loro pt·ezzo è elevalo, un filtro di ~i) ca ndele .con ripolitore Andrè costa L. iOO e di 50 candele L. ·Il 00.
308 SCELTA DI UN MEZZO PER LA PURI FlCAZlO~E DELL'ACQUA
La manutenzione è poco costosa, le candele si romponfr diffìcil mente e le stesse candele possono servire per molto. tempo. I filtri Chamberland sono eccellenti in un ospeda le od in un posto fisso, non sono pratici per truppe in marcia. Il ripolitore André costituisce la parte più fragile dell'apparecchio: a 30° o .~oo il caucciuc si rammollisce. [ fi ltri di 25 candele sono pesantt (75 kilogrammi) . Le pompeannesse ai filtri si deteriorano rapidamente. (PLAGGR). -Il più grave di fello che si è rilevato di questo. filtro, durante le prolungate esperienze, è L1 mediocrità del rendimento in ar.qua filtrata, che va diminuendo dopo poche ore che il filtro funziona. Per contt·o non solamente il filtroè impermeabile in principio ai ~erm i , ma conserva questa proprietà da 4- a 12 giorni, secondo la temperatura e la r·icchezza microhic:t dell'acqua da filtra re Sotto questo puntQo di vist.a, il filtro Chamberland si è dimostrato notevolmente superiore al filtro Berkefeld. Però non si può fare asse· gnamelTlto su ll'efficacia ùel filtro Chal!lberland per r ispetlo· ai germi se non si sterilizza circa due volte la settimana. (WoooHRAo). - La sostanza fi ltrante è una porcellana formata da un miscuglio di caolino e di altre argille. l deuagl i esalti della faLbricazione non sono conosciuti. Esi· stono due ~pecie di candele, le une segnate con un B l& altre con un F, quest'ultime filtrano più rapidamente. L'esperienze fu rono fatte sopra tre dozzine di candele. L'acqua passò sterile fi no al quarto giorno . Ci rca il quesito, se dopo questo tempo i gP-rmi, sviluppandosi nei pori delle candele, possono penetrare nell'acqua, gli autori affermano, che secondo le loro esperienze, un filtro eh& dopo due giorni non lascia passare i micro·organi smi d~ controllo è capace di trattenere i germi pa togeni ; la conclusion e è che le pr·etese dei costruttori sono assolutamente-
AD USO DELLE TRUl'PE IN CAMPAGNA
309
~iustificatf', e che questo
filtro è eiTicace per prevenire le malallie i cui germi esistono nell'r~cqua . (VIRY). - Fino al ~1 891 il filtro Chamberland non era -considerato come un filtro utilizzabile in campagna. Nel 1891 il 25° cacciatori ed il 34' fanteria esperimentarono un modello di filtro Chamberland portatile di 20 candele , del peso di circa 50 chilogrammi. La pulitura dì questo apparecchio presenta delle grandi -difficoltà, le candele, filtrando acqua fangosa, si os1ruìscono facilmente . ..... l filtri di porcellar1c1 sono dispendiosi di dirficile manutenzione e malgrado gli ultimi perfezionr~menti sono poco .adatti a tutte le condizioni di unr~ cam pagna. Formato da sfe1·e o can-dele di porcellana d'amianto, fabbricale con amianto ri-dotto in pÒlvere poi in past:1 , seccata e sca ldata in forni all a t. di 1200• per 18 ore. Quando l'acq ua è mol to in<Juinata si deve, prima di filtrarla, farla passare su carbone, $abbia o ferro spugnoso. Le ricerche che si sono fatte fino ad ora di q1resto filtro hanno dato risultati. favorevoli. Il .filtro Maill é è stato studiato molto meno del Chamberland, perciò non è possibile dare un gi udizio sufficientemente moti vr~to sul valore comparativo dei due filtri. (PtAGGK).- Trova che il filtro Maillé filtra lentamente, che -è impermeabile ai ge1·mi, ma non ha potuto stabilire quanto durava questa impermeabilità, essendosi rolla la -candela tìltranle. (S. WooDHK.\0). - In Francia Miquel, Gautier e Bouehar·d considerano questo filtro come il più perfetto cd ha (Jllenulo il premio l\1 ontyon all'Accademia nel ~1 893. Questo filtro ha i pori sollilissimi > è dì porcellana non verniciata. Filtro hfaille. (LAVEfi.\N). -
310 SCELTA Dl UN MEZZO PER LA PURIFICAZIONE DELL'ACQUA l fabbricanti gli altri buiscuno grandi vantaggi ; la materia,_ filtrant e è imputrescibile ed inalterabile; essa non lasciapassare alcun germe. è facile a pulirsi. In tutte l'esperienze-
falle con questo filtro l'acqua lìltrata si m11ntenne amicrobica dopo il 4° giorno.
Filtro TJerkefeld. (LAVERAN ~ . - . . . la disposizione · dell'orificio della ca nd ela in alto non è felice, la candela non si può vuotare, quando si arresta il flusso del liquido. La pompa aspirante e premente è mollo semplice. No i ci siamo potuti assicurare che il fillro Berkefeld si lascia più· facilmente attraversare dai microbi r.he il filtro Chamherland. D'altra parte le ca ndele di terr<~ d'infu;;ori sono più fragili, e perciò nncora più difficili a pulire ed a sterilizzare che le candele Chamberland. Il filtro Herkefeld è in uso col• filtro Breyer negli eserciti tedesco !ld austriaco. (PLAGGE). - •. . questo apparecchio ha per elemento· filtranta una candela di terra d'infusori « Kieselguhr-. ed ha una certa rassomiglianza colla candela di porcellana. Chamberland. È interessanti ssimo p.1r11 gonare i risultati forniti da questo filtro con quelli del filtro Chambel"land;. come qu&st"ultimo, il filtro Berkefeld io principio è imp~ netrabile ai germi, ma queslo stato di · cose non dura piif, di 3 a 5 giorni, per cui si ha (obbligo di sterilizzarequeste candele due volte più soven te delle candele Chamberland, cioè ogn i due giorni. D'altra parte il filtro Berkefeld supera il filtro francese pe1· la maggio!' quaotiti1 d'acqua che può fornire. Una cand ela Berkefeld, quando comincia a funzionare, dà 2 litri d'acqua al minuto e dopo 24- ore ne fornisce ancora mezzo lilt'o. Ora 6 ca ndele Chamberland. liltrano 180 litri d'acqua nelle 2-~ ore. Una candela Berkefeld fillra la sLe5sa quantità d'acqua in due ore. La ster i-
AD USO DELLE TRUPPE IN CAYPAG7H.
lizzazione del lillro .Berkefeld non è più difficile di quella del lìltro Chamberland. Il lìllr•l tascabile Berkefeld è troppo pesante, delicato, dà poca acqua ed i medici tedeschi che lo sperimentarono in Africa non ebbero a lodnrsene. (VtRY).- Questi cilindri sono fragili, per pulir! i si devono spazzolare, per sterilizzar! i s'immergono ne li 'acqua fredda che si scalda progressivamenté fino all'ebollizione. la filtrazione avviene dall'esterno all'interno come nei liltri Chambedand . l modelli sotto pressione non forniscono acqua sterile che il primo giorno (Kirchner). Questo lìltro ha l'inconveniente di coslare molto, un cilindro vale L. 5,60. Secondo Prochnik, un cilindro Berkefeld sotto la pressione di un'atmosfera fornì acqua sterile durante 17 giorni con un geltito di 40 litri all'ora. Faremo pertanto notare che la filtrazione costituisce un modo di depurazione dell'acqua il migliore che conosciamo, ' poi chè essa tralliene i microbi morti o vivi, mentre il ca lore uccide i microrganismi. ma non di strugge con certezza la virulenza dei loro cadaveri. (S. WoooBEAD) : - Il mezzo filtrante consiste in un:~ tena si licea foggiala _a cilindro vuoto analogo alle candele Chamberland. Ve ne sono di varie dimensioni. Si sa che queste terre silicicee sono , composte di scheletri di .diatomee e per conseguenza i p&ri sono estremamente so llili. La difficollà della costruzione di IJUesli r.ILt·i è grande ed è rimnsta un segreto; nondimeno l'esame microscopico di un frammento di candela dimostra che un gran numero di scheletri di diatomee sono rotti ,. per cui nacque l' idea che la compressione sia stata usata per solidificare questo mezzo filtrante. Questo filtro, come il Chnmberland, è usato sotto pressione. Gli autori nello stabilire il valore di questo fillro dimostranO-
:1 J2 SCFLl'A DI U:OIKZZO PER LA PURIFICAZIOXE DELL'ACQCA
che al terzo giorno i germi dell'acqua passano, ciò nondimeno hanno di esso piena fi ducia, poichè trattiene per 4- giorni lo staphylocws pyogenes aurws, il baci llo della febbre tifo ide e quello del colera.
Filu·o Maignen (LAVERAN). - Ve ne sono di diversi modelli. La superficie fìl trante 6 rappresentata: 1° da una tela di amianto; 2° da una polvere speciale di carbone della Carbo calcis, polvere ~he· diluita nella prima acqua versata sul filtro , si va a depositare sul tes:;uto d'amianto. II fi ltt·o Maignen, detto di squadra, for nisce da 30 a 50 litri d'acqua al giorno. Pesa kilog. 8, costa L. :31>, è poco voluminoso, si sterilizza facilmente. I filtri Maignen ditnno dei risultati soddisfacenti dal punto di vista della r,hiarificazione dell'a cqua, essi trallengono una parte dei germi io sospensione nell'acqua. e la materia organica in soluzione, ma non forniscono un'acqua priva di germi; a titolo di chiarificatori p os~v n o rendere dei servizi in campagna. Il filtro detto di SfJUadra è facile a trnsportarsi. pulire, s terilizzare; costituisce un eccelle n te eh iari fìcatore, ma lo ri:pet iamo, esso non può dare c~.. n sicurezza completa la profilassi delle malallie microbiche d'origine idri ca. In un paese insalubre od in tempo di epidemia, è prudente fare bollire !l'acqua dopo di averl a chiarificata con questo filtro. (PLAGGE). - Questo filtro si trova, forse a torto, el:assilìcato fra i filtri nei quali il carbone è essenzialmente la materia filtrante (ca·rbo calcis), questo filtro utilizza anche un tessuto d'amianto. I n tutti i casi Piagge si è assicurato che esso non trattiene i microbi, e che a questo ri· guardo è inefficace come i lìltr i di carhone (A. Rugge, H. Koch, BUhring, Moller, Richard, Genille). (S . WoooHEAD). - Un gran numero di modelli di questi
AD USO DEl.LE TRUPPE IN CAMPA GNA
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filtri sono stati presentati, tutti si basano sullo stesso principio: l'acqua passa prima fra uno strato di carbone granuloso, poi a traverso un altro strato di carbone in polvere fini ssima, che si va a depositare fra le maglie di un tessuto di amianto e finalmente fra una tela di amianto. Il mezzo filtrante è conosciuto solto il nome di << Patent carbo-calcis ». L'opuscolo nnnesso assicura che questo filtro togl ie all'acqua qualsiasi germe di malattia, tutta la materia organica e qualunque traccia di veleno metallico. Lo stafil ococco ed i saccaromiceti passano a traverso questo {iltro, che pur essendo migliore dei filtri Dullon a carbone maogaoico, e del filtro Cltarbon Silicated , non giu· tifica per nulla le pretese dell 'opuscolo. (Vrnr) .. - l filtri Maignen costituiscono teor icamente e praticamente dei lìltt·i da cnmpagna molto super·iori a quelli fino ad ora sperimentati, e n~n vi è dubbio che. se con {}UesLi apparecc hi !\i potesse avere qualche sicure~za dal punto di vista della ster·ilizzaziune dell'acqua, essi sn rebbero, nelle marcie, superiori ai Ciltri di porcellana, od almeno egualr a quest'ultimi nelle sed i fìsso. Filtro fJrey e1· da campagna ( LAVERAN). - Pesa chilo.grammi 8,800. L'elemento filtrante è una tela coperta da uno strato di polvere fini ssima d'amianto; si sterilizza immergendolo nell'acqua bollente. Ciò non è facile in campagna, per le dimensioni dell'elemento fi ltrante. Il filtro Breyer, non costituisce, come il filtro 1\faignen , ·cbe nn chiarificatore dell'acqua, e il filtro 1\laignen , che è -meno ingombrante e più facile a steriliz.zarsi, ci sembra sia da preferirsi. (PLAGGE). L'inventore ha modificato m(llte volte la -costituzione del suo elemento filtrante: quello che prdsentò
3 14 SCELTA DI UN MEZZO PER LA PURIFICAZIONR DELL'.~C(}UA
all'Esposizione d'igiene di Parigi del 1895 era formato da. un tessuto di cotone imprexnato da fibre d'amianto? e disteso sopra una tela metallica. l baLter ;ologi viennesi hanno osservato che i fi ltri Breyer lasciano passare alcuni germi . Piagge. nell e poche ricerche che ha fatto con uno di questi filtri, ha constatalo che il •l O p. 100 dei germi non sono trallenuLi.
Filtro Biihrin_q ( L AVKRAN) . - Molto usato in Inghilterra, si compone di un cil indro di carbone pieno, suOì cienlemente poroso; ad una delle superficie piane del cilindro è fissa to un tubo di vetro al quale si adatta un tubo di caucciuc. Funziona per aspirazione. Questo fil tro & comodo, facile a portarsi in viaggio; disgraziatamente la liiLra:tione che esso fa è delle più incomplete, i microbi altraversano con grande facilità il hlocco di carbone. Filtro /ùihn di Viennaperl'm·mata (PLAGGK). -È un sacco. di tela la cui parte inferiore è sostituita da un imbuto chiuso con un tappo. Al punto di unione della tela coll'imbuto, si trova un selac~io fìne sul quale deve depositarsi l'amianto , che si diluisce nell'acqua colla quale si riempie l'apparecch io. Togliendo il tappo all 'apertura inferiore, l'acqua passa generalmente chiara, ma, secondo Piagge, per nulla privata. dei germi. Fi ltro Jensen (PLAGGE), è fondalo sullo stesso principio di quello Kiihn; fu nziona con acqua s0Uo pressione. Non trattiene i microbi. Il filtro Kiihn-Wrstphalen (Vwv) è stato esperimentato in Austria nelle manovre a Badyno del ·1893. L'acqua da depuraresortirebbe, da questo ftllro sempli cissimo, priva delle ma-
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.\0 USO DELLE TRUPPE IN C.I,:UPA(;NA
terie solide organiche ed inorganiche e quasi steri le. Noi non abbiamo alcun documento scientifico che confermi un così · bel risultato. L'amministrazione militare aust riaca ha fatto costruire e mettere in distribuzione 12,000 di questi fillri d'uso individuale fra le truppe che hanno preso parte alle · ma novre in Gallizia.
Filtro Anderson (L.n&RAN). - Consiste nell '<lgitare con ferro granulato e filtra•·e dopo sopra della sabbia. Il ferro si o~sida a contatto dell'acqua e forma dei sali ferrosi , che coll'areazione si trasformano in sali ferrici insolubil i; questi precipitando trascinano una parte dei microbi. Le reazioni chimiche che avvengono nell 'acqua devono anche uccidere un certo numero dei microbi. A Boulogne l' acqua fornila da· fJUesto filtro contiene ancora da 200 a 400 microbi per centimetro cnbo. Questo risultato è poco soddisfacente. Filtro Bischofl' (PL\GGE), a spugna di ferro, non h·attiene j. microbi. Filtri di carta alla celltdosa, di celltblosa con amianto, ,t;. .hloller e Holberg, inefficaci, si limitano a chiarificare l'acqua, . (PL.~G GE).
.
Filtro Trenkler, la materia filtrante è l'amianto; non è·· migliore del filtro Breyer, .per ciò che concerne i microbi; esso ne lascia passare il ' O p. l 00. (idem). Filtro rapido all'amianto di Arnold e Schirmer, cono- · sciuto anche sotto il nome di Piefke, è formi\to da una serie di dischi di amianto . Piagge trova che la filtrazione diminuisce rapidamente e che dal punto di vista bat Leriologico i sa oi. eiTetti sono mediocri .
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SCELTA DI UN MEZZO I'ER LA PURIF1CA1.10NE, ECC.
Filtro Scheltenscheidt di Berlino. - Si compo ne _di due strati d'amianto separati da telai metallici. La fil trazione avviene sotto pressione di 2 o 3 :1 tmosfere, è :1bbastanza rapida e costante, ro:\ non tulli i germi sono tr·attenuti e special·mente dopo due o tre gi?rni di filtrazione: (idem). Filtro Donllon et fie, di carhonr man{lanico (S. Wooou&AD), lascia passare tntti i germi. Filtto Atkins, blocco o plarcft di carbone t'egctale. - 1;1i autori hanno esaminnto due modelli: il piti grande è in uso negli os:pedal i militari inglesi, l'altro, il tascabile , gode favore neal'armat;l. Conchi udono che sarebbe pericoloso l'adottarli per l'esercito; (idem'. Filtro Nishestos. - È una membrana d'amianto, tesa fra due serbatoi di terra colla. Quest'apparecchio si può facilmente pulire, ma non si può fare assegnamento per proteggere l'acqua dai ger mi infettivi: (idem) . Secondo S. Woodhed ecc. sono inefficaci ed insufficienti a trattenere i germi i seguenti apparecchi : Filtro Lipscombe a carbone e stafTa d'amianto; Filtro magneti co; Filtri a spugna di feno ; Filt ro Morris a car·bone; Filtro de la (ouronne di carhone compresso ; Filtr·o Barslow di pietra porosa e c;1rbone; Filtro Defries a cn r·bone minerale e pietra pomice ; Filtro Wittmann a carbone animale fo gg iato a vasi che ·servono di !'erbaloio all'acqua dn ~ltrare . llomr!, 15 aprile /896.
SU LLE
FERITE PER AHMA DA FUOCO~ PENETRANTI NELL'ADDOME E LORO CURA
Studio sperim~nla l e degli assistenti onorali dottori l .orenzo Bonomo J capitano medico e Filippo aho , medloo di t• classe nella R. marina
La cura delle ferite penetranti nell' addome, sopra- · tutto poi di quelle prodotte con arma da fuoco, è fra gli argomenti chirurgici di maggiore interesse ; che gli deriva dalla loro frequenza, dalla vari età e gravità delle lesi'.)ni · interne, e dalla discrepanza di opinioni, che dividono i clinici in campi opposti. Sembrerebbe naturale che ammessa od anche supposta una lesione viscerale nell'addome. prodotta con arma bianca o con arma da fuoco, salvo casi inoperabili, si dovesse da tutti convenire sulla utilità e ne· cessitft dell'intervento operativo. E pure non vi è su altri argolJlenti chirurgici tanta discordia di opinioni quanta io, questo che prendiamo a trattare . Le ferite penetranti nel! 'addome per arma da fu oco sono, rispetto a quelle per arma bianca, certamente più gravi, considerando gli effetti della violenza vulneraote sul sistema nervoso splancnico, la molteplicità delle lesioni, che suole prodnne un proiettile, e la penelrazione io cavità di corpi
3·18
'SUti.E FERITE PER ARMA DA FUOCO
estranei Ll'a sportati dal pr·oieuile stesso, e capacr di suscitare gravi infezioni poritonea ll. Nomi autorevoli ssimi sono fra gli astensionisti come tra i fautori de lE' intervento immed iato, e la loro autorità conferi sce allii quistione, nGn ancora bene risoluta, m .a~g i ore interesse . L'assolutismo esclusivo e sempre condannevole , e diventa dannoso in terapia, quando la varietà dei casi può suggerire criteri e l'uso di mezzi diversi e talvolta anche opposti ;dle consuetudini accette dai più. Si può essere fautore convinto dell'intervento immediato nelle ferite d'arma da fu oco pcnetr<~ nLi nell'addome, e sostenere con la stessa convinzione il non intervento nei casi in cui ogni aHo operati vo contribuirebbe ad aggravare lo :;Lato del ferilo, qnando o per grave emorragia interna o per lo schok è assolutamente irrazio nnle opera re. Parimenti ~ l i astensio·ni sti si troverannp l!lel c3so di consigliare l'intervento quando la evi denza di speciali·lesioni viscerali mette fuori discussione la necessità di operare e con so lle ci ~udine. La chir·urgia antisettica apre oggi un largo campo all'attivitit operativn nella cavilù add\l minale, e s' è fonte di grandi trionfi per il trattamen to dei tumori e d'ogni altro processo spontaneo, non saril meno ricca e meno gloriosa la cura delle sue lesioni violente. In un nostro stutlio sperimentale, di cui veni amo ad e:;porre i risul tati e le razi onali deduzioni, avvicinando.;i il più che sia po.,sibile alla cli nica umana , ci siamo pi'Oposto la ricerca delle molteplici lesioni che un pro ieLLile può determinare sui visceri addomi nal i, ed in ispecie sul ca nale digeren te, l& loro conseguenze, e se debbasi preferire, la cura . con l'astens ione o piultosto l' intervento operativo imme..diato .
PENETIU.NTI NELL'ADDOME E LO RO CUI\A
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I.
Laparotomia o asten.sione? Chiamati a curare un ferito con arma da fuoco all'addome '.iicuramente penetr·ante, dobbiamo in generale, se non esistono controindicazioni speciali, intervenire , operando la laparotomia o preferire il non intervento ed una cura aspettante? Se si ha ragione d'ammettere, o fondatamente ritenere probabile l'esistenza di una o più lesioni viscerali in un caso di ferita penetrante in cavitit addominale, il nostro obbiettivo sarebbe d'impedire il passaggio di liquidi intestinali e delle feci nel peritoneo, come i versarnenti di sangue o di urina. Quest'obbiettivo sarit raggiunto con maggior sicurezza ~o li' intervento operativo, ovvero con l'astensione e con l'allhlare il ferito alle risorse naturali ? Facendo un esame delle statistiche note di chir•u rgia umana e sperimentale, si arriva a conclusioni spesso contraddiuorie, fino al punto da potersi avere una morlalita maggiore con l'intervento, che con la cura aspettante e con l';}stensiooe. L'errore nasce dalla mancanza di omogeneità dei casi; dal principio di operar·e Lulli anche quelli inoperabili, e d'altra parte di comprendere nella statistica dei non operati anche quelli nei quali non er·a certa l'esistenza di ferite viscerali. Molti fattori devono andare d'accordo perchè si abhia una statistica di casi omogenei, ed in primo luogo la esclusione degli inoperabili e di quelli operati troppo tardi , e dall'altra parte il non comprendere i casi _di dubbia dingnosi, sicchè
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SULI.R f'ER!TE PER ARMA DA FUOCO
i dati statistici possano risultare da osservazioni di casi omogenei Q non molto dissimili . Allora solo la statistica ha valore scientifico, e potrà illuminarci. Ebbene, esaminando la maggior parte delle statistiche puhblicate sulla cu_ra delle feri te d'arma da fuoc() penetranti nell'addome in chirur·gia umana e sperimentale, osserviamo dei risul tati contraddittori . ~agués su 88 ferite d'arma da fuoco t.rallale con la cura agpetlante, avrehbe avuto 66 guarigioni, cioè una mortalità del 25 p l 00. Ma in quanti di questi casi ha po:uto l'autore stabi lire con sicurezza l'esistenza di lesioni viscer·ali? Stimson ha potuto riunire tutte le ferite d'arma da fuoco penetranti nell'addome trattate negli ospedali di New-Jork con la cum aspettante, ed ha trovato una mortalità del 65 p. 100 in una prima statisti~a, e del 76 p. 100 in un'altra più estesa. Schachner su o casi di cura aspellante ha avuto 4 morti etl una guarigione. Chaput ha avuto pressochè i medesimi risultati con la cura aspettante: 11 cani fucila ti , 4 guarigioni (68 p. 100 di mortalità). Nei nostri esperimenti abbiamo abbandona to all':1stensione 12 cani colpiti all'addome come gli altri in varie direzioni , e tutti morirono in 2• o 3• giornata con peritonite setticn. Alla necroscopia non una delle varie perforazioni intestinali ern obliterata da aderenze sierose. A prima vista può sembrare che que$Li risultati sperimentali sfavorevoli all'astensione debbano auribuirsi nlla irrequietezza dell'animale ferito , nel quale mancherebbe la immobilitit che si prescr·ive nell 'uomo; ma riflettendo che non sarebbero diverse le condizioni in cui si trovano i cnni assoggettati alla cura operativa, per i qua~i è parim~nti necessaria l' immobililil,
PENETRANTI ~EI.I.'ADDO:IIE E LORO CURA
possiamo a~r:.;iungere d'avere osservato costan temente che i cani feriti con nrma da fuo co all'addome cadono subi to in uno stato di malinconia, e restano per 3 o ~~ gromr immobili rifi utarrdo il cibo. Ciò che va dovuto in buona parte anche all'azione della morfina inietalla in dose alta ipodermicamente prima della cloronarcosi, ed al cloroformio stesso. Poco diiTeriscono da q11e;;te ultime le statistiche di altri autori; sicch è esclusa quella del Nagués, alla quale possonsi opporre giustificate obbiezioni, si avrebbe con l'astensione e con la cura aspeuante una mort:1lita meclia del 77 p. 100. Ed è certamente elevata , e maggiore forse sarebbe se si ammettesse qualche errore diagnostico fra i guariti. Con una mortalità cosi alta c'è poco da discutere, e la cura delle ferite addom.inali per arma da fuoco con rastensione o aspettante, se non cade interamente, è molto scossa da risultati Lauto sfavorevoli. Quali sono i dati statistici della cura operativa nelle ferite addominali per armi da fuoco? Incominciamo dalle meno liete, da quelle del Reclus; 78 p. l 00 di mortaliHt; ma que:;ta statistica si basa sopra nn numero limitato di casi. ,\fot'lon su •I l O osservazioni ha avuto una mortalità del 67 p . 100. Adler con •154- osservazioni ha avuto operando una mortalitil del 54· p. <100; e l'autore di chiara che 1O volte gli sfuggirono altre perforazioni intestinali rimaste non su· turate , e 20 operati morirono per gravi versamenti sa nguigni nel peritoneo; gicchè eliminando questi ca~i, in cu i la morte deve imputarsi ad imperfezione dell'allo operativo, od a grave anemia per cui erano iooperabilì , la cifra della mortalita scenderebbe a circa 4.0 p. 100. Questo stesso autore fa dìstinzi,me del tempo trascorso dal ferimento al21
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SULLE FERITE PER AII MA DA FUOCO
l'ora dell'intervento; se questo ha luogo nelle p1·ime cinque ore, coeteri ~ paribus, su 55 operazioni, 36 gua1·iti (mortalita 42 p. , 00). Dopo le prime ci nque ore la mortalità sale a 75 p. 100. Dunque il valore dell'intervento operativo è tanto maggiore quanto più è sollecito e diremmo immediato all'accidente; -e se vogl iamo desumere criterii esatti dalia stati stica dob· biamo solo tener conto dei casi in coi la laparotomia fn eseguita nelle prime cin11ue ore, spogliandola degli altri cas i, nei quali la morte deve im putarsi a ferite intestinali o di altri organi sfuggi te all o esame od a gravi emorragie, o ad eccessiva lentezza dell'operatore, o ad improprietil dell'ambiente, ove la laparotomia rn esegui ta , od a suture mal fatte o ad imprlrfezione del metodo antisettico. Aggiungansi poi i decessi imputabi li allo schock, quando l' intervento era assoluL;lmente con troi ndicato , e si comprenderà come si poss·t trovare in certe :;tatistiche sul trattamento delle ferite d'arma da fuoco penetranti nell'addome con la cura operativa un :1 mortalità uguale a quella che dit l'astensione e qualchP. volta anche maggiore. Lo Chaput facendo una scelta rigorosa dei casi operabili nelle cond iz ioni più favoreyoli ha ottenuto su :n osservazio ni 26 guariti. Mortali tà 18 p. ·l 00. Non diciamo che possano esse1·e io media sempre cosi li ~ ti i risultati, ma ammettiamo pure che <;i · debba preferire nei casi gravissim i l'i nterv ento all'aspettazione, e la laparolom ia !''imponga come il solo mezzo per comhallere con qualcht! proba_hilitit di successo i pericoli che minacciano il ferito ; è c;oo la buona scelta dei casi ne'i qual i conviene operare, con l'intervento soll ecito e con la rigo· rosa tecnica che si possono avere dati statistici esalti Parkes su 37 cani feriti al yeotre con arma da fuoco
PENETI\ANTI NEt,L'AD DOliK K LORO CI" RA.
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.ebbe 3 morti immediatamente per- emorragia , 12-dichiarati 1noperabili per schok e per la gravezza delle lesioni intestinali ; 2 destinati alla cura aspettante e su 20 operaùili "9 guarjgioni, mortaiità 53 p_ •l 00. Con tanta diver~ità di risultati le deduzioni su questo importante argomento non sono nncora nettamente definite, ·ed abhiamo credulo utile, lasciando da parte qualunque precoocello, intraprendere nell'Istituto chi ruq~ico della Regia Università di Roma una seri e di esperimenti sulle ferite -d'arma da fuoco penetranti nell'addome, nei qual i fu nostra -cura costante di riprodurre nei limiti del possibile le condizioni della chirurgia umnna. Gli animali furon o pen:iò feri ti con proiettili_Flobert (5 mm.) proporzionato al loro ·intestino, in vnrie direzioni ed a distanze diverse, a di.giuno e dopo il pasto,_ senza alcuna preparazione n ~ disinfezione delle regioni addominali , anzi in qualche caso -coprendo il ventre con 71ezzi d·i stoffa impolverata, e soc-correndo subito il ferilo, o lasciandolo per qt~alche ora', -dal minimo al massimo tempo necessario per preparare lo -occorrente per una laparotomia curati va . Non abbiamo potuto scegliere, com'era nostro desiderio, -cani di gro~sa taglia sui quali soltanto si dovrebbero eseguire siffatti esperimenti ; ed ;nratti JUentre questi con gravissime lesioni viscerali, compli cate a gravi emorragie ed a versamento di liquidi intestinali o feci nel peritoneo , spesso sopportavano la lunga ed indaginosa operazione, e guarivano anche quando l"intervento ci sembrava scoos igliabile, i piccoli con semplici perforazioni intestinali perivano in poche -or~ per shock. . Ci asteniamo dal far me·nzione dei consueti deuagli sulla tecnica antisellica, che fu da noi nella lunga serie di esper imenti scrupolosamente osservata, nè si apriva l'addome
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SU I,LE FBR!TE PER ARMA !l... FUOCO
dell'animale se non era messo nelle condizioni più favorevoli per il huon successo, a tutlo provvedendo, compre·o il caso di dover ricorrere all'ipoderrnoclisi ed all'iniezioni endovenose di sier·o art.ilh:iale. Conoscendo la poca tolleranza che hanno i cani per il cloroformio siamo stati molto guard inghi nell'usal'lo morlìnizzando gli animali mezz'ora prima della cloronarcosi. La laparolomia veniva eseguita da un'ora ad un'ora e mezza rlopo il ferimento e qunlche volla anche prima, qunndo cioè dai siuloni genuali e locali si diagnosticava una minacciosa emorragia interna, caso abbastanza frequente. Tra i fatti più importanti da noi osservati in questi esperimenti notiamo in primo luogo il ve·rsnmcnto immediato di liquidi gastro-int1•stinali e di materinli {ecali del peritoneo commisti a peli od a frammenti d'indumenti attraversati dal proiettile. Solamente quando l'animale veniva colpito a digiuno e gl'intestini erano afllosciati per as~enza di gas. o la perforazione era unica e piccola, caso oltremodo rarissimo, trovavamo il peritoneo apparentemente non infetto, ciò che non ci dispensava dal disinfeltal'lo. Quanto valore abbia la constatazione del versamento immediato del contenuto gastroenterico nel peritoneo, e che nei nostri esperimenti figura nove volte Sll dieci, vedr~mo in seguito. Ritardando di più ore l'intervento, anche in questi pochi casi s'incorre nel grave accidente. Della varietà e molteplicità delle lesj,oni viscerali e delle altre complicanze da noi osservate dtremo a suo luogo. Non sono mancati i casi di morte immediata al ferimento dovuta a lesione di grl)ssi vasi sang uigni addom inali: '3 volte ferila dell'aorta. ~ volta dell'arteria splenica, e 2 volte della c.ava ascendente. Il no3lro studio sullo ferite addominali con arma da fuoc(}
fu compi uto in due periodi: il primo nello scorso unn(}
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scolastico con 60 esperimenti , ed il secondo durante il principio di questo con 16 esperimenti , non compresi i pochi morii sul colpo. Esclusi qnei casi riconosciuti inoperahili , distinguemmo gli altri in quelli assegnati all'astensione e negli altri de· stinati alla cura operativa con la laparotomia immediata. Furono' dichiarati inoperabili quei casi nei quali l'estremo abbattimento dell'nn ima le era determinato da ~ravissima anemia per emorragia interna, da molteplici lesioni visceral i con polso arterioso impercettibile e con mucose estremamente pallide. Anche in condizioni cosi gravi tentammo però l'ultima ratio, laparotomi zzando con la maggiore sollecitudine. Nel 1o periodo di esperimento su otto cani riconosciuti inoperabili trovammo l'addome pieno di sangue, il polso arterioso mesenterico impercettibile, le intestina pallide e con molteplici perforazioni. Falla l'emostasia, la. sutura delle ferite intestinali, la disinfezione del pèriton eo e la chi usura dell'addome si ricorse alle iniezioni endovenose con siero artificiale. Ebbene su otto esperimenti in ~ondizioni veramente disperate, riuscimmo nd avere una guarigione. Notisi che il cane guarito era di grossa taglia, mentre che gli altri erano piccoli. ·1o periodo di esperimenti: Riconosciuti inop~rabili N. 8 .. guariti 1, morti 7 (non s1 comprendono nella percentuale); Operabili affidati all'astensione N. 7, guariti O, morti 7; » arlìdati all'intervento immediato N. 45, gua1'iti 2·1. morti 24. '! Mortalità 53 p. 100. Fin dal principio di questo nostro studio abbiamo potuto notare che i can i piccoli sono poco resistenti a siffatti esperimenti ; e per emorragie non gravi cadono in
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schock, forse in parte aggravato dall'azione del cloroformio. In quest'anno invece avendo potuto riprAOdere gli esperimenti su cani di grossa taglia, abbiamo avuto risulta ti nssai più incoraggianti, rest:~ndo invariate tolle le altre condi1.ioni nelle quali le lesioni intestinali venivano prodotte e curate. 2° periodo di esperimenti: Riconosciuti inoperabi li N. 2, guariti i, morti l (come nel ~ o periodo non si comprendono nella percentu~le) ; Operabili affidati all'astensione N. 5, guariti O, morti 5; affidati all'in tervento immediato N. 9, guariti 7, • morti 2. Mortalita 23 p. ·l 00. ~on escludiamo che a migliorare ono a questo punto· la statistica dei risultati nbbia potuto contribuire un sensibile perfezionamento nella tecnica operativa. La speditezza nelle operazioni addomin:~li è tra i coelficienti del successo, e dobbiamo riteneda essenzinlissima quando si interviene per feri te d'arma da fuoco, con le quali lo shock è cosi frequente. Fu per questo che ci proponemmo di ricercare e sperimentare i mezzi più atti a compiere sollecitamente l'en· terorrafie semplici o circolari, e possiamo afTermare d'averle potuto compiere con as!'ai speditezza e perfezione nel 2° pe· r iodo dei nostri esperimenti meglio che nel primo. Ed a questo proposi!•> diciamo che dopo i grandi perfezionamenti delle armi portatili, se in guerra la chirurgia addominala. sarà il campo della nostra maggiore flllività operativa, e dobbiamo ritenerlo per certo , più che nelle solite operazioni scolastiche dei vecchi programmi, dovremmo essere mollo· famigliarizzati in tutte le operazioni che cadono sul canaledigerente. Ed è sui cini, a preferenza di grossa taglia, pift
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che sul cadavere, che si acquista e si perfeziona la tecnica delle operazioni gastro-inLestinali. La mortalità del 23 p. 400, avuta nel 2° periodo degli espe1·imenti è tnle risultato da costituire un vero trionfo dell'intervento immediato nelle ferite d'arma da fuoco addominal i; ed anche facendo la media delle due medie, avremmo un a mortalità del 38 p. 100 con l'inter·vento immediato e del l 00 p. 100 con l'astensione. Quando il ch irurgo avrà acquistato con metodico ed ordinato esercizio s-peditezza e precisione nella tecnica operativa, ed interverrà presto eseguendo laparotomie ideali, potra semp•·e con maggiori probabilitit di successo combattere i pericoli più gravi che minacci no la vita dei ferì ti. l risultati finali dei nostri esperimenti ci portano alla conclusione che nella cura delle ferite d'arma da fuo co penetranti nell'addorne l'intervento operativo immediato ha sull' astensione evidenti vantaggi, e dovrebb 'essere afTermato . nella prati ca chiru•·gica, senza estenderlo però ai casi gravissimi, nei quali è riconosciuta l'inoperabilità, o quando mancano le condizioni indispensabili per condurre bene a termine l'operazione.
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* * Nelle ferite d'arma da fuoco penetranti nell'addome l'intervento può essere richiesto da tre indicazioni, che possono coesister,, nello stesso caso, cioè per la sutura delle perforazioni gastro intP.stinali, per l'emostasia e per la di·siofezione del p~.ritoneo. La frequenza con la quale si os· servano i versamenti di sangue e di liquidi intestinali nel peritoneo anche, se l'intervento è immediato, addimostra quanto sia raro il caso che il chirurgo operando un ferito d'arma da fuoco all'addome, debba limitare il suo compilO-
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a suturare sempli cemente le ferite intestinali. Se la cura aspeltan Le può permettere in casi eccezionali la spontanea obl iterazione delle ferite dell'in testino, contro l'emorragia e contro l'infezione questo metodo non ha efficaci mezzi da opporre, nessuno du bitando che gli spandimenti di materiali intestinali nel peritoneo suscitino peritoOiti rapidamente mortai i. Ov'esiste versa~ento di liqui Ji intestina li nel peritoneo, e si può sospeuarlo sempre q·uando si ha innanzi una ferita addomina le prodotta con arma da fuoco , la laparotomia immediata ha una indi5cutibile indicazione. L'indugio ed un in tervento tardivo favoriranno l'insuccesso ed il discredito
della cura operativa. E se in caso d' intervento immeili.ato su d'un ferito in condizioni gener<l li favorevoli, si trovano numerose perforazioni del l'i ntestino . p. es. da 8-1 O a ,3 6, come non raramente ci è accaduto di osservare, o ferita la vescica con versamento di Ull'ina , di liquidi intestinali e sangue nel peritoneo, devesi riconoscere che di fronte a lesioni o complicanze cosi gravi le nostre risorse possono essere inferiori; e pure non mancano esempi di guarigioni in casi cosi eccezionalmente gravi. Quali mezzi l'astensione o la cura aspettante avrebbero allora potuto opporre? Ol tre all a possibi li tà d'una obliterazione spontanea delle perforazioni intestinali, i fa utori dell 'astensione si basano sugli errori diagnostici in caso di ferita non penetrante, o penetrante e non perforante. Escludiamo il primo caso perché giammai il chirurgo deve ap rire il peritoneo, se non è l>icuro della penetrazione d'un proiettile nell'addome ; ed ammeuiamo possibile l'altro, cioè che venga laparotomizzalo un ferito nl ventre quando v'è legittimo sospetto ùi lesi oni viscerali , che poi non si rinvengono; perde forse per questo valore la cura ope-ra-
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ti va? Ri spondiamo negntiv;• mente; e che quando forti ra· gioni militano per l'esistenza di lesioni viscerali , si possa intervenire. Non a tuili però è dato òi aprire a primo -esame il peritoneo ed io qual:5tasi ambiente. Chi si accinge a simili operazioni, deve possedere per convinzioni fondate e per abitudine bene esercitata e perfella, completa e rigorosa la tecnica operativa ed antisettica . Solo a queste condizioni si può aprire e richiudere l'addome a visceri illesi, con coscienza serena e senza tema di esporre il ferito a peri coli maggiori di quelli , che gli possono derivare ·dalla lesione tra umali r.a. Una laparotomia anti settica è operazione innocua se è bene valutata prima la resistenza del fer·ito, e se nel l'esa me dei visceri e nel compiere l'enterorrafia si procede con or·dinata prontezza, e si evitano dannosi nlfrreddamenti del peritoneo. allorchè si è costreui a tenere a lungo i visceri ·esposti all'aria . Jalaguier dice: « l~ meglio aprire ceuto volte l'addome, quando non esistono lesioni viscerali, che si sospellano, anzichè abbandonare nel peritoneo una sola perforazione dello stomaco e degl'intestini. » Un eccessivo entusiasmo per l'intervento immediato sarebbe assai pericoloso; e noi convinti sostenitori dell'intervenw chiru rgico opportuno nelle ferite addominali per arma da fuoco, crediamo che il chi rurgo nei singoli casi sia giudice coscienzioso della convenienza o meno di operare. Quante volte non accade di dover abbandonare un ferito alle funeste conseguen:r.e di lesion i riparabil i per non poter trionfare sui pregiudizi dei suoi congiunti , o per difeuo di mezzi e di aiuti intelligenti 1 È ver·o che vi possono es.>ere dei casi nei quali per l'as~enza dei più comuni fra i sintomi clinici, indicanti una
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lesi(•ne viscerale, o per mancanza d'un ambiente adatto peroperare, la prudenza consiglia di attendere, purchè non accada di attendere troppo. Si discute anche se convenga la laparotomia mediana J•iù che la laterale, o viceversa. Noi crediamo che la laparoLomia mediana debba essere sempre preferita nelle ferite per arma da fuoco, riuscendo con questa molto più agevole l'esame completo dei visceri. Un proiettile p. es. che penetra da un fianco percorrendo o in direzione trasversale od obliqua l'addome, può ferire visceri di regioni opposte e lontane dal punto di penetraziooe, mentre con ferite d'arma da punta e Laglio la laparotomia lateralo può scoprire pii1 direttamente il viscere leso. Non crediamo quindi di seguire il con siglio di aprire la pnrete addominale seguendo il tl'agitto del proietLile, nel qual caso ci lr~v eremmo esposti a squarciarfl largamente aponevrosi !' muscoli.
Aggiungasi poi che le cicatrici laterali dell 'addome smagliandosi, possono dar luogo a veri sventramenti , ed è per questo che devonsi evitare le laparotomie laterali sugli individui magri , con pareti addominali sottili. Controindicazioni. - Devono essere nettamente stabiliti i casi nei quali è controindicalo l'intervento. In generale non si deve operare quando il ferito corre rischio di sllccombere durante l'operazione o subito dopo ; essendo molto dannoso per la reputazione del chirurgo lasciare un cada- vere sul lello di operazione. t'intervento è controindicalo se il feri to versa in conrl izioni cosi gravi che sarebbe pericolosa la cloroformizzazione. Il raffreddamento algido dell'estremità, lo shock, il collasso, rappresentano gradazioni di quell'abbattimento estremo, chesconsigli:1no anche all'occh io del profano qualsiasi atto ope-·
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ralivo. Dinanzi però a fenomeni così gravi bi;ogna pren-· dere consigli alla propria esperienza ed a quella autorevole dei grandi maestri; e bene valutando le conseguenze inevitabilmente fune ste delle lesioni, come di fronte ad emor· ragie si curamente mortali, e data la prontezza dei mezzi, e la proprietà del luogo, decidersi per l'intervento . Ma se ra1·e volte questi lenlalivi potranno essere coronati da successo , la condotta del chirurgo che con prudenza e •·isolutamente si accinge a siffatte ardue imprese, sarà incensurabile. Altra controindicazione all'intervento è il lungo tempo trascorso dopo il ferimento, dovendosi ritenerlo assolutamente sconsigliabilc dopo le 24 ore, molto discutibile dalle·12 alle 24-, accettabile in massima favorevolmente nelle . ... pnme ~ ore. Con una incipiente peritonite da vers:1mento di materiali intestinali nel peritoneo si ha probabilità di arrestare l'infezione nelle prime ore, pochissima o nessuna se s'indugia. E di questo fatto abbiamo potuto convincerci nei nostri· esperimen 1i. Tra i 12 cani abbandonati all'astensione -1- sono morti nelle 2-i- ore, 5 nel 2° giorno, e 3 nel 3°; i primi con perito-ni te settica, e· gli ultimi con peritonite pumlenta. È evidente che in questi casi l'intervento tardivo non avrebbe· potuto giovare aiTatlo, e foriìe ;lVJ·ebbe anticipato la morte. Se l'intervento tardivo può riuscire utile nelle ferite addominali per arma bianca, anche dopo le 24- ore, per quelle· prodotte con arma da fuoco dev'essere di massima sconsigliato. La durata dell'operazione, quando si prevede che debbJ essere lunga e si dubita molto che le fo'rze del ferilo pos.· sano sopportn rl:-~ fino al Lermine , può entrare fra le con.-
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troindicazioni. Essa ha molta inOuenza sul pronostico, e si deve mollo temere per gli effetti del raffreddamento ~ul peritoneo. Infine r·iassumendo, dalle osservazioni degli altri e dai nostri e:;perimenti possiamo venire alle seguenLi conclusioni: a) Uo proiellile penet.rando nell'addome solo in casi veramente eccezionali può ll lLr:aversa re la massn com palla dei visceri , e la:'.ciarli il lesi o con lievissime lesioni, riparabili spontaneamente. b) Sono co~ i frequenti e numerose le perforazioni gastrointestinali da do\·erle ritenere esistenti ogni qualvolta un proiellile è con certezza penetrato nell'addome. c) L'emorragia in ·~avili\ t! una complicanza assai frequente ch' è il più grave fra i pericoli immediati delle ferite addominali per arma da fu.oco. d} Il versamento nel peritoneo del contenuto gastroenteri co è immediato al ferimento, o manca assai di rado, qunndo il viscere colpito è vuoto, o la perforazione è assai piccola od il suo tramite è o!Jb liquo, ciò che può verifi carsi nell e perforazioni dello stomaco, o della vescica. e) È faci le la penetrazione nel peritoneo di frammenti di indumenti o di peli , che abbiamo risco11tr·nto spessissimo .arrestati fra i margini delle perforazioni intestinali , o nei tramiti lasciati dal proieltile nel parenchina del fegato o della milza. f) Questi corpi estranei oltre a suscitare una in fezione peritonitica, costituiscono un impedimento al coalito ed alla adesione d'una perforazione inte:;tinal e col peritoneo degli orga ni vicini ; e rendono per conseguenza impossibile l'o · bliterazione spontanea. Se tanto gravi possono essere gli effelli d'un proietlile penetrante nell'addome , assa i limitate saranno a parer nostro le risorse naturali.
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Dalle sLat isti che degli altri sperimenta Lori e da i nostri risultati , e più specialmente da quelli che abbiamo ottenuti nella seconda serie degli esperimenti , siamo autorizzati a conchiu:dere che nella cura delle fari te addominali per arma da fuocosi debba di massima prontamente intervenire quando non t:lsi-
stnno speciali controindicazioni, ed in condizioni da poter soddisfare a tuili i precelli della modei'Oa chirurgia. Nonostante i molti esempi di ~u:1rigioni spontanee la laparotomia s:11·à sempre consigliabile, purchè eseguita senza ritardo, ed in ambiente e con mezzi adalli allo scopo. Solo se mancano i più comuni si ntomi indicanti una o più lesioni viscerali , per cui è molto dubbia la loro esistenza, ed il ferito trovasi in condizi oni rassicuranti, sorveglianrlolo diligentemente, si può attendere, ed intervenire appena un qualche sintoma legittima il sospetto dell'esi· stanza di lesioni gastroi[Jteslinali o di altri organi. La laparotomia nelle ferite d'arma da fuoco sicura!llente penetranti darà, ,non ne dubitiamo, i ri :;Oilati assai mi· gl iori della cura aspettante, se eseguita in tempo, in luogo . opportuno corredato di tutti i mezzi; e solo da chi possiede a perfezione la tecnica operativa speciale per simili operazioni, che in taluni casi possono essere fra le più diffì · ciii Ira quelle che cadono sul canal e digerente. li.
Diagnosi delle ferite addominali per arma da fuoco penetranti e perforanti.
La scelta del tratLamento di sifTaue lesioni traumatiche richiede un es:~me diligentissimo del feriLo, col quale esame si deve stabilire in primo luogo, se la ferita sia penetrante o no, se con certeua, o probabilità Iii siano lesion• liisceral., di quale entità esse siano, q-uali possano essere
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gli organi lesi; indi dovrit essere stabilita senza esitanza nè dubbiezza la condolla da tenere, se convenga cioè l'intervento o l'astensione, ovvero •·iruettere la decisione ad altra ora, che per la gravità del ferito o qualora forti dubbi sorgano sulla diagnosi, o per ragioni dì prudenza sarà ragionevole attendere. Se neUe ferite d'a rma da fuoco rinveogomi due fori su punti opposti nelle regiùni addominali o limitrofe, e sì è certi che sia stato uno solo il colpo esploso, in generale sì può ritenere sir.ura la penetrazione in cavilil, ma non è escluso il caso contrario; e ricor,iiamo d'avere osservato tre volte sui cani colpiti ai lì_anchi con arma da fuoco, due fori abbastanza lontani senza penetrazione del proi ellile nel peritoneo. Tenendo conto della probabile direzione, secondo la quale ha colpito il p1·oieLLile o qualsiasi altra arma, della sede del foro di uscita, se esiste, dello stato del ferito , e !'pccillanrlo il tramite della ferita con specillo metallico o con candeletta elastica, eseguendo anche, ove occorra , qual che sbrigliamento, non sarà difficile stabilire se la ferita sia pen etrante. Con una diligente specillazion•l, quando è stata sbrigliata la ferita d'.entratn , meglio usando sonde elastiche sterilizzate che strumenti ri l!idi, fra i quali preferiamo gli stiletti di maggior diametro dai comuni specilli , o l~ bacchettina di vetro ; se non si acquista la sicurezza del!a penetrazione in cavit;'t, mancando ogni sintomo subbiettivo ed obbiettivo di lesion i interne, è doveroso attendere. Le difffcollà diagnostiche l'Ono maggiori se ammessa una ferita penetrante, si voglia stabilire io un primo esnme l'esistenza di lesioni viscerali. 11 Tn:·~at opina che ferita penetrante nell'addome e per · fornzione intestinale siano sinonimi. Non poss iamo associarci al pa1·ere di questo illustre chirurgo, perchè, sarà raro il
P KNETRA;-.iTI NEL!.' AOO O)!K J<: WRO CU RA
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-caso, ma è possibile la penetrazione in cavità. addominale d'un proieLLile o d'un'arma da punta e taglio, sem.a lesione -dì visceri; e la lelleratura chi rurgica è ricca di esempi. Abbiamo constatato su 76 esperi men~i sui cani feriti con arma ·da fuoco all'addome e con penetrazione di proiettile nf'l peritoneo due rolte assenza di lesioni intestinali: in uno era scalfito il fegato, ed in un'altro era perforata la milza. La vacuità. dello stomaco e degli intestini , la lloscezza {Ìelle loro pareti renderanno possibili questi casi eccezionali; e difalli nei due esempi mentovati i cani furono colpiti a digiuno e con il canale alimeutat·e quasi vuoto. Se poi gli intestini sono pieni e distesi dai gas, è impossi.bile che rimangano illesi. Ma
se si può ammellere la penetrazione d'un proiettile o d'uno :stiletto in cavità addominale senza lesione di visceri, rappresenta tal caso una eccezione rarissima, dalla quale non devono -dipendere i criter·i di massima, che dovrà seguire il ch"rurgo {jinanzi a ferite penetranti nell'addome. La dimos.trazione sicura ed obbiettiva d'una lesione viscerale per ferita penetrante nell'addome è solo raramente possibile quando l'epiploon o l'intestino fanno emia attraverso la ferila cutanea, o fJuando fuoriescono materie alimen tari o fecali, liqttidi intestinali. gas fetidi, urina, bile, nscaridli () sangue in quantità rimal'chevole. In 76 esperimenti non urra volta abbiamo potuto rilevare un solo di questi sintomi clinici, se si eccettua lo stillicidio di sangue dalla ferit:~, fenomeno abbastanza frequente. 11 timpanismo circoscritto all.a r egione ferita è un sintomo dubbio: il dolore pl'ofondo interno ha un valore relativo. Si deve attribuire molta importanza invece allo shock. Questo sinloma, che si ri tiene patognomooico delle gravi emorTagie endoaddominali, l'abbiamo osservato con molta frequenza nei cani fucilati all'addome anche quando i versamenti emorragici erano scarsi, o mancavano, mentre
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SuLLE FERITE PER AlUlA DA FUOCO
le perforazioni intestinali erano molte e gravi, ed allri organr come lo stomaco ed il fegato erano contemporaneamente lesi. Le gravi commozioni del sistema nervoso splancn ico nei soggelli deboli ed impressionabili con rilevnnti offese dei visceri addominali , possono essere causa d' uno shock cosi . grave, da sconsigliare l'i ntervento. Che lo shock debba ritenersi fra i sintomi più importanti delle emorragie endoaddominal i, basta, per convincersene, osservare con quanla frequ enza suole accompagnare i versamenti sanguigni nel peritoneo anche quando non sono gravi, ma verificandosi nelle ferite d'arma da fuoco penetranti nell'addome, come è sintoma di emorragia interna, lo è ugualmente di lesioni viscerali. La violenza del traumatismo per se stesso sul sislema nervoso splancn ico può determinare lo :shock. Il pallore crescente , il sudor freddo, l'estrema sottigliezza del polso, i sussulli fibrillari dei muscoli , l'otLusilil indicante uno spandimento liquido nel ventre, depongono più per le gravi emoiTagie interne, ma possono coesistere ambedue le cause dello shoc k; ed in simili gravi contingenze se a prima vi sta forti ragioni possono militare in fav ore dell 'astensione, non si deve abbandonare alla morte sicura il ferito se vi sono probabilita di salval'lo intervenendo subi to. Conveniamo però che assai raramente il chirurgo si potrà trovare in grado di aprire subito dopo il ferimento il peritoneo e frenare una emorragia grave. Tràttandosi di rami mesenlerici in vicinanza dell'ilo intestinale, l' intervento anche dopo qualche ora può essere salutare. Feci sangttigne. - l'assono osservarsi anche nella prima ora se è ferito l'ultimo tratto del grosso intestino ; e l'abbi amo notate due volte su dieci perforazi oni del colon immediatamente dopo il ferim ento. Mancando questo sintoma, non si può escludere quincli una ferita inte~l inal e . In caso di perforazione del te:10e
PE:-IETRANTI ~ELL' A DDOME E LOI\ O Ct: RA
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sulla sua superficie me ~e nterica con recisione dt>i vasi sanguigni afTarenti , abbiamo trovato spesso l'intestino per lungo traLLo pieno di sa ngue. In questi casi, mancantlo ogni altro siutoma patognomonico di perforaziohe intestinale, alla pt·ima defecazion&, se ha luogo qualche ora dopo il ferimen to, si osserveranno le feci sanguigne. Ematemesi. - Anche questo siotoma non è costnnte nelle perforazioni dello stomaco, men tre fu sei volte quest'organo ferito , una sol volta, non mancando mai il vomito nei cani per· l'azione della morfina, abbiamo visto tracce di sangue tra gli nlimenti vomi tati nella prima mezz'ora dopo il ferime nto. Data però la pienezza dell ' or·gano, i suoi estesi rapporti con la parete addominale, e la penetrnzione del pr·oiettile nell'aia epigastrica , è difficile sa non impossibile che lo stomaco sfugga au una perforazione. Se l'ematemesi nelle ferite d'arma da fuoco dello stomaco con proiellilo di piccolo calibro può spesso mancare, è più faci le a verificarsi con una ferita d'arma da punta e taglio. Il vomito spontaneo imme,liato e persistente dopo una ferita penetrante nel la regione epigastrica o verso quella dirella , sia per arma hian!;a, sia per arma da fuo co, esclusa qualunque altra causa , può ritenersi anche senza ematemesi per sintoma patognomonico di feri ta dello stomaco. Possono anche mancare il dolore, il vomito e J' ematemesi nelle ferite penetranti nella regione epigastrica, ed allora conviene allendere assid uamente sorvegliando il ferito. Oata però la pienezza deJ I'organ0, i SUOi e:>Lesi rapporti con la parete addominale, e la penetrazione del proiettile nell'aia epi~-:as tri t;al è dillìci le, se non impossibile, che lo stomaco sfugga a una perforazione. La specillazione di retta a ricercare fente viscerali non ha alcun valore, ed è pericolosn, potendo_in mani poco esperte produrre e$sa ste:;sa una perforazione intestinale. 22
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SU LLE F ERITE l'ER ARMA DA FUOCO PENETR ANTI, ECC.
;i letodo consigliato drtl Se-nn. - Il Seno ha proposto d'insnffiare l' idrogeno nel retto, ed in tanta quantità da ~riempire il tubo intesti nale, attraverso le cui perforazion i sfuggendo il g.1s, uscirebbe dalla ferita cutanea. La proposta è ingegno~a. ma presenta tanti inconveni enti , che in ness.un caso pnò essere util mente e senza dan no d~l ferito impiegata. Ollre ad esser~ complicata la sna applicazione, sono dubbi i risultati ; e basti ricordare che nelle molte osservaz:i0ni , in cui fu sperimentata e con prova negativa, la laparotom ia addimostrò l'esistenza di perforazioni in le$tinali . Se il tramite attraverso le pareti addom inali ù sinuoso, è difficilissimo che il gas possa sfuggire per la ferita cutanea, ed a corndizioni favorevoli, prima che l'idrogeno possa uscire dall'addome deve prima distendere fortemente gl'intestini, e spandersi abbastanza nella cavitit del peritoneo. Per· la for·te tensione del gas nel tubo intestinale, oltre a verificarsi un meteorismo ed una timpanite molesta pe1· l'infermo e dannosa per la re!>.pi razione, possonsi rompere le ferite incomplete. L'idrogeno inoltre gorgogli ando auraverso le fe· rite intesti nali spingerebbe nel peritoneo i liquidi intestinali. Non è sempre fa cile trovare un ~otasometro pronto a funzionare. È ovvio r,he di questo mezzo diagnostico non si gioverà m:~ i il chirurgo nell o esame di ferite penetranti nello addome. Dal complesso dei sintomi ri levati in un primo esame, ed in mancanza nei successivi ass iduam~nte ripetuti a breYi intervalli,. potrà essere ill uminato il chi rurgo. Quando u,na ferita d'arma da fuoco è sicuramente penetrante nell'addome, ed è dubuia l'esistenza di lesioni viscerali per l'assenza di sintomi patognomon.ici, nell'interesse del paziente è doveroso ammetlerle per operare i111 tempo. (Con tinua).
fftiVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
.RIVISTA A1EDIOA Orlai gutrlohe Delle tabl. de Médecine et cle Chirurgie, gennaio 1896).
:·BouRGt1IC1NOI'I. -
(JouT'nal
Dalle ricerche intraprese ùall'autoee risulta che nella maggior parte de: casi i clisturbi gaslrici d'origine tabetica si ·manifestano nei maiali affetti da iperdor!dria e che rJuest'ul-ti ma è un fattore importante nell' inten8ità delle cri~i . Cosi si é potuto tah•olta alleviare i malati somministrando lot'O : alcalini. È dimostrato .che le crisi gastriche tabetiche possono pt·esentarc i cat·alleri della malattia di Reichmann . .In una malata di Bourguignon si era tanto pill portati a commettere l'errore, in quanto che si trattava di una malata ipercloridrica nella quale la tabe era venuta a sovraggiunger e i suoi sintomi: la malata sofl'riva sopratulto una o due ·Qre dopo il pasto, nel mezzo ùella notte où al mattino di_giuno; i dolori, non aumentali dall'ingestione degli alimenti, erano mollo intensi, t!:a polaveno essere riferiti all' iperacitlila stoma calo : i vomiti erAno alimentari o mucosi. Soltanto in seguito all'insuccesso del kaltamenlo sinlomatico si fu condotti a ricercare i fenomeni tabetici sui quali il malato non richiamava per nulla l'attenzione. Fra le forme multiple delle cri~i tabetiche, Bourguignon · segnala speciHimente i casi nei I"{Uali i vomiti contengono -sangue. La r[uàh tità del sangue vomitato è generalmente poco considerevole In ·una o~servazione di. Charcot, in cui i vomiti neri fu rono a bbondanti, la loro comparsa era stata preced ula da un la vaggio dello stomaco, ciò che fa en lrare l1ell'e~iologia 'della gastror1'agia un nuovo fatto re di cui si · deve tener conio. Il più ~pesso il sa11gue emesso è nero, .paragonabile al deposito di caffè: più raraq~enle è rosso. AI n un caso eli Bourguignon il sangue era rosso nell' inizio,
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RIVI STA
ma l'emaciazione era s tata cosi completa elle faceva pensaread una epitelioma gastt·ico. Tra le forme rare si de vono ancora segnalare le seguenti descritte òa Fournier. L'anoressia iabetica; in questa varietà i malati vanno· soggetti per una parte a dispeps ia, pirosi, vomiti e vomiLurazioni di tanto in tanto, dolori crampoidi ; ma per altr& parte soffrono di inappetenza nssolota, particolare, non ca-· giona la da alcunc!Jé di a pprezzabile, continua, ribelle a tuUi i t·imedi e conducente ad una per dita assoluta del sens o della fame. QuP.sto stato s imula l'anoressia iste t·ica, a ta l punto che Ma r ie s i è fatto il quesito s e non si trattasse di. vero is teris mo. Nella fo rma fl atulenta, le c ris i sono cosi cos tituite: fe nouH'! ui dolorosl, d' inteusita lie ve o tutt'al viù media, vomiturazioni piuttos to che vomiti reali e sopra tullo in una man iera pr·edominante, flatulenza eccessiva, emissione di gas inodori iu lJUantità considerevole. Ogni minuto per l•) meno, e più spesso ancora varia volle per minuto, si produce una· eruttazione r umorosa e violenta, spasmodica, convuls iva, it·t•esistibile, la quale tr·ascina un vero fiotto di gas, ed è seg uito s ubito da un' :n~ pirazi one, sonora, fis chiante. Moltospesso anche la cris i é cos tituita unicamente da questo solo sinto mo, l'eruttazione gazosa che continua per più giorni,. per più settimane .
8tucUo .all' appencUolte. - (BuUefin de· l"Academie de médecine, N. 10, marzo 1896).
DtEULAFOY. -
Il prof. Dieulafoy p1·esenlò all '<:~ r.cad e mìa di medicina di Parigi una sua comunicazione s ull'ap pendicite, in cui compendia le idee da lut es poste nelle lezioni fatt.e alla facoltàdi medicina nel pr~se nte cot•so anouale , e di cui riesce interessa ute con oscere le concl us 1oni s egue nti : 1. L'11ppendicite é sempre il risultato della trasformazione· del cana le a ppenc.l iculare in una. ca vità chiusa; 2. Questa t1·a~formaz.io ne de1 cana le s uddetto in cnvitS. chiusa può ellt.!ltuar si su un punto C{Ualun((Ue del medesimo-
MEDICA
·la cui lunghezza e ristrettezza si prestano assai a questa ·trasformazione ; 3. La trasformazione del canal~ appeudiculare in cavità ~hiusa si può fo r e con differenti meccanis mi che l'autore ha potutQ constatare e studi~:u·e sulle appendici esportale dai chirurgi. Spesso l'obliterAzione parziale del canale, e l.a successiva sua occlusione sono dovute alla tr asfor mazione prog1·essiva cJi un calcolo appendiculare, cl1e è più o meno dul'o secondo la pl'OI.>Orzione con cui le malet·ie inorganiche (sali di calce e di magnes ia) s i aggiungono alle mate rie organiche e slercOI'acee del calcolo. Si trattR quindi nl)n di un calcolo venuto dal cieco, come si erR P-rl·oneamente rite nuto, ma d'una vera litiasi appendiculare, paragonabite alla liliasi r enalc e biliare; 4. L •autore ha potuto di mostra re con n ume1·osi e sempi la ~imilituJioe patogenicu di ques te tre litiasi, la loro coesist.cnza in una stessa furniglia , e l'eT'editarielà dello nppr ndicite calcolosa, che egli propone di far entrare oramai nel patrimonio delJR gotta e dell'arlrilismo; • 5. In altre circostanze tale occlusion e è la consrguenza di u na infezione locale pa1·agonabile in tuU.o all'ostruzione -della tromba d' Eu .,tachio nelle otiti, o dei canali biliat•i nell' iUero dello catarrale: talora invece l'obliterazione è il t'isultato lento u progressivo di uno slringimento fìbt •nso paragonabile agli slt·ingimenti ul'elrali. Devesi aggiungere anche che pnt·ecchie di queste cause possono trovarsi riunite 11ello stesso soggetto: non è rar o il caso di tr ovare una litiasi ·della appendice associala all' inspessimento delle sue pareti; 6. l s intomi dell'appeudicite, leggiem e benigna, o gravo e violenta non scoppiano che quando la trasf'ol'mazione del ~anale in cavità èhiusa é completa. In queslo momento i micr obi no t· mali dell'appendice, fìnallorn inoffc nsivi, pullulano ed esallano la loro virulenza. Succede qui ciò che si verifica nelle rimarche voli esperienze di Klccki, in $eguito .a legatura di un'ansa intestinale: ed è dietro ques te espel'ienze che l'autore stabili la teoria dell'appendi cile pe~ ·~vità chiusa, teot·ia confermula pnre dalle espPriBnze di tRoger e J osué ;
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7. Nell'appendicite cosi costituila si elabora un foco laio· d'infezione, talvolta terribile, i cui princirali agenti microbici sono il coli bar:illo e lo streptococco; 8. La v irulenza dell'appendicile alcune volle è tanto considerevole che il malato può soccombere pel semplice fattO> della sua appendicite virulent11, allor ché le lesioni ed i sintomi della pet·itonite sùou appena nascenti; 9. In altri casi l'infrzione si fa dall'appendice verso il pet·itoneo, ~enza che ,.i sia pe rfot·azione delle pat·eti appendiculMi; e mal g rado tAle mancanza di perforazione possonoin sor Rere tutte le varietà di perilo:1ile, setlicemia acuta del pet·itoneo, peritonile generalizzala, peritonite incistdln, ascessi peeitoneali a distanza, a scl'ssi areolari d~l fega to; 10. Infine nei casi considerali già come i più classici, perché meglio conosciuti. r infezione appendiculare terminacolla cangrena e la perforozior1e dell'appe nrlice, e l"i a ssiste alla evo luzione delle ùilfer•f'nli varit>là di perilonile da perforazione; 11. Il trattamento medico dell'appendicite è nullo \)J insufficiente: 1l solo trattarnen~o raz.onale é l'inter1venlo chirurgico prati cato in tempo opportuno. A. C. HERNANDEz BRrz.- Le fomentaslonl permauent14laubll-
mato e 11 aalolo nella oura della erldpela faolale. (Revista de Medicina !J Cirurgia pràcticas, N. 488. 1896). Il doLl. HernanJez Briz less(ll alta R. accade mia di medicina di MAdrid una sua comunicazione sulla curti della eresipola. Prem,sso essere (Ira jlAner·almente ricon n;;ciuto ch e la eresipola è prodotta dallo slr·eplococco che invade la rP.le ilnfalica qldla pelle, es~endo una malattia primitivamentelocale che può localizzar·si e gen el'are gravissime complica:'.ioni, e che le numet•ose affeziMi da Hlt•eptococco sono prodotte da uno s tesso microbo, d rpendendo queste variata da modilìcazwni nella sua virulenza, il Br·iz osse rvò elle, s tabiliti questi falli, si imponevA una val'iazione di condotta contro l' .aspettazione sisternalica che finora si ver1iva seguendo. Disse che dopo av~ r~ o:;;servato i primi casi diJ
HEDLCA
morte causati da questa inl'e t•mità, o. veva provato nella sua clinica diversi modi di cura, e per- ultimo ha usato sistematicamente le fomentazioni per·man,enti con la soluzione di sublimato corro~ivo all'l p. 1000 su tutta la parte eresipelatosa e il salolo pP-r uso interno ella dose da 2 a 3 grammi nell'adulto nelle 2i ore. Pe1· applicare costantemente le fornente, usava una mascher a (per lasciai' liberi gli occhi, le narici e la bocca) fatt.a con cotone idrofilo inzuppata nella eletta so]uzione, procura ndo che rimanesse sempre bagnata. Con questa cura usata in 50 e più casi, sempre fu conseguita la g uarigione, e quando era posta in opera al principio della affezione, la guarigione avveniva in poche ore. Citò numerose osser vazioni cliniche di malati molto gravi guariti in brevissimo tempo. Raccomandò questa cul'a tanto inoffensi"a e che ha dato cosi eccellenti resultati, poiché negli ultimi tre malati osservati si arrestò subito la placca er·esipelatosa, avendo cominciato la cura al principio della afft:lzione e si ebbe la guarigione in poche ore.
lllisurazlone 4el onore oon la peroua•tone. (Journal de médecine et de cht:rurgie, mat·zo 1896).
PoTA 1N. -
Per giudicm·e dello sLaLo di volume del cuor·e, la misurazione mediante 111 percussione é il solo processo rigoroso che esista e che permetta di misurare esattamente le sue variazioni. Potai n ha dato le r egole di quflsta misurazione; es!Se sono alla portata di tulli, ma sono mollo delicate. 11 me~odo di Polain comprende tre punti essenziali: i' la determinazione dt=!lle linee che devono servir·e di limiti alla figura t! a ta con la p!:' t'c us~ione; 2° il moùo di percussione mediante il quale si devono traccia l'e le linee; 3• la misurazione della super·ficie .:la essa circo.>critla. Il sistema lineare adottato per limitare l'ottusità precot· diale é identico a quello consigliato da C. Pau!. Esso si compone di tt·e linee. La prima Regue il mar·gine del ventricolo sinistro; più o men o curva al pari di e sso) costituisce il margine sinistro dell'ottusità. La seconda, sensibilmeule pa-
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RIVISTA
rallela el margine desh·o dello stemo, e, nello stato nor male, confondentesi con esso, corrispo1de nella sua parte inferior·e al margine dell'orecchietta destra e più in allo a quella dell'arco aortico: è il marg.ne destro dell"ottusita. Nello stato normale, essa è sensibilmente diritta, ffi<l puo a~surner~> uua curvatura piu o meno pronunciata, secondo che I'Ort!cchielta de!>lra o l'aorta olLI·epassano 113 loro dimensioni normali. La ter·za linea dovrà !i'COI'rer·e lungo il margine del ventricolo destro; ma siccome non è possibile determinarlo con la percus,-ione, lo s i stabilisce un po' artificia lmente t1·accia ndo una retta che vada dall'estremità inferiore della puuta de l cuore all'mtei·sezior1e del marg ine superiore del fegato col mar~ine destr·o dell'oltu!';itlt. Essa costitui sce il margine inferiore dell'ollusila e corr-isponrle al margine des tro del cuore, ma senza se~uirlo esa tte mrnte. Dei tre angoli del triangolo formato da queste linee, l'angolo infe riore sinistro è dato dal conLOI'IIO della punta rlel cuore che fa d'uopo c ircoscri vet·e con cut·a; quanto all'angolo superiore, t>stremamente anolondito, e~sn corrisponde Alla curvatu••a drll'anrta. Potain adope rA sempr e la prrcussione digitale: per il morlo di delimitazione, egli segue una direzione perpendicolal'e al pet•iroelro indicato, cominciando a qualche centimetro in fuori, la ovc la s( noritil de l polmone è piena ed inliet·a, avvicinando!!i a poco a por:o fluo a che una diminuzione di sonvrità e soprAttutto una elevazione subitant>a della tonalita del suono avverta che si è rag-giunto il mArp:ine del cuore. In l')uel punto si a r res ta per se$!nar~ il limite, senza cont111ua1'e mai la percussione n l davanti del cuol'e ove essa è inutile. Questo ruodo di delimitazione che si potrebbe chiamare con<·entrico è applicabile a tutti gli organi allusi situati in mezzo ad o1·gani sonori. Esso potrebbe espri mersi con questa formula: non pe•·cuoter e mai sull'on~ano che si limita, ma atlo•·no ad esso. P erò la percussione, in qualunque modo si pr atichi, non é applicabile alla delet•roinazionc del mar gine i nferiore dell'ottusilé, dando il fegato, sul quale il cuore è a pplicato e che l'oltrepassa , un'ollusit.à e~uale alla sua. P e r
MBOICA
-questo motivo si é obbligati di ricoi·r eJ·e all'artificio sovroindicalo. La figura pr·es:-;·a poco triangolare, che sarà in tal modo dil'egnata, rappre~entera non gi8 la forma esatta del cu.:>re, ma una proiezione del CIIOI'I\ inclinatA sullo parete toracicA. Ma é necessario tracciare le linee di pei'cussione in tal
modo tlelimitate: si potranno cosi osservaL"e lr variazioni dell'ottusita, le quali presenln no un ,:!rAndissimo interesse. È quindi molto utile conservare l e figure ottenute. Pio1·ry lo faceva scrivendo i tracciati sopra un foglio di diachilon i ncollato sulla pelle del malnto. P1•la in fa una contr oprova del disegno mediante una ca1·ta trasparente. È bene ag~iun gervi alcuni punti di ril!·ovo, come la forch etta dello sterno, il capezzolo, qualche spazio inlcrcostale. P er tal modo si può conservare la rappresentAzione esalta del cuore di ciascun malato , ad una c~>rta dala, ed in certe condizioni sovroppnnendo il disegno e f<1Ct!nùo coincider e i suoi punti di ritrovo, e si notano facilmente i cambiaml?nli di posizione e di volume che il cuore· può subire. Ma il confr onto dei tracciati tra IOI'O é soventi ditncile, per chè la su perficie di oltusitA non ha semp•·e la medesima forma ed é talvol ta malagevole giudicare del r·apporlo di due superfi cie ùi fOrllla diffei·enle. D'altront.le, il ri sultato di questo conf1·onto non può ess~>r·e enuncialo che mediante una misur a. La difficollà cunsislPva n el trovare un processo prati co per· questa misura. U tilizzando perciò metodi tratti dalle matemRtiche ed adallati a questa pnrticnlar c ricerca, Potain ha slflbililo uno for·mula molto semplice che permette di aver·e in pochi minuti la superficie della figura olti'OU!a. Basta misurare l'altezza e la lunghezza del tr·acciato, di moltiplicare le due cifre l'una per l'altra ed in $\l'guilo p('r il coefficiente 0,83 per ollenere l'ar·ea dell'ollusila in centimetri quadrati. Allo stato nor male, questa superfici~ è di 80 a 90 centimetri; allo stato pntologico es~a può oltr epassare i 200 centimetri; ma lrn gli altri risultati che è possibile ottenere con questo processo, Potain ha potuto dimostr·arc le ,·ariazioni considcre Yoli del volume del cuor e alltJ stato fisiolo gico nel
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medesimo sog~etto . Basta per esempio un esercizio violen lO· in un ginnastico, per fa1· pas!:'are la superficie d'ottusità del cuore da 82 centimetri a 107 centimetri. Dopo un pasto il cuore può ~assere da 92 a 141.
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HuCHARD. - A11oolazlone delle malattie del ouore e delle nevroal; rumori cardio-polmonari. - (Journal de M édecine et de Chiru rgie, febbraio, 1896).
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Borsieri diceva che ~~ di:,;tintivo supremo di un buon medico conoscere la tendenza delle malattie; infatli si perdona più volentieri ad un medico un erro1·e di diagnosi che non si può giudicare con competenza che un errore di prognosi che tutti possono apprezzare. Più che a qualsiasi altra affezione forse questo aforismo è applicabile alle affezioni del cuo1•e o più esattamente a quelle che possono simularle. Huchartl riferis~e. a questo proposito, varie os!:'ervazioni raccolle nel suo riparto le f'JUal i dimo~lrano la riserva che é necessario ave1·e in certi casi di questo genere . Una donna atTo-llla da un r estringimento mitrale con un lef(giero gl'ado di insufficienza aortica presentava di tanto in tanto unA tendenza alla sincope di cui es~a si spaventa\'U mollo e che era accompagnata da una ansietà delle più moleste. Essa però miglìol'ò e polé lasciare l'ospedale senza che Huchard si preoccupasse mollo del s uo stato dal punto di vista dello prognosi, perché, seco~•do, Huchard, la. sincope, genet•almente parlando, é un sintomo cal'diaco, ma non un' affezione cardiaca. Un'altra malata affolla da un restringimento mitrale, aveva sofferto un anno prima un accesso d'isterismo susseguito da uno stato mentale di fol'ma pa1·ticolare che avrebbe potuto far pensare facilmente a fenomeni cerebrali di origine carJiaca. Receutemenle essa fu colta da un'emipleg ia, la quale, se non fosse stal:t pr eceduta rla altri accidenti isterici, avrebbe potuto r endere la prognosi molto incerta, perché si sa che l'embolismo é molto f1·equente nel restrin · gimento miLrale. Huchat·d r iferisce ancora di esseru stato consultato da un
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meJico, il cui figlio, iu seguito ad un r eumatismo, aveva conservato un soffio d'insufficienza mitrsle ed et·a s tato colto a più riprese da sincopi senza causa apparente. Quesle sincopi reiterate in un soggello giovane fecero supporre trat- tarsi di isterismo, ed infatli egli ne presentava numerose stimate; esisteva ben si l'jo~uflì cienza mitralica, ma essa non esercitavo alcuna influenza nelle sincopi, le quali erano · prodotte dall'isterismo. Cosi, un cardiaco accertalo che abbia si ncopi, palpitazioni violente, una polipnea intensa, fenom eni d'an g ino spon tanei senza caratteri veri delht coronariter deve esse re dapprima considerato come so~getto d'isterismo e non é possibile pro nunciarsi sulla prognosi che dopo aver lo esam inato allentamenle solto questo punto di visto; l'iste r ismo caediaco può quindi presentars i nei cardiaci, ed ~ in essi soprattutto che essa può P.ssere l'occasione rti e r·rori di pr•ognosi. Queste associazioni di sintomi isterici coHe cardiopatie danno loro una ralsa apparenza di gravezza; esse sono relativamente mollo frequenti e Giraudeau ha pat·lato o que~to proposito di un rap porto di causa ad effetto fra il restringi menlo mitrale e I'JSL<>I'ismo. Huchard creJe che il più so"ente si lr·alli di una a ssociazione fortuita che ha sopr attutto . importanza in r agione degli erro:·i che essa fa commellc!'e. Non si hanno propriamente parlando isterismo, epilessia, corea Cf\rdiache pro:iotte da una malattia del cuor·e, rnu si llannq l'isterismo, l'epilessia e la corea nei carJ inci; si devono però eccettuare il polso lento p ~r·man enle con ncce~si epilettiformi, che é una malattia speciale cardio-bulbare, ed alcuni soggetti affetti da malattia aor-tica, i quali sono predisposti all'isterismo e soprattutto alla neurastenia. Ma, a fianco di questi fdlti, si devd assegnare una parte ancora più importante a quelli in cui esiste un soffio estracardiaco che è la causn di un errore di prognos i. Questi soffi, che meritano piutto~to il nome di cardio- polmonari, hanno però caratl~ri abba~lanza nelli che permettono di r iconoscerli molto facilmente. Tuttavia vi sono casi in cui la distinzione è molto difrìcile. Huchard ne ha citalo un esempro curioso osservato in una donna albuminurica; il soffio ch e
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sembt·ava sistolico era di tale intensità da poter·si credere ad una r oltura valvolare, e fu fatta diagnosi di insufficienza mitral ica. Pet·ò, essendo la malata rnol'ta repentinamen te prr un'emorragia cerebr Ale, l'autopsia dimo~trò che non eE:i.::teva alcuna lesione valvolare. Si trattava rruindi di un softìo estt·acardiaco. Questi rumori ~i producono nel polmone e sono determinati dall'espul sione br·usca dell'aria contenuta nella lamina poi monar·e in rappo t·Lo co! cuore, espulsione tanto più t•um orosa in quanto che il cuore si contt·ae C(•n maggiore • veloci tà. C •)SÌ quel'li rumori so no tanto più frerruenli quanto più il cuore é irritabile. Per questo motivo si ri scon trano -specialmente nei nervosi, nella malattia di Basedow, in certi stali fehbr•il i, nella febbr e t ifoidea in particolar e, nei tubercolosi ccc. Questi t·umol'i sono gener·almente in stabili, ma possono ]••·rò pPrsislere LAivc;lta per m ollo tempo. Huchard conosce un inrli vidu n, il quale presenta un sortìo eslracArdiaco da dieci anni , !'Of(ìo che non si è m odifìcalo per nulla durante questo lun~o periodo.
Sopra alouulpu.n tl rel&tlvl alla pleurite. (Journal tle médeciM et rle chirurgie, marz•) 1896).
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Potain noto. che senza tenere una r egola assolulamenle ·fi ssa per l'indica zione della loracentesi, é per ò bene seguire ·certi p1•incipii che possono servire come linea di condotLa quando ci tro viamo in pr esenza di una pleut·tte. Egli ritiene c.he, in una maniera generale, quando si tratta di una pleurite m·~dia ed anche poco abbondante, ma che non abbia t('nrlenza alla rE>gres~ion e dopo lr~ settimane, sia sponlaoeamente, sia sollo l'influenza deila m edi cazion ~, la punlur·a sitl formalmente indicata. Se si attendesse di pi ù, il polmone, compresso per lungo tempo, riprenderebbe difficilmente la sua inlegr ttà, e la sua dilatazione sar ebbe accompagnala .:a qualche accid(•nte. Ma é indispensabile usa re la precauzione di non da1·e .esito che alla meta del liquido contenuto nella pleura. Questo
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però é un punto mollo difficile n precisare. Questa valutazione e fonJaln principalmente sull"altezza del liquido nella gabbia torucica. In generale, quar•do il liquido sale fino in alto del to1·ace, si trovano pPr l o m eno tre litri di lifJuido; ma può lrovar.sene una quantità m ~'~ lto maf!giore. Quando non aveva ancora adottata la 1·egola di non togliere che la m età del liquido, Potain ha estratto cinque lllt'i ad un malato, il quale, d'altronde, nun dimostt·ava alcun incomodo e· sta va in pieJi, discorrendo tranquillamente alcuni minuti prima dell'operazione. Questi grandi verl'lamenti fann~ però correre ai malati gravissimi pericoli. Laségue raccontava. spesso di nvet· visto morire improvvisamente mentre egli l'ascoltava un m ed ico che nel giorno stesso aveva ancora atteso alle sue occupazioni, e che, convinto di essere soltanto leggerment e indisposto, non aveva consentito a lasciàrsi esaminare che io seguito a sua istanza. La r egola è quindi ancora di non lasciare mai diventare· molto abbondante nn versamento, e se si è chiamati solamente f]Uando questo versame·nto è g ià considerevol e, di praticare irnmediatament.e la punlur·a. Fatta la puntura, il· lif]uido può riprodursi: tuLlavm pare il più so venti che una piccola f.>Untura dia in qualche modo l'a v via mento al riassorbimento. Succede il contrario nelle grandi punture, e non r'> raro il caso vedere che il lirJuido si riproJuca cinque o sei volte di seguito. Una conseguenza mollo abituale della lot·acenlesi é la conges tione polmonare: essa !:Opraggiuo ge ordina riamente· m ol to presto, ma vi sono casi in cui essa non si produce che nel gio1·no successivo aJI'operazion e ; so venti anzi, se non si è prevenuti di questa eventualità. si potrebbe cr edere che il vet·samento si sia riprollotlo intierameolr, perché i. segni che allora si con s ta~no sono mollo analoghi a quelli che esistevano prima della puntura. Questo ritardo si ri scontra anche talvolta nell'espettorazione albuminosa che invece di prodursi dut·anle roper·azione o immediatamente ilopo di essa, non compare che alcun e o1·e dopo.
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R!VlST.~ -350 Una questione difficile n risolvere b quella della natura clelia pleurite. VI sono pleuriti gt>llose incootestabili che scompaiono molto rapidamente e nelle quali la congestione esercita pt•obabilmente l'azaone principale, pleuriti infettive, ~ da influenza, scar lattinose, ed infine pleuriti tubercolari che sooo le più importanti. Secondo Laudonzy, 98 p. 100 delle pleuriti sono di questa natura: tale proporzione è torse ec. cessi va, ma in Lutti i casi, dal punto di vista clinico, si può forse posare la questione sollo un'altra forma; sapere quan4i pleuritici saranno più lal'(li affetti da tubercolosi. A ciò non si era ancora risposto in modo preciso e le statistiche variano mollo a !!Ueslo riguat·do. Può nasce re la domanda anche se le pleuriti de i tubflrcolosi sieno sempre lubercolosc e l;e l'esame rlel liquido possa condurr e a qualche r.onclusione a questo riguardo. Per mollo tempo si ammise che il liquido della pleurite tubercolare non contenesse fibrina; ma questa regola uon ha nulla di assoluto; e si può ritenel'e soltanto che un liquido povero in fibrina è sospeLto, mentre un liquido che ne con· tenga mollo non permette alcuna conclusione. L'esame batteriologico non è neppure piil dimo~tralivo. perché anche nella tubercolosi accertala si LI·ovano t'81'Smente bacilli, mentre che nelle pleuriti d'altra origine si l'i· scontrano f't•ecruentemente gli organismi patogeui, pneumococchi, s ll·eptococclli ecc. Ben soventi infine l'esame diretto del polmone nou rile"a nullo, perché molto frequentem ente la pleurite con Yersamento si presenta nell'inizio della luber•colosi in un momento in cui le lesioni sono troppo poco avanzat.e per essere riconosciute coll'ascoltazione. Quindi niente é piu difficile della pt·ognosi della pleurite, la quale, anche quando •ruesta é di natura tubercolare, varia secondo una moltitudine di condizioni difl'erenti. Si può dir e che questa pleurite cosliluisce un avvertimento salutare per il mnlaln, il I]Uale, sapendo di essere esposto alla tubercolosi, potrà prendere -delle precauzioni al riguardo. Considerala sotto questo pÙnlo di vista, la prognosi non è molto grave, perché la pleurite tubel'colare può guarire in molti casi.
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Di&gno•l batterlologloa preoooe della febbre tifoidea. - (Zeitschr. f. Hyg. und. /nfection-Bkr•. vol. XXI, pag. 25)).
ELSNER. -
Fino ad ora la diagnos i batteriologica della febbN tifoidea pl'eseotava difncollà considerevoli. Quasi sempre non si tJ-ova,·a il bacillo di Eberth nelle mater ie fecali, nè nel ~angue, e per dimostrare la sua presenza n ell'or·gani~mo si doveva ricorrere alla puntur a della milza, ed ancm·a il liquido estratto non conteneva sempre il bacillo. Els ncr ha tt·ovato un..mezzo di cultura che permetterebbe di scoprire il bacillo tifico nelle feci e ùi differ enziarlo dal coli-bacillo in 24 a 48 ure. Basta, in · faLli, SL'minare questo mezzo con le materie fecali dci tifosi per vocler·e lo sviluppo nel termine di ~8 ore al più, a lato, di colonie lifl)se e di colonie bacillal'i ditlerenziabili ad occhio nudo. Elsner ha constatato dapprima che il mezzo di Holz, usato o.-diuat•iamente, era ancora insufficiente per isolare il bacillo t tfoso, ma che i risultati di\'eotavano mi$(1iori quatrdo si diminuiva la proprwzione dei peploni. Depeptonizzauolo il brodo di Holz, Elsner ha sperimentato successivamente i brodi di pesci, di rettili. poi di barbabietolA, di fieno , di 1•rbe diverse. E gli pervenne infine a trovare un mezzo composto di ~ela t ina, di bt•oclo di patate che, addizionato di ioduro pota>sico, non colliva che il coli -bacillo ed il bacillp tifoso, le cui rispettive culture presentano al:ora caratteri che permetl')no di differenzia!'ii ad occhio nudo. Il mezzo rli Elsner é preparato nel seg ue nte m odo: si fa b o1lire del la gelatina con una decozione di patate (l libbra di patate per t litro d'acqua), vi si agg iunge la soluzione di s o da Litolata in quantità &ufficie11te per otleum·e lo stesso g rado di acidità del mezzo di Holz, si lìllra e s i sterilizza ; il liquido è in seguito versato nelle boccr Lte di Erlenmeyer e addizionato di ioduro potass ico nella proporzione di l p.100: non r esta più clte a seminar·e il liquido ed a versarlo sulle lastre. Se s i seminano sul liquido cosi pt·eparato delle feci tifose non si lrov&no dopo 2 ~ ore che colonie di coli- bacillo; ma :H ore più tardi, vale a dire 48 or·e dopo la seminagione, compaiono Je colonie tifose, sotto fot•ma cti piccoli punli chiari brillanti,
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KIVJSTA liEDICA
finamente granulosi, facilmente riconoscibili nel mezzo delle coiCJuie piu voluminose, brunastre, formate dal coli-bacillo. La se11sibilità di ques to mezzo é massima. Elsnet· ha preso per esempio un'an::a di cultur·a tirosa e venti anse di cultura coli-bacillar·e che egli mette va io due litri di acqua ordinaria ; un centi metro cubo di ques t'acqua, che conteneva le due culture, era messo io seguito in un altro litro d' acqua, da cui p1·endeva di nuovo un cen timetro cubo per versat·lo io un t Przo litro d'acqua e cosi di seguito. Si può in queste condizioni coltivar·e ancora il bacillo tifoso quando la d ilu- · zione è di 1 p. 8,000 milioni, vale a d rre quando il liquido non con tiene che una parte di cultura per otto mila milioni ùi pa rli d i liquido. E lsner ha colLi valo sul s uo mezzo le feci cii 17 tifosi ; 15 volte ba potuto iso lar~ il bacillO tifoso nello spazio ùi quarunlo tto or e. Nei ùue ca si in cui la scminagione tlelle fect ha dato risultati negativi dal punto di vista della pr·esenza del bacillo tifoso, s i trattava una volta di un tiroso nella set· lima sellimana derla sua malallia, e nel secondo tifoso le feci erano s lale esaminale quaranlotto ore prima della defet·vescenza defi nitiva. Il va lo•·e clinico del mezzo di Elsne l' è s tato confermato da Lazarus e BriegPr , i quttli s i s ono pure ser viti di questo mrz.zn a scopo diagno~tico nei casi difficili in cui, stan1lo al complesso dt>i !;lintomi, si poteva far tiiagnosi tanto di nna fe bbl'e tifoidea, quan to di una mening ite o di un imbal'azzo gastrico feb br ile. B.
HIVISTA CHIHUHGICA Ferita d'arma da tuooo. - (Brit. Med. Jou rn., 4 gennaio 18!)6).
WA t.TER
REr u. -
Il s Pguente caso di ft! rita d'arma da fuoco è di mollo interesse per ché illustra uno o due punti de lla diagnosi di sostan'le metalliche nel cor po.
RIVI STA CHIRURGICA
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Un marinaio, arruolalo nella spedizione di Nand nel-
l'agosto 18!H, r·iporlò r1u" llro ferite nella scarica d'una ba lteria di fucili a cannl\ liscia pie ni d'ogni sorta di proit:ttili. L'avambraccio sinistro dovette essere amputalo e ol tre ad una ferita delle parti molli della n:ati..:a destra e dell'orecchio sinistro ne a vea un'altra nella regione glutea sinistra situa ta a cir ca 3 pollici al disotto de l mezzo della cresta iliaca . Non si polé trova re il proi~llil e e si pensò che esso, altraversato le ossa, er·a codulo nella cavità addominale. Il 2ù dicembr e il marinaio fu ricD veruto nell'ospedale mari~Limo di HaslAr. Esaminan.lo la fe rita con uno !>lileLto, fjuesto s'imbattè in una s 11 perficie scabr·a e sor·pa ssa lala penetrò nella cavila addominale. Per determinare se il dt'llo ostacolo dipendeva da pPzzi d'osso necrosato o da .qualche cor po esll'aoeo, il Heid pr·opose di clor oformizzare l'infermo e rl'incidere la ferita: il paziente si oppose a qualsiasi allo oper·ativo. Lo specillo di Nélaton non dette alcuna indicazione precisa: lo specillo elettrico anch'esso in una prima prova non fece deviare l'ago del galvanometro, ma avendo modificato la punta degli a gh i f.ld avendoli con maggiol' forza appoggiali sulla superficie scabra, l'aRO de viò fortemente. H paziente ormai convinto de lla presenza del corpo estraneo a ccondiscese all' oper·azione mediante la quale potè e str arsi un pez:w cilindr·ico di acciuio lungo l t;,. potlid e del diametro di 3J' di pollice. Essn non era molto fortemente incuneato nell'osso, atLrave1·ao il ')Uale era in pal'le penetra to nella cavitù addominale. L'ammalet0 guarì in breve tempo. Jl dott. Bacon per ispiegare la non riuscita della pr ima specillazione elettrica fa le seguenti corasiderazioni. Il pezzo di m e ta llo e slrallo fu esaminalo allo scopo di determinare la natur a dell'osta colo della sua cond uttività del primo esperimento e s i potò stabilire che: 1° allo stato secco non s i ottenne il circuito !>tropicciando la estr·emità di due fili di r a me scoperta; 2• una considerevole pressione con due p un te di rer·ro molli non stabili il circuito; a· solo con due a g hi d'acciaio e con notevole pressione si sta bilì il cir cuito. Da q uanto sopr a si ricava la necessità di far uso d'ag hi
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11 \"IST.~
mollo aguzzi o d'una discreta pressione, sicchè s e non si ottiene deviazione nel gal vnnometro si può e!':ser sicuri dell'assenza del corpo metallico. G•Gt.t.- DI 1Ul messo per renclere plù faoUel& penetra-
lilone della mtnugla lD vesotoa.- (Settimarut mP.dica dello Sperimentale, 22 febbraio 1896). grandi ostacoli, che spesso s'incontrano per penetrar e con una minugia attraverso un'ureLta ristretta e non raramente a tragitto tortuoso, spiegano i molli sistemi ed a pparecchi escogi tati per escgui•·e il cateterismo in condizioni dlftìcili. Cosi i tentativi d'intr odur re la minugiR durante la minzione, cosi il roggia•·e in diverse fo•·me la miougia, l'introdurla a mazzeLLo. Tt!nde allo stesso scopo l'ingegnosissimo apparecchio del Coliva e del Paoletti , come pure il sistema del Guyon, il princ:pe de lla chirurgia uri n aria; sistema, che consiste nel dill•tarc l'uretra )Jr estenolica, inietlando con lieve pt·essione una colonna di litJUiJo. Ma tutti gli espedienti fann o spesso difetto, senza tener conto che il sistema del Guyon in qualche caso ha prodollo la lacerazione dell'uretra. Appunto in un ~"-Sso di an tico restringimento dell' urelru , complicalo a tì!'ltoltt anale, in cui tutti gli altri sussidii non avevano corrisposto all'<tspelt.ativa , l'autore pensò di far coincidere col cateterismo !"iniezione d1 una soluzione anlisettictt calda . Con un ir•rigatore ordinario, situato ad un met1·o d'altezza c te r·rninato in un beccuccio da medicatur a che s'introduce nel mesto urinario, si fa penelrRre nell'urPLt·a una ~olu·zion e calda di acido salicilico; e mentre colla mano s inistr·a si cerca, strin gendo il mealo, di imp<•di re 1l r igo•·gilo del liquido, colla mano destra s i fa peuetrare uell'uretra, in feriormente al beccuccio, la minugifl, che, oacciala contJ·o l'ostacolo, lo super·a con met·avigliosa prestezza. L'autore ebbe à prova•·e il s uò metodo in altri cHsi di sh'nosi ur etrali complicnle a f!ilse :strade, ed avendone ripetutamente verificato l'efficacia, le;> r a ccomenda alla prnlica. !J. n.
CR IR!JI\GJC.\
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t>oll. A c H ILLE BoARI. - 5uovo metodo dt traplantamento degU ureterl aul groaao Snteatlno, aenza autore e per mezso dl un bottone apeclale - ( Annales des maladies des org. g!Jnito- ur., jaovier 1896). Non è infrequente il caso d i dover deviare il corso delle 1.1I'ine, innestando gli ureieri sul'a pelle, nella vagina, nell'intes tino, nell'urett·a profonda ed io circostanze migliori ·in un punto anc>rmale della vescica. Il trapiantameoto d'uno o d'ambedue gli urete ri può e ssere imposto per un accidente ·operativo, o per oeoplasmi ùella vt~scica, contro i quali non v'è altra risor sa che l'esportazione dell'organo. Quale che sia ·la sede prescelta per stabilire l'innes to degli ureteri, l'ope·r azione é grave per le conse~uenze immediate, e per le a ltera zioni che possonsi svolgere nei r eni. l magp;iori studi fatti finorA si riferiscono agli innesti uretero-inte8tinali, e iurono Simon e Thomas i primi che m:l 1851 per estrotìa della vescica tenlaror.o l'innesto ùegli ureteri nel r etto, ma . con esito infausto. Altri chirurgi come il Gluch, Zellet·, "Bardenheur, non ebber o mig liori r isultati. Spella al Novaro il me rito del primo successo d'innesto bilaterale d egli ureter·i nel t·etto, operato sui cani, e questo illustre chirurgo ha -potuto constatare che l'ampolla rettale tollera Iii presflnza ·dell'urina, e gli sfinlet•i la l1'altengono. Il Kusler nell'uomo ·operando una cistectomia totale per cancro, innesL6 gli ure· teri nelr'ello, ed io ter za giornata perdé_l'operato. Lo Chaput oper ò due volle il trapiantamento degli urete1·i nel colon --disc.-mdente; in una donna l'operazione fu unilateral~, e l'operata é vivente dopo 4 annii; in un allro caso ùivise l'opeTazione in due tempi fissando un uretere per volta; ma alla ·seconda seduta l'operate mori per anuria. Dag li esperimenti fatti finora risulta che la mortalità è ·dovuta o ad infezioni e suppurazioni ascendenti dei r eni, o a re8lringimedto dello sbocco ùegli ul'eleri nell'intestino, e -~nsecutiva idropionefrosi. Io complesso i risultati sono poco incoraggianti, ed Alban·an, fondandosi sulle prove sper i·menlali, r.liuiche e batteriologicl'e sconsiglia iu ogni caso il trapia11 lamento ùegli ureleri nel r etto.
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RIViSTA
Rrcenlemente il dott. Boari, cbirurgo in Ferrara, ha ideatoun bottone metallico, col quale si può trapiantare sollecitamente ruretere nel retto. Questo mezzo é fondato sullo stessoprincipio del bottone di Murphy, onde viene eliminalo con le feci, dopo che è gia avvenut1' l'aderenza dell'uretere fra le pareti intestinali. L'autore pa1·Le dal principio che i 'risultati negativi avutisi finora sono dovuli a difficolta tecniche,. al distacco pa1'Ziale dell'uretere dal s·uo punto d'in11esto, alla fi !trazione dell'urina altra v~: rso ht sutura intesti naie, alla slenosi cicalrizzinle dell'orificio di sbocco dell'urelere, e forse, non ultima cagione, alla durata dell'allo operativo, che col ~uo bottone diventa cele1·e. Il butlolle del Boari è costituito da un piccolo cilindrettoperforato, fii sotti le metallo, propor zionato al lume dell'urctere: ad un'estremità porta una piastr·ina r otonda fissa come un» Lesta di chiodo, ed a ll'altra estremità, aveute un piceolo cePcirHl capace d'esser e imboccalo oell'uretere, corrisponde
un'altra piastrina scorrevole s ul cilind retto, e spinta contr o il cercine da una spi1·ale d'acciaio, avvolgente la prccola asta del bottone. Abbassando la piastrina mobile e fermandola Sllll'allra con una pinzetta a pr·essione, si può imboccare J'estremita del cilindl'ello nell'uretere. L' auto1·e operA nel seguente modo: ricerca l'uretere transperitonealmente oper via lombare, se opera a sinistra, lo recide fra due nodi, di cui uno é temporaneo, in prossimità della vescica o del colon; invagina il corpn ùell'uretere sul cilindretto del bottone, e lo fissa con Jue g iri di seta sottile. Poscia incid& l'rnleslino Jo n~itudina l mente per breve t1·atlo, e nella piccola asola introduce il bollane con la piostl'ina comp1·essa, aftondandovi l'estremita dell'uretra. Ritira la pinzetta e la molla scattando spinge la piastrina mobile contr o g-li orli mucosi dell'uretra e ùel retto: con due o tre punti Lembert chiude l'asola dell'intestino, s errando vi in mezzo l'estremità dell'u1·eter e. Con una r ecente modificazione il Boari priQJa d'aprir e l'in-· tesllno circoscrive il punto dell' incision~ cou una suturacontinua sieroso-mus.!olare a bor1<a da tabacco, lasciand(} liberi i capi Jel filo, da annodarsi in ultimo s ull'uretere, cbe. reslR cosi ft:;salo e pervio fra le par·eli intestinali.
CUIRURGICA
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L'aurore ha portato unA piccola modificazione al suo bot<tone, per impiegarlo nella ureleroentero!;<tomia laterale, colla quale si evitel'ebbe la steno~i laterale. dell'o rifizio. Gli esperim enti fatti dal Boari sui cllni hanno dato buoni risultati, e finora il suo bottone ha c!ue applicazioni cliniche. La p1·ima è del Casali, che l'impiegò in un lato solo su di una donna affetta da cistite tubercolare; ma prima di procedere .all'innesto dell'altro ure ter e ed alla cistectomiA, l'opernta muore i n 35' giornata pc1· disseminazione della malattia. In questa operata le scariche avvenivano di due in tre or e. Il Boari impiegò con successo il suo bot•.one io un innesto unilate l·ale dell' ut'elere nt'l retto, e l'operata sei mesi dall'operazione vive, e mantien e bene le urine nell'ampollarettale. Dal dìligenttss itoo studio del Doa r i si apprende che col suo metodo il trapiantamento de~li 1.11reteri sull'intestino Ilivanta per la par te operatir:a operazione fa cile e rapida, esente dal ma~giore dei pericoli degli a ltr·i metodi, cioé dalla oblite razione dello s bocco degli m'Pleri, e consecutiva idronefrosi; m a non possiAmo dire che il s·uo ingegnosissimo bottone si possa opporre alla inrazione a scendente, alla pianefrasi, ed all'anuria. Dobbiamo riconoscere però che col metodo del Boari la chirurgia degli ureter i può fare maggio r i pt•ogressi, massime se si tengono presenti nei casi speciali i metodi pregevolissimi del N'ovaro, dello Chaout, e quello recente del l<rin!'ky; i quali chirurgi si pr.)pon gono con lievi differenze di fa•· passare l' urelere. obliq uamente attraverso le pareti .j nlestinali, nella ~tPssa guisa c ome attraver so le pareti della vescica . L. BONOMO.
E•perlenze anU'uo del raggldl BOD.tgen a aoopo medlco- ohtrurgioo. - Pubblicazione della .>v!edit:inal- A btlteilung1Le! Minister o della gue rra pr·ussìano. - Berlino, 1896.
ScHJERNING e
KRANZFBLOER.
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L'ufficio sanitario del Minister·o della guerra prussiano. ~ubito dopo la pubbl icazione della grande scoperta di Ròntgen . ..protnosse una sel'ie di e s ~el'imenti pratici sulle applicazioni
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RIVISTA
medico-chirurgiche di qu e ~.La scoperta, affidandone la esecuzione ai dottori Schjerning, maggiore medico, e Kranzfelder,. capitano medico, i quali li praticarono nell'istituto imperiale· fisico-tecnico, col cor.cor:>o _dP-i dottori Kurlbaum e Wien. Riassumiamo dalla interessantissima pubblicazione ciò che· può più interessare il medico militare. Oltr e a fotografie di pezzi anatomici e di parti viventi, con cor·pi estranei e senza, gli autori banno anche rilevato la. penetrabilità per i raggi X degli ordinari mezzi di f!lsciatura. Questa é quasi assoluta, pokhè la figura rappresentante una piastra su cui era no flOSatc piccole sezioni di diverso medicature, (a strati alti 45 millimell·r), presenta una tinta· chiar·a completamente uniforme. Val quanto di••e che si. potrà ottenere l' immagine fotografica delle ossa di un artor senza nemmeno toglierue la fasciatura. Risultati p1·ecisi ci•·ca la massima spe!>sezza di pa•·Li molliche permetta il passa ggio dei •·aggi Ronlgen, e quindi lo scuoprimento dei corpi stranier•i r1 delle parli ossee non si.. llanno ancora in modo definitivo. Ciò dipende in prima lineadall'intensità delle luce, e secondariamente anche dalla durata della esposizione. Con una esposi·d one di 45 minuti . e con i piu r,,r li e migliori. tubi, si possono avere bellissime immagini attrave rso a parli molli dello spessore di circa 1i centimetl'i, cioè press'a poco· di una co3cia di un uomo adulto: mentre si tentò invano, con una esposizione di t•·e quarti d'ol'a, di otte nere l'immagine rli un aùrlome (23 centi.metri di diamel.ro). Mollo piu uelt& òi quella delle ossa, riesce, come é g ià beo noto, l'immagine di corpi slraniPI'i metallici. .Un a go eli l millimetro di diametro, dà u.n'immagine nettissima attrave•·so a uno strato eli parti molli 30 volte maggio1·e. È poi notevolissima la impenetrabilità del vet•·o, di modo eire anche .. piccole scheggia eli vetro fanno ombra aUrave!'so le ossa. Nella chirurgia da campo o, più esattamente nella chirUI'gia militare in genere, la scoperta di Rontgen attende certog randi applicazioni . Non già però c he essa, permettendo di riconoscere cosl facilme nte la sede dei proiettili, debba diminuire la impol'lanza del precetto di non far manovre d i> •
l l. CHIRURGICA
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eslrazionc sanza un bist.gno as~olulo . Vantaggi g randissimi porterà anche nelle questioni medico-lega li, potendo far couoscere esattamente la naturd e la gravità dei postumi dellt~ svar iatissime lesioni traumatiche. Dèl r esto questa scoper ta, tanto dal la to puram~ nte scientifico, rome tla quello delle ap· Plicozioni pratiche, è a ncora allo s tato nascente. Un aume nto enot·me d ~lla s ua importanza clinica s i avrà 'Jllando si potrà, o col l' aumento della po tenza luminosa, o della sensi bi! ite't delle las tre, a bbrevirll'e la dur ata de ll'esposizione, in modo da re nderla sopporta bil e ai sogge tti da esa· roina rsi.
RlVISTA Dl OCULISTICA
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SouRDILLR. -La oheratlte tllamentoa.- (Journal de m édecine et de chirurgie, gennaio '1896). La c heratite filam entosa, denominata iPUre 'cheratite tllamen tare, cher atite a filamenti, chet·atite filiforme, cheratite fibriJ!Jare, è un'affezione della CCJroea carattet·izzata dallo sviluppo rapido e ripetuto alla s uperficie di questa membrana di esr.rescenza lung he e sottili, parag onabili a fllì di seta attortigliati, e di origine epitelia le. Es sa é ral'a, poiché nlla clinica dell'.Hotei- Dieu, sopra 10000 malati veduti in flue 'anni, non fu osservata che cinfJue volle. Essa può presentars i ora sopra una cor nea complr tamente sana, ora sopra una corne·a g ia a lle•·ata. Qualun•rne irritazione dell'occhio vi predispone, ma è stata segnalate. in particolar~ J'ins t•llazio ne dd coUi!'i di atropina . Sove nti anche sussegue all'erpete della co•·nea . Ecco quale é l'aspetto ge nerale della lesione. In pl'iucipio, si vede compaPire, in un punto della cor nea una piccola s porgenza arrotondi la , brillante, che' da riflessi tli due o tre decimi di millimetro di diametro, ora completamente trasparente, ora leggermente ed unifo1·memen te
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RIViSTA
opalioa. Ques ta piccola s po1·genza, a!"solutamenle anologa ad una vescichelt.a el'pPlica, si s viluppa t'apidamente ; dopo a lcune ore essa é già rarldoppiata. triplicata di volume e raggiunge un diomett'O di un millime1ro ad u11 millimetro e mezzo. P oco a poco essa si stacca dalla co1·nea restandov1 lullavia attaccaLa per un peùicciu olo. Ques to pedicciuolo, mollo sottile, opaliuo , cl10 vat·ia eia 2 a 3 d.;ocimi di millimetro d.i spessor <.> , si allunga sempr e più, e pui> ra ggiun ~ere un centimetro cd anche due centimetri di lunghezza; esso è m olLo elas tico, aumen tando in modo passeggiero di lunghGzza sotto l'mftue uza di trazioni leggie r e e di movimen ti della palpebra. La sua aderenza a lla cornea é r elativame nte so· !ida , ed anche tt·azioni. col borJo liber o dello palpebre non riescono sempre a str·apparlo. Abbandonato a sé s tesso. il fi lamen to non tarda a subi r·e notevoli modifìzioni. La piccola spoq.(enza terminale si abbassa e tende a coufonders i col suo pedicciuolo; quel:'lo n ello s tesso Lem pu r addop pia di spessore, s i all ungA, si tH'rotola, di venta !!rigiastro, probabilm en te per la pe nelt•azione di cellule migratr·ici nella s ua g uaina ; poscia !>i distacca dt>lla cornea u livello della s ua inse rzione lasciando un'ulce· razione s uperficiale che non tarde rà a colmarsi o che al contl'ario, potra talvolta divenire la sede d i un nuovo fìlameuto. Esso si cit·conda di muco (:ongiuntivale e arro tolato, lra scina~o dai movimenti incessar1ti delle palpel,lre, viene a galleggiare ed a perders i nel lago lacrimale del grand·~ angolo dell'occhio. Ques ta e voluzion e si fa in un tempo molto breve, che oscilla fra ventiquattro e quaranlot-lo or e. La setle di quesl• mamenli ''aria secondo che l'affezionA é primitiva o secondaria. Quando essa è primitiva il filamento od i filame nti s i possono sviluppare in un punto qualsiasi della cornea, talvolta s ulla congiuntiva bulbare, a 5 o 10 millimetr·i, dal lembo corneale, molto spesso s u queste due rnemb~ane nello stesso tempo. In una m a nier a generale, essi compaiono in principio nel seltor·e superiore della cornea, ora molto vicino, or·a più o meno lunta no dal lembo ; posc1a essi discendono pr·ogressi-
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1•amenle cd arrivano a svilupparsi successivamrnte seguendo lutto il diamett·o verticale della cornea. Non é raro pet•ò che essi st sviluppino sop ra punti molto lontani gli uni dagli altr i. Il numero dei filam enti è di tre a quattro, tal vol ta di set.le ed otto o ~>lle cheratiti primitive. I fenomeni r ea zionari sono mollo variabili secondo i soggetti ; la congiunti va è più o meno iniettata, vi ha fototìbia , lacl'imazione, blel'aropas mo. Quando la cltet·olite é pt•imitiva, i reoomeni possono assumere una gr·antle intcJJsita. Essi sono mollo più moderati 'IUAndo essa è secondaria. La cheratite fllamentosa p.·imitiva e carntleriuata dalla sua tenaci là, dalla lunghezza ddla sua evoluzione; essa presenta una mole ~ ta tendenza alle rec•dive che r:;:pongono il paziente a sotf~re11ze di una dut·ata indefinita. Tutti i giorni durante se ttimane, me!'i ed anche anni, la cm·nea é la sede di una produziOne sempre rinnovata di filamenti. Di tanto in tanto si ha un po' di calma, durante la quale l'occh io ritorna al suo stato normale; ma alla minima esposizione alle cnuse irt·itanti (vento, aria viziata, poh·er·,., alln prima insLillAzione di atropinA o di cocaina) la recidiva Ri manifesta con la s tesso tenacitil, la stessa produzione esuberante di ftlameoti. For tunatamente i fllamenti consecutivi ad utta lesione detla C()r oea non 1wesen tano ques ta deplorevole tenacilà. T~tle è Lr·ar;cialo a grandi tratti, rl quadro clinico della cheratite fìlam"!ntosa. Oopo un periodo di te mpo va1·iabilt'! , la pt'0duzione dei filame nti diminuisce a poco a poco; i filam enti si modifica no, si sviluppan o più lentamente, si inlisicltiscon.o pe1· cosi di1·e, e cessano infine tli r·iprodursi, come se In co,·nea, sposi'ala da una vegetazione tt•oppo lussu reg· gianle, fosse diventa la sterile. L'occhio r imane aucora sensihile pet· qua lche g iomo, ma la malallia guarisce senza la sciare tracce apparenti, senza . apportare ulter iori disturbi alla vista. La pro g nosi è quindi favorevole; ciò non di meno possono produ t·si ulcerazioni che lasciano come rPiiquati dt!i leucom i p iù o meno pt•onunciati.
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1\II' ISTA DI OCUI.ISTICA
Sour dille ba studiato mollo accuratamente quale fo!:ls e la natura di que!!te produzioni. Egli riassume le sue ricerch& di,:endo che la cheratite filamentosa è una chet·atile epiteliale caratterizzata da una proliferazione anormale dell'epitelio· corneale, il quale s otto l'influenza di cause irritanti multiple d'or dine microbian o, chimico e trofico, subiscE:' la degenerazione cornea e la de~en e t·azione mucosa o da luogo a tilamenti impiantali sulla cornea. Secondo Sourdille il trattamento che riesce meglio è Ja. instillazione di violetto di rnetile in soluzione al millesimo. Si deve complet>1re questo trattamento colla soppressione dei collii·i d'atropina e di cocaina che devono esserè so!!lituiti in casi d'u rgrnza dai collit·i di josciamina, e coll'applicazione di un bendaggio compressivo.
RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE BRUIINS. -
••trite acuta ed eosema. -
(Ga~ette des
Hò-
pilau:r:, N. 4, 1896).
Esistono pochissime osset·vazioni pi~ o meno ·autentiche in cui l'ecze ma avrt~bbe provocato per sé stesso l'infiammazione acul.a del parencbima r enale; il più sovente l'albuminuria e la nefrile osservate nel corso dell'eczema so:lO piuttosto da attribuirsi ai medicamenti adoperali. Ora il dott. Bruhns ne ha pubblicato sette osservazioni molto inte r e»sa n ti. In tre ùei sette casi pubblicati, l'albuminuria è còmparsfl prima di CJUalsiasi medicazione. Nel quat·to caso fu bensl adoperato il diacbilon che é e. base di piombo, ma non s i poteva allribuire al pio mb<, la causa della nefr·ite, poiché n(ln esis teva nel malato alcun a ltt·o sinlorno di saturnismo. Se Ptissler ha pubblica to un'osservazione di nefrile sa~ turnina, 11110 si deve obbliare che questo autore non altri-·
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RIVJST:\ DELLE MALATTIE VENER.I(E K DELLA l'ELLE
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bui va la nefrile del suo malato all'inlossicaziono salurnina che pet• il fallo cl1e essa era accumragnata tla stomatite inlt•nsa. Ora questa, al pari dPIIe altre mnnifeslazioni di sal urnismn, m11ncava nel malato di Bruhns; d'altra parte la nefrite non si é sviluppata che dopo quallr <? st•ttimane di upplicazione della pomata d"Hcbra; infine la quanlila del m l'di( amento ati opera tu era troppo piccola per potet· produrre il ::sstur•nismo. ="'t>l quinto malato non fu adolH'rala la pomuta di Wilkinsfln clic pet· qualche giurno e la ncft·ile non si è pr·e:;en la l~\ che alcuni giOl'ni dopo la soppressione di quost(l me licamf•nto. NPI sesto caso, si adoperò dapprima lo stt)t•ac~ c d in seguitu il balsamo ti el Pt!rù: pet· quest'ultimo m o! li autori hanno dimostrato che essu uon può pt·ovocat·~ una nefrile~ iuollrc la suu quantità nel malato in discorso era mollo d"'bole: quantn allo storace, é bensi veeo che Un na ho dcscritto un'albuminuria passeggera conseculi va all'uso di rruesta sostanza, ma in nessuno dci 124 malati da lui curat~ t:oll" storac<• egli ha nssex·vato unu vera nefl"ite, come era il caso nPI malato di Brulms. Infine nel srttimo malato la causa J«!!lo nefrite osservata• in un eczematoso era ancot·a più dubbia delle altre. Quindi, i n tu tli q uet>Li casi, parr che la nefri le sia in dit·ella rclazion<• col dislut·bo culanPo. Le espet•ienze falle sugli animai~ nllo scopo di studiat·<· lo stato dei reni nel ..:orso di un. eczema artifìcialmc:m te pt•ovocato non possono co11lribuiru mollo a delucidare la questione della neft•ilE' m' ll'eczema,. pe!'clté é m ol lo difficile r endl'rsi un conto esatto di ciò che ttvviene in questa occasione e di !>aper !\ ciò che provoca lanefrite: l'eczema o le ~osl anze medicamento!:'<' adoperate pet· provocare quest'ultimo. Pur ammt1tlendo che le affezioni d'origine cutanea possauodnr luogo alla neft·ite, tu patogenia di questa nefrite t·esta tuttavia molltl oscm·a, È parimenti difficile dire se ciò clte a vvil•np in questi c&si possa par agonar si a ciò che accade CJUando la n efrite si sviluppa !:'OLi o l'influenza eli un t·aff't·eddamento pllrifet·ico. Ciò non pet·tanlo, il l'apporlo tra lefunzioni Jella pelle e quelle dei r eni è certo. Per il m omento.
RIVI STA
non si può ammettere altro che fa duopo un11 cerla pt·edisposizione dell'oJ·g anismo perché l'eczema pt·ovochi ~u qurstn ter1·eno una lesione• 1·enale; AllrirnPnli il fflllo che vi sono miglia ia di 1'CZ1'matosi senza nefrile t•imat·rr bbe inesplicabile. Quondn la n1•fri te si sviluppa nel cor so di un eczema m olto esteso è la cui ca usa é sconosciuta, si potrebbe for se ritene1·e che l e dtH' sffezio11i fossero provocate da una sola e men esimu i11fezione; ma ciò non è che un'ipotesi. Quanto all'azione che si attribuiva all'aiLeJ•aziPne delle funzi oni della pelle nella pt·oduzione della nefrile, Senator ha dimostr al•>, coprendo 11ell'uorno 'JUSsi totol ml•nte la supet·fìcie del corpo con soslun ze impermeabili, che la r1leuzione dei p1·oJolli della per -;pi razione cutauea non eserci to alcuna influenza fu nesltl su i re n i.
La em&to-terapla dell& •UUlde. m ~>d. Iomb, N. 6, 18!JG}.
1'\Eu:-.tANN. -
(f.a:.;.
:-.l'eumann ha esposto al club m·~dico di Vienna la •rue·sl i one Jella emalo- terapitt della sifilide. La sieroterapia è attualmenle n ell'inizio dell " 1·icerche scientifìclte, e si è cercato con maggior o minor successo di ul lizz.arla per la cura di un buon numero dj mallll lie infettive. Fra 'JUeslo ve n'é una, la sifì lidt>, che occupa in pa• tologia un posto as~ai i :nporlante sl per la sua fre•jU (~ nzu estrema e si pe1· la sua infiuenza del eleria non ~olo sull'in tlividuo ma eztarHiio sul ln sua discpn.tenza. È fHlunrtue naiur·ale che si cer chi di ved•<l'e fin dove arrivi il nuovo metodo. Ma vi sono delle diflìcolta grandi per appli~1 J ·Io. Du ·una pa1·te noi non conosciamo nè l'ngente pnl ogeno della ·sifilide, né i suoi prodotti , B dnll'altr·a é dessa una rnnlallia -csclusivamenll! umann, non ll·nsmi;;sibile agli animali. I ()l'Ocessi che honno sel'vilo nllo s tudio cci all'espcl'imunto dcllR sicro -ternpin delle nlt1·e mahlltic infettive, non sono adun')UC .applicabili m·l c11so pal'licolar·e. L 'immunila nnturnle degli nnimali di fronte al la sifilide l11\ ·faLLo sorgc1·e l'idea di servirsi del loro siero allo stillo Llll lut·ale cootJ·o quc!sta ma lattia. Tommnsoli ha fnLlo nei sifìlitici
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delle iniezio:1i di siero d'agnello e di vilello, ed nvrebbe ottenuto dei buoni 1·isultnti. l n vece Kollmann non a v l'ebbe ri • pot·tato che L'isult.nti negati vi. Pertanto si è cerc.;alo da lungo tempo d'inoculat·e la sifi lide agli auimnli. Si P. col"ì che i tentativi di Auzias·TUt·enn L egro 5, Martineau, Hamonic ccc., sat·ebbe.ro stati coro:1ati da l'elici l'isullali. Ma le l oro osset·· vazioni 00:1 sono pet· nulla convincen ti e niente pt·o va che gli accidenti ottenuti non abbiano do risultttr<' .ta inoculazioni pntogene parnssite o secondarie . NeumAnn lta pur fallo delle ricer-che nel medesimo senso, ma con nessun risull<1lo. Checché ne si<1, senza cercore di provo: at·c n e ~li animali tutta l'evoluzione di una sifilide, Richet ed Hericourt hanno fnbbl'icalo un siero antisifilitico col mezzo del sangue di cani ~ di asini, ai quali avevano iniettato del sangue di sifililici. Gilbert. e L . Four·niet· hnnno ino:!ulato n de~ li animali del sangue dt lc•sioni primitive e secondnrie di siftlitici, ed hanno, col siet·o t·accolto, fatto dei tentativi tcrapeutici, che essi conside1•ano come incoragginnti. In st>guito alle difricolla che esistono a servirsi di animali come produttori di siero, si é pensat'> Ji utilizzare il siero umano. Intnnto che la sifilide i> flot'ida, si è dello, le tossine circolanti nel sangue debbono esset•vi abboudanli, e l e antilo ;si n e poco abbondanti. Ln propo1·zione clivcnt;a inve1·sa quando la sifilide pu->~a allo st:adio terztario, quando la malattia di venla i ocale, e non più gent-rule, r·estando pure inoculf~bile all'nmmalalo. Questa iden teot'ica è passi bile di divet·sc obbiezioni. Di più la sua messa in pt·ulica deve fat· temere che la sottrazione eli sangue ad individui di gié. indeboliti, nu c mici, non sia senza inconvenienti. C hecclle ue sia, l'espe1·tenza stata falla dal Pellizzari, che av1·cbbe ottenuto M i buoni l'isultut.i. Dci success i almeno re lati vi sono annunciati da Wieworosiski, il quale t·iconosce elle questa sierotet•apin anlisifilitica noa libera l'ammt~lat.o dai ritorni offensivi della mAinllia, ('d asserisce nncot·a (;he queste recidive sono meno accessibili a questa cut•a di quello che lo s i e no le pt'ime manifestazioni. In una lettera .indit·izznta 8 Neumann, Karlinski riconosce che il siero di :;ifìlitico ter ziari o non ha prodotto alcun accidente nei sifililici, ai
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quali lo ha iniettato, mn non ne ha t·icavalo alcun vant.ag~io.
Si è cel'calo ancora di curare i bambini affelli da sifilide er edilar·ia colle iniezioni di siero proveniente dalla loro madre rima sta immune in vir·tll della legge di Colles, o dci loro fratelli rima~ti sa11 i. Da par te sun N. lm fntto alc•mi tentativi di sierolf:r·apia .anti!'ifililicn. Ha ioiellolo del sirro di agnello in una donnn d'anni 19 affetta da ulcero induralo alla vulva. Nonùimeno l'm·uzione di r·ubeola necessitò per scomparir e una cura m ~Jr curiale. H a pr·aticato Jclle iniezioni di sier o di sifllitici terziari, addizionato o no di acirlo fenico, n due ammalali affetti da uccidenti terziari (risullati dubbiosi), ed a tre ammalati af·felli da accidenti primitivi; in questi ultimi nondimeno ha visto comparirrl gli accidenti secondar·i. Insomma è nncora impo;;sibile di pro :mnciar•e un giudizio defìniliYo su questa questione.
. J. SeH ii n. - Bulla ortloarla oronloa reol4lva.- (.\1 ilnelmer
med. Woehenscr. e Centralo. J tir rlie m ed. Wis.~enseh., N. a, 1896). L n Schiilz r·ifl>t•iscc SOIH'A una for·ma di Mlicaria croniCI\ ~·ecidi van to chr si manift'sta in tal une per·sonc, Sl'gnataml·nlt!
rl el sPsso femminile in cons('guenza di lievissimo itttlucnzc talLili o termiche, alle quali oguuno è l'Sposto in vita; e ciò sc>nza che si possn dimustrarc alcun rappoeto con aJII'o qualsiasi distut·bu cot·pot·(•v. Li! c t·uzioni si sviluppano in alcuni ~~ sclusivnmenle dop11 il'l'ilazi .. ui tallili. in altr·i solamente dopP l'a7.ione del calm·<', ed in allt·i ancot•a, c questo è il cnsn più ft·C>quenLc, solo per azione del frC'ddo, come accade esponen· dosi all'at·ia r·i gida, ecc. Ciò ri chiama involontariamente alln mPnte la energia specifica delle tt•e spt>cie eli nervi sensitivi cutanei, e lo Schulz crede che in tali casi si !l'alli di uno stato morboso all'a llo locali", di un arco r·iflr.sso sulla pelle stessa coi gnngli vasali perifl.!r ici come centro, non \li una eccitazione !'iOessa dci gr·ossi cPntri vasali n(•lla mi,lolln. In
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favore di qut~sta opinione !:-la anche la circostanza che i pomfi per lo più compariscono solo là dove a giscono le meotovate eccitazioni e che lo· lot'O localizzazione , come lo Schiitz potè acccrtat·srne in a lcuni casi, non cambia. Lo Schiitz tro vò che le varie espulsioni di ponfl che s i producono per l'azione del freddo possono a r t•eslar·si nel lo t'0 c01·so uller·iore con un rapido t'iscaldamt~nto, o alme no molto m itigarsi, e ciò in conseg uenza di una specif' di esaurimento -rt.>attivo della pelle. Contro qut>sta affezionE• ollr·emodo osti· nata (in un caso esistcwa dA 20 anni), la quale pare clrr. ~bbia per fonda mento una disposizione di famiglia, giova il· più spesso il s!llicilato di so la o la att·opina.
RIVISTA DI TERAPEUTICA La mldoll& delle o••• oome agente ematopoietico ln oerte affezioni oronlohe e oaohettlohe. (Gazette des H6pitaux, N. 30, 1896).
ALEXEIEFF. -
Incoraggiato dai risultati già ottenuti da alcuni autori, Alexe'iP.ff ha s omminis trato a vari malati la midolla o ssea ~Ila dose di 50 a 100 grammi per giorno. La midolla può essere prc$a sia allo stato fresco distendendola su fette di pane, s ia nel brodo oppure preparata secondo il processo seguente dovuto a A. Baris : s i tr iturano in un mortaio 10'l grammi di midolla oss ea fresca con 35 grammi di vino di P ort.o, 35 grammi di glicel'ina e 20 grammi di gelatina. Se i malati $Offrono di diarr·ea s i sostituisce la glicerina con la crema: è meglio triturare dapprima, in un mortaio leggermente riscaldato, la mi.lolla ed il vino, poscia in un altro la glicerina e la gelatina, ed in seguito mescolare le due ftno alla formazione di una ma!;sa uniforme.
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L'auLr)l'e ba adopera to questa medicazione in sei casi. In. due maiali, affetti da cachessia palustr e, il trallamenlo con la midolla delle ossa ha prodollo una diminuzione nel volume della milza, un miglioramento della linla e dello slalo gener ale, e ritorna rono le foeze tlei malati; nel secondo poi d i essi scomparvero i plasmodi che si lt•ovavano nel sangue. In u11 altro malato, si trattava di pur pura e morrag ica ribelle a tulle l ~ cur e e che aveva prodollv uno spossamento estremo; !"autore som ministrò la midolla ossea, ed a poco a poco lo stato del mala~o migliorò e benlosto la guarigione divenne completa. Una giovane don11a era affetta da tubercolosi a decot·so rapido co11 febbre ed espellot•azione abbondante; lo !'lesM trallumento fece pure meraviglie: l'espeltor·azione si arrestò, i se)!ni s tetoscopici divennc r·o quasi nulli , c la malata ingrassò. Lo ste«so dicasi rli 11 n vecchin o t'l'etto da poi· monile cronica con c11çhessia: il malato si rimise completamente con la cura d ella midolla ossea. Infine, in un caso di leucemia, questa medtcHzione ha prodotto un notevole mi~ glioramenlo ,fallo stato ~tenerale. una diminuzione nel numero dei Ieucociti ed uu numenlo n elle emazie; la milza diminuì di volume. Nel momen to della pubblicazione di questo la voro il malato era a ncora in cura, ma l'autore spera di ottenere la completa guarig ione. DtcosTE. - U•o terapeutloo dell' aoq,ua oalda. ; etle medicate de Liège, febbra io 1896).
(Ga-
A 4G' e 50', l'acf(ua ~alda é uno stimolan te ener gico della fibra muscolare liscia. A ques:a temperatura il calorico eser· cita un'azione loct~ le sui vasi, che si esplica or a con la con~ trazione immediata dei vasi persistente per un cer·lo tempo, ma senza reaziont~; ora con una dilatazione vascolare momentanea e conseculivameute con una fase reazionale caratler·izzata dalla contrazione dei vasi. fJ' onde gli effe tti terapeulici co;.ì e,·i,[enti che e;;er·cila l'acqua calda alla tern~ peratm·a di 45• e 50•. L'acqua fredda non determina una contra zione vascolar·e che nell'inizio della sua applicazione, conlrazioue susseguita
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rapidamente da una r eazione avente pe1· effet to la dilatazione paralitica dei vasi, l'ipm·emia dell'organo; dalla sua applicazione può derivare un'emorragia più gr ave di quella che si c erca di evita1·e, quandù s i tratta di ottenere una emos tas ia od una de~.:o ngestione. QuinJi in questi casi si deve preferire l'acqua calda. È un errore l'adoperare l'acqua calJa in iuiezioni nelle inOAmmnzioni dell'utero e dei suoi AnnesRi; per ottenere uu conlatlo eflicace cogli organi pelvici è più conveniente t·icorreJ·e ai cltste l'i caldi. L'acqua a 40' e 45' sotto fù rrna di lozioni, comp1·esse, vapol·izzazioni, irrigazioni , è utile in tutte le affezion i oculari, in cui· vi ha arresto de lla circolazione e lend~I1Za alla ::;uppurazione; essa ha per ris ultato di stabilire la vascolarizzazione e di facilitare il riassorbimento delle cellule di nuova formazione. L'uso dell'acqua a 55" intus ed extra avvizzisce le emorroidi nella ma~gio1· parte dei casi. l bagni ad a lla Lcmpe1·otura armientano i flemmoni, gli antraci, i polerecci, g-li ascessi e tutte le infiammazioni in generale. Unitamente al mas>'a ggio, essi accelel'ano la guarigione delle dis torsioni e delle frallure iiiCOnipltlle. l clistet•i mollo caldi r ipetuti, ~ o 3 volte a l giorno, modificano favorevolme11te le infiammazioni della vescica e Jella prostata. Infine le iniezioni mo}to calde iutra-rettali a ~)O !!•'adi migli01·ano le me ldti e le melr o-salpingiti, anch e senza usa re a ltro medicamento.
B. Oltrotene. -
(Gan . m ed. di Roma, N. 4, 1896)
Questo uome é dato ad un nuovo prodotto chimico che é il citrulo di fl!uacetina. È una sostanza bianca, che ha il sapor'e dell'acirlo citrico, a ggrade vole a prendersi, solubile nel1'8 <YJU8, e cile può quindi essere data per init'z:oni ipodet·michr. li dott. Bonavia, di Francoforte, dopo essers i convinto in seg uito di ~sperienze sugli animali e su sé stesso, della in21-
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oocuilà del cilrofane, l'ha adoperalo con vantaggio in qualità di antitermico e analgesico alla dose di 50 centigrammi a 1 g•·· nella cura delle febbri tifoidee, nella emicrania, nelle nevr algie di verse. Seconrlo l'autore si potrebbe senza incon venien ti somminislra•·e tino a 6 gr. C:i cilrofene n elle ventiquatlrl) 01·e.
Sull'astone antlbaoterloa delle pomate ed ln particolare, aull'aslone del loro eoolplenU •otto 11 punto eU vlata della dlalnfezlone. - (JournaL de Chimie et Pharmacie. aprile 1896).
Dott. BRESL.AUEa. -
Dopo che Koch ha dimost•·ato che l'acido fenico inco•·porato all'olio pe•·de tutta la sutJ azione battericida, è diminuilo m oll6 l 'uso degl i olii e delle pomate comf• disinfettanti: Vi sono per ò dei casi in cui l'uso di un antisettico renderebbe un servizio più gr ande se agis!'e ancora energicamen te i ncorporato ad un cor po gr asso. L 'au tor'P. si è pr oposto d! cercare se tutte l e sostanze gl'asse usate in far macia tolgano l'l=lzione batter icida agli antisettici, oppur·e se ve ne fosse qualcuna che non diminuisse quest'azion,(;'• Il doll. Bl'eslauer ha o;celto come sollgetti d'esperienze i l Bac. p rodigiosus e la Staph. pyogenes aureus .. Dopo diver si lentativj ha scelto il seguente pr ocesso : Delle cultUJ·e in agm· venivano emulsionate con brodo st.~ riliz;.:alo e fìlt•·ate su lana di vetr o per ottenere una sospensione possibilmente omo~enea; in I')Uesto tu ffava. delle piccole pl acche rli vetr o, che dopo essiccazione alla lernpe•·atura dell'ambiente, venivano immerse nella pomata da studiare. P er togl iere il grt~sso, veui vano agitale nell'etere per la durata di 1/, minuto, e tlopo seminate uel b•·od,). Il dott. B1·eslauer si e•·a prima assicurato che durante un tempo cosi breve, l'etere esportando il grasso, n•m aveva alcuna azione battericida sui microrganismi elle erano oggetto delle sue esperienze. Difatti l'etere non uccise il Bacilhts prorligiosus che dop11 20 minuti e lo Staplt. / I!JO[l. aureus ciH• dopo una 1/i or a.
DI TERAPEliTICA
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Gli eccipie!lli usati erano:·t• A deps Slllllus, Vaselinu mjlaoum, Lanolin.um anydricum, lanolina officinale (contenente circa ,jJ 20 p. 100 ù;acqua), l' Ungcu1llum leniens ed alcune soluzioni oleose. Dalle esperienze del dotl. Breslauer l'is ulta che la scelta -dell'eccipiente esercita una gt•ande influenza sul valore disinfettante Jelle poma te. Cosi la lanolina officinale (più della -l anolina anidr·a) e l'unou~ntum lenir.us non impediscono alle sosta nze disinf"tlRnli che s'incorpot·ano di eser·citare la loro azione b11llericidn, come accade per l'olio, la vaselina ecc. Là lanolina fenicata al 3 p. 100, per e sempio, uccide il Bac. prodigiosus in 5 minul•, e lo Staplt. pyog. aureus in 45 minuti; I'Lfnguentum l(niens fenicato eser·cita ad un dipresso la s tessa azione della !anolino, mentre lo Staph. r esiste più di tre giorni all'o lio fenicato al 5 p. 100, ed il Bac. prodi!J iosus, 2 giorni. La lanolina e l'unguenlum leniens coll't p. t OOO di subiimalo uccidouo in 3 minuti lo Sraph. pyog. aureus ed il 1:3ac. p rodigiosus, mentre che nell'olio fe nicato, si trova il primo, vi v o, ancor·a dopo 30 minuti, ed il secondo ùopo 2 ore. Dalle ricerche del dott. Breslauer resta cosi affet·mata la superior·ilà tiell't.nguentum leniens e della lanolina (1) .
Oar& clelle 10ottatare •aper!lol&U ooll& lanoUn& puriflo&ta. - (Arch. mécl. de Toulouse, 1896).
. RoUANBT. -
Il dott. Roua!lel riferisce di vet•,c;e osstwvazioni che met·tono in rilievo le proprietà antiflogistiche ed analgesiche d ella lanolina nelle scottature superficiali. Ecco il modo di medicazione proposto dall'autore. t• Lavatura accuratissima della supet'fìcie bruciala, e, meglio ancora, bagno pro: un gato con acqua borica al 3 p. 100, ..aprendo le flittene in. pre :eJenza. (IJ Si noti peru cM l' Utlguentl'm leniens o Colli-cream contiene ilU p. 100 ·<l'acqua. e la Lanolloa omcinate ìl 20 p. 100, cd essendo l due soli eccipienti .~rassi che non diminuiscono l'aziono battericida degli antisettici, é da credere .ehe cio sia dovulo alla prssenza dell'acqua. M. C.
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RIVISTA DI TEI\APEUTlC A
2° Per mez.zo di una spatola, dis tendere un sottile stratO> di Janolina 3' Applicare foglie sottili di gutlaperca bagnate prima nel liquore di Van Swieten, e poi sgocciolate. 4° Cil'condare con ovatta e fasciare con fasCP. di tarla-tana . Questa medicatura deve l'S:Ser rinnovata ogni gior no. L' A. spiega nel modo seguente le proprietà della lanolina. Da una pai'te, l'avidiiA tli questa so.stanza per l'acqua lefarebbe assorbire i liquidi sierosi secreli alla superficie delle bruciature. D'altra parte la lanoliua non forme1·ebbe dellecristallizzazioni alla superficie delle papi Ile del derma; ma r esterebbe invece, in g razia della temperatura del cor po, un& malet·ia sempr e untuosa ed isolante. Infatti in un caso, la ls.nolina uStila coll'aggiunta di acidoborico ha lasciato pet·sislet·e il dolo1·e: mentre r1uesto é ce.ssato usando la laoolina sola.
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RLVI STA D'IGIENE • ..,... p
L. REuss. -
La proftlud della malaria. -
(A rchioefl" de médecine et de pharmacie militaire, N. 1, 1896).
La profilassi individuale del paludisrno consiste nell'irn- · piego di misu1·e alte ad impedire che gli ematozoarii penelriuo nel sangue, dove di~truggen do i globuli, provocano rauemia e la cachessia. Ma non é 8 misure che si r iferisca no specialmente ad ogni singolo individuo che si pott·a· r-icorrere . Quindi la maschera p1·oposta dali'Heurol non fu approvata dall'Accademia, nou tanlo per le difficoltà dell'applicazione, quanto per ché fìnOI'a non si sa sotto qual forma il paras.sita: penetd nell'organi$mo.
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RIVISTA D'IGIENE
"Non è provato che i germi palustri entrino neli'OI·gaoismo ~sclusivamente per le vie respirator ie. La possibilita della int'P.zione pt!l' le vie uligestivP, negata da autor·i eminenti, .ammessa da altri, non ptiò essere esclusa: e nel dubbio la vera profilassi deve a mmetterla ed applicare un cornpleiJSO .di misure igieniche che si possono così riassumere: Scella dell'a bitazione in !Juartieri eltvati e strade popol a~·
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Allonta namento dalla nebbie che, non contt~ndo le pa•ludi, possono prodursi da differenze di tem pert~tura fra due strati d'aria, qualunq u e ne sia la causa; Obblill'o di guadagnare le alture al tramonto del sole; Uso di acqua bollila per l'alimentazione e le bevande ·(caffè, thè, ecc.), e per la toeletta; Regime alimentare tonico, carni magre, molli, aC'JilOSe · O salate; legumi feculenti decorlicaLi; spezin, condimenti, ed anche alcool con moc!crazione; sugo di carne; esclus ione di ogni salsa cucinata; controllo sP.vero deJle der·rate e bevande; pasti caldi fin dsl malliuo pri ma del lavoro) ; Protezione del corpo contro i rall'gi solari, evitare i bru· ~cl•i raffreddamenti, e favorire l'evoporazione cutanea compens atrice (cam:cia di cotone non amidato, o meglio di lana, ahito e pantaloue di flanella, stivali per le regioni paludose, sca rpe sr.operte per rrue lle asciutte; Protezione dei letti mediante zanzariere ; Preservazione da ogni fatica inutile e specialmente dai •lavo l'i del suCJio, e da qualsiasi ecce!'SO; Trattamento p re venti vo colla china e colla chinina ; Is tituzione di san atoria dove le tru ppe pas!'ino la stag 'one pericolosa. • La p rofilassi generale che si riferisce allo ste sso ambiente .palustre comprende i vari me lodi di r isanamento: prosciug-amen to, spianamento, colmate, ir rigazioni, drena ggio, le cth·er se culture, e specialmente quella dell'eucalipto rostralo, più robusto di quello globulo, di più rapido sviluppo, e le -cui foglie svolgono effiuvii aromatici antisettici. Queste misur·e dovranno r.ompletar si colle condutture di . acqua potabilE', l'uso esteso delle disinfezioni di abitazioni, ,
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l"CUderie, magazztm, latrine, uri natoi, con visite sa nitar iefrequenti, e colla nccen'ò ionc pt·econizzata dall'ispellore gener ale Leone Collio di grancli fuochi, mattina e ser·a perattivare le os~idazioui atmosf~t·iche e quindi la combustinne delle materie or·gaoiche de l l'ambient~ paludo>o. A . C.
Dotl. C . VALLI N. - 11 p&ne oompleto. - (Reoue d' Hyg iène et de police sanilaire, gennnio 18%). Il dottor Vall io r·icot·da come da qualche mese, e spcciulmente a Pat•igi, il pubblico ha accollo con fnvot·e una nuova forma di prodotto della pnnificazionc, il pane completo, cioè il pane che contiène tut te le parli veramente alimentat•i del g ranello del frumento. La quest!one ila una IZJ'ande importanza, tt·attandosi dell'alimento essenziale delle nostr·e popolazioni. EssR nnn é nuova ; giÀ ne l 177R, Pnl'mentieJ', senza negRre che il pane il più bianco non era il più nutriente, domanclava il 20 p. 100 di staccialura per il pane tia truppa, che si faceva allora con fal'ina non slacciata, e che meritava il nom1• moderno Ili « P ane completo • . Esso er·a ner·co, pesante, pastoso, sgradevole; è ben vero che conteneva tr·e •Jual'ti di farina di fl'umento ed un quarto di fat·iaa di se ~ala. 11 pa ne da munizione migliol'6 progr·essivamente ; la per·centuale della s tacciatura fu portata al i O p. 100 nel 1822, . al 15 p. 100 nel 184\, e dopo il 1853, sul parer·e di P oggiale, al 20 p. 100 per il grano t~n ero e al 12 J1. 100 pet· il gt·ano dur o, malgrado gli !:!for1.i energici c~i Millon, che sosteneva il valore a limenta r" della cor·teccia del g r•ano. In questi ultimi anni la lotta ha ricominciato; in lnghiltel'r'a, colla cr ea· zione dell'nssociflzione conosciuln solto il nome di B read r·e.for m League, che è nncora fiorente; in F ra ncia coi lavori 1li Balland, Galippe e l:iarré, cr,ntinua nrlo l'opera di Mége Mour·iés e protestando contro l'impoverimento io fosfati ed. i n g lutine del pane falt1• rol fi or· di farina. Al con tr·ario-
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A ime-Girard sostiene che si deve utilizzare pH la panitlcazione la sola mnndor'la ta!'inacea, escludendo l 'embrione e l' invo!UCI'O che impartiscono al pane un aspetl) grossolano ecl un sapore sgradevole. Il pr'of. Tarnier è d'avviso che il pane bigio vale di più rlel pane bianco e a consiglia tanto ai ricchi quanto ni poveri di ritor·nare al pane cnsalingo, che è molto più nutr·itivo e più snporito. » È dunque upportun o di esaminare quale fondamento abbiano queste assrrzioni con traddilorie Si sa che i fosfati hanno un'importanza capitale nella nutr·izi one e che questa mater·ia minerale è contenuta in una gr·ande proporzione, allo stato facilmente assimilabile, sia nell'embrione che possa coi rifiuti dell11 macinazione, specialmente dopo che venner·o adottati i cilindri metallici al posto delle macine, sia nella parte corticale esterna dove l resta ordinariamente colla crusca. Balland, nelle sue belle r icerche sui grani, sulle farine e sul pane,. è uno di quelli che più hanno insistito sulla necessita di far en trare l'embrione nella farina; ha calcolato che questo elemento solo a rricchirebb ~ la -razione giornaliera del suldato di :3 grammi di materia azotata, eli 1 gramma di materia grassa, e di grammi 0,4{) di materie saline. " Quest'ultima cifra, che c01•ri sponde a 12 grammi per mese, é in particolar modo elofJuente qua~do si pensa che queste m aterie suline sono quasi interamente costituite da fosfati molto assimilabili. • Dal punto di vista dell'introduzione dei fosfati nell'alimentazione giornaliera si avrebbe un grande vantaggio di utilizzare non solamente gli embrioni, ma ancora i sem olini grigi o r ossi i più periferici del grano. Quanto alle matet·ie azotate il loro aumento nel pune colla macinazione fine dei crusch~lli e dell'episperma é di un'utilità discutibile. Aimè Gir ard ha dimostrato che la maggiorparte di queste materie azotate non è digestiva né assimilabile e passa nelle materie fecali. La materia grallsa può impartire alle farine un odor e sgradevole di fave o grndito di fior di farina, le viene attribuita azione lassativa ; la sua proporzione è molto debole nel fio!'"
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RIVISTA
di farina, aumenta nei cruschelli e ndl'embrione. Balland indica le propOr'T.ioni seguenti : Farina di primo getLo. Semolini bianchi Piccoli semolini bianchi . Crusca e cruschello . Embrione
t,ou p. tuo 1,20
~
1 ,60
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9.-,•)v •>:;;
12,50
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•
Le materie grasse conlribuisco110 a da re al pane il suo aroma e la sua elasticità; tuttavia esse irrancidiscono rapidamente nelle farine conservale, e se esse aumentano il valore alimentare del pane, ta lvolta gli danno un gusto acre · o sgr·adevole. Da quanto precede risulta che non bisogna confondet•e solto il nome, abbastanza impr·oprio di Pane totale o comple to, il pene ordinario al quale si é aggiunto della crusca 1 e quPJla ch e c<m ticne per la rimacinazione dei semolini e del cruschello, la totalità dei principi veramen te alimentari del g rano. Si può trarre ancora u no seconda conclusione. Che è un pregiudizio di misurare il valore nutritivo del pane esclusivamen te d111la sua biunchezza. Certamente il pone mollo bianco ha un aspetto gradito e lusinghier o, gusto fino e delicato e quando completa un r egime in cui si s uccedono, carne, uova, pesci, fungh i, legumi fini, primizie e frulli , e indifferente che il fi01·e di farina con ten ga in meno qualche centigramma di glutine o di fosfati. La cosa cambia quando si tratta del regrme del contadino, dell'operaio, del soldato per i quali il pan e costitui sce la parte essenziale: la questione igienica ed economica ript•ende tutto il suo valor~, poco importa che il pàne s ia perf~ttttmente bianco, che abbia un gusto aromatico ed a nche un po' acre. se è più nutriente e meglio ri para le perdite dell'or·ganismo. Sotto questo punto di vista, il pane da muuizione francese ~ eccl'lleute e s uperiore a quello di tu.tti gli eserciti d'Eu ropa; e sarebbe rrr·eprensibile se contenesse meno a cqua (37 iuvece di 39), se fosse meno com patto ed avesse un po' meno d[ mollica (1). Le esperienze .Ji Magendie pr·0var·ono che i (l ) Il pane da mun izione dell'esercito Italiano
e fatto con farina abburattata.
al !O p. 100 e non deve contenere oltre del S7 p. 100 d'acqua.
r
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·cani nutriti csclusivamenLe con pnne bianco morivano dopo 50 giorni, mentre ques ti animali sorvi ve vano senza deperire ·qun udo venivano nutri ti con pane bigio. Inoltt•e in questi ult imi tempi Hayem, \Vintet· e Bovet hauno dimos trato che il pane bigio si digerisce più fa cilmente del pane bianco. Si deve pet•ò co nservare una g ius ta misura tra il pane troppo bianco ed il pane troppo completo che taluni iRlransigenti vorrebbe ro da1·ci come l'ideale J ella paniflcazione; ·l{Ues to pane, che contie ne molta ct·usca può esset·e soltanto utile alle per sone la cui esonerazione alvina é labor iosa. Il pane casalingo ha tulte le q uRiita di un pane g t·adevole e nutriente e pt>r un preg iudizio tende a sparire nei grandi centri come un alimento inferiore. Il dott. Vallin crede d i polet• formulal'e cosi le s ue conclus ioni: il pane bianco per le pet•sone s ane di gus to delicato ·e che si possono procurare un'alimentazione va riata e nutriente ; il pane ca salin go per i la voratori, per il soltlato, per il fanciull o che de ve ct·e scet·e, per la donn11 incinta ecc., il pane dello to tale per i cani ed eventualmente per i s offet·enti di s titichezza. M. C.
Perohè la tebbre Ufoldea ha oe••ato dl 4lmbl:a.lre neU'e ..rolto?- (Arehioes de médecine et de pltarmaeie m ilitaires, N. 1, 1896).
E . R E NARD. -
S otl0 questo titolo il Re nard, medico principale di 1• classe, ·pubblica· una sua interessante memor ia sull' andamento e s ull.a frertuenza alluale della febbre tifoidea nelle tt·up pe del t• co rp0 d'ar mata, dell'eser·cito francese, con applic!lzione per a nalogia delle sue cons idet·azioni a tutto l'esercito. Egli dice che la febbre tifoidea cominciò 11 diminuire allo rché principiarono ad attuar:li misure di risanameoto delle . c aserme, e la di minuzione fu sovratulto considerevole dtd g iorno che la direzione del ~ervizio di sanità ben convinta d e ll'influenza pericolosa che ho la caUi va acqua potabile sulla genesi di tale malattia, ha dotato tutti gli s tabilimenti mili· tari di acqua di eorgente, o di acqua filtrala. Da quel mo·mento la morbidita e mortaiH.a si ridussero ad un tratto a -quasi la metà.
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RIV ISTA
Gli stessi risultati si constatarono in quelle cittA cbè si procurarono una conduttura di acqua pura: la relazione qumndi tra i clue ordini di falli diveniva evidt~nte. Ora da due o trP- a nni tale diminuzione si é arrestata; pel' quali r agioni? Le misure adottate d·n~esi ritenere che sieno riuscite me no efficaci che non si era ritenuto da ppr ima 1 L'aulo1·e fece ricerche sotlo questo punto di vista ed ila constatato che nelle truppe del suo corpo d'armala si contano da 25 a a;; casi di febbre tifoidea sparsi come a caso nei vari corpi, ora in uno ora nell'altro, e soventi per unita isolate. Indagando l'origine di queste febbri l'autor e ha constatato che quasi tutte erano importale dalle reclute al lo'ro giungere al r eggimento, ovvero da militari che rientravano dalle manovr e o da licenze; pochissime na!'lcevano sul posto e quasi sempre in seguito a circostanze eccezionali. Cita numerosi fatti in appoggio e per dimostrare la sua asserzione: caratlel'istico tra gli altr i quello di 14 casi di febbre tifoidea svi luppatesi in un battaglione rientrato dai tir i di g uerra, che non ne aveva avuti prima ùi partit'<', e alloggiato nella stessa caserma dove numer ose allre truppe furono, e pr ima e dopo,. completamente immuni. Le rice1·che dell'autore avrebbero provato cbe sui 25 a 35 casi di febbre tifica verificatisi nel suo corpo d'armata, IO a 12 casi si sviluppano nelle tr uppe che rientrano dalle ma novr·e; 2 a 3 sulle reclut~>, sei a dieci giorni dopo il loro ar~rivo al corpo, allrettanli su militari che ritornano da licenza; 3 a 5, sono dovute a circostanze fortuite, infezione dalle latrine, contagio diretto, ecc., il rimanentf>, ed é ben poca cosa, rappresenta i rari casi di cui non si é potuto l'imontare all'oPigine. L'autore nota poi l'impor tanza del fallo che le febbri tifoidee importate nei corpi sono rimaste luLte dei casi isolati, e non ru possibile la loro propagazione, non crearono focolai, il che prova pure che le c.o ndizioni dell'accasermamento erano estranee alla lor·o ~enesi. Le mis ure sanitarie adottate nell' eser·cito hanno prodollo il risultato notevole dr impedire la febbre tifoidea di prodursi,. di originarsi nelle caserme, eJ hanno reso l'ambiente miti-
D'IGIENE
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tare cosi refratlal'io che quelle importate dall' esterno sono impotenti a propa~arsi. Toli misure hanno dunque prodotto tutto l'effetto utile che polevttno dare: se le febbri tifoidee non diminuiscono ancora di più, gon devesi imputare ad esM, . essendo oramai tutti i casi esis tenti importati dal di fuori. Tali febbri però sono curate negli ospedali m ilitari e fìsur·ano quindi nelle <;;tatistiche militari come malattie nate nella guarn igione, dando cosi una informazione non e satta che può far credere a lla produzione della infezione tifica in guar· ~ n igione che ne sia invece realmente immune. A far· cessare tale inesatlòzza l'autore propone che nelle· stat istiche milit11ri venga indicato, in ogni presidio, per la febbre tifoidea , il numero di quelle nate sul posto, e di quelle importate dall' esterno; distinzione che dovrebbe stabilirsi in s Aguito ad accurate ricerche sulla origine di ciascun caso, . per cura dei m edici inter essati, ricerche non s empre facili , che richiedono perspicacia, pazienza e volontà ma che fornirebbero indicazioni utilissime ed un cr·itc rio sicuro per· giudicare delle condizioni igieniche r·eali d~>i pr·esidii o delle caserme come delle misure necessarie per far cessare l& malallia dove realmente oe venisse cosi dimos trata l'esistenza·~ A. C.
BIVI STA BIBLI OG BAF1 CA L. CoGNETTI D~ MARTus, medico capo nella R. mal'ina. -
Il marblato epUettloo e la dellllqueua mllltare. Un vol. di 156 pagine della biblioteca antropologica- giuridica. Serie 2•, vol. XX VI, Tol'ino, Bocca, 1896. Pt·ezzo L 3. Lo studio dell'epilessia nei militari Lrae la s ua gt•a ndissima importanza, più che dalla patologia e dalla terapeulica, dalle questioni medi co - l f~gali, disciplinor·i e g iu-liziarie a cui da. luogo il morbo comizi&le, sia nelle s ue ma11ifestazioui più.
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RIVISTA
comuni. sin nel le forme meno distinte, n più difficili a ben giudicarsi. Molti creduti delinquenti non sono, al lume della ~cienza moderna, che dei malati ir·respoosabili; ed il medico militare non dovrebbe sollantb aver l'obbligo di difendere all'occorr·enza, come perito, questi infelici da accuse e da pene che loro non spettano, ma anche quello di vegliare a che nelle fil<:l dell'esercito o negli equipaggi della mar·intl non rimR.ngano a lungo individui rhe, por·tando seco le tracce evi·denti della loro condizioue morbosa, rivelano anche il pericolo gravissimo che le varie influenze psichiche t) fisiche .della vita militare possano suseitar·e in lui tenrlenze criminose lateuti oJ asso pitl'. In questu suo libro, il dotto collega, che si è già conquistato un bel nome nella psicopatologia, mediante altre importanti pubblicazioni, alcune delle quali già note ai lettori de l Giornale medico, non !!O'o ha portato nuovo e largo contributo a questo studio con una propr·ia raccolta di osservazioni, ma ha pur·e egregiamente-compendiato lo stato alluale della qu<•stione, ed anclu\ pres.,nlate pratiche pruposte. Dopo avere citate in un pr·imo capitolo le disposizioni relative all'epilessia contenute nelle leggi e re~o lam~nli del r·eclutarnento, e riassunti nel successivo i dali s tatistici del· l'esercito e della rnar·ina italiana, e quelli delle a ltre princi· pali nazioni, presenta nel terzo e nel fJUarto capitolo le osservazioni proprie, sludianrlole prima con metodo statistico, finalizzandone posei a la casistica individuale. Il numero delle <>sservazioni proprie ùell'auloPe, se può di1·si obbonrtante per -rig uardo alla rarita dei casi, ed anche in confronto allo s carso numero di osservazioni che altri autori hanno giudicato sufficiente per simili lavori, é per·ò sempee insufficieute per· poterne dedurre leggi sta tistiche. A (l'lesto proposito ci permettiamo di esprimere un voto, indirizzandolo a lutti i cultoei atti,•i dell'antropologia e della psichiatria criminali. Perchè non interviene tr~ di essi un .a ccor do, che faccia si che, per tulLe le l'icerche che si possono condensttre in cifre e coordinare e riassumere con m<~ todo s latislico, siano da tutti i ricercatori adoti.Ali schemi e •metodi unifot·mi 1 Perchè ognuno di essi, dop) AVei' presen-
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tale e riassunte le proprie osservazioni, non le aggiunge e le incorpora alla massa di quelle raccolte dagli osservato1·i precedenti? In nessun caso m ~gl io cl1e in questo si adatta la v~ccilia immagine del sa.ssolino portato all'edifizio della scienza. Se i sassolini si uniscono e ~i soprappongono stra Li a strati, col cemento di un metodo uniforme, nllora s i otterrà una muraglia; se veng•>IIO deposti ciascuno per conto prop1·io allora non si formeranno cile dei monticelli di ghiaia. Noi vorremmo d1e ogni statistica purziale d1 ciascun autore potesse po1·tare, come un l'egi!>ll·o di contabilità qualunque, il riporto delle osservazioni preceùen~i. Allora ogni sassolino continuerebbe davvero aù acct·escere la muraglia; e le ùeduzioui statistiche sar~b!Jero men soggalle a contraddizioni. Cosi, per esempiJ, non possiamo che accettare con granùe riser va, e sempre colla tema di vederle contradeLLe da successivi osset·vatori, le cift•e dall'A. riportate sulla statura, sul peso, sull'mdice cef~:~ilco, sulla Cllpacità cranica. Non basta che i fatti numerici regist1·ati siano veri e scrupolosamente a r.:cer .ati, bisogna che essi siano in tal nume1·o da dare ai valori rnedii che ne scatu riscono una certa fissità, o almeno una certa approssimazione. Cosi le medie della statura e d~;,l p~so di solùati sani ottenute dal dotl Brancaleone, e dall'autore riportate nella tabella X VI l I, a pag. 39, sebb e ne risultino da scrupolose osservazioni, non possono assolutamente servir di base a nessun con fronto, non essendo, per es., ammissibile clte i soldati tosrani sani, che tlànno una- statura media di 1,66, debbano avere un pAso medio di 6:!,4, mentre i siciliani, con una statura più bassa di 5 centimetri (1)61), avf·ebbero un peso di 6:),2. Similmente, per il confl'onto fatto tra l'indice ceft~lico degli epiletlici e quello dei sani (la v. XIX, p a g. 40), non si può pre nder per base la serie dei cento iaJ ici cefalici di militari sani raccolti dd Brancaleone, data Jl:l grandissima varietà ~h e questo carattere presenta nelle diverse regiotd d'Italia, e visto che questo nutore uon dice nemme no a quali ragioni appartenevano i cento mis urati. Ma di tutti questi inconvenienti non é da farsi colpa all'autore, il quale anzi si é studiato di rimediarvi nel miglior
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RIVISTA
modo, mettendo sen1pre a confr·onlo le deduzioni sue con . quelle degli ·altri osservatori. La particolareggiata esposizione dei casi clinici più importanti è molto interessante, ed utilissima sopr•aUutto per il medico militgre, che vi trova tratteggiate in pratici esempi anche le influenze d~lla condizione militar e sullo stato psichico degli inrermi. I l capitolo V, il più lung o, è a buon diritto consMrato a lla simulazione e alla di s~ imulazione dell'epilessia, l'una e l'altra argomenti tanto importanti quanto difficili. L'A. riassume e compendia lo stato attuai~ della scie nza su questo soggetto. ..Co nclud e~ raccomandando con Kr·am Ebing somma prudenza nel pronunciaJ·e il giudizio di simulazione. Non i s111goli sintomi ma resame dell'inte ra personalità devono condur re alla diagnosi. E quando anche s i incontr·i una for ma che non é ne i trattati, d('vesi tener presente che le distinzioni faltH dalla nevr·opatologia non sono dogmatiche, e possono variare in r elazione colle varie ta individuali. N el cap. VI l'A. esamina i r·apporli Lra la criminalità e l'e pilessia, rapporti pur truppo co me ognun sa stretllssimi. Dci H epilettici osser·vali, 11, ossia 1/-i, avevano grà subito condanne, e 10 ave vano ge nitori o pare nti delinquenti. OsS<'rva molto ~i1..1 stamente co me> molla parte dei deg<•nerati, e pilPlloidi, deboli di s pirtto , pr·ovenga all'eser cito, o ltre che dalla leva, anche e piu dai volontarii (mozzi nella marina, sollufficia li nell'esPrcilo). L'ultimo capitolo contiene le proposte che l'A. fa per· rimediare ai mali segnalati. Le riassumiamo: 1° Fare un più lar,go posto, negli l'lenchi delle infermità esimenti dal servizio, ai carattel'i somatici della clegenera;ione. circondando però l'npplicazione di questo titolo di esenzione di tutte le cauLele che la prwienza esige. <::osi si potrebbe prescrivere che il cumulo dei seg ni antropologici degener ativi possa dar· luo,go alla rifor·ma quando sia accom pa g nato da accertati precedenti neuropalici o c•·imir.ali, propPii o gcnlilizii, P. da inc ;cepibili disturbi runzionali e psichici. Quindi, dopo il primo spoglio ratto al cons iglio di leva, allro ne dovrebbe seguire, fatto negli ospedali militari, su lutti gli in ·
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BIDLIOGIIAF1C.\
<lividui aventi caralt~Jri degenerativi. Negli elenchi suddetti -dovrebbero esset•e anche aggiunte le voci isterismo, nevra.stenia, eoc. 2o La condizione di assolutamente sano da imporsi al volontario dovrebbe estendersi anche allo stato psichico e morale. Dovt•ebbe imporsi un dato periodo d! espe rimento, dut·an te il quale si farebbero per og ni individuo indagini sui precedenti pr·opt·ii e gentilizii tar.to per le nevt•osi e le psicosi, q.uaoto pei' la delinquenza. 3° Ontle p revenire l'obiezione che una J•ig,wosa esclusione dei degenet·ati polNbbe forse compt·ometlere il cùmpletameolo del contingente di leva, l'A. propone che, put· mantenendo l'esclusione per i degenerati confermali, che hanno cioè una nevrosi beo r\efinita, epilessia, isterismo, ne vrastf'nia, gli ince r·ti o !!lal definibili tlovrebbero esser e segregati in reparti [,\peciali; pontonieri, ferrovieri, telegrafisti, velocip~disti, addetti al parco aerostatico o ai piccioni via,g.gialori. 4° Anche le compagnie eli disciplina do·•rebbet·o conc,11·· rere nllo ~copo di tener lontani dall'eser cito i membri psi·chicamente disadatti e non ancora ùelinquenti. Esse potr·eb· bero esset·e trasform11to in colonie di lavot·o; i militari incol'porativi non clovr~ubero far più ritorno ai corpi; ed al loro servizio sanitario dovrebbero esser clestina ti medici alienil>li. 5' Finalmente cloVI'ebbe esseN istituito un manicomi(J militar e , il quale, nello slel:-sO tempo che :>arebbe un centro p r oficuo d'istruzione, sarebbe put• valido presidio per la giu· stizia militare, che vi lt·ovei·~bbe responsi solleciti e autor evoli, e sarebbe il con ve niente rifugio del m ili lar·e alienato nell'attesa della riforma. Tutte queste proposte sono sc~entificameotc ottime; ma ve ne sono di quelle che a nostro modesto avviso, incontrerebbero in pratica grandi difficoltà di attuazione; e precisamente l'assegnazione dei degenerali ai 1·eparl i di specialisti, dove è più che altrove necessario avere individui psichicamente sani, e la creazione di un manico mio militare. Fo1·se agli importanti scopi avuti in mira dall'autore con quest'ultima pro-
384-
Rl VISTA BI BLIOGIIAFICA
pos ta potrebbe soddisfare in gt·an par tl', sempre a nostrn modesto e personale _avvis o, la istituzione di una sezione militare, diretta da medici militari, in uno qualunque dei· più impot·tanli manicomii del Regno. Le proposte di cui ai numeri l e 2 cl sembra ch e non dovrebbero presentare diffictJ!là pratic he notevoli, mentre la loro utilità e necessità, s pecialme nte per la seconda, sono di lulla e videnza. Abbiamo cr edulo di dare di questo lavoro un sunto abbastanza delta~li a to, persuasi che esso interesserà moltiss imo il ce to medico militare .
.Annual of the untveraal medlo&l aolenoea. - Edited by Cn. E. S AJOUS, M. D. -Filadelfia, F. A.. Davi::; edit., 5 volumi con figure . Questa vo!uminosa e s plendida pubblicazione, edita daL dott. Sajous colla collaborazione di scienziati di tutte le nazioni, giunta ora al suo ottavo anno di vita, rappre~;enla un riassunto esatto e co mpleto di tutti i lavori r elativi alle scienze mediche. È un lavoro che regge il paragone, e per certi riguar di supera le ben no te pubblicazioni: Schmidts Jahr biicher, Cannslatt Jahr esbericllte, Reoue de.~ seienees médicales, ecc. Basterà pl'r dare un' idea della sua estensione il dire che ben :li 75 s ono i giornal1 e raccolte scientifiche che s ono state ~pogliate. L'annuario é diviso in cinque volumi: il 1" é .consact•a.to alle malattie interne; il 2° alle mala ttie net·vose, alla pediatria e alle malattiE! genilo- urinarie ~ il 3° alla chirurgia ; il 4• a lla ;;etolog ia deglì"t>t·gani dei sensi, alla medicina legale e alla batleriologia ; it 5° all' igien6 e alla terapeutica. Il D1 ret t.ore
Dott. liJ;:.DERlCO Tos1 maggior generale medico ispettore. ~
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Il R edatto re
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R IDOLFO LiVl CapUano medico.
NUTINI F EDER ICO, Geren,e.
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IIIVISTA DELLE ~ ..\LATfiE VENEREE E OELI.A PELLE
Bruh"s. - J'(efrite acuta ed eczema . . . Neuman. - La emato·tPrapia della siOlìde. SchUtz. - Sulla orticaria cronica recidiv;1,
. P(lg. 3fit • 364
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RIVISTA DI TERAPEUTIC.\ \
La midolla delle o;sa come agenll.l emato-poietico in c~rl(l all'eLIOni croniche e cachetticlle . . • . Pag. 367 Ducoste. - Uso teraJJcuttco dell'acqua calda . . . . . . . . . . . • 31i8 Citrorcne . . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . • 369 Breslautr. - Sull'azione ant1bacteriea delle pomate cd in particularo, sul· l'azione dei loro llCcipien ti solto il punto di vis ta della disinfezione. • 3i0 Rouanet. - Cura delle scottature superOciall col la lanolina purillcata . • :IH Alexelatf. -
RIVISTA D'IGIE:'\E. Reuss. - La prolllassi della malaria . . . . . . . . . . . . . Pag. :li~
v&ntn. - li pano completo . . . . . . . . . . . . . . . . . • 3i4. Rt nard. - Per~hè la fllbbre liroidea Ila cess ato di diminuire nell'esercito~ • 377
RIVISTA BIBLIOGRAFICA. Cognettl De Martlls. -Il marinaio epiloLtico e la delinquenza militare . Pag. 379
Annu:d or the univ~rsal me<lica l sclences..
GIORNALE MEDICO DEL
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CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. Il Gior11ale ,f!edoico del 11.• Esercito si pubblica unst volta al mese in fascicoli di 7 fogli tli s tampa. L'abbonamento e sempre annuo e decorre dai t• gennaio. Il prezzo dell'abbonamento e dei fascicoli separati 6 il seguente. Abbonamento annuo
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!:abbonamento non ctisdctto prima rlol t• dicembre s'in tende rinnovato per l 'anno sutcossivo. t signori ahbonatl militari in ciTcttivlta di servi%lo possono pagare l'importo dell'abbonamento per mezzo dei rispettivi comandanti di C()rpo (anche a rate mensili). Ag li scrittori militar~ e datt> m ma~suna un couwenso in danaro.
Le spese per gli estratti e quelle per le tavole litografiche, totograOche, ecc., elle
accompaj~llassero le memorie, sono a curico deg li autori.
Gli estratti costano L . 7 per ogni fo~rlio di stampa (1611agloe). <l fra1.ion e inrllvisibile di foglio, " per cento esemplari. Il prezzo é C!!U:t.le sia c 1e si tratti d1 tOO esemplari o <li un numero m111ore. l manoscritll non s1 resUtuisr.ono.
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RIVISTA CHIRURGICA. l raggi di Rnntgen e le loro recenti applicazioni chirurgiche. . Pag. HS Madia. - Contribu to a l trattamento della tubercolosi chirurgica . . . • 430 ZleJier. - Ra)Jportl dei tJ·aumi col tumori maligni . . . . . . . . • 43t Esperimenti sull'applicazione dei raggi R•) ntgen alla medicina e alla chiru rgin .
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Rl VISTA DI OCULISTICA. Wecker. - Il raschlamento corneale applicato alla guarigione della pterigion e della cheratit-e nastrirorme . . . . • . . • . . . . Pa(). 440
III VISTA DELLE MA.LATfiE VENEREE E DELL.\ PELLE Disturbi nervosi nell' Herpes zoster. . . . . . . . Pag. ~ A utoinoculaziooe della sclerosi primaria $i01itica . • 444 Coda. - Sulla 11atogencsi dell'u lcera venerea . • . . . . . • . • &$!> Neumann. - L'itterizia nella silllide r ecente . . . . . . . . . . • 4;>t Tacçhetti. - Lo Iniezioni iotramuscolari di subllmato corrosivo ad alte do;i nella sitlllde. . . . . . . . . . . . . . • . . • . . • 453 Ebaltin. -
Larewlch. -
(Per la eontinuazione d eil'ì•ldice vedasi la s• p agina della copertina).
. I VANTAGGl PRATICI -· '•':\ • 'l
DELLA SCOPERTA DI RONTGEN IN CHIRURGIA . .
(D.:ten11inazione dia.qnostica nella 1'Ìcerca dei proiettili sopra i soldati feriti p1·ovenienti dall'Africa)
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.:onrerenza tenuta dal Dott. Cav. CiliaJt&I'Pe ~h·a .. o, tenoote colonnello medico, · direttore dello spellale militare di Napoli
Il caso mette innanzi nlle menti illu,;tri i principii deHa scienza pura, e que$te li immedesimano, li disculono, li comprendono e li presentano al mondo del sapere. Da poco il fisico di Wiirzburg, il Rontgen, gitlò nella bilancia della se ienz;l una scoperla di speciali raggi catodici, che squareiarono il velo dell' opacità, e le masse si fermarono a pplaudendo al caso. È sentenza indiscutibile che la ripetizione degli alli perfeziona ogni umano sapere; è la legge del prima e del poi, che si palesa nella sua immensurabile grandezza. Non si cammi na a caso, ma si è costretti a ballere la via già percorsa da anni. Ciascuno di noi è legato ai propr·i antecedenti, e pensa e parl:l con le idee imma~azzinate nel proprio cervello. Galileo prese occasione dal\;\ fortuita oscillazione di una lampada per svolgere le ·leggi del moto del pendolo, arricchendo le idee conosciute in quel tempo, e Newton tenne dietro a Galileo con una -catena di grandi scopritori. Oa Musschenbroeck, lo scuopritore della bottiglia di Leyda, a Ruhmkorn·, da Geissler a Crookes, da Lenard a Rontgen, 25
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I HNT.>\GGf PR.\TICI
non si passò per caso. lo son tenuto a lasciare ai fisici la spiegazione dell'immortale scopert.a, ma ricorderò a me stesso la via che condusse al casu di que.sto ritrovato. Partiamo dalle pile alla Bunssen, dalla bouigl.a di Leyda, dai comuni accumulatori, dal rocchello ·di Ruhmkorff, ed arriviamo allo st udio della luce elettrica nelrnmb iente, in mezzi gassosi, nel vuoto, nello spnzio. Lo studio nel vuoto. fu principiato col tubo di Geissler, un tubo oblungo di vetro, attraversato nei suoi estremi da due fili di metallo. Il Crookes co ntinuò le stesse ricerche con tubi contenenti gas rarefauo in altissimo grado, e constatò l'esistenza d'uu fenomeno del tutlo nuovo, rappresentato da uno spazio oscuro intorno ad un polo e dalla fluorescenza nel polo opposto. Egli suppose che, quando succede la scarica elettrica dal catode verso l'anode, le molecole di gas conLenute nel tuho, che si trovavano in movimento disordinato. in tutti i sensi , si orientavano nella direzionè della corrente, divenivano raggianti e proieuavano la lorù luce nella direzione del polo positivo, cioè del polo opposto al ca.tode. Secondo tale concetto, nel centro oscuro del catode si formerèbbero raggi speciali (rag~i catodici), che, dirigendos~ verso l'anode, sarebbero arrestati nella loro propagazione dalla parete vitrea. Lenard dopo dimostrò che i raggi catodici si propagavano nel vuoto ed anche nell'aria ambiente, e che il mezzo di propagazione era l'etere dei fisici. E siamo arrivati a Rontgen, che suppose altri ra~?~i, oltre j. noti, che vanno dalla massima alla minima lunghezza di onda, e volle indagare se fra essi ve ne fossero di quelli invisi- _ bili, capaci ·di pr·opagnrsi nell'ambiente, di attraversare corpt opachi e rendere fluorescenti sostanze capaci di divenirlo, ·Ed eccoci al concetto originale scientifico, ec-coci al suo spe· rimento, che mise il suo nome sulla bocca di Luui. Egli pr&se
DBLLA SCOPERTA DI JIO~TGEN IN CHIRURGIA
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un tubo di Crookes, lo avvolse in cartone nero, ed in ambiente oscuro lo collocò davanti ad altro cartonfl ugualmente oscuro, ma cqperlo di platino-cianuro di bario, ed ottenne la lluorescenza del sale. Provò allora con di versi corpi opachi e trovò che alcuni di più, altri di meno arre• stavano il passaggio e, quando pose una negativa fotogm· fica al posto del sale fluorescente, ollenne delle impressioni di figure rispondenti ai corpi che non permettevano il passaggio di quei rag-gi speciali I raggi capaci di tati proprietà, Rontgen li chiamò raggi X e l i suppose dovuti a vibrazioni lungitudi nal i del!" etere. Dai suoi studi risulta che non solo la fluorescenza si avvera sul platino-cianuro di bario, ma sul solfuro di calcio, nel vetro uranio, nello spalo rl'lrlanda ed in altri corpi . Col mez1.o rli ~ch errni Ouorescenti e di lastre fotografiche, studiò il comportamento di varii corpi rispetto al nuovo agente, e trovò che l' opacità non è assoluta, ma relativa alla densità ed allo spessore, e così divise i cot·pi in tt·e serie : opachi, semitrasparenti e trasparenti. Per quel che si riferisce alla praLica applicazione del caso nostro, notiamo che tutti i legni sono trasparenti , come pure i tessuti di lana, seta, canape, lino ecc., e che il colore non apporta influenza sensibile sul loro comporlamento. Io non intendo di procedere oltre su questo argomento, che tanto ~i diballe tra i fisici di tutto il mondo, dove figurano fra i primi tanti valorosi campioni dell'Italia nostra. Certamente lali studii ci guideranno ad ulteriori scoperte, ma io mi fermo •li punto in cui oggi ci troviamo. La scoperta di Rontgen destò immense sp~ranze in tutte le dassi sociali, e non mancarono, come. sempre in simili circostanze, le esagerazioni; ma i risullati che io
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l VANTAGGI PR.HlCl
qui vi presento, mi auLorizzano a positivamente affermal·e che, le ombre fotogranche che si ouengono coi raggi di Rontgen, riescono di validissimo aiuto al chirurgo in molte ricerche, specialmente quando trattasi di determinare la posizione di un corpo estraneo imrodollo nel corpo umano, nonchè di fare una diagnosi sopra malatti e delle ossa, di giudicare della forma di una frallura, di studiare la òefor· mazione dello scheletro, la formazione di concrezioni interne e si mili. L'apparecchio che qui vedete non è il primitivo di Rontgeo , perchè qualunque scoperta subisce modifkazioni ed ampliamenti, mercé il concorso di tante indi vidualità studiose del genere; però conserva tuttavi a integro il concello dello scopritore. Qui si vede una serie di accumulatori che melton capo ad uno interruttore e commutatore. P1ù in qua si vede un grosso rocchetto di Ruhmkorfl', ed in ultimo figu ra un tubo di Crookes, di forma , non più oblunga. ma quasi a pera, attraversato da più fili metallici , dei quali uno munito nell'interno di un piccolo disco concavo e determinato per ap· plicarvi il catode. Debbo al concorso scientinco e particolare collaborazione dei distintissimi amici professori dott. Salvati, ingegnere Amicarelli e dou. De Gaetano la dimostrazione di quanto oggi ho l'onore di presentare ('l). Il procedimento pratico di 11 ppl icazione dei raggi Rontgen è semplicissimo come si vede: si prende una lastra fotografica preparata, si avvolge in carta nera cou ripetuti strati, (l ) Por graziosa concessione ciel direttore llclla scuola d' ap plicazione degli ingegneri prof. Grassi, e del professore di patologia chirurgica :5alrali, furono m~.ssi a disposizione dello spedale militare tutti gli apparecchi occor renti , sotto la direzione del pro!. ingegner e Amicarclli.
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si mette entro scatola di cartone o di legno, o sopra tavolella, e si pone con la gelatina impressionnhile in avanti ed al di sotto della parte del corpo di cui si vogliono ritrarre le ombre, fissandola ad essa con bende di garza o di mussola. Al di sopra di detta parte si ~olloca il tubo di Crookes alla distnnza dai 20 ai 30 centimetri , e si fa arrivare in esso la corrente che si scarica dal rocchello di RuhmkorJT. Dopo 20 minuti od una buona mezz'ora, o più di seduta, secondo la poteuzin!Ìtù della scarica e la natura, lo spessore e la densità di quel che si vuole ritrarre, si ottiene una negativa con la relativa ombra bianca in fondo nero, che poi sulla positiva apparirà nera in fondo bianco. Ora, mentre il mondo scientifico lavorav~ nuorno all'immortale scopertn, giunsero tra noi i feriti della guerra che la civile Italia combatte contro la barbarie :1frrcana. Chi si trova, come noi , sulle barricate per l\l conquista dei sani principi dell'avvenire. è clenunciato di fellonia se non sa approfittare del tempo e del luogo, a favore della scienza che professa e dcll'umanitil. Fra i tanti martiri del dovere, del sacro amdr di patria e dell'onore della propria bandiera, giunsero a noi feriti con proiettili nelle loro carni, con corpi estranei , per i quali la sinlomatologia clinica da secoli studiata, non poteva con esattezza determinare il sito dove conveniva rintracciarli per estrarli. Chiedemmo in soccorso delle nostrè forze la nuova scoperta, ed rssa.ci fu larga di aiuto nella determinnzione "diagnostica, precisando con esattezza matematica il sito dovP- trovavasi annidato il corpo estraneo; ed io q11ì pre~e nto le negative fotografiche ottenute, assieme ai proiettili rintracciati e tolti ùi m~.:zzo ai tessuti organici dei soldati feriti. La prima lastra fotografica impressionata dai raggi X in quest'ospedale e che io presento, (V . Tav. l•) fu tratta dal-
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l VANTAliGI I'RATlCI
l' ombm proiellata dal braccio destro del soldato Musia ni Alfredo del 2° ballaglione bersaglieri d'Africa. In questa pri ma negativa si vede un'ombra chiara di forma olivar·e con l'npice in allo, che per· l'a ssieme e per la . dimensione rappresenta un proiettile delle nostre armi da fuoco impiegate in guerra. Sulla lastra sì vede la fotografia di un braccio, ~o n l'omero ben delineato nella parte sana, mentre nella parte fratturata appare manifestamente un callo osseo. Mar· e ate del pari si vedono le parti moli i, ed in mezzo ad esse la macchia del cor·po estraneo figura bellissima (1). Non vi era dillìcoltit nel fare la diagnosi della presenza del corpo estraneo nel caso in parola, ma volendo sperimeDiare l'azione dei raggi Rootgen , prudenza dellava di partire da un caso facile per procedere poscia nel difficile. Il soldato Musiani Alfredo è giunto fra noi il ~3 del pas· salo mese di marzo, e riferisce di aver preso parte al com· battimen to· eli Mai-l\Iaret il giorno 95 fehbraio, co ntt·o le bande ribelli di Ras Sabat e di Agos, e dice di aver ripor · tato la ferita trovandosi alla distanza di circa ,l 00 meti'Ì dal nemic.o . L'estrazione del proiettile non presentò nessunissimfl dif· fì coltà: con semplice incisione si giunse sul fascio nerv.eo vascolare, si spostò alq uanto in avanti ed in fuori e si ar· rivò sul corpo estraneo . Il proiettile rinvenuto apparteneva (Il La riproo!uzione di •ru&ta prima immagino non P. riusc.il.a molto netta, seblene il corpo tstraneo vi ll~uri abbastanza rlislinlo. Nelle successive espcriPn~e che si continuano attivamente allo spcdale oli Na poli dall'autore stesso, si sono ottenull altri esemplarr IJel lissimi, in grazia rti perfe7.ionamonti inlfo. dotti nel!ll arrarcrchi o nell~ tecnica. Non oslant<', la rcrlazione ha creduto ~i riprodurre taio e qualo anrhe rru&to primo saggio nella r,o nsiderazione che importa assai meno presentare delle ligure tr~nkamcnto perfette, rtel !limo· s tra re che anche lino riai rr•mi tentativi c con rirrootuzioni inwerfette si riesce som1•re ad ottenere r1uant o e nPcr.s,ario per g li scopi rl inRnoslici. IV. d. R.
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a fucile Vetterli ed a cartuccia caricata con balistite. Tale proieui le é lucido nella sua cam ici a come se fosse stato immerso in soluzione acida, e nella parte inferiore si vedono piccolissi mi frammenti di osso, quali vestigia della lesione ·operata (V. fig. 1, 2 e 3 della Tav. 4•). Ecco come tralleggia brevemente la storia il maggiore medico cav. Baldanza capo reparto che teuoe in cura il detto soldato : « Il soldato 1\fnsiani Alfredo del 2° battaglione bersaglieri d'Africa, arrivato in Napoli col Sumatra ricoverava il 23 marzo ,in questo ospedale. «Egli fu al combattimento di 1\fai- Maret, ove riportò una ferita d'arma da fuoco alla regione antero-esterna del bracr.io destro, terzo medio. « Il proiettile produceva frauura comminuta dell'omero, e si fermava alla regione postero-interl)a, rimanendo addossato al consecutivo callo, e coperto da tulle le parti molli ; esso era mobile, di forma ovolare, ed il diametro più lungo trovavas; parallelo all'asse dell'arto. « Nel foro d'entrata si notava una piaga in via di completa riparazione. I o corrispondenza p.oi della diafisi dell'omero si palpava un grosso callo, che poteva dirsi quasi solidificato; di f:itli non esistevano movimenti preternaturali. « Tolti i movimenti dell'arto superiore destro erano normali, solo l'abduzione un po' .ridotta per lieve atrofia del deltoide. « In seguito il proiettile venne estr;,llo, ed ora il Mu;;iani è completamente guarilo :. La seconda negativa rotografica (V. Tav. 2•) è stata presa dall'avambraccio del soldato Sinigaglia Leopoldo della 5• l)all~ria da montagna d'Africa. solto ponendo all'azione dei ra~gi Rootgen l'avambraccio sinistro nella posizione di su-
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I VAHAGGl PRATICI
pinaziooe. Questa negativa riesce molto interessante per speciali circostanze. Il soldato in esame fu ferito d'arma da fuoco ad Abba Carima presso Adua, trovandosi, se-condo dice, alla distanza di circa -1000 metri dal nemico. P~rch è la ferita non presentava forarne di usc.ita det proiettile. furo no falli parecchi tentativi pei· rintracciarlo all 'ospedale di Massaua , ed in questo non solo tali tentativi si ripeterono, ma si praticò una conlrapertnra, allo scopo di agevolare la guarigione e la ricerca del proiettile. Riuscito tutto infrulluoso, si pensò di guarire l'individuo coi comuni mezzi curativi e, quando il seno fistoloso era chiuso e rimaneva solo una piccola crosta col)'lmista a iodoforrnio net sito dove si era pr.1ticata la contrapertnra , si pensò di chiamare in aiuto la nuova scoperta. Ebbene , la negat.iva. che si ottenne, presenta nella sna parte posteriore l'ombra del corpo estraneo, non molto bene marcata, ed io avanti si vede, con effetto bellissimo , l'ombra della cicatrir.e in crostata di iodoformio che impedì il pa ~ sa~gi o degli l'peciali r:~gg i . Perche non soddisfatti della posa, prima di ri correre ad un atto operativo, si ripetè l'esame spel'imentale meuendo l'avambraecio in semi supinazione. In questo nuovu sperimento l'ombra fotografica (V. Tav. 3") designò in modo ·indiscutibil e · la presenza di un corpo estraneo in corrispondenza del quadrato pronatore, tra il r.ubito ed il rad io, ma più in vi cinanza di quest'ultimo. Si decise allora di praticare l'estrazione ed i~ proiellile si rinvenne sulligamenlo interosseo, nel sito determinato dall'ombra foto~ranca. La lastra che qui presento è un esemplare bellis~imo, l' ombra si vede come una speciedi cono inclinato da dietr·o in avanti con apice in basso e· base in alto, e ciò corrispond e alla deformazione del pro-
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iettile che qui vedete. A differenza del primo questo pro- · iellile è tnllo di piombo, è molto deformato e si osservano in esso rigature loogitudinali nella parte rim asta sana e frammenti ossei nella parte deformata. (V. fig. 4-, 5, 6, 7 e 8 della Tav. 4') Tale proiettile per forma e peso appartiene a cartuccia di fucile Gras. La deformazione dimostra come esso . riesce un vero devastatore, nel mentre quello del Vettedi, per la sua forma e durezza, riveste la proprietà di semplice distruttore. La storia del caso che ci diede le due negative fotogra- fich e, tanto interessanti, è tratte~giata nel seguente modo: « li soldato Sinigaglia Leopoldo! della 5" balleria d'Africa, arrivato in Napol1 col Sw11atra ricoverava il 23 marzo in. cjuest'ospeda le. « Egli prese parte alla battaglia di Adua, ove riportò una feriLa d'arma da fuo co alla regione post~riore dell'avambraccio destro, terzo medio. c Il proi ettile produce\'a una fE>rita a canale, segnando una· direzione dall'alto al basso e dall'indietro all'avanti . Non esisteva foro di uscita. Lo specillo penetrava nella spessezza dell'avamhraccio per oltre sette centimetri nella direzione di sopra accennata, però il proiettile non fu mai . toccato. « L'infermo assicura' che gli ullìciali medici di Massaua più volte fecero tentativi per rintr'accial'io, ma sempre inutilmente ; gli stessi tentativi-- furono da me praticati , ma col medesi mo ri sultato. A cinque centilllelri più in sotto del foro d'entrala eseguii una contro-apertura , e rinnovai le manovre per rintracciare il proiettile, che riuscirono anche questa seconda volta ne)lalive. Intanto l' iorermo guariva prontamente della lesione, riman,mdo con tulli i moviment~ della mano liberi , ma con limitata supinazione. Colla pal-
I VANTAGli i PilATIC!, ECC.
pazione poi, anche dopo che le parli si erano detumefatte. ilon sì sentiva affatto il proiettile. c Il 4 maggio veniva estratto, trovandosi profondamente -situato avanti al legamento intero11seo, a cinque centimetri dall'articolazione rad io-car-pea ~. I due feriti già operati sono qui a disposizione dei colleghi per poterli esaminare. Dopo tali risultati positivi e d' indubbia ri~sci ta, ho il piacere e la fortuna di presentare pel primo la ricerca dei proiettili nelle ferite d'arma da fuoco riportate tn guerra, -col mezzo dei rnggi di Rontgen. Questa scoperta che, come dissi in avanti , squarcia il velo dell'opacità , è destinala ad un grande avvenire. Io non so quanto tempo libero rimane ai nostri cari colleghi in Africa per potP-rsi dedicare a stud ii di simil genere, nè quanta opportnnit~ avranno di casi e di mezzi; ma so che da poco è partito per l'Africa il ''aloroso professore Postempski, con larghi mezzi elargiti dalla carità cittadina, ed a questi .nulla mancherà di certo per presentare al mondo scientifico un largo contributo sopra quanto o~gi hanno permesso le m1e povere forze di potervi presentare. Napoli, 1·1 ma~g10 l 896.
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UN RAHO CASO DI
ZOSTER BILATERALE UNIVERSALE CONFERENZA falla presso l 'o~pedale militare eli Palermo nell'oVohre t 89:\ riai dottor • · Pe&reeea, tenente medico
Storia. clinica..
la storia clinica che oggi espongo, appartiene al sig. A. A. qui presente, tenente di finanza, da Palermo, di anni 41, il quale, essendo ammogliato da un settennio, ha due figli , -dei quali il primo, maschio. piuttosto debole e linfatico; l'altra invece di 1·1 mesi, e una bambina r·obusla e mollo ben nutrita. Di buona costituzione fisica, con regolare sviluppo sche· letrico, temperamento misto, e mediocre nutrizione generale, egli stesso è figlio di sani genitori; il padre morì all'età di oltre 70 anni in seguito a traumatismo per caduta accidentale; mentre la madre, vecchia a 76 anni, è tuttora vivente. Racconta che nel •1873 su diverse parti del corpo si manifestò una eruzione cutanea molto somigliante alla presente; eruzione che recidivò per L>en tre volte in poco tempo, e fu curala come :;cabbia, la mercé frizioni di pomata al solfo e bagni solfurei. di cui però dice essersi giovato poco, per una certa intolleranza e molestia provocatagli ; ma non ebbe da essa altre conseguenze all'infuori di un semplice sfaldamento epiteliale.
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UN R:\RO C.~SO Dl ZOSTRR BILATERALE UNIVERSALR
Nella stessa epoca fu contagiato pet· la prima volta di· blenort·agia acuta, la quale in seguito a cura metodica, tutlochè non accompagnata da complicanze di sorta, guari solamente dopo circa tre mesi. Nel ·1875 poi ammalò di calano gastrico. seguito da dilatazione dello stomaco e dispepsia; per cui fu assoggettato ad un. trallamento speciale; ed in capo a quattro mesi· ne ebbe molto vantaggio ; ma non si credè guarito completamente, poichè ha risentito sempre gli effetti del più. piccolo disordine dieteti co; e perciò è costrello ad osservare tuttavia un regime di vita il più rigoroso . Nel ~ 882 si contagiò di un'ulcera sul lato destro della mucosa balaoo-prepuziale, di cu i non sa precisare la natur:a; ma che probabilmente fu venerea ; peroechè. oltre. alla man ca nza della sclerosi residuale all'ulcera dura , egli all'erma di essere guarito in poco tempo con una semplice. cura locale di nitrato d' argento e polvere di jodoformio, Sl3oza che avesse fatto nllora Q più tardi alcuna cura spe· cilica. Riferi~ce solo di aver preso per una ventina di giorni dell'joduro potassico. Nè l'ulcera ebbe delle complicanze locali , o alterazioni nell'appamto linlatico geuerale. L'anno successivo soffri di cistite, che attribuisce specialmente agli squilibri atmosferici a cui sì espose, e per· In quale venne r·i coverato all'osped:de civil e di Castellammare di Stabia, ove, per l'urina che emetteva cari ca di renella, fu assoggettato a r.ura dì carbonato di litìna, e di resìn oidì. Yi restò de).!ente per circa 20 giorni, e ne sorti assai migliorato ; ma non del tutto ristahìlito: poichè da quell'('poca in poi, ed io seguito a qualunque strapazzo IJ. sico o disordine dietetico, egli avverti :;;empre ùeì disturbi nell'apparato uro-genitale, come iscuria, polluzioni nollurne, tenesrno vesc icale, bisogno dì emettere frefJu eotemente
UN IURO CASO 01 ZOSTEII BILATERALE UNIVERSALE
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te urine, le quali si presentano però spesso limpide, di colorito normale, e se01.a traccia di pigmenti biliari o di -ematina: ma non di rado si osservano intorbidate per la pt·esenza di reoella e qualche volta anche di muco. Non -andò mai soggello a coliche nefritiche. Neii'R5 ed 88 contrasse, per la :.econda e terza volta, u~a blenorragia, senza complicanze di sorte alcuna, e della ·quale guarì dopo lungo tempo in seguito a cura di bal-samici ed iniezioni uretrali astringenti. Oltre alle affezioni succennate, ·r individuo non ricorda di aver sofferto allre malallie di qualche importanza; se non che riferisce di essere andato spesso sog~etto a dolori, che chiama reumatici, alla spina, ai lombi, ed agli arti inferiori. Parla anche di alcuni disturbi alle estremità su~·e riori ed inferiori, 1'-he egli rassomiglia a dei crampi, od ;ntorpidimento di un intero membro, più frequenti nelfarlo inferiore destro, e che evidentemente sono disordini d'innervazi ooe. Ma, eccettuando questi piccoli disturbi transitorii, ha poi, fino a poco tempo fa , goduto sempre di .. sere la salute. Il giorno 8 aprile .del corrente anno, fu improvvisamente assalito òa febbre alquanto elevata, preceduta da brividi, accompagnata da dolori reumatoidi, specialmente alla spina ed all'arto inferiore destro ; e seguita , do-po 24 ore, da profusi sudori. Il giorno successivo la febbre , accòmpagoala dagli stessi sintomi, ricomparve alla medesi:T.a orn, ma ebbe una minore durata; ed in seguito all'amministrazione di sali di chin ina, scomparve del tutto, senza più ripresentarsi. 11 dì seguente però si accorse che il piede destro era invaso da un certo grado di gonfiore, accompagnato da arrossimento, bruciore e dolore locale ; sintomi che si dile-
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Ul'i R.-\RO CASO DI ZOST ER BILATKRALE UN IVERSA l. E
guarono spontaneamente in capo a due giorni; e dopo vide comparire sull e dita, nel dorso e nella palma delle mani alcune vescicoleue biancastre, di varia l'orma e dimensione, disposte a gruppi, che l' indomani e successivamente si diffu~e ro man mano agli avambracci, alle braccia, al tronco; finchè in soli tre giorni occuparono progressivamente quasi tutta la superficie del corpo. Questa forma vescicolare, mista a papulette, che l'infermo chiamava piccoli rilievi, precedula da arrossimento e gonfiore delle parti, era accompagnata da un senso molesto di dolore e bruciore locale ; per cui verso il quarto giorno egl i si decise finalmente di chiedere ricovero in questo ospe· dale militare al << Reparto ufficiali , • ove ebbi occasione di osservarlo, e seguire attentamente l'aiTezione nell'ul teriore suo decorso. Al primo . giorno dell'osservazione, dopo cinque giorni, cioè dal primo manifestarsi, l'eruzione olTre in tuuo l' insieme un aspetto non perfellamente simmetrico, ma quasi regolare nelle rispeuive due metà del corpo, ove _topograficamente apparisce distribuita a zone, in parte formate da tanti gruppi èi vescicoletle su fond o rosso, della dimensione variabiie da un capo di spillo, ad un piccolo pisello, a contenuto opalino in alcuni punti, torbido o purulento io altri, ed in parte da papulelle ross~s tre, anch'esse di varia forma e dimensione. Questi singoli gruppi di piccole papule e vescicolette si presentano disposti in varia guisa sulle diverse regioni del corpo, sparsi in alcune pari i, confluenti o più stivali in altre, da costituire in qualche regione delle zone aiTallo circoscrillè di tessuto sano, che si distingué pér un colol'e più sbiadiLo della pelle, la quale è circondata come isola, da un ai"(gruppamento più stivato di essi. Anche la cute,
UN RARO CASO Dl ZOST&R BlLi\TERALE UNIVERSALE
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su cui si elevano i sin gol i gruppi di vesciculette e di papule, si osserva iperemica ed a contorni quasi neui. L'eruzione cominciando verso le parti più basse delle re-· gioni cervicali, si diffonde lateralmente ed indietro sulle regio~i deltoidee e scapolari d 'ambo i lati, seguendo tutto il decorso degli arti superiori, più specialmente nelle regioni laterali interne, fino alla mano, ove le efflorescenze si presentano più scarse a sinistra. Nel tronco si estendono su tutto il dorso in modo quast uniforme in ambo i lati, dalle regioni scapolari alle lombari , fino alla regione sacrale, risparmiando la linea mediana corrispondente alla culonna . vertebra le, o ve la cuteconserva il suo aspello normale. L' aggruppamento delle effiores~enze su lle regioni costali , sia lateralmente che po· · steriormente, è ridotto per la massima parte ad una sem· plice iperemia della cute, sormontata in alcuni punti da numerose papuleue più stivate a sinistra, mentr·e a destra prevale il numero delle vescicolette. Procedendo sempre a gruppi, le vescicoleue si continuano da dietro in avanti e da sopra in sotto nelle regioni ascellari posteriori ed anteriori, divenendo più raresul torace nelle regioni costomammarie fino alla linea parasternale, ove si arrestano, lasciando intatta per alcuni centimetri la linea mediana in corrispondenza della regione·· sternale . Seguendo poi le due regioni lombosacrali, sempre in direzione obliqua da dietro in avanti , le vescicolette si· estendono a gruppi gradatamente più rari sui fian chi e sull'addome,. fino alla linea alba, in cui sono rarissime, spe· cialmente nella zona epigastrica ed ombelicale ; mentre nella zona ipogastrica e sulla regione pubica appariscono meno scarse. In basso occupano le natiche; e seguendo poi la su-
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UN RARO CASO DI ZOSTI!.R BILATERALI UN IVERSALE
perlìcie esterna e posteriore delle coscie, diven tano più disseminate verso il terzo medio di esse in ambo i lati, circondandole per un terzo a sinistra, per quasi una metà a destra ; e !asciandone quasi del tutto immune la superficie interna. Infine, seguendo il decorso dell'arto, si diffondono lungo il poplite ed il lato esterno della ·gamba, divenendo più rare in basso, fino ai piedi, ove occupano solo le regioni malleolari esterne, mentre il dorso e la punta restano completameo te li beri. Evidentemente questa eruzione, accompagnata da un certo grado di bruciore e di dolore locale da parte dell'infer·mo, olTre un aspetto più stivato su tutto il lato destro del corpo; ed i gruppi di,;tribuiti in varia guisa sui due lati, son fatti io qualche punto anche da papulette rossastre miste a ve-
scicole ed a crosticine, le quali sollevate, mostrano l'epidermide in alcune parti quasi integra, o alquanto arrossita; in altre invece la cute si presenta ancora essudante. L'esame fisico praticato su tutta la superficie del corpo , e ripetuto per diverse volte, offre dati incerti e quindi poco importanti, sia per la incostanza della sensibilitù tatti le e dolorirìca re· lati va ai due lati, ed in rnpporto alle reJ(ioni invase; sia per il dolore che non in tutte le zone afi'ette aumenta con la pressione. Onde non è possibile precisare i punti di maggiore iperestesia, nè si pu ò quindi arrivare ad una esaua conclusione circa i rapporti di questi sintomi con le varie parti sane e malate di ambo i la ti. L'osservazione sull'appnrato linfatico in generale, rivela un certo grado di iper·trofìa gan~lion a re, specialmente agli inguini , ove la pressione riesce anche alquanto dolente. L'ammalato non ha febbre, nè presenta segni di graltameoto alla superficie delle parti affette. Nel di seguente la forma delle vesci r.ol~tte in certe parti
UN RARO CASO DI ZOSTI!.R BILAT&RALE UNIVI!.RSALK
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è cambiata; poichè alcune di esse si vedono collabite. in alcune altre il liquido si è trasformato in purulento; altre
invece, avendo versato il loro contenuto, mostrano una crosticina io via di formazione; mentre delle numerose papulette riscontrate il giorno avanti, diminuite ora di numero e di volume, poche solamente sono rimaste allo stato primitivo, e poch issime mutate in piccole vescicole a contenuto opalino, specialmente negli arti; restando il rossore sempre diffuso e più esteso alle regioni dorsali. Il bruciore però ecl il dolore, sono per l'infermo meno molesti. Nei giorni successivi il rossore, dapp1·ima intenso, va assumendo gradatamente un aspetto più sbiad ito: le papuleue in diversi punti abortite, sono per la massima parte modificate; e le vescicolette preesistenti , son trasformate in altrettantE: crosticine, al cune delle . quali verso il sesto o settimo giorno, provocandone facilmente il distacco, mostrano alla base l'epidermide quasi integra, distinta solamente d'a un certo g1·ado di rossore, che ma n mano viene scomparendo, lasciando appena una leggem esfoliazione dell'epidermide, di cui l'individuo ha mostrato fino a poco tempo fa alcune tracce sulle mani. Nè successivamente vi è stata piit comparsa di nuove papule o vescicole. Nei giorni ~8 e 29 il rossore quasi del tutlo scomparso, non lascia che una lieve impr~ssione di colorito nei contorni delle zone precedentemente affeue ; m&ntre con la scompars1 delle papuleue e delle vescicole, anche lo stato delle glandol~ linfatiche è sensibilmente modificato; ed è finita completamente ogni sensazione subiettiva di bruciol'e e dolore; ond'è che il giorno 30 dello stesso mese l'individuo è stato dimesso dall'ospedale completamente guarito. OUI·ante il breYe periodo di degenza in questo stabi limento di cura, l'ammalato non ebbe mai febbre ; e, salvo i primi
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giorni, in cui fu moleslalo dal dolore e dal bruciore, avvertiti precedentemente alla comparsa delle efnorescenze, e che Yenoero poi gradatamente a finire anche prima della scomparsa di esse; non ebbe a soffrire nllri disturbi di sorte. Per cui il metodo curativo, fu essenzialmente locale, fallo con pomata all'ossido di zinco, per unzioni ripetul& giornalmente, e se~ uile da impacchi di corone idrofilo .
.. * * Dal complesso dei sintomi esposti nel presente quadroclinico, non poteva certamente cader dubbio sul criteri<> di una forma infiammatoria vescicolosa riscontrata nel nostro infermo. Nè per me presentò alcuna difficoltà ilj!illdizio diagnostico di un Herpes Zoste1·, riconosciuto a prima vista dall'esame obbiettivo, e fondato specialmente sulla condizione morfologica, e sulla particolare disposizione delle vescicole a gruppi, che in alcu ni punti delimitavano delle zone di cute perfeltamen Le integra. c,: hè se vogli ~ mo diligentemente seguire nell'ammalato la simmetrica e regolare distribuzione delle varie efno•·escenzf', sia nella forma papulosa che vescicolare, siccome vedesi nelle fig. Ja e 2", potremo fa cilmente riconoscere una certa relnione fra le zone della cute alrelta e le terminaziCini periferiche nervose che vi sono dis:>eminate. Ed in vero, l'eruzione riscontrata alla superficie del dorso, può dirsi in rapporto con le diramazioni dei nervi spinali ; nelle regioni cervi cali anteroposteriori , con gli ultimi rami del plesso cervicale (IJranche anteriori e posteriori). Le efflorescenze sparse nel domi nio degli arti superiori in relazione col plesso brachiale (rami ci rconllesso, brachiale cutnneo interno, medio, e cubitale) . Quindi la eruzione sul campo del torace (dors()·
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e petto) e dell'addome, risponde alle terminazioni del 3°, 4• fino al 7° paio dorsale, ed a l(Uelle dell'8° al 19° intercostale (..ami anteriori e posteriori) . Sulle regioni Iom· boiliache occupa le diramazioni delle branche del plesso lombare: ed infine quella dell'arto inferiore, nelle regioni inguino·addominali e crurali, glutea, femorale esterna (anteriore e posteriore) , tibiale anteriore esterna e posteriore, fino al collo del piede, è in rapporto con le ramificazioni del plesso lombare e le anastomosi di questo con gli ultimi intercostali, con le branche terminali del geoitocrurale, del femoro-cutaneo anLeriore-esterno, del crurale (r·amo femoro-cutaoeo medio o perforante) , ed in ultimo col sacro-coccigeo nella prima porzione del plesso· sciatico (nervo femoro-cutaneo posteriore, sciatico popliteo esterno e peroniero). . Le notizie anamnestiche dell'ammalato avrebbero a qual, cuno potuto dar campo ad ammettere una certa relazione fra il éontagio di un'ulcera contratta nell'82, e di cui non fu precisata la natura con l'atluale man ifestazione cutanea. Ma, prescindendo anche dalla rarità di questa forma di sifi loderma, che sorge d'ordinario verso il 4~ mese dall'infezione, il solo criteriu del brevissimo decorso avuto nella pr·esente affezione, sarebbe bastato per escludere una forma specifica, se anche la mancanza di fatti collaterali, e l'epoca remota di circa 12 anni addietro dal contagio, non fossero stati sufficiemi ad eliminarla. Solo un eczema vescicoloso poteva nel nostro caso olrrire una certa analogia con la descritta Jlogosi cutanea, In quale • però si potè differenziare per la mancanza di prurito, sostituito dalla sensazione molesta di dolore e bruciore locale, come per la speciale distribuzione delle vescicole. Nò per lè medesime ragioni , i fenomeni acuti riscontrati nel nostro
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caso, potevano confondersi con una forma di mili~1re o di pemlìgo a piccole bolle. Laonde solo ad un Zoslt>;r bilaterale uniner.~ale potevano allribuirsi i sintomi speciali e caratteristici riferiti , i quali sinteticamente potrebbero essere raggr·uppati in due cate-
gorie; in snbbiett·iui cioè, costituiti dal senso molesto di bruciore e dolore locale; ed obbiettivi, più impo1·tanti, co· stituiti : Dalla rorma speciale delle efflorescenze; 2° Dalla distribuzione di esse alla superficie cutanea, risparmiando la linea mediana del dorso e del petto. corri spondenti alla colonna vertebrale ed allo sterno; 3° Dalle trasformazioni morfologiche su c~e ssi ve nelle varie fasi dell'eruzione; 4. Infine dal decorso essenzi almente ciclico che ebbe la malattia. Sarebbe strano se si volesse considerare attualmente quest'affezione secondo l'anti co concetto, che comprendeva nella sua denominazione tutte le dermatosi croniche pruriginose (rczema, 7Jsoràasi, lic!tene, 7Jrwrigo, ecc. ), oppure si volesse attribuire all'Herpes Zoster il significato etimo· logico della parola, includendo nella sua categoria le più svariate forme di dermatosi a carattere serpigiooso (da irmw serpeggio), come l'ecz-ema, le '~lceri, il lupns, la 11soriasi, ecc. Oggi non si può neanche spiegare una simile affezione cutanea col conceuo della vecchia scuola francese , che la considerava come diatesi speciale, dd sinonimo di erpetismo , una malattia costituzionale cronica ereditaria ed a decorso lento, la quale può produrre delle manifesta1.ioni continue od iotermittenti sia sulla pelle che sulle mucose, sulle ossa, e perfino sui visceri. •1•
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Nè meno assurdo sar·ebbe se si volesse allribui•·e ora a t1uesta forma cutanea il criterio antico della unilateralitit, nel senso della mezza cintura sul dorso. ove fu la prima volta studiata, e generalmente denominata Fnoco sact·o o J.'ll(lCO di S. Antonio, per cui Plinio disse: << Tgnis ~;acri plttra sunt genera, inter qna1• medinnt llominem. ambiens, Zoster appellatm·, et enecat xerit (1) l>. le numerose osservazioni però fatte in proposito sin dalla fin e del passato secolo, e l'esperienza clinica , sono bastate a dimostrare chiaramente la falsità di questi principii; poichè esempi di zona im ambo i lati ùel corpo sono stati rifer·iti da Kaposi, Hebra, Fabre, e molti altri: ed anche il mio illustre maestro prof. De Amicis ne ha descritto un caso importantissimo alcuni anni addietro (2) . :1è perciò il numero o la bilateralità dello Zona possono iotlurre alcuna modificazione sol cri le rio prono:Hico d ella malattia. l medici dell'antichità, non facendo alcuna differenza tra bolle e vescico)e, confusero spesso nella parola di Fuoco sacro lo Zostt'1' con l' Eresipela (3). E Celso per primo descrisse inesattamente col nome di Tgnis .<~acer una forma analoga alla pl'esente, suddividendoln in due va•·ietà ; per cui disse : « Stlint dtwe species ignis sacri, altemm exasperatwn ppr pustttlas comtùmas, qttanon plurimae 11ercxiguae; 1n his
(l) Pwuos. -
Hi41or. 11at"r. Libro XXVI, cap. 11.
\!) Caso rarissimo di zostcr bilaterale universale-. - Giornale inlel'llazionale
delle 3Cit:nu mediche. Anno t88t. (3) SiRRES, SAUI'AGU, P. FRA:-\~ .
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sem.per (ere pus est, serpitqlte id nonnumqttam , sonescent~· P.O q11-od primwn viti.atw11. t•cc. ( l) ». Ma oggi lo Zona o Zoster (dal greco l;wa"L'YIP, l;wvYJ cintura. e dal latino cingnla, donde la denominazione inglese Shingles, e la tedesca Gurtelansr.hlag) è considerato, secondo Willan (2) ed He bra, come una dermatosi benigna, ordinariamente acuta, caratterizzata da una 'eruzione di vescichette a conten uto prevaleOLemente siem~o, e distribuite a gruppi. Per cui il concetto moderno di questa affezione cutanea c molto diverso dall'antico, considerato non solamente sollo l'aspetto clinico, ma anche sotto lo aspello morfologico, e più specialmente sotto l'aspetto topografìco delle regioni da essa occupate. e delln distribuzione dei singoli gruppi in rapporto più o meno costante con alcune lesioni anatomo · patologich<' del sistema nervoso. Ed è gloria nostra che questo rapporto sia stato studiato e poi rilevato per la prima volta in Italia, fin dallo scor civ del pass~to secolo. in cui il Borsieri io proposito cosii si esprime: « ,4?·do1· ignms. punctionrs, dolor parva phlegmonas con~itans, fac-ili-~ in pltliotaenas t't qangrnwlas trunsittts, ostenrlunt: caUS(Lm materiall~ln. non es.~e simplìe~: m biliosam vel salsam, nec tantummodo sangninr.m. et pltlegmonodr-m, sed cttnsticam, acrem et n aturai' putrr•facientis participe.m. quae simul ac erolnitu,.. ?W'vosum fJfllUS irritans tntinr• co1·pot·is acconomioa 11e.'l'turfmt; delatn Pero e:rtrorsnm, locnrl't-e aliquo defi.ra nenJos in p1·imis mtaneos, 11ttsa
(t) C BLSUS - Libro V. ca(l. '!8, 4. (2) E. BAn:HAN. Abrégé praliqtte des ,,.~ladies
dc la 1>wu classè1 d'apre& le sy1tème nosologiq11e d e 1'. Willan. Trao. Tlertranò . Paris. t StS.
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qu,ae.nis et cellulosum conle.rtu.m infla mmat, rodi t, et pro p~< modtnn adurit (·l ) :. . Nel principio poi di questo secolo, di,·ersi anni dopo cioè che ~ l Borsieri a veva pubblicato J' opera classica delle lnstitulìones medicinae praticae, il Mehlis so~giunse: « Ardor, dolor, fitgnciwn punctionwn sen.ms, q~ti in CMtis parte affecta, eructiontm praecedunt, dolnres saevi deinde per totum c.r.cmthematis decursum ae.qrotos eJJcrt4ciantes, gangrena etiam hand ra1·o e.ntlcemntibu\Y pa1·tibus .sttpervenù·ns, clare demonst1·ant quantam totius 11,/fecttl's partem nervi suspiCia.nt (2) . 11 Ma dopo gli studi di Hebra, B:~yer, Romber·g. Heusinger (::l), Danielson. Parrot, Weidner, Charcot, ecc.• verso la metit di questo secolo ; il merito di aver tentato poi di determinare cvn maggior precisione la sede di queste lesioni, devesi a Y. Baereosprung l4), il quale, dal punto di vista clinico, avendo nolalo la mancanza di disturbi motorii negli Zoster di forma tipica: e negl'intercostali l'affezione su ambo i r•tmi anteriore e pusteriore cadere ordinariamente solo su di un tronco nervoso. ne dedusse la conse~uenza che le lesioni nervose determinanti lo Zoster, debbansi ricercare nel tratto dei nervi sensitivi fra il midollo spinale ed il punto di riunione delle radici anteroposter·iori: e nelle radici posteriori e nel ganglio intel'vertebrale.
(t) 110RSI&RI. - lnsututioncs mediclrwe pmlicae. Veoet. t79t. (!l M&HLIS. - Commentali? de morbis l1omiuia dexlri el li"istri. t 818. (3) Ueber die neuralgischtrl Schnur im Zoaler ur1cl uber die Ur&ache der eigenJhumlichen Form du l elzer11. Casper'a IVochenschr. n. 9, t845. (~) Die Gurlelkranklteit von pro!. von BABRENSPRONG (;lllnalen de$ Charile· .1\rankenhatue& z u Berlln. Banrl IX, Hert '!) Beilr6ge ::ur Kmnluiu des Zoller.
.Archiu (ur· Analom. und Phyaiologìe.
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Questa conclusione fondata sull'esperienza, fu in seguito ampiamente l<Onvalidata dalle ricerche anatomo patologiche di moltissimi osservatori moderni , fra i quali Charcot e Cotard, Wagner, Hutchinson eHybord , K.aposi, Olivier, BrownSequard, 1\ayer, Oanielson, Weidner, Wyss, Horner, Sattler, Chiffer, ecc. Ed i reperti anatomici hanno luminosamente dimostrato queste alterazioni anAtomiche del sistema nervoso, distinte a seconda dell a sede, della causa, e della intensità in semplice infi ammazione del ramo nervoso, con rigonfiamento del nervo, proliferazione cellulare del nevrilemma, liquefaz~one della sosta nza nervosa, e spostament() del ~:ili ndra sse verso un lato Talora queste alterazioni llogistiche sui ram i nervosi, ovvero sui gangli intervertebrali corrispondenti alle zone cutanee affette, sono accompagnate da emorragia, ed anche da postumi o residui del processo evolutivo: come pigmentazione, cicatrici, ovvero distruzione complet a degli elementi nervosi; di guisa che oggi, senza tema di errore si può venire alle seguenti deduzioni : 1° Lo Zoster limitato parzialmente ad un trallo di cute nel dominio di poche terminazioni perireriche nervose, si deve riferire ad un semplice disturbo di questi nervi cutanei ove ha la sede. 2• Quando poi è unilaterale. ma esteso ad una region~, è in rapporto anatomo-patologico del sistema ganglionnre. 3• Qualora invece è più diiTuso, o bilaterale, come nel caso presente, allora si deve mettere in relazione con una lesione parziale o totale del midollo. La maggior difficoltà, com~; in tutte le affezioni cutanee, sta appu nto nella etiologia, il piu delle volte oscura ; poichè, salvo nei casi di affezioni d'origine centrale, e nei casi traumatici, in cui il nervo od il ganglio han subìlo evi-
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dentemente un' altem·azione materiale, come accade appunto per una contusione, o qualunque altra lesione direua su di un ramo nervoso, non riesce sempre facile precisare la causa che ha determinato l'affezione del sistema nervoso, nel cu i dominio trovasi l'eruzione erpetica dello Zostet·. Certamente nei casi ordinarii, stante l'estrema benignità di quest'aiTe.zione cutanea, ci sfugge l'occasione di un esame diretto sul tavolo anatomico. ~la ciò non ost•.mte, allo stat•> odierno della scienza, non è più da mettersi in dubbio la esistenza di una qualsiasi alterazione in un puoto qualunque
del nervo lun~o il suo decorso dal cenLr.o alla periferia, ovvero nelle sue ramificazioni. Poichè è dimostralo che spesso la causa dello Zoster devesi ricercare nella semplice compressione per tumori di qualunque natura, incurvamenti .:lella colonna vertebrale, esostosi, meningiti spi nali (Brown-Séquard) ; più spesso essudati pleurici o affezioni cardiovascolari, come aneurismi, pericarditi, ecc. (Cardarefi i) ; e più raramente versamenti anicolat·i, ecc. Ed in questa categoria io annovero anche quei Zoster che alcuni autot·i chia mano ri~e.~si, come quello osservato in una donna dal dottor .Jewel (l) nel dominio del nervo crurale in seguito a grave alfezione uterina; e l'altro osservato dal prof. Oe Amicis nel 1881 (2) anche in una donna nel suo periodo di gestazione. Talora però lo Zostet· è prodotto dall'uso protratto dell'arsenico o per inlossicaziort·e da ossido di carbonio, per cui fur()no chiamati Zoster los~ici ( Leudens, l\lilchell, .Morhouse, Keef! (3), Verneoil, ecc.), come pure in seguito l (l) l'ransattinns o{ the Amel'icart neurological Auocialiou, ~ew York, 1875. (i} Giornale internazioualt ctelle Scienze ,tlecticllt, ISSi. (3) Grmshot woun4s aud clher i11juf'les o{ the nerres.- Philadelphia, 1864.
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ad una infezi one pal'1 ~ tre . •Ed in tuili <JIIIesti casi si comprende pii1 o meno bene quale influenza spiegh i la causa sul sistema ne:-voso, e quindi sulle terminnzi oni periferiche della superficie cutanea. Ma oggi non è più amm issibile, secondo il mio modo di vedere. la serie de)o(li Zoster spontanei, considerati come una malauia infettiva acu ta. Cltè se talora fu ossen•n to lo Zoster in di versi membri della stessa fami glia (Erb); ciò, l ungi dali" esser dovuto alla sua natura infettiva, si deve invece spiegare un icamen te con una speciale predi sposizi one eredi· taria; e, secondo alcuni , anche con le condizioni climat iche ed igieniche loca li , quando diversi individlui o alcuni mem bri della stessa fa miglia ne sono con temporaneamente afTelli. Ed in fallo, chi non sa quanto po s~a su: nostro s i ~ t em a nervoso l'elemento ereditario 1 È del pari ov\'ia la gt-ande inOuenza che esercitano sul nostro orga nismo, e specialmente sul sistema n ervo~o periferico, le condizioni igieniche e climatiche local i. Non è certamen te fa cile spie)!are il rapporto etiolo~ico di questa dermatosi nella sua forma clinica, con le manifestazioni :~ n atomo-patologiche dei centri. !\t a fra le num erose ipotesi fi n ora emesse in proposito, la piil razionale mi sembra la seguente. Per condizioni nevropatiche locali o generali dell'i ndividuo, si hanno appunto i disturhi nutritivi della cute. i quali poi dan luogo, per cQntin uita di processo, ad nlterazi<mi nei centri, o nelle terminazioni periferiche nervose; doncle le varie manifestnioni cutanee, solto cui si presenta questa mal attia , dali<• semplice infiammazione reat~ ti va della cu te, sollo forma di pa pulette o vescicole , alla mani festazione di esca re necrotiche, ron la successiva lrasfor·mazìone in ulcerazioni e cicatrici residuali . F. ~l è lecito a;segnare tanta m ::tg~ iore import1nza a questa ipotesi, in quanto anrhe
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in casi analoghi di malauie legate ad affezioni del sistema nervoso centrale o locale, si osservano necrosi della cute; come nel decubito acuto, nella gangrena simmetrica. ecc. E put· rispettando l'opi nione di molti insi~ni dermatologi, i quali ammettono l'indipendenza fra i disturbi sensitivi e le alterazioni trofiche, oppure fra queste e i disturbi motorii; io credo invece che esista una relazione costante fra i diversi disordini menzionati; e se talora sfugge questa correlazione, ciò si deve spiegare nnicamenle con la intensitir ed estensione del processo. Per me la stessa causa che provoca i dislurbi nutritivi della cute per mezzo di filetti nervosi speciali detti trofìcì, quella stessa causa produce ancora i disturbi della sen sibilità mediante le fibre sensitive del sistema nervoso, come pure i disordini motorii per mezzo dei nervi misti, o anche per mezzo delle numerose anastomosi che esistono fra le fibre nervose di varia natur·a. Ammetto bensì che i disturbi sensitivi possano precedere, accomp:~gnare o seguire i disordini nutritivi, come l'esperienza clinica ci dimostra a conferma delle numerose osservazioni fatte in proposito, e degli esempi riferiti dal Mackenzie, Leader, Cohn, Hibord, Olivier ed altri. Ma ciò, a parer mio, dimostra soltanto che il dolore non è l'effetto immediato della flogosi cutanea ; stantechè non sempre accompagna l'eruzione; che anzi precede non di rado di alcuni giorni (Hibord), fino a due mesi (O l ivier) ; e può succedere due mesi dopo (Mackenzie), ed anche più tardi (Leader). le numerose esperienze da pute d~ i vari autori
su questo proposito, valgono a dimostrare invece che il dolore, come l'er·uzione cutanea, siano due sintomi occasionati e sostenuti dalla stessa causa , dalle stesse altera1.ioni del sistema nervoso, sia che queste si trovino localizza~e alla periferia , sia che abbiano la loro sede al centro.
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:;è posso uniformarmi all'opinione di quelli che accennano alla possibilità di alterazioni trofiche. senza alcun disturbo della sensibilità. È vero che Baerensprung, Hutchioson, Oppolzer ecc., riportano casi di Zona decorsi senza il benchè minimo disturbo sensitivo ; mn ciò, ripeto. si deve riferire unicamente all' intensità ed estensione del processo :matomo-patologico. come pure alla natura del momento casuale; per cui gli effetti nella sfera sensitiva pos!-ono variare dalla più forte nevralgia alla più lieve manifestazione, fino a decorrere quasi inavvertiti dall'infermo , ('Ui possono sfuggire ·per ragioni più o meno inerenti al processo morboso , od anche indipendenti da questo. ~el nostro caso, per esempio, solo alle mie insistenti e reilerate interrogazioni, l'infermo mi accennò ad alcuni disordin i nel campo sensitivo; specialmente, come di ssi, all'arto infer·iore destro, ove la forma cutanea da me descritta assunse maggior estensione. Ed a tal proposito devo dire che, contrariamente alle asserzioni dell'ammalato, io ho potuto in altri casi os~ervare quasi sempre che i disturbi sensitivi non hanno un'intensiti1 proporzionale all'estensione o diffusione della forma cutanea, nè all' esterna manifestazione del processo morboso: ma banno invece non di rado un rapporto in verso . Per cui ho potuto generalmeme constatare che l'affezione nevralgica, il dolore locale, o qualunque altro disturbo sensoriale, assume spesso maggiore intensità appunto in quei casi, nei quali lo Zoster è limitato ad una zona pitt ristretta nella superficie cutanea . e viceversa. Onde si può dedurre la conseguenza cbe l'intensità dei disturlli sensitivi , non è sempre direttamente proporzionale alla estensione del territorio occupato dalla dermatite. La qual cosa convalida sempre più la mia opinione circa il rapporto causale di cruesta forma cutanea con le alternzioni del nervo, nel cui dominio essa si riscontra.
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Alcuni dermatologi accennano altresì ad un disordine nella sfera sensitiva, che nelle mie poche esp~rienze cliniche non ho trovato giammai costante; ed è l'iperestesia della cute nelle zone invase dalle elllorescenze, come l'anestesia consecutiva alla 1-fUarigione nelle medesime zone. Altri fa menzione ancora della cosiddetta anestesia dolm·osa, cioè l'insensibilita contemporanea ad una maggiore dolorabilitit della cute. Questo sintomo, che in veriti1 io non ho finora riscontrato, e che, considerato a prima vista, sembra un paradosso; ammetto che possa r·ealmente verificarsi in qualche caso; e credo possa trovare la ~ua spiegazione nella interruzione. della conducibilità delle radici sensitive del midollo, sede della àolorabilita, verso la periferia, per la stessa co'ndizione anat~mo-patologica degli strati cutanei, ove risiede l'affezione; donde l'anestesia. Non saprei neanche gi ustilicare il parere di quei dermatologi, i quali ammettono una certa immuni til individuale consecutiva alla prima manifestazione di questa dermatite; mentre l'esperienza cl inic.a ha finora dimostrato come si pogsano dello Zoster avere molte recidive, sino ad undici (1\r,posi), o quallordici (De Amicis). Così pure io credo esagerata l'importanza data alla unilateralità dello Zoster. E difatti numerosi casi di zona duplice sono stati riferiti da molti illustri dermatologi, come Baerensprun~, Hebra, Kaposi, Fabre, Neuman, Thomas e dallo stesso nostro insigne prof~ssor De Amicis. Yer·o è che l'affezione trovasi ordinar-iamente localizzata ad un lato solo del corpo, e nel dominio di un nervo soltanto: ma ciò, a mio credere, si deve men1l alla natura speciale dell'affezione che al momento etiologico di essa. Per cui . se lo Zoster è ca~io nato solamente da un disturbo locale dei nervi tmfici , per la compressione, ad esempio, esercitata in qualsiasi modo su
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di un ramo nervoso, è evidente che la manifestazione deve essere limitata ad tlD solo lato del corpo, unicamente cioè al territorio occupato dalle ramificazioni del nervo su cui agisce la causa. Ma si comprende del pari che se la causa ngis:;e su diversi tronchi nervosi, oppure sul sistema ganglionare di un lato solamente, le manifestazioni cutur1ee occuperebbero un campo maggiore, sarebbero dilfuse cioè, ed associate a tralli di cute nel domin io di varii tronchi nervosi . E per conseguenza non saprei spiegare l'ipotesi della unilateralità di questa forma cutanea, la quale può, come l'esperienza clinica ci ha dimostrato, estendersi benissimo ad una parte di ambo i lati, se essa è di origine centrale, od' anche diffondersi a tutta la superficie del corpo, se la causa che la produce, risiede in una parte più o meno estesa del · midollo. Ed applicando questo principio al caso concreto del nostro malato, noi ci troviamo in presenza di un individuo di natura schietLamente nevropatica, il che si rivela dai disturl•i nervosi , a cui , siccome egli stesso ci ri ferisce, va spesso incorttro. e da quelli specialmente riscontrati nello studio della presente malattia nelle sue diverse fasi; è quindi logico ammetlere ed agevole spi egare la dill"usione del processo morboso sn quasi tutta la superlìcie del corpo. E questa opinione, per se stessa abbastanza ragionevole, mi sembra maggiormen~e avvalorata da altri dne fauori , ad uno dei quali, fondato su dati anatomici, io do la massima importanza , anche perchè spiega chiaramente la nalura di questa dermatosi. ,1• Siccome fu riferito nella storia cl inica, all'esame fi~ico dell'individuo, apparve il dorso maggiormente invaso dal l'eruzione, Luttochè meno intensa ; più che tutte le allre parti del corpo, quivi si riscontrò non solo mollo estesa l'ipe-
. UN RAIIO C.-\S O D! ZOS TEII BILAT ERA LE UNIV.ERSAI.I!
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remia cutanea, ma anche multo diffuse e stivale le efflorescenze, la massima parte delle quali non ~ ubi punto la trasformazione in vescicole ; e moltissime rimnsero anche abortite nella loro formazione. E non pertanto, il tratto longitudinale corrispondente ~Ila colonna vertebrale per alcuni centimetri in larghezza mostravasi quasi del tulto risparmiato, a comi nciare dalle ultime vertebre cerv1cali , dove avea principio l'eruzione. fino alle ultime sacrali. La qual cosa trova manifestamente la sua spiegazione nella condizione topogralica dei nervi spinali per la loro fuoriuscita dai forami intervertebrali che trovansi ad un centimetro o poco più infuori della linea mediana del dorso; d'onde l'integrità. del tratto longitudinale compreso fra deui fo rami. Cosi pure sullo sterno le efflorescenze apparivano molto più scarse che su Lutio il torace: ciò ancora devesi ugualmente alla scarsezza delle ramificazioni nervose che su questa regione han sede. E perciò io non credo esalta l'interpretazione data dai dermatologi moderni alla parole del De Haeo: « flaec tamen pl!"rpclnct lex , ut ab anteriore parte nunqtuun linectn~ cdbarn, mmqnam a posteriot·e spinan~ t·ra.~cende ret ~. Questa espressione, secondo me, non si deve ritenere assolutamente nel senso dell'eterno cingolo occupante la metà del corpo. non oltrepassante .~ ioè la colonna vertebrale posteriormente, e lo sterno anteriormente; poichò le numerose anastomosi dell e ultime ramificazioni nervose, escludono la possibilità di una forma costantemente osservata dagli antichi, sempre circoscritta, e limitata esattamente ad una sola metà del corpo, sem~a mai oltrepassare il limite mediano, sia sul dorso che sul torace. Ma ritengo invece che le parole del Oe Haen debbano riferir·si proprio alla conrlizione dell'immunità caratteristi ca di questa flogo si cutanea nelle regioni mediane, tanto nella parte anteriore che posteriore del corpo.
4.16
UN RARO C.o\SO DI zosn:R RIL.o\T.ERALE UN IVERSALE
2° L'altro f;lllore a cui testè alludevo, si può dedurre dai dati anamnestici riferiti nella storia clinica. E infatti il nostro malato in questa affezione menzionava un'altra der·matosi sotrerta circa 12 anni addietro , molto somigliante alla presente, sia per la forma che per il decorso, e che fu curata come scabbia, con la quale diagnosi venne anche ora inviato in questo ospedale militare; ed e~li ricordava di aver provato anche una certa intolleranzn al metodo curativo a cui fu allora assoggettato. Non è perciò improbabile che quella eruzione, creduta al pari della presente, di natura parassitaria. abbia avuto il si~niO cat(l invece di uno Zoster, e come questa fiata, diffuso al dominio di ''ari tronchi nervosi. Questi due argomenti, mentre mi pare abbiano un gran Yalore a spiegare la n&tura dello Zoster e la sua patogenesi, dimostrano allresi che la ca usa della maggiore o minore estensione del processo mor·boso alla ::.uperficie cutane3 , devesi talvolt3 ricercare appunto nella condizione- nenopatica dell'individuo per un rlistnrbo qualsinsi di un tratto più o
meno esteso in tulla la lun~hezza del midollo spinale. Nel nostro caso adunque, mel'so per base che il punto di partenza della eruzione cutanea sia da ritenersi nel mi· dolio, la sede della le:;ione centrale potevasi esallamente delimitare. Ed in fatto, ~iccome fu riferito nel quadro clinico, le parti riscontrale completnmente immuni, erano il volto, il capo, ed il collo parzialmente nelle diverse regioni appartenenti al dominio dei nervi cranici , ed a quello del ple ~so cernicale corrispondente alle quattro branche superiori dei neni cervicali; come pure risparmiate apparivano per· la massima parte le estremità inferiori appartenenti al dominio dei nervi sacrali e coccigei, che costituiscono i plessi sciatico, pudendo e coccigeo . Era quindi evidente che i distur·bi trofici studiati nel
UN RARO C...SO DI ZOSTER BiLATERALE UNIVERSALE
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•nostro ammalato dovevano aver manifestamente la loro origine in tutta la lunghezza del midolltl, dal trallo compreso :fra la a· e .... vertebra cervi cale, fino all'ultima lombare; partecipandovi ancora la prima porzione del plesso sciatico nei nervi glutei, e femoro-cutaneo posteriore. Questa localizzazione centrale del midollo apparisce più ."chiaramente dalle prime due figure (1) annesse, in rela.zione con le altre due ·successive (3• e 4"/, le quali mostrano la topografia della innervazione cutanea originata -dai ram1 spinali.
..
* * In fine, nella illustrazione del presente rarissimo caso di :zoster bilaterale unit1ersale, c nelle considerazioni c!iniche ·ed anatomiche in proposito, io non ho inteso punto di ap•pianare tutte le lacune che esistono nel campt• scientifico, ·specialmente sotto il punto di vista anatomopatologico , e molto meno di definire le n-umerose controversie che tut·tavia si agitano fra i più distinti dermatologi sulla patoge.nesi di quest'affezione , ed il significato · òa attribuirsi alla ·sua sintomatologia in rapporto al momento causale ed alle . alter·azioni anatomiche. Nè ho preteso di espor-re in questo ·scritto novità altamente scientifiche; ed opinioni o principi i ·fondati sulle innumerevoli osservazioni di una lunga ed assidua pratica. Ben più modesto è stato il mio còmpito, e non meno •utile lo scopo che io mi son proposto nel presente lavoro.
(l) Queste clue prime ngurc :>ono s tate tratte da due rotogra fle dell' ammallato, ratto e~pressamente, nell~ '1Ualì pero l'erutione cNtanea non riuscl com-
pletamente dettagliata.
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UN RAH()- CASO DI ZO::iTBR BILATERALE UNIV BilS..\LB
Essendomi occorso nella pralica un caso tanto prezioso.. mi son creduto in dovere di renderlo noto, descrivendolo. in tutti i suoi particolari, unicamente allo scopo di aggiungerlo alla magra casuistica di questa rarissima forma .. E nella considerazione dei fenomeni in essa riscontrati, senza menomar punto l'autorit~l di eminenti clinici ~ dermatologi , mi son ingegnato, come meglio ho potuto ed h(}. saputo, a spiegare qualche fatto non ancora perfettamente chiaro nello :;tudio nosologico della malattia ; manifestando· ancora il mio debole parere circa il co·ncetto e la valutazione da darsi ad ~leoni fen omeni che nella pratica si osservano ; parere non c~rtamente aulurevole, ma risultato· di un profondo convincimento basato stlll'os;;ervazione clinica diretta, in relazione specialmente di quei pochi dati anatomici che per fortuna mi occorse di rilevare nellostudio della malattia. Chè se le mie opinioni in proposito, manifestamente divergenti da quelle di qualche illustre dermatologo , oggi• possono sembrare strane ad plcuni, con l 'osservazione assidua di casi analoghi , e specialmente con lo studio incessante ed accurato delle alterazioni che vi si riscontrano,. le quali disgraziatamente sfuggono il più delle volte all'esame diretto) ho fede potranno in seguito trovare un. riscontro ed un controllo più sicuro ed imparziale sul tavolo anatomico.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERt
RIVISTA MEDICA
La valutaslone ollDloa 4ell'aloallnlta\ 4el •ancue. - (T/te Lancet, marzo 1896).
floB&RT HuTCHlSON. -
Le difficoltà di questa valutazione sono molte. L'aLbumina del sangue non permette l'uso degli acidi, il suo colore intralcia l'azione delle sostanze coloranti. l corpuscoli del sangue sono più alcalini del siero, e se i corpuscoli non sono tutti rotti, non si può avere un titolo di alcalinità complessivo. Il sangue non è un composto chimico definito, ma una miscela di s~tli in proporzioni variabili , fra i quali il bicarbonato Ji soda ed il fosfato bisodico hanno maggior reazione alcalina, poi v'è l'acido carbonico che ha reazione acida quando si sprigiona, mentre non a gisce se è in miscela col sangue, e lo stesso acido fosforico che si libera facilmente dalle sue basi, agisce come acido, mentre i.n combinazione nel fosfato bisoJieo uà reazione alcalina. Oltre a ciò, esistono nel sangue acidi cii grassi, amido-acidi ed anche alcali, che benché acidi non reagiscono alla carta di tornasole perchè insolubili. Da queste difficoltà sono sorti i molti metodi di valutazione dell'alcalinita del sangue, metodi chimici che per ov'\lie ragioni non possono esser trasportati nel campo clinico che richiede mezzi fac1li e spediti. Cosi si sono messi da banda i metodi ùi Zuntz e Ji Lassar cbe richiedevano molta quantità di s angue, quelli di Liebreich e di Prenzi, di Lépine e canard che avevano lo stesso inconveniente, e si giunse al metodo di Landois, il quale si basa sul seguente principio:
RIVJ ST.A
Bisogna p•·eveni•·c la coagulazione rlel sangue con una soluzione salina, neutralizzare lutto l'alcali con aciòo lartar ico tilolalo, ed usar le r.-arte r ealtive per determinare il punto neutro. Si prepa ra una soluzio ne di solfato di soda, e vi si aggiun~CJII O S•>luzioni gradur.te di acido lartar ico in modo da aver e u11a prima soluzione che conlenRa 10 di acido e 100 di solfato; una secondo che contenga 20 di acido e 90 di s olfato e così di seguito fin o a d una che contenga 100 tl i acido e 10 di solfato. Quantità eguali di sangue e di una di ques te soluzioni ~i aspirano in una pipetla soll•lissir:na, il tutto si fa gocciolare in un vetro da orologio, e si saggia la reazione con carta mollo sen.:;ibile. Se questa miscela è ancora alcalina, si fa un saggio con una soluzion,e piu acifla, e cosi di se_gui ln tlncbè si a vrà reazione neutra. Questo metodo, morlilìcato da Dronin sostituendo all'acido tartarico una soluzione - ~ d'acido ossalico, r ichiede tempo,
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pazienza ed una certa quantità di s angue, onde Haycr afl e W illiamson pensarono di adottar& la ca •·ta vetrata .di t.omasole neutra, sulla quale versando una goccia d i sangue, il plasma si sarebbe infiltrato, ed i corpusco li rimasti alla supe rficie sarebbero facilment e s pazzati via , allora l'alcHlinilà del plasma avrebbe reagito sulla carLa. Ma l'autore, il quale ha fatto molti_saggi iìt tale maniera, ha rilevato che solo l'alcalinità del plasma cade solto l'az ione del r ea ttivo, mentre i corpuscoli che t estano alla superficie oeHa carta non prendon<> parte alla reazione, c si ottengono così r isu ltati contr·ad ittori, perché piu é fluido il sangue esaminato, piu facilmente il plasma s' infiltra nella carta vetrata, e nell'anemia nella quale si s a che l'alcalinità del san g ue è mollo ridotta, con la carta r ealliva vetrt~ta si l1a un'alcali nità maggiure. Cos·,, se si dissolve una quanlit.il di sangue nell'acqua ed un'alt ra nella glicerina, quest'ultima dà un'alcalinità infel'iore a quella del s angue di sciolto in a cqua, per la diversa penetrabilità dei due liquidi nella carta.
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Pe r queste ragioni, l'autore rige tta le modHicazioni di ogni genere, e consiglia di atleMrsi al metodo primitivo del Lan· dois, adoperalo cun lentezza, ed alla lempepatura del sangue. Ma per poter pt'endere in giusta considerazione l'estimazione dell'alcalinila del sangue nelle divet•se malattie, è necessar io riflettere che l'alcalinità del sangue normale é co· sta nte malgrado le diverse quantità di sostanze alcaline introdottevi in tempi diversi, e che delle differenze sensibili si notano solo durante il pasto, quando anche le orine diventano maggiormente alcaline, per l'intr oduzione dei sali con gli alimenti, e per il passajZgio in circolazione del bicarbonato di soda r.he f'isulta dalla produzione dell'acido clori· drico dal cloruro d i sodio nelle cellule della mucosa gastrica. Che il lavoro muscolat·e intenso fa diminuire l'alcalinità del sangue per la produzione in esso di considerevole quantità d'acido lattico proveniente dal metabolismo de' muscoli. E similmente in poche cundizioni morbose si altera l'alca· linità del sangue, perché esiste nell'economia animale un meccanismo finor a ignoto, pel quale, a misur a che le sostanze alcaline t1umentano nel sangue, esse sono sep~:~ra te dai J'eni, mentre se si producono nel sangue consitlerevoli quantità di acidi, questi non sono cosi presto separati. e percio la riduzione dell'alcalinità del sa ngue nelle malattie è più frequente che non l'aumento di essa . , In molle conuizicmi morbose l'alcalinità del sangue si suppone a priori inalterata, ma nelle fe bbri e 11elle cachessie, nelle malattie del sangue, in alcune tossicemic come l' itter izia, il diabete inoltrato e l' uremia, nelle diatesi gottose e reumatiche, fJUest'alcalinitù é certamente alterata. La diminuzione dell'alcalinità de l sang-ue nelle febbri è proporzionale più all't'levotezza che alla durata della febbre, ed. è pl'Obabilmente dovuta ai prodotti acidi d'imperfetta d!>sidazione ceduti cla i sali. Questa riduzione é nociva alla vitalità dei tessuti, e Castellino e Gavezzani han dimostrato che i liquidi a lcalin i stim61ano il movimento proloplasmatico dei leucociti, mentre in liquidi poveri di alcali es!:'i divengoo to rpidi. Tal fa tto collima con ~li esperimenti del Fodor che rende più resistenti g li animali 1lll'azione dei mi.-
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crorganismi patogeni con l' inoculazione nel sangue di sostanze alcaline. Nell'anemia semplice, nella perniciosa e nella leucocitemia l'alcalinità del sangue è diminuita per la diminuzione dei corpuscol i r ossi che contengono grande quantità d'alcali, mentre -nella pura clorosi nella quale diminuisce solo l'emoglobina, l'alcalinif.A del sangue è inalterata e talvolta accresciuta. La -deficiente ossidazione nelle ane mie come nelle febbr i deve contribuire a scemare l'alcalioita. Von Jaksch ha r invenuto nel sangue de gli anemici a cido ut·ico libero, e Spiro ha dimostrata la presenza dell'acido lattico nella leucocitemia. Con tutto ciò, nelle anemie si amministrano pr eparati di ferr o e d'arsenico che tendono a r tdurre piu che ad aumentare l' alcalinità cle! sangue, e gli acidi sono certamente più giovevoli degli alcali in queste malattie. Nell'itterizia la diminuzione dell'alcalinilà del sangue è .attr1boita all'eccesso d'acidi biliar·i, nell'uremia questa diminuzione è molto sensibile quantunque le malattie renali non diminuiscano punto l'alcalinità per loro stesse. Nel diabete v'è pure diminuzione specialmente nel coma, per l'ingresso in circolazione di acido ossibulirico. Nella gotta l'alcalinita del sangue è infer iore che in ogni altra malattia per l'eccesso d'acido urico in circolazione, ma nel reumatismo acuto Pfeiffer, von Jaksch e Oronin, e lo autore stesso, non han mai rinvenuta questa rtiminuita alca· linita, come Garrod non ha mai t1·ovato acido urico ]ibero, e Salomon ha provato rassenza d'acido lattico. E se l'alcalinità del !"angue è alqua nto r idotta nel r eumatismo ct•onico e nelle arlrili r e umatiche, ciò é dovuto a ll'anemia che accompagna questi s tati morbosi . Ma il meccanismo regolalo1·e dPII' alcalinilà del sangue, rrues lo potere ignoto e pure esiste nte, se cede all' azione delle cennalc malattie, non cede a quella dei rimedi . Hoffmann ha nutrito i piccioni con alimenti che producevano soltanto cener·i acide, ma trovò che gli alcal1 erano rattenuli 111el sangue perché si formassero dei sali con quegli acidi. Lessar non ottenne effetto dall'amministrazione di grantli quanl1là di ~leali o di acidi, e pochi dei cosi detti
MEDICA
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·Timedi alteranti come l'arsenico ed il fosforo han prodotto ·qualche diminuzione di alcalinità nel sangue, forse diminuendo l'ossidaziòne dei tessuti. Nell'avvelenamento dell'os·sido di carbonio avviene per la stessa ragione una consi·dere vole diminuzione, ed Araki ha dimostrato in tale circostanza grandi quantità d'acido lattico nel sangue. Qualunque sia dunque l'alcalinità del sangue, r assegnia·moci, all' impotenza dei n_ostri mezzi terapeutici a correggerla quando è difettosa, ed all~niamoci al metodo del Landois per le ricerche cliniche, senza voler sapere quanto al0ali sia contenuto nel plasma, e quanto nelle cellule del sangue, sicuri d'altronde che il tempo impiegato ira queste r icerche 110n sarà compensalo da risultati pratici. lll&lattté spinali trovate nella anemia mortale.- (Deuts. Zeitsch . .fur N crvenheilk. e Central& . .fti r die medie. Wtssensch., N. 'IO, 1896!.
:M. NoNNE. -
Il Nonne riporta t 7 casi, nei quali fu esaminata anatomi-
camente la midolla spinale nei morti d'anemia progressiva. ·Questi 17 casi possono distinguersi in tre g r uppi. l n 7 casi l'esame microscopico fu completamente negativo o affatto di nessuna importanza; in 3 casi si trovarono i primi segni della alt.erazione caratteristica della midolla spinale (piccoli e piccolissimi focolai della degenerazione acuta di una parte d~Ila se,zione trasversale della midolla spinale, sempre in immediata vicinanza di un vaso). Il terzo gruppo comprende 7 casi· nei quali il midolln spinale presentava degenerazioni più o meno avanzate. Il principio della alterazione del midollo é da •·i-cercarsi nella pol'zione cervicale, e s ede di predilezione per questo focolaio é la 7.ona media delle radici; !'lià nei primi periodi sono anche atta ccati i corJoni ante1·o laterali. Simili ·alterazioni del midollo spinale esistono pure nella tabe da ·ergotina, nella malattia pellag•·osa, nella scle•·osi multipla , nella paralisi agitante, nel grave diabete mellito, nella rnielite sitilitica, nella corea c•·onica progressiva ereditaria, nell'al·coolismo cronico. Tuttavia trovasi nelle piu tini condizioni istologiche rrualche
IIIVJSTA
Jifferenza fra le menlovate malaLLie e le alterazioni del mi-· dolio spinale nell'anemia pernicio!'a; in questa esist.e unatendenza alla comparsa simmetr·ica delle degenerazioni, ma non é dappertutto rigorosa; la localizzazione delle de generazioni depone ora per (t; origin e endogena, ora per la origine esogena delle alterazioni; non é que stione di degenera· zione s is tematica dei cordoni, ma le allerazioni della sostanza bianca dipendono assoluta mente dalla distribuzione dei vasi maiali. I vasi erano nei casi tipici sempre a lterati (degenerazione ialina, spessamento delle pareti, alterazioni pe•·iarteriose, sGierosi pararteriosa, alterazioni secondar ie dell'endotelio, ecc. Le nev•·iti periferiche non fanno par te delle alterazioni del sistema nervoso nell'anemia progressiva. Che anche il cet•vello nella anemia pern iciosa sia offeso, molli fenomeni clinici lo dimostrano, come proslt·azione, emiparesi, dis turbi df•l sensorio, delirio, sonnolenza, vertigine, ecc. Però le alterazioni che determinano questi sintomi nl'm sono di natura grussolana, ma potrebbero anche de1·i vare da velr>ni foJ'matis i dal ricatubio mttteriale circolante nel sangue. Nei 17 casi comunicali il Nonne indica solo in 5 sintomi di una affezione spinale; in lutti questi 5 casi riscontrò il sintomo di Westphal, in 2 leggiera atassia, in 3 dis turbi obiettivi della sensibilita, una volta dolori lancinanti. In 2 Cttsi in cui esis tevano manifeste nlterazioni anatomiche, mancavano affalto !lintomi clinici, di modo che la disa!'monia fra i fenom eni clinici e anatomici era ma~giore che n ella tabe, nella pellag ra, nell'ergotismo. In 6 casi mancava una cau~ n palpabile dell'anemia letale, in 7 casi era s tata la tubet·colosi polmouare, in 2 l'abu so dei liquori spi ritosi. in nessuno la lue. Il corso dl· lla malattia spinale fu acuto o sub acuto, cou passeggere r emissioni.
La batterlurla nel nefrittot. - (Deutsch. Archio. jilr /.'/in. Med. e Centralb. jilr clie med. Wis- · sensch., N. 11 , 18fiH).
W. ErwEL•. -
L'E n gel esa mino l'orina in 31 maiali di nefrite ricl't'candovi la presenza di batteri. L'orina fu r·accolla cou tutte
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le poss ibili cautele asettiche. Trovò 16 volte lo slafllococco piogeno aur·eo ed albo, 8 volle lo streptococco piogeno, 4 volle il bacillo tubercolare, 1 vo lla il bacillo del tifo, 5 volte il bacterium coli, 2 volte nessun batterio. Ma più frequentemente cioè 17 volle trovò un cocc0 piogeno che era più grosso dei cocchi piogeni finora conosciuti e si colorava col metodo di Grame nou fluidifi cava la gelatina. Iniettato nella camera anteriore del coniglio non pr oùuceva suppurazione. Per i sarei e i coni gli inoculato dentro le vene e sollo la cute, era poco patogeno. L'e sperienze fatte s ui conigli, dopo iniezione intPavenosa di · grandi quar.tità, cagionò dopo alcuni ~io mi la nefrite che era facile I'iconoscel'e per la orina albuminosa e purulenla. I co~chi furono dimostrati nella orina, nella vescica e nei reni. Per la frequenza con cui si trova questo cocco nella . or ina dei nefritici, I'Engel crede che debba avere una parte importante nell11 etiologia della nefrile nell'uomo. Sul fon damento di alcune esperienze raccomanda la cura di ioduro di potassio (grammi 1,">0 per gio r·no). Studio •ulla teoria dell'acido urtoo. (The Boston Merl.ical and Surgical Jou rnal, febb. 1896).
VA N
PELT.
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l falli più impor·tanti messi in evidenza d11 Haig sono che l'acido urico si for·ma sempre in t'apporto definito con l'urea, di circa 1 a 35; che quando il rapporto delracido urico con l'urea ol trepassa questa cifra aumenta la tensione at·ter·iosa generale o locale e decresce il flus so dell'orine, e che l'acido urico si ritrova nel sangue in ragione inversa della sua aci· dita e può ess~re a lteralo a volontà alteran(lone l'acidità. La conseguenza di lutto ciò è che l'escrezione dell'acido urico al disotto dell'i a 35 d'urea implica una ritenzione di esso in qualche parte deil'organismo, e lo s prigionamento salLuario dell'acido urico dà luogo ad a ccessi di emicrania, d'epilessia ed a molti aHr.i disturbi nervosi. Secondò Hai ~, il s a licilat o di soda sarebbe il miglior rimedio pel' l1berare l'organis mo dall'ecce sso di acido ur·ico, il quille avr·ebbe una g r and e influenza s ulle funzioni di uu-
RIVISTA
trizione e di struttura dell'organismo, dai più importanti centri nervosi alle glandole più attive, alla pelle, ai capelli, alle unghie. L'autore ha eseguilo ~00 analisi di orina fra i numerosi ammalati da lui curati col meto.lo di Hai~ , e lA sue osservazioni delle quali riporta alcuni esempi, lo traggono alle conclusioni seguenti: 1° Che non in tutti i casi d'uricemia si verificano sintomi generali, polenrlo l'acido uri co rivelarsi sotto forma di jolori reumaloidi, od essere eliminato ad intervalli s enza produrre alcun disturbo, qualora i centri nervosi sieno meno irritabili per la presenza nel sangue d ell'acido stesso. 2o I sintomi g enerali sono sempre in relazione con l'eliminazione dell'acido urico, ma non vi è una relazione costante fra l'acido ur ico eliminato e quello che r esta io circolazione, ciò che si verifica spAcialmente quando l'orina é scarsa e molto concentrala. 3• La .grande varietà e èifferenza nei !.'iolomi morbosi d'individui che eliminano la stessa quantità d'acido urico, fa support•e la presenza nel !'langue di qualche slll'o veleno che produca i vari sintomi. Infatti, il dott. Kachford dalle ot·ine · di un infermo ch e sofft·iva emicr6nia ed acces s i e pilettoidi, ha estrallo una paraxanlina che riproduceva nei topi accessi convulsivi e morte, ha estratto leucomaine venetìch P. del gruppo stessn dell'acido urico. 4° Le variazion i nell'escrezione dell'aei<lo urico, verificabili in tante condizioni di vita, messe d'scco,·do con c et·ti sintomi che le accompagnano, indicano le r-elazioni già stabilite da Charcot fra la gotta, il reumatismo arlicolat·e , alcune forme d'emicrania, cer l~> allezioni cuta nee, la neuraslenia, l'isteria, l'epilessia, la paresi generale, l'atassia locomotr·ice e cet•le forme flt·editarie di demenza. Il dottore SakQwhapl,os di Alane dica che il corso·dell'artritismo é lenti) e prog ressivo, e dopo molLi anni pl'oduce la cosi deUa diates i nervos11. Siccome la vita di un individuo non è sufficiente per l'evoluzione completa di que!>ta malattia e ssa è trasmessa pel' eredità. L'arlrilis mo e la s ua dialesi nP-t·vos a rappresentano la razza umana r.el suo pcn·iodo di
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-decadenza, sono nn segno dP.Ila prossima fine di una fa·miglia, precisamente come una malattia acuta distrugge la -vita di un individuo. L'autore osserva che se lo. tensione arteriosa è realmente prodolta dall'acido urico, e se l'acido urico abbondante può danneggiare il rene, si possono aver sostanze venefiche trat-tenute nell'organismo come se ne hanno per lesioni intesti· nali. Quando questa condizione uricemica è primitiva e non -eredita1·ia, essa si rivela solo come un reumatismo in forma mite, senza sintomi generali, senza reazione anormale del sangue, con metabolismo non disturbato, e l'eccesso dell'acido urico si accumula nelle articolazioni od in altri tessuti senztl produrre inconvenienti; fino a 50 anni l'infermo non risentirà cl'le d~i dolori, ma con l'inoltrarsi negli anni il -sangue diventa più alcalino, e verranno in campo gli effetti dell'uricemia. Se la malaltia fara dei progressi, o si s·vilup· perà rapidamente, si av1•anno di tanto in tanto disordini dei sistemi generali più o meno pronunziati. Se è vera la teoria di Haig, esaminando le orine troveremo che gli accessi saranno accompagnati da aumento ·dell'acido urìco, che gli accessi si calmeranno quando l'acido urico diminui,•é, spontaneamente od in forza de' rimedi, e che nell'intervallo fra gli accessi l'infermo starà benissimo. Ma siamo autorizzati a supporre che la tensione arte riosa elevata possa produrre ptomaioe od altl'i veleni che cagionino l'emicrania , l'asma, :t a dispepsia ed altri disturbi generali, percÌH~ altrimenti non si spiegherebbe la riproduzione eli s intomi simili ne' topi con l'inoculazione di sostanze estratt~ ·dall'orina, mentrechè l'inoculazione dell'acido u1·ico non li produce. Nei casi inolkati d'uricemia l'infermo non gode mai per.fetta salute, e le sue sofferenze sono più o meno gravi a se~onda della ma~gio re o minore escrezione d'acido ·urico, e quando i poteri fisiologici non sono così vigoro;;i da espellere tutta la sostanza venefica accumulata negl' intervalli degli accessi, si stabilisce un circolo vizioso che si trasmette ·da padre io figlio . Haig riti<>ne che questa condizione sia prodotta da un'ali•
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mentazione prevalentemente carnea, e consiglia una dietetica. vegetale, ma l'autor e osserva che se questa cagione delru- ricemia può valere per l'Inghillerra non può aver valore per l'America, dove moltissimi de' suoi pazienti consumavano pochissima r.arne, for se perchè ne avevano consumala ta·oppo i loro antenati. Ma l'elevazione della tensione arteriosa non può anche essere prodotta dalle ansietà, dalle lotte del sistema n e rvo~o che a loro volla producano la condizione uricemica ? E chi può dire quanta parte abbia nel metabolismo or·ganico quest'affaccendamento della vita moderna, qnesta perpetua battaglia della moderna civilizzazione 1 Per or·a, lo scopo della cura dev'essere l'escrezione dell'acido urico ~en za intralciare il metabolismo organico, e l'autore usa a questo scopo il salicitato ed il fosfato di soùa, la pilocarpina, i pre parati di fet•ro e di iodo, il salol, gli a cidi e gli alcalini, e prescrive il molo più che possibile. Recentemente ha usato il permanganato di potass io con g rande giovamento, e di tjuesta cura iniziata dal doltor Rach · ford riferira le espet·ienze in appresso.
RIVISTA CHIRURGICA I raggi di llontgen e le loro recenti appltoa.zlonl ohlrurglohe. ·- ( The Lancet, f~bbraio ed a r r·i!P).
Un ragazzo al quale era esplosa nelle mani una rivoltella,. si feri alla mano sinistra, al disopra dell'arcata palmare profonda. il doll. Jones dilatò la ferita, ma non po tè t•inveni re il proiettile. Il pr ofessore di fisica di Liverpool dott. Oliver Ladge prese la fotografia della mano, ed allora s i vide il proiettile impian.tato sulla base del 3' metacarpeo, nella s ua articolazione coL g rande os<>o.
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Essendo a quell'epoca gia in cot·so un processo reatlivo, non si credé opportuno di fare subito l'estrazione del proiet~ 'tile per non essere c,bbligato ad incontt•at· l' arcata palmare profonda, ma si preferì attendere la suppuraziooe. Il dott. Battle vis1tò una donna di 30 anni , la qt.:ale raccontava che !) mesi innanzi si era punta con un ago nella regione metacarpo-falangea del pollice destro, e che una parte dell' ago era rimasta nella ferita quando tentò di -estrarlo . Tre mesi innanzi erano riesdti inutili i tentativi chirurgici. Non v'et·a ombra di gonfiore nella mano, ma v'era esa.gerata sensibilità e durezza nelle vicinanze della ferita. Il pollice si fletteva con difficolta. Il dott. Rowland prese la fotografia della mano, e fu subito scover to il frammento d'ago che giaceva trasversalmente nell'artico1azione metacarpo-falangea dei pollice, ma non si poté scorgere se esso fosse allogato nella regione anteriore o postel'iore della mano. Il 21 febbt•aio il dott. Battle fece un'incis ione lungo l'asse del pollice, in una linea che corrispondeva all' inlorvallo fra l'adduttore e l'opponente, al disotto dell'articolazione, e com.parve l'estremità dell'ago come una macchia aera in mezzo al tessuto di granulazione. L' estrasse immediatamente con una pinza da dissezione, e vide che era la metà di un sott ile ago con la cruna, della lunghezza di un mezzo pollice. li 18 ma rzo, uo uomo di 32 anni fu colpito, mentre lavorava, da un pe:t..zo di metallo s ul lato ulnare del polso sini· 'Stro, fu condotto all'ospedale di Bir mingham, si esaminò la verit.à, non fu scoverto alcun corpo estraneo né con la palpazione, nè con la specillazione, e fu medicato con tutte le -cautele antisettiche. Il 25 marzo la fotografia Rontgen svelò distintamente il -corpo estraneo nella superficie palmare dell'osso semilunare. Anestesizzato il paziente, s i ft~ce un'incisione nella detta t•egione >} si trovò una sottile schef!gia di acciaio collocata profondamente fra i tendini flessori della mano. Estratta la s cheggia, la ferita gual'i prontamente.
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RIV ISTA
Contributo al trattamento 4ella tuberool08l oblrurgloa . - (An nali di medicina navale, Jicem-
MA DIA. -
br·e 1895).
L'autore guarì col metodo del prof. Durante due casi di tubercolosi chil'UJ'gica; uno di periostite tubercolare al sacro l'altro di liofo·adenili l:<Crofolose che occupavano largamente· la regione ioidea e par te della malare. Il metodo consiste nell'iniezione ipodermica praticata colla ordinaria sir inga di Pravaz, una volta il giorno, d'una'soluzione jodo-jodurata, composta, in fo rmola per a ùulto, di: Jodio . . . Joduro potassico Acqua distillala .
gr. 1-5 • 10 » 100
Il quant.ita tivo di jodio dal minimo d'un grammo deve esser progressivamente aumentato a cinque, che rapprE>sentano il limite massimo di somministrazione. Il gran segreto della cura sta nella sua is tancabililà, dovendosi alcune volte protrarla tino a 60 iniezioni, e non· r aramente durarla 5 o 6 mesi, sebbene dopo le 20-60 iniezioni si abbiano, nei cas i favorevoli, r isultati oltremodo soddisfacenti. Ogni malato di tubercolosi chirurgica sia osst'a che articolaJ•e, ma specialmente se glandulare, può essere efficacemente assoggettato a tal cura , anche quando la forma chirurgica si associa ad una tubercolosi incipiente del polmone. Né il Durante Dd l'autore riconoscono nell'jodio metallico una virtù specitìcn antibacillare; ma sembrerebbe che esso agisca aumentando le resistenze dei tessuti, in cui I'Cnde piU. attivo il ricambio. Perciò in ogni caso di tubercolosi locale associata ad infezione piogenica, occorre alla medicamentos~ associare punture evacuatrici, incisioni, raschiamenli per dar: esito ai germi della s uppurazion.,, che per lOl'O conto, agiscono in senso contrario all'j odio, ossia deprimendo la vitalità degli elementi istologici.
CHIRURGICA
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La cura praticata nella clinica chirurgica di Roma pro-dusse molti miglioramenti, qualche guarigione; ebbe pure alcuni insuccessi, in cui l'azione fu pressoché nulla; poiché, nella peggiore ipotesi, le iniezioni non riescono irritanti, e per il gran potere disinfettante del jodio, non producono giammai 8SCESSi. Sembrer·ebbe che fra le varie linfo·adeniti reagiscano meno , quelle che appartengono alla così delta tubercolosi gr igia, che cioè hanno poca tendenza alla caseificazione ; ma gli insùccessi non impediscono che si possa, e si debba, prima . di condannare la parte o disperare dell'individuo, ricorrere con fiducia a questo metodo, che ha dato r·isultati co!'!ì ~;or- . prendenti. g. n .
Bapportl del h'&aml ool tumori m&Upt. - · (Mùnehner mecl. Wochensehr. e Centralo. fii. r die medie. . Wissensc/1., N. 13, 1800).
ZIEGLER. -
Lo Ziegler tiene come completarne n te dimostra la la esi- . stenza di rappor ti etiologici fra i traumi e la produzione di tumori. Mentre lo sviluppo di un tumore dopo un trauma unico è relati vamE~nle raro, i traumi cronici al contrario s u diverse parti del corpo danno occasione alla formazione di -tumori. Sebbene molle volte la dichiarazione dei malati che-, alt<·ibuiscono la origine della loro affezione ad un trauma meriti d't!ssere presa in considerazione rimane però un gran numero di casi nei quali r1uesto rapporto non può esser& ammesso. Lo Z. ha raccolto nella clinica di Monaco molli casi di tumori maligni osservati negli ullimi cinque anni meUendoli in rapporto con le influenze trau m~tiche. Sono 499 tumori maligni dei quali, non contando i tumori delle mammelle e dei genitali, 180 negli uomini e 102 nelle donne. Su no casi di carcinoma mammario nelle donne 37 volle è stato indicato un unico trauma con successiva formazionn del tumore nel luogo della lesione. Lo sviluppo del cancro 25 volte cominciò subito; una volta solo dopo 2 anni passati. Mentre ambedue
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le mammelle sono attaccate dal carcinoma quasi con eguale frer1ucnza, il quaclnwte estemo superiore del torace è di mollo prefet·ito. Si può con sicurezza stabilil'e un nesso causale fra la mastite e il carcinoma, poichè solo 6 p. H)Q di tutte le puerpet·e ammalano di mas lite, ma i carcinomi dopo la mastite formano il 18 p. 100 del numero tota le . In 4\o cancri delle lubbra, dei quali 42 del labbro inferiore, cinque volte fu acc~sato un trauma unico, sulla cui fe t·ita si sviluppò un'ulcera carcinomatnsa. Stati cronici infiammatori, come r agadi, vert·uche escor iale, il molto fumare vi hanno molta parte. ~embra che anc!Je il radersi vi abbia influenza. l n 37 carcinomi del cuoio capelluto, 8 volte si potè dimostrare un trauma unico, mentre le irritazioni croniche, par· ticolarmente verruche escoriate furon o notate16 volte. A n che nei cancri della cavita buccale e della lingua, in tutto 46 casi, 4 volte fu inùicato un lt·auma acuto; fra le irritazioni ct·oniche sono particolarmente da prenders! in considerazione i denti cal'iati acuminati. Nel carcinoma del pene è da tenersi con to della ir ritazione prodotla dal fìmosi . Tutti i nove ca>cinomi primari delle estremita si svilupparono sulla base di s tati irritati vi cronici, 2 volte da antiche fistole delle ossa, 6 YOlte da processi ulcerativi della pelle e una volta da una vert•uca. I n 171 sarcomi, 35 volle fu notato un trauma unico e 32 volte uno stato irritativo cronico; mentre in 328 sarcomi, si rile vò solo 35 volte un tr auma unico e 92 volle uno stato irr itativo cronico. Su tutti i 499 tumori maligni si ebbe il trauma unico in 18 p. 100, il cronico in 25 p. 100, il qual fatto depone decisamente in l'avare della teorica irrilaliva del Virchow.
E•perlmentl nll' applloaztone del raggi Bontgen alla medlolna e alla ohtrurgta. - ( VeroO'entfich. aus dem Geb. des Militiir-Saniti:Uswe.~e ns, HefliO, Berlino, 1896). Abbiamo dalo nel numero precedente un •·apidis:!imo cenno d i questa importante memoria. Ora, pubblicandosi in questo stesso fascicolo un resoconto delle prime esperienze fattesi
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in Italia in un ospedale militare, crediamo opportuno di riportare con più dettaglio le conclusioni a cui gli egregi autori sono gi'unti. Las.ciando da pal'le tutto quanto riguarda la genesi e la evoluzione della scoperta, l'invenzione degli esper imenli, il toro rapido moltiplicarsi e diffondet';si, non solo fra i natu ralis ti e tra i fisici, ma anche fra i dilettanti della scienza, -ed il modo singolarissimo con cui i nuovi raggi si comportano attraversando i tessuti del cor po umano, cose tutte già note al pubblico comecchè trattate e studiate con interesse dagli scienziati, ci limiteremo a riassumere le conclusioni "Sul valore diagnostico dei nuovi raggi adoperati a scopo medico-chirur gico. Questi raggi hanno il potere di rappresentarci l' imagine d i parti che hanno una densità superiot·e alla metlia deusità delle parti molli, di rappresentarceli secondo la loro forma , volumP, e posizione, resa sensibile attraverso la pelle intatta, -entro certt limiti, determinati dalla spessezza totale degli strati attraversati dai raggi medesimi. Per ora non è p08sibile s tabilire quantit.alivamente la profondità degli strati che possiamo illuminare. Ciò dipende in prima linea dalla forza illuminante dt>i singoli tubi, e fino ad ·un certo grado dalla durata dell'illuminazione. Coi miglior•i e più pote nti tubi, con una rlurala di esposizione relativamente br·eve, si riuscì a far attravers are dalla luce parti molli per lo spessore di una coscia d'uomo mediocremente robusta, quindi per l'este nsioue di circa 17 centimetr i, producendo un contorno abbastanza netto dello scheletro in un periodo di .45 minuti. Forse si sarebbe potuto ottenere di più .prolungando la durata dell'esposizione, ma il tentativo di ren-der visibili parli alla profondita di 23 centimetri dopo una ·es posizione di 1/ 6 d'ora ebbe risultato negativo. Tenuto conto pertanto di questo limite di potere illuminante, le condizioni normali ed analomo-patologiche di vari tessuti di cui possiamo avere utile rappresentazione sono ancora ahbastanza numerose. Fra le imagini ben r·iuscile sono in prima linea da segnaJar·si quelie che ci rendono l'ombra di metalli, scheggia di
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IUVISTA
vetro, di proiettili, aghi, ecc. Meritano quindi menzione le figure anatomo-topo~p·afiche delle singole parti dello l"cheletro e specialmente delie articolazioni, nei loro rapporti colle par·ti molli tonto sul vivente che s ui preparati. Sono inoltr·e da a pprezzarsi le imagini delle deformita degli arti , soluzioni di continuo nelle ossa, lussazioni e frallure alle estremità articolari, calli nascenti ecl antichi di fratture e fenditur e ossee, di alter·azioni articolari provenienti da affe:lioni dei cent1·i nervosi, di pseudartJ•osi, anchilosi , iperostosi e periostosi, inspessimento della sostanza ossea in seguito ad osteile sclerosante, e rammollimento pe1· osteomatacia, ecc. Con questo nuovo me:t:zo riconosceremo puN le varie alterazioni ossee per rachilide, per sifilide e per ca1·ie. Facciamo subito osservat•e intanto che le soluzioui di cohtinuo delle cartilagini non ci vengono rappresentate dai raggi eli Rontgen, per la ragione che le cartilagini non danno ombra ; per· questo fatto le articolazioni ci appariscono abnormemente allargate, e non ci è permesso di diagnosticare delle soluzioni' di continuo in quelle parli se non quando esse soluzioni sono mollo estese. · Fino ad un certo punlo ci !Saranno di una qualche utilit.é diagnostica i raggi di Rontgen anche applicali all' analomia patologica. · Conoscendo infatti l' inte.nsilà d'o mbra di un osso normale circondato da parli molli pure normali io costituzione e volumEC', se l'ombra dell'osso ci apparirà, o piu chiara o più intensa di quella che si conosce per tipo normale, potremo dedurre che un'allernziooe vi si è ot•dila, nel senso di depauperamento di sali calcarei ~on sostituzione di abnormi e lementi,, oppure di un aumento dei materiali interceltivi dei raggi.\lnduzioni:diagnostiche più precise e più concludenti a questo riguarrlo per ora sono imposs1bili, ma questi dati saranno sufficienti per furci supporre con molla probabilila la formazione di tumori nella sostama ossea. Difalli il Kònig in un caso di S!11'COma della libia, pe1· il quale si olove ltè;pt·oceder e all'amputazione della coscia e di cui fu estralt.nl'imogine dnpo l'amputazione mediante i raggi Ròn tgen, ci riferisce come si sia rilevato dall'imagine stessa.
CIIIR UHGICA
in mezzo aiJ'mnb1·a scur a della libia un·ar·ea irTegoitll'e di ombi'a piu chiara, indicante la p1·esenza del tumore. Inoltre sul l'emot'e ampuloto nel le vicinanze dell'epiconddo lateralE\ i raggi eli Rontgen dieder o l'imagine eli un'altra area della gra ndezza di un marco a con forni oscuri ; or bene qu~lla seconda immagine era data dalla pt·esenza di u11 eocoo d~oma innicchiato uella sostanza epifìsaria eli •1uel femo1·e. I n questo caso adunque i ra~<gi di Rontgen si dimostrarono atti a rivelarci che nella profondilà dell'osso vi er ano neoformazioui che si scostavano dalla normole struttura dello scheletro. Natu1•almente l'imagine sola, tale e quale ci può essere dala or a, non polra condurci a valide conclusioni se l'osservazione non sa 1·à aiutata da tutti gli altri mezzi diagnostici che da temp1) possiede la scienza. Non dobbiamo dirne11ticare frattanto che tutte le suddescritte r appresentazioni aoalomo-patologiche forniteci dai nuovi raggi, bcochè co!ltituiscano un'interessante novit.a per la loro m eravigliosa efficacia dimostrativa, tuttavia io molti casi non rivelano al medico sper imentato nulla di nuovo, nulla che egli non riesca a ricon oscere mediante altri sussidi diag nostici. Notisi ancora che tali irnagini non sono che ombt·e, che come tali non ci perm ettono di olistinguei'e diffeI'enzialmente i con torni dei varii tessuti. Cosi la cute, i gruppi muscolari, i legamenti , i l enùini, i ne1·vi, i vAsi non ci ap· pariscono che sotto l'aspetto complessivo e confuso di un cilindt·o chiaro e liscio senza gradazioni di ombra, senza una distinzione qualsiasi tra tessuto e te!'>sut(l. Noi possiamo per ora vedere in quelle parli un pr oiettile ben determinato, il quale soffermalosi do m olto tempo avrà prodotto estesè allei·azioni nel periostio, nelle guaine tendinee, nel tessuto connettivo, nei net•vi, nei vasi; ma dj queste alterazioni non possiamo ave1·e alcun segno sensibile e la imagine che ne avremo sarebbe la stessa che quella l'ornitaci da un proiettile in m ezzo a tessuti ancor a sani; i ra ggi non ci daranno i nd i~io che della sede del corpo estraneo, cosa che il più delle volte il chirur·go arri va a conoscere con altri mezzi diagnostici e specialmente colla. palpazione. Me dove quest'ultimo mezzo ci fallisce, come quando il corpo
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es traneo risiede nella prorondita ;lell'aoca, nel tQrace, nell'adJome, ne lla colonna verlebralt>, pei'dono pure ogni potere anche i raggi di Rontgen. Eppur e, non oslanle queste impe1·fezioni, nessun chiru1•go vorrà deprezzard l'ut1lita di questa siogola1·e scoperta, perehé, ad onta del suo campo d'applicazione per o1·a troppo t•istr etto, esso costituit•à sempre un mezzo prezioso pe1· completare e confermare una diagnosi. Se si riftelte poi alla possibilità di scopri1·e corpi estranei, proiettili e framm enti di pr oiellili, mediante i raggi di Ronl· gen, a nessuno s fu ggira la g rande impor tanza dellt' nuova scoperta, considerata come sussid io nella pratil!a della chirUI·gia di guerra . Basterà rir.ordtu•e i non pochi casi osservati nelle ultime campagne, in cui frammenti di proietti in· castrati da mollo tempo nei tessuti diedero origine più tarJi ad ascessi, a fistole, a complicazioni, che resero necessa1'ie, molli ~~ molli anni dopo la lesione, spaccature che si era dovuto praticare attraver;;o parti inspessi~ , attaccate fino alla profùndilà dell'osso e tal volla senza poter scopr ir e il corpo estr aneo, che for se giaceva non !ungi al luogo dove si ce rcava. l n simili casi la scoperta di Rontgen sar ebbe stata davvero provvidenziale. Essa avrebbe indicdta all'ope1·atoN la retta via pe1· la rieerca del proiettile ed avrebbe assi ~u ra to cosi l'esito felice dell'opei'azione. Ed anche in quei casi non ra1·i in cui l'iroagina zione del ferito s i ostina a credere che esista nella ferita il proieLtile o qualche 'a ltro corpo estraneo, il nuovo processo verrebbe certo a dar e un r esponso decisivo e !:'i eviter~bbe ro inutili ricerche. Possiamo fa r e un a ltro passo innanzi in questo s tudio riflettendo all'utilita del nuovo processo nelle lesioni di g uerra anche per l'avvenir e. Se avremo a fare con feriti dopo avvenuto un combattimento a g1·andi distanze, nonostante lo straordinario potere di penetrazione dei pr oietti, troveremo sempre un buon numero di proie ttili arrestati nelle ferite, come !;tappiamo dalle esperienze; ma anche supponendo che il combattimento abbia avuto luogo a piccole distanze non saranno 1·ar·i nemmeno i casi di permanenza di fl'amm enli,
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proJotli dAl mantello squarciato nel pt~ rcut,te re la diafìsi delle ossa . L'astensione da .lgni maneggio per la ri cm·ca di quei cor pi estranei e la chiusura delle ferile sui posti da mt>dicazione ed in gtlnere negli stabilimenti militari mobili resterà sem· pre un pr ecello ineoncusso. Ma quando è mancata la g uar igione perché non potremo noi, p1·ima di rimanda1·e i n patria il ferito ricer c.are con questa sonda ideale, dei ra ggi X , la presenza del corpo estraneo ed inscriv ere !<Ui documeuti che accompa gn~.uw l' individuo il risultato dell'innocua ricer ca1 Cosi facendo, ~upposto che aò un cer to momento per la p1·esenza del corpo est1·aneo si manifestino suppurazioni, seni fistolosi od al tr·i insoppot·t~bili di sturbi, il ch irurgo incaricato della cura possiede già dei dati preziosi per· venire ad un razionale ed efficace trattamento, potendo già avere. un'idea della forma e del volume del corpo che è causa di quei rlistuJ·bi. Nolisi anco1-a che tali constatazioni p1·ocureranno al medico militare nuovi e prezi osi cr iteri per convalidaJ·e giudizi medico-lt?gali r ifiottenti l 'inabiliti! del ft>J•ito e lo mt>tter11nno in g1·ado di valuta1·e obielti vamente la r eAl tà ed il gr ado dPi disturbi subiettivi accusali dal pazi ente. Fr·o le numerose speciA di cor pi estrAnei la cui pr eseuza può esst?r·e diagnostica In con grandissimo vantaggio dai raggi di R ont~en merita vano ~'<pedal e m enzione i piccoli cor pi· estranei delle piante dE'l piede e ciel palmo della mano. i quali imprigionati nei rigidi tessuti di quelle parti si so ttra~rgon o al nostro tatto e m olto spessn tormentan o per anni Pd anni il paziente con i nsoppOt·labili dnlori e gr andi disturbi funzionali. È noto con quale f'l'equenza si pr esentano lesioni della mano per !ICheggie Ji vetJ·o. Se fino ad ora fu un aur·eo precetto quello di evi tare le tJper·a zioni per l a ri ce1·cn del sosp\'ltHto corpo estraneo, or·a invece sar a indicato di proceder e subito dopo avvenuta la lesione all'esplor azione col nuovo metodo, che senza alcun . disturbo traccia la viA più facile e sicura per• allontanarne il cor·po estraneo. In quanto ai C<lr pi estr anei che non danno di~turbi, naturl\ lmenle anrhe di fronte alla uuova scnpt'rla r el!gel3empre
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il principio di lasciar quei cot·pi tranquilli nella l oro nicchia, ed il chirur go, anziché compiacere qU1'1li inval idi che, eccitati dalla nuova scopcela, si rammentasser o della loro vecclaia palla, dovt·à dissuaderli dal reclamar e una operazione. P otrebbe anzi darsi il caso in cui i raggi di Ronlgen venissero a dar e un responso negativo sulla opportunità di una operazi one già vagheggia ta d~:l! chirurgo. l noltr e é da ri~uarJa t•si utilissimo i l nuovo m etodo in certe cond izioni di fra tturo e di lussazioni; p. es. fJUsndo occ•Jrresse di con statare la posizione delle ossa sesamoidee nellf>. form e tipiche· di lussazione metacarpo- falangea del pollice; nelle lussazioni dt'l gornilo antiche con pt·obabil e complicazione di lussazioni ed anche per constatare fenditure non ri conoscibili alla p~:~lpazion e. Il processo di Riintgen· p•JII'à servit•ci anche per riscontrare l a pr ogressi va O!:l~ilìcazione del callo n~lla ri tar data guar i gione di frattur.-, come pure per accct·lat•e. i l progr essi vo migl ioramento indollo dalla cura· intr·apre>sa per combatLet·e affezioni delle estremit à epifìsarie delltl ossa dipendenti da rachi tide e da sifilide .. Dobbiamo pure assegnare uu certo valore ai raggi di ROntgen quando tra ttasi di mel lt\r <' i11 chiur o dubbi sintomi morbosi allegali da fe1·iti per uccidenti cd in fori uni, se le r~ r i te r iportate furono ;1r odotte da scoppio d1 malel'iali o quindi, da pE'netrazione di piccoli frammenti. E fin almente potremo con questo pr ocesso tranquillizzara quelle per sone le quali avenJI) sofferto una data lesione, son dominali dalla morbosa fissazio'ne di avere un cor po estraneo. È bene poi notare una circoslanzt~ l a quale rende difficile l'impiego di questo m ezzo ùia ~nostico, a tal gt·ado in certi casi dA renderlo impossibilt:.\, c questa consiste nella oeceRsità di pr olungare di m ollo l'espl)sizione della parte ai r•aggi catodici. È gia faticoso pe1· un uomo sano, ma puo esscr·e addi· rittura insoppo•·labilo per un individuo ammalato e sensibile, muntenerl' un ar·to od anche tutto il cor po per tre quarti d'ora nella ri ~i da immobilità di una posa fotogr afica . Per ciò, ad abbreviare• la du ral a òPII'esposizionc dovranno rivolger si i nostri !'lforzi per mi f!liorare il p roc~>sso, il che si p1•lr à ot·
CHIRCRGICA
tener·o Pinforzando da una parte la fon te luminosa, dall'a ltra rAndendo più snnsibile Alla luce la piastra destinala a t'accogliere l'imagine. Facc'amo osservare sin d'or·a che u reaHzzare tale ùesidel'io si è p:ià in parte r·iusciti. Forse si arriver·à ad a vere una inlen!'ità luminosa di tal grado da potere penelral'e collo ~:>guardo nella profondi la del t ronco e del crani \l. Ancnl'a un simile te nt ativo non 1•bbe succes so, essendo anche falli lo, per quanto ri p:uarda il cranio, dopo che s i era prevjarnenle rimossa la squamma del lt>. rnporale. Ma ammesso anche c he si abbiano a r·ealizzaPe questi progressi, non dobbiamo aspellar·ci di veder cosi pl'eslo soddisfatto il desiderio di r iconoscere le alterazioni patologiche n egli org1mi e viscet·i interni. A ciò si oppone sino ad ora il f~tUo che il tessuto dei reni e del fegato ci offrono una ombra amorfa, identica a quella proiettata da un tronco ner· voso, da un vaso sanguigno, da uno strato muscolare. Sarebbe già molto se si riuscisse a distin guet·e la massa del muscolo cardiaco nei ~uo i conLorni dall'imagine d'el tessulo p()lmonare, oppure a riconoscer·e la densa sostanza del rene altraver·so l'inteslino vuoto e nei suoi rap porti coll e costo le, Qllenendo cosi un prezio~ o indizio sulla posizione e vulume d ei singoli organi. Ma no i ci troviamo a ncora nei pt'irnordi della grande scoperta. Le nos tre cognizioni su questi raggi sono ancora rudimentali. Ancora non conosciamo bene 'luale ne sia la natura e ci trovia mo ancor·a n ella incertezza circa alle lo•·o proprieta. Con tutto ciò possiamo ben dire che dalla scoperta di Rontgen c i viene aperto un vastissimo campo di fecondo lavoro, per il quale l'arte medica s i arricchirà in un tempo più o meno prossimo di un nuovo e potente sussidio Jiìlgnostico.
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RIVISTA Dl OCOLISTICA \\'ECKER.- Jl ruohlamento ooi'Jleale applloato alla gua-
rigione dello pterlglon e della cheratite nutrltorme. -
(Recued cfophtalmologie, N. l, 1896).
Il Deschamps parlò all'ultimo congresso ortalmologico Ji Parigi di una for~unata applicazione del raschiament.o corneale alla guarigione dello p~erigion. Egli consiglia di aggiungere alla ope1·azione dello pterigioq il raschiamento della parte della ,cornea che ha servito di sostegno allo pterigion e molto si loda del notevole rischiararnento che si ottiene con questo nuovo tempo della operazione. Il Wecker ha com1;1nicato alla Società oftalmologica di Parigi di avere fatto per la cura dello pterigion un passo di più, tenendo~i unicamente al semplice accurato raschiameoto dello pterigion seguito da una irrigazione asettica prolungata·. Il raschiamento cosi eseguito può bastare per la gua•·igione di pterigion poco estesi senza aggiungervi alcun allo operatorio, come l'esportazione, la sutura, lo spostamento ecc. Il \Veckel' ha cvsi ottenuto, in pterigion moderatamente sviluppati, co} solo raschiamento corneale, una tale trasparenza del tessuto della cornea che bisognava ricorrere alla illuminazione obliqua per rendersi contp della sede che occupava l'affezione. Queste operazione così semplice basterà ancora nei c~si di pterigion spesso carnosa e molto estesi? Il \Vecker non osa affermarlo, non essendo a ciò sufficiente la sua esperienza; ma il metodo del semplice raschiamento può essere fin d'01•a raccomandato, come unico espeJiente curativo sugli ptel'igion poco spessi, poco attivi eJ è particola1·menta indicato al principio Jella malattia per prevenire l'attrazione progressiva della congiuntiva e la trasformazione della affezione in pte1·igion carnoso ed esteso. Nella clinica del prof. Wecker il raschiarnento cornea le ha trovato una nuova a pplicazione come mezzo di allenuare l'intorbiùamenlo della cornea in una mttlatlia che nei fanciulli
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f DJ OCULISTICA
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lascia macchie dense e persistenti, cioè nella cheratite nastriforme (/{er-atite en bandeletle). Senza volere diminuire la efficacia della pomata di precipitato giallo unita al massaggio metodico, il W ecker la o~servar·e che questa medicazione è ancora assai lenta e lascia persistere specialmente .alla estremilA della bandeletta corneale opacità a rcuata spesso molto distinta. Cer tamente il metodo più pronto per l!:· oncare una affezion e cosi tenace consist-e nella abrasione par ziale rlella congiuntiva come la ha raccomandata il dott. PI"outr, il quale prendendo una piega della congiuntiva al passaggio della bandelletta sulla cornea, ne esegue, dopo averla sollevata, la escissione con un sol colpo di for bici curve. Dopo questa piccola operazione si può spesso vedere sparir e quasi istantaneamente i sintomi irritalivi, quali la foto· fobia, la lagrimazione ecc., ma per dissipare la opacit.à, si è sempre obbligati a ricorre re ai mezzi r•ischiaranti per un tempo più o meno lungo. Il Wecker ha usato il raschiamento di tutta la barulelletta corneale, portando via con il suo cucchiaino tagliente tutto il fa scio vascolare e ci·ò tanto per sut·rogare l'abrasione parziale del Proutr, quanto per aggiungerla a questa oper·azione se il male avesse preso una grande estensione. Come per la cura dello pterigion, il raschiamcn to sostituito o combinato alla operazione del Prouff è !lembrato dare a rìguar·do del rischiara mento corneaìe, resultati molto più decisi e più rapidi e presentare specialmente il vantaggio di dispensare dall'uso successivo dei mezzi rischiaranti e di una medicazione troppo prolungata. Questa piccola operazione deve essere falla col cucchiaino e non col coltello, perchè ques to atlacca cer tament·e più o meno le lamine sane della cornea, menlre quello limita la sua azione alle par·ti alterate e meno resisten ti. E. R. A . Scni.iLE. - Bulla oftalmoplegla malliteatat&alln modo
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aouto. - (A rch . .fU.r Psychiatrie e Centralb. fiir die medie. Wisswsch., N. 9, 1896).
Lo SchiHe ha comunicato due casi di oflalmoplegia vermra in modo acuto. Nel primo si tr·attava di un bevitore, nel qu8le
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111\"LSTA 01 OCl'l.lST!CA
si manifestò in breve tempo una pat·alisi quC~si completa dei muscoli di ambedue gli occhi; alcu11i gior ni dopo comparve una emiparesi sin istr a con senso di vertigi ne, delirio e stordimen to. Dopo 35 giorni av venne IH morte per malallia polm onar e. Nell'ullimo per iodo ambedue le pupille erano r tgide. Le alterazioni anatomiche ri scontrate diffet·iscono dagli altri CS!'i di pol ioencefalile superiot·e em•11Tagica in quan toché si r invenne una alterazione m ol l o estesu dei va <'i del cerv ello ~ del cervelletto che è da ri;;uardarsi come alterazione eteromatosa tlelle arterie. M en tr•e nei primi cusi furono osser va ti solo emot·ragia e anormale riempimento di vasi, in questo si osservò la fvrmazione di un grosso focolaio di rammollimento nel territorio dell'oculo m otor e destro che a veva distru tto i nuclei e le fibre del relativo ne!'vo ed avendo invaso il peduncolo cer ebrale destro era stato causa della emipar esi "'i nistra. Alterazi oni di vasi e ramm ollimenti ave,•ano sede in altri luoghi inJifferenti del ~e r v~llo ed avevano decot·so senza man if~staziiJ n e di sintomi. Solo la r egione del nucleo dei muscoli oculari aveva menif<lslato distur bo di funzione a cagione delle alterozion t vascolari ùetel'mina te dall'alcoolismiJ. Nel secondo caso 111 uomo sta tL' già pr ima infettato ùi sifilide si manifesta r ono 27 anni dopo la infezione s~uza causa diretta verti gini, dolori di lesta e paralisi d•)ppia completa di lutti i mu scoli esterni d~ll'occh io e sol o pat·esi dell'elevatore della pa lpebrn superi or e si nistra ; i muscoli interni dell'occhio eran o pure a sinistra mollo insufficien ti. Oltr e questi fenom en i vi erano segn i di tabe incipiente, come d•llori lancinanti, 11Lassia ipoeslesia e mancanza del riflesso patellare. Dopo 3 settimane comparve una intercorrente re sipola della faccia e tosto dopo av venne l a completa r etr ocessione della paralisi dei muacoli oculari ; eccett.o la leggera plot• a sinistro. Quattro settimnne dopo avvenne la mot·te per una affezione polmonare, essent!o poco tempo prim a tornata la r igidezza pupillare. In rrue;.Lo ca!;o erano Rssociati in un sinlilico i segni sicuri di una labe incipiente con la oftalm oplegia acuta. La vat·iazione nei fenomeni parnlilici e il rapido sparirr. dei medesimi depongono in favore di una sede periferica della affezione m eningiti cu ba!;ilar t>.
RIVISTADELLEMALATTIE VENEREE EDELLA PELLE N. E BS T EIN. -
Dl•turbl nervo•l nell' Berpe• so•ter. -
( Virchow's A reh . e Centrai& • .fìir (lie medie. W issensch., N . 5, IR96).
L'Ebstein comunica un ca!io di zoster facialfl e di zosl<>r o~cipito-collare, nel quAl e~ due gior·ni dopo la eruzione dello zost~r compar ve una paralisi faciale dello ::nesso Ialo. Con lo sviluppar si dello zostet• e della paralisi fa ciale si dile~ua t·ono i dolori già esistenti sul campo della eruzione e in vece sopravve nne un abbassamento molto esteso della sensibilità nelle parti ionet•vale dal l rigemino. Con questo l' Ebstein ha ra ccolto dalla letteratura allr i casi di her·pèi< con disturbi di movimento, anomal ie di sensibilità e aller al:ioni Lrolìche (atr·ofìa). In quattro casi co mparvero, dopo l'H erpes zoster, dolori, atrofia e pat•alisi nel dominio del p l esso brachiale; per·ò è stato osservato un caso simile anche nei nervi della coscia. I n otto casi si manifestarono par·alisi dei muscoli deglr occhi nella sfer a dell'oculo moto t•iu o dell'abducente insieme con un herpes oftalmico. Il sopravven ire di una paralisi faciale a un erpete faciale é stato osservato una solu voll<'~ . Più rrel(uentemeote la pnrali si faciale succede all'erpete occipilo- collara che ha sede prevalentemente nei luo~hi di diramazione del 3" paio dei nervi cervicHli. Oltre il coso sopra descri tto daii 'Eb~lein incontransi nella l elteJ·atur·a altr·i sei simil i casi. In tutti i casi era attaccato il lato sinislJ'O. La paralisi era ot·a leggiera ora gr·ave e per lo piti associala a disturbi della sensibilità nella sfèr·a del trigemino. L 'Herpes in questi sette casi pr ecedette la paralisi. I n altt·i casi che non apparten;::-ono precisamente :a questa specie, una ertlZione erpetica tenne diel1·o a una precedente par·alisi facial e. l n questi l a causa della paralisi non deve essere ri cercata nell'er·pete. Nei casi rii er pete cer·vico-subclavicolar e (4 di Bere nsprun ~, 2 di Ebslein) fu sol0 osservata la paral isi faciak Nei C'a ~t di er pete occipito- coll arrl e paralisi l'a-
.BI VISTA
ciale nei q uali non combinava Ili sede Jella paralisi e quella della affezione culnnea si trattava di un disturbo trofico di moto e di senso indipendenti in due d1versi territori ne1·vosi. F1·a il grado della pnralisi, della violenza della nevralgia e della estenl'ioue Jall' Herpe!> non esis teva alcun a ccordo. L'Ebs tein ce 1·..:a spiegare la er uzione dello zoster , come v. Recklinghau;:;en, coi distur bi vasomotori, (irritazione dei vaso dilatori); coutc•mporaneame ute cou questo distUI·bo aop;ion~ u rolico sono irritate le fi bre sensitiw che decorrono insiem! con le vasomolrici. l uervi va somotori e sensitivi possono essere posti in stato di I'CcitazionP da stimoli locali (come trauma, ecc) o da agenti di natura tossica o infettiva circolanti ne l s a ngue. I traumi e il rafl'reddamentn agiscono solo favot·endo In paralisi I ra mi ùel faciale hanno una particolare vulnerabilità vp,rso i prodotti del r icambio ma teriale che pr(lvocano lo 1.0st~r.
A. LAREwtcH. - AutoiDooulauoDe 4ell& aoleroal prlm&rl& •lflUtlo&. - (Arch .fur Derm. und. SytJIL e Centralo. fiir die med. Wissenseh., N . 6, 1896). In una donna accolta nella clinica con una sclerosi tipica al pic colo labbro sinistro della vulva si s viluppò un mese dopo una sclerosi parimenle tipica nella fossa navicolare; in un'a ltra malata, 39 giorni dopo una affl!zione primaria affatto caJ·atteristica al la bbr o s uperiore, si manifestò pure una ben distinta ulcera indurita alla punta delle ling ua . Sintomi seconùari pronunciati furono osservati nella p rima malata 50 giorni dopo lu sua !ICcettazione, nell'alli-a solo do po qualche mese, essendosi gia pl'ima manifestati dei fenomeui indeterminati, come dolori di testa, depres sione generale, piccole erosioni ai genitali . Qu.esto fallo in due modi può spiegar~ i: o che in questi casi fosse avvenuta una seconda afl'ezione nel per iodo di incubazione della prima ulcera, ovvero che s i trattasse di uno eutoinoculaztone della pr·ima ulcera. L' A. c re.le piti pro· babile questa seco nda opinione , poiché altrime nti bisognerebbe ammettere una durata insolita mente lunga del tempo d'incuba1.ione v~ r la seconda affl!zione primar ia. Sta a nche
DELLE MALATTIE V&N"EUB & DILLA PBLLK
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per l'autoinoculazione la circostanza che ambedue le t<clerosi e rano vicine l'una all'altra. Comunque sia questi casi
sembrano provare che l'affezione primaria sifilitica é alm eno per qualche tempo. una semplice affezione locale e non la pr ima espressione di una g ià avvenuta affezione ge· nerale. I n pr ova che raramente la infezione generale pu6 del tutto dilegua rsi, lo A. cita il ca so da lui osser vato di uno studente di medicina eh~, insieme con altri 5 uomini, da una donna notoriamente sirilitica si prese una affezione primaria tipica, ma che dopo l'osser vazione di più anni non pr esentò mai fenomeni secondari, mentre questi si s vilupp.arono evidentemente negli altri. CooA. - Balla patogeDed 4elruloera v~Derea . med. di Torino, N. 10, 1896).
(Gau.
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Le cognizioni sulla patogenet<i dell'ulcer a molle o ven e r~a contan o solo pochi anni di vita. Non è gia che tale lesione non esistesse fino dai tem pi più an tichi. Mosé ne· suoi libri par la d i un'nffezione ulcerosa dei genitali che scoppiò endem ica fra gli Israeliti; e così pm·e pr~sso gli Indiani le tradizioni accennano ati un'afr~zione pm·e ulcerosa che trasse a mo1·te m olle pel'sone, e che si cr ede consistesse in una vera epidemia di utce1·e veneree che abbiano preso decorso grave per complicazioni da mancanza di pulizia e di ogni p rincipio d i igiene. I ppocrate poi puri a di p1•ocessi ulcera ti vi delle pa•· ti genitali ed uccenr111 giil ai buboJti. P iù tardi Ce lso, Galeno, Or-ibasio e Paolo Eginela ne parlano in m odo più chiaro. Ezio acc~nuo ad ulcet·i allorno alla co•·ona d el gla nde, m entre A1·eteo specialm ente, oltt'e ad Ezio e P aolo Egineta. pula dell P. ulceri dei genita li femminili. V e r so la meta del secolo x vi, vedendosi :::ovente accoppiali insiem e i tre pt·ocessi mot·bosi, ulce •·i, blenor-ragia r~ sifilide, e veden done la stessa or igine, cioé il C·ìilo impuro, per ope ra di F ern el specialmente, si venne alla conclusione dell' iden lit.a delle l1·1~ form e di affezioni suddellc. Nel secolo xvru F abre e Boer have da p1·ima. poi Humte1' {che notò essere talora i genitali a ffetti da ulce•·i in se~uito a coito, ma tali ulce 1·i n on esseee infett<;lnti eli tutto l'or-ganismo); nella pl'imn
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RIVISTA
metà Jel nostro secolo Besset·eau - che diede il nome di chancre simple all'ulcera ven~rea - e Ricot·d - che ammise esset·e l'ulcera molle da separ•ar si dAII'ulcet·a dur·a, che arr·eca l'infezione a tutto l'ot•ganismo - contt·ibuirono a preparare all'ulcera molle un'esistenza sua propt·ia, siccome quella che do veva a vere unA pn togenesi diver sa dalle altt·e affezioni dei geni tal i. Si viene cosi fino ad epoca a noi non loutana, 'tuando A. Foul'niet· (571 e Rullel fecero veramente dell'ulcera venerea una malattia a par te, che é inde(lnitamente inocula· bile anche a colui e/te la porta, mentre cosi non è per l'ulcera dura sifilitica. E sebbene oppugnata du valenti oppositori cnme Michaelis, Sperino, Lee, Ridencap, Kòbner, questa teor ia nun venne più smossn dalle sue l'ondamenta. E numerosi autot·i sorsero, fra cui Waller, Sigmuncl, Beder, H . Zeissl, Auspitz, Tanlurri, Tarnowsky, Bumstead, Rineck<'r, Kap0si, Simon, Bl'ieger, ecc., per istudiarne la natura e cer ca r ne la patogenesi. Finget·, l'andandosi specialmeute su esperimenti pt·Opl'i, venne alla conclusion<' che l' inoculazione di qualunque pus stifjicieniemente irritante, sal'ebbe sl.ata alla a pt·odurre, nelle cir costanze favorevoli ed in un terreno conveniente, ulce re alle alla lor volta a dare un pus contagioso ed inoculabile. Hutchinson creda che siAno i prodotti stessi che si sviluppano nell'io fia mma· zione dell'ulcera, cbe diano la sua contaginsilà, ma ritiene che non sia specifica. E. Lartg ammette un contagio propt·io, ma crede eh~ ancora altri agenti possano dare simili processi ulcera ti vi. Ma pt>t· le n unve scopel'le di ballet•iologia, specialmente pet· quelle di Pasleut·, di Koch, di Gaffky, di L6ffl.er, risultando come alcune malattie (coleea di polli,·cat·bonchio, sel· lice mia dei conigli e seUice mia dei topi) J•ioonosce vano la l01•o ,,rigine e !?Pecificila da micmt·ganismi, anche pet· questa affezione si venne a cer care la . patogenesi nPila esistenza di un vit·us or ganizzato e specifico, in mict·ubi. Nel 1~85 (veramrute L'idea che il virus dell'ulcera venet·ea fosse un con Lagi0 •Jl'gan ico et· a già s !ala manifesta la fin dal s•~cnlo xvu da Hauplman, po i da Dediet· e De l.H Plague, rla
DELLE )JALATTIK rK~EREB B OELL:\ PELLE
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Dorurè) Primo F<.>rt·at•i e Manuiuo qua;:i conlemporant•tlnearnl'llle descri~ser·o un bacili•) picc.. lis>'itno uc>lle Cl•llulc• purull'niP {Pct anche fuol'i. spcundo Manu inu) ed epil~•liali di ulc(·re e bubbùni. Per·ò qut•st~> Ol'l"l't'vazioni non furono conff'rmale. Uu anno dopo De Luca di Catania descrisse comP bncillo proprio olell' ulct·r·a m oll e uno specialt• microco cc(J: il microeoccus ulceris, clw :-;i l r ovcorebbe insiPme a stafilococchi, a si ~l·ptococchi nel secr·el'> dell'ulcera molle: avt·ebbe una g r ossezza rli 0,51J. a O,(i!J., e si pres:t•ntPrt·bbe isolato o a Z00~Iee nl•i preparali micr·oscopici. Sarebbt> coltivabile in gelatina di carne, <· J'inoculaz.ionc· delle• cultur e pure darebbero $t•mpr·e luo~o a•l ulceri molli. Gibf'rl descrisse pit'l lardi uno l"peciale slr eplo:!occo conw palogent•tico drlla suddetta affezioue; Vcland(•t· uno streptocr,cco t'ti un diplococco. Neppur·p queste ricPrche furono con fPrmalP. ~l'l 1889 DuJ.:rey (l) w•nne a ri sultati molto più impor·tanti. E:::li si studiò di isolarl' l'a~l'rtlP palogeno d(\IJ' ulc<' rtt molle coltivantlolo, St' pure era possibile•, nel suo mPzzo di colturo nalur!lle, vale· Q dir·ro sulla pPIIe dPII'uomo. Prendeva il virus di un'ulct>ra mollP tipica <' quindi l'inoculava sulla pelli' dello stPs~n individuo, per lo più nl'lla r egione anteri ore del braccio, pNviamenL1• pulito c' b('n disinfettato. Coprivn il punt(, inoculato con Vl'lro concavo mantenuto in sito <' fissato pùr mezzo di spar adrappo e fasciatur·a con ovalla, cos! c.ome si pratica abilualmenlr prr gli innesti che si vnglionn sorvegliare. Dopo due o t(UOllro giorni al più, sviluppatasi la pustoletta al luogo dt'll'inoculazionc, procedeva allo st.. ~so modo e con le Sl1·s~•· cautele ad una nuova inoculazione su di un altro braccio di ~u esto nuovo pus prodotto dalla pustoletta l t>slè formnta. Poscia da qu(•sla seconda pùstnlt'lla sperim<·ntale si faceva di nuovo passaggio n1•llo Slt·sso modo ad un trr•z.t) br·ar cio l' Cco~ì succl'ssivaml'llk. Del contenuto di cia~cuna pustola Oukrey, dopo eseguila la nuova inoculaz.ione, fu('6VI\ inne;:ti nc•i mezzi di coltura arlificiali conoS<:iuli (brncln, gPialin'l, agar·, siero, patale, s (l) Co~grcsso interna1.ionale di derrnnlologi~ c silllu~rn na di Parigi, 1889. -
.~ P<Iuta G a:;rhto, Ri(orm11 medìc11, 1889.
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ot·ina, ecc ); come pure faceva numerosissimi preparati toicroscopici. Ora, mentre nel pus dell'ulcera prima si riscontra al microscopio una grande quantita di microrganismi coltivabili nei mezzi abituali di coltura, il loro numero andar man mano diminuendo nelle pustole sperimentali fino ad attener si dalla quinta o sesta pustola sperimentale in tutte le generazioni successive un pus, il quale, pur conservando sempre la sua virulenza specifica in modo da produrr e a d ogni inoculazione una nuova ulcera venerea, resta a ffatto inerte sui comuni ter reni nutritizi sperimentali. Questo virus puro, cosi ottenuto nei passaggi da braccio a braccio, nei preparati microscopici lascia vedere sempre ed esclusivamente una forma Ji micr01·ganismo speciale, rappresentato da un bacillo della lunghezza di 1,48!J.'e larghezza 0,50fJ., con estremi mollo arrotondati, o che sovente ai lati lasr.ia veder e una depressione in modo da somigliare un poco alla cifra 8. Esso si trova talora abbondante, talora scarso, isolato, ma più spesso raggruppato in quattro, sei, otto od anche piil elementi posti, sia pr·incipalmente entro le cellule purulenti, come fuori di esse. Questo bacillo si colora abbastanza facilmente con la fuchsina, il violetto di metile ed il violetto di genziana in soluzione alcoolica. Col metodo di Gram e con quello di Kiihne non si ottiene colorazione. Tutte le colture tentate sui terreni artificiali non sono mai attecchitA•. Per tutti questi falli Dukrey venne alla conclusione <t che il virus dell'ulcera venerea devesi ad un elemento animato e specifico; ci1e quet-to virus non é stato a ncbra collivato perché r idotto nell'uomo allo stato di purezza, si dimostra rappresentato da un microrganismo il quale non si sviluppa negli ordinari mezzi di coltura artificiale; cùe lutti i microrganismi designai i finora quali faLtori dell'ulcera yenerea, facilmente colti va bili, debbono pet' ciò stesso considerar si come affatto estranei al processo ulceroso "· Concordi colle osservazioni del Dukrey furono subiw quelle di Krelling a Cristiania, e di O. Pelersen a Pialroburgo. Nel 1892 Unna (1) d e~>crisse nel tessuto dell'ulcera molle (l) • Der strdtllobacillus rles weichen Schankers •, .•tonai. fii•· prakt. dtrmnl . 1S92.
DIU.LE MALATTIE VENEREE E DELLA PELI.~
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<Un microrganismo della lunghezza eli 1,251J. a 2;.r., della larghezza di 0,3!l, con estremità an golare, disposto a catena , che s i colora specialmente con una soluzione policromica di .azzurro di metilene. La giacitura sua nel tessuto ulceroso, sarebbe, secondo Unua, peculiare. Nel pr imo iniziarsi della u lcera vener fla si trova lo streptobacillo nell'allo che sta per attraversare l'epitelio, come pure si trova tra l'epitelio ed il derma. A questo tien dietro il sollevarsi dell'epitelio. Quando l'ulcera è compiuta, finché è giowme, lo streplobacillo è disposto in uno strato superficiale e parallelo alla s uperficie. Se l'ulcera è sntica con margini scollati, s inuosi, lo s lreptobacillo è d1sposto perpendicolar mente, tende a diffondersi in profondità ~ si trova in corrispondenza delle anfra ttuosità e scanalature. Questo bacillo poi oltrepassa quasi sempre i confini del tessuto necrosato e penetra nel sano, il che non è dei comun1 saprofHi. Esso produce la necrosi del derma: di qui la sua azione necrotizzante e la sua attitudine speciale a produrre ulcere. E infine non venne mai trovato nei vasi, il che spiega la sua azione puramente locale, come pure locale è l 'infezione da esso prodotta. I s uoi caratteri di struttura, il suo modo di compor tarsi eon i r.olori, la sua pres.enza costante nel tessuto dell'ulcera m olle in cultura pura, la sua disposizione stessa nel tessuto ulceroso, la sua assenza in lutti gli altri processi ulcerati vi ehe non siano ulcera molle, fu rono e sono argomenti inconfutabili in favore della sua specificità per la palo~enesi dell' ulcera venerea. Ed allora, mentre tutti gli autori che s i occuparono di questi trovati, non potevano non constatar ne ~ falli, d'altra par te essendo pure constatati e provati i fatti descr illi due t~nni pr·ima di Dukrey, si studiarono di scevra1·e e coordinare, se possibile, i due orJini di falli. Poichè, mentre da una parte Dukrey trovava i ~uoi bacilli nel pus libe1·i o r iuuiti, ma non con disposizione regolare o simmetrico, fuor i o dentro i leucociti, con estremità arrotondate, ed Unna li 1·iscontrava solo nei tessuti , sempre disposti a catena, con estremi bi angolose e con lunghezza e la•·ghezza, s ebben d1 poco, pure ditlerenti ; ~ d'altra parte Dukrey colle inoculazioni successive, cioè fuori della possibilità di pene-
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trazione e mescolanza per parte di altri microrganismi, li> trovava io coltura pura nel pus, ed Unna li trovava eziandio in coltura pura nel tessuto, entrambi avevano la stessa affinità pel iodo, cioè la mancanza di attitudine a fissarlo, eJ eguale presso a poco e1·a pure il loro comportarsi con alcuni colori, specialmente col violetto di rnetile, per tutti questi falli pole\'a nascere il dubbio se si Lratta!:'se di due forme o specie diverse, o di due modalità di una stessa torma, che modificasse alcuni suoi caratteri per il mez.:o in cui si trovava e per le varie fasi Jella sua vita. pi qui unaserie di studi e ricerche. Ed alcuni continuarono a negare la specificità loro: così Finger, cosi pure Campana e Tommaf!oli (Congresso internazionale di Roma, 189,), i quali pure, ammettendone la esistenza, sostenevano non potere essi da soli produrre l'ulcera venerea, ma essere neceE:>sario il concorso di altri microrganis mi, quali i piogeni, gli streptococchi di Welander, di Gibert. Però la maggior parte dei lavori, come quelli di Quinquaurl e Nicolle, di Riviére, di W. Petersen, di Mtlrsnel, di Colombini, di Andry, di Dubreuille e Lasnet, le dichiarazioni stesse di Pellizzari e Majocchi (Congresso internazionale succitato) sono concordi nell'ammettere il bacillo Dukrey, lo streptobacillo di Unna come· specifici dell'ulcera molle venerea, e nello ammetter:1e pure la loro identità (t). Ed in un nuovo e recente lavoro (2), Unna,. dopo accurata disamina dei piti importanti laTori su tale argomento, viene alle conclusioni seguenti: Le lievi differenze di grossezza si spiegano con le fasi di(l ) NEUIIA NN, ·lnle rnational e klin. Rundschan• 1891. Ri(ormll Medica, 1891. QuaNQVANn et NtcOLt.~:. Annate• df. dtrmatologie d fYphillgraph. , 189!. 1\tCOLLB, • Recherchos sur l e chancrl! mou • . Tltùe de Paris. w. I'.KT BRSEH, Ce11lralb. ('iir Dakt. u . Par·~ltnk .. • Ucber Bactllenbefnnde
c.
der u lcus m olle. • COI,O»DINI, • Sul microho dell' ulccrn vener·ea, • Commenla.-lo clinico dtllemn!altie c11tanee. 1893. - • Nuove ricerche spr,rimentali sullo slreptohacHI O· d eU'ulcrra venero.~. • CommtnttJrio clinico delle •u alattie culmlte, t89~. OooRKUtL et LASNI!T, • ~:tud& bactériologiqu~ sur l e chancre et le bubon can~reux, • Arc/Uo. clitl. de Dordeclux, n. Il, t893. (il) Monal. fu•· prak. Otrmol. ,·o l. xx• . n. U . - Cior,•aù /la liono del/t tua,. lotti" veneree t della pelle, vol. 111, 1893.
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verse del bacillo; quello in catena dE'Il tes!!uto è in generale un po' più sottile e più lungo che quello del pus. Le caratteristiche differenze di forma (streptobacillo con estremità angolose, bacillo del pus con estremità arrotondate) si spiegano con le differenze di fase. Relativamente alla tingibilità, ambedue i bacilli si comportano allo stesso modo coll'iodio e col metil violetto. Le differenze (str·eptobacillo, colorazione omogenea, bacillo del pu!>, · colorazione a doppio punto) si spiegano con la fase diversa. L'accrescimento in catena si verifica soltanto nello slreptobacillo del tessuto; ma in una zon>\ intermediaria, verso la superficie dell'ulcera, e nelle cr·oste che su di essa si for·mano, si trovano tutte le forme di passaggio delle catene egli ammassi di bacilli propr·i dei pr·eparali fatti con il pus. Una vera e propria fagocilosi non si osserva in alcuna ·delle due forme: il fatto che allu supel'lkie dell'ulcera i leucocili inglobano le catene disfalle, non vale a significare una fagocitosi sui bacilli, ma deve essere consideralo come un fatto favorevole a conservare l'attività del virus ed a permettere cosi le inoculazioni successive. Importante è pure il fallo che non sono riuscite le colture di nessuno di essi sui mezzi finora conosciuti, come pure non sono riuscite le inoculazioni di essi sugli animali. Co!lì anche depone in favore dell' identità il fallo che cia~cuna forma, nella sua sede, è l'unica costante maniera di essere. Infine, nel pus di .dtre ulceri che non siano veneree, e nel pus di qualsiasi allra provenienza, non si trovarono mai bacilli analoghi a quello di Dukrey o allo streptobacillo del tessuto ulceroso. Contemporaneamente ad Unna, Dukrey, dopo numero~is simi allri esperimenti, pubblicava nello stesso giornale un nuovo lavoro in cui veniva alle medesime conclusioni. Tale adunque si può ritenbre oggidi lo stato delle nostre cognizioni sulla patogenesi dell'ulcera venerea; un microrganismo sotto forma di bacillo che esiste a catena (stre ptobacillo) nel tessuto ulcer oso, che esiste libero o raggruppato nel pus, che si colora facilmente coi colori di anilina, che non è coltivabile s•ti mezzi ordinari di coltura, e che invece è coltivabile sulla pelle stessa dell'uomo.
RIVISTA
L'itterizia. nella sUllt4e reo ente. - ( Wiener med. Prèsre e Cen.rralb.fur die med. Wi.ssensclt., !N. 11, 1896).
NEUMANN. -
Il Neumann ha osservato negli ultimi tre anni 13 casi di itterizia nella sifilide recente, dei quali 4 negli uomini e 9 nelle donnA. In 8 di essi la itterizia era venuta contempo• rane.a meute all'esantema, 3 dopo, 2 prima della eruzione. In un caso recidivo due volle insieme con l'esantema anche l'itterizia, in un a ltr o la itterizia fu preceduta dalla nefrite. I o 4 malati l'esantdma era pt•imitivo, negli altri r ecidivo; in quanto alla forma era 4 volte maculosa, 7 papulosa e 2 ma· culo-papulosa. in 10 dei malati non esisteva alcun disturbo di stomaco né di intestini. In un caso, in cui del resto il ra pporto con la sifilide ri mas~ dubbioso e termino lelalmeote con fenom eni uremici, la sezione dimostro nel fegato rimpiccolito alterazioni che indicavano una neoformazione rigenerativa delle cellule epatiche a f01·ma di adenoma dopo un grave processo degenerali vo. Si deve ammellere il nesso etiologico fra la sifilide. e la illP.r i.zia, quando questa decon·e senza disturbi gastt•ici. quando si manifesta io un punto con l'esantema, quando col comparire tlell'esantema e siste sens ibilità e tumefa zione del fegato, quando si possono r·iscontrare altri fenomeni sifilitici intestinali e ftnalme11te quando una cura anlisifililica fa sparire l'itterizia. La causa della iller·izia siftlilica il Neumano cre.i e che pt·obabilmente c•Jns isla in alterazioni vascol:ari.
T ACCHET r1, medico di t• classe od la regio mari na. - Le lnlezlonl mtramuacolarl dl subllmato oorro1lvo &4 alte 4oal nella sl1lll4e. - (Annali d i medicina navale, fa~cicolo III , 1896). L"autore, che ha sperimentato il metodo di Lukas iewicz in t4 indi Yidui appartenenti al CorpoR eali Equipaggi Cùn risultati soddisfacenti, lo raccomanda vivamente ai colleghi per il r isparmio di tempo che con tale metodo si ottiene, per il poco o nessun disturbo che arreca all'andamento del servizio
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DELLE MAL Al;TIE VENEREE E DELLA PELLE
militare, per In s ua innocuità, benchè la dose di 5 centigrammi di sublimato iniettata in una sola volla 8embri, a prima vista. ecces~iva; e perché, infine, ripetendosi l'iniezione sollanto ogni qua ttro o cinque piorni, ~i dà tempo al· !'organismo di liberarsi dal mercurio messo in cii'c.olazione; il cne evita il pericolo ùi a vvelenamento con:::ecutivo. Le iniezioni di sublimato al 5 p. 100 furono praticate esclu· sivamen te nei muscoli della fossa iliacA ester na, a qua ttro o cinque centimetri dalla c res ta iliaca : non produssero m ai · vivo dolore, nè reazione loca le o intolleranza di sorta. Ques te iniezion i non s upe 1·arono il numero di 12 pet• individuo (in parecchi casi il loro numero non fu .che di 3 e Ji 5i, e il miglioramento non s i fece attender e a lun go.
T.
RIVISTA DI TERA PEUTICA -
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Dottori BAriACCr e Br.m , dPIJ'ospedale di Faenza -
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vazlont cltulohe e studio sperimentale sull' azione dell'etere e del oloroformlo sui teDI. - (I l Policlinico, N. 9 del 18~6) . Non per metlendoci lo s pazio di riassumere l'interes:::antis· s ima pubblica zionè fatta dagli egregi colleghi di Fae nza, ci dobbiamo limit.ar e od esporre le conclusioni delle loro diligenti ricerche, le quali portano un notevole contr ibuto alla soluzione di quel problem a che da si lungo tempo tra vaglia la mente e la coscienza dei chi r urghi; se s ia, cioè, da p re fer irsi l'etere o il cloroformio nella narcosi c he si pratica prima delle operazioni. 1. Nella narcosi ete1•ea s i ha albuminuria (29 p. 190). 2. Nella na rcosi cloroformica si ho albuminuria del 18,89 p. 100.
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3. Gli animali e terizzati presentano alterazioni r enali, con· sistenti in nefrite emorragica diffusa, con glomerulite preponderanle ed emorragie multiple renali. 4. Tale forma di nefl'ile causata dall'etere, ha tendenza alla guari~ione spontanea, e può a versi benissimo la restitatif) ad integr run .del rene malato. 5. Negli animali cloroformizzali si ha una nefr ite par·enchimalx>sa che ha tendenza alla cronicita. Dalle osset·vazioni cliniche degli autori risulta che, in ~e· guito ad inalazione d'etere, l'albuminut·ia è molto più frequente che nell'inalazione di cloroformio. Dalle loro ricerche sperimentali si deduce poi che ambedue le sosla.nze so n capaci di i ugeuera.re nel rene un pi'Ot-;esso infiammatorio, con la differenza che la nefrite suscitata dal cloroformio è molto più gl,'avc di quella prodotta dall'etere, sia perché ad essa vanno uniti estes issimi processi degenerativi dell'epitelio r·enale. sia perché ha tendenza alla forma cronica. I risultati clinici concordano coi falli sperimentali, perché il grave processo di nefrite diffusa emorragica che si ha ne lla narcosi eterea, porta necessariamente un'elevata per· centuale di albuminuria e di ematuria. Ma tali albuminurie e d ematurie sono puramente transitorie, e, dopo poco tempo, lutto ritorna allo stato normale . Nella nar cosi cloroform ica l'ematuria manca quasi compie· tamente, e l'alb uminuria è più rara ; ma essa è più duratura, e ciò è in accordo con la difficol ta che ha tale forma di ne· frite, di volge re a guar•igiooe spon tanea . Giunli in fino del loro interessantissimo lavoro, gli autori s i domandano: nel l'anes~esia chirurgica è da prererirsi l'et ere o il cloroformio 1 Senza lasciarsi trasportare dagli en · lusiasmi dell'Ollier, del Bruns, e della stessa Accademia di med icina di Parigi, che ·hanno proclamato l'etere il solo aoe· stelico di scelta, essi rispondono che non esitano a dare la preferenza all'etere, come a 'Juello cile, sebbene produca al· terazioni renali con maggiore freq uenz>~ dt:l clot·oformio, pm·e non ap por·ta quelli;) profonde IP:;ioni d ~ grner~;~tive che induce il cloroformio.
DI TERAPEUTICA
L'ultima conclusione è , insomma, che l'etere, più del clo1'oformio, lascia tranquillo l'operatore t•iguardo alla sorte post·operatoria dei reni. E questo non è lieve vantaggio.
T. -òara della 4l•seJlterla. 1898).
(La Semaine médicale, N. 24 del
Ecco il metodo di cura che il dott. Testevin, medico milita1·e francese, ha a pplicat•> nel corso d'una epidemia di dissenter ia acula nella guarnigione di Grenoble. In primo luogo cercò di combattere la freque nza eccessiva delle scariche alvine con iniezioni di morfina nlla dose di 5 milligrammi, •ripe tuta di ora in ora, e con l'applicazione di un cataplasma senapato sull'addome. Contemporaneamente, per disinfe ttare l'intestino somministrò per parecchi giorni il calomelano alla ·dose quotidiana di 60 centigrammi. Quando le fecce ridiventavano biliose r icorreva all'uso d'una pozione contenente 4- 8 grammi di sotto-nitrato tli bismuto, 1-2 grammi di salolo e 5"10 gocce di hlUdano, da prendersi nelle 2' ore. La cm·a ·locale consistette in clisteri caldi di latte creosolato che, se·Condo il tlott. Tes tevin, esercitano sull'intestino un'azione antisettica , leggermente emostatica e calmante. Ecco la formola: C1·eosoto di faggio T intura d'oppio . Latte semplice o bollito
1 grammo. X gocce. 20 gram~i.
F. S. A. Versare il contenuto della boccetta in 200 grammi di acqua bollita per un cli~t.ere . Fare tr e 'clisteri simili n elle .2-i ore. Prima di far fare code sti cliste ri, il dott. T estevin faceva una irrigazione del re llo con acqua· bor ica con l'aggiunta di .acido salicilico. Prescriveva al malato di trattenere più a luogo che gli fosse possibile il clistere di creosoto, perché sembra che la -sua azione terapeutica si pt•oduca soltanto dopo un contatto -di circa tre ore con lo mucosa a ffe tta . Spesso ru cosL1'ello a
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introdurre nell'ano un suppositorio con belladonna o con cocaina per far si che venisse tollerato il clistere. Nei casigravi, associò ai clisteri creo,;otttti quelli al nitrato d'argento. Con questo metodo di cura applicato in 36 malati. il Testevin ottenne, nei cttsi di dissenteria mediocremente g rave, la ricomparsa cl elle fecce biliose in 8-12 giorni. Nei casi gravi,. la guar·igione non si ebbe che in capo a due mesi circa.
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RIVISTA Dr TECNILA E SERYiliO MEDICO MILITARK ,. D o li. A. v ALENce.- Del pacchetto da meclloaslone lD4lvl· duale nell'e•erolto ooloJJlale. - (A rchioes de .\1éd11cine navale et colonia le. N. 2, 1896).
CoNcLusroNr. - Il pacchetto da medicazione individuale adottato pel s oldato in fo"rancia, è pe1· co!'ì clire, di uso estemporaneo ; pet• un impiego di lunga dura ta, pel soldato asseg·nato alle colonie, dovrà essere modificato e composto nel modo seguente: Compressa di garza al sublimato corrosivo. Un piumacciolo di ovatta depurata e fenicata. Un a fascia di colone o di tela fina di 4 metri, al subiimalo corrosivo. Due spille di sicurt>zza in acciaio o in oll<>ne, isolate in un involucro di carta dura, spess a. Un pezzo di gutta-percha laminata corris pondente ai pezzi di Mac-Intosh al caoulchouc attualmente esistenti. Una funi cella disposta in modo speciale da permettere l'uscita della medicalUI'a dall'involucro nel quale è compressa. Una scatola di latta, rettangolare in fogli sottili, saldai& ad un margine con una lamina che si arrotola dura nte l'apertura ; ques ta scatola sarà coperta con vernice special&
IIIVISH DI T&CNICA K SERVIZIO MEDICO MILITAIIE
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sulla quale è indicato il modo di farne U'30, in francese da un lato, in lingua indigena dall'allro. Collocamento: tasca interna sinistra nella parte del vestito. che 1·icopre il petto. Si l'fatto pacchetto dovrà essere distribuiLo ad ogni militare · europeo o indigeno, che faccia parte delle truppe coloniali. l n tal modo nelle colonie si avra un pacchetto individuale · da medicazione che riunisce tutte le condizioni indicate dal medico principale Chauvel; modello uniforme, antisettico, assorbepte, occlusivo, impermeabile, sufficiente e tuttavia pocovoluminoso, facile ad applicarsi e a togliersi, facile a trasportarsi (e noi aggiungeremo a custodire e a preservart~) e · di costo poco elevalo. C. S.
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R. l. HEWLETT. - U deltlDO del mlororg&Di.lml deU'&rlt\ lnaplrata.. - (The Lancet, gennaio '1896).
L'autore, in un precedente lavoro sperimentale, ha calcolato. che 1500 microrganismi all'ora passano pel naso in unatranquilla respir·azione, mentre l'at·ia espirata è affatto libera · di ger mi. Già Lisler aveva osservato che nelle fratture semplici delle · costole, se il polmone era punto du un frammento, il sangue che uscendo dalla ferita si versava nella pleura, quantunque· unito ad aria, non si infethva, e non si avevano segni di pleurite. Quest'aria spesso intlltrata nella cavità pleurica in grande quantita, s i sparge nel tessuto cellulare di tutlo il· corpo, ma non desta apprensione al chirurgo se non quando l'apertu1·a della pleura parietale é insufficiente al libero egresso dell'aria, la quale allora rifluisce nella cavita sierosa, la di!;lende e normemeute, e comprirr.e il polmone sano sino ad abolirne la funzi one. Tutto ciò venne spiegato con la filtrazione dell'aria attraverso le vie aeree.
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Più tardi Tyndall , illuminando, con un raggio di luce in una camera oscu1·a, l'aria espit·ata, la mostrò otticamente p ura, scevra di tutte quelle particelle solide delle quali è carica l'atmosfer a, e Gunninz mandò aria espirala in mezzi di cultura liquidi che si mantennero sterili, e Sl!·auss e Dubreuil espirarono in 30 minuti da 200 a 300 litri d'aria io tubi con· tenenti brodo alcalino sterilizzato, senza veder e in es::~i alcuno sviluppo di germi, e Grancher , che ha r ipetuto le esperienze con l'al'ia espirala de' lisici, non ha mai rinvenuto bacilli di Koch nei tubi di cultura. Dalle ultime esperie nze fatte da Strauss nel 1888 all' istituto Pasteur, r isulta che degli 809 batled e spore che si inspirano, uno solo torna indietro con respirazione, ed Hilde· brandl tenderebbe a dimostrare che l'a ri~1 inspirata é già p riva di germi prima che ra ggiunga la lrachea. L'autore ha . infatti esaminato il muco Lracheale di tutti gli animali I'eceoiemente uccisi nel suo laborator io, e lo ha sempre trovato sterile, c iò che mostrerebbe come la fin e dei germi inspirati si dovesse ricercare nelle prime vie della respirazione. In ta le ipotesi ha esaminalo la mucosa nasale sana, e solo eccez ionalmente ba rinvenuto qualche micror ganismo, mentre nella pluralità de' casi ha trovato asettiche le cavità nasali. P er ò i vestiboli delle narici, le croste che in esse s i for mano e le vibrisse, le ha trovate cariche di ballet•i, donde ha con·chiuso che anche i germi penetrati più in alto sono r icon.. ·dotti al vestibolo na~ale dagli epilelii ciliati .. e che le vibrisse .arrestano il cammino dei germi. P er mostrare la ra pidita con la quale si muovono gli epiteli cil:ati, egli asportò la mandibola ad una t·ana, mettendo allo scoperLo la par ele dorsale del farin gé, sulla quale pose un pezzelto di s ughero bng naln, e lo vide celc remenle trascinato ne ll'esofago con la velocità di un pollice per minuto. Coltivò le vibl'i'3se e vide le cu!Lure pie ne di colonie bianche e gialle; mise in cu!Lura il muco che spalmuva l' inler nn <Ielle narici «' 110n dnvenne colonie di sorta. Preparò una cullut•a pura di ba cil:o pr odig ioso, e pose una porzioncella di tale cultura in un punlo del sello nasale presso al ves tibolo. Dopo cinque minuti toccò quel pu nto con ago di pia-
•tino, e ft!ce l' intìssione in tubi di cullura, <)tlenendo colonie confluenti; dopo 30 minuti ripetè l'esperimento, e le colonie diminuirono, dopo un'ora erano scemate del 75 p. 100, dopo 80 minuti non t1·ovò più Ll·accia di bacillo prodigioso, e ùopo due ore le inoculazioni prese dal punto nel quale si era depositata la cullura, rimasero perfettamente sterili. Dopo tre ore saggiò la parete opposta della cavità nasale, e trovò appena una colonia di bacillo prodigioso fra le vib1·isse. Wurtz e Lermoyez r itengono che il muco nasale eserciti un'azione baLLe1·iciùa su quasi tutti i microrganismi patogeni; l'autore, pe1· ·mancanza di una buona quantità di muco sterile, non ha potuto confermare questo fatto, giacché per raccoglierlo, bisogna iotrodur·re un tampone di cotone sterilizzato nella cavità nasale, e ténerve:o per molto tempo, ma é difficile che il tampone non venga contaminato dalle vibrisse dell'orificio che sono sempre cariche di germi. Io aJc•10e esperienze ha lasciato il muco nasale in un bicchiere sterilizzato fino a 16 ore alla temperatura ambiente, ma in . questo tempo il muco nasale non ha ucciso i germi delle vibrisse, e si sono poi sempre sviluppate colonie bianche e gialle dalle culture di ques to muco. Mescolata una piccola quantità ùi cultura liquida di bacillo prodigioso con una piccola quantilà di muco nasale, e dispe1·sa la· miscela su lamine di gelatina a vari intc1·valli sino a 36 ore, si ebbe prP.ss'a poco lo stesso numero di colonie dalle divers e lam:ne, cic\ che neghe1·ebbe l'azione germicida del muco nasale. Introdotta nella cavilà nasale posteriore una cannula di vetro sterilizzato simile al tubo rli una siringa retronasale, innestato all'estremità boccale della cannula un tubo di vetro mediante tubo di caucciùc, fatto pescare questo tubo r.li vetr·o che usci va dalla bocca in una provetta contenente 15 cm. c. di gelatina, introdolto nella bocca un altro Lubo di vetro per l' inspi t•azione, si raccoglieva l'aria espin.1La, e s e ne fac"evano culture arrotolate. In una determinata quantità d'aria del laboratorio si erano trovate 29 colonie eli cocchi e 9 di batteri, in eguale quantita d'aria espirata si ebbero appena due colonie di cocchi e nes· suna di batteri.
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Queste esperienze dimostra no c he quasi tutti i microrganismi, prima che l'aria entri nella cavità na!';o- faringea, sono. arrestati d:alle vibrisse o respinti dalla mucosa nasale; che. il muco nasa le non é buon terr eno di cultura , e che anzi, un ito alle la g rime, tende ad espellere i micr or ganismi, aiutalo dal movimento degli epiteli vebratili. G.
Anallsl obtmtoa dell'aoqua aoetosa dl Boma. - (Bulletlino della r.eale accadem ia medica .d i Roma., fascicoli l ·~ Il del 1896).
FELICIANI. -
Due falli molto impor•tanti r isultano dalranalisi chimica· dell'acqua acetosa fatta dal F eliciani: il primo, che es sa non contie ne affatto sostanza or ganica.: il seconòo, che In quan· tità di htina in essa contenuta, se non è superiore, é ug-ualeo di poco inferiol'e a quella contenuta nelle acque che ~ i so· gliono considerare come le più r icche. L'acqua a c(> tosa é dunque da cla ssifìca r·si fra le acque li· tioso- boriche , ed é di efficacia pa ri a quella dellA sor gen te· della Cor·ona (Siesia). L'avere a co~ì br·eve distanza da Roma un'acqua, la cui azil)nc te1·ape utica è cosi important~ ; d<'vrebbe fissare l'attenzione dei medici, ed invogliare qualche ardito intrapren· ditor e ad innalzar·e uno stabilimento presso la sorgente, che· ora é in un n ~lato talmenle rleplorevole , da permettere nell'inve r·no, un'ahbondunte infiltrazio ne d1 acqua piovana.
T. llaova •terlllzz&trloe del latte. (B rit. Med. Journ, 4 ge nnaio 189(;).
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W. C AT H CAR T. -
La sterili zzazione del latle destinato ai bambini pr·e!::ontamolli vantaggi specia lmente quando si tralla del latte che · si vende nei f( uarlieri poveri ùelltl gra ndi citta. Il dottor Catkce rl ha presenta to nell'ultimo Congresso dell'Associazione medica br ita nnica una slr. r·ilizzalrice di sua invenzione, la quale soddis fa alle seguenti condizioni": t• ha una capacità di 50 a 80 once; 2° può esser·e facilmt>nl(' riscai.IRtO in una pentola qualunque che può trovarsi· in o gui ca s ;~ d'operaio; 3• . è provvis to eli un meccani!';m o-
i rH VISTA. o 'JGIRN I!.
-che permette il rimescolamento del latte par evitare che la crema si accumuli alla superficie; 4° per·metle di togliere la quantità di latte confacente ai bisogni c.on certezza che la r imanente nou é contaminata ; 5• che ogni singola parte di esso può essere facilmente pulita; c• è di costruzione non ~ompli cata e 7• non costa molto. Questa stet•ilizzatr ice del dvtt. Ca lhcarl é un cilindro di !alta profondo 6 pollici, · largo 6 in allo e 5 al fondo : esso quindi può entrare in qualunque pentola : è mun ito di tre bassi piedi sicché l'acqua della pentola in cui é immerso può libersme nte circolare di sotto e d'un robinetto nichelato .il •{uale si adatta proprio al disopt·a del fondo: ha due ma· nichi di fil di fen ·o stagnato i quali ne permettono a gevolmente l'estrazione dalla pentola. Il coperchio si adatta s u d'un or-lo inlP.rno in m odo che assicur·a il perfetto conta tlo tra la supel'fìcie esterna di esso e il cilindr o : s u questa ~iunzione si sovrappone un nastro di caucciù che im pedisce l'entrata dell'ar-ia. Nel centro del coverchio é pr a t.i cata una apertura imbutiforme del diametr·o di 5/, di pollice. L'agitatore é costituito da un pezzo rettangolare di latta che é mosso da un manico di fi l di ferro stagnato il quale fuor esce dall'upertura del cover chio. Il morlo di a doper·are la sterilizzatrice è il se~u ente : la quantità di latte richiesta per 2' ore vi è versata dentro: si melle a posto l'agitatore e si chiude il coverchio : esso é in stlguito introdotto nella pentola piena per tre quarti d' acqua porta La all'eboli izione : quivi si fa s tare per circa 20 minuti rotando di tanto in tanto l'agitatore. Il cilindro é estratto dall'acqua: il nas tro di caucciù si fa scorre re sul coverchio e un po' di colone idrofilo e introdotto neH'apertur·a del coperchio. La steri lizzatrice si porta in luogo fre sco. P r·ima di servirsi del latte esso è agitato, poi introdo tto nel poppatoio e qui vi r iscaldato in acqua bollente. L'ada penetra nel t·ecipiente altr·averso il colone e quindi é prh·a di germ i. Quan to a lla temperatura che prende il latte in questa s lerilizzatrice il dott. Cathcarl ha potut.o constatare ctr e un latte con temperatura eli 66' F (circa 1 ~· C.) assume dopo 5 minuti quella di 175° F (79• C ), dopo 10 minu ti :!03• F (9;>• C.) o dopo
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15 minuti quella di 206 F (97o C.) r imanendo in seguito. stazionario. Secondo j[ do tt. W oodheed queste temperature: sono bastevoli ad assicura re la distruzione dei bacilli tubercolari" e degli altri g ermi che con ques.ti sono potuti penetrare nel latte. Quest'ingegnoso apparecchio é costruito dal Gilchrist di Edimburgo che lo vende a 5 scellini.
Sulla pratloa delle 41alnfestonl. t in.o della R . A ccademia medica di Cenooa).
C AN ALt s. -
(l:Jollet-
L'autore non è favorevole elle disinfezioni falte in bloccodelle abitazioni mediante le sufl'omigazioni di anidrite solforosa o di gas- cloro, che autori francesi hanno voluto rialzare dal discr edito in cui sono cadute. Secondo l'autore, esse non penell'E'rebbero profondamen t~ nei tessuti,. uccidono !:.'olo i germi s upet•ficiali, non intaccano i più resistenti, si diffonderebbero inegualmente nell'ambiente, alterano i tessuti, i mobil i, le ta ppezzez·ie, gli oggetti meltdlici. P er la stessa ragione si abbandonarono i vapori di bromo e di sublimato corrosivo; l'aldeide for mica si é mostrata attivissima negli esperimenti di gabinetto, ma no n ebbe finora la sanzione della pratica. Occorre pertanto fare la disinfezione frazionata, dell'ambiente, e del contenuto ; e d in ciascuno di essi coi mezzi r ispettivamente più opportuni. Per gli ogget ti lette r ecci e d'uso per sonale si pratica: 1° L' abbruciamento degli oggetti infetti, quando convenga. 2° La disinfe:;ione coll'arta calda, cita però per essere efficace richiede un n tem peratura di H0'-150' , e deve qui ndi essere adoperata solo per gli 07getti metallici e di vetro, alterando le stoffe. 3' L' immersione nell'acq ua bollente che preferi bilmente abbia in soluziono della soda all'i 1/ 1 - 2 p. 100, ovvero del s apone, o cener e. La soda discioglie le sostanze mucose ed oleose, che ritardano la stet'ilizzazione . (Teuscher), inoltre ag isce per proprio conto accelerando la sterilizzazione. Le
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srore di carbonchio, che nell'acqua semplice muoiono a 100•, muoiono invece ad 85.. in una soluzione di carbonato sodico all' 1,50 p. 100. Non può usarsi per gli oggeUi di lana, seta, cuoio-; ma è un rimedio sovrano pet' t11Lle le bianchet•ie, posate, stoviglie, sputacchier·e, va~i per deiezioni: si adopera per disinfettare il pus, gli sputi polmonitici, tubercolari, pseudo·mem-. br.ane difteriche, deiezioni colerose (Virchow), deiezioni tifose (ospedali di Germania e di Russin). La bolli tura Jel resto rende potabili le acque i.nqui nate (da 3 a 30 minuti secontlo la quantità dell'acqua che si ùev·e correggere), e rende alibili molle carni sospette (carne e latte di animali affetti da tubercolosi circoscritte). Esistono speciali apparecchi e Ji poco pl'ezzo per far bo!- . lire a 152' sotlo pressione organi tubercolari, carni moc• ciose e carbonchiose, <1nde utilizzarli come concime e matel"iale d'ingrasso. 4• La disinje1ione al oapor d'acqua a 100" od a preti- · sione. Le spore di carbonchio muoiono in f> minuti. Si usa pe.r gli oggetti di lana, materazzi , cuscini, g uanciali, coperte, abiti, tappeti, .tende, cuscini di piuma, oggetti in seta, gli stracci, e le biancherie, sebbene per queste ultime sia più opportuna la bollitura anche perché sotlo l'azione del vapore, che trasforma l'albumina in una forma insolubile, si r endono indelebili le macchie di sangue e pus. Del tutto inapplicabile la disinfezione a vapore agli oggetti di cuoio, pellìccie, oggetti di gomma, mobili di legno intarsiato, che ne sarebbero profondamente alterati, mentre e~sa no:n danneggia menomamente le altre stoffe nella loro solidità e nel colorito; soltanto che i tessuti bianchi e specialmente la lana dei malerazzi pre ndono un colore giallognolo. Per qutlnto riguarda gli ambienti, e inutile la disinfezione deararia, perché i germi patogeni sospesi cadono per il pro- . prio peso dopo 1 o 2 ore nel pavimento, q uando l'aria non é m ossa: basta pertanto chiudere le finestre, ed andarli a rintr·acciare nel pavimento e nelle pareti. Per la stessa ragione é inutile la disinfezione del soffitto, eccezione falla per i casi di malattie a germi mollo diffusibili come le estinlemetiche (tifo esantematico, vaiuolo, scarlallina, morbillo).
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Per disinfettare gli ambienti abbiamo il p rocesso meccanico ed il processo chimico. Il meccanico ha il merito di non danneggiar e gli oggetti e le Luppezzerie, anzi é il solo trattamento che possa applicarsi alle pareti tappezzate, e tutte quelle che non sono lavabili. Consiste nel raschisre le pareti con mollica di pane, allontanando in tal modo tulte le particelle di polvere e con · queste i micror ganismi. Le briciole che cadono ed i frammenti che a vanzano si raccolgono e si bruciano. È molto usato in Germania ed il Canalis vorrebbe che fo~se seguito dalla disinfezione chimica, falle con pbl verizzazione ti' acido : fenico o !isolo a l 3- 5 p. 100 o meglio di s ublimato corrosivo al 3 p. 1000 con clor ur.:> sodico al 0,1) !P· 100. Il proces~o esclusivamente chim ico è a base degli ora ricordati òisinfellanli; le soluzioni feniche però non si sono mostrate cosi efficaci come una volla ~i credeva ed h an no un odore che per molti è disgustosissimo. Piu attiva è la miscela di acido fenico ed acido solforico a parti uguali. Il processo chimico si applica alle pareti lavabili , e la lavatura si fa o con un poi verizzalore o coLlo strofinio per mezzo di stracci bagnati nelle soluzioni a ntisettiche: se Je par eti sono imbiancate, si faccia seguire a questa disinfezione l'imbiancamento con calce. Le par eti rivestite di legno (come p11re i mobili, le imposte di usci e finestre) se sono sporche si lavano prima con a cqua saponosa tiepiJ.a, rtuindi si applicano gli stracci bagnati in una soluzione di acido fenico, o di !isolo o di sublimato. Nei pa virr.enli si fanno due lavature con acido fenico al 5 p. 100, od una con soluzione di sublimato corr osivo dal 3-8 p. 1000; quando il pavimento è mollo s udicio, la lavatura con il disinfettante si fa precedere da quella fAlla con solu1.ione calda di sapone polassico al 3- 5 p. 100. Finila la disinfezione si lasceranno aperte largamenle le finestre ; e se la disinfezione si fece colla soluzione di s ublimalo, si farà dopo un'ora qua'che lavatura con acqua tiepida. Per le disinfezioni dei c~ ssi e fogne è utilissimo il latte di calce preparato di recente, il cloru ro Ji calce al 10 p. 11)(), o l'acido fenico a l 5 p. 100.
o'IGIR~E
La disinfezione é quindi una opera1.ione minuziosa e lunga, ~ va falla con cura speciale, da un personale ben i~trutto , .ed intelligente. In quanto riguardano -l'igiene pubblica, esse .debbono esser obb'igatot·ie per tutti, l!raluile per i poveri; inoltre i comuni dovrebbero avere appositi locl\li, p€-r rico,verarvi le famiglie Jegli ammalati durante il tempo neces-sario a disinfetlal'e i loro app~rtamenti, come si pratica a Bruxelles e a Berlino; ma spella spedalmente al medico eu· .ranle invigilare che i focolai infeltivi non si diffondano dal letto dell'ammalalo, dando le opportune i'>truzioni perché gli .escreti s i disinfettino colla bollitura, o colle sostanze chimiche, e le biancherie 8Udicie siano raccolte in un recipiente .con soda o sapone e ben appa r tate, fino a che non siano .disinfetta te. È soltanto per aver applicato a dovere le disinìezioni che :l'Italia dal 1892 in poi, sebbene visitata lutti ~{li anni ùa germi .colerici, poté evitare la tliffusione dell'epidt>mia. O· n.
RIVISTA DI STATISTICA MEDICA Dott. PAoLo MYADACz. - Bel&zlone sanitaria della guerra del 18&9 In Italia. - Vienna 1896. Questo lavoro fa parte della collezione di opere di spettanza medico-militare, (lhe soLto la direzione del dott. Myrdacz stesso si va pubblicando a Vienna e della fJUale abbiamo gia parlato a pag. H09 dello scorso anno. L'autore descrive con grande esattezza il teatro della .guerra,. gli ordinamenti militari e le for mazioni sanitarie degli eserciti belligeranti. Rende conto della varie battaglie e dei vari combattimenti in Montebello, Palestro, Magenta, Melegnano, Solferino, e dimostra come i sE.-rvizi sanitari, ..da ambedue le parti, specialmente per ciò che si riferisce 30
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ai trasporti dei malati e feriti, lasciassero molto a desiderare e come da questa g uena abbiano avuto ol'igine & la convenzione di Ginevra e tutti i nuovi sistemi di formazioni sanitade e di trasporti di malati e ferili in guerra. Da ultimo I'ende conto della morbosita e mort.a lità durante la guel'l'a ed è questa per noi la parte più importante e che riasi!umeremo per ciò con maggiori dettagli. Moruosilà e mortalità. - Due momenti influirono sul numero e ~ulla specie delle fe,·ite in questa guerra : l'armamento e la natura dei combattimenti. Secondo Demme, la fanter·ia austriaca er·a armata di eccellente fucil(• ad avanca rica modello Lorenz. Il proiettile massiccio, terminato a punta pesava grammi 29,2; la portata sicura erto di 500 metri. l cacciatori erano a1·muti con un comune moschetto, o con un moschetto ad ago con baionetta. Il proiettile era si mil e al sopraddescrillo. La cavalleria, la quale, per le condizioni del terreno entrò poco in azione , possede va, oltre la sciabola, o la pistola a percussione, o la carabioa , a' una e l'altra con proiettili sferici di 25-27 grammi. Nonostante il limitato impiego della cavalleria, la quale anche di rado pr ese parte al combattimento, nelle ambulame e negli ospedali de i nemici furono abbastanza spesso estratti proiettili sferici, il che si spiega con ·ciò che a Magenta e a Solrerino, riparti d'infantei·ia austriaca, spr ovvisti di proiettili acuminati, dovettero usare gli antichi· proirlLili rotondi. Dalla parte dei f1·ancesi, la faoleria e i cacciatori eran? armati in parte col fucil e Miniè modello 1858, in parte con carabine ad ago, come pure cou fucili a per cussione lisci, modello 181t2. Quest'ul lima arma predominava nella f'linteria sarda, sollanlo i ber·saglic ri a vevano un corto pesante mos chetto. La cavalleria possedeva pistol e o carabine con proiettili ro tondi ùel peso di 25-27 g rammi. In generale g li austriaci e1'a110 meglio armali degli alleati, all' inconlr'o i pr oiettili francesi ave vano fama di maggio1'e pcroiciosità. Ciò era ùovuto particolarmente a due modelli di proiettili cilindro- conici, di cui faceva uso la fanteria francese. Il primo era un proiellile cavo, cilindro- conico, del
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DI STATISTICA M8DICA
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peso di 33 grammi, il quale, a cagione della s ua facile deformabilità e lacera bililà in parecchi pezzi, complicava le ferite ; l'altr o, che era destinato per i fucili ad a go, era un proiettile cilind ro-r:onico co11 pun ta acumina ta, con scanalature circolat•i, c dell' euorme peso di grammi 50,15. Anche i nuovi pt•oiettili cavi, acuminati, dei cannoni francesi, per la loro azione perniciosa, erano s uperiori a i corrispondenti proiettili austriaci. Per ciò che si ri ferisce alla specie di c_ombattimento è tla notare che nelle guerr e anteriori a l 1859, predomina rono le ferit e ò' arma da fuoco , mentre furono rare le lesioni per armi bianche. Ma nell"anno 1859 le armi bianche acquistarono di nuovo g rande importanza nei momenti decisivi del maggior numero di battaglie e di combattimenti, specialmente a Montebello, Magenta e Solfer ino, ove nelle mischie pet· le case e per le strade prevalser·o sulle ferite di armi da fuoco, quelle da taglio e di baionetta. Per ò la maggior parte dei feriti per baionetta e peP sciabo la non giunsero agli ospedali, perché lt•atlandosi il .pl\1 delle volte di fer ile penetranti alla tes ta, al collo, al petto, al ventre, o incontrarono la morte sul campo di battaglia o ai posti di medicazione, o durante i pessimi trasporti s u cart·ì di campa gna. Che la chirurgia òi guerra di quel tempo con i suoi mezzi · di medicazione - generalmente e regolarmente filaccie, camicie dì soldati dì sanità e di morti quale mezzo eccezionale di soccorso - non abbia influito favorevolmente sul decorso di siftalte ed altre ferite, con le conoscenze attuali, non deve r ecare meraviglia. Sotto questo rig uardo non ebbe luogo un considerevole progresso su ciò che era avvenuto nella guerra dì Crimea. L'attività oper ativa invece trovò grande applicazione. l francesi eseguirono numer osissime amputazioni, resezioni primarie nelle ambulanze; gli austriaci invece, per· circostanze speciali, nel maggior numer o dei casi operarono negli uspedali da campo e in quE'Ili permanenti, ove l'u loro possibile dì pondera re meglio le specie dell'operazioni e la cura conservativa. Sotto questo riguBrdo l'ospedale di guarnigione in Verona divenne
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RIVISTA
un noto cent•·o di attività chirurgica , ed il riparto che I'Obe· rarzt dott. N euòò rft~ •· dirigeva quale chirurgo , divenne una clinicn is truttiva pei molli operator i. Per. c iò che si rift}risce Alla manifes tazione di ma lattie interne, é da osservar e che la g uerra avvenne in una stagione, in cui s i alterna r ono periodi di oppl' Ìmente ca lore con intervalli di pio~gie di più gio1•ni, e iu tPrr eno io cui per le f•·equenti paludi domina ende micamente la mala l'ia. All'in· contro e da osservare che le particolal'i malattie d'infezitlne, le quali s i manifestarono nella g uerra di Crimea, come colera, dissenteria e tifo, nella campa ~na del ·185!) o non si os ser varono pe1· nulla (colera), o s oltanto in m edioe~·e estensirme. Ai sopra rammentati ge nerali momenti causali della morbos ità, concor sero pure alcune particolari èircostanze. Ati esse appartengono principalmente, da parte degli aus triaci, le dis posizioni delle ma1·cie. Era p1·escr itto di cuocere il rancio prima della partenza, cosicché lA marcie fu1·ono regolarmente incominciate versv le nove tlel mal.lino e continuate sino alle ore più calde del giorno. Inoltt·e, al p1·incipio della campagna il soldato era mollo carico di bagaglio, perciò a cominciare dal 9 ~iu~no . marciò senza zaino. Anche i frequenti mutamenti nelle disposizioni delle marcia, agirono sfavorevolmente sulle truppe. Malattie delle marcie, particola1·men te deliqui, non furono infrequenti; furono pure oss er vati colpi di calo•·e , di modo che in una brigata del VII corpo, il 6 luglio, si ebbero 6 morti per colpo di sole , ed inoltre 115 rifiniti dalle marcie. , Da ambedue le parti avvennero ir regolarità nel veUovagliamento. In un rappor·to all'intendente generale del 21 giugno, Larrey pone in prima linea l'ins ufficienza dell'alimento. la mancanza di vino e la deficienza di caffè u quali cause occasionali delle numerose malattie • ed un altro medico militare fran..:ese, si lamenta nello stesso ~iorno " che la polenta la quale fu distribuita alle tr·uppe in vece di pane e galletta , a vesse cagionato un aumento di diarree. • Nell'esercito austriaco avvenne già in maggio, c he un
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corpo d'eser cito pPr via di requisizione non potelle più trovare nulla e fu neces~;:ario farsi somministrare dai comuni la polenta, la quale tuttavia non bastò per tutte le truppe. La perdita dei magazzini in Pavia e in Milano aumentò improv visamente le difficoltà dell'approvvigionamento, e si do· vette far ricorso ai più lontani magazzini io Mamova, Padova e Ro vigo, rla cui per le varie difficoltà non potette sempre ottenersi in modo sufficiente quanto occorreva. Per i soldati austriaci la mancanza della razione di vino fu di non minore importanza. F ra le malattie predominanti, tanto nell'eset·cito austriaco, quanto nel francese, sono tla annov ~· rare i disturbi gastrici, i catat·ri intestinali e le febbri interrnillenti. Quale esempio di diffus ione di malattie in alcuni cor pi di truppa austriaci particolarmente colpili, é da notare che il reggimento di fan te•·ia N. 8, uel mes e di luglio inviò 305 malati negli ospedali ed ebbe inoltt·e 101 2: r ifiniti nella tt·uppa. Ciò corris ponde in rispetto alla forza media di cit•ca 3500 uomini, ad una morbosilà di 3'16 p. 1000 e ad un' entrala neg li s tabilimenti :;;auita1·i di 87 p. 1000 per un mese. Nel reg 2imeuto fanteria N. 19 le stesse medie pe•· lo s tesso meso giunsero r ispeltivamenlP a H3 p. '1000 e 00 p. 1000, nel 4• ballag lione cacciatori a 368 p. 1000 e f t2 p. 1000. Fortunatamente queste condizioni no n fur ono egualmente sfa\'orevoli in tutte le tru ppe; nei corpi di truppa sopra l'iferiti fu specialmente la dislocazione in contrade paludose e mal!:'ane e la mancariZa di buon'acqaa poil.a.bile, la causa della molto elevata cift·a di morbosità . Sul numero dei feriti , Jei caduti e dei morti in conseguenza delle riportate fel'ite, come pure sul numero e sulla s pecie delle malattie e dei morti in seguito a malattie, non s i hanno dati esatti e completi. Sui f•·ammenli di notizie pubblicate non é pos;:ibile di costrurre un esalto s pecchio della morbosit8 e della m ortalilà. Nella seguente tabella sono riportate le perdite nelle pi ù impo1 tanti operazioni di g uena.
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Relativame nte al m nssimo d i perdtle primeggia p er gli ttU<striAci il combattimen tn di Melegnano 00 11 185,5 p. 1000 di per·-dita genera le , per g li alleati la battaglia di Solfe rino con 126,7 p. 1000 di perdita totale . So ltr·aendo dal com puto i dispers i e te ne ndo di mira solame nte i morti P t'c ri ! i, la battaglia di Solferino diviene pe1· gli aus triaci la piu m icidiale co n 103,3 p. 1000 di mor·ti e fe rili ; per gli a l Ir a ti non é possibile un adeg ua to giudizro, pe rchè ma ncano i pat•Licolari di d ue impm~tanti battag lie (Pa lestro e Sol ferino). Il rappor·to fra caduti, fe r·iti e clis pei·si cou la perdita totale fu per gli. aus triaci, nei comba ttimenti rl i Montt• bello, Magenta, M<degnano e Solferino , tole clte s u 1000 di perdita totale ~ i e bbero 117,0 caduti , 46i-,3 fer·iti, 4L7,8 dispers i, mentre per gli alleati nei combattimearli eli Montebello, Ma ~e nta u Melegnano que:ste m edie r•i;;:petli\'e divengono 147 ,3 p. 1000, 725,7 p. 1000, e H7 p. 1000. Tali cifr e non da nno c he un' i.lea appl'o~si ntativa s ulla spec ie c s ulla divisione delle ver dile, pt'rchè assai variabile ~ la r ubrica dei dispersi, poi c h i~ in ap presso s pesso si vi ene a sapere eire mol ti indi.v idui considerati come dis per::<i, erano -o morti o ferili. Sulla so rte t:llnst'cutiva dei fer iti no n s i ha nno che notizie incomplete . Negli s tabilimenti san itar·i di g ut)rra de lla II armata austriaca ' furtlno curati 13:372 fer iti; di q uesti mor·iTono nei ~opr·annominati s ta bilimenti 29~ ossia 21,9 p. 1000; non è poi noto quanti furono l!·as portati nell' interno della monarchia e là terminarono con la morte. - Nelle ambulanze france s i furon o ricoverati 25:!5:1 malt~ ti e ler·iti francesi (compres i 20 p iemontesi) e 12414 fet•ili aus tr iaci; de i pr imi m orirono ne.lle ambulanze 3:25 :::: ·J2,8 p. 1000, deg li ultimi 149 12,0 p. 1000 ; i Cl)nvnlescenti furon o in totale 956, i r imanenti :36:337 feriti e malati fur·ono trns por·tati, c s ulla loro ulte riore sor•te, non si sa nulla di preciso. Sul mo·vimento generale di malati deg li s tabilim enti sanitari austriaci, tanto s ul tea tro della g uerra, quanto nell' int erno è da osservan• quan to segue : N e gli stabilimenti sanitari di g uerra del I l corpo di armata austriaco, entrarono, sino al 31 ottobre 1R59, in tota le 824Gi
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RIVISTA
maiali (e feriti). Di essi 37378 fUt'ono trasferiti in altri s la'bilimenti sanita1·i, 2,851 alla fine di ottobre rimasPro in cura e 4223:> furono messi in uscita, P preci~am ente 39413 qualiconvalescenti 933,1 p. 1000; 2240 morirono= 53,0 p. 1000,. 32 disertarono e 550 rimasero indietro durante lo sgombero di Pavia. Fra gli entrati erano, come già ru dello 13372 feJ·iti, quindi 12990 n1alati di febbri malal'iche, 9241 di cmarriintes tinali, 7684 di catarri dt.1gli organi respiratori e 7559 di catsrri gastrici e di febbri gastriche. Dei 2240 mol'Li, finirono per li fo J0i5, ppr dissenteria 3:3 1 C 2~4 per fCI'i le>. I noltre furono curali negli ospeJali militari di Venezia, det Tirolo, della Carinzia, della Carniola, e del Litlorale, dalla fine di giugno 1859 nlla fin e di dicembre, 88 170 malati e ferìti ; di cui 7i99{1 guarir ono, 4:144 morirono, 5727 resta1·ono alla flu e dell'an no in cura. La mortalità corrisponde a 52,1 p. ·1000 degli uscili. Dal comando del ! e Il cor po di armata furono ri mpatriati per malattie 48713 uomini. Di questi mor·irono, sinoalla fìoc dell'anno, 659 ossia il 13,5 per 1000 e cioè 78 negliospedali civili, e in privati luoghi di cura (su 11355 uscit.i} e 58 1 negli ospedali militari (su 3139fi la curati). Riunendo i 5000 caduti s ul campo di ballaglia coi 7568 rr.orli, cioè nelle ambulanze fJ'ancesi (3::!n), nelle formazioni sanitari<• di guerra (2240), in altri ospeda li dell'esercito mobilizzato (43~4), e negli ospedali interni (65!!), si ba un totaledi circa 12568 morti, che ra ppl'esenta la perdita totale Jell'eseJ·cilo ausl!'iaco mobilizzalo. Ad essi sar ebbero d1:1 aggiungere gli austriaci mor ti negli ospedali temporan<'i degli' alleali, sul cui numero non s i hanno esatti ragguagli, ma in cifra Londa si po~so n n far ascendere a 1000 uomini. Nel seguente specchietto sono indicA ti gli entrati ed i mortr con le rispettive medie di mortalità in alcuni principali e secondari luoghi di cura (stazioni sanitarie).
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Vero n~:~ P adova. Mantova . Irm 3bruck Vicenza
Entrali
Morii
3 12H 1309i-
160i == 51,3 p. l 000 di e:1trati R ~ 6:'>'t == -l9,9 • 29l = 28,9 • , 232 = 31 9 • ' (l n 42~= 59,9
12268 7265
7072
DI
STATISTI C.~
Entrati
4-73
MEDICA
Morti
Trevi;;o 4866 4!:3 = 8i,8 p. 1000 di t.nlral.i )) :~707 Udine . » 102 = 27,!) Serravalle :H21 » » Si = 3i ,7 l) Lubiana 2007 :!87 = 146,0 • 1705 Civ•Jale 72 = 42,2 • • )) Trento. 1159 87 = 75,0 • Le medie di mortalità delle va rie stazioni sanitarie non pos~ono servire per base sicura di giudizi, perché mancano molli elementi; a ti esempio ignorasi se gli a mmalali e i fe· riti nei r·ispcttivi luoghi di cut·a vi furono ricover ati fino ad e s ito delìoitivo, quanti, dopo un tempo piu o meno lungo, furono trasf~ri ti ad altri st.abilimen ti s anitari ecc. Nell'esercito francese caddero sul campo 2536 uomini. 15898 furono ferili e di questi morirono in appresso 2424 ossia 152,5 p. 1000; il numero dei malati fu di 112476, di cui 13788 ossia 118,1 p. 1000 morirono. Il numero totale d i morti si eleva cosi a 18748 uomini. Giù si fece prima parola del movimento degli ammalati nelle ambultwze; i rimanenti ospeda li, s ul ca m p o di oper·azioue e nelle rett•ovie, eu raro n o in totale 167853 malati e i'~ri ti, di cui i3950 in seguito a sgomberi da altri stabilimenti sani•.tJ r i, e solamente !)3903 malati e feriti. entrar·ono direllamente dall'esercito mobilizzato. Nei due centri pr incipali di ospedali in Milano e Brescia si ebbe il s ·gue~1te movimento ò1 molati (sino a lla fine di a~osto
1859):
Entrali :
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Totale
Francesi Piemon tesi A usLriaci
20901 582 i 717,')
17345 1:1959
38246
Total·~
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32!)16
20(}01)
13900
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127:1 923 ·iu85
2G91 4832
Di e:: si e ran o: maiali • . fer·i ti . Esili : guarili mor ti. rimasti trasportati.
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[Il VISTA Dl STATIS TICA lllEDlC!
La morta lità fu per Milano di 46.!l p. 1000, per Brescia di --i6,6 p. 1(\;;o del totale uscili. Relali vamente all'eser cito piemontese è sol tanto noto, che <ii 60000 combattenti 961 mor ir ono e 4689 furono ferili. C LAUD IO SFORZA.
RIVISTA BIBLIOGHÀFICA Tralté 4 'Byglèae mllltalre par le docl L AV ERAN. - Parig i 1866; G. Ma!<son editor e. - 1. vol. di 900 pag. Franchi ·t6. Questo bel tratlato, completamente orig inale, è il frullo di lunghi studi e di ricerche pet•sonali, è lo svilup po completo del cor so di lezion i impartilo dHII'autore alla scuola del Val· de-Gràce pet• dieci anni . Perche u n corso d'igiene i'ia veramente profittevole è ne· cessar io che gli allievi s ierto abilitali al le ricerche sper imen · tali sull'or ia, suH'acqua , sulle sostanze al:mentari, su lle disinfezioni, riscaldamen to, illuminazione, ecc·. Il trattato del Laveran é basalo su questo principio, di iniziare, cioè, e in· dirizzare lo studioso alle r icerche pratiche sperrmeotali. Do· vunque g li é s tato possibile, l'autore ha sostituito alle espo-sizioni teoriche d elle dimostrazioni sperimentali. Il piano del lib!'o è quello stesso de l corso d'igiene professato <iall'autot·e al Val-de-Gràce, e comprende i seguenti capitoli: Capitolo 1°. - Reclutamento dal punto di vista igienico. Capitolo 2• e 3•. - Esercizi militam•i . - Accidenti osservati durante le marcie e misu re da prender si per evitarli. Capitolo 4°. - P ulizia individuale del soldato.- Bagni, docce. - Profila ssi delle malattie ven·e ree e del vaiuolo.
RmSTA BIBLIOGR.t.'FICA
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Capitolo ~)· a 8•. - Alimentazione. - Pane e biscotto. - Carne. - Conset•ve alimentari. Capitolo 9' a 11•. - Bevande. - Th e. - Caffè . - Revande alcooliche. - Acqua. - Processi dt puriflcazione dell'llcqua. Capitolo 12'. - Vestiario ed equipaggiamento. Gapito!o 13' e 14•. -Scelta del terr·eno per· una caserma. Costruzione delle caserme. Capitolo 1:)." - Baraccamenti e attendamenti.- Accantonamento. - Bivacco. · Capitolo 16•.- Ospedali permanenti e in baraclae- lendeosp•1dali. Capitolo 11• c Hi•. - Ventilazione e risca iJ amento. \ llum inazi on ~. Capitolo 19<>. - Llll r iu~. Capitolo 20• a 22'. - Dis infeziOni.
Gal4e pratlque 4'hyglène et 4e mé4eolne oolonlale, à l 'uRge 4ea poatea mllltalre• 4épourvua 4e mé4eoln, par le Dr. SAoOuL, médecin de 11" clat-se de la marine. Parigi, 1895. Challamel éditeur. Lo scopo del nb1•o é detto dal suo titolo s tesso: compendiare in forma intellig ibile anche a i non medici le nozioni d'igiene e di medicina necessarie a chi si trova in pàesi tropicali al comando di truppe distaccate a g ramli distanze da medici e da stabilimenti sanitari. La parte igienica tralla dell'abitazione, dell'~limentazione, del vestiario, della pulizia personale, del servizio in campag-na , e finalmente delle disinfezioni. La piu larga par te é 1·iservata alla medicina e cbir ur g!a curati va. e s pecialmente alli' malattie più comuni della patologia tropicale . Chiude l'opera una par te fHrmaceutica, circa la preparazione, la conser·vazione, è l'amministi·azione d'alct:ni tra i medicamenti più usuali. I l libr o A scritto con quella chiarezza, con quella par s imonia di spiegazioni scienti fiche, e con quella abbondanza
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RIVISTA BIBLIOGRAFICA
di parlicolar·i pralici, che sono necessarie (}er un'opera :>imi le Se, a l'igor di ter·mine, esso é un libro quasi rnutile per un medico, crediamo nondimeno nO!ilro dovere di segnalario ai colleghi, perch1\ po~:c>ano consigliarne la lellura agli ufficiali che si recano a soggiornare, colle r esponsabilità di un comando, in posti isolati.
MAzz,ìLENI, cnpilano vetennario e G IANI, capitnno medico.
- Contributo alla diagnosi della morva ooUa m&lletna. - (Il moderno Zooiatro, N. 7, 1896).
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Gli A. A. espongono fi c·asi di cavalli affetti da sintomi piil o meno decisivi della morva. In Lutti, anche in quelli in cui la mor·va era semplicemente sospettata, la malleina produsse i fenomeni di reazione palognomonici. Applicando questi ri· sul!ati all'igiene dei riparti a cavallo, concludono che non si deve trascurare questo s1•mplicissimo mezzo e~plorativo su lutti i quadrupedi provenienti dei depos•li od acqwstati dal commercio. Quanl(l poi alla ·rtuestione se convenga conserval"e in vile r animale colpito da mor•va, essi, pur riconoscendo che la guarigionP è possibile, credono più conveniente, nella pratica militare, di abbatter subito l'animale. pe1•cbè sar ebbe necessario un isolam~nto troppo p•·olungelo, e perché per mollo tempo non vi sar ebbe mai la certezze assoluta che il cavallo fosse guar•ilo perfellemrnLe, e non Lorn&!:se quindi ad assere un agente di contagio.
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VARI ETÀ E NOTIZIE L& fotografia Bantgea negll o•pedall milltarl.
Come i nostri lettori hanno veduto dall'articolo originale del tenente colonnello do t l Al varo, inserito in questo stesso fascicol o, lo spedale di Napoli è già forn1to degli apparecchi necessarii per questo nuovo e straordinario mezzo di diagnosi chirurgica e medica, al quale sono certamente riserbati in avvenire trionfi anche maggiori degli att.uali. Siamo ora lieti di annunziare che anche lo spedale di Roma sarà quanto prima dotato di tullo l'occo~rt>nte per la nuova fotografia, e ~e nP. comincerà s ubHo l'applicazione ai malati ivi curati.
Nella seduta del 7 aprile dell'accademia di me~icina di Pat•ig i, il prof. Lagneau ha presentato l'opera A ntr·opometT'ia militaT'e, pubblicata per cura del nostro giornale, e della quale a quest'ora ogni nosteo abbonalo ha già ricevuto in dono una ' copia, e, facendone i più lusinghieri elogi, ha concluso col far voti che una simile inchiesta scientificu venga fatla nell'esercito francese, sul quale si ha nno bensì molti lavori parziali, ma nessuno che poss a a ssomigliars i per esten::;ione ed impor·tanza a quello dov uto al corpo s anitario italiano. Un voto simile era ~tato già espresso in seno al consi!Ziio superiore di statistica della repubblica francese dal dott. Chervin, nome illustre nella s cienza per i suoi lavori di geografia medica e di demografia. La base deii'AntropometT'ia militare fu il fo~ lio sanitario ideato e proposto 'dal lenente colonnello medico dott. ~~~lva tore Guida.
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V... RIETÀ E NOTIZ IE
Il merito del lavoro spetta non solo al dott. Livi, che fu il paziente ordinator e dell'ingente statistica e l'autore del testo, ma anche e in. larghissima parte all'intero corpo sanitar io che per tanti anni curò con costante dilif!enza la compilazione dei documenti individuali. La Direzione é certa che i lettori saranno lieti di vedere come i buoni risultati di una fatica comune sieno stati alfine debitamente apprezzati . Parecchi giornali scientifici hanno già pubblicato bibliografie estese e lusing hiere dell' Ant,.opomel1'i a, e fra esse citiamo quelle contenute nel Bulletin de l 'A caclémie de .médecine di Parigi, nella Rioisla cl' igiene é sanità pubblica di Roma , nella Rioisl a internc.tzionale d'igiene diretta dal professor Fazio, nella R ioista spedmentale di Freniatria, negli A nnali di medicina n aoale. nella Nalur- wissenschqj'tliche Wochenscltr((t di Bf'dino, in un articolo del prof. Ripley inserito nel Gio1·nale della Amel"ican Statistical association di Boston, ecc., ecc. Autorevolissimi scienziati hanno poi inviato di1·~ttamente a lla direzione del Gior nale congratulazioni e incora ggia~ menti. Riportiamo integralmente la parte sostanziale del giudizio da to. Il prof. C ESARE LoMBRoso scrive: « ..... é un lavoro come pochi se ne sono visti in Eutopa »; il prof. DE L~POUGE, n.olo antropologo francese, dice: • E un monumento antrop(llogico a affatto unico, e che sArebbe indispensabile fosse imitato ana che in altri paesi. Questi documenti fanno un grande onore • a: corpo medico dell'esercito italiano, ai calcolatori del mi« nistero e al direttore del lavor o, posso anche aggiungere « !!Ile auto rifa super iori italiane, poiché l' Italia é fin ora il " solo paese dove si sia presa ufficia lmente l'iniziativa di « simili ricerche, la cui importanza scientifica e le applica« zioni prat iche sono pure cosi conside revoli •. Il professore VJRcuow: • Mi ralleg ro ben di cuore per un così bel « principio. Possano tutte le nazioni seguire l'esempio. (M6• gen alle Nationen nachfolgefl !) •. Il doti. AMMON, di Karlsruhe: • Mi s ento in obbligo di esp1·imere la profonda mia
VARIETÀ E NOTIZIE a ammirazione per questa pubblicazione grandiosa, esatta e
• SfJlendida. L' ItAlia ha riportato una villoria scientifica. N es« s un paese esiste nel mondo che possa dare sulle sue po« polazioni informaziiJIIi comporabili a quelle dell'Antropo « metria militar·e. Onore a tutti gli uft1ciali medici, che hanno " contribuito alla buona riuscita di questo prog1·esso scienu tifico! Vorr·ei che anche in Germania si desse presto mano a a un lavoro simile •. Il doll. OLòRrz, professore d'anatomia a Madrid: cc Mi rallegro con V. S. , come pure con tutto il • corpo sanitario militare italiauo, e specialmente col dota tor Li vi, per· ave r realizzato il la voro antropometrico più • completo e perfetto fatto fin ora in quals ias! nazione di c Europa "· Il dott. ENRICO R ASERI, dello direzione generale della sta tistica: " Il Minis te ro della· guena, già benemerito c per le r e lazioni annua li sulla leva, ha con questa nuo va « pubblicazione fornito ai cultori degli s tudi antropologici un u m~teri ale ricco e bene ot•dioato, quale nessun altr o paese « può vanta1·e di possedere ». Il rlott. CoLLIGNON, antropologo e medico militare fr·ancese: • Permettelemi di espri« mere tutta la m ia ammirazìone per quest'opera importante, a che farà eco nei fasti antropologici. Come medico militare • mi sento flero di quest'opera., compiuta dai miei colleghi e • camerati italiani , son<' fdice della vittoria scientifica chea essa rappresenta, e vi prego di volere e sprimere a i s i" gnori Guida e Livi tutti i ringrAziamenti che essi sono in • dir-itto di attendersi, non solo dalla mia modesta per~ona, « ma eia lutti gli antropologi del mio paese». I l dott. DuJARDIN-Bt::AUMETz, medico ispettore generale, capo d.el corpo sanitar io fr ancese: 1c È un documento che fa onore al corpo « ~anitario italiano • · Il prof. RANKE tli Monaco: • L' Italia • può andare orgogliosa di questo progr 9sso nel campo del• l'ig iene militare. L'opera pubblicata sotto la direzione del c dott. Livi sorpassa tutto quanto di simile è stato fatto in • altri Stati, e l'Italia prendu il primo posto nel campo di « queste r icerche •. Il dott. BEoooE di Bt•istol: « È a parer • mio la più bella pubblicazione di questo genere fi n ora • uscita , e r iflette onore sul g.~ v e rno italiano, sul corpo saa n ilario militare, s ull' ispettorato di sanita e sul dott. Li vi
480
VAIHETÀ E ~OT!Zik
" stesso • . Il prof. ANGELO CEr...Lt: « Mi rallegro vi"amente • di quest'opera, che fa onore al corpo sanitario militare •. Il ùott. CHANTRE, professore a Lione : • L'opera del dote tora Li vi va annoverata tra le pubblicazioni antropologiche « più importsuli dE'Ila nostra epoca • . Il pro f. ZAMPA: c Ime portante lavo ro che r endel'à sempr·e più onorando presso c gli altri Stati civili il nostro cor·po medico militare e gli «eminenti colleghi che lo dirigono e ne raccolgono le os• servazioni •. Il pro f. ENRtco MoRSELLt: « In sostanza io « trovo che nessuno più di lei fino ad oggi ha contr·ibuito u con studio esatto e severo alla costruzione dell'Etnologia • italiana. Questo lavoro prende posto accanto a quelli che « ci han dato gli antropologi stranieri piu .reputati, e non è « inferiore ad alcuno ; per molli aspetti é superiore al magc gior nume m di e!; si u. l giudizi fa vore"oli ottenuti da scienziati cotanto illustri e ~ompetenti nella mater·ia aprono l'animo a sperare che il compimento del lavoro sa rà degno della aspetlazion~ che la buona r iuscita della prima parte ha fatto nascere. F. Tosr.
Il Direttore
Dott. FEDERICO Tos1 maggior generale medico ispettore. Il Redattore
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RIDOLFO
LlVI
Capllano medìco.
NUTINI
FEDERICO, verenle .
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Un raro caso di ZOS TER bilaterale universale Fig. 2•
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Figure sohematiohe dimostrative della topografia dell'innervazione cutanea Fi~. o•
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Faccia auteriore
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I'Lnut.~'virl-tr r.,•)·_-~~ '.-J~·"t gJ ~ IIIJVI'll'l:da r/<Jl. n IÙt;o- 'f#S~n, us~,Wntsk. r $ z~omr ~ d.Jllf tJ lll'tW NÙ 3 .f Zm.J. , ......-.v!4 JaJ.f:.t./1 ·' T m_. ~.. nm't:l.rJd,t ,••r ~rto •
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v l..cln&1CI'&m!•J.J" ·u.~·~ tJJ.u,J, v ~.
z .zo., ........,,w~,_.
,. ·, RIVISTA DI TERAPEUTICA
8abaccl c Belli. - Ossenazionì clìnicho e s tudio sperimentale sull'a1.ione dell'etete e sul cloroformio sui reni ,. . Paq. l53 Cura della dissenteria . . . . . . . . . . . . . . .. . . . . • 435
RlV ISTA DI TECi'iiCA E SERVIZIO MEDICO MI LITARE.
Valence, - Del pacchetto di medicazione individuale nell'eserd to colonial e • . . . . . . . . . . • . . . . . . . . . Pa9. 456
R[VJSTA D'IGIE:'(E.
Hew telt. - Il de:<tino dei microrganìs mi olell'aria inspirata Fellcìanl. - Analisi chimica dell'acqua acetosa di Ro111a . Catheart. - Nuoqa s toriliz7.azions del latte Canalis. - Sulla rralica dello disinfezioni. . . . . . •.
•
o
o
. Pao. 457
• ~60 • 4f>O
• 46~
IHVISTA DI ST.HISTIC.\ MEDICA.
MJ rda cz. -
Relazione sanitaria della guerra del t859 In Italia . . . l'a[). 463
RIVIS'fA BIBLIOGR.AFICA.
laveran. - Traitè d'hygiéno mllitaire . . • . . . • . . . . . Png. 4i~ Sadoul. - Guide pratique d 'hygirne et de mécteclne colon-aie, a l'usage d es po51es militalres dépourvus de médccin . . . . . . . • . . . • 475 Maz:rolenl e Gian i -Contributo :.Ila diagnosi della morra colla malleina • 4i6
VARIET.ol.' E NOTIZIE.
La rotogralla Rii ntgen negli ospedali militari Giudizi sull'opera .Anh·!Jpomelria 1nililare. l
. Pag . 4ii . . • 4ii
GIORNALE fVIEDI CO DEL
REGIO
ESERCITO
Direzione a Ammin istrazione: presso l'Ispettorato di SanltA Militare Via Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra )
CONDIZIONI 01 ABBONAMENTO. Il Giornale .lledico del /1. 0 Esercito sì pubblica una volta al mese lo rasclcoll di 7 ro~:ll di stampa. L'abbonamento é sempre anuuo e rlecorre d:~l t• gennaio. Il pr~'z~o dell"abbonament o e dei fa scicoli separati è il seguente.
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l· Re~'llo d 'Italia e Colonia Eritrea .
Paesi <!eli' Unione postale ((a ri tra.~) id. irl. 1rl. Il) Id. Altri paesi . .
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l Un fascicolo ~eparnto
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l 30 l 70
L'allhOnamento non disrletto prima del t• dicembre s' intende rinnovato per l'anno successivo. l signori a bbonati militari in eiTettivitil di servizio possono pagare l'importo dell' ab· bonamento per mezzo dei rispettivi ,omandautì di corpo (anche a rate mensili). Agli scrittori militari é dato 10 massima un compenso in danaro. Le spese p~r gli estratti e quelle per le ta,·ole lìtograllche, ro tograOche, eoc. , cllll accompagnassero le memorie, sono a ca rico degli autori. Gli estratti costano L. 7 per ogni foglio di stampa (16 pagine), Il lrat.ionP 1nrt!Vislbile di fo:;lio, 4j per cerilo esemplari. Il prezzo e eguale sia che si tratti di 100 esemplari o di un numero mtnore. l mnnO$Critu nou si restituiscono.
Recentissima p·ttbblicazione :
GUIDA ALL'ESAJ'IE l'UNZIONALE DELL!OCCJliO Del Dott. GIAOOliiiO LUCCIOLA Capitano medico, assistente onorario della. clinica oculistic~ dellt R. Dnivenita di Torino
Un Volume io 16• di pagi ne 444 con figu re intercalate nel test()
Lire 7,50 Per i signori ufficiali medici dell"esercito e della marina in effettività di servizio, e per gli ospedali militari, il prezzo è ridotto a Lire 6. 1nviare le rich ieste insiemP al prezzo all'autore, e.ll 'mdi rizzo: Clinica nc uU1tico. 'l'oRI N.o.
GIORNALE MEDICO DKI. •
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REGIO ESERCITO
Anno XLIV.
N. 6. -
Giugno j896
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~OMA
'flPOGB.A.I'IA ENJI.IOO VOG HElU.
• 11htZ1111lU Il ricevono dall' Amministrazione del glomale
VIa v.illettalllbre (Palazzo del Ministero della guerra). •
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SOMMARIO DELLE MAT ERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO
B IEMORIE ORlf.òiNA.I.I .
Mang ianti. - ::'ulla puntura lombare. . . . . . . . . . . . . Pag. 4St Bonomo c Rho . - Sulle ferile per arma fla fuo~o penetranti nell 'addome e loro cura . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • . • 51t RIWIIIITA. IU CòiOR:.iA.I.I ITA.I.IA.IWI ED E8TERI.
RIVIS'PA MF.DICA.
1
Cavazzanl e l'ozzollno. - Sulla (latGgenesi della reazione diazo·benzoica. Pag. 538 Marzucco. - Sulla terapia elettrica nel trattamento tlelle malattie menta h. • 539 Lemolne. - Ricerche sul sangu,• flegli scarlattinosi . . . . . • 5!0 GuArl n. ~ La la,·atura ct ello stomaco nell'occlusione intestinale • Sll RIVISTA CHIRiffiGICA. Cozzo lino. - l\ UO\ o metocto di mastoirtotomia rart icale. . . . . . Pag. 543 Lannelongue. - An eurisma del collo, della faccia, del pavimento hucc.~ le e dPIIa lingua trattato col metodo sclcrogen o . . . . . . • . • 514 Mlcheaux. - Iniezioni endoveno;c di siero contro la S•1tticemia perltoneale posto pera toria. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 5'5 RIVISTA DI OCU LISTJC,\ .
Neznamoff. - l.'uso dell ' lodo nella congiuntivite grantt!osa . Chlbret. - Trattamento Llell a ulcera della cornea. • . . .
. Pag. 516 • • • 517
HIVISTA DEI. LE ~WXrm; VENEREE E llELLA PELLE
Corvin. - Psoriasi comune rrattata con grnndi dosi di ioduro di potassio. Pag, 548 Colomblnl. - l.a diagnosi batteriologica dell' ulcera venerra . . . . , • 519 (Per la conlin ua:;fone d elL'Indice uedm i la .~ pagina della COJlerllna ).
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SULLA PUNTURA LOMBARE
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4
•
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del maggiore medico E. Wcaor;ianai, n~sistente onorario
àlla clinica medica generale di Torino
Due anni sono, al congresso di medicina in Roma, il direttore di questa dioica, nelle Considerazioni sulla sinl{)matologia della meningite e specialmente della meningite pneumococcica (1), richiamava l'attenzione dei medici sull' importanza della puntura di Quincke (?) - che in realtà era rimasta quasi trascurata da tre anni mal grado i contributi dello Ziemssen e del Lichthei m (3) - per la dia~nosi din·erenziale delle varie forme di meningite e per· la diagnosi di queste in confronto di altri processi. ~ In tutti quei casi- al~ lora egli disse ai convenuti -nei qnali il diagnostico della « meningite pneumococcica è molto incerto vi sono due « criteri di grande importanza, i quali la possono illumi« nare e questi sono : a) l'esame batterioscopico del sangue, intento a rile« vare la presenza del pneumococco, « b) l'esame del liquido cerebro-spinale ottenuto mercè « la puntura del sacco aracnoideo, secondo il metodo pro« posto da Quincke. (t) Gandl4 dtgll orpedali e dtlle cliniche, t89~ . li) Con(trenza Volkmann , N. 67 tfeber Meningilil sero1a. (3) Dtut&che medicinilche \Vochtn"hri(t N. 46. 1893.
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482
SULLA PUNTURA LO~BARK
« L'estrazione di un liquido torbido contenente globuli pu« rolenti, sovratutto lo sviluppo di pneumococchi, ottenuto « con la coltura di esso liquido, rende la diagnosi assoluta« mente certa: anzi è questo l'u nico c.riterio assoluto cb e «abbiamo per la diagnosi. « Si comprende che l'estrazione di un liquido limpido non « esclude la meningite, r.ome non In esclude l'assenza di « pn eumococchi nel sangue ; e si comprende pure come si « possano avere pneumococchi nel sangtte, senza che esista « la meoingite, specialmente quando esiste una endocardite « pneumococcica. « Ma appunto la frequente concomitanza della endocardi te « con la meningite, mentre facilita il riscontro del bacillo nel (( sangue, rende anche probabile, se non certa, come colle « esplorazioni di Quincke, la diagnosi della meningite ». Lo specillle interesse del Bozzolo per In nosologia della men~ngite era legitlimo in lui , che aveva già più volte prediletto questo argomento di studio, primo addita.ndo l'i nfezione pneumococcica come origine comune della men iogite cerebro-spinale epidemica {·l ). Nè le sue .autorevoli parole vennero dette invano al congresso di Roma, perchè dopo d'allora esordisce il 2" periodo, segnato molto a proposito dal Chipault (2), per le sorti di questa pratica; periodo tanto piu ricco di prove e di contributi clinici cospicui e frequenti, in Germania, in Francia, in America, per quanto il primo ne era stato povero. Anzi d'allora in poi la puntura lombare si estese dal ,:ampo delle meningili a quello di nomèrose altre nevropatie anatomich.e o funz.ionali, direlle o indirette, come idrocefalie, tumori inlt·acranici, encefali ti, m·emia, epilessia, (t ) Trallalo di meà1Cill4, di CUARCOl' C 00UCIIARD etC., vol. VI. (:!) Annate& à ' orlhopedie el de chirurgie praliq11u, N. 10, 1895.
SULLA PUNTURA LOliBARE
4.83
sclerosi in placche, tabe, cloro anemie ecc., ecc., impiegandosi pure la stessa rachicentesi anche come via d' introduzione diretta nel sacco meningeo di medicamenti. Spiccano in questo arringo straniero, oltre i precitati, i nomi di Marfan, di Heubner, di Freyhan , di Goldscheider·, di Fiirbringer, di Kronig, di Lenhar'lz, di Senator, di Ewald, di Weill , di .Jacoby e d'altri ancora. In Italia invece esi~tono sempre scarse testimonianze della pratica in argomento, perocché se non e_rro esse si riducono al mio cenno, che fu credo il primo, sui casi praticati lo scorso anno in questa clini ca (l ), ai sette di Gai bissi ed ai due di .Jemma e Roncagliolo, trattati alla clinica ed all'ospedale di Genova (2) nell'inverno passato. Ciò non toglie che la letteratura :11 r·iguardo sia ugualmente notissima anche da noi, perocchè copiosamente giit ne dissero gl i stessi periodici stranieri più correnti nelle nostre mani (3) e, riproducendoli , i nostri (.i.), onde trovo supern uo di qui riassumerla. Ponderati adunlpte i passi che costituiscono la storia di questo odierno argomento e fatto il bilancio di quan to fu pubblicamente affermato pro e contro di esso, sopra un materiale di qualche centinaio d'ammalati, crederei che la maggioranza dei clinici, salvo cioè qualche solilal'i a opposizione ottimistica in fatto di cura, si concorderebbe sulla seguente conclusione, la quale troverebbe l'applicazione più precisa nelle meningiti bacteriche :
(t ) Jlorgagni, agosto t 893.
(i ) Gazzel/4 degll o&pedali, N. !3, 38, 39, 48, !896. (3) Semaine Nidicale, N. 16, !895. N. 20, IS96. Pf'tlle médicale, N. ìU, t 895. N. 3~. !896. (4) Polù:linico. Supplemeot.o N. t7, 1895. Gazzella degli ospedali. l. c. c to~ralullo il N . 53. La Riforma, N. t 9, t896.
484
SULLA PUNTURA WMB AR E
« ft ralOI'e della pnntura lombare Ì! nullo come terapia 1·adicale, indeterminato com e mezzo palliativo, grande come elemento di d iartnosi ». Quanto all 'azione palliati va, sembra solo assodato che i più costanti ri sultati si siano oaenuti in al cune gravi e ribelli cefalee, specie da clorosi, dove per un esempio il Lenhartì (i) sopra 30 casi, generalmente congiunti a cachessia od a llemmasia alba dotens, solo una volta la puntura mancò di efficacia. Quanto poi all'importanza diagnostica, essa derive· rebbe assai meno dai caratteri fisico-chimici del liquido che da quell i batterioscopici svelati dal medesim•J; perocchè mentre questi sarebbero riusciti nelle mani dei più fortunati al punto da da l'e l'RO od il 90 p. •l 00, come al Lichtheim ed al Fiirbringer (2), e perfino il 100 p. 100, come al Kronig (3), di risultato positivo, essendosi riconosciuta la presenza di microrgani smi patogeni speci fici, il liquido invece il più delle volte anche da essi autori non si faceva apprezzare per caralleri fi sici valutabili. Di più, circa alle possibil i variazioni chimiche. esse sono di massima ancor oggi .~osi singolarizzate da non offrire sicura guida in proposito, quale invece occorrerebbe laddove, 1:ome nei nostri istituti, ogn i qualvolla trattas i di lavori basati sulla casistica, manca tale dovizia di materiale di studio da poter stabilire dei criteri fondamentali propri. Le piccole variazioni del valore albuminurico che noi pure indagammo, anzi volgendo, quando pat:ve opportuno, la ricerca anche sull'azoto totale col metodo di Kyeldhal, la vi rtù l'iducente del liquido, la reazione dello zuccaro con la fenilidrazina, per quanto studiate con metodiche ossel'vazioni, specie dal Lichtheim, sono an(l ) Semuine médicale, N. ~. t896. (~)
Berlìn u kl inischt
Wocher~scltt'i(t, aprlle 1895.
(3) Sémaine médlca l~, N. 20, t 896.
SULLA PUNTURA LOMBARE
cora lontane da quei netti confin i da servire come pietra o misura di paragone. Faccio però un'eccezione per· la formazione dei coagul i fibrinosi che si possono costituire nel siero estratto. A questo riguardo, lo stesso autore nel suo memorabile lavoro a!Tet·ma ch.e si stabili scono senza eccezione coaguli {ibrinosi nelle infiammazioni delle vere menin~i , e cioè nelle meniogiti tubercolari e purulente; invece nei ca:;i di tumori. ascessi, inline nei processi non llogistici questo fallo manca completamente; da ciò dunque der·iver·ebbe un altro critt>rio diagnosti co importante: Ora come il lettore potrà poi ril evare l'accurata osservazione fu constatata vera di massima anche da noi. Il contributo pertanto che presento qui è di 13 casi, operati nelle infermerie della clinica in questi ultimi mesi, ad eccezione di uno cbe lo fu nalla sala medica del dott. Merèandino, attigua alla clinica, e dal prefato primario gentilmente cedutomi. Come il lettore vedrà, l' indicazione della puntura stabilita dal Bozzolo ··poteva avere quasi sempre, oltre allo scopo fondamenta le di illuminare la diagnosi , anche quello • eventuale della decompressione, perocr.hè quasi sempre si è tratLato o di meningite, o di quadro clinico che la faceva sospetlare. Ora l'alto posto che occupano queste forme nell e affe· zioni gravi òella <;tatistica militare, spiega lo speciale interesse rivolto da me allo studio di questi casi e di questo argomenlo, nonchè il dovere propostomi di fllmigliarizzarmi con l'atto operativo, come pure di seguire e prestar mano alle conseguenti indagini batterioscopiche. Giusta le imprescindibili esigenze del direttore, queste ri· cerche ci furono guidate con esperta cura , sul triplice saggio della microscopia, delle cu ltore, e delle inoculazioni, dal-
486
SU Ll-A PUNTURA LOllBAllE
l'assistente capo del riparto batteriologia dott. Colla. cui mi piace di qui porgere rin graziamento per il li beralissimo appoggio datomi, nell'ordine delle eser·citazioni baaeriologiche generali , durante questo secondo anno clinico. Tredici casi sono un concorso modesto di fronte al lusso di mat eriali che possono presentare tratto trallo i grandi istituti delle merropoli straniere ; al contrario però, esso mi sembra abbastanza rispettabile a petto del materiale nostro, cosi frazionato nelle troppo numerose cliniche italiane, le i[Uali oltre a ciò, in sostanza , co me sopra di ssi, quasi nul la fecero sinora conoscere sul proposito. Ad ogni modo questi 13 esempl :-~ ri , confermarono gli altrui risultati talora realmente brill anti ? Corrisposero e. si questa volta alle conlìdenti induzioni del mae~tro ? Sgrazia tamenle debbo dire, che il frutto complessivo rimase inferiore alla comune allesa. Comunque vediamo .
•
* * Quanto ad atto operativo, disposto, secondo Quincke, il paziente orizzontale con le gambe flesse, il tronco fortemente curvato in avanti , e su quel lìanco che ponesse in miglior luce la regione lombare, ci guidò come punto ori· ginario di repere la 7" vertebra cervicale, d' onde scendevamo contando le dodi ci dorsali e marcando l'ultima che è caratterizzata dall'apolì si orizzontale. Da questo punto tornò per solito facile la distinzione degli ~pazi interverteurali nella zona lombare col st'gnarne i rispeLLivi processi spinosi lìno all'ultimo, che si distingue d'ordinario perché piccolo e depresso.
SULLA PUNTURA LOMBARE
487
Qui sembra a me opportuno un rilievo anatomico trascurato, e cioè che occorrono spesso (·l) 13 vertebre dorsali in luogo di 12, quando la prima lombare oppure la ultima cervicale sopportan!J una costa, e che le cinque lombari crescono talora fino a sei per mancanza dell'ultima costa fluttuante, nel qual caso esistono soltanto undici vertebre dorsali ; oppure l'aumento è vero colla coesistenza delle dodici vertebre dorsali. Previa rigorosa asepsi, mediante robusto ago·cannula, ovvero trequarti, con 1O-o 12 centimetri di luoghezza e non meoo mai di 2 millimetri di diametro, sterilizzati per bollitura di 15°, pungemmo ordinariamente sulla linea mediana del rachide lombare nel 3° o 4-• spazio intervertebrale, secondo Quincke ; od altrimenti nello spazio lombo- sacrale secondo Chipanlt. É buon avviso che si debba evitare il 2~ spazio lombare, comunque concesso dal Licbtheim , perchè le anomalie, come dissi , non sono rare, e di più gli anatomici non si trovano ancor di pieno accordo sul confine inferiore del midollo anche ne)olli adulti. Per Cruveilhier (2) ad esempio il cono terminale finisce in essi v~n·so la seconda vertebra lombare, ma Kenfell lo vide toccare anche la terza, onde ben a ragione il Raymond (3) ricot·da esplicitamente, che penetrando con uno strumento nel ·t • spazio, si ha grande probabilitit di attraversare il midollo ; conseguentemente, io penso, essere giusto per lo meno il dubbio di olfenderlo, specie nei ragazzi, se si procede per lo spazio immediatamente in feriore, vale a dire il 2°. 1
(t l RmTL; Manuale d'anatomia topogr., vol. 11. ('l) Traili d'anatomie. (3) Clinique de& maladiu du sllteme nerueu.x, t896.
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S~LLA
PUNTURA LO~BARE
Yinta la resistenza dei forti legamenti sopra eci interspinosl, s1 insinuò con delicatezza lo strumento fino alla seconda resistenza, che si oppone al suo avanzarsi, quella cioè dei legamenti gialli , i 4uali sono separati dalla dura per un tenue tessuto cellulo sieroso che ri veste i plessi venosi posteriori. Questa seconda resistenza è il più delle volte sensibilissi ma alle dita pel tramite metallico dello strumento, e sulla medesima credo conveniente di richiamare l'attenzione perchè preannuncia che l'involucro midoll are sta per essere aperto. Essa viene avvertita anche sul cadavere e tanto più quanto più è vicino il decesso ; ulteriormente l' imbib.izione disorganizzatrice dei tessuti, fa perdere anche a questi elementi fì brosi la loro naturale tensione. Insisto, lo ripeto, su questo momento della puntura, perchè non segnalato con degno apprezzamento finora, mentre lo rite n~-:o un altro fauore ausiliario, sovratullo se si considera l' indeterm.natezza delle indicazioni oggi correnti, e fo ndate soltanto sulla profondità dell 'immersione. lnfalli a questo proposito il Quincke sla tra i 2 cm. ed i 6 cm. secondo l'etù del paziente - il Fiirbringer oscilla da circa l cm. a 7 cm. - mentre Goldscheider arriva lino a 8 cm. (1). Per lo studio genera le di questo argomento , io ho eseguito sul cadavere 200 punture, alle quali dovrò r iferirmi in seguito più d' una volta ; orbene eb l.li appunto da esse occasione di persuadermi intorno alla r·eale impossibilità di porgere precise misure. oltre che per l'eta, a causa delle variazioni individuali permanenti , ovvero di quelle fittizie dovute alla posizione ed ai movimenti del paziente, ma ancora d ipendenti, delle variazioni , dallo spazio prescelt o, pe-
--------------- ----(Il Sen1aine médicole, !'i. 16, 1895.
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roccbè il sacco meningeo mr Sl presentò anatomicamente alquanto più profondo, d'ordinario, nel 3° spazio lombare che nel 4°, e in questo più che nel lombo-sacrale; ma però con frequenti eccezioni di grado e perfino di sede a norma cioè del sesso e della nutrizione individuale. Tale differenza può valutarsi in media a cir·ca mezzo centimetro secondo le mie ricerche, le quali mi avrebbero pure condotto nel resto ad appoggiare, per gli adulti, piullosto i limiti del Goldscheider anche tenendosi sulla linea mediana. Invece circa ni bambini mi venne meno finora il materiale anatomico sufficiente per potP.re di tutta coscienza formulare un apprezzamento personale. 11 fluire del liquido all'esterno, che non mancò quasi mai in primo tempo ai nostri trallamenti, usando la puntura mediana, segui per solito subito appena superata la resistenza dei legamen ti gialli . la quale si confonde con quella della dura madre. 11 liquido fu raccolto in provetta sterilizzata, per le ulteriori ricerche, nelle misure più sotto segnate in ciascun caso. Esso talvolta si presentò qt~alche momento tinto di sangue, come gia osservarono tutti g!i altri operator·i , lo chè quando, si avverta bene, non vien notato in' tutta la massa raccolta, indizio allora sovente di emorragia meningea, o ventricolare -credo · l'iferibile più assai a lesione di qualche vena dei plessi trasversali, piutto:>to chè, come ritiene il Lichtheim, all'incontro dell'ago col corpo vertebrale. La piccola ferita fu chiusa generalmente con collodio, o protetta con leggera medicazione asettica. ~on cloroformizzammo mai l'ammalato, perocchè non sarebbe stato commendevole, per quanto dolorosa debba essere la posizione curva all'avanti , nei casi di meningite, trattandosi in sostanza di opporre alla tendenza per l'opistotono, un violento emprostotono.
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Fu usata talvolta l'anestesia locale, sebbene per sè stesso il piccolo atto operativo sia poco o punto doloroso. Le condizioni del paziente non permisero la posizione da seduto proposta dal Filrbringer, e seguita felicemente pure nella clinica ài Genova dal Gai bissi. Per quanto contrastata anche di recente dal Chipault (1}, con l'appoggio delle pratiche anatomiche io penserei che, quando il caso lo conceda, questa posizione sia da preferirsi, perchè a parte le ipotesi di ma )!~ ior declivio per il liquido, la regione lombare è m:111Lenuta più simmetrica nella posizione seduta e più. nettamente delineata, come appunto pure fa osservare il Gaibissi. Mai alcun incidente di rili evo dovette riferirsi nl metodo operativo. Una volta ebbi interrotta la fuoru scita del liquido in una mia operata, per otturamento dell'ago-cannula, a causa di uu frustolo fibroso che non riuscii a rimuovere in sede. Altri, come il Chipault, ha ascritto questo evento all'insinuarsi nell'ago d'un nen 'o della coda equina, ovvero ad aderenze meningee che l'incappucciano. Altri ancora, e in maggioranza, non ebbero, senza potersane dare una ragione, in alcun modo liquido da reiterale punture - ripetule in un caso da Fiirbringer perfino 1.i. vollemalgrado dovesse riteners.i pervio e riuscito sempre nel suo cammino lo strumento . Quanto ad ovviare i sopracitali otturamenli, e tenuto calcolo che i tentativi d'aspirazione sono all'armati daj più come per icolosi, se si usa l'ago- cannula - che è pr:eferibile perchè annuncia subito ~a penetrazione con il gocciolare del liquido, mentre la presenza del punteruolo nel trequarti e~ pon e a far proceder·e ulterior·ruente senza bisogno e con O) l.oco citato.
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pericolo l'istrumeoto - occorre tener pronto uno stiletto d'acciaio sterilizzato, onde sondare la ca nula se si ingombra; ma più di tutto occorre che questa sia solida e di cal ibro non inferiore in nessun caso, salvo fo1·se nei bambini, ai due mm. In tali condizioni non l'olo dillicilmente potril ottm·arsi per le ragioni predelle, ma ancora non si piegherà nè si romperà facilmente, restando nelle masse muscolari , come risulta essere accaduto pure non di rado (1) per quanto si sia seguita in genemle sempre la via laterale, che è stimata, del resto con ragione, meno resistente. Credo sia appunto per la somma di queste co nsiderazioni, che l'ago originario di l mm. di Quincke anàò man mano ingrossando, onde oggi il Chipault ('3) per gli adulti adopera e consiglia - beo inteso anche per l'estrazione di qualche centimHtro cubo a scopo puramente diagnostico, cui anzi tende evidentemen te a limitare lo scopo della puntura - un tre quarti graduato con molta opportunità all'esterno, lungo 40 cm. e con luce di 2 mm. e mezzo, lo strumento cioè, a un dipresso, d1e il Bozzolo, avendo intuita la necess itù di tali misure fino d~l l e sue prime pratiche, tre anni stabi li da allora nel suo istituto, o!Trendoci già così, in unione al Chipault, la migliore delle garanzi e sul v:1lore delle sopradeue indicazioni. A questa garanzia si associ pertanto oggi anche quella dataci dalla storia dei casi che sto per esporre, dove la puntura rimase appunto, come ferita, incalcolabile, per dissipare tutti i dubbi sulle conseguenze di una maggior lesione da riferirsi per avventura all'aumento di volume dello strumento. Nè voglio anzi omettere sul proposito che avendo preparata (l) l'reue mèdkult, N. 3!, 1896. (!) Revue neuroloqjqut, N. t , 1895.
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la regione lombare in un caso di decesso avvenuto .i-8 ore dopo che avevo praticata la puntura, trovai ridotta 1-!ià ad una lieve e quasi non piìr percettibile cicatrice della pelle e della dura, le traccie di quella. Passando ora all'inconveniente osservato con certa facilità dai clinici che portarono i maggiori contributi, e ·cioè la non uscita del liquido dopo una o più rachicentesi presumibilmenle riuscite, piacemi espon·e la seguente interessante mia considerar.ione. Sopra le 200 punture praticate da me sul cadavere cor· rispose in modo certo soltanto ·l 48 volte la perforazione del sacco meningeo. Però l'esame alla lente della superficie esterrra della dura, mi chiariva invece, un certo numero di altre volte, appena dell e intaccature sopra di essa cor-rispondenti al punto d'tiiTivo dell'estremo dello strumento. Il r·ipetersi di questo fatto che si collegava con la variazione del liquido iniettato nel sacco durale, mercè artificio cui dovrò ritornare, mi auLorizzano a concludere che ogni qualvolta la tensione delle meningi è scarsa per presenza di poco liquido o per altra ragione, la par'le posteriore del sacco può cedere senza lasciarsi perforare al pun to c.he l'estremo dello strumento, forse pure reso meno affilato dalle accidentalità del percorso, arriva ad urtare anche In pnrte anteriore dello speco vertebrale, in altri termini il corpo de!Ua vertebra opposta. Questo rilievo che dà la ragione degli insuccessi di molti atti d'altronde ben eseguiti, può provarsi semplicemente anche cercando di perforarA un solo lembo staccato delle meningi spin ali , perocchè contro di esso l'atto riesce facilmente o meno secondo 11ppunto la tensione che si dà nl lembo meningeo . Significa con ciò che la non uscita del siero, una volta esclnso l'olluramenLo, non dev~.si tosto riferire ad errore di
\ l
493 tecnica. o ad eccessiva densità del liquido, od a mancanza di esso, come, benchè di rado , questo può accadere in taluoi stati morbosi, poniamo per un esempio nei casi di tifo esplorati a causa di meningismo, ma forse il più delle volte la non comparsa di siero si dovrà attribuire ad imperforazione incompleta del sacco i.n forza dei sopradetti in ~identi. Sotto questo punto di vista lo spazio lombo-sacrale con· sigliato dal Chipault sarebbe da preferirsi, oltre che per la sua ampiezzr. e la povertà di filamenti nervosi e di vasi, perchè costituisce il serbatoio più decli ve ed in ogni caso meno povero di liquido aracnoideo. Per quanto possa no interessare le precedenti considerazioni, pure dopo tutto esse sono quelle meno ragguardevoli che si rilevano dai nostri trattamenti; più assai di rilievo è la sce ll~ decisa originariamente dal Bozzolo, e sempre per noi fortunata, della linea mediana, anziché delle laterali universalmente seguite. La penetrazione nello spazio intervertebrale per la linea mediana, proposta se non erro la prima volta dal Marfan sovratullo per i ragazzi , fu generalmente avversata, e non solo nella rachicentesi degli adulti, ma quasi anche nella pratica infantile, opponendosi da gli autori ad essa la grande resistenza dei legamenti sopra ed infra spinosi. Ora dunque i nostri casi stanno qui a provare quanto sia eccessivo tale apprezzamento. Noi operammo quasi sempre adulli, e di pìù il materiale anatomico, del quale potei valermi nei miei studi i, fu pure con grande predominio non di bambini. Ebben'e posso accertare che i fasci fibrosi incriminati vengono sempre superati senza sforzo notevole, e ~enza danni per lo strumento. Forse è probabile che entrata una volta nella pratica, la convenienza di una cannula solida questa esclusione della linea mediana avrà ragionevole fine. SULLA PUNTUaA LOMBARE
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Mi a!Ter·mo con convinzione su tale circostanza, perché una volta allegj!erita la questione dei legamenti, credo la via mediana preferibile a quella laterale, perchè più diretta , più sgombra e più .sicura, Lutlo l'opposto della laterale dove, divergendo alqltanto su lle misure ogni autore, manca di fissità il grado di distanza da tenersi dal mezzo della regione lombare, e quello di obliquitit e di penetrazione da d:~rsi allo strumento, per giungere al foro intel'larnioare fra l'imbricarsi di bordi, di angoli e di npolìsi, che lo proteggono. « htcidit in Scyllam qui wlt e.vitare Cha1·ybdin » tale è la sensazione che prova l'esordiente, pungendo di lato per ob• bliquare poi, nei doverosi esercizi anatomici preventivi. Tullo ciò ben ginstifica la schiellezza di Goldscheider (1) il quale afferma essere la puntura lombare talvolta difncile nell'adullo, e quella di Quincke ('2) che appunto per queste difficoltà e per le numerose varietà individuali , crede in ultima analisi di dover fare assegnamento :mi tallo del chirurgo . Il rilievo però più gr·ave che bo desunto sul cadavere, è il peri colo cui può esporr·e la puntura laterale, io ispecie per l'indeterminatezza dell'obliqnità ver·so l'interno, quello cioè, in luogo di attingere la dura, d i procedere invece per il foro coniugato opposto al lato d'entrata. Ciò è relativamente mollo più possibile di quanto si pen serebbe, ed io l'ho potuto, previa rimozione dei visceri addominali, più d'una volta racilmente altrui dimostrare. Questo importante rilievo deve plll·ilìcarsi a quello messo in eh iaro dal . Fiirbringer e che ben a torto vi d i da nesuno mai riportato: voglio dire la possibilità di atti ngere l'aor·ta, od (Il Semai11e mèdicale, N. 16, !895. (~)
Loco citato.
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altri elementi del cavo addomi nale, avanzando obliquamente tra i corpi delle due vertebre. « Ancora un punto - scrive il Fiirbringer ('l) a proposito di un caso di bambino in cui la presenza di un frammento di disco intravertebrale rimasto nella cannula accusava questo eTento - ed io avrei ferito l'aorta :.. A quali incidenti o danni esponga tale disguido, e quanto convenga preveniroe gli esordienti , nessuno vorrà disconoscerlo. A questi dunque in special modo rivolgendomi, consiglio loro il tratLamento pP.r la linea mediana, e senza pretendere di dare indicazioni assolute, a~ginngerei pure anche le seguenti accortezze: nel3° spazio lombare, a tronco curvato, conviene pungere nell'adulto, tra il terzo superiore ed il medio dello spa;'.io ehe eone tra l'estremo della 3~ apofisi spinosa ed il margine della 4"; nel 4° spazio, a metà di lillA altezza; nello sp:tzio lombo- sacrale invece qunsi rasentando il margi ne sacrale superiore. lnfin e se si incontra, nel procedere dello strumento, un ostacolo osseo, si dovrà volgere, prima di ogni altro assaggio, la punta di esso strumento qualche linea verso l'alto e non altrimenti. Questo stabil ito passerò ad una succinta enumerazione dei nostri casi e la cui diagnosi , posta in testa a ciascuno di loro, fu, nei decessi, provata ogni volt<'l all'autopsia.
N. ~. - M&NlNGITE SPINALE cRONICA. - F. Carolina, contadiua. P1·ecedenti non chiari, buona costituzione, da tre anni ammalata di ischialgi a deslra. A J)(mti la puntura i.n XlV giornata di degenza. Ischialgia destra. Trofoneurosi disseminata agli arti inferiori ( l ) flerllner Klini~ehe IVochenscht·i(t, N. 13, 1895.
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SULLA PUNTURA LOMBARE
con ipoestesia e paresi spdcialmeote a destra. Apiretica. Si estraggono pochi cc. di liquido ch iaro, trasparente e sterile. Lasciato a sè non coagula. ln segtdlo alla pu.ntt,ra. - Nessuna variazione. Abbandona dopo 25 giorni l'ospedale in condizioni locali pressoché analoghe. N. 2. -
PROBABILE NEO FORMAZIONE CEREBRALE. -
B. Ma-
ria, 12 anni. Psir,osi nel gentilizi o, mediocre costituzione. Traumatismo al capo a 8 anni, d'onde da 3 anni: cefalea occipi tal e quasi continua. Ulteriormente: aberrazione del gusto, tremito generale, ma più costante agli arti superiori. Avanti la puntura in XVIII gio1·nata di degenza.Come sopra. Apiretica . Non si ha esito nel 4• spazio vertebrale, si ripunge nello spazio lombo·sacral e estraendosi sotto mediocre pressione 50 cc. di liquido . chiaro, tr!lsparente, steri le, con tracce minime d'albumina e niente zuccaro. Non coagula. In seguito alla puntura. - Nessun vantaggio. Passa ad una sezione chirurgica dell'ospedale.
N. 3. - MENINGIT.R T UBERCOLARE. - V. Corinna, 9 anni. Nel gentilizio: cardiaci. Tossicolosa l'inverno. Da un mese: cefalea e febbre vespertina. A t>anti la puntura i~ VI giorno dì malattia e XXll di degen,za. - Paresi del V(I a destra, pigrizia pup illare, subdelirio, grido encefalico, opistotono, convul sioni intercorrenti, iperestesia. Temperatura massima 39.5, P. HO. Si estraggono sotto debole pressione 30 cc. di liquido trasparente e chiaro, che coagula tenuamente sedimen tando. Batterioscopia della massa e del coagulo negativa.
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'
SU LLA PUNTURA I.OMB.\ItE
In seguito alla pWtllo'a - Nessuna variaziooe. k giorni dopo si opera di craoiotomia "enza es. ito. Muore uella XXX ora successiva. •
N.· .i-.- ~lENt N~YITE T UOEIICO LOSA . - P. ~1. 5 aoni e mediocre costituzione. Precedenti ignoti . . l vanti la p1mtnra in Il gionw di de_q m~a. - Grirlo encefalico, strabismo, rigidita della nuca, iperestesia geuerale. addome a barca, spasmo degli arti, riflessi vivi, respiro atipico. Temperatura wassima 39,2, R. 26, P. 86. Si estraggono sotto debole pressione 2i) cc. di siero, prima sanguigno, poi limpido. Coagula sedimentando. Azoto totale O,U . Batterioscopia nel)ati Ya. La cavia che ho inoculata dal liquido, og;!i , cioè, quaranta giorni dopo. vtve sana. (n segni/o alla puntura. -N ess una \ariazio ne. Muore 48 ore dopo.
N. 5. -
E c t.UPSIA- AL.Il UMLNUitiA- Ctu NuHuna- I NFE-
R. Luigia, 32 anni , con tadi na di discreta costituzione. Precedenti ignoti. Gestante in 5• mese. A vanti lct 7nmlttm in l/ l IJ ÌOr nata d i malattia . - Convulsioni eclampsiche. pare si facc iale des tra, sensorio ottuso, rigiditù appnrente della nuca, alvo chiuso, riOessi vivi . pupille pigre , incontinenza vescicale, respiro breve e fre~ (mente. Tem pe~:atu ra massimòl 38,7, P. 88, R. '28 . Si estraggono so tto mediocre pressione 20 cc. di liquido tinto di sangue pr imo , poi chiaro e trasparen te . Azoto totale ,l . -~. Sull' ultimo il liquido uscì con manifesto ritmo. Esame microswpico n eg::~ ti vo. Simil mente le culture. ZIONE
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PNEUMO COCCICA. -
SU Ll.A PUNTURA LO MBA RE
Ne inoculo solto al peri toneo un topo, muore .i8 ore dopo. ~e inoculo in ugnal modo con la polpa viscerale di <[uesto, un coniglio, muore in lll giomata; devo per~ escludere una pneu mococcemin. Dopo la puntu.m. - Nessuna vanaz10ne. Aborto alla se· dicesima ora. Svolgendosi la pneurnonite diminuisce il quadro neno5o. Muore 38 ore dopo. Autopsia: nulla alle meningi, epatizzazione polmonare a destra, rene alquanto grasso con necrosi di coagulazione degli epiteli, focolaio di rammollimento anemico nel fegato. Questo interessante caso sarà oggetto di al tro mio studio.
~. 6. -
M ENI NGITE TUBERCOLARF.. -
~.
P ~EUMONITE
~J. ~l arco,
contadino di 26 anni. Mediocre costituzione. Precedenti vicini di pleuri te. ADtmti la puntura in .YX VIII giornata di malattia e 1/T di degen aa. - Sensorio ottuso, cefalea, r igidità della nuca, midriasi, spasmo fa cciale. convulsioni , riflessi spenti, ventre a barca. Temperatura massima 38,5, P. 86, R. 9&.. Si estraggono poche gocce di liquido tinto di sangu~e. Hatterioscopia negativa. In segnito alla ptmtnra. - ~essuna variazione. Muore ?:i giorni dopo.
7. -
DA
INFLUENZA. -
A. Lu i gi, 68
anni , operaio, nessun precedente, robusto. A vanti la punt~tra in Xl giu·mo di malattia e V f di (legcn::a. - La polmonite tende a risolversi. fmprovvi samente entra in c0ma sterloreo con miosi , movimenti li brillari e coreici, vi vo ogni rinesso, respi ro tracheale, ventre re-
SULLA PUNTURA LOliBARE
tratto, subdelirio, assenza d'albumina, nelle urine. Temperatura massima 34:3, R. ·18, P. 84. È considerato agonimnte. Si estraggono 40 cc. di liquido limpido con me· diocre pressione. Batterioscopia· negativa. In segnit.o alla punt!t?·a. - Nessuna variazione . Muore nella giornata. L'autopsia non rileva alcuna alterazione cerebro-spinale. bensì, oltre alla conferma della diagnosi originaria, fa trovare un grosso calcolo incuneato nel bacinetto d'un rene e piccoli focolai emorragici.
_:-;. 8. - ME)lll'IGITE TUBERCOLARE. - L. Luigia, d'anni •16, fantesca. Precedenti Lrascurabili, robusta. Avanti la pwntnra in Xlll giornata di malattia e lX di degenza. - Spasmo mimico a si nistra, paresi naso-labiale a destra, strabismo, opistotono, dermogralia, grido encefalico, delirio, respiro disuguale. Temperatura massima 38,8, R. 18. P. 122. Si estraggono con forte pressione 50 cc. di liquido chiaro e trasparente meno che sulle prime è leggermente giallognolo. Sedimentando si stabilisce tenue coagulo sul fondo della provetta. Batterioscopia della massa e del coagulo negativa. In seguito alla puntura. - Nessuna variazione. Muore 4 giorni dopo.
N. 9. - MRNINGITE TUBERCOLARE.- C. Luigi , cappellaio, di 33 anni . Medior.re costituzione con precedenti di emottisi.
Avanti la p!bntura in VI giorno di maln.ttia e TI di degenza. - Cefalea, rigidità dellà nuca, pupille asimm~tri che, lingua deviata, riflessi vivi, ventre a barca, clono del piede, iperestia genet·ale, dermografia, respiro di Cheyne-
500
SrL I.J,
PU~TURA LO~IBAilE
Stockes, rantoli agi i apici. Temperatu ra massima 38.4 , P. 50. Si estrag~ono sotto di;;creta pres~ione 40 cc . di li· quiùo limpido, trasparente: Coagula sedimentando. Batterio· scopi a negativa. In ::~egnito alla pnntu,ra. - Manifesta remissione, riOt•ssi indebo liLi, sco mparsa l' ipereste:;ia. sr.om parso il clono del pi ede. sensorio ~ollevato, respiro regolare, polso 7 •}. Passati due giorni l'amma l:1to si ag; rava. entra in coma e muore dopo 48 ore . X. l O. - l) OUIONlTK CnUPAJ.E SJ1\ ISTHA. - C. Paci fi ccl, panauiere. d'anni ':.H e di discreta costituzione. Nel ~e nli lizio: mortalitit precoce. A ra nti la punt1~1·a in X !JÌ01·nata dt malattia 1' r di dt·· gm;a. - . Obnuhilazioni, opistotono, vaniloquio, lingua deviata , paresi facciale ~ ini l'tra, midriasi con asimmetria pupillare, dermografia, respiro profondo e r'ar(l. Temperatura massima 4-0,7, P. ·108 , n. 28. Si estr·al!go uo sotto alta pre::.sione 60 cc. di litpuido chiaro e trasparente. Si smelle l' e,·acuazione per l' in ;;orgenza di forte cefalea e fonni colio agli arti inferiori . Batteri oscopia negativa. ln s,·gnito alla ptmtura. - Respiro più regolare, ~im metria dell e pupil le, sensorio aperto, cefalea diminuita per scomparire poi. Dopo qu:tlche alternativa. entra in convalescenza passati venti ~iorni , ed esce guarito .
N. 11. - MENJN r.asMo J'O STJFos o. -N. N. , f)O anni. agiata , gentilizio immune. epidemia tifica fami gliare. Avcmti la ptmtnra dnmnte la conPalr~cenza . - Cefal ea, delirio. rigidita della nuca e della colonna vertebrale, iperes~es ia difTusa, inerzia pupilbre, dinrrea e fehhre. Si e:;trag· gono souo discreta pr·essione 60 cc . di liq uido prima tinto
SU LLA PUNTURA L OBUAil E
di sangue po1 chiaro, trasparente e non coagulabile. Tracce d'alhuntina , IJatterioscopia negativa. hl se!Jnito alla pnntnra. - Nessuna van azwne. Per qualche giorno persistono i !iintomi quindi tendono spontaneamenle a scom parire, en trnndo in convalescenza 15 ~ioroi dopo. Esce guarila dall'ospednle rimanendo però un certo grado di amnesia . N. 12. - P OLMON ITE LOUARE DESTRA . - M. Mau rizio, muratore, d'anni 4-Q, buona costituzione, precedenti lrascnrabili. mastica tabacco. .4 t~ant i la pnnt t~ra in VIl l yiontata di malatti a e H di dt•gerua - Epatizzazione este;:a del polmone destro, delirio gaio, rigidità della nuca, asimmetria pupillat·e con tarda reazione, spasmo facciale destro, rillessi vivi, paresi vescicale, contrazioni agli arti inferiori. Temperatur·a massima 39,8, P. 14.2 R. .u.. Si estraggono sotto rorte pressione 60 cc. di liqnrdo lim pido , trasp:H'ente non coa ~ ulabile. Batterioscopia nt>gat iv& . fn seg11ito alla pnntura. - Sudore prornso nella notte, pupille reagenti, polso sostenuto . Persistono gli altri sintorn i per dissi parsi al terw giorno con il risolversi della pneumooite. Esce :;uarito 13 ~ iorni dopo. ~. l :1. -
:\'I&NIN(; tr& PNEU ~rococcrcA . -
O. Giuseppe, di anni :w o p~ raio, uevr·opatia nel gentilizio, discreta costitnzio::Je. Aranti la puntru·a in X J'Il J giontata di malattia ~~ 1'/1 di degn::fl . Ri~idit it della nuca, pupille immobili , paresi parziale del vn destro, incoscienza. Questi segni sono in-
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SULLl PUNTURA LOMBARE
sorti improvvisamente sopra precedenti di ileo ti fo lieve.
Temperatura massima 39~3, P. 1?0. Si estraggono 1O cc. di liquido limpido con piccoli fi occhi fìbrinosi. L'esame microscopico dà il pneumococco. Inoculato un topo del liquido spinale, muore in :36 ore per confermata infezione pneumococcica. In seguito allapnntnm -Nessuna modificazione. Muore nella !,;(Ìornata. <
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* * Ho riunito all' ultimo i cast r.he porgono il destro alle maggiori induzion i sopra i due distinti tenni ui riferibili all a puntura lombare, cioè : suo valore Lerapeutico, suo valore diagostico. Vediamo del primo. Inspirandosi ad ottimismo potrebbe correre la seguente argomentazione : Sopra i tredici trattamenti il liquido llul ci ntrue volte (casi numeri 8, n, 1O, H e 12) con alta ed uniforme pressione, cosi cile parve pratico :mi momento , a scopo decom· pressivo, toglierne ogni volta una quantità superiore a quella di ciascuno degli altri otto operati. Ora avviene che a questi cinque casi appartengono preci~ame nt e i trP pazienti, con sintomi meni ngitici, lo{Uariti. e quello (N. 9) di meningite tubercolan~ che ebbe sol'ievo manifesto delle sue sofTet·euze.. Dovremmo dunque argomentare che la decompres;; one era indicata e che fu seguita da benefi co effetto. Partendo invece da un'analisi piit severa si puiJ opporre facilmente, iu primo luogo che il caso N. 9, favorito dalla puntura, ma non arrestato nel suo fa tale corso . vi en controbilanciato dal caso N. 8, pure di meningite tubercolr.re.
SULLA PUNTUR A LOMBARE ~ove malgrado
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la notevole quantità di stero attinto e la sua alta pressione, la rachi centesi non modilicò aii1 tLO il cammino e la fine consueti, mentre d'altra parte l'andamento eli· nico las ciò ugualmente nel dubhio ; in secondo luogo, che per i pazienti N. 4 O e ·11 manca l'accertamento della batterioscopia positiva onde stabilire sé si trallava di meningite vera piuuosto che di pseudo·meningite o di meningismo; in fi ne -che nelsog~ettoN. ·12 dove i sintomi uervosi si dissipa no tl'e giorni dopo con la risoluzione della polmonite, probabilmente fu questione soltanto di delirio o di meninl-!ismo pneumonico. ~1 a oltre a ciò mi piace di qui aggiungere una nu ova -osservazione appog;.:iata da esperimento , la quale in ultima analisi parmi scemare il credito ed il signilicato che tuttora senza obiezioni riene ascritto ai vari grad i di pressione del ITuido spi naie. Essa pel momento si riferisce alla influenza della posizione foodamentn le cun·a all'avanti , più o meno facile A possibile secondo la mobiliLil della colonna, sulla respirazione e sul circolo, I[Uindi rispeuivamente sopra gli spostamenti del li · quido cerebro ·spinale, prima dell'operazione. Ma sovralulto l'osservazione mia si riferisce all' innuenza di tale curva dello speco vertebrale sulle disposizioni del sacco meningeo e del suo con tenuto nella sezione dor·so-lombare. Per poco ~!te vi si pensi è logico giil indurre che il sacco <lorrà su bi re per le dette cause degli spostamenti, delle steoosi, delle tensioni e quindi che il liquido duvrà parimenti preparani, aranti la puntura, accumulato nel senso e nei punti permessi dallo stato in atto degli elementi anatomici interni. Ed e anche lecito supporre che se non esistono ostacoli, come sarebbero per .esempio limhri c, aderenze, essu<lazroni , od altro, appunto secondo pi ù facilmente aniene
SULLA PUNTURA LOMBA"E
quando i deu i elementi sono integri, la tensione del sacco curvalo si presenterà uniforme e ma)!giore nella zona da pungersi, illudendo pe1· tal modo l'operatore. Quanto il liquido cerebro-spinale, indipendentemente dall e consuete ragioni fìsio-patol0giche, sia servo di forze estranee ad esse, lo si può rilevare da tutti nei trnttamenti delle punture, dalle oscillazioni di pressione- misurahili pure con la specie di piccolo manometro di Quincke applicato allo estremo perife· ri co dell'ago - che possono accadere durante la fuoruscita di es;;o liquido , per movimenti dell'ammalato , per contrazioni muscolari , forse anche per modilicazioni dell'innervazione va::ale e via. Ad o;.:ni modo però l'osse rvazione sopradetta parvemi non indegna di studio sul cadavere. I patologi {·l ) ci dicono che il liquido perimidollare nel cadavere diminuisce piu si allontana l'ora del decesso , per imbibizione dei tessuti circostanti. Questa è probabilmente
la ragione onde ancora oggi, dal Cotogno in poi, non si conosce la quantità reale di tale fluido dandosi nell'età media, degli estremi tra i GO ed i ·150 grammi {2). Conse· ~uentemente nella esperienza io potevo far poeo a~segna· mento sopra di esso: perciò po~to il cadavere l>occooi e tolta la massa cefaliea non che un certo numer<• degli archi vertebrali infe~riori, iniettavo pel foro occipitale nella totalità del sacco meningeo, un certo volume di ncqua, intorno
a cento grammi, otturaudo l'apertl)ra dell'occipite con poderoso turacciolo. Il liquido che verlevo fluttuare sotto il sacco ancora integro nel trallo di ra c~1ide scoperto, aveva nessuna tendenza ad uscire dopo una paurura se il cadavere rima· neva steso bo cconi, ma accadeva l'opposto man mano che ( l ) Le::.ioni d'anatomia pttlologica, eli G. SAL\'IOLI. (~)
p,·elimìnMi allalomici, ecr., el i fl. SlL\'A. editore F. Val lardl.
SULLA
PU~TURA
LO~BAIIE
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facevo flettere il tt·onco in avanti. Lo nhe mi riusciva, naturalmente, piit facile e più esemplare nei soggelli cui avevo prima rimossi i visceri, e perciò resi più spediti i movimenti della cvi on na. L'e~perimento è semplice tJni ocli maggiormente per:>uasi~o: se poi si pensasse anche che nei casi in cui viene indicata la rachiceotesi, invece di condizioni anatom iche normali , come nei miei esemplari , possono prima esistere sfiancamenti o strozzature, aderenze ~ diverticali che dirigono in diverso senso il flui do spinale, si eominccrebbe gi~1 : lutto sommato , a chiarire per intanto la sorpresa di Sclrult7.e (1), il quale \' ÌdP. colare il liquido a gocce, in idrocefalie doYe se lo a~ pella va con vi olenz11 . Così pure quella di Li chLhei m, che osservò, oon ostante l'estrazione di grandi quantiLi1 di liquido, la fontaneJia d'un IJambioo operato restare sempre tesa . Aù ogni modo, l'esperimento, con ~ i d erat o anche isolatamente, ci dice che CJuaoto ma~g iore e più racile è la curva dorsale, ori altrimenti , quanto magg iorP. e piil fa ci le è la mobiliti1 della colonna verlei.Jrale, come appunto deve succedere nell'iotegritit delle meuingi , tanto più apparente può esser·e la pressione con cui si presenta il liquido alla puntura. Or.1 tale considerazione aggiunta alle ultime riflessioni anato · miche e cliniche. co ncorre con esse. per lo meno a neutralizzare oxni altra prec.edentè veduta IJllimisLa. Di conseguenza i cinq11e casi qui discussi i• necessario per ora rit enerli ;;oltanto come un coefitiente numerico di cu i lo sviluppo ulteriore della J'achicentesi dirit ~e dovranno portarsi sull 'aLLivo o no del suo veuturo l>ilan cio. Molto più e~plicito fu il risultato intorno al valore diagnostico d~lla puntura, perchc una volta sola esso riusd
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pol'itivo , ed appunto, come intuiva questo clini co, in un caso di meningite pneumococcica (caso N. 13). Questo accadeva, ben s' intenrle, malgrado centrifugazionE>., sedimentazione, in somma malgrado le più pazienti ed ostinata indagi ni . l'er tal modo hisogna che io mi sch ieri, almeno per le meniogiti baci llari, con la min oran:za degli osserva tori ; per esempio con l'Heulmer ('1). che non llrovò mai hacilli nelle sue ricerche; con Goldscheider e con S ~:hult ze (2), che bm mra menti' eb bero questa sorte in un g1·ande numero di casi confermati dall'autossia e non c'stante le più minnsiose indagini; ed infi ne anche con lo stesso Leohartz (3 ), che in una prima co mun icazione, su U. casi di meningite tubercolare, scovre
dopo pratiche laboriose il bacillo di Koch una vol.ta; e nove volte ben é vero su diciannove ulteriormente, ma valendosi di artifici forse mediocremente sicuri da ogni esterna :invasione; r icorrendo cioè ad un pi ccolo tampone di ovalla lasciato per qualche tempo nella sierositi1 rachidea. Mi sento autorizzato a questo appunto ricordando l'errore francamente confessato da Fiirbringer (4) che trovò in vita i bacilli tubercolari nel liquido e5tt'a tto con la puntura in più di un cnso dove poi l'autos3in escluse assolutamente qualsiasi infezione tubeno lare, onde egli dovette attribuire l'errore a mancanza di cautele nell e ri cerche e prescrivere per non r icadervi l'uso ogni volla di vetrini nuovi. Trascuratezze del resto , le qual i si dichiararono da altri in analoghe circostanze per esami cioe di sangue, di escreati, di essudati , ecc. , conducendo ugualmeute a falsi giudizi e che non possono a meno, tutte tfuante, (l) Semailte mi'Jtcale, N. 16, 1895. (21 S~ maln e m,:llìcale, N. 16, 1895. (:11 A/iinclten. meci. \Vochemchd(l, :'\. 8 ,, 9. IS9ò. (4 ) Semaine m fdìcal(, lX. 20. 1896.
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di gettare ombre di difndenza sulle esuberanti percentuali degli indagatori più fortunati. Eventi simili non sarebbero mai occorsi in questo istituto, per l'antica prescrizione del di rettore di far bollire in acido nitrico i vetri adoperati che gie>rnalmente gittiamo nelle vaschelle raccoglitrici. a vanti di rimetterli in uso. D'altronde questa diflicoltit di una batterioscopia positiva nel liquido delle meningi ammalate, collima in sostanza con la stessa, anzi maggiore dilficoltn che si oppone notoriamente a tal i indagini nei liquidi delle altre sierose ammala te. E allora •cosa dovrdi concludere? Lo r ipeto, sarebbe irragionevole pretendere in tesi g-enemie, con il contributo di pochi casi meno fortun ati, di moderare il favore che sembra prendere ogni giorno la rach icentesi lombar·e. ~f a d'altra parte, siccome 13 casi, qnale esperienza personale, rappresentano un coeficiente apprezzabile, cosi sotto questo aspetto essi mi dicono, beninteso non di venir meno alla considerazione di una pratica che nomi autor·evoli ed una casistica gin eospicua hanno nvvalorato, ma soltanto che essa pratica non è cosi vicina a parificarsi con la puntura esploratrice od evacuatrice della cavità pleurica, come allude il }\ irbringer ( l ) e con lui implicitamente il Friinkel (2) ed allri. Appoggiano ancora questo mio giudizio altri l'atti che mi colpir·ono nel rovistare la cronaca de\ trattamento qui studiat'o. Tali sono : contrazio ni , spasmi e dolori anche dlll·aturi agli arti inferiori - elevazioni termiche - - minacce cardiache - disordini respiratori --convulsioni- gravi cefalee- ed infine una dozzina all'incirca di morti impròvvise che seguirono, tosto o 4uasi, la puntura. Anzi Cl) Semaine mètlicale, N. t 6, t895. \~) Semai 11e méilicale, l'i. t6, t89~.
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St.: LLA PUNTU ltA
LO~IB.~ RE
fa realmente meraviglia come di questi eventi non se ne ap· profoodisea oo le ragioni , e nemmeno si pongano in bilancio come elemento moderatore dai facili consiglieri, d'altra parte illum inati e severi . Quanto ai dolori ed ai crampi fu giit cosa facile pens~•re teoricamente - da taluno alla eventuale lesione di qualche nervo della coda equina; altri invece - pure teoricamente - ne escluse la possibililit dalo il llutluamento del ciulfo caudale nel siero solto aracnoideo che lo protegge. ~l a io osservo che questo flntluare ha un limite maggiore di «( Uanto :;i presume solitamente ; limite chiaribile con facilita sul cadavere e dovuto ai vincoli del ligamento terminale con il sacro, e dei nervi man mano uscenti lateralmente dalh coda equina per i fori conjugati lombo-sacrali . ,\ r] o).!ni modo mi parve anche questo meritevole di es· sere assodaLO con indahini ao:J tomic.he. Cosi fatte ogni volta le preci Lato iniezioni d'aequa nel sacco menin~eo spinale, onde mettere il midollo lombare approssimativamente nelle condizioni normali, sopra le 300 punture eseguite, due volte rilevai e potei dimostrare- mercè l'esame minuzioso alla lenle d'ogn i elemento caudale - le:>a per r.erto una delle ratlici; e due altre volle questo mi risu ltò io grado molto probabile. QuonLo agli altri J;(ravi sintomi e sovralullo alle morti repentine o quasi, si ritiene che debbano r ife1·irsi alla su· bitanea depressione, onde, dice il Friibri ngcr, il cervello cade sulla sc;Hola cranica e comprime con il :mo peso i gangli della hase. Questo pot rà soddi~fa re fi no ad un certo punto, perocchè pen ·o alla srraordinaria faci lità. e prontezza onde il liquido ,•erPhro spina le si riproduce, co~i pure ai casi di morte
SULL~
PUNTUKA LOMBAR E
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subita nea avvenuti benché mi;;uratissima fo s~e stata la fu oruscilll del liquido ; e penso pure che la importanz:t lisiologica di questo liquido fu minorata sensibilmente in questi ultimi tempi ; e penso inline al malato di Tilliaux (1) che perdeva 200 grammi al giorno di liquido sottoaracnoid eo senza danno alcuno Ora per accordar5i con tutto questo credo che altri fatt ori debbono ricercarsi come ca gione di tali cata,; trofi. Narra il Cmveilhier (2) che forato lo speco verteurale d' un cane ne uscì all'esterno un fiotto di liquido spinale , poi !"aria precipitò all' intern o per riu sci r·e in bolle nella espirazione e ripenetrarvi nell :t in spir·azione. AoLanrlonato a sè, il cane titu bava come un ubbri :-~co poi si gi ttava in un canto e resta va assopito per ore. L' indomani era in stato apparentemente normale. Ripetè piit Yolte l'e:;per ienza e l'animale fini per abitu:mi. Prima- di chiudere ho desiderato nppunto citare que ~ t 1 intere;;santissima e,;pe1·ienzn per.chè la stimo non .ind iiTerente al proposito dell e ultime rin essioni , :-pecie se si considera che il liquido spinal e quando manca di appnrente pressione ed il paziente non si muoYe, gocciola, come è ri saputo, con ritmo manife~ to ed anche sincrono con la respirazi òne. Dopo di questo, per· riassumere, 1·iferendomi ai punti principali toccati nel corrente studio, credo che dalla pratica operativa presc rittaci dal direttore di questo istituto, dalle argomentazioni cliniche che lto qui trattate e dalle mie e~ pe rienze sul cadavere, siano lecite le seguenti conclu!: ioni: ·1° Convenienz:-t ed innocuitit di ur1:1 canouln o dì un trequarti solido e lumeggialo a non meno di due millimetri. {IJ 'f'ratlak! t:Li Auatomitl Top . (2J Loco cttalo.
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SULLA.
I'U~TURA
LOli.BARE
3° Maggior sicurezza e fa~ilità penetrando dalla linea mediana. 3• Pericolo di infilare il foro coniugato opposto al lato d'entrata, seguendo la via laterale, per poco che si esageri la necessaria inclinazione all'interno. 4-0 Apprezzamento sulla resistenza dei legamenti gialli come ultima guida dello strumento. 5° Pnssibilit:) accertata sul cadavere di ferire elementi della coda equina e più ancora di introflettere il sacco durale, specialmente quando esso è poco teso, senza pangerlo, simulando cosi o assenza di liquido, od un errore di tecnica. 6• Eventualità di una pressione illusoria con la quale può usc.ire il liquido subito dopo la puntura. 'io Dubbio valore curativo della rachicentesi e non confermato nei nostri casi il valore diagnostico notevole, che dalla recente slor·ia di essa ci eravr~mo ripromE\sso. Torino, 6 giUgno 189o.
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SU LLE
FERITE PER AR~Lt\ DA FUOt:O PENETRANTI NELL'ADDOME E LORO CURA Stocllo sperimentale de!!li a.-;;;is l ~nti onorati dotlori l .ore nzo Bonomo , capitano metrico e Filippo aho, medko di t• cla~e nt lltl R. marina
( Conlilltfa:iolte e fine vedi .v. '1).
III. Fisiopatologia t/elle ferite intestinali per arma da J'!I.()CO. ~ elle nostre ricerche sperimentali sui cani ci siamo pro-
posti di studiare le dill'~renti lesioni prodotte sull'apparecchio digerente con arma da fuoco a piccolo calibro. Tra gli effetti minori che può produrre un proiettile sull'intestino, devonsi ricordare le contusioni, l'abrasione superficiale e profonda lino alla mucosa, e l' escherizzazione del punto contuso od abraso. la contusione è caratterizzata o da una semplice ecc h imosi , sulla quale il peritooeo ha perduto la sua lucentezza, 0 da una depressione della parete intestinale; ma questa si accompagna per lo piit ad abrasione della sierosa. Un proietlile strisciando sulla curva di un'ansa intesti nale produce abrasioni o della sola sierosa, o si affonda f.ìno alla muscolare, radendo la superficie esterna della mucosa, che
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S 0 l.l.E H l\ l TE l'E R. Ali~! A DA F UOCO
può riman ere inlatta. rn qne:;Lo c a ~o la mucosa si solleva alquanto fra i mar)!ìnì abrasi, facendo liev'3 ~po r:,!enza quaudo l'intestino è di:;tew dai gas . Ahbiamo O:>;>ervato anche abrasioni prolonde lino ad aver:;i nel mezzo di una ferita appa. rentemente gran,le piccole perfot·azioni dell a mucosa . In rruesti ca:;ì L'a (frontamen to dei margini abrasi con punti di sutura Lambert, spinge nel lume intestinale una plica valvolare libera ùel la ruuco:;a . .r\:;sn i pi (t freq uenti :Sono le perforazioni in testi nal i con foro unico , con due fori alla me<lesima altezza ed in senso obliquo all'n;>se longitudiuale, assai ravricinati o di :~ m e Lral mente opposti. Abbiamo raramente o~se rvat o la perforazione unica, facile a verificarsi quanùo il proiettile colpisce l'intestino Langenzialruente, formatHio ferite non perfet tamente circolari , per lo più oiJ iunghe, e tra tj'U e:;te ~o n o gravissime per la loro entitit e per le difli coltù operative qnelle che risiedo no sul margine mesenterico.
CO ill pl icale
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ferenti. Sono assai pi it fre<J uenti lt> perforazioni inle~ tin :lli doppie e nel mede:-; imo piano normale al ma)!gi or asse dell' intesi i no. I rlue fori non presentan o dilferenze costanti , ed ordinari amente si rassomig liano per fot·ma e grandezza, ciò che va dovuto alla rapidit~1 con la quale il proiettile col pi ~ce le opposte pareti ed alla uniformita di resi:-;tenza che in contra sulle mede5ime. Qu ando i fori risiedono uello s te~:;o piano normale :~ l· l'asse intestinale e sono diametralmente opposti abbiamo piit vol te osservato in quel punto uno strozzam ento anulare ischemico dell'intestino. come se il proiettile avesse determinato uno !>pasmo delle Hure muscolari circolari nel punto
PE:'{.RTRANTr NELL' A000)1E E LORO CURA
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colpito; e questa azione sarebbe abbastanza duratura, avendo constatato questo fatto fino ad un'ora dopo il ferimento e sotto l'azione della morfina e del cloroformio. È facile che questa pseudostenosi dell'intestino sia prodotta da un accor·ciamento spasmodico delle fibre muscolari circolari della sezione perforata, e questa interpreta7.ione sarebbe confer· mata dal fe nomeno seguente, c.he abbiamo r·ipetut:~mente osservato. Tagliando piccoli pezzi d'intestino tolti dall'animale vi· vente, o subito dopo la morte, si corrugano e si accorciano, e se aperti loogitudinalmente, i margini cosi tagliati si ar· rovesciano sulla sierosa nel senso delle fibre circolari; e lo stesso avviene immer·gendoli an cura caldi nell'acqua fredda. Il fenomeno si ripete ballando frammenti d'intestini con ·violenza su d'un piano di marmo. L'accorciamento delle fibre circolari recise dal proiellile, e determinato da uno stimolo violento sulla intrinseca innervazione simpatica, può essere con molta probabilità la .causa della pseudostenosi dell'intestino ferito. Questo fenomeno talvolta è cosi esagerato da rendere .necessaria l'enterectomia, difficile riuscendo l'enterorTafia isolata delle due perforazioni senza incorrere in una stenosi intestinale grave. Le due perforazioni possono trovarsi in senso obbliquo .al maggior asse dell'intestino, ed in questo caso la sutur·a isolata dei due fori dà risultati molto favorevoli. Possono altra volta i due fori essere cosi ravvicinati, che un piccolo ponte rimane in mezzo, sottile, cianotico, privo .di vitalità, ed assolutamente insufliciente per la sutura iso· lata delle due rerite. Dal punto di vista operativo poca importflnza ha questo .caso, se le due perforazioni risiedono su l grCisso intestino ,
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SULLE FERITE PER ARMA DA F UOCO
potendosi allora esportare il ponte, e suturare l'unica feriLa, che non superi però la emicirconferenza dell'intestino. Ma quando una condizione cosiiTatta interessa il tenue, e con l'esportazion e del ponte risulterebbe un largo occhiello dell'intestino, onde evitare un esagerato inginocchiamento con la semplice enteronalia, crediamo preferibile la resezion e, che con i mezzi da noi studiati si compie forse .in .un tempo più breve. Le due perforazioni possono essere così lontane da sembrare indipendenti; ciò che accade quaHdo il proiettile colpisce un 'ansa longitudinalmente nel punto del suo massimo ripiegamento. Può in tal caso sfior·are anche la parete opposta dell'ansa, e pcrforarla od attraversarla due voltP., cioè sul ramo ascendeo te e sul discendente' dell'ansa, risultando nel primo caso tre perforazioni e qnattro nel secondo a bre· vissima distanza. l 1 uò una perforazione risiedere sull'ilo dell'intestino , ed è quasi costante allora la ferit a del mesentere con la re· cisione delle ramilìcazi oni sanguigne aJl'erenti; ed il caso più grave avviene quando si hanno due perforazioni laterali all'ilo dell'intestino con un sottile ponte io mezzo. È così difficile allora l'enterorralìa isolata delle due fer·ite, e tanta In deformitit il la stenosi che ne risulter·ebhe, e quasi ineYitabile In necrosi, che in simili casi non rimane eh~ la resezione. In quelle poche vol te che abbiamo voluto tentare l'enterorrafia , esportando il ponte, a parte le gravi difficolti1 di operare sull'ilo dell'intestino, abb1amo visto sempre fallire la sutura. Negli esperimenti successivi abl1iamo sempre preferì to la resezion e e con vanta ggio .
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PENETRANTI NEI.L'ADDOlfE E LORO CURA
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Del rapporto fra l'estensione della perdita di sostanza e la circonferenza dell' inl estino devesi tenere giusto conto, prima di stabil it·e se convenga più la semplice enterorrafia o la resezione. Altro carattere delle feri te d'arma da fuoco sull'inte. Li no, e che le disti ngue da quelle per arma da punta e taglio, è l'ernia od ectropion della mucosa, che si arrovescia sui margini sierosi della perforazione. Non è assolutamente costante, ma è frequentissimo, e l'abbiamo osservalo in media nove volte su dieci esperimen ti, e mancare per lo più nelle ferite del grosso intesLioo ed in quelle dello stomaco, sul quale forse la tunica muscolare essendo più spP.ssa e fascicolata, meglio si oppone alla tendenza della mucosa ad arrovesciarsi sui margini della sierosa. Nelle ferite del tenue l'ectropion della mucosa manca solo quando le perforazioni sono mollo piccole, ed in all ri casi ~ così rimarchevole l'arrovesciamento, che riu~cirebbe difficilissima la enterorrafia senza il recentamento dE:I\n mucosa. Sui mar~i ni estrotlessi della mucosa aderisce talvolta un coagulo sanguigno che non aumenta affat to la probabilità d'una oblìterazione spontanea 1 distacca ndosi facilm en te, non oppooendosi aiTatto alla fuoriuscita di liquidi in Lesti nali. Abbiamo osservato dei grossi coaguli di sangue aderenti ai margini della mucosa nascondere addirittura una perforazione intestinale; ma baslava smuovere l'intestino ferilo imitando la peristidisi per vedere fluire gorgogliamlo con i gas i liquidi intestinali. Una sola volla ci è accaduto di os ervare un grosso coaKulo di sangue compreso nelf intestino ol>literare le due pèrfora;..ioni, attraverso le quali sporgeva a forma. di doppio tappo. Mentre questo caso è tanto raro a verifica rsi, è insufficiente per l'obliterazione spontan ea.
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SULLK FERITE PER AR:UA DA FUOCO
Alcuni autori opinaoo che l'ectropi on della mucosa intestinale possa obliterare talvolta una o più. ferite dell'iotastino, da impedire il passa:.:l!iO di liquidi o materiali intestinali nel peritoneo; ed in ta\uni chirurghi questa convinzione gi unge al punto, ch'essi sostengono sistemati camente il non intervento nelle farite penetranti dell'addome per arma da fuo co. Non escludiamo che l'erni a della mucosa intestinal e nelle ferì te prodotle con proietti l i di piccolo calibro possa i n 4ualche caso obi iterare le perforazion i, massime quando Yi aderiscono coagu li di sangue, e t'iOLestino è vuoto ed afflosciato, ma ricordiamo per contrario i molti esperimenti nei qttali abbiamo osservato l'er.tropion della muco:>a contornare pi ccole perloraz ioni intestinali, mentre era giù avvenuto l'immediato versamento di liquid i nel peritoneo, ed i fori rimanere beanti. Il Parke~ nei suoi esperimenti avrebbe confermato la obliterazione delle ferite intestinali mercè l'ectropion della mucosa ; ma conviene però d'aver avuto risultati poco incoraggianti dalla cura aspettante e dall'astensione. Bul ha potuto constatare in un caso 7 perforazioni intestinali obliterate dall'ectropion della mu cosa . Hamilton ha osservato lo stesso fatto in un soggetto con 41 perforazion i del tenne e due del colon. Ma mancano di queste osservazioni i risultati fin ali, e gli autori si limitano a dire d'avere constatata l'obliterazione apparente delle perforazion i dell'intestino. Con tutto il ri spetto dovuto alla opini one di tanto autorevoli chirurgi, dai risul tati dt~ ll e nostre osset·vazioni <lbbastanza numerose siamo indotti a t'i, tenere di massima l"ectropion della mucosa insufficiente a produrre l'occlusione spontanea e permanente delle perforazioni intestinal i prodotte con arma da fu oco, ri conoscendo altresi la possibilità che tal volta questa occlusione possa
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PENETRANTI 'ffitL'ADOOll ~ E LORO CURA
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avvenire. ma insufficiente ad opporsi all a fuoriu scita dei ~iquidi intestinali , favorita per di più dall a fuga dei gas attraverso le fer ite. Se ad intestino vuoto l'obliterazione spontanea pol rit essere in qualche raro caso sufficiente, si deve ritenerla temporanea, se altre condizioni non concorrono a renderla meno incerta, cioè quiete assoluta del ferito, immobilità degl'i ntesti ni , assenza di gas e di liquidmintestinali , piccolezza delle perforazioni, e presenza di coaguli obliteranti e bene aderenti ai margi ni delle perforazioni ; condizioni assai diffici li a realizzarsi. L'ectropion della mucosa costi tuisce inoltre ·per sè l'tesso un punto di partenza delle infezio ni peràtonitiche. l casi, cui accennano i suddelli autori. si riferiscono ad osservazioni fatle durante l'intenrento operativ<•; e nessuno accenna d'aver abbandonata nel peritoneo una feri ta inte· slinale obliterata dal solo ectropion della mucosa con risultato favorevol e. Dal complesso delle nostre osservazioni desumi;~ mo il convincimento, che l'eclropion della mucosa è insufficiente ad obliterare le ferile inteslinali prodotte con arma da fnoco, e che la molteplicità delle perforazioni che ~uole produrre un proielli le, attraversando l'addo me, esclude per lo meno che una condizione tanto favorevole possa verifìcar:;i in ciascuna di esse, comprese quelle di forma oblunga. Dopo aver esciso l'ectropioo delln mucosa, le perfornzioni intestinali ci apparivano più pi c~;ole, ed i loro contorni p iù ravvicinati; ciò che a nostro avviso si deve alla tunica muscolare, che può meglio fun gere rla sfìntere dopo ~·esc i ssione del prolasso mocoso. Infatti nelle ferite dello stomaco e del grosso intestino, nelle quali l'er.tropion suole man..:are, e l'azione della tunica
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SULLE FeR!TE PER ARl\A DA FU OCO
mu~colare
è pi1'1 energica, le perforazioni sono costantemente più pi ccole. Si deve escidere il pr?lasso della mucosa prima di procedere alla sutura delle perforazi?ni ~ Senza e!;ciderlo e assai difficil e l'enterorrafia, qualunque sia la sutura presceltn; però il recentamento devesi fare con sezione a sghembo dalla sierosa alla mucosa , i cui margin i co~i meglio si affronteranno. L'esuberanza della mucosa sotto la sutura è una dif~sa contro le infezioni del pcritoneo propagantesi sul tramite dei punti di sutura . Gli spandimenti di materiali e liquidi intestinali nel periton eo avvengono in minor tempo che non si creda , e so· pratullo nell e ferite d'arma da fu oco devonsi ritenere immediati all'accidente. Nella stessa guisa c h t=~ il proiettile spinge avanti a sè frammenti d'indumenti, peli od altri corpi estranei , attraversando piu an!'e inte::tinali , trasporta nel peritoneo tracce di feci e di liquidi gnstroenterici. Le nostre laparotomie :;ono $late quasi sempre immed iate al ferimento, e men o qualche rara volta, sempre furon o trovate tracce di liquidi intestinali e feci nel peritoneo commiste a peli, ad altri corpi c~ tra nei ed a sangue per lo più in copia rimarchHole. Nelle rare volte quando il perì toneo ci sern brava non infetto, stri :sciando l'ago d i platino nelle pli che òel mesentere e dell'omentnm in prossimità delle perforazio ni del tenue o del grosso intestino, avevamo nei comuni mezzi di cultura sviluppo di colonie dei soliti microrganismi int estinal i, da cui erano infetti costantemente i margini della mucosa an ovesciati sul peritoneo. L'obli quità della ferita gastrica od inte:;tinale e la mancanza di parallel isrno fra la perforazione della sierosa e
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I'EN&TRANTI NELL'AOOOllR l\ LORO CUHA
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quella della mu cosa possonsi opporre fino ad un certo punto al pa~saggio del contenuto gn.stroenteri co nel peritoneo, ma ciò è possibile nelle ferite dello stomaco. meno facilmente in quelle del grosso intestiuo, giam~wi in qu elle del tenue, che sono poi le piu frequenti; ed in falli su circa 4,00 perfora?.ioni del tenne intestino constatate nei nostri esperimenti, non una volta r.i fn dato di osservare perforazioni
attraversa nti obliquamente le pareti intestinali .
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/l'eri te dell' ommtwn mailtS. - Per i snoi e$ tesi rapporti anatomici con le pareti addominali dillici lmente l'omcntrun r1tai1.s sfugge all'azione perforante e lacerante dei proiettili che attraversano il peritoneo ; ma le sue fer ite hanno poco interes:>e chirnrgico, ed il più dell e volto passano inos~e rvate, lasciando il proiettile traccia poco visibile nell'auraversarle; fatta eccezione delle rare volte quando lo colpisce in vicinanza della grande curvatu ra dello stomaco o del mesoclon trasverso, ove assai frequentem ente recide i vasi gastrocpiploici o mesocol ic i. Jn tutti i nostri esperimenti constatammo ventidue volle la perforazione dcll'omentllm ron lesione per lo piLt <lei rami gastroepiploici, e fu l'emorragia e l'ecchimosi che richiamò la nostra attenzione. mentre riteniamo che assai piu frequenti siano sta te le perforazioni incruente dell'omento sfuggite al nostro esame. Da ta la piccolezza del proiettile e del forarne che lascia nelle pnreti addominali , mancano i prola ssi dell'omenlum, che sono vi ceversa tanto frequenti nelle ferite addominal i per arma bianca. l)erò non è escluso il caso che at traverso una per f()razio ne diretta delle pareti addominali, in uno dei quadran ti inferiori, fa ccia ernia un lem-
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SULLE FERITE PER ARliA DA FUOCO
bello dell' omentnm an che nelle ferite d'arma da fuo co. Abbiamo trovato spesso l'omrntum maius imbrallato di feci, di peli o di altre impuri!à spint e dal proiettile, dalle lJUalt sostanze, che vi aderiscono assai tenacemente , si spoglia con molta diOìcoltà anche dopo ripetuti lavaggi , che noi solevamo fare immergendo tutto l'omentum in baci nelle di acqua borica o salicilica calda. In simili cas i assa i frequenti abhiamo preferito, sia per economia di tempo , sia per maggiore sicurezza di disinfezione, la resezione della parte imbrauata dalle feci o da altre sostanze settiche ; e qualche volta abbiamo asportato per le suddette ragioni quasi tult() l'omentwn, previa lega tura frazionata, che deve:)i preferire alla legatura in m11ssa, causa d'imbrigliamenti e di aderenze dolorose. Bisogna però nell'eseguire la resezione dell'omcnmtn guardarsi dall'intercellare il circolo nei rami coronari , e prefet·ire una pr olungata disinfesione dell'omenlwn gastrocolico o ga strolienale, piuttostochè resecarlo con ri sch io di compromettere la circolazione e nutrizione intrinseca dello stomaco. A questo proposito ci piace ricordare, che il nostro carissimo mnico e collega prof. Umberto Rossi in un SU() pregevolissimo la voro sugli effe tLi nutri t ivi e funzio nali dell'estirpazione dell 'omento sul tubo gastro-enterico, ha conchiuso che i cani ed i conigl i tollerano beni!ìsimo l'estirpazione totale o parziale del grande epiploon, senza che il loro stato generale ne risenta 11lcun danno; e che si ve· rificano disturbi trofici nello stomaco quando con l'esportazione dell'om enlo s' inler~etta la ci rcolazione coronaria: ed i sintomi intestinali provocati nell 'uomo da estese resezioni del grande epiploon, sono prollaùilmenLe dovuti a lesioni lrofiche del colon per l'alterata sua circolazione.
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PENETRA~TI ~ILL'ADDO)IE E LOR O CURA
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In base a questi principi non si dev'essere troppo generosi nelle resezioni dell' omento, ma neppure timorosi quando da un pezzo di epiploon, non rigorosamente disi nfettabile, può partire un'infezione mortale .
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** Ferite del fegato, della mil;:a e del pm•.creas. -Nei nostri esperimenti abbiamo trovato spesso ferito il fegato e la milza, e le perforazioni era no poco o punto sanguinanti , • aventi il foro d'entrata per lo più lmbutiforme, mentre quello d'uscita si distingueva per il suo contorno irregolare e come fra stagliato a guisa di piccoli lembetti formati della sierosa e d'un sollile strato di so~tan za epatica o splenica. Data la piccolezza del proiet1ile, non abbiamo in nessun caso osservato lacerazioni profonde dei suddetti organi o ferita della cistifellea. Le ferile del fegato o della milza a prima giunta sembrerebbe doves5ero ritenersi asettiche, e quindi escluso il caso in cui danno snngue, non richiederebbero alcun trattamento. Ci siamo invece convinti che le ferite d'arma da fuoco del fegato e della milza devono essere diligentemente osservate, potendo in esse nascondersi frammenti di indumenti, peli od altri corpi estranei , spinti dal proieuile: e soffermati nel tragitto della ferila. Germi intestinali possono anivare nel fegato o nella milza, quando il proiellile prima di col pirli ha allravers11tn una o più anse intestinali. Non abbiamo osservato che una sol volta un piccolo ascesso epatico; ed il buon andamento delle ferite del fegato e della milza , tennto conto della loro frequenza, lo si deve alla scupolosa disinfezione, ed in parte anche all'aver colpi ti gli animali o in direzione trasversale all'asse del tronco, od in senso anteroposleriore,
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S VLLE FERI T E PER ARMA DA FU OCO
ma ritèniamo possibile la suppurazione del feg-a to o ùella milza provoca te da microrganismi inle~ tin al i, nella stessa gui~a come ci è accaduto tre volte di ossel'vare ascessi soltoculanei del dorso ùell'animale, ove erasi so!Termato il proietti le, con Lenen ti culture pure di bacterium coli. Tre volt e soltanto abbiamo dovu1o fare una resezion e cuneiforme della milza per ferite fort emente lacero-contuse. Con la sutura a zi g-zag al ca tgul si olliene rdrrontamento dell e due superlici di sezione e perfetta eroostasia. :\'l eno frequenti sono le ferite del pancreas ed in tutto il periodo dei nostri esper imenti se i '·olte qu est'organo era stato colpito, ed in un caso era contemporaneamente perforato in due punti oppo:-ti il duodeno. Si riconosce subito una pcrfornzione del pancreas quando sulla tinta bianco~rig ias tra della glandola spicca una macchia emorragica . Di fli cilissima riu:'ci la sutura delle perforazioni del duodeno in co rrispondenza della Lesta dE:! pancreas, e nell'unicu caso in cui fu da noi e se~ nita, l'animal e mori di shock nello stesso giorno dell'operazione. La sutura eseguita lascianqo l'intestino nella sua normale posizione a\"eva dato regolare e perfetto coalito. La resezione in caso di ferit e duodeno·pancreatiche ò òiflìci lissima l)er i rapporti anntomici intimi ehe l'intestino ha col pancreas e per la profondità della sua topografia . Dovendosi in ogn i r.aso ri spellare i rapporti funzionali che il pancreas ha col duodeno, dev'essere preferita con tutte le sue difficollà la sutura isolata delle singole perfornzioni dell'intestino. Un solo cane con ferila del pancreas suturata guarì; negli altri la morte avvenne per shock nelle "iH ore. La mor·te per shock in seguito alle ferite del pan creas più che al l'ell'etto del Lra:.~mati s mo sulla glandola, noi crediamo debba aurihuirsi alla violenza diretta o rinessa del proiettile sul vicino ple,;:;o solare.
l'EN&Tiì. >\NTI ~EI.L'AODO ME E tORO Cli RA
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Operando in prossimitiì di questo cospicuo centro · nervoso addominale, le manovre chirurgiche debbono essere assai del ica te.
IV.
Em on·a(Jia Ìltlerna nelle {f' rite adclominnli per arma da fuoco . L'emorragia interna è fra i pericoli. immediati il più grave nelle ferite d'arma da fu oco penetranti nell'addome; e se si tengono presenti la ricchissima rete sanguigna del mesentere e degli omenti , i vari o r~•1 ni riccamente Ya ~co l a riz zati , fegat o, milza e reni , si comprenderà che un proiettil e attraversando la ca,•itit addominale, qunlunque sia la sua di· rezione, assai difficilmente lascierà incolume la rete san~?ni g oa.
Si può ritenere quasi inevita bile l' emorragia cavitaria; ed. in falli nei nostri esperimenti mancava assa i raramente, mentre nei due terzi dei feriti ri nvenimmo copiosi ver·samenti emonagici nel per·itoneo, dovuti per· lo più a rotlurn dei mmi mesenterici senza o con scarso stillicidio di sangue dalle ferite cutanee. Furono più frequenti le ferite delle ramificazioni terminali afferenti nll'ilo dell 'intestino in qual che caso interessanti anche i vasi di due anse intestinali lontane. Sudor freddo , pallore crescente, S!Jecialmenle delle mucose. pol si piccoli filiformi. abballimento e prostrazione delle forze, ca rallerizzano lè gravi emorragie endoaddorninali. All 'apparire di qu esti sintomi, ;mche se dalla ferita esterna non gema sangue, si deve sospettare una grave emorragia interna per poter intervenire utilmente in tempo.
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SUI.I,E FRUITE PER ARMA 0.-\ FUOCO
Un momentaneo pallore può sèguire al ferimento anche senza lesione d'importanti vasi addominali, quando il ferito è preso da una forte emozione ; ma in tal caso mancano gli altri sintom i compagni delle gravi anemie traumatiche. Anche il dolore può per azione riflessa determinare ono spasmo dei vasi periferici ; ma allora al pallore manca l 'esp r~ss ione dell'abbattimen to e della prostrr~zio ne delle forze.
Passato il primo momento , il ferito si rasserena alquanto, il polso riacquista la sua ampiezza, l'estremità si riscaldano, e cessa il sudore emozionale. Bisogna guardarsi dagli errori, e non escludP-re subito un 'e morra~ia in cavità addominale, appena osservasi un miglioramento nella fisonomia e nello stato generale del ferì Lo. Se l'emorragia ha origine da un grosso ramo della rete mesenterica, può arrestarsi col rallentamento della corrente sanguigna, per In formazion e d'un coagulo compreso fra le lamine del mesentere. Se non si esplorano diligentemente, svolgendo con ordine l'intestino, il mesentere, il mesocolon e l'omentum maius, è possibile che sfugga una lesione vasai e, obliterata e nascosta da un piccolo ematoma, insufficiente ad impedire il ri torno dell'emorragia, •1uando il cuore avrà riacqnistato un po' di vigore. Altre volle mentre era scarso il versamento sanguigno, abbiamo visto insorgere gravi emorr<lgie, che senz:! nn' immediato soccorso, avrebbero rapidamente riempita di sangue la r,avita del peritoneo. Dipende allora dalla serena prontezza del chirurgo la vita del ferito. Di fronte a simili accidenti eslremamente gravi per gli effelli immediati dell'emorragia, e per il turbamento che invade il più delle volte l'operatore e gli assistenti non bene esercì-
P&NETR.~NTI NKLL' ADDOME E LO IlO CUllA
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tali, si deve agire con ordinata prontezza, e con coraggio; e tulli devono concorrere con calma e nel massimo raccoglimento e si lenzio. Le ferite dei rami sanguigni gastroepiploici sono fra le più gravi , essendo assai difficile per la disposizione anatomica dei vasi , che si formino dei coaguli tra i due fo glietti della sierosa. Possono dare emorragie mortali , se non si scopt·ono con la massima prC\ntezza , spiegando, appena è aperto il peritoneo , il grande omenlo Ono alla grande cur· vatura dello stomaco . Il chirurgo - scoprendo una t'aCcolla di sangue nel peritoneo, massime quando il proiettile ha percorso un cammino Lrasverso all'asse del corpo, penetrando dai fianchi , dere portare la sua attenzione sul mesentere, dapprima verso la sua inserzi one alla colonna vertebrale, e quindi alle arcate ed all e ramificazioni atrerenti all'intestino. In questo modo ci è spesse volle riuscito di trovare prontamente il vaso leso e legarlo. Le fet·ite d'arma da fu oco del fegato e della milza, quando sono risparmiati i grossi vasi dell'ilo, non sogliono dare, come quelle pet· arma da punta e taglio, emorragie inquietanti ; ed anzi accade di lrovarl e incruenti anche negl' interventi immediati all'accidente. Favori sce l'emostasi spontanea la pressione dei coaguli di sangue form atisi nel tramite della fer ita epatica o spl enica; però crediaQlo conveniente di rimuoverli , poi chè in mezzo ai coaguli più volte aLbiamo trovato frammenti di corpi estranei e peli spinti dal proiettil e. In questi casi le ferite del fegato o della milza possono essere il punto di partenza d'una peritoni te mortale, o di ascessi non meno pericolosi, se non si pratica una scrupolosa disinfezione delle suddette ferì te. L'azione antisellica ed emostatica del termocanterio può essere allora utilmente impiegala, sopra-
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SULLE FEHITE PEli ARllA DA \( UOCO
lutto se s1 riten·it conveni ente scoprire lutto od in parte il tramite percorso dal proiettile nel fegato o nella milza . ~t an ca ndo il pii't delle voll e l'emorragia, raramente ci sia mo 1rovati nella necessit··· di suturare le ferite epatiche o spleniche, e crediamo si Jehba riserbare la sul ura a quando si rinvengono ampie fenditure e lacerazioni profonde. In ogni caso le ferite d'anna da fuoco perforanti del fegalo e della milza vanno rliligentemente esaminale per non !asc iarvi dentro framm enti della cari ca o lo stesso proiettile, o pezzi d'i ndum enti od altri corpi estranei.
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* * Nell 'eseguire la lega tura dei vasi mesenterici, bisogna tener conio del modo come si sviluppa la rete san guigna dalla sua ori l! ine •d le terminazioni che abbracciano l' intestini), onde evitare interruzioni del circo lo nelle ramilicazioni terminali. A tal uopo usand0 aghi cilindrici convenienl emente curvi, si passano fili di catgnt intorno al ramo leso, comprendendo fra due nodi la ferita vasale, o legando i due capi, se l'arteria o la vMa furono troncate. Con ogni cura deves i evitare di co mprenrlere nei nodi i rami vi ci ni , che devono ristabilire il circol o collaterale. In questo p un Lo dell' emostasia addominale occorre tanta delicatezza e precisione anatomica, quanta se ne richiede nell' eseguire le suture irllestinal i, dipendendo la vitalità dell'intestino ferito, dal la prontezza con cui ~ i ristabilirà il cir•;olo sanguigno sulla linea di sutura. Per gli elfetti 1lella contusione prodotta dal proi euile, e più per la lentezza con cui si ristabilirebbe il circolo collateral e sui margini della ferita intestinale , può mant:are una snlliciente e prontn in·orazione sanguigna e quindi
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l'alleccbimento dei microrganismi inte5ti nali ed il rammollimento della sutura. Le ferite dei gro;si vasi del fegato, della rr.ilza e dei reni sono rapidamente mortali ; e si riscontreranno solo al tavolo anato mico.
Y. Enterormfie ~:ti rnterntom ic mlle fe1"ilt' gastrointestinali per arma da fuoco. Le sutu re intestinali per ferite d'arma da fuoco sono di più dirfìcile esecuzione rispello alle altre prodoue da arma bianca; e per la tecnica si richiede, in chi si accinge nd ese-
guirle, un'altitudine perfezionata con un lungo esercizio. Scel ta del materiale da sutura. Come in tutte le suture perdute, in quelle che cadono sull'intestino o sullo stomaco, la scelta del m1teriale da sutura è della massima importanza. Oev' essere sicuramente sterile, morbido, elastico e resi · stente, e per quanto sottile sia, non deve lacerare nè la sierosa , nè la muscolare. Si sono adoperati dai chirurgi ora i fili di seta, om quelli di catgut, e per quanto la seta sia piu facilmente sterilizzabile, merita la preferenza il catgut, che non lacera come la seta, si riassorhe in pochi giorn i, è morb ido, elastico, ed avendo la proprietà d'imbeversi con i liquidi organici, i si n ~oli punti non perdono il con:auo con i tessuti, che attraversano, come suole talvolta accadere con i punti di seta, che sì allentano , e In sutura si riapre. ta proprietà che ha il catgul di essere riassorbito dai tessuti viventi in pochi giorni, lo rende di gran lunga superiore alla seta in
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SULLE FEIUTE PER AR~fA OA FUOCO
luLle le suture emloaddominali, e più specialmente nelle enterorrafia. L'illustre nostro maestro professore Durante lo preferisce in tutte le suture perdute, ritenendo che anche quando il catgut non è rigorosamente sterile, ed un p!Jnlo suppura , ven~ndo ri :~sso rbito il filo, il piccolo nido di piogeni viene estinto per incapsulamento, e vinto dai poteri di resisten?.a dei tessuti. la seta rimanendo a lungo stimolo resistente, mantiene attivo il po'tere dei pìogeni, e la snppurazione progred'tsce fino a quando il filo viene eliminato. Questo fallo può accadere senza pericoli d'infezione peritonitica, se, favorite da una Oogo;;i circoscritta della sierosa , si stabiliscono larghe aderenze del peritoneo parieta le dell'amento o di altri visceri intorno alla sutura , cosi tenaci , che la suppurazione ed i lili pos~an o e :-s~ re eliminati per l'intestino. Jl catgut ha sulla seta un altro vantaggio nelle enteror· rafie, perchè riasso rllendosi in pochi giorni, ove la sutura ha prodotto una enterostenosi, è possib ile una estensione della cicatrice, quando ancora non ha acq uistato stabile consistenza. Aghi. -Abbiamo usato tanto i cilindrici che i lanceolati, ma questi ul timi servono meglio dei primi, attraversando più agevolment e le sottili pareli inteslinoli; mentre ~he i cilindrici ri chiedono una spinta più forte , capace di lacerare talvolta i contusi margini delle feril~ . Quando l'ago passa bene, e con li evissima spinta. si può con più esaLLezza misurare la profondità delle membrane intestinali che si attraversano ; e la sutura si compie con più precisione ed eleganza. Prima di procedere alla sutura inte~ Linal e nelle ferit e per arma da fuoco, occorre quasi sempre un recentamento
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PENETRANTI NELL'ADO!l~fE E l.OilO CUllA
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dei margini della ferita, sopratutto quando sono fortemente tumidi e contusi, e l'ectropion della mucosa è per la sua esuberanza notevole ostacolo al pnssaggio del l'ago ed all'af· frontamento dei margini delle singole perforazioni. Recentando . i margini d'u na [eri La intestinale, si ~leve stabilire la direzione della sutura rispetto all 'asse dell'i ntestino : e s'intende in ogni caso preferibile la trasversa. Dipende ùal diametro della perforazion e, o dalla somma dei due diametri, quando l'intestino è perforato in due punti allo stesso livello, in r~ pporto alla circonferenza dell'intestino, la scelta della sutura ; e se dovri1 preferirsi l'iogi· noccbiamento o la resezione alla sutura isolata delle ferite semplicemente recentate. Se un'ansa intestinale è perforata in più punti vicini , fa cile ad osservarsi nelle ferite per arma da fuo co, e sono recise alcune ramificazioni meseoteriche in pross imiti1 dell'ilo, la vitalità dell'intestino nella sezione lesa è molto co mpromessa ; e la sutura isolata delle singole ferite rli rlillìcile esecuzione. Oltre al pericolo della necrosi dell'intestino, risu lterebbero delle steuosi e degl"inginocch iamenti deformi. In qùesti casi di massima si deve preferire la resezione {] elt'intestino alla sutura isolata delle singole perforazioni. Nel primo periodo di questo nostro studio non avevamo ancora esperimentato i vantaggi· dei cil indri assorbibili per eseguire con rapidità l'enterorralie nelle resezioni intesti nali; ed avversari convinti dei bouoni metallici , prefe· rimmo la resezione classica. Ma la lunga durata dell'operazione ci fece preferire in parecchi casi la sutura isolata dell~ singole perforazioni f{Uando erano mollo avvicinate. Il più delle volte le suture fallirono per i gravi disturbi circolatori dell'ansa ferita, e nei pochi casi di guarigione, risultarono stenosi o inginocchiamenti gravissimi dell'intestino. 31\.
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SULLI!: FERITE PER .-\IHIA DA FV OCO
L'enterorrafia circolare con i cilindri assorbibili è operazione tanto rapida, che per econom ia di tempo quando piu perforazioni intestinali so no molto ravvicinate, dev'essere prescelta indipendentemente da tutti gli allri vantaggi. È dovere del ch irurgo resecare l'intestino quando fra due o pir1 perforazioni corrono brevi tratti d'intestino insufficenti ad assicurare nna regolare e completa vitali t:'l del!e si n ~o le suture; anche ammettendo il ca:;o che sullo stesso individuo si dehbano praticare due enterorrafia cir·colari con resezione dell 'intestino. Su d'un'ansa possiamo trovare fino a 4- perforazioni ; ebbene la loro sutura isolata, a parte i pericoli dello strozzament0 ci rcolatorio e della stenosi, richiede il doppio del tempo necessa rio per eseguire con i cilindri assorbibili l'enterorralia circolare Se nelle fer ite aùdominali, e sopratutlo in quelle d'arma da fuo co, è tanto frequente lo shock. imputabile all'emor· ra!!ia ed al traumatismo sul sistema net·vnso splancnico, bisogna evitare le cloroformizzazioni tropptJ prolungare. Abbi amo osservato p iii volte gli effetli dannosi del cloro· formiù precisamente in quei cani che riportarono un numero maggiore di perforazioni inte::tinali , ed anche quando non esistevano copiosi versamenti emorragici nel periloneo. Ciò che dare.bhe maggiore valore alla violenza del trauma, e forse nnche ad una rapida intossicazione dell'organismo consecutiva al versamento del contenuto intestinale nel peritoneo .
Ricerca e cura tldli' lesioni. - Innanzi lutto e colla maggiore sollecitudin e possibil e bisogna frenare l 'emorra~ia. e poscia ncccrLarsi del numero e della entità delle lesioni dei visceri addominali, incominciando co n ordine dall'apparecchio digerente. L'apertura laparatomica dev'essere suffì cien· •
PENETRANTI NELL' ADDO~IE E LORO CURA
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temente lunga, non potendosi altrimenti esplorare bene la cavitit, e tener conto, ov' esiste il foro d'uscita, della pro· babile direzione del proiettile. Ecco in qual modo noi procedevamo alla indagine delle lesioni. I ntorno alla ferita laparatomica vengono disposle larghe compresse ca fàe di garza sterilizzata, ed immergendo successivamente le mani in acqua calda sterilizzata, ed estratto l'omentum mai1ts che viene rovesciato sull'angolo superiore ·della ferita e ricoperto con altra garza calda, si passa a svolgere metodicamente il tubo int&stinale ,. incominciando dalla prima ansa che si presenta sottomano . .M eglio i<arebhe partire da un punto ri conoscibile, p. es ., dal cieco o dal duodeno, quando si riesce a scoprirli subito . Altrimenti si segna il punto d'onde s'incomincia l'esa me o suturando la prima perrora1.ione ch e s'incont ra, o passando un'an:)a di filo allraver:;o il mesentere come punto di rico11oscimen1o. Svolgenrlo l'i ntestino, si rimettono in cavilit successivamente i tratti sani, e le anse fer ite si avvolgono in piccole compresse e si dispongono intoruo alla ferita Japaratomica. Si riprende l' esame dell' intestino in senso opposto dal punto ov' l'l piazzata l'ansa di filo , i cui capi sono tenuti lunghi fuori la cavilit. Dopo avere esploralo tutto il tenue, si passa alla sutu t·a delle singole perforazioni; si esamina qnindi il grosso intest ino dal cieco , e poscia lo stomaco su ambedue le pareti , la vescica, il fegato e la milza. Con questo metodo si esplora metodicamente tutto l'apparecchio digerente di cui assai difficilmente può sful!gire qualche lesione. È sopratutto utile estrarre fuori della cavitlt le anse ferite al pii: presto possibile, onde evitare gli ulteriori versamenti di liquidi intestinali nel peritoneo, e per disinfettarle conYenientemente prima e dopo d'aver eseguito le suture .
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533 SU LLE VERITR PER ARMA DA FUOCO R1•centttmmto dell1: ferite inte.sti11ali, resezioni ed ente,·o1·1'afie. - Tncomi nciamo ora dal caso !Jiù sempl ice, quando cioè l'intestino è forato in un so l punto . Dopo avere regclarmente recentati i margini della ferita, si affrontano in direzione trasversale od in direzione longitudioale all'asse maggiore dell"intestino , e si sceglie dal grado d' ingioocchiamento e dal diametro dell'intestino in quale senso debba es~ere preferita la sutura.· Se l'intes tino è forato in due punti si faranno due su· ture isolate od una sola, esportando il ponte che le dh•ide, quando i for i sono mol to vicini od il ponte è stretto e molto contuso; e:"eguendo in questo caso . l' inginocchiamento dei due c11pi dell 'ansa. Con due perforazioni allo stesso livello io o,:ni caso le su ture devono essere tr·asversali se non si vuole incorrere in gravi stenosi. Più delicato e dinicile diYenta l' enterorrafia, quando l'intestino è perfor·ato sull'inserzione del mesentere, e sono troncate le ram ificazioni terminali Jella rete sangnigna mesenterica. Abbiamo potuto osservare più volte questa d;sposizione delle ferite intestinali per arm:1 da fuoco, e ci siamo convinti che oltre alla grande difficoltà tecnica di suturare la ferita posteri ore dell' intestino, questa può facilmente sfuggire allo esame , poumdo rimanere occul tata dai coaguli sanguigni compresi nello sdoppiamento del mesentere. che bisogna ùilacerare deli catamente e rovesciare l'intestino in avanti fi no a meLlere in evidenza la perforazione nascosta. La mancanza del foglietlo sieroso sulla superficie mesenteri ca dell'intestino oltre a rendere meno resistente la presa dei punti di sutura, è una condizione sfavorevole alla pronta adesione dei margini affrontati ; e se i vasi sanguigni sono stati largamen te intercettati , l' enterorra(ia isolata delle perforazroni non va esente dal pericolo della necrosi. In questi
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casi è preferibile la resezione intestinale sopr<ttutto quando due perforazioni r isiedono alla med esi ma altezza, e con l'impiego dei cilindr·i assor·bibili Ri può compiere sollecitamente l'enterorrafia circolare. L'espor-tazione del ponte compreso fra due perforazioni molto vicine si esegue con forbici molLo hen taglienti , trasformando in un grosso occhiell.o la duplice ferita intestinale. In questa operazione, come nel recentamento , è uti le, tagliando obliquam ente dalla sierosa. lasciare pilt sporgente il lembo della mucosa. Operando la re,ezione, nbhiamo preferito resezioni coniche dell'intestino, con tagli convergenti verso l'inserzione del mesentere, che veniva integralmente conservato con vaulaggio della celerità e d'una più pronta e1nostasia. La sezione conica con l'apice tronco all'inserzione mesenterica rispa rmi~ estesi distacchi del mesentere stesso dallo intestino, il cui diametro in corrispondenza della sutura saril maggiore del normale; e sarà di più l'acile esecuzione un secondo piano di sutura senza il pericoio di produrre ll n'enterostenosi. Sono notevoli i vantaggi della ~ezione conica nelle resezioni circ.olari dell'inte~Lioo, mas~ime operando snl tenue. Se la resezione dovesse cadere fra l'ileo ed il cieco. colla sezione obliqua sol primo e trasversale sul secondo, si uguagl ieranno le due aperture d'afTrontamenlo. Nei nostri esperimenti sulle feri te d'arma da fuoco non ci è accaduto un caso consimile, possibile a verificarsi in guerra. L' inginocchiamento dell'intestino non deve costituire incurvamenti difettosi per la libera circolazione fecale; altrimenti si preferisca la resezione. Un inginocchinmento ben fatto può dare risultati ugn<tlmente soddisfacenti che l'enterotomia circolare.
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SULLE FERITE PEli Alll!A DA FUOCO
Quando un proiettile attraversa normalment e un'ansa intestinale, l<'l sciando integra la superficie m~senterica, e per J'entitù delle perforazioni può ritenersi in<Ìicala la resezione. se il tratto da resecare non oltrep!tssa tre cm. in lunghezza, crediamo utile la conservazione dell'ilo intestinale, che a guisa di nastro riunirebbe i due monconi. L'nlrrontamento in questo caso non da luogo adr inginocchiamenti. difellosi, nè a stenosi, anzi nella linea di sutura la circonferenzn intestinale è più estesa. Comervando l'ilo dell'intestino, è meglio garentita la Yitalitù dei monconi, e non v'è pericolo che avvengano :dfrontamenti difettosi. IHesce bene IJUe:.to metodo nel trattam ento del le ferite intc=-tinali per anna da fuoco, allorquando si devo no esportare sezioni d' intestino comprendenti due ferite molto vicine, ed il ponte intermeliio, perfellamente integro comprenda l' ilo con i suoi vasi afTereoti.
Sa tn1·e intestinali. -
Una buona sutu1·a intestinale de,,e . assicurare coalito perfetto, non produrre strozzamenti nè ischemia su i margini suturati, e dev'essere di facile e rapida esecuzione. Abbiamo visto più volle fallire la sutura delle I:Jerl'orazioni intestin ali aventi margini fortemente r,ontusi, e ch'è ass:ù meglio esciderli fino ai te:;s uti sani, sui !]uali può bastare un solo piano di ~utura . · Ln tutte l'e nterorrafia, eseguite :.ui cani fucilati , abhinmo spe 1·im~ntato quelle sut ure più comunemente in uso nella pratiett chirurgica, tenendo conto del tempo impie~ato e dei risullat.i di ciascuna. È di capitale interesse per la chirurgia d1 guerra la celerità di esecuzione dell'onterorralie. A che gioverebbe l'inter\'ento operativo nelle ferite arldorninali in guerra, se
PI!:NETRANTI NKI.L' AD DO)! E E LOHO CURA
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l'opera del ch irurgo dovesse es;)ere spesa a benefizio di pochi feriti ? I n principio dei nostri e,; peri mP.ò ti ahuiamo esegui to di [preferenza la sutura a punti staccati C.:;cmy e Lt>mbert, anche nell'enterorrafia circolari ; alla Czerny per il primo piano, ed alla Lembert per il seconrlo; ma sono indiscntibili i vantaggi della sutura continua, specialmente di quella d'ti polito, ed a filsetta, non solo nell'enterorrafia circolari, ma anche nelle perforazioni rotonde dell'intestino. Il capitale difello della sutura a purnti staccati sta nella lentezza di esecuzione, che nelle resezioni circolari richiede un tempo da quattro a cinque volte superiore a quello necessario per una sutura continua. ~on è infrequente il caso nella cura delle ferite :Jddominali per arma da fuoco di dover eseg uire due o più resezioni intestinali sullo stesso soggetto. Senza l'uso dei ci lindri assorbibili, e con la sutura a punti staccati, l'operazione in questi casi diventa assai dillicile e pericolosa per la proltwgata cloronarcosi. Il Bouillis preoccupato dei frequ enti insur:cessi dati dalle resezioni circolari dell' intestino nelle ferit e d'arma da fu oco, consiglia il metodo seguente : fatta l'enterotomia, ed nvvi ,cinando a g ui ~a di canne da fucile i due mon.,oni , sutura le due semi circonferenze comprendendo nel mezzo il mesentere, e lasciando avanti aperto l'intestino, i cui margini non suturati Yengono poscia fissati alla ferita addominale, formando un ano artificiale temporaneo. Quanlo debba essere lunga ed incomoda questa operazione è chiaro, e non abbiamo creduto di sperimentarla; lasciaa{lo per· di più un' imper·fezione che richiede un seco ndo allo operativo. Anzichè un ano artificiale, sarebue più consigliabile stabilire uo'enteroanastomosi fra due nnse del ten ue ov'esistano due larghe perforazioni an teriori o latera li alt' i nser-
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SULLE FERITE PER AltllA D.o\ FUO CO
zi one del mesentere. Questa operazione si e~e~ue rapidamente, e può riuseire u.tile quando, specialmente in guerra, posso no mancare i mezzi per compiere con solleci tudine nna doppia resezione intestinale. Anastomizzando due ansedel tenue anche lontane, abbiamo potuto constatare in cinque esperimenti, che i cani si nutrono regolarmente, e la circolazione intestinale si compie come nello stato normale. Ma non meniamo menomamente in dubbio che, avendo a nostra dispositione uno dei tanti mezzi da noi sperimentali, cilindri di gelatina, di palata, di fogli di ·co ll a di pesce, di pasta, e.d in mancanza d'altro unà ca rta do VISita, si àebba preferire la re:;czione intesti n:de doppia ed anch& tripla. All a sutura intestinale continua si attribuisce il grave
difetto di produrre l'enterostenosi. Qnesto incc,nvenienle o non esiste, od è esagerato; e se qual che volta si è verificato, lo si deve ad un'im perfetta eseenzion e. la rotazione dei due monconi intestinali sul loro asse. tanto da non far corrispondere nc!lo stesso piano le due inserzion i mesenteriche, mentre non costituiscA un reale pericolo per la vi tal ilà. dei capi deli' intesti no, si evita senza dirficoltil con l' uso dei cilindri assorhibili di palata. Di ' questo utile mezzo si dovrebbe fare largo uso nella eh irurgia di guerra; e se,~.:naliamo a prefereor.a i cil indri di patata, perchè ove fa ùifetto di as~ i ,;ten ti, l'operatore può infiggere temporanea mente due lun gh i e sottili spilli da ìn:>etli allraverso i due monconi bene affrontati e fissa ti in tal guisa sulla palata, da poter compier·e da solo l'enterorrafia circolare. Faua eccezione delle piccole perforazioni intestinali o gastriche, nelle quali sono sufficienti due o tre punti staccati, in tutte le altre ferite del tubo gastroente1·i co la sutura
PENETRANTI NELL' ADDOMÈ E LORO CURA
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continua fu da noi esperimentata con successo. La celerità di esecuzione ed il perfetto coalito. anche con un solo piano di sutura la rendono preziosa nelle fe1·ite intestinali per arma da fuoco, indispensabile nelle resezioni circolari. Quando il proiettile radendo longitudinalmente l' inte.;tino lascia su questo lunghe fenditure, bisogna invertire la direzione della ferita per mezzo di due piccnli uncinelti da crochet, e suturarla io senso trasversale, come nella piloroplastica col processo Heineke-Mikuliez. Questo metodo fu da noi comunemente adottato, sopratutto quando furono necessari estesi recentamenti dei margini delle perforazioni. La sutura continua d' Apolito od a filzelta, da noi largamente sperimentata nella cura delle ferite intestinali, e nelle resezioni circolar·i, è a nostro avviso tra le suture con· tinoe quella che assicura un perfetto coalito. Di facile e rapida ese~uzione, quanto quella a sopragetto, ha su questa il vantaggio di non ischemizzare troppo i margini delle ferite, esercitandosi la sua tensione secondo una linea lieve· mente ondulata, che segna il cammino del filo nascosto nella spessezza dello strato muscolare. Il sopragetto nelle ferite intestina! i per arma da fuoco ha spesso il difetto di favorire il rammollimento dei margini delle perforazioni fortementé contusi. La sutura d'A polito, applicata alle ferite intestinali per arma da fuoco, richiede un perfetto recentamento dell'ectropion mucoso, e regolare afTrontamento dei margini delle ferile di preferenza disposti in senso trasverso all'asse dell'intestino. Nelle perdite di sostanza sulle pareti intestinali, risultanti o da estesi recenta34•
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SULLE PERITE PER AHMA DA FUOCO
menti dei margini dell e ferite o dall'esportazione del ponte compreso fra due pet·forazioni, quando ci sembrava indicata la sutura tli Apolito, solevamo piazzare agli angoli della ferita disposta trasversalmente due punti alla Lembert, i cui fili tenuti da un assistente, servono bene a di stendere ed ad affrontare i margini della ferita; mentre con uno dei quattro capi del filo conveni entemente lungo, l'operatore compie la sutura. Il lì! o corre nascosto fra le pareti in testinali , ed anche se qualche punto auravet'$a la mucosa, rimanendo coperto il tramite del filo, i germi intestinali assai difficilmente trovano la via del peritoneo. Sperimentammo un altro tipo di sutura continua a zig-
zag con la quale si ottiene un coalito lineare. e più perfelto che con qtH:IIa d'Apolito, però è meno spedita. S'incomincia con nn punto alla Lembert da un angolo della ferita; indi l'ago a tre mm. in basso, dal lato del nodo passa con altro punto Lembert sul margine opposto; dal 'quale a tre mm. in basso riattraversa la ferita ripetendo lo stesso punto, e così seguitando in modo che tra due punti Lembert alternativamente ora da un lato della ferita ed ora dall'altro corrispondano parallelamente ad essa tratti di 3 mm. di filo. Stringendo il filo ogni due o tre punti, si ha un coalito lineare perfeuo su tulla l'estensione della feriLa, i cui margini ripiegati in dentro verso il lume dell'intestino, formano un breve rialzo rettilineo sulla sua superficie peritoneale. Basta un solo piano di questa sutura anche per le ferile molto es lese. Fra questa sutura e quella d'A polito poca differenza vi corre in quanto ai risultati, e possono essere
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I'KNRTRANTI NELL'ADDOME K 1.01\0 CURA
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utilmen te impiegate nelle ferite intestinali per :ll'lna da fu oco, sopralollo quando sono molteplici e gravi le lesioni riportate dall'apparecchio digerente.
Entcronepiplnonplastioa. - Le ndere!tze del peritoneo parietale e d~gli omenti sulle ferite intestinali posson<, assicurame l'obliterazione, anche spontanea, o quando qual~he punto di sutura si rllmmollisse. Dopo le ripelute manipolazioni sulle anse ferite, e le abrasioui epiteliali del peritoneo, inevitabili quando si recentano e si suturnno le ferite dell'intestino, o per l'efTetlo stesso dell'nzione contundente dei pro· iettili , nelle 24 ore successive all'intervento si pos:;ono formam delle aderenze siero-sierose estese per lo più ad una parte della ferita. AfTinchè ciò avvengn, è necessario che nelle prime ore dopo l'intervento operativo i margini delle ferite intestinali non perdano il loro contatto, e $Ìa sospesa la peristalisi amministrando l'oppio a dosi el13vnte. Nel cane è diflicile realizzare un'assoluta lrnnquillitit dopo la lapamtomia, e pure quanto furono fre~ uenti le aderenze tra le anse intesti nali ferite ed il periloneo dei visceri vicin i e specialmente coll'omento, da noi riscontrate sacrificando o rioperarido ~li animali; e non poche volle esistevano dei veri impaccamenti, immezzo ai quali fino a tiuar·anta giorni dopo l' operazione erano nascosti talvoiLa piccoli ascessi da bacteriUin coli, che si snrebbero estinti od aperti nell'intestino. Con estesi impaccamenLi, che immobilizzavano tutlo l'apparecchio digerente, la nutrizione degli anima li sr con· servava assa i soddisfacente.
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SU LLE FERITE PER AlUlA DA FUOCO
Per promuovere le aderenze del peritooeo alle suture mtestinali, pensammo d'avvolgerle con lembi del grande omento, (ì ssa ndoli col loro margine libero al mesentere, e colla superficie intorno alla sutura, con punti staccati comprendenti le due sierose, l' intesti nale e l' omentale. Coq questo metodo abbiamo ottenuto in qualche caso estese aderenze ricoprenti in forma dì fascia la circonferenza dell'intestino. Ab biamo tal volta osservato che manca vano le aderenze sulla sutura, mentre esistevano intorno, quando i nodi dei punti era o o un pò alti, o molto ravvicinati, e la sierosa omentale non poteva bene spiegars.i ed aderire. L'avvolgimento delle suture intesti nali con lembi dell'epiploon nelle ferite d'arma da fuoco, fo rse è di maggiore utilità che in quelle per arma hianca, verifir.andosi in quelle con maggiore frequenza la caduta dei punti per rammollamento dei margini delle ferile fo rlemente contusi. Incominciammo le prime prove avvolgendo la sutura circolare dell'i ntestino con lembi triangolari del mesentere aventi la base alla sutura, e curando di non portare le incisioni fino all'ilo, ~ di risparmiare le anastomosi terminali dei vasi mesenterici. Il lembetto triangolare spiegato circolarmente sulla sutura cadeva col suo apice sul punto opposto, ove veniva fissato al mesentere dopo averlo riu· nito con punti di sutura. Questo metodo non era scevro d'inconvenienti, e notiamo in primo luogo il tempo per $tacca re illembetto, per fìssarlol e per riunire i margini del mesentere resecalo, ed in of-
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timo la difficolta di risparmiare le ramificazioni dei vasi mesenteriali col pericolo della necrosi dell'ansa ferita. Riesce piu facile e spedito questo metodo col lem betto mesenterico quando si vogliono ricoprire suture trasverse non più estese della emi circonferenza dell'intestino. In tal caso il lembetto è piccolo, e le interruzioni dei vasi sanguigni saranno limitate. Con i lembi dell'omentum majus si possono avvol gE.~re luoghi tratti dell'intestino leso, senza difficoltà e speditamente. Dopo ave1·e bene eseguito il primo piano di sutura, si può fare a meno del secondo con un largo avvolgimento della ferita in un lembo dell'omentum. Le briglie omentali sul tenue potrebbero far temere i pericoli d'uno strozzamento interno; ma questo accidente dovremmo allora temerlo in tulli i laparotomizzati, nei quali in seguito a peritoniti adesive circoscritte, si possono formare aderenze enteroperitoneali parietali ed o~entali spontanee. Non sono rare le aderenze spontanee, ma non s1 può fare assegnamento su queste risorse fortuita, a scopo curativo, perchè o ricommciano a formarsi dopo ch'è già avvenuto il passaggio dei liquidi intestinali nel peritoneo. o mancano nei punti, ove sono necessarie. Aggiungasi che i copiosi versamenti sanguigni le ostacolano, e .nelle fer.ite per arma da fuoco l'ectropion della mucosa piu che mai le rende difficili se non impossibili a verificarsi.
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SULLE FERITE PER ARMA DA FUOCO
Lembi omentali liberi. -Per la proprietà che hanno i
tessuti epiteliali di lrapiantarsi sopra altri tessuti analoghi, specialmente se irritati ed iperemizzati, è possibile l'adesione di piccoli lembi liberi dell'omento, applicati e fis.;ati sulle suture intesti nali , onde avere una temporanea protezione delle ferite. Anche se il lembetto omentale non attecchisse,:pr ima che si riassorba ha già soddisfatto· alla sua indicazione se fu bene !issato con punti siero-sierosi . Due Vùlte li sperimentammo sulle ferite intestinali per arma da fuo co, ma non ci fu dato di constatare il risultato, essendo morti i cani per· shock nelle 24 ore successive alla laparotom ia. Ci proponiamo d i ritornare sull'argomento, •
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credendolo della massima importanza per le sue applicazioni alla chirurgia di guerra. Tecnù~a.
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In quanto alla tecnica delle plastiche omen-
tali, non sono necessari precetti speciali. Basta scegli ere lembi dell' omento sforniti di zolle gras~ose epiploiche, spiegarli bene sulla circonferenza dell'i ntestino, e fissarli con un primo punto traversante il mesentere in prossimità dell'ilo intestinale, così che il lembo dell'omento fo rmi una fas cia sulla ~circonferenza dell' intestino, evi tando di comprendere nel nodo i ram1 sanguigni mesemerici. Con cat~u t sottile e con
un ago fini ssimo si fissa ,il lembo
omentale, bene disteso sulla sutura, con pochi punti isolati comprendenti con l'omento la sola sierosa dell'intestino. Nelle rcsezioni circolari l'omenlo si distende da una su· perfìcitl ali 'altra del mesentere e traversandolo con due o
PENETRANTI NELL'ADDOME E LORO CURA
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Ire punti isolati . Bastano quattro punti per fissare l'omemlo sulla r.irconferenza delh' intestino. Nelle ferite longitudinali dell'intestino, quando alla sutura non s'inve•·te la direzione, i lembi om~nlali possono essere fissati sul solo ~ato del mesentere, ch'è il più vicino alla sutura. Amministrando larghe dosi di oppio dopo l'operazione saranno meglio favorite le adflrenze enteromentali. Quando esistono molteplici ferite intestinali, i lembi omentali aderenti o liberi sarebbero applicati sUJIIe
più gravi. (Continua).
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA ;:-
Ci)'7
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CA V AZZA N! e PozzoLrN o. - Sulla patogenesl della reazione dl&zo- benzolo&. - (R(Iurma .\1ed i ea, N. ·124). DAgl i studi più r ecenti ed autorevoli si può r ìten('r e come di mostralo che la t·eazione diazo-benzoica è quasi assoluta· mente costante nel decor so dell'ileo-tifo l auto da poter esset·e r ìcet·cala con fidu cia nei casi di diagnosi dubbia, eJ è assai ft·equente in allt·e m alattie infeltive, qu al i il morbillo, la pnommonite fibrinoso, la tubercolosi, il reumatismo polisr· ticolare acuto. Scat·se sono le indagint su lla natura ed oriJ!ine dei c·o t•pi che dàrnto s viluppo a questa reazione: geueralmente la si r itiene deter minala dai germi spccitìci delle singole infezioni per un meccanismo ancora sconosciuto. Il non essersi m ai avuta la t•eazione dell'Eh l'lich dalle colture i n vr ta·o di tali germi specilìci fece· escluder e che la reazi one st('ssa si potesse a>:criv er e alle tossine dei get·mi palo geni : ma in queste e~pe a·ip nze non !>i l~ n ne calcolo che l e tossin e non avevano attraversato l'or ganismo animale o non avevano agito sul di lui r icambio organico. È 'JUesto che p;li Auloa·i hanno voluto ricercare usando una collura pura di bacilli òell'Eberth e spet·i mentando su conigli, l e cui ur·ine prima d~u ·es:pel'imento non presentarono mai lracciu di r c.> azione diozo- benzoica . Iniettando enta·o la cavi là dell'adllome o solto la cute del dorso alcuni centimetri cubici di coltura, constatarono !:'empr e la detta r eazione, come pure la consta tarono ancli A con iniezioni di colture di ollo giorni, st erilizzate di scon tinuamente per cimtue gior ni
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Rl VI STA MEDICA
alla t~ m peratura di 50• C, oppure sterilizzate coll'ebollizione alla fiamma, e cosi anche somminis lt·ando per la via boccale ques te medesime collure . Da queste esperienze g li a ulori hanno trallu le seguenti co oclusioni: 1' Il bacillo del Lifo, inieltalo nei conigli determina costantemente la comparsa della l'eaziune d•a1oica del_le urine ooche se esso non ha s ugli animali alcuna azio ne patogena; 2" Tale •·eazione é dovuta a lle tossine p1·odolle o contenuLe nel bacillo, sia in vilro, sia nell'organis mo, tossine le quau non perdono ne per azione del calore , nè pHr influenza succhi gasll'ici, la pr op1·ietà di dete rminare la •·eazione stessa; 3' Il bacillo del tifo, anche se pri vo di vi•·ulenza, continua a sviluppare nell'or~anismo del coniglio le p1·op•·ie tossine per un perioJo di cit·ra due sctli mn11e. Resterebbe ora a de terminare se i co 1·pi a cui é dovu ta la l'eazione deli'Ehrlich sieno semplicemen te una ll'asformazione delle losRine introdotte nel ci1·colo oppur·e un prodolto di r eazione dell'organismo.
te. To~tMASO
Bulla terapia elettrica nel trattamento 4elle malattie mentali. - Clinica psichiatrica della H. univer sità di Genova. - (Bo//et. R. accademia medica, Genova ·1896). :\'[ ARzt:cco -
L'applicazione rlell'elellricitil nella cut·a delle mala ttie mentali no n ha avuto un uso mollo est.:so. l primi lavori che compar vero in proposito fur·ono due pubblicazioni l'alle negli Annales mdtlico- psyclwlogil) lt e.s da T edleux ed Azory, a i quali se~llit·ono quelli di Remach, di Benedickl, di Arndt, di Tigges, Fischer , Engelhorn, Bud1. Robert.son, Heyden. Ma in complesso la lelleratura, per quauto rigua1·da qn e~ la risorsa terapica é lutl'Hitro cl.e este>"a, la nloché anche i più r ecenti elettrologi quali l'Erb, il L ~wau dow!';cky, il De Waltt>v ille s i lamentano dell e poche esperienze in proposi lo, m entre nei trattati di psichiatria dd Kr·aepel in e del Krafft- Ebmg non si accenna che alla foradiua~ione g-enerale quale ton icizzaute
RIVISTA
del sistema nervoso. È per ciò che l'A. ba voluto dare un contributo ~ u tale male1·ia, a ciò incora g!jiaLo dal pror. M orselli, usando la faradizzttzion e genera le col metodo di Stein, che è una modificazione di quello di Beard e Rockwell. Con qtu•s.lo metodo egli ha curalo quattro casi di m~lanconia: 1°) ~{elanconia con idee del iJ·anti e disturbi sensoriali; 2") MeJanconia ansiosa; 3°) Melanconia con stupo1·e; 4°) Melanconia agilala. I n lulli quattro i casi egl i ha avuto un esito felicissimo e non cita cha questi per~.:hè più dimostrativi: altJ•i casi potrebbe mostrare che hanno p1·esentato notevoli modifìcaziooi dello stato morboso, d0vute indubbiamente all'azio· nE', o trofi ca, o catalitica, o eccitante dell'elettricita.
te. LE~IOI:-<E. -
Bloerohe aul aaug ue degll •oarlatUD.od (Progr~s médical, N. 1 ~l del 1896).
L 'autore ha studiato sperimentalmente ()Uesto ar~om e olo facendo nlllnerose osservazioni sul sangue di scaJ•Iattinosi, e Je l cui risultato rende conto in un suo compendi oso lavoro presentato al la società medica ciegl i ospedali di Parigi. l campioni di sangue e<>aminali sono oltre cinquanta, forniti da 33 malati di scarlaUina a forma normal~>, e 2 rli forma emor ragie» mortale: il sangue fu l'accollo in lutti al principio della mtilalliA, e poi nella m età di essi di nuovo a diversi pe1·iodi dell'r voluzione. :'-lei 33 malati a forma no,·male il sangue non diede alcuna coltura, né all'inizio, nè prelevato nPI corso della malattia, nè dnpo In desrpwmazione. ~ei 2 casi a forma emOJ'ragica si ebbero invece d~'lle culture pure di slreptococchi. Si cieve quindi concluder e che la presenza dello slreptocorc o nel sangue degli scarlRttinosi è accidentale, e probabilm-ente è la causa •Iella forma emon·a~ica per infezione secondaria. Dall o studio roi delle complicazioni, o localizzazioni varie insor te nel cor so della malattia è ri sultato che in due casi in cui si svolse lo pl eurite si è J';scontrato lo streptococco, in uno di essi il versamento rimase siei·o-fibr inoso, nell'al-
MEDICA
54.1
tro invece di venne pui'ulento. In due casi d'artrite la presenza dello streplococco non fu constatala che una volla. La nefrile comparve 22 volle, ed in tutte lo slreplococco si rinvenne nell'Ut•ina. In sei casi in cui l'albuminuria si manifestò dall'initio, l'angina era difleric~.~: l'albuminu ria tardiva sopravvenne pure in maiali con angina g1·ave. Su 11 urine normali una volta sola si riscontrarono degli str·eptococchi. Nella scarlattina la ne feile è dunque il ri sultato di una infl:lzione secondaria di streptococch i, dovuta pe1· lo piu alla virulenza dello slreptococco sviluppalosi nel far·in ge; essa può allo1·a propaga1·si pee con tagio. Del res to era g ià stato a ccennalo e dimostralo da Vidal che lo s treptococco non é l'agente specifico de lla scadatlina, ma semplicemente un agente di complicazione. A.C.
La lavatura dello atomaoo nell'oooludone Intestinale. - (A l'chi ves eliniques de Bordeaux, l'i. 3, 1896).
A. Guf:RrN. -
La lavatura dello stomaco fu utilizzata come ll·allamento dell'occlusione intestinale solo dal '1881, e l'autore, che l'ba impiegata ripetutamente, cerca di stabiliene il valoee terapeutico e le indicazioni d'applicazione. È lecito tentare una cura medica al principio dell'occlusione, e Lra i numerosi metcdi proposti, limitarsi ai migliori, l'oppio, il galvanismo impiegalo secondo il m etodo di Bonde l, e il tu bo di Fa ucher, il quale può ser vir e e per la lavatura dello stomaco, e per l'entoroclisma; mezzo eccellente. Praticando la lavatura dello stomaco si resta meea vigliali della quantità enorme di liquido fecoidale evacualo, parecchi litri. Non è lo stomaco solo che resta vuotato con questo mezzo ; Roehn ha potuto vedere due volle, facendo la lavatura durante la.]aparotomia, che si vuota contemporaneamente unche la prima porzione dell'intestino. Spesso le fOI'li dosi di oppio amministrale rimasero inefficaci perché, diluite in quella grande massa di liquidi .non
RIVI STA MEDI CA
er·ano assor bi l e che io Cjuanli tà minima. Queste evacuazione per mette ai medicamenti di agire: scompaiono tosto quei ,·omiti fecoi dali incessanti, proprii dell'occlusione, e cosi pe· nosi pei maltl ti. Nella clinica del pr·of. Demous si segue la pratica costan te di far·e la lavatura immediatam ente dopo l'oper·azione, essendo il pazientt' oncor·a clomformrzzato e se ne ebbero sempre ollimi ri sultati: si può anche fare primn della cloroformizzazione, per evitare i vomi ti durante il sonno, ed anche cosr si ebber o l'isullali Pccl'l lenti. Se questo m etodo fa scomparire i vomiti fecoiJali, non é però cerlo che faccia scomparire dd pari l 'occlusione: esaminando l e storie di m olti casi clinici, l'autore dimosll'a che dal J8!)0 in poi in uno !=:Oio pare che il metodo sia s tato cur ativo, quello di Rene! ; negli altri casi o vi fur·ono perecchi tr•attamenti contempor 11 nei , o il risultato fu tardivo . Sembr a quindi che la l11valui'R a~i~ca diminuc•ndo l'autointossicazione. L'autore termina esponendo le pr·inciptlli indicazioni pr·aliclie di questo m etodo. L o lavatura dello stomaco n11n é da farsi all' inizio del l'occl usi one od ul comparire dei vomiti. non avendo mai dato ri sulloli apprezzabil i in ta le per·i odo: neppur·e è da far;;;i quanrlo l'operazione è assolutamente neces!"aria, perché il benessel'e che ne der iva può ingannare il paziente e il ch irUJ·go, e l'opernzione indispensabile esser tr·oppo ritardatn ; in caso d'operazione la la vatura si far·à immediatamen te prima o subito dopo, e si l'i pel er à, se nuove maler·i e la richiedf'r anno; mnlgr·ado Cjualche caso fdice, l'autor e dice non doversi conta r·e sulla lavatura pP.r toglier e l'occlusione, che potr à invece deter·minar·si dagli enter ocl ismi: come cur·a medica sono da impiegat•si questi e la corrente galvanica; la lavatul'a dello stomaco non sia usata che pet• far cessar·e i vomiti frcoidal i e cornballe1·e l'tmtoinlossicazione; è qut>sta la sua ver a azionn Ler ap<'utica, la sua Vt'ra indicazione nella cura dell'occlusione intesli11ale. A . C.
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RIVISTA CHIRURGICA Pro f. CozzoLtNO. -
Nuovo
me~odo
dl
maatoldotomla.
racUoale. - (Bo ll. mal. orecchio, 1896). Il metodo consiste nell'aprir·e, quasi d' uu tratl.o , fin dappr ima, l'antro mastoideo, Je cellule ma8toiùee limitrofe e parte dell'aditttS ad an.trum per metlcrli chirurgicamente in r apporto fra loro, essendo da cons iderarsi quale fatto d'importanza capitale la permeabililà dell'sditus clte veniva quasi dimenticato coll'apertura alla Schwarze, peemeabililà che tino a q1•ando esiste, pe1·mette al pus di scolar e JibP.J·amenle dalle cellule mas toidee nella cassa e di qui, per la per forazione timpanica, di riversarsi libei·amente all'esterno. Con questo m etodo che si pratica g iovandosi gener osamente del lembo alla Stacke pet• scop1·ire la mastoitle, il condotto uditivo e la radice ot·izzontale dell'apofisi zigomatica, invece di portare la sgorbia da dietro in a vanti, nel segmento anteresuperiore della parete ester na della mastoide e nella di rezione leggermente dall'alto al basso e dall'infuor i all'indentr o penetrando per 1fi a 17 millimetri, si porta la sgor·bia colla sua parte convess a iu dentro, dall'avanti all'indietro, al disotto e lungo la porzione orizzontale dell'apofisi zigomnticn, spingendola in dentro e contro la sporgenza della parete ossea poste riore del condoUo. l vantaggi di questo metodo sono: t• di procedere con una g uida anatomica più sicura e tale da render e impossibile l'oltrepassaJ'C la spina supr·amenl.o e di cadere colla sgorbia nella fosse cranica media; 2' di evitare il possibile e g rave inconveniente, quoadfunctionem, di ledere il ca nale di Falloppio, il canale semicirco· lare trasversale, la finestra ovale ecc., perché la sgorbia lavora in senso parallelo a questi organi e non vi cade contro direttamen te C()me coi metodi già usati, e di evitare
RIVISTA
pe1· la mede sima I·agione un possibile s hock s ul laber•into; 3° di incontra1·e minor e dil'fìcolla nel fare il primo accesso nell'an tr·o, anche nelle apofisi rn usloidee non purulcntemenle pne umatiche e nei caHi patologici per os treoscleros i dello s tesso anl!'o; 4' di pote r n•o"llerr subito allo scoperto quella po1·zionc del cavo che è piu in diretto ra ppor to coll'adito, non essendo cosi obbligati a scal pellare molto più profondamente a s econda della varia estensione della demolizione che s iri· chiede dal sin ~ol o caso cl i n i ·~o , alte razioni p~ lologiche dell'arJilo, ~ranu l azi o ni o ca1·ie dl'lla p nr zione epitimpaoica o delle due prime ossicioe, oppure del bisog no che s i ha d'ispezionare la porzione posle1·n-superiore della pare te labirintica della cassa, i lcgmen mas toideo e timpanico, la par la media e anteriore della par·ele labirintica della cas sa. L'A. dis tingue tre ~~·adi operativi: aper tura s~> mplice , a pertura semiradical e, operazione radicale. Questo me todo operativo per disting uer lo ma g giorme nte da quello s to1·ico o alla Schwai·tze c da!!li altri, verrebbe chiamato antero-laterale, per ché con esso s i ottiene lo scopo di abbattere in primo tem po la pa rete anter·o-laterale dell'antro ma stoideo : g li alt1·i potr•ebbe r·o dir·s i postero-lalerali. te.
Aneurl11111a del oollo, della faoola, del pavb~1ento buooale e della ltngaa trattato ool metodo •olerogeno. - (Pr ogrè3 médical, N. 3, 1896).
LANNELO I'G UE. -
L'autore, che aveva s coperto il metodo scler ogeno, non l'aveva finora applicalo che al trattamento delle osteo- artriti tuber colari, ora ne ha te ntato, e con successo, l'applicazione alla cura degli aneurismi. Questo metodo sclerogeno, giover à ricordar·lo, consiste nel fat·e entro i tumol'i delle iniezioni in Lersliziali ili qualche goccia di soluzione di clorUI'O d1 zinco al 10 p. 100. L'a utore trattò con questo metodo un caso di aneurisma cirsoide, che occupava la reg ione sottomascellare rlel lato des tro, invadendo il pavimento della bocca e meta 1lella ling ua, di una eccezionale gravità e richiedente un pronto intervento. Dopo quattro sedute di iniezioni di cloruro di zinco,
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CHIRURGICA
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compiute in due mesi, si notò la trasformazione della quasi otalita del tumore in una massa de nsa : era cessato il dolore, il malato mangiava facilmente. Si produsse in seguito una sclerosi lenta. atr·o.fica del tumot·e, seguìta da una sclerosi tardioa e perman ente che completò il meccanismo della guar igione, la quale si deve rite nere definitiva, essendosi mante nuta dal '1892, epoca dell'operazione, vale a dire da circa quattro anni. Inlezlonl endoveno1e dl 1tero oontro l a •eHioemia perltoneale po1toperatorla. - (Progres médical, N. 2, 1896).
M. MJCHA u x. -
L'autore rende noto il risultato di parecchie s ue osservazioni personali, in cui questo metodo venne applicato. Su 15 casi egli ebbe almeno cinque .guarigioni iocontestabili, ed in tal uni di essi fu una completa risurrezione. Cita alcun i fatti più tipici e caratteristici : ad una operata in gravissimo pericolo di morte fu rono iniettati millè\ grammi di s ier o a 39"; un'ora dopo la temper atura era risalita di 4 gradi, il polso fu una vera lotta, si era fatlo piu lento: per tre giorni accanita, contro la morte; si con tinua ~d iniettare siero con miglior amento sempre crescente, fino à. perfetta guarigione. Parecchi altri casi l'autore descrive analoghi al precedente. Le precauzioni prese ed il me todo praticato sarebbero i seguenti: :;i denuda la vena, si apre, praticandovi colle forbici, una. incisione a V, e vi si introduce un ago dell'apparecchio P otain, usando la massima attenzione di non far introdurre aria nel vaso. Talora fu iniettato del siero di Hayem, talvolta semplicemente dell' acqua salata, da 1000 a 2000 gramm i, alcune volte vi si associò pure l'it•r igazione di acqua salata nel peritoneo. L'idea di lavare la corrente circolatoria é un'idea nuova, a cui l'autor e stesso si fissò per un istante, ma che poi non m ise in pratìca. Subito dopo l'iniezione si hanno fenomeni urioari importa nti. Sono pure da segnalarsi tal uni accidenti : puntura in· tercost.ale, vomili sierosi immediati, anche durante l'opera-
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RIVISTA DI 'o CCI.ISTICA
zione, pletora ~ierosa, distu r bi del circolo cerebrale. Non si verificar ono complicazioni ulteriori. Gli effetti furono sempre meravigliosi anche nei casi in cui il metodo fu insurficienle e che fu r ono seguiti da mot·te. Questo mezzo è eccellente, ma nvn bisogna impiegarlo da solo: non si deve dimen ticare lt·a altro l'uso del ghiaccio lat•gamenle a pplicalo, e sovratutto la r iapertura, il drenaggio A. C. e la la va tura del pPt'iloneo.
RIV~TA DI
OCULISTICA
E. NEzNA!'dOFF. - L'u1o 4ell'lo4o nella ooosf,uativtte &T&nulol&. - (Ga~ctte des Hopitaua:, N. a5, 1896). Si sa eh~ ttuesta affezione è nell'inizio, caratterizzata dall'infillrazioAe linfoide della mucosa e della soltomucosa della congiuntiva con iperplasia dei sacchi linfatici; quest.o stato infiammatorio è mantenuto du mict·organismi. L'uso dell'iodo, che é nello stesso tempo un potente An li~eltico ed un agente pr ezioso per ollt-nere la distruzioni! d~gli elementi linfoidi che esso disidrata, pare quindi completamente giustificato nella cura della congiuntivite granulosa. Cosl l'aul<>re ba tentato eli set·vit'S('ne, ma in modo da a ver lo allo stato puro. A questo SC1Jpo, egli l'ha sciolto nell'olio di vaselina bianca che non irrita la congiuntiva. L'olio di vaselina può sciogliere 1 e mezzo per 100 di iodo, e da allora una soluzione rossa carica, trasparente, che può essere conservata per la tlurata di olio ~iorni, e nellA quale l'iodo non si combina e conserva le sue proprietà chimiche. Sperime ntando questa soluzione, dappr ima ~ugli animali, poscia su sè stesso, l'a utore ha potuto con vincersi che essa non cagiona che una lrggierissima irt•it.azione di breve Jurata e susseguita da sensazione di riposo dell'occhio. L'A ut.ore ha spet·imentalo allora questa solu:Gionc nella curn del lracoma a forma cicatriziale con panno pt!nnellaodo
RIVISTA DI OCULISTICA
la congiuntiva con una soluzione all't e mezzo p. 11J0. Nelle forme ordinarie di panno, con vascola1•izzazione ed infiltJ·azione superficiale della cornea, si osserva il miglioramento dopo tre o quattro giorni: i vasi si vuotano o si obliterano, l'inffitrazione si r·iassorbe, la cornea ridi viene trasparente e la vista migliora. Due o tre settimane di pennellazione sono suflìcient.i a rendet·e le palpebre de l lutto molli e flessibili. Nel panno crasso, i r isultati sono parimenti eccellenti e rapidi, come pure nella congiuntivite granulosa, complicata da ulceri corneali, da cheratite flillcnularc. Consigliato dall'autore, il p1·ofcssor e Hirschmann usò questo l1·attame nto, ed ottenne sempre t•isultati suddisfaconli, nella cheratite interstiziale, e nelle blefaro-adeniti ct·oniche e ribelli. Nelle forme g ranulose e papilla!'i del trauma, la soluzione al 1 e mezzo p. iOO, non produce effetti sufficienti; per cui l'autore adopera io questi casi una soluzione di 3 a 5 p. ·100 di vaselina iodata, addizionata di etere di pett•olio fino a dissoluzione; le penuellazi.mi con questa soluziont'l producono un vivo rossore e lag rimazione; il dolot·e, vivissimo di p1·imo acchito, si calma molto presto. Se vi sono follicoli sporgenti, l'auto1·e consiglia di spremerli o di scarificarli, poscia di pennellare una o due volte al giorno con la soluzione del 3 a 5 p. 100. Dopo dut\ o tre settimane non rimangono più tracce di congiuntivite. Se la secrezione è abbondante, l'au tore consiglia di ricorrere dupprima ad una soluzione al 0,5 p. 100 tli iodo nella glicerina, allo scopo di asciugare la congiuntiva prima di far agire sopra di ess a una soluzione iodala più forte.
Trattamento cleUa uloera clella oornea. (Brit. m cd. Journ., 18 aprile '18!'16).
CHrBRET. -
Il dott. Chibret ha impiegato da due anni in qua pel trattamento delle ulcere corneali infettate una soluzione alcoolica al ·IO p. 100 di violelto melile, che eg li applica direttamente s ull'ulcera medjante un batuffoletto di cotone arrotolato el-
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IIIVISTA DI OCULISTICA
l'estremità d'un specillo di platino. Essa ra pidamente imbeve e colora intensamente l'ulcera e la colorazione dura 24 ed anche 48 ore, sicché i11 ap plicazioni quotidiane la sua azione é continua. La s ua applicazione è alqua nto dolorosa. Se la membrana di Bowman è erosa ai margini dell'ulcera, lo Chibretla causLica prima col galvanocauterio e poi a pplica la soluzione. Benché egli nulla a bbia da apporre alla pratica delle iniezioni sottocongiuntivoli d i s ublimato corrosivo pure egli ritiene che il dolore da esse prodotto è per essa un gr•ave ostacolo; in vece egli trova mollo utili le inslillazioni orat·ie d'un collirio al cianuro di mercurio. Il meli l violetto è utile taulo nelle infezioni postoperative quanto io r[uelle primarie. Se esit't~\ ipopio, lo si sv uota colla paracentesi.
RIVISTA DELLEMALATTIEVENEREE EDELLA PELLE CoRVJN. - P1orl&1l oomune mttata oou grandi 4011 41 loduro 41 potu1lo. - (Bulletin de la Soe. de Méd. et nal de Jassy, vol. IX, N. 6).
In una SC'duta della società dei medici e naluraJisti di Jassy il medico militare dott. St. Cot•vin espone i risultati cut·ativi della psoriasi volgare con dosi massime di iodw·o di potassio. Alle otto osset·vnzioni già comunict.lte nelle s edute pre· cedenti ne fa seguire una nona di cui t•ifer·iscc dcttagliatame!lte la storia. Come esito della curo si è avuta la completa guarigione dopo aver· StJmministralu 2837 grammi di ioduJ'O di potassio. ll tra tlamento comincio con 4 grammi aumentando la dose, sia ogni giorno, sia ogni due g iorni, di un grammo. La dose massima fu di 50 grammi in 24 ore. È notevole la tolleranza somma che ha pr·escntato l'ammalato a questo rimedio. La eliminazione del medicamento per le urine ha durato 11 giorni dopo la cessazione della cura e g iammai le urine sono state albuminose né l'esame is Lologico ha dimostralo la presenza di epiteli o di cilindri ialini. te .
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1\IVISTA DELLE ~lALATTIE \'BNERKB E DELLA PELLE
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Dolt01· CoLoMBINJ, libero docente .ti dermo~ifìlogr'atìa nella R. Universita di Siena. - La 4tagnoal batteriologloa 4ell'uloera venerea. - (Ga.u. degli Osp., 1896, N. 2o). L' autor·e, dopo aver dichiarato che la diagnosi dell'ulcera veMrea non é sempre cosi facile e piana come a prima vista potrebbe sembrare e che può accadere ~eniss imo in pt·atica , specialmente nei casi di venereologia forense, di dove fare in modo chiaro ed indubbio una diagnosi sollecita, do po aver anche fatto osservare che l'aspettativa prima di enuncia1·e un giudizio, come generalmente si fa, oltre ad a vere l'inconveniente di portar spesso le cose troppo per le lunghe, ha quello di non essere sempre scevro di c<mseguenze qualche volta anche g ravi pel malato, nola che i m(•zzi diag nostici precoci, quali l'apparenza speciale dell'ulcera e le sue complicazioni, il confronto fra i termini della contaminazione, la prova de l Balzer col pr·ocesso cosi detto di raschiamento e colla ricerca delle fibre elastiche, l'autoinocull'lzione sono tutti o infidi, o inesatti, o difficilmenle applicabili. L'unico mezzo secondo l'A. veramente raccomandabile e che ha il pregio di essere semplice, sollecito, sicur o, affatto scevro d'inconve nienti, e perciò più eccello ai malati, é la diagnosi batteriologica, che riposa tutta sulla r·icerca dell'agente patogeno ossia del bacillo di Ducrey e dello strepto-bacillo di Unna esclusivi di questa lesione, cùme risulta dalle numerosissime e sempre posi li ve osser· vazioni praticate dall' autore stesso e da altri osservatori. Dopo di ciò egli viene alla tecnica per la ricerca dei bacilli, non senza far· prima osservare che si deve tenere g ran calcolo del modo con cui si raccoglie il tntlteriale che deve servire all'esame, perché solo CCJn ciò si é sicuri di trovtlre il bacillo di Ducrey non ~olo, ma anche quella rilrat.leriRiir.a catenA del bl'leillo. e ciò per una maggior sicurP.zza di reperto. Il processo di l'icf'rca è il seguente. Si deterge dapprima e con la maggiot· delicale:r.za possibile la superficie dell'ulcera con un batuffolo di garza bagnato in acqua slet·ilizzata. Con nna piccola spatola a bordi smussi p1·eviameute sterilizzata, ~i raschia leg-gerissimameole, in modo da non produrre fuoriuscita di sangue
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•
Rl VISTA
o solo in minima quantità, la superficie 11lcer osa, e si r·accoglie cosi una piccola quantita di pus. Su di un copri-oggetti pulitissimo si deposita questo pus e lo si ricuopre con altro coprioggellL Si procura che il pus si stenda uniformemente in sottile strato fra i due coprioggetli che si sepa1·ano poi facendoli scot·rere l'uno sull'tdlro colla massima delicatezza. I due coprioggetli t•,osi p1·eparati si pongono sotto una campana attendendo che il s ecreto si prosciughi alla temperatur•a del,l'ambiente. La fissazione si fa con una miscela a parti eguali di alcool assoluto e di etere, che si lascierà evaporare, oppm·e con una s oluzione di sublimAlo lasciaodoli in bag no per un minuto o due nella seg uente soluzione:
.
Sublimato, . Acqua sterilizzata. . . Acidn acetico cristallizzato
grammi 3-5 )) 100 ))
1
e lavando li poi abbondantemente con acqua distillata in modo da tog liere og ni traccia di suhlimato. Si procede quindi alla color·azione, per la quale l'A. prefet·isce il comune violetto di genzia na anilinato c ulla formal a: Violelto di genziana Alcool assoluto Acq ua anilinala
g rammi
t
»
·10 100
n
allun ~an d o però
con altrettanta ac(jua distillata, nella quale soluzione si terr·à il copriog-gelti immerso pet· circa un mi· nuto, la vandolo poi ed esa minandolo ttnche in acqua, oppure coll'flzzurro di n•elilene colla fnrm ola: Soluzione aequo!'<& s atu ra di bleu di melilene . g rammi ~i Soluzione acquosa di borato di soda al 5 p. 100. » 16 Acqua dis tilla ta . . . » .W nella qual s oluzione J ovra il preparato ess er e tenuto ,fa 5 a ·JO minuti, oppure colla formola: Bleu di melile ne . Carbonato di p otas~a Acqua distillata A leo ol a i0°. . .
~ ana g rammi i g rammi ))
'
100 20
DELLE MALATTIE VENEREE K DELLA PELLE
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scaldando fino alla riduzione della soluzione di g rammi 100 e aggiungendo: Bleu di metilene Borace. Acqua distillata
Ì ana gt·amrni 1 grammi
100
e in questa soluzione tenendo il preparsto circa per 2 minuti, o infine colla for moiM: Bleu di metilene . Alcool assoluto .
grammi 0,50 • . 10
•
a ggiungendo a poco a poco: Acido fenico. . Acqua distillata . .
grammi 'l • 100
nella qua!e si te nà il pr eparato per 4 o 5 minuti, tras corsi i quali si la vet·à con acqua distillata e si chiarirà con essenza di cedr o, e si monterà in dammarcar a l Xilolo. Il bacillo specifico de ll' ulcera v ~nerea si present,.. rà o sotto forma di individuo isolato, o sotto quello di cumuli o in catene. Esso è non mol to lungo, piuttosto tozzo (lunghezza 1,48 JJ. circa), con estremità molto a rrotondate, con un' incis ura mediana e perciò a vente la forma di un otto in cifra . Occupa a preferenza g li spazi intercellular i, ma si osserva anche nel protoplasma st~sso delle cellule purulente. Assume facilmente i colori di cui s i è parlato, ma non li fissa che alle sua estremità me ntre res ta incoloro nella sua parte centrale; col Gram non si colora. La forma in catena ~ più difficile a osservat·si, ma quando con la più scrupolosa cura si sieno seguite le norme già date, allora sarà facil e trova t·e anche questa disposizion e descritla dall'v nna. Gli eiementi della catena non prese.olano tutti l'appare nza del bacillo isolato: e ssi sono prevalentemente extra cellulari. L' A. trae come conclusione del s uo lavoro che questa diagnosi batter iologica dell'ulcerl\ venere~t ci si rivela di un'importanzn veramente s peciale, e grande per ri~olvel'e le più delicate questioni di medicina pratica e fot•ense.
te.
RIVISTA DI TERAPEUTICA Dell'aue•te.Sa looale oolla oooatna. - Accademta medica di Pat·igi. Seduta del 19 maggio 1896. (La Sema i f!-e mèdicale, N. 26 del 1896). Il Reclus riferisce di aver fatto degli studi comparativi sul guaiaco! e sulla cocaina, sotto il r apporto della loro a?.ione anestetica locale, e di aver constatato che quella della cocaina è senza al-::un dubbio superiore. Si eviterà ogni accidente pericoloso se, nell'us are la coca ina, si osserveranno le norme seguenti . sulle quali, il Redus r ichiama l'attenzione dei colleghi: 18 Adoperare soltanto la soluzione all'i pet• 100. 2• Non supet•are mai la dose totale tli 15- 20 centigrammi di cocaina. 3• Non praticare operazioni sul malato se questi non è coricato. 4• Ev,itare la peuetrazione tlel rimedio in una vena; ed a tale scopo, bisognerà far inoltrare l'ago della siringa nel derma mentre si spinge lo stantufo. Con queste precauzio ni, il Reclus potè p1·aticare 3,500 operazioni, non soltanto senza a ccidenti, ma senza O';servare alcun dis turbo fisiologico, né sincope, né vomito. Egli ricorre alla cocaina esclusivamente nei C{ISÌ, in cui si possono regolare in precedenza i diversi tempi dell'operazione, e quando il campo opt ratorio non è molto esteso. Ri nunzia, invece, al suo uso nell11 chirurg ia addominale, e nelle amputazioni degli arti. Ptlrò se io questi casi l'anes tesia cloro!'or mica fosse controindicata , si potrebbe ricorrere alla cocaina, come op· punto fece il Reclus con ollimo successo, io un'amputazione del braccio e in una dell'antibt·accio.
T.
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RIVISTA Ol TEll.APEUTICA
Trattamento del oarolnoma per mezzo delle lnteslont anentoalt. - (Bol. de med. nao., aprile 1896).
Huf:. -
Il dott. F. Hué d i Rouen impiega ne i tumori cancerosi in opera bili iniezioni nel tessuto stesso del neo plasma di a rsenico. La formola che usa è la seguente:
Acido arsenioso . .
cent i ~rammi
Cl oridrato di cocaina . Ac qua distilla te sterilizzata .
grammi g rammi
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100
Da iniettarsi colla -siringa di Pravaz con un inte rvallo di due a o tto giorni. Cita vat•ii casi da g uarigion e, alcuni in neo plasmi riprodotti. te.
Del V88oloante oantarldato e de' veaoloatorl come metodo revulalvo. - S ocietà di te rapia di Parigi. (Seduta del-13 magg io 1896. (La Semaine médicale, N. ~6 del 1896). Il Ferrand, dopo aver sostenuto con validi argo menti l'ef· tìcacia terapeulica del vescicanle cantaridato, conclude coll'affe rmare che esso é un m ezzo terape utico, il quale me rita di essere conservato nella pratica, a motivo delle sue proprie tà diu retiche, an tisettiche, r l3vulsive, tonico-vascolari e alteranti nutritive ; e che, applicato con moder azione e con prudenza, può r iuscir e di un'utilità incontestabile. L' Huchard, fatta la storia della m edicazione revulsiva, viene alle seguenti conclusioni circa l'applicazio ne della medicazione stessa: t• l l ves c icante cantarida to non deve la sciarsi in sito più d i sei o otto ot·e nt!gli adulti, nè più di tre o IJ Uattro ore nei bambini . 2° B isogna porre un soLli le foglio di car·ta oliata tra la pelle e la pasta vescicatoria, e favo1·ir e il sollevame nto dell'epidermide con l'applicazi•me m omentanea di un cataplasma di fecola. 3° Convie ne l'is pettare, per q uanto è ossibile, l'epidermide.
RIVISTA .~o
La medica tura dovré. esser e occlusiva e fatta con cotone, da lasciarsi in silo fino alla guarigione della piaga. 5° L'applicazione del vescicante non deve ripelet·si a brevi intervalli . . 60 Il vescicante è indicato in certe affezioni chirurgiche (quale, ad esempio, l' idrarlo cronico), nelle affezioni dolOI·ose, in tutti i pt·ocessi infiammatori a lento decorso, m cui, però, sia cessata la febbre; in certe malattie nervose, nelle quali produce effetti estesiogeni. 6° Il vescicanle non si applicherà. cl1e ct>n gran ie prudenza nei bambini, specie in quelli affetti dfl malattie eruttive, e nei vl'cchi che presentano alterazioni dell'apparecchio urinario. È controindicato nelle malattie infettive e febbrili e particolarmente nelle febbri con localizzaz.1oni renali, nella poeumonite, nella tubercolosi, nella pleurite, e nella menin· gite tubercolare. È inutile far rilevare l'importanza di ques te norme pratiche e precise cit·ca l'applicazione dei vescicanti, le quali saranno di pt·ezioso aiuto al medico, e gli servira nno di guida sicura specialmente in r1uei casi in cui, si può dire fino a ier·i, n :gna va una grand~:~ iuceJ·t~:~zza sulla maggior·e o minot·e opportunità della cura ve:;cicatoria. T. J bagni oalcU nella oura della mentngtte oerebro-•plDale - D n li. \VoLJSCII. - (La Semaine médicale, ~~. ~6 del 1896).
Alcuni unni so nu, il doll. AufJ'l'Cht oLl<•nne un favorevole r isultato ùai hngni caldi in un maJalo affetto do. meningite cPrebro- s pinale: or-a il dott. W olisch sperimentò codesto me todo in selle casi di tale malattia, atte nendone degli offelli vernmenll' note voli. Et;di, modifìcand<1 alquanto il metodo dell' Aufrecht, proc~;:dc nel modo seg uente: Fn imroe1·gt>J·c· il malato nell'acqua a 33°, a cui si a ggiunge, in seguito, del l'acqua caldissima, in modo du porta1-e progJ·ess ivamenle, ma l'npidamenl e la tc mpe•·atura del bagno a 4Qo. Contc mptH·anPamenle fa applicm·e s ul capo una vescica di ghiaccio.
Dl TEIIAPEUTICA
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Siccome i malati affetti da mc niugi te cerebr·o- spinale sun1) oltremodo sensibili, ed og ni movimenlu, anche leggiero, t•iesce loro doloroso, cosi il Lt·asporlo del pazi ente nel bag no e dal bagno al letto richiede la massima cautela. Il mezzo migliore consiste nel trasportare l'm fermo sopt·a una copel"la del lelto tenuta da ùue pet•sone, e nell'immet'gerlo nel b<lgno con la coperta stes:.:;a. Si eviti sopt·atullo di loccat·e la Lesta, e se occut·re, si mellano dei cuscini nella vasca. Fatto il bag no, non si asciuga il malato, ma lu s i corica semplicemente sopt·a un le nzuolo asciutto sovt·apposto ad una copet·ta di lana, e ve lo si avvolge con pt·ecauzit) ne copt·endo lo poi con una leggera coperta. Si fa fare ogni giorno un bagno della ùurnta di dieci minuti; ma questa cura nnn de ve C'sclurlère gli alll'i mezzi lerapautici t·itenuti effica ci, come il cAlo tneh1n<;. le applicazioni di songuisughe, e cc.
T. M. HucHARD.- Aldone dluretloa della teobromlna nelle
m•lattle 4el reu.l e 4el onore,. N. 2, 1896).
(Progres médical,
L'autore impiega da qualche anno la theobromina per- com· battere l'anasarca d'origine curdiaca e renale; ques to rimedio non ha mai deter-minato effetti tol:'sici, solo n ei soggetti intolleranti esso delerminH, alla dose di 3 ~r·amm i al giorno, delle cefalalgie penose, a cui però il malato si abitua fn cll· mente, associate talora a nausee e vomrli. Pare che l'azione della teobromina si localizzi sull'e~itelio renale, e produca la diuresi senza a.umentare note volmente la tensione arter·iosa. Essa non dt'termina albuminuria, ma l'aumenta quandn gia esis tP, e l'Autore ritiene che tale aumento si debba esclusivumentc alt·ia !"sot•bimenlo deg-li edemi. La teobromina dà una diuresi piu abbondante di quella pt'odotta dalla caffeina, e piu rapida che la diut'esi della digitale. E ssa inoltre non ha c ffeW cumulativi. Le dosi utili variano da due a lt·e g rammi, e I'Huchard ne prescrive tre grammi in sei carte per due giorni, poi qual-
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RIVISTA
tro g ra mmi per due giorni successivi, e infine cinque grammi per ~:~Itri due giorni: in tutto sei giorni di tratlamflnto, a cui fa seguire sovente, dopo due o tr·e gior!li, una piccola Jose di digitalina. L'autore ha anche amministrato con successo la teobromina nc•lle malattie infl'ltive e nelle malattie del fegato. A. C.
GeneraUtà augll antlaettiol e la pratloa dell·anttaepd. - (Pr ogr ès rnédical, N. 4, 1896) .
G. p ,)UCIIET. -
L'autore in parecchie lezioni fatte alla facoltà di medicina, e ri prodotte quasi per iutiero dnl ~iornale suindicalo negli ultimi numeri dell'anno scorso e nei primi del corrente, tratta estesamente questo argomento degli antisettici e della antisepsi soLto i loro vari aspetti, sludiandone l'azione, l'applicazione, la ellicacia pratica e terapeulica: esamina le varie teorie, le opinioni diverse emesse in proposito, le dispute; dimostra la vc r·ita di talune, ne confuta altre con ricco corredo di argomenti teor·ici, e di prove sper imentali. Non potendo riosl;'umere tu l lo il la voro, è utile riportare almeno per sommi capi le couclusioni a cui giunge per· logica deduzione dai fatti precedentemenLH studiati. Gli antisettici ~evono non solo dei microbicidi, ma ~nche, come il vaccino, dei modificatori dell'organismo, sul quale il microbo, per la loro azione non potrà né crescere, nè ripro· dur•si, né produrre i suoi effetti patogeni. Sono quindi due le azioni che concorrono a costitujre la medicazione antisettica, cioè, primo l'azione microbicida, o almeno a:1Limicrobica dt>lla sostanza antisettica; quindi la azione modift.:atricP impressa neli'Qrganismo per r enderlo inadatto a mnnte nP.re In vita del microbo. Da qut>ste considerazioni l' auto1·e si r·itiene autorizzalo a classificare le indi<'.azion i da soddisfar P cogli antisettici in quattro calegorie: t o Gn microbo da combattere o le sue tossine tla dis:truggere. - Si ha qui unn indicazione antivirulenta o antimicrobica;
DI TERA PEUTfCA
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2° Un terreno da modi/i~are.- È questa l'indicazione alterante o antisettica vera: modificare utilme nte il terreno è mettere !"organismo in condizioni da lottare vittoriosamente contro il mict•obo invadente; 3° Le conseguenze della malattia inj'eltioa da sopprimere; cioè una indicazione disinfettante; 4• Un organismo da aiutare per ricondurre allo stato normale le funzioni pervertite, o per esaltarne le combustioni, le eliminazioni; cioè una indicazionA fisiologica. Gli antisettici propriamente delti soddisfano alle prime due indicazioni ; i disinfettanti alln ter za; e finalmente alla quarta cOl-rispondono i numerosi prodotti della maler·ia med1ca. A. C.
R. T. WtLLJAMSON. - Impiego terapeutloo della oellol4lna. - (Brit. med. journ.al, 18 apl'ile 1896). MolLi medici. i quali si occupano d'istologia patologica, conoscono beno il valore della celloidiua come mezzo d'inclusione e molti sono rimasti molto ammirati della forte tenacità colla quale essa aderisce alla cute. Per questo appunto il dottor Williamson ha pensato di servirsi della celloidina come a gente terapeu lico in molti casi di ferite o pia~he delle piu comuni che capitano uella pratica chirurgica. Nelle ferite da taglio, da punta, nelle escoriazioni' ecc., specialmente delle mani, esso forma un mezzo di protezione utile, asciutto e un'ottima medicatura permanente. Nei crepacci e nelle fenditure, profonde della cute delle maoi le quali sono tauto noiose durante la fredda stagione, la celloidina costituisce un rimedio veramente utile. Spennellata su quesle lesioni si essicca in pochi minuti e forma un rivestimento che r imane aderente per molti giorni; al cader di esso le fenditure sono già guarite. Quando una soluzione di celloidina è spennellata sulla cute, essa si esflicca rapidamente e forma una sottile ma trasparente membrana, la quale vi aderisce molto str·ettamente. Non è necessaria alcuna medica~ut·a, e quindi il paz:ente può . liberamente far uso delle mani: le parti si possono lavare
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RIVISTA DI TER APEUTICA
come di consueto, e 10 strato di celloidina non soffre alcun nocumenlo, rimanendo in sito inalterato per cinque o sei g iorni. La celloidina può impiegars i in tutti quei cas i in cui è richiesti.• il collodio : essa però con viene meglio , poichè adel'isca più fortemente e forma un rivestimento più tenace e di maggior dut·ata. Le parti sù cui si deve usare d ebbono essere perfetlf!mente asciulle: se umide, la celloidina non aderisce bene e facilmente s i screpola: pr ima di applicarla, le parti debbono essere all'(uanto stirate per controbila nciare in qualche modo la. r etrazione che avvie ne in esse dopo il pt·osciugamento della celloidina. Il titolo delle soluzioni di CPIIoidioa impiegate da l Williamson é lo stesso di quello usato in microscopia, cioè 2 parti di celloidina sciolla io una miscela di 15 p. di alcool assoluto e 15 p. di e tere · puro (peso spec. 0,720) e non già di etet•e solfol'ico ordinal'io, il quale ha una D = 0 ,735: l'uso di · quest'ultima fa si che la cel:oi-:lina non aderisce bene.
RIVISTA D'IGIENE ... N41.
PATlUCK MANSON . -
L& biologia del germe malarloo al
dl fuori del oorpo umano. - (The Lancet, marzo 1896).
Fayrer fu il primo, fra i cultori di malaltie tropicali , ad acce nnare alla scoYerla di Laveran s ull'eliologta della febbre malat•ica, ma dopo il 1882, i conci ttadini di Laveran come Corre che scrisse nel 1887, a ppena ne fanno menzione. In seguito, g radatamente, Richar d in Algeri, Carler in India, Oslf:'r in America , Marchia fava in Italia verificuono la magg ior parte delle cose g ià dimostrale da Laveran, e finalmente Golgi additò le ben definite relazioni fra il ciclo biologico del parassita ed j fenomeni clinici del ciclo febbr ile, ed allor a la scoverta ebbe solido fonda mento.
1\IVISTA D'I GIENE
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L'autore, dopo aver descritto il ciclo assegnato da Golgi al parassita della terzana, ,esamina il sangue dopo 20 minuti dalla estrazione dal cor po dell'infermo, descrive il ciclo evoluti v o de' corpi tlagellat.i, ed induce che questi corpi flagellati non si trovino nel corpo umano, ma si svolgono al di fuori di esso, s i s volgono dalle forme caduche della terzana e quartana, e specialmente dalle forme sem:luna·J·i, la maggior par~e delle quali s! rinviene già fuori delle emazie, nuotanti nel plasma. Le forme semilunari con pigmento mobilis simo, al di fuori dell'emPzia prenderebbero :Ja forma s ferica, la membranella che le involge si rompe rebbe, il ;>igmento accumulato in un punto delia semilunR si spargerebbe pe1· tutla la massa della nuova sfe1•a, ed alla. circonferenza della sfera spunterebbero i flagelli e si prolungherebbero. Or questa nuova for ma che nasce e si sviluppa fuori del ~lobulo sanguigno, e spesso fuori del corpo umano, solto gli occhi dell'osservatore, o dev'essere una forma degenerativa del parass ita morente, o un cambiamento di vita evolutiva, una fase normale della vita del plas modio. La prima ipotesi é sostenuta da Blanchard, Labbé, Grassi, Marchiafava, Bignami e Golgi, i qu11li, dal vede1· l e forme flagellate prodursi fuori del corpo uma no, ne èt;Jducono che per condizioni sfavorevoli alla vita del microrganis mo, esso degenera in tali forme. Ma l'autore sostiene che la vita del plasmodio non si possa compiere che fuori dell'organis mo umano, se cla.l di fuori ha avuto origine, e che la s ua o1·igine sia esogena si potra sempre sostenere, perchè !' infezione malarica non si produce s e non ne' luoghi malarici, e non. in modo autoctono nell'organismo umano. Or se il plas modio è nato fuori del corpo umano, è fuori di esso che deve compiere la sua evoluzione, perché fuori di esso è il fine della sua vita, e si sa che esso vive benissimo in località non abitate tlall' uomo, ed invade l' uomo che capita accidentalmente in quelle località. Le forme. scmilunari e liagella te non sono dunque come i citali aut.ori sostengono organismi morenti di freddo nel
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RIV!STA
porta-oggetti iu. cui sono preparati; i movimenti de' flagelli non sono contorsioni dell'agonia; il movimento del pigmento non è semplice mo vimento browniano nelle forme s feriche dalle quali Ol'iginano i fla gelli, ma lutti questi sono movimenti di evoluzione che il plasmodio assume, per ché fuori del corpo umano si tr ova nelle sue vere ed o1·iginarie condizioni di vita, perché alla temperatura ambiente e non a quella dell'organismo umano esso deve vivere orrlinariamente, e riprodursi, e conset·va rsi per potere attaccare l'uomo. I sostenitori della degenerazione dicono che queste forme semitunari e flagella le sono rarissime e quasi eccezionali nella terzana e nella quartana, ma rautor e sostiene che ('iò dipende dal modo di ossllJ'vare, perché le coudizioni di un preparato microscopico non possono esse t· favorevoli ad uno sviluppo organico qualunque, e d è già gran ventura se compressa ft•a due vetrini qualche semiluna possa sviluppare i suoi flagelli. D'altronde Mannaberg e l'autore stesso, esa· minando il sangue malarico mollo frequentemente ed a lungo, han sempre riscontrato cot•pi fla gellati, etl in iutte le forme ciiniche di quartana, rli te•·zana, e di febbl'i estivo- autunnali. Né giova l'argomento degli avversari che i flagelli si producono troppo rapidame nte ne' corpi sferici e semilunari per potei' rappresentare un processo di evoluzione, in quanto che l'autore sostiene che i flagelli siano già preformati nelle sfere, e specialmente ne' corpi semilunari, e che in condizioni proprie vengano fuori d'un tratto. P er tutte queste ragioni, s i oppongono alla teor ia degenerativa de' corpi flagellati, assieme all'autore, Laveran, Manoaberg, Danilewsky, Dock, Cor onado ed altri. Ammesso quindi che i corpi fla gellati sieno viventi, siano una fase evoluti va del parassita, bisogna ammettere che qualche agente ignoto abbia deviata la spot:ulazione ordinaria, abbia impedilo che la parte periferica del plasmodio si sia risolta nelle ùsuali spore intracorporee, e che il centro pigmenlato sia venuto fuori come sostanza residuale, e che invece la pal'te periferica si sia convertita in spore flagellate, per peculiari esigenze di vita extra-corpor ea.
D'IGIENE
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Nelle febbri estivo-autunnali è facile vedern de lle sfere de rivanti da semilune, che inve~e dt proieU~t· flagell i si sviluppano gradatamente in forma di anello, nel quale si scorge una zona chiara inlot•no al circolo ceutPale pigmenlato. L a matrice nella quale sono collocali i cot·puscoli chiat•i simili a spore ha una leggìel'a tinta bruna, e pet•ciò mostra distintamentP. i corpi chiari dalla periferia, che di solito sono circa quattordici. Dopo poco tempo essi si immedesim ano, sì compenelt'dno gli uni :neg li alll'i, il set.to che li di vidP scompara, e tutto r1ue.;;to pt·ocesso indica appena la sol ila forma a margherita della sporulazione .ordinar·ia, e lascia s up porre che o ra la sporulazione s i avveri iu una forma semiluoat'a divenuta sfet·ica, e che quell'anello di spore sia un anello di flagelli aggomitolati, che in vece di erompere nel modo solito, subisca qualche cambiamento molecolat·e o degenerativo, ed alterandosi nel modo di t•efrazione si t•enùa visibile. !t da ritenere dun,[ue che i corpi semilumwi ed i c01·pi sferici della terzana e della quartana elle emettono nagelli, r appresentino spor•ulazioni extra - cJrpn ree analoghe fl lle sporulazioni intt·acorpot·ee, entrambe aventi una funzione Mrrispondenle e d~ r ivauli Mll'ambe dalla me !esima ol'i gine; che alla sporula zione a marghet·ita genet·anl~ si nell'interno del corpo umano, corrisponJa la sporulazio ne pe r flagelli all'esterno del corpo, entrambe funzioni di ri pr oduzione del plasmodio. La fllar•;a noctarna o filaria sangainis è racchiusa in una membra nella, come il pl:asmodio é racchiuso nell'emazia: la .prima ha la membr anella che le impedisce di uscir dal sangue ed infìltrarsi in te3suli perivaseolari, ha un appa r-ecchio di peoeLrazione, un'armatut'a boccale che non può applicar e alle par eti vasali fìnclt'' e t•acchiusa nella m embranella, come il plasm()dio é racchiuso nell'emazia e no11 può nscrrne per esset' divorato dai fagociti; la prima è imprigionata perché non vada a morit·e contro le pareti va sali, \l secondo è incluso nel col'puscolo sanguigno perché possa rimanervi in ~ol um e, e ntrambi si spogl iano del Joro ioviluppo protettore quando escono dal Cùl'po umano, come si può veder e al micl'oscopio.
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RIVISTA
Infalti, se lasciarnn 1·affl'<'dda1·t! in g hiaccio un preparato di fi laria in g licerina, e poi lo esamininmu a lla tempeeatum del gabinetto, osserveremo che mentre il pt·epai·ato si ri· scalda, lt• fìla1·ie 1·icuperaoo il IMo movimento attivo ,~ ten· la nn di usci l'C dal In l'O g nscio a misura che l'emoglobina del sangue esce dai co1·pus.;oli r ossi, e si diffonde ne l plasma, onde il liquido divie ne più denso, e p1·esentn una certa resistenza all'anima letto che deve rom pere il guscio. .E menlre fin che é dentro il guscio fa s fo1·zi semp1'e nel medesimo senso, c mai non esce dal campo del microscopio, quando si è libe•·nto da l s uo invnluc1·o i mnvimenli cambiano, ed il vel'miciallolo si muove J'apidamen.te pel'COT'I'endo tutto il campo del preparato. Similmente la forma semilunare del p la.s modio resta per (]ualchc tempo nel cor·puscolo sangui gno immob:le , ma poi comincia a cangiai' di fol'ma, c•·ompc dal corpuscolo sang uigno, diviene libero nel plasmfl, acquista un movimen to di trans lazione, emette i flagelli, e si tra sporta da un punto a ll'nllro del pre parato. La fila ria ci1·colante nei vasi sang uigni è succhiata dalla zar.z:wa col sangue ne l quale flu t t ufl, ancora in volta nei p1·opr·io guscio. Nello stomaco de lla z anzara il sangue s' ispesSISCI~ per l'uscita ùell'emoglubina dei globuli nel plasma, la fìlar·ia I'Ompe il suo g uscio, entra oe' muscoli loracici della zanza•·a, dove compie la s ua metamorfosi. I g imnosporidii, come Labbè chiama l'o•·dine al quule flppt\i'liene il plnsmodio, sono in pal'le s imili al la g rega1·ina, in parte Simili ai COCCidii. l tr e ordini compr endono pal'aSsiti intracellulal'i du1·ante lulla la lor o vita , o parlo di essa, tutti s i moltiplicano pe r spor e, e le spor0 si devono Lrasl'eri1'e da un ospite ad un alt1·n, in modo più o meno passivo. Le g re· ga rinc· ed i coccidii non si ri p1·oducono fuori ciel corpo del loro n..;pile, eù è probabile che i loro allea ti gimnosporidii, come il plasmodio dell'uomo, l'al leridio ed il proteosomn degli uccelli, non vivano mai come liberi organismi, ~t' non ne lla fase di spore in ri poso.• ma s ic no St' mpre parassilici dul'ante la vita altiva di riproduzione. Ed il plasmodio, enll·ando nell'organis mo della zanztll'a, si spinge per la pareti
563 dello s tomaco di ~:~ssa, per Cflrcare nel co1·po della zanzara qualche ce[Julfl nella quale possa aggomitolars i, c1·escer e e sporulare, proprio come fa nel cot·puscolo de l sa ngue umano, e come lanno le grcgarine ed i coccidii. l n qual part.e del corpo della zanzara ed in quale cellula speciale ciò accada, non si può dir per ora perché le difficoltà pratiche rli s imili studii sono molte, ma verra tempo in cui il ciclo biologico del plasmodio nel cor po della zanzaro s ara noto com'e noto nel cor po dell'uomo. Il chirurgo maggiore Rorìtùd Ross seri ve di aver esaminato pet• tre ore a l microscopio un flagello, e d'avet· visto che per 20 minuti si a gitava come un tripanosoma, e cor reva in modo da poter!o appena seguir con l'occhio, poscia andava incontro ad \in fagocita col quale impegnava una lotta di un quarto d'ot·a; liberatosi dal primo ne incontra va un secondo col qua le lottava cinque minuti, e pareva avesse perduto ogni movimento, ma si ridestava all'appa rire d'un terzo nemico, lo a tterrava, lo avvinceva, e dopo cinque mi· nuli lo lascia va. In questa lotta H flagello diveniva più visibile, più spesso e sempre me no mobile, finché alla fine delle tre ore pe1·· deva ogni movimento, e rimaneva aggomitola lo. Questa osser va zione dimostrA che i fagociti non hanno potere s ui flagelli, che anzi i fla gelli attaccano i fagociti, e tentano di penetrare nelle cellule sanguigne, mentre che invece molli scrillol'i sostengono che i flagelli muoia no a ppena usciti dall'emazie. La zanzara femmina, dopo aver succhiato il sangue, cerca un ricovero ombroso presso l'acqua s tagnante, dopo s ei giorni a bbandona il ricovero, ~ vCJiitando alla supe1·flcie delle acQ,ue de posita le sue uo va, muore, e cade presso le uova depositate. Le uova fluttuano per qualche tempo, poi si schi udono dando nascimento a la r ve che nuotano, e crescono cambiando il guscio, e si nutrono de' cadavet•i de' loro ant~nati ancora nuotanti nell'a cqua, del proprio guscio allora abbandonato, e di lutto ciò che viene a porl.tìta loro. Crescendo si trasforma no in ninfe, il guscio della ninfa si rompe alla superficie dor sale, e vie n fuori la giovane zanzara sempr e
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Rl VISTA
nuotando nell'ac•lue, finché le sue ali non sieno secche e rigide da pei·ml'llt>i'l,• il volo. Il ch irurgo maggiore dott. Ross, segui, nelle intestina di una la•·va di zanzat·a del Secunderabab, il cammino dei germi di gregarine, le quali, dopo un breve stadio intercellulare , di venoe1·o grosse, libere e mobili g 1·egarine. Giunto a maturità, l'i traspo1·Larono dall" stomaco della larva noi tubi malpighiani, tl Ja que!ili nPil'inleslino cieco Quivi si incapsu la rono, e rwl loro inte rno generarono g ran numero di pseudo-na vicelle che giunte a maLlll·ità ruppero la capsula. e riem pimno i tubi molpighiani. Di queste navi celle, alcuue passa rono con gl i escrementi della ninfa. altre ful'ono pOI' · tale dalla za nzara emergente dalla larva,, ed e mesS1! poi con le feccte, od inoeulate nella peile umana, nell'atto del s ucchiame nto. Or se si consideri c he le la rve di zanzara si nu· trorro dd le spoglie d"' Jur o pare nti , si compre ndt' ra come inguiuata l'acqua, si manteng a la r iproduzione delle g rega· r~ne nel cor po delle za Jtzut·e, le quali poi In disseminuno con le r..ccie, e le inoculano uella pelle degli anima li. Non altrimenti può Il plas modio esser preso dalle zauzare nelle ac•tue e n ~ l sa ng ue umano , ed esser lr'asportato nelle acque, nell'aria , nel pulvrscolo atmosferico, ed esse1·e ino· culalo nella pelle umana, ed allora il plas modio può esser bevuto dall'uomo, inala to con la pul vere, ed i sedimenti dis· seccati dalle acl'(ue s tag uanti traspor tati dalla corre nte dei venti possono esser e inalatr, e p ossono inti'OdutTe il plas modio nel corpo uma no . 11 dott. Ross, accellanJo queste vedute, ha s ubito co m in· cisto i suoi s tudi s u questo argomento, tlppena tol'nalo in India , nella sua stazione del Secunderabab nel Deccan, du· l'SOle il llleSC di aprile dell'anno SCO I'SO. l n un india no affetto dtt caellessia malarica , le semiluuG e rano re peribili quasi in ogni preparato di sangue. Il doltOI' Ross collocò ((Uesto ind iano soll ù una zauzarie1·a, fece e ntt•ore quant e zanzare potè solto la 1·e te, e quando eran r ipie ne del sangue del povero AbJul Kadir, le ra..:colse, e comincto una :;et'ie d'esami a b!'evi inte r'"alli sul sangue degli stomachi delle zauzal'e rese malariche, c h e confl'Onta va cou
D'IGIENE
allrettanti saggi di sangue pr·esi dal dito del paziente ai m edesimi inter valli di tempo. na questo stu dio il doti. Ross 1·ilevo che le semil un e ingerite dalle zanzare, si sviluppavano in gran .pal'te, si traslòl·mavanu i n sfer e, queste emeltevauo flagelli, ed i flagelli divenivan liberi, seguendo un pt•ocesso ben definito. Dopo 20 minuti che la zanzara aveva succhiato, l'emoglobina del suo sangue cominciava a diffonde1·si, il sangue b1·ulicava di sfe 1·ule non mollo g1·andi, con un movi!Jlento eruttivo di pigmento, che dopo qualche tempo si quietava. Dopo tr e f'JUar li d'ora i corpi sferoidali e semilunari, come le masse pigmenlarie, erano pr ess'a poco dell'istesso nume1·o. Il sangue estratto dal dito dell'iof~rmo contempo ..aneameote a queste due osservazioni , moskava m ino1· nume1·o di corpi sl'er oidali. Il giorno seguente nel sangue del dito si videro due corpi flagellati , e si contarono 39 corpi ovali, '10 sfer e, una massa pigmentaria; nel sangue di due zanzare si tr ovar ono molti cor pi flagellati che non si erano veduti il gior no innanzi. Al terzo gior mo nel sangue della zanza•·a si lro varono cor pi flagellati ·ùa ogni cllmpo mic1·oscopico, più di ·'tO in un prepa1·ato con flagelli mobilissimi. Da questo studio il prof, Ross conclude che le semilune dt!l s.aagne umano si conyer lano in sfere nel sangue della zanzara, che il pigmento si l'accoglie in masse, che l e sfere emettano flagelli. che le masse di pigmento cadono in preda de' fagociti gradatamente, che alcune semilune muoiono ~enza divenir sfere. che il :lO o 40 p. LOO di sfe•·e muoia dopo una o due ore senza avf'r prodotto flagelli, rompen dosi e diveneuJo preda de' fagociti. li buono Abdul Kadir fu martirizzalo per tl'e gior ni dai m or si delle zan:zare, e.l il dott. Ross ripetè tre volte su lo s tesso individuo le sue esperienze, ma avendo smministr ato all'infermo del solfato di chinina ne' gio1·ni di riposo, vide nelle espe1·ieoze sut:lcessive chf:l l'evoluzione delle sernilune in srere ed in corpi flagellati nel sangue delle zanzare avveniva con maggiot· lentezza, ma a vveniva egualmente, ciò che g li l'ece pensare come l o stomaco delle zanzare fosse
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RIVISTA
un mezzo vitale per i plasmodii che ivi s i rinf1·ancavano dall'avaria lor o inflitta dal solfa to di chinina. Le zanzare elle avevano succhiato il sangue malarico e non avevano s ervito per l'esame, furono dal dot~. Ross poste nell'a.~q ua, dove IJlOrirono dopo aver deposi lato le l ora uova. Sei grammi di quest'acqua non fi ltrala furono dati a bere ad un indigeno che non aveva ancora soffe1·to febbri malal'iche, e dopo J1 giorni questo indigeno ebbe un forte acces:;o febrile che durò tre g iorni e cessò poi spontaneamente. Nel sangue di qunsL' infermo si trova rono molti plasmoidi sferici, ma non si videro corpi semi lunari nè durante la febbre né durante la settimana successiva, e non si ebbe recidiva di accesso febbr ile. Altt·i esperimenti di simil genere non han dalo poi a.l dott. Ross alcun risll\l,ato. Resta ancot•a a saper e qual'è il destino finale del flagell o nel sangue della zanzara, e l'autore si propone di continuare lo studio del dott. R oss, immer gere le zaozat•e, io serie d'intervalli dal succhia mento, nell'acido osmico al 1/, p. 100 per uno o due minuti, indurir le nella formalina, e farne delle sezioni colorate. Co!;i si potranno trovare alcuni flagelJi iso· lati nell'allo di entrare nelle cellule speciali della zanzara, altri già collccati nelle cellule s tes;;;e. Giunto al ter mine del suo la voro, l'autore non si dissim!.lla le obiezioni possibili contro Ja sua teoria, almeno tìnchà non si potrà riprodurre la febbre malat•ica con i plasmodii che son passati pel corpo della zanzara. Eti egli stesso asserisca che in India molti luog hi privi di zanzare sono infestati dalla malaria , e vice ve r·sa, ma si augura che ulter·iori e;.ami simili a •tuelli del Ross, completino gli anelli della catena scientifica che a ccerli la biologia del plasmodio fuori dl:-1 sangue umano. M AZZA e GAVELLI -
Sopra un nuovo metodo per do•&re rapidamente 11 •u41olume nel latte. - (Rioi11. La d'igiene e sanità Jlttbblica, N. 9 del 1896).
Un criterio sicuro per g iudicare della conservabili la mag· giore o minore del !alte, può aversi dalla quantità di sudiciume che esso contiene, e che é costituito da feci di vacca,
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in cui si trovano in gt•an numero quei germi che ne p1·odu· cono le allerazioni spontanee. Dopo ayer descrillo il metodo che il Renk praticò per· la prima volta per dosar.e il sudiciume del latte del mercato di Halle, facendo l'ilevare che richiede un tempo troppo lungo e che non é scevro di'inconvenienti, gli autori descrivono il loro metodo che ò se.mplice e breve. Si filtra il !alle attr·averso un piccolo batuffolo di cotone idrofilo raccolto sul fondo di un tubo da saggio. che inferiormente si continua in un sifoncino di vetro, il quale si porta in allo formando un'ansa, chn non si eleva più di 3 cm. dal fo ndo della provetta. Fra il batuffolo e il fondo del tubo da saggio, é interposto un dischetto di rele metallica, che serve ad impedi1•e che il cotone chiuda la lib'éra comunicazione fra la pt·ovetta e il pieeolo sifone. La bocca della provetta è chiusa da un tappo di gomma a due fori., muniti I'ispettivamente di un tubo di vetro, rlei quali uno spor ge alquanto dalla faccia infer·iore del tappo, e per esso ar!'ivn il latte da filtrare: l'altro tubo mette il filtro in comunicazione con una palla di gomma de stinata a render più sollecita la filtrazione, mediante la pres· sionB a d aria. Compiuta la filtrazion e in 8-10 minuti, si distacca la provetta dal serbatoio, e si procura di essiccarne rapidamente le pareti ed il cotone mediante una cor·rente d'a1·ia calda, che vi si fa arrivare per pressione colla stessa pera di gomma. A questo punto si trova raccolto sul batuffolo tutto il sudiciume che sta sospeso nel litro di lalle fHlralo; si essicca per bene la pro vetta ed il colone mediante una corrente d'aria calda e successiva breve permane nza r:ella stufa a secco a 100 centigradi; si nella la parete esterna con alcool assoluto, e si pesa: la differenza fra l~ due f>e!.'ate del filtro, prima dell'operazione e dopo di questa, ci dà la quantità di sudiciume contenuta in un litro del latte che ha servito all'esperimento. Per brevità di tempo e per esalte:t.za di risultati, questo metodo é superiore a quello del Renk, come han dimo:s trato gli autori con una se rie di espel'ier.ze comparative.
T.
..
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RIVISTA DI STATISTICA MEDICA Btatiatioa I&Dltarla dell"e•erolto lDgle•e per ~?li anni 1892, 18!l3 e lt-94. (A rmy medicai d eparlment re,,ort). L ondra, 1894, 18!)5 e "1896. Da q uesti l1·e magnifici Vùlumi, giuntici contemporaneamente, st1·alciamo i dati più importanti, rimandando per magg iot•i dettagli all'opera originale. Prima lutto presentiamo i dati principali dello stato sanitario distinti secondo l'ordine geog•·afico delle numerosissime colouie pe1· ciascuno dei tre anni. Facciamo pet·ò precedere le seguenti cifre della forza media per il 1894, avvet·ten<lo che tanto nel totale, come nei siugoli comandi, la forza media del 1892 e del 1893 diffe l'i:>ce di ,quantità trascui·Abile da quel lù del ·1894:
99360 4704
Regno Unito Gibiltet•t•a. Malta . Ci pl'O .
Egitto . CanAdà
Bel'lnude. Indie occidentali Africa mer-id: e Sant' Elenn i\laurizio . Ceylan. China .
. .
. .
.
79•11 579 5226 1443 1+10 1331 3172 583 1411 14<i6
Straits SettJements (Malacca e Sioga.
1317
l nel ie orientali . . . A bOJ·do (in viaggio)
70983
I'OJ·e)
.
.
.
.
Totale generale
258i
203+6!)
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RlVJSTA DI STATISTICA MBOlCA
Stato sanitario secondo le località.
-
-
MoriJo sità
Mortali ta
per iOOO
per 1000
LOCALITA'
ll
Fuori di ~ervizio per malattia g lor na l mon t per tOOO
l89i l t893 : t89l t892 l l893 , l894 !892 1 t893 11894
.
l
441
76 1 75:?. 656 Reg no Unito. 5,1 ' 68 1 797 832 3,2 27 , Gibilterr a . . Malta 725 759 639 8,7 10,5 Cipro . 7161 678 5~7 7,5 1,8 Egitlo . . . . . 1019,1331 1050 •14,2 13,6 Canadà . . 453 507 460 "14 2,1 ' Bermuda 505 462 481 8,8 8,6 Indie occidentali 1046 10:39 11 9.\ 10,0 6,3 Africa meridionale 9ti9 912 86S 5,6 5,3 e Sant'Elena .
.
/~l1
3,7 42 71 40,.g ' ' 30 46,2 5~,8 59,() ' 58 47,4 48,9 45,At ' 34 39,5 45,9 37,4 ' 8,6 67,8 82,2 77,1 lt,2 18,3 22 6 2'1,2 ' 8,5 25,5 25,7 '>5,.o}
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7,5 71,3 67,1 62
63 56,0 M,8 55,1 ' Maurizio . 1066 1817 1302 17,9 18,1 10' 3 !t~' 5 74,9 71,9. Ceylan . 10.'t7 808 !)37 9,~. 7,0 10,6 51,3 48,3 Gi 1 ' China . 1276 1425 l -~07 ! '12,3 12,7 18,0 HO, l 82,0 78,o SlJ'&ils Scttlemenls (Smgapore e Malaccn) . . . . . 1003 870 765 10,8 3,3 9 l 6i,6 58,2 54,o ' India . . , 16,8 839 86,6 91,7 151') 14'17 1507 17,6 131 ' A bordo . . 1265 105 1 1061 '10,7 4,8 7,3 -- -- - - - -- -TOTALE 1035 1010 985 9 5 8,3 8,7 58,1 60,!) 61,o
.
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QÙ(' SLe cifre dimosLJ·ano da se su)H le difficoltà che incontra pct· l'acclimatazione nei paesi ~t·opi~ìli il soldato inglese, malgrad() che esso sia m eglio trattato di (lualunque soldato eul'opeo. I presidi i dell'impero in d iono, de le l ndie occidentali, dell'isola Maurizio, clelia Chino, de ll'EgiLLo, danno sempre una elevala cifra tanto nella morbosila come nella mortalità. All'opposto quelli del Canadà (• delle isole Bermuda danno una slalislica anche migli(l)·e di quella <lei Regno Unito. Nello specchio seguente, per il Regno Unilo e per quei paesi che presentano più nnalogia col eli ma italiann, e quindi si pr estano m eglio a un confronto coiJe condizioni dell'esercito nostro, diamo la morbosità pe1· 1000 uomini, pel' alcune delle entita morbose più salienti.
l - - - - - - - : - - - - . --;---:--1893 l 1894 l 1892 1893 1894 189~ l 1893 l 1894 l 1892
RBG IIO UNITO
MALATT I E tM
Vaiuolo . . . . . . . Scarlallina 1 mor billo Febb1·e tifoidea. . . Febbre da malaria Malallil' vener ee, cioè: Sifilide primarin . . Sifilide secondariu . U lcer1 veneree . Gono1•r ea. Alcoolismo . Reumatismo. . • MalatL1e tut·bercolui'J I d. degli organi dell11 ciJ·colazione . . . . . Mol&llie della l'espi razione Id. del sist. d1gestivo Id. del sist. glandulare e linfalico . . . . Malallie del sisl. orinar io Id. del sist. genitale L esioni traumatiche. Tulle le malattie
0,1
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5,1 3,6 5,') !1,4 14,1 1,3 1,5 1 1,3 16 06 06 '1,0 . 41' l 6,5 5,9 1 5,0 ' 145,9 ' 306,5 308,6 201,2 ·19},6 182,4 26t1,1 157,5 6t:i,7 56,9 l 47,7 :!8,3 :!0,2 H.1 '16,7 1 16,3 33,~ 31 34,8 20,9 :!3,0 20,8 IS,6 , 1:3,3 {j l ,u 101 ,4 ·t ~6,2 12,4 1i ,6 20,8 27 .o i 35,2 88,3 88,3 l 70,2 148,3 161,9 '153,5 8!':!,6 1 92,i' 3,8 6,t 2,5 a,.i2, 1 1,5 1,3 3,9 35,6 36,1 30,4 23,:> 29,11 26,2 25,4 24,!-1 '>2 3,1 3,1 :~,2 , -, 1;t l ,9j 2,0 l 2,9 )
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9,9 44,5 93, l
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1893
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0,1 5,3 3,,5 128,6 17.7 42.5 56,6 42,7 13,7- 4l,2 i5,7 65,0 19,6 80,6 1ò3,2 155,H 77,6 110,;! 152,R 107,:> :::: 4,6 2,9 30 1,5 -< ' 15,4 22,6 41,8 22,0 "' -! ') > 2,8 0,6 2,:~ -·"' ()
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571
DI S'fA TISTrCA MEDICA
l!: da notarsi la grande differenza nella morbosi là per febbri e ruttive, le quali sono mollo piu frequenti in l nghil~el'ra che nel Mediterraneo; invece m0lto più ra ra é nella madre patria la febbr e tifoidea, la quale ha il suo maggiot· predominio nell'Egitto. È prob abile che la morbosità per febbr i malariche che risulta maggiore in I nghilte rra che a Gibi lterra sia do· vuta al continuo ar rivo di r impatriati provenieuti da luoghi ma larici. Anche a Malta dove, da una morbosi la malarica di 1,0 per 1000 (i892), si passa al H ,1, ed al 34,5 per 1000 nel 1893 e nel 189.i , questo straordinario aumen to è a ttribuilo dall'estensor e della relazione nll'art•i vo di truppe ti a ll'India. Molto impor tante è la distribuzione delle malattie veneree nelle quatt ro regioni pl'ese in esa me . Mentre i presidii della madre patria sono più fortunati , se si guarda al totale delle malattie che si prendono per contagro ve nert!o, di quelli di Gibilterra e tlell'Egitto, sono per ò piu di ques ti intruinati dalla sifilide. L'ulcera semplice poi, che è la forma più rara in Inghilte r ra, é invece la più frequente in E gitto. Dalla statistica speciale dei presidii de l Regno Unito riass umiamo le seguenti cifre sulla morbosilà e mot•talità distinta pe1' ànni d'età .
-
Per tOOO !Iella rorza media
Forza merli a
Età
t894 (l)
Sotto i 20 anni
l
(89:1
307371 88{.
l
t893
822
l
Da 20 a 25.
. 37128 1023 1055
. 30 ,) 35. .
» 25 n :lO.
l
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l '
l
1894
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l
1894
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1 •
98
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l 5' 08
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17123
459
426
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8090
272
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201 i 6,00
7,72
3,95
4300 • 35~> 40. " 40 e più . - 1982
2:38
222
183
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11,57
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171
170
l8,5:J 19,94
t 6,B
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T OTALE •.
993601 761
'
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(t ) Le forze medie del t89l e rlel t 893 dlfTel'i~cono tlì poc hissimo 1la quelle del t89,,
RIVISTA n! STATI STI CA MEDICA
Nelle cifr e seguenti la morhosità e la mortalità sono distint e secondo gl i anni di ser vizio: rr,r 1 000 di ro r za
For za med ia
Anni tli ser vizio
189,
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Meno di l anno •
3-4 .
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4-5 . 5- 10.
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'
3.70
È chiaro che gl• individui di eli! infer iore ai venti anni danno una mo1·bositil e soprattutto una m ortalità soddisfacentissima. La mortali tà di fJnesta categoria è m olto minore di !'J uella di tutta le altre ; e l a morbosilà è molto inferiore a quella della categoria da 20 anni a 25. E del pari evidente che tnentJ•e la rnr) J'bosi tà degli individui con meno di un anno Ji servizi o è maggiore che oegli altri gruppi, la mortalità è in general e p1·ess' a poco eguale. Ora, se si considera che nel gruppo di età infer iore a 20 anni sono più numero10i i coscritti che nel g1•uppo da 20 a 25 (o{jl 1894 sopra 10.000 nuovi ar t•uolati 6792 avevan o una età inferiore a 20, 3138 da 20 a 25 e soli 70 da 25 in su). si deve nmmeller e nei soldati più g-iovani una resi stenza mnlto maggiof'e alle influenze mo1·bose, fa tto m eriLevole di grandissi ma atlenzipne.
..... 3 DI'
RIVISTA Dl MEDICINA LEGALE D rlllevo aoutloo e l 'udito bi- aurtoolare. - Relazione del dott. RAUGÉ (de Challes) alla Societa francese di olOiogia e di laringoscopia. Sessione dal 4 si 7 maggio 1806. - (La sémaine nuidicale, N. 21- del 1S:9o). Le considerazioni s vultc dal dott. Raugé interessano non soltanto gli specialisti, ma ben anche i rnt\dici militari, i quali spesso devono giudicare se un daiCJ grado di sordità s ia, oppur no, compatibilL• con un utile servizio nel! 'esèrcito. L'udito monoaur icolare non ci dà alcun indizio circa la direzion(' dci suoni. Per !lver quest" dato, che sta all'udito come il rilievo sta alla vista, é n••cessat•ia la !Ji lakralilà dell'apparecchio. Il meccanis mo per m ezzo del quf'le questa bilatel'alita ci da la nozione del t•ilievo acustico è, del res to, precisamente paragonabilc a quella del rilit•vu oli ico : esso consis te nella sovrapposizione delle due sensazio ni dissi mili che pet·cepiscono i due la ti dell'apparecchio. La distanza fl'a le due orecchie e la lot·o divu r!;a orienta· zione, pt•oùuce un· incguagliaoza nell'inlensilà delle immagini awlitioe raccolte da ciascuna di esse, poiché oghi sot·gente sonot·a, u meno che non si trovi esattamente nel piallo di simmell'ia dei clue organi, è necessat·iamenle, per uno di essi, in condizioni più ravot·evoli d'incidenza e di distanza. E siccome questa dilfet·(~ nza varia di s•·nso e di estensione, secondo gli spostamenti del C(•t·po sonoro, cosi essa ci dà non soltanto l'idea di questo spostamento, ma la direzione e la misut·a con ogni esattezza, ·pc t· mezzo di una specie di calcrolo inr.oscienle. Non é forse questo un processo, idt•ntico a quello che ci permette, in ottica, di vedere g li oggetti nello spazio paragonando le due immagini piane percepite da eia· scuno dei due occhi 1 Per dimostrare che non si tratta di un ragionamentu put·t=unente teorico, il Raugé confol'la le sue cnnsiderazioni con due categot•ie di fatti: to Fatti clinici: i malati, privnli I'apidamente di un orec· chio, perdono la uozione della direzione ùei rumo ri; e questo é il sintomo conosciuto sotto il nome di paracusia di luogo;
RIVISTA DI :IIEDICINA LEG.4.LE
2• Fatti spe1·inwntali: se si chiude ermeticamente un
orecchio a un individuo sano, questi non sa più rende rsi conto da qual lato vengano i suoni; ma conc•gge subito i suoi errori non appena, con raprirgli l'orecchio, lo si rimette in possesso qell'udilo bilaterale. Data l'impot'tanzn di tali falli clinici e sperimentali, si dovrebbe essere più larghi nell'eliminare dalle file dell'esercito gl'individui a ffetti da sordità incompleta, poiché in certe circostanze di pace e sopratulto di guer1·a, un militare affetto da paracusia di luogo, può csMre la cagione involontaria di gravissi mi inconvenienti.
T.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA Guida lglentoa di Roma. tore, prezzo L. 5.
Roma, 1806, Loescher, edi-
Riunire in piccola mole ciò che è stato scr itto sul clima e sull'igiene di Roma, farne una s intesi f~dele, coordina ndo tutte le notizie e perfezionandole e completa ndole con larga messe d i proprie osser vazioni, a ffine di dare al pubblico un vero e pratico qued1·o dell'ambien le igienico e sanitario di Roma, tale é lo scopo di questo elegante libriccino. In un pr-imo capi t()lo si pa1·la del tJlima di Roma in generale e d&lla sua snlubrità assoluta, ed in questo sono notevoli le ricer·che proprie dell'autore s ulla robustezza dei cittadini di Roma, comparata con quelle delle allre città principali d'Italia. Il capi tolo s uccessivo é dedicato all'aria, cioè elln meteorologia Pd a lla malaria. Il III è consacr ato alle acque: e vi è un cenno s torico, tecnico ed igienico, di tutte le acque potabili e medicinali di Roma e subur·bio. Il I V tratta del snolo e etei sistemi di fog natura. Nel cap. V (Delle cond izioni di abitabilità) l'autore considera prima Roma come soggiorno estivo e dimostra come lo !;popolamento estivo della cii là non é guarì dovuto nllo spauracchio de lla malaria, ma s1bbene alle periodiche vicende della vita della capitale. ,
RIVISTA BIBLIOGRAFICA
575
T utte le città, gra ndi e picco!~>, vedono n ell'Astate as~ol.li gliarsi il numero degli abitanti. Gli studenti, gli insegnanti, gli artisti, i professionisti, lutti que lli ché, o per fOt'Z8 ,) di loro elezione inter t·ompono il loro lavot•o annuale, scelgono e sceglieranno sempre, caeteris paribus, i mesi dell'estate. Ma a Roma quest' esodo periodico è reso piu evidente dalla gran quantità della popolazione avventizia inver nale (forestieri, uomini politici, e politicanti ecc.) ed anche dalla forte proporzione di popolazione residente di origine non romana, che interessi e relazioni di famiglia obbligano ad assenlar·si ogni anno per qualche tempo. Dunf'Jue non è l'aria che caccia gli abitanti da Roma . Anzi l'autore dimostra che il soggiorno estivo ùi Roma é più gradevole che in altre gr·andi ci llà ita liane, e lo sarebbe anche di più se fosse meglio curato il mantenimento dei pubblici giardini e passeggi, dove si r isente mollo la manca nza di alberi 0mbrosi. In questo capitolo si parla ancora di Roma come ~oggiorno invet·nale, e della ùensité della popolazione. Co n con fronti nazionali e internazionali l'A. dimoslt•a che Roma é una cillà a popolazione densissima, e una di quelle dove gli alloggi sono più cari. NP.l capitolo VI (Degli alimenti e delle bevande) si dà conto della~lialo del ~istema di ispezione dei . generi alimentari,' del funzionamento del matlaloio; e molte notizie !'ltatistiche e igieniche sulle carni ma<.!ellate e i var·i generi alimentari. Negli ullimi èapitoli (VII, VIl i, lX e X} si dà esteso ragguaglio di tulte le istituzioni ospitaliere, di assistenza e di beneficenza, esistenti in Roma, della vaccinazi•>nt>, delle disinfezioni, dei ~e rvizii funebr·i, tlei cimilet·i, ecc., infìne di t.ulte le autorita, e istituti scie nlifìci e professi onali. Chiude il volume l'elenco di tutti i medici e far macis ti esercenti . Insomma è un libro cbe, lo diciamo con frase uon mollo nuova ma pure adaltissima, riempie veramente un vuoto, e sarà utile non solo al pubblico in genere, ma al med ico in specie, che vi tr·ova riunite molte indicazioni necessarie per il l']uolidiano esercizio, il r icercar le t[uali altrove gli sarebbe impossibile o faticoso. Un solo rimprovero dobbiamo fare all'autor•e, quel!o di aver licenziato il libro senzu
576
Rl\' lf'TA BIBI.lOGilAFI I. A
il suo nome. Non solo a lui ne sarebbe venuta onol'evole soddisrazione, ma anche al col'po a cui egli appartiene, che è appu11to (fin qui posl"1amn spi ng et•e l a nostra indi screzione) il col'po sanitario mi l itare.
CONCORSI Bleu.lta.to del oonoort1o al premlo Blberl per gU uf4o1&11 me41ol del :a e serolto e della. :a. ma.rlna..
Sul le memorie prc:>euta le pel concorso al premio Riberi, promulgato cou In Circolare 135 del 1893, l' ispettorato di sanit.1 militare ha dato il seguente giudizio.: c Le memorie present3te io tempo utile a mente del programma pubblicato colla C.ircolare suddetta furono in numero di undici sul tema: « Delle nevrosi nei militari considerate precipuamente soLto il r:~pporto med i co-l eg:~ le. • c I memhri della Commi ssione. ciascuno dci quali aveva particolarmente c•nm inato le undici memorie, riunitisi in seduta riservata, sono stati concordi nel f!i ndicarc meritevole del premio Riberi la memoria del dollnre Pucci Paolo, tenente medico all'ospPdale militare princ.ipalc di Li vorno (i ). c La co mmissione h:~ inoltre gi udic11te meritevoli di menzione onorevole le memorie dci donori: c l 0 Bernardo cav. Luigi, ma7giorc medico al comando del corpo di stato maggio1·e: • 2° Quinzio cnv. Cesare, m<Jggiore medico alla scuola di ap· pl icai(ione di sanità 111ilitare; • 3° Guidelli f.asirn iro dci conti Guidi, SOlloltmonte medico di complemento all'esercito pet·numente, residente n Serravalle d'Asti (distretto Casale) •. !I l .llorl" f(l1rin•anwrlle 111 comi,31111TlCnto il 1° marzo t 89G IAdua). l!
l.J!l· t • t.t..U l 't=
Dott. F EDER ICO Tos1 , maggior generale medico ispettore. Il Redatt.ore
D.• R IDOLFO L1v1, capi ta no medico.
RIVISTA DI TERAPEUTIC.\.
Oelraocste:.ia locale colla cocaina. . . . . . . . . . . . . . P ag. 552 Huli. - Trattamento del carcinoma IJCr mezzo delle inisziooi ar~enicali • 553 Del vescicante cantaridato e de' vescicatori come metodo revulsivo . . • 553 Wollscll. - l bagni caldi oPJia oura r!ella meningite cerel>ro-spinale. . • 554 Huchard. - Azione dJuretica della teobrornina nelle malattie dei reni e del cuore . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 535 Pouohet. - Goneralila sugli antisettici e la pratica dell'antisepsi • 556 Wllltamson. - Impiego terapeulico della celloirlinn . . . . . • ~57
RIVISTA O'IGfEI'\E.
J.a biologia del gem1e malarlco al di ruori del corpo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 55S Mazza e Gavelll. ~ Sopra un nuovo metooo per dosare ra11idamente il sudiciume nel latte. . . . . . . . • . . . . . • . . . . . • ~6
Patrlck Manson. -
umano
IIIVISTA DI STATISTICA MEDICA.
Statistica sanitari~ dell'esercito inglese. • . • . . . .
. Pao . 568
RIVISTA DI MEDICII'\A LEGALE. li rilie'"o acustico e l'udito bi-aurìcolare • . . . . . • . . . • Paf). 3;3
RIVISTA BIBLIOGRAFICA.
Guida igienica di Roma.
• . . . . . PafJ . 5i4
CO:'\CORSI.
Risultato del concorso al premio Riberi ptr gli ufficiali medici del R. esercito c della R. marina. . • . . . • . . . . . . . . . . Pao. 576
..
(
GIORNALE ~~ED1CO DEL
REGIO
ESER.OITO
Direzione e Amministrazione: presso l' Ispettorato di Sanità Militare Via Vanti Settembre ( Palazzo del Ministero della guerra )
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. li Giornale .lltdico del R.• Esercito si pubblica un;\ volta al mese in fascicoli di 7 fogli di stampa. L'abbonamento ~ sempre annuo e decorre dal l ' gennaio. li prezzo t.lell"abbonamento e dei fascicoli separati ci il seguente.
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Regno d·llalia c Colonia Eritrea . . Pnesl delr lJnione postale (ta riffa A) Id. id. id. id. Bl Altri paesi . . . .
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L·a btlonnmento non disdetto prima delt 0 dicembre s·intende rinnovato per t·anno successivo. 1 signori abbonati militari in efTettlvi ta di servi zio possono pagare l'importo dell'abbonamento per mezzo del rispettivi ~omandanti di corpo (anche a rate mensili). Agli scrittori milita ri è dato m massima un compenso in danaro. Le spese per !tll estratti e 'luelle per le tavole litografic!Je, Jotografiche, ecc., cii& accompa~nassero lo memorie, sono a ca rico Mgli autori . Gli estratti costano L. 7 per ogni ro~ho <li stampa (16 pagine), •> fr'azlone ind i visibile di roglio. e per cento es•W1(llari. Il prezzo c eguale sia che si tratti dl 100 esemplari o r11 un numero minore. l manoscritta n on si reStituisrono .
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RU' I~ 'I'.4
IU GIOBJW.4LI IT.41. 1.4.lll ED EMTEBI,
RfVlSTA ~U:DI<:A. Stronjensky. - lntlocnl\a drll .• compro~slon e Mgli art• inferiori affetti da erlema su lla rc:;pirazi,nc, s ul pol:;o. ,: nlla pr.:sslouo arteriosa, sulla morfolol!'ia c ,: ulla diuresi . . . . . . . . . . . . . . . Pag. MI Mathieu !l Trèheux. - Ach.l •t:. !(aslri.:a cd aci•hl:\ orinaria. . . . . . • ~i Lenol r. - Le insu!lla7.ionl .rana nella ~ura della pcrltoujte tubercolare • 6U Chelnisse. - Azione d ella fehbre sulla evoluzione •Ie lle maLattie infettive CStalilococcia) . . . . . . . . . . . . . . • . . • . . . • 645
IIIVISTA CHIR URGICA. Fl ament c Bachelet - .\l orL•! ra[lida iu scguilo ari una cadula da cavallo ><'IIm ae~idt•uli ÌlliLnednu i . . . . . . . . . . • . . . . P(}{}. 6'6 Guichenlerre. - ta ,,erfornlone dcll"udJilDH) (."Olia spaf!a -hajonctl.a Lf bel • 64i Rouller. - He~ezìone tlel raso ddr'rente nell'ipertrofla della JlTOslata • 6!8 Schleìch. - ,\ueste~ia per iutlllrazionc . . . . . . . . . . . . . • 649
HIVISTA 01 OCULISTICA.
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MEJMOR.IEl O:R.IGINALrl:
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FERITE PER ARMA Di\ FUOCO PENETRANTI NELL'ADDOME E LORO CURA Studio sperimentale degli assistenti onorari dottori r.orenso ·aoaomo , capitano mel! leo
e Filippo abo, medico di t• classe nella R. marina
Disinfezime del peritoneo. - La disinfezione del peri toneo e delle anse intestinali è bene che incominci fin dal momento in cui si procede alla ricerca degli organi lesi, e cosi a misura che si estraggono dalla cavità addominale le anse intesti nali ferite o gli ornanti, vengano lavati con una .debole corrente di acqua sterilizzata calda da 42" a 43•; e poscia .avvolti in compresse di garza calde. Dopo avere cosi disposte intorno alla ferita laparotomica le anse intestinali ferito, men tre riesce più _agevole un'esatta e metodica enterorrafia, la disinfez ione della cavità del periloneo e dci 5UOi visceri sarà meno diflicile e più pronta e corppleta. A proposi to dello shock non immediato, quello cioè che sopravviene da 12 a 24 ore dopo il ferimento, dicemmo che questo potrebbe in parte dipendere dai prodotti settici contenuti nei liquidi intestinali , rapidamente assorbiti dalla sierosa peritoneale sana, sicchè sarebbe doveroso rimuovere il piil rapidamente possibile i materiali fuoriusciti dalle per37
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forazioni intestinali. A tale scopo non potendosi effettuare una completa disinfezione del peritoneo prima d'avere ese· guita l'enterorrafia, abbiamo sempre cercato '• di attenuare gli effetti del1'11ssorhimento coll'asciugare rapidamente In su· perficie del per·i toneo ed estr·aeodo l'omentum e le anse intestinali ferite, coll'assùggettarlc fuori dell'addome ad una prima i rr i~az i o ne o con acqua borica o ct>n soluzione fisio· logica di clorlll'o di sodio, da noi prefe'rita. Riteniamo utile prosci u~a re sollecitamente il peritoneo e rimuovere le materie intestinal i solide fuoriuscite appena aperta la cavita del ventre e prima del lavaggio di essa, ·onde evitare la diluizione delle materie stesse, che ne favorirebbe l'assorbimento. Una del le principali cause della suppurazione dei punti della sutura iotesti nnle stll nella infezione del mo di catgUt che scorrendo sui margini della mucosa, difJìcilmente rimane asettico. Fin dal principio dei nostri esperimenti notammo, che usando sempre catgut sicuramen te sterile, insorgevano per la più peritoniti acutissime e spesso IllDI'" tnli dai punti di sutura. Qualche volta ciò poteva altri· buirsi alla penetrazione del filo nel lume intestinale, ma assai più frequente fu il caso in cui la peritonite insorgeva da suture bene eseguite fino con triplice piano. · ·"~' Ponendo fra i margini della ferita intestinale un tamponcino d'ovatta, che o si affonda o si esporta prima di dare l'ultimo punto, e facendo cadere sull'ansa intestinale un sotti le .getto di ncqua sterilizzata, si può evitare la infezione del filo. Ultimate le suture, il chirurgo deve allora decidere, se date le condizioni del ferito , convenga irrigare la cavità del peritoneo con acqua sterilizzata o con una soluzione antiseltica, ovvero limitarsi a prosciugare la cavità suddetta con compresse calde impregnate in un liquid() caldo · asettico od antisettico.
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Si ritiene che il cane sia molto resistente alle manovre chirnrgiche f\dQ.Q.mi nali , e pure assai frequente è lo shock quando esistono molteplici perforazioni intestinali, e l'abbiamo osservato anche procedendo con la maggiore delicatezza possibile nella ricerca delle lesioni, ed evitando con ogni cura il raffreddamento del peritoneo. l n molti es peri me n ti l'irrigazione con acqua ste•·ilizzata calda è stata seguita da. rapida depressione del polso arterioso. Come spiegare questo fenomeno? O per azione riflessa sul ples:;o solare e sul vago addominale, o per ra• pidiss imo assorbimento di prorlotti batterici intestinali versati nel peritoneo, dil uiti nella massa liquida, e rapidamente passati nel circolo sanguigno. Crediamo possano influire ambedue queste cause con prevalenza della prima , se fu violenta l'azione vulnerante del proiettile, o lunga ed in,dagioosa l'e!'plorazione dei visceri, e lunghe le manovre chirn r~iche, o con prevalenza dell'altra se fu immediato all'accidente ed alJbondante il passaggio dei liquidi intestinali nel peritoneo. Ma se sollecitamente si rimuovono i materiali intestinali versati nel peritoneo, con compresse umettate e successivamente mutate, sicché la cavita dtll ventre rimanga bene ~etersa , l'irrigazione sarà scevra del maggiore dei suoi inconvenienti. La temperatura dei liquidi asettici ed antisetti ci impiegati per la disinfezione del peritoneo deve oscillare fra 39• cg. e 4-2° c~ . Dopo l'i rrigazione il peritoneo prende una Linta leggermente cianotica, più marcata in prossimiLà delle sulure inteslinali. Questo sintomo deve riferi•·si ad una paresi vasomotoria con rallentamento del circolo ed iperemia passiva. In una serie di esperimenti dopo aver fatta la disinfeZIOne extraddominale delle singole :mse ferite , già suturate
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ed .dTondnte, portavamo nell'addome successivamente da 4 a 5 compresse calde di garza sterilizzata, le prime imbevute d'una soluzione di clor·uro di sodio (da 0,50 a O,i5 p. ~00 in acqua distillata bollita) e le altre ben pr~mute, e dopo avere asciugato il peritoneo d'ogni traccia di liquido e di ~:mgu e, procedevamo alla chiusura defìnitiva della cavità. In questo modo ~a toilette del peritoneo si compie senza gl'inconvenienti della irrigazione e spedilamente. Ma si è sicuri d i non lasciare germi d'infezione nell'addome? A tale scopo in molti esperimenti facemmo ricerche batteriologiche culturali dai liquidi trovati nel peritcrneo subito dopo aver aperta la cavità, e prima di chiuderla, e ci siamo serviti degli o1·dinari mezzi di cultura, gelatina ed agar, cbe venivano infettati con l'ago di platino strisciato sulle anse in· ~stinali ferite o tra le pliche del mesentere, o nella escavazione pelvica, o dov'era qualche traccia di liquido. Altre volte ci servivamo di pezzelli di garza sterilizznta al calor secco, che fa cevamo strisciare Ira i visceri, dopi) di aver ultimata la toilette del peritoneo, ed immergendola in brodo od in g,elatina al suo grado di fusione. I ri s t~ lt a ti di queste ricerche bacteriologiche, che abbiamo ripetuto anche in quest'anno, in breve sono i seguenti : Le culture dei liquidi contenuti nel peritoneo prima della disinfezione specialmente quandtl il proiellile aveva spinto in cavità peli, frammenti di tessuti ed altri corpi estranei , contenevano colonie di piogeni, prevalenti lo stafilococco aureo e l'albo ed in proporzioni variabili il uacte·riiHil coli, che prevaleva sullo sviluppo degli altri quando l'intervento era un po' ritardato, ed il versamenLo per la maggiore ampiezza delle fer1te intestinali, e per la loro molteplicità, et·a assai rimarchevole. Ullim:ala la toileue della cavità addominale abbiamo ripeluto identiche ricerche bacteriologiche culturali, sia pas-
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sando l'ago di platino nei punti più bassi del peritoneo, sia strisciando sullw:sierosa ed in vicinanza dell'enterorrafia piccoli frammenti di gar·za sterilizzata a calor secco. Con questa seconda serie di ricerche abbiamo avuto, in media una volta su tre esperimenti, sviluppo ora di una, ora di due, ora di tre, e raramente di~<tJnattro piccole colonie della stessa specie
delle altre avute dall,o. stesso soggetto prima della disinfezione; poco attive, ed a sv iluppo lentissimo anche alla temperatura costante del termostato. Per la varietà degli efTelli prodotti da un proiettile sull'apparecchio digerente, per cui notevoli ùiiTerenze possono esistere tra caso e caso circa alla quantità der materiali intesti nali versati nel peritoneo, non abbiamo potuto ~tabilire dei confronti rispetto alle prove bacteriologiche sia usand.Q il lavaggio della cavità addominale e dei visceri , sia col prosciu~are diligentemente la superficie peritooeale, e colla disinfezione extraddominale delle singole anse intestinali prima e dopo l'enterorrafia. A noi sembra che, se il versamento fu scarso, si potrà convenientemente disinfeuare il peritooeo colla disinfezione successiNa._ delle singole anse intestinali e detergere la cavità del ventre con compresse calde impregnate in acqua borica od in soluzione fisiologica di cloruro di sodio, ed in ultimo pt·osc iu~arla diligentemente in tutti i suoi recessi ; ma se fu abbondante il versamento dei materiali inte5tinali devesi preferire il lava ~gi o delle :mse ferite e di tutta la cavi:il. Il fatto di ..maggiore importanza , che risulta da queste ricerche bacteriologiche, sta in ciò che nei r.asi in cui si aveva sviluppo di colonie dnl peritoneo dopo la di sinfeziooe, non sempre insorgeva la peritonite ; e si ebbero esempi di guarigione, che forse sarebbero stati anche più frequenti se la
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morte non fosse avvenuta per altre cause : shock, emorragie, ecc. Il prof. Durante spiega 4uesto fàl~o, ammettendo nei tessuti la virtu di reagire vittoriosamente contro microrganismi pato)!eni in numero esiguo, ed impotenti a suscitare processi diflusi. Cosi nel caso speciale i pochi microrganisrn i rimasti nel perito neo sarebbero stati vinti dalla fagocitosi, od incapsulati ed estinti in piccoli focolai di peritonili parziali. È un fatto, che bisogna ritenere meno raro di quanto comunemente si crede, quello cioè in cui sotto d~le condizioni i microrganism1 anche fra i più attivi, perdono e soccombono nella lotta con i teSsuti fisiologici. Quanti successi nou si hanno operando le laparotomie negli anfiteatri ch irurgici, ed è mai possibile che il pulviscolo atmosferico non cada sul peritoneo, e che tutto sia rimosso colla disinfezione della cavità addominale? Per la disinfezione e più propriamente per il lavaggio del peritoneo abbiamo impi e)!ato in principio dei nostri esperimenti l'acqua distillata bollita alla temperntura di 40° a 42~ cg.; ma in seguito usammo costantem ente sol uzione di • cloruro di sodio in acqua distillata steril izzata da gr. 0,50 a 0,70%; e l'abbiamo preferita per due ragioni ; cioè, non irrita il peritoneo, come avviene con l'acqua distillata semplice, e per quanto limitato sia l'assorbimento della sierosa addominale, può giovare ove esistano copiosi versamenti emorragici. Per la disinfezione extraddominale delle singole anse intestinali ferite si può senza te!lla d' mconvenienti usare una soluzione di sublimato corrosivo all'1 : 15,000. La d1irurgia addominale dev'essere più asetlica che antisettica; e questo criterio deve prevalere nella cura delle ferite addominali per arma da fuoco interessa nti l'apparato digerente, nelle quali occorrendo disinfezioni prolungate, non sarebbe innocuo il prolungato contallo d'una soluzione antisettica col peritoneo.
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In caso di perforazione della vescica, la disinfezione del peritoneo de~ ;essere molto sollecita, costituendo essa un accidente grl\vissimo, di difficile diagnosi, meno· quando v'è emissione di urina sa~guigoa, e facile a sfuggire a vescica vuo.ta, se contemporaneamente all'urina si mescola sangue. Se v'è stata ~~,d11ta del proiettile io vescica, il ferito è improvvisamente collo da un penoso bisogno 'di urinare, e da dolorosa tensione del basso ventre. Qualche volta si potrà sospettarla dal cammino del proiettile; urge allora un intervento immediato, E\,rinvenuta la ferita della vescic~ , chiuderla provvisoriamente con un klemmer, e suturarla dopo avere con sollecitudine disinfettato il peritoneo. Il Larrey, scrivendo di questo grave accidente dovuto alle ferite addominali per armi da fuoco , fa menzione dei casi da lui osservati sul campo di battaglia, e tutti con esito letale. ·~ difficilissimo se non impossibile una perforazione extraperitoneale della vescica per ferita d'arma da fuoco. VII.
Tpodermoclisi ed iniezioni endooenose con siero artificiale nelle graoi emorragie endoaddorninali. Come abbiamo accennato innanzi, l'emonagia interna suole spesso accompagnare le ferite addominali penetranti per arma da fuoco, eù è spesso rimarchevole la quantità di sangue versato nel periloneo. Su 76 cani feri ti con arma da fuoco all'addome, non compresi i 5 morti sul colpo per lesione di ~ross i vasi, 1 O volte la morte avvenne o poco dopo il ferimento o nelle primo 24. ore per anemia traumatica, ed io più della meta degli altri esperimenti il peritoneo conteneva tlOpiosi versamenti emorragici.
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In questi casi l'abbassamento del tono arterioso aggrava lo stato postoperalorio àel ferilo, e la temperatura scende sotto il normale. La prima indicPzione è quella di mantenere la corrente endovcwale nel territo1·io capillare degli 01·gani preposti alle fun.-ioni più elevate della ·vita; ed a questa indicazione può rispondere l'ipodennoclisi con la soluzione fisiologica di cloruro di sodio. o col serio artificiale di Hayem (solfato di soda grammi ~O . r.loruro di sodi o grammi 5, acqua distilla !.a sterilizzata grammi 1000). Nei primi esperimenti, in quei cani che avevano subito gravi perdite di saugue, ricorremmo allt\ iniezioni souocutanee con soluzione fisiologica di cloruro di sodio, senza alcun risultalo soddisfacente, nè migliore si ottenne dal siero artifìciale introdotto con l'ipodermoclisi. Il polso rimaneva depresso e filiforme, anche dopo avere immesso fino a ~50 gr. di liquido nel connettivo solloculaneo; e l'animale periva dal le 4 alle ·f O ore dopo l'operazione. Notiamo intanto che con l'ipodermoclisi la penetrazione del liquido nei tessuti è lentissima e nei casi grnvi durando a lungo la vacuità dei vasi sanguigni, è diflicilissimo che i centri nervosi riacquistino una sufficiente energia vitale . Aggiu ngasi che l'anemia della rete sanguigna capillare periferica rende ancora più lento e difficile l'assorbimento del serio artificiale. Questi inconvenienti dell'ipodermoclisi, inevitabi li nelle gravi emorragil3 endonddominal i, ci fecero adouare negli esperimenti successivi il metcdo delle iniezioni endovenose col siero di Hayem , eseguile con le norme della trasfusione, e con un apparecchio molto semplice. Con l'iniezione endovenosa si hanno gli eiTeui di una vera trasfusione, potendosi regolare con questo metodo la velocità e la quantità di siero rapporto al sangue perdu to, e la sul temperatura , senza ritardo degli eiTetti che si attendono.
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Uno di noi ideò un apparecchio pet· praticare l'iniezioni endovenose col serio artificiale. L'apparecchio consiste di due matracci della capacità di un litro a doppia tubulatura, avente uno di essi una scala graduata a cm' ed un altro foro in fondo: da questo si stacca un tubo di caoutchouc che termina con un ago ipodermico; ed in questo 2" matraccio si versa il siero at·tificiale, che a bagno-maria si riscalda lìno a 4-.2! cg. Un termometro per una delle due tubulature pesca nel liquido. L'altro matraccio congiunto al primo con un tubo di coautchouc contiene semplicemente aria, e riceve alla sua volla da un irrigatore, posto all'altezza di mezzo metro dal piano del letto, un altro tubo con acqua bollita. La caduta dell'acqua nel secondo matraccio, •·egolata a volontà, spiega per mezzo dell'aria compress:l una pressione più o meno forte , a seconda dell'altezza dell' irrigatore, sulla superficie del siero artificiale, obbligato a zampillare dall'ago ipodermico, che noi infiggevano nella vena safena. La temperatura del siero artificiale deve oscillare fra 40 e .a cg.
L'iniezione endovenosa del siero artificiale con questo apparecchio può farsi, anche durante l'(lperazione, da un abile assistente, quando si ritiene pericolo~o l'indugio. Nei cani ab· biamo prescel to la Yena safena pochi centimetri prima del suo i nn e sto nella crurale. Nell'uomo è da preferirsi la mediana cefalica, ed in ogni caso una piccola vena in prossimità. del suo innesto in un'altra di maggior diametro; giovando l'aspirazione di una corrente vicina più for te per rimescolare più rapidamente nella massa sanguigna cirr,olante il siero artificiale. Prima d'infiggere l'ago cannula nella vena, la isoliamo passando sopra e sotto il punto di penetrazione due anse di catgul che saranno annodate quella alla periferia prima di
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togliere l'ago, l'altra subito dopo. La doppill legatura, per quan:o l'ago non sia doppio, servirà ad impedire il gemizio di sangue dal forellino, ed anche un po' di penetrazione d'aria, se l'ago è più gro~so . L'iniezione endovenosa con siero artificiale richiede una rigorosa esecuzione antisettica e diligenza nell'osservare attentamente le modificazioni del polso arterioso e del respiro, onde evitare una troppo rapida penetrazione di siero nel torrente circolatorio, od una eccessiva replezione dei vasi sanguigni. L'apparecchio si tiene montato nella sala operatoria, pronto a funzionare dopo pochi minuti, necessari per riscaldare a bagno-maria il siero at·tificiale. L'ago, sempre bene sterilizzr~to, e con un altro di ricambio, si conserva innestato al tuho di caoutchouc in una provetta chiusa con tappo di cotone. All'ago comune si può sostituire quello del Tursini, senza il forellino laterale, esseudo molto più facilmente sterilizzabile. Prima d'infiggere l'ago nella vena, si avrà cura di far uscire tutta l'aria compresa nel tubo. In mancanza d'un apparecchio come quello summentovalo, può essere sufficiente, e servire ugualmente una grossa bottiglia di El'lenmeyer con un tappo a tre fori od una botLiglia comune montata come la prima, in modo che ne risulti un sifone con un tubo di caoutchoùc portante l'ago cannula. Di un apparecchio cosi semplice ci siamo giovati parecch ie volte in chirurgia, ed è alla portata di tutti . Quando è stato adescato il sifone si può portare il r·ecipiente all'altezza di un mezzo metr·o dal piano del letto, e l'iniezione si regCJia con quella velocita e pressione compatibile con lo stato del f~rito e la resistenza delle pareti vasali. Fin dai primi esperimenti con questo metodo di trasfusione del siero arti!iciale~ rilevammo i notevoli vantaggi che ha sul-
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l' ipodermoclisi. Quando il polso arterioso della rete mesen-
terica era quasi scomparso, riappariva anche prima che fossero passati nel circolo cento grammi del siero artificiale, e rapidamente ar,quistava vigore e resistenza normale. In tre esperimenti i cari erano in uno stato di abbandono quasi mortale, e li vedemmo r·iaprire gli occhi, rialzare il capo, e r:eagire con cl'escente vivacità; la respirazione farsi piu am. pia ed il polso pieno. Onde evitare disordini d' innervnzione respirator·ia e cardiovascolare, con viene, dopo che sono entrati nel cirçolo dai ·150 a 200 gr. di liquido, diminuire la velocità e la pressione, che devono gràdatamente discendet·e a O prima di estrarre l'ago dalla vena. La r~pida penetrazione del siero artificiale nelle vene può dar luogo· ad un tumul tuoso acceleramento del polso e del respiro, a dispnea, ematuria od emorragie capillari e talvolta a convulsioni, che ricordano l'avvelenamento stricnico. Di otto cani trattati con l' iniezione endovenosa del siero artificiale, scelti fra i piu gravi, due morirono per shock, tre con peritonite, e Lre guarirono, ugualmente gravi quanto gli altri. Non sarà durevole questo risveglio della vita nei casi molto gravi, quando cioè lo shock non è solo effetto della copiosa emorragia, e dipende anche in parte dall'azione violenta del proiettile sul sistema nervoso addominale ; ma ogniqualvolta si rinvengono ver:;amenti rimarchevoli di sangue nel peritoneo l'iniezione endovenosa può essere di efficace aiuto al. l'intervento operativo; anche se eseguila con ·un po' di ritardo. Però è meglio non indugiare, e prima anche d'aprire il peritoneo, se esistono i sintomi obbiettivi non dubbi d'una emorragia interna, l'iniezione enàovenosa di siero artificiale può rendere il ferilo più resistente alla laparotomia; e mentre
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il chirurgo si accinge ad eseguirla , un assistente contemporaneamente opera la trasfusione, con debolissima pressione onde evitare il ritorno dell'emorragia . .4utotrasfusione. -Nell'uomo assai meglio che negli animali , contro l'anemia acuta per emorragie traumatiche endoaddominali. può essere efficacemente impiegata l'autotrasfusione. ischemizzando con bendaggi espulsivi i quattro arti , o solamente gl'inferiori, riservandosi poi subito dopo l'operazion e. o quando lo si ritiene conveniente, di operare l' iniezione endovenosa di siero artificiale . Coll'autotrasfusione nei casi gravi, quando cioè lo shock minaccia la vita del fe1·ito, si può prontamente elevare là pressione endova~ale nei centri nervosi. Di questo semplice mezzo può sempre il chi rurgo giovarsi; però nelle ferite addominali per arma da fuoco come per arma bianca, quando si sospetta un'emorragia interna, prima di operare l'autotrasfusione, conviene aprire il peritoneo e legare i vasi sanguinanti, che coll'aumento della press ione endovasale esporrebbero il ferì to a maggiori perdite di sangue. Contro lo shock persistente dopo l 'operazione abbiamo ripetutamente provata l'eflicacia delle iniezioni di etere da 2 a 3 eme. Gli avvolgimenti c<tldi sono efficaci sia per l'effetto immed~u sull'innervazione cardio pulmonale, sopratullo quando ~gìsce sulle regioni toraciche; sia per la sua azione tonica sul sistema nervoso periferico, massime se per le necessità diagnostiche ed operative la cavità dell'addome fu esposta un po' a lungo ai danni del raffreddamento. La cafTei oa, il cognac, ed i cordiali i n piccole dosi, principalmen te quando lo stomaco èintegro , servono molto util~ente a rianìmare i laparatomizzati per ferite d'arma da fuoco.
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Con tante ri sorse, di cui è ricca la chirurgia moderna, e che abbiamo brevemdnte ricordato in questo lavoro, l' intervento operativo nP.II e ferite d'arma da fuoco penetranti nell'addome, avrà sempre maggior numero di sostenitori. Ma per il buon successo è uopo sottostare alle seguenti condizioni : ~· rigorosa scelta dei casi operabilì; 2" proprietà dell'ambiente in cui devesi operat·e; 3" tecnica operativa inappuntabile; 4° intervento sollecito. Senza togliere al chirurgo di poter provare in casi speciali quanto pO$Sa essere 3alutare un ardimento coscienzioso io casi estr~mamente gravi; alle condizioni suddette vedremo la mortaliti1nelle ferite addominali pe.- arma da fuoco discendere ~oli' intervento operativo a cifre assai più miti di quelle che si sono avute finora coll'astensione. E qui sentiamo il bisogno di esprimere tutta la nostra riconoscenza all'illustre professore Francesco Durante, nostro amatissimo maestro, che onorandoci della sua paterna benevolenza, fu a noi largo dì consigli e di ammaestramenti nei due anni che avemmo la fortuna di 'appartenere alla ~ua clinica. l• serle di esperimenti sulle ferite d'arma da fuooo penetranti nell'addome. 1. - Sede della ferita esterna . - Cane di media tagl~; fer ito con r evolver da 9 al fianco sinistro ; fuoriuscita der. proiettile. · Lesioni riscontrate.- 6 perforazioni intestinali, ectropion della mucllsa, scarsa emorragia, versamento di liquidi nel peri Lo neo. Atti operatioi. - Sutura delle perforazioni con punti Lembert, previo recentamenlo dei margini contusi, ed esportazione d'un ponLe intermedio a du~ perforazioni; inginocchiament.o. Esito - Morte dopo 20 ore per s hock.
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Nect"Oscopia. - Adesione dei margini sierosi affrontati; poche aderenze del_l'omeato. 2. - Sede della .ferita esterna. - Cane di media taglia, fP.rito alla regione ombellicale con p!stola Flobert. Lesioni rt:scontrate. ·- 8 perforaz ioni intestinali, eclropioa e fuorius.citu di liquidi intestinali e di tenie. Atti operatioi.- Esportazione d'un ponte, rEic~n.tamento ellitlico delle perforazioni, ihginocchiamenlo e suture 1• piano Czerny e 2o Lembert. Esito. - Morte dopo 2~ ore per shock. Necroscopia. -Le suture hanno aderito bene; incipiente
peritonite. 3. - Sede della ferita esterna. Cane di grossa taglia, colpito al ftanr.o destro con fucile Flobert c. 6, fuoriuscita del proiettile dAl fianco opposlo. Lesioni riscontrate. - 2 perforazioni dello stomaco, per· forata la testa del pancreas, ferita lacero-contusa della grande ala del fe gato ; copiosa emorra~ia ca v ilaria; ematemesi. Atti operatioi. - Sutura delle perforazioni gastriche con punti Lembert A due piani. Su tura del fegato previo recentamento. Sutura del pancreas. E11iio. - Guari~io n e. 4. - Sede della ferita esterna. - Cane piccolo, colpilo alla regione ipogastr·ica cou proiettile Flobert c. 6. Lesioni rtscontrate. - 8 perforazioni intestinali, emorragia e g r osso ematoma sotloperiloneale. Atti opru·atioi. - Emoslasia, enterorrafia previo recen· lamento dell'ectropiou. Esito. - Morte nella notte successiva per shock. Necr.oscopia. - Coalito perfetto delle suture; vasto ema· torna lombare; come da r ollura d'un grosso ramo della vena iliaca d. 5. - Sede della .ferita esterna. - Cane di media t.aglia, ferito due volte, una al torace destro, l'altra alla regione ombellicale; fuoriuscita del pr·oiellile. _
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Lesioni riscontrate. - 12 perfoJ•azioni intestinali, di cui due mollo ravvicinate ed assai contuse; discreta emorragia per lesione di piccoli rami mesenterici. A t ti operatioi. - Emostasie, recentamento ellittico, sutura a sopragetto, 2 piani. Esito. - Guarigione.
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6. - Sede della ferita esterna. - Cane piccolo, ferilo alla regione lombare d. Lesioni riscontrate. - 2 perforezioni intestinali, ectropion, fuoriuscita di liquidi intestinali e materie fecali ; grave emor· ragia da ferita d'un ~Zrosso ramo mesenterico. Atti operatioi. - Emoslasia pronta, enterorrafia a punti Lembert; ipodermoclisi con siero a rtificiale. Esito. - Guarigione.
Sede della fe rita esternrt. - Cane di media taglia, colpito al fianco destro, fuoriuscita del proiettile. l noperabile. Lesioni riscontrate. -12 perfo•·azioni; ferita d'una grosl"a vena mesenterica; grave emorragia cavitaria ; anemia gravissima. A tti operatioi. - Pronta emosta.sia, ente rorrafia a punti Lemtert; s'esportano 2 ponti inter medi con recentamento ellittico; ipodermocliei. Esito. - Morte dopo ll•e ore per shock ed anemia gravissima. Necroscopia. - Notevole raccolta sanguigna nel peritoneo da emorragia postoperativa; lacerazione della milza sfuggita allo esame. 7. -
8. - Sede della fe rita esterna. - Cane picc0lo, colpilo al fianco sinistro; fuoruscita del proiettile dal fianco opposto. lnoper abile. usioni riscontrate. - Notasi un crescente pallore delle mucose, l'animale é abbattuto, cade ati ogni passo, emissione frequente delle urine: convulsioni. Atti opet"atioi. - Diagnosticata una grave emorragia interna si prepara per la laparotomia sollecitamente. Esito. - L'animale muore mentre si disinfetta la regione addominale.
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Necroscopia. - Notevole raccolta di sangue nel perito· neo, da r ottura d'un'arteria mesenterica. 8 perforazioni intestinali. 9. - Sede della fe rita esterna. - Cane di mezza taglia, colpito in senso entero-posteriore alla rt>gione ombellicale. Manca il foro di uscita. Lesioni riscontrate . - 6 perforazioni i11lestinali, rottura di vasi mesenterici ven!O l'in ~erzione all'intestino; discreta emorragia mista li materiali intestinali. Alti operativi. - Emostas ia, enteror rafia previo recen· tame nto ellittico: punto Czerny - Lembert. Esito. - Guat·i~ion c .
Sede della fe,·ita esterna. - Cane piccolo, celpito al fianco sinis tro. Lesioni riscontrate. - Animale molto abbattuto, perde le urinA, pallore ct•escenle, convulsioni. Atti operatioi. - Diagnosticata una grave emor ragia inte rna, si prepara per una pronta laparotomia. Esito. - Morte prima di opet•are. Necroscopia. - Notevole raccolta di sangue nel perito· neo, 6 per fot·azioni intestinali, lacet·azione della milza , ferita dell'arter ia splenica. 10. -
Sede della fe rita estef'na. - Cane di media taglia, colpilo nella regione ombellicale in direzione entero- posterior e. Lesioni riscontrate. - 2 perforazioni intestinali, ferita della milza, s~arsa emorra~ia ; ectropion, qualche tenia nel peritoneo. Atti operatioi. - Enterorrafia con punti Czerny- Lern· bert ; emostasia e s utura de la milza, anolgimento di una fel'ita intestfnale con un lembo dell 'omentum. Esito. - Guarigione. NPila regione dors ale si manifesta un ascesso gassoso conte nente stafllococchi citreo ed aureo e coli bacillo. 11. -
Sede della f erita esterna. - Cane piccolo, colpito nella regione soprapubica dall'avanti indietr o. 12. -
PENBTRANT1 NELL 'ADDOME B LORO CURA
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Lesioni. riseontrate. - 2 pet·foraziooi del r etto, perforazione della milza, emorragia abbondante da lesione di due grossi rami me~enterici i polsi filifOI'mi, grave anemia. Atti operatioi. - Emostasi. Sutura della milza con grosso catgut, enterorrafia con sutura continua punti Lemberl. Esito. - Morte per shock dopo sei ore. Neero.çcopia. - Nulla di notevole nel peritoneo, nella regione dorsale notevole ematoma dove erasi fermato il proiettile. 13. -
Sede della ferita esterna. - Cane piccolo, colpito
nel fianco sinistro in direzione entero - posteriore. Lesioni riscontrate. - 4 perforazioni intestinali, ferita della milza e dd mesentere con lesione d'un ramo mesenterico, discreta emorragia. A tli operatioi. - Enteror rafia, emostasia, sutura della milza. Esito. - Guarigione.
H ..... Sede del!.ajerita esterna. - Cane di media taglia, colpilo nella r egionA o m bellica le dall'a vanti all'indietro. Lesioni r iscontrate. - 2 perfo~azioni iu t~stinali, ferit-a dell'aorta. Esito. - Morte immediata per anemia acuta. 15. - Sede della f erita· esterna. - Cane di media taglia, colpito due volte nella regione ombellicale dall'avanti all'in· dietro. l noperabile. Lesioni riseontrate. - 6 perforazioni intestinali, due sul cieco, lesione di due .grossi rami mesenterici, !lravissima emorragia cavitaria. L'animale è q uasi in collasso Atti operatioi. - Intervento immediato, emostasia, enteror rafia, ipodermoclisi con siero artificiale. Esito. - Morte dopo 20 ore pt!r la g1·ave anemia. Neeroscopia. - Si tro va una perforazione d_el retlo sfuggita all'esame.
16. - Sede della ferita esterna. - Cane di media taglia eolpito al fianco sinistro con fuoruscita del proiettile. 38
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SULLE FERlTE PKR ARMA DA FU OCO
Lesioni riscontrate. - 8 perforazioni intestinali, lesione d'un ramo mesenterico; copiosa emorragia con fuoruscita
di feci e di tenie.
A tti operativi. - Emostasia pronta, enterorrafia previo receolamenlo ellittico ed affrontamento trasversale. Esito. - Guarigione. 17. - Sede della ferita esterna. - Cal)e piccolo, colpito alla regione epigastrica. Astensione. Atti operativi. - Abbandonato all'astensione, sutura dell'unico foro cutaneo. Esito. - Morte dopo 30 ore. Nec roscopia. - Peritonite diflusa 6 perforazioni tutte _beanti ed orlate dallo ectropion della mucosa.
18. - Sede della ferita esterna. - Cane di media taglia colpito al fianco sinistro in direzione obliqua, fuoruscita del proiettile uel fianco destro. Le~Jioni riscontrate. - 4 per forazioni intestinali ferita di due grossi rami mesen terici, gravissima emorragia, polso filiforme, pallore profondo delle mucose e dei visceri addominali. Atti operativi. - Rapido intervento, emostasi, enteror, r afia, ipodermoclisi con siero artificiale. · ,. Esito. - Morte per anemia dopo 3 ore. Necroscopia. - Si trova una perforazione sfuggita allo esame. 19. - Sede della ferita este,.na. - Cagna di media taglia colpita nel fianco destro. Lesioni riscontrate. - 6 perforaiioni intestinali con no. tevole ectropion, e margini lacerati e contusi violentemente, fuoruscita di liquidi intestinali. Atti operativi. - Enterorrafia previb recentamento ed una resezione intestinale, a vvolgimento d'ella sutlilra circolare con un lembo omentale. Esito. - Guarigione. 20. - Sede della ferita esterna. alla regione ipogasLrica.
Cane piccolo colpito
... PENETRANTI N&LL'ADDOMR X LOIIO CUH
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Lesioni riscontrate. - 6 perforazioni inteslinoli, ectropion, e fuoruscita di feci e tenie, scarsa emorragia. A tti operatioi. - Enteror rana alla Czerny- Lembert previo recenlamento ellittico trasversale, emoslasia. Esito. - Morte dopo due gio1·ni. Necroscopia. - Perilonite purulenta, due perforazioni sfuggite all'esame. Sede della ferita esterna. - Cane di media taglia colpito alla regione ombelicale in dit·ezione antera - posteriore. Astensione. A t li operatioi. -Abbandonalo all'a ~tensione, sutura ùell'unico foro cutaneo. Esito. - Morte dopo :l6 ore. Nec roscopia. - Peritonite settica, 8 perforazioni intestinali bean ti, nessuna aderenza del peritoneo. 21. -
Sede dellaferita esterna. - Cane di grossa taglia, ferito al fianco destrQ, fuoruscita del proiettile, ematemesi per c ui ~i diagnostica ferita dello stomaco. Lesioni riscontrate.- Perforazione doppia dello s tomaco presso la grande curvatura e sulle due pareti, ferita del fegato, emorragia rimarchevole. A tti operatioi. - Sutura del fegato dalla cui ferita si estraggono molti ciuffi di peli; sutura delle due perforazioni dello s tomaco, e mostas ia. Esito. - Guarigùme. 22. -·
Sede della .ferita esterna. - Cane piccolo colpito al fianco qeslro. Lesioni riscontrate. -4 perforazioni intestinali due abrasioni profonde fin o alla mucosa, ectropion, versamenti di liquidi intestinali ; l'animale emeUe molto sangue per l'ano. Abba ttimen to. A tti operatioi. - Enterorrafia, previo recentumento ellittico trasversale, affrontamento delle abrasioni. Esito. - Morte dopo 4 ore per shock. Nec1"oscopitt. - Si trova' perforato anche il retto: l'intes tino cont iene molto sangue, profonda anemia. 23. -
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SULLE FERITE PRR AR!IA DA FUOCO
2i. - Sede della ferita ,e slernà. - Cane piccolo, colpito alla reg ione iliaca destra obbliquamente in allo ed a sinistra. Lesioni riscontrate. - 8 perforazioni, eckopio n e copioso versamento sanguig no misto a Ceci e peli, fer·ita d'un grosso 1·amo mesenterico. A ili operalioi. - Emostasia, enterorrafia, previo recenlnmento ellittico trasversale. Esilv. - Morte dopo 2~ ore. Necroscopia. - Peritoni t~ settica.
25. - Sede della ferita esterna. - Cane piccolo, ferilo al fio neo sinistro. Aste nsione. Atti operalioi. - Abbandonalo all' astensione, sutura dell'unico foro cutaneo. Esito. - Morte dopo 48 ore. l'·;ecroscopia. - Peritonite purulenta, 6 perforazioni, tutte beanti, ancor·a esistente l'ectropion mucoso. 26. - Sede della ferila esterna. - Cane di media taglia colpiLo nella regione lombo dorsale. Esito. - Morte immediata. Necroscopia. - F erita tangenziale dell'aorta, -~ perforazioni intestinali. ' 27. - Serie della ferita esterna. - Cane di media taglia, colpilo a destra della regione epigastrica, fuoruscita del proiettile dall'ipocondrio sinistr·o. Lesioni riscontrate. - Larga ferita tangenziale dello stomaco di forma ellittica imbra~lata di peli, fu01·uscita di notevole quantità di alimenti, che aderiscono all'omentum maius . Atti uperatioi. - Recentamento della fer ita, triplice piano di sutura conLinua all'Apolito. Esito. - Guarigione. 28 . - S ede della .ferita esterna. - -cane di media taglia, colpito nella regione epatica. Lesioni riscontrate. - Gravissima emorragia per la• sione de!la coronaria slomachica inferiore destra, profonda abrasione sulla parete anteriore dello stomaco; il fegato è
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atlraversato profondamen.le dal proiettile, scarsa emorragia epatica. Alti operativi. - Dal crescente pallore delle mucose e dall'abbattimento dell'animale s i diagnostica una grave emorragia inter na. Intervento immediato. Emostasia, sutura dello stomaco e del fegato, iniezione endovenosa di siero arti Hciale. Esito. - Morte dopo sei giorni per sventramento. Necroscopia. - T utto il pacchetto intestinale è fuoriuscito, e la morte dev'esser e stata rapidissima mancando i sintomi d'una peritonite.
Sede della ferita esterna. - Can~ di grossa taglia, colpito alla regione ipogastrica. Lesioni riscontrate. - 6 perforazioni intestinali, scarsa emorragia pe1' ferila del mesentere, fuoriuscita di materiali intestinali. Atti operativi.- Enterorrafia, previo receotamento ellit· tico trasversale, aspor tazione d'un ponte intermedio. Emostasia. Esito. - Guarigione. 29. -
Sede qr,lla ferita esterna. - Cane di media taglia, colpito alfa regione ombelicale, fuoriuscita del proiettile dal dorso. Astensione. Atti operativi. -Abbandonato all'as tensione, sutura dei due Cori. Esito. - Morte al 3° giorno. Nee ro~copia . .!2' P eritonite purulenta 4 perforazioni intestinali beanti, aderet~e dell'omento alle anse ferite. 30. -
· :H. - Sede della fP.rita esterna. -
Cane piccolo colpito
alla regione apatica. I noperabile. Lesioni riscontrate. - Grave emorragia da lesione d'un ramo della gaslroepiploica desli'a; doppia perforazione del tenue, profonda perforazione del fegato, con immissione di peli. Atti operativi. - Enterorrafia, emostasia, sutura della ferita epatica, previa disinfezione del tramite. Esito. - Morte dopo un'ora dall'operazione. Nee roscopia. - Ant>mia profonda.
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SULLE I'ERITE: l'ER ARMA DA FUOCO
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- Sede della ferita esterna. - Cane di media taglia colpilo nel fianco destro, fuoruscita del proiettile dal puol<l opposto. Lesioni riscontrate. - Doppia perforazione dello stomaco sulle due superfici presso la grande curvatura, per forazione del fegato e 1lella milza, mediocre emorragia. A tti operativi. - Gastrorrafia, s utura della milza e del fe gato con punti alla malarassnio. Esito. - Guarigione. 33. - Sede della ferita esterna. - Cane piccolo colpilo alla r egione ipoga•trico, arresto del proiettile sotto 1!:1 cute nella regione dorsale. Astensione. Alli operativi. - Abbandonato alla astensione con sutura del foro d'entrala. Esito. - Morte dopo 48 ore. l\'ecroscopia. - Perilooite sellica. 6 per forazioni intesti· nali tutte bea nti. 34. - Sede della ferila esterna. - Cane di media taglia colpito alla regione epatica. Lesioni riscontrate. - Per·forazione profonda trasversale del fegato, penelraziooe di peli nella sostanza epatica, discreta emorragia, ferita radente dello storria~o. Atti operativi. - Cauterizzazione della ferita epatica, su· tura con punti alla matarassaio, ga!>tr orrafia. Esito. - Guarigione. 35. - Sede della.(erita esterna. - Cane piccolo colpito alJ'ipocoodrio siuistr o, fuoi' uscila del pt·oiettile dal IaLo opposto, animale assai a bbattuto, pallidissimo. lnoperabile. Lesioni riscontrate. - Ferita della milza, dello stomaco c del fegato, con lesione di più rami coronari, gr ave emorragia, fuoruscita del contenuto gastrico. A !ti operatioi. - Emostasia pronta, la pet·dita di sangue è stata gravissima, gastr·orrafia, sutura delle ferite del fegato e della milza. Esito. - Morte dopo 2 ore. Necroscopia. -Gravissima anemia.
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PENETRANTI N l!. LL' ADDO:UE E LORO CURA
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36. -Sede della feri~a esterna. - Cane di media taglia, colpilo all'ipocondrio destro, fuoruscita del proi ettile dal lato opposto. Lesioni riscontrate. - 4 perforazioni intestinali, una alla radice del mesentere con lesione d'un gruppo di vasi, cavità peritoneale pie na di sangue. Atti operatioi. - Emoslasia pronta, enterorrafia, previo recentamento ellittico, iniezione endovenosa con siero artificiale. Esito. - Morte per anemia acuta mezz'ora dopo l'operazione. Necroscopia. - Anemia gravissima. 37. - Sede della ferita esterna. - Cane di media taglia colpito all'ipocondrio destro. Lesioni riscontrate. - Doppia perforazione dello sto· maco presso la piccola curvatura, fe rila del fegat0, 4 perforazioni intestinali, discreta emorragia, versamento di liquidi inlestinuli. Atti operalioi.- Gas tt•orrafla, enterorrafia, sutura della ferila epatica , emostasia, avvolgimento d'un'ansa ferila con un lembo ornentale. /:.'sito. - Gua1·igione. l
38.- Sede della .ferita esterna. - C9ne piccolo, colpito at fianco destro, fuoruscita del proiettile nell'ipocondrio oppos to. Aste nsione. A tli operativi. - Abbandonato all'astensione con sutura dei due fori cutanei. Esito. - Morte dopo 48 ore . .\'ecroscopia. - Perilonite purulenta, 4 perforazioni beanti, scar.se a derenze dell'amento.
Sede della f erita esterna. - Cane rl.i media taglia, colpito sotto l'arco costale destro, fuoruscita del proiettile dal punto opposto. Lesioni riscontrate. - Doppia perforazione del duodeno con breve ponte corrispondt3nte alla testa del pancreas,. scarsa emo t·ra~ia, versamento di materiali inlestiDali. 39. -
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SULLE FBRITK PER ARMA DA FUOCO
Atti operatioi. - Esportazione del ponte, recenlamenlo ellittico, enteror rafia a sopr3gello Czerny- Lembert, emost~sia.
Esito. - Morte al a• giorno. Necroscopia. - Peritooite diffusa partita da una perforazione del colon, occupal8 da un fascette di peli.
40. - Sede della f erita esterna. - Cane di media taglia, colpito all'ipocondrio s inistro ; il proiettile si ar r est.a sotto la cute nell'ipocondrio destro. Lesioni riscontrate. - F erila della convessità del fegato, discreta emorragia per lesione d'un ramo epato~astrico. Atti operatioi. - Non è possibile una buona sutura del fegato, che per effetto della contusione si lacera, emostasi&. Esito. - Morte al a• giorno. Necroscopia. - Ferita del corpo della cistifellea, sulla sua superficie superiore la bile è raccolt.s in una cavità formata dalle aderenze del fegato all'omentum. 4'1. -
Sede della f erita esterna. -
Cane piccolo colpito
all'ipocondrio destro.
Lesioni riscontrate. - Doppia perforazione del duodeno alla inserzione de l pancreas, 4 altre perforazioni del tenue molto ravvicinate, una lunga nbrasione dell'intestino fino alla mucosa. Alti operafioi. - Sutura delle perforazioni previo receulameolo, e sportazione d'un ponte, ed inginocchiamento, sopra pposizione d'u n lembo oment.sle. Esito. - Guarigione.
42. - S ede della ferita esterna. - Cane di media taglia colpito al fianco sinistro in di rezione obliqua in basso ed a destra. Lesioni riscontrate. - 8 perforazioni inte::>tinali, perforazione della lesta del pancreas, ferita tangenziale del duo· deno, perforazitme della milza, penetrazione di peli e di frammenti di tessuto nelle perforazioni intestinali. Atti operatici. - Enterorra!ìa Czerny-Lembert, sutura del pancr ea s, r ecent.smento ellittico, inginocchiamento, sutura della ferila della milza.
PENKTRA!I!TI NELL'ADDONE E LORO CURA
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Esito. - Morte dopo 5 ore per gravissimo shock. Necroscopia. - Profonda anemia degli organi addominali. Sede della fe rila esterna. - Cane di piccola taglia, colpilo al fianco de$lro. Lesioni riscontrate. - 4 perforazioni intestinali, ferita delle vene mesenteriche, discreta emorragia, fuoruscita di liquidi intestinali, e di tenie. Alti operatioi. - Enterorrafia ed emostasia. Esito. - Mor·te dopo 48 ore. Necroscopia. - Per itonite purulenta diffusa, da emigrazione di tenie altra verso le ferile intestinali. 43. -
Sede della ferita esterna. - Cane di media taglia colpito al fianco sinistro, fuoruscita del proiettile dal lato opposto. Inoperabile. Lesioni riscontrate. - 8 perforazioni intestinali, con rimarchevole ectropion della mucosa, ferita di due grossi rami m~senterici , gr·avissima emorragia. A tti operativi. - L'anemia é gravissima e l'animale muore durante l'operazione. Esito. - Morte nella prima ora dopo il ferimento. Necroscopia. - Nulla di rimarchevole. 44 -
45. - Sede della ferita esterna. - Cane di media taglia colpito al fianco destro. Lesioni riscontrate. - Anemia gravissima delle mucose; profondo abballimen to. Esito - Morte dopo mezz'ora, c prima d'intraprendere l'operazione. Necroscopia. - Paritoneo pieno di sangue, 8 perforazioni intestinali, ferita di due grossi rami mesenterici.
46. - Sede della ferita esterna. - Cane di media taglia colpito al fianco destro in direzione obliqua discendente. Lesioni riscontrate. - 8 perforazioni intestinali con r imarchevole eclropion, e fuoruscita di liquidi intestinali, scarsa emorragia. Atti operatioi. - Enteroi'I'afia previo recentamento ellittico tr·asversa leJ emostasia·: avvolgimento di due anse fe-
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SULLE FERITE PER ARMA DA FUOCO
l'ile con lembi omentali, di cui uno libero, e fissato con punti siero ·sierosi. Esito. - Guarigione. 47. - Sede della fe rita esterna. - Cane di piccola taglia colpito a lla regione epigastrica in senso antero-posteriore. Lesioni riscontrate. - 6 perforazioni intestinali con ectropion, fuoruscita di materiali intestinali, scarsa emorragia. Alti operatioi. - Enterorrafia con r esezione d'un'ans a intestinale ferita alla interseziooe del mesentere con una larga pe rforazione lacero-contusa: avvolgimento della en terorrafìa cir·colare con un lembo omentale. Esito. - Guarigione; appparve un ascesso gassoso al dorso contenente col proiettile in cullura pura il coli bacillo. 48. - Sede della fe rita esterna. - Cane piccolo colpilo al fianco destro obliquamente in basso, fuoruscila del proieltile. Lesioni riscontrate.- 4 perforazioni intestinali due d~lle qunli sul duodeno interessanti la testa del pancreas. L'animale è molto abballulo benchè non vi sia s t.at.a emorragia. A !ti operalioi. - Enterorrafia, con rest>1.ione ellittica del duodeno, sutura della feri ta del pancreas. Esito. - Morte per shock 3 ore dopo l'operazioM. Nec roscopia. - Nulla di notevole. 49. - Sede della f erila esterna. - Cane di grossa taglia colpito al fianco destr o in direzione obliqua in basso ed a sinistra, fuoruscita del proiP.lLile. Inoperabile. Lesioni riscontrate. -L'animale é molto abbattuto, mucose pallide, dal foro d'entrata gdme sa ngue: si diagnostica emorragia inter na. 8 perforazioni iotestino.li, due molto vicine, oblunghe, divise da un ponte fortemente contuso': la cavità del peritoneo é piena di sangue, per r ottura di un g rosso r·amn mesenterico, polso filiforme. Atti operatioi. - Pron to intervento, emostasia, enter orrafia, previo recentamenlo ellittico trasversale. Si lega un grosso ramo arter·ioso mesenlerico : iniezione endovenosa di g rammi 200 el i siero artificiale : due iniezioni di" etere. Esito. - Guarigione.
PRNETRANTl NELL'ADDOME E LORO CURA
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50.- Sede della ferita esterna.- Cane piccolo colpito alla regione ombelicale in direzione obliqua in alto. Lesioni riscontrate. - Discreta emorragia in cavità, 6 perforazioni intestinali con ectropion, fuoruscita del contenuto intestinale e di ascaridi, ferita della milza, ferita del mesenlere, nella sua inserzione al tenue. Atti operativi. - Emostasia, enterorrafia previo r~cen· lamento elliltico, sutura della milza. L'animale è molto ab· battuto, polso celerissimo, sintomi di shock. Esito. - Morle dopo 4 ore per shock. 1Vecroscopia. - Nulla di notevole.
Sede della ferila esterna. - Cane di media taglia colpilo all' ipoconùrio destro oblir1uamente in basso ed a sinistrs, fuoruscita del proiettile. Lesioni riscontrate. - 8 perrorazioni intestinali delle quali due »Ila inserzione m esenterica, ferita d'una grossa vena coronaria slomacbica; emorragia grave. A tl i operativi. - Emoslasia pronta, enterorrafia, iniezione endovenosa di siero artificiale, avvolgimento delle suture con due lembi omentali liberi. Esito. - Morte pP.r shock appena ultimata l'operazione. Necroscopia. - Nulla di notevole. 51. -
::.2. - Sede della fe rita eslerna. - Cane g rosso colpito al fianco de::;tro. Lesioni riscontrate. - 11 perforazioni intestinali, delle quali una oblunga, tangenziale; molte feci sono cadute nel peritooeo, (.)ue perforazioni del mesentere <..on emorragia. Atti operalioi. - Emoslasia, enterorrafia con resezione ellittica delle perforazioni. Esito. - Morte al4° giorno per sven lrameolo da strappamenti della ferita. Necroscopia. - Er·ano già costituile buone aderenze tra le ferite ~ ulurate e l'omeoto e sarebbe stato indubbiamente posi ti vo il risultato. 53. - Sede della .ferita esterna. - Cane di media taglia colpito alla regione ipogaslrica in direzione ascendente.
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SU I.LE FERITE PER ARXA DA FUOCO
Lesioni riscontrate. - 8 per forazioni intestinali con ectropion beanti fortemente contuse con distacco limilato del meseo tere dall'intestino ferito; scarsa emorragia. Atti operatioi. - Emostasia, enterorrafia con resezione d'un pezzo del tenue comprendente 4 perforazioni, una sulla inserzione del mesentere. Esito. - Guarigione. M. - Sede della fe rita estema. - Cane piccolo colpito al fianco destro, fuor uscita del proiettile dal punto opposto. Lesioni riscontr ate. - 12 perforazioni intestinali, tre perforazioni ciel mesentere con lesione di vasi, discreta emor· ragia, fuorus cita di liquidi intestinali e tenie, molti peli e frammenti di tessuti nelle pe rforazioni. A tti operatioi. - Emostasia, enterort'afia con resezione d'un'ansa fer ita in tre punti con sei perforazioni, iniezione e ndovenosa con siero artificiale per gr. 150. Esito. - Morte dopo 4 ore pAr shock. Necroscopia. - Tutte le suture intestinali hanno per· fetlo tessuto, nulla di notevole. • 55. - Sede della ferita esterna. - Cane piccolo, colpito al fianco destro. Lesioni riscontrate. - 8 perforazioni intestinali, ferita del pancreas, discr·eta emorragia, fuor uscita di liquidi intestinali e feci; l'anima le é mollo abbattuto. Atti operatioi. - Emostasia, enterorrafia, sutura della ferita del pancreas, iniezione endovenosa di 250 gramm i di siero artificiale; riprende il polso e migliora lo stato generale. E8ito. - Morte dopo 8 ore con gintomi di esaurimento. Necroscopia. - Nulla di notevole. 56. - Sede della ferita esterna. - Cagna di media taglia, colpita al fianco sinistro, fuoruscita del proiettile. Lesioni riscontrate. - 10 perforazioni intestinali , due sulla inserzione mesenterica, con lesione di vasi ed emorr agia ragg uardevole, una ferita tangenziale dell'intes tino estesa e profonda floo alla mucosa, fuoruscita di abbondante contenuto intestinale.
PENETRANTI NELL' ADDO~!E E LORO CURA.
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Atti operatici. - Emostasia, enterorrafia previo t•ecentamento ellittico trasvet·sale, sutura continua Apolito. Esito. - Guarigione. 57. - Sede della ferita esterna. - Cane di grassa taglia, colpito alla regione ipogaslrica. Lesioni riscontrate.-6 perforazioni intestinali, u·na delle quali radente, lacel·ante lunghissima, pel'forazioue del lembo della milza, discreta emorragia, fuoruscita di liquidi intestinali e feci con tenie. Alti operatioi. - Resezione intestinale, enterorr·afia ed emostasia, suturu della milza. Esito. - Guari~ione. 58. - Sede della f erita esterna. - Cane di media taglia, colpito alla fossa iliacR destra, con fuoruscita del proiettile dal fianco sinistro. Astensione. Atti operatioi. - Abbandonalo all'astensione con disin· fezione e suturo delle due ferite cutanee. • Esito. - Morte al 4° giorno. Necroscopia. - Peritonite diffusa purulenta, scarse aderenze sierose insufficienti ad obliterare le p~rforazioni intestina! i. 59. -Sede della ferita esterna. -Cane piccolo, colpito al fianco destro. Lesioni riacontrate.- L'animale dopo pochi istanti bar· colla, cade e muore sul posto, dalla ferita cutanea non geme una goccia di sangue; dal profondo pallore della mucosa si desume una mortale emorragia interna. Esito. - Morte immediata. Necroscopia. - Perfot·ala tangenzialmente la cava inferiore, 2 perforazioni sul duodeno con ferita della testa del pancreas. 60. - Sede della .ferita esterna. - Cane di media taglia colpito alla ref{ione ombe!Ìcale. Lesioni ri8contrate. - 8 perforazioni intestinali con emorragia e fuoruscita di materiali intestinali: l'animale é mollo abbattuto; il proiettile s'è per duto nei corpi vertebra li passando in vicinanza del plesso solare.
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SULLE FERITE PER ARMA DA FUOCO
Atti operatioi.- Emostasia, enterorrafia con punti Lembert previo recentamento. Esito. - Morte dopo 3 ore con sintomi di shock. Necroscopia. - Due perforazioni sfuggirono alla ricet·ca; nulla di notevole. 61. - Sede della fe rita esterna. - Cane piccolo colpito all' ipocondrio sinistro, fuor.uscita del proiellile dal punlo opposto. Lesioni riscontrate. - L'animale cade s11bito in un cresce nte abballimenlo; si diagnostica una grnv~ emprragia interna. Atti operatioi. - Mentre si prepara per una laparolomia immediata l'animale muore con sintomi di anemia acuta. Esito. - Mor·te immediata prima dello intervento . Necroscopia. - Recisione dell'arteria splenica ; la ca vitA addominale é piena di sangue, nessuna le~ione intestinale. 62. - Sede della .ferila esterna . - Cane di media tagfia, colpito al fianco destro, fuoruscita del proiettile dul fianco sinistro. Lesioni riscontrate. - L'animale è mo:to abbattuto, e s i diagnostica una gr11ve emot'I'agia interna'; intervento im· mediato. Cavità piena di sangue; 6 perforaz1oni intestinali, di cui una sulla inserzione del pancreas sul duodeno, perforazione unica dello stomaco' peli e materiali intestinali. Atti operatioi. - Emostasia, enterorrafia; resezione parziale intorno alla ferita de l duodeno, e fissazione della testa del pancreas; sutura della ferita gastrica; iniezione endovenosa con 250 grammi di siero artificiale. Esito. - Cìuarigione. 63. - Sede della ferita esterna. - Cane piccolo colpito all'epigastrio. Lesioni riscontrate. - .\ perforazioni intestinali, due sul colon e due sul duodeno, perforazione unica dello stomaco, probabile caduta del proiettile nella sua cavità. Atti operatiot. - Enterorrafia e gastrorratla ; iniezioni di etere dopo l'operazione.
PR~ETRANTl NELL'ADDOME E LORO CURI.
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Esito. - Morte di shock dopo circa 8 ore. Necroscopia.- Nulla di rimarchevole; traccia di sangue nel poritoneo. 6<i. - ·Sede della ferila esterna. - Cline di media taglia colpito al fianco sinistro in direzione obliqua in ba.s so ed a destra. lnoperahile. Lesioni riscontrate. -L'animale é molto abbattuto, perde sangue dalla ferita cutanea a :stiiricidio: 8 perforazioni intestinali, due delle quali di forma ellittica laceranli; l'intestino é ampiamente aperto. La cavità è piena di sangue; ferita d'un gros$0 ramo me5enterico. A.ttioperatioi.- Emoslasia immediata,enterorrafia previo recentamento marginale delle perforazioni; iniezione endovenosa di 200 grammi di siero artificiale. Esito. - Morte dopo 3 ore con sin tomi di shock. Necroscopia. - Intestini pallidi, nulla di rimarchevole, suture con perfetto coalilo.
65. - Sede dell!l. ferita esterna. - Cane piccolo, colpito · al fianco destro in direzione obliqua in basso ed a sinistra; fu oruscita del proiettile nella regione iliaca di sinistra. Lesioni riscc. ntrate. - Animale molto abbattuto. 6 per- forazioni del tenue, tre d~lle quali molto ravvicinate, fuoruscita di materiali intestinali misti ad una notevole quantità di sangue; ferita d'un grosso rilmo mesenterico. Atti operatiot. - Emostasia pronta; resezione d'un tra tto del te nue; enterorrafia Czerny-Lembert: l'operazione é molto lunga ed indaginosa. Esito. - Morte fll 3• giorno. Necroscopia .' - Peritooite diffusa , partita da una sutura riaperta dal pas@aggio di tenie. 2• Serle degli eaperlmenU. 1. - Sede della ferita esterna. - Cane di g rossa taglia colpito al fianco destro, fuoruscita del proiettile dal fianco opposto. Lesioni riscontrate. - Grave emorragia per ferila di due grossi rami mesenterici; 6 perforazioni intestinali, con
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SULLE FERITE PBR ARM A DA FUOCO
eatt•opion della mucosa, una ferita alla inserzione del mesen· tere con estesa perforazione dell'intestino; fuoruscita di materiali intestinali. Atti operativi. - Emoslasia, enler·or·ratla previo recente me nto delle perfor11zioni intestinali; avvolgimento di due l'erite, le più estese, con lembi omcntali. Esito. - Guarigione.
Sede della .ferita· esterna. - Cane di media taglia, colpito alla regione ombelicale. Lesioni riscontrate. - A n imale molto abbattuto, onde si diagnostica grave emorragia interna; 6 perforazioni intesti· nali, delle qua!i due sulla~ porzione del òuodeno con ferila del pancreas; rimarchevoie quantità di sangue da lesione d'un !"amo gastro epiploico;"perforazione unica dello stomaco. Atti operativi. - Emostasia pronta; enterorrafia con lembi omentali staccati e fissati con punti siero-sierosi. E:suo. - Guarigione. 2. -
Sede della ferita esterna. - Cane di media taglia, colpito al fianco destro; fuoruscita del. proiettile nella regione opposta.. Lesioni riscontrate. - L'animale è mollp abbattuto, le mucose pallide e dalla ferHa d"l tlanco geme sangue; si dia· gnostica una grave emorragia interna. La cavità del peritoneo è piena di sangue; 6 perforazioni intestinali, due molto gt•andi e divise da un piccolo ponte contuso; ferita d'un ramo mesenterico. Atti operativi. - l ntervento immediato. Emostasia, enterorr'ltlA, previo recentamento ed esportazione del ponte interm~?dio, inginocchiamPnt.) e sutura Czerny-Lemberl in triplice piano; ipodermoclisi ed iniezioni di etet·e. E.sito. - Morte al 3° giorno. Necroscopia. - Nes!:'una traccia di per·itonite: la morte viene attribuita aa esaurimento nervoso. 3. -
4. - Sede della ferita esterna. -
Cane di grossa taglia assai vigot•oso, colpilo alla regione ombelicale. Astensione. A. tti operativi. - Abbandonato all'astensione suturando la sola ferila cutanea. Esito. - Morte dopo 30 ore.
PENETRANTI NELL'ADDOM I E LORO CURA
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Necroscopia. - P òritonite settica: l'addome è pieno di materiali intestinali. 3 perfo razioni intestinali, 2 abrasioni sier·oso-museolari in parte aderenti flli'omento. 5. -Sede della ferila edterna. - Cane di media taglia, col· pito al fianco destro, fu oruscita del proiettile dal fianco opposto. Lesioni riscontrate. - 6 perforazioni intestinali , 3 molto ravvicinate nel punto di fidssione dell'ansa, due assai estese e di vi se da un piccolo ponte, un'altra interessa due terzi della circonferenza dell'intestino; fuoruscita di liquidi intestinali e di tenie. Atti operatioi. - Intervento immediato. Resezione d'una ansa intestinale; enterorratla con un cilindro di gelatina ; reeentame nto ellittico trasversale delle altre perforazioni; avvolgimento dell'enterorrafia circolare con un lembo ome n tale. Esito. - Gua!·igione. 6. - Sede della ferita esterna - Cane di media taglia, colpito alla r egione ombelicale. Astensione. L~sioni ri.~contrate. L' animale è vispo e di ottimo . aspetto nella prima giornata. Atti operatioi. - Abbandonalo all'astensione; sutura dell'unica ferita cutanea. Esito. - Morte al 3° giorno. i Necroscopia. - P eritonite settica ; 6 perforazioni del tenue beanti, tranne una sola aderente all'omenlum. La cavita del peritoneo è piena di liquidi intestinali.
1. - Sede della fe1'ila este1'n.a. - cane di grossa taglia, colpito al fianco destro; il proiettile si é fermato sotLo la cute del fianco sinistro. · Lesioni riscontrate. - t1 perrorazioni intestinali, tre sul gomito d'un'a nsa con perforazior.e della s uperficie mesenlerica ; ruoriuscita di liquidi intestinali nel peritoneo. Atti operatioi.- Resezione d'un piccolo tratto d'intestino, ed enterorrafia circolare con cilindro di gela tina; avvolgi39
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SULL& FJtlllTK PER ARliA DA FUOCO
mento con un lembo omentale. Sutura delle allre perforazioni, p1·evio recentamento ellittico; iniezioni di etere. Esito. - Guarigione. 8. - Sede della jerita este1'na. - Cane piccolo, colpito in direzione obliqua dall'epigastrio verso il bacino. looperabile. Lesioni riscontrate. - L'animale é mollo abbattuto. Doppia perfora1ione dello stomaco sulle dua pareti; 8 perforazioni, di cui 4 sull'ultimo tratto del colon e 2 sul reUo; la cavità del peritoneo é piena dj alimenti, di liquidi gastrici, e di una notevole quantità di materie fecali e peli. Atti operatioi. - Enterorrafia previo r ecentamento ; ga· strorrafia, emostasia e resezione d' un grosso pezzo di omentum, cui aderiscono tenacemente le sostanze alimentari ed i peli; iniezioni di etere. Esito. - Morte dopo sei ore per shock. l\'ecroscopia - Nulla di notevole nel peritoneo. 9. - Sede della ferita esterna. - Cane di grossa taglia, mollo robusto, colpito al fianco destro; fuoriuscita del proiettile dal fianco opposto. Lesioni riscontrate. - 7 pe1-forazioni intestinali, delle quali una s ulla inserzione del mesentere assai estesa e nascosta da un coagulo sangu1gno; scarsa quantità di sangue; molti liquidi intestinali nel peritoneo. Atti operatioi. - Emostasi&, enle1·orrafia; assai difficile riesce il recentameoto e la sutura della perforazione sul lato mesenterico ; avvolgimento d'una ferita con un lembo omentale; iniezioni di etere. Esito. - Guarigione.
Sede detla ferila esterna. - Cane di media taglia, colpilo alla regione ipogastrica. Astensione. Atti operatioi. - Abbandonato all' a ste~sione; sutura dell'unica ferita cutanea. Esito. - Morte dopo 48 ore. Necroscopia. - Peritonite settica ; 4 perforazioni beanti; fuoriuscita di materie intestinali nel peritoneo. 10. -
PENETRANTI NELL'ADDOliB E LORO CURA
6-f.t
i1. - Sede della ferita esterna. - Cane di media taglia, colpilo all'epigast r·io. Astensione. Alti operatioi. - Abbandonato all' .astensione; sutura della ferita cutanea. Esito. - Morte dopo 36 ore. Necroscopia. - Peritonite settica; 8 perforazioni_, due dello stomaco sulla grande curvatura; scarse aderenze del peritoneo omentele con alcune ferite, ma insufficienti ad oblitera de. 12. - Sede cleUa .ferita esterna. - Ca ne piccolo, col piLo all'ipogastrio obliquamente in allo ed indie tro. Astensione. Atti operatioi. - Abbandonato all'astensione; sutura dell'unica ferì la cutanea. Esito. ~ Morte dopo 30 ore. Necroscopia. - Peri toni te settica; 6 perforazioni intestinali: di cui una sola aderente ad un'ansa vicina; fuoruscita di liquidi intestinali. ·
13. - Sede della ferita esterna. - Ca.ne di grossa taglia, colpito al fianco destro: fuoruscita del proiettile dal fianco opposto. Lesioni riscontrate. - 4 perforazioni intestinali, di cui due in prossimita del pancreas, perforazione della milza, abrasione profonda sulla parete anteriore dello stomaco, e morra12:ia in copia rimarchevole da ferita d'un ramo gas troepiploico. Atti operatirPi. - Emost.aRia, enterorrafia previo recentamento ellittico delle ferite intestinali, sutura con punto Czerny-Lembert, sutura della milza, avvolgimenti con lembi omen tali. Esito. - Guarigione. H. - Sede della ferita esterna. - Cane di grossa taglia, colpito al fianco destro all'altezza della cicatrice ombelicale; foro d' uscita al fianco opposto. Inoperabile. Lesioni riscontrate.. - L'animale cade subito in un crescente abbattimento; mucose pallide: si diagnostica emor. ragia interna. 15. perforazioni intestinali, la maggior parte
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SU LU: FKRJTK PIR ARllA DA fUOCO
assai· g ravi ; una di esse tangenziale all'intestino e assai estesa :"'otevole raccol ta di sangue per lèsione d'un grosso ramo mesenler ico; penetrazione di peli e fuoruscita di fed. Atti operativi. - Intervento immediato: emostasia, eo· terorrafia col sopragntt.o ad un solo piano, previo recenlam enlo delle si ngole perforazioni: ini ezioni di etere. Esito. - Guarigione. 15. - Sede della fe rita esterna. - Cane di grossa taglia molt.o r obustr1, colpito al fianco destro in direzione ascendent~ verso l'ipocondrio sinistr o. Lesion i riscontrate. - 8 perforazioni intestinali sul colon e sul tenue; due sulla inserzione mesenterica, ed abbastanza g ravi; notevole emorragia cavitaria da lesione di vasi me· senterici ; polso celere; l'anim&le è a bbattuto; fu oruscita di liquidi intestinali. A ili 9peratioi. - l ntervent.o immediato. Emostasia, en· terorrafia previo receutamento delle ferite intestinali, con sutura continua a due piani; avvolgimento di un'ansa, la più gravemente ferita, con un lembo omentale: iniezioni endovenose di siero artificiale. E8ito. - Guarigione.
16. - Sede della ferita eslernrz. - Cane di media taglia, colpito tra la regione del fianco destro e l'ombelico, con fuoruscita del proiettile dal punto oppo~Slo. Lesioni riscontrate. - L'animale é abbattuto, intervento immediato: 8 perforazioni intestinali con ectropion molto pronunziato; grave emorragia da ferila d'un ramo mesenterico: fuoruscita rli liquidi intestinali. Atti operativi. - Emostasia con intervento immediato; enterorrafia a sopragetlo, duplice piano; iniezioni di etere. Esito. - Morte dopo 4 ore dalla operazione per shock. Necroscopia. - Nulla di rimarchevole: intestina molto pallide, nessuna traccia di aderenze peritoneali.
Gi 3
PENETRANTI NEtr!AOD OMB E LORO CURA
1° Periodo :
Inoperabili (ma operali). . . . N. 8 . . . . • 7 Opera b.l 1l. { .astensione te . d' 1r m rvenlo tn1me 1ato • •t<.l Morlalità 53 p. 100. 2o Periodo: Inoperabili (ma operati). . . N. 2 astensione . . . . " 5 0 pera bT 11 m . t . d.te lo erven t o 1mme • 9 Mortalità 23 p. 100.
f
Guarili
Morti
t
7 7
21
2~
Guariti
Mo.r li
1
1
7
5 2
6U.
SOPRA UN CASO DI MALATTIA DEL THOMSEN Per il dolt. Ade lebi zambler, sotlotenente medico di compi.
Nel gennaio 1896 fui invitato dal direttore dell'ospedale mili Lare di Padova, ad es11minare un caso interessantissimo di malattia nervosa in un soldato di cavalleria. A questo esame procedemmo di conserva ed ambedue giungemmo all' identica conclusione, trattarsi cioè di malattia del Thomsen o miotonia congenita. Ritengo di fare cosa utile portando il mio contributo allo studio di questa singolare malattia, per due ragioni: la prima che in Italia sono poche le osservazioni pubblicate di malallie ùel Thomsen; 1:1 seconda ch..e il caso in discorso assume una certa importanza nei riguardi della medicina legale militare. L. Michele, meridionale, all'età di venti anni venne ascrillo a prestare il sull servizio militare presso un reggimento di cavalleria. Appena giunt o egl i cominciò a cader sott'occhio dei superiori per una l~ntezza e dillìcoltà singolari in tulli i suoi movimenti, per un certo modo qunsi impacciaLo di camminare ; invitato a sLrigarsi rispondeva invariabilmente di non poteri o fare per una debole.zza di ne-rvi che lo aflliggeva fino dalla pr·ima infanzia. Fu perciò segnalato al medico del reggimento, il quale l' inviò in osser· vazione presso l'ospedale militare di Padova, facend~ rilevare come il soldato asseriva d'essere afTetto da diminuzione della forza muscolare, tan to che il più piccolo sforzo gli riusciva assolutamente impossibile.
SOPRA UN CASO DI MALATTIA DEL THOllSEN
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Furono frequenti i casi di malattia del Thomsen giudicati come simula1.ione. È noto infatti come lo stesso Thomsen si decise a descrivere la forma morbosa, che da lui prese il nome, appunto perchè un figlio suo che ne era affetto, era stato dichiarato simulatore mentre prestava il servizio come militare. Nel ~879 il Peter·s, medico militare, a proposito di un caso di malattia del Thomsen da lui osservato, insiste calorosamente sull'interesse medico-legale di questa affezione. Allorquando cominciai acl occuparmi di questo ammalato interessante, rivolsi subito la mia attenzione a ricercare attentamente uno dei momenti etiologici piu intere5santi, l'ereditarietà. Si dovette ricorrere al medico del paese nativo del malato perchè questi dava rngguagli contradditori i e poco chiari de' ·suoi parenti. L. Michele è figlio naturale; il padre, che mori per l'azione meccanica di un enorme lipoma al collo, era sifrlitico ; soffriva di debolezza agli arti inferiori, aveva tre-
more agli a:rti superiori; era prete, linfa~ico e di facoltà mentali assai scarsamente svi luppate. La madr·e, tutt'ora vivente, è pure molto linfatica, soffre continuamente di otorree; è nevropatica, soggeua spesso a convulsioni iste. riche, ed è pure affetta da un leggero grado di debolezza mentale; una sorella del paziente è alquanto scema e linfatica. Non sembra da queste poche notizie che i genitori di L. fossero miotonici, ad ogni modo se qui non spicca l'ereditarietà similare, mentre nella malallia del Thomsen appare con gmnde frequenza, è evidente l'eredità eterologa rappresentata dalle malattie discrasich e, sifilide e liofatismo, e sotto forma di alterazioni del sistema nervoso, tremore ed ottusità di mente. Nella malattia d&l Thomsen è di gran
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SOPRA UN CASO DI MALATTIA DEL THOlfSKN
lnnga più frequente J' eredità omologa; sono classici i casi della famiglia stessa di 'rhomsen; Erb cita una famiglia nella quale la malattia datava da quattro generazioni. Interrogato il L. sull'epoca e sul modo di insorgere della sua debole.z.za di nervi, come egli la definisce, risponde invariabilmente di esserne stato affetto fino dalla prima infanzia, e di aver sonerto in tutta la sua vita due attacchi di pleurite sui quindici o sedici anni. Escl ude di aver avuto sifilide o reumatismo; non fu alcoolista nè ebbe a r iportare mai gravi traumalismi. Il suo mestiere è di calzolaio; però non sempre si fida di lavorare, e quando lo può lo fa piano piano, così che guada~na soltanto dai dieci ai dodici soldi al giorno; mentre i suoi compagni di lavoro guadagnano, come egli asserisce, anche una lira e mezza . . In via generale la miotonia si può ritenere congenita. Massalongo riporta la statistica ~i !8 casi nei quali è indicata l'età di sviluppo dell 'affezione e si ha che 35 cominciarono nella prima infanzia, 1·t nella seconda e nella pubertà e 2 nell'età adulta. Dall'esa me somatico si rileva quanto segue: Il L. è un individuo alto di statura; di complessione generale non robusta; ha r aspello di un individuo macilent~, ipoemico. La forma del capo è subdolicocefala, non vi si notano asimetrie; le dimensioni ass1llute sono pressoché normali : curva antera-posteriore 36, biauricolare 3 1, circonferenza massima 57. Non si notano depressioni sul cranio, nò cicatrici sul cuoio capelluto; solo si vede qualche rara crosta di eczema. I capelli sono piantati simmeLricamenle e di colorito castagno-chiaro. La fmnte è un po' ristretto , le arcate sopracigliari poco sviluppate ; le sopraciglia sono piantale simmetricamente. Occhi normali per forma; nma
SOPRA UN CASO DI MALATTIA DRL THOl!SEN
6 17
palpebrale piuttosto aperta; l'occhio è poco espressivo. I padiglioni dell'orecchio sono piantati allo stesso livello; piuttosto espansi e ad ansa, col lobùlo aderente; nel condotlo uditivo esterno nulla si nota di patologico. Il naso è regolare; nessuna alterazione nelle fosse nasali. La bocca nulla presenta di anormale, nessuna cicatrice sulla lingua; nulla nella retrobocca. Il collo è lungo, cilindrico; i mu· scoli sternocleido mastoidei sono poco sviluppati, non si palpano gangli liofatici ingrossati, la gianduia tiroide è pure normale. Il torace si presenta piullosto schiacciato dall'avanti all'indietro; le fosse sopra e sotto scapolari sono poco manifeste ; le clavicole hanno forma e dimensioni normali, la fossetta del giugulo è poco profonda ed in essa si nota una pulsazione isocrona col polso ; i muscoli pettorali sonD poco sviluppati, i capezzoli sono piantati nel 4o spazio intercostale simmetricamente, alquanto distanti dalla linea mediana, l'areola _de{ capezzolo è molto pigmentata e sono palesi i tnbercoli del Montgomer·y. Lo sterno è normale, fossetta epigastrica accentuata. Posteriormente il torace non presenta nulla di anormale; le scapole sono piuttosto rilevate i i du~ cinti scapolari sono ·piantati simmetricamente; perimetro toraci co 85; J' esame degli organi endotorncici n·ulla rivela di patologico; la respirazione è a tipo costo-addominale e nei movimenti respirator·ii il torace si espande uniformemente. Gli arti su periori sono normali, la musculatura non è molto sviluppata, i movimenti passivi provocano qualche dolore in corrispondenza dell'articolazione del gomito in ambedue i lati. La colonna vertebrale nulla presenta di abnorme, soltanlo il malato accusa un leggero dolore alla palpazione in corrispondenza della porzione sacro-lombare. Nulla di patologico nel\'adùome; gli organi genitali sono normalmente sviluppati.
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SOPRA U~ CASO DI MALATTIA DEL THOMSEN
Statura== 1,75 1/ 2 ; Grande apertura== 1,85 ; jugulo-xifoidea == 0, ·18; xifo-ombellic~le 0,22; ombellico- pubica == 0,18; lunghezza arto superioi·e == 0,86; lunghezza arto inferiore== 0,9~. È notevole in questo caso la d ilTerenza di l O centimetri della grande apertura sulla statura, ciò che, secondo il De-Giovanni, è ~na delle nole antropometriche costanti nei nevropatici. . Per l'interesse speciale del caso rivolsi maggior alleo· zione allo esame del sistema nervoso ed in primo luogo mi occupai dei disordini della motilità che costituiscono, si può dire, il sintomo culminante della malattia del Thomsen . Invitato il malato a camminare si osserva che la sua an· datura ha il tipo miotooico: appena vuole mettersi in cammino, uno spasmo di ambedue gli arti inferiori li immobilizza nell'estensione per un breve istante, durante il quale egli si trova per un tempo breve in uno stato di equilibrio instabile; è evidente lo sforzo che il malato fa per vincere tale spasmo dopo del quale egli con lentezza compie il passo per essere colto, al passo successivo, da un altro breve stato spasmodico ngli arti inferiori ; continuando a farlo camminare tali spasmi vanno diminuendo di intensità fino a che il passo si fa più libero; ma però sempre lento; comandandogli di acceler~re egli non risponde al comando; invitato a cambiare la direzione ritorna in campo lo spasmo e la diOicoltù conseguente di compiere i passi . Il genere dell'andatut·a è su flìciente talvolta a diagno· sticare la malattia del Thomsen. Tale andatura, secondo la classificazione di Blocq, appartiene alle andature bilaterali, rellil inee, spasmodiche, toniche, il quale gruppo comprende il tipo paraplegico, il Lipo miotonico eù il tipo Parkinso· 11iano . . Ora nel nostro caso si tratta evidentemente del tipo ~Jisure antropometriche. -
SOPRA UN CA.SO DI MALATTIA DEL THO)ISEN
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miotonico, il quale fino ad ora non viene riferito che alla sola malalli a del Thomsen. Infatti qui non si può certo pensare al tipo paraplegico ; se non altro l'anamnesi sta a mostrarci che il paziente fu, fino da quando cominciò a camminare, affetto ùi andatura lenta e spasmodica. Se pure non avessimo il prezioso dnto anamnestico, non ci sa rebbe ragione di eqùivoco perchè nel tipo paraplegico i due piedi
si sollevano con difficoltà come se fossero attaccilLi al suolo; quando poi la rigidità è giunta al massimo il paziente pre· senta un vero movimento a bilico inclinando il tronco ora a destra ed ora a sinistra: un altro faLlo che n(ln manca mai nel fatto paraplegico è l'accollam ento delle coscie tanto pronunciato che una gamba riesce di ostacolo all'altra nella deambulazione; finalmente poi ambedue i piedi sono in un certo grado di estensione e di equinismo per cui le IOI'O punte strisciano fortemente sul tel'reno. Il tipo che più si avvicina al miotonico è il Parkinsoniano; in questo, du e sono i sintomi" cardinali che mancano. nell 'andatura del nostro malato: l'immobilità rigida dell'attitudine del malato che persiste durante l'andatura e la tendenza all"anteropulsione e alla retl'opulsione. Del resto nessuno potrebbe pensare ad un caso di morbo di Parkinson l Quindi S!•lo per tale carattere speciale dell'andatura pos· siamo diagnosticare il morbo del Thomsen. Caratteristico è pure il modo di comporta•·si delle dita della mano in alcuni movimenti; quando p. es. si invita il paziente a prendere la penna per iscrivere, si vede che la mano serra con lentezza le dita ed ha bi;ogno dell'aiuto dell'altra per poter accomodar ùene In penna; la mnno poi nello scr ivere tt·ema alquanto; invitato il paziente a deporre la penna )\i vede che le dita si aprono con singolare lentezza. Più caratteristico ancora è il modo di comportarsi dell(' palpebre superiori, dopochè il paziente ha chiusi gli occhi:
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SOPRA UN C;\SO DI MALATTlA DBL THOlfSEN
se lo si invita a riaprirli rapidamente si manifestano due, tre scosse spasmodiche dell'elevatore delle palpebre ; il paziente fa proprio uno sforzo manifesto per poter riaprire gli occhi. Anche i muscol i della lingua sono colpiti dall'affezione: se si comanda al paziente di sporgere e poscia di ritirare la lingua rapidamente, questa ritorna dietro le arcate dentarie lentamente e a scosse. Invitato a stringere colla mano destra quella dell'osservatore egli lo fa molto debolmente; ingiungendogli poi di lasciare imprc>vvisamente la mano succede una contrazione spasmodica nelle dita, per cui questo atLo viene a compiersi assai lentamente e con una certa fatica . Tali spasmi muscolari nel nostro paziente si compiono io misur·a più o meno accentuata in tutti i muscoli volontari i; hanno una durata in genere di qualche minuto secondo, e sono alquanto dolorosi, carattere questo non molto frequente nel morbo di Thomsen. Un fatto che ci colpisce nello studio del nostro caso è la mancanza della ipertmfia muscolare che è uno dei sintomi culminanti della miotonia congeni ta, anzi la muscolatura del nostro paziente, è per buona parte atrofica. La mancanza della ipertrofia muscolare nella malaLLia dèl Thomsen fu os::.ervata parecchie volte da Thomsen stesso, da Rieder, Eulemburg, )1elchert, Hauseumann, ecc. Erb e Peters hanno poi descritti dei casi di miotonia congenita con atrofia di alcuni gruppi muscolari ed ipertrofia di alcuni altri. Nel soggetto in discorso tutta la musculatura appare leggermente atrofica se si eccettui no i muscoli delle coscie, i quali appariscono normalmente sviluppati. Un carattere importantissimo da rilevarsi nel nostro caso è la consistenza dei muscoli; essi sono anche più elastici e più tesi. Nei movimenti passivi poi i muscoli oppongono una certa resistenza, per un po' di rigidit~t che li affetta ed il pa-
sopRA UN CASO DI MALATTIA DEL THO~ISEN
62·1
ziente accusa qualche dolore in quelle articolazioni nelle quali si compie il movimento. Questo fatto non è comune nella malattia del Thomsen ; però fu osserv ato da Weichmann e da Seeligmiiller. I muscoli della vita or~anica sfuggono allo spasmo caratteristico della miotonia congenita ed in quei casi in cui si fa parola di affezione dei muscoli lisci i è lecito dubitare che non si trattasse di vera malattia del Thomsen, oppure che qualche altra affezione complicasse il quadro classico, come nei casi di Fischer e di Eulemburg; epperò nel nostro paziente mancano completamente sintomi che ci attestino un'alterazione miotonica nei muscoli iovolontarii. Esplorate le varie sensibilità nnlla trovai di anormale; del resto tutti i patologi sono d'accordo nell'asserire che nella miotonia congenita la sensibilità è integra; Strlimpell descrisse però un casu di malallia del Thomsen in cui il paziente aveva paraestesie ad un pied~. I riflessi mucosi e cutanei sono tutti normali ; di quelli tendinei nessuno ne trovai indebolito, come di solito succede nella miotonia congenita, anzi quello rotuleo si presenta alquanto esagerato . Disturbi dei linguaggio non ne rivelai nel paziente in esame; la scrillura mostra qualche incertezza dovuta nd un leggiero tremore che coglie sempre le mani del p:tZiente allorquando compie con esse qualche allo volontario. È notevole nel paziente, da me osservato, un certo turbamento nell e facoltà psicbiche; egli è tetro, tende costantemente alla solitudine, è assai impt·essionabile ; per ben due volte, durante l'esame egli cadde in pianto dirotto senza alcuna causa apprezzabile. · Non ho trascuratQ l' esame importante dell' eccitabilità meccanica ed elettrica dei musco!i e dei nervi motori. Percuotendo leggermente col martellino od ancbe col dito medio
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SOPRA UN CASO DI MA LATTIA DEL THOMSEN
sopra un del to ide del nostro 'paziente si osserva, da parte delle fibre eccitate, una contrazione tonica assai manifesta della durata da ouo a dieci secondi ; percuotendo con maggiore intensità e sopra maggiore estensione si arriva anche ad ottenere la tetanizzazione di tutta la massa muscolare. L'eccitabilità faradica dei muscoli, specialmente della coscia, è aumentata ed alterata qualitativamente, perchè, con una corrente faradica piuuosto forte e rapida si ollengono delle contrazioni miotoniche di lunga durata; continuando nell'applicazione della corrente le contrazioni si riducono normali. Anche co n correnti continue si ottengono delle contrazioni esagernte. L'ecci tabili tà meccanica ed elettrica dei nervi motori è invece alquanto diminuita. Questo antagonismo di comportamento tra muscoli e nervi di fronte alle eccitazioni è una caratteristica della malattia del Thomsen e fu messa in luce, per la prima volta , dn Erb. Le contrazioni muscolari toniche che si ottengono colla corrente faradica e galvanica costituiscono quel carattere speciale della malattia del Thomsen che l'illustre nevropatologo di Heidelberg ch iamò reazione miotonica. Sarebbe stato assai in teressante il poter eseguire dei preparati microscopici sopra dei pezzetti di muscolo escissi dal paziente per studiare le lesioni anatomo-palologiche riferentesi alte fibre muscolari , ai loro nuclei ed al connettivo interstiziale, lesioni per la prima volta nel 1885 così ma- . gistralmente descri tte da Erb, e consistenti in complesso in una ipertrofia delle fibre muscolari, con aumento del numero dei nuclei ed anche del conneuivo interstiziale. Sfortunatamente tale esame non lo potei eseguire per ragioni affatto indipendenti dalla mia volonLà ; poichè i fram ·
SOPRA UN CASO DI MALHTIA DEL THO!ISEN
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menti di muscolo estratti eoll' emporte-piece di Duchenne di Boulogoe riElscirono troppo piccoli e maltrattati . Del resto, anche all'infuori del r·eperto anatomico, il nostro caso presenta tali caratteri clinici da non lasciare dubbio alcuno sopra la sua natura : epperò abbiamo la tetanizzazione transitoria che colpisce tutti i muscoli volontarii al principio dei movimenti e la reazione particolare dei muscoli alle eccitazioni meccaniche ed elettriche. Lo studio di tale caso di miotonia congenita mi rende proclive a ritenerla una malattia prevalentemente del sistema muscolare, considerando la mancanza di gravi manifestazioni da parte del sistema nervoso centrale e periferico; mant;anza che sr constata in tutta la serie di questi malati. Però è giustificato il dubbio che forse la causa prima delle lesioni muscolari risieda in qualche parte del sistema nervoso centrale. Infatti nel mio caso ed in ~oltissimi altri, insiema· ad una spiccata ereditarietà nevropatica similare od eterogena esistono notevoli disturbi psicbici i quali possono · giustificare fino ad un certo punto la tendenza di qualche autore a considerare la miotonia congenita come una malattia cereurale. t
Maggio, 1896.
62i
LE FEBBRI A FORMA .TIFOSA DOMINANTI NELLA GUARNIGIONE DI VERONA durante la stagione estivo-autunnale
Lettura tenuta nella conrerenza del so gennaio t896 pre;so l'ospedale militare di Verona dal ten ente medico Pieero 1.o11ebì
Scopo di questa lettura è la espo.;izione sommaria dei sintomi attinenti alle forme g~stro-enteriche d'indole epidemica, che dominarono nella nostra guarnigione durante la sta~ione estivo-autunnale del i 895 e l'esame delle cause che presu mibilmente ne determinarono lo svi luppo. Tali forme, allo svolgersi delle quat'i io ho potuto assistere nello scorso anno e nel biennio antecedente , e ch e Lutti i colleghi qui presenti conoscono, presentano un alto interesse sia dal punto di vista eziologico e clinico, come da quello delle deduzioni profilntticbe, che ne possono scaturire. Il quadro clinico presenlnto da tali t'urme, per le mie osservazioni e pei dati ra ccolti dai registri nosologici di quest'ospedale. si può riassumere nei seguenti sintomi: In qualche caso gli ammalati accusarono, prirua dell'irrompere della febbre, e per uno o due giorni, un senso di stanchezza e di abbaLLimento generali. Ma il principio fu d'ordinario brusco. La febbre invadeva alta (39° . o 40") ed accompagnavasi, in sull'inizio, o a leggere orripilazioni , specie delle estremità inferiori , o per lo più a sensazione di calore urente per tullo il corpo, a cefalea , a dolori muscolari generali
LE FEBBRI A !FORMA TIFOS.'-, ECC.
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ed a senso di bastonatura (courbamre) per le ossa. L'an· damento ulteriore della temperatura ru oltremodo variabile. Con tullo ci~ si potrebbe riportare a due tipi principali : nell'uno la temperatura, dopo due o tre giorni, discendeva alla sera a 38°,5 o 38•, subendo forti remissioni mallutine, fino a raggiungere spesso la media normale, e andava gradualmente diminuendo o cessava d'un tratto, per crisi, in capo a sette, dieci o dodici giorni. Nell'altro tipo sì manteneva elevata tra i 39° e 39°,5 o 40° con remissioni mattutine di mezzo o di un grado e si risolveva indi , per crisi o per li.si, in 12' , 15• o 20• giornata di malattia.
Sistema nervoso . - Da parte di questo sistema non si notarono sintomi molto salienti: al più una leggera cefalalgia, insonnia, raramente un po' di torpore del sensorio; non si o~servò mai vero delirio o subdelirio. Apparecchio digerente. - Lingua coperta di patina bian· chiccia fin dall'inizio, di solito umida, mai rossa e fuligginosa; anoressia ; talvolta alvo regolare o stiltico, tale altra diarrea più o meno accentuata; punto o mediocre tumefazione dell'addome; non sempre presente il gorgoglio ileo-cecale. Milza per· lo più aumentata di volume fin da principio. Apparecchio cardio· vascola1·e. - Di perturbamenti nella sfera di quest'apparecchio non trovo fatta menzione nei registr·i nosologici , traone_che di un acceleramento del polso parall~lo all'altezza della temperatura. Apparecchio respi·ratorio. - Mancarono quasi totalmente i sintomi di alterazioni bronco-polmonari. Cute. - Si osservò in molti infermi una eruzione a piccole macchie lenticolari di roseola sul petto e sul ventre. 40
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LE F.KBBRl A FOllU TIFOSA
Urine. Mancò sempre la reazione diazo-benzoica di Ehrlich, nei pochi casi sottoposti ad esame uroscopico. 1\"utrizione generale. - Più o meno scaduta, a seconda della durata del periodo febbrile. Complicazioni. - !\~ai epist:~ ss i ed emorragie in testinali~ od altre complicanze. Decorso, durata, esiti, recidive. - Il decorso fu generalmente benigno. La durata oscillò fra un min.imum di cinque giorni ed un moximnm di venti, non compresa la convalescenza. L'esito normale fu la guarigione. Si osservò qualche caso di recidiva. Oltre ai casi curati in questo stabilimento, ai quali principalmente si riferisce la suesposta sintomatologia, altri non meno importanti e numerosi si verificarono, cbe, cosi per il clecorso più mite, come per la durata della malattia (3, 4, 5 giorni), vennero curati nei quartieri e presentarono, dirò cosi in embrione, il quadro clinico già descritto. Che essi foss('ro strettamente collegati agli altri lo dimostrarono il loro sviluppo simultaneo ed epidemico e l'analogia della forma dioica. In questi ammalati, come nei precedenti, la convalescenza, contraddistinta da un senso di debolezza generale e da un certo languore delle funzioni digestive, ebbe una lunga durata proporzionr.tamente ~Ila brevità della malattia. Negli anni decorsi si può dire anzi avere dominato nei nostri quartieri, quasi esclusivamente, questa fo rma più mite, la quale non rese necessa rio, tranne che in circostanze eccezionali, l'invio all'ospedale degli ammalati, nè, per quanto ricordo, cagionò alcun esito letale . •
Distribuzione topogmfica della epidemia e suo andamento. - Anr.he la epidemia dello scorso anno, come le antece·
DOMINANTI NELLA GUARNJGIO~b: Dl VERONA
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denti, s'ini~iò quasi simultaneamente e d'improvviso, senza cause apprezzabili, in tutti i quartieri della città, durante il periodo dei forti calori estivi. Quest'anno raggi unse la sua massima intensità verso la seconda metà del mese di agosto, al ritorno cioè dei soldati . dalle manovre di campagna, forse perchè nei mesi antecedenti essi stettero in massima parte lontani dalla città, occupati nelle esercitazioni di tiro, e perchè le manovre furono anticipate di circa un mese in confronto degli anni decorsi. Nei varii quartiel'i la epidemia si sviluppò in modo generalizzato, così da, non lasciar mai sospettare un focolaio locale d' infezione , da cui tutti i casi tr~essero origine, e saltuariamente, senza alcun nesso tra cause supposte o sospette ed effetti. Trovo qui acconcio far rilevare cbe l'andamento dell'epidemia stessa non segui mai quella curva propria delle classiche epidemie di tifo, costituita da un periodo ascendente, in cui predominano per lo più i casi gravi e spesso mortali, dall'acme, in cui questi raggi ungono il loro mASsimo sviluppo, e da un periodo discen<le.nte, nel quale i medesimi vanno declinando gradualmente così in frequenza come in intensità, quasi ad indicare che a tal punto dai singoli componenti una· data popolazione si è raggiunto lo stato d'immunità relativa all'infezione. Si osservò in quella vece che la epidemia mantenne press' a poco lo stesso grado d'intensità sia al principio che alla fi ne del suo decorso. Degno è pure di considerazione il fatto dell'arresto subitaneo e completo della epidemia fra le truppe allontanatesi dalla città negli anni f 893-94, fatto che sotto il punto di vista speciale con cui vengono da noi interpretate le suesposte forme, non è privo d'importanza, cos.tituendo pnre, come vedremo, una prova contro la infezione da bacillo di Eberth.
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LB FEBBill A FOHMA TIFOSA
Reperto batleriologic(l. - Riporto qui i risultati degli esami balleriologici delle feci raccolte da Laluni infermi, dopo dieci o dodici giorni di degenza nell 'ospedale. Tale esame riguarda alcuni casi a decorso mite ed altri a decorso più grave. Debbo in ~r11n parte alla cortesia del valente battet·iologo dottor Vivaldi, già assistente del professor Bonome, ora direttore del gabinetto d 'i~iene del comune òi Padova, i ri sultati di tali esami. Fu rinvenuto nelle feci di tuLLi gli ammalati, in abbon.danti e rigogliosis- . sime colonie, il bacillus coli communis associato sempre al b. proteus 'Vttlqaris in scarso numero. Non costnntemente si rinvennero: il b. subtilis - il b. fltwrescens - il b. di Emmerich (neapolitamts) - qualche amoeba coli. Assenza as•oluta e costame del bac;llo di Eberth-Gaffky. Questione eziologica. - Le abbondanti e rigogliose colonie di baclerittm. coli, sviluppatesi in predominio sui fondenti e sulle altre varietà di mi crorganismi, che vivono saprofitiche nel tubo enterico, come pure l'assenza assoluta del b. di Eberth , che, per comune consenso dei batteriologi. si scopre sempre dal 'l o• ;1( 20° giorno di malattia nelle feci dei tifosi, fanno con fondamento sospettare che la origine della malattia dipendesse da quel microparassit.a. Ora qui si affaccia la questione se questo abitatore normale del nostro intestino abbia acquistato la proprietà di moltiplicarsi in modo cosi straordinario e diventare presumibilmente patogeno in loco, per il concorso di cause secondarie favorevoli alle sue nuove condizioni di vita, oppure se sia stato introdotto in tale copia e in tali condizioni nell'organismo umano, mercè la ingestione di acqua inquinata e carica del medesimo: in altri termini, se il punto di partenza primitivo della infezione coli-bacillare sia stato au-
DOMf~ANTI NELLA GU AR~J GIONE DI VRRONA
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toctono ed enterogenetico , oppure ete1·octono ed esterno all'organismo. Per ri3ol vere tale questione era necessari o praticare l'esame batteriol·ogico dell'acqua usata da molti degli ammalati , essendo noto come il b. coli vi sia stato scoperto in occasione di parecchi e epidemie. Questa, racco lta c0n le debite cautele da un pozzo, diede all'esame il seguente· reperto : coloni e più abbonaaoti bttcillus prote1ts oulym·iy, b. mesentericus vtdgatu.s, mic1·oc. aqJUttilis. Furono scoperte inoltre colonie di : bac. liqne{acien.s; b. aq11.,atilis stdcatv.s, h. aqttatilis fluorescens . Se è neces>ario fare le più ampie riserve sul forte numero delle coloniesvi lu ppatesi, perchè l'acqua servì all'esame dopo qualche giorno dalla presa ed il recipiente non venne conservato nel ghiaccio, con tutto ciò, per la qualità dei microrganismi ritrovati , devesi necessariamente ammetlere che l'acqua contenesse sostanze organiche i n decomposizione. Ora è stato dimostrato dalle ricerche speri mentali eseguite dal dollor Vivaldi ( l ) nel laboratorio di anatomia patologica della Università di Padova, che Ea convivenza (simbiosi) del protens vutgaris col b. coli conumme conferisce a quest'ultimo delle pr(}prietit culturali del bac. del tifo ed un potere patogeno analogo. Si può quindi esprimere il sospetto che queste acque inquinate da microrganismi della putrefaziooe, fra i quali il protetts vulgaris, abb iano costituito una causa secondaria capace di favorire lo st raordinario svilupp(} e la vi rulenza del b. coli dentro l'intestino. dovendosi al momento esclud-erne la ingestione col lil'lezzo dell'acqua. A completare la osservazione e a dimostrare la virulenza d,el b. coli, sarebbe stato certamente utile e dimostrativo l'esperimen to su animali da laboratorio, comparativamente ad (l ) Riforma medica, N. 164. Anno 189~.
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LE FEBBRI A FORMA TIFOSA
iniezioni l'Jlle su animali da contt·ollo con b. coli proveniente da persone sane; ma tali prove non furono fatte per difello di telll po. L'ori gine autoctona o enterogenetica della infezione diventa tullavia molto probabile in seguito ai risultati di tali ricerche. Quantunque non sia lecito, nello stato odierno della scienza , formulare conclusioni ·assolute in materia di malattie infettive, tutlavia dinanzi al reperto ollenuto ed alla mancanza di altri dati, ammessi come necessari per In determinazione di questa malattia, parmi utile far tesoro di tollo ciò che ad essa si riferisce, se non altro n titolo di ipotesi e aspeuaodo che il tempo rischiari maggiormente la patogenesi oscura e inespli· cabile di questi rnorhi. Oggidi intanto si tende ad arnmellere che il b. coli assuma non di rado proprietà patogene e che, vicino alle forme tifiche. determinate dal b. dì Euerth, vi siano altre dovute al microfita intestinale. Forse niun altro dì que~li esseri microscopici, che invadono il nostro' organi!;mo, ha sollevato tanti dnbhi e tanti di· bnuiti frn i batleriologi, quanto il bacteritun coli. Distinto, fin dalla sua scoperta (1881?) nel meco nio dei bambini, dai microrganìsmi confot·mi. venne dal 18~9 in poi identificato col hacillo di Eberth da Rodet, Roux, Vallet ed altri in una serie di lavori sperimentali (1 ). Questi sperimentatori so· sten)!ono non essere il h. di Eherth se non l'ultimo termine di nna serie di tJ"asformazioni o deg~nerazioni incipienti subite dal b. coli: questo microbio, che vegeta normalmente, qual e volgare saprorita o parnssita indiiTerente, nel tubo di· gestivo, sotto l'influenza di varii fattori indeterminati, s'inal· zerebbe :llla dignità di microbio pa!ogeno. Essi avrebbero (l ) Sociile ae ~eie>tcer mia. de Lyon. Anni 1889 e 1891. Archiv. da med. experim. Anno 189).
DOliiNAl'ìTl 'N ELLA GUAR~IGIONE 01 VERONA
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ouenuto la trasformazione del b. coli in bacillo del tifo sia col riscaldamento a 80° C., sia con l'aggi unta di antisettici e con l'invecchiamento delle culture. Un ìatto importante che aggiunge molto peso alla opinione degli osservatori lionesi è quello messo in luce recentemente dn Césat·is De-Mel e Orlandi (l), i quali avrebbero trovato che i prodotti bio-chimici dei due microrganismi sono equivalenti, inquantochè servono reciprocamente a rendere immun i le cavie verso l'uno o verso l'altro bacillo ed il siero degli animali immunizzati ha proprietà terapeutiche e preventive per l'una e per l'altra infezione, reciprocamente. D'nllro canto, batteriologi insignì, quali il Chantemesse, il Widal, il Perdrix , il Gasser, il Wurtz ecc., sostengono la non identità dei due bacilli, appoggiandosi in special modo sullo sviluppo delle culture nel latte steriliz1.ato, nel quale il b. del _tifo cresce, pt·oducendo poco acido lallico e senza mai coagulare ili:ILle, mentre invece il b. coli vi produce molto acido e ne ·opera la coagulazione dopo 24-48 ore (2), quantunque il Roux e il Rodet asseriscano di aver dato, non costantemente però, anche al b. coli la stessa proprietà di non coagulare il latte, dopo averne trattato le culture con una soluzione di antipirina al 4 p. ~0 0 e averle tenute in termostat(]) alla temperatura di 45°. I sopracitati osservatori dicono (:3) inoltre di non aver mai ottenuto le suddette modifìcazioni del b. coli coi mezzi citati dalla scuola di Lione e negano chE: le lesioni sperimentali da questa prodotte col mezzo del b. coli nell a cavia e nel coniglio siano assolutamente identiche a quelle otlenute da Gilbel't e da
H) Gazzella ~lca ài Torino. N. 11. Anno 1893.
(~) BouooiiJ-UPPI\EouzzJ, - 1 microparauitl nelle malallie da i nfezione.
3 ( ) Sociètè de biologie de' Pnris. Anno 1891.
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LE FEBBRI A FORMA TIFOSA
Girod~
nella infezione sperimentale col bacillo tilìco. E perciò ammettono che la infezione tifosa sia dovuta esclusivamen te al b. dr Eberth, il quale ha bensi con l'altro grandi analogie dì forme e di culture, ma ne è affatto distinto per la sua azione patogena-specifìca. V'ha inoltre dei batteriologi che, pur ammettendo che può il b. coli in cor.dizioui speciali acquistare lierte p•·oprietà del b. di Eberth, sostengono tuttavia che esso le perde in non lungo tempo, ripi~liando ben tosto le sue caratteristiche biologiche, le quali lo di stin guono neuamente dal primo (1). Il Vivaldi , tra questi, basandosi su taluni reperti batterioscopici ottenut! dall'esame di certe acque e delle feci di alcuni tifosi, che ne avevano fatto uso, reperti i quali non dimostrarono mai la presenza del b. di Eberth, sibbene quella del solo b. ooli commnne quasi in cultura pura ed associato al proteus vulgaris, ~nuncia la ipotesi già accennata che vi abbiano delle forme infet.tive, le quali assumono i caratteri dell'ileotifo e sarebbero determinate f::sclusivamente dal b. coli colnmune modificato temporaneamente nelle sue proprietà biologiche, com'egli ha dimostrato nei citati esperimenti. È noto pure che il Lucatello (2), io una epidemia a decorso benigno insorta in un collegio di Genova, rinvenne nell 'acqua , cha · ne alimentava le fontan e, il b. coli. Sospeso l'uso di quell'acqua, cessò di un tratto l'epidemia. L'Arloiog (3) nella epidemia che colpi la scuola di Chuny trovò pure nelle acque un bacillo avente i caratteri del bacteriwn coli, aozichè quelli del bac.illo del Eberth. Forse la clinica stessa, scrive il Vivaldi (4-), osservando il vario de(l ) Riforma medica. loco citato. (l) Atti del l V Congre11o di m edicina inft rna. Anno 1891. (3) Lyon m edicai. Anno 1891. (4) Riforma mtclicn , loco citato.
DOMINANTI NELLA GUARNIGIONE DI VERONA
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corso e lo svolgersi di tali affezioni, potrà indicare le ditTe· renze che cor·rono tra l'insieme siOLomatico, rafTrontandole coi risultati batteriologici. Del resto la varietà dell'agente eziologico nelle forme infettive avemi le parvenza cli niche della febbre tifoide è com· provata da molti esempi. Durante la epidemia di ileo-tifo Vt~rificatasi in Pisa (·1890), Bo nardi (l) trovò nel sangue estratto dalla milza e nelle feci di parecchi ammalati sottopo:Sti ad esame sempre dopo il 9" giorno di malattia, il b. di Eberth in due soli casi e, in tutti gli .altri, stafilococchi e streptococch i, anche quando esisteva melena. Dalle milze e dalle placche di Peyer dei cadaveri oLLenne quasi esclusivamente gli stamococchi aureo ed albo con prevalenza di quest'ultimo e lo strflptococco. Tale epidemia ebbe un decorso grave, con localizzazion i insolite, quali parotiti , otiti, flebiti, gangren~,
erisipele, angine crupali e difteriche, monoartriti
e poliartriti. In occasione di una epidemia che iolìeri a Bolegna verso la fine del ·1891 il Bruschettiui (3) isolò dal sangue della milza di molti ammalati lo stafilococco piogeno albo solo, da quelio di altri il bacillo di Eberth solo o con uno streptococco. Nei primi il decorso era piuttosto benigno: febbre moderata, diarrea per lo più mancante, non sintomi di depressione nervosa, durata '15 a 20 gjoroi. Egli ne dedusse che si trattava di una forma di setlicoemia da stalìlococco pio~eno nlbo si mulante il tifo addominale. L'influenza può rivestire l'nndnmento del tifo, come ha ossel'valo il Maragl iano a Genova (3) ( 18!H ), e cosi succede di altre infezioni nonchè autoiotossicazi•mi. Informino gli avvelenamenti
(l ) Rit1illa gen~rale di clit~ica medica . N. l. i e 3. Anno 1891. (!) Riforma medica, Vol. l, N. 34. Anno tm. (3) Riforma medica, Vul. Il. Anno 1891.
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alimentari da carni guaste (ptomàinici) occorsi sotto forma epidemica in Audellìngen ( 18~1 ) ed a Kloten (1878) (1); la febbre mediterranea denominata perciò da Giuffré (~) pseudo-tifo ; le febbri d' Alger ia, ritenute da Sézaris (2) come una con seguenza di setticoemia gastro-intestinale, favorita nel suo sviluppo dai climi c~ldi o dalla stagione calda nei cl imi temperati ; le febbri r·emittenti climatiche di Massaua (3) ; le infezioni a forma tifoide da lombricoidi (Chauffard) (4); le febbri da surmenage illustrate dal Silva (5), distinte però dalle tilìche per la durata, per l'esito in ~ua rigione dopo alcuni giorni di rrposo e per la mancanza di tumore di milza . Possono dunque prodursi infezioni a carattere epidemico con un'apparenza clinica simile a quella determinata dal bacillo di Eberth e alle qual i questo può non partecipare. Ad ogni modo, tornanào al nostro principale obbieuo, quando anche venisse in avvenire dimostrata ind iscuti bilmente la identità dei due bacilli di Eberth e di Escherich, non per questo scemerà la importanza patogenica del b. di Eberth pel tifo addomi nale: resterà soltanto a determinare in quali condizioni e per quali cause il microrganismo che si trova nbitualrnente nel nostro intestino allo stato io· differente possr. produrre ora i fenomeni del tifo addominale ed ora invece altre fo rme morbose, come le enteriti desquamative, certe meningiti e periton iti e le colecisti1i ed angiocoli ti suppurate. Io ultima anali si la scienza non avrà che (t) Gt urrn~. -
Stdle (ebbri continue· epidemiche, ecc. Saggio di epidemio·
logla. Anno 1888. ('.1) Rtvut de Médu i•te . .~nno t$89. (3) A. PA SOUALB - Giornale medico del R. em·cUo, ccc. Anno t89l . (4) Riforma medl(a, Vol. IV, N. 57. Anno 1895. (5) .Alli del l l' Coug•·uro di medicina iltlerna. Anno t89t.
DOMUUNTI NELLA GUARNIGIONE DI VKRO~A
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ad avvanla:tgiarsi per tale ampiezza di veduL~ eziologiche. Le sue investigazioni, esercitate in particolar modo sulle cause secondarifl favorevoli alle modificazioni biologiche dei due microrganismi risch iareranno sempre più il campo della patologia. Certo la ipotesi sopraenunciata, di una infezione d'origine enterogenetica per le epidemie imprese a trattare, è quella che offre un maggior numero di prove in suo favore, sia per falli clinici ed epidemiologici, come per fatti batteriologici e di analogia. Riguardo alla forma clinica gioverà aggiungere che, chi ben osservi, essa non ha offerto mai quell'andamento speciale descrillo per primo dal Griesinger (1), proprio del così detto typlms laevissimus o (eb·ricula, la cui nota caraueristica è non tanto la leggerezza clel quadro sintomatologico, nel quale invece figura sempre la febbre alta e continua, quanto la breve durata della malattia. Ora 'noi abbiamo visto che il quadro clinico nella nostra epidemia si contraddistingueva appunto per la estrema variabilità e la non rara bassezza delle temperature. Noto questo per coloro i quali volessero trovare delle relazioni intime tra le oo~tre forme e quelle dal Griesinger e da altri descritte sotto !l nome di typlms laevissimus. La ipotesi di un'origine autoctona è per certe infezioni oramai provata indiscutibilmente. È interessante a s<tpersi che appunto"dal tifo prese le prime mosse siffatta, ipotesi. Infatti nel 188~ (2), e cioè circa tre anni prima della scoperta del bacterium, coli I'Arnould, non riuscendo ad interp1·etare altrimenti l'origine di parecchie epidemie insorte tra i sol dali, se non r.on l'esaurimento, · con le mar~ie forzate, con ( l.) .4talaltie da infezione. t86t. (2) J. GASSSR. -
Le cau1e dtlla (ebbre li(oidea. Traduzione italiana.
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LK F&BBRl A. FORMA TIFOSA
le privazioni e con la ingestione di un'acqua sporca qualunque, sosteneva, al congresso di Ginevra, che queste cause preparavano un ottimo terreno per lo sviluppo del germe infettivo tifogeno che era da lui supposto latente nell'organismo. La idea dell' Arnould fu il punto di partenza della teoria del microbismo latente. Niuna meraviglia che per talune epidemie di tifo venga o presto o tardi provata questa teoria, che oramai è universalmente accolta per la pneumonite crupale, per la difterite, ecc. Non per questo si ritornerebbe alla teoria pitogenica del tifo enunciaLa dal Murchison fin dal 1858, ossia alla teoria della sua genesi spontanea Per confessione degli stessi avversari In
dollrina del microbismo latente riferita a certe epidemie di tifo addominale nulla avrebbe di sfavorevole a priori contro di sè. Per·ò essi affermano che nessuno argomento, neppure negli atruali studi batteriologici, ci permette di considerarla CQme dimostrata. Essi si fondano principalmente sul fatto che nell'intestino dei tifosi il b. coli è bensì abbondantissimo ed ancbe assai virulento, ma che vi è sempre accompagnato d<~ l baci llo di Eberth, sopratutto dal 1o• al 20• giorno. Nei nostri casi questo non venne mai scoperto e perciò nello stato odierno della scienza e lino a che non sia dimostrata la identità dei due microrganismi, credo si possa escludere la partecipazione del b. di Eherth alla nostra epidemia.
Cause secondarie. - I lavori di Laverao, di Colin, di Kelsch e di altri epidemiolegi hanno messo in chiaro l'influenza delle cause secondarie sulle epidemie, specie su quelle di febbre Lifoidea. Dette cause o sono int1·ù,.sir.he all 'organismo o sono estrinseche al medesimo. Tra le prime noi terremo conto in particolar modo dell'età, dello stra-
OOlltNA 'iTl' NELLA GUA RNIGIONE O! VERONA
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pazzo , dello scarso adattamento dei soldati ai mezzi infettivi (Coli n (•l }, Kelsch (2) ), ecc. , nell'ambiente cittndino, anche per interpretare la maggior frequenza ed intensità òelle nostre epidemie fra i soldati, in confronto di quanto ordinarinmente succede nella popolazione della medesima città, ove le epidemie infieriscono, come è appunto occorso io Verona quest'anno e negli anni decor5i. Questi elementi causali secondari accusati come predisponenti olia eteroinfèzione per parte del b. Eberth, non è chi non veda come possano eziandio preparare il terreno alla infezione colibacillare. Fra le cause secondarifl esterne all'organismo che potrebbero favorire lo sviluppo di tale autoinfezione metteremo io prima linea i calori eccessivi, l'inquinamento accidentale dell'aria, gli :1limenti incongrui e l'inquinamento delle acque. L'elevata temperatura esterna, l'eccessiva quantiLà di bevand~ ingerite d'estate, l'abbondante rigoglio di saprofiti e la produzione di ptomaine negli alimenti favorila dalle alte temperature, la grande dispersione d'acqua per le vie cutanee concorrono tutte ad un medesimo fine, che è quello d'inrlebolire le facolta digestive, spogliare i succhi gastrici di acido cloridrico e favorire lo sviluppo delle putref:1zioni intestina! i. L'inquinamento acciòentale dell'aria ambiente col mezzo dell'aria espirata, delle emanazioni del corpo e dei prodotti volatili della traspirazione, nei dormitori dei nostri quartieri, influisce sinistramente sull'organismo dei soldati, producendo quell'insieme di fenomeni che è dato dall'agglomerazione, dall'aiTollamenlo. Gli esperimenti di Browo-Séquard e di Arsonval (3) dimostrerebbero che l'aria espirata (t) Lso" CoL111 - TraUe du maladits ipitJimiques. (t) Archiv. de méd. miiU. Aooo t89t.
(3) LANDOIS. -
Trallato di fùio,ogla dell'uomo. Parte !.
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LE FEBBRI A FORMA TIFOSA
dai polmoni non è soltanto nociva per l'acido carbonico che contiene, ma anche per la presenza di una tossina volatile molto energica. Anche le emanazioni dei focolai putridi, i gas delle fogne, non per inquinazione specifica eh· essi possano ori ;:!inare. ma per le tossine volatili che trascinano seco, possono in· flnenzare sinistramente l'organismo penetrandovi per le vie respiratorie, trionfando della sua resistenza cellulare e predisponendolo alle malattie infettive. Se l'acqua imbrattata di germi tifici è il più potente veicolo delle epi•lemie tifose in genere, l'acqua sudicia o comunque inquinata di microrganismi della putrefazione non è meno aniva, predisponendo l'organismo alle autoinfezioni. Abbiamo già visto precedentement~ come il protens vulgaris conferisca nl b. coli, in seguito alla convivenza, proprietà patogene. È certo dnnque che un tale insieme di cause dev'essere grandemente favorevole anche alla infezione coli-baci Ilare. Donde apparisce manifesto che la pl'olìlassi , nelle epidemie considerate sotto que!\LO aspetto eziologico, nulla soffre nelle sue norme eù applicazioni, anzi deve necessariamente aumentare d'importanza. Rivolgeremo pertanto la nostra attenzione alle acque potabili e studieremo la entità e le cause del loro inquinamento, pt·ovvedendo, per quanto è possibile, alla loro rimozione. Accenneremo pure al desiderabile allontanamento di tutte le altre cause che, come la fati ca, lo strapazzo, l'insufficiente nutrizione ed aerazione, i raffreddamenti, ecc. , indeboliscono comunque la resistenza individuale. Altrettanto dicasi dello sgombro dei locali e dell'invio delle troppe in ICicalita più fresche e più :>:me, dol quale provved imento, adottato negli anni decorsi per neeessilà di servizio imposte dalle esercita-
DOMINANTI NELLA GUARNIGlONE DI V.I!.RONA
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zioni di tiro, abbiamo più volte potuto Ctmstatare gli effetti salutari, non essendosi più verificato fra le medesime alcun caso di malattia, all'opposto di quanto succede ordinariamente, allorqua odo i soldati si allontanano da una località infe~tata dal tifo. È da raccomandarsi caldamente l' accurata disinfezione delle latrine col latte di calce al 20 °/ 0 , secondo le prescrizioni della istruzione per la Igiene del R. eserr.ito, dopochè è stato dimostrato che la sua azione è molto più sicura e rapida di quella dello stesso cloruro di calce e dello stesso sublimalo ( 1). Riguardo alle cure adottate per· tali forme, quella an tisettica generale e intestinale, talvolta associata alla idroterapia,· riuscì meglio d'ogni altra ad esercitare una influenza favorevole sul decorso delle medesime. Risultò singolarmente utile l'uso del calomelano, somministrato fin dall'i ni:z.io della malallia a dosi purgative. Sul quale proposito piacemi ricordare quanto scriveva, or fa circa un mezzo secolo, riguardo a si/falle febbri, allora denominate sinoche, nervose, gastriche, stercorali, ecc:., Giuseppe Ji'rank, a pagina 267, del suo Trattato di medicina pratica (volume primo), donde :si rileva come i medici più autorevoli di quei tempi avessero ritratto dalla semplice osservazione dei fatti clinici uo couceuo molto conforme al nostro sul meccanismo di tali forme morbose e sul modo di curarle. Egli infatti scriveva: « Qual mera« viglia che, imiPedita con malaccooci rimedi la necessaria ({ evacuazione dielle prime vie nelle febbri gastriche, mas« sime in cl ima caldo ... , corro mpunsi le materie l ascia~e • nelle intestina ed offendano in pari tempo i nervi e gua(l ) Trattato di medicina di CHARCOT e 00UCIIARD. -Febbre tifoidea.. VOl. l , .Pag. ~16.
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LK FEBBRI A FOR~A TIFOSA , KCC.
c stino il sangue? L'na tal e affezione dei nervi ha molta « analogia con quella prodotta dai veleni narcotici e dal 4: contagio tifoideo •. È questo in ultima analisi anche il concetto moderno prevalente intorno a tali morbi ed alla loro cura , espresso in parte dagli antichi nella formula: ~ Qtti bene put•gat, « bene w rat ». Nel brano .-uccilaLo del Frank s' intrave· dono le prime linee delle teorie moderne sulle autointossicazioni ed autoinfezioni , così magistralmeote svolte ed illustrate nei loro studi da Bouchard, Albertoni , ecc., le quali valgono ad interpretare molti falli altrimenti inespli· calJili nel campo di talune epidemie. '
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RIVISTA DI GIORNALI ITALIA Nl ED ESTERI
.RIVISTA A1EDIOA A. STRO~JENSKY. - I nflue nza della oompre1alone degli Artl lnferlorl afl'ettl d a. ede ma sulla respirazione, 1nl polso, sulla. presalone arteriol a , aulla morfologla e sulla dlurell. - (Ga.;ette des H ripiùw:x:, N. 3:J, 18!JU). L'autot'<~ ha osserva to :;opra vari 111alati affetti da anasarca
da cause diverse, l'iolluenza che es(wcita sul polso, sul sangue, sulla l'espirazione e sulla diuresi l'appl icazione sugli arti in· feriot·i di una benda di tela. A questo scopo, la benda veniva applicala due Yolle al giorno per Ja durate di qualtro giot•ni, durante i quali i mal&ti non prendevano alcun medicamento eri erano nel secondo grado del r egime ospedalier o ot•dinario. Per giudicar~ della diminuzione di volume degli arti, si im· mergevano in un cilind ro pieno fino a dlue terzi d'acqua e si misurava la quantità d'acqua spostata. l t•isultali di delle ricerche si possono così t·iassumere : t• La comprèssione esercitala dalla benda r f'nde rapidu· mente (dopo un quarto a m ezz'ora) il polso più lento, più ampio, più dur o; in metlia, il numet'O delle pul:;azioni diminuisce di sette per minuto. Eccezionalmeute vi ha accP.Ieramento del polso. 2o Il tracciato della pressione arteriosa, preso una o due ore dopo l'applicazione della bendA, dà una linea di ascensione più elevata, !lnà sommita ollusa; so venti il tracciato prenrl e l'aspetto nett.Ame11te anacrotico. . a• Lo te ·1sione sanguigna si P.leva, nell'iniLio, in media d t 15 mi llimelri; ma ritorna alla cift·a precedente, una o due or·e dopo. ·i• L'l quanlila di elementi fi gurali de~ sangue e dell'cmo·
globina aumenta una m ezz'or-a dO.?O J'appli cazionedella benda; ~a due ore dopo diminnisce e rlue giorni dopo essa diventa rnfcriore alla cifr a anteriore 'all'applicazione della benda. 41
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RIVISTA
5' Il numero di r espirazioni s i modifica poco; la loro ampiezza è alquanto aumentata. 6• L'eliminazione d'a cqua per le orine è accresciuta. 7• La densità delle orine fu riscontrata senza modificazioni o lievemente diminuita. go Il volume dei s egmenti degli arti,''sui quali era stata applicala la benda, diminuisce ~empre. Si può quindi conchiudere da queste osservazioni che la compressione della benda aumenta soprattutto la pressione arteriosa e migliora la circolazione locale. La benda può, per conseg nenza, essere utile nei casi in cui s i tratta di aum entare la pressione. Aumentando il ref:Iusso della linfa, es!!'a favorisce gli scambi nutritivi local.i. Cn. TRE HEu x. - Aol4ltà gàdrloa èd aoldltà orin&rl&. - (Gazelte des H 6p itau:xJ, N. 36, ·J896J.
ALBERT MATHIEU e
Gli autori rias sumono nel seg uente modo le ricerche che hanno fatte s ui rapporti de ll'acidità gastrica e dell'acidità orinaria durante la digestione allo stato normale e nei dispeptici: '1o Vi ha rapporto fra l'acidità del sucl!O gastrico e l'acidità dell'orina ; 2o Quanto più acido si produce nello stomaco , sia per il fallo della secrezione, sia per il fallo delle fermentazioni alimentari e sopra ttutto della fermentazione lattica, tanto più s ono elevftte la proporzione e la quantità d'a.cido eliminalo dall'orina dura n te la digestione ; 3° Allo stato normale l'acidità dell'orina diminuisce notevolmente durante le tre o cinque or e che susseguono all'ingestione degli alimenti, essa aumenta in seguit.O. La di5 rninuzione dell'acidità può essere preceduta da un aumetJLo pass<>ggiero nella pt·ima ora, come se una certa quantità fosse immediatamente lt·ascinala dal fiotto di liquido inger ito e rapidamente eliminato; 4• Il più s ovenli vi ha un parallelismo quasi assoluto fra le curve che rappresenta no l'acidità relati va (acidità per 1000) e la quantit.a assoluta d'acido eliminato. Questo paralle-
MEDICA
lismo viene distruUo quando vi ha, dopo il pasto, un certo grado di poliuria. La cura dell'acidité. r elativa va allora elevandosi, mflntre che la curva dell'acidità assoluta va abbassandosi; 5• Quando una notevole quantità d'acido di secrezi one si trova sottratt,o allo stomaco, sia col vomito, s ia col lavagg io, ciò s i esplica con un~ diminuzione notevole dell'acidità dell'orina , la quale, in quelle conrJizioui, può anche diven tare a lcalina ; 6• La quanti là media di acido eliminato all'ora è più ele· vata negli ipercloridrici che negli ipocloridrici ; 7° L' ingestione del lalle aumenta notevolmente la quantità d'acido eliminato dalle or·ine; la qual cosa è dovuta senza dubbio al fallo che il latte prc11.luce rapidamente, nello stomaco, una cons iderevole quantità di acido lattico, e che que~ to acido vien e r a pida mente tr·ascinato verso il r e nE>, in virtù stessa dell'aumento della diurel;'i ; 8° N o n é possibile tracciare curve dell'acidità orin~ria durante la digestione che possnno servire a fare indirettame nte la dia~nosi della varietà chimica della dispepsia ; se m· bra anzi verosimile che queste curve non possano ess ere tracciate; 9• Sarà necessario escludflr e il latle dai pasti di prova destinali alla rice r ca ed allo studio di ques te curve. Questi pas ti di esperimento dovranno esl;'er e identici in tutti i malati; 10• l mala ti in istudio dovr·anno essere sottoposti ad un regime costante per un tempo sufficie nte.
Le tn•uftlazlonl d'arta nella. oara. della pert tonlte tubercolare. - (Journal de médecine et chirurgie, a prile 1896).
LENOtR. -
Si sa che il prof. Folel ha pubblicato un fatto molto cu-
r ioso r elativo alla g uarigione di un caso di perilonile tubercolare con un'insuffiazione d'aria nel periloneo. Il tentativo fallo da F olet era stato basa lo sul fatto che in molti casi la la par olomia, fatta ta lvolta in seguito ad un errore diagnos tico, e ra stata sufficiente da se sola a produrre la guarigione.
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IUVISl'A
Lenoir, avendone osser vato un caso simile, ha riunito in una s ua tesi molti fatti dello s tesso genere, e d imostra i gr·andi vanta~gi che q uesta lerape utica cosi semplice può presenta.re alla laparotornia . Ecco la tecnica da adopera rsi secondo Leno ir. Fino ad or a q ues to i nl·~rveo to non é s tato m esso in opera chu noi casi di peritonile tubercolar e cun ascite. Dopo aver prese le precauzion i a nli ;;eltiche or·dinarie per ciò che ri g ua rda la regione, gli strumenti e le mani, si immerger·à in corl'ispondenza della linea che unisce la spina iliaca all'ombelico, ne lla fossa iliaca sinis tra, sia un trequarti di piccolo calibr o, sia un a go, ed il liquido sarà evacuato lentamente per· il solo fatto della pressione addo minale, o meg lio mediante l'apparecchio respirato re di Potain. Si estrarrà quasi tutto il JiquiJ o e s i procederà quindi all'ins ufflazione,. dell'aria, la quale si può fure sia con l'appat·t>cchio di P otai n, sia con quals ias i aJlrn sistema, senza che s ia nec essario tlllrara l'acia inietlala. ll ventre si gonfìa allora e t•ilorna al suo volume pri mitivo. Il mala to non avve1·te alcuna m oleslia g r·a ve e l'oper azione si eseg uisce senza a lcun incidente. Quando si ha fi nito, si rit.ira il trcqua1·li o l'ago , e la piccola fer 1tn s i chiude t:ol colllldion. L'aria cosi conlcnutn nel ventre dà luog(, ad un meleol'ismo a r·tifìciale, che dà sonorità in tutta !'estensio ne dPI I'a.!dome occultante l'ottusila epaticn, ma se nza incon venienti pet· l'operato. Questo me teorismo scompa 1·e, del r esto, poco a poco, di per se l'tosso, vt> neudo l'aria assorbitu le nta mente dulia s ierosa. e fìr10 ad or·a le conseg uenze di quest'alto operativo sMo s tate m olto s em plici. Il malato resterà in J,.LLo pe r qua lche settima na e sarà natur alme nte so ttoposto allu cura medica ordinaria. Fino ari ot·a il liquido non s i è ri pr odotto, oppure, s e ha incominciato a riprodursi, s i è rias~o rb i to spontaneamente e t•apidame nte. l n genPrale, fin riai pJ·imo m ese, l'evoluzione vet·so la g uarig iooP. è manifesta, et! in tulle le osservazioni i malati ha nno. pc.tulo esser e cons i.lel'ati come guarili tre o quattr·o mesi dopo l'o perazione. Questo inlervt'nto nc)n presenta alcun pel'icoln ; s i potrà quindi ricorret·e a quesw opera zione, quand•ì il ver sa mento
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non sia pur·uleoto, in Lutti i ~~si in cui la laparo tomia è conlt'oindicata, c specialmente in quei casi , così nume•·osi, in cui il malato si rifiuta a qua lsiasi oper azione. Riassumendo, la puntura A l'iniezione d'aria costituiscono un m etodo di cur·a mollo sempl i<!c, sempr e accettato senza difficoltil dai malati, alla por:atn di tutti i medici, non esi gendo né gl i strumenti, né 1'abilita opet·atoria necessari per p•·aticare la laparolomia. Cm:t~I SSE:. -
Adone della febbre aulla evoluzione delle malattie iDfettlve (Bta.fllocooola). - (Propres méclicr~l , N. 3, 1896).
Per i!lu!;lrat·e l'azione che può e deve e$ercitar e la febbre sulrandame.olo di una malattia infettiva, l'autor e soppr·ime uno dei suoi prinripali effetti, l 'i pertermi a, m ediante slr<•fi nazioni (badigeon.nages) di guajacolo sulla pelle. E gl i provoca in diver si con igli una infezione mediante iniezioni endovenose di culture di stafì lococchi, quindi pr ntica su una m età degli animali le frizioni di guajacolo, conservando I'Hllra metà come te!> limoni. Le esperi enze p•·odus!'ero $Cmpre l' identi co ri ~u l lalo : le sll'otlnazioni di gut~jaco l o sono a!'solutamenle t H~ fa sle e f<mno pr endere all'inft> zione un andamento m olLI) più g rav1~ che negli animali Lcstimon i ; la mor·Lc uv viene in qndli nell e 48 oce per selticemia acuta, mentt·e i11 questi non !<i ver·il'ìca che dopo tre a quallro sett imane per a;;o>ssi mul tipli, infezione pur·ulenta genera lizzota. Questo r tsultato é dovuto esclusivflm(·nle all 'abbas~amento di temperatm·a, perchè $6 !"i mettono per flUal<'h c ora ~li animali str ofino ti in una stuta a 30 o ::15 gr·adi, questi si compot•lanfl in seguito come quelli cui i l gu11jacolo non fu applicato. Da lali falli risulta evid ente In dimo!<lr·azic.one che la febbre sarebbe un fen omeno r n ionule, favore,·ole olia ri suluzione della malattia, ed il r alore sl es!"O tl'l elemento utilE> all'orga· n ismo che tro va" i in preda al la infPzio ne. A. C.
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RIVISTA CHIRURGICA Jlor;te r&pld& ID seguito ad una oaduta. da oava.Uo senza ~ooldentl lmmedl&tl. - (Journal de M édecine et de Chirurg ie, a prile 1896).
FLAMENT e BACHELET, medici militari. -
Gli autori hanno riferito un'o~sc rvazione delle più curiose n el senso che essa dimostrs che uo inJ i vi duo può presentare lesioni cerebrali traumatiche gravi non solo senza segni esterio!'i, ma anche senza offrir·e accidenti immediati gravi. U o soldato cadde da cavallo nel maneggio alle or·e otto antimel'idiane, e sul momento pareva che· non avesse al cun male. E gli domandò di uscir·e dal maneggio per prendere ar ia, poscia rientrò qualche tempo dopo l'accidente e risali a eavallo. Assistette, senza lameutarsi, a tutte le istr·uzioni fino alle ore due 'e mezza; ma in questo momento soltanto egli accusò cefalalgia e domandò di andare a r iposare. Nou aveva presentato prima alcun dis turbo inlelletluHie ed ave va risposto pe rfe ttamente a tutte le interrogazioni fattegli. Dopo essersi scaldato presso una stufa discorrendo con un compagno, si è cortcalo verso le tre or·e nel suo !elLo ed ha dormilo qualche minuto. Verso le ore tre e mezzo, egli fu pre!'o da vomiti, ed il sollufficiale di ~eltimana, avendo con· stalnlo che et·a malato, lo fl:!ce lra«pOI'lat·e All'infermeria, ove an·ivò senza conoscenza, che egli non r icuperò più fino alla sua rnort·~, avvenuta alle cinque ed un quarto in un coma profòndo. All'autopsia, i teg umenli che r·icoprono il craoio parevano completamente inlalLi, peeche non esi steva alcuna ferita apparente, nè traccia di Lumel'a7.ione o di contusione; ma la palpazionc rivelava una sporgenzu molto pronunciata della protuberanza occipilale estei'Da, sporgenza costituita da una vera esostosi somigliante ad un uncino.
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Si constatava sotto i tegumenti una ecchimosi arrotondita che misurava circa quattro centimetri in tutti i suoi diametri, ed il cui centro era situato a quattro centimetri circa dalla protuberanza occipitale estel'na, su di una liuea estendentesi da ques!f, pr otuber•anza a.lla base dell'apofisi mastoidea. L'inci$ione· della dura madre diede luogo ad un leggierissimo scolo di sierosilà saoguinolenta . Messo n nudo il cervello, si riscontrò un versamento sanguigno considerevole, situato sulla faecia esterna dell'emisfero cerebrale sinistro sotto la pia madre ed a li vello della scissur•a di Sii vi o, c he esso copriva in gran parte, come pur e le circonvoluzioni cerebrali vicine, e specialmente l'estremità inferiore della frontale ascendente e della par•ietale ascendente. Ma soprattutto a livello della terza cir•convoluzione temporale sinistra questo versamento era degno di nota per il suo spessore, che misurava ben tre millimelt•i. Si constatarono pure ver·samenli sanguigni di due centimetri circa di diametro a li vello dei lobi frontali sinistro e destro, come pure alla punta del lobo sfenoidale sinistro; esistevano inoltre nel !'<eno laterale un luogo coagulo di sette centimetri, ed un altro coagulo situato nello spessore del lobo sfenoidale che esso occupava intier11mente. Ma il più accurato esame non permise di consta tare alcuna traccia di fessura sulla scatola craniana. médecin-major•. - L& perforazloue dell' a44ome oolla •pada-baJouett& Lebel. - (P rog rès médical, N. 16 del 1896).
GuiCHENtERRE,
Dacchò rurono a dottale le armi di piccolo calibro si ebbe assfli di rado, in Eu1·opa, l'occasione di studia1·e e di rendersi conto delle fer ite prodotte dalla spacla-bajonetta, ùi cui es!'te sono :state munite, e che sono dei veri pugnali. Si ritenne per llln pezzo che queste r:eri te riuscir·ebbero molto più gr·avi e pericolose di que lle cccasionate dalle antiche .sciabole-ba jonetle. I falli osservati però hanno ora m0diftcato tale opinione, e hanno dimostralo che le lesioni prodotte da armi bianche
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di piccolo diametro guariscono facilmente, malgrado proba bili perforazi oni inl e~ tinali, senza necessita di lenlar·e la lapar olomia. Si r iconobbe or a che essendo la veloci tà della bajonetta o del pugnale mollo minor·e, al momento della penetr·aziooe, di quella del pr oiettile, la lama può sca rtare l'intestino, od anche 8pinger lo da\·anti a sé senza p erforarl o, e che anche quando la perforazione avviene. la apertura che n e risulta può r iclliudersi spontaneamen te e rapi~amentc. Par ecchie osscr·vnzioni fall e l'ecentem en te in seguito ad accidenti veriflca lisi con tali armi, tendono a co nvalidare tale opinione: ed una del le più r ecenti e dimostrative è quella riferita dall' autot·e, ed il cui soggetto era un soldato riservista, che dur·a nte un simulacr o di assal!o si era prodotta una grave ferita penetrante all'addome infllzandosi da ~ e stesso su di una spada-bajonelta, modello ·t 886. I n f]Uesto caso vi fu astensione a!lsoluta da qualsiasi intervento. L'accidente avvenne i l 17 oltobt·e scot·so, il 2U ottobre lo stato Jel malato era già assai migliorato; il 21, egli poteva mangiMe un uovo, ed il gi or:1 o 30 lasciava gié l'ospedale completamen te ri stRbilito. È da notarsi in p1·oposilo che mentre le diverse potenze hanno i n genere aJollt~to de i pugnal i, l a cui lama tr·iangolare o f]uadran ~ol are ha ùn 25 a :30 centim etri di lu nf!liezza, la lama della spuda-bajon etla francese è lunga 518 millim etr·i. A. C. Rou rr ER. :aesestone del vaso deferente nell'lpertrofla. della prostata. - \Brii. ;v/ed. Joum., li murzo Jl~!lli). Il dollot• Houtiel' r iferi 1'ce lre CASi eli 1'6!'\•' ZÌOne dr-l VA SO defr r ~>n le nell'i pet'li'Ofia proslatica, i cu i risul LA l i Clln fet'mMn l'opi n ioue r·ecen t(•menl <' eme;: sa, che cio c l'occlu"ione del cor done. srn to tale, sia pa r·ziule, dà sicur•i ri;.:ullalt 1~d é llH.' liO discutibile della ca~lrazione. L'tt ulo J·e melle al!o scop•·rlo il cordone con u11'incisione verti cale fallA alla par te supPri<ll'f' dt'llo scn•IO e, dopo aver Sc'J•3r AlO i l Ya~o .Jefprt>tÙe dai vasi sanguign i, vi flpplicu due l egalu i'e e r escca la parte inlel·mcdia - un pollice cit·ca. Lu semplir e costt•izione del vaso
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con una semplice legatura è o1·dinariame nte seguita dal ristabilimento della sua continuita. Vi sono due forme d'ipet'trofia de lla prestata, l'una in cui la glandola é mollo spessu ed indurita e l'altra in cui essa é enormemente gonfia e molle ed elastica. E solo in quest'ultima forma, che pl·obabìlmen~e dipende da congestiont>, che l'ope1·azione in discrJ rso presento le migliori speranze di successo. Il fallo che il paziente é mollo solle vato immediatamente dopo l'o perazione inrdica che il trattamento agisce più modifica ndo l'affiusso del sangue ai testicoli che pPoduce ndo sostanziali cambiamenti nello pms lala. Il Lauenslei n ha reso più semplice ancora il trattamento rl t>ll'ipertrofìa della p1·ostala sezionando sollecitamente il vnso deferente, essendo mollo raclle !òepat·ar quest'oPgano dagli allti elementi dP-1 cordooe e m E:llerli in immed iato centalLo collo pelle dello scroto. ScllLEICH. -
Aneateala per tnftltrazlone. -
(Br it . .V.ed.
Journ., 28 mar·zo '18~6).
Schleich impiega tre dilferenli soluzioni di cocei na, morfina e cloruro sodico: una più fot·te pei Lessu li infiammati una media o · normnle pei tessuti moderatamente ipl"reslesici e la piu deboh~ pei campi operativi estesi: la soluzione media è quella che convieue allH maggio1· parte dei casi. Se in luogo della rr.o1 fìna si usa la cudeina, la dose tlella cocaina può abha;.;!Oarsi. Dove é possibile, l'intero campo d'operazione dev'essere infillrato dalla soluzione pPima che si fa ccia quals ias i incisione su llo pelle. L'uso prelimina1·e delle poh·r rizzazioni d'e · lere sul plllll() in r.ui dHe cn lra1' l'ago de lla s irin ga è stato completamente abbandonato, poiché gli a mmalali stessi si so·n persuasi che il dolore prot!ollo daliA puntum dell'ago lJ pet• lo meno uguale a quello cagionato dol ralf1·edJa rnenlo dell'etere. Le soluzioni debbono essere ~.~selli che: 1' acl']ua é bo li ila iu un vaso adatto e questo vuolalo fino a contenerne 50 cc. Si a ggi unge allora In pol vere ri,ullanle dnl la miscela delle Lre sostonzc sunnominate: il va w è copt>rto con pw·ecchi st rati di g arza s terilizzata e abbandonalo a sè ~tesso pel completo rotfreddnmen lo - se ciò dovesse impirgarc mo lto
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tempo si può pt·ocedere ad un raffr·,~ d.lamento artificiale. Hofmeisler (B r uns Bcitriige, Bd. X V) ha trovato che per la legatura della safena si l'ic hicdono da 15 a 20 cc., per la escisione della mulrice ungueale dell' alluce 10 cc. per l'amputaziono dell'avambraccio 50 cc. de lla soluzione media o normale (cio•·. coc. 0,2; clor. morfina 0,05; cloruro s odico 0,4 acqua dist. 200). S c hleich ha impiegato il suo m e todo in più di 3000 casi. Bergmann e Hacka lo raccomandano. Hofmeister avverte però che per le brevi operazioni, che si limitano alla supel'lìcie, lo spray coll'etere é più semplice e comodo, ma quando bis ogna a pprofondarsi ne i tessuti e l'operazione é lunga l'infìll•·azione è da preferirsi: essa è destinata a soppiantal'e l'anestesia gen~rale non solo nelle piccole operazioni ma anche in quelle Ji maggior rilievo della chirurgia.
RIVISTA Dl OCULISTICA La cheratite del venditori dl oatrlohe. (Johtls Hopki ns lfosp. Bull., novembt·e- dicembre 1895).
RANOOLPii. -
Il dotl. nandolpil ha studiato accuratamente questa curiosa alle zione, tanl•J dal lato clinico· quanto da quello sperimcnJ.ale. Es.sa é mnlto comune nel Marylaud e in tutli g li altri paes i abbondanli di ostriche, e dipende dal fallo che in que i luoghi i vend1lori di o~Lr·iche ne rompono i bo•·di con un martello p1·ima di appl'es ta rle aperte. Causa efficiente é la penl'lt·azio ne d'un pir.colo f1·ammento del guscio quasi sempre al centro della cornea. Ciò è seguito da gran fotofohia e dalla fo rmazione di un'ulcera bianca a margini netti su base l'orlemcnle intìllrala: l'occhio nei cnsi gravi può egsere distt·ullo: in lttLLi p oi l'ulcera g uarisce con formazione di !eucoma. Il lt·allameuto più utile consiste nell'apposizio ne s ull'occhio di compresse bagnate in soluzione ùi sublimato Cl\ l'l'OSi vo 1 : 4000, •·innovate ogni fJUallr'orc coll'aggiunta ew11Luale d'una goccia di att·opina. Questa speciale cheralit.e tr·aumatica è mollo più distruttiva di quella dovuta a sabbia,
RIVISTA Dl OCULISTICA
acc1a1o, rame o ad altro COl'po estraneo e CIO e stato dimùstrato dal Randolph proiettando sulla cornea di conigli ft·ammenti sterilizzati di varie !;Oslanze. D'altronde l'esame batteriologico di 6!> casi di questa cheratite non fece rinvenire alcun or ganismo specifico, tl'anne i soliti cocchi piogeni. 11 carbonato di calce di cui è quasi esclusivamente composto il guscio dell'os trica fu tt·ovalo possedere proprietA irritanti abbastanza da indurre una cheratite nei conigli ed è possibile che tali proprieta irritanti si trovino anche negli altri componenti del guscio. Questa cherati Le é adunque non parassitica io origine ma dipende da irritazione per sostanze chimiche, in ispecie carbonato di calce. Ciò mena ad una speciale suscellibilita all'invasione de i microorganismi, la tE. quale ho tanta parte nella cheratite traumatica. 1
Boccr D, a ssistente alla clinica oculisticn della R. uuiversita di Torino. - Bloerohe •alla vl•lone •tereo•ooploa negli ataohlol. - (Giornale della reale accademia, Torino, apr ile ·1896). Nell' afachico il non riuscire a sovrapporrc esa Ltamenle le imagini dei due occhi. o per la va1•ia gra ndezza con cui le percepisce, o per i fatti di deforma,zione dovuta alle lenti da lui usate pel" otten~re una visione distinta, o per la per· duta funzione con cui l'individuo inconscientemente fonde le imagini, concorre a produrre i fatti di diplopia e di confusione visiva ad ovviare i quali deve adaltal"si a guardar·e con un occhio solo. Era interessante quindi cercar·e di oUcnet·e la visione ~tereoscopica in tali individui e veder e in qual modo si comportava, tanto più che leor•icamente la visione stereoscopica la si deve ammeltere possibile ·esistendo le condizioni necessarie per ottener·la. A tale scopo l'autore ha usato uno slereoscopio ordinario di Brewsler munilo di un movimento ùi rolazione imaginato dal dolt. Baiardi che occulta alternativamenl·~ all'uno o all'altro occhio l'una o l'altra imagine. Gli esperimenti furono falli in ammalati operati di cataratta da un occhio e presentanti un g1·ado di v1sta no1·male o quasi dall'allro, in ammalali opl:lraLi ad e n lrambi gli occhi nello stesso tempo, in ammalati oper·ati ad entrambi gli occhi in tempi diversi, tanto colla corrèzione con le lenti come senza.
RIViSTA DI OCU I.ISTICA
Le conclu!>ioni di questo stutlio sono le segueuti: fo la visione slereoscopica negli afachici è sempre possibile quando il grado visi ,·o dell'occhio 0peralo non sia infet·iore ai due selli mi o un quinto della norma; 2' t"astigmalismo anche di gr ado elevato non impedisce l a fusione delle imagirti i 3° l'ammalalo può, praticamente, allor·r1uando riesce bene nei suoi e!';ercizi, ser·virsi senza ùislut·bo dei due occhi; 4' in tesi genet•ale, si può affermare che per la ''isione sler eoscopica non è nec t~ssa ria una visione perfettamente distinta delle fot·me, ma basta r iconoscere i l contorno dell'og· gel lo fi ssalo. te.
vV. ALLAN hMn::so .~. - Ecolplente delle pomate ottalmlche. -
(Brit. Med. Journ., 16 maggio 1896).
Il dottor Jami e~ on ri tiene la seguente com e l'ideale delle
pomate otialm iche: Pr. L anolina (Liebrcich) g rammi 12 Olto di mandorle e A r qua distillala g t·atmni 2. Se con questa pomaht si un gono l e palpebre non si pt·ova alcuna m olestia o può e>isute impiega la qunnclo si vnol pr·cvenire l 'adetenza dell e palpPbl·e Ira loro negli aumenti pato l o~ici delle lagrime e del muco. Per·lanlo ò pl'udente, di r ego la, O:,{p;i un ge rvi un IO CPill igr Ammi d'acido borico, per prevenit•e qual si a ~ i tr· nclenzo all'rrr'alrCidimento, benchcj la poma tA po!=<!"fl t·imA ner· lunJ.!u Le1.npo !"enzo subi r e alterazi one. N ,•l l'ecz,mn tlrlle la bl.ir n, hl plJmAlll fOI'ma un ec•;l'l lenlc ncci pi enle per· l'os!<ido ~iAi l o Hmor·ro di merr lll·io tanto utile in sili'Hl le ci rco~ l anze . A quindi<:i grammi di e"~il ~ i posMno aggiunger·e IO con1i::ra11rm i d'o,;!;ido. Pt•t· genera lt1 tes l~rn o nianut dei pnzienli, la poutala pr·od uce un piacevole senso di fn!Schezzo ~e11za lr·accia di bru cior e o tl'ir·r·ilazione. L'autore corwlutle rltc q1re~ la pomata è nl' i !> U ~" i ell'e lli l'" r lo men11 eguale, ~e 11• 111 SUJH·r·icor •·, alle allre polllalc propo!"le.
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RIVISTA DELLE MALATTIEVENEREE EDELLA PELLE Begnl patognomonlol della lue congenita . - (Berliner klin. W och. e Centralul. fiir die mecl. Wissenseh., N. 23, 1896).
P . SILE '< . -
Il Silex conosce tr e segni car·ti lll"l'islici della lue congenita, dci qual i uno t·i fe l·ibile agli occhi, il secondo ai denti e il terzo alla pelle della faccia. Come unico vero seg-no paltJgnomonico J•clativo agli occhi consider a una coroidea al'eolar e, nella quale si nsse1•vano spat·si sul fondo e par licolat·men te nella r egiono della macnla punti ~ macchie nere con qua e la dei pun ti biaucl1i di diver sa grandezza e delle g1'811di aree biant:he circon,lat<> da un or·lo nci'O. Si tralta di focolari atrofici del:a coroidea e di prolifer aziune pigment.urin Jo•·ivaotc dal pigmento dello stroma e dall'epitelio pigmentato cou partecipaziunl~ ddla retina. L 'acutezza viiòiva er a in tali casi mollo J•idotta. La cura con l'ungueu to m e1·curiale c con l'ioduro di pola3sio nou pr odusse 1'o alcun effetto. Delle numerose deformità dentarie dale pe1· silìlitiche il Silex tiene per potognomonica solo quella fo1·mo che consiste in ciò che gli in c i~ivi supe1·iori l'i man endo intt:'!rni mo,;Lrano una Ct·osione cent•·ale denudala dello ~mol to che cnmincia dal margine tagliente e 8i estende in allo a form a di arco. Quale alteJ·azinne che si veriflca unica mente llclla sifilide congenita, i l Silex riguar .Ja le note cicatrici linea1·i radiate della .faccia, (juando non si limitano ogli angoli della faccia 0 delle tempie, m·;l s' ir1·ad iano alle guance, al mento, ecc. L_'esame istologico di un caso owaLLcr ist1co di quesla specie dunost1·ò che uon si tralla pr opriam ente di cicat1·ici nel senso ~natomico, poiché i l COI'po papillal'e, le gla ndole, i vasi erano en .conservati . Probabil mente questi solchi cor·alterislici, c~~e 11 Silcx qualifica come pseudocica trici, sono costituiti da s •rature <.Iella pelle <.lelel'minate dalla contrazione muscolare.
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RIVISTA DELLE )fALATIIK YRNKRKE E DKLL.\ PELLB
Le ùesct'ilte Lre specie di altel'azione il Silex le ri tiene per affatto patognomoniche, cosiccbe dalla esi~ tenz a anche di una sola di esse ei crede che si possa con sicurezza argomentare alla sifilide congenita. D:\UBER e BonsT. - L'en4ooar4lte maUpa nella blenor· ragia. - (Deutsches Arch. Jil r /clin. Med. e Centralbl. Ju r die med. Wissensch., N. 18, 1896). Sulla l'elazione della blenorragia con le malattie dell'endocar dio c del pericat·dio incontransi nella ie tLeratura diverse os· servaz.ioni. Il reumatismo articolare blenot·ragico sembra esse t·e un freque nte anello di congiunzione, ma pet•ò non necessario per la compar~a della affezio ne cardiaca. Il Leyden in un caso di e ndocardite malig na con cronica blenorrea r invenne n egli essudati fibrin osi delle valvule malate aortiche e mitrali la presenza dei gonococchi del Neisser; però la s ua dimostrazione fu impugnata dal Wilms. Questi afferma cbe il g onococco non può peovocare la endocar dite maligna né altri p1·ocessi ulcerosi e invece le complicazioni nella blenorragia deriva no da infezioni secondarie con allri coct:hi dell'ut·ett·a. Da uber e Borst hanno ora pubblicato il caso di un uomo di 20 anni nel quale, in immediato rapporto con una blenor·· ragia a cuta, s i sviluppò una endocardite che terminò con esito lelulc. Nello vulvule ao t•liche in gran parte dis trulte si trova rono nello interno degli essuda ti valvulari, diplococchi in parte della forma tr pica semilunare e in parte contenuti dE-~ntro cellule. Ques ti diplococ..:hi si t:olor ivano col metoJo di Gram ed erano molto impressionabili al trattamento con l'alcool; ma quando dal ~ang ue del cuore erano coltivati sul teneno nult'itivo, non o~ lante la loro somiglianza coi gon ococchi, da questi si differenzia no. Dauber e Bor·st sul fondamento di questa osservazione avvertono che in simili casi solo il re· s ultato pnsil ivo delle colture può g iustifica re la diagnosi di gonococchi.
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RIVISTA DI TERAPEUTICA -:<·:-
Bulla protJ1&1el metUoamento1a del palu4l•mo. - (Bulletin de l'Accad. de med., Parigi 1896).
LABORD E. -
Nella seduta del ·10 marzo u. s. il dott. Laborde in una comunicazione sull'azione preventiva dei sali di chinino nel paludis mo raccomanda in modo speciale come medicamento profilattico e curativo di granrlissimo valore, preferibile agli altri sali di chinino per la sua azione, per la sua tolleranza, per la sua facile solubilità e facile impiego per la via ipodermica, il nuovo sale scoperto e preparato dal professor Grimaux, il cloridro- solfalo di chinino. Questo sale è una specie chimica a sé, non una mescolanza: in falli allorquando, dopo la sua preparazione, si abbandona la soluzione all'aria secca e si separa dalle acque madri la crosta cristallina che si forma alla superficie, essa dopo essere stata portata sulla porcellana e seccata a 100 gradi, presenta all'analisi le medesime cif1·e che la massa totale. Questo sale si scioglie nel suo peso d'acqua alla temperatura ordinaria. Una soluzione di 5 grammi di sale e 6 centimetri cubici d'acqua da usarsi per via ipodermica contiene ogni centimetro cubico 50 centigrammi di s ale te. R 6TTGER.
-n blù . tU metllene nella malaria. -
(Brit.
M ed. Jonrn., 9 maggio 1896). Il dott. Réitlger di Kiel ha trattato 7 casi di malaria col blù di m etilene alla dose di 0,10 grammi in capsule, dandone 6; 8 c apsule al di. La rapidità colla quale cessarono gli accessi fu m eravigliosa. L'esame microscopico del sangue dimostrò la scomparsa del plasmodio. Non potè notarsi cambiamento radicale nei plasmodi stessi. Lo durala del lrallamenlo variò da un minimo di 8 ad un massimo di 33 giorni:
IU VISTA
essa era de!PI'minHla dnlla !>compar·sa del plasmodio del lumni'r splenico. Solo in un caso avvcrossi la recidiva. L'Autore nnn potc co;;:tata1·e negl' inrerrni alcun disturbo gastro-inleslioalè: solo qualche p<~' Ji nausea all'i nizio dcltraltamelll•J: ne;,sun segnc> d' irri l azion1~ n<~ l l'apparecchio genilourinario: però il blu di meti lenc usato l ungo tempo sembr•a alterare k conditiolni gene r·ali dei pazienti. Il moJo di compot•larsi dcll\l i'ino e delle feci è degno di nola. La prima assume S!:'mpre ton cnloritn verd e o blu scuro a seconda della quanlilu del m edicam ento preso. Le feci divenlanoverdi e solo alla supt>dìcic. Po.::o tem po dopo la loro em•ssione esso~ pr<Jsentanu dei punti verdi, i quAli man mano confl uiscono, dando lorù un n"pell" uniforme. Il Ri.illge1· conclude che il blù di melilt>ne è un rime,iio efficace nellu malal'ia e forse quPJio che piu si a\'vicina alla chinina. SAL.I\O\\'SI\1, -
L'eao&slna. - (Br·it , .>vlecl. Jo urn., JG mt~g
gio 1896). li Salkowski descr i ve questo nuovo preparato di caseina. Fa capo alle !WC r·icerche anLe1·iori e a quelle di Zunlz. e P•JllhnsL colle fJtltlli si è ve11utu a stabilire che la caseina ha i l m cdf!simo valore nutJ•itivo del l'albumina. Poiché l a cas!'ina in polvere ba pat·ec~.:h i svuntaggi, I'autot·e J)I'(J[lOne un» soluzione di e!"sa nel f•J«falo so.lico; 111a occort·evR per ciò una preparazrone in polvere clu~ f1>sse subito solubile senza alcuo'allra manipolazione, cl1e fosse piace vole al palato e che non lasciasse p1·ecipila1'e la Mseina. Perciò l'autore pr·opose l'<'ucasina. che è una poi vere sottile, bianca, solubil·~ in acqua calda e che si prepara fa cendo ag• 1·e il gas ammonisco sulln cascina . Ha li1[(o cou essa numerosi e:::pel'imen li sugli anim'lli per st.. bil irnC' il \'a loro nuLJ•itivo e l a pa1·ogona alla somatosa I l difftcil<' a ~sorbim en to l.l i quest'ul tima e la facil ita con cui produ'!(' diaiTOC ne limitano l'uso come a~enle nutrili\'O. In quanlilù r elalivarnenle uralldi la somalOSt\ ha qualche valor·e for'!"C per·chè migliora l'appetito. Dop0 aver prodollo in un cane una diminuzione di peso.medianto l'uso della SlJmatusa, gli si tlelle l'eucasi ua , l a l']uale produsse un
DI TERAP.EUTICA
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rapido r istabilimento dell'animale. L'autore conclude che l'eucasina é un albuminoide degno di studio: essa può associarsi agli idrati di carbonio al pane: può anche usarsi col eacao e colla cioccolata, manon col vino o colla birra poiché -è in questi pochissimo solubile. E. BAUMANN .- Ttrolodo. - (Brit. Med.Journ , 16 maggio 1896). Il Baumann, unitamente ad E. Roos, si è adoperalo ad iso · lare il principio atlivo della glandola tiroide e a lui sembra d'esserci riuscito. Il Roos aveva gia dimostralo che questo principio allivo non è distrutto facendo bollire !a glandola .io acido solforico diluilo 1:10. Facendo raffreddare il liquido, il principio attivo forma parte del precipitato: questo é s eparato mediante filtrazione e tr·atla lo con alcool a 85'. Il residuo é r ipreso con ele1·e di petrolio per liberarlo dei grassi e quincli sciolto in una soluzione di soda caustica al· l'l p. 100. Si filtra e coll'aggiuuta di a cido solforico diluito si forma un precipitato, che, dopo accUI'alo lavaggio e dis-seccamento, ass um~ l'aspetto di una sostanza amorfa bruna. -Que;~ta sostanza. che è stata denominala tiroiodo, poiché con1iene iodio in molto stabile combinazione chimica, sembra essere vera me n le il principio a lti vo delle glandole tiroide. È quasi ·insolubile nell'acqua, pochissimo solubile nell'alcool, ma si scioglie fttcilme nle negli alcali caustici. Baumaon afferma che il tiroiojo ha la medesima azione sospensiva della gian· dola tir·oide stessa nel tr•attamenlo del gozzo parenchimaloso, del mixedema, dell'obesità: sembra a nzi che gli eff~lli siano -più pronti con es~o che colle glandole. La quantità di lil·oiodo contenuta nella glandola var•ta straor dinariamente. Delle glandole m olle g1·osse contengono certe volte a ppena tracce di i odo. l o 26 adulti in una glandola ingr•ossata ru rinvenuta a ppena traccia di ques•o composto. Nei bambini di Friburgo 11 tir oiodo si trova io quantità mioor·i che nei bambin i ùi Amburgo. Il tiroiodio passa indubbia mente dalla gla ndola tiroide in altr i organi. L'iodio esiste nel timo e le investigazio ni d i M ikulicz, eh~! dimostrano la diminuzione del gozzo sotto il tra ttamento colla glandola timo, sono inter essa nti da 42
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RIVISTA fil T!RAPRUTICA
questo punto di vista. Se si dà agli animali ioduro potassico, l'iodo della tiroide aumenta ; lo stesso :avviene coll'uso dell'jodoformio e di allri compost: iodici, ma l'aumenl<> è più marcato in seguito all'uso della glendola tiroide e de• tiroiodo. Che il tiroiodo é elaborato dalla glandola stessa e che es!Sa é il prodotto de[ generale ma labolism o, é dimostrato da l fal.lo che il liro.iodo é eftìcac.e nel mixedema, n o11> cosi l'iodo. La tiroide di pecora è la più ricca in tiroiodo. Grawitz ne lla clinica di Gerhardt ha sperimentato il tiroiodo in due do nne affet te da obesità. Un a diminuì de l peso di 3 kg. in soli otto ~i orni e un sol grammo di Lir.oiodo fu dato. nelle 24 ore. L'aume nto delle escrezioni azotate mediante l'orina fu notevole : essa raggiunse i 31 grammi. Ncll'a!Lra donoa nella settimana s i ebbe una diminuzione di 1 kg., poi di tre. Le contlizioni genera li delle due inferme rimasero indisturbate.
RIY~~TA Dl TE~NILA . E ~ERYiliO M~Dim MILITARK Il m&ll&gglo nel •ervlzlo aanltarlo mlUtare fra.noe~e. Rileviamo dal Progres médical, N. 11 dell'aprile 1896, cb& il. Ministro della guer ra in Francia ha stabilito la creazione di tre centri d'istruzione per insegnare agli infermieri militari la pratica del massag·gio. Gli ospedali del Val- de-Gràce a Pari gi, di Desgénelles a Lione, e del Deg ad Algeri, ricever anno gli infermier i prescelti per compiere tale corso di is truzione periodica, che avrà la durata di '3ej settimane. Prof. MrK ULi cz e dott. Vot..LORECHT, Stabsarzl. - Jruova.. buata ohlrurgloa, deaUnata apeolalmente al aervtslo In guena. - (Der M ililararzt, 12 giugno 189o, N. 11 e 12). I vantaggi di questa busta souo: 1o una forma maneggevole più che possibile; 2" che gli strumenti sono sempr& puliti e pronti per essere adoperati ; 3• che la scelta dt1gli
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RIVISTA Dl TECNICA K SERVIZ10 MEDICO :UILITARK
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strumenti è tale da permettere al chirurgo di soddisfare a tutte le esigenze del campo di bslteglia. La busta è in cuoio molle e finissimo; con tutti gli strumenti non raggiunge il peso di 400 grammi. La pulizia e la disinfezione degli strumenti sono rese possibili dalla disposizione interna della busta. Gli strumenti (ad eccezione del porta-caustico e dell'astuccio di vetro per la seta asettica) non sono in diretto contatto coll'involucro di cuòio. Essi invece sono collocali sopra •m pezzo di tela, assicurali ciascuno da un passante. Questo pezzo di tela, che è abbustanza grande da poter·si ripiegare sulla linea degli strumenti e r icuoprirla completamente, viene ·assicuralo all'involucro di cuoio meditmte gancetti, e può esser·e con g rande facilità e prontezza distaccalo. Ogni busta è fornita di un altro simile involucro di tela ùi ricambio. L'involucro suddetto è poi protetto dall'umidità e dal sudiciume mediante altro involucro di battista Moselig unitovi lassamente. . ton questa disposizione l'i comprende quanto sia facile la sterilizza.zione e la conservazione ~e~li strumenti a nche in campagna. Appena adoperati gli strumenti della busta, non si ha che da sol.loporli, o collo stesso involucro di tela o separatamente, alla corrente di vapore o alla bollitura. Secondo le esperienze fatte in clinica, gli autori credono si debba preferire di sterilizzare l'involucro di tela colla corrente di vapore, e gli strumenti colla bollitura per 10 minuti in una soluzione di soda all'i. p. 100. In campagna qua· lunque marmitta potrà servire per questa operazione. Riempiendola di acqua per metà, vi ~i immergeranno gli strumenti, mentre gli involucri si terranno sospesi nella metà superiore della marmitta, esposti al vapore acqueo. Gli strumenti, tutlj in metallo, sono i seguenti : un bistud acuto, uno convesso e uno bottonuto; due uncini acuti a due punte; quattro sonde, cioé una scannellala, una per orecchio, una son<1a sottile e una a foglia di mirto ; un cucchiaio ovulare tagliente; una lancetta da inoculazioni; una pinzetta ad. uncino; una pinza da arterie (Klemme); una pinza da corpi e!! tra nei; una forbice ottusa diritta·, una pinza anatomica·,
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RIVI SL\ DI TEC~ICA .E SERUZIO MEDICO ~IILIHRK
una seconda !ancella rla inoculare; un l!·equarli; un secondo Klem me, unfl forbice del Coope1·; una spalo la; una cannula tracheale; un cateterfl maschile. aghi assortiti. Con questi ~ trum enti si possono praticare tutte quelle opeJ'azioni che ~ i devono ritenere come !lOn differibili per salvRre la vita. Esse sono: la lracheotomia nell e lesioni della fAI'ioge e clelia la ringe, il cateter •smo, la puntura della vesci.c a nelle ferite della regione perineale , la legatura delle arterie, e l'emos tas •a col tamp()namenlo antisettico. Questa ultima spesso si può •fare solamente dopo l'allargamenl.o del canale della ferita, l'estrazione di scheggia ossee libere, pezzi di abili, pezzi di proielti li e proiellili iuteri. RiguaJ·Jo a gli strumenti per l'emostao;ia, gli autori notano che hanno prefel'ito le pinze del P ean alle pinze a coulisse, giacché queste ultime sono strumenti difficili a pulirsi, spesso insf'l'vibili perchè si s torcono. In oltre esse non servono ad allro che ad abbracciare un vaso ferito, mentre le pinze del P ean possono ser·vire a più di un uso. In questa busta tascabile si trov»no due pinze P ean, pel'ò di for·ma diversa. Una ha la forma ordinaria. ed è fatta di nicheliù, la seconda é di acciaio e più r obusta. La lor·o apertura è adattata pel proiellìle ùi 8 m m.; tuttavia po5sono afferrare proiettili più grandi e più piccoli. Per fissarle serve una forte crémaillère. Ques te due K lemmen servono a pa1·ecchi us i: come pinze da ar·teriP., come pot·ta a ghi; possono supplir e le pinze per corpi stranieri, e le pinze anatomiche. Quella modificata serve per l'estrazione dei corpi s tranieri, non ostanle la sua brevita per chè nel primo soccoi'SO si deve csLr·ar·re un pro· ietlile solamente quando è facile raggiungerlo ed è vicino alla supel'fìcie della fèrila. Al giorno d'o~gi i chirurgi sono concordi nel rilenere che non si debba r·icercare un proiettile in un lungo ctmale anche con is lrl!m~nti a ppositamente costruiti.
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RIVISTA D'IGIENE Doll. l. N A V ARRE.- L'atm&taoolonlale; olò ohè 4ev'e••ere. - (Revue d'll.IJ[Jiène et de Police sanilaire, a pl"ile 1896) . Il dott. Navarre si propone di esamina r e i due punli seguenti: 1• Quale deve esset·e composizione dell"armata coloniale 1 2• Qu11le trattamento si deve usarle, nei paesi intertropicali, per otleuere 'it massimo d'azione ad un dato momento, e procurarle, in tutti i tempi, il massimo benessere 1 Fatt\ alcuni confronti fra l'armata coloniale francese e quella inglese, l'auto re domanda: quanto tempo passera ancora prima che si ammetta il principio inglese, che per fare la guerra nE!i paesi caldi, ci vuole una testa europea sopt·a uo corpo d'indigeni 1'
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Delle esperienze dolorose hanno dimostrato lA poca resistenza che offrivano, lllle influenze me leoro-telluriche· i giovani da 20 a 22 anni; 90 al 9_5 p. 100 di ma lati e 25 p. 100 di morti, tale il bilancio medio. Sarebbe desidePabile che i volontari non potessero optare per l'esercito coloniale che dopo aver compiuto il loro terzo anno di servizio nella madre patria. Essi sare bbero doppiamente temprati dall'eta e dal servizio militare . Ed al più la carriet·a coloniale dovrebbe restare aperta ai volontari fìoo ai 3!) anni. Età -
Tempo di soggiorno. - Crede non si possa e.-::igcr e un soggiorno superiore a 2 anni sulle basse MSte dell'ovest africano, mentre ~li a ltipiani del Con ~o e del Sudan, con un regime· igienico ben compreso, permettono il soggiorno colà come altru\'e all'europeo, che non anà possal<J che due anni s ulle coste dello stesso paese.
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RIVISTA
Costilu,oione e temperamento. - L'attitudine al servtzto coloniale é diversa dall'attitudine al servizio militare generale. La predisposizione alla tubercolosi dev'essere ricercata più minuziosamente ancora, che per il reclutamento della madre patria. La lisi galoppa nei paesi tropicali, essa si propaga per contagio dall'eur opeo all'indigeno e dall'indigeno all'altro, con una rapidita tale che in venti anni può ridurre di mela una popolazione di nativi. Dal reclutamento dell'armata coloniale dovrebbero esHere spiotatamente eliminati gli individui dispeptici , i solferenti di dilatazione di stomaco, gli obesi o semplicemente a diposi, i reumatizzanti , i cardiaci. Ricorda che coloro che hanno un'appetenza speciale per le bevanda alcooliche non resistono lungamente alle influ enze meteoro-telluriche; che vi sono degli uomini che provano molto meno di altr·i il bisogno imperioso della sete, ed è fra costoro che s i troveranno i temperamenti più resistenti alle diverse influenze morbigene speciali ai tropici.
Truppe indigene. - Non crede gli africani del nord adatti a form1we delle truppe d'indigeni assimilate alle truppe d'indigen i da r eclutarsi fra i tropici. Vere truppe indigene, secondo l'autore, si possono formare coi senegalesi, coi negri clel Benin e del Gabon. Di fianco all'esercito indigeno, bisogna far posto all'esercito ausiliario dei po rtatori. In principio, ogni eur·opeo dev'essere duplicaLo da un indigeno portatore. Cllricare un europeo, nelle spedizioni sotto il cielo tropicale, di 14 a 22 chilogrammi, è cos a Lanlo insensata quanto fargli scavar e dei solchi in un terreno palustre. Nel primo caso cammina alla morte, nel secondo scava la sua tomba . In campagna, il soldato eur opeo non deve portare che le sue armi, le sue n:unizinni, la sua bot·accia. Ma non si potra improvvisar e tanti portatori al momento del bisogno. E per· cii>, in tempo di pace, a fianco delle caserme dei bianchi, bisogna provvedere le cast>rme dei portatori. Servi in tempo di pace, essi seguiranno il soldato bianco in tutte le dislocazioni ed eser·citazioni, po1·tando i viveri, il corl'edo di cam-
663 bio, conducendo le bestie da soma, e formando così un nucleo '<li uomini abituati al servizio di pot•tatori in campagna, capaci d'inquadrare, al bisogno, degli ausiliari reclutati in 1.empo di guet·ra. Riassumendo, l'tu·mala coloniale dev'E!ssere costituila da tre elementi beo di$tinti ed oggetto di cure diver·se: 1° L'elemento europeo, fìot•e d'uomini, mit·abilmente -scelti, di alme!lo 23 anni compiuti, senza precedenti morbosi; .trattati secondo tutte le esigenze dell'igiene modm·na e della igiene speciale dei paesi intertropicali; non avendo altra mis-sione che di fare la guerra, e altro dovere che quello di tenersi, a qualsiasi ora, pronti a battersi; poco numerosi, suf'ficienti però per inquadrare tutte le truppe indigene, e per 'formare una riserva capace d'imporsi; conservando in tulte ie circostanze sopra queste truppe il prestigio dell'autorità ·e del comando; i cui ufficiali infine farebbero tutta la loro ·carriera nell'at·mala <'oloniale. 2° L'elem~nlo indtgeuo, numeroso, formante il grosso ·dell'armata in corpi diversi, classificati possibilmente nelle armi e paesi dove l'esperienza ha dimostrato ch'essi r endono i miglìori se.rvizi. Queste truppe avranno anche i loro .graduali ed i loro ufficiali che farebbero la loro carriera sul postn. Accasermati negli attuali edifizi delle truppe coloniali, un buon regime alimenlaJ·e, una paga modesta costituiranno 'Pet· queste truppe dei vantaggi apprezzabili ed apprezzati. A loro r iguardo l'igiene sarà ~opt·atutto difensiva. Sa l'à ne-cessario di far pel'dere loro una quantità di cattive abitudini -e d'insegnar loro la pulizia e lementare. 3° L'armata ausiliaria dei portatori, di cui il nucleo per•manente sarà formalo da indigeni servi dei soldati europei. P oco numerosi, per conseguenza, in tempo di pace e saranno -oggetto di chiamata annuale o più frequente se sarà il caso, <li visite mediche per constatarne la continuità delle loro abitudini. L~ casel'me. -
Quali requisiti si dovranno richieder e ad una caserma nei pal:l~i caldi, in più delle cond izioni igieniche ~enerali 1
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RIVI STA
1° di essere fresca; 2° di permetter e la rinnovazione con-
tinua dell'aria; 3° di non esigere una troppo grande spesa di mano d'o pera. Il pa liglione Tolle!, .riunisce que~te con dizioni. Alle caserme ed a gli ospedali costituiti su quest() ti po si é fatto l'appunto che r ichiedono dei grandi spazi. Nel caso preseute, é lo spazio che costa meno. Il pian terreo() dev'esse re sollevato dal suolo non meno di 2 o 3 metri, quando si costJ·uisce in (Jianura. La forma ogivale d ell'ambien te, la sua altezza e le doppie pareti assicurano la ventilazione naturale del padi:xlione, nello stesso tempo si oppongonoal J·iscaldamento dei muri. Le finestre s aranno a vetr i, opposte , aprentisi sul piano della veranda, che sat·ebbe necessario di a g-giungere ad ogni padiglione. La ver anda sarebbe la camera per il gio1·no, l'interno riservato per la n otte. L'orie ntamento dci padiglioni dipenderà da più condizioni, e varierà seronJo, i ven li e le cir costanze locali. I servizii, le c•1cine, i bagn i, le docc ie, le lavanderie, lelatrine, il locale per la disinfezione richiedono altrettanti padiglioni separati. Questi padiglioni saranno r iuniti da passaggi coper ti. Infi ne é necessa1·io che il soldato trovi nella case•·ma delle one ste distra zioni, delle sale da giuoco coper te pe•• la stagione delle pioggia, una sala di scherma, una biblioteca dove saranno r accolli de i libri scelli, dei pel'iodici utili e gradevoli. P e1· l'evacuazione delle dPjezioni, il sistema delle fosse mobili é il solo raccomandt~bil e . Esse saran no mettilliche, piccole e numer ose, in modo dH poter esser e faci lmente vuotate e disinfettate. Ques to servizio in.::ombera necessar iame nte ai servi indigeni. Non ::arà il caso di entrare nei par ticolari igienici conc ernenti l'alimentazionP, le bevande, gl'indumenti, l'equipa~giamenlo, g li eser cizi, la disinfezione , l'igiene di ~ u erra ben conosciuti e tratta ti ; ne par lare dell'i mpor·tanza dell& acqua puPa pe•· bevanda. Ma conver•·à l'i peter e ancora una volla , che dopo il paludismo, non YÌ ha maggior pericolo per il bianco dell'alcoolismo. E perciò al soldato bianco non doora essere possibile procurarsi nelle casel'me delle bevande alcooliche.
D'IGIENE
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Anche il vino, malgrado ii pregiudizio tenace e disgraziata'llente molto popolare, non é necessario alla salute. Tuttavia la razione di vino ei pasti potrò. essere conserva ta come suggestiDamente tonico. L'acqua pura per bevanda abituale, il caffè ed il te come bevande di ra zione, sono le sole che l'igienista possa intie· rarnente approvare. Circa l'alimentazione, una form ola può riassumerne i principi: far uso di alimenti che pr oducano llleno calore e m en o veleni che sia possibile. Perciò viveri freschi, carne, legumi e frulla. Il biscotto e le conserve doYono essere gli alimenti assolutamente eccezionali, riservati per i ca~i di spedizioni dove sarebbe inutile di tentare di procurarsene degli altri. Per ragioni igieniche ed extra-igieniche l'autore crede che si de bbA permettere al soldato coloniale il matrimonio, sia che porti la sua donna dalla madre patria, sia che si unisca con un'indigena. La disciplina trovera prontamente ad accomodM.si a questo stato di cose, come la disciplina della armata inglese nelle Indie non sembra soffrire dal matrim onio dei solluf'ficiali e dei soldati. Conclusioni. -Per colonizzare è n ecessaria una seiP.zione, e chi dice selezione dica aristocrazia. Occorron o degli . uomini di s ce lta, di una costituzione fisica di. scelta, di una condotla e moralità di scelta. s~ la selezione non s i fa prìma, e ssa si fara dopo, terribile, ine vitabile. Appoggia ndosi su questa selezion e di uomini, gl'inglesi possono risolvere l'at•duo problema della loro do min.azione nelle Indie orientali. Quanti sono gli amministratori del CiDil sero i ce 1 Mille appena. Ma quale scella ! Quanti soldati inglesi in questo immenso impero ? 75,000 circa. Ma quali cure li circondano! Si scelgano, · fra g li uomini falli , ,di 23 anni compiuti, dei volon la1·i esenti da quRisiasi vizio fi s ico o costituzionale, nè mingherlini , né S'l'OSsi , né reumatizzanli, né dedili all'a lcool, né forli mangiatori o bevitori. Oltre queste qualita, gli ufficiali dovran no possedere, delle cognizioni sommar ie, ma esaltt>, d'igiene intertropicale. Essi
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RIVISTA D' IGIENE
dovr·anno fare tutta la loro carriera nell'armata coloniale, ~ffinche la loro esper·ienza non sia lettera morta. L'a1·mata coloniale europea non dev'essere mescolata colla popolazione indigena. Le casflrme devono essere costt·uite possibilmente in siti elevati, ritenuti i più sani. lontane dai .fiumi, e paludi ecc. Il sistema di caserma da adottarsi è il sistema a padiglioni separ ati, ed il tipo che sembra il migliore nei paesi caldi è padiglione dell'ingegnere Tollel. L'armata coloniale dev'esser·e una carriera per il soldalo ed il soltufficiale, carr iera che deve offr·ire un presente molto conveniente ed assicurare loro l'avvenire. I regolamenti della futura armata coloniale devono prevedere il mat rimonio delle unità, e dei villaggi mil1tari, distinti da quelli della popolazione civile. Al di l'uori di questi punti essenziali, s'é certi, i n ultima analisi che non esisterebbe un'a r mata coloni1.1le propriamente detta, ma una collezione disparata di uomini di diverse provenienze, riuniti al momento del bisogno, senza unità di spirito, se:1Za unita di tradizioni igieniche ed altre, ricominciando senza fine gli stessi giri disastrosi, r~~.cendo le g uerre del Senegal e del Sudan dopo quella della Coccincina, la guerra del Tonchino dopo quest.a, il Dahomey dopo il Toncltino, il M,adagascar dopo il Dahomey, r iportando cosi una serie di viltor·ie alla Pirro, che esauriscono il paese, indeboliscono l'a.rmata. della madre patr ia, e fanno della politica coloniale che dovrebbe Assicurare il nazionale risorgimento, uno strumento rapiJo e certo di ruina e di morte. E poiché è aromesso da tulli che le spedizioni colon iali sono « guerre di medici e di commissari »,la conclusione naturale è che nessuna spedizione fra i tropici sia intr'apresa, se i medici ed i servizi amministrativi non hanno avuto mezz~ e l'opporlunità di assicurarne il successo. • M. C.
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RIVISTA DI STATISTICA MEDICA . Migistero della marina. - 8tatl1tloa •aDltarla dell'armata per gll &.oDl 1883 e 1894. - Roma, 1896. A proposito di pubblicazioni statistiche 11bbiamo spesso udito, ed anche visto in qualche giornale, far quasi un rimprovct•o perché l'epoca in c ui la pubblicazione vien fuori é distant.e di due o tre anni da quella a cui essa si riferisce. Nulla è meno ragionevole di questo rim p1·overo applicato a una grande statistica sanitaria. La rapidità della pubblicazione, in si mili statis tiche, é sempre pagata a caro pr ezzo; poiché la fretta di l'at·e uscire il libro al più presto fa sì che esso riesce una nuda e semplice es posizione di cifre, scarsa di confronti, di riassunti, di dimostrazioni grafiche, di concludenti corollari, le quali cose tutte n on pos sono farsi se non dopo che sia completamf!n te chiuso tutto il luvoro di spoglio. Oud' é che, anziché farne un appunto, dobbiamo piul· tos to compiacer ci che la direzione clt>l sel'vizio sanitario al Minister o della marina abbia preferito di darci solt.an to ora, e non un anno fa, la statis tica san ilaria degli anni 1RD:3 e 1 89.~, a vendo cosi potuto fa re, non un lavoro di pura buroct•azia, ma un vero lavor o scientifico. Agg iu ngasi che la pubblicazio ne è fatta con vero lusso tipografico, e corredala di numerosi e bei diagrammi. Togliamo dall'importante pubblicazione dali p!·incipaJissimi :
1893 For:;a media: • Ufficial i .
a
terra
a
bordo
1891 in
tol ale
a terra
a bordo
in IOl<tle
91C 16H 1565 728 Sottufflciali :l:li8 1 :-.~ ~ 2002 35~6 Sotto-capi. 11:32 18UU 818 1055 18i3 Cùmuni . 6'>:>1) !H92 15718 6309 8:)32 11-841 Totale d ella truppa . 8285 1~710 20995 86:)1 11589 20240 To tale generale . ' 89i7 13583 22560 9379 1250;> 21884
GD2 . 12fl2 767
o
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87:3 208t>
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•
RIVISTA
Le statistica distingue i casi nuovi dai casi di recidiva . Di casi nuovi (comprese le lesioni violentP) si ebbero nel 189J num. 8621, nel ·1 89·~ numero 7705. Di recidive nel '189:l: 1087, nel i89i: 1054. Senza contare le recidive, e compresa la forza media e le malattie degli uflì ciali, la morbosità per 1000 della forza fu nel1893 di 382,1, nel 1894 di 352,1. Ma siccome la distinzione tra r-t~si nuo vi e recidi ve non é fatta n ~ lla statistica dell'esercito, e di più, in questa non si tiene conto degli ufficiali, come di un elemento troppo dissimile, sanitariameote, parlando dalla teuppa e che per di più sfugge in massima pat•le al controllo statistico, cosi, per· confrontare la morbosità della marina con quella dell'eset·cilo, bisogna: to aggiungere ai casi nuovi quelli di recicliva; 2° togliere dal totale dei casi di malallia llUelli rife rentisi agli ufficiali; 3° togliere dalla forza media complessiva quella degli ufficiali. Calcolala rispettivamente in 66 e 53 la cifra deg li ufficiali ammalali nel 18!J:l e nel 189i, si arriva ad ottenere: per il 1893, malati di truppa . . 9642 forza media (truppa) 20995 mor·bosita per mille . 459,3 per il 18!H, malati di truppa . . 8707 forza media (truppa). ·202«> morbosita per mille. 430,2 È notevole la differenza tt•u la morbosità l'ilevata a bor,Io delle navi e quella nelle tru ppe sbarcate. Ecco alcune cifre r ia ssuntive rÒiative alla bassa forza, basate esclusivamente sui casi di prima manifestazione. ·189:3 189ft Morbosilà e mortalità ge nerale -
Soltufficiali. Sotto-capi . Comuni Il totale dc i mot·ti ìu:
a terra
a nonio
a terra
a bordo
:129.7 762,7 738,5
56,1 210 2
3~6. 8
58,9
617,2
160,2
71J,2
J68,2
' 210,1
n e l 1893
Negli stabilimenti di cur·a 61 Fuori degli stabilimenti . 41 l n Lutto 102 Pr·opor zione per 1000 della forza 4,52
n e l 1894
52 :37
-
89 .},06
669
DI STATISTICA MEDICA
Ma togliendo da queste cifr·e il numer·o degli ufficiali morti, che fu r ispetti va mente di 13 e 6, e calcolando sulla forza medi!l della sola truppa, si otlengono, rispettivamenLe per i due anni, le cifre di 4,24 e 4.10. In complesso le cifre della morbosiLa e delle mortalità, n~lle tr upp13 di mar·ina sono assai inferiori, specialmente pet· la morbosila, a quelle dell'esercito. Le cause di questa differenza sono svnriatissìme. Certamente tra le principali sono èa annoverpr·si le ~eguenti: i• la migliore alimentazione sempre; e gli alloggiamenti spesso mi~liori nel soggiorno a terra ; 2• la poca o ne.ssuna variazione che una gran parte dei marinai trova tra il servizio prestato prima e que!lo che si presta dopo l' arruolamento; in allre parole, la forte proporzione di individui che entrando ·nell'armata sono gia assuefatti a tutte le fa tiche, le privazioni, le vicende climater iche, ecc. della vita mal'inaresca; 3° la. ferma più lunga dei marinai comuni, eù anche la maggior proporzione dei soltuftìciali e graduati (nell'esercito i sottuffìciali stanno ai soldati nella proporzione di cir·ca 1 su 10, nella marina dì circa 1 su -i o 5), circostanze che diminuiscono sensibilmente, nella marina, il numer o dei novizi, e perciò degli individui più facilm~nte accessibili alle influenze morbose. ·
Morbosilà secondo le forme morb01~e. - Le malattie veneree e sifilitiche ebbero il primato su tutle le altre. Di esse si ebbero: Nilovi casi occorsi nel 1893 nel 1894
Sifilide . Altre aff~z i oni
Ca~i di recidiva
t893
189~
lo totale 1893 1894
746 2212
700 207J
3H 2->'J
--
2i1 2i3
1093 2i34
97·1 23 18
2958
2773
569
516
.35'l"' _,
3289
l n rapporto alla forza media della sola truppa (20995 nel 1893
e 20240 nel 189~ si ebbe quindi (compr'ese le recidice) nel1893, il 168 per 1000, nel 189i il ·162 per 1000. Nell'Esercito, negli stessi anni, la proporzione fu rispettivamente di !)7 e 92 per mille.
670
RIVISTA DI STATISTI CA M&DI CA
Seg uon<J poi per ordine di frequenza le malattie dell' a pparato digerente, quelle dell'apparato respiratorio, le lesioni violente, ecc. Diamo I'{Ui solto alcuni dettagli numerici pe r le malattitl piu interessanti :
1893 ~uovl
casi
Recidh·e
Tifo aùùominale e febbricola tifoide 1 H9 Vttiuoloide 3 • Scarlattina l> 2 R Morbillo . 34 o Influenza . 32 Meningite epidemica . ll 3 )) Colera . . . . 17 )) F ebbre gialla . . Infezione malarica (acu5•1 la e cronica) . . 27-t Bronchite acuta 583 48 2 Polmonite catarrale . i8 crapa le 2 Id. 31 27 Tubercolos i polmonare. 6 7 P leurite i8 Congiunti viLe semplice . 132 19 Id. contagiosa 78 24 Scabbia . . . . 159 . 9 Artrite e poliarll'ite acuta 210 35 Lesioni traumatiche . 721 27 T u~te le malattie 8G21 1087
•
1894 !lorti
10
Nuovi Recasi cidlve Morti
116
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3
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•
•
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.i 68 2:3
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15i • 26 5 558 7706 105i 52
l
67 t
RIVI STA BIBLIOGHAFICA
' l
Dott. ToMMASO VmoiA, capitano medico. Con4lzioni climatiche e aanltarle del poa.aaal Uallanl in Africa. - Roma, 1896. L'A., per incarico avutone dal Ministero degli esteri, ha riunito in questo opuscolo le notizie pr·incipali sul clima & la geografia patologica della ct•loni~ Eritrea. Egli distingue una zona torrida, comprendente Massaua, Saati e Assab; una
calda o intermedia, comprendente Ghinda, CHeren, Agordat. e Cassala; cd una temperata, comprendente l'altipiano dell'Asmara e il Tigrè. Descrive partitame nte ciascuna localilA; e poi per ogni zona da un riassun lo delle malattie caratteristiche, predominanti fra gli indigeni. Dal complesso si deduce che il clima dell'altipiano é da considerarsi come molto salubre, per le sue condizioni geografiche, geologiche e cosmologiche. Quello della costa non è a vero dire insalubre, non essendovi dominio vero di malattie endemiche o epidemiche; ma l' ecce~sivo calore lo. rende tollerabile soltanto nella stagione iemale. Studio ana.Ut!co aul4iversl metodl4i cura. della tuberooloal gangUare cervicale. - Bukarest, 1F96. È una rivista critica di tutti i mezzi curati vi delle adeniti cervicali tubercola•·i finora conosciuti, corredata da nume-· rose osservazioni cliniche tratte specialmente dal servizio chir urgico del prof. Demos then. Dopo aver trattato della. cura topica (emissioni sanguigne, pennellazioni di jodio & naflolo ca nforato, frizioni e massa ggio, empiastri di cicuta e di Vigo, unzioni diverse, impacco alla P riessnitz, elettricità), della cura colle iniezioni (cloruro di sodio, papaina, plòclanìna, acido fenico, sublimato, essenza di garofano, liCÀMPEANU. -
quore arsenicale, jodio, salolo, creosoto, iodoforrnio, nafLolo-
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RIVISTA BlBLIOGRAFlCA
canforato, rlo ruro di zinco, caffè concentrato, liosinamina, tubercolina, leucrina), della cura chirurgica (schiAcciamentn, discisione, setone, incisione, raschiamento, estirpazione), della cura generale (jodiò, joùoformio, joduri alcalini, fosfati, olio di ft!gato di merluzzo, creosoto, arsenico, sublimato, cure climatiche, balneoterapia), vie ne alle seg uenti conclusioni: 1o il traltamento locale es terno sui gangli non suppu· • rati, per quanto razionale, dà r isultati assai meschini; 2• le iniezioni intraglandolari con olio o glicerina iodo· formizzata o con naftolo canforato hanno dato qualche volta buoni ris ultati ma la lor o azione è molto infedele; s• l'estirpazione dei ganglii cervicali deve esse re condannata perchè quasi s~mpre incompleta, inefficace e pericolosa; 4" l'incisione dell'ascesso gangliar e e l'eventuale raschiam ~ot0 delle fungosità sono raccomandabili pet•chè aiutano · l'eliminazione di quei prodotti che non potranno mai essere a ss orbi ti; &• la medicozione delle piaghe e dei seni fistolosi glandulari si deve fare coi differenti antise ttici alterna tivamente impiegati: i più preferibili sono: l'etere iodoformizzato, il balsamo peruviano, l'olio al guaiacolo e il cloruro di zinco. Si insista sul IOJ•o uso alternato per·chè questo aiuta meglio la cicatrizzazione; 6' non esiste un trattamento specifico contro le adenopalie tubercolari come non ne esis te una contro la tubercolos i in generale ; 7• un trattamento rationale per ciò che riguarda la cura generale, pare sia il più eftlcace.
te. Il Dire t.t.ore
Dott. FEDERICO Tos1 , maggior generale medico ispettore. 0.•
I l Redat.t.ore R IDOLFO L IVI , capitano medico. NUTINI FEDERICO, Gerenle.
J
•
1\IVJSTA DELLE ~IAb!.TTIE VENEREE E DELLA PEJ.tE Sllex. - Segni pato:;nomof)id rl~lla IU l' roug>nil a. . . . . 11auber e Borat. - l. 'eudorat·Jilij malil(na. nell a hlen11rragoa .
''•IQ. G33 . • 65.4
RIVI STA 0 1 TERAPE!ITICA laborde. - Snll<t proli In~~~ me~icam cu to;a •l· l paludismo Rijltger - Il blu rli mcli lcne ne lla mala ria Salkowikl - L'eucasio!ll Baumann. - Tirotodo . . . . . . . •
• Png
6:S~
655 • 656 f>5i
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Il ma'ISa gl(iO nel sen·lzio sA nitari o mililare francese . . . . . . Pog. 65S Mlkullcz c Yollbrecht. - Nuo•·a hiHtn clli rnrgica, dll$tj nat.a S(lecialm~ntc al servizio In g u erra . . . . . . . . . . . . . . • . . • 658
RIVIS TA O'I GIII.NE. Navarre. ~ b'arma ln colo·, inle; cio che dcv'e~scrc • . . . . . . Pay. 66t
RIVISTA DI STA TISTIC \ MEDICA. Statistif.a sanita ria dell'armat.n per g li anni J893 e !894. . • • . . Pag. 667
IUVIS'rA BIBLIOGRAFICA. Vlrdla. - Condizoool cl ional ir he e sanita rie ol ei pos~c:;si italiani in Afrlcn . . . . . . . . . . . . . . .l . . . . . . Pag. 61t Càmpeanu. - Studio analitico sui tlh·ersi metod i di cura della tuberclllo~l ga ngliare cerl'icale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • Oi J
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GIORNALE ~1EDICO DE
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ESERCITO
Direzione e Ammini strazione: presso l 'Ispettorato di Sanltil Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra1
CONDIZIONI DJ ABBONAMENTO. rl Gi o,.,wle .lledico del 11.• lfsercilo SI pulllllil'.a una vo lta a'l me:;e in fasci co lì di 7 IQl!ll Ili Si.lllll ll:l. l.'abhonamunto è sern~rc annuo o rlcen rro olal f 0 p:enoaio. Il prezzo dell'alol)onamonlo e •laì fa scir.oll separati o ìl ~~ uente. A hl.oOIIAm~nto
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Roh'DCI rl 'llalia c Colonia Erttre:t . . Paesi oloii'Uuiune JlOstalc (.ari!Tn A ) Id. i•l. id. hl. Il) Al tro pa.e;i . . .
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L'ahhOn:uncmo non rlìsllcllo rrimn del 1° diceu1hre s'intcntle c·ooono•·ato per l';~nno $UC· cessivo. • • 1 signori rthiJOnn to militari In crr~rti\· ita rtf ~ervfzio pos>n no r•ag:~ra l'impor lo olell'atr boonmento per 111ezzo <Ici r l$[1ell i•·• comandanti Ili cvrro (;,nche n rate mcr1sìli). Agli ~critto;ri rn il1t..• r1 (> dnll• tn mnl'Shlln 1111 compeu:;o iu •lan~ro . . Le ~pe;o Jl"r g li ostrnLti e qu~llt' {lcr le rn•·nJe ll tog:r~Ochc. cotogrntlch~. ecc.. eire accompalln;,<.<•·ro In memorie. ~ono a I'M1co. rkjZI I au tori'. Gli cs lr.1lll co.<t:orov L. 7 per ogn1 fOI(Iio di Sl<lrnl'a (16 l'agineo. "lrar.tone, anrlivt slblb• ctl fo;..:lio. e por centn eSf' lllJllart. Il prezzo u Bl!u<dt! si:t cio~ SI tratti oli 100 esemplari o <h un t1oomero m1nore l rnaw,, t·nlll n.u, SI resti tu i.. ~:ou o . /
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Con.to corrente con la Posta.
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Anno XLIV. ..
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Agosto f896 •
18.SET.96
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ROMA TlPOGBAZIA E NU IOO VOG HERA
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del giornale Via Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra) . •
SOMMARIO DELL E MATERIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOL O
HEMORII': OR&GilW-'1..1.
.
Sforza. -Sulla etiologia del le reiJ hri estive dominanti annualmente iu Bologna. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 611 Plmp lnelll. - Ernie inguinali opcr;1te nella R. clinica chi rurgica di Pa· dova . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 61~ Luccio la - Sopra un caso di panortalmile da diploooceo ili FTiinkel· Weìchselbaum . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 689 Lucciola. - ù'sermzioni cliniche su ll":tstigma tlsrno o sue l'ariazioni in al· cuuu atfc7.lool oculari . . . . . . . . . . . . . . · . . . . • 699
RI'I'UtT-' bi 4;10Rl'(-'1, 1
IT .~I . I-'ftil
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ED J;JI!tTEILI .
RIVISTA MF.DlCA.
Sellanti e Della Vedova. - Sulla eziologia ùell'ozena e sull a sua curn~i· lìta c''"' seriot<'rapia <antidillerica). . . . . . . . . . . . Pag. ili Betsohart. - Sulla clia,::nosl dci tumori maligni del polmone dallo spuw • i31 Brewer. - Diagnosi ciel rl iahcte roll'esarne del sangue . . . . • ili Leo. - Importanza dci raggi Bòntgen per la medicina militare. • . . • il3 Rl VISTA CHIRURC.lCA.
Bryant. - Trattamento delle rratture della rotula mediante J'e.stenslooe permanente senza stare a letto . . • . . . . . . . . . . pog. 731 Rogers. - Un metodo rapido di enterectomia sen1.11 bisogno di speciale 3P· parecchio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 735 Lauenateln. - Sulla dtslnfe.zione dclh1 pelle . . . . . . . . · . . ·• 717 • 738 Brohl. - Risultati della legatura rlciiP. grosse "enn . . . . . . . • 739 Délorme. - Effetti dei proletlill cora1.znli rti 8 mm. del fuclle Lebel. • 7W Uo met1.1do di cura del gonidrarto cronico . . . . . . . . . . (Per l a GOnlinua:ione dell'in1lice veda$i la s• paQìtla della coperlìna).
..
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'
MEl.MO:R.:X:El
OR:X:G:INA.L:X:
dominanti annualmente in Bologna
18.SET. 96
---
Nota del dott. f:haudio 8for.r.a maggiore medico alla scuola di applicazione rli >auil ù militnre
. . ,,_ .............
Da sei malati recenti del 27• reggimento fanteria e del 3° n•ggimento artiglieria bo estratto il sangue, pungendo i
polp:astrelli delle dita, con processo eguale a quello che si usa per osservare i parassiti malnrici, e l'ho solloposto direttamente all'esame mi croscopico , dopo averlo disteso in istraterello sollile ed uniforme fra il vetrino coprioggetto e il portao):!getto, ed ;1verlo c.hiuso con p ~ ralfin n . In quasi tutti i preparati sono riuscito a scuoprire un parassita di forma rotonda, con movim enti ameboidi, ahbastnnza vivaci e dur,• turi, della grandezza di un qui nto di un corpuscolo rosso, e libero nel plasma san)::uigno. Questo par~ssita , per i suoi speciali cangiamenti di forma, per la sua semitrasparenza, pel suo colore madreperlaceo, p~r la sua struuura apparentemente omogenea, può ragionev olmente essere class ific;\ Lo fra le amebe, a cui apparten gono pure i parassiti malarici , dai quali si dill'erenzia per molli caratteri ed anche per la sede. Oi fatto , men tre i parassiti malarici compiono, generalmente, il loro ciclo di svianppo entro i corpuscoli rossi del sa ngue od entro altre 4:1
SULLA RTIOLOGIA DRLLE FEBBMI ESTIVE, ECC.
cellule, questi dell e febbri estive trovaosi liberi nel sangue; e con ciò si spiega in parte la loro minore resistenza, non durando le febbri , in generale, più di nno o due giorni. La mattina del 3 a!!OSto corrente mostrai uno di questi parassiti ai si(!nori ufficiali medici presenti all'ospedale militare di Bologna, i quali tulli confermarono l'esattezza delle mie osservazioni. Argomentando per analogia alla malaria, è da supporre che le amebe sviluppando si, per cause locali, e sollevandosi , per condizioni meteorologiche favo r·evol i. nell'atmosfera, penetrino nell' uomo di prr.fer·enza per la via respiratoria , ma non è esCIU!SO che possano penetrarvi per altra vra. Firenze, ' O a~os to 1896.
1• ' '
G75
EHNIE INGU INALI NgLLA H. CLINICA CHIHUHGICA DI P,\DOVA DIRETTA DAI. PROF.
E. BASSINl
Dir.~mbrc 11:195 - Giugno 189G
NOTE E OSSERVAZIONI rtel capitano mM icn liotl. Pie tro Pimpine lli, nssislt-nt.e v norario
In una breve nota, pubblicata nel G-iornale Medico del R. Esercito del novemb1·e '1805, nella quale riferi i le osservazioni falle sopra 89 ernie ingninali , che in quell'anno furon o oper·ate nella R. Cli ni ca Chirurgica di Padova, feci pt·incipalmente ril evare che, nP.i casi osservati, erano state riscontrate sempre condizioni anatomiche predisponenti alla produzione delle ernie . E ciò, in modo evidente, era stato constatato anche in quei casi nei quali la comparsa dell'erni a, a detta dell'infermo e anche con una certa apparenza di verilit, sa reb be avvenuta in dipendenza diretta di un trauma. L'opportunità che ho avuto anche in quest'anno di osservare un numero piuttosto ragguardevole (96) di ernie inguinal i, mi dà occasione di ritornare sull'argomento e di esporre nllri fatti e al tr~ osservazioni a conforto di quanto avevo riferito in quella nota sopraccennata. Questo modesto contributo allo studio di un argomento cosi importante, sotto diversi aspelli , pel medico militare,
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ER~fE
IN GliiNALL
non è la comun icazione di cose 1W01w, ma la espressione di convincim enti formati si io me colla prova delle cose cedltt.e. Ma co me in quella nota avevo fatto precedere all e osservazioni una breve descrizione di alcuni purl.i colari di tecnica del metodo per la cur:t radir.ale dell 'ernia inguinale del sign or· prof. Bassini. cosi ora di rò, come meglio mi sarà pos· sibile, dei P•ll'lico lari vantaggi che il metoùo olTre al chirurgo quand<l q u e~ L i si accinge a operare emie strozzate, sia che si tratti clei casi comuni, sia di quelli più gr<n·i e piu co mplicati; o erni e recidive in conseguenza di opera· zione mal condotta, o mal riuscita per esito in suppura· zione della ferila chirurgica. Giit IHlsta rifi ellere ai vari tempi dell'atto operativo & al loro succeder:;i per farsi un' iùea precisa del come la loro metodica esecuzione dia il modo sicuro e sollecito di vin · cere lo ~trozza m e nt o, o che qu e~ to risieda agli anelli, al coll etto del s:-~cco. nel sacco stt>:'so, o in un particolar modo di es:;e re del suo contenuto. Dell e tre erni e strozzate. operate in Clinica, in due lo strozzam ento Pr.l cau salo dall'anello ingu inale ester·no. Bastò in que ~ ti due casi la metodica incisione del l'aponeurosi del · gra ncle ouliq uo per rendere palese e nello stesso tempo vincere l'n;Iente strozzante. E siccome nel riconoscere lo stato del ri ::r<.'rc r.ontenuLo nel ~ acco non fu lrova ta n c s:~una allerazione che richieùe,;se uno speciale atto operativo, l'operazione fu proseguita e terminata co me di norma. L'abla· zi one dello slro zz:-~m e nto non richie,;e che la pura e sempl ice opt>razione della cura radical e dell'ernia. I l metodo poi. che ha anche il pregio di non richiedere per la sua esecuzione nessuno slrumen!O speciale (erniatomo), riu:iC irit specialmente vantaggioso in quelle ernie strozzate nelle quali , per diverse circostanze ; le parti
OPRllATE NELLA Il . CLINICA CHIRURGICA DI. PADOVA
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avranno subito tali alterazioni da mascherare e rendere imbarazzante il riconoscimento dei sin goli s u·ati ed o1·gani
che ricoprono e circondano il viscere ~ trozzato . Ma dove potei constatare maggiormente la reale superiorità del metodo fu in un caso di ernia strozzata e 1·idotta in toto. L' infermo che ne eri1 aiieuo aveva già subito le manualitit del taxis quando fu ricevuto in Clinica. Qui fu constatato che nella regione inguinale de;;tra - primitiva sede dell'ernia - non esisteva nessuna intumescenza; e parimente ner{ativo era l'esame, fatto col diro , del canale inguinale. Soltanto alla palpazione profonda della fossa iliaca si avvertiva, in modo però non ben chiaro, una intumescenza che scendeva poi dietro le branche del pube. Però la della intumescenza si rese ben evidente con l'esame praticato dalla via del retto: esame questo da non dimenticarsi mai in tutti i casi in genere di occlusione intestinale. Nell'auo oper~tivo si pr·ocedè come da metodo per la cura radicale dell'emia. Aperto ampiamente il canale inguinale, il chirurgo si trovò in condizione di riconoscere lo stato anatomo-patologico del· l'infermità e potè andare alla ricerca dell'arteria epigastrica. Siccome però nell'atto della riduzione in toto del tumore erniario, questo, essendosi spinto dietro il pube nel conneltiv, presieroso fino a ridosso della vescica, aveva stirato in giù l'apertura del sacco; e siccome , per l'essudazione che il trauma aveva determinalo nella località. era quasi impossibile di rilevare dall'esterno il punto nel quale i visceri penetravllno nel sacco e anche per rendere piu breve l'alto operativo, come era richiesto dalle cond izioni piuttosto gravi dell'inrermo, fu aperto il peritoneo nella parte alta dell'incisione falla. Così fu possihile di riconoscere con precisione
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ER:'il.E
lXGUI~ALI
il punto nel quale i visceri penetrar:mo nel sacco. Questo, liberato dalle aderenze, fu tirato fuori dalla ferita e ne fu praticata, con le dovute re)!ole, l'apertura. Mediante l'incisione del colletto del sncco fu tolto lo slrozzamento. Le anse intestinali strozzate non avevano subito alterazioni tali da rich iedere speciali atti operativi, per cui furono ridotte nella cavità P'eritoneale. La larga apertura del peritoneo, esci;;o il sacco, fu chiusa con sutura a filzetta ; e l'operazione fu terminata secondo le regole del metodo. Come si è visto, in qu esto caso, il chirurgo colla semplice e-rniotomia non avrebbe potuto rilevare le condizion i anatomo-patologiche dell'ernia; e quindi non aHebbe potuto compiere l'allo operativo ricùieslo. La laparotomia, se da nna parte avrebbe fatto conoscere che anse intestinali, per una apertura del peritoneo, si insinuavano nella regione retropubica e che erano mantenute in sito da un ci ngolo strozzante, non avrebbe però fallo rilevare segni diretti sui rapporti del tumore ernioso coi tessuti periferici; avrebbe esposto al pericolo di ferire l'arteria epigastr·ica che si trovava proprio a ridosso del colletto; e avrebbe esposto al l'altro hen più grave peric.olo del versamen to del contenuto del sacco nel cavo peritoneale (1). (!) È ormai accertato che il lirJuido del sacco nelle ernie stroZ?.atc contiene, trascorso un •·orlo t<•mJ•o. dall o strozzamcnto>, dii'Cr>e specie di h:1tteri capaci di provocare proc~ssi settico-piemici. li chirurgo perclo- intl'nenenrlo in questi ca<i - ha ~empre il dovere, tla qualunque tompo dati lo strozz.amenlo. di circondarsi di tuttn le t~r·oc::~ uzio~ri flOssit.ili n fine di evitare lo spandlmento di quel l iqnido non solo nel cuvo periLoneale, ma anche nei tessuti clrcostantt !U tumore erniari o. A questo rroposito ru osservato in rfinic.1 un esempio molto dimostrativo. Si trattava tli un I'Whio di 65 anni, nrretto da ernia inguinate bilaterale, al qui\le, ment•·~ l'r:t in os,;ervn7.ione, ..;1 slrozzOl'ernl~ iii destra. Lo strozzamento, per incuria dell'ammalato, non l'cnue a conoscenza del cloirurgo che 4 ore dopo che si era an•erato, L·infermo ru trn.~porta to in sala rl"opera7.il)nc ~. d0110 aver tenta t~ inutilmcn.tc le manuali la del taxis, fo sottopos to ali" operazione della
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Ma anche ammesso che colla laparotomia fo:>se :> lato possibile di togliere lo strozzamento, di estirpare il sacco e rli evitare i due pericoli sovraccennati. si sarebbe bensì liberato il malato dal pericolo imminente dello strozzamento, ma non gli si sarebbe procurato il non l ie ve vantaggio della cura radicale dell'emia. Giacchè, per la particolare disposizione anatomica della parete addominale, che di più aveva ~ubito una alterazione per la produzicme del l'ernia , è da ritenersi che la recidiva avrebbe avuto luogo con ogni probabililil, come avviene nei casi di ernie I!Uari te spontaneamente o in quelle operate colla semplice er niotomi~. Nelle ernie recidive ebbi la fortuna di vedere esegui re il metodo dal signor prof. Bassini, e con esito brillantissimo, in due casi che erano stati operati in al tri Ospedali. In questi casi basta pensare ulle particolari condizio~i in cui si trova la regione in~uinale a r.ausa del tessuto di cicatrice, che involge e quasi immedesima i vari strati dei tessuti e gli elementi che allraversano la regione, per· farsi un' idea nCJn solo delle difficoltà che deve incontrare il chirurgo, ma anche per persuadersi dell' t"ccellenza del metodo in questi casi particolari . Il metodo infatti, rappresentando nei suoi vari momenti, una rlissezione anatomica della re~ione inguinnle e la concura radicale. L'operazione ru condotta sollecitamente; c siccome le condizioni dell'ammalato erano buone si procedè, seti uta s tante, alla cura radicale dell'altra ernia. In 9' giornat.'l, tolta la medicazion e, s i constatò che la ferita chirurgoca corrispondente all'ernia strozzata, 011erata per la Jlrima, era riunita per prima intenzione io quasi tutta la sua lunghezza, ma presenta va un picco In ascesso nella parte di mezzo. La tllrita dell'altra orni.a era riunita perfettamente per prima. È ragionevole di ammetter e che l'ascesso s i sviluppò percb ti, non ostante le precau~ionl preso, parte del liquido contenuto nel sacco d~ll'ernia strozzata dovette essersi spa_rso nei tessuti circo~ tanti; giacché nella perfetta riunione per pr ima della ferita della~ ernia, si ebbe la prova che quell'accidente non poteva es;er dipeso da difetto della medicazione.
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KRN!E INGUINAI.I
secutiva ricostituzi one di questa seco ndo il suo tipo normale, melle il chirurgo che si accinge a operare ernie recidive, nelle migliori condizioni per· andare aUa ricerca, con di.ssezione paziente e diligente, in mezzo al tessuto di cicatrice, sia dei singol.i strati , sia dell'arteria epigastrica, del sacco e degli elememi del cordone sperma Lico. E quando questi due ultimi siano sta ti . trattati convenientemente, il chirurgo non aVI'à che a regolarizzare e prepnrare i Yari strati per potel'li metodicameute suturare e quindi ricostituire il canale in:.;uinale secondo il tipo fisiologi co. Le ernie iuguinali operate furono 96; delle quali 90 oblique. esterne e 6 dirette. Le oblique esterne erano :
.,...
- -"' l -~..."'
Irriducibili
Complicate
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48 20 22
8
7
1
a
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...
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delle quali 6 per a- da idr ocele, del· Cistocele. nerenza dell' ome n- le quali 9 con to, 2 Jler aderenza ectopia del tedi appendice f ()i · slicolo. ploica.
del le 3naJi e al l' :me lo ìni,'Di· mnle infcrioreÌ t al colletto de s.acco.
Di queste 90 ernie oblique esterne 9 datayano dalla na· scila; nelle altre furono riscontrate quali cond izion i anatomiche predisponenti: 1 o Persistenza della pe1·meabilità del peduncolo vagino· peritoneale in 49. 2• Lipomi presieT osi in 19. 3• Pareti addominali sottili e irregola1·i in f 3. Queste condizioni, come vedremo fra poco, non infreque nt e m ~ ote esistevano associate.
OPIW.-\TE NRLLA IL CLINICA CHIRURGICA 01 PAHOVA
6~ 1
Le .~f'i ern ie òirelle erano ; Ile.; tre
Sinistro
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3
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2
3 Ci.>tocelu
Quali condizioni anatomiche predisponenti di esse furono riscontrate: 4o Pareti addominali sottili e ir·re,qolarì in 4. 2° Lipomi presierosi in~Condizioni che, corne quelle delle ernie oblique esterne, non raramente si trovavano associate. Tanto nelle ernie inguinali oblique esteme che nelle direue , oltre a queste condizioni predisponenti locali, ne furono t·isconta·a te altre più genenli, come floscezza dei tessuti, esager·ato sviluppo del tessuto adiposo, debolezza di co~ti tuzion e . Si e visto che in più della metil delle ernie oblique esterne la condizione anatomica predisponente era costitnit:l dalla permanenza del ped uncolo vagino-peritoneale e questo specialmente al lato destro; ciò che dit In ragione della maggior freq,1enza da questo lato dell~ ernie oblique esterne; gil;lcchè è appunto al lato destro che il peduncolo rimane pervio più frequentemente. Hynl dice che accade spesso di potere ritrovare parzialmente apet·La la tonaca vaginale dell'adulto, d'onde deriva la di~posizione alla produzione· delle emie ioguioali esterne. Ramonède (t), ch e sLudiò accuratamente l'anatomia del ca.· naie vagino-periloneale, dimostrò che spesso rimane per(l) Tu.LAOX. -
.Lezioni clmiclle.
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ERNIE
I~GUINALl
meab ile e più spe5:so di quello che non si supponga. Di più r. he questo condotto è costa n teme nte ri strello in pi ti punti dn specie eli pieghe valvolari delle quali la ~ ed e non varia mai: 4" a livello dell'orir,cio peritoneale del condotto; 2• a livello dell'orificio eslerno; 3° un poco al eli sopra del testicolo. Questo canale, ce:;sando il suo scopo fìsiQiogico, normalmente si oblitera fino io vicinanza dt>l testicolo; ma può afTatto o che si obliteri solaccadere o che non si obliteri , tanto per un tratto del suo tragitto; o che si chiuda in piu punti; o che si chiuda nella sua parte superiore e rimanga aperto per un trallo della lunghezza del cordone sperma ti co; o che si ristrin){a tanto da essere ridollo a un piccolo tubicino, ecc.. Come si vede, queste var·ietà di chiusura e di obliterazione si possono cousiderare come accentuazioni e varietà dei ristringimenti che Ramonède riscontrò quando il pedun-colo rimane aperto. Da ql:leste modalità del peduncolo vagino-peritoneale ne possono risultare o ernia inguinali congenite propriamente delle; o idroceli comunicanti; o infundiboli che a un momento oppor tuno costituiranno sacchi erniari; e in questo caso le varietà dei sepimenti daranno al sacco i vari aspetti nei qu:-~li !'i presenta; oppure idroceli cistici del cordone, ecc. Rispetto alle altre condizioni anatomiche predisponenti alla produzione delle ernie (lip omi presierosi, pareti addominali sottili e irregolari) è anche facile pensare come possano dar luogo alle ernie, quando specialmen te vada congiunta ad esse nna tassa unione dei vari strati della parete ?.ddom inale; e in particolar modo una lassezza del connettivo presieroso, più ricco di adipe in questa regione,
OPERATE NKI.LA R. CLI.'HCA CHIRURGICA DI PADOVA
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che rende più facile lo scorrimento del peritoneo verso il punto più debole della parete. Questa lassa aderenza del peritoneo en1 molto evidentè in alcuni dei casi che furono operati in Clinica o Nella produzione delle ernie le summenzionate cause possono agire da sole ; spes"o però sono associate e in questa combinazione. Cosi alla permanenza del peduncolo vagino-peritoneale si accompagna la sottigliezza e la irregolari tit delle pareti addomi nal i ; a questa ~i as:;ociano li pomi presierosi che tante volte non si limitano al punto corrispondente all'anello inguinale, ma si insinuano anche fra gli elementi del cordone, in modo che diminuiscono sempre più le resistenze allo scivolnmento del peritoneo; a1 lipomi proesierosi un esagerato sviluppo dell'omentoo Qualche rara volta la consociazione di alcune di queste cause può produrre n~ll'ernia una particolare disposizione anatomica da potersi considerare come costituente un'ero ia obliqua esterna e un'ernia d iretta esistenti nello stesso lato. In cinque casi infatti fu osservato che il sacco a larga imboccatura, era formato da due diverticoli separati dai vasi epigastrici o Ora in tre di questi casi i due sacchi erano ~eparati oiLre che dai vasi epigastrici da una bandellelta aponeurotica che formava col margine inferiore del triplice strato come un occhiello attraverso al quale si insinuava il diverticolo interno. Il sacco esterno, più ampio, discendeva fin qnasi nl testicolo e terminava nel suo fondo con cavità cistiche, le quali, per mezzo di un cordoncino fibro so, si univano alla va){innle del testicolo. Mi sembra dunque di poter ri tenere che in questi casi due cause produssero due emi e nella stessa regione; nè l'accenoala disposizione anatomica potrebbe essere cons1-
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derata quale laparocrle, giaccbè i caratteri del sacco esterno dimostrano che qnesto si formò nel peduncolo vagino-pe· ri toneale. Oltre a questi dati di fatto, constatati durante l'<,perazione della cura radicale delle ernie, anche le seguenti considerazioni fanno ritenere che alla produzione delle ernie sono sempt·e necessarie cause anatomiche predisponenti. lo L'influenza dell'e-reditarietà sullo sviluppo delle (;l'Di e, afferma ta da Richter, da ~l a lgaigne, Hindon, ecc., è stata dimostrata ultimamente anche da Berger (1) il quale su 7:)4.2 casi, nei quali potè fare questa ricerca,. trovò an· tecedenti ereditari in 2079. Anche negli ammalati della Cli ni ca occorse spesso di ve· rifìcare questi antecedenti ereditari. 2° La comparsa, senza causa apprezzabile, di nna se· conda ernia in un individuo che attribuiva la produzione della prima a un determina to traumatismo. Berger (2) riferisce che le ernie allribuite a una delle svariate cause traumatiche (sforzi, salti, alzare un peso, cadute ecc. ), non esistevano sempre sole negli individui che ne erano alfelli; ma spesso un'altra ernia era in loro comparsa qualche tempo dopo la prima. Degli individui per es. che dicevano esserglisi sviluppata un'ernia nel momento di sollevare un peso, 210 attribui· vano n questa causa la produzione di un'ernia inguinnle destra; 15 1 di un'ernia inguinHie sini stra; 112 di due ernie inguinali. Ora di questi 473 individui 382 avevano (t) lle~ tlltals de l'examen de dix. mille obsuvalion.~ de lternùt recuealiu ci lo consl!ltfltinn des btudages au Bureau centrai du 4 (évrier 1881 aull ootll/884 (Neuvième Conqt·ès de chirurgie. - Parls, t895). (! ) !biderr.
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OPERATE :'iELLA R. Cl.l~ICA CHIRURGICA DI PADOVA
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emi€l ingoinali doppie; 78 solamente un'ernia inguinale semplice; 13 più emie in sedeciifferente. « La circostanza . che un'ernia riferita a nna causa r~cci denlale è assai frequentemente nccùmpagnata da un'altra erni:a, sopraggiunta spontaneamente senza causa apprezza· bile, toglie molto della sua impo1·tanzr~ alla considerazione delle cause dete1·minanti delle ernie e fa r·itenere che, se l'aumento brusco e notevole della pressione endo -addominale forza gli anelli fibrosi, vi spinge il per·itoneo e fa apparire l' emia. questa è preparata spesso (•l ) da lungo tempo da una disposizione anatomica difettosa o da una
modificazione patologica delle pareti addominali. >> I n ogni modo, su 4.-62·1 casi di ernie. osservati in uomini superiori ai 1 i) anni , soltanto in 1 ~-27 se ne sarebbe attr·i1buita la comparsa a uua delle varie cause traumatiche. La comparsa, senza causa apprezzabile, di una seconda ernia in un individuo che attribuiva ht produzione della prima a 1111 determinato traumntismo , eh~ si osser·va in altra circostanza, mi sPmbra pure abbast;\ nzn dimostrativa. Non raramente in Clinica si è potuto constatare questo fatto. Si presenta un ind ividuo 11er essere operato di un' ernia che egli allribuisce a uno s forzo ecc. Si esamina e si ri conosce affetto da ernia in ~ ni n al e da un solo lato. È operato e gùarisce perfettamente. All'operazione si riscontra una delle cause predisponenti. Dopo un certo tempo, variabi le da un minimo di due mesi a 110 anno e più, la !ìtesso individuo. si presenta con un'ernia dal lato opposto ; e questa volta non adduce nessuna causa. All'atto operativo si ri scontrano anche da questo lato condizioni anatomiche predi sponenti. (l) Sempre, nelle ernie osservato lr; Gliryca.
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Ell:'ilE l:'iGU INALI
In questo caso non mi sem bra erroneo di ammeuere: primiti va di minuzione di resistenza di amhedue le regioni inguinali per un a dell e note cause; diminuzione di resistenza però più accentuata da un lato; pi·oduzione in questo della prima ernia . Operat<t e guarita <1uesta, la pressione endo-addominale si fa ora risentire maggiormente nell 'altro lato, il quale, per le mutate condizioni di resistenza delle regioni inguinali in seguito all'operazione, è rimasto più debole: i ndi comparsa della seconda ernia. 3° È cosa affatto eccezionale che le donn e attribuisen no a uno sforzo, a un'accidente determinato l'origine delle loro erni e (Berger). Come sarebbe spiegabile questo fatto coll'ammettere che le ernie sono in dipendenza diretta di t ll1 trauma ? ! • Molli plicit il. delle erni e nello stesso individuo. Fra i casi o·servati: qu ello di llll uomo con un'ernia in guinale e una crurale : l'altro di una donna con un'ernia inguinale bilnterale ed ernia <•m belical e. 5" Se ca ul'a diretta delle ernie fosse nn trauma, perchè questo dovrebbe ngi re in p1·oporzione co;;i ditTerente, nella produzio ne del le varie et·n ie; . anzi in alcune di queste così poco da es~ere qnasi trascura bil e? Su 4 ~ 03 ernie che si riferivano a traumi, 59i> erano in guinali destre; 43G inguinali :;inistre; 3 19 inguinnli bilaterali ; Hl crurali destre; ·13 crurali sinistre; 6 crurali bilatera li ; 3 ombeli ca li; 1'2 epi gastriche. (Berger, loco citato) . o• Casi d ioici nei quali l'ernia comparve con tutte le appa renze di essersi prodotta soLto l'azione dirella di una causa trau matica e nei quali all'operazione della cura radica!& fu con!'tntata, nel modo il più evidente, una delle conc:lizioni nnatomiche predisponenti.
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Valga, fra gli altri, il seguente esempio. Un Sergente, un giorno nel tirare di scherma, avvertì un forte dolore all'inguine destro, che lo costrinse a mettersi a teuo. Il medico che lo visitò quasi subito constatò un'ernia inguinale strozza ta. L'ernia, poéo tempo dop(l, fu ridotta col taxis in un ospedale. Circa un anno dopo l'accaduto il Ser·genle venne in Clinica per l'operazione della cura r~tdicale e asserì che l'ernia gli comparve nell'accennata circostanza. All'allo operativ() fu coustatato che l'ernia si era formnta nel peduncolo peritoneale 'della vaginale; il fondo del sacco si continuava, diviso da un sepimento, con una cavità tubol:ne, la quale era in comunicazione colla va~inale del testicolo per mezzodi una piccola apertura. Io questo caso mi pare che si debba ragionevolmente ammettere che l'ernia, forse all'insaputa dell'ammalato, pr·eesistesse al trauma e che questo non fece che renderla più eviden te producendone nello stesso tempo lo strozzamento.
Io complesso dalle osservazi oni fatte, all'atto dell'operazione della cura radicale, sulle 185 ernie inguinali curate in Clinica nei due semestri (dicembre 9 .~ giugno 95 ~ dicembre 95-giugno 96) mi sembra di poter trarre le seguenti conclusioni. 1° Nelle ernie furono sempre conslatale condizioni anatomiche predisponenti (permanenza del pedtmcolo vaginope?·itoneale, lipomi presierosi, pan!Li addominali sottili e irregolm·i). 2o Di queste condizioni annlornidle la piti frequente(in piu della metà dei casi) fu la prima.
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E R ~lE JN GU J:'IALI OP ERATE !\ELLA R. CLINICA, .ECC.
3° Alcune di esse, non raramente, erano in vario modo associate in uno stesso caso . 4° In unione a qualcuna di esse fu spesso riscontrala una condizione anatomica più generale : così a lipomi presier·osi fu trovato unito uno sviluppo esagerato del tessuto cellulo-adiposo: alla debolezza e irregolariliì delle pareti addominali uno stato di debolezza generale della costituzione dell'individuo e.cc. 5° Dai risultati dell'osservazione diretta sulle condizioni anatomiche dell e ernie e dalle con siderazioni accennate più sopra mi sembra emergere che le ernie debbono essere com11rese nel concetlf) di malauia e. non in quelle• di lesi07U' t?·aum.atica. l'adova, 5 luglio 1896.
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SOPRA UN CASO 'DI
PANOFTALMITE DA DIPLOCOCCO DI FRANKEl-WEICHSfLBAUM Contributo clinico e batteriologico del dott. Giaeomo Lueeiola, capitano medico, as~lstente onorario .alla Clinica Oculisti.:a del1a R. Università di Torino, diretta dal pro r. C. REYIIONO (con una tavola litografica)
Vassarollo Stefano, di anni 70, contadino, si presentò il ~ioroo 25 novembre all'ambulatorio di questo ospedale con ·edema palpebrale intensissimo all'occh io destro ; i movimenti della palpebra superiore erano quasi aboliti, mentre dalla fessura palpebrale ristrella sporgeva una piega chemotica della congiuntiva, e colava un liquido siero·purulento; le ciglia erano incollate da pus addensato. Sollevando ~a palpebra superiore con molta cautela, appariva la congiunti va bulbare fortemente edematosa, fo rmandu un cer·cine alto sul li mbus corneale; la cornea era ·in filtrata in t utta la sua ampiezza, e nella sua porzione centrale scorgevasi una piccola ulcera. L' intìllrazione della corne:-~, il chemosi intenso, l' irre<{Uielezza dell'infermo ed il dolore forte da cui era tormentalo non ci permisero di poter fare un esame prolungato del bulbo, ma si potè riconoscere· che la camet·a anter·iore era abolita a causa d'una piccolissima fistola corneale esi§tgn t~ nel fondo dell'ulcera, e che eranvi segni manifesti di infezione profonda . T== - 2. 44
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SOPRA UN CASO DI PANOFTA i.JilTE
Circa il decorso dell'affezione, l'infermo asserì che essa datava da un mese, ed erasi iniziata con arrossamento della congiuntiva, forte senso di molestia ed abbondante secrezione; in seguito, peggiorando le condizioni , insorsero fenomeni più gravi, quali fotofobia, dolori sopraciliari, cefalea, malessere generale, ecc. Nello stesso ambuLatorio fu praticato immediatamente col microscopio, come di regola in affezioni consimili, l'esame ballerioscopico della secreztone purulenta raccol ta da una piega chemotica. Si colorarono i prepnrati col liquido Ziehl, e si riscontrò io essi la presenza di numerosi diplococchi lanceolati e capsulati, di cui alcuni liberi, ma la maggior parte inclusi nel protoplasma delle cell ule purulente. Nella secrezione non esistevano affatto filamenti di fibrina, ma soltanto numerosissimi corpuscoli purulenti e qualche cellula epiteliale in via di degenerazione ialina. · Ciò ci indusse a fare una diagnosi di probabil ila di panoftalmite d!a diplococco di Friinkel. NeÌia stessa giornata, dati i sintomi molto g'ràvi, la diminuiLa tensione, l'abolizione della percezione luminosa ed il grave malessere generale det· paziente, si praticò l'e..ven1
teratio btdbi, facendo il taglio circolat·e completamente scierate a circa mezzo centimetro dal limbus. L'iride era accollata dlla cornea e ricoperta nella sua faccia posteriore da un sottile essudato; la cristalloide an· teriore era perforata, e la sostanza corticale del cristalli no:era fluida e torbida. Il vitreo rammollito aveva colorito verdastro. Si fecero sub ito preparati batterioscopici dal vitreo e colture nei diversi mezzi nutritivi ; poscia Lutto il vitreo fu inoculato sotto ente al dorso d'un coniglio presso la spalla destra. I preparati) coloriti col metodo di Gram, dimostrarono
an ch'essi la presenza esclusiva di diplococchi lanceolali e
DA DIPLOCOCCO DI FRANKEL-WElCHSELBAUll
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capsulati per la maggiot· parte inglobati in cellule purulente, pochi erano liberi. Non si trovarono nel vitreo filamenti di fibrina. Le colture in brodo ed in agar inclinato diedero risul· tato positivo : dopo 24 ore scorgevasi nel brodo un intor· bidamento l ~ggiero uniforme, ed in agar dei piccoli pu.nticini ' . trasparenti simili a goccioline d'acqua. Il coniglio un giorno dopo l' inocuiazione presentava l'arto destro contratto, inservibile alla deambulazione, e la cu te dell'arto stesso e del collo in basso fortemente edematosa. Al terzo giorno l'animale morì con un edema intensissimo diffuso al capo che appariva perciò arrotondato e completamente deforme. All'autopsia, oltre all'edema diffuso nel cellulare sottocutaneo, • si trovò edema nel mediastino, iperemia notevole nelle meniogi, congestione nei reni e nel fegato: la milza aveva volume e consistenza normali: nulla di notevole negli .altri organi. La cute del capo era sollevata dal tavolato osse') di un centimetro e mezzo circa, e dal siero che colava al ta~lio si ottennero preparati batterioscopici ricchi di diplococchi ' lanceolati e capsulati di Frankel e Weichselbaum. Aperta la ca vita toracica, con rigorosa asepsi s'incise il pericardio e si spaccò il cuore, onde H sangue flui nella parte più decli~e delle cavità pleuriche, dalle quali si raccolse in pro· ve.tte sterilizzate secondo il metodo Foà (1), procedendo in pari tempo agli esami ballerioscopici. Questi dimostrarono la presenza nel sangue dei diplococchi ma in numero scarso. Dopo qualche giorno coo due anse di platino ripiene di (t ) Il metodo consiste in ero: si preparnno provette sterilizzate alle quali nel 3" superiore ru r~tta prima una strozzatura alla lampada. Il sa.ogue s i
racCQglie attraverso la strozzatura al fondo della prm•etta, si lascia per !i ore io termostato a fine di moltiplicarvi il diplococco, poi si chiude alla lampada la Provetta e si conserva :.1 Cresco ed all'oscuro.
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SOPRA U~ CASO DI PAN OFTAUIITE
questo sangue in cui potè svilupparsi riccamente il microrganismo, venne inoculato un al tro coniglio, colla stessa tecnica seguita pel primo: esso morì dopo 50 ore coi medesimi fenomeni del precedente, cioè edema intenso sottocutaneo diffuso a tutto l'addome, edema al Dl8diastino, ecc. Si raccolse il sangue del cuore, nel quale si constatò la presenza del diplococco di Friinkel. Per le ricerche istologiche e ballerioscopiche nel tessuto, la cornea, escissa con buona parle di sclera e congiuntiva, venne fissata ed indurita in alcool a concentrazione crescente. Si incluse poi il pezzo in paraffina, ed i tagli si r.olorirono coll'ematossi lina (secondo la for·mula del dottor Pes ('l) , che ba il vantaggio di dare una colorazione istantanea e brillante); col carmino, e C()l metodo GramWeigert. Eccone il reperto: ~ a congiuntiva sul limbus presenta vascolarizzazioni nu· merose sotto-epiteliali; i vasi sono assai dilatati; l'epitelio si approfonda a zalli fra focolai di infiltrazione superficiale. Nella porzione di congiuntiva che ricopre la sclera i vasi sono enormemen te dilatati e ricoperti di sangue, ed io qualche punto, ove specialmente esistono focolai dissemjoati di infiltrazione, vi ha neoformazione di capillari. Nella porzione profonda è assai scarsa o manca allatto l'inliltrazione, e gli elementi connettivali sono smagliati a trabecole molto larghe; in qualche punto esistono piccole em01·ragie. La dilatazione del tessuto sotto mucoso trova la sua ragione nell'edema straordinario che sollevava la congiuntiva chemotica di circa 8 mm.
Hl Olll.ANDO P1;s, s,ue aller~:~::;ioni del sla!ema ner voso ml tetano sptrimenlale (Giornale della nca le Accademia di ,!fedicina d t Torirt o, ,·oI. XLI, rase. 6-7).
DA DIPLOCOCCO Dl FRANKBL-WEICHSELBAUM
693
L'epitelio corneale manca del suo strato profondo di cellule cilindro cubiche, ed è composto esclusivamente di lamelle poligonali piatte in pochi strati. La membrana di Bowmann è in alcuni punti rigonfia, ed al disotto di assa si accumUIIano a focolai numerose cellule di immigrazione. . Le lamelle corneali sono alquanto assottigliate nei punti in cui è maggiore l'invasione leucocitaria ; laddove però essa non esiste appaiono un poco rigonfie, ed i nudei dei corpuscoli corneali poco tingibili. La limitante della Oeschmet presen ta delle verrucosità in diversi punti dovute a maggiore suo inspessimento, e l'endotelio, in parte ~faldato, aderisco per sollile essuda_to alla faccia anteriore dell'iride, che a causa della fistola corneale si era completamente addossata alla cornea. Verso l'angolo irideo esiste fra la pagina posteriore della cornea e quella anteriore dell'iride qualche piccolo versament.o sànguigno. Non molto discosto dal vertice clelia cornea si trova l'ulcera piuttosto piccola, perforante. ta membrana di Bowmann e le lamelle corneali scompaiono alla superfide del· l'ulcera in un accumulo di cellule purulepte con scarsissime masse necrotiche. È notevol.e il fatto che la congiuntiva si è avanzati! sulla cornea sino all'ulcera, in corrispondenza della quale si presenta fortemente infiltrata, specialmente nei suoi strati epiteliali snperfì ciali. Pet· la ricerca dei microrganismi si preferì il metodo Gram Weigert. Sul fondo dell'ulcera e nei con torni dli essa si riuscì a dimostrare la presanza di pochi, ma bene evidenti, diplococchi lanceolati, i quali s'insinuavano anche nel tessuto souocongiuntivale trasportativi dagli elementi fago-
69.i-
SOI'RA UN CASO DI PA~OI'l"ALKITB
citarii, nel punto in cui la congiunti va aveva contratto ade· renza colla cornea. È a notarsi che non esiste in alcun punto precipitazione di fibrina. L'iride si presenta aumentata di spe5sore quasi del doppio, colla sua porzione posteriore totalmente infiltrata. Nella por· zione anteriore invece, i vasi sono dilatati, però privi di sangue, e non esiste che scarsissima in filtrazione fra le fibro· cellule muscolari, le quali sono diradate in. modo da lasciare fra loro numerosi e larghi vani (edema) . . Il pigmento della pagina posteriore 'dell'iride è abbondante e denso nella parte superficiale, però se ne distribuisce a blocchi ed irregolarmente qua e,. là nello spessore dell'iride, specialmente dove è maggiore l'infiltrazione. L'en· dotelio che ricopre In pagina posteriore non appare nettamente, ed al disopra di e3so vedonsi delle trabecole a larghe maglie costituite da sottilissimi e scarsi filamenti di fibrina. Queste trabecole sollevano al disopra dell'iride (pagina po· steriore) Lutto un denso essudato che andava organizzandosi: in fatti nei primi strati si trovano, frammiste a cellule purolente, cellule fusate e vasi di neoformazione, e negli strati più profondi posteriori trovansi esclusivamente cellule purulente molto rigonfie, di cui alcune in completo sfacelo. L'essudato giil organizzato forma uno strato che ha uno spessore quasi uguale a quello dell'iride. Rispetto alla presenza dei microrganismi i diplococchi di Fraokel, in numero veramente straordinario, s'incontrano nel sottile essudato fra iride e cornea, nell'essudato della pagina posteriore dell'i r·ide e nell'essudato che ricopre i processi ci l iari e la pm·.~ ciliaris r etinae. La sclera e la coroide, nella porzione caduta sotto il coltello, partecipano ancb'esse al movimento llogistico con focolai di infiltrazione, assai più estesi nella coroide. \
D.~
DIPLOCOCCO DI FRANKEL-WEICHSELBAUM
695 .
· Riassumendo adunque, e ricostruendo brevemente il caso clinico, abbiamo avuto una affezione catarrale acuta della congiuntiva, con ulcera della cornea perforante e successiva panoftalmit~ ·aa diplococco di Frankel. Gli studi di Gasparrini (•l ) su lle cher·atiti confermati da Guaita (2), da Basso (3), da Uh thofT (4.), da Hirschberg (5}, e le osservnioni di Morax. (6), di A'x.enfeld (7). di Terson e Guéoon (8), di Parinaud (9), di Gnénod ('l O), e quelle recentissime di Uhtholf ed Ax.enfeld (11 ), e di Gasparrini dimostrano che il diplococco di Frankel, oltre a certe forme benigne di congiuntivite e dacriocistite, può dar luogo anche od a localizzazioni oculari di processi morbosi lon tani ' di Axenfeld ) (12), od a forme gravi di (infezioni endogene tenoniti e panoftalmiti. Queste ultime s'originano il più delle volle da infiammazioni ncutissime della congiuntivn , seguite da com!Jlicazioni corneali , che hanno tendenza ad assumere un tipo clinico costante: l'ulws corneae di UhthoO ed Axen feld. (l) GASPARRINI, /1 diplOCOCCO di Prànkd ill patologia OCIIlal•e (Annali di oUahnoloqia, Vlll. XXII, 1893, pag. 33~). (J) fl UAIT.o, Alli del Cotlgreuo di Roma, 1894, vol. VI, pag. 39. (3) BAs.~o. Alli del Congreuo di Roma, 1894, voi VI, pag. 40. (4) Uu-rnoPP, Atti del Congreuo di Roma , 1894, vol. VI, pag. 40. (5) Rtnsc&DRRG, Centralblolt (ii.r Augenheilk., 1891. - Alli del Congresso d l Roma, 1894, vol. VI, pag. 40. (6) MORAlC V., necherches baclériologitJUU wr l'étiologìe des conjoncUvitu aiqiiu tic., Paris, 1894. (7) A \ SNFRLD, Grae(e'a Archì v, 1894. (8) TeRSO N ET GuliNoo, Gaz. des ll6pil., 6 avril 1895. (9) PARnuuo, Ann. d'ocul., deet>m. 1894. ( I O) Gu llNoo, Conlribution à l'étude !tu a{feclìom ptttumococciqttea de l' oeil ( Bullttltu el m émoirea de la Socièlè (rançaise d'ophlaln.., 1893, pag. 534). (Il) UHTIIOPP UNO AX&NP KLO, Beilr<Ìge zur palhologilchen AtlaLottlie unci Bak~rioloqie der elteriqm Keralitis de& Metuchett (Grae(e's Archiv (. Ophlh., . ~· XI,JI, l Abth.). ( 12) AIENPELO, Grae{e's Archio, 1894.
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SOPRA UN CASO DI PA~OFTALVITE
Questi autori anzi insistono sul fallo della costante presenza del diplococco di Fraokel in tale affezione (su 2& casi studiati in ben 22 trovarono escl usivamente il diplococco di Frankel) per dedurne come legge generale che appartenendo a ciascun microrganismo un dato tipo clinico di affezione, si potrà fra non molto ai sintomi clinici ·sostituire, nella classificazione, il reperto batteriologico. L'asserzione potrebbe essere forse un po' arrischiata, ma ci~ che ci preme di far rilevare sono al cuni fatti che emergono dal caso da noi esaminato e che, oltre a presentare uoa qualche analogia con alcuni descritti da UhthofT ed Axenfeld (1), ci pare presentino qualche particolarità degna di essere presa in considerazione. Si sa , per gli studi rigoro;;i e pazienti di molti anni di Foà (2), che il diplococco di Frankel può ne' suoi alti gradi di virulenza presentarsi sotto due ben distinte var~et à biologiche che si ritrovano non raramente nelle e spiccate in natura, md che specialmente si possono ridurre a tipo fìsso e costante con mezzi artificiali in laboratorio. Delle due varietà, una {il meningococco) dà luogo, nel sangue in cui si moltiplica, alla precipitazione della fibrina ed al successivo depositarsi di essa nella milza e nei reni; l'altra {il pneumococco) dà luogo ad edemi infiammatori (cute, mediasti no) e congestioni notevoli degli organi interni con debole setticomicosi del sangue. Ora, mentre è possibile la mescolanza delle due varietà con reperti misti od alternati e vari, a seconda della loro (t ) 0UTHOPF UNO AXIINPilLD, Beitràge sur paloloqi3C/Ien ,4Jialomie Ut&d Baklerioloqie dtr eile1·igen Ktralili$ dt& Mtn~ehen (Grae(e'• Archiv (. Ophlh.., Bd. XLII, l Abth .). (t ) PIO Fo.l., Sulla in(uione da diplococco l a neto lato (Archivio per~ sci~&ze mediche, vol. X VII, n. 18).
D.\ DIPLOCOCCO DI FR·\ NKEL-WK!CHSKLBAUM
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virulenza, pure vi sono manifestazioni morbose in cui le proprietà di una variata si afi'errnano nettamente e con tale precisione da corTispondere perfettamente ad un esperì· mento col tipo fìsso e costante di laboratorio. A noi pare che nel nostro caso abbiamo una luminosa prova di questo fatto. li diplococco di Fraokel che ha provocato l'edema infiammatorio intenso della palpebra, della congiuntiva, della cornea e dell'iride, ha altresì dato il quadro classico della varietà pneumococco, aggiungendo già al 2° passaggio nel coniglio grandissima virulenza. Abbiamo perciò crdduto degno di pubblicazione il nostro caso, anche perchè giù da qualche altro osservatore è stato notato l'intenso edema della congiuntiva in forme catarrali di diplococco, senza però conneuere il fatto osservato alle proprietà speciali di una varietà dello stesso microrganismo. lnfalli il Guénod (l), in un caso di congiuntivite segnala l'edema intensissimo della palpebra: il diplococco lanceolato, che ne era causa, ucci~:e il topo di setticemia, ma le esperienze si arrestarono li. Gaspanini (2} descrivendo la sintornatologia delle con· giuntiviti acute da diplococco di Frlinkel dice che : « a volte ~< la congiuntiva è molto ~ollevata, e pare non da secree< zione liquida, ma ha tulla l'apparenza che al di sotto vi « sia penetrata dell'ar·ia, si abbia cioè un vero e proprio « enfisema dalla stessa. » Per l'autore ciò sarebbe un ca· rattére benigno. Ora a noi pare non si possa parlare di enfisema in questi casi, ma di edemi circoscritti, bianchi, superficialissimi. Quando. essi sono più profondi ed il che·
a
(t ) GVEKOo, Conlrii»UIOil l'elude del afreeliOM pn eumococcìqu•s de l'oeil (Bulletin' et memoiru de la Soeiété (rançaire d'ophlalm., 1895, pag. 534). (i) GASPARRINI E., Ball"iologia delle congiunlivili aeule (RendiCOitlo del Xli' Co~tgreSJo dtlla Auoclazione o(lalmologlca UaUana, riunio11 e eli Vene.:to,
1895, pag. 63-97).
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SO PrtA UN CASO DI PO~O FTALMlTE, ECC,
mosi è intenso, allora il processo riveste un carattere dÌ eccezionale ~ rav itit , ed in queste evenienze crediamo siano perfettamente d'accordo con noi Gasparl'ini, Guénod, UhthoiT, Axcnfeld , ecc . È da augurarsi che nelle successive ricerche gli osservalori si prefi ggano essenzialmente, oltre che di misurare la virulenza del diplococco di Friinkel con i metodi più precisi che la tecnica forni sce, di indaga re altresì in ciascun caso quale Yarieta biologica dello stesso abbia ori ginato il processo morboso, e se si può a ciascuna delle due va· rict.i. note ascrivere una sintomatologia speciale. E noi io· sistiamo sulla necessità scientifi ca di questa rjcerca perchè in un altro caso, il quale sarà. pubblicato dal collega dottor Bocci, si poterono constatare lesioni gravissime in un occbio, legate nlla varietà meningococco con tipo clinico ben di· verso. Nel chiudere questa breve nota sento il dovere di ringraziare l'illustre maestro, prof. C. Reymond per la rara ospitalità e benevolenza usatami, ed il collega dotLor Pe~ per la sua valida cooperazione n~ laboratorio della clinica.
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699 OSSERVAZIONI CLINICHE SULL'ASTIGMATISMO CORNEALE E SUE VARIAZIONI I N ALCUNE AFFEZlONl OCULARI Pel dotror Giaeomo Lucciola, capitano medico assistente onorario alla Clloica oculistica della R. Università di Torino diretta dal pror. C:. REYliONO
L'astigmati smo corneale si associa con tale costanza ad alr.une malatti~ oculari, 'da essere stato sovente considerato quale causa probabile delle medesime, e va soggetto a variazioni di grado, direzione e natura, le quali sono in diretto rapporto colle. modifìcazioni che subisce la concomitante affezione dell'organo visivo. Non essendo intanto ben determinati nè il rapporto causale fra l'ii:Higmatismo corneale e le alterazioni oculari, nè le condizioni nelle quali si veriticar10 i cangiamenti delle cut·vature corneali, ho creduto opportuno raccogliere una serie di osservazioni che potessero contdbnire nd apportare una qualche luce sull'argomento. L'astigmatismo corneale da me studiato è quello che si associa alle cataralle, allo strabismo, allo scollamento della retina, ai tumori endoculari, al glaucoma, alle iriti, alle lussazioni del cristalli no, alle blefariti, alle blenonee del sacco lagrimate, alla cheratite scrofolosa ed alle nevralgie oculari. a) Cataratte.
Il Martin è di opinione che n.Qn si possa con sicurezza allribuire all'astigmatismo comeale un'azione patogenetica nello sviluppo della cataratta senile, e trae la sua
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OSSERVAZIO('(I CLINICH E
deduzione dall' osservazione che su 158 occhi cataraLtosi 23 non presentav11no astigmatismo corneale; si aveva perciò una proporzione del 13,9 p. •l 00 d'individui catarattosi non astigmatici, cifra superiore a quella trovata da Nordenson per lo stato normale, che è di 9,4. p. 100 (1 ). Egli ha inoltre ricercato.se negli or.chi catarattosi l'astigma· tismo corneale sia di grado più elevato di quello che si riscontra ordinariamente, giacchè a prima vista sembrerebbe logico ammettere che quanto più è elevato il grado dell'astigmatismo, tanto più esso potrebbe influire nel pro· durre. un' alterazione molecolare del cristall ino. Ha perciò stabilito un paragone fra il grado dell'astigmatismo riscon• tr·ato nei catarallosi ed il grado di quello che il Nordenson ha trovato negli individui normali, e "dalla comparazione di tali dati statistici gli è risultato che nei caLaraLtosi non si può invocare come causa dell'opacamento del cristalli no l'allo grado dell'astigmatismo. Il Martin infine si propose un altro quesito, quello cioé di studiare se la direzione dell'astigmatismo possa essere causa di cataratta; e considerando che il Nordenson negli occhi normali trovò che la proporzione de11'astigmatismo contro la regola è soltanio dell'4 ,3 p. 400, mentre che nei suoi cataraltosi tale cifra sale al 2i-,5 p. 400, inclina ad ammettere che realmente la direzione dell'astigmatismo possa esser causa della catarnlta. Mi risulta da numerose osservazioni ripetute a brevi intervalli su individui con cntaralla incipiente, che nel periodo di tumescenza di questa l'asligmatismo suole variare non solo di grado, aumentando di solito rapidamente, ma (Il MARTIN, Étu4u clintql/es d"oph.talmometrie. trie, par E. lavai, '57.
Mèmoìru d'ophtalmomé-
SULL' ASTIGMATIS~O CORNEALE, ECC.
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anche di direzione, divenendo cioè il meridiano più rifrangente da verticale orizzontale, e viceversa. Questa osservazione potrebbe ·dare spiegazione del perchè il Martin abbia trovato fra i catarattosi un numero sì alto di astigmatismo contro la regola. La direzione obliqua dei meridiani non avrebbe secondo le di lui statistiche un'influenza sullo sviluppo della cataratta, giacchè egli avrebbe riscontrato in indi vidui catarattosi l'inclinazione dei meridiani soltanto nelht proporzione del 12,6 p. 100, mentre che Nordenson s11 individui sani la trovò nella proporzione del 12,1 p. '100. Il Vacher (1). in una statistica tratta da 51 o sserva~ ioni viene alle segùenti conclusioni: 1° che l'astigmatismo è assai frequente nei catarattosi; 2• che quando un individuo presenta la cata1·atta in un solo occhio, questo o è il solo astigmatico od è molto pitt astigmatico dell'altro ; 3° che quando in entrambi gli occhi si osserva la cataratta, ma a differente periodo di sviluppo, l'occhio la cui cataratta è più inoltrata è anche più asti gmatico; 4. 0 che l'astigmatismo e la cataratta sono simultaneamente ereditari, vale a dire che da genitori astigmatici e cata1·attosi ad un tempo, possono nascere figli che vadano incontro alle stesse infermità ; 5° che l'astigmatismo ba un'influenza importante sull'eta alla quale l:t cataratta si mostra. Dalle osservazioni che io ho potuto raccogliere su 500 cataraltosi, sarei venuto a conclusioni sensibilmente discordi da quelle di Vacher. W VAcan, De l 'asligmalisme considèrè comme une du cause• cJt la calaracte (Bull. de 1<1 S.oc. (r. d'ophlalmologie, !.885, p. 35).
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OSS!WVAZ!OX[ CLINICHE
In quanto alla frequenza dell'astigmat ismo nei calarauosi avrei trovato che il 110,50 p. 100 non presentavano 11n nsti gmatismo corneale apprezzabile; però fra gli individui di tale medi a prevalevano quelli nei quali la cataralla od era al suo inizio, ovvero era giunta al per iodo ai supermaturazione, stati entrambi questi in cui il cristallino non suole essere molto vol um inow. Ho ri scontrato che negli individui con catarntta in uo occhio solo, di norma questo è il solo astigmatico od è più astigmatico dell'altro ; ma ho osservato alLresì che l'astigmatismo suole sovente manife.;tarsi e variare di grado, e talora di direzione> nei periodi di tumescenza e di maturazione, e ciò potrebbe dar spiegazione del perchè l'astigma· tismo esista soltanto o sia di grado maggi ore nell'occhio cataraLLoso . Non ho poi constatato che allorquando i due occhi sono entrambi catarallosi, l'occhio in cui la cataratta è piti inoltrata , sia sempre anche il più astigm;1tico. Tale condizione di cose l'ho invece verifica ta con frequenza quando la cataratta più antica era qel periodo di Lumescenza o maturaziooe, e l'altra nel periodo iniziale. Di norma ho. riscontrato astigmatismo di grado maggiore nei casi di cataratta nel peri odo di tumescenza, che non nei casi in ~ui la cataratta era nel periodo di supermaturazione, con tendenza a divenire at·ido- sil iquosa . Io tesi generale adunque mi è risultato che il grado del· l'astigmatismo suole variare a seconda dei periodi della calaralla, ed in rapporto delle modificazioni di volume che subisce il cristallino, e non credo che esso possa avere un'inlluenza diretta sullo sviluppo e decorso della cataratta senile: ciò sembra tanto più veritiero in quanto che le osservazioni, prese nell'ullimo periodo della cataratta, hanno fa tto rile-
SULL'ASTIGMATISMO COR:-!EAI.E, ECC.
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vare un grado di astigmatismo corneale molto consimile a quello rinvenuto dal Norden son su individui normali, \Dentre che il grado dell'astigmatismo nei periodi di tumescenza e maturazione mi è risultato spessissimo assai più elevato, raggiungendo talora le 6 diottrie ed anche di più. La proporzione poi dei cataraltosi con nstigmatismo contro la regola ascese nella mia statistica al 28 p. 100, ma, siccome ho già detto innanzi, l'ametropia nei periodi di tumescenza e maturazione può in pochi giorni cangiare non solo di grado, ma anche di natura, divenendo cioè secondo la regola un astigmatismo contro la regola e viceversa: questa osservazione mi confermerebbe vieppiù nell'opinione che l'astigmatismo non possa esser·e considerato quale causa diretta della cataratta, bensì quale sempl ice co ncomitanza. Ho anche trovato che la direzione obliqua dei meridiani , contrariamen te alle osservazioni di :Martin, è più frequente nei catarattosi (16,5 p. 100) che nei sa ni (12,1 p. 100); ma è altresì certo che l'inclinazione varia, ora cr·escendo ora diminuendo, col variare del grado e della natura dell' astigmatismo. In quanto all'ereditarietà simultanea dell'astigmatismo e della cataratta non ho potuto r nccogliere dati sufficienti a dimostrarla, giaccbè dei molti catarattosi osservati in questa clinica due soltanto asserirono d'aver avuto l'uno dei genitori cataratloso. e di cattiva vista, per cui sin da giovane faceva uso di occhiali, probabilm ente cilindrici. Si comprende di leggieri quanto sia difficile compilare in proposito una statistica esatta solo, che si consideri come la maggioranza dei catarattosi i quali vengono all'ospedale, appartengono alla classe povera e più specialmente a quella dei contadini, che anche avendo un astigmatismo, non pensarono mai a correggerlo; oltr·e a ciò la correzione razio-
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OSSERVAZIONI CLINICHE
naie di questo ametropia non si è divulgata nella pratica da tempo tanto remoto, da perm ~tte re di raccogliere nn numero di casi sufficiente a risolvere il quesito. Circa poi l'inUuenza del grado ddl'astigmatismo sull'eta in cui la cataralla si manifesta, ho constatato che nel 65 p.100 dei casi l'astigmati!imo era più rilevante nell'occhio in cui la cataratta era piti inoltrata; ma in della percen· tuale figuravano in massima parte i pazienti nei quali l'atTe· zione trovavosi nel periodo di tumescenza o di maturazione, con scomparsa dell'ombra pupillare, mentre che nell'altro occ hio o non esistevano i disturbi di trasparenza del cri· stallino od erano al loro inizio. Questi dati statistici trovano in parte la loro ragione nel fallo che di solito il paziente, specie se illetterato, si presenta al medico quando l'affezione è al secondo od al terzo periodo. TI fallo poi che il grado dell'astigma ti~mo sia d'ordinario p iiL elevato nell'occhio ca tarattoso io inclino a ritenerlo non causa, ma conseguenza della cataratta, giacchè come ho già detto, ho potuto seguire le grandi variazioni che subisce l'astigmatismo corneale dall'inizio delle opacità del cristal· lino alla maturazione della cataratta; ed ho altresì notato che l'astigmatismo nel periodo regressivo della catnralla suole sovente essere di grado relativamente lieve, rispello n quello del 2° e 3° periodo. Però in alcuni casi di cata· rnlle Morgagniaoe ho riscontrato un astigmatismo di ~;rado piuttosto elevato, e ciò a causa della forma globosa del cri· sta !lino. In quanto al meccanismo col quale l'astigmatismo cagionerebbe la catamtta, il Vacher esprime la seguente opinione: Si sa che lo. differenza che esiste tra l'astigmatismo manifesto e quello corneale, differenza che cangia per l'oso
SULL.' ASTIG){ATISMO COIINEALE, ECC.
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prolungato dei midriatici, non è altra cosa che l'accomodazione astigmati ca del cristallino, il che è comprovato anche dal fatto che l'astigmatismo del cristallino è inferiore nei giovani ipermetropi ed emmetropi all'astigmatismo corneale, per di ve ni re a questo sensibilmente uguale o di poco superiore verso i 40 o 50 ann i. Se è logico ammettere che il cristallino possiede un'acco modazione asti gmatica, che entra in giuoco per correggere una pane dell'astigmatismo corneale, è anche permesso di pensare che l'asti~matismo statico del cri stallino, esistente solo, debba cagionare delle contrazioni parziali del muscolo ciliare tendenti a distruggere o compensare quello, al fine di diminuire i circoli di diffusione, contrazioni hmto più forti e prolungate quanto più fone è l'astigmatismo del cristallino, e quanto più il lavoro dell'individuo è hw go, specie se f,lltv sopr:l oggetti minuti. Ciò posto si può ammettere come una cagione imponame delle sclerosi del cristallino l'a stigmatismo tanto dell<i cornea quanto del cristall ino, i quali enti·ambi produeouo delle contrazioni parziali del muscolo ciliare, provocano delle trazioni, delle compressioni irregolari sulla lente, che divenendo meno elastica coll'eta può, a lungo andare, subire un cangiamento mol ecolare. 11 Vacher da tale teoria deduce ch'è indispensabile correggere esauamente l'astif!matismo ad ogni etil, anche usando un midriatico per render.;i con to dell'astigmatismo la te nte del cristallino. La correzione sarà utilissima a persone con cataraua incipiente, sopra tutto se si adoper·ano i midria~ici nel loro trattamento terapeutico, ed egli crede che essa •n lutti i casi arresterà la w mpar!\a prematura ed il prog resso della sclerosi del cristallino . . Certamente tale teoria è a prima vista seducente, ma è da notat·e che se tanta importanza avessero le contrazioni 45
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OSSBRVAZIO~I
CLINICHE
parziali del muscolo cil iare nell a genesi della cataratta, questa dovrebbe prediligere in maggiot· numero coloro chelavorano abi tua lmente su og;.:etti min uti, sforzando la lor<> accomodazione, orologiai, microscopisti ecc. , e più gli slu· diosi che i con tadini. Orbene, dalla nostra statistica risulta che sol tan to il 15 p. 100 degli operati appartenevano alla classe colta, ed al riguardo va notato che per la grande reputazione meritatamente god uta dal prof. Reyruond, eperchè questi di norma si rifìuta di opet·are in cas:1 dell'ammalato, è ben difficile che anche coloro i qu11li possono spendere non s'inducano ad entrare in clinica . . La tlHlggioranza degli individui aO'etti da catarall:l senile appartiene alla classe dei contadini. e fra questi prevalgono anche le forme albuminuri che e diabetiche. Ora tali indi· vidui sono quelli che per le loro grossolane occupazioni meno sforzano l'accomodazione, e meno vanno soggetti all'astigmatismo ed alla miopi a. E qui credo an che opportuno fare menzione d'una mia personale osservazione riflellente la tanto incerta teoria della etiologia della cntaralla. Negli .1 nni che rimasi di guaroi· giona a Trapani avevo un ambu !atorio d'oculista, il quale era molto frequentato dagli ollalm ici dell'intera provincia. llagellata dalla congiuntivite granu losa e sue <:omplica nze. Il cibo direi ahituale dei poveri è preva lentemeu te coslitu ito da pesci salati e dalle interiora salate di tonno. prodoiLi, che per le special i condizioni di produzione del pae:.e, si vendono ad tlll mitissimo prezzo. Ebbene ho colù osservato un numero davv('r() ecceziorwle di cararallosi e di opacit it iniziali del cristallin o fra coloro che quasi quotitlinnaroenle si nutrivano di detti r.ibi , e le allernzioni di trasparenza del cristallino erano relativamente freq uen ti · anche in inr1 iviclui piu tt11s1o giovani, marinai, con-
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l SULL'ASTIGMATISMO CORNEALE, ECC.
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tadini o lavoratori delle saline. Tale fatto sarebbe m appoggio della teoria .di coloro i quali ammettono che un eccesso di sali contenuti neiJ,',umore acqueo aumenti H movimento d'esosmosi della lente, sottraendone cosi , un eccesso d'acqua, disidratandola. 1· o) atrablllmo.
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Abbiamo avuto l'opportunità di esaminare 16 individui aiTetli da strabi:;mo funzion ale e 5 affetti da strabismo paralitico. In 3 di questi ultimi esisteva nell'occhio devialo un astigmatismo contrò la regola di grado variahile da 0,75 a 2 D., e negli altri 2 un astigmatismo secondo la regola di 0,75 ad ·l ,50 D. li muscolo affeltq in 4 di essi era il retto esterno , in uno il retto esterno ed il grande obl iquo. ln tre potemmo seguire il miglioramento progressivo dello strabismo, che, essendo dipendente da paralisi reumatica, terminò con la J.:Uarigiflne, ed in essi andò progressivamente scemando anche l'A s: sino a residuarne meno della metà di qnello preesistente. Ciò farebbe supporre che l'A: sia comparso in conseguenza della pandisi muscolare, e questa ipotesi è av:valorata dal .fallo che sull'occhio sano dei pazienti o non esisteva As: oppure era di minime proporzion i, non superandv in due 0,25 D. Queste osservazioni trovano conferma anche nelle ricerche eseguite dal Leroy ( l) pel' mezzo dell'oftalmometro, circa l'influenza che esercitano i muscoli dell'occhio su lla fo1·ma
14
ll) L~tnov. _: Recl1erches sur l'in{luence r.xet·c~ par les musclcl de l'odi sur {orme 1101'1nale tle la cornee humaine 1Are/ii ves de Physwlogi e, janvier 1&\9).
OSSERVAZIONI CLINICIIE
normale della cornea umana. Risulta da tali studii che l'asimmetria lìs i ologi ~a della cornea dipende in massima parte da due fauori principali, cioè dalla Vjlyiazione di resistenza ' press ione dei mue di spessezza del guscio sclerale, e dalla s~o li retti e forse anche obliqui. L'influenza dei muscoli è tanto più ammissibile in quan,, tochè ciò che di e~si si sa concorda colle cognizioni circa la • distribuzione ordinaria del mini mo e massimo appianamento della cornea ; infatti l'appianamento minimo riscontrasi sul lato temporale, ossia in corrispondenza del muscolo rello e:iterno che è il più debole dei retti. e l'appianamento più forte corrisponde al lato nasale, ove cioè trovasi il retto interno che è il più forte. Lo strabismo funzional e nei 16 individui osservati era in 10 convergente (con refra1.ione ipermetropica degli occhi) ed. in 6 divergente co o refrazione miopica. In 8 dei primi si ri scontrò As: secondo la regola variabile da l a 2,50 O, negli altri 2 As: contro la regola da 0,7i> a ·1,25 O·~ ., In 5 degli aiTtlLti tla ~trabismo divergente l' ..l. s: variava da 1 a 3,75 D secondo la rego la. ed in uno era di 1 Dcontro la rej:!o la. La presenza dell' As: in Lutti i nostri osservati ne induce a ritenere che noo solo J'ipermetropia e la m io pia abbiano ~oncor·so alla produzione dello strabismo, ma anche l'astigmatismo, e ciò tanto più 1n quanto che sull'occh io non devialo 1':\s: oppure non esisteva. od era minore che nel deviato. l~ risa puto infaLLi che ba~ta ta lora una differenza di As: di 0,'2?> D fra un o.:chio e !"altro perchè l'individuo prenda l'a bi [udino di sen'irsi dell' occhio migliore: è per;ciò che negli strabici l'occhio più astigmatico è quello che U~'via. '· . Oltre a ciò va ri corQato come la miopia e l'i ilisommetropia degli individui obbligati a lavori su oggetti minuti suole spesso
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SULL'ASTIGMATISliO CORNEALE, ECC.
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dipendere dall' As:, giaçchè essi, per la visione di oggetti vicini , adoperano solò' l'occhio asti gmati,~o , il quale unisce per diveni re miope, ed anc he per deviare mentre l'altro r esta
emmetrope o quasi. È degno di speciale menzione l'osservazione che su i 5 1 dei nostri infermi all· s~ o 10° giorno dalla operazione abbiamo constatato un aumento di As: variabile da 0,50 ad 1,50 O. In due l' ~s: divenne contro la regola. Quest'an•f mento di As: in generale andava col tempo gradatamente scemando, ma in alcuni di coloro, che abbiamo potuto o:sservare dopo luogo tempo, persisteva ancora in grado minimo (da 0,~5 O a 0,50 0). Abbiamo ritenuto per un certo tempo che tale aumento fosse stato cagionato dalla compressione esercitata dalla fasciatura e dalla cicatrice, mn poscia sorse in noi il dubbio che Cl!U.Sa diretta ne potess*' essere l'allo operativo eseguito sul muscolo, non ostante che Knapp e Laqueur avessero asseriLo che la tenotomia dei muscoli retti non eserciti alcuna in fluenza sulla curvatura della cornea. Abbiamo perciò misurato I'As: subito dopo eseguita la tenoto~ia dei retti, ed abbiamo constatato che in 5 infermi esso era aumentato di grado più o meno seusibilmente (di 1 a 2 O) e più quando l'atto oper ativo cadde sul retto interno che sull'esterno. In due casi l'A s:' da secondo la regola divenne contro la regola . e) Sooll&mento della retina,
tamorl en4ooalart.
Il Martin (·f) inclina ad ammellere che l' As: possa avere una grande inQuenza sulla produzione degli scollameoli retinici, e ciò pere hè avrebbe constatato la presenza dell' As: , ( t ) llfARTJN. -
Éludes lUI' tu conlraclioi&S aatigmaliquu, 1887.
710
OSSRRVAZlONl CLINI CHE
sia esso cor·neale, sia cristallinico, in tulli i casi di scollamento spontaneo della retina . Il meccanismo col quale l' As: a g irel'r~e nel produrre un effeLLo tanto es!ziale, consisterebbe negli stiramenti della coroi de, e nei conseguenti disturbi circolator4 i, con congestione del fondo oculare, che sarebbero pr·ovocati dalle cootrazioni astigmatiche del muscolo ciliare. i Ho :1vuto occasione di esaminare 47 distacchi di retina, e di ~eguir ne alcuni per un tempo relativamente lungo in cliniéa, ed ecco i risultati delle osserva1.ioni : Dieci dei pazienti appartenevano alla classe dei contadini; non avevano ot:cupazioni su oggetti minuti. che ri chiedessero uno sforzo prolungato dell 'accomodazione. L' As: nell'occh io sano manc.:ava in 5, e negli altri cinque osci llava da 0 ,~5 a 0,75 D: i pazienti peri) non accusavano alcun disturho visivo che ad esso potesse attribuirsi. Il vis'ns dell'occ!1io sano in generale era ottimo, e la refrazione in quattro era emmetropica, in quaaro miopica (oon superior e ad 4,50 O) in due leg.:.;ermente ipermetropica (da 0,50 ad 1 0). Negli occhi con distacco, l' As: era assai var·iabile per grado e direzione: in uno mancava, in tre era di 0,75 secondo la regola, in tre oscillava da 1 a 3 O secondo la regola, e nt>gli altri tre variava da 0,75 a 3,50 O contro la regola. E da notare che ne;.:li individui che avemmo opportunit à di osservare quando il di .> t:lcco era recentissimo, l'A5: soleva essere di grado rilevante; in due di essi era contro la regola. Hipetendo le osservazioni ad intehalli, risultò che l'As: soven te variav~t di grado per lo più scemando, ed in uno da contro la regola divenne secon Llo la regola. In duo, e.~se n 1io aumentata l'estensione del distaC'co, si ebbe
. Sl LL' ASTIGli ATI SMO CORNI.ìALE. l! CC.
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un aumento di As: corneale, e viceversa il grado di questo in un inclividuo in cui la relina perforata,; i potè ritornare a contatto colla cor·Q,ide, l' As: che era di 2,50 O scese a (),75 o.
Gli altri selle pazienti appartenevano alla classe agiata, -e di essi In maggior parte impiegava alcu ne ore del giorno a scrivere od a le~gere , ma niuno metteva in rapporto di un abuso di lavor·o oculare l'avvenu to distacco. In sei di questi ri levammo un As: sull 'occhio sano variabile da 0,:?5 a 'l,50 O secondo la regola , ed in uno un As. di 1 [) contro la regola. La refrazione in ciuque era miopica a grado piutto5to rilevante (da 3 a 7 D). in uno emmetropica, in uno ipermetropica. Il grado poi dell' As: negli occhi con distacco oscillava ~a 0,75 a 4,50 O, ed in due era contro la regola: in al-cuni di essi si verificarono qnasi le stesse variazioni di grado e di natura dello As: già menzionate per gli altri dieci. Tali o~servazioni inftrmerebbero alquanto .la suesposta i>pinione del Martin. L'As: invero che notasi negli occhi eon distacco spontaneo della retina può essere più conse· gueuza di questo, che causa del medesi mo. Il riscontrarsi faO'ezione sovente in contadi ni , che non sforzano la loro accomodazione, le variazioni di grado e di natura dello As: a seconda del periodo e delle modificazioni del distacco, . mi indurrebbero a ritenere che, almeno nella maggioranza ~ei casi, l'As: sia conseguenza e non causa del distacco. Tale opinione sarebbe avvalorata anche dalle osservazioni fatte su, quattro casi di tumori endoculari : negli ocehi affetti era,Yi un As: corneale rilevante, che anelò an-ch'esso soggetto a variazioni di grado a brevi intervalli; l'occhi~ sano invece, in tre dei pazienti presentava un lieve
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OSSKRV AZIONI
CLl ~ICB E
astigmatismo corneale, in uno ne era immune. lnol tr~ sn due cataratlosi operati di recl inazione del cristallino, si trov() nell' uno As: di tre, e nell'altro di 3,50 D secondo la regola: ciò proverebbe che ogni manifestazione morbosa. la quale turhi l'eqnilibrio ed i rapporti anatom ici endoculari, bnsta ad alterare le curvature corneali. d) Blefariti e blenorree del •aooo laorlm&le.
Molle delle mnlattie oculari esterne, e specie le blefariti, furono nel 1876 da J oh n Roosa e Kaysser attribuile alle ametropie e ~>o pratutto .all'ipermetropia. Jl Badai a sua volta, quasi nella stessa epoca, ritenne la maggior parte delle malattie delle vie lagrimali dipendenti dall'ipermetropia. In seguito quasi tutte le suddette affezioni si attribuirono all' As:, pur non negando che in alcuni .casi .J'ip~r metropia ne fosse la eausa. Il Martin posteriormente (1) ebhe ad osservare che sn i)O individui affelli d~ hlefarite ciliar~ , 28 presentavao() un As: variabile da 0,75 a 2 D, e che solo in 3 inferm~ esso era contro la regola. Trovò pure che su 40 infermi di blenorrea de! sacco, 30 presentavano astigmati smo variabile da 1 a 2 D, e d~ essi 2 soltanto avevano As: contro la . regola. A provare che esiste un manifesto rapporto causale tra lo stato della refrazione e l'a ffezione morbosa, il Martin addÌlce i sej!uenti argomenti :
(l ) MARTtK. -
Du in{laiiiJmationr de l'of.il el de ses anne:cu. Congres inlent.
de& 1ciencer médic. d~ Cop~nha{)ue 1884. I dem .. . Annales d' oculistiqtte. T. ~. p. Ili.
l SULL'ASTIGliATISHO COR:'\EAI.R, ~CC.
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t• Una o più delle suddette affezioni morbose si sono ripr·odotte ripetute volte sul solo occhio astigmatico. 9" L'atropinazione, paralizzando il muscolo ciliare, arreca ottimi .risultati terapeutici. 3' La correzione d eli' As: con lenti adatte portate senza interruzione, esercita una manifesta azione preservativa contro l'afTezio ne. 4• Le statistiche su casi di blenorrea del sacco, ble· fariti, conginntiviti e cheratiti fl ittenulari gravi sono a favore della teoria che I'As: ne sia la causa. lo ho ripetuto le osservazioni su 50 casi di blefarite e su 50 casi di blenorree del sacco; eccone i resultati: Dei 50 infermi di blefarite, 40 presentavano un As: variabile da 0,25 a 3 O, che in 35 era ser.ondo la regola, ed in 5 contro In regola. nei 50 individui affetti da blenorrea del sacco, 42 pre· sentavano àstigmatismo variabile da 0,50 a 3,50 O, che in 34 era secondo la regola ed in 8 contro la regola; però in questi casi I'As: anz.ichè causn , sembra conseguenza della lieve pressione eserc:itata dal tumore lagrimate sul bulbo, giacché ho visto molte volte sparire l'ametropia dopo la cura del tumore lacrimnle, e specie in infermi assoggeuati all'esportazione del sacco. Ho inoltre costatato che le iniezioni sottocongiuntivali di un quarto, a mezza siringa di Pravaz bastano per· pro· durre un astigmatismo transitorio di una a .j. D, il quale molte volte è contro la regola, e sparisce completamente nel tertnine di '12, 24 ore a misura che il liquiùo si rias· ~orbe. Nei casi però in cui, per l'azione irritante del liquido, rnsorge nel ~ito dell'iniezione un lavorio flogistico di qualche durata, l' A.s : suole anch'esso durare proporzionalmente, ma in ~raqQ sempre minore di quello rilevato subito dopo
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• OSSER VAZIO:'i t CLI~ICHE
l'iniezione, quando cioè la t~oropres::ione sul bulbo esercit:~ta dal liquido. è di grado massnno . Gradi variabili di As: cor·neale tr·ansitorio ho potuto an<!he riscontrare comprimendo il bulbo octtlil re in determinabili proporzioni, servendomi dell'oltalmotonometro di Fick: I'As: che così si produce in ~en e re è proporzionale alla compressione esercitata. Le compressioni in corrispondenza delle estremiLà del meridiano verticale il più delle volte producono un As : secondo la re~o l a, e viceversa si suole provocare un As: conu·o la regola applicando l' istrumento verso gli estremi del meridiano orizzont,ale. Le compressioni nei seuori intermedii mi hanno fattori· le,•are di preferenza nn As: secondo la regola quando l'i· strumento era più vicino al merid iano verticale che all'orizzontale, ed al t:ontrario quando lo si applicava più verso il meridiano orizzontale si aveva con maggior frequenza un As: contro la regola. In alcuni casi di ulefarite ho potuto con~ta tare che le recidive erano av.venute nel solo occhio astigmatico. L'all'etto benefico dell'atropina fu rilevato più pel miglioramenlo del· l'an·ezione mor·bosa che pel sollievo dei pazienti, i quali , molestati dalla fotofobia, quasi mai asseriv:lno di sentirsi meglio durante l'atropinazione. Pi ti convi ncenti invece sono st~te le prove della correzione del l',\s:, giacchè in tali ca~i, oltre ad ouenersi un miglioramento dell'a ffezione, gl'in fermi asserivano quasi sempre non solo di vedere meglio, ma di non avvertire più negli occhi le abituali mole,;tie. In conclusione queste osservazioni confermano sempre più l'opinione suesposta, dell'influenza direua cioè deii'As: su alcune aff~zioni ocul ari esterne.
SULL'ASTI G!IAT!S"O CORNEA LE, ECC.
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f ) Oheratlte •orofolol&. Il Martin (, ) opina che la ma).!gior parte del le cheratiti scrofolose siano conseguenza dell' As: , senza per·ò negare che ·il temperamento linfatico o scrofoloso concorra come causa predisponente allo svilu ppo dell'a1Tezione: egli ha perciò dato il nome di cheratite astigmatica alla maggior parte delle cheratiti scrofolose, e ritiene che il meccanismo con cui insorgono sia il seguente: Il muscolo ci liare per conseguire la correzione più o meno completa dell' As: esegue degli sforz i continuati, cosa che produce a lungo andare, specie negli ~co l ari, dei di:;ordini nella circolazione del globo oculare, e sopratutto della co rnea, la quale va perciò incontro alla fl ogosi. Basta anche un As: di grado minimo per provocare la cheratite. L' inlluenza dell'accomodazione è comprovata sopratutto dai falli che l'atropinazione è il mezzo piu efficace per conseguire la guarigione, e eh~ la ~o rrez ion e cilindrica dell'As: è il mi~lior mezzo per impedire le recidive. A tale teori a si fece molta opposizione ritenendosi dai piu che l' As : il quale si osserva nei giovanetti scrofolosi sia conseguenza e non causa della cheratite. Ma non era difficile riconoscere da qual parte stesse la ragione, pr·endendo un adeguato numero di osser·vazioni oftalmometriche. lovero I'As: dipendente dalle opacilil corneali residuali delle ch erat iLi ,;uol essere irregolare n quasi. ond e le immagini delle mire de!l'ofLalmomerro appaitJno ddormate e talora irreconnsci bi l i. l n vece, cu me vedremo appresso , r As: rilevatò (t ) llARTIN. - La kemWe scro{11lt"se et l 'astigmati sme de la cornée (Kèratilt asligM'lliqtltJ. - ,l{emolres d"opiltalmométrie , pnr .raval, pag. «4.
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OSSERVAZlONI
CL!~ l CHE
durante il decorso delle cheratiti s~rofolo,;e suol'essere regolare e rimanere invariato anche in seguito alle recidive. Ila molte misurazioni prese su bambini .;crofolosi e linfatici curati in questo ospedale, per altr·e affezioni esterne oculari e non per cheratiti, ho potuto constatare che quasi sempre esiste in essi un As: corneale regolare, variabile da 0,50 a 2, e più D. Alcuni di questi bambini già affeui da semplice catarro coogiuntivale, da beflar·ite, ecc. furono in seguito col piti da flo gosi corneale con infiltrazioni, ulcerazioni superliciali, va!'colarizzazioni anormali , ecc. Nella maggior parte poi dei bambini venuti io cura quando la cheratite era già svii uppata, l' As: constatato coll' ollalmometro di J~1va i-Schiotz , era regola re, secondo la norma. ed i meridiani principali rruasi sempre erano perpendicolari o presso a poco. Ora se l' As: fosse stato conseguenza della cheratrte si sarebbe dovuto osservare una grande variabilità nella direzione dei meridiani principali , ooncbè una irregolarità o deformazione dell' iru rnagioe delle mire ottalmometriche. Le recidive poi non hanno avuto influenza sensibile sul grado di curvatura e sulla direzione dei meridiani astigmativi , mentre che se l' As: fosse sempre conseguenza diretta della cheratite, esso dovrebbe mostr:lre delle notevoli variazioni al sopravvenire di quelle. L'età in cui ho rilevata più frequentemente la cheratite era quella in cui i bambini cominciavano ad andare a scuola, ed a sottoporre perciò gli occhi a sforzi d'accomodazione. Jn parecchi l'affezion e moruosa e le recidive le ho os· servale in un occhio solo, il quale era manifestamente astigmatico, mentre ne era rimasto immuM l'altro, che non presentava As: . Si deve anche notare che il miglioramento della costitnzi 0oe, ottenuto colle cnre e coll'età, allontana
/ SULL'ASTIGMATISMO CORNEALI!, ECC.
7•17
ie recidive, sicchè il cattivo stato generale agisce da causa predisponente e l' As: da causa occasionale. Le suddette osservazioni quindi sono co nformi alle vedute del .Martin, ed inrirmano le opposizioni alle medesi me fatte.
f) Lu••az1on1 del orl8tali1Do. Avemmo già occasione di far .rileva re (l ) come l' ottalmometro di fteyd offra il vantaggio di permetter· di misurare le curve corneali in varie posizioni del corpo. lo nove, su dodici individui con lussazioni del cristalli no, ho potuto notare che l'As. misurato fac endo mettere il paziente in posizione supina, scemava in grado var·iabile da mezza a 2,50 D. In due soltanto. esso aumentò di circa mezza diottria , ed in uno divenne contro la regola . Negli ultimi sette osservati presi le osservazioni face n ~o sdraiare rl... .p nz! enl~ sull'addome in modo che egli avesse la faccia rivolta in giù. Riporto qui i risultati di queste ultime osservazioni : 1° Franco Giuseppe; lo ssazione in Jietro del cr·istallino dell'occhio destro: As. : in posizione seduta - -1 ,50 , As. : in posizione sdraiata sul dorso - 2,1>0, As.: in posizione sdraiata su l ventre a faccia rn Ooiù · - 3,25 ; 2° Betoo Alberto; lussazione in dietro del cristallino dell'occhio si ni stro: As.: in posizione seduta •l ,':?5, As.: in posizione sdraiata sul dorso - 1 ,1>0, .).
+
(l ) Luccror.A , NoiJ ftì ottalmomelrla. -
aprile f8~.
Giortlale mililat·e eli mecliclna,
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OSSERVAZIONI CLINI CHE
As.: in posizione sdrniata sul ventre a faccia in giù - 3 2;). ' ' 3" Bois El eonora: lussazione in dietro del cristallino dell'occhio destro: As.: in posizi one seduta+ t , 75 , As.: in posizi one sdraiata sul dorso+ 1 ,25, As.: in posizione sdraiata sul ventre a faccia 10 giù -
l ;
4° Colombato Pietro; lussazione del cristall ino destro in dietro: As. : in posizi one seduta + 1. 75 , As.: in posizi one sdraiata sul dorso+ 1,50, As.: in posizione sdraiata sul ventre a faccia in giù - O,iSO; 5° .)J orello Giovanni ; lussazione poster·ior·e del cri' stallino : As.: in po~ i zione seduta + 2, ~5, As.: in pl)sizione sdraiata sul do r~o + •l, As : io posizi one sd rai ata sul ventre a faccia m giù •l ,50; 6° Yaudnno luigi ; lussazione posteriore del cristallino : As.: in posizione seduta+ 2, As. : in posizione sd raiata sul dorso+ 1 ,50. A:;. : in posizione sdraiata sul ventre a faccia in giù
+
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7° Fascia Girolamo; lussaziooe po:;teriore del cri~ stall ino: As.: in posizione sed uta+ •l ,75, As.: in posizione S(lraiata sul dor;;o + l , As.: in posizione sd raiata sul ventre a faccia m gJU - l ,50 .
SULL'AST!GMATISYO CORNEALE, RCC.
7·19
Dette variazioni delle curve corneali avvengono anche nelle semplici sub-lussazioni del cristallino, anche se di ~rado assai leg~ero, e nei c&si di difficile diagnosi dell'avvenuta su b-I ussazione mi giovarono ad accertarne l'esistenza. È risaputo che le lussazioni del cri stai l in o possono pro vocare un glaucoma secondario; sono al l'iguardo importanti i lavori di Manfredi {1}, Miille•· (2) , Hippel (3), Rnab l4) , Lubi nsky (5), Nnrkiewicz lodko {n) e Priestley Smith (7) . Il doLI. F. Beccaria (8) in un caso di sub-l ussazione del cr·istallioo, il quale mostravasi leggermente inclinato all'indietro nel suo tratto superiore interno, fece delle esper ienze allo scopo non solo di vedere se il cristallino spostavasi nelle varie posizioni del caP.O , ma anchese ciò arrecava cangiamenti nella refrazione, nell ~ curve corneali, nella tensione endoculare, nel campo visivo, e se si riusciva altresì a provocare un accesso glancomato5o st<mdo il paziente in posizione eretta o coricata sul dorso. Egli non verifi cò apprezzabili cangiamenti nella p•>sizione del cristall ino e nella refrazione; facendo invece inclinare al paziente il capo io giù, iovitandolo ad appoggiare la fronte alla spalliera d'una sedia dopo ci rca 5 minuti si provocava un accesso glaucomatoso. La tensione del bulbo dopo nn minuto cominciava già a crescere, i vasi episclerali divenivano tnrgidì, la comea leggermente ap(l) At·chi vio per le scienze medicht, vol. vrrr, n. 9. f.) G•·ar[e's·AI'c/i., O. VIli, Ablh, l, pag. 166, l 86l. (3) Grat{e's- Arcl,., Il. XX, , hth. l, pag t95, 1874. (41 Graere·s-A•·cl,., O. XXI, Abth. t , pag. 190, 18i 5. (5) Zehender 's /\Un. ;!lonatsb. (. A ugenh., ll. X VI, pa g. t72, 1878. t6l Cmtralblat. {. prad. Aug., n. IIJ, pag. HO, 1879. lil Ophl/1. Review., voi, l, pag. 209, t 882. (8) RF!CCA nu , Sul Glaucoma secondario consecutivo a lussazione d el cl'iatallino. - Pavia, lip. Oizzoni, 1893.
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OSSERVAZIONI CLINICHE
pannata, la pupilla dilatata ed immobile, e la carnera anteriore riducevasi di volumA per i l port.arsi del cristallino in avanti. L'acuili1 visiva ed il campo vi>ivo si riducevano anch'essi. • Invitando l'infermo a mettersi bocconi sul lello, !"accesso glaucomato~o si otteneva ancora più rapidamP.nle, associandosi a senso di peso al capo ed a leggiera nevralgia per iorbitaria, mentre la tensione bulbare in 3 o 4 minuti diveniva lapidea . Facendo coricare l'i ndividuo sul fian co de~tro non si provocava l'accesso nemmeno dopo ·15 o 20 minuti: coricandosi invece sul lianco sinistr-o dopo 6-7 minuti insorgeva l'accesso con fenomeni irritati,·i del bulbo; il cristallino portavasi in· avanti , l'acuità visiva e le curve corneali r.am· biavano . Oa tulle le suddeue posizioni ritornando il p:t7.iente nella posizione er·eua o mellendosi a sedere, l'accesso glaucomatoso spariva dopo 2 o 3 minuti circa, ed il bulbo riprendeva il suo stato primitivo. Il glaucoma secondario n lussazione del cristallino lo si fa dipendere da soppressione totale o parziale degli spazii del Fontana, cagionnta dalla lente, oppure da otturamento del foro pupillare io modo più o meno assol uiO per opera della medesima. Nei nostri infermi non ci è riuscito provocare i disturbi suddescritli facendo loro assumere le opportune posizioni, e ciò certamente percb e in essi mancavano le condizioni meccaniche alle a turbare l'equilibrio della filtrazion e dei liquidi endoculari.
SULL'ASTIGMATISMO CORNEALE, ECC.
72 1
g) Glauooma.
Queste osservazioni sul glaucoma furono da me raccolte su 60 individui , di cui 40 avevano oltrepassato il .t.o• anno; di essi 45 presentavano l'affezione morbosa in ambo gli occhi, e 32 avevano asti gmatismo contro la regola, variabile da 0,50 a 6,50 D. È da notare che l'astigmatismo contro la regola si è osservato in maggiori proporzioni ed in grado più elevato negli individui più giovani. In coloro che poterono essere soLtoposLi a ripetuti esa mi a lunghi intervalli, notai frequ~ntemente variazioni nel grado e nella direzione deii'As: corneale. Spesso avviene, sopra· tutto negli individui relativamente giovani, che col progredire del morbo il meridiano verticale diventa gradatam9nt.e meno rifrangente, fino al punto che ad un As: secondo la regola se ne sostituisce uno contro la regola. La diminuzione della refrazione del tpet·idiano verticale suole essere più rapida, e quindi più apprezzabile, nei casi incipienti e durante gli accessi glaucomalosi. Durante tali cangiamenti nelle curve dei meridiani, a stato avanzato del morbo, 1O volte ho notato che il meridiano verticale, ha subito un cangiamento di direzione acquistando una inclinazione variabile dai l O ai 31> gradi : inoltre in alcuni le immagini ollalmometriche divennero irregolari al punto da non potersi più misurare il grado deli'As:. Nei casi in cui l'affezione era limitata ad nn occhio solo, ho constataLo che il potere refrangente del meridiano verticale dell'occhio sano era sensibilmente maggiore di quello ·del meridiano verticale dell'o cc hio malato, potere refran46
OSSERVAZIONI CLINI CHE
gente che, come si è dello, suole scemare col progredire del morbo. Negli individui in cui avvengono delle recrudescenze, di solito verificasi una diminuzione rnpida della refrazione del meridiano verticale. Le paraceotesi producono d' ordinario una diminuzione della tensione endoculare; in questo caso aumenta di nuovo l·a refrazione del meridiano verticale, e corri spondentemente si abbassa il grado dell' As: contro la regola, al punto che 5 volte l'ho visto non solo sparire, ma di· venire altresì secondo la regola. Q~este variazioni però non si mantengono costanti;· infntti in 1O degli infermi che ho avuto ùCcasione di visitare alcuni mesi dopo l'operazione, le curve corneali si erano di nuovo modificate, io modo da ritornare in condizioni simili a quelle verificate nelle prime O!\servazioni. In tali casi l'aumento della tensione endoculare suole andare di pari passo colla diminuzione della refrazione del meridiano verticale In due individui , nei quali fu praticato il taglio del De Vincentiis, si ·notarono io principio risultati identici a quelli ottenuti colle paracentesi, ma nulla posso dire dei cangiamenti ulteriori, perchè non ebbi più occasione di rivedere i pazienti. Nei soggetti ad età inoltrata le suddeue modificaziooi delle curve corneali risultarono meno npprezzabili , il che forse è dovuto alla minorè elasticità dei tessuti degli iovol·ucri oculari. Considerando che, giusta le statistiche del .Nordenson, l'A.s: contro la regola s'incontra in media 1 ,3 volte su cento individui sani, si può ritenere che il medesimo negli individui gl~ ucomatosi"sia conseguenza diretta dell'aiTezione morbosa. N.oo è parimenti facile però dar ragione del perchè in al··
SULL'ASTIGMATI SMO CORNEAI.E, 1€C.
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cuoi si sviluppi un As: contro la regola, ed in altri quello secondo la regola; ma con qualche probabilità a tal risultato deve contribuire la diversità del tono dei muscoli relli. L'angolo a suoi subir·e anch'esso delle variazioni incostanti e senza norme ben determinabili. h) Jriti.
Le osservaz1onr su questa all'azione morbosa sono state prese in 25 individui, di cui 15 erano colpiti da irite sie· rosa e 1 O da iri te plastica. Durante l' irite sierosa acuta avvengono nelle curve cor· neali delle variazioni a brevi intervalli. In media ho notato un As: di grado variabile da 1 a 3 D. (in un caso era di 7 D.) In otto individui l' As: era contro la regola. Negli infermi che entrarono in clinica all'inizio dell'afTezi1me morbosa, si riscontrò che l' As: suole aumentare progres:>ivamente fino a che l'irite sierosa raggi unge il suo acme, e poi di· minuire col regredire dell'affezione morbosa. Negli individui relati vamente piit giovani si notò, al pari che negli occhi glaucomatosi, che suole dimin uire più frequentemente la refrazione del meridiano verticale. Due volte, durante il periodo più acuto dell'ii'Ìte, si verificò da un giorno all'altro il cangiamento di natura dell' As:, che dn secondo la regola divenne contro la regola: in uno di questi ca mbiò anche la direzione dei meridiani principali, avendosi un'inclinazione del meridiano verticale di 30 gradi ' dal lato temporale. In tre casi in cui si manifestarono com· plicanze nella cornea, le immagini ottalmometriche già ·,·egolari divennero talmente irregolari , da non potersi più determicare il grado deii'As:.
Col regredire del processo morboso il grado dell' As: di
OSSERVAZIO~I
CLINICHE
solito scemava anch'esso progressivamente, sino a scompari re talora a guarigione completa. I n quattro degli infermi di irite plastica l'A s. era secondo la regola, negli altri contro la regola. In quelli che pre· sentavano estese si necchie posteriori non solo il grado dell'As: era alto, ma la direzione dei meridiani principali era sempre inclinata in grado variabile, e le immagini delle mire dell'oftalmometro per· lo più appat·ivano irregolari. i) 1'ievra.lg1e ooularl.
•
Alcuni otta lmologi, fra cui il Bo~gs (1), opi nano chela ipermetropia e la miopia, anche se di grado lieve, possanQ e~sere causa di accessi di nevralgie endoculari; però ora dai più si ritiene che tali accessi si debbano mettere a car ico non già dei suddetti vizi i di refrazione, bensì dell' As:, il quale ad essi si associa, e che, essendo talora di grado lieve, può sfu ggi re ad osservazioni non accurate . La causa occasionale d'un accesso di nevralgia endoculare talora si rinviene nei disturbi delle funzioni uterine, o dell'apparato digerente, specie nelle donne isteriche; ma allre volte invece va attribuita ad infiuenze cho agiscono direttamente sull'occhio, ed in genere agli eccessi del lavoro oculare, quali la lettura troppo lunga, ovvero fatta con oc- . chiali disadatti , la lettura anche breve, ma fatta in treno, io vettura o]durante la digestione, l'azione prolungata della viva luce, come la si ha nel teatro o nelle vie non ombreg· giate di estate. Negli indi vidui poi assai predisposti agli accessi, questi possono essere provocati anche dal so lo riOesso d~ll a neve, {l) RoGGs. -
Ruueil d'oplltalmolo!)ie, 1893.
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SULL'ASTIGMATISMO CORN EA LE, ECC.
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d'una strada polverosa , d'un lago, d'uno specchio ecc. In alcuni anche l'instillazione d'un midriaticl) o di un miotico provoca l'accesso (Martin) (1 ). Inoltre, siccome abbiamo detto innanzi, le nevralgie endoculari vengono da molti auribuite in date circostanze all'astigmatismo, che eccita contrazioni spasmodiche e dolorose del muscolo ciliare: al tri però opinano che le contrazioni spasmodiche del muscolo ciliare, non sieno già causa, bensì effetto delle nevralgie endoculari. Abbiamo r accolte una seri e di osservazioni per indagare da quale parte stesse la ragione, e siamo venuti a conclusioni le quali concordano con quelle del Martin , sostenitore della teoria che attribuisca all'As: gli accessi di nevralgie en. doculari, teoria sostenuta dai seguenti fatti constatati sui nostri osservati : •1° Nelle persone in cui l'accesso si manifestava su di un solo occhio, in questo solt(\nto si ri~contrò I'As:, il quale talora era di grado elevato (da~ a 3D.), ma tal'altra era anche di 0,25; 0,50 O., il che c~nfe rma quanto già abbiamo detto a proposito dello strabismo, come cioè basti una piccola differenza di refrazione t1·a i due occhi per cagionare una serie di disturbi funzionali. • È da notare che in alcuni individui il dolore insorge non già nell'ocr.hio alletto da As: corneale, bensì nell'altro che non ne presenta ; ma in questi casi non è difficile constatare l'esistenza d'un As. del cr:stallino. 2o Quando i dLte occhi sono astigmatici a grado ineguale, quello io cui I'As: è più rilevante suole per lo più lt) MARTIN. - L'a&tigmati~me el les migraines. - Acadbnie de médecine de Paril, janvier t884. - Sociilé (rançaase a'ophlalmolog~ t884, p. t44. - Academie de medecine de Pans t886. - Annales a·oculìslique, t. 99, p. 24 e t 05. Nouvelles éludes st'r le conlraclions astigmatiques, Delahave, Paris 1888.
726
OSSEHVAZION I CLINICHE
andare soggetto ad accessi più frequenti e più forti; alle volte però gli accessi sono uniformi in ambo gli occhi, e ciò quando l' As: supera 1 ,50 D. in ciascun occhio. La ra· giona di questa eccezione, secondo Martin, sta nel fallo che la contrazione massima dlel muscolo ciliare clifficilmente può apportare una variazione superiore ad 4,50 D. Perciò ~e in un individuo esiste, ad esempi o, a destra un As: corneale di l ,50 D., ed a sinistra un As: di 3D. non si avranno punto contrazioni piu forti nell'occhio sinistro, che nel de· stro, ma esse saranno sensibilm ente uguali, e quindi non vi è ragione che gli accessi dolorifici non siano uniformi io ambo gli occhi. 3• Quando l'individuo non può servir~ i per la visione che di un occhio solo, an corc h~ questo sia il meno astigmati co, gli accessi dolorifici sogaiono insorgere a preferenza in esso solamente. 4° L'uso dei midriatici pt:olungalo per parecchie selli· mane, vincendo lo spasmo del muscolo cil iare, suole di solito far cessare gli accessi dolorifici , allontanando nello stesso tempo l'iperemia endoculare, che in· questi casi non suole mai m a nc~re. Parimenti suole giovare la cura generale ri costituente, e talora quella del ioduro di potassio, dirette soprattutto a migliorare e riordinare le funzioni del sistema nervoso. Va qui ricordato come in alcuni individui , il cui sistema nervoso sin sovraeccitabil e, il collirio di atropina ed aoche quell o di eserina po!ìsono provocare un accesso dolorifico od aumentare l'intensità di quello già esistente. 5° La correzione deii'As:.' mercè l'uso continuato di adatte lenti cili ndriche, fa di soli to diminuire la frequenza e l'in le nsità degli accessi, e sovente arreca la gnarigiooe comple ta.
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SULL'ASTIGMATISMO CO RNEALE. I!!CC.
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Il Martin ( l) ritiene che nella maggioranza dei ca~ i il ble.farospasmo sia di natura asti gmatica : questa sua opinione è fo ndata sull e osservazioni che l' As; non manca <J uasi mai nei pazienti , ch e lo spasmo è di solito più intenso nel lato ove l' As : è di grado più elevato, e che infine l'uso dell'atropi na, e la prescrizione di opportune ienti cilindriche, esercitano una ben manifesta influenza <:urativa. Egli però ammette altresì che in alcuni casi la rausa <lei movimenti convulsivi risieda in una alterazione o compressione di uno dei rami del trigemino. Sn •l O infermi da me o:;servati, ollo presentavano astigmatismo , che in 7 era secondo la regola e di grado variabile da 0,75 a 2,50 D., ed in uno contro la regola al ~rado di 1,50 O. Degli ollo 'astigm1tlici, sei non avevano occupazioni che r ichiedessero sforzi prolungati della vista: i primi disturbi si erano manifest:Hi in tutti ad età adu lta, e niuno sapeva conscien temente altri bui rl i ad eccessive fatiche oculari. La loro breve permanenza in cli nica non mi permise di assicurat·mi dei benefici e!Tetli dell'atropina, e della eorrezione dell'ametropia coi ci lindri. Da queste poche osservazioni non è lecito trarre conclusioni circa il reale rapporto t m l' As: ed il blerarospasmo, tanto più che esse tenderebbero più ad infirm are, che a convalidare la opìn.ione del Martin; mi riservo però di conti nuare le ricerche .al r iguardo .
. (l) \IARTI N. -
BIUtl es clinlquu d'ophtalmomelrle (.1/émoiru d'ophlalmonì'é-
~rle parE. 14 V~L, p. 436.
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OSSKRVAZIONI CLtNtCBR SULL' ASTIGMATlSifO, ECC.
In quanto alla miodesopsia mi è risultato che in molti individui adulti astigmatici, senza che fossero miopi, in seguito ad abusi della vista erano comparse mosche volanti numerose e durature, di solito io maggior numero nell'occhio più astigmatico. I n alcun i I'As: era di grado lieve(da0,75ad1 D). I pazienti quasi concordemente attribuivano la molesta affezione agli sforzi della vista nel leggere, scr ivere, rica-
mare, ecc.; ma tutti unanimamente asserivano di avere vista difettosa sin dalla giovinezza lft tali casi adunque, il rapporto tra I'As: e la comparsa delle mosche volanti non pare si possa revocare in dubbio. Parimenti, dalle molte osservazioni raccolte, mi risulta che l' As: è causa diretta della cosi detta astenopia astigmatica. Gli individui astigmatici, sopratutto se deboli, o dotati di temperamento nervoso eccitabile, ·abusand~ della loro vista, cominciano sovente ad accusare difficoltà di lavorare alla luce artificiale, non tollerano la luce del sole, i loro occhi diventano iperemici, non resistono al lavoro, vanno soggetti ad un molesto senso di tensione: a questi pri mi disturbi funzio· nati segue poi , qua ndo non si provvede a tempo con opportune cure, e col riposo, una serie di altri si ntomi più o meno gravi , la cui difTeren te natura e manifestazione, non deve farci dimenticare di ricercare il nesso che li un isce, non solo tra loro, ma coll'esistente astigmatismo. Ho notato tali disturbi anche in coloro che avevano molti anni prima correuo coi cilindri il loro asligmatismo. ma ner (luali col tempo essendo variato il grado del medesimo. la correzione era divennta insufficiente. Cb e l'astenopia sia conseguenza dell' As: lo prova il fallt) che una buona correzione di questo basta per fare in òreve ce~sare i disturbi visivi.
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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTER'I
RIVISTA MEDICA Sulla eziologia dell'ozena e 1ull& 1ua ourabllltà. oolla 1leroterapla {anttdlfierloa). - (Atti dl!ll'assoeia.:ione medica lombarda, aprile 1896).
BELFANTl E DELLA VEDOVA. -
Il concetto della natura parassitaria dell'ozena fu da prima propugoato dal Fraenkel e dal Loewenberg nel 1885, indi confermato dal Marano e dallo Strazza, infine dall'Abel. Quest'ultimo credette trovare l'agente patogeno del processo ozenico nel bacillus mucosus ozenae, della famiglia del pneumo-bacillo, r.he si trova costantemente nel ~ecreto nasale degli individui colpili. Ma il Belfanti e Della Vedova credono debba darsi la principale im por tanza nello sviluppo del processo, che é squisitamente atrofico, ad un altro bacillo, reper to costante del secreto nasale non solo, ma che si addentra nelle mucose e nelle sotlomucose dell'organo: e questo bacillo ha tulle le forme esterne e gran parte del ~e proprieta del bacilio difterico. È un bacillo sottile, si colora imperfettamente col violetto di genziana, e col metodo di Roux; resis te al metodo del Grame del Gram-Weigert; non si colliva facilmente nella g~latina, _perché ha bisogno di una temperatura superiore a 25°, e si sviluppa lentamente sull'agar-agar; si coltiva benissimo nel siero di sangue e anche nel brodo, che si inlorbida in breve tempo, e poi si rischiara, precipitando un deposito granuloso al fondo ed alle pareti, e ricoprendosi di una pellicola alla superficie. Alla inoculazione di queslo bacillo resiste il Lo polino bianco, rna, a differenza del bacillo difterico, essa non fa soccombere la ca via. N ella cavia l'iniezione solloculanea della cultura del bacillo sviluppa solamente fenom€-ni locali, edemi e caugrena , non la seUicemia; però le inoculnzioni nelle cavie
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presentano un punto di ravvicinamento col bacillo din.erico. Se la cavia fu immunizzata colla sieroterapia antidifterica, anche i fenomeni locali mancano, e l' inoculazione è del lutto innocen te . Per questi dati sperimentali, gli AA. ritennero che il bacillo da essi osservato sia unii forma meno virulenta del bacillo di Loeffier e perciò si credettero autorizzati a tentare la cura dell'ozena colla siero-terapia antidifterica, che pro' 'ar·ono in 32 malati. Si iniettano 3 eme. di siero che a dose cr escente sono portati a 10 eme al gior·no, od io giorni alterni, solto la cute d el b1·accio o del costato; il numero delle iniezioni da fare è più o meno g rande, ma oscilla sulla trentina. Il ris ulla lo osservato nei 32 infe rmi fu la guarigione in 16, la quas i guarigione in 7, il miglioramento in 9. Tutti i casi fur·ono modificati in bene l'Iella sieroterapia, la cui favorevole azione fu più o meno risentita in relazione al g rado del processo in cor s o, alla eobu ~ tezza dell'individuo, all'esser o no sopraggiunte alcune complicazioni che avevano fallo sospendere la cura .. L'azione elettiva sulla mucos11 nasale si rileva dalle prime iniezioni. Il secreto nasale si modifica quasi subito diven· tando più abbondante, fluido biancastro, e p re!lsochè inodoro: si sopprime cioè quasi in primo tem po il siu toma più penoso della malattia. Diminuiscono le croste verdastre, il catarro secco faringeo e retrofaringeo. Nei guariti la mucosa nasale riprende l'espello fisiologico, si colmano le discontinuità atrofiche, e solo. per siste per un certo tempo uno stato di r inite semplice, dal cui essudato é assente il bacillo difterico ma !:eguita ed esser vi rigoglioso il bacillo mucoso dell'Abel. Evidentemente la presenza di questo ultimo bacillo non deve e sercitare una influenza mollo decisiva s ull'or!gine della infermità. Questa cura é innocua? gli AA. hanno osservato alcune complicttzioni ma di breve durata e nie nte a ffatto gravi: cosi alcune forme iperemiche ed emorra giche della cute (eritema mnculoso, urticaria, porpora) scomparivano nel lasso
_) ' MEDI CA.
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di 2-3 giorni; cosi pure in qualche caso insorsero edemi all'ar to iniettato o ad ambedue gli arti inferiori ma anche essi risolsero, sebbene più lentamente. Non si notarono mai complicazioni valutabili a carico del cuore. del polso, delle urine, e si può con tutta probabilità escludere da ques te cura ogni pericolo, subot•dioatamente beo inteso all'oculata sorveglianza del medico, mentre clall'altro Jato la sua eroica azione, grazie ai lavori dei benemeriti batteriologi lombardi, sembrerebbe indtscutibile. g. n. E. BETSCHART. - Bulla diagnosi dei tumori malt&'nl del polmone dallo sputo. - ( Virehow's A re h. e Centralbl. J ur die medie. Wissensclì., N. 2(), 18tlo). Il Belschart comunica un caso osservato nella clinica di
Eichorst di carcinoflla primario del polmone, nel quale la ding nosi fu potuta s tabilire parecchie settimane prima della morte per la presenza di particelle del Lumore nello sputo. Una donna ùi 5~ anni che s otfl'iva da più anni di catarro delle vie r espil'ator ie ebbe una abbondante_ espettorazione sanguigna. Poiché e ssa p1·oveniva da una l'umiglia tubr rcolosa fu fatta dal medico curante diagnosi di lisi polmonare. Subito dopo entrata nella clinica ebbe unn forte emollis i. Sul polmone sinistro esisteva, dalla 4• VE\rte bra dcH'sale in giù, ottusità con i11debolimen to del fremito vocale e ·r espiro bronchiale. Il feg~to era s pinto in basso; lo sputo e ra d ~:~p prima spumoso e rosso- chiaro, più tardi di color rossoruggine. La te mperatura normale. L'esA me microscopico dello sputo fresco dimo-strò corpuscoli sanf!uigni rossi, gocce di grasso, piccole cellu le rotonde ftnamente granulose. Ma sopratutlo apparivano in gran numero grosse cellule rotonde con uno o più grossi nuclei che contene vano da 1 a 4 corpuscoli nucleari. Nel corso successivo la otlu,.;ilà del lato destro andò continuamente aumentando, mentre lo sputo rimase inalter ato. Dopo due mesi avvenne l'esito letale. Sul fondamento del reperto micpo;::copico dello sputo fu stabilita con sicurezza la diag nosi di carcinoma polmonare. La sezione confermò la diagnosi. Gli alveoli polrnonari e t'ano pieni
RIVISTA
di cellule precisamente eguali a quelle che eransi iu vita riscontrate nello sputo. Il Betscharl entra anche a discorrere della differ enza dello sputo nel cancro e nel sarcoma polmonare. Mentre nel sar·coma si tratta di pezzetti di tumore espettorati col tumore visibili ad occhio nudo, nel car·cinoma incontransi solo ele· menti microscopici. Questa differenza é determinata dalla struttura delle due specie di tessuto che permette nel carcinoma un più fino sminuzzamenLo di esso. BREWER.- Dtagnoaldel diabete coll'esame del
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sangue.
(N. Y. M ed. Journ., 7 marzo 1896).
TI dottor Brewer descrive un nuovo metodo di colorazione dei corpuscoli rossi del s angue, mediante il quale si può dia· gnoslicare il diabete. Nel modo consueto si fa un preparato di sangue s u coproggelti: altrellanto s~ fa col sangue normale che deve servire di contr ollo. Entrambi i preparati si mettono in un bacino o io un bicchiere a larga bocca con· tenente parli eguali d'alcool e etere (IO grammi di ognuno) e a bagno mar·ia si lasciano bollire per quattro minuti. I coproggelli sono allora colorati con una soluzione prepa· rata nel modo seguente: Soluzione acquosa satura di eosina e blu di metilene sono mescolati a parli eguali: si forma un precipitato che si filtra, si lava e si essicca. Si riduce in polvere e si aggiungono 1/ 11 di eosina e ,1/ 1 di blu di meliIene. Si sciolgono allora grammi 0,025·0,05 di questo miscuglio in 10 grammi di alcool al 33 p. 100. Il miscuglio colorante non si conserva bene e dev'essere preparato poco prima della colorazione dei coproggetti, i quali vi 1'-i tengono immersi 4 minuti e quindi son lavati con acqua. Lo strate· rello di sangue diabetico è colorato in verdastro o verdo blua3tro, il sangue non diabetico invece in violetto rossaslro. Osservati al microscopio i corpuscoli rossi del sa ngue diabetico sono colorati in verde mentre gli altri in porpora o robbio. Il Brewer ha notato questa colorazione in 59 casi: in un sol caso ebbe però esito oe~ativo. G . G.
MEDICA
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H. LEo. -Importanza del raggi Boutgen per la. medlolua mlUta.re. - (Brit. Med. Journ., 14 marzo 1896).
Il doU. Leo discute il valore che probabilmente potrà avere la scoperta di Rontgen nelle sue applicazioni 11lla patologia interna ora che tanto utile si è trovato nei morbi chirurgici. Benché il tronco ha troppo spessore per permettere ai raggi di pas8arvi attraverso coi mezzi attualmente a nostra disposizione, l'apparecchio Rontgen può essere inteodotto, come gia la lampada elettrica, nella bocca, nell'esofago, stomaco, retto o uella vagina. Mediante l'apparecchio Einhorn, sostituendo alla lampada elettrica un tubo Hiltorff, lo stomaco può essere esploralo. Cosl si può sperare di scoprire la presenza e la posizione dei calcoli nel fegato e dei dotti biliari. Malauguralumenle il Kayser ha dimostralo che i raggi catodici possono attraveesare i calcoli biliari tanto facilmente quanto i tessuti circostanti. D'altra parte i tentativi di questo genere debbono per ora rimanere sterili : il calore prodotto dal tubo Hittorff, Rnche se circondalo d' acqua, è tale da non potersi soppot·tare : il più piccolo e rrore nell'isolamento dell'apparecchio potrebbe produr1·e la m orte fulminea del paziente. Le sostanze che fot·se in seguito potranno essere diagnosticate nell'interno del cot·po dopo che si è trovato una nuova lastra sensibile e quando si potré. applicare la sorgente della radiazione fuori dell'organismo sono i calcoli pancreatici, corpi estranei negli organi interni, calcificazion1, specialmente dei vasi sanguigni, de i polmoni e delle glandole linfatiche, calcoli orinari e gravidanza dopo il 2° mese, tempo in cui i primi punti d'ossiReazione (clavicola e mascella inferiot·e si manifestano nel feto. K ayser ha eseguito degli esper imenti sui calcoli orinari di varia composizione chimica e ha trovato che essi tutti, compresi quelli a base di acido urico e di cistina, r esistono. al passaggio dei raggi catodici e per ciò sono riprodottt sulla fotografia Rontgen.
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HIVISTA CHIHUHGICA l. D. BRYANT.
Trattamento delle frattare della rotula mediante l'eatenslone permanente aensa atare a letto. - (M ed. Ree., N . 25, 4 aprile 1896). -
Il dottor Br·yont h.a ideeto questo nuovo metodo di tr-attamento tre anni or sono ed avendolo applicato cou successo iu numerosi casi, crede opportuno additarlo all' attenzione dei collegh i. Il modus facendi consta di fJUallro tempi: Primo tempo. - Applicazione d'un apparecchio gess alo alla gamba affetta dalla !bAse delle dita del pied e fino quasi al la meta del framm ento inferiore della rotula. Lo scopo di questo apparecchio é triplice; i ') protegge ampiamente il piede del paziente della pressione dell'estens ione elastica che vi passa a.tlt•averso la pianta da un Ialo all'altro; 2°) mantiene nella giusta posizione il frammento inferiore ; 3o) da un convenienlé pùnlo d' ap~oggio al braccio estensivo dell'aP!Jarecchio. Secondo tempo. - Esso consiste nell'applicazione d'un lsccio estensivo di spar·adreppo alla Buck il quale dal perineo si estende lino al margine superiore del frammento supet'iore. Questo lac.~io es tensivo alla Buck é tenuto in sito da un'ordinaria fascia ar·a·otolata. Il laccio termina alle due estrernita con anse le quali scendono poco al disotto dd ginocèhio. l làéci éslénsi vi di caucciù pàss eno attraverso queste anse ed esercitano una moderata estensione, stiraodole in basso, sulle parti molli della coscia e flUI f1•ammento superiore della rolula. Mentre si oper·a qu e~t'esLen sicne s i applica S1.11Jie coscie un appar·ecchio gessato che s egue E'andamento dello sparadrappo. Lo scopo di quest'altro apparecchio gessa.to è 4UE>IIo di mantenere ferm o lo speradra~po e ben ader ente alla coscia, di dar sostegno all'estremila superiore del
•• RIV ISTA CHIRUilGICA
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braccio estensivo poslet•iore già memionato, di coattare i tessuti della coscia annullando l' influe·na delle coott•azioni muscolari, di esercitare un'estensione diretta sul quadricipiLe pel fallo della str.etla applicazione dell'apparecchio sul frammento superiore e sui tessuti contigui. Ter:zo tempo. - Questo consiste nel situare il sostegno posteriore o braccio in adatta posizione e fissarvelo mediant'd fascie gessate le quali debbono indurirsi rapidamente e così incorporare il sostegno posteriore superiormente ed inferiormente nell' apparecchio gessato suddescritto. Una striscia di legno larga circa 2 pollici, spessa 1 1/, e di tal lunghezza da essere abbondantemente compresa dai segmenti dell'apparecchio ge<>slito costituisce questo sostegno posterior~.
Esso consiste ne lla coatlazione dei frammenti della rotula o con striscia di sparadrappo passate obbliquamente su di esse o con una ginocchiera conveniente: se si usano le striscia di sparadra ppo esse sono tenute in sito fissandole alla porzione scoperta dal sostegno posteriore. Finito l'apparecchio si può permettere all' ammalato di deambulare coll'aiuto delle grucce ave ndo l'avvertenza di fargli tenere il membro in. posizione avanzala la mercè di una sciarpa che va dal piede e gli gira attorno al collo. QuartiJ tempo. -
Un metodo rapido di entereotomla •enza bisogno 41 apeoiale appareoohto. - (Brit. M ed. Journ., 11 aprile 1896).
LEONAR O RoGERS. -
Il dottor Rogers, chirurgo luogotenente nell'esercito in-
glese in India ba ideato un nuovo me todo di enterectomia col quale si fa a meno di ogni speciale apparecchio come le placche di Senn, il bottone di Murphy, le bobine di Mayo Robson ecc. Il metodo consiste nell'arr·o.vescìare la tunica periloneale d·un ca po del tenue, previa resezione d'una porzione del viscere, nel suturare la tunica muscolare cosi messa allo sco· per~o colla sierosa dell'allro capo, nel coprire questo primo strato di suture col periloneo già prima arrovesciato e nel
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RIVISTA
suturare la fa ccia profonda fibrosa di questo colla superficie esterna sierosa del capo non introflesso dell'inteslino. Cosi si o ttiene nna doppia unione siero- fibrosa. Le suture interne si passano attraverso la tunica muscolar·e d'un capo dello intestino e le tuniche mus colare e perilonea!.e dell'a!Lro, la qual cosa porge ampio materiale di sostegno mentre le suture esterne incluùono sollanto le tuniche peritoneali. L'autore ha sperimentato questo nuovo metodo e su cadaveri umani e di cani e s u d'un cane vivo. Il peritoneo può a gevolmente distaccarsi dall'intestino cominciando dall'attacco del mesenterio facendo uso delle dita dopo che la prima via é stata a perta da lle pinzelle anatomiche. Si fece uso di comuni &ghi e fili da sutura e l'atto operativo durò una prima volta 20 e nella seconda 25 minuti. Riu:-citi gli esperimenti sui cadaveri il Roger•s esegui il suo meto:lo in un cane di grossa taglia sano benché un po' vecchio. Aperto l'add0me, sotto l'anestesia cloroformica, ed allirata fuori un'ansa dell'intestino tenue, questa fu slrella in due punti da un pezzo di legno largo e sottile puntuto ad un'estremità e munito d'una fenditura attJ•averso la quale po· teva fars i passare un pezzo di nastro. Passato il pezzo di legno attraverso il mesenterio rasente l'intestino si strinse questo col nas tro e quindi lo si fissò con pinzetta da emo· stasia. Ques to semplice apparecchio cosi improvvisalo agi a mr ravig lia. ApPrto l'intestino lo si trovò pieno di tenia e dopo aver rimosso parecchi piedi di quest'ospite si procedette all'operazione ne: modo suddescritto: solo s'incontrò un poco di ditrìcollà nell'orrovesciamento del pEiritoneo dell'estremo superiore dell'intestino. Ter·minata l'operazione e tolti i clamps l'intestino fu affo ndalo nella cavità addominale la quale venne c hiusa . T ullo l'alto operativo durò meno di 3fi minuti. Al 4• giorno il cane ebbe una deieziond alvina: al 7° si tolsero i punti della ferita aùt!ominale. Al 15• giorno l'animale fu uc· ciso colla narcos i-cloroformica. La feritrt adJominale er·a chiu~a con robus ta c icatrice: il grande omento aderiva tenacemente all'intestino suturato in cui non polellero rinvenirsi i punti da ti: il suo lume era p erf~ ltamente pervio sicché il mignolo vi passava dentt·o agevolmente. L'operazione era
CIURUHGICA
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dunquA. r iuscita egregiamente e il Rogers, dandosi il Cfi!"O, non esiterebbe ad eseguirla nell'uomo. Secondo lui i vantaggi di essa sono : t• cbe può essere eseguila cogli strumenti contenuti in ogni comune busta chirurgica e perciò facile a pr·aticarsi io chirurgia eli guerr a; 2' che può esser·e ese~uiu1 in circa m ezz'ora cioè in poco più del tempo impiegRto da quelli che fanno uso di placche, bottoni o bobine; 3• la r iunione è sie1·o-fìbrosa doppia la quale, secondo Grei g Smith, contiene in sé il nwssimo di rapi dità e r esistenza ; 4• la r iunione ver so il rnesenterio può esser fatta più resistente coll'Apposizione della tunica muscolare d'un capo sul peritoneo dell'altro e colla conseguente cope1·tura di l'(uesta sutura col peritoneo ar·rovesciato. Se si hanno soltomano speciali sussidi (placche, bottoui ecc.) essi saranno certam ente da pl'ef•mrsi ma in campagna un tal lusso non è a sperarsi. Il Ro~ers crede fei·mamenLe che il suo metoJo si esegue più p1·estamente e con ma~~io1·e r tlicacia elle non L'aulico a punti st~:~ccati alla Lembert, di cui secondo JAcob~on e Tre ves occorrono da 25 a 40: anche cosi si è sempre ansiosi circa l'~s 1to della r·iuni one m esenlerica.
8ull& dialnfe&lone dell& pelle. - Relazione del dott. LAUEN· al 25• congre><so della Soci.eta tedesca di chir urgia. (La semaine médicale, N. 28 dal 189G) .
S TEIN
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L' O. dice di aver e fallo l'anno sco1·so parecchie t•sperienze sulla rlisinfezione della pel le nei malati a cui dovevano praticarsi opel'azwni chirur·giche. P1·ima dcll'inlerv<>n lo ope ratorio, egli praticò il La~lirJ e la succt•ssiva esportazione di u n pezzetto di (:,pidermi.ln in 147 indiYidu i; di cui 23 c1·ano stat1 lavati col semplice bagno, e 1 2~ a vevano subito 111 disinfe zione del campo operatorio sia col p1·ocesso dell'A hlfed sie cou quello del Furbrin ger, sia con vAri alt1·i metodi Su rruesti 12i casi, 49 \'Oile l'O. co n~tatò l a slerilita assoluto della piccola porzione Ji l e:;!umento inoculata sull'aa-aL": in 11 di questi casi, l a disinfezione Gr a stata fatta un~ volLa 47
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RIVISTA
sola, merltre negli altri 38. 1'1'8 slstl:l ripetuta più volle. L'O. aggiunge che non crede di dover attribuire unA ~overchia im· portanza a tali espe1·ienze, poid1è in '15 ca~i in cui il campo opera tivo non C>ra punto s teril•", ottenne la guarigione per pr·ima intl'nzione, mentre in ult1·i indiviJui in cui la pelle era compii·Larnentc sterile, si produsse, invece, la suppurazione. La conclusione pratica che ~·i ricf\va tla queste ricerche è la se~ue11te : evita1·e le sulu1'c pi'Ofonde clw abbracciano tutti gli str ati della fe1·ita - compt•e!';a la pelle in quet cusi 11 1 c ui è stato imposr<1bil e di sotlionretter c il campo opeI'aluri 0 nel una prolungata disinfezione. ·
.
T. BR J• IIt.. -
Jlilultatl della legatura delle groaae vene. -
(JJri/. ll-:le(L. Journ.., ~) mag ~io 1 R~J6 ).
Il doLl. BI'Dhl da il I'esoconto di due casi i quali dimo· slrao o che le !l"rosse vene possono essere legate senza drslur bo delle 1·elativf' membra. :'\el 1° caso la vena ft:'morale fu fe1·ita dul'l;lllle l'aspor·tazione d'un g1·o;<so sai·comA dal· l'in!!ui nr rlt·s tro. Poiché la breccia falla alla vt>na ra f!giun· ll8VA i 1/ , di p0llice in lun :rl1ezza e circa rr.Pzzo pollice in 1Mghez7.a, e fu impossibile procedet·c Alla lel!utul'a latHale, il Brohl p< JSe un lnceio sopra e solto ed osporlò ti pezzo di vr.na illlE'rm P.dio. T1•an ne un lieve ede1ua il qual\' !"couJpni·,·e e>Ji r o u11a sr.ltimnna, nt~ll'nii i'O d'anormal e sr nc)LO sul· l'arto inf,•rìoi'P. I l 2° caso rifl etteva una ferita della vena in· nnminala d i ><ÌIJISti·a, p1·otloLlo dall'e:"Lirpazione d'un p1c:colo m elan•l·Sarcoma del coll0. Poi ché il Lumoi·e fu tro vato in!imamc·nt•· ade1•enle alla venA sur-clavia. e innominola, si !"e~ò la d~:~vicola e prt\\'iA doppiA le;:ralUt'O ùelle rene, si asportò il lumorl.l. ~\o n si rl••pl01·(1 ul~:un in c.:• .nvenienlt', neppure l'eJe ni~ dt•ll'arlo super iore. immed iAlnm•·nle dopo l'opera1.ione; pero quall r \1 m e~ i !•iù laJ·di ~i nolò llflll aieve dilatazione dcl~e vene !"OlltH·ulnnee della r t-g-ìoiii' anleriore del LO I'Ul~e siJJi,..lro.
CHIRURGICA
DÉLOR~IE. -
Eft'ettl dei protettlll oorazzati dt 8 mm. del tuoile Lebel. - (Progri:s médrcal, N. 6 del 189-}).
L'autore compilò una ntemoria rimarchevole por Io studio completo che contiene degli effelli del proiettile del fucile L ebel a breve distanza. Suno le osservazioni di 42 casi di ferite prodotte con questo fuci le nei fatti di Four mies, le quali confe••mano pienamente i .ri sultati già noti lli altre r icerche anteriori. Ecco quali sarebbero l e conclusioni a cui giunge il Délorme nella sua memoria : to la commozione e lo schok prodotti con questi pt•oictlili sono rl eboli, anche quando sono colpite delle ossa presso la radice delle membra; 2° l ' emorragia primitiva é put•e debole, e scarsa; 3° glt orilìci d'entt·ata e d'usci1a, a bt·evc distanza hunno dimensiOni superiori a quelle del p1·oiettile, c queste si allargano ancot·n alla <·adula dell'escara; 4° che il diametr o dell' Ol'itìcio d'uscita già alquauto più ampio di quello d'en t.t·ata nelle semplici ferite muscolAI'i, lo diventa m ollo più quando è l eso un ost<o ; 5• che a b•·evi d1slauze il pr oiettil a strascina numerosissimi branddli di vesti cbe sono elim inali col pus, che ne resta variaru ente coloralo; 6• che al contatto di co•·pi l'esi stenti, nei tiri a breve distanza questi pt·oieltili si ft·a11luman o colla massima facilità, aggiungendosi a:lora tulli gli efl'elli dati da tali frammenti ; 7• che la dis tinzione di fratlut·e delle dialisi in tre g•·uppi ris ~onde perfettamente alla l'ealla dei fatti, e che esse possono essere ricoJH>Sclule fncihnenle, e con se·gni pl'ecisi, cioè •!olo•·e lungo le fessut>e, ill)!l'aodimento dell'orificio d'uS('ita ('ula neo . e delle ves ti, c•·epi tazione loc11lizza la a l foco laio delle sc:IH~g_>ri e liber e <:he corrri sponde all'oJ·il'ìcio d'uscitA osseo; e che è pAt·irnente faeile il l'ironoscet·e le frammelllazioni cunetformi delle ossn spongiose. l l'U<:cessi cnst&n ti, vi la li e fun zionali oll<~nuti sulla più gr an pal'te di t]uesti I'Priti, alcu1oi nei quali con ferite gravissime pet·m ellono di ritenere probAbili dei •·isultAli favore voli
74.0
1\IVISTA CH IR URGIC A
anche nei casi di ferite prodotte all e di slè:inze medie, comuni dei l i r i di guerra, quando naturalmente le conrlizioui •li salute òei col piti non saranno deteriorate da pr ecedenti strapazzi c pr ivazioni eccessi ve. A. C.
Un metodo dl oor& del gooidr&rto oronloo. - (La semaine médicale, N. 27 del '1896). È e« po~to da l dott. Lagarde nr->Jia sua l dsi inatrgurole. e consi ste nelle seguenl i mano vrt'l successive: l• Punzion e espiratrice dell'ar ticolazione col trequarli N. 2 dell'as pira l ore del Dieulafoy. 2• Hevulsionc locHie ener gi r a per· mezzo dell e~ punta ài fuoco (}0-fiO, abbaslanzA prof'ondc). a• Applicazione di una docciA amavo-inamovi bile di ~utla per ca, la quale permetta la dea m bt.~ l azion e pur immobiliz· zandn il ~in occhio. 4• EIPttrizzazione del lrici pite cru t·ale. Quest'ultima ha lo scopo cii pr l:'venire o di combattere. se già St è pr·odotta, l'atr olia muscolar e, e consiste nell'apphcazione di una r otTente fa radica o l!al vanica , oppure dell'una e del l'altra alternativamente. I n principio cii ogni aeduta, si toglie r appat·ecchio di g utta per ca, che si rimette a posto ~ubi tn dopn l'elelLt-izzaziooe. La dur ata media della cura elettrica compt·encl e 12-15 sedute di un quarto d'ora ciascuna. La cloccia, la qual e ha il vanta ll~i o di pPrmetter e all'inferm o di al tend(jt'e all e sue occupazioni, cammioanclo corne un i ndi viduo affetto da anchil osi del ginocr.hio, si può to· g-li ere dnpo un mese; allora si consta La la scomparsa del liquido at·ticnlat·e, e l'ommalat0 potrà sr r·vir si dell'arto senza timot·e di r ecidiva.
T.
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RIVISTA Dl OCULISTICA
----R. MoNTI. - Baovo prooeuo obieWvo, per la determl naslone dell'aatlgmattamo e 41 varU gradi 41 mlopla ed lpermetropl&. - (Giornale della reale accadem1a di medicina. Torino 1896). Il nuovo processo consiste in una angioscopia o papilloscopia, colla. differenza che invece di t~ne r fet·mo il ea111 po retinico e spostare il cer .:hio luminoso dato dallo ~pecchietto ortalmoscopico, lo specchietto s tesso si cambia in un p roietto re fisso di un disco, conico di luce il cui apice partendo dal fuoco dello specchio si porta ta ngenzialmenle al cerchio irideo sul fondo dell'occhio, mentre l'occhio da O"'!'Crvarsi si Ca muovere al comando di una mano porlaoggelli. La lumpada deve essere situata dielro la testa dell'osservando allo scopo di ottenere il facile controllo dei due occhi. L' os:::ervatore ter·rà per l'occhio destro l'oftalmoscopio colla mano sinislt·a e muovera l'oggetto colla mano destra ·: vicever·sa per l'occhio sinistro. Disposte cosi le cose ed invitando !"individuo a fissare ed accompagnare coll'occhio libero gli spostamenti dell'og~etlo tenuto dalla mano, si proietta il fasci o luminoso dt'IIO spe~ chletlo nel foro pupillart:l dell'occhio da o~serva r·si. Restando immobile la testa dì:lll'osservatore e muoveudo3i il fondo dell'occhio da osservarsi, nell'occhio ipermett'ope, come pure nella miopia legget•a, sia vn1 un movimento croctalo rispetto alla mauo portaogg etto, nella miopia di grado cleval<• , siccome l'imagine retinica si r ovescia al re moto, cosi il movimeuto essendo inve rso a quelle del fon do, seguirò. il mo vimento ùella mano portaoggetLo. L'obiezione che il fissare un oggetto a meno di cinque metri provoca una miopia art'1fl . crale, vale per un emme lrope e per lo vista binocular·e, ma dovendo esaminu re dci miopi i cui remoti possono esser e
IUVISTA
al massimo ad un metro, Jifficilmente verra messa io giuoco l'accomo.lazione per una Lale distanza che pe1· es si è la normale. I vantaggi del nuovo metodo sono quelli di polere con fa· cilita esaminare Lutti i me ridiani dell'occhio specialmente per quelli obliqui e pel ve1·ticale. Quest > vantaggio acquista una port.ata s peciale p~l fatto dell'impor tanza s omma che ha lo a stigma tismo sugli altri vizii diottrici. Infatti da ricerche del Chauvel e da ricerche special i dell'autore praticAte per un trionnio all'os pedale militare di Livorno risulter ebhe che i casi di mio pia e d'ipe 1·metropia semplice rappresente rebbero un terzo al confr onto di due terzi di quelli accom pagnati da astigmatismo e che l'astigmatismo r appresenta un'anomalia preponderanle sulle refratlive in gener e. Analogamente a quanto si pra tica nella skiascopia per ciò che rigua1•da lo sposta mento dell'ombr a, con questo metodo si pratica esaminando non più l'ombra ma un vaso retinico, studiando poi succes sivamente 'le anomalie refrattive dei diversi meridiani e deter minandone il grado per mezzo di quelle lenti che applicale al porta-lenti, sono 1n g rado di invertire il movimento dei v~:~si. te.
Contributo allo studio delle a.ft'eztoni ooalarl e delle atf'ezlonl del seni della. fa.ool& d'origine den· tarla.. - (Rev. gen. d·ophtalnw/oyie, ma;.rgio 1896).
P É CH IN. -
La ··~!azione (·he el:'iste tra le lesioui de11tarie e le afft~ ziooi oculari è nola da lungo tempo, ma ciò che non si é potuto «piegaro facilmente è il nes;:o intimo che lega queste affeiioni le une alle al tr e e la natura del processo pr opaga· lore. A la le s copo sono necessar ie nuove cognizioni aoato· mit:be ed è indispensabile mette1·e a profitto le nostre conoSC•'nze di bAIIeriologia. Le affezioni ocular i d'o1•igine dentaria ;-<ono s tate di vise in due categorie a seconda della loro nAtura; affezioni di natura rifl t> s~a e affezioni di natura intlammalori l-1. L'autore é d·avviso che questa rtivisione sia troppo !'Chematica e troppo a sso l uta. certe les ioni di natura r ifl <•sso potend o divenir e più lardi di natura infiammatoria. oppure, in alli'< termini, non essendo che una fa se dei fe ·
l
01 OCULISTICA
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'llomeni Infiammatori. Egli pensa inoltt·e che la classe delle ~esioni d'ordine riflesso diminuirà a profitto di quelle di origane microbica a misu1·a che la batteriolo~ia ci pet·melterà meglio coi suoi progressi di conosce t·e la natura ed il modo di evoluzione dei diversi processi morbosi. E ~li fa la critica -di parecchie lesioni oculari le quali una volla considet·ate ùi natura riflegsa si ritengono ora come vet·e e proprie affe.zioni aventi un quadro nosologico nettamt!nle marcato. Accetta l'esistenza di fenomeni rifles!'i puri ma loro assegna un campo rìstt·etto. Ammet.te l'esistenza dì fenomeni varii motori o vaso molol'i causati dal fa tto che la lesione ùcntat·ìa ùetermir111nùo un'impressione sensitiva può pet· mezzo -del trigemino ecdtare il bulbo, il gran simpatico o il centro cilio-spinale secondo l'impressionabilità del soggello o secondo al tre ragioni che ci sfuggono, ma in questi casi i di-sturbi motori o vaso-motori sono es~enzìalm ente lt·ansitori, puramente dinamici e non si tl'ovano mai i caratteri delle lesioni infiammatorie del tratto u veale e della t·etina, Accetta l'es istPnza d'origine rifiessa della laCI'imAzione dovuta ad ir·rilazione dei fìlelti terminali del lrigcrnino. Ha dei dabbi forti sull'ambliopia con restr·ingimento del campo perifet·ico, e sulle cosi dette false irili come le chiamano colot·o che rifiutando in simili ca,:;ì la patogeuesi microbìca ammettono •l'influe11za soltt dei riflessi. A questo proposito l'autore volendo, come dice, fat· pt·ova di uno spirito di conciliazione fra i partigiani delle due teorie, ummetteJ·eblJe che i renomeni irrilaLivi, congestivi, di natura dinamica potf\ssero essere la causa occasìonale di una infezione microbica: in -questo caso essi ra ppt·e;:;ent.erebbero come un trauma del l'occhio e noi sappiamo che le infezioni anche latenti pos~no manifeslar:.i in seguito di un tra umatismo qualunque come il VeJ' neuil ha specialmente dimostrato : nel caso attuale l'affezione dei seni sarebbe il focolaio d'infezione. esi avrebbero ·cosi due processi, il primo irrilutivo e il secondo infettivo, sueceden tisi. accidentalmente. Ma in vero non si riconosce la necessità di far s uccedere l'uno all'allro questi due procr~si. Sarà molto più lo~ico l'ammettere cbe il primo processo ir· l'ilalivo o riflesso sia già per· se 8tesso il primo fenomeno
lllVlSTA DI OC UJ.ISTICA
dell'infezione. Del r esto le cognizioni analomichd e le osservazioni cliniche sono gia sufficienti a spieg-ar~ come un'infezione d'origiue dentat·ia possa pi'Opagar-si ai seni della faccia, seno del rnasc:ellare superior e, seno frontale, seno etmoltlale, seno sreooidale. L e vie di comuotcazione sono in parte conosciute. Trattandosi dell'antro d'lgmoro il pus può arrivare all'orbita scollaudo dal basso all"alto il periostio, ma questi falli sono r ari in causa della l'esistenza delle aponeurosi. In ~erli CaSi la ViA \•enOJ=:8 e l'unica via d'infeziOne: nppttr6 pUÒ propa:.rarsi per le vie ltnfaticho. Ciò che si è dello pel seno mascella re superiore si può dit·e per gli altri seni della faccia. L 'infezione li può colpire sept~ralamente oppu.re tutti successi vamente com e avvenne nel caso di M: Panas comuni· calo nel marzo 1895 all'accademia di medicina. Riassumendo rautore conclude che le :affezioni oculari e quelle dei seni sono di natura infettiva: qualche caso pare faccia eccezione e dicesi di natura riflessa. Le aLLuali nozioni di patologia ge· aerale ci impongono di accogliere con riserva questi ullimi casi. Dei disordi ni secretivi, vaso-dilatatori, vaso-costrittori possono cert!lrneote prodursi: il concet to tutto mo.lerno della fisiologia del sistema nervoso, la ·teoria cioe dei neuroni, ci autorizza perfettamente ad ammetterli. Ma li si arr·esta l'influenza puramente riflessa. E qui è il punto più delicato della questione. Questo disordine di natura rifl essa si comporta cnme un semplice fenomeno spet•imel'ltale senza conseguenze, sviluppandosi, toccando il sommo, poi diminuendo e scomparendo, lasciando l'organo perfettamente nor·male? Questo può dar·si: ma se l'individuo non è perfflltamente sano, se egli non é esente da diatesi, da infezioni latenti, allot•a il fP.nom eno r iflesso, analOJO Ri lraumatismo, può fa· vot·ire un'evoluzione microbicR che non sarebbe necessar·ra senza di lui, ma che s. produci:) pc1· cagione sua. Quesla evoluzioue potr·ebbe 1100 prodursi, e vero, mn allora intervengono for-tunatamente azioni fogocilichc. In questo caso fenomeno r iflesso ed infezione sarebber·o t ermini conne!'si ma non inseparabili. Nf'gli allt•i C8$i il fenomeno t•iftesso può essere i l ~ iutomo iniziHle dell'i n fezi one e funzione inseparabile dell'infezione ste:-ssa. te.
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RIVISTA DI TERAPEUTICA Dùtl. RIVA-Rocct, aiuto alla clinica medica propedeulica di Torino. - Le lniezloDl eU •ali 41 ferro nella oura delle anemie. - (!l Policlinico, N. 10 del 1896). Il saggio clinico- !<perimenlale ':òulle iniezioni di sali di fct·ro, pubblicato dall't3gregio collega, è di tale importanza da richiamare su di esso l'a ttenzione dei medici pratici, data l'odierna incertezza sull'azione del faro nell'organismo, sul suo assorbimento e. sui vari mezzi della sua sòmmiuislrazione. La brevité dello spazio ci costringe a riferire sollauto le conclusioni ddl'aulore, che sono le seguenti : 1. Le iniezioni d• sali di ferro - quando possono e~sere continuate per un tempo sufficiente - conducono costantemente ad un miglioramento degli stati anemici, esse però non guariscono per sé né la clorosi nè r auemia; quando permane la ,c ausa che aveva da to origine a li'anemia, questa o si arresta semplicemente sotto l'azione della cura ferrugi noM, o guarila, reciJiva pr·ontamente. In altre parole, l'esperienza clinica dimostra che la cura ferruginosa non è una cu•·a causale; essa si rivolge contro le co:1seguenze di un proé!esso patolop-ico, non contro il processo in sè. 2. Le iniezioni di sali d• ferro riescono a migliorare gli stati anemici - pr·odolti da malattie assai di verse e sovente finora, clinicamente non identificabili- con un duplice meccanismo: eccitando 1~:~ neoformazione di materiali attivi del sangue, con la eccitazione degli or gani ematopoietici ; c tra sformandosi parzialmente in materia propria del sangue: cioè il ferro intfodotlo per questa via, t•iesce contemporaneamente un materiale dinamico ed un materiale plastico, un elemento eccitante ed un elemento lJutritivo. 3_ L'effetto dinamico utile delle iniezioni è mulliplo: con ogni probabilità si può creJere che esse impediscano in
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Ili VISTA
primo luog-o la pletora sie•·,,sa , provocnlldo una diminuzione dell'acqua dell'o1·ganismo eù un ispessimento del sangue con diminuzione della massa sanguigna: in secondo luogo, non é imp ro babile che e sse eccitino un ricambio più allìvo, sia direttame nte s ia per le m 1glio•·ate condizion i emodinamiche e qumdi una pe1·Le dei m ateriali vecchi e direttosi del sangue vengono disLI·utti e,J eliminati: in lerzo luogo, si ha ·una n eof01·mazione di globuli l'OSS I e Ji E> mo~lubi na, e forse di tutti i mater·iali componenti il sangue. 4. L'effetto dinamico delle iniezioni di fprro pare si e>lteng-a con un meccanismo unico, che consisl»Nbbe nella proprietà di provocare ipPremie allive più o m eno durevoli nei vari ot•gani: l'ipet·emia renale favorirebbe la riduzione di massa ed Il m igliora m en to consecutivo di ~o~tilu zione del sangue; l'ipcremia del midollo osseo favorirebbe la ncofùrmazion e dei rnaleriali giovani del san gu ~>.; l'iperemia de' parenchimi fun zionali sarebbe la condizione ravo•·evole a ll'acceleramPnto Jel ricambio oraanico, alla distruzione dei .. m uterial i vecchi. • 5. Questo stesso polel'f.> di eccitare iperemi ~, dà origine agli inconvenienti .principali di queste ioieziom, anche a dose Lerapeulica, e cioé: le nausee ed i vomiti, gli s tal'nuti, la cefa lea, la febbre , le diarree, l'albuminuria , la cilindruria, le emollisi, le lipotimie e le sincopi. 6. La dose te rapeutk a varis a secouda dei preparati, ed a secouda degli individui ; pel cil•·ato di fe!'ro ammoniacale, essa va1·ia da 1 a 30 centigrammi pro die. Fiuol'8 questo sale di ferro sembra il più adatto per quest'uso tera peutico. 7. Praticamente, sono indicate le iniezioni di ferro tutte le volte che esiste uno stato anemico, o spicca alcuna delle conseguenze di questo stato : quando l'anemia da ta da lungo tempo, quando venne g ié c urata inutilmente coi marziali per b occa o con altt·i mezzi te:spt~ulici, e quando lo swto delle vie digerenti è tale da non permettere di sperare con probAbdila nn risultato fa vo revole. L'indicazione esiste ugual· m ente quando urge di fat· cessare lo s tato anemico. sia per la s ua gravitti, sia per pel'icoli intercorre nti. Sono controin·
DI J'EIIAPEUTICA.
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clicate quando provochino disturbi gastt·o-inLestiuali troppo
violenti, quando inducano sintomi di nefrile , quando eccitino processi febbrili troppo intensi, o esista il pericolo di emo~ ti si. 8. La tecnica delie iniezioni di ferro é semplice; é da preferire s u tutti i sali il citrato di feno ammoniacale verde, me·no denso e meno doloroso ; è utilizzabile però anche quello rosso, che differisce poco dal precedente per le sue proprietà. Le soluzioni pii1 indicate sono quelle al decimo -o al centesimo. Delle soluzioni di 1 grammo di sale di ferro per 10 g rammi di acqua distillata bollita -coll'eventuale a ggiunta di cocaina - se ne m ietta da 1/ 10 a 1 cc. il giorno: la regione posteriore deHe braccia è, secondo il parer·e dell'autor e, il sito di elezione: una siringa ordì maria di Pravaz basta &Ilo scopo. Dopo queste iniezioni, é utile un massaggio della parte nella direzione della corrente venosa, per 1Ò o L5 minuti. Le soluzioni aU'i p. 100 si fanno nelle soluzioni fi siologiche di cloruro di sodio bollile: se ne iniettano dai 5 ai 20 cc. ; il sito elezione è la regione <lelloidea. Le iniezioni si possono eseguire tanto con una grossa siringa quanto ·- e meglio con un apparecchio ad iniezione con tinua. La rapidità dell'introduzione deve ésser e circa l cc. per minuto primo: non è necessario il massaggio della pt~rle.
T. M. WENDT.- Derivati della ohlntna •enza. gu•to amaro. - (Dalla Rcvue rle chimie indw:trielle, aprile 18961. È grande la preoccupazione universa le di preparare rne-
diramenli col sapor e il meno sgradevole che sia possibile. e di toglie 1· lo1·o specialmente l'amarezza e l'odore. La chi· n ina é particolarmente in (1uesto caso, e le ricerche sono lllumerose su tale s oggetto. Un chimico dis tinto, il Wendt, propose una combinazione della chinina, che sarebbe iosapida, o insipida, trasformando Ja chinino stessa in· de rivato isovalerilato, e trattando poi quest' ultimo colla quautilà molecolat·e di acido salicilico.
748
RIVISTA
Il derivato isovalerilalo si ottiene introducendo la chinina s ec.·u nel cloturo d' isovalerile, trattando in seguito con acqua clol'idrica, poi con ammoniaca ed infine col benzene. L' lsooalerilquinina è una polvere amorfa, igroscopica, che presenta le reazioni dei sali di chinina. La combinazione salicilica dell'etere in questione cristallizza nell'alcool in eleganti tavolette. A. C.
L' arbtolo nell& oura delle aoottature. médieale, N. 32, 189o).
(La semaine
Secondo il doLL. Wallon Ji Gand, l' aristolo sarebbe da preferirai a tutte le altre sostanze proposte per la cura delle scottature, a motivo de lle sue prop,•ielà aroalg~ siche, della rapidità con cui, solto la sua influenza, si sviluppano le gra· nulazioni di buona natura, e della ~ua innocuilà. Siccome esso pe1·ò è un debolissimo antisetti c~, occorre cominciare la cura con una scrupolosa pulizia clelle parti lese, facendo abbondanti lavature con acqua bollita calda. e sgrassando la pelle delle regioni vicine con etere e con alcool. Nelle scottature poco estese, l' arislolo si può usa1·e in polvere, che poi si copre con garza antise ttica e con colone. In quello molto esle:se, si applica in pomata al 10 p. 100, formul ata, per esempio. nel modo seguente : A r istolo. . . 5 grm. dA sciogliere in olio d'oliva $terilizzato. . 10 • aggiungi: Vaselina . 40 • M. Uso esterno. Sugli orli di ciascuna ustione, si spargerà inoltre della poi ver·e di aristolo. Ndle scottatu1'e mollo estese ed infette. l'autore consiglia di non l'icorrere alla medicazione con J'aris lolo se non quando è scomparsa ogni tr·accia di suppui'Dzione settica. T.
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DI TERAPEUTICA
La 4JIInto..toastone del sanl'ue. - Comunicazione di H. BARRj\; aiiR Societa di LerapiR 11i Parigi nella seduta oel 27 ma~gio 1~96. - (La semaine médicale, N. 32, 1896). Questo metodo terapeutico consis te nell'uso simultaneo del sala sl!o e dell'iniezione di siero artificiale, io modo che la quantità di sangue sottratta col sa lassa sia uguale alla quantità di siero iniettata, misu rando lo p1·oporzioni pet· mezzo di due recipienti graduati. Questo rcambio di lil"(uirio, che s i compie in :~0-50 minuti, ha il vanta::tgio di facilitare l'eliminazione delle tossine e òi diluirle, Mnza modifica re la press::ione arter iosa nò la massa totale del sangue. D'altra parte, l' introduzione di un sier o ar tificiale alca linizzato aumenta, come é noLo, lo p1·oprietà batter icid e del sanguP. L ' auto1·e ha cons::Lalato i buoni effetti di que~to metodo curativo in rl ue cas i rli uremia ed in uno di polmonite infettiva.
T.
RWISTA DI T~CNICA E SERVlliO M~DICO MILITARE C. '\ 1 .liST RIA U. -
Barelle su ruote pel trasporto del ferttl 1aul oampo dl battaglla. - (Archines médicale.~ belges, N. 2 del 1896).
L '&dozioue in tutti g li ese rciti delle armi a piccolo ca libt·o ed a ripetizione renderà assai difficile e penosa nelle guerre futurA la parte dei pOI'laferiti. Il lot·o incarico dov rà ridur::i fo rzata mente a raccojllie re 1 ferili e•l al loro tra;~porto. In ogni caso il trasporto aorà la precedenza sulla medic~ione (Percy, F o1·gue, Habart, ecc.): e te nuto co nto del numet·o !Zrande di fer ili, e più anco ra della nece~sità di
750
RIVI STA 0 1 TECNICA
allontanare i posti di medivazion P. dalla li nea del fuoco se· condo De Mony finn a '1500, e secondo Habbat·t fin o a 2000, e anchP. 3000 metri , ques to tra sporto esigerà tern po, materiale e personale considerevole. Da ciò g li sforzi numerosi di organizzat·e uu s iste ma ùi tra!':porto su ruote, clte dia il minor ingombro possibile e che possa servire per t'evacuazione delle prime l!nee. In Fr11nci a estslono delle bat•elle a ruote, ma secondo il regolamento s ul ser vizio di sanità in ca mpagna, esse non p<1ssono essere impiegate che sulle strade piane e ben man·
tenute. Il regolame nto tedPsco del 1888 non fa paroln di bareUe a m o te. Il doli. De Mooy dell'e!':ercito olan dese, che s'è molto oc· cupato d i tale a t•gomento, ha immag inato una ~erie di bat' elle a t·uote, coi pern i ricut· vi in basso o in alto che permettano il lra.. porto di uno o due fe rili coricati ed anche quattr·o feriti seduti, ovver·o di un cat·ico qunll'ias i. Nella loro costruzione il De Mooy cercò di realizzare le condizioni es· senziali ad ogni a pparet:cbio 'rotante perchè il la voro fisico occorren te allfl s ua propulsione e le scosse trasmesse al ca· t•ico siano ridolle al miflimo possibile, e cioè: 1° Sospen;;ione della bar·clla, in equilibrio permanente, al di sopr·a del punto m edio di un s istema J i due ruote alte, sopr a un'nsse (sn la) mollo r·icut·vo in alto o in basso. 2° Sospensione per pendicolare del carico alle eslremitA di molle m 0lLo lung he. r otonàe, pialle o spirali. 3° P ossibilila di pot·tare in avo.nti o indietro il carico e le molle fì tJO a che siano so!:' pes~ in s tato di equilibrio s ta bi!<•. 4° Im piego di braccia di le va m01lo lun ghe. L'el'onomia di f0rza cosi otLenula è tale che un ragaz· zeli o può far avanzare un carico di 200 chilog rammi su di una strada unila, rl urA ~d orizzontale. Il De Mooy ci ta molti fa llt a dimostrare la verità. di tale ass t:: rzione e l'e.~tenstotJe, l'impor tanza su&. Le compugnie Jell'tH'mata di campagno, in Olanda, sono s tate r ecente men te dotate di una barella De Mooy, con al-
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E :SERVIZIO
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MJI.ITAHE
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cune modificaz.ioni di dettaglio, come fis~a zionc sulla !"ala, curvata verso l'alto di un cofanetto con og~ e lli di medica·· tura, &gf!iunlà di un apparecchio per frattu ra delle membra infe•·iori, ecc. Allo scc•po di m1·glio utilizzare l!lli barelle moltiplicandone il numero il ·oe i\1 ooy propone di impiegarle in molli modi dive•·si, ai lrasp01·ti rli ca .. tuccie o cas«nni eli munizioni fino alla linea del fuoco, Al trasporto dei viveri, ecc. asserendo che cosi non aumenterebbe l'ingombro delle colonne : é da lemersi però che il COII'lando delle truppe non sia del m edesimo parere. Semb•·erebbe per ò prefet·ibile , come propone il Port,
proooedere un certo numero di ruote accoppiale, di media alteua, che portale dai cassoni da carlnccie o da altri oeicoli e distribuiti ai posti di .çoccorso al principio del combattimento, assi eu rerebùero in pnrte tl seroizio d'eoacua•ione senza aumenlar·e la lunghezza rlelle colonne. Nel Belgio lo stesso problema pare sia s tato risolto dall'ispellore genera le Mullier colla sua barella a ruote, che consta della barella regolamcntflre M. 1893, e di una coppia di ruote leggiere di cui il medico di reggimento Stainforth dii questa descrizione: • Le ruote alle solo 6f> centimell'i sono t•iunile da nna sala « diritta portante m olle solide ed elastiche: ogni molla dà c appoggio in allo a due bruccia terminale in un semia anello o cupolA in cui s i adagia la stanga clelia barella, « fissatavi con unn vile solida e facile a mAnovr•are: a lla " faccia infet•io•·e delle molle ~0110 lìs~ali dei piedi formali • da sba rre di fer ro ricurve di lunghezza alquaulo irtft>rÌOI'e ~ al mezzo diametro delle ruote, per modo che una debole • incliuazione della vett1,1ra la p•)Sa sui piedi anteriot•i o po • ste,.ior·e. Qu t> ~Lo l reno di ruote pe!=:a ci rca 40 chilogl'ammi •. Pel tempo da pace, pel servizio di g uarnigione l'apparecchio é completalo cotragg iuuta di una copertura di tela imperrneàbile sostenuttt da una leggiet·a carcas ~ a metallica, che pE'r ò in guerra sarebbe troppo ingombrante. Delle esper ienze continuAle più mesi nelle guarnif!'iOni di Anversa ·~ ùi Bntxellus lu·wno dimostralo elle la barella ro-
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TEC~ICA
tante, modello Mullier, t•isponde a tutte le conJizioni che si possono e~iget·e da un veicolo di la! genere, anche a prefer enza di altre barelle :;u ruote in uso nell'eserci~o belga, barelle Manley, Zoude e d' leteren. Il medico di r efrgimento Molitor, che fu incaricato delle esperienze predelle , a sserisce che tale bat·ella é di un mec canismo semplicis:;imo, si monta e si smonta con estrema fa cilità, e non porta che poche viti inòispen~abili e solide. P er la sua semplicità di costruzione, a nche la manovra di carico e scar ico è pure assai semplice, ef'l'elluabile in pochi sewndi da due uomini, senza occasionare urti al fe!'ito. L'apparecchio s i cala dA se sle:;so, facilm ente sui piedi an· teriori o postel'iori. La propulsione dPI veicolo carico s i effettua con facilità da un uomQ solo, per strad•l acciotolate o selciale anche per IO chilometri; esso può circolare per ogni str ada anche ristretta o 11cciden !ala, e per piccoli ostacoli, tu LI a la vettura può farsi sorpa!>sare, sollevata e trasportata da due uomini, senza disturbo òel fPrito. Il med ico di reggimento Hainfol't elice che rtuesla nuova vettura è assoi facile a conciune, l egge ri~~ima, ben so!<pelòa e che le scol"se date dagli accidenti del terreno non si comunicano atl'alto all'uomo trasportato, di piccole dimem:iooi e per nulla in~omlll'ante, che si cArica e scar ica colla mal!· sima facilita, !"ambra realizzare l'i det~le per tale sorta di veicoli. Resta cosi risolta la prima parte òel prnblema di avere cioè un treno di ruote semplice, leggiero e solido, di far-ile traspot·lo e costituente colla bar ella mod. 1893 un'eccellente bar·ella- vettu•·a. Basler a far trasp01·tare un certo numero di queste coppie òi ruote da taluno clei carri militari per poter improvvil"are sul campo eli battaglia rlelle barelle rolanli che t·euòerannQ immensi set·vizi pel rapido trasporto dei feriti. Restano o ra a determinat•si lluali SAranno le voltur·e n cui verrà assrguato questo traspOI'to, il numer·o eli coppie •ii r uote che esse dovranno trasportar« e il modo con cui vi debbRno essere caricate e clispnste. Questa è la se~onda ptu•te
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del problema che forma oggetto in questo momento degli studi dei diversi servizi competenti. Per completare questi studi s ulle barelle a ruote l'ispettore generale Mullier ha fatto costruire pel servizio della croce rossa un tr eno di ruote assai semplice per pOl'lar e due barelle mod. 1893, accoppiate: esso é costrullo sullo stes.:;o principio e collo stesso modello già descritto ma di larghezza dop pia, coi sopporti opportuni per le stanghe delle due barelle: potra ser vire pel traspor to di feriti nelle piazze torti, su buone strade; ma quello semplice sarà esclusivamente impiegato in campagna. A. C.
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Dott. A. ScLAvo. - Della ao.tlattoaslone 4el p&De e 4eUt paste &llment&rl oon l prodotti 4el « mals bl&DOO •. floma, 1896. Da qualche tempo si trovano io commercio farine e s emolini di maiz bianco, di bellissimo aspetto, bianchi quanto i corrispondenti prodotti oUonut1 dalla macinazione del frumento duro. La farina ed il semolino di maiz costano circa la meta. di quelli del frumento, per cui sono ora frequenti lo s ofl s ticazioni del pane e s pocialmenle de lle paste alimentari di 2• qualità colla flll'ina del maiz bianco. Il dott. Sciavo ha constatato che la mescolanza dei semolini di maiz e di frume nto si può fare ancne nelle proporzioni del 50 per 100, senza che l'aspetto ed i caratteri commerciali della pasta s ie no notevolmente mo.:lific.ali. Tr·atL&nd.lsi di prodotli alimentar i di molta importanza nel regime del soldato, crediamo di far cosa utile riportando per esteso il pro.::esso seguito dal dott. Sciavo per scoprire quella frod e. N c l tu fa1'ina o nei semolini di Maiz s i Lrovano gli elementi dell'albume della cariosside insieme a pochi frustoli di pericarpo e di spermoderma. 48
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I corpuscoli dell'amido si mostrano all'esame microscopico diversi fra loro per fo r ma e per dimensioni. La maggior parte di essi ha contorno poligonale; tuttavia si trovano anche in discreto numero elementi globosi a contorno circolat·e, elitlico od ovale. Questi ultimi raggiungono di solito le dimensioni maggior i, che pe1•ò per numerose misurazioni l'A. ha trovato non oltrepassare quasi ma i i 80 IJ., oscillando di somo Lra i 22 e i 27 )1.. Le forme poliedt•iche pr edominanti hanno media grandezza (15 a 20 IJ.). I corpuscoli piu piccoli (3-4 IJ.) sono ora policdrici ora globosi. La maggior purte ùei coi·puscoli di a mido di maiz è (ornila di un ilo, il quale é punliforme spesso, talora Lricorne o slcllalo. Un notevole aiuto per la diAgnosi dei corpuscoli amilacei d·el maiz si ha dall'esame con il polar iscopio. Alcuni autori, parlando dell'esame delle farine, non fanno cenno di un tal mezzo di indagine; da allri poi é rif~rito in in modo non del tutto esalto il comporttunento dei diversi corpuscoli di amido alla luce polarizzat.a. Cosi, di solito, vie ne ripetuto ciò che é detto da G. Pouchet (1), che cioè i col'puscoli di maiz sono attivissimi sulla luce polarizzata e danno luogo al fenomeno della croce nera , ancora debolmente visibile quando l'apparecchio di pelarizzazione é rischia rato al massimo. Dalle osservazioni dell'A. risulta, invece, che non tutti i corpuscoli dell'amido del maiz bianco sono attivi suHa luce polarizzala. Sono, d'ordinario, pochissimo o nulla affatto attivi, a nche quando il campo é perfettamente oscuro. i cor puscoli ~lo bosi ~rrandi e i cor puscoli globosi e poliedrici piccolissimi. l corpuscoli poliedi•ici di media g randezza (15-!!0 IJ.) mostrano invece sempre in campo scuro una croce nera spiccalissirna, con le branche disposte ver ticalmente l'una al( t ) G. P tlUCUBT.- Bncytlopéclle ci'Uyf}iène del Rodlard, vol. Il, pag. 8'/S.
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l'altra: ma se, fatto l'esame in campo buio, si ruota l'ana·lizzatore sul polarizzatore anche di soli 20-30 g radi, non è più riconoscibile croce di sorta nella m~ggior parte dei granuli e non v'è assolutamente corpuscolo, che ancora si mo· stri attivo, in modo anche legger o, quando la rotazione ùell'analizzatore è spinta a 90 gradi. L'esame polariscopico della farina di frumen to ba dimostr·ato che in campo oscuro è assai minore, che non per il maiz, il numero dei corpuscoli attivi sulla luce polarizzata. Anche qui le forme di media grandezza mos trano più netta in campo scuro la croce ne ra, la quale però non ,è quasi mai così spiccata come quella dei corpuscoli del maiz. Le br·anche della croce stanno qualche volta disposte in posizione verticale come per il maiz; di solito, invece, sono più o meno inclinate l'una sull'altra ed in alcune formano -un vero X· Ta lora il corpuscolo appare oscuro per gran parte, e solo si vedono due coni luminosi, che si toccano per le punte verso il centro del corpuscolo, mentre con le basi arrivano alla perifer·ia di esso. Per poco che si ruoti l'analizzatore (20-30 g radi) le parti ecure dei corpuscoli del frumento scompaiono con il ritorno d~lla luce nel campo del microscopio. I dell'ili delle crusche, che si trovano nelle farine di maiz e di frumento, anche in quelle meglio abburattate, sono pure attivissimi in campo oscuro nella luce polarizzata. L'A. non crede si possa trarre gr·an vantaggio nella pratica dal diverso comportamento dei reticoli amilife ri del maiz e del frumento verso le soluzioni di idrato potassico in conceutrazione divei'Sa, per riconoscere la mescolanza delle due farine nella Cùnfeziooe del pane e delle pas t~ alimentari. Devesi nntare che nelle soluzioni di idrato polassico, p. es. in f[Uella al 10 per cenw, la farina di maiz come le paste, -contenenti questo prodotto in notevole quantità, ingialliscono alquanto. l frustoli del pericarpo del maiz specialmente, a contatto dell'alcali, assumono prontamente una tinta giallo viva(·e, che poscia sbiadisce. L'esame delle paste alimentari riesce nel miglior modo l'i-
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ducendo dapprima nel mortaio diversi pezze lli di pasta, presi qua e là dal campione, in polvere finissima e facendone preparati in acqua distillata. Non è a c~nsigliare di montare la farina in glicerina, perché, in questo liquido di più elevato indice di refrazione, appaiono meno netti i contorni dei corpuscoli di amido ed i caratteristici aggruppamenti dei granuli di maiz s i veggono come corpi trasparenti poco o nulla differenziali nei singoli elementi poliedrici. L'esame va fatto ad un ingrandimento di 30Q-WO diametri e la presenza del maiz non va esclusa che dopo l'esame di diversi preparati. Quando scarsi sono gli e lementi del maiz si riesce a constatarne ancora con , facilità la presenza, oss ervando i diver si punti del preparato nel campo scuro della luce polarizza ta. Quando si scorge un e lemento di media grandezza (1520 IJ.), che presenta una spiccatissima croce nera a branche normali l'una all'altra, si ruoti l'analizzatore di 90 g radi e in campo chiaro si osservi se quell'elemento ha contorno poliedrico, se presenta un ilo ben manifesto, se ha una tinta leggiermenle giallog nola; caratteri questi che convengono alla maggior parte dei corpuscoli di maiz di quelle dimensioni. All'esame in campo scuro degli aggregati dei granuli di maiz, per poco che .sieno numerosi gli strati sovrsppo~ti, appare in corrispondeoza di essi una for·te luminosilè, senza che si possano discernere le croci nere dei s ingoli corpuscoli, tranne che in qualche punto della periferia degli aggregali. Ricorrendo al melotlo sopra esposto di ricerca l'A. ha potuto con tutta facilità ritrovare gli elementi del maiz in due paste fall13 fabbricare con il cinque per cento di maiz aggiunto al frum ento s olto forma di farina o di semolino. Dall'esame compar·ativo di alcune pas te a contenuto noto in maiz e di campioni presi dal commercio e trovati soli· sticali, l' A. si é fa lla la convinzione che il maiz viene talora aggiunto in proporzioni anche s uperiori al 50 p. 100. Ciò si fa specialmente nella fabbri~azione delle paste corte
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e di seconda qualità, che a preferenza devono essere scelte nel prelevamento dei campioni dal commercio. Meno facile è scoprire l'aggiunta della farina di maiz bianco nel pane perché alla temperalura di cottura i corpuscoli del maiz, come quelli del frumento, si rigonfiano ed in parte si insaldano. . Vero è che i corpuscoli amilacei del maiz sono un po' più resistenti che non quelli del frurr.ento all'azione deformante delle temperature elevate, ed è perciò che all'esame della mollica, presa dalle parti centrali di un pane e r idotta in poltiglia in un mortaio insieme ad un po' d'acqua, si trovano ancora corpuscoli del maiz ben riconoscibili. L'esame polar iscopico non presta quasi alcun sul"sidio per la dia~nosi, giacché i corpuscoli amilacei del pane, sieno essi di maiz o di frumento, si mostrano sollanto pochissi mo o niente affatto attivi alla luce polarizzala. Ciò malgrado si riesce ancora a scuoprire al microscopio lo sofisticazione nel pane, che contenga anche solo il cinque per cento di maiz, purché si facciano numerosi preparati per la ricerca specialmente degli aggruppamenti dei corpuscoli amilacei del maiz riuniti, come sopt•a è dello, in modo caratteristico a pavimento. Si scelgano di pr eferenza per l'esame i pani grossi, mal cotti e di più scadente qualità.
RIVISTA DI MEDICINA LEGALE LuzzA T t. - 11 oampo uclltlvo nello •pazlo. - (Gio rnale della R. A eeademia medica di Torino, aprile 1896) . L'autore introduce nell'esame funzionale dell'orecchio un nuovo criterio semiologico, la mis ura del campo uditivo nello spazio, analoga alla misura del campo visivu, quale si pra· tica nell'esame funzionale dell'occhio. Si trHlLa di apprezzare
a quale distanza è percepita una dala e fissa sorgente so· nora, elle nou si trovi nella linea dell'asse uditivo di1·etto,
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os!'ia del condotto uditivo e!' terno, ma bensì nelle linee ver· Licali a questo, in modo che le onrle sonore non penetrino direttamente, ma obliquamente nell'orecchio. L'is trumento proposto è semplicissimo. Un perno orizzon· tale, situato ne lla direzione dell'asse uditivo alla distanza media di 40 cm. dall'or·ecchio, porta un'asta girevole ver\i· calmente, che· può assumere la posizione di tulli i meridioni, e !:U cui si fa scorrere centripetamente un oggetto sonoro, preferendosi a tale scopo un orologio a debole b>itlilo, nv· vertibile nella linea diretta dell'asse uditi vo alla distnnza di ci r~a 2 m. L't'sperimento consiste nell'esaminare a quale di· s tanza ùal perno l'or·ologio, che si avvicina g radatnmeote ad esso. comincia a dare all'orecchio una p r ima per ce:ioM continua.
L'individuo si mette seduto, colla lesta appo~giata ad un sostegno, cogli occhi bendali, e, tu rato l'o recchio che non si e saminA, si pone il per no avanti l'altro or•ecchio: indi di· sposta l'asta girevole successivamente in ciascuno degli oUo mer·idi11ni, si misura per ognuno di essi la distanza di per· . cezione, ossia la distanza dell'orologio dal pel'l1o. Per ogni mer·idiano la misura si prende più volle; la distanza di perce· zione è data dalla media. F urono in questo modo esa minati 40 individui, che. avevano l'udito normale; e risultò che la pet·cezione è diversa nei singoli meridiani, ma obbedisce a leggi fisse. Cosi la dis tanza di percezione é minima nel meridiano posteriore, è ma:::sima invece in quello superior·e anterior e : gli altri me· r·i.tian i con qualche oscillazione tli posl.o sono in lermedii fr·a CfUesti due estremi. Si può, come legge generale e molto prossima al vero, stabilir e questa g r•aduatoria nei meridiani, in ordine crescente della distanza di percezione: 1• Pos te l'io re; 2o Poster iore superiore; 3' Superiore; 4° l nfer•iore ,· 5• Inferiore anteriore; 6° Anteriore; 7" Inferiore posteriore;
DI MRDLCINA I..RGALE
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8• Anter iore superiore, con distanze che variano da un minimo medio di 2:! mm. ad un massimo di 36 mm. Allontanando invece il perno dalrorecchio ttl di là dei 40 cm., diminuiscono le diffdrenze delle distanze di percezione, che a d una certa lontananza diventano uguali tra loro Il campo uditivo nello spazio iusomma, quandp la sorgente uditiva é vicina all'orecchio, è tracciata da una linea curva a raggi molto disuguali. mentre, quanto più la sorgente sonora si fa lontana, la figura del campo uditivo diventa più piccola, e simile ad un circolo. Guardandosi in che senso si fanno maggiori o minori le distanze di pet·ceziooi, apparisce chiaramente che le onde sonore che discendono dall'alto e dall'innanzi si trovano nelle migliori condizioni per .esser percepite dall'orecchio, in confronto delle onde che provengono da altre direzioni nei meridiani del campo. È innegabile che questa diversita nella recezione delle onde dalle diverse direzioni debba esser influenzata dalla forma e dalla espansione del padiglione, quando il suono viene da vicino, cessando per allro queala influenza quando il suono viene da lontano, e le onde fanno un angolo d'incidenza progressivamente più piccolo. Il padiglione pertanto agisce attivamente nella percezione di tutti i suoni: anzichè esser un organo rudimentale e di nulla funzion ~, come taluno crede, esso raccoglie i suoni, ne fa conoscere la direzione: e, sebbene altre cause concorrano allo stesso effetto, il padiglione non pertanto occupa il primo posto in tale funzione, delineando quasi l'ombra del campo uditivo nello spazio, in vista a ppunto del diverso modo di comportarsi dalle onde di provenienza di ver•sa. Ora come si modifica il campo uditivo nelle malattie? Nelle diminuzioni dell'udito, quali direzioni del suono saranno più danneggiato? Potremo mettere le alterazioni del campo ac ustico, come quelle del campo visivo, in relazione colle varie malattie dell'organo, non solo, ma ben anche colle malattie rlei centri, e con quelle generali t Questo è quanto apparirli da altre osservazioni che, eseguits finora sul campo fisiologico, dovranno avere ulteriore svolgimento. gn.
760 ERRATA-CORRIGE. Nella stampa dell'Annuario del corpo sanita,.io, inviato in dono agli abbonati col fascicolo precedente, incorsero alcwù errori che prt~ghiamo òi cort·eggere come segue: Pag. 12. Fresa Aristodemo, inoece di: osp. Bari, ùggaJii: osp. Milano. ,, 14. De Falco Andrea, distr. Napoli.leggasi:osp. Napoli. '' 15. Amoroso Giuseppe, cancellar lo perchè in aspettativa. n 18. Cacchione Francesco, 21. 2. 24, leggasi: 21. 2. 54. • 21. Crispo Ubaldo, 9" brig. forl., leggasi: 9" brigata costa. >> 22. Cigliulti Giuseppe, aggiungere: (com. scuola a pp. san. mil.). » 42. Mazzoli G. BaLLista, 13 fanteria, leggasi: 3 fanteria. " 43. Quaranta Angelo, 40 fanteria, leggasi: 83 fanteria. » 77. 3• r egg. fanteria, aggiu ngere: S. T. M. C. Mazzoli G. Battista. » 77. 13' regg. fanteria , togliere: S. T. M. C. Mazzoli G. Ballista. '' 78. 40' regg. fanteria, to:Jliere : S. T. M. C. Quaranta Angelo. >> 80. 83• r egg. fanteria, aggiungere: S. T. M. C. Quaranta Angelo. ~ 85. Ospedale di Milano, aggiungere: M. M. Fresa Aris todemo (dopo il M. M. Ravà Ernesto). " 87. Ospedale di Bari, togliere: M. M. Fresa Aritodemo. 11 Direttore
Dott. FEDERICO Tosi , maggior generale medico ispettore. Il R eda ttore
D.• R tDOLFO Ltvt, capitano medico. NUTlNI FEDERICO, Gerente.
RIVISTA DI OCUI.ISTJCA. '
Monti. - !'iuovo processo obiettivo, per la determinazione dell'astigmati. . . . Pag. 1·H smo e dì varii gradi di miopla ed ipermctropia . . Péchln. - Contributo a llo -~tudio delle aiTezioni oculari o delle aiT~zi onl • 7&~ nei seni della raecia d'origine dentar ia
RIVISTA DI TERAPEUTJtCA.
Rlva-Roccl. - Le iniezioni di sali di furro nella cnra dl)llc anemie . Pag. 11li Wandt. - nerivati della chinina senza gusto amari} . • 7~7 ' ., i~ L':•ristolo nella cura delle scottature La dislott)S~ieazione del sangue. . . . . . . . . ' 749
RIVISTA DI TECNICA E SERVIZIO MEDICO MILITARE
Maistrlau. - Barelle sn ruote pel trasporto dei reri li sul e<•mpo di uatt.tUlglta . • • • • • • . • • . • . . • • . • . • • • • Pag. 749
1\IVJSTJ, D'IGIENE.
Sciavo. - Della sofisticazione del pane o delle pasro alimeobri con i prodotti del • ma•z bianco , . . . . . • • . . . . . . . . Pag. 753 RIVISTA DI MEDICINA LEG.,l,E.
Luzzati. - Il campo uditivo nello spazio .
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,.,·--IO RN ALE MEDI CO DJ-: t
REGIO ESERCITO
Anno XLIV.
~. 9. -
Sellembre f896
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TLPQGR.U."J.A E~fiCCu VOGHERA
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SOMMAR IO DELLE MATEHIE CONTENUTE NEL PRESENTE FASCICOLO
.II E liOIU E
ORIGI~"I . I .
Barllli. - Sopra un ca.;o dì ~nr!ocat·dite ulcorosa . . . . . . . · PIIO· ~; Mazzaracchio. - Uu ,·:Ho clinico di emip:trosi da embolismo mnlarico · • 1 Bo bbio - Sopr:t un caso t'li lu s,aztone cspost<t ti iJiotarsea co11 rrnttura bi· ••• • jJ3 mallrolnrc . . . . . . . . . . . . . . . . . . · · · ·
RIVISTA Ml-:DICA.
Hlr~chspruno. -
L <L mnla lliu del Moilc r
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6 • Pao. ;;
Pi lres. - Ci ii spostamnnli del cuore nel versamenti pleurici. . . . · • 191 fohn Dane. - Stu dio dd sangue M ila tubercolosi delle ossa e delle arti· . l • sOO CC l :\ZlOil • • • • • • • • • . • • • • • • • • • • · • • · leraz1 .olll. ~ u Il:1 •l't l t~nte . Bare Il a. - C,onst• . . . . . . . . . . · • 503 Plehn I(Uchel e Slendel. - Su ll a rehbre melanuri ca (Schwan:wasstrfiebCr) o-;<crvnta nell e truppe colo uiali tcr!Ps chc neii'Arrica occldenlalc . . • Sll~ Marti us. - Aforismi cHni~l sul w ncro dell o stomaco . . . . . . . • ro;, Cesaris·Demel. - Contrih ulo allo sturlio rtol marasmo sperimenta le . . • &li
HIVISTA CHIRURG ICA.
Arlol ng ,. Cour mont. - Sul la cura rlci tumori mal igni dell' uom o cÒn l~ iuio!zioni di siero d'asino nnr malc o prcviamente inoculato coo succo Ili e pitelioma . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1'09· SO:l Sacchi. - r ontrihutn a lla tc< nica rli ri empi monto delle cavltil osseo . • ~ Bonomo c Rho. - EnL•·ro-ileo-coloplastica. ilco-colostomia M ileo-rettO· $lUOlia pr r l'r$ Lesc rPsezioni ed ablazioni totali del co lon. . . . . • SlO Poppert. - i.n suppur~zlone cla kn t~tot . . . . . . . . . . . . • SII Brunner. - Sulla :1ziono <lei P I'Oi~ttiln del fucile svi7.uro mod ello t889. • SIS Schlaller. - Il tra ltamcuto dell o lc:;ion i lrauma ticha elci reg~to . . . • Slfo Delorrns -
U<>•• rv-..ionJ ; ug ll e iTo·Ltl rlei proiellili rive; tiU di m m . 8 tirtlll
a co1·ta rli<tanza . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Hlite. - Sull' imrnrtanz1 1ll una C'~alln an:unnesi in Cll.~i chirurgici . S&ydel. - Le rcriLc d':~rma da ruoco co n proiettile rta 7,9 mm.
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(Pro- In ronlir1ua.~iMtB drlri11dice veda~i la .1" p agina della copertino).
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SOPRA UN CASO DI ENDOCARDITE ULCEROSA l.ettur:t fatta <lal sollotenente me(l1 co di complemento dott. Douaenieo ·Antonio Rarilil alla confpren7.a sc ienlin ca dell'ospedale militar·e fii Catnn7.aro febbraio t89G
D' Ort. ' Salvatore, infermiere nel reparto delle mnlattie infettivo. è individuo di mediocre costituzione scheletrica, nutrizione generale alquanto scaduta, colorito del volto pallido-sporco. Malato in camerata da circa sei gior·ni con febbri sempr(l precedute da brividi, entra nelr·eparto addì l 7 sellembre ·18H5.
Presenta alla visita mattinate, oltre alla temperatura ele· vata (38°,8), sensorio ft,ggermente abbattuto, notevole tumor·e di milza, diarrea frequente. L'esame obbiettivo polmonare fa rilevare ad ambo le basi rantoli ditru.si a piccole bolle. / 8, 19 settembre. - Non ostante le iniezioni di alte dosi di chinina, la febbre non è per nulla rimessa. Condizioni ~enerali invariate; invariate le condizioni polmonari. L'e· same delle orine, relativamente scarse, ha fatto rilevar·e discreta quantità di albumina. 20-25 settembre. -- Le condizioni generali vanno sempr.e più ~ggravandosi, persistono febbre nlta con esacerb~is>,ni serotJne, diarrea moderata: all'abbattimento del sensrio è 49
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SO PRA UN CASO DJ ENDOCAHDlT.E ULCEI\OSA
sncceduto uno stato comatoso, da cui l'infermo si desta malvolentieri ; polso frequente, debole, urine sempre piu scarse, con quantitit d'albumina sempre crescente. Dalla sera tlel 23 l'ammalato va soggello più volle nelle ventiquattro ore ad accessi di crampi dolorosi , che s' iniziano dalle estremitit superiori e specialmente dalle ultime dita della mano, crampi che man mano s'estendono all 'estremità inferiori , a tutto il corpo ; ne sono presi, a preferenza i m:Jscoli llessori. Segue poi una fase di convulsioni tonicocloniche della durata di circa mezz'ora. Durante tali accessi non evvi perdita di coscienza o al cun fenomeno che possa riferirsi a vera epilessia. '26-30 S('tlemln·e. - Condizioni generali invariate, peggio· rati i falli polmonari , urine ancora più scarse (gr. 4.00 al giorno), albumina: ', , volume. Accessi convulsivi ripetentisi tutti i giorni e frequentissimamente. Diarrea persistente. Dalla sera del 2i l'infermo ha cominciato a lamentarsi di un dolore alla regione parotidea sinistra, la quale man mano è divenuta calda, arrossata , tesa , lucente, senza traccia alcuna di fluttuazione. Dal 29 r infermo lamenta vasi di peso molesto all'epigastrio e di oppressione di respiro. L'esame del cuore ha fallo rilevare un notevole ingrandimento dell'aia di otlusitiL cardiaca, ictu,s non visibile. Si palpa invece nel 5" spazio intercostale, in fuori della linea mammiltare, un impulso diffuso, debole; all 'ascoltazione il 1" tono sul focolaio delta punta ò velato. 1-4 ottobre. - Le ·condizioni dell'infermo sono oltremodo gravi; persiste la diarTea. Comatoso, ha talora accessi di soffocazione ; polso sempre più frequente, debole, aritmico. Fenomeni polmonari aggravatisi, bronchite capillare diffusa ad ambo i polmoni, specie posteriormente. Aia d'ottusità cardiaca ancora più ingrandita , ictus non sempre
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ì'OI'RA U:'l CASO DI ENDOCARDITE ULCEROSA
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rùi/)118:- l' impulso invece si palpa nel 6° spazio intercostale, diffuso, debole: con esso coi ncide fremito felino ; ·1° tonO' alla punta sostituito da un rumore aspro di i'ega; 1.1) \~:~t.o accentuato sulla polmonare. Edema perimalleolare. \\·ù'tìe sempre più scarse, sedimentose, albumina: '/~ vo lume. Accessi CO!lvulsivi frequenti e di lunga durata. L'infermo si lamenta sempre di dolore alla t·egione parotidea , la quale frattanto si è gonfiata lino a raggiungere !:1 gros· sezza di un'arancia. Non sembra esservi alcuna :fiuttuazione. Ciò non ostante e malgrado l'esito negativo di due punture esplorative, falle con la siringa di Pravaz, si procede alla spaccattlra del flemmone parotideo. Solo molto profondamente trovasi poco pus denso in globetti molto picco! i. 6- 10 ottobre. - Malgrado ogni rimedio, le condizioni de/L' infermo manlengonsi sempre gravissime. Fenomeni cardia"-ti fo polmonari assolutamente invariati, polso sempre pii-_ debole, aritmico. Suppurazione abbondantissima; malgr~do la larga spaccatura, il pus si è fatto strada in alto atL.-averso il condono auditivo esterno, in basso tra i muscoli del collo, escono fuori brandelli di connettivo e di pa.renchima ~\àndulare. L'infermo !aro entasi di dolori nell'articolazione del pugno d~stro, che vedesi alquanto tumefatto, arrossato. Uri ne s ~mpre scarse, sempre albuminose. 10-12 ottobre.- Le condizioni dell'infermo sembrano alquanto migliorate; migliorati i fatti polmonari, polso anche ')Jiit sostenulo, condizioni cardiache invariate, urine alquanto :aumentate in quantità, suppurazione sempre abbondante. / ~· /7 ottobre. - L'infermo è sempre in via di progressivo miglioramento. Quasi guarito dell' affezione polmonale, è llligliorato anche nei fatti cardiaci. Quasi scomparso il fre-
i IH
SOPfiA l::'i CASO IH EN DOCALIDJTE ULCEROSA
mito felino, persiste il 1• tono aspro di se~a . Aia d'ouusitit card iaca diminuita , polso regolare, urine sempre più abbondanti, tracce d'albumina. Piaga alla r·egione parotidea di buon aspetto, con buone granulazioni, secernente poco pus. 12 dicemhu 1S9:>. - Le condizioni dell'infermo, dopo circa due mesi del suo ingresso nel reparto, possono riassumersi nelle seguenti parole: ~utr·izione generale buona. colorito del volto pallido. Ha senso di palpitazione, allanno nel sal ire le sc:1 le. Ai a di ottusi tit cardiaca ingrandita in tutti i diametri, specie nel longitudinale, ict1ts nel6° :;pazio iotercostale alquanto in fuori della mammillare. Sul foro· laio della milrale il 1• tono è completamente sostituito da rumore aspro, che non propagasi sugli altri focolai; 2° tono accentuato sulla pulmonare. Due larghe cicatrici aderenll ai tessuti sottostanti si vedono nella regione parotidPa ~i n istrn. Oa questa epoca benchò l'infermo possa dirsi sia stato sempre bene, pure nel mese di febbraio cominciò ad avYertire dolore nelle varie articolazioni del cor·po e cefalea, cui si unì febbre moderata e lieve dispnea. Durante tale ri correnza i falli cardi aci s'accentuarono un po' più dell'ordinario, ma dopo circa cinque giorni lult.o ritornò allo stato dianzi descritto. Tali accessi febbrili con dolenzia nelle varie articolazioni e dispnea si sono ripetuti parecchie altre volte durante ii mese di marzo. Riferita cosi la storia clinica molto brevemente , ma com· pleta nei suoi particolari di maggiore importanza, credo inutile di\'agare in diagnosi differenziali. TraLtasi e·videntemente di una .<>etticoemia a locali;;.m:;ione endocardica, o come altrimenti si direbbe d"una mdoc(lrdite ulcerosc1. Avrei dovuto dire, per la verjtit delle cose, di un probabile caso di ~etti coemia. perchè ad accerlare la diagnosi
SOPl\A U~ CASO DI E:'(DOCARDITE UI. CEROSA
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mancano i più importanti reperti, ~-:Ii esami batteriologici, cioè d·el sangue e del sedimento delle urin e, ID i\ riservando ad altri di . me piu competenti il fal'lo in :>imili casi, a me hasta averlo potuto diagno ~ ticare coi l imitati meui otrerti dalla comune semiotica. Ho preferita la nuova terminolo.':na alla vecchifl, non perchè sia ~ramoso di dir cose ·~ he sembrino $ltane, ma percht! realmente mi sembra es~ ere quella che più convenga in simili casi. Infatti, dice il pror. Patella, se è vero che le localizzazioni endocardiche sono secondarie :di' infezione del sangue, mi sembra più ra.gionevole designare la malattia col suo più importante esponente morboso, tanto più che in parecchi casi la localizzazione endocarclica s'è vista mancare, ed io altri r.asi essendosi il processo limitato alle pareti del cuore e non alle valvole, l' affezione cardiaca non fu in vita diagnosti cata per la mancanza di ~i ntomatologia che ad essa potesse riferirsi. Co vero tutte 11oeste endocarditi sono setticoemie vere e primitive, i cui agenti patogeni per condizioni l< peciali ad essi stessi, e per condizioni speciali dell 'individuo, relative al suo endocardio, scaricano in qn e:>to, piìt o meno intensamente :;ewndo i vari casi. la loro azione. Co::i tJUCSli tiless i germi allet:chi • sc.ooo con o sen;-;a le predette loca lizzazioni endocardiche, alle meningi , alle sierose tora co-addominali , cd altra volla limitano la loro azione al sangue e r.osi adnntJue devesi parlare di setticoemia a localizzazion e endoca r.J i..:a, meoingea, articolare o senza localizzazione. Il fallo più importante clte emerge dall:l storia clinica , ed attorno cni tutti gli altri si aggruppano, e la grave infezi one ùi ~ i era preda l' inrermo e di cui inrl ice ed esponente sicuro è la nefrite, la cui ori gine infeuiva non F.i può neJ.lare in base al po5 tulato di clini ca, urm:ti indiscusso,
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SOPIIA U~ CASO O! ENDO CARDITE l:LCEROSA
che ogn i nefrite acuta è di origine tossica. E che sia stata tale nel nostro caso ne è prova evidente oltre tulla la storia clinica, la mancanza di qualsiasi dolore lombare, di qualsiasi edema cutaneo, malgrado la scarsa quantità di urina giornal iera. E se di edemi nella storia si parla, essi devono es:;ere attri buiti alr insufficienza cardiaca e non al fatto renale. Nè a pnrer mio alla nefrile e conseguente ur emia vanno attriuui to le convulsioni osservate nell 'infermo, ma piullosto all' intos5icazione batterica. l nfatti esse non rivestirono mai la forma di vere convulsioni UJ·emiche, cio~ convulsioni epllelliche con perdita della coscienza, ma di acce:'si di crampi dolorosi, che per la loro intensitit e modo d' insorgere e di dilrondersi. come più volte ho avuto ragio di os.;;errarle, mi parve rassomigliassero più alla tetania. che alle convulsioni uremi che. l'anendo da tale principio, la successione morbosa e i fenomeni stessi sono d'una fa· cile spiegazione; la hroochite iniziale e la bronco-polmonite successiva, la diarrea, la nefrile, g;i accessi di tetan ia, l'acuta dilatazione cardiaca, l'endocardite della mitrale sono faHi dovuti al medesimo processo infettivo, che cir.:olando nel sangue direllameute o per mezzo delle sue tossine, ha dato luogo alle vari e localizzazion i, ai diversi fenom eni generali. Tralasciando di discutere sugli altri sintomi, oltre le convulsioni dianzi accennate, mi sembra della massima importanza l'acuta dilatazione di cuore. Essa, frtlquenr e in molte malallie infettive, ci indica la grave intossicnione del miocardio: che. alrerato nelle sue fibre , si lnscia facilmente di!'tentlere dalla pressione sangnigna. E se nel nostro caso ci immaginiamo la fibra 111uscolare acu tamente slìan· cata ed impotente ad ipertrofizzarsi anc he per la rapiditi1 del proce,;so e la pre~si o n e sanguigna cresr.iuta per la con · comi tante n ~frite. anemo r·iuniti assieme due tra i più
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SOPR.\ U~ O,SO DI E~DO CAitDITE t:LCEROS.\
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importanti fattori della dilatazione cardiaca. Del pari due furono i fa ttori del rumot·e tanto intenso che a col tav:-~si sul focoloio della punta , l' insunicienza relativa della valvola miLrale e la sua scabrezza pel processo endoc:1rdico, clw ivi andava localizzandosi. Molte altre considerazioni, invero importantis;;ime, farebbe rilevare il caso, ma voglio !imitarmi a dire che la progoosi infausta fu smentita da una relativa guarigione, a cui forse, chi sa, avrà contribuito la localizzazione parotidea, se vogliamo prestar fede alle numerose guarigioni di polmoniti avveratesi dopo l'a rtificiale produzione di ascessi Oemmonosi della cute.
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U~ CASO CLI ~ ICO DI
ElliPARESf DA E11ROLIS~10 ~IALARICO per il ;oltotenente metl lco di C0111JJiemento t.lotl. Filipa>o :ttaJ:aaraeehio
Carlo Perrini ù 1111 giovanotto sui 24. anni, da Ginosa, contadino. Egli racconta che verso il mat·zo ~el 18\H· co· min ciò ad accorgersi di non poter camminare hene, e di non poter osa re con fa cilità la mano sini stra ; l'OITcrenzt: qne~te , le quali si vennero sempre più aumentando si no a che ai 17 agosto dello slesw anno si presentò a me, perchè lo facessi ri co vera~e nel vi cino ospedale di .\latera . .'ion fu possibi le farlo ricevere ull' ospedale. quindi rimase allidato alle mie cure. Ma , ritornando alla sua storia, egli afferma inoltre, che cla molto tempo è amnw lato d'in· fezione malarica cronico, la qual e spesso si riacnt.izza, con parossismi febbrili. N1m ha patito altri morùi eredi tari od acqui siti. La costituzione corporea del J>errini è mollo grac:ile, e poco corrispondente alla sua eti1 , il colt)rÌlo della pelle t\ len·eo, le mucose apparenti profondamente anemiche. La ossenazione del suo corpo dimostra due fatti: il wmnrr s1ilt:nico e la 11tancata {11n::ivne r{~·gti m·ti siuistri.
UN CASO CLINICO DI ElllP.~RESl D .~ El!BOLISliO )1.\LARICO
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La mil:ra fuoriesce dall'ar..:o ~os tal e in modo da ra~;.ri un J.;ere la m~mmillare sinistra prolungata, e la trasversa dell'omhelico. :';è vi ha luogo a dnoitare che <tuel tumore sia la milza malarica, avuto riguardo alla sua forma alquanto bisl unga, alla sua consistenza duro-elastica, al suo margine ottuso, ed alla chiara precedente nolizia anamne~lica del le febbri palustri , venute per la dimora dello infermo nelle cam pagna presso l~ioosa e \lelaponto. Si•:chè rimane, senz'altra ragione, dimostrata la cacft,·s.~ia palustre, con tumm·c splenico 111alarico. L'infermo ha le diut delln mano ~inistra un po' contnat,• co me tutta la mano ahtuanto llessa su ll'antibraccio, e <JUesto leggermente !lesso sul braccio. Le .\'t:nsibilità tattile. l•'rmil;(l e dolo1'1jiw •li cptest'arto sinistro non lasc iano nulla ad osservare di nuovo. La for:;a 111ttscohm: è alquanto diminuita e l'infermo potreltbe meg lio usare del suo bra~;c;io, se no11 vi fosse •JuelJa rontrallura. ~ell'arlo addominale sinistro i fenomen i non ;;ono punto rliversi. Le dita ed il piede sono contratti , come pure la ~a m~a . :;i che il PetTini e clttndicante a si nistra, e quando r.ammina ha bisogno deli'ap po~gio del bastone. Le smsibililà e la Jor::a nw8colaJ'IJ di quest'arto non sono punto di ssimil i da quelle dell'arto toracico sinistro . Sicchè ~l i arti ~ iui stri sono, pe1· tulto questo, inutili a fu nzionare, e quindi non vi ha luogo rL dubitare di una pare$i con contrallura negli arti sinistri . B-revi ossen1azioni. - Per quanto vi era poco da discutere sulla non dubbia esistenza della cachessia palustre nel PetTini , per altrettanto non si poteva essere leggieri sulla patogenesi di quella emiplegia sinistra. La giovine età dell' infermo , il gradual e stabi lirsi della emipares.i, il niun segno di processo nteromasico nelle ar-
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UX CASO CI.I~ICO
terie cereurali, la niuna notizia di traumi, il niun fonda· mento per emuolie cardiache ed altre ragioni comuni non permettevano d i pensare a i soliLi processi cerebrali, ai quali noi subito rirol giamo la mente qunndo vediamo delle emiplegie. Un solo processo poteva spiegare in certo modo quel nascere e crescere graduale dell'emiparesi sinistra, ed era un tumore qunlsiasi collocato nel cervello . Ma dall'altra pa rte, considerando che i fenomeni degli arti sinistri erano venuti in un tempo relativamente breve, rispetto a quello che avrebbe dovuto esgere nella ipotesi d'un tumore, lfUnlunllUe fosse stata l'indole anatomica di questo, cosi doveva essere abbandonato, pel criterio del decorso, siffalto pensiero diagnostico. Eppoi il lpwdro cli nico che presentava il mio infermo non era quello che avrebbe originato un tumore cerebral e n buona od a tri;;te indole. La diagnosi di emiparesi sinistra, con co ntrattura per embolismo malarico. mi parve chiara sin dal principio, e ad essa pervenni per il seguente proces~o mentale. Ormai è noto, per gli studii di patologia, che nella infezio ne palustre cronica , piìt che nell'acuta, si generi nella milza un pigmento bruniccio (sino a dare la melanemia),
il quale, circolanilo col sangue, penetra sin doYe questo arriva, e si soll"erma 11t dove ha un diametro maggiore del lume de' capillari. Da ciò viene nei reperti necroscopie i d' infermi palustri che nel cervello, nel cuore. nel midollo , nella cute, nelle sierose ed in altri te~suti si vedono zone IJruniccie, diventate così colorate dalla presenza del pigmento. Ed è forse a questo che biso)lna dare il merito della genesi di alcune forme gravi, così delle perniciose, d'infezione palustre piit che alle iperemie nevroparnlìtiche di alcuni nutor·i.
0[ ElllPARES l DA E~IBOL! S l!O )1.-\LARICO
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Il Frerichs, nel suo ~nave libro sulle malattie del fegato, discute molto profondamente questo capitol o della melanemia per pigmento. Egli accetta che il più ricco laboratorio ne sia la milza e che di qui venga fuori per arrestarsi specialmente nel fegato, e poi distribuirsi in tutti gli altri organi, non escluso il cervello , del quale scrive Frerichs , che «nei suoi più sottili capillari , massime in quei della « sostanza corticale, si accumulano numerose particelle di << pigmento che hanno attraversato, senza esservi ritenut e, « i vasi del fegnto e del poi mooe ». Ed egl i pone rapport o di causalità fra questa pigmentnzione della corteccia cerebl'ale coi fenom eni di moto. di senso ed anche di psiche dell ' infermo. Da ultimo sono riferite osservnzioni cliniche con reperti necroscopici o con gua1·igio ni ; e si è trorato spesso la pi gmentazione della corteccia ce1·ehrale in corrispondenza d i feuomen i cerebrali. Stabilito questo fondamental e momento etiol ogico, e1't~ !'a cile il pensare ~;h e quella emiparesi sini stra fosse stata generata da embolia del pigmento malari co sull' emisfero destro per la nota legge della decus5azione delle libre. E con questo concetto armonizzava benissimo il modo, non istantaneo , mn lento del sorgere e del crescere della emipares i sinistra. Un embolo, ad esempio, che parla dal cuore e si sofi'e1·mi sull'arteria della fossa di Silvio, ha l' istantaneità della forma apoplettica, come per la emorragia cerebrale, perch è, come per questo in un istnnte si rompe il vaso, e si ve1·sa il sangue, cosi per qnel!o :-i ollu1·a in un istante l'arteria, e si stabilisce l'nnemia. Non avviene, e non può· avvenire il medes imo nell"em bofismo da p igmento, perd1t~ oltre che (juesto ottura capi llari e non vas i di magf(ior calibro, donde l' impossibi lita di prod11rre fen omeni i5tantanei , vi lw poi un meccan1smn
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UN CASO CLlNICO
di formazione embolica facile ad esser pensato, cioè che quel pigmen to si va solfermando nei capillari otturandoli, con una certa relativa lentezza, donde la non meno lenta genesi della emiparesi sul Jato opposto. I n quale parte dell'emisfero destro si è formato l'embolismo pigmentar·io? Non ho dubitato un momento solo di affermare che sia stato nella sostanza corticale di esso, non ~olo per l'abbondanza di innumerevoli vasellini, che la ser peggiano, ma ezianclio per la influenza motrice di quella regione sugli arti, e su tutto i! lato sinistro del nostro corpo. Oramai la fisi ologia non ci permette pi(t di dubitare di quella influenza, dopo tanti studii falli sulla corteccia cerebrale, divisa in zone ed aree dove stanno i centri motori , i sensitivi , ed anche i psichici. Ed a questo s'ag:.:ìunge che nei reper·ti necroscopici d'infermi morti per infezione palustre acuta o cronica ' non si è mancato di ossen ·are ,;u lla corleccia in pa,-ola quell e tali zone di colori Lo rl i gralì te alla quale Frer·ichs rassomi;.d iò qnello del pigmento malarico. Una simi le osservazione è capitata proprio a me di fare, nel mese passato, eseguendo l'antop;;ia del cadavere di un · soldato, morta d'infezione pala:me, susseguit a da meningite, in questo ospedale. for·se co n un'analisi superfi ciale si sarebbe creduto che la :;ecie morho;a fosse nella reg-ione opto-striata destra , t he noi invochiamo appena vediamo fenomeni paretici nel.! li arti del la Lo opposto, ma contro questo concetto d ia)!nÒ:;tico s t:-~nno alcune gr·avi coll!siderazioni. Il corpo striato ed il talamo, posti , com'è noto, nell e regio ni opto striate, sono dei gangli costmttori degli a tti volitivi motot·i dal centro alla pe.ri feria. e dei sensori i da que:;ta a quello. Le lesioni avvenute in essi. interrompon o il circolo nervo:;o, che Ila per centro la corteccia cere-
Dl Elfi PAilESI DA E"BOLI~\10 llALARICO
7ì:1
brale, e per termine tutta la rete dei nervi cereb•·ali l\ spinali. Noi sogti amo dire che tutto il sistema nervoso conver~e nella corteccia cerebrale, perchè e:'sa è il centro d'onde partono tutti gli aLLi funzionali del si stema nervoso. Nei gangli suddelli ci dev'essere la distruzione, come nell'emorragia. per avere la intermzionedegli alti e quindi la emiplegia, la quale è sempre completa. Nel caso del Perrini avremmo dovuto pensare ad embolismo pigmentare, avvenu to nei vasi che trasportano sangue a quei òue gangli. Ma ciò è contrario ad ogni possibilità, pel lume dei vasi che quivi arrivano, per la raritit del caso che dovremmo accetLa1·e, e perchè, pur avvenendo sdTallo ipotetico e.mbolismo, la funzione di couducioilità di quei gangli sarebbe presto e bene supplita. Invece, acceLLando l'embolismo nella corteccia, essa non può in alcun modo venire supplita, perchè è sospesa nel suo centro. Un'altra ragione per accellare nella corteccia In sede morbosa la trovo nella con trattum degli arti sinistri, poichè hon pochi cli nici dicono. che le lesioni della corteccia producono facilmente sifTatte contraunre. Oonque io potèi rimanere convinto che nel Perrini la emiparesi sinistra fosse prodotta da embolismo nello strato ·corticale dell'emisfero cerebrale destro. Guidato da queste convinzion i diagnostiche, io stabilivo una cura, che doveva o affermarle o negarle, ed era la jodica; come quella. che attivando tullo il ricambio materiale organir.o, doveva rimuovere quell'embolo pigmeoLario. Non trascurai pure di sommin istrare la china in decozione, e spesso del bisolfato di chinina. Oopo due mesi ebbj il piacere di constatare che gli arti sinistri del mio infermo tornarono alla loro fun1.ione, ed il12 novembre •189i.
// .-j. U:\' C.bO CLINI CO DI Ell!PARESI DA EliBOI.ISMO MAL.>.RI CO
lasciai in paese il Perrini r.ompletamente guarito dalla emiparesi, suffici entemente nutrito, e con residllo di tumore splenico malarico . Il caso clinico da me studiato non è certo una rariti1; ma nemmeno è privo d'interesse pratico, quando lo si guardi dal IaLo, che il cervello, come affermano i patologi più gravi, è sede frequente di pigmento in grazia della di spo~iz ione anatomica de' suoi vasellini arteriosi; quando si consideri, che certi fenomeni cerebrali nel decorso delle infezioni palustr·i forse sono prodotti dalla presenza di •tuel pigmento, sotto forma di embolo, nel cervello, come la febbre comatosa, la febbre perniciosa; ed è interessante infin e l{Uando si pensi alla non difficile guar·igione, pel facile ritoroo di quel pigmento medesimo nel circolo sanguigno.
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SOPRA UN CASO
DI LLISSAZIONE ESPOSTA TIBIOTARSEA. CO~
FlUTTURA BDIALLEOL.\RE
Lettura ratta alla conferenza scìentillca del me.;e di 111arzo t896 presso l'ospedale militare di Savigliano clal maggioro medi co et\\'. Eugenio Bohbio
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La presente storia mi parve degna d'interesse e di attenzione, trattandosi di un caso assai grave ed abbastanza raro negli annali della chirurgia in par·agone delle altre lussazioni e fratture semplici delle estremità articolari inferiori del perone e della tibia nella pratica fJ UOtidiana si civi le che militare. Il 16 settembre ·1895 verso le ore 8,30 veniva d'urgenza traspol'lato in barella all'ospedale militare di Savigliano il soldato Lilla Emanuele, del regg. cavalleria Caserta ( 17°) classe;l872, al N. 168:S di matricola. Da quanto mi venne esposto dal teRente medico dott. Brunello di dello reggim~nto, che l'accompagnava e che gli apprestò i pr·imi soccorsi, nonchè dalla successiva narrazione del ferito stesso, risultava come poco prima, cioè verso le 8 cit·ca, trovan· dosi il Lilla in quartiere all'esercitazione di maneggio .• nel voler spingere il cavallo al galoppo secondo l'ordine ricevuto, cercava di incitarlo colle redi ni e collo sper·one, ma che l'animale impennatosi si era rovesciato indietro e di
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SOPRA t;:-ì L \S O lll l.l':;SAZ!O\E ESI'OSTA TIBIOTARSE.\
quarto, trascinanùo il soldato nella caduta~ pesaodogli sopra la gamba sinistra con tutto il suo corpo. gli aveva prodotta la lussr.zione del!' estremi là inferiore della ti bi a e pero ne con fuoruscita dei capi arti colari all'esterno. Soccorso prontamente dal tenente medicfl ivi presente che gli apprestò una medicazione d'nr;!enza, venne, comf'. si disse, trasportato subito all'ospedale. Rice,·nti questi sommari a..:cenni , mi accinsi ad esaminare il ferito, e fattolo nel frattempo trasportare e spogliare nella camera d'oper'llzione, constatai q nanto segue: 11 piede sinistro appariva completamente piegato all' indentru, in modo che il suo asse formava un an ~olo rello con quello della gamba.: la pianta del piede volta in dentro , la superficie superiore dell'astragalo rivolta in fuori ed in ·avnnti. Alla regione malleolare estern:1 eraYi una lacerazione della pelle: der tessuti molli sottostanti, da cui fuorusciva per un tratto di 8-!l centim. l'estremo inferiore peroneo-tibiale lussato completamente in fuori e fratturato al disopra dei rispettid malleoli. Questi erano rimasti aderenti pei loro legamen~i all'astragalo stesso ed al calcagno. A livello della ferita. la pelle ed i tessuti sottostanti formavano come una botto· niera contrattile erl aderente alle ossa fuoriuscite. [J periostio tihiale era staccato pe1· un tratto di circa 6 centim .; aperta l'articolazione tibio-peroneo-astragal ica, lacerata la sinoviale articolare, aperta e lacerata appariva pure la guaina tendinea degli estensori delle dita e del peroneo anteriore. come pure qu ella dei peronei laterali; intatti però npparivano i tendini stessi, solo più o meno distesi. Non eravi lesione · nè di grossi tronchi nervosi nè di grossi vasi, per cui scarsa fld insignificante era l'emorragia. Appena successo il disgrazinto accidente, le parti ernno state subito ranolte in garza e cotone al sublirnato, in modo da essel'e sottratte dal con-
CON FRATTURA BUfALLEOL..\IlE
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tatt.o dell 'aria e dei corpi estranei. L'ammalato, di sana e
robusta costituzione, si dimostrava abbastanza tranquillo e poco prostrato, il polso regolare e rilevato, e le condizioni generai i discrete. In presenza di tale lesione, qual' era il miglior partito da prendere ? Atteso il poco tempo trascot·so dall'accaduto ~ la prontezza del primo soccorso, era ovvio il supporre che le superficie articolari esposte non avessero ancor subila notevole alterazione, nè infezione, per cui era evidente che il miglior consiglio era anzitutto il tentare l'immediata riduzione delle estremità lussate. Radunati pertanto tutti gli ufficiali medici presen ti all' ospedale, feci procedere colle dovute cautele alla cloroformizzazione dell'individuo, e nel contempo praticai una ri-
gorosa e minutissima toeletta e disinfezione di tuLLo l'arto sino al disopra del ginocchio stesso. Accet·tatomi quindi, dopo convenienti lavacri con soluzione tiepida di sublimato, della asepsi dell'estremità lussata, mediante leggi ero sbri · gliamento della bottoniera contrallile della ferita, introdussi nella parte in ferio re di questa un largo uncino ottuso de· bitamente sterilizzato, ed a~endo col medesimo in guisa di leva, dilatai gradatamente l'apertura e potei a poco a poco rimettere a posto le estremità ossee, nel mentre che, afferralo colla si nistra il piede deviato, con movimento inverso lo rimisi nella sua posizione normale. Nè d'allora mi fu difficile ottenere l'esatta coattazione delle estremità malleolari fratturate, e facendo quindi tenere l' arto dal tenente medico dott. Foa che mi assisteva, riunii con sutura a fondo perduto sia i lacerti pel'iostei e legamentosi, che le varie gu3:roe tendinee, più o meno beanti, come sopra dissi . Riunita quindi la cute con punti di seta sterilizzata, lasciando in basso un'apertura sufficiente per lo scolo dei liquidi della 50
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SOPR.-\. U~ CASO 01 LUSSAZIO:'\E ESPO STA TIBIOHRSEA
ferita , si asperse la medesima con iodoformio in copia. Ciò fatto. sempre facendo tener l'arto solidamente in esalto coalito, lo ravvolsi dalle dita al ginocchio con numerosi strati di garza sterilizzata ed impregnata di sublimato, e quindi con forte strato di cotone idrofilo in falde, sino a metà della
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COSCia.
Affinchè l'estremità fratturata, non più sostenuta dai malleolì, non avesse tendeOi';a a portarsi all'i ndietro, vi applicai solto un semic:~ n ale di cartone per sostegno, sino al terzo meòio della gamba, e completai la fasciatura immobilizzante con più giri di benda amidata in quantità sutliciente. Il ferito quindi ristoralo con cot·diali venne trasportato in ca· mera appartata, l'arto intero sino al bacino collocalo in aùallo semicanale e sollevato alquanto dal tronco. L'andamento ulteriore della malallia corrispose all'aspettazione e fu felicissimo; il tullo procedelle colla massima regolaritit verso la guarigione. Alla sera stessa del giorno 16 la temperatura era appena risali la di qualche frazione di grado (37.,6) per ritornare il giorno doiJo a 37 e qui ndi al disotto, mantenendosi in tal modo il decorso assolutamente apirettico. Le condizioni dell ' infermo si mantennero quindi da quel giorno sempre ollime, e trascorsi i primi giorni di prudente riserva, venne manten uto ad un viuo tonico ed analettico. 11 giorno 2 ottobre, cioè 16 giorni dopo il traumalismo sofferto, venne con tutta cautela rinnovata la fasciatura e la medicazione. La cavità arti colare era perfettamente chiusa; di poca entitit e di ,;creto era il turgore infiammatorio delle pa rti circumambienti. Nel si to della ferita e5terna la en te eJ il tessuto cellulare sollocuLaneo erasi io parte necrotizZ!\lo pe; l'estensione di una moneta da 5 lire. La piaga era perfettnmenle aseuica . inodora, nel fondo er.1nvi giil uolloni
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COX FRATl'UBA IHMALLEOLARE
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granuleggianti . Si rinnovò la medicazione ed il bendaggio immobilizzante. Decorso apirettico. 14 ottob1·e. - Rinnovato l'apparecchio -e la medicazione; la piaga di bellissimo aspetto, con bottoni rosei rigogliosi, . poca secrezione inodora : la frattura sopra malleolare già · perfettamente consolidata. Si limita il bendaggio sino al ginocchio. /9 ottob1·e. - Rinnovata la medicazione: continua l'ottimo andamento, l'ammalato lascia il !ello di giorno e si serve della seggiola a ruote. 25 ottobre. -La piaga va continuamente restringendosi; è ridotta alla superficie d'una moneta da 5 centesimi. Ottime condizioni generali e locali. Il Lilla comincia a reggersi sulle stampelle ed a camminate qualche poco appoggiandosi di tratto in tratto sulla gamba malata .. . 4 novembre. - La piaga si va sempre più riducendo. Si fanno eseguire con cautela e delicntamente alcuni movimenti nell'articolazione del piede, e si constata che tali movimenti sono possibil i aoèhe nell'articolazione. tibio- tarsea stessa. 30 novembre. - La piaga è quasi cicatrizzata, la frattura consolidata senza alcuna deformazione nella gamba, nè deviazi one anche minima del piede. Al malleolo esterno si ha tumefazione moder;•ta prodotta dal callo osseo, ed in grado mi nore al malleolo interno. I movimenti di flessione e di estensione del piede sulla gamba si vanno facendo sempre più estesi, e·sono possibili anche dei movimenti volontari. .Si incomincia la cura del massaggio leggero sulle parti. 1/5 dicembre. - La piaga é cicatt:izzata. Continua il massaggio ~d il movimento gradualo. L'ammalato si re~ge sulle gambe senza stampelle, ma si serve però sempre di queste nel camminare pet· misura di prudenza; i movimenti volontari del piede si compiono ~empre più liberamente.
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SOPRA UN CASO 01 LUSSAZIO:\'E ESPOSTA TlBIOHRSiiA
/ 5 r;ennaio . -
Continua il mi glioramento progressivo e l'applicazione del massag~io e delle doccie locali calde. 3 rebbraio. - li Lilla esce dall'ospeJale in ottime condizioni, avviato in licenza di convalescenza, in attesa di poter fruire delle terme d'Acqu1 come complemento di cura. Come avete potuto osservare dalle esposizioni dell' andamento clinico della malattia. la guarigione si ottenne anche al di là delle speranze e del pronostico, inquantochè, nel mentre questo si limitava ad una probabile guarigiqne mediante anchilosi della ginntura, essa si ottenne r.ol ripristinamento quasi ad integrtt-~n della funzionalità dell'arto. Ed ora veniamo ad alcune considerazioni. Le lussazioni del collo del piede sono ancora oggidi oggetto di controversia fra i vari autori io chirurgia, cosi cbe mentre ad es. il Nelatoo, il Petit, il Boyer e la maggioranza degli autori francesi considerano le l ussaziooi dell' eslremita tibio peroneale come delle lussazioni d~l piede il Dupuytren, il Reclus, il Cooper, il Malgaigne ed altri, ~o n piti. ragione si allengono alla "ecchia dottrina ippocratica, di rapportare cioè semp1·e come lussata la parte del membro più vicina al tronco che non la periferia . Non è mia intenzione di descrivere nè accennare le varie specie e varietà di lussazione del collo del piede, chè uscirei dal mio compito. Dirò solo che le vere lus~azi o ni sia in dentro che in fuori dell'estremità tibiale, sia complete che incomplete, sono assai rare. La grande maggiorao:r.a dei traumatismi ai quali si dà il più spesso il nome di lussazione della ti bi a in dentro od in fuori, sono semplicemente degli esempi di rotazione laterale dell 'astl'agalo nella cavità glenoidea formata dalle estremità inferiol'i della tibia e del perooe. Di tolte le articolazioni a ginglimo, quella del' collo del piede si avvicina di più per la sua forma al tipo della
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enartrosi, in ragione del prolungamento dei due malleoli lateralmente. Nelle altre articolazioni giugl imoidali gli spostamenti laterali non sono infrequenti . ma difficilmente succedono rotazioni laterali; nella tibio-tarsea ha luogo il fenomeno inverso, lo spostamento laterale è difficile, mentre la rotazione laterale si eseguisce fa cilmente. La maggior parte dei casi ove si produce un cambiamento nella posizione rispettiva delle superficie articolari, tibio-tarsee, presenta questo carattere, cioè d'una rotazione laterale avente luogo nell'interno della capsula ben piu che vera lu~sazione. Il meccanismo per cui si operò la lesione nel nostro ammalato è abbastanza facile a ricos tituir~ i coll'immaginazione. · Nella ~adu ta del cavallo, il pi ede essendo in adduzione per lo sforzo di tensione di tutti i muscoli adduttori dell'arto. veniva· violentemente portato in dentro dal peso del corpo che urtava contro il suo lo; il primo fenomeno che si pi'Odu s~e, fu quindi la distensione dei legamenti laterali esterni dell 'articolazione, che per la loro grande potenza, anzichè rompersi, esercitarono un~ violenta trazione sul malleolo esterno, strappandolo alla sua base con frallura traversale; l'astragalo allora non più trattenuto nel suo movimento e nella rolazione della sua testa in fuori, venne a comprimere colla sua faccia interna il malleolo tibiale, facendolo schiattare alla sua base, dalla faccia profonda all a superficiale, producendo così la frattura bimalleolare per adduzione. La caduta del cavallo sul cavaliere accresceva l'azione rlel traumatismo, in modo da comprimere addirittura il bordo interno del piede volto in adduzione forzata con tro la regione interna della gamba stessa, per cui l'estremità tibiale, compressa fra il piede ed il suolo, doveue a guisa. di cuneo fuoruscire perdendo ogni rapporto coll'astragalo, lacerando i tessuti molli e producendo come si è detto In lussazione esposta.
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SOPH.\ U~ CASO DI LUSSAZ IO ~K ESPOSTA TIBIOTARSJ::A
La riduziClne della lussazione, come s'è avver-ato nel nostro càso, quando la breccia è piuLLosto ampia o resa tale da ap • posito sbrigliamento, e la estremità malleolari siano frallurate, non presenta serie difficol ti1, tanto piu quando sì arrtva immediatamente o poco dopo il disgrazi ato accidente e prima chi!) 11 tnrgore infiammatorio a!Jbia reso 'impossibile o e~tre mamente difficile ogni manovra. La riduzione è :1oche racili· tata quando il traumatismo consiste nella semplice rotazione de.ll 'astragalo sul suo asse ; ma i u altri casi, e sopratullo quando le estremità mall eolari~perd uran o intatte, la ridnzione incontra delle gravi difiìcoltà. Il chi rurgo deve allora flettere la gamba del paziente sulla coscia, onde rilasciare i muscoli gastrocn emii e, tenendo il piede in posizione intermedia tra la fl e3sione e l'estensione, es~rcita r·e su lui. coll a mano, una trazione permanente, mentre che un aiutante pratica la controestensione dopo aver presa la coscia al disopra del J,:inocchio; nello stesso tempo devesi esercitare una pressione laterale sull'osso spor)o(ente nella direzione dell 'articolazione. Si può aiutar·e tale manovra fl euendo ed estendendo moderatamente il membro , imprimendo al pi ede un leggero movimento di circumabduzione. Nel nostro ammalato per altro, dopo praticato un moderato sbrigliamento della bottoniera formata dai tessuti molli sulle ossa lu ssat~. b:.stò la semplice trazione in bas!;O del piede, esa· gerando prima il movimento di adduzione onde facilitare culla leva il varco alle ossa fuoruscite, indi sospingendo viva mente il pi ede stesso con movi mento opposto, cioè in abduzione, e fl essione. del piede sulla gamba, si potè operare la riduzione io modo che i capi arti colari sanza grande sforzo ve110ero im mediatamente a re,~ i proco contatto. Le lussazioni e~poste del collo del piede, complicate o no da frattura malleolare, sia prodotta 1la cause dirette che per
CON FRATTUI\A BnfA LLEOI.ARE
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contraccolpo. fino a pochi anni or ~ono, r.ioè prima del tr~t· lamento antisettico, èrano sempre state considerale come una delle lesioni più gravi in chirurgia, e spesso anche al disopra delle risorse dell'arte. Già l ppocrate sentenziava che in tutti i casi in cni le ossa dell'articolazione del piede si e rano lussate ed uscite all'esterno della ferita dei segmenti, non si dovesse in alcun modo tentare la riduzione, perchè in tal c.tso il paziente sarebbe morto non più tardi al di là del 7° gjorno ucciso dallo spasmo , dalla gangrena delle parti lese, mentre non facendo riduzione la più parte avrebbe po:tuto sa lvar$i da morte. Egli estendeva tali prccelli alle lussazioni esposte della testa della tibia, dell'estrem ità. inferiore del femore, del pugno, del gomito e della. spalla. Secondo lui la riduzione non dovrebbe essere pur· tentata nelle lussazioni delle dita, perchè le superfici articolari delle falangi si esfogli ano sempre, e pur f)Uando la riduzione riesce completamente. Dopo di lui Celso e Galeno adottarono quasi
senza riserva le regole stabilite da Ippocrate, ed insistevano con lui sui danni e la certezza quasi assol uta di una term inazione fatal e cur dà lnogo la riduzione delle lussazioni espo~te delle grandi articolazioni. Ma già g-li autori ed i chirurghi che susseguirono a quell'epocn, pur mostrandosi tuttora partigiani delle idee ippocratiche, restringevano però i limiti della sua appli cazione, nè si peritavano di ridune le lussazioni esposte, tutta volta ch e si fosse intervenuti prontamente e prima che le parli fossero colte da infiammazione, sollomettendo le parli lese a trattamento co n se~ulivo· antiflogistico rigoroso; ma se ad onta di questo si fosse in seguito sviluppata l'infiammazione dell'articolazione e fossero insorti spasmi , dolori vivi con febbre ioteO$a, si aiTrellavano a riprodurre lo spostamento dei capi a1"licolnri se la cosa era possibile senza troppa violenza. Tuttavia in pro-
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SOPRA U~ CASO DI LUSSAZLONE ESPOSTA TIBIOl'ARSEA
visione dello sviluppo della infiammazione preferivano la aspettazione alla riduzione immediata; salvo a procedere a questa dopo il 7° od il 9° giorno, cioè dopo scomparsi i sintomi flogi stici mediante trallamento appropriato. La teoria ippocratica, salvo le~gere modificazioni si mantenne per molti secol i immutata nel trattamento delle rratture o lussazioni complicate. Nella storia della chirurgia quasi tutti gli autori, sino ad epoca abbastanza recente, erano d'accordo nel rilevare la estrema gravità di tali les.ioni articolari , la loro frequente letalitil e la scarsezza delle ri sorse terapeutiche che olfriva la chirurgia in questi casi, dappoichè salvo r are eccezioni l'estremilà lesa era condannata ad una deformità certa ed in cu rabi~e od alla amputnzione. Ora, da che deri va va tale triste condizione di cose relativamente ali e lu ssazioni esposte? Non è. ner.essario risalire ai tempi antichi, ove la scarsa conoscenza delle cognizioni anatom iche e fisiologiche o l' imperfezione della tecniéa limitavano il campo dell'intervento operAtivo; non è necessario andar più in là di 30-40 anni. I chirurghi
d'allo•·a ignari, an·auo delle moderne teorie sull'infezione e sull'influenza che i microrganismi ed agenti patogeni esercitano sull'andamento delle ferite in gtmere, a,·evano tentato di spiegarne i fenomeni emettendo varie ipotesi. Era l'epoca in cui la n.nzione della ferita er·a inseparabile da quella della febbre, ove non si r.onosceva guarigione di surta senza infì ammnione: la febbre operlitoria e l'infezione della fe· rila pàrevano essere delle reazioni naturali dell'organismo ferito. Così I'Astley Cooper ed altri chi rmrghi nella prima me ti t di quP.slo secolo facevano consi~tere i l danno della lussazione esposta nella rapida infiammazione della si noviale, infiammazione cui faceva seguito pronLameote la suppurazi one e l'ulcerazione dei tessuti, la distr·uziooe del periostio.
CON I'IUTTUR.\ DIMAI.I.EOLARE
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delle cartilaKini articolari, dei legamenti, la denudazione· delle estremità ossee. Aggiungi r.he la violenza subita dalle parli molli vicine, la lesione dei muscoli e dei tendini , la rouura dei vasi sa nguigni producevano per necessità conseguenze più gravi che non quelle prodotte da lussazioni o frallure ~empi ici . Secondo l'llnmilton e altri chirnrghi americani la causa predominante sarebbe la distensione forzata dei muscoli che anorniano l'articolazione. Egli fa il parallelo fra le v-arie fratture e lussazioni esposte; secondo lui la cause che determinano la letalità straordinaria delle lussa1.ioni esposte non sarebbero gran che differenti da quelle che intervengono nelle fralture dello stesso ordine, e'mentre in queste ultime la mortalità è molto meno elevata , purtuttavia si dovrebbe a buon diritto supporre che la penetrazione di scbeggie e frammenti acuti ed irregolari nelle carni in mezzo a nervi ed a vasi, debba determinare una irritazione, un' infiammazione :1lmeno eguale all'irritazione ed all'i nfiammazione prodotte da denudazione di una superficie· articolare. Ma mentre nella frattura la natura stessa della lesione impedisce la riduzione com pleta e la distensione violenta dei muscoli, dei tondioi e degli altri tessuti molli che ne è la conseguenza neces:;aria, per cui l'accorciamento del membro dopo la frallura in certi limiti ed in certi casi sarebbe una ci rcosLanza favorevole e non come un accidente che il chirurgo deve cercare sempre di prevenire, nelle lussazioni le estremità articolari ridoue e mantenute in vita in reci proco contatlo inducono una distensione forzata dei muscoli e tendini circummabienti, nonchè colla loro riduzione una nuova violenza al primitivo traumatismo, causa non infrequente del\'inliammnzione successiva , nonchè di gravi ulteriori complicazioni. E p:-.r tendo da questo concello, l' Hamilto~ so;;-
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S:ll'fl.\ G.'l CASO DI LUSSAZ IOS K ESI'IISTl-. TIBI OTARS&A
giunge: Non è egli legittimo il suppvrre che dei tes~uti c.he sono stati distesi e dilacerati hanno biso~no di riposo per potersi rimettere degli effetti del traumatismo ? E se le parti molli subiscono veramente dei disordini più consideravoli nelle lussaLioni che nelle fratture, l'indicazione del riposo non ne riceve da questa circostanza un carattere piil imperioso? Queste idee dell' Hamillon, del Liston, del MiIter, come pure la teoria deii'Astley Cooper, o_ggidi han perduto del loro valore, dopochè colla meravigliosa scoperta dell'antisepsi e coi progressi della bacteriologia, si venne ad una più esatta conoscenza snlle cause delle infezioni delle ferite, per cui le idee attuali dei moderni chirurghi si sono profondamente modificate a Lale ri ;.tuardo. Oramai è accertato che l'infezione dellfl ferite e le gravi complicazioni che ne susseguono sono provocate dalla pre· senza di microorganismi viventi, microorganismi che sparsi solto forma di polvere nell'aria atmosferica si depositano su noi stessi, sul suolo e su tutto quello che ci circonda, provocano la suppurazione e sia per h loro presenza in numero infinito, sia pel riassorbimento dei prodotti decomposti , determinano fenomeni generali gravi che complicano le ferite ed in genere tutte le soluzioni di continuo. La maggior gravità poi delle lussazioni esposte, è quindi secondo me indotta dalla maggior facilità con cui le membrane sierose, più degli altri tessuti, si iniÌammano, e perchè le superficie articolari, per la conformazi one stessa della articolazione, pei vari meandri e cui di sacco della loro si novial e, m e~lio pres,ano il fianco all'assorbimento dei principt ed agenti dell'infezione; la riduzione stessa della lussazione, mettendo a mutuo contatto le superfici articolari , è di ostacolo alla libera uscita dei prodotti della infiammazione, se questa si è manifestata, dando quindi pron-
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FRA TTUitA 811IALLKOLA11E
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tamente luogo ad assorbimento di principi decomposti, cause di ulteriori disordini e complicazioni gravi da compromet· . tere non solo r integrità dell'articolazione, ma la vita dell' infermo. Come sopra giit dissi le l ussazioni e5poste del collo . del piede prima dell'era n.ntisellica erano unanimamente considerate di estrema gravita come lo dimostra la grande mortalità che le seguiva. In .fatti come conseguenza ordinaria delle medesime si osservava poco dopo l'infiamma· zione della artico lazione e delle parti più vicine il Oemmone difTu.so, le infiltrazioni purulenti derle guaine, l'osteo· mielite, La gangrena non er·a eccezionale in simili circostanze. Complicazioni queste che minacciavano non solo il mem bro ma la vita del ferito. In ogni caso poi anche quando, me-
diante trattamento appropriato, tali accidenti si erano potuti scongiurare, le funzioni dell'articolazione erano quasi fatalmente compromesse. e feli ce era il chirurgo che me· diante una solida anchilosi potea risparmiare il membro al ferito. Cosi, ad esempio, su 28 ammalati di Poinzot ~8 guarirono, ma la più parte con anchilosi tibio-tarsee ed anche con altre anchilosi tarsee. La scoperta dell'antisepsi, che fsegnò nella storia della chirurgia l!ln immenso progresso, ha recato un'influenza favorevole sulla cura delle ferile e delle lussazioni esposte . Mentre nel periodo anteriore i flagelli della chirurgia, cioè, la suppurazione, l'edema purulento, la resi pola, la gangrena d'ospedale, il tetano traumatico seguivano passo a p:tsso il chirui':JO e di~truggevano i ri.mltali del suo ioter· venlo operutorio, gt·azie all'aotisepsi ed all'asepsi il chirurgo moderno non segue più con ansia l'aperlura e la ferita di una articolazione e d'una cavità nalurale, ma apre tra n-
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SOPRA U ~ CASO DI LUSSAZIO~E E SPOSTA TIBIOTARSEA
quillamente il peritoneo, il r.ranio, le grandi articolazioni ed esamina degli organi che erano per il chirurgo antico dei veri noli mP. tangerP.. Accertato oramai come la maggior gravità delle lesioni articolari dipende essenzialmente dall'infezione della ferita, per la quale sino a pochi anni or sono la cura conservatrice terminava per lo più in modo disastroso accompagnandosi il più spesso colla supvurazione , carie od anche infezione pioemica, oggi dì noi ved iamo come invece mediante un'assoluta asepsi possa la lesione decorrere durante tutto il periodo di cura senza febbre e senza che una goccia di pus venga a contaminare il decorso della malattia; e quel che è più, l'articolazione ripristina re in gran parte ad integrum i movimenti e le funzioni sue. E t~le decorso noi lo vedemmo avverarsi nel nostro Lilla, poiché fì n dai primi giorni la ferita articolare si iosaldò e la reazione Oogistica fu quasi nulla. Ora che abbiamo accennalo alle gravità speciali di cui erano segnale anticamente tali lesioni articolari, ed alla felice inlluenza esercitata su esse dalla cura moderna anti settica diciamo qualche cosa del trattamento chirurgico a tale riguardo. Il trauamento generale che oggidi il chirurgo dovrà impiegare, a seconda dei casi, può essere di tre specie: 1° la conservazione dopo semplice riduzione ; 2• la resezione dei capi articolari lussa li ; 3• l' amputazione dell' arto. La riduzione semplice della lussazione, tendente alla conset·vazione dell'arto offeso, era !per la maggior parte dei
chirurghi fino a pochi anni Ot' sono da rigettarsi, per l'infelice risultato della medesima. Da qui il precetto di ricorrere all' amputazione od alla resezione primitiva, r iser-
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bando solo in rarissi mi casi la riduzione pura e semplice della estremita lussata. Oggidì, grazie all'antisepsi, la proposizione deve essere invertita; bisogna conservare il piede con o senza resezione, e riserbare l'amputazione per i fatti eccezionali. Poinsot su 28 osservazioni notò 6 amputazioni , 17 volte la riduzione fu facile, e presso cinque malati si dovellero resecare le estremi Là articolari per ottenere la riduzione. Su 22 conservazioni si ebbero 16 guarigioni; su 52 ca~ i, lo stesso autore trovò 29 successi e 23 insuccessi, di cui 8 morti . L'Oilier prima del 1870 registrò su 5 •·iduziani 4 morti e su 5 resezioni 2 morti. Oggidi pertanto, dato un caso di lussazione esposta, la conservazione della parte medimte la riduzione dovrà sempre essere tentata ogni qual volta si arrivi immediatamente do'po l'accidente e prima che la ferita abbia avuto il tempo di infettarsi. Il chirurgo dopo essersi reso conto della situazione delle ossa e dei guasti, deve tentare la riduzione previa un'asso!uta asepsi della parte, che si può ottenere rimuovendo ogni sozzura che abbia potuto inquinarla anche in minima quantità, e quindi lavanrlo accuratamente le parti con una soluzione tiepida antisetti<:a. OtLenuta la riduzione, allorquando i disordini non sembrano incompatibilr con una riunione primitiva, si pratica un bendaggio occlusivo con ovatta sterilizzata, nel mentre che si colloca ed assicura il membro leso con apparecchio inamovibile ingessato o silicato, in istato di perfetto riposo riducendo in tal modo la soluzione di continuo quasi nella condizione ili ferita sottocutanea, per cui r ulteriore andamento della lesione non potrà che procedere verso la guarigione in islato di perfetta asepsi . Resezione. - Allorquando il chirurgo, in presenza di una ·lussazione esposta del collo del piede, riconosce l' impossil
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SOPRA UN CASO DI I. IJS SAZIO~K ESPOSTA TIBIOTARSU
bilità di una riduzione semplice, ricorrc:rà possibilmente al 2° metodo di trattamento, vale a di1·e alla riduzione dei capi articolari mediante resezione parziale alle estremità ossee. Questo metodo di trattamento, che dopo il perfezionamento apportato alla tecnica operativa da attualmente dei urillanti risultati, conservando al paziente un membro di assoluta util itàf già in altri tempi votato alla demolizione, non entrò nella pratica chirurgica che da poco volgere di anni. È infalli a meravigliarsi come in ogni tempo non si abbia mai avuto l'idea di risecare i' frammenti lussati per operare la riduzione ed evitare l'amputazione della gamba. Eppure già anticamente Ippocrate aveva preconizzato tal trattamento ch imrgico. Egli diceva che la resezione completa delle O.lsa a li vello delle gitlllltt!'e, sia al piede, <d la mano, alla gamba. al collo del piede, all'avambracci o o al pugno, non olTre danno, a meno che il malato soccomba per una sincope o che non gli venga al primo giorno una febbre continua o di assorbimento. Celso indic~~:va pur chiaramente l' impie~o della resezione nel trattamento della frattura complicata. Con tuttociò non fu che nel secolo scor.so che Moreau pe! _Primo praticò la resezione del collo del piede. c qualche tempo dopo· fu seguita dal Josse d'Amiens nonche dai chirurghi inglesi Gooeh, Cooper, Hey che praticarono questa operazione. La pratica quindi della resezione tibio tarsea si sparse nei vari paesi ma molto a rilento. Il Gt·aefe ed il Weber vi ricorsero dal 1818 al 18?1 seguiti dall' Jaeger e dal Textor. Così il Velpeau, il Syme, il Fergusson, Enchsen Miller, Liston, ecc., si pronunziarono per la resezione allorché la _riduzione non può essere attuata altrimeuti, ed allorchè la lussazione risiede su r.erte arLicolazi!>ni, come al gomito od al collo del piede.
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FRATfURA BUI:\LLEOLARE
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Ad onta però che i più en~inenti chirurghi avessero adott-ato tale trattamento curativo, l'operazione era raramente praticata perchè, tuttora fondata su metodi difettosi ed irrazionali, dava callivi risultati, e ad essa pertanto si preferiva ancora la amputazione della gamba. L' Astley Cooper in lnghiiLerra la praticò 8 volle con successo, e raccomandò vivamente la resezione della tibia nelle lussazioni compi ica te. Secondo statistiche recenti riunite dal Delorme, questi trovò su 78 r esezioni 65 guarigioni. Secondo il Culberston ed il Poinsot su ·1 5~ resezioni del collo del piedt: si ebbero solo 19 morti. Il Poinsot su 82 resezioni ha una mortalità del ·15 p. 'l 00 . In 41 casi nei quali il malato ha potuto essere seguito i risultati funzionali furono dei piu soddisfacenti: la più parte degli operati riebbe la funzion e del membro. Su 23 casi nei quali lo stato funzionale del membro è indicato, 19 volte la deambulazione fu facile, sen~a appoggio; in un caso si faceva col soccor·so di una canna, in 3 casi il piede si anchilosò in una posizione viziosa , per cui in due si dovette riconere all'amputazione, nell'aiLro si ricorse alla resezione eù il malato guarì conservando un membro utile. Per altro fino a questi ultimi tempi i r·i sultati delle resezioni tibio-tarsee erano lungi dall'essere sempre troppo favorevoli, ed è merito specialmente deii'OIIier, che camminando sulla larga traccia lasciata del nostr-o italiano, il Lar·ghi di Vercell i, potè adottare il metodo solloperiosteo, che favorito dall'antisepsi potè ottenere splendidi risultati. La resezione pertanto sarà sempre un'ottima risorsa in tutti i casi per il chirurgo ogni qualvolta non è applicabile la l'iduzion~ semplice delle estremità lussate. Le principali indicazioni si ded ucono dalla irriduttil>ilit1l della lus-
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SOPRA U~ CASO DI I. USSA~I ONE ESPOSTA T IBI')TARSKA
sazione, dall'alterazione dei capi articolari, dalla tendenza insormontabile di un frammento a far sporgenza nella ferita. La tecnica operativa si limi1a, nella resezione, all'applicazione del l'npparecchio ovallo -silicato sul membro, dopo praticata la resezione e all'accurata disinfezione della ferita. In tal modo si potrà con grandissima probabilità evitare la infiammazione e la suppurazione, ottenere una riunione per prima intenzione segui ta da r·itorno pressoché completo dei movimenti. Ed è appunto in questi ca.;i che si manifestò il trionfo dell'antisepsi, che diede ali'Oilier degli splendidi risultati e che permise recentemente al Bergmann di conservare intatti dei membri con lesioni delle articolazioni, specialmente del ginocchio, che prima sarebbero stati votati all'amputazione, seppure non avrebbero costata la vita all'infermo. Oggidi quindi, colla medicazione antisettica, la· mortalità é talmente diminuita che, all'infuori dei casi nei quali per vastis· simi disordini e disorganizzazioni delle pani , l'amputazione è imperi0samente comandata, dobbiamb risecare tutte le volte che possi-amo conservare allo scheletro della gamba e del piede una lunghezza sufficiente pel buon funzionamento del membro. Amputazione. - L'amputazione della gamba al terzo inferiore era la r isorsa p1·eferita dagli antichi chirurghi sino ad epoca relativamente recente, nei casi di lussazione espo· sta tibio-tarsea. Di fronte al metodo di riduzione immediata nonchè al metodo d'aspettazione puro e semplice cbe era spesso attuato dagli anti chi, sempre incerto, di s:~rmati dinanzi al pericolo dell' infezione della ferita , ignari dei processi di resezione, adotta vano quello come miglior espediente, che doveva dopo tutto dare nl ferito le più grandi probabilità di guarigione. Questa pratica fortunatamente og·
CON FRATi wfiA BUULI.EOLAR E
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gidi, cogli immensi progressi della chirurgi a moderna , si va facendo sempre piii rara per tali traumatismi ; ed è solamente raccomandata come ultima risorsa tulle le volte che la violenza della lesione sia tale da ridune una estrema disorganizzazione delle parti componenti l'articolazione, per cui , minacciata la vitalità dei tessuti stessi, sia imminente la gangrena e lo sfacelo della parte. Essa è pertanto indicata e riservata ai cnsi nei quali la lussnzione è complicata da frattura comminutiva o fendit ure estesissime, da lesione dei nervi o dei grossi vasi. Il chi rurgo pertanto, ridotto a tale triste necessità operativa, di fronte'ad una lossazione esposta del collo del piede può scegl iere fra i segt1enti metodi operatori i, cioè : 1° L'amputazione alla S~·me: 2" L'amputar-ione nlla PirogoiT; 3° L'amputazione al terzo inferiore della gamba. Il Culbertson pnbblit:a a tale riguardo la seguente tabel la tomparativa: ,o Amputazione alla Syme casi 315 - morti 30 9 p. 100. 2° Amputazione . alla Piro~o tT casi 1 ao - morti 26 .20 p. -100. 3" Amputazione al terzo infet·iore della gamba casi ·148 morti 4-8 - 32 p. 100. Da que:>te cifre risulterebbe che, dal lato della mor · talitit, la amputazione di Syme offre il maggior vantaggio. Solto il doppio punto di vista dei pericoli che l'amputazione a\ terzo inferiore della gamba fa conere, e della mutilazione che essa impone questa operazione è la meno accettabile, a meno che vi sia una distruzione estesa delle parti molli attorno all'articolazione. Pt·ima di terminare questa mia imperfeua e:;posizione 51
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SOPR.-1. UN CASO DJ l.USSAZIONE ESPOSTA TrBlOTAHSBi
mi si permetta accennare ancor·a a qualche metodo adot· tato spesse volte dai nostri antecessori nel trattamento delle summentovate lussazioni, quali il metodo dell'aspettazione e la tenotomia. Per noi , avvezzi oramai ai trionfi della moderna chirurgia antisettica, il metodo dell'aspetlazione senza riduzione sarebbe un controsenso, un assurdo, e non verrebbe mai abbastanza biasimato quel chirurgo che rimanesse inerte davanti una lesione di simil specie. Ma per gli antichi, che di rado amputavano , nè avevano pratica di resezioni, impotenti e disarmati davanti lo spettro dell'infezione successiva della ferita, l 'aspettnione era pur sempre una risorsa, essendo il più delle volte sconsigliata la riduzione delle Jussazioni esposte dagli stessi maestri dell'arte, in vista delle gravi ssime complicazioni c della terminazione il più delle volte disastrosa a cui le medesime davano luogo. Colla aspettazione gli antichi, astenendosi dal ridurre, si limitavano a combattere con mezzi appropriati i fen omeni d'infiammazione locale cui il trauma potea dar luogo, e non tanto·di rado la guarigione e la continuazione della vita dell'infermo si otteneva, a prezzo d'una deformità permanente ed insanabile con abolizione più o meno completa delle funzioni dell'arto. La tenotomia , preconizzata solo in epoca molto più recente e specialmente dal DiefTenbach, venne pur soventi applicata quando per l'enorme distensione muscolare e tendioea periarticolare, non era possibile alluare alcuna riduzione; per essa non solo si sezionava il tendine di Achille, ma eziandio tutti i fasci tendinei estensorii o fles!>orì che fossero d'ostacolo al reintegramento dei capi articolari in sito: cosi si potea ottenere guarigioni ma a prezzo di irrimediabile anchi· losi e dell'atrofia più o meno manifesta dei muscoli della estremitit stessa. Limitato per altro alla sezione del tendine
CON FRATIURA BI!IIALLEOU.RE
di Achille, questo metodo ha fornito al Roux, Gerdy, Caropeli, ~foore e Valentin dei successi abbastanza incoraggianti. Oggidi, grazie alla cloroformizzazione potendosi:ouenere il completo rilasciamento di tutte le potenze muscolari che si oppongono al redintegrameoto dei capi articolari lussati, la indicazione della tenotomia è diventata una beo rara neces· sità, nello stesso modo che con una ben applicata asepsi noi riduciamo al minimo i fenomeni r·eattivi d'infiammazione, e possiamo anco sperare una solida guarigione di lesioni che già poco volger d'anni addielro erano considerate come gravissime e molle volte fat.1l mente letali.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI
RIVISTA MEDICA H. HrRsoRSPRUNG. - La malattia del Mollar. - (Jaht·. ,fùr f(inrlerheilk. e Centralbl . .filr die medie. Wiasenseh., N. 14, 1896). malallia descritta dal Moller come Pachilide acuta fu più tardi dal Barlow dichiarata come scorbuto infantile, il quale, secondo il Bat·low, colpis~e di preferenza i fanciulli rachitici. L' Hirschsprung tiene per vero il primitivo significato del Moller, da l cui nome vor1·ebbe che fosse appellala la malattia. Egli comunica 10 storie di maiali della !!UB propria osservazione che, secondo il suo paret·e, rappresentanr.• la malattia del Mollar nei suoi diversi gradi di intensità. Come segno _caratteristico della maLattia H. considera il suo manifestarsi nei fanciulli da 6 a 24 mesi e una tumefazione solitaria o multipla di una speciale solidità doJoposa al tatto in corl'ispondenza delle ossa luoghe tubulari. La malattia é, a quanto pa1·e, costantemente accompagnala da aumènto di tempeJ•atura (39" fino a 40• e più) il cui corso è molto ir regolare. Coptro la opinione di considerare la malatlia come scot·buto à da notare che n on vi ha alcun fondamento per amme ttere che lo scorbuto colpisca nella età infantile prevalen· temente il sistema osseo e provochi emorragie sotto il pe1·ioslio e le soluzioni epifisarie. In molti casi manca affatto la cachessia propria dello scoebuto, manca pure ogni emorragia rwlhi pelle e nelle mucose. D' altra P&l'le l' aument.o della tempe1·atura, il copioso sudore che nei casi leggieri determina la rapida involuzione d el tumo1·e sono proprietà della malattia del Moller che non si accordaoo col significato dello scorbuto. L'affezione dentaria, alla quale il Barlow dà molta importanza, non é costante secondo le t)sservazioni del H., anche quando i denti sono gia guasti. Lèl
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Secondo il H., l'alterazione pr imitiva è l' ispessimento e la iperemit~ del periostio e la iperemia dell'osso. 01 qui il dolore nel tocca re il membl'o e il disturbo della funzione. Questi sintomi possono nei casi leggier i torna t•e indietro senza ulteriore sviluppo; nei casi meno leggi er i v' ha rottura dei vasi dentro e solto il per ioslio producente talora anche ~rosse emorragie. Non è però da ammetl<>I'Si che sempre il gonfiore delle nssa lunghe dipr.nda da emorragia sottoperiostea. Il H . è d'a vviso che si tratti di una specie di esacerb azione acuta del process o rachitico. Che la mascella sia frequenteme n te malata si comp1·ende, essendo in essa frequenti le alterazioni rachitiche. Poiche la mascella dura nte il pe1·iodo della espulsione si trova nel suo vivo sviluppo, cosi in qur.sto tempo con molta facilità si producono forti congestioni ed· emorragie nel periostio e nella mucosa. Le e morragie nella cute e nelle mucose che solo occorrono nei casi gra vi della malattia rlel Mollet• il H. riguar da come conseguenza del distu r bo generale della nutr izione.
Gli çoatamentt del ouore nel versamenti pleartol. - (A rehioes elini,J ues de Bordeaux, N. 6 del 1896).
A. P tT R ES. -
l n una set•ie di lezioni latte alla clinica ùell" ospeJale di S. Andrea, il Pit1·es studia ed analizza tutti i segni l'ìsici che pos sono p1·esentare gli spandimenti pleurici, e tra esse i mportanlissima é quella che si riferisce agli spostamenti del cuore. Con chiarezza e competenza s uperiore l'autore analizza le opinioni contradçiittorie degli sct•iltori più llttto1·evoli cit·ca il m eccanismo e là natu1·a degli spostamenLi cbe subisce il c uor e nelle pleuriti essudaLive, ciò che dimostra la necessitu di studiare la questione coll'aiuto di nuove osservazioni ed espP.rieoze. Colla analisi c1·ilica di <tuarantaJue osservazioni di pleuriti con versamenti, deduce le leg~i cliniche che pres iedono alla manifestazione della ectopia carJiaca nei ca s i d i spàndimenti leggieri, meJiani od abbondanti, e le dill'e-
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renze degli spostameoti del cuore secondo che il versamento risiede nella pleura destra o s inistra, e con esperienze cadaveriche riesce a precisart) il modo di produzione dell' ectopia cardiaca nelle pleuriti tanto di destra che di sinistra. Dimostra in seguito il meccanismo in graZ:ia del quale il cuore, respinto dagli spandimenti. pleurici, sfugge agli effetti nocivi della esagerazione della pr·essione endotoracic.a mediante l'azione protettrice esercitata dal péricardio, la tensione delle cui fibre, solidamente fissa le in allo ed in basso, aument~ a ppunto in ragione dell'aumentare nella pressione stessa, e successivamente passa all'esame degli accidenti cardio-vascolari ed alle morti improvvise che si verificano tal volta nei pleuritici ~ che l'autore non ritiene necessariamente subor·dinate all'ectopia cardiaca. Molto importanti sono le conclus ioni seguenti, in ~~ui l'autore riassume le nozioni preceden tt>mente svolte: 1• L' ectopia cardiaca è un sintomo abituale dei vet·samenli pleurici, medi ed abbondanti, ma non si verifica nei casi di ~carl:>o essuda to, inferiore ad un litr·o; 2• Quando lo spandi mento risiede nella pleura des tra, il cuore è respinto in massa, senza notevole deviazione del suo asse, da 5 a 6 centim . in basso ed a sinistra, s_icchè la sua punta viene a puisare nel 5• o nel 6" spazio intercostale, all'esterno della linea mammillare sinistra ; 3' Nei ver·samenti di media quantità (da 1 a 3 litri) del cavo pleurico s inis tro, il cuore tende dapprima a farsi ver· ticale, s icché la punta viene a collocarsi dietro l'appendice xifoide ; quando il versamento ~i fa più abbondante, il cuore, s empre restando in posizione verticale, è spinto in massa oltre il mar·gine destro dello sterno, ed applicato fortemente contre, la parete toracica anteriol'e: ue d er i"va quindi che le pulsazioni sono apprezzabili in parecchi spazi iotercostali lungo una cllrva cl•c va dalla seconda articola.zionè sin· condro-costale destra , al cavo epigastrico, passando a ll"<'slerno del capezzolo. Tali pulsazioni sono quelle dell'aorta, non potendo mai il cuore contorcersi in una direzione obli·
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qua da destra a sinistra tale da portare la punta sotto il capezzolo destro; 4• Lo spostamento del cuore negli essudati pleurici ~~ limitato dalla tensione del per·icardio, le cui fibre, solidamente fissaLe allo scheletro osteo-aponeurolico della sommita del torace, od al centro frenico diaframmatico, subiscono di necessità uua trazione tanto più forte quanto piu il diaframma è abbassato dal peso dell'essudato; in altri termini più il ve rsamento è copioso e tende a deprimere il dia framma, più il tramezzo mediaslinico divE"nta l., so e r~sistente; 5• La pleurite con versamento abbondante é sempre unilaterale ; il pericardio quindi non si tende che dal Jato i 11 cui la volta diaframmatica é depr·essa verso l'addome. Se lo spandime nto risiede nella cavilli destr·a, è la metà destra del diaframma che è compressa e quindi la porzione destra od auricolare del pericardio che soppor ta tutto lo sforzu della trazione, e siccome tale porzione è normalmente quasi verticale. il cuor e r·e!lta relativamente poco spostatu verso la sinistra. Se il versamento occupa la cavità sinistra è la porzione ventricolare ciel pericardio cile si tende facendosi verticale : e siccornc essa è mollo obliqua normalmente, il suo cambio di direzione ha per effetto uno spostamento notevole del cuore. In ambo i casi però il cuore r esta prntello contro gli effetti depa j)ressrone eudotoracica e~agerata per la ten· sione del cavo pleuricu disteso dal versamento. È in grazia a tale pl'otezioue che egli può continu~tre a contrarsi regolarmente; senza di essa le orecchiette si accascerebber·r, e la cil'colaziont' .sarebbe tosto interl'olta; (io Gli l!CCidenti cardio-vascolari, e la morte improvvisa che si verifica talvolta nel COI'SO di pleuriti essudalive, e che furono spe~so attribuiti all'ectopia cardiaca, dipendono verisimilmente da cause multiple e variate, ma non sono cerl•> subordinate agli spostamenti del cuore con l'apporto come causa ed eff~tto, giacche esse possono verificarsi nei casi in cui il cuore non venne spostato, e per· contro fol'tunatamente non si osser·vano che abbastanza ùi raro anche nei casi io cui il cuore subì uno spostamento consider·uvole. A. C.
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Rl VIST.-\
Btucllo del 1augue uell& tuberooloa14elle 011a e delle arttoolazloui. - ( The Boston medica[ and Surgical journal, maggio e giugno ·1896).
IoHN DANE. -
Sino ad oggi, nessun tentativo di ricer ca e stat.o fatto. per sapere se esiste una relazione costante fra le lesioni patologiche della tubercolosi delle ossa e delle articolazioni e la condizione del sang ue, specialmente in rapporto alla leucocit.osi, r elazione che importerebbe mollo conosr!ere, non solo dal punto di vista scientifico, ma anclw dal lato te r·apeutico di questa cosi frl'! quente malattia. Si ritiene generalme nte che la tubercolosi non aumenti di molto i corpuscoli bianchi del sangue, e che quando ciò avvenga, s i debba e~clusivamente al processo flogistico. Così Hayem stabilisce che nella tubr rcolosi polm1lnare la leucocitosi si inizi di conservk con le lesioni irritalivo del polmone. Kerin esclude la tubercolosi polmonare e miliare dalle malattie producenti leucocilosi, Rieder non parla che di un caso d'ane mia cronica consecutiva a tubercolosi in una t•agazza di 19 anni. con 8,700 Jeucociti per ce n li metro cubo, col 22 p.100 di elementi mononucleari. L'autor·e ha eseguilo i suoi s tudi iu un <'Spedale di adoles centi, e n(•fl si dissimula come in questa eta, e specialmente in quella che cor·re fra i tre auni ed i dodici, le cifre esprimenti l a leucocitosi siano mollo variamente apprezzate, giacchè Schiff sostiene ciH~ il 11umero dei leuco..!ili raggiunge i 10,000, B0uchut e Dubr·isay i 6,i00, Emma Bayer crede che a sei anni si rag giungano g ià i 9,000, mentre Gundobin sostiene che ad otto a nni il sangue ::;ia gin simile a quello degli adulti. Anche intor no alla proporzione delle Yal"ie forme di leucocili v·è cltscrepauza d'opinioni, poichè nelle tavole di Klein si trova pcl nume1•o totale di l<•ucociti il 24 p. 100 di linfociti, il 3 p. 100 di forme mononulceatc il 66 p. ·100 di forme polinucleatc neutrofile, il 2 p. 100 di forme eosiootìle, il 5 p. IOO di for·me d: transizione. Le tavole di Gundobio portano il 'JO o 60 p. 100 di linfociti, e dal 28 al 40 p. 100 di forme po· lmucleari neutrotìle al di sollo di tre anni ; poi Jai tre agli
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otto o dieci a nni le cellule neutrofile aumentano considerevolmente. La tecnica usata dall'autore in queste ricerche è stata la seguente: Ha preso il sangue dal lobulo dell'orecchio, ed ha colilato i globuli con l'apparecchio di Thoma-Zeiss. Ha diluito il sangue con la soluzione di Toison all'i pe1· 200, ed ha numerato i globuli ros~i di 500 quadrati. Per la numerazione dei leucociti ha usato la soluzione di acido acetico al 0,3 p. 100 coloJ>ata debolmente con violetto di metilene, ha diluito il sangue all'l p. 10G, ed ha contato 20,000 piccoli quadrati. Ha disseccato col calore o con la benzina i copri-oggetti, e li ha colorati con la tripla colorazione di Ehrlich. In ogni osservazion e he. tenuto conto della temperatura deU'ambient.e. Quando le lesioni ossee od articolari avevano prodotto un ascesso, e questo si doveva incidere, dal pus si facevano culture in siero di sangue, e se dopo aver tenuto i mezzi di cultura a temperatura costante di 37" per dieci giorni, non si sviluppavano germi, si considerava l'ascesso come prodotto dal bacillo della tubet·colosi. Con quest ordiné d'idee, e con queste pt·ecauzioui, l'autore ha esaminato il sangue di 43 malati di tubercolosi delle ossa ' ed articolazioni, valutando in ciascuno la quantita di emoglobina, il numero de~li eritroci ti, dei leucociti, de' li n foci ti, delle forme mononuclea ri, delle fonne di transizione, delle forme polinuclear·i neutrofile ed eosinofìle. Malgrado il risll'etto campo di Mset•vazioni, la mancanza in molti casi dell'esa:ne batteriologico, ed in tutti i casi dell'esperimento delle inoculazioni sugli animali, la t11ancanza di ogni notizia dei malati dopo la loro uscita dall'ospedale, l'autor e crede poter dedurre dai suoi studi le seguenti conclusioni: 1• Molti casi di tubercolosi delle ossa e delle articolazioni decorrono senza diminuzione di corpuscoli rossi del sangue. 2" L'emoglobina diminuisce al punto da pr odurre un leggiero gr·ado di clorosi. 3o Il numero dei leucociti non é in r elazione diretta con la temperatura del corpo.
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4• L'aumento de' leucocili indica la probabile produzione d'un ascesso. 5• Quando in connessione con un Ieggiei'O aumento di leucociti si riscontra l'esistenza d'un ascesso, il pus che ne deriva è sterile, e l'ascesso è di lunga durata. 6• Quando l'ascesso e~iste il lieve aumento dei leucociti indica l'assenza, il forte aumenta la presenza d'un'infezione secondaria di mic1·oorganismi piogeni. 7• Allorchè dopo aper to l'ascesso il pus si trova sterile l'aumento de' leucociti indica che la piaga subisce un'infezione piogeoica. s· II gran numero de' leucociti non è sempre a sc.apito del nume1·o degli eJ•it.rociti. g• Le tubercolosi di or igine traumatica sono generalmente a ssociate a for·te aumento di leucociti, ed hanno un decor~o mollo più g rave deHe altre.
Conalderaztonl aDll& 4lfterlte. - (Dal Bollettino della R. A ccademia di Medicina del Bel{lio, N. 3 del 1896).
M . BARELLA. -
In una lettura fatta alla R. Accademia medica di Bru!>· selle l'autore , partendo dall'esame di una mo nografia rela· tiva all'e pidemia svoltasi nel Nord della Francia ne l 189i e 95, ~tudia lungamente tutte le questioni r elative alla difterite, allo stato attuale della scienza, alla natur~t della malattia, segnala il trasporto e la diffus ione possibile del ba~:illo di LòfTier per mezzo degli ttnimali domestici, e si chiede: che cosa è una falsa membrana ? Non altro che de lla fibrina coagulata, cioé un sintomo. Che cosa é la d ifieri te ? Un processo patolùgico analogo agli alt1•i g randi p1·ocessi di cui l'organismo si vale a scopo curativo, quali l'ulcerazione. la suppurazione, la cangrena, la carie, la necrosi. La parola difterite sccimparira un g iorno quale nome di u11a entita morbosa, come quelli di itLero, cefalalgia, diarrea, apuples· sia, convulsioni, e pilessia, ecc ., che tu tti non ha nno che un valore sin lumatologico. L'autore è d'opinione che, in ciò che ~i é conveuuto di chiamare di rtcrite, vi sia altra cosa oltre un bacillo qualunque,
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c che la falsa membrana sia la caeatteristica non di una entita morbosa, ma eli un processo pèltologico che si r iscontra probabilmente in un gran numero di animali. Dopo a ver esaminato molti fatti ed osservazioni proprie e di autori stranie ri d'ogni paese r elativi ai concetti suesposti, ed alla diffusibili t& [della malattia dagli animali all'uomo e viceversa, l'a~lore viene alle seguenti conclusioni: Tulte le nostr e mucose, allo stato di perfetta salute rac· chiudono un certo numero di micro-organismi tii natura diversa, che restano perfettamente inotfensivi finché per tutto quel tempo che il loro ter reno di soggioruo conserva le sue condizioni fisiol ogiche, r imane sano. Se al contrario il mezzo in cui essi vivono perde la s ua salute normale, soffre nella sua vitalita, il germe vivAnlfl soffre pure, diventa nocivo; il microb!l di Loffier, per non citare che questo, secernP allora, ma allora &olamente, una tossina virulenta, quella tossina che Roux e Yersin hanno isolato e chiamato tossialbumina. I microbi che occupano in tempo normale la faringe e la laringe e che non hanno alcuna azione finché non soffrono, divengono ad un dalo momento pr\ricolosi, quando cioè il mezzo in cui essi vivono è alteralo, ed essi stessi restano colpiti. Allol'a solamente si produrrebbe la secrezione di tossine, il loro assorbimento, e l'avvele namento di tutta l'economia. La secrezione microbica non sarebbt! essa che creerebbs lo stato morboso, essa solo aggiungerebbe la sua virulenza ad una atfeziou~ benigna prcesistente, facendole acquista ..e allorb una gravita insolita. A. C. Bulla febbre melanurloa (Sohwarswa••er1leber) o..ervata nelle trappe ooloalall tedesohe nell'Afrloa oooidentale. -· (Deutsc:lte MWtd rarztl. Zeitschr Vt, N. 6, '1896).
P LE H N
K ù cuEL e STENDEL.
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Quest'affezione trae il suo nome da un suo sintomo caratter istico, che è la colorazione bruna delle orine. Essa è una orma di malaria tropicale associata a nefrite ed ematuria.
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Su0i fenomen i più salienti sono: senso di oppressione, dolorabilita dell'adrlome, dispnea, nausea e vomito, speR~O itterizia con emissione di urina di colore r osso scuro, lalvra anuria con febb1'e intermittenle o remittente; talvolta insoi·ge la malattia col quadro fenomenico della nota emog lobinuria par11ssistica, cioè l'orina si mostra sanguigna soltnnlo durante l'acc<'sso febbJ·ile,- mentre nell'apiressia apparisce normale. Sui ca si studiati a Camerun nè il Plchn nè prima di lui il Fis !Jer sono riusciti in principio a scoprire parassiti del sangue. Del resto il saugue faceva vedere tutte lP alterazioni caralt(•risticbe della malaria (distruzione di grande quantitil ùi corpuscoli r ossi). Soltanto più tardi il Plr•hn potè dimustrare nel sangue di recente estratto la pr r•st.'uza del para ~:;sito il <Junlc prcecnlavo la forma di una
piccola ameba 1·inchiusa rwl corpu!>cOlt' sanguigno, il qual parassiti mostrava sP.nsibili differenze coi parass iti della malaria eurnpPa l'J anche con quelli studiati da Laverau sulla malaria tl·opicale. QuestA ameba ap parisce come un piccolo corpo dotato di lardo movimento ed a lento s \·iluppo, non s uscettibile di colorazione e privor affatto di pigmento. Da questa ameba, ~(•lto la temperalut·a del sangue, per ispessimenlo della zona mt~rginale si s\·iluppa un cnrpusl!olo ovalare a contorno doppio ben suscettibile di colorazion{'. Col tempo f(Uel corpuscolo si scinde in cinf(uc o sei altri elementi di forma f•vale, che fortemente si colorano ad un polo. Questi ultimi o restano uniti tra loro e pr·cuJono qut'lia forma stellata clu:! ricorda la forma di ovulazione trovata in Italia, oppure appena sviluppati si staccano gli uni dagli a ltri e continuano poi a muover si con g rande celerita nel sangue; !lembra poi che essi s•Jiluppino di uuovo le fnr·me amP.boidi. La colorazione del parass1la viveute riesce a s:>ai bt' ne con una goccia di soluzione allun~ata di clorur·o di sodio cou bleu di meLilene in una gnccia di sangue (Celli). L'ameba morta non è più capace di colorazioue. Nello stato adulto rameha r aggiunge il volume rli un f(Uarto di corpuscolo, mentre l'ameba malarica pigmentata d' Europa può crescer e sino ad uguagliarlo in volume.
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Quest' ultima anche fu trovata da P!ehn in Camerun sCIItanto in casi del tutto isolati di febbri a ccessi•)nali tipici e leggeri; all'incontro la piccola ameba suddescritta fu da lui riscontrata t·egolarmtmte nella malaria. grave tropicale atipica e specialmente nella malat•ia mc lanurica. Una differenza pt•atica fra i d ue mict·organismi consiste nd suo diverso m oùo di comport.a rs i col l:hiuino. M entre la febbre malarica europea benigna, comt) è noto, cede bl'n preslo al chinino amminis trato a tem po opportuno cd a dns•' sufficie nte, l'azione di questo alcaloide è mal sicura <' assai dubbia n ella l'ebbre di malar!a tropicale, anzi s econdo Plehn a ffatto nulla nella l'ebbre di maleritt c•Jil melanuria. Que~Lo autord cita anzi dei casi in cui l'ematuria s i è manifestata appunto in seguito alla somministrazione di un g r·amm.. o due di chi n i nn P e r questi fatti il Plehn crc>de sia c•>ntroindicato il chinino in questa malattia.
C. P.
MARTIUS . -
Aforl•ml oUDiol •ul oanoro dello •tomaoo. -
(Festschr(tc ~ur 100 j iih rigen St(ftungs.feier de.~ n<!hl i z i nisc:h- ch irurgische n Friedrich- W il helms- I nst itats).
Il prof. Martius su }~>36 malati ne osservò 408 (in cifra tonda 9 p. 100) che si lamentavano di disturbi di s tomaco e su questi ne trovò 4~ (circa t i p. 100) nei quali fu emessa la diagnosi di cancro dello stomaco. L a diagnosi del carr.inoma dello s tomaco è clinicamente certa, se il tumo re palpabile accompa g na i! decorso tipico della malattia e s0pravviene la cachessia caratteristica. La presenza di acido cloroidrico libero in generale depone contro il car cinoma, il r "perto negativo per sè solo al contrario o solamente perciò non è se gno certo della esistenza del carcinoma. I no l tre l'esistenza dell'acido lattico, da fet'mentazione, nello stomaco è un segno cat·atteristico del carcinoma. ed essai importante specialmente in principio di malattia, quando il tumore non è palpabile.
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RIVISTA
In tutti i casi di carcinoma dello stomaco, che si manifes tano con scarsa secrezione e insufficiente azione motrice, si formano grandi quantità di acido la~tico da fermentazione, che divengono sensibili mediante reazione semplice. Il carcinoma del piloro da slenosi cot•risponde pel primo a tale condizione. Il contenuto de llo stomaco si comporta in maniera tipica (dopo la comune digestione) per la diagnosi differenziale fr·a le stenosi maligne del piloro e queae di decorso benigno. In tutte e due il più delle volte riscontrasi acidità di grado elevato, ma nella stenosi cicatriziale l'acidita è prodotta da acido cloroidrico in eccesso, non mai da acido lattico, nonostante la frequente fermentazione ga ssosa. Acido lattico ecl acido cloroidrico libero si escludono a vicenda. Nelle stenosi d.a carcinoma parimenti s' incontra elevata acidita, ma assenza di HCI libero, forte reazione di acido lattico, fetore. Però l'acido lattico non é patognomonico pel carc!noma. Può lrovarai in abbondanza acido lattico nello s tomaco sen1,a car·cinoma, e carcinoma dello stomaco se nza formazione di acido lattico. Nelle digestioni fisiologiche, la presenza di acido cloroidrico libero il più delle volte impedisce la formazione di acido lattico, specialme nte se accompagnato da sufficiente motililà dello stomaco. La lunga pr ese"lza del cibo nello stomaco favorisce la formazione 11i acido lattico da fermentazione. Può adunque conchiudersi che la mancanzu di a cido clor oidrico ed il ristagno di c ibi, si osservano nelle anormali decomposizioni dello stomaco. La mancanza di acido cloroidrico e la permanenza del cibo nello stomaco sono \!ondizioni che s i riscontrano nel carcinoma più frequentemente che in altre malattie. Perciò In fermentazione rla acido lattico é frequente nel carcinoma, assai ra1·a nelle altre malattie dello stomaco. P er gli scopi pratici, la presenza di acido lattico si scuopre aggiungendo una goccia di una soluzione diluita di cloruro fer·rico al contenuto dello stomaco fillrato e fortemente di!ui~o. In ca$0 posi ti vo si ottiene una colorazione manifesta
)JEOIC.~
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di verde di lucal'ino. Nei casi di difficile diagnosi s i fa t·icorso al mel.odo chimico esatlo di Boas. La reazione si esegue nel miglior modo al mattino 11ul contenuto dello stomaco estratto a digiuno . Se lo stomaco è vuoto, o contiene sola mente piccola quantità di un liquido mucoso poco acido senza lt·accia di residuo di cibi del giorno innanzi, allora il quesito è sostanzialmente risolto. Per la fermt•ntazione manca il necessario t•islagno. Con ciò e assolutamente escluso un car.~inoma del piloro con stenosi; un carcinoma di altr'a sede non è probabile, ma neanche impossibile. Se al mattino prima di colezione si trovano nello stomaco n>sidui di cibi del giot·no innanzi, allora è necessario un particolareggiato e minuzioso esame. La presenza dell'acido cloroidl'ico libero renderà di nuovo facile la ricerca, poichè allora il carcinoma é del tutto improbabile mancando pure, 4uasi sempre, l'acido lattico. La steoosi semplice del piloro è tanto più probabile, quanto maggiori s ono le masse di acido cloroidrico stagnanti. Se manca la reazione dell'acido cloroidrico libero, allora non deve essere trascurata quella dell'acido lattico. Se questa é positiva, aumenta la probabilità pel carcinoma dello stomaco anche se manca il tumore. Conclusione. - La reazione dell'acido lattico dello stomaco non è patognomonica pel carcinoma, ma è un sintomo clinico di gt·anrlissima importanza. La presenza di acido lattico dimostra elle lo stomaco è povero di acido cloroidrico ed ha poca azione motrice. Questi due momenti patologici s'incontrano frequentemente nel carcinoma, raramente in alh·e malattie dello stomaco Gli al~ri segni positivi del carcinoma ne confermeranno la diagnosi. C. S. 09Dh'lbuto allo du4lo del lll&I'&SDlO sperimentale . (Ga.z~etta medica di Torino, gJUgno 1896).
A. CESARIS-DEMEL. -
L'A. assistente nell'istituto di anatomia patologica di Torino, ha fatto alcune ricerche sulle intime allerazioni dei tessuti che .si riscon~rano nella morte per marasmo in certe
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RIVISH. MEDICA
infezioni a tlecorso cronico. La mMle per marasmo la ottenne n egli auimali <.on prodotti biolOI'{ici in vario modo preparati di diplococco pneumonico, e con prodotti biologici dello stafilococco piogeno aureo. Portando lo studio specialmente sui reni e sulla milza, egli ha potuto trarre le seguenti conclusioni. Nei marasmi prodotti da tossict bactet•ici s i ha una grande distr uzione dei cot·puscoli rossi circola nti. Dall' emoglobina risultante dalla loro distruzione si lta produzione e deposizione di pigmento in molli tessuti. Nei t·~ni il pigmento si trova negli epilelii dei canalicoli contorti, di rado nelle cellule del tessuto connellivo ; non trova;;:i mai sugli ·epitelii delle C8jlsule e nei glomeruli. Nella milza, oltt'e alla presenza di abbondante pigmento libero e contenuto nelle cellule connettive di sostegno, ed all'aumento delle cellule pi:;cmentifere e globulil'ere, si ba la comparsa di grandi elementi a nucleo unico che inglobano e distruggono i leucociti circolanti e possono interpretarsi come fagociti dei fagociti.
RIVISTA CHlRURGICA Sulla o'tlra del tumorl mallgul dell'uomo oon le lnl• zlonl 4l slero d'aslDo normale o prevl&mentelnooulato oon suoco dl epitelloma. - Relazione dei dottori ARLOING e CouRMONT alla Società nazionale di medicina di Lione. - (Lyon médical, N. 23 del 1896).
Le ricer che degli autori avevano per iscopo di verificare le a s!!erzioni fatte l'anno scorso dal Richet e dall'Héricourt. Si inocularono quattro asini col succo di epitelioma o di sarcoma, e 14 malati furono curati col siero di quesli animali: altri 7 malati furono curati, invece, col sier o d'asino normale. Le conclusioni degli autori sono le seguenli: ·I. Le iniezioni di siet·o d'asino inoculato previamente con succo d'epitelioma fatte nell'uomo nelle vicinanze dei tumori
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maligni sono incapaei di produrre da sole la scomparsa di codesti tumori e di impedire la loro diffusione in altre localila. 2. Possono tuttavia riuscire utili producendo una dimi· nuzione momentanea del volume dei tumori, probabilmente per regressione tlella zona infiammatoria periferica. Ques t'azione può e!:lsere l'origine di una g uarigione passeF!'gera, se non definitiva, rendendo operabile un tumore che era stato dichiarato non operabile prima de lle iniezioni. Spesso quest'azione fa spaz•ire mo mentaneamente 1 sintomi di compressione: dolori, edemi. Talvolta il deco rso ge n~rale dell'affezione resta stazio nario per qualche settimana. 3. Co l siero d'asino normale, gli aulori ottennero pure !a diminuzione di volume dei tumori , s enza mai os.servare, in corrispondenza delle iniezioni, fenomeni reattivi paragonabili a quelli che si verificano con le iniezioni di siero di asino previamente inoculato co n succo d'epitelioma. 4. Gli autori son d'avviso che si debbano tentare le iniezioni sottocutanee di siero nelle vicinanze dei tumori non operabili, quando questi possono diventare operabili dopo la regressione della zona infiammatoria periferica, o quando sono accompagnati da dolori e da edemi dovuti alla com· pressione. Il siero d'asino normale sarà usato preferibilmente a quello di asino pre viamenle inoculato con succo d'epitelio ma. T.
Oontrlbato alla teoDloa 4l rlemplmeDto delle oavttà oaaee. - (Riforma ~edte~, 1896. N. 61).
SAccHI . .-
L'A., in un caso di necrosi ùi poz·zione della branca montante del mascellare superiore sinistro consecutivo a pre grasso dacrio-cistite, dopo aver fatto due lembi laterali i n· teressanti la cute ed il cellulare sotlocutaneo e comprendenti la pe rdila di sostanza, con un piccolo cucc hiaio di Vo lkmann
ha raschiato tutta la supe1•ficie de l cavo osseo, poi praticata una rigorosa pulizia de l campo o pe rativo, collo ste sso cuc52
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KIVISl'A
cltiaio ha raschiato il contorno osseo della cavilli avendo cura di collocat•c n ella medesima i detriti osteo-perios\Pi ottenuti da questo ras cltiame nto io modo da riempida ed olturarla comple tamente; infino ha suturato i lembi cutanei. Ottenuta la g uarig1one per pr1ma inte nzione , dopo quattro mesi la parte era ritornata completamente allo stato normale, nuu residuando che una piccola cicatrice bianca lineare, ed essendo i te!'suti cutane i ritornati normali e scon enti liberamente sul piano s ollostanle che dava l'_impt·essione di u11 tessu to duro, osseo, pet·fettamenle regolare e liscio. L'A. non si nasco.ude che il caso da lui a•iferito cer tamente rappresentava quello che di più favore vole si possa desiderare dal chiru•·go tl'attandosi di uu cavo osseo piccolo e che facilmc nt~ pole ,·a render·si asetlico : però t·itiene, e ciò io segutto aJ osservazioni ed cspel'imenti da lui s tesso praticati, che qualora si possa di mos trare che la vitalità degli inn!:'sli ossei e la l01·o potenzialità di neoformazione è tanto maggiore pet• quanto questi sono ridotti a minime dimeusioui e frammisti a piccoli :lembi di periostio, e sopralullo poi qualora venga dimosLt•alo che ciò avviene ancora si!! cogli innesti di deLrit.i o steo-perios lei presi dallo3 ossa circostanti o da a ltr•e ossa dello stesso individuo, o da individuo della s tessa specie, e sia con quell i ricavati da ossa di individui di s pecie divel'sa , qu esto moJo di innesto osseo possa a vere delle utili e più estese applicazioni.
L. B oNO:IfO e F. RHo. - Entero -Uei)- ooloplastloa, Ueoooloatomla ed Ueo-rettoatomla per l 'estese reaezloJd ed ablazioni totall del colon. - (Annali di m~dicina nacal~, fase. VI Il, ago;;to 1896). dottori Bouomo e Rho, factmdo seguito ai lorv studi sulla chirur gia dell'apparato dige rente, hanno teslé pubblicato un i~te resson to lavoro sperime11tale sulla chit·urgia del coJc,n. Gli AA . mossi dalla freC)uenza di e!'tese allerazion i infiammalorit3 e neoplas ie mal igne, che t·ichiedono larghe re~e zioni del gr·osso intestino, hanno eseguilo u oa lunga serie di e;;pe!'imenli, nei quali, t•i portsnJosi alle s ,·ariale lesi0111 del
CfllllURGrCA
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colon, ha nn o stu iiato vari metodi rli entet·ocoloplas tica, nella maggior parte nri ginali. E nnto con quanta freq uenza il grosso intestino siAsede di car cinomi e di sarcomi primitivi o secondari , ù'in fi ltramen Lt tubercolat>i e di stenosi estese e defortnilà consecutive ad invaginamenti cronici e ad ano contro natura, od a necrosi per vvlvulo. In que~h casi il chit·urgo dopo a vere eseguita una larga r esezione del colon o si troverà nella impossibilita a ssoluta di affrontare i due monconi frenati dalla brevità dei mesocolon, o riusce ndo ad atl'ron tsrli con un eccessivo stiramento, non evitera di lacer·arne i margini, o per lo meno di coinrromettere per la forte ischemia la loro vitalilil. Gli AA . hanno potuto stabilire che. g li effetti dannosi ùello s liramento sulla enterorrafi a circolare sono aggravali dalla contrazione dei r<•busti fasci longitudinali della tunica muscolat•e dei due monroni colici, ed i punti s i lacerano anche se nello eseguire l'ente r·orrafia lo s tit·amento non sia s tato ecces::.ivo. Stando ai metodi finora in uso, in simili circostanze al chirurgo non rimarrebbe che sceglier e fra i seguenti partiti: 1' lasciare in sito la pa,.te malata ed accontentarsi di un'operazione palliatioa, facendo un'éleo-colostomia al disotto del pun10 affetto del colon; 2• reseeare la parte malata e rimediare con la formaz ione cl' un ano contro natura; 3° esportare quasi tutto il culon per innestare l'ileo sul moneone eolico inferiore o sul retto. Ness uno di questi lr e metod i risolve il gl'ave pt•oblema, specialme nte il primo, che lascia la neoplnslia ; il secondo cr ea una disgustosa e pPrmanenle impr rfezione, ed il terzo é così g rave attacco chirurgico, che va riser vato in casi
estremamente gravi ed eccezionali, quando ogni altra risor sa, per la estensioue della malattia, s ia ins ufficiente. In quale altr o modo il cltirur·go può ristabilire il circolo del colon'? La questione non può osserP risolta che con una plastica intestinale, cioè con l'innesto J'un tralto rlel ten ue fra i monconi colici, sia che questo tralto lo si isoli dal resto del ten ue, sia che se ne conservi la conlinUltA. Gli AA. dopo aver e accellnato ai pochi lavori fatti sull'tn'gumento, uei quali sono ri petuti i medesimi esperimenti e
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HIVISTA
con risultati poco favorevoli, sicchè la questiono era rima~ta al punto o ve l'ave·va portata il Nicolado ·•i di Vieona il 1887; stabiliscono di studiare le plastiche del colon: 1• con. rin· nesto d'wt tratto distaccato del tenue fra i ctue monconi colici con enteroanastomosi circola,.i, impierJando i cilindri assorbiòili, per accorciare la du rata dell'opucuione; 2• con l'innesto dei due monconi colict su di un'ansa terminale dell'ileo, o con ent'eroanastomosi a sezione circolare, imboccando cioè ciascun capo del colon su di una fenditura lon· gitudinale del tenue, o con doppia entero'lnastomosi laterale chiudendo ed inoagifw.ndo i due monconi colict a cul di sacco. Gli A A. nella Lunga s erie di esperimenti servendosi a prefet·enza di cani di grossa taglia, convenientemente prepur~tli, hanno escogitato importanti modificazioni alla tecnica delle resezioni del colon e dell'euteroanastomosi circolari e laterali, le quali moditlcazioni per amore di brevità non é possibile riassumere. Il fatto più saliente sta in que!-;to che nell'esecuzione dell'.enteroanastomos.i laterale ileo-colica la muco1:a dei due intestini anastomizzati viene tagliata dopo avere già sutu· rati anche i margini anteriori siero-muscolari delle due ferite intestinali; ed all'uopo g li AA. si servono di un'ansa di filo di sel'l passante allraverso gli angoli di ciascuna ferila, e che con movimenti di sega fende la mucosa prima di dare l'ultimo punto di sutura. I n quanto ai metodi dell'entero-coloplastica gli AA. banno conchiuso che con l'innesto del pezzo di tenue staccato fra i due monconi colici sono maggiori i pericoli d'infettare il peritoneo; è più lunga l'operazione, dovendosi ese~uire tre enteroanastomosi circolari ; è quasi inevitabile la stenosi, aggravata dalla necessità. d'invaginare il capo del tenue nel colon, per portare la sutur•a sul punto più vitale e più lontano dal margine. È confermato però il fallo che un 8eg· m ento del tenue distaccato ed immesso fr a due monconi colici lontani può rimanere vitale e sostituire il corrispondente pezzo di colon esportato; ma con difetti funzionali che rendono assai più pr egevole il secondo metodo, e più specidlmente quello della dopJlia enteroanastomosi laterale.
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CIII RU liGI CA
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Gli AA., che per i primi hanno descritto e !:!perimentalo questo metodo di enlerocoloplastica, ne ria ~sumNt O i vantaggi seguenti : t • è di più facile e rapida esecuzione; 2° non v'è pericolo di stenosi, eguagliandosi le duA aperture dul tenue e del colon con incisioni longitudinali pel'l'ettamente egl.lali; 3• si e vita la necrosi del segmento innes tato, dovuta a lla interruzione dei vasi sanguigni sui monconi; 4" si evita ogni versamento di feci fJuando si fa ccia il laglio della mucosa co ll'an~a di fìl di seta: 5• la ' larga comunicazione che ne r isulta f1·a il colo n e l'ileo, ristabil isce il normale c1·r~o delle feci. Infine gli AA hanno completato il J.oro studio sulla chirurgia del colon studiando gli effetti delle totali ablazioni d f' l dello intestino, iunestundo l'ileo nell S iliar a e nel l'e tto. Questa g ravissima operazione non ancora tentAta s ull'uomo, ~ con infelici risultati tentata sugli animali dal Senn e dnl Micheli e De Sanctis é stata illus trata dagli AA. con unR serie numerosa di es per i menti; nei quali hanno potuto stabilire che l'operazione pet• quanto gr avissima é chirurg icamente possibile, ed infatti hanno potuto mantenere in vita più del te1·zo degli operati con totali ablozioni del colon ; che passato un breve pe1·iorlo diarroico, le feci riprendono la normale consistenza; che lo shock, causa pr~cipun della morte, é determinato dagli sllramentl sui petluncoli mesocolici; ed alruopo ha ono potuto seguire i gravi perturbamenti della innervazione vasomotr1ce aùdominalP, stirando fo rtemente i mesocolon, specialrn ~> ote sul colon trasvetso, che più direttamente influisce sul plesso celiaco. Gli AA. dopo un breve cenno s ulla te cnica per la chiusura d ei monconi intestinali, r.onch iudono: 1• che l'i leo - coloplastica per estese re~ezioni del colon è attuabile sia con l'innesto tl'un lt'slto di tenue staccato fta due monconi colici, sia c o n le anastomosi laterali, conservando la contmuita del tenue, al quale secondo rnetotlo dànno la preferenza ; 2• che la colonectomia totnlo, benché operazione gravissima, é pratica mente possibil e, e la con tinuità dell'intes tino si può rislabilire o con ileo-colostomia, o eon ileo-rettoslomia pr efe r e ndo in (Juesti casi l'enteroanastomosi laterali.
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RIV!Sl'A
POPPenT. - La auppnra•lone eta katgut. - (Centralb/.atl .fiir Chir urg ., N. 26, 1896). Non os lante che nel corso degli ultim: anni si sie:ro già pubblicati numerosi lavor·i sulla disinfezione c.Jel katgut, l& questione dei processi !'; uppurath•i dipendenti da questa sostanza é rimasta tu tto ra insoluta. Ed é ancora un enigma il fatto che fino ad or·a le ricerche batteriologiche non ci abbia ancm·a a suiTicenza spiegata la ~e n esi di questa suppurazione; poiché é nolo come in una serie numerosissima di casi ben accertali di suppurazione dii katgul, la prova balterio lo~ica nou lta dato alcun r esponso. È b ensì vero c he in casi i;:olati si pulè scoprir·e microrganismi a s!'ai resiste nti nel kalf! Ul 7 r·eggio; come pure dei germi attivi si sar·ebbero scoperti qua e. là nel l{algnt pr·eparat0 coll'acido reni co, coll'olio di ginepro, coll'acido cromico; ma la provn che tali germi fosser·o di natul'a patogena non ci è stuta a•rcor da ta. Anzi il ka tg ul al subiHnulo, anche quello confezionato nelle fa bbriche, s i è mostrato sempre s terile. J1 prof. P oppert, ammaestrato cla gli spiacevoli accide nti che di quando in f]Uan to si verifkavano anche nella clink a tli Gies!<r.n, r·avvisò nece;;sari0 o::cupat·si ancora di qualche ri· cerca nell' intento di chiarir·e m e~lio tale questione ed i risultati ollenuti dalle sue indag ini possono riassumersi nei seguenti cor·olla r·i: 1° L'apparente conlradizione tra i risultati dell'osservazione clinica è dell' indagine balterioscopica si spiega dal fatto ch3 il kat gut in date circos tanze, non oslant.e il suo stato perfettamente sterile, può dar luogo a suppurazione. 2° Questa s uppurazione deve rig uardarsi come un processo chemo tallico, ed ha per causa le sostanze chimiche che aderiscono al kalg ut; essa mostr asi sempr·e di carattere benigno in opposizione ai processi s uppurativi batterici i quAli s i caratterizzano per la loro tendenza a diffondersi. s• Le s uppnr aziooi g ravi , flemmonose occasionate dal Ko.tgut devono co ns iderarsi come accidentali complicazioni batte ricl•e pe r,~ hè il katgut preparato a ccuratamente, in ispecie li kalg ut al sublimalo, fu sempre trovato libero Ja ger·mi palol!c ni.
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4° Si ccome il corpo che agisce per via chemotaltiC'a è probabilmente il prodotto di proces;;i di pulrefazione, ne viene la necessità di melt.ere la più grande diligenza nella preparazione del Katgul g reggio; specialmente dovrà essere avitola la fabbricazion e del katgut ùa intestini non del tulto freschi. Dai risultati eli queste ricerche la questione del katgut é posta sotto Fjltra luce ; ora non si tratterà più el i andare alla ricerca di nuovi metodi di disinfezione, giacché la disinfezione semplice all'alcool e al s ublimalo si è mostrata sufficientemente efficace, ma ptuttosto uovremo evitare lo sviluppo della soslaaza piogena, t:he pr obabilmente ha luogo nella fabbricazione del kutgut greggio.
Sulla azione del prolettlle del fuoUe avlzzero modello 1889. - (Cen.tralb . .fur Chirurgie, N. 26, 1896).
BRUNNER. -
· 11 pl'uiellile a piccolo calibro "del fu ci le s vizzer·o attuale si diffet•enzia da quello dei fucili degli altri Stati in questo, che il suo nucleo di piombo du ro non è rivestito del mantello per tutta lA sua lunghezza, e"sendo coperto soltanto il !:tUO apice di una calolta di acciaio. l n base ad un n sua propria osservazione l' autor e instilui delle istrutlive ricerche sulla deformabilità di quella calotta, e rlopo di Bvere passati in rassegna gl i studi di questi ultimi anni sulla ùefot•mazione tlel mantello, comunica e~lesamente la ~loria del c:~so da lui o:;servato:; trallava~i di suicidio di un uomo di 27 anni, compiuto con un colpo del nuovo fu cile svizzero. La ferita d'entrata stava sulla linea mammillare sinistra , il canalt' della ferita aveva attraversalo il cuore e r arco dell'aor ta, a veva so:calo il polmone destro e la colonna ver·· tebrole ed attraversata l'ollava costola destra ; enorme foro d'uscita a destra della linea mediana al dorso ali" alle7.Za dell'ottava ver tebra dorgaJe. Nella camera contigua a C( Uella ove trova vasi il suicida e da que;,ta separata da una sottile pat·ete di 9 cen lim. Ji spes::ore la qual~ Vt>clevasi attr·aveJ·salo da ùue fori, fu poi colpila una
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Ili VIST'J\
donna la quale r iportava due ferite. Il proiettile n calotta d'acciaio si era ~paccato in due contro la costola del suicida; uno dei due fra mmenti trapassò la parete della sta nza portando seco un b rano di vestito che vi stava appeso e colpi il braccio della rlonna senza p1·o::lurre poi alcuna reazione; l'allro pezzo dopo aver e egualmen te forata la parete colpìla donna al dorso producendo una ferita ddl.e parti molli, seguìla tla suppu razione. La divisione del proietti le avvenne nel punto dove .finisce la calotta l'l'acciaio. A titolo di complemento del suo sturlio l'autor e riporta infine allri quattro casi illustrali vi dell'azione del proiettile svizzero, i quali ne dimostrano tanto l'azione distruttiva come la suscettibilità a fl'agmentars i urtando COntro COt'pi duri.
Se HLATLER. - n trattamento 4elle lHlonl traumatlohe 4el fegato . - (Centralblatt fùr Chir urgie, N. 15, ·J893). Dopo uno sgu.ar.lo ret.lOspetlivo sulla storia del torna da esso t rattato, l'autore inseri.sce cinque proprie osservazioni di les ioni del fegato curate chirurgicamente, delle quali due ebbero esito favorevole. Le deduzioni p ratiche più importanti di quesLe osservazioni si possono riassumere cosi : Nella grande ma ggioranza dei casi la causa immediata della morte nel le lesioni ùel fegato é l'emorragia dt quel viscere. I tanto temuti effetti dello stl'avaso di bile nelle cavità addominali sono molto meno pericolosi dell'emorl'ft1!.ia. Le feriLe da p·unla. e d'arma da fuoco òel fega to iruJic~tno el chirurgo il dovere di provvedere quanto più presto è pos• sibila a lla laparatomia 11 scopo di emosLMsi Parimenti le esi· genze di disinfezione e Ji diagnosi lo obbligano di praticare la laparatomia esplorativa. Quanto piu sollec1ta é questa operazione tanto più favorevole ne diventa il progoosLico. Il più efficace mezzo emostatico nelle ferite del fegato è la sutura di quel visce1·e . È già provato che questa operazione, prati ~a ta sopra un fegato sano di un adulto, è seguita da perfe tta cicatrizzazione in ogni caso, sia che la sutura sia stata fatta sulla capsula sia nel parenchim11 epatico. Per ot-
CHIRIJ I\GJ CA
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tenere uua skura emvstasi è nece;;saria una s utura profonJil parenchimatos a, e la sutura dellt• ca psula deve es~e re sernp1·e sostenuta da unA sutu1·a rlel parenchima . Il m a t~ riale di sutura de ve essere alquanto g rosso pet• impedire la lacerazione del l'ragi le parenchima ; a tale scopo COI'rispond~ a ssai ben~; il calgut assorbibile. Solta nto nelle ferile del fe gato sulle quali pe1· un motivo qualsiasi non può arr i vare la ~ulul'a, oppure nelle ferile piane si può r rco rr er e ad altr i m~zzi emo~talici come il tampona mento colla garza all' iodofo1·mio ed il termocauterio. Il mezzo più sicu1·o per raggiungere il sito della sutura consiste, a seconda della sede della lesione, nella laparatomia sulla line a alba oppure nel.t.aglio de lle pareti addominali lungo il bordo inferiore del tora ce, e all'occorl·enza combinando i due tagli, oppure agg iungendo al laglio la l'esazione del margine toracico infer iore secondo il procec:so di Lannelongue.
Oaaervazlonl augU etrettt del prolettlll rlveatUl dl mm. 8 ttratl a c orta distanza. - (Deutsche J1ilitarar.;tl. Zeitschr., N. 5, e Bu/letin medie., 1896).
D ELOBM E. -
Di .Pori passo del perf,.zionamento graduale delle a1·mi moderne procede !0 ~tud io dell'azione dei pr oiettili su l corpo umano, studio che con lodevole costanza proseguono i medici militari s ia mediante esperienze di tiro, s ia anche coll'accur ata a ualisi della les ioni fortuite. Sopra un certo numero di quesle ullime (4:2 di cui 8 C(Jll esito mortale) riferisce Oelorme il qual ebbe occasione di osse rvarle e cnrarle :H· g iorni d opo l'accaduto, ll.\lle prodolle dal fucile dPJI'ultimo modello francese (Lebel di 8 mm.) spara to ad una distanza min ore di 100 m . Otto di qudle lesio m che i nterl:lssa rono le grand i cavità visce1·ali (venlrt.>, petto, lesta) causarono la morte repenliua. 3-i fel'Ìte d'altro gener\! guarirono non oslante la loro cslen s inoe e gravità. La cnmmo zione (shock) fu sempre minima, perfino nelle f'er ile delle ossa lubulari lunghe; p. es. un uomo con p ~ r foJ•azroue ù i ambedue le c.:oscie (s lr1sciamento dì un collo
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femorale) e di un testicolo eù estesa f••rila delle parti molli al foro d'u!>cila (natica) non ebbe che la sensazione eli un colpo olluso: un allro credeva d'~ssere ~lato colpilo da uu sasso; un altro da uno spillo; un uomo con 20 pet·forazioni alla faccia postcr io1·e delle estremità infc::riori in causa di fragmeutazione del proiettile, e delle sue parti, r iportò le:rgera comm ozione ed una sensazione di freddo; un altr·o con perforazione del plesso bJ'Aechiale s'accorse della. sua ferita soltanto peP una violenta tlt·ssione del gomito e delle dita; eù un altro infine che aveva riporlala la lesione del nervo ulnare scopll la ft>rita so ~o dal sangue che ne v~niva fuòri. In generale quelle fe1·ite era no poco sanguiuanti. In un caso fu col pi ta la giugulare interna ; la forte em1•ra~ia fu frenata con fascintura compre~s iva (guarigionP). Ferite di entr·ata e d'uscita presentavano una fision omia tipica; un po' più grandi del diametro del proieltile, il foro d'entrata ci•·conùalo da un or!o di legurnenti disor gauizzuLi, I'JUello d'uscita un po' pi ù C!:l eso, e talvolta molto l ar~o; p. es. nelle lesioni delle ossa, si videt·o spesso tr ascinati rwlle ferite ciei brandelli di vt>s tìario ; CJUesti ~ rano eliminali al quinto c ~esto giorno per suppm·azione ed il pus in coloro che portavano la camicia colorata in azzut·ro p•·esentava la tinta azzurr ognola; si O!>ser"ò più volte anche nella cicatrice del foro d'entrata questa color azione elle era prodotta dalla presenza delle !•articelle di v!:'sliario solto la pd le. Sei individui furono feriti dal pr oiettil e rimbalzato e fJ·ammer.talo, uno di quei fer·iti pareva fo sse stato colpito da pallini da caccia. I n un caso un frammento di mantell o di proiettile nndò ad incastrar:>i nel labbro superi or e e vi r imase anche dopo gua1·ig:one. Un oltro ebbe la pelle colpila oblitruamenle con effetto di uun f'erita a sol co che guarì poi con uoa cicatrice a forma di t heloide. In generale i fram menti dei proieLLili, causo In lor() poca fo1·za \'Ìva, p•~ u c tra vano poco profondamf•nte, e lanto se e1·ano allontanati come Sf' riman evano nelle ferite avevnno pee effetto dellli indurìmenti abbastanza estesi. Delorme disli11gue le lt'sioni de lle ossa in bast:l ali~ l01·o condizioni anatomo-paLoiogiche c te1·apeutiche, in fratture
CRIRUIIGICA
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p"r contatto (scheggie lunghe e fisse), per perforazione (scheggie lnnghe adert>nti per lo più ma anche libere). per solco (scheggie aderenti in modo tipico, libere e piccole verso il foro d'uscita). In queste ferite non accade di veder e spesso una complela di visione dell'asso Tre feril~ dell'articolazione femoro·tibiale cioè unn frattura trasvér sale <iella rotula; u01a perforazione della r otula con ferita a solco tr·a il condilo inter·no del fem ore e la tibia; ·una ferita della borsa mucosa del tendine del quadricipite destro, con pel'forazione del condilo interno di sinisfra - sono degne di nola per t! singolare ·esito di guarigione non ostanle la insufficienza della medicazione immediata e del processo di suppurazione sopravvenuta. La guarigione si ottenne colla conservazione dei m ovimenti. Gli esiti adunque di queste lesioni non potevano essere più favorE;Jvoli. · Delorme con chiude: la gr·avità delle lesioni prodotte dal proiettile di 8 mm. a cot·ta distanza dipende dalle lesioni di organi vitali. Se questi rton sono interessati il pronostico s i può giustificatamente stabilire favor·evole anche quando nel primo soccorsn !:lieno mancati mezzi rigorosamente adatti. Lo shock e l'emorra[!ia non sono g r avi. Nei colpi riporlati io vicinanza s i osserva che molto spesso sono trascinati nel canale della ferita dei brani di abito, che sono poi eliminali mediante suppurazione. l proietLili a mantello quando ballono contt·o corpi duri mostrano una grande tendenza a frammentarsi. HILLE . .-.. Sull' Importanza
dl ua eutta aoalllJleal ln
oa•l ohirurglol. - (Centralb..fur Chiru rgie, N. 26, 1896). L'autore ripol'ta uu buon num~ ro ù• casi che comprovano la wande importanza che si deve da1·e all'indagine Rnam nestica del paziente che s i sottor')ne ad una operazione. In un caso Hdferich, praticando l' oper·azione r adi c11i e di un'ernia scr·ot.ale, scoprì un divet·ticolo della vescica urinaria per entro al sacco ernial'io. Questo di ver licolo fu r icono;;ciuto dalle fibre del suo stl'a to mu scolare, ~ cosi fu
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lliVISTA CHIIlUIIGICA
risparmiato dal coltello. Ma anche s enza di ciò in casi con· simili la complicanza potrebbe essere riconosciuta o per lo meno sospellata da qualche particolare fenomeno. Nel caso in questione, p. es., si sapeva dall'anamnesi che l'ernia, aumenta va di volume se l'urina era trattenuta in vescica pee molto tempo e che nell'atto dell'emissione delle urine si irradiava no dolori verso l'ernia , dolori che potevano essere atlo:wati mediante pressione sull'ernia stessa. SEYDEL, maggiore meJico. - Le ferite d'arma da tuooo oon proleHUe d& 7,9 mm.- (Oeutseh. Mildiiriir:ztl. Zeit., N. 5, 1896). Seydel riferisce brevemente sopra 15 ferite d'arma da fuoco con proiettile da 7,9 m m. di cui ~ colpirono le ossa, i polm oni, il cuore e le parti molli, 3 il ventre, 4 il cranio. Le ferite delle parti mo!H guarirono senza incidenti. Le lesioni delle ossa (solo alle falangi) ebbero per esito un pseu· dartrosi a cui fu rimediato colla suturo delle ossa. In una ferila del ventre la morte avvenne solo dopo 10 minuti non ostante che l'aorta addominale (pet• l'estensione ùi 7 centim etri) e la ca v~l inferiore fossero completamente lacerate. Una ferita del basso ventre venne a g ual'igione, dopo che Seydel introducendo una punta di gomma indurita nel canale della ferita attraverso l'osso ileo (foro d'uscita) tolse una fi:;tola stercoracea. Le fe rile atLt·averso il polmone guari rono. Le ferite del crauio preseutarono frammentazioni assai estese.
RiVISTA Di OCUUSTICA Azione clelia laoe eleUrloa acl aroo aul teaautl clell'ooohto. - (PflUger's Areh. e Centralbl. fiir d i e m ed. W issensch., N. 2:3, 1896).
J . 0GNEFF. -
l pet·ni\:io::;i etft!lli della luce elettrica aJ arco, la cosi detta ottalruia eletlt·ica (cong iuntivite muco purulenta, blefarospasmo, ct•omatopsia, ecc.) sono stati particolarmente osservati
!11\' ISTA DI OCULISTICA
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negli operai che attendono alla saldatura elettrica dei metalli; questi disturbi, secondo Wiùmark, sono prevalentemente provocati dai rag gi ultravioletti. L'Ogneff ha posto gli animali, rane, piccioni, conigli possibilmente nelle stesse condizioni in cui si t ro vano gli operai che saldano all!:l elettricita, collocandoli a circa 1/ 1-'2 metri distanti dalla sorgente de lla luce elettrica. Gli anima li che pe~gio sopportano la luce elettrica di lunga durata sono i conigli; si manifestano ecchimosi della congiuntiva, intorbidameoto e ulcerazioni della cornea, cessazione della vog lia di mangiare, e no n raramente accade la morte al secondo o terzo giorno dopo l'espe· r imento. Per l'esatto studio delle alterazioni che s i producono negli occhi furono questi solloposti, e particolarmente la cornea, all'esame microscopico. l risultati a cui é giunto l'O. sono brevemente i s eguenti: Una azione di bre ve durata (10 a 15 minuti) della luce elettrica ad arco di g rande intensità molto ricca di raggi violetti ed ultr·a violetti agisce come ir ritante diretto sui nuclei delle cellul e epiteliali e de lle cellule fi~e della cornea; ne òeriva come immediata conseguenza un a umento di queste cellule. Un'azione di lunga durata (un'ora e un qua r to e più) della luce elettrica ad arco ha per conseguenza una necrosi delle cellule, dalla quale sono in primo luogo colpiti i nuclei. Nelle cellule risse della cornea la neerosi é preceduta dalla moltiplicazio ne dei nuclei. Gli altri tessuti e costituenti degli occhi reagiscono diver&amenle alla luce elettrica; più debolmente ques ta agisce sulla retina. La len te e il corpo vitreo non sono punto affe tti. H. PARJNA Uo. -
La n•mte ottloa retrobalbare e le Yle
4 ' lnfelllone 4el •l•tema nervoilo. - (Journal de Médecine et de Chirurgie, luglio 1896). Si attribuisce, in oflalmologia, al le.rmine nevrite r etrobu lbare, il significato di nevrite ottica periferica, per opposizione alla nevr ite d'origine intracraoica che complica le meningiti, i tumori cerebrali, ecc. Si confondo no sotto il nome di nevr ite retrobulbare due
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RIVISTA
affezioni dt:l lutto differenti: l'alterazione del nervo che si riscontrA nell'ambliopia al coolica e forse anche in altre intossicszioni, ed un'altra alterazione del nervo che complica certe malattie infettive, vale a dire microbiche. La degenerazione del nervo che si osserva nell'ambliopia alcvolica è limiLala ad alcune fibre del nervo. a que!Je che terminano alla r egione maculare. Secondo Parinaud, questa df'generazione, eguale nei due occhi e cosi perfettamente sistemati zzata, è sotto la dipendenza d i un' alter·azione Cf)ncomilante dei centri visivi, e non costituisce una lesione puramente periferica. Checché ne <zia, questa nevrite alcoolica nulla ha Ji comun\:\ con la nevrile rell'obulbare in parola, la quale ,;i presenta quasi sempre come complicazione di una malattia manifestamen te infettiva, ed é certamente di natura microbiana; per cui Parinaud propor rebbe di chiamarla nevrite relrobulbare infettiva, e di chiamare invece nevrite r etr·obulbare tossica quella dell'alcoolismo e delle inlossicazioni diverse. Sintomi. - Si possono distinguere due forme cliniche di nevrite r etrobulbare infettiva, una formA a cuta ed una forma croni~1.
Nel la forma acuta, che è la più fi'Pque nte, i sintomi sono molto caratteristici. L'affezione comincia con dolori profondi alla regione orbilaria, i quali sembrano ri siedere dietro il globo e si irradiano più o meno lontano atlorno all'orbita. La loi'O intensità è variabile : essi !òOno talvolta meno acuti, ma il più sove nti i malati a '!cusano soltanto una sensazione di into l'me ntimentv dolo roso della re~io ne. Ol tr~ questi dolol'i spon tanei, ve ne sono altri più caratte!'i stici, che sono determinati dai movimenti oculari e sono qua;;i sempre limitati ad alcuni movimenti. Contemporaneamente alla comparsa dei riolori, od alcuni giorni dO~JO , la vista si altera. Il disturbo Yi ~ ivo nell' inizio è caratterizza lo, ora da uno scotoma centr·a!P, ora da un'alterazione periferica del campo visivo. L'acutezza vi!>iva è sempre r·idolta, mA a grado molto variabi le. Un carattere importante del dis turbo visi vo, è il suo svilupp9 rapido. La cecità può diventare completa in pochi giorni.
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r sintomi nftalm osc•1pici sono, in ge nl)ral e, ro~o pronl!nciati e t'li vollA a p pena apprezzabili nei primi g-iorni, anche quanòo la vista é già ~ra ver:. ente a lterata. ·ordinariamente !"affezione è caratterizzata da un po' di intorbiJ.amanlo della papilla con strozzame nto moJerat'> dei vas i. Nell~ fvrme acutissime, lo s trangolamento papillare e piu accentuato e può provoca1·e emorragie r elin iche. In una maniera general e, i sintomi oflalmoscopici non sono in l'apporto col dis turbo visi vo che è s o ven ti mollo pronunciato, contt·eriam ente a ciò che si os st.> rva nella nevrite ede matosa d'origine inti·a-cranico in cui racutezza visi va può 1·estare sens ibil1116nle normale du1·ante vari mesi, con uua moditlcaziv ue p1·ofundu dell' aspetto oftalmoscopicv. L'o.~ v .>lut.i o n e delta nevrite retJ·obulba re infettiva acuta é mo lto carat teristica. Sotto l'influenza della cura, od an che spontaneA1nente, i s intomi dolor osi scompaiono do po una s ettimana . Il migliOramento della vis ta avvien e più Lardi, g eneralmente ver ;;o il 'luindices imo g iorno. Nelle forme leggiere, il pPocesso può finire nel termine di tre setlima ue. Nelh: form e g ra vi, che producono la cecità assoluta per qua lche l<>mpo, il ri sta bil imento de lla vista av· viene più le ntamente. Alcune volle la vista s i ristabilisce quas i integra lmente dopo u na cecità assoluta, ma è neces· sario p er ciò che la durata de lla cecita non sia stata molto lun ga. L'infiltrazione della pupilla, che caratterizza. la ne vrite, scompare molto rapidamente per rar posto al p allore atrofi co . K o n è t•aro veder e ch e l'atr·ofì a della papilla aumenta, ment r·c la vista mi gl i~ra. L'affezion e è or a monolaterale, ora bilaterale. Quando e!i'sa interessa i due occhi, ciò avviene quasi sempre successivarnenle, m e ntre nella nevrite d'orig ine intracr·anica i du e occhi sono colpiti s imultanea mente. N ella forma cronica, i dolori mancano, il decor·so é più lento, più irregolare, ed i s intomi sono meno car·atteris lici. Si con s tata sovN'lli l'e •ìs te nza di uno scotoma central e, ch e sembrH g ius tificare la confusione ratta co n la nevrile t~ ko ol tCH; m8 qu~ sto scotoma ha cat•atleri dill'èrenti, esso
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non interesl"a specialmente i colori, come quello degli alcoolici. Di più, il disturbo visivo è il più spesso monoculare, e se esso interesso i due occhi, li interessa inegualmente, mentre nello scotoma akoolico la vista é allet·ata nei due occhi in una maniera sensibilmente eguale. In questa forma cronica, la nevrite propriamente della, l'infiltrazione della papilla manca o passa inavvertita. È l'atrofia della papilla che si constata dopo una certa durata dell'affezione. E~iologia. La nevrile bulbare infelliva sopraggiunge come complicazione di differenti affezioni L'autore l'ha osservata nPlla risipola della faccia, in seguito ad ascessi della palpebra o della gola, nell'influenza. In molli casi non si scopre come causa che l'azione del freddo. Essa é talvolta preceduta dalla sclerite o da altre mamfestazioni r eumatiche. Ma essa, qualunque ne sia l'ol'igine, è ver isimilmente di natura infelliva. Parinaud ritiene che la lesione risiede nelle guaine del nervo ottico, e non gié nel nervo stesso, il quale, se é af· fetto, lo è secondariamente, e ciò per le seguenti ragicmi : '1° L'alterazione rapida della vista ·che le lesioni ofllllmoscopiche non spiegano e che dà immediatamente l'idea di una ambliopia o amaurosi per compre~sione del nervo. Pa re che per l'orbita si faccia l'infezione nei casi di ascesso della palpebr a. Ma le fosse nasali sono certamente la via di penetra?.ione la più comune. L'esiste nza frequente di un cor iza speciale talvolta di un ascesso della gola, la coincidenza dell'anosmia con la nevrite ottica, ne sono la pr ova. Se si considera che il for o ottico non é separato dal seno etmoidale che da una lamina molto sottile e che, a questo livello, esistono aper ture vascolari che stabiliscono una com unicazione tra l'orbita e le rosse nasali, vi si trova una via ~'infezione possibile, soprattutto per i casi io cui la nevrite resta monolaterale. Ma vi sono casi in cui l'affezione è bilaterale ed é complicata da accidenti cerebrali; é più ver isimile che allora l'infezione avvenga per la lamina cribrosa dell'eLmoide; l'anosmia che accompagna talvolta la nevrite giustifica questa interpretazione.
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Quando si pratica nello ~pazio vaginale che separa la guaina interna e la guaina esterna del nervo ottico una iniezione colorata a pressione costante, durante alcune ore, si vede il liquido spandersi sotto l'aracnoide che lapezza la dura madre a li vello della sella turcica fino alla lamina cribrosa dell'etmoide e più o meno lontano in tutto lo spazio sottoaracnoideo. La ca vilà sierosa che separa le due guaine del nervo ottico comunica quindi, non con la cavità aracnoidea, ma con lo spazio sottoaracnoideo. Nell'ipotesi di una infezione che si faccia l ungo i vasi ed i nervi, per la lamina cribrosa dell'etmoide, essa si svilupperà dapprima nello spazio solloaracnoiJeo, e seguendo una via inversa a quella· dell'iniezione dello spazio vaginale, essa può raggiungere le guaine del nervo ottico. Ma, a livello del foro otLico, la minima reazione infiammatoria produrrà la com· pressione del nervo, d'onde lo sviluppo rapido e talvolta intenso del disturbo visivo, che non trova la sua spiegazione nell'aspetto oflalmoscopico Questa via d'infezione spiega anche lo sviluppo bilaterale della nevrite in certi casi ed intìoe la complicazione possibile di altri accidenti nervosi, ora leggieri, ora gravi. l disturbi nervosi che Parioaud ha osservati come complicazione d~lla nevrite retro-bulbare infettiva sopo: l'anosmia, l'alterazione dell'udito, disturbi di sensibilila nella regione del trigemino, la paralisi facciale incompleta, la deviazione paralitica della lingua, l'emiplegia, disturbi mentali. Tutti questi disturbi nervosi hanno un carattere di benignita relativa ed hanno la tendenza, come la nevrite stessa, a scomparire spontaneamente. La funzione può ristabilirsi integralmente. ma essa può rimanere più o meno alterata quando il periodo di acutezza della malattia ha una intensita od una durata .maggiore. Quando ci troviamo in presenza di un malato affetto. da accidenti cerebrali per una parte, e da una nevrite doppia per altra parte, si é immediatamente tratti a pensare che si tratti di una nevrite sintomatica di un'affezione cerebrale, come ordinariamente si osserva. Ma la nevrite é primitivamente il risultato di un'in rezione periferica, e gli accidenti 53
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cerebrali sono il risultato dell'eslen!:'ione di qu~sta infezione; però, accidenti cet·ebrali e accidenti oculari non sono sotto la dipendl:!nzà diretta gli uni dagli altri, e si possono svolger e indipendentemente. U na particolarità che, sotto questo puuto di vista, é significativo, si é che gli accidenti cerebrali si sviluppano quasi sempre un certo tempo dopo la nevrite, quando essa è già io via di miglioramento e talvolta anche completamente guarita. Si comprPnde l'importanza di questi fatti dal punto di vista del modo d'infezione del sistema nervoso in differenti malattie, come influenza, erisipela, ang ine ecc. La nevrite retrobulbare non é eviden temente che una delle modalità di !Jllesto genere di infezione. Quando essa esiste con altri accidenti ner vosi, il legame che unisce i due ordini di acciden ti é evidente, ma non vi ha dubbio che i distu rbi ner·vosi possano pro IUI'Si senza la ne v1·ite ottica e con lo sle!'so processo. 2• Il miglioramento talvolla mollo rapido della vista e la sua restituzione integrale dopo cecità completa si spiegano neii'Jpot.esi di una compressione, si spiegano al contracio mollo difficilmente n ell'ipotesi di una nevrite parenclrituatosu. 3° I dolori provocati dai movimenti oculari, che si os· servano mai ne lle lesioni del nervo, e che ~i spie...rano al contrario coll'infiammazione delle guaine e colla vicinanza dei nervi ciliari. 4° La coincidenza possibile della scleri le o della tenolite con la nevrite relrob ulbore. C·ò ammesso, si può suppor1•e eh ~ l'infeziore delle guain& e de llo spazio inlervagina le del nervo ottico si fa per due vie differenl1: per l'o:-bila e per le fo>se nasali.
Vv. UHTHOFF 6TH. AXENFBLD. - B&tterlolOSla 4ella ohe·r&ttte. - (V. Grae..(e's Are/t. fU. r Ophtalm. e Centralb. fti.r die med. Wissensch., ~. 2-i, 1895). Prima U. e A. comunicano la storia clinica e il r esullato della sezione d• 5 casi di vera ulcera serpiginosa della cornea, di .i , casi di chera tomala'!ia o disfacimento necrolico ulce•·oso
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della cornea e di 2 casi di panoflalmia iniziale in seguito a gr·a vi ukerazioni settiche Jella cornea. Quindi segue il resulLato dell'esame batteriologico di 35 casi di vera ulcera tipica serpiginosa della cornea, 10 casi di cheratite con ipopion uon in forma di ulcer& serpigioosa, 2 casi di cherat.omalacia, un caso di cberatomicosi aspergillina e 2 casi di panoftalmia con processo ulceroso primitivo della cornea. In 26 casi furono trovati solo diplococchi del FraenkelWeichselbaum, 24 di ques ti casi erano di ulcera tipica serpiginosa e 2 di panoftalmit1-1 incipiente per· primitivo processo uicef'oso della cornea . Si trovarono pneumococchi insieme con altr·i microrganismi in 7 casi, dei quali 5 di ulcera tipica ser·piginosa. Nessun micrococco ma altri microrganismi si rio vennero in '13 casi, dei quali 4 di ulcera serpiginosa, e in 4 casi il resullato dell'esame fu negativo, 2 dei quali di ulcera serpiginosa della cornea. Di qui emt!rge che lo pneumococco é in prima linea la caus a dell' ulcera tipica serpiginosa della cornea in opposizione alla cheratite non serpiginosa con ipopion. La frequente complicazione di quella affezione con disturbi delle vie lagrimali indica no la probabile provenienza dei microrganismi patogeni, specialmente dei diplococchi Fraenkel-Weichselbaum. Questi ~pe!iso si possono dimostr are nel secreto del sacco lagrimate, come nello sputo e nel secreto nasale ~nto nella mucosa nasale normale quanto nella anormale. La infezione dei punti lesi della cornea procede principalmente dal sacco lacrimale, ma può anche avvenire per aver portato sull'occhio leso o per l'uso di un fazzoletto sudicio, o per avere s tropicciato gli occhi con le dita s porche di secreto nasale. Secondo le osservazioni di U. e A. si possono fare tre di versi gruppi clinici che si distinguono anche per la loro etiologia ossia pei microrganismi da cui derivano ; e questi gruppi sarebbero la cheratomicosi aspergillina, la infezione della cornea da pneumococco, l'ulcera serpiginosa, e il gruppo della cheratite con ipopion non ser piginosa, atipica provocata da altri eccitatori della suppurazione, che poss ono essere stafilococchi, streptococcbi, bacilli, ecc., senza che abbiasi a notare differenza qualitativa nei fenomeni clinici.
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RIVISTA
:Beooanl•mo dell'eotroplon aaroomaton. - (A rch. f ìlr A ugen. e Reoue génerale d'ophtal· mologie), N . 4, 1896).
E. vo:-~
'WoLFIUNG. -
Von W olfring non crede che l'opinione generalmente am· messa sulla genesi dell'ectropion sat·comatoso, vale a dire dell'ectropion che succede spesso alle infiammazioni croniche della co ng iuntiva specialmente alla blenorragia cronica sia del tutto soddisfacente. Secondo lui non si tratterebbe soltanto di un rovesciamento passivo delle palpebre in conseRuenza della grande ipertrofia della congiuntiva in· fiammata, ma anche di un efl'elto attivo del muscolo ele· \ vatore de lla pa lpebra. Si sa che il tendine del muscolo elevatore della palpebra si compone di tre strati, di cui il più anteriore passa davanti la cartilagine tarso per intrecciarsi con le fibre dell'orbicolare e del muscolo di Riolano al margine palpebrale del ll:trso ; finalm ente lo strato più profondo si porta alla congiuntiva in corrispondenza del fornice e manda dei fasci al tendine del retto superiore. • Ora nelle congiuntiviti croniche di natura infettiva l'infiammazione non rimane limitata alla mucosa , ma attraverso i condotti escretori delle glandole tarso-congiunti vali (glan· dole del Krause) che si aprono nel fornice, si ' estende a queste glandole e al tessuto che le circonda, come il W. ha potuto convincersene nelle preparazioni microscopiche riprodotte in questa sua memoria. Questo tessuto comprende ancora le fibre dei due strati più profondi del t•mdine dell'elevator e. Il processo infiammatorio fluisce quindi con lo inceppare e col paralizzare completamente la fuozwne di questa parte del tt:mdine. Per conseguenza p;li sforzi che deve fare maggiori per sollevare la palpeb!ll non mettono in azione che lo strato anteriore del tendine, vale a dire quello che agi~ce s ull'orlo palpebrale. A poco a poco i legami che tengono unito questo strato alla faccia anteriore della cartilap;ine tarso si rilasciano sempre più. Le contrazioni dell'elevatore de terminano allora le deviazione!in fuori e in alLo dell'orlo periferico de lla cartilagine larso, e ciò tanto più facilmente in quantochè questa cartila gine ha essa pure patito un rammollimento a cagione della infiammazione cronica.
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DI OCU L!STICA
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A. FICK. - Oqra. 4olla lo8ammazlone oronloa del uooo lasrlmale. - (Correspondenz-8l'ltt fu r Schweizer Aerzte, N. 12, 1896).
Il dott. A. Fick riferi alla socielà medica del Cantone di Zur igo sulla cura della infiammazione cronica del s~t cco la g ri mate, la così delta dacriocis loblenorl'e.a. Accennò dappri ma ai resullati insufficienti ottenuti dalla lavatura del sacco con gli antisettici e gli astringenti, onde alcuni medici fur ono indotti ad estirpar e Lutto il sac-co logrimale bleno r roico. Quindi il Fick descrisse il metodo usato nella sua clinica, che consiste nello iniettare nel sacco lagr imate una sol uzione a l IO p. 100 di cloruro di zinco. Con questo processo è necessar io difendere il malato con molta cura dal dolore e dalla infiammazione dell'occhio. Il primo effetto é r·aggiunto colla instillazione nel sacco congiuntiva le di una soluzione al 5 p. ·100 di cocaina e la iniezione della stessa soluzione nel sacco lagrimale; la infiammazio ne è i m p edita da una par te spalmondo il globo oculare di vaselina e innaffiando l'occhio con una soluzione a l 4 p. 100 di carbonato sodico. Il cloruro di zinco che !'eflui sce dal sa cco lagrimale entra in un lago di soluzione sodica e così si fo r ma un precipitato che cons ta di carbonato di zinco e ossido idrato di zinco. l r esultati di questa cuz·a ful'ono miglior i d€-i precedenti: di 18 ca::si così curati, 10 guarirono con una sola schizzetlatura di cloruro di zinco, 3 con r ipetute schizzeltalul'e; gli altri 5 non guarirono ma neppure peggiorarono. La slenosi del canale lagrimate che quasi sempre esis te nella blenorrea del sacco, il F. la cul'a c on la dilatazione progressiva, cioè introduce una sottile s onda e la muove 10-20 volte in su e in giu strofinando il canal lagrimale, e tos tochè ~i muove dentro facilmente è sostituita con un'altra u n poco piu grossa, e questa pure quando scorro senza attrito é s ostituita da un'altra più grossa ; e così si s eguita poiché lo strofinarnento non produce più maggiore rilasciam ento o piu facile scol'rimento della sonda, ovvero quando si é raggiunto l'ullimo g raJo, vale a ùire che si è inlrodolla \'ultima s o nda. (Rowmann P.).
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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEREE EDELLA PELLE Dotl. FRANcEsco RA nAELLI. - Sul modo 4l oomportaHl 4el globult blanohl nella sUlll4e. - (Bollettino della Soet·eta medico-chirurgica di Paoia, 1896, N. 1). Le notizie che la letteratura scienlifiica ci for·nisce inloi'Do al contegno dei globuli bianchi nella sifilide .sono molto contraddilori e lauto relativamente al lor·o numero assoluto e re· lativo quanto relativamente alle singole forme dei medesimi. L 'A. ha fatto osser va zioni su 3~ ammalali usando il metodo di Thoma-Zeiss per il conteggio dei g lobuli bianchi, e la tecnica indicata da Ehrlich e dai suoi scolari per le varie forme leucocilarie e le proporzioni relative da loro assunte. P er la classificazione delle vàr·ie forme leucocitarie ha usato la più generalmente addollata distinguendo cioè i leucocili polinucleati o a nucleo polimorfo con granulazioni neutrofile, i linfociti (piccoli e grandi) monon:.acleari , le forme di passaggio dai mono ai poli-nucleali, i leucociti eosinotìli. Egli sar ebbe pervenuto alle seguenti conclusioni: 1• Il num ero assoluto e rei ati vo dei Jeucociti nella sifilide acquisita oscilla n ei limiti normali : in quella ereditaria si hanno ci~re più alte le quali però sono da mettersi probabilment-e in r•apporlo coll'età dei pazienti: 2o Quanto alle diverse forme di globuli bianchi s! osser va che i Ieucociti polin ucleari con-
servano nella maggior par•te dei casi la proporzione nor~ male o sono solo leggerissimamenLe aumentati , in alcuni casi pel'ò, corri~pondenti a form e cliniche più gravi, il loro aumento è spiccato : le fcwme mononucleari e le forme di passaggio hanno un con tegno io verso a quello dei precedenti: i glo buli eosinofìli sono leggermente aumentati. In sieme alle ricerche sui globuli bianchi, l'Autore potè con statare qualche altr o falLo come, in uo caso dèi più gravi di sifi lide ereditaria, la presenza nel sangue di aJcune cellule d'or igine midollare e di qualche globulo rosso nucleato,
1\lVISTA DELLE ll ALA.TTIE \'.1!.:-IEREE E DELLA PELLE
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~ POlé verificare, determinando molle volte anche il numer·o ç::;::lei globuli rossi ed il contenuto d-'emoglobina, che nella si.tilide scema prima è in più allo gr·ndo il valor·e individuale dei g lobuli rossi che non il loro nume ro, cosicchè, a cift·e · normali o di poco inferiori al normale di globuli r oss i, cor·rispon·lono spesso cifre notevolmente bao;o:e di emoglobina.
P. CoLOMBlNI. - Nuovo ra•patore per la oura delle trlooazte. - (Supplemento li! Policlinico, Anno 1896). L' autor·e conf~ssando che i mezzi suggeriti per la cura delle malattie tricofitit:be sono numcrosissimi ma pochi r·ispomdono all'indicazione curativa, stabilisce c11me condizione sine qua non per un buon metodlo curativo l'osservanza dei seguenti tre pr·ecetli: 1° !lsport.are la ma~<gi o r quantità possi bile di Sf'Juame e di vegetazioni Lricofìtiche accumulato nel· l'epidermide; 2• togliere via tutti i capelli od i peli rotti non asportabili colla semplice dcpilaz;ione e che possono maute·
nere il male contenendo in grau copia il parassita; 3° aprire più facile via alla penetrazione dei rimedii nelle parti più profonde de lla cute. Solo in ta l. modo e coll'usare addetti mezzi che impediscano la vita e l'ulte riore sviluppo dei para ssiti rimasti, si può sperare di guar·ire radicalmente queste affezioni parassrtade cosi ribelli a curti. Accenna a l metodo del Quinquaud che cons iste nell'asportare lo masse tl'icofìlichc ed i capelli l'Olli con un cucchiaio analogo a ({uello di Volkmann a bordi poco taglienti, ma che non dà risultati completi. Il suo istr umenlo si compone di un manico unico al quale s i possono addattare diverse placche di fol'ma e grandezza variabile le quali per mezzo di denti e di lamine variamente dis poste corrispondono benissimo allo scopo. L'istmmento agi:sce per piatto e su larga superficie. L'ablazione degli str·ati epiderm ic i è poco dolorosa e in generale i bambini la sopportano be n e : f'JUando si voglia però, la r aspa tura può essere preceduta dall'ane stesia locale o con cloruro di metile, o cori cocaina, o con guaiacolo. La disinfezione dell'istrume nto facilmente si ottiene con uno dei comuni bagni antisettici c
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RIVISTA DELLE MALATTIE VENEIIBE R DELLA PBLtr.
con l'aiuto di una piccola spazzola che rimuove tulli i detr ili acc umulati fra i denti delle placche. Come mezzo curati vo delle lr·icofizie dopo la t'aspat ura, l'A consiglia di fare sulla parte un a bbondante saponata preferibilmente con sapone antisettico e poi passare s ulla chiazza per parecchie volle un penne llo imbe vuto in: Acido fenico puro . . . Canfora rasa. . . . . Tintura ete rea di jodio .
grammi 2 » 4 ))
40
e successivame nte e ripe tutamente un altro pennello bagnato in: Acido fe nico puro. J odio puro . . . Collodion elas tico.
grammi
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4
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50
grammi • ))
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oppure in: Guttaperca laminata . Sciolta in clor ot(n·mio. Agg . Jodio puro
oppu•e in: Gelatina bianca grammi Glicerina . . . • >l Acqua. . . . Se. a bagno maria e a gg. agitando Acido fe nico nuro. . . . . . . grammi
•
100 5 IO
50 25 5
Rl VISTA DI TERAPEU TICA Sal valore Ipnotico bl trloaale nel malati 41 mente. - (Giorno le intern~io nale clelle scie n,.; e med iche, N. 9, 1896).
Dr•ltori C.ISCELLA e SAPORITI. -
Gli egregi autori si occuparono, nelle loro ricerche. unicamen te dell'azione clinica del trionale, lasciando da pa rte il problema fisiologico, t•iguat·do al quale si limitano ad os-
RIVISTA 01 TEI\APBUTICA
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servare che e appunto in grezia degli studi fatti sulla sua azione fisiologica, che vennero r·iconosciuti al rimedio in parola lulli quei prE'~i pei quali esso fu tanto bene accolto in terapia. Le osservazioni degli autori raggiunsero il numero di 46, raccolte in H malati sottoposti alla cura del tl'ionale della fabbrica di Bayer. Lo si somministrò in ostie, in acqua zuccherata, e qualche volta misto alle bevande, con dosi iniziali di 50 cehtigr, aumentall'l jZradatamente, nello stesso individuo, di pochi centigr·ammi per esperimentare la più o meno grande facilita dall'abitudine al farma..:o. Gl'individui sottoposti t~ Il' esperimen lo erano affetl i da diverse forme mentali accompagnate cJa insonnia. Ed ora ecco le deduzioni che si possono r·icavare dagli esperimenti degli autori: 1• Il trionale ha un. valore ipnotico e sedativo molto apprezzabile in tutte le !JSicosi, ma specialmente in quelle in cui l'eccitamento e l' insonnia sono sostenuti da disturbi sensoriali o deliranti (delirio allucinatorio, mania, lipemania, eccitamenti epi~odici dei frena s tenici. cfe_m enza agitata). Al contrario, questa azione manca, o é debolissima, nell'insonnia sostenuta dall'a~itazione notturna dei paralitici, o da dolori somatici , come gli autori rilevarono in un tubercolotico. Il sonno, che insorge, in media, da mezz'or·a a un'ora dopo la somministrazione del rimedio, é qua~i sempre ininterrotto, profondo, tranquillo, di durata variabile, senza postumi spiacevoli; 2• Quando l' i p nosi è di breve durata, il sonno può ritornare dopo parecchie or e d'interruzione; il che è do;vuto for se alla lenta eliminazione cJel fa1·maco; 3o Le minime dosi, da 25 a 30 centgrm., non solo sono inefficaci, ma par o che contribuiscano ad accrescere l'eccitamento ed a sostenere vieppiù l'insonnia. La dose su cui si può rare assegnamento è quella di 1 gf'm. - 1 grm. 50; 4> Si può raggiungere la dose di 2 grm. senza pericolo di ingrate sorpre~e, purché però non se ne protragga troppo l' uso, perc hé il tl'ionale ha, senza dubbio, azione cumulativa. T. '
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RIVI S TA
VA LENZUOLA. -Sul fo•tato
4l creosoto. - (lndependeneia
medica de Barcelona, N. 38, 1896).
Questo nuovo d eri valo chimico del creosoto, il fosfato di creosoto, iott·odolto nella materia medica dal Bayse si ottiene trattando il creosoto con l'anidride fosforica in presenza del sodio fino a convertirla in una massa sciroppo~a e spessa riprendendola con l'acqua, sottomettendola quindi alla disli:lazione frazionala e raccogliendo il prodotto che distilla fra 190• e 20o·. È un fosfato tr·icreosotico cbe contiene approssimativamente 75 gr. di creosoto su 25 di acido fosforico. Ha !"apparenza di un olio spesso dotato di un odore quasi impercetlibile che ricorda quello del creosoto e di un guslo astringente e amaro poèo intenso, senza acredine ; è insolubile nell'acqua, nella glicerina, nelle soluzioni alcaline, negli olii (caratteri che lo disting_uono dal creosoto), e solubile nell'alcole e nell'etere in ogni proporzione. La soluzione alcolica con aggiunta d'acqua forma per la precipitazione molecolare del fosfato di creosoto uu liquido latligiooso analogo a quello che forma !"acquavite anisata o la tintura di benzoino, liquido privo di odore e di sapore e che perciò costituisce una eccellente forma ft~rmaceutica per la sua somminislrazione. La mancanza di causticità, d'azione irritante e tossica lo fanno preleribile al cr·eosoto nelle sue applicazioni, rendendo possibile la s ua amminislr·azione in grandi Josi e proluugata per lutto il tempo necessario, senza inconveniente alcuno, perché non produce mai nè intolleranza gastrica né diarrea.. È stato somministrato in differenti localizzazioni della tuber.:olosi (polmonarc, laringea ('l meniugale tubercolare) e in alcuni infermi di bronchite cronica. Quasi costantemente produce un miglioramento notevole sulla nutrizione con aumento dell'appetito, cessazione dei distur bi gastrici e della diarrea, aumentq del peso, r·emissione della febbre e cessazione dei sudori. Quasi costantemente r imettono ancora i fenomeni locali; diminuisce la espettorazione e cambia il suo carallere puPulento ìn mucosa. dimi nuisce pure la tosse e a volte S(>urisce; fino ad ora non sono mai scom-
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01 TERAPEUTICA
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parsi i bacilli nei casi in cui esistevano, e neppure si ò notato cambiamento apprezzabile nel lo stato delle lesioni. Il modo di somministrazione può f~rmularsi così: Fosfato di creosoto 5 grammi Alcole pur.• di vino 50 • Si comincia col darne 20 goccie nell'acl'(ua. latle o altro liquido, tre voll.e il giorno, essendo indi.fferente farlo o no nelle ore dei pasti; si aumenta la dose gradatamente. Si é arrivato fino a 60 gocce per volta ed è da credersi che si possa aumentare anche di piu, poiché fino ad ora non si é incontrato intoller·anza. E. R.
La taualblDa, a•trlngente lDte•tlnale. lndependencia medica de Bareelona, N. 33, 1896).
ENGEL. -
(La
Gottlieb ha dato il nome di taoalbina a un composto di ' tannino dal quale si separa il tannmo nel mezzo alcalino del tubo intestinale. L'albumina sottoposta ad alle temperature non ~i diger·isce nello stomnco. Il tannato d'albumioa preparato di recente è solubile nel sugo gastrico, laddove disseccato a 30° è poco digeribile se si espone il prodotto ad alte temperatur·e, r esiste a tal punto alla digestione peptica artificiale, elle anche dopo alcuni giorni non resta punto modificato. E necessario graduare la temperatura e la J urata , essendo necessario sottoporlo per 5 o 6 or e a 110°-120°, perché altrimenti r·estePebbe inattaccabile. Il corpo cosi ottenuto é una polvere giallognola insipida, che contiene 50 per· 100 di tannino che si scioglie lentamente nel sugo alcalino dell'intestino. Il dott. Engel di Brlinn lo ha sperimentato nella sua clinica arr·ivando a darne quattro grammi il giorno in 4 prese di un grammo ap;li adolescenti e agli adr1lti. Ai ragazzi la dose era metà meno. Il tannino si separ·a. a poco a poco nell'intestino e non é necessario dare dosi maggiori. La diarrea si è at>reslata in due o quattro giorni, si è somministrato n t!lla enterite semplice, ha dato buon rcsultato nelle enteriti croniche dei nefritici. Non ha avuto buon efft!tlO io Jue casi
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III VISTA
nei quali la diarPea era dovuta a degenerazione amiloide dell'intestino e a enterite poliposa. In 12 casi di enterite tubercolosa ha ottenuto in tulti l' ef· t'ello in quanto a lla diarrea, proseguendo fatalmente il loro corso le lesioni intestinali. E un uslringente che può pren· dersi in polvere senza repugnanza, che non turba le funzioni digestive e che non é lossico.
Bydra•tl• canaden.U nelle emorragie polmonarl. (Co rresponden~-Blatt j'ilr Schr.ceiz. A er•te, N. 10, '1896). Eslralto liquido di hyJ rastis canadensis, tintura di hydraslis canadensis ana gr ammi 15 M. Se ne danno da 20 a 50 gocce tre volte il giorno. Si comincia con 20 gocce tre volle al giorno. Se questa dose non basta a frenare l'emorragia si aun1enta ogni giorno di dieci gocce. Si può anJare senza inconveniente a 120 gocc~ nelle 24 or e; questa dose deve, eccettuali, rari casi arrestare la emort·agia. Quando se ne è ottenuto l'effetto é da cCinsigliarsi di continuar e ancora per due giorni o tre nella stessa dose, quindi con dosi rapidamente decrescenti se ne lascia la somministrazione. Usata in questa manie ea l'hy,lraslis c auadensis si dimostra ugualmente efficace della segale cornuta, ma col vantaggio che può essere presa per più lungo tempo senza che sieno a temersi spiacevoli conseguenze. Sulla digestione l' hydrastis ca nadensis agisce favorevolmente stimolando l'appetito e la funzione digestiva. Se la emorragia è mantenuta da una tosse ostinata è indicata l'aggiunta di morfina o codeina. Estratto liq. tintura di Hyh. canadensis ana. grammi 15, codeina 0,30- 0,45 M. 20- 50 tre voll.e il giorno. Estratto e tintura devono sempre esser e ordinali h·eschi. e SCHLAGDENHA.UFFEN. - Studio ohlmtoo-terapeutlOO •ul Oonnanut Afrloanu Lamk (ompllaloblum afdoanum D. O.) quale au.telmlntloo. - (A rchioes de Médeeine navale et coloniale, N. 4 del 1896).
HECKEL
Questa pianta conosciuta in lingua Sousou solto il nome di Séribili è impiegala come vet•mirugo dagli indigeni della regione detta dei Fiumi del Sud, la Senegambia, la Sierra
DI TEllAPEUTICA
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Leone e la Guinea dove essa cresce comunemente; il suo nome che equivale a medicina rossa, si applica tanto all' albero che alla droga che se ne ricava. Essa é la sola pianta della famiglia delle Connaree che goda propl'iAta terapeutiche bene stabilite; ed è al dott Drevon, medico principale delle Colonie che si deve la conoscenza delle sue proprietà e del suo impiego. L'analisi chimica del seme e della corteccia delle radici, fatta dagli autori, vi rivela l'esistenza di un corpo grasso e di una materia color ante, aranciata, associata ad un tannino al quale sovratutlo pare che il Séribili debba la sua azione, la quale si manifesta con proprieta antelmintiche e vermifughe delle meglio caratterizzale. Gli indigeni preparano il medicamento col seme o colla corteccia di radice seccate el sole, polverizzate. irrorate con sugo di limone, ed unite, alla dose da 30 a 50 grammi al riso che for ma il loro pasto, senza altro, senza medicazione preparatoria o coadiuvttnte; il malato attende ai suoi affari e nella giornata espelle la tenia o gli ascaridi da cui era affetto. Il Drevon amministrando 25 grammi di polvere, previa decozione e macerazione successiva di 12 ore, e seguita da una dose di acquavite ottenne 3 s uccessi in 5 casi: il Macland, con 60 ~rammi di polvere registra 4 successi su 4 esperime nti. · Heckel e Schlagdenhauffen hanno preparato un estratto alcoolico di semi composto unicamentd di tannino ed un poco di glucosio, lo usarono alla dose di 6 grammi, che corrisponde a circa 47 grammi di polvere, in pillole, facendolo seguire dopo alcune ore da una dose d' olio di ricino; su due tentativi fatti in Francia ebbero due successi, tra cui notano quello del dott. Arançon, che lo provò su sé stesso. Gli autori concludono che in · presenza di questa azione quasi specifica del tannino estratto dal Séribili è lecito dubitare e ricercare se altre varietà della stessa sostanza a c ui si sono già riconosciute tante proprieta diverse, astringenti, febr ifughe, ecc., non godano pure di virtù vermicide susceltibili di essere utilizzate allo stesso modo di quelle del tannino di questa connaréa africana. A. C.
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RI VIST A
La tintura d 'tpooastano (outagna d 'India) contl'o le amor· roldl. - (Reoue de therapeutique med.- chir., marzo 1896). Il dott. ArLaulf, facendo ricerche sull'origine dei rimedi empirici, fu colpito dal ratto di trovare in tulle le provincie di F1·ancia la tradizione che basta avere nel letto o io tasca delle castagne d'India per non soffrire d'emorroidi, e pensando che tale conconlanza di tradizioni doveva certo essere etfetto tli antiche osse1·vazioni empir iche, I'isolse di sperim entare tale sostanza sugli emorroidari. T ute medicamento, dice l'a utore, soi·passò di m o lto ogni spera nza; ecl a g i con una costanza ed una rapidita sorpren· òenti su tulli gli emoi-roidari in stato di crisi sui quali venne impiegato. L'autor e usa a tal e effetto la tintura alcoolica, la ti ntura maùn·, come nella farmacopea americana, e ne "bbe I'isultati si precisi, cost.nnti e no tevoli che egli la considera come un rimedio assolutamtnle eroico, d'azione quasi matematica, r.ontro questa affezione ta.olo dolorosa, e finora tanto ribelle, qual'è la crisi ernorroidaria. È con tro l'elemento dolo re che agisce in modo speciale la tinlu1·a di castagne d'India: essa agisce però anche sulle em o i'I'a ~ ie, ma in tal caso é bene uni r vi la tintura d i bama· melis. Contro il dolo1·e essa ha una azione rapidissima : spesso dopo la prima o la seconda dose il dolore gia cede e di rado la m edicazione deve prolungarsi oltre due giorni. La duse COI'rente é di 10 goccie di tintura, prese mattina e sera, a prefere nza prima dei pasti, in poca acqua zuccherata o poco vino. L'autore possiede gié. parecchie decine di osservazioni e non ebbe fino ra da registl'are neppure un insuccesso. A. C.
E. STADELMANN . - lul oolagoghl. - (Berl. kli n. Wochens. e C~ntralbl . fii r die medie. Wissensch., N. 22, 1896). P er stabilire l'azione delle sostanze raccomandate .come colagoghe lo Stadelmann islilui una lunga serie di esperia menti, facendq su dei robusti cani di media grossezza una
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completa fistola biliar e con doppia allacciatura del ùullo co· Jedoco e resezione di una porzione più lunga che fos se possibile di esso. Dopo comple ta guarigione della ferila gli animali furono portati a peso costante e nutriti uniformemente. La bile separata fu accuratameotA raccolla e pesata; furono determinati le materie color anti e gli acidi biliari e qualche volta la colesterina ed i grassi. Per r agioni finora non bene spiegate la produzione della bile é straordtnariamente irregolare; perciò si r·accomanda di scegliere i termini delle osservazioni non troppo brevi. Prima di tutto fu provata l'acqua che giada antico tempo era considerata come eccitatrice della secr·ezione bili11re; resultò che comunque somministrata o per bocca o per clister·e, fredda o calda, in piccole o granòi quantita, la secrezione biliare resta immutata. Le altre sostanze esami nate dallo S. egli distingue in quattro categorie: t• quelle nelle quali manca ogni azione col6goga: a queste appartengono gli alcali, dei quali anzi alcuni dali in grandi dosi diminuiscono la secr·ezione biliarE>, i purgativi (drastici), l'alcool e l'olio di oliva; 2• sostanze che inftuiRcono manifestamente ad abbassar•e la secrezion~ biliare: (juest~ sono la pilocarpina e l'atropina; 3• sostanze nelle quali si riscontra una 11zione cola:goga dubbiosa, e qui sono da ricordare l' antipirina, l'antifebrina, la caffeina, il b.enzoato di soda e caffeina, la diurelina, la santonina e finalmente il rimedio del Durand che, come è noto, consta di olio di trementina ed etere, ma solo al primo dj questi costituenti é dovuta la sua azione; -i• sostanze nelle quali riscontrasi una spiccata azione c0lagoga; e a questa appa rtiene il salicilato di soda a media dose e principalmente come molto più sicuro ed attivo colagogo la bile stessa, e fra i suoi costituenti, gli acidi biliari. L'oso dei sali biliari non reca alcun danno alla digestione ed al sangue: solo nella itterizia grave sembra controindicato.
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RIVISTA DI TECNICAE SERVIliO M~DICO }IILIHR~ Relazione sull' organlssazlone • U flmzlonamento 4el servlsio sanltario durante la campagna 4' AMoa 188&-88. Compilata dal tenente colonnello medico dottor Mosci, di1·ettore dei servizi sanitari p1·esso le regie truppe. - (Rivista militare italiana, 16 agosto-i• settembre 1896). Mentre ci rise1·biamo, non appena ci sarà possibile, di dare ai nostri lettori i più completi ragguagli sulle vicende ~aoi tarie e s ui fatti più importanti, di ordine medico, svollisi nell' ullima campagna, riassumiamo intanto e in pat·te riportiamo tes tualmenle i punlt principali di questa Relazione, che costituisce l'Allegato n. 13 della Relazione gener ale presentata da S. E. il Governatore a S. E . il Ministro della guerra. to Personale sanitario presso i corpi di t r uppa. - Gli ufficiali medici furono aumentati da uno a due per battaglione. Ogni battaglione fu pure fornito di un caporale aiutante di sanil.à e di 4 portaferiti. 2" Materiale sanitario in dota:~ione ad ogni battaglione. - Il materiale di battaglione si componeva per lo innanzi di 1 coppia bo1·se di sanità. 9 tasche di sanità (1 per lo stato maggiore del battaglione e 2 per ogni compagnia). 18 borracce per portaferiti . 2 coperle e 2 barelle pieghevoli. L'esperienza della spedizione di Coatit e Senafè avendo dimostra to l'insufficienza di questo materiale, il tenente colo nnello Mosci assegnò a ciascun battaglione una coppia di cofanetti per alpini , modificati però in modo che, toltine gli ingombranti c:-.assetti e gli oggetti m~no utili, potessero contenere medicinali in sufficiente quaolilà e medicalure per circa centocinquanta feriti. Con questa coppia cofanetti e
RIVISTA DI TEC~IC.\ E SEilVIZlO MEDI CO mLJTA.IlE
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col materiale sopt·a~cennal•J fu dotato ciascuno degli otto battaglioni indigeni ed il battaglione cacciatori esistenti pl'ima dell'arr·ivo dci rinforzi. Ciascun battaglione di rinforzo e ciascuna brigata d'artiglieria ebbero poi la seguente ùolazione: 1 cofanetto per• alpini; 1 cassetta tli medicazione di riserva appos itamente approntata dal colounello medico Guida, ·t coppia bnrse di sanità, 3 tasche di sanita e 3 borracce per portaferi li. Sezioni di sanità. - Prima Ut' furono cost:tuite due. P oi, aumentata la forza del corpo di opet·azione, furono portale a tre. Il personale di ciascuna sezione si componeva ùi 1 capitano e 4 subalterni medici; 1 ufficiale contabrle; 2 sottufficiali; 3 caporali o caporali magg iori aiutanti farmacisti; 3 caporali o soldati aiuta nti ; 3 caporali infermiet·i ; ·16 portaferiti i 14 infermieri i 80 portatori iiHligeni. Non potendo il materiale regolamentaJ·e della s ezione da montagna adatklrsi ad una campagna sull'altipiano, specialm e nte p er le diftìcollà del trarrsrto, il colonnello Mosci, t'idusse la sezione a Ull tipo ancor più leggiero, componendola cioé di quattro cofani, due sacchi di tela impet·meabile, co ntenenti l' occorrente in medicinali, strumenti, oggetti di medicatuJ'a e generi di conforto. Og ni cofano ha il volume dei regolamentari cofani di sanità (mori. 1814) e tanto i cofani c ome i sacchi non raggiungono il pe;;o di 35 thil"grammi. Ogni sez.ione aveva inoltre 8 barelle pieghevoli, 2 cofanetti per .acqua, 4 tasche di sanità e 4 hOJ'I'acce per portaferiti da sostituirsi all'occorrenza con altrettante ghirbe (borse di pelle in cui l'acqua si mantiene molto fresca). Furono assegnati 6 muletti per il trasporto del materiale e 80 per quello di feriti meno gravi. P e r quelli piu gravi vi erano le barelle, ma, non resistendo la barella pieghevole regolamentare a luoghi tra gitti, si sopperi con barelle improvvisate e più frer1uentemente con angareb l'equisiti . In caso di deficienza di portato1·i (ne occorrono 8 per ogni barella o angareb, 4 dei quali di ricamb:o) si provvedeva colla requisizione nei villaggi vicini, per lo pir'• accellala ben vo· lentie ri in considerazione del pag amento. 51
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RIVISTA 01 TECNI CA
Stabilimenti sanitari cl ella Colonia. - All'aprirsi delle osti· lità non vi erano nella Colonia che alcuni posti di medicazione con pochissimi letti, un'inferme ria eli 10 Jelti a AdiUgri, l'ospedale della Croce Rossa all'Asmara pet· 50 malati, l'infermeria di Che t·en con 50 letLi. Il deposito di convalescenza di Ghinda con 16 letti, e fìnàlmente l'ospedale di Massaua con 150 letti. lo seguito fu mandato a SagAneiti un ospedaletto dj 50 letti, e non potendosi costruird nel recinto del fort e locali per 300 letti, conf01·memenle alla proposta del colonnello Mosci, si occuparono a tal uopo divers i locali del villaggio e vi s i eres· sero H· bat·~tcche Roma. All'A sma ra fu aumentala la capa· cita dell'ospedale della Croce Rossa fino a 150 letti, e nell' interno del forte fu approntala un' infermer·ia di 600 lelli. A ltra infermet·ia di 300 letti fu impiantala a Ghinda. Finalmente la ca pacit.ti dell'ospedale di Ma~saua fu portata a 600 letti, poi g rada tamente fino a 1300, mediante la sollecita costruzione di nuove e g randi baracche. Di più fu rlisposta ad uso di ospedale di 300 letti lajvecchia nave Saati, e fu l'i· parato il vecchio ospedale di Ras-Mudur, in modo da esser capace di altri 300 infermi. Seroi; io sanitario, durante l' azione campale. - Cosl 'or ganizzazione del servizio sanitario poteva ritenersi compiuta verso il 20 febbraio, giacché in tale epocH, ai battaglioni mobilitati e ~:~Ile brigale d' artiglieria, erauo già stati assegnali due merlici, ogni t•eggime nto aveva il suo c!!pitano medico ed il materiale sanitario precede nteme nte indicato. Erano già pro nte sul campo due sezioni di sanita, comandate la prima dal capit.ano medico D'Aibenzio, la seconda dal capitano medico Tavazzani, ed una terza, al cui comando e ra stato a s!'legnato il capitano medico De Micheli, trovavasi ìn viaggio verso il corpo d'operazione. Anche le ombulanzette col r elativo personale della Croce Rossa erano in viaggio per por si alla d'ipendenza delle menzion a~ e se· zioni di sanità, ma per la riibellione di ras Sebath ed Agos Ta rari, le rc trovie essendo divenute malsicure, il materiale della terza sezione di sanita e le dicci ambulanzette della Croce Rossa non poterono g iungere a destinazione.
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È inutile rammentare come nella giornata del ·t• marzo
il servizio delle sezioni di sanità non potè svolgere tutta la sua azione, essendogli stato impedito di compierla <!alla ferocia del nemico, rlalla rapidità con 'cui i fhlli sanguinosi si svolsePo, dalla morte e dalla prigionia a cui andò incontro e da cui fu col pila la massima parte degli ufficiali medici dei corpi e clelle sezioni di sanità. Nè le perdite s i limitarono al personale, ma anche il materiale delle sezioni di sanilà e dei batl.àg\io-ni mobilitati rimase tullo in potere del ne mico. 1 superstiti della giQrnata del t• ~arzo ripararono nel forte di Adi~rat, altri si diressero verso Mai- Maret ed Adi-Cajè, altri alla YOita di Sagane1ti, subendo le molestie delle bande ribelli; i più si riverst:wono s u Adi-Ug ri. Nelle citate località essi ricevettero i primi conforti e le prime cure e quivi fu iniziata l'opera di !>alvalaggio, venendo inviati per mezzo di muletti e di bar elle da Adi-Cajè, per la via di Mahio, direttamente nell'ospedale militare di Massaua, o da Saganeiti e da Adi- Ugri negli s tabilimenti funzionanti all'Asmara. Devesi qui segnala1·e ad onor e del vero che anche in mezzo [ai popoli barbari non é del tutto muto il sentimento della pietà, giacchè non pochi dei nos tri feriti italiani ed indigeni trovarono a~ilo e protezione nei rari lucul che incontrarono lungo la via e tal uno vi fu assistito ed alimentato fino a guarigione. Conseguen.ze del disastro di Actua sulle risorse sanitarie della Colonia. - Nella ~upposizione che l'esercito scioano irrom pesse dopo la vittoria di Adua nell'interno della colonia, fu dato ordine di abbandonare Adi-Cajé e Saganeiti e per c onseguenza tutto il materiale accumulaLo in quest'ultima localitè pel funzioname nto dell' infel'meria venne sollecitamente trasportato all'Asmara ed i medici, ed il personale della compagnia di sanita fu inviato a quella volta. Venne anche s ubitamente soppresso il posto di soccorso con sagf'iO provvedimento istituito in Adi·Cajè dopo il combattimento di Adua, dove appunto ebbero non solo le prime cure i profughi feriti ma vennero pro vvisti di mezzi di trasporto a Massau!) . Ricosiitu~ione dei seroi.zi sanitari dopo
Adua. -
la battaglia di Appena giunta la notizia che nella battaglia del
RIVISTA DI TECNICA
1• marzo era rimasto in potere d.ell'esercilo del Negus tutto
il materiale delle dua sezioni di sanita che si trovavano al seguito delle nostre truppe, posi mano alla formazione di due nuove sezioni di sanitA sul tipo di quelle perdute e che ho precedentemente descritte. Sollecitato quindi da ordini di S. E. il generale Baldissel'a che era sul punto di ricostituire un nuovo corpo d'operazione per la liberazione di Adigt·a L, ne affrettai la completa organizzazione; ad il giorno 3 aprile la 1" sezione comandaLa dal capitano medico Boccia partiva da Massaua per Umbeitò; la 2• sezione sotto, il co· mando del capitano medico Iorio, raggiunse la sua destinazione in Ghinda e la 3" sezione che Lrovavasi all'Asmara ed a cui fu destinalo il capitano medico Schizzi (t ), rimase in tale localitA a disposizione del comandante in capo d·elle regie truppe. A ciascuna sezione, giusta le proposte precedentemente fatte, furono assegnati, oltre ad un capitano medico, due subalterni medici. un caporale ed un soldato aiutante e quattro infermiet·i, muniti di tasche di sanita e boracce per portaferiti. Fu inoltre !iltabilito dal prefato ooman· dante in capo, che a suo tempo sarebbero state date lP- disposizioni opportune per provveder~ ogni sezione eli 30 muletli o muli porlafet•ili con relativi conducenti e di 32 portatori indigeni. Contemporaneamente venne stabilito che alla dipendenza di ogni sezione funzionasse una ambulanzetta con un medico e due infermieri della Croce Rossa. Le due prime sezioni seguirono le rispettive divisioni fino ad Adigrat disimpegnando il servizio di trasporto degli ammalati dei corpi _ai luoghi di cura; la ~ a sezione invece, non essendosi presentato il bisogno del suo impiego; ru lasciata all'Asmara. Con lo ~te$so or,line ùel giorno sovra citato venM inoltre nominato direttore del servizio sanitario presso il corpo d'operazione il maggiore medico Bocchia. Col movimento di un intero corpo rl'armata verso la ft'ontiera nemica avente l'obiettivo di liberal'e i bloccati nel fot·te (t) Benchè, come si è visw sopra, il matooria.le della 31 sezione non giungesse in tempo sul campo di Adua, pure, il suo comandante, capitano medico De Micheli, la. precedette e lasciò sul campo la vita. Pen:iO ru sosUtuiw nel comando dal capitano me<lico Sclliui. ''"· della R.
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E SERVIZIO MEDICO liii.ITAilE
di At.ligrat, era necessario di is tituire luoghi di cura nel territorio che esso doveva percorrere. Giunse quindi il momento opportuno per· effelluare ciò che in precedenza non e r a stato attuato; di is tituire cioè un'infermeria di quattrocento letti in Adi-Cajè e di riorganizzar·e in più miti proporzioni quella di Saganeiti. Vennero inoltre istituiti posti di s ..ccorso a Senafè, a Mahio, ad lllalia, iu Ua-A ed in Archico, e cosi quando il corpo di operazione potè impadr onirs i di Adigrat, lo sgombro degli ammalali e fe riti che si trovavano ancora nel l'orte potè etfettuar·si con qualche agio. I menzionati posti di soccors o servirono bene, anche più tardi quando, terminate le operazioni di gue rra, fu ordinata la di c;ces a de lle truppe dall'altipiano in Massaua per pr·endervi imbarco e r·impa triare. L'infermeria di Adi·Cajé funzi onò durantE' le ultime operazioni sotto gli ordini del maggiore merlico Bocchia. Anche l'infe rmeria di Saganeiti ebbe a ricoverare un notevole numero di infermi e bastò con que lla di Adi-Cajé a s o pperire ai bisogni delle truppe operanti.
Ft,nsionamento del seroi::io sanitario oerso la f rontiera ooest de lla Colonia ed in Cheren. - Mentre si s volgevano l-e operazioni precede nte mente acce nnate sulla fronlier·a sud
dell'altipiano abissino, un corpo di De1·visci attnecò impr·ovvisameute Cassala, sul cominciare rli aprile, ed lo'bbPro anche luogo s ulla frontie ra ove~ t i combtlltimenti di monte Mocram e di Tucruf. · Io questi fatti d'armi il s ervizio !'anilario l'u dis impegnaLo esclusivame nte dai medici dei corpi; i fe riti però, avute le p l'ime cure, venn~>ro sollecitamente trasporlali in Cheren, dove il direttore della locale infermeria di presidio, t0nente m edicn Cotellessa, coadiuvalo eflìcace menl e dal per·sonale e dal materiale di un'ambulanzetta della Croce Rossa, a pprontò con s aggezza i locali necessari pel loro ricover o e provvide c on per s picacia alla loro cm·a.
In vio di ammalati e fe riti in Italia. - Mai, du1·ante le o perazioni di guerra, ebbero a verificars i ingombri di ammalati e feriti nei luog hi di cul'a della Colonia, essendos i
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Rl VISI A Dl TECi\"ICA
cio evitato con la disseminazione frequente di essi dai posti avanzali verso ~1assaua, e da Massaua negli ospedali d'Italia, per mezzo di piroscafi noleggiati, che le autorità superiori furono sollecite di a,·e:re semp1'e pronti per ovviare a qual· siasi inconveniente.
Perdite sofferte ciall"esercito italiano e dalle truppe indigene nei oari combattimenti. - Non è fino ad oggi possibile precisar e le perdi te P•'r morte ed il numero esalto dei ferili, non conoscend ..si quello dei prigionieri tuttora in poter e dd nemico Sùlamente $Ì sa con certezza che molti dei morti e feriti non furon o semplicemente vittima delle armi da fuoco, di svariato c~:~libro, e delle armi bianche usate in 'combattimento dall'eser cito scioano, ma lo divenoer<l per la ferocia del uemico, che inveiva sui caduti e li trucidava, per la ba1·barie della cavalleria Galla che li evirava, per le leggi abissine che, ritenendo rei di diserzione e di tradimento quelli che di razza nera non avevano risposto al Chilet ed avevano invece combattuto con gli Europei, li condannavano con rt' i!Oiare procedimento giudiziario alla mutilazioue della manv destra e del piede sinistro. E se trénta e virati italiani finora n nti e s ei indigeni e piu di quattrocento mutilati tulli indigeni poterono porsi in salvo nel territorio della Colonia, e riparet·e nei nostri luoghi di cura, quanti non saranno rimasti vittima sul campo o mentre profughi auda vauo in cerca di uo as ilo , per e morragia o per mancanza di alimenti e di cure ? Preudendo per tema dol presente s ommario r esoconto solamente quaulo é nolo, stend.) alla cifra dei cadaveri a cui fu data pietosa s epoltura nei campi di Adua dalla colonna comaudala dal Lenente colouneiJo A rimondi, si può dedurre che la cifra dei mor ti italiani Il ella giornata del 1° marzo fu per lo meno di 309i e che ponendo in raffronto questo nume ro con i 110stri 10,450 bianc11i ch" combatterono sulle a lture e nei valloni di Adua, si ottiene in risultato che le perdite per morte furono nella proporzione del 29,4 p. 100. Ferili. - Riassumo. numericamente, nel segue1.te specchiello Lt.tlì i dati che ho potuto raccogliere dai vari luùghi
E StRVJUO MEDICO
~ULITARE
di cura della Colonia, non tt•alasciando però di porre in rilievo che non pochi feriti italiani ed indigeni guarirono durante la loro prigionia nel Tigrè o mentre erano ospitali in solilari casolari e tenuti nascosti all' ira del nemico e delle bande ribelli, e per conseguenza essi sfuggono ai calcoli dalla statistica, giacché, se italiani, furono falli rimpatriare direttamente dai corpi e dall'autorità militari, se indigeni, ripararono presso le rispettive famiglie. NUMERO DEl FEIIITI ITALIANI
COMBA TTIM ENTI
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Non vi ha dubbio che pel modo con cui si sono compiute le fasi dai vari combattimenti verificatisi durante l' ultima guerra di Africa, pet· le forze sempre eccessivamente preponder anti del nemico e per il suo obiettivo di distrugg~re in tutte le maniere il proprio avversario, solo pochi fnriti potevano sottrarsi alla sua opera devastatrice; è quind i da ritenersi che si siano posti in salvo unicamente i piu leggeri, e quei pochi clte, quantunrtue gr·avi, ebbero in aiuto fortunati eventi od un' eccezionale forza d'animo , congiunta a non comune resistenza organica. Nel quadriJ segue nte i! numer·o dei ferili bianchi e neri è diviso s econdo la qualità, e r ubicazione delle ferile.
Hl I"IST.4. DI TECNICA
Qualita, rw mero ed ubica•ione delle jel'ite. ESERCITO IHI.IAi'\0 ~EDE DELLE FERITE
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r.e iiP varie regioni del corpo
Capo. Petto
1 ferite ferite (eritc l ferite d arma ll'arma Totale d'arma d'erma Totale da cta l . fuoco 1 llanca rnoco bianca
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• Le mulilazioni consistono in ,·ere disarticolazioni 111<1io-carpee e tib io-tarsee, senza cute che ricuopra il s uperslite moncone. Sono praucate tla appositi eser.nto ri di gio· slizi:~.
84-9 Condizioni sanitarie della truppa durante la campagna d'Af rica. - Dal t 0 dicembre 1895 al t• giugno 1896 furono E SERVIZIO :\IKDfCO MILITARE
complessivamente curali negli stabilimenti della colonia 13.196 ammalati italiani e 3521 indigeni. Devo premellere, prima di porre in relazione la forza della truppa con la morbosità, che se in aprile ed in maggio si coutarono, in Africa, 25,000 armati italiani, pur e la media fo rza nel periodo di tempo suaccennato s i riduce ap prossimati vamente alla cifra d1 14,700 •1 quindi si ottiene la p1·oporzione di 89 ammalati per ogni cento uomini . Per gli indigeni la forza media approssimativa si può calcolare di 7200 e siccome gli iufer mi nei sei mesi furono 3521, il calcolo dà una percentuale di 49 ammalati. Da ciò si deduce che gli italiani ammalano in Africa molto piu degli indigeni, come a priori si doveva preveder e. Di più risulta dall'esame dei r endiconti nosologici, che rela tivamente alle malallie mediche ebbero p1·edominio, per il numero, le febbri effimere e le sinoche reumatiche, i catar ri gastrici ed intestinali e le febb1·i da malaria ; per gravezza le febbri tifOidee. Quantunque le nostre truppe abbiano dimora to solo di sfuggita in Massaua, pure, per le gr avi fatiche sostenute, per la difficoltà degli approvvigionamenti, per la mancanza di riposo ristoratore, quelle che vi rimasero diedero un notevole contingente a La le malattia, che fu spesso motivo di t•impalrio. Alla malaria furono esposte le nostre tru ppe per i concentramenti r esi nece;;sari dalle operazioni di guerra in Saati e Sabarguma, dove essa r egna endemicame nte. Per diminuire i danni di tale infezione si sono usate la rgamente, e con profitto, dei preparati di chinina sotto la forma di vino o di rhum chinato, alla dos e giornaliera di 30 centigrammi, ciò nondimeno l' infezione palustre fu spesso causa di ricovero d'infermi a ll' ospedale e di successivo r impatrio. La febbre tifoidea, di cui nel 1891- non s i ebbe a curare neppure un caso, cominciò a manifestarsi per ignote cause nei mesi autunnali del 1895 e crebbe in seguito in modo cos picuo, da rappresentare la forma morbosa piu grave e più m icidiale per le nostre truppe, ed anche, sebbene in
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RIVISTA Dl TEC:-IICA E SEII\"I ZIO MEDICO MILITAI\R
minor gra do, pet· le indigene che pareva fo~sero reft·atlarie. Il pt·edominio delle febbri tifoidee trova spiegazione negli ag glomeramenti di truppa resi necessari dalle operazioni militari, e segnatamente nella considet·evole mot·ia delle bestie da soma, camelli e muli, cbe, veritìcatasi in tutte le zone della colonia, fini con l'infP.ttarne il terreno e le acque. Difatti il tifo diminui quando fu ordinato dall'autorità superiore l'abbruciamento delle carogne, e cessò l'inquinamento del terr eno e delle acque. Ft·a le malaHie chirurgiche meritano menzione le ferite riportate in guerra tanto dagli italiani come dagli iudigeui. Le relative operazioni, io numero di 196, furono eseguite nelle infermer ie di Adigrat, Asmara, Cheren e Ghinda e nell'ospedale militare di Mas saua. La guarig ione detzli amputati é avvenuta costantemente per prima intenzione, ed in tal modo si è ottenuto nei mutilati del piede per opera del nemico un moncone ricoper to di cute, anzic hé una cicatrice poco solida e facilmente esulcerabile, come spesso si vet·ifica io quelli che si sono rifiutati di s ubil'e atti operativi. Anche le malattie veneree diedero un contingente non trascurabile , e furono di frequente m•)livo a rimpatrio. Il gruppo àelle malattie ollalmiche, quantunque non in modo cospicuo numet·oso, richiamò tuttavia !:< passo l'attenzione del medico e se s i ottenne la ~uarigione nel ma ~gi or numet·o dei casi, r eclamò anche taluna volta il rimpatrio ed il traslocamen to n e~li os pedali d'Italia per gli opportuni provvedimenti medico-legali.
RIVISTA D'IGIENE REGN!.. ULT. -
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Sulla marcia al p&IH e la corta ln fle11tone . (Proprès médical, N. !3 del 1896).
L·autore, colla collaborazio ne anche del Comte, esegui nel laboratorio del prof. Mttrey a Par ig i degli studi. su/la marcia ordinaria e sulla corsa in .Jiessione dei quali rende conto iu un s uo importante lavoro.
1\IVISTA n'IGIENE
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F inora gli autori non si sono occupati scientificamente che del modo comune di camminare, 1~1odo classico, che si può dire in estensione, di cui il passo di parata, o passo militare prussiano è l'espressione tipica, esagerala. Ma vi sono altre forme, altri modi di camminere, ed in opposizione a quella prima maniera l'autore ricorda la sua che si può chiamare in flessione e che sarebbe quella praticata dai corridori del· l'Estremo Oriente (Cingalesi, Giapponesi) e che r ecentemente fu p reconizzata nell'armata francese dal comandante Baoul. Questo mezzo consiste nel camminar•e colle ginocchia piegate, il corpo inclinato in avanti, la testa rovesciata all'indietro e in alto: si deve progredire sollevando assai poco il piede dal terreno, quasi rasentandolo, ed incominciare con passi mollo corti aumentando progressivamente la propria velocità coll'allungar,e poco a poco il propr~o passo senza cambiarne la c~adenz:s: infine ed allo scopo di evitare l'af:.... fanno, si devono eseguire, colla bocca aperta delle inspirazioni lente e profondle. Degli studi e delle prove continuate da olLre venti anni nell'armata hanno dimostrato al Reoul che ~ possibile ottenere facilmente dalle truppe, per poco che siano allenale, una velocità di circa 8 chilometr.i al passo, e di 12 chilometri alla corsa, durante parecchie ore di seguito senza fatica maggiore di quella provocata dal percorr·ere melà delle distanze stesse colle andature ordinarie. P er fare uno studio eslltlo del camminare, come in genere di qualsiasi movimento, la vista non basta, essendone la durata troppo breve, le diverse immagini delle posizioni successive si fondono in un lutto complessivo ed al nuslro spirito è impossibile separarle. Ciò si ottiene colla fotograiìa , e più specialmente col cronofotografo di Marey. Il problema allora diventa semplice: far camminare Jo stesso individuo secondo il metodo classico e secondo il metodo in fiession e c.-onofotografarne e studiarne le immagini successive. Nella marcia ordinaria il corpo eseguisce oscillazioni verli~a\i brusche e molto elevate, mentre in quella in flessione 8E3!Se sono lente e poco alte, Ja ciò la minol"e fatica pet· di~inuzione di la v oro.
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R1VIST:\
La causa di questa diminuzione nelle oscillazioni è dovuta alla flessione del ginocchio. Nel cammino ordinario, quando principia l'appoggio €lei piede, la gamba si estende. si raddrizza au m entando cosi la lunghezza del raggio e quindi roscillnzi~ne ascendente: nel cammino in flessione invece, il ginocchio piegandosi sempre di piu raccorcia questo raggio e Spegnp quasi r osl!iJIAzione. Col mezzn della dinamog rafia si nota che la pt·essione del pieJe sul sutolo è minore nella marcia in flessione, ed inoltre essa è m eno b1·usca, istant11nea, al principio ed al cessare degli appog-gi. Il camminare ordinario venno dal Maissiat paragonato alravanzare Ji una vetlul'a, le cui ruote sprovviste di quals iasi cerchio progredisset·u di raggio in ragg io: esso è il modo di camminar·e il più faticoso di lutti. A. C.
Le nuove •ah operatorie dell'ospedale 41 Santa Karla Nuova lu Firenze. - (L'in[!egneri a sanitaritt, N. 5 del 18!}6). l nuovi locali, inaugm·ali il 16 maggio u. s., s i dovettet·o ricavare da vecc hi ambtenU; per la qual cosa non s.i potè
completamente disporre di un'area nuova, che permettesse un razionale 11rdinamcnto delle singo•le parli. Ma quest'i nconvenie nte servi a mettere in maggior luce la perizia del sopr aintenJente cav. dott Bessone e dell'architetto Te mpioni, i I'JUali seppero superare le non lievi dif· fìcj l la, 6 dota re )p 11U0\' 6 Sale di tutti i requisiti r .chiest.i dalla scit•nza modet·na. Le ~ai e sono cinque, ,. sono destinate com e in a pp·resso: a) Sala di meJicazione. &) Snla di preparazione ann essa alla precedente. c) Sala pei bagni di immersione l' di aspersione. d) Sala opet•atoria. e) Sala di preparazione aunessa alla precedente. La camera di !;let·ilizzazione tt·ovasi nel reparto delle donnl', e wntit·ne una caldaia a vapore ed una stufa slel'ilizztJ tr·ice. o
D'IGIEiliE
Le sale di medica tura hanno una supe!'fìcie media d i m. 1 36 oguuna, e di m.i 30 le sale operatorie. Gl'impianti e il rh·estimento de lle pareti, fino all'altezza di m. 1,60 dal suolo, vennero eseguiti con cemento co mpresso, mis to a miuuti frammen ti tl i ma1'rno, come nei pavimenti alla veneziana. l giunti furono lutti resi impervii adoperando lo stesso materiale, in m odo da forma1·e una compagine non inteJ•J'"tln e impermeabile. Gli angoli deg-li mpiantili ove comincil.'lno le paret1 e quelli delle pareti s tesse venner.o tutti a1·rotondati. Le pareti al disopra del rivestim ento anzide tto, n onche i soffitti, si eseguirono a pulimento (con gesso o pomiciati); poscia ricoperti da vari slrali di biacca ad olio, a su~.~ volta pomiciata c ti1·ata a pulimento: cosiccltè tutta la s ala, dal soffitto al pavimento, si può lavare c dis infe ttare. Nel co rridoiO cenlraiP. e in corrispllndenza di ogni s alu , quasi di fronte alla porta d'ingresso. si pose una bocchetta d'arht s otto pt·cssione per la la\'atura di tutti i locali con l.'lpposito getto a lancia. Ne llo stesso corrid,io e nello s pess tH·e del muro, si fecet·o oegli armadi pt' r contenere i recipienti di vetro con le soluzioni disinfettanti. L'arredamento di cias cuna sala, sia ope!'aloria che di medicazione, si compone: a) Di un leLtuccio di fet-ro molto 11entplice e bene ideato, costrutto dalla dilla Mascarello di RaYenna. IJ) Di due tavole fisse con armature di me tallo e con lastre di vetro doppie di forma rettangolare, costruiti dalla ditta Ghelli di Firenze. c) Di tre piccole tavole pure a doppi piani di vetro e resi mobili mediante pulegge . d) di due portacalini tli metallo . e) Di un cavalletto portante sos pesi a bilico tre boeciani di vetro per le soluzioni. f) Di un irrigatore n colonna di ferro. L'armamentario chirurgico è contenuto io un gl'ande armadio eli metallo, diviso interna m ente da piani di vetro poggiati su traverse di melallu. T.
lllVISH. D' IGIENE
Prooeaao chlmloo per rloonoaoere la oarne dl cavallo. - (Ann. de M éd. ret, J8!Ja)
CouRTOY a CORB MANS. -
Gli autor·i modificando il processo Bràumtigam ed Edelmann, indicano il metodo seguente come il piu semplice ed il piu sicuro. Si prendono 50 grammi di carne tritu rata fiuamenle e si mescolano a 200 grammi di acqua poi si ra bollir·e la miscela per 15 minuti tratlanùnsi di carne fresca, per mezz'ora s e si tratta di carne insoccata . Dopo il raffreddamento si passa il brodo così ollenulo a ttraver so a un filtro di carta bagnat(l pet· impedit·e if passaggio dei c{)r pi !!rassi che vi possono essere emuls ionati. P osda si melle una piccola quantità del liquido filtt·ato in un tubo da saggio 1rallandolo colla seguente soluzione: l odio parti 2; ioduro di potassio parti 4; acqua parli 100. Si possouo dare tr-e ca si: o il liquido si colora in bruno scuro eù allora si tratta di tutt'altra qualita di carne ma non di cavallo; o pre nde una colorazione bruuo-scura la quale scompare col riscaldamento a circa 80' c. per riapparire poi col r affreddam ento e allora il brodo proviene da carne di cavallo ; o infine il lir1uido si colora intensamente in bleu ed allor a si tratta di presenza d'amido nella pr eparazione. In questo caso il brodo viene addizionato con una qua ntità di acido acetico almeno doppio del suo volume e trattato come sopra. Secondo gli A. questo m etodo dà risul tati costanti per tutt1 i muscoli del cavallo ad eccezione dei pterigoidei esterno ed inter no che sono sprovvisti di g licogeno.
RIVISTA DI MEDICINA LEGAL·E L 'tnr.ntWamo e ll femmlntamo al oonalgllo dl leva. - (L'anthropologie . 1896, fase. 6°).
A:o.n1oN . -
L'A. ha Psaminalo, pt·esso i c.onsigli di IC'va del Granducato di Badco, 3i32 coscritti sotw il punto di vista dello sviluppo generale, e più specialmente della puberta. Egli ha rilevato con scrupolosa esa ttezza m isure e dati descrittivi relativi ai. segni esterni, locali e generali, della pubertà e dello sviluppo (ba•·ba, peli delle ascelle e del pube, dimensioni
RIVISTA DI MEDICI NA LEGALE
dei testicoli, forma del prepuzio, tono della voce, colore degli occhi e dei capelli, statura, perimetro toracico, peso). Egli ba diviso i suoi ossel'Vati in 5 categorie a seconda dello sviluppo tlei peli sulla superfici e del corpo, cominciando dagli individui glabri (i" clas se) e andando s u su fino allo sviluppo eccezionale del sistema pilifér(l (5" classe). Ha quindi osservato la frequ e nza dei segn i sopra accennati in rapp01·to alle 5 categorie. Egli ha trovato che aumentano costantemente in ragione diretta dello s viluppo dei peli s ul corpo: t• quello della barba, dei peli delle ascelle e dei peli del pube; 2° le dimensioni dei tes ticoli; •. 3" il grado di scopertura Jet glande. (Negli individui più glabri il glande era l'icoperlo dal prepuzio nel 6i p. 100; affatto scoperto nel 6,6 p. 100 ; in quelli pit:a pelosi era ricoperto nel 59,9 p. 100; affatto scoperto nell' 11 ,6 p. 100. Assai importante è il fatto che anche la proporzione del vero fimosi, e quella di uno stato di risl•·eltelza del prepuzio quasi fimotico (pseudofimosi) diminuiscono pure •·egolarmente dagli individui glabri ai pelosi); 4• lo sviluppo della voce. - Voce adulta: nei glabri 38,2 p.100; nei pelosi 100 p. 100, voce infantile: nei glabri '14 per 100; nei pelosi O per 100; 5° la statura: statura media dei glabri 1,598; dei pelosi 1,666; 6° il perimetro toracico. Per mettersi al cope1·to dall'influenza della statura, l' A. ha comparato soltanto individui di s tatura eguale ed ha trovato nei glabri un perimetro toracico di 0,853, nei pelosi di 0,894; 7° il peso. Anche qui prendendo individui della stessa statura l1a trovato: glabri di peso superiore a 65 chilogrammi 3,:3 p. 100; pelosi 18,3 p. ·100. L'indice cefalico non presenta alcuna sensibile variazione secondo il grado di sviluppo del sistema pilifero. Invece si trova una ben marcata influenza sul colore degli occhi e dei capelli, nel senso che la proporzione degli occhi celesti e dei capelli biondi diminuisce regolarmente in senso inverso dello sviluppo dei peli. Negli individui glabri: occhi celesti 50,9 p. 100, nei pelosi 37,:1 p. 100. Capelli biondi: nei glabri 52,6 p. 1(10, nei pelosi 30,3 p. 100. . L' A. spie ga il fatto colla razza, dicendo che gli individui
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RIVI STA DI )!EDICINA I.EGAI.E
biondi, apparteneuti al lipo germanico s ellentrionale, sono appun~o quelli che hanno una puber t8 più serolioa, mentre la razza bruna (meridionale o cellica) l' ha più precoce. A noi pare pe1·ò che s e ve ramente fosse Ja razza l'unica o la principale causa di tali val'iazioni, gli individui meno pelosi, che sono anche i più biond i, dov rebbero essere i più dolicocefali, ed i più pelosi, che sono i pi u bruni, dovrebbero essere i più bra chicefa li ; mentre l'A. ha trovato l'indice cefali co qua s i invariabile. Noi ci permettiamo invece di trovare in questo fatto una conferma alle deduzioni che i 1·isullati dello spoglio dei fogli sa nitari ci hanno perrn3sso di fa re nell' Antropometria militare (Cap. I V), che cioè (a parità di razza) il colore più chiaro dei capel li e degli occhi é segno di sviluppo più ritardato. L' A. conclude dal complesso delle s ue ricerche che l'in.fantihsrno che cosi frequentemente si osserva a l consiglio di Jeva, non deve essere considerato come un' anomalia perma· nente, ma nella maggior parte dt!i casi come un ritardo nello sviluppo. Interessanti s ono anche le osser·vazioni falle sul .femminismo (da non confondersi coll' er muj roditismo, poicbe non vi è in questo caso n essuna mostruosità degli organi genita li, ma tutt'al più un notevole arresto di s viluppo). Il cara ttere principale del j emminismo è uno s viluppo eccezionale delle glandule ma mmar ie, accompagnato ben inteso da altri caratleri di femminilità, principalmente da scarso o nullo svilup po tlei peli. Le PI'Oprie osservazioni tlcçuratissime hanno dimostra to all'autore che la forma più frequente è passeggera. Comincia all'epoca della pubertà, e dopo aver raggiunto un grado più o meno vistoso, le glandule mamm&t•ie e ntrano in reg ressione e il fenomeno scompare com· pletamente. R. L . Il o 'i re;;.tor e
Dott. FEDERICO Tosi, maggior generale medico ispettore. I l ..~ ..,......Jilo
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medico. NUTINt
J RIVJST.\ 01 OCU USTIC.\. Ognefl. - Az10ne t! ella luce ~l e ttrir.a arl arco sui tessuti dell' oc~hio Pag. 8~11 Parinaud . - La nevri te ottica retrollul hare ~ ' D 1·ie d'infezione <lo-l si:Hema uPrvoso . . . . . . . . . . . . . . • . • 8t l Uhthofl e A~enfeld. - Jlatteriolog~a della cheratite . . . . . • 8i 6 Wolfring. - M~ccaoi;:mo t.lell'ectropion Slll'comatoso . . . . . • S1S F'lck. - Cum clelia inllamm:tzione ~ro nic;~ rJel sacco la~rimalt' . • x~~~
HIVI STA DELl-E MALATTIE VENEiiEE E DELLA PE:LLE.
Radaelli . - ~al modo tli r.o mportarsi rt~i gloùuli bianchi nella sifilide Pag. 83(1 Colombini. -:. NuOI'O raspatorc per la cura clelle tr icollziP. . . . . . • $,11
HtVI STA lll Tg R,\ PEU'L'IG.\ .
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C• scella c Saporiti. - Sul l'al ort• ipnotko d<· l trionai~J nei 111alnti di nwnlP. • . . • . • • . • . • • . • . Pag. 832 Valenzuola - Sul fosfato oli creosolo . . . • 83' Engel. - La t.analbina, astringerlle io tPstirwle . . • 835 Hy•Jra;tis ca nadensis nell e emorragie polmonari . . • SJti Heckel c Schlagderìhaulfen. - SIudio chlmir.o ·t~raJ•~nttco sul Connaru ; A fri•·auus Lamk (om phato bi um afril:anum D. C) \t uale antchnintico • 836 J.a tintllra d' ìpocnslono (castagon cl' India) r.on tro le crnorroirli ' S3S Sta.de lmann. - Sui colal!oglti. . . . . . . . . . . . . . . • :l38
IH\"ISTA DI TIVI\IC.A E SE RVI ZIO ~IEOICO ~III.IT.\RE Mosci. -
Relazione ~ull'or;l'anizzaziont' e il runzlor amento rtel s~'r•ir.io >a ·
niWrio •turan te la campugna d'Africa t895·:•o . . . . . . . . P(l.{) . 8\0
RI \' ISTA D'IG IEM. Regnault. - Su ll a marci.1 al passo c la corsa in flt•s,ione . . . . . Pag. sr.o L e nuove sa l e operatorie de ll'u~pe<lule eli ~t nta Maria Nuon1 in Firèozc • 8~2 Courtoy e Coremans. - Pro cPssrJ chimico p~r riconoscere la ~arn e rl i ca· ,.3llo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . • s~~
, lliVI STA. 01 MEDICIN..\ LEGAI.E.
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L· in f;~Jltili.<mo e il femminism o :ti cousiglio tii l~•·a . . . Pay. 85~
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GlORN r\LE i\dED lCO DEL
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Dlrozlone e Amministrazione: presso l'lspetto1·nto di Sanità Mililllre VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra !
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CONDIZIONI O! ABBONAMENTO. Il t.iicTIIOIO .1/eclico tl ct n.• E's~rci/O ~~ pubblic.~ \IIJ(l \Olta al lll c;e IU (35CICOii di i
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Recenlù.mna j)HlJblir:a :;ione :
OrJUA .\LI/ESAJm H1NZIONALE OELL'OCCHW Del Dott. GIACOMO LUC CIOLA C.qntn1w ntnli~"l', ;1,~i tl'ltlt urttltl&l'l" ~d!~ diuico. l"''Jiistiea thlla R. 6ni\ ersitot tti Torino
l "u \'olnu\1' in l li" di pag-i na 41·1 con ligure iutc•rca!Rt e nel testo
Lire 7,50 Pl:!r i s ignori ufficiali medici dell'esercito e dell a marina in effettività di servizio. e per gli ospedali militari, il prezzo è ridotto a Lire 6.
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GIORNALE MEDICO DEl.
REGIO ESERCITO
Anno XLIV. •
:'1. fO. -
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Oltubre f896
ROMA TlPOGRA.FIA ENIUOO VOGHERA
911 abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del glomale Vla Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
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SOMMA RIO DELLE MATERIE CON T &NUTE NEL PRESEN TE FASCLCOLO
Federico Tosi. . . . . . . . . . . . . .
Colucol. - Un caso di epi lessia vsichica Lucolola c Magnanl. - t a scltiascol'ìa .
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. . . . . . Pag. 851
. Pag. 86t . • • 1169
at'I'IJITA •• GIOarfAI.I ITAI. IA:WI JI;:D F.MTifi:al.
RIVISTA MIWICA. . Pag. 919 Yitrts. - Versamenti 1•leuraU . . . . . • • • 9!(l Delllrel. - !.'orticaria deUe "le re,;piratorle Brlault. - l.a tubercolosi occulln . . . . . . • 9t! Huchard. - lpoclorurla ~ acloruria urinaric, considerate come elemento fii progno; l ttrn ve ed anche mnrtalc nel corso delle malattie. cronici•~ • 9t3 Dreylus. - Rotturtl valvolari consecutive ai traumatlsmi ed aglì sforzi. • 9t3 De Santi. - IJell:l morte lmprov1•isa attribuila alla insolazione nell'eser· rito: influenza rt~l calore su ll 'nr.cosso pernicioso. . . . . . . . • 9i7
IUVISTA CHHIUIIGICA.
Abel. - Sull'etiologia dcll'ozona . . . . . . . . . . . Pog. 919 Bìrcher. - Nuove ricerche sull'azione di al'mi da ruoco portat ili con atlante rti 40 tn voiP. . . . . . . . . . . . . . . . . . . • 9Jt
<P•r ltt r.nnlin~ta:lon~ dell'ioldice veda~i 111 :1• pagina della r.op~rlinnJ.
FEDERICO TOSI ::1 1'1 Otrobr€. :t 9 6
FEDERICO
TOSI
Il l\1 ollohre l k9H ces5ava <li virere in Spezia il mar:gior generale medtr.o Federico Tosi, direttot·e di que.-to 1-!iornale. In lui il corpo sanitario militare ha perduto ttn o dei piit di~tinti e hrillanti :'uoi memhri, un med ico tli va~ta (' svariata cultura s~ientifìca , un soldato ,·alorn::o. un lavoratore .111ivi;;simo, un i>:tancabiiA propugnatore del deco ro e cfe~li interessi del corpo. ~alo il 3:; agosto 183/ a M as~a di C:nTara. dovf\ il padre era i mpie~a lo del Croverno ~l odene;;e, fece egli i primi l'Uoi stndii lellerarii in pae::e, e posria nel semin ario di Castf\1nuovo di frarl'agnana, Finn lmente compiù gli >:tudii r la s:;ici nel 1R:>1 a Finale dell'Emilia. Seg ui !'intero corso rli mPdÌ('ÌtHt nell' Univer;;itil di " odP.na. d' onth' u ~cì laureato nel JS:)9 colla votazione wvndmitrr l'l fiiiH l(mde. Prima anco ra di laurt>arsi, durante l'infi erire rlell'epiclemia colerica, si mi~e a disposizione del Municipio di Fi nale per l'a;sislenza dei colerosi , onde si ehhe rla qnella civica rappresentanza un puhhlico atLestato eli benemerenza ed una me<laJ.!Iia. commemorativa. Appenn lanrealo, e 1-Jrima anco r·a r.he il soffio <lella rivoluzione avesse ahh;~L tu lo il ).!O verno Estense, anzi quando la patl'ntrt sorveglianza della polizia era re~a pit'< accan ita dalla imminenza degli an-t>nimenLi , il Tosi si decise ad emi gmre in Pit-mont,.e: e, non ~(•tPnrlo farlo pPr la \'i;~ piì1 hnwe. per l:ì so rve~?li:J nza 55
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f• V~i zie ;ca.
preY: la YÌa de.l':\ ppeontno. IÌngeod.J 003 \'Ì~Ì ta ,d al·uni parenti tli Frurnall•o: e dt là, pa--sato io T~cana,. giun.-e alla metà di m •g;io in Tori Ro. ljtJi\ i entrò tosto ~r1 me \·vlfJnl Hio nello ~pedale de lla Con~tJiazione, dnve ~bile occastone di curare i primi feriti della )!uerra tléll ' rudi pendenza, tjnélli cioé de l fallo d'arm i di Fr11s-inettJ pre~:-o (a•ale. Dopo ~oli due me ~i, fece. in se;uit~ a e-ame di ro ocor-o. pa~saJ.!gi o n~l corpo ~anita ri o de ll'e~er t:ito .;ar.Jo. io qualità di medico aJ!giuoto per il tem po della ;tuerr.•; ed in tal grado fec:e tu Ila la campagna rli quell'anno. (Jime:>so,;i per sua domanda il l t febbraio 1861l, rien trava però tosto dopo in ~ervizio ( f 1 marzo), coi f;rado di medico 1li ila llaglione di ::?' classe nel ti)" l•auagl ione bersaglieri dell'Emilia. Fu ~osr poi l'eserci to dell' Emilia io quello Sardo. egli pure entrò a far parte definiti,·amente del corpo sanitario reg(JI.•re. ~e ll'anno tesso pre ~e parte alla campagna di Ancona e si distin se non solo per scienza e carità, ma ancfteper il brillante contegno militare, onde si ebbe la medaglia di argPnto al valore. ~l edico di reggimento lino dal :n luglio I Biìt, prima presso varii corpi, poi a_!.;~i ospedal i di P i~. r..enza e Bologna, prese pa rte con tal grado alla campagna. contro 14!i Austriaci del 1866 ed a qaella del 1870 per la occupa7.ione di Homa. L' li gennaio 1875 era destinato al Comi tato di sa nità mi litare in 1\oma, dove rimase, io qualitit di segretario, anche colla promozione a maggiore (21) al{IJSto ·1877) e con quella a teuente colonnello (8 gen· n::~io 181-S:?). fin chè, tor.catagli per la sua anzianità la nomina di direllore di O!'ped:lle, fu destinato ( ~fl giugno 188'} alla direzione dello spedale principale di Fi renze. Colla promozio ne a colonnell o (7 ottobre i ~87) fu òe~ t ; n a to a dirigere la scuola d'applicazione di sanitil . Tenne questa Cilricn per poco meno che !) anni, flnchè il 16 gennaio 1896
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fu promos$0 maggior general e medico e nominato membro dell' hpelloralo di sanità lllilitar·e. Tale, su•:cintamente e aridamente riassunta, la lunga carriera eli Federi co Tosi; ma n ehi lo conobbe, a chi lo ebbe a compagno, a superiore, a collel!a, ciascuna di queste arirle ilate ricorda i meriti insignì, le alle b&nemerenze dell'illusire estinto. Dotato di ferrea volontit, di instancabile auività, il Tosi dedicò tutta la sua vita al lavoro ed. allo studio. Takhè, per·venuto via via col progredire della carriera in posizioni e gradi più elevati, questa sua attività potè tulta estrinsecare in v~ ntaggio del corpo e del servizio sa nitario, a cui era tanLo a!Tezionato. Fu egli il primo direttore dei corsi d'istruzione sul trasporto dei malati e reriti di guerra snlle fe rrovie) sul l.fUale argomento scrisse anche monografia importantissime. Eletto a far parte degli alti consigli dell'associazione della Croce L\ossa, e colla parola e cogli scriui contribuì allo sviluppo ed al perfezionamento di questa potentissima forza ausiliaria del servizio regolr.re di guerra. Nè taceremo che durante il lungo pet·iodo della sua permanenza in Roma , come segretario dell'allora Comitato di sanit~t , la sua atti va cooperazione, e spesso anche la sua stessa iniziativa, giovarono a promuovere ed ottenere molte utili riforme, molti mi~lioramenti al servizio sanitario non che alla caniera ed alla posizione degli uflicinli medici. Egli fu anche del giornale nostro 1·1 · . pr·rmo redallor·e del secondo periodo della sua 6 srstenza, quando, cioè da Firenze si trasferì in Roma. Pià 1 ar•'o · al suo spmto · · d'r ·mrzratrva • · · gl'1 . ~ C''lmpo a 11 a sua attivrlil, 0 p~rr la carica di direttore della scuola d'applicazione di "H·enze, che egli tenne per !) anni, con plauso universale. o;ervenuto a l''une a toccare .rl pru .. el-evato grado della ge-
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rarchia me.lico-militare, nel quale la sua forte libra e l'an(·or val ida et it gli ·ripromettevaoo una lu ng-n ed onorata permanenza, ecco ad un tratto ogni speranza spezzatA . Reca tosi a Spezia alla mel~ d'a~osto per vi~itarvi nno dei figli , ufficiale nella R. Marina, è a un tratto rolp!to da act:essi di l'ebbre, che. per la loro \'iolenza , fecero dapprima so:;pettare una perniciosa mnlarica. Yl a pur troppo ~ i trattava eli nna malallia anche meno domabile. di un a:;cesso al fpgato. Accolto nello spedale militare mariuimo, ogni amorosa cura, ogni risorsa della scienza fu tentata e studiata d:t quegli egregi colleghi ( l); ma lullo fu vnno. La feld1re di assorbi mento. pur presentando a quando a quando qualche piccola remissione, che, più che ai medici curanti, faceva alla fam iglia riaprir l'animo alla speranza. aYeva ormai finilo per ridurre quell'organi:->mo, gii1 ro>i pieno di forza e di vita , all 'oml•ra di ~e stes~o. Colp1\o da collasso invincibile, spirava alle \.,40 pom. del 1\l ottobre. Alla desolata famiglia va lga que::>Lù almeno di conforltl, che essa non è sola a piangere su que:;ta tomha, a~ ~rla così innanzi tempo. Oi vide il sno luuo tulla la fnmi ~lia medico-militare, lutle le !-;iovani generazioni di medici . che per ra;2 ione òi IL'WI sr)JlO passate allra\'et·~o la scuola di Fi· renze ; lo tlividono ancot· pi1.1 intimamente. C(lloro che oltrt> alle doti ùt>lla sua intelli~em:a, poterono, per e~ser~li >lati più da \ Ìcino. appre1.znre anche qu elle dAl !;UO animo hnoM e generO!;O. 1
(fl Crerlinmo oli int~r[Jrr>lare il sentimento •li tuili i rolleghi tlrll'o"mltO e>prim endo al mediro rlirellore ra". Bno·ra e a tutti i mettir·i rlo'IIR ma rina ad· rl••lti allo >pedale di Spez1a la no>tra viv~r gratil urlin•' pr>r l'a.s>i< t~nz~ do'lla. Jlieto>a t> rontinnn JWr>>l nla al comr•innto j?en,•ralt:'.
MEMORIE ORIGINALI.
UN CASO -DI EPILESSIA PSICHIC1\ •lei du ll. t.:i a .. i nlo Co lucci , sottoteueu to •ne•fl~o let tura fa tta alla conferenza scicn tilk a dull v s rlcrlalc' milita re el i B:cr i d·•l marzo 18\16
Cert:hcrò d'illustrare un c.aso di epilessia, che ho avuto occasione di o ~ser v are e sorprend ere nella sua intera sin· lomatologia durante le lente ore dell a guardia a questo ospedale. Il l gennaio u. :; . il soldato Andronico Carrn elc> del ,u.o reggimento fanteria divenne preda di nna nllncinrtzione visÌiia, in quanto che voleva sfu)!gire e allontJ nare una persona \'estita di bianco, com e diceva lui , che si trovava, minacciosa, a ca po del letto. Persistendo l'allucinazione, reagiva con alli impulsivi che ncquistavano sempre più il carattere della violenza, appunto perchù non poteva sottrarsi al pericolo immaginario. Era incosciente : non mostrava . <:ognizione del luogo ove si trovn va, e delle persone che gli stavano attorno: il viso era iperemico, le "pupille dilatate, i mnscoli iortemente contralti. Sul principio del parossisma parlò della per·sona che lo min:lCciava ; poi, mancanza a;;soluta di loquela. AICllni movimenti , ripetuti tante volte sino a divenir ritmici, quali il togliersi la camicia e il ht:rrell0 e lo :'cen•
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UN CAS O DI EI'IL E~~IA PSi t:Ril:A
dere ripetut:~ meole di Ietto, imped iti , provocavano aui di una e:;trema riolenza contro sè e gli altri. per cu1 ~ ~ fu costretti ad applicargli la camicia di forza. l polsi erano po!!o frequenti, la respirazione più fre quente e superficia le. Lo sfintere pupillare reagiva perfettamente alla luce . II parossi~rna durò cirra :lO minuti. La temperatura era :n•,3. Invitato l'ammalato e mi ~e delle urine ahbon(lnnti, rhiare, le qu~li, esaminate, non contene,,àno al bomina. Dopo l'accesso f'amm:dato riacquistò, sebbene incom· pl etamen te, la coscienza e rimase in uno stato di stnpore. sent endosi però rotta tulla la persona e nulla ricordando dell'accad uLo. Ho continualo. nei giorni successivi. :1 d esaminare l'An· droni co, sia per raccogliere qualche dato della sua anam· nesi, sia per racco;:tl iere. il meglio che ho potuto . i ca· rattcri fi ~ici e ps1c.t1C1 della ~ua malauia. Egli r analfabeta, guardiano di buoi. In quanto ati' eredità, hencbi· l'individuo sia poco adallo a fornire dati preci..;i, ho raccolto che un cugino mnterno, andato a pre:>tare il sPrrizio militare, sarebbe sta to riformato per connllsioni. ltacconta che dall'età di :-;ei aooi va so7gett o ad accessi convulsivi. che si ripetono uno o due volle al mese. e Io colgorw all' improvvi,;o: una voita, mentre raccoglieva l'erba per i buoi, sn d'un muricciuolo di campagna, rur.zolò :t terra, residuando una cicatrice alla bozza fronta le sini,;tra. Poco ha da dire della !>na gioYinezza e della sua fami}(lia. In lui i sent imenti all'el! ivi tacciono : non ~i com· muove al ~en tir ricordargl i sua m~dre e il paese rHllio; e gli 0 indiffe rente il rC:'Larl! all'o~pedale, il rir orn~re al reggimento o a ca~a sun. Ili so lito ù taciturno e ri,;pondr stentntamente, stncca ndn le parole nel suo dialello siciliano.
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U.'l CASO 01 El'ILESS L\ PSlCHl CA
Dal ùiario clini co rilevo che, ordinariamente, ha poco appetito e va soggello n sLitichezz 1 abitual e. Il giorno 47 gennaio accusò dolore e ansia precordiale. Caratteri somatici: col orito bruno della pelle , asimmetri a facciale a sinistra ; front e piccola (:l cm. '/ 2 ) sfu g1-{ente. ampiezza del diametro bi7;igomatico, volta cranica elc\·a ta in corrispondenza della sutura lambdoidea, tanto da avere un diametr·o ·mento·nccipitale alti s~ imo: orecchi e ad nnsa : ca pelli neri. li ~c i, ruvidi, w l ful cro a si ni stra ; peli, sul lnht,ro superiore. scarsi::;sirni e nnscenti, sul pu!Je rari : andatur,t lenta ; leggiero v.• lgismo del ginor.chio sini stro con la punta del piede omonimo rivolta in dentro. Sicchè, t·i assumendo, in fav ore di una forma di epilessia psichica. sono: '1° l'erediti• ; '2° le convul sioni patite nella fan ciullezza , epilessia motoria ; 0 :} il cara ttere epilettico dell'individuo: 4.• l' e~ pl os i o ne istantanea dell'aceessn, la durata , lo stato di stupore che a qu ello sussegue : :;• la natura terrifica dr ll'all ucinaziooe; 6• la perdita totale dell a memoria di quanto accaJde; 7" i caratteri somatici notati. Il Tonn ini rico nosce alt'epiles$ia cinque modi dill'ereuti di manifestarsi; la motor i!~. la psiclt icu, la wnsorùtle , la mista, la ci'J mpleta. La ~ensoriale è tenuta separatll dalla psicbica, in omaggio alla sede anatomica de' centri psichici, che ù separata da quella dei sensor·ii ; que:;ta va· ri etù però è rari:;sima e, il più dell e V•Jite, si unisce con alcune altre. [nsomma questa nevrosi si presenta sollo svariati aspelli , è un qt1ad ro polimorfo, alcuno dei qu nli il perito ha sommo interesse di studir~ re.
Ho ra~.: ollo i caratteri so•uati ~ i c le anomali e che presenta l':\ ndrunico, non già per concludere alla esistenza della malattill, perclt.:• l ' antrO~JOm etr i a e l<> studio delle anormalitil somatiche JJ.Oll danno risultati positivi se non in certi ca:>i in cui la diagno:;i è resa facile da altri criteri i : onde puù ben dirsi, col Bonfigli, che qnestù melodo di indagar" talvol ta è completamente inutile. Ci manca tuttora la conoscenza del chiaro rapporto tra i cangiamenti anatomici o:;sen·ati e i disturbi delle funzioni psicllache. Il coincidere delle anormalitit somatiche con i sin· tomi di degenerazione psichica ha nn interesse teorico ; , ma poco u nulla ~ i ova all 'apprezzamento pratico dei singol• ca=-i . ))eli" importanza del l"ereditit nella p:•togene"i delle all"ezioni psichi che non o ~corre parlare: essa fu tenuta in gran eonto, in ogni temp.•, e da tutti. Nel caso deii"Androni co l'eredità sarebbe collaternle (cugint~). ~i parla dai psichiatri di un curatte1·e e Ji una tleyenaa:iow· 171ihttica: infatti, lo :-lato mentale degli epilettici an che all"infuori dell 'a!Lacco, t! raramente inte;!rO. Le idee fi l'se. le allu cinazioni terriliclte, gli attacchi impulsiYi , ecc. fanno parte del quadr·o de).tenerativo, come pure i di::turbi sensttivi (nevralgie, iperestesie, nel mio atnmalato l'•msia precordiale). Il carattt'l"l' poi è Jato specialmente dall'inl>tabilitft e mulabi liLit istantanea dei sentimenti. Tralascio di parlan· delle varie forme accennate di epi· lessia 1 per dire :-;olamente dell' (;pik~·~ ÌII p.yic!tica.. lo que~ ta il parossismo epilettico è sostituit o dalla follia t1·an..,itorin e da disordini mentali in ~ e n e re: eq1t.iralentl' fJsichicv. La fo n-ma clinica è ''ariai.Jile : io al cuni può restare intera e permanente la rkordanza degli alli compiuti, in altri vi è amne:;ia completa, ed ò appun to l'amnes ia l'unico cri-
UN CASO DI KI'IJ. HSS I.o\ I'SICH ICA
\~ J.'IO ehe Ci permelle l" ipOtdsi dell' incoscienza dell' in di -
" ~ <luo. l parossismi dell'epilessia psichica, come si è ac~E' n na to, soglion o considerarsi quali disordini c.: he, in certo l • n-. odo, equivalgono e si possono sostituire llgli attncchi '•• \',!Jil Vt!lsivi; o n lfp I~I'II!JOnO d•\~Ì!Jnftt i COl ltOIIIP. t/i l'lf !tÌNL • t~.· nt i t/i •:pilrssia IMichica. Dopo i segni prodromici di perturlll mento dell'animo, quasi ,;empre all' improv viso, scoppia l'angoscia. Il mala to vede intorn o a sè dia voli, spellri , ecc ., ed è tale il terrore che lo in vade, tale la disperata ambascia del suo animo 1;he, per :;fuggire a tali pericoli immaginari , egli ù fatalmente costretto a irrompere in atti viol<'n ti, che sogliono appunt o distinguersi per la ineonside ra1a brutalità con cui sono po:>ti ad ell'etto. l i tipo ùell' impul so non frenato riai centri moderat ori ~-e re b rali , noi l'ab biamo appun to nell'epilettico, tn cui esiste una estrema tensione del sistema nervoso ; nn accumulo di forza che, a un dato momento, deve scallar fu ori con violen za. Huchard ri ferist:e l'osservazione di un cpileuico che a v ~ va un"aur;l as..:ai pronunziata e grirlava: madr'' mia, 'i~tlrra i ; hiSII.'J IW c/J,. ti uccido . E sono cosi violente le es pl o~ i o ni che Legrand du Saulle scri veva : « Allontuan do un delillo, abbastanza inesplica« hi le, è in completo nisacc.:ordo con gli antecedenti di un « individuo che uon è reputato nè epilelliw, nò alienato. i viene ad essere compinto con insolita istantaneitit , hi' sogn a dimandarsi o ri cercare se esi stono degli accessi « notl!Irni di epiless ia. » Oun•que le allucinazioni, co me nt:lll'Andronico l'<dlucinazione ~ i si v a terrilica tl i 1111 individuo ùianco-vestito, sono quelle che :>pingono l'epil ettico a commettere gli atti pi lt dannosr ; ma queste allucinazioni nascono in un modo an· lOIJomo nella mente di lui , per· vint't delle · sue condizioni
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ll :i CASO 01 EPILE.SSI.\ I'SI CHH.:A
patologiche. Cosi, credo io, a vrengono e si spiegano i cosi delli dramm i della casr:1·ma. Ecc.o la bella d e~c rizilloe dl'll ~ mania impulsiva fatta daii'Esquirol. « lna madre vede dormire il suo hambino nella culla; i( lo r,ontcmpla con una gioia ed una tenerezza ine!Tahili; « d'un trallo pas:;a com& un lampo, in mezzo alla ~erenit i1 « del suo animo, questa strana idea: st· f uccidessi l La « madre allontana con orrore questa ni.Jominevole imma~ in e: « e~~a ama suo fig lio, ed ,·. pronta a dar la propria vita « per risparm iargli una lal!rima e sah·ado da tlll peric.olo. « I utanto l'idea scacciata non si tiene p ~1· vinta , anzi pro« litta del disturbo che ha cagionato per rit ornare all:l « C;lrica: a;;sedia il cervello di questa povera don na da Lutti « i lati deboli , prende corpo, si trasforma in un:1 voce che « le grida :tll'orecchiu: /Jisogna uccùlere ttw fi!Jliol 1: io(( fe l i 1~e re~ pinge <ftWsta voce, come ne ha allontanata l'idea. « ma più debolmente. Una notte, mentre tutto all'intorno « ù quiete e tenchre, sola accanto al llamhino che dorme. « !;ente la voce che le parla con istaoza , una forza invi· (( sihile le spinge il braccio, essa cade afl"ranta :;ulle ~i (( noct: hia e grida: Jl iu Diu, mio {)io ! non mi / (Ltf cotnwt« lert! no'n.rinnr m'?'ibilP l Vctlett• C0/111' eqli riormt' n rllu sll(l (( ctdla; si di1·elilH: un rttt[telo o il &ambino f;esiÌ l Tutto t' « silenzio, ritorna a leuo e cerca di prendere "onno. .Y(I, « ripi glia la voce, no, non finirà così : fll::at i, prendi tf!Lt'-'Ltl u anno l' fì•ndi il capo di tuo figlio! La disgraziata madre « l: pre~n da terrore. vuole fuggire. ma una potenza in « vincihile la raltiene e la respin ;.;e incessantemente ,·er:<o
« il bambino addormentato. t:nn mano tremante raccoglie « la scure, che è in un angolo de ll a camern , e retrocede. « P1't•sto, di ce la voce, colpisci l colp1S1;i! Il \'OILo di que~ta « donna t' coverto di lagrime : pallida. fuori di St'. tre((. mant e, immola r.iò che l1a di più caro al mond o. ''
UN C.o\.SO DI EPILESSIA I:'SICIIICA
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È un impulso irresistibile che non può es;;ere domalo da alcuno sforzo, e l' individuo è spinto ad uccidere, n ferire. a distruggere, mosso da una forza cieca, indipendente dal pt·opr·io senso mor·ale. L'opinione meglio acr.el-
tata è elle nell'epilettico sono rccitali i centri sen;;oriali corticali, e questi ceolri eccilati spingono l' indi \'iduo :-di'azione. Però non sempre nell'api lessia p:-ichica i fenomen i si succedono come ho dello, var·iando questi dalla mom,·nta.nl·a fl!istm.:a a!lo ~tapore e]Jileuico. Qnando l'alterazione della coscienza si protrae per un maggiore o minor· tempo oltre il parossisma, allora lo slato di oll'uscamento psichico vien disti nto col nome di pazzia postepildtica. ~on sempre il disordi ne men tale tien dietro al periodo convulsivo, ma qualche volta invttce lo precede. Il massimo disordine della coscienza è rappresentata dallo stupore epilellico. Gli infermi , chiusi in un cupo silenzio, solo qualche volta inlerrotto da (rasi sconnesse, pronunziale con grande stento , mostrano nell'aspel'lo l'espressione del corruccio e dell'angoscia. Oltre alle anomalie delln percezione (allucina:ioni, illusioni), oltre ai disordini della riproduzione (amne.~in) è notevol e il rallentamento nel cor:;o delle idee, fatto che si osservava benissi mo neii'Andronico. Le sing.lle idee ~ i seguono lente e pigre, le rispo3te escono di hocca con :;:rande slento e dopo lun_ga pausa, e ogni lavorio mentale nn po' compli cato o non è possi hile o riesce solo dopo grave dispendio di 1empo. Oa nlcuni nulori tale rallentamento :'i fa dipendere da u no .<;l ato rtertt>raLP. d'inibizione, come appunto succede in c ircoslan?.e normali, in cni ad ogni grave ed improvvisa alterazione d'n nirno segue un a incapnci til alla rapida e c. h~am e strinsrr.azione del pensiero.
U"i CASO Or HPILESS!A rsiCHI CA
HiassumenJo, il Samt ritiene doversi qualificare come ''f!ilcttiche al cune forme di alterazione mental~ •1uando si hanno i seguenti sintomi: 1• stupore d'intensi là varia con l'a ssoluta mancanza di loquela : z" inconsidera tezza e violenza negli alli : 3• gravi e pauro::i delirii; 0 '· grande ind ebolimento o difello assoluto della memoria. Se però questa sindrome, al la quale si aggiungono spesso all ucinazioni visive o uaitiveJ basta a stabilire l'esistenza di una determinala Forma psicopati ca, che negli epilettici può sostiLuirsi agli acce$SÌ conv ulsivi , non tulli gli au tori sono d'accordo col Samt nello specificarne la nat ura epilettica, nei casi in cui mancano gli attacch i. Il .l a ~ kso n amHtelle l'ipotesi che og ni e piles ~ia larvata sarebbe sempre preceduta da vero e proprio insulto con· vul.;!vo che, per essere di breve durata , pa ssa inosservato. l n altre parol e l' ''pile.1·sict 11sichicrt non rappresenterebbe che una foll ia po' t .epiletti ca co n se~ uliva. cioè n un attacco di (!pÌll'llsitt mititl l'.
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LA SCH IASCOPIA Studio d~i dottllri G . r.ut'e iola . ~nt•ilano uwolku a~si<t••nte <)llOraroo e ('. fta:::nani ~>iÌ.<(PII t~ l'!ltllnl:ti'ÌO alla ~ lill iC.~ .wnllstit'a •h·ll~ Il . (ini\Pr.<ita ·li Torino. •l •r,•tta olal t•rof. CAR I./\ R&ntn:<n
Trallando l'argomento della Schiascopia non pretend iams fare cosa nuova ; nondimeno l'ag\!i llnla di alcuni propri e3perimen ti e dimostrnzioni, c.he l'or~e valgono ad anPca re una qualche luce, specie sulle sue con trover,;e teorie, e la mancanza ad un tempo di un testo italiano, in cu i questo imporante metodo d'e5ame fo s~e difl'u~ameme e;;posto, ci hanno consiglialo In present e puhhlic:~zione, sperando possa essere acr.olta favorevolmente dai pratici. Fra i numerosi vantaggi !'he olTre. la ~c hiasropia l'i limitiamo a menzionnre q nello di poter determinare la refr;lzione abbastanza e~auamente nei hamhi~ i indoci li , ne~li affetti da nistagmo e nelle• astigmaLi:;mo quando :; i vogli:~ mi5urarlo sulla mar.ula , mentre che coll' e:-ame ad imm:~~ine diritta si rie:;ce a dNermin:~rlo soltanto sulla p:~ pilln .
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* * Alloro;hè un os:'ervatore si tuato davanti ad nn paziente nelle condizioni in cui si snol f:~re l'orninario esame oflal· mo;;copi co, ne i llumin~ con uno specch io pia no o c.oncavo un ocr.hio, :llla tlistanza variabile da m. 1.20 a ?lO cm ., ed imprime allo specchio dei movimt>nti di rotazione attorno ad uno dei suoi assi orizzon tale. verticniP od obliqui, 1
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L:\. SCU IA:'COPJA
os;erva nel campo pupiilare dell'occhi o del so•'"etlo una ~r: parte illuminata ed una parte ombrata, variabili a!nbedue collo stato del la refrazion e. Bowman per il primo osservò il fatto e lo mi:se a profitto per la diagnosi del Cheratocono, ma Cuignet nel Un.\. lo applicò per la diaguo~i delle ametropie ed al metodo di esame diede il nome di t:hera.toscopia, credendo che i fenomeni pupillari fvsse ro dipendenti dalla cornea e dalle differenti sue curvature. Le cause ed il luogo ove si produce l'omura furono oggetto di controversie, e perciò i vari autori, a seconda delle proprie opi nioni, adottarono per il metodo le seguenti moltiplici denominazioni: lletino.~copia (.Juler e Parent), Parent ancom ultimamente ne mutò il nome in oftallllo{(mtoscopia ed o(talm o.~clda.scopia ; P"pilloscopia ( Landolt): /)ioptroscopitl (Galezowski); Fantoscopia (Chibret); Schirt.~copia (Phluger, Chihret, Chouet); SciJtoscopia (Monoyer); lletittOW!J1Ìa (Ziemi nsk i); Pnpilloscftiascopia ( Leroy '; Plta.ntosco]Jia (Saad-Sameb); Belt•nchtltngsproiJe (Scll\\eiger); Schattmprobe (~'ick); denominazioni che più o meno voglion dire la stessa cosa . ~oi abbiamo preferito il nome di Sc!tia~copia {dal greco axta, ombre, e axon3w, ~ua rdare) perchè ci pare valga me~~ io ad indicare il fenomeno puro e se mplice come lo si osserva. Coi movimenti impre:;si allo specchio si spo$ta il fascio lumino:;o proiettato :;ull'occhio del soggetto, e si vede un'ombra. che si muove da un hordo pupillat·e all'altro; questo movimento può essere nello stesso senso di quello del fascio luminoso ed allora chiamasi omb1·n diretta ; oppure in senso opposto, ed allora chiamasi ombra inversa. Tale ombra ~i può anche eh iamare interna, esterna, supe-riore
I.A l'i(;H IA::iCOI'JA
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ed in{erio1·c per indicare <'.he essa si muove da uno dei rispettivi bordi della pupilla verso l'opposto. Però oltre a qn est'ombra in molti c;1si se ne osse1·va un'altra, che trov;1~ i nel centw del campo pupillare Cl presso di esso senza che ne tocchi la per·iferi a e fu chiamata centrale o paracmtrale, coll' aggiunta di estema, interna, .n~periort: od in{aivre. a seconda che occupa la parte esterna, interna, superiore od inferiore del campo pupillare. La direzione dei movi menti dell 'ombra varia a seconda che si adopera 1,, specchio piano o qLtello concavo. :ioi descriveremo i. fe nomeni basandoci specialmente sullo s~ecchio piano, perchè esso olrre numerosi vantaggi su quello concavo . Lo specchio concavo infatti riunisce i raggi incidenti davanti a sè in nn foco reale, aereo e capovolto, purchè la sorgente lltminosa sia situata al di là del foco dello specchio stesso; perciò l' immagine da esso fomita divema per l'occhio del soggello la sorgente illuminante, la quale spostasi nello stesso senso dei movimenti che si imprimono allo specchio oftalmoscopico. E poichè la distanza di l m. non è indi spensabi le per pratica re la schiascopia, ma sovente, sia per controllo che per altro, si è costretti ad avvicinarsi più o meno all'osservando, cosi si giunge ad un punto in cui sulla di lui cornea non vanno più a cadere i ral!gi divergenti , ma convergenti, e allora cambia completamente la direzione del movimento delle ombre. Inoltre lo specchio concavo proietta l'immagine 05cnra del suo foco; cosa che potrebbe trarre in inganno l'osservatore poco . e-:perto che po trebbe crederla un 'ombra paracentrale. Lo specchio piano invece disperde i raggi incidenti ; il suo foco è virtuale, situa to di~Lro di esso e muovesi in senso contrari o a~ l i spostamenti che gli vengono impressi,
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1.:\ :::CIIIAS COPIA
ma con esso noi po~:;iamo allnnta narci o an-id nan·i al so~ · getto senza r. he 4ua;:i camhi la dire1.ioue dei ra).!g·, lumin o~i .
E ~ iacc hè abbiamo cominciato a dire dello specchio più ada tto a tfuesto esame, pa~leremo anche subito de~li altri i ~ u· umenli nece~~ari e delle condizioni in cui deve e~~ere po~to l'o:;sl•rvato ri spello all' osservatore. l~ superfluo ùire chè occorre una r,a mera oscura pos~r hilmente priva di OJ.!~etti sospesi alle pareti verso cui den• ~uardare il soggello: la sorgente luminosa e gli occhi dell'os,;errato conviene che siano allo ste:;so livello, co~a r.hP fa cilita assai l'esame. Non è assolutamente.uece:;sario, come alcuni vogli ono, che In sorgente luminosa, purchè essa ~ia abbastanza grande. renga rirlotta a forma ci rcolare mediante uno schermo munito rli nn foro. Ciò però conviene di fare , se !'i usa lo specchio concavo per la ragione che e>;o proieua un' immagine reale ; adoperando invece lo ~pecc hio piano i raggi sono sempre paralleli o divergenti, e ~ulln fa ccia del soggeLLo non cadra mai un'immagine ohlun~a della fiamma , ma on di sco uniformemente illuminato. Tr·a l'occhio dell'osservando e la ;;nrgante luminosa devl' essere interposto uno schermo, sia per ·non riscaldargli la faccia, sia por fWila re in parte il rinesso fotometrico dr'lla sua pupilla: si )1a così il ,·a nta.!.!gio rli ,·eder bene il bagliore e le ombre pupillari perchè restano tulte comprese in un campo oscuro unifot·me, nel quale spiccano meglio. L'os~ervatore deve correggere la propria am.etropia e i'o ~serval'o ri la!;c.iare l'accomodazione: per ouenere qnesro ~i suole ordinare di guardare lontano. possibil_mente alla di· stanza di !) m.. ma poichè non sempre si hanno a propria cli~posizione camere di tale ampiezza. co~ i bi:'ogna ricorrere ad e~redie nti.
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LA SCHIASCOPIA
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Il sospendere di fronte all'osservando un oggetto quatunque e farglielo fissare non corrisponde bene allo scopo percbè, quantunque per sè stessa roscurit;\ faccia ri lasciare l'accomodazione, tuttavia per avere un'i mmagine esatta di un oggetto, a luce insufliciente, si è costrett i a ruellere in .ar.ione una quanti là ancor maggiore di accomodnione che non a luce viva. Altri, fondandosi sulla legge fisica delle immagini vir· tua li date dagi i specchi piani , usano di sospendere un o di essi alla parete di fronte al paziente, allora i raggi riflessi dal medesimo si com portano rome se venissero realmente da un punto .s it uato al di là del piano dello sper.chio di -quanto l'oggeuo che invia questi raggi si trova al davanti, '{ler cui si raddoppia l'ampiezza della stanza, e il soggetto rilasciera una parte del suo accomodamento per vedere piu fontano . Alcuni consigliano di far coprire al paziente un occhio 1nentre se ne esamina t'altro per evitare la convergenza e con essa l'accomodamento. La distanza più conveniente tra l'osservatore e l'osservato è quella di '' m. , con e~sa l'illuminazione non è nè 'SCarsa, nè ecèessiva. Avvicinandosi aumenta l' illum inazione e proporzionatamente il riflesso fotometrico della pupilla del ·paziente, allontanandosi invece maggiormente, diminuisce -di troppo l'illuminazione, il che rende difficile l'esame nelle ametropie forti in Clli il bagliore si può dire inv&rsamente proporzionale al grado dell'ametropia stessa. La di stanza di t m. , corri spondendo al valore rifrangente di ·l D, ci permette di fissare un termine a cui paragonare i diversi fenomeni schiascopici in rapporto colle diverse ametropie . L'ampiezza piu opportuna della pupilla dell'osservato ~ quella di 5 o 6 mm. ; una maggior dilatazione porta con 56
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1.:\ SCIHASCOPf..\
sè altre ombre, determinale dalle aberrazioni di sfericità dipendenti dalla diversa curvatura dei meridiani della cornea andando dal centro verso la periferia, e specialmente d!llle curvature del cristallino (Tcherning). Dobbiamo ancora ricor·dare che sarebbe preferibi le poter determinare la refrazion e sulla macula , senonchè i rines.;i. corneali ed il riflesso fotometrico impediscono in parte la osservazione chiara e precisa, si tenta quindi di resta re molto vicino alla macula e perciò s'invita l'osservando a guardare bensì al di la deli ' osservatore, ma in modo che la linea visuale dell'occhio destro del paziente rasenti l'orecchio destro dell'osservatore, quando questi gli esamina l'occhio destro e quando invece gli esamina l'occhio sini· stro, la linea vi suale di quest'occhio rasenti l'orecchio si· nistro. Cosi la deviazione sarà solo di circa 5" a Hj•, Sarebbe poi anche bene che l'osservatore esaminasse col suo occhio. destro l'occ hio destro del soggetto e con l'occhio sinistr(} l'occhio sinistro del medesimo. Ed ora veniamo a descrivere ciò che s1 vede.
l\1 000 01 COMPORTARSI E FORMA DKLLE OMBRE.
Quando si usa lo specchio piano.
Emmetropia o miopla minore di una diottria. - Suppon iamo elle il paziente sia emmetrope o che abbia una miopia infer·iore ad una diottria e che in entrambi i casi. non presenti astigmati smo. H suo occh io destro guardi all'indentro di circa 15•, allora, se è em meLt·ope, quando l'osservatore sposta lentamente il fascio luminoso verso il di lui naso (il che oLtiene facendo ruolare lo specchieuo attorno all'asse verticale) vedrtl comparit·e nel campo pu-
LA SCHIA SCOPIA
pillare un'ombra pat·acentrale non molto oscura, che va da l centro della pupilla, sulla quale in parte pure si estendo coi suoi bordi sfurna ti, sino al margine esterno della pupilla, dal quale però è separata da una zona pi ù o meno ampia illuminata. L'ombra non ù · cii·colare , ma ovale e col di:~metro ma~giore verticale. Quanto più l'osservatore sposta il f:~ sc io luminoso nello stesso sens.o, tanto più essn si ingrandisce per cui raggiunge il margine . esterno della pupilla, divenendo cosi un'ombra laterale diretta, e col suo bordo interno srnmato e leggermente concavo jn senso opposto alla concav itit del margine interno della pupilla, si ~vanza verso di questo sino a raggiungerlo interamente. Se il paziente ha una miopia minore di una diottria, allora l'osservatore non vede comparire l'ombra parnc.enLrale e centrale, eseguendo lo stesso movimento collo specchio: si ha solo un'ombra lnterale diretta, tanto meno intensa quanto più· la miopia ~i avvi cina ad una diottria. Facendo aumentare la deviazione dello sgu:m1o del pazi ente allora appaiono dello ombre nel di lui campo pupillare che farebbero supporre nn gt·ado superiore di miopia. ~la a deviazione uguale a quella innanzi detta, qual unque sia il movimento dello specchio, nppare sempre un'ombm laterale d irella esterna od in l erna, ~ upet'iore od inferiore. Hitornando ancora nel caso che il paziente sia emmeLrope, l' o~serv atore non vecle la trasformazione dcll'om bra paracentrale in laterale quando muova lo specchio in senso opposto a quello accennato prima, oppure quando lo faccia ruotarc allorno ad un asse ol'izzontale. Egli vedrà solo e suLi to un'ombra lnterale interna od una superiore o inferiore, rutte e tre dirette e comportantesi allo stesso modo di quella che prima abbiamo considerala.
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"" SCHIASCOPIA
Se por diminuisce la deviazione dell'occhio destro del paziente, allora l'osservatore facendo eseguire come prima uno spostamento del fascio luminoso verso il di lui naso r.on vede più com parir~ un 'ombra paract~ntrale esterna bensì una laterale esterna; e viceversa se aumentiamo la deviazione, compare un'ombra paracentrale interna direua quando si sposti il fascio luminoso dal naso del paziente verso la sua tempia. Però io taluni ca~i con una deviazione debole si può vedere l'ombra paracentrale, ed allora bisogna attribuirla ad una inclinazione del cristallino. Se poi l'osservatore fa dirigere lo sguardo dell'osservato un poco piu io alto od un poco più io basso. allora compare un'ombra paracentrale superiore od inferiore a se-conda del movi men lo impresso al fascio luminoso. lpermetropia e miopia maggiore dì una diottria. - Supponiamo ora il pa~iente ipermetrope; allora data la obli· quiti1 dello sguardo di circa t5•, l'osservatore non vede C()mparire l'o mbra paracentrale in nessun senso, vede invece soltanto l'ombra laterale, la quale è piu oscura. col bordo più concavo e netto, e cammina tanto più lentamente a coprire la pupilla quanto più l'ipermetropia è forte, permodochè essa , anche quando il fascio luminoso sta per lasciare la pupilla del paziente , non ha ancora invaso tulto il ,:ampo pupillare al contrario di quello che avviene nell'emmetropia. Nell'ipermetropia forte poi, quando la pupilla del paziente abbia un diamelr{l di circa !j mm. , l'osservatore può vedere una sottile ombra che circonda tullo il campo pu· pillare, allorchè il fascio l umiooso cade concentricamente al medesimo , e per lievi mO\'imenti che l'o.~servatore faccia
I. A SCHJ ASCOPIA
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eseguire allo specebio l'ombra circolare scompare dal Jato dove si dirige il fascio luminoso, e si ingrandisce verso l'opposto, come se voles~e trasformar·si in ombra laterale. Se la pupilla è più larga, allora per la diversa curvatura dei meridiani corneali, questa ombra circolare può comparire anche con una ipermetropia piullosto debole. Il pratico, stia perciò allento ad evitare l'errore. Se il paziente ha una miopia maggiore di una diouria allora, tranne l'anzidt.Hta ombra ci rcolare che non si verifi ca mai anche nei più alli gradi di questa ametropia, pel r esto la forma dell'ombra è identica a quella della ipermelropia, e ne differisce soltanto per !a direzione la quale anzichè essere diretta è inversa al movimento del fascio lum inoso.
·Miopia uguale ad una dlotlria. - Resta ora a considerare il caso in cui il paziente abbia una miopia di una diottrira. Se la di lui pupilla ha un diametro di circa !j mm. , ampiezza che, come giil dicemmo è una delle condizioni fayorevoli per eseguire bE-ne l'esame. e l'occhio presenta una deviazione debole, variabile dai 5" ai '' 0°, allora l' osservatore non scorge alcuna ombra nel cam po pupillare ; esso appare chiaramente ed uniformemente illuminato quando il ce~tro del fascio luminoso proiettato, corrisponde al cenlro della pupilla. Se l'osservatore sposta il fascio luminoso da qualche Jato il campo pupillare si oscura gradatamente ma egual menle in ogni sua parte, e si fa nero solo quando il fascio lumi· noso ha già lasciato completamente la pupilla. Se la pupilla del paziente è più larga, allora, quando it rascio ~ta per lasciarla , rimane ancora nel campo pupillare
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LA SCHIASCOI'IA
una listerella spl endente, che non scompare se non quando il fascio luminoso ha completamente abbandonato il forarne pupillare. Tutto questo tJnando la miopia del paziente sia di una diottria, ma se essa è leggermente superiore, allora compare una lieve ombra centrale, che si allarga o si fa piu oscura quanto piu l'osservatore sposta il fascio luminoso, fino ad occupare interamente la pupilla dP-1 soggetto. Se poi si fa guardare il paziente più di lato, allora , spostando il fascio luminoso , l'osservatore vede due ombre laterali cbe si avanzano gradatamente ad occupare toLto il campo pupillare. Astigmatismo regolare. - Finora abbiamo considerato l'occhio del paziente esente da astigmatismo; consideriamo ora i l caso in eui sia astigmatico . N oll'astigm~ ti smo regolare si ammeuono due meridiani princip<di, corrispondenti al ma;;:;imo ed al minimo di rifraz ione dei diversi meridiani della cornea ; gli nitrì meri· diani di consi obliqui. L'osservato1·e non deve far altro che applicare quanto abbiamo già innanzi esposto per l'emmetropia, miopi,l ed ipermetropia a ciascun meridiano, verificando su di essi i fenomeni descritti per l'occhio non as~igm n tico . Muovendo il fascio luminoso nel senso verticale o nel senso orizzontale l'osservatore può vedere un'ombra sul meridiano verlir,ale o sull'orizzontale dell'occhio in esame, ma talora l'ombra invece di disporsi verticalmente al meridiano che esplora, appare obbliquamenl e, cioè verticale ad un meridiano obbliquo ; ciò indica che uno dei meridiani principali dell 'occhio il obbliquo. Quindi alla indicazione di omllra laterale conviooe arrgiun"81'e an cbe se dirilla od obblitJUa. o i')
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LA SCHIASCOPJA
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Ricordiamo qui che la classificazione più accelta alt'astigmatismo è la seguen te: 1" Astigmatismo miopico semplice quando un meridiano è emmetrope e l'altro miope; 2~ Astigmatismo ipermetropico semplice, quando un meridiano è emmetrope e l'altro ipermetrope; 3• Astigmatismo ipermetropico composto, se ambedue i roeridiaoi sono ipermetropi ; 4" Astigmatismo miopico composto, se ambedue i meri-dia ni ~ono miopi; 5° Astigmatismo misto allorchè un meridiano è ipermetrope e l'altro miope.
Astigmatismo irregolare. - Quantunque con la Schiasco· pia si possa beo poco determinare di preciso in lJUesta specie di alterazione corneale, tuttavia crediamo oppor'Luoo di fame eeono perchè talora qualche indicazione approssimativa ne può trarre il pmLico, il quale però deve anche ricorrere in tali casi all 'aiuto dell'oftalmometro. Le faccette irregolari che alterano la superficie delle curve corneali, iotramezzono e picchiettano l'ombra dei meridiani ehe noi esaminiamo, con altre ombre e riOessi in mezzo ai quali è difficile a tutta prima di orientarsi. L'osservatore non deve tener conto di esse isolatamente, deve considerarle nel complesso ed allora approssimativamente può giungere a fars i un concetto della natur·a delle ombre. Naturalmente è poi difficile troYare la lente correttrice e determinare ta· rirr"zione dei meridiani principali, però dall' oftalmometro sovente si possono avere i d'ati per una rehttiva correzione.
Cheratocono. -
Supponiamo che il paziente sia affetto da cheratocono leggiero dell'tJcchio destro, e l'osservatore lo esamini nelle stesse condizioni presuppos te. Allora vedrà
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LA SCHIASCOPJA
comparire nel campo pupillare un'ombra paracentrale più <>
meno accentuata di forma più o meno semilunare, che st muove in senso opposto al fascio luminoso. Se il cheratocono è forte, ed è centrale, allora anche quand!o il fascioluminoso cade centralmente sulla pupilla si vedono il centro e la periferia di questa illuminali e tra di essi una ombra circolare completa ; spostando lateralmenle o verticalmente il fascio luminoso l'ombra rotonda appare semil:lnare laterale superiore, od inferiore, e sempre inversa,
Quando si usa lo specchio concavo. Emmetropia. - Per l'emmetropia, mettendo5i l'osservatore ad un metro dal paziente, le ombre sono press 'a poc() uguali ; diciamo press'a poco pere hè, come abbiamo faUQ. notare prima, talora l'ombra paracentrale può essere simulata dal Eoro oscuro dello specchio concavo pur essoproiettato ne.l campo pupillare del paziente. l 'ombra paracentrale può apparire ancora allo stessQ. posto, ma so lo quando l'osservatore sposti il fa scio luminoso non più verso il naso del paziente ma verso la tempia. la direzione delle ombre, e in $en so inverso al movimento dello specchio. lpermetropia. - Per l' iperrnetropia inferiore o su periore ad una diottria appaiono le stesse ombre che si hannQ. usando lo gpecchio piano però la loro direzione è inversa ossia si spostano in senso opposto al movimento dellospecchio. Miopla. - Nella miopia inreriore ad una diottria appaiono le stesse ombre date dallo gpecchio piano, ma hannQ. direzione in,·ersa .
LA SCHIASCOPIA
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Se la miopia è dì una diottr·ia non vi è drfferen'za nel· l'uso dell' uno o dell'altro specchio; la pupilla si oscura gradatamente ed uniformemente senza che vi si del inei alcuna forma di ombra. Se la mìopia è maggiore di una diottria, allora le ombre sono uguali a quelle date dallo
specchio piano. m:t mentre con questo si spostano in sens() opposto al movimento dello specchio , accade l' inverso usando quello concavo.
Astigmatismo e cheratocono. -.Nell'astigmatismo regolare od irregolare le ombre non differiscono da quelle che si hanno nsando lo specchio piano ch6 per la loro opposta direzione. ~el cheratocono le ombre sono identiche per tutto il resto tranne che per la direzione.
Re:gole gt-nerali per praticare l' esa.me. Prima di . accingersi alla Schiascopia, l'osservatore deve esaminar·e la cornea, l'umot· acqueo, il cristallino ed il vitreo ed assicurar·si della loro normalità e perfeua trasparenza; indi, postosi alla distanza indicata, prende lo specr.hio piano e proietta il fascio luminoso sulla pupilla del paziente, dopo averlo invitato a guardare lontano. In generale si p uò dire che una ametropia debole e l'emmetropia ci sono indicate da una chiarezza accentuata del campo pupillare, e che quanto più questo appare velato, tanto più è forte il grado dell'ametropia. L'osservatore deve assicurarsi se l'ombra è dirella o inversa e questa ,osservazione lo mette subito sulla via pe1· :onoscere l'ametropia da cui è afTello il paziente ; deve Inoltre badare alla velocità con cui l'ombra si muove nel
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l. A. SCrt !ASCO PIA
campo pupillare , poichè, come abbiamo indicato, la refra· zione del paziente ha grande int1uenza sulla velocità colla quale si muove l'ombra, infatti quanto p·iù l'ombra si muove lentamente tanto pitt l'ametropia è forte. e viceversa IJuanto più il movimento della mede5irna è veloce, tanto più. ci avviciniamo alla miopia di ttna diollria: deve infi ne badare all'intensità dell'ombra e dei suoi bordi. Un'ombra leggera a bordo quasi reuilineo e sfum ato è caratteristica delle ametropie deboli ; un'ombra cupa a bordo concavo e nello indica una forte amet1·opia. Per ricercare se vi è astigmatismo l'osservatore può osare due metodi, o far moove1·e il centro del fascio ~um i noso so ciascuno dei meridiani princi pali, il ver~icale o l'orizzontale, ed osser·va1·e se s11 di questi si producono le ombre lateridi dirette od invel'$e, diritte od oblique, oppure può spo· stare il centro d ~ l fascio luminoso verso uno dei bordi della pupilla e fargli eseguire un giro completo del campo seguendo esso bordo, mentre fa ruolarP. lo specchiello prima ad esempio attorno all'asse verticale e poi <di'orizzontale. Per intenderei meglio si g11ardi la seguente fig. 1•: ..4 indic.a la posizione in alto: B in basso; ,.;::::.-A - l all' interno verso il naso del pa41) zi ente ; E all'esterno verso la sua tempia. Supponiamo che l'osserva- I tore ahbia portato il centro del fascio luminoso verso l'interno e B l'abbia fermato sul margine pupilFig. t •. inre in l, allora lo specchietto piano avril eseguito uoa rotazione di vari gradi attorno all'asse verticale: intanto che l'osservatore sposta il centro del fascio luminoso secondo la direzione della freccia da l in A. lungo il margine pupillare, lo specchietto dare ruotare successiva-
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mente attorno ad assi obliqui sino a che quando è in A il centro del fascio, trovasi cho ha eseguito una rotazione altorno all'asse stib orizzontale. Cosi pure passando da A in E tornerà a ruotare atlomo agli assi obliqui fioche in E avrit una rotazione in senso opposto a quella di /, ed in B un'altra io senso opposto a quella di A, La cosa apparentemente diflicile è invece assai facile ad ese~uirsi, bisognando solo ftl re attenzione a conservare la medesima distanza dal centro pupillare al centro del fascio luminoso . Abbiamo detto che si deve scegliere il margine pupillare come luogo dove deve eseguirsi lu spostamento del fascio luminoso, ma si capisce che non è indispensabile; in generale serve qualsiasi punto intet·medio tra il centro della pupilla e il limite estet·no fin dove può giungere il centro del fascio lumi noso, senza che la pupilla si oscuri interamente. Quanto più questo giro lo si eseguisce lnngi dal centro pupillare, tanto più saranno evidellli le ombre. Es&guendo adunque questo giro l'osservatore può vedere come si comportano le ombre. In /, ad es., l'ombra potrebbe: essere laterale diretta e diritta o verticale :al meridiano orizzon tale; in A potrebbe avere i- medesimi caratteri, ma essere più o meno ampia, più o meno oscura, con bordo più o meno conc-avo e n_etto, oppure essere in· versa, e allora riportandoci a quanto abbiamo già detto l'osservatore arriva subito a riconoscel'e quale genere di a~tigmatismo il paziente presenta . Dl.'tl'rntina.:ione della re[?·a.:;iont'.
L'esame innanzi descritto ci dice se abbiamo a fare con una ametropia più o men o forte, ossia con miopia minore o maggi ore di una diottria , co n ipermetropia o
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LA SCHIASCOPIA
con emmetropia, oppure con un astigmatismo semplice, composto o misto, ed npprossimativamente ce ne indica anche il grado. Se non che questo grado essendo solo approssimativo, P.d avendo noi bisogno di ridurre in valori d:ourici le ametropie che troviamo, è necessario ricorrere alle lenti le quali ci permettono appunto di valutare la rifrazione in diottrie. Col metodo di Donders per l'esame dell'acuita visiva, e colla usuale determinazione oftalmoscopica della refrazione, noi cerchiamo la lente che correggt} le ametropie, la quale rende cio~ emmetrope l'occhio. Colla schiascopia, ponendosi alla distanza di ·l m., noi cerchiamo invece la lente che renda il paziente miope di una diottria poichè il punto re· moto di un individuo miope di una diottria corrisponde appunto ad l ·m. di distanza dal suo occhio, e, ponendosi l'osservatore a questa distanza, è in grado di esaminare e controllare i fenomeni schi aseopi ei corrispondenti. Allo scopo di poter disporre le lenti sul davnn1i dell'occhio del paziente per modo di renderlo miope di una diottria, furono costmiti parecchi istrumenti dei quali descriveremo i principali. Dapprima usavasi porre le lenti nelle mani del paziente; ma poi chè ciò richiedeva molto tempo e non sempre il soggetto le teneva diritte, cosi il Coccius propose un telaietto per innestarvi la lente. Rindfleisch fece costrurre un altro apparecchio che consta di una scatola metalli ca alquanto piatta, munita di un manico pel quale viene ienuta dal paziente davanti al proprio occhio in modo che egli possa guardare attravel"so un foro della larghezza di 2 cm . praticato verso la pe•·iferia della sca tola rotonda. Dentro la scatola può gir-are un disco metallico in cui sono 1ncastrate delle lenti sferiche convesse che vanno da una
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a dieci diottrie, e che si fanno passare gradatamente davanti al foro attraverso al quale guarJa il so~getto . Dentro la scatola vi è an·cora un' altra armatura che porta due lenti: una di dieci diottrie positive e l'altra di undici diottrie negative, le quali servono per ottenere le serie delle negative e delle posi ti ve superiori a 1O D . Un'altra piccola armatura all'esterno della scatola serve per inserirvi altre lenti per correggere gradi superiori di ametropia. Couper fece costruire un altro istrumento il quale è munito di un'asta di 1 m. di lunghezza che l'osservatore può far girare; essa è unita con ingranaggio ad un optometro per cui si possono far passar·e a volontà davanti all'occhio del paziente le lenti concave e convesse che si desiderano. Darier e Sureau ne costrussero degli analoghi; ma il loro prezzo elevato fa preferire in genere altri più sempl ici come il disco del Panas in cui sono inserite delle lenti concave e convesse e le palette del Parent. Queste sono i , composte ciascuna di due lami ne di celluloide in mezzo alle quali sono incastrate delle lenti; la sferiche. convesse e concave, vanno da 0,50 diottrie fino a 20 diottrie e sono inserite in due palello: nelle altre due sono inseriti i ci · lindri concavi e convessi da 0,50 dioarie a 6 diottrie, in que:>te due poi fu tolta la sesta parte del bordo di celluloide, per cui coll e dita si possono far· gi rare le lenti ci lindriche nella loro montatura, inclinando a vol ontà il loro asse. Il Bitzos ultimamente fece costruire nn piccolo apparecchio tascabila muni to sollanto delle lenti più necessarie. · Ne riportiamo la descrizione che l'autore fa nel suo libro sulla Schiascopia a pag. 81 e seguenti. « Due placche portanti ciascuna due serie di vetri sfe• l'ici, sono fissate in un manico di metallo nichellato che
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« a loro serve di scatola. Queste placche sono mobili e « girano facilmente attorno alta vite che le fissa al manico « conservando perfeltamente la posizione che a loro di1 « l'operatore. Una delle placche porta la serie+ 1, ~. « 3, ~ . P, - l , - 2, - 3, - 4 ; l'altra la serie 5, « +7, + 8, +W, e - 5, -7, - 8,- IO . l vetri sono ( disposti in tale maniera, e le aper·ture delle due placche « coincidono così perfettamente che combinando la lente « + l con 5, e - l con - 5, il 7 col ~ e 1'8 col 3, « si hanno le serie di l i diollrie ~;onvesse e concave. Le « lenti o - •l O D combinate con o - '- D danno c una lente concava o convessa di o - J4. D. Si poò « per conseguenza approssimarsi alle ametropie forti se non « misurarle, cosa che d'altronde non è assolutamente ne« cessaria. Ciascuna lente ha un diamet1·o di •15 mm. eà << un'apertura sufficiente perch è si possa facilmente disporre << i vetri concentricamente · sulla pupilla e praticare bene la « schiascopia ». In una nota poi l'autore aggiunge: « Ho omesso i vetri « cilindrici che non sono indispensabili a mio avviso per « determinare la refrazione asti gmatica. Dopoché io ho de· « terminato coi vetri sferici la refr·azione di uno dei me« ridiani principali, e che io conosco la direzione dell'altro, « non mi resta che a determinare quella di quest' ultimo « col vetro sferico adatto ; mentrechè impiegando dei vetri « cilindrici si è obbligati di combinare le lenti e di acco« modal'le in modo che l'asse loro sia nella direzione vo« Iuta, manovra che richiede in proporzione molto maggiore « tempo per anivar·e allo stesso risultato, senza contare « che uno istrumeoto munito allo stesso tempo di vetri « cilindrici sarebbe più pesante, meno pratico e poco ta(( scabile. Io ho ugualmente omesso di porvi le mezze
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«diottrie, perchè se una diottria aggiunta al vetro impie· (( gato per la determinazione cond uce alla sopracorrezione, << l'ombra prodotta, paragonandola alla precedente basta per (( indica1·ci approssimativamente le mezze dioLLrie ». Se esaminando l'occhio di un paziente l'osservatore trova che l'ombra nel campo pupill are si sposta nello sle3so senso in coi muovesi il fascio luminoso, tralLasi allora di ipermetropia, emmetropia o miopia minore di una diottria. Pe1· vedere se è emmetropia si va alla ricerca dell'ombra paracentrale facendo guardare il paziente a ·l 5° circa a destra od a sinistra a seconda che si esamina l'occhio sini ~tro od il destro. Assicuratosi della sua esistenza l'osservatore, per essere certo delresame suo, fa porre davanti all'occhio del paziente una lente l D e cosi se l' individuo è emmelrope diverrà miope di ·l D, e allora spostando il fasci() luminoso il campo pupillare si oscurerit uniformemente e regoìarmente come abbiam visto avvenire nella miopia di una diottria. Supponiamo che il pniente sia miope di 0,50 n, allora aggiungendo l D avremo i fenomeni della miopia mag:giore di una diottria , cioè ombra laterale inversa al movi· mento del fascio luminoso; l' omb1·a sarà però veloce e leggiera assai. Dunque senza la lente l D il paziente è emmetrope come nel primo caso, o miope di 0,50 come nel secondo. Non trovando l' os;ervatore r ombra paracentrale, e seponendo nna lente di ·l D davanti nll'occhio del pazienl& non ha il re perlo dell'emmetropia o della miopia uguale ad nn a diottria o maggiore, trauasi allora di ipermetropia . Già dalla velocità, dalla densitit e dal margine dell'ombra può farsi un concetto approssimativo del grado della ipermetropin, poich è ricorderà che l'ombra è tanto più nera,
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più lenta ed a margine più nello e concavo quanto più l' ipermetropia é forte. Per cui porrà davanti al paziente lenti positive gradatamente più forti sinchè sarà arrivato ad ottenare i fenomeni della miopia uguale ad una diottria, cioè non più ombre laterali, ma offuscamento completo, regolare, uniforme di tolta la pupilla. Avrà così reso miope il paziente, di l D; per avere quindi il grado della ipermetropia non avrà che a sottrarre una diottria al grado diottrico della lente così detta cor-r etlrice o netttmlizzmlttJ; se quest,l lente f!l ad es. 4, il paziente avrà un' ipermetropia di 3 D. rn generale adunque per l' ipermetropia ponendosi alla distanza di 1 m. devesi_poi sottrarre 1 diottria dalla forza rifrangente della lente correttrice o neutralizzante per avere la refrazione reale. Se l'ombra si spoHa in direzione opposta a quella del fascio luminoso, l'osservatore avrà a fare con una miopia mag· giore di 'l D; dalla maggiore o minore oscurità dell'ombra, dal suo bordo netto o sfumato, concavo o qu;~si rettilineo, dalla sua velocitit minore o maggiore, potrà tosto gi udicare se la miopia, e forte o leggiera. fndi po1-rà davanti al paziente, len ti negative crescenti di grado lìnchè, essendo naturalmente sempre alla distanza di 1 m., avrà ottenuto i feno· meni della miopia ==i D, che qui per brevità non ripetiamo; i l soggetto sarà così ridotto miope di una ùiottria; per coi se la lente correttrice era di - 6 diollrie ad es. egli sarà miop~ di 7 [). Quando si è ra·ggiunla la lente correttrice non conviene proseguire la ricerca con lenti di Yalore diottrico superiore, perchè se la pupilla, è più larga, come avviene nella miopia forte, a C<\usa dell'aberrazione di sfericità della cornea, i raggi luminosi che dal fondo dell'occhio passano per la parte
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LA SC lll A:-I.O I'JA
periferica di essa . facendo n n ftn·n più lon tano eh e non quell i che pas5ano per le parti centrali, po;;sono trarci in errore, poiclte dopo aver ridoLLo il paziente co me se fosse 'miope di l Il per i raggi centrali . cerchiamo ili ottenere lo stesso risultato ancora pe1· i raggi periferi ci, ed allora veniamo ad <~vere un grado superiore di minpia. Se il paziente ù astigmatico, l'osser vatore polrit trovare ad es. nel meridiano verti cale un'ombra in ver~a e nell'orizzontale i fenomeni del la emmetropia: ciò indi ca l'esis tenZ<l dell'nstigmatismo ~e mpli ce mi opico. Se il meridiano vertil':de gl i da un'ombra diretta il paziente arrà un ast i gmati~ mo ipermelropi co semplice. Hiandando quanto abbiamo gii• ùell o l'tJsservatore potril regolarsi da sù nei casi io esame e coll'anteporre all \lcchio che osserva, le len ti sferiche posi lil'e o n e~a t ive ridnrrit ciascun merid iano ~~o 1 ne se foss<' miope di 1 [) ; dai valori troYati sollrarrà quindi 'l n se si tralla d'i permei ropia ; a~~iunger it - ·l D se trattasi di miopia ed ani1 co,;i la ametropia reale d i ciascun meridiano. Se l'ombra cho e;.tli trova non è dirilla o \'èrticale al me ridiano sul rtnale spo ~ ta il centro del fa=-cio lumino;;o, ma obbl iquo ad esso . Ì' segno clt e il meridiano or:izzontale non è uno dei principali, ma uno de~ h ohbliqui, per cui eseguiriL lo spostamento secondo il meridiano peqJend icolare all'ombra clte gli si mostra e colle le n Li gua rderil :;u es ' O d i raggi uni-! ere il punto da alcuni dello nmtra.le , in cùi qu el meridiano dii i fenomeni di M = 'l 11 . . Chihret fondandos i ~ ul ratto che da u·n'occhi (l miope e~co no raggi com·ergenLi , pensò di determinar(' la rifrazione nell e M . da 1 ' 2 f) a 1\. l> senza u~o di lenti. andando solo all n ricerca del punto remotò. Entro quei limiti infall i il reperto r alr reltanto esalto che stando all:t di,;la nza di l m. ed ""a nrlo le
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lenti. Questo metodo riesce meglio collo specchio piaM perchè, come abhiaru già deLLo, avvicinandoci al paziente non cambia la ùirezione dei raggi luminosi come invece avvien& usando il concavo. Nel praticare questo metodo di esame con lo specchiO" piano bisogna ricordare che se l'occhio dell'osservatore trovasi tra il puntll remoto e l'occhio del paziente l'ombra è diretta, e che è inversa se trovasi tra il punto remoto e r inlìnito ; quando invece coincide col pu nto remoto all ora non ha alcuna forma di ombr.1, m·1 un'oscuramento generale ed uni· forme del campo pupillarc. L'osservatore guar'da la direzione dell'ombra stando prima ad l m. di di stanza : se l'ombra & inversa il pn ieute è miope ; allora egli gli si avvicina a poco a poco lìnchè raggiunge il punto neutro, misura la distanza tra questo e l'occhio del soggetto e da essa giudica il grado di miopia, riferendosi alla forza rifrangente, espressa ill diottrie , di una lente la quale :~b bia una distanza focale uguale all a distanza misurata . Se per es. il punto remoto del paziente, Lrovasi a ~O ceni. egli avrà :Jf = .~ D parche 20 cenl. è appunto la distanza focale di una lente dell n fon:a rifr:1 ugente di 4 O. Non essendo pos~ i b ile l(Uesto semplice metodo per l'esame dell 'occhio ipermetrope, perch\l i raggi che. ne escono ~o no diver·genti, Sc hweiger propose in tal caso di reoder·e miope :wtilicialmente l'occhi o del soggetlo ponendogli rlavanti una lente co nvessa di 5 od 8 D. Misurando poi la distanza a cui trovasi il punto remoto, e lenendo cal colo della distanza focale della lente usata , si trova la refrazione del pazienle . ~ ell 'as tigmatìs m o poi il Cltibret dopo aver badato alla direzi one ùelle ombre. la quale rivela :::olo i gradi el ev:~ ti di quesla ametropia, pone molta allenzione alla intensiti1 dell'ombra. Egl i corregge prima esa ttamente uno dei meridiani , indi
LA SCHIASC OPIA
bada se arriva a ricono:;cere una lieve ditl'ereoza di intensità nell'ombra dei due meridiani , e tal metodo se nsato con e$altezza svela anche i gradi minimi di astigmatismo . Quando la diiTerenza d' intensilit luminosa tra i due meridiaui principali si è ben con statala, l'osservatore po1·ta la sua allenzione sopra l'inclinazione dell'ombra in rapporto ai due meridiani principali. Dopo averla valutata approssimativamente situa davanti all'occhio un cilindro concavo debole, il cui as~e corrisponde allo :;postamento dell'ombra del meridiano più rifrangente, e con succescive prove cerca di ottenere l'uguagl ianza delle omhre nei due meridiani, ~ ia t.:ambiando il cilindro sia modilicandone la inclinazione. Egli arrivò cosi a determinare anche i grada di stigm atismo di appena 0,20 D, mentre in simil i casi l'oflalmometro ri esce insulliciente allo s~o po. Trovò che mentre nell'oftalmom etro risnlt:wano astigmatici il 5,3 "/• all'esame schiaswpico invece tale proporzione saliva. a 6,5 o;. con un aumento cioè di f ,3 •; •. Constatò inoltre che il ·l!) % dei casi d'astigmatismo erano contro la regola, e che nella val utazione ciel loro grado l'oftalmometro riusciva meno preciso della ~c hi asco pia. Le misure oftalmetri che anche nei casi eli astigmatismo secondo la regola, specie nei giovan i in cui il vizio è di grado rilevante, po:;:;ono risultare di l o 2 diollrie inferi ori al vero. col'ìa che non succede colla schiascopia. Ora ciò si può spiegare con due ipotesi, o che esi sta un astigmatismo del cristallino, il quale si aggi unge a quello corneale, o che l 'astigmatismo corneale non viene svelato lutto dall'oftalmometro. ChiiJreL~~ di ques1a ~econda opinione, giacchè le contrazioni astigmatiche del cri:;tallino devonsi di massima considerare come atte a diminuire e non ad accrescere l'asLigmatismo cornrale. Le misure invece che si fanno cogli oflalmometri in genere
I.A
SC IIIA ~COI'IA
non sono prese sul ceutro dell a cornea per cui passa l' a$~6 oltieo. ma n qualche ~rado in fuori di tal punto: ora la l'orma elissoida le d~lla cornea rende possiuile l 'e~i~t enza di una stigmat.islllo più for le ver~o il c~ ntro r.he non nelle p:~ rt i periferiche. le qua~i sono quelle su cui si ese~ui~co no le misure oftalmotric:lte. SJ>IEG~.ZI O '\t: OEI,l.E 0 \1811 1!.
Diremmo giù clte Bowmao pel primo osservò i fenomeni schiascopic i o ne trasse proOtto per la dingno,;i del chr.r:1t0· cono, ma clte nel l ~ra Cni~ n eL li applicò per la dingno>i delle ametropie in !-(enere; però il metodo suo era incorn· pl eto ed incerto. Il merito di arerlo reso esat to e ,;icun• quan to quello dell a determinazione oftalmoscopica ad immagine diritta. spella al l'areni, il quale ne diede altrr::i una sp ie ~a~i one (isica r.he pare assai razionale. Anche Lero) sturliò i reno meni della ,;c.hial'copia dandone una ,;piegazione diversa da l[nell a del l'areni , ed auualmente que:;te due ~o no ancora quelle che tengono il campo. Le altre non ,;ono che derivazioni delle medesime. 1\'oi quindi ci limiteremo a dare una e,;posizione pi1.1cltiara clte ci sari• poss ibil e di cin ~nma rli esse, non giù coli· intento di mellerle d'acco rdo, il che ci pare impossi bile. ma hen~i con quelltl di o!l'rire al l e lto rt~ il mezzo di far~en e un ronc<'IIO esalto per poterle va lutare. Il Leroy parte dal prin cipio clte per vedere il fondo di un occlti o bi:;ogna che J'o,;sl.'rvalore si trovi sul cammino dt•i raggi luminosi che ne escono : se questi possono passar 1u11i per la sa;1 pupill a. allora es,;o vedrà la pupilla dell'osserrato completamente illuminala, ma se si spo~ ta, allora no)ll tuili i raggi po~sono p a~sa re per In sua pupilla . una parli' rc>::ta
LA SCHIASCOI'IA
r
fermata dall'iride ;;ua , tl perciò vedl'i'tln pupilla dell'osserv:1t0 ost:urata in una zona magl-\iore o minore. Siano infaui P, l' occhio dell'osservato ed V quello dell' osservatore, quando O trovasi uell:1 posizione A riceve sul suo fondo tulli i r·aggi ust.:cnti dalla pupilla di P, e perciò questa appare tulla illu rn inata ; LJUando trovasi nella posizione H, ne riceve so lo nna parl e. l'altra rimane interr.ettata dall ' iride su a. Nella figura 3", il pun to J'eruotn H, del /'. cada tra/' ed V, allora i due coni luminosi Il c '' ed N c' d' e:'scndo sim ili e p
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poichc l'asse dell'uno si trova :>ul prolungamento dt!l l'asse dell'altro, le sezioni del ~~o no Il c' ,( saranno pure :;empre simili in l{Ualunque puuto si trovi un o schermo che scorra tra[' ed Il, perciò c d, bal'e del cono l{ c d, che rappresenta la pupilla di P, apparirit sempre tutta illuminata; qunnrlo O si porti tra J" ed /l, 'luando insomma sia in A. ~e invece viene posto in H, al lora c' tl', base del cono H c' ,l', non coincide piit con la sua pupilla; questa ù spostata in basso ed intercetta una parte del cono Il d d' , e precisamente la parte ex' Jl 1.1. ln O non entra quindi eire a.' R ti'. Se si congiunge n, centro della pupilla di O, con H, prolungando la rella sino ;ul incontrare ;l piano pu pillare del P in n', e si congiunge a' con R prolungando pure la retta sino ad incontrare tale piano in a. , avremo sul ca mpo pupil-
LA St:Hil.\SCOI'IA
lare di P la proiezione della parte del cono luminoso che Il verle: il resto rimane coperto da un'ombra, ed il limite di questa sari1 segnata da un.1 cUJrva a\·cnte per centro n', proiezione del centro pupillare n di O. e per ra~J.fiO n' a, dol'e 01 rappresenta la proiezione del limite pupillare di O. \' isla di fa r.cia la pupilla del f' apparirehhe come i.· diseì!rnata a nanco della (igura. Se O si sposta ancora più in basso aumenta l'ombra: diminuisce se risale finchè 'fuesta sco mpare quando O trol'asi in A. Se O si porta invece in nho appare l'ombra ma io seu~o inverso. Nella figura 3" R cade al di li1 di O. Se O t~ in A. allora tullo il cono U c 1/ pa~:'a per la Stl'l pupilla: ~e invf·Ce s:i p
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ti FiJ!. 3'\.
sposta iu B. la parte superiore della sua iride intercetta tulli i ra)!lo(i formanti il fascio R c'd', per !.1 pupilla di O non passerit che Il fl' d'. Proiettiamo fl 1 sul piano pupillare di P in fl~ c·ongi ungrndn come nella fi gurr. 1• R con ac', e prolunga nd o la reun si no in fl. , proiettiamo nello stesso rnùrlo il cen tro pupillare n in n', allora della pupilla del P, apparir~ lum inosa solo la pnrte IX d, IX c sar·il in ombr·a, e \'ista di l'a ·~c ia tal e pupilla app:1rirò come è di;;egnata di tianc,o a P. Il limite deil'ombra ;:.arà daro come prima da una curva, avente per centro n' per raggio n' e ac. l ntanto qui facci~mo os:>ervare che mentre nella ligura l" l'ombra si avanzava in senso oppos to al movimento di O. come arviene nell.1 'H. su-
LA SC IIIASCOI'IA l
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periore ad l d, cruaudo O si trovi ad 1 m. di di~tanza da P ed usi uno specchio piano, nella figura 2• in cui P ha :t i< l D il movimento dell'ombra è dello s te~ so ~enso di quello eseguito da O. Nella figura V P, rappresent<'l nn ocr.hio ipermet rope. l
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raggi che fu orescono da tale occhio sono divergenti ed h:mno il loro roco in R dietro di p S le~so . Qunndo O è in A, tutlo il cono C' R d' può passare per la sna pupilla. (ju3ndo è in 8 passa solo a.' H ti', proieuando quindi a.' in c:x ed n in nn O, vedri1 la pupilla di P illuminata per tutta la zona cl a. ed oscura in a c. Visla di fa ccia. la pupilla di P appare come è disegnata a fianco e la curva lim ite ha per centro n'e per raggio n'a.. In tfuesta ligura l'ombra ~ i sposta nello stesso senso dello gpostam ento di O. Oa quanto abbiamo dello res ta fi ssa to che la curva limite del l'ombra riproduce la curva della pupilla di U, e che l'omLra si sposta in senso opposto all'O qua ndo /l .trovasi u·o O e /', e nello stes;.o senso quando cade al di là di O, od al di lil di P, questo sempre quando la distanza di O e P sia di m. '' . Noi ahbiamo sempre parlato di spostamento di O, mentre invece nella schiascopia ()e P devono restare immobili; qtJesta supposizione non {: però un errore pr.rchè quando si fa ruotare lo specchio si sposla il fascio luminoso ch e entra in P e si sposta pure quello che ne fuoresce per cui le conseguenze del fJilo rimangono idl'mtiche.
LA :<CIIIASCOI'l.\
li Leroy poi dai rnpporti che w rrono fra la distanza di n dal P e da O a P calcola l'ampiezza del raggio della curva limite, e dai rapporti che corrono tra la distanza della pupilla di O da quella di P, dalla di stanza di H da P e da O trova che la velocitit dell'ombra diminuisce '[uando diminui sce la distanza del punto Il dalla pupilla del P, momento in cui il punto fl coincide col piano pu pilla re tlell' O. Hiassumendo dunque, secondo questa :;pi egazione, la partè oscura del campo pupillare eli P. non sarebbe altro ehe l'ombra porlatn dell'iride dell'osservalf!re ~ul piano pupillare del /) :>tesso. Esponiamo ora la teoria del Parent. Questi prende in considerazione il campo d'esame ed il campo rl'ill,urninazione e dai dill'erenti rapporti tra l'uno e l'altro deduce la varietit dei fenomeni schiascopici . Campo d'esame o campo visivo ot'talmoscopico è la JJarte del fondo dell'occhio del paziente che l'osservatore può vedere tu tta in una volta quando è completamente rischiarata; in poche parole è la so la parte di retina del P dalla quale l'O può ricevere dei rng)!i, ed e;;sa ~a rebbe limitata dalle linee che dal horrlo pupillare di P convergono al centro della pupilla dell'os::e rvatore; consideraurlo queste linee come t·aggi luminosi si ha che il campo visivo dell'O sulla retina del P corrispoude all'immagine di ,J ill'usione che ùarebbe su questa retina il centro della pupilla rlell ' o;-;.~ervatot·e (·1). Ora perche l'osservato re p o~sa vedere questa parte di retin'a, deve trovarsi sul cammino dei nl ggi che da es'a ven;!ono inviati fu ori dell'occltio e ognuno sa che i raggi • provenienti da una parte rischin rata del fondo ocnlare .-eIl ) H tn~III)I.T7.,- llp/. /'h!J·; , ll'.a•l . .l A'' -"· el 1\I.EIS, IJ. ~\t.
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la s te~sa direzione che i raggi della :;orgente lumin o~a hanno fatto per ent rarv i, :; i dirigono cioè ver:;o la sorgente lumino~a ste,;sa . Campo d'illuminazione ò invece la parte di retina che viene ri ~d liarat:1, senza tener ~o nto alcuno d··lla posizione in cui trovasi l'occhio dell'(lsservatore per rapporto ai ra g~i che poi ne raoresrono. Se quinrli praticando la sc hia~cop i a noi diri giamo il fascii) lumino:;o in modo elle il suo centro coincida co l centro pupill.tre del pnziente, allol'a campo ù'e~ame e campo d'il luminazione si sovra ppongono e perciò noi ved iamo tutt:\ la pupilla illuminata; ma se fn,;ciamo eseguir.; allo specchio una rotnione attorno nel uno dei suoi assi allora i rnggi componenti il fa:;cio lumino3o non enlrilno più nell 'o1;chio del p.1ziente colla direzione dte aYevano prima , e perciò ne e$cOno con una direzione pure diversa dnlla primitiva. L'occh io dell'os:;ervatore non essendosi ~postato vedril solo una parte più o meno grand e a seconda della maggiore o rnin•H·e rotazione dello ;:.pece h io , od anche vedra Lullo oscuro il campo pupillare, pen:hè non trovasi più sulla direzione di alcun mggio del fascio lu111ino:>o che fuoresce . Vedrit adunque il campo pupillare ocr.upalo in parte da un 'ombra la quale non i: altro che una parte della retina del paziente, che a causa del movimento dello specchio non è più illuminata. ln brave, c.1mpo ò'esame e campo eli illuminazione non coincidono e pen:iò appare l'ombra. Higuarùo all'i ntensi ta nell'ombra sarebh~ più cupa quanto pii, l'amet1·opia è forte, perchè l'immagine della sorgente l~minosa ò più o meno difru~a e nella sulla retina del paZiente a seco nda della rt>frazione di qnesti. '~un ndo l'immagine i: ntHLa o presso a poco, essa rischm,..t p, 1• • -1· • d . . ' e '''f•l<~l azrone nna parte e1In ret1 na Circostante,
8!:18
LA SCHIASCOPIA
sicchè questn trovasi in penombra. L'i mmagine ùiffusa al contrario 1\ contornata da una vera ombra perr.ltt:· le parti della retina adiacent i ad e~~a sono poco illuminate ( 1). L'intensitit lumino ~a della pupilla è in r·a~ ioo e inrersa della diffusione clelia immagine retinica ('?) e la velncirà dell'ombra dipende dal fallo che lo !'postamento della im· magi ne decresce col crescere della ametropia. An che il Parenr quindi parte dallo ste~~o principio che per vedere il fondo di un'occhio bisogna che l'o~semtore si trovi sul cammino dei raggi lum ino~i che ne escono; se ques1i per la loro direzione possono pa~sa r tutti per la sua pupilla, nllora esso vedrit la pupilla del paziente tulla illumin ata, ma se la loro direzione(' tale che solo una parre può passare egli r eclrà l'immagine diffusa del fondo oculare di P solo illuminata in parte, l'altra , òa rut partono raggi sul percor"o òei quali egli !>i rrora, i> occupata rlal· l'ombra portata dell'iride del pazi ente stesso. Abbiamo adunque v i~to in ell e ro~a con sisrnnn le tlue principali teorie. Ambedue spiegano allo :>tesso modo, quao· tum[ue partendo da punti opposti , la vclocitit, la direzione e la intensità dell'ombra. La dist:repanza ,:. solo nell 'inter· preta1.ione il~·ll'ombra. Però giit per ~i· !'te:>:':• In teoria del Lero.v pre,-enla molli punti deholi. rJ Leroy infalti dir.e che l'ombra pupillare non ~ altro che l'ombra portar a della pupilla dell'osse rvator~ :-ulla pu· piIla dell' o~serra.to, ma per e~sere raie l'iride dell' osser vatore dere intercettare dei raggi luminosi provenient i da fondo oculare dell'(lsservatore f; Les:;o, il che non può e!'sert
(l! llt'll. d e l•• Svc. Pt-anrr• i.lt d 'O!JIIt. t 9:1 l' · (~)
/!•id. p. i3 .
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LA SC IIIASCOPI A
perclu~ anzi , avendo essa intercellati i ra~gi che vi entrano,
il rondo oculat·e resta osc.nro, e t:ome tale non può inviare raggi luminosi. Se fosse un'om!Jra portata si dovrebbe vederl a proiellata anche su tullo l'iride dell'osset·vato, invece è solo il campù pupillal·e il luogo dove es~a si manifesta, quindi il fenomeno deve avvenire snl fondo oculare dell 'osservato. Se fosse ombra portata dovrebbe sempre a re re la s t e~~n forma , e l'ametropia del paziente non dovrebbe avere influenza sulle sue rnodifìcnzioni, perchè seconrl? il Lero.Yessa si fermerebbe :;ull'iride, e sul suo variare di forma avrebbe inOuenzrt la sola corncla. Ma meglio ni ogn i discussione la prova esperimentale basta da sola a mo;trare che la base su cui poggia tale teoria è poco so lida. Si prenc\a uno schermo , gli si pvoga davanti una lente biconvessa a forte rifrazione munita di u11 diaframma a d iride applicato :otrettamente ad essa, e la si disponga in modo che i! suo foco o coincida collo scherno o si trovi al di •(uà o al d.i lit di esso, in modo insomma da riprodur·re l'emmetropia, la miopia e la ipermetropin. Se fosse ver·a la teoria del Leroy. alterando la forma della nostra pupllla , dovrebbe corri spondentt!mente alte · rarsi l'ombra nella pupilla dell'occ hio schematico, sul q11 ale del resto con perfella esattezza si possono r·iprodurre tuili i fenomeni della schi:1 .5copia. A tal uopo dietro uno specchio piano allaccammo un diaframma ad iride, col qnale potevasi ottenere persino nn foro della amp iezza di mezzo millimetro, ed intant.') cil e praticav:1mo l'esa me aumen1avamo e d.im inni varno l'a mpiezza di esso. Orbene, anche riducenào al minimum l'amp.iezza sua noi
!lO O LA SCHIASC01'1A potemmo ve1lere sempr6 l'ombra pupillare dell'o0t:hio sche· matko, quantunque foss.e anche assai poco illuminata la parte non occupata dall'ombra; mentre invece se dimioui· vamo l'ampiezza del foro pupilliue nell'occhio schemntico, appena arrivavamo all'ampiezza di 3 mm. non eravamo piu in caso di distinguere l'ombra. ()uesto fallo proverebiJe l'inll uenza che ha la pupilla del pazieute sul proJur:;i del· l'omLr.•. Lnollre tolto il diaframma ad iride dielro l'oftalmo· ·h:opio. 0ol poll ice vi applicammo una listerella di ca1·ta nera clw facevamo salire a coprire gradatamente il roro dello ~pe cc hio fino a ridurlo aù essere semicircolare ed anche ad uu piccolo se).(ment.o di cerc hio . Alterata cosi la rorma tlel foro, il elle eq uivaleva pressapoco all'allerare la forma della 'nostr.• pupilla, perchè essa era indubbiamente più larga del foro dello specchio, seco11do i cal co l i del Leroy avrehhe dovnlo altemrsi la forma dell'ombra, cosa che invece non si ,·erilicò mai. Fatto invece sa lire il pezzo di carta ad alterare allo s te~so modo la pupilla dell'occhio schematico, l'omlm pu· pìllare as:;unse la forma del contorno nlterato che aveva questa pupilla. Re~l:l co:>ì provata la nessuna inlluenza della pupilla dell'osservatore sulla forma dell 'ombra , b1 quale ~~dovuta in· dubb iamente alla cause esposte dal !>arent. Proseguendo nei nostri sludi venimmo a conoscenza di prove consimili falle nei dicembre scorso dal doli. Bardelli e dal prof. nuaita e che arrivano agli sLessi risultati. li Bardelli e il tiuaita spinsero più in là le loro ricerche sperimentando sia con occhi di coniglio a cui avevano ridotta tr·iangolare la forma della pupilla, sia con un occhio s0hematico di Kiine, nel quale l'iride aveva nn foro losan· g i ~o e non rcJtondo.
... LA SCUIASCOPIA
9!11
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tjuindi per conto nostro ci atteniamo alla teoria del Parenl, la quale ci sembra più convin cente. E(l ora veniamo alla i:piegazione rli t· iasr on fen omeno.
C:AII ATTF.Rl LlEl FE'iOMK:-11 l' l' l'lLI.AIIl.
Dire::ionr rlelmo•,immto tlell'limlmt a se.ootv[,t dello ~JII'Cchio . Abbiamo delLo che usando uno "pecchio roncavo le ombre assum ono una rlir ezione mversa da quella che h:mno usandone uno piano. La ragione dipende dalle diverse proprietà ca tottriche dei due generi di specchi, l'uno, il concavo. dil un foco reale; l'allro uno virtuale. Sia (fig. 5•) O l'occhio dn esaminare ed M lo :;pecchio concavo tenuto dall'osservatore rimpello ad e;;so nella po-
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sizione i nziale dell'e~ peri me nLo . l rag)!i lumi no~i em!l nati dalla lampada L situata un poco indietro del livello del volto dell'esaminato, convergeranno nel punto S donde emaneranno dei raggi divergenti , parte dei quali andranno a rischiarare la retina, formando il disco ·l al cui riflesso è dovuta la tinta rossa dell'orificio pupillare. Se poi l'osser-
90.2 valore muove lo specchio in modo da po:tarlo nella posizione :W i raggi luminosi della lampada convergeranno in S' e da questo punto partiranno dei raggi che nella retina formeranno il diseo 2 . Appare chiaramente dalla li5ura che i due dis~hi si spostano in senso inverso al movimento dello specchio. L'osservatoJ•e infatti nel rnotare lo specchio vede un 'ombra che dal margine inferiore del disco l risale sino al margine del disco 3, vale a dire che essa si sposta dal basso all'alto, mentre· In specchio si sposta dall' alto al basso. Se invece del concavo si -usa uno specchio piano (fig. 6') ~ruando esso ù nella posizione Af parle dei suoi raggi cade • U'
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nella retina nel punto 1, ma se lo si inclina nella posizione M' i raggi che illuminano la retina si raccolgono nel punto .2, e nel campo p•1pillare appare un'ombra che dall'alto scende verso il basso, come appunto aveva fallo il r~scin luminoso proiettato dallo specchio. )la!J!JÌO rli Ctti'Valttra del bordO dell'om~/'a.
Abbiamo detto che il bordo dell'ombra è tanto piil dirfuso e poco concavo quanto è minore l'ametropia, e viceversa tanto piit netto e concavo quanto essa è ma~giore. Ciò dipende dall'ingrandimento dell'immagine di un oggetto
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I.A SCHIASCOI'IA
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rapporto C<>lla di:;tanza di esw da una lento. Se l'ogll-~ .._.to coincide col primo piano fo cale della lente, l'immai'- e sua si formerà all'infinito, e sarà infinitamente grande ; ~e spostiamo l'oggetto all'avanti o all'indietro l' immagine sua diverrà tanto più piccola quanto più si è scostato dal
piano focale. Quindi nel nostro caso la curva che limita l'ombra ci appar·i rà molto ingrandita , e perciò a raggio maggiore nelle ametropie deboli in cui l' ingrandimento ~ maggiore che non nelle forti in cui è invece minore.
Vt•locità dt~l morimento ricll'omhra. L'ombra pupillare si sposta più rapidamente lptanto minore è la ametropia. La causa va cercata nei rapporti tra l'ampiezza del campo d'esnmò in rapporto all'ingrandimento dell'immagine. In un microscopio a piccolo in)!mndimento la parte del preparato che si ,può abbracciare con un sol colpo d'occhio è mollo maggiore che non quella che si vede guardando lo
stesso preparato con un microscopio ad ingrandimento forte. In questo ciascuna parte del preparato è molto ingrandita ma il campo d'esame è invece diminuito. Così avviene nel nostro arso. ~ell ' o cc h io einmetrope noi abbiamo campo d' e5ame piccolo, negli occhi ametropi il campo d'e5ame aumenta d'ampiezza, perciò un' ombra r.i selllbrerà che atlraversi con maggiore r apiditil il campo d'esane di un emmeu;ope che ~ piccolo, che non un campo d'esa.:llle più grande, quale ù tJUello degli ametropi.
Intensità riello spl~ nd ot·c pJtpillare. ~l fallo del variare dell'intensità luminosa della pupilla C(ll
ra. ~-iare dell'ametropia , non dipende solo, come spiegarono Bi_j ~rrum, Zieminski1 Leroy 1 Parent, Fi ck, Bitzos edaltri, dai
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SC HIASCO I'IA
cerd ti di diffusio ne che si formano sulla retina della immagine della so rgen te luminos.,, ma anch e come fecero notare Hardelli e Guaita. dalla l e~ge d'ottica che dice: « Nei coni 1uminosi la sorgente luminosa è la ste:;:;a in t.ulle le sezioni, ma nei punti corri spondenti di sezio ni difrerenti, l 'i nt ~ n silà lum inosa è in versamenLe pro porzionale al quadrato della loro distanza dalla sorgent e ». Ora noi sappiamo che i ragf!i luminosi che escono du un occhio ~mmelrope sono parall eli, perciò le sezioni praticate ,;u que;;to fascio :)aranno tuue e),{uali e IJ,;ica ment e ne sarit nguale l"iotensitil lumin Ctsa: da nn oc·~hio iperm etrope escono i n vel~e ragg i dirergt•nti. e se noi pratichiamo una sezi one in vicin·111za dell 'occ hi o, eFsa sari1 più picco la <: he non un'altr., prnti ca1<1 a distanza doppia: que5La pertanto ,;ara mano lum inosa che non la prima. Oa un oc.cil io miope escono invece raggi convergenti. e noi an ·emo il mass imo dell 'i nt en ~ itil luminosa e la minore delle ,;ezioni all\l ~ommit a del cono, al punt o remoto di lluest'occhio. Perciò eseguen do In :;~ lti asco pia ad 1 m. , se il paziente t\ .Jf di l D, poiche tale occhio hn il punto TI ad 1 m. di distanza, noi avremo in (JUe!<IO caso il m ·1~si m o di l u m i n o~ilit della sua pupilla. lntm.~ i t1ì llWtf(J iorc· d!•IL'om Mo nelle fl/lll'trr,pìe f'orti.
Secondo il l'arent. l'omhra sarebbe più cupa quanto piu l'ametropi\'\ è forte, perchè l'immagi ne della sorgente luminosa è più o meno netta o diffus\l f; ulla retina. secondo la rifrazione dell 'occ.hio esaminato. (}uanòo J'imma?i ne è nt' l t a o pr essapor.0, essa rischìnra per irradiazione una parte de lla retina circos tante, :-icchi· qu es ta tro r :-~si in penomhra. L'i mm a~ in e dilrusn al contrario è r.Ct ntorn a l r~ da unn vera ombra percile le parti della retina adiacenti ad essa sono pCtt;O il lumi nate.
LA SCHl ASCO I' IA.
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Pur riconoscendo l'esattezza di questa J:piegazione noi però -crediamo che debbnsi specialmente tener con io anche di un .altro particolare. Abbiamo delto a proposito del raggio di ·curvatura della curva limitante l'ombra , che esso è maggiore e quindi. il bordo dell'ombra poco concavo qur1 nto piu ci avviciniamo all'emmetropia ossia quanto più l'ingrandimento è maggiore. Ora essendo sempr·e uguale il diametro ùel campo pupillare è naturale r.he se l'ingrandimento è maggiore, noi nello stesso campo non vedremo che una piccolr1 parte del fondo r·etinico, perciò mentre nell e ametrcpie noi, con una data inclinazione dello specc hio , saremo lontani dal bordo ·del campo d'illuminazione d i una cer·ta distanza, ad e:;. 3 x; nell'emmetropia colla stessa inclinazione dello specch io noi saremo lontani solo di una certa distanza uguale ad es. ad x . E poichè i cerchi di difi'usione che si formano attorno all'immagine nel fondo oculare, per l'ab6rrazione di sfericità dei ,mezzi rinfrangenti, diminuiscono quanto più ci allontaniamo
dall'immagine stessa, e naturale che a Cllnsa dell ' in~randi mento nell'emmetropia noi saremo ancora su questa zona, ·quando nelle ametropie l'avremo già passata; prova ne sia che nell'emmelropia quanto più deviamo lo specchio e l'ombra s'avanza, 1an1o pitt si fa oscura nella parte opposta al suo bordo.
Dire ;·ione delle ombre nella ipermetropia, emmt"tropia • e miopia in/'eriore ad l D. Si ns1 uno specchio piano . Sia P l'occhio del paziente -ed O quello dell'osservatore, e sia P ipermetrope (Og. ia). Allora, essendo lo specchio pinno nella posizione T, i raggi paralleli che esso invia andranno a form are il loro foco in un punto dietro la retina di P e la illumineranno nei punti -«e b. Voltando lo specch io nella posizione '2. i t·aggi cadranno .sul sistema rifrangente con un'incidenza diversa, e per ciò 58
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L.\ SCHIAS COPlA
se prima il foco loro era sull'as:;e principale, ora, essend() sempre al di lil della retina, sarà su un asse secondario ed illumineranno la retina nei punti a' b' e riruarri1 oscura la
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zona bb'. !raggi che escono da P sono diver)!enti, e mentre nella posizione I dello specchio, possono, tranne gli estrem i, passare tutti nell'occhio O, in modo che la pupilla di P appare tutta illuminata, nella posizione 2 ne passa solo una parte, delimitata dal raggio estremo a' l che illumina il punto a.' di O, e dal raggio fA' che illumina il punto a.. Cosi nella retina (li O vi saranno due zone, una illuminata a.a.' ed una oscura a.'~ e poiché nel mondo esterno si riferisce a destra ciò che impressiona la retina sinistra e viceversa,
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quantunque in O la parte oscura si sia avanzata in senso inverso al movimento dello specchio, in modo che, e oscura fa zona superiore, tuttavia O vede luminosa la zona superiore dell a pupilla di P ed oscura fa inferiore, e J' ombra pare muoversi nello stesso senso al movimento dello specchio. Nella fi gura 8" il paziente P è emm etrope. Allora nella posizione l i raggi han1:o il loro foco in cL e nella posizione o
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2 in b. Ma analogamente mentre prima tutti i raggi uscenti da P entra\'ano in O illuminando il punto a., nel secondo caso.
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I.A SCHIASCOPJA
eutra solo una parte del fascio, limitata dal raggio estremo bl, che va ad illuminare il punto ~ di O, e dal raggio interno l A che va ivi a congiungersi . Anche qui adunque in O l'ombra si avanza dalla parte superiore, ma come abbiamo detto, nella pupilla di P appare avanzarsi invece dalla parte inferi ore, cioè nello stesso senso del movimento dello specchio. Lo stesso fauo avviene se P invece di essere ipermetrope od emmetrope, è miope , ma di grado inferiore ad una •liotlria, allora il foco dei raggi uscenti da P, è oltre O, poi ch•~ questo lrovasi ad 1 m. di distanza da P. ~fan mano che il punto remoto di P si avvicina ad O diminuisce l'intensità dell'ombra, fìnch è quando cade sulla pupilla di O non ne appare piÌI alcuna ; ma di questo vedremo in seguito. Direzione dt>ll'otnbra nella rniopia snperiore ad l n. Consideriamo invece il caso in cui il paziente sia miope ma di grado super·iore ad T n. Allora (fig. 0") quando lo
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Fig. 9•.
specchio è in T i ragoi avranno il loro foco avanti la retina ' e n . su questa formeranno tra i punti a e b un'immagine diffusa dalla sorgente luminosa. Consideriamo il punto luminoso a, ~oichè P ha una 1U > T D ed O trovasi ad 'l metro di distanza, 11 foco dei raggi partenti da a cadrà davanti ad U, in /' ad esempio, e lutti i raggi partenti dar potranno entrare in o. ~o stesso dicasi di /1 e di tutti i punti int.;rposti tra l'uno e 1 altro, permodochè la pupilla di P apparirà ad O compl etamente illuminata . Si metta lo specchio nella posizione 2
LA SCI:II A SCOPIA 908 allora il campo d'illuminazione che prima coincideva con quel lo d'esame si spostera in alto e sarà compreso nella
zona a' 1/. Consider iamo il punto a'; i raggi partenti da esso si riuniranno in (, ma in O non entra cbe una parte del
cono luminoso l/' l' e precisamente quella limitata dai prolu ngamenti del raggio estremo a' l' j' e del raggio interno a'(. Perciò ad O apparirit ili uminata solo la parte inferiore del campo pupillare di P ; tutta la parte compresa del triangolo a' l apparirà oscura, e l'ombra gli sarà sembrata muoversi in senso inverso al movimento dello specchio. Da queste tre figure appare chiaro cbe il fenomeno dell'ombl'a si fa su lla retina di P. , per la non coi ncidenza del campo d'esame col campo di illuminazione.
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Ombra 71aracentmle dell'emmetropia ed ipermctropict leggera.
Auhiamo ùetto a proposito ùell' emmetropia che compare talvolta nel cam po pupillare del paziente, quando l'occhio di lui sia leggermente deviato verso l'i nterno, un'ombra paracen trale, ovale è col massimo diametro verti· cale. I piani fo cali di una lente sferica sono paralleli al piano della lente stessa, obliquando la lente rispetto al suo asse principale anche i piani focali si di spongono obliquamente. e un fascio di ra.ggi che abbia conservato la direzione primitiva non saril più r ifratto in modo da riunirsi in un unico foco sur uno dei piani focali, perchè i raggi cÙt' cadono sul meridiano verticale della lente hanno un angolo di incidenza diverso da quelli che cadono sul meridiano oriz· zontale. Nel caso d'emmetropia in cui il cristallino sia obliquo, il piano focale non coincide piu colla retina, perciò su que:;ta una parte dei raggi emanati dallo speccbio nou for·mano piu
LA SCHIASCOPIA
909
un foco esalto , il piano resta meno illuminato in una porzione che appare come una penombra. ()ue~ta parte naturalmente corrisponde al meridiano della lente che più si presenta obliquo rispetto al fascio luminoso incidente; nel nostro caso sarebbe l'orizzontale, e se facciamo obliquare lo sguardo del paziente un po' più in alto od un po· più in basso, noi vediamo appar·ire l'ombra paraceutrale od in alto od in IJas;;o invece che lateralmente, perchè allora è il verticale che presenta una mnggiore obliquit:"L rispetto ai piani incidenti. Quando si presenti il caso di una ipermetropia leggera per produrre l'ombra paracenlrale oçcorre una in clinazione più forte e In ragione è che nell' ipermetropia anche senza inclinazione del cristallino non abbiamo sulla retina una immagine netta della sorgente luminosa, per cui quel fenomeno r,he proviene specialmente dalla non r,oincidenza clel foco del meridiano verticale con quello detr orizzontale sa r·it meno evidente percllè nè l'uno nè l'altro dei due fochi cade sul111 reti nn; solo quando un fuoco u causa dell' inclinazione più forte del cristallino vi cada, nllora apparirà l'ombra. Pnnto ntmtro.
Cosi fu chiamato dal Parent il caso in cui il punto remoto dell 'occhio dell'osser vato, o per sè stesso, o per lenti che gli siano state poste davanti viene a co incidere e., attamente od anche approssimativamente colla pupilla dell' osservatore. Noi abbiamo spiegato i fenomeni basandoci sulla distanza di l metm tra osservatore ed osservato, quindi il punto neutro per noi deve verifi carsi a tale di· stanza, cioè al punto remoto di nn occ h io mi ope o reso miope di una diottria. Abbi amo dello che nella miopia :u~ual e ad T D. scosraodo il fascio luminoso non si vede compnrire alcuna
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LA SC HfASCOPIA
ombra nel campo pupillare, ma questo si oscura gradata· lamento ed uniformemente in ogni sua parte. Ciò dipende dall e seguenti ragioni: L' immagine del fondo dell' occhio del paziente si iorma ad ·l metro al davanti di esso; se essa ca~e sul no!;tro piano popillare o meglio se cade nel fuoco anteriore del no5tro occhio, {come fecero osservare Bardelli e (~uaita) (•l ) i raggi emanati da essa cadranno paralleli sul nostro fondo oculare. Ciasc~ o punto dell' immagine che è uel nostro fu oco an· teriore manderit raggi che occuperanno tull~ l' estensione dell'immagine diffusa sulla nostra retina, per cui , ~e spo· sta ndo il fascio luminoso, viene a mancare una parte della immagine che si forma nel punto remoto dell'occhio o s.~er vato, le parti rcst:mti basteranno per illuminare ancora, quantunque in grado minore, la stessa porzione di retina dell'osservatore. (juan to più si sposterit il fascio lum inoso tanto più diminuir;'t l' immagine nel foco anteriore dell'os· l'Crvatore e tanto minore sarit l'illuminazione della reti na dell 'osse rvatore stesso. Ciò risulta evidente dalla fig. l o•. Se r1,. b è l' immagine del fondo dell 'occhio di P, quando il fascio luminoso cade GOncentricamente sulla sua pu(/ pilla, cia3cun punto di a b, manti;~ ···-· der;'t raggi. che coincideranno a.' c-·'·1<:::';~ tulli nella reLina di O in c rl, tali //!"-.....::.::~ b• 1/ sono i punti a c/' h. Spostando il fascio luminoso si sposta l'im· Plg. 10'. magioe reale del fondo di /' .. venga ad occupare essa, per esempio, la posizione a' b', allora i raggi partenti da a' c' /" illumineranno ancora la re(Il .ltmale' d 'ocul isliqtLe, d.:cembre 1895.
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LA SCRJASCOPIA
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tina di O in c d, ma essendo minore il loro numero, daranno una illuminazione minore. Cosi dicasi di seguito , fi nché anche vi entrassero i raggi emanati da un sol punto, resterit sempre una illumi oll:r.ione debole della pupilla di P, ma non vi apparirà mai un'ombra. Nella miopia uguale ad T D poi abbiamo dello che se la pnpi lla è molto di latata, allora app:lre un'ombra leggera -centrale, la quale aumenta di intensità spostando il fascio luminoso. Poichè a pupilla di media ampiezza (cioè di 5 a 6 millimetri per la schiascopia) non si verifica, devesi attribuirla ad aberrazione di sfericità dei mezzi refrangenti (1). .Cosi pure quando la miopia sia leggermente superiore ad l IJ e la deviazione dello sguardo sia piullosto forte , si ''edono apparire due ombre laterali, dovute alla incl inazione del cri.stallino.
Astigmatismo rertolm·e. !n esso il campo d'esame ed il campo d' illuminazione vafieranno di forma e di ampiezza a seconda della posizione della retina pe•· rapporto ai fuochi dei due mei·idiani principali. · La figura dello Sturm, riprodotta in tutti i trattati di oftal mologia, indica appunto come vengono rifratti i raggi nello a:Stigmat ismo: a seconda della posizione in cui trovasi lo schermo, noi vedremo i raggi riunirFi in una lin ea sola perpendicolare all'asse del sistema, da questa trasformarsi in un -ovale, poi io un cerch io, indi nuovamente in un ovale in d.irezione vertica le al primo, e poi ancora io un'altra linea verticale alla prima. Le due linee sono i fuochi anleJ'iore ~ posteriore, il cerchio intermedio t) lo spazio interfocale. Lo stesso avviene pel campo d'esame e per l" immagine diffusa (t) Per maggiori schiarimenti ,
Paris, t89'J.
vedi Bmos, La lkia&çnpie , pag. 46-47.
LA SCIHASCOPU.
della sorgente lumino$a nella schiascopia ; essi saranno alluogati o raccorciati a seconda della posizione che occupala retina rispetto ai fuochi dei due mer~diani principali. Applicando poi ciò che abbiam dello a propo.;ito del movimento dell'ombra e della sua spiegazione il leuore potr~ da sè fare Lt diagnosi dell'a$tigmatismo che gli si presenta,. e valutarne il valore i n diollrie coi mezzi già descritti. [ooltre la deformazione del campo d'esame e d' illuminazione variano anche a seconda delle direzioni dei duemeridiani principali; se questi sono obbliqui l'ombra DO!). appare più perpendicolare al meridiano sul quale l'osservatore fa scorrere il fascio luminoso , ma si disponP. obbliqua ad esso. Li\ ragione è identica a quella pe1· cui inclioand~ l 'asse di una lente ci lindrica (>QSla davanti al nos11·o occhio noi vediamo inclinarsi l'asse degli oggetti posti al di là. La dimostrazione è la seguente: Sia A B C, la sezione normale all'asse della lente cilindrica, siano paralleli i ragbi incidenti, e sia J'oggeuo una l ìnea posta a poca distanza infinita. Essi si riuniranno nel· punto F fuoco della lente. Supponiamo la lente decomposta in t~ lenti cilindricheper mezzo di n piani normali alla generatrice del cilindro. Ognuna di q!!esle lenti secondarie darà un' immagine dell' opgeuo nel suo foco, avendo presupposto che la retta fossea distanza infinita e parallela alla generatrice. Inclinando la lente cilindrica, ma tenendo costante la giacitura dei piani secanti, si verranno ad avlre n lenli non più cilindri che, ma tali che la loro curvatura diminuisce quant~ più si inclina l'asse del cili ndro . rer una data inclinazione le n lenti secondarie ananno curvatura eguale, e fuoc~ eguale, ma essendo esse sonapposte secondo una linea inclinata, l'assieme dei loro fuochi si disporrà pure second(}
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LA SCHJ ASCOPJA
una tale linea, però la distanza focale essendo combiata perchè cambiò la forma della superfìr.ie rifrangente, se noi avevamo posto uno schermo in F, vi avremo un· immagine diffusa dell'oggetto qualora l'oggetto stesso inviasse raggi paralleli solo a quelle sezioni parallele all'orizzonte e non normali alla generatrice che noi abbiamo consi~erato. Sullo schermo noi avremo solo un fuoco esatto di quelle parti dell'oggetto che sono normali all'asse del cilindro, e i fuochi di queste pnrti si riuniranno tutti sur una lin eo paJ'allela all'asse medesimo. Dunque l'oggetto a noi se mbrerà incl inato. Cosi nella sch i asco pia, l 'asse inclinato di un meridiano renderà inclinato campo d'esame e campo d' illuminazione, e l'ombra che deriva dall'essere il primo ricoperto solo in parte dal secoudo, sarit pure inclinata. Ombra circolare dcll"ipermetropìa fotte. Abb iamo dello che nella forte ipermetropia si vede un bordo oscuro che circonda tutta la parte illuminala della pupilla, sì da impedire che essa tocchi l'orlo di questa. E:>sa di pende dalla grande ampiezza del campo d'esame in confronto a quella del campo d'illuminazione, che è minore. IJn fallo an:• logo avviene quando si fa l'esame oflalmoscopico ad immagine diritta, ~ol quale si vede sulla retina dell 'osservatotutto il contorno 'della immagine della sorgente luminosa, ed una zona più o meno ampia di retina che circonda della immagine. Spostando il fascio lumino,;o, l'ombra circolare si fa gradatamente semilunare, perchè quonrlo il bordo dell ' immagine della sorgente luminosa sulla retina del paziente arriva a tocca re l'orlo del campo d'esame, questa parte appare illuminala, mentre prima era oscura.
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L! SC HUSCO I'IA
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RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERl
RrVISTA MEDICA • Vers&mentl plearall. - (Gazette d es H opitfJ.u:r, N. 83, 1896).
V sTRES. -
L' ectopia car-dia ca é un sintomo abituale dei versamenti pleuriLici mezzani ed abbondanti. 1:\on si osserva, negli adulti, nei piccoli versamenti, la cui quantità sia inferiore ad un litro. Essa s i riscontr a nei versamenti mediocr·i, che misur ano 2 a 3 lilrt, ed a più fo r te ra ginne nei versa menti ab· bondanti, che raggiungono 4 e 5 litr i. Quando i versamenti risiedono nella pleura destra, il cuore é respinto in massa, senzn deviazione notevole dei suoi assi, di 5 a 6 centimetri in basso ed a sinistra, per modo che la s ua punla va a battere nel quinto o nel sesto spazio intercostale, all' ioruori della linea mammiiJare s inistra. Nei versamenti mezzani della cavità pleurica sinistra, il cuore tende dapprima a di· ventare verticale, per modo che la punta va a situar si dietro l'appendice xifoide. Quando 11 versamento diventa piu abbondante, il cuor e, r estando nello sua posizione ver ticale, é portato io m assa all'infuori del margine destro dello sterno e si applica for temente contro la parete toracica anterior e. Ne risulta che i s uoi battiti si possono percepire in corrisponde nza di vari spazi intercoslali, lungo una linea cur va che va dalla seconda articolazione sincondro-costale al cavo epigastrico, passando a livello o all'infuori del capezzolo destr o. Ma le pulsazioni che s i sentono nella regione mammillare sono fJUelle dell'aorta e non quelle della punta, per·ché il cuore non può in alcun caso capovolgersi, per modo da prendere una direzione obliqua da sinistra a destra , e per modo che la s ua punta venga a situar-si sotto la mammella destre.
111 VI S'f..\ )IJWICA
Lo spostamento del cuore ne\le pleuriti è limitato da\la tensione del pericardio, le cui fibre, sol idamente attaccate in alto allo scheletro osteo-aponeur olicc> della sommità ciel torace ed in basso al centro frenico del diaframma, subiscono necessariamente una trazione tanto più forte quanto f.iù l'abbassamento del diaframma solto il peso del versamento é più considerevole; d'onde ne r·isulta che più il diaframma é respinto ciel versamento, più il sepi meate mediastinico diviene resistente. La pleurite r.on versamento abbondante essendo sempre unilaterale, ne conseguE-~ che il pericardio non si distende che dalla parte in cui la volta diafrarr.malica é respinta verso l'addome. Se il versamento risiede ne\la cavità pleurica destra, è la metà destra del diaframma che viene teso; è per conseguenza la porzione destra .od auricolare del pericardio che sopporta tutto lo sforzo della trazione, e siccome questa por·zione è, normalmente, dirella quasi verticalmente, il cuore è relativamente di poco spostato verso sioislr·a. Se il versamento r isiede nel:a cavita pleurica s inistra, è la porzione verticale del pericardio che si tende diventando verticale. E siccome essa é no1·malmente mollo obbliqua, il suo cambiamento di direzione ha per P.tfetto di spostare notevolmente il cuore Nei due ca si, il cuore si trova protelto contro gli elf~tti dell'esagerazione della pres~ sione in tratoracica, esistente nella cnvit& pleurica distesa dal versamento. Grazie a quella protezione esso può continuerò a contrarsi r egolarmente. Senza di e!>Sa, le orecchiette si affioscierebbero, e la circolazione sar ebbe ipso .facto interrotta. Gli accidenti cardio -vascolari e la morte subitanea che sQpraggiungono tal volta nel corso delle pleuriti e che sono ~tale attribuite da alcuui auto1·i all' eclopia- cardiaca, dipendono verisimilmente da cause multiple e varie, ma essi non sono ce1·ta mente s ubordinati in un rapporto di causa ad effetto agli spostamenti del cuore, perché essi possono prodursi nei casi in cui il cuore non è spostato, c non si osservano fortunatamente sempre quando il cuore è spostato.
RIVI STA
L 'ortlo&rla delle vie reaplr&torle. nal de méclecine et de chirurgie, luglio 1896).
DELBREL . -
(Jour-
s intomi del l'o1·ticaria delle vie res piratorie presentano vari tipi. In certi casi l' eruzione interna compare per la prima ed i disturbi r espiratori vengono in seguito. Altre volte, al conlrario, i disturbi r espir atori s i presentano di primo a cchito e sono se_guiti, qua lche tempo dopo, dall'eruzione cutanea. Sono i fatti di questo genere che costituiscono il tipo clinico più importante ed il cui efletto é il più drammatico: tanto più che in questi casi la diagnosi res ta sospesa e che il medico es ita sovente tt•a l'asma da orticaria ed un certo numer o di ailr·e nff('zioni dell'apparato res piratorio, i cui s intomi ~ ono a naloghi. Nella mag:zior parte dei casi non s i può fa1·e la diognosi che dopo la compfll'sa dell'ol'ticaria cutanea . L'osst•t·vatore in questi casi non avra come g uida che i s intomi che e~li potrà OSSI\r vare da parte delle vil• aeree, o dovrà quindi a nalizznl'li attentamente . N el periodo degli accessi di nsma da orticaria, i dis turbi • r nspirato rii esistono soli e la diagnosi è talvol ta difficili', per nrm dire im poss1bile, come in certi casi in cui i malati sono s tati curati pe1· acce::;si di nsrna essenzia le dura nte molti nnni, fino a cl11l l'eruzione alla s uperficie della pelle non ~ia Ycnuta a portare luce sopra questa affezione . Ma i disturbi r espiratorii presentano due tipi ben netti. Alcuni cas i s imulano una cri!.>i di asma, altri, a l contrar io, danno luog0 ad accessi di soffocazione con tosse violenta e l'imulano l'edema dèlla f2'10tlid e. In questi ultimi cas i l'e same nflalmoscopico sa1·••bbe uti113 se fosse possibile praLicarlo. Mn q uesto esn me è quasi sempr e imposs ibil~, per ché gli accessi di sotfoc<lzione aumen tano. Ne i ca si in cui si é potuto esamina1·e la re trogola, furono riscontra te placche r os· saslre, er itema tosn, prominenti. Quando, al conl!'al'io, l'e ruzione risiede su lla lar inge, sulla trachea o sui bronchi. le Jesio tti sono invis ibili, ma é possibile avere un'idea de lla loro 1\Jrma e del lo!'o as petto stando a quanto si osserva talvol ta sulle mucose acc•'Ssibili. l distm·bi iunzionnl i, al contrario, sono talvolta $pa\'ent(\· voli: si ossurva dispnea, un'an g•)Scia re~pil'alorio. terr·ibile;
)! EIJICA
il malato è pre~~o n pt:!r •iet•e il 1'<.' - pir•J, ~· · rrte eire l'ar·ia no:1 puir ()iù pAs!'ar•:; altr·e \'n llt· si OIJlHnfl pizzicnr·i a li v,d ln della gola ed 'una lOS!:'C vi()ll'nla ,. p!'O lu n~ala. Q ll'!'=li ac•·identi soprag~iun gon o, in cer·li casi , poco lt.lulpn (i(,po una can~a qua($iasi fa:!il e a lrtJV8!'t~ stando ai cnrnm••mo r·ativi del m alato, per· esempio dopo l'ing,•stiont> di fr·utl i J r mnr·o o dopo l 'assorbim en to di u rra certa dos, •. d 'oppio; i n al tri casi al conll'ùr io, la cou sl:l r t•shr sconos<:iuta. Questi fenomen i si pr·e:;enl11no Jopo urr l Pnrpo "ariabile da alcuni istanti aJ alcune o r e. TaJ\·,Jta il rnalalo ò pn ~so lullo ad un lr'i\tlo da un acce>t"'O di som, ·azione du r·onle il past •, o poco dopo a"CI' ruang-intu; nt·llu notte a m età del !5f'ln no, i l sngg·~ llo vien colln da dislurl•i r l'Spit·ntorii . I n una o;:s<Jn ·nzione di Pourclwr, un malato ma11.trit'o di g tor·no oiCulle l'ragoli-' : alle t'lliC• di SE:'I'a l'u c,,(ln lullt> nd ur1 lralLo da un accel"so di asrna vrolc ·nli5-simo: il mAIIII •• t•rR in pr•• la ad una di!:=pneu spa \'t'rdt ·\·olt•. l a l'llccia, l ~ labbt'tl erano vioJace(~ l' •H·r·i bilmP.nle defot·mate; soltanto dopo vi:zoro~i ~fllt'zi egl i perv enrH~ ad i ntrodurre nei polmoui una piccola qnan· lilà d'ot·ia. In certi so,gg-P lli si o-:;:w !'vano acce;;s.i di tol"se subentrAnti rlre po;::;:.ono simular" l' i pertosst•. In altri cal"i, i segni sont) mollo dill'eren ti , si f•>';;er vano d•;::luebi sleloscopici di vPr Ri. I n utl'<J!'\>'en·azi"ne la cri:::i comtn cic) con accessi di soffocazione mollo penu!'i , con l'llllloli di conge:::til'ne pul m onar·e ed enfisema dei due lati del petto . Il più soventC' rl p"lso i·• rapi dt'l. L a temperatura é lalvolla elcvH la. Que:::lo primo per·iodo ~ r tH'amente vis to da l m edic11 che atTiva dul'un te il secondo pet•i odo o suJ fi ni t•e d••l primo . Nel secondo pet·ioio, l'Accesso di minuisce nel momento in cui l'er uzione compat·e sull a pl'lle, ma se l 'er·uz ione ef'l"!'=8 la to;:.ee ri compaPe. Altr e volle al contr·ario l 'eruzione si s vilu ppa ver so In bocca, poi si esleud,• alle labbra , alla l'accia ed nl r·est o del cor p•1. ' i, i !'\e~n i polmonat·i coe:;islonn con I n cer ti casi eccezional l'eruzione cutanea . Tal e è i l decorso nbilual e, eire si può r ip<}ler e indefìrr itamnole c on lt~ :::tèsse forme e Clln la stes;;a succe!:=!"ione di
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IUVIST.\
sin tomi. ln tal modo ogni volla che un certo malato maugia frulli di mare, sopraggiunge una crisi di nsma. La durata di qu"sli accessi di soffocazione può varial·e tla alcuuc> ore a vn!"i giorni, ma finisce in generale favorevolmente con la compar sa dell'orticaria cutanea. Ma vi sono casi in cui i se~ni polmona1·i o bronchiali esistono senza l'eruzione. Debbrel ha citato varie osservazioni, in cui i maIali furono curati per un asma durante un tempo piu o meno lungo, po~cia un giorno fu constatala la coes islenzn dellr duP. affezioni (nsma e orticaria) succedentisi e sostituentisi l'una all'l!llra. Quanto alla prognosi, si può di re che l'atl't!zione ha il pui spesso un carattere più spa veutevole e lle grave ; ma la recidiva è frequente. L'asma d a ortica ria indica qua!>i sempre uno s tato generale catlivo. La curA deve essere dire tta a questo stato gP-nerale; tal· vo lta però si riesce; nel momento dell'accesso, a fare sco mparire la· dispnea mediante frizioni che fanno compa·r ire l'eruzione s ulla pelle. La taberoolo•l oooalta. - (Jou r nal de médeeine el de eltirurgie, maggio 1896).
BRJ AULT. -
Ris e1·vando il nome di tubercolosi latente a •Juella che non 'é s tata r iconosciuta durante la vita e che i~ stata constatata :sollant.o all' autopsia , Rriaull dà il nome di tubet·colosi occulta a quella che non s i t'i vela con alcnna le~ ione a natomica da parte degli organi e che non si può scoprire che C'l n l'inoculazione a gli animali. Secondo le r icerche falle, la tubercolosi sarebbe molto più frequente di quanto s i cre.da, perché, per una parte, Brouardel ha dimostrato che s ui cadaveri sottopos ti a ll'autopsia alla M o1·gue la lubet·colosi si constatava s essanta volte su cento, quantunque si tratta:-s•· il più soventi di S<~gget ti m orti di morte violenta, il ptù s pesso in buona salute, e pet• altra parte. molti individui nei quali non s i trova alcuna les ione microscopica, portano in r eAltà bacilli di Koch, il l>iù soventi nei loro g anglii, scopribili colle inoculazioni. Il dottor P izzini valuta a :1~ p. 100
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llfEDl t;.A
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i casi consider·ati com e normati, quelli in cui non si può scoprire la tuber colosi. Briault crede però che questa cifra siA troppo elevata. Avt!ndo assistito a tutte le autopsie di individui pr tJsuoti non tubercolosi a ll' HOte!-Dieu di Lione, durante un certo tempo, sopra un totale di 83, eg li non ha tr·ovato che 16 casi nei quali , dopo accurate ricerche, ha polulo dichiarare che la tubercolosi non esis teva. Sop.r a questi 16 casi, 6 non po lerono essere utilizzati pet· i ifl'et·enti ragioni, e s ugli altr i IO, un caso diede luogo ad una tubercolosi sper imentale . Le inoculazioni erano s tate fatte col liquido pro veniente dalla lritur·azione dei gang lii bronchiali uell'ac(jua distillata.
Ipoolorurla e aoloruda urluarle, ooau4erate come elementi 41 progno•l grave et anohe mortale nel oor•o delle malattie oronlohe. - (JonT'nal de nuJ,Iecine el dc chirwrJ ie; lul!liò IR96).
H. HuctJARO. -
Nell'esame delle orine nel cor so di ditl'et·enti malattie ci preoccupiamo mo llo e giustamente di elementi an01·mali, come dello zucchero, dell'albumina, della bile, ecc., delle modificazioni nella quan tit.a dell'ur ea, dell'acido urico. dei fosfati, ecc., ma 110n teniamo conto u s uflìcienzR dei cloruri, ed in certi casi dele1·minati l'ipoclot·uria , e sopra tutto l'ncl oruria uri naria, é un indizio di p1 ·ognosi m olto gt·ave. La quantità media di cloruri u rinari eliminati nelle 24 ot·e é di 10 n 13 grammi ; essa può dimin uire coli'a limentazione , con lo mancanza di alimenti sa lati, col regime !alLeo assoluto, nel qual caso questa tfuanl'it.à discende talvolta fino a 2 e 3 grammi. Allora non $Ì può dedurne alcuna conseguenza pronostica ; lo s tesso dicasi delle malattie acute, della polmonite, di certe diarree: mollo abbon-.lanti in cui la eliminaz.ione dei cloruri colle ur ine é ridotta al s uo minimum. ln condizioni s peciali , nel diabete insipido, e sopratulto nei cardiaci con idr opisie, la digitale ha per effe tto, nel momento della diuresi, di aumentare considere volmente l'eliminazione renale dei clor uri, e H uchar d ha osse1·vati casi in cui questa
l J
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IUVISTA
ragg iun geva bruscamen te la cifra dì ao a :!5 ~rammt. Neu· banH e Vugel parlt~no di un mtllato che emise pe r tre gio r m const>culivi 55 g r·amrni di cl oruro di sodio, e di un altt••; . malato n P\ qua !t~ .la secrezione del cloro si el evò in 2~ •Ire. solto l 'influenza di liiH:l decozione di digitale, da 4 a :!.7 grammi e ctò senza in~nsl io n r! della minima quant ità di cloruri. Questi falli pet·ò non hannu una grande importanza pt'•J· no!< ti ca. N on è la sle'":!sa cosa quando si OSi'~ rva l"ipoc!OI'uria uri· naria (infet·iore a 2 g rammi per· giorno) ~ supralulto l 'scio· ruria urinaria, '{llando esse sopl'8!!1!iu ugono all'infuori olell~ cvt tdiziont più sopr·n accennale (mancanza dt cloruri nella alim e nt<:~zi o ne, r egime latteo assoluto, malattie a<:ule, poi· mon ite, ecc ). Ne l 11->!);3 Hucltard ha eilato un'o,;servazirme di tnot•lt' t'S· pida, in un antico diabeti co . quando le urine contenevano soltan to alcuni g rammi di .g-lucosto e 0,35 centigrammi ;h c loruri uri na t· i i n 2't ore. Un altro m11la to affetto da unA ma· l allia bulbaee (Lachicardile detta essenziale paros~is lica} presentò bt·uscameulc un notevol e abbasl'ameutu ndl'rluninazi"ne dei clot·n ri urinat•i (O,Gfl centtgt·ammi nelle ;2} or e); appo~gi andos i sopra rrueslo falLo, Huchard pr otrwslicò im· minenle la morte; que;;;ta ."op rag-giuw;e dopo .\.X or .::. Un terzo tnalaln, uff>'lto da Ire AJtni circa J i arter o- scler O!'<i ~en e ra lizzala con accessi di augina, soccrnnbelle nel rn omenf.ll in cui pMevn che g iil da più m•3si si ros:::e mantfeslato un ncr Le volo migl iot·amonto: un g iorno, si risconlrorono !>(IJla.uiD 1 grammn e 25 CP-nli:.rt·ammi di cloruri nelle ot·ine: la prog nosi fu dichiarala allora g l'avis!>i ma, ed infatti la morte ~o· prag~iunse nella notte susseguente. m entre nul la ne factwa pr esag ir•· una fin e cosi I'apìda. Ecco 11uindi ùei ft~lli impor·tan ti dal punto di vista della pro~nos i e dell'indicazione lerapeutica. Nei ca si di malaltil• croniche diver,.;e, in cui i clol'Uri urinari dimi11uiseono in modo notevol e. e soprattutto in quelli in cui e~ si >"compa· iono, la vita non é più po'ssibile: l" stomaco, che ha tanto bisogno d i cl01·uri, cessa la sua funzi one, ~i stabilisce la caclwsf.!ia rapida e galoppante, e la morte è imminente. Al·
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MEDICA
!ora, la medicazione clot·ur ata intensiva !:ò·imp"nt>, per la via 1'lomacaìe, per la vi a r·etlale, i n i oi ezioni ~n l toculanee, ed iu tal modo Huch at•d ha potuto due vol te scOnf,!iurar e acciJenti gravis;.tmr.
F. DR~.YFU;; . - Rotture valvolartconseoutlve al t raumatllml ed agU sforzi. - tJourna l de .\1édecille t>t de Clti rm•gt:e, lu gl io '189(i). l. t• 1 ~;-; ioll i si po~so n o o~se r vare sul le
valvole sigmoidee aor tiche e polmonari oppure sull'appa1·ato Auricolo- ventricolare, vale a dir·e sullt• valvole mi!J•alo • P- l r icuspidale. Per ordine di r:requenza vengono in t1-1sla le lesion i delle valvole ar.rlicht>, l)OÌ qu('lle del la vaiV(Jia rnitrale; la \'a lvola tricuspidale e le sigmo idee polmonar1 sono meno t'J·<'quenlemente 111leresstt te. ~ e l ma~gior numero dei c~as i ·, vi é una causa pl'etlisponente. come uOI'I malattia infetti va che abbia agito sul cuore où una lesione cardiaca anteJ•iot'c', tn<• molle osst• t· vaz ioni dimostrano che le causa occasionale, il lraumatismo o lo sfot·zo, è capace per sé ~o la a pr odurre la l esione val volare. Il traumatiRmo wu·ia; i> un colpo 1'<UI pello, una cllùu la, o una compi·essicm e dt-1 tot•ac<'. L o ~l'o rzo può es~ere \·inlenlf•, ma !'i riassume talvolta (11 un accessn di tos;.e, nel !>s lir-~ una scala, nPI coito ecc. Il sintomo inizial e più fJ•e()uenl.e del l<! r ollu l'O valwJltll'i del cuore é senza du.llbio il dolore :>ubila:two; esso e ~enerol merHe pun gente t' angosciante con ir·radiazioni possibili al collo, alla spalla, al bruccio ed anche alla col onna verlebrAie. li malato prova una sensazione di l(lcerazione interna; egli la descrive dicendo di aver seulito cornP un organo lacc•rarsi o scoppiar e ael !'UO pe tlo. i'h ·llo sl< ·sso lL•mpo, o talvoltn iu Se IStituzione del dolort>, esistc· oppl'essione e :;;oventi una dispneu P.stn~ma con accessi di soJfocnzion e. Altre vol te, il si ntomo iniziale è la sincope; il malato perde subit.amenle In cO·noscenza e svi ene. F ut·ono pure notati la tosse, gli sputi san guin(Jl enti ed ntH·hn emurra gir moll<• a bbondnnti.
926 Un alt1·o sintomo st.>gnalalo i• la percezione per ct•rli maIali, 'fUliSi I'Sclu!>ivamente eolie r·ottun~ rlelle sigmoiMe aortiche, tli certi l'umori d'origini} mtratnracìca propaganll~i talvoll8 vf'rso il collo e \'et·so le or ecchie. In un mals\; t esist eva nel pello un rumo~e nnot·mall' dt un'inten,.ita tAIP da ntm fascia r lo do rmire. Hektiien cita un malalP che percepiYa un r umore iutraltl · racico. sinc.:rc)Hn del pol,.o. talment.. for·te che si poteva senti rp per l utta la ca m(Ira. La morte impr ovvisa é molto ra1·a. l siutom1 rìsict, p<!rceltibil i con l'asco! tazione e cnn la pul pazinne. diffet'tt'CO!l'l e vide n temente per ciascun appar·alc • vah·o lar~ . Essi suno l'ispettivamenle 'l ucll 1 dell'i n .-:uflìcienza aorHca, mi lralicn, lt·i· <'uspidalicfl o polmollal't\. La palpazinne e la [!<'rl'UR!"ionH forniscono pochi SPgni. T ai\'Oita però, in alcune rollu1'e valvolari dc•lla mitralt•, la mano applicata sulla parete toraf'ica, percepisce un f'rt.\ntilo dovul•' Rll•~ vibraz.ioni di una o viù cordr• o pilastri rollt. Que~to fremito vibr~tlor·io può pul'e esse r senlilo nelle rultUJ·e .!elle ~i):{moidee uor•liche, ove è }JI'ndotto dHlla colli!C'iont' del !'<angu•~ contr o i l embi valvola•·i distaccali dalla parete dell'aor·ta: il suo massi m" d'inten!'<itil è genrr almente a livello della poar·te inter·na dd ><econdo ;.pazio intercostale destro. Ol tre· i segni ~e nerali dell<' tnsuflicie~7.e, si possono citare c0me Stnlomi ;•articolat·i all'ascoltnzionè, nell~ rollur·e ruiLral ichl', il c/ll'atter~ so venti j!ra ve del soffi•! clw. npl\'insuf· fìcienza mitr·nle, è ordin11riam ente !:ICu tn P srbilanlt>, ... nelle rnttul'l' dPIIe !"i !!moidi th'll'anrta, l'111l ensità talvolla e~tr••ma dc•l srof'fìo ·· ia~ t n l ico d"lla ba"'!:\. I n !llcune I'S!"P r·vazioni "i é Ct1118ltllaln ehe la l volta il soffio era percepito alla di!"lan.la di var·i Ct'•rlim·•tri Pd llrt<:he di Alcun• metri. In 1·erti <'.A!"i di r otture delle vAlvole aol'liclie. ltrl sofli,. ~i !"lolieo si af.{giunge <rl di,o!<loliro, di modo c iii' ,•::.i;.tp un clt.•ppio sollìo ali n hA SI'. Tal\'11lla i l ~nllio dit~.-tolicn rtell'insuflicten7.H norlicli o si· !<LOi iro dell'irt"tJ11i r·i~>nza milralit·a può e="~et·e intermiltente. La pr.'frliO!'i dP.IIe rottur e vAholari ,·. mollo g-t·ave " J'in~ufficie11za dt(' esse pt'oducono ha un caraltl' l'e moll o più
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gt·ave ed un decot'so mollo più rapido delle i11sufficienze <ll'iginat e dalle malattie or ganiche de'i cuore. La vita dei molati è notevolmante abbreviala; generalmen te la m orte a vviene da 1~• giorni a ;, anni dopo l'inizio òc~gli accidenti. Dreyfus non ril'e1'isce che una sola osservazione in cui la lacerazione val volare si sia cicatrizzata eù i a cui questa cicatrizzazione sia stata constatata all'autopsia in un uomo morto pc'r angina di petto. Ciò non di meno , la prognosi non è se~pre grav e per tutti i casi; essa è subordinata allo stato ùel mi1•cardio, all'estensione della lacerazione: più la lesioni' favorirà il rigur'l!i to sanguigno dal vt:nll·icolo nell'or ucchietta (• dall'aorta ucl ventricol• •, più prt•sto compari rann o i disordini ci1·colatorii e' l'asistolia. l !'!inlomi funzionali sono sopr attutto spaventevoli nell'inizio ndlt} rotLUre delle sigmoidee aortiche, a cagior\1~ Jei rifl essi provocata dal trauma, dei quali l'origiw ~ dell'u0r·ta è il punto di parte11za.
Della mortelaaprovvtaa attribuita all'luolazlone nell'e..rolto ; lduensa del oal~re aull'aooeatopernlololo. - (JNt rnal rle mP.dfci n e
DE SANTf,
medico mi litare. -
et de chirurgie, luglio 1806). L'a11lore ha pubblicato un lavor'O di ~randissirna importanza in 1!ui dimostra che in mollissimi casi le mot•li improvv i se altribu ile all'insolazione so uo ùo vu te nd accesst perni ciosi. Studiaudo la ~encsi degla accessi malarici , l'autor e t•itiene -che l'esplosione febbril e non sopraggiunga mai spontaneam e-nte nella malaria. Che si lralli di un attacco di f~bbre continua o r emittent.e, oppure di un accesso r ealmente intermitl ente, e sempr·e in seguit o ad un Jisturbo vasseggiero, ad un accidente che viene a r ompere l'equilibrio or'ganico, ad una causa. patologica qualunque, raffreddamento, r euma, imbarazzo gastrico, indi gestione. Lr·aumatismo sopratutlo, caduta o ferita, che la febbre si manifesta, che la ,malaria latente di ..,iene manif>.!sta. Talvolta que::<ta causa occasionate, comune, della febbre è difficiiP. a !<Coprire. ma l'a utore rr·ecle clte la si trover a
ltiVISTA
sempre u~audo l a voluta attenzio na. Egli l'ha fr equeraterneute trovata nella pre senza di pat·assili intestinali, uella coincidenza di una perio:;Lile al veo-dentar 1a, di una urelrite ecc. Ora tr a le cause acci,le ntali eh t~ lrasf0t'mano lu malar1a latente in fe hbt·e malarir a, l a piil im p..t·lante certamenl€', per lo meno la più comu ne, é l'llzione del calore. E sufficien te, in un individuo in islalo di malaria latente, una mini ma eleV t• zioll ~ della temperalut·a del corpo per pro v1 •care un'espiosione febbrile malat·ica. Q utJsla pr oposizione é in llUt>lche m ono la c hiave della naalaria acuta . Noi couosciamo male m ra tti l'agente pt·od uttore. il mier obo della malaria. ma t;onosciarno megli<• la sua biologia. ;-\oi sappiamo che esso ha bisogno per vivere e pr11sperare di una !Pmperalul'a elevala. Così si spiega che la malar ia, seono;;;ciuta nei paesi i'r·cd·li, è tanto pi(r frequente e lant.. piu grave quanto più ~~ ealda la 1·egione in cui si osser va. M enlf·e i tipi I']Ua!' l ani e terziurii della febbre intel'millenle sono abr· tua! i nella zona te mpP rata e n w 1 sa o~serva clte eccezionalm ente ti tipo quotiùiauo, L(Uei'LO li1,o quoti diarw é al contt·ar ru abituale nellu reg ione pr e·lt•opicale, o ve gié. si oss~ t·vano le forme l'emillenli dPII'infezione. I n vece. ~o Lio i tropi ci, la febbre quoti diana é la modalité. pet· così dire unica della febbre intt>rmillente ed ai suoi lati t'Pgnano le rormP ~ ub coulinue, le quali, !'OlLo i nomi di,·et·si d i ft.!bbri punicios~>, biliose, t i fiche, ematuJ·iclre ecc. costi tu iseo no i grati i più gl'a vi dell'infezione. Si è potuto t:On r agione alfermat•e che la te ndenz~t alla continui tà. vai A a di rP. la g ravezza, dell e febbri m11lar•cile tlento più g r 11nde qu~:~nlo più ci avvicirwuno all'equa10r r . vale a di re elle le l'ondizioni di cal or e che fav ori scono lo s viluppo del miasma pulus tre sono più pronunciate. Co!,oi si spiega anche clae, in lutLi i paesi, é nell'epoca della stagione cal,la che i ger·mi della malat·ia trovan o le co ndizioni favot·evoli al loro ::~ viluppo e che in con seguenza duronte l'astuto si osservnno le for me )Jl Ù gnwi Jillla malaria. Cosi si spit>ga infine che busta un aumento della temperatura ùel cor po sollo l' influenza lu più (:omune per pr·od ut•re twgli 111dividui in islalo òi mular·ia lat ente rl ef!li accioleuli febbrili acuti L e ma-
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l!EOI CA
nifl!slazioni di influenza o Ji imbarazzo gastri co, le manileslazioni di enterite, i r am·eddamenli, i lr·aumatismi, le linlangioiti, cosi fr eq uenti nP.i paesi cnlcl i, agiscono m ollo pl'Obabilmt"n te con questo meccanisnto. Essi pr·oducono una 1'ebb••e lellgiera " piullosto una leggiera t>levazione di temperatura drd soggetto, in cu 1 tosto si manifesta !"accesso malaricu. Per questa ra gione, nella t•egione lropieule, l 'acciden te più comune può t:omplicarsi ad una r icompm·sa di t'ebbr e malarica eJ anche di un uccessr. pernicioso . Lo st.esso si osserva nell'insolazione. Appena che sotto l'influenza dell'esercizio musco lare e dd calol'e atmosfer i<.:o combioati, lf• temperatura del corpo in un malarico viene ad eleva 1·si di rtualche decimo di grado, l'accesso m alari co potrà manife:::ta•·si. Tutti i medici mili tari hanno oss,~ •·va lo 111 tal modo i u AI~Xeria In manil't3,.,tazione di accessi durante le marcii', e l'au tor e rifer i::et! chH al T onchino egl i ha fallo compariJ•e n volonta il p igmento nel sangue della polpa d~l dito provocaml o, con un vi.. lento esercizio, per e,:em pio con una ::riomata di cuccia al sole, un l eggi~> I'O aumento clelia lcmper alura dell"indi viduo. Or·a l'act:csso puo 1:-en issimn in que~te condizioni eso;ere un accesso per·ni cio~o a t'orma cerebr·ale o comatoso, ed, i n ' {Ue.:o;t•l caso, é chiamalo in;:;ola zione.
RIVISTA CHIRURGICA Dott. RoDOLFO AosL. - Sull'etlologla dell'ozena. - (ZC'itschriJ~ fii r 1-l!Juiene 11nrl l n(ections!rranklteden. Vo lume XXI, fascicolo lo) L' intiero quadr o m orboso clell'ozena ed ogn 1 particola1·e siuromo della malattia dimo;;trann cile si tr n lta di un processo infellivo. Quali conclusioni J'auto•·e enumera le seg:.~enli: to Esiste nel naso un pa rti colar·e proces,oo morboso (O•aena, Rhinilis atrophicans ucu:i/lari.ç), che incomincia con
IU \'!STA
la manife~tazione di piccoli rocolai isola ti con secrt'zione vischiosa, muco-purulenta, che alla superficie si rli!>secca rapidamente in croste. l focolai possono, nel decor so del tempo, aumeutare progressh·amente e finalmente invadere parli estese della mucosa nasale. 2° Coll'estensione del pt·ocesso si manifestanq pure alter a?.ioni della mucosa; non è certo se t[ueste si estrinsechino in ogni caso dapprima r1uale iperlrofia, in appresso quale atrofia, ma certamente il risultato ultimo del processo é atrotia della mucosa ed anche dei turbinati (perciò il nome di rhinilis atrophicans). :1• In una serie di casi ha luogo una decomposizione delle cr oste, con fenomeni d'insopportabile fetore. Questo fetor e é un sin torna incostan te e seeondario ; i casi, in cui si riscontra, pr•endono il nome particolare di rhinitis a/rophicans .foetirla od o.:aena (vera o sùnple:x). t~· La malattia può estendersi alle coane o talor·a anche com inciar·e da esse, può inoltre invadere le cavita secondarie del naso, l'orecchio interno, la larin~e e la trachea. In qut!sle localizzazioni comincia sempr·e di nuovo cogli stessi piccoli fo!!olai sec•·etivi, sopradescr ,Lli. . 5' La malattia è di natura infettiva. L o dimosll'a sop1'al· tutto il fal l o, che nei pazienti col naso malato si f01·mano !i<pesso nuovi focolai morbosi lontano dalla sede primitiva nella trachea e nella larir1ge. Anche la fpequenle manif~sta zione della malattia in par·ecclli m embri di una ~tessa filmiglia avvalora questa opinione. Finalmente è riuscitn in un caso di innestare la malattia sperimentalment.e. 6• I l produttore del prncesso dell'ozena è il bacillus mllcosus ozaenae, che c f'.imiiP. al pneumobacillo, d~;! l quale pern si diffet•enzin per ben determinati caratter i. Questo bacillo si trova in ogoi stadio del pr o:!esso sempre nel particolare seer·eto, sembra che non penetri mai nella mucosa. l n nessun'altra affèzione del naso !!i trova lo stesso organismn. Con la guarigione del pr ocesso di o:.~ena scompare dal naso. ; • Riuscì in un caso, col trasporto del materiale di coltura pura di questo bacillo in un naso sano, di provocarvi il pl'IJCes~o dell'ozeuu al pri100 stadio e con ciò fu confermata In sua impo•-tanza etiologico.
CRIIWRGICA
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s· L'atrofia della mucosa, che sopravviene nel processo dell'ozena, é in parte dovuta all'azione di prodotti tossici del bacillo sulla mucosa, in varte all'atrofia da pressione, cagionata dall" croste e dal proliferante epitelio della mu.;osa. 9• La putt·efazione del secreto che s'incontra nel decorso di alcuni casi di rhin.itis atrOJ•hieans bacillaris non é prodotta dal baeillus mueosus, ma dall'azione di altri microrganismi secondari, che si annidano ne lle masse secr etive. P~ 1· la diver sita di questi microrganismi secondari si spiega, come in un caso abbia luo~o una d ecomposizio ne rlel sec1·~to, in alt1·i no. Diagnosi. - La diagnosi dell' ozena manifesto, con la semplice ispezione del naso, non pr esenta difficolta. Solamente in alcuni casi speciali può for se riuscire utile l'esame batterioscopico del secreto quando specialmente si lt•atli di differenziare l'oze na dalle suppurazioui, che possono diffondervisi dalle vicin e cavità nasali. La presenza dei baci lli del l'ozena. ne renderà sempre la diagnosi certa. Più Importante é di riconoscere esattamente i primi stadi del p1·ocesso dell'ozena per potere con un'energica terapia a1·restarne il decor so. In questi ca si L'esame balterioscopico del secr eto sarà di g raude aiuto. Non basta pe1·ciò il !>emplice esame mic r·oscopico del secr eto, ma occorre fare colture e s e queste riescon(• negative, ripeterle più volte. Non bisogna dimenticare che spesso le prime l'iceJ•che non bastano per scuoprire i bacilli c.lell'ozena. È necessario eliminare gli altri micr·organismi, per r~~.cilitare lo sviluppo di quelli dell'ozena. Ciò si ottiene allontanando frequentemente le masse secrc tive fJ tamponando pe1· luogo tempo il naso. Basta il semplice slrisciamP.nto di un poco di secreto depurato ~ull"a~Zar per ottenere lo sviluppo dei bacilli caratteristici. Terapia. - Sarebbe necessario per una cur·a veramente eflicace di distruggere il germe produttore della malattia, ma ciò é difficilissimo. Il naso poss ied•~ molli angoli ed anfrattuosit~. nei quali i bacilli posMno annidarsi; inoltre la sensibil iW della mucosa nasale impedisce ruso di rtmedi molto Attivi e da ultimo gli stessi bacilli, per la sosta nza mucosa da lnro formala e nella cyuale si nascondono, sono assai resistenti agli a nti'Settici. F ra i mezzi piit adalti per
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RIVISTA
combat tère IR malallia è ua p o rr~ la a~o lina ed unù so luZIOne ac.,uo;;a di l p. 100 di m etacre,.;olo e ~ '/ 1 ~-. 100 d i an il o lo (un d er i vat.o J d l'i Il ictl ll) . l tamponi i mbtwuli l un gomente con delle !\uslanztl devono rimanere a cnntallo de!la muco:>a nasal~ pe1· quanto è possibi iP.. Pro,lilassi. - Gl'iSLI'Umenli che se1·vono per :a cu1·a di un malato, non Jevono e~se 1 ·e adoperal i pet• altri se non dopo radical e disinfezione. l no l tt·e é da invigila1·e ptlr chù Jl ma lato non diffonda la malattia ud al tri membri Jella su11 fa· miglia ed H ciò giover anno la massima nettezza J ell'infermo e i frequenti esami nasali in c"loro che vi sono in più intimo con tatto per iscuopril'f', all'occorrenza roc<•lai r ecenli C. S. di ozena P. pe r solloporli subilco a •'!ura. ()oH. H. Bmc ll &" . -
N uove ricerche sull'a:~lone di armi da fuo co portatlll con atlante dl 40 tavole. - Aal'll'' IS!llì.
l n • (U e~ l o i m porlan lis.,i m o lo ,·or o, <·Ile put'1 di l'Si una t,!Uida c.ornpleta pel m edico minilare su tale argomento, l'autore, oltre i suoi lavori originto l i, fa lesor·o di lutti que!li pubblicati in questi ullim1 tempi a cominciar·e dal Dupuytren, Pirogotf, Simon. sino al B c)l'nhaupl, al Reger , al v. Colere Sr.hjerning, ~od Demostheu, ali'Habar·t, ecc. Arduo compito è ri a~s urn ere una memoria ùi tal natura , ma tenterem o di rirel'ire le cose principal i iu l'orma Ji conclusioni. Sull'azione di proiettili di piccolo cal ibro con cope1·!ura m etallica, l'autor e esamina particolarm ent e : «) la de.f'or ma,;ione,
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r·otrwione e l'inclina:;ione. -
Qual e co n c lu ~io n e l'A. afft!r·ma che ol tre In dMorrntnione ,Jel pr oiettil e, l'Inclinazione assile è •tuella che intluisce sulla fo1·ma del cnmlle della l'e'l'i te, 1·endendolo più ~ ranJ e e più irregolat·e. Dun•rue a g i sc.~ sinislramente nou solo il pr oiettile deformato, ma l'auml;!r rto del hi supedìcie colpila. L'i nclinazione laterale, ancJre senza che il proietlile diminuisca rli for za , si osser·va di prefer·enza se !'· colpito un leg no, poiché i nodi souo ~'<p esso aperti di lato; essn è pure pro.lott,a dalla defo t·mazione di Ricocl rlo!lt (inclinazione lateraie con incurvatura) e pet·ciò e più frequente 8 grandi di· :<lanze, mentre P <' 7.7.Ì Ji armatun:t sul COI'PO stes:::o solamente di rat.lo pt·odur.ono C<) l pi l t~lerali.
moderni proiettili pe1• la lor o lunghezza peesentano tutte le condizioni per ùar luogo con f~t ~.: il i ta acl un' incl inRzione assile, e, solto quest<, punto, sono r·ealmente più per nic.iosi degli antichi pr oiettili di piombo. li) La ['erci~Sflione e st~a SfJieya:;ione. - Conclu!'!ioni f,!enerali : 1'' l proiettili di fu cil e, per la loro coesione m ol ecolare, banno ter~ denza a Li·asporta•·e la lot·o azione prin ci pale sulla mela, allontanando lutto ciò che incontrano nella kwo traiettoria. 2' Nei tessuti elastici, du r i dt>l corpo, nella impalcatura ossea, ciò si effellua in mod i di ver~i: a) Il movimento del proiPtli le è tr aspor tato ,;u lutto l 'n><su. Questo é m of!.f-'O in loto n ~c fì><~1 è incurvato , cou H', J•er esempio, il per one, il r adio, ecc. Se i limiti dell' e!asticitil sono superati Al io1·a si manif<'sta una fenditura, !a quale, se il proiettile ha sufficiente forza di penelrazione, si cnnver te in ft•allura (frattura da incunamenlo). b) Il movimento del proiettile e comunicato solamente ad una parte dell'osso, per esPmpio, ad una sezione di o~c::0 lubulato o ad un segm., nto del cranio e si form ano fen àitUl'e per allungamento (incurvamento oriRppianarnento) della COI'risponden l e pal'ele ossea, tostochè P. superato il coPtlicientP. d'elasticità. Sono queste l e r~ndi tut·e rla schiacctA mento, che 1alora si estendono aJ un inlier o osso lubulato e possono prod urre u na fr·a ttura, la l'rallura da schiacciamenlc'. c) Il movimento ùel pr oi el.lile è comunicato solo dirPlla men te alla parte col pila, il coefficiente di solidità supE'rato E'd è spinto innanzi tutto ciò che incontra i! proiellile. In ta l m o1lo hanno luogo per fot·azioni e canali netti. N elle ossa tubulale sottili la continuità può ••sser e annullata per aspor tazione di sostanza e ri sult.arne una fraltut•a con perdita di porzio11e ossea. d) I l pr0ietlile supera con la parte antel'iore della sua punta conica il coefficiente di t·esistenza della par ete oss1'8 e pr oduce un r9ro, che è p iù piccol o del calibro. La rimanente parte del movimento è lr·asporlata dalla pal'eLe ossea sulle parli limikofe, poichè la pat•l e posteriore più ~pessa del p1·oiettile co mprime sul margine del for o in tutte le direzioni come un cuneo, la pare te ;,i dit'tende geparatarnenle,
RIVI SU
fìn chè si for·man o una o parecchi ~ fen diture et! allora pren.je il preJominio l'azione perforatrice. Se una o parecchie di que!>te fenJilure collegate fra loro compromettono la continuità dell'osso, rrisulta per 'JUesl'azion~.: perforante una frattu ra tla schiacciamenlo e s e pezzi ossei sono dista cct~ti per le fenditure, si ha una frattura con ischeg::tiamento. e) Per• una stessa ferita d'ar·ma da fuoco possono combinarsi le diver·se specie di annullamento della coesione mo· lecolare indicata s0tto le rubriche a, b, c. 3• Nelle p~:~ rli molli provviste di elementi ela!>lici e contrattili, il proielL1Ie, superata la r esis tenza, producA canali netti, a pareti liscie, superati i confini dell'elaslicita, forma canali raggiati per distensione. 4• Nei tessuti con ele vato contenuto liquido, o raccbiu· denti liquidi, le m0lecole, SLperato il coefficiente di resis troza, sono poste in cosi forte movimento, cbe esse oltre· passano i confini del calibro del proiettile, rispettivamente della traiettoria. In tal motlo ha luogo la pressione idraulica . Essa aumenta col grado di umidità tma ggior e mobilità delle molecole), col contenuto cubico J e l tessuto imbevuto (diametro del proiettile mollipEcalo per la lunghezza del canale ciella ferila) e con la velocità del proiettile (movimento delle molecole più rapido, più forte). La pressione idraulica produce nei tes~uti molli particolari cunali, i quali anche a grandi dis tanze cagionano dis truzione di tessuto superiore al calibro del proiellile ; a piccole distanze dànno luogo a grandi lacerazioni e a spap· polamento dell'organo come per un'esplosione. La pr es::;ione idraulica può avvenire pet· distensione entro capsule dUJ·e od elastiche, che racchiudono tessuti molli e perciò produr1·e fe nditure da schiacciamento. Se il pr oieUile cagiona direttamente fenditure sullt' pareti, come r1uasi sempre avviene, allora le dette fenditul'e sono lung he e larghe, pel' cui la distruzione diviene anche maggiore. c) A.;ione nei oari organi. - In base ai resuiLati oltenuti con vari esper imenti non è possibile di limitare le zone di azione . Oal punto di vista della chirurgia di guerra é meglio per la pro gno~i e per la terapia di Jis Lin guere le specie delle 1.-sioni d'arma da fuo co secondo lo schema seguente.
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-'>ì,ecie rlf'tltJ /, ·.~ioni d'aNni da fuoco ,yccondo i te8 sut; , te distnn:ae e le contli::toni jltJiche . Sl'IU:IE
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l'I!.:SSUTI
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DISTANZE
i. tinuu Netta sol uzione ~i con· a) Parti. nJOIIi CO!l pr.-d .. u~i~auti el;=- In tutte pe -rorazro P, mentr connett1vr, elastrc1 e con· fendiLu ra.
1
11
Lrnll!li_: pelle, aponeu~osi, fasce
teJJduu,J'oi:J?om, parelr dello sto:
f.ON!>IZION I
l cn f(' . L' d Il d . . e rc1e_n_1 e a urezza cd _e lastrcrta sono super11l1.
maco e eli mtestmo, psreti della vescica, mus coli.
b) Ossa con poca elasticità o con
P!lreli dl'ltull~ sottili: parli spongwse, ossa pratte.
Forte impalcatura ossea. soprallullo le o~-;:sa Lubulalet:del cra11io.
!11 lullH, ma diminuenti con la distanza.
Il coeflicienlc di re::-islen:t.a &? è super·alodallapunladel i proieLLile; dislcnsroue ~ delle par·oti con fenditure ~ da schiacciamelllO, come f.: azione perforante d e l c(\('po di'l proiellile.
I I I. a) Vasti canali per Tessuli molli con scar salt·ama con-
In lullc le dista n·
P1·essiono idraulica.
l. For·i
ti' armi da fuvco con fenrl •lurc e con scheggiamenli , quali J'or·ti secondarie lesioni delle parti molli.
lesioni d'armi da fuoco nettiva: cervello, fega to, r·eni, sino allospappolamenmilza, in piccolo gr·ado più densi lo de ll'organo. s l!·ati di pnr·ti molli con molli ole· b) Distensione e scop· m enti clastici e conti·attili: mupio di capsule (a) elascoli , polmoni. stiche e (~) dure, che a) Cuore, grossi vasi, canale inte· racchiudono t es su ti stinale, \'escica. molli o liquidi. B) Crttnio ed ossa midollari.
ze, diminuendo con la lontananza.
Nei colpi a piccole distanze.
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Rl VI ST.\
D ì{tnifri d elle lesio ni d'armi da fuoco ed in/l!lenza del· l'a•ione dei pr oiettili Rulla {altica e sulla chir u r uia tli f7Ue rra.
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l moJet·ni pr oiettili di pir.colo calibro secondo \Volozkoi p1·oducono un etretto efficace di 0,:!5 p. 100, cioti un colpilo su '•00 colpi, mentre il fucil e ad a~o pr odusse nel 18fH l,a p. 100 e D(el 70-7 1,0,7 p.100dicolpiti. In pianura edi ncampo aperto i m o lerni pr oiettili produ rrebber o effetti super·io1·i. ma cio in pr atica s'incontr a di t'Arlo. I n g~nerale i> arnm e~so clll~ le balla~<lie modern e non sieno ptù sa11guinose delle antiche, nono~;:tante i l miglior11mento delle armi da J'uoco. t: proiJabile che il numero dei morti aumenti in rappm·tn ai feriti, parchi· le lt>:>ioni dei vosi possono dar· luogo a maggiori emorr·agie. Nel seguente specchietto sQno in iicAte le proporzil)ni delle feril€' nelle varie specie di guerre-. C:apo
Gul!t·r·e finora comballt~lP in 0 campo aperto /o 12 Guerre d' assedi o . . " :3(, Guerre fu ture i n campo )) aper·tn 20
Tronco
E>trèmit.1
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IH 15
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40
25
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~uvcriori
inf.•riori
L'artigli eri a anà in avven ire maggior·e im porlanzt~ ... perii dovremo aspetta r·ci per· la ~ua aumentata a:done magf!ior· numer o di lesioni da gr ossi pt•oiellili. Oltr e l e estcemit.a sarà colpito di pr eferenza il capo. I n quella vasta super ficie del co t·po cort·ispoudente all'ad· dome, al cuor e od ai gr ossi vasi che ne ori ginano. al decor so delle carotidi ed alla fronte, al decor·so delle succlavie ed al terzn sr rper·1or·P. delle femoral i a vverranno lesioni Il'· tali nella proporzi one del ~5 p. 100. Per le fer·ite del verilt'P si può calcolar·e un m orLo su tre fer·iti . Della restante> ~u· prwficie, in quella cor rispondente alle ossa lur1ghe dell e e!'tre: milà superiori eri inferi ori si manifesteranno le più !Iran lesioni ossee con i!;cherTgiamenti fratture e fenditure nella t"'... ' propOI'zione del 11> p. ·100. Nl'lla superficie resid ua avranno
...
CHIIWR(;JCA. luo~o lesioni delle ossa e delle parli molli nel rapporto d<>l
60 p. 100. Se com'e noto il maggiot• numero delle lesioni d'a!'mi da fuoco s uscettibili di cura pt•esentano condiziont mig liori di quel11• finora osservate, se soltanto il 1:) p. 100 dei colpiti avranno lesioni ossee un poco più gr·avi e le lesioni !~tali presentano solamente un aum(•nto di 5 p. 100 (da 20 p. 100 .a 25 p. JOO), non può dirsi verciò che le armi m oderne si~no inumane. Le rt:lcenti guet•re in c ui furo no usate armi da fuoco di piccolo calibro di mostt·ano, in modo concorde, che le ferile sonq quasi sernp r~:~ a pat·eti li s cie e di facile g uarigione. Il pr·oiettile inglese Lee-Metford (7,7 mm), nolla ~ue1·ra del Chitral, produsse ferite piccole, nette, come da in ~.:ision e con lil've alte razione delle pal'li vi~.:ine. Cagionò, nelle ossa, piccoli for i, senza no tevole sche~giamento e non ispie/]:Ò mai azione esplofiiva. N on uccise t.anto facilmente e pr·odusse soltanto, penetrando nel corpo, piccolo shock. Il cc•lpito· nun cadde s ubito, ma talora camminò e contiuuò a combatlere. Racconta un indigeno che al passo di Malakand riportò sei ferite d'a rmi da fuoco, delle quali una penetrata alla nuca usci per la bocca a sportando denti. Que,;to soldato si t·ecò al posto di medicazione, ove fu curato e guarì benissimo. Il geueralu Lo w e r·iferisce che pi·igioniet·i con due o tre f~rite d'11 r'mi da fuo co, marciaro:1o per '10-12 ~h i! omelri. senza grandi incomodi, e dice pure che solo i col pi nella tes ta e n el ventr e con lesioni rispettive dell'or gano degli intestini e ùei visceri ivi contenuti furono m ortali e solamente i feriti alle articolazioni delle <.! s trernità infer iori divenne 1·o inetti a combattere. Uno spione, condannato alla fucilazione, fu colpito, a 'luindici passi, da ~ei pt·oietlili, di cui tre perforarono il petto. Abbaudona to per morto , disertò e fu ripreso da un soldato a cavallo alla distanza di 300-400 m etri e ricondolto indietro Secondo L•,we il fucile dPi Citralesi, che è di calibt·o pi(; grosso, mette megl io gl'individui fuori di combattimento. Quasi analogo i> il racconto di Q. Brien sul fucile giapponese Murata di piccolo calibr·o (8 mm.), che produce nelle ossa fot·i lisci e soltanto nella lesta e nell'addome produce morte, o mette fuori combatlime n to. 60
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RI\'IST.-\
Medici mililar·i raccontano che nella g uer·•·a del Ch1lì, sollanto pel 15 p. JOJ le fer ite d'armi da fuoco tem1inarono con la morte o posero fu ori combattim ~:~nto. Que!'t~ relazioni hanno r·ecato molta sor·pt-esa, percht. giunte del lutto inaspettate. Per ogni do ve s i e ritenuto che il calibrc1 poteva ancora essere diminuito e sono stati fatti esperimenti diretti a tale scopo. Ora vi é una sosta, ed un11 Commissione ing lese è istituita per studiare l'azione dei proiettili s otto questo punto di vista. · L'A ., fin o da dieci anni fa, aveva dimostrato che i nuo,·i proiellili posseggono ma ggior forza di penetrazionr, perché della lor o forza viva poca o punla é impiegata per la Jefor· mazione e per ciò la velocità é magg iore, ma nel corpo umano, perché possa raggiungersi lo scopo di mettere individui fuori combattimento, il p•·oie llile deve essere di 7,5 o 8 mm . La strateg ia deve decidere se si deve preferire un'aumentata ' percussion~ di og-getti inanimati (a lbt>ri. terrapieni, ecc.), oppure un ma ggior numero di avversari posli fuori combattimento. Le.~io ni mortali. Sono da cons iderare fra le lesioni m01·tali le lung he perforazioni del cervello prodotte da proiettili animati da maggiore o minor·e velocila . Anche le perforazioni superficiali con d i~truzione notevole della sostanza cerebrale terminano con la morte, mentre colpi tang.mziali, per scilcggiamen to osseo, pro)otli ùa proietti li a considerevole distanza, possono guarire. Al voi t.o e al collo le les ioni d'armi eia fuo co dPi vasi l' dei nervi, quelle della midolla s pinale, della laringe e trachea pr·oducono la mortP., •rues l'ullimH almeo{l nel ma,ggior numero d<•i casi. A Ile arllcolazioui . della .;palla e del bacino sono i g rossi vasi che s i recano all'eslJ·emit!l •1uelli che danno orig ine ad emorrag ia letale ; soltanto eccezionalmente nell'ulter ior·e decor·so di questi vasi può manifestarPi una similP Prnor·ragia. Nel petto e nel!'addornè snno pUt·e le lesioni dei grossi vAsi e del cuol'e, come anche quelle della midolla spi uale c he cagionano la morte. Le lesioni dei g rossi vasi del polmone, del fegato, dei reni , de lla milza e del mesi' nler·io producono pericolose emorrag ie.
J
CHIRUllGICA
Le ferite del cauale intestinale con
\l3!) wrsamento del suo
contenuto nell'addome produc0nu generalmente peritonite letaJ~ entro le prime 4i< ore. Anche le ferite d'armi da fuoco della vescica sono quasi sempre letali. Vi sono anche oggi a!cuni, i quali pensano che con adeguata terapia operatoria ~-'08 sano guarirsi in guerra le lesioni d'ar-mi da fuoco del ventre, ma siffatta terapia non è possibile sul campi) di battaglia. . Ta~tica. -In guerra si ammettono generalmente tre zone dt aziOne, cioè: Zona di marcia a 1500 metri dal nemico; Zona di sviluppo a 500-600 metri dal nemico; Zona decisiva, innanzi a quest'ultima fra i due fuochi principali, a circa 500 metri. l moderni proiettili che giungono a }()()() mt'lri mutano le distanze delle tre zonP. Per le perdite, piu pericolo:w è la zoua di sviluppo, meno pericc,Josa la zona decisiva ed anche meno quella di marcia. È assai utile che condollieri e soldati abbiano conoscenza dell'azione balistica e dell'azione dei proiettili in chirurgia di guerra. Seroi.:io .~anitario in guerra. - Còmpilo delle truppe tli sanità è di raccogliere i ferili sul campo di battaglia, di podi al sicuro, di rendel'li tr·aspo1·tabili e di cural'e sul campo di battaglia o nelle vicinanze di esso i non trasporlabili. In generale non conviene perdere molto lempo nella cura di una lesione che non ammette sr.eranza di salvezza, ad esempio del ventre, e per essa Jascial'e indietro dieci lesioni d'armi da fuoco delle esh·emità. Le ferile pe1· lo piu non sono inrette, a meno che non si tratti di aperture del canale intestinale, della vescica o d'infezioni prodotte nelle lesioni della bocca, delle fauci, ecc. L'inquinamento più comune é prodotto dalle mani e dalle stofre inquinate. Se potrli inspirarsi nei militari la convinzione che le ferite guat·iscono assai tneglio lasciate a sé, che infettate con inatlatte· .m edicatul'e, aumenLeJ·à di mollo la proporzione •Ielle guarigioni. Per la maggior· parte delle fel'ile basta una semplice medicatura asettica asciutta; pel' quf'lle inqu:nale occurrono radicali c.lisinfezioni. Per applirar e un'adeguata medicatura
040
111\'!STA
occorre un' e"atta diagnosi, che non e sempre facile sul campo di battaglia. Quando é possibile, b isogna cerca1·e di portare iJ soccorso m edico direttam e11te sul campo di battaglia. l posti di m&dicazione delle truppe saranno collocali a 1000 v a :,[)() metn dalla linea di fuoco secondo le circostanze. Nel segueule specchiello sono indic.ate le condizioui del p ..sto di m eJicazionP di un reg~imento: l mmediarammtt ava11t i il posto fii medicazioni•
1. 000 melri dalla JHO[lrìa Hne:• d i ruoco
Il. HIO(l m ~lri dalla propria llnoo di fuoco 111. 1500 metri tlalla propria linen •1i ruocv
od it1 mez:o {r a r101
ed il tltmieQ
Terrapieno o rili e,•o di 8 mrtri Ili all~zza 16 mPtri <li 1IIICZ7.:1
Rialto lli 16 mNri
25 metri di alle1.za
tta metri
~i
melri
A nelle P~' l' l 'uffìciaiP. sanitario, che dirige iJ posto di me-
dicazione, occorrono nozioni Lattiche p(ll' orientar si sul com· battimento e pe1· collocare convenien temente il posto di me· dicazione. L 'esper ienza della g uerra fr ancn-germaoica dimostra come i po1<ti di mP-dicazione fosser o collocali o in luo~Chi del tullo scoperti. ovvero sotto pr otezione di boschi folti e fo r ti, dietro casam enti e villaggi, od in · valloni od in antroli mor ti. Peric~losi sono i posti di medicazione nelle case pet· i po~· sibili incendi cagionati dal fuoco nem ico. l posli di meJica· zione collocati bene, possono fut)zionare con relativa inco· 11tmità, anche in vicinanza del Aemic::o. È utile che i posti di medicazione comincino a funzionare quando il combattimento è divenuto stabile. Collocati i posti di m edicazione delle truppe, comincera a funzionare dUI·ante la battaglia anche il posto principale di medicazione. P el funzionamento del set•vizio sanitario nelle tr e l (IOe l'A. propone quan to se:zue: Un medico capo al comando generale dell'eset·cito, 11uale consi~liere del duce supremo. l merlici militari. addetti alle varie formazioni , trasmet· tono i loro ordini per mezzo dei ri spettivi comandanti mi·
l
•
litar·i; ma ::arebbe meglio dw dirigessèro dir et tam ent~ rl lor·o ser vizio tecnico tanto negli ospedali milìtar·i delle linee dì r·rserva, quanto sulle lìrH.'t' dì tappa e sul campo di bultagha. Conclusioni yene rali. l• l comaJJdauti f.lutoc•r iori dì truppe dev11no a VI:' r e conosc.. nzt~. liel servi~i o ~anìt.a rìo in guerra, dO\'P il.Ìl> emanar't' Kli ordini tl le disposizioni generali re! ati ve : 2• Gli ospedali di divi~ìone e di corpo ~ono solloposti ai rrspellivi comandanti mìlittn·i e non nì corl'isponc.lentì utlicìali medrci di dìvi!:'ione o tli cor·po, i 'l uali ne sono sol ameute gli esecuto1·ì tecnici. 3• Gli ufficiali ~u pel'ir• r·i medici dell'esercito mobilìzzato. compr·esi i medici cupi delle nmbulan~e e dei l'eggìrn enti, devono .essere istruiti sulla tattica e sull'azrooe Jei proiettili, come pur·e sul servizio tecnico M nilor io milit.ar e; allr imenli uorr sarebbero idonei pel servizro sanrt.ario in battaglia ed anzi diver-rebbe1•o per·icolosi crualì dil·ettorì di stabilimenti sanitari, provvisti Ji veicoli. ~· Il materiale sanitario abbì!<ogna di una r adi co te l'e visione e deve esser e cambialo in modo da eseguire con e~so un'nsepsi asci utLa. Le sezioni di sani ta .Je,·ono !'!Oio portare con loro il materiale par i posti di m edìcaziotw delle truppe e, veram ente, ~u carri leg~eri CC)u tuUo l'occorrente. Il matP.I'iale per gli ospedali da campo d1-ve essere assegnato a~ l'ospedale del corpo, pres~o il quale gli. attuali pesanti carri dt ambulanza posst•no ll'ovare posto pP.I tr aspor to dei fer iti. 5• L'organizzazione é da l'egolat·e in modo che pel serv!zio !lanìtar io, dur ante il combattimento, ad ogni r eggimento s•a asst>gnat.a una sezione dì sani ta mililar·mente e tecnicamente bene i struita eJ abbastanza ror·te. Queste norm e si bosano sulle cono!:'cenze che ci danno l'azione balistica dei proiettili e il loro effetto sui curpi umani, Se non l>aranno pr·ese in cousiderazione, la nos\r a truppa di sanilil non aùempir;\ adogua tamente il ~uo comprto. C l •.\1 ' 010 ~~OHZ.\ .
= :...:=::==-
94.2
RIVISTA D'IGIENE BrCNA~11 . -
La ipoteld 4el para..ltl malarlol fuorl del-
l 'uomo. -
(Policlinico, N. l~. Hl%).
L'autor•e passa in r'ivi~ta le varre ipote:::1 c he r igul:ll'Jano il parassita malar•ico faof'i d el/'no mo, o pri1na di lutto qut>lla del Manson- Ross, Mcondo l a quale il parassita de ll'uomo è as::<ot·bito da lla zanzara e trova rt ~ l corpo di questo i nst>tl.o . un l •·mporaneo domicilio, da cui \'a alltt terra od alle aC•fUe per ritornare all' uomo. Il doltor Palr ick-Manson, nelle sue r·ecenli con ferenze al collegio reale tlci nw di ci di L ondt•a, ~osle 11ne che i coq 1i fla gellali , i n cui si trasl'ormano i cot·pi ><ferici liberi del la rruar·tana e della ter z.atiH descr·illi dall' Antoli ~e i , e le semi lune, anzic hè esser·e una fo1•ma riPgetll'raliva del plasmodio, c11me lt8rln o dimostr·ato il Gra s~i ed il Feletli, r·apprl:'sentan11 inwce u11 cambiam eot.o evolutivo, AIIZÌ la spora dell'ameba nell'~:~mhie nte , essendo) il mo vimen t,l un segno di vtt~ l'l non di morte. Avendo però il Marchiarava provato clic i mu\'imenti aventi i_car·aueri di'i fl ~:~gel la ti malarici , ed animati dalls ~ l essa vi vaci la, si J10"'SO HO osst>r va1·e in f'orm~ deg.;merative, e ch e n ·nl è il movirnenLu in gen e t·~ che ca1'8llerizza l'evoluzi o n ~::, ma solo Alcuni movi menti dete1·m inati, (qual •l l'ameboide) sono l'iudica vitale ncllf,l ra si biologiche attive, l'ar gom en to riPI PAtri ck · Man~u n A pt·ò del flagello-SpllrA sarebbe c.;adutn : c:it', no~t dime no e.g l i rilie1te che la sporul azione d••:I'HIIt t>ha av,·en ~~~ in tal mndo all' inf'unr·i olel cO t'!"> dell'uomo, e ehe SOllù gh insHLi i succltiatori (nnalogamente a IJltdlltO av vi e11e Jt•?ll a fìla1·iosi) che ~i in cal'it:an'• di pr ,.nd er·e •~>•l· l'uo) tno e di frc) rlll~ t·e i l parassita malat·icc•. Venne in sos le~no d·;ll'ipolti>'Ì del Ma.11 SOJl rl doli. Ro!i~ chit•nrp:l) m a~g-ior•~ nelle I ndie: e questi . a "en lo fa tto succhiHr e dalle zanzar·e i l sang ue d'un ittolivid uo aiJ;,uo da ra chessill p11lustr e. sl:ln l.l'ttt' molt0 ri ccu di :<l:lrn iltll l e, 1•ide rhe le sem ilune 11 0 11 sttno ucc.;i se e ti i!!eJ•ite nel cor po delle zanZilJ'e. ma che ><i m utano i n cor pi ~fnrici, e per lo meno
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il 40 o 50 °[o di e~se si trasformano in cot·pi flagellati; anche quando il paziente era stato s olloposto alla cur·A chinacea, condizione questa che imp~disce la conversione delle semilune in flagelli nelle ordinarie circostanze. La qual cosa farebbe credere al Ross che il soggiorno nello stomaco delle zanzare sia così favorevole all'evoluzione delle semilune da vincere l'influenza paralizzante del chinino. Esperimenlando con acqua di zanzart:l, in cui cioè er ano morte molle zanzare malariclte, il Ross riu scl a sviluppar·e accessi febbt•ili, durante i qua li nel sangue si rinvenn ero molte for·me anulari di plasmodii: (juindi la zanzara ;;ucchia, lrauiene, elabor a il ~erm e soecinco del miasma palustre, e soltanto ulteriori studi. che inv ~ ro, in at·gomenti cosi deli· cali uon suno molto facili, pntt·ann•J a ldilt~re le future !'Orti dei flagelli, divenuti liberi dal corp o delle zanzar·e. Ma l'ipotesi del Manson Ross poggia soprn un dato inesatto, e perciò mollo probabil mente è insostenibile: se essa fosse Vel'tt basterebbe la pre!:'enza d'un inJi ViJUO ma)arÌCO l Il una lo"alilà qualunque, non malarica, dove però si tro va ~sero de61i in s~> tli !\Ucchiatori (e le zanzare !:'i hanno quasi dCJvunque) per .vetler,·i insorger·e il paludismo. Un malarico aiutato dalle zanzar·e potr·ebhe seminar e la malattia .dappt·t'tutlo; e ciò evidentemente é contrari o al vero, od almeno non ha fslti in appo~gio, ed é contradetto dall'espel'ien7.a popolar·e, r.he ha in se gna~o in que:;lo urgomento le nhtizie pit:r sicur·e che po"isP.diamo. Però se nulla suffraga la teorit1 che la zanzara prenda la malaria dall'uomo malarico e la dia all'ambiente, for~e. secondo il Bignami, è vero l'inverso, che cioè la zanzara sia il veicolo della malal'ia dalla terra all'uomo, e P•~r r endel'e v~rosimile questo concetto, egli si domanda: come penetr·ano nell'uomo i gMmi miasmatici? come si p~P.ndono le febbri ? Sappiamo che sono di fronte due teor·ie, fjuella dell'acryua che si beve, 'JUella dell'aria cl re ;;i r espira: lt1 prima sostenuta dal Laver·an , l'altra ri!>:ale ai tempi ·ctel Lancisi. Ma la teoria dPl i'Rctpra fu dimostrata erronea da Celli e Zeri a Roma, dal Brancaleone in Sicil i(l. Le acque delle J'tlludi pontine, e degl! acquitrini ma lari ci, bP,·ute per· m olli g-iorni ed in quantità considt'revol e, nHer•o nebulizzate nelle mu·
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eose re<:pi rat,.r ie, o vn~ro anche ioiettate nell'inlestino, io qualunque modo usa te, non t•ipt·od usser•o mai la febbre: e l'esperienza popolar e nell'agro r•omano, ed in altr·i luoj!hi di malaria gravissima, a. Sumalea, nella nuovA Guinea, a Samara (Russia), l'esper ienza popolare, diciamo, ed osservator•i diligentissimi (Ludwig, Martin, Schellong, Weroer) negano ogni valore all'acqua, come veicolo d'infezione. Dall 'altro lato la teoria dell'aria, a cui si dovrebbe venire per esclusion e della prima, srbbcne si accordi meglio col cuno ne epidewiologico che la malaria nasce dalla terra od in intimo rapporto coli& tel'ra, e da questa si dilloncle all'uomo, ha molle difficoltà da s uperare. Secondo questa teoria la malaria si propaga, passando nell'atmosfera l'aria del suolo, che si tr·asporterebbe col vento, collP polveri. Ma •1 noto che lu malaria è più frequente nel!e giornALe afose, senza vento, in cui s i solleva poca polvere. La brezza di mare che soffia a Roma in estate non porta pericoli, sebbene passi per paludi e maremme; e mnlamente si potr ebbe spiegare il falt•' che la malar·ia risparmi spesso una località, mentre infierisce nelle vicinanze: cosi una nave ancorala presso una costa malarica t•esl.a il 1>iil delle volle imm.une. Gli esperimenti del v. Fodor, facendo passat·e pt~r molli meRi l'aria dd suolo att1·averso una soluzione nutriliva di K lebs, rlimosll'arono che quell'aria ~ t'a slt>rile e se ;-iiigeli, Pampell y, Miquel, Emmet'ich accertarono che l'aria ~ià da un sottilissimo strato di terra è filtrala e liberata dei bat terii, se pochi batterii passano solamente quando il terreno é disseccalo, è naturale la domanda: come accade che i mict·or ganis mi della malaria, al contrario, passano libet·amenle attraverso la terra , ed in mar;rgiore quontit8, quanùo il terreno è umiun essendo in questa eventualità la melaria piu int.e n sa? Non s i comprenderebbe nemmeno perché la malat·ia non si sollevi mo llo nelle altitudini, dove invece l'Azioni' dei venti è più rorte; né si spiega p<'rcllè la cat·ica mttlarica ùell'a1·ia sia più gravt'l nelle or·e che succedono al tramonto e che precedono il sor ge1·e del ;;o le.
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Se però :;i concPpiscu cii~ la malaria , unziche esser be· 11UI.a e respirato, è invece presa per inocula,;ione, r1ua;;i tutte le difficoltà si aggiustano. Prima che ogni altra cosa bisogna rammentare che l'inoculazi()lle è il solo mezzo che si possegga finora per riprodurr·e nell'uomo un accesso malarico, bastando a ciò quantita estremamenh~ piccole di saogut~ infetto, inieUnto solto la cule, come banno dimostralo il Bignami stesso ed il Bastianelli nella clinica di Roma. Le 2.anzal'e abbondano neJIP. localil8, ed in epoche in cui la malaria è più intensa; nelle lncalilt'l basse, ed umide; nelle ore della sera e del mattino, in estate ed in aulunnu; non salgono mollo in ttlto, non vanno molto lontano: non si mostrano, Cfuando tira il v1•nto. E precistunente col dol'mil·e allo scoperto, per tel'ra e di notte, che la suseellibililà ;:;a contrarre In malada .~ grandissima; le migliori opporlu...;nità morbose coincidono adunque colla maggiore presenza del diltero. Né vale l'oppone che esista la malaria, dove • n o n ·vi so n(! zanzare, per P se m pio n t!Je coste ovest delr Africa, come fu assi<wrato, pe1·ché il fatto è inesistente. In alcuni luoghi dove le febbri sono comuni, le zanzare pos~ono esse1· scar se, ma non sono assenti, e si compensan o coll'abbondare nelle vicinanze. Certo è che se verra indicata una r1•ginne dove la maloria infierisca e dove vi cevusa per lungo e pe1· largo sia assente l'insetto, l'ipotesi del Bignami r este1·ebbe scossa, ma finora si osset·va il contrario. L'autore insieme al collega Dionisi fece molte escursioai in luoghi malarici a scopo di studiare il genio epidemico, e le osservazioni degli nbitanti che difficilme nte si trovsno nei libri ; ebbt>ne es;;i hanno visi.() che le migliori prP.cauzion i prese conlt·o IL\ febbri sembrano qunsi dirette a difendersi dalle punture degli inselli. Si evita di uscirH la notte, di dormire all'aperto, si chiudono ermeticamente le lìnestl>·~~ ; si adottano piattaforme sostenute da pali, (come si pratica._ pure in molli luogh i malarici della Gr~ cie) per passare l~ notte; e sopratutto :>i cere& di evitare le punture degli i-. 1setti durante il sonno, perchè i piit pensano che le febb ri .si prendono quasi sempre dor mendo, e quolchevolta basta 11::_.:&1)8 notte ::olt~. Pen.:iò l'autore ò tratto a concludere
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ch.e IH malaria Ili eomr•orta rispcttu all'11omo, come s" i {le r m i malarwi (O$Sero iJtoC~tln.li d alfe ::a nzare.
rChe fra zanzare <' tnalario esl!::k~se tiri r&pporlu fu a c~'en nato dal Laveran, il qualP vide c!.e non solo coesis tono, ma che il d1·eoaggio del suolo le sopprime contemporaneamt>nll·; né l'ipotesi manca di analogie. Della fil ariosi fu detto; m11 il Findlay ed altri credono che le zanzare abbiano un u parte mollo rilevante nella disseminazione della febbt•e g-ialla. Inoltre le analogie si hanno pure iin un campo che non è della patologia umana , ma della bovina: La febbre del Tc xas è un motbo d~l bue, carallerizzato da una d.islruzione dei globuli rossi pet• opera d'un protozoo, Pyrosoma bigemin.um, inoculato da una zecca, a cui si clè il nome di BootJI!ilus b?o is. Secondo lo Smilh e KilboJ·n0, c\ la zecca che pr~nde il micror·~anismo dai bovini maiali e lo rende ai sani, ditlondPndo la malattia, e sebbene l'esame microscopico e batterio logico del cot·po dl•lla zecca abbia dalo risullati negativi, la ueces!lità della sua presenza pnrchè ~ i eilellui il contagio, è fuori di ùubbio per numerose e.i ir refragabili prove, elle qui· non i.! opportuno ripetere. Orbene la zecca de l Texas, nella prima meta del suo lavoro, quando succhia il male, si c11mpoçta come nella malaria la zanzat·a nel Man::<on: nella seconda metà, quando lo inocula, come la zanzara quale è intesa dal Biguami. ~·la per.:hè la teoria del Bignami sia dtt tutte le parti iuattacr.abile, occol're che sia rumpletat.a. Essa lascia delle lac1.11ne; dal Ialo micolico, il microrganismo rlella malar·ia che bisogna trovare nell'ambiente, e ritro ,·are nel corpo della zanzara; dal lato clinico, la produzione dc ll'aco~sso febbril e in seguito alle punture dell'insetto. C ontro questi desiderati sta l'osservazione del Culandruccio, secondo cui nell'intestino delle zanzare (come pure delle sa.nguisughe) i parassiti m;ilarici muoiono senza svolget'~ i ullet•iormeole, nè sarà sempre facile, conveniente e persuasivo l'esperimento clinico: malg rado ciù, possiamo re~Zi strare e tenet·e rn gran eonlo In conclus ione dell'autore, esser cioè vnro•imile che le febbri si prendono per inoculazione. Tutto accenna che la zanzara sra veicolo di malaria all'uomo, e fot·se Hnclte collaboratrico della torrt'l nella pro·
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duzione del m i a ~ ma . che forse diventa vir·uh:n to nel passaggio per· il <:or po di e~~a. Le deduzioni profìiR tliclu~ nou :>onodifTici li a~ es~et· additale. gn. La leol'ia della inoculazione din~lta do31 germe mularico nel sangue, par& cile ora divenga di ma1Ja. Forse prender à piede nella scienza, !'orse m orirà pl'ima di esset·~i fatta adulta. Cet·lamente es~a ~oddisl'a pi u dt>lle nltr·e alle esigenze della logica ed è pe1·ciò che mol ti medici contempomnt:amente si sono ra ccolti intorno ad essa, senza conoscet·e uno le ossen ·azioni dell'altr·o. l.u I ngbillerr~1 ne ha parlato i l dott. Patr ick-Manson, in Italia il Bignami nel notevole articolo di cui abbiamo pt•esenlato ai lellori un sunto. Mu primu di essi il capitano m edico dott.. Mendini, in un libro pubblicato !'<U I pr·inci pio del18!l6Guida l(!ieni.ca tfi Roma. Stabilimento B ontempelli, editor e Loescltcr·, - !Ja dedicato alla malat·ia ii capi tolo i ntitolato: Come penetrn la malaria nell' orrraniMI.O nmano, dal quale stral ciamo quanto st'gne; ..... Bisogna indar.rar e comP. avviene la penetrazione del plasmorlio malar i co nnU'organismo umano. Si è sempre detto che la infezione avviene col mezzo dell't~ria e il nome stesso applicato alla malattia, tenderebbe a far fe<.le della verità di questa supposizione. M a è d essa provata. 'i Diciamol o l'•·ancamente: no. Il germe m alat·ico si sviluppa, nel suolo e nelle acque slugnanti, ma i fa tti inclinano a far credere r.t.e nell'aria flue:;tp germe n ()n possa trovarsi :sospeso. Baccelli ùice: • alcuni ve o li possono a vere inlluenza noci va sull'or ganismo, per i r apporti anco t•a oscuri eh(;) vi sono fra gli a ~ren ti fì!lici di un clima e il nnstr·o organismo, ma non per· il trasporto dei co~idelti miasmi delle paludi >J. E altrove: u vi sono cil'i luoghi g-iAcenti f't·a due mofete. come p~r esempio, Geuzano. che !'li trova fra l'Agr o R omano e le paludi Po11tine, ooloJ'iamente immuni di febbre u. Il g-erme malarico dunque non si muo ve da sé, nè vient: traspor1ato dai v t>nli. Gli o:<~t>rvatori di l utti i tempi hanno sempre dello, eh·~ la malnria te n d~ a restare alla ~upn rfìcie
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J cl suolo, o pe1· lo meno 1100 si innalza, 111 Italia, più. di 300 metri dal livello dd ma re, ma questo evidentemente nnn bas ta , per is piega1·e il ratto dnlla immunità di paesi e cilla silu.ati in melZO a le l't'ilot·io infetto. Essw deve ma1·ciare per pianure e colline, fin che il venl.ù la pori H, a penelr& re nei polmoni deg li uomini, sia che si trovino a notevole altt!zza sul livello del mare, s ia che abitino n el centro di una popolosa cilla. Tommasi-Crudeli, che allo studio della malaria c specie oli quella di R om~t, ha dedicato la sua forte intellig enza, per r end ers i ragione, in qualche modo del fallo strano, che luog hi prossimi a focolai d' inft>zio ne, non ve ngano funestati dal mias ma , ha ratto ricors o ad un'i ngegnosa teor ia: egli hA in11na!!ina tn l;t C'>>'i IP lla ear ir·'t mnla r ìea . Sec0ndo que!'tO aulnr e, quando nPli"Hria :::i conc'"ntra una forte dosP. di mias rna ll()n ngirebbe, quando è uw lto diluilo nell'aria. St• nel nostro caso , si trattasse di uu n !leno chimico, la teo1·ia non poll•ebbe essere messa in du bbio, ma cosi non è: s i tratta invec:e di un germe vivo, che nel sangue si sviluppa e :;i mol· tiplica e qu indi, sec ondo i dellami ·della parassilologia, r info::zione tlovrr bbe aver· luogo, la n lo con una carica .forte, come con una carica rlebole. Di fronte a tali dcl"fìcolté, una cos a sola t> lecito deJur·re: il germe malarico ~~ contenuto uel s uolo e nelle a cque stagnanti, ma non nell'ar ia. Senza di ciò , Ro ma clte è tutta circon JI!ta da un e~Leso territorio malarico, dov1·ebbe essere costantemente infetta. l venti di mar·e rinnu\lano durante le 24 !)t'e, più. di dieci volle l'utmosft!l"a della città e prima di arrivare alle nostre case, sfint•ano acquitrini e paludi r·ic•mos ciute incontras tabilmenLe malariche. Se i venti tenessero sospes i dei germi, d o vr ~b be ro di nece" !Sità in le t tare tutta la popolazione. Invece ciò non av viene : vi sono persone a migliaia nate in Roma e qui vi g iunte all'età s~ nile, senzfl aver mai sotferlo una febbre. Conclusione: il get·m e della febbt·e inter·mittente non circola ne ll'aria B non pe1 1etra con essa nell'organis m o umano. Sarà dHnrtue l'acqua il suo veicolo 1 N ~ mm r: rto q u ~:>< to si 1•oò amm e ll~re . Delle quallro acque sorgive che urrivan o in Romu, tr·e vi g iungono da l'ili ma-
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lat·ici: l'acqua Paola del la ~o di Bracciano; l'acqua Felice dalla lenula di Pilrltauo ur•i pt·<:!s,ì del villaggio di C•>lonna; l'acqua Ver gine rl alla l enu la di SalonP, r;ell'agrn L ucullano; epput•e ne>;:;uno Ira mai potuto iuco !par·e queste acque di condurre in Roma il fermen to malarico. • L e acqutl stesse del sottosuolo, ritenute capaci di contener e il bacillo del tifo e in tempo òi epidemia, quello del colf~ ra, non sono g-~neral men te accusate di colpa malar ica L ' acrrua anPlosa, fluente sulla sponda acquitt•inosa del T evet•e, viene giot·nalmente bevuta da centinaia eli pet·sone, per l o più malaticcie, e quindi più fll cilmenle alLaccabili , ma nessuna di queste, ammala mai di febbre inlermiltenle, pea· causa dell'acqua acetosa. D'altronde ,., notorio che ~i può, rli gio r no abilaa·e in luo~!lti mals11 n i beoenrlon'! le acq ne, senza am m a lare. Così si di··a degli alimenti: i migl it•l'i e t·ba f!~i vengono dai te1·r eni umidi dei sili malarir i t• !':ebbene spes~e volle ,iano mangiati senza roll ura, nnn danno la f1>bbl"e; nè rli q ue~ lo genel"e di m al attia alcuno ha mai incolpa to le ft·utta, che nei pericolosi mesi di auLÙnnn t'an no romparsa !=<ulle no~tre mense, porlatP.vi òal suburbio. Ed allora ia qual guisa può pen ett·ar e il plasmod io malarico nell'ot•ganismo umano? Una sola ipotesi è pl'obabile. Il germe penetra direttam ente nel ;;augue col mezzo ddl'innesto, e l'agente che s'i ncarica di esegui re l'operazione, è un insetto notturno, for se la zrul'lara (eulex pipiens L.) che allo stato di l arva e di ninfa vive nelle ac• 1ne stagnanti. Con questa iptl l esi si spiegano molti fatti, cl!r altrimen ti rimarrebbero, come si è visto incomprensibili . La febbre malaeica si piglia ò'oa·dinario la notte e più facilmente dormendo all'aP,erto, appunto per claè le zanzare ~ucchian o il !':angue umano 1t prefe1·enza la notte. I l genne non si trasporta a granci i distanze. nè si eleva a grandi altezze, per chè gli in;;etti che lo racco l ~ono fanno vita l ocalizzata, e raram ente si lascrano traHortar e dai venti. R omn, giacente in mezw a nn lerritot•io malat·ico, non ha m alal"ia, perché fr a i tanti privilegi cii que!:'ta città, vi è anrhe quello di non alber ;:rar e quasi affatto i n~elti alali .
IHVISTA o'IG IE~B
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Le mosche, vdcolo p rincipale di tutte le mulallie infetlive, sono trui in quautita assai piccola. e zanzare non ve ne sono affatto o ve n'h a solo qualcuna, che na;::ce, vive e muore in una cerchia ùi poch i metri quadt·ati. Come' lA 1.anzar11 rnccolga dal terreno o dall'acqua slagnanle il germe malarico, allo s tato attua le delle nostre cognizioui non si può ancora arguire; ma essa fa cilmente lo può depone nei capillari clelia cute, servendosi ùel suechiaioio, costituilo da varie setole l'igide, ncumiua l1', r acchiuse in una guaina. Questa iputesi non ha certamente a s uo sufft·agi o la prova diretta: la battet·iologia non ha aucora trovato nel succhiaLoio o nel cor po delle zanzare o di allri cons imili insetti, il plasmodio rnalari co, ma invet·o non lo ha nemmeno bene t·icercato. Alla !<cienza dell'avvenire spetta .li confer mare o distru!-'ger·e 'lues ta ipotesi. Essa a lmeno, a differ enza delle allt·e, vi spiega pèr cltè a Geuzano, Frascati e Roma non vi s ia Hl&lar·ia, sebbene tutt'intor no il ter·rena contenga una largu cnllura dei mic rorganismi che lu detet•minano.
RIVISTA DI MEDICINA LEGA LE •• L'Importanza delle costole oervtc&U lJl rapporto all'abuttà al aerv1&1o m.llltare. - (Cent ralblact .fiir Clti,.uroie, N. :H, 18!JH).
CìuERVAtN. -
Sopra circa 140 casi già conosciuti eli costole cervicali, solLanto la quinta parte di essi fu osservata sul vive nw . Fr·a questi ultrmi , 18 ca si mos travano disturbi subicttivi; e l'oc· cas ione a pr ovocare questi .disturbi era dala per lo più dal sen·izio militare, percltè in causa dnll'nr ma gravitante sulla s pa lla, come pur e pt>r la pressione de lle cing hie dello zaino il plesso brac hiale o l'ar teria s ucclavia resta no compressi contro aJ piano osseo loro sottoslonte. Specialmente gli effetti eli questa compr·essione si rt!SCI'O evidPnli per l'ar·teria in un caso r elativo ad un uomo il quale avP.va due costole !'nprallumc>rarie. c io."! una Sf\Sla ed una !;P.tlima cer vicali tra
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cui la circolazione dell'arteria appa1·iva completamente abolila sotto le profonde inspirazioni. Il vaso nalul'almenle soffriva di piu tfUsndo la p1·ess ione dP-IIe cinghie dello zaiooJ s i esercitava sopra la costola cervicale ;ouperiorc. Tali iutlividui non possono prestare s t•nza distu rbi certi servizi se questi li obbligano a portar un ca rico qualsia si sulle ~palle, e possono esse re anche dichiarali inabili. Non scdtanlo nella vila m ilitat·e, ma anche tra le classi civili, da Ct?rli sintomi oscuri ed ••ili nati di d(Jiori ad un braccio, di parastesie, parl'Si, distltrbi di cir·colo, in ispecie se a ssnciato a notevClle debolezza di polso in un braccio in confmnto coll'altro, si potra aver moti vo di sospettare la presenza di costole cer·vical. T enendo presente la possibilità di c1uesta ono· maliA e venendo quindi a più minuziose ricerche si poh'a nno riconoscere per t'eali certi dis turbi nccusati con insistenza da pazit•nti eh€' a tutta prima si sarchbei'O credenti simulatori .
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V:\ Bl ETA E NOTIZI E n ••nlllo me4loo mUltare lt&Uauo . Il dott Fiu~chi, un collega fiorentino da lunghi au nt s ta · hilito nella Nuova Galles del Sud (Australia), in un ar ticolo inserito nel Briti.sh .\1edical Journ.al, s ulle mutilazioni pr~:~ licate dai Galla nelle truppe italiane du rante la campagna abissinu, por·ta le seguenti informazioni sull'ordinamento del servizio medico militare italiano. È mel'ilevole di ogni elogio la maniera colla quale l1a proceduto il ser vizio m edico militar:e in questa sfortuna ta campagna, allraver~o la lunga linea •l'operazione da Massaua a Cassala. Ness un servizio medico fu mai più messo alla prova come l'italiano in questa speolizionP.. L'ospedale di base di Abd el Kadtw, vicino a ~las~aua, nel febb1·aio pa ssalo a ve va S(Jiamente tr.~ edifizi in m alloni ca paci di 300 leLLi. Alla fine rl i marzo, non os tant~ che si fos~e l'allo il pt1ssibìle pe1• Lt·ASiocnre a :-.la poli tutti g li ammalati ed i fer ili lr·asportabili, uon
VAIIIETÀ E NOTI7.1i
m eno di 1700 malati, parte feriti. pat·te affetti da febbre tifoide o malaric~t, er·ano accumulAti a M as;:aua. Tutti questi, grazi~ alla pr··~videnza ed altivita del medico capo colonnello medico M oo:ci, lrovaronu convenevole r icover o. Abilmente secondato dal corpo del gPnio, il medico CAJ'O apprc,ntò 18 vaste baracche <li l egno con doppio teLLo, ed adatl•,, per quanto Pra possibile, all'intenso calOJ'e di Massaua. I n tmt., le 25 baracche coprivano un'arc•a di 1 ch ilometro quadrat0, attraverso il quale correva la linea ferroviaria; in guisa che i malati che venivano per ferrovia da Saati erano subito trasportati dal carro nel loro letto. Non ostante un tali• accumulo eli mal ati, che af· fluivano spesso all'improvviso, non vi fu mai mancanza di soccorsi chi1·urgici o di medicinali sia a Massaua che in qualunque spedale dA campo: e ciò non ostante il fatto che tutto il mater iale d'ambulanza d<>l corpo di Baratieri era stato preso dagli Abissini ad Abba Carima. Ebbi la fortuna di assister·e all' Asmat·a alle operazioni chirurgi che fatte dal maggiore Ferrero, dai capitani Tavaz.zani e M ozze~ti, dai tenenti Martinelli e Lacava ed ttllri ed alle cure mediche praticate dai capitani Bozzoli e Schizzi. L a capacila p r of'essinnale, l'at•tf' di adattarsi alle sfavorevoli circo· sta nze. l'attt>uzioue e la devozione paterna per i loro malati nel'i o bianchi , ed il perenne buonum(l[·e di quelli egr egi colleghi sono al di sopra di ogni elogio e non saranuo mai da me dimenticaLi. V er amente, consideranrlo il numel'o di ufficiali m edici italiani che furono uccisi o fatti prigionieri, l'eccellente e eomplelo servizio medico-chirurgico fatto, sia al campo, dove la croce di Ginevr a piuttosto che essere ri spettata era bersaglio ai proiettili abissini, sia più larJi alll'ospedale, io et•edo cile questo corpo ha ben met·itato dal suo paese ed abbia aumentala la buona opinione a cui il !"r>rvizin sanitat•io militare ha diritto pt•csso tutti i paesi civilizzati. 11 D1 ret tore
Dott. ETTORE R ICCIARD I, colonnello medico ispettore. Il Redattore
D.• R tDOLFO Ltvt, capitano medico. NUTINI FEDF.Rtco, Gerence.
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l ltallll. - La ipotesi dei parassiti malaricl ruorl f1ell'uomo .
Pag. 9S3
RIVISTA 01 MEDICINA LIWAL~.
llutrvaln. - L'Importanza delle eost.olc eervlc~ll in rapporto all'a!1illla al >er1•ldo militare. . . . . . • . . . • . . . . · . . . . P11~ . D5(1
VARI ET.-\' E NOTIZIE.
Il 'ervizlo medico militare italiano . . . . . . . . . , . . • Pa[J. 931
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GIORNALE NIEDlCO. DEL
REGIO
ESERCITO
Direzione e Amministrazione: presso l'l&pettorato di Sanità Militare VIa Vtntl Settembre (Palazzo del Ministero del~a guerral
CONDIZIONI DI ABBONAMENTO. li c;ioruale ,tJeàico del R.• Esercilo si pubblica una vo lta al mese m rnwcoll di 1
fogli di stampa. L'abbonarnènto è sempre anuuo e decorre dal i• gennaio. Il prezzo r!el l":tbbonamcnto e dei fascicoli separati è il seguente.
A h bona·
meou.
annuo
Re0no d'lt.alla •! Colouia Erirre., . Paesi oleli 'Unionc postale (~arHTa A) jr) . id. ili. H) hl. :\Itri paesi . . .
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L'abbonamento non disdetto prima del t• dicembre •'iuwmle rinnovato per l'~nno >uC· CCSSÌI'O,
l signori al•bona ti militari in c!Tettivlta di servizio possono pagare l'imrJorto dell'~ bonamento per mezto rlci riSjlclllvi comandn tlLi di corpo (anche a rate mensili). Agli scrittori militari e dato in massima uu compenso in d3naro. Le spese rer ~:Il estratti e qulllle per le tavole litografiche, _rotograllchc, ece., dll accompagnassero lo memorie, sono a carico degli autori. Gli estratti costano L. 7 per ogni foglio rti stampa (16 j)aglne), '>frazione inctivisibile di foglio, " per ~ento esemplari. Il prezzo .i e~~:uale sia che si tratti di 100 e.•emplar1 o di tHI numero minore. l manoscritta 0011 si restitu is~ono.
GIORNALE MEDICO Dt: t.
REGIO ESERCITO
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Anno XLIV.
N. 44. -
1\ovembre 1896
ROMA TlPOGB.A.FI.A. ENRICO VOO lfERA
Gli abbonamenti si ricevono dall' Amministrazione del glor~ale
Via Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra).
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SOMMARIO DELLE MAT ER I R CON T gNUTE NEL PHESEN T R FASC ICOLO
Notir.ie sommarie sulla staUstic.'l sanitaria del rPj:io esercito per l'an· ;3 no !893 . . . . . . . . . • . . . . . . . . . . . . Pag. 9 Ferrero di Cavallerleone. - Relazione sul mnUiatl curati nello infcrmenc 910 di Asmara e <.l i 'Cheren . . . . . . . . . . . . ' Bargonl. - T'rasporto 11 rnotc con harclle regolamentari. . . . · · ' 99l
&I.,IJilT-' DI GIO&I'r-'lol IT-'Ioi-'IWI lEO IEIIITtJBI ·
RIVISTA MJI:DIC.\ . . p~g. 111 Cayley. - Sopra un roso di pancreatite :lCUla. ' IOOl Oescazals. - La psillacol;i . . • . . . . . , tOOI Brlssaud. - l..a corea varialli le dei ctegenerati Roux. - Para li~i temporanea clell6 t1uattro es~remita nel corso di un im· . • li»l l mrazzo gas t r~co . . . . . . . . . . . . . . . . . . Lamacq. - Nevralgia motatArsca ant eriore (malallia di .Morwn) . . . • 1007
RIVISTA CHIRURGICA.
Casuisti ra oIelle aiTezi'oni chirur~iche cd operazioni estraila dalla Relar.looa sanitaria dell'esercito prussiano e del corpi d'armata XU (Sas5onio) e Xlii (Wùrlemberg) dal t• aprile 1890 al 31 mano t 89! elaborata dalla $~zione sa nilarla del Minis tero rtell n guei'Ta . . . . . . J'og. tOO'J Wolsey. - Ferita d'arma dn fuoco dell'intestino, con sedici perforazioni, c nterora Il a, guar•·g·•one . . . . . . . . . . . . . . . . • 1016 Albermat . - Contributo alla casuislica ed alla clinica delle ferite rl'IU1D~ da fuoco peneL•'tlnt.i. in partioolare sulla sori~ rlel proìetUii incapsulati • IOG Guyo n. - Ema turie nei neoplasmi della vesc ica . . . . . . . . . • 1018 (Ptr la wutinuatione dell'indice !ltdasi la .10 paqi na della copertina).
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NOTIZm SOMMt\lUE ~OLLA
STATISTICA SANITARIA DEL REGIO ESERCITO PER L'ANNO 18!)5
Le tavole che se~uono furono compilate, per quanto fu possibile, sugli schemi pt·oposti dalla Commis$ione interna· zionale pet· la unificazione delle statistiche $anitarie militari. Maggiori dettagli si troveranno nella consueta Relazione medico-statistica anm~ale , allualmente in corso di stampa. Facciamo intanto precedere alcune inclispensabili spiegazioni per facilitare l'intelligenza d~lle cifre. Tabella l. - l dati di questa tabella, riferentisi ai risultati del reclutamento, fut·ono d.esunti dall' ultima relazione pubblicata dalla Direzione gtmerale delle leve e trt~ppa, e riguardano esclusivamente la classe dei nati nel H!74 , che è l'ultima della quale ru pubblicato il resoconto. Le ci fre riguardanti la statura sono riferite non a 'l 000 individui trovati abili , come sarebbe richiesto nello schema della com mis sione, ma a 1000 visitati, compresi cioè gli abili e gli inabili, e tra questi ultimi tanto gli inabili per malattie quanto quelli per deficienza di statu ra. E ciò perchè alle visite presso i Consigli di leva si sollopongono alla misura7.ione esatta della statura Lotti i coscritti senza distinzione. 61
9ij.}
~OTI ZIE :'{J}DIARIR SU LLA :>TATIST!CA SA!'ilT.\IlU
1'abell(t l l. - Questa tabella compendia lo stato sanitario dell'esercito per divisioni. A proposito della forza media (co · lonna 1), poiché questo è il primo specch io in cui essa figura, è d'uopo osservare che essa è ottenuta dividendo il totale dell e gi01'1late di assegno per i 365 giorni dell'anno. Nella truppa con assegno sono compresi non solo tutti gli indi· vidui di truppa presenti sotto le armi, e quelli che si trovavano in cura negli ospedali e nelle infermerie, ma anche quelli in lir.enza , breve, ordinaria o straordinaria, purchr assenti dal corpo da non piu di 2 m~s i , al di là del qual termine non percepiscono più alcun as~egno . Similmente nei morti sono compresi non solo coloro che
morirono essendo presenti al corpo, sia dentro che fuori degli .;wbilimenli di cura, ma anche quelli cbe morirono essendo in licenza alle proprie case, tanto se questa licenza era di breve durata, quanto se d·i sei mesi o di un anno. Non volendo icomputare tra i morti militari quelli morti durante la loro temporanea lontananza dalle handiere, che furono in numero di 140, si avrebbe: Total e generale delle morti 1285, ossia 6,3 p. l 000; Morti per malattia . . . . 1-1 07 ,. 5,7 p. l 000. Le due carte annesse rappresèntn no in modo più chiaro la distribuzione geografi ca delle morhositit e della mol'lali tà per divisioni. Tabella li/. - 1\appresenta il movimento degli ammalati disti nto prima per Hmi, e poi per mesi. Le condizioni sanitarie meno favorevoli si verifi carono nei primi mesi del l'anno. l mesi di settembre, ollobre e novembre furono , come negli 'anni precedenti , i più favoriti per il piccolo numero di amma lati . Tabrlta IV . - on·re il movimento degli ammalati nei prcsidii più importanti. Onde evitare un eccessiro aumento
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955
di spazio, si sono limitati i dati ai capiluogo di divisione militare, e a quei p1·esidii che hanno avuto almeuo 1000 uomini di forza media durante l'anno. Tabella V. - Questa dovrebbe, seco ndo il voto della Commission.J, comprendere la classificazione per· malattie di tulli i malati militari. Ma. dato l' ordinamento attuale della nostra statisti ca, ci è giuocoforza !imitarci a fornire questo dato per i soli curati negli ospedali militari: inquan· tochè per i curati nelle infermeri e si ha una nomencl atur·a più ristrella e nvn corrispondente a quella degli ospe· dali militari ; per gli ospedali ci vili poi non si ha che una divisione in 4 gruppi : malauie medi che, chirurgiche, ottalmiche e veneree. Gli entrati negli ospedali militari nel ·1895 furono, come nel 1894, la meta quas i precisa di tutti malati , essendosi avuto : . Entrati negli ospedali militari . 76,3·12 ·I l ,679 » negli ospedali civili. 62 ,734 :. nelle infermerie di corpo . 150, n :; Totale Per que:>ta ragione non s i è credu to opportuno di mettere il totale degli en trati per ogni singola malattia in rapporto culla forz a media. perchè ciò , anzichè giovare al!a conoscenza del vero stnto sanitario, avrebbe potuto portare per molte malallie a deduzioni erronee. Infatti , mentre gli ospe dali militari accolgono Lulli i casi di malattia (che non possono esser curaLi nelle infe rmerie) che si verificano nel presid io dove hanno sede, gli ospedali civili invece non accolgono tulli indistintamente gli ammalati tlel ri;;peuh·o presidio, ma soltanto quelli tra essi che hanno · malattie aggravabili col trasporto :1 110 spedale militare vi ciniore.
956
NOTJZìli: SOliMAiti B sULL A STATISTICA ~A~ITAR.IA
Ond' ti che tra i curati negli ospedali civili le malattie gravi, quelle epidemiche e contagiose sono necessariamente in maggior proporzione che negli ospedali militari . Nella compilazione della tabella si è conservala la terminol ugia latina adoltata dalla Commissione, meltendole però a confronto le voci corrispondenti della nostra nomenclatura nosologica portata dal ~lod. 7 della lòtatistica sanitaria. Il quadro, come si è detl{), comprende soltanto gli entrati negli o:;pedali militari; ma , per alcune malattie , per le quali si poterono avere dati parziali anche dallo spoglio delle stati stiche delle iofermerie di corpo, si aggiunss in nota anche il numero degli entrati in queste ultime. Riguardo alle malattie \Veneree (delle quali le ulceri molli e le adeniti veneree non si trovano comprese nella lista della Commissione), si osserva anc.ora che negli ospedali civili entrarono 401 individui, per i quali non si ha la distinzione del genere di malattia; aggiungéndo questi ai 12,288 degli ospedali militari, e ai 4530 delle infermerie di corpo, si ha un totale di 17,2f9 venerei, nella
proporzione cioè eli 85 p. 1000 della for·za media, sensi• bilmente inferiore a qu&lla d_ell' anno precedente, che fu di 99 p. ~ 000 . .Tabella VJ. - Questa dà la distribuzione per mesi di alcune tra le principali malattie. È quasi superfluo ripetere che anche qui i dati sono limitati agi i ospedali militari. Comunque, essi possono contribuire a mostrare se e fino a qual punto le varie specie di malatti e subiscono sensibili al~menti o diminuzioni in rapporto alle varie stagioni. È importantissimo a questo riguardo il modo di comportal·si del morbillo e della ·scarla llina, che hann'o la loro massi ma frequenza subito dopo l'arrivo della nnon1 classe di coscrilli. L'ileo-tifo predomina, come sempre, nel fin ire
OEL. R . .ESE IICITO I'ER 1.' AN~O
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957
dell'estnte e nel principio dell'autunno. Le manifestazioni malariche prediligono i mesi di luglio, agosto, settembre e ouobre; però non lascianod i presentarsi in numero considerevo·le anche negli altri mesi. Tabella VI[. - Compendia i dati principali relativi alla mortalità. Si ricorda che, come si è dello a proposito della Tabella H, sono qui compresi anche coloro che morirono essendo assenti dalle hanòiere per licenza, sia di lunga che di breve durata. Mancando la forza media distinta per anni di servizio e per anni d'età, non si sono potute rlare le relative proporzioni p. l 000.
958
NOTlZJE SO)IliA'RJE SULLA STATISTICA SA:'òlTARIA TAVOLA
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Furono òichiarati idonei al servizio. Fui'Ono dichièlt'ali inabili per de lkiP.m.a di slalu t'a. F umno dichiarati inabili 1 per i m perfezioni, malaltie e deformilù. . . . Furono mandati rivedi bili. 11
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NOTIZ 1E SOMMARIE SULLA STATISTICA SANITARIA TAVOLA
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NOTIZIE SO)l)IAIHE SULLA STATISTICA SANITARIA TAVOLA
111.- Muoimentucle•Jil
FORZA
AR;)rll E CORP l
-----------------------------T--Granatieri . . . Fanluria d• l inea BOl'Sa ~l ieri . . Al pini . . . . Oil"lretli militari. . . . . . . . . . . . I sliluli militari di educazione e $CUole militari CRvallet·ia e tleposito cavalli stalloni. Artigliet•ia da cnmpagna. . . . . . da cos ta e da fortezza . . t d. Oper ai d'artiglier ia. . . . . . . Genio . . . . . . • . . Carabinieri r eali (compresi gli allievi) I n va liti i e veterani. . . . . . . . Compa11:11ie di sanità. . . I d. di sussistenza . . . . Stabilimenti militari di pena . . . . . Deposi to cen trale P·~r le truppe d' Africa. Totale
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Giugno . Luglio . Agosto . Settembre Ottobr e . Novembre. Dicernbt·c . T otale
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~OTIZIE SOMMA !IlE SULLA STA TI :-i TI CA SANITAIUA
Mo Dimento dei malati nei p residii pili. impo rtanti.
TAVOLA IV. -
<Capiluogo di dh·isione e prcsidii superiori a 100 uomini di forza media).
PROPORZIONI pAr tOO di forza media
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810 621 877 765
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/aria semplici. :;j (3) Nello inlermor•o si ohlll•ro ~· 51i casi di in{luerua. ., .
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infermerie si ellbero i=
3 casi di morballo. "" 16) Nelle iniGr mcriu ~~ l'i>b(•ro 4333 casi di parollll. (7) Nelle Infermerie si <!lllloru 4 casi di pulmnnile. (ti) O llr c ai caol qui Indicati, d l t\trc:laonl h Jo norraslcho o
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baris (i) . 1P Rl1eumatismus artic:Dioru.m. ·H ) Sca rlatina . 20 S corbutu.c: . 2·1 Sifflltilis (R). . 22 Tro.chor,w . 2:{ Tttberculosis pulm onnm. 2~ Id. cr.eierornm organorum. 2;) T!JJ>hus n l1dom'inoli:~ . 2fl l d. e:r aniematicu.c:. 27 Variolae. 28 M orbi a uri8 Id . cordis 29 hl.
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Id . mentis. I d . oculi
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M orbillo . Ptlrotiti . . . P o lmoniti a c ute
cuiis.
Id . Sf!Slemat. urin et seXltal. (e:r:cl. oen. et syp!t ).
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Re umAtismo articolare. ~.~ Rj 4,0 S n lrlatlina . . . . . . . . 6~ l 16,1 Scor·bulo e por·pora e mo r ragica. ~ :1 :32,3 Si fì lide. . . . . . . . . . 2,.,2 :3 '1.2 Cong-i nntivili granuiMe 316, t a,2 Tu bPr colo;::i polm onar e . . 210, !>5 2f\ l ,4 . t~: Id. d i altri organi . 4128\7
Ileo ti fo . .
9341148 158,:) ,, Oermo-ti l'o . . . . l " Va iucllo e vaiuoloidc 3t'- 1 '>6 , .'1 l 01.1li ed n lo r·reo . . . . . . l ,"-33 ·l v6 Per·icnrditi. endocardi ti - Vizi L50 1:31 86,71 o rgnni c i d el cuore 0 dei g ros~i l
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Foruncolosi, ve!'<pai - Scabbia '>- ,5· ...... l l » l - Altre malattie de lla pelle . l F a'enopa tir. . . . . . . . . 61 ' • (To tale de lle malattie o llalrn iche 1,7:!!li » meno le rong1unliv iti gr·anul.). N e rrile, calcolosi re naie- Altre 895 71 malattie dei reni -Cistiti e calcolos i vescicale - Ure triti e s lring imenti ur·etrali --Balanoposti li - F im<Jsi e pal'afirnosi - Orc hite - Idrocele.
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Ulle deg li crrettl dn nwla.llic veneree e 'i llliliche cnlr~tì ne~tli osrc•lali militari am- ' monta errcttf\·nmente a t'!~88 indi vid ui, con 4 morti. Nelle inicrmerie ùi corpo si ebbero ;; Ìlhlllr e:
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1. Bronchiti, polmoniti, pleuriti t'd esili. 1583 1708 206~ 14!l2, 1240 967 879 467 2. Tubercolosi polmonale é di altr·i orgaui. H> 14 2li 31 30 22 14 J4 . . . . 32 27 35 ;;:) 78 48 62 1ò7 3. Ileo -tifo . 4. Morbillo . . . 361 190 '137 88 66 24 11 3 5. Scar•lllttina 18 9 10 12 2 1 1 . . 2 l 6. Febb1·i da malaria e cachessia pa lusLI'e ao7 203 2291 27'1 330 959 49·} 724 7. lnflucnzH . . . . 30 47 771 36 ! 5 3 l 1 98 83 69 :16 ,3·)_ H 8. Resipole . . . . 13 17 9. Reumatismo articolare . . 545 324 344 280 '186 15() 125 83 1O. Malattie otl.almiche •202 170 181 163 195 :Wl 209 16!) 11. Malattie veneree e sitìlitiche. . 1399 848 86U 891 996 1095 1384 1093 12. Lesioni da cause violente. . 321 267 349 318 329 387 645 31! . . . . 170 1.}71 143 H3 75 61 42 42 1 Scabbia. . .
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RELA Z IONE SUl MUTILA TI CURA TI NELLE INFERMERIE DI ASMARA E DI CHEREN
per il dott. cav. l ,uigl F e rre ro dì () a"alle rleoae, ton. colon nello medico già direttore clei servizii sanltarii
Chiamato con telegramma del 3 giugno in Asmara per assumervi la direzione del servizio sanitario, ebbi da S. E. il Governatore lo speciale incarico di occuparmi dei muti· lati che erano ricoverati nella infermeria Tosel li. li giorno 6 giugno, quando assunsi il servizio , essi erano in numero di ~0 4- . Per ramuenza dei feriti di Abba Carima e di amma· lati, 27 erano stati traslocati a Mnssaua nel mese di ma)!gio . Dei 204, num. 19, stante le pessime condizioni del .moncone, erano di già stati operati di amputazione della gamba al quar to inferiore n e~li ultimi giorni di aprile e nel mese di maggio , quasi forzatamente per la rilullanza di essi all'allo operativo. Le amputazioni erano state tulle eseguite col metodo circolare a mani chetto esclusivamente cutaneo, in alcuni con tagli lnterali alla Ra\'aton o con taglio un ico parallelo all'as~e dell'arto. Parte degli operati erano di giil guariti, gli altri procedevano regolarmente alla guarigion e -pochi ecceuuati - .. per prima intenzione. Nessuna amputazione dell'avambraccio era stata eseguita. l rimanenti mutilati. presen tando condizioni locali del moncone relativam ente migliori di quelli operati, venivano meùica li con applìcazion~ umide di garza al sul>limato.
'i :
RELAZIONE SUl MUTI LATI CURATI ECC.
97 1
In tulli questi mutilati i monconi sia ddl'arto superiore che dell'inferiore si presentavano perfettamente regolari, come da vere disarticolazioni classiche radio-carpee e tibio· tarsee, colla sola differenza che non erano ricoperti da cute. Evidentemente le mu~itazioni devono essere state pràticr.te da individui esperti alla bisogna, veri esecutori di giustizia. E di .fatti tale punizione essendo ammessa giuridicamente dal Fatà Negheste, ossia dal codice scritto delle leggi etiopiche contro i ribelli recidivi all'autoritit del Negus, si com· prende come vi siano coloro i quali la sappiano eseguire (1). Secondo i racconti dei mutilati pare che per praticare queste mutilazioni, sia àella mano che del piede, prima si leghi strettamente l'arto al disopra della parte da mutilare e poi, stirando questa ben bene, rapiJamente la si espor·ta con taglio circolare servendosi del coltello abissino, che è taglientissi mo e curvo, incominciando però a ta~liare sul dorso (l ) Secondo le informa~ioni gentìlmente ravoritem1
dall'egregio tenente ca-
val iere Mulazzoni, vcro.mcnto pnrc ch e, ~ccondo lo s pirito <Iella lef(ge, i so li e.1pi
dovrebhero essere sottoposti a late surplizio, non i grPgari, no si ricorda che questa punizione sia stala <'seguita in massa come ad Adua. Meneli ck, che pare essere di sentimenti piuttosto umanitari, oou al'e,·a llnora adoperato questo supplizio contro i suoi s udditi etiopici ma so ltanto contro i poveri Galla, nella considerazione che cos toro e!senllo idolatri è permessa verso di es.;i qualunque crudeltil. Appena il :'i'egu' si avvicin:..vu ad una tribit Galla non ancora sotto messa faceva un baudo co l quale la in vi lava a fare atto di sottomissione e pagare il tributo. Se l'orrtine era eseguito glì abitanti al'evano sal\'a la vita, se Invece opponevano resistrmza o cercavano salvarsi colla hlRa, tutto il paese veniva mcs' O a ferro ed a fuoco, e liUell i che venivano fatti 11ri~ionieri erano solto· posti a centinaia alla mutilazione della mano destra e piede ~i nistro. La mu· Illazione <lei nostri asciri venne 3ttggerita a )Jenelik da ras ~angasclà, il quale dimostrO la necessità <li terrorizzare con qualche pena atroce gli indigeni per <iistoglierli dal militare con noi, sostenendo che è con c.;si e per essi soltanto che noi abbiamo potuto r:tre quanto a bbiamo fatlo finora in Etiopia e che senza il loro concorso noi non 11otremmo rimaner-i. Mcnelik era contrarlo sul princi(1io, ma quand o gh venne fatto osse rvare che ormai era In terza volta che gli ascari combattel'anD conlro il loro legittimo Ncgus, quantunque giil perdonati ad Amba-A.Iage ed a Macallè, dopo aver sentito anche 11 parere tlcii"Abuna Mattios, si riso lse e lliede l'ordine di eseguirl<~.
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1\EL.\Z IO'\ E S(; l l! CTI L.\Tl CL' HATI
sia della mano r.he del piede. dore. cioe, l'artico lazione si pre~ent a per l'appunto più ·facilmente auaccauile. Dopo la mutilazione 11 nHJncone viene immerso nella sabbia calda o nel burro bollente, proprio come all' epoca precedente a Pareo nel periodo harbaro della nostra chirurgia, quando ~ i abbatteva l'arto con un colpo di mannaia e vigevano presso di noi legf!i poco dissimili da quelle abissine. Tuui erano mutilati della mano destra e pi ede sinistro, tranne tre mu· tilati invece di mano sin istra e piede destro, due di mano destra e pieùe destro, uno di mano sini stra e piede sin istro probabilm ente per isbaglio, ed uno cui non era stata esportata chfl la metà anteriore del piede, una vera amputazione alla Chopal'l, certamente per pietà dell'esecutore. Ma pel grande numero ùi l'secuzioni che si ferero, HOO circa, secondo mi riferì il tenente Mulazzani, non tutti i poveri ascari pare siano stati mutilati da individui pratici, e anzichè col coltello furono anche mutilati con fal cetti , daghe ed ellri strumenti pocC) taglienti, senza preria legatura dell' arto e abbandonati quindi senz'altro. In alcuni difatti , sul moncone della gamba specialmente. si vedt•vano varie ferite da taglio irregolari pre:>::o il moncone come da tentativi !nesperti di disarti<·olazione. Si capisce pertanto e coma molti di essi, p ~l dol ore patito e per le sofferenze inaudite alle quali riman evano in preda subito dopo il supplizio, si siano tolta la ''ila gettandosi nelle acque di Mai -Gogn it e Mai Assam presso Adua, e cU'me pochi relativamente abbiano sopravvissuto alla mutilazi one per l'emorragia consecuti \'a. E si prova un vero senso di raccapriccio e di orrore al pensare che l' Abuna Mauios, dopo aver consiglialo al Negus tal i atrocità, con siderando i nostri ascari come idoialri perchè avevano persistito a rimanere al nostro !'errizio,
~ELLE IXFER) IERIE DI A:;.UAil.-\ E CHEI!E\
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abbia ,1 ncora ferocem ente incrudelito, in nome della reli).!iooe, contro i poveri mu tilati, fa cend o un bando col quale comminava la scomunica e gelt<lV'a l'anatema a chiunque av rebbe dato da mangiare o da bere o soccorsi di qualunque genere ai giuò.tiziati l Fortuna che la pi età e l'amore delle donn e in Abissinia , come ovunque, è superi ore alla paura degli stessi anatemi; e furono des.;;e che porL:H·o no a salvamento la ma ggior parte dei mutilati sopravvissuti, andando a prenderseli nel cam po nemi co. )l a questa delìcienza di soccor!'i spie~a anche come la magg-ior· parte dei mutil ati cil e cercarono ricovero nei luoghi di cura vi arrivassero. secondo le a;; .~e rzi on i dei co lle ~hi, in condizioni veramente mi~erande . ~è certamente le clln$Uetudini abissine nella meJicazione delle piaghe pot evano •:ontribuire ::t migliorarle. \)nasi tutti i mutilati e feriti in· fatti che io vidi al I•HO arrivo nelle infer·rner·ie di .\ smat·a e t:heren avevano su ll e pia ~ he o sterco di vacca o di ca mmello o qualche erba tritnrata e pe5ta unita a gras;;o ed a hu n o, e le loro medicazioni non avrebbero potuto davvero portarsi come tipo di a~ep s i l " " * Esaminati pertanto uno ad uno tutt.i i mutilati, io ritenni per non po ~ h i di ess i i n./icnta l' ampu tazione. Dico indicrtt(t pu n ~a tamente e non lt<'CI'vsm·ia perchè, oppositore conviuto •:ome sono in ~ene re rlella clr irurgia demoi itrice, e per nulla alletto dalla man ia , direi quasi dalla orgia operatoria, che 0 la caratte rist ica di molti chirnr·ghi moder·oi, sottoscrivo pienamente alla massima che l'am putazio ne è mislll·a estrema ·~h e i l chirurgo deve advllare solo rruando la parte da r·imnovere ,;ia i n c<Jmp~liu il e colla vita tlell' indi~·iduù in orimo lu0..:•1 e ~e··orHi ari amente colla funzione '
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IIKLAZIONE SU l l!UTII.ATI CUR ATI
del mem uro stesso. E qui nè l'una n ~ l' altra indicazione s' imponevano in morlo assoluto, chè anzi l'esempi o di alcuni mutilati di alcuni ano i fa, guariti >-pontaueamente cou cicatrice del moncone sufficientemente resistente, e il processo di guarigione già ben e avviato in alcuni dei mutilati presenti avrebbero piutto:;Lo imposto di astenersi da ogni allo operativo, comu opinavano alcuni , t:mto più tenendo conto oltrechè del peri colo sempre inerente alla cloroformizzazione anche e soprattutto della denegazione opposta, co me giit ho accennato. dai mutilati in modo assoluto a tulli i tentativi che si erano f<1tli per indurii a sottoporsi all'allo operativo. Ma varie co nsiclerazionì portavano a giudì .;are l'amputazion e come il migliore dei mezzi curativi. così come ne aveva espresso il parere nn dal primo giorno in cui aveva visti mutilati all'ospedale milit:l re dì M a~saua: prima fra tutte: il vantaggio dì un cuscinetto soffice e resistente fo rm ~ to da cute normale con cica trice linea re regolare sosti· tuita ad una cicatrice irregolare estesa, aderente, facili ssimamente esulcerabil e per lun ghissimo spazio di tempo; seconda: la celet·iLà della guarigion e. E non vi è alr.u no che non veda quanto questa seconda considerazione avesse la massima importanza non solo dal lato chirurgico, ma anche dal lato morale e dal lato fin anziario : - dal lato chi rur·gico perché qnanLo più si ritarda la guarigione di una piaga al1bonùantemen te secernente, tanto più ne soffrono le conùizioni generali dell 'arnm.dato e persistono i perir.oli ai quali è soggetto l"individuo in cui è in atto un processo suppu · raLìvo, -peggio ancora se di osleo -mieli te come nel caso di molti dei mutilati - e l'esperienza gia mi insegnava come fosse lunghissimo il processo di ~ uari ttio n e abbandonato alle sole risor se del la natura ; - dal lato morale, perche quanto più presto si riparava ad una delle massime iatture della
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guer·ra. (i mettendo i poveri mutilati in grado di ritornare alle ease loro con un buon apparecchio di protesi che loro pcrmeltes>e di camminare quasi senz'aiuto di appoggio qualsiasi, tanto più presto si ca ncella va o per lo meno si di minuiva l'enorme impressione terrorizzante prodolla negli indigeni e specialmente negli ascari dal f,tlto delle mutilazioni: - ùal l:1Lo liuanziario pen;hè quanto più presto si potevano congedare guarili i mutilati tanto minore ri:;ultava necessaria mente il di spendio per il loro ri covero nei luoghi di cu ra e per tulte le spese inerenti alla fahhricazione degli apparecchi rli pr·otesi. Ragioni q11este che natur·nlmente non avrebuero potuto per· sè sole inllnire snlla mia decisione come chiruq(o, ma che pure at:I JUÌSla vano non poco valore per il rliretlore del servizio sanitario. Guidato-da qu es te cons iderazioni. pratica i l'amputazione della ~amba in un numero notevole di mutilati, mentre praticai appena num. 4 amputazioni di avambraccio, appunto per·chè aveva consta tato come la guarigione pel moncone dell'arto superiore, a differenza che per quello della gamha, avveniva rapidamente, e per forza retrattile della ciC<ltrice e faci le stiramen to e scivolamen to della pelle dell'avambraccio, il moncone in gran parte finiva coll' esse1·e ricoperto dalla cute sana anzichll da semplice te.>suto erca· triziale. Debho anzi aggiungere a questo proposito che la rapidità della guarigione del moncone dell' arto superiore fu veramente sorprondente, mal grado che al loro anivo alcuni mutilati, fra quelli che erano rimasti più mesi alle case loro medican1losi soltanto con empiaslri empi rici, come già accennai, presentassero piaghe estesissime e di cattivi ssimo aspetto, cosicchè, se non mi avesse di già sorrella l'e,:;perienza acquistata. mi sarei deciso certnmente adoperarli im-
9itì
llELA:tlO~E
SU l )[UTII.ATI CU RATI
mediatamente. Qu esto fatto se lo posso ascrivere in parte alla efTicacia dell e lavature antisettiche e dell 'iodoformio non posso però a meno di auribuirlo anche e alla costituzione speciale di questi indigeni , che Li fa piu resistenti alle lesioni traumatiche e refrattari , direi quasi ad ogni infezione, e al le condizioni climatiche, la intluenza benefica delle qnali è impossibile non riconoscere, poichè neanche nei nostri ferili bianchi , i quali rimasero per molto tem po prigionieri con les ioni gravissime, fratture comminutive complicate ad esempio, senza il soccorso di cura alcuna, non insorsero mai complicazioni locali nè generali, e non pochi di essi vennero a guarigione. E che il clima eserciti non piccola inlluenza lo desumo anche dal fatto osservato che le lesioni traumatiche ~ uari scono in genere pili rapidamente a Massaua che non a Cheren ed a Cheren cb e non all'Asmara, per cui sa rei indoli o ad aw·ive rh in modo speciale al caldo, il quale attivando maggiormente la circolazione periferica r.Ltiva il lavoro di cicatrizzazione. Cio almeno mi permeuo asseri re pei mesi nei quali il calore non è eccessi l'O a Massaua, perchè mi mancano osservazioni personali pei me si di luglio, a).(Osto, ~ ettemb re . E pi it ancora che alla temperatura eleva ta io credo si debba ascrivere l'azione benefi ca del cl ima su l decorso privo di complicazio ni infeuive delle lesioni traumatiche all'azio)1e diretta da l sole, ciel. (juale noì cono:3ciamo Ot'mai in modo indubbio la poten1.a antimicrobica, cosicchè .~o nl'es so. che, date opportune cond iz ioni di ricovero e rlaLa la possibilitil di otte nere la u ece~:;a ri a disci plina clai ricoven1ti , io in que~ te regioni sarei proclive a trattare LuLle le ferite all o :;coperto. Il sole ed il calore in queste regioni imped iscono le putrefazion i organiche come da noi il freLlllo intenso nell'inverno, mum milicano, per co'i dire. i secreti delle fer ile, secca no e distruggono i
NELLE l~FERliEftlE Ol A S ~IAR .<\ E CUEUEN
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contagi e i principi infellivi contr·o i quali siamo obbligati a combattere conti ouameute in Europa ricorrendo ai metodi anti settici. Sarebbe veramente opera interessan te quella di fare un esame batteriologico dell' aria atmosferica, per· dcterminar·e le specie ed il numero dei microorga nismi patogeni nelle varie localitil della colonia e nelle diverse epoehe dell'anno, e so n certo che esso risu lterebbe a gran vanta g~io di que~Ln relati vamente ai nostri paesi. Il sole africano porta anche qualc.h e vantaggio con sè !
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* * ~ella visita praticata distinsi i mutilati in tre categori e, ascrivendo alla prima quelli pei quali era rir.hiesta l' operazione, presentavano, eioè, un ingrossamento not evole del moncone per lent o processo infiammatorio dei capi articolari della tibia e del perone. granulazioni torpide facilmente sanguinanti, suppurazione abbondante, le estremità dei malleoli tuttora scoperte e la cartilagine articolare in processo di necrosi, cosicchè era tla prevedersi in modo certissimo che la guarigion e sa rebbe stata lenlis:;ima ed avrebbe richiesto molti mesi; alla seconda quelli pei quali riteneva pu r ~ probabile si sareube dovuto intervenire con allo chi· rurgico, ma si poteva intant o soprassedere in attesa di vedere r andamen to del processo' e gi udicare se non si do· vesse prima tentare l' innesto epidermico; alla terza intine quelli nei t[Uali il lavoro di cica trizzazione si mostrava di già in buon punto per cui era razi onale il supporre sarebbero guariti in un o spazio di tempo non lungo . Eù il giorno 8 s' incominciò ad operare co n lena, oserei dire quasi feubrile, pert:hè malgrado Lutto il tempo che si do veva impi egare nelle innumerevoli medicazioni quoti diane ·- chè ben oltre 300 erano gl i ammalati ri coverati ,
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1\lìi.:\ZIO~E
SIJ I )ll,jTJI..HI CUllATI
quast io totalitit di malattie chirur~iche- pur disponendo di una sola camerella assai assni infel ice, che doveva servire al doppio u;;o di saln di medicazion e e di operazioni - si ~seguirono in pochi giorni ben l :SO operazioni ('l). Il giorno 'i?? si era cosi •iiJ,!iit ultimato non soltanto di operare Lutti i mutilati della prima categoria e parte di quelli della . econda che non avevano punto miglioralù nel frauempo, ma anche quelli trasloca ti quivi il 19 giugno da Massaua, nonchè quei feriti italiani ed indigena che necessita vano ).!ra vi atti chirurgi t ici pei posto mi delle lesioni riportate; ed io , dietro ordine di S. E. il Governatore, il 2o mi recat a Cheren co! capitnno Tavazzani e col lenente Martioelli per visitare ed operare anche colà i mutilati che erano r·icoverati nella infermet·ia di quel presidio e vi si dovevano raccogliere io seguito al bando stato fatto in antecedenza nei paesi e vilbggi circostanti (?}. (Il ltirig••vano i i r~par ti inoli;:~n i tiPila inr,,l·mcria To;elli i capil3ni medi.:i cav. T:wazzani e c:tv. :\lm zctti, lld eran o low a< sbh•11ti i te nenti medici Mar· tinolll e La C:l\·a. Quest'u ltimo sgra~.ia tamt'nte catldc ammalato in fJU<'i giorni e potò es;:erc di poco aiu to : il tenente ~lartinr l li 11rcst6 s,•mp ro ottimos,•rriziv degno di elogio. Ma ~(lecialm~nte ralido roncorso nell'opera mia lo ctJbi dai C.1 (lilaui meo licL Ta\·~zzani e Mozzetti, i 'JU~Ii , mi è c.1ro l'attMiarto e mi Il grata l·occa-ioDc eli pot~rlo r"rt', tlicrlero prova dì intelligente alli vi t<• e tli zelo, qual e non nvrri s•puto de~itl~ra 1·e maggiore. E non minore 1.eto lo dimostrv l'c;:rcgio dottore Tommaso Fiaschi. capilanu moflico llrll' ese rcito Australianv. il •1ualc, 11011 ol imcnlico dell a 10at1re patria malgrado i lungh i anm ùi assenza, con s tando nolliliss1 mo del cuo r~, partilosi tla Si t ln~y per verure qui n pren(Jere parte alla nostra c:untJajl'na rome volontario, gi unto troppo lardi, rhie;~ di poler co uolividero con noi almeno l'onore di curare i nostri [1•riti. S F.. 11 r; urcrnat•>rv ;:lielo conc~sse eli io, appr~zzanrlo altamente il suo sen timen to. mi t•·nni Ll~n lieto !11 arorlo a intell igente roadiutoro. E vensando d :o nn •·os1 ricco contingc1~tc di tnateriu lc, mi si I'CI·,Ioni t'o$pressione, etile potrcbb·· rar~re poco umanitaria t! no n ~. 11on ti/JVCI'a ,,,,ere perdulo ~ cr nessuno come uwz7.o e rJ•htr11ziono e di pratica, l'•'rm i~i ;mche ~gli altri ufficial i medici prl'sen ti aii'Aquar~, come pure a t:hrreu, •1unndo mi 'i recai. oli cse)!uirc i o 2 oper~1 · 7.ioni per ciasc uno sotto la mia <lir.Jzioue. (~ ) Il llotl ~'ias.-lti oll~nn e t•nro 1li accompagnar -i a me.
:-iKLLE INFRRMEHIE Ol ASMARA E CJIE I IE~
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A Cheren i mutilati erano ~6, press'a poco nelle identiche condizioni di quelli dell'Asmara, e ue giunsero il ':!'i altri 1'1. Di essi ne furono amputati 21 della gamba e .i. dell'avambraccio. Praticate quindi anche colà altre operazioni gravi su feriti indigeni , r·itornai immediatamente in Asmara , la· sciando a Cheren il capitano Tavazzani, nominato direttore di quella infermeria. Appena giunto quivi operai altri 3 ffilltilati fra quelli nuovamente venuti nel frattempo dall'ospedale militare di Mas5ana, e quindi il 'l O giu ).:no dovetti scendere a Massana per assumervi la direzione dell'ospe· dale e dei servizi s11nitari. Ritornai però ben presto all'Asmara e quivi contin uai a presiedere alla cura dei mutilati ed alla appl icazi one de:,:li apparecchi , ope:-ando m.m mano quelli che si presentarono ancora alla spicciolata fino al 7 del corrente m e~e. Sono per·tanto fra l'Asmara e Cheren 33? in totale i mutilati cb e ho veduti , e di questi ne furono operati num. 167, dei quali •l dal capitano Aprosio, 4 dal capitano Schizzi, .i-6 dal capita no Tavazzani , 3 dal capitano Pereg(l nell'infermeria di Ghinda. 30 dal capitano Mozzetti, l Jal capitano Yiale, 1 dal tenente Cotel essa. 2 dal tenente Vasilicò a Ghinda, 1 dal tenente La Cava , 5 dal ten ente Mart inelli, 2 dal sottotencnle ~J a ggi acorno , 5 dal dott. Fiaschi e 66 da me .
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* * :'iell'eseguire le amputazioni io lasciai, come i} ben naturale, ampia facoltà a Lulli gli operatori nella scelta del metodo e tuiLi indistintam ente preferirono il metod o circolare a manicotto o semplicemente cutaneo; la massima parte, o cutaneo muscolare; io :<oltanto operai vari e amputa1.ioni col metodo a due lembi cutaneo muscolare con predom inanza del posteriore o dell'e:;terno , col metodo ovolare od ellillicg a lembo
RELAZIO\E SUl l!UTII.ATI CUR.HL
posteriore, col metodo ci rcolare sottoperiosteo raccomandato dal Bruns, ma in molti casi, specialmente nei primi giorni , in cui la celerità dell 'operazione doveva pure essere valutata come un• coellìciente per mellere al più presto possibile un gmn numaro di mutilati in l!rado di venire mun iti dell'apparecchio el i protesi, scelsi io pure il metodo circolare, quasi sempre però con manicotto cutaneo muscolare, se appena la massa muscolare posteriore vi si prestava. Col manicotlo muscolo-cutaneo si evita difatti il massimo de~li inconveni enti del metodo circolare a semplice manicotto cutaneo, che è cruell o di lasciare dopo sutura nn vuoto tra le ossa segate e il lembo , vuoto che inevitabilm ente vien·e ri empito dal sangue che trasuda dal midollo o per em orragia capillare dei muscoli non compiutamente sedata, o per lo meno da un essudato siero sanguinolento, necessitando così almeno nei primi due ~io rni la presenza di un cl reu.aggio o ad uno o ai due angoli della sutura. E questa fu difatti la pratica seguita da tutti i mi ei colleghi e da mc stesso quando eseguii il sempli ce metodo circolare a man icotto esclusivament e cutaneo. Quanòo invece eseguii il metodo a lembj o il metodo circolare so ttoperiosteo non misi mai , drenaggio e cosi pure nel maggior numero dei casi nei quali feci il mani cotto circolare muscolo-cutaneo. Si intende d1e in tutti questi casi feci sempre un primo piano di sutura muscolare e come nel metodo a lembi non mancai mai di reseca re una porzione dei nervi tibiale posteriore e nnteri ore. La ld.Jertà !asciala nella scelta del metodo e l' eclettismo da me segui to furono deuati dalla convinzione che per le ampulnioni di. nn tralto t~:nninale di ,m arto, malgracio l' ostracismo quasi asso luto datogli da non pochi autori, il metodl) circolare, "pecialmcnte se sotloper io~ teo o con ma-
NELL!t l~FE"MERIE 01 A ~;)i.\IIA K CIIKRE~
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nicotto muscolo -cutaneo, è fra i più conr·l'nienti e dalla considerazione che nel caso speciale dei nostri mutilati per l'apparecchio di protesi prescelto aveva la massima importanza il conservare la massima lunf!ltena possibile al moncone, e non ne aveva alcuna invl:'ce la Jocalitil della cicn .trice se centrale o laterale, inquantochè l'appoggio non si fa sulla estremità del moncone, che rimane perfettamente libero alla parte inferiore dell'apparecchio. Chè anzi una cicatrice assolutamente laterale o anteriore o posteriore avrebbe potuto riuscire dannosa, appunto perchè l' appn. recchio chi ude la gamba come in un astuccio, ed è per questo che in un caso , accintomi a praticare l'amputazione col metodo osteo-plastico del Bear, a mezza operazione mi sono attenuto invece sempli cemente al metodo circolare sottoperiosteo, perchè il moncone di amputazione, venendo portato ad angolo retto con la gamba, la cicatrice sarebbe rimasta all'esterno jJer tutta la sua luughezza. t:onsiderazi~n e che aveva avuto il torto di non fare prima di intraprendere l'atto operati vo. Le amputazioni furono tutte eseguite previa narcosi ed applicazione del laccio dell' Esmarch, praticando prima il bendaggio espulsivo colla fn scia elasLica fino alla radice dell'arto. La narcosi si praticò sempre colla maschera dell' Esmarch usando il cloroformio, ma '15 minuti prima feci nella quasi totalilà dei casi praticat·e ·una iniezione ipodermica di un centigrammo di cloridrato di morfina nel mentre si. iaceva la toeletta la più scrupolosa dell'arto. 1\fi convinsi così una volta di più del vantaggio immenso della narcosi cloroformica sia sotto il rapporto della rapiditfl della clorofor miu:azione, che sotlo il rapporto del risparmio dt:l cloroformio, accorrendone una quantità assai minore per ottenere
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IIEUZI O:-IE SUl MliT II.ATI CURATI
e conservare la nar~si comple~a. vantaggio questo specialmente apprezzabi le nelle circosLanze di guerra. Il periodo
di ecdtazione inollre fu sempre breve, sovente quasi mancante, raro il vomito, e la analgesia anche senza anestesia prolun~ata dopo l'operazione in modo da permeuere un riposo riparatore post-operatorio agi i amputati. Ed in ne.sswna delle operazioni eseguile non si ebbe mai il più piccolo inconvenien te. E si noti che la cloroformizzazione doveva farsi purtroppo in cond izioni alquanto infelici, poichè per la riluttanza già accennata degli indigeni alla riamputazione doveva astenermi dal prevenirli dell'atto operativ(l, cosicché essi renivano sempre a stomaco pieno, e per· l'avversione e la paura che avevano,· nei primi giorni specialmente, della cloroformizzazione, essi si trovavano in uno stato di agitazione o di depressione straordinaria e respiravano assai malamen te in modo da rendere maggiori i pericoli della asfissia. Quanti pur mostrandosi rassegnati all'operazione, malgrado fos sero prevenuti dei dolor·i che avrebbero dovuto soffri re, imploravano per favore che non li addormentassimo. Non clormillo era la loro praghiera. Forse per essi quello stato di insensibilitil e di i.mpotenza :~ssol uta rappresenta troppo da 'vicino· la morte, e ne hanno spavento ; forse anche annettono qualche superstizione in quello s~ato di morte apparente, e non vi è nulla di più diJiìcile che cozzare contro le superstizioni . Certo è che in alcuni questa avversione fu co~i accentuata, cosi invincibile, la resistenza e •1a sovraccitazione così grande che dovetti cedere al loro desiderio rinunziando alla cloroformizznione. Nè EWbi a pentirmene, perche essi sopportarono tutto l'atto operativo con una fermezza, con un coraggio, con uno stoicismo ver·amente straordinario, come si racconta dei •
NEU,E 1;'\FEIHI EI\IE DI AS~L~IIA E CUimEN
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prnm ci'Ìst iani quando subi vano il martirio. Non un gri do, non un lamento; appena qualche fug•1ce contrazione del viso, quasi pe1· denof.are che non era insensibilitù al dolore la loro, ma forza di volontà. E si che per alcun i di essi, in ispecie, non furono operazioni di breve durata! Ricordo fra altre, una Lrapanazione del cranio con estrazione di scheggie affondate proronclnmento nella sostanza cerebrale ;
uua reseziHne di tutta la parete anteriore del mascellare superiore; la resezione del capo articolare superiore deiJ'omero e della cavi tà glenoidea : la resezione quasi totale della scapola. Pareva add iritura assistesser·o all'operazione anzichè esserne i pazienti . Si deve attribuire a sensibilità minore come pretrndono i più '~ lo si crederebbe dalla facilità con la quale uomini e donne si assoggettano per cura a tagli profondi molteplici in qualsiasi pa1·te del corpo ed al fuoco , rimed i loro sorrani per qualshsi malattia; l' aforisma di Ippocrate: «Dove « la natura non guari:;ce, sanano il ferro ed il fuoco » por tato, Dio sa per qua li vicende, in Abissinia. Ma sebbene anch' io creda che là sensibilità sia minore nell e razze inferiori e .perciò nella razza nera e che essa si faccia mano mano pi ù squi3ita col crescere della civiltà e del le raffina· tezze socia li, por non ritengo che essa sia attutita al punto da rendere questi indigeni quasi indill'erenti a dolori elle per noi sarebbero atroci, e credo giustizia far loro merito di quel coraggio e di quella fot·t ezza d'animo che vien loro dal sentimento di orgoglio che li porta a mostrarsi superiori al dolore, sentimento abbastanza generalizzato, radica to anzi in questi indi geui, tanto è vero che le donne stesse, ad esempio, usano hell'eggiare ed insultare benanco quegli ascari i quali eccezionalmente piangono o si lamentano quando rengono loro inllilli per punizione i colpi di cu.1·basch.
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RELAZIONI SUl MUTILATI CURATI
Strano però che malgrado tjuesta loro resistenza eccezionale al dolore e l'abit udine, per cosi dire, alle ferite e trnumatismi di ogni specie cosi frequenti in Abissinia da fat· dire al dott. Parisis, che vi abitò alcuni anni in qualità di medico del Negus, che questo paese porrebbe considerarsi «come un vnsto ospedale chirurgico >', gl'indigeni abbiano in genere tanto orrore e rilultanza per gli atti operativi. cosi che se non si fossero eseguite le amputazioni forzatamente, imponendomi loro senza ammettere di scussione, e S. E. il Governatore non avesse legittimata ed aiutata l'opera nostra con la sua autorità, forsl:' appena una diecina di mutilati vi' si sarebbero sottoposti spontaneamente. Soltanto per l' estrazione dei proiettili che rimangono nelle ferite, essi sono pronti ad nssoggettarsi a qualsiasi operazione per quanto grave, ritenendo, come )!iil da noi stessi si riteneva in altri tempi, che la guarigione è impossibile fìnch è quel corpo estraneo non è estratto ; per qualsiasi altra lesione, no. « Medicarè, guarire t è la loro espressione abituale ; e se lo· potessero si farebbero medicare dieci volte al giorno, mostrando anche pilt che nei medici una fiducia illimitata nella potenza medicatrice della natura. Ed 'banno forse ragione, perchè qui la tenacia della vita lilà è tale da loliare contro tutte le peggiori condizioni della vita, e malgrado il sudiciume in cui stanno, la nutrizione scarsa, la mancanza talora di ricovero, e le porcherie delle quali imhrallono le loro ferite e le lor·o piaghe, sono frequentissime le chiusure di prima iniezione, non si vedono quasi mal alterazioni nelle superficie traumatiche, è rapidissimo il callo nelle · fratlure, regolare l'andamento pro:;:ressivo delle guari gioni. E forse si deve non meno a questa vital ità speciale degli individui e alla salubritit del paese .;he all'applicazione più scrupolosa dell'antisepsi osser vata e negli atti ope-
NELLE INFKR~ERIK DI ASMARA K CHKR!~
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rativi e sempre nelle medicazioni successive, se non si 11bbe alcuna complicazione od infezione negli operati, e su 463 amputati si ebbero ben H3 guarigioni per prima inten· zione, malgrado che le condizioni dei locali improvvisati della infermeria Toselli, prima adibiti a caserma di cavalleria, cioè, in massima parte a scuderie, fossero tutt'altl'o che adatti à rieovero di operati. e la presenza continua nei cameroni delle mogli, bambin·i e parenti, che vi portavano il loro suruciume, e, quando potevan ~ eludere la vigilanza vi preparavano magari la carne secca e facevano cuocere il vitto usando quale combustibile lo sterco dei muli, non concorresse certo a migliorare · l'igiene dell'ambiente l Di più anzi anche quelle 20 guarigioni che avvennero soltanto per seconda intenzione si avrebbe it diritto di ritenere che quasi tutte si sarebbero avverate per prima , perchè questa non mancò già per cause inerenti all'atto operativo, o alle condizioni generali dell'operato, ma del fatto di traumatismi accidentali che colpirono il moncone nei primi giorni dopo l'operazione, o quando non era del t~1 ben consolidata ta cicatrice. E ciò si deve a che, nel portar fuori gli operati pei loro bisogni o nel sahellare che essi facevano per trasportarsi in qualche luogo vicino, non potendo senirsi che di una sola stampella a causa della mancanza della mano destra, non raramente cadevano od urtavano col moocone ;o qualche luogo, per cui alla contusione ne susseguivano emorragie, lacerazioni, piaghe della parte, con distrazionealmeno parziale del lavorio di cicatrizzazione già in corso. E per questo stesso motivo si ebbero non poche ricadute anche nel corso di guarigione dei non operati, con ritardo noteTole della cicatrizzazione ·finale. Ad ovviare per tanto a questi gravi accidenti cosi rrP,queoti cercai di risolvere il dtfficile problema di mettere 6S
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RELAZIONE SUl MUTILATI CUll ATI
i mutilati in grado di servirsi di due stampelle anzichè di
una , allìnd1è potessero camminare sicuramente invece di es· s~1·e obbligati a saltellare od a farsi po1:tare dai loro compagni. E fortunatamente vi riuscii modilicando in inodo sempl icissimo la stampella da ufficiale. Portai, cioè, il primo pezzo di legno orizzontale che sta
Fig. t• StomJXIlo da uffidole
Fag. g ~ Stomptlld utodi/ftdtrs
fra le due aste della stampella piti in alto, in modo che appoggiando la stampella so lto all'ascella es,so corrispon· desse alla piegatura del gomito del mutilato, facendo lo im.botlire ben bene e rivestire di pelle di daino ; quindi io
NE:LLR I:'< FKIIliERIK 01 ASlfARA E CHERK:'l
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questa stessa posizione, all'nllezza della met,it dell'omero, feci impiantare due bottoni a vite nelle a~to della stampella e per mezzo di essi fi:~sai cosi la stampella al bracc io, del mutilato con una larga striscia di cuoio. Facendo appog giare a questo modo la ~ta mpella su lla piegatura del gomito anzichè sutr avambraccio, il mutilato fu in grado di tenere !Jiù ferma la stampella ste :~sa e di fare maggior furza. sollevanrlola con ma~giore facilità e sicurezza, e si evitava di provocare trazioue sulla cute del moncone dell'avamhraccio, trnzione che avrebbe potuto nuocere al proCU5SO di cicatrizzazione del moncone stesso. Pro,·are la stampella ad un mutilato e vederlo conere ip.~o fac:to fn tull'uno; con quanta gioia di quelli infelici si può immaginare l Ba stò qu e:;to piccolo fallo non soltanto per di minuir·e di molt o gli ur·ti e le cadute, ma per cambiare persino la lisionomin del largo campo dell'infermeria Toselli , chè invece di avere il continuo miserando spella· rolo dei mutilati port:\Li a bracc ia od ohbligati a starsene immobili arcovacr.iat.i prr terra tutte le lunghe ore della giornata, si vid ero cn mmin are, correre e fare fantasia fra di loro. L'allegria in veritil non venne mai meno nei mutilati. malgrado la loro infelice con1lizione, al che concorse certamente la genero:;itil colla rpl:liA si diedero loro compensi in danaro, ·avendo distrihuito S. E. il (;overnatore .30 talIeri ad ognuno di e~ si e ·l O in più a quelli operati. ~o n ultima ragione secondo alt:uni per la quale alla fine in ultimo i mutilati si adat tarono più (acilmente all'amputazione ed alcuni vennero anzi dai loro paesi a ricoverare nelle infermerie di Asmara e di Cheren. Del che sarebbe UJ{ualmente da rallegr:Jrsi perché così quei talleri fur ono mes~i a buon frnuo, por-lando un- enorme risparmio di Lernpo
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Rlti.AZIO~K
SUl MUTILATI CURATI
e di danaro, essendo ora chinso, per cosi dire, questo doloroso episodio, mentre esso avrebbe avuto certamente ancora strascico per ~t lcuni mesi almeno. (o rìleogo però che la qu~t s i quiescenza attuale dei mutilati alla amputazione si debba attribuire non meno :l i buoni risulrati ottenuti in tutte le operazioni esegui t~ e alla evidenza del fatto che loro s'impone della rapidità di una completa guarigione. Convincere coi fatti sarà sempr·e il più sicuro mezzo per abbattere i pregiudizi, vincere le riluttanze, assicurare il progresso anche fra i popoli primitivi. Le medicazioni post-operatorie del moncone, come quelle pei non operati dnl mio arrivo all'Asmara in poi, si fecero sempre con iodoformio (prima mancante), e con garza al sublimato. Per quanto fautore dell'asepsi a preferenza dell'antisepsi, ho creduto dovermi attenere a quest'ultima sia in Asmara che a Cheren e per le condizioni dell'ambiente in cui si operava e dei locali nei quali erano ricoverati gli operati, e per la poca pulizia stessa e l' indisciplinntezza degl'indigeni, dei quali ndn pochi usavano persino sfasciarsi per giudicare dell'aspetto del loro moncone quando a loro parere si distaozavano di lroppo le medicazioni; con quanto vantaggio si può imma· ginare l Malgrado però abbia s~mp:-e fatto uso di soluzioni al ' sublimato all'i 0/ 00 fl di garza e cotone al sublimato, per maggiore sicurezza non mancai mai di usare contemporaneamt\ote tutte quelle precauzioni che assicurano l'apsesi : cosi feci sempre bollire la stessa garza al sublimato, perchè non mi poteva suffi cientemente fidare del personale che la taglina, e la seta che sola usai per le legature dei vasi come per le suture profonde e superficiali, e i ferri quante volle occorreva di usarli, e accudii sempre personalmente alla toletta. degli uomini di truppa assistenti alle operazioni.
NILLI INPKRIIIRRIE DI AS)IARA E C IIKRI~
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Riguardo all'andamento degli amputati !Wn ho nulla a segnare degno di nota, se non riconfermare che gli operati con metodo a lembi o col metodo circolare solloperio~teo od a manicotto muscolocutaneo guariscono in genere com· pletamente in tempo piì1 breve che non gli operati con metodo circolare a sempli ce manicotto cutaneo, e che il cuscinetto riesce mollo più soffice e resistente.
* • Oi innesti epidet·mici ebbi sol tanto occasione di praticarne 2, perchè durante il periodo di tempo impiegato per le amputazioni e quello trascorso durante le mie assenze forzate dall'Asmara, dacché assunsi la dirEizione dei servizi sanitari, quasi tutle le pia.~he dei monconi dei mutilati della seconda categoria si ridussero a proporzioni così limitate che non ritenni piìt necessario ricorrere alla operazione. Quei 2 innesti nnzi li praticai in 2 mutilati nei quali la cicatrice, già quasi completa, per trnumatismi riportati si era nuovamente di strutta in modo da lasciare lulla la ~ u perficie del moncone scoperta. Il metodo da me seguito fu quello dol Thier,;ch, e ne ebbi risultato ottimo. Io un caso l'innesto attecchì su tutta la superficie del moncone, nell'altro 1·imasero appena alcune areole scoperte. Anche a Ghinda il capitano medico Perego aveva tentato su di un mulilato l'innesto epi~ermico, non saprei con quale metodo, ma esso non riuscì·, forse per colpa dell'operato, e quel mutilato traslocato nli' A'i mara uscì uno degli ultimi da questa infermeria. .,.
* • L'apparecchio di protesi prescelto per i mutilati fu il piede artificiale di Beanforl , mod ificato leggermen Le dal cav. I nvernizzi aggiungendo una suola con chiodi da scarpe alpine
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ari un gawlialeLLo allacciato per sostituire lo stivaletto che in ca:'i ordi nari si dovreuue calzare sul piede Beauforl. Esso si adatta perfettamente non solo ai mutilati non operat i ma anche agli operati , percbè es ~endo essi tutti amputati poco al disopra dei malleoli, la gamba presenta ancora una lunghezza e una superficie sullìciente perchè l'apparecchio possa fissa rvisi al disopra del moncone. E di falli i mutilati possono con esso camminare assai bene ed anche abbastànza speditamente senza correre il rischio che esso si sposti pnrchè sia diligentemente serrato all'arto. Qllesla però è condizione indispensabile ed .è perciò che pretesi una maggiore imbollitura interna dell'apparecchio special rneote della parte ;mteriore che appoggia sulla spina e cresta della tibia o delle due ali laterali slabbrate del gambal e sull e quali appog)o(ia no i condili della Libia stessa, aiTinchè l'individuo possa senza dolore stringere esattamente l'apparecchio. Al quale scopo si sosti tuirono ai legacci linguelle di cuoio cou fibui e affinchè i mutilati possano cosi alh1cciarsi da sè stessi r apparecchio e stringerlo sebbene privi di una mano. Con queste e con altra modifìcnzioni chP. ritenni opporLilne, quali il raddrizzamento della curva inferiore delle stecche laterali per dar loro maggiore solidità ed eleganza negli apparecchi destinati agli operati nei quali non esiste pii• l' ingro:>samenlo terminale dci malleoli; la maggiore altezza del garnbal~ per proteggere maggiormente il moncone inferiore; la maggiore larghezza e lunghezza della linguetta mediana e la sua imboLLitura allo scopo di coprire per bene tutta la fa ccia anteriore della gamba anche qualora accorressero fascia ture; la maggiore curvatura del piede all' insiL per aciattarlo alla lun ~ h ezza del passo degli indi~e ni , l' apparecchio corrisponde a;;sai bene al suo utncio
NEti.E INFER){ERI E DT AS~IARA E CHERE:'i
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e certamente non · si poteva adauarne altro più co nfacente per questi indigeni e pér questo paese, data la sua grande sempliciti:!. Per· mancanza di materiale si poté soltanto incominciare verso la tìne del mese di giugno ad applicare l'apparecchio ai mutilati , e l'esodo di questi dall'infermeria ebbe prin<:i pio dal '1° luglio. Per ritardo e disguidi di altre spedizioni di materiale vi fu altra sospensione forzata alla tìne di agosto e nella prima metà dì settembre, ma ormai lutto il lavoro è compiutamente ultimato. Ogni apparecchio fu costrutto su misura e provato più volte all'individuo prima di metler questo in us.:ita. Nella costruzione e adattamento dì essi non ebbi mai a rilevare alcun difello od inconveniente d'importanza. Ma, nel chiudere questo mio ureve r·apporlo sngli appa· recch ì, non so tacere di due inconven ienti che temo possano dissuadere i mutilati dal s~rvìrsene ahitunlmente: l'uno le piaghe e i calli successivi che si former·anno necessariamente e su ll a spina e sui condili della tibia clte .appoggiano sulle ali di cuoio e stecche laterali dell' apparecchio sopportando tutto il peso del corpo, e l'altro la fragilità relr~tiva dell'apparecchio , essendo le stecche laterali di legno, fragilità che può renderlo facilmente inservibile. Dell 'uno e dell' altro difetto si ebbero di gìit esempi nei primi individui che ne furono provvisti. Ma oltrechè gli ultimi apparecch i, dietro le osservnzioni da me fatte. sono migliori dei primi e più sol idi, io spero che ad evitare le piaghe basterà l'innovare di tempo in tempo l'imbottitura di tutta la parte superiore. E perchè siano sempre pos3ibilì le riparar.ioni che ne<:essariamenle occorreranno anche dopo la partenza degli operai ortopedici, proposi ed ottenni dal si~nor· Vice Governatore che venis-
RBLAZIONB SUl KUIJLATI CURATI 992 sero istruttt in proposito aleuni operai indigeni fra i migliori , e mi ri sulta che essi fanno ottima prova
Cosi l'opera altamente umani !aria e generosa della Croce Rossa e del Governo non andrà perduta neanche per gli anni venienti ; e i mutilati nella colonia, nel mentre ricorderanno la barbarie abissina, dimostreranno la pietà e la filantropia dell' I tali a vers~ i poveri infelici, e la sua gratitudine vet·:;o quelli che combattono per lei. Asmara, li 23 settembre ·1896.
Nota della Redazione. - Alla relazione del maggiore Ferrero di Cavallerleone era annesso un elenco nominativo dei muLilau stati operati, ed un aHro di quelli non operati. Non potendo, per mancanza di spazio, pubblicare tali elenchi, ne riassumiamo numericamente qui sotto i dati più importanti:
Y. ulilati oper·ati l J. no r1 operati . . . Arti mutilati :
.
N. 167 » 165. Operati
lS oo operaU
Mano destra e piede sinistr o . N. 165 160 Mano destra e met.à del piede sinis tro • 1 Mano des tra e piede destro . • 1 l Mano sinistra e piede destro. • ;j Mano sinistra e piede s inistro • 1 Operuion i praticate: Amputazione della g~tmba con mtltoJo cirtolare a manicotto cutaneo o muscolocutaneo • . . . . . . . . . N. 151 Amputazione della gamba con metodo ovalare • . . . . . . . . . . . . . • Amputazione della gamba con metodo a due 5 lembi • • . . • . . . . . . . . •
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NELLE INFRRMERI.E DI ASMARA K CRBREN
Tenotomìa del tendine d' Aehille . . N. 1 Amputazi.one dell'avambraccio con metodo >) 5 circolare . . . . 3 . . . . . . Innesti ipodermici Esito delle operazioni: Guariti per t• intenzione . . . N. 143 1 22 . . . . . . Id. pe r 2 intenzione 1 Esito negati vo (in un innesto ipo:iermico) Jt
.
J)
l)
Data dell'uscita dagli stabilimenti di cura.
l
Operati
Non operati
l •l
l
cifre prop. 0 /o cifre prop. /o assolute assolute
. .
Dal fo al 15 l uglio. Dal 15 al 31 luglio. . Dal 1° al 31 agosto . Dal 1;") al 31 a gosto D al t• sellembre in poi . Dala n on indicata . . Totale
.
29 46 32 C)" - i>
25 10
.
.
18,5 29,3 20,i 15,9 15,9 -
-
167 100,0
5 33 35 28
61-
-
3,0 20,0
21 ,2 17,0 38,8
-
165 100,0
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TRASPORTO ARUOTE CON BARELLE REGOLAMENTARI Nota del do ttor AUilio Baraoai, capitano medico nel regg. cavalleria Firenze
Sulla fine del dicembre ·1895 io aveva l'onore di comunicare ai signori colleghi del corpo sanitario militare, riunite in un opuscolo alcune Considera~ioni e proposte sul sen;izio sanitario milita1·e: tra queste accennavo ad un carrello smontabile, da me ideato, di cui dava la tìgura, riserbandomi a darne la dettagliata descrizione. A questo mi accingo ora, dopo che, ottenuta dal comando del I [l corpo d' armata la autorizzazione di esperimentarlo durante le passate manovre di campagna, ho constatato che mi ha dalo il risultato che mi era prefi sso di raggiungere, cioè, maggiore celerità nel trasporto del ferito e minore numero di braccia pel trasporto medesimo. Nel mio lavoro accennava come ogni barella regolamentare richieda una squadriglia di quallro infermieri: numero che è davvero elevnto, tanto più se si considera che gli ultimi studi deli 'egregio tenente colonnello medico cav. I m· uriaco fanno salire i feriti in un combauimento al 25 per i 00 dei combattenti. Si pen;;i quale numero enorme di portaferiti sarebbe necessario nnche calcolando che un quinto solo dei feriti avesse bisogno di essere trasportato; poichè quella dala sq11adrigl ia di portaferiti non potrà fare molti viaggi di andata e ritorno dalla linea del fuoco al posto di medicazione, tanto più ora che tutte le autorità paiono
TR:\Sl'ORTO A RUOTE CQ:\' BARELLE RKGOLA)IKNTARI
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concordi nel fissare il posto di medicazione a 2000 metri in media dalla linea di fuo co. Col mio carrello è provato che bastano due soli portaferili fino a che il terreno è accidentato, ma una volta raggiunto un sentiero, tm solo porta-feriti è sufficiente per guidarlo e per fare lun go tragillo. E difaLLi o per bisogno di prestare assistenza al ferito o pel riposo del porta-feri ti, questi può abbandonare senza timore la barella, la quale rimane perfeuamenle ferm11, appoggiala come tro~asi anteriormente alle ruote del carrello, posteriormente ai pedali che si abbassano a volontà del porta-feriLi. Hu detto che in terreno accidentato occorrono due portaferiti , nella considerazione che in tale terreno, o pel passaggio di qualche foss atello, la barella debba essere traspor-
tata a braccia, nel qual caso il cart·el\o, fisso p1·ecedentemente al la barella , verrebbe con essa sollevato: il mio carrello coi due pedali pesa in tutto kg. ·16.300; non è quindi un aumento di peso da dare pensier?, tanto più che il trasporto a braccia sarà per breve trallo di terreno sapendosi che i sentieri sono frequenti as5ai nei nostri terreni; nei sentieri basta un solo porta-feriti, dai sentieri si entra nelle strade e qui volendo si può andare a passo acceleralo. Il mio carrello serve benissimo in guarn igione, perché alla barella si possono sempre aggiungere, anche quando c montata sul carrello, gli archi ed il Lendaletto re ~o la mentare, ila poco in dotazione. Il carrello adunque consta di cinque parti: 2 ruote con molle; 'l asse ; 2 pedali arti ~olati. Ogni rnota è a ral!gi tangenti, cerr,hiata con robusto tubo di gomma , e po1'la rissa al mozzo una molla a conca-
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TRASPORTO A RUOT&
vità super·iore terminante ai due lati con un sopporto articolato: questo è curvo, colla concavità prospiciente la concavità della molla, e colla sua estremità libera termina a for· ma di un U, entro cui si adagia l'asta della barella: tra le astieelle di questa U passa la chiave che tralliene ferma l'asta della barella, formando cosi un tutto omogeneo colla ruota. Nel mio primo modello, uno dei due sopporti della molla ~ quello che, montato il carrello, restava anteriore, terminava a manicotto e dentro questo introducevo i manicbì della barella: come si comprende la cosa era più svella a più semplice, anche perchè mi eliminava una chiave ; ma ho dovuto modificarlo e terminare anche questo ad U perchè con mia grande meraviglia trovai che l' asta delle barelle rigide di cui sono dotati i carri per ammalati e per feritl gr·avi, è pet· forma e per dimensione differente dall' asta delle barell e pieghevoli in dotazione ai corpi. Confesso che aveva sempre creduto che, per ragioni facili a compren· dersi, le aste di tutte le nostrtl barelle regolamentari fossero uguali tra di loro. L'asticella esterna dell' U porta fisso un piccolo cono vuoto, sul quale può infi ggersi una baccheua, nn ramo d'albero, e formare cosi una tenda al pazientt~ adagialo sulla barella. L'asse è in ferro, lungo centimetri 61, rotondo nel suo mezzo e rettangolare alle estremità; in queste sono due IJuchi allraverso i quali, dopo che l' assu è applicato al mozzo della ruota, passa una popiglia, che serve a tr·auenere fortemente unilo l'as~e colla ruota. Le estremità dell' asse si applicano indifferentemente all' una od all'altra rnota. 1 pedali con stano di un tubo di ferro vuoto terminante a piallo nella parte inferiore, e superiormente con un
CON BARELLE RIGOLAMINTAR!
1
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dente: nel piatto è praticata una incisura rettangolare; alla base del dente si articola un' U come quella dei sopporti delle molle e che serve allo stesso scopo, cioè ad atTerrare l'asta della harella ed a fissare a questa il pedale. Nella .asticella esterna di questa U sonovi due alette entro le -quali si incastra il dente del pedale formando cosi un tutto rigido mediante una popiglia che per appositi bochi attraversa le due alette ed il dente. Quando il pedale non si adopera, rimane ripiegato parallelo all'asia trasversale -della barella, e colla incisura del suo piatto si ferma itt modo semplice e sicuro al dente dell'altro pedale. Per allestire il carrello si procede in questo modo: ~o Si uniscono le ruote all'asse, avendo cura che le molle rimanga~o all'esterno; ~o Le ruote così unite si collocano avanti alla barella; 3° Uno dopo l'altro si sollevano i sopporti, prima gli :anteriori e poi i posteriori, e si fissano mediante le loro terminazioni ad U alle asle della barella; i due anteriori rimangono !issati alle aste in vicinanza dell' asLa trasversale ~ al dinanzi di questa ; i due posteriori vengono a fissarsi vicino al punto dell'asta in cui questa comincia ad essere 'ricoperta della tela; 4-• Si fissano i due pedali attaccandoli ai manichi della 1barella subito dietro l'asse trasversale di testa della medesima. Raddrizzati i pedali, la barella è ferma ed a posto: i due •porta- feriti vi adagiano il ferito: quindi quello destinato a ·condurre la barella si colloca al suo posto, tra i due ma·nicbi dietro la testa del ferito : assicura ai manichi la ·cinghia, dopo essersela posta attraverso le spalle e quindi, -allargando alquanto le gRmbe per dare maggiore solidità -alla barella {la quale rimane appoggiala alle ruote ed alle
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TRASPORTO A RUOn ; CO~ BARELLE RRGOI..UJE:'\ TAIH
sue !!palle col mezzo della cinghia), adopera le mani pe1· rialzare i pedali. Ciò fallo impugna i mani chi della barella e parte. Dovendo lasciare il suo posto, procede in senso inverso: si ferma , abbandona i manichi della harella, con un colpo di pollice fa cadere i due pedali, assicura i due denti nel loro in castro, e quindi si toglie la cinghia e può muoversi liberamente. Come si vede la manovra non present:t alcvna ditlicollà: i miei esperimenti mi diedero ottimo risultato: ma desidererei fossero da altri controllati per suggerirmi quelle modificazioni e per correggere quei difetti che pos~o no essermi sfu)! giti. Il carrello smontato può essere trasportato assieme alla barella sull' imperiale dei carri, oppm·e colla carretta da. bauaglione.
NB.- Questo la•·oro era di già ultimato, ma non ancora consegnato, pel ri-
tar.lo di uu •lisPgno. quando mi giunse Il N. Il, agosto !896, del nostro Giornal& medico del liegiv esercito. Quivi tro••asi a pag. 751 la descrizione sommaria dì una coppia cii ruote da applicar;i alll barella., inv entata dall' isJ•etlore generale belga Mullier che assomiglia mollissi mo nl mio carrell o smontabile. Riteng•> q u a.~l supernuo il ricordare al colleghi ca1o io aveva di già comunicalo il mio rarrP. IIo, dandone una llgura ab bastanza chiara, Ono da l dirembre t89:;.
RIVISTA DI GIORNALIITALlANI ED ESTERI 1,
•.
R[VISTA MEDICA C\ YJ.e:v N. - Sopra un oa1o èll panoreattte aouta. Clinica medica, ::;ettembre, ·1896, N. 15).
(La
L'autore r itiene che questa malattia si manifesti più spesso di quel che si crede, giacchè essa può rimanere sconosciulat a meno che non se ne faccia l'osserva zione post mor lem, od esser e scambiata con una perilonite da perforazione o con una occlusione a cuta intestinale. L'individuo di cui tt·accia la sl,ol'ia clinica era mollo grasso e con tutta probabilità, strenuo bevitore tli bi~ra. Per qualche gioPno non si lamentò che di slip~i c dolore epigastrico, ma poi a ggravatos i il male entrò nell'ospedale Cambrid ge Ward dove fu constatalo profonùo collasso, estremità fredde, pelle coperta di abbo:1dante sudore, respiro irregolare, fiso ... nomia sofferente e leggermente cia notica, temperatura 3;• eh~ alla s~ra ca dde a 35°,4, . vomiti frequ enti che non presentavano caratteri di "r igurgito intes linale, dolore forte all'epigastrio che e1·a sensibi lmente flaccido. Si praticò immediatamente un trattame nto energico stimolante, cognac pe1' bocca, cognac per clister~, iniezioni solto cutanee di eter e e ~tricnina, ma il m~lato più non si riebbe e dçpo poche ore mori. All'esame necroscopico si o~servò una certa quantila di liquido siero sanguinolento nella cavità addominAle, iperemia del peritoneo che cuopriva il pancreas e il duod eno; i tessuti dietro il periloneo, auorno al panal'eas, erano intìltr~t li di ~iero sanguinolento, il pancreas et·a in~ranùi lo. arrossa~o, f1·iabile, edematoso, ~oi Iobuli rosei e traslucidi somiglianti a caPne di salmone, senza dubbio una condizione ques~a do:vutn a ne.crosi da co,sgulnzio pe. Dopo l'esame di
woo
RlVlSTA
questo caso l'autore traccia il decor~to clinico della malattia e dice che vi sono cal!i rapidamente mortali come il pregante, ma ve ne sono anche di •(Uelli che terminano colla guarigione dopo lunghe vicende fra le quali l'evacuazione di pus o l'eliminazione del pancreas gangrenato per la via inlestinale. Quanto alla causa egli ritiene probabile, come il dolt. Fitz suppone, che il punto di partenza sia qualche infiammazione dello stomaco o del duodeno e che gli agenti infettivi arrivino al pancreas pei suoi dutti. In quanto concerne ai precedenti del male, pare che esso avvenga più frequentemente D"'l sesso maschile e nell'età adulta, specialmente negli individui grassi e che sono stati precedentemente soggetti alle affezioni gastriche. Le affezioni colle quali è più probabile il confonderla sono la peritonite da perforazione, e la occlusione acuta intestinale: può pure sospettarsi talvolta la presenza di calcoli biliari o di veleni irritanti. La cura non può che essere sintomatica, specialmente atta a vincere il .collasso il quale deve ritenertoi dipendente da disturbo funzionale dei grandi gangli ~impatici. L'autore consiglia l'uso dell'estratto delle ghiandole soprarenali che secondo il dott. Giorgio Olivier sarebbe un ottimo eccitante del cuore. • te. M. DESCAZALS. -
La pdttaonl.- (Gasette des H()pitauz,
26 settembre 1896). L'autore descrive una malattia infettiva, di cui non fann o menzione i lrattali di patologia, ma che merita d'essere conosciuta anche perché qualche volta si manifesta solto forma di epidemia d'una certa gravità. Prima di descriverne il quadro sintomatico, ra la st()ria di questa s'trana malattia, assolutamente sconosciuta prima del 1891, e studiata poi dal Dujardin-Beaumetz, Dubief, Rendu, Morange, Netter, Gaston, Triboulet, Peter e Nocard, il quale ultimo ne scuop1'i l'agente specifico. Le relazioni delle diverse epidemie osservate mostrano in modo indiscutibile la trasmissione diretta dell'intezione dal pappagallo (psittacu!) all'uomo ed è inte-
liKDl CA res~ ante
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notare che in lutti i casi si è constatalo, come punto di partenza de ll'infezione, la presenza di uno o pa'l'ec·; hi di questi uccelli, i rruali furono ammalati o morirono il che dimostra che l'agente infettante è ugualmen te pato.geno f.el pappagfi iiO e per l'uomo, che il pappagallo non e semplice meute il veicolo dell'infezio ne e che non è da t emer si la vicinanza di pappagalli saoL L'età eJ il sesso '"'n hanno alcuna influenza nella maggioro o minore facilità a contr•arre la malattia , un'influenza positiva l'hanno le -cattive condizioni igi euiche ddl' ambiente e delle persone . .La malattia si trasmette pe r contagio dit•etto specialmente per l'abitudine che tanti proprietari di ques ti uccelli hanno <li dar loro il cibo dalla bocca al becco, pel' mezzo di un <>ggello o di un mezzo infetto, e inflne, ma più raramente, -da uomo a uomo. La malattia nel pappagallo dura da otto a quindici giorni, e durante questo tempo esso ha diarrea, ha le piume ritte, le ali cadenti: è in uno stato di ~>be tu -dine. di sonnolenza continua. Il microrganismo s pecifico fu scoperto, come si disse, dal Nocard, che fece i s uoi esperimenti sulle ali di pappagalli infetti importwti da Buenos-· Ayres e che morirono durante la traversata: egli ottenne -d elle culture abbondanti di un batterio corto, assai spesso a -estremità arr·otoodale, alternativamente aerobio ed anaerobio, ·estremamente mobile, che si sviluppa rapidamente sulla maggior parte dei mezzi solidi o liquidi utilizzati in balte'riologi.a , che non si colora col Gram, non scioglie la gelatina, non fa fermentare il lattosio, non coagula il latte, ed è patogeno non solamente pel pappagallo ma anche pel piccio ne, pel pollo, pcl topo, pel coniglio, per la cavia. Questo batterio però non é stato ancora trovato nel sangue o negli <>rgani degli ammalali di psiltacosi. Quanto alla sintomatologia, la psiLtacosi ha molti punti di -somiglianza ·con certi stati tifoidi: ce rti caratteri però suoi propri ne giustificano pienamente la descrizione come entita m orbosa. L'Incubazione ha una durata di circa otlo a dodici .giorni. Il principio dell'infezione é spesso accompagnato rla fenomeni locali: questo notasi nei casi in cui l' ammalato diede da mangiare al pappagallo da bocca a becco ed os6~
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RIVISTA
!>ervasi genera lmente un edema leggero e poco duraturo alle labbra e alle regioni vicine e delle placche dineroid t. ~:~!la bocca ed alla gola, l'eruzione di piccoli
bottoni rossi e
·!l)lorosi sui bordi e alla punta della lingua, un lieve gonl.or·e della regione sottomascellare con (]ualche ~egno Jj. Angina. Quando non esistono sintomi locali, il principio della rnalattia è più l ento e meno nello. Gener·almente si hanno segui di abbattimento, prostrazione, malessere e si notano dolori vaghi al tronco e alle membr·a: spesso si hanno epistassi e distur bi dd la digestione: qualche volta diarrea, genel'almenle costipazione. In altri casi ~i hanno fenomeni dell'apparato respiratorio pii.! o meno intensi . :-!el pet•iotlo di stato l'infezione ba molla analogia colla f~bbre tifoide, ma la febbre sale assai pii.! J'apidamente e la defer'Vo3scenza si fa in due o tre giorni. L 'aspetto generale dell'ammalato e quello di un ti fico: l o stupore ne é la nola dominante. Il cl eli ri o è gene ralmente tranquillo : rara un'estrema agi tazione. Quanto all'apparato digerente, si ha lingun impalinata, vi ~chiol"a che r icorda piuttosto la lingua dell'lnfluenza che queltu della febbre tifoide: giammai è r~s~ a , fu l igino~s, secca come in quest'ultima malattia. I vomiti sono rat·i: r·ara è Ea diar rea: gener·almenle vi è stitichezza. I l fe~ato è normale: la milza sempre in).!randila. Im portanti sono i fenomeni per parte dell'apparecchio. respir·atorio, lantochè nel 1892 questa malattia fu conf11sa colla polmonite inf~Llrvo . In pl'incipio si ha tosse e dispnea più o meno in~ tensa con punti dolorosi vagan ti nel lorare: ali'Hscoltazione si avvertono rantoli crepitanti fini indicanti un certo ~ ra d o di iperemia brooG!riale, ~pesso anche una vera hr oncllilt>. Il più spesso pet·o i fen omeni polmonari non si limitan o a ques.lo, e si ha una vera infiammazione pneumococcica. Lo apparecchio circolalot·io non prdsenta nulla di speciale. L e urine mostrano le solite tno lificazioni delle pi r ess il' gravi La pelle è ganersl mente secca, raramente è sede di P-ruziooi.
speciali : in qualche caso si osservano eruzioni papulose e p etecchie. La malallia dopo quindici o venli gior ni t dal suo. inizio, entra nel periodo della declinaziane. La convale ~ceoza è lunga e difficile. L'ammalalo è debolissimo: si lamenta
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ancora •li dolori nel le m emb1·a: Jq forze non ricompai ono che con estr ema lentezza. Il prono!<Licn dipPnde specialmente dalle infezioni secondarie: assai fav orevole nei casi di psittacosi pura, prende una acces!<iva gravilà allol·quando sopraggiungono fenomeni polmonari. Quant.o alle com('licazioni ess:e. dipendono specialmente dalle suddette i11fezion·i seconclal'ie, alle quali il processo infettivo apr·P. 'a porta. Lo !'< ludio attento delln malattia pl'rmetlA di d escrivere parPcr:hie forme dipendenti dall'affezione stessa, dal terreno sulla quale si ;:volge, e dalla gravita dell'epidemia. l.e form e prin cipali sono: la jor.ma leggera quasi abortiva ualla malattia, la.formct ordinaria che ha ser·vilo di base a questa òllsct•izione, la f orma adinamica in cui prevalgono la debolezza e lo stato di stupore, la .forma nerflOM. nella quale si ha un delirio intenso, la fo r ma polmonare. Quanto alla ùiaf!nosi, le malattie ..:oli Pquali più facilmrnte si può confondere sono: la febbre tiroide, l'influenza , certe forme di polmoniti congestive, il tifo esantematico, il tifo ricnrrente; m o, oltre <"he dall'andamento e dalle note cliniche esi'IR verrà riconosciuta spt!cialmenle per l'inchiesta eziologica fntla con lutlil cu r'A e pPeci~ione, in ~:hies la che deve esse r e il più pre;:;t0 i'< lituita non st do pel trattamento della malattia ma più !'>pecia lmP.nle per poter pren•lere delle misur·e pr·ofl lattiche. La ter·apeutica sara profil attica e curativo. Quanto al la prima si pt'P-nd·•r anno Lutte le precau zioni di isolamento e disinfezioHe che si pr·aticano nei casi di ma laWe contagiose, tanto più fa cile i 11quantocl,è se ne conosce l'eruzione. Cirr a il metodo curativo si ricorr erà ad una terapia sinlomAtira a ser,onna delle ìndicazinni che si conoscl•no pe1· le roRiatti ~ infettive in genere. Il malato sara messo a re gime l altr o; si soPvegl ierà con scrupolo l'integrilà degli emun tori. Allorch é la temperaturtt é molto elevata, anche esistend o fenomeni polmonari, si daranno lozioni, impacchi, bagni freddi. Si daranno l'olcool, la caffeina e nei casi d'indebnliment0 cardiac<', la sptwleina e la digitale. Infine n ei casi di adinamia estrema e minaccia di paralisi cardiaca si ri correrà con successo alle iniP.zion ì soltocuLanee o intravenose 1H ;:;iero arti ficiale.
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RI VISTA.
BarssAuo. - La oorea Y&riabUe del degenerati. -(Joumal de Médecine et de Chiru ,.gie, otlobre 1896). Sotto il nome di corea variabile, Brissaud descr·ive una corea, ehe no o ha né uniformità nelle sue mt~nifestazioni, né · regolarit.à nella s ua evoluzione, nè costanza nella s ua dt.arata. Essa va e viene, aumenta e diminuisce alternativamente, cessa tutto ad un lratlo, ricompare un giorno, scompare di nuovo, con movimenti or·a bruschi, ora lenti, senza localizzazione preponderao ld. La s toria di questa r,orea può esser d riassunta in poche pa~ role. Essa si svolge sempre nei degenerati, e fa d'uopo prendere in questo caso il termine nella sua più precisa accettazione. Essa sopraggiunge sotLo l'influenza di cause diverse, Ri inizia insidiosamente, per modo che é difficile conoscere quando essa comincia, ~ ciò si s piega: fino al giorno in cui noo si afferma coi segni inconlesta bili di morbosità, viene negletta e considerata come un semplice capriccio dei muscoli, sprovvisto di valore patologico. Una volta costituita, la s indrome é caratterizzata da movimenti involontari che il linguaggio io uso comprende sotto il titolo di mooimenti neroosi; sono movimenti più o meno bruschi degli arti, specialmente delle braccia, delle spalle, del ,·iso, sem pre involontari, e, in generale tanto più forli e fr·equenti quanto più lo s talo nervoso é pronuncia to. Ma, fa tto importante, queste s mol'fie, queste ge~ticolazioni sono incostanti da un giorno all'altro ed anche da un momento all'all.ro; esse scom paiono talvolta per vari giorni dt seguito e ricompaiono tutto ad un lrt~llo, quando si ct·edd guarita la nevrosi. Esse possono, fi no ad un certo grado, arrestale dall'azione della volontà; ma lo sforzo della volontà non dura. In breve, è una corea che non ha nè uniformità nelle sue manifest.a.zioni, né regolarità nella s ua evoluzione; essa é speciale, incostante, variabile ad ogni riguardo. Tale é l'aspetto generale della sindrome isolata da Brissaud. Le osservazioni in cui è possibile di ritrovarla sono num('rose. Brissaud ne ha pubblicate quattro nella Reoue neurologique, delle quali l'ultima è specialmente interessante.
MEDICA
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In questo caso, la corea variabile. Sl)vraggiunta -a numerosi sintomi ùi degenerazione, non A stato che un episodio legato all'evoluzione dell'adoleacenza; ha durato 4 anni; ma la nevrosi scomparve com pletamente comedi:<ordine muscolare. Quet-to ratto ha un gran valore sotto il punto di vista della prognosi; ne ha pure un Allro, non meno g rande, dt•l punto di vista della diagnosi, per ché é uno dei principali segni che perme ttono di distinguPre la corea vnriabile dalla corea cronica di Huntington. La corea variabile non può essere confusa che con due specie di corea: la cor ea minore e la corea maggiore di Huntinglon. Si possono. infatti. eliminare, fin da tri nizio, il paramioclono molteplice , ~he nulla ha di comune con la corea variebi!e, e la c01·eu ritmica che appartien e propriamente all'isterismo. La corea minore forma un'entità perfellamente definita: ad evoluzione regolare: quale ùifferenr.a colla corea va riabile! Di piu, quest'ultima pC1$'l'\iede due caratteri cl1e mancano nella corea di Sydenham : il primo consi-ste nella molliplici la delle forme, dei movimenti, eli il sPeondo nel fallo che il maIalo può far cessare momentaneamente i suoi movimenti involonlur•i con uno s forzo di volontà. La corea maggiore, chiamata pure cronica, è una nevro;;i incut·ubile: dura tulla la vita. L'eziolo~ia uon difTerenzia queste due vari ~là di corea: identico terreno nevropatico. identica epoca di a pparizione (pubertà il più spesso). La corea cronica é carallerizzala riai cJisturhi clel movimento, dai disturbi psichici, P, piu ancora, dal l'aggravamento fatalmente progres~ivo di que;;;ti due ·ordini di disturbi. l disturbi del movimento sono assolutamente gli stessi nelle due vorielà di corea; ma con la differenza però che nella corea variabile non si cMstota mai per vari giorni, neppnro per varie or·e di seguito, l'eg uale continuità di movimenti c he appa rtiene alla corea cronica. l11oltre, la corea cronica va sempre piit aggravandosi. Nella corl'a variabile invece le remissioni o le accalmie fann o di rrue$'la nevroo;i una malattia essenzialmP.ntA mobile e cangiante. Anche, nell'ordine dei sintomi psichici, la progre$'sività inelult.abile della corea cronira perm"lle pur·e la d1fferenziazion '··
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Ili VI STA
Quan l' • al le t•cmis:sion i ed al le allernali,·e di localizzazione d~lla cor ea cronicA, es!":ie uon rammentano per nulla fJuell e r!Pl!a corea variabile. Le remi ssioni . della corea variabile ~ono di breve dut•ata. • L e allet·nati ve eli localizzazioue, l'are uella cot·ea cronica, dt e i nll'r essa in m uùo prepo nd ~ t·ante akuni gruppi muscol llri. costitui scon o uno J ci sintomi anzi della corea variabile: I'Jaesta corea passa istanlancamen l·~ da un gruppo ad 1111 altro, e cambia alrin finito la qualità d eli~ sue scosse muscolar i. E senqwe !(Uindi la variabilità dci sintomi éhe, per opposiziolle all'e"oluzione prvgr essiva della corea cr onica, ci ml'llerà in condizione di fat' la diagnosi diff~renziale. Questa variAbi lità di disturbi mo tori, nel tempo e nella forma, basta 11 co:.<liluit·e un tipo clinico òistinLo ed anzi una speci e noso~.n·afìca.
La COI'el;l variabi le è come un capricdo della funzione mu· scolat·e. Qu ~sta parola r i :sponJe esallamcnte al disturbo funzionale che costituisce la corea variabile, e che non ~.io !"r)'mna, che uno di fJUP.i disot·.lini pass1~ggie ri che si osser· vano di solito nel la d e~enerazione mentale. Roux. - ParaUal temporanea delle quattro estremità nel oorao di un imbarazzo gastrtoo. - (Journal cle médecine et de chir nryie, selLembre 1896). Il noll. Houx ebbe l'oJccasione di osset•vat·e un uomo che pt·esenlù nel cot•so di un imbarazzo ~H s lrico , che sembrRva poco grave, dd reuomeni paralilici notevoli per il modo hru!;'C<J ed improvviso c on cui si sono iniziati, pet• il lor·o rnodo di dìsll·i buzion e, com e pure per la rapi dità con cui i rnL:desi mi acciden ti scom parirono. Dopo un imbarazzo ga!>lrico l egçrier·o, che dur() otto giorni, i l malato fu collo da uua lassezza generalr eor1 febbre e dolori lombari che terminò dopo una giot·nala con una paralisi completa dei quattro m embri, gli infer•ori appena con lt•atli, i superiori in ista to d! fl accJdita c•' rnplelu: rifl essi r·otulei diminuiti, integrità degli slinteri, d•mir•uzi ono ;.::eneral e della seusibilita ol 11lori fìcu.
MEDICA
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Quedo ;:.tulo duro selle o,J otto giot•ni e scumpat·ve senza lu!'ciare tt·acce Senza V<1l er fat•e uua diagnosi assoluta, Roux nota le nu~ merose analogie che questa osservazi one presenta con la n,aJuttia descrilta da Duchenne sotlo il nome di p1u·alisi spinalL· acuta dell'adulto. luizio bmsco con febbre ele ,·ata; cefalal gia, son uolenza, dolot·i ai l ombi, paealisi fl oscia intere!'· sante !'Opt·allu tto i membri e sopraggiungente r apidamente; integrità d<>gli sflnteri ; tali sono i ~in tom i che si ri scontra n;> nell'affezione descritta da Duchenne e che sono stati osservati nel caso in discor so. È vero cbe nella pat·alisi spinale, i disturbi m otol'i dell' i nizio, dopo un p13r·iodo di t·egr essione, tlniscuno pcl' localizzarsi in un membt·o od in un segmento di rn embi'O, votato all'aii·ofia ed All' i mpoten za: il malato in discot·so non avt•ebbe per cor::o che la prima toppa della mala l tia , fallo che non ha nulla di straordin ario. N ella pa t·alisi inl'11ntile, infatti, le cui osservazioni sono più numPt·ose ùi (ju elle <iella parali!!i spinale, sono state osservate forme aborth·e, designate sotto il nome di paralisi transitorie che scompaiono r apidamente e che guariscono completamente. Qua11 to alla patogenesi di questa paralisi, pare che si possa tr o,·orne la cagiono nell' imbarazzo gastrico dur ante il quale esl'a é !:Opt·aggiunla; la p roduzione di questo episodio s eulo é stato ravorito dalle fatich e a cui el'a stato assoggellato l'individuo che nou volle entrare all'c;spedale che dopo die..:i .g1or·ui di malattia. L AMA CQ. - 5evralgia metatarsea anteriore (malattia 41
Korton). - (Journal tle médeeine et de chirurgie, settembre 1896) . Si !'<8 che l'affezione consiste in un dol or e mollo vivo, che ha quasi sempt·e la sua sede in corri spondenza del quarto O!'SO m et.ato t·seo, che compare sotto for·ma di cri si e cessa il più spesso quando vien Iella la calzatur a o per l o meno diventa soppot·labile e diminuisce a poco a poco. Pure che la causa più ordin Aria sia l'uso di una calzatura troppo slrel l a, e 'l'lind• l'allìnione è molto più comnno nella donna che II C'lruoru o.
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RIVISTA
TuUavia, molte pel'sone portano calzature slrette, male confezionate e non ne sono affette : s i é che la sensibilità no:1 é la medesima in tutti e che le persone nervose sono più disposte a soffrir·ne. Per· cui Lamacq propnne di stabilire nella nevralgia di M.orton varie categorie, secondo che la malattia è accompagnata o no da fenomeni generali. Egli di!'llingue: una forma attenuata, passeggiera, una forma. nevralgica pura, senza neurastenia né diatesi pronunciata; una fo r ma neurasteniCil, in cui i fenomeni generali ha nno grande importanza, una t'orma dialesica in rapporto con la gotta e col reumatismo ed unN forma traumatica. Un g ran segno domina il complt•sso dei sintomi: è il dolore a livello dell'articolazione melatarso-falangea del quarLo d1Lo. Questo dolore pel'ò non ha caralter·i costanti: ora può e sser e continuo, con parossismi o non comparire che ad accessi , nell'intervallo dei quali il malato sta per fettamente bene; ess(} somit:tlia Rd una scottatura, ad una sensazione contusi va, ecc. Tal volta resLa localizzato oppure si estende alle altre giun· ture metatarsee analoghe; talora esso si irradia al polp&ccio de lla gamba, e può anche risalire fino al ginocchio e fino all'anca. La sua duratn varia da alcune ore a molli giorni; talvolla non scompare mai ed alcuni maiali ne hanno sofferto per 20, 30, 40 anni. Esso è un vel'O tormento che rende mollo penosa l'P.sislenz~:~, tanto che un malato di Morton e ra disposto a subire l'amputazione dell'arlo. Quanto ai sintomi generali, essi variano secondo la costituzione del malato; nei nevrastenici, la nevrosi si esacerba nel mome nto nell'accesso nevralgico. Questo accesso ha un inizio brusco, il più spesso compare durante la mar~ia; la sua f01·ma può vuriare molto, ma qualunque sia fJuesla forma, il malato pl'ova il bisogno di togliersi la calzatura; ciò é per Mot·ton un segno palognomonico. Quando la malattia si pr~senta ad accessi, questi sono più o meno f1·equenti; essi possono comparire per vari giorni di seguito, scomparire per vari mesi. Io alcune persone, i parossismi rog~iun;;uno taJ\·.,Jtu una talr intensità che il piede è preRo da movimenti convulsivi i queste scosse po~sono in~ teressore lutto l'orto inf,•:·i<JI'C'.
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La mar cia è la causa occasionate più ordinaria del!'alfezione, e tutti i malati hanno notato che le soffer enze er ano es&gerate dall'uso della calznlura. La cura è essenzialrnenlP. igienica: essa s i riassume nel r ipMo e nell'uso di calzatur e fHtle pe1· modo che la marcia si faccia come se il piede fosse ntiòo. Quanto agli analgesici, come l'a nti pirina , la fcnaceti no, ecc, essi non hanno mai dato alcun r isultato.
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HIVISTA CHlH UBGICA delle affezloul ohtrarglohe ed operazioni ••tratta dalla Rela.ozlone •a.nlta.rla dell'e1erolto pra•· nano e_ del oorpl d'armata XII (Sa••onla.) e XlU (Wiirtemberg) dal l " aprile 1890 al 3lmarzo 1892 elaborata dalla lezione aanlt&l'la del Mtnlltero della gaerra - (Cen.t ralu. ft1 r Clti r ., N. IO, 1896).
Oa~alatloa
Del grandioso materiale !'<lot i;;;Lico di questa •·elazione merita anzilullo una specia le att\luzione la ricca casuislica delle ferite J'a•·ma da fuo:::o, ollrechè interessAnti per la loro formi\ e natura anche per il loro nume1·o, avendo es<:e r Aggiunto nel solo bie no iv ISU I-92 la •·a g~ uarJ evo le cifrA di 559; e questo é il motivo per c ui alle medesime è Jedicala una gra n parte della relazione succilata. Dei [)59 casi di queste fe•·ile, 395 terminarono col la guarigion~>, 10 colla mo!'le e 1·H ebbero esili diveJ•.si, media dci giorni di cura as .8. Le fer its per scoppio Ji g ranata rap pr·esenlano le les ioni più gravi; molte fra esse causarono la rno•· te immed iata, parecchie richiesero operazioni lun g he e difficili. Destarono maggior e in te •·esse le fer·ile de proiettile di fu cile e <:li cambino , complessivamente in nume ro di 1 i8, tutte prololle da proiettile di piccolo calibro. Si conlar·ono tra
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RIV ISTA
queste ferite 7!l del capo e del collo con 8 e~iti di guarigione = 10,98 p. 10'J, la maggior parte per tentato suicidio, ferile del petto 42 con 12 guarigioni = 28,6 p. 100; 8 feri te d el ve ntre coa una guarigionf\ = 12,5 p. 100; feriLe aelle estrem ità :!5 con 22 guarigioni = 96 p. 100. A dire il ve ro ques1e cifre, fatta astrazione dalla loro e~ iguita relativa, non possono esse re ragguagliate a quelle proJotte nelle condizioni di guerra, perché qui nella granJe rna ggior~tnza dei casi l'intenzione suicida ha seguata la via de l proie ttile. Pure sono da segnalarsi 21 casi di lesioni per infortunio, le q uali per lo piu subi rono una speciale impronta per essere sta te prodolLe da proiettili rimbalzati, deformali o cadenti tras\'ersalmente Con tutto ciò apparver o singolari certe fel'i te d el petto per la mitezza ·lei lorù fe nomeni ; però due di esse pro babilmente non era no pcrfora11ti benchè nel primo r..aso si siA osser vato s puto un po' ~angn igno fino al 9' giorno, e nel se· condo si fosse m anifestato enfise ma della cute. Piu acce tLabile e sicura è l'opinione clte si trattasse di vera ferita penetrante nel ca 50 segnato col numero 1 0 ~ , nel quale l'enfisema e l'emottisi persistettero a lungo e la guarigione si compiè in sei settimane; tìoalmeute fu bene accet·lata la diagnosi di penetrazio ne sui due pazienti parimenti guat•it i (N. 106 e 107), nei ttuali si constatò emotorace. Il seconrlo guarì entro due m esi e mezzo; all'incontro nel pr imo si dovette procedere prima alla punzione del torace, quindi all'o perazione dell'erupiema, e piu tardi ad uoa estesa resezione costale allo sco po di condurre a chiusura la g r·andc cavità. Spe sso le fe1·ite di arma da fuoco del cuore sono acc0mpagnate da g randi lacerazioni di quel viscere c dei polmoni. Co ~i si è vet•ifìcato nei trA suicidi indicati nei numel'i 133, 136 e 142. Si è osserva to inoltre che nel primo dei tre suicidi le fe r ite d'•mtra~1 e di usc1l& e rano mollo picCI>le, la pt·ima del diametro dì un centimetro, la seconda della g randezza di una lenticchia; eppure tra que i due fori era vi nel pet·ical'dio uno squat·cio lacerato in lre delln g randezza di un pezzo da cinque marchi, il cuot·e era parli disugua li con pt·olungamenlo de lle lacel'nzioni ai g rossi vas i, stritolamento d ~ lle colonne car nose e dei polmoni e tutto ciò seuza la piu piccola lesione delle cos tole.
CRIIWR(; !CA
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Dall'osservazione di tulli quest1 suicidi ri;:ultadove rsi esclurlere assolutamente che il proiettile abbia colpito trasversalmente . Si deve adunquP. credere che qui le estese (acerazioni di organi in parte umidi, in parte ripieni di liquido sieno dovute all'effetto dei colpi vicini, che è propt·io della pressione idraulica. E.;;emr i ù1 questa pr essione idraulica , ed ancora più evidenti, si t1•ovano nella categor ia delle fet•ite del cranio sia per !Suicidio come per infor·tunio quando in quest'ultimo caso la ferila fu prodotta da colpo vicino. S ei volte si trovar·ono le due ca vi là addominale e toraci ca interess.ate contempora neamente da una sola ferita; l'esito in tutte fu la morte immediata. Auche nelle altre sette ferile del ventre per lo più la morte avvenne in pochi minuti. Due di quei pazienti però vissero alcune ore benchè aves ser·o riportate lesioni della milza e del fegato cosi gravi che i frammenti dei due visceri si trov&rono sparsi nel ventre tra le anse intestinali; inoltre si tJ·ovò in due di quei feriti lo stomaco o il diaframma perforato e le cavità addominale e toracica pien~ di sangue. In questi cas1 uatu1·almente la laparatomia C')n avrebbe giovato a nulla. Lo stesso e ffetto negativo avrebbe avuto l'operazione anche por quei fer·iti che !=:opravvissPrO ancora alcune ore dopo la riportata lesione, i quali erano stati accolti nell'os peJale con tutti i segni di emo.rragia morale : tanto lo stomaco che il duodeno preseutavauo un dopp10 foro. Finalmente merita d'essere menzionato quell'unico caso di fer·ita adJ uminalo che ebbe esito di guarigione; in questo caso il proiettile deformalo fu estratto con incisione da un ascesso seccato del periloneo 14 #!iorni rlopo la r·iportata lesione. I l proiettile era rim bal· zato dal be1·saglio percorr·en,io una nuova traietto r·ia di 200 metri, la s ua forza era pt!r ciò mollo attenuala. La tabe lla delle 25 r~ri tlj delle est1·emi1a non SPgna clte un caso di mor te. La maggior parte di esse ferite c'lus laI'Ono di lesi mi delle mani, ùell ~ d1La ecc. , però se ue li'O varono anche di g ravi. Per es. una ferita articolare del ginocchio per p1·niellilc !.irato a 100 metri, é cosi descritta col re ladvo a11damento: ferita d' enlrula allo faccia esterna del ginocchio, rotonda e la rga J ,5 centim.; ferila d'uscita al-
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RIVISTA
quanto più laJ•ga al la to esterno della rolula, un dito sotto il suo marg ine superiore; emorragia, dre1.a~gio con garza all'jodoformio lungo il canale della ferita, guarigione con medicaziona umida in 27 giorni con esito di leggera limitazione dei movimenti. Quello stesso proiettile andò poi a colpire t.n allrv uomo, trapassandogli l'epifisi inferiore di una tibia ; gua1·ig:one Eotto crosta io quattro settimane, però non si è fatta subito la con ~olidazione dei fl'ammenti, e queEta non Ei ottenne cbe qualche mese dopo con esito ùi leggera rigidità dell'articolazione del piede. Un p1·oiettile rimbalzato, colpendo . trasversalmente a 350 metl'i di distanzn Ei fermò alla faccia posteriore dell'avambraccio fra le due ossa e precisamente col suo apice diretto verso il foro d'entrata; questa ferita guarì per suppurazione in 40 ~iorni. In due altri casi r estarono impegnati nei tessuti i proiettili o i framm enti di proiettili. In uno di questi ca Ei (N. 33) si trattava di un proiettile rim ba lzato, sparato alla distanza di 150 metri, il quale penetrato al disopra del margine superiore dell'orbita sinistra andò ad iocunearsi nel frontale dopo percorso un lragitlo di 5 centimt- tri; fu spaccato il canale, fu estratto i l proiettile; guarigione in due mesi. In un altro caso di tal genere il proiettile, sparato a 250 met1·i, aveva perfol'alo il riparo del bersaglio, e per intero oppure lJUalche suo f1'8rnmento andò a colpire un uomo al Ialo sinistro dell'occipite, producendo una ferila lunga ·t cenlimell'i e nell'osso un for o della gr·andezza di una fava con uscila della sostanza cerebra le. Si manifes tò s ubito vomito poi delirio, afasia, convulsioni; con tutto ciò guar igione in due mesi e mezzo con esilo di disturbi nel'vosi de i quali i più importanti furon o disturbi visi ''i con limitazione del compo visuale. l11 11uesto ca~o si era diagnosticata la pre~enza del proiet.tile o ù1 tfU&lche suo f1·ammento nel ce!'vd lo. In un alll'O s uicida il proiettile a ve va percoi'SO un tragitto al'bastanza irregolare. Egli si era spar·ato il colpo in bOC~"a ; il mascellar·e inferiore fra i due incisivi era fratturato, la lin g ua un centimetro a sinistra dalla lineo mediana eù il pa-
CHIRURGICA
lato molle di sinistr·a erano lacerati; a sinistra dell' epiglottide eravi una piccola per·dita di sostanza; tra la prima e seconda vertebra cervicale vedevasi uno stretto canale il 4uale conduceva solto la porzione inferior·e . della 1" vertebra in quel punto il midollo S(:.inale era troncato; la mor·te fu islan· tanea. Gran numero di ferite, anche per altri ·colpi da fuoco come scoppio di cartucce a mitraglia, per arma caricata ad acqua, i!Splosione di gas, ecc., offrirono opportunità ed utili osse t·· vazioni, interessanti specialmente per il loro decorso. Lo ferile da taglio, da morso e da altre cause figurano pure in gran numero nel rapporto. I n due casi era ptofon<lamente incisa la glandola pat·otide, in uno di quei casi la ferita guarì ::1enza accidenti, nel secondo, si fece una fistola -salivate cile si chiu~e spontaneamente restando petò a permanenza la paralisi della metà corrispondente della faccia ~o n ectropion della palpebra inferiore; una ferita penetrante .articolare del ginocchio chiusa con sutura non guarì che parzialmente per prima intenzione, si formò anzi un piartro che neces8ilò la spaccatura replicata dell'articolazione; gutt· rigione in otto settimane con esito di leggera rigidità del ginocchio. All'incontro un'altra ferila del ginocchio, lunga o6 centimetri ed interessante il cui di sacco sopraroluleo della sinoviale, guarì senza accidenti in dieci giorni Le ferite per colpo di lancia non sono frequenti. Una di -queste interessante il basso ventre fu seguita tardivamente da infiammazione del midollo spinale e dei suoi involucri. In un altro caso in cui la ferita interessava una regione tem· porale si osservò in seguito epilessia corticale. Una terza ferita alla regione ~ardiaca aveva prodoLto lesione del pell'icardio, con esito di endo-pericardi\e. È impossibile menzionare partilamente le numerose opeTazioni praticat.e in quel biennio negli ospedali militari, citeremo perciò le più interessant. Tra le dieci trapanazioni -del cranio, compiute per la maggior parte collo scalpello, ne vien segnalata particolarmente una che fu praticata su di un soldato affetto da epilessia corticale traumatica svilup· patasi due anni dopo che egli avuva per caduta riportato un
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colpo alla regione pnl'ielale. Spa1•irono dopo l'oper·azione gli accessi convulsivi re"lando !>Oi o una legger a dPbolezza di un braccio, per cui l"individuo dovette e!>Sere riformato. Venli!:ei volle fu aperta collo scalpello rapofisi mastoidea . Si contarono sei esiti m ort.ali ; questa mortalità può di rsi esigua 11vuto r·iguar·do alle gravissime affezion i elle inòicar·ono la suddetta operazi one. Le ventuna tracheolomie furono indicate da atfezioni •liverse, sette volle per di ftPrile; due soli di questi oper ati guarirono; i pochi esiti fa v or e voi i sono di accor do col fallo dimostrato dall'esperienza che 'luesta operaziouè dà pr onostico poco favorevole negli adulli. Par imenti poco favorevoli furono i J•isultati delle altre lracheotomi e poiché dei 14 operati, otto morirono; rniglior riuscita ebbero le tracheotomie per ulceri traciiP.ali tifose - due guariti ed un morto. Numerose, comfl al solito, fig-urano le operazioni d' empi ema. 2:27 con 34 esiti m ortali, cioe mP.no del 15 p. 100 di
mor· tali tà. Qui il relalore nola due fatti, cio•\ che non pochi dei guarili e rim asti solto le armi vanno più lardi a morire e che molli òl'i licenziati come invalidi si rimettono in salute entro un ,:crlo lempo, pPdìno a riacquistare comf>letamen t~ la loro ai.Jilila al sarvizio. DE-lle nove operazioni pe1· 1wnia sll·ozzata nessuna ebbe esito lelal c. All'incontro dei sl'lle op~' rati per occlu!'ione int estinale interna !'e ne é sal valo uno !'Olo. Assai favorevoli furono i l'isullali dell e operazioni per Liftite; di ventidue operati due soli morti. Si !'ono praticate 28 re!"ezioni alle diafìsi con due casi di morte ; 3 ~ r esezioni articolari con cinque esili mortali, 8 risultati funzionali furono in rnrt•• 11hh11!'toanza buoni, in quattro casi, dopo la re!>ezioue, si duvcltc t111t putare. Sugli arti furon o praticate r;K amputazioni, dell e l[uali solo 9 terminarono colla m orlr , c trA I'!Ut~stc ultime una doppia amputazionfl di coscia. All'incontro sopra 9 disarticolazioni, tra cui due dell'anca; n e~suna ebbe esito infausto. In una frattura scoperta ùell'olecrano con vasta apertura dell'articolazione e con allonll.namenlo dei frammenti tii 7
CHIItURGLCA
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centimetri, fu pralicaLa la sutura ossea con filo metallico, dnpo esll'azioue d1 !J8l'eccl1ie sd1eggie e dilataz1onc della ferila a•·Licolar~>, e si ottenne perfella consolidazione con esito di abilità al servizio Parimenti si ottenne t·iunione ossea dei frammenti e lessibililà del ~omit0 fino a 60• in un'altt·a trattura dell'olecrano, ma sotlocutanea, mentre in unalerzu simi le a questa non si ottenne rhe riunione fibrosa con distanza dei frAmmenti di 5 cenliln e.l oslensione imperfetlR. La sutura o;:seu riuscì bene e con ottimo ris ultato funzionale (111 un cR,:o con perfelta Rbil1tà al servizio) nelle frAtture della rolula; però in quelle complicate a g•·ande versamento sanguigno inle •·articolare, non ostante le ripetute punzioni praticate prima della sutura, i frammHnli res larono più o meno distanti l'un dall'altro. Per riguardo alle fratture va notato il fallo che in generale esse venivano immediatamente trallate con apparecchi a semicanale, a ferule e che questo trattamento era continuato fino alla cessazione comple ta del turgore dei tessuti molli. Solo più tardi si applicavano appa•·ecchi contentivi. Nelle fratture di coscia si adoperarono per regola g li apparecchi ad estensione coi pesi. Il cap1tulo delle infiammazioni llemmonose delle estremità. come paterecci, flemmoni, foruncoli, ecc, non presenta uno speciale interess e nè per novità di trallamenlo né per gli esiti. Sono menzionati 15 casi di pioemia e sellicoemia per ciascuno degli anni a cui !'!i rifel'isce il rapporto. Eccettuali t•·e, tulti i inalati morii·ono . L'infezione delle ferite si è sempre iniziata p1·ima che l'llmmalalo entrasse io cura all'ospedale. Il più delle volte il punto di partenza dell'infezione fu un dente cariato o l'estrazione di un dente. Tra le allre cause dell'infezion e devonsi annoverare: ca•·ie delle vel'lebre, ascesso al perineo, escoriazioni e tonsilliti. Si riferisce poi su di un singolare reperto necroscopico dì uno dei morti per pioemia. L'individuo el'a morto con sintomi di dolori oppressivi di corpo, edema della coscia dest1·a, diarrea , brividi e quindi pleurite e ingrossamento di milza. All'nulopsia si lrov6 oltre ad Infarti dei polmoni, dei reni e-
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RIViSTA
del la milza, un ago da cucire lungo i2 millimetri irrugginil.o, coperto di pus nella vena cava inferiore a 22 centimetri sotto la sua origine. La punta dell'ago era diretta in basso, la cruna lassamente adesa alle pareti della vena, la vena cava inferiore t1 le iliache erano piene di pue ed eravi lr·ombosi della vena crurale destra . Finalmente vanno notati 5 casi di t~tano per affezioni chirut•giche. Un solo paziente si è salvato con fùrti dosi di medicamenti narcotici. Il paziente soffriva di ulceri alla lingua. Il tetano restò dapprima limitato ai muscoli della masticazione e della nuca, e più tardi s i estese ai muscoli addominali. Negli altl'i casi, tutti seguiti da morte, vi fu in precedenza contaminazione di ferite cutanee con sudiciume e con terra. Una sola volta la ricerca baclet•ioscopica della terra so· spetta praticata dal pror. Li:iffl er ebba ris ultato negativP.. Ferita l'arma 41. fuoco dell' luteatlno, oon ndlol perforaztoDl, enterorala, &'U&rislone. - (Deutsche militiirèi.r~tl. Zeitschr. , N. 8, i896).
WoLSEY. -
Un uomo di 23 anni venne ferito a bruciapelo al ventre da un colpo di pistola. Immediatamente fu ricovt-rato all'ospedale ove fu constatata una ferila alla natica sinistra ed una tra la spina superiore anlet•iore s inistra e l'ombellico. Si manifestò subito gravissimo collasso e si constatarono segni non dubbi di perrorazione intestinale. Cinque ore dopo taparal.omia, mediante la quale operazione furono · allontanati grumi di sangue e si scoprirono 16 per·forazioni dell'intestino tenue, una del mesenterio, che fu chiusa con sutura .alla Lembert. Per essersi trovate le perforazioni dell' intes tino nella sua porzione inferiore troppo vicine fra loro si ravvisò necessario procedere alla resezione Ji tre pollici di tubo intestinale; i due monconi furono riuniti col bottone di Murphy. Gli intestini e la cavttà addominale furono lavati accurat amente e in abbondanza con una soluzione di ~al marino .alla temperatura fisiologica , A questo si fece seguire la su-
CHIRURGICA
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tura delle pareti aduominali ed altra lavatur·a con drenaggio di vetro all'angolo inferiore della ferita es~erna. Alimentazione per lo stomaco soltanto dopo il quarto giorno, e in precedenza s olo clisteri nutritivi. Prima evacuazione tre giorni dopo l'operazione. Il decorso fu senza incidenti. Al nono giorno fu emesso il bottone di Murphy. Le ferite guarirono per prima intenzione. ... L'autore attribuisce il felice es ito alla circostanza favorevole che il paziente aveva preso l'ultimo cibo 24 ore prima del fer·i mento. Contributo alla oanletl-oa e4 alla ollnloa delle terlte d'arma da tuooo penetranti, lD partloolare •ulla eorte del prolettln lnoapealatl. - (Cen-
ALBERMAT. -
tralblatt jUr Chirurg ie , N. 32, 1896).
L'autore riporta il ris ultato di studi falli nella clinica di Kronlein in riguardo ulla permanenza dei proiettili nei tes-"' suti guariti. In quaUro ferite di revolver e di Flobert alla tempia destra si fece cura puramente aspettante e si ottenne guarigione senza incidenti. La sola conseguenza che si sia osservata in uno dei feriti fu l'atrofia del nervo ollico con diminuzione del potere visivo, in un :secondo amaurosi destra ed in un terzo amaurosi bilaterale. . In un caso di ferita pure alla regione temporale si trovò necessario per togliere fenomeni di compressione cerebrale, di procedere ad atti operativi (trapanazione, estrazione di scheggie) ma si tralasciò ogni tentati vo di ricerca del proiettile. Nessuno di questi cinque pazienti manifestò disturbi in caJisa della permanenza del proiettile. Sei casi di ferite al petto - tulti colpi di revolver - guarirono pari~enti colla cura aspettante senza che in causa della permanenza dei proietti si palesassero in alcuno apprez• zabili disturbi. Delle tre ferite al ventre che vennero sotto osservazione e cura, la prima fu prodotta da colpo di Flobert alla regione epigastrica. Con trattamento aspettante e alimentazione con 65
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RI VISTA
cibi liquidi si ottenne la guarigione senza a ccidenti, e nessun disturbo a ccadde di osservare per il Mggiorno del proiettile nella cavità addominale. In due casi di. questo genere di ferita trattavasi di colpo di pi!!lola. Il proiettile consisteva in un pezw di piombo lungo quasi un pollice. La fer ita d'entrata stava sul sesto spazio intereostale di destra Slllla linea parasternale. Il paziente si riebbe completamente in pochi giorni colla sola cm·a d'oppio. Il 3• caso, un colpo di revolver sotto il processo xifoide, fu operato in vista delle gravi condizioni genera li del paziente. Si praticò la laparotomia. Sutura di una ferita lacera del fagato con catgut, sutura delle pareti addominali. Non s i è trovato il proiettile, lo stoma co era intatto Anche qui decorso normale non ostaote un limitato processo suppur alivo. Da questi 14 casi l'autore conchiude che il soffermarsi dt proiettili nelle fe rile non costitui$Ce alcun imminente pericolo per la vita, e c.he quindi non é cor retto proceder e quello eli andare alla ricerca del proiettile fru:;~:ando con ogni sor·ta di strumenti nello strello canale della ferita, a r.aeno che determinate complicazioni o pericolosi fen omeni non ne indichino imperiosamente la ricerca. Per r iguardo alle ferite del cranio e del petto queste complicazioni sono generalmente conosciute. In quanto alle ferite d el ventt·e le indicazioni poste dall'autore si scostano alquanto dalle vedute dei moderni chirurghi, i quali per la magg ior par te propugnano la laparolomia da praticars i sollecilamente in vis ta delle perfora'lioni intestinali che bene spesso si tr ovano associate a questo ge· nere di lesioni, mentre egli si limita a prescr ivere il tr attamento aspettante cioè cul'a rigor osamente antisettica Ad uso interno di larghe dosi di oppio. GuvoN. - Em&turte nel neoplaaml dell& ve•olo&. (Journal de médecine et de chirurgie, a gosto 1896). L'apertura della vescica e so venti il solo mezzo che permetta rli combattere efficacemente certe ematurie, e malg rado la gra,·ezza dell'oper azione si può essere tratti a prat.ir arla anche in condizioni molto sfavorevoli Guyon la pra-
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ticò in un vecchio di 76 anni e decise quest'intervento non astante l'ehi avanzata del malato, perché questi da due anni perC:eva costantP.mente sangue. In simile circostanza solamente l'operazione può arrestare l'ematuria, ma questa può presentarsi in condizioni moito variabili e fa d'uopo poterne determinare la causa; ed a questo riguardo, è ioter·essantll lo studio delle osservazioni, perché esso mette in evidenza i molteplici a spetti clinici di questo sintomo. Una donna operata recen temente nel riparto di Guyon ha presentato con un gr·ande intervallo ematurie d'origine differenLe. A 28 anni essa ebbe una prima ematuria che fu abbond&nte, durò 6 giomi e fu accompagnata da violenti dolori che raggiungevano il loro massimo nel momento della minzione. Interrogando con cur·a la malata, si constatò che essa ebbe nella stessa epoca un reumatismo articolare prolungato che ebbe per esito un' anchilosi del pugno; per cui !'iunendo tutte le dette circostanze si potè concludere che vi fosse in quel momento un'emorragia con reumatismo e cistite violenta. accompagnata da emorragie; si deve notare iofalti che le minzioni erano frequenti e dolorose. Ma il punto più interessante, è che questa donna, presentemente dell'eta di 51: anni non avendo più orinato sangue, fu colta due anni or sono da nuove ematurie, abbondanti, ma non accompagnate da dolori lìno a quegli ultimi mesi. Le emorragie persistettero cosi per l~ durata di dieci mesi, poscia si arrestarono per qualtl'O mesi, e ricomparvero in_ seguito con diverse intermittenze di vari mesi. Esse r icomparvero definitivamente alcuni mec;;i or sono, ma a ccompagnate questa volta da dolot•i vivi e da orine purulente. Si era aggiunto un nuovo elemento; la malata era stata infettata colle lavature, e la cistite era venuta a complicare le ematurie. Essa fu operata con esito felice e si potè estirpare un neoplasma pedicolato, e da quel momento le emorragie scomparvero completamente. In questa malata f!Uindi vi sono state due seriP. ùi emorragie essenzialmente distinte pe r la loro ot·igine. Le prime dovute alla cistite blenorragica, le seconde carallerisliche della presenza di un neoplasma, a cagione della a ssenza di
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RIVISTA CHI RURI;IC.\
dolori, della loro spontaneità, c degli iotervalli sovenl1 notevoli durante i quali s compa1·ivano del tutto: Ma nel malato più sopra aceennato i fatti erano molto più complessi: le cose erano complicate dalla presenza di un calcolo per il quale fu sottoposto a ll' operazione della li lo· trissia : il calcolo per ò non aveva alcuna azione sulle ema· turi e, che persistettero anche dopo l'operazione. Inoltre si notava in lui un fenomeno molto singolare che non appar· teneva del resto al tumore: era una sensazione dolorosa della coscia e della gamba destra con formicolio alla pianta del piede producentesi sopratuuo nel momento delle minzioni. Questo é un fatto isolato, da cui nulla si trae sotto il punto eli vista semiol o~ico. Si osservano, è vero, casi di il·radiazioni nei membri nei cancerosi pelvici, ma questi so no do· lor i permanenti e che pe1· ·nulla somigliano a quelli. Una volta però Guyon ha veduto un calcoloso soffrire in corrispondenza del tallone ogni volla che orinava , egli contmu6 ancora a soffrire dopo l'operazione; ma queste sono rarità alle quali non é possibile attribui1·e un sig nificato particolare. Il punto importante nel caso in discorso è che le ema· turie d~pprima indolenti, persistettero dopo la Jitotrissia e finirono per P.ssere accompagnate da frequenza della minzione con dolore, vale a dire che si era a~giunta una ci. stite per infezione. Attualmente, l'esame ha dimostrato che quando si vuotava la vescica l'orina si tingeva alla fine dell' evacuazione. Ora queste ematurie terminali osservate in queste condizioni sono sempre di origine vescicale ed in questa circostanza esse non potevano essere attribuite che ad un neoplasma della vescica. Per altra parte, il tatto permetteva di riconoscere un ispessimento notevole della parete vescica le del lato sinistro, ed infine l'esame endoscopico confermava questo apprezzamento essendosi constatalo dal medesimo lato un tumore poco sporgente, formato da granulazion i rosee.
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RiVISTA DI OCULISTICA -- ~ --
Bmor.ragte retlnlohe 4 'ortsl1le palustre. (Recueil d·Ophtalrnologie, agosto 1896).
BARI<EHES. -
Harrères ha r accolto le osseJ'vazioni di dodici malati affetti da emorragie palusll·i f1·a i rimpatriati dal Madngascar e ne ha tratto l e seguenti conclusioni. Le emOI'<agie r etiniche in qul'SLa affezione sono più fr equenti di quanto si creda. Esse sono realmente di ori gipe palustr e avendo l'esame eliminato qualsiasi altra affezione generale, e sopraggiun~ono nella malaria per la medP!"ima r a gione delle epistassi, tlelle ematurie. Esse soprag-giungono bt•uscamente senza fen omeni dolorosi, sia io pieno accesso, sia i l più spesso nel periodo di anemia, ùi cachessia; in tutti i cttsi non si potè trovare al cuna causa deter minante. • ~ella maggior parte Jei casi , esse sono sopr apapillari sul tragitto di una grande branca art(• ri osa o venosa, soven ti esse interessano la 1·egione maculare. Sopra 12 malati , ~ casi di emoreagia uoilaleraiP, di cui 3 hanno affermato di aver senti to gli stessi sintomi su ambidue gl i occhi. Predomina la bilater alità delle lt•siuni ; infine la molteplicità delle lesioni é la r egola. l di~turb i funzionali sono tanto piu g r·avi qu1.mto pi ù la macula è i nteressata; essi sono in r apporto con r e:stensi one delle emor ragie. In generale si constata : oH·uscamen to di vista, sensazione di nebbia, sensibilità della r etina alla [ uce, r esLrin gimenlo d('l campo visivn semplice e cJ·ornalico, sistema centrale. 11 l'iassorbimcnlo del sangùe si effetLua in m eJia tra un mese e f')u arantncinque gior ni pee le emorra gie superfi ciali, tra tr·e a •1U8lli'O mesi per le em onagie pl'OionJe; quelle
IUVISTA
della macula sono le più lente a r ia;::sorbtrsi. Il più spesso esse scompaiono senza lasciare tracce. P ~r l'acutezza visiva i ris ultati sono s lali i se~u-!nli: nor· male in otto casi s ia d>!i ùue lati, sia di un solo, in ven ti!:lette g iorni in un caso, al tr·en tesimo, al seltantacinfJ uesimo, al cen toquarantesimo negli altr i. Varie osservazioni sono dimostrative dal punto di vista rlel riass orbimeolo delle emorragie ma culari e de lla lot'O compalrbilita con il ritorno di un'acutezza sia normale, sia pi i.t o meno estesa. La patogenesi di que;:;le emfll·ragie s i può spiegar e cogli embolismi balte r·ici. Nei cas i in cui sopraggi ungono all' infuori del pedodo febbr ile, si può alll'ibuire l'alterazione del sangue prodotta dagli e matozoari e quella delle pareti \'8 scolat•i consecutiva essa s tessa all'irritazione. Le emorragie re tiniche palustri non sono consociate il pii.t ordinariamente a modifìcazioni delle membt•aoe profonde o dei mezzi. Il trattamento é que llo del paludismo acuto o ct•onico e delle emor ragie retiniche d'ullt·a or igine. In un caso , l'autore ha. pure pr·aticalo inie zioni solto-congi untivali di sublimat.o. B.
Bloerohe aall'&u&tomla patologio& della oongla.ntlvlte granulosa. - (RecuP.il d' Ophlalmologie, a gosto 1896J.
V tLLARD. -
Conclusioni. La lesio ne caratteris tica della congiuntivite gt·anulosll ~ costituiLa dalla granulazion.e c he risiede nello strato s uper· fi :i aie od atlenuide della congiunti va fortemente io fi ltrato 1li g lobu li bianchi, immediatamenle al d1sot1o dell'epitelio che es~a respiugt} in avanti. L'epitelio é sempr e alterato in corrispondenza delle g ranulazioni a lquanto voluminose .. Esso cambia di lipn, e, da cilindrico, di venta pavimenLùSO; inoltre, gli intervalli in t~rce llu la l'i sono ingranditi e soventi occupati dai leucocili m igroto t·i. Questi ultimi po.ssono invade re l'epi· telio per mo1lo da re ndere cliffìcile la s ua di!'l tim.ione dalles· s uto della g ranulazione ad un debo'e in g randimento.
DI OCULISTlCA
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L'epitelio situato tr·a le ~ranuiAzioni é il più spesso inlatto. Pet·ò si osser vano frequentem ente numerose ce llule mucose, ~he possono arrche accumularsi nei solcl1i delta congiuntivu e dar luogo ad una proù uzione cht-J , ai tagli, sin• ula una >'ll'ul· turu ghiundolar·e: sono le ghianuole tl'lvranoff, che non sono vere ghrando~e. · Nelle antidtd congiuntiviti g ra nulose, l'epitelio si tras forma in epitelio pavimentoso stt·atifìcatCJ del tutto analogo all'epitelio delle labbr·a e della vagma; tutta via in ess o non subisce trasformazione coruea. La granulazioue contiene vasi sanguigni, assolutamente sani. La struttura del tessuto g ranuloso é formata da quei vasi sanguigni, da fini tìl~unenli di vero tessuto cong iuntivo e da un reticolo inter cellulare beu visibde s ui l.agli, ma che può ess ere un reticolo di coagulazione. Gli elementi cellular·i or·dinari della granulazione, di origine esclus ivamente mesodermica, sono linfoci li, ltmcociti ruononucleali pr·esentanti soventi figure cariocineliche, cel lule grandissime che souo seoza dubbio elementi di struttura, fagociti; vi si trovano anche, ma mollo più l'aramente, leucociti polinuclea.li, cellule con granul!:~zioni eosinofìle, e cellule giganti cou molteplici nuclei Gli elementi cellulari della gr'anulazione somigliano a quelli dei g augli linfalici. La granulazione nasce probabilmente con la produzione di un piccolo uodulo sviluppato nel seno dello str·alo super· ficiale od adenoide del der· ma congiunti vale. Questo noùulo si a ccr esce per· la mollifJiicazione dei leuco('.ili mouonuclea.ti, che si trovano normalmente in questo strato e per la pt·oliferazione del tessuto connettivo. La g l'anulazione, arri vala al sue) completo sviluppo, può ulcerarsi per un meccanismo differente secondo i casi. Tal· volla l'epitelio invaso e corroso dai leucociti migratol'i, pl"i· vtùo di ogni resistenza, cade al minimo sfregamenlo; altre volle l'epitelio sollevato e dis taccato dalle parli pr·ofonde da uo piccolo versamento sunguigno si necr·otizza e cade. In lutti i ca:,i, si costituisce un' ulcerazione follicolare che si colma, alla lunga, con prod uzione di un tessuto di cicatrice.
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La granulazione non s i ulcera .sempre; essa può essere infatti invasa e soffocata dai fllsce lli connellivi venuti dalle parli profonde. Nel tr·acoma sembrante g uarito. l'epi telio é pavimenloso, slralificato, e si avvicina a quello delle mucose del tipo dermopapillare; le granulazioni sono scomnarse e si trovano nel derma filamenti molto forti, indicanti che la congiuntiva ha subito una trasformazione cicatriziale.
B. CHARPENTIER.
oentr&le. -
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La S8DilbWtà lamlDOS& Dell& fovea. (Recueil d'Ophtalmologie, agosto 18!16).
L'autore nota che egli ha già dimostralo che la sensibilità luminosa unifor·memenle sviluppata sulla generalità dell'estensione della retina é indebolita sopra una zona centrale la cui supel'fìcie corrisponde ai limiti della macchill gialla. Questa inferiorita sl e!;'tende non. solo alla luce bianca, ma anche alla percezione incolora che prorlucono alla fine tulli i colori puri, sopra tutto l'azzurt'O. La macchia gialla ha una lar ght!zza di 2 millimetri in media, la cui proil'zione a O m. 25 dà un cerchio di 3 centimetri di diamclr·o. La fovea è d ieci volte più str etta. Qualunque luce semplice presentata all'occhio soll•> intens ità d ifferenti da dappr ima una sensazione incolore, poi una intensità più g rande, una sensazione di colot·e. L' inlervallo tra queste due iotensita potrebbe osset·e ch iamalo intervallo fotoct·omatico. Qul'sl'intervallo diminuisce dalla periferia al cen tr•o, c finisce per essere così lieve che alcuni sperimenta.tori l'hauno creduto nullo al centro; ma ciò non è vero, giacché, per dimostrare ciò, basta, durante la determinazione, rnantener·e lo sguardo dir·etto verso la ft>vea per constatare che aumentando l'intensi là, d colore é dappl'irna percepito bianco come in tutti g li altri casi. Il rosso s tesso da luogo ad una se nsazione incolora primitiv!J, ma per questo colore, l'intervallo fotoct·omalico è generalmente lievissimo. Questa t·egion~ centt·ale in cui la percezione dei colori è inferiore a queiiH delle parli vicine è mol lo ristretta, non
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oltrepasea l'es ~ensione ammessa per la fovea; ora, i n questa regione, la sensibilità visiva è pol'~ta al suo mass imo. ~ per questa circostanza che l'occhio ha coscienza della di re zione dello sguardo nella vita ordinaria in pt·esenza di numerosi punti di ritr ovo che gli sono forniti . Charpentier trae .e seguenti importanti conclusioni: t • La !>ensazione luminosa primitiva che è la base di tutte le eccitazioni della r etina conser va la sua importanza capitale. La sensazione biancastra od incolot·a, !ungi dall'essere una se nsazione complessa, una risultante, è. la più semplice che possa prodursi sull'occhio. 2• Essa non è attribuibile all'eccitazione dei ba stoncini piuttosto che a quella dei con i, poiché essa ha luogo non solo nella macchia gialla ove i coni e sis tono quasi soli, ma anchfl ne Lla fovea rhe è priva di bastoncini; si può quindi dire che essa è legata alla presenza del colore porpor ino retinico. n.
Ooloraslone anormale della cornea con pigmento sangalgno. - (Oplltalm. Soeiety e Rerne génèr ole d'Op htalmologie, N. 7, 1896).
TR. CoLLJNS. -
Alcuni anni addiett•o Vossius aveva descritto un caso singolare di colorazione anormale della cornea, di cui aveva visto tre esempi . L'a ppar enza era sim ile a quella che presenta il cristallin<•, quanc!o è lussato n ella camera anteriore. Da quel tempo altri e~empi sono s ta ti pubblicati; e il Collins riferisce ora le osservazioni cliniche e patologiche di no ve casi nuovi e analizza quelli pubblicati dagli altri. Seco nùo il C01Jins la colorazione ~an gu igna della cornea può accader e a lutti i periodi della vita. fn quasi tutti i rasi descr iLli invade va tutta la cor:tea ad eccezione di un cerchio per·iferico stretto ch e riman eva chiaro. La pat·te colorala é stata rlescritta. in di verso modo, come nero verdas tra, bruno grigias tra, grigias tra, bruno fosca e bruno rosa. Anche nei casi che ad occhio nudo il colore sembrava verJ a~lro , il Collins ha trovato che un taglio della cor nea aveva un colore bt•uno r oseo. De i g rurl'li sanguign i erano sempre pt·esenti
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nella camera anlerio1·e e g~ner11lmente la t·iempivano. P er conseguenza l'iride e ìl cr isl~llin o erano spinti indietro, di modo che l' angolo di filtrazione era sempre larg amente aperto. Un aumento di tensione fu notato nel 5:! p. 100 dei casi e s i a ccompagnava alla ostruzione delrangolo d ella camera anteriore per dei corpuscoli sanguigni e conseguen temente faceva ostocol0 alla uscita del Jrquido inlraoculare. Il cambiamento di colorazione della co!'nea fu osse1·vato in un caso tre giorni dopo una emorragia nella camera antet·iore, e in un allro fu notato tredici giorni dopo e in uu terzo H giorni dopo. Qualche volta la emorragia era comparsa s enza causa appar ente, mentre io a ltr•i casi era la consegueuza d i tr·aumatismi di diversa specie, come per esempio, la escisione del prolasso ir ideo (ti casi). Al microscopio il Collius trovò che il campo colol'a lo della cornea conteneva numer·ose particelle tli pi~menlo sangu igno molto r efrangenli. Esse variavano di g-ran d~zza, talora ave ndo l'aspetto di piccoli cristalli r omboidi, e la l'altra di tllscchie poi vcrulenle. Erano insolubili nell'acqua, nell'alcole, nell'etere , nell'acido acetico o negli acidi miner·ali diluiti ., negli alca li. Sembravano quiLltlr cm•tituiti da ematoidina, vale a dire da un sale ferroso derivato dalla emiglobina chimicamente identica alla bilirubina. Sembra che vi si trovi un'altra sostanza in piccoia quautila, prmci pal me n't e l'emoside1·ina che contiene del ferro. Il pigmento passa nella cornea per diffusione del g rup j)O sanguigno r.ella camer a anterio1· ~. solto for·ma di emoglobina, ed é allora cambia lo in un sale non !'Oiubile uei liquidi della cornea . La presenza di un cerchio p(•r iferico chiar·o, bench t: tu tto il resto della co1·oea p1·esentasse un11 alter·azione colorai~ e spiegata dal Collins nella seguente maniera: Quando tutta la cornea ba una colorazione a norm a l~, la natura reale del caso non é r iconosciuta, ma si crede generalmente che d uno di quelli nei quali il s anl!ue riempi ... intierame11te la ca· mara antel'iore . L'assor·bimento dei granuli di emaloidma comincia alla pel'iferia eg-ualmente in tutte )e dit•ezioni, e solo quando questa pa1·te della cornea :;i è r·ischiarat11, si può l 'l · conoscere che questa co lorazione anormale ri siede nella
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cornea ste>~sa. Il rischiaramento procede g radatamente dalla periferia al centro e diviene sempre tanLo più lento, quanto più la colorazione anor male é lontana dai canali vascolari del ma r gine s cler o corneale. Possiamo facilmente comprendere che il processo è lento considerando che la sostanza che deve essere portata via, la ematoidina è insolubile uei liquidi del!a cornea e che ciascuna particella deve essere presa da un leucocito mig ratorc. E. R.
1\IVISf A DI ANATOMIA E.~'ISIOLOGIA NORMALE E PATOLOGI CA
TH.
KASPAREIC -
InflU8D11& 4el al8te1D& nerv080 8UU&
looalizz&slone 4el mlororgalllsml nelle artloolaztonl. - (Wien.lclin. Wochens. e Cent ralb.fùr die md. Wis· sensch., N. 31, 1896). H ei'mt~ nn
ila di mostrato che la st~parazione dei microrganis mi circolan ti nel sa ngue accade pe1· i nfluenza dèl siste ma ne1·voso, poiché in 9 conigli lo snerv&mento di una estremita favori la localizzazione delle colture iniettate n elle vene di stafìlococco piogeno albo io diver se parti di questa estremilil. Il Kasparek ha fatto innanzi tutto uno sperimento di raffronto con lo stanlococco piogeno albo: in un coniglio al quale era esciso un pezzo del nervo sciatico nella regione ·glutea, dopo 6-14 giorni che era stata fatta una iniezione intravenosa di s tafilococco, si sviluppò un deposito di slafilococchi nella estremità sne rva ta, quando l'aiLra estremità era complèlamenle norm ale. Quindi il 1\.asparek procedé ad altri ana1•)ghi spP.rimenli con coltur e dello stafilococco piogena largn e con colture attenuate del diplococco della pneumonile. Su 5 conigli, 8-10 giorn i dopo la r ecisione di un nervo sciatico esegui la iniezione di 1-2 cm. di una coltura
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di statìlococchi nel brodo vecchia eli più di due giorni. Un animale fu ucciso dopo lS ore; nell'ar ticolazione della estremità snervata si trovarono str~ ptoco cclti, l'articolalione della estremita normale ne era libera. Vi erano invece s lreptococchi nel fegato, nella milza, nei reni, nel sang ue del cuore e nella midolla di entrambe le tibie, mentre la midolla della gamba s nst•vata era di colot·e più chiaro. Un altro coniglio morto per seps i il secondo giorno pr esentò dovunque str·ep· tococchi, ma le colture tratte dalle articolazioni e dalla mi· d0lla ossea della esh·emit.à sner vata erano molto più rigogliose di quelle dell'altra estremità. Nell'articolazione ùel piede della es tremità operata es isteva un piccoli) ascesso. In allri tr·e animali che morirono dopo tre settimane, si formar ono dopo 2 giorni a scessi nell'articolazione del piede della eetr·emità s nervata, la cui marcia conteneva colture pure di streptococchi. Lo stesso si osservò in 2 casi con ascesso del ginocchio della estremità operata. L'es ame batterioscopico in questi tre casi dimostrò streptococchi nella milza, nei r·eni e nel s an gue del cuore. Mentre l'articolazione e la midolla ossea della estremita paralizzala dava coltur·e di s tre plococchi, le parti corrispondenti della estremità normale ne er·ano prive. Per gli sperimenti col pneumococco pneumoconico fur·ono usate per iniezione intrf1venosu colture in brodo tenute da 4 a 6 settimane nella stufa di incubazione ed allenuate. l conigli rimasero in vila e non dimos tr·ar·ono nessuna immediata reazione locale ; i sorci mo1·irono dopo la iniezione di •; , cm. in cir·ca sei giorni. La tempe ratura aum~ ntò con• tinuamente e dopo due ~tiorni, la es tremità snervata era gonfia e p1ù calda dell'altr·a. Dopo 4 gi omi si sviluppò dinanzi il tendine di Achille un a scesso, la cui mar·cia offri sempre collur·e pur e del pneumococco pneumouico. Dopo . 14 g iomi i co nigli si er·ano ristabiliti dagli effetli de llfl inie zione. l risultati furon CJ in Lutti i 6 conig li operati quelli sopra descritti; solo in un caso s i mani festò anche gonfior e. Gli s perimenti dimostrarono che per· prod ursi una intlammazione articolal'e purule nta pel diplococco portale n c ll~ vie sa nguigue dopo ebminazicne della innervazione.
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Gli sperimenti fatti, anziché con la recisiooe dei nervi col ra ffreddamento delle estr emilà per mezzo dell'etere o indueendovi disturbi circolatori rimasero senza risultato ; anche le iniezioni di acqua calda sterilizzata nell'articolazione del piede non furono seguite àalla comparsa di colonie di batteri nell'articolazione. J;: dunque essenziale per lo sviluppo di colonie di batter i pelle articolazioni e per la produzione di infiammazioni articOlari pu1·ulenle il distur bo della inner' 'azione.
RIVISTA DELLE MALATIIEVENEREE EDELLA PELLE 8l41l4e polmonare. pratiques, 10 ottobre 1896).
PoTAIN. -
(Journal de méd. e cllir.
r apporti fra la sifilide e la tubercolosi del polmone e la loro influe nza reciproca costituiscono uno dei punt i più oscuri della patologia. Il Potai n ha studiato la questione esaminando un ammalato di 29 anni, il quale un anno dopo di aver contr atta la s ifilide presentò i segni certi della tubercolosi. Dapprima egli dice che la sifilide può agire certamente sui polmoni manifestandosi sotlo forma di gomme molto somiglianti per aspetto ai tubercoli, sotto quella di scler osi generalmente circoscritta, sotlo quella di una lesione mista sclero-gommosa., oppure solto la for ma detta di polmonite bianca, una specie di atelectasia con desquama zione epiteliale delle vescicole, che si r·iscontra sopralulto nella sifilide ereditaria, ma che si tl·ova nnche nell'adulto. Tutte queste for me da nno luogo a segni analoghi a quelli della tuber colosi polmonare; però tali lesioni hanno sede specialmente nella parte me Ha dei polmoni, la sommità ri· manendo intatta, poi la dispnea, a paritil di lesioni, é piil marcata nella sifilide, le e mottisi sono più rare, gli ammalati dimagra no, ma non prendono l'appar enza cachettica dei tubercolosi. La sifilide può inoltre agire sulla mucosa bron-
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chi11le e condut·re ad ulcerazioni e restringimenti: io alcuni casi si ha la manifestazione di una br onchite tenace che si manif<!sla di buon' ora. ma che cede alla cura anlisitilitica. La sifilide dunque può agire isolatamònle sui polmoni. Piu numerosi e comples:;i però ~ono i casi nei quali alla lesione dire ltamer.te s iftlitica si aggiungono le lesioni tubel'colari. Ques ta a ssociazione che é dimostrata dalla presenza del bacillo é assai frequente, e f:eneralmente si tratta di lesioni tubercolari che ~i sovrappongono ad una affezione sitilitica anteriot·e. Se mbra d•mque che la sifilide sia suscellibils di preparare il terreno alla tubercolosi. In presenza di queste due affezioni coesistenti si può anche domandare se la sifilide che resta stle nziosa da J.ungo tem·po possa nondimeno aver e un certo grado di azione. L'esperienza sembra risolvere la questione in modo alfer· mativo; é bene dunque in questi casi curare la sifi lide giacché non solamente si può guarire co~ì una sifilide polmonare purA, ma favorire anche il mi~lioramento dei malati nei quali la tubercolosi é sopravvenuta in modo secondario.
te. L. N'IELSEN. -Eritema stfllttloo oerolDato. - ( Mon.atsh.
f. prakl. Derm. e Centralb. fu r die med. Wissensch., N. 9, 1896). L'eritema cercinato che si presenta come fenomeno secondario tardi vo o nel periodo terziario gia segnalato specialmente dal F onrnier e più tardi dali' Unna, r.on é tanto raro, come generalmente si crede ; almeno il Niel~ en nell'ospedale delle prostitute di Co penaghen nel corso di 5 anni ne ha os servati 23 casi. In 16 di questi l'esantema si sviluppò piu di due anni dopo la infezione, per lo più molti dopo, tino a 18, non raramente dopo un lungo periodo di latenza. Consiste in anelli o archi larghi quanto uno scudo, od anchE', specialmente se viene tardivamente, di molto mag g iore grandezza, ra rame nte a macchie che su bilo dopo comparse hanno la loro completa ~randezze. e che quando confluiscono pos!lon o formare le più diver se fi g ur e. Il loro colore ù per lo
OStLE MAI.ATTH: VE:'lt::RF.E K OEI.I.A PELI.&
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più rosa pallido con unA sfumatura Jì ;.rialln, e dopo lo sparire della iperemia rimane spesso per lungo tempo lmil pigmentazione brunastrA. Talvolta, specinlmente dopo la sua involuzione, l'esantema presenta una debole esfoliazione a piccole squammE>, e t n cM i non · molto rn r •, in~ieme con gli anelli semplicemente eritemalosi, se ne incontrano altri che sembrano composti in tutto o in parlo di elementi papulosi. Se que8to eritema si manifesta in tem po r elativamente precoce può estender si a f1uasi tutta la peile, nei per i odi più tar.l i vi t'imene per lo piu l imilato a qual che ì'egione con prefer enza ad alcune (Ialo .anterior e intei'Oo del la coscia, natiche, r egione sacrale, fa ccia anteriore dell' antibraccio). Di reg-ola l' eritema tardivo Cdrcinato er·a l'unico fenomeno sifilitico esistente in quel tempo. La sua durala può esser e di pochi mesi o di rn0lti anni, ha sempt·e g1·ande tendenza a recidivare. Quantunque l' esantPma di mostri che la silìlide non À estinta. esso però per l'assoluta mancanza di pro priolA distruttive o di altri fenomeni concomit3nti loC!lli o
generali, ha per l'individuo poca importanza. Del resto il ;..!ielsen lo vide anche, contrariamente ad altri autori con una cura di frizioni mercurial i o di iodurc, di potassio, sparire ab bastanza rapidamente.
RIVISTA DI TRCNI~A E SERVIliO MWICO MILITARE L& •pecUslone contro gU Asol&ntt. - Cot·r ispondcma par ticolare del Lancet. - (Apl'ile, ma;:cgio e giugno 1896). Con l'occupazione di Kumasi , la cattura del re Prernpeh e di tutto il suo seguito, la resa degli Ascianti ed il rimpatrio delle forze inglesi, ~ i è compiuta una nuova imp1·esa militare britannica con pieno successo, senza spargirr.emto di sangue. Si supponeva gia che questa sarebbe stata una camJ agna medica ed il risultato ha provato ancora una volta quanto
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valga l'organizzazione medico -militare inglese ad assicurare, mercè le sue sapienti misure, la salute e la vita delle truppe, nella brillante riuscita di una spedizione in Africa. E l'abilità de' medici è stata chiamala a combatlell'e gli effe tti disastrosi di quella febbre malarica dell'Africa occiden· tale, che costò la vita di alcuni distinti e bene ·amati ufficiali, e di una dozzina di soltufficiali e soldati, ma che prostrò le forze a _molti che nel rigoglio della vita e della salute erano partiti dall'Inghilterra appena da tre me!:'i per quel.la campagna. Alcuni espl0ratori inglesi avevano già prima della pal'tenza delle truppe annunziato che in quella regione dominavano le febbri malariche, la dissenteria ed i colpi di calore ; che il caldo, benchè molto sensibile nelle ore meridiane, e1·a mitigato da notti fresche, e dalle nebbie che si el.evavano verso il tramonto, e duravano tino alle ore 10 antimeridiane del giorno seguente, avviluppando uomini e cose in un bianco e denso manto. Si era detto che bisognava aver molta cura delle acque da bere o da cucina, essendo quelle dall' Africa tulte sospette d'inquinamento per misce la di SO!:\tanze animali e vegetali, e cause principali di dissenterie. E perciò li\ direzione d~l servizio sanitario, prima di salpare dall'Inghilterra, e durante la traversata, elaborò lo schema di precauzioni che fu incorporato nell'ordine del giorno alle truppe di spedizione. E gli ordini che riguarda· vano la salute erano chiari e succinti da non lasciar luogo ad errore d'interpretazione, e da non ammettere tr.-asgressioni per parte degli ufficiali e soldati. Si distribuiva alla sveglia una tazza di the o di caffè, indi una dose di chinino, si faceva colazione a mezza tappa, o due ore dopo la sveglia. S1 doveva portar l'elmo dall'aurora al tramonto, e se qualcuno si a lleggeriva d'abiti durante la marcia, doveva indossarli subito all'alt, onde evitare i brividi di freddo. A mezzogiorno i soldati si toglievano la camicia, l'esponevano al sole, e si stropicciavano il corpo con un asciugamano a pelo ; portavano costantemente il panciotto di lana, erano nutriti con la razione comune, era severamente proibita la compera individuale d'ogni comme-
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stibile, come il dtSsetarsi alle acque che si po~essero trovar per strada A ques to scopo, i medici erano incaricati di fttrl e bollire e filtrare prima di farle distribuire ai soldati, ed a,·evano l'incarico di scegliere il luogo dell'accampamento, e di eonsi~Ziiare a tempo opportuno dtl' bagni generali sotto buone eoudizioni. l medici scelsero per la spedizione ufficiali e solda ti validi di corpo, e si formò un batt.aglione da var·i reggimenli, ·(·scludendo i più giovani, e prendendo i più robusti. Prima dell'imbarco fu ispezionato accuratamente il bagaglio individuale, vi furono introdotte le flanelle, e prima di .giungere a C-tpe-Coast Cas tle si lasciarono gli uniformi indiani, e si ripresero le vecchie tuniche rosse inglesi molto più comode, e si diede agli elmetti una legi-tiera tinta bruna eon l'acqua di caffè, ornandoli alla base di striscia rosse ble u e giall ~, secondo i diversi servizi ai quali gli uomint .erano add~tti. Il Coromandel, nave de lla Peninsulare di 4200 cavalli, che flla f.i nodi ad ora, fu ridotta ad ospedale galleggiante, fu verniciata in biancv, furono costruite sulla coperta delle cabine per ufficiali, ed al disotto quelle per malati, fornile di ~eltiere metalliche a sospensione, a fta~aco delle quali erano :appese delle mensole per deporvi cibi, libri, medicinali, ed .al disopra di esse pendevano de' sostegni ai quali il malato poteva attaccarsi ptlr sollevarsi sul lelto. Un piccolo spazio <ii quel piano era lasciato vuoto, e serviva come stanza a fumare per i malati che potevano lasciare il !ello. Quando cominciò il c11ldo a farsi s entire, ed i convale-scenti di febbre ~tfocavano, si ottenne che potessero passeggiare sul ponte, dove oltre ai saloni di prima clas::e ed .alle cabine, erano il dispensario, la camera di medicazione, i bagni e le latrine, le quali, benché coslruite IJ padelle di porcellana e ad acqua co rt·e nte, avt~vano l'inconveniente di esser troppo vicine ai bagni ed il loro deflusso troppo vicino ai dormitoTi. Il dispensario era fornilo di ogni medicinale <iesiderabile, e nel centro di questa farmacia di bordo v'era una buona tavola da operazione che non fu mai usata, ma ehe al bisogno s s81l'ebbe trovata in spazio troppo angusto. 66
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Il Coromandel era illuminato a luce elettrica, era fornito di macchi na a ghiaccio e distillatori, e d'una buona lavanderia. Ciò che annoiava molto i maleti era il rumore degli a rgani a vapore, che nelle navi ospedali dovrebber o essere ~oslit uiti da argani idraulici. Qut!sti, ed altri difetti di m inore impot•tanza, erano inseparabili da una nave mercantile r idotia ad ospedale, e sarebbe tempo che. le marine militari avessero qualche legno costruilo esclusivamente a tale scopo. e pronto ad ogni occorrenza. Il paese che intercorre fra Cape Coast Casll~ e Kumasi, costeggiato dalla r otta del Coromandel, giace fra il s·,s ed il 6',~5 grado di latitudine nord, e fra il t•,ifl ed il 1•,35 di longituùine ovest, molto vicino alla r·egione equatoriale dell' Africa occidentale. Il clima è essenzialmente tropicale, e notoriamente insalubre, poco abitabile dagli eut·opei e dagli indiani dell'occidente per una mortalità <lei 16 ed una morbosita del 50 p. 100 sofferte dalle truppe inglesi bianche o colorate durante le s ei settimane di quesl11 campagna. Il ("alot·e solare, misurato di quattr'l) in quattr'ore da strumenti di precisione, anche uella s ta>tione secca durante lo spirare del harma ltan, non é eccessivo in paragone di quello dell'India e .del Sudan. In due sole occasioni dut•anle le marcia raggiunse i 34o per poc!Je ore del gior no. Le temperature estr eme prese al campo di · Kwisso alle 2 pom. del 9 gennaio 9G ed a Prahsu il 2~ decembre 1895, al campo di Akus ivem il 6 gennaio 96, e quelle pt·ese dal 15 dicembre 18!15 a11• gennaio 1890 danno una media dalle temperature elevale di 30~ ed una media di temperature basse di 2~·. La differenza fra il bulbo a l;ciullo ed il bagna to e r11 di ctrca 3",5. Duran te la s tagione asciutta della Costa d'Oro, che dura dalla metà di ottobre alla fine di febb!'a io, le pioggie sono rarissime, se s i esclude crualche benefico acquazzone eh& abbassa la temperatura di 3 o ~ gradi, rallcn ts lo sviluppo della malar ia, e lava il s uolo trascinandone le impur·ità nei torrenti . L'harma ttan, che spira dal dest>rlo del Sudao , l'end& l'aria sana e più respirabile. La stagione delle pioggie co· mincia verso il mar zo, e fini sce in ottobrt>, col massimo di acqua che cade in maggio e giugno; poi con l'eleva rsi della
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temperatura, la pioggia dìminuì!Oce, una maggior superficie dì suolo bagnato é esposta all'ambìflnle, ~d una ma!>sa maggiore di sostanze organiche risente dei raggi del sole, donde de' gag venefì··i s1 innalzano. Ma sono i torneados che rendono tollerabile la vita nelle coste dell'Africa occidentale, i quali cominciano in aprile, e divengono più violenti in maggio e giugno, talvolta cosi violenli da altt>rrar a lberi e case, s empre acco:mpagnati da pi·•ggie torrenziali e da vere tempestP.. Però anche la stagione asciutta é tale in modo molto relAtivo, perché le nebbie !~Ono dem"e e frequenti, ed il sale appena esposl(> . all'aria $i lique fa, il lhe !"Ì riduce in una pasta inuliiP, le scatole di carne appena aperte imputridiscono, gli abiti esposti all'aria si trovano bagnati Le acrJue incontrate lunghesso il percorso della spt,tiizione furono esaminale, da Cape Coast Caslle a Kumasi, e solo a lacumbo ed ad Akusirun furÒno trovate sovraccariche di sostanze organiche in decomposizione, emananti leggiero odore di solfuro d'idrogeno, ed alquanto tor bide, ron tracce di fosfati, assen:r.a di cloNti, traccie d'ammoniaca, d'albuminalo (l'ammonio, non nitr'iti nè nitrati. Queste localil è, appena esamina la l'acqua, furono abbandonate. A principio della campAgna si distribui sempre acqua bollita, giunti al fiume Prali si adoperarono sei filtri di Chamberland, in verità molto imperfetti. Le granòi caldaie P.rano sostenute da un tr•epiede , rna se uno dei pìedi affondava nPIIR ~11bbia quando la caldaia era piena -d'acqua, tntto l'apparecchio si rovesciava. V'era molta difficolté nel collocar le candele cl i porcellana, i tubi di caoutchouc-.erano già guasti pel caldo; s'impiegarono diverse ore per m.onl.àr gli apparecchi, ed alla fine l'acqua che filtrava era scarsa, e dopo sei ore di lavoro si ottennero da ;;ei filtri appena 180 litri d'acqua, insufficiente per iOO uomini, quindi fu riservata ai maiali Invano si smontarono più volte gli apparecchi per ottenere che funzionassero meglio, si guastarono sempre più, ed alla fine, di due non ancora rotti, uno solo funzionava. E si tor11ò all'acqua bollita, quando non si lr'ovava ac•Jtlfl soddisfacente.
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Giunti alla sommità del monle Monsi che secondo le letture barometriche era di 3500 metri di elevaz!one, con gran difficolta e mediante sforzi inauditi ·del genio per agevolare i! difficile tramite, si scovri la sottostante pianura coverta di boscaglie e di nebbia, oscur"ta qua e là da rocce grandissime. Furono portate 26,000 razioni di conforto per malati, consistenti ciascuna · di una bottiglia di brandy, una bottiglia di whisky, mezza bottiglia di sci&mpa~na, 100 grammi di arrowroot, 100 grammi di tapioca, due scatole di estratto di carne, tre scatole di latte condensato addolcito, due scatole di latte condensato non addolcito, iOO grammi di the, 1000 g rammi di zucchero bianco, 200 grammi di candele, 200 grammi di sapone, 200 grammi di sale, 100 grammi di pepe, 200 grammi di caffè compresso, 200 grammi di pi· selli in conserva, 100 grammi di senape, un cavatappi, una posata, un coltello per apt•ir le scatole di latte, un mi!5'Urino da liquidi. • La razione del soldato a bordo era stabilita come segue: Domenica: 400 grammi di carne salata, 200 grammi di fior di farina, 30 grammi di lardo, 60 grammi d'uva secca, 400 grammi di biscotto, 120 grammi di zucchero, 15 grammi di tbe, 60 grammi di patule. Lunedì: 400 grammi di carne in ct>nserva, 400 grammi di pane fregco, 120 grammi di l'iso, 60 grammi di zucchero, t à grammi di the. Martedì: 400 grammi di porco salato, 80 grammi di J'liselli, 30 grammi di ver,Jura in scatole, 400 gramtni di bi scotto, 60 grammi di zucchero, t5 grammi di the. Mercolecti: 400 grammi di bue salato, 1!00 grammi di farina, 30 grammi di lardo, 60 grammi d'uva secca, ~O grammi di pane fresco, 120 grammi di tucchèro, 1!> grammi di the, 60 grammi di patate. Giovedi: 400 grammi di carne in con<~erve, 400 ·gl'3mmi di bisco'lto, 60 grammi di tucchel'o, to grammi di the, 60 gr. di patate. Venerdi: 40 g rammi di porco saHito , 80 grammi di JHl'<elli, 30 grammi di V•lrdura in conserva, 400 grammi di .pene frt sco, 60 grammi di zucchero, 1':1 grammi di the.
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Sabato: 400 grammi di carne in conserva, 400 grammi di pane fresco, 6() grammi di zucchero, 15 grammi di the, 6() grammi di patate. Dopo lo sbarco s'istallarono i forni, e si distribuì pane fresco; il latte senza zucchero fu più gradito di quello addolcito, che si riduceva allo stato di burro. Fino a Kumasi non si potè mai avere car ne fresca, e bisognò adoperare quella conservata, che diviene secca ed aspra, priva ùel gral!SO e poco gustosa, inconveniente gravissimo nei climi caldi, dove l'appetito scema, e con essù le forze digestive. Fortunatamente si potè qualche volta somministrare alla truppa la nuova razione di Maconochie, fatta di scatole çhe contengono carne saporita. tenera, ben cotta, con succo eccellente, in meno al quHlP. son conservate carote, patate e cipolle, razion~ abbondante e deliziosa al gusto, che riu· nisce in giuste proporzioni gli albuminoidi, i farinacei ed il grasso necessari ad una buona alimentazione. Questa razione riesci utilis~ima specialmente ai malati, i quali lo digerivano e gustavano molto bene. ' Le malattie della truppa s i riducono in gran parte alle svariate forme ne' sintomi, nell'inte nsità e nella durata delle febbri malariche af1·icane, che han ~esso fuori di combattimento quasi la mela del corpo di spedizione, uccidendo 17 fra ufficiali e soldati. Un infermo, per esempio, si lagnava ùi malessere e di indigestione, si buttava giù per qualche ora, poi la temperatura saliva a 40'. Un altro aveva de' brividi di freddo verso sera, e nella notte era preso da febbre. Un terzo durante la marcia era preso da forte cefalea e vomito, mentre un qqarto aveva una sensazione speciale nella spioa dot·sale, un senso di freddo per lutto il corpo, una proslrazio~e di forze . La maggior parte aveva bagliori di vista ed occhi irtiettati, molti erano presi da febbre senza alcun prodromo. Il principe Enrico di Battenberg fu preso da una febbre violente 11 K wissa, e trasportato subito al CfJromandel. dove ebbe tulle le possibili cure morali, fisiche e reli ~dose, ma lll81grado tutto, il suo stato si aggravò in pochi giorni; egli fu trasbordato sulla Blonde eh ~ doveva ricondurlo in patriA, ma disgraziatamente mot·i nella traversata.
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A Mansu, uno zappatore del genio che stendeva il filo lc-
lr·;rafico, ru colpito da un crampo allo · stomaco alle ;, ~ i l"•·ra, e trasportato al campo alle 8, dove fu pre!!o da fo1·:c colla!:'so, con polso celere_e filiforme, lingua impatinata, tem· !'''ratura a 39",5. Gli fu somministrata una pozione eccilanlP, fu ravvolto in coperte di lana, e posto in letto. Al mattino ~>eguente si sentiva mollo meglio, prese un purgante, in-ii delle car line c\,i 20 centig rammi di chinina ogni 4 ore. Torno al lavoro quattro giorni dopo, ma una settimana dopo ammalò di nuovo. In p:enerale, gl'infermi si lagnavano di brividi per tutto il corpo, di crampi allo stomaco, di freddo alle membra ed · alle estremi là, indi di cefalea forte , di g ran calore alla pelle, d'irrequietezza, di nausee, di vomito e dispnea. Alcuni avevano molta sete, altri all'aLlo. La lingua, benchè umida, si copriva in tre o qualtro 11iorni di una palin~t brunastra agli orli; alcuni divenivano accesi in volto, all•·i pallidi, la conj!iuntiva era sempre iniettata, lo sguardo quasi da maniaco. La temperatura si elevava di 3• o 4• fiu da principiO, ed a'·eva gt-andi oscillazioni durante il corso della febbre. Ne' ca!:'i più gravi, mtt non letali, .saliva li 40", 41°, e persino 11 42", con molla sensibilità dell'epigastrio, scAr sezza di orio ~ a principio, abbondanza in seg uito. Il polso era debole e f•·equeote, tal volta molto cotnpt'essibile, influenzabile da ogni movimento dell'infermo. In pochi casi di profuso s udore gli iufermi emanavano un odore nausettole. La fl!bbre cadeva di solito dopo sette od otto ore, e con la cad uta clelia febbt·e si notava u11 gran sollievo negl'in · r~rmi, mtt dopu 24 o 48 c,re la febbre tornava con magfo{ior forza, a volte sull'imbrunire, a volte sul meriggio, ma per lo più alla sera. Se in otto o dieci gior·ni i sintomi non. miglioravano sensibilmente, se le orine non divenivano in questo tempo più copiose e meno cariche. accadeva un avvelenamento uremico, e si stabiliva la cosi detta lebbre d'acqua nera. Dal 24 dicembre al ti gennaio, enll'8rono all'ospedale di P1·ahs u, dir·etto dal tenente colonnello medico BrennerhasseU, 6 urtlciali bianchi e 4i soldati, e 30 uomini delle lruppe co-
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lor·ate. Un maggiore della guardia reale a ca\'allo vi soffrì delle febbri che si 8'bbassavano solo con l'impReco fredd o, e vi morì in pochi giorni d'iperpiressiacon soppre ~sione d'orina. Fra i r imedi, il calomela no, la chinina, l' antifebrina e la fenal!elina ful"ouo i più efficaci. Il ca lomelauo a dosi moderate, seguito dal solfato di magnesia, s barazzava bene le vie intestinali per l'amministrazione della cbinina e degli altri rimedi. Quando alla fine del decimo giorno non si notava miglior·amento deci~ivo, i malati si esaurivano, divenivano deboli, irriL&bili, e le remissioni fe bbrili erano meno apprezzabili ; la pelle s i faceva aridtt, la lingua cr ostosa , il polso debole, piccolo ed irregolare, la malattia assumeva carattere t.ifoide. Ciò non ost&nte, i malati non avevano gravi sofferenze, dicevano di sentirsi bene, e la malattia poteva ancora volgere ad un miglioramento, con più distinte remissioni febbrili, e con intervalli di a pjressia più luoghi, con tìsonomia più composta, minor calore alla pelle, minor sete, polso più pieno e meno rapido, lingua meno dura e più umida. In questo stadio spesso s i verificava una breve diarrea, indi si entrava nel periodo di convalescenza, il quale richiedeva molte cure, bisognava allontanar pr esto il malato dalla costa e traspor tarlo in regione più salubre, a bor·do, o addirittura in patria, ma il cambiamento di clima non doveva el>ser subitaneo. Infatti, in molti casi, mentre l'ammalato' migliorava durante il viaggio, era colpito da una fatale recidiva q•Jando raggiungeva le fredde latitudini di nord-est, -ts molli, elle erano Penza febbre durante il viaggio, sonoricaduti, giungendo alle spiaggia britanniche. · Durante la convalescenza, pochi malati sfuggivano alle coliche intestinali, postumi ordinari tli queste febbr i rem ilténti africane:, i quali si manifestano pel menomo disordine dietetico, per la menoma impressione di freddo sulla pelle. Spesso, quando 1a lebbre era cessata, si pronunciava la diarrea, e talvolta la dissenteria, anche un mese dopo la guarigione. Nei pochi casi nei quali si é eseguila l'autopsia si è rinvenuto il peri toneo ed il tubo intestinale tinti di giallo, lo
RIVISTA DI TECNICA
stomaco 1:ontenente del liquido giallo-verdastro, e la sua mucosa cosparsa di macchie livide. Le stesse macchie si rjpetevano nel piloro, nel duodeno, e qualcuna anche nel digiuno. La cistifellea era distesa, e piena di bile picea, il fegato normale. Durante la campagna, in ogni tappa s'improvvisò un piccolo ospedale, ma i principali wrono eretti a Kwisss, Prahsu,. Assin-lankumasi e Cape-Coast-Caslle. Quello di Kwissa era una comoda costruzione di canne di bambù, intrecciate con le foglie delle stesse piante, eretl() in salubre posizione, fornito di .acqua eccellente. Le camere erano alle e ben ventilate, le latrine poste a conveniente distanza nella parte posteriore dell'ospedale, eran tenute con la massima nettezza, e spesso disinfettate. L'ospedAle di Prahsu era pure di bambù, luogo 22 melrt e largo 10 metri, posto all'esterno sud-est dell'accampamento, circondalo da capanne d' indigel)i sporche e fetide, in terreno pantanoso. Era una costruzione fatta antecedentemente dalle autorité .coloniali, e quando giunse la truppa, ii tenente colonnello medico Blennerbassett con i suoi medici ed infermieri, fecero demolire le capanne degl'indigeni, fecero allontttnare polli e maiali, che formavano la maggior popolazione del luogo, spazza.Fono il suolo da ogni immondizia, lo copri1·ono di nuova terra e ghiaia, talché in poco temp() quell'ospedaletto divenne una comoda e salubre dimora, e -gl' inf~rmi ·vi erano rifocillali con eccellente latte con~er vato, con pane fresco, e due volte alla settimana arrivava da Cape-Coast-Castle del ghiaccio proveniente da uua fabbrica ivi impiantata. L'ospedale di Assin·lankumasi era della medesima costru-zione dei precedenti, diviso in tre ambienti, uno per farmacia e cucina, uno pel ricovero di ufficiali, l'altro per i soldati. Il tetto era di foglia di bambù, tanto rado che i 1'8ggi del sole, la pioggia, e spesso aò.che· la rugiada l' attraversavano. La località era anche poco salubr~, posta com'era !li P!ede di una collina sulla sommilà della quale erano costruite le capanne degl'indigeni. Tutti gli scoli fluivano nell'ospedale.
-104·1 ed essendo stati recisi . tutti i ce!ipugli della collina per sicurezza, anche lo SC()lO delle latrine poste a monte, contribuiva ad inquinare il suolo occupato dai malati. A ciò si aggiunga la molestia d'innumerevoli formi che nere, che mettevano in fuga malati ed infet·mieri. As~in-Jacumasi poteva alloggiare 500 uomini di truppa, con una venttna di letti per malati. Ve n'erano dieci o dodici ma senza stoviglie c vasellami, onde furono usate le vecchie scatole da petrolio. Il lello dell'ospedale era mol to alto, ma rauo a gran piovente, talchè ai lati scendeva molto in basso, e non rimaneva parte surficiente per le fin estre e per la veutilazione. La parte r iservata agli uflìciuli era oscura e triste; i soff.:renti di diarrea dovevano uscire anche eli notle per raggiungere le latrine, non essendovi alcuna comodita nell'interno clelia baracca. Un buon ospedale era fJUello di Mansu, in buona po ~ izione, meglio coslruito, favorilo di acqua da un vicino ruscello, che però era sempre filtrata prima che fosse concessa agl'infermi. A Mansu si potevano a vP re delle buone ft·utla, della carne .di montone, de'polli, e si et·a stabilito fra quest'ospedale e 'Iuello di Cape-C<'ast-Castle ~n servizio di trasporto per malati e feriti, servizio che fu poi esteso a Prashu, sot•vegliato e scortato da meJici militari. Sul colle Connor di Cape-Coast- Castle, in una splendida posizione, a mezzo miglio a nord-nord est del paese. le tende da ospedale, le baracche di legno, i riparti pet· malati e le \anche d'acqua, furono stabiliti con nuove costruzioni, o con riduzioni di un ed itlcio, che le autorità coloniali a ve vano n t> gli anni addietro eretto ad uso di barar.camenti per le truppe colorale, e dopo la partenza di que-,te convertito in scuole pubbliche. Le baracche di legno erano colorate in bianco, con finestre e vetrate, erano nella sommità della collina, su di un suolo di lava desintegrata e di gneis, dominate dai venti di ponent.P, a circa 80 metri al di ~opra del livello del mare. Tanto le bnraccbe che le tende erano rinforzate da grosse canne t1i bambù contro i torneados talvolta ,·iolenti in quella rep;iorH'. L'acfjua trasportata dal villaggio era conservata in K SERVIZIO MEDICO XILITAJIE
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RIVISTA DI TKCNIC.-\ K SERVIZIO MEDICO HILIURK
gro~se tanche di
metallo galvanizzalO . Tutto l'ospedale era circondato di pini , di aloe, e d'oleandri. Sul ciglione disce ndente della collina er·ano cos truite tre grandi latrine, ed .a mi~ura che si riempi vano, ve nivano co:male di te rra. Il reparto degli ufficiali ammalali era uu vero modello di nettezza e di comodità, le camere erano lunghe 5 metri, targhe 4, con pavimento di legno, co11 letti in fer ro coperti di zanzar iera. Dalla flnesLI·a si gode va la vista del mare. In ogni camera v'era un tavolo, due sedie a bracciul)li, ed un lavandino. Al di fuor·i d'ogni camera v'era un bagno ed una laLI'ina a terra. La ventilazione era ammirevole, il termometro n elle ore più calde non sor passava i 31°. Le inferme rie dei soldati el'ano naturalmente molto più iun ghe, e poco più larg he, comode, e tenute con a ccurata nettezza dagl'infermieri. Tulto l'ospedale contene va 75 letti, compr·esi i 5 per ufficiali. La riduzione di quest'edificio ad ospedale, fu fatta sotto la sapiente sor,·eg lianza del maggiore medico dott. Wilson, e fino al 28 gennaio 1896 vi furo no accolli 130 soldati bianchi 12 ufficiali bianchi, e 89 soldati color·ati. Vi si ebbe un sol morto di febbre, con temperatura a 42'.
RLVISTA D'IGIENE Ooll. JESSEN. -
••teorolopa e malattia. -
(Zeitschr(ft /iir Hygiene und lnfeciionskrankheiten, XXI volume.
fascicolo 2'). L' autore ha eseguito le s ue osser vaziom m Amburgo, dtlà di circa 500000 abitanti , per H anni, cioè dal 18i6-i885 e d inoltre nel 1886 in cui si ebbe una g rande epidemia di tifo, e nel 1891, 1892 e 1893 per l'epidemia di colera.
RIVISTA n'IGIENE
t• Morta lità per injlamma~ioni acute dell'oruano respiratorio. - La curva per ques ta causa di morte é costante. Il minimum avviene sempre nel ta1·do estate e in autunno; cioè nove volle in sellembrt>, due voUe rispettivamente in ottobre ed agosto od una volla in luglio. Quindi segue un innalzamento della curva, il cui ma;x:imum si manifestò cinque volte in maggio, quattro volle in aprile, tre volte in ma1·zo ed una volta rispettivamente in genna:o e giugno. Questa curva htt un decorso quasi parallelo con quello della tisi e corrisponde a quella di Vienna (Hollei'). Perciò é possibile che la stagione spieghi qui la sua influenza. Sui diversi fat\oi•i meteorolo~ici è da osservare quanto segue: Non pare che i fo rti venti abbiano una particolal'e influenza, poiché il minimum corrisponde il più delle volte collo spirare di venti deboli pel mese corrispondente. Importante ~embra invece la di•·ezione del vento; il più delle volle in corrispondenza dei maximums predominano rispettivamente i venti orientali e i nordici, dei minimums i venti occidentali. Tuttavia anche il minimum due volte coincidette col vento occidentale. Nella s tagione calda hanno sempre luogo gli abbassamenti della morlalita, tuttavia il minimum non corrisponde in senso assoluto alla più elevala temperatura dell'anno. Le cifre di mortaliLa p1ù elevala in pr imaver9 non vanno sempre coi freddi assoluti, ma con temperature relativamente basse. Per le precipitazioni del vapore acqueo é da osserva1•e, che le molte piogge abbassa no la mortaliLa. La più elevala mortalità corri~ponde col deficit di saturazione del vapore acqueo, però più col relativo che con l'assoluto. Tutta vi~ l'influenza della pioggill e dell'umidità non é chiaramente dimostrata ; certa è in vece l'azione noci vtt della fredda temperatura e del vento orientale, almeno per Amburgo. 2• .'ltlortalità per tisi. - Parallelamente con la cur va di mortalità delle infiammazioni acute dell'organo respiratorio
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IOU
RIVISTA
deco,·re quella della mo•·lalità per lisi polmonare. Anche qui il minimum avvieni! nella sLa~ion e calda e precisamente in a~o:;to e setlembre; •ia qui si eleva la curva nell'inverno e · raggiunge pure il suo maa:imum in primavera e precisamente il !Jiù delle volLe in maggio. È interessante di notare che le due curv~ decorrono fra loro parallele non solo con le stagioni, ma anche quasi sempre con 1.; oscillazioni men· sili. Spesso pure si osserva che dopo una primavera rela tivamente fredda o calda, anche !a mortali~.& per ti si di viene corrispondentemente elevata o bassa; però questo non é un fenomeno costante. Il ma~imum di mortalit8 pure per la tisi coincide coi venti orillnlali e nordici, il minimum coi ve nti sud occidentali. Qui sembra che la rorza del vento spieghi una certa in · ftu enza, poiché coi venti deboli anche le cifre di mortalità trovansi sott.o la media pel mese corrispondente. Per ciò che si rif~risce alle piogge, !atte poche eccezioni, il minimum della mortalità per tisi coi ncid~ con molLa pioggia ed anche qui la scarsa pioggia, in senso assoluto e relativo, corrisponde al ma:l!imum. Il clej!cit di saturazione dell'a1·ia é basso nel tempo del ma.rimltm, alLo in quello del minimnm; tuttavia s'incontra s olo di rado il minimum con un d~/Zcit di saturazione particolarmente elevsto. Anche qui la tempel'alura s piega una i-nfluenza prevalente. Se il deficit di saturazione è allo e la Lempe1·aLura bassa, allora s'incontrano cif1'e di mortalila partiCl>larmente elevate, mentre si verilicano anni con mortalità primaverile bassa anche nelle basse tempel'ature, ma con basso cleficit di saturazione. Anche per la mortalità per lisi è adunque certa l'influenza della temperatura dell' &l'ia, come pure, almeno per Amburgo, la dil'ezione del vento e nno a un carlo graJo l' umidité dell'aria e del terreno. Anche qui p,uò di1·s i: quauto più umido, tanto maggiol'e la mortalità. 3• Mortalità dei .fanciulli per diarrea e coler-ina e malati di colerina. - Mollo interes!!anti sono le curve della mortalilil dei I'Anciulli pe r diarrea a colerina e dei malati di colerina per il loro paralleli!èmo e le loro coincidenze.
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D'IGIE~E
Il ma:ximum cade sempre nella sta~ione calda, in luglio, . agosto e raramente in eettembre; falte 2 o 3 eccezioni, esso corrisponde sempre con la temperatura più assolutamente elevata della sta)Zione dell'anno. Ma le due curve sono sempre del tutto ~arallele. Non solo le grandi oscillazioni, ma anche le più piccole differP.nze numeriche decorrono paraHelamenle fra loro. L'aumento della temperatura favorisce l'aumento di germi nell'acqua polabìle, come fu · dimostrato plll'e per Berlino, e con ciò si spiega l'influenza del caldo sullo sviluppo della malattia. Nessuna considerevole influenza spiegano la forza, la dirt>zione dei venti e la quantità di pioggia. Divers amente si compo1·ta il deficit di saturazione dell'aria, il quale nel tempo del ma:rimum è sempre molto elevalo. Durante l'epidemia di colera, la temperatura nei mesi cor· rispondenti fu relativamente elevata, la forza del vento bassa, la direzione del vento prevalentemente :c:ud-ovesl. Nel1892 sulla fine del colera si ebbe un aumento di pioggia ; nel 1893 avvenne l'inverso, con l'aumento del colera, in ~pidemia più ristretta, si ebbero abbondanti piogge. Ma in ~mbedue gli anni il deficit di satul'azione fu poco prima del· l'epide mia assai alto, pe_rò discese rapidamente nel colmo dell'epidemia . Anche pel colera si può tutto al piti ammettere noa limitata influenza della temperatura, poichè si manifestano epi-dem_ie anche durante l' inverno. Gli altri fattori sembrano non avere considerevole importanza. '' Tifo. - l l tifo si manifesta in Amburgo di prefeTenza nella stagione fredda; solamente due voi te si ebbe il ma~imum in agosto, che in quegli anni fu rela1ivamenle fresco, con molle pio~?ge c con elevalo deficit di salura~ione. Il minimum si osservò nei mesi di maggio-giugnò, o rnarzo-aprile quasi in proporzioni e~uali . La forza e la direzione del vento non ispi'egarono influenza _sensibile. La quantità di pioggia non ebbe influenza decisiva; si ~bbero molti malati di tifo con molla ed anche con poca pio~gia.
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Lo stesso avvenne del deficit di ~aturaziont>, che tal volta alto, t.alvolta basso fu durante il ma:cimum e i l minimum delle malattie. • Solamente la temperatura dell' aria ebb~ 'pel tifo un'int:luenza manifesta, ma no·o assoluta, poiché non mancarono eccezioni, cioè grandi cifJ'e di Lifo ed alle temper11ture. Pure Haller ricorda la coincidenza del tifo con basse temperature e Muhry ha determinalo, che il tifo a sud dell' isoterma 18• R. non esiste autoctono. 50 Croup e d(flerite. - Croup e difterite si trnvano di prevalenza uniti con le fredde e f1'esche tempe1·a~ure ; il minimum coincide quasi sempre con le tdmper alure elevate. La legge. molta pioggia, molte difterite 11cin solo non fu confermata, ma si osservò l 'opposto: grandi cifre di difterite unite a scarsa pioggia . Meno costante fu il minim.um, che con eguale frequenza si troya unito t.anlo a molla, che a poca pioggia. Quasi costante fu il •·apporlo delle elevate cif1·e eli cJ•oup. e di difterite con basso, relativamente sotto IH media, clejlcit d i satut·azione. P el' la direzione e la forza del vento non si ossPr vò una. influenza costante. 6• Morbillo. - Pel morbillo si osservarono, 12 volte sui. J i anni, i maximum nella stagione fr edda ; soltanto due ,·olttl grandi cifr e s'incontrarono nei mesi caldi, la cui lem, per atura fu pure soLlo la media. La direzione e la forza del vento n on vi Pbbero !'ensibi le influenza. Il più delle volte le grandt cifre di morbillo concideller o. con grandi pio:;tlO!'ie, ma se ne ebbero anche CQn scarse pio~gie. Il deficit di saturazione fu per lo più basso rruando anmen· 'tarono i malati di rnol'hillo Conclusioni. - La temperatun1 dell' ur·ia è il fattore meteorico di ver a import.anza per· lo sviluppo di malattie, llla non ha che un'azione indiretta, poiché •1uando è fredd o e piove, anziché quando il tempo é bello, gli uomini rimangono in casa c•l allora numerose cause igieniche nocive: entrano in campo per la vita accumulata in luoAhi angusti.
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Le stesse malaUie, malvage per indole e per numero, si. ml)dificano però talora per C<.nlizioni meteor olog iche diverse . • Nel mese di maggio 18ii ad es l'autore osser·vò piccola mor•talilà per infiammazio ni acute ùell' organo respiratorio con oscillazioni medie delhi te m peratu r a e del deficit di saturazione d...! vapore acqueo, mentre nel maggio 187~ numerose malattie d i A!!ual genere tennero dietro ogni volta a te mper Ature rnollo basse e cort alto deficit di saturazione. L!'! oscillazioni meteorologiche giornaliere, poste a riscontro con )l) sviluppo di malollie, pre~entan o difficoltà anche maggiori per·ché è quas i impossibile evitare le molteplici cause di errore. Queste ricerche statistico-meteorologiche, secondo l'a utore~ non dànno ragione a Magelseo, il quale n ega quasi ogni importanza alla e tiologia microbiologica delle malattie ed attribuisce tutt0 alla meteor·ologia. Eg li però ha certamente ragione quando afferma che oltre i micr•organismi anche allre cau"'e influiscono ~ulla salute dell'uomo. Le condizioni meteorologiche e specialmente la temperatura dell'aria spie· gano un'azione certa non solo nell'etiologia delle malattie dell'organo respiratorio, ma a nche in quella delle ma!alti& · da infezione. C. S.
RIVISTA DI MEDICINA LEGALE BEAUVAIS. - Un oaso dlalm111&zlolle 4'ambUopla 4oppla. - (Recueil d'Ophtalmologie, agosto 1896). Beauvais ha comunicalo r ecentemente alla società di medicina legale un caso mollo interessante (li ambliopia doppia simulata, da lui osservato a Mazas in un detenuto. Il falso malato attr ibuiva alla luce dei la mpi la s ua perdita subitanea e completa della vista. Nella notte dal 16 al J7 luglio, egli raccon tava, avrebbe guar dalo i lampi che si s uccedevano.
RIVISTA DI MEDICINA LEGALI!.
rapidamente e si dilellava a fissarli. Tutto ad un (ratto, quan· tunque egli sentisse perretlamente gli scoppi del tuono, non distinse più nulla. Egli fu mollo sorpreso di questo cambia· menl.o improvviso, ma l'attribui alla oscurità della notte e si addormentò. Non fu che all'indomani mattina, allo svegliarsi, che egli constatò ~he non vedeva più. Si recò allora piangendo a consultare Beauvais. Egli fu successivamente visitato da Trousseau e Dehenne. L'altitudine del malato che si presentava colla testa bassa e con le palpebre abbassate, contrariamente all'abitudine degli amaurotici; la persistenza del riflesso corneale e del riflesso pupillare; l'integrità asso lula del fondo dell'occhio; l'eziologia bizzarra invocata dal malato fecero sospettare la s:mulazione. Nulla giustifica, in fatti, la credenza popolare che si possa diventare ciechi guardando i lampi. Ma mai si potè prendere in fallo il falso malal.o. Inoltre, essendo rimasl.o 97 giorni a Mazas in cella doppia con sei persone differenti, nessuna di queste ha potuto pronunciarsi e dire atfermativamente e con convinzione se il loro compagno di cella fosse realmente cieco o »imulasse. Non si acquistò real· mente la certezza della simulaz1one che allorquando, liberato, egli si recò tosl.o da se solo nel dipartimento della B. Niévre a casa di un suo figlio.
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RI VISTA 01 Ai'>ATO) LIA E FISIOLOGI.\ NOR~IALE E PATOLOGICA. Kuparek. - tnnueoza tlcl sistema ner'"oso sulla- loc;•lin~l.ioue dci microrgallismi nelle articolazioni . . . . . . . . . . . . . Pag. l ~i
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ESERCITO
Direzione e Amministrazione: presso l'Ispettorato di Sanlla Militare VIa Venti Settembre (Palazzo del Ministero della guerra l
CONDIZIONI 01 ABBONAMENTO. Il Giornale J/edico clel n.• H.•ercilo si pubblica una volta al mese m rasc1coli di 1 Cogli eli stampa. t'ahbonam ~n to 6 sempre annuo e deçorre dal t• ~:cnnaio. Il prezzo r!ell"ahbonnmenlo e etei fascicoli .se1•nrati t! Il set:uente.
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honamento per mezzo nei rispettivi comaud:m li di corpo (anche a rate monsiliJ. Agli scrittori miht.<u·i e dato 1ft m;~ss1ma un compenso in danaro. cb Lu spe;.: (lPr r;ll e >tratti e quell ~ rcr lu In rolo litograllche, rowgrallchc, ecc., e .lecompa~nalisaro le li!Cmorie, sono a carico •legl t autori. . . tf •·"bile 1 Gli estralli costano L. 7 per ogni foglto di stampa (16 pagine), Il rr;~zione m 11 " 1 ,li fo~fio. •: per centll esNU[llnri. Il pr ezzo ò eguale sia che si ·tratti di 100 e~emp" o Ili un numero minor•' · l tnanos~ritll 11011 si re:;titn ls•·ott() .
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1U ~t N.~~7 •
.. SOMMA RI O DELLE M A TI~ R I E CO NT g N UTE NEL PRESE NTE FASCICOL O
Pao. 1049 lluatrtlll. - Un caso di c:ioticerco del .-itreo. . . . • 1064 lltnaella. -Contributo alla cnra bilil-3 ~ella tullerl"1>1osa polmonare Alvaro - Relazione sua maiali e feri ti pro•·enaenll !!ai pre.sadlt!'Airica • tù6S cn rllli n cll'o~pe!lnie milatare tli l'iaroii . . . . . .
•tYl .. TA DI c.;lo•NAI,I ITAI.IAI'II lED EilfTIE•& ·
RI\' 15T \ MF.OICA. Dogllotti. - Tor~aone del perlnncolo an u n~ mil m vagante. Png. l Ui Dtsplats. - EncefaloJ•&tilt saturnlna <'Urata col sal:.sso e con un"tniP.· · zione •H ~iero. . . . . . . . . . . . . .. . . . • . • 1101
Rl\l SrA r.IIIRI'RGII:A. Dugal. - .~ 1.10ne del piccolo cal abrto . • . . . . . . . . . . PIIQ. tl()J , IIOJ KOi:htr. - l.e fl'rite d'arma da fuoco con proaett ale a piccolo cahltro lruner. - Sulla Infezione tlelle ferite d'arma :ia fuoco per mezzo • IIH t!a hrani d'aiu to. . . . . . . . . . . . .- . Stbruh. - Poli pi della faccia Interna de ll e guancie • . • . . . • 111'
RI\"IST.\ nt OCU I.ISTI(;A. Lucc iola . - Traitemen l chiru rgical de l"asllymae . . . . · (Prr la ttHtfi n!'a;i ont dell 'iudice vedasì lo .1' p ogm 11 tùllo copertina).
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UN CASO DI CISTICERCO DEL VITREO
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... ! falla nll :o rlln ferenza srientiO •·a •llcll' ospe•lal e mll ilarr princiroale •li FirPnze rlP I :16 ~Ht~rnhre 1$96 rlnl c;ov. Domenit'o Jllae,.ll'f., lli . t• •uen LI' rolounrlh1 rn•)d icu Gomunieazion~
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l.
Il giorno ·?o del giugno decor~o venira inviato in o:;servnzione , dal Consiglio di leva di Grosseto, 1' inscritlo della classP- 18i6 RafTanelli Alberto, per diminuzione del ri.w.~ al·'' occhio destr·o. ·Que,;to giovan e. di profess ion e colono, e dell'aspetto e del -portamento propri i della gente d i campagna molto rozza, alla prima visita generale cui sono S•llito :;ollopone Lutti gli ~nscr·itti che, per qualsia:;i motivo, devo osservare, si pre·sentava di statura alquanto vanlaggio ~n. di torace hene Wiluppato, con tulle le note della sana e rc•bnsla fisi ca co·stituzione e scevro di imperfezioni e di infermità e!'imenli Jai ser·vizio militare. ad eccezione di unn pronun ciata tleviazione strabicn diver·gente dell'occhio destro. che faceva subito ritenere allenciibile l'nllegala riduzione del r:i~11s in ·dettCl occhio, poiché quanto l'am bliopia ~ia la compagna ordinar·ia òelle deviazioni del globo oculare- siano e,;se divergenti o convergenti - i• ormai noto, e lo Chauvel ebhe a confermarlo , con larga ba~e statistica di fal ti, nei !'uoi re eenti e pregevolissimi Etrtrlf".~ npftt,tlmoln!Jiqw·s ( 1896). 67
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IOi:iù
U ~ CASO
Ciò posto, la mia 055errazione si concentrava subito tulla snll'occhio destro, all'ello dal lo ~ trab is mo funzionale di\'er;Iente ora ricorJato, poro curanJomi più dell'occlt io sinistro, col quale il Rafl'anelli dicenl di vedere benone c che, mediante un semplice primo esa me col metodo del Oonders, ,;i potò constatare dotato di risus e di refrazione normali. l.'or.chio destro in vece, oltre che all'ello da slrnhi,;mo divergente, per quell'esame visiometri co, cui il Rafl'anelli si prestava con Lulla l ~ spontaneitù di ch i sa di dire verilh che non potranno es:>ergli ,:evocate io dubbio, si dimostrò subito aJreuo da rilevante riduzione del rìsu.~ che scendeva al d i ~ollo di ' , 1z t1el normale e che, per l'applicazione del disco stenopeico, si a~gra vava ancora, p iul.losto che rileva rsi . · Le prove slereoscopiche poi, cont!·ollavano questi risultati: poicht\, per quanto le ripetessi e le variassi, lUI le deponevano per la grave diminuzione della visione nel• l'occhio destro e la fi,;iologi ca funzione del 11ini str·o. Al riguardo dello slrabi ::;mo e della grave dimin uzione del vis u .~J costatali nell 'occhio in esame, è interessante aggiuugere dte si verificav.tno due falLi merileroli di ogni auen· zione e mo lto signifir.alivi. La deviazione strabica estema dell'occhio rleslro non appariva sempre dello stesso grado, in tutli i momenti che ,;i invi1ara il Rall'anelli :1ll~ (ì :;sazione di un o~getlo; ma si verificava talvolta accenluatissima. 1ale altra meno pronunziata, in qualt:he momenlo perfino mollo limitata; per la chiusura poi dell'or.chio sinistro, ora scompariva quasi del Lutto, ora si manteneva assai accentuala. E Lnnlo è vero ciò , ~he la strana rnutnlJiliLil nella deviar.iooe tli quell'occhio do1·eva avere impressionato anche i con~iunli e conterranei del Rall'an elli, se, come egli asseriva) gli avevano anìhb iato il nomi gnolo di flerto dnll' occhin mattn.
fil t:J<T!CEHf.IJ IIEL YJ'rttJ::O
L'a~nitil vi sirn,
a sua y,,lla, :;nll i1•a Ùl·lle vr~ri azio ni di grado, e ci0 risultava non 1anto per le ;) .;;;erzion i tlell'e::.aminato, cl1e diceva di vedere col l'occh io de~ trn , da tempo non hreve, ora pi1·1, Ol\t meno, or,L quasi null a, p e r~ hò \(come nuvola improvvi;;a gli calava ..;ull' occh io >), quanlo per l'.e:;ame ~:n n le sca le visiom etriche, per il quale, nelle fJUattro volte che <tccnratamente lo prati ca i, il Hall'ane ll i ri~nllò: nella prima 1;on l' i.~ ''·~ mollo i1ll'èri ore ad ' ,2 , nell a ~e.:onda con nistts e;.:•wle ad '/8 , nel le su ct"essi ve due nuO\'a mentP- co u ds1~~ inl'erior·e a:l '/,~ 1!el nrmnale. F 11 ;)nzi la .;cconda tli queste pr111'e chr, ingenerantlom i duld1i0 ~u lla inahililil del !\all'anelli per il l'alLO del rhl(s, mi indus~e a ripetere la terza e la f{Uarl:t ed a praticare le :'Yariale pl·o,·e s t ereo~copi ,·he ,!!i:·, citate più sopra . l'er que,-ti risu lt:tl i al ,ha;;t·tnza origi nali e specialm ente per l'ulteriore diminuzione del 1:isns, l{iit tanto ridotto, per d.llo ~ fatto dcii ';t ppl icazione dd disco slenopcico, ren iva indotto nù attribuire qn ella riJuzione nell' o•·chio destro, pir't cltr: a vizi di refrazione, o a menom:1ta tra;;parenza Jei mezzi diollJ'ici, o a lesioni organiche del t·ont.lo dell'occltio, o acl amb liopia funzional e rera t1 propria. Per cltiarire quest o punto si imponeva 1111 pir't attento e diretto e~amc ùe l1'0~;c hio am!Jiiopico, al qu~ l c pa~;-;ara senza in1lugio . l'er una prima ~~ccu raln. i,;pczione di quest'occhio, praticata in •::onfronto del sini:;l ro sano, vi :; i poteva avvertire un li eve gr.Hlo di aumentata con;;i:>tenza, ,;enza però ca mbia· mento Ili volume apprezzabile, e ~otto la illuminazione a luce naturale YÌ si notavano: co mpleta trasparenza dei primi mez~i diottrici; apertura pnpillat·e un poco pilt di latata che a :;ini,-tra, ~enza però irregolarilit alcuna nell'orlo irideo li· hero; pir't tarda r eaz ion ·~ dell'iride alle impre~ sioni luminose.
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campo pupillare poi , e piil prec i ~a menle nel l'no settore inte rno-inferiore, si notava una opacilit perlacea profondamente situata al di dietro della lente cristallina. Sotto 1.1 illuminazione · laterale o fo cn le quella opacità si faceva evi lentissim a c la sua posizione al di dietro della
cristalloide posleriot·e non era più discutibile: avevn pl't' di più li mi ti as;;ai neu i, rillessi insoliti , forma quasi p P l ied rica . t:on la illuminazione oftalmoseopica òirella appariva ancora pilt evidente. ben del imitata e come pir.como ~ra n o :'faccellalo , opaco, an·acciantesi all'orlo dell'iride e nel settore ricordato del campo pupillare, ma alldi dietro del cristallino che, agendo da microscopil) se mplice . la ingrandinl. La sua ombra poi si proiettava as:;ai di,;tintamen te sul fondo dell'occhio. che, del resto, nelle parti non eccl issate da (JUesto corpo si dimostrava assai ben nello ed illuminato. ~ospettando allora che la insol ita opacità potes~e es;;ere un corpo estraneo nell' amhi ente dell'umor \'itreo. di natura però mal delinihile co n la apertura irirlea tuttora ristrella. mi afl'retta,·a a provocare la midriasi pupillare, in ~ tillando uel sacco <'Ongi un ti val1l qualche ~o ccia di soluzione modr rata di cloridrato di cocaina. Ottenuta in breve la midria;:i. e ritentato l'esame dell'occhio con l'ai uto del l'Oio ~ pe c chi et to oftalm(\;;copico . ehhi la soddisfazione, rara davvero in ltalia , di poter distinj:(uere un cisticerco nel vitreo. disegnante::i nel sellore inferiore ·inLorno del campo oftalmo· scopico, la di cui silltr•lll'tll' spir.cava neuamente :-:ulla tinta rosso -vinoso-chi nra del f•> ndo èlell'occhio illumina to dal fa,-cio di luce proiettalovi dallo ~ pecchiello . E1l cm alnora t'.M Ì caratteristico nel suo a~pctto il piccolo ospite di IJUell'occltio. che non sarebbe stalopossihile un eqnivoco diagno~tic0. Rs~o in l'alli :;i presentava con la :-ua testa tetrrt gona, fornita di
DI CISTICEIICO DEL vrnu:o
due piccole ma ben distinte bozze (l'ilppresentanri le dne visibili delle sue quattro ventose) e si tuata in corri$pondenza dell'an;,:olo centralo del settore ricordato; col suo lungo collo fornito di minute :;olcature anulari , sottile nella parte imm ediatam eme susseguente alla testa e slargantesi poi in cono : con la base di questo confusa in una opacitit dai rille;;si idatici! che debordava dalla porzione dell'odo irideo, limitante all' ;nterno ed in ha"su il noto settore del c:unpo pupi lla r~.
Tale opacitit rappre~entava , senza Juobio, parte della vescicola-in voi ucro dell'animai uccio, dalla quale se ne erano sgua ioati , per erigersi drill i nel corpo vitreo, la te:-: ra ecl il collo; la maggior parte però dell a vescicola stessa restava giacente nella regione equal orialt' del caro del r occhio rispondente al settore giil ci tato, ma evidentemente occultata tl:1l cèrcine dell'iride non ancora dilatata all' estremo. Cosi il cisticerco poteva dirsi diretto, nel campo oftalmoscopico, dalla perifet·ia al centro, dal basso alr alto, dall' interno all' e:;terno e probabilmente da!l' indietro :di' innanzi, poichè, mentre la vescicola-involncro si trovava, come fu accennato, nel piano equatoriale dell'occhio, la Lesta pareva veni sse quasi a s fiorar~ la regione centrale della cristalloide posteriore. Passando :.1 ll'esame del fondo dell'occhio, non si tarda va a cli stingueme assai nettamente i particolari , ad eccezione clelle regioni che rimanevano ecci issate dalle varie ~'a rti già descritte del cisticerco. La papilla ed i vasi che ne emergono, per questo esame, non _. presentavano anormalitit di rilievo; solo, in corrispondenza della periferia interna-superiore della sua immagine cd alla distanza di un mezzo suo diametro, era notevole sul fondo dell'occhio una macchia ovale, oblunga , bianco-
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opalina ( essudalo . di stacco, cicatri ce retlflJCJ. che fo5~t) la qual e pote\'a ritt'ner,;i il po ·tumo del la lesione retinea attraver,;o la quale il cisticerco, da sollo retinico che do Yt' e,;s,~ re in principio. pot\l 1·enrlersi in se~ uito intra-,·itreo . E IJil e~ ta appunto (• l'interpretazione che, secondo gli autori e specialmente secondo il De Wecker . de,·c darsi a simili macchie o placc.be che si ranisano nel fondo dt!).!li occ hi all'P.Lti da cist icr.rco 1lel ritreo. Lo stesso Chauvel. nei suoi recentissimi Etwf,•s opl•talmuloyit(•!es, descri,·enùo l'unico caso di cisticerco dell' emisfero po ·teriore del l'orcltio cl1e gli fu dalo osservare, diec·: « . . . . . . a 1des,;ous de la « papille. qui n'a pas ,;ubi d';.I L\·raLion nppn··ciable, se Yoit « une traìu,··e hlnnci Je. longue de deu\ papilles, comme u la cica trit'e d'J11le rup turr, rl' nue bn:·c he j ad i ~ ouvert e d:ln' « la l'l'L ine el d:1ns la cltoroi'de . » l'er tulle qneste ri,; ultanze non potera essere dulJbio il giurli1.io sul RaiTanelli, ed io lo dicil iara ra inrll1ile al sernzw militare. in L•aM:• all'arti colo H dell' Elenco .
Il.
Per trorare la descrizione di un caso :;imile nell.t l•·lleratura medi.;o-militare nostrana Lisogna rimontare a to anni indietro: alla comun icazione, cioè, del medico di rrggimento Marini. in ·erta nel Giomal,, di medioinrt mililctrl' del 18/0 (pagina zH) c.i avente per titolo : Ci.l·t.ic,.,.c.o nl'l ritn•c1 dell' occhio tlt-.s·t?'O ». )'li piace disseppell ire 1.1 breve ma int er es~anti,;sim :~ comnnicazione c<l accennam e le cose principali , in primCI luogo per rendere omaggio alla va lenzia del col le~a che fu apprezznli ~s imo fra i medici militari per lnrga dottrin:t ed
01 C I~Tl CERCO UEI. VITREO
IO:_;:)
acume ù' intelletto. e l'! te il l'urpo sanitario militare ital;nno lamenta anco ra 1li aw'r !unto presto perù ut11; sewnda riamen te per fare risaltare meglio In raritù del ca"o del quale oggi mi occupo e mettere in riliero i molti punti di contauo che questo ha con q nello ca:luto, piil clte un. quart o di secolo fa, solto l'os:;ervazion e del collega prelodato. li s og~e tlo o;;servato dal ,\l arini, nel ~e nn:.1iu del. 18ìU. era , come il Halranelli , un coscritto di lera souopo .;lo ad 05serv~tzione, di profe,;s ione curHaJino e proveniente da un comune del Hegn o (Creva lcore.) . nel quale il colono mena e:-:istenza rozza e primi tiva. Il Simoni del .\larini era pure, come il fi alfanelli tla me e-a minato, di loder ole costi.Luzione e di buona salu te, ma accusara pure egli for:ti ..: siruo indebolimento llt: lla vi,;ione nell'occltio destro. N!llisi ltene, il ~l ari ni dire nella sua comunicazione: « Dopo qualche tent ativo (media nte l'oflalm oscopi o li.:;so del « Galezowscki) non riuscì ùillicile aver sott'oc-:. hio la pa« pilla: e$sa era di grandezza norm.• le. di forma regolare , « ma lasciava vedere le vene abbastanza grosse e tortuo:-:c, <~ inYi sibili quasi le arteri e : per di più si presenta\'rt alla pe« riferia interna inferiore dell'i mmagi ne del suo circolo un 4l essudato bianco, splendente, rnadrL'perlaceo. n guisa .di «coda orizzontale. » Il ~1arini non dice di P.ilt su quella macchia , elle egli delin i;-;ce un essudato ;,.ma essa mi sembra molto simile alla macchia da me osseryata e sospettata, in armonia co n quanto pensano i più reputati oftalmologi , quale un a cieatrice della lesione retinica, per la quale il piccolo .e n L07.00 da soltoreti n ico si era fatto ospite del vi 1reo. « Con l'aiuto del solo specchiello, prosegue il Marini, « potf'i ril evare che nel quadrante infer:iore interno esistent << nel vitreo un c H'PO opaca or e, che era la causa del('arcen·« na ta bigia apparenza. in un se~ rne r.to periferico . del ca mr?
t:~ CASO
•• oftalmosco pi ~o . Oopo qualche tentativo , per far si chEt (l mediante ana conveniente direzione del bulbo la lente« cristallina funzionasse da microscopio selllplice, ebbi la ~ soddisfazione, non unica cerlo, ma rara, di poter distinc guere lJeni:>simo un cisticerco nella sua vescicola; i~ « quale, all'insolilo e inaspettato stimolo della. luce che lo· ,. colpiva, sembrava compiacersi di uscire dal suo riparo \( e pavonegJr:iarsi per far mostra di sè. L'apparenza di« questo ento1.oa rio era veramente miralJile: nel suo com~ plesso presentaV< t una splendenza iridescente, che variava• dal colore azzurrognolo-chiaro al verdastro-giallo, sn! cui(( fondo potevano distinguersi , se non partitameute deli« near·si, le ombre prodolle dagli or·gani suoi :t. E piu :sollo :(( ....• La forma dell'entozoario era notabilissima: di fallo , '' quando era colpito dal fasceuo di luce, voluttuosamente(( usciva dalla sua vescicn piriforme col lungo suo collo,. '' verso la cui estremità poteva d is!:ernersi una macchi a '' scura dat,t dai suoi succhiaLoi. Fu in quesla posizione• che tentai riprodurlo .... . ». Cosi, modo di osservare l'entozoo, posizione del medesimo nel globo or.ulare, rille.;s i irridescenti dell' animaluccio, aspetto del suo collo e della sua Lesta quando· erano come &guai nati dalla Yescicola-involucro apparisconor nel caso del Marini , identici addirittura a quelli del caso· presente. Una sola ma notevole differenza presentava il cisticerco da me osservato su •tuello descritto dal bravo Marini , e cioè che, mentre •ruesti polè vedere più volle il, collo e la testa del piccolo cestode emergere dalla vescicola souo la impressione della luce pi'Oiettala dallo specchietto, io, per ctuanLe ''olte osservassi il mio caso, mai potei avvenire IJUesto fenomeno curioso e comprovante 11\1 piena vitalità del para:;~ ila. l o invece vidi sempre, con ~
DI CISriCEIIC:O Dl!:l. \'ITIII-:0
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colleghi ..: he ciJIJi co mpagni nell'osservazione, co llo e Lesta clell'animalello sfoderati dalla vescicola ed erelli nel vitreo, e Ù"H\i animali da movimenti auivi di sorta, ma solo pa:;-· sivì di piccoli spostamneti di lateralità provocati dai movimenti della testa e dell{lobo oculare, possibili forse per..:hè 11Uelle appendici del venuiciattolo si trovavano in uo mezzo(il vitreo) alquanto fluidifi ca to. Ed è per tali osci llazioni della testa e del collo del cisticerco, pe1: le quali poteva venire ecclissata piu o menocompletamente la regione della rnacula, che ritengo spiegaLili gli strani cambiamenti nella deviazione strabica e nella acui tà visiva che, come accennai in principio, p<Hevano osservarsi nell'occhio flestro del no~Lro so~~etto. Se avessi avuto abilitit grafiche, come il Marini, od aw::ssi· potuto disporre di chi ne possede:;se accoppiate alle auitudi oi pet· le osservazioni oftalmoscopiche, avrei certo ript·odouo l'immagi:ne dell" interessante reperto ; ma ciò non. mi fu poss ibile e con mio grande rincrescimento. Un' immagine però molto fedele di quanto osservai, specialmenteal riguardo 'del collo e della testa del cicisterco endoculant da me visto, credo polel'la additare nella figura 5" della tavola VII dello .o:plendido atlante oftalmologico del Liebreich,. il quale, se avesse avuto come esemplare da riprodurre il caso del Rall'anell i, certo non avrebbe potuto tracciare fib'llra troppo dissimile da rptella ora ricot·data.
Il L Coroe il piccolo entozoo possa guadagnat·e l'emisfero posteriore del'occhio ed ivi annidarsi nel corpo vitreo, dopo ~li studi e le e:;perienze del Kiicltenmeister, di Haubner,.
l \ GA ..;O
di 'r·an BcncJen e di al tri emi nenti el mintologi sui rappol'li ell e l ~ g . tno l' erolnzi vne del tysrict·rcll:s c,•lhdosa•• a quell<) della J', Lenia sulitwt , ,., cosa as~ai agevolmente c.ompre:;a : le uora di questo r enne solitario. giunte nello $lo macu con gli al imen ti od in altra gu i ~ a , perde1l 1lu. so tto l'azione dei succ hi ga~ tri c i. il loro solido inrnlucro. ponn o lasciare libero l'emiJl'ione m inuti~simo che contengon o armato di ·ei unci ni , il quale, a sun ro lta, penetrando nella eireo lazione anra rer,;o le pareti di t[itnlche \'aso sang u i~ no~ può pervenire all'occhio per il tramite di quella e quindi, od arrestarsi nell' iotricata rete vasale della coroi·le. o far:-;i solto rutineo producendu distacchi della memhr:ma sensitiva dell'occhio, o emigrare perlìuo nttr.1versu nua lacerazione di quc:>ta entro il corpo ritreo , co me appunto deYe essere anenuto nel ca=-o di cui tratto e neg li altri consimili osscrrati da poi chl:l la invenzione dell'oflalmosc.opio rese quc;;le o;;servazion i possi lJ ili . .\l a ciò che non si comprende fa cilmente è come. nel caso del Hall'anell i, il cistit·erco alJhia potuto dimorare cosi a lungo oell'ocd 1io destro, st!nza ùar luogo alle r:ravi conseguenze coi di !.o lito ed io hrere. t'o oduc.e l'osJ.lil e molesto nell'occ hio che inrade. E che da lun go tempo a lh e rga~~e in 'luell 'occhio il cisli l'erco lo provano le asserzioni del paziente cil e dice\'a avere avvertito da molti anni , e lino proprio dall;t 5lla giovinezza, intensa diminuzione del potere visivo nell'occhio s te~.so, co me per sipario e sono sue parole - Ji fo lla neb liiu che gl i cadeva rl innnili all'occhio. specialmente in -certe posizioni cd in al cuni movimen1i della lesla e del corpo. Lo s t.e.s~o fallo di non aver~ io potulo mai osser· vnre il ci,;ticerro del HaiTanelli animalo Ila. rnorimenti aLtiri della rt>st· icola r tli ~gnain:ì nH'lllo e di retrazione dell a
Dt Ct:-TtCt<:HrO UEI. rtTI\EO
Le:>La P. del collo comprora l'ant ichitit del Cl.;tu;erco, o;;~er· vato, poicll~ si sa ch e questi ontozo tri perdono appun to, invecchiando, i loro mo,·im enti. Ma intanto, molto eccezionalmente e fu ori dell a re).!Oht generale, questo antico ospi te dell'etnisfero posteri ore dell'occhio destro non aveva prodotto che limitatis5imi intorbidamenti del vitreo iulorno alla vesc.ir.ola terminale, Lantochè la ltclla tt·;tspnreuza di qtte$lO nell e altre ~u e parti ci permi,:;e il fa cile ri co no;;cimento del c i ~ti ce rco e dei particolari del fonùo del l'oec lti o non eccli.;;sati dall'entozoo . E molto meno la sua lunga perruanenza ucli 'occltio .,.i ave,•a proroea lo.all"in fuo ri della constati\La riduz ione del risus, scolln meuti del la reti na , irido o retino-coroi di ti , ini zio di panortalmite o lli ti;;i del l,ulllo : fatt i tutti ell e, nell a ge · neralilit, ~ogli o no verificar..;i nel ~iro di qualche m e~e od alla più lunga di uu anno. entro il quale la lisi dell'occhi o i.~ il risult<t lo tinale e co;: tante della malattia, qualora non interren ga 1'0pern del ch irurgo. Il caso del Rall'anelli . in rapporto an cl te alla cosi lun ga e relativamenle innocua pr·esenzn del cisticerco nel vitreo , deve dunque rig u a rdar~i di una singolarilit estrema, poichl· il Oe Wecker qualifi ca già (CHM a.~.~nttuammu· insr,[itu il ca~o ri fe rito dal Theale, nel quale la presenzil dello ::colica nel vitreo durante due anni non ave,'a prodouo alte· razioni ben marcate nell'ocd1io, e so no pure ricordati nella ·letteratura medica come casi che non han no addirittura al tro ri ~contro qubllo diagno ~t i calo dal Graei'e nel H!:.iì ed 0.>5ervato poi dall' Hirschherg nel 187:.> quand o il hullto oculare conservava ancora le sue dimen:;ioni t: quell o clte il Saemisclt ehhe opportnnità di controllarl3 per l O anni , srnzn che rec.as.:e al paziente alL'nn serio di ·tu rho.
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L\ . .\h anche astrazione fatta da ciò , merita va davvero che-
non rosse lasciato passare sotto silenzio il caso del quale aùesso vi ho referito, perchè il cisticerco del vitreo è sempre un fatto di per sè interessante e rn ro. Hifalli, se nella Germania del nord questo specialissimo modo di parassitismo non è veramente di una rarità eccezionale, tanto che Hirschher::; potè osservarlo 70 volte su. liO,OOO malati di occhi, Alfredo Graefe di Halle una volta su 1000 ed .\l berto Graefe a Berlino su 80,000 ammalati lo potè riscontrare, in ·l :3 anni, 80 volte e dal 186i al 188:> ebbe agio di pratic<ll'e hen 4-5 operazioni di estrazione del parassita dall' emisfero posteriore dell'occhio, uegli altri paesi, e specialmente in quelli nei quali non è tanto invalso il costume di consumare la carne cruda o troppo poco arrostita, il cist icet·co del vitreo si riscontra molto piu di rado ed in alcuni in modo davvero tutto affatto eccezionale. Cosi il douor Guit dr Copenaghen riferisce che potè trovarne appena un sol caso in 70000 ammalati di occbi osservati. l.o Schrode attesta che non rinvenne che soli tre casi di cisticerco del ::llobo oculal'-e riferiti nella letteratura russa, mentre a Pietrobur·go, su 370,000 ammalati di occhi e durante :)O anni, se ne verilìcat·ono due sole diagnosi bene· accertate. Nella Germania del sud quella affezione è assai mollo piti rara che nella Get·mania del nord, tanto che a Pagenstecker, su l 0,000 ammalaLi di occhi, non fu d:~to osservarne alcun ca.~o, come avvenne a Mautlrner a Vienna in ben 30,001) malati. Il caso presentato dal prof. Schiilek alla socielit medica di Budapest f1 1 il primo da lui osser- -
DI CISTICERCO 01!:1. VITIIEO
10tìl
vato, come quello sul quale Haltenholf r iferì nel ,18s:; sembra sia stato il solo verilicatosi fino allora in Srizzera. In Inghilterra pure la malallia vnolsi ritenere molto rara, se a S. Well s, a Londra, nel suo vasto eserci1jo, non fu dato incontrarne più di un sol caso . Lo ste5:>o può dirsi della Spagna, O\'e la malattia appare tanto rara quanto in Portogallo, nel qual regno, secondo il Da Fonseca, ne :;a. rebbero stati constatali, fino a qualche anno fa, tre casi solamente. In Franr.ia poi lo speciale parns~itismo del gloho oculare assumerebbe una raritit tutt'all'atto eccezionale, se De Wecker e Landolt scrivono nel lo:·o 1't·attato di . .gran . of'talnwlogia di non averne incontrati che due soli esemplari su 100,000 malati: se il (~alezow ski. nella sua larga osservazione, non potè riscontrarne che due: se Follin, i due Sichel, i Desmarres non ne videro nelle loro vaste clientele che un caso per ciascuno ; se lo ::tesso Chauvel afTerma nei suoi recenti ssimi Etltdes nphtnlmologiques di averne visto un sol raso nel suo lungo serviz io oftalmologico di 1:; anni all'ospednle di Val-de-Grùce. Riguardo all' Italia invece la cosa non seml•ra si verifichi precisamente come in Francia . Di fatto, mentre il profes:'ore {:radenigo, in una comunicazione falla nel ·1860 all'Istituto di scienze lettere ed arti di Venezia 811 t(ltrtlchr• f'o,rma mra di malattil' ocnlariJ passando a riferire intorno ad un cnso di cisticerco del vitreo (il primo del quale fu reso conto in ltalia) dichiarava questa malattin rstrenwmente rara nella penisola e tanto che, in una estesa pt·atica di 11: anni, egli non ne ayeva potuto osservare che qncll'unico ca!;o; mentre nn che ·11 nn ni più tardi il dott. Hampoldi , referendo negli Annali di ol/almologia del 1880 sopra un caso di cisticerco retro retiniw, dieh i ara « i casi di cisticerco neli ' occ hio essere straordinariammfe r11ri t{rr noi ....... l) il do t t. A. Cofter di Trie~te,
l:.'l C.\:-i O
prin(;ipi.~ndu
il wo splendido tontri/;ttLù allo .~twl io del risi i l'l' l'CO oc11 lttl'l: negli stessi Annuli rli ottalmolO!J i a del 18U l , tl~l'e: « J casi di cisticerco dell'ocr.hio osservati in ILali a •< vann o ripetendosi e pare in m ag~ior numero, poicltè . « mentre anni :-o no poeh i oculi5Li cono,;ceva no per proprio {\ esame questa m~lattia, ora inveee si riscontra con troppa te frequenza, nomi nativamPnte in certe provincie e, pa~sand o « in rivista la lelierll tura nos1 r:1 n;1, si vt:d ra come la me;; ·e ·< aumenti mano a m<1 no che ci avviciniamo agli ultimi ~ au oi. 11 E pas5:mdo alla diligente ririsla. che sa rebùe ozit)~O plagio qui riportare, coo:>lala che, dopo i pr im i due casi di ci5Licert.:o del ,·itreo illustrali dal CrradeniJ!o e dal .)lari n i ( re~pel lira me nt e nel ·181ìU e l 1-l/0), hen altri ne fu-
rono illustrati rla altri e non pochi ocul isti, fra i qualr prime).!gia no, per numero di ca,;i riferiti. il profe,;;;or De \'incen tii s di Xapol i con 13 riportati in tre successi,•i lavori , il 1•rofe::sor Ha.' mond di Torino con 0, il dott. Denti di .)J il n n~ con l, lo stesso profes,or {~rade nigo con altri -i·, ollre il pr·im o giiL ricor,laln più sopra, il profes.;or l)uaglino con 3 e ,·ia dicendo. t:osi che il c i ~ticerco del viln'o in Italia non sarehhe poi tanto raro quanto le pri me volte fu as:'t>rito, quasi da farlo credere rruiv~ tnlto all'allo eccezionale, come in Fran cia: ma ù importante a)!giun gere subito che non in lulle le regi on i e pro,·incie d' Itali a ciò si verilichereb!Je egual mente: che anzi al cune provincie e regioni, st>condo i dali dii i· gentemenl e rarcolti dal Cofter, ne :-~ ndrehhero 'lu:-~si immuni, come Rom ~. Firenze, Rologna, Venezia, TrieHe, l'Emilia, la Toscana, il \'enelo , mentre altre cillir e regioni, come Tori no, ~f ilano, ~apoli, la Sici li :~ , ne sarehbero infesle t:on un a certH frequenza.
1>1 CISTI CEIICO II F.I. rt THEO ~l a J :.; r;l dO
l Ut):J
tu ttO ciò . il fa ttO CltC per rit rovare nella lltJSlra leneraLura med ico-militare un caso di cistit-erco del vit reo, nonostante il copioso materia le dì o~,-;enazio n e oft almologica ùi cui si può disporre ogni an no nei rwstri ospedali , ot:corre rimorltare alla comu nicazione .\t arini del 18/0, sulla quale mi piacque intrattener-vi, sta a provare quanto eccezional mente rara sì pre;;enli ancom qne!'-La grave aiTezione . nel la d a~..;e dei giovani italiani chiatnati all e bandi ere, e :;ta a g ~ n s tifica re, nell o s t c;~o tempo, l'interesse clw i l caso dell ' insc rilto Hall'a nelli de5lò in me ecl in lutti i co rte~ i ,:olleglt i i •JUali , ade renùo al mi o invi to, si compiar:fJOero di li gente mente ossen·arlo.
40(;4.
CO~TRIBUTO
AlLA CURABILITA DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE OSSERY AZIONI - CL l NI CHE Comunicazione r~ua al VII Congrrsso Ili medicina interu~ Ila! rlolt. " · •ean e lla, capitano medico
J~ sempre opinione della grande maggioranza dei clini ci,
che la tuuercolosi sia incurahile: e se tnlla la terapia in genere è avvolta da un 'aur., di scetticismo, la curn della tubercolosi è in sommo grado. E ciò è male, percM senza provare e riprovare, ad o~n i nuovo mezzo terapeutico si aggiusta poca fed e, e si ahhandonano tante volte al proprio destino tubercolotici, che. curali con lìducia . sarebbero migliorati al punto da poter~ i dire clinicamente guariti. Questo sconfor·to, questa s(iducia curativa è divenuta ma~ giot·e dopo l'insuccesso de l Koch. Eppure questi insuccessi aprono la via a vittorie della terapeutica, che, in epoca non lontana, forse giungerit ad ottenere la ~uarigi one n•ra del pr·ocesso tubercolare. A mi o cred ere, si deve sempre sp erim e ntar~ un metodo. quando esso ù razionale. I l metodo adott ato dal capita no medico Buonomo e da me consi ste in iniezioni parenchimali di una soluzion(• oleosa slerilizr.atn di guaiacolo r.on eucaliptolo ed essen1.a di menta. l farmaci sono comuni . ed il metodo non i· nuo\·o.
CONTRIBUTO ALLA CU RABII.ITÀ, ECC.
l 065
Noi facci amo una soluzione di 30 gramm i di guaiacolo -con 10 grammi di eucaliptolo e 5 grammi di essenza di menta in olio di mandorl e dolci steri lizzato, quanto basti per fare '100 centimetri cub ici. Con siringhe da 3-5 grammi. e con aghi grossi , facc iamo iniezio ni, crescendo grada1amente da 'l grammo a 'l O al ,giorno, nelle regioni glutec. Ecco alcuni risultati clinici . Il soldato Cresta, all'etto da tu hercolosi, venne traspor-tato da nn reparto di medicina dell'ospedale militare di 1\oma nel reparto chirurgico dirello dal capitano medico Buonomo. Le sue condizioni erano gravissime, e sembrava follia sperare 1m miglioramento qualsiasi. Il Cresta era affetto da empiema tubercolare con local izzazioni al polmone destro. Operato d1 pleuro-costotomia, fu fallo il trauamento dell 'empiema con irrigazioni di acqua borica alternata con .acqua salicilica e con lavande di clorur·o di zinco sciolto dal mezzo all' 1 per 100, ogni tre o quattro giorn i. L'~ ·spettorato presentava molti bacilli , che non si ri scontrarono però nell'empiema. Appena migliorato, è stato solloposto alla nostra cura, sospendendo le iniezion i ogni settimana per un paio di giomi. Usci dopo 6 mesi di cura, con fistola toracica chiusa, e con falli polrnonari scomparsi; dell'esteso focolare di bronco-al veol ite a cles tra rima se ipofo nesi in tutta la zona invas;l, con insuflic ienza respiratoria. Condizioni general i immensamente migi iorate. Il furier maggiore Ricci, affetto da 6 mesi di broncoal veo lite in ambedue i polmoni , è curnto attualmente nell'ospedale mil itare di Itoma dal dott. Buonomo. Egli presenta tutto il quadro clinico del la tubercolosi con dilfusione alla laringe, la cui muco>a è aiietta eia ulcerazioni ed in· lìltramento. L'infermo è afooicv. La diagnosi è confermata 68
'1066
CO,'iTRlBUTO ALL.-\ CU RABIUTÀ
con l'esame microscopico. Ha incominciato le iniezioni da un me.>e circa, e lìu dalla prima settimana la febbre è cessata, ed il migl ioramenLO è stato notevole. L'espellorato è ora assai scarso, la voce è migliorata ed ì bacilli sonC) io assai minor numero e più piccoli ( l). Non parlo di altri ammalati in cura da poco tempo; ma sono però a disposizione dei signori colleghi, che volessero visitarli , e sono nel reparto souufticiali diretto dal capitano medico dott. Buonomo. Ho curato due signorine, delle quali devo tacere il nome,. sorelle ed ambedue a!Teue di tubercolosi polmonare, nella maggiore nnnzatissima, nella mi nore incipiente. I risultai} corrisposero pienamente; in un modo graduale nella più grave, nell'altra in modo più rapido, e concordano con quelli degli altri casi : cioè diminuzione dell'espettorato, scomparsa della febbre, dei sudori , della tosse, con miglioramento nutritizio. È da notare, che le due sorelle erano a!Telle da o2ena,
di data anteriore alla lesione polmonare. Ho già osservate) in altri Lubercolotici questo dato clinico anamnestico, e richiamo l'allenziooe su que~lo fatto importanti ssimo. per :;tabilire un nesso causale fra l'ozeoa e la Lubercolo.>i polmouare; tanto più che all'ozena si associa un iofiltrameuto delle ghiand ~J i e cervicali , che possiamo considerare, come una stazione intermedia tra la muco.>a uasale e l'apparato respiratorio. E da ciò si l'ileva pure la necess ità di cura re eoerlo{icamen te l'ozeua, in ~peci a l modo quando 110 0 è ancora associato a lesioni polmonari specilìclle. Il dolt. La.> tella di Corato ha sperimenlnl" il nostro metodo in una signora, all'ella da tu i.Jerr.olosi polmonnre in(Il l'ici corrente •licc"•llre é usci to clinicamente guarito tlall'o:<peda lc milita re di Horn~.
DELLA TUBI!RCOLOSI POL~IOXARE
1067
cipi ente, ma confermata ùa Psame batteriologico. Il mio collPga Buonomo fu invitato 1lnl medico curante a visitare la ~i)t nora clinicamente perfettamente guarita, non presentando altro c!1e una li~ve diminuzione di sonorità polmonare. Il signor f.iuseppe Tangorra aveva un fratello mor-to di tHbercolosi polmonar-e, ij l qu~tle vis-.e con lui :>otto il medesimo tetto. senza che si pigliasse la più piccola preca uzione i:;rienica; e, quando il fratello partì da Roma in condizioni gravissime, egli aveva già tosse con febbt·e, sudori notturni. prostrazione. dimagrimento, rlispnea, ed espettorati densi e muco-purulenti. L'e~ame fisicn del lor:~r,e. con infossamento delle fosse sopra-clavicolari e sopraspinose, con rantoli a medie ed a piccole bolle negli apici, dava la sintomatologia di tubercolosi, la cui diagnosi fu poscia avvalorata al microscopio. TI prognostico fu r iservati;;simo per il precedente in famiglia e per la predi~posizione individuale, essendo il Tangorra di debole costituzione. F1n dalla prima iniezione ebbe un ~e n so rli sollievo, gincchè potè respirare e dormire · meglio. TI migliornmento grndntamente aumentò: sparve la febhre; diminuì lrt dispnea, e l'espettoralo da giallo e vischioso divenne bianco, più sieroso e più scarso. Dopo tre mesi era aumentato di 5 chilogrammi per notevole miglioramento della nutrizione. Dopo un mese e mezzo di cura sparvero dagli sputi completamente i bacilli , nè più riapparvero in altri esami successivi. Ha fatto iniezioni per 9 mesi, sospendendo e diminuendol e ogni tanto, ed ha so:;pesa la cnra da 4 mesi circa. Mi pregio presentare a questo illu:;tre congresso il ,-ignor Tangorra, perchè possa constatarne il risultato. In tolle le artropatie tuhercolari, e specia lmente nelle artro-sinoviti fungose il dott. Buonomo ha iniettato la ~o-
1 0()8
CONTRIIJ UTO ALLA CUIIABILITÀ , t:CC.
luzione direllamente nell e articolazioni e nei tessuti periar· ticolari co n risultati òi guari.l{ione. Queste iniezioni sono di facile uso, sono molto tollerate, tanto che alle volte passa no inaV\'ertite all'infermo, e non danno reazioni locali. Il rimedio si assorbe lentatnente, t n a la penet razione è cosi pro n ta, che l'ammalato a" verte alcune volte, appena fi nita l'i niezione, sollelico laringeo, e
conati di tusse di breve durata; però è da notarsi, che questo fenomeno si ripete in coloro, che l'avvertono fin da ll'inizio della cura, mentre in altri non si avverte affallo. Per quanto il numero dei casi sia abba st ao~a limitato, questi ri:>ultati m'incoraggia no a perseverare, ed esorto i colleghi ad impiegarlo nei loro ammalati.
JO(i9'
RELAZIONE sui malati e feriti provenienti dai presidi d'Africa curati nell'ospedale militare di Napoli lett~
nella conrerenz~ scien tifica !lei mese di se ttemhl'e
.tal direllore ~harQ c.w. G iu•e ppe tenente colonuello rneclicu. Il rendi ~o n to nosologico che qui pre:;enlo comprende tutti i malati provenienti d:di'.Hri ca dal marzo a tutto agosto ·1896, e dimostra il movimento intensivo a cui fu so,g~etl.o l'ospedale militare di ~ap oli , ed il lavoro sostenuto dal la direzione in tal periodo di attivilit !ir.. ientifi ca e mili tare. Il totale dei ricoverati all'ospedale (conpresi 30 traslocati da altri ospedali) fu di 16-i-7 cosi ripartito in categorie eli. malallie: .\ . ~:w l1alattie mediche Il :iv o chirurgiche )) .-\.i » ottal miche . )) lj l veneree • » 1:1 l n osservazione . Totale ~ . I(H7 Esso di erle luogo al seguente mov imento: Guariti ~. 9~~ rn breve l iceuza. .. l .i-2 _, In lunga !ict>nza. » Riformati )) 66 Tra~l oca ti in altro ospedale ~ :3 13 :)8 Morti . » Jfot1imrnto d'ospedale. -
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Totale usciti Rimasti in cura al l" settembre
~.
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155 1 9G
•10i0
RELAZIONE SUl MALA.Tl E FltltiTI
La principale attenzione di questa statistica è tutta rivol ta ai feriti, ed io mi fermerò su di essi rilevandone i principali casi. A questi tengono dietro le malattie da infezione e quelle dip~ndenti dal clima ufricano, ed anche su di questi richiamerò l'attenzione con special i notazioni cliniche. Il quadro delle lesioni or~o:aniche dipendenti da cause violen te da le seguenti cifre: ---- -
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GENERE DI LESIONE
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Contusioni e commozioni visccrali . . . .
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Ferite lacero- contuse
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Fer1te d'arma da fuoco
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..•* Conlttllioni e co mmo~ioni. -
[n questo gruppo riveste importanza il caso del soldato Giaci sco Luigi , del -13° uatta· glione fanteria. Detto l'Oidato. arrivalo a txapoli, presentava solo nella regione sacrale un ingorgo dolente solto la pres· sione, m~ nessuna cicatrice poteva testimoniare una subita ferila. L' infermo uon era in islnto di poter dare conto di sè:
PROVE~IEYfl DAl PRESIDI o' AFIUCA, ECC
l 07 '1
si gua1·dava intorno come smarrito, domandava dei suoi e va:rava in dillcorsi senza ordine. senza legame. Dai reduci
suoi compaJ,(ni si è saputo che il 2 marzo, smarrito il proprio bauaglione, seguiva una colonna in ritirata come se rosse inebetito e si lagnava di percosse ricevute alla testa, al dorso ed all'addome. Si è arguito che commozioni viscerali dipendenti dalle percosse, assieme al terrore della battaglia, avevano causato lo smarrimento della ragion e nel povero soldato. Per assicurare la vita dell'infelice e potergli dare tolle quelle cure speciali adattnte al caso, si è trasferito al manicomio di Aversa, donde il direttore, in data 25 agosto, riferi quanto appresso : « Il liiaci"co è ordinariamente disordinato e quasi in stato completo di ebetismo , non ha nessun ricordo del combattimento di :\bha Carima ove prese parte; nè ha conoscenza del tempo e del luogo ov~ si trova. « La sna fìst)n omia è senza espressione, completamente ·indifferente per le cure di nettezza personale, ~ si nbbandona ad una mimica invariabilmente automaticn. rt suo lisico è discreto. « La prognosi è molto riservata ,,_
..
* ..
Ferite lacero-contuse. - Fra le ferite lacero-contuse si ricorda la particolarità di un morso di vipera (ferila avvelenata) . L'infermo Superbi Luigi. di .professione maniscalco, ebbe in primo tempo sintomi di gl'ave intossicazione (collasso , ematuria , ed emorragie multiple sottocutanee). Qui giunto presentava cangrena secca dell'ultima falange del dito pollice della mano destra. Indagando inlorno alla causa della limitata can~rena, si è saputo che l'infermo appena ricevuto
·l 073
REL:\ZIO.N E SU I MA LATI E FBitiTI
il morso dell'animale velenoso, per impedire l'assorbiment«> del veleno, avea creduto regolare strozzare il circolo sangui gno con forte legatura al disotto della riportata ferita , mantenendo lo strozzamento per parecch ie ore. È stata eseguita la disarticolazione della falange cangrenata, e l'infermo è guarito senza postumi apprezzabili di debi litamenlo.
•
"' *
Ferite d'arma da punta c taglio. -Le ferile da punta e lal!lio van divise nel seguente modo: Ferite delle parti molli : Faccia. ~. 5 )) ·J .2 Testa 2 Collo ~t ano » :3 A vamhraecio . » l )) Spalla . 3 )) Dorso . 2 Gamha. » 2 • . ~ )) t .o~c 1 e . \) t~ enita li 28 Totale ~. 60 Ferìte anicola ri : GomilO N. 2 Carpo . » 1 Totale N. 3 Ferite complicate a frallura: Capo . N. ~aso . » Metacarpo. •• ~ )) l Avambraccio . Total e ti7 Totale ~en erale 1,.-1 • ~ ~
PROVENII!NTI DAl l'RESI DI o '.HRICA, RCC .
·l 0i3"
In quest'ospe_iale oon arrivarono r..1si di er.cezionale gr:~ vezz~ , ma rivestirono eccez:orMii ssima importanza 28 evirazioni. D ~i 28 evirali, 24- erano mutilati complt:tamenle dell'asta vi rile, scroto e testicoli, compresa la pelle del pube, 3 dell'a:;ta , dello scroto e ùi un solo testicolo, ed l della sola asta virile. Dei tre rim ·•sti cou un solo le.;ticolo compresso e dolente in mezzo ad estesa e profonda cicntrice, uno richiese ed ottenne la semicnstrazione. Non fu cosa fa cile mantenere pervia l'apertura dell' urelr·a in questi muti lati; la cicatrice re~trin ~eva l'apertura, ed in tutti, oltre a mantenerla per via con appos ito catetere, si dovette ricorre r~! ad incisione a forma di un V1 e meglio ancora ad incisioni multiple a guisa di ra).!gi . Fra le ferite d'arma da taglio figura jl solrlato Bllrnasconi Angelo, del ~ "' batraglione fan teria, con esito di morte. Giunse a N;•poli con ferite alla guancia destra, all'orecchio, al naso ed al petto, tulte in via di cicatrizzazione, ma conte m· poraneamente an·ètlO da ileo-tifo, e questa ultima rnalallia provocò la morte in seguito a profusa enterorragia. · In line è degno di not:1 rilevare come un fallo particolare alla guerra attual e, il gran numero di feriti d'arma bianca , che nelle ultime comuni battaglie erano andati gradatamente decre3cendo col progredire delle armi da fu oco.
..
* * Ferite d'ttn.na da {twco. - · Le feriie d'arma da fuo co vannodivise giusta il seguente specchio: • Ferì te delle parti moli i: Faccia. ~. 6 Testa . » 12 /J,,L riportarsi.
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18
• Oì.f.
RELA.ZIO~E SUl MALATI E PERITI llipa~·to
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f.ollo . Spalla . Braccio Aoli braccio Mano Nuca . Pello .
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Totale N. ~02
Ferite delle articolazioni: Spalla. Gomito Ginocch io Mano Piede . Ferite con frallura: Scapola Clavicola . Omero. • llad io e cubito Ossa della mano o~ sa oel piede Femore Ti bia • ~\ascell a re super1ore Mascellare inferiore.
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. PROV&NJENTI DAl PRKS!OI
o' AFRICA, BCC.
N. 302
Riporto. Ferite penetranti m cavità: Cranio. Torace. Addome
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4Totale l'i. Totale ooenerale N. 306
-
;1) Ferite delle pa1'li molli. - Trn i feriti delle sole parti molli richiamano speciale attenzione parecchi casi per lesioni -che, incerte per il loro esito e fa ci li a dar luogo a compli-canze svariate, sono guarite completamente, o quasi , con '<>pportuno sistema di cura. Noto per il primo il :;oldato lladi Terziano, del .t,o ballaglione fanteria, ferito d'arma da fuo co al terzo medio del braccio destro, ove riscontravasi una cicatrice in corrispondenza del fascio nerveo-vascolare . L'in fermo avvertiva dolore sulla cicatrice, lungo il braccio e l'avambraccio e nella palma della mano, e lasciava o:;servar·e paresi di tulli i muscoli innervati dal mediano. la natura della lesione, gli organi lesi, facevano a ragione dubitare di un esito felice per la funzionalità dei muscoli. Si credè necessaria ed opportuna la cura del massaggio e della corrente indotta, e, praticntaglisi, l'infermo migliorò sensibilmente ed in poco tempo. Altro caso desta vivo interesse più per i postumi della lesione che per la gravità della ferita. Senza cure adatte, senza opportuna medicatura, in balia di sè stessa. la lesione era gunrita quasi al completo, residuando però una complicanza che procurava gravi sofferenze all'infermo. la lesione era toccata al soldato Nardi Romeo, del16• bal· tuglione fanteria.Questi aveva avuto una ferita della lunghezza
f 076
H&I.AZlONE SUl MALATI E FERI TI
di 7-8 centimetri sulla regione esterna del quarto superiore della co·cia sinistra. in corrispondenza del ~ ra n trocantere. Riparata la lesione, 1' infermo era rimasto r.l:1 udicante ed ar.cusava dolore nel cam mino; dolore che dalla cicatrice s'irTadiava in tnlla la regione e:;terna della coscia sino al ginocchio. Si cercò interpretare la n:1tura del dolore. e si giudicò che proYeniva dall' irnpigJiamento nella cir,at rice rlel nerVù fetnOrO-CUtaneo esterno Hesa rana o;:rni cura medica, e nulla sperando dal tempo, era necessario un allo operativo. Si pra · ticò l'asportazione della cicatrice e si fece una ;;utura a punti stacca ti per ottenere una cicatrice lineare . L'in fermo guarì delle sue solrerenze e la nuova lesione cicatrizzò prestissimo. Il cn::;o del Cllporale maggiore ~ er i \'ir·gi nio, della :;• batteria da mon~agna , ha importanr.a non tant o per la natur·a della lesione. quanto pe1· il vanta:.q.:io ricavato dalle cure prodigategli. Ebbe fet·ita d'a rma da fuoco nella regione anterointcrna del braccio sinistro, in CIH'rispondenza del l'asr.io nerveo-vascolare. Muoveva bene il braccio e l' antilmH·cio, ma era abolita la funzione dell'estensore comune dell e ditn; e la mano, non potenrlosi nè Oet tere ne estendere. cadeva inerte per· il proprio peso. Curato 'c:ol mas-;aggio e con la corrente faradi ca, migliorò la funzione dell'arto, e venne propo:;to e poscia fruì della cura baln eo-minerale. Degno di nota è altro infermo, per la specialità rl el ca'o e per la cura fa tta dagii inel igen i. Il soldato Pela ~tro Antonio, del 6• I.JalLaglione fant eri ,t, ferito d'arma da fuoco alla natica sinistra, ebbe nemmone delle pareti addominali , al di sopra della regione il eo inguioale t!eslr;l; llemmone che dietro consulto tenuto fra militari indiyeni, gli fu aperto ùa uno di essi con nn chiodo arroventato. Fu po~cia ri coverato nell'o>:pedale di Adigr:1t. Arri vato in questo spedale la$ciava notare nella regione
l'ROVENlRNTI DAI l'RESI DI
o' AFRICA, ECC.
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glutea destra una cicatrice tre centimetri al di sopra della piega della natica. ed un'altra alla radice dell'asta. Nelle pareti addominali eranvi tre cicatrici, delle quali due regolari prodolle da m~no chirurgica, la terza dal chiodo nrrovenrato L'infermo è uscito guarito e fu inviato in licenza di rimpalrio. Importantis:;imo è il caso del soldato Sinigaglia Leo poldo , della 5• batte'ria d'artiglieria, per i mezzi adoperati nella determ inazione diagnostica del sito O\'e trovavasi annidato il corpo estraneo. Ferito d'arma da fuoco alla regione po:;teriore dell'avambraccio destro, terzo medio, il proietlile produceva una ferita a r.anale, seguendo una direzione dall'alto al basso e dall'indietro all'avanti. Non esisteva foro d' uscita. Lo specillo non toccò mai il proiettile, nè :.:li ufficiali medici di Massaua, nè quelli di quest'ospedale poterono rintracciarlo. Intanto l'infermo migliorava pron lam P-nte della lesione, rimanendo con toLti i movimenti della mano liberi, ma con limitato movimento di pronazione e di supin01zione. Riusciti infruttuosi i tentativi per la ricerca dol proiettile e del pari in utile una co ntroaperlura pra ti cata allo stesso scopo, quando il seno fistoloso era chiuso e r imaneva una picco la crosta nel sito della lesione prodotta~li. si pensò di sottoporre all'azi one dei raggi Rontgen l'avambraccio leso, a line di ritrovare il proiettile. La negati va che si ott enne pre:>enlò nella sua parte posteriore l'ombra del corpo 'estraneo. Si decise allora di praticare .l'estrazione, ed il proietlile si rinvenne sul legamento intero:Sseo, nel sito determinato dall'ombra radio~rafrca. L'r ndividuo guari completr.mente. b) Ferite delle articola.;ioni. - Le lesioni articolari prendono spesso caraltere del tutto speciale, sia in ragione
l 078
RELAZIONE SU l MALATf R FRIIITI
delle articolazioni colpite, sia in rapporto alla funzione alla quale sono destinate, sia agli esiti a cui facilmente posson(} dar luogo. Nei casi di feri te dell~ articolazioni , per parecchi si sono. avuti esiti felici in virtù dell'applicazione della moderna terapia chiru rgica. Alcuni meritano speciale attenzione pergl'insperati successi ollenuti. tanto più che si erano imposti da per sè atti operativi speciali, per riparare in partealle gravi lesioni prodotte e limitare i tristi esiti di esse. Tale è il caso dei due soldati l\fassola Agostino , del •l 0"' battaglione fanteria, e Locatelli Celeste, della 3a batteria da montagna, il primo ferito d'at·ma da fuoco in corrispondenza della regione del gomito destro, il secondo da uD proiettile che traversava tutta l'articolazione del pugno. l"el primo ~i notavano due soluzioni di continuo, la prima un. poco in sopra e dietro dell'epitroclea. la seconda nella regione postero-internn cloll'nvambr·nccio, nel suo quarto su-
periore. Da queste lesioni veniva fuori grande quantità dt marcia. L'articolazione mostravasi aperta, molto tumefattn. e dolenLissima; la temperaturn era alta, specie nelle ore della sera . Il soldato Locatell i Celeste lasciava osservare due soluzioni di continuo, corrispondenti ai fori d'entrnla cd uscita del proiettile. Con lo specillo si notava l'articolazione completamente allo scoperto. La località em tumefatta e clolentissima alla palpazioue; i movimenti att.ivi e passivi erano liberi . Pet· ambedue, le condizioni generali erano talmente gravi , eire si era deci;;o di opP.rare di resezione del gomito l'uno, e l'altro degli estremi inferiori del radio e del cubito. Ma, mi ;.(liorato sensibi lmente lo stato locale e generale, si sopra:.,;edè ad ogni atto operativo continuando nella medicalura antisettica.
PKOVENIKNTJ DAl PRESIDI n'AFRICA, Rt:C. \
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Guarirono entrambi, residuando nell'uno movimenti limitati, por cui fu proposto a cura termale, nell'altro l'articolazione rimase semi- anchilosata, ma i movimenti inbuona parte ricomparvero. Nel caso del caporale Mocell ini Giovanni, si rileva l'efficacia dell'immohilìzzazione delle articolazioni ferite, ma sopratullo il àecorso asettico delle ferile con proieuili di piccolo cillibro. Ebbe questi, per un colpo d'arma da fuoco, perforata l'articolazione tibio-astragalo .~alcanea trapassando la spessezza àell'astragalo. 1\tostrava due piaghe al piede si nistro ~ l'una innanzi al malleolo esterno, l'altra alla pane infero· es~erna dell 'astra~a l o . S'app:icò l'apparecchio inamovibile & la mercè di que:>lo c della consecutiva medicatura antisettica, l'infermo mi~liorò subito nella funzione del piede e poscia guarì senza postumi rilevabili. Collà cu ra del massaggio iu seguito a lesioni dell'articolazione, ~i sono avuti sensibi li vantaggi nel caso del soldato Pio S.alvatore, del 4-• battaglione fanteri:l, che riportò una feri ta d'arma da fnoco alla faccia interna ed inferiore del calcagno sinistro, donde il proieuile attraversando obliquamente tutta h spe:;sezza del piede, uscì in corrispondenza della testa del 2• metarseo. Con l'immol>il izzazioue seguita da mass:~ggio si ebbe guarigione senz:t postumi apprezzabili. Il caporale Buc~i Giovanni, del 1a0 battaglione fanteria, mostrava la mano tumefatta, priva di movimenti attivi, moltoimpedita anche nei passivi, facente coll'avambraccio un angolo molto oLLuso. l muscnli dell'avambraccio, tanto quelli di estensione che di flessione, erano paralizzati. I moviment~ di flessione dell'avambraccio su'l braccio si compivano mediocremente, mentre erano appena accennati quelli di su-
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RELAZIONE Sul MAL.Hl g FERlTl
p10az10ne e pronazione della mano. Cou il massaggio e la corrente faradi ca cominciarono a rear:ire i muscoli pronatori, rimanendo inerti gli esten sori. In segnito a ferita d'arma da fuo co che avea interessata l'articolazione carpo-metacarpea e fratturato comm inutamente l'estremo inferiore del radio, il soldato Belli Nazzareno, del battagl ione alpini, presentava notevole deformitit dell 'avambraccio e della mano. Lasciava os~ena re un grosso callo deforme in corri5pondenza della porzione ~nferiore rlel r<1 dio ed una vasta cicatrice si estendera dalla metft del ' • metacarpo sino a due cen timetri dall'estremità inferiore del radio, interessando l'articolazione radio- carpea. La mano faceva coll'avambraccio un angol? ottuso di circa 420°. l movimenti d'estensione ·e nessione sull'articolazione radio-carpea erano limitati, quasi aLoliti quelli di lateralita. ~ota,•ansi an..:he nello
stesso infermo semi-anchilosi del·
l'articolazione del pollice e di quella dell'indice in seguito .ad altra ferita d'arma da fuoco . .\ correggere la deformiti1 che pro,·eniva dall'angolo che la mano facera col:'avambrnccio, si praticò la tenotomia del lungo abduttore e del corto esten sore del pollice e si applicò in seg uito un apparecchio immobilizzante. Rimosso l'apparecchio si trovò la mano quasi in linea retta coll'avambraccio, ed i movimenti attivi e passivi dell 'articolazione radio-carpea di molLo aumentati. Però i postumi di deLLa lesione motivarono la riforma. Il Soldato L.asassa Ernesto, del :j• battaglione fan teria, ferito alla regione del gomito sinistro, presentava due soluzioni di co ntinuo nella regione suddeua. di cui la prima dne centimetri in sopra e poco al l'innanzi dell'ep itroclea, la seconda nella regione poslero-esterna dell'avambraccio un ceo-
PROVE~IE:-iTI UAI l'RESI Ili II .AFIIICA , ECC .
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-t irnetro in sotto della tes ta del radi o. L'arti colazione era turnefatta, dolente; ma specillata non la sciara notare t•ssa denudate. L'avambraccio era tl t>sso sul braccio form ando un an golo di 4ij0 , Si è applicata costante meclicatura anti,;ellica, il massaggio, la corrente l'aradica, e l'infermo molto nni).! liornto .nella fun7.ione dell'arti co lazi one lesa fu inviato i.n licen7. t di convalescenza. c) Ft•rite con (raltnre. - l.e frallure meritano speciale allenzione per il chirurgo, che si propone prereo ire o cor:·eggere le tan te deformi tit che sogliono spe:;so co osegu ire. Nervi impigliati in calli ossei sono secl'l di n erral ~i e riuelli ad ogni cura, tendini compresi nella neoformazi one ossea, annullano la funzion e dei muscoli di cui fanno parte, e per ~nattivitit si atrolìzzano. Alcuni casi di frallura . sono guariti compl'etamente, c sempre In mercè ùi quel pronto intervento che si espli.cava per mezzo di apparecchi d'immobilizzazione. ora in :virtit di ~ p ec iali m·edicature , ora in seguito ad opportuni processi operai orì. Citerò il caso del soldato Fondi Calogero, del .~ o battagli one .fanterin, il quale riportò due ferile all'arto superiore :;ini:;Lro. Gno dei proiettili attraver.:;ò il braccio frau urarHlo l'omero nel suo terzo medio e l'altro, penetrando dalla regio ne posteriore del gomi1 o, si arrestò nel qual'lo superiore dell\1\nm braccio, dopo aver fratturato il cuuito. Tale proiettil e fu .e:;trauo nell' ospedale militare tli ~l as:;nua, e quello che frattu rò l'omero producendo una ferita a setone, diede luogo ad .u n se no fistoloso mantenuto da necro,;i ossea e ad un ca llo deforme con arcuamento sensibil is5irno ali 'estemo. Si estrassero framlllenti o s~ei , si adallò nppo.sito apparecch io immobilizzante, cl te rimo,-so e rinpplicato ridusse l'arto nella posizione fì siol o~ica . 69
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1\EU.ZIO:U: :'UI )!ALATI E PERITI
Nel soldato Zoratli Luigi , del ùallaglione cact~iator·i, s'im pose uno speciale nllo operativo, onde riparare a postumi di frattura della scapola. Feritq d'arma da fuoco due centimetri in solto della spina della scapola, il proieLLile fratturava quest'osso e dal foro di entrata veniva fuori grande· q nantità di pus. Hisultando vane le ~e111pli ci medicature, si procedè alla resezione del corpo della scapola, asportando· quasi tutta la parte soltostante alla spina. Il Zoratti guarì· completamente. Il soldato Cavuiani Vittorio, del ·15• battagli one fanteria, presentò la particolarità d'una ferita d'arma da fuoco al terze> su periore del braccio destro. Il proieLLile allraversò l'omero· perforandolo con foro di entrala in corTispondenza deli 'impronta dcltoidea e con foro di useita alla stess:t altezza ed all'interno <lei fascio nerveo·vascolare. Dalla forma del r,allo si rilevò una fes:;ura dell'omero in basso longitudinalmente ed in alto alquanto obliquamente in fuori. L-l guarigione fu completa senza postumi. Il Cavaiani ri(eri che ferito continuò a battersi. Altra particolarità non trascurabile la presenta il soldato· Saturnia Diocleziano d~l 6• bauaglione fanl~ria, che riportòferita d'arma da fuoco. Il pt·oiettile entrò nel mezzo del cavo· popliteo destro ed usci in avanti allraversando il condilo in terno della ti bia . Si ebbe per e~ito guarigione con postumi poco rileva bi li. Di moltissima importanza fu il caso di (~iorgello Ermenegildo, della i' compagnia treno . Era slalo trasferilo dall'ospedale militare di Massaua con diagnosi di ferita d'arma da fuoco alla regione front<~le dcstra. La ferita era compli cata a frauura del frontale con lesione delle meningi e cervello sottostante. C i c J lri:~.zata in primo tempo in alto la ferita, rimaneva una
I'KOYENIE"n o.-1.1 PRESIUI
o·.u·niL:A, ECC.
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piccola apertura gemente pus, due centimetri al disopra della glahella , che lasciava so:1peuare se mplil' e lesione ossea sottostante. Colto all'improvviso da convulsioni epilettiformi ripetute si tentò una sequestro toniia. Si rinvenne il cervello che facea emia atlr:werso l'o:;so frontale, si tolsero alcuni frammenti osse i che comprimevano irregolarmente la parte cerebrale fuori uscita e si applico medicatura antisettica. Dopo apparente mi gli oramento , in capo a òue giorni soprnggiuuse coma e morte. L'autopsia fece notare l'esistenza di vasta raccolta purulenta che si estendeva dal bas:;o in alto, dalla regione frontal e alla parietale di destra, inte re~"ll n do le circonvoluzioni frontali :l!'Cendenti. Riuscirono rli validissimo aiuto nella determinazi one diagnostica i raggi Rontgen al soldato 11 usi ani Alfredo del2° bntlaglione bersaglieri . Questi ebbe ferita d' arma da fuo co alla regione antero-esterna del hraccio des tro, tei'ZO medio . Il proiettile produceva frattura comminuta dell' omero e si fermava alla regione po ·tero-interna, rimanendo addossato al consecutivo call o, coperto da tulle le patti molli . Esso era mobile, di forma ovalare ed il diametro più lungo Lrovavasi parallelo ali' asse dell'arto. :'i el foro d'entra ta si notava una piaga in vi a di completa guarigione. In co rri ~po ndenza poi della diatì;;i dell 'omero si palpava un grosso callo, che poteva dirsi quasi consolidato; difatti non es istevano movimenti preternatural i. Tutti i movimenti dcii 'arto superiore destro erano normali , solo l'elevazione un po' limitata per lieve ati·ofia del deltoide. ~ella negativa ollenuta si viLle un 'ombra chiara di forma olivare, con l'apice in alto. che rappresentava un proiettile delle nostre armi da fuoco, impiega te in guerra. Sulla lastra l'omero era ben delineato nell a parte sana, mentre nella parte frnltumta appariva mnnifestamente un callo osseo molto
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REL.\ZtO\E ~ li! ~l:\1..\Tl E F.E lliTI
pronunziato. ~l arcate del pari si vedevano le par!i molli, ed in mezzo ad esse la macchia del corpo estraneo. L'estrazione del proiettile non presentò difn coltà ; con semplice incisione si giunse sul fas cio nerveo-vascolare, si spostò alquanto in avanti ed in fu ori e si arrivò sul corpo cstr,meo . · l n seguito all'estrazione del proiettile il Musian i guarì com pletamente e fu inviato in licenza di rimpatrio. Il soldato Gallerani Han·aele, del 1. 0 battaglione fanteria, riportò fer ita al go mi to destro nel combattimento di Abba Cariru n. Presentava scopertura d'osso e forami d'entrata e d'uscita com un icanti fra lortl, con Lnrgore mo lto sensibile dell'artico· fazion e. Si ottenne la cicatrizzazione della feri la, ma i mori· menti dell'antibraccio erano impediti da rorte dol ore, avente un centro in co rri.:;ponùenza dell'epitroclea, e la Il es$ ione sul braccio pr0vocnva sensazione di puntura sopra e.)lesa e pro· ronda cicat rice. Si appl ira rono i r<l;.!g-i Riintgen a scopo diagnos tico e la radiogralia dimostrò frattura w mminuLa del· l' epicondilo tlell'omero, presenza •li piccoli l'rammenti e di un gross•J pezzo di piomho al disotto della ci ~atri ce nella pir · gatura del ;{Omito. Si pratico un'inci:;ione e si esl ra:-:~e un pezw di piomho lungo 3 mi lli metri e lar~o 3, nonchl! tes~ uLU cic:tt rizinle relrnlto. L'infermo ri u,;ci immediatamente ad estenJere e rnuoverc quasi completamente il ]traccio, e. :;ot· Loposto alla cura termale, guar·i della riportata lesione . Il soldato Cordova !lonato, dell a ì' batteria a liro rapido. riportò ferite d'arma da fuoco e da laglio in amho le hrac ci:1 nel combat timento rl'.\ hha Carima. B.imase prigion iero di H a~ Manga;;ciit e le feriLe cica trizzarono alla meglio. (; iunt o a ~apo l i pr·esentava li mitata l'estensione e la Ile>· s ione dell'avamurJccio Ùc=>lro sul braccio, eJ accut.av:t d~Jiore trafilliro nei mor imenli di ll essione nonclrt· di pronazione e
PR O VE\lR~T I 0 .\1 l'R E' ! Il i
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supinazione dell'nvam braccio. Sollopo.::to nll"azio ne dei rag~ i Hont)!en si constatò la pra~e nt::l òi nn corpo estran eo nella pi egatura del gomito, in vicinanza del r·adio , al di sopra dell' e~pa n sion e aponevroti ca del hi cipi te. t:on incisione si e:> tra ~::: e un ~ rosso framm t'nt o di piombo tutto angol oso. che pre:;ent:•va i cat';ltleri d'un pezzo di proiettile di fu cile Grass , rlte avea strisciato sull'epi co nllilo dell'omero ed era nsr:i to in vicinanza dell a to.-;ta del rarli o. L'i nferm o ù guarito ,compie· Lamento senza postumi. :'{ el soldato Tosi l.iuseppe, del 10° battaglione, dietro determinazi one di agnostica, mercò incisione , ru est1·atto un proietti le di fucile Weltedi in,;inuato.;i fra i musco•i glutei della natica destra. d) Ferile penetranti in caciltl . - Sono di molto intere s~ e i due casi eli ferile penetranti io cavitil , per l'es ito felice ottenuto, senza intervento di :dcuno speciale processo op erativo . Il soldato ~ eg ri Pietro, de l l o battaglione alpini. era ferito d'arma da taglio e tla fu oco. lmportanti erano le due lesioni di continuo che p1·esentaya, con seguenza di un colpo d'arma da fuoco il cui pmi etlil e entr:1ndo dal fìan co sinistro, :1 centimetri so lto l'arcata costale, linea ascellare nnteriore, usciva dalla porzione superiore della l'egione glutea sinistra , propriamente 3 centimetri soli o la· cresta iliaca, traversando l'ileo. TI proiettile inl.eressava una parte dell'intestino che prese aderenze con le pa reti addominali , residuando una fistola stercòracea il cui prodollo ven iva fuo ri dal fo ro d'ent rata. Non emvi comunicazione tra il foro d'entrala e quello d' uscita. Sp·~cillando il foro d'uscita osservava::;i l'osso sottostanle per buona parte scoperto. Lo ste,;so infE'rmo presentava ferita d'arma da taglio al col lo, alla regione scapolare di destra, al gomito, all'antibraccio, ed alla regione temporale ed occipit:.lle dello ste·so lato.
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RELAZIO~E SU I 11.\1...\11 E FERITI
Llata Iii gravità della ferita addominale e necessi tan do un atto operativo nella speranza di prerenire le tristi conseguenze dì quella lesione, s'era deciw oper·arlo, ma premendo poter consen •are una vita preziosa , colpita da tante gravi e svariate ferite, aspettando il momento di ope1·are non si trascuravA di prodigar-gli quelle cure che la gravità del caso imponeva. Si rkorse ai continui lavaggi con so· stanze antiseuiche, all'applicazione d'un drenaggio , alla ripetuta pulitura con etere erl al consecutivo olluramento con iodoformio, evitando sempre la specillazione. l n segui to a tante particolareggiate cure, la fistola stercot·acea ~ i chiuse e l'infermo venne riformato per le residnali. ei;le~e. profonde l'cl nderenli cicatrici. Jl soldato Imola l'asquale, del 10° battaglione fanter ia, fe· ri lo d· arma da fuoco, il cui proicll ile aura versa va l'esca vazione del piccolo bacino, ed interessa\'a la vescica . evitando il retlo. 4)uando arrivò in quest'ospedale si notarano due cicatrici al posto dei fori d'entrata e d'uscita del proiL•ttile. L'infermo era guarilo ~ompl etamente e lasciò l'o~pedal e senr.a postumi motivanti provvedimenti medico-legali. E1·nie. ri.~cerali. - Si sono avuti più cnsi di ernia inKuinalo. Di questi ':W hanno chiesto di essere riformati e ~~> cioè i soldati: t ;arofalo Angelo, del 23° batta;.:! ione fanteri a, Fusco Luigi , dol !!)" [)auagli one. e Forzanini Felice, del 9.9" battaglione, ch iesero di e~sere operati. Si esegtti l'atto operativo della cura radicale col processo morl ilicato alla Bass ini, con osilo in tutti di pronta e completa guarigione. l~ rlegno di nota il caso del soldato Garofalo, che subì operazione in amho le regioni inguinali. perchè affetto da doppia ernia, ed ultimata la cura fu inviato in sempli c~ lir.enza di convnle;;cenza.
PROVE:\"!E'iTI D.\1 I'RKSIDI n' .\FitiC.\ , ECC.
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Ulfìciali (uili •:d mumalati. - lili uflìciali che m o· ver:1rono :tll'ospedale furono nel limitato numero di 113. Nessuno di essi rimase· nelle no~ tre sale ospedaliere Ono a ·Cura com pleta, essendo desiderosi di portarsi in seno alle proprie fami glie al pilt presto possibile. Si ricorda, come il piu grave, il caso del capitano Scalellari signor Emannelt'l, dal ,~o ber$aglieri, con ferila d'arma da fuoco passante al .tomce destro. Il forarne d'entrnta era all'altezza della~· co stola erl il forame di uscita nella regione dorsale, angolo ·scapolare, a livello dell'ottava costola di ùestr:1. Si era stabilito un tragi tto fistoloso fra l'interno del polmone e l'aper· tura d'entrala tlel proiettile, per morlo che i lii[Uidi iniellati per la detta apertura fuoriuscivano per le vie normali neree . stimolando tosse stizzosa, come pure l'aria inspirata dall' infermo fuoriu sciva fischiando assieme ai liquidi dnll 'apE-rtnra .anormale. Il capitnno in parola lasciò l'ospedale dopo 3 giorni di cura, in condizioni al certo non soddi sfa centi, e si portò nella casa paterna, in quel tli )'l odena, per riabbracciare la vecchia madre. Snlla modem a terapia chintrftica. - Questi i casi più importanti , questi gli esiti dell e cure ed i mezzi speciali di diagnosi adoperati . Se fosse necessario dimostrare ancora l'efficacia della moderna tern pia ehirut·gicn , se non fosse ozioso insistere su i
benefici eO'eni dell'antisepsi e dell'asepsi rigorosamente condotta, potrei prendere ad esempio le lesioni dei tanti feriti reduci dall'Afri ca, per pro~·are una volta di più come il chirur·go ha il santo dovere di custodire e sereramenle appli· c:~ re rrue~to portato del progresso scientifi co. Se era qunsi assioma per il pa5sato ricorrere ad atti ope·rativi demolili\·i. in primo tempo o subito dopo, allorch1:· una
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REI..UIO~E
SCI )I.... L.\TI E FER ITL
IPsione avea intere;;sato le articolazioni o le os,;a, oggi il chil'llr~o deve proporsi di ra:;rgiungere l'efl'ello opposto. ~ e i casi sopra cilati si r·ileva più che altro come il chirurgo non debba mai essere corrivo ad operare demolendo, e cl1e la cura conservativa debba imporsi in tulli i casi, a 1neno eh e ci rcostanze speciali non J' obhl ighin o ad inlervPnlre. Parecchi dei reriti, vi ~ itati appena sces i dai piroscafi, avevano impressionato nel sen~o d~molitivo; si man cava di braccia in quel momento e si procedè a larghi lavaggi e disin· fezioni. Nelle s n r.ce .~s ive medicazioni si dovè poi modificare· il .~indizio . lnl'atLi i braviss imi t.:olleghi capi reparto in primo tempo sipromettevano di eseg uire parecchie operazioni, ma dopopoche medi caLure anti selliche videro tali ~en sibili miglioramenti che si trovarono obbligati a rimandnre qualsiasi nll<r operativo, senza mai pentirsene. 1Ynoro mezzo diaynostico. - ~on si sono trascurati come mezzi diagnoslici gli ultimi ritrovati della sci enza, oggi cheanche lo specillo Nùlalon n::>n risponde in casi di proiettili. rive;;titi di metall o durissimo, come sono lulli i proiettili delle armi nuove di piccolo calihro. In parecclli casi riuscirono di grande aiuto i raggi Rontgen, e nei casi sopra ci tati diedero un risultato splendidissimo. Le ombre radiografiche , che coi detti raggi si ollengono, sono mezzi sicut·i di diagnosi , di cui il chirurgo può servirsi-· in tutti quei casi dubbì nei quali si è inceni dell'esistenza d'un corpo estraneo o non si è in grado di Jeterminarne b sede. In ogni ea~o però una radiografia costituisce sempre un mezzo prezioso per completare e conrermare nna dingnos.i,. specie nei giudizi meòu~o-lega li in cui co nverri1 valutare j, di!\turbi suuhiellivi accusali dai pazienti.
!'HOrE~IE~Tl DA! PRE S IDi D·.H'HIC\
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.\ on sempre dopo prati ea te le ra~iogralie e determinala la presenza e la loealità dove trovavasi annidato il l~Orpo estraneo si ricorse all'atto operatiYo. È risaputo che i proieuili possono rimanere annicchiati in mezzo a tessuti senza dare disturbi e senza promuovere suppurazi one, quantunque molto più ::pesso sogliono SIIscital"la: per tale ragione non si è passato ad alli operativi nel soldato Selva <~iuseppe, del n• b:tttagiione fanteria, che ferilo alla battaglia di Hba Carima rimase con· il proiettile annicchiato nei cavo popliteo di sinistra , peneu·ato al di sotto dei va si e dei nervi della regionP , senza arrecaregraYe disturbo funzionale. E così pure uei sotdato Fortuna {~iulio, del 6° hattn"glione fanteria, ferito alla battaglia di Abha C-arima con un proieuile , che, pen e~rato nel piede sinistro al di sollo del malleolo esterno , urtando contr·o la ~ nperficie esterna del calcngno, si divise in più frammenti , di cui due si trovavano al disollo dell'espansione aponevroticntlella pianta del piede, senza causnre molestia all'infermo. li n~ caso simile è quello del soldato Zenone Pasquale, del 'l o• I.Jal· taglione, ferito al gi nocchio sinis,ll·o, bordo interno della ro· tula. Il proietLile sì trova al di sotto di detto osso in vicinanza del suo li mite superiore, e causa poco fastidio all'infermo. B.illSCirono anche utilissime le rndiograli e alla lti:intgen· nel soldato Tempesta Francesco, del 3• ballaglione, il quale· avendo riportato una fel'ita d'arma da fuo co con frattura all'avambraccio de:>Lro nella haltaglia di Abba Carimn, ed ol· tenuta la cicatrizzazione del forarne d'entrata e di quello di uscita del proiettile, pure era impo s~ ibilitnto ad eseguire i movi menti òi pronazione e supinazione dell'avambraccio. La radiografia dimostrò che il proiettile avea fratturate ambedue le ossa dell'avambraccio e che i frammenti superiori del radio e del cu bi to si trovavano incuneati in mezzo. ai due frammenti inferior·i :<aldati in tale posizione.
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RKL.\ZIO\E ~UI li.H.Hl E FERlTl
t.:lleriori studi ed applicnzioni arricc ltiranno In foute d\ q uesto nuovo mez.zo òia~nos ti co. :Jie,lia delltt 1110rtrtlitd negli ammaluti di cllino·yia. La mortalitit nel nost ro o~ peda le ~u l lotale dei feriti curn l i c stata .ti i l sopra i. l O, non considerando il soldato llernascon i fra i ferì ti, perch~ morto per all'ezione tifi ca. Pria ùj ch iud ere 11u esto capitolo, non so di spensarmi dal ootnre alcune particolaritit rilevate sulle feri le d'arma da fu oro prodotte da proieui li di piccolo vol ume, rivestiti d i rame o di lega durra. ~ella bauaglia di .\ bba Carima, le arro• adoperate d a l nemico erano in parte di piccolo ed in parte di medio calibro {Welterli, Berdan , (~ras5: Hemingtn.n, ecc.), e le fer;te delle armi di piccoio calibro .con proieuil i rivesti ti di me-tnllo duro, prese ntava no tali caratteri 1la colpire l'osse rvatore per le dimensioni e nellezza dei contorni del foro -di entrala e di usci ta, pel tragitto rellilineo e per la recisione netta di qua lunque tessuto che si trova1·a su quel retto cammin o. li proiettile di piccolo volume t'i1•esti to di mantello, ha una forza enorme di penetrazione, e parecchi soldati feriti nelle parti moHi dicono averne se ntito l'eiTel!o dopo il co mbattimento; il Cavai:1ni notato avanti fra le ferile-fratture, continuò a bat tersi co n J'omero destro perforato da un proiettile tli tal genere, ed i feri ti nelle articolazioni pur giit riportati , -va::;arono per più giorni e percorsero centinaia di chi lometri prima di poter ra!!'giungere Hl\ posto rra i nostri, ed essere medicati ; con lullo l'iò oggi parecch i lì~1;rano fra i guariti con perfetta reinlegra'l.ione funzionale. [n breve ho notato che i piccoli proietti li lt :1 nno dalo •tragi tti netti. rellil inei con =-t retti forami di entra ta e di uscita, ·che in alcnni si ;;;on c ltiu~i òa per ~\·, senza il concorso di
PRO VEì'ii E:'\TI DAl PRESI DI D'AFRICA, ECC.
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alcuna mcdìcatura , in motlo che fer ite anche inLeressan ti grosse articolazioui , presentarono un andamento simil e alle feri te sollocutanee con decorso asettico .
IL .!Jialallie molicht>. - LtJ malattie mediche nel militare preoccupano non meno delle chirurgiche durante ullla c:~ m pagna, ed i medici debbono tener presente che trueste prendono sempre il predominio, e sono quelle che ne).!li ospedali portan o il massimo ingombro e danno le maggiori pe1·dite.
In generale nella mnggioranza dei rimpatr·iati si notò accentuato deperi mento o r~ani co, depress ione di forze e resistenza. espressioni queste di gravi patimenti e da infezione già sofferta orl in all o. (tifo. malaria , ;;ililide, ecc.). Il no;;tro ospedale aceol:::e nelle sue sale 8~6 ammalati di medi cina, fra cui: Ammalati an·etti da il eo ·tifo t il3; Ammalati alfeui da fehbri malariche, cac h e:;~ i a e deperimento consecutivo 36'2 : Ammalati affetti da catarro acuto cl elle vie digestive l ~8. Dirò solo di q u e~ti gruppi quali i piit interessanti .
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Affe::ivni tificlte . - l prim·1 piroscafi partiti da Mas,-aua non appùrl.arono fra noi ammalati di tifo, ma nei succe:::3ivi arri vi quesLo genere di maiattia presentò un crescendo impressionabile sia pel' il numero che per la gravezza della form a. Ammalati d'ileo-tifo ne morivano durante la lraver5ata del Mar Rosso, in ltalia il giorno di arri vo e nei primi giorni di degenza agli o;;pedali. Una huona meti1 di tali inferm i eran o scheletri ti, c rleli ranti .
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REI. .\ZIO'\E ~ V I 11.\1..-\TI E FEHITI
La mag):!iore ar.centu:u:ione si ntomatica s i i! notata nella curra termica; in mezzo ad una sind rome genen1le tifosa, per nulla dui.Jhia , si notavano casi con assenza totale di febbre, in mezzo ad nna sintomatologia tuua caratte:·istica; altri con ipoLermia, come del pari si avevano casi con ele-
vazione termica imponente. Ma nou vi era J•egola in nessuno di es;;i; il curante n.on poteva prenrlcre norma sugli antecedenti , pl\I'Chè parossisrui fehllril i non previ sti, grandi a.;censioni termiche brusche, improrvisc, seguite da remi35ioni rilevanti , rapide, con sudori profusi, con notevole pt·ostrazione di forzP, mettevano tal e sco mpiglio nelln correllezza della cuna lPrmografìca tifosa , da diso rientare qua lunque clinico fedele seguace delle norme tlogma tiche ùi Wunderliclt. Tale il c:uo del soldato Zordea (~iovanni , del 3° I.Jatta;::lione fanteria: entrato all 'osperlule il 16 giugno, presentava temperatura a 4-0°,~ co n delirio. li terzo giorno di de,zenza la temperatura di sce,;e a :!6°,:); si mantenne al disollo di :Jj• per 4giomi di seguito, e l'infermo si rianimava , quando sopragginnse forte brivido , sa lita termogralica a 40°, l caduta con prnfu:>i ssimo sudore. L'infermo fu chinizzato e la malattia riprese l'anèamento ordinario seguito da guarigioni'. l'n ca~o del ~enere, interrotto da una perniciosa rnalarica si ebbe nel solrlato Parolaro Andrea, del reparto conducenti d' .\frica. 1\icoverato il 2 luglio, presentava tumore splenico, gorgoglio alla fossa ileo-cecale , diarrea, papule sull'addome c qualcheduna sul torace, temperatura 3\l".t al mattino, 4-0".:j. alla :ier·a. Nulla di anamnestico, causa lo stato comatoso dell'infermo. Dopo selle giorni migliorava e la temperatura di~cende va a 36°,5, 37.,3. Una brusca salita termica a u•,3, preced uta da brivido, fu seguita da profuso sudore, collasso, morte. La sezione cadaverica fe ce rilevare peritoneo integro,
I'HOYE\l E'iT l llAl PII E:-.101 n ' A F RI CA, ECC.
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esul cerazioni crateri formi estese sulle placche del Payer. nell'ileo e c;eco . [ n al cuni casi li gura la persistenz<t 1li el evatissima termogenesi, la straordinaria frequenza e depressione del polso, la din·usione papulosa commi sta a vibici ed essuùamina. 11 soldato Pi nna Giacomo , del .\.2° uatt a~ l i on e, entrò il rl() giu gno all' ospedal e con Lemperatnra a ·i-0° nelle ore del matlino, 40°,2, 40°, 6 nelle ore delia sera ; polso •1:30-140, eruzione papulosa sn tutto il tronco , comm ista a vihici, chiazze emorragiche nel la region e del dorso. Si mantenne la ter· mogenesi elevata per l u giorni con remi $sÌoni mallutine di 5-8 decimi: quindi eruzi one vescicolare sopra tutto l'add ome e parzialmente sul torace, abbn:;samenLo di polso, ipotermia rapida ed avviamr nlo lento verso h, guarigione. E non manc:1 rono i casi nei quali, giunti in periodo di grave inLossicazi ùne secondaria , la temperatura era discesa al di solto del fis ioloJ.;ico . Un caso d'ir otermi a con alterata fun zione d··l sistema ner· v o~o centrale (delirio e tli:;turbi nell a sfera motri ce), si ebùe nel so lda lo Bresci.,ni Yincenzo, del 'ti 0 battaglione . Preso e coodollo su barell a all'o:-:pedal e sembrava mummilicato. Il coma si alternava col delirio e carpologia; temperatura ~iu•. Si leo tò l'i podermocl i:;i contro la forma asliLti t:a. ma l' inl'ermo ces.;;ò di vi vere dopo t gi orni tl i d e~enza. All'autopsia si oolò estesa localizzazione meningea ed intestinale, so pratullo nel 1enue e nel crasso. Degna di esser qui men tovala l: la disposizione per la qual e agevolmente ammalano le vie hiliui. Nella dilfusione dei fatti infiammatori, nell'esage rata virulenza del bacillo di Eberlh e del lJaclerium coli , la llogosi ri :>ale propagandosi ai con. òolli biliari , in guisa da produrre una slasi di bile lalora tmponentt'.
l O!H.
RELAZJO~E SUl ~I\ LATI E FERITI
~el sergente Cresci Aquilino, del 20° battaglione fanteria
si ehhe una cosi intensa e progressiva itterizia , un aumento così rapido e r·ilevante dell 'aia del fegato, che in tre-quattro giomi il margine inferiore di esso, fuoriuscì di ~ cm. oltre l'arcata costale. E sulla regione l'infermo nvvet·tìva una dolorabilità inLensa da non permettere neppure la piu lieve pressione, ad onta del profondo sopore; un quadro insomma quale si ha nell'ascesso epatico. E contemporaneamente si avevano sintom: r'iferi bili alla presenza degli ac idi biliari nel sangue, quale rariti1 di polso accentuata. 11 2i luglio l'infermo la ~c iò l'ospedale per portarsi fra i suoi in licenza di convalescenza. ~ella denominazione d'infezione tifoidea sono compresi i casi, che, per al cune varietà, furono da altri battezzati col nome di febbri climatiche. 11 bisogno di una nuova nomenclatura non sembr·a molto gi ustificato. ~on si tratta di morbi i cui car·aueri non permenano ravvicinarli a nosografie giit nole. Il tifo d'altr':l parte ha una nosogralia così varia, dai casi lievissimi ai letnli, da quelli a decorso iperacuto a quem subacuto e qnasi diremmo cronico , dalla :;intomatologia tumulluosa, rapida. progressiva, imponente, alla successione morbosa Lorpida, od a sbalzi con frequenti periodi remissivi , con facile in!'orgere di complicanze, le quali ne modifican1> il decorso, la curva termica E'l tutto il quadro fenom enico generale . Ed è appunto sull'esa me rigoroso e vigile dei miei ottimi colleghi dei reparti, che io posso stabilire paragoni , e fermare le mie considerazioni sulla sintomatologia rigo rosamente accertata e sui consecutivi risultati. Se si co nsidera che la malaria è dominante nell'Eritrea , che l'aria non è il veicolo esclusivo, pet·ch è anche in Italia, e ~opratutto nelle campagne meridionali, l'acqua rappresenta una via d' infezione frequente del genet·e, son tenuto a t'ilenere che in Afri ca sia proprio l'acqua quella che dà la piu
l'ROrE~IE:'\Tt O.\ l I'KES!Dl D'AFfltCA, ECC.
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agevole via di Lraspot·to al germe :;pecilico della malaria. che perciò la malacqna è l'alleata della malnria. e che nel caso ~ peciale si può avere benissimo una contemporanea infezione malarica e tiiica per lo stesso veicolo, cioè per l'acq ua. Sicché la duplice infezione è quella che ùil un'impronta gpecia le ad entrambi i morhi, da risultarne una infezione a dir cosi mista t:on una curva termica peculiare, dove fl gurav.1no nel decorso del tifo veri access i di perniciosa. Nota importante nei dati anamnestici dei reduci dall'Eritrea è il fallo che molti riferiscono di aver sofl'erto nella colonia tipi di feiJbri, le quali ricorda no le malariche ed in cui erano accentuati disturbi nella sfera digerente. E notarono poi che alle primitive febbri con brivido iniziale, con sudori terminali si associarono, dopo pochi giorni di traversata , di· sturiJi gastro- enterici, assumendo il morbo la fisonomia di infezione tifosa. Seguendo la moltitudine dei t·educi ricoverati all'ospedale, risulta a mio parere che l'infezione tili1:a ripeteva la sua origi ne nelle acq11e dell'Eritrea . t e trnppe provenienti dall'altipi:mo ·dell'A smara si am malarono più dell e altre, forse lungo la via, e poi lo svi luppo ma;;simo si ebbe sui piroscafi che ripele\'nno i via.Jgi ~ ull a linea. e quin li dopo l'arrivo al depo>ito clelia colonia, per modo che non si rich iede sforzo di o,;,;e,·vazioni per con~ide;are che i primi infermi ag)!lomerati ::ui piroscafi furono la ca usa io izial e della d iiTu sione morbosa uei s ucc e~s i vi arri vi. Fu questa la malallia che diede un numero rileYa nte di vitlime tutte in un periodo secondario per r.omplicanze. Cosi per enterorragia cessò di vivere il soldato J)avanli l'ietro, del 4.2" balt 1gl ione fan teria. Ave,·a soO'erlo febbre malarica e si amm.dò con febbre e po:;cia diarrea durante la trarersata da ~J a.;saua a ~apo li : qui giu nto areva temperatura
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IIEI.AZI O\E SUl )1.\l.HI E FERirl
a 4.0 , polso 1 .~0" nl minuto, gorgoglio alla rossa iliaca, ingorgo splenico. Dopo d ne giorni soprn){giunse profusa enterorra)!in. collasso e morte. All'autopsia si notarono nstese esulcernioni nell'ileo e cieco . Per peritoniLe conset:utira ed uleerazioni perforanti mori il soldato Mr~rcile tti Salvatore, del l \.• battaglione fanteria. La malallia ,;e)!n iva il :::uo decorso ciclico, qnand1l il nono giorno d'entrala all'ospedale l'addome divenne tumido e dolente. sopraggiunse singhiozzo, vomito , polso liliforme e frequente, depre~sione termica e morte fra le 2~ ore. L':lUtopsia dimostrò una pel'forazione intestinale con peri1vnite purulenta. Media dt'lla mortalittì pet· affi·zioni tifiche. - Ebbene, con tale malau.ia, in organismi tanto depressi rlu una vita disagiata moralmente e fisicamente, e per condizioni cl imatiche a cui erano completamente disada tti , si ebbe una pmlilf di '?;) indiridui sopra ·15:?, pari a I G.~ per 100.
"' * * Affe:ioni malariclu:. - Per ordine di fre•Ju cnza il numero maggiore eli infermi si ehbe per infezione malarica con profonda alterazione della c1·asi sanguigna esplicantesi sotto forma di o li go~mia, deperimento organico e "Oiuminoso tumore splenico. Di quest'all'ezione, a <lire il vero. 11on si potrebbero annorerare casi aswlutamente tipici, percliè non si tratrara più d'infezione in atto, ma di suc~essioni morbose da e::;~a dipendenti. :-;i ebbero perciò rorme perniciose. forme errnticlie, ed alcune ac~e nluate nel senso terzanari o. ~el soldato Mol inari Giacinto, del 2!'l 0 ballaj!lione fanteria. si notarono si ntomi di perniciosa malarica. Hirove-
1'110\' E \ IE \ fl DAl I'IIES IOI D AF III CA,
Et:C .
•l U\l Ì
ralo uIl' ospo.Jale senta fe I.J bre ren ir a, preso da lier e ~e n~o {li freJd o uPite ore clelia sera con ele\'nzione term ica a 38° -J8°,i). Dopo sei giorn i di degenza r enn e repenti namente colto da profusa dia rrea, r omito, algidi:mw, temperatu ra eleratissi ma (4-1 °,8) . Si pr.1ticarono hen prestn ri petute iniezi oni di sa li di chinino, e tulla quPst" sint omuto· lng ia scomparv e. Fra le feburi malariche s1 ehl,e la peraita di G indivi·dui. pari al 3 per 100.
.•" Affe::: ioni ff'tslr o-enla i che. Fra le alfezioni delle ,·ie di-
)!erenti , quell e raccolte sot to il nome di enterite vanno dall e più lievi al le pi1.1 gravi .. Fra questi l :? individui rivestirono forme di vera di s:;eutcri a. In alr.uni ca,;i un catarro cron ico inte$lin ale fece seguito :1 d un acuto, a curare il quale mancarono mezzi e'l :Jmhicnti ; altre volLe un catarro acutissimo avea lnsciata la mucosa enteri ca nelle pe)!giori cond izioni protet tive; in altri t ra llava ~ i d'infermità comun i che a~su mevano aspetto di ~ ra vezza ma,:rgiore, per la granrlt:> fra,ç: ili ltl degli organism i che ne erano afl't'lti.
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Una nota morbosa salient e nel quad ro dei di:;turl'i ga~ Lro euterici è la diarrea , che s pe~so a:'surBe proporzioni assa i grav1. Che la di arrea elimini dall'orga nismo materie deleteri e e un fatto assodato, ma che tus~ in e eliminal1ili sono la causa che oi•I.Jliglli l'intestino " trasudare, non è concetto che risponde in pr·at ica . L'auto-intossicazione in questi casi 70
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Rl::I..U IO ~I!. :'Cl MAL.\Tr E FERrtl
è :;econdnrin ai rìi,;tu rbi dell' elauorazione dige5tint. Lamucosa dell'inte:>tino, sede rli proce::si infetti\·i. tanto gravi per sè che per le condizion i in cui ;;i son trovati gl'infermt al principio dell'infezione, ~i rinvenne alcu ne volte con estese de~quamazioni epìteliali e quasi con desquamazionecompleta con punti di mag~iore o mi nore accentuaz;ione. Un caso d i eccessiva demolizione anatomica si ehhe nel frtriere m:-~ggiore Mariotti Pietro, della 3" brigata !l'artiglieria di montagna Africa, che, ricoverato con intensa diarrea sn n).'ninol entn , cessò di vivere òopo due giorni òi degenza,. presentando all'autopsia l'intestino quasi tutto denudato del suo epitelio. La élin:-rea in questi casi sta sempre-a testimoninre le condizioni tlliserrim e di vitalit:i della mucosa inte~ti nale, sede di mnli gravi, per· ragioni impresci ndibili, non opportunamente curati. La terapia degli astringenti non dovea rispondere benee non rispose, m.t riuscì opportuna con le irrigazioni, eproficua con In cnra disinfett.lllle, calmante e rig(lrosameute astringente, ev itando cosi l'accumulo degli elementi tossici nel sangue ed impedendo le grandi perdite di li~uido che lo impoverivano di una parte tanto necessn ria all'organismo. Fra queste affezioni la mortalità fu di 3, pari a 2,3per 100.
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Jf,·dia della mm·talitcl in ymcmle. - Considerando in ,;omplesso tut ti i cura ti aIl'ospedale, rappresentati da Ilaci fra di 164/ con la mortalità di 38, si ha la media di per·dite fra i cu rali di 2,3 per 100. P1·or: r:t·dimmti medicn-leyali. - Alle perdite per mortecon viene aggiungere quelle per la riforma , che fu pro-
PHOV&~Ii:HI DAI PIIE:o;IUt
o' AFRICA, F.CC.
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nunziata per 66 individui, dei tJuali 1- per malallie mediche e ()'.>. per m11lattie chirurgiche. Ulter·iori provvedimen Li dovranno essere adottati sopra pat·ecchi casi, che presentavano lesioni suscettibili di guarigione o di utili modificazioni, e per i quali si adottò il temporaneo provvedimento di una cura termale; come del pari se ne prenderanno per gli ancora degenti ad ultimata cura. A tale movimento si devono aggiungere tre riformati per aiTezioni chirurgiche nell'ospedale militare di Cava dei Tirreni e tre nell'ospedale militare di Caserta, di cui uno pet· all'ezione medica e due per chirurgica, che elevano il totale generale a 72 riformati , totale però che resta al di sotto della media dei comuni ·ammalati delle guarnigioni.
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTER1
RIVISTA ~f EDICA Torsione del pedunoolo in una mllza vagante. - (Gaz.;;etta werfira. rli To r ino, 1:1 agosLo 181l6J.
DoGLtOTTt.
È un caso importante, perche si potè fare la diagnosi della
r·otsLione della rnilw con esatlezza, dul'anLe la vita, e senza r·icOI'I'ere ad alli Ol'et•ativi , e perchè dal lato clinico si li'Ovar·onrJ riuniti tutti gl i elementi pet• poter fare la diagnosi. ele menti diagnostici clr t:l si tr·ovano sol o spat·si negli allri casi pubblicati. La sin tornalologia fu la seJZuente: aumento rapid11 di volume d i un tumore situato nell' i pr•condr·io 8inisLro, che t·ntrava in alto solto l'at·co eoslale, in basso sot·pasr;a va di tt·e dito la lin ea ombelical e trasvet·sa, ver so l'intemo toccava la l inea m eùiana e 1:1 sinistra giu11geva alla lir11:a ascellare anteriot·e; dolor e YiYO su di essn, stato gen o~rulo Ji collassn, sintomi di irt•i tazione per·il oneale, vomito, as>"ellza della milzn nel suo ~ ilo normale. Il caso decnrsP. r aptdomerrte e senza compl icazioni gr•avi: no11 si eiJbCi'O segni Ji gn\vr anemia subiturwa c oli gr l'vi f'enom eni peritonitici, por·ciò f'u escluso l' infartn splcnico : la causa fu uno strapazzo corporeo. L'auto1·e con chiude: 1• Che la diagnosi di t.or~io11 e Jcl p<'dunrolo della milza si può fare esallatne nl'~ 'fUS ndo si pos"a stobilir·e che esiste 1111a milza ambulante od ecLopica e quando si possano r ilenwe i detta gli sullo! sue l'accia e sni margini , avendo specilllmente io conf'ider tlzinue le intacca tu re del mar·:::ine anterior e. 2" Che non è necessari o l' i nl'~;~rto :-;plcuic11 per determinare sintomi tumultuarii come si of'ser vano nello strozzam ento di organi iiiLt·u pcritonc<:IIJ; :\o Che l'anemia sopr·avvennto r apidomen te è il sintomo più impnrtan l e dell'in fil l'l" J1 (! llli r otazione della milza; 4° Ciro' non ò sempre necessario l' i nl~> rvcuto chir·ur·~icn. pnlcnòosi ogn i cosa l'i!<olv\· r·o da ~e seuzo atti operativr .
te.
1\1\'JSTA )l!W ICA
I l Ol
D r::SPL.\ T S. -Encefalopatia aaturnlna our&t& ool aa.laaso
e oon un'iniezione dl siero. - (./ot~rnal de M ''cleeinr! et rle Chirur!Jie, no vembr·e 1896). Desplats l ta segnalato utHt fr lice utilizzazione delle iniezioni di si er o nssocia te al salas;:o. Si tratta di un indi viduo nffetlo da satur·nismo, cl te aveva giu sorier·to due volte delle roliclte e che fu C11lto da u na cr·isi epilettiforme ca r·aller·ìsticn dell'encefalopRlia sa lnrn i na. Dopo A\'( ' !' e~arn i nlllo l e M ine che non con tenevano alburn in!l, l'll!l lor·e fece praticar'fl un sa lasso, susseguito immediatamente da un' iuiezione sotlocutanea di !';Ìet·o artifiriale eli 600 centimetri cubi. (1li necidenti non si r· i pr·ndus~ero pii!, ed il mal ato g uarì dopo pucili giOI'lli. Sembra leg i ttimo l'a ttribuir e la guarigione in questo caso all'associazion t:~ ùi questi due mezzi che non eran o ;:tali usati lino ad or a che• nell'eclnmpsia r rmale o puerperale. Desplats nola in fatti clte, qualunCJlle sia !11 patogerH·s i de li'P-nccfalofi&tia saturnin a, ella essa sia dovuta all' insurfìcienza Jell'l!purazione or·inaria, alla pl'esenza u cl sangue di una quantità lroppo wande di piombo, Cl atltul fu nzionamen to anor mal e rlel fegato o di qualsiasi altra gl tianolola, sotto l' influenza del l'agen te tossico, é eerto cltc quando '!ue;:ti accidenti si pr odur ono, il sangue non ha lA sua cosliluzione normale ed é carico di materiali nocivi r·lw ha inleres!<e ad el iminar·e. Se si nttend•' , ciò che é il caso or cli na r·i o, che l'or~ani s m o si sbara zzi esso stesso per le vie nalu t·a li di escr ezione, g-li ucciden ti dureranno, si ript'o lurranno e potranno anche avere u11 esito fatale. Cit'1 spiega il fatto che si è rir:•H'SO, in simili casi, ai pnt'~anli più ener,~Z i ci, ai d iuretici e ai diaforetici . M a la lor o azione è troppo lenta quando si tratta di accidenti g r·avi il cu i e~itu pur) essere mortal e. Il salasso par !,! quindi pr eferibile, essendo la sua azione più pr o11 ta e più sicura. Esso produce r apida mente l'eliminazione delle tossi1w ed il !'iier o iniettato modifica per· par te sua l a cnmposizionc de l san gue. Ciò si è veri fi cato nel malato in discorso, ciò deve sempr e avvenir<>, non solo nei casi di encefalopatia saturnioa e di eclampsia puerper a le o r eoale, roa anche nelle altre affi~z ioo i in cui le tossine eser citano l'azione p r•irJcipale.
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HIVISTA CHIHlJHGICA D uG.~ r.. CHRISTrr.. -
Azione del plooolo o.lllbro. - (Der Mi.-
litn rar.zt, N. ;J e 4, 18!JI)). Christic, nella sua qulllita di medico dell& croce Rossa in New-Chwang, ebbe occasione di osservare numet·osc ferile d'arma da fuoco. Le fer·it1· difl't> r ivano mollo ft·a di loro se· condo che erano prodotte da un fuci le d'antica o di moderna costruzione. Nel not•d i giappones i avevano il fucile Murota (piccolo calibro). Il suo p1·oi~>llile porta un muntello di nikc l e rame, h11 8 millimeti·i di dinmetr·o e pesa 15 g rammi ed ha una ''ell)::ità iniziale di 569 metri. Nel sud de lla Man ciuria era adoper·ato quusi generalm ente d vecchio fu cile m0Jello M~:11·tini Henry , il cui pl'oiettile di piombo ha il diamett·o di 11 millime li·1, pes a 27 gl'ammi eJ ha una volocìtà iniziale di ci t•ca :lOO melt'i. I proiettili di p iccolo calibro pt•oducevano ferite piccole, puntifo rmi, senza contusione, non tras cinavano mai n~lle ferite brani di abili, ed i loro fot•i d'entrata e d'uscita non mostravano n e~>:>una diJTen~ nza. Co n una ferita pt\ netrante del g inocchio un so ldato potè camminare ancor·a per 32 chilome tl'i. La fer ita g uarì e l'articolazione restò perfelt11. In molti casi le ossa fur·ono nett~mente perforate senza frat· tura e senza schegg ia. !n due cas i eccezionali si vide l'omero fr·attu rato e le s cheggie avevano prodollo lacerazione delle par ti molli verso il foro d'uscita. Due fe rile polmonari guarir·ono sollecitamente. Non si osservò mai sul nuovo proiet· tile l'effetto esplosi v, • non ostante la s ua grande velocità ; n•1 si è constatalo con C11r t.ezza lo sh..,ck. l soldati riferiscono di av<·r veduto dei compagni fePiti nel ventr·e camminare ancor·a per buon tratto di strada senza accorger si d'esser·e feri ti. La maggior parte delle ferite osser vate a Chircltow e a Por l-Arthur erano prudoLte da vecchi proieltili Queste erano ~Ta ndi, spe.:ialmenle il loro fot·o d'uscita e!'a irr·ego·
IUVISTA CHIRURGIC A
lare ed inquinato da brandelli di vestito. In molli casi le -ossa erano cosi stritolate da non poter s al vare il ferito che coll'amputazione. l Chinrsi non si Assoggettavano volentieri a questa operazione. La mot·l.ulità dopo la cura fu ùi 3-~ p. 100; -cioè sopra 2:\G m orirono 8; di e sst due casi si l'i ferivano a l'e·rile del cervello, 3 del ginocchio (2soldali ricusarono l'operazione), un soldato mol'i alcune ore dopo d'avere riportata fer ila della cistifelea, un secondo morì per fer ila penelt·ante del polmone , in seguito a polmonite e pleurite, 16 altri ferili .al polmone (di cui 5 per piccolo proiettile) guarirono. L'ot1.avo c aso di morte si riferisce a fet•ita dell'estremità s uperilwe dell'omet·o che fu m edicata da un chirurgo indigeno con materiale impermeabile (causa della morte, fl emmone e pioemia). Questo fu l'unico case di morte a vvenuto fra le i.anlo ferite dell'estremità superiori; disgt·aziatamenle non fu possibile praticare auto psie perché i Chinesi non le pPrmet10no. _Et•a anche assai difficile determinare a quale distanza -dAl lit·o erano prodotte le fet•ite. P er lo pilt s i trattava di -colpi sparati a circa 400 m etri. Da una serie rli proprte os!:wrvaztOni Chr islic trae la conclusione che il piccolo calibro produce ma~gior numero di <ft~ t•ile, ma che riesce meno micidiale s ugli ot•g-ani d i vitale importanza; inoltre produce m eno dolore elle il vecchio proiet·t;le di piombo, ma questo vantaggio é pur troppo annullalo dalla sua piu estesa zona ù'azione ; pP.r qnesta maggiore zona il numero dei ferili è cosi acc1·esciuto che il primo soccorso è diventalo quasi impossibile. KocHER. - Le ferite d'arma da fuooo oon proiettile a plooolo oaltbro. - (!;enlral1Jfall .fi1 r Cl!irurgiP., N.19, 1896). Nell'anno 1 8~0 fu pubblicato un piccolo libro di Kocher sulle ferile d'arm11 da fuoco. I critici più autorevoli espressero il giudizio che in quel lavoro l'autore aveva r isolto in modo soddisfaciente la queslinne sull'effetln dei proiettili a pi~'colo calibrn sopra i ber sa g li da essi colpili A partire però riai t8Ril, il materiale di simili esperimenti 111.1 •mbilo s ostanziali modifkazio:1i Sill per !"adozione dell'invo-
IlM
ltiVISTA
luct·o m etallico, sin pP- t' la diminu1.ione del ca libt·o come pet~ l'el.·vazione enorme della velocila iniziale. Ora nessu110 ebbe più di Kochet· l'opportuuitit di studiare lali cambiamenti in rapp orto alla meccanica azione dei proietti li: ed i suoi studi non mai interrotti, coadiuvati c.Ia continui esperimenti di tiro, lo hanno messo in grado di fornire al pubblico medico nell'opera r ecentemente pubblicata le nozioni più complete ed inleressnnti in materia. N11n c,)nsenlendo lo spazio ùi fare una rivista completu del g rande lavnt·o, ci limiteremo a riMsumere 1 quesiti più importauti che l'autore lta intc'o di t·isoh·et·e coi s uoi espel'imenti. Devo•si notare anzitutto che è ancot·a conlr•1Vet·sa la 'JUestione se e in qual grado gli esperimenti di tiro eseguili con cat·iche ridotte (frazionale) siano da ritenet·si equi valenti a quelli compiuti con cari ca intera, quando pl' r questi ultimi sta tenula la distanza normale, per i primi una distanzn proporzionata alla carica ridotta: ot·a Kocher dice r ecisamente di non aver osservata alcuna differenza negli effelli delle due !"pecie eli tiro, quando la carica ridotta era così pt•eslabilita che la Yelocila del proiettile corri spondesse esattamente alla r el ativa distanza. . Però Demosthene, v. Coler e Schjerning comba ttono In teor ia di 'luesta equival enza; e non è infatti seuza valore l'osservazione che essi fanno sfavorevole alla teori:J. rlie cio•~ per ottenere una velocità cor·ri spondente a quella di una rlistanza superi ore a 1300 metri, la cal'ica ridotta deve essere cosi diminuita da non avet• più la forza di espelle t·e il proiettile fuori dalla ordinaria canoa di un fucile, senza contare· poi la non piccola difficolta di calcolat·e esallamente il valor·e balistico d!:'lla polvere adope!'ala. Oagli e~perimenli esposti nella suddetta opera emerge inv ece chiaramente che non si posson più mettere in dubbio gli effetti idraulici di un prlJietlile moventesi con una deter· minata velocité. altl'averso masse liquide o imbevute di liquido. È solo da meravigliursi cnme un certo numero di spcrimenlatori credano che tali etTebti idt·aulici uon possano e:;Lt·insecat•si se no n rruantlo le masi;e c·olpile siano rinchiuse ft·A pareti so-
·1 1o:; l idi', c cift non o:<lanle dr~ f'ia "Ialo ~-tià dimostr ato, special · nu..ote tlallo Btesso Koclier·. Tirallllo ~on trn vasche da bagno, come auche in vasi pieni d'acqua c lar·gamenle aperti r efl'cllo idraulico si lascia egu~-tlmenle vedere, come pure gia venti anni or sono ha dimostralo H ugnièt', facendo vede1·e.che i frulli mnllo ricchi di liquido, •1uali ad es. l e mele, !'>C<ìppiunn e si frammentano in piccoli.c::simo parti quando sono colpile ola un !Jroiettile. Clie ciò valga an che p~> r tutte l>;: pa1·ti molli del C\1rp" umano non contenenti ar·ia è fuor di O!;ni dubbio , lauto prù poi per· tessuti d'u ri (Jrganisrno vivo, poiché in questo circola uo liquido che é il san gue. le arterie souo piene, il gra sso ù allo stato liquido e non vi l· l'il-!'itlilu muscolfH·e. Pe1·ò allo sropo di fìss11r bene il punto vivo della qucsliOJre sulla qualifica rla darsi al renomeno, Kocher raccomanda di adottare la denominazione di pressione idraulica ~olo per gli alli g1·adi di scoppio cenlril'ug,, Ji l•er.c::a gli umiùi , nei •1ual i l e molecole s:>no la11ciate in Lutle le direzioni, e cl1ia1narc scoppio id1·aulico 0 sempticeR1er1te scoppi•• umilio quei gradi pii.t lievi di ur·Lo nei quali questo si fa sentir·e pii1 spP.cialmPule nello olir·ezione della lino•a Ji Li1·o, ma che diminuendo col diminuire delle vel ocità si accompag na ad una drlatazione imbutiforme del canale col massimo diamell'l> versoJ il fo1·o d'uscita; tale proposta può essere accettata. l'ti5u1Lati del tutto opposli dieJero gli esperimenti di lit•o contro sostAnze elastiche. Piaslre di ottimo caucciùc spesse tre cm., per·fo1·ate du proiettili non deformabili dotai i di uuR volocilà di 600 m. mostrarono sollonlo un fo1·o cii punlamento :;enza al cuna penlita di sos tanzA . Fin le molecOli) di cauccii.tc vennero reciprocamente spostate so!o in 1110 io passeggerv, il bersaglio non ha soffe1'lo CJuasi alcuna perdita materiale ed è rilor·nalo dopo la lesione nella sua coud izione di peima. In perft'l.la opposizione a quAslo ft!nnmeno sta quello che si osserva nei liri ese[!uili sopra materia plastica (la quele si pu<'• considerare come matel•ia intermedia tra i corpi liquidi ed i. sol idi) p. es. cont1•o piastre di argilla, di sapone e di piomuo, specialmente perché esse sono alle a fìssore l'effetto del proietlile e 1· P nd1~ re il ca nale poco o n111Ia alleralo nell e sue
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-dimensioui, cosiccbè esso lo ::i .può ritorna1·e nei suoi J ia· metri e se occorre rip1·odurre posi ti vamento la sua fi gura . riempiendolo di gesso. Ancl•e nel pii.! solido di questi bet·$;SJ!li, nel piombo, paralellamente alle variazinni della forza di penetrazione del proiettile, l'efft>Lto della medesima si mostt·a later·almente, posteriormente e perpendicolar•nente -alla direzione del canali!. Quanto maggiore c la velocità tanto magg-iormente il canale Yien dilatalo e non solo versn il foro d'uscita. mn ancora al foro d'111gresso. Un proiettile a mantello m etallico del ciiametro di 7,5 m. con una velocità di 150 m . fa in una piastra di piomho un foro d'entrata 1li 9 cm e con 59:> m. un foro di HO mm. Sic· come qui ha luogo soltanto in minimo g t·ado la fusione della piastra di piombo, cosi le figure del Koc!Jer ci forniscono una eccellente illustrazione dl•l fallo che un effetto esplosivo per il quale particelle solide sono lanciate centrifugamente in tutti i sensi da un proiettile dotalo di ~rande velocil8 può ,·erificars i anche nei cor·pi solidi. Egualmente di grande interesse per la valutazione della r esistenza delrinvoluci'O di f1·onte ai ber·sagl i è la riproduzione di uu preparoto clw mostra un cnnale di oltre fiO mm. prodotto da uu pt·oieltile eli 7 mm. mosso da una velocila di 600 m: que!"lo canale p~>. t' tutta lA sua lunghezza è tutto punteg~ia lo n ella sua pat·ete da minuti frammenti del mantello d'Acciaio. L'imagine di questa azione esplosi ,.a contro c01·pi l'P lidi il Kocil rlr aveva già tentato di renderla sensibile cosi all'ingrosso ad occhi m eno e!'perli tirando anche contro una scatola di latta pt·eviamente riempita di ghiaia o di palline di marmo. A n che ques ti sperimenti furono ripe! uli ed i loro ris ultati mollo dimostrativi ed intelligibili ruron1, riprodotti chiaramente in una tavola del libro. (Juella massa colla r·eciprora !'postauililà dolle sue parli é influenzato da l proiettile n ello s tesso modo dell'acqua. Co:1 una velocità minima del pro:ellile esse pal'li si spo!'tano semplicemente dirigendosi ve rso l'apertura del recipiente, colla velocità più elevata il colpo !'i pr opaga da ogni pm·te, e la parete di latLa in tutto il suo perimetro si moslt·a piena di preluberanze tonde!l gianti o di bozze proJo tt~ dall'impressione interua dei ciol1oli spinti in tuili i sen:,i dal passo~j:!io del proiettile' .
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Si passa quindi alia dimostrazione degli effetti sopra corpi frsgili di cui il CO!'po umano ha un rappresentante nella diafisi delle o~sa lungl1t>. Come oggetto inorganico servì da bersaglio in f]Uesti esperimenti il vetro. Nei tempi passati si r iuscì coi proiettili più veloci d'allora a portar via trilurandolo, un pezzo di vetro delle dimens ioni precise del proiettile senza che il bersaglio ne soffrisse minimamente in altre parli né vicine nè lontane dal punto colpito. Ma quando in tempi più r ecenti furono adottali proiettili con velocità notevolmente elevata, si vide anzitutto clte il canale nel bersaglio si dilatava ad imbuto verso il foro d'uscita e che coll'aumentare della velocita del proiettile, aumentava anc he l'ampiezza dell'imbuto, che poi anche il l'oro d'entrata si dilatava per frammentazione dell e parti cir.:ostanti e clte finalm ente con una velocità portata al massimo si manifestava anche un'azione laterale solto forma di dentellature e raggi che aumentavano in nume1·o ed estensione a partire dalla periferia e andando verso il ceutro del bersaglio. Anche contro tali bersagli fra g ili la più energica azione dei proiettili consiste nella completa distruzione della resistenza nella direzione del tiro e per di piu perpendicolat'mente ed orizzontalmente alla medes ima. L'effe! Lo esplosi vo ud u nque, cl t e anche qui si espi ica, proviene secondo Kocher dal l'alto che con una velocità massima il proiellile non può comunicare alle molecole il suo movimento abbustanza r a pidatHenLe nella direzione della s ua coraa, di modo che il violento urto ha tempo di far sentire e pr0ragare i suoi effetti sulle parli circostanti al punto colpito. In questo fenomeno poi vediamo il proiettile stes!:to soffrire una sensibile ammaccatura esterna oppure soltanto interna che si esplica con elevazione di temperatura. La geande differenza tra gli effetti esplosivi nei cm·pi liquidi e <ruelli che si verificano nei corpi ft•agili consis te specialmente in questo che nei primi lo scoppio periferico è il principale fenomeno, mentre nei secondi lo spostamento molecolare si manifesta principalmente nell'interno dello s les:::o cor po fragilfl ~o tto forma di sèheggiamento.
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Tu tli que=-Li r; ll"elli o3 ;;p10~ivi ~0110 d a tl~ · · ri,·er"Ì in -<os tao ;w
alla elevata veloei lù colla •ruale il proieLLii~ colpisce ti bersa~lio, pei'I'> mnd ificn ti da altre particolat'ila del !JI'Oiettile, tra l e q uHii il suo normale cal ibt•o e la sua deformabdi tà non r.he la po":;ibilità di comunicare e diffondere il mo,•imP-nto <.!Ila Sllpet•ficie 1·ol pita e nell'interno clel ber saglio. Per e«sere il nucleo di piombo, anche piombo duro, Pivestilo .Ji un involuci'O solido, ,·iene opposta a quella defor·mabililà un grande o;;taC<JIO. :\1(1 contro O!.!geLl i m olLo solidi e cosi pure con lro le os!:a pi u r esislPoti r illwoluct·o non re~ is te sempre complelam ellle, c se i l ca muia mento introdotto nelle armi portatil i in rru esl' ultimo d ec~:mio conti nun a pl'ogredire sulla via ~ià battuta . col ùimi11uire il calibr·o del pt·oil'ltile coll'acct·escer e la !'Un Yt!lc,cilà . si polronno osse r va r~ . come l o dimostrA· rono i ri sultati ùeglt sperim enti sulle ossn, lacet•azioni dell'involucr o i11 causa di fu sione r8i)enlina del nucleo e pi'Oiezion'~ cen tt·ifuga tli mol ecoì'"! mela!liche, fenomeno che uei tempi andati si era oss<'r,·a to n el pr oiettile Chassepot. Pel'ò anche sen7.a espl icarsi la deformazione, poHono o~ ser var·si, secondo le c~ perienze di K ocller , fenomeni di scoppi<• nel bersaglio e nbb11stanza di fl'eq uente. La defot·mazione non è, come fu sostenuto, la condizione sine ,,ua non dell'em"tlo esplosivo ma essa ci fa verier e sollauto l"elevato grado dPl medesi mo. La condizione copi tale dell'effetto esplosi vo~~ e r·iman e sempr·e l 'accr·esci ula Yelocità del proiettile. Gli espet•imcnti per misurare il ~rado della forza ,•splosiva nei ber sagli liquidi fu r·ono giil. c.ompiuti in passato dallo stes;::o K ochet· e da Heger. Il primo li ba continuati fornen doci nuo\·e ed esatte nozioni pel' la indica zione di questa for za. E;::sa viene ùap!Jrima misur·ala sul cal col o della pet·dila di Yeloci tà subita dal proiellile percuotendo su cerli o~getti r e: sisten ti , ed in questa ri cerca egli ci dà l'esempio di un proieL· ti le W eller·ly che, con wlocità iniziale di 12 metri, penetrando nelle par ti m olli della coscia di u11 cadaver e umano perde 12t m elr1 di velocitu, e ne perde 175 se in sieme nlle parti molli col pi';ce ancl1e l'osso; fer endo le ossa della gamba ne per de tìn•> a IS3. Questa p"!r·dila r elalivn ~ resce in pr oporzione dE'Ila
ClliiiUIH:tCA
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Telocila colla quale ~· colpilo il ber·saglio e fa veder e quali' gr·ossa fr·ai'ion c• di forza deve enlrnra in gi oco sotto fol'ma di elletto e'"plnc;i \'O rrei cn l p i 1<paral i da vici no. N rgli e;,peri merr li diretti a deler•minur·e l'azione lt\ler•a le dei moderni proi ellili per mezzo di misur·Rzioni manometriche, il Rerzer, tanto nei colpi sparaU su scatole di latta ripi ene di liquido come conLro cr·an ii di nronloue e contro l e diafisi , avea Lrovatn un maf'simo di pr es;:;ione di 2, H atmosfer e. Kochel' invece impiegò nei suoi esperimenti un novo e dive r·so apparecchio il f'jual e potè· fornir ~li r isullali più precisi, ciot· l'apparecchio di Schenker. Con questo apparecchio ef{li ottenne dei wJi ori dieci volle più el evali, anzi, qunndn pei ber·sagli fu adoperala u11a g rauala a pul'eli non cedevnli e !'ipiena d'acqua, i pr oielli li animali da una velocità di fl00·5!l~, m. penetr·ando nPI!' fi C(IUil producevano unn pt'e!"sione eguale a 42 atmosfer e. Se poi si riempiva la gr·anaiR i nvere che d'acqua, eli pa l l~ne di reno, un col pn tirato con tl'o di essa produce va presso a poco la slPssn pt·es$ione: e <ruesta sa r ebbe una prova dell'analogia che esiste Lr·a ,gli eiTetli esplosivi nei liquiJi e quelli che si osserva no noi corpt solidi che si pos;::ono t·eci pr ocamento !"po~tn re. L 'autore pas:oA poi a valu tare i ri;::u!lati di tiro su~l i or•gnnismi m or·r i; si vale poi di que>:li r isul tati pc•r spieg"ar e i n quanto è possibi le, le lesioni cl'arma da fuoco nei va r·i l essuli del corp o umano. Uoa cet·ta Analogia e>iiste tra gli e!felli dPI proiettile sulle lastr e di caucd(rc e quelli clte si vedono sui tep-umenli e sugli organi membt·anosi pi ù o meno elastici, p~ r e::: . lt> pareti vasco!ari. Ma nator·almente variano i risultati e si modificano in direzioni diverse non sol o secondo i l diver so grado di elnst!cità, ma anche secondo l' aumento totale o parziale di ten;::ione in cui si tr ovano quell e membrane, la loro situazione sopra or·ga11i solidi o liquidi o secondo che e;::se sono libere dn lulle queste influen1.e. L 'au mento di velocità del proiettile minacria specill lmenle anche l e ela:::tic!Je nrl er·i e, alle l')uali più di t'aro che una volla è possibil e sfug· gire e spostarsi al r assn7gio di un proiettil e. Ben più di
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RIVIS T.\
fr ertuenle esse sofft•ono lacerazioni e sl r&ppamenli orizzontali delle loro pareti. Sopra i tessuti molto ricchi di liquido o con contenuto li()uido (cuore, gr ossi vas i, vescica e simili) trovano piena applicazione le leggi della esplosione idraulica , come hanno dimostrato gli esperimeuti. Però conviene dire che gli effetti sono meno spiccati che non lo fossero nel tempo in cui si adoperavano proietti a g rosso calibro di piombo molle, facilmente suscettibile di deformazione. Ma con una grande velocità il pr oiettile attuale inallet·ato produce indubbiameute effetti esplosivi perfino nel tessuto muscolare. E lo st~sso si osserva sul vivente nei colpi tirati da vicino fino a 600 m. di distanza s ulle ossa spug nose, specialmente sulle gt·andi epifisi ricche di sostanza s pug nosa, e ciò per l'abbond ante loro contenuto di liquido: Ma sulla pelle che ricopt'e queste p11rli si osser va molto di raro il fenomeno della estesa distruzione che interessa le parti profonde, in quanto che il foro d'entrata ed anch e quello d'uscita della pelle sono per l'egola piccoli. I colpi tirati a grande distanza fanno vedere una perforazione dell'epifisi can oliforme e se il proiettile è di piombo molle, il canale ha la forma dell'imbuto con dilatazione gr!lduale verso il foro d' uscita. La dimostrazione del meccanismo di lesione delle diall:>i pe1· colpo da fuoco incontra perciò grandi difficoltà poichè qui il proiettile fa vedere un doppio lavoro. Proiettili con ve!ocilA piccola a giscono semplicemente per tensione ~ome sarebbe una press ione lenta e pr•oducono nell'osso fenditure più lunghe, trasversali, long itudinali, oblique e spirali e quindi con esse s i t•iproduce la ti pica imagine delle fratture per colpo da fuoco colle loro scheggia lunghe e corle; ma tosto che il proiettile colp:sce con maggiore velocita, specialmente poi se esso é anche costituito di materiale più resi!$tente, agli effetti di spostamento o di tens ione si aggiungono ben pr'esto quelli dell'esplosione. Questa esplosione produce numerose, piccole scheg-gie, e con una forza viva ancor più elevata il fragile osso resta tr ituralo e soppesto in quella for·ma che é tanto caralteris lica negli effetti J ei colpi vicini del nostro piccolo proiettile moderno.
l l Il !\ei colpi lit·ati a grande distanza dovremo adunque aspettarci di vedere scheggia poco numer·ose, ancora connesse col periostio e presso a poco nella lor·o normale posi:done. All'incontr·o quanto più ùa vicino é sparato il colpo le scheggia diventano piu piccole piu corte e relativamente più numerose; esse saranno per· buona porzione liciolle dal per iostio in tutto od in parte, in parl a proiettate nei muscoli e fuori spinte sino altra verso il foro d'uscita. Solto l'azione di una intensità massima, l'osso nel canale della ferita è ridotto ad una s pecie di sabbia; l'azione Jalel'ale si manifestain modo che il canale ùella fedta ad una certa distanza presenta la forma di un imbuto colla maggior larghezza rivolta al foro d'uscita, a una distanza piccola, rivolta verso il foro d'entrata e aJ!a massima vicinanza avremo un cilindro· aboor·memente antpio. Per questi effetti esplosivi la presenza di liquido nelle ossa non dà alcuna regola. Gli esperimenti di tiro contro diafisi secche danno qualitali va mente gli stessi risultati che con trn le diafisi frescheed umide, soltanto è da ammc ttersi che le diafisi ft·esche ed umide oppoogono una maggior resistenza delle secche, resistenza che si traduce spPcialmE'nle in maggior·e deformazione del proiettile; la defot·mazionc alla sua volla influisce sul ber ;:;aglio. Una combinazio ne delle lesioni delle epifisi e quelle delle d infìsi sono quelle delle meta.fi!$i, col qual nome Kocher vuoi desi~nare quella sezione che sta lra l'epifisi propr·iamente dello e la por·zione media della diafit:i. In questa por· ;done Io spessore della so;;tanza corticale dalla dialisi all'esl!'emila va notevolmente diminuendo e proporzionatameut& aume llla lo ~pazio midnllare. ed uun maggior o minore p or zione della spugnosa si depone a strati sulla supertlc:e inter·na dell'assottigliata sostanza corticale. Qui si manifesta· nel modo il più squisito ed evidente l'azione idraulica ; soltanto essa non ha completa analogia nè coi colpi esplosivi ùelle epifit:i né colla esplosione secca delle diaftsi. Piutlostn é da a mmellersi t: he qui abbia luogo i n modo particolare una considere\·ole dilatazione in lotalità del canalr, ùi for·ma cilindrica e lanto anterio:·mente come postet•iormenle, come
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,,e,l i a mu uei c(J l pi tica li su lastre cl i pium bo, con qutlsta diiferenza che la co t•ticall) anteriot·e c poslet•iore, invecB di eE'ser·e spinta ruori con mnrgi ni regolari come nel piombo, si sc he~gia irregol armente. Be11 inleso del t·esto che f!UAnto più vicin0 alla epifì;;.i é c0lpila la m elafìsi tanto più nell<' riesce il l'oro nei liri a grande òistanz11 ed entra in gioco lo scoppio idrauli co nei colpi vicini, 111euLt'e quanto pi u i l pt·oiellile colpisce vicino la c:tiafi~i tanto più eYidt>nlc si manil'e><La la pura per forazione a gran di distanzr, c In espl0!"ione secca a dis tanz.l'l piccole. Finalmente le le"ic)ni delle os>:a piane va1·iano sensibil mente a seconda che quelle ossa hanno somiglianza cf)lh• diafi si (l'Oc<;a peiJ·osa, ntascellar e inferiore ecc.) oppure colle spugno~c Ppift"i. L 'import;nlZa di queste lesioni varia secon•! o il grad o cii compA!'lP.ripazionc delle parti molli. Soltnnto quanrlo le p<~rti mnlll "ono inle re~sat':l si esplica l'effetto della pr e!"sionP idrnulicn !'d anche in modo più chiaro che nei r.olpi vicini t.irali sul cranio. Tal e ù in r iassunto In meccttnica clt>.l e le~ioni d'arma .lA fu <lco come la lrat.la i l. K ochcr nt.!l suo lnvoro. In una sezione a parle de l lihro fanno !"e!wilo alla parte leqt·ico le r:cnH:I usioni p1·~;~licbe sulla lùr llpia. Egli là una di stinzione JWlln l1·a lo cut·o ne~l i spedalì (ordinari e di guer ra) e quello che devr es;;ere alluALR o i po!>li eli medicazione. In l'fU6>"li ul· limi qcle i11 w~ n e t'lllc~ la t·e.zol o clte le fertle dei colpi di!'t.unti del)hano t·ig·uat·dar;;i C•Jme feri le so lto~ul.an ce 11011 int'O:::ltt• e che hanno tendenza allo cicalriZLè1Zione. Questo lli)lurole processo ut•n d~ve essere dislurbolo se non vogliamo andare inc0n lro al pHic·olo di inlroc.lurre nuovi elementi d' infe?.ione nelle fe1·i te coi noslri man eg-gi. 1\·1a ben si per pre"enit•e o~ni nuova infezione si riOYt'à appli care una m,..dico7it1nC a!"etlir a. e meglio ancora anli:-:ellica, clte si devi> aver sempre disponibile e pronta sul po>:Lo. Cambia l' i11dic:azione per le ferite dn colpi vicini, l• · I]Uali devono essere tr altale com e ferile in fellc\ (]ne~ Lo devon o esser·e <iapprima irr iga la energi<'nmenle con soluzione di sublimalo all'i per 1000, I]Uincii la\'lll•' con !"oluzione di clorur o sodico sterili7.7.ato c lìnalnwul e LJ'illlate con drenaggio opptu·c larnp•mamL·nlo. Se pl•r tali fef'ite
CII I!HiltG IGA
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necessa1·io un lungo Lrasp01·Lo verso al primo ;:pPdale l"i dovt·a invnlgere completamc11te l'arto in abbondante OYaUa .an!i$ellica e mellet·lo in perfetto t•iposo. Per t•iguardo alla tet·apia delle emorragie sui posti di prima l i nea, è du tenet· pre;:enLe il fatto c he in causa della slretter.za del canale e dei fo1·i, si ossE>rvt•rà p.ù t.li l'rC'tfUente che in .passato la fo1·mazione clell'ern.~toma pet•iarlpr·ioso elle colla sua presenza favor·isce la spon tanea emtJ;:tasia, il che dar ebbe tempo sufficiente per atlulH'e la cura definitiva in uno spedale od in altra formazi one ;:anitat·ia funzionante da spe<lale. Se si è sicuri che la legatura olell'arLeria pott·à essere ritar.lalu di poche ore sar à bene apphcare sul posto il lacciu elastico n il tamponamento anttseltico. oppure un sol ido apparP.r.r.hio compressivo che dn lla per•ife!'ia si estAnda sino ·ol tre la fe~·ita. Se vi è urgenr.a di praticare la legalur·a d'ar·lel'ià sul s1to della lesione si fa seguire all'operazione il lamponamenl•• antisettico. Q•Jaudo vi i• peri c0 lo di turbare ·lo s tato asettico colla legAltH'a in sito si legherà l'arteria n. <li"l.anza. Se i ni'IUt'IJZe !'elticlle sono la causa di r·ipetute emorragie non vi sar·ù nltra t•isorsa cile l'amputazion~ per consei'VIH'l' la vitA. PPt' la cura delle lesioni delle ossa alle 8ezioni di sanita va l ~ono, secondo Kocl1er, i seguenti pt•ece tt i: F <:!rite delle epifisi: solur.ioni ùi continuilà pat•ziali, fet·ite 11 foJ•o, a semicanale e str·iscianti saranno trattate al par•i delle semplici ferile di parli molli ; sol lanto si deve far atten zione a l evitare le lesioni funzionali sttccessive. Quando vi ha cornpleln soluzione di continuo e nelle r:erite pet· colpi v i cini, irl'ig;nioni con sublirnato, medicazione occlusiva ant i;•ellica, fi ssAziorw dell'ar·Lo. Per le·ft>l'i le delle metafìsi val~ono le stesse indicazioni elle .per le lesioni delle epifisi ~ dt"!lle diafìsi. Le ferile delle diaflsi, se mancan0 gli efTelli esplosivi, se i 1'01·i cutanei sono piccoli, sono curaLe cnme ft·atlure semplici, ;:;oltttnl0 l'artn elevo P!'S<•r·e in' olto in uno spesso strato Ji ovatta o questo ricoperto con una fascia di gomma oppurP. di altra materia imper·m eabi le. e tutto il membro collocato in ~ete metallica oppure r inchiuso in un apparecchio a gesso. i l
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«l V1ST.-\
Nelle ferite accompagnate da ellelti esplosivi, per regola, non s i può far cont.o su di una tlu1·atura asepsi, epper ciò si dov r anno anzitutto allontanar e tutto le scheggia che hanno perclrllo ogni connessione colle parti molli. P erò se le ferite cutanee sono piccole si poll·a •·imandare quest'operazione s ino a che il paziente ~arà r icoverato in uno spedalc ; in questo caso adunque s i cureranno rtueste lesioni come le aiLre di cui si é delLo sopra. Ed anche quando i for i cutanei s ono g1·andi sarà meglio astenersi al posto di medicazione dall'esplora re la ferita ; si tampona antiselticamente, si fìs~a Il membro e si pro vvede pe•· il ricovero sollecito. del feritoin uno s pedale . Riguardo al trattamento delle ferite di organi ai pii.t avanzati posti di medicazione, se vi sarà pericolo nel ritardo s i pol rà venire p. es alla trapnnazione (per allontanare un coagu lo che sia causa di comp1·essione cerebrale) come pure alla L•·acheot.omia. P er i ferili al ventre, s pecialment3 nei cas i di diagnos i dubbia, e se l'ospedale ò vicino, si dovrà per regola limitarsi a somministrare una s ufficiente llose d'oppio e provveder e per un immediato tra!>porlo. Al posto di medicazione però può s~ mp1·e presentar si d'urgenza l' inùicaziom• di qualche g-1·ave allo operutivo, che potrebbe consistere p. e!i. nella dilatazione della ferila esterna, es trazione dell' intestino ferilo, fissazione del mede~imo alle pat·eti adJ ominali od enter orrafia. BRU I"NBR.- Balla infezione delle ferite d'arma da fuoco
per mezzo di brani d'abito. - (Centralbl-att fii r Chi r., N. 19, 1896). Nel suo lavoro critico che ha per oggetto questo imporlt~ nte argomento l'autore espone dapprima i risultati positivi otlenuti negli es pet·imenti con proiettili infetti, oppure con bersagli inf~lli e li melle in confronto con quelli negativi che Frtinkel e Pfuhl hanno constatalo coi lo•·o innesti artificiali di brani di stofla infetta nelle ferile d'animali. T ostochè nella 1' s erie d'esperienze, il proiettile o lo s trato d'intonaco delle cassette di gelati na che servivano di ber-
CHIRURGIC.~
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saglio veniva infettato, si ottenne s empre sviluppo di batteri nella gelatina s tessa. Karlins ki, il quale r•ecentemenle ins titul analoghe esperienze assai interessanti, tro vò per Io più (;he se egli spar·ava con vecchi proiettili di piombo rnoll~, questi strappavano pezzi fino di 4 centimetri quad1·ati della tela o del panno che ser viva di in volucro, ed il canale mostrava poi le sue pareti tapezzate di parli di l'{uei brani, mentre i moderni proiettili a mantello ben di rarn trascinavano i1ella gelatìna pezzi di s to tra. Essi piu LtosLo slibra vano •JUelr involucro in modo elle l' inter·nu del canale riusciva come coperto da esili fili di lino o di lana, ed in oltre, per la forza del pr•oiettile senza riguardo alla distanza a cui e ra sparato, quei fili erano lanciati nella massa gelatinosa ad una certa d i!>tanza dal canale. Dopo avere sparati dei colpi con piccoli calibri su animali viventi a iOO e 200 m·~tr·i Ka rli nski p otè seguire i fili di un telo sovrapposto all ' an imale, fino al foro d'uscira. Ma se le vesli dell'uomo sono, come sempre, inquinate da microbi, di necessita ogni proiettile che penetrando nel cor po attraversa le vesti deve trascinare nella ferita i mic•·obi, fatta astrazione da quelli che per avventur·a il proiettile av~sse accollo sulla sua super fici~ pr·ima tli colpir e. A queste conclusioni, tratte da una certa serie d'esperienze, stanno in di1·etta opposizione i risultati di altri s tudi sper imentali, ed a nche l'esperienza insegna che un non piccolo numero di ferile d'ar·ma da fuo ~.:o guarisce senza s uppurazione e g uariva anche. al tempo dei proiettili ~··oss: e defor·mabili. Anzi é noto come anche a llora abbas tanza spesso lH·ani di vestito tras~.:inati ne lla ferilo non suscita vano reazione alcuna e s' incapsulavano. I noli spe•·imenti di F rankel e di Pfuhl, che videro soggiornare nelle ferite cicatrizzate pezzi d'abito inr[uinati ut·tificialmenle di strep locox hi .: di stafilClcocchi , e pezzi d'abito presi a caso dai soldati e lavoratori, fecero vedere che sotto date circostanze o si abbi~ogna di una slraordina•·ia quantità di materia iorettiva per provocar·e accideoti nelle ferill•, oppur·e che i vestiti anche inquinati non posseggono sullìcie nte vir ulenza oppure la poss iedono io grado assai debole. Che le stoffe minutamente
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sutld iv1se e sp<tppolale dal motlet•n o pro i e tt:l~ !!reno all"infezitHIC ur1cor meno poteuti lo si ca pi ~t.:e. l>'ultr·11 parte pero da osl:'ervar·si d1e un can!lle ri c111piLo di san ~ ue s lt'S\'Ilsalo e di graude quanlita di sloll'a spappolala olft•e condizioni più fa,·orevoli allo sviluppo Ji ger mi infett1vi che uoa ferila pratit.:ata con la~l io !"o pra nnimul1; e se pure~ da cn·{ l ers~ c he I.Jc11 di rad o ""lr.!plococ:.;hi e stafilocncc hi in ~tal<' vi ru lenl" si eno i 11 1110dv pt·imario 1rasci nati dal pt•oieLLile in una ferila. dovremo AJuln CtleJ·e almeno che alcuni bacilli nssui d itruc:i. eom ~:~ il 1Jactariu 1n coli, che la n l o l:pesso ac!et·isce ai v e~li l i , più di S J'8S:'ito JHlS-'II n n essne !'; pinLi nel111 f t'rita e sie11o anc he abba,.;lnnzu altid e capaci di produrn e dplle cnm pl1cuzioni perturbatri t.:i del.('rOct.>s;;o di ~ uat·i~ione. È perii un fulto conso laute il ,·edere r ome nncl ..l Brunnei'. 11011 ost.flrlte i suoi teorel•l'Ì appunti si associ a l prineipio univcr:::-a l mente t·icono;;ciuto eire ci comauda di non toccare le ferite d'arme da l'unco 1:' di medi ct~rle al più presto asetticamenle.
e
Polipi della facola intero& delle ga&oole. (Journol de M eckcme el d e Chi rurrt ie, ollobr·e 1f!!)()).
SAIIBAzf:s -
Il tlul tor Sabrazl'!" ha consact'alo un luu;:!t! sludw a que.:::li pohpi, cl1 ~ t·osli luiscono tumot·i abbastanza rari. pt.>r clii· ;:1 tt·allu uuicAmerrle di •wopla:;.mi bcrliiflli, unici, pedi colati, di natura connelliv<JlC con JH'"'dominio più o nH~ n o ' pr·onunciato di stntllu1·a rd " ·osa, mul·o:;,n ,, li pomalo:.::a . Non si l" 'ssotw COIISidei'are com e tal• i pa pr llo nd, fr·equt·nti 11ella caYità bor eal e, Ctll'alter· r7.zall rlall <~ l or o fo!'ll ta t ipica, a cavolifìOI'e, clalla l ot•o tendenz11 a lla r·ipull ulazione. dtt lla loro m ()lli (•lict lil, come pm·c certe vnrruco;:;it.ù o fun g-osità pr,dulle da un dont.· cariato , iu cui 1 div•• n :i tumorr maligni a,:;:;u111ono ltl t'oruw. d1 un pr •nJente pil'iforrtll ', lun ~<tllt e nt e pedicolato. I l J.,t•o ,·olurne vari a , (nlln ;!t'O:::!';e ;:za di uua noce di i!811a. ad una mundo rl u, ati l.lll 'a,·(lllana. LP l oro dJm('nsioni 110n oll1·epas::;;a11o i cinque centimetri nel 8C il!';O d P II<I lung-liez7.a $ OJW 8 nno a due Cfmlimelri di !:'pesso re. La l oro superficie è di colore ro st•o pall ido sulle parti ch e sou .. ancuru r ivestite della mucosa IJot.:cal t:; i punti rammolliti sono gt•ip-iastri, brunust1·i r> vi ulacei.
111 7 L a luro c·•J il<'ISlenza è pii1 o meno du r a :::o•con.do il pt·~Jo111ÌIIiO d<',Q"Ii elemenli mucosi, lipornalnsi n fìbro"i. (Jue~l~ lli'Oduzioni :::i i n,:::eri sc•pno ~ ulla ra ccia i.nll' t'na della guonr.ia , Ji rin c••nl•·o al tl unl o di co n ~iunzione olella branca or izzontale con l a branf'a n~cen d enle del mo!"cl'llat·e i nfet'ÌOt'<', con un ped uncoln ln ng•> un centi m P.lr o circa, mo •d ianlP il !'Jllnle e::-si sono mobili uel ln cavitù hnccalc alla guisn di un battr.nte di r,ampa 1111 . lndniP.nti all'inru,ri rli rp1al~ ia <> i IJ'Ilu molismo, o•ssi p i•!"SO i tO e:::.«er e la st>de di s•~nsa zi o ni p •' llO $'(' in srgu ilo a m"l'siralur•} ;. uaJite cluru n te lo musli ;azi nn ~:~. La natura e l' inll'tJSi lil dei J is lurhi funzi onai i dipen lo n.. rl'allr onde dal volume, du lia sede e dal lo sl~:~lo dd pnlipo. Si l'i!:':conl ra sopral l ullo unn m ok slia sp•:cia le, ca u~n ln dal ln pr e<;enzn nel lA bncca di ques l~ vol umino~A a ppend•ce I'At·nosA . Poscia si msnifc·><ln no ,Ji!':or rini più imf.HJt'lartti. Il Lumnr1~ ><r·ivoia f'1·a l e mn ;:~e l ln ùur anle l'al to rlt•lla JO A~I Ì C;lz io n e de::rl i alirnenti; e""~" vien f'r er1ueute rn r~ nte 1110r:::irHIO, muli llJLO e l alcuni pezzi so11o iugi110Lliti tlal mal ato. che si !"l'orza in vano d i I'Cspin g~ l'in contro In guancia cnn mnvinwnl1 rner·7iri rl i lut(• r·al i tu de Ila l inp;ua. Le emor·ragie che ne ris ultano da CJUestt\ mot·..,icaltll'e !'Ono l't·equeuli e mnllo Abbon:laoti. Le piachn numer ose ell e ~ i formnno gulln super·tì cie mor·sienlA !Si illl'ellurvJ 1113ll'nmbicllle bnccRI'· ed ~m ehf' l'alito 11011 ln r dR ad P.salat·e un e:;:tremo fe!n 1·e e,l i m11lul i ha11no r.nnti n.uamelll• • una ~a li vaz i one songuinokntn e :::ar• iosa. Si nnlanr) cnnlcmporanearn enle rlislur·bi rH la paro la, che r-a mu1e11ltlno •rur l l i prodotti clnll'asccs~o per ilOJJ !;il laro·. Essi ;;::o.no cfl u!<ali dalla p•·ec:.,nzu del poli po, ver n corpo strani ero , e dali•> sfor zo che f>J i nc. ·ssanternenle la lingua per evitar e che cs;;n ven;..:-t• mor sicato; i d •nlt non si apt•ono l'lnl a mntù per chò il poli po non possn sci volot·u ft·a essi ; p el' cui la pa . r ()ln •! r elativamente ba~sa ,. manca di chia r·ezza ; l'em issionu delln !'\i bilt111Li i· !Opecialmente djl'ellosa. L'n •:Ct'<3~ci nwn lo rli <1ucsli tumori (~ molto len lo. Essi 11 0 11 l'elt·occd•!l ln e l'e!3Ci<;i fln ~ é l'11nif'n l rnltllmf'nlu ··he ~ i ll lo•·o appli•·a bik ~
111 8
Hl VISTA DI OCULISTICA Luccroi.A, CB!>i tairo medico. -
Traltemeut oblrurglo&l de
l'&atlgmte. - (.4. rchioe.~ cl'OJiht(llmolofliC, ocl. 18!)6) . -La· ,·oro follo nella Clinica ocul i~ti<'a di T rwinn, diretla dal pr·of. n~_l'llllllld . L'autore r icorda che Snellen, fondl\ndosi ~ul noto fatto che ogni chératotomia ruodificu le cu r·valur e corneali, fu il primn ad emeLLe•·t l' it.lea della pu!:'!'iuililà della -cura chirurgica tlel· l'astigmatismo. Fa quindi meuzionc delle oss~r·,·azi,mi clinrche di vari autori circa le variazioni di cuJ·vatura de:lla cornea in segui lo alle opcrazi0ni di calat·atta, di irideclornia e di par·acentesi cornea le. Ricorda r-oi come i l lraltamenlo chirurgico dell'astigmatismo ru in questi ultimi anni tentato dal HHiardi nel1892-93, dallo Straub nel 1892, dal Bates nel 1.8!H e dal Faber nel 18!>5. Rileva inolli'e com·~ lo Schiess-Gcanusens nel 1 ~!H ed il Re.nnoncl uel 1895-!>6 praticoi'OIIO la cur·a clriru rgi~a del cher·atolOII() ottenendo fav~~revnli lllodificazioni delle curvature corneal i. Nella clinica o ;ulislica di Torino nel IR!)fi s'iniziarono sludt sul trattAmento c hirurg-ico dell'asligntaltsmo uniformaudo;;1 all'aLlo opem tivo seguito dal Faher. d1e consiste nel prntiCRrC, con un coltell0 laneeoiRr<', un la)!lin di ci 1·ca 6 mm. sul limite ~<cl ero - corneale in corrispnndcnza di uno òP.i mel'i.Jiani principali, ponendo ben mente ad cccitRI'e la fuoriu· scila dell'umore acqueo. Il dollol'e Lucciola es1•one i r isultati di dieci individui operati, doi quali risulta la dimir.nrzione possibile c la cur·abilila r elativa tleii'Hslilo{mati"mo, mer ..-é In cheratotomia; e viene alle seguenti conclusioni che eg-li per·n non riti ene definili ve a C'O usa del piccolo numer·o di n;::sei·,·azi oni.
RIVI STA DI OCULISTI CA
111 fl
I 11 g en erale sembra che, nei casi in cui la cornea è immune •raffezinn i patologiche, la diminuzione dell'asti gmatismo, mercé un solo otto operativo. non suole oltrepassare la mezza dio ttria ; è per·0 notevole che i malati di solito accusano un mi:rlio r·amento, unn sensazion•• di bene~se re e di riposo dell 'or g an o vi ,;ivo , superiore a quello che si polrebhe sperare per l e moJi fi ca zioni r el ali vamen te picco le <Ielle condizioni d iotLviche. RileYa che, cont1·ariurnen te a quanto veJ'tticasi nel le opP· razi on i di ca taralla c di iriòeclomia praticata per la COtTezio ne dell'astigmatismo. senza fAre uscire umore acq ueo, si ha di solito aumento della curvatura del meridiano sul quale -si p rati ~a l'incisione. Crede che cio debba attr·ibuirsi al fatto chP- in questi casi le condizioni iutet•ne dell'occhio r eslano pressoché immutate e l ll modifìcazioni che avvengono siuno tlipencknti esclusivamente dal mndo di fùr mazione e dHIIe pr opri.-la del le~<>u lo cicatriziAle . I n g~ n e ral r i e incisioni scierai i appo1·tano una correzione al')uartto superinre a quella che suole oltenersi colle incisioni corn eali . l noltr~ la coT!'ezione suole essere più sen$i· b i le, quanto più am!JiO si pra tica il taglio. Nei casi in cui i m eri diani princ.ipnl i ~ono inclinati la cl te1·atoLomia può pr(ldurr·e i l raddrizznmento con u11 m eccanismo non ancora ben n oto; semb1·a pe1·ò che prr co n ~eg-11i i·e tale rAddrizzamento sia uli 13 pralicat'e l' in ci~ione non già sull'cslr emilà del meri diano inclinato, ma piuttosto in corrispondenza del sito verso il quale lo si vorrebbe ri condu1·re. L'aulol'e conchiutle che bisogna moltiplicai'<) le osservazioni p er stabili1·e delle regole più sicure le qullli se1·vano cii guiJa al lrall8menl o chil'urgico dell'astigmatismo, ed i risultati fìnor1:1 ottr nuti gli fanno sper·are che si ra~gìun ge rà l o scopo.
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RlVlSTA DI TERA PEU TlCA Rtoercbe sparlmeott.U sugli ell'ettl delle inleztoDI lotra-veno•e forti delle aola.ztoDI aaJta.e 1empltot e oompo1te. - ( Determinazione del ]oro
Bosc e VEOEL
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"alor·e in 'i sta della loro a;•pl1cazione alla t~rapeulit!a). - (Ga~ette rles Ht;pilau.-·, N . ~H. 18!)6). Hosc e Ved1•l h11nno inlr·apreso lo ~; tudi o spel'imenLIIl1• delle iniezioni intravenosc fo1·ti delle !'Oiuzioni saline. Non si tratta d<'l IA\' 81'!~'0 del sa:-~g-ue, come l'intendono Daslro o L\>ye, ma dP.JI'inlroliuzione nelle w-'ne, in un colpo, di una grande ·quanlilà eli liquido. E!òsi hanno sperimentato soluzioni di cloruro di sodio solo SOluzioni di cloi'UI'O ÒÌ !'OdiO e di SOlfatO di SOda, designate ord inariamente souo il uome di sier o al'tifìciale, soluzione fi~iologica. Essi designano sotto il nome di soluzione !'alai.H semplice la sol uzione d1 cloruro di sodio sc; lo, e sollo quelln eli soluzione salina compnsta la soluzione eli clor·uro di sodit•, solfato di soda e alll'i sali. Prima di studiar'tl gli etfPlti di queste soluzioni, essi hanuo fallo r·icer·che per veder e se il veicolo, acqua distillalA o.t 8 CfJil8 or•dinaria, inll'odoLto in tale abboudanza nel sangu,.,, non abbin cffi>tti che gli sono prop1•ii.
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:\zJO'~E DEL \ 'EtCOLO. -
Jo [.'rrCtjUa dislillata, Ìllli'OtlOltll nl'lle "ene, non lt!\ cagionato l a mol'le immedrata che u do!<i elevHle: 90 a 102 cenlimelr·t cubi nel con igli<>, 160 a 100 centimet ri cubi nel cane, per chilogramma. Sembrerebbe 'lUindi eire l'acr1ua distillata sia poco nociva; ciò non per tanto lo studio della sua tossici là lonlann dimostra· che essa pr·oduce · ft·nomeni nwlto gr·avi e la morte, anche a dosi deb()li; 30, 25, !!O centimetri cubi ne! coniglio. Le evacuazroni !>angui-
RIVISTA 01 TERAPEUTICA
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noiP-nti, k <:mMragie e le lesioni globulat•i sono i segni tlotninauti di qw• ,.la intossicazione. Comtl conclusione pratica, l'acqua distillala, intt·odollH nelle Y~rw, è nc)civa anclw a dosi deboli; sa rehb~ pet·ciò tuo •Ilo pt:riwloso l'i n iella l'Ili f>Ola nel!{~ vene clel l'uom(J malato; es:>a deve esset·e ri getlatn in utl!l maniera )!ener·ale comt• veicolo delle sostanze da intt·oùurt·e dirt!LI!ltnelllE\ nel sang-ue. 2• L'ctett(ta orclinaria è al Cl)nlrot·io priva di quabiasj losl"i citv·. Jt:c;sa uccide immecliHla rnente alle :;tH.:;s~ dosi ddl'acqua d;stiliHln, ma a dl)si mollo ulevate J i l :.W-130 centilllelt•i cubi pe1· clt ilogt•ammu nel cane , dr -~5-5r) ltel coniglio, cssu non cag.ona né la morlc•, nè efl"dti uocivi. Essn f'I'Oduce ini)J tre· r· tfdli par lil.:olari: un'e l r~vozion e pa 8Se).!;.riet'A della te 111 pera Lul'a di 6 decimi acl l gra 1(), una rliur..-si abb mdanle, senza ematuria. l ::;uoi e/letti nocivi sui globuli r 0ssi sono molto -meno pronunciati di I"JUellt dell"acqu u cli-ti lbtla. L"tH.:qua ordiunria pot r·ebhe IJUin.li, a ri;wre, es,.;ere inlt·odotta sola e ad fllln Josc rlt-llt! ve11u. S-ruoro uEI SALt E oEt.t.r-: l'ìOLu z•o~r S -\ l.TNE. - 1° Solu;wne ~alala sem1dice. l.e sol uzioni ro r·Lt hau11n per·m,•;;::;o agi i
aul1Jri tlr :;,Lu fiarP il grado ~J i car attr•ri della to!':sicitu de l CICJI"Ill"O di so IÌO e di llssal'e 11:1 t!US(' trl la rruale esso dh·cnl;l nocivo. Hanuo r:H.IoperaLo la sulu:t.ione dd IO p. JUO nel conigl io e dt>l i p. 100 nel cane. Queste soluz:oni non uccidono che a dosi elevate t i a 5 g1·amtni p•!r i l ~oniglio, 3 a 4 grammt pl'r rl cant•, pet• chilogr·ammo); ;,i può lt'rplicare la •1uanlilù di c!tH·urr~ di sodio del sangue sen.zu uccidet•e l'animale. Gh (•ll'ulli variar ... C(>ll l e dosi ; la respirazione è sempt•e t·alleu · lata, il cuot·~ accelerat.. ; la L"mpet•atura si elev•l eli 1°,5 a 2 g r r•cl i, colle dosi Jcboli, ed nniva ad una cifra ipertermica (Ho 3) colle Llo,;i mortali ; le minzioni s0nn abb.. ndanti, chiare.. tardtvr; il sistema ner·voso non o inter.~s:>alo dalle dosi deboli ; colle dosi tardivameu le mot·tali, si notano inquietudine.,. ;;pai'llti musc•>lari, Allacclll convulsivi; colle dosi rr•pidalllt:lnte JOOJ"lali, la mo,.Lr• sop1·aggiunge per i pt·ogressi della r r:=:olnzione . :<t•nza S;;Oi>$e. L'uso di ~.. luzione Sfllnl~ sempliC<! (,)rl t• 11011 è peri colosa, Il condizic)l)(' r er0 che la quantità di·
IIIVI STA DI TEfl.\PEUTICA
cloruro di slldio inietl~t l a nott oltr epassi il triplo della qut~n· tila di cloruro di f;O dio del sangue. Soluzione debole: gli autori han n? faLlo nd Cl\ l le inieziu·•i forLi di soluzione di cloruro di sodio al ;) e al i p . 1000. alle lemperalut·e di 30, 30 e 20 g radi, con la velocità eli '15 a R7 cenlimefl•i cubi per minult) e alle c.losi di 86 a 261 cenl metri cubi per ch ilogrammo. Quesle iniezioni furono sempt·c pri Ye di I03sicilà immc..liala n lontana, anche 11uaudo si lriplica,·a la massa del sangur. Es~r l'allc·••lan o la t·espirazioue, acce· !erano il cuore, non m odificano la pr·essione sanguigna ; la temprr atura relt ale e periferica si eleva di ::! gradi ci1·ca con ritorno allA. norma~ e dopo qualche ora ; compaiono lwividi dopo l'iniezione, minzioni abbonclanti chiar t•, che CC)miuciano dopo una rn t!zz'ora. Tutti •tuesli eff~Lti sonll in l ip•~ ndenti dalla velocita dell'iniezione, daliA t~'m p e ralu1·a del liquido e, a partir·e da una cer ta 'luanlilil. non vadano propor-zionalmente alle dosi. La soluzione salnla del 5 p. 1000 alo!isce meno sullll di uresi e sulla ralorifìcRzione 1\ ad es;,a ~i dl'V<' pr·eferire la soluzione del 7 p. ·tuOO. 2• SoltUio ne salina cont[>Osla (soluzione di cloruro di sodio e Ji solf~lo di soda, parli eguali. al 7 per 1000). Gli autori hann0 fatto inir.zion i isolate e l iniezi oni in serie. Gli effet ti delle iniezioni isolate no11 prese11htn•1 alcuno. differenza con quelli delle iniezioni di soluzione salata semplice. L e iniezioni i n serie (i700 Cl'nlimetr i cubi in G7 ore in un cane, .l i 18 chilog t·ammi , con dose •JUolidiana di 1000, 1100, 1200. 1500 c~ ntimelri cubi) r•i pr oducono, ciascuna volta, gl i s tes~i effelli delle iniezioni isolate, c sono pochi~simo nocive. ~l sol rato di soda non ha alcuna \' <}t' Il utilità per ri guardo at g-lobuli r os<>i. Il val.ore fi siologico della soluzione sal ina composta non è supPrior e a quello della soluzion1· sn lat11 semplice; questa .al 7 per 1000 di clorut·o di sodi o è sufficiente e !wmhra la più conveniente per· l1• iniC'zioni i11tra ven 0~e .
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Rl V ISTA D'IGIENE G. Roux e A. TniLLAT . - Prove dl dt•lnfedone ool v&porl dl formaldeide . - (Annal es tle l'institttl Pa!feu r , N. 5, maggio 1896). Gli autori hanno fatto uso di due genet·i di appat·ecchi per .produrre i vapo1•i di formaldeide. L'apparecchio ad ossidazione dell'alcool metilico descritto dal doll. Bardet e l'auto·Clav~ formo geno, nel quale i vapor i di formaJd,..ide sono prodotti, scaldando la soluzione di f'or•maiJ eide del commercio in presenzn di un sale neutro. D escrì.:.ione de:l'af>t'a,·cccltio Of'eratorio. - L'apparecchio si compone di un autocla ve in ram e, non smal tato, di forma più allungata dei mo.i elli o1·d ina.ri e si può r·iscaldare col g az o col petroli•>. Nella pat•tN supe rior•e del coperchio, si lt-ova fi ssalo un manometro, una val vola di sicur ezza, un'aper tura des tinala aJI'int•·oduzione del liqu ido nell'apparecchio. ed il tubo di sviluppo dei vapori di fi>rmaldeide. Il diametro interno di questo tubo é di 3 millimetri ; esso viene m esso in comunicazione coll'autoclave per m~zzo di un robinetto. Per fare funzionare l'apparecchio, s'i ntroduce n el l'interno dell'autoclave la soluzione di formaldeide addizionala dal 4 111 5 p. 100 di un clot•ur.. neutro, o di un sale solubile avido d'acqua. Questa manipolazione ri cÌii('.Je qualche precauzione quando si adopera i l cloruro di calcio: co1Viene aver cura di pol veri~za re preventivamenle q11eslo sale; la soluzionP. si ra :afrgiungendo poco a poco il t:lorur·o. per evitare un rapido innalzam enLo di tempe1·atura. Que~l'operazione dHv'esser latta snllo una cappa munita di un buon tiraggio. Se si Ctggiunge il cloru,·o di calcio direttamen te nell'auto-clave al l'a l d~ ide, il r iscaldamento si dovra l'are con grandi ,pJ·~>cauz ioni, senza di che il liquidn si scalùa censider evol-
·t l :H
lliVISH.
lltenl•·, ra schi uma e non tar.ltt di ostr·uirc gii oritìzi del mauontelru · ~ del tubo di S\'iluppo. L'aulocla ve non deve esset•e riempito oltre i lf, col mi~cuglio di for·maldeide e di clorur·o di calcio. Si avrH cur·a, 'Juando l'autoclave è caldo, di chiudere le ,·ili di pt·essione, per non e>:sere m olestati dalle rughe di gaz. Quando ha raggiunto la pr essione di :3 aLmosf~ re si apre con precauzione il rubinetto di sviluppo; i vapori di aldeide si disper .!o u1 m pid<\lnente nell'atm•>:"I'Cra. Si può conslatar·e che l'juesl r vapori Still O >:ecchi .irsponettJo un panno ,;ullo Lratel loria del getto. Dopo d•eci minuti, i vapor·i httono raggiuulo le par·ti P.slreme Jel lo<'Aie da disrnfeltare Lt~ durat.;~ del funzionam·!nto deh'appnreccllio è nalut•alm ente p•·npor7.ionftla alla I·!T8rtdi'7.ZI1 dt•l local e ed alla pre~ =-ione. U rt auloclnve fol'rnogeno munito eli quoLLr·o geUi jfor·oisce i n un'orA la quartlit~ di vapor·e necessario Alla saturazi one rli un l.,ea:e di più di 500 m etri n rbi. L'autoclave t'o rmo geno può inciilfl:lt'enLPm ente essere• situato nell'interno, od all'e<:lern o del locale da di,inf'etlare. Generalmente é pr·eferibrle dte l'nppo re cchio sia posto nl di fuori dd locale. Si può piit i aciltnente maneggiate. snt·ve~l iare eer.ka esser~:~ rJs pcJsli ai vapor·i d'aldeide, eJ evitnre le pe rdil!~ pt·o ven ienti dall't:mtralt~ e uo::cila rl,..ll'oper·atore u el IOCtJie satur·o di (]uesti va po t·i. L'apparecch io in •1uesLo ca,o i~ IJO~lo a 10 centi metri dalla porta d'entr·altt del loca le dll disinretttlre. Pel' mezzo ùi uu pict'olo orifizi o di 4 millimetr•i t!i diametro, <:i fa passllJ'e al , t ubo di t< vi lu ppo del vapo t·e. Si può, per eviL'lre l'irt corrv e~ niente di fare L,; Je oper·Lur11, far passar·e il tubo a sviluppo 11ello spazio occupato dalla ser ratura c lte si toglierebbe p rov visorinrnente. Pet· eviLa.t•e svolgimento d'odor·e 11ei din· tnrni, sar à bene incollare delle str·i scie Ji carla lungo le congi untuee d e ll ·~ por·te. Pt>. t' co mb:a U~re l'odore dei vapor i di f ormaldeide, ::;i può far· u:>" dell'ammoniaca. po;;tn i u un r ef'ipiente pinllo . t• Esperien:;a cnll'aJ'I'areN: Itio ·a coml)llsfion e in una .~ala di 78 metri cubi (con .1 fiJ•!' rtttre). - Sopr·a il paviment..,
I l -r· ) sul le part'li si di,pone della carù.l, della bian<:lteria, J<!i panni , del 1.-gno, della ror da, della paglia, della lana cardala. tlel polviscolo, che si irr•tuina coi gel'lni seguo..' nti: B. piocianeo, piol!eno, carbnnchio spl>r·adico, proc.li!'!'iOsus , coli. L 'apparecchio si fa f'unz i ont~re per· 8 ore l'consuma :llilri J'alco• •l metilico. Si rec~ ro due pr·Ple,·amenLi uno menll'e I'Hpporecchio er·a in piena fu11zione, l'altr·o i l giorno dopo, cort questi si seminar ono dei br·odi di cultura , che si Psami11arono ad intervulli diver si. Sopra 24- compion i S svilupparono ger·mi; I>Sservazione l'i!lla dopo i, 13, 30 gillrni. ;2• I~'·'PeriP.7Urt coll'awot:laoe in una sala di 370 m etri cubi. - :\atur'fl degl i oggetti contaminali, bianchl'r'ia, carta, legno. -corda lana dH malerassi, poh·er••. · Natura dei g er·mi, piucianeo, piogeno, carbnnchio sporadi cu protligiosus, coli. Durala della marcia dell'a ppt~r·ecchio : ore ~ e m<!ZZO. Formaldeide usata: litri :3. Non si ebbe svi l uppo ol i germi in 1!) cullurt• ed osser·vall'l dopo 4 , il. :lO gior·ni. l\l ela delle sementi sono state laval·~ coll'ncqua ammouiacale per asportare il form olo eire po tevano contenere. La sterili;.:;a~ione etei yermi patogeni è stata assoluta. 3• l!.'sperienza coll'autoclave in una sala fii 1400 met r i c ubi - Uurala ddlo marciR .dell'appun~cc.lrio 5 òre. formolo impi~galo: litri !l. L a metà dell~· ~emanti venne lavnta c.,IJ'acqua ammoni acale. La slerili:.o.;ione è stata assoluta. malgrado la ~ r·andezza dt•l locale. Analisi e nttmJJ ra:ione delle colon ie dell'ar•ia prima e clopo l'esperien•e. - Per m•·zzo di una pompa si u;:piral'ono oOlilJ'i d'ar in nelt:er.tro òPI Iocale soltomPs;;o all'el' pHrirn ...nt•l l'acen dola passare in una certa 'luantilù di lwodo conlet!ul o irt un r ecipiente f·Lr ello. in mc•do che le bolle d'u t•ia avcs~ero un contatto pr olungato coli., strato lit(Uido. I n queste esperienze, l'i ha avuto sempt·e cura di neulraJizznl'e con una S11luzione ammoniacale le picc..le cpra11lilà
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RIVISH.
di formaldeide che avrebbero potuto apportare nel mezzo di, cultura un elemento sterilizzatore. P er maggiore sicurezza, si è assicurati Jelle proprietà fertilizzanti di que!:>ti mezzi rimasti s terili, seminandoli più· tardi con dei balteri di natura varia. Prima espet·ien:.a. Numerazione praticata prima della disinfe:;ione r'oll'apparecchio acl ossidazione sopra. 50 litri di aria. - Dopo 3 giorni d'incubazione: -i9,400 batteri per m.c. l ,320 liquefacenti. O mutl'e. Numerazione t•raticata dopo la disinfezione sulle stessa quantità d'a ria. - Dopo 5 giorni: .}() battel'i pet· m. c. O liquefacenti. 80 muffe. Dopo 30 giorni: ~O ballcri per m. c . 20 liquefacenti. 160 muffe. Di questa esperienza risul ta che l'aria non consercò vioi che il meu o per cento dei batter i primiltri.
Seconda esperien:za (sala di 370 m . c.) Numerazione praticata
---prima della disinfezione sopra 50 l. d 'urla
Dopo 3 giorni Dopo JO j:riorni Dopo 30 giorni
Batteri
MulTe
1:20
o
~.)0
240
"-
---
Ilo po l a disinfezione sopra 50 l. d'aria Batteri
MulTe
o o o
o o o
Terza esperienza (sala di 1400 m. c. 1• In una terw. esperienza· (sala di '1400 m. c.) si o'! fatta la numerazione dei ge1·mi prima dell'esperienza; ma, dopo la disinfezione e dopo 30 giorni non si trovarono che 25 batteri e nessuna mulla. Il successo operatorio è stetlo adunque assoluto per la seconda esperienza eseguita nella sala di 3i0 m. c. e si può considerare come quasi assnlulo per resper:enza nella grande sala di 1400 m. c.
1127 Numerazione delle colonie p rooenietiti dalle ,,ofoeri racD'JGIK:"'K
colte sopra 1 1Im. tf. del svofo e delle pareti. - Coll'apparecchio di ossidazione, nella sala di 78 m. c. le polveri del suolo, non hanno conset•vato viventi, tet•minata la disinfezione, che 0,016 p. 100 di germi, e le polvet·i raccolte dalle par eti ' 'erticali, si sono mostrate radicalmente e completamente slerili:z:zate. Seconda esperien::a (autoclaoe.torn,oyeno, !!ala di 3ì0 mc.) - I germi che 8i tt·ovavano sulle pat•eti verticali e che consistevano sopratutt(l in mufl't>, sono stati eompldamen.te clislrntli dai vapori di formaldeide. Una piccolissima prop'.)t'lione do~i batteri del pavimento, cioè 1'1,13 p. 100 ha resistito. l!:sperien:ze (l'intossica• ione - Nella prima esperienza praticata coll'apparecchio ad ossidazione venne preso nella sala 'con un appat·ecchio a spostamento un campione di 8 litri d'aria allo scopo di studiare la· sua tossicità sugli animali dal punto di vista dell'ossido di cat·bonio. Pet• spogliare quesL'tu•ia dei vapori di formaldt3ide che polrebbet·o rendet·la irt·espon3abile agli animali, venne la-
vata successivamente coll'ammoniaca e coll'acido solforico, operazione che non ha alcuna azione sull'ossido di carbonio. Quest'aria venne intt·odotta in una campana di 16 litri me· scolata ad un volume eguale d'aria ambiente. ::>otto questa campana venne introdotta una ca via che non presentò fen0meni di inwssic~tzione durante 68 ore. Questa esperienza, che venne ri petuta parecchie volte, di· mostra cluat•arnente che l'appat·ecchio formogeno a d ossidazione del dottor Burdet no11 offre alcun pericolo d'intos~icazione.
Influenza della temperatura. - Dalle esperienze fatte r isulta rhe alla temperatura da ()o a 15o la sterilizzazione della polvf't'e è incompleta, mentre alla temperatura dai 15• a 30° questa è completa. Poten.:za di J>enetra:zione dei oapori di formaldeide . ·Questa si può determinare, mettendo a profi~to la proprieta che ha il f•H·molo di combinarsi con diverse materie albuminoidi e di rendere insolubile la gela\ina, o meglio. ancora l'azione che esercita sulle materie coloranti.
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1. Uso della !felalina - · Si ftt una soluzi .. ne di unt~ pa1 te di ~e l a tina ed una pa t•le rl'acqua, ci tP si diste11de con un pRnn PIIo soprn d·~i p<'zzi ' l uadt·ati di vett•o di -1- cm. di lato. Quesli ,·engono disposti nelll'l diver se parli di un l ocal e sia csposli lib c ra me nl~ all'nzin ne dei vapori, sia r acch iusi nelle i ntel11 ialur e delle por· te o solto nl tri ostocol i. Si riconosce che i vapori di aldf'ide f'rwmica son o ven uti a coulallo colla gelatina, da l fallo cbe 'luesla é diven uta i nsolubile; per ,·ederl o. hasla imm e r~e1·e i piccoli pezzo, di vetr o n ell'acqua bollente. L a pell icola si stac,·a nel ca;;o sia divenuta insolubih•. 2. Uso della f ttcsina. - Si tinge in una soluzirone di f ucsinn, una str iscia di lessut• • di seta e si taglia in pczzelti dì l centime tro Questi campioni ven ~o no coll<•c:nli in diver se condizion i ed in diversi punti del locale nel •1ualP si fa J'espet·imenlo. La lt·nsformazione della tinta t·oss-a. in una tinta bleu-viol ello ~ara la prova clte i r..ampioni avranno subito il contatto dei vapor·i nld1•idki. 3. A~ione co111binatct clelia .fucf!ina e della g~'latina . - Si fa, rome nel primo caso, una soluzione di una par te di ge· latina in due parti d'acçplft alla qu!lle si aggiungtmo alcune gocce dt una soluziOni'! di fucsina. l\l entr e 18 miscela é ancora calda, si cola in u n cil indro rli vetr o di !'> a G ce ntimetri di dinmeLro e di una altezza e~ ual e a questo rlia111 P.lro. Il blocco di gel atina colo· rito in r osso viem· . t·itiralo dnl cilindro, sollomPs$0 allu azion e dei vapot·i di aldeide formica, l e pa rti eskt'ue si col .. ri:<cono in bleu-viol t-lto. Qu(•sl o cambiamen to di colnre è lnuto ['i ii pr orondo quanto l'azione dei vapori ,·. !'lata più lun!:!'a e più intensa. Pralir flndu dei l<l~li nel cilindro. IH cit·c.. nfèt·enza di demat·cazione frn lP due tinte darà un 'inclit!azione cbiara P pr~ci s11 del 7 rado di p(!flelrazione dei vapo1·i. Concl~tsivni. L A 8$p61'ienze di dil'infezione di'i vapOt'i di aldeide frwmicn prl)rlolli coll' nppn 1·ecrhio ad o ssi dazione o coll'autoclave l'ormogeno vPnner o l'a l le sopr n local i la cui copacil.à vnriava dai 70 ai ·tl()O m . c. e $Ono state eseguile . melt~ ndosi in condizioni a.'solutamente pratiche. La distruzione dei get·mi palogeni i• stata assoluta anche
Il ?9 ·'in un locale di 1400 m. c. quando questi germi erano libt~ <ramente espo!!li ai vapori di formaldeide. La sterilizzazione della polvere dell"aria e di •1uella delle pare ti dei locali sollomessi alle esperienze può essere considerala come quasi assoluta, L'azione dei vapori aldeidici si esercita per così dire immediatamente e simultaneamente in tutti i punti di un locale. L!t disinfezione coi va_pori di aldeide formica per mezzo dei processi sopra descritti non pu6 dar luogo ad alcun pe.ricolo d'intossicazione per ossido di ca1·bonio. Questi vapori -essendo estremamente irJ'itanli , conviene, nella pratica, .prendere le precauzioni necessarie per evitare il loro s vol~imento nc•lle vicinanze. M. C.
RIVISTA BIBLIOGRAFICA ..une armi da tuooo attaall e •alloro prolettW ln rapporto colla ohlrurgla mlllt&r•. - Lezioni preliminari al corso di traumalologia di guerra, del dott. Punno IMBRIACO, tenente colonnello medico. - Firenze, !ilografia Doltin, 1896. - Prezzo L. 3,50. Questo libro (la l'r ase non sarà molto nuova ma l'isponde -alla realtà) riempie veramente un vuoto nella nostra letter atura medica. È il complemento, anzi il fondamento preliminare del corso completo di traumatologia di guerra, che l'autore professa lodevolmente da varii anni alla scuola di applicazione di sanità di Firenze. Vi sono esposte in modo intelligibile anche ai meno familiari alle scienze matematiche, lulle quelle nozioni di Jìsica, dì meccanica e di balistica che invano si cercherebbero uei lrallali di chirurgia, che, a voler le rintracdare nei
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t 1:lo
Rl\' I"TA
tr~:~lla ti
tecnici 111ilitari, o ccot·ret·ebbe consultare lltJmr t·osr ,.,,lumi, non srrnpre di facii P. intelligenza per i non tecnirir e che pure SO IIO cosi necessat·ie al chiJ•ut·g-o militat·e. Il libro si compone òi otto capitoli, cot·risponden U a d altr·~ltante lezioni . Non s appiamo cQme meglio Jar~ una iJea dell'ot·dinamento e cl ell'abbcruilmza d~ll e materie s e non t·iportando i. sommarii oli ciAscuna lezione. Le;ione 1". - Necessità di alcune nozioni intorno aliA· a r mi. - Classil'icnzione delle at•mi da guerra. - Armi da fuo.;o. - Cenni storici. - Armi da fuoco portatili. - Fucile: canna, cnril:a, proiettile . -Qualità richieste in un'arma da fuoco portatile da g uet-ra. - Nozioni di balis tica . - Velocilù di tt·a~ll:lz i on e. - Tra iettoria. Lezione 2•. - Radenza della traiettoria. - Movimento di· rotazione. - Forza viva . - Forza di penetrazione. ·- Coef. fìcienLe di pressione. - Inconvenienti delle armi da fuoco a· canna hscia e a J avancat·ica. - Prime modificazioni: rigatura, sistl'mil u vitone camerata eJ a steiP. - Cambiamt~ nlo nell tl forma e costr uzione della palt.ollola. - Pro iettili a·l espansione ed a com pr essione. - At·rni a r etrocarica. Ar mi a ri petizione. Le~ione 3". Armi portatili di picco:o calibro. - :Modifìcazioni relath•e a ll'arma, alla enrica, al pt·oiettile. - Proiellil<:l a doppio fut•znmento. - Cartuccia dei fucili a piCC<•IO C'll 1bro. - Fucili all ualmente in uso negli c'serdti. - Armi da fuo co pot-talili dell'esercito ita liano. Le.:ione 4•. - · Qualità balistiche dei proiettili a ttuali ,. dei proiettili eli medio calibro in rapporto co lla chirur g ia di guer·ra: calibt'o, lunghezza, co mposizione, peso del proielLile, velocità iniziale tli lraslazione, velocita res tante, velocita tli rotazioue, forza viva, coefficiente di pressione, forza di pt·netrazione, rnd enza della tt·aicttoria, gi tta ta, celerità dt ti ro, deviazione dci proiettili . Le~ io ne 5•. Nozirmi g en erali intorno alle armi di artig lieria eli ai loro pl'oiettili. - Armi di artiglieria da campo o~gi in us o neg li eserciti e specialmen te nell'esercito ita-liano. - Cariche. - Proiettili: grana !<• s ht·apnels, scatole a
i. •
BI Btl Ol~ R.\ FICA
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melraglia. - SpoleUe. -Considerazioni sulla qualità di tiro delle at'tiglierie da campo in rapporto colla chirurgia di guert·a. - Proiellili indiretti. Le;ione 6". - Cambiamenti fisici dei proiettili. - Temperatura. - Cause cui é stata attribuita. - Dati spet·imentali. - Influenza del riscaldamento dei proiettili s ulla loro azione vulne1'ante. - Deformazione e frAgmentazione. -Frequenza. - Varieta. - Studi speciali intorno alla deformazione e fragmenlazkme dei proiettili attuali d.i piccolo calibt·o. Cause e meccanismo di produzione di questi cangiamenti fisici. - Influenza che essi esercitano sull'azione vulnerante d·~i proiellili. Le;ione i". - Azione dei proiettili secondo le qualità fisiche del bersaglio. - Studi spPrimentali intorno all'atione dei p1•oieltili sui corpi elastici, sui liquidi e corpi umidi, sui COI'f.li duri. - Importanza di tali pro ve sperimf•ntali per lo studio d••ll'azione dei proietti li sui LPssuti del corpo umano. - All1·i esperimenti su bersagli diver;:;i. - Azione dei proirllili sul corpo umano alle varie distanze. Lezione 8•. - Zone d'azione dei proiettili sul COI'po umano. - 1• zona o dd colpi vicini. - Zoua dell'azione esplosiva. - Teorie diverse per dar ragione degli effetti del proiettile in questa zona. - 2• zona o dei colpi alle medie distanze - Zona delle et·dite nette di sostanza. - :3• zona u delle grnnùi distanze. - Zona ddle fet·itt- lacere. - -1-• zona o delle distanze dell'artiglieria . - Zona delle contusioni e dellu ferite contuse. - Vnlor·e p•·alico di questa ripartizione della azione dci proiettili. Questo lavoro, oltre al piacere che ci fa sempre il coustatare la feconda atlività scientifica del corpo s anitario, fornisce secondo noi un a1•gomenlo di più per dimostrare la utilità e la necessità di un insegnamento medico-militare speciale, che da taluni si vorrebbe soppresso come inutile. Le nozioni contenute in questo libro non fanno certo parte ddl' insegnamento medico universitario, eppure sono di prima necessità per il chirurgo militarP! Non dubitiamo che il libro trovt.lrà l'accoglienza che me· rita e pel suo valot·e intrinseco e per il nome dell'autore.
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IILVISTA BIBLIOGR.UIC.\ -
~OTIZI!
G. :òiAzzeJ, capit11 no medic11. - L'equipaggiamento e t1 •••ttarlo 4e1 .o14ato 4l fanteria. - Note d'igiene. (Pistoia, 18.913). L'au tore ha riunito in un fascicolo alcuni suoi scritti editi e inediti, sull'impol'tanle q uestion~. Si occupa in altrettanti capitoli dello zaino, della tenda, del copricapo, della divisa e della calzatura. Questi capitoli sono sc1·ilti in forma facile e spigliata, diremo anzi, p~polare. Vi si trovnno diversi"• buone peoposte, come que lla di una giubba più comoda e laega dell'attuale, quella di abolire le pezzuole da piedi, quella di un copricapo piu laggiero. Rigual'do allo zaino, al quale ha dedicalo il capitolo piti lungo, conclude che non l'asta che un modo pe1· 1·isolvere il pJ·oblt>ma : cioe il ra•ionale adattamento del peso sulla persona.
NOTIZIE
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Moalna. - Apprendiamo con piace1·e dai giornali di Venezia che il maggior generale medico comm. Saggini, da poco tempo collocato nella riserva, é stato da quel Consi-
glio Comunale· eletto alla carica di P1·esideote del Consif!lto d'Amministrazione dello Spedale civile. Le no~lre sincere congratulazioni.
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NECROLOGIA
Dott. A.ltre4o lmuragUa, me41oo 41 2• olaue aella Be -
aia Marbla. Ancu•·a una vittima che il Corpo sanitario militare italiano cede al tenebroso continente! Ancora un nomP- da aggiungere alla gloriosa lista dei colleghi caduti in combattimento. Il dott. Alfredo Smuraglia, nato ad Orvieto nel 18i0, dopo avere iniziati i suoi sfuùii ull' Università di Perugia e lermina tili in quella Ji Bologna, dove si laureo con lode nel1893, entrò tosto nel Cnrpo sanitario della R. Marina in seguito a brill~ntissimo esame. Era un giovane di e levato ingegno, ùi solida coltura, e perciò destinalo ad un avvenire brillante ed onor ato. Addetto come medico alla R. nave Voltn rno rìno dall'agosto scorso, trovavasi a fàr pal'te della spedizione diretta da l Console gener ale Cecchi nei pressi di Mogadiscio, inca ricato del sel'vizio medico e delle osservazioni scientifiche. Quando cadde insieme a i valo•·osi compagni n.e ll'a gguato dei So mali. Alla ramiglia dell' estinto, ai colleghi del la R. Marina, la esp1•essione del nostro compianto.
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CONCORSO AL PREMIO RIBERI
)[J!:MORrE PER. VENUTE ALL' ISPETTO B.A.TO DI SA.NITÀ loULI'l'iUlK PER IL CONCORSO SCADUTO AL 30 NOVEMBRE 189~
25 no vembre. - M anoscritto pot·tante l 'epigrafe : Il mnto è la oita; la quiete ltt mor te tlell"organismo. 27 novt•mbr e. -
Mu noscrillo pot·tanlc l 'epigrafe : Si e l ransiit glorirc 111 undi.
28 novembre. - Manoscl'itto pol'tanle repigl'aft~: Ci sono temi vecchi e strace<:clti, nei quali si desidera a ncora la t•ir"r. Jl r e.:iosa delle nooilri, cioè un'idea giusta e t·omprensiva e/w illumini i .flltti e li T'enda 8ervi&ili. (M unm).
ERRATA-CORRIGE .
..
Alla pagina 890 (fascicol•> di ottobr e 1800) vers i t9 e 20 invece di: 20 cent. leggast': 25 c~nl.
Il D iret.t.ore
Ootl. EnoRK Rrcc tARDJ , colonnello medico ispettore. Il Redat.tore
D.• R tDOLFO Ltvt. capii.Rno m erlir.o. NuTtNJ FEDERICO, Gerente.
t·N DICE GENERA LE DELLE MATERIE PER L'ANNO t8~i
MEMORIE ORIGINALI. l\LvAno GIUM!rr~:, ten~nte c()lonnello medico. - l vantaggi pratici llella scoperta di ltiintgen in chirurgia . . . . . • . Pag. 385 ,-\ 1. v Ano GwsRVPE. tenente colonnello medico. - Relazione sui malati e reritiprovenienti dai pr;!$irli d'Africa curali nell'ospedale militare di . . . . • . • . • . • 1069 Napoli . . · . '8AI.OAIIZA .\tiDIIBA, capitano medico. - Sulla eteroplastia corneale. • ~ 8'AnOONI ATTILIO, capitano medlro. - Trasporto a n1ote con ba.relle regolamentari. . • . • • • . . • . • • 994 BAlilLA OoliKNICO An ON IO, sott.otenente medico •Il complemento.- Sopra un caso di ~ndocarctite ulcerosa . . . . . . . • 11:H Douo1o EuGENIO, maggiore medico. -Sopra un caso di lussazione esposta tiiJiotarsea con [raltura bimalleolare . . . . . . • 775 'llONOIIO LOR8NZO, C&llitano mediCO Il RliO FILIPPO, medico rli t• classe. SUJ m~z1.i più $empii cl atti a fadlltal'e ed ahbrevla.ro le resezioni e lo anastomosi intcslirìali . • 'HS IJO:>OliO I.O~EM7.0, c-apitano medico e Ruo FILIPPO, medico di t• classA. Sulle ferite per arma tla fuoco penetranti n~ll'nthlome e IOI'O cura . Pag. 317, 511, 517 i:ATTEIIINA prof. ATTILIO,- RAS67.ionc parziale metacari)O·carpica destra JJer trauma eseguita col metodo tlell' autore . . . . Pag. :!6 -COCCO~ E MAGGIORINO, farmacista mllllnrP. rti t• classe. SUlla di QO me1.zo per la purillcazione •Jell':tcljua ati uso dPIIu truppe in campa;.ma . • ~8 <COLUCCI GIAWITO, sott.otcnente medico. - Un caso tli epilessia psichlc.1 • 86t li'Ehn Eo.o 01 CA\'ALLSRJ.EONF. LUIGI, tenente colonnel lo merlico.- La scoperta rtl Rootgen in rapporto alla medlelnn e chirurgia ( Rivl~ta lillltliCll )
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F RnliERO 01 t. A,. AI.LERLI\ONR Lu1r.o, tcnent•• colonnello me.11co. - RelR1.iono sul n.utilati curati l~t>IIQ inf~l'lllt!l'itl tli Asm:or.t " di Cl•creu 9i0 GOTTAnuo l.na, mn~t::io r,• medico. - Miotouin congenita. (<:rampi tonici, miotoma ata.sslca, at&ll,;la mlotonica congenita) . . . • • t 3i Go7.ZANO cav. FRA xcBsco, maggiore medi-o. - Un caso rti malattia di Raynaud o gangrena simmetrica delle 6Stremlta . . . • 19• ·tìUIII A SAI,\'ATOn&, tenente colonnello medico. - Nola sugli apparecchi in lamina di 7.inco nella chlrur~ia !lei poeti di medicazione • • 3t Ili BRIACO PIETRO, maggiore medico. - La proporzione dei morii e dei rerìtl nelle guerre passate e nelle guerre rature . . . . • 3 t.oscn1 PIETRO, tenente medico. - Le rehhri a rorma tifosa dominanti . nella guarnigione di Verona. duraote In s tagione estivo-autunnale • 6!4 il.u•:&IOI.A GoACO.IIO. caeitano medico. - Sopra un caso di panoftalmile da dit'lococco di fi'r:inkei-W~icl • <elhaum . . • . . • 689
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I XDI CB GK.S&R.\Lii:
Gu co»o, capilano medico. - Osservazioni cliniche sutrastigmatismo corneale e sue •·ariazioni in alcune afrezloni oculari. Pag. 69'J' LUCCIOLA GIACOMO, capitano medico tJ MAloNANI C. -la SChiascopìa. • 869' MuSTRBLLI OOliKNICO, tenente colonnello medico.- Un caso di cisticerco del vitreo . . . . . . • . . . . . • t04~ /4ASFR1DA Musnc1 MICUELE, sotlotenente medico di complemento. • " !90 l.'eocalyptus globolos nesll avvelenamenti per strienlna . l\IA~GIAlHI E1.10 , maggìore naedico. - Sulla puntura lombare . • 481 MAZ7.ARAccmo FILIPPO, sottoteocnte mejlco di complemento. - Un caso clinico di emiparesi da emboli~mo malarico . • i68· MasNF:LLA Anc Asr BLO, capitano medico.- Contributo alla curabllitil ;della tubercolosi polmonare . . . . . . • . . • t 064 Notizie sommarie sulla statistic.~ sanitaria d..t R. Esercito per l'anno 1895 • 953 PnasccA lllrcnEI.K, tenente medico. - IJn raro caso di 1.oster bllatoralo UUi\'Crsale • . . . . . . . . . . . • 395PIMPINI':LI.I PIKTRO. capitano medico. - Studio sperimentale sulla cura rtelle ferite d'arme da Cuoco dell'addome • • • . . • t~. PlliPI~BLLI Ptnno, capitano medico. - Ernie inguinali operate nella R. Clinica chl,rurgica di Padova, diretta dnl prof. E. Bassini . . • 675 SFOR7.A Cr.A uo•o. maggiore medico. - Sulla etiologia delle reb brl estive . . . . . . • 613-dominanti annualmente In Bologna ZAIIOI.BR AoR~cur . sottotenente medico eli complemento. - Sopra un caso di malattia etei Thomsen . . . . . . . . . • 6U• I.~CC hlLA
RIVISTA DI GIORNALI ITALIANI ED ESTERI. BIVIST.-\ NEDIC.-\. Acidità gastrica ed acidità orinarla - Mathieu e Tréhoux Pag. M~ Acido urico (studio sulla teoria dell') - Van Pelt • 4:15Anemia mortale {malattie spinali trovate nella) = Nonne • 4!3 Appendirite !complicazioni epatiche dell') - Berthelin • !50 .-\ppendicile (studio sull') - Oieutaroy . 340 Batteriuria (la) nei nerritlci - Engel • 4!14 Cancro dello ~tornaco (afori$mi clinici sull - Martius . • 805 Compressione degli arti lnrerlori aiTetll da edema (inRuenut della) sulla respirazione, sul pols9. sulla pressione arteriosa, sulla morCologia e -sulla diuresi - StronJenscky . . . . • . • • ,. 6H Corea variabile (la) dei degenerati - Brissaud • !00' Cuore (misurazione del) con la percoss ione - I'otain . • a43 Cuore (associazl_one delle malattie del) e delle nevrosi ; ru mori cardiopolmonari - Huchard . . . . . • ~6Cuori! {gli spostamenti del) nel versamenti piAurlcl - Pitres • 797 Diabete {diagnosi del) coll'esame del sangue - Brewrr • 73i. DHterito (considerazioni sulla) - Barella. • 801ineefalopatìa saturnina curata col salassa e con iniezione di siero- Oesl! lat;
.
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11 :n En•loca r<litr (su II'J Kpiltè<<i~
Pau. t ll
l. e~ 1len .
\sull"!'7iologia del!') -
llo•Hto•r,•.
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l:resìpela faciale Oe fomentazioni r1ermanenti ,JI suhl ima to e il s:~tol o nella cura della) - Hernandez Briz . • Esofago (snllo varici •l e li') - Frietlrich . Fehh re tiroidoa (par:disi l:1rin gee nella) - Boula~ e )l~nd el F~lJhre tifoirlea (forma re nate delb) - M;trsa. • Fchhre tifoidea (<liaguosi batteriolo~kn precoce della) - Elsner Ftlllilre laziouc della) sulla evoluziouo !!ell e malalti ~ infettive (Stalll"coccia) - Cheinisse . . . . . . . . . l"~h hro melan urica (sulla) osser~·ata nell e trurpc coloniali tcde:;cl• • n d· I'Mrica occirle nt.nle - Plehn Kt'tchel e Sten•l~l . . . • Fl~bi Il' (la) da innuc nz:t - Ester Fonetltl!JSCOP!O lill '!UOI' O strumeut.o PN l'indal(i nc tlei suoni interni Bmucltr e llazzr . . . . • Fo~s~ na<;nl i (rapp_orti d ellr alfnioui rloll eJ ··on ~li or~ani respiratoriì inrerrori - Clt·ment . , . . . . . . . . • liastrite (un cas,, notevo le rlil ;:rava - nos~uh c im lù ropo (ìullammato rla) - Talma • l n~olazione (delln morte imprOVI' isa a ttribuita all') nell'esercito; inlluenr.a Ilei c.1 l'lre sul l'accesso pernicioso - 0e Sant.i . . . . • l[tocloruria c acloruria urinarie, considera te come elementi di p rognnsi gra1••· ~•l a rr che mor·tale nel corso delle malattiP cmnlche lluclo:t rd • Laringe (erpcto rlella) - Brindcl • Ma lattie merrtnli (sulla terapia elettrica uel trattamento •Ielle) - Mar-
zucco .
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~L1rasmo SllCrimentale (con trihuto " Ilo studio tlell - Cesaris-Demel. • B07 Miosile ossillcanlc progrcssim - lmmer rnann • Ull Mollor (la malattia del t - Hirschsprung. • li!l NeHa lgia metat.Msea anteriore (malatl ia d i ~ort.on) - Lamacq. t iWli Nevrite muliiJ•la (la) <Juale elemento e~senziale d ella par~isi del l.andr~ - Georg e Walton . . . . . . . . • t al Nu'l''O me torlo (rrnJ per esJJ rim ere il grarlo di aciùita 11 al calìnita eli un liquido o r;:anico - !'iichols • 15:1 O.:ctusionc lntC> tina le tla lavawra ne no stomaco nell') - !lu,;rin . ;,u Orticaria (l') delle ,·ie respiratoriè - Delbrcl. • 9:!0 Ozena (sulla eziolol(ia dell') e sulla sua CtLrahilita co lla sirroteratt•ia (an titliflcri·~J - llclfanli e Della V~dova . . . . . . • H!• Pachimen inJZitl! e mor ragica (contrihuto alla sintlrome CLI alla patclogia rh•lla) - Guamicri . • :!;i3 Pancrealìte acut<t (;opra un casn di) - Caylr.y • !19!1 Paralisi bilaterale d ei deltoidi - Ray mo nd . 5:! Paralisi tenwornnea <Ielle fJII:t.ttro estremit:t nel cor~o di un imlmrazzo gas trico - Roux . • 4tHtf> l'eritonilo tuhcrcolan; (le lusttnlnzioni d'aria nella r.ura nella) - l.enoir • (l't~ Pleurit.e (oopra alcuni puuli relativi nlla) - Potain • 318 Pol moue i:mlla diagnosi t1ei tumori maligni del) rlalln SJ)nto- Ret~chart" • 731 Psittacosi (la) - Oescnali. • 1000 Reazit•ne diazo-hrnzoica (sulla oatogenesi •Iella) - Cavaz?.a ni c Poz3~~ zolino . • ~;lti Reumnl.i>m•> artico lare acu tn (lP. :lnl!inc r•remonito rit• •lei) - Roichon
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lloonl;!~u (i mportanz:t elci ral(;.ti) Jl~r la ll)t'o licina milit:trc -
l.!lO. Pag. i 33 Hutture l'a»vola n consccuti,·e ~i traumat1smì ed Rglì sforzi - l>re~ fns • \l!.'i :Sangui' tla ral uL1zion ~ cl inica rlell'alcalinila Il ei) - Butchirn;;on. H9 :'~nj!ue (stull io rkiJ nella tubercolosi delle ossa c •Ielle artico lazioni fohn Dane . · • lidO Scarlaltino:-i (rirt• rcht• s ul sa u;:ue lle~rlil - 1.•111ninP Si nli~i carrl iaca (sn lla) - r>ot11in :-ìi rin:,:•Jmie~ ia (rlisturbi larillgei n ell~) - C:~rw. 56 l'ahi (o;risi g::a.;tri r he nciiP) -:Bonrguigu on 3.19 tu\ T•Jrcko llo e lom!Jajtgine art1colari - La un~. • tl55 Torsione dr l pe(htno:olo in una. mìl7~t 1 Amn t,, - UozlìntU • ffl Tnl ol'rco losi (la) •Jccnlt.t - llriault . \'•·r,amcn ti veriton eali l un nnOI'(J mP.toolo P•'r rile1·ar~:~ la lluttuu.ione no.'il - Bard • i-5! \'crsa mcnti plenrali - Pilrtls , \'e<a nia lransiloria nei rv•ur~ Sll'nki - t.: raiTt·Ehiusr
Hl \11-"'L\ CHIIIURGIC., .
Pa(l. 16ii .~ IJI,a5-<alin,:ua (un nuo,oJ - Wood mau Ilo" ding . li nM rn elliana? - Winson Ha rn:;ay " 16' .~olrlorne (la pr·r(OTflzione dell') coli:~ Sl·~d:l·b~j oneun l.l!hel Gult he• 64i nicrre . ., denopnlia :;opra-clavicolare (l') nei cancri ,·esckali - HOU<S~au • 17\ Anamnesi Csull'importanza di una osatt.1) in ca~i ~h irur~id - Hille . 819 Anes tesia oon ~tPre A o<sigeno - C..'lrtl!r -"· Co le 7i An es tesia ooll'etere - Cl1aput . • 177 Anes tesia tJCr infl l tr~ziune - Scl rlcìch tH9 .,neurisrna traumatir.o (~aso unico rt i) - Uaeza • 155 An eurisma del co llo. dr.lla farcia, del pal'imento IJnc~ale o •Iella l i n~nm tratta.to r.ol mclodo sctcro;;eno - Lannelonguc . • .i54 Anni da fuoco por tatili (nu ove rictJn;h~ sull'a.ziorh' di) - Uircher • 93~ A1.ione tlol piccolo calibro - Ouga l . • 110'1 Rorsa :<it>ro,;.1 .>op ra-iliaca (ololle lnliammazioni !Iella)- Duuzans &i r:asuistica d elle aiTezioni chirurJ(ir.h e cd operazioni estratta dalla Relazione sa11itana ch•ll'c.-;ercil•> pru;siano e dPi corpi d'armata. Xli (Sassonfa) c XIII (Wurtemllerg) ola l t• aprile h!!lO al 31 marzo 189:1 ela borata . . . • 1009 •lalln SPzioul' sanilari3 tlel Mìuìsr.cro della guerra t:U l'ila o"se.f' l•:ontrihnto alla tccnic.1 oli ricm11imento olall e)o - Saccbi • 8ll9 r.ervello (sul la guarigion e olollc ferite d:t proietti li ni pistola nel) nu itn· mente a r.onsidl•rt~zioni sulla cura tlc·lle f~rite !l'armi <la fuoco in guerm - v. llcrgmann ., 1~7 DiS<~rlicolazionf• del braccio (un caso oli) con (l.<portazione della Sl'a f)ttiR e <Ici d~re terzi l~tCJ·ali della clavicola - 1\oehler . . . . • i7 Disinfezione della p~ Ile (su lla) - Relnzione do• l dott. Lauens tein nl 25° congrc~s'l !Iella Societa tellesc:t rli chirurA'ia • i37 Em~turio' l)ei n•oplasmi <Iella vescica - Gu yo n . • IOIR En lcrerlQ mia (nn melnll o rapillo Ili) scnM l·iloll:no oli • r•·~ria le armn rr.r.chio .4 dolfJm~ (perclw ; i apre l') nella
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·l l :Hl Euteru·ilco·culor•l aotl~:•, ilco·rolostumì~ C• l
ih'{)-rotto;t.,mia. lll't' ri'!St~;e re· seJ.iuui ed o iJJa lìoni total i •1el co lon - Uo nomll ~ 1\ho . Pag. tHC F.:rnia ìng~in.a le (su~geri mt;nti ìnl orno nllo or•e rnz•o " i r•er la ,·ur:t radica!~ .!eli J c rcmor.tfll - Cnbo t. . • . . . . . . 16G 16~ Fe"ato l trt' casi rH Ccrita dr!) - Zc id lcr. Fegato (ti lra:tamcuto delle le,;ioni traumalìchll dt•ll - S•·l•l~tlcr • lSI6 Ferita d ·arm:t rla fuoco - \Val L•!r Re id . Fcl'i ta d'arma Ila ru.wo d e ll'intestino, con sc•lici perroraziuni, ~n t eromlia. g11arigione - W o l se~. . . . . . . . . . • t016 Ferite <l'n rma da tuoro p~n etrattli (con t rib ut o a!l,t casuistit'a ed alla -:liuica IIPIIr.) tn [la rticol:u·o sulla sorte d et proi o}Ltili inr.ajlsn l:t li - AlbP rmnt • t Oli Ferite d'arma Ila fuoco (le) wn ll rOic tlile di piccolo <'~libru - Koclwr • 1103 Fl emmoni l•crine!ritìci tllborco losì (nei) rl'ori;:ine re nalc - Zcllrr f'ra tt ur•l (un nuovo trattamento d e lle) de ll e llìt.t delle m ;~ni c tlei pir tli - SCil!Uid l . . . . . . . . . . . . • ;16/1 Frattur~ rlc ll n ro tula (Lrall:une uto dell~) metliant~ l'esh}n>ionP f'Crmatwut(• senza stare a le tto - Bryant . 1:ll Ginocc hio ''al :.;o (su ll'anatomia e sull~t cura del) - Geiss lcr. • 15f· fionìdra•·tll c ronico (nn meto.i o dì cunt •lei) . 74(1 ln(CZÌO!le delle (erite d'arma da (llQCO fH•r lllC7.ZO 1l i brani tJ'ahilll (~lllla ) - nrunnc r . tlU l.aparotomia esp lora tiva (sull:l) - Tìlmnnn . i4 l.~;.:.t tum •Ielle ~rosse ven~ (risultati rle lla) - Dt·r,ltl 731' tussazìo n~ r~moro-i l iara trauma lì<:<< in vetara tn :;ua rila col melo•lo ri<lut· tìvn razi onale - Sr.:tl7.i Ili~ Mastite c ronica (l'origine t.ranmutic<t n cll 'uomu - Hohhs . Ma•toil!otomin a•a<li•:n lc (nuov<> utototiO di) C0%7.olino Fo43 ~o•· t~ rnpi<la in se;.:uìto ali una cad utn l!:t ca ,·allo senza nccid entì itllll1 C· rliatì - Plament o nac l•c lct ti'oG Ope raziono l.e Fort (un'utile modtllcazione doli') - Ku; r,•r Iii Osteite acuta puru lenta (I'J <Ielle ma:;•:e ll e - Fìs•:her . li~ m e na <sull'otiologia rlcll') - A bel . • !l~ Pe ne (caso rli <lisloc:11zionu indie tro del) - Fisc ltet·. • 163 Perror~zi•,ne tot:lle del •:orpo con una haioneua Ll!iacl so•tw\ accillc n t ì I.ard ic r. i :J Pnraccntesì del llrrìcaroJio (nuovo flrocP.sso Ili) - lklormt.' •l Mìt:llon. ~61 Polipi della faccia interna dell e gua ncìe- Se1trazé.1 . • 111.6 Proiettile del fuci le svì?.zero modello 1889 (sulla ~zio ne tlo}l) - Drunn er • 81:0 l'roictt ile da 7,9 mm. (le ferite (I'Mma da fuoco co tt) - Seyrlel. • SiO Proieltili rivestiti oli rom. S tit·atl a corta di;;t.anza (o>servazioni s ug li M· Ct•lti dei) - Deform e. . . . . . . . . . 817 Proie ttili corazznU rli 8 mm. tlel fucile Lehel lo>ITettì Ilei) - O•ilorme i39 Puntura ìpogastrica d cll.1 vescica (dei pe ricoli della) - Cadiot . • ~59 llcsezionc <Ic i vàso aleferentu nell'ìpe•·rrotla (ie lla p rostat.'l - n ontie r • r.~s Riìntg':_n (esperienze _sull'u~o tlei t•a:;(! i <lì) a scnl'o medico·chiru q~ìro :,chJr.rmng e 1\r~ n?.fcltler . . . . • . . . . " 357 R<inl gcn (i raggi tlì) " le loro recenti np plìcazionì 1:1tìrur~ìcho • • 4!8 ili;ntg+'n (t•,pP.rimenti sttll'~[lttlicuinne Ilei mg~i) :tll:t medicina e n Ila ch iru~a.
•
rn
:5etlkemia f1CritonPale fJOstoperatoria (iniezioni e nti•Jveno<e d ì siero contro la) - ~lirha11x • :.H
4 1i-U da ttJ;::at urn 1Trt<t rop . Pog. Slll'l•nrazioue <l~ catgut (la) - i'OPI•Crt. • Tamponamento pos teriore dQI!e rosse nasali (un proccs<o semt •lice di) Stcrha n . . . . . . . Tmumi (ra rpvrtt <lei) coi tumori maligni - Zicgtcr Tricofl zia unl(ucale (rlt'IIM - Boyer . Tu hrrcoln:<i r hirur[l iC:·t (conl rihu to al trallamcnto òella) - Madin Tumori aueuri$m:• lic-t rt r lle oss.1 CdeiJ - l'èau Tumor i mali;.:ni (s111la cura rloi ) dell' uomo cou l,• ini~zion i eli siero d'asiftl) rt (lrma lt• o prev iamcrtl P iuwulato con ~ ucco Il i epit<'lioma - ArloitJ!! c r.ourm(lnl. • t'rst••r i (ft unv<J m~ t n<lo dr tra piant amento rlegli i s ul grosso inte~ lino, SPtl1~• sutun' ,. JWr mczzfJ oli nn bottone special e - Boari . . • V1·scirn (rottura in tra t••·rilunenlo della) - Walshnm . . . . Ve.scic'a idi 1111 nw7.ZO prr remlcre t•iu racile la pen~trazionr rlella minut::ia •nl - C.i di . S t~l'ilizz:uil)roe a fredde• (tH• vruc~sso gent•rnte •lìJ <IP.i Oli
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Il i VISTA DI OCll LI S'I'ICA. ,\ llnzioni oc:ul:orr Ct:ontri but v allo s tudi o doli~) *' del le aiTeziunl dei snni rlcll:; racc:la d 'origin~ •lentaria - Pl·chio Pog. 711 17(\ Anti r ionin;t (l') nella terapeutic:t ocul'lrll - Rollantl . A stigUJa ti~ mo Cnu ovu r roce:<so oohielti vo, po•r la rtctermìnazionr rlcll') e 11i ra rii grad i di rnill pia ~d iJlermNropta - M" nt1 . . . . • 741 c:111·ra titr (h\ l d••• v~ndilo ri di ostrich ~ - Rand olph 6;;u Chera titt· (h:dtr riol<>gia della) - Uhth ofT r .~ ~ enreltl . • l!!fi :1 5~ Chernt itr tllamr ntos:• (la) - Sounlill e Cv n;.:i un tivìte granul osa (l' u,;o olell ' iodo nella ) - Neznam otT » 516 f:on~:i un li vile 1-(ra •utlu:<a (rkerche sull'anat omia patolo:rica della)- Villarll • 111~3 Cornc:t (l ratta me~ot u !l•~lle mal~ lliC infcLtivc rlr llaJ - Roomond Pa yne • ~~7 Cornea (lrallam,•nto .-Iella nl l'llm <Iell a) - Ghihret. • ii\ i Cornea (•·oiiJ ritZillllé anurmalt• rlella) .:on pigmento ~anguigno - Collin ,; • w~;; Corpo vi treo (11i<or;:an iz1~t zione olrl): restituzione •Iella visione con la elettrolisi - :\ hadw . Ectropion ~~ •·rom:tltl>'l (mecc;uu;mH rlell ') - ,·on Wol rrint:: ~:morntgi e ret i n iCI I ~ !i'orrgint' p:tluslre - Barrère~ ~:ntropiou ~ranu l o.>O lnl •••r:t zionP rleii'J - Cheva llereau . 79 Eritropsia (sulla) - Fudts . • ~c;r, l'ot OI( ralia rl elt.• iuuJrcssihn l •·i,;n:ol i - llo,::or~ • :il~~ lìt aucr.ma (rll r:l olr•)) •·o l ~a lvani:< rrto - J>llgrìm • 17S Luce elettrica (az1one •lolla) art a rce >Ili W$SIIti dell'occhio - O~:neJT. • 11!>1 Nc>vritr ott ic:• rrlrohu lhnre (l:t) e le vi~ cl ' in rc1.ionc <iel sistema nervoso -
P:tf'ÌIIIl Uli .
Olta lrnoplc;:ia (sulla) maniro.• ta tasi in mollo a.·nto - Schu le Pomatr c>llal mkhc• (ecd pieu te !lolle) - Allan J:Jmioson lta.<clna meul" rorur.alr (il; app lrr :tlo a ll :l gunril(iOroe rlo- ll o ptori~ion o <Iella • 410 doera t•l•• •m:<t n rorrur - Wcd,or . . . . . . 1!..1 Snct:u 1:\!!rffn:ll& (cura dell a •nllammazion•· crouif'n rtot) - fick . { Il ~~ SensliHiila lnmlllosa (la) nulla roven cPrJtralo - Charpe.nti~r Visivtw :<lt•rt•osrop•t a (ricerr lll' sulla) ne::: li ~ rach iri - norcl fi:J I TrailctoPn t rhirnrg;o·nl •l•' I'Mii)!mie - J.urr.in t:, . • t lt.~
l l .) 1 RIVISTA DI ANATO~IIA E FISIO!.OGL.\ NORM.\LE E PATOLOGICA lnlluenza. dol s!St"'!ma nervoso sulla localizzazione dei mlcrorganrsmt nelle arllcolazron• - Kasparek . . . . . . . . Pag. t0'.!7
RIVISTA DEI. LE M.\LATTIE VENEREE E DELLA l'ELLE. Autoinoculazlonc della sclerosi primaria sitllìlica - Larewich PafJ. W • 65, Blenorragia (l'endocardite maligna nella) - Onuber e Borst Blenorragia (cttra della) con rargonina - Jada~sohn • SI Difterite ilella cute (un caso di) - Flesch ~ 8' Emato-terapia della siOiil!e (la) - Neurna nn . • 364. Eritema sililitico cercinato - Nielsen • {030 • 269 Eruzioni cutanee (le) !l'origine isterica - Parmentier Foruncolosi (cura della) - Crésantignes . • !i!l' • 44.3 Herpes zoster (disturbi nervosi nell') - Ebstein . • 653 Lue congenita (segni (latognomonici della) - Silex ì'iefrite acuta ed Aezema - Bruhns . • 36t Orticaria cronica reridiva (snlla) - Schiitz • 366 Pielo-nefrite gonorroica - Mcndelsohn . • 2i:! Psoriasi comune trattata co11 ;;randi dosi di ioduro di potassio - Corvi n • 548 Silllide (sul morÌo di comllortarsi dei globuli bianchi nella) - Radaelli • 83(1 ~il! lirte •·ecente (l' itterizia nella) - Neumano. • 45i Sifilide po1tno11aro -
Potain
Trìcollzio (nuovo raspatore per la cura delle) - Colombini. Ulcera siOiitica digitale - Fournier . Ulcera venerea (sulla patogenP.si dell') - Coda Ulcern venP-rea (la diagnosi batteriologica dell'l - Colombini
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RIVISTA 01 TERAPEUTiCA. .l.e<tua calùa (uso tcrapcutico dell'l - Uucoste. Pag. ..\utisetticl (generalìta sugli) e la pratica deil 'antisepsi -.l'ouchot • Mistolo (I'J nella cura delle scollature • Ba,ttni caldi (i) nella cura della mcningitc cerebro-spinale - Wolisch • Blu di metilene (il) nella malaria - Ri.ittger • • Calomelano (eeraiP.e ribelli e) - Galliard. • Cclloidina (impi~go terar>eutko delia)- Williamson • Chinina (< lerivati della) senza gusto amaro - Wendt • COcaina (llell'an&>tesi:r IOc.'lle colla) . • r.ora::;oghi (sui) - Stadelmann . • r.onnarus Atricanus (studio chimico-l<'rapeutico sul) quale antelmintico Heckel e SehlagdenhautTen . . • . . . . . • Disir. tossic:txione del sangue (In) - Barrè. • Dissenteria (cnra della). • E~antema mercuriale (sull') - Roienthal •
3fJ8 556 748. 554 6j)5 ~78
557 741 55!·
838 836 i49 ~li
85
lo;teroJ Cosserrazioni cliniche e sturtio sperimenl~ l e sull" azione tlelr) e •lei cloroformio s ui reni - Baracd e O~bi . . . . . l'ao. 45:1 • Eucasina (l') - Salkowski . • s;;s Ferro tlo Iniezioni di sali di) nolla cura delle anemie - Riva-Rocci . • 7.t5 Fosrato !li creosoto (sul) - Valenzuola . • 834 Garza al nosofene (la) - !\oorden . • iiS Hydras tis canadensis nelle emorragie polmonari • 830 Iniezioni arsenicali (tra tlament.o rlel carcinoma per mezzo delle) - Hu i' • 553 loduro di potassio o ioduro rli so,lio! - Briquet . • fl7 Lanoli na llUriOcat n (cura del!~ scott ature superOciali colla) - Rauanet • 371 ·t.orelinn (la) un nuovo antisettico - Herbert Snow • 181 Yldolln dell e ossa (la) come agente ematopoietico In certe atTezlonl ero· niche e cacheltiche - Alex~'iefT . . . . . . . • 36i Ossigeno (due casi illustranti il "alore terapeulico dell' ) - Macalister • l i9 'Paludismo (sulla rrofllassl medicamentosa del) - Laborcle. • 655 Pomate C:;ull' azione antlbncterica dell<'l cd In particolare. sulr azione dei loro eccipien ti solto il punto di vist.-t dcii~ rlisinrezione - Bre' 3i0 slaucr . llicorche Sllerimentali sugli erretti dello inie?.ioni intra-,·enose rorti delle • 1130 soluzioni saline semplici e ~om ros te - Do;;c e Vede! • 835 Tan albi na (la) astringente inte~linale - Engel Teobromina (azione diureticn della) nelle malau io •lei reni e del cuore . . . . . . • ;;s:; - Uuchard . Tintura d'ipocastano (la) contro le emorroi•li . • 838 • 6~7 Tiroiodo - Baumann Trionalc (<nl vnlore Ipnotico rlel ) nei mnlati di mente - Cascella e S.' JlOrlti . . . . . . . . , 8Jt • !i6 Urea (l') come diuretico - 1\lcmperer 'Vesc ic.1nte can tarlrla lo (del) e dc' ,·e;cicatori como metodo rc>1tl<ivo • S!\3 RIVISH DI MEUICil'ì.\ LEGALE CamilO uditivo (il) nello spazio - tuzzati Pog. 737 Co~tolc r.ervicali (l'importanza dell e) in rap porto all'abililà a l sen'ilio mtlitMC - Guervain . . . . . . . . . . • 9j0 tnraoli lismo (l') e il remminismo a l consiglio di leva - Ammon 85! • 513 Rilievo acustico (il) e l'udito bi-auricolare - Rauge . :Simulazione d'amblio[lia doppia (un caso di) - lleanvais . • IOH RIVISTA TECNICA E SERVIZIO MEDICO ìllltiTARE
1larclle su ruote pel trasporto r!ei feriti su l campo di hattar;lia - lllais triau. . . . . . . . . . . . Pag. i49 'Rnsta chirurgica (nuova) destinata specialmente al sfr,·izio in guerra lllikulrcz e Vollbrecht . . . . . . . . . • 6'58 Massaggio (il) nel servizio sani tario militare francese . • 658 Pacchetto rla medic., zione Individuale (del) nell'esercito coloniale Va lence . . • . . . . . . . • 456 llel:1zione sull'organizzazione e Il fnnzion~mento del servizio san ilario du. . . . • 840 rante la campagna d'Arri ca 1895-96 - Mosci. :S(let.li7.ione cont.ro :;tli Ascianti (In) . • IOH
IXOH.: t-: GENERAtE
·114.3
•
RIVISTA D'IGI!:~E .Acr1ua acetosa di Roma (analisi chimica dell') - Feliciani . Pag. 460 • AlcC'ol (azione dell') sull'organismo - Coma. '$7 Armata coloniale; (l') cio che rlev 'esser~ - Navarre . • 661 carue di cavallo (processo chimico per riconoscere la) - Courtoy e Co· remans, • 85> (;o lera (sulle inocular.ioni• preventive del) in India - HafJkine . • 18> Disinfezione degli ambienti col rumo di legna - Pelozzi • 1St Disinfezione e sterilizzazione (nnov·o apparecchio di) nell'armata russa • l89 Disinfezioni (sulla pratica delle) - Canali~ • 46t Emorragia polmonare (~ull') 'nell'esercito - Stricker . • l88 Febllm tifoidea (perché la) ha cessato di diminuire nell'esercito' Renard. . . . . . . . . . • 377 Intossicazione prodotta dal bismuto - Gaucher e Balli • lS3 Mnlaria (la profilassi della) - L. Renss • • 37J )lalaria (pronJassi della) - Laveran. 88 Malarici (la ipotesi dei parassiti) fuori dell'uomo - Bignami • 94t Ma larico (la biologia del germe) a l di ruori del corpo umano Palrick Maoson. . . . • 588 . . . . . . . ~alaltie inretlil'c (sulla predi>11osizione alle) per l'inalazione dei gas a vapori noci vi più comuni nelle diverse industrie - Oi M~ttei • 28! Marcia al passo (sulla) e la corsa io nessione - Regnault . • 850 Meworologia e malattia - Jes!len . • ton Microrganismi (il destino dei) dell'aria insvirat.'l - Jfe\\ leu. " 457 Nntri1.ione insuffi~iente (ricerche sull'ionuenza dì una) sulla composizione del sangue umano - Grawitz • . . . . . . • 90 ospedale di Santa Maria Nuova in Firenze (le nuove sale operatorie dell') • ~5 Pane (della solisUcazione dell e delle pa~te alimentari con i prodotti del maiz bianco - Scia vo . . . . . . . . 753 • 374 Pane completo (il) - Valiin • tti3 Provo di disinfezione coi vapo ri di formaldeide - Roux e Trillat • 460 Sterilizzatrice del latte (nuova) - cathr.art . • i86 Sterilizzazione dell'acqua in campagna - Langlois
RIVISTA DI STATISTICA MEDICA. 1\ela.:tione sanitaria della guerra rlel 1859 io Italia - Myrdarz S~t.l3tica m!!<!ico-çhirurgica della guerra chlno·giapponese. Statistica sanitaria dell'armata per gli anni 1893 e 189~ St.alistica sanitAria dell'esercito inglese pt!r gli anni 189~, 1893 e 189'>
VARIETA' E NOTIZIE. Fotograna Riintgen negli ospeda li militari {la) Nomina. ~rvizio medico milit~re italbno 'Iii).
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Pag. «i • U3l • 9jl
RIVISTA BIBLIOGRAFICA. ~nnuat
or ~hl} univcrsal n:edical seiences - Sajous
Po.g. 3S4
Condizioni climatiche e sanitarie dei 1•osst>.ssi ita liani in Africa - Virdia • 67t Formulario dell e nuovi! medicazioni - Gillet. • 190 Guida igienica di Roma • 574 Guide pra li•JUe d'hygiène et de méde<:lne eoloniale, à l'usage des oostes milltatres dtipourvus de médecin - Sa!loul . • . • 47!> L'equipaggiamento e il vestiario del soldato di fanteria- Mazzei • HH Marinaio epilettico (il) e la dOliJ!Qnenza militare - Cognetti De Mar:.iis • 379 ~torva (contributo alla diagnosi della) colla malleina- Mazzoleni e Gian.i • &76 S.'\nitii~-Bi•rich~ ii ber die k. Ba ye.rische Armea fitr d le Zeit \'OO. l aprii 1891 brs 3l mari 1893. . . . . . • • • • . • t9l Servizio sanitario militare, considerazioni e proposte - Rargoni ~ Sulle arm i da fuoco a~tuali e sui loro proietll in rapporto colla chrrurgia mrlltare - Jmbrraco . . . . . . . • . . • Jli9 l rait•\ d'hrgiène militaire - L:weran COJ'\CORS!. LX concorso al premio Riberi di lire 20.000 •
Pag. 287 Memorie pervenute all 'i~pettorato di sanità militare per il concorso al premio Rlberi scaduto al 30 novembre t 896. . • U 3i
Risultato del coocor~o al premio Ri berì per gli umciall medici del R. eser· rito e della R. mnrina
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• 576
NECROtOGIE.
-
Cipolla Gi useppe • Della Somaglia (tl conte) l medici militari alla battaglia di .\bba Carima Tosi Federico. Smuraglia Alfred o
P(lg.
lnilice generale
Po.g. 1135
.
97
• i93 • 857 • H 33
Elenco dei lavori scienlilici pen-enuti all'isp~ttorato di Sanitil. Militare uurante l'nono t89G • Pag. tU :>
•
ELENCO OKI
lavori scientifici pervenuti all'ispettorato di Sanità Mllitare durante l'anno 1896 ('l )
4bate
Do••'•( capitano medico - Un caso di polmonite dorpla complic:ltll
a malaria. Aole luio F e d e l"ico, maggioro medico - Contributo alla casuistica dei tumori cerebrali. Alv i ao Pie tro, sottotenente medico - Il metlico e la trasmissione acchlentale della sifilide. aarg oai A&Cilio, capitano medico - Trasporto del materiale sanitario nei reggimenti di armi a cavallo. aone lli l"l"alloe sco. sottotenente medico rti complemento - La patogonesi rtei di$turbi nervosi dell' iuRuenza secondo le ultime vedute. ' • • • • •• Nico la, tenente medico - Cont ributo clinico allo studio della polinevrite. •ussl Glo.-aan l, sottotenente medico di co mplemento - lntossica7.ione gastr ica (coma dispeptico dill Lltten). B u ssi G iovanai , sotto tenente medico di compiPmento - Un caso di edem3 polmonure acuto conseguente a toraceotesl. t:aliraao lEnl"ieo, sottoteMnte medico - Parriricllo ed epilessia - Studio sociale. CJiulla llal"lo , sottoteneote medico di complemento - Le radici sensitive e motrici nei fenomeni vascolari degli arti. "•..• llal"io, sottotenente medico - DI nn caso grave di isterismo maschile. B 'lEiia Alroas o. tenente medico - Un caso di adeno-sarcoma retro-pc· rineale. B 'lEiia Alfon11o, tenente medico - La pleurito siero flbrinosa d"origlne tubercolare.
(l ) Non sono compresi in 'lnesto elenco i lavori giil pubblicati nel gio rnal$.
l 146 B e Paula Raft'aele, soLtotenente medico - l.a trasfusione del.sangue. Fiorini Fiore aao, tenente medico - Una rara manifestazione cutanea dovuta alla blenorragia. Fort.uaato «lario, tenentè medico - Di un caso di menlngo-mlellte trasversa acuta di origine sitllltlca. Gagcia Ilario, sott~tenente med ico - Alcune oote cliniche sul morbillo. -.;e,..tro Gio, Laici, tenente medico di comp lemento -Un caso di f)Oimonile CO!I!pliç31il· .. uaraieri Pie•ro. maggiore medico - Resoconto clinico del reparto chirurgia d~ll'ospedale militare pri ncipale di Milano dal t• gennaio al 30 giugno 1895: .Iandoli «:o11tan&iao , tenente colonnell o medico - Su quanto oggi s.l conosre circa l'azione vulnerante dei nu ovi proietllli a martello pei nuovi ruci li di piccolo calibrio. GioYanai , capitano meliico - L'equipaggiamento e Il vestiario del .;oldato di rante ria . Maa-.ole ai Aaloaio, capitano veterinar io e Giaaa Pie ,,.., capitano mcdico - Contributo alla diagnosi della morva colla maiJeina. eliYari Pietro, sottotenent.e medico di comlllemento - Ui alcune partieolarita morrologiche del sangue n ella siOiide grave t.erliar ia. P e reco Vittorio, . capitano medico - Modln cazion i che dovra subire in guerra il servizio sanitario di t• linea dopo l'inlroduzione dalle nuove armi. P er11iehe 1ti Carlo, maggiore medico - Resosonto clinico dell e oper.uioni eseguìt.e nell'ospedale di Perugia negli ann i 189~-95. P e treeea Miebele, tenente modico - Un nuovo processo operati•·o tlella Omosi. Pin1piaelli Pie tro, capitano modico - Sulla cura delle rerito penetranli del torace ron speciale riguardo a ll' intor rento immediato nei casi di pneumor ragia. Pi11piee Gio. J.eoaarlllo, sottotooent.e me~lico di complem ento - Mutismo ed emiplegia da isteri smo. PorUclioui 8&eraao, sottot.eneRte medico - Del massaggio e delle sue principali applicazioni. aisao Hiehe l - ce lo, capitano medico - Un biennio pres,!IO la clinica chirurgica operativa diretta dal p ror. Basslrii. augcie ro Glu•eppe, sottotenente m~J<llco di comp lemento -Sull'etiologia dell'endocardite. aata 8ebuliaao. sottot.enente medico di milizia mobilll - .l,sce.~so cerebrale e otite. 8orliao 8ah•atore, capitano medico - Annotazioni e proposte alle considerazi oni e proposte sul ~enl&lo sanitario militai-e del dott. ,1, , Bargoni.
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.t PER\' EN UTI ALL ' ISPETTORATO DI
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' SA~ITA
8trati Bome aieo, tenente medico - Descrizione di un aneurisma dell'aorta
asceuf!ente, e studio lstologico sulla natura siOiitica rlella I<Jsione originaria di esso. 8tra&i Bomealeo, tenente medico - l.Jescri1.ione eli un ampio aneurisma sacciforme dell'aorta toracica ascendente. Teeee l'lieola, sottotenente medico - In versione splancuica e senizìò militare. Tere•i •imoae, sottotenente medico di complemento - Etiologia e cura
•l
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della iportrona della ·prostata. Toaiai Luigi, farmacista t• classe- Farine frumentarie - Loro alterazioni
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e adulterazioni - ,,nalisi chimiche. TroaabeUa Ed•ondo, capitano medico - L· igiene negli ospeda.li. Troaabeua Edllloado, capitano medico - La terapia nuova delle malattie
infettive acute. zu•iao Pie tro, sottotenente medico di complemento -
Alcuni cenni sull' indirizzo <lella cura dei restringimenti uretrali.
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RIVISTA DI T~R =' p~;UTICA . Ric~rche ~pel' i 1 nentnli sugli effetti delle amezton1 intrn-v'enose for ti delle so!UJ:iooi saline scm(ll ici o com t>oste. . Pag. ti!O
8osc e Yeclel.' -
RIVISTA fi'IGir;:XE. Roux ,. Triii•L -
Prov~ d1 disinfc?.ìohc coi rnpori rH formaii.!Pide
. P ag. 11~3
lllVISTA RIRJ.JOG RAF!CA . lmbrlaeo . - Sull e armi da fuoco attuali r su: loro proicltlll in rap· tlOI'tO colla chiru rgia Olilltar o . . . . . . . . . . . . · . Pag. U~'} Ma:uel. ,.. r:er: uir~gginmento e il vestiario del soldat o di rant~m .
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l'\OTlZII!:. Nomina
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CONCORSO AL PREMIO AlBERI Memorie pervenute all ' l~ pettorato di saoitil militare per il concorso séaduto al 30 novemhre 1 8~6 . . . . .
Pag. IIH
Ind ice generale d ello materie per l 'anno !896.
Png. l t m
€fcnco dei l~•·ori scientillci pervenuti all ' isr'lttorato dr $anita :111titare. durallte l'anno IS~G. • . . . . ' . . . . . . . . • . Pag. !U5
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GIORN.-\LE MEDlC() PEL
REGIO
ESERCITO
Direz ione e Amministrazione : presso l'Ispettorato di Sanlt• Milltarre Via Venti Settembre (Palauo del Mln lstaro della guerra )
CONDIZIONI 01 ABBONAMENTO. Il Gior11ale .lfcdir.o dtl n .• ·E$fr cilo ,;i pubblica una ''olta al mese m rasc•roli di 7 t ogh <Il ·stamJ•a. L'abbona-menlo e ;empre annuo e tlccl;rr~ tlal 1• gennaio. 11 rr"Z1.0 tlell'allhonam~nto e ol•·i f:•>d•·•,li 'P.p~rnli ,. il seeucntc. A IJbonn- il (!n rnsèicolò m~nto
Re;!no d'llalla •' Colonia Erurea . . Paesi dell' Unione po; lal e (tariffa -~ l Id.
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L'alohonn111ento nou tlistletlo primA del t• dicembre s'l otcnlle rinnovato per l'anno ~uc eessivo. ' 1 signori abbo nati militari in ciTeLti~itil di ser1•izio possono pagare l'importo dell'ab· JJonamento per mezzo di'i r ispeui<·i comandanti d i eorpo (anche 11 r:tte mensili). ,\';:li scrittori milotnri c dali) In massima un compenso iu danaro. Le spese per :::n C.l) tralli e quelle per le tavole litograCiche, IOt<I!!'Mificlle, ecc .• che ac•·11mpagnassero le ntcmllrte, sono a carico degli autori. Gli estratti co~t:tno L. 7 per ogni logllo Ili stampa (16 !lOgine). •\ fì'aliooe inriiYisibile Ji fol!'lio, <l per cento es•·rnplnri. Il prezzo P. e~ual~ sin r,he S I tratti <li 100 esemplar o ·h un numero IYJJIIOre. l rnauo~cnlll nn11 <i rPstituiscono.
R,,cp,tfissim,, pttb7;1 icuz ionP.:
Dott FILIPPO KBO rnellico !1i t• clas~e uella 'regia marino
LA ~~ALARlA SECONDO l Pl(1 1\ECKNTI STUfHI Eziologia, parRssilologia - Nosografìa - FMme clin iche - Patogene"i -AnatomiA ·p alnlngia - O tS!! II O!Si e prognosi- Profì ls-.si
e •·ur·a- Cn·uisticn. (~on
rlodiei •liauram1"i ed {lnrt tavolo)
l ' 11 " " lume in x• di pag. 180
Tori11o, H0senher·g e Sellier -
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