Le campagne di Napoleone Bonaparte, così come i principi tattici e strategici dei suoi eserciti e di quelli che ad essi furono opposti, hanno costituito e costituiscono uno dei soggetti più trattati della storiografia militare. La amplissima ed eccellente bibliografia sull'argomento parrebbe, dunque, poter soddisfare lo studioso più esigente; un esame più attento , tuttavia, rivela una storia differente. La strategia dell'Imperatore e dei suoi avversari è trattata con completeu.a e competenza da illustri studiosi, primo fra tutti il nostro Pallio, e da altri del calibro di Chandler, Lachouque , Kuhl o Rothenberg, solo per citarne alcuni. Quando invece è il dettaglio tattico ad essere ricercato, questo si rivela inspiegabilmente, ma costantemente, sfuggente. li primato francese nella manovra è ben conosciuto, per esempio, non fosse altro per essere il soggetto di infinite citazioni; ma ciò che regolarmente manca , è il come ed il perché di questa superiorità. Il presente lavoro tenta, per l'appunto, di colmare almeno in parte tale lacuna. Un minuzioso esame di tutti i manuali di manovra dell'epoca che si sono potuti reperire, costituenti per così dire il "dato teorico", condotto in parallelo con L'attenta rilettura di una ricca selezione di rapporti ufficiali e memorie di militari presenti ai fatti ( il "dato pratico"): questi sono stati gli strumenti impiegati dall ' autore per tentare una valutazione misurabile e quindi confrontabile delle tecniche di manovra tattica impiegate dagli eserciti europei fra il 1790 ed il 1815. Chi scrive è pienamente consapevole della distanza c he , specie nel caos del campo di battaglia , esiste fra teoria e pra tica, e delle infinite variabili, spesso imprevedibili, c he possono influenzare le tempistiche e la stessa riuscita della manovre tattica. All'interno di questi limiti , tuttavia , l'autore ha la presunzione di aver, se non altro, tentato di esplorare una terra finora vergine, presentando un quadro verosimile ed attento , se non assolutamente esatto o completo, delle meccaniche interne della tattica di quel breve, convulso ventennio c he mutò per sempre i'arte militare e, con essa, la storia del pianeta.
In c ope rtina : Edouard Detaille, I nterrogatoire d'un prisonnier autrichien, I 878, coli. privata.
STATO MAGGIORE DELL'ESERCITO
UFFICIO STORICO
MARCO SEVERINO
GLI STRUMENTI DELL'IMPERO
TATTICHE E SOLDATI DELL'EPOPEA NAPOLEONICA
Tavole grafiche di Massimo Morando
RINGRAZIAMENTI
L ' importanza che, nel corso della pressappoco decennale gestazione di questo lavoro, hanno avuto la disponibilità, la professionalità ed il genuino entusiasmo di tanti amici e colleghi no n potrà mai essere evidenziata abbastanza: semplicemente, se nza il fattivo contributo di un gran numero di persone, non avrei mai potuto scrivere questo libro. Non è pertanto possibile né giusto, anche per il rischio di commettere qualche omissione, ricordarle tutte per nome ; sono tuttavia indispen sabili alcune eccezio ni a questa regola.
Non posso infatti fare a meno di ringraziare, prima e più di chiunque altro, la persona che mi ha fornito, in tempi non ancora troppo lontani, gli s lrumenti e l ' is pirazione p e r scrivere questo (ed altri) lavori: il professor Raimondo'Luraghi , storico insigne , mio maestro ed esempio impareggiabile di docente e ricercatore.
Non posso altresì non menzionare la grande capacità professio nale e la costante disponibilità , nonché la straordinaria pazienza, del personale dell'Ufficio Storico dello Sta t o Maggiore dell'Esercito, che ancora una volta ha offerto un contributo determinante Uguali doti sono state esibi te dall'architetto Massimo Morando, amico e co llaboratore: sen za le s ue tavole grafiche, questo mio lavoro semp lic e me nte non p otrebbe esistere.
Infine, un sentito "grazie" deve a ndare anche a mia mog li e Paola e a mia figlia Camilla, che da se mpre sopportano nella maniera più vole nterosa, in qualità di familiari e coITettori di manoscritti, i miei orari, le mie intemperanze e le mie manoeuvres sur / es derriéres.
PRESENTAZIONE
In questi anni bicente narj delle guen-e della Rivoluzione e dell'Impero, per usare la terminologia storica francese, o delle guerre napoleoniche , per usare quella di Oltre Manica, l 'Ufficio Storico ~a avuto modo di pubblicare divers i volumi e studi s ull'argomento, incentrati, però, tutti s ulla partecipazione italiana a questi conflitti, come " Storia Mjlitare del R eg no ltaljco" e " L e Due Sicilie nelle gueJTe napoleoniche".
Un aspetto questo, ch e, dopo alcuni fondamentali lavori apparsi a cavallo della Grande Guerra , non era stato più successivamente toccato.
Con qu esto lavoro , invece , sulla scia tra l'altro dell 'o pera del generale Pollio, ·'Waterloo", il raggio di interesse si fa pjù ampio, oltrepassa i confini e si estende a tutta l'Europa , attraverso lo s tudio della tattica delle tre Armi , allora fondamentali , Fanteria , Cavalleria e Artiglieria, in uso presso le cinque maggiori potenze mjlitari dell 'epoca , Francia, Gran Bretagna, Pruss ia, Austria e Ru ss ia .
Furono anni di in novazioni, talvolta dettate dalla necessità, come la colonna di attacco delle truppe rivoluzionarie che vo leva supp lire con lo s lan cio allo scarso addestramento, che modificarono il modo di combattere in campagna. E lo cambiarono in maniera cos1 decisiva che la tattica dell'età napoleonica rimase invariata per quasi mezzo secolo e potè avere una successiva evoluzione soltanto con l 'av vento della Rivoluzione indu striale che, oltre a nuove anni più moderne ed efficaci , offrì la fen-ov i a ed il telegrafo, mezzi innovator i nel campo della logistica e delle comunicazioni.
Come fa notare l ' autore nella premessa , la ricerca è stata condotta sulle fonti primarie, con regolamenti, manuali e testimonianze, e la vasta bibliografia citata Lo testimonia, comprendendo però anche le fonti secondarie, soprattutto gli studi, ed è ricca di centinaia di titoli in più Lingue e di non sempre facile reperimento a testimonianza della profondità della ricerca.
Come scrive sempre ne11a premessa l'autore , molte sono nel libro le analisi perso nali , attraverso la sua interpretazione delle fonti scritte e non per esperienza diretta. È vero, ma è eccessivamente modesto. un 'es perienza diretta di quelle battaglie oggi ovviamente non può averla nessuno, ma lui con il suo l avoro, deve essercisi avvicinato il più possibile.
IL CAPO DELL'UFFIClO STORICO
Colonnello Antonino Zarcone
PREMESSA
11 modo di combattere in uso fra iJ 1792 ed il 1815 fu, in larga misura, del tutto unico. Evolutosi durante la Guen-a dei Sette Anni, esso costituì la base per i significativi mutamenti che t'rute della g uerra avrebbe conosciuto negli anni a venire; ancora nel 1914 le campagne di Napo leone erano studiate con grande serietà ed intenti pratici nelle principali accademie militari europee.
Due alti ufficiali dell'epoca napoleo ni ca, Clausewitz e Jomini, ricoprirono l a funzione di discepo li e propaga n disti della filosofia belli ca del! 'imperatore, diffondendola nel mo n do con i loro scritti ed evidenziando fi n o a che pu n to il '•s istema napoleonico" fosse stato innovativo, almeno quanto o forse più di quello di Federico il Grande; la guerra non sarebbe mai più stata la stessa dopo che il grande còrso ebbe lasciato s u di essa la sua impronta.
Lo scopo di questo stu dio s ulle tattiche dell'era napoleonica è quello di analizzare, ed eve ntualmente confutare, una lun ga ser ie di teorie che nel corso degli anni s i sono accumu l ate nel tentativo di identificare la reale esse nza del sistema tattico n ato durante le guerre della Rivoluzione e perfezio n ato durante quelle napoleoniche; a questo fine , sono state utilizzate quasi esclusivamente fonti primarie , quali t esti m onianze ed in partico l are manuali e regolamenti contemporanei. L' uso di fonti secondarie è stato strettamente limitato a quelle dotate di particolare rilevanza ed attendibilità, ed è accuratamente evidenziato nel testo.
Per questi motivi, l ' impiego deHe note è sta to limitato, di norma, a quei casi in cui s i è ritenuto opportuno documentare un 'affermazio ne risultante da fonti diverse da man ual i e regolamenti, ma non derivante dalle co n clusioni di chi scrive .
È degno di nota, per quanto non sorprende nte, che il periodo in esame possedesse un numero significativo di st udiosi della tattica, la cui ampia produzione è costituita in larga maggioranza da veri e propri man uali tecnici, una parte dei quali ricevette sanzione ufficiale; la maggior parte di questi se nza dubbio era ampiamente fondata s u pratiche correnti, e quasi tutti incorporano una proporzione variabile di innovazioni ( o s upposte tali) più o meno app l icabi Ii.
A dispetto di quanto detto, ogniqua l volta le idee espresse possono essere comparate con i regolamenti vigenti o co n fatti documentati, c iò è stato fatto.
Ad ogni buon conto, il presente lavoro con ti ene molto de ll e mie proprie anal isi personali; le fonti, n o n chè lo schema di va lutazione ch e hanno portato ad una determinata conclusione, sono presentate con chiarezza, in modo tale che il lettore possa seguire agevolmente il filo del ragion amento .
Si tratta, in definitiva , della mia in terpretazione di quanto accadeva, e come, su i campi di battag)ja di quegli a nni straordinari, basata sull'analisi de ll e fonti scritte, e ovviamente n on s u esperienza diretta
INTRODUZIONE
Al fine di una corretta comprensione delle tattiche impiegate durante le Guerre Napoleoniche, è necessario conoscere le caratteristiche dei sistemi precedentemente in uso, nonchè della struttura e della interrelazione esistente fra le tre armi da combattimento: fanteria, cavalleria ed artiglieria.
Con la definitiva scomparsa della picca, negli ultimi anni del Seicento , i principali fattori che concorrevano a determinare la densità e la struttura delle formazioni di fanteria erano la compattezza di formazione necessaria per respingere una carica di cavalleria; la massima possibile densità che ancora permettesse un uso ottimale delle armi da fuoco; ed infine , le tecniche di tiro utilizzate da fante1ia in formazione chiusa.
Le formazioni di tiratori erano schierate, ancora alla fine del Seicento, su sei ranghi di profondità. I primi tre facevano fuoco. con iJ primo rango inginocchiato ed il secondo e terzo in piedi; il quarto , quinto e sesto rango car icavano e, quando i primi tre avevano sparato, scambiavano posizione con questi per fare fuoco a loro volta. Oltre ad essere concep ita in funzione dei tempi di caricamento contemporanei, la formazione su sei ranghi rappresentava anche un residuo della vecchia concezione secondo la quale una formazione profo n da costituiva l'ideale per difendersi dalla cavalleria.
TI numero di ranghi fu ridotto a tre quando ci si accorse che la cadenza di tiro poteva essere molto migliorata se i ranghi posteriori non dovevano spostarsi avanti per poter sparare ; anche i graduali ma significativi progressi compiuti nel frattempo dalla tecnologia delle armi portatili, con l 'introduzione del moschetto a pietra focaia, della cartuccia in carta e quindi della bacchetta di caricamento metallica. contribuirono, insieme alle sempre più semplici procedure di caricamento che venivano insegnate ai soldati, ad accrescere la potenza di fuoco della fanteria. Nello stesso tempo, gli intervalli fra le file furono ridotti, cosicchè i soldati vennero a trovarsi gomito a gomito. aumentando pertanto la concentrazione del fuoco con l'accrescersi del numero di moschetti presenti su un fronte dato.
Per l'e poca della Rivoluzione Francese, anche il ruolo della cavalleria aveva ormai trovato una forma definitiva, che avrebbe conservato ancora per quasi u n seco lo. I reggimenti a cavallo deg li eserciti europei erano tutti armati di spada ed armi da fuoco. e scomparse ormai le ultime vestigia dell'azione di fuoco montata in auge ancora nel secolo precedente, il principale impiego d ella cavalle ri a sul campo di battaglia era tornata ad essere l ' azione d'urto.
L'evoluzione del ruolo tattico del!' artiglieria fu a sua volta strettamente legato al progresso delle tecnologie ad essa correlate . I progressi della metallurgia fecero sì che nel corso del Settecento le bocche da f uoco diventassero più l eggere e resistenti, con un conseg ue nte au m e nto della cadenza di tiro e de ll a gittata utile. Affusti più perfezionati, insieme a bocche da fuoco più l eggere, resero i canno ni sempre più mobili.
Una volta che le artiglierie poterono essere manovrate co n una certa rapidità, arrivando nel co ntempo a sparare anche due colpi a l minuto, il loro rnolo tattico si consolidò in quello ancor oggi ma n tenuto, quello c ioè di o bliterare co n il proprio fuoco og ni formazione nemica a portata di tiro
CAPITOLO I
I CARATTERI FONDAMENTALI DELLA FANTERIA NAPOLEONICA
AJJ'inizio delle guerre della Rivoluzione esistevano due categorie fondamentali di fanteria: di linea e leggera. Le unità di fanteria erano conosciute con i nomi più vari, a seconda dell'esercito nel quale servivano, ma di nom1a la fanteria di linea era composta da quelle formazioni denominate infanterie de ligne,fanteria Joot, musketiere, granatieri o guardie La fanteria leggera era dotata di una se ri e ancor più varia di appellativi: jager, pandours, schutzen, chasseurs, infanterie légère, light infantry, rifles e così via. A complicare ulteriormente le cose, il terminefusilier poteva essere riferito ad ambedue le categorie.
L'unica regola certa era, si potrebbe dire, l'assenza di regole certe !
La fondamentale distinzione teorica fra il ruolo tattico della fanteria di linea e di quella leggera era che. mentre la prima forn1ava la "linea di battaglia" in ordine chiuso, ]a seco nda era addestrata a combattere in ordine di schermaglia.
Quest' ultima formazione consisteva in una linea di fanti in ordine aperto, all'interno della quale i soldati operavano relativamente liberi dall'abituale, rigido controllo; essi combattevano a coppie, separate l ' una dall'altra da diversi passi, e potendo usufruire di ogni riparo offerto dal telTeno. ll loro compito era quello di disturbare con la propria azione di fuoco la linea di battaglia avversaria, e nel contempo costituire uno schermo protettivo per la propria, protetti dal fuoco nemico dalla loro s tessa dispersione, che nel contempo li rendeva invece vulnerabili nell'azione ravvicinata.
A seconda del periodo e dell'esercito nel quale operava, la fanteria leggera era comu nque addest:rata a combattere, in misura più o meno comp leta, anche nel ruolo di linea.
La fanteria di linea era invece sottoposta a disciplina e controllo estremament e rigidi. Essa si schierava gomito a gomito, marciava ad un passo regolato in cadenza dai tamburi. faceva fuoco mediante raffiche controllate da comandi ed utilizzava una complessa serie di manovre e formazioni che verranno descritte dettagliatament e più avanti. A differenza dei più indipendenti sc hermagliatori, i fanti di linea venivano tenuti in formazione rigida dai comandi (e dalle piattonate) di ufficiali e sottufficiali.
li ruolo d'élite ricoperto dalle unità di fante1ia leggera era sottolineato, nella maggior parte degli eserciti, da uniformi ben differenziate da quelJe della linea, ma l 'equipaggiamento e l'armamento erano sovente identici. Solo in qualche caso le unità di fanteria leggera ricevettero in dotazione armi a canna rigata; queste ultime erano tuttavia costose e complicate da usarsi. pertanto era raro che un intero battaglione leggero venisse così equipaggiato.
L'esercito britannico fu uno dei pochi a farlo, dotando fin dalla loro formazione il 5°btg. del 60°Foor, ed il celebrato 95° Rifles per intero , dell'ottima carabina rigata Baker; con il passare del tempo , i battaglioni leggeri della King's German ùgion aumentarono anch'essi progressivamente il numero di armi rigate in dotazione, fino ad esserne interamente equipaggiati. Al contrario, i reggimenti di Light lnfantry utilizzarono sempre comuni moschetti a canna liscia.
I vari stati tedeschi equipaggiarono in media non più di un terzo della loro fanteria leggera con armi rigate , e nell'esercito francese so lamente i sergenti delle compagnie di voltigeurs dei reggimenti leggeri portavano carabine rigate, mentre l'unica unità alleata non tedesca ad esserne interamente equipaggiata fu (forse) l ' italico Battaglione Bersaglieri Volontari del 1813.
LA FANTERIA DI LINEA
Per poter comprendere compiutamente il ruolo e le funzioni della fanteria di linea, è necessario prendere in esame le formazioni fondamentali in uso , le tecniche di manovra e di fuoco, ed altre caratteristiche significative. La fanteria di linea poteva dirsi una sintes i d i questi fattori, e in asse nza di una corretta comprensione di questi ultimi, non sarebbe possibile capire i motivi per cui le cose venivano fatte in un certo modo.
Quando la fanteria si schierava, era pratica universale che lo facesse in tre ranghi.L'eccezione costituita dai britannici e, parzialmente , dai francesi , verrà discussa in dettaglio più avanti, ma va detto che a:nche i regolamenti di queste due nazioni prevedevano, almeno fino aJla fine del periodo napoleonico , solamente lo schieramento in tre ranghi.
In tutti gli eserciti gli uomini più alti erano collocati nel rango frontale, quelli di aJtezza media nel terzo mentre i più bassi erano schierati nel rango centrale. Ciò potrebbe sembrare illogico , perchè si potrebbe pensare che, così facendo, uomini di bassa statura doves sero sparare al di sopra delle teste di compagni più alti; ma in questo periodo , invece, i ranghi posteriori facevano fuoco fra gli uomini di quelli avanzati, non al di sopra di essi. Sistemando gli uomini di statura più bassa nel secondo rango , ci si as sicurava che i loro moschetti facessero fuoco il più lontano possibile dalle orecchie dei fanti del primo rango, per non provocare danni e pe rmettere loro di udire i comandi , trasmessi dalla voce degli ufficiali o dal tamburo.
A ogni uomo era assegnato un certo spazio, detto "i ntervaUo", teoricamente di circa 55 centimetri nell'esercito inglese, che diventavano 65 in quello francese . La fanteria di linea si schierava sempre serrata, a contatto di gomito , e comunque lo spazio teorico assegnato ad ogni uomo , e la distanza fra i ranghi, erano stabi liti con precisione; alcuni di questi intervalli sono riassunti nella tavola 1.
Tavola 1: Intervallo assegnato nei ranghi per ogni uomo e fra i ranghi
fronte per uomo
Austria
Francia
Gran Bretagna
Prussia
Russia
1 passo (63 cm.)
65 cm.
55 cm.
65 cm. circa
68 cm. circa
Intervallo fra i ranghi
2 passi (126 cm. circa)
32,5 cm.
l passo (75 cm circa)
65 cm.
35 cm. circa
Il modo in cui veniva calcolato l'intervallo fra i ranghi non è sempre evidente. Solo il Réglement de 1791 francese enunciava chiaramente che questo doveva essere misurato dalla schiena, o dagli zaini degli uomini del rango frontale al petto di quelli del successivo; non è noto se questo fosse il modo abituale di calcolare l'intervallo, in quanto nessun altro regolamento contemporaneo è così p reciso nel definirlo.
All ' interno del battaglione, la compagnia costituiva solamente una divisione amministrativa.
La principale unità tattica base era la divisione, ed è fondamentale comprendere come la compagnia amministrativa e la divisione tattica non sempre coincidessero, e possedessero funzioni profondamente diverse. Ciò dipendeva in larga misura dalla diversa organizzazione interna del battaglione nei vari periodi ed eserciti.
In aJcuni casi la divisione costituiva l'equivalente tattico della compagnia (Prussia e Ru ss ia) , in altri l'equivalente di du e compagnie (il resto d 'E uropa).
Oggigiorno, la distinzione fra l'unità tattica e quella amministrativa è scomparsa, ma nel peiiodo 1792 - 1815 essa costituiva un fattore fondamentale. L'elemento tattico poteva cambiare denominazione da un esercito ali 'altro, ma la sua funzione non mutava; nello stesso modo. i suoi costituenti di dimensione inferiore alla compagnia, si chiamassero peloton, zug o halb-compagnie, conservavano identiche caratteristiche. (tavola 2)
Tavola 2: composizionè di una divisione ( o peloton) a piena forza
L'unità di manovra fondamentale era comunque, come vedremo, l'equivalente tattico della compagnia, solitamente denominato peloton; sua caratteristica peculiare e distintiva era quella di possedere uno schieramento per così dire "fisso", vale a dire che, si trovasse a far parte di una linea, di un quadrato o di una colonna (di battaglione), il singolo peloton era costituito da una linea in tre (o talvolta due) ranghi.
L 'u nità di dimensioni minori in assoluto era, in tutti gli eserciti , la fila composta da tre uomini, uno per ogni rango; era il numero di file a definire dal punto di vista dimensionale 1'unità tattica immediatamente più grande, ed anche l'estensione del fron te di ogni formazione utilizzata dalla fanteria.
Il numero di file che formavano una divisione non può essere facilmente specificato, in quanto l'organi zzazione di quest'ultima variò moltissimo, nei diversi eserciti e nel periodo in esame. Le dimensioni dei vari pelotons , sezioni o zugen erano critiche: se questi elementi non fossero stati di uguali dimensioni nell ' ambito di un battaglione, la formazione di questo sasebbe risultata scombinata, e non avrebbe potu to funzionare come richiesto.
Tutti i regolamenti contemporanei definivano un numero massimo ed uno minimo di file per ognuno degli eleme nti di manovra; qualora si fossero su bite perdite, venivano prelevati degli uomini dal terzo rango e collocati nel primo, per mantenere il critico "fronte minimo" dell'elemento di manovra. Quando le perdite fossero diventate ancor più elevate, il terzo rango sarebbe completamente scomparso, mentre alcuni manuali arrivano ad eliminare anche il secondo, in situazion i limite , per mantenere i] fronte minimo del rango frontale.
Nello stesso modo , se una divisione subiva perdite importanti, potevano essere prelevati uomini dalle altre compagnie per rinforzarla, e mantenere così il "fronte minimo" richiesto dal regolamento.
Se le perdite subite in azione fossero diventate ancora più pesanti, la divisione poteva sopprimere uno dei suoi elementi di manovra di maggiori dimensioni per rinforzare quelli sopravvissuti. In questo modo, avrebbe operato con un fronte meno esteso, mantenendo però relativamente costante il numero di file in ogni sezione. (tavole 3 e 4: compagnia francesecompagnia inglese)
L e formazioni illustrate nelle tavole 3 e 4 sono tipiche di quelle utilizzate, a livello di peloton, dai ·vari eserciti europei; benchè vi fossero alcune variazioni a livello nazionale , la compagnia
PEWTON DI FANTERIA FRANCESE
Section
Section
ICE! I I I I I I ice I [I] [I] [I] [I] [fil [I]
W= Capi taine ~= Sérgent-Major
[I]= Lieutenont
[fil = Sous-lieutenant
rn == Sérgent
[çi] = Caporal
TAVOLA 3
ICEI
IC.el ICEI ICEI w 1c21 lcel
TAVOLA 4
COMPAGNIA INGLESE DI FANTERIA IN DUE
RANGHI
Sub-divisi on Sub-division
W= Copta in [fil = Corporei
W= Lieutenont
W= Ensign
[I]== Sergeont
m = Tamburino
W= Pioniere
consisteva invariabilmente di tre ranghi di fanti. con alcuni ufficiali e sottufficiali ricompresi all'interno della formazione, mentre la restante parte dell'elemento di comando formava un rango supp lementare incompleto alle spalle dei primi tre, conosc iuto come il rango dei ·'serrafila" o "soprannumerar i" . Questo rango era sch ierato ad una distanza variabile dal terzo, due passi nell'esercito francese ed in quello prussiano post- 1809 , tre in quello britannico e quattro secondo il regolamento prussiano del 1792.
I "serrafila" costituivano una parte fondamentale dell'elemento di coma ndo e controllo dell'unità; la loro funzione era quella di mantenere la disciplina della formaLione, assicurando che nessuno rompesse i ranghi tentando di allontanarsi dalla linea di fuoco attraverso il retro della formazione stessa. Questo compito veniva assolto con un uso libera le di piattonate e ca lcio del moschetto. e poteva assumere co nnotazioni di note vole brutalità, fino al punto di sparare su quei soldat i che avessero tentato di uscire dalla formazione.
Nell'esercito francese della Ri vo luzione , dove ufficiali e sottufficiali erano eletti, quest'azione disc iplinare venne molto moderata. al punto c he nelle famigerate (ed inefficienti) unità difédérés, un ufficiale o sottuffi ciale che avesse avuto la temerarietà di applicare con troppa decisione la disciplina, avrebbe avuto eccellenti possibilità di essere linciato dai suoi stessi uomini. Una volta tuttavia che le riforme napole01ùche ebbero fatto presa sull 'armée, i coscritti ritornarono ad essere riportati in formazio ne a piattonate. benchè nell'esercito francese la disciplina continuasse ad essere imposta in modo meno rigoroso che nelle altre forze armate dell'epoca. Questa era comunque la funzione fondamentale dei "serrafila".
Gli ufficiali e sottufficiali collocati all'interno del peloton svo lgevano in vece una funzione più propriamente di contro llo della manovra; essi erano collocati agli estremi dei vari elementi costitutivi dell'unità, co n funzioni di "guida" durante le evoluzio ni. Ciò sign ifica che l'ufficiale od il sottuffic iale che fungeva da guida veniva a costituire un punto di riferimento su l qual e l'unità poteva allinearsi. ovvero dis porsi in modo tale che, se la "guida" si collocava su di una linea immaginaria che correva perpendicolarmente a ll a direzione nella quale l'unità stessa faceva fronte, tutti g li uomini facenti parte di un elemento di manovra si sarebbero allineati in maniera tal e da trovarsi su questa stessa lin ea, facendo fronte nella stessa direzione.
Questo principio assic ura va il corretto allineamento della formazione lineare; data l'importanza di mantenere tale allineamento in particolare nel rango frontale, quest'ultimo conteneva di solito un più alto numero di sottufficiali.
Un esame dettagliato della diversa distribuzione, nei vari eserciti, della parte dell'elemento di comando disseminata fra i ranghi, rivela interessanti differenze, e contribuisce nel co ntempo ad evidenziare la corre lazione esistente fra questo aspetto organizzativo e l'efficacia operati va di un 'unità.
Partend o dall 'assu nto , universalmente condiviso, che in una forza armata organizzata quanto più l 'elemento di comando è forte, tanto più l'efficacia delle unità diventa e levata, si può a1Tivare ad una prima conclusione: nell 'e leme nto di manovra napo leoni co, schierato su tre ranghi, la presenza d i ufficiali e so ttuffi cialj nel primo rango influiva in particolare su ll a flessibilità tattica e su ll a manovra; nel rango centrale, su lla coesione dell'unità; e nel rango posteriore, su ll a capac ità di attacco e difesa dell 'elemento.
Nell'esercito britanni co, troviamo approssimativamente 8 ufficiali e sottufficiali di rango superiore per 100 uomini, due dei quali nel primo rango, due nel seco ndo e quattro nell'ultimo; ciò rappresenta un'equilibrata distribuzione dell'elemento di comando, con una buona capacità risultan te di sos tenere un attacco o di condurne uno in modo aggressivo, di mantenere la propria coes ione du ra nte la manovra e co nser vare un 'otti ma flessibilità tattica.
Nell'esercito francese, l'elemento di comando "interno" era così distribuito: uno nel rango fro nta le, uno in quello ce ntrale e ben cinque nel terzo rango: un totale di 7 ufficiali e sottufficiali .
Questa struttu ra, che concentrava la maggior parte del controllo nel retro, conferi va un 'eccellente capacitl1 di sostenere attacchi o di condurne in modo estremamente aggressivo, ma difettava in quanto a flessibilità tattica e rendeva più difficoltoso mantenere la coesio ne dell' un ità durante la manovra; queste la cu ne erano in parte compensate da una m assiccia presenza di sottufficiali dei gradi inferiori (caporali ), in nu mero superiore che negli altri eserciti, il che migliorava il controllo latera le. Il risultato finale era una struttura magnificamente adatta per inquadrare al meg li o coscritti inesperti , e per cond urre con efficacia attacchi in colonna .
L 'ese rcito prussiano de l 1813 - 15, a causa di una cronica scar sità di quadri, dovette invece accontentarsi di una struttu ra di comando semplificata, che prevedeva due figme di comando nel rango frontale, nessuna in quello intermedio e t re in quello poste ri ore, per un totale di 5
Ne derivava un più basso livello di controllo, pensato per operare in base ad una filosofia tattica simi le a quella francese, ma in modo molt~ più ap prossimativo.
L 'esercito ru sso, come del resto quello pru ss iano della disastrosa ca mpa gna del 1806, possedeva solame nte 4 figure di comando per I00 uomini, tre delle quali conce ntrate nel rango frontale, una posta in q uello di centro e con il te rzo rango com pletamente privo di comandi.
Il risul tato era una strut tura debole e sbi lanciata , co n il controllo conce ntrato sulJa manovra. Vi è una co mpl e ta assenza di con trollo posteriore, da c ui deriva una notevole fragilità in difesa e una mancanza di aggressività in attacco; lo schema è del tutto inadatto ad unità prive di esperienza, e molto se nsi bile alla pressione offensiva avversaria.
Se le fanterie russe poterono su pplire , almeno in difesa, alle deficienze organizza ti ve con la loro innata tenacia, le disfatte tattiche subite dai prussiani nel 1806 costituiscono un ottimo esempio di quanto sostenuto.
L 'esercito austri aco adottava infine la struttura di comando e controllo forse più inefficace in asso luto : due elementi nel primo rango, nessuno nel secondo ed uno nel terzo, un totale di tre so le figure di co mando.
A dispetto della presenza di un minimo livello di controllo posteriore , questa struttura resta nel complesso debolissima dal punto di vis ta del comando, e le prestazioni di unità così organizzate tendevano in ev it abilmente ad essere mediocri in qualsiasi contesto tattico .
LE TECNICHE DI MANOVRA
L'esan1e delle cadenze di marc ia, c he costi tui scono il fondamento di ogni manovra, è premessa indi spe n sa bile a qualsiasi analisi relativa alle evoluzioni praticate dalle fanterie del periodo napol eo ni co
È possibil e affermare, ge neralizza ndo, che tutti g li eserciti europei utilizzassero tre cadenze di marcia: le nta , media e rapid a. Alcun e na z io ni s i limitav ano a due, ma s i tratta di eccezioni. ( ta vola 5)
L e cade nze più le nte, da 70 a 80 passi al minuto. ancora all'inizio dell e g uerre della Ri voluzione ven ivano usate co munemente s ul campo di battaglia, ma vennero rapidamente abbando n ate da tutti gli eserciti a causa delle mutate esigenze delJa man o vra tattica, così prepo te nteme nte inno va ta dagli eserciti della Rep ubblica.
Le cade nze m edie, da 100 a 120 passi a l rninuto, restarono invece in uso generali zzato per tutto il periodo dal 1792 al I 815, venendo utili zzate, di norma , per far evoluire le truppe s ul campo di batt aglia; i loro nomi ne tradi sco no l'origine più antica ed il co ncetto c he fino a pochi anni prima venissero co n sidera6 eccezionalmente veloci.
Le cade nze più rapide rappresentavano invece una novità assoluta; alcune lo e rano tanto da far sì che i soldati qua si corre ssero, ma non vennero introdotte in tutti gli ese rciti , ed erano co-
Tavola 5: cadenze di marcia
Passi per minuto Metri al minuto
munque utilizzate con frequenza molto variabile. Benchè i russi condividessero con i francesi un "passo veloce" rego lamentato, il loro stile di marcia "a passo deU'oca" ne precludeva un uso frequente, c he sarebbe comunque stato poco intonato con la loro filosofia tattica.
Si può senz'altro affermare che, in generale, le nuove cadenze veloci fossero a tutti gli effetti un'esclusiva dei francesi, il che costituiva uno dei fondamenti della superiore mobilità tattica, oltre che strategica, dei soldati della Repubblica e poi dell'Impero.
Il fattore più significativo era comunque rappresentato non dalla cadenza di marcia in sè, ma piuttosto dalla velocità risultante della fanteria delle varie nazioni , che derivava anche da altri fattori.
Cadenze ridotte accoppiate a passi di grande lunghezza conferivano per esempio ai ru ssi una delJe marce più ve loci in assoluto, il che modifica l ' impressione che s i può riportare da un esame limitato al numero di pass i eseguiti per minuto. In og ni caso, non v i è dubbio che il primato della fanteria più veloce spe tta sse ai soliti francesi.
Ogni tecnica di marcia in uso possedeva caratteristiche positive e negative sue proprie; que ste ultime erano strettamente correlate alla formazione delle unità e parte integrante della filosofia militare naz ionale prevalente. La tecnica di marcia "a pass o dell 'oca" utilizzata dai ru ssi n o n era per esempio adatta a sostenere a lungo un ritmo veloce se nza sfia ncare le truppe, ed in generale le cadenze più veloci rendevano molto difficile per truppe inesperte mantenere c01Tettame nte il passo ed eseguire con precisione le evoluzioni richieste loro.
Francesi e prussiani marciavano invece con il ginocchio rigido ed il piede spinto avanti, parallelo al suolo, come per colpire la gam ba dell 'uo mo immediatamente davanti; il pied e veniva sollevato poco dal s uolo, ed il passo così ottenuto richied eva una perfetta s imultaneità in chi lo eseguiva per non caus are disordine fra i ranghi, che erano molto ravvicinati, ma a quanto pare permette va di marciare velocemente per lungo tempo con poca fatica.
La filosofia tattica che aveva imperato in tutta Europa nei decenni precedenti lo scoppio della Rivoluzione e ra stata quella della linea , portata all'eccellenza dagli ese rciti di Federico il Grande. Solamente in Francia, dove lo shock provocato dalle sconfitte patite durante la Guerra dei Sette Anni aveva causato un acceso dibattito dottrinale, si era compiuto un convinto tentativo di elaborare tecniche nuove, anche in virtù della radicata propens ion e dei militari francesi per tattiche basa te sull'urto e la manovra più che sul fuoco disciplinato della linea di fanteri a.
Quest'ultima doveva, necessariamente, manovrare in modo accurato e quindi lento: qualsiasi t entativo di far marciare un a linea a passo ve loce per un tempo anche ridotto avrebbe inevitabilmente portato ad una perdita del suo allin eamen to, mentre una formaz i one perfettamente diritta e composta . che conferiva r igid it à e concentr az io n e ottimale del fuoco, era considerata indispensabi le. Qu alora la linea avesse perso coes ione e a llin eamento, la sua potenza di fuoco sarebbe precipitata, rendendola v uln erabil e soprattutto nei confronti di un avversario pro nto a serrare le distanze.
Conseguentemente, le cadenze di marcia intorno ai 75 passi al mi nuto era n o quelle com unemente usate n el manovrare con le unità di fanteria schierate in ljnea, e venivano infatti utilizzate anche per l 'addestramen to di base delle reclute: nell'esercito francese, i passi più lenti ve ni vano denominati, ufficiosamente, passes d 'école.
Una co lo nna di fanteria, viceversa, con il s u o fronte ridotto e la forma compatta, no n soffriva di queste limitazioni c he in misura minjma; al contrario , data la densità di questa formazione, e la pressio n e fisica eserc itata dai rang hi posteriori , era spesso più semplice far marciare una colonna ad alta velocità, pur con se r vando un allineamento suffic iente.
L'uso di colonne e linee, ed i relativi meriti delle due fo 1maz ioni , furono la base di un vivace dibattito che ebbe luogo nei circoli militari francesi immediatamente prima della Ri voluzione. Le scuole di pensiero che si fronteggiavano erano due: la prima, c h e faceva capo a Mes nil-D urand , propugnava l'u so esclusivo d i formazioni in colonna, c h e mu ove nd o ve loce m e nte in avanti, avrebbero dovuto ricercare l'urto con il nemico come una nove ll a falange macedone; la seconda , cappeggiata da Guibert , prefigurava invece l'uso t anto di co lonn e quanto di lin ee, da utilizzarsi in diversi e be n d efi niti m omenti tattici. Secondo quest'ultimo sistema, l a co nc lu sio ne finale della manovra d'attacco sareb be stata rappresentata dal tradizionale scontro a fuoco a di st anza ravvicinata, condotto da linee ben o rdin ate, m a Ja marcia d'avvicinamento sarebbe invece stata condotta fino all'ultimo d a veloci e manovriere colonne. Le teorie del Guibert uscirono vincitrici dalla contesa, e di conseguenza il famoso Réglément del 1 agosto 1791 recò la firma di quest'ultimo.
È signifi cativo che il lun go ed acceso dibattito non avesse provocato iJ levarsi di alcun a voce a difesa del veccruo sistema lineare "pu ro", fino a prova co ntrari a il migliore mai effettivamente impiegato in situazioni operative.
Lo "sti le" introdotto dal Guibert può essere considerato, sotto molteplici aspetti, una vera e propri a ri vo luzione della filosofia della tattica, di impatto ancor maggiore di quella a suo temp o operata da Federico di Pru ssia . Il n occio lo ne era rappresentato da veloci colo nn e c h e si spos tavano da una parte all'altra del cam po , per applicare pressione sui punti deboli di uno sc hi era me nto n e mico impossibilitato a reagi re con la stessa rapidità; una vo l ta giun te a tiro di moschetto (un paio di centinaia di metri al più), l e colonne s i sarebbero s piegate in linea per impeg narsi quindi in uno scontro a fuoco "vecchio stil e" Qu esto sistema eb be la con segu enza immediata di permettere ai francesi di utilizzare con s u ccesso le nuove, più ve loci cadenze di marcia.
Quando s i afferma che il Guib ert inaugurò l'utiUzzo di co lonne e linee , c iò non v uol dire che creasse un s i stema completamente nuovo o che operasse s u un terreno vergine; molte delle mano vre inco rporate ne l s u o regolamento sono in effetti identiche a q uelle de sc ritte ne l manuale pruss iano d e l 1789, in particolare lo spiegamento da colonna a linea e viceversa. Ciò c he in effetti Guibert fece fu portare alle es tre me conseguenze metodi di manovra già es i st e nti, e soprattutto svi luppare per questi ultimi un a filosofia d'impiego coerente ed orga nica asso lutam e nte nu ova e profondam ente diversa da quanto si era v isto fino a qu e l momento.
In aggiunta a quanto si è d e tto , esiste un altro fattore degno di considerazione nello spiegare la rivolu z ione s iste mica operata dall 'Armée in quegli anni c ruc iali : il vero e proprio terremoto provocato dalle vicende politiche nella composizione dei quadri dell'esercito francese fra il 1792
ed il 1796, che ebbe larga parte nel favorire l'adozione immediata e sistematica della colonna come formazione di combattimento. Il corpo ufficiali francese, precedentemente all'emigrazione di massa che risultò dalle vicende della Rivoluzione, era composto in prevalenza da aristocratici; benchè vi fosse in effetti una piccola percentuale di ufficiali subalterni non nobili , promossi dai ranghi per merito, questi non costituivano un fattore significativo. Quando gran parte dell'aristocrazia emigrò, 1'elemento di comando dell 'esercito dovette forzosamente rinnovarsi quasi per intero nell'arco di un breve lasso di tempo; i nuovi ufficiali erano un miscuglio di esponenti delle classi borghesi, prelevati in fretta e furia dalla Garde Nationàle o dalle tante unità di volontari che erano fiorite ali' inizio del decennio; di sottufficiali di caniera dell 'Armèe Ro yale promossi per colmare i vuoti, e di una spolverata di ufficiali rimasti in serv izio.
Di conseguenza, gli ufficiali francesi del 1792 non erano dotati di grande esperienza od abilità nel far evoluire i rispettivi pelotons, e la situazione era resa ancor più grave dalla massiccia iniezione di reclute, volontari e coscritti che dilatò di molte volte gli organici dell'esercito nei primi anni di guerra, colmandoli di personale privo di esperienza.
Nei difficili anni dell'emergenza, non vi era tempo per addestrare i coscritti finché non avessero padroneggiato le intricate evoluzioni richieste dalla rigida tattica lineare in uso: ne risultò che la flessibilità e semplicità d'impiego della colonna rese quest ' ultima formazione la preferita , quantomeno per la manovra.
Un'ulteriore spinta in questa direzione venne poi dall'assenza , più o meno marcata , negli eserciti rivoluzionari della disciplina necessaria per eseguire con successo le evoluzjonj i n linea. Nei primi anni della Repubblica, ufficiali e sottufficiali erano eletti, e di conseguenza la loro posizione era assai debole; le denunce a carico di ufficiali impopolari erano diffuse, ed un'accusa di attività controrivoluzionarie risultava di norma in una condanna a morte. In questo contesto. acquistava importanza la maggior facilità che, in una colonna, i serrafila avevano di tenere gli uomini in posizione, in quanto ogni potenziale fuggiasco avrebbe dovuto aprirsi la strada verso la coda della formazione attraverso molti successivi ranghi di truppa: non per caso, da questi anni in poi e per tutto l'Impero , se esistevano dubbi sulla motivazione di un ' unità, divenne pratica comune schierare in coda gli uomini più affidabili, solitamente la compagnia granatieri, con il compito di s pingere avanti, anche fisicamente, tutti gli altri. Viceversa, se il battaglione era reputato ragionevolmente solido, i granatieri venivano schierati in testa pour encourager les autres con il loro slancio.
Un altro vantaggio conferito dalla colonna era poi costituito dalla cadenza di marcia possibile , molto più elevata di quella richiesta dalla linea, che oltre ad abbreviare la manovra di approccio all'avversario, eseguita di solito sotto il fuoco di questo, lasciava ai soldati meno tempo per realizzare cosa li attendeva più avanti !
Gli altri eserciti europei non soffrirono dei problemi di personaJe descritti, tendendo di conseguenza ad affidarsi al le sperimentate formul e della filosofia tattica fredericiana. L ' enfasi continuò ad essere posta sulle formazioni lineari e sulle relative tattiche, anche dopo che gli eserciti francesi ebbero data ampia prova delle potenzialità della colonna, e ci vollero molti anni prima che quest'ultima entrasse in uso comune in tutti gli eserciti continentali , con la notevole eccezione di quello britannico.
La superiore elasticità del pensiero militare francese non potrebbe comunque essere meglio illustrata dal fatto che, mentre gli eserciti dell'Jmpero svilupparono ed impiegarono un sistema ''misto". dove anche la formazione lineare trovava il suo posto per impieghi e momenti tattici ben definiti, le altre potenze , una volta sposato l ' impiego della colonna, utilizzarono questa formazione in modo pressochè esclusivo, in contesti tattici spesso i n adatti e con risultati drammaticamente del udenti.
TAVOLA 6
MANOVRA DI CONVERSIONE DI UN PEWTON
o) A punto fisso o deslro:
1111111
[f]
II] = elementi di comondo
b) A punto mobile o destro:
[fJ
[f]
[f] = elementi di comando
[fJ
La tecnica base di manovra che deve a questo punto essere presa in esame è la conversione, o rotazione sul fianco, mediante la quale un'unità ottiene di ruotare il proprio fronte, a destra o a sinistra, di un certo angolo, come una porta che ruoti sui cardini.
La conversione può essere effettuata in due modi, a "punto fisso" oppure a "punto mobile".
Nel primo caso, il peloton avanza fino a giungere al punto dove deve compiere la rotazione; quindi, mentre un fianco rimane praticamente stazionario, il r,esto dell ' unità marcia ad un passo sempre più veloce man mano che si procede verso il fianco opposto, finchè i soldati più esterni praticamente corrono per mantenere l'allineamento. Il movimento procede in questo modo fino a completare la conversione richiesta, proprio come una porta che ruota sui cardini.
Nella rotazione "a punto mobile", invece, ogni peloton si suddivide in un certo numero di segmen t i, ognuno dei quali marcia in linea retta ed indipendentemente dagli altri fino a raggiungere il punto finale, mantenendo una cadenza uniforme senza particolare sforzo; se ben eseguita, questa manovra appare immediatamente più rapida e diretta, e previene un probabile ingorgo di pelotons che, seguendo il primo metodo, vanno ad accalcarsi dietro l'unità impegnata nella rotazione. Nella manovra "a punto mobi le", le unità componenti si man tengono costantemente in movimento, ed ogni peloton supera pertanto il punto di rotazione prima de ll 'an-ivo di quello seg uente. Viceversa, nella manovra "a punto fisso", i pelotons che seguono devono arrestarsi e segnare il passo finchè l'unità impegnata a rnotare non abbia completato la manovra e lasciato iJ punto di rotazione, in quanto se i pelotons successivi i n vece avanzassero, andrebbero a collidere con questa, perdendo altresì l'intervallo prestabilito fra le u nità componenti. (tavola 6)
L a t avola 7 riassume le modalità di adozione della nuova evoluzione da parte degli eserciti eurnpei dopo il 1791
Tavo la 7 : util izzo dei diversi ti pi d i co nvers io ne neg li ese rcit i e uropei d al 1791
Tipo di conversione Anno di adozwne o in uso
Austria a punto fisso pre- I 79 I, ancora usata dalla milizia nel I 808. a punto mobile in uso per il 1807
Francia a punto fisso pre-1791 a punto mobile dal 1791
Gran Bretagna a punto fisso pre-1791 a punto mobile in uso per il 1804 ma raramente impiegata
Prussia a punto fisso 1788 a punto mobile 1812
Russia a punto fisso pre-1791 a punto mobile sconosciuta, forse nel 1813
LE ARMI E L' ADDESTRAME NTO I N DIVIDUALE AL FUOCO
Le tattiche della mosc hetteria erano infl uenzate in modo diretto dalle armi in uso e da ll e loro caratteristiche. I moschetti a pietra erano pesanti ed ingombranti, e di prec isione molto limitata; si trattava ovviamente di armi a canna liscia e ad avancarica : in confronto co n le armi da fuoco della fi ne de llo stesso secolo, il moschetto delle guerre napo leoniche era lento e primi tivo.
Le sue munizioni erano costituite da polvere nera, una palla sferica di piombo ed uno stoppaccio. La carica veniva accesa mediante un innesco che trasmetteva la scintilla dallo scodellino alla camera di scoppio attraverso un forellino detto focone; l'innesco contenuto nello scodellino veniva a sua volta acceso da un acciarino che provocava una scintilla mediante l'urto di una pietra focaia contro una superficie d'acciaio.
Affinchè il caricamento fosse possibile. la palla era di calibro leggermente inferiore a quello dell'arma, e la necessaria tenuta ai gas era ottenuta mediante l'uso dello stoppaccio, costituito dall'involucro di carta della cartuccia; la palla lasciava pertanto la canna ad un angolo imprevedibile, mentre i congegni di mira erano assenti e l'addestramento al tiro limitato ad una o due occasioni all'anno , nelle quali si sparavano non più di tre o quattro colpi, più che altro per abituare i soldati al tremendo rinculo del moschetto.
La fanteria di linea non era addestrata a mirare, ma semplicemente a puntare l'arma nella generica direzione del nemico; ciò causava problemi quando si trattava di sparare da una posizione e]evata, in quanto i soldati non addestrati a mirare tendevano a sparare ad alzo zero, quindi sopra le teste di un nemico avanzante.
La sequenza di caricamento e sparo richiedeva fino a 17 movimenti distinti, e se non veniva eseguita correttamente, l'arma facilmente faceva cilecca: un errore piuttosto comune, specie fra truppe di scarsa esperienza, consisteva nel dimenticare la bacchetta nella canna dopo il caricamento; all ' atto dello sparo, quest'ultima sarebbe stata proiettata in direzione del nemico, lasciando il soldato incapace di ricaricare il moschetto.
Truppe veterane spesso cercavano di aumentare i] rateo di fuoco mediante l'uso di " scorciatoie", quali caricare l'arma senza usare la bacchetta, ma semplicemente e letteralmente sputando palla e stoppaccio nella canna sopra la polvere , e portando poi il tutto a dimora battendo il calcio sul terreno un paio di volte; il trucco funzionava però solo su terreno compatto ed asciutto, ed il pericolo di un'esplosione prematura dovuta all 'urto era sempre in agguato.
In ogni caso, truppe addestrate riuscivano a far fuoco un paio di volte al minuto , quantomeno all'inizio di una battaglia, con i moschetti puliti e le pietre focaie nuove; la cadenza di tiro tuttavia ben presto rallentava sensibilmente , a causa dell'azione combinata dei residui di combustione della polvere nera, che ve locemente incrostavano la canna rendendo sempre più difficoltoso il caricamento , e dell'usura delle pietre focaie: in media, si calcola che un moschetto di quest'epoca diventasse impossibile da caricare a causa delle incrostazioni dopo una cinquantina di colpi, e difficoltoso da usare dopo 15-20; la pietra focaia andava registrata, per parte sua, ogni 4-6 colpi, e sostituita al massimo ogni 12-15.
Il fumo, la confusione e la tensione della battaglia facevano poi la loro parte, cosicchè i colpi a vuoto, o i pericolosi caricamenti multipli, erano frequenti: non furono pochi i moschetti recuperati dai campi di battaglia n apoleonici che presentavano in canna due o più cariche inesplose.
Risulta pertanto chiaro come ]e formazioni e le tecniche di fuoco fossero influenzate dalle caratteristiche delle amli in uso: dal momento che il moschetto era così poco preciso , l'unico modo di assicurare una buona efficacia a l fuoco di fanteria era quello di concentrare al massimo il tiro non mirato dei battaglioni, e per lo stesso motivo di accorciare quanto più possibile la distanza d'ingaggio: non esse ndovi, come si è detto, alcun tentativo di praticare un fuoco individualmente mirato, si considerava che una persona che fosse stata colpita deliberatamente da una moschettata a duecento passi dovesse possedere una cospicua dose di sfortuna!
Per ridurre poi al minimo possibile l'incidenza dei colpi a vuoto (ed a ltri incidenti) dovuti ad errata sequenza di caricamento, l ' unico antidoto di qualche efficacia era costituito da una rigida disciplina di fuoco: il fuoco "su comando" praticato per esempio dai britannici, dove gli ufficiali co nservavano anche in co ndi zioni di combattimento un sufficiente controll o sulla sequenza di tiro, rimaneva infatti più efficace della tecnica francese, in base alla quale, dopo una prima raffica
su comando, si eseguiva il fuoco individuale detto "a volontà". Ma d'altra parte, come vedremo, l'azione di fuoco della fanteria non ricopriva un ruolo fondamentale nel sistema tattico delle armate imperiali.
ACCURATEZZA DELLA MOSCHETTERIA
Il problema della reale accuratezza ed efficacia del fuoco di moschetteria nel periodo compreso fra la Guen-a dei Sette Anni e la Guerra Civile Americana ha costitui to per anni un soggetto di considerevole ·dibattito.
I dati oggettivi sui quali lavorare sono, tuttavia, molto scarsi; le descrizioni contemporanee di "pesanti" perdite inflitte da una singola raffica abbondano, ma sono solo raramente s upportate da un preciso rapporto sull'entità numerica dei caduti, con il risultato che sono state tratte le più disparate conclusioni, frutto generalmente di poco più che pura spec ulazione , sul reale impatto del fuoco di fucileria di un corpo di truppa in formazione.
Una modesta quantità di dati oggettivi tuttavia esiste, e verrà analizzata per tentare di determinare la reale efficacia di questo aspetto basilare del sistema tattico dell'era napoleonica.
Il primo gruppo di datl che verrà preso in considerazione è que11o risultante dalle prove compiute intorno al 1810, su istigazione <lel generale Scharnhorst, dall'esercito prussiano.
In questa occasione, ve nne utilizzata una compagnia di granatieri, che aprì il fuoco a varie distanze su un bersaglio di tela delle approssimative dimensioni di una compagnia di fanteria nemica; durante i tests, vennero utiliz zati sei diversi tipi di moschetto. mentre furono anche effett uate prove comparative fra il più recente moschetto da fanteria prussiano e la carabina a canna rigata in dotazione ad alcuni corpi di fanteria leggera quali gli Jagers e gli Schuetzen.
Le prove rivelarono che l'arma a canna rigata superava quella ad anima liscia, nel tiro contro un bersaglio della dimensione di due uominj, di una percentuale doppia di colpi a segno a 145 metri di distanza, e quadrupla a 220. Sparando invece contro il bersaglio della dimensione di una compagnia, il margine di vantaggio della carabina si riduceva a quattro contro tre alla distanza inferiore, e a due contro uno a 275 metri. L'aumentata efficacia del moschetto contro un bersaglio di grandi dimensioni si spiega con l a riduzione degli effetti, in questo secondo caso, del suo ampio cono di dispersione .
Il tempo richiesto per caricare la carabina rigata, a confronto co n il moschetto, era però superiore da due volte e mezza a cinque volle; nel tiro a lunga distanza, dove l'addestramento al fuoco mirato e le caratteristiche dell'arma incentivavano lo lager ad effettuare un fuoco accurato, dalla carabina partiva non più di un colpo ogni due minuti e mezzo!
La conclusione della commissione prussiana fu che, in una situazione di fuoco continuato, moschetto e fucile rigato possedevano approssimativamente la stessa efficacia in un dato periodo di tempo, ma che per ottenere questo stesso risultato, l'arma a canna liscia consumava da tre a quattro vo lte le munizioni impiegate dalla carabina.
Ne risultava che, in uno scontro a fuoco prolungato a media o lunga distanza (100-250 metri), il fucile rigato era efficace quanto il moschetto e più economico, tanto più quanto la distanza aumentava.
Sfortunatamente, questo genere di fuoco non trovava posto fra le tattiche impiegate in scontri formali fra corpi di fanteria in lin ea di battaglia, mentre la capacità di creare un pesante fuoco concentrato a breve distanza propria del moschetto era esattamente quanto s i ri c hi edeva ad un'arma in dotazione alla fanteria di linea. per esempio per respingere una carica.
La tavola 8 riassume, a titolo comparativo. i ris ul ta ti de l test effettuato mettendo a co nfro n to moschetto e carab in a ne l fuoco co ntro u n bersaglio di modes te dimen s ioni.
La tavola 9 con tie n e invece un computo dei col pi a segno ottenuti contro un bersag li o de ll e dimen sioni di u na com pagnia di fanteria
La Tavola IO conve11e i dati dell a tavola 9 in percentua li med ie d i accuratezza.
Tavol a 8: c olpi a seg no otte nuti s u 100 tir-i c on t ro uo be rs a g lio di pic co le dime ns io ni
Carabina a canna rigata con pallottole da esercitazione 68 49 21
Carabina a canna rigata con cartucce standard
Moschetto Neue Preussisches mod. 1809
26 11
20 4
T avola 9: colpi a seguo otten uti s u IOO tiri c ontro un be rs aglio dell e dim e ns ioni di una c ompagnia
Tavola IO: percentuali m e di e di a ccuratezza del fuoco di moschette ria ne i tes ts pruss iani
Distanza in metri o 70 145 220 290
tora/e di colpi a segno
di colpi a segno
*NOTA: ai fini <li questo studio, e per motivi che risulteranno apparenti più avanti, si assume che nessun co lpo sparato a distanza O fallisca il bersagl io.
Ad un lettore familiare con la condotta della battaglia nell'epoca napoleonica, queste conclusioni potrebbero apparire in gannevo lmente ottimistiche; non si deve tuttavia dimenticare che le tavole precedenti sono basate su prove eseguite avvalendosi di un 'unità di fanteria in condizioni ottimali: soldati di buona esperienza, calmi e riposati, che facevano fuoco in perfetta tranquillità senza essere disturbati dalle azioni del nemico, con armi a punto ed un'innocua striscia di tela come bersaglio.
È interessante notare come, in alcuni casi , vi sia a distanze superiori a quella più breve un incremento, in valore assoluto o percentuale comparato, nel numero di colpi a segno. Ciò è dovuto , con ogni probabilità , al fatto che il forte rin culo del moschetto ne sollevava considerevo lm ente la canna all'arto dello sparo; dal momento che l'arma veniva solamente puntata, e quindi con alzo zero, ne risultava una traiettoria curva, ul teriormente esasperata dalla bassa velocità iniziale del proietti le, con una zona battuta principale fra i 70 ed i 150 metri circa.
Quanto detto è applicabile, con ragionevole certezza, ad una l arga maggioranza di truppe; solo so ldati veterani riuscivano probabilmente a mettere in pratica , in condizioni di battaglia, quanto veniva insegnato durante l'addestramento, ovvero che per colpire un bersaglio dell'altezza di una linea di fanti alle brevi distanze era necessario puntare ai piedi, per compensare l'effetto ricordato poc'anzi.
Se ci si volesse dunque basare , per una co nclu sione, sui dati finora presi in esame, si potrebbe concludere che, nena maggioranza dei casi, il fuoco di fanteria otteneva la massima efficacia a distanze inferiori ai 40 metri, o comprese fra i 70 ed i 150 circa.
Per comporre un quadro più attendibile della realtà dei fatt i , è però necessario confrontare questi dati con quelli risultanti dai rari casi, documentati in dettaglio, di performances ottenute in condizioni operative.
Per quanto risulta all'autore, vi sono due soli scontri a fuoco fra unità di fanteria, fra i tanti verificatisi durante le guerre della Rivoluzione e napoleoniche, documentati in modo dettagliato, certo ed affidabile per quanto attiene alle perdite subite a causa del fuoco avversario in un 'unità di tempo ben precisa.
Il primo episodio (1) avvenne durante la battaglia di Roverbella, combattu ta il 7 febbraio 1814 fra l'Armata d'Italia comandata dal principe Eugenio, e gli austriaci del Bellegarde. In que sta occasione, un battaglione del 7° reggimento di linea italico , schierato in colonna di divisione e quindi con un fronte di due compag ni e, avanzò contro un battaglione del reggimento confinario (Grenz regim ent) Sankt-Georger, a sua volta schierato in colonna di compagnia . È impossibile determinare con esattezza la forza delle compagnie di testa dei due battaglioni contrapposti, in quanto la forza effettiva desunta dai rapporti è computata per battaglione. Supponendo tuttavia che , in base alle pratic he contemporanee g ià ricordate in precedenza, tutte le compagnie dei due battaglioni fossero state mantenute pressappoco di pari forza, si può ritenere che il battaglione italico avesse un fronte di circa 65 uomini e quel1o austriaco di circa 50. Da ciò deriva che approssimativamente 100 moschetti austriaci poterono fare fuoco su lla colonna avversaria, in quanto il terzo rango di ogni compagnia, come accadeva negli altri eserciti europei, non partecipava all ' azione di fuoco ma si limitava a caricare le armi per i primi due.
Il reggimento austriaco, evidentemente ben disciplinato, trattenne il fuoco finchè la colonna italica non si trovò a 60 passi (circa 45 metri) di distanza, per effettuare quindi una salva generale che causò 49 perdite; a dispetto della buona efficacia del fuoco dei difensori, il morale della colonna attaccante , cappeggiata dalle compagnie d'élite, restò saldo e l'avanzata proseguì. Sarebbero occorsi circa 40 seco ndi perchè g li italici giungessero a contatto , tempo sufficiente per un'altra scarica , che in teoria avrebbe dovuto risultare devastante essendo ovviamente esegui ta
a pochi metri di distanza; ma, come comunemente succedeva, a questo punto fu il morale dei difensori a cedere, davanti alla selva di baionette che pareva rovinare loro addosso a dispetto della moschetteria.
La conclusione dello scontro fu quella consueta di un attacco in colonna condotto con abilità, coraggio ed un pizzico di fortuna: il battaglione austriaco si sbandò prima del contatto fisico, disorganizzandosi in modo irrimediabile e lasciando sul terreno, durante i primi minuti di rotta, un'ottantina di morti e feriti, in aggiunta a quasi duecento prigionieri caduti in mano ai vittoriosi soldati del 7 ° .
Il secondo, e finora ultimo, esempio , consiste in un episodio che ebbe luogo durante la battaglia di Gohrde, combattuta nei pressi di Amburgo i1 16 settembre 1813 fra il corpo alleato del generale Wallmoden ed una brigata francese, comandata dal generale Pécheux. (2)
Nell'occasione, un 'unità di landwehr (milizia) dell 'Hannover, il Battaglione Bremen-Verden, avanzò contro un battaglione del 3° di linea francese, che si trovava in quel momento disposto in colonna di pelotons, pertanto con il fronte di una compagnia; la formazione dell'unità hannoveriana non è nota.
Il battaglione tedesco subì una singola salva da 66 moschetti alla distanza di circa 80 passi (una sessantina di metri), che provocò 27 fra morti e feriti; l'unità si arrestò in considerevole disordine, fu fatta oggetto di una seconda salva che causò altre 3 (?) perdite e si ritirò quindi precipitosamente.
L'unità francese contrapposta era costituita da reclute in serviz i o da qualche mese, al primo scontro degno di nota; benchè non certamente induriti veterani, i soldati del 3° erano evidentemente ben addestrati e di morale saldo: una prima salva sparata a soli 60 metli, seguita rapidamente da una seconda, indica un ragionevole livello di disciplina
Il minimo numero di perdite inflitte con la seconda salva lascia tuttavia interdetti, e può essere spiegato in due modi: o la "conta" delle perdite subite in seguito alla prima raffica è impreciso (il dato complessivo di 30 morti e feriti è certo e verificato), oppure, più probabilmente, la seconda salva venne eseguita solo da alcuni entusiastici membri del terzo rango, che avevano ancora il moschetto carico, in quella manciata di secondi che intercorse fra la prima, decisiva salva e l'avanzata con la baionetta che scacciò definitivamente lo scosso battaglione hannoveriano dal campo.
In ognuno dei due casi, le perdite causate sono ben al di sotto di quelle "teoriche" risu ltanti dai tests prussiani; lo stesso si può clire relativamente all'episodio di Roverbella, e i due scontri forniscono un quadro sorprendentemente coerente, dal punto di vista quantitativo, dell'efficacia del moschetto in s ituazioni operative. In entrambi i casi, le perdite effettivamente inflitte dalla moschetteria ammontarono circa alla metà di quelle che ci si sarebbe potute aspettare affidandosi ai risultati dell'esperimento di Schamborst: un primo dato da ponderare.
Un ulteriore elemento di confronto può essere e laborato a partire dalla curva di grafico, necessariamente approssimata, che si può costruire basandosi sui due dati relativi agli episodi di Roverbella e Gohrde, integrati da altri due di origine artificiale : ovvero, una percentuale di colpi a segno del 100% a distanza zero, ed una dello 0% a 400 metri. 1 dati risultanti dagli scontri presi in esame sono di 49 perdite , ovvero il 49% a circa 40 metri di distanza, e 27 perdite, ovvero il 41 % a poco più di 60 metri. La curva relati va, che eh iameremo "curva di efficacia pratica", è contenuta nella tavola 12. Procedendo sulla scorta di quest'ultima, si può tentare una sorta di simu lazione, immaginando che un battaglione di fanteria, marciando ad un passo costante alla velocità con siderata "di carica", avanzi contro un battaglione avversario c he, sc hierato in linea ed immobi le, lo accoglie
con il proprio fuoco, calcolando per que st' ult imo il rateo normale di 2 - 2,5 sal ve al minuto. Naturalmente, solo i primi due ranghi di difensori, quindi due terzi dell'unità, partecipano materialmente all'azione di fuoco.
Il processo viene ripetuto per ognuno dei principali eserciti europei, che a turno "fornisco no" l'unit à-bersaglio. e i cui d i ver si "passi di carica" possono essere ril evati dalla tavola 5.
Combinando le perce ntuali di col pi a segn o derivanti dal gr afico ed i ratei di movimento delle unità attaccanti con il ritmo di fuoco dei difensori, ne risulta una tabeJla che definisce il numero di perdite che possono verosimilmente essere inflitte da una lin ea di fanteria ad un a co lonna avanzante, in base ai parametti della " curva di efficac ia pratica" della moschetteri a.
A questo punto, resta solo da stabilire, ai fini dell'elaborazione della tabella di cui sopra, a che distanza l ' unità in difesa sparerà la prima salv a; i n base alla pratica corrente , a lla g ittata pratica del moschetto ed altri fattori ancora, si può s upporre, con un rag ionevo le grado di verosimigl ian za, che c iò avvenga a circa 300 passi, ovvero 220-225 metri. Il risultato di questa elaborazione è sintetizzato n ella tavola 11.
Tavola 11: perce n tua li di colpi a segno nel tiro su be rsaglio in movi m e nto (dati Rove rbe lla/ Gohrdc)
Distanza alla quale è effettuata la salva (ml.)
Perdite risultami
Co lonna inglese sotto fuoèo
Colonna francese o russa sotto fuoco
Colonna prussiana sotto fuoco
Colonna austriaca sotto fuoco
*NOTA: La procedura utilizzata prevedeva, ove necessari, arrotondamenti per difetto; è quindi probabi le che la colonna pruss iana riceva una quarta salva a distanza d i pochi metri, il ché eleverebbe le perdite totali a oltre il 140 %
La prima co nclu s ione che può essere tratta dall 'el aborazione d e i d a ti te ntat a con la tabella 11 è che le più lente cadenze di marcia utili zza te dall'esercito austriaco facevano sì c he le unità in u n iforme bianca dove ssero soste nere il tasso di perd ite più e levato fra tutt i quelli ris u l tanti dalle prove effettuate Gli austriaci, infatti , ricevo no quattro sal ve co ntro le tre delle altre nazi oni.
Tuttavia, c ome evidenziato nella nota alla tabella stessa, è molto probabile c he anche i prussiani ricevano una quarta sa lva , e p e r giunta a distanza prossima allo zero ; ne ri s ulte re bbe un tasso di perdite ancora più elevato di quello attribuito agli austriiaci, in qu a nto un iden tico num e ro di scariche vie ne ricevuto dall'unità attaccante, ma sempre a dista nze inferiori.
La conclusione davvero significativa che si può ricavare da queste prove è che , in ogni caso, l'unità in difesa sarebbe teoricamente stata in grado di obliterare, più o meno completamente , l'unità attaccante con il proprio fuoco.
In termini più espliciti, un battaglione france se con una forza te orica (e quindi difficilmente effettiva alla vigilia di uno scontro) di 840 uomini. che avesse tentato di attaccare una similare unità, poniamo, prussiana , con una forza pressappoco pari, avrebbe subito durante l'approccio 493 morti e feriti , quasi il 59% della forza totale; in una situazione operativa , le perdite sarebbero poi probabilmente state ancor più elevate, a causa della maggior densità di una colonna di fanteria rispetto ad un bersaglio teorico.
Nel caso poi che le posizioni fo s sero state invertite, 1'unità attaccante avrebbe s ubito, nell'ipotesi più estensiva. addirittura 780-790 perdite, ben oltre il 90 % ; in entrambi i casi, si tratta di livelli di perdite molto al di sopra di quelli sosterubili, nell ' ipotesi più ottimistica, anche dalla più indurita e motivata unità d'élite.
L'unica discrasia , in questo quadro teoricamente perfetto , è costituita dal fatto che , storicamente, le cose non andavano così! Al contrario, tutto fa pensare che la fanteria fosse costantemente in grado di arrivare a contatto con i difensori per il corpo a corpo o , molto più comunemente, vederne il morale rotto , prima del contatto, dalla sua avanzata apparentemente inarrestabile; tutto questo a dispetto delle salve , teoricamente micidiau, che i difensori avrebbero dovuto spedirgli addosso (o più probabilmente, sopra le loro teste).
1n conclusione , quale si può credere fosse l'efficacia della moschetteria all'inizio del diciannovesimo secolo? Prima di tutto , risulta apparente che il risultato di una salva di fucileria poteva essere estremamente mutevole: dai dati risulta una vera e propria fascia dj variabilità , per giunta molto ampia.
Un'altra considerazione nasce spontanea da un esame, anche superficiale, dei due episodi di Roverbella e Gohrde: a dispetto di situazioni tattiche molto simili , e di perdite comparabili inflitte con modalità identiche, il risultato finale dello scontro non avrebbe potuto essere più diverso: conferma ulteriore, se bisogno ve ne fosse, dell ' importanza decisiva del fattore morale, prevalente sul mero dato "meccanico" delle perdite subite. In entrambi i casi, che potremmo classificare alla luce di quanto detto come emblematici del "limite superiore" della banda di risultati prevedibili per una salva ben eseguita, gli effetti furono deci s ivi, ma in modo diametralmente opposto.
Infine, la conoscenza , da parte degli ufficiali, tanto delle limitazioni dell'efficacia della moschetteria, quanto della disponibilità di munizioru, risultava probabilmente in uno sforzo, da parte dell'elemento di comando , teso a limitare il fuoco ai momenti tattici più favorevoli a massimizzarne l'efficacia; ciò equivale a dire che si cercava di aprire il fuoco a distanza ravvicinata, anche per sfruttare l' impatto, sul morale dell ' avversario , di una prima raffica il più distrutti va possibile, tattica nella quale i britannici furono maestri. Altri eserciti, quello francese in particolare, svilupparono invece nuove ed efficaci alternative ali 'utilizzo della moschetteria come prodromo ali 'azione d'urto, come si vedrà più avanti.
Tutte queste informazioni si combinano nel suggerire che la pratica comune fosse quella di sparare una, od al massimo due salve , contro una formazione di fanteria attaccante. Tutta la restante parte della azione di fuo,co complessivamente effettuata dalle fanterie contrapposte nel corso di uno scontro si verificava, con ogni probabilità , fra unità, spesso in linea , che si colpivano reciprocamente a distanza comparativamente più elevata (oltre i 100 passi/75 metri), nel mentre restando ferme sulle proprie posizioni, dando vita ad uno scontro a fuoco protratto nel tempo ma con effetti poco incisivi: un modulo tattico profondamente diverso da quello prevalente , in situazioni consimili, nell'epoca d'oro delle tecniche lineari fredericiane.
Quanto detto non fornisce tuttavia una risposta soddisfacente al quesito sulla reale efficacia della moschetteria in un contesto tattico operativo: troppe sono le variabili, e troppo scarsi i dati
oggettivi d i sponibili. Ciò premesso, la tavola 12 è, come anticipato, un tentativo di riassumere quest i dati e le conclusioni che da essi possono essere tratte in una sorta di schema organico, una rappresentazione anche visi va e ragionevolmente plausibile dell ' efficacia delJa moschetteria del periodo in esame.
La curva "di picco", per brevità denominata "prussiana", rappresenta l'efficacia della moschetteria così come venne de terminata in seguito ai tests fatti eseguire da Scharnhorst; quella ''inferiore", chiamata "Roverbella-Gohrde", allo stesso modo sintetizza gli effetti rilevati da questi due episodi tattici. Esattamente a metà strada fra queste due, è stata tracciata una terza curva, denominata "di stima" (perché tale è).
La zona compresa fra la curva "prussiana" e quella " di stima", che potremmo chiamare "zona l ", rappresenta la condizione ottimale: truppe di grande esperien za, che sparano con moschetti in perfette condizioni e senza alcuna distrazione; la possibilità che una salva effettuata in condizioni di battaglia andasse a cadere nella zana 1 deve essere considerata un vero e proprio caso di intervento div in o.
La zona compresa invece fra la c urva "di stima" e quella "Roverbella -Gohrde", che chiameremo "zona 2", i ndividua l a fascia di effetti che ci si potevano ragionevolmente attendere, a mio avviso, dalla prima salva sparata da un'unità veterana sul campo di battaglia, con moschetti puliti ed un buon co ntrollo di fuoco .
La banda di risultati che si trova poi al di sotto della curva " Roverbella-Gohrde", ovvero la "zona 3", comprende tutti i possibili, e diversi, effetti della mosc hetteria nelle altre situazioni tattiche: si è individuato il suo limite superiore nella curva creata per l 'appunto dai risu l tati di sal ve effett ua te da tru ppe di q ualità sta ndard in condizioni di battaglia ottimali ; da questa, l 'efficacia degrada progressivamente finchè il fuoco di fucileria cessa di essere u n fattore oggettivamente rilevante nel determinare l'esito di uno scontro.
T avola 12: e fficacia pro babile d e lla mosc hette ria s ul ca mpo d i battaglia -+- Prus sia S t ima - - Ro v.-Go hrd e
Resta ancora da dare una risposta ad un ultimo quesito, ovvero per quali mo ti vi non veni sse fatto un uso pi ù ampio di armi a canna rigata.
L e ragioni sono molteplici : maggior costo di produzione e manutenz io ne, necessità di un addestramento specifico, in particolare a l tiro mira to, che le gerarchie militari dell'epoca non erano psicologicamente preparate ad estendere alla general ità della fanteria , oppure de l quale non si vedeva la necessità, avendo ormai relegato l a fucile r ia a compiti tutto sommato seco ndari; la
scuola di pensiero francese, infatti, propugnava (ed applicò con grande efficacia) la teoria secondo la quale il nemico dovesse essere sconfitto dall'effetto morale delle colonne di fanteria lanciate alla carica, dopo essere stato adeguatamente indebolito dal fuoco di poderosi concentramenti d 'ai1iglieria detti "grandi batterie". Tale s istema venne progressivamente adottato, con risultati variabili, da tutte le grandi potenze europee eccettuata la Gran Bretagna.
Tuttavia, insieme ai problemi di costo, il si ngolo fattore che più di ogni altro contribuì a mantenere le armi rigate un equipaggiamento da specialisti, fu probabilmente il caricamento lento e laborioso che queste imponevano.
La cadenza di tiro di una carabina era, come si è visto, da due a tre volte inferiore rispetto a quella di un moschetto; e dal momento che la sua maggior precisione non compensava il s uperiore volume di fuoco che l 'anna a canna li scia poteva produrre alle cruciali distanze a] di sotto dei 100 passi, dove la precisione delle due anni, fra l'altro , non differiva di molto, l'adozione generalizzata di armi rigate non sarebbe stata, in effetti, giustificata.
Solo l'avvento del1a pallottola ad espansione Minié , quasi quattro decenni dopo il termine delle guerre napoleoniche , avrebbe finalmente conferito alla fanteria la possibilità di dotarsi di un ' arma a canna rigata dotata di un'affidabilità e di una cadenza di tiro pari o superiori a quelle possedute dai moschetti lisci (per quest'epoca dotati di innesco a luminello).
Vi furono, in effetti, alcuni tentativi nella direzione del fuoco mirato (3), e di un allungamento delle distanze d'ingaggio; ma le limitazioni intrinseche delle armi in dotazione e, paradossalmente, le nuove tattiche d'artiglieria introdotte da Napoleone, che il larga misura supplivano a queste deficienze, contribuirono a confinare ancora per qualche decennio que sto trend nel campo delle esercitazioni teoriche.
LE TECNICHE DI FUOCO A LIVELLO DI BATTAGLIONE
L' uso generalizzato di una linea di battaglia formale fece sì che venissero sviluppate molte diverse tecniche di fuoco, alcune condivise da tutti i principali eserciti europei, altre peculiari ad alcuni di essi.
Il modo più semplice di esaminare i vari sistemi in uso consiste nel farlo nazione per nazione.
Il battaglione francese poteva fare fuoco per peloton, per divisione, per demi-rang o per battaglione.
Nel fuoco per peloton, sparavano alternativamente ed in successione i demi-pelotons dispari (1 °, 3°, 5° e 7°) oppure quelli pari (2°, 4°, 6° e 8°) delle sole compagnie fucilieri, in modo che metà del battaglione avesse sempre le ai·mi cariche ed il fuoco venisse distribuito sull'intero fronte; il peloton granatieri costituiva la riserva di fuoco di battaglione , e faceva fuoco indipendentemente e su comando, senza suddividersi in sezioni, mentre lo stesso accadeva nei casi, rari, .in cui il peloton di voltigeurs non fosse stato distaccato.
Il fuoco per divisione (coppia di compagnie) veniva eseguito secondo uno schema simile, ma avente come modulo base ilpeloton invece che la sezione (o demi-peloton).
Il fuoco per demi-rang avveniva, come rivela il tenni ne, avendo un mezzo rango come unità di fuoco, e veniva effettuato con la seguente sequenza: la metà destra del primo rango, la metà sinistra del seco ndo, la metà destra del secondo, la metà sinistra del primo. fl terzo rango, come vedremo, non sparava.
Nel fuoco per battaglione, sparava per primo con tutti e due i ranghi contemporaneamente il primo battaglione (di solito schierato all'ala destra del reggimento), poi il secondo e cos1 via; ogni battaglione effettuava la sua salva solo quando quello che lo precedeva nella sequenza di fuoco aveva ricaricato i moschetti.
Esisteva infine il fuoco non regolato da comandi, o feu a volonté, nel quale ogni soldato sparava liberamente quando aveva ricaricato e scelto un bersaglio; anche in questo caso, il terzo rango non sparava.
Il Rég lement de 1791 aveva infatti istituito, contrariamente a quanto prescritto dai regolamenti precedenti, il fuoco su due soli ranghi. Questo in quanto sì era constatato che il fuoco del terzo rango era poco efficace, ed in talune situazioni addjrittura pericoloso, e comunque fonte di distrazione, per i primi due ranghi. Inoltre , esso era praticabile solamente facendo sparare gli uomini del primo rango dalla posizione inginocchiata, dalla quale era poi molto difficoltoso convincerli ad alzarsi. Nel nuovo sistema , gli uomini del terzo rango non facevano fuoco, ma caricavano i moschetti dei compagni dei primi due e li passavano avanti.
Che il peticolo per gli uomini dei primi due ranghi fosse reale venne dimostrato ad us ura ne] 1813: in quell'anno venne infatti ordinata un'inchiesta per appurare la natura di un gran numero di ferite apparentemente autoinfhtte fra i soldati della fanteria francese, Giovane Guardia compresa; si scopri che, contrariamente alle apparenze, la causa era costituita dall'inesperienza delle reclute del terzo rango , che eccitate dalla battaglia, non potevano resistere alla tentazione di far fuoco esse stesse, con il risultato di molte ustioni e ferite, alcune delle quali mortali, al capo e agli arti superiori dei soldati dei primi ranghi.
La fanteria francese era poi addestrata al fuoco in movimento: in questo caso, il fuoco veniva eseguito da tutti e tre i ranghi, con il primo inginocchiato: ogni peloton a turno avanzava, poi faceva fuoco e quindi ricaricava nel mentre che la manovra era eseguita dalle altre compagnie. L'avanzata si compiva con i pelowns disposti en échequer, cioè a scacchiera, che veni vano avanti in successione.
Anche il fuoco per rango veniva eseguito dall'intera unità; per effettuarlo, gli uomini del terzo rango si spostavano a destra di circa 20 cm. e sparavano così in mezzo alle file dei primi due. Questo tipo di fuoco era effettuato, come dice il nome, un intero rango alla volta, mentre gli altri due trattenevano il fuoco o ricaricavano a turno; il terzo rango s parava per primo, quindi il secondo, infine quello frontale, e la sequenza di fuoco veniva sempre rispettata con il massimo scrupolo. Questo tipo di fuoco era particolarmente utile per respingere gli attacchi di cavalleria, dal momento che ogni salva scaturiva dall ' intero fronte dell ' unità , che conservava in aggiunta una "riserva" di fuoco sempre disponibile per rintuzzare attacchi di sorpresa. Il s istema non funzionava sempre, e varie nazioni svilupparono tattiche di cavalleria appositamente concepite per costringere la fanteria nemica a fare fuoco con tutti i suoi moschetti, e trovarsi così alla mercè delle sciabole dei cavalieri prima di aver potuto ricaricare.
Nell ' esercito britannico, il fuoco poteva essere eseguito per battaglione, per mezzo battaglione (wing, metà battaglione calcolato dal centro geometrico all'ala estrema destra o si nistra) o per grand divisions (coppie di compagnie). Quale che fosse l' "unità di fuoco", il tiro poteva essere per rango o per gruppo di file ; sebbene vi fosse in temia anche una modalità di fuoco individuale, essa era raramente usata al di fuori dei battaglioni di rifles o di fanteria leggera.
La superiore disciplina di fuoco del piccolo esercito inglese , formato da professionisti , è dimostrata dal fatto che i britannici non rinunciarono mai a fare fuoco con tutti e tre i ranghi , quando presenti (4): a questo fine , il primo faceva fuoco senza cambiare posizione, ma tal volta inginocchiandosi; il secondo si spostava a destra di mezzo passo ed il terzo rango di un intero passo, in modo da poter sparare negli intervalli fra le file, c he venivano cosl ad essere temporaneamente sfalsate. Quando il fuoco di battaglione avveniva "per rango", ognuno di questi effettuava la sua sal va su comando, quindi iniziava immediatamente a ricaricare, e le pause fra le scariche erano calcolate per far sì che vi fosse sempre almeno un rango con i moschetti carichi. 11 battaglione poteva anche far fuoco per fila o gruppo di file. In questo caso , gli uomini delle due file al centro del battaglione, o dei due gruppi di tre file a destra e a sinistra del centro geometrico, assumevano
la posizione di tiro già descritta e facevano fuoco; immediatamente dopo, la manovra era ripetuta dalle due file, o gruppi di file, adiacenti verso le ali, e così via. In questo modo, il fuoco sembrava spostarsi dal centro de] battaglione verso le due ali; non appena aveva ricaricato, ogni fila o gruppo di file sparava nuovamente, secondo la stessa sequenza, ma sembra che, generalmente, questa venisse in realtà rispettata a livello di compagnia più che di battaglione.
Quando il fuoco veniva invece effettuato a livello di wing, ogni mezzo battaglione faceva fuoco in completa indipendenza secondo le stesse modalità adottate nel fuoco per battaglione, con la differenza che la "direzione" di questo poteva essere dal centro verso le ali o viceversa. Anche in questo caso, il controllo del fuoco era per compagnia. Se il battaglione contava le dieci compagnie regolamentari , e quindi ogni wing ne comprendeva cinque, veniva fatta una pausa corrispondente al tempo richiesto per eseguire due movimenti della sequenza di caricamento (circa sei secondi) fra il fuoco di ogni compagnia e quello della successiva, in modo tale che, quando l'ultima di queste avesse sparato, la prima fosse nuovamente pronta al fuoco, mantenendo così una sequela ininterrotta di sa l ve. Se viceversa ogni wing comprendeva solamente quattro compagnie, la pausa diveniva di tre movimenti, o circa nove secondi, e lo stesso avveniva se il fuoco veniva eseguito per grand divisions anzichè per compagnie.
Infine, nel fuoco per grand divisions, che poteva essere effettuato secondo tutte le modalità descritte , l'unica differenza era costituita dal fatto che le varie sequenze erano rispettate solamente a livello di coppia di compagnie.
Nell'esercito prnssiano del 1792-1807, le tecniche di fuoco ricevevano una grande cura, come era confacente agli eredi del grande Federico.
Venivani impiegate tutte le modalità descritte per i britannici, tenendo presente che i battaglioni prussiani erano organizza ti , in questo periodo, su 4 o 5 compagnie, pertanto l'unità di fuoco fondamentale individuata dal manuale del 1792 era la halb-compagnie, o mezza compagnia; nell'esercito prussiano iniziava il fuoco la halb -compagnie schierata ali' estrema ala destra, e questo procedeva lun go il fro nte del battaglione verso la sinistra. In aggiunta a quelle già descritte, venivano anche usate modalità di fuoco in cui tutti e tre i ranghi di una mezza compagnia sparavano contemporaneamente, e le salve si succedevano a compagnje alternate, per esempio quelle dispari da destra a sinistra, quindi le pari a "ritornare" da sinistra a destra, oppure con tutte le compagnie in sequenza, e quindi solamente da destra a sinistra.
Vi era poi una fmma aggiuntiva di fuoco in movimento, nella quale la halb-compagnie posta aLI'estrema ala destra si an-estava, mentre il resto del battaglione continuava ad avanzare, e faceva fuoco; quindi , al comando, la stessa unità metteva i moschetti a spal l 'arm e, senza ricaricare, raggiungeva il resto del battaglione. Non appe na questo era avvenuto, la s te ssa manovra veniva iniziata dalla mezza compagnia immediatamente a sinistra, e ripetuta in successione e nello stesso ordine da tutte le altre.
Un procedimento simi le permetteva poi di esegui.re il fuoco in ritirata, co n ogni halb-compagnie che, a turno, faceva fronte al nemico e sparava, per poi riunirsi al battaglione; anche in questo caso, non erano contemplate soste per ricaricare le anni, il che dà una misura della limitata efficacia pratica di alcune delle più complicate evoluzion i fra quelle tratteggiate nel manuale del 1792.
Un'ulteriore forma di fuoco era costituita dal cosiddetto "fuoco da cacciatore" (jaegerfeuer o jagdfeuer), concepito per opporsi a piccoli gruppi di schermagliatori avversari che, pur non meritando una salva di battaglione, fossero sufficientemente aggressivi da richiedere una risposta. In questa circostanza , uno o più paia di file (costituite ognuna, si ricorda, da tre uomini , uno per rango) avanzavano di otto passi davanti al grosso del battaglione, si schieravano in due ranghi ed effettuavano una salva, prima di riformarsi nuovamente su tre e riprendere posto in formazione. Una manovra simile permetteva, durante una ritirata, di tenere a bada gruppi di inseguitori se di scarsa cons istenza od aggressività.
li Regolamento del 1812, i cui dettami costituirono la base delJe tecniche di fuoco util izzate dal nuovo esercito prussiano nelle vittoriose campagne del 1813-14 e 1815, mantennero gran parte delle modalità previste dalle I struzio ni del 1792 , ma introducendo una modifica signjficativa, cioè l'elimi nazione della posi zione inginocchiata del primo rango e, contestualmente, prevedendo l'azione di fuoco per i soli primi due ranghi, seco ndo il modello francese.
Tutta via, spinto dallo zelo che spesso anima i convertiti, e giustificato dalla vertiginosa espansione che incorporò neJle forze armate masse di reclut e inesperte, il g iovane ese rcito pru ssiano della Befreiungskrieg po1tò all'estremo il rifiuto delle tattiche lineari, facendo uso quasi esclusivo della colonna supportata ed integrata da truppe le ggere; per questo motivo, tutto lasc ia credere che l'unico sistema di fuoco effettivamente praticato dalle truppe di linea fosse quello per rango; nelle rare occasioni in cui venivano impiegate tecniche di fuoco diverse, l'unità-base era la compagnia (denominata, ai fini tattici , "divisione") o la mezza compagnia, denominata ora peloton. Le efficaci e ben addestrate truppe leggere,fusiliere,jaeger e schutzen, impiegarono invece un insieme di tecniche molto più variegato ed articolato, come s i vedrà nel capitolo loro dedicato.
Anche l'esercito austriaco, come quello prussiano, praticò almeno fino alla campagna del 1809 le tradizionali tecniche di fuoco lineare di retaggio settecentesco, delineate ne l R eglement del 1769; la lunga serie di rovesci, anche tattici, subiti ad opera delle mmate frances.i rivoluzionm·ie sensib ilizzò tuttavia almeno una parte dell' establishment militare alla neces si tà di un'evoluzione. La moderata riforma opera dello sfortunato generale Mack, inopportunamente introdotta poco prima della disastrosa campagna del 1805, fece un primo, importante passo nella direzione giusta, abolendo il fuoco del terzo rango.
Le resistenze erano tuttavia forti, ed ancora al tempo di Austerlitz le fanterie in bianco conservavano un imponente bagaglio di tecniche di fuoco in linea , simili in tutto e per tutto a quelle britanniche già esaminate, con la differenza che non era previsto il fuoco per wing o equivalente, ma solo per battaglione , divisione (coppia di compagnie) o compagnia (i battaglioni austriaci erano organizzati, come quelli francesi post-1808 , s u sei compagnie).
Le riforme attuate negli anni 1806-7, sotto il patrocinio dell'Arciduca Carlo, provocarono una profonda rivoluzione nel sistema tattico austriaco, sebbene con effetti re si incompleti dalla intrinseca fragilità motivazionale di un esercito etnicamente molto variegato. Il s istema di fuoco restò tuttavia pressochè invariato, a parte l'abolizione della pos izione in ginocchio per il primo rango , ma nella pratica valgono in larga misura le considerazionj fatte a proposito delle fanterie prussi ane: nella campagna del 1809 , ed ancor più nel 1813-14, la prese nza nei ranghi di un importante numero di personale con scarso addestramento, ancor prima c he l'evoluzione del s istema tattico, impose un utilizzo quasi esclusivo della colonna, e di tecniche di fuoco altrettanto semplici. In conclusione, tutto lascia pen sare che l'unica modalità di fuoco regolarmente impiegata dall'esercito austriaco durante le ultime campagne fosse il fuo co p er rango , a livello di battaglione, divisione o compagnia; anche in questo caso, come si vedrà facevano eccezione le truppe leggere, in particolare gli eccellenti jaegers tirolesi.
Quanto detto riguardo l'esercito austriaco può essere considerato valido anche nei confronti di quello russo, con qualche sig nificativa differenza.
La base teorica delle tecniche di fuoco ru sse era costituita dai manuali del 1796 e 1797: concepiti e pubblicati durante i] regno dello zar Paolo I , notoriamente filopru ss iano nonchè pedissequo imitatore ed ammiratore di Federico il Grande , questi riproducevano nei dettagli le tecniche di fuoco elaborate dal manuale prussiano del 1792.
A differenza di quello prussiano , tuttavia, l'esercito russo possedeva una solida tradizione di amore per la baionetta: senza dubbio a causa della diversa (ed inu si tata) struttura s ociale , il materiale umano che costituiva tanto la bassa forza, quanto il corpo ufficiali possedeva caratteristiche
profondamente differenti ed uniche, si ngo larmente inadatte ad ottene re la rigida ed esatta disciplina di fuoco richiesta dall e tecniche prussiane.
La qualità generalmente scadente de ll 'armamento faceva il resto, e a dispetto di quanto delineato nei successivi manual i, l'esercito russo esibì, ancora in pieno Settecento, u na sua propria propensione per l'azione d'urto della fanteria.
L'addestramento al fuoco de l fante russo non era, a lm e no in teoria , granchè differente da quello prussiano: gli si insegnava a sparare per compagnia , per peloton o per ran go , ed anche pe r fila o gruppo di file. Già nel 1796, tuttavia, il fuoco del terzo rango venne abo lito. e vi sono indi zi che fanno pensare che, anche durante le prime campagne del periodo napoleonico , la colonn a fosse preferita a ll a linea Le spaventose perdite di personale sostenute durante l ' invasione del 181 2, e l a conseguente immissione nei ranghi d i grandi quantità di reclute inesperte. contribuirono poi a far sì che, nelle u ltime campagne, si facesse uso pressochè universale della colonna, tanto in un ruolo offensivo quanto difensivo, e t utto lascia credere che l'unica tecnica di fuoco praticata con regolari tà fosse quella per rango, od addirittura su base indiv iduale, a livello di divisione o peloton più che di battaglione
Un'altra considerevole motivo di differenziazione dalle altre potenze europee era infine costituito dalla perdurante difficoltà a produrre truppe leggere di buona qualità: l e doti di iniziativa e flessibilità necessarie non erano evidentemente diffuse fra i soldati della Santa Russia, il cui esercito arrivò alla fine de ll e guerre napoleoniche senza una fanteria leggera realmente versata ne ll e tattiche, non solo di fuoco, proprie di quest'arma.
L'USO DELLA BAIONETTA
La prima funzione della baionetta restava, nel periodo napoleonico, quella di trasformare un a formazione d i fanteria in un ' istrice, irta di punte metalliche , che soddisfatte alcune condizioni, potesse con siderarsi al sicuro dalle emiche della cavalleria. La sua altra funzione, a parte quelle improprie ma molto diffuse di spiedo, appendiabi t i o picchetto da tenda, era quella ormai molto secondaria di conferire al fante una capac ità offe nsiva a distan za ravvici nata
La frequenza e le modalità con le qua l i la baiooetta veniva effettivame nte impiegata in quest'u ltimo ruolo costitu iscono uoo dei quesiti ancora aperti riguardo la ben documentata epoca in esame. La famosa citaz ione dal gra nde Suvarov, secondo i l quale " la baionetta è una brava ragazza, ma il moschetto è una p ", parafrasata qualche anno dopo dal sanguigno Bagration con parole molto s im ili, potrebbe a prima vista costituire una summa del pensiero tattico russo , con la sua ben nota propensione per l'arma bianca alla quale già si è accennato.
Anche l a fa mili are imm agine delle colonne francesi, irte di baionette, lanciate all ' assa lto a l g rido di Vive l'Empereur !, accreditata da infiniti resoconti di testimoni oculari dell 'epopea napol eoni ca, potrebbe facilmente far pensare ad un gagliardo uso della baionetta, come del resto indun-ebbero a c redere i furibondi scon tri a distanza ravvici n ata fra l e case di Aspem, Mockern o Plancenoit (5) Solamente i soliti inglesi parrebbero essere rimasti esenti, nel loro disdegnoso isolamento in su lare , a questa apparente frenesia a favore dell 'arma bianca da parte della fa nte ria , ed anch 'essi, del resto, solo parzialmente, in quanto la sorte de ll e colonn e francesi malmenate dalle micidiali salve di moschetteria delle giubbe rosse britanniche veni va anch'essa decisa da una controcarica finale, ovviament e all a baionetta.
GU indizi so no tanti , ma la realtà era invece ben diversa . Il ben noto rapporto di Lairey, Chirurgo-Generale della Guardia Imperiale, è meno significativo di quanto sem bri : redatto d opo la campagna del 1807, co nt ie ne l'affermazione che solamente i l 2% circa delle ferite trattate erano state pro dotte da co lpi di baionetta; non bisogna tuttavia d imentic are c he il rapporto è limitato
alla Guardia, la cui fanteria non fu mai seriamente impegnata in questa campagna, al contrario della cavalleria, fra la quale però era per definizione molto raro trovare ferite di baionetta.
rfatti che rivelano un uso quasi esclusivo, ed in questo senso sempre più deliberato, della baionetta come arma puramente psicologica sono altri, ma non per questo scarsi o poco significativi. Con viene, nel!' esaminarli, partire dalla coda.
L'utilizzo fatto dai britannici della carica alla baionetta , che verrà esaminato in dettaglio nella parte dedicata alle tattiche, era quello fredericiano: eseguito in linea, l 'attacco doveva dare il colpo finale ad un nemico già demoralizzato e scompaginato dalla moschetteria. Contrariamente alle apparenze, questa era anche la tattica usata dalle annate francesi della Rivoluzione , a parte un breve p~riodo nel 1793-94 nel quale, causa l'affrettata immissione nei ranghi di una gran quantità di personale inesperto, e la falcidie subita per varie cause dai quadri , ci s i era dovuti affidare alla rozza tattica dell' "orda e schermagliatori".
Fu negli anni del Consolato, ed ancor più con l'Impero che venne invece istituzionalizzato l'uso della colonna come formazione d'attacco , nel quale la funzione preparatoria della fucileria veniva ora assolta da sempre più importanti concentramenti d'artiglieria , spesso impiegata a distanza ravvicinata. La stessa linea evolutiva venne perseguita , con convinzione ed effetti più o meno completi, dalle altre potenze europee fra il 1808 ed il 1815 , ancora una volta con l'eccezione dei pervicaci britannici.
I riferimenti precisi a quanto effettivamente accadeva una volta che si arrivava allo scontro ravvicinato fra fanterie sono, ancora una volta, pressochè inesistenti; tuttavia , un ' analisi dei molti riferimenti indiretti esistenti, integrati anche in questo caso dagli esiti del già ricordato scontro di Roverbella, fanno pensare che nell'uno come nell'altro caso non si giungesse, se non molto occasionalmente, al contatto fisico: semplicemente, il moraJe dell'attaccante o quello del difensore crollavano prima.
NOTE AL CAPITOLO l
(l) Archivio di Stato di Milano. Sez. lncartamenti del Minjstero della Guerra 1805-14 , cart. l4/a.
(2) Quistorp , B. von , Die Kai serliche Russisch-Deutschen Legion , Berlino 1843 , p. 99 e sgg
(3) Per esempio, nel regolamento austriaco per la fanteria del 1808 , oppure in quello britannico per la fanteria leggera ( 1798. mod. 1806).
(4) Riguardo l' annosa questione dello schieramento lineare su due o tre ranghi, vedasi il Cap. li.
(5) Per altri esempi, si vedano p. es. gli scontri nel centro abitato di A spem ( I 809). iii quello di Mockem ( I813) od in queJJo di Plancenoit (durante il pomeriggio di Waterloo).
La seduta militare corretta, da un manuale reggimemafe contemporaneo (colle:.. dell'autore).
CAPITOLO II
LE TATTICHE DI FANTERIA
Tanto la fanteria di linea quanto quella leggera utilizzavano, per le manovre fondamentali da esegujrsi sul campo dì battaglia, gli stessi regolamenti; la fanteria le ggera spesso possedeva tuttavia uno o più manuali supplem e ntari , che coprivano le evoluzioni connesse co n i compiti di picch etto e schennaglia prop1i della specialità.
Vi erano comunque tre formazioni di base che venivano comunemente impiegate da ambedue i tipi di fanteria: la linea, la colonna ed il quadrato.
LA LINEA
La linea è probabilmente la più sem plice fra le formazioni usate dagli eserciti di questo periodo. Essa poteva essere fonnata a partire dal più piccolo e lemento di manovra più grande di una fila, fino ad arrivare al battaglione o all'intero reggimento schi erato in linea di battaglia. Ciò significa che la linea era organizzata in modo tale da possedere una profondità ru tre (o, come vedremo, due) ranghi ed una larghezza, o fronte, tanto estesa quanto lo permetteva il numero di effettivi a disposizione, compresi gli intervalb standard fra le file ed i singo li elementi di manovra.
Nella tavola 13 sono elencate, a titolo comparativo, le dimensioni di una compagnia e di un battaglione schierato in linea; a causa dei successivi cambiamenti nel! 'organizzazione interna di queste unità nel corso del periodo in esame , queste dimensioni sono elencate in base all 'a nno a partire da l quale ebbe effetto una modifica di organico, e sono basate sulla piena forza teorica di ogni unità.
Fronte di una compagnia (mt.) Fronte di un battaglione {ml.}
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DUE RANGHI O TRE RANGHI?
Una controversia che dura ormai da molti anni ha per oggetto il mancato uso, o presunto tale, della linea su due soli ranghi di profondità da parte dell'esercito francese e delle altre forze armate europee, dopo che la fanteria britannjca aveva apparentemente dimostrato ad usu ra l ' aumento della potenza di fuoco ottenuto con l'uso deliberato e sistematico di questa formazione.
Tavola 13: Dimensioni dell e unità di fanteria in Linea di battag lia
Và innanzitutto so ttolineato c h e, indipendentemente dall'effettiva volontà da parte britannica di adottare una formatione meno profonda al fine di aumentare la polenta di fuoco della propria fanteria, la filosofoa tattica dell'esercito francese era profondamente diversa. e fu a questa che si ispirarono gli altri eserciti europei per quel generale ciclo di revisione organica e tattica. compiuto dopo le sconfitte del 1805 - 7. dal quale nacquero le armate che nel 1814-15 ebbero infine ragione di Napoleone.
In base a questo sistema, il fuoco di fanteria perdeva , in particolare in una situaz ione offensiva, gran parte della sua rilevanza tattica, in quanto la funzione preparatoria a ll a stoccata finale, co~tituita dalla carica alla baionetta, era svolta dal fuoco di artiglieria, concentrato e spesso eseguito da breve distanza: basti vedere a questo proposito l a g rande espa ns ion e, e fortuna tattica, conosciuta dall'artiglieria a cavallo nel periodo 1808-15. Ciò premesso. ri s ulta ev ide nte che, con ques ti presupposti, la più veloce ed agile colonna era da preferirsi alla lenta e goffa linea, essendo diventata largamente irrilevante la scarsa potenza di fuoco posseduta dall ' ordre profond; il fatto poi che quest'ultima formazione cos titui sse un eccellente bersaglio per l'artiglieria ven iva in una qualche misura accettato come inevitabile, sebbene i soli ti francesi. quantomeno nei loro anni migliori, continu arono ad utilizzare occasionalmente la linea proprio per minimizzare le perdite quando sottoposti a sbarramenti d'artiglieria particolarmente inten si. tanto durante un movimento offe n sivo quanto sulla difensiva.
In una postura difensiva, solo il più maturo eserc ito francese conser vò intatta si no alla fine la capaci tà di utilizzare la linea, mentre gli a ltri eserciti contine nta li rimasero affezio n ati alla co lo nn a cui si erano co nvertiti con tanta convinzione. con tutte le conseguenze del caso: anche in questa contingenza, comunque, il fuoco della fanteria, fos e essa in l inea od in colonna, rimaneva del tutto subordi nato a quello d ei poderosi schieramenti d 'a rtiglieria messi in campo a partire dal 1809 da tutti g l i eserc itj contine nt a li ; solo quello britannico rimase ancorato, con più fortuna che lungimiranza , alla filosofia difensiva settecen tesca, che i affidava in primo luogo al fuoco di fanteria, con la conseguente, perdurante dispersione delle batterie lungo tutto il fronte di battaglia.
Solo parecchi anni dopo la co nclu sio n e delle guerTe napol eonic he nacque l' assioma in base al quale la funzione dell'artiglieria durante un movimento offensivo era quella di colpire in controbatteria i canno ni nemici mentre, in una postura difensiva, il suo obbiettivo erano invece le fanter ie nemiche lanciate all'attacco: per il momento, le caratteristiche dei pezzi e del munizionamento erano tali da scoraggiare un approccio così rigido , e la grande batterie veniva vista, con un certo, giustificato entusiasmo, sempl icemente come un potente mezzo per aprire un varco nello sch ieramen to nemico o, in subordine, per "spu ntare " un'offensiva avversaria.
Se l e tattiche lineari tanto care agli inglesi era n o di c hiara ori g ine settecentesca, anche l'utilizzo della formazione su due ranghi ha dei precedenti, e significativi, nel secolo de l grande Federico. Propri o un generale prussiano, il principe di Anhalt-Dessau, meglio conosciuto come der Alte Dessauer, "i l Vecchio Dessau", introdusse nel I 760 la formazione su due ranghi, che venne utilizzata con discreta frequenza dall'esercito prussiano sino alla fine della Guerra dei Sette Anni nel 1763.
Cont rariamente a quanto spesso s i afferma, il motivo di questa novità non fu, pur nel periodo c he vide l'apogeo (e, potremmo dire, la div inizzazione) della linea, l'aumento della potenza di fuoco della fanteria, ma bensì la se mplice conserva:ione di un livello appena accettabile di potere offensivo e difensivo per una fanteria che era uscita assai male dalle durissime campagne dei due anni precedenti: un espedie nte, abbastanza disperato, escogitato per far fronte ad una s ituazio n e di assoluta emergenza. quale il preoccupante declino qu a litati vo e quantitativo subito dalla fanteria prussiana in quegli anni .
I dettami del rego lamento del 1778 rafforzano ulteriormente l'impressione: la formazione sta ndard della fanteria resta, ovviamente, la linea , ma su tre ranghi; l 'utilizzo della formazione
su due soli viene riconfennata come ua espediente, da utilizzarsi solo in particolari situazioni di scarsità di effettivi per coprire ugualmente un determinato fronte. Il regolamento prussiano del 1792 conferma al riguardo quanto prescritto dal precedente, con la sola eccezione dei battaglioni fucilieri i quali, essendo truppe leggere, vengono da quell'anno effettivamente schierati su due ranghi.
Anche in Francia vennero fatti esperimenti in questo senso: i decenni compresi fra la fine della Guema dei Sette Anni e la Rivoluzione costituirono uno dei periodi più fecondi per il pensiero militare francese; pungolati dalla catena di sconfilte subite in questa guerra ad opera dei prnssiani e, soprattutto, degli ing1esi, i teorici militari transalpini tentarono di sviluppare una "via francese" alla condotta della battaglia.
Uno dei p1imi e più importanti effetti del risultante dibattito fu la creazione di un 'aitiglieria potente e moderna, le cui enormi potenzialità ebbero modo di esprimersi già durante le guerre della Rivoluzione, per giungere a manirazione con l'Impero creato dall'ex-artigliere Napoleone; un 'altra risultanza fu costituita, come già s i è acce nn ato.dall'introduzione del Réglèment de 1791, che prevedeva fra l e altre cose l'impiego tattico della colo nn a di fanteria
Detto regolamento prevedeva peraltro che la linea di fanteria, cui si affidava ancora il ruolo prindpale durante lo scontro, si schierasse su tre ranghi, con la precisazione però che, qualora il numero delle file in un peloton fosse sceso a meno di 12 (il che equivale a dire che la forza della compagnia fosse divenuta inferiore a 36 effettivi), si sarebbe dovuta adottare la formazione su due ranghi.
Un concetto simile si ritro va, come s i è detto, nel manuale prussiano del 1792, ed anche in quelli britannici dello stesso anno e del J 807 . Nel 1813, Napoleone fonnu l ò piani per l'eliminazione del terzo rango dalla linea di fan te ri a, p er compensare la scarsità di personale; da ta la poca importanza riconosciuta al fuoco di fanteria nella filosofia militare francese dell'epoca, non è difficile credere che fosse propri o questo il m otivo che ispirò il progetto, la cui effettiva applicazione non è peraltro nota. Anche i commenti fatti dall'imperatore in margine al progetto, sull'uti lità del terzo rango, sono rivelatori: in generale, questo ve niv a usato per aggiungere "peso'' alla formazione. aumen t ando ne la so lidit à, e come riserva di personale utile p er colmare i vuoti nei primi ranghi. Vi erano anche svantaggi derivanti dall'uso del t erzo rango: il suo fuoco s pesso causava infatti perdite fra gli uomini dei primi due, in quanto, sebbe n e in teoria i suoi com ponenti dovessero so lo car icare i moschetti e passarli avanti, si co ns tatò che sovente i Marie-Louises dell e ultime campag ne, ipe recc itati dalla battaglia , provavano un desiderio insopprimibile di fare fuo co come i compagni dei primi ranghi; di qui gli inc identi , che a prima vista erano se mbra ti , tanto numerosi essi erano, casi di autoles ioni s mo.
Le tecniche di fuoco in uso precedentemente prevedevano , come si è detto, che tutti e tre i ran g hi sparassero, co n il primo inginocchiato proprio allo scopo di ev ita re in c ident i del genere; s i era tutt avia verificato c h e, una volta che si facevano inginocchiare gli uomini, era poi virtualme nte impo ss ibil e convincerli a rialzarsi, per esemp io per riprendere l 'avanzala.
I problemi legat i all'uso del terzo rango non erano tuttavia limitati alla mosch etteria. Anche ne ll 'eseg uire un attacco a ll a baionetta, gli uomini del terzo rango costituivano s pesso un perico lo pe r i compagni dei primi due ; mentre infatti questi ultimi poteva no vedere il ten-eno su l quale avanzavano, i componenti d e l terzo rango marciavano (ed eseguiva no un'eventuale carica ) pressochè alla cieca, con il costante pericolo di inciampare nei cadaveri o ne ll e asperità del ten-eno e cadere, magari conficcando la baionetta ne lla sch iena del compagno che s i trovava dav anti.
Per evitare questa peri colo sa si tuazione , i primi due ranghi avanzavano co n l e baionette abbassate, mentre il terzo teneva i mo sc h e tti quasi verticali; nel caso che il nemico avesse ceduto , quest' ultimo s i sarebbe s piegato in ordine di sc hermaglia (almeno nell'esercito prussiano pos t-
1808) per appoggiare il resto della propria unità lanciato all'inseguimento, mentre se il nemico avesse resistito alla carica, anche gli uomini del terzo rango dovevano abbassare le baionette per aggiungere il loro peso ad un'ulteriore carica.
La maggiore solidità conferita alla formazione di fanteria dalla presenza del terzo rango si rivelava in particolare preziosa quando questa era sottoposta ad una carica di cavalleria, e s i sc hi erava in quadrato. In ques to caso, la maggiore profondità si rivelava utile, e gli uomini dei primi due ranghi si sentivano rassicurati dalla presenza dei compagni alle loro spalle
A dispetto di tutte le controversie, il terzo rango restò in uso in tutti gli eserciti continentali almeno fino alla Guerra di Crimea, sopravvivendo a tutte l e esperienze maturate durante le guerre napoleoniche. Ciò indicherebbe che, tutto sommato, vi erano più ragioni favorevoli alla sopravvivenza di questa formazione di quanto non appaia a prima vista: diversi rispettabili teorici del periodo post-napoleonico difesero a spada tratta il terzo rango, sostenendo che esso conferiva maggiore solidità alla formazione di fanteria, e che, con un'adeguata disciplina di fuoco, si sarebbero potuti evitare, o limitare, gli incidenti.A proposito cli questi, viene da chieders i cosa stessero facendo i serrafile schierati dietro il terzo rango, per non notare che questo apriva il fuoco contrariamente agli ordini; si può supporre che non vi badassero , oppure che non stessero facendo attenzione. Nell'uno come nell 'a ltro caso , siccome la maggior parte degli incidenti avvenero nel 1813-14, è anche possibile che i quadri francesi fossero tanto scarsi di numero e di bassa qualità da non sapere come padroneggiare la situaz ione.
La supposizione che l'uso da parte britannica della thin red line s u due ranghi fosse nata dal desiderio di qualche generale di aumentare la potenza di fuoco delle truppe sotto il suo comando appare sempre più pereg rina , man mano che ci si addentra nei fatti. Ad oggi, ne ssun documento di un qualche valore storico noto all'autore supporta tale ipotesi. Al contrario, basta una lettura anche superficiale dei manuali inglesi per scovare un motivo altrettanto valido, e ben su pportato da testimonianze, per mettere in atto questa discussa pratica.
I regolamenti britannici, come quelli di tutte le altre nazioni europee , prescrivevano in modo esplicito che un battaglione di fanteria dovesse essere schierato in tre ranghi; e come in tutti g li altri eserciti del continente , era previsto che, qualora la forza di un 'u nità fosse discesa sotto un determinato limite , il terzo rango sarebbe stato eliminato, ed i suoi componenti incorporati nei primi due al fine di mantenere quanto più a lungo poss ibile un fronte minimo, la cui importanza era considerata cruciale.
Non si dimentichi poi che , unico fra gli eserciti europei, quello britannico continuò ad impiegare per tutto il periodo napoleonico ed oltre le tattiche lineari del seco lo precedente, persistendo nell'impiego di una filosofia tattica fondata sull'uso esclusivo , più che prevalente, della linea di fanteria; in que sto quadro , l'elemento cruciale era quindi ovviamente il mantenimento della potenza di fuoco della fanteria.
Questi due requi s iti operativi sono da soli più che sufficienti a spiegare l'uso generalizzato del1a Hnea su due ranghi che si affermò, nell'esercito inglese, a partire dalle prime campagne penins ulari al più tardi. Un'analisi della forza effettiva dei battaglioni britannici spiegati in Spagna ed in Belgio (v. tavola 14) rivela che l'assoluta maggioranza dei battaglioni inglesi, perenneme nte (e drammaticamente) a corto di effettivi , era costretta a spiegarsi in due ranghi per sodd isfare i requisiti minimi di ampiezza di fronte. Si potrebbe obbiettare che , quantomeno nelle campagne del 1813-14 , tanto i battaglioni francesi quanto quelli russi erano parimenti tanto deboli da giustificare l'adozione di un provvedimento s imile ; i francesi, come si è ricordato, probabilmente ci provarono , almeno s u base sperime ntale, ma il tempo mancava e non si andò più in là. D'altra parte, il sistema tattico francese non era basato su lla linea di fanteria e su l potere di fuoco da questa sviluppato, ed ancor meno lo era quello russo , che aveva portato alle estreme conseguenze l 'adozione delJa colonna.
Ritornando all'esercito brjtamtico , il battaglione aveva una forza teorica di 1000 uomini in dieci compagnie (denominate "plotoni" in un contesto tattico). Il fronte di un plotone a pieni effettivi schierato in tre ranghi sare bbe dunque stato di 33 file.
U regolamento prescriveva da pa1te sua che il fronte minimo di una sezione fosse di cinque file, risultando in un fronte minimo di plotone di 20 file: 60 uomiru in tutto disposti su tre ranghi. Considerando l'elemento di comando al di fuori dei ranghi, ciò significa che un battaglione doveva po ss edere una forza pari o superiore a 660 uomini di truppa ed ufficiali per soddisfare i requisiti di fronte minimo e schierarsi in tre ranghi. È facile calcolare che, qualora la forza fosse scesa a 400 effettivi , il battag lione avrebbe dovuto obbligatoriamente schierarsi in due rangru per mantenere lo stesso fronte mirumo richiesto.
Come risulta dalla tavola 14. l ' assoluta maggioranza dei battaglioni britannici contava nella media un numero di effettivi sufficientemente scarso da ricruedere lo sc hieramento in due rangru per mantenere il pieno fronte di compagnia. Oltre il 20% delle unità di fanteria era poi numericamente così depleto da rendere indispensabile lo schieramento in due ranghi per mantenere almeno il fronte minimo di compagnia.
In conclusione, si può rite nere estremamente probabile che l'adozione d e lla linea su due ranghi da parte del solo esercito britannico derivasse sì, in senso indiretto, da una filosofia tattica unica e peculiare; ma direttamente, essa traeva origine da una mera esigenza organica, più che da un de l iberato tentativo di estremizzare una t e ndenza operativa, tentativo che a quanto pare non esistette mai. D'altra parte , i meccanismi regolamentari che resero possibile questa evoluzione non erano esclusivi all'esercito inglese, e non costituivano certamente una novità , bensì una prassi operativa consolidata.
Tavo la 14: Fo rza med ia dei battaglioni britann ici in Spagna ed i o Be lgio, 1810 - 1815 (I)
Oltre 660 e.ffetlivi Da 400 a 660 ejjèttivi Meno di 400 effettivi
LA C OLONNA
L'esercito francese , che fu pio niere nell'utilizzo della co l o n na di fanteria, usava tre variantj di questa formazione. La principale era la colonna di battaglione, che assumeva molte diverse forme, tutte accuratamente previste dal Réglement de 1791; la seconda forma di colonna era quella "di grande unità " (di brigata , divisione o corpo d 'a rmata) , che era composta da numerosi battaglioni e verrà esaminata più avanti; infine, vi era la colonna di marcia , che non costituiva una formazione di battaglia ma solamente un mezzo per s postarsi s ulie lunghe distanze, e non veniva di norma usata sul campo di battaglia se non nelle retrovie.
G li eserciti delle altre nazioni utilizzavano , con frequenza variabile, le colonne di battaglione e di marcia , mentre la colonna "di grande unità" era usata esclusivamente dai francesi.
La colonna di battaglione francese esisteva in tre forme principali, che traevano nome dal]' elemento costitutivo principale , che ne determinava anche l'ampiezza di fronte: la colonne par division (colonna per divisione, intesa come elemento formato da due pelotons) , la co lonne par
peloton (colonna per peloton o compagnia) e la colonne par section (colonna per sezione). All'interno di ognuna di queste categorie vi erano poi più varianti, dovute ai diversi intervalli possibili fra gli elementi compositivi della colonna.
Tali intervalli , nel senso della profondità della formazione, erano pari alla lunghezza del fronte dell'elemento principale (divisione, peloton o sezione) oppure di uno dei suoi sotto-elementi. Vale a dire che, per esempio, una colonna per divisione poteva essere schierata con le successive
15
o) Par Compagnie
TAVOLA
Di stonce entiére
Demi distonce Serré
Distonce entiére
h) Po· Divi-,io"
Derr.· d'st.Jncc.·
divisioni a distanza, da quella precede nte, pari al fro nte di una divi s ione, di un peloton, di un a sezion e oppure minima (d i tre passi), dett a que s t 'u ltima colonne serrée.
Ne ll o stesso modo , una co lonn a par peloton poteva essere formata a di tanza di peloton, di sez ione o minima.
La tavola 15 mostra le pos sibi li vari ant i di una colonne par peloton e di una colonne par divis ion (la più usata) fra n ces i pos t - 1808. La d i sta n za fra ogni e lemento principale, nella varian te a intervallo intero, è s uffi cie nte a far sì che possa essere com piu ta una conversione di 90°, a destra o a s ini stra, che risulta ne ll a formazione di un a linea con fronte perpendicolare a qu e ll o precedente. Ciò i llu stra piunosto bene la relaz ione es istente fra iJ fronte dell 'elemento di manovra princip ale e l 'am pi ezza degli intervalli.
Nella pratica. la colonne serrée par divi s ion era, fra le varia nti poss ibili , quella maggiormente utilizzata come formazio ne di combattimento; durante la manovra di app rocc io a l nemico, essa ve niva t a lvolta tra sform a ta in una colonne par division à distance de section, aumentando g li interv alli fra le s uccess i ve divisioni da tre passi (poco più di due metri) a ll a lunghezza del fr onte d i una sez ione (corrispo ndente ad un qu arto del fronte de ll a divisione), re ndendo così l a colonna più manovriera e me no vulnerabile nei confronti d e l fuo co d'artig li e ria.
Le varianti della colonne par peloton erano in vece impiegate in prevalenza per la sola manovra in terreno difficile o costellato di s trettoie e passaggi obbligati, ed a nc he nei centri ab itati; in que sti ultimi , era ancora più comune l'u so della colonne par section. La colonn e serrée par peloton, usat a peraltro piuttosto di rado, era conosciuta com uneme nte con l a de nominazio ne alternativa di colonne serrée en masse , colonne en masse o, semp li ceme nte, masse. Le colonnes parpeloton, a causa de l loro prevalente utilizzo come formazione di manovra, e rano generalme nte fom1 a te a intervalli interi, e per questo ci s i riferiva ad esse come ouvert, od a nc he à distance entière. Lo stesso vale, a maggio r rag ione, 1iguardo la colonne par section, e d e ntrambe queste formazio ni norm a lmente si dispiegavano in linea o colonne par division una vo lta gi unte a tiro di moschetto dall'avversario.
Una colonn a formata in vece a mezzo intervallo era comunemente chiamata à demi -distance.
La co lonne serrée era una formazione molto densa, considerand o che g li inter va lli fra le divis ioni erano , come si è già ricordato, di so l i tre passi; possedeva grande coesione interna ed una discreta potenza d i fuoco grazie a l suo fronte relativamente esteso, e si prestava magnificamente ad essere c on ve rtita in pochi seco ndi in un a parti colare forma di quadrato , detta masse (da no n confondersi con la colonna di pl o tone ser rata), risultando cosl adatta ad essere impiegata contro avversari dotati di una marcata s uperiori tà in cava ll eria: tutte caratteris tiche che ne s piegano la grande diffusione negli ese rciti francesi d e ll e ultim e campag ne.
G e tta ndo ora uno sguardo s ull a filosofia d 'impiego della co lonn a, è inev it a bile un riferimento aJl 'acceso dibattito che s i sv iluppò a ll' epoca fr a i sostenitori dell'ordre mince (la linea) e qu e lli dell 'ordre profond (la colonna)
I propugnatori del sistema lineare , o "prussiano", soste nevano con qualche ragione i meriti d i questa fo rmaz ione, il principale dei quali era l ' ineguag l iabile potenza di fuoco specifica; a llo stesso tempo, v i era acco rdo pressochè unanime s ul fatto che la mobilità tatti ca della linea di fante ria fosse g ravemente limitata dalla necessità di mantenere un ri gido allineamento, e per ques to s i riconosceva ne lla co lonna la formazione più adatta alla manovra. Vi furono tuttavi a soste ni to1i ·'estremisti" della co lonna, quali per esempio Me snil - Durand , che an·ivarono a c rede re e rron eam e nte che tal e fonn azione p otesse eg ualmente bene difendere sé stessa con il proprio fu oco ed annientare il nemico co n l 'azion e d'urto: c iò, sfo rtunatamente, era ben lont a no dalla rea ltà.
Qual cos a di questa fil osofia tattica sopr avv isse ne l Réglement de 1791; il s uo autore, Guibert, ebbe tutta via c u ra d i mi sce lare attentamente i concett i essenziali de l s is tema lineare con quelli d e l mode llo più recente basato s ull a colonna, produ ce ndo in effetti un ragion evo le compromesso di rara efficaci a. Contemporaneamente, un te rzo elemen to, derivato più dalla prati ca corre nte
che da evoluzioni dottrinali , entrò a far parte del quadro: le nuove tecniche di fanteria leggera elaborate, o forse dovremmo dire scoperte per caso. dagli eserciti straccioni della Repubblica si sposavano mirabilmente con l'impiego della colonna, conferendo un ' impronta nuova, e assai diversa da quella prevista , al sistema tattico divisato da Guibert.
Questi aveva infatti inteso la colonna solo come un veicolo per muovere truppe in modo rapido ed effidente fino al settore del campo di battaglia prescelto per un attacco; qui giunti , i battaglioni avrebbero dovuto spiegarsi in linea per impegnare il nemico con il proprio fuoco , concludendo la manovra con un'avanzata alla baionetta, sempre in linea.
In realtà, con il passare del tempo ed il consolidarsi del predominio tattico (oltre che strategico) francese sotto il Consolato e l'Impero, già a partire dal J 800 circa , e con crescente frequenz a dopo le vittoriose campagne del 1805 - 7 le colonne di fanteria, coperte dal loro schermo di tirailleurs, venivano sempre più spesso lanciate addosso al nemico senza neanche tentare lo spiegamento in linea. Si era evidentemente constatato che, almeno in una maggioranza dei casi , il morale dell'avversario cedeva ancor prima , rendendo inutile la manovra: tormentata dal fuoco degli elusivi tirailleurs e minacciata dalla rapida avanzata delle colonne irte di baionette che , aquile al vento, si scagliavano in avanti al grido di Vive I ' Empereur!, la linea di battaglia nemica spesso perdeva coesione e si disgregava prima che si giungesse a contatto.
Come già si è ricordato, un'anali s i sulla natura delle ferite riportate in battaglia tende ad avvalorare l'ipotesi che gli scontri ravvicinati fra opposte formazioni di fanteria fossero comparativamente rari, con l ' eccezione dei combattimenti avvenuti nei centri abitati: la linea dei difensori si sbandava prima dell ' urto, oppure, se restava salda, era solitamente in grado di rallentare od arrestare l ' impeto degli attaccanti con il proprio fuoco , costringendoli poi ad arretrare per mezzo di una controcarica alla baionetta eseguita con corretta scelta di tempo; fu il morale generalmente saldo dei fanti britannici, prima ancora che l ' ottima disciplina di fuoco , la ragione dei loro ripetuti successi contro le colonne francesi.
Si è anche suggerito che, durante i primi anni delle guene della Rivoluzione, l ' unico modo possibile per utilizzare le varie unità di coscritti e volontari fosse quello di schierarli in colonna: questa era infatti una formazione molto più facile da mantenere anche da parte di reclute appena arruolate, mentre le evoluzioni del sistema lineare prussiano richiedevano anni, od almeno mesi di pratica per essere eseguite con la necessaria precisione. Il tempo, tuttavia , mancava: erano gli anni de la Patrie en dangér, perciò i coscritti dovettero essere fatti manovrare, e spesso lanciati addosso al nemico, in colonna, semplicemente perchè incapaci di eseguire qualsiasi manovra più complicata.
A dispetto dei sorprendenti successi tattici del 1793-95 , il sistema era ancora immaturo, e tutto lascia credere che , non appena la qualità del personale migliorò, si ritornasse temporaneamente allo spiegamento in linea prima di impegnarsi nello scontro ravvicinato, come per esempio durante la prima campagna d'Italia del 1796-97.
Il seme tuttavia era stato gettato: negli anni intorno all ' inizio del nuovo secolo venne sviluppata una nuova formazione, a livello reggimentale , detta ordre mixte , che era stata apparentemente impiegata, in modo occasionale, agli inizi del decennio dalle unità sottoposte alla famigerata amalgame, cioè al procedimento di combinare, in ognuna delJe nuove demi-brigades che sostituivano i vecchi reggimenti , due battaglioni di volontaJ.i, i cosiddetti bleus dal colore delle uniformi, con uno di vecchi soldati regolari dell ' ex-Armée Royale, i blancs. Questo schieramento combinava battaglioni in linea con altri disposti in colonna: il fuoco dei primi avrebbe dovuto indebolire e disorganizzare il nemico fino al punto in cui una carica eseguita dalle unità in colonna ne avrebbe completato la sconfitta.
L' ordre mixte fu chiaramente il prodotto di una fase intermedia nell ' evoluzione della filosofia tattica francese: una volta che il processo giunse a maturazione, negli anni fra il 1807 ed il 1809, il fuoco d'artiglieria concentrato as s unse il ruolo di azione preparatoria all ' attacco, sostituendo in larga misura la moschetteria, e da quel momento in avanti scompare, per quanto risulta all 'autore, ogni riferimento au · impiego dell 'ordre mixte: già nella campagna contro l'Austria del 1809
gli attacchi di fanteria vennero invariabilmente condotti in co lonna, solitamente per divisione. Le altre nazioni continentali, adottata più o meno entusiasticamente la colonna dopo la sequela di disastr i de l 1805-7, svilupp arono una tendenza ad estremizzarne l'uso, a l punto tale che tanto l'esercito prussiano quanto quello russo eliminarono quasi per intero l'uso delle formazioni lineari, anche a causa della generale inesperienza della maggior parte del personale immesso nei ranghi alla riape1tura de lle ostilità dopo la campagna del 1812.
L'esercito austriaco abbracciò il "sistema colonna" con minore convinzione ma, costretto a s ua volta dalla rapida espansione degli organici che l'armata si vide costretta ad effettuare tanto nel 1809 quanto nel 1813, fu giocoforza adeguarsi, ed anche i kaiserliks combatterono le ultime campagne se nza praticamente utilizzare le formazioni lineari.
Una situazione organica ancor peggiore non impedì all 'Armée imperiale di mantenere invece. almeno in una qualche misura, la sua superiore flessibilità e sofisticazione tanica: d i conseguenza, l 'esercito francese conservò, anche nelle ultime campagne dell'Impero, la capacità e l a volontà di avvalersi della fonnazione lin eare, a lm eno sulla difensiva.
A ltrettanto non si può dire degli avversari: basti ricordare il caso delle riserve russe a Borodino, schierate in colonna e fatte a pezzi dall'artig li eria francese, oppure il destino simile toccato a tanti battaglioni prussiani a Ligny.
Nella circostanza, è utile sottolineare come, fino alla fine dell'Impero. i comandanti francesi erano soliti spiegare le proprie truppe in linea proprio quando si trovavano sottoposte ad un pesante fuoco d'artiglieria nemico. allo scopo di ridurre le perdite offrendo un bersaglio meno denso e profondo. Questa manovra era tuttavia possibile solo in assenza di un'immediata minaccia da parte della cavalleria avversaria, condizione non facile da soddisfarsi nel 1813 e J 4.
Solo i britannici, come si è già osservato ripetutamente, mantennero l'abitudine di schierarsi in linea su ll e posizioni difensive prescelte; ma d'altra parte, una rigida difensiva tattica costituiva uno dei postu l ati fondamenta) i del sistema di combattimento del "Duca di Ferro".
Gli eserciti europe i utilizzavano forme di colonna fondamentalmente uguali a quelle utilizzate dai francesi. È s uffic ien te notare che, nel caso di russi e prussiani, i cui battaglioni di fanteria era no organizzati su quattro compag nie. quest'ultima unità coincideva con l a divisione: pertanto, la colonna per divisione di questi eserciti si presentava con il fronte di una compagnia.
I battaglioni di fanteria austriaca, che erano invece organizzati su sei compagn ie, non utilizzavano, se non molto di rado, la colonna per divisione (compos ta da due compagnie) che pure era prevista dal regolamento di manovra vigente; la co lonna di combattimento era pertanto coincidente con la colonna per compagnia.
I britannici, infine, benchè configurasse ro l'uso di una varietà di colo nne pari a quella delle altre forze armate europee. non trovarono mai posto per questa fonnazione in un contesto tattico, ed anche sul campo di battaglia l'unica variante d i questa formazione che venisse utilizzata con regolarità era la column of threes, una varietà di co lonna di marcia prefe rita alle altre in quanto si prestava. con il suo fronte di una fila, ad essere istantaneamente trasformata in una linea standard co n un semplice "front' a dest" o "a sinist".
Un ' ultim a nota riguarda in fine una tattica appare ntem ente inusuale, per non dire inusitata, quale la car ica alla baionetta co ntro cavalleria.
Contrariamente a quanto spesso si crede, ciò avvenne con relativa frequenza: alme no tre volte durante la guerra di Spagna, da parte del reggimento Litovski della Guardia russa a Borodi no, ed in almeno sei occasioni durante le campag ne del 1813- 14 (2).
Do ve però le testimonianze so no imprecise, o del tutto reticenti, è nel descrivere le precise modalità tattiche in base alle quali tali a ttacchi vennero compiut i e, ancor più importante. tacciono completamente s u quanto attiene alla formazione, eventuale disordine, forza numerica ed, in genera le , atteggiamento tattico della cavalleria oggetto dell'attacco.
È ragionevole presumere, tenendo conto delle ben documentate meccaniche interne di una carica dj cavalleria contro fanteria , e degli ugualmente ben documentati esiti di un melée " standard" fra le due armi, che un'azione come quelle ricordate fosse oggettivamente possibile solo in circostanze tali da rendere la cavalleria incapace di controcaricare.
Infatti, ammesso e non concesso che un'unità di fanteria fosse tanto motivata e salda da condurre a termine una carica alla baionetta contro una di cavalleria lanciata alla carica, l'urto di alcune centinaia d i cavalli ben serrati , pesanti ciascuno 5 o 600 chili, che galoppavano ad almeno 20 - 25 chilometri ali 'ora contro uomini a piedi avrebbe provocato per quest'ultimi conseguenze facilmente immaginabili, per tacere delle azioni dei cavalieri.
In conclusione , si può supporre che per motivi a noi ignoti, quali avrebbero potuto essere la configurazione o la condizione del te1Teno, o lo stato di affaticamento , disordine o demoralizzazione della cavalleria, quest'ultima si trovasse in circostanze tali da renderle impossibile caricare o , forse, addirittura muovere: è altrimenti difficile spiegare come essa anche solo accettasse il contatto in condizioni così marcatamente sfavorevoli. È anche possibile che, per motivi altrettanto sconosciuti, la fanteria potesse avvalersi del considerevole vantaggio psicologico conferitole dalla sorpresa tattica e, forse, anche dal fatto stesso di eseguire un attacco di tipo estremamente inconsueto.
Una risposta conclusiva al quesito non è tuttavia formulabile in base alle testimonianze a conoscenza dell'autore,e le tesi espresse restano fìuttocti ragionevoli deduzioni più chedj un'analisi di fatti oggettivi.
IL QUADRATO
Il quadrato era la formazione universalmente utilizzata per resistere agli attacchi di cavalleria; esso poteva essere formato in varj modi in base all'organizzazione interna del battaglione di fanteria delle varie nazioni.
Per tutto il secolo precedente, il quadrato era stato formato a doppia profondità, ovvero su sei ranghi; s i trattava tuttavia di una formazione raramente usata nell'epoca d'oro delle tattiche lineari, in quanto la disciplina, e quindi la potenza di fuoco della fanteria era tale da bastare quasi sempre a scoraggiare gli attacchi di cavalleria.
Non fu infatti per caso che il quadrato cominciò ad essere impiegato con grande frequenza a partire dalle guen-e della Rivoluzione. Questa serie di conflitti si può dire che inau gurasse la guerra moderna, condotta secondo un modello che durerà per almeno un secolo e mezzo: l a dimensione delle annate in campo crebbe a dismisura, da poche decine di migliaia di uomini a varie centinaia di migliaia; ed ancor più profondamente, variò la composizione degli eserciti, che in pochi anni si trasfom1arono da compagin i professionali di ridotta dimensione a grandi masse di cittadi ni in armi, inevitabilmente di tasso qualitativo generalm ente inferiore.
Un altro fattore fu costituito dalla rivoluzione organica istigata da Napoleone nei confronti della cavalleria pesante: ben pres to imitato dagli avversari, l'esercito francese raccolse infatti i propri corazzieri, carabinieri e dragoni in corpi d'armata a uton omi, che potevano essere impiegati in massa per ottenere risultati decisivi.
La diminuzione della capacità difensiva della fanteria, e la contemporanea maggiore efficienza della cavalleria si combinarono pertanto nel riportare in auge l'uso abituale del quadrato, in particolare al verificarsi di situazioni di inferiorità in cavalleria: gli eserciti francesi, per esempio, uti 1izzarono di freque n te questa formazione in Italia nel 1796-97 e nel 1800, in Egitto nel 1798 e di nuovo nelle campagne del 1813- 14, mentre fecero un uso comparativamente raro del quadrato nel 1805, 1806-07, 1809 e 1812.
Nel periodo della Rivoluzione e napoleonico, il quadrato veniva ge neralme nte forma to a profondità normale , cioè su tre ranghi; s i è talvo lta erro neamente affermato che i famosi quadrati
inglesi a Waterloo fossero schierati su sei ranghi, ma ciò è del tutto inesatto. È invece probabile che que sti fossero schierati, per maggior solidità, s u profondità doppia, ma rispetto quella che era la normale profondità della linea di fanteria britannica nel 181 5, e che quindi i quadrati britannici fossero su quattro ranghi. (3)
Ad ogni buon conto, il Réglement de 1791 prescriveva la formazione del quadrato su tre ranghi. La manovra era eseguita per divisione, formando prima una colonna a distance de peloton, ovvero con intervalJi pari alla lunghezza del fronte di un peloton. La prima divisione rimaneva ferma sulla sua posizione, l'ultima avanzava della lunghezza di un intervallo e faceva dietrofront, mentre le due centrali operavano una conversione a destra e a si ni stra per peloton fino a formare gli altri due lati del quadrato.
L'esercito francese impiegava anche una variante del quadrato conosciuta come carré d'Egypte. Non vi fu alcuna revisione ufficiale del modo di fo1mare il quadrato posteriormente alla pubblicazione del Réglement de 1791, ma la riorganizzazione del 1808 richiese ovviamente alcune modifiche. Il carré d' Egypte fu più o meno ufficialmente riconosciuto nel Manuel d'1nfanterie pubblicato a Parigi nel 1813; questa formazione differì va dal quadrato propriamente detto per avere forma rettangolare, e per questo moti vo si prestava alla perfezione per essere formato dal nuovo battaglione organizzato su sei compagnie, o pelotons, e pertanto su tre divisioni; come si ricorderà, il battaglione francese, precedentemente alla riorganizzazione, era strutturato su otto pelotons.
La manovra ve niva eseguita esattamente nello stesso modo che per formare il quadrato tradizional e, con la differenza cbe, mentre i lati frontale e posteriore conti nuavano ad essere fmmati ognuno da un'intera divisione, quella centrale si divideva per creare, con ognuno dei suoi due pelotons, uno dei lati corti. In alternativa, il carré d'Egypte poteva anche essere formato a partire da una colonna di pelotons à distance de peloton, in questo caso orientata però ad angolo retto rispetto al lato lun go del quadrato da formarsi; in questo caso lo sc hema dell'evoluzione ricalcava con esattezza quello per la formazione del quadrato propriamente detto, a parte l'ampiezza del fronte della colonna, pari ad un peloton anziché ad una divisione. (tavola 16)
In aggiunta alle forme di quadrato appena descritte, i francesi utilizzarono talvolta il quadrato reggimentale, una formazione complessa ed ingombrante che tuttavia aveva il merito di co nservare una considerevole potenza di fuoco pur mantenendo la capacità difensiva del quadrato. ln questo caso, le compagnie fucilieri di parecchi battaglioni formavano piccoli quadrati indipe ndenti nei quali ogni lato consisteva di un peloton, mentre le compagnie d'élite, granatieri e volteggiatori, li collegavano l'uno all'altro. (tavola 17) La complessità di questo schieramento ne rendeva improbabile la formazione in risposta ad una minaccia immediata, e nelle occasioni d'impiego documentate essa era invariabilmente la formazione adottata fin dall'inizio della battaglia (4).
L'e sperienza aveva dimostrato la necessità di mantenere una riserva al centro del quadrato, ma questa non fu mai di forza s uperiore al mezzo peloton. L'ufficiale comandante, da parte sua, doveva mantenere una continua attenzione per rilevare immediatamente ogni sintomo di disordine nei ranghi, in quanto anche la più piccola breccia nell'integrità del quadrato poteva risultare fatale: la storia delle gueITe napoleoniche abbonda di casi in cui anche un modesto numero di cavalieri, riuscendo a penetrare alJ'intemo della fonnazione e prendendo alle spalle la fante1ia, provocò in pochi attimi una reazione a catena, risultante nella disgregazione del quadrato stesso ed in una costosa disfatta per la fanteria.
Un quadrato saldo e ben ordinato era infatti virtualmente inattaccabile dalla so la cavalleria, come dimostra ad us ura la sorte della cavalleria francese a Waterloo. Il modo migliore di fronteggiarlo era costituito, piuttosto ovviamente, da un attacco combinato di cavalleria e fanteria: in questo caso, se i difensori avessero formato il quadrato per r esistere alla cavalleria, avrebbero rinunciato a gran parte della loro potenza di fuoco, diventando così vulnerabili ad una carica alla baionetta; se viceversa avessero mantenuto un 'a ltra formazione, avrebbero costituito una facile
o) Formo110'le del Carre'c'Egypte cJo u'.10 ::olcr'lc pardivisionàdislance de pelolon (dem1 dislance}
o) Formazione del Corr.,'ct ' ,gypte do ur,c coloMo par prlolon à d1slance de peloton (dislance enliere)
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TAVOLA 16
e) Il Corre' (1791-1808)
I d) Il Corre'd'Egypte (1808-1815)
preda peri cavalieri avversari. Ne Il 'uno e nell ' altro caso, gli attaccanti potevano ricevere un utile aiuto dalla presenza di qualche batteria a cavallo, che con i1 proprio fuoco a distanza ravvici nata avrebbe causato perdite e d isordine nei ranghi del nemico, ad un punto tale che , con questo tipo di supporto , la sola cavalleria fu spesso in grado di soverchiare l ' opposta fanter ia.
Quando era schierata in quadrato, la fanteria faceva fuoco per fila o per rango. Nel fuoco per fila, questo procedeva da destra a sinistra di ogni lato, ad una distanza massima di 150 passi (circa 120 metri); il ritmo del fuoco aumentava quanto più la cava i Ieri a si avvicinava.
n fuoco per rango veniva eseguito al di sotto dei cento pas s i (75 metri) ; i ranghi sparavano in sequenza e a rotazione, in modo tale che mentre un rango faceva fuoco, un altro caricava e l 'altro ancora aveva le armi pronte. Le testimonianze concordano nell'affem1are che questa era la forma d i fuoco più efficace contro la cavalleria.
J quadrati erano generalmente schierati a scacchiera, per poters i supportare vicendevolmente con il fuoco; se presente , l'artiglieria reggimentale veniva posizionata negli angoli più esposti dei quadrati componenti la scacchiera, generalmente quelli esterni e quelli frontali. Questi stessi angoli venivano talvolta ulteriormente rinforzati posizionandovi cassoni od altro equipaggiamento, e coprendo queste barricate improvvisate con qualche schermagliatore che impedisse al nemico di scavalcarle.
L'intervallo fra i singoli quadrati era solitamente di 120 pas s i , e veni va, se possibile, dissemin ato di cassoni. forge ed altro equipaggiamento ingombrante: sebbene possa a prima vista sembrare assurdo esp01re questo materiale a danneggiamento da parte del nemico, al quale avrebbe anche potuto procurare una qualche misura di riparo, l'effetto che que s ti ostacoli avevano sull 'integrità delle formazioni di cavalleria era , a quanto pare, di gran lunga più importante.
Oltre al quadrato propriamente detto , talvolta individuato come ''quadrato vuoto" o ·'a cornice", esisteva anche una diversa formazione specifica per opporsi alla cavalleria. (tavola 18)
Questa viene de sc ritta con preci sio ne dal maresciallo Ney nelle sue Memoires, e consisteva semplicemente in una colonne serré che, quando minacciata da cavalleria, compiva un dietrofront con la divisione o peloton di coda e un "front ' a dest " o "a sinist" con le tre file più esterne di entrambi i lati della colonna, formando una formazione molto densa che il maresciallo chiama, in questa configurazione, masse.
Benché questa formazione fosse conosciuta, e talvolta usata dai francesi , essa era più caratteristica degli altri eserciti continentali della seconda parte delle guerre napoleoniche, dopo l 'adozione del "sistema colonna" per intenderci.
Finché le fanterie pru ssiane, russe ed austriache erano rimaste affezionate alle tecniche lineari, esse avevano formato quadrati tradizionali, o "vuoti", ottenuti mediante ampi movimenti di rotazione e conversione come quelli utilizzati dai britannici sino al termine del periodo.
A partire dalle riorganizzazioni del 1807-9, il quadro subì tuttavia una completa rivoluzione. Gli austriaci furono forse i primi ad introdurre l'uso di una formazione, simile alla masse descritta da Ney, in due varianti distinte: la Bataillonsmasse e la Divisionsmass e Entrambe erano formazioni assai compatte, il cui elemento di manovra principa le era, rispettivamente, il battaglione o la divisione di due compagnie.
Un trattato inglese pubblicato nel 18 IO mostra che anche l'esercito britannico addestrava i suoi fant i a comporre una fmmazione simile, ma non vi è prova che essa sia mai stat a effettivamente usata. Al contrario, i prussiani adottarono l a masse nel 1812, ed il regolamento pubblicato in q uell'ann o la individua come l'unica formazione anti-cavalleria ufficialmente riconosciuta: il quadsato tradizionale era del tutto scomparso. Lo stesso si può dire a proposito dell ' esercito russo, che dal 1808 in avanti pare non usasse altra forma di quadrato che la massa.
L'esercito francese, dal canto suo, ancora una volta non rinunciò a conservare la sua più sofisticata capacità di manovra: la masse fu utilizzata a quanto pare piuttosto raramente fino al 1807; dopo questa data, il progressivo peggioramento qualitativo dell' armée ne rese l'uso sempre più comune, in particolare durante la campagna del 1813 a causa della disperata inferiorità nella quale si t rovava la cavalleria france se dopo la disastrosa campagna d i Russ ia. li quadrato tradizionale, o meglio il suo sostituto il carré d'Egypte rimase tuttavia anch'esso in uso, in particolare da parte di unità su ll a difensiva, in quanto lo si formava in modo particolarmente agevole a partire da una l inea, mentre la masse si adattava bene ad essere creata a partire da una colonna, e pertanto rispondeva alle esigenze di una situazione offe nsiva.
J r i-,9 ,l{assePrlolons fuc1/wri . e Pelol011s gn,nvlien V Pelolons vollegl.{1a.lon
Non è infatti casuale c he i britannici, quasi sempre votati ad una rigida difensiva tattica. continuassero a far esclusivo uso del quadrato propriamente detto, pur possedendo l a capacità di uti1izz are un a formazione equivalente a lla masse. A que sto proposito, i re soco nti relati v i a Quatre-Bras e Waterloo so no molto precisi ne ll a descrizione de i quadrati. non lasciando alcun dubbio sulla varietà impiegata; a Qu atre-Bras, il 42° H igh landers addirittura int rappolò dei cavalieri francesi all'interno del proprio quadrato, che si stava "c hiudend o" proprio me ntre la cavaller ia avve rsaria già piombava ad do sso al battaglione. Il pittoresco ep isodio indica c he , se nza d ubbio , il quadrato stesso era del tipo "vuoto", e che, anche in circostanze i n cui la cava ll eria avesse attaccato di sorpresa, si preferiva questa formazione alla massa. Le ragioni di questo comportamento so no molteplici: in primo lu ogo, i britannici iniziavano di no rma un a batta g lia s u pos izioni difensive. e sc hierati in linea; la masse poteva essere formata ra pidamen te a partire da una colo nna. mentre il quadrato si creava con facil it à da una linea. I noltre, l' abituale solidità della fanteria in g lese re ndeva il quadrato non meno c ompatto di una massa.
Un ese mpio dell'uso offensivo della ,nasse d a parte d e Jl 'esercito francese è cost ituito dalle azio ni del 2°, 3° e 4° Granatieri della Guardia a Ligny: durante il loro a tt acco al villaggio omonimo , qu es te unità, sch ierate in colonn e serrée par pelotons, respinsero co n s uccesso un attacco di cavalleria mediante la rapida conversione in masse, per poi ritornare rapidamente alla formaz ione in colon na e portare a termine l'a ssa lto con pieno s uccesso (5)
Nel caso dei pruss iani , ed in larga misura anche dei ru ss i, posteriormente al 1812, entrava in gioco un fattore d'importanza preminente. Entrambi questi eserciti consjstevano infatti , all'apertura della campagna del 1813, di rec lute e ri se rvisti, co n pochi vetera ni già induriti dall e ba ttaglie. Possede ndo quindi de ll e armate di novellini, rus i e prussiani erano più preoccupati c he i loro battaglioni so pravvi vessero alla battaglia piuttosto c he di qu a nti fran cesi avessero ucciso: la formazione de nsa cost ituit a dal la massa e ra molto difficolto sa da spezzare per la cavalleria nem ica, e ri c hjedeva per esse re formata un grado di disciplina molto inferiore a quello richiesto per formare se nza inc identi un quadrato ben saldo.
Gli au s triaci senza dubbio adottarono la masse in base a co nsidera z io ni molto si mili. Tutto lasce rebbe pensare che essi dovettero ricostruire com pletamente il loro ese rcito varie volte, fra il 1799 ed il 181 3. co n massicce iniezioni di nuove reclute; in part ico lare alla v igi li a della decisiva campagna per la liberaz ione de lla Germania , con c lu sas i a Lips ia, la massicc ia espans io ne deg li o rganici diluì co n s id erevo lm e nte il già non ecce lso ta sso d i professionalità delle fanterie in bianco.
La Di vion smasse a ustriaca ve ni va formata in modo tale che ogni divi s ione agiva come un ·enti tà tattica se parata sco mponendosi in Zugen. Le Zugen di o g ni divis ion e s i schieravano quindi in colonna sulla zuge central e, cos icchè la nuo va formazione risultava con il front e d i una ~uge ed una profondità di otto; poi g li uomini se rravano i ranghi e i se rrafila muovevano ver so l'esterno per colmare g li inte rvalli fra le zugen, quindi tutti fa cev ano fronte verso l 'es terno, dando vita ad una ma ssa co mpatta irta di baionette.
La Bataillonsmasse ve ni va fo rmata in modo sim il e: il battaglione si s uddi v ideva in halh-compagnies per poi schierarsi in m asse con una pro ced ura virtualmente id e ntica.
Dal momento che era la minaccia di un attacco di cavall eria a stimo la re la fanteria a formare un quadrato , la ve locità alla quale l'evo lu zione poteva essere e eg uita cost ituiva un fattore cri ti co : quanto più velocemente la formazione poteva essere modificat a, tanto più la fanteria poteva se ntirsi sic ura di non essere colta priva di ord ine, con ri s ultati dra mmatici.
li va ntaggio di formare la Divisionsmasse da un a linea era rappresentato dalla minor di s ta nz a c he i so ld ati do vevano coprire rispetto a quella necessaria per formare la Bataillonsm asse; v iceversa, que st ' ultima formaz ion e era più rapida da formarsi se il battag lione e ra schierato in colo nn a per compag nie o mezze-c ompag nie.
Una delle credenze più diffuse , ed erronee, riguardo le tattiche del periodo è quella che vuole il quadrato pressochè incapace di muoversi. Ciò non è affatto vero.
Quando i prussiani si ritirarono dal campo di Jena-Auerstadt, la retroguardia era composta da un battaglione di granatieri sasso ni schierati in quadrato, che fu in grado di distanziare la fanteria francese inseguitrice e nel contempo tenere a bada la cavalleria avversaria.
Durante la stessa battaglia di Auerstadt, la divisione Morand del III Corpo francese avanzò contro i prussiani schierata in quadrato al pas de charge, e nel 1813 , a ll a battaglia di Lutzen , molte unità francesi entrarono in campo e manovrarono in quadrato, a causa della superiorità della cavalleria nemica. Lo stesso aveva fatto la retroguardia rus sa dopo Heilsberg (J 807) ed il 2° reggimento di linea italico alla Raab nel 1809: si po trebbe continuare.
Qu a nto len to poteva quindi in effetti essere il quadrato , se ve n iva usato anche a livello divisionale per effettuare manovre offensive? Una delle ragioni per cui tale fonnazione s i è guadagnata un 'immeritata reputazione di lentezza può esser e costituita da testimonianze riferite a unità poco addestrate, che non avrebbero saputo mantenere la formazione muovendo vel ocemente.
U n 'altra può anche essere costituita dal fatto che, nel muovere velocemente, un quadrato dovesse aumentare l'a mpiezza degli intervalli interni , per rinserrarli e consolidare la formazione se effettivame nte minacciata da cavalleria Se la cavalleria si trovava in partenza piuttosto vicina, è possibile c he il quadrato s i muovesse deliberatamente a passo lento, per impedire che i ranghi si aprissero a causa de ll ' "effetto fisarmonica" (che verrà discusso più avanti); era infatti possibile, in queste ci rcostanze, che un quadrato pur formato venisse penetrato e rotto se la cavalleria fosse riuscita a piombargli addosso abbastanza rapidamente da impedirgli di chiudere tutti gli intervarn e fare fronte nella direzio ne dell'attacco.
NOTE AL CAPITOLO II
( I ) Dat i tratti da: Oman. sir C., History of the Peninsular War, Oxford J 902: The Dispa1ches of Field Marshal the Duke of Wellington, a c. di H. Gurwood. Londrn 1845, voi. Xll: Supplementary Dispatches and Memoranda of Fie/d Marshal Anhur Duke of Wellington K.G. , a c. del figlio , L ondra 1858-1864 , voll. Vl-V ll-V lJl- lX-X; Th e Waterloo Letters, a c. di H.T. Siborne, Londra 1891.
(2) Fra tutte, ricordiamo la carica alla baionetta del reggime nto l smailovski della Guardia russa a Borodino, contro i corazzieri francesi(!), e quella di due compagnie di Schuetzen slesiani alla battagl ia di Vauchamps, il 14 febbraio 1814. eseguita (con s uccesso) ai danni di uno squadro ne del 2° reggime nto Chevaulegers-Lanciers della Guardia Imperiale. A ncora. a Neukirchen il 18 maggio 1813, il 52° ed il 137° de Ligne francesi, dopo aver respinto in quadrato la caval leria russa, la caricarono ripetutamente alla baionetta; al Katzbach , il 26 agosto 1813, il IV btg. de l 34° de Ligne riprese alla baionetta il parco d'artiglieria dell'Xl Corpo agli ulani prussiani che lo avevano catturato; e così v ia. Si noti, comunque, che nella quasi to talità dei casi, il terreno era rotto, e reso a ncor più difficile da ll e avverse condizio ni metereologiche: c iò potrebbe sp iegare parecchio riguardo il s uccesso otte nu to da ll a fanteria
(3) Siborne. op. cit., Gurwood, op cit
(4) Le battaglie di Borodino, Wciss e nfcls e Lutzen.
(5) Si veda al riguardo il rapporto del gen Petit, riportato in: carton C 17 , Service Historique et Archivistiq11e de l 'Armée. Chateau de Vincennes.
CAPITOLO III
MANOVRARE IL BATTAGLIONE DI FANTERIA
Ai fini di una completa comprensione del sistema tattjco in uso da parte dei vari eserciti durante il periodo in esame, é neces sario esam inare in dettaglio le relative tecnjche di manovra. Da questo esame risultano anche apparenti le differenze fondamentali, esistenti al riguardo, fra le forze armate delle diverse nazioni europee; le tecniche di manovra impiegate da Francia, Inghilterra, Pru ssia, Russ ia ed Austria saran no esaminate sulla base di quanto i relativi regolamenti prescrivevano ai fini della manovra.
Affinchè le evoluzioni a liveJlo di battaglione di tutte le nazioni possano essere poste a confronto in base ad un criterio comune, é indispensabile determinare alcune regole, artificiali ed universali.
La prima é che il corpo umano corrisponda esattamente alla larghezza per esso stabilita dai regolame nti, essendo inoltre di dimensioni costanti ed uniformi; ciò ovviamente non é vero, ma se si presume che le dimensioni regolate dai manuali siano una media ragionevole, il risultato finale non dovrebbe discostarsi molto dall'esattezza.
Allo stesso modo, é nece ssario fingere che gli uomini possano marciare come maccrune, ad un passo rigidamente s tandardizzato; nel breve periodo ciò non corrisponde alla realtà , ma tenendo presenti le modalità di determinazione di una media statistica relativa agli eventi protratti ne] tempo, le cadenze di marcia ottenute nella realtà da truppe ben addestrate non differivano probabilmente molto da quelle teoriche.
Il terzo assunto è che il terreno sul quale s i marcia sia perfettamente piano e sgo mbro da ostacoli. Ciò é assolutamente irrealistico, ma è nece ssari o supporlo per poter effettuare una comparazione uniforme fra i vari sistemi.
In battaglia , il campo sarebbe disseminato di ostacoli di varia natura ed en6tà, che avrebbero un effetto cumulativo di rallentamento sulla manovra; ma, d'altra parte, esisterebbero anche aspetti motivazionali ed ambientali atti ad accelerarla, quali palle di cannone che fischiano sopra la testa : tutto ciò non è comunque quantificabile, e deve pertanto essere ignorato, in quanto tentare di introdurre tante e tali variabili in questa analisi risulterebbe solo nelJ'annullame ogni attendibilità.
Lo scopo é quello di arrivare ad un ' analisi uniforme, che fornisca conclusioni statisticamente attendibili per una maggioranza di casi, definendo delle interrelazioni comunque valide fra i vari elementi della manovra nei vari eserciti, comparati fra loro.
FRANCIA 1796 - 1808
Organizzaz ione
Il battaglione francese di fanteria fra il 1791 ed il l 796 consisteva di otto p e /otons, composto ognuno di 124 uomini: 3 ufficiali, 15 sottufficiali e I 06 soldati; in dettaglio, esso comprendeva sette compagnie fucilieri ed una granatieri. Pressappoco in quel] 'anno. venne resa ufficiale l'aggiunta di un nono peloton, composto da voltigeurs (sche1magliatori, fanteria leggera); la maggior parte dei reggimenti lo aveva in realtà già formato da tempo, prelevando dalle compagnie fucilieri gli uomini più agili e dotati di iniziativa. Comunque, fra il 1800 al più tardi ed il 1808 , il battaglione francese ebbe pertanto nove pe/otons.
Ai fini di questo studio, si è tenuto conto del fatto che, in questo periodo assai più che in quello successivo, la compagnia volteggiatori operava invariabilmente distaccata dall'unità madre , al fine di eseguire i compiti suoi propri. Per questo motivo , il battaglio ne così ridotto a otto pelotons verrà utilizzato per tutti i calcoli riguardanti la fanteria francese fra il 1791 ed il 1808 (tavola 19). Ciò è a maggior ragione ammissibile in quanto, come si vedrà, s tudi recenti propongono la teoria alternativa secondo la quale il peloton volteggiatori sarebbe stato ottenuto dalla conversione di uno fucilieri, e non aggiunto a quelli preesiste nti.
Dimensioni e velocità
Un peloton di fucilieri a pieni effettivi aveva una fronte di 38 file; il peloton granatieri avrebbe avuto teoricamente un organico leggermente più ridotto, per un fronte di 32-33 file, ma la differenza non è tale da giustificarne l'inclusione nei calcoli, tanto più che la compagnia granatieri era, fra tutte, quella che più facilmente contava un numero di effettivi superiore all'organico.
L'i ntervallo assegnato ad ogni fila dal Réglement de 1791 era di due piedi francesi, circa 65 centimetri; tuttavia, altre fonti, che trovano conferma nei successivi supplementi al regolamento (1) , sembrano preferire un intervallo più ridotto, intorno ai 55 centimetr i. c he a quanto pare era quello risu ltante nella pratica dal1a regola empirica del "gomito a gomito". Sarà pertanto questo l'intervallo utilizzato ai fini del presente studio.
Il primo fattore da prendere in considerazione è costituito per l'appunto dagli intervalli, e dalle ris ultanti dimensioni di un elemento di manovra schierato, che sono determinate dalla formazion e assunta dalla fanteria. All'intervallo standard di 55 cm. per fila, il peloton di fanteria a pieno organico possedeva un fronte di circa 21 metri; tale fronte o distanza era conosciuta co me distanee entière, ovvero l ' intero intervallo di un peloton.
Il secondo fattore di calcolo che deve essere determinato è la velocità della fanteria, che è il prodotto di due elementi distinti: la lunghezza del passo ed il numero di passi per minuto. Nell 'esercito francese (come del resto in tutti gli altri), la lunghezza del passo era strettamente regolata, come risulta dalla tavola 20.
Tavola 20: passi francesi
Tipo di passo
Petit pas Pas de deux pieds
Pas elongé Grandpas
Lunghezza del passo
1/ 3 di metro == 33 cm
2/ 3 di metro== 66 cm.
5/ 6 di metro == 83 cm.
1 metro = 100 cm.
In base al Réglement ed al Manuel d'infanterie del 1813 (u na compilazione ufficiale di tutti gli aggiornamenti nel frattempo operati sul Réglement, ma non un nuovo regolamento destinato a sostituirlo), il passo più comunemente utilizzato era il pas de deux pieds, di 66 cm ., che verrà pertanto utilizzato per tutti i calcoli che riguardano le evoluzioni utilizzate dalla fanteria francese.
Vi erano poi diverse cadenze di marcia, come si ri leva dalla tavola 21. A titolo di confronto, si riportano anche l e cade nze previste dai due Regolamenti che precedettero quello del 1791. cioè quello del 1776 e quello del 1766; tanto il Réglement de 1791 quanto il Manu el specificano in modo esplicito che tutte le evoluzioni andavano compiute al pas de charge dì 120 passi al minuto. Utilizzando questa cadenza ed il passo da 66 cm., il rateo di marcia, o velocità di manovra, risulta di 78 metri al minuto.
Cadenza
Pas ordinaire
Pas redoublé
Pas d 'ècole
Pas ordinaire
Pas de manoem•re
Pasdero111e
Pas ordinaire
Pas de route
Pas accéleré
Pas de charge
Pas de course
Tavola 21: cadenze di marcia francesi
Numero cli pm,si per minuto
(?) (2)
È interessa nte notare come anche il pas de manoeuvre previsto dal R églement de 1776 e ra di 120 passi al minuto.
Evolu zioni in linea ed in colonna
La prima evoluzione che verrà esami nata é lo spiegamento da una colonne par pelotons in una l inea formata su un fianco (tavola 22). Si tratta del modo meno veloce per spiegare un battagl ione: ogni peloton operava una conversione di 45° ed avanzava in lin ea retta verso la posizio ne finale; quindi operava un ' altra conversione di 45° per comporre la lin ea.
Vi e ra un altro, più rapido. sistema di s piegamento, che con isteva nel formare la lin ea sul centro a partire da una co lonn e par division (spesso detta, per antonomasia, colonn e d'attaque). (tavola 23)
È bene prec isare che, in tutti gli esempi. la colonna è a intervallo intero a dista11ce de peloton, a nc he se talvolta ciò può non ri s ultare chiaro dagli schemi.
I calco li seg uenti so no stati effettuati nella pres unzione che una manovra di conversione su l posto , " dietrofronf". "lìanco dest" o "si ni s t", richieda so lo un paio di seco ndi e non sia quindi meritevole di considerazione nel determinare i tempi di manovra.
Nel caso dello spiegamento s ul fian co, il peloton granatieri é quello che deve percorrere la distanza maggiore; esso esegue una conversione di 45° che richiede uno spos tamento di circa 16 metri, quindi, dal momento che la colonna è ad intervalli interi, deve avan zare per una distanza equivale nte a 10 intervalli di peloton. Il tempo richiesto pertanto é determinato da quello necessario a compiere due conversioni di 45° e ad avanzare di I O inte rvalli di peloton.
La distanza totale é di circa 243 metri; ad una ve locità di manovra di 78 a l minuto, sono necessari 3' e 6 " per coprir la. ovvero 3, 1 min ..
Per lo spiegamento s ul centro , invece, la compagnia granatieri e la 7a di fucilieri sono quelle che devono coprirn la maggior distanza, tre interva lli di peloton lateralmente e altri tre in avant i, più uno a causa dell' "effetto fi sa rmonica" che s i produce quando una linea fa fronte su un fianco ed avanza, come del re s to avviene in tutti i casi in cui una lunga colon na di uomini, animali o veicoli s i arre s ta o si mette in moto, a causa della non contemporaneità del movimento finale o iniziale. Inoltre, in que sta ci rcostanza, i soldati ovviamente assumono la corretta d ist anza da] compagno che sta davanti per non calpes tarlo, e così facendo la lunghezza della linea (dive nuta una sorta di co lonna) virtualmente raddoppia.
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Colonne ,,·rré par d1ns1on hc _, ~,i'cc; ·" ., 'J u c."l') "'"-'.i• 1 '/~I. r--1,. de 8010, on, nrtV, A t.XI. f,/4 1:11 cv xxv,, poq.,
j7 Pelotons fllr-1/ieri
Peloton granaltcn
Ciò si gnifica che, nel presente esempio, i granatieri ed il 7° peloton fucilieri percorreranno una di stanza complessivamente equi val e n te a sette intervalli di peloton, ovvero 147 metri; il tempo richiesto da questa evoluzione ri sulta pertanto essere 1,9 minuti.
Quando invece una linea doveva essere trasformata in colonna, l 'evo lu zione relativa poteva essere compiuta in due diversi modi, formandosi sul centro oppure s ull'ala estrema della li n e;i stessa. In e n trambi i casi, la colonna poteva essere formata con la testa, il centro o la coda in corrisponde n za della po sizione occupata dalla l inea .
Queste manovre erano sempre eseguite mediante una marcia ob liqua direttamente verso la posizione fina le di ogn i peloton, e non per mezzo di due movimenti ad angolo retto. (tavola 24)
L'evoluzione per mezzo della quale si forma una colonne par pelotons richiede un percorso massimo, da pmte d ella compag n ia granat ieri, pari a 11 ,2 intervalli di peloton e richiede 3 minuti; il tempo richiesto per la trasformazione ris ultante ne lla colonne par division é determinato dai movime nti dei pelotons 7° e gra natieri, che percorrono una distan za equivalente a 4,8 intervalLi dip eloton: un totale di soli 1,3 minuti.
Il quadrato
L'evoluzi one che verrà ora esaminata è quella destinata alla formazione del quadrat o; in questo caso, i tempi relativi rive s tono particolare importanza, in quanto lentezza nel formare quadrato poteva ri sultar e in consegue n ze particolarmente drammatiche .
La tavola 25 mostra l'evoluzione a p arti re da una colonne par pelotons, cioè il modo di gran lunga più comune per for m are il quadrato.
Se la colonn a si trovava ad intervalli interi, per prima cosa si serrava a "q uarto di intervallo"; quindi il 6° e 7° peloton s i serravano fino ad eliminare completamente l ' intervallo fra loro, mentre gli altri pelotons facevano lo st esso In fine, i pelotons 5°, 4°, 3° e 2° si suddividevano in demisections, le quali operava no una conversione di 90° verso l 'esterno su entrambi i fianchi del battaglione, con il risultato di raddoppiare la profondità in ranghi; ne l mentre, i pelotons 1° e g ran atieri s i serravano a loro volta e compivano un "dietrofront", completando così la formazione d el quadrato.
Questa evoluzione è l'unica prevista dal Régleme nt de 1791 al fi ne di formare il quadrato , e nel testo è peraltro decritta ai fini de ll 'esec uzion e da parte di una co lon na d i più battaglioni ; la mano vra così come è stata descritta nel presente studio , con i pelotons ed i rispettivi sotto-elementi c he sostituisco no i battaglioni come unità di manovra, costitu i sce un'interpretazione di quanto descritto da l regolamento.
Qu es t a evoluzione ri c hi ede che il battaglione si serri in modo c he i due pelotons di testa si trovino ad intervall o minim o (serre'), e che gli a ltri siano a "q uarto d i intervallo"; quest 'operaz ion e riduce la profondità della colonna da 7 interva lli a 1 ,5, e richiede 1 ,5 minuti per essere compiuta. L a manovra s uccessivame nte compiuta daUe s in gol e demi- sections richiede so lamente una decina di seco ndi , cosi cché l'intera evol uzione viene portata a termine in 1,7 minuti.
Se il battag lion e si fosse invece trovato in linea, esso avrebbe prima formato una colonne par pelotons , per poi esegu ire la stessa manovra; il tempo ri c h iesto é in que sto caso di 4,7 minuti. Il R églement non prevede nessuna conversione diretta dalla l inea al qu adrato .
È s in golare osservare che il so lo quadrato previsto dal manuale sia quello con i l a ti s u una profondità doppia, cioé di sei ranghi ; é an che sorp re nden t e la mancanza di un 'evolu zio ne per la trasformazione diretta della linea in quadrato.
Con ogni probabilità, vi fu qualche integrazione al regolamento, s uccess i va a ll 'ediz ione orig in a l e ma certamente precedente a ll a riorgan izzazione organica del 1808, c he tuttavia non é cono sci uta dall'autore Certo è che il car r è d'Egypte, c he come rivela il nome stesso venne
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utilizzato, al più tardi, a partire dal 1798 , possedeva caratteristiche diverse; è altrettanto certo che i quadrati francesi venissero formati di norma su tre ranghi., ovvero a profondità normale.
La tavola 26 rappresenta un tentativo di immaginare come potesse essere formato un quadrato a profondità standard, anche per conversione di una linea.
Nel caso che il quadrato a profondità sta ndard fosse formato a partire da una colonne par division (il che appare logico) , le due divisioni di centro avrebbero compiuto una conversione di 90° par peloton a de stra e a s inistra , mentre la divi sio ne di coda sarebbe avanzata di un intervallo ; il tempo richiesto è in to tal e di soli 30", o 0,5 minuti.
Volendo invece formare il quadrato direttamente dalla linea , il modo più logico per farlo, anche alla luce delle evoluzioni introdotte dopo il 1808 , appare quello segue nte: il peloton granatieri e il l O e 2° fucilieri res tano fermi su l posto, mentre g l i altri formano una colonne par pelotons con una conve r sione di 90° ri s petto al fronte della linea. Quindi i cinque pelotons impegnati a manovrare avanzano finché quello di te sta non si trovi pari con l'estrema ala del peloton granatieri; a questo punto s i arresta, mentre i tre pelotons seg uenti eseguono una conversione di 90° a destra, fo rmando il lato poste riore del quadrato; infine , .il peloton di coda avanza a s ua volta per chiudere la formazione.
Il tragitto più lungo è quello effettuato dal 3°, 4 ° e 5° plotone fucilieri , che oltre a spostars i di tre intervalli devono compiere due conversioni; il tempo richie s to per compiere questa manovra è di 1 minuto per eseguire le due conversioni, e di 0,93 minuti per l'avanzata: un totale di poco meno di due minuti.
Nel caso poi si fosse voluto comporre il quadrato formandolo su l centro e non sul! 'ala del battaglione, il tempo necessario per compiere la manovra sarebbe sta to a ncora inferiore , circa 1,5 minuti.
Presupponendo che queste ul t ime evoluzioni siano davvero esistite, e nella forma descritta, esse avrebbero rappresentato un deciso passo avanti riguardo i tempi di esecuzione, come d'altra parte parrebbe lo g ico in virtù delle ecce ll e nti performances nella manovra esibite dalle fanterie francesi precedentemente alla riorganizzazione del 1808 .
FRANCIA 1808 - 1815
Organizzaz ione
Come si è già avuto occasione di osservare più volte, il decreto del 18 febbraio 1808 rivoluzionò gli organici della fanteria di linea e leggera dell'Armée. I battaglioni di linea (nel se nso di non appartenenti alla Guardia , della quale s i parlerà più avanti) vennero infatti riorganizzati su sei compagnie di 140 effettivi: 3 ufficiali, 14 sottufficiali e I 23 soldati; ciò rappresentava, in valore assoluto, una riduzione della forza totale del battaglione , e quanto più conta, nel numero di soldati semplici, che rappresentano il principale elemento costitutivo della compagnia: da 848 a 738, 110 in meno. L 'aspe tto più negativo della nuova organizzazio ne era cos tituito dal fatto che l'elemento di comando, ufficiali e sottufficiali, risultava diluito: i quadri , il cui numero si era mantenuto pressochè invariato (17 contro i 18 di prima), doveva no ora controllare un maggior numero di uomini di truppa, 123 in luogo di 106.
In questo senso, vi sono pochi dubbi sul fatto che il principale motivo ispiratore della r iorganizzazione fosse un a certa diffico ltà a reperire ufficiali subalterni e sottufficiali in numero e di qualità sufficiente, difficoltà che si sarebbe accresciuta drammaticamente negli anni a venire.
D 'altro canto, il nuovo organico rappresentò un deciso miglioramento s ul piano della razionale organizzazione del battaglione, con effetti positivi sulla capacità di manovra ; non per caso, il
trend verso un minor numero di compagnie più forti era ben avviato in tutti gli eserciti europei, con 1·eccez ione dei soliti inglesi.
Come s i è già ricordato, la fanteria della Guardia Imperiale venne in quell'anno anch'essa riorganizzata, su quattro compagnie per battaglione, e pur tenendo conto delle qualità eccel ionali proprie di questo corpo d 'élite , il nuovo organico dimostrò da subito la sua supctiorità, nella manovra e nel combattimento, su l vecchio ordinamento su otto compagnie. A titolo di comparazione, precisiamo che l 'o rganico rinnovato consisteva di 182 effettivi: 4 ufficiali, 16 sottufficiali e 162 so ldati per peloton.
La nuova organilZazione della fanteria di linea pose anche rimedio al problema costituito dalla nona compagnia, sem i-ufficiale, di volteggiatori, c h e per il 1808 e ra ormai posseduta da molti battaglioni di linea: pare infatti che il decreto del 20 settemb re 1804, che tentò di regolarizzare la caotica sit uazione disponendo l ' istituzio ne della compagni a vo lteggiatori mediante la convers ion e di una compagnia fucilieri, avesse avuto un'efficacia limitata; esistevano pe rtanto battaglioni su otto e altri su nov e pelotons, il che dava vita, come s i può immaginare, ad un vero incubo tattico prima ancora che organizzativo ed amministrativo, in quanto risulta apparente che manovrare un battag lione con un numero dispari di compag nie non è esattamente la stessa cosa c he farne evoluire uno con un numero pari.
11 nuovo battaglione era pertanto composto da una compagnia di granatieri. una di volteggiatori e quattro di fucilieri. La posizione di alcune figure di comando variava leggermente fra le diverse compagnie, ed anche ri s petto all'organizzazione precedente. ma c iò non ha effetto alcuno s ulla dimensione degli intervalli. (3)
In seguito all'adozione del s istema metrico decimale , l'intervallo fra i ranghi venne a sua volta modifi cato formalmente, da un piede francese (32,5 cm.) a 33 cm., senza che ciò comportasse alcuna reale variazione.
Ai fini di questo studio, la tavola 19 rimane sufficie ntemente accurata come rappresentazione di un peloton schierato in tre ranghi.
li terzo rango
Gli argomenti esposti riguardo l 'uso della linea su due ranghi da parte della fanteria britannica possono in una qualche misura essere applicati anche a quella francese. Vi sono indizi c he, verso la fine della campagna del 1813, Napoleone progettasse di riorganizzare sisrematicamente l'armata, o parte di essa, su due ranghi, a causa della relativa inutil ità de l terzo rango, ma sopratt utto per compensare la d i s perata insufficienza d'organico patita dai battag lioni francesi di fanteria. Pochi giorni dopo, tuttavia, ven n e la sconfitta di Lip sia, e tutto venne rinviato.
Si deve innanzitutto sottolineare che i regolamenti francesi, come quelli inglesi , prevedevano comunque che, qualora la forza di un peloton fos e scesa al di sotto di un certo limite. esso avrebbe dovuto operare in due so li ranghi, per poter co nservare la lun g hezza minima di fronte. 11 titolo III. Ecole de Pelor on, del Réglement de J 791 prescrive c he" ... qualora il numero di file scenda al di sotto di 12, il peloton si schiererà in due ranghi".
Ciò s ignifica che se la forza d e l battaglione fosse discesa al di sotto dei 198 effettivi, e so si sarebbe automaticamente sc hierato in due ranghi.
La campagna del 1814 vide probabilmente la fanteria france e operare in due ranghi. Basta tuttavia gettare uno sg uardo anche superficiale ai ritorni di forza dell' Armée per capire che, nel caso de ll 'esercito francese ancor più che per quello ingle e, si trattò di una oluzione imposta dalle c ircostanze più che di una sce lta deliberata.
Il J 9 gennaio 1814 , per esempio il VI Corpo d'Armata comprendeva non meno di 48 batta-
glioni; solamente 3 di questi, tuttavia, contavano più <li 198 effettivi! Nove giorni dopo, il 28 gennaio, la situaz ione era migliorata, ma dei 43 battaglioni rimanenti. 17 contavano com unque meno di 198 uomini, e la maggioranza degli altri fra i 250 e d i 300. Lo stesso giorno, i 20 battaglioni del V Corpo erano tutti al di sotto dei 198 effettivi, e fra i 19 battaglioni dell' XI Corpo, solamente 8 li su peravano.
n 12 marzo , il VII Corpo contava 25 battaglioni, fra i quali 11 al di sotto dei I 98 uomini, mentre fra i 53 battaglioni compless ivi del II e VI Corpo, ce n'era solo uno co n più di 198 effettivi.
È pertanto altamente probabile che nel 1814 la maggioranza dei reggimenti di fanteria francesi combattessero, quando sc hierati in linea e comunque relativamente agli eleme nti di manovra quali i singoli pelotons, in due soli ranghi.
Dimensioni e velocità
Il peloton di fanteria organizzato secondo i dettami del decreto del 1808 presentava un fronte di 44 file, ad effettivi interi e pertanto schierato come da regolamento in tre ranghi; all'intervallo standard di 55 cm. per fila, ciò significava un 'a mpiezza totale di fronte pari a poco più di 24 metri.
Marciando al pas de c harge, questa di s tanza viene coperta in circa 18 secondi, ovvero 0,3 minuti , mentre una conversione di 90°, per una di sta nza di circa 38 metri, può essere operata in 0 ,5 minuti.
Evolu zioni in linea ed in colonna
La prima manovra è lo spiegamento di una colonne par peloton in una linea, formata s u un fianco (tavola 27); questo era il metodo più lento per eseguire tale evoluzione.
Il tempo necessario per eseguire la manovra è dete1minato, come al solito, da quello impiegato dal peloton che copre una distanza maggiore , in questo caso la compagnia granatieri. Questa deve compiere due conversioni di 45°, una all'inizio e l'altra al termine della manovra, coprendo una distanza di 37 ,5 metri; il pelo ton deve anche avanzare per l'equivalente di 7, 1 intervalli, altri 170 metri, per un totale di 207 ,5 metri. Ad una velocità di 78 metri al minuto , lo spostamento richiede 2,66 minuti.
Un metodo più veloce per lo spiegamento è invece quello a pa1tire da una colonne d 'a ttaque , cioè da una colonne par division à distance de séction, formando la linea s ul centro.
In questo secondo caso, sono i pelotons granatieri e vo ltegg iatori a percorrere la distanza maggiore: la manovra infatti richiede Joro di muovere lateralmente per la lunghezza di due intervalli. e quindi di avanzare di altri due. Aggiungendo r "effetto fisarmonica'·, si arriva ad un percorso pari a cinque intervalli, che richiede 1,5 minuti.
Per una migliore comprensione dei meccanismi interni di queste evoluzioni, si noti che la colonne d'attaque di battaglione aveva una forma pressochè quadrata, con i lati lunghi da 20 a 80 passi a seconda della forza delle compagn ie. Se, per esempio, i pelotons avevano una forza media di 32 file, come spesso si verificava già dopo qualche settimana di campagna, la colonna presentava lati di circa 60 passi di lunghezza, poco meno di 40 metri.
La manovra per trasformare una lin ea in colonna veniva eseguita anch'essa secondo lo stesso sc hema generale utilizzato prima del 1808. Il peloton granatie ri di conseguenza doveva coprire 5 ,7 intervalli , più uno per l' "effetto fisarmonica" ed un' altro richiesto dal posizionamento finale in coda alla formazione finale, una colonne par peloton; si tratta di una distanza complessiva di quasi 185 metri , che richiede 2,4 minuti per essere coperta.
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Regi de /79J· Eco/1• de 8a/d1/1011, 1--u, lv Ar• (O, 0 XV , f j , L
b • gr• ., 1 co/01111c d all que( p;,r dinsu:,o)
Rrd de /7,IJ/ Eco/e dr Bal111/lon. µ • ', v, Ar• X', t; I. "
TAVOLA 28
a) Fo r mar e da uno lineo una colonne par peloton sul f ianco destro: Regl de 1791 EvolulioJJs de ligJJe, Art. , 24-34 e tavolo XVll,fig 1.
b) Fo r ma re dc uno linea U'lO colonne d ' allaque (=par division} sul ce!ìtro; Regi de 1791, Eco/e de Balaillon, Porle VI, Art. Xlii, 663 - 73 e tov XXVI fig l
La manovra di formaz ione di una colonne d'attaque richiedeva invece a ll e compagnie granatieri e volteggiatori di coprire una distanza equ ivalente a 4,8 intervalli; a 78 metri a l minuto, il lem po ri c hiesto da questa evo lu z io ne è di 2,3 m i nuti. (tavola 28)
Il quadrato
Dopo il 1808, qu es ta fonnazione di venne invariabilme nte un rettangolo, con due facce formate ognuna da due pelotons. e le al tre due da un pe!oton ciascuna. Quale c he fosse la formazione di partenza, il quadrato ve niva tuttora c reato passando a ttra verso la formazione di una colonne à distance de peloton, come è chiaramente specificato dal Manual. (4)
L a manovra è quella illu s trata ne ll a tavola 29: il JO peloton fucilieri e quello gra na t ieri rimango no fermi, mentre g li altri pelotons forma no, mediante una conversio ne di 90°, una co lonne par peloton con asse parallelo a l vecchio fronte di formazio ne Una volta terminata la conversio ne , i quattro pelotons in movimento avanza no, fin chè i l 2° peloton fucilieri no n gi un ge in corrisponde nza dell'estrema ala della compag ni a granatieri; qui giu nt o, si arresta, mentre il 3° e 4° peloton fucili e ri compiono una co nvers io ne di 90° a dest ra, formando il la to posteriore del quadrato, ed il peloton vo ltegg iatori chiude la formazio ne costi tu e nd o il seco ndo lato corto.
Nel co mpi e re qu es ta evoluzione, la distanza maggiore no n è coperta da i vo lteggia tori , bensì dai fucilieri del l O e 2° peloton a causa delle due conversioni. Essi infatti avanzano di due intervalli, il c he ri c hied e 0,6 minuti , mentre le due co nv e rs ioni ne richiedono 1; un totale di 1.6 minuti per l 'intera manovra.
Se la stessa ma nov ra ve nisse invece co mpiuta su ll e compagnie di centro. essa richiederebbe solame nte 1, I minuti .
Qu a lora l a formazio ne di parte nza fosse invece una co lo nna per divisione, la manovra vedrebbe i suo i tempi di esecuzio ne governati dai movimenti di co n ver s ione del I O e 4° peloron fucilieri, che richiedono 0,5 minuti, in quanto le compagnie gran at ie ri e vo lteggiatori s i limit a no ad ava nzare di un interva ll o, il che richiede solamente 0,3 minuti.
L 'intera evoluzione richiede pertanto solo 0,5 minuti per essere eseguita. (tavola 30)
Osserva zioni.finali
È degno di nota il fatto c he l a riorganizzazione interna del battaglione francese di fanteria, operata c on il Decre to del 18 febbraio 1808, non si confi gurò come un a se mp li ce operazione cosmetica od amministrativa, ma co nseguì brillantemente lo sco po previ sto, c i oè quello di ottenere un ulteriore mi g li orame nto del s is tema ta ttico dell' Armée, nel m e ntre a ll eviando i prob lemi ca usati da un a riduzione della di sponibilit à, o da un'accresciuta domanda di quadri ben addes tra ti e dotati di esper ie nza.
Con la sola eccezione de ll a co nver sio ne di un a linea in colonne d'attaque, ogni manovra ric hiedeva ora un tempo sensibilmente infe riore per essere eseguita: va l la pe na di notare che anche i n questo singo lo caso, com unqu e, l ' aum e nto nei tempi di e ecuz io ne era s tato di soli 0,2 minuti , 12 se co ndi , il che eviden te mente non è s ignifi cativo.
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TAVOLA 30
orrr , r, carr~ d a colonne <1 '1.1/laque ( par d1vis1on)
/J,wuel d'Jnfanl r ne, •.e.: ,,e o, ·,,dice ,... o .11. 1 6 R2
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Tavola 31: Riassunto comparativo dei tempi di manovra francesi
Formazione di partenza Formazione finale
Tempo richies10 ( min.) minimo massimo
Differenza( min.) minima massima
Pre-1808
Colonna Linea
Colonna Quadrato
Linea Colonna
Linea Quadrato
Post-1808
Colon na Linea
Colonna Quadrato
Linea Colonna
Linea Quadrato
GRAN BRETAGNA1795-1815
Regolamenti
li regolamento utilizzato dall ' esercito inglese durante le guerre napoleoniche fu opera del generale Sir David Dundas; il suo s istema di manovre, pubblicato per la prima volta nel 1788 ed accettato dall'esercito nel I792, fu il p1imo ad essere universalmente adottato dalle armate di Sua Maestà britannica. Il regolamento fu svilu ppato , e si basava, sull' uso della conversione (pivot), da cui il popolare soprannome di Old Pivot con il quale l'autore venne battezzato.
Dundas aveva prestato a lungo servizio oltremare , in particolare durante la Guerra d ' Indipendenza americana, oltre che nei Caraibi ed in India, e queste esperienze influenzarono in modo evidente il s i stema di idee alla base delle sue nuove tecniche addestrative e di manovra.
Dopo la fine della Guerra dei Sette Anni nel 1763, l ' establishment militare britannico si era diviso in due scuo le di pensiero antitetiche: la "americana" e la "tedesca"
La prima era cons idera ta "progressista", professando la propria fede nelle formazioni aperte, nelle marce veloci e nelle tattiche di fanteria leggera adatte alle foreste ed al terreno rotto caratteri stici del Nuovo Mondo.
La "conservatrice" scuola tedesca, invece , si affidava alle rigide formazioni in ordine chiuso , di sperimentata efficacia nelle aperte pianure del teatro europeo, con il s upporto dì una numerosa e ben addestrata cavalleria da urto.
A dispetto, potremmo dire, de11e esperie nze operative maturate, Dundas era in larga misura un aderente della "scuola tedesca" , sebbene con qualche concessione alle nuove tattiche ; il suo regolamento venne pe1tanto scritto con quest ' ottica in mente, con evoluzioni e cadenze di marcia regolate con minuziosa precisione, concepite per formazioni s u tre ranghi.
Nonostante l 'adoz ione ufficiale del nuovo rego lamento fosse avvenuta già da due anni, esso non fu impiegato dall'armata del Duca di York nelle Fiandre nel 1793-94 , ed il suo debutto operativo avvenne durante la campagna d'Egitto a partire dal 1799, ad opera del corpo di spedizione del generale Abercromby: un ottimo test, per inciso, data la cura con la quale il generale aveva preparato le sue truppe per la campagna imminente.
Organi zzazione
La questione dell ' organizzazione della fanteria britannica resta molto controversa, in quanto non esisteva una struttura standard della compagnia: fra il 1803 ed il 1815 sono documentati almeno 20 diversi schemi organici ufficiali del battaglione. Inoltre , esisteva una considerevole di-
screpanza fra la struttura regolamentare della compagnia, che presumeva lo schieramento su tre ranghi, ed un'infinità di fonti contemporanee che testimoniano il regolare impiego della "sottile line a rossa". cioè della formazione su due ranghi.
Allo stato attuale della ricerca, non vi è prova che esistesse un organico standard per la compagnia di fanteria britannica al di là del "quadro" composto da ufficiali e sottufficiali: un capitano. due le nenti. un alfiere, un sergente pagatore. tre sergenti , tre capora l i, un tamburino e un s uonatore di piffero. Il numero di soldati semp lici non era regolamentato, ma derivava dalla capacità di un reggimento di attrarre, o comunque di procurarsi reclute; l'Inghilterra ovviamente non applicava la coscrizione, ed il serv izio era teoricamente solo vo lont ario, ma in realtà il reclutamento veniva effettuato mediante tutta una serie di allettamenti e stratagemmi c he arrivavano ad assomigliare molto al rapimento.
Vi sono indicazioni che r obbiettivo fosse quello di avere compagnie di c irca 100 solda ti semplici, il che avrebbe co nferito al battaglione un organico s uperiore ai 1000 effettivi, ma la forza media messa in campo dalla stragra nde maggioranza dei battaglioni ing lesi oscillava fra i 500 ed i 700 uomini. Una compagnia-tipo formata da 54 uomini di truppa si presta bene, in quest'ottica, allo scopo del prese nte studio; da ciò deriva una forza totale, quadri compresi, di 66 effettivi, 660 per battaglione.
Come si è già sotto lineato in precedenza, esiste un gran num ero di testimonianze, in conflitto fra loro, sull'utilizzo da parte britannica della formazione su due o tre ra n ghi; per questo motivo, i livelli di effettivi evidenziati ne l la tavola 14 imporrebbero lo schieramento s u tre ranghi (a fronte minimo), mentre la compagnia utiliz za ta per questa analisi è a fronte intero ma in due rang h i.
La compagnia britann ica era organizzata in quattro sezio ni , ognuna con un minimo di cinque file. Ciò conferiva alla compagnia un fronte minimo di 20 soldati , benché fosse prevista la possibilità che una compagnia contasse solo tre sezioni, qua lora la sua forza fosse scesa tanto da renderlo necessario. Se tale "compagnia minima" si fosse organizzata in due ranghi, essa avrebbe contato 6 ufficiali e sottufficiali e 34 so ldati; in tre ranghi, avrebbe contato invece 54 soldati, oltre allo stesso elemento di comando, ma la compagnia utilizzata per la presente analisi sarà composta da 60 soldati, oltre all'elemento di comando. (tavola 32)
Re sta da considerare un ultimo aspetto organizzativo, ovvero il numero di compagnie in un battag l ione. Come si è già ricordato impl icitamente, ques to era stab ilito a lO. Non era tuttavia incon s ueto che le compagnie "laterali.', in particolare quella legge ra , venissero distaccate; i battagl ioni britannici vennero poi talvolta messi in campo con meno di otto compagnie "di centro", mentre quelli appartenenti alle Foot Guards e a qualche a ltro corpo d'élite spesso esibirono compagnie addizionali di granatieri o leggere.
I n ogni caso, ai fini di questo studio, verrà preso in considerazione so lo i l battag l ione-tipo organizzato su I O compagnie.
Dimensioni e velocità
L ' intervallo assegnato ad ogn i fila era, secondo il manua l e di Dundas, di 22 pollici, cioè circa 55 centimetri. G li uomini erano sc hierati a contatto di gomito, e g l i intervalli fra le sezion i indicati per chiarezza ne ll a tavola 32 in realtà non esistevano; il fronte della nostra compagnia di 66 uomini misurava pertanto poco più di 1 1 metri se in tre ranghi, mentre schierata in due so l i questo intervallo aumentava a 16,5 metri. Sarà quest'u l tima formazione a costituire la base di tutti i calcoli relativ i alle evoluzioni.
I regolamenti definivano la lunghezza del pass o base a 30 po lli ci, circa 75 centimetri; questo rappresentava IO cm., o i l 14%, in più rispetto al passo francese da 26 pollici.
o) Co'T!o o gr a o· to n~cr;c inglese s, , t r e ror g hi
La cadenza ordinaria (ordinary pace) era di 75 passi al minuto, mentre quella accelerata (quick pace) di 108; ciò s ig nifica che al passo ordinario la fanteria britannica muoveva di poco più di 56 metri al minuto, a quello acce lerato d i 81. Durante a lcune evoluzioni, i britannici impiegavano entrambe le cadenze, mentre per eseguire la conversione (pivot) era usato un passo particolare di 33 po ll ici (83 cm.); ciò parrebbe complicare non poco il compito di valutare le evoluzioni, ma fortu natamente, grazie a ll 'opera di Smirke (5), le situazioni nelle quali le differenti cade nze e lunghezze di passo venivano usate sono ch iaramente specifica te, in modo ta le c he i problemi interpretativi risultano minimizzati.
Evoluzioni in linea ed in colonna
La prima evoluzione ad essere considerata è quella per trasformare una linea in una colonna ·'aperta", cioè ad intervallo intero, formata sulJ 'ala. La prima azion e consisteva in una conversione a sinistra (o a dest ra) di 90°. eseguita da ogni compagnia indipendentemente dalle altre: nell' eseguirla, l'uomo al l 'estre ma ala della compagnia allungava il pa sso a 33 pollici, aumentando così il suo rateo di spostamento da 81 a quasi 90 metri al minuto ; il movimento di conversione richiedeva pertanto 0,3 minuti. Ogni compagnia faceva quindi fronte a destra (o a s ini stra), trasformandosi in una sorta di piccola "co lonna di marcia" per due (o per tre), per poi marciare in fila al quick pace fino a ll a nuova posizione. giunti sulla quale la manovra veniva completata con un nuovo "fro nte a sinist'" (o "a dest' ").
Trattandosi di una evo lu zione eseguita mediante una marcia per fianco, essa è sogge tta all' "effetto fisarmonica"; la co mpagn ia che percorre il tragitto più lun go è quella che verrà a trovarsi posizionata in testa alla colonna, e tale distanza è calcolabi le in quanto costit ui sce l'ipotenusa di un triangolo rettangolo avente per cateto maggiore il fronte d e lla linea. pari a 9 intervalli , e per cateto minore la profondità della colonna risultante, pari a 8.
JI tragitto risulta pertanto pari a 12 intervalli . più uno per l ' "effetto fisarmonica", un total e di 13 intervalli, che corrisponde a quasi 215 metri. Il tempo richiesto sarà di 2,6 minuti. (tavola 33)
Si noti che la stessa manovra poteva essere eseguita, in maniera praticamente identica, avanzando od arretrando risp etto alla pos i zione della linea: nel primo caso, la coda dell a co l onna risu ltante veniva a coincidere con la posizione precedentemente occupata dalla linea, nel secondo caso era la testa ad occupare Ja stessa posizione.
La colonna poteva anche essere formata sul centro della linea ; in questo caso, metà del battaglione si sch ierava davanti ad essa e l'altra metà dietro. In questo modo, l'evoluzione ovviamente risultava più veloce. (tavola 34)
A nche in questo caso, le compag ni e più esterne compivano la marcia in fila con il tragitto più lungo , pari a 6,4 intervaJli , più uno per l' "effetto fisarmonica" ed un altro per assume re la posizione nella colonna: un totale di 8 ,4 intervalli corrispondenti a 1,7 minuti. Anche in questo caso, s i è considerato che la formazione risultante s ia una co lonn a aperta, perchè così si è fatto per tutti i calcoli concernenti i francesi.
A quanto pare, non era possibile applicare questo schema d i manovra alla conversione di una linea in colonna per grand divisions, l'equivalente della colonne d'allaque francese , o viceve rsa al dispiegamento della s te ssa in linea. I manuali mo strano le divisioni che muovono in tandem, senza suddividersi nelle compagnie che le costituisco no per poi operare una conversione s ui due lati secondo lo schem a adoperato dai frances i anche per la ma novra inversa di spiegamento da colonna in linea.
Di conseguenza, il tempo richiesto è lo s tes so s ia che lo spiegame nto in linea ve nga eseguito a partire da una colonna per divi sio ni o per compagnie. Se la linea viene formata su ll 'a la, la compagnia o la divisione di coda devono compie re una marcia laterale equ i valente a 9 intervalli più
2) 1)
TAVOl P,, 3)
Trasformare uro linea ·n colonna apert'J S.JI f,Jnco s r 51, Sm; r ke, Morovro VIII,' g. 1 e 2.
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uno per l' "effetto fisarmonica", fare fronte ed avanzare quindi di 10 intervalli ancora; ciò rappresenta un totale di 19 intervalli, un percorso che richiede quasi 4 minuti (3 ,9) per essere coperto al quick step. (tavola 35)
li quadrato
I vari manuali che so no stati esaminati durante la preparazione del presente studio mostrano generalmente la procedura per formare un quadrato propriamente detto (hollow square), prevalentemente, come ci si p oteva aspettare, a partire da un a lin ea. Tuttavia, in Srnirke (1810) è a n che descritta l'evoluzione per formare u n solid square che appare estremamente simile, co ncettualm e nte, alla masse francese, alla Bataillonsmasse austriaca ed a ltre formazioni s imil ari adottate da un po' tutti g li eserciti successivame nte a l 1809.
Ne lla manovra di formazione de l quadrato classico da ll a linea, illustrata nella tavola 36, la compagnia gra natie ri schie rata all'ala destra è quella che deve compiere il tragitto più lungo: si tratta infatti di comp iere un dietrofront, ava n zare fino a raggiungere il centro del lato posteriore del quadrato, quindi operare una co nversio ne a destra ed avanzare p er la lun g hezza di un intervallo, chiudendo così la formazione. La prima fase del movimento corrisponde a 5,6 intervalli compreso l' "effetto fisarmonica". la seconda a 2, 1 e l'ultima ad 1 ancora: un totale di 8,7 intervalli ( 143 ,5 metri), che richiedono I ,8 minuti per essere coperti al quick pace.
Il successivo manuale del 1808 mostra una manovra p er formare il quadrato a partire da un a colonn a. Il battaglione avrebbe do vuto prima di tutto serrare Ja formazione s ull e due compagnie centrali, che restavano fe rm e; quindi le sei compagnie a l centro della colon n a avrebbero do vuto s uddi vi d ersi in plotoni ed operare una co n ve r s io ne di 90° sui due lati, formando così i lati lunghi del quadrato e chi ud endo la formazio ne. Questa evol u zione è virtualmente identica a quella descritta dal R ég/ement de 1791 francese per la formazione di un quadrato di più battag lioni ; il movimento iniziale di ch iu sura degli int ervalli risulta in un a diminuzione de ll a profondità d ella co l onna da 165 a 82 metri circa, e richiedeva a l quick pace O,8 mi nut i, mentre la conversione delle compagnie ce ntrali prendeva 0.3 minuti: un totale di 1 , 1 minuti. Va comunqu e sotto lineato che non si è trovata prova certa che questa manovra ve ni sse effettivamen t e impiegata dall'esercito inglese, il che sembra accordarsi con la s ua ben documentata filosofia tatt ica prevalente. (favola 37)
L a formazio ne di un quadrato solido, così come vie ne descritta da Smirke, avviene secondo uno sc hem a molto s imil e a ll a m a n ovra utili zzata a tale scopo dagli eserciti continentali, e avrebbe dovuto infatti esse re esegu ita a partire da una co l o nna per divisioru aperta o serrata. Nel primo caso, l'evo lu zio ne av rebb e richiesto 0,7 minuti, n e l secondo 0,6. Com e si è già ricordato, anche in questo caso non esistono tuttavia testimonianze che confermin o che questa formazione venisse mai impiegata dall'esercito britannico.
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f Ct r,ore il Cl..Odra 1 V (!U l,.f' r t~(. s,~ ••e, Mo,,ovrc ,.111, t,r.o lei:'. a} 8' \ e- ,~ 2· + :J• ~-------'--------' ;,: \ ~~//4 / \ 7• \ ' / "t !j• I (}' 7• 8' [, I. e l - -----. 12· !J' b} u l .'11 l7•. ,/' .5· _,______f} • l fl L1!!/JI compam e,;--, (,'rnwdicr rompa11y ( 8' Cenlre rompanv
TAVO LA 37
Formare il quodroto do uno colonno per compagnie. -Rules and Regu/ations lor the Manua/ and Platoon Exercises,Formalions Field Exercise and Jlovements of His Jlajesty's Forces. Tavolo X.rig.95.
Conclu s ioni
La tavola 38 riassume i tempi di manovra di un battaglione britannico di lO compag ni e, schierato in due ranghi , composto da 660 effettivi , comparati con quelli di un battaglione frances e pre- e po s t- 1808.
Tavola 3 8: Comparazione delle v elocità di manovra inglesi e francesi FRANCESI INGLESI
Precedentemente alla riorganizzazione del 1808. la manovra di conversione della colonna in linea utilizzata dall ' esercito france se era significativamente più veloce della similare e voi uzione britannjca. Ciò non era dovuto ad una maggiore velocità di esecuzione , in quanto il qui ck pac e inglese era leggermente più rapido del pas de charge francese , ma a geometrie di manovra meg lio studiate. Non esistevano invece differenze degne di nota relativamente alla manovra linea-colonna e co lonna-quadrato, mentre il sistema inglese esibiva un notevole vantaggio nel trasformare una linea in un quadrato.
Dopo il 1808 , le differenze fra i due si s temi scomparvero quasi totalmente , ma i francesi mantennero una deci s a s uperiorità nella conversione dalla colonna alla linea.
L' unica conclusione che si può trarre è che, possedendo una decisa superiorità nella manovra di spiegamento deJla colonna in linea, è del tutto logico che i francesi tendessero a manovrare in colonna per poi spiegarsi rapidamente in linea. 1n base alla stessa logica, è altrettanto naturale che i britannici esibissero una preferenza ad operare in linea.
Ciò non vuol dire che non vi fossero anche altri motivi che giustificassero la ri s pettiva preferenza per queste due formazioni, ma la differenza nei tempi di manovra costituiva probabilmente un incentivo per la preferenza di Wellington a schierare le s ue truppe su posizioni difensive ed attendere gli attacchi francesi.
Le stesse ragioni giustificano la convinzione francese di avere il tempo di spiegarsi in linea per impegnare gli inglesi in uno scontro a fuoco; l 'espe1ienza avrebbe dimostrato che la saldezza e la disciplina di fuoco delle fanterie avversarie rendeva questa speranza infondata , ma i comandanti francesi continuarono a provarci fino alla fine.
PR USSI A 1788 - 1 799
Organizzazione
Dal 1 giugno 1787, i reggimenti di fanteria di linea consistevano in due battaglioni di moschettieri ed uno di granatieri, ognuno su 4 compagnie. Ogni compagnia era formata da 4 ufficiali, 12 sottufficiali, 3 tamburi, 140 L1omini di truppa e caporali, e 10 schuetzen, per un totale di 169 effettivi; il battaglione risultava pertanto forte di 676 uomini
I battag l ioni legger i indipende nti di fu ci li er i consisteva no a nc h 'essi di quattro compagni e organizzate ne llo stesso modo, ma co n due suonato ri di corno in sostituz io ne di due t amburin i. L' orga nizzazion e e l e formazioni ut ilizzate dal Fussjager Regiment verrann o invece discusse nel capitolo d e dicato alla fan teria leggera
La differe nza più s i g nifi cativa fra fan teria d i lin ea e leggera non risiedeva d unqu e nell 'organizzaz ione , ma n e lla fo rmaz ione: mentre l a compagnia gra nati eri o moschettieri si sc h ierava su tre ranghi, ed aveva qu i ndi un fronte di 49 file, la com pag nia di fucilie ri si disponeva su due soli fi n dall ' istituzion e di queste un it à, avvenuta per 1'appunto ne l 1787; essa p resentava pertanto un fronte di 73 file. (tavola 39)
Dimensioni e velocità
A d iffere n za del Réglement francese del 1791, il manuale prussia no del 1788 non spec ifica co n c hiarezza le dimensioni dell'intervallo assegnato ad og ni uomo nei rang hi , né la lunghezza del p asso o la cadenza di marcia.
Tu ttavia, vo n d e r Goltz (6) indica piuttos to ch i ara mente che le cadenze d i ma rcia u t iliuate e rano due: I ' Ordina irsch ritt di 75 e il Geschwindschritt di 108 pass i a l minuto. Lo stesso autore afferma categori came nte che la cadenz a di m arcia utilizzata pe r tutte le manovre era quella di 75 pa ssi al minuto , soprann ominata il "Passo Salde rn " . Un 'a nali s i del R egolamento prussiano del 1754 indica l ' u so di un intervallo d i circa 55 cm. per fila, e quival e nte a quello individuat o dal manua le france se, e non v i so no indi zi che qu es to veni sse alterato fin dopo la fi ne d e lle guerre nap oleonic he. Di co n segue n za, un a com pag ni a di musketieren o di g ranati e ri av rebbe presentat o un fr o nte di 27 m e tri , una di fucilie ri di cir ca 40. Ciò rapprese nta l'equivale n te della disrance entière francese, be nchè le d imen s io ni delle unità s iano ovviamente differe nti.
Il m a nu ale d el 1788 non ind ica, come s i è detto, neanche la lunghezza del passo; una lettura d i qu es to importa nte documento s uggerisce che si trattava di un dato scon t a t o, il c he, in asse nza di indicazion i contrarie, rafforza l 'ipotesi che anche in questo caso non v i fosse s tata variazio ne ri s petto a l rego lamento del J754; de l resto, anc he il s uccess i vo manuale del 1772 t ace s u qu est o a rgo me nto . S i converrà pertanto c h e l a lunghezza del p asso co rri spo ndesse ad un "dop pio passo della Renania" , pari a c irca 62,5 cm ..
A li ' Ordinairschritt il rateo di movimento risultava p erta nto di qu asi 47 metri a l minu to, corri s pond e nti a 1 ,74 i n tervall i di com pag nia di linea, c h e diventavano 67 ,5 m etri al Geschivindschrin: 2,5 inter valli di compag nia di linea.
Evolu zioni in linea ed in colon na
Quando iI batt aglione pru ss iano pre- J 799 muov eva i n colonna , lo faceva in co lo nna per halbZug. Esistevano quattro metodi per spi egars i in lin ea da questa formazio ne:
1) Rech t s abmarschirt, und rechts depliyiert (fo rmars i a de stra, spiega ndosi a de stra);
2) Rechts abma rschi rt , und links deployiert (for marsi a de st ra. spiega ndos i a s ini stra);
3) Links abmarschirt, und rechts deployiert (fo rmarsi a si ni stra , sp iegando si a destra);
4) Links abmarschirt, und links deployiert (formars i a si ni stra, spiega ndo si a s ini stra).
L a prima fase della manovra cons i s teva ne l trasformare l a co lonna p e r halb-Zug in un a p e r Zuge (p l urale di Zug) a d inter vallo in tero (tavola 40a); qu esta mano v r a poteva in differentemente essere eseguita a destra o a s ini stra, ed era com piuta da og ni seconda halb-Zug, la qua le ve niva per qu es to d es ig n ata "Zug di manovra", medi a nte un "front a dest'" (o" a si ni s t ' ") ed un movi-
TAVOlA 39
Compagnia moschettieri o granatieri pruss:ona , Regolamento del 1788 1 2 1 L____L_ ___J_ITT"-l___....1....1 J JJ I 6 I 6 I 6 I [5[ 51 15I
Compagnia fl:c i1ieri pn,ssiono, Regoiome'lto del 1788
I= Capitano 3= Soltotenen le 5= Caporale 7= Schùlze
2 - Primo tenente 4= Sergente 6- Tamburino
mento laterale fino a superare la res tante halb-Zug; quindi, facendo nuovamente fronte, la ha/bZug di manovra avanzava fino a fare fronte comune con l'altra metà e ricostituendo così un fronte comune. A questo punto, la colonna per Zuge si serrava fino a raggiungere un intervallo di due passi fra le Zuge (tavola 40b e 40c); una volta formata questa colonna serrata per Zuge, si doveva prescegliere la direzione dello spiegamento successivo, a destra o a sinistra, sulla fronte o sulla coda della colonna.
Nelle manovre di spiegamento per Rechts abmarschirt la colonna forma la linea sulla I a Zug. Nella Rechts abmarschirt und rechts deployiert la colonna fa fronte a destra, con l 'eccezio ne dell'8a Zug; le prime sette Zuge, trasformate in colonne, marciano avanti, e non appena la 7a s upera la posizione dell'8a, si arresta, fa fronte e marcia avanti fino a ricostituire fronte com un e con questa. Nello stesso modo. ogni Zug, non appena supera la posizione di quella dietro di essa, si ferma, fa fronte e marcia avan ti, finchè non viene r icostituito un fronte comune di tutto il battaglione . (tavola 40d e 40e)
Nel caso di una Links abmarschirt, viene seguita una procedura simile; tuttavia , 1'8a Zug resta ferma e le altre Zuge si schierano su di essa nel Unks deployiert, oppure si spostano a destra mentre la I a Zug continua ad occupare la posizione originale ne l rechts deployiert. 1 tempi di esec uzione delle quattro manovre so no ident ici.
In sintesi, le evoluzioni per Rechts abmarschirt producono uno spiegamento ''ad avanzare", con la lin ea che si fonna sulla testa della co lonna costituita dalla I a Zug; que ll e per Links abmarschirt risultano invece in uno schieramento 'a retrocedere" eseguito sulla coda de ll a colon na, costituita dall' 8a Zug.
Tutte queste manovre di spiegamento richiedono innanzitutto la conversione de ll a co lon na di sezioni (halb-::.ugkolonne) in colonna per Zuge (::.ugkolonne). Questa manovra richiede 0,4 minuti.
La seconda fase è costituita dalla tra sfo rmazione in colo nna serrata, quindi dei moviment i descritti per lo spiegamento in linea vero e proprio.
L' "effetto fisarmonica'' si produce a causa della marcia laterale delle Zuge trasfonnate in colonne , in modo che la distanza massima da coprire risulta equivalente a 15,75 intervalli di compagnia; a li ' Ordinairschritt di 75 passi al minuto. so no rich iesti in totale non me no di 7 minuti in totale per l 'esec uzione della evolutione.
Un confronto co n i tempi di manovra francesi è quantoma i rivelatore.
Il quadrato
In base ai dettami del Reg/ement del 1788, il quadrato ven i va sempre formato a partire dalla lin ea. L a prima fase di questa evo lu zione (tavola 41) co nsisteva nel serrare le file al centro, in corrisponden za del punto d'incontro fra la 4a e la Sa Zug; quindi ogni Zug s i divideva a metà, e la prima sez ione si schierava dietro la seco nda, raddoppiando la profondità della formazione e dimezzandone contempora nea m ente il fro nte
La 3a e la 4a Zug (41b) rimanevano ferme, formando il fronte del quadrato; l a l a e la 2a (41a) facevano dietrofront, quindi eseguivano una ampia conve rsione a pu n to fi sso fino a trovarsi perpendicolari con il fronte della 3a. Nello s tes so modo, la 5a, 6a, 7a e 8a Zug (41c ed) operavano un 'a mpia conversione a punto fisso, facendo perno sull'ala si nistra della 4a, fino a trovarsi anch'esse perpendicolari a l nuovo fro nte (4lf). A questo punto, le so le 7a e 8a Zuge contin uavano il movimento. imperniato questa vo lta sull'ala sinistra delle 6a, fino a chiudere l a facc i a posteriore del quadrato, con J'8 a Zug che andava a toccare la la (4Je).
li tempo richiesto per eseguire la manovra è determi nato dai movimenti della 7a e 8a Zug; qu este ultime copro no una distanza totale equivalente a 4,23 intervalli di compagnia durante I'in-
TAVOLA 40
Dispi ega mento do colonna di sezioni in linea. - Reglemenl fiir die Kònigl.Preuss leichte lnfanlerie
Tiltolo V, Von Deployren, Artt 1 - 6
1 Avùl .A 40
e) Rechts obmorsch1rt, und recnls deploy1 t ,·I I [ ==:J.-------r L _6 -· "C 5 •
2·C 7--
1·C-1-
5•C 7-
6•L __J I
f) Recnls obmorschirl, und
links d<!ployrt
TAVOI A L 1
Forr11ore -Hcglcmen l fur dw Kòaigliche Pre11ss1sches /e1chfo /11/anlern• f'ltr V, llie des 8,1la1/lon Quarro form1rl w1rd. " t
tera movimento di conversione, mentre la manovra iniziale di ''raddoppio" e compressione richiede altri 2,J 2 intervalli: un totale di 6.35 intervalli di compagnia, che equivale a 3.65 minuti.
PRUS SI A 1799 -1807
Organizzazione e cadenze di marcia
Dal I gi ugno 1799, ogni reggime nto di fanteria consisteva di due bauaglioni di moschettieri su 5 compagnie, e di due compagnie di granatieri; queste ultime venivano riunite con quelle di un altro reggimento per formare dei battaglioni compositi su quattro compagn ie. I battaglio n i fucilieri non vennero riorganizzati.
La forza effettiva di un battaglione moschettieri era costituita da 22-23 ufficiali, 60 sottufficiali, 15 tamburi , un suonatore di corno, 50 schuetzen, 10 zappator i e 650 uomini di truppa: ogni compagnia risultava composta da 4 ufficiali, 12 sottufficiali, 3 tamburini, IO schuet~en, 2 zappatori e 130 uomini di truppa, un totale di 161 effettivi. Il fronte della com pa gnia moschettieri era di 46 fil e.
Il battaglione granatieri risultava invece così composto: f 8 ufficiali, 56 sottufficiali, 12 tamburi, un suonatore di corno e 8 di piffero; 40 schuetzen, 8 zappatori e 640 uomini di truppa. La compagnia contava 4 ufficiali, 14 sottufficial i , 3 tamburi, IO schuet::,en e 160 uom in i di truppa, per un totale di 191 effettivi; lo schieramento risultava pertanto composto da 56 file. (tavola 42)
Un a ltro importante cambiamento fu rappresentato dall'adozione del Geschwindschritt d i 108 passi aJ minuto per tutte le manovre su l campo di battag li a. Considerando il caso delle unità di moschettieri, che rappresentavano 1' assolu ta maggioranza, la modesta riduzione nel numero degl i effetti.vi ed il corrispondente aumento del numero delle compagnie nel battaglione non ebbero effetto alcuno sulle modalità di esecuzione delle manovre, eccettuata quella di formazione del quadrato.
La riorganizzazione del 1799 non fu accompagna ta da un nuovo regolamento, e dal momento che molte delle evoluzioni descritte nel manuale del 1788 so no ripetute in quel lo successivo del 1812, si può presumere che fossero rimaste in uso anche fra il 1799 ed il 1807.
Evoluzioni in linea, colonna e quadrato
La conversione della colonna (la quale, ancora in questo periodo, era per i prussiani un a formazione puramente ·'di marcia") in line a restò fondame nt alm ente invariata. L' in tera evoluz ione co nsiste nella trasfo,mazione di una colonna di sezioni in una co lonna di Zuge: 1.5 in tervalli; quindi, dal momento che le sezion i sono ora IO, la co mpa gnia c he compie il tragitto più lungo muove di 9 inte rva lli , più uno per l' "effetto fi sarmonica". Ciò rappresenta un to tale, pe r l'intera manovra. di 1 1,5 intervalli, distanza che vie ne coperta in 3,9 minuti.
Deci siv a al riguardo è l'aumentata veloc ità di manovra, non l 'a umento nel numero delle comp agnie o la modesta riduzione nella dimensione di queste ultime. n quadrato, a sua volta, poteva appare ntemente esser e ora forma to in du e diversi modi. Una fonte secondaria (7), che peraltro non trova co nferma nei regolamen t i od in al tri documenti ufficiali noti a ll'autore , descrive la man ovra a partire da un a co lo nn a per compag ni e. ln questo caso, la co mpag nia di testa si arresta, mentre le altre se rrano la distanza fi no all'intervall o corrispondente al fronte di una Zug; quindi, le tre compag nie ce ntrali si suddivido no, ed ogni Zug di queste ultime opera una conversione a pun to fisso di 90° facendo fro nte all'esterno, e formando così i fianch i del quadrato. In fi ne, la compagnia di coda avanza per chiuder e la formazione. (tavola 43)
r ormone I quod 0 ato do uno colonna per pdolons , )on zz:::z ,are de 1 /99
La manovra così concepita è piuttosto rapida: la chiusura degli intervalli richiedeva alla compagnia cli coda un movimento in avanti pari a 2,5 intervalli, più altri 0 ,5 intervalli per serrare i ran ghi . Supponendo che le compagnie centrali compissero la loro rotazione contemporaneamente all'avanzata di quella di coda, e che la completassero nello stesso momento in cui quest ' ultima arrivava a chiudere il quadrato, tutta l 'evo luzio ne richiedeva non più di 0,9 minuti per essere portata a termine. La manovra contraria di ri s piegarsi in colonna richiedeva a sua volta un tempo identico.
Non esiste tuttavia alcuna testimonianza che questa manovra venisse effettivamente impiegata i n azione , in quanto la dipendenza del "vecc hio " esercito prussiano dalle tattiche lineari era asso l uta; di conseguenza, l ' unica forma di colonna ad essere impiegata era quella dedicata alla m arcia, q uindi per sezione o, al mass imo, per Zuge.
Come la manovra di formazione del quadrato venisse eseguita partendo dalla linea resta un ques ito irrisolto . Nessun documento ufficiale noto all'autore riporta una manovra di questo tipo.
Una possibilità è costituita dalla trasformazione della linea in colonna mediante uno dei quattro metodi illustrati nella tavola 40; la colonna sarebbe quindi stata convertita in quadrato mediante il sist ema appena descritto. La manovra così compiuta avrebbe richiesto un totale di 4 ,8 minuti.
Sfor t unatamente , non esiste indicazione alcuna che la manovra "diretta" descritta dal regolamento del 1788 fosse ancora in uso; qualora questo sistema fosse stato ancora usato, l'esecuzione avrebbe dovuto obbligatoriamente assumere una diversa configurazione, imposta dal numero dispari di compagnie.
Questo p rob lema è tuttavia risolvibile se si usa la Zug anzichè la compagnia come elemento di m a n ovra : si possono pertanto ipotizzare due diversi schemi di manovra , illustrati nella tavola 44. O quadrato formato come in 44b è quello più rapido, richiedendo un movimento massimo pari a 10,99 intervalli, mentre il quadrato ottenuto con la manovra 44a ne richiede 12 ,56. La velocità cli esecuzione è ri s pettivamente di 3,8 e 4,4 minuti.
PR US SIA 180 7 - 1815
Organizzazione
D opo la dèbacle del 1806, l'esercito prussiano riorganizzò la propria fanteria a partire dal 1808, e nel 1812 venne pubblicato il nuovo Exerzir-Reglement far die lnfanterie der Koniglich Preussischen Armee
Ogni reggimento era ora organizzato su due battaglioni di moschettieri e uno di fanteria leggera, i fucilieri; tutti i battag l ioni possedevano adesso un'identica organizzazione su quattro compagnie.
Ogni compagnia contava, in tempo di guerra, 5 ufficiali , 32 sottufficiali e 165 soldati: un t otale di 202 effettivi (tavola 45)
Dimensioni e velocità
L a com p agn i a di fanteria post-) 808 aveva un fronte di 63 fi le, per una lunghezza di 36,2 metri. C iò significa che all'Ordinairschritt di 75 passi al minuto una compagnia copriva il suo inte r va ll o in 0,84 minuti; al Geschwindschritt di 108 passi, il tempo dive n tava di 0,56 minut i .
Evoluzioni in linea ed in colonna
La fanteria prussiana di questo periodo continuava a manovrare preval enteme n te in Zugkolonne, ed eseguiva molte delle sue evoluzion i a partire da questa formazio ne. Lo spiegamen to in
5 [5 [ l_] 5 5 5 ,'] fj
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linea avveniva secondo il s istema precede ntemente descritto , ma dal momento che tutte le manovre venivano ora eseguite al Geschwindschritt, il tempo richiesto era di 4,9 minuti per coprire 8,75 intervalli.
Quando invece era la linea ad essere trasformata in colonna, veniva ora usato un metodo per marcia diretta identico a quello utilizzato dai francesi. (tavola 46)
In questo caso, la distanza maggiore era coperta dall'8a Zug, c he copriva un totale di 5,1 intervalli compreso l' "effetto fisarmonica "; il tempo impiegato era pertanto di 2,85 minuti.
Evolu -:, ioni in linea ed in colonna dalla colonna d 'attacco
L a colonna d'attacco, o Angriffskolonne, era formata come una doppia co lonna di Zu ge, ovvero come una colonna per compagnia (o pe/01011). Essa era generalmente serrata, cioè con un intervallo di due Fusse (62,5 cm.) fra i pelotons. Da un punto di vista tattico, la Angriffskolonne era l'equivalente della colonne d'attaque francese, su ll a quale era modell a ta.
Per formare la colonna d'attacco da una linea, la 4a e Sa Zug che formavano il centro di quest 'ultima rimanevano ferme, mentre le tre Zuge s u ogni lato facevano dietrofront e marciavano direttamente verso la loro destinazione finale, esattamente seco ndo lo s te sso schema applicato dai francesi ed illustrato nella tavola 47.
Il percorso più lungo era compi uto in questo caso dalle due Zuge d'ala, per un tota le di 3,6 intervalli di Zug, più uno per I' "effetto fi sarmonica" ed un 'altro per assumere la po izione finale: 5,6 intervalli di Zug, corrispondenti a 2,8 intervalli di peloron, per un tempo di manovra di 1,6 minuti. Quando invece la Angriffskolonne s i spiegava in linea , il sistema usato non differiva molto da que ll o in uso precedentemente, ma ancora una volta riproduceva esattamente la manovra delineata dal Réglernent de 179i per lo spiegamento sul centro della co lon11 e d'attaque.
Nella fatt ispecie, le Zuge d 'ala (la e 8a) ancora una volta percorrevano il tragitto più lungo; s i tratta in questo caso di un movimento ad angoli retti, con sistente nell"avanzare in colonna di Zug verso il fianco per 3 intervalli (di Zug), quindi fare fronte ed avanzare altri 3 intervalli. Tenendo conto de l solito "effetto fi sarmonica•· per la parte di movimento compiuta in fila per tre, si arriva ad un totale di 7 intervalli di Zug, corri s pondenti a 3,5 di peloton: tempo di esecuzione dell'evoluzione, 2 minuti. (tavola 48)
Infine , come già si è ricordato , la fanteria prussia na eseguiva tuttora ogni movimento non sq uisitamente " tattico" in colonna per Zuge. Quando si trattava pertanto di trasformare questa formazione in una Angrijfskolonne, la 4a Zug restava fenna , mentre la Sa, 6a, 7a cd Sa si spostavano a sin istra di un intervallo ed avanzavano, finchè la 4a e la Sa ricostituivano un fronte unico. Nel frattempo, la la, 2a e 3a Zug marciavano in direzione opposta fino a cadere in ordine inverso alle spalle della 4a; qui ndi l'intera formazione serrava le dista nze fra le Zuge fino all'interval lo di due Fusse.
Il tempo di manovra era rego lato da ll a la Zug. che compiva il percorso più lungo: un calcolo preci so è in que sto caso difficile, data la natura della manovra, ma s i può calcolare che si trattasse di coprire 6 intervall i di Zug durante i l movimento retrogrado, più mezzo per lo spostamento a ll'esterno necessario ad evitare la collisione con la 2a e la 3a Zug, a loro volta impegnate nella manovra, più un altro ancora per I' "effetto fisarmonica ' '; un totale di 7 ,5 intervalli di Zug, ovvero 3 ,75 di peloton, per un tempo tota le di 2, I minuti. (tavola 49)
ll quadrato
Il regolamento del 1812 eliminò completament.e il quadrato propriamente detto ("vuoto") in favore di una sorta di densa co lonna, un ·'quadrato pieno" formato dall a Angrijfskolonne estremamente simile alla Bataillonsmasse austriaca ed a ll a masse francese post- I 808.
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TAVOLA ")0
I "quadrato r:eno " ,ialio Ang riffscolomw - Exer c ,r - 1812 :::aptolç 9 : VomQuarre A<' i, P \OVO'.l nt';o'o:c "Abb1/dung emes Quarre plem L 5 • 4 • -,
li nuovo Quarre ven iva formato semp l icemente chi u den do g li intervalli della Angr(ffskofonne finchè non rimaneva l a distanza equiva le n te al fronte di una fila fra il rango dei serrafila del 1° peloton cd il primo ra n go del 2°; la stessa manovra veniva quindi r ipetuta per i du e pelotons successivi, risultando in un a formazione profo nd a m e no di 10 me t ri (30 Fusse).
li peloton di coda era quello che copriva una di s tanza magg iore, pari a 2 intervalli di compagnia, per un tempo di 1,2 mi n uti. (tavola 50)
Osservazioni e conclusioni
Un confro nt o del regola mento p ru ss ia no del 1788 co n que llo fra n cese del 1791 ri ve la im mediatamente la sc hi acciante s uperiorità de l sistema francese in termini di velocità di manovra (tavola 51). La se rietà del problema, palesatas i durante il breve interve nt o nell e guerre della Rivol uzione, fu probabilmente ril evat a in tutt a la s ua gravità dai responsabili prussiani, e portò ad una meditata, ma parziale rev is ione concett u ale che si espresse n e ll a riorganizzaz ione del 1799 e nei contemporanei aggiornamenti a l s istema d i manovra.
Tavola SI: ve locità di manovra fran ces i e p r uss iane, 1788- 1798
Forma=ione di partenza
Formazione finale Pmsc11a 1788-99 (min.) Francia 1796-180/1 (min.)
È altamente probabile c h e, in seguito agli sco ntri avuti con le annate rivoluzionarie, i pru ss iani decidessero di ritirarsi dal conflitto per porre rim edio ad alcu n i problemi sis temi ci, oltre che finanziari: la ri organizzazio n e del 1799 , con i risultanti cambiame nt i nelle velocità di manovra, modificò i parametri di co n fronto. (tavola 52)
Scende ndo nei particolari, è interessante notare c he la manovra prussia na di con versione di una colonna in quadrato è identica, a pmte che per il diverso num ero di compagn ie per battaglfon c, a quella francese contenuta ne l regolamento del 1791. I n genera le, il vantaggio fnmcesc ne ll a manovra si mantenne n otevole, in particolare n e llo sp iega men to dalla c ol o nna alla lin ea e viceve rsa; i pru ssiani, adottando una nuova organizzazione e segmenti del sistema framcese, avevano otten uto un vantaggio solo nella fo1mazione del quadra to , il che è a maggior ragione sorprendente, date le poche occasioni in cui ess i fecero uso di questa fo rmazione durante la campagna del 1806-7 Al contrario, l a s upe riorit à mantenuta dai francesi nelle manovre co lonna -lin ea e v iceversa implicava un cons iderevo le va ntagg io nella co ndu z ion e dei mov im e nti offensivi qu a nto nello spiegamento, offe n s ivo e difensivo, delle riserve.
Tavola 52: ve locit:ì di manovra francesi e prussiane 1799- 1806
Formazione di Formazione Prussia 1799- /806 Francia l 796-1808 Vantaggio francese partenza finale ( minllli ) ( minuti) in percentuale Colonna Linea
Con l'entrata in vigore del regolamento del 1812, queste disparità decrebb e ro in modo s ignificativo , ed è degno di nota che ciò acca.desse in maniera particolarmente netta per quanto attiene alle evolu z ioni linea-colonna e viceversa.
È evidente che la commissione nominata dallo Stato Mag g iore Generale prussiano, fra i cui membri si trovavano le migliori teste pensanti dell'establishment quali Scha.mhorst e Clausewitz, aveva compiuto un ottimo lavoro, consistente in studi approfonditi che avevano rivelato le deficienze del vecchio sistema, una volta messo a confronto con qu ello francese. (tavola 53)
Tavola 53: velocità di manovra francesi e prussiane 1808-1815
Formazione di Formazione Prussia 1808-15 (') Francia 1808-15 (') Vantaggio Francese panenza finale min. mcu:. min. max. in percentuale
Colonna Colonna
Linea
Linea Line a Quadrato Co lonna Quadrato
La tavola 54 riassume i miglioramenti ottenuti con la s ucces siva adozione della nuova organizzazione del 1799, e quindi del regolamento del 1812.
Tavola 54: miglioramenti del s istema prussiano 1788-1812
Formazione di Formazione 1788 ( min ) 1799 ( min.) /808 (min.) partenza finale min. max. Colonna Linea
I progressi compiuti nel 1799 sono macroscopici ; quelli successivi, causati da)]'adozione di un'organizzazione e di un sistema di tattiche e di manovre completamente nuovi, sono forse meno evidenti a prima vis ta, ma in realtà costituiscono segnale inequivocabile di un cambiamento davvero epocale. Si trattò nientemeno che dell'abbandono definitivo del sistema lineare fredericiano, a favore di uno basa to, senza complessi. su quello francese; e quanto più importa , deliberatamente elaborato ad uso e consumo di un grande esercito di leva.
In quest'ottica, i progressi compiuti possono essere considerati, in senso relativo , anche magg iori di quelli ottenuti da.i francesi con la 1iorganizzazione del 1808. Come si è notato, l'obbiettivo generale fu quello di elaborare un sistema di manovra ottimizzato a beneficio di truppe generalmente poco esperte, che operavano in base ad un modulo tattico fondato sull'uso quasi esclusivo della colonna. A questo rigua.i·do, l'adozione del quadrato " pieno" non deve trarre in inganno: il tempo di formazione era infatti. in realtà, legge1mente superiore a quello del quadrato tradizionale, ma a suo favore giocarono probabilmente la sua grande robu stezza e facilità di formazione. Il nuovo quadrato sacrificava per questo la potenza di fuoco, ma i riformatori probabilmente pen sa.i·ono che l a propria cavalle1ia avrebbe ponito in breve tempo scacciare quella francese: l'importante era che la fanteria prussiana sopravvivesse al primo assalto , e a questo fine diventava.no cruciali quei pochi seconcli durante i quali il quadrato terminava di formarsi e si rinsaldava. ln questo senso, il nuovo quadrato "pieno" era molto meno sensitivo di quello "v uoto ", e la stessa esasperata compattezza della formazione la rendeva assai difficile , per la cavalleria, da frammentare e penetrare.
Non v i è poi alcun dubbio che la Angriffskolonne fo sse modellata s ulla co lonne d'attaque francese, impressione ulteriormente rafforzata dall'adozione de l battaglione s u quattro compagn ie: il s istema di manovra era infatti una p e rfett a imitazio ne. co n le Zuge al posto d e ll e compag ni e, d i qu e llo francese del 1791.
In co nclu s ione, si può affermare che, se i prussiani non erano più g li innovatori come a l tempo di Federico , sapevano certamente ri conoscere un buon sistema quando lo vedevano. Dopo la disastrosa débacle del J 806, e le con segue nti riduzioni della forza dell 'esercito impo ste dal trattato di pace, s i rese necessari o sv iluppare un sistema ed un a filosofia d 'im pi ego d el tutto nuovi. Adottando il meglio delle tattiche dell 'avvers ario ed inte gra ndolo con quanto vi era di sal vabi le d e l vecc hi o s is tem a, i prussiani sepp ero svi lupp are, a qu a nto pare, un prodotto originale e perfe ttame nte a degua to a ll e nuo ve necess ità .
RUSSIA1796 -1815
La documentazione relativa all 'ese rc ito russo è piuttosto sc arsa; il R egolamento di fanteria de l 1796 e l e Rego l e Tatti c h e per le E vo lu zio ni Militari d e ll 'a nno s uc cess i vo formano la base di q uesta analisi, ma esse ndo qu es ti tes ti tutt 'altro che esa u s tivi, so no stati integrati a fini di stud io c on quelle p ar ti del " R egola m ento Pote mkin " del 178 4 c h e con ogni probabilità restarono nel frattempo invariate; le modifich e alle tec nich e di manovra introdott e s u ccessivamente, con ordinanze a tutt'oggi pubblicate solo in minima parte, s ono s tate in larga mi s ura d es unt e dag li sc ritti di Su vorov, Kutuzov, Barclay ed altri, riportati p e r est ratto da Zwegu int zov (8); dal Codic e per il S ervizio di Fante ria pubblica to ad opera di B a rclay de Tolly nel 1811; ed infine , in modo non marginale, dal Regolamento per l'Addestramento della Fanteria Ru ssa, Scuola di Battaglione, pubbli cato ne l 1837. Si è rite nuto c he qu esta so lu zio ne fosse plausibile , in quanto la g uerra non si ev olvette in modo s ignifi cat iv o fra il 1800 ed il 1837; p er la ve rit à. la Gu e rra di Crimea del I 854-55 fu l'ultima ad essere co mbattuta con tattich e ancora " n apo leo nich e", e c i ò è particolarmente vero per l'ese rcito ru sso. Le t a ttiche e l e mano v re descritte nel regolamento d e l 18 37 so no deci sa mente n a pol eo ni c h e. ma no n è poss ibil e d ete rminare con sic urezza qu a ndo ve nnero adottate, per c ui quando viene fo rnit a una data per I 'u s o di u na formazione , qu es ta risulta d a ll 'esa m e di doc umenti di ver s i pertinenti alI'e poca 1798- I 814. Talora, qu es te date sono solo frutto di sup pos i z ioni , ma c iò viene ind icato ne l te sto vo lta pe r volta .
Le indicazioni relativ e all e tattiche a li ve llo di batta g lione so no generalmente rare ed imprec i se nei testi di s toria mii itare ; dj co n segue nz a , le te s timonianze incontestabil i c he co mprovino la scar s ità di cambiament i fra il regol amento d e l 1837 e la pratica precede nte so no pochiss im e.
li quadro che s i è tentato di tratteggiare resta pertanto una ragionevole rappresentazion e di quanto i Ru ss i probabilmente fac ev an o durante le Guerre N apoleoni c he, basa ta su quanto certamente ve ni va fatto a partire dal 1837.
Organizzaz ion e
Benché fra il l 802 ed i l 1814 interve ni ssero alcuni cambiamenti di dettag lio ne ll 'organizzazione della fanteria ru ssa, la s truttura fondamenta le d e l battaglio ne non s ubì mutamenti. Questo era composto da quattro c ompagnie , de s ignate " divi sioni" ai fini t att ici, ognuna de lle quali contava 4 ufficiali , I cadetto, 7 so ttuffi ci ali , 3 ta mburi e 141 so ldati.
Si trattava pertanto di una forza to tale di 156 effettiv i per div is ione, ovvero 50 file. (tavola 55)
TAVOlA 55
Q r gcn tzotior~e di u~c corr~po:;riic d fante r ie russa
[I manuale del 1796 assegna ad ogni fila un intervallo cli due archine, circa 70 cm Riguardo la pralica successiva, l'unico dato certo proviene dal Codice di Barclay dc Tolly (181 I) che, se n za costituire un vero e proprio regolamento, rappresenta una sorta di compendio degli aggiornamenti al s i stema tattico intervenuti fra il 1796 ed il 1810. In apparen1a confermando la pratica, se non la teoria corre nte, l'intervallo assegnato ad una fila è definito in 1,5 archine, pari a circa 54 cm., e pertanto omologabi le al fronte uti Iizzato dall ·esercito francese. Basando i cakol i su quest'ultimo dato, inerentemente più atte ndibile dal punto di vista della pratica reale, si ottie ne un fronte, o intervallo. di divisione pari a 27 ,6 metri.
I russi utilizzavano tre diverse cadenze di marcia: lo tchyi szag di 60-70 passi a l minulo; lo skoryi szag di 100-110: e lo udwonyi sz.ag di 140-160. Quest'ultimo venne adottato piuttosto tardi, e certamente non venne mai usato per la manovra; lo tchyi szag, da parte sua, pare non sia stato definitivamente abbandonato, come fu fatto invece dagli altri eserciti europei fra il 1791 e il 1805. Resta lo skoryi ( rapido") szag, cioè l'equivalente del pas de charge francese, del quick pace britannico e del Geschwindschritt pru ssiano: nessun testo ufficiale è esplicito al riguardo, ma tutto lascia pensare che fosse proprio questa la cadenza standard di manovra, come affermato da una delle maggiori autorità in materia (9), quantomeno in teoria. In realtà, come si vedrà più avanti, la questione resta co ntroversa, ma per il momento almeno, i ratei di manovra verranno calco lati sulla base dello skoryi szag.
L a lunghezza del passo è stabilita, nel manuale del 1796 ed in quello del 1837, di due archine, un po ' più di 70 cm. ; null a lascia c redere che nel periodo compreso fra queste due date venissero impiegat i passi di diversa lunghezza.
Calcolando pertanto il passo a 72 cm., allo skoryi sza~ di 105 passi al minuto (in me di a), si ottiene un rateo di movimento di 76 metri al minuto; ciò significa che una divisione era in grado di coprire la distanza equivalen te al proprio intervallo in approssima ti vamente 0,4 minuti.
Allo tchyi s~ag di 65 passi al minuto (in media), lo stesso intervallo viene coperto in poco meno di 0,6 minuti, alla velocità di 47 metri al minuto.
Formazioni in colonna
L a tavola 56 mostra i diversi tip i di colonna utilizzati dai Ru ssi nel 1837, quasi certamente a partire dal 1808 e probabilmente per l'intera durata del periodo in esame.
Il piccolo elemento separato rappresenta, in questa illustrazione, lo stato maggiore di battaglione con le insegne. La fig. 56a rappresenta la colonna d'attacco, c he negli anni dal 1812 in poi costit uì la fonnazione quasi esclusiva delle fanterie russe, anche quando schierate difensivamente; si tratta di nient'altro che un a colonna per divisione a intervallo di demi-peloton, simi le in tutto e per tutto a lla colonne d'attaque francese, ma in questo caso la linea di sviluppo è autonoma, stante il precedente delle tattiche colonnari impiegate da Suvorov g ià nel 1798-99 in Italia ed in Svizzera.
La 56b è la colonna serrata per plotoni, con gli intervalli fra questi ultimi pari a quelli fra i singo li ranghi; si tratta di una formazione poco usata in quanto molto ri g ida, e scarsamente adatta ad un rapido spiegamento.
La 56c è una variazione della precedente, con l' e lemento di comando che provvede la guida al centro anzi ché laterale; la 56d rappresenta la variante serrée della colonna per divisione, con guida laterale, mentre la 56e raffigura la co lonna per divisione, o d'attacco, fonnata ad intervallo di plotone.
Pare c he la principale formazio ne di manovra fosse l a colonna per plotoni; la posizione del1'elemento di comando non influ e nza in modo signifi cati vo la struttura delle diverse varianti di colonna prese in esame.
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Manovre in linea ed in colonna
La tavola 57 raccoglie le principali evoluzioni in linea ed in colonna; la fig. 57a in particolare rappresenta una manovra identica a quella descritta dal manuale prussiano del 1788, ma a differenza dei prussiani, i russi sembrano essersi convertiti piuttosto celermente ad un sis tema di manovra basato sul plotone o sulla divisione , e non su elementi di mjnore dimensione.
Spiegamento in linea della colonna
Nella fig 57a una colonna per plotoni si spiega in lin ea mediante il sistema prussiano del 1788, "per marcia destra , tenendo fermo il l O plotone"; 1'8° plotone è quello che deve percorrere la distanza maggiore, dovendo muovere lateralmente perl' equi valente di 7 intervalli ( di plotone) e poi avanzare di altri 7, ai quali bisogna aggiungerne 1 per l' "effetto fisarmonica" : un totale di 15 intervalli di plotone, o 7 ,5 di compagnia, che richiedono 3 minuti per essere coperti.
Nella 57b è raffigurato un metodo di spiegamento alternativo, "mediante l 'avanzamento del 5° plotone"; non è certo che questa manovra venisse impiegata già durante le guerre napoleoniche. Anche in questo caso, il tempo necessario ad eseguire la manovra è determinato dai movimenti delJ' 8° plotone: esso muove tre intervalli verso sinistra, più uno per l' "effetto fisarmonica", quindi un altro in avanti. Si ottiene un totale di 5 intervalli di plotone, per w1 tempo di manovra pari a 1 minuto.
La colonna d'attacco russa era, come s.i è già osservato, identica a quella prussiana descritta nel regolamento del 1812, ma venne probabilmente utilizzata già a partire dal 1800 circa, e sicuramente nella campagna del 1812 .
Il fronte della colonn a d'attacco era sempre di una divisione , ma gli intervalli fra le div isioni potevano variare; la colonna veniva formata comunemente alla distanza di plotone , e di conseguenza le manovre desclitte di seguito saranno basate su questo presupposto, eccetto che per una forma di quadrato.
La fig. 57c mostra il metodo di spiegamento dalla colonna d'attacco in linea. Il sistema è identico a quello francese : i plotoni di coda devono eseguire una marcia laterale per tre in tervalli di plotone, quindi in avanti per 0,75 intervalli (supponendo la co lonna formata a distanza di quarto di plotone). Se si aggi unge un intervallo per l' "effetto fisa r monica", si ottiene un totale di 4 ,75 intervalli di plotone, o 2,375 di divisione: ciò equivale a 0 ,9 minuti.
La fig. 57d mostra iJ metodo impiegato per spiegare in linea una co lonna per plotoni. I plotoni di coda determinano anche questa volta il tempo di manovra: essi muovono lateralmente di 3 ,5 intervalli di plotone , più 1/2 per I' "effetto fisarmonica", più un altro in avanti; un totale di 2,25 intervalli di divisione, per un tempo di 0,9 minuti.
Trasformazione della linea in colonna
La tavola 58 schematizza i diversi sistemi in uso per la conversione della linea in una colon n a. Nella fig. 58a è raffigurato un primo metodo; in questo caso, i due plotoni all'ala destra copron o la distanza maggiore: 2, 1 intervalli di plotone per il principale movimento latera le, più l per l "'effetto fisarmonica" ed altri due per assumere la posizione sul fronte della colonna Il totale è di 2,6 intervaJli di divisio ne, per un tempo di manovra che assomma a l minuto.
Nella fig . 58b il sistema impiegato è identico a quello francese , ed ancora una volta la formazione finale è la colonna d ' attacco. In questa manovra, i plotoni d'ala percorrono l a dista n za maggiore, 2,15 intervalli di divisione, impiegando 0,9 minuti.
La fig. 58c raffigura la manovra di conversione per mezzi plotoni de ll a linea in colonn a per plotoni; anche in questo caso, i mezzi plotoni d 'a la percorrono la d i stanza maggiore , pari a 9,2
TAVOLA 57
Colonne d i plotoni russe cne si diso1egario n lineu
a) Diso egamento su t'alo sin·stro.:cnendo fermo il 1· plotone s· 7• e·
b) Dispiegomerito avanzando il 5" plotone
d) LJ,s:::iegoriento pr-r r,;ezz; p o'.C''1i,s il ce,.,,ro
J r r 7" 8' 1 8° ?·
intervalli di mezzo plotone, più l per I' "effetto fisarmonica" ed un altro per l'assestamento finale nella nuova fo1mazione: un totale pari a 2,6 intervalJi di divisione, che richiedono per essere coperti l minuto .
Non vi è nessuna testimonianza, nota all'autore, relativa a ll'uso di quest'ultima formazione precedentemente al 1810.
Ln fine, in 58d abbiamo la conversione in colonna di plotoni secondo i l s istema francese del 1791 (od anche quello prussiano del 1812). L' 8° plotone deve percorrere la distanza maggiore, un totale di 11,5 intervalli di plotone , o 5,75 di divisione: il tempo d'esecuzione richiesto risulta pertanto essere di 2,3 minuti.
Il quadrato
Fin verso il 1810, anche l'esercito russo usò la forma tradizionale di quadrato "vuoto'·. Questo poteva essere fonnato, a partire da ll a lin ea, in due d iversi modi.
Nel primo (tavola 59a), la marcia più lu nga veniva compiuta dai plotoni d'ala, il 1° e l' 8°, con un percorso complessivo di 2,4 interva lli di divisione, per un tempo di l minuto.
La fig. 59b raffigura il seco ndo sistema, che potrebbe essere denominato "a seguire la guida". I pl otoni 4° e 5° restavano fermi, mentre i due tronconi rappresentati dai plotoni da I a 3 e da 6 a 8 si volgeva no verso l ' interno e quindi, marciando in colonna, " percorrevano" in fila i lati del formando quadrato fino ad assumere la pos izione finale. Il trag itto compiuto dai plotoni in mano vra ammonta a tre intervalli (d i plotone) per il percorso vero e proprio, più altri quattro per il macroscopico "effetto fisarmonica" causato dalle meccaniche di questa evolu z ione, che crea una fila molto lun ga che non sempre permette il movimento co ntemporaneo di t utti i s uoi elementi costitutivi (ploton i) . Il tempo cli esec u z io ne è quindi pari a 3,5 interva lli di divisione per 1,4 minuti.
Nella tavola 60 vengono invece raffigurate le manovre di tra sformazione della colonna in quadrato. Nella fig. 60a, il quadrato viene formato a partire da una colonna d 'attacco a intervallo di mezzo plotone; la 2a e la 3a divisione si suddividono in mezzi pl otoni, i quali operano una conversione di 90° verso i fianchi , con i mezzi plotoni "i nterni" che si schierano alle spalle di quelli "esterni", raddoppiando la profondità del fianchi del quadrato; nel mentre, la divisione di coda ava nza a chiuder e la formazione. La manovra più lunga è compi ut a dai mezzi plotoni " interni", che ruotano per 0,41 intervalli di divisione e quindi avanzano di 0,25: un totale di quasi 0,7 interva lli , che richiedono 0,3 minuti.
Ne lla fig. 60b invece, si mostra la nuova forma di quadrato "pieno" (o quasi) adottata a partir e dalla guerra del 181 O contro la Turchia, ed utilizzata este n s iva mente, sebbene non esclus i vamente , nelle campag ne s uccessive a q uesta data.
Secondo questo sistema, le due d ivisioni cen trali ancora una volta si sudd ividevano in mezzi plotoni; quindi i mezzi plotoni estern i avanzavano quel tanto da s uperare quelli interni, i quali a questo punto marciavano lateral mente verso l'esterno per c h i ude r e la formazione , c he ne lla sua forma definitiva risultava molto sim il e a ll a masse prussiana del regolamento del 1812. La manovra assomma a 0,5 intervalli cli divisio ne, per un tempo di 0,2 mi nuti.
Dal momento che, come si è premesso, no n vi è certezza asso luta s ulla velocità di manovra effettivame nte usata dai russi, nella tavola 61, c h e riassume i tem pi di manovra e li mette a confronto con que lli francesi, questi sono stati ricalcolati anc he al più le nto tchyi szag.
o) rorr.,oi'ore ·., colonr o d'ct:occo co-, 4• e s· plo:one ovcnt
ci) or,~ ozi or.e di uno color ra d; divis.ant serr é ,,-,Ila S
J) >'or-ro, one de la colonn 1 ciì pio
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Tavola 61: Riassunto delle vlocità di manovra russe eom1>ar11te con quelle francesi
Fnrma=io11,: Fornw=ione Slwryi r.:ag Tchyi szag Francia 17 96-1808 Francia /808-1815 dt par/e11=a .finale mìn.
Conclusion;
Dalla sintesi co mparata della tavola precedente ri s ulta chiaro che , se si considera n o le evo lutioni come eseguite allo skoryi szag, i russi se mbrano manovrare assai più velocemente dei francesi. Al più lento tchyi szag, i tempi sono largamente comparabili; ciò è in tutta evidenza dovuto al passo più lungo e al sistema di manovra simile, che compensa la maggior dimensione degli elementi di manovra.
Quanto detto non tro va tuttav ia riscontro nella realtà storica: tutte le te s timonianze note ali 'autore che scenda no in qualche dettaglio, sottolineano invariabilmente la superiorità indiscussa dei francesi nella manovra tattica.
Si tratta probabilmente di un caso nel quale si evidenziano, in modo particolarmente evidente, i limiti propri di uno studio "artificiale" come quello tentato; in parole povere, nel caso dell'esercito russo del periodo napoleonico la differenza fra teoria e pratica di venta sig nificativa.
Il passo utilizzato, a "passo dell'oca'·, era tanto defatigante quanto fautore di disordine, se utiliz1a10 a lungo o a cadenze accelerate; inoltre , la qualità scadent e deJla maggior pru1e degli ufficiali infe,iori e dei sonufficia li , dal punto di vista della competen::,a professionale, sì combina con il mediocre addestramento dei co rpi di linea nell'imporre alcune limitazioni a questi risultati teorici.
Con ogni probabilità, quindi, nella stragrande maggioranza dei cas i le fanterie russe mano, ravano quasi sempre al più lento tch yi s~ag; inoltre, le loro mediocri qualità di addestramento tendevano veros imilmente ad allontanare ancor più i tempi reali di manovra da quelli teorici. Non è casuale che il dichiarato amore dei russi per la baionetta deriva sse da una scelta ben più ragionata di quanto talvolta s i creda, da una volontà deliberata di utili zzare al meglio le considerevoli caratte ristiche di coraggio e tenacia proprie dei so lda ti russi. che non brillarono mai, del resto. per iniziativa o per quella so rta di agilità mentale e fi s ica diffu sa c he erano proprie dei so ldati e del popolo francese. Un ' ulteriore indizio in tal senso viene dall'adozione qua s i esclusiva della colonna come "formazione uni versa le" durante g li ultimi anni di guetTa (e , per inciso, ancora per molti anni a venire).
Faceva eccezio n e la fanteria della Guardia Impe ri ale, che viene descritta da molte testimonianze ( 10) come molto ben adde s trata cd inquadrata, e pertanto probabilmente capace di raggiungere effettivame nte i migliori tempi teorici fra quelli i ndicat i
AUSTRIA 1792 - 1815
La base documentale per l ' analisi dedicata alle fanterie austriache è costituita dal Regolamento del 1807. l'unico attualmente pubblicato per intero. Tutta v ia , è noto che la riforma del 1805 ad opera del generale Mack, il vinto di Ulm, non ebbe mai modo di attechire stabi lm ente, e la disfatta di quell'an no la sep pellì defini ti vamente.
Inoltre, a parte l'introduzione di alcune nuove tattiche e formazioni, riguardo la manovra il regolamento del 1807 non differiva, se non nei dettagli, da quello di Lacy del 1769, come del resto attestato dalle massime autorità sulla materia ( 1I); si è pe11anto ritenuto che le conclusioni tratte in questo studio, benché in prevalenza fondate, come si è detto, sul regolamento del I 807 , possano considerarsi generalmente valide per tutto il periodo I 792 - 1815.
Organizzazione
La fanteria dell'esercito austriaco possedeva tre diversi schemi organizzativi, relativi alle s ue compo nenti principali: di conseguenza, l'elemento di comando della compagnia era in tutti i casi costituito da 4 ufficiali, 14 sottufficiali , due tamburi ed uno zappatore, mentre variava il numero dei so ldati semplici. Nei reggimenti "tedeschi" vi erano infatti 160 fucilieri per compagnia , mentre quelle ungheresi e di Grenzer (fante1ia confinaria) ne contavano 180 ; infine, le compagnie granatieri e quelle del Tiroler Jagerregiment erano forti di 120 soldati.
La forza complessiva di una compagnia veniva pertanto ad essere, rispettivamente, di 181 , 201 e 141 effettivi. Al suo interno, le file non erano divise equamente fra le quattro Zuge; la ta vola 62 riassume questa organjzzazio ne, mentre la tavola 63 raffigura una compagnia schierata.
Tavol a 62: Organizzazione interna d i una compagnia di fanteria austriaca
N ume ro to ta l e di f ìle
f ant. tedesca Fant. ungherese; Grenz Granatieri ; Jagers
Dimensioni e velocità
Zu ge centrali
d ata Lungh. fronte m.
I regolamenti austriaci specificano un intervallo, per fila, di un passo (circa 63 cm.); ancora una volta, tuttavia , verrà privilegiata la regola pratica del contatto di gomito , pertanto l ' intervallo che sarà cons iderato ai fini di questa analisi è quello, che potremmo ormai definire standard , di 55 cm. per fila.
L'esercito austriaco uti lizzava tre cadenze di marcia: l' Ordinairschritt di 95 passi al minuto , il Geschwindschritt di 105 ed i l Doublirschritt di 120. Secondo il regolamento, il passo di manovra avrebbe dovuto essere, almeno dopo il 1806, il Doublirschritt; tuttavia , testimonianze incontestabi l i (12) affermano categoricamente che questo passo veniva in realtà usato assai di rado per la manovra, in quanto tendeva , o si riteneva tendesse a causare disordine fra i ranghi. Per questo motivo, tutte le manovre sono state calcolate tanto al Doublirschritt che al Geschwindschritt.
I1 passo di marcia austriaco misurava 2 Wiener Fusse , ovvero circa 63 cm Pertanto , al G eschwindschritt (66,1 m. al minuto), l 'intervallo di compagnia viene cope110 in 0 ,52 minuti (comp. tedesca), O,58 min. (ungherese/Grenz) o O,4 m in. (granatieri/Jagers). Al Doublirschritt (75 ,6 m. al minuto), invece, lo stesso movimento richiede 0,38 min. (tede schi), 0,42 min. (ungheresi/Grenz) oppure 0,28 min. (granatieri/jagers).
F ormazion.i in colonna
G l i austriaci utilizzavano quattro diverse forme di colonna, peraltro assai simili alle formazioni in uso presso gli altri eserciti del conti nente:colonna per Zug, mezza compagnia, mezza divi s ione
·,impr. )' *.Jrzo
corr.,_aqri ., <" (JJ,1/ 1,,/ior,smas5e)
AV'- A 65
o co - ro d o...,,pa,;~ r irec,per rrez ze Co'Tlpog c- e ,
f-.'~crc1r fl1,glement fur d1e K 11. A' /11/;/nlcrie, 18'J 7 ,Pc ,· e 3' cop,'o o, 2' por 1g r a!o
Br«hun~ durr.h d1e :-chwenkung und Ablhielung. pp. 84- 8 ~ e tavo lo 2 .3
(compagnia) o divisione. Per quanto attiene agli intervalli, la colonna poteva essere serrata (masse) , a metà intervallo o a intervaUo intero. (tavola 64)
Il regolamento non precisa quale forma di colonna fosse ritenuta preferibile nelle diverse situazioni tattiche , ma le tavole del manuale relative alle manovre si concentrano perlopiù sulle evoluzioni di colonne a mezzo intervallo per compagnia o mezza compagnia, con questa ultima variante che sembra predo minare. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che la Divisionsmas s e venisse formata con il fronte di mezza compagnia.
Di conseguenza, i calcoli eseguiti relativamente alle colonne si riferiscono, di massima, a formazioni con il fronte di mezza compagnia, talvolta in comparazione con quelle per compagnia. nell'uno come nell 'a ltro caso a mezzo intervallo: vale a dire, nel primo caso a intervallo di Zug, nel secondo di mezza compagnia.
Spiegamento delle colonna in linea e viceversa
La tavola 65 mos tra lo spiegamento di una colonna di compagnie in lin ea, in questo esempio per marcia a sinistra; lo schema è analogo a quello impiegato per que sta stessa manovra da francesi e prussiani, a parte che per la conversione di 45° compiuta da ogni compagnia alrinizio e alla fine della manovra. Lo stesso sistema era utilizzato nello spiegamento della colonna per mezze compagnie, ed anche, all'inverso, per la trasformazione della linea in colonna, tanto di compagnie quanto di mezze compagnie.
La tavola 66 riassume i tempi richiesti da questa evoluzione, per i diversi tipi di colonna e di compagnia; come si è detto , la manovra inversa linea-colonna richiede esattamente lo stesso tempo per ogni singolo caso.
Tavo la 66:
Spiegamento di una colonna di compagnie o mezze compagnie in linea, sulla testa e per il fianco
Geschwindschritt
Tedeschi
Ungheresi/Grenz
Granatieri/Jagers
Doublirschrilf
Tedeschi
Ungheresi/Grenz
Granatieriljagers
Colonna di compagnie (minuti)
Colonna di mezze compagnie (minuti ) 4,2
Nella tavola 67 è invece raffigurato lo spiegamento di una colonna in lin ea effettuato sul centro e sulla compagnia di centro; ancora una volta, la stessa manovra poteva essere compiuta a partire da una colonna di mezze compagnie.
I tempi richiesti dall'evoluzione , e da quella inversa linea-colonna, sono riassunti nel la tavola 68.
lixert'1r Regie meni rur dic A' 11 A /n{anlerie, cO , , • l<' ,lussrhiren Aen in des .1//wcmrnl der Colonne r,r, , ,i, 6
pi 1:, ì" ;:o, -i' t v,o a , 4
Tavola 68: Sp iegamento della colonna io linea suJ centro e su lla compagnia di centro
Geschwindschrifl
Tedeschi
Ungheresì/Grenz Granatìeriljagers
Doublirschrill
Tedeschi
Unghcresi/Grenz Granatieri/jagers
Colonna di co mpagnie ( minuti)
Colonna di mezze compagnie (minuti)
A quanto sembra, gli austriaci utili zzav ano anche un s istema di s piegamento in linea mediante un passo di marcia obliquo. Tale passo faceva parte del1e tecniche di manovra di tutti gli eserciti, ma non veniva mai utilizzato nella pratica. Si tratta di un vero e proprio passo semi-laterale, simile a quello di alcuni crostacei quali il granchio, ma in pratica funziona come se ogni soldato avesse compiuto una conversione sul posto, a destra o a sinistra, di 45° e le compagnie o Zuge avessero poi marciato direttamente fino alla loro posizione finale nella linea
A causa della goffaggine della manovra, concepita per mantenere i soldati costantemente con la fronte al nemico, non esiste un modo certo per calcolarne i tempi d 'esecuzione: si può s upporre che fossero comunque più elevati di quelli necessari per compiere le evoluzioni appena descritte, che costituivano senza dubbio -il metodo standard di spiegamento.
Il quadrato
L'esercito austriaco utilizzava due diverse formazioni per opporsi alla cavalleria. La prima era il quadrato tradizionale, che fu utilizzato frequentemente fin verso il 1809, e molto di rado dopo questa data.
La seconda forma di quadrato era la masse, cioè quella sorta di colonna iper-serrata che entrò a far parte della gamma di formazioni cLi tutti gli eserciti continentali per l 'a ppunto negli. anni intorno al 1810.
Proprio l'esercito austriaco può tuttavia rivendicare una sorta di primogenitura nell'uso della masse, pertanto qualche osservazione supplementare su questa formazione non è fuori posto. I principali vantaggi della masse sono rappresentati dalla sua velocità e sempl icità di formaz ion e, in particolare a partire da una colonna , e la sua grande coesione. Ciò vuol dire che si tratta di una formazione particolarmente adatta ad essere usata da truppe mediocremente addestrate e magari di non eccelso morale, come per l'appunto le fanterie austriache del 1809 o del l 813-14; la sua capacità di resistere agli assalti della cava ll eria da un punto di vista fisico non era inferiore a l bonus rappresentato da uno schieramento estremamente compatto e pertanto rassicurante sotto il profilo psicologico. Rapida e facile da formare, la masse era perciò altrettanto agevole da mantenere, anche in movimento, senza principi di disordine potenzialmente fatali di fronte alla temuta cavalleria francese.
D ' altro canto , vi era il rovescio della medaglia. La masse era, prima di tutto, un meraviglio s o bersaglio per l'artiglieria , e s i sa, quella francese era considerata la migliore del mondo; di qui l'originale soluz ione , rappresentata dalla Divisionsmasse, escogitata proprio dall'esercito imperiale e regio, della quale si parlerà più avanti ma che stupisce per la modernità del principio di dispers ione cui fu ispirata.
- Exerc1r Rcglemcnl fur d1e l( 11.K fnleinlene, 5' Porog r o f o, Deploirung, pp, 89 92 e rnvolo 27
Dc neo a &,ttalionsmasse:
a) 0<1 r:o:orn a di comroçnie o ri ena dst on z o o 8,1/lal!onsmasse, su le comp c gr a di :eslo :
L'altro grande svantagg io di questa formazione era la sua intrinseca passività: permettendo a ben pochi uomini di fare fuoco sulla cavalleria attaccante, la masse non poteva, per così dire, liberarsi dall'assedio della cavalleria con i suoi propri mezzi, ed era obbligata a tener duro ne li 'attesa dell 'i ntervento della propria cavalleria. In una Battalionsmasse formata da un'unità ad organico completo, per esempio, solamente 108 moschetti potvano far fuoco su l fronte o su l retro , e non più di 36 su ogni fianco.
Al contrario, lo stesso battaglione schierato in un carrè d'Egypte alla francese avrebbe potuto utilizzare non meno di 648 moschetti: 216 su fronte e retro, 108 su ogni fianco. Ma d'altra parte, anche il quadrato "vuoto" di tipo tradizionale, quello usato precede11temente al 1809 per intenderci, era formato in modo tale che solo 108 moschetti potevano fare fuoco s ul fronte e retro, e 48 su ogni fianco.
È evidente che gli a ustriaci assegnavano maggior importanza alla velocità di formazione del quadrato, ed alla s u a capacità di sopravvivere agli attacchi, piuttosto che a l suo potere difen sivo "attivo", quello conferito dalla potenza di fuoco. Tale filosofia poteva in parte derivare dalla lunga esperie nz a di guerre contro i Turchi: l ' uso della masse riduceva infatti al minimo la possibilità che la fa nteria austriaca venisse sorpresa, e dal momento che i Turchi non possedevano un'artiglieria da campagna degna di nota , non esisteva il pericolo che le pesanti masse di fanteria, schierate in formazioni compatte, venissero minacciate di distruzione a distanza.
L a tavola 69 raffigura l a trasformazione di una linea in Battalionsmasse; questa evoluzione richiede che si consideri la profondità della compagnia, e non solo quella degli intervalli. La distanza fra i ranghi era di 2,5 Fusse, circa 75 cm.; dal momento che in una masse il rango dei serrafila svaniva, la distanza fra il fronte della prima compagnia e quello della seconda risultava di circa 8 Fusse, ovvero 2,4 metri. Pertanto, la compagnia più lontana doveva percorrere una distanza equivalente ali 'ipotenusa di un tiiangolo rettangolo avente il cateto maggiore lungo 3 intervalli di compagnia, e quello minore lungo 2.4m. x 4, cioè 9,6 metri. La distanza totale coperta, per un 'un ità tedesca, risulta essere di 90 m. circa, e richiede 1 ,6 minuti.
La tra sformazione di una colonna di compagnie a mezzo inte rvallo effettuata s ulla compagnia di testa (tavola 69a) richiedeva che la compagnia di coda avanzasse di una distanza paii a 2,5 intervalli di compagnia, i l che richiedeva 1,3 minuti.
Nella tavola 70 so no riassunti in dettaglio tutti i tempi di manovra relativi a queste due ultime evoluzioni.
Tavola 70: Formazione d e lla Battalionsmasse dalla lin ea (l) e dalla colonna pe r compagnie (2) (1)
Geschwindschritt ( minuti)
Tedeschi Ungheresi/Grenz Granatieriljagers (2)
Tedeschi Ungheresi/Grenz Granatieriljagers
Doublirs chritl (minuti) 1.2 1,3 I I l, I 0,7
Nella trasformazione di una colonna di mezze compagnie in Divisionsmasse ( tavola 7J ), il percorso p iù lun go veniva compiuto dalla 6a mezza compagnia, che doveva eseguire una conve rs ione di 45° a sinistra ed un 'altra a destra , quindi marciare per 4 intervalli di mezza compagn ia
ke4/eme11/
meno lo "spessore" della la e 2a mezza compagnia; una mezza compagnia tedesca aveva un fronte di 14,8 metri, ed ogni conversione comportava un movimento di 23 ,4 m. Era poi necessaria un'ulteriore avanzata pari a tre intervalli di mezza compagnia e, nel chiudere la formazione, vi era ancora uno spostamento di I O,4 m ..
La dista n za totale percorsa risulta pertanto pari a 154,4 metri, che potevano essere coperti da una compagnia tedesca in 1,8 minuti
Tavola 72: Trasformazione della colonna di mezze compagnie in Divisicmsmasse
Geschwindschritt (minuti)
Doublirschriff (minu ti )
Tedeschi Ungheresi/ Grenz Granatieri(jagers
La Divisionsmasse poteva essere formata da una co lonna di mezze compagnie anche con il fronte ridotto a quello di mezza compagnia (tavola 73); la manovra era molto semplice: le mezze compagnie si serravano su quella di testa a gruppi di quattro , e non vi era bisogno di nessun altra evoluzione o sp iegamento a parte il marciare avanti fino a chiudere le varie masse. Una compagnia tedesca doveva pertanto muovere avanti di due intervalli e serrarsi: 0,6 minuti iJ tempo richiesto. (tavola 74)
Un'altra evoluzione permetteva la formazione della Divisionsmasse direttamente dalla linea (tavola 75). Le modalità di esecuzione di questa manovra risultano apparenti dallo sc hema , in quanto l e due Zuge centrali di ogni divisione marciavano in avanti quel tanto da permettere alle altre di serrarsi dietro di loro. Queste ultime manovravano come per formare una colonna sul centro, con una semi -conversione verso l ' interno seguita da un movimento in avanti fino a trovarsi dietro le Zuge centrali, quindi un'altra semi.conversione per chiudere la masse. I tempi relativi sono 1iassunti nella tavola 76.
La singolarità rappresentata dalla Divisionsmasse è apparente: con il dare vita a tre piccoli "quadrati" per ogni battaglione , questa formazione risolveva in larga misura il problema rappresentato dal fatto di costituire un ottimo bersaglio per l'artiglieria. al prezzo di un temporaneo frazionamento dell'unità d'origine. Fu probabilmente quest'ultimo fattore a disincentivare gli altri eserciti continentali dall'adottarla.
Anche il quadrato di tipo tradizionale poteva essere formato dalla linea o dalla colonna. Nel primo caso (tavola 77), le qu attro Zuge centrali del battaglione arretravano direttamente, mentre le altre compivano una semi-conversione a destra o a sinistra, quindi marciavano verso il centro, per poi eseguire un ' altra semi-conversione, in senso contrario a lla prima, per assumere l a posiz ione finale. Le Zuge d'ala estrema compivano il tragitto più lun go, pari a 9 intervalli di Zug più le conversioni; i tempi di manovra sono riassunti nella tavola 78.
Se il quadrato doveva essere formato a partire da una colonna di mezze compagnie (o colonna doppia di Zuge) , la manovra ven iva eseguita per Zuge (tavola 79). Le due Zuge di testa si arrestavano, mentre le due successive operavano una conversione all'esterno ed un'altra in avanti, per cadere sui fianchi delle due Zuge di testa; ciò conferiva al quadrato il fronte di quattro Zuge, ovvero di una compagnia. Le Zuge della terza fila marciavano diritte in avanti fino a posizionarsi alle spalle delle prime due , mentre quelle della quarta fila si dividevano, per schierarsi alle spalle delle due Zuge più esterne. Le quattro coppie di Zuge successive operavano una conversione ali ' esterno ed un'altra in avanti, quindi ava nzavano andando a serra rsi in masse con la doppia fila
ll-\VOLA 7.3
Formaz:one delle. D1visionsmasse ca colonro d mezze cornpcgn·e con ·1 fronte 1; e.no riezzo corr::mgn,,J
Exercir Reglemenl fur d1e K u K lnfonlc·rie, · 807 , lo vole 52 e 107
Tavo la 74: Trasformazione della colonna di m ezze co mpagnie io Diviçio11sma~se
Gesch1,•indschritt (minuti)
Tedesc hi Unghcrcsi/Gren: Granaticri ljugen,
Doublirschrill (minuti)
0,4 0,5 0,35
Tedeschi Ungheresi/Grenz Granatieriijagers
Tavola 76: Trasformazione della linea io Divisions masse
Tavola 78: Formazione del quadrato dalla linea
Geschwindsc hritt (mimai)
hrilt (minuti)
Tedeschi
Ungheresi/Grenz
Granatieri(iagers
dì Zuge che ora costituiva la fronte del quadrato. Infine , le quattro coppie restanti si seffavano, mediante la stessa manovra eseguita dalle prime quattro coppie.
La marcia più lunga era compiuta pertanto dalle due Zuge di coda: due semi-conversioni, 6 intervalli di Zug ed il processo di serrare gli intervalli.
I tempi di esecuzione sono riassunti nella tavola 80.
Si noti che il quadrato austriaco. unico in Europa, veniva ancora formato con i lati a profondità doppia. Esso si difendeva mediante il fuoco per rango: il primo rango, con le baionette abbassate, riservava il prop1io fuoco per il momento immediatamente precedente il contatto, il secondo iniz iava a sparare a 300 passi , mentre gli altri si occupavano di caricare i moschetti per il secondo rango e passarli avanti.
Conclusion i
Il sistema austriaco era nel complesso unico; il quadrato ottenuto mediante le manovre desc1itte non assomigliava infatti a nessun a ltro, con la parziale eccezione di quello ru ss o, che era stato copiato dalla Battalionsmasse austriaca.
Le cadenze di marcia in uso erano comparabili con quelle degli altii eserciti, ma il più corto passo austriaco faceva sì che i ratei di manovra risultassero i più lenti in Europa; fortuna tam ente, ciò era in parte compensato dalle geometrie di manovra.
Non vi è molto altro da dire al riguardo , tranne che il sistema di manovra aggiornato non sembra comunque essere s tato influenzato da quello francese , come invece successe per i più recenti regolamenti russi e prussiani.
CONCLUS IONI
Le tavole 81 e 82 riassumono, comparativamente, i tempi di manovra minimi ottenuti dai vari eserc iti per le principali evoluzioni, nei periodi 1796-1808 e 1809-1815. I dati così ottenuti forni sco no molte conferme e qualche sorpresa, più apparente tuttavia che reale.
La prima conclusione che può essere tratta da un esame dei dati è costituita da una sostanziale conferma dell ' esercito francese come il più manovriero d'Europa: limitatamente alle manovre offensive prima della riorganizzazione del 1808, ed in generale dopo questa data, a dispetto dei notevoli miglioramenti introdotti dagli avversari.
È pur vero c he i tempi di manovra russi appaiono comparabi li o, talvolta , addirittura migliori: ma. a pa11e la perdurante incertezza sulla cade nza realmente in uso per la manovra, valgono le considerazioni già formulate in me1ito alla consistenza della teoria co n la pratica del campo di battaglia, e a questo riguardo , una massa enorme di testimonianze conferma l'ipotesi che, pur nelle ultime drammatiche campagne del l ' Impero, la qualità dei quadri francesi restasse comunque decisamente supe riore, conservando all'armée il s uo robusto margine di s uperiorità nella manovra
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Tavola 80: Fo rmazione del quadrato dalla colonna di mezze compagni e
Tedeschi
Ungheres i/Grenz
Granatieri/jagers
Tavola 81: Analisi com parativa dei tempi di manov ra minirmi in minuti, 1796-1808
Manovra Francia Gran Brewgna Prussia Russia* Austria*
*: non essendovi certezza circa la cadenza utilizzata da russi ed austri aci per la manovra, sono riportati ambed ue i possibil i tempi minimi.
Tavola 82: Analisi comparativa dei tempi di manona minimi in minuti, 1809-1815
Manovra Francia Gran Bre/agna Prussia Russia* Austria*
*: non e.ssendovi certezza circa la cadenza utilizzata da russi ed aus tri aci per la manovra, so no riportati ambedue i possibili temp i minimi.
Dei pruss iani , tutto si può dire tranne che non sapessero trarre in seg namento dagli errori. Il miglioramento fu costante e decisivo , in particolare dopo la di s fatta del 1806 , ed il giovane esercito delle ultime campagne seppe ben utilizzare un sistema di manovra intelligente mente basato su quello francese, e ben concepito per esaltare i punti fo1ti, nel contempo minimiz zando quelli più deboli, di un esercito davvero " nuovo " sotto tutti i punti di vista.
I due restanti eserciti, quello inglese e quello austriaco, risultarono invece impermeabili, dal punto di vista delle tecniche di manovra, alle novità; il primo , restando ancorato ad un sistema che affondava s aldamente le s ue radici nel secolo precedente, non seppe evo lv ersi neppure dal punto di vista più squisitame nte tattico , e dovette il suo positivo record di succes s i ad una serie di fattori tutto sommato estrane i: per gli anni centrali delle gue rre napoleoniche al più tardi , l 'esercito britannico era diventato , nella manovra, di gran lunga il più lento fra tutte le forze armate e uropee .
L' esercito austriaco, invece, ebbe alme no il merito di tentare un adeguamento alla nuova realtà tattica, escogitando peraltro alcune soluzioni originali , e decisamente interessanti , che vennero in parte copiate dagli altri eserciti, incluso quello francese L ' evoluzione non venn e tuttavia perseguita con reale coraggio, e l'es ercito imperia le e regio rimase , fra gli eserciti continentali , il più lento nella manovra.
N OTE AL CAPITOLO III
(I) Manuel d' Tnfan1erie .. ., Parigi 1813, p. 90 e sgg ; Escalle, C.P., Des Marches dans /es Armées de Napoléon. P arigi 1912, pp. 32-34, 45, 47.
(2) Nell' "Armée du Rhin": Dedon. A Précis Historique des Campagnes de l'Armée du Rhin et Mose/le , Parigi 1803; d'Hauterive. E., L'Armée sous la Révolution 1789-1794. Parigi 1894.
(3) Si vedano le modifiche apportate al capitolo ·'Eco/e du So/dal et de Peloton", Manuel d' lnfa111erie op. cit., pp. 437-447
(4) Ibidem, pp. 5 1-56.
(5) Smirke. R Review of a Baualion of !nfantry including the 18 Manoeuvres, Londra 1810.
(6) Von der Goltz, C., \km Rossbach bis lena, Berlino 1906.
(7) Jarry. gen. A.A .G., Traité cles Marches et des Movemenls des Armées, Parigi 1803. pp. 77-79.
(8) Zweguintzov, W.,L'Armée Russe.Parigi 1969 (rist.). pp. 103-104.
(9) lhid , pp. 234- 237.
( 10) Ad esempio in: Wilson. maj. gen. sir R., Narratil·e of Events d11ri11g 1he l nvasion of Russia, Londra 1860: Brief Remarks on lhe Characrer an.d Composition of the Russian Army, Londra 1810: Generai Wilson s Journal, Londra 1964 (rist.).
(1 1) Wagner, H., Von Austerlitz bis Koeniggratz, Osterreichische Kampftaktik im Spiegel der Reglements, Vienna 1991 (rist.), pp. 97-99; si vedano anche sull'argomento: Rothenburg, G., Napoleon's Gre<lf Adversary: Archduke Charles and the Austrian Army Londra 1990 (trad., rist .); Gerasch, F., Das Os1erreichisches Heer von Ferdinand Il Romisch Deutschen Kaiser bis Franz Josef I Kaiser von Osterreich, Vien na 1990 (rist.).
(12) Grauber. F .J ., Ei11 Kriegsma1111 muss ein Ehresma11n sein, tesi di laurea non pubblicata (sull"Arciduca Carlo), Università di Graz, 1995.
1:a nreria in dispiegamemo e scltermagliatori, battaglia di Brie11ne, 29 gennaio 1814; acquarello di S. Fori (Musée dr /'Arméè)
Mischia in ce111ro abitato, battaglia di Ligny. 16 giugno 1815; dipinto di Richard Knotel (col/ez. privata)
CAPITOLO I V
LA FANTE RIA LEGGER A
Dopo un'eclissi durata secoli, la fanteria leggera, e con essa le tattiche connesse. ritornaron o alla ribalta intorno alla metà del Settecento durante la Guerra di Successione Austriaca , in partico lare ad opera delle unità semi-regolari di "croati" e panduri al servizio dell'Austria.
I britannici, che pur già avevano fatto esperienza durante la fase '·americana·' della Guerra dei Sette Anni, reimpararono a rispettare l'efficacia della fanteria leggera e degli schermaglia.tori quando, dal 1775 in poi, sbarcarono in America per rimettere al loro posto un pugno di coloniali tiottosi; a dispetto però delle lezioni duramente apprese durante la Rivoluzione Americana. l'Ing hi lterra licenziò gran patte delle sue formazioni di fanteria leggera alla cessazione delle ostilità, scelta che sarebbe stata ben presto rimpianta. Allo scoppio delle Guerre della Rivoluzione Francese, nel 1792, tutto il bagaglio di esperienza cosl faticosamente accumulato si era ormai disperso, e si dovette ricominciare da capo.
Esiste una quantità di ragioni per le quali i francesi, nel 1792, si gettarono a capofitto ad usare fa nteria leggera. La vertiginosa espansione del! 'esercito avvenuta in quell'anno ed in quello precedente aveva mutato, in modo netto ed irreversibile. il carattere di questo: da compatta forza di so ldati a lunga ferma, l'esercito francese si tramutò nella personificazione della nazione in armi. Erano i tempi drammatici de "la patrie en danger/'', e non vi era tempo di addestrare le masse d i reclute e volontari che giungevano ad ingrossare le fila dell'esercito nelle complicate evoluzio n i del sistema lineare fredericiano; ma il nemico premeva alle frontiere, e non vi era che fare. Si adottò pertanto la colonna, che richiedeva solo un modicum di addestramento, e la linea di schermaglia, che non richiedeva altro che affidabilità.
Nelle armate del 1792, una delle poche cose a non mancare era la motivazione morale ed ideologica a battersi , e questi sentimenti generavano per l' appunto entusiasmo ed affidabilità; per questi motivi, i francesi potevano confidare che la maggioranza della loro fanteria non intendesse disertare, anche se venendo impiegata in ordine di schermaglia, essa si trovava ad operare sotto fuoco senza il rigido controllo esercitato dall'elemento di comando su di un'unità schierata in ordine chiuso.
Il problema delle diserzioni era così acuto nelle armate del gra nde Federico che, qualora uno dei suoi battaglioni di linea fosse stato dispiegato in ordine di schermaglia, esisteva la vi1tuale garanzia che gran parte dei suoi componenti avrebbero disertato prima della fine della battaglia. A dispetto di questo. l'esercito prnssiano disponeva di alcune formazioni di fanteria leggera . i Freikorps, il cui impiego possedeva tuttav ia una connotazione strategica più che tattica.
Tutti gli a ltti eserciti europei s1 modellarono sul sistema prussiano, e pe1tanto prestarono scarsa attenzione a ll 'arruolamento e alJ'addestramento di corpi di fanteria leggera Solo gli austriaci, a lle prese con uno stato pressoché continuo di guerra più o meno guerreggiata lungo la inqui eta frontiera con l' Impero Ottomano, mantennero in servizio una fo11e componente di fanteria leggera pi ù o meno regolare (ma part-t ime), i Gren ze r; ma anche q ueste truppe specializzate trova vano i mpiego più che altro in un contesto di guerra "a bassa inte nsità" distinto dai campi di battaglia delle grandi guerre europee.
Fino alle guerre della Rivoluzhone, questo stato di cose rimase vi1tualmente immutato. A questo pu nto , i problemi politici e socia) i della Francia imposero l'adozione della colo nna e della linea di scher mag lia come principali formazioni di battaglia : alla battag l ia di Jernappes, vennero per la p rima volta spiegati interi battaglioni in ordine aperto, app oggia6 da cavalleria leggera. La battaglia fu un grande successo francese, e le nuove tattiche divennero presto d i uso generale.
Per reazione, gli austriaci espansero la propria fanteria leggera utilizzando soldati tratti dalle formazioni di linea, ma l'espediente si dimostrò poco indovinato. Da quel momento in poi, i francesi impiegarono invece schermagliatori in quantità crescenti, finché intere divisioni vennero in qualche occasione dispiegate in ordine aperto.
L'ORDINE DI SCHERMAGLIA
Il principale fattore che differenziava la fanter ia di linea da quella leggera era costituito dalla capacità di quest'ultima di operare in quel genere di ordine esteso denorni11ato "ordine di schem1aglia".
La fanteria leggera del periodo napo leonico riceveva pertanto un addestramento specifico volto a questo fine, ma supplementare a quello di base: essa era pertanto in grado, in linea di massima, di eseguire tutte le manovre facenti parte dell'arsenale della fanteria di linea, con in più le tecniche e le evoluzioni relative al s uo ruolo d 'e lezione.
Da c i ò derivava un notevole spirito di corpo, e le formazioni di fanteria leggera erano considerate , in molti eserciti, unità d'élite.
La natura dell'ordine di schermaglia era in sé molto semplice: un certo numero di uomini si staccavano dal l a rigida formazione in o rd ine chiuso , e dopo essersi spiegati in una fo rm azio ne aperta approssimativamente lineare, si interponevano fra la propria linea di battaglia e quella nemica. Una volta così disposti, gli "schermagliatori " (1) aprivano il fuoco su ll e formazioni avve r sarie che si trovavano di fronte, avendo cura di non avvicinarsi troppo ad esse.
Il vantaggio posseduto da una linea di schermagliatori su una in ord ine chiuso era costituito dal presentare un bersaglio troppo disperso e frammentario p er meritare un a sal va da parte del nemico in ordine chiuso: dal punto di vista di quest'ultimo, infatti, era come voler schiacciare una mosca con un tavolo. Una salva avrebbe certamente colpi to qualcuno degli elusivi tirail!eurs, ma data la notoria poca preci s ione del moschetto, l ' inesistente addestramento al tiro mirato delle unit à di lin ea, ed il fatto che i fanti leggeri potevano utilizzare ogni riparo che si fosse presentato, quali rocce , alberi , pieghe del terreno e così via, molto semplicemente il pr evedibile risultato non giustificava lo spreco. Inoltre , una volta che ]e truppe in ordine chiuso avessero sparato, sarebbero diventate vuln erabili ad una rapida puntata della cavalleria avversaria: l a possibilità di colpire un pugno di schermagliatori non era evide ntemente u na giustificazio ne sufficie nte per risch iare di essere colti dall a cavalleria con le armi scariche. È questa la ragione per la quale, ad ese mpi o, il regolamento prussiano del 1792 aveva sviluppato la tecnica del "fuoco da cacciatore" (jaegerfeuer,jagdfeuer o heckenfeuer ).
DalJa prospettiva del fante leggero, invece, il quadro appari va ben diverso. Tanto per cominciare, egli era stato in qualche misura addestrato al fuoco mirato; e sebbene il moschetto che equipaggiava la stragra nde maggioranza dei r egg imenti leggeri non fosse più accurato di quello in dotazione a lla fanteria di linea, quando il tirailleur sparava era come se si fosse trattato "d i co lpire un granaio" standovi dentro: il bersaglio era infatti talmente esteso e compatto da far sì c he fosse quasi impossibile mancarlo. A riprova di quanto detto , basta rkordare che la fanter ia l eggera francese, il cu i impi ego fece scuola a tutta Europa , rimanendo fino a ll a fine esempio insuperato di efficacia ed esperienza, non ebbe mai in dotazione armi rigate.
Inoltre, le tecniche di fuoco in uso lasc iavano al fante leggero la massima libertà di posizionarsi dietro un riparo e puntare l'arma con cura, magari appoggiandola, e di far fuoco co n t utta calm a senza essere vincolato da coma nd i.
Lo scopo della lin ea di schermagliatori era duplice: da un l ato, impegnare le uni tà nemiche in ordine c hiu so, sottopo nendo le ad un fuoco magari di non gra nde volume ma incessan te, fi nché l'effetto mora le c umul at ivo causato dal veder cadere in continuazione dei commilito ni sen za
poter replicare avrebbe scosso a tal punto le truppe da provocarne il cedimento di fronte ad un attacco in ordine chiuso.
Il secondo scopo del fuoco di fanteria leggera era poi quelJo di colpire deliberatamente gli ufficiali ed i sottufficiali della fa nt e ri a avversaria. Benché nessuna pubblicazione ufficiale attesti esplicitamente questa pratica, mol t e testimonianze contemporanee confermano che si trattava di una tattica abituale degli schermagl iatori francesi.
Per esempio , con riferimento alle battaglie di Jena -Auerstadt, i prussianj riferirono dj aver subito costantemente pesanti perdite in part icolare sui fianchi delle loro compagnie di fanteria: una rapida occhiata alla tavola 42 rivela che proprio in posizione laterale erano co ll ocati quasi n1tti gli ufficiali ed i sottufficiali appartenenti alla cornpagn ia prussiana del l 806. Anche con i poco accurati moschetti , la concentrazione del fuoco in un 'area limitata del bersaglio avrebbe prodotto gli effetti voluti.
Eliminando gli elementi di comando , incaricati di mantenere la coesione dell ' unità oltre che di guidarne l a manovra, gli schermagliatori costringevano il nemico ad attingere rimpiazzi dal rango seffafi le. Una volta portati avanti ed "assorbiti" nei ranghi , questi elementi non potevano ovviamente più assolvere la loro funzione istituzionale, cioè quelJa di impedire a lla truppa di rompere i ranghi ed ab band o n are la Linea di fuoco Il progressivo indebolime nto dei se1nfila avrebbe pertanto visto un simmetrico a um e n to degli a1Tetrame n ti , fino a che n o n sare bbe stato più del tutto possibile impedire agli uomini d i rompere i ranghi e scap pare via. Una vol ta che l'unità non fosse stata più in grado di impedire le diserzioni, trovand os i minacciata da una carica avversaria, essa sarebbe stata co nd annata a l ced imento
L a funzione tattica, più c h e morale deg li scherm agliatori , sembra aver posseduto due obbiettivi principa l i. ln primo luogo, quella di "fissare" l 'attenzione del nemico su di sè, distraendola dalle unità in ordine chiu so che nel co ntempo avanzavano alle spalle della linea di sc hermag li atori. ln aggiunta, il nemico avrebbe perduto gran parte della propria l ibertà di manovrare, nel timore di esporre i fianchi agli schennagliatori; c iò av rebbe permesso a ll e forze impegnate ad ava n zare dietro questi ultimi di manovrare invece a volontà. cercando per esempio di acqu isire un vantaggio tattico mediante l'uso del te1Teno, sen za che l ' avversario avesse potuto reagire contromanovrando.
Varie fon t i indicano che i fant i leggeri francesi erano particolarmente abi li nello scovare e sfruttare le fa ll e c he si producevano nella linea di battaglia avversari a, posizionandosi in modo da minacciare i fianchi delle unità nemiche più avanzate.
La seco nda funzione dello schermo di tirailleurs era poi quella, simmetri ca alla prima, di proteggere le proprie forze dalle attenzioni de i fanti leggeri avversari. Questo comp ito veniva assolto impegnando questi ulti mi ed impedendog li fis icame nte di avv ic in arsi alle proprie truppe in ord ine chiuso.
UTILIZZO TAIT/CO DELLA FANTERIA LEGGERA
I documenti che si riferiscono all'imp iego della fanteria leggera sul campo di battaglia non son o abbondanti: i manuali ed i regolamenti s i concentrano infatti sulle funzioni di picchetto, vedetta ed az ion i di disturbo al dijiwri dello scontro "formale". l paragrafi seg ue nti costituiscono un'analisi del mat eriale disponibile sulJ'argomento dell'impiego tattico degli sc he rmagliatori .
F rancia
Un manuale francese del 1794 cont iene .il seg uente passaggio:
• Quando un co,po di truppe si sch i era in linea di battaglia, o si deve di:<ipiegare, generalmente si stabilisce che alcuni distaccamenti coprano le ali e la fronte delle truppe durante l'esecuzione
del movimento. L'ufjìciale ùicaricato di quest'operazione deve avanzare con la sua unità, in accordanza con la parte della formazione che deve proteggere. Egli deve avanzare più o meno a seconda della prossimità del nemico e dei vantaggi eventualmente offerti dal terreno. Deve quindi distaccare dalle ali dei tirailleurs che nascondano la manovra dellaformazione che ha il compito di proteggere. Egli appoggerà i tirailleurs in base alle circostanz e e alla forza del suo distaccamento mediante l'uso di piccole unità (informazione) , ognuna comandata da un ufficiale o da un sottufficiale.
Il compito dei tirailleurs è quello di tenere il nemico a distanza per mezz o di un.fuoco continuo. Se sottoposti a pressione eccessiva, i tirailleurs si raduneranno sulle piccole unità destinate ad appoggiarli ,' mentre queste ultime tenteranno di respingere il nemico avanzante.
Nel mentre i tirailleurs si trovano impegnati , l'ufficiale al comando dovrà tenere costantemente d'occhio il nemico e la forza che deve coprire. Egli dovrà prestare particolare atten zione all'unità che sta difendendo, in modo da coordinare i movimenti delle sue for z e ed assumere successive, diverse posizioni, che favoriscano laformazione della linea. Qualora egli udisse o percepisse il segnale di richiamo da parte del comandante della linea, egli deve prontamente radunare il suo distaccamento ed assicurarsi che riassuma la propria posizione nella linea. Se l'ufficiale distaccato aveva ricevuto l'ordine di appoggiare della cavalleria, egli non deve muoversi finchè la forza che sta coprendo non sia perfettamente schierata, quindi deve spostarsi verso l'ala più scoperta o più vicina. Egli dovrà unirsi ad un attacco, coprendo i fianchi, e può effettuare una carica oppure avviluppare il nemico, come preferisce. Se ha successo nel respingere il nemico, egli deve inseguirlo rapidamente per impedirgli di riordinarsi e tentare anzi di spingerlo in rotta. I soldati coinvolti nell'inseguimento non devono avanz are tanto da non poter più essere supportati dall'unità dalle quale sono distaccati. Essi non devono correre il rischio di essere avviluppati per essere avanzati eccessivamente.
Una delle maggiori autorità nel campo della tattica delle armate rivoluzionarie (2) si dilunga nel discutere le tecniche impiegate dagli schermagliatori francesi nel primo periodo delle guerre.
A quanto pare, i battaglioni di fanteria distaccavano schermag liatori in gruppi di I O, 30, 50 o 100, a seconda della si tuazione: la prassi è quella consueta della seconda metà del Settecento , cioè di prelevare uomini dal terzo rango. Anche altre fonti riferiscono l'uso comune d i utilizzare le reclute appena immesse nei ranghi , e quindi viitualmente prive di addestramento, per dar vita ad una "nuvola" di schermagliatori, proiettata i n avanti e all'interno della q ual e essi potevano agire come meglio cre devano (o sapevano).
Ciò sembra indicare che esistevano due categorie di fanti leggeri francesi nei primi tempi delle guerre della Rivoluzione: buoni, e pessimi.
Si afferma anche che, nelle prime campagne, la fanteria leggera austriaca godesse di una preponderanza numerica su quella francese(!), e che i pru ssiani distaccassero invece non più di 12 uomini per compagnia come skirmishers.
Alcuni interessanti paragrafi sono dedicati alle modalità di spiegamento degli schermagli atori. Generalmente, un peloton o due erano distaccati per formare uno schermo; una volta ricevuto l'ordine di assumere la formazione di schermagli a, i soldati si sarebbero allargati finchè non vi fosse stata una distanza di 10, 15 o 20 passi fra ogni uomo ed i suoi vicini , e questo intervallo veniva mantenuto semplicemente ad occhio.
Qualora gli schermaglia tori avessero dovuto scoprire il fronte della formazione d ' origine , per permettere il passaggio di una colonna oppure il fuoco di una batteria, ess i avrebbero dovuto radunarsi sui fianchi delle colonne; se minacciati, dovevano muovere dietro la formazione d'origine, che si sarebbe quindi spiegata in linea: una volta riordinati, essi avrebbero avuto il compito di difenderne i fianchi.
Risulta evidente che gli schermagliatori non erano certamente des tinati a manovrare in modo ordinato e geometrico come le linee di battaglia. ma ad operare come dei cacciatori all'inseguimento della preda: il credo deJ fante leggero francese era già allora che troppa timidezza e prudenza avrebbero generato solamente insuccesso.
Nel 1811, il maresciallo Davout, duca d ' Auerstadt, emanò delle istruzioni (per le forze sotto il suo comando) che forniscono moltj elementi circa l'uso effettivo degli schermagliatori da parte francese. Davout pensava in primo luogo che fosse preferibile spiegare intere compagnie come sche1magJiatori, in primo luogo le compagnie di voltigeurs in organico a tutti i battaglioni anche di linea, piuttosto che parti di compagnia, come veniva fatto da molti stati tedeschi, dai russi e d a altre nazioni mediante l'uso del terzo rango cui si è già accennato.
Il maresciallo ordinò che le linee di schermagliatori venissero schierate da 100 a 200 passi (75 - 150 metri) davanti alle unità in ordine chiuso cui dovevano fare schermo. Supponendo che fosse, come consueto, della forza di una compagnia, la formazione di schermagliatori era divisa in tre sezion i: il primo e secondo rango delle due sezioni d'ala si dispiegavano immediatamente per fila a intervalli di 15 passi (circa 10 m.) fra uomo e uomo, e formavano una linea convessa di sc hermag liatori 100 passi davanti alla propria unità d'appartenenza; in ognuna delle due sezioni sp iegate, l'intero terzo rango , integrato dal sergente , dai caporali e dal suonatore di corno o tamburo , restava in ri serva al comando di un ufficiale , tenente o sottotenente. La sezione di centro, con il serge nte ma ggiore ed il comandante di compagnia, restava in riserva generale alle spalle del cen tro ed arretrata di altri 100 passi; di qui, il capitano dirigeva l'azione dell'intera linea di schermagliatori. (tavola 83)
Le due riserve, di sezione e di compagnia , avevano il compito di fornire rinforzi alla linea di fuoco, di appoggiarla se attaccata e di provvedere scorte per gli ufficiaJi; ma più di ognj altra cosa, esse costituivano una base sulla quale radunarsi , ed avevano inoltre il compito di guidare eventu a li ripiegamenti. Quando un sottufficiale veniva distaccato per portare ordini agli schermagliatori, era scortato da un soldato delle riserve.
Gli schermagliatori erano addestrati a operare in coppia (anche per questo motivo , erano i due primi ranghi a formare la linea di fuoco in ordine sparso: in questo modo, ogni fila veniva a consistere di due soli uomini); i due uomini si alternavano nell'azione di fuoco, in modo che uno dei d ue avesse sempre l'arma carica, per proteggere il compagno e sè stesso da qualsiasi sorpresa Quando gli sc hermagliatori avevano il compito di coprire un ripiegamento , essi si schieravano paralleli al fronte dell ' unità in ritirata ed arretravano in modo che il loro capitano potesse mantenere il contatto visivo tanto con l a lin ea quanto con gli schermagliatori. Le comunicazioni venivano mantenute per mezzo di so ttu ff iciali utilizzati come staffette.
La fanteria leggera francese era addestrata ad operare anche al pas de course (250 passi al minuto, un vero e proprio passo di corsa); questo perché la formazione aperta lo permetteva, e g li spostamenti ve loc i erano sovente necessari per coprire cambiamen ti repentini nelJa direttrice d'avanzata, o cariche, da parte della fo1mazione appoggiata.
Se attaccati da cavalle1ia, gli schermaglia tori avrebbero dovuto ritirarsi sulJ' unità d'origine, teoricamente a l pas de course, ma con ogni probabilità senza preoccuparsi troppo di mantenere una particolare cadenza. Se impossibilitati a radunarsi sui propri supporti, gl i sche r magliatori dovevano fare uso del terreno, avvalendosi di qualsiasi ostacolo a portata di mano e continuando a ten e re sotto fuoco la cavalleria attaccante.
Esisteva a nc he una pa11icolare forma di quadrato estemporaneo, detto "quadrato rapido " o "quadrato di raccolta"; esso equivaJeva alla similare formazione austiiaca detta Klumpen, che significa "m ucchio". Jn questa c irc ostanza, un ufficiale od un sottufficiale faceva infatti radunare gli uomini, richiamandoli attorno a sé a fonnare un gruppo compatto , di forma pressoché circolare e con i sold ati orientati verso l'esterno . Questa formazione non era capace di effettuare più c he
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un minimo di movimento o di fuoco, ma costituiva una vera e propria is trice irta di baionette che forniva una buona protezione agli uomini che vi cercavano rifugio.
Durante i movimenti offensivi, agli schermag liatori si richiedeva di mantenere il silenzio per udire meglio i comandi vocali dei sottufficiali, e di cerca.re di mantenere le controparti avversarie ad una di stan za tale da renderne il fuoco inoffensivo per le truppe in ordine chiuso . Qualora le operazioni si fossero svo lte in terreno rotto, competeva alla fanteria leggera esplorare tutti i ripari che avrebbero potuto prestarsi ad un'imboscata
Le istruzioni di Davout forniscono altri interessanti particolari sulJ'utilizzo pratico degli sc hermagliatori. Se la fanteria leggera doveva attraversare un villaggio, il capitano si schierava in coda con la sua riserva, occupando una posizione tatticamente favorevole che gli avrebbe permesso di co ntrollare le strade principali , mentre gli scberrnagliatori esploravano il centro abitato , e fornendo loro un punto di raccolta ben situato. Se le truppe in ordine aperto dovevano assicurare un tratto di terreno boscoso, o rotto da canali, siepi od altri ostaco li , queste dovevano ava nzare con prudenza, disponendosi in modo da poter trarre vantaggio dagli eve ntuali errori del nemico e forzarlo ad abbandonare le sue posizioni, co n il principale obb iettivo di scoprire e neutralizzare possibili imboscate. A questo fine, ci si aspettava che qualche soldato occupasse i punti più elevati del terreno. esponendosi de lib eratamente per far credere all'avversario che le sue posizioni fossero state aggirate.
Grazie al loro agile s istema di co ntrollo tattico, e a lla loro capacità di adattarsi al terreno, gli schermaglia.tori francesi potevano rinforzare rapidamente una posizione minacciata, oppure sfruttare fulmineamente g li errori del nemico. Il sistema si evolvette rapidamente, dando vita a tattiche originali ed estremamente aggressive, mediante le quali i tirailleurs si sforzavano di fis s are l'a ttenzione del nemjco, impegnandolo ed indebolendolo con la propria azione di fuoco, e permettendo alle truppe in ordine chiuso di co lp irlo nei punti più deboli.
Quanto detto veniva ottenuto facendo schermo all'avanzata dei battaglioni jn ordine chiuso, non nasc ondendoli fisicamente, ma fissando l'attenzione del nemico su di sè mediante un'ince ssante e tonnentosa azione di fuoco , che ne di straeva l'a ttenzione da quanto accadeva al le spalle degli schermagliatori s tessi finchè non era onnai troppo tardi.
Gran B retagna
Le tattiche britanniche di fanteria leggera avevano le loro radici nelle espe rienze fatte nel teatro nordamericano durante la Guerra dei Sette Anni e nella successiva Guerra d'Indipendenza Americana. Questa cospicua eredi.tà venne tuttavia dissipata con lo scioglimento quas i totale dei corpi leggeri al termine di quest'ultimo conflitto, e le lezio ni duramente apprese dovettero essere imparate daccapo allo scoppio delle guerre della Rivoluzione.
Nel 1798 apparve il manuale ufficiale di fanteria leggera, edi to dal colonnello Rottemberg; questo regolamento, che costituì la base per le tecniche britanniche di fanteria leg gera fin quasi alla fine del diciannovesimo secolo , mutuava pesantemente dalle precedenti espe1ienze, ma venne in qualche misura influenzato dalle novità introdotte durante le guerre della Rivoluzione, per quella data in corso ormai da se i anni . Quasi altrettanto influente fu un success ivo (1806) manuale sc ritto dal capitano Cooper (3).
Piuttosto prevedibilmente, Rottemberg specifica innanzitutto che g]j schermag liatori dovevano combattere a coppie, in modo che uno dei due soldat i avesse sempre l'arma carica; egli precisa a n che che, durante le operazion i in ordine esteso, le baionette non dovessero essere fissate, e che i movimenti venivanio controllati con segnali dati da corni.
La procedura norm a le prevedeva che, quando una compagnia si formava in ordine di schermaglia, ogni plotone dovesse dispiegare metà della sua forza in ordine esteso per effettuare
l'azione di fuoco; i restanti mezzi plotoni rimanevano invece in formazione chiusa alle spalle della linea di schermagliatori, benchè venisse anche prevista la possibilità che una compagnia si dispiegasse interamente in ordine di schermaglia, senza mantenere una riserva in formazione. Tale eventualità viene tuttavia catalogata come eccezionale.
Rottemberg descrive anche una formazione denominata "catena' ·, un termine che si ritrova anche nella terminologia tecnica italiana del secolo scorso; per "catena" egli intende una linea di fanteria leggera destinata a setacciare un settore di ten-eno alla ricerca del nemico.
Se una compagnia di fanteria leggera riceveva l'ordine di disporsi in catena, un qumto di essa, una sezione , rimaneva schi e rata in ordine chiuso; le altre tre sezioni si schieravano 50 passi più avanti in ordine esteso. La formazione avanzava a passo normale, prestando attenzione a conservare le distanze e l' allineamento corretti; la riserva seguiva i movimenti degli schermagliatori, mantenendosi sempre 50 passi alle loro spalle.
Quando la catena si arrestava per fare fuoco, utilizzava una peculiare procedura: il soldato posto ali' ala destra di ognuna delle tre sezioni dispiegate avanzava di tre passi e faceva fuoco, quindi rientrava nei ranghi per ricaricare; la stessa procedura era ripetuta dai tre uomini che occupavano i posti successivi nella linea, e così via. Per compiere un cambiamento di fronte, la linea doveva invece marciare al quick pace.
Già da queste prime indicazioni , si trae l ' impressione di una manovra mo lto più lenta e "formale" a fronte delle tecniche francesi, che pongono costantemente l'enfasi sulla velocità e sulla flessibilità.
Anche nell'espletm·e il compito d ' avanguardia, una compagnia leggera si doveva suddividere in quattro sezioni. La prima di queste si schierava 500 passi davanti al grosso, 300 di notte o con cattiva visibilità; la seconda sezione avanzava di altri 200 passi davanti alla prima, ed una pattuglia composta da sei soldati ed un sergente la precedeva di alni 100. La terza e la quarta sezione erano disposte 300 passi, l'una a destra e l' altra a sinistra della prima. ed in allineamento con essa. Le ultime due se zioni distaccavano ognuna una pattuglia di sei soldati ed un sottufficiale, che veniva disposta a 100 passi di distanza , in obliquo rispetto al fronte, per fungere da picchetto.(tavola 84)
Lo schie ramento esteso in profondità, con elementi successivi sempre più forti , rivela gli intenti che animavano il teorico inglese. 11 compito del! 'avanguardia era infatti quello di setacciare il terreno sul quale sarebbe avanzata la linea di battaglia, penetrando nei boschi e nei campi recintati ed esplorando i centri abitati.
Se le punte avanzate incontravano il nemico, l ' ufficiale al comando doveva immed iatamente informare il comandante di compagnia , che a sua volta avrebbe comunicato l'avvenuto contatto al comandante di battaglione.
ln ogni caso, il comandante dell'avanguardia aveva ricevuto istruzioni su come comportarsi in quest'evenienza: se attaccare, ritirarsi o semplicemente impegnare il nemico con i suoi schermagliatori. Nel caso di un ripiegamento dell'elemento avanzato, questo doveva essere compiuto obliquamente, per trascinare le truppe leggere avversarie lontano dal fronte de l battaglione ed anche per lasciare libero il campo di tiro di quest'uJtimo.
Quando veniva dato l'ordine di serrare le fila , le sezioni più esterne e i vari distaccamenti si serravano sulla sezione di centro ; quali movimenti dovessero poi essere compiuti non è specificato , ma si può presumere che gli schermagliatori ripiegassero sul battaglione d'origine. Il compilatore britannico non fornisce invece alcuna indicazione suUe reazioni ad un eventuale attacco di cavalleria ad una formazione di schermagliatori.
Il trattato del capitano Cooper costituisce un compendio delle tattiche di fanteria leggera in uso da parte inglese nel 1806; fra i molti dettagli , vi sono alcune note d ' interesse unico sulla densità delle formazioni.
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11 processo di spiegamento in ordine di schermaglia appare come un processo rigidamente regolato: il primo stadio è costituito da quella densità che Cooper chiama loose fil es ("file allargate"), che si otteneva quando una compagnia apriva i ranghi fino ad arrivare ad un intervallo di 6 pollici (15 centimetri) fra le file.
Per "ordine aperto" (open arder) Cooper intende un intervallo di due piedi (60 cm.) fra file , mentre l'intervallo più ampio, I' " ordine esteso" (extended arder), comportava una di sta nza di due passi (1,5 m.).: come si può vedere, siamo ben lontani dalla dispersione prefigurata dalle istruzioni di Davout e dalla prassi operativa deJJ'esercito francese.
Prendendo spunto da quanto appena osservato, è opportuna una breve digressione storica e qualche anali'si Quando si trovava schierato in ordine chiuso, un fante occupava circa 55 cm.; se si assume che due passi equivalessero a circa 1,5 metri, ciò significa che una linea di fanteria che si fosse dispiegata in ordine esteso avrebbe aumentato il s uo fronte circa del 250 % . ma , come si è già osservato, non sarebbe comunque apparsa così rada come una linea di schermaglia francese. Al contrario, ad un esame non troppo accurato , essa poteva apparire a distanza come una linea in ordine chiuso.
Quanto detto potrebbe fornire una risposta a diversi quesiti, per esempio al perché, in Spagna, tante volte i francesi pensarono di aver penetrato la prima 1inea britannica, mentre in realtà si era trattato solamente della linea di schermagliatori, il che non costituisce un argomento nuovo relativamente all ' annoso dibattito sugli scontri co lonna-linea, ma può ugualmente suggerire qualcosa su come le cose andassero effettivamente.
Cooper specifica poi che in ordine aperto gli ufficiali si schiera vano davanti agli uomini, mentre in ordine esteso ufficiali e sottufficiali si disponevano dietro di essi. Anche in quest ' ultima formazione, i fanti leggeri britannici impiegavano spesso, a quanto pare. il fuoco per sal va.
Il manuale del capitano inglese non individua una riserva di forza prefissata come quella impie gata dai francesi e da altre nazioni, ma afferma chiaramente la necessità di quest'ultima. Cooper afferma anche che gli uomini dispiegati in linea di schermaglia devono sempre essere appoggiati da piccole unità in formazione schierate alle loro spalle, e queste ultime a loro volta da corpi di truppa più consistenti, posti ancora più indietro . Tutto ciò coincide con quanto prescritto dal manuale di Rottemberg, e dalla prassi operativa francese. Dove Cooper invece diverge è quando specifica che tali riserve devono essere nascoste alla vista del nemico.
Un altro trattato contemporaneo , quello del capitano Barber (4), sostiene invece che, di regola, metà di una compagnia dovesse rimanere in formazione in qualità di riserva, mentre quando l'unità si fosse trovata ad operare in supporto di un 'altra , essa avrebbe potuto dispiegarsi per intero in ordine di schermag lia.
Nel caso di un attacco da parte di cavalleria, Cooper si limita a prescrivere che, dopo aver sparato, ogni uomo si sarebbe messo in salvo alla massima velocità defluendo ai lati de ll e uni tà in formazione, o attraverso qualsiasi apertura nella 1in ea di battaglia, fino a trovarsi aie spalle di essa.
In pieno contrasto con questa apparentemente scoordinata "corsa ali' indietro" , Barber parla invece di quadrato: la riserva si avvicinava agli schermagliatori che, costituendo la seconda sezio ne, formavano il fronte del quadrato alla massima velocità possibile, mentre le due sezioni laterali s i schieravano a formare i lati.
Come nelle istruzioni di Davout, tanto Barber quanto Cooper sotto line ano la convenienza che gli schermagliatori facciano un buon uso del terreno, ed in paiticolare di ogni riparo offerto da esso; per questo motivo, i fanti leggeri dovevano essere addestrati a sparare anche in posizione prona od in g inocchiata.
Come è noto, tanto nella campagna peninsulare quanto in quella del 1815 i britannici utilizzarono tanto le compagnie leggere dei reggimenti di linea quanto corpi spec ializ zati di fanteria
legge ra , alcuni dei quali aiìllati di carabine rigate, i famosi rijles del 95° e del 5/60°; per quanto la fanteria leggera inglese fosse ottimamente addestrata e percentualmente abbastanza numerosa, l'uso che se ne fece rimase piuttosto frammentario, potremmo dire "micro-tattico'' in opposizione alla tecnica francese , sempre più ' 'grande-tattica". L 'auto re non ha trovato riferimenti che attestino l 'u tilizzo di interi battaglioni spiegati in ordine aperto a sostegno di fo1mazioni di entità divisionale, all'uso francese, ma so lo di compagnie sp iegate a sostegno di singoli battaglioni o brigate (5). Nei casi documentati di azioni a livello reggimentale, come per esempio quella celebrata del 52° Leggero a Waterloo, si trattò di manovre eseguite in linea in ordine chiuso.
Non va poi dimenticato che l'eccellente uso che il duca di Wellington seppe fare della propria fanteria leggera si configurò sempre in una postura difensiva; l'u so offensivo di questa specialità, nel quale i francesi rimasero maestri, non apparteneva al panorama tattico del "Duca di Fe1To''.
Austria
Il " Regolamento di Fanteria" austriaco del 1807 è uno dei pochi manuali ujjfriali a scendere in qualche dettaglio riguardo le tecniche di fanteria leggera.
Il regolamento elenca le situazioni nelle quali si riteneva desiderabile ed opportuno l'utilizzo di truppe in ordine di sc hermaglia:
1) in una postura difensiva, per tenere a distanza gli schermagliatori nemici;
2) per nascondere o coprire la fronte ed i fianchi di fanteria in ordine chiuso durante un 'avanzata;
3) per coprire il ripiegamento di unità in ordine chiuso e difenderle dagli schermagliatori avversari;
4) per nascondere una marcia sul fianco da parte di una colonna di fanteria di linea, proteggendola dagli schermagliatori avversari; e
5) supportare la cavalleria leggera in teITeno rotto.
Si noti che, con l'eccezione del quinto punto , si fa evidentemente riferimento a situazionj relative a teITeno aperto, dove le truppe in ordine chiuso possono diventare oggetto delle attenzioni degli schermagliatori avversari; vale anche la pena di sottolineare la filosofia prettamente difensiva che permea il paragrafo.
Il regolamento afferma esplicitamente che l 'e lemento organico deputato a questi compiti era costituito dal terzo rango dei battaglioni di linea; brilla per la sua assenza qualsiasi riferimento agli "specialisti", jagers e grenzers, considerati gli uni truppe da montagna o da operazioni d 'avamposto. g li altri delle guardie di frontiera poco adatte anch'esse alla gueITa "vera": e tutto ciò a dispetto della pratica consolidata.
Se l'intero terzo rango veniva spiegato o meno, questo dipendeva dalla natura del te1Teno e dal livello di fatica e di perdite sopportato dagli schermagliatori. Si riteneva che, di norma , 6080 di questi ultimi fossero sufficienti a s upportare un battaglione.
Quando il terzo rango veniva s piegato in ordine di schermaglia, gli uomini nece ssari venivano prelevati dalla prima e, se necessario , seconda Zug delle due compagnie d'ala; i soldati estrapolati per questo compito si disponevano in due ranghi, e venivano quindi formate coppie di sc hennagliatori secondo lo schema comune a tutti gli eserciti. La linea di schermaglia s ì schierava in modo tale che vi fosse un sottufficiale su entrambe le ali di ogni Zug di s piegata in ordine aperto, ed un terzo sottufficiale al centro.
Gli schermagliatori muovevano al Doublirsc hritt, aprendo i ranghi finchè non vi fossero s tati sei passi di intervallo fra le file. La linea di schermaglia s i schierava 300 passi davanti al batta-
glione, mentre 80 - 100 passi dietro di essa si disponeva una Zug in ordine chiuso, con la funzione di riserva e supporto immediato per lo schermo in ordine aperto. Altri 100 passi più indietro si trovava il capitano con le due Zuge rimanenti della compagnia, in qualità di ulteriore riserva. (tavola 85)
Gli schermagliatori si a ltern avano nel fuoco come consueto , ma ogni manovra veniva controllata mediante rulli di tamburo, in contrasto con i segnali vocali e con il corno utilizzati dai francesi.
Se minacciati da cavalleria, gli schermagliatori austriaci erano addestrati a fo1mare "quadrati improvvisati'' detti Klumpen.; a questo fine, da due a quattro coppie di schermagliatori si raccoglievano velocemente in un gruppo compatto, presentando le baionette verso l'esterno. Se colti dalla cavalleria in ordine aperto, essi dovevano invece tentare di portarsi sul fianco sinistro del cavaliere, per rendegli più malagevole l'uso della spada o della pistola, ed usare la baionetta contro il petto delle cavalcature: non si può negare che suggerire questa manovra denoti una buona dose di ottimismo! Qualora schierati invece in Klumpen., gli schermagliatori avrebbero dovuto approfittare di ogni allentamento della pressione avve rsaria per riunirsi alle riserve e quindi al battaglione.
Un lavoro d'epoca di poco successiva (1820) alle guerre napoleoniche, edito dal capitano Valentini deJl'esercito austriaco (6), riprende in larga misura le tecniche di fanteria leggera contenute nel Regolamento, con qualche aggiunta e precisazione che possono con ogni probabilità essere ritenute valide anche per il periodo oggetto di studio.
Valentini sostiene che gli ufficiali in caricati di coordinare una linea di schemrnglia dovevano sempre definire un punto di raccolta sul quale gli uomini potessero raggrupparsi e riordinarsi nel caso avessero dovuto ripiegare; la linea di schermagliatori doveva sempre essere supportata da una riserva in ordine chiuso, ed essere schierata 100 passi più avanti rispetto alJe truppe cui doveva fare sche1mo.
L'ufficiale austriaco afferma anche, con una notevole dose di ottimismo , che la Iinea di schermaglia poteva aprire il fuoco già a partire dai 300 passi; qualora attaccata da fanteria in formazione, essa doveva manovrare in modo da contrattaccare sui fianchi, sfruttando la superiore velocità e manovrabilità della formazione dispersa per evitare un urto frontale nel quale le truppe in ordine chiuso avrebbero avuto tutti i vantaggi.
Se impossibilitata a manovrare in questo modo , la fanteria leggera avrebbe dovuto ripiegare lentamente, fronte al nemico e senza cessare il fuoco.
Quando invece gli scbermagliatmi fossero stati incaricati di coprire un attacco, essi avrebbero dovuto avanzare avendo cura di mantenere libero da fanti leggeri avversari il fronte dell'avanzata , mantenendosi a pari con questa grazie al fatto di non dover conservare una vera e propria formazione, e non essendo di conseg uen za impediti dal terreno, qualunque fosse stato.
L 'impressione che si ricava da queste brevi note è quella di un uso prevalentemente difensivo e poco fantasioso della fa nteria leggera, ben lontano dal! 'impiego aggressivo che ne fecero i francesi; pur numerosa e ben addes trata, la fa nteria leggera austriaca non riuscì mai a penetrare veramente lo spirito proprio di questa specialità, forse perché troppo a lieno ad una cultura militare poco aperta alle innovazioni come era quella dell'imperial- regio esercito.
Russia
L e tecniche russe di fanteria leggera costituiscono virtualmente uno degli enigmi minori del periodo napoleonico Ciò appare davvero sorprendente se si pensa che, almeno in teoria, l'esercito degli zar possedeva forse la più alta percentuale di fanteria leggera fra tutte le maggiori forze ar-
mate europee: i reggimenti cli jagers ( eger in russo), che era no classificati come tali.costituivano infatti quasi un terzo del totale della fanteria. ma in pratica sembra differissero ben poco dalle unità di linea, a parte che per un rudimentale addestramento al tiro mirato ed un conseguente, più radicato spirito di corpo.
Fino a che punto g li jagers russi fossero veramente in grado di operare in schermaglia non è affa tto chiaro; prima del 1807 le loro capacità in questo senso erano certamente molto limitate, e dipendenti dalla pratica reggimentale, quindi dalla buona volontà dei singoli colonnelli. in quanto non esisteva, precedentemente al 1818, alcun manuale per l'impiego della fanteria leggera; fanno eccezione i Principi per le operazioni dei tirailleurs, la cui diffusione era ristretta alle unità della Guardia Imperiale , ed una serie di Note. scr itte nel 1786 da Kutusov per il Bougskii Jagercorps; il manuale del futuro generalissimo venne pubblicato nel 1789. e con obbe una certa diffusione negli anni successivi, fino a diventare l'equivalente di un regolamento 11011 ufficiale per la specialità (7).
Ancora nel 1833 , il nuovo manuale. edito in quell'anno, rimaneva talmente vago riguardo le tattiche di schermag li a da lasciare ampio spazio alle più eccentriche trovate dei comandanti di reggimento; ciò lascia pensare che, nel periodo in esame, la situaLio ne fosse ancor più caotica. Ogni peloton possedeva un sottuffic iale e 12 soldati, origi nariamente destinati ad essere armati con fucili rigati, che potevano essere distaccati per operare come schermag li atori: si tratta, con ogni probabilità, dei non meglio specificati membri del terzo rango che vari autori co ntemporanei identificano come schermagliatori secondo lo schema prussiano cd in parte austriaco. A partire dal 1812 al più tardi. questo ruolo sembra invece essere stato assunto dal plotone tirail!eurs della compagnia d'élite dei battaglioni di linea e. forse, anc h e di quelli dijagers; certo è che, inizialmente, le linee di schermaglia erano schierate in due so l i ordini, mentre più tardi ( 181 2 ?) venne aggiun ta una riserva. Vi sono riferimenti ad interi reggimenti dijagers dispiegati in questo ruolo all'uso francese. almeno durante le ultime campagne, con la riserva costitu ita dalle compagnie carabinieri; le fonti sono tuttavia piuttosto reticenti, ed un esame minuzioso degli avvenim enti non su pporta fino in fondo la teoria che s i trattasse veramente di formazioni sc hierate per intero in ordine aperto.
In ogni caso. le tecniche di schermag li a rimanevano molto inferiori a quelle impiegate dai francesi, e gran parte degli jagers dispiegati come schermagl iatori (?) a Borodino diedero una prova del tutto deludente: non vi è nessuna indicazione che g l i schermagliato ri russi operassero con un grado di indipe nd enza e flessibi lità tattica paragonabile agli omologhi francesi, e nemmeno che combattessero a coppie seco ndo la pratica diffusa in tutti gl i altri eserciti del co ntinent e. Le scarne indicazioni provenienti dai rego lam e nti tra smettono un'impressione di grande rigidità, scarsa iniziativa e nessuna aggressività: iJ ruolo degli schermagl iatori russi appare largamente passivo ed accessorio alle operazioni delle unità in ord ine chiuso.
A questo ri g uardo , un esame delle Note di Kutusov può fornire indicazioni più precise; le ta ttiche descritte furono largamente usate per tutta l a durata delle guerre della Rivolu z io ne e napoleoniche, con qualche agg iornam ento probabilmente di dettaglio; uno dei limiti principali di questa analisi è però costi tuito dal fatto che nessun regolamento od istruzione co ntem poranea definisca gli intervalli in uso , impedendo quindi di determinare, in modo conclus ivo , il dato fondamentale della densità delle formazioni russe di fante ri a leggera.
Secondo Kutusov, g lijagers avevano innanzitutto il compito di costituire l'avanguardia ed i distaccamenti laterali dell'esercito, in marcia come in battaglia: ess i dovevano inoltre fungere da esp loratori e da schermo durante le marce. se il terre no era inadatto all ·uso della cavalleria per questi compiti. La fanteria leggera doveva occupare stretto ie e passaggi obbligati, per impedire al nemico di far uso del terre no per rallentare la marcia dell'esercito, e setacciare e ripulire boschi ed a ltre aree di terreno difficile, quali i centri abitati.
Anche la d(fesa di boschi e centri abitati competeva agli jagers, e solo occasionalmente si prevedeva che essi avrebbero dovuto spiegarsi in ordine aperto davanti alle unità in formazione chiusa, per proteggerne col proprio fuoco lo spiegamento in ordine di battaglia oppure il passaggio attraverso aree di terreno difficile, causa di probabile disordine.
Le Note specificano che la formazione normale degli jagers, per operare di concerto con I.a fanteria di linea, avrebbe dovuto essere la linea in due ranghi ma in ordine chiuso, aUa cadenz a di 120 passi al minuto: operando in ordine aperto, Kutusov indicava invece il "passo di corsa" come cadenza normale.
Un aspetto delle Note che riveste particolare interesse è costituito poi da quattro "manovre" che l 'autore ritiene di singolare importanza per l'assolvimento dei compi ti c he egli assegna alla fanteria leggera , le quali vengono pertanto descritte in dettaglio.
La prima manovra viene così descritta: durante le manovre in te1Teno moderatamente alberato, cimiteri e centri abitati, la linea di schermaglia veniva combinata con una riserva in formazione schierata su due linee.
La fanteria leggera doveva avanzare a passo doppio, facendo fuoco su ordine o segnale, utilizzando i ripari offerti dal terreno e muovendo a sbalzi All'ordine '"pelotons avanti in ordine di schermaglia", i plotoni pari avanzavano di 60 passi a passo di corsa e si dispiegavano in ordine di sc hermaglia , con gli uomini diel secondo rango che manovravano in modo da sc hierarsi alla sinistra di quelli del primo rango. I pe/otons delle divisioni d'ala coprivano i fianchi della linea di sc hermaglia; i plotoni dispari segu ivano 60 passi più indietro, e l 'intera formazione avanzava fino a riceve re l'ordine di aprire il fuoco o di schierarsi dietro un 1iparo.
Dovendo attraversare un tratto di terreno difficìle, i plotoni in formazione avanzavano attraverso gli schermagliatori e si riformavano dopo aver attraversato la zona difficoltosa; la manovra veniva coperta da fuoco per plotoni, e nel frattempo i plotoni pari si raggruppavano e si schieravano in formazione negli intervalli fra i plotoni dispari. (sfugge lo scopo di questa complicata manovra I n.d.a.)
In caso di ripiegamento da parte di fanteria leggera che fosse stata incapace di respingere il nemico, i plotoni dispari che si erano schierati davanti alla linea di schermaglia si ritiravano attraverso di essa a passo di corsa e, una volta giunti 60 passi alle spalle di questa, si riordinavano fronte al nemico. Nel mentre , gli sch ermagliatori mantenevano un fuoco costante.
Quindi, g li uomini del secondo rango che si trovavano a far parte della linea di sc hermaglia ripiegavano di 30 passi a passo di corsa; s ucce ssiva m e nte , i plotoni dispari si dispiegavano in ordine di sc he rmaglia, mentre i soldati del primo rango dei plotoni pari, che avevano protetto il ripiegamento di quelli del secondo, si ritiravano a loro volta a passo di corsa fin dietro i plotoni dispari che costituivano ora la linea di schermaglia , e si riordinavano in due ranghi, insieme ai soldati del secondo rango, 60 passi alle spalle della linea.
La seco nda manovra veniva utili zzata quando la visibilità era inferiore ai 60 passi a causa della nebbia, del fumo. del buio o di condizioni metereologiche avverse.
All'ordine "plotoni per due avanti'', i plotoni pari avanzavano a passo di corsa e si dispiegavano in due linee di schermaglia anzichè una , la prima 60 passi, la seconda 30 passi davanti al grosso.
Se la prima linea doveva fare fuo co, la seconda imme diatamente passava attraverso di essa, si schierava 30 pass i più avanti e, dopo aver dato alla prima linea il tempo di ricaricare, faceva fuoco a sua vol ta. Il processo si ripeteva all'infinito finché sussisteva la necessità di avanzare facendo fuoco.
Se l'ufficiale al comando ri chiamava indietro g li sc he rmagliatori, questi ripiegavano a passo di corsa fino a trovars i IO passi alle spa ll e della riserva in formazione, quindi rico st ituivano due linee in ordine aperto 30 e 60 pass i alle spalle delle riserve. Infine , i plotoni di riserva ripiegavano a passo di corsa fino a trovarsi nuovamente dietro le lin ee di schermaglia, dov e si riordinavano.
La terza manovra veniva utiJjzzata in terreno fortemente a lberat o o aree urbane c he non permettevano il dispiegamento in ordine di sche rma glia.
Un plotone ogni due si formava in fila indiana. gli uomini del primo rango davanti a quelli del secondo. Se veniva stabilito il co ntatto con il nemico, e non vi era lo spazio per dispiegarsi in ordine di schermaglia , il so ldato di tes ta di og ni fila faceva fuoco, quindi faceva fronte a destra e ritornava in coda alla fila, che avanzava dello spazio corrispo ndente a quello precedentemente occupato dal primo soldato; i.n qu esto modo. tutti i soldati facevano fuoco a rotazione, in una sorta di caracole app ied ata. Se invece lo spazio era s ufficiente, il plotone od i plotoni si dispiegavano in ordine di sche rm aglia su una o due linee.
Qualora poi si dovesse occupare il margine di un bosco, i plotoni di ri serva avanzavano attraverso la linea di schermaglia e si riformavano davanti ad essa. (altra evoluzione incomprensibilmente complicata e pericolosa, il cui scopo sfugge: rnanovrare di fronte al nemico, solo per mandare avami unità in ordine chiuso ma disordinate, in terreno difficile, quando erano disponibili i plotoni già ben schierati in ordine esteso, è qualcosa al di là di ogni logica tatti<:a I N.d.a.)
La quarta manovra riguarda la formaz ione, a partire dalla linea , di una colon na per quattro, a ll o scopo di attraversare una strettoia. A questo fin e, le due metà del battaglione compivano un demi-tour verso il centr o, c hiud endosi come una forbice; ogniq ual volta il battaglione doveva interrompere la sua marcia. i soldati compivano un ..fro nt ' a dest" o "a s ini st ' ", riformando i lo ro due ranghi orientati s ui due fianchi.
Esisteva una manovra per formare un quadrato da questa colonna: i plotoni di testa si spiegavano a destra e a sinistra per fonnare il lato anteriore del quadrato, quelli seguenti facevano fronte lateralmente per costituire i fianchi, mentre i plotoni di coda manovravano per file per formare il lato pos teriore; tutta l'evoluzione si svo lgeva per file. In a lternativa, la colon na poteva anche disporsi in circolo. Avvicinandosi ad un bosco che doveva essere assicurato, il coma ndante faceva arrestare la colonna, quindi metà dei plotoni avanzavano a passo di corsa per formare una linea di sc hermaglia convessa 60 passi davanti alla colonna, in modo che le ali della lin ea coprissero i fianchi del battaglione; gli altri plotoni restavano in riserva.
Se era poi necessaria un 'azione di fuoco immediata, i migliori tiratori di e ntrambi i ranghi avanzavano per tenere occupato il nerrnco con il proprio fuoco, mentre gli altri so ldati caricavano i moschetti e li passavano avanti.
Amò di conclusione, si può ricordare c he nel 1812 anche le opolochenie (milizi e) furono apparentemente utilizzate in ord in e di schermag li a, probabilmente secondo il sistema appena descritto, che consisteva come si è visto in una serie di manovre rigidamente formalizzate, che lasciavano poco o nessuno spazio all' iniziativa a livello di su b -unità o individuali
L'impressione generale che si riporta dall'ana]jsi delle fonti è, come premesso, quella di una scarsa affi nità , da parte russa, con lo spirito stesso delle tecniche di fanteria leggera; l'eserci to degli zar non possedeva l 'agilità mentale e I ' élan così caratteristic i dei francesi, nè le espe rienze "colorua l i" dell'esercito britannico, o la lunga tradizione nell'impiego di truppe leggere di quello austriaco; men che meno, lo zelo riformatore che animava il giovane esercito pru ssiano della Befreiungskrieg. Di conseguenza, non deve stupire se il pur valido eserci to russo deve essere collocato nel novero dei più mediocri utilizzatori di fanter ia leggera, almeno fra gli eserciti e uropei dell'era napoleonica.
Prussia
Le prime istruzioni per l'addestramento della fanteria leggera della Prussia - Brandeburg o furono pubblicate verso la fine del regno di Federico il Grande, il 5 dkembre 1783 : s i trattava delle " Istruzioni per i Frei - R egimenten".
In base al dettato di queste ultime. i compiti della fanteria leggera erano costituiti dalle operazioni in aree urbane e boschive, dai compiti d'avanguardia e retroguardia, dalla copertura dei fianchj dell'armata , dal!' attacco a posizioni su terreno e l evato, batterie d'artiglieria c fo1tificazioni campali; dalla protezione del bagaglio e dei quartieri d'inverno dell'armata. Queste attività erano denominate collettivamente "la guerra d'avamposti''.
I Frei-Regimenten erano gli an tenati dei Battaglioru Fucilieri, e le tecniche minute elaborate per questi a ntesignani restarono largamente immutate per tutto il periodo in esame.
I Battaglioni Fucilieri ebbero il loro regolamento il 24 febbraio 1788; questo regolamento rimase in uso durante la campagna del 1806-7, e fom1ò la base della sezione del Regolam ento di Fanteria del 18 I 2 dedicata alle truppe leggere
Il Regolamento per la Fanteria Leggera prescriveva la formazione su due ranghi, invece dei tre utilizzati dalla fanteria di Linea; dal momento dunque che i Battaglioni Fucilieri sparavano in due ranghi, non vi era necessità che il rango frontale sparasse in ginocchio. li fuoco su due ranghi della fanteria leggera venne adottato anche dalle truppe di linea con rintroduzione del regolamento del 1812.
Per un attacco in ordine di schermaglia, dovevano essere utilizzati il 1° e I' 8° plotone, ovvero un quarto della forza del battaglione; questi ultimi potevano essere supportati o rilevati durante l 'azione dal 5° e dal 7°.
Esistevano segnali, dati mediante le cornette, per avanzare, arrestarsi, riordinarsi, aprire o cessare il fuoco, spostarsi a destra o a sinistra, dispiegarsi o ripiegare.
Naturalmente, ben più importante di qualsiasi regolamento era possedere un corpo ufficiali che comprendesse lo spirito della "piccola guerra", e questo fu certamente il caso dell'esercito prussiano.
Il corpo ufficiali di questa special ità era composto in larga misura di ex-comandanti di FreiBattalionen, spesso con esperienze maturate durante la Guerra d ' Indipendenza Americana; esso produsse infatti alcuni dei più competenti comandanti del! 'armata, quali Yorck, Buelow e Mueffling, divenendo in breve tempo un'élite permeata di un forte professionalismo, che si comportò bene durante le guerre della Rivoluzione francese.
Le sezioni di Schuetzen delle compagrue di linea ricevettero, da parte loro, un proprio set di istruzioni il 26 febbraio 1789. Essendo armati con carabine rigate, e dovendo svolgere compiti particolari, gli schuetzen necessitavano di un addestramento separato: essi dovevano infatti trascorrere due settimane all'anno in esercitazioni di tiro al bersaglio. e tutto il loro addestramento doveva svo lg ersi sotto il controllo di un ufficiale appositamente scelto a questo scopo. Uno dei 12 sottufficiali della compagnia era designato come il sottufficia le degli schuetzen, ed era annato con una carabina rigata. Ci si aspettava che g li schuetzen combattessero secondo gli stessi canoni operativi degli Jaegers zu Fuss.
Particolare cura ve ni va dedicata al tiro mirato, e all'utilizzo tattico del terreno , in particolar modo del riparo offerto dagli alberi e dal sottobosco, da rocce, fossati, colture e così via. Agli schuetzen si richiedeva anche di fornire picchetti e pattuglie durante le marce e a protezione degli accampamenti
Se si trattava invece di attaccare posizioni tenute dal nenùco, g li schuetzen dovevano schierarsi in ordine aperto circa 100 passi davanti al battaglione, e scompaginare le fo1mazioni avversarie creando confusione e disordine co n il proprio fuoco, finché le truppe prussiane in ordine chiuso non si fossero avvicinate fino ad una distanza utile per sferrare l'attacco decisivo. Gli Schuetzen avrebbero dovuto combattere in modo simile per copr ire un movimento di ripiegamento.
La fanteria leggera prussiana si comportò bene durante le guerre della Rivoluzione france se, e l'esperienza acquisita dimostrò che erano richjeste sol o modifiche di dettaglio ad una prassi operativa nel complesso efficace.
La nuova Istruzione del 14 marzo 1798 apportò pe1ianto aggiornamenti e miglioramenti, più che mutamenti rivoluzionari. Per esempio, i Fusiliers si erano fin'allora spiegati mandando avanti in ordine aperto i plotoni d'ala del battaglione; ora, invece, veniva spiegata una sezione per ogni plotone, rendendo la formazione della linea di schermaglia più rapida ed ordinata.
Venne introdotta la pratica dell'addestramento al tiro mirato anche per i Fusiliers, nelle cui compagnie il numero degli schuetzen venne aumentato da 10 a 22 uomini; un Ordine di Gabinetto del 18 giugno 1801 limitò il numero dei segnali dati da cornetta a 20, ponendo fine alla proliferazione di segnali superflui che aveva pervaso la fanteria leggera negli anni precedenti.
Pur essendo un corpo altamente addestrato e molto professionale, la fanteria leggera prussiana si scontrò, durante la campagna del 1806, con le proprie limitazioni prima ancora che con l'avversario: in breve, essa fu costantemente inferiore di numero e, fatto ancor più rilevante, nettamente surclassata riguardo l'integrazione tattica con le altre specialità ed armi, specie a livello grande tattico: campo nel quale, invece, i francesi erano maestri insuperati.
Riguardo l'inferiorità numerica , un certo numero di teorici militari tedeschi contemporanei , attenti osservatori dell 'esercito francese, avevano evidenziato iJ problema già negli anni precedenti, e qualche tentativo era stato fatto per rettificare il problema. La recente pratica di distaccare gli uomini del terzo rango, o parte di essi, dalla linea di battaglia , apriva la possibilità che questi venissero impiegati in ordine di schermaglia; il duca di Braunsc hweig aveva in effetti editato un ' Istruzione al riguardo a beneficio del reggimento n. 19, del quale era lnhaber (colonnello proprietario), fin dal lontano 1791. I] principe Hohenlohe si era a sua volta trastullato con questa idea, scrivendo su questo soggetto un capitolo delle Istru zioni da lui preparate nel 1797 per la regione militare della Bassa Slesia di cui era ispettore.
Anche le guarnigioni di Potsdam e Berlino considerarono quest'uso del terzo rango, ed il Regolamento di Hohenlohe venne infine pubblicato il 30 marzo 1803, sebbene non adottato ufficialmente: l ' Istru z ione sull'Uso del Terzo Rango del 27 marzo 1809, più tardi largamente incorporata nel Regolamento del 1812, fu in gran pa1te basata sul lavoro di Hohenlohe 11 principe elettore d'Assia, feldmaresciallo prussiano e Ispettore della regione militare della Vestfalia, pubblicò un ordine simile l' 11 aprile 1806 , mentre già il 5 ottobre dell'anno precedente il Gabinetto Reale aveva avallato questa pratica con un proprio ordine di servizio.
Gli uomini del terzo rango vennero certamente usati per dar vita a formazioni indipendenti durante la campagna del 1806. Ad Auerstadt, battaglioni di riserva così creati furono usati per chiudere varchi apertisi nella linea di battaglia prussiana , o per estendere la stessa; a Jena formazioni similari ebbero invece il compito di appoggiare gli Schuetzen delle unità di linea.
Un tale uso del terzo rango non pare tuttavia essere stato generalizzato in tutta l 'arma ta prussiana: persino i reggimenti slesiani della Divisione Grawert, appartenenti all'Ispezione di Hohenlohe, non fecero grande uso dell'addestramento specifico ricevuto secondo il dettato delle sue Istru z ioni. La pratica di continuare ad appoggiare gli Schuetzen con volontari appartenenti alla fanteria di linea sembra essere rimasta assai più diffusa.
Come già ricordato relativamente agli altri eserciti europei, quando un'unità veni va spiegata in ordine di schermaglia, ciò non voleva dire che ognuno dei suoi membri venisse schierato in ordine aperto, bensì che un certo numero, solitamente in effetti non grande, di soldati veniva spinto in avanti in ordine disperso, mentre la parte principale dell'unità si manteneva in appoggio in ordine chiuso .
La principale remora allo spiegamento di intere formazioni in ordine aperto era infatti di tipo tecnologjço: le armi da fuoco del tempo erano infatti troppo inefficienti per permettere al soldato di esercitare un'efficace autodifesa quando separato dai suoi compagni. Molto semplicemente , caricare un 'arma del genere richiedeva troppo tempo perché un individuo isolato potesse tenere a bada il nemico; anche operando in coppie, secondo il metodo pressoc hé uni-
versale degli schermagliatori napoleonici, la cadenza di fuoco rimaneva penosamente lenta. La quantità di munizioni in dotazione ad un soldato era poi limitata, e con armi così poco precise era facile esaurirla senza aver caus ato al nemico alcuna perdita, men che meno un numero tale da incoraggiarlo a ritirarsi.
Un'altra grave limitazione era poi costituita dal fatto che le armi ad avancarica erano pressoché impossibili da caricarsi in posizione prona; questo fatto, com'è intuibile, limitava non poco la capacità potenziale dello schermagliatore di avvalersi dei ripari offerti da dal ten-eno.
In terreno aperto, le truppe leggere erano particolarmente vulnerabili di fronte ad un attacco di cavalleria: se sorpresa, l'intera Jjnea di schermaglia poteva facilmente essere travolta; per questo motivo, la prossimità di truppe in formazione restava vitale. In questo modo, i plotoni e le sezioni potevano sostituirsi a rotazione sulla linea del fuoco, inserendovi forze fresche e nel contempo rilevando gl.i uomini che vi erano già da tempo. Nel caso di un attacco di cavalleria, le truppe in formazione costituivano una base sulla quale raggrupparsi ed offrire resistenza.
Gli schermagliatorì costituivano pertanto una componente integrale della battaglia di fanteria, e solo molto di rado, ed in situazioni particolari, potevano sperare di raggiungere risultati decisivi operando da soli. Piuttosto, essi davano vita ad una Unea di fuoco che apriva lo scontro e preparava la strada all'avanzata delJe truppe in ordine chiuso, che sole potevano portare l'affondo realmente risolutivo.
Un esame di alcuni punti delle sezioni del Regolamento del 1812 che riguardano l'impiego della fanteria leggera possono gettare luce sull'addestramento, sul molo e sulla filosofia d'impiego di quest ' arma.
L'introduzione a questa parte del manuale sottolinea il fatto che le funzioni delle unità in ordine chiuso e delle sezioni dispiegate in sche1maglia erano strettamente correlate, e che la cooperazione fra le due parti dell'unità rappresentava un elemento essenziale delle tattiche contemporanee
Ancora più significativo è il fatto che il manuale affermi che, se da un lato i membri del terzo rango - ed in generale tutta la fanter ia leggera - doveva essere capace di operare in ordine ch.iuso, dall'altro anche i componenti del primo e secondo rango delle unità di lin ea dovevano saper combattere in ordine disperso, se necessario: nel 1806 la fanteria leggera costituiva un'arma di specialisti, ma nel 1813 tutti i fanti prussiani si supponeva avessero almeno un'idea approssimativa di come operare in ordine aperto. Si tratta di un'evoluzione dottrinaiia davvero epocale, nella direzione del moderno fante "universale".
Le istruzioni delineano inoltre altri possibili usi del terzo rango: i suoi membri potevano essere schierati in sezioni per assolvere compiti particolari tanto in ordine chiuso quanto aperto, quali costituire una r iserva per il battaglione , fungere da avanguardia, retroguardia o distaccamento laterale, supportare gli avamposti, occupare passaggi obbligati o porzioni di terreno difficile; in breve, svolgere ogni missione particolare a livello di battaglione.
1 plotoni di uomini del terzo rango combattevano solitamente in due ranghi, e se tutti e quattro i plotoni di un battaglione venivano estrapolati per assolvere ad una missione particolare, essi erano allora comandati da un capitano selezionato e d addestrato per questo specifico compito . Ogni plotone era comandato da un tenente con tre sottufficiali, ed ogni tenente aveva un proprio suonatore di corno per trasmettere gli ordini - esistevano infatti segnal i specifici per fermarsi, dispiegarsi, aprire o cessare il fuoco, ripiegare od indietreggiare lentamente, e così via.
l plotoni in ordine di schermaglia dovevano essere impiegati ne!Je seguenti circostanze: 1) quando la natura del terreno os.tacolava i movimenti delle truppe in ordine chi uso; 2) per protegge re le linee o le colonne in ordine chiuso dal fuoco degli schermagl iatori avversari;
3) per ottenere un'azione di fuoco mirato più efficace di quella delle unità in ordine chiuso; e 4) per coprire e preparare un attacco da parte di truppe in ordine chiuso.
Il vantaggio di usare solamente il terzo rango per questi compiti era rappresentato, agli occhi dei militari prussiani, dal fatto che si poteva così evitare di coinvolgere un intero battaglione in uno scontro a fuoco in ordine aperto, che ne dissipava la scorta di munizioni e rendeva l'unità indisponibile per il decisivo attacco alla baionetta. Appare tuttavia più semplice e razionale l 'organizzazione di stile francese, che raccoglieva in una compagnia gli specialisti di fanteria leggera del battaglione: ciò prescindendo dal fatto che, per il 1813 ai più tardi. gran parte delle truppe di linea di quasi tutti gli eserciti europei erano in grado , bene o male, di operare in ordine disperso. È interessante notare che ogniqualvolta i regolamenti parlano di "plotoni in ordine di schermaglia", viene sottolineato il fatto che solamente una piccola parte degli effettivi di questi plotoni opera realmente in qualità di schermagliatori individuali in ordine disperso, mentre il rimanente resta schierato in ordine chiuso in qualità di supporto.
Quando, per esempio, opera in qualità di avanguardia," la divis ione formata col terzo rango deve marciare in plotoni alcune centinaia di passi davanti al battaglione , con un piccolo numero di schermagliatori che la precedono.". Quando lo scopo dell'azione è quello di "fissare" iJ nemico per permettere ad un'altra formazione di aggirarlo, o per qualche altro scopo, allora "Il terzo rango combatte, se il nemico non si dimostra troppo aggressivo, con solo una parte degli uomini in ordine aperto, da un terzo fino ad un massimo di due terz i del totale. Se l ' intero terza rango si dispiegasse, esso si troverebbe privo di supporto, e ben presto rimarrebbe sen z a munizioni.". Avanzando contro un nemico già demoralizzato. nel qual caso veniva meno la necessità degli schermagliatori, o durante un ripiegamento, "Una piccola parte del terzo rango di ogni battaglione deve essere mantenuta in ordine chiuso in modo che gli schermagliatori abbiano un supporto sul quale raggrupparsi se necessario.".
Mantenere una parte significativa delle truppe leggere in ordine chiuso non era dovuta ad un atteggiamento particolarmente conservatore dell'esercito prussiano; piuttosto , le restrizioni applicate al combattimento in ordine di schermaglia e la preferenza per la carica al la baionetta in ordine chiuso erano in effetti logiche, fondate su limiti della tecnologia contemporanea e su fattori psicologici: date le armi disponibili, il fante rimaneva strettamente legato ai suoi supporti in ordine chiuso. Quanto detto vale a livello dipetit tactique, ma l'essenza della superiorità del sistema francese risiedeva, per l'appunto, nella grande tactique a li vello divisionale o superiore; i progressi compiuti dagli eserciti alleati posteriormente alle prime campagne dell'Impero furono reali, ma limitati perlopiù alle piccole unità, ed il virtuosismo francese nella grande tattica restò ineguagliato. Ciò spiega il frequente ricorso, da parte francese, all'impiego di interi battaglioni, o addirittura reggimenti, in ordine disperso, in buona integrazione con le unità di supporto: vale a dire che, ciò che correttamente gli alleati applicavano con plotoni e battaglioni su scala micro, i francesi eseguivano con reggimenti e divisioni o corpi d'armata, su scala macro.
II secondo capitolo della sezione del regolamento dedicata all ' uso del terzo rango delinea le modalità d'addestramento dei membri di quest'ultimo.
I n primo luogo, il terzo rango doveva consistere di uomini selezionati per intelligenza. iniziativa personale ed integrità fisica. Veniva data la massima importanza a tre aspetti addestrativi:
1) conoscenza ed impiego dell'arma in dotazione;
2) doti atletiche e capacità di avvalersi dei ripari offerti dal terreno; e 3) capacità di difendersi da cava lieri isolati in terreno aperto.
li paragrafo successivo si occupava dello spiegamento in linea di schermaglia. In questo contesto, viene sottolineato che " non de vono essere dispiegati in ordine aperto più uomini di quanto sia reso necessario dalla natura del terreno e dalla for za del nemico ". Gli uomini così dispiegati dovevano schierarsi a coppie , vicine l'una all'altra per mutua difesa; l'ufficiale doveva restare al centro del plotone insieme al suonatore di corno, mentre i sottufficiali rimanevano con le relative sezioni , per dare istruzioni ai soldati e richiamare l'attenzione di questi sugli ordini impartiti dagli ufficiali.
Il paragrafo dedicato al fuoco rende chiaro che si trattava di una faccenda organizzata in modo molto dettagliato: si doveva infatti aprire il fuoco solo quando questo aveva una buona chance di essere efficace, e dal momento che ogni tiratore tendeva pertanto a scegliere con attenzione il proprio bersaglio, il rateo di fuoco doveva forzatamente risultare ridotto. Come già si è ricordato, ogni coppia di schermagliatori organizzava il proprio fuoco in modo tale che uno dei due soldati avesse sempre l'arma emica.
Un paragrafo assai importante è quello dedicato ai compiti delle sezioni in ordine chiuso. Queste ultime erano posizionate al di fuori della zona battuta dalla moschetteria avversaria, ma abbastanza vicino alla linea di schermaglia per poter offrire appoggio immediato. Ogni possibile riparo, quale terrapieni, cespugli , costruzioni o rilievi del terreno, doveva essere utilizzato per riparare queste riserve locali, che dovevano tenersi pronte ad impegnare il nemico in qualsiasi momento, qualora la linea di schermaglia fosse stata respinta indietro.
La funzione principale delle riserve era. ovviamente, quella di fornire rimpiazzi agH schermagliatori: l'impiego del moschetto a pietra era un compito faticoso, che richiedeva un considerevole sforzo fisico; le anni, poi, si sporcavano rapidamente e si surriscalda vano, e le munizioni venivano consumate in breve tempo. Era quindi molto importante poter richiamare gli schem1agliatori sulla linea del fuoco e sostituirli con sezioni fresche; ciò veniva ottenuto dispiegando queste ultime negli intervalli della linea di schermaglia , e quindi richiamando le sezioni da sostituire una volta che i rimpiazzi fossero stati in posizione per impegnare il nemico: una manovra che, di fronte al nemico, era molto più difficile da eseguirsi di quanto appaia.
Il penultimo paragrafo delinea un'altra parte importante dell'addestramento dei plotoni leggeri , ossia le tecniche di raggruppamento. Se respinti da un nemico più forte, gli schermagliatori dovevano radunarsi su lle proprie riserve; se anche così i plotoni leggeri erano troppo deboli per offrire resistenza, essi dovevano allora ripiegare fin dietro le ali del battaglione di appartenenza, e costituire una riserva per esso.
Se sorpresi da cavalleria in terreno aperto, gli sche1magliatori dovevano ripiegare rapidamente s ulla riserva, quindi formare "gruppi" di forma più o meno anulare, nei quali il rango frontale presentava le baionette al nemico, mentre il secondo cercava di scacciare la cavalleria con il fuoco di fucileria. Contemporaneamente, il battaglione avanzava in appoggio.
Se la linea di schermaglia fosse stata invece tagliata fuori dalla riserva, il "gruppo" doveva essere formato intorno all'ufficiale.
Quanto detto rivela appie no l a vulnerabilità della fanteria leggera se assali ta da cavalleria in formazione; una pronta reazione , ed un buon addestramento erano sicuramente necessari per evitare il panico in caso di sorpresa in ten-eno aperto. È altrettanto evidente la necessità di un supporto ravvicinato da parte delle unità in ordine chiuso , per evitare che i "gruppi" venissero rapidamente travolti: un ' altra indicazione di quanto l ' azione degli sche rm agliatori fosse strettamente l egata a quella delle unità in formazione chiusa.
Va anche ricordata la funzione dei battaglioni di Fusiliers, il cui principale compito era proprio 1' azione in ordine di schermaglia. Nel costituire la linea di schermaglia per la brigata di appartenenza, gli uomini del terzo rango del Battaglione Fucilieri venivano impiegati nel modo descritto; se distaccati invece per missioni particolari, quali costituire un 'avanguardia od una linea
di avamposti, allora ogni compagnia si schjerava in tre plotoni s u due ranghi, che venivano usati ad alternanza sulla linea di fuoco in ordine aperto. L e compagnie di Fucilieri erano anch e addestrate a combattere in maniera indip endente in linea od in colonna.
Quanto detto fino ad ora s i applica pure alle compagnie dello lager zu Fuss Regimenl (e dei posterio1i battaglioni indipendenti), con in aggiunta una maggiore enfasi sulla pratica della "gueITa d'avamposti", ed una corrispondente assenza di ogni riferimento ad un ruolo in ordine chiuso.
Si tratta, in conclus ione, di tecniche che dimostrano competenza ed anche una certa spinta evolutiva, ma forse ancora un po' troppo stereotipate per un uso davvero efficace della fanteria leggera: quanto più importa , manca completamente la visione "grande tattica" dell'impiego di questa specialità; non per nulla, ancora nelle campagne del J 8 13-14 la fanteria leggera prussiana si comportò s pesso molto bene a livello di battaglione, reggimento o, talvolta, bri.gata, ma non seppe mai emergere in scenari più ampi.
UNA PROSPETTIVA SINGOLARE: LE TECNICHE DI FANTERIA LEGGERA IN AMERICA
Per quanto curioso possa apparire, l'unico regolamento contemporaneo noto all'autore che tratti diffusamente i l soggetto delle tattiche di fanteria leggera , è il Regolamento di Fanteria deU' U .S. Arrny del 1816, a firma del Maj.-Gen. Winfield Scott (8). Pubblicato per la prima volta pochi mesi dopo la fine delle guerre napoleoruche , il Regolamento venne ristampato parecchie volte, e benché i principi tattici ed organizzativi in esso delineati non fossero necessariamente identici a quelli usati in Europa, il manuale presenta evidenti analogie con i regolamenti del Vecchio Continente. Dopo tutto , Scott era stato un attento studioso del Réglement de 1791 francese, regolamento che egli aveva impiegato nel 1811-12 per addestrare le truppe sotto il suo comando; e furono proprio le urutà guidate da Scott ad ottenere alcuru dei più convincenti successi americani durante la guerra contro l'Inghilterra. Il regolamento di Scott non è, tecnicamente , un regolamento "napoleonico", ma senza dubbio costituisce un sunto delle lezioni apprese durante questo periodo. Inoltre, il sistema militare americano della prima metà dell'Ottocento è un'interessante mix delle filosofie tattiche ed organizzative inglese e francese: per esemp io , la tendenza ad affidare un ruolo risolutivo a lla moschetteria è tutta britannica, come del resto l a struttura del battaglione. D'altra parte, I 'organizzazione interna della compagrua è di modello francese, e vi è motivo di credere, come si vedrà , che proprio le tecniche di fanteria l eggera americane fossero più influenzate da quelle francesi che da quelle britanniche.
Nei capitoli del suo manuale dedicati alla fanteria leggera , il generale Scott en un cia alcune regole riguardanti l'impiego di quest'arma e le relative manovre:
"Gli schermagliatori saranno dispiegati per aprire la via, e per coprire i movimenti del corpo principale cui appartengono: di conseguenza, essi possono essere dispiegati sul fronte, sui fianchi, alle spalle o in tutte le direzioni a seconda di quanto si ritiene necessario. Essi renderanno i propri movimenti subordinati a quelli del corpo principale, in modo da coprirlo costantemente nella dire z ione nella quale sono stati dispiegati. (Già dalla prima riga si intuisce una filosofia d'impiego offensiva piuttosto c he difensiva , che assegna alla fanteria leggera il compito di preparare e cop rire attivamente i movimenti dei corpi in ordine chiuso, senza accenru a missioni difensive in opposizione agli omologhi avversari.. Questa filosofia risulta enfatizzata da un secondo paragrafo particolarente rivelatore):
Non ci si deve attendere che i movimenti degli schermagliatori vengano eseguiti con La stessa coordinazione usata da ranghi e file in ordine chiuso; perché, per ottenere questa accurateua, si danneggerebbe quanto è più importante in un'unità in schermaglia - la rapidità di esecuzione.(!)
Scott prosegue poi nella sua trattazione:
Ogni unità di schermagliatori deve sempre avere una riserva, la cui forza e composizione varieranno in base alle circostanze. Se la forza spinta avanti in schermaglia si troverà a distanza di supporto dal corpo principale, sarà sufficiente, per ogni compagnia, avere alle spalle una modesta riserva, generalmente un terza della forza complessiva, destinata a rinforzare la linea di schermaglia, e a costituire un punto di radunata (cfr. l 'lstruzione di Davout; n.d.a.).
Se il corpo principale si trova invece ad una distanza eccessiva, sarà necessaria un 'altra riserva, composta da una intera compagnia o addirittura più compagnie. destinata a rinforzare e sostenere quelle parti della linea di schermaglia che fosse sottoposta ad un attacco violento. Questa riserva deve essere di forza sufficiente a rilevare almeno metà delle compagnie dispiegate in schermaglia.
u riserve devono essere schierate alle spalle del centro della linea di schermaglia, quelle di compagnia a circa 140 passi e quella principale a circa 370. Questa regola, tuttavia, non è immutabile: il comandante, nel mantenere comunque la sua riserva a distanza utile di supporto, avrà cura di approfittare di ogni particolarità del terreno ( come alberi, costruzioni, siepi od avvallamenti) per ripararla dal fuoco nemico. (Davout e Valentini: da 100 a 200 passi soltanto; n.d.a.).
Il movimento degli schermagliatori avverrà, di norma, al quick time; ma in circostanze che richiedono maggiore rapidità, verrà impiegato il double quick time od anche il passo di corsa. Il double quick sarà in questo caso di 140 passi al minuto, mentre il passo di corsa non può essere determinato con precisione. Quest'ultimo sarà riservato a circostanze di estrema necessità, per non affaticare inutilmente gli uomini e conservare le loro energie per circostanze nelle quali il successo possa dipendere in primo luogo dalla rapidità di movimento. (evidenti le similitudini con il documento di Davout e le differenze di fondo, invece, con i manuali britannici, che non prevedono nessun passo più rapido del quick time; 11.d.a.).
In tutte le manovre, gli schermagliatori porteranno il loro moschetto o carabina nella maniera più conveniente ad ognuno, prestando attenzione ad evitare incidenti (appare molto ragionevole! n.d.a.).
I movimenti degli schermagliatori saranno eseguiti, per quanto possibile, in base a comandi vocali del comandante; qualora la linea fosse troppo estesa per questo, si userà il suono del corno o del tamburo.
Nel parlare poi della linea di schermaglia formata da una compagnia spiegata in ordine aperto, Scott indica che questa deve coprire il fronte equivalente a quello del battaglione schierato in ordine chiuso, ad una distanza di 100 passi dal battaglione stesso. Egli continua scrivendo, a proposito delle tattiche di sche1maglia a livello di compagnia:
Lo ~piegamento in avanti sarà adottato quando la compagnia si trova dietro la linea sulla quale si deve schierare in schermaglia; essa si spiegherà invece per il fianco quando già si troverà su questa linea. In entrambi i casi, se la compagnia è schierata in tre ranghi, quelli anteriore e centrale formeranno la linea di schermaglia, ed il terzo rango la riserva di compagnia. Se la compagnia è in due ranghi solamente, essa verrà divisa in tre plotoni; quelli di destra e sinistra, rispettivamente denominati primo e secondo plotone, costituiranno la linea di schermaglia; il plotone centrale la riserva.
Lo spiegamento proposto da Davout è identico a quello di Scott, mentre la pratica austriaca, russa e prussiana per lo spiegamento degli schermagliatori integrali alle unità di linea è opposta:
è infatti proprio il terzo rango solamente ad essere dispiegato in schermaglia, mentre i primi due restano di riserva in ordine chiuso.
La formazione proposta da Scott è raffigurata nella tavola 86.
Scott riprende:
Una compagnia può essere dispiegata in schermaglia sulla fila di sinistra, di destra o di centro: in questo modo, gli scherrnagliatori possono essere diretti sulla linea che devono occupare con la massima prontezza.
Una linea di schermaglia deve, per quanto possibile, essere allineata (cioè con intervalli regolari e non casuali; n.d.a.). Tuttavia, eventuali vantaggi offerti dal terreno per mettere gli uomini al riparo, non devono essere trascurati allo scopo di ottenere questa regolarità. (altro esempio di progressive thinking!).
Gli inten>allijì·a le.file di schermagliatori dipendono da/l'ampiezza difronte da coprire; ma il fuoco risulterà eccessivamente frammentario se gli intervalli superano i 10, od al massimo i 15 passi. Il fronte da occupare per coprire un battaglione comprende il.fronte del battaglione e metà di ogni intervallo a destra e a sinistra di esso (Davout indica esplicitamente un intervallo di 15 passi).
lJ generale americano dedica poi considerevole attenzione alle tecniche di fuoco in schermaglia; egli afferma:
Gli schermagliatori potranno sparare da fermi o in marcia; in entrambi i casi utilizzeranno il metodo che sta per essere decritto. I due uomini della stessafilafarannofuoco alternandosi, e si accorderanno in modo che uno dei due abbia sempre l'arma carica. A questo fine, l'uomo del primo rango farà.fuoco e ricaricherà; quello del rango posteriore (ed anche quello del rango centrale se originariamente in tre ranghi; n.d.a.) attenderà a sparare finché il primo avrà ricaricato, e così via
Il sistema è identico a quello impiegato da tutti quegli eserciti europei le cui tecniche di moschetteria in ordine aperto sono conosciute in dettaglio: vale a dire, gli eserciti francese, britannico, prussiano e bavarese.
Scott continua definendo le tecniche di fuoco in marcia:
Se la linea (di schermaglia, n.d a.) avanza, l'uomo del rango frontale di ogni fila si arresterà, farcì fuoco e ricaricherà, prima di gettarsi in avanti; l'uomo del rango centrale della stessaftla continuerà a marciare fino a trovarsi 8 o 10 passi davanti al primo,prima dif'ermarsi,farefuoco e ricaricare nel modo prescritto; l'uomo del primo rango, dopo aver ricaricato, avanzerà della stessa distanza al di là del suo compagno, per poi sparare di nuovo, e così via.
Se la linea si troverà in ripiegamento, l'uomo frontale di ogni fila si arresterà.farà dietrofront, .faràfuoco e quindi riprenderà a retrocedere, nel 1nentre ricaricando; l'uomo di centro continuerà a marciare fino a trovarsi 8 o 10 passi al di là del suo compagno, quindi compirà le stesse manovre, in modo che venga proseguito i/fuoco ad alternanza degli uomini di ogni fila
Se la linea si troverà in marcia per il fianco destro, l'uomo di testa di ognifilafarà fronte al nemico, avanzerà di un passo e.farà quindi fuoco. prima di gettarsi dietro il suo uomo di centro (odi rango posteriore), che si trovava subito dietro di lui, e ricaricherà marciando: appena questo secondo uomo, che avrà continuato a marciare, giudicherà che il primo abbia terminato d i ricaricare, a sua volta.farà fronte al nemico, avanzerà di un passo efaràfiwco, per poi gettarsi dietro il suo compagno, ricaricando nel marciare, e continuando così il fuoco.
Poco più avanti, Scott discute del processo di ricaricare le armi. Egli afferma che" gli schermagliatori devono abituarsi a ricaricare l'arma marciando; tuttavia, verranno sempre invitati ad arrestarsi un attimo nell'atto di inserire la cartuccia (cioè ver!.are la polvere nella canna, n.d.a.). Essi verranno anche addestrati a caricare e sparare inginocchiati o proni, lasciando ad ogni uomo libertà di di esegu ire queste operazioni nel modo che egli trova più adatto a sè.". Il generale americano precisa anche. come aveva fatto Davoul. che gli schermag liatori ··... de1 ·ono essere addestrati a trarre vantaggio da ogni particolarità casuale del terreno, a ripararsi dalfiwco nemico, ed anche a stimare le diswnze con precisione. in modo da sparare con efficacia.".
Il riordino dei ranghi era un a ltro procedimento di grande importanza. [I raggruppamento (rally) doveva esse re impiegato per resi stere alla cavalleria, e veniva eseguito a passo di corsa; la riunione (assembly) in tutte le a ltre circos tan ze, ed era compiuta al quick time. Quando veniva impartito il comando di raggrupparsi sulla riserva, ...il capitano si precipiterà sulla riserva; il terw tenente darà ini-:,io alla forma z ione del circolo, curvando un poco all'indietro le due ali della riserva. Gli schermagliatori che via via si riuniranno ad essa, si schiereranno a destra e a sinistra in due rangM, senza far caso all'altezza (9),facendo fronte all'esterno e completando il circolo. Gli ufficiali ed i sergenti dirigeranno l'esecu:,ione di questa manovra, quindi si posizioneranno all'interno del circolo.
Dopo aver completato queste disposizioni, il capitano approfitterà di ogni eve ntuale momento di pausa nell'attacco che la cavalleria gli concedesse per mettersi al riparo da qualsiasi attacco, raggiungendo il battaglione oppure qualche posi::,ione vantaggiosa: a questo fine, egli dissolverà il circolo, riformando la compagnia in colonna per plotoni, ed in due plotoni; egli marcerà in questaforma-;,ione, per il rango di testa o di coda; e qualora mi11acciato nuovamente dalla cavalleria, si arresterà efonnerà ancora il circolo geffando all'indietro le file di destra e di sinis1ra dei du e plotoni: il secondo plotone, se non già schierato facendo fronte alle spalle, eseguirà per prima cosa questo dietrofront, mentre l'altro plotonefaràfronte avanti. (tavola 87)
Scott conclude:
Se la subitaneità dell'attacco non permette di raggruppare gli schermaglia/ori sulla riserva, il raggruppamento verrà eseguito per plotone; il primo ed if secondo tenente raggrupperanno ognuno il proprio plotone sul tratto di terreno più adatto dietro la linea di schermaglia. Dura11te questo movimento, il capitano si posizio11erà con la riserva, per disporla in modo da proteggere il raggruppamento dei plotoni e resistere alla cavalleria. Effettuato il raggruppamento, i plotoni si uniranno prontamente alla riserva.
Qualora la compagnia fosse stata dispiegata in sc hermaglia, e s i fosse reso necessario raggrupparla su l battaglione. g li schermagliatori avrebbero manovrato per scoprire il fronte del battaglion e, retrocede ndo a passo di corsa ve r so l'ala più vicina e riformandosi alle spalle del battaglione stesso. Una vo lta riordinata , l a compagnia si sc hierava all'una od all'altra ala, a discrezione del colonnello. Operando invece una r i unione sulla riserva, quest'ultima si riformava nel preci so schieramento nel quale s i trovava prima del di s piegamen to; g li scherrnag l iatori s i riunivano ad essa ed ogni so ldato riassumeva il proprio posto relativamente a i ranghi ed a ll e file; infine. la compagnia si sa rebbe riunita al battaglione.
La qu estio ne del raggruppamento è menzionata da Davout, ma il meccanismo non viene discusso dettagliatamente. È probabile, tuttavia , che i l sistema usato dag li eserc iti europei non differisse in modo sig nificati vo da quello propo sto da Scott; Davout par la infatti di raggruppamento su lle rise rve , ed i manuali austriaci, pur non menzionando direttamente ques to aspetto, implicano con l 'esistenza stessa di una riserva che que s ta costituisse un punto di racco lta.
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Quando un battaglione era interamente dispiegato in schermaglia. tre delle IO compagnie ,enivano mantenute in riserva. davanti alla quale si posiL.ionavano il tenente colonnello e l'aiutante reggimentale, mentre il maggiore si occupava di schierare la truppa ( 10). La riserva si schierava per compagnia in eche/011: una compagnia 140 passi dietro l'ala destra della lmea di schermaglia. un 'altra 11 O passi dietro 1· intervallo fra gli sche1magliatori della 4a e Sa compagnia. quindi dietro il centro della linea, mentre la terza compagnia di riserva veniva schierata 170 passi dietro l'intervallo fra la 7a ed 8a compagn ia di schermagliatori, perciò all'ala sinistra.
Le risenc erano disposte in eche/011 in modo che potessero proteggersi , icendevolmente in caso di un raggruppamento, senza correre il rischio di sparar,i addosso l'un l'altra.
Se attaccate eia cavai leria. le compagnie si raggruppavano sui quadrali formati dalle rispettive nserve: ogni unità di riserva avrebbe così formato il fronte del quadrato. mentre gli schermagliatori ne formavano via via le altre tre facce. Il quadrato era fom1ato in due ranghi, senza riguardo per l'altezza degli uomini.
Una volta effettuato il raggruppamento. i capitani al comando dei quadrali dovevano approfittare di quabiasi pau..,a nei combattimenti per riunir-,i alla riserva d1 battaglione o per schierar..,1 su una posilione più vantaggiosa.
Questo movimento veniva compiuto in co lonn a, ma qualora minacciate. le unità dovevano riformare immediatamente i quadrali. Non appena le compagnie arriYa\ ano a riunirsi alla riserva. wniva riformato il battaglione senza alcun riguardo alla numera?ione o ali 'ordine di precedenza formale fra le compagnie. (favola 88).
Così. come vengono descritti da Scott. questi ·'quadrati rapidi" derivano da una manovra piuttosto semplice ma meno elementare di quanto appaia a prima vista. La formazione circolare. invece. collima perfettamente con quella descritta da infiniti commentatori nel discutere delle formazioni adottate da francesi cd austriaci nei casi in cui i loro schermagllatori erano costretti a formare Klwnpen per ..,fuggire alle atten7ioni della cavalleria aner<;aria. L'unica differenza rilevante è costituita dalla probabilità che i ··quadrati rapidi" au!:,triad e francesi fossero probabilmente solidi. come la Masse.
Con un così grande numero di punti in comune fra il regolamento di Scott ed i pochi brandelli di argomenta,ioni contemporanee sull'impiego tattico degli ~chermagliatori che siano note all'autore. è difficile credere che il generale americano non attingesse pesantemente. se non per intero, dalle tattiche elaborate solo pochi anni prima durante il più grande conflitto che il mondo occidentale avesse conosciuto fino alla Prima Guerra Mondiale. Non vi erano ..,tatL nel frattempo. miglioramenti nella tecnologia degli armamenti, e le tattiche napoleoniche erano desunate ad essere usate in lutto il mondo fino almeno al la fase centrale della GuetTa Civile Americana. quando i progressi tecnologici nel frattempo intervenuti imposero un generale ripensamento. che fucomunque molto più graduale di quanto comunemente si creda.
ORGANIZZAZIONE E DISTRIBUZIONE DELLA FANTERIA. LEGGERA
Ogni nazione d'Europa possedeva truppe con funzioni di schermagliatori. ma il modo di organizzarle e distribuirle \'ariava. Vi erano due sistemi fondamentali: nel pnmo. esistevano forma,ioni omogenee cd indipendenti di fanteria leggera: nel secondo questa specialità era integrata nei battaglioni di lin ea, nei quali una parte degli effettivi era addestrata a combattere in schermaglia.
Il secondo sistema possedeva a sua volta due varianti: nella pnma. vi era una compagnia leggera, con compiti di schermaglia, integrata nel battaglione; n ella seconda. ogni compagnia del battaglione di linea selezionava ed addestrava una (piccola) parte dei suoi effettivi a questo fine.
Scotl. fnfanlry ldc lics, fovo o .38
La tavola 89 riassume, per quanto è noto, l'organizzazione degli schermagliatori nei vari eserciti europei.
Tavola 89: organizzazione degli schermagliatori negli eserciti europei 1800 - 1815
Nazione Unità leggere compagnie leggere integrate individui selezionati nelle indipendemi nei baftaglioni di linea compagnie di linea
Austria si no si
Baviera si si si
Braunschweig si si si
Cleves-Berg si SI no
Danimarca si si '?
Ducati sru;son i si si no
Francia si si no
Granducato di Varsavia si si no
lnghi !terra si si 110
Hesse-Darmstadt si no no
Hannover si si 110
Mecklemburgo si ? si
Nassau no si no
Prussia si no si
Regno d'Italia si si no
Regno di Napoli si si no
Russia SI si si
Sassonia si no '?
Spagna si si no
Svezia si SI no
WestfaJia si si no
Wuerttemburg si no si
Wuerzburg IJO si no
Un altro aspetto del problema è rappresentato dal fatto che, benché la fanteria leggera comprendesse le sole unità specificamente addestrate per combattere in ordine aperto, è noto che unità di linea, e persino di milizia , operarono talvolta in ordine di schermaglia.
Si dovrebbe presumere che, almeno in linea di principio, l'efficacia di un'unità di linea che operasse in ordine aperto avrebbe dovuto essere inferiore a quella delle unità addestrate a svolgere questo compito particolare; a maggior ragione, un'unità di milizia poteva anche essere ragionevolmente efficiente, se davvero motivata, finché beneficiava dello stretto e costante controllo esercitato dai quadri sulle formazioni in ordine chiuso , ma ben difficilmente avrebbe posseduto la capacità di operare efficacemente una volta sottratta a questa guida dalle necessità intrinseche del combattimento in schermaglia.
In realtà , non fu proprio così: Je fanterie di linea francesi , forti di innegabili qualità "nazionali" di iniziativa ed attività , e di quadri eccezionalmente professionali, oltre che di un sistema tattico estremamente flessibile ed innovativo, giunsero molto vicine a dar vita, con un anticipo di alcuni decennj, al fante "universale": in molte occasioni i battaglioni di linea operarono in ruoli teoricamente riservati alla fanteria leggera, e nu.lla indica che lo facessero con minore successo degli specialisti.
Quanto detto, in misura forse un poco minore, è vero anche per gli eserciti degli stati satelliti delJ 'Impero, quali il Regno d'Italia, il Granducato di Varsavia od alcuni degli stati appartenenti alla Confederazione del Reno: la strada era ormai aperta verso una ridefinizione completa dei ruoli come delle tattiche di fanteria, e non è forse azzardato presumere che fu in larga misura la definitiva caduta dell'lmpero napoleonico nel 1815 a ritardare considerevolmente un processo già ben avviato.
NOTE AL CAPITOLO IV
( I) Brutta, ma unica traduzione possibile dell'efficace ed esatto termine inglese skirmisher; il francese tirailleur è più approssimativo, come del resto il tedesco schutze.
(2) Colin, com. J., La tacrique et la discipline dans /es Années de la Révolution: correspondance du Général Schauenbourg du 4 avril au 2 ami/ 1793. Parigi 1902, pp. 91 sgg.
(3) Rottembcrg, H., Regulations far rhe Exercise and Conduci of Rijles and Light lnfa11try on Parade and in 1he Field. Londra 1798; Cooper. T.H., A Practical Guide for rhe Lighr Jnfanrry Ojj'icer, Londra 1806, pp. 80-92.
(4) Barber, cap . .T ., Jn structions for the Fonnation and Exercise of Volunteer Sharpshooters. Londra 1804, pp. 45-67. 98.
(5) L'assoluta maggioranza dei reggimenti britannici schierava, in questo periodo, un solo battaglione attivo.
(6) Yalentini. G.M. von. Abhandlung uber dien Klei11en Krieg und uber den Gebrach der leichte11 Truppen. Lipsia 1820.
(7) Kutuzov, gen principe M., A111101ations sur le Service de l ' lnfanterie en gé11éral et de {'In.fanterie Légere en particulier , San Pietroburgo 1786 (traci.), pp. 8-11 , 15, 17-19.
(8) The Manual of lnfantry Tactics, by maj. gen. W. Scoli, New York 181 7,pp 21-26, 35,47-67.
(9) Nello schieramento "formale'·. gli uomini si schieravano iu ordine decr escente d'altezza dalle due ali verso il centrn di ogni compag ni a, questo in tutti gli eserciti dell'epoca.
(10) l reggimenti statunite nsi, come quelli britannici, consistevano di un so lo battaglione attivo.
CAPITOLO V
LA MANOVRA A LIVELLO DI BRIGATA
LE OPERAZIONI A LIVELLO DI BRIGAIA
Dopo aver esaminato le manovre della compagn.ia e del battaglione, l'elemento di manovra che deve ora essere analizzato è quello. fondamentale nella struttura organica delle armate napoleoniche, costituito dalla brigata. Le operazioni di una brigata potrebbero essere definite come la manovra coordinata di più battaglioni.
Le evolut:ioni della compagnia e del battaglione rappresentano la "materia prima'' fondamentale per la creazione di un sistema tattico, ma le manovre della brigata appartengono al dominio dei generali e costituiscono il materiél indispensabile per la costruzione della battaglia.
Non per caso. le manovre di brigata vengono talvolta definite come appartenenti al regno della "grande tattica", benchè tale termine abbia in effetti confini piuttosto vaghi; comunque. esse si collocano senza dubbio dove terminano le manovre tattiche propriamente dette ed hanno inizio quelle grandi tattiche e strategiche a livello di armata.
A dispetto del gran numero di teorici che le studiarono e commentarono, e dclrimportante ruolo da esse rivestito, le manovre a livello di brigata sono forse le peggio comprese e le meno documentate e trattate fra tutte le categorie di operazioni possibili ad un esercito dell'era napoleonica. Mentre i principali manuali, in particolare il regolamento francese del 1808 e quello prussiano del 1812. contengono sezioni dedicate alle tattiche e agli schieramenti di brigata, solo l'Appendice alle Memorie del maresciallo dcli 'Impero Miche! Ney, insieme allo specifico Evolutions par Brigades del barone Meunjer. contengono una disamina critica approfondita di questo argomento capitale.
LA BRIGATA
È necessario innanzitutto chiarire il significato del termine ''brigata" nel linguaggio militare napoleonico, i11 quanto la struttura e gli scopi operativi assunti oggigiorno da questa grande unità se ne discostano profondamente.
In primo luogo, la brigata napoleonica non presentava che hmitatissime caratteristiche interarma; vale a dire che essa consisteva di un insieme omogeneo di truppe dello stesso tipo: fanteria. cavalleria leggera o pesante, e così via. L'unica eccezione impo1tante era costituita dal l'universale integrazione delle unità di fanteria leggera con quelle di linea. almeno neglj eserciti dell' "area culturale" francese; gli alleati tendevano invece ad organizzare la fanteria di linea e quella leggera in brigate separate. integrando le due specialità a livello d.i divisione o, addirittura. di corpo d'armata.
L'artiglieria era quasi sempre schierata a livello di divisione o superiore, mentre la cavalleria ed il genio invariabilmente a quello di Corpo: a questo riguardo. non deve ingannare la presen,,;a delle due armi all'interno della struttura organica delle grandi brigate prussiane. in realtà I' equivalente di divisioni (le quali. infatti. non esistevano). A confe1ma di questo, basti ricordare che, dall'autunno del 1813. le brigate prussiane persero la propria cavalleria integrale, conservando invece l'artiglieria come del resto le equivalenti divisioni degli altri eserciti europei.
Altra differenza fondamentale era costituita dal fatto che, mentre la brigata napoleonica rappresentava senza dubbio l'unità-base della manovra tattica, lo stesso ruolo nell'orchestrazione
grande-tattica della battag li a era ricoperto dalla divisione, unit à che oggigiorno è co ll ocata invece in un contesto addirittura strategico.
Ultima distinzione era rappresentata infine dalla consistenLa numer ica della brigata, che poteva variare moltissimo: vi furono piccole brigate britanniche. forti di tre reggimenti (c quindi battaglioni), che non arrivavano ai 2.000 effettivi, mentre all'estremo opposto. a ll'ini zio della campagna del 1812 alcune brigate del I Corpo francese sc hiera vano 7-8 battaglioni per o ltre 7 .000 effettivi, mentre nell ' estate del 1813 vi furono brigate austriache, su 6 battaglioni, che entrarono in campagna con una forza di poco inferiore. Diverse brigate prussiane, in quello s tesso periodo, sfioravano od addirittura supera vano i 9.000 effettivi; ma questo. come si è detto, è un caso a parte.
È quindi indi s pensabile precisare innan z itutto che Meunier, nel suo dettagliatissimo studio. parte dall'assunto di definire la brigata come una forza di quattro battaglioni, c he può essere manovrata in ordine "esteso" oppure in masse. In ordine esteso, i batta g lioni d i ogni brigata vengono dispiegati per plotone ad intervallo intero o a mezzo intervallo; in masse, invece, lo spiegame nto avviene in masses per divisioni e sulle ali .
In ge nerale, almeno per quanto riguarda l'esercito francese , se la br igata operava in masse, il fronte assegnato ad ogni battaglione era pari ad una volta e mezza di quello di una divisione di due pelotons. Questo intervallo era conosciuto come la "distanza di evoluzione fra i battaglioni". ed era concepito pe r faci litare, fra l'altro , la manovra dell'artiglieria. La di stanza fra una masse e l'altra era una volta e mezza la profondità della masse stessa, cioè c irca 66 passi; se si sottraggono 19 passi per la profondità della masse che precede, si ottiene il reale intervallo. 47 passi, cioè solamente tre passi più che la lunghezza del fronte.
Con questo intervallo , i battaglioni della brigata erano in grado di eseguire in modo ordinato e sequenziale cambiamenti di direzione , di formazione a destra o a sinistra, lo spiegamento in linea a destra o a s ini stra e, infine , tutte le ev oluzioni nece ssa rie alle operazioni di un battaglione sc hierato in masse.
Era possibile, per i battaglioni, rischiera re i pelotons per sezioni, riducendo così il fronte del la colonna a quello, appunto, di una sezione; eseguendo que sto movimento, l'intervallo fra i success ivi battaglioni aumentava di se i passi; con uguale facili t à. se attaccato da cavalleria, ogni battaglione poteva formare un quadrato.
L'intervallo assegnato per la manovra fra le success iv e brigate della stessa divi sio ne era di 90-100 passi, includendo il primo rango della masse di coda della brigata precedente. Ciò significa che l'intervallo effettivo risultava di 80 passi.
LA MANOVRA DELLA BRIGATA SECONDO MEUNIER
L 'atte nzione di Meunier si concentra s ulle manovre relative allo s piegamento di brigate dalla formazione cli marcia ad una formaz ione d'attacco, e viceversa. Riguarda invece due diverse formazioni di combattimento la trasformazione di una linea d i bat t aglia di due brigate in una colonna d i masses per divisione, a distanza di evoluzione fra i battaglioni e le brigate.
Nell'e se mpio, una linea di battaglia di due brigate, di sp iegate in linea, deve formare una colonna di battagl ioni per l 'ala destra (cioè con il battaglione aU'estrema destra in testa e gli altri a seguire in ordine), in masses per divisione, formata su l primo battaglione della seco nda brigata, a distanza di evoluzione fra le brigate e fra i battaglioni.
Il primo batta g lione de ll a seconda brigata costituirà dunque, per così dire , il centro geometrico della manovra; esso si sc hiererà pertanto in masse per divi s ione dierro la s ua divisione di ala des tra , e r imarrà poi fermo s ul pos to.
I tre battaglioni re sta nti della seconda brigata si schiereranno anch'essi in masse sulla loro divisione di destra, quindi muoveranno diagonalmente indietro per il fianco destro, disponendosi in ordine sequenziale dietro il primo battaglione a distanza pari ad una volta e mezza la lunghezza del fronte delle loro masses; questa distanza era mi surata dal primo rango del battaglione precedente al primo rango di quello seguente, e come sappiamo, era conosciuta come ;<distanza di evo lu zione''. Il terzo battaglione si disponeva dietro il secondo a questa stessa distanza, così come faceva il qua1to ed avrebbe fatto ogni ulteriore battaglione eventualmente presente.
A questo punto , la prima brigata si schiererà a s ua volta in masses per divisione, ma davanti alla divi sione di ala sinistra di ogni battaglione, e comincerà quindi a serrare verso s ini stra. Il quarto battaglione, una volta giunto a distance de bataille dal primo battaglione della seconda brigata, marcerà in avanti 90- 100 passi, la ''dista nza di evoluzione" consueta fra brigate; quindi, giunto a questa distanza, muoverà per il fianco si ni stro fino a por si direttamente davanti ai battaglioni de l la seconda brigata e a distanza di evolu zio ne. A questo punto, il terzo battaglione muoverà a s ua volta avanti, in diagonale e per il fianco sinistro, fino a porsi davanti al quarto; qui ndi , i l secondo ed il primo battaglione compiranno la stessa manovra in sequenza, con il second o battaglione che si disporrà davanti al ter zo, ed il primo davanti a l secondo, venendo a costitu ire l'unità di testa dell'intera colonna e concludendo la manovra. (tavola 90)
L'intervallo fra battaglioni necessario a permettere all'artiglieria d i manovrare agevolmente era di 22- 24 passi. Usando quest'intervallo, quando una brigata avesse desiderato riprendere la marcia in colonna operando una conversione, essa si sarebbe ,i trovata con j battaglioni a distanza di i ntervallo-base.
La ripetizione regolare di queste stesse distanze nelle formazioni, e la semplicità di esecuzio ne d.elle varie manovre, derivano dai meccanismi di base che i francesi avevano definito per le evoluzioni, ed in particolare per i cambiamenti di direzione. del battaglione schierato in masse . L'unica cosa pertanto di cui ci si doveva preoccupare durante lo spiegamento era di mantenere l'intervallo corretto fra i battaglioni: se questi venivano dispiegati in successione, o non venivano dispiegati affatto, l 'i ntervallo fra battag li oni risultava sempre di 22-24 passi.
Il Réglement de 1791 defini sce due diversi metodi per dispiegare una co lonna di battaglioni in linea di battaglia; il pii mo , uti lizzato quando i singoli battaglioni erano schierati in colonna di pelotons ad intervallo intero, prevedeva che ogni battaglione si dirigesse diagonalmente , ed indipendentemente, verso la posizione che doveva assumere nella linea.
11 seco ndo metodo era riservato alle co lonne composte da battaglioni in masse: esso faceva sì che i battaglioni si serrassero fino ad un intervallo di sei passi l'uno dall'altro, per poi dispiegarsi per il fianco, per occupare le posizioni assegnate, nello stesso modo in cui le compagnie di un battaglione si spiegavano in linea
Questi due metodi erano ben concepi ti: nel caso di una co lonna di più brigate (denominata talvolta "grande colonna"; cfr. paragrafo seguent e), ogni b ri gata poteva operare indipendentemente dalle alt re per diagonali, fino a raggiungere il centro de ll a posizione che doveva occ upare, e quindi dispiegare i suo i battaglioni nel modo più consono alla missione assegnatag lj ed al terreno . Il s istema rendeva molto più semplice e veloce che in precedenza l o spiegame nto ordinato di una divisione o di un corpo d ' armata, in quanto ogni brigata, unità che cos titui va o rm ai come si è detto l 'e lemento di manovra fondamentale nel contesto grande tattico, opera va come un tutt 'u no sotto i1 controllo costante dell ' ufficiale generale al comando, che ne dirigeva i movimenti in base al piano di battaglia.
La ma novra diagonal e per brigate , eseguita sulla tes t a della colonna, offriva una grande flessihi lità nello s pi egamento, permettendo l'uso immediato dell ' ordre mixte oppure dell ' ordre profond, a seconda delle circostanze; i battaglio1ù, una volta d isp iegati, e ran o poi sc h ierati nel modo più opportuno, in linea oppure in una serie di colonne per divisione in echelon. per esempio .
f AVOLA 90
Formatwn d'une figne,déployée en colonne par balaillons en masse par dins1on,dvec distane-es d'évolulion enlre /es bngades et /es balaillons
- Meu r·, ier, E1r0Julions par Bngades, Pa r ,g. 18 14 , lavo o 3 lblg.
ì\\ l ¾l'Regg / l' Brigai.i
\') 2' Brigata ( VII btg 4 ' Regg § VJIJ btg /
Non è pertanto sorprendente che il resto dello studio di Meunier definisca sempliceme nte una variazione dietro l'altra di manovre effettuate da co lon ne di battaglioni (ovvero brigate) secondo gli stessi scherni in base ai quali evoluivano, secondo il dettato del Réglement de 1791, le compagnie all ' interno di un battaglione.
L'interva11o di manovra fra brigate era infatti, di nonna, pari al fronte che ogni brigata avrebbe occupato per fronteggiare il nemico una vo lta giunta sulla posizione assegnata, e ciò indipendentemente dalla natura del movimento, diretto o diagonale, in corso di esecuzione.
Ciò assicurava uno spiegame nto finale rapido , ordinato e co n il potenziale dì adeguarsi a qualsiasi necessità tattica imprevista.
ALCUNE NOTE SULLA PRATICA DEL DISPIEGAMENTO DI UNA BRIGATA DI FANTERIA
Per una migliore comprensione delle meccaniche e dei tempi effettivi di spiegamento di una brigata di fanteria francese del periodo napoleonico, utilizzeremo un esempio:
SCENARIO: una brigata (post-1808) composta da 6 battaglioni (2 reggimenti di 3 battaglioni ciascuno) sta avanzando su strada in colonna di marcia, pertanto con un fronte di 3 uomini. Lo schermo di cavalleria avvista il nemico , schierato più avanti, e ne informa il generale di brigata, che si trova alla testa della sua formazione con il battaglione d ' avanguardia.
Per essere preparato ad ogni eventualità, il generale decide , in primo luogo, di sc hi erare le sue unità informazione di battaglia (FASE I), quindi di far assumere alla brigata uno schieramento tattico (FASE II), ossia di spiegarla nel suo complesso in una delle po ss ibili formazioni atte ad impegnare il n emico.
FASE I: a scanso di sorprese, i l generale decide di schierare i suoi battaglioni in colonna per divisione, in quanto formazione principale di manovra offensiva, ma anche atta ad essere convertita in un 'altra in modo rapido ed efficiente.
(1) Il general e è informato della vicinanza del nemico.
(2) Il generale conferisce con i due colonnelli e decide quindi di formare delle colonne d ' attacco (per divisione).
(3) I colonnelli raggiungono i ri spettiv i battaglioni ed impartiscono l'ordine di formare colonne d'attaque.
(4) I battaglioni si fermano, serrano gli intervalli e fanno fronte a sinistra (o a destra), divenendo a tutti gli effetti delle linee.
(5) I battaglioni formano colonnes ouvertes par peloton à distance éntiere.
tempo presunto: 4 mjnuti.
tempo presunto: 4 minuti
tempo richiesto: 1 minuto
(6) I battaglioni formano colonnes par division sul centro " " : 0,5 minuti " " : 1,3 minuti
tempo tot. richiesto: 10,8 minuti.
FASE II : A questo punto, il generale di brigata ha tutti i suoi battaglioni schierati in ordine di
battaglia (colo nne di divisione), ma deve ancora disporli. cioè dispiegarli. in un ordine o sequenza tattica rispondente alla situazione ed alla missione assegnata a ll a s ua brigata.
È fondamentale sotto lin eare c he a questo punto la brigata forma una Grande Colonne di battaglioni, ognuno separato dall'altro da circa 320 passi , ed incolonnati l'un o dietro l'altro su ll a direttrice di avanzata.
A partire da questa fo rmazione, la bri gata può esse re spiegata in una varietà di soluzioni tattiche:
(1) Spiegamento in due linee: ognuna di esse, con i battaglio ni a distanza di evoluz io ne, avrà un fronte di •circa 510 metri; presumendo che lo spiegamento venga effettuato sui battaglioni d i centro d i ogni linea, richiederà un percorso mass imo di circa 543 metri da parte deJ battaglione di coda.
Al pas de charge, questa dista nza verrà co pert a in 6,3 minuti , e l a distanza finale fra la prima e la seco nda linea ri sulterà, inizialmente , di 1017 passi (763 metri) mi surati da primo rango a primo rango (tavola 9 1). Rl sulta evidente che la distanza d 'evoluzione qui defi nita è quella calcol ata per permettere un eventua le s pi egame nto in linea di tutti i battaglioni esegu i to sul centro del ba/taglione e senza manovre ;ntermedie, e differisce pertanto da quella serrée tratteggiata da Meuni e r e citata ne l paragrafo precedente, istituita per rispondere a ll e esigenze di una situazi one tattica più definita, nella qu a le s i è già deciso, per così dire, di conservare una data formazione.
(2) Spiegamento in una sola linea: l e geome trie della manovra sarann o fo ndamentalm e nte le s tesse c he gove rn ano quella precedente; il fronte risulterà pertanto di 1068 metri, ed il percorso più lungo sar à compiu to, ovviamente, dal battaglione di coda: I 526 met1i, per un tempo richiesto di 12.6 minuti.
Va notata , in generale , la grande dispersione delle unjtà in questa fase della mano vra; ess_e venivano infatti concen trate gradualme nt e, mediante l a riduzione degli interva lli da quelli di manovra a quelli de bataille, man mano c he ci si a pprossimava al contatto co n il nemico.
Riassumendo. lo spiegamento di un a brigata richiedeva, segue ndo uno degli sc hemi più rap idi fra quelli in uso, 17 , I minuti dalla fase iniziale di e laborazione delle informazioni e/o del ricevimen to di ordini daJ comando di divisione , a quel1a conclusiva rappresentata dal ra ggiungimento di un ordine di battaglia coerente, per quanto a ncora "aperto ".
Quale era dunq ue il modo mig liore di di spi egare una brigata? No n esiste una r isposta univoca al quesito. Le possibili alternative all' e sempio delineato erano molte , tanto dal punto di v is ta della formazione assunta dai singoli battaglioni , quanto da quello dell ' ordine prescelto pe r la brigata nel suo insieme; inoltre , lo spiega me nto di una brigata faceva parte , e dipendeva, da un più ampio piano d i battaglia, e da esso era influenzato, spesso pesantemente.
Ad Auers ta dt , la Brigata Gauthier, c he costitui va l 'avangua rdia del III Corpo di Dav o ut, si spiegò su due lin ee di due battaglioni ciascuna, sc hi erati in una non meglio determinata forma di colonne serrée, sui due lati della strada per Hassenhausen; quando ve nn e attaccata da cavalleria prussiana , l'un i tà non e bbe difficoltà a formare quad rati di batt ag lione , quindi a riformare le colonne e riprendere l' ava nzata verso il v ill aggio .
In effetti, lo spi egamento in due linee era considerato un o dei migliori: venne raccomandato dallo stesso Napoleone ad Austerlitz, e sappi a m o che la Di vis i one St. Hil a ire ve nne sc hierata in questo modo per attaccare il Pratzen
D e l r es to , le divisioni napol eonic he normalmente si sp iegavano in due, od ad dirittu ra tre s uccessive linee di battaglioni , con una brigata separata in ogni linea, o ppure parti di brigate dive rse in ognuna di queste.
r j .J~ ,,..,CP elJ fl)tlSSCS 240 passi
' J.:!O passi
724 passi (5 /,'J rn )\ l
/017 passi (7/ì,'J m)
Forrnozior di v sior·ol1 (da Meun:er,1'.ey e,:; altri)
J) Oiv sione n l,rec s,ngolo di brigate {debo e)
3000m
- 1
JJ gf~ l rr:=J
1• rcg.lo 2• reg lo 3• reg. lo 4" ref!. lo r brigiila 2' bngata
b) Divisione ·~ due nee d' hrigcte (rr. ::i ,ore) r 1500 lii
·iiiJ ~,......-p1/,.1~77tr:-~""77 I :l- 500 m. - f f F~L , J v .)ne '1 dl.. "ee e regç mer 1 ·;· co•o rn g :;•e
1500m
·1 500 m
d) :Jiv;sione ·., tre inee (l ' optimum)I 1200 m
,3-500 m.
r- 700 m '
Le opinioni variavano su quale sistema fosse preferibile, ma l'esperienza aveva dimostrato, in primo lu ogo, che una linea singola di battaglioni era molto fragile, ed abbisognava di una qualche forma di riserva.
Anche schierare una brigata dietro l'altra era nocivo per il morale , in quanto gli uomini della prima linea non erano familiari con quelli delle unità di supporto; per questo motivo, era meglio dividere le brigate fra le varie linee , in modo che la prima avesse, come supporto, elementi appartenenti allo stesso reggimento (tavola 92) .
LE TATTICHE A LIVELLO DI BRIGATA SECONDO NEY
È interessante scoprire, a questo punto, cosa aveva da dire sull ' argomento delle manovre grandi-tattiche il Mares ciallo dell ' Impero Michel Ney , Duca di Elchingen e futuro Principe della Mo scova Queste note, scritte in appendice alle sue M emorie, furono compilate negli anni intorno al 1805, quando Ney possedeva già una più che decennale esperienza di comando a livello di brigata o s uperiore; non va pertanto dimenticato che, per moti vi cronologici, il maresciallo scrisse avendo in mente reggimenti di due battaglioni su otto compagnie ciascuno.
La trattazione è riportata verbatim, comprese le comparazioni, più o meno esp lic ite , fatte dal]' Autore fra le soluz ioni da lu i stesso proposte e quelle delineate nel Réglement de 1791.
La Marcia in Colonna per Aggirare una delle Ali della Linea Nemica
I -
Essendo l'attacco di quattro reggimenti (q uindi una divisione, n.d.a.) diretto contro l'ala destra del nemico, il generale al comando schiererà la sua linea sulla sinistra; i battaglioni saranno schierali in colonne per ploton e (I), con guida a sinistra, a distanza intera o a mezza distanza (intervalli fra i plotoni di ogni colonna). Le colonne così predisposte dovranno, nel marciare avanti, muovere diagonalmente verso sinistra e per la testa della colonna formata da ogni battaglione. Non appena i primi tre plotoni(?) avranno preso La dire z ione indicata , quelli rimasti riprenderanno la perpendicolare muovendo obliquamente verso destra in modo poco appariscente. La testa delle colonne che marciano in diagonale verso sinistra, una volta avvicinatesi a sufficienza al punto designato per aggirare La linea nemica, ed avendo riassunto la pe1pendicolare con un rapido movimento, riformeranno la linea di battaglia con una generale conversione a destra.
Sarà consigliabile, se le circostanze lo permettono, mantenere le colonne l'una dall'altra alla distan za di solo un mezza-battaglione o divisione (da due a quattro intervalli di plotone, n.d.a.), in modo da abbreviare il movimento; ed anche serrare i plotoni a mezza distanza , quando le colonne cambiano dire zione. In questo modo si eviterà un'eccessiva ondulaz ione (della linea ). (così come viene descritta, l'e secuz ione della manovra non appare affatto chiara; una possibile interpretazione della stessa è illustrata nella tavola 93, ed è fondata sulla presunzio ne che, a causa di un lapsus calami del rnarescia]lo, o di un e rrore tipografico, si intendesse parlare dei primi tre bataillons - della divisione - anzichè pelotons - di ogni battaglione; così interpretata. la manovra acquista senso) .
- I I -
Se, tuttavia, il movimento diagonale a sinistra eseguito da ogni colonna non si dimostra sufficiente a fiancheggiare l'ala destra nemica. il comandante in capo deve formare la sua nuova linea in successione per battaglioni , ad iniziare dalla destra delle sue due linee ed impartendo il seguente comando: "Per la destra delle due linee, e per battaglioni in successione.formare linea di battaglia a destra".
Quando il primo battaglione avrà eseguito il suo movimento a destra per plotoni a formare linea di battaglia, esso avanzerà di 25 passi, in colonna per plotoni (? ), in modo da schierarsi sulla linea obliqua prescritta per questo movimento. Gli altri battaglioni continueranno a marciarefinchè la destra di ognuno non sia parallela con la sinistra dell 'u ltimo battaglione dispiegato (in linea), ed eseguiranno quindi, in successione, w1a conversione per plotoni sulla destra, assumendo le rispettive posizioni nella linea. (tavola 94).
(Si tratta di un movimento supplementare alla manovra appena descritta , come nota lo stesso Ney).
Se il nemico è schierato parallelamente al fronte dei vostri reggimenti, ed è inten zione del comandante in capo di ingannarlo relativamente al punto sul quale veramente cadrà l'attacco, supponendo che questo sia diretto contro l 'a la destra nemica. allora i battaglioni di entrambe le linee (francesi) si schiereranno a sinistra (in colonna) per plotoni e muoveranno, dando così a vedere di ripiegare. Non appena la testa delle due linee avrà :iuperato il fronte nemico dello spazio equivalente al fronte di uno o due battaglioni, verrà formata una nuova linea obliqua nel modo seguente: al comando: "Formare la linea obliqua, ala sinistra avanti", il quarto plotone del terza battaglione della prima linea, e l'ottavo plotone del terza battaglione della seconda, o qualsiasi altro plotone che venisse diversamente individuato , manovrerà per il fianco destro, e per file a destra, così come faranno tutti i plotoni che si trovano a precedere quelli che costituisccmo il perno della manovra sulla nuova direttrice. I plotoni che si trovano invece a seguire muoveranno per il fianco sinistro,formandosi paralleli a quelli di resta. Una conversione generale a destra ristabilirà la linea di battaglia nell 'o rdine prescritto (tavola 95).
- I V -
Se invece il comandante in capo determina di attaccare la sinistra del nemico, i battaglioni delle due linee dovranno marciare verso destra e, non appena la testa delle due colonne formate dalle due linee si saranno estese a superare i/fronte nemico, verrà formata una linea obliqua, ala destra in testa, sul!'ottavo pio.tane del primo battaglione della seconda linea. Tutte le divisioni che precedono quelle designate per la formazione della linea obliqua opereranno sul fianco in successione, ed in successione si formeranno sulla nuova linea; quelle verso la coda opereranno per i/fianco destro, in modo da conservare le distan ze ed il parallelismo con la testa. Una generale conversione a sinistra ristabilirà la linea nell ' ordine di battaglia precedente
- V -
Ma se le due teste di colonna delle linee, avendo la destra in testa, perverranno alla diagonale sulla sinistra verso il centro del fronte nemico, e voi intendete attaccare la sinistra della linea nemica; - in questo caso i plotoni che precedono quelli che fungono da perno della manovra, opereranno per il fianco destro, e quelli c he seguono per il fianco sinistro; (spiegandosi i n l inea
lmca 111·m1ca
TAVOLA 9:j
Le rnorc i o in co l o r <1 0 pe' ogg;rore un'ola ner-i·co - 10 r<1onovro secvvJo N•.:y (Il) o)
nemica
dalla colonna sul ce ntro, plotoni di testa sulla destra, di coda sulla sinistra; n.d.a.) e, una volta riassunta la perpendicolare, la linea verrà ristabilita da una generale conversione a sinistra.
Se tuttavia, durante l'esecuzione del movimento, il nemico dovesse compiere una dimostrazione d'attacco, sarà prudente schierare i plotoni nella linea di battaglia prescritta, in successione man mano che giungono, per tenere testa al nemico o proteggere la manovra.
Se, al contrario, le vostre teste di colonna arrivano, con la sinistra in testa, sulla diagonale a destra, e procedono verso il centro nemico, e voi intendete attaccare l'ala destra della linea nemica, - tutti i plotoni che precedono quelli chefungono da perno in entrambe le linee opereranno per i/fianco sinistro, quelli in coda per i/fianco destro (formando la linea sul centro della colonna, con i plotoni di testa che muovono a sinistra, e quelli di coda a destra): e la linea di battaglia obliqua verrà riformata per mezzo di una generale conversione a destra. (tavola 96)
V I -
Se i quattro reggimenti marciano in colonna di plotoni, ala destra in testa, su una linea parallela a/fronte nemico come se intendessero attaccare l'ala sinistra nemica, mentre al contrario l'ala destra costituisce l'obbiettivo dell'attacco; allora, in questo caso, la linea obliqua può essere formata, con l'ala sinistra che avanza sul primo plotone del terzo battaglione della seconda linea, o qualsiasi altro plotone che venga prescelto; i plotoni che precedono questi opereranno per il fianco destro, e quelli che seguono per il fianco sinistro e a destra per file.
Una con.versione generale per plotoni a sinistra risulterà nella linea di battaglia desiderata. Si osservi che questo movimento deve essere eseguito rapidamente, oppure ad una certa distanza dal nemico, perchè la colonna risulta per un certo tempo con le spalle a quest'ultimo. (tavola 97)
-VI
I -
(Qu i Ney si limita a descrivere la manovra speculare concepita per fingere un attacco sull'ala destra avversaria, e poi attaccare la sinistra; n.d.a.).
Quattro reggimenti in colonna per plotoni o divisioni, con intervalli a distanza in.tera o mezza distanza, che marciano con l'ala destra (della divisione) in testa: - Se il comandante richiede che marcino per la testa del reggimento in colonna sul fianco opposto delle guide in ordine naturale (1 ° - 8° plotone in sequenza, da destra a sinistra; n.d. a.), egli impartirà il seguente comando, dopo aver fatto arrestare (la divisione): "Per plotoni ( o divisioni) sui battaglioni dispari o alternati di ogni reggimento.formare linea di battaglia a destra"
Una volta eseguito questo movimento, la linea di battaglia può essere riformata mediante un cambiamento di fronte sul centro di ogni reggimento. l'ala destra in testa: ovvero, sulla prima divisione dei battaglioni pari di ogni reggimento. Ma se si vuole formare la linea di battaglia mediante inversione sul fianco opposto, allora il cambiamento di fronte deve essere effettuato con l'ala sinistra in testa: cioè sulla quarta divisione dei battaglioni dispari di ogni reggimento Se si vuole marciare in colonna di reggimenti sul fianco di rota zione proprio, allora si deve eseguire una conversione delle divisioni, o plotoni, per ordine inverso a sinistra.
Alcune Manovre per Mezzo della Colonna
Tf.VO A 97
o rr'Jrc·o ·r colo~no oer ogg,rcre Jn'olo nerr,co - le rno•1ovro secordc Ney (VI)
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I' ltned francese
2' line,1 fmncese
- I I -
Data questa distribuzione di colonne di reggimento, il comandante può facilmente rischierare i suoi quattro reggimenti in un quadrato vuoto. Se questa fosse la sua intenz ione , il primo reggimento rimarrebbe fermo; i battaglioni dispari del secondo e d e l terzo do vrebbero eseguire una conversione a destra per battaglioni o per plotoni, una semi-rotazione a destra , e i battaglioni pari una conversione a sinistra. fl quarto reggimento, dopo aver serrato i ranghi (inteso per intervalli fra gli elementi di manovra; n.d.a.),formerà la faccia posteriore (del quadrato divisionale). (tavola 98)
- I I I -
Se il comandante desidera sciogliere il quadrato per rischierare in linea (i battaglioni della sua divisione) nello stesso ordine nel quale erano in colonna, il primo reggim ento opererà per plotoni a destra dopo aver superato il secondo reggimento; quest'ultimo avanzerà quindi dello spazio di una divisione, in modo da costituire la base per la (nuova) linea generale . Il primo reggimento si arresterà schierandosi a battaglia ; il terza ed il quarto opereranno a sinistra per plotoni sistemandosi in allineamento in successione.
Se questo deve essere eseguito davanti al secondo reggimento, la colonna si serrerà a distanza di divisione, quindi avanzerà e ruoterà.
Ma se il comandante intendesse formare due linee, i reggimenti dispari staranno fermi, mentre quelli pari eseguiranno il movimento indicato più sopra per il ter zo e quarto reggimento.
-1 V -
Se il comandante dovesse tuttavia ritenere che i movimenti prescritti per la manovra n. IV fossero troppo lenti nell'esecuzione, egli può formare una singola colonna di reggimenti. Egli darà l'ordine di formare colonne serrate, con l'ala destra all ' avanguardia, sulla divisione di bandiera (2) di ogni battaglione; e, avendo ser rato in massa, egli può schierare (la divi s ione) in linea per battaglioni in massa, o dispiegarsi su qualsivoglia battaglione (questa manovra venne adottata uffic ialmente con i l Réglement de 4 Mars 1831: n.d.a.).
- V -
Se i quattro reggimenti sono spiegati, ed il comandante vuo l e formare immediatamente due linee , piazzando i battaglioni dispari nella prima, e quelli pari ne11a seconda , egli formerà una colonna serrata di reggimenti, c on L'ala destra all'avanguardia, sulla quarta div isione dei battaglioni dispari, quindi serrerà le masse all'intervallo di battaglione (come se schierate in linea) l'una dall ' altra, sul secondo reggimento, quindi si schiererà in linea sulla divisione di bandiera di ogni battaglione
- V I-
Se il comandante desidera marciare in c olonne con guida a sinistra (con l'ala sinistra della divisio ne i n testa; n .d.a.), per reggimenti interi in ordine proprio: (supponiamo che i battaglioni dispari siano nella prima , e quelli pari nella seconda linea) egli ordine rà un cambio di fronte da effettuarsi sul plotone di bandiera di ogni battaglione, ala destra in testa. Se, al contrario, egli volesse marciare con la guida a destra, il c ambio difronte dovrà essere eseguito s ul plotone
di bandiera di ogni battaglione, ala sinistra in testa. i battaglioni si troveranno così in linea di battaglia per inversione.
Se i battaglioni pari si trovassero nella prima linea, e i dispari nella seconda, la colonna l'erràformata per fronte di reggimenti in colonna di marcia. con guida a destra, effettuando un cambio difronte sul centro di ogni battaglione, ala sinistra in testa: e. al comrario, con un cambio difronte con l'ala destra in testa, se le truppe devono marciare con la guida a sinfatra. In questo caso i battaglioni ugualmente formerebbero la linea di battaglia in ordine ùn•erso.
- V I I -
Essendo la linea di quattro reggimenti, od otto ba11aglioni, in1eramente spiegata, come nella manovra 11. V, se l'intenzione del comandante è quella di fare marciare gli otto battaglioni in due colonne vicina l'una ali 'altra, in modo da nascondere l'entità delle sue forze e conferire maggior precisione al suo movimento, - i reggimenti si schiereranno, in coda, in colonne per divisione, ovvero: il primo reggirnento con guida a sinistra, e il secondo a destra. Lo stesso movimento sarà adottato per il terzo e quarto reggimento. Questo movimento può essere eseguito per mezza del seguente comando: - "A sinistra dei reggimenti dispari, guida a sinistra, indietro in colonna; e a destra dei reggimenti pari, guida a destra, indietro in colonna".
M arcia in Linea e d Es te n sio ne d e l F ronte
I -
I principi della marcia in linea sono indicati piuttosto chiaramente nel Regolamento del 1791. Gli uomini ed i battaglioni sono ::dstemati fronte al nemico, sul lerreno che occupano, ed in perfetto allineamento; le bandiere sono normalmente portate sei passi più avanti, quando la linea sta per marciare, allo scopo di stabilire la caden-::.a del passo fungendo da guida al/la dire-::.ione del movimento, ed impedendo al battaglione di superare quello prescelto per guidare il movimento.
Questo allineamento, benchè in sé stesso valido, è raramente rispettato in guerra. I reggimenti dovranno continuare, tuttavia, a seguire questo modello, ed anche il seguente, che a me appare meglio adatto a rendere visibile a tutta la linea la direttrice (di movimento) ed a .facilitare il corretto allineamento della linea quando viene dato l'ordine di arrestarsi.
Al comando prelùninare :"Battaglioni (o linee) avanti!", gli alfieri riman·anno nei ranghi; il battaglione guida avanzerà tre passi, in modo che il suo rango posleriore sia esattamente in linea con (il fro nte de) i battaglioni a sinistra e a destra. Le "Guide" del ienerale o i marescialli di campo degli altri battaglioni avanzeranno sullo stesso allineamento (del battaglione guida).
Al comando "Alt!" l'intera linea si allineerà sul batraglione guida. Qualora la prima linea dovesse caricare alla baionetta, il battaglione guida non si muoverà invece dal suo posto nella linea di bauaglia .
Poichè, in molte circostan-::.e in guerra, un grande vantaggio può derivare dall'estensione del fronte della linea, il comandante può ottenerlo nel modo seguente: -
Supponiamo ancora una volta quattro reggimenti od otto battaglioni su una o due linee il cui fronte debba essere esteso sulle ali di alcuni battaglioni.
Se ciò deve riguardare i quattro battaglioni sistemati sulle ali della prima linea, il ter-::.o rango di questi battaglioni compirà un dietro.fronl a destra, indietreggerà di 30 passiJarà nuovamente fronte e quindi, riformandosi velocemente in due ranghi, procederà a passo di corsa per appog-
giare il primo plotone del primo battaglione. Dovranno esservi un tenente e due sottufficiali nel terza rango di ogni plotone. l sottufficiali saranno posizionati alla destra delle due sezioni ( di questo), ed il tenente fungerà da capitano. Un aiutante maggiore comanderà i due battaglioni così formati di ogni reggimento, ai quali verranno aggiunti quattro tamburini. La formazione sarà la stessa per il terza rango dei due battaglioni all'ala sinistra, ma i plotoni dovranno eseguire il movimento inverso. Questi battaglioni potranno essere impiegati in base alle circostanze. (cfr. p. 62).
Passaggio di L in ea
Il passaggio di linea può essere eseguito da colonne in maniere differenti, a parte quelle spec{ficale nei regolamenti: -
Due linee di quattro od otto battaglioni devono eseguire il passaggio di linea in avanti ed in colonna: la prima linea resta ferma;i battaglioni della seconda, schierati per plotone e fatto fronte a destra, marciano avanti (quindi verso destra; n.d.a.), quindi cambiano direzione a sinistra per colonne di bataglione , passano al di là dell'ala destra dei battaglioni della prima linea , e si rischieremo in ordine di battaglia, sul primo plotone o divisione, oppure su una delle divisioni o plotoni di centro. Ma se il comandante vuole schierare la ( n uova) prima linea esattamente parallela alla seconda , le teste di colonna, dopo aver superato la destra dei battaglioni della prima linea, dovranno muovere in obliquo a sinistra in modo sufficiente a riguadagnare il fronte di plotone che hanno perduto a causa defla marcia diretta. Questa manovra può essere applicata sia alla prima che alla seconda linea. (i l sistema per il passaggio di linee del i neato nel Réglement de 1791 è piuttosto farraginoso; quello di Ney è molto più razionale , e la manovra contenuta nel Réglementde 4 Mars 1831 ne è copia fedele; n.d.a.).
I battaglioni della seconda linea possono avanzare nello stesso modo procedendo attorno alla sinistra dei battaglioni della prima linea. In quest' ultimo caso essi si suddivideranno per plotoni con fronte a sinistra,, e cambieranno direzione verso destra arrivando a livello dell'ala sinistra de i primi battaglioni che li hanno preceduti.
Il movimento in r i tirata è eseguito nello stesso modo; i battaglioni della prima linea,fatto dietrofront a destra, e schieratis i a destra per plotoni, marceranno avanti, cambieranno dire zione a sinistra e passeranno sulla sinistra dei battaglioni della seconda linea , e così via su tutti e due i lati. (tavola 99).
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Il passaggio di linea in avanz ata può allo steso modo essere effettuato da colonne di interi reggimenti per entrambe le linee. In questo caso la seconda linea deve formare una colonna serrata di reggimenti, destra in testa, sulla prima divisione dei battaglioni pari, o sulla quarta divisione di quelli dispari. Ogni colonna marcerà avanti e passerà attraverso gli intervalli fra i due battaglioni del reggimento della prima linea che precede. Dopo aver guadagnato terreno a sufficienza, ogni colonna si schiererà in linea su una delle divisioni prescri tte per questa manovra. (la co lo nn a deve q uind i necessariamente aver superato , con il suo plotone di coda, l a linea ch e deve sopravanzare) . Il passaggio di linea dei reggimenti della seconda linea può essere effettuato anche con questi ultimi che eseguono il movimento in avanti per il centro. questo sistema
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è forse da preferirsi, in quanto la manovra richiede meno tempo, e la testa delle colonne può iniziare immediatam ente un fuoco per plotone.
Il passaggio di linea retrogrado, per colonne di reggimento, sarebbe evidentemente troppo rischioso se vicini al nemico. Solo quelle (le manovre; n.d.a.) prescritte dal regolamento, e quelle indicate al n. l per colonne di battaglione, dovranno, pertanto, essere messe in pratica. Supponendo (di voler effettuare) un at/acco generale, le teste di colonna di ogni reggimento della seconda linea marceranno fino agli intervalli fra i battaglioni dei reggimenti che li precedono nella prima linea, e unendo così l'ordre pròfond ali' ordre mince (fo rmando cioè un estemporaneo ordre mixte con l'alternarsi di battaglioni in linea ed in colonna; n .d .a.), senza dubbio si conferirà maggior vigore alla ca rica nel suo insieme. Concluso il movimento, i reggimenti si spiegheranno sul.fronte. (tavola 100).
Marcia od Attacco per Scaglioni (Echelon )
Questa manovra è estremamente vantaggiosa in guerra; ma essa richiede una notevole perfezione nei movimenti delle truppe, in modo che l'attacc o al nemico possa essere supportato con rapidità ed intelligenza, e che i battaglioni che non partecipano ad esso possano essere in condizione di eseguire con precisione ogni manovra che le circostanze richiedano.
I -
Otto bauaglioni in due linee devono attaccare l'ala destra del nemico schierata parallelo al loro fronte:
Il movimento avrà inizio dalla sinistra a intervalli interi, per reggimenti o battaglioni, come è preferibile. Non appena l'ultimo battaglione della prima linea avrà marciato in avanti, sarà seguito da quello (corrispondente) della seconda linea, e così via per i battaglioni restanti. Nella supposizione che il nemico ricusi l'ala destra. ed effettui una dimostra z ione offensiva con la sinistra sul fianco destro degli scaglioni in marcia; in questo caso, tutti i battaglioni effettueranno insieme un cambio di direzione a destra per battaglione; oppure, allo scopo di ottenere una maggiore comparrezza e celerità di movimento, un cambio di.fronte sul plotone di bandiera di ogni battaglione nelle due linee, ala sinistra avanti. Eseguita questa manovra, i battaglioni possono proseguire l'attacco in echelon, oppure marciare avanti e schierarsi in linea di battaglia sui primi battaglioni ali 'ala destra delle due linee, che fungono da cardini (di manovra) o da pointsd'-appui . Mediante questa operazione le due ali agiscono alternativamente all'offensiva. Se l 'a ttacco dovesse essere effettua to sull'ala sinistra della linea nemica, il movimento deve iniz iare dall'ala destra delle due linee attaccanti. Questo cambio di direttrice da parte dei battaglioni deve essere eseguito sulla sinistra, o il cambio difronte con l'ala destra avanti. (tavola 701).
- I I -
Se il comandante desidera attaccare con la sola prima linea in scaglioni di battaglioni, con guida a destra o a sinistra, i battaglioni manovreranno a intervalli interi, dopo lafornw zione degli scaglioni; e se saranno minacciati da un attacco di cavalleria, ogni battaglione siformerà in colonna di divisione a distanza di plotone (ovvero a demi-distance: n.d.a .), con guida a destra, sulla divisione di bandiera di ogni battaglione, se il movimento era stato effettuato con guida a destra; o con guida a sinistra, se il movimento in linea era stato effettuato con gu ida a sinistra.
Fatto ciò, la prima divisione di ogni testa di colonna si arresterà. I plotoni dispari della seconda e terza divisione compiranno quindi una conversione a destra, ed i plotoni pari a sinistra. La quarta divisione serrerà sotto e farà q uindi dietrofront in modo da formare quadrati di battaglione disposti a scaglioni. (tavola 102) - I I I -
L'attacco a scaglioni per il cemro è generalmente una manovra troppo pericolosa per essere usata di frequente in guerra, a meno che il comandante sia certo che il nemico abbia imprudentemente sguarnito il suo centro per rafforzare le ali; e che quando egli ha raggiunto la posizione centrale, abbia la for~a di mantenerla, di isolare le ali nemiche e costringerle a combattere separate. Questo attacco sul centro richiede grande risolutezz.a ed estrema velocità nella marcia degli assalitori.
Supponiamo una prima linea d'attacco di otto battaglioni: in questo caso i battaglioni n. 4 e 5 (cioè i due posti al centro de l la l inea di battaglia; n.d.a.) cominceranno ad avan~are a me~~a distanza; gli altri battaglioni seguiranno in egual maniera a mezza distanza, in modo che il movimento possa essere meglio concentrato. Sarebbe prudente non far avanzare la seconda linea altro che in linea di battaglia, in modo che serva da supporto alle due ali degli scaglioni della prima linea, e sia in grado di ricevere e proteggere la prima linea in caso di necessità. (tavola 103).
Ritirata in E c h iquie r o Ritirata Alte rn ata
li ripiegamento en cchiquier su due linee può essere effettuato in base ai principi stabiliti dal regolamento, indietreggiando per battaglione di 100 o 150 passi. Ma per trasformare alternativamente la difensiva in offensiva, i battaglioni pari della seconda linea, invece di ritirarsi contemporanearnente ai battaglioni pari della prima linea, possono schierarsi in colonna per divisione, serrata, a mez:a distanza oppure a distanza intera dietro la rima divisione, con la destra avanti, e quindi avanzare al di là dell'ala destra de i battaglioni pari della linea in ritirata, e spiegarsi in linea poche tese (1 tesa = circa 180 cm.) alle spalle della sinistra dei battaglioni dispari della prima linea.
Questo movimento può essere alternato sulle due linee, e per battaglioni pari e dispari, durante tutto il tempo che dura il movimento retrogrado. (tavola 104).
Quadrati
I quadrati sono schierati su tre ranghi, in conformità alle istrtdorzi dell'Imperatore; e qualche volta anche raddoppiando La profondità delle sezioni interne, in base ai principi stabiliti nel Regolamento del 1791. I reggimenti possono anche essere addestrati a fare fuoco sui quattro lati della semplice colonna, e poiché ciò si vede spesso in guerra ( ! ! !) , dal momenro che le truppe generalmente manovrano in questa formazione, sarebbe vantaggioso abituarvi gli uomini.
- I -
Quattro reggimenti che attraversano una p ianura in colonna con intervalli, per plotone o per divisione. Se venissero attaccati da cavalleria, e non avessero il tempo di formare i quadrati pre-
f1\VOL/\ 1C3
PP' scoq oni su ce~ t•o ser.ondo Nev
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linea nemica
TAVOLA 104
b) Con l'impi ego dell' ordre mixle, secondo Ney ed oltri,e su due linee linea nemica 1)
scritti, i reggim ent i devono serrarsi in mas ses, le tre file sulfi.anco di rotazione proprio (supponendo che le colonne abbiano la destra avanti) faranno fronte a sinistra, e quelle sul.fianco opposto faranno fronte a destra; l'ultima divisione farà dietrofront. (la manovra e la formazione risultante so no identiche all'austriaca Battalionsmasse)
- I I -
I quattro reggimenti possono anche manovrare in due linee di colonne (così disposte): il primo ed il secondo reg gime nto della prima linea, destra avanti, in colonna sull'ottavo plotone dei battaglioni pari, se per plotoni, o sulla quarta divisione degli stessi battaglioni, se per divisioni; ed il primo e secondo reggimento della seconda linea, pure con la destra avanti, ma in coda ed in colonna sul primo plotone dei battaglioni dispari, o sulla prima divisione degli stessi battaglioni se per divisione. Questa disposizione permette al comandante di formare quadrati.facendo operare una conversione a destra ai plotoni dispari , e a quelli pari a sinistra, se la colonna è per divisione a me-::,za distanza; oppure, dopo aver serrato in masse, fare fronte a/l'esterno come sopra con le prime tre file sui fianchi destro e sinistro. Se le circostanze lo permettono, può essere formato il quincunx (3), in modo c he i campi di tiro possano sovrapporsi senza danno per la truppa. (tavola 105).
- I I I -
I quatt ro reggimenti possono anche essere schie rati, in colonne, nel modo seguente: - il primo reggimento della prima linea avanti, destra avanti, in colonne formate sulla quarta divisione del battaglione pari; il secondo reggimento dietro, destra avanti, in colonne formate sulla prima divisione del battaglione dispari. Il primo reggimento della seconda linea avanti, sinistra avanti, in colonne formate sulla prima divisione del battaglione dispari, ed il secondo reggimento dietro, sinistra avanti, in colonne formate sulla quarta divisione del battaglion e pari. (tavola 106; la figura b rappresenta un esemp io d i quadrato divis io n ale complesso composto a partire dalla formazione ap pena descritta; le relative geometr ie di evol uzione sono evidenti.).
- I V -
Quattro reggimenti in due linee possono facilmente formare il quadrato vuoto (divisiona le; n .d.a.) , e sistemare al suo interno il bagaglio e gli strumenti di guerra, che essi devono coprire o proteggere durante una marcia. I n questo caso, le due linee non devono lasciare intervalli fra i battaglioni ed i reggimenti. Il primo battaglione della prima linea deve trasformare la propria linea in colonna per plotoni verso il retro, sinistra avanti ed a distanza inte ra (inter va ll o inte r o d i pl o to ne, q uin d i; n. d .a .) sull'ottavo plotone; il quarto battaglione della stessa linea in colonna per plotoni a distanza intera , destra avanti e dietro il primo plotone; il primo battaglione della seconda linea avanti in colonna, destra avanti, sull'ottavo plotone; e il quarto battaglione (della seco nda l inea; n .d.a.) avanti in colonna, sinistra avanti, sul primo plotone; una conversione per plotoni a destra , per il fianco destro , chiuderà questa parte del quadrato, e una conversione a sinistra, per i/fianco sinisrro chiuderà l 'altra parre, Il secondo e terzo battaglione d e lla seconda linea compiranno un dietrofront verso destra (per fare fronte all'estern o e costit u ire la faccia posteriore del quadrat o; n.d.a.). / granatieri possono essere disposti in modo da coprir e i salienti interni ed esterni degli angoli del quadrato. (tavola 107).
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OTE AL CAP ITOLO V
(I) el cercare di rendere fedelmente la sostan7a e la forma dello scritto di Ney, si è tradotto il termine pe/01011. cioè compagnia in senso talfico, in p/01one
(2) Cfr. nota I a questo stesso capitolo: si è reso co!>ì il termine che indica la dirisione (cioè coppia di compagnielpelotons) che incorporava lo stendardo di battaglione. che aveva. come è noto, anche funL:ioni di guida ·'vis i va" per la manovra.
(3) Schierame1110 a scacchiera simile a quello, celeberrimo. utiliuato nella manovra dalla legione romana manipolare. cd adottato, ove possibile. dalle grandi unità schierate in quadrati di battaglione/reggimento per ottimi:aare i l fuoco difensivo.
CAPITOLO VI
LE TATI'ICHE DI FANTERIA FRANCESI
FRA LA RIVOLUZIONE E L'IMPERO: LA COLONNA D'ATTACCO E ALTRE FORMAZIONI IN CO1VIBATTIMENTO
Che le armate francesi della Rivoluzione praticassero un 'ampia varietà di tattiche, allo scopo di trovare un ragionevole compromesso fra il dettato dei regolamenti e le capacità dei cittadiniso ldati , è un fatto onnai largamenlte condiviso ed accettato.
Nel 1803, venne pubblicata una dissertazione, estremamente originale, sulle tattiche di fanteria, a firma del Chef de Brigade Dedon. Mentre gran parte degli argomenti trattati e delle conclusioni tratte appaiono coincidenti con i corrispondenti capitoli del Rég!ement de 1791 , permangono alcune, significative differenze che rendono il trattato di Dedon meritevole di studio, a maggior ragione in quanto alcuni aspetti di esso costituiscono un'interessante disamina delle tattiche a livello di battaglione; inoltre, si può ragionevolmente supporre che le difformità presenti siano rappresentate in larga misura da tattiche e formazioni che, sebbene non previ ste dal Réglement, venivano effettivamente utilizzate sul campo di battaglia.
Ciò rende particolarmente interessante l'opera di Dedon , in quanto, come è noto , il Réglement de 1791 non venne modificato per tutta la durata della Prima Repubblica e dell'lmpero, neppure per adattarsi all'evoluzione organica e tattica intervenuta in seguito al Decreto del 18 febbraio 1808, che modificò la forza del battaglione da otto (o nove) a sei compagnie; le modifiche imposte dal Decreto ai comandanti di battaglione sono già state discusse in dettaglio nel cap. Ili.
Si può inoltre presumere che se Dedon, un ufficiale di grado elevato e di notevole e sperienza operativa, pensò di illustrare e proporre l'uso di queste formazioni , egli avesse avuto l'opportunità di sperime ntarle "dal vivo" , facendo esercitare un battaglione oppure assistendo al loro uso in battaglia.
Per cominciare, il diagramma relativo ad un battaglione spiegato in linea contenuto nel cap. I diffe1isce, nel posizionamento degli ufficiali e sottufficia li , dagli schemi contenuti nel Réglement: per esempio, gli ufficiali della metà sinistra del battaglione si trovano alla sinistra deJie rispettive compagnie, invece che a destra. (tavola 108)
Nel demi -batai/lon di destra, le due sezioni all'estrema ala erano conosciute come prima e seconda sezione, e formavano il primo peloton. Le sezioni erano quindi accoppiate, via via che si procedeva verso sinistra, a formare g li altri pelotons; qui Dedon sostiene che la divisione fom1ata dal primo e secondo peloton " che non esiste nel nostro Regolamento (?), è indispensabile per la forma z ione di colonne d'attacco, come per diminuire il fronte ed aumentare la profondità " del battaglione. Al di là di costituire un 'affermazione inesatta, se il testo così come è stampato è corretto, la frase costituisce una chiara dichiarazione del fatto che Dedon parla per esperienza diretta nell ' uso di una formazione escogitata per porre rimedio ad alcu ne lacune presenti nel Rég!ement.
Nel demi-bataillon di sinistra, i pelotons, l e sezioni e le file erano numerate da sinistra a destra; pertanto, gli ufficiali ed i sottufficiali occupavano qui posizioni speculari rispetto a quelle occupate dai loro co ntraltari nella metà di destra del battaglione.
Tutte le manovre in co lonna erano eseguite in masse, e quanto più possibile sul centro del battaglione; la disposizione dei quad1i proposta da Dedon faci lita questo gene re di evoluzioni e pertanto, sostiene l 'autore, è da preferirsi agli schemi delineati a questo fine dal Réglement de 1791.
Per quanto riguarda il mezzo battaglione di destra, Dedon propone che il capitano si trovi all 'ala destra del rispettivo peloton nel primo rango, avendo dietro di sè il sergente più anz iano , nel terzo rango; ciò corrispo nde con quanto prescritto nel Réglement. Varia invece , rispetto a
quest'ultimo , la disposizione degli aJtri ufficiali e sottuffic iali : il tenente s i trova nel rango serrafila , due passi dietro la seconda fila de!Ja seconda sezione, avendo al suo fianco, nel centro della terza sez ione , un altro sergente. Il sous-lieutenant si trova dietro la penultima oppure l'ultima fila della seconda sezione; i I se rgente maggiore dietro la stessa fila della quarta sezione, mentre un sergen te è dietro il centro della terza sezio ne ed un altro dietro la penultima od ultima fila a destra della seconda sezio ne; un altro ancora si trova dietro la seconda fila a destra della quarta sezione.
D caporal-fourrier della compagnia granatieri è dietro la seconda fila a destra della prima sezione, mentre gli altri quattro capora/-fourriers del demi-bataillon costituiscono la scorta dell'alfiere . Gli otto caporali di ogni pe/oton s i trovano sulle ali destra e sinistra di ogni sezione , nel primo rango.
Nel demi-bataillon di sinistra, i quadri sono disposti secondo una perfetta immagine speculare dello schema appena delineato, con i componenti della nuova compagnia di voltigeurs che prendono il po sto dei granatieri, ed i caporal-fouriers ancora una volta distaccati a guardia dell'alfiere.
I tamburi erano disposti in due ranghi , 30 passi dietro i serrafila ed in corrispondenza del quinto peloton; il tamburo maggiore si trovava alla testa di quelli del primo battaglione , mentre i caporal-tambours capeggiavano i tamburini degli altri battaglioni. La banda reggimentale si schierava dietro i tamburi del primo battaglione.
Ln battaglia, gli aiutanti-maggiori prendevano pos to una dozzina di passi dietro i serrafila aJlineati con i quarti plotoni , mentre gli adjutants-sous-offìciers si trovavano sulla stessa linea ma dietro i sesti plotoni. Questa disposizione degli aiutanti era concepita affinchè questi fossero in grado di trasmettere agevolmente i coma ndi vocali da parte dei comandanti di battaglione e di reggimento.
Dedon riteneva che questa organizzazione e disposizione dei quadri ottimizzasse la capacità del battaglione di formare una colonna d'attacco, che come si vedrà, pare essere stata l a formazione da lui privilegiata.
Il generale francese afferma infatti che la colonne d'attaque, ovvero la colonna per divisione, formata sul centro, offriva la massima precis ione e velocità possibili nel fare evoluire il battag lione; e che ciò sia vero, è stato dimost.rato ad usura nel Cap. III.
D edo n pensava che questa formazione permettesse la suddivisione laterale del battaglione in demi-bataillons , nel caso " il nemico dovesse essere messo sotto pressione", rendendo praticabile un attacco sulle ali dell'avversario. Egli afferma anche che, sia per arrivare all'urto come per provvedere supporto ad altre unità , un attacco avrebbe dovuto essere sempre eseguito in colonna , se nza escludere a priori l'uso di colonne per divisione formate s ulle ali.
Più avanti, Dedon afferma che la colonna può essere formata anche perpeloton, e sulle ali come s ul centro, a seconda del contesto tattico; ma l'intervallo preferito resta comunque quello di sezio ne , o meglio ancora, quello minimo che dà vita alla co lonn e serré, e l 'a utore appare del tutto convinto quando sostiene che, in ogni caso, " s i deve abitualmente manovrare in masse.". La colonna d'attacco, egli aggiunge poi, può essere anche formata da due bataglioni, od addirittura da quattro, allineati lat e ralmente e perpendicolarmente, e separati so lo dalla distanza di una sezio ne, intervallo peraltro riempito dalle sez ioni granatieri. (tavola 109)
Dedo n sostiene poi che, quando la colonna d'attacco per divisione veniva sc hierata a intervalli chiusi (serreJ, rimaneva un intervaJlo di un passo fra le divisioni, dove trovavano posto i capitani e gli ufficiali e sottufficiali che componevano il "rango" dei serrafi le. Questa disposizione avrebbe aiutato, a s uo dire, a prevenire confusione nei ranghi, ed a rendere più veloce il rimpiazzo dell e perdite con uomini tratti dall'interno del battaglione. (tavola 110)
Colonne d'allaque descr ll8 do .1eaor,f)isserla/1ofl sur (Ordoonance dlnfanlerie, nv~ ~J 7,·r,, l·l • 1
I Capi/ano dei granatieri 6= Sergente .llogg1ore o /)eux1eme Porle A1eil· 2 C1Jp1 /a110 d('i ful'i/1en
3= Tenente
4- Se/lolenenle ,5= Alfiere o Porle Aigfe
Ser((enie
Caporale
La colonna proposta da Dedon è, in effetti, molto pesante, e assai simi le a quella sorta di falan ge m acedone teorizzata da Me sn il-Durand: è universalmente riconosciuto che. benchè fosse il sis tema "rivale" di Guibert a fare il suo ingresso nell'arsenale tattico francese comeRéglement de 1791, le "colonne pesanti" di Mesnil-Durand venissero occasionalmente impiegate ~ul campo d i battaglia. In un certo senso, la famosa colonna di Macdonald a Wagram. come quella, sfortunata, di d'Erlon a Waterloo, appartenevano a questa scuola di pensiero, sotto forma, probabilmente, di variante "macro": un'analisi delle testimonianze lascia infatti pensare c he, nell'uno come nell'altro caso, si trattasse di colonne a livello di Corpo d'Armata, con i s in goli battaglioni sc hi erati in linea (e comparabili alle divisioni di un battaglione), formati uno dietro l'altro a intervallo minimo (probabilmente di sez ione o di peloton) a crea re una gigantesca massa d'urto. certamente poderosa ma incapace di manovrare ( I ). (,avola lll)
Dedon afferma anche che, qualora fosse stata richie sta una maggiore profondità, la colonna d'attacco avrebbe potuto essere formata per pelotons o demi-pelotons (sez ioni) , tanto a partire dalla linea che da una colonna per divisioni.
La colonna stessa era normalme nte formata in masse, cioè a intervallo minimo: è pertanto difficile capire cosa intenda dire Dedon quando afferma che, prima di avanzare contro il nemico, la formazione veniva serrata a masse p/eine (?). [n un passaggio a dir poco inusuale, l'autore afferma poi che "se la linea nemica è rotta nel suo centro dalla testa di una colonna d'attacco, e le sue (del nemico:n.d.a.) ali, rimanendo sui fianchi della colonna, continuano ad offrire resisten-;.a, esse possono essere caricate da destra e da sinistra. dividendo la colonna nel cen!ro e facendo sì che ogni me-::.:a colonna operi la1eralmente ". I pelotons nel le mezze colonne operavano pertanto un fianco dest' o sinist', manovrando per file, e non mediante una conversione par pelO!on atta a schi erare questi ultimi in linea perpendicolarmente a quella nem ica: quest'ultima manovra sarebbe senza dubbio stata possibile, ma la colonna d'att acco avrebbe dovuto. prima. aumentare i propri intervalli alla distanza di pelo!on, per pote r operare la conversione ruotando verso l'esterno e dando vita a due l inee distinte.(,avola112)
La manovra appena descritta non è, in realtà, così originale come appare a prima vista: essa vie ne infatti descritta da alme no un altro teorico militare francese dell'epoca, Folard, e vi sono indi z i che que s ta tattica fosse s tata ut ilizzata episod icamente, durante la Gu e rra di Successione Au triaca, da unità facenti parte dell'armata francese in Fiandra, al comando del maresciallo Maurizio di Sassonia, e di nuovo durante la Guerra dei Sette Anni (2): il posteriore Réglement de 4 Mars 1831, infine, adottò ufficialmente un'evoluzione identica. È pertanto altamente probabile che la manovra illustrata da Dedon non fosse altro c he una tattica emi-ufficiale, impiegata attivamente dall 'ese rcito francese durante le guerre della Rivolu z ione . Esaurito questo argomento, Dedon ri volge la s ua attenzione al passaggio di linee. Si tratta, a suo dire, d i una delle manovre più importanti , su l campo di battaglia: "È essen~iale che (la manovra) sia eseguita in modo semplice e sicuro, sia che venga impiegata in una situazione difensiva, oppure in una offensiva, per l'urto". Nel primo ca o, De don ritiene che il metodo descritto nel Réglement del791 sia inutilmente comp licato, e d in questo si trova d'accordo con Ney; l'autore reputa infatti che la prima linea, nel retrocedere, possa facilmente ingarbugliarsi nella seconda, portando alla di st ruzione di entrambe. A questo riguardo. egli propone di ritornare al sis tema descritto n e l precedente R églement de 1776.
Ne l caso di un passaggio di lin ee difensivo, D edon prescrive che la prima linea compia un dietrofront verso destra per muovere d ietro la seconda l i nea; que sta , a sua volta, doveva chicrarsi in co lonne d'attacco di battaglione, formate sul centro dell'unità, e per peloton. In que to modo, la prima linea poteva passare faci l mn te negli intervalli della seconda. che per parte s ua pote va manovrare nel modo più opportuno, come spiegarsi in linea oppure effettuare un attacco in colonna. Non appena la prima linea aveva co mp letato il s uo ripiegamento dietro la seco nda , questa
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avrebbe infatti potuto dispiegarsi di nuovo in linea con rapidità, presentando un fronte compatto ad un nemico avanzante; nel frattempo, la "vecchia" p1ima linea si sarebbe potuta riordinare al riparo del nuovo fronte, per il quak veniva nel contempo a costituire una riserva.
In un movimento offensivo, in particolare se finalizzato ad un attacco alla baionetta, Dedon consiglia che la seconda linea si schieri in colonne d'attacco, formate per peloton sul centro; queste dovranno avanzare finchè, giunte quasi all'alLezza della prima linea, quest'ultima si sarebbe aperta per lasciare il passo a questi battaglioni. Questa "apertura·• veniva effettuata mediante il "raddoppio'' dei due pelotons di centro di ogni battaglione, ovvero con il loro spostamento dietro i due pelotons adiacenti, dando così vita ad un varco di corrispondente ampiezza.
Una volta che la seconda linea avesse così superato la prima, i pelotons ''raddoppiati'' avrebbero manovrato per il fianco fino a rioccupare le posizioni originali e ''richiudere" così la linea. Quando le colonne d'attacco fossero avanzate 200 passi al di là della vecchia prima Linea, nel frattempo riorganizzandosi in colonnes par division, i battaglioni facenti parte di questa si sarebbero a loro vo lta rischierati in colonne d'attacco. preparandosi ad avanzare per costituire una riserva generale o rinforzare specifiche punte d'attacco (tavola 113).
Successivamente, Dedon esamina le situazioni in cui un battaglione si trovava sottoposto ad un attacco di cavalleria. Dal momento che la sua dissertazione è interamente basata sull'uso della colonna d'attacco, è a partire da questa formazione che si prevede venga formato il quadrato.
La formazione che Dedon iUustra è identica al quadrato "vuoto" utilizzato dall ·esercito msso e g ià descritto nel Cap. III, ottenuto mediante il "raddoppio'' verso il fianco delle compagnie centrali di una colonna, raddoppio eseguito per demi-seoion; il metodo di manovra e la disposizione dei se rTafila sono, infatti, identici. (tavola Jl4).
L'aspetto più interessante della dissertazione di Dedon è costituito dal fatto che essa costituisce il punto di vista di un alto ufficiale effettivo, contemporaneo agli avvenimenti. che enuncia il suo pensiero su come, a suo avviso, le cose andassero fatte; inoltre, è verosimile che , almeno in qualche m.isura, l'autore descrivesse tattiche e manovre effettivamente utilizzate sul campo di battaglia.
Per esempio, dal momento che la forma di quadrato descritta è identica a quella utilizzata dai ru ssi in un successivo periodo delle guerre napoleoniche, è probabile che il suo uso fosse stato in realtà sperimentato dall'esercito francese, magari su base occasionale.
La preferenza dell'autore per il sistema di passaggio di linee contenuto nel vecchio Réglement de 1776 ha una valenza duplice: da un lato, l'analisi di Dedon riguardo le limitazioni ed i difetti del sistema proposto dal vigente Réglement de 1791 è esatta e penetrante, e le sue conclusioni coincidono con quelle tratte, sullo stesso argomento, da Ney. D'altra parte, Dedon si rivela incapace di superare le pastoie di un pensiero tattico che resta più analitico che critico: mentre eg li s i limita infatti a riproporre un sistema magari valido ma " datato", Ney propone una manovra tatti ca completamente nuova, che venà poi adottata tout court da un futuro regolamento.
L'unica manovra davvero inusuale, più che innovativa, fra quelle proposte da Dedon, è la su a s uddivi s ion e della colonna d'attacco , dopo lo sfondamento della linea nemica , in due '·mezzecolonne". Operata lungo l'asse d ' avanzata. questa evoluzione appare un po' velleitaria, per complessità ed utilità, a fronte dello specifico momento tattico cui appartiene , ed è parimenti impossibile verificare se fosse mai stata effettivamente impiegata.
Ad oggi, nessun documento contemporaneo che ne confermi l'uso operativo è venuto alla lu ce. almeno per quanto risulta all'autore; la manovra appare. in effetti. piuttosto complicata, e sopratt utto basata sul presupposto, non particolarmente realistico, che la linea avversaria, una volta perforata , non introflettesse un paio di compagnie per limitare i danni. In fine, come si sa,
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uno scontro à /'arme bianche fra una colonna ed una linea terminava solo molto di rado in un effettivo contatto, data la assoluta prevalenza del fattore morale, o motivazionale che dir si voglia, su quello materiale della situazione tattica oggettiva: in parole povere, o l'ostentata saldezza della linea, e la sua moschetteria, arrestavano lo ~lancio della colonna ben prima del contatto, oppure la valanga di baionette che sembrava rovinarle addosso, apparentemente inarrestabile. causava il dissolvimento della linea stessa in una massa di fuggitivi. anche in questo caso senza che si arrivasse realmente al contatto.
LE TATTICHE DOCUMENTATE DELLE GUERRE DELLA RIVOLUZIONE
I testi cd i documenti contemporanei che forniscano dettagli attendibili sulle formazioni tattiche impiegate durante le Guerre della Rivoluzione non sono, in effetti, molto abbondanti: ve ne sono alcuni, tuttavia , che in qualche misura gettano un po' di luce su questa materia.
Prima dello scoppio delle ostilità nel 1791, il corpo ufficiali delr Armèe Royale aveva partecipato attivamente al dibattito, filosofico e metodologico, fra Guibert e Mesni l-Durand; il primo favoriva una mistura di tattiche e formazioni lineari cd in colonna, mentre il secondo propugnava un uso esclusivo di quest'ultima, come unica formazione adatta al combattimento "moderno". La tavola ll2 ( a p. 82), che illustra una delle manovre proposte da Dedon, rappresenta un esempio eccellente di ciò che la scuola di pensiero di Mesnil-Durand, della quale Dedon fu senza dubbio discepolo entusiasta, intendeva per ·'tattiche in colonna". La manovra è eloquentemente intitolata : "Analisi di una colonna d'attacco che sfonda una linea nemica, dividendola a metà. e attacca poi le due ali che resistono".
ln seguito a que sta diatriba, il corpo ufficiali si era diviso in tre campi: questi erano costituiti dai seguaci di Guibert. da quelli di Mc s nil-Durand e da una (larga) maggioranza che favoriva una linea di pensiero intermedia, che mutuava da ambedue i contendenti, e prefigurava l'uso di tattiche e formazioni lineari per l'az ione di fuoco. e della colonna per condurre la manovra, nonchè assalti a villaggi, postazioni e trinceramenti.
Sia Jonquière , nel suo lavoro La Bataille de Jemappes, che Col in (3) , provvedono a fornirci una completa e dettagliata disamina di questa celebre battaglia.
Nel suo libro. Col in cita verbatim gli ordini di Dumouriez per la battaglia, cd il suo successivo rapporto. "Esattamente a rne z:ogiorno, tutta la fanteria si sc hierò in colonne di battaglione"; Jonquière identifica queste colonne come serrèe, e fu in questa formazione che i francesi avanzarono contro la linea di villaggi fortificati e di trinceramenti tenuta dagli austriaci.
Ben presto, Dumouriez ordinò al generale Ferrand, comandante dell'ala s inistra, di interrompere il fuoco preparatorio di controbatteria, che come sempre si stava rivelando uno spreco di tempo e muniLioni, e di avanzare "téte bassée" alla baionetta. Dumouriez diede ordine che le truppe di Ferrand avanzassero in colonne di battaglione, conservando questa formazione anche quando fossero penetrate nel villaggio di Quaregnon, loro primo obbiettivo, e che non si d ispiegassero in linea finché la loro ala destra non si fosse collegata con la sinistra del centro francese, a sua volta impegnato ad avanzare. Questi ordini furono eseguiti puntualmente e senza disordine alcuno.
Giunto a distanza ravvicinata, Fcrrand fece eseguire per tre volte una sal va di fuoco per lì le: sulla destra francese, Dampicrre aveva a sua volta schierato i suoi battaglioni in colonnes d'artaque, e quindi probabilmente par peloton, piuttosto che in masses. Nel frattempo, l'artiglieria austriaca continuava a fare fuoco su queste truppe, con l'intento di ritardarne lo spiegamento o scompaginarne le formazioni.
Benchè il generale Ferrand giudicasse questo fuoco d ' artiglieria, eseguito da 40 cannoni, come troppo pesante per poter condurre uno spiegamento ordinato, Dumouriez gli ordinò di dispiegare egualmente le sue colonne; ciò venne fatto senza che ne risultasse disordine nei ranghi.
La divisione Ferrand era composta di 10 battaglioni: 2 légère, 4 di lin ea e 4 difédéres parigini; tutti si spiegarono con una precisione da piazza d'armi, e Dumouriez rimarcò, nel suo rapporto, l'inaspettata freddezza dei vo lontari n el compiere questa complessa manovra sotto il fuoco nemico, indicando con chiarezza come questi ultimi avessero ben assimilato le t attiche lineari classiche, e come quindi non si potessero co nsiderare queste truppe dei semplici coscritti inesperti.
Nel complesso, si tratta di un eccellente esempio di manovra tattica eseguita in colonna, fino a chiudere la dis t anza con il nemico, per eseguire poi lo spiegamento in linea e condurre, in questa formazione, un assalto alla baionetta. Quest'ultimo venne infatti eseguito con considerevole pelizia tattica e perfetta scelta di tempo, oltre che con I' élan t ipico delle fanterie francesi, e portò alla rottura della linea austriaca e ad u n a netta vittoria per l'Armata della Mosella.
A Limbach, a Saint- lm bert, alla difesa di Ketterich e durante la ritirata su Bitche, l' Armata della Mosella continuò a comba ttere in formazioni l ineari . A n che in occasione della disastrosa sconfitta di Pinnasens, tutto lascia credere che Moreau intendesse utilizzare tattiche lineari: le sue truppe avanzarono infatt i in p r ofonde co l onne, ma non trovando lo spazio necessario per disp iegarsi, vennero rapidamente gettate nel più completo disordine dal fuoco concentrato degli austriaci su lle teste di colonna.
In una relazione, il generale Ambert parla del suo attacco sul retro d ella linea prussiana durante la battaglia di Kaiserlautem: "Spostai la nostra avanguardia, schierata in linea, davanti a (l villaggio di)Oterbach. Quindi ordinai che i battaglioni che componevano la mia colonna si schierassero in masses, per divisione, in modo che potessero avanzare fin dietro l'avanguardia. Le truppe leggere muovettero fin dentro la gola di Otterberg e diedero iniz io ad un fuoco di schermagliatori contro i Prussiani".
La formazione della Divisione Ambert può dw1que essere riassunta come una linea di schermaglia in testa, seguita da una serie di unità schierate in linea per disporre della potenza di fuoco necessaria a trattenere il nemico, ed infine il grosso della fanteria in co lonna, al riparo delle prima linea e pronto a sfruttare qualsiasi apertura che si fosse presentata. Si tratta di un raro caso di desclizione completa e dettagliata della formazione adottata dalla fanteria francese per una battaglia.
Il Commandant Girardon, ufficiale comandante del Batail!on de Réquisition de Chaumont, un ' unità di bleus del '93 , descrive, in un passaggio del suo diario, lo spiegamento tattico del suo batt ag l ione in vari sco ntri successivi, accad uti nell'arco di qualche g iorno.
Il primo giorno, l 'u nità avanzò per tutta la mattina in co lonna per divisione ad intervallo intero , finchè non incontrò i l nemico e si dispiegò in linea; ancor a una volta, un classico esempio delle tattiche della scuola di Guibert.
Nei giorni seguenti, il comandante d'armata fece marciare le divisioni che co mpon evano il s uo coma ndo per bligate, ala destra in testa , con i battaglio ni in masse chiusa, allo scopo di fac i Iitare l'attraversamento dei vi ll aggi e l 'immediato. eventuale spiega mento in linea se la n ecess ità se ne fosse presentata.
Non appena venne avvistato il nemico, ogn i colonn a si sp iegò su l primo peloton del primo battaglione di ogni reggimento. Quando, presso Neustadt, gli austriaci ripi egarono, i francesi p roseguirono la loro avan zata schierati in linea. l dettag li dello scontro avven uto presso Noth weil er contenuti nel diario di Girardon, indicano ch iaramente che tutta l a battaglia venne combattuta da unità disposte in ordine d i schermagli a oppure in colo nne di piccole dimensioni, a causa del terreno rotto.
Nel 1793 , come in seg uito , i battaglioni francesi erano soliti d i staccare sc he rmag li atori. Girardon afferma che era prassi abituale distaccare circa I00 uomini per ogni battaglione, una pro-
porz ione co nsi derevo le: in occasione di uno scon tro presso Mi e te s heim , sette battag li oni furo no mandat i avan ti per occupare il limite dj un p icco lo bosco ad iacente al v ill aggio. Ognun o di questi battag lion i distaccò IOO sc hermag liatori e l i mandò avanti per ripulire i l bosco dal le truppe leggere aus tri ac he; sfo rtunatamente per i francesi, queste ultime mantenn ero un fuoco così accurato e vivace che i battaglioni francesi non furono in grado di appoggiare efficaceme nte r azione delle trup pe legge re proprie, e di conseguen za l' avanzata abortì
A quanto pare, in questo periodo i fr ances i non s i im pegnavano mai in un o sco ntro e nza aver di s t accato da 30 a 100 schermagliatori pe r battag lione ; dal momento c he le co mpagni e voltegg iato ri erano anco ra d i là da venire, e que ll e granatieri erano generalmente di s taccat e per formare un ità d'élite composite, questi uo mini no n potevano es ere tra tti che da ll e compagnie fucili eri. o "di centro", co m e venivano s pesso denominate. Ques te truppe legg e re improvvi sate ve ni vano spesso accorpate in più g r a ndi unità ad hoc, dell a dimensio ne di battaglione o s uperiore, per o perare lungo il fronte del l 'i nt era armata fran cese.
L a freq ue nza con la quale queste varie tattich e ve ni va no impiega te è diffic il e da d e terminare con precis ione; tuttav i a, u na lettura analitica dei rapporti , dei diari e delle memorie dis po n ibili forni sce un quadro compl essivame nte atte ndibil e, per g li anni 1793-95, che s i può ria ss um e re nella tavola 115.
Tavola 115: Formazioni utilizzate in combattimento daUa fanteria francese
Teatro te d esco , 1792 - 1794
Formazione Linea
Formazione di manona in ripiegamento
contro cava lleria
A quanto pare , poi , non sempre le truppe leggere fra ncesi si dimostrarono particolannente efficaci Il g e nerale Duhesme affermò categ oricamente che, seco nd o la s ua (con siderevole) esper ienza perso nale, nel primo anno di g uerra in partico lare (l 792), la fa nteria leggera francese s i tro vò ad essere surclassata quantitativamente e qualitativamente da qu e lla a ustiiaca, la qu a le veniva in agg iunta utilizzata in m aniera assai efficace, co ntro i fianchi dei battaglioni francesi che veni vano impegnati co n il fuoco dall e truppe legge re avversarie nascoste dietro qual s iasi riparo il terre no offrisse .
An c he Bross ie r co mm e ntò, scrive ndo ne l 1800, che n e l 1792 ogni att acco a ustriaco era in variabilmente acco mpagnato da un a " nu vola" di sc hermag liatori , s uggerendo che fo ssero in rea ltà stat i g li au s triaci ad in seg nare ai france s i l ' uso d e ll e truppe legge re!
Ri g uardo queste teorie, vi sono c omunque di ve rse di sc repa n ze, in particolare per quanto a tti e ne a ll 'affermazione che g li schermag li atori francesi fossero se mpre s uperati ne l numero da que lli avversari.
Duhesme prosegue ricordando che fra i battaglioni di Garde Nàtionale di recente formazione, ve ne erano di così poco e male addestrati da essere utilizzati nel ruolo di truppe leggere , in quanto incapaci di eseguire le complesse evoluzioni lineari che restavano patrimonio d i quanto rimaneva dell ' Armée Royale ("!es blancs ") . Duhesme conclude affermando che "per la verità, si può dire che entro la fine del I 793 le armate francesi non possedessero altro che fanteria leggera", con rife1imento al drammatico declino nel numero degli effettivi, e quindi alla apparente scomparsa dei vecchi reggimenti "reali", ed alla contemporanea esplosione di unità di "vo lontari". Questa posizione è evidentemente estrema, e come vedremo, solo parzialmente aderente alla realtà dei fatti.
La tavola 116 riassume, in base ai principi di quella precedente , una raccolta di casi documentati d ' uso delle truppe leggere francesi:
Tavola I 16: Uso degli schei-magliatori da parte francese Teatro tedesco, 1792 - 1794
È ev idente che le pesanti perdite sofferte dalle truppe di linea francesi durante la campagna del 1792, aveva no ridotto di molto il numero dei soldat i in grado di eseguire le manovre lineari proprie de ll o stile tattico fredericiano. Le nuove unità che venivano arruolate e pressoché immediatamente mandate al fronte, possedevano un addestramento poco più che rudimentale all'uso di queste tecniche; tuttavia, le tattiche lineari co ntinuarono ad essere impiegate, e furono solamente le unità peggio addestrate ad essere utilizzate come truppe leggere in attesa di poter ricevere, a loro volta , un suffici ente addestramento. È probabilmente per questo stesso motivo che, come risulta dalla tavola lJ 5, vi fu negli anni 1792 -94 un'assoluta preponderanza di attacchi condotti in colonna più che in linea, preponderanza destinata in breve a rovesciarsi o a ridimens ion arsi, per non ricomparire fin dopo, o a l più durante, la campagna del 1809 contro l 'Austria, e questa volta non più per necessità obbligata ma per deliberata sce lta tattica.
Il materiale su l quale si basa questa analisi è, comunque, ben lun g i dall 'ess ere completo, e la casistica esaustiva; si può affermare che, men tre un trend generale è sicurame nte discernibile, ciò non vuol dire poterlo definire e documentare in dettaglio.
In ogni caso, a nche nel 1792-94 le armate della Repubblica contavano, nelle proprie file, un ampio numero di so ldati veterani: le nuove rec lute, che non costituirono comunque mai , in un dato momento, più di un terzo circa degli effettivi , pur dopo aver ricevuto un certo addestramento continuarono ad essere di no1ma posizionate nel seco ndo rango della compagnia di fanteria, in modo da essere circo ndate da soldati espe1ti. Non si dimentichi poi c he il governo rivoluzionario istituì forti incentivi a beneficio di chi si arruolava nell e unità di Garde Nàtionale , e di co nseguenza molti soldati regolari disertarono o comunque abbandonarono la propria unità, spesso con la connivenza dei rappresentanti del governo, per rian-uo la rs i nei battaglioni dei hleus , assai più graditi politicamente, con la prospettiva di una paga e di co ndi z ioni di servi zio migliori, di una disciplina assai più rilassata e, almeno per un certo periodo , della po ssib ilità di eleggere ufficiali e sottuffic iali!
L'emoraggia fu dunque più apparente che reale, e già all'inizio del 1795 i battaglioni di bleus non mostravano più significative differenze, come capac ità tattiche, rispetto ai vecchi reggimenti ereditati dal I' Ancién Règime: dove ancora essi lasciavano un po' a desiderare era nella complessiva scarsa solidità, in altre parole la loro incapacità di sostenere a lungo lo shock di un combattimento prolungato e di perdite sostenute.
In parecchie occasioni le unità francesi di questo periodo videro le proprie reclute sba ndars i alla prima sal va: non è certo la cultura marziale, o la conoscenza della teoria della manovra a rendere una truppa capace di affrontare il fuoco nemico, ma la sua coesione interna, o "coraggio collettivo".
Il 1793 fu, per l e armate francesi, un anno di rinnovamento e di ricostruzione della propria identità: per il 1794 al più tardi, la fanteria francese nel suo complesso si dimostrò nuovamente in grado di impegnarsi in scontri a fuoco prolungati. Ciò che ancora mancava era la capacità di manovrare regolarmente senza disordine in formazione lin eare, e soprattutto, di manovrare sotto fuoco.
Potrebbe quindi stupire che le reclute altrettanto inesperte, e certame nte meno entusiaste, incorporate nell e armate dell'Impero nel 1813, si dimostrassero perfettamente capaci di manovrare in lin ea e sotto fuoco, e di apprendere quanto necessario durante la marcia dai depositi fino al fronte.
Non si trattava ce rtam e nte di un caso di s uperiorità del materiale umano, bensì di un risultato attribuibile alle capacità professionali dei quadri, degli ufficiali e dei sottufficiali cui spettava dirigere man ovre così complesse.
Bisogna ricordare che, nel 1792 - 94, l'esercito francese stava invece subendo una purga di tutti gli ufficiali di origine nobile, o di sospette simpatie realiste; il che equiva le a dire, pressoché della totalità del corpo ufficiali.
A l loro posto, andarono uomini che era no stati in larga misura eletti dalla truppa; spesso si trattava di sottuffici a li veterani, in quanto a nch e il soldato più ignorante s i rendeva conto di dover essere guidato da qualcuno che conosceva, se non altro, le manovre. Questi uomini non po edevano quasi mai, tuttavia, l'istruzione e le capacità di leadership che fanno un buon ufficiale, e l'esodo ebbe poi anche l'effetto di impoverire grandemente i ranghi dei sottufficiali, spina dorsale dell'esercito, senza per questo dar vita ad un corpo ufficiali efficiente.
In molti cas i, poi, le nomine vennero fatte su basi di popolarità, correttezza politica od anzianità, risultando in un ampio num ero di ufficiali incompetenti. Allo stesso modo, i nu ovi sottufficiali saliti dai ranghi per sos tituire i promossi, spesso mancavano di preparazione e qu a lità professionali, oltre c he di esperienza.
Ci vuole tempo per formare ufficiali e sott ufficial i effic ienti , e nei primi anni della Repubblica vi fu una grave penuria tanto nel numero c he nei talenti; per il 1796 al più tardi, p erò, i quadri rinnovati dell'esercito francese avevano cominciato ad imparare il me tiere, e da quel momento in poi si v idero Le fanterie in blu operare, indifferentemente, in linea , in colonna od in sempre più sofisticate combinazioni di questi due ordini, oltre naturalmente a quello di sche rmagli a.
La Linea tornò ad essere la formazione d'attacco preferita, a partire dalla prima Campagna d'Italia di Bonaparte al più tardi, ma l'u so della co lonna d'attacco era ormai parimenti con solidato e rapprese ntava un 'alternati va comune alla linea. La colonna si era ormai evoluta sino a diventare uno st rumento tattico riconosciuto , ed utilizzato con crescente frequenza dai generali francesi, con maggio r sofisticazion e di quanta generalme nte gliene venga attribuita.
L'ORDRE MIXTE
Fu apparentemente durante l a prima Campagna d'Italia c h e, sembra ad opera di Napoleone stesso, entrò per la prima volta a far parte dell 'arse nal e tatti co francese l 'ordine misto (ordre mixte) composto di linee e colonne combinate in un'unica formazione tattica.
Per quanto si sa , la nuova formazione fu impiegata per la prima volta , e con grande successo , durante il passaggio del Tagliamento, avvenuto il 16 marzo J 797 a dispetto di una vivace opposizione da pai1e nemica. Pochi giorni più tardi , l'esperimento venne ripetuto al passaggio, pure contestato , dell ' Isonzo , con eguale successo.
È difficile dire se l' adozione della nuova formazione fu dovuta alla situazione tattica, in particolare al terreno che non pennetteva un dispiegamento completo, oppure ad un colpo di genio del Generale Bonaparte: certo è che il risultato si rivelò un successo , ed una nuova fase dello sviluppo della manovra tattica ebbe inizio.
La paternità teorica dell'ordine misto potrebbe, in realtà, essere reclamata a buon diritto da Guibert; egli affermò infatti che era del tutto appropriato combinare linee e co lonne in una formazione d'attacco , in modo che, agendo di concerto, i punti forti delle due formazioni ne veni ssero esaltati. Tuttavia, teorizzare su una manovra seduti nel proprio studio è una cosa, mentre mettere in pratica la manovra stessa sul campo di battaglia è un 'altra; a questo riguardo , il primato del giovane Bonaparte è incontestato.
Nel suo rapporto sulla battaglia, inviato al Direttorio , Napoleone stesso descrisse le proprie disposizioni: "Ognuna di queste divisioni (Guieu e Bema.dotte) schierò i propri battaglioni granatieri, spiegati in battaglia (vale a dire in linea), ognuno con una demi-brigade leggera davanti, supportata da due battaglioni di granatieri in colonna e fiancheggiata da cavalleria. La fanteria leggera era dispiegata in ordine di schermaglia ...ordinai ad ogni demi-brigade di schierare il 1° e 3° battaglione in colonne chiuse (serré) sulle ali del 2 ° battaglione spiegato (jn linea)".
Anche al passaggio deil'lsonzo, Napoleone utilizzò l' ordre mixte; La storia ufficiale della 12me Demi-Brigade de Barai/le (di lin ea) cita specificatamente l'intervento personale del Generale nella selezione di questa formazione:
"La divisione era schierata in line a lungo le rive dell'Ison zo. li nemico eseguì unfiwco d'artiglieria su di essa dalla riva sinistra. /I generale comandante (Napoleone) arrivò e diede ordine di s c hierare le truppe nel seguente modo: la 12a demi-brigade formata in bataillon carré senza profondità, vale a dire con il 2° battaglione in linea, ed il 1° e 3° battaglione in colonna chiusa per divisione s ui fianchi del 2 ° battaglione. La 64a demi-brigade si schierò in colonne serrate per divisione, ala destra avanti. I granatieri di queste due demi-brigades stavano all'ala sinistra della linea in colonne serrate. Un battaglione della 21a demi-brigade leggera stava alla testa di ognuna di queste colonne.
Il rapp0110 della 64eme Demi-Brigade afferma che "uno dei suoi battaglioni era schierato in linea , e gli altri in colonne chiuse in masse". Èinteressante notare che, talvolta , l'ordine misto consisteva in pratica anche di un singolo battaglione in linea ed uno in colonna.
Nel 1800 le divisioni Watrin e Rivaud combatterono la battaglia di Montebello; Watrin, la cui lin ea d'avanzata attraversava zone pianeggianti, schierò i suoi battaglioni in linea. Gli austriaci misero in campo forze significative, ed impegnarono i francesi con un vivace fuoco d'artiglieria.
Watrin schierò due battaglioni della 6a Demi-Brigade Légère in linea, a destra della strada principale , dando ]oro ordine di aggi.rare l'artiglieria nemica; contemporaneamente , un battaglione della 40a Demi-Brigade ricevette ordine di impadronirsi del1e alture di Casteggio, in modo da aggi.rare l'opposta ala austriaca. Il movimento della 40a richiese però troppo tempo, e Watrin si accorse che le alture erano onnai in mano al nemico; egli distaccò a11ora un battaglione della 22a Demi-Brigade per impegnare queste truppe, mentre la restante parte di questa restava schierata in linea sulle posizioni originarie.
Rivaud attaccò invece fin dati ' inizio della battaglia le posizioni austriache poste sulle alture; a causa del terreno, egli potè schierare la sua divisione solamente in una combinazio ne di colo nne ed ordine di s chermaglia.
li I btg. della 43a Demi-Brigade avanzò a ll 'ala sinistra, ed il Ili btg. su que ll a destra, entrambi interamente in ordine d i schermaglia; il centro venne occupato dal Il btg., schierato in colonna serrata par peloton, che avanzò se nza sparare un solo colpo, ma beneficiando del fuoco dicopertura eseguito dagli schermagliatori che ne accompagnavano l'avanzata su entrambe le ali. li I ed il II btg . della 96a Demi-Brigade avanzarono al di là del villaggio di Casteggio in colonna c h iusa par pelotons; una volta supe rato l'abitato, i due battaglioni si disp iegarono in ordine di schermaglia
Nella seconda fase della battaglia di Marengo, non appena giunto sul campo d i battaglia, Desaix spiegò la D ivisio ne Boudet in ordre mixte: schierata en echelon, ala sinistra avanti, la divisione portò la sua 1a brigata sulla s inistra de ll a strada principale Alessandria-Voghera, mentre la 2a br igata si pose sulla destra .
Due battaglioni della la brigata si di s piegar ono in linea, mentre gl i altri due rima ero in colonne chiusa per div isione; la 2a br igata assunse la stessa disposizione su l lato opposto de ll a strada. (tavola 117)
La la brigata, che comprendeva la 9a Demi-Brigade Légère, ebbe ordine d i avanzare; ma il fuoco nemico era sufficiente mente intenso da imporre a Boudet di spiegare degli schermagliatori sul fronte della fo rmazione. Poco dopo, anche la 2a brigata ricevette l 'o rdine d'attacco.
Nel 1805, dopo l'abbandono de ll a progettata invasione de l! ' In ghilterra, Napoleone non perse tempo nel mettere alla prova la neonata Grande Armée , reduce dagli anni d 'addestramento del campo di Boulogne.
Ne l dicembre, I' ordre mixte venne impiegato ad Austerlitz, con lo stesso successo ottenuto al Tag l iamento, a li ' ! o nzo e a Marengo; g li ord i ni dell'Imperatore erano molto p rec isi al riguardo: "Ogni brigata avrà il suo primo reggimento in linea. Il secondo reggimento in colonne chiuse per divisione, con il primo battag lione a destra ed arretrato rispetto al primo battaglione del primo reggimento ed il secondo battaglione (del secondo reggiment o) arretrato e a sinistra del secondo battaglione (del primo regg i mento)". Si tratta esattamente della stessa formazione impiega ta al passaggio del Tag li amento, con la d iffere nza che il fronte delle unità dispos te in linea era raddo ppiato.
Soult ricorda che Napoleone raccomandò insi s tentemente ai s uoi generali di rimanere costantemente schierati su d ue successive l inee di battagl ia, più u na di sche1magliatori davant i a q ueste; i ba ttag l ioni avrebbero dovuto ma nteners i in que ll a che sarebbe stata, nei dieci anni successivi, la formazione di manovra tipica delle fanterie dell' Armée, ovvero la colonna per divisione à demi-distance, c ioè ad inte rvallo di peloton. In q uesto modo, i battag li oni av rebbero avuto la possibilità d i evoluire rapidamente e facilmente. potendo anc he formare quadrato , se necessario, i n pochi momen ti; questa formazione avrebbe dovuto essere manten uta pe r tutta la battagli a, a lmeno in linea di princip io, e se qualche battag lione fosse invece stato s piegato in li nea. il fronte esposto al nemico non sarebbe aumentato di mo lto .
A dispetto de ll e raccomandaz io ni di Napo leone, i suoi generali a qua nto pare co nservavano idee p roprie riguardo come manovrare le proprie forze, nonc h è su quali manov re e formaz ioni fosse r o da preferirsi in una data situaz io ne tatti ca. A usterlitz rappresen ta u no de i rari cas i in c u i l' imperatore violò la regola genera le, da lui stesso stabi l ita, di concedere ai subordinati ampia libertà di scelta sulla natura dello spiegamento tattico a livello di unità.
Vandamme, comandante di una delle due divisio n i del III Corpo di Soult prescelto per il decisivo attacco al P r atzen, prescrisse questo schieramento neg l i ordini impartiti al generale Ferey, qua ndo qu esta brigata si trovò i mpro vvisamente ad affro ntar e fanteria e cava lleria avversa r ia, probabilmente rus a: Fe rey formò una pr i ma li nea con due battag lioni in linea, seguita da una seconda con due battaglioni in quadrato.
Durante la battaglia di Jen a, la divisione Suchet faceva parte del V Corpo di Lann es; n elle primissime fasi della battaglia, ques to comando ebbe il compito di resp ingere l 'ava nguardia di Tauentzien e di aJlargare la tes ta di ponte francese s ulla riva occidentale d e lla Saale, per guadagnare s pazio allo spiegamento della Grande Armée.
A questo fine, mentre la Di visione Gaza n doveva prendere il villaggio di Cospeda, la Divisione Suchet ebbe ordine di catturare quello di Closwitz, s ul quale si ancorava l' a la sinistra di Tau c ntzien.
La Brigata CJapàredc , composta per l 'occas ione dal solo l 7° leggero su tre battagli o ni. ve nne schierata a si nistra , in una so la linea seguita da due cannoni; la Bri gata Reille a destra, in due linee con artiglieria negli intervalli fra i reggimenti: il 40° di linea , su 3 battagli o ni, in te sta; il 34 ° di linea , s u 4 battaglioni, formava la seconda linea.
Circa 200 metri più indietro, la Brigata VedcL composta dal 64° e dal!' 88° di linea, en trambi su tre battaglioni, si schierò in po s izione centrale con fun zioni di riserva. Tutti i battaglioni della divisione, con l'eccezione di quelli del 17° le ggero, c he erano in linea , era no schie rati in masses serrate.
Dopo aver attraversato l'e s trema propa ggi ne di terreno boscoso che si trovava davanti a Closewitz, la Divisione Suchet s i trovò davanti una grossa forza di cavalleria pru ss iana. sc hierata nella piana fra il bosco e d il villaggio. 11 17° leggero , che era in testa, si trovò ben presto in difficoltà perchè a corto di munizioni , e venne sostituito dal 34° di linea con un passagg io di linee offensivo ben eseguito.
Respinta per il momento la cavalleria, il II e lli battaglione del 34°, che si trovavano tuttora in buon ordine, ebbero ordine di impegn are tre battaglioni nemici con fuoco in avanzata, il c he indica che si trovavano , o si desiderava si dispiegas sero, in linea. Quindi, co n un cambiamento di fronte con la destra avanti, questo stesso reggimento avrebbe do vuto ca tturare l'artiglieria prussiana, che era appoggiata da formazioni di granatieri.
I prussiani si ritirarono, co prendosi con un vivace fuo co di fucileria, mentre un battaglione dell '88° di linea li inseguiva con gra nde aggressività, supportato da un ballaglione del 21 ° leggero, facente parte della Di vis ione Gazan, schierato in masse.
Da questa de sc rizione si rileva che, mentre gran parte della manovra ven ne effettuata in colonna, la formazione da combattimento preferita da Lanncs era tuttora la linea ; in ogni caso, le s ue divisioni vennero schierate in almeno due linee. il che co nferi va so lidità e nel contempo flessibi lità alla formazione.
Le battaglie gemelle di Jcna - Auerstaedt offro no anche altri esempi di formazioni tattiche. Lo stesso corpo d'armata di Lanne s, per esempio, s ubito prima dell 'ava nzata contro Closewitz s i schierò in una formazione mista di linee e colonne; l ' artig lieria ve nne schierata negli intervalli fra i battaglioni, ma la maggior parte di questi erano in effetti disposti in ordre mince, benchè in una fa e successiva della battaglia , davanti ad un ripi egame nto prussiano, il mare sciallo lancia sse all'inseguimento i 6 battag l ioni della Brigata Campana, Divisione Gazan, schierati in masses. Di converso SouJt manovrava la maggior parte delle s ue truppe in colonna, e pur sem pre su due linee. (tavola 118)
Alla stessa battaglia di Jena, la Divisione Desjardin (la) del VTI Corpo di Augereau era pur essa sc hierata in due lince. La s ua Ia brigata eseguì un cambio di fronte per obliquo, destra avant i : la seconda linea copiò que s to movimento, estendendo ulteriormente l 'a la s inistra con du e dei suoi battaglioni.
La I a brigata si schierò in seg uito per pelotons s ulla sinistra, ed avanzò in que s ta formazione per scacc iare i Pru ss iani dai boschi; non appena il 7° leggero. appartenente alla 2a Divi s ione del generale Heudelet , ebbe cominciato a rastrellare i boschi che si trovavano ad oves t del villaggio di Cos peda , s ulla s inistra della la Divisione, e contemporaneamente si videro molti feriti francesi
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abbandonare questi ultimi , apparve chiaro che il terreno alberato era occupato da una ignificativa forza nemica. Venne quindi ordinato di formare una lin ea di battaglia orientata a sinistra, per oppors i a que ta potenziale minaccia.
Il 16° Légère, forte di ben quattro battaglioni. costituiva da solo la l a Brigata del generale Lapis e; il reggimento mosse dunque verso sinistra ed i boschi di Cospeda. Giunto in prossimità di questi, il III battaglione si sc hi erò in o rdin e di schermag li a e penetrò nel bosco. mentre g li altri tre battaglioni avanzarono in colonna a destra del bosco in direzione dell'abitato; di fronte a questo. i tre battaglioni si dispiegarono in lin ea non appena giunti a tiro di moschetto di alcune batterie prussiane, ivi schierate. Formata la lin ea, ebbe inizio un vivace fuoco di fucileria contro l 'a rtiglie ri a avversaria, seguito da un 'avanzata fino alla d istanza di "un tiro di pistola" (30/ 40 metri); da qui, spiegatisi in ordine di schermag li a, i tre battaglioni condussero un riuscito assalto che. dopo un breve ma duro combattimento. fruttò l a cattura di 11 cannoni.
Il rapporto del 14° di linea, presente con un solo battaglione, che insieme al 44° (3 btg.) cd al 105° (3 btg.) di linea formava la 2a brigata de l generale Lefranc, precisa che. una volta che il 16° leggero ebbe respinto i prussiani sulla destra, il battaglione (del 14°) si schierò in linea sulla posizione precedentemente occupata dall'avversario.
Poco dopo, giunse sul campo di battaglia il VI Corpo del maresciallo Ney, che si schierò fra le truppe di Lannes e quelle di Augereau di fronte alla divisione sassone di Von Rechten. Con caratteris ti ca impruden za, il futuro principe della Moscova s i spi n se un po' troppo avanti e si trovò in con iderevole difficoltà; nello sforzo di d i stricarlo da una posizione pericolosa, il 14° di linea, supporta to dal 44°, ebbe ordine di impadronirsi di una altura posta sulla destra.
Il singolo battag lione del 14° si era nel frattempo spiegato in linea. mentre almeno due dei battag l ioni del 44° si trovavano in co lonna. Tutte queste unit à, una volta terminato di attraversare i boschi, si riformarono comunque in colonne chiuse, a causa della minaccia rappresentata in terreno aperto dalla cavalleria prussiana.
Il rapporto del 44° segnala che il reggimento si era schierato sulla destra della 2a brigata della la divisione del VII Corpo, formato in linea dietro e a destra di un villaggio in fiamme. Alle 10.30, i l colonnello ricevette, direttamente da Napoleone, l'ordine di spostarsi verso destra manovrando per pelotons; venne quindi distaccata una compagnia di vo/rigeurs per osservare i movimenti del nemico. Completata la ricognizione, il reggimento si accinse ad avanzare attraverso un tratto di ten-eno pianeggiante, con il 1 btg. in linea cd il 11 , in colonna serrata. al le spai le dell '8° peloton (ala si ni stra) del I battaglione.
Il 105 ° di linea si era schierato a s u a volta in colonne, ala sinistra avanti; giunto su terreno pianeggiante. il reggimento si sp iegò prontamente in line a, avanzando fino a l limitare de l bosco. l prussiani si ritirarono in disordine di fronte ad esso, portando i dietro l'artiglieria; non più minacciato da quest'ultima, il 105° riformò in colonne ed attraversò rapidamente la pianura al pas de charge, per impadronirsi delle alture che dominavano la strada proveniente da J ena. U n a volta s ulla c resta , il reggimento s i sp iegò in lin ea e diede inizio ad uno sco ntro a fuoco, eseguito mediante salve su due ran ghi, che durò due ore.
B enc hè la fanteria prussiana ve ni sse così respinta, la cavall eria mosse contro l 'ala sinistra del reggimento. Que t o ripiegò a llora en échiquier per battaglioni ad intervalli di 50 passi, riformò la lin ea e mutò il fronte del II btg. in obliquo dietro i granatieri; ebbe quindi ini zio una seri e di salve in due ranghi, che obbligarono la caval leria prussiana ad allontanarsi.
Dal momento che il fianco s inistro del reggimento restava scoperto. ed i l colon ne ll o temeva un r itorno offensivo da parte della cavalleria che si era nel frattempo riordinata, il Il battaglione venne rischierato in colonna c hiusa, mentre il l btg. conservò la formazione lin eare .
La battaglia di Friedland venne combattuta il 14 gi u gno 1807. In questa occasione, il maresciallo Oudinot dispiegò due interi battaglioni in ordine di schermaglia, perchè si impadronis ero
dei boschi di Sortlack , mentre cinque o sei altri battaglioni avanzavano dietro di essi, presumibilmente in colonna per plotoni.
Lannes si comportò in maniera simile: uno schermo "permanente" di schermagliatori, favorìto dal teneno rotto, veniva a tratti integrato con lo spiegamento di un intero battaglione, pure in schermaglia , al fine si liberare dalle truppe leggere russe settori selezionati del fronte.
Con le altre truppe, egli formò due colonne , ognuna composta di un 'intera brigata; queste vennero impiegate alternativamente per colpire parti diverse della linea nemica, man mano che l a battaglia progrediva.
Quando Napoleone giunse sul campo di battaglia, vennero impegnate le due divisioni del VI Corpo di Ney. 1 cinque reggimenti della Divisione Marchand vennero disposti in un'unica colonna serrata, in modo da poter manovrare con la massima scioltezza possibile per colpire il fianco russo; la Divisione Bisson si schierò invece en echelon sulla sinistra.
L'aitiglieria e la cavalle1;a russe inflissero però pesanti perdite alla Divisione Marchand , rigettandola in disordine; Bisson si spiegò allora sulla sinistra per coprii-e il fronte e, non appena la riordinata Divisione Marchand ritornò in azione , tutti e nove i reggimenti delle due divisi.ani si dispiegarono, per la maggior parte in linea , per massimizzare la potenza di fuoco e ridurre invece al minimo gli effetti del fuoco della poderosa aitiglieria avversaria. La linea del VI Corpo copriva, in questa fase, un fronte di 1800 - 2200 metri, protetto da una vera "nuvola" di schermagliatori impegnati in combattimento con le truppe leggere russe.
Dopo un protratto scontro a fuoco, la lun ga linea francese venne infine costretta a ripiegare da una car ica di cavalleria; Napoleone intervenì allora di persona, ordinando alla Divisione Dupont del J Corpo, ora comandato da Vietar, di spiegarsi in ordre mixte per attaccare il fianco scoperto della cavalleria russa, con l'appoggio della cavalleria di Latour-Maubourg. Una delle brigate di Dupont si dispiegò in linea, mentre la seconda, forte di sei battaglioni, si dispose su una linea di masses. 1 tre reggimenti del Corpo di Ney tennero fermo alle estremità della nuova linea, sch ierati in quadrato.
Durante la sua avanzata, Dupont si trovò davanti ad un corso d'acqua, detto "Rivo del Mulino", che lo separava dai russi; a causa del pesante fuoco d'a1tiglieria cui era sottoposta la sua divisione, egli la dispiegò in linea prima di varcare il fiumicello, dal momento che la cavalleria russa era nel frattempo stata respinta dai dragoni di Latour-Maubourg.
Nel contempo, anche il VI Corpo aveva ripreso l'avanzata, dopo essersi riordinato; un battaglione ven n e schierato in ordine di schermaglia, e precedette il grosso dentro l a gola che conduceva all'abitato di Friedland. Immediatamente alle spalle della fanteria leggera, si trovava il 59° di linea, schierato in colonna serrata.
Della "colonna" di Macdonald a Wagram già si è detto in precedenza; una teoria, diversa da quella esposta, sostiene che per l'attacco le sue truppe non fossero schierate in una co lonn a di corpo d'armata. con i battaglioni in linea uno dietro l'altro, bensì in un massiccio ordre mixte, con il fronte formato da otto battaglioni in lin ea, schierati su due linee di quattro. Colonne di 9 e 4 battaglioni in colonne par division formavano rispettivamente i fianchi destro e sinistro di quello che appariva come un immenso quadrato, il cui lato posteriore era costi tuito da altri tre battaglioni, disposti in linea. Alla sinistra cavalcavano i corazzieri di Nansouty, mentre la destra era protetta dal l a cava ll eria della Guardia al comando di Walther.
Si trattava, in tutta evidenza, di una formazione assai pesante, incapace di rapide evoluzioni o cambi di fronte, che se fosse stata attaccata da cavalleria non avrebbe potuto fare altro che formare un immenso quadrato. (tavola ll9)
I dettagli delle formaz ioni tattiche impiegate durante l a battaglia di Borodino so n o scarsi e frammentari; tuttavia, sappi amo che 1'assalto alla Grande Ridotta da parte della I a Divisione (Morand) del I Corpo di Davout, venne eseguito in ore/re mixte. (tavola 120).
~AVCllA 128
OOJVOOCi)0,Jl.)"'00-UO.'.:IJJc.,...i:J0''101.1
Ali 'apertura della campagna del l 8 l 3, la disperata scars ità di cavalleria costrin se l'Armée ad una parz iale revi s ione d e ll a propri a filo sofi a tattica; bench è non esista a tutt 'ogg i ness una tc st imonianLa nota relativamente ad un abbandono uffi cia le dell' ordre rnixte, non v i è più ne l contempo n essu n a pro va c h e questa formazio ne ve ni sse utilizzata durante le ca mpagn e degli ultimi a nni dell' I mpero .
Anche le reclute che formavano la maggioranza delle nuove arma te messe in cam p o da Napoleone dopo il disastro della Ru ssia sare bbero probabilmente s tate capac i di eseguire le necessa rie evo luzioni , essendo co me s i è detto meglio adde s trate ed inquadrate di quanto talvo lta si creda; fu piuttos to l' estrema d e b o lezza della cavall eria francese, dalla quale derivava una totale superiorità di quella alleata, ad imporre l 'adoz ione di formazioni dense ed in go mbranti , con detrimento della fle ss ibilità tattica e costituenti un ecce ll e nte bersaglio per la potente artig li e ri a avversaria.
Subito prima di Lutzen , Napoleone ordinò ai s uoi generalj che " .in caso di azione, manovrassero in modo tale da mantenere la loro ala s inistra appoggiata al fiume Saal,formando per b ri gata ed in masse tante linee quante sono le divisioni nel proprio co rp o d'armata. Ogni regg imento sarà in una c olonna p e r divisioni a metà intervallo (cioè a distanza di peloton). Ci sarà un intervallo di 200 m etri fra r eggimenti, in modo che si possano formare sei od otto quadrati in due linee in ogni divisione." Ciò s ignifi ca c he ogni reggi mento avrebbe dato vita a d una colonna indipendente e distinta e, come presc ritto dal rego lamento, se n ecessar io avrebbe formato un qu a dra to regg imentale; la principale ragio n d'essere di questa formaz ione era probabilmente costitui t a dalla grande scars ità di effetti vi della fanteria francese n e ll a tarda primavera del 18 J 3 (4), che costrin geva ad affidarsi al reggimento , più c he al battaglione, come unità tatti ca fond amentale.
Durante la battag lia di Lutzen , g li attacchi condotti dal Ili Corpo di Souham contro g li abitati di Gross- Gorsch c n e Kaya furono eseg uiti da unità in colonna serrata, e fu in questa fo rmaz ion e che r 8a Di v isio ne ( Brayer), qu a ndo venne respinta, ripiegò dietro la lOa (A lbe rt) del V C orpo di Lauri s ro n m ed ia nte un ben eseguito passagg io di linee: un ' ulteriore dimostrazione di come le rec lute del 1813 avessero poco da imparare, quanto m e no ne lla manovra, dai loro predecessori.
A B a ut ze n ve nn ero impiegate tanto lin ee quanto co lonn e; in questa battag li a, 1'8a di v i sio ne e l'avanguardia d e l III Corpo attaccarono le alture di Klein Burschwit z, co n l' a ppogg io della 9a divi s ione ( Delmas, III Corpo) e della 10a (A lbert, V Corpo): queste due ultime unit à era no e ntrambe sc hi era te in co lo nn e chiuse per divisione, ed almeno la 10a, che cos titui va la riserva di Corpo d'Armata, s u due linee .
Questa formazione ve nne mante nuta alme no fin o alla cattura del co nte so v ill agg io di Preitit z; in quella fase d e ll a battag li a, l a 9 a Divis i o n e proseguì la s u a avanzata in colonne di battaglione, mentre la 10a e la lla s i di s piegarono.
Quanto detto la sc ia s upporre c he a partire dal 1809 circa, vi fosse s tata una perce pibile evoluzion e del pensiero t a tti co francese; la ce lebre "colonna " di Macdo n a ld pu ò essere pre sa co m e il primo ese mpio cli un abbandono delle tattiche a li velJo di ba ttaglione e regg im e nto in favore di sc herni divisionali e a li vel lo di Corpo d'Armata.
Si potrebbe dunque o sse r vare che non fu tanto l' ordre mixte in sè ad esser e abbandonato, m a piuttosto c he esso c ontinuò ad essere applicato ad un live l lo s uperiore, in "scala macro" potremmo dire.
Vale pure la pena di sotto lineare c he , a n cora alla battag li a di Bautze n , l 'att acco decisivo fra quelli condotti dall ' ala s ini s tra francese al co mando di Ney, cioè quello c h e pervenne infin e a ca tturare l'abitato di Preit it z, fu eseguito d a due divisioni i c u i batt agli o ni si dispiegarono in linea; le divisioni sc hierate alle loro s palle, c he erano r imaste in co lonna, non presero effett ivamente parte ai combattimenti.
LA COLONNA D'ATTACCO
Sotto l'Impero, il generale Meunier pare abba ndonasse comp letamente, nei suoi trattati , la colonne d'attaque in tesa come sinonimo per colonna cli compagnia (colonne par peloton) . Nel suo manuale Evolutions par Brigades , Meunier propone infatti esclusivamente l ' uso di colonnes par division.
Nelle sue opere, di epoca leggermente successiva, il generale P elet ripropone in vece la co lonne par pelotons , alla quale egli ascrive alcune caratteristiche positive: egli scrisse infatti che, quanto più il fronte di una formazione è esteso, tanto più le manovre divengono lente e complicate; per questo motivo , la vecc hia colonna di compag ni a permetteva di eseguire le necessarie evoluzioni nel modo più rapido ed efficiente. in particolare per formare quadrato o dispiegarsi in linea. Il generale Morand , uno dei famosi divi s ionali di Davout, sembra essere stato invece un sostenitore della colonne par divisions; egli riteneva che questa formazione fosse" .. .la più conveniente nei diversi terreni e circostanze, presentando il vantaggio di poter essere trasformata in altre forma zioni nel minor tempo e con il massimo ordine possibile. Un battaglione in colonne par divisions ad intervallo di peloton mi sembra il meglio in queste condizioni. In effetti, esso non può essere sorpreso s ui fianchi o alle spalle da un attacco di fanteria o cavalleria. Il battaglione può dispiegarsi in pochi secondi , con ordine e senza pericolo. Una colonna può cambiare fronte senz a deform arsi, eseguendo una conversione su sè stessa. Essa è l'unica formazione da assumere in terreno rotto o collinoso, ed è utile in qualsiasi terreno.
Morand osservò infine che , piuttosto ovviamente, durante un attacco ogni battaglione in colonna avrebbe dovuto mantenere da quello adiacente un intervallo sufficiente a potersi dispiegare in linea , se richiesto.
Il fatto che la colonna d ' attacco non fosse stata una formazione di ripiego, adottata per fare fronte in qualche modo ali' inesperienza delle truppe ri vo lu zionarie , trova conferma negli scritti del ge nerale Duhesme. Egli afferma infatti testualmente che "È un errore singolare s upporre che la foga e l'inesperienza spingessero la fanteria ad adottare la formazione della colonna d'attacco.! battaglioni che non avevano ricevuto addestramento vennero assorbiti dalle truppe leggere , divennero rari e furono sempre una minoranza.'' . Parlando in generale, il maresciallo Gouvion Saint-Cyr descrisse un attacco tipi co:
"Supporremo che una divisione , composta da quattro reggimenti di linea ed uno leggero , sia incaricata di attaccare il fronte della linea nemica. Ecco la formazione d'attacco che io individuerei. I tre battaglioni di fanteria leg gera avanzeranno, schierati in due ranghi e con le.file separate l'una dall'altra a una distanza di due o tre passi, in modo tale che i tre battaglioni coprano il fronte degli altri 12 altri battaglioni della divisione e nascondano i movimenti di questi. Al mom ento dell 'attacco, i 12 battaglioni (di linea) si schiereranno in co lonne di battaglione, og ni colonna formata da quattro divisioni (di due pelotons ognuna , c ioè colonne par divisions) ad un intervallo di tre passi (pertanto colonne serre').
Quando verrà dato il segnale d'attacco, la fanteria leggera, schierata J50 passi davanti alle colonne, avanzerà in modo deciso e darà inizio ad un fuoco di schermaglia . L e 12 colonne seguiranno al pas de charge, e quando la fanteria leggera g iungerà a 50 passi dal nemico s i arresterà. Se il nemico tiene fermo , gli schermagliatori raddoppieranno l'intensità del loro fuoco. Le colonnes serrées en masse par divisions, con la prima (divisione) a baionette abbassate, e le tre rimanenti a spall'arm, raddoppieranno il passo, e conservando la loro formazione profonda, passeranno attraverso gli schermagliatori schierandos i par pelotons negli intervalli, e caricheranno il nemico alla baionetta.
Se caricate da cavalleria, le colonne semplicemente serreranno i ranghi finchè questi si tocca no (la masse).
È interessante notare che in questo passaggio, benchè s icuram e nte scritto prima del 1808 (5), Saint-Cyr delinea uno scenario tattico "progressista··. con colonne per divisione che, cope1te dalla fanteria leggera in ordine di schermaglia, si scagliano contro il nemico alla baionetta, senza dispiegarsi in linea e rinunciando pertanto all'azione di fuoco preparatoria. che viene lasciata per intero alla fanteria leggera.
Il lll Corpo di Davout com battè ad Auerstadt eseguendo, a quanto pare, tutte le sue manovre per battaglioni in colonna per divisione, a demi-distance (cioè a distance de peloton) oppure serré.
Ciò fu probabilmente a causa della grande supe riorità numerica della cavaJleria prussiana impegnata nello scontro , ed anche per la frequenza dei combattimenti in centri abitati che caratterizzarono la battaglia.
È comunque da notarsi che, a dispetto delle ragioni a favore dell'utiJizzo di questa formazjone nell a prima linea di battaglia, quasi tutte le evoluzioni compiute dietro le linee ve ni ssero egualmente effettuate in colon n a per divisione.
Il 111 ° di linea , per esempio, ricevette l'ordin e di formare quadrato non appena giu nto di fronte al nemico; il reggimento iniziò quindi ad avanzare in questa formazione, ma ben presto si rischierò in colo nne per divisione, fino a riunirsi con la 3a Divi s ione. A questo punto, i l 111 ° dovette dispiegarsi io linea a causa del pesante fuoco di artiglieria (a m itraglia, quindi a distanza ravvicinata) che era costretto a sostenere.
La Divisione Morand entrò in battaglia in colonnes par divisions à distance de section, con in testa il 13° Légère accompagnato da due pezzi da 4 libbre; il reggimento leggero aveva ordine di avanzare con un battaglione in colonna serré e l 'altro dispiegato in linea.
Quando i prussiani formarono uno schieramento di qu asi 8.000 cavalieri, e si prepararono ad attaccare, Morand rischierò la sua divisione, con l 'eccezione del 13° Légère, in uno scaglione di quadrati di battaglione con artiglieria agli ango li. Una volta respinta la cavalleria avversaria, Morand formò nuovamente i suoi batta gl ioni in colonne per divisione, su una sola linea, e riprese 1'avanzata.
L'esperienza spagnola fu invece differente, e costituì un vero e proprio shock per l'establishment militare francese ormai sicuro della propria consolidata su periorità tattica sugli avversari.
Infinite volte ormai le linee difensive russe, austriache e prussiane avevano infatti ceduto, prima del contatto, davanti ali' élan delle veloci colonne france s i. che piombavano loro addosso alla carica, baionetta in canna, apparentemente inarrestabili; al punto tale che, nel tealro continentale, a partire dal 1808 circa spesso non si riteneva nemmeno nece ssa rio farle precedere dal cons ueto schermo di fanteria leggera. L'azione di fuoco era di co nse guenza quasi scomparsa daJlo scenario tattico principale dello scontro di fanteria, a tutti gli effetti pratici sostitu ita da un vero e proprio "scontro di volontà", preliminare a l contatto fisico e di importanza deci s iva: in molte occasioni, questa tatti ca aveva avuto s ucce sso senza che si dovesse sparare un solo colpo! L ' uso del fattore morale, e l'impiego sempre più deliberato e sofisticato dell'arma p s icologica, erano gi unti a costituire parte fondamentale dell'arsenale tattico francese, forte dell·ascendente costruito attraverso anni di vittorie.
Contro la solida fanteria britannica, le cose furono da sub ito diverse. Contro un avversario dalle caratteristiche inusuali, e forse anche perchè in genere privati della guida del loro maestro, i pur abili generali francesi parvero incerti s u qual e modulo tattico applicare, rifugiando s i spesso in un uso esclusivo, e piuttos to pedissequo, della colonna d'attacco, che per qu alche motivo n on cono sciuto, in Spagna venn e per giunta quasi sempre formata ne l modo più antiquato, ossia par pelotons.
-AVOLA 12 i
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Vi sono, a onor del vero, alcuni esempi di uso dell' ordre mixte: ad Albucra. Girard sc hierò la sua divisione con due battaglionj in linea , altri otto al centro, fra i due spiegati, in colonne d'attacco se rTate , ed altri due sulle ali estreme in colonne par pelotons à distance éntière (tal'o/a /21).
A Fucntes de Onoro, venne formato un ordine misto con due battaglioni in linea e tre in colonna, e questa stessa formazione fu impiegata ad Almonacid; ma in que s t'ultimo caso. le linee si rivelarono troppo estese e le colonne troppo profonde: si trattava infatti di quattro battaglioni spiegati in linea cd altri nove in colonna, distribuiti s u tre colonne serrate di tre battaglioni ciasc una.
In ogni caso, dopo i primi incontri con la fanteria inglese, la cui disciplina di fuoco e saldo mora le metteva visibilmente a disagio i francesi, questi ultimi ricominciarono a coprire co n schermagliatori le colonne avanzanti, con maggiore frequenza c he negli altri teatri operativi europei, benchè non sempre; di converso, le unità britanniche di fanteria impiegate nella penisola iberica furono sempre coperte da uno schermo di fanteria leggera. generalmente fornito dalla compagnia laterale leggera di ogni battaglione. mentre le poche unità composte per intero da specialisti, quali il 43rd od il 52nd Light !nfant,y, o ancor più i s uperbi rijles del 5160th e del 95th, venivano di norma destinate a ruoli p iù specifici a livello divisionale o d'armata (6).
Per queste ragioni, furono dunque i france si a subire sovente uno sv antaggio iniziale: dal momento che in Spagna essi combatteva n o norma lmente in colonne par pelorons, e solo di rado in co lonna par divisions. quando essi perveni vano al fine a penetrare la densa linea di sc hermagli a britannica, il fronte della colonna poteva oscillare fra i 40 e gli 80 uomini, con una profondità di 9 o 18 in compagnie schierate su tre ranghi; i ranghi posteriori servivano solamente a sos tenere , moralmente e fi sicamente, l'impelo delJa formazione, senza però aggiungere nulla alla sua potenza di fuoco.
Un battaglione inglese, viceversa, poteva mettere in gioco tutti i suoi 5 o 600 (o più) moschetti, e la colonna costituiva un bersaglio che era impossibile, o quasi , mancare, quantomeno alle brevi distanze favorite dai britannici; l'unica speranza dei francesi rimaneva pertanto quella c he l' élan del loro attacco avesse s ull 'avve rsario lo stesso impatto psicologico subito da austriaci, russi, prussiani e spagnoli, con identici effetti: e per qualche oscuro motivo, i generaJi di apoleone parvero non voler mai ammettere che gli inglesi, molto semplicemente, rifiutavano di farsi impressionare e ten eva no fermo. A quel punto, avveniva un capovolgimento di ruoli. con l 'asce ndente morale che passava ai difcn 011: la colonna esitava, mostrando sovente segn i di disordine di fronte a quell 'es ibizione di fredda imperturbabilità, prima ancora di ricevere la raffica fatale. Nei casi in cui i francesi fecero precedere le loro forze d'assalto da folte linee di sche rmag l ia. come per esempio a Talavera o a Busaco , la fanteria leggera avversaria ne assorbì in larga misura gli effetti, ed i l risultato (e lo scenario) tattico complessivo non subirono mulamenti di rilievo. E poi vi fu Albuera, dove tre brigate inglesi respinsero una forza france se superiore numericamente dalla ottima posiz ione difensiva che Soult aveva sce lto: e c iò non fu fatto con le baionette o l'élan, ma con la mera inte n sità e p recisione della loro mo sc hetteria.
I L QUADRATO
I rapporti relativi al1e guerre della Rivoluzione e napoleoniche abbondano di riferimenti ali ' uso di questa formazione da parte de l la fanter ia; le motivazioni tattiche dell'impiego del quadrato sono evidenti, ma riman go no alcuni quesiti secondari ai qua l i è necessar io dare rispos ta, ad incominciare da quello riguarda n te la manovrabilità del quadrato e la velocità alla quale questa formazione difensiva poteva spos l arsi sul campo di battaglia.
Il già citato commandant Girardon, nella sua descrizione dell'attacco avvenuto a Geisberg nel 1793, specifica che il suo battaglione mosse attraverso un tratto di terreno pianeggiante in colonna par pelotons, finchè non giunse nei pressi dell 'abitato di Geisberg. A questo punto , l'unità si rischierò in quadrato, in quanto il terreno era aperto ed il pericolo di un attacco di cavalleria reale.
In questa posizione , il Bataillon de Chaumont venne raggiunto dal II/33 me Demi-Brigade de Bataille , ed anche questo battaglione si schierò in quadrato , a si nistra del Bataillon de Chaumont. Insieme i due battaglioni si lanciarono in un assalto alla baionetta, marciando attraverso la pianura al pas de charge ed andando ad urtare, sconfiggendoli, due battaglioni austriaci; questi ultimi furono inseguiti per un tratto finchè, giunti nei pressi del castello di Geisberg, i due battaglioni francesi desistettero dallo sfruttamento del successo a causa del loro stato di estremo disordine, si radunarono e si riformarono in linea. Si noti che non vi sono riferimenti ad altri cambiamenti intermedi di formazione, dall'inizio della carica alla radunata; ciò sembra implicare che l'avanzata, la carica ed il successivo inseguimento venissero condotti in quadrato!
Se una manovra di questo genere poteva essere condotta con successo da battaglioni delle armate rivoluzionarie, sebbene a prezzo di considerevole disordine, non vi è ragione alcuna per cui ciò non potesse a maggior ragione essere fatto da una qualsiasi formazione di fanteria regolare di questo periodo; che poi questa tattica venisse impiegata di frequente resta da dimostrare. ed è comunque improbabile.
Saltando all'estremo opposto, cronologicamente parlando, del periodo storico in esame, la battaglia di Lutzen, scontro d 'apertura della campagna del 1813, fornisce alcuni esempi rivelatori dei vari possibili usi del quadrato.
Si ricordi che, nella primavera di quell'anno , i francesi erano disperatamente a corto di cavalleria e sotto continua minaccia da parte di quella, ben più numerosa, della quale erano dotati gli alleati russo-prussiani.
Quando il VI Corpo d'Armata del maresciallo Marmont avanzò verso il villaggio di Pergau , lo fece nella formazione delineata dagli ordini di Napoleone: nove colonne, ognuna su diverse linee successive, e disposte scaglionate. pronte a formare immediatamente dei quadrati qualora minacciate.
La 20a Divisione di Compans marciò attraverso Starsiedel al pas accéleré seguita dalla 22a Divisione di Friederichs e fiancheggiata en echelon sulla sinistra dalla 2 la di Bonnet; la cadenza di marcia più lenta, rispetto al pas de charge comunemente usato in situazioni consimili, era probabilmente dovuta alla relativa inesperienza delle truppe.
Il VI Corpo venne quindi attaccato di sorpresa da cavalleria prussiana: il 37eme Légère formò quadrato, ma si scompaginò al primo urto, ripiegando in completo disordine; il ler Régiment de Artillerie de la Marine, equipaggiato come fanteria, si schierò a sua volta in 5 quadrati di battaglione ad est di Starsiedel quando venne caricato dal reggimento corazzieri del Brandeburgo . Benchè i corazzieri prussiani avessero scompaginato il 37° leggero , gli artiglieri di marina li respi nsero invece facilmente, infliggendo loro pesanti perdite: senza dubbio perchè l 'effe tto sorpresa si era ormai esaurito, ed il ler de la Marine aveva avuto il tempo di consolidare i propri quadrati.
Marmont ritirò allora l'intera Divisione Compans ai margini dell'abitato di Starsiedel, e larischierò in una serie di quadrati, in modo che nuovi eventuali attacchi di cavalleria non la gettassero nello stesso disordine sperimentato dal 37erne Légère; tali quadrati furono disposti probabilmente en echelon, e così vicino l ' uno all'altro da non poter far fuoco a meno che la cavalleria non passasse effettivamente fra di essi.
La s tessa battaglia di Lutzen fornisce un ottimo esempio di come tratti di terreno difficile venissero affrontati da unità disposte in quadrato. Verso le 15 , il IV Corpo di Bertrand stava avan-
zando lentamente verso il teatro principale dei combattimenti, per raggiungere il quale avrebbe dovuto attraversare il fiumicello detto Grunabach, difeso dalle forze russe di Witzingerode, che occupavano la sponda orientale; benchè sottoposte a fuoco di artiglieria, le forze di Bertrand avanzarono in quadrato , a causa della minaccia costituita dalla cavalleria avversaria.
Coperta dal fuoco dell'artiglieria francese, la 12a Divisione di Morand s i rischierò in colonne. attraversò il rivo e si riformò infine in quadrati per proseguire la sua avanzata.
Prendendo ancora una volta in esame le operazioni del IV Corpo durante la battaglia di Lutzcn, un altro esempio eloquente dell 'imp iego tattico del quadrato è fornito dalle manovre compiute da alcune unità della Confederazione del Reno facenti parte del corpo di Be1trand. Nella fattispecie, una brigata costituita da tre reggimenti dell'Assia avanzò contro l'abitato di Klein-Gorsc hen: in testa si trovava il reggimento Leib-Garde, s u due batraglioni, sc hierato in quadrati di battaglione; in seconda linea il reggimento Leib, anch'esso forte di due battaglioni, pure in quadrato e leggermente scaglionato verso sinistra; infin e, il Reggimento Fusilier-Garde, di un so lo battaglione, manovrava sull'es trema ala sinistra in colonna di divisioni. coprendo l'intero movimento. La forza in questione era coperta dai suoi sche rmagliatori, e beneficiava di un forte appogg io d'artiglieria.
L'avanzata venne compiuta allo Sturmschritt, !"equivalente del pas de charge, fino alla cattura del ponte che conduceva all'abitato di Klein -Gorsche n: un chiaro esempio di manovra d'attacco, condotta a passo sostenuto, nella quale quattro quinti delle forze co involte operarono in quadrato, chiara i ndicazione che, contrariamente a quanto talvolta sostenuto in opere recenti. questa formazione non era intrinsecamente più lenta di altre.
OTE AL CA PIT O LO V I
(I) La colonna di MacDonald soffrì moltissimo per il fuoco della pur meno che eccellente artiglieria austriaca. e quella di d ·Erion era cosl compressa che, quando venne attaccata dalla cavalleria britannica della Union Brigade. non trovò lo spazio necessario per formare i quadrati e venne di conseguen.la pesantemente falcidiata dai cavalieri pesanti ingle~ i.
(2) Brunon. R. e J ., Les Arrs Militaires Francaises au XVI/I Siècle. Aix-en-Provencc 1962; Col in. com. J L ·111fanterie au XVI/I Siècle. la Tactique. Parigi 1907: de Saxe. m.llo M., Rèveries, Parigi 1757.
(3) Jonquière, G La Bataille de Jemmappes, Parigi 1996 (rist.); Colin. com. L La tactique et la discipline , op. cit., pp. 90-109.
(4) Nel maggio I 813. i battaglioni francesi di fanteria dell ·armata da campagna in Germania contavano. in media. dai 2 ai 300 effettivi. Service Historique er Archii-isrique de l'Armée (SHAA). Castello di Vincenne\. cartons C2536,537,538,539.540.54!.542,543,544,706, 708;XP- 1. 3.
(5) In quanto nell'originale viene usato il termine demi -brigade anzichè reggimento. ed i battaglioni vengono considerati come organiuati su 8 compagnie, non 6.
(6) ln Spagna, i britannici non organizzarono mai le loro truppe (nè quelle alleate spagnole e portoghesi) in Corpi d'Armata.
Mischia di cavalleria, dipinto di C. Clark (Apsley House)
Cariche di cavalleria e fanteria in manovra sullo sfondn, affresco del Musée du Pmwrama di Waterloo (foro dell'autore)
LA CAVALLERIA DURANTE LE GUERRE DELLA RIVOLUZIONE E NAPOLEONICHE:
TATTICHE E QUALITA
Per comprendere in modo corretto il ruolo tattico della cavalleria fra il 1792 ed il J815, è necessario esanùnarne anzitutto l'organizzazione: perchè se è vero che le tattiche avrebbero dovuto influenzarne l'organizzazione, in realtà fu molto più s pesso que s t'ultima a determinare le modalità operative dell 'arma montata , e non viceversa . Vi è un certo numero di caratteristic he che vanno prese in esame a questo fine , a cominciare dalla proporzione di ufficiali e sottufficiali ri spetto alla truppa. Questo dato verrà denominato "fattore di comando", ed è tanto rrùg li ore quanto più è basso il numero che lo rappresenta, in qu anto individua il rapporto numerico fra uomini di truppa e quadri.
Tavola 122: Organizzazione e "fa ttori di comando" deUe cava ll erie e uropee 11ozio11i tipo truppa 11fficioli sottuff. soldati fott. co111011do
Tavo la 123: C lassifica dell e cavallerie e uropee in ordine decrescente di " fattori di comando" nazioni tipo truppa ufficiali sottuff. soldati
Si noti che le date individuano il pe1iodo nel quale una certa o rganizzazione e ra in v igore. Quando in vece una detenninata specialità di cavalleria è accompagnata da un a sola data (p. es " J 807"), c iò significa che l'organizzazione relativa era in vigore con certezza solo in quello spec ifico anno.
Così co me so no tra ttati ne lla ta vola 122, i fattori di comando poss on o g ià fornire indicazion i ragionevolmente attendibili s ulla qualità di quasi ogni unità di cavaller ia europea; tu t tavia, per no n incorre re in errori anch e clamorosi, resta nece ssario un ce rto grado di aggiustamento ed interpretazione , noncbè la comparazione con altri dati.
Come punto di parten za, è se nz' altro ragione vole supporre che, quanto più basso era il rapporto num erico fra truppa e quadri , tanto migliore era il controllo tattico ese rcita to da questi ultimi. Tutt avia, il fattore di comando non è di p e r sè s ufficient e a stabilire quali unità di cava ll eria fossero migliori e quali invece inferiori; e sso rappresenta niente più che un indi catore di mas s ima, ed altri fattori, assai meno calcolabili, partecipano a formar e questa " class ifica": la cava ll e ria di alcune na zioni era, per esempio, nota per la sca rsa disc i plina, quella di a ltre per un a ge nerale abi lit à equestre al di sopra della media , o per la qualità dell e monte , e così via.
Un'altra variabile che va riconosciuta è costituita dal fano che la presente analisi è fondata sugli organici teorici, mentre la forza effettiva delle unità in campagna era quasi costantemente inferiore, spesso in modo eclatante; è anche noto, tuttavia, che i quadri tendevano a rimanere sotto le armi più a lungo della truppa, ed anche a beneficiare di un rateo di sopravvivenza migliore di questa. Ciò significa che. in situazione operativa. la proporzione di ufficiali e sottufficiali tendeva a crescere rispetto ai valori teorici, migliorando piuttosto che peggiorando il fattore di contro llo.
La tavola 123 rappresenta nu ll'altro che una prima "classifica" delle unità di cava ll eria degli eserciti europei in base ai relativi fattori di comando, ottenuta da una semplice riorganizzazione deUa precedente tavola 122.
Esaminando in modo ac1itico i dati così ridistribuiti, si dovrebbe concludere che la cavalleria leggera del Regno di Vesfalia napoleonide avrebbe dovuto essere, in asso luto , la migliore d'Europa; fatto non convalidato in alcun modo dalla scarsa evidenza disponibile. li solo fattore a supporto di questo piazzamento è costituito dal fatto che la Vestfalia aveva una lunga tradizione nell 'allevamento e nella selezione delle razze equine. possedendo di conseguenza un buon nucleo di cavalieri "naturali''; ma ciò non basta, ovv iamente, a giustifi care il primato.
Può sorprendere meno, a prima vista, il secondo posto occupato dai corazzieri francesi del 1803-1 806; ma d'altra parte, la reputazione di eccellenza della cavalleria pesante francese c rebbe e si consolidò senz'altro pit1 negli anni successivi, e nulla suffraga l'ipotesi, proposta dai nudi dati, che questa dovesse invece in seguito peggiorare.
Non sorprende invece l 'ottimo posizionamento dei cavalieri polacchi: questa nazione aveva infatti una lunga ed illustre tradizione equestre militare, e l'esercito del Granducato di Varsavia contava non meno di l4 reggimenti di cavalleria a fronte di 16 di fanteria, il che mostra chiaramente una decisa propensione per 1'anna montata
Le anomalie riscontrabili in questa fase dell'analisi sono tuttavia ev iden ti , ed un'ulteriore riorgani zzazione dei dati, al fine di ottenere più attendibili fattori di comando medi nazionali, è conte nut a nella tavola 124.
L a classificazione per nazioni riserva anch'essa qualche sorpresa: ci si sarebbe potuto aspettare, per esempio. un migliore posizionamento dei russi. per motivi sirniU a quelli addotti per i
Tavola 124: Fattori di comando nazionali
Nazione
Gr. di Varsavia
Regno di Napoli
Vestfalia
Baden
Francia
Assia-Darmstadt
Prussia
Inghi lterra
R egno d'Italia
Wurttemberg
Assia-Kassel
Sassonia
Ru ssia
Austria
Baviera
I Media Nazionale "Fattori di Comando" 4,50 4,53 4,53 4,82 5,34 5,50 5,85 6, 14 6,25 7,43 7,53 7,59 7,78 8,05 10,31
polacchi; la realtà, come sappiamo, è invece diversa, perchè da un lato il mugik russo medio non montava probabilmente un cavallo fino al momento in cu i era arruolato in un reggimento di cavalleria, e dall'altro le deficienze organizzative risultavano, come vedremo, decisive.
La posizione occupata dai sassoni è pure piuttosto interessante, in quanto costituisce conferma indiretta di quanto già osservato riguardo la relazione intercomente fra qualità equestri e schemi organizzativi, ed il relativo peso sull'efficacia complessiva di un'unità di cavalleria. La reputazione dei cavalieri, e dei cavalli sasso ni fu sempre eccellente, ma non è suffragata dal posizionamento, men che mediocre, ottenuto nella lista per nazioni.
La posizione di coda occupata dalla Baviera può essere spiegata dal fatto che uno stato, il cui territorio sia prevalentemente montagnoso, raramente produce buoni cavalieri; ma gli stessi motivi non possono essere addotti per il Wurttemberg, ad esempio, che pur vantando una geografia assai dissimile, ottiene una posizione di poco migliore.
Il posizionamento della cavalleria francese rispecchia almeno in parte la sua eccellente reputazione: collocata nella parte alta della classifica, essa si pone senza in certezze davanti ai suoi principali avversari. Al riguardo, è particolarmente interessante il piazzamento ottenuto dalla cavalleria inglese: quest'ultima beneficiava di una tradizione equestre senz'altro superiore, di monte eccellenti, e dell'addestramento accurato ed altam ente professionale proprio di un piccolo esercito di professionisti come quello britannico.
I piazzamenti relativi di inglesi e francesi possono, a prima vista. far pensare dunque ad un errore: ma la storia degli scontri diretti fra le due cavallerie ne dimostra, al contrario, la correttezza; restano da trovare le motivazioni.
Una celebre affermazione di Wellington getta un po' di luce sulla materia; essa recita testualmente: "Ho sempre considerato uno de; nostri squadroni all'altezza di due francesi, ma non amo vederne quattro inglesi opposti a quattro francesi, ed ancor meno quamo più il numero aumenta ... Essi (g li inglesi) erano in grado di galoppare, ma non di mantenere una formazione". L'incapacità di mantenere ordine nei ranghi era senza dubbio direttamente derivante dalla struttura di comando e controllo.
I prussiani s i attestano, dal canto loro, nella parte centrale della tabella; vi fu un indubbio miglioramento dopo la débacle del 1806/7, ma a dispetto di questo nulla indica che essi sviluppassero mai qualità realmente degne di nota.
Senz'altro più deludente risulta il posizionamento della cava ll eria austriaca, a dispetto di una antica fama e delle indubbie qualità e questri dell'elemento ungherese; esiste comunque una significativa e ricca documentazione c he attesta le sconfitte regolarmente patite dai cavalieri asburgici negli scontri diretti con i francesi, ed ancora una volta si può ipotizzare, con crescente sicurezza, c he le motivazioni risiedano nell'organizzazione e nella leadership.
I limiti di un'analisi basata su di un singolo presupposto organizzativo, qu a le il fattore dicomando, vengono evidenziati in modo addirittura c lamoro so dal piazzamento della cavalleria napoletana, che occupa il secon do posto nella lista di tabella 124 insieme alla Yestfalia.
La struttura di comando potrebbe g iustificare questa posizione, ma null'altro la supporta. al contraiio: pur rifuggendo da luoghi comuni, è difficile assegnare una reputazione di alte qualità militari alle truppe murattiane; nell'esercito napoletano, la disciplina ve nne costantemente erosa alla base dalle attività delle società segrete, che proliferavano fra gli ufficiali, e dalla dissafezione della truppa, risultando in un tasso di diserzioni elevatissimo nonchè in un curriculum operativo meno che soddisfacen te.
Il caso della cavalleria napoletana è emblematico, e dimostra la necessità, peraltro già rilevata, di un 'anali s i estesa perlomeno ad altri e leme nti organizzativi. A questo fine, assume come si vedrà grande rilevanza l'effettiva distribu:ione dell'elemento di comando all'interno dello s qu adrone, e di conseguenza gli effetti che un di verso posizionamento dei quadri, in aggiunta all'entità numerica di questi, produce su ll' efficacia in battaglia di un'unità di cavalleria.
f C1pild/lO 3 - QuMlfl>rmaslro 5 Farrier 7~ Tromix,
è Tenentf' o sub,,ltt·mo 1 Sen,en/e
' sola m•lliJ ca rnllt•rw leggera
La tavola 125 fornisce una se1ie di esempi della distribuzione di ufficiali e sottufficiali all'interno dello squadrone: le caratteristiche identificative di questa struttura possono essere ricondotte, in tutti i casi, ad uno schema comune, nel quale si possono individuare tre elementi, o meglio settori di posizionamento ben distinti: un elemento di comando frontale, quello ricompreso nel corpo dello squadrone, ed infine un rango dei serrafile.
Nel sistema francese, l'elemento di comando posto anteriormente al primo rango della formazione (1) è sviluppato per intero: ognuno dei quattro elementi di manovra dello squadrone è preceduto da un ufficiale, che ne controlla efficacemente il fronte. La presenza di ufficiali davanti agli elementi di manovra assicura che questi si muovano precisamente nella direzione voluta, ed inoltre che i soldati non avanzino più del dovuto, rompendo così l'allineamento.
n corpo dello squadrone possiede a sua volta, ricomprendendolo nei suoi ranghi. un efficace elemento di controllo laterale: ognuno dei quattro elementi di manovra, infatti , ha un sottufficiale posizionato ad entrambe le estremità della sua linea e su tutti e due i ranghi. Ciò sig nifica facilità nel tenere le file compatte e ben se1Tate (2), ed inoltre una "guida" sulla quale allineare lateralmente con precisione gli elementi di manovra stessi.
Il rango dei serrajìle formava l'ultimo elemento in coda allo squadrone, e nelle unità francesi è anch'esso ben sviluppato, tanto da poter svolgere con efficacia il suo ruolo di "spinta"'. morale e fisica. nei confronti della truppa, assicurandosi che questa sen-asse bene i. ranghi e che nessun soldato tentasse di fermarsi o, peggio, abbandonare il suo posto. una volta che lo squadrone si fosse trovato di fronte al nemico.
È evidente che il s istema francese possedeva un·ampia misura di controllo su tutti i lati della formazione , il che costituiva una garanzia che !"unità operasse in battaglia come desiderato, ed in particolare che, una volta completata una carica, la radunata e la ricomposizione della formazione avvenissero nel tempo più breve.
Le formazioni di unità appartenenti agli eserciti di stati "clienti" della Francia, illustrate a loro volta nelJa stessa tavola 125, mostrano una struttura copiata direttamente da quella francese, o pesantemente influenzata da quest'ultima.
Di seguito vengono raffigurate le formazioni adottate da cinque altre nazioni , di campo opposto, ognuna delle quali adottava un modello proprio; in tutte sono comunque distinguibili. sebbene più o meno sviluppati a seconda dei casi. i tre elementi fondamentali di controllo anteriore, laterale e posteriore.
U sistema adottato dal I' Assia-Kassel è correlato agli scherni organizzativi di tipo più vecchio, in uso nel periodo della Guerra dei Sette Anni. Il controllo anteriore è comparabile a quello del sistema francese; vi sono anche sottufficiali alle ali dei principali e lementi di manovra, in questo caso le Zuge. Tuttavia, è assente un vero rango serrafile: vi sono, è vero, i Karabiniere in posizione arretrata rispetto al secondo rango, ma il regolamento del 1796 non ne definisce in realtà il posizionamento. nè indica che essi avessero la funzione di serrafile; al contrario, il termine Karabinier i ndi ca un soldato scelto, armato di carabina rigata, dedicato a combattere in ordine di schermaglia e destinato pertanto ad operare sovente in distaccamento indipendente, e comunque sulfronre, o sulle ali. delJo squadrone.
Ciò significa un controllo posteriore assolutamente insufficiente.
Il sistema russo è, a grandi linee, simile a quello francese. Anche in questo caso. il controllo frontale è equi valente; la distribuzione dei sottuffic iali nel corpo dello squadrone è anch ·essa simile, ma il numero di questi ultimi è parecchio inferiore. Quelli presenti si trovano alle estremità di alcuni fra gli elementi di manovra, ma non di tutti: è pertanto ragionevole supporre che i russi non potessero controllare l'allineamento laterale con l a stessa precisione dei francesi.
ll rango dei senafile è costituito, dal canto suo, solo da sottufficiali, e per giunta presenti in numero inferiore ri spetto al sistema francese: anche il controllo posteriore, di conseguenza, non poteva essere altrettanto buono.
Il sistema adottato dalresercito prussiano dopo la catastrofe de l 1806 è anch·es o una variazione di quello francese. In questo caso, tuttavia, gli ufficiali pre enti in posizioni utili ai fini del contro llo frontale so no direttamente integrati nel primo rango, co n la sola eccezione del comanda nte di squadrone. Ciò significa c he il vero e proprio co nt rollo frontale è esercitato solamente da quest'u lti mo ufficiale, che si trova pertanto ad essere caricato di un numero di compit i troppo e levato, per poter svolgere bene a nc he un o solo di questi: egli deve infatti val ut are la pos.izione e le az ioni del nemi co, il terreno e manovrare quindi lo squadrone in una direzione approp riata; suo co mpito è a nche forn ire una guida direz ionale agli e lementi d i manovra della sua unità, ed assic urarsi che nessun solda to rompa l'allineamento del primo rango spostandosi in avanti più del dovuto. Non c'è da meravigliarsi che un solo ufficiale trovasse difficile, per non dire impossibile, esplicare tutti questi compiti.
Gli ufficiali ed i sottufficiali presenti nel corpo dello squadrone so no distribu iti in modo piuttosto rado; inoltre , non ve n 'è nessuno su l fianco sinistro degli e lementi di manovra, c he di co nsegue nza, un a volta in az ion e, so no soggetti a perdere facilme nte coesio ne: ne l sistema francese. un sottufficiale occupa questa posizione. proprio con l'intento di imped ire che ciò accada. Nel com plesso, il contro ll o laterale appare mediocre, e la probabilità che le file s i "ap ra no" elevata. li rango dei serrafile è invece cons is tente, e sicuramente in g r ado di assolvere alla s ua funzione co n efficacia; tuttavia, la distribuzione dei quadri mostra , nel complesso. una tendenza " fil osofica" a "spi ngere" lo squadrone più che a guidarlo.
Il sistema inglese è fon dame nt a lmente simile a que ll o prussiano, mostrando però una te nde nza ad evolversi verso un'organizzazione di tipo france e: in effetti, quella inglese rappresenta un trait d'union fra i due sistemi.
Come i prussiani, a nche i britannici hanno so lo il comandante di squadrone avan ti a controll are iI fronte de Il 'u nità , ed anche in questo caso ne deriva un controllo frontale carente, ed un carico di lavoro eccessivo per l' uffi ciale in questione. La perdita di con tro llo frontale costituisce infatti. non per caso , un fatto storicamente ricorrente con grande frequenza a carico delle unità di cavalleria in glesi, mentre ìl sistema francese, con il posizionamento di ben c inque ufficiali anteriormente al primo rango, fa sì che si potesse impedire facilmente alla truppa di perdere la testa e caricare a rotta di collo nell'eccitazione della battaglia.
Gli inglesi, tuttavia, avevano integrato il 60% degli ufficial"i dello squad ro ne nel primo rango; ne deriva un controllo laterale ecce llente, dove gli elementi di manovra sono co ntro ll ati rigidamente, e le manovre eseguite i n modo preciso ed ordinato: i l sistema britannico, come quello francese, comprime la truppa lateralmente, e mantiene le file ben compatte. Il rango dei serrafile, dal canto s uo , è parecc hio den so, e più che adeguato ad eserci tare un buon controll o pos teriore.
A causa della natura "aperta" del fronte dello sq uadro ne, è altamente probabile che, tanto nel istema inglese che in quello prussiano, fosse difficoltoso non so lo arrestare una carica, ma anche riordinare uno squadron e dopo di essa, certamente molto più c he per un ' unità che impiegasse il si s te ma francese, puro o modificato.
Il s istema austriaco, infin e, estremizza il modello britannico, ri nuncian do co mpl e tame nt e alla presenza di un vero e proprio co ntrollo fro ntale: tutti gli ufficiali e sottufficial i presenti nel la parte anteriore della formazione so no infatti integrati ne l primo ra ngo Il controllo latera le, in vece, è il più rigido in assoluto: ogni 14 uomini di truppa vi sono due ufficiali o so ttu fficiali, uno u ogni ala, la cu i attenzione è inte ramente devoluta a co ntroll a re questi solda ti .
[I controllo poste riore è comparabile a que llo delle a ltre nazio ni
La tavola 126 riassume. in forma num erica, le caratter isti c h e della s trutt ura di comando della cavalleria dei meglio doc umentati fra gli eserciti europei. I dati re lativi al fattore ge nerico dicomando, ed a quelli di controllo a nteriore, latera le e posterior e si r iferi sco no ad unità specific he negli anni indicati; ri spet to alle precedenti tavole 123 e I 24, i fattor i di coma ndo so no stati ri cal-
colati in base alla formula quadri/soldati, inversa a quella utilizzata in precedenza, perchè più confacente alla successiva analisi matematica dei fattori. Seguendo lo stesso principio , il fattore di controllo anteriore è determinato dalla somma degli ufficiali e sottufficiali posizionati davanti allo squadrone divisa per il numero dei soldati presenti nello sq uadrone stesso; il fattore di controllo posteriore è generato nello stesso modo , ma tenendo co nto de l numero dei componenti del rango serrafile; infine , il fattore di controll o laterale deriva da l totale dei quadri integrati nel corpo de LI ' unità fratto il numero dei soldati se mplici. La tavola risulta ordi nata pertanto in ordine decrescente: ciò significa che, quanto più elevato è il fattore ri sultante, tanto migliore è l'unità dal punto di vista dell'organizzazione del comando
La successiva ta vola 127 non è altro che la condensazione della precedente , e ri s ulta in una ' 'classifica" per nazioni , più che per tip.i e periodi.
Tavo la 126: C lassificaz ion e delle principali cava ll erie europee per fattori dì co mando e controllo
NAZIONE ANN O TIPO UNITA'
Vestfalia 1807-14
Gt. Vars. I 807-13
Francia 1804- 15 Uss. Cacc. I
Francia
Francia 1799- Dr. Uss. I
Francia 1803-06
Prussia
Vestfalia
Francia 1807-12
Francia 1811-15 Chevaul. I 611 O 16 44 00 O02 3 1 43 O 03 9 17 O 1I O 08181534
Austria 1806-15 Cor Dr. I 7.78 O 13 O 00 000 22 40 O 04 7.00 O 14 O 07900867
Ine:hilterra 1797- Tutte
Franc
O 06427806
Russia 1802-12 Ussari l 8 80 O J 1 44 oo O 02 16 50 O 06 33 oo O03 O 0568 1818
Russia 1802- 12 Drau:oni l 8
Legenda: colonne d a sinistra a destra: Q.: num ero ufficiali e sottufficiali; O.S.: ogni sold ati ; F.C.: fatto re generico di comando; S.: ogni soldati ; F.C.A.: fatto re di co ntrollo anteriore; S.: ogni so ldati ; F.C.P.: fattore di controll o posteriore; S.: ogn i soldati ; F.C.L.: fattore di con trollo late r a le; M.F.C.: M ed ia dei fattori di coma ndo e controllo.
Tavola 127 : Classificazione per nazioni delJ e princ ipali cava llerie eu ropee
NAZ IONE FATTORE COMANDO IN CIFRE INTERE
Basandosi sulle conclusioni ottenute mediante questa analisi numerica, si potrebbe suppoITe che la classificazjone definita nella tavola 127 costituisca un 'equazione dei valori relativi di efficacia in combattimento posseduti dalle cavallerie delle principali nazioni europee, equazio ne fondata per gi unta non su abilità individuali ma sulle capacità militari a livello di squadrone e reggimento. Come si vedrà più avanti , tuttavia, anche questo risultato non costituisce che un solo fattore fra tutti quelli che partecipano a determinare il grado di efficacia complessiva dell'arma montata di un esercito.
Nel tentativo di definire ed introdurre quei fattori non suscettibili di analisi matematica, e che pur esistono, rappresentando la differenza fra il risultato finora ottenuto ed una classifica basata anche sulle corrispondenti performances storicamente note, procederemo per esempi.
È universalmente riconosciuto che la cavalleria francese fosse, nel periodo napoleonico, la migliore d 'Europa. Essa fu distrutta dalla campagna e daJl ' inverno russo, non dall'azione nemica; fu spesso crudelmente malmenata dalle azioni di alcuni s uoi generali, in particolar modo Murat , che avevano la perversa tendenza a caricare imprudentemente qualsias i nemico in vista, senza preoccuparsi delle conseguenze, e che non gli diedero l'occasione di riprendersi dal trauma della campagna del 1812. Entro il dicembre di quell ' anno, la cavalleria francese aveva virtualmente cessato di esistere, e la mancanza di una arma montata forte costò a Napoleone la sco nfitta nelle campagne del 1813 e del I 814 e, in ultimo , il trono.
Quanto rimaneva della cavalleria francese era costituito, nella primavera del 1813, da una piccola quantità di veterani ritirati dalla Spagna, da un 'altrettanto modesta percentuale di superstiti della Russia e da una maggioranza di reclute inesperte. Dal momento che addestrare un cavaliere, in modo appena soddisfacente, richiede molto più tempo di quello necessario per un fante, la situazione appariva pressochè disperata; ma , a onor del vero, la qualità dei quadri ancora una volta rivelò la sua importanza, e la cavalleria francese del periodo post-armistiziale esibì qualità incoraggianti. Poi vennero la sconfitta di Lipsia e la ritirata fino al Reno , e sebbene la qualità della cavalleria francese fosse di nuovo, nella campagna del ' 14 , ecce llente , essa rimase penosamente insufficiente dal punto di vista numerico.
In una prospettiva storica, almeno fino al 1813 la cavalleria francese emerse invariabilmente vittoriosa da qualsiasi scontro ad un livello tattico superiore a quello reggimentale. Esistono casi particolari documentati di sconfitte francesi, ma nell'assoluta maggioranza degli scontri più importanti, l'organizzazione ed il controllo tattico a tutti i livelli diedero la vittoria ai cavalieri dell'Impero: i russi furono batturi ad Austerlitz , Eylau, Friedland e Borodino ; la cavalleria austriaca venne regolarmente sconfitta tanto nel 1805 che nel 1809, ed ancora di frequente nel 1813-14; nel 1806, anche quella prussiana non seppe essere ali ' altezza della fama, probabilmente immeritata , della quale godeva: sonoramente battuta a Saalfeld , non ebbe sui campi di JenaAuerstadt confronti diretti su grande scala con la cavalleria francese, ma durante la successiva ritirata si dimostrò del tutto incapace di trattenere o rallentare gli inseguitori. Anche nel 181314 , pur contro la dissanguata cavalleria di Napoleone, quella prussiana non seppe prevalere in modo netto.
Solo la cavalleria inglese sembra essere stata capace di sconfiggere quella francese in scontri diretti a livello di reggimento , ma gli eventuali successi vennero regolarmente vanificati dall'abitudine inveterata di lanciarsi all'inseguimento del nemico come in una caccia alla volpe: in infinite occasioni, una volta persa ogni coesione nell'eccitazione dell'in seg ui mento , i reggimenti britannici vennero contrattaccati e fatti a pezzi dalle riserve che i più organizzati francesi invariabilmente impegnavano al momento giusto. Ciò successe molte volte durante la Guerra Peninsulare, ed è rimasto particolannente celebre l'episodio, avvenuto durante la battaglia di Waterloo , nel quale la "Union Brigade", sfuggita di mano dopo una carica vittoriosa, venne annientata dalle riserve di cavalleria francese.
Quanto detto per i francesi , può tranquillamente essere affermato a proposito della relativamente poco numerosa, ma eccellen te cavalleria del Reg no d'Italia: la documentazione particolareggiata non è abbondantissima. ma il quadro da essa composto tratteggia senz'altro una storia di vittorie più che di sconfitte.
La cavalleria della Vestfalia, che detiene un poco credibile secondo posto nella classifica di tabella 127, non aveva una co nsiste nza numerica sufficiente a rendere attendibile un dato statistico . È un fatto che fu una divisione composta da corazzieri della Vestfalia, sassoni e polacchi ad impadronirsi, finalmente, della Grande Ridotta alla battaglia di Borodino; si trattava senza alcun dubbio di una formazione composta da cavalieri estremamente competenti , ma la natura quantomai confusa dei combattimenti non ci pennette di speculare sui re lati vi meriti delle varie formazioni coinvolte: si può solo dire c he la divisione sco nfi sse le formazioni di cavalleria russa che ebbe ad incontrare , ma nulla più.
I cavalieri della Vestfalia non ebbero mai a scontrarsi con i britanni c i, e vennero spazzati via dalla campagna del 1812; in segu ito, i reggimenti furono ricostituiti con nuove reclute, ma verso l a fine del 1813 tutti, con la sola eccezione dei Garde Chevaulegers, dise1tarono in massa a favore degli Alleati.
Lo stesso si può dire dei bavaresi, i quali, però, a differenza dei vestfaliani , cambiarono bandiera non a dispetto ma su ordine del proprio sovra no. Al contrario, le cavallerie d e ll'A ss ia- Darmstadt , del Baden e del Wurttemberg si comportarono bene quanto qualunque a ltra; le prime due , in paiticolare, conquistarono su l cainpo una reputazione davvero eccelle nte (3).
Vi sono diversi resoconti di scontri di cavalleria fra russi e polacchi, a Mi r e durante altri combattimenti minori. Questi scontri si conclusero spesso senza vinti né vincitori, ma raramente le forze impegnate erano ugua l i , e l 'elemento sorpresa figura con importan za nella maggior parte di essi. Tuttavia , alla battaglia di Osu·ovno. un reggimento di lancie1i polacchi sopraffece. in uno scontro formale, la cavalleria ru ssa che lo fronteggiava: i dati disponibili porterebbero a pensare che i polacchi fossero, in generale, s upe riori , ma la documentazione non abbonda.
La loro superiorità nei confronti della cavalleria britannica rimane poi del tutto potenziale, in quanto non risultano scontri diretti fra le due cavallerie.
Durante la campagna del 1809 , i polacchi affrontarono g li austriaci, ma il loro esercito era di recente formazione, e non sare bbe ragionevole confrontare la capacità di truppe novelline con quelle della cavalleria austriaca veterana. Nel 1813, invece, la cavalleria polacca superstite era composta prevalentemente da veterani: dal momento che il Granducato di Varsavia era stato quasi interamente rioccupato dai russi avanzanti, l ' influ sso di reclute non potè che essere minimo .
La performance dei cavai ieri polacchj nel 1813 fu eccellente: in un caso, durante la battaglia di Lipsia, un reggimento di lancieri impeg nò e sco nfi sse un numero quasi doppio di corazzieri austriaci.
I sassoni possedevano una r ep utazione di eccellenti cavalieri; essi si batterono bene durante l a campagna del 1806 a fianco de11a Pru ssia, ed una volta passati all'alleanza con la Francia, si dimostrarono regolarmente all'altezza della loro fama. Solo verso la fine della campagna del 1813 la qualità della cavalleria sasso ne declinò, per motivi, peraltro, non strettainente militari. Benché non si sia in precedenza parlato delle cavallerie svedes i, portoghesi e spagnole, è opportu no farvi cenno : l a cavalleria svede se, una volta onusta della gloria conquistata sotto Gustavo Ado lfo e Carlo XII, s i era per quest'epoca ridotta ad una forza di scar sa consistenza , mediocremente addestrata e montata s u cavalli inadatti.
L e cavallerie spagnole e portoghesi, dal canto loro, avevano una reputazione a dir poco sospetta, con gli spagnoli considerati inferiori ai lusitani; entrambe soffrivano per la cronica scarsità di cavalli, ed i pochj che venivano procurati erano spesso di qualità inferiore. La pe,formance
della cavalleria spagnola e portoghese lasciò, nel complesso, molto a desiderare per tutto il corso delle guerre napoleoniche: forse la sola cavalleria napoletana s i comportò peggio.
Si potrebbe andare avanti, accumulando un'infinità di citazioni e resoconti; tentando tutta via di comporre un quadro conclusivo organico è lecito riassumere, precisando che i fattori principali che integrano i valori espress i dall'analisi organizzativa sono quattro:
a) la qualità degli ufficiali generali;
b) quella degli ufficiali superio ri e subal terni, ed anche dei sottufficiali; c) la motivazione (il "morale") della truppa; e d) la qualità delle monte e, in misura molto minore, dell'equipaggiamento.
La tavola 128 riassume, a mò di conclusione, la classificazione qualitativa delle cavallerie europee che l'autore ritiene più probabile; ogni "fascia" è da considerarsi nel complesso omoge nea , ed è stata composta tentando di conglobare in un'unica valutazione tutti i parametri via via evidenziati.
Tavola 128: Valutazione qualitativa finale delle cavallerie europee, 1797 - 1815
prima/ascia
Francia
Or. dj Varsavia
Regno d'Italia
Sassonia
Baden
Assia-Darmstadt
seconda/ Inghilterra
Prussia
Russia Wurttemberg
LA DOTTRINA TATTICA
terza/ Austria
Vestfalia
Baviera
Assia-Kassel
quarta/ Svezia
Spagna
Portogallo
Regno di Napoli
Durante il periodo napoleonico, esistevano tre categorie principali di cavalleria: pesante, dragoni e leggera. Si trattava di specialità ben distinte , con funzioni del tutto differenti: Napoleone scrisse eloquentemente al Ministro della Guerra che "Voglio che consideriate i corazzieri, idragoni e gli ussari (sic) come costituenti tre armi differenti, e che non mi proponiate mai che ufficiali di un corpo siano trasferiti ad un altro".
La funzione della cavalleria pesante, talvolta più appropriatamente denominata "cavalleria da battaglia", era principalmente tattica, ossia la distruzione delle fonnazioni avversarie mediante una carica concentrata. Essa costituiva la forza di riserva per eccellenza, destinata ad assestare il colpo di grazia ad un nemico in difficoltà; dopo aver disperso la cavalleria avversaria, i "pesanti" avrebbero dovuto attaccare i fianchi delle formazioni di fanteria, oppure lanciarsi nei varchi aperti nella linea ne mica dal fuoco dell'artiglieria o dagli attacchi di fanteria. Le formazioni, l'organizzazione e le tattiche della cavalleria pesante vennero sv iluppate al fine di soddisfare questi obbiettivi
Anche la cavalleria leggera fu spesso impiegata come "cavalleria da battaglia" , ma il suo ruolo d' e le zione restava di tipo strategico: se il compito dei "leggeri" in un contesto tattico era, prima di tutto, quello cli ricognizione ed inseguimento di un nemico già battuto dai "pesanti", 1a funzione principale di ussari, cacciatori a cavallo, dragoni leggeri e s imili era quella di costituire "gli occhi e le orecchie" dell'armata, fornendo distaccamenti d'avanguardia, retroguardia e di fiancheggiamento, per acquisire informazioni sul nemico e proteggere da imboscate i corpi principali: un vero e proprio schermo di pattuglie e picchetti che si frapponeva fra il proprio esercito e quello nemico, con lo scopo di lasciare il comandante avversario nell'incertezza circa i movimenti delle formazioni principali e, nel contempo, fornire invece ai propri comandi informazioni il più poss ibile aggiornate sulle manovre e s ulla dislocazione del nemico.
Questa funzione si riflette suH'aspetto organico: il più alto numero di sottufficiali presenti nelle unità di cavalJeria l eggera francese deriva, senza dubbio, dalla prevista necessità di suddividere spesso g li squadroni in pattuglie e picchetti, come impo sto dal loro ruolo di ricognizione. Negli eserciti di altre nazioni , la variazione quantitativa poteva non essere così evidente, ma la funzione della cavalleria leggera rimaneva la stessa.
Tavola 129: Organico degli squadroni di cava lleri a francesi, 1805
Un discorso a parte va fatto per i lancieri: pur appartenendo senza dubbio alla cavalleria leggera, questa specialità acquistò ben presto caratteri propri, grazie alla versatilità conferitagli dal loro peculiare armamento. Un lanciere ben addestrato, infatti, possedeva la mobilità tipica del cava li ere leggero , ma grazie alla lancia di cui era dotato, anche una forza d'urto, ne lla carica, paragonabile a quel la di un "pesante", quantomeno al primo impatto: in un melée protratto a distanza ravvicinata , infatti, la lancia cessava di costituire un fattore.
Queste caratteristiche fecero sì che, gradualmente, i lan cieri venissero visti (ed impiegati) come una specialità a sè stan te , a metà strada fra la cavalleria .leggera propriamente detta e quella "di battaglia" ; per questo motivo, nelr esercito fran cese invariabilmente, e sovente nelle altre forze armate emopee, i lancieri vennero organizzati in brigate omogenee, a differenza degli altri, più tradizionali tipi di "leggeri", che era no invece mischiati impunemente.
Nella t erm inologia corrente, si trova spesso, applicato ai dragoni, il termine "cavalleria media"; si tratta di una denominazione del tutto inesatta , assolutamente assente nella letteratura contemporanea e nei manuali visionati dal l 'autore, e fuorviante riguardo alla collocazione di questa specialità nelJo schema che si è tratteggiato.
I dragoni erano, in origine, non cavalleria vera e propria ma fanteria montata; sebbene qualcosa di questo ruolo ormai obsoleto fosse rimasto, come vedremo, in particolare nelJ 'ese rcito francese, i dragoni del primo Ottocento si erano ormai trasformati, in tutto e per tutto, in cavalleria tout court. Nello stesso modo, la dottrina c he li collocava in una specie di "zona grigia", fra la cavalleria legge ra e quella pesante, con poco chiare funzio ni di s uppo,to alla prima, era parimenti superata, e ben prima dell'eso rdio delle guerre napoleoniche i dragoni erano ormai universalmente vi s ti come una sorta di cavalleria pesante di tipo "economico".
È opportuno precisare infatti che la diversa efficacia nella carica d ei vari tipi di cavalleria non era conferita tanto dall'equipaggiamento quanto dalle tattiche e dalla taglia e qualità delle monte: il valore protettivo complessivo di una corazza, per esempio, non era poi così elevato, mentre l'efficacia di una sc iabola a lama diritta (prop ria della cavalleria pesan te) non differiva molto da quella di un 'arma a lama curva (propria della cavalleria leggera); beo altra cosa era invece la differenza fra una carica condotta da uno squadrone serrato en muraille, ed una effettuata in vece co n un intervallo di un passo fra le fil e La differe nza negli effetti diventava poi drammaticamente pi ù marcata se gli attaccanti, invece di essere mo nt a ti su cav alli di taglia e peso medio, paragonabili a degli arabi dei g iorni nostri, si trovavano a cavallo di poderosi normanni o hannoveriani da 16 palmi (circa 165 cm ) a l garrese e peso s uperiore di un buon terzo !
La qualità e la taglia delle monte costituiva probabilmente il singolo fattore più rilevante nel determinare il "peso" reale di una cavalleria: è notoria , per esempio, la dimensione generalmente ,.
imponente delle monte della cavalleria "leggera" in glese. che possedeva (ottimi) cavalli di taglia che sarebbe stata ritenuta adeguata per equipaggiare qualsiasi reggimento di dragoni co ntinentali ; di converso, sce lte tattiche più "specializzate", insieme a stre ttoie logi stic he ineliminabili in un e sercito immenso e perennemente impegnato a ll o spasimo quanto quello imperiale , fecero sì che i " legg er i" francesi montassero di sol ito cava lli particolarmente piccoli e leggeri , se nz'altro adattissimi al ruolo strategico ma assai meno a quello tattico d'urto sul campo di battaglia.
l dragoni, dal canto loro, montavano infatti (almeno in teoria) cava lli di s truttura " pesante" , ma di taglia e qualità generale un po' inferiore a quella delle sceltiss im e (e costosissime) monte da cavalleria pesante "vera e propria".
È appropriato ricordare, come si è accennato. che ancora durante le guerre napoleoniche i dragoni francesi servirono occasionalmente nel primitivo ru o lo appiedato; d'a ltra parte, che questa tradizione avesse ormai una connotazione anacronistica è dimostrato dalla natura stessa delle uniformi rivestite dai dragoni di questo periodo, del tutto inadatte al combattimento appiedato; l 'equipaggiamento aveva invece mantenuto in misura più accentuata i suoi co nnotati ibridi: i dragoni di quasi tutte le n azioni europee conti nuarono ad avere in dotazione una baionetta per tutto il periodo 1792-1815, mentre alcuni reg gime nti francesi avevano in organico, ancora nel 1806, dei tamburini, mentre la presenza degli zappator i si protrasse ben oltre la caduta del! ' Impero.
I dragoni francesi erano infatti addestrati estensivamente al combattimento appiedato, e durante la ca mpagn a del 1805-06 vennero formati quattro reggimenti di Dragons à pied; fu in particolare in Spagna che i dragoni francesi utiliaarono tattiche altrimenti desuete da almeno un secolo, s postandosi a cavallo per combattere a piedi, e diventando di gran lun ga le più efficaci e temu te truppe contro-guerriglia di cui l' Armée disponesse. Anche contro i britanni ci, i dragoni francesi diedero talvolta dimostrazione di questa flessibilità, come durante la prima evacuazione inglese a La Coruna nel 1808: dal momento che la città e le zone limitrofe non permettevano l'azione montata, i dragoni francesi smontarono ed attaccarono a piedi la retroguard ia britanni ca.
I regolamenti di tutte le nazioni , d'altra parte, devolvono in questo per iodo un po ' di tempo, se non molto, alle manovre appiedate dei dragoni.
La struttura organica dei reggimenti di dra go ni francesi, continuando a riflettere un ruolo ibrido non più attuale, si dimostrò tuttavia paradossalmente adatta a fronteggiare si tuazioni operative fuori della norma, quali l'emergenza insurrezionale spagnola (tavola 129); senza dubbio, i dragoni conservavano un alto numero di sottufficiali in v ista di un previ s to impiego rego l are di pattuglie, distaccamenti e picchetti, ma a livello di brigata e di visionale, anche i dragoni fran ces i operarono normalmente in cong iunzione con i corazzieri nel ruolo di cavalleria pesante.
A partire dal 1804 al più tardi , le di vision i di dragoni vennero infatti identificate come ·'divisioni di cavalleria pesante", e furono impiegate come caval ler ia di battaglia nella assoluta maggioranza delle azio ni cui parteciparono.
Intorno al I 800, qualcuno parve realizzare il potenziale rappresentato da grandi unità di cavalleria pesante , concentrata in modo omogeneo: nacquero così prima le divisioni, poi i corpi d'armata di cavalleria ·'di Riserva ", adottati dall'Armée e successivamente da altri eserc iti europei. Da quel momento in poi, i corazzieri ed i dragoni fran cesi vennero organizzati in varia bilmente in brigate, e s pesso in divisioni o corpi d'armata del tutto omogenei per s pecialità; occasionalmente, specie nel periodo 1812-14, un reggimento di cavalleri a leggera poteva essere aggregato ad una divisione di cavalleria pesante, per non dis si pare le forza de1le unità da battaglia in compiti impropri, quali la ricognizione, i pattug l iamenti od il foraggiamento.
In precede n za, la cava ll eria francese non era stata organizzata in formazioni omogenee, ma in brigate miste; la mediocre condizione dell'arma montata durante le guerre della Rivoluzione,
a fronte della infinitamente supe1iore organizzazione e spiccata "specializzazione" delle cavallerie dell'Impero, spiega agevolmente il fenomeno.
La cavalleria leggera francese co ntinuò invece ad essere mischiata impunemente: cacciatori a cavallo ed ussari erano ev ide ntemente considerati identici , da un punto di vista operativo e funzionale. Facevano eccezione, come si è detto, i sei reggimenti di Chevaulegers-Lanciers, nati però solamente nel 1811 dalla conversione di altrettanti regg imenti di dragoni.
Dopo il 1807, anche i rnssi adottarono l'organizzazione di stile francese, formando brigate e divisioni di cavalleria pesante omogenee, mentre in precede nza le grandi unità erano state miste; a partire dal 181 3, fu fatto un ulteriore passo in questa stessa direzione, dando vita a divisioni di cavalleria le ggera com poste da so li ussari, cacciatori od ulani.
Anche gli austriaci seguiro no l'esempio francese , ed intorno al 1805 ini z iarono ad abbandonare le grandi unità miste per orga nizzare brigate e divisioni omogenee: leggere , di dragoni e chevaulegers oppure di corazzieri (5).
Le brigate di cavalleria del vecchio eserci to prussiano erano state anch'esse eterogenee, mentre le nuove forze armate e m erse dalla sconfitta del 1806 non avevano dimen s ioni sufficienti per poter istituire poderosi corpi d'armata di cavalleria come quelli francesi , russi od austtiaci; i quattro reggimenti di corazzieri in organico, tuttavia , vennero duniti in due brigate omogenee, che durante le campagne della Befreiungskrieg del 1813-14 furono aggregate al " Corpo della Guardia" degli alleati.
Le forze di cavalleria britanniche, infine, non ebbero dimen sioni rilevanti sino alle ultime fasi della Guerra Peninsulare ; fin dall'inizio di questa, tuttavia , e per tutta la durata delle guerre napoleoniche , l'arma a cavallo inglese fu sempre organizzata in brigate pesanti e leggere; va pe rò ricordato che nel piccolo esercito britannico ]a varietà di tipologie di truppa, nonché di monte ed equipaggiamenti , era decisamente me no marcata che nelle armate continentali, e che per questo motivo gli ingle si gi unsero molto vicini a dar vita, involontariamente , ad un tipo di cavalleria "mùversale'' ame litteram, con tutti g li effetti, positivi e negativi , di tale evoluzione.
LE FORMAZIONI D 'ATTACCO
Una volta che il bersaglio di una carica era s tato prescelto, l ' ufficiale al comando dello sq uadrone o del reggi me nto doveva presceg l iere la formazione più adatta alla missione. A tal fine, veniva studiato con attenzione il terreno, e valutata la minaccia rappresentata da altre unità nemiche presenti in quel settore del campo di battagl ia , e c he potenzialmente avrebbero potuto intervenire.
L ' ufficiale al co mando poteva optare per la formazione più a datta, scegliendola fra una serie di possibili configurazioni; la tavola 130 illustra le più comuni.
La Linea
La principale formazione di combattimento della cavalleria era la linea , sulla profondità di due ranghi che era s ta ndard per le cavallerie dell'epoca napoleonica. Ques to sc hieramento permetteva all ' unità di presentare il fronte mas simo , facendo così l ' uso più efficiente poss ibile di ogni lancia o sc iabola.
La linea aveva anche il poten zia le di pervenire al fiancheggiamento, e quindi all'aggiramento , di unità avversarie di dimensioni minori , grazie alla mera estensione del suo fronte.
La sua caratteristica primaria era quella di far sì che in una carica l'intero reggimento giungesse all'impatto ne llo s tesso momento ; lo shock di questo poderoso urto, si riteneva, avrebbe dovuto sopraffarre la formazione oppo sta , e per questo motivo la linea era universalmente impiegata dalla cavalleria di tutte le nazioni.
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e; l,,>IQ• nu (d squoJ•c, i \l clf'tl11' - dislance) L--=--====I =====-===::::==
Quasi tutti gli eserciti prevedevano uno spiegamento s u due linee: la prima cost itui va la linea di battaglia propriamente <letta, la seconda la riserva. La funzione di quest'u ltima era duplice: fornire supporto e rinforzi alla prima linea, e compiere attacchi aggiran ti una vol ta che le due linee principali contrapposte fossero state impegnate in combattimento.
Precedentemente al 1806. i prussiani avevano utilizzato una fonna d'attacco conosciuta come Attacke mit drei Gliedern, o "attacco con tre ranghi"; definita nel Re go lamento del 1796, questa consisteva della nonnale linea su due ranghi, appoggiata a lle spalle da un terzo rango formato prelevando le quattro file all'estrema ala sin istra di ogni Zug. Tale terzo rango aveva funzioni d'attacco aggirante. e veniva infatti diviso in due gruppi che si schieravano alJe spalle delle estreme ali del reggimento. da dove avrebbero potuto manovrare per assalire il nemico ai fianchi cd alle spalle, qualora ve ne fosse stata l'opportunità.
Il regolamento prussiano del 1812 prescriveva a sua volta che una riserva, di modesta entità, venisse fonnata dietro ogni ala, per proteggere lo squadrone o il reggimento da attacchi su l fianco. ed anche per eseguirne invece di suoi propri ai danni dell'avversa1io. La I a Zug del 1° squadrone costituiva la riserva alle spalle dell'ala destra del reggimento. mentre la 3a e la 4a Zug del 4° squadrone formavano quella posizionata dietro l'ala sinistra.
Prima del I 806, i prussiani utilizzavano anche un 'a ltra variazione dell'attacco in lin ea, conosciuta come Attacke en Murial o en Murai/le, ovvero "attacco a muraglia". Si trattava di un massiccio attacco in linea, compiuto spesso da più reggimenti l'uno schierato a fianco dell'altro senza intervalli di sorta; i cavalli venivano messi al trotto a 1500 (!) passi daJ nemico, cd al ga loppo ad una distanza compresa fra i 700 cd i 1000 passi! Questa pratica era in marcato contrasto con quella successiva di ritardare quanto più possibile la carica "a briglia sc iolta", per co n servare la compattezza della formazione e le forze delle cavalcatu re . La lunga linea aveva infatti la tendenza. su una così lunga distanza, a formare a l ternativamente gruppi accalcat i di uomi ni e varchi nella formazione. ed i cavalli arrivavano al contatto del rutto esausti; un co ntrattacc o che fosse stato eseguito da riserve di cavalleria avversaria in quel momento. avrebbe di conseguenza prodotto danni gravissimi. Di converso, l'impeto guadagnato durante la lunga corsa faceva sì che vi fossero buone probabilità di spazzare via qualsiasi nemico si fosse incontrato.
Pare comunque che, quantomeno nel più sofisticato panorama tattico delle ultime campagne, i punti deboli di questa tattica superassero di gran lunga quelli positivi, e l'attacco en murai/le venne infatti completamente abbandonato dopo il 1807.
A livello di grandi unità, la cavalleria leggera e quella pesante spesso operavano di conce1to. I "leggeri"costituivano, in questo caso, una seconda linea di supporto oppure uno schermo davanti agli squadroni da battaglia. in modo non dissimile dalla relazione es istente tra fanteria leggera e di linea.
Quando la cavaller ia leggera precedeva quella pesante nello schierame nto di battag li a, infatti, essa la schermava dal fuoco nemico e nascondeva i suoi movimenti aJle unità avversarie che ne costituivano il bersaglio. Viceversa, se invece la cavalleria leggera avanzava dietro una lin ea di "pesanti", allora si schierava alle spalle de ll e a li: qua ndo la caval leria pesante aveva coi n volto il nemico in un melée, era ora per i leggeri di manovrare a ll 'esterno ed assalire quest'ultimo sui fianchi, manovra che invariabilmente risultava ne lla rottura del fronte dell'avversario, che si ritirava in disord in e. Testimonianze relative all'utilizzo di questa manovra si possono trovare in molti resoconti contemporanei di scontri di cava ll eria, in particolare di autori ru ss i.
Attacchi in echelon e in echiquier
Queste due modalità di attacco non sono a1tro c he variazioni sul tema dell'attacco in linea; in entrambi i casi, l'elemento, o gli elementi ava nzati della formazione attaccante urtan o il nemico prima degl i altri e lementi. Questo primo impatto dà inizio al processo di dissoluzione delrinte-
grità lineare della formaz ione avversaria, e proprio mentre quest'ultima inizia a perdere compattezza , una seconda unità fresca, o più unità fresche la colpiscono, accelerando la sua disintegrazione. Nel caso di un attacco condotto en echiquier, si tratta di due ondate che colpiscono in su ccessione, mentre se l 'attacco viene portato da una formazione en echelon, si verifica una serie di urti successivi che, almeno in teoria , avrebbero dovuto assicurare la distruzione del bersaglio. Il regolamento britannico del 1799 parla di attacchi en echelon condotti da diversi reggimenti , ma gli stessi principi possono essere applicati ad un singolo reggimento e ai suoi squadroni. 11 regolamento afferma:
"Il movimento in echellon (sic!) di una grande unità mette quest'ultima in una sitazione vantaggiosa, per sconcertare un avversario o per compiere un attacco parziale od una ritirata graduale.
Le manovre preliminari devono distrarre l'attenzione del nemico, impedendogli di essere certo di dove l'attacco verrà eseguito. (TI movimento in echelon) Pu ò essere formata sul centro, o su una delle ali rinforzate: se coronato da successo, le divisioni si rischiereranno in linea per aumentare il proprio vantaggio. Se re~pinte, esse sono in una buona situazione per proteggere la ritirata. Nell'avanzata, i diversi corpi di truppa muovono indipendentemente l'uno dall'altro, agendo liberamente, e restando pronti a prestarsi mutua assistenza. Nel ritirarsi, essi indietreggiano gradualmente l'uno sull'altro, prestandosi così vicendevole aiuto e supporto
Gli scaglioni di una linea sono, in rapporto alla sua forza, di tre, quattro o cinque squadroni ognuno. Benché il numero dei fianchi appaia moltiplicato, questi non sono esposti , in quanto le unità si coprono a vicenda.
Gli scaglioni, visti da una certa distanza, paiono una normale linea: costituendo invece tante linee corte ed indipendenti, le unità possono manovrare obliquamente per aggirare le ali avversarie, o per rinforzare il point d'appui di un 'ala propria; e questo movimento può non essere rilevato dal nemico".
Il manuale dj cavalleria dell' Assia-Kassel, datato 1796, prevede sia l 'attacco en echelon che quello en echiquier. l1 testo precisa che uno dei principali vantaggi di queste due forme di attacco è costituito dal fatto che le unjtà che vi partecipano sono indipendenti 1'una dall'altra , e possono pertanto impegnare con facil it à qualsiasi corpo nemico che presenti loro un fianco scoperto. Il manuale afferma anche che gli scaglioni che non s i trovano in prima linea attirano in misura minore il fuoco nemico, ed è pertanto più probabile che giungano freschi al contatto.
Prima del 1806 , i prussiani facevano co nsiderevole uso delle formazioni per scaglion i , come è testimoniato dal manuale del 1796 Gli scaglioni erano sc hierati ad intervalli di 30 passi. ed erano naturalmente più agevoli da manovrare che le lu nghe linee d'attacco indivise che rappresentavano l'alternativa Il regolamento del 1812 confenna l ' uso dell'echelon, con gli scaglioni distanziati ora di 50 passi.
Anche i manuali sassoni prevedevano l'uso di quest'ultima formazio ne, in avanzata quanto in ripiegamento , e l' O,donnance francese del 1805 parla diffusamente di formazioni di cavalleria per scaglioni, ma non deU ' echiquier. Il manuale fr'<lllcese non sviscera in profondità le modalità d'uso della fom1azione , ma i regolamenti della Vestfalia (6), in tutto e per tutto modellati su quelli francesi, prescrivono l ' uso delJ ' echelon co ntro 1a fan teria, qualora schierata sulla difensiva in linea od in quadrato. Nella stessa situazione tattica , lo stesso manuale tedesco raccomanda, in alternativa, la carica en echiquier.
È rag ionevole s upporre, pertanto , che quantomeno la dottrina tattica pratica francese prevede sse un impiego s imilare di queste formazioni.
Il regolamento austriaco del 1808 , poi , si li mita ad illu strare con una tavola (tavola 131) una sorta di formazione d'attacco per scaglioni: sfortunatam e nte , il manuale non và oltre una scarna nota "tecnica", in calce ali ' illustrazione, che spiega in che modo gli scag lioni manovrassero in avant i e ali ' indietro.
Le fonti russe, infine, tacciono comp letamente sull 'argomento.
L'attacco in colonna
La colonna di cava lleria costituiva una variante piuttosto antiquata di formazione d'attacco, usata principalmente contro la fanteria per motivi che diverranno apparenti più avanti; per l'epoca napol eonica al più tardi, il suo impiego era pertanto ristretto a situazioni tattiche particolari, quali un terreno che non pennetteva lo spiegamento in linea, oppure consigliato da fattori contingenti quali l 'inesper ienza delle truppe.
Per quest'ultimo motivo, la colonna di cavalleria era stata impiegata con di creta frequenza dalle armate francesi della Rivoluzione. ma durante le guerre napoleoniche questa formazione fu utilizzata raramente, quantomeno dalla cavalleria francese, se non per attacchi estemporanei contro fanterie in colonna, specie di marcia, o quadrato, e comunque potendo beneficiare dell'effetto sorpresa. Solo nel 18 13 la colonna di cavalleria t ornò forzatamente in auge nell 'Armèe, a causa della moltitudine di reclute inespe1te immesse nei ranghi, le quali potevano essere controllate meglio da quadri numeri camente in sufficienti se schierate in colonna piuttosto che in linea; le ingombranti colonne di cavalleria francese, capaci al più di caricare al trotto, costituirono una presenza costante sui campi di battag lia della prima parte della campagna, non scomparendo completamente neanche nella fase post -armistiziale: il combattimento di Liebertwolkwitz, che ebbe luogo alla vigilia di Lipsia e rappresen tò il più grande scontro di cavalleria delrintera campagna. vide le divisioni "pesanti'' L'Heritier e Milhaud combattere in colonna per gran parte della battaglia.
Prima del 1806. i prussiani impiegavano con una certa frequenza la colonna di cavalleria: anche nel loro caso, questa formazione veniva usata contro la fanteria, cd era formata con il fronte di una Zug. Tprincipi relativi a questa forma di attacco erano stati delineati nella Istruzione per i Maggiori-Generali di CG1·alleria del 16 marzo 1759 !
Il regolamento del 1812 ugualmente prevedeva l'impiego de ll a colonna a livello reggimentale. ma co n il fronte di uno squadrone, da impiegarsi principalmente contro i quadrati di fan t eria.
Se si p rende in esame lo svolgimento di un attacco di cavalleria contro un quadrato, le motivazioni favorevoli all'impiego della colonna risultano immediatamente apparen ti.
U n tipico battaglione francese pre-1808, per esempio, dava vita ad un quadrato con il fronte di circa 40 metri; un 'altrettanto tipico squadrone di cavalleria. diciamo forte di 120 sciabole. schierato come di consueto in due ranghi, presentava al nemico un fronte di quasi 60 metri. Ciò signifi ca che non più di due terz i circa dei componenti dello squadrone avrebbero trovato, al co nta tto, un n em ico a portata di sciabola; ancora più significativo è il fatto che, se il reggimento di cavalleria fosse st a to schierato in lin ea come di so lito s i preferiva fare, l 'assoluta maggiora n za dei cava ll eggeri si sarebbe trovata a sciabolare l 'aria: diciamo oltre tre quarti del reggimento, se s u quattro squadroni !
In co lonna , inve ce, le cose cambiava no parecchio. In primo luogo, bisogna precisare che l 'e lemento base di manovra della cavalleria, l 'equiva lente del peloton delJa fanteria, c ioè quell'elemento "mi nim o" che, unico, manteneva una formazione per così dire "fissa", consi teva di 12-16 file su due ran ghi; anc h 'esso denominato peloton, oppu re Zug o troop, costi tui va metà di una compagnia, q uindi ogni squadrone ne comprendeva quattro.
La colonn a, per l'appunto, ve ni va fo rm ata co n i quattro pelotons l'uno d i etro l 'altro, prese ntando così una profondità di otto ran ghi per un fronte di circa 16 metri.
Ritornando al caso di un attacco contro un quadrato, la differenza è evidente: il fron t e della cavalleria è pari a poco più di un quarto de ll a lunghezza di un lat o del quadrato, co n una risultante co n ce ntrazi o ne dello sforzo, che non è viveversa co ntrobilanc iata da un a possibile minaccia di attacco s ul fianco grazie alla maggiore massa e mobilità dei cava l ieri. In o ltre. gli squadron i uccessivi al primo s i trovano be n riparati dal fuoco nemico, più ancora che ne ll 'attacco per scag lioni o en echiquier, e pronti a rinforzare o sostituire lo squadrone di testa nell'azione ravvicinata.
L'attacco in Schwarm
Il termine "attacco in Schwarm" definisce in realtà una serie di possibili combinazioni di cavalleria leggera e pesante, ed anche di skirmishers montati (dettijlankeurs), ottimizzate per l'attacco contro fanteria, tutte delineate nei regolamenti prussiani del 1796.
Jn una versione, ogni qu arta Zug di un reggimento avanza a fom1are uno schermo in ordine disperso, allo scopo di ripara re il grosso dal fuoco nemico durante l'avvicinamento. Una variante combina poi cava lleri a leggera e pesante: un reggimento dj "pesanti" avanza, coperto daijlankeurs, contro il nemko, minacciandolo e spingendolo a fare fuoco; prima che que s t'ultimo abbia il tempo di ricari ca re, la cavalleria leggera celata dietro quella pesante sb uca fuori e lo attacca sul fianco ed alle s palle. Nei manuali pru ss iani , questa forma d'attacco, u sata pri ncipalmente contro i quadrati di fanteria, è a nche c hian, a ta eloquentemente '"Attacco sul fianco e retro" (tavola 132).
Una manovra simi le é delineata nei manuali di cavalleria sasso ni: da usarsi, come è ovvio, solamente con tro la fanteria, questa tattica prevedeva una linea di sc hermagliatori montati che precedeva il grosso di 50-60 passi; la fun zio ne degli schermagliatori era quella di portarsi a tiro della fanteria, demora l izzandola con il proprio fuoco , pungolandola a replicare e distraendone l'attenzione dall'avanzata del grosso finch è non fosse s tato troppo tardi.
L'intento comune a queste manovre era quello di annullare o diminuire, con vari espedienti, l'efficacia del fuoco di fanteria avversario nei momenti cruciali prima del co ntatto , in modo c he la cavalle ria potesse attraversare la zona battuta da esso senza soffri rne gli effetti, per giungere all'urto ed impeg nare la fanteria in melée con il massimo vantaggio possibile.
L'attacco à la débandade
Proprio la cavalleria sassone applicava poi una singolare tattica conosciuta come "Attacco à la débandade". Questa c onsis teva di una carica eseguita con il massimo intervallo possibile fra le file: un ordine aperto, dunque, ma non disperso come la formazione degli schermagliatori.
La tattica à la débandade era quasi esclusiva, come ci si potrebbe aspettare, della cavalleria leggera, ma i I regolamento del 181 Oafferma che, in particolari occasioni, potesse essere praticata perfino dai corazz ieri. Questa manovra era da impiegarsi contro fanteria in disordine, quando rapidità di movimento e manovrabilità prevalevano sulla necessità di mante nere un fronte compatto; e contro cavalleria armata di lancia, in quanto permetteva ai cavalieri sasso ni di traversarne rapidamente e con poco danno la formazione, riducendo gli effetti delle lance di cui era armato ]'avversario grazie al fatto di costituire una serie di bersagli individuali anzichè un fronte compatto: la lancia infatt i, a differenza della sciabola, andava in una qualche rrusura "p untata" contro il bersaglio, pertanto il fatto di trovarsi di fronte una serie di bersagli individuali in movimento era assai diverso che cercare invece di col pire una massa compatta di uomini e cavalli, dove era impossibile sbagliare.
L'attacco lava
Questa peculiare forma d ' "attacco", o dovremmo dire di manovra o formazione, era caratteri st ica dei cosacchi e non molto dis s irrule, in apparenza almeno, dalla débandade. L a manovra può essere classificata co me un attacco so lo in se nso lato: non s i trattava infatti di eseguire una vera e propria carica in ordine aperto, in quanto questa formazio ne, in si ntonia con il ruolo tattico dei cavali eri delle steppe, era pensata principalmente per compi ti di copertura o ricognizione. La lava era, in effetti, la formazione tipica dei cosacchi, chiaramente derivata da quelle utilizzate dai loro principali avversari. i nomadi delle steppe euroasiatiche; mantenendosi in continuo
linea D('lIIÌCi1
movimento, e sfruttando le propri e eccelse doti e questri individuali, i cosacchi cavalcavano in apparente disordine mantenendo il nemico sotto un fuoco continuo, accompagnandosi con grida e finte cariche. Lo scopo era quello di confondere l'avversario. invogliandolo a disperdersi per venire alle mani con i suo i tormentatori , o viceversa, a raccogliersi in una massa sempre più compatta ed immobile nella quale trovare un 'illusoria sicurezza.
La lava era fom,ata a partire dalla linea o dalla colonna; la prima sotnia (equivalente dello squadrone) di ogni pulk (reggime nto ) si sc hierava davanti al grosso in una linea per mezzi plotoni, a intervalli di 50 passi, s ul plotone di cen tro , quindi si dispiegava in modo tale che vi fossero quattro pass i di intervallo fra i cavalieri. ln questo modo, una sotnia di forza media occupava circa 400 passi (300 metri) di fronte.
Un altro plotone o sotnia seguiva quella dispiegata ad una di stanza di 350 passi, mantenendosi in ordine c hiuso; se ques ta seco nda unità si di sp iegava anch'essa, un sottuffi ciale e ei cosacchi rimanevano indietro con il guidone per cos tituire un punto di radunata, detto majak ("faro").
La grande ampiezza di fronte co nferita dalla lava permette va ai cosacchi di avviluppare contemporaneamente e ntrambe le ali di un nemico, nello stesso tempo sottoponendolo a pressione sulla fronte ed alle spalle. In questo modo , ogni accenno di di sordine nella formazione nemica avrebbe potuto essere sfruttato se nza indugio e nel modo più efficace.
Va preci sato che non si prevedeva che le "nuvole" di cosacchi schierati in lava entrassero effettivamente in contatto con una formazione di cava lleri a nemi ca che preservasse una parvenza di ordine: piuttosto, l'obbiettivo era quello di con s umarne gradualmente la forza e la coesione con un'azione continuata di disturbo.
La lava era anche utili zza ta per l'inseguimento di un nemico battuto e per sc herm are i movimenti delle proprie forze di tipo " tradizionale".
I PRELIMINARI ALL'ATTACCO: LA RI COGNIZIONE
Teorici e memorialisti, contemporanei e non, concordano ne l riconoscere l'importanza fondamentale ri vest it a da un 'attenta ricognizione del terreno, da eseguirsi preliminarme nte ad un attacco di cavalleria.
La relativa velocità di manovra della cavalleria, e la co nseg ue nte grande difficoltà di arrestare o riposizionare una forza d'attacco montata , una volta messa in movimento, facevano sì che un comandante di cavalleria non dovesse mai ordinare una carica, o qualsivoglia manovra offensiva, senza aver prima spedito degli sc hermagliatori (montati) ad accertare lo stato del terreno, ed in particolare l'eventuale presenza di ostacoli nascosti: la "strada incas sata" del chem in de Ohain di Waterloo , resa celeberrima dalla descrizione della battaglia fatta da Victor Hugo ne " I Miserabili". resta senza dubbio un esempio eclatante di falso storico, ma è un fatto c he anche un ostaco lo relativamente modesto, quale un fosso od una robusta staccionata, poteva bastare a scompaginare la formazione serrata dei reggimenti lanciati alla carica, spezzandon e l'impeto e ponendoli a ll a mercé de l nemico; negli ultimi, cruciali 80-100 metri prima del contatto in particolare, quando i reggimenti lanciati a bri glia sciolta erano al di là di ogni controllo da parte degli uffi ciali , ogni ostacolo non prec edentemente rilevato poteva rivelarsi fatale.
Questa regola, apparentemente ferrea, era in realtà s pesso ignorata; spettava agli ufficiali di stato maggiore, dunque, compiere un 'acc urata ispezione del terre no per prevenire errori propiziati dall'impazienza e da quello spirito aggressivo che era così diffuso fra gli ufficiali superiori, e d anche generali, di cavalleria io generale. e franc ese in particolare. Si riteneva comunemente che una ricognizione potesse essere eseguita con sicurezza fino ad un tiro di pi s tola (20 o 30 metri !) dalla cavalleria nemica, che non s i sare bbe certamente mossa
per caricare un paio di cavalieri: il peggio che ci si potesse attendere era che un ufficiale uscisse dai ranghi per sparare una pistolettata o due . con rischi trascurabili per gli esploratori .
La ricogni zione veniva normalmente compiuta da singoli ufficiali o sottufficiali, o piccoli gruppi, di cavalleria leggera, ed era pratica comune selezionare gli individui ritenuti più intelligenti ed anche meglio montati. Un ufficiale di stato maggiore, se dotato di una buona cavalcatura, poteva naturalmente compiere la ricognizione di persona.
IL PASSAGGIO DI LINEE
Lo scopo di questa manovra era. come nel caso di quella, analoga, già esaminata nel capitolo dedicato alle tattiche di fanteria, quello di permettere ad un reggimento fresco di passare attraverso un'unità indebolita od esausta per prendere il suo posto nella linea di battaglia.
La manovra poteva essere eseguita da una o daU 'altra delle due unità, che avanzava o si ritirava attraverso gli intervalli fra gli squadroni dell'altra. Nell'esercito francese, J'unità "attiva" schierava individualmente i suoi squadro ni in colonne per plotoni , quindi queste colonne separate passavano attraverso gli intervalli dell'altro reggimento , che restava fermo. Una volta superatolo, le colonne eseguivan o una conversione, poi marciavano perpendicolarmente al fronte dell'altra unità ed infme si dispiegavano in linea su di un fronte parallelo a quello di quest'ultima (tavola 133).
LA CAVALLERIA CONTRO IL QUADRATO
In circostanze normali, era molto difficile per la cavalleria assalire con successo un ' unità di fanteria salda e ben ordinata, senza il concorso di fattori tattici esterni che concorressero a comprometterne l'integrità fisica o psicologica , quali precedenti sconfitte od essere sottoposta a fuoco di artiglieria e/o moschetteria.
Quanto detto vale, a maggior ragione , per la fanteria schierata in quadrato: questo ordinamento conferiva infatti due inestimabili vantaggi alle truppe a piedi che si preparavano a ricevere una carica di cavalleria, vale a dire la coscienza del!' effetto psicologico negativo che tale formazione produceva sul mora le dell'avversario, e al tempo stesso la sicurezza garantita da una formazione senza fianchi nè retro, e c h e quindi non correva il ri schio di poter essere aggirata.
Come d'altra parte sotto lineato dai manuali contemporanei, raramente l a cavalleria impegnava l e formazioni a piedi avversarie sulla fronte , dove il fuoco di mosc hetteri a esprimeva tutta la sua efficacia, ma tentava , complici il fumo e la confusione, di assal ire i fanti nemki su l fianco od alle spalle.
Si può pertanto affermare che la cavalleria avesse buone probabilità di vincere il confro nto solamente quando la fanteria aveva sofferto molto prima o durante la battaglia gli effetti dell'azione nemica , il suo morale era malfermo, e la formazione presentava magari seg ni di disordine. fn queste circostanze, alla cava lleri a spesso bastava presentarsi davanti al nemico, ed avanzare verso di esso esibendo ostentatamente aggressiva sicurezza, per ottenere il risultato voluto; una volta che la formazione della fanter ia si dissolveva, e la cava ll e ria poteva penetrarvi, non restava che la fuga , invariabilmente dispendiosissima in termini di vite umane per 1'unità soccombente: è un fatto che l 'assoluta maggioranza delle perdite da arma bianca, nel corso delle guerre napoleoniche, fossero sofferte durante l'inseguimento di fanteria battuta da cava ll er ia, più che nel combattimento vero e proprio.
Quando invece il morale della fanteria teneva, una carica in linea singola raramente aveva successo; era pertanto de s iderabile che questa venisse preceduta da una massi.ccia dose di fuoco
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di moschetteria o, meglio ancora, d'artiglie1ia; per quest'ultima incombenza. si rivelarono particolarmente adatte le batterie d ·artiglieria a ca vallo (7), che possedevano una mobilità, ed un élan, comparabili a quelli della cavalleria. Anche in questo caso, comunque, un attacco frontale contro fanteria ben posizionata era da evitarsi se non assolutamente indispensabile.
Ciò premesso, quando un quadrato, od allra formazione di fanteria, veniva attaccata con successo da cavalleria, essa ne risultava invariabilmente distrutta in modo pressoché totale.
La storia delle guerre della Rivoluzione e napoleoniche abbonda di esempi che provano come, nelle circostanze giuste, una ben eseguita carica di cavalleria, specie pesante. potesse sortire effetti del tutto sproporzionati rispetto al numero di cavalieri impegnati ed anche, talvolta. a dispetto di una grande disparità di forze: a Yillers-en-Couchics, il 24 aprile 1794, due squadroni del 16° Light D ragoons britannico, insieme ad altti due del reggimento ussari austriaco Erzherzag Leopo/d, caricarono e ruppero due quadrati francesi, nel contempo travolgendo una batteria che li supportava: 160 cavalieri britannici e 112 aust1iaci misero così in rotta quasi 5.000 fanti nemic i , procurando loro 1 .200 perdite e prendendo centinaia di prigionieri; la cavalleria perse. in tutto, 41 uomini.
Solo due giorni dopo, a Le Cateau, il generale austriaco Ott guidò 6 squadroni austriaci e 12 inglesi all'attacco di una formazione francese fotte di circa 20.000 uomini. Sfruttando abilmente le pieghe del terreno, Ott schierò le sue truppe in tre linee: il reggimento corazzieri austriaco Zeschwitz formava la prima; una brigata britannica, compost.a dalle Royal Horse Guards, 3° Dragoon Guards e 1° Dragoni. costituiva la seconda; la terza linea. infine, comprendeva il 1° e 5° Dragoon Guards ed il 16° Light Dragoons inglesi. La cava lleria a lleata piombò ali 'improvviso sul fianco si ni s tro e sul retro delle forze francesi: in pochi, frenetici minuti l'intera fonnazione francese si dissolse, per essere spietatamente inseguita dalla cavalleria, che causò circa 2.000 fra morti e feriti e prese 270 prigionieri. 22 cannoni e 29 casso ni .
Nelle ultim e fasi della battaglia di Marengo, il 14 giugno 1800, Kellem1ann eseguì la sua giustamente celebrata carica: con una brigata fo1te onnai di non più di 150 effettivi , benché rinforzata all'ultimo momento da a ltri 250 (8), Kellermann stava avanzando in suppo1to della Divisione Boudet , quando dal fumo alla sua s ini stra emerse un'immensa co lon na di fanteria: erano gli austriaci, ottimisticamente lanciati all'inseguimento di un nemico creduto orma i vinto.
Quattro ben applicate scariche di mi traglia, eseguite da tre pezzi dell 'attigl ieri a a cavallo della Guardia Consolare che Marmont aveva fortunosamente schierato nei pressi, raffreddarono lo slancio dei kaiserliks; poi, Kellermann si interpose con i suoi 400 cavalleggeri.
Un attimo prima, la cavalleria francese era stata schierata in linea. ma avvedendosi dei granatieri austriaci alla sua sinistra. Kell erma nn riconobbe la straordinaria opportunità che g li si offriva, e la afferrò con entrambe le mani: ordinando '"A sin istra per compagnie. avanti", egli convertì la sua lin ea in una colonna, che lanciò sul fianco ed alle spa lle del nemico. L'approccio di Kellermano era stato abilmente dissimulato sfruttando il terreno disseminato di vigneti, gli austriaci erano stanchi e convinti di in seguire un nemi co battuto e, soprattutto, erano stati sorpres i dalla inaspettata mitraglia di Marmont: prima che potessero riprendersi, la cava lleria pesante francese piombò loro addosso con la rapidità e la violenza di un fulmine.
I cavalieri di Kellermann attraversarono più vo lte la massa onnai confusa della fanteria in bianco, avanti e indietro, sciabo lando a più non posso fino a non aver più la forza di sollevare la spada; e la colonna austriaca si dissolse, lasciando su l campo o ltre 1,200 fra morti e feriti e quasi 2.000 prigionieri, insieme a 8 canno ni ed una se l va di bandiere, che caddero in mano aglj es ultanti cavalleggeri francesi: 400 cavalieri pesanti, sp lendidamente guidati, aveva no battuto 6.000 veterani imperiali, perdendo non più di 50 effettivi.
Si potrebbe continuare all'infinito: volendosi limitare a ricordare qualcuno dei casi documentati di quadrati di fanteria rotti da cavalleria non appoggiata dalle altre armi, si possono citare i
quadrati russi rotti dai corazzieri francesi a Eylau e Friedland; il quadrato francese sconfitto a Ri edau dai dragoni austriaci del colonnello Heimroth il 1 maggio 1809, ed i quadrati austriaci che la cavalleria francese ruppe a Wagram; i tre quadrati francesi della Divisione Foy (battaglioni deJ 6°, 69° e 76° de Ugne) rotti il giorno dopo Salamanca , il 23 luglio 1812, a Garcia Hernandez dai dragoni pesanti della Kin g 's German Legion deJl'csercito di WeJlìngton: 1.400 nemici presi prigionieri, e quasi 500 uccisi e feriti, al costo di 127 dragoni e 140 cavalli !
Vi furono anche i quadrati russi rotti dai coraz zieri francesi. tedeschi e polacchi a Borodino, ed i due quadrati francesi sconfitti a Dennewitz, il 6 settembre 1813, dalla cavalleria prussiana; quelli, sempre francesi, spezzati a La Fère-Champenoise da11'impeto della cavalletia russa, il 25 marzo 1814; il quadrato deJ reggimento austriaco Hoch und Deutschmeisrer, sconfitto a Roverbella dagli ital ki Dragoni ·'Regina", e quello del 39° jagers russi , rotto il 31 luglio 1812 a Velij-Krestoni da una carica de l 2° Cacciatoti a cavallo italici; e poi la shakespeariana "Carica della Morte" della Beresina, dove due reggimenti di cavalleria leggera tedesca del1a moribonda Grande Armée si coprirono di gloria, caricando nella tormenta le avanguardie russe e spezzando tre quadrati
D'altro canto, la storia è piena di attacchi contro quadrati che fallirono miseramente: Waterloo, dove i reggimenti francesi si immolarono in vane cariche su per "i/ terribile declivio fangoso di Mont-Saint-Jean" , spezzandosi sugli impervi quadrati britannici come frangenti su una costa rocciosa; le altretta nto futili cariche eseguite contro la fanteria francese in quadrato dalla Guardi a a cavallo russa ad Austerlitz, e dai cavalieri prussiani a Jena-Auerstaedt; la lista è interminabile. Si potrebbe concludere notando che nessun esercito fu immune da questi faJlime nti , come a nessuno mancarono i successi eclatanti; la vittoria o la sconfitta nell'affrontare un quadrato sembqmo essere dipesi principalmente dal morale, dalla motivazione, delle truppe deJl'una e dell'altra parte. Tuttavia, dal momento che è imposs ibile obbligare un cavallo ad impalarsi su una siepe di baionette, il fattore dominante pare essere stato costituito dal livello di morale della fanteria: se inesperta, e dubbiosa della propria capacità di prevalere, la sua sorte era segnata. Le chances di successo dei fanti erano poi ulteriormente diminuite dall ' eventuale e sposizione al fuoco della fanteria o dell'artiglieria nemica immediatamente prima, o durante l'attacco di cavalleria; in aggiunta, il livello cumulativo di perdite sofferte dalla fanteria nelle fasi precedenti della battaglia contribuiva senz'altro a ledere ulteriormente la sua capacità di opporsi ad una carica di cavalleria.
ATTACCHI
DI CAVALLERIA A LIVELLO DI BRIGATA O SUPERIORE
Ad un livello superiore a quello reggimentale, la cavalJeria dell ' epoca napoleonica era generalmente schierata in una serie di linee successive, ognuna delle quali era composta genera lm ente da un singo lo reggimento o brigata.
Nello spiegamento generale, i reggimenti o brigate (o , talvolta, divisioni) che componevano ogni linea venivano schierati uno dietro l'altro, dando vita ad una sorta di immensa colonna che, quantomeno in pa1tenza, si presentava molto serrata
Le linee successive erano generalmente composte, ognuna, da un tipo omogeneo di cava lleria : lo sc hi eramento più "tradizionale" , o prudente, prevedeva una prima linea di cava ll eria leggera con funzioni di copertura e assaggio, una seconda linea di dragoni che costituiva la forza d'attacco principale, riservando alla terza linea, composta da corazzieri od altri veri e propri "pesanti" , la funzione di riserva nonché il compito di ammi ni strare al nemico il colpo di grazia
Esisteva anche una tipologia di schieramento "inversa", che vedeva in prima linea i corazzi e ri , e confidava nello shock procurato dal gettare da subito nella mischia una massa compatta di cavalleria pesante; i dragoni costituivano, in questo caso, la seconda linea di rincalzo, mentre l a cavalleria leggera, in particolare lancieri, operava spesso sulle ali.
Questo secondo schema era favorito in particolare dai francesi, e ben si sposava con la dottrina tattica dell' Armée che vedeva nella cavalleria pesante la masse de décision per elezione: taJe ruolo s i incarnava nella creazione di un corpo d'élite come quello dei corazzieri. per giunta fin da subito organizzati in divisioni, poi corpi d ' armata autonomi ed omogenei. e ben provvisti d'artiglie1ia a cavallo.
La creazione dei Corpi di Riserva di cavalleria pesante fu infatti un'idea tutta francese, la qual e si rivelò talmente produttiva da essere gradualmente fatta propria anche dall'esercito russo e da quello austriaco: il piccolo esercito prussiano nato dalle ceneri della Katastrophe del 1806 non possedeva reggimenti pesanti sufficienti. nè una filosofia d'impiego adeguata alla creazione di formazioni di cavalleria pesante indipendenti. ma all'apertura della campagna del J 813 , organizzò comunque i suoi quattro reggimenti di corazzieri in due brigate indipendenti ed omogenee.
L'esercito britannico, dal can1!:0 suo, dando ancora una volta prova del s uo innato conservatorismo, e della funzione tattica secondaria assegnata alla cavalJeria, non organizzò mai unità superiori alle brigate, benchè omogenee.
Quali che fossero la struttura organica e la fonnazione adottata, quando una grande unità di cavalleria giungeva a contatto con il nemico, l'obbiettivo era quello di far sì che la prima linea "attraversasse" la fonnazione avversaria , seguita da quelle successive: quando invece la prima ondata fosse stata respinta, essa sarebbe allora defluita attorno alle ali della propria formazione, per poi riordinarsi alle spalle di questa ed eventualmente impegnarsi di nuovo in combattimento. In alternativa, poteva essere invece eseguito, con lo stesso fine, un ''passaggio di linee" secondo le modalità descritte in precedenza.
In questo modo. si evitava che la seconda ondata, e le successive. potessero essere gettate in disordine dal ripiegamento della prima: inoltre, le linee s uccessive potevano in questo modo essere gettate in combattimento nel tempo più breve, prima che il nemico potesse riordinarsi eriprendersi dalle conseguenze immediate dello scontro soste nuto c on la prima ondata di cavalleria attaccante che, pur respinta. difficilmente non aveva causato danni all ' avversario.
li 6 febbraio 1807, Mural entrò in contatto con la retroguardia russa ad Hof; in questa occasione, fu giocoforza adottare uno spiegamento prudente , a causa della forte posizione tenuta dal nemico che schierava 12 battaglioni di fanteria in quadrato al riparo di un ton-entello ed appoggiati da una batteria a cavallo, tre reggimenti di cavalleria e cosacchi. Murat impegnò per prima una brigata di cavalleria leggera , quella del generale Auguste de Colbe1t, composta dal 3° ussari e dal 10° cacciatori a cavallo: respinta quest' ultima dal fuoco russo. vennero allora impegnati i dragoni della B1igata Digeon, poi dell'intera Divisione Grouchy. Non riuscendo neppure i dragoni a vincere l'ostinata resistenza avversaria , venne allora gettata in combattimento la 2a Divisione Co razzieri di D 'Hautpoul, che pervenne infine al successo costringendo al la ritirata la retroguardia di Bennigsen, che lasciò in mano francese 800 prigionieri e nove cannoni.
Due soli giorni piL1 tardi, lo stesso Murat guidò sul campo di Eylau una delle più stupefacenti cariche di cavalleria mai eseguite: in questa circostanza, non meno di 80 squadroni francesi, formati in un'immensa colonna composta da 5 ( o 10 ?) successive linee per brigata o divisione, caricarono sulla neve compatta che rappresentava forse il miglior ten-eno di manovra che un comandante di cavalleria potesse desiderare.
In prima e seconda linea, i generali Klein e Milhaud stavano alla testa delle loro divisioni di dragoni, composte ognuna da tre brigate; più indietro, forse in due linee, stava la Divisione Grouchy, pure di dragoni e su tre brigate; alle loro spalle erano schierate le due brigate di corazzieri de ll a Divisione D'Hautpoul. mentre la cavalleria della Guardia lmperiale, al comando di Bessières, c hiudeva la formazione. Non è chiaro se le singole divisioni fossero schierate su una sola li nea o su due, da qui l'i ncertezza sul numero totale delle ondate di cavalleria francese.
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Nella sua qualità di comandante della Riserva di Cavalleria, Murar non aveva normalmente alcuna autorità sulla cavalleria d!e l la Guardia, e le circostanze che portarono quest ' ultima ad unirsi alla grande carica restano oscure; forse, molto semplicemente, Bessières trovò la tentazione di caricare troppo forte per resistervi.
Ad Essling e Wagram vi furono rispettivamente nove ed otto cariche in linee successive, come del resto a Waterloo, dove i corazzieri ed i carabinieri di Kellermann e Milhaud caricarono 11 volte insieme alla cavalleria della Guardia Irnpe1iale.
LE MECCANICHE DELLA CARICA DI CAVALLERIA
Quale che fosse la formazione adottata da un'unità di cavalleria per la carica, quest'ultima veniva sempre eseguita con una sequenza ben definita di successivi aumenti regolati del passo, e quindi della ve lo cità. La cavalleria muoveva infatti inizialmente al passo, quindi a l trotto, per passare poi al galoppo ed infine, negli ultimi metri, i cavalli venivano portati, a briglia sciolta, alla massima velocità possibile. Questo graduale aumento di velocità, ben definito nei regolamenti e sottoposto a stretto controllo da parte degli ufficiali (tavola 135), doveva conciliare due esigenze apparentemente antitetiche: da un lato , quella di arrivare all'impatto con l'avversario alla massima velocità ottenibile, per aumentare la potenza dell ' urto; dall 'altro, era altrettanto fondamentale preservare quanto più pos s ibile l'ordine e la compattezza della formazione attaccante, in quanto una mancanza di coesione avrebbe indebolito l 'effe tto shock della carica ed esposto la cavalleria alla reazione avversaria.
Dopo l'impatto, l ' unità vincitiice dello scontro inseguiva il nemico, se praticabile , ed entrambe avrebbero tentato di raggrupparsi e 1icomporre la formazione.
Tavola 135: Sequenza di carica
Distanza in metri dal bersaglio alla quale la cavalleria cominciava a procedere al: passo trotto galoppo la carica
Francia non specificato non specificato 170 60
Prussia (pre-1806) 750 7 l 5 - 560 490 - 340 225 - l SO
Inghilterra non specificato non specificato 227 73
11 regolamento britannico per la cavalleria del 1813, riguardo le fasi critiche della carica immediatamente successive all'impatto ed allo scontro, recita testualmente: '' ...nell 'istante stesso in cui il nemico cede, la linea (la formazione della cavaller ia, n.d.a.) deve essere immediatamente riformata , e l'inseguimento proseguito da truppe leggere, oppure solamente da troops o compagnie (di cavalleria) distaccate. Queste inseguono il nemico con il massimo vigore, e non appena la linea principale è riordinata, anch'essa avan za nuovamente e completa la scor!fitta (dell'avversario)".
Considerando anche la già sotto lin eata propensione della cavalleria inglese per gli inseguimenti indiscriminati, non sorprende l'insistenza del manuale su questo punto ! 1 manuali prussiani, ed anche quelli di altri eserciti, prescrivono nello stesso modo il distaccamento di forze di modesta entità ai fini dell ' inseguimento di un nemico battuto.11 regolamento in g l ese prosegue:
"Quando cavalleria attacca cavalleria, gli squadroni devono restare ordinati e compatti; m a quando (la cavalleria) attacca fanteria le file possono essere aperte, ed i soldati curvarsi su / co llo dei cavalli (in modo da colpire agevolmen te i loro più bass i bersagli n .d.a.). Ci si puà attendere che sotto unfuoco severo tanto la fanteria quanto la cavalleria perdano una parte del loro ordine prima di arrivare sul nemico, ma cavalleria operante contro altra cavalleria può preservare il suo ordine fino all'ultimo momento, in quanto fìnchè i cavalli avversari non si trovano testa a testa, non vi è n ul la che impedisca ad un cavalleggero di essere saldo nei ranghi come se si tro, •asse ad un a comune esercita::,ione'·.
In un s uccess ivo ca pitolo, il rego l amento prosegue:
" Qualsiasi dis1anza lo squadrone abbia da coprire, esso muoverà al gran trotto fino a 250 ya rde (225 m et ri circa, n .d.a.) dal nemico, e quindi al galoppo. li comando CARIC A! verrà impartito quando (lo sq u adrone sarà) entro le 80 ya rde (72 m. c irca), ed il ga loppo (sarà) accelerato quanto più possibile pur mantenendo l'unità in buon ordine.
Qualsiasi tentativo di serrare le file nel momento della carica, avrà il solo effetto di aume111are gli intervalli nella linea, e tende ad impedire il libero movimento di ogni cavallo, che in nessun momento ha necessità di essere indipendente come quando galoppa al massimo delle sue capacità, ed ogni collisione a destra o a sinistra diminuisce, in qualche misura, l'efficacia del suo sforza.
Nel momento dell'impatto, il corpo del cavalleggero deve essere ben all'indietro; il cavallo non traltenuto dal morso, ma sospinto avanti dallo sperone; alzarsi sulle staffe, e puntare la spada, darà sempre luogo ad un certo disordine nello squadrone; naturalmente, ciò verrà comunque fatto quando necessario.
È nella uniforme velocità dello squadrone che consiste il suo effetto (sul nem ico al momento del l ' impatto, n.d.a.); lo sperone t ende a sc01ifiggere il nemico quan10 la spada; quando il primo ha quasi ottenuto questo effetto, la seconda lo porta a compimento.
In oxni momento della carica e di manovre veloci, lo stendardo deve seguire il comandante con molta precisione; e gli uomini prestare particolare atte11::,ione a non rimanere indietro, e ad allinearsi con lo stendardo. Essi dovranno al'ere i cava lli sotto controllo, e pe,fettamente perpendicolari alla fronte e con la testa sollevata, il che li manterrà sotto comrollo. Gli uomini devono essere ben saldi in sella, perchè un cavaliere insicuro rende altrettanto (i n sic uro ) il suo cavallo; un solo cavallo in questa condi::,ione può interferire con i movimenti e con l'efficacia di un intero squadrone.
Quando l'urto dello squadrone avrà spe:::,ato laforma::,ione dell'avversario, ad una parte di esso potrà essere ordinato di insegu ire e mantenere il vantaggio acquisito, ma il suo (dello sq uadrone) reale obbiettivo è quello di rag grupparsi immediatamente per rinno vare i suoi sforzi in modo coordinato, nella stessa direzione oppure, eseguendo una conversione , impegnando sul fianco altr i squadroni (avve rsari).
Se lo squadrone fallisce il suo attacco, ed è gettato esso stesso in disordine o c01fusione, esso deve ripiegare nel modo migliore possibile, per lasciare spazio a quelli di suppor to, e deve radunarsi il più presto possibile sotto la protezione degli altri (sq uadroni). (In as enza d i un pronto ripiegamento, un ' unità di cavall eria di sord in ata diveniva fac il e preda di un co ntrattacco avve rsario; n.d.a.).
Uno squadrone non deve mai essere tanto frettoloso da portare nuovamente alla carica cavalli stanchi, benchè ciò dipenda dalle circostanze e dagli ordini ricevuti.
Q uando, dopo una carica, parte di uno squadron e viene distaccato per l ' inseguimento, questa dovrà aprire le file e coprire i/fronte e gli intervalli (ovvero assumere una fo rm azione sufficientemente aperta da possede re un fronte pari a qu e ll o totale delle comp ag ni e rimaste in ord ine chi uso ed in via di riordinamento: n.d.a. ). Q uando (questi so ldati ) ritorneranno e si raggruppe-
ranno, ogni uomo dovrà riconoscere il suo posto, arrivarvi passando attorno alle ali e per il retro del proprio rango, e per nessuna ragione ingombrare la fronte dello squadrone (in modo da non inibirne la capacità di frooteggiare, in qualsiasi momento, attacchi inaspettati; n .d.a.).
Qualsiasi soldato che viene attaccato, e la cui formazione è rotta, si considera battuto in partenza, e non è facile indurlo a raggrupparsi, se il nemico dà seguito al vantaggio acquisito; e l'operazione è in sè stessa difficoltosa, una volta che (il soldato) ha volto le spalle al nemico. Ma l'unità che attacca, anche se gettata in confusione , si raduneràfacilmentefinchè il suo movimento è controllato e di avan zata , ed agisce con una sicurezza ed un 'alacrità che non si ritroveranno mai in quelle (unità) che sono immobili.
Reitera ndo quest'ultimo concetto , il manuale britannico commenta che " benchè le circostanze possano impedire ad una linea (di cavalleria) di avanzare molto, essa non dovrà mai ricevere l'urto da ferma, perchè in questo caso la sconjìtta s arà inevitabile".
I regolamenti francesi recano peraltro la stessa massima, ma vi sono, sorprendentemente , parecchi casi documentati di azioni nelle quali la aggressiva cavalleria di Napoleone attese comunque da ferma l 'urto della cavalle1ia nemica, tentando di spezzarne l'impeto con salve di carabina prima del contatto. In ogni caso siffatto esaminato durante la preparazione di questo studio, tranne uno ( iJ 20° Chasseurs del co lonneJl o Castex ad Eylau), la cavalleria francese non ebbe successo nell'arrestare o demoralizzare il nemico, e venne faci lmente battuta nel successivo scontro.
Le motivazioni di questa tattica inusuale restano oscure, e costituiscono un piccolo mistero tuttora inso lu to: dal momento che questa tattica difensiva ve nne apparentemente utilizzata dai francesi con una certa frequenza su un lungo periodo di anni, viene da chiedersi perchè i capaci e professionali comandanti di cavalleria dell'Impero persistessero ad impiegarla, se essa si era apparentemente dimostrata del tutto fallimentare. Appare dunque evidente l'indisponibilità, al ri g uardo, di qualche dato fondamentale.
Infine , il raggruppamento delle unità dopo una carica era controllato da segna li di tromba e dalla posizione dello stendardo: i comandi erano impartiti mediante segnali sonori , udendo i quali i cavalleggeri , almeno così si sperava, si sarebbero raggruppati intorno agli stendardi di sq uadrone o di reggimento. Si sperava , perchè lo spiccato spirito aggressivo proprio della cavalleria , unito alla rapidità di movimento ed alla minor fatica fisica sofferta grazie al fatto di essere montati, faceva sì che, spesso, nei momenti critici successivi ad una carica vittoriosa, g li uomini sfuggissero ad ogni controllo, lanciandosi dietro al nemico sconfitto come una muta di cani da caccia.
In queste circostanze, un ' unità di cavalleria disordinata e con i cavalli stanchi dive ntava facile preda di un contrattacco nemico; i britannici , come si è già ricordato, erano particolarmente proni a questa perdita di controll o, i c11.1i letali effett i erano amplificati da un ' organizzazione estremamente approssimativa a livello di grandi unità: basti il caso della "U ni on B1igade" a Waterloo c he, sorda ad ogni 1ichiamo, dopo aver battuto le divisioni di fanteria del I Corpo francese di D'Erlon, proseguì La sua folle cari ca fino ad essere intercettata e disfatta dai corazzie1i de ll e brigate Traverse Farine nonchè dai lancieri di Jacqu in ot, fino ad allora tenuti in riserva.
LE TATTICHE DI SCHERMAGLIA DELLA CAVALLERIA
In agg iunt a alle armi per il combattim ento ravv icinato, quali sciabole e lance, la cava lleria napoleonica aveva invariabilmente in dotazione an che armi da fuoco: una coppia di pistole, di limitatissima gittata e dedicate a nch'esse al melée, ma spesso an che una carabi na od un mousqueton
Talvolta queste ultime armi erano assegnate solo ad un'aliquota di "specialisti", come i_fiankers della cavalleria leggera russa e prussiana , che avevano il compito di disporsi in ordine disperso 30-50 passi davanti al grosso dello squadrone, per coprire lo stesso ed eseguire fuoco di disturbo in maniera simile agli schennagliatori di fanteria. La percentuale di schennag liatori non era elevata, 16 uomini per sq uadrone nel caso dei russi , 18-22 per i prnssiani.
Come nel caso della fanteria, i francesi non designavano invece individui specifici come schermagliatori, bensì, in teoria, ogni cavalleggero di ogni specialità, compresi i corazzieri(!), era addestrato ad operare in ordine aperto o disperso. Di conseguenza, qualora fosse occorsa la necessità di coprirsi con schermagliatori , un reggimento di cavalleria francese avrebbe distaccato uno o più pelotons, per l'occasione denominatiflanqueurs, ad operare in schermagEa.
Come i loro omologhi a piedi, gli schermagliatori di cavalleria pare operassero universalmente a coppie; nella cavalleria francese, la linea di schermaglia veniva formata 60 passi davanti al grosso, con un componente di ogni paio avanti ed il suo compagno un po' anetrato e a sinistra. Che anche la cavalleria pesante francese, corazzieri e dragoni, distaccasse schermagliatori, è confermato dal resoconto contenuto nel JournaL of the Waterloo Campaign del cap. Cavalié Mercer, R.H .A., che ricorda come in più occasioni corazzieri isolati si avvicinassero alla sua batteria, scaricassero le pistole o la carabina contro i suoi artiglieri e quindi si allontanassero, cavalcando con tutta calma, per ricaricare.
Il fuoco di una linea di sc hermaglia francese non sembra essere stato controllato in salve, ma piuttosto di tipo individuale e volontario; iJ secondo rango, tuttavia, non partecipava al fuoco, mantenendo le anni cariche allo scopo di proteggere i co mpa gni in caso di attacco improvviso, esattamente come veniva fatto nelle line e di schermaglia di fanteria.
Le coppie di soldati si alternavano nel fare fuoco , in modo che uno dei due componenti avesse sempre l ' arma carica, e l'inizio e la fine dell'azione di fuoco veniva contrnllato mediante segnali eseguiti con la tromba.
Iflanqueurs eseguivano tutte le manovre richieste al galoppo, e non dovevano impugnare la armi da fuoco finchè non si fossero h·ovati ben davanti al corpo principale e dispersi, ciò per prevenire incidenti.
Il regolamento francese prevedeva che, se necessario, un peloton in ordi ne chiuso potesse essere mandato avanti per fungere da supporto alla linea di sc hermaglia, ma si trattava di pratica apparentemente desueta.
Le tecniche di schermag lia britanniche appaiono leggermente differenti. Gli inglesi facevano infatti avanzare i Joro schermagliatori ben 200 yarde davanti al grosso, una distanza da tre a cinque volte maggiore di quella standard negli eserciti continentali; il grosso dello squadrone o reggi mento rima sto indietro restava sempre pronto, con la sc i abola sguainata, a supportare gli sc hetmagliatori.
I britannici ritenevano che" tutto il fuoco è meglio eseguito in movimento, e non è necessario arrestarsi per questo scopo solamente". Questa pratica tendeva ovviamente ad annullare ogni residua precisione del fuoco di schermaglia montato britannico; forse gli estensori del regolamento ritennero, non del tutto eJToneamente, che l'impatto del fuoco di schermaglia fosse psicologico, più c he fisico, e fosse quindi più importante rafforzare l'apparente, virtuale invulnerabilità conferita agli schermagliatori dalla dispersione, piuttosto che aumen tarn e l'efficacia tattica materiale.
Anche gli schermagliatori inglesi operavano in due ranghi: il primo faceva fuoco, quindi il secondo avanzava a prenderne il posto mentre la linea che aveva sparato ricaricava. Come i francesi, i britannici erano molto attenti a far sì c he la linea di schermaglia non potesse essere mai colta con le armi scar iche , e la prima linea viene ripetutamente a mmonita , nel manuale , a non aprire il fuoco finchè non vi sia la certezza che la seconda abbia completato il caricamento.
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In qualche occasione, i britannici mandavano avanti piccoli distaccamenti in ordine aperto distinti da una linea di sc hermaglia; questi venivano posizio nati 250 yarde davanti a ll o squadrone, ed operavano nello stesso modo degli altri schermagliato ri.
Il siste ma austriaco non appare molto differente da quello inglese; il regolamento di cavalleria del 1808 è tuttavia molto vago a l riguardo , e le uniche indicazioni preci se provengono da due diagrammi illustrativi di accompagnamento al testo, riprodotti in tavola 136.
NOTE AL CAPITOLO VU
(1) Nel periodo in oggetto. la cavalleria di tutte le nazi onali tà invariabilmente combatteva sch ierata s u due ranghi di profondità (v. ICl\'Ola 125).
(2) Si ricordi che i ranghi definiscono le dimen~ioni di una fonna.lione nel !>Cnso della profondità, mentre le.fìle lo fanno nel senso dell'ampie z za di.fi·onte; il contro llojiw11a/e e po.l'teriore. pertanto. innuiscono sull'ordine e la compaltezza dei ranghi. quello laterale invece sull'ordinamento delle file. 0000000000000000000000000000000 J
O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O O 2 ranghi 0000000000000000000000000000000 3
(3) li reggim ento Ussari del Baden. per esempio . acquistò fama imperitura con la celeberrima •·cari ca della Morte•·. eseguita proprio im,ieme al Reggimento Chevaulégers dell"Assia-Dannstadt a Studianka il 27 novembre 1812. Tale carica ~alvò dalla distruzione totale i resti della Grande Armée impegnati nel drammatico passaggio della Beresina.
I due reggimenti tedeschi respinsero le preponderanti forze russe, sopraffacendo due quadrati del 34° Jagers. venendo poi contrattaccati e distrutti a loro volta da corazzieri avversari; solo 50 uomini di ciascun reggimento riguadagnarono le I inee francesi. Roos. N .U .L. von. Ein Jahr aus meine111 Leben mit der Grosse11 Armee Napoleo11s, im Jahre 1812, San Pietroburgo 1832; Roeder,cap. H., The Ordeal ofCapt. Roeder, Londra 1960 (trad.); Viskovatov, V., Desc ription op. cit.
(4) 30 Frimaire, An. XIJ: Correspondance op. cit.. Xl. 9050. p. 62.
(5) Gli Chevaulégers austriaci erano, a tutti gli effetti. dei dragoni, quindi cavalleria •·media", de /Jataille, e non truppe legge re.
(6) Citati in Lun smann. F.O., Die Wesifalische Annee. Ha nnover 1934. pp. 67-70. 89. 96.
(7) Le compagnie d"artiglieria a cava llo si distinguevano per avere 11mi i serventi montati individualmente, mentre nell'artig li eria a piedi questi marciavano a tìanco dei pezzi o. talvolta. venivano in parte trasportati sugli avantreni.
(8) La brigata di Kellerm ann (la) era composta dal 2°, 20° e 2 1° regg. di Cavalérie de Lignee contava, prima della battaglia, 520 effettivi circa: ridotta verso le 15 a 150-160 fu rinforzata, in vista della controffensiva decisiva. da altri 250 uomini in due squadroni delr8° Dragoni ed I compagnia del 1° Dragoni. prelevati gli uni e g l i altri dalla 2a brigata (Champeaux). Johnson, D., Napoleon '.I- Caval,y a11d il.I' Leaders, Londra 1978, pp . 26-28; SHAA, cartons 365. 367. 390. 400-4 l I 431, 440.
CAPITOLO vm
LE TATTICHE DI CAVALLERIA NELLA REALTÀ OPERATIVA
Capita sovente di chiedersi se, e fino a che punto, la teoria esposta nei regolamenti venisse poi messa in pratica sul campo di battaglia. Per accertarlo, l'unico modo è quello di esam inare i resoconti di combattimenti che sono disponibili; sfort unatam ente, questi sono s pesso troppo vaghi, almeno per quanto attiene ai minuti dettagli della manovra tattica. Vi è, tuttavia, qualche eccezione.
Della carica compiuta a Marengo da Kellerrnann contro la colonna di fanteria austriaca del barone Zach si è già parlato; ma è forse ancora più d'interesse prendere in esame lo scontro sostenuto dalla brigata di cavalleria francese attorno a mezzogiorno, quando essa impegnò con successo una significativa forza di cavalleria avver saria. Quest'episodio ben illustra il processo attraverso il quale ondate s uccessive di cavalleria colpivano una formazione nemica, Lasciando a turno il campo libero per quelle successive, che si impegnavano a loro volta per completare la distruzione dell'avversario (1):
"Alla battaglia di Marengo, il generale Kellermann guidava unaforza composta dal 2°, 6 ° e 20° Cavalleria di Linea, 8° Dragoni ed uno squadrone del 12° Cacciatori a Cavallo Intorno a mezwgiorno egli si avvide della cavalleria austriaca al comando cli Pellari che stava attraversando il Fontanone, e si rischierò per fronteggiare questa minaccia.
Kellermann attaccò con i suoi reggimenti schierati in due linee. Egli ordinò al/'8° Dragoni di dispiegarsi in linea e caricare, ed appoggiò questo movimento con gli altri squadroni in linea.
L '8° Dragoni urtò la testa della colonna nemica, respingendola, ma cadendo in disordine. Kellermann ordinò (aj dragoni) di liberare ilfronte e riordinarsi dietro il resto delle sue truppe.
Egli guidò quindi il resto della sua brigata , dispiegata in linea, contro il nemico Egli fece avanzare con calma le sue truppe fino a 50 passi dagli austriaci, poi ordinò loro di caricare un nemico significativamente superiore di numero. Gli austriaci cedettero e ripiegarono in fuga ".
Anche alla battag lia cli Austerlitz, La cavalleria giocò un ruolo importante e ben documen tato (2) : "La divisione (di cavalleria Leggera, n.d.a.) di Kellermann stava alla testa dell'ala sinistra dell'armata francese. Essa era schierata in due colonne per squadrone (cioè per brigate e n masse ad intervallo di spiegamento (ovvero a dista nza intera)), ed alle 7.00 avanzò sulle alture che dominavano il campo di battaglia.
Le divisioni di Beaumont (dragoni , n.d.a. ), Nansouty (corazzieri) , Walther (dragoni) e D 'H autpoul (corazzieri) erano schierate dietro Kellermann per reggimenti en masse ed in due linee. l sei reggim enti delle due prim e divisioni e una brigata di ciascuna delle altre due formavano la prima linea. Le r imanenti due brigate delle due ultime divisioni formavano la seconda linea. L e brigate (di cava lleria l eggera, n.d.a.) di Milhaud e Treilhard si schierarono in una sola linea sulla sinistra dell'armata.
Q uando le forze di Kellermann giunsero sulla cresta delle alture incontrarono 2 .500 cavalieri nemici e furono costrette a ripiegare sul grosso, schierate in due linee.
Nel mentre che (questo reggimento ) si ritirava, i russi andarono ad urtare il 4° Ussari. Durante il combattimento, Ke/lennann eseguì un 'cambio difronte sulla destra sul primo plotone della seconda brigata al galoppo' Egli guidò quindi i suoi altri tre reggimenti contro il fianco della cavalleria russa. Il generale russo Essen, vedendo questa manovra, portò avanti un reggimento di ulani (la ncieri, n .d.a.) che rigettò Kellermann sulla fanteria di Caffarelli (la 2a divisione del V Corpo di L annes, n .d.a.) . La cavalleria di Kellermann ripiegò in disordine attraverso gli intervalli ( ne lla formazione) della fanteria.
Coperto dal fuoco della fanteria, che arrestò l'attacco russo. Kellermann riordinò la sua divisione su due linee e la portò avanti 'en ecbelon per reggimento co11 la destra avanti'. Es.\ i ( i cavalieri francesi) urtarono gli ulani russi e li rigettarono sulla loro.fanteria (3).
Il principe Johann Van Liechtenstein (comandante del Corpo di Cavalleria austro-russo. n.d.a .) gettò ava111i i reggimenti di Uvarm· (due di dragoni ed uno di ussari, circa 2,000 effettivi; n.d. a.) e la prima schiera delle forze di Kellermannju avviluppata. Gli altri tre scaglioni contrattaccarono, ed urtarono la cavalleria russa sul.fianco. Questo attacco ven11e supportato dal generale Sébastia11i (al comando di una brigata di dragoni, n.d.a.), il quale si gettò quindi sulla cavalleria alleata che impegnava la destrafrancese. La cavalleria di Uvarov venne respinta. Kellermcmn riformò rapidamente le sue forze 'en echelon sullo squadrone più avanzato ' ed avanzò su 11110 sola linea per rastrellare i fuggitivi.
Gli alleati portarono in a\'Qllfi le loro riserve. Kellermann Jchierò i suoi cavalleggeri dietro i dragoni di Sébastiani e questa forza combinata si riorganizz.ò in due linee. La divisione di Walther (su due brigate di dragoni, essend o distaccata quella di Sébastiani; n.d.a.) si schierò alle spalle di queste forze per appoggiarle e difenderne i .fianchi. La cavalleria di Kellerman11 e Sébastiani attaccò in combinazione le riserve alleate avanzanti. Ne risultò un turbinoso combattimento ravvicinato e, quando Kellennann fu ferito, i francesi si ritirarono alle spalle della divisione di Walth er per riordinarsi. Walther attaccò con le .sue tre brigate (quindi compresa la Brigata Sébastiani) in due linee per coprire il ripiegamento di Kellerrnann.
La divisione di Kellermann si riformò in due linee ed avanzò ancora, appoggiata dalla brigata di Sébastiani e dalle altre due brigate della divisione di Walther. La riserva di cavalleria di Bagration (du e reggimenti di ussari ed uno di dragoni, circa 2.500 sciabole; n.d.a .) fu gettata in combattimento per la seconda voi/a e p er la seconda volta venne respinta.
Di nuovo Liechlenstein raccolse tre brigate di Ca\·a!leria (due di corazzieri austriaci ed una rus sa, composta da un reggimento di corazzieri, dai cosacchi della Guardia, da un re ggime nto di dra go ni ed uno di ulani: circa 3.500 effettivi; n.d.a.). Egli le organiz(,ò in due linee. Vi erano due brigate nella prima linea ed una ter::,a brigata nella seconda linea ad intervallo di brigata.
I francesi caricarono e respinsero la prima linea. 11 2° e 3° cora::.z.ieri di Nansouty i11seguiro110 i fuggitivi, respingendoli dietro la loro fanteria, mentre il resto della ca\'0/leriafrancese si riordinava.
Alle 11.00, quattro ore dopo l'inizio degli attacchi di Kellermann, gli alleati organizzarono una forza di 82 squadroni. I francesi schierarono il grosso della loro cavalleria dietro Caffarelli mentre gli alleati si dirigevano contro l'ala destra di Caffarelli.
I corazzieri di D'Hautpoul e Naruouty si spostarono a destra di Caffarelli. Essi mossero attraverso i ranghi della sua fanteria al trotto 'in colonne per pelotons ·ed in due colonne parallele. Una volta superata la fanteria, essi formarono la linea sulla destra, at/accarono e respinsero la cavalleria alleata.
La cavalleria di D'Hautpoul avanzò in congiunzione con la divisione di Walther, schierata in due linee. La brigata di Sébastianiformava la prima linea e que{/a di Roget la seconda.fungendo da riserva.
Questa era appoggiata sulla sinistra dalla brigata di Treillwrd e sulla destra dalla divisione di Kellermann. Dietro il centro si trovava la divisione di D 'Hautpoul. Quando gli alleati avanzarono i francesi riposizionarono le loro linee i11 modo che i corazzieri di D'Hautpoulformassero la prima linea, appoggiati sulla destra da Treilhard e sulla sinistra da Kellermann. Tanto Tre i/hard quanto Kellermann erano spiegati in due linee.
Il brano è interessante per tre ragioni: in primo luogo, viene ripetutamente confermato l'uso della cavalleria in due linee , o ondate, durante gli attacchi; l'intervallo fra le ondate evidentemente
variava in funzione della situazione tattica e delle caratteristiche del teITeno, ma almeno in un caso, è definito esplicitamente come "di brigata", ovvero pari alla lunghezza della fronte di una brigata, presumibilmente dispiegata in linea.
La funzione di queste due linee era quella di eseguire un attacco a ondate: la prima linea aveva il compito di spezzare quella nemica e gettarla in disordine, mentre la seconda linea, composta da unità fresche, una volta che la prima aveva liberato il fronte doveva urtare il nemico ancora disorganizzato, cacciandolo dal campo di battaglia.
Il secondo motivo d'interesse è rappresentato dal numero delle cariche. La divisione di Kellermann partecipò a non meno di cinque cariche (e cinque combattimenti) in quattro ore, quindi agì in supporto di una sesta carica.
Quanto detto colloca in una nuova luce il concetto di fatica in combattimento: cinque cariche ed altrettanti melées in quattro ore rappresentano un'eccezionale quantità di galoppo e combattimento, e tutto lascia credere che solamente dopo il quinto assalto le forze di Kellermann fossero tanto "spente" da doversi rassegnare ad un ruolo di supporto ad unità meno provate.
Il terzo punto meritevole di attenzione è costituito dal notevole livello di cooperazione esistente fra le unità di cavaJleria e quelle di fanteria: la cavalleria operava infatti "attraverso" le formazioni di fanteria, riparandosi dietro di esse se sottoposta a pressione eccessiva oppure bisognosa di riorganizzarsi, e da parte sua le appoggiava quando sotto attacco da parte della cavalleria nemica.
È impossibile affrontare una discussione sul ruolo tattico della cavalleria senza prendere in esame il massiccio attacco condotto da quella francese ad Eylau. Citando ancora una volta Bonie (4): "Il centro dell'armata russa si presentava minaccioso difronte ai francesi. Napoleone ordinò a Murat di schierare 80 squadroni dei suoi cacciatori, dragoni e corau.ieri , e prepararsi a colpire.
Gli squadroni vennero formati in svariate forti linee, ognuna consistente in una brigata schierata in linea. I dragoni di Grouch y guidavano la colonna, quindi venivano i corazzieri. Fu dato l'ordine che ciascun scaglione si disponesse sulla sinistra della colonna non appena venisse dato il segnale di caricare e che (ogni scaglione) liberasse rapidamente il fronte degli scaglioni successivi. La cavalleria della Guardia fu mandata avanti ad unirsi all ' assalto.
La fanteria nemica, appoggiata dalla sua cavalleria, arrivò davanti al cimitero dove Murat aveva schierato le sue forze. Mural avanzò al galoppo (!)attraverso la golafra il cimitero e Rothenen. Appena sbucati dalla gola, i dragoni di Grouchy si schierarono in linea di battaglia ed urtarono i russi.
Benchè disarcionato, Grouchy rimontò a cavallo e prese il comando diretto della sua seconda brigata, portandola avanti in appoggio alla prima. Questo secondo urto frantumò la formazione della cavalleria russa e preparò la via per l'avanzata delle rimanenti colonne.
1 24 squadroni dei corazzieri di D'Hautpoul avanz arono alle spalle dei dragoni. A dispetto del vigore del loro attacco, le prime brigate non avevano completamente soverchiato i russi, allora queste ritornarono in coda alla colonna per riordinarsi.
La quarta brigata che urtò La cavalleria russa produsse una falla (nella formazione di questa, n.d.a.) che giungeva fino alla fanteria (russa, schierata dietro la cavalleria; n.d.a.) e aprendo una via d'entrata per la cavalleriafrancese che seguiva. La seconda linea di cavalleria russa fu sopraffatta e ripiegò, coperta dalla propria artiglieria.
La seconda linea russa rinnovò l ' attacco ed i Granatieri a Cavallo della Guardia Imperiale avanzarono in appoggio a dragoni e cora zzieri, sotto il comando del generale Lepic".
Riveste notevole interesse l'impresa di Grouchy , che guidò la sua divisione attraverso una gola e formò la linea al galoppo. Il fatto assume grande rilevanza riguardo la reale velocità di
manovra delle trupp e sul campo di battaglia: il precedente commento relativo alle manovre della Di visione Kellermann ad Auster li tz, dove l'unità operò una co nversione al ga loppo , si presta poco ad un confronto, in quanto il passaggio di una linea di cavalleria attraverso una gola, ed al galoppo, eseguito da Grouchy , rappresenta una manovra ben più diffici le .
A parte questo, si osserva il continuo uso di linee, e della manovra, piuttosto inusua le , di riportare in coda per essere riorgani zzati gli eleme nti di testa dj una co lonna di brigate, i quali tornano poi ad essere impegnati una volta completamente riordinati.
Anche la campagna del 1809 contro l'Austria fornisce sp unti interessanti: ad Aspern-Essling, 1'ala destra fra ncese comand ata da Lannes si trovò sottoposta a notevole pressione durante i combattimenti del primo giorno, quando con una sola divisio ne di fanteria il maresciallo s i trovò a fronteggiare non meno di 23 battaglioni e 32 squadroni avversari . La Ri serva di Cavalleria, al comando del marescial1o Bessières, ricevette ordine di fornire appoggio.
Bessières l anciò per prima in az ione la divisione di cavalleria leggera di Lasalle, i cui reggimenti ve nnero però a rrest ati dal fuoco delle fanterie austriache dis poste su tre linee di masses in echelon . M ettendosi alla I.oro testa , Bessières guidò allora in avanti i seilici squadroni di corazzieri de lla divisione di D'Espagne.
Sorpassato L asa lle , Bessierès ruppe la prima lin ea austriaca e ne catt urò i cannoni; evitando poi la seconda, egli caricò la ter za linea, ma l 'a ttacco perse impeto ed i corazzieri furono pr ima arrestati , poi costretti a ripiegare da un contrattacco delle riserve di cavalleria austriaca . Nel momento più critico, Lasalle caricò ancora alla testa di un s in golo reggimento, riusce ndo a disimpegnare la divisione di cavalleria pesante; una volta riordi nata, quest'ultima caricò nu ovame n te, ma venne ri gettata da un'ondata di cavalleria austtiaca fresca.
Verso le 19, Nansouty giunse finalmente s ul Marchfeld con una brigata fresca di corazzieri; si trattò di un rjnforzo davvero benvenuto: la Divisione D'Es pag ne aveva perso circa un terzo degli effe tti v i, e la Di v is ione Lasalle era esausta, con il 24° Cacciatori a C av allo praticamente di strutto.
Ri ch iamando dall'ala sirus tra la divis ion e di cava lleria leggera del generale Marulaz, Bessieres rito rnò all ' attacco ancora una volta, dando vita ad un grand ioso melée di circa 15.000 cavalieri che si caricavan o reciprocamente con furia, quindi ripiegavano in disordin e per rifonnarsi e caricare di nuovo , finchè l a stanc hezza e l'oscurità incipiente non vi posero fine come per mutuo c on senso.
Ancora una volta si osserva la natura estremamente fl uid a del combattimento d i cavalleria , dove i fattori prevalenti sono la posizione tattica ed i l prevalere delle formazioru a ncora in buon ordine s u quelle già scompaginate, più c he un elevata quantità di perdite inflitte o ric ev ute. Secondo fattore degno di nota è l'impos s jbilità della cavalleria a prevalere co ntro quadrati be n saldi , se non appoggiata dalle altre armi; in questa circostanza, e ntravano in gioco la moschetteria ed il fuoco d'artiglieria nemico, ed il tasso di perdite conosceva un'immediata impennata.
La campagna di Russia del 1812 fornisc e, per s ua parte , un numero singo larmente elevato di riferimenti. Già prima e durante la battaglia di O s tro vno, vi fur ono sco ntri di cavalleria degni di attenzione: (5)
"Continuando la battaglia, mentre il 16 ° Cacciatori (a Cavallo franc es i; n.d.a.) si stava preparando e riorgani zzan do dopo aver attraversato (un tratto di) terreno difficile, venne attaccato dai cosacchi che aveva di fronte.
(I cacc ia tori) rimasero fermi e tentarono , senza successo, di arresta re la carica russa con il fuoco delle carabine . Essi (i cacci atori) trattennero il.fuoco fìnchè i russi non.furono a 30 passi da loro, quindi eseguirono una salva A dispetto degli effetti( ?) del fuoco francese, i russi serrarono sotto e li respinsero (sempre i cacciatori) in disordine .
Nella fretta di sfuggire al nemico , il 16° Cacciatori rimase intrappolato in una gola. I resti del ]6° Cacciatori si riformarono alle spalle del 53 ° reggimento di linea, parte della divisione del generale Broussier, che aveva frettolosamente formato dei quadrati en echelon. Il fuoco del 53° respinse i cosacchi, salvando l'artiglieria francese che stava per cadere nelle mani dei russi . La cavalleria (regolare?) russa caric ò ripetutamente i quadrati, ma.fu infine respinta.
La carica dei cosacchi li portò fino ai piedi della collina dove si trovava il posto d'osservazione di Napoleone. Alcuni dei Cacciatori a Cavallo della Guardia che erano sistemati a protezione di Napoleone , con qualche colpo di carabina ben aggiustato scacciarono un pugno di cosacchi un po' troppo aggressivi. l cosacchi si ritirarono, passando direttamente sopra (! ) i voltigeurs del 18° Leggero''.
Il brano contien e alcuni spunti interessanti; in primo luogo , ritroviamo in uso Ja tattica di affrontare una carica con il fuoco di carabine, tattica che a n cora una volta si rivela fallimentare. Valgono però in proposito le considerazioni già espresse, ed a conferma indiretta del fatto che, evidentemente, questa tattica poteva essere usata con successo , valga per tutt i un altro, ben documentato episodio verificatosi, q uesto, durante la battaglia di H anau (30 ottobre 1813).
In quella circostanza , due squadroni di inesperte Gardes d'Honneur (6) francesi eran o in procinto di essere caricate da un reggimento di cavalleria bavarese. I cavallegged novellini, fermi a sciabole sguainate, non sapevano che fare: erano sol o semi-addestrati, e mo n tat i per g i unta su cavalli di scarsa qualità; fortunatamente, due squadroni di Chasseurs à Chevaf de la Garde veterani eran o sc hi erati imm ediatamente alle loro spalle. Con grande prontezza di spirito, un sottuffici ale degli Chasseurs gridò alle Gardes di stare salde e puntare le sciabo le, perchè ogni esitazione sarebbe stata fata le.
I cava ll eggeri bavaresi arr ivarono sulla scena "come fulmini" (7) , ma di fronte all'esibizione di freddezza dell e Gardes, eseguirono un subitaneo dietrofront e scomparvero !
Quanto detto parrebbe indicare che, in talune situazioni, si riteneva che un ' ostentata esibizione cli freddezza potesse disincentivare un nemico non eccessivamente convinto dei propri mezzi a condun-e a fondo un a carica, specie se l 'ascendente morale veniva rafforzato , per l'appunto, da una buona salva di carabine. Come si è sottolineato ne l precedente capitolo, la cavalleria. bavarese era infatti considerata di qua li tà mediocre , e ciò spiegherebbe il successo otten u to dalle Gardes in questa occasione.
U n altro punto degno di nota è l'apparente efficacia dei cosacchi, in questa occasione, nel combattim ento ravvicinato, che essi non es i tarono ad impeg nare contro lo sfo rtun ato 16° Chasseurs à Cheval; la sp iegazione può risiedere in uno s tato di accentuato disordine dell'unità francese , non evide n z iato dalle fonti,, che invogliò i cosacchi a serra.re le distanze. D 'a l tra parte, anche l'interpretazione del p assaggio s u ccessivo è dubbia, e non è ce1to se a ca ri car e i quadrati del 53° di linea francese fossero g li stessi cosacchi o cavalleria regolare; ne l primo caso, s i tratterebbe dell'unico epi sodio, noto a ll 'a u tore , c he configuri un utilizzo così forteme nte at ipico dell'eccellente cava lleria leggera irregolare russa del periodo napoleonico.
Dopo che la Grande Armée ebbe sloggiato i ru ssi da Smolensk, ebbe inizio l'inseguimento: i soldati dello zar furono raggiunti a breve distanza dalla città, a Valu tin o- Lubino , dove ebbe luo go uno sco ntro. Nel corso di qu es to , l'VIII Corpo d'Armata di Juno t (dell a Vestfalia) eseg uì un movime nto aggirante gra nd e-tattico , e d apparve alle spalle dei russi. Vi fu tutta una ser ie di combattimenti di fa nteria e cava ll eria: in uno di questi fu impegnata la cava ll eria di Corpo d'Armata coma ndata dal generale H ammerstei n , e composta da due reggimenti di ussari e dagli Chevaulegers della Guardia R eale H ammers t e in sch i erò i suo i reggimenti in echelon, impegnando quindi una forza di cava ll e ria russa s uperiore di numero, in vero con med io cre successo : i so li Che vaulegers p ersero ne ll o scontro 8 uffi c i ali e J 29 fra sott uffic iali e sold ati morti e feriti, o ltre a cinque prigionieri (8).
Si tratta di uno dei rari casi nei quali la formazione della cavalleria è definita dettagliatamente, mostrando che lo schieramento per scaglioni veniva utilizzato non solo contro la fanteria, ma anche contro altra cavalleria; sfortunatamente, i dettagli non sono s ufficienti a confermare o negare l'ipotesi che la cavalleria dello stato tedesco fosse tra le migliori d ' Europa.
La battaglia di Borodino costituisce da parte sua una vera e propria miniera di informazioni, grazie al fatto di essere ricca di scontri di cavalleria e ben studiata.
"Il principe Eugenio di Wurrtemberg stava guidando la 17a Divis ione (del I Corpo d'Armata russo, n.d.a.) in dire z ione sud, verso la battaglia intorno alle flèches,Ja c endo la arrestare di e tro questa ridotta alle 1Odel martùw, quando i francesi lo attaccarono. Egli stava fa cendo riposare le sue truppe quando si rrovò sotto attacco da parte del 111 Corpo di Riserva di Cavalleria.francese . Quest ' ultima unità avan zò con in testa la divisione di cavalleria legge ra del g e nerale Castel , che copriva l'avanzata dei tre reggimenti di coraz zieri e quattro di dragoni che c ostituivano la massa di manovra principale. La cavalleria pesante era schierata en echelon per reggimenti, destra avanti. La massa di cavalleria francese giunse rapidamente addosso alla fante ria russ a ch e, momentaneamente priva del supporto della propria artiglieria, dovette formare in tutta fretta una serie di quadrati. Uno di questi venne immediatamente sopraffatto dal 7° Cora zz ieri, abilmente appoggiato da una batteria a cavallo, e l ' intera divisione russa si trovò in grave pericolo (9)
La sequenza delle azioni appena descritte mostra, ancora una volta, l ' uso della cavalleria leggera come schermo per quella pesante, oltre a confermare la letale efficacia della cavalle1ia pesante ben supportata da artiglieria a cavallo.
"L ' attacco francese sul centro della posizione tenuta dai russi intorno a Semenovskayafu guidato dalla 2a Divisione di Friant (appartenente al I Corpo di Davout; n.d.a.). Qu esti e ra fiancheggiato dalla cavalleria pesante del i e IV Corpo di Riserva di Cavalleria. Queste for z e avanzarono direttamente sul mucchio di macerie che era stato Semenovskaya. L ' assalto fu prec eduto da un pesante sbarramento d'artiglieria che completò la distruzione del già derelitto villaggio" (10).
Questo estratto riporta l'impiego tattico della cavalleria sulle ali di fanteria impegnata in un movimento offensivo; si trattava di uno schema assai comune. L ' autore prosegue:
"L ' artiglieria russa replicò dirigendo gran parte del proprio fuo c o contro la cavalleria francese. Intorno alle IO ebbe iniz io l'offensivafrancese, e la cavalleria in c ominciò rapidamente ad avanzare. Le forze di Latour-Maubourg (IV Corpo di Riserva di Cavalleria , su due divisioni; n .d.a.) avanzarono con un.fronte di meuo squadrone (compagnia; n.d.a.) divise in due colonne. Ali'attraversamento del fiumiciattolo detto Semenovskaya la sua colonna di destra era formata dalla 7a Divisione di Cavalleria Pesante, comandata da Lorge.
Questa colonna (pertanto) comprendeva i reggimenti di corau ieri sassoni - "Garde du Corps" e "Zastrow" (8 squadroni); il 14° Corazzieri polacco (2 squadroni); e d il 1 ° e 2 ° Reggimento Corazzieri della Vestfalia (8 squadroni).
La colonna di sinistra era formata da (una parte del)la 4a Divisione ( Polacca) di Cavalleria L eggera: 3°, 11° e 16° Lancieri (12 squadroni).
Nel momento in cui i due squadroni e mezza di testa delle "Garde du Corps " sassoni attraversavano il rivo, essi si imbatterono in una batteria russa appoggiata da/l'int e ra 2a Divisione Granatieri (Gen . Borozdin, 12 battaglioni; n.d.a.) schierata in quadrati. Il generale Thielemann (comandante della brigata costituita dai due reggimenti sassoni e dai corazzieri polacchi; n.d.a.) schierò gli squadroni restanti in echelon sulla sinistra e caricò i russi. Uno dei quadrati venne rotto, e gli altri costretti a ripiegare".
Le colonne descritte sono colonne di reggimenti, uno dietro l ' altro, dove ogni reggimento è schierato a sua volta con le otto compagnie (se su quattro squadroni) l'una dietro l'altra. Si tratta ev identeme nte di una formazione di manovra, adatta a muovere rapidamente ed ordinatamente attraverso terreno rotto, passando a g uado un torrentello.
Con ogni probabilità, i primi squadroni urtarono il nemico, comparso inaspettatamente al di là di qualche piega del terreno, delle quali il campo di battaglia era ricco, in questa stessa formaz ione, peraltro inadatta: gli squadroni successivi vennero quasi certamente dispiegati in colonna di squadroni prima di caricare, come lascia pensare anche l'a ssunzio ne dell'ordine en echelon, abituale negli attacch i di cavalleria diretti contro quadrati.
È degno di nota che, a dispetto del fatto che le divisioni granatieri russe fossero formazioni d'élite , i corazzieri sassoni e polacchi riuscissero a sopraffarre, apparentemente senza appoggi di sor ta, uno dei quadrati, ed a costringere gli altri a retrocedere. Proseguendo nella narrazione: "Durante l'inseguimento della fanteria russa in ripiegamento, essi (i cava lieri di Thielemann; n.d .a .) incontrarono i dragoni del IV Corpo di Cavalleria del generale Sievers (4 reggimenti appartenenti alla 4a Divisione: n.d.a.). I dragoni erano appoggiati dal fuoco della 2a batteria di Artiglieria Leggera della Guardia (a piedi, 8 cannoni da 6 libbre e 4 licorni, od obici a tiro teso: n.d.a.). Ciò fu insufficiente ad arrestare i sassoni ed essi avanzamno al di là del villaggio, e si trovarono di fronte ai reggimenti di fanteria della Guardia '' /zmaif ovski" e "Litovski", schierati in sei quadrati di battaglione.
L 'assalto della cavalleria francese fu furibondo, ma il reggimento ''lzmailovski" lo sostenne. In uno dei tre casi storicamente accertati (in reaJtà, come abbiamo visto, sono molti di più; n.d.a.) il reggimento "Jzmailovski" eseguì addirittura una carica alla baionetta contro la cavalleria attaccante. Ciò venne fatto con il supporto della 1 a batteria Leggera della Guardia e delle due batterie da Posizione della Guardia (composte queste ultime da 8 pezzi da 12 libbre e 4 licomi pesanti ciascuna; n.d.a. )
Nello stesso momento, il generale Borozdin (comandante dell' VIII Corpo russo, n.d.a.), con Ia sua (?) J a Divisione Corazzieri (in realtà so lo parte di essa : reggi menti corazzieri "Zar", "Zarina" e "Astrakhan", 15 squadronj o 1.800 sciabole in tutto; n.d.a.) assalì i sassoni frontalmente e il reggimento ussari "Akhtyrski" sul fianco. I sassoni subirono pesanti perdite nel successivo combattimento perchè avevano fasciato le loro corazze in Sassonia. Essi.furono rigettati.fin oltre una cresta sulla destra di Semenovskaya".
D elle cariche alla baionetta dì fanteria contro cavalleria si è già detto; troviamo inoltre un altro esemp io di cooperazione fra cavalleria pesante, che impeg na quella avversaria consimile frontalmente, e cavalleria leggera, che la assale contemporaneamente sul fianco: una combinazione le t ale.
Curioso iJ commento s ull 'assenza delle corazze, che imp lica un giudizio sulla loro efficacia nel melée , ed è anche interessante notare come furono i corazzieri ru ssi, quindi truppe di eguale " p eso", ad avere infine successo nel l'arrestare la progressione dei sasso ni , la cui sconfitta venne poi suggellata dall'attacco sul fianco esegui to dagli u ssar i.
Anche il settore settentrionale del campo di battag li a, dove i rus si impeg narono parte della loro riserva di cavalleria in un tentativo di aggiramento gra nde-tattico , offre s punti inte ressanti: "(I ru ss i) attraversarono il Kolocha attorno alle I I.
Le prime forze francesi che incontrarono furono I' 84 ° reggimento di Linea e la cavalleria leggera bavarese ed italica del generale Ornano.
I russi si sch ierarono con il reggimento ussari "Elizavetgrad" ed i Cosacchi della Guardia in prima Linea. Dietro di essi si sch ierarono Dragoni, Ussari ed Ulani della Guardia, il reggimento dragoni "Niejinski" e la 2a Batteria a Cavallo della Guardia. Il Regg imento Ussari della Guardia attaccò 1'84°, che era in quadrato. Gli ussari attaccarono tre volte, senza preparazione cl ' artiglieria nè successo".
Ancora una volta si constata la relativa inefficacia della cavalleria contro un quadrato ben preparato a riceverla ; in questa fase della battaglia s i verificò un gustoso episodio: il principe Eugenio de Beauharnais, Vicerè d' Italia e co mandante del IV Corpo d'Armata (italiano) , t rovò
temporaneo rifugio dalle cariche della cavalleria russa proprio in un quadrato dell ' 84° di Line a; quando i l colonnello si fece avanti per riceverlo, pare che il principe chiedesse: " Con chi mi tro vo ?" , e che il colonnello gli rispondesse, con perfetta calma e cortesia:" Monsignore, siete n e l centro dell'84 °, ed al sicuro come se foste nel vostro palaz zo a Milano"!
Seguitando nella narraz ione , non sorprende che la soluz ione messa in atto per prevalere s ulJ'ostjnata resistenza dell '84° fu quella, consueta, di portare avanti l'artiglieria a cavallo , per bombardare i quadrati da breve distanza:
' 'Alla fine, l'artiglieria russa si schierò e costrinse l'84° a ritirarsi.fin dietro i/fiume, abbandonando i suoi due cannoni reggimentali Il restante della cavalleria russa respinse la cavalle ria bavarese ed italica.
Pavlov aveva attraversato il Kolocha con nove pulks di cosacchi, nel tentativo di manovrare alle spalle deifrancesi, ma la cavalleria regolare che operava in c ongiun z ione con essi (con i cosacchi; n d.a.) venne fermata dalla divisione di Delzans (13a divisione del IV Corpo: 3 brigate , 16 battaglioni francesi e croati, fra i quali i 4 deB '84°; n.d.a.) e dalla cavalleria italiana e bavarese che si era riordinata. I francesi spostarono a nord cavalleria per appoggiare questa ala. Il III Corpo di Riserva di Cavalleria del generale Grouchy fu il primo a muovere a nord. L ' lla brigata Leggera, composta dal 6° Ussari e dal/'8 ° Cacciatori a Ca vallo, impegnò i cosacchi con effetti micidiali".
In con t rasto con l a testimonianza, precedentemente citata, relativa alla battaglia di Ostrovno , dove i cosacchi riuscirono a prevalere sugli Chasseurs à Cheval francesi , vediamo in questa occasione un piccolo n umero di cavalleria regolare impegnare, " con effetti micidiali" , i cavalie1i della s teppa, pur molto superiori di numero: l' ll a brigata di cavalleria leggera (gen. Gauthrin) contava , al tempo d i Borodino, no n più di 800 sciabole, mentre le nove pulks di cosacchi schieravano, al peggio , 2.700 effettivi. La chiave risiede q uasi certamente, come già suggerito da precedenti testimo n ianze, nella capacità o possibilità dei "regolari " di mantenere la formazione: lo scontro ravvicinato con cavalleria ben ordinata non faceva pai1e delle opzioni tattiche nom1almente riservate ai cosacchi, trattandosi di compito per il quale essi non erano, in effetti, addestrati , equipaggiati o psicologicamente preparati.
Nella successiva serie di esempi, verrà preso in esame il più grande scontro di cavalleria avvenuto durante la battaglia di B orodino, durante il quale furono impegnati contemporaneamente fino a quattro Corpi di cava11eria delle due pa11i. Nel primo paragrafo troveremo due o più linee di cavall eria francese ed a ll eata impegnate co ntro formazio ni russe mo lto simili, insieme ad uno dei pochi casi documentati di fortificazion i campali catt u rate da cava ll eria.
"Le "Gardes du Corps" (sasson i) s i spostarono verso sinistra ed avanz arono direttamente verso il parapetto della ridotta (la "Grande Ridotta" o " Ri dotta Rae vsky" ; n.d a.) , lasciando il campo libero per il reggimento corazzieri "Zastrow". Le "Gardes du Corps ' ' e gl i squadroni più vicini del reggimento corazzieri "Zastrow" dilagarono al di sopra ed al di là del parapetto, mentre gli altri squadroni (degli " Zastrow" ; n .d .a.) forzavano l'entrata attravers o il retro e le cannoniere del parapetto.
Una volta che la r idotta fu assicurata, Eugenio iniz iò ad ammassare dietro di essa tutta la cavalleria disponibile, inclusi il Il e IV C01po d i R iserva di Cavalleria Il lii Corpo di Riserva di Cavalleria di Grouchy si rese disponibile quando la mina c cia russa al fianco settentrionale scomparve. In quel momento la cavalleria cli Grouchy si unì agli altri (Co rpi di cavalleria, n.d.a.) alle spalle della ridntta . Una volta che questi tre Corpi di cavalleria si furono completamente riorganizzati , avan zarono al di là della ridotta per impegnare nuovamente i russi.
Barclay (Barclay de Tolly, generale e Ministro de ll a Guerra russo, comandante di una de lle due Armate riunite da Kutusov su l campo di battag li a , la Prima Armata Occidentale , che comprendeva i l I , III , rv, V e VI Corpo d ' Armata , oltre a l I , Il e III Corpo di Cavalleria; n.d.a.) as-
sunse personalmente il comando delle forze nella gola di Gorki e ordinò alla 24a divisione (del VI Corpo di Dokhturov; n.d.a.) di riprendere la ridotta. Tuttavia. prima che il contrattacco potesse avere inizio, il 14 ° Corazzieri polacco discese nella gola in colonna per tre, arrestò il contrattacco e respinse indietro i russi".
La colonna per tre era, ovviamente, una formazione di marcia, ed una volta raggiunto il fondo della gola, i corazzieri polacchi dovettero senz'a ltro assumerne una adatta al combattimento , forse una colonna per pelotons (mezzi squadron i, compagnie) o, se il terreno lo permise, per squadroni. La colonna per tre sarebbe stata del tutto inappropriata per il combattimento, e l'uso di questa formazione sare bbe risultato in una rapida distruzione dei corazzieri polacchi , la cui carica ebbe invece completo successo nel respingere sul nascere il contrattacco russo, a dispetto della marcata inferiorità numerica: ulte1iore esempio delle potenzialità di cui godeva una ben ordinata cavalleria pesante ancora nel periodo napoleonico. Furono infatti non più di 350 cavalieri polacchi a battere e resping ere gli oltre 6.000 fanti russi della 24a divisione, per quanto questi ultimi non fossero, ovviamente, impegnati tutti in contemporanea, anche a causa del terreno
I "Chevalier Gardes" (Il più ·'anziano" e prestigioso reggimento a cavallo della Guardia russa, eqllipaggiato come i corazzieri; faceva parte della Ia Divisione Corazzieli d e l V Corpo, composto da unità della Guardia e comandato dal Granduca Costantino, fratello minore dello zar; n.d.a.) erano schierati per squadroni in due linee, con varchi fra i due squadroni della prima linea sufficienti a permettere il passaggio degli squadroni della seconda linea. La "Garde à Cheval" (altro reggimento pesante della Guardia russa; n.d.a.) era schierata in linea alla loro sinistra. Difronte ad essi si trovavano le "Ga rdes du Corps" sassoni, seguite dai corazzieri del reggimento "Zastrow" e dal 14° Corazzieri polacco. Le "Gardes à Cheval" mossero contro il fianco dei sassoni avanzanti e vennero impegnate dal 14° Corazzieri. I polacchi, essendo stati già pesantemente impegnati in precedenza, ed avendo già sofferto pesanti perdite,furono insufficienti ad arrestarle. i sassoni ed i polacchi furono respinti''.
In questo passaggio troviamo i ru ssi impegnati ad usare una combinazione di unità schierate en echiquier ed in linea, con questa ultima, la ·'Garde à Cheval", che finisce per eseguire un attacco s ul fianco della meno allargata formazione polacco-sassone, a sua volta schierata en echelon o forse in colonna di brigata. I corazzieri polacchi furono comunque in grado di reagire alla minaccia su l fianco, impegnando la "Garde à Cheval".
Vale anche la pena di sottolineare che la brigata di Thielemann era già stata duramente impegnata, ed anche battuta, pure fu in grado di riordinarsi e di combattere ancora nella circostanza appena descritta (e finendo per essere respinta) nonchè nell 'attacco alla Grande Ridotta (con pieno e lu singhiero succ esso)
"In quello stesso momento g iunse il Il Co,po di Cavalleria (russo, generale Korff: 5 brigate non indivisionate , 6 reggimenti di dragoni , 3 di ussari ed I di ulani; n.d.a.) ed il reggimento Ussari "/soum" ed il reggimento Ulani "Polski" attaccarono le forze di Wathier e Defrance (2a e 4a Divisione Corazzieri , 6 reggime nti di co razzieri e carabinieri e due squadroni di Chevaulegers-lanciers: quasi 4.000 sciabole; n.d.a.) .1 russi non furono in grado di arrestare l 'avanzata dei francesi e vennero essi stessi respinti dal 1 ° Corazzieri e da uno squadrone di ChevaulegersLanciers " .
Ecco un altro esempio di cooperazione fra cavalleria leggera e pesante; be nch è manchino indicazioni precise in tal senso, si trattò anche questa volta, con ogni probabilità, di un attacco frontale dei corazzieri in congiunzione con uno sul fianco eseguito dai Lancieri.
IJ passaggio successivo descrive quello che sembra, a p1ima vista, un melée ininterrotto di due ore: si tratta invec e di una serie di combattimenti, di natura confusa e frammentaria, che coinvolsero in tutto od in parte ben quattro Corpi di cavalleria delle due parti. Questo scontro fornisce un'interessante visione d'insieme di un tipico combattimento di cava1Jeria di grandi di-
mensioni e lunga durata, nel corso del quale unità più o meno grandi si ritirano per riorganizzarsi, per poi rientrare in combattimento; tutto lascia pensare che, qualora non inseguita, un ' unità di cavalleria fosse in grado di caricare, riformarsi e caricare ancora molte volte ed in un breve lasso di tempo. È in evidenza anche la perdita di controllo che si verificava, da parte dei comandi di grande unità , una volta che un melée di grandi dimensioni proseguiva per un certo tempo.
"Il /Il Co,po di Cavalleria russo giunse sul campo e impegnò cinque dei suoi sei reggimenti in quello che presto si rivelò un melée di due ore La cavalleria di entrambe le armate si frammischiò, la polvere salì ad oscurare la vista. Piccoli gruppi di cavalieri entravano ed uscivano dal combattimento per radunarsi. riorganizzarsi e caricare ancora dentro la mischia. L'intero controllo della battaglia era sfuggito dalle mani dei generali per passare in quelle dei piccoli gruppi di soldati".
La s toria dei combattimenti fra le opposte cavallerie durante la campag na peninsulare è pur essa degna cli attenzione, in quanto costituisce l'unica fonte disponibile di dati ed elementi per poter esprimere una valutazione sulle caratteristiche peculiari della cavalleria in glese, così come si è fatto per quelle degli eserciti continentali.
La migliore selezione di episodi, peraltro largam ente conosciuti, re sta Oman (11), che va al punto fin dal principio:
"Vi furono casi, senza dubbio, nei quali reggimenti inglesi gettarono via il successo per la loro cieca furia nel caricare, e furono malmenati nel dare seguito ad un vantaggio fino alle estreme conseguenze, oppure persero un'opponunità a causa dell'eccessiva dispersione o per aver cavalcato fuori dal campo di battaglia. Il primo (caso) lo si vide a Vimeiro, appena dopo il primo sbarco di Wellin gton in Spagna, quando due squadroni del 20° Li ght Dragoons, dopo aver sciabolato con successo una colonna sconfitta di fanteria, proseguirono per un altro mez.z,o miglio in gran disordine, fino a caricare le riserve di cavalleria di Junot, e furono terribilmente maltrattati (da queste),perdendo circa un uomo su quattro".
Questa testimonianza indica chiaramente la già ricordata tendenza britannica a caricare selvaggiamente per ogni dove, perdendo ogni parvenza di controllo una volta che la carica era lanciata. Ciò s upporta la teoria, precedentemente espressa, che l'organizzazione interna dello sq uadrone inglese fosse tale da favorire questa tendenza, a causa dello scarso controllo frontale esercitato dagli ufficiali, e che nulla venisse fatto per rimediare, a dispetto de!J 'evidente incapacità dei quadri di influenzare il comportamento delle truppa una volta che una carica era in atto.
In un altro caso vediamo la cavalleria in glese, appena respinta da un quadrato, eccedere comunque i propri ordini e proseguire caricando più successive linee di cavalleria francese, dando vita ad una successione di avvenimenti che diventerà standard nella storia della cavalleria britannica napoleonica: dopo un successo iniziale, i cavalleggeri inglesi vengono contenuti e poi sconfitti dal più organizzato avversario, che se mbra essere stato capace di r iordinare anche le unità di prima linea, prec e d entemente battute, per chiudere la strada del ritorno ai troppo intraprendenti light dragoons:
Un ex ploit altrettanto irrazionale ebbe luogo a Talavera, dove il 23° Light Dragoons , respinto in una carica contro un quadrato che aveva ricevuto ordine di attaccare, galoppò al di là di esso. contro successive linee di cavalleria francese, speaando la prima, per essere fermato dalla seconda e doversi aprire la strada del ritorno a sciabolate con La perdita di I 05 prigionieri e 102 fra morti e feriti, quasi metà della forza totale".
"Un'azione ancor più assurda fu la cari ca del 13° Light Dragoons a Campo Mayor il 25 marzo I 811, dove questo reggimento, dopo aver battuto in un combattimento diretto il 26° Dragoni francese ed aver catturato 18 cannoni da assedio che stavano ripiegando lungo fa strada, si Lanciò al galoppo per più di sei miglia (oltre nove chilometri, n.d.a.), sciabolando i fuggitivi dispersi, jìnchè (i cavalleggeri inglesi) non vennero finalmente arrestati dal fuoco dei cannoni
della fortezza di Badajoz, sul cui gJacis erano infine giu nti! I cannoni che avevano catturato furono nel frattempo recuperati dalla fanteria francese che si era ritirata contemporaneamente alla propria cavalleria, e posti in salvo - dal momento che il 13° (Light Dragoons) non aveva /asciato un singolo uomo a custodirli. In questo caso, comunque, non vi furono gravi perdite, benchèfosse perduta un 'ottima preda, ma simili tattiche rompicollo, /'11 giugno 1812, in occasion e dello scontro di Manguilla, condussero invece al disastro totale".
Qu esta azione rappresenta una testimonian za, ancor più incredibile delle precedenti, dell'asso luta mancanza di controllo esistente su cavalleria alla carica. I cavalleggeri inglesi non si accontentarono di aver battuto un reggimento di dragoni francesi e di aver catturato un intero treno d 'assedio, ma abbandonando ogni ordine e controllo, s i lanciarono in una folle galoppata di quasi 1O chilometri, dimentica ndo de1 tutto la ghiotta preda appena conquistata; non stupirebbe apprendere dì un loro tentativo di cattura della fortezza di Badajoz ! È verosimile pensare che g l i stessi ufficiali dimenticassero il proprio compito, presi dall'eccitazione della carica: un avvenimento destinato a ripetersi infinite volte, per quanto attiene alla caval leria inglese, tanto c he verrebbe la tentazione di denominar l o "s indrome deJla caccia alla volpe" !
Un ultimo esempio di quanto la cavalleri a britannica fosse imprevedibile è fornito da un 'azi one che vide impegnata, questa volta, la cavalleria pesante, che si dimostrò pera ltro non meno incontrollabile di quella leggera. Il brano riveste particolare interesse in quanto suggerisce, sen za mezzi termini, anche la notevole impreparazione e mancanza di professionalità della maggior parte degli alti ufficiali di cavalleria britannici; è p ure ben convog l iato il senso di esasperazione che così spesso Wellington dovette provare nei co nfronti di costoro.
"La brigata pesante di Slade (1 st Ro ya l Dragoons e 3° Dragoon Guards) si scontrò con la brigata francese di Lallemand, 17° e 27° Dragoni. Ognuna si schierò, ma Lallemand aveva piazzato uno squadrone in riserva, ben al di là della cresta della collina e fuori vista. Slade caricò, battè i cinque squadroni che si trovò difronte e quindi (senza riordinarsi o distaccare alcuna riserva) galoppò ali' inseguimento della brigata francese sconfitta, in completo disordine, per un miglio,finchè non arrivò al/'altez,za dello squadrone (francese) di riserva, la cui presenza non era stata notata. Quest'ultimo caricò Slade su/fianco ed alle spalle, mentre il resto dei francesi si arrestavano.facendo fronte; Slade non potè resistere, e venne messo in rotta, subendo 40 perdite e 118 prigionieri.".
Wellington scrisse ad Hill riguardo que s to episodio:
'Non sono mai stato così contrariato come dall'affare di Slade. l nostri ufficiali di cavalle ria hanno acquisito/ 'abitudine di galoppare dietro ad ogni cosa . Essi non valutano mai la situazione, non pensano mai a manovrare di.fronte al nemico, e non si preoccupano mai di provvedere a tenere indietro una riserva. Tutta la cavalle ria deve caricare in due linee, ed almeno un terza deve esserefattofermare e riordinato, non appena la carica è stata effettuata ed il nemico battuto'.
La campag na del 1813 rivelò per intero la fragilità della pur ricostitu ita cavalleria francese: dopo la débacle della Russia , l 'aima a cavallo di Napoleone, grazie all'ecce ll enza dei quadri superstiti e alle capacità o r gani zzative dell 'imperatore, aveva saputo rid ivent are, ne ll a seconda parte della campagna, um forza con cui fare i conti. L'an tica solidi tà, tuttavia, inevitabilmente non c'era più, e l a mediocre flessibilità tattica della cavaJl er ia francese è ben i.llustrata dal paragrafo successivo, come lo è del r esto l'efficacia, a cette con dizioni , de ll 'attacco lava praticato dai cosacchi (12):
"A L uckenwalde, il 19 agosto 1813 , un reggimento di corazzieri francesi che stava avanzando al trotto in colonna per squadrone,fu attaccato da cosacchi, dal momento che i flanqueurs che erano stati distacca t i avevano dovuto ripiegare. I francesi avanzarono contro il centro russo. La sottile l i nea di questi ultimi si disperse immediatamente, mentre tutti i cosacchi si gettavano con-
tro i fianchi ed il retro dei.francesi. La colonna francese si arrestò, non avendo più un nemico davanti. Intanto , i cosacchi colpivano o sparavano sulle file posteriori o laterali dei corazzieri francesi. Dopo un po', la colonna francese era in tale confusione che ogni movimento ordinato era fuori questione. 1 cosacchi, benchè inferiori di numero ed incapaci di disperdere la colonna francese caricandola in ordine chiuso, erano resi euforici dalla convinzione di essere cavalieri migliori dei francesi, e continuarono con grande entusiasmo a sparare con le carabine e colpire con le lance i ranghi.francesi. Le file laterali ed il rango posteriore dei francesi infine si volsero di lato e misero mano alle carabine. i corazzieri non furono liberati dalla spiacevole situazione finchè non arrivò cavalleria fresca (a soccorrerli)".
Come risulta da questo passaggio. se cavalleria regolare non era appoggiata da fanteria od altra cavalleria e si trovava di fronte cosacchi in numero sufficie nte, le tattiche dell'epoca si rivelavano invariabilmente inadeguate a fare fronte ai cavalieri della steppa . Va detto, tuttavia, che a nch e questi ultimi erano incapaci di forzare un'azione conclusiva.
È anche interessante l'annotazione che rivela come anche i reggimenti corazzieri francesi potessero dispiegare una parte degli effettivi in ordine aperto, in qualità di sc hermagliatori offonqueurs.
Non si deve tuttavia pensare che i "grosses bottes" non sapessero fare di meglio, nel 18 J 3: a Lipsia, durante Ja prima giornata di combattimenti, i corazzieri di Latour-Maubourg misero in rotta i cavalieri russi di PahJen , quattro regg imenti di ussari e ulani più cosacchi, quindi spezzarono un quadrato di fanteria e presero 26 cannoni; poco dopo, però, furono schierati da Murat in un tratto di terreno paludoso e demoralizzati dal fuoco dell'artiglieria rus sa. Caricati dai Cosacchi della Guardia ("regolari" a tutti gli effetti, a differenza di quelli "di linea") e da ussari ru ssi, essi cedettero dandosi alla fuga.
Allo stesso modo , il II Corpo di Cavalleria di Sébastiani subì una sconfitta ad opera di due reggimenti di ussari austriaci ( 13):
"Eravamo in colonna di reggimenti. li 1° Carabinieri era in testa ed il generale Sébastiani sutla destra di questo reggimento: improvvisamente una massa di cavalleria nemica, principalmente ussari ungheresi, si gettò con furia sui carabinieri. "Bravi!" - gridò il generale, ridendo e sventolando il frustino che rappresentava L'unica arma che egli si degnasse di impugnare"sarà divertente; ussari che caricano i Carabinieri/".
L'autore pensava che i poderosi carabinieri avrebbero dovuto so lamente sguainare le loro lunghe sciabole diritte per spaventare il nemico tanto da volgerlo in fuga; ma quando invece gli ungheresi furono giunti a 100 passi, il J ° Carabinieri voltò le spa lle e scap pò fin addosso al 2° reggimento; entrambi quindi fuggirono, trascinando con sè lo squadrone di testa del J ° Corazzieri!
Tutte queste testimonianze concorrono a formare un quadro piuttosto variegato, ma coerente, dell'applicazione pratica dei principi tattici contenuti nei manuali e nei regolamenti.
La principale impressione che si riporta è che il controllo e l'organizzazione, a tutti i livelli, rappresentassero sempre e comunque la chiave del s uccesso , il che và a confe1mare le conclusioni tratte in calce all'analis i teorica di questi fattori sv iluppata nel capitolo precedente.
È ben in evidenza anche l'estrema difficoltà sperimentata dai comandi nel mantenere questo controllo una volta impegnato il combattimento, e la natura fluida del melée stesso .
Infin e, non sorprende verificare la scars a incisività della sola cavalleria contro fanteria solida e ben preparata a riceverla; a l tTettanto evidente risulta l'efficacia ri sol utiva, nei combattimenti fra cavallerie, d egli attacchi sul fianco.
NOTE AL CA PITO L O VIII
(1) Sta in: Bonie, gen. T. , Tactique Francaise, cavalerie au combar. Parigi I 887, pp. I02-116.
(2) Ibidem
(3) Per meglio comprendere la natura degli avvenimenti, è necessario s ottolineare che i reggime nti di cavalleria contrapposti avevano spesso, ed in particolare in questa occasione, entità numerica assa i differente: l ' intera divisione Kellermann, su se i reggimenti, contava all'inizio della campagna 2808 effettivi, che si erano ridotti a 1796 alla vigi lja della battaglia; il reggimento u lani "Granduca Costantino", che li affrontò, non era ancora stato impegnato durante lo sco ntro in atto, e schierava oltre 1000 uominj su lO squadroni. SHAA, cartons 393,398,399.406. 444. 450.
(4) Bonie, op. cit., pp. 145-147 , 154, 199.
(5) Quanto riportato, e quanto segue relativamente alla campagna del 1812, è tratto da: SHAA, cartons 532, 533557, 678. 868; da: Bujac, E., L'Armée Russe, sa histoire. sa organisation actuelle, Parigi 1894: e da: Beskrovnij. L.G., Ot 'eces t v' Vojna 1812 Goda , Mosca 1962.
(6) Le Cardes d ' Honneur erano un corpo con una storia a dir poco inusuale: la sua creazione era stata infatti concepita da Napoleone , nel frenetico periodo di ricostruzione delle sue annate susseguente al disastro russo, per ovviare in qualche mi s ura alla resistenza , più o meno aperta . che molti settori della società francese opponevano ormai all ' odiata coscrizione. Nella fattispecie. l ' imperatore si proponeva di attirare sotto le armi dei vo lontari borghesi. che avrebbero dovuto sostenere l'onere di provvedersi di equipaggiamento e monta a proprie spese, in cambio dell ' onore di essere aggregat i , come corpo, alla Guardia Impe riale.
(7) R illiet, ten. F.J L Journal d ' un sous -lieute 11ant de cuirassiers. J813, Ginevra [908.
(8) Lossberg, F.W. von, Briefe indie Heima1h geschrieben wahrend des Feldzuges 1812 in Russland, Cassel 1844.
(9) Ségur, gen. conte P de . Napoleone in Ru ss ia, Mila110 1950, pp. 276-78.
(IO) Bes krovnij, op. cit , pp. 234-246.
( 11) Oman. A History op. cii., pp 456-468.
(12) Beskrovnij. op. cit .. pp . 82-4.
( 13) Rilliet, op. cir
Artiglieria a cavallo britannica in 1ru1novra al galoppo. dipinto di W.B. Wollen (National Army Museum)
CAPITOLO IX
LE MANOVRE DEL REGGIMENTO DI CAVALLERIA
Per due diversi motivi, non è possibile compiere, per le manovre della cavallelia, uno studio fondato su tempi e cadenze precise e determinate come si è fatto per la fanteria.
In primo luogo, un cavallo non marcia in cadenza e non regola il passo su una specifica lunghezza; da ciò deriva che la velocità alla quale esso si sposta non è del tutto controllabile, ecomunque sicuramente non è determinabile con assoluta precisione ed esattezza.
Di conseguenza. le velocità di manovra che verranno utilizzate ai fini di questo studio sono approssimate e soggettive , benchè fondate su documentazione contemporanea.
La loro funzione principale è di tipo comparativo: esse rappresentano infatti un' "unità di misura" indispensabile per poter confrontare fra loro i sistemi di manovra dei diversi eserciti, senza dimenticare che queste velocità posseggono, per l'appunto, solo una vaga ed approssimativa rassomiglianza con quanto realmente accadeva sul campo di battaglia.
A questo riguardo, I' "Ordonnanc e pro v i.mire sur l 'exercice et /es manoeuvres de la cavallerie rédigée par ordre du Ministre de la Guerre du 1er Vendémiaire an Xll ! ", pubblicata a Parigi nel 1810, si è dimostrata una miniera di informazioni; questo regolame nto definisce infatti intervalli e velocità standard per i cavalli ai va1i ratei di movimento. dati che sono s tati utilizzati per tutti i calcoli che seguono.
Il manuale fornisce anche le dimensioni standard usate dagli ufficiali di cavalleria francesi per calcolare le manovre dei propri squadroni e reggimenti.
Al riguardo , va precisato che gli intervalli interni di un 'unità di cavalleria erano in larga misura determinati dalle dimensioni dei cavalli stessi; i dati estrapo lati daLI' Ordonnance sono stati pertanto applicati senza rimorsi anche alle alh·e cavallerie europee.nell'assunto che un cavallo francese non fosse diverso, per dimensioni. da uno rnsso o prussiano.
La tavola J37 definisce, per cominciare, la velocità di un cavallo alle varie andature, così. come indicate dall' Ordonnance nel Titolo lfl , art. II, paragrafo 347:
Tavola 137: Velocità dei cavalli alle varie andature
Andatura
P asso
Tro tto Galoppo
M e tri al 111im1to 9 7 - 107 l.94 - 214 3 00
Il Titolo III. Articolo Yll, paragrafo 404 afferma che due ranghi di cavalleria misuravano , in profondità, 6 metri. Il Titolo I, Articolo XlJ definisce l'intervallo fra i ranghi, 0.666 metri misurati dalla coda dei cavalli del primo rango al naso di quelli del secondo.
Infin e, UTitolo I.Articolo XIV, precisa che, nel determinare le dimensioni di uno squadrone, un cavallo deve essere considerato come avente una larghezza uguale ad un terzo della sua lunghezza; tale larghezza è stabilita pari ad un metro Il medesimo articolo prosegue precisando che un peloton (?) di 12 file occupa in realtà un fronte di 9-10 metri, mentre uno sq u adro ne di cavalleria pesante occupa un intervallo di 37-38 metri, uno di dragoni di 36-37 ed uno di cavalleria leggera di 35-36. Questi dati sono tultavia relativi ad un ipotetico squadrone di 50 file (100 uomini e cavalli), e vanno pertanto adeguati alla forza reale, organica oppure effettiva di campag na, di un "vero" squadrone.
La modesta d ifferenza di fro n te esistente fra le diverse specialità è se nza dubbio dovuta all a differen te tagl ia di cavalli c h e ve n iva assegnata ad og nu na di esse: la tavola 138 (I), r iassumendo dat i tratt i da rapp o rt i uffic iali , ill us tra a ti tolo ese mpli ficati vo le d iver se tag lie di cava lca ture previste per le varie sp ec ialità de ll a cavall eria francese ed ing lese:
Tipo di reggimento
Francia
Carabinieri / Corazzieri
Dragoni
Ussari / Cacciatori a cavallo
Chevaulcgers-Lanciers
Gran Bretagna
Household Cavalry
Dragoon Guards I Dragoons
Light Dragoons / Ussari
Tavola 13 8 : Ta g lia d e ll e monte d a c avalle ria , pe r s p ec ialit à Alle==a (al garrese) delle monte
155 - 160 cm.
153-155cm
149- 153 cm.
146 - 150 cm.
155 - 160 cm.•
150- 160 cm.•
145 - 155 cm.•
• NOTA: la taglia dei cavalli inglesi è espressa, nell'originale, in hands (palmi), unità di misura equjvalente a 10,08 cm.
È in teressante notare l a magg io re omogeneità d i tag li a ne l le mo nte d e ll a cavalleria in g lese: i not i poi, a ri prova d i quanto già de tto i n pro pos ito, c he un 'analis i dei rapport i d'i pezione confe rma c he l 'assol uta maggi ora nza dell e mo nte d a cava ll e ri a inglesi si a ttestava fra i 154 e d i 156 cm ., tanto per fa cavalle r ia "leggera" che per quella pesante . D 'altra pa rte, le tes t imonianLe co n fermano un a d iffere nziazione nei ru oli, fra le due speciali tà, davvero sfumata dal punto di vista ta ttico, molto più che neg li ese rciti conti ne ntali; a rigore, si potrebbe quasi affermare che l 'eserc ito b rita nni co de l period o na poleo ni co non posse desse nè cava ll er ia leggera nè pesante, ma solo una generica "cavalleria da battag li a".
Infin e. la tavola 139 riassume, tal volta sotto forma di media, le dimen sioni e le dista n ze necess ari e ai fini de ll a nostra a nalis i. Qu a ndo d i men s ion i o d ista nze s pec ific he no n fossero d isponi bili pe r una parti co lare nazio ne, saran no quest' ul t i me ad essere u ti li zza te.
Tavola 139: Dime n s ioni e dis tan ze us ate a fini analitici
Fronte di 12 file
Profondità di due ranghi
Intervallo fra i ranghi
Ve locità a l passo al trotto al galoppo
MANOVRARE "PER TRE" E "PER QUATTRO"
IO metri
6 metri
65 centimetri
I 00 metri a l min.
200 metri al min.
300 metri al minuto
A d iffe re nza de ll a fante ri a, c he in alc un e manovre qu a li il dietrofront op pure i l fianco dest' I s in ist' c o nser va va i l si ngo lo so ld a to c om e " unità di m a nov ra mi nima", la cava ll e ri a dove tte se mp re a ffid ars i, a nc he ne ll e m a novre e le m e ntari , ad un 'u n i tà d i ma novra mi nima a rtifi ci a le; ciò a cagio ne de l fa tto che, me ntre un fa nte occ u pa in l a rghezza pre sa ppoco lo stesso s paz io che occ upa in p rofondi tà, e d è quin di in g ra do d i girare s u sè stesso co me un ce rc hio in sc ritto in un qu adrato, un cav allo ha un a lu ng hezza c h e è c irca il tr ipl o de lla sua lar g hezza. P e r q ues to mot ivo,
un cavallo non può , per esempio, ruotare su sè s te sso se n za sco mpaginare la formazione; inoltre, come affermò una volta un celeberrimo ed arguto generale di cavalleria prussiano (2), " si sarebbe trattato di un'evoluzione più appropriata in un circo equestre che sul campo di battaglia", senza dubbio molto al di là dei mezz i addestrativi dei servizi di rimonta dell'epoca, perennemente sotto pressione per fornire alle in saziabili unità operative una quantità appena sufficiente di cavalli più o meno adde strati.
Il problema venne risolto , già alla fine del Seicento, facendo manovrare la cavalleria " per quattro"; questo perchè , una volta mes si in conto g li intervalli fra i ranghi, un "blocco" di quattro cavalli (e cavalieri), schierati l'uno a fianco ali' altro, veniva a costituire un elemento di manovra perfettamente equilatero. Tale elemento di manovra di 12 (poi 8, infine 6 cavalieri) era denominato Rotte nel!' esercito prussiano , e conservò tale nome dalla prima metà del Settecento fino alla Prima Guen-a mondiale.
Ancora durante la Guerra dei Sette Anni , tutte le cavallerie europee manovravano "per quattro": un dietrofront si compiva per " quattro" di ogni rango , una conversione per rango " per due" , ovvero "per quattro" su due ranghi. Tuttavia, nella cavalleria prus sia na , ci si era resi conto che con questo s istema non tutte le sezioni potevano manovrare s imultaneamente , e fu per que s ta ragione che, a partire dal 1788 e su istigazione del generale Kalckreuth , la cavalleria prussiana iniziò in via sperimentale a manovrare "per tre".
TI nu ovo sistema venne ben presto adottato da altri eserciti, ma vi furono lunghe controversie fra i partigiani del "nuovo" e del "vecc hio " s tile di manovra: la cavalleria francese adottò la manovra "per tre" da] 1791, e la utilizzò senza ripensamenti da allora in avanti, con eccellenti ri s ultati; l'esercito britannico la copiò a sua volta fra il 1792 ed il J 794, con qualche riluttanza, mentre la cavalleria austriaca non adottò il nuovo modello che intorno al 1800, e con grande gradualità.
La cavalleria russa, da parte sua, continuò a manovrare " per quattro " fin dopo la conclusione delle guerre napoleoniche , e la stessa Prussia , responsabile dell'introduzione del nuovo stile, lo abbandonò parzialmente fra il 1796 ed il 181 O, reintroducendolo s u scala generale solo con i] nuovo regolamento del 1812.
La manovra "per tre'' o "per quattro " non prese ntava significative differenze riguardo la formazione di una colonna od il suo sp iegamento in linea, o nell'esecuzione di marce s ul fianco. Un'evolu zio ne nella quale ben s:ii evidenz iava l a ragion d 'essere della manovra "per tre" o "per quattro " era il dietrofront , o demi-tour, che era normalmente eseguito per pelotons.
In questa circos tanza, il cavallo d'ala di ogru elemento rimaneva fermo, mentre i tre (o due) restanti operavano una conversione a destra od a sini stra facendo perno s u di esso, fino a compiere una rotazione di 180° e trovarsi a fare fronte verso il retro della formazione. Si trattava , come è evidente, di un 'evoluzione assai criti ca, tanto per la perfetta coordinazione richiesta , quanto perchè poneva gli elementi dj comando ed i se rrafile in po s izione opposta a quella stand ard, con tutte le derivanti difficoltà di comando e controllo. Per questo motivo, il demi-tour veniva raramente tentato di fronte al nemico: l'autore è a conoscenza di due soli casi nei quali la manovra venisse compiuta, peraltro con successo, di fronte al nemico; in entrambi, il d em i-tour fu eseguito da unità francesi, composte da veterani e comandate da ufficiali di grande esperienza.
Nel primo caso, que sta difficile evoluz ione venne ripetutamente eseguita durante la battaglia di Medellin, combattuta il 28 marzo 1809 fra il corpo francese di Vietar e le forze spagnole d e l gen erale Cuesta, dalla Divisione Lasalle, composta per l'occasione dal 2° Ussari, 9 ° Dragoni, 5° e 10° Cacciatori a Cavallo.
Per due ore i francesi , molto inferiori di numero , si erano ritirati davanti alla fid uciosa avanzata degli spagnol i; la Di visione Lasalle, all'ala sinistra, rischiava di essere sospinta entro una trappola formata da un ' ansa del fiume Guadiana. I suoi reggimenti si riti rarono aJ passo, a s quadroni alternati, arrestandosi ogni 50 pa ss i ed eseguendo og ni volta il d em i-rour; ed ogni volta, una massa
di cavalleria spagnola aume ntava l'andatura sperando di cogl i ere i francesi in crisi di movimento, ma fortunatamente per questi ultimi , gli spagnoli non seppero raccogliere il coraggio neces sario per portare a fondo la carica, impressionati dal contegno meravigliosamente freddo di Lasalle e dei suoi uomini.
Dopo ogni cambio di fronte , gli ufficiali francesi ricomponevano le loro linee con la stessa calma ed attenzione che avrebbero esibito su] terreno di manovra; nel frattempo , La salle cavalcava lentamente avanti e indietro sul fronte della s ua divisione, "esibendo un ' aria sprezzante ed impavida".
Infine, Victor raggiunse la linea sulla quale aveva deciso di arrestare il s uo ripiegamento, e Lasalle guidò immediatamente j suoi squadroni in una furibonda carica che fece letteralmente a pezzi la cavalleria spagnola che g li stava di fronte . La fanteria spagnola, che si era battuta con coraggio per quasi cinque ore, iniziò a vacillare, quindi si dissolse in fuga.
Tutta la tensione accumulata dai cavalleggeri francesi durante il lungo ripiegamento esplose in un inseguimento particolarmente spietato, che si protrasse per ore con gra nde strage fra i fuggitivi: una testimonianza ricorda che più volte, nella luce del giorno che declinava , i cavalieri francesi galopparono in direzione di lontane forme scure, che c redevano quelle di soldati nemici; si trattava invece di avvoltoi di dimensioni insolite, che s i stavano radunando a centinaia attirati dal massacro in corso (3).
Il secondo caso si riferisce alla battaglia di Dennewitz (6 settembre 1813), dove il 5° Chevaulegers-lanciers eseguì un demi-tour a destra sotto fuoco d'artiglieria (a mitraglia!) e di fronte a numerosa cavalleria prussiana, che n on caricò. Il ripiegamento si svolse indi s turbato e senza i.I minimo sintomo di disordine (4).
LE MANOVRE DELLA CAVALLERIA FRANCESE
Il primo problema che si incontra nell'occuparsi della cavalleria francese è rappresentato dal fatto che, per l'intera durata delle gueITe della Rivoluzione e napoleoniche, gli organici autorizzati per gli squadro ni di cavalleria pesante, dragoni e cavalleria leg gera differivano fra loro per entità numerica; a complicare ulteriormente le cose, g li organigrammi ufficiali vennero modificati djverse volte: nel 1802, 1805, 1807 e 1812.
Come se ciò non bastasse, la forza effettiva era, nei reggimenti di cavalleria, invariabilmente difforme da quella autorizzata, molto più che nella fanteria: generalizzando, s i può affermare che, fra il 1794 ed il 1800, gli effettivi fossero di norma , e talvolta gravemente inferiori alla for z a autorizzata; nel 1805 e 1806-7 pressappoco pari ad essa; leggermente in soprannumero nel 1809 , e largamente eccedenti gli organici nel 1812; gravemente depleti ne l 1813-14, ed infine , di nuovo vicini alla loro entità teorica nella breve campagna del 1815.
A titolo ili confronto , gli organki del1a fanteria francese si mantennero in media piuttosto vici ni a quelli autorizzati quantomeno fra il 1805 ed il 1812 , e so lamente nel 1813- 14 , ed in misura minore nel 181 5, le unità a piedi furono gravemente in sotto numero (5).
Ciò premesso, si è ritenuto nec essario dar vita ad un ipote tico "sq uadrone medio", sul quale basare i calcoli relativi alle evoluzioni, così come si è fatto per la fanteria: la no stra unità è risultata forte di 166 uomini di truppa e sottufficiali, forza determinata mediante un calcolo eseguito a partire dalla forza effettiva dei reggimenti di cavai leria fran cesi durante le campagne del 1805. 1806-7 e 1809, cioè quelle che ne videro l'entità numerica conservarsi più stabile e vicina a quella teorica.
Nel corso di questa analisi, si è evidenziata la tendenza degli sq uadroni di dragoni e cavalleria leggera a possedere una forza effettiva media più elevata rispetto a quelli di corazzieri .
La fronte del nostro "squadrone francese medio" risulta pertanto composta da 83 file (di due uomini); utilizzando, in quanto media, la larghezza di un cavallo da dragone, ne risulta un'ampiezza di fronte di squadrone pari a circa 63 metri.
Ai fuù di questo studio, verranno esaminate solo la linea e la colon na; quest'ultima formazione sarà presa in considerazione ne lle sue diverse varianti, per peloton o per squadrone, ad intervallo intero o serré.
Per ogni esercito, saranno prese in considerazione solo le formazioni effettivamente utilizzate con qualche frequenza; stante la generale difformità al riguardo, non si è tentata un'analisi comparativa dei diversi sistemi di manovra, così come invece è stato possibile fare per la fanteria.
Spiegamento della colonna in linea
La prima evoluzio ne ad essere presa in esame è lo spiegamento in linea di una colonna di pelotons (6) (tavola 140).
Come si può rilevare, la manovra rassomiglia molto a quella, equivalente, con la quale la fanteria si dispiegava per il fianco su ll a testa della colonna.
È necessario precisare che il reggimento di cavalleria era sempre schierato, in linea come in colonna, con un intervallo minimo fra gli squadroni (fo rma zione "serré") ; il Titolo I, Art. 14 definisce in 10 metri questa distanza.
Tale intervallo veniva mantenuto comunque, indipendentemente dalla formazione assunta, come pure fra i pelotons di una colonna. Se la formazione era poi composta ad intervallo intero (distance entiére), l'intervaJlo stesso veniva aumentato della distanza equivalente aJ fronte dell'unità di manovra: ovvero, fra il peloton di coda di uno sq uadrone e quello di testa dello squadrone successivo, per esempio, vi era una distanza pari alla fronte di un peloton più I Ometri. Ne deriva che un reggimento su quattro squadro ni schierato in lin ea ad intervallo intero presentava una fronte di circa 280 metri.
Nella V Manovra (tavola 140), pertanto, il pelo ton di coda, che percorre la distanza maggiore, avanza di tre intervalli (47 m.) , esegue poi un quarto di conversione (a punto mobile) (12 metri) e quindi avanza lateralmente per una distanza determinata dall'ampiezza della fronte del reggimento meno due intervalli di peloton (249 metri) e dala lunghezza della colonna stessa (217 metri). Utilizzando il teorema di Pitagora, questa distanza risulta essere di 357 metri. Infine, il peloton esegue un quarto di conversione (12 metri) per assumere il s uo posto nella linea.
La distanza complessivamente percorsa dal peloton di coda ammonta a 428 metri; dal mome nto che tutte le evoluzioni di cavalleria erano compiute al trotto, il tempo di percorrenza risulta di 2,18 minuti.
Se invece, a partire da una colonna di pelotons, il reggimento veniva dispiegato in Linea su l centro, la manovra utilizzata era la VII (tavola 141).
In questo caso, il reggimento si spiegava su uno dei due pelotons "cen trali" della co lonna , ovvero quello di coda del secondo sq uadrone oppure quello di testa del terzo (7), sempre pre ndendo ad esempio un reggimento formato da quattro squadroni.
Il peloton che doveva percorrere il tragitto più lungo era, in questa manovra, quello in testa alla colonna. Esso eseguiva infatti una conversione di 180° (45 m.), avanzava per tre intervalli di peloton (47 m.), quindi eseguiva una conversione di 45° ( 12 m.) ed avanzava per 162 rn. lungo l ' ipotenu sa del triangolo rettangolo i cui cateti misuravano ri spettivamente l ' uno 8 interva lli di peloton più 2 di sq uadrone (J 45 m.) , l'altro 4 intervalh di peloton più due di squadrone (73 m.); l'e voluzio ne proseguiva con una conversione di 45° (12 m.), un 'ava n zata pari ad un intervallo dipeloton (16 m.), una conversione di 180° (45 m.) ed infine un'avanzata di un intervallo dipeloton (16 m.) fino a cadere in linea.
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Ordonndnce pro\'lso,rC' ,,11r I exen J(•<· ,•t leE n,,,11011e1-res d,• I,, ci1vah•r1<· 'Jr1q tic,,, -i,,, te -n·1r v• J, Forn wr., /)ro1 / cn bc1l,ùlle, l to ,,::,t 2 roo,ar 'i" t 1 " • ' 7 1 8
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Ordonmince proviso1re sur J'crNr·ice "' /es manoeuvf'!'s dc la cai-alerie set t r- rJ rv ,J 10 ,, o FormPr rn ,rn,in/ en baia il/e sur le premier p,,Ja/011 <111 /roisiemP fscsdron; · e,! \ cr• ?. 1 ':>orcqr-cto S6f"-6 t ta.,,· lì9
La distanza totale percorsa dal plotone di testa risultava essere pertanto di 355 metri: al trotto. essa richiedeva per essere coperta 1,7 minuti circa.
Il metodo successivo per formare una linea da una colonna è quello desc1itto dalla Manovra Vlll, ovvero il dispiegamento sulla testa della colonna e su ambedue i lati (tavola 742).
La marcia più lunga era compiuta, in questa circostanza. dal peloton di coda della colonn a. Esso avanzava per tre intervalli di squadrone, più due intervalli intersquadronali "fissi" di 10 metri, per poi compiere una conversione di 45°, spostarsi lateralmente fino al termine della lin ea ed eseguire infine un'altra conversione di 45 ° per prendere posto ne lla formazione. La distan za complessivamente percorsa risultava essere di 379 metri, e richiedeva 1,9 minuti per essere coperta.
Se invece il reggimento desiderava eseguire un'identica evoluzione, ma compiendo nel contempo un dietrofront, la manovra richiesta era descritta nella ste ssa Manovra VIII (tavola 143 ).
Tutto si svolgeva come nella manovra precedente; una volta che questa era terminata, ogn i peloton avanzava per una distanza pari al suo intervallo, quindi eseguiva una conversione di 180° ed avanzava di un ulteriore intervallo di peloton per arrivare in posizione. La distanza massim a percorsa era così di 456 metri, per un tempo di 2,3 minuti.
L'altro tipo di colonna utilizzato dai francesi era la colonne serrée . Questa era sempre formata per squadroni, mai per pelotons od altro elemento di manovra, e costituiva una formazione molto densa e concentrata, con l'intervallo fra gli squadroni ridotto a 10 metri.
Il solo uso riferito con chiarezza di questa specie di falange era quello di confondere il nemico sul numero di truppe presenti; appare tuttavia probabile che, in modo simile a quanto veniva fatto nei decenni precedenti (si veda, ad esempio, la carica prussiana en muraille), la colonna chiusa venisse utilizzata in circostanze in cui importava enfatizzare al massimo lo shock provocato da una carica concentrata, a detrimento de11a capacità di manovra, che non era ritenuta essenziale o praticabile, a causa per esempio di un terreno poco aperto.
La Manovra IX riguarda lo spiegamento di una colonna di squadroni serré in linea di battaglia (tavola 144).
Quando la colonna voleva eseguire questa manovra, lo squadrone di testa avanzava per 20 metri, mentre quelli successivi operavano una conversione a destra od a sinistra e marciavano lateralmente , in modo molto simile all'analoga manovra della fanteria. Una volta che si erano spostati a sufficienza verso l ' esterno, gli squadroni facevano fronte avanti e muovevano in posizione.
Ancora una volta, era lo squadrone di coda a dover compiere il tragitto più lungo: esso avanzava verso sinistra, quindi marciava avanti per 223 metri. Tuttavia, come nel caso della fanteria, entrava in gioco I' "effetto fisarmonica", in quanto Ja cavalleria operava la conversione sul posto per rango , quindi per due; ciò significa che la linea risultav a espansa di due terzi della lunghezza di un cavallo più 60 cm. per il normale intervallo fra i ranghi, moltiplicato per ogni "coppia". Tutto ciò aggiunge circa 153 metri alla percorrenza, ed il tempo complessivo di esecuzione deJla manovra è pari a 1 ,9 minuti.
La manovra successiva , la X, è rappresentata dallo spiegamento di una colonne serrée in linea, ma perpendicolarmente alla fronte della colonna stessa: in questa evoluzione, la colonna si espande in avanti ed ogni squadrone , a partire da quello di coda, opera una conversione a destra od a sinistra per formare una linea di battaglia perpendicolare alla linea di marcia originale (tavola 145).
Il primo squadrone deve muovere tre intervalli di squadrone più 30 metri, per mantenere la distanza corretta fra gli squadroni, quindi operare una conversione di 90° ed avanzare per sei metri, formando così la linea. Dal momento che lo squadrone di coda iniziava la manovra direttamente con una conversione, quello di testa avanzava in realtà un po' meno che per tre interi in-
TAVOLA 142
Le manovre della ccvoller i o ' r onc-:?se
Ordonnanee proviso1re sur J'exerc1ee el Jes manoeuvres de la cava lerie
ollovo manovro, Pormer en avanl en ba lai/le, • italo IV.art. 2, 568 70 ,.. t ov. 1 2
Ordonnanc e pronsorre sur t'exercice e/ le, m,moeu vres de id cava/erie tta,a cranovrrJ, former en arrière en b1J/ail/e , t' rolo /,art 2, po,cgrc'o 558 70 1 m.' 11
TAVOLA 144
Le manovre dello caval l eria franceseOrdonnance provisoire sur J'exercice et /es manoeuvres de la ca 'ltllerie: nono manovro, Dep!oyement en avant de la colonne serrée, litolo IV,orl. 2 , porogrofo 571- 73 e tov.113.
1J a er·a ,. <"1cese
Ordor,ndnce pronso,n• .silr I exerc,cc• et /es m.Jno1:uvres de la cd vakrie dec.,,.,.,o rna0cv'o. Pi1r la queue df' Jr, ro/onne iJ gauc:he (dro,t) ,,n batai/Je, t, lo IV,ort. 2, porogro'o 574 /":,
terval l i. La formazione d'origine possedeva una profondità dj 54 metri; ciò significa che lo squadrone di testa doveva avanzare per tre intervalli di squadrone (187 m.) meno 78 m., ovverossia J09 metri. La conversione richiedeva che la fila più esterna muovesse di 88 metri circa, quindi l ' i ntera formazione avanzava di sei metri.
La distanza totale percorsa era perciò di 203 metri, e richiedeva un minuto per essere coperta al trotto.
Trasformazione di una linea in colonna
A quanto sembra, i francesi praticavano un singolo schema di conversione della linea di cavall eria in u na colonna avente lo stesso fronte; lo si può trovare solamente nel capitolo delle istruzioni dedicato ali' Eco/e de I' Escadron à che val (Titolo 111. art. VIII, p. 465). e non nelle sezi oni relative alle manovre reggimentali; è comunque verosimile che la stessa evoluzione venisse usata nel creare una colonna di reggimento, variando solamente !"unità di manovra.
Con questi presupposti, non stupisce che la trasformazione fosse ottenuta mediante una marcia diretta fino a comporre la colonna, manovra compiuta con una iniziale conversione di 45° nella direzione nella quale si formava la colonna stessa, seguita da un'avanzata obliqua e da un'altra con versione di 45°, in senso opposto alla p1ima, per cadere in posizione. li pelo ton d'ala marciava in avanti mentre ogni peloton successivo. per mezzo del!' avanzata in obliq uo, lo seguiva posizionandosi alle spalle di quello precedente.
Ne risultava che l'ultimo peloton del reggimento completava la manovra prop1io nel momento in cu i il peloton di testa era avanzato a sufficienza, assieme al resto della colonna, per creare lo sp azio necessario al suo posizionamento. li peloton di testa doveva pertanto avanzare per una d istanza pari a 16 intervalli di peloton prima di occupare la posizione desiderata, ed altri 16 affi nchè ques ta posizione fosse oltrepassata dal 15°, o penultimo,peloton: un totale di 32 intervalli di peloton più sei intervalli minimi di squadrone ( 10 metri ognuno), pari a 559 metri, che richiedevano 2,8 minuti per essere percorsi al trotto (tavola 146).
Naturalmente, il modo più rapido di formare una colonna consisteva nell'eseguire una conversione di 90° per pelotons o squadroni, componendo così la colonna stessa con il fronte perpen dicolare alla precedente linea di marcia.
Questa evoluzione richiedeva un tempo davvero breve: per pelotons , probabilmente non più di 10 o 15 secondi. mentre per squadroni il tempo richiesto era leggermente superiore, intorno ai 30 secondi. Un calcolo preciso, per movimenti così rapidi e di breve durata , è comunque imposs ibile, anche perchè era in quei primi secondi di manovra che venivano trasmessi gli ordini, ai cavalli si richiedeva di aumentare l'andatura ed in generale, ognuno cercava di capire cosa esattamente gli si richiedeva di fare (tavola 147).
L E MA N O VRE D ELLA CAVA L LERIA BRITANNICA
La forza teorica di un reggimento di cavalleria inglese è ancor più difficile da determinare di q ue ll a del s uo omologo francese; essa variava infatti considerevolmente, a causa del metodo con il qua le il Parl amento stanziava i fondi destinati alle forze armate: si ricordi che nell'esercito ingl ese, a differenza che in quelli continentali.1' established strenght dei reggimenti era limitata ai q uadri, mentre il numero degli uomini di truppa variava di anno fiscale in anno fiscale.
La tavola J 48 mostra la forza autodzzata per tutti i reggimenti di cavalleria britannici fra il 1804 ed il 1815, così come risu l ta dalle carte parlamentari; come si può vedere , essa variava enormemen te , potendo osci ll are fra i 415 ed i 1257 effettivi teorici.
Ordonnance p1YJ11,01re ,;ur I c•,1cn ice et /es manOl'urre~ dt' I, ea •·aler1< rrr,az r o • t:O ,n co on a, t.'csciidron nll1rdurnl de fro11/ romper 1•11111,1n/ par j)C'lòlon,,, r 7 r __J
•'{.. Il, Ordonnance provisoirc• s1ir J'exercice e/ /es mar10Puvre 0 de la c,,valcnc ,:isfr,nr ;, )r ( 1, 1 ltr1r>a ir, r:.c, "71""':: r,, ""'r~· ji o r:r-e q;,,;,;:a. •J').dent Formenlgf1uci11• euu1anlencolonneparpclòlon::,. • lv,·:•·.~. p-:roq,:·· 54' 4",':,. 1 0'5
Se la forza teorica d i u n regg im e nto di cav alleria britann ico poteva vari are mo lto, quella effettiva si conservò invece più costa nte , seb be ne invariabilm e n te inferi o re , spesso di molto, d a quel la autor izzata, co me s i rileva dalla tavola 149:
In ogni caso, una forza di 100 file per squadrone può esse r e co ns ide rata m edia per i l peri odo 1808-1815, anche perchè g li sq uadroni inglesi tendevano a co nservare un num ero di e ffetti vi più elevato di quelli francesi, generalmente sottoposti a be n altre prov e . Questa forza e ffettiva sarà dunque uti li zzata a i fi ni della presente an alisi.
Lo squadro ne ing lese risulta pertanto co n un front e di 91 m e tri (300 pi e di o 100 yarde: il rego lamento brita nnico defi ni sce in I yarda la fronte di og ni fil a), non m o l to diverso, riguardo al fronte della fi la, da que ll o franc ese
L'inter vallo fra gli squadroni britannic i e ra pari ad un terzo d e ll a loro fro nte, ma non v i era a ltro intervallo, diffe ren te od aggiu ntivo, fr a reggimenti o bri ga te.
Un reggimento in gl ese di quattro squadro ni sc hierato in lin ea prese ntava quindi una fronte di 450 metri: è interessante notare co me l o s pi egam e nto più concentrato dava a l reggim e nto fran cese
Tavola 149: Forza autorizzata e d effettiva di alc uni reggime nti i ng lesi, cam pa g n a del 1815
Reggimento
1st Life Guards
2nd Life Guards
Roya l Horse Guards
1st Dragoon Guards
1st Dragoons
2nd Dragoons
6th Dragoons
23rd Light Dragoons
11 th Light Dragoons
12th Light Dragoons
7th Hussars
I 8th Hus sars
*: v. nota (8) **: v. nota(9)
Forza autorizzata
Forza ejfefliva (*) (* *)
(su 4 squadroni) un fronte medio di soli 259 metri , che per unità a pieno organico (250 uomini per squadrone, 50 di più di quello inglese "tipo'') diventava comunque non superiore a 374 metri. 1 regolame nti britannici non contengono stime delle velocità dei cavalli alle varie andature, pertanto si useranno quelle franc esi; si noti invece che nel manuale britannico si può trovare l' affermazio ne ri velatri ce in base alla quale un reggimento impegnato in uno spostamento laterale (cioè io una marcia in direzione para ll ela al suo fronte) occuperebbe un interva ll o triplo rispetto a quello occupato facendo fronte avanti.
Infin e, come i fra ncesi, anch e g li inglesi eseguivano le manovre di co nversione a punto mobile (moveable pivot).
Spiegamento in linea della colonna
I britannici utilizzavano due forme di colonn a di cava ll e1ia, la colonna aperta e quella chiusa; esse tuttavia d iffe ri vano se nsibilmente dalie formazio n i francesi aventi lo stesso nome.
La co lon na aperta inglese era i nfatti in real tà l'equivalente della colonna per quattro francese, pertanto una formazione adatta solamente alla manovra. Questa veniva formata con un fronte minimo di sei file e massimo di 12.
A quanto pare , i britannici spesso s i spiegavano in linea a parti re da que sta goffa formazione, s nodandosi in una lunga "coda" dietro ag li e lementi di testa e, una vo lta raggiunta la posizione desiderata marciando ' 'lun go" la linea da occupare, mediante una co nv e r s ione di 90° per tre a sinistra o a destra il reggimento o lo squadrone formava la linea di battaglia (tavola 150). Non vi è traccia del)' imp iego, da parte britannica, di un equiva lente della flessibile colonne par pelotons così proficuamente utilizzata dai france si.
Supponendo che il reggimento compisse que sta evolu zione a partire da una co lonn a co n una fronte pari a 12 file, ogni squadrone si sarebbe in teoria d iv iso in 8 segme nti. occupando un intervallo di 9 1 metri più "un terza della propria lunghe zza effettiva", cioè un totale di circa 120 metri L' "effetto fisarmo nica" , in ques to caso. non entra in g ioco grazie al fronte piuttosto esteso degli ele menti di manovra.
Per raggiungere la posizione sull a quale intende formare la linea, il reggimento dovrà marciare per una distanza equiv alente alla lun g hezza della co lonna stessa (450 metri) ed operare una conver s ione , "per dodici", fi no a cadere in lin ea. Questa conver s ione comporta un tragitto di circa
TAVOLA 150
.e manovre delI0 covoller;a inglese lnstructions and regulalions lor the formotions and movements o! the cava/ry, wndra 1813 :Formazione della linea dalla "co lonna aperta", cap. S17, tav. 4 f i gs. 16 18
L5 metri, pertanto l'intera manovra ne comprende uno di circa 465 , che richiedono 2,35 minuti per essere coperti al trotto.
I britannici utilizzavano altresì una variante della manovra francese che comportava una marcia diagonale diretta fino alla pos izione finale. Tuttavia , anzichè operare una conversione in avanti, gli inglesi la eseguivano verso il retro della formazione. Una volta indirizzate nella direzione corretta , le unità di manovra marciavano direttamente fino alla loro posizione finale nella linea, occupandola con un ' ultima conversione.
Questa "conversione all'indietro" era costituita in realtà da una serie cli movimenti circolari individuali , nei quali ogni cavalleggero faceva compiere dietrofront al proprio cavallo , quindi marciava verso il retro , per poi fare nuovamente fronte. In una formazione serrata , la manovra non doveva essere semplice, e dava probabilmente l'impressione di una lunga fila di birilli che cadono in successione: ogni cavallo muoveva infatti, a partire dall'ala più esterna della troop (che compiva il tragitto più lungo), verso l ' illterno. Inoltre, una manovra s iffatta non poteva essere eseguita che al passo.
La sola conversione iniziale all'indietro richiedeva probabilmente almeno 30 secondi, stimando che il cavaliere più esterno dovesse percorrere circa 36 metri , e che una volta che la nuova formazione fosse stata formata , si sarebbe reso necessario un certo riallineamento per ricomporre c01Tettamente i ranghi.
Pertanto, supponendo di considerare un reggimento formato da otto troops , l ' unità di manovra di testa, che sarebbe andata ad occupare la posizione d'ala nella linea, doveva percon-ere una distanza di circa 575 metri , più altri 35 richiesti dalla conversione fillale. U tempo richiesto dall 'evoluzione per essere completata risulta quindi di almeno 3 ,I minuti (tavola I 5 J).
Il secondo tipo di colonna utilizzato dalla cavalleria inglese era la colonna sen-ata (closed colum.n). In base al dettato del Regolamento di Cavalleria del 1799, la ragion d ' essere della colonna chiusa era la formazione di una linea con lo stes so fronte nel minor tempo possibile; inoltre , nascondere ali' avversario i I numero di truppe realmente presenti , ed infine manovrare in qualunqu e direzione le circostanze richiedessero senza che ciò diventasse evidente per il nemico fino al quasi completamento de l! 'evoluzione.
La closed column veniva formata per troops , cioè mezzi squadroni, mentre quella francese era generalmente per squadroni; in questa formazione , l a distanza fra reggimenti era pari a due lunghezze (di cavallo. 18 piedi ossia 5 ,4 metri), qualla fra squadroni ad una lunghezza (10 piedi, 3 metri), mentre l'intervallo fra gli elementi ed i ranghi di uno squadrone era di mezza lunghezza (5 piedi, 1,5 metri)
Come s i può vedere dalle tavole seguenti, vi erano più modi per dispiegare in linea questa forma di colonna. Nel primo , la colonna si dispiegava per i l fianco e sulla testa de lla formazione stessa (tavola 152); nel secondo, sempre su lla testa della colonna ma per il centro (tavola 153); nel terzo modo, la co lo nna si spiegava sulla testa e per il fianco, ma con una marcia in ob l iquo (tavola 154). Colpisce la somiglianza delle due prime manovre con il metodo mediante il quale il regolamento prussiano del 1788 faceva dispiegare in linea le colonne di fanteria.
Facendo riferimento al so li to reggimento su quattro squadroni, schierato questa volta in colonna chiusa , si ottiene una distanza di 61,5 metri fra la fronte de ll a troop d i coda e la testa della colonna stessa.
Se per il dispiegamento veniva utilizzato il metodo illustrato nella tavola 152, la troop di coda muoveva per due verso destra (o sinistra), avanzando per una distanza pari a sette intervalli di troop (315 metri), più tre intervalli intersquadronali (45 metri) e 1' " effetto fisarmonica'' (] 35 metri): un totale di 495 metri, ai qual i vanno aggiunti altri 61.5 per il movimento finale in avanti. I l tempo di esecuzione richiesto dall'intera manovra risulta pertanto di 2,8 minuti, presupponendo che la rotazione per fare fronte richiedesse un tempo trascurabile.
/11slruclions and regulaltom [or lhe formations and movements of /he Cfl va/ry, Londra 18/:J disp,~c;a"1ento
,.,c. J,·.i u c lo,·l'd co/wnn per lig. ~7
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Se ad essere impiegato era invece il sistema raffigurato nella tavola 153, la troop di coda doveva muovere verso sinistra (o verso destra) per una distanza pari a quattro intervalli di troop, più due intersquadronali e l' "effetto fisarmonica": un totale di 270 metri , ai quali ne vanno aggiunti questa volta altri 73,5 per l'avanzata finale in avanti.
La distanza complessivamente percorsa è pertanto di 343 ,5 metri, che al trotto richiedono I ,7 minuti per essere coperti.
Infine, se si utilizzava il terzo schema di movimento, raffigurato nella tavola 154, la troop di coda della colonna era quella che doveva coprire il percorso maggiore muovendo sul fianco per due, nel modo già descritto, per un totale di 495 metri; tempo richiesto per 1'esecuzione di questa manovra, 2,5 minuti.
Infine , come i francesi, i britannici potevano , con una conversione di 90° per troop, dispiegare una colonna in linea con un fronte parallelo alla precedente linea di marcia, e viceversa (v. tavola 145 e 147): in ambedue i casi, il tempo richiesto era di circa 0,4 minuti per una colonna di troops e di circa 0,7 minuti per la (raramente usata) colonna di squadroni.
Trasformazione della linea in colonna
Quando i britannici volevano trasformare un a linea in una colonna aperta, lo facevano per mezzo della manovra esattamente inversa rispetto a quella di spiegamento descritta nella tavola 151. Anche il tempo richiesto r isultava uguale, intorno ai 3 - 3 ,2 minuti.
Un altro sistema risultava invece nella composizione di una colonna chiusa e consisteva in una diversa forma di marcia diretta, eseguita "per tre" ed in colonn a di troop dopo una conversione su l posto di 90°; le troops transitavano dietro la linea a partfre dall'ala esterna al movimento, e marciavano direttamente fino alla posizione finale, raggiunta la quale operavano una nuova conversione "per tre" di 90°.
La troop d'ala esterna era quella che percorreva la maggiore distanza , 455 metri circa , per un tempo pari a 2,3 minuti (tavola 155).
La cavalleria inglese poteva anche schierarsi in colonna chiusa sulla troop di centro: in tal caso, veniva ancora una volta eseguita una marcia diretta, senza co ntromarcia. Si trattava di un'evoluzione molto più rapida delle precedenti, in quanto il percorso massimo risultava di soli 126 metri, pari a 0,65 minuti (tavola 156).
LE EVOLUZIONI DELLA CAVALLERIA PRUSSIANA -1796-1810
Il regolamento prussia no "Per gli Ussari ed i Bosniaci", pubblicato il 25 giugno 1796, costituisce un documento molto interessante, ma sfortunatam e nt e la dottrina tattica prussiana del tempo stabiliv a c he i cavalieri leggeri non dovessero trovare posto nella linea di battaglia, ma che agissero piuttosto con funzioni prevalenti di sc hermagliatori montati. Il regolamento parla anche, è vero, di attacchi reggimentali ed in linea, ma dedica comunque molto più spaz io a quelli in supporto della cavalleria di battaglfa, ad attacchi s ui fianchi, alle spa lle ed in Schwarm, eseguit i di solito da si ngoli squadroni.
Anche le manovre descritte si limitano a quelle eseguite a livello di squadrone, eccettuato qualche raro esempio di evo l uzione reggimentale per gli ussari, a i fini di attacchi ai fianchi ed all e spalle del nemico in supp01to di cavalleria più pesante.
Il co ntem poraneo regolamento "Per i Reggimenti di Cora zz ieri e Dragoni", pubblicato il 6 febbraio 1796 , è ugualmente poco utile ai fini della presente analisi: anche in questo caso , infatti, le manovre reggi.mentali descritte sono pochissime; inoltre, i regolamenti prussiani hanno inva-
AVOLA 'e_ 3
fnslrucl1ons and regu!alions lor llw formal1011s and mor-emenls o! lhc cavalry, LondriJ 1813 Il di~p·eoomento e ir,a •~llv closed ('o/11mn rv- 'I c 0 n r0, ro::,r c;~,;;-64, t 6 , 'g.J9 H G F l' /) e B A
.-AVOA "54
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Le r1arovre della covo. l eric.. ,ng esc /nslruc/ions ~nd regulalions lor the formalio11s hfld movt•rne11/s of l/11' ca1a/ry, Londra 181 3 1a l'ost:)r,1 azione d el la n eo in colo'1'10 di troops , per I ; ;ance cor marcia d aqonak , u1pp. 5"-6, lov o , f'g, 35
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riabilmente la sconcertante caratteristica di presumere che il lettore sia già familiare con i regolamenti precedenti e tutta una serie di ordini di servizio e circolari.
Ad ogni buon conto, lo squadrone prussiano del 1806 marciava di solito in colonna aperta di Zuge (1 squadrone = 2 pelotons = 4 Zuge); una volta giunto in prossimità del nemico, si usava di norma la colonna per pelotons.
La carica veniva invariabilmente eseguita in linea , reggimentale o di squadroni spesso in echelon, e la colonna di squadroni era vista solamente come una formazione temporanea prima della formazione della linea.
Lo spiegamento in linea (di squadrone) della colonna per Zuge avveniva nel modo seguente: la 2a Zug muoveva in avanti, la la le faceva spazio dispiegandosi sulla destra, mentre la 3a e la 4a si spiegavano a sinistra. Naturalmente, questa manovra risultava nella formazione di una colonna per squadroni , dalla quale era poi possibile dispiegarsi in linea reggimentale.
Nella tavola 157 è raffigurato lo s piegamento della colonna per Zuge: la distanza maggiore è quella cope1ta dalla 4a Zuge , che deve compiere una conversione sul posto di 90° a destra , avanzare per due intervalli di Zug (19 metri per due. cioè 38 metri supponendo uno squadrone ' 'da battaglia" medio di 84 file); quindi eseguire una conversione di 45 ° a sinistra sul posto ed avanzare ancora di 7 intervalli di Zug (133 metri). Il tempo richiesto è di 0,95 minu6 per ogni squadrone, ma la 20a Zug, cioè quella di coda del 5° squadrone, dovrà avanzare per un totale di 19 intervalli di Zug se la risultante colonna di squadroni sarà aperta (ad intervallo di squadrone), oppure di 34 intervalli di Zug se sarà chiusa (intervallo di 4 passi, 3 ,5 metri). Nel primo caso (157a) la distanza totale percorsa sarà di 399 metri , nel secondo (157b) di ben 684; la prima evoluzione richiederà pertanto 2, 1 minuti , la seconda 3,5 minuti.
Il metodo impiegato per il di sp iegamento della colonna di squadroni in linea era simile: ogni squadrone operava una conversione s uJla destra o sulla sinistra " per tre", quindi marciava "per angoli retti" fino a cadere in linea; anche qui, era il 5° squadrone a percorrere la distanza maggiore, pari a 2 intervalli di sq uadrone, più 6 minimi di 4 passi e 4 "profondità di squadrone" (6 metri ogni due ranghi) nel caso della colonna chiusa; la distanza percorsa risultava essere di 197 metri, per un tempo di l , 1 minuti comprese le conversioni (158a).
Se la colonna per squadroni era invece aperta, il percorso massimo diventava di 6 intervalli di squadrone, più 2 mininù e 4 "profondità di squadrone": un totale di 487 metri. li tempo richiesto da questa evoluzione risultava essere di 2,55 minuti con le conversioni (tavola 158b).
Riassumendo, il tempo impiegato da un'unità di cavalleria di linea prussiana per dispiegarsi dalla formazione di marcia e manovra in quella da combattimento risultava variare fra i 3 ,2 ed i 6,05 minuti; un confronto con i tempi di manovra francesi contemporanei è istruttivo.
Infine , le manovre inverse di conversione dalla linea alla colonna risultano incomprensibili dal testo originale, ma si può presumere che le relative geometrie fossero eguali ed inverse a quelle appena descritte , risultando in tempi di manovra molto simili.
LE EVOLUZIONI DELLA CAVALLE R IA P RUSSI ANA - 18 10-1815
In conseguenza di quanto appena ricordato, un ' analisi completa del sistema di manovra della cavalleria prussiana può essere tentata solo per il ben documentato periodo successivo alla pubblicazione dell ' Exerzir-Reglemenr fur die Kavallerie de Koniglich Preussischen Armee del 1812, le cui tesi e prescrizioni erano tuttavia state già largamente anticipate nelle Exerz ir-Anweisungen del 20 aprile 1810.
Anche il manuale più r ece nte soffre della irrita n te lacunosità tipica delle pubblicazioni ufficiali pru ss iane del secolo scorso, ma in misura più contenuta rispetto al documento del 1796; ad ogni
TAVOLA 157
1 e r-1or _,v ' e de·1a cavalleria prussiano (pr!'- 181 2), Reglemenl !ur die Kurassiere und Dragoner Regimenler der Kònigl!ch-Preussischen Armce ,8Prlino '796, ( oo. G. Tov XXVIII. trasiar--noz:one del10 colonna di Z1ige i~ color· no d; squadroni
o) ~perla
b) chiusa
712170 /l/17171
VVVl/1
V./1/!/;
VVVl/j
07121Z1
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T.6-VOLA 158
Re,{!lemenl !Ur die Kurassiere und Dragoner Regimenler der Komalich - Prc uss1s che · Armce, l:Jerl ~e 1196, Cc:i 7 -cvv XXX Il XX Yl\i e xx·<V' d se eor."""' o r ,,,,o :ii - o co10-i-io d, ~o.icdrO'l• eh i5a ;o) o op('IO (b)
modo, che la profondità di due ranghi venisse ancora calcolata pari a 20 fusse (circa 6 metri) lo si rileva solo grazie ad una nota a matita, di pugno di un ignoto lettore contemporaneo, presente su lla copia del regolamento esaminata dall'autore, nota che cita al riguardo il "recente" ordine di servizio del 14 aprile 1811. Allo stesso modo, l'intervallo fra i ranghi, pari a 2fusse (circa 60 cm., e valido solo per uno squadrone seJTato e non in manovra) si deduce solo da un ripetutamente citato "Ordine di gabinetto" del 17 febbraio 1795 , ordine la cui perdurante validità viene sanzionata da diverse note a matita (ancora!) presenti tanto sulla stessa copia originale in lingua tedesca quanto sulla traduzione inglese del 1832 esaminata dall'autore.
Ciò premesso, il regolamento s i degna invece di precisare in c hiaro che l'intervallo fra g li squadroni doveva essere, in qualsiasi formazione, di 4 passi (3 ,5 metri circa). e quello fra reggimenti di 12 passi ( 10 ,5 metri).
Le fonti prussiane non definiscono dimensioni di calcolo per i cavaJli, né forniscono una stima della velocità di questi alle varie andature: ai fini di questo studio, sara nno pertanto usati i dati forniti dai regolamenti francesi.
Di conseguenza, lo squadrone prussiano medio post - 1810 risulta dimensionato a 58 file, per una fronte di circa 43,5 metri.
Dispiegamento della colonna in linea
Dopo il 1812, i prussiani utilizzavano due tipi fondamentali di colonna di cavalleria: la colonna per mezzo squadrone (peloton o doppia Zug) e la colonna per squadron e; entrambe potevano essere formate a due diversi interva lli: aperta (geoffneten) o senata (geschlossenen o masse).
La colonna aperta aveva intervalli equivalenti alla fronte dell ' unità di manovra , quindi pari alla doppia Zug o allo sq uadrone; la colonna serrata si schjerava invece in tutti i casi ad intervalJo di Zug, ed entrambe aggiungevano un intervallo addizionale fisso di 4 passi fra gli squadroni.
Il tipo più comune di colonna aperta era la colonna per doppia Zug; questa si dispiegava sul la testa in due diversi modi: nel primo , la prima coppia di Zugen avanzava sei passi e si arrestava; le coppie successive operavano una conversione di circa 45° a destra (o a sinistra), marciavano in diagonale fino alla loro destinazione e quindi cadeva no in linea con una conversione in senso opposto alla prima. L 'u ltima coppia di Zugen era quella che, ovviamente, doveva coprire il tragitto più lungo: 473 metri per un t empo di 2 ,4 minuti (tavola 159).
La colonna aperta per doppia Zug poteva dispiegarsi su lla testa anche per il centro; in questo caso, la manovra veniva eseguita esattamente secondo le geometrie di quella precedente, ma percorsi e tempi decrescevano in modo nettissimo : 233 metri per 1,2 minuti circa (tavola 160).
La colonna chiusa poteva essere formata con fronte di squadrone o doppia Zug, mentre l ' intervallo era sempre di Zug. Se schierata per squadrone, l a co l onna serrata si poteva sp iegare in linea per il fianco (tavola 161): il primo squadrone, cioè quello di testa, rimaneva fermo, mentre gli altri tre eseguivano una conversione di 90° per Zug , quindi avanzavano paralleli alla prevista lin ea di battaglia per operare infine una seconda conve rsione di 90° per Zug in senso opposto alla prima e, nel caso del 3° e 4° squadrone, un'avanzata fino a lla posizione finale.
Lo sq uadrone di coda e ra quello che percorreva il tragitto più lungo: esso eseguiva infatti due conversioni, avanzava per 12 intervalli di Zug e tre minimi da 4 passi verso il fianco, ed altri 3 intervalli di Zug per cadere in linea: 211 metri per un tempo di 1,05 minuti.
Se la colonna serrata si dispiegava invece s ul centro, il 1° e 2° squadrone operavano una conversione per Zuge su lla destra, il 3° e 4° s ulla s inistra. In questo modo, la colonna si espandeva simultaneamente in entrambe le direzioni, e la giunzio ne fra i l 2° e 3° squadrone si veniva a trovare dove vi era precedentemente il centro della colonna.
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e -nonovre dello covo eric prussiorc \oos1- I 81 J)
Exe/'7:tr Regfemeul !ur die Ce va/ferie der Koniglich Preussischer Annee 8er ·,,o · 81 1 , Cop. V 11, En/wl(:klung der colonnen, pcrt _ S diso,egomert-, J uno co,orwo o ,oJov-,ni -~ distanza di Zugc: sullo oestro, monovranoo per Zuf!e: ''Regunf'nl rechls dep/oywrl 1F'sk&clron. mii Zugen rechLç schwenkf marsch ! Trab I"
Il 4° squadrone percorreva il tragitto più lungo: due conversioni di 90°, un'avanzata di 5 intervalli di Zug più uno da 4 passi verso s ini stra ed infine un'avanzata di tre intervallj di Zug, per un tempo complessivo di 0,65 minuti.
La tra5.forma zione della linea in colonna
I prussiani utilizzavano due sistemi principali per trasformare una linea in colonna. Nel primo caso, per formare una colonna serrata di squadroni (o Zuge), gli eleme nti di manovra si spostavano in fila indiana per due , fila ottenuta mediante una co nversione di 90° per fila sul posto , e marciavano fino a raggiungere l'ala "interna" di ogni sq uadrone o Zug ; quindi essi muo vevano ad angolo retto verso il retro e poi verso l'interno, fino a trovarsi nella posizione finale. Un ' ultima conversione di 90° concludeva la manovra.
Il problema principale di questa evoluzione era rappresentato dal!' "effetto fisarmonica": spostandosi in fila per due, un elemento che era in precedenza largo 2 metri scars i (2 cavalli fianco a fianco) diventava lungo 3 metri (la lunghe zza di un cavallo); inoltre, il normale intervallo fra cavalli della stessa fila và aggiunto fra ogni coppia di cavalier.i e quella success iva: ciò s ig nifi ca che una Zug aumenta la sua dimensione da 11 metri a quasi 52 ( !), e lo sq uadrone da 43,5 a 208 circa !
Ogni fila dello sq uadrone di coda muoveva pertanto di 3 intervalli di Zug verso il retro della fmmazione e per altri 12 (più 3 di 4 passi) verso l'interno: una distanza di 14 J metri , più a ltri 164,5 (208 - 43,5) per I' "effetto fisarmonica"; il totale assomma a 305,5 metri per un tempo di 1,5 minuti (tavola 162).
Una manovra simi le alla precedente produceva la conversione della line a in colonna serrata di Zuge; questa evoluzione richiedeva 1,7 minuti (tavola 163) .
La trasfmmazione della lin ea in colonna di pelotons (ad intervallo intero) era diversa , e s i effettuava per il centro. Le due Zuge che avrebbero fonnato la testa della colonna avanzava no per prima cosa di un intervallo di Zug, accorciando così il percorso delle Zuge di coda.
Queste ultime operavano una conversione di 90° verso l ' interno (15 metri), marciavano in diagonale fino alla pos izione finale (90 metri) ed avanzavano infine per un ulteriore intervallo di Zug (11 metri); aggiungendo l ' "effetto fisarmonica" (52 - 11 metri = 41 metri), la manovra comportava in totale un percorso di 157 metri, per 0 ,8 minuti circa (tavola 164).
LA CAVALLERIA AUSTRIACA
Mentre le cavallerie dele nazioni finora prese in esame possedevano, almeno in teoria, un ' organizzazio ne reggimentale sostanzialmente identica su quattro sq uadroni, l 'arma montata austriaca si discostava nettamente , da un punto di vista organico, da questo modello.
I reggimenti di kurassiere della Kaiserliche und Konigliche Armee erano infatti organizzati, a partire dal 1798 al più tardi , su 6 squadroni; i reggimenti dragoni avevano identica consistenza , mentre gli chevaulegers, che per quest'epoca possedevano ormai ruolo tattico ed equipaggiamento egua le a quello dei dragoni, forti delle proprie origini "leggere" contavano 8 squadroni , così come gli ulani.
La cavalleria leggera per eccellenza dell'armata austriaca, cioè i reggimenti ussa,i di reclutame nto ungherese, arrivavano a 1O squadroni.
Durante le s ucc ess ive campagne del 1809 ed, in particolare, del 181 3-14, era in verità molto comune che i reggimenti, per mantenere ad un livello accettabile la forza degli squadroni operativi , dovessero scendere in campo con due di questi in meno rispetto alla forza teorica: si v idero così co-
F.xuzir-Regfemenl Jur d1c C,)Vlrllcr,,- der Kont{;hch Pre11ss1::ches Armee:, Berl;ro 1'i 12, ç,_;r 7 tr,r·-rr,.nz di c:---....,o j sqi.;r,fr,...,., j; o 1 ··H.:cr, ~..J I '.J e de~:n::, rr,Jr1..!vrondo :,c • sc;u ;C••JnF "Rc1;1mor1/ rechls m colonne 111 f,'.~l,ddronen. mBrsch' Trab ,··
T!\VOLA 1 63
rr-::•·1cvrr- dc a cave ,e,;o ,·,r1..ss;ono (p(i sl 1812) :
F:l'erzir- Reg lemenl fllr d1e Ca va/ferie der Koniglich-Preuss1sehes Armee , Berl no 1812, r-, ;rt 12 - iorrroz,o~,-' c1ella .:·o/or,ro d Zuge, "·'' t :o-,co dest•o: •Ref!imenl - rec h/s tn colonne m Zuge - Marsch 1 "
Exerz1r Reg/emenl fur die Ca va/lene der Komg/1ch Prer1ss1schf•,~ .-l rmr" , "le• ·ne '~ • L
par. o r t10L·or t.: ,.;t,~J 1a .:-1.., 1.,;r-rc.. e I r.:o J1 Zuge, s JI t: tr,_, .:)(; c..; 1vers o e ,..,.,c!rc ::! o'r,gc;~-::. 1 "Regimenl nach der mili!' in <·olonrie .' .lii/ zuge links und rechl:.: schwPnkl 1(;1r,;l'/r • "
munemente i reggimenti corazzieri e dragoni scendere in campagna con 4 squadroni, quelli di chevaulegers e ulani con 6 e quelli ussari con 8, o talvolta so lo 7 o 6 squadroni anch'e ss i.
Tuttavia, ai fini di questa analisi, i reggimenti ve1Tanno sempre considerati come a piena forza teorica.
In aggiunta agli squadroni di campagna, ogni reggimento possedeva un poco più piccolo squadrone deposito, che in tempo di guetTa era disciolto mentre il personale veniva distribuito fra gli altri sq uadroni.
Dal momento che il Dienst-Reglement fur die kaiserlich-konigliche Cavallerie del 1808 non fornisce alcuna indicazione di un 'organizzazione ' ·per il tempo di guerra''. è ragionevole presumere che la distiibuzione del personale dello squadrone deposito avvenisse in modo eguale fra i vari squadron i da campagna, ed avesse lo scopo di portare questi ultimi a piena forza.
Di conseguenza, tutti i calcoli saranno basati su un ipotetico squadrone di campagna a pieno organico: 134 uomini per corazzieri e dragoni, 150 per chevaulegers, ulani ed ussari.
Organizzaz ione degli squadroni, dimensioni e velocità
Lo squadrone austriaco si schierava in due ranghi; i regolamenti non forniscono dettagli sull 'intervallo assegnato ad ogni uomo, nè sulle velocità di manovra , pertanto vetTanno utilizzati al riguardo i dati francesi.
Gli squadroni di corazzieri e dragoni presentavano un fronte di 64 file (128 sottufficiali integrati nei ranghi e soldati), pari a 48 metri.
Gli squadroni di chevaulegers, ulani ed ussari avevano invece un fronte di 72 file (144 uomini in totale), pari a 51 metri circa.
Tutti questi squadroni erano o rganizzati in modo tale che due di essi costituivano una divisione; ogni squadrone era diviso in due halb -eskadrone (con un fronte di 24 o 25,5 metri) e 4 Zuge (12 o 12,75 metri).
È interessante sottolineare che il regolamento del 1808 non illustra alcuna manovra a livello reggimentale, ma si limita alle evoluzioni di divisioni e squadroni Ciò rappresenta un chiaro indizio che ]'attenzione degli estensori restava focalizzata sullo squadrone più che sul reggimento , ed in larga misura spiega la ragione dei regolari successi della cavalleria francese contro la ben addestrata e montata cavalleria austriaca: se quest ' ultima operava infatti come una serie di squadroni più o meno indipendenti , la superiorità della cavalleria francese, organizzata ed impiegata in modo organico a Iivello addirittura superiore a quello reggimentale, doveva essere schiacciante in un contesto tattico. li regolamento austriaco del J 808 è un documento miserevole , che dedica molto più spazio ai servizi religiosi, ai libri paga ed alle parate di quanto non ne devolva alle topiche davvero militari , quali le manovre, che so no virtualmente li mitate alle tavole in appendice.
Naturalmente, non viene fornita ness una indica zione sulla velocità stimata di un cavallo alle varie andature; utilizzando ancora una vo lta le statistiche francesi, possiamo calcolare che uno squadron e di corazzieri o dragoni potesse percorrere al trotto una distanza pari alla sua fro nte in 0,245 minuti, ed eseguire una convers ion e di 90° in 1,26 minuti.
Uno squadrone dj ulanj, chevaulegers od ussari avrebbe invece impi egato 0,26 minuti per coprire il proprio fronte , e J ,335 minuti per compiere una conversione di 90 °
Lo spiegamento della colonna in linea
La manovra assomiglia molto a quella praticata dalle altre nazioni: la tavola ! 65 mostra il modo probabilmente più rapido per formare la linea di battaglia da una colonna . I tempi di questa evoluzione derivano principalmente da quello richiesto per compiere la conversione, e sono 1iassunti nella tavola 166.
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Manovra
Tavola 166: velocità di di.spiegamento della coJonna austriaca
Tempo di mano vra (mimui)
Colonna di squadroni - linea
Colonna di mezzi squadroni - linea
Colonna dì Zuge - linea
La tavola 167 mostra poi una manovra semplice quasi quanto quella precedente, anch'essa risultante nella formazione di una linea di battaglia con fronte perpendicolare a quello della colonna d'origine, ancora una volta per mezzi-squadroni.
Nel momento in cui ogni unità di manovra raggiunge il punto di rotazione prefissato , essa compie una conversione e si arresta; il tempo totale di esecuzione è determinato dai movimenti del mezzo-squadrone di coda: esso avanza per 12 intervalli di mezzo- squadrone, compie una conversione, ed avanza di un altro intervallo. I 13 intervalli di mezzo -sq uadrone ammontano , per un'unità di corazzieri o dragoni , a 312 metri, più circa 38 metri per la conversione: un totale di 360 metri, per un tempo di 1,8 minuti. Ne l caso di unità di chevaulegers od ulani, il tempo diventa di 2 ,9 minuti; nel caso infine di un reggimento ussari, si arriva a 3,4 minuti.
La tavola 168 mostra infine una manovra virtualmente identica a quella eseguita dalla fanteria francese per dispiegarsi in linea sul fianco, e per questo inconsueta nel contesto delle truppe a cavallo. In questa circostanza, I' "effetto fisarmonica" assume enorme rilevanza, in quanto un cavallo è lungo circa il triplo di quanto occupa in larghezza . Il regolamento austriaco non ci dice se questa manovra era eseguita "per due " oppure "per tre"; data la pratica comune, si è su pposto che venisse eseguita " per tre " .
La Zug di testa re stava ferma , mentre le altre formavano la Linea mano vrando su di essa: come al solito, era l'unità di manovra di coda a determinare la durata del mo vimento. Nel caso, per esempio, di un reggimento di corazzieri o dragoni , l'ultima Zu g doveva avanzare lungo l ' ipotenusa di un triangolo i cui cateti erano eguali, rispettivamente, alla lunghezza della colonna (23 Zuge) ed a quella della linea da formarsi (altri 23 intervalli di Zug); a ciò si aggiungeva un ulteriore intervallo di Zug per cadere in linea. Di conseguenza, ten e ndo conto della pesantissima incidenza dell ' "effetto fisarmonica", que sta evoluzione richiedeva 6,15 minuti per un reggimento di corazzieri o dragoni , 8 ,76 minuti per uno di ulani o chevaulegers e non meno di 10 ,92 minuti per un reggimento ussari.
La trasformazione della linea in colonna
Uno studio attento del regolamento evidenzia l 'esistenza di un maggior numero di modi per formare la colonna dalla Un ea piuttosto che viceversa; tuttavia, questa varietà nasceva più dal desiderio di piazzare una particolare divisione, squadrone o Zu g in una determinata posi zione nella colonna piuttosto che da altri fattori.
La tavola 169 mostra la procedura per formare una colonna s ulla Zu g d'ala de stra : la manovra è simile, in senso inverso, a quella illu strata nella tavola 165, ed a questa può essere comparata.
La Zug d'ala marciava semp licemente in obliquo per creare spazio bastan te alla manovra di conversione di quelle s uccessive, quindi avanzava con queste ultime che via via si accodavano.
,.e mano vre de·,a cav a l l c'i a oust r ,oco:
D1ensl Reglemenl fiir
Ka1sor/Jçh-Komgliche Cava/lene
Vie nna 1808 , tov. X- Oisp i egorne ,to ir' linea per cor ve r s·one ,in succe•'i:<O',e "dielrA ,I 'ron te ". "Aufmarsch mil Abthielan~en hinter den front "
HIZl:21ZVI VJZ1ZlZJ
Un reggimento di kurassiere o dragoni aveva 24 Zuge, pertanto l'ultima Zug doveva coprire 23 intervalli di Zug, oltre ad eseguire due conversioni dj 90°. Allo stesso modo, l'unità di manovra di coda di un reggimento di chevaulegers od ulani doveva percorrere 31 intervalli, che diventavano 39 per un reggimento ussari, o l tre alle due conversioni.
La manovra richiedeva , di conseguenza, 2,1 minuti per un reggimento corazzieri o dragoni, 2 ,75 minuti per uno di chevaulegers od ulani e 3 minuti per un reggimento ussari.
L'evoluzione appena descritta poteva senza dubbio essere eseguita a livello reggimentale, ma è più probabile che venisse compiuta per divisioni , le quali si sistemavano in seguito l ' una dietro l'al tra agendo da unità di manovra semi-indipendenti.
Nella tavola 170 la stessa colonna viene formata sulla Zug di centro, con le ali che si chiudono per conversione sul centro stesso.
È utile notare , esaminando la sequenza di manovra , che le Zuge dispari evoluiscono per prime, e quelle pari seguono in ordine inverso; ciò per permettere alle varie divisioni di "ripiegarsi" correttamente su loro stesse.
11 tempo di manovra della Zug di coda è lo stesso dell'evolu zione precedente, in quanto si deve attendere che le 7 precedenti Zuge della divisione prendano posizione.
Questa manovra probabilmente non poteva essere eseguita a livello reggimentale, perchè troppi problemi sarebbero nati dal mescolarsi di Zuge appartenenti a divisioni diverse.
Nella tavola 171 vengono illustrate due manovre che certamente non erano compiute a livello reggimentale, ma di squadrone o divisione , e come tali sono illustrate nelle tavole in appendice al regolamento.
La mancanza di note esp li ca tiv e, nel testo del manuale, obbliga a fare alcune supposizioni sull'esecuzione della manovra. È veros imil e che le Zuge eseguissero conversioni di 45°, quindi marcias s ero obliquamente fino a trovarsi quasi in posizione, operando infine una seco nd a conversione di 45° ed una breve avanzata di un intervallo fino a cadere in posizione.
Trasfon11are questa evo lu zione in una reggimentale richiederebbe tutta una serie di artifici del tutto ingiustificati e poco verosimili, pertanto non verrà tentato un calcolo dei relativi tempi di esecuzione.
La conversione della linea
Queste evoluzioni erano eseguite per mezzi squadroni. Quella illustrata nella tavola 172a richiedeva che il mezzo squadrone d'ala operasse una convessione di 90° a destra, poi di 45° a sinistra , quindi avanzasse di 4,243 intervalli di mezzo squadrone e operasse un ' ultima convers ione di 45° a destra.
Per una divisione di corazzieri o dragoni la manovra richiedeva 1,8 minuti , per una di chevaulegers, ulani od ussari ci volevano invece 1,95 minuti.
L'evoluzione illustrata nella tavola 172b richiedeva invece una conversione di 90° a destra , una di 45° a sinistra, un 'avanza ta di 1,414 intervalli di mezzo squadrone ed un ' ultima conversione di 45° a destra.
Un ' unità di corazzieri o dragoni impiegava 1,45 minuti, mentre una di chevaulegers. ulani od ussarj 1,55 minuti.
È da notare , a rnò di conclusione, che la maggior parte delle manovre venivano eseguite a livello di divisione o squadrone; in oltre, è ragionevole suppone che quest'enfasi si traduces se in un 'efficienza ridotta nel manovrare a livello reggimentale anche ove ciò fosse previsto , con tutte le conseguenze negative del caso.
LE' r-ionovre de,lo covoller io oustr:oco:
D,ens l Reg /eme11l liir Ki11serlich Konig/Jchl" Ca vallerie,
Vr-r.no 1808 , tov Xl l ll , f;g, 1- Forrroz,one d; uno colon no sullo Ztig oll ' olo destro: "fòrmierung einer Colonne ·or dem rechlen fliigl"l zug "
D1ensl - Rcglcmenl fur Kaiser/Jch - Konig/Jche Cavallerie, 'vi e r'10 · BCR , l o\.. X' , fiq , L .--ormoz,ont d. ur-•c- _;c,h..,rr·o sull ' ottù,,c ZU,g d, Jno civi5ion::"ForrfllffUllg omer Colonne vom der Achlen z11g der d1vis1on •·
~AVOLA 71
Oienst - Reg!emenl lùr Ka1serlich - Komg/iche Cavallerie, 1/( nr,c 18,'Jb. tov XV,,. 'i q. 'e2 f o,-,r JZiore di v10 e: 'or r-ù c,:in "l'èZ. $QUod<on, s..,I re• , :J d1 u~o ,::'.,s·0re (u) ,. d ::Jue div s·'ln1 (b; 'Abmars('/1 mii H<l/ben E:scadron rius der mille ein DJVJsion (d) (zweyer dilisione, b)
'r e I b 1 ''.,ch,.enk11ng ,,11( der mii le einer (Dwis10n,Rei!1menl)" e "f'orm11•n1111, drr front &11/ der sie/le 111 du· rechls flanque
LE MANOVRE DELLA CAVALLERIA RUSSA
Le tattiche e le manovre della cavalleria russa del periodo rivoluzionario e napoleonico furono successivamente governate dal Codice di Servi zio della Cavalleria in Campagna dello zar Paolo (1796) , quindi dal Decre to Preliminare Riguardante le Regole del Servizio di Cavalleria del 1812.
Come accadeva nell 'esercito austriaco, anche i reggimenti a cavallo russi possedevano un'organizzazione peculiare, diversa tanto fra le varie specialità quanto da quella su quattro squadroni comune alle nazioni europee occidentali.
I reggimenti di cavalleria pesante (corazzieri e dragoni) erano infatti s trutturati su cinque squadroni, me ntre quelli leggeri (ussari, ulani e, dal 1812, cacciatori a cavallo) su dieci. Ciò premesso , i reggimenti leggeri a pieno organico venivano spesso suddivisi in due più maneggevoli "battaglioni" di cinque squadroni, ed in ogni caso, specie dopo la durissima campagna del 1812, molti reggimenti rus si esibirono una forza ridotta, talvolta in modo considerevole, tanto nel numero quanto nella consistenza degli squadroni: durante le campagne del 1813-14 si videro infatti reggimenti pesanti di 3 od aJ mass imo 4 piccoli squadroni, mentre la maggioran za de ll a cavalleria leggera esibiva 6 o 7 squadro n i per reggimento , ridotti a 4 , 3 od anche 2 per i cacciatori a cavallo di nuova formazione.
La forza teorica di uno squadrone rus so . da parte s ua , poteva variare fra i 138 ed i 156 uomini di truppa e sottufficiali integrati nei ranghi, a seco nda della specialità e del periodo. La forza di uno squadrone "medio", tuttavia, può essere valutata con buona approssimazione intorno ai 128 effettivi di truppa e sottufficiali integrati , ovvero 64 file.
Anche in questo caso, i manuali non forniscono dati precisi sugli intervalli e sulle velocità: verranno pertanto utilizzati, ancora una volta. quelli francesi; infine, come già ricordato in precedenza, per tutto il periodo in esame la cavalleria russa non adottò lo sc hema di manovra " per tre" , re sta ndo affezionata a quello precede n te " pe r quattro".
Organizzazione d e llo squadrone, dimensioni e velocità
All'inizio del periodo in esame, la cavalleria ru ssa combatteva talvolta ancora schierata s u tre ranghi; questa formazione obsoleta, tuttavia , scomparve definitivamente , al più tardi, intorno aJ 1800, ed a tutti g li effetti pratici considereremo lo squadrone russo come schierato su due ranghi.
Il fronte delJo squadrone "medio" di 64 file risultava pertanto di circa 48 metri ; esso era diviso in due mezzi-squadroni (ognuno di 32 fiJe, 24 metri di fronte) e quattro pelotons (16 fil e, 12 metri di fronte).
L' intervallo di squadrone poteva essere coperto, al trotto, in 0 ,2 4 minuti; quello di mezzosquadrone in 0 , 12 e quello di plotone in 0,06.
Una co nversione di 90° per squadrone poteva essere eseguita in 0,68 minuti , per me zzo-squadrone in O,34 e per peloton in O, 17.
Il Codice del 1796 rappresenta una fonte di informazioni mol to mediocre: ampio spazio è dedicato alle parate, a lJa cura delle armi ed uniformi e, sorprendentemente, a tattiche e stratagemmi da impiegarsi contro avversar i atipici quali la cavalleria turca o quella dei khanati dell'Asia Centrale. Le manovre sul campo di battaglia sono descritte in modo approssimativo ed incompleto , e le sole indicazioni affidabili possono essere tratte da un esame delle tavole illu strative contenute in appendice. Queste ultime configurano un sistema di manovra (per u nità su tre ranghi) estremamente simile a quello prnssiano precedente al 1807 ; ciò non deve s orprendere , data la ben nota o ssessione dello zar Paolo per l ' esercito del grande Federico.
Preliminare nguardilnle le regole del sernxio dt
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caw,llena.
Nel complesso, tuttavia, i dati disponibili sono pochi e per giunta poco interessanti, non sufficienti per tentare un 'analisi approfondita; per questo motivo, il consueto esame particolareggiato ven-à fatto solamente sulla scorta dei parametri relativi al Decre to Preliminare del 1812 , che rappresenta un tentativo di modernizzazione apprezzabilmente serio e pragmatico, sebbene in parte inficiato dalla permanenza di alcuni elementi di arretratezza qual i la manovra "per quattro " .
Per questo motivo , le osservazioni che saranno fatte al riguardo sono da considerarsi interamente valide solo in relazione al periodo 1812-1815 ; va infine precisato che il Decreto del 1812 illustra solo un numero limitato di evoluzioni: benchè sia ragionevole supporre che que ste venissero in seguito integrate da altre, di pratica comune o contenute in documenti non noti ali 'a utore, ai fini della presente analisi ci si è limitati alle manovre prescritte dal Decreto stesso. In base alle considerazioni già espresse in merito alla forza effettiva dei reggimenti di cavalleria russa durante le ultime campagne, si sono altresì considerati come " tipici", nel de scriverne le manovre, reggimenti composti da 4 o 6 squadroni.
Lo spiegamento della colonna in linea
Anche nel caso della cavalleria russa , questa manovra non differisce molto da quelle analoghe impieg ate a questo scopo dagli altri eserciti europei. La tavola 173 raffigura pertanto il sistema più rapido per dispiegare in linea una colonna di cavalleria; il tempo richiesto per eseguire le diverse varianti di questa evoluzione deriva, in misura prevalente, da quello richiesto per eseguire una conversione , ed è riassunto nella tavola 174.
Tavola 174: velocità di dispiegameoto della colonna russa
Manovra
Colonna di squadroni - Linea
Colonna di mezzi squadroni • linea
Colonna di pelotons - linea
Tempo di esecuzione (minuti)
reggimento di 4 sq.
reggimento di 6 squadroni
1,2
La successiva tavola 175 mostra infine una manovra molto lineare, che risulta nella creazione di una Jinea di battaglia con fronte perpendicolare rispetto a quello della colonna; questa evoluzione veniva apparentemente eseguita solo per mezzi squadroni.
Per eseguirla, ogni unità di manovra compie una conversione nel momento preciso in cui raggiunge un punto prefissato, e quindi sj arresta; il tempo totale necessaiio è determinato dal mezzo squadrone di coda, c he avanza per 8 o 12 intervalli di mezzo squadrone, compie una conversione e quindi avanza di un altro intervallo. Il tempo richiesto è di 1 ,42 minuti per un reggimento di 4 squadroni, e di 1.9 minuti per uno di 6.
La trasformazione della linea in colonna
La tavola 176 raffigura la manovra utilizzata per fo rm are una colonna di plotoni sul)' ala destra ; questa evoluzione è molto simile a quella illustrata nella tavola 173, ed è ad essa comparabile. Il peloton d 'a la muoveva obliquamente per creare spazio sufficiente a ll e manovre di conversione di quelli successivi, quindi marciava avanti con questi ultimi che a turno di accodavano.
TAVOI /:, I /:j
Dt·crelo Prefim1n1m: rigu,1rdante le regole del seni?.io d1 ca va/Ieri&, S01 P,etrc'}t.irq,, h 1.2. lc-v.V
f AVOLA ., /6
e rcan,Jvre de le cavallpria r ~•;se
Decreto Preliminare riguardante le regole del senizio di ca valleria, Sor .;iet,oburgo I b 2 , tov V e 1/.
Un reggimento su 4 squadroni contava 16 pelotons, pertanto l'ultimo di questi copriva 15 intervalli dipeloton, oltre ad eseguire due conversioni di 90°; il tempo richiesto risultava essere di 1 ,24 minuti.
Un reggimento di 6 squadroni comprendeva invece 24 plotoni , quindi quello di coda doveva percorrere una distanza pari a 23 intervalli di peloton, in aggiunta alle due conversioni; la manovra richiedeva in questo caso 1,72 minuti.
La manovra appena descritta veniva probabilmente eseguita per divisioni (coppie di squadroni) , ognuna delle qualj agiva come unità di manovra semi-indipendente; solo in seg uito le divisioni si sistemavano una dietro l 'altra per ricomporre l'unità del reggimento.
Nella tavola 177 la stessa colonna viene invece formata s ul peloton di centro, con le ali che si "c hiudono " mediante conversioni sul centro stesso. Per un corretto svolgimento della manovra, i pelotons dispari muovono per primi, seguiti da quelli pari in ordine inverso.
Il tempo richiesto per questa evoluzione risulta identico a quello della precedente, in qu a nto il peloton di coda dello squadrone o divisione deve attendere, per poter muovere, che quelli precedenti abbiano concluso la manovra.
La natura di questa evoluzione porta a concludere che essa non venisse mai esegu ita a li vello reggimentale , ma solamente per squadrone o divisione, al fine di evitare il frammischiarsi dipelotons appartenenti a sq uadroni diversi che si sarebbe invece verificato nel primo caso.
Ùl conversione della linea
Si conosce un solo modo mediante il quale la cavalleria russa compiva questa manovra, quello illustrato nella tavola 178.
L 'evoluzione avveniva per mezzi squadroni; l'unità di manovra d'ala operava una conversione di 90° a destra, poi di 45° a sinistra, quindi avanzava per 4,4 intervalli di mezzo squadrone ed eseguiva infine un'ultima conversione di 45° a destra.
Il tempo richlesto per una divisione risultava essere di I ,21 minuti, al quale bisognava sommare quello necessario a ricostituire 1'unità del reggimento , nonchè il tempo richi es to dalla conversione di 180° (dietrofront) di metà di esso. Si può ritenere che la manovra, a livello reggimentale , richiedesse non meno di due minuti per essere portata a termine.
NOTE AL CAPITOLO rx
(I) Marg ueron , L.J ., La Campagne de Russie, Parigi 1873: Archives of British Museum, R eports of lnspecting Generafa, anni 1810 , 181 I. 1812, 1813. 1815. plichi 441B/ 6/11 - 12: 468C/7-8; 60!A/6: 707B/6 -9.
(2) Seydlitz, Friedrich Wilhelm von, Rèveries et Memoires, Berlino 1777.
(3) Rocca , cap.A. J.M. de, Mémoires sur la Guerre des Francais en Espagne, Parigi 1814, pp. 23 4 -236.
(4) SHM. cartons Xp 23-24, C2: 567. 569.
(5) SHM. serie C2. C6. C7, C8. ClO. Cl I, Cl 5. Cl 7. C22.
(6) Si ricordi: I squadron e= 2 compagnie= 4 pe/otons.
(7) Inteso dalla testa alla coda della colonna, in quanto la posizione dei vaii squadroni , ognuno dei quali aveva ovviamente, in aggiunta, un suo proprio numero "fisso", poteva variare, come s i vedrà, a seconda se un 'e voluzione ven iva eseguita "i n ordine proprio" oppure "in ordine inverso•·.
(8) The Waterloo Leuers, a cura di H.T. Siborne, Londra 1891, pp. 634-636.
(9) The Dispatches of Fieid Marshal the Duke of Wel/ingto11, Londra 1845 , XXU , 606-612.
Dc•rreto /Jrrfim11wre rigu&rdanle le regole del serv17,ìo di rr,1;11/rr1a, Sll< o·c rob • Qv 1 >i· 2, luv.\l
Deere lo Prelìmmare riguardante le regole del ser17z10 di cavalleria, San Pie rob-~rco i:-- 17. 'Cvv V' e X
CAPITOLO X
L'ARTIGLIERIA DURANTE LE GUERRE DELLA RIVOLUZIONE E NAPOLEONICHE
Delle tre armi tradizionali, l'artiglieria fu senza dubbio quella il cui ruolo Lattico, oltre che strategico, subì una più profonda evoluzione durante il periodo in esame; ed a questo proposito, si potrebbe affermare che la storia delJ'impiego dell'artiglieria durante le guerre della Rivoluz ione, ed ancor più napoleoniche , coincida a tutti i fini pratici con la genesi evolutiva dell'artig lieria francese.
Non per caso, fu relativamente ali' impiego di quest'arma che il genio dell'imperatore scese, una tantum, ad occuparsi di quella scienza tattica che egli, supremo stratega, solitamente delegava ai suoi su bordin ati. L'ex-artigliere Bonaparte aveva ben comp reso, fin dal suo brillante esordio all 'assedio di Tolone del 1794, le enom1i potenzialità possedute da un'artiglieria numerosa, ma soprattutto organizzata in modo efficiente ed impiegata con coraggio ed immaginazione.
L 'ottima artiglieria ereditata dall' Ancien Régime, e di recente riformata dal grande Gribeauval, si era battuta con distinzione durante le campagne della Rivoluzione; ma sotto la guida del generale divenuto imperatore, i cannoni francesi dominarono per un decennio i campi di battaglia d'Europa, assurgendo spesso al ruolo di fattore decisivo nel determinare l'esito di uno scontro, e dando vita ad un cambiamento profondo ed irreversibile nel modo di co ncepire l'azione tattica.
Per ben comprendere il ruolo dell 'ai1iglieria durante le gue1Te napoleoniche, è necessario esaminare brevemente la storia recenle di quest'arma in parallelo con la corrisponde nte evoluzione della relativa filosofia d'impiego.
I materiali impiegati dalla reale artiglieria francese costituivano il prodotto di una significativa modernizzazione, conclusasi negli anni immediatamente precedenti la Rivoluzione, che aveva dato vita ad un complesso organico di pezzi ed accessori standardizzati in base ad uno schema unico, in conseguenza delle riforme del VaJlière prima, quindi del Gribeauval.
Il Système Gribeauva/ venne adottato con provvedimento del 3 ottobre 1772, rimanendo in uso fino al 1803, quando fu rimpiazzato, a dire il vero mai completamente, dal Système An Xl, il cui principale ispiratore fu il futuro maresciallo Marmont, anch'egli ex-artigliere come il suo sovrano.
Il Sistema Gribeauval fu riadottato integralmente nel 1815, all'atto della Seconda Restaurazione, riman endo in uso esclusivo fino al 1827, quando venne soppiantato dal Système de Valée.
All 'at to della sua riforma, il Gribeauval non ritenne necessario alterare g li equipaggiame nti definiti dal Ya l lière per l'artiglieria d'assedio, giustamente percepita d'importanza secondaria: l'intera attenzione del rifonnatore si appuntò invece sull'artig lieria da campagna, le cui gra ndi potenz ialità egli percepiva con lungimiranza.
La principale spinta evolutiva nasceva dalle disastrose esperienze vissute dall'artiglieria francese durante la Guen-a dei Sette Anni, nel corso della quale il Gribeauval aveva servito, con grande successo ed in posizioni di responsabilità, presso le direzioni d'artiglieria austriaca e pmssiana. In questo conflitto, l'artiglieria francese si era rivelata scarsamente efficace, in primo luogo a causa della sua insufficiente mobilità, e per questo stesso motivo molti pezzi erano caduti in mano al nemico.
I ministri di Luig i XV richiamarono pertanto in patria l'esperto tecnico, mettendo a sua disposizione i considerevoli fondi necessari per procurare nuovi materiali che beneficiassero della più recente tecnologia.
Quello che si voleva ottenere era la migliore sintesi possibile dei sistemi austriaco e prussiano, ed in Gribeauval la monarchia francese trovò l'architetto ideale per portare a buon fine l'ambizioso progetto.
Il marchese aveva diretto, virtualmente da so lo , il serviz io d'artiglieria austriaco,pe r poi passare a quello prussiano come v ice comandante; forte della sua g ra nde es pe ri e n za pratica, egli ritenne di individuare la so lu zione d e l problema in un 'asso luta standardizzazio ne dei materiali , dando vita ad un sistema nel quale ogni si ngo lo pezzo di equipaggiam e nto era ideato e costru ito tenendo ben in mente il suo futuro impiego. A questo fine, Gribeauval intendeva a nche separare nettamente, una volta per tutte, l'artiglieria da campagn a da quella d'assedio.
La prima mossa fu di alleggerire i p ezzi , accorciando le bocche da fuoco e prescrive nd o che i pezzi da campagna fossero fusi unicame nte in bronzo, più leggero del ferro; furono quindi progettati nuovi affusti, più p ratici e robusti, sta ndardi zzati su tre soli modelli, tutti con ruote intercambiabi li fra di essi e con quelle dei cassoni portamunizioni.
In fi ne, furono e limin ati dal treno da campag n a tutti i cannoni d'assedio, e si stabilì che il pezzo più pesante in dotazione alle batterie da campo sarebbe stato il nuovo 12 libbre; Gribeauval riteneva infatti, correttamente, che pezzi più pesanti rappresentassero so l o un impedimento: essi mancavano di mobilità e possedevano una cadenza di tiro penosamen te insufficiente, ed il magg io r peso del proiettile non costitui va un fattore bastan te a giu stificarne l 'uso contro bersagli in campo aperto.
TIPI D'ARTIGLIERIA
Nel periodo in oggetto, era no riconosciute tre princ ipali categorie di materiali d'artiglieria: da cam pagna, da assedio e da po s izione o costiera. I due ultimj tipi differivano essen zial m e nte nell'imp iego, e con s i s tevano entrambi di g ro ssi ca nnoni , dall e 16-18 libbre in s u , nonchè di mortai ed obici p esanti; le varie bocch e d a fuo c o erano infatti in larga misura intercamb iabili fra i vari ruoli, e differivano so lo nell'affusto, da posizione (o "da fortezza") oppure mobile.
I cannoni da posizione erano , come dice il nome, destinati ad armare fortezze, batterie costiere ed a ltre opere permanenti, e d erano pertanto destinati per definizione ad un ruolo esclusivamente statico nel q ua le peso ed ingombri di vent avano irrilevanti.
L 'artiglieria da assedio invece, pur restan do parecchio ingombrante, doveva a cag ione del suo ruolo co nservare una certa mobilità, esse ndo conce pita pe r creare brecce ne ll e fortificazioni permanenti o campali del nemico in pre parazione di un assalto di fanteria.
I pesanti pezzi facenti parte del treno d'assedio apparvero raramente in battaglia dopo l a concl u sione della Guerra dei Sette Anni; quando c iò accadde, fu so lo perchè , durante un trasferimento, essi vennero casualme nte a trovars i s ul c ampo a ll ' ini zio di uno scontro , oppure perchè sorpresi dall'improvvisa sortita di una g uarni g ione assed iat a. In ogni caso, l a frequenza e l'importanza delle operazioni d'assedio fu , durante le guerre napoleoniche, estremamente ridotta: l 'evento decisivo delle operazioni militari e ra ormai rappresentato dalla manovra e dalla battag lia in campo aperto fra g li eserciti di campagna.
L 'arti g lieria da campagna co nsisteva, da parte s ua , dei pe zzi più Leggeri e maneggevoli - i più pesanti erano i 12 libbre - montati s u affusti ad alta mobilità; essa era destinata a d operare cong iuntame nte, n e l co ntes to tattico, con fanteria e cavalleria. L ' arti g lieria da c ampagna era poi s uddi visa in artiglieria a piedi ed a cavallo.
In una compagnia (poi " batteria") a pi edi, i ser ve nti marc iavano a fian co dei pezzi e sol o molto occasionalmente, di so lito per fronteggiare un 'emerge n za, accadde che ess i montassero g li avantreni.
In una compagn ia a cavallo, in vece, tutto il pe rso nal e era mo ntato : a seconda dell'esercito e del periodo, g li artiglieri potevano esse re tra s portati su g li avantreni e s u gli affusti d e i ca nnoni o, molto più comunemente, possedevano proprie monte individuali.
L'artiglieria a cava ll o aveva prop rio nella superiore mobilità il prop rio punto di forza: essa risultav a molto più adatta di quella a piedi ad appoggiare operazioni offensive di fanteria ed in special modo cavalleria, potendone seg uire agevolmente i movimenti. Essa era in grado di reagire con prontezza a manovre avversarie inaspettate, e di rinforzare in modo rapido ed efficace eventuali punti deboli del proprio schieramento.
D 'altra parte, per non inibirne la mobilità, l'artiglieria a cavallo fu raramente equipaggiata c on pezzi più pesanti del 6 libbre di tipo leggero (e quindi meno pote n te), possedendo di conseguenza una gittata ed una potenza di fuoco inferiori a que lle delle com pagnie appiedate.
Le batterie montate richiedevano poi un gran numero di cavalli , ed un più accurato e lungo ad destrame nto per il personale.
La filosofia d'impiego di q uesta specialità relativamente giovane si concretizzò ben presto in due paro le: veloc i tà e temerarietà. Sui campi di battaglia napoleonici si videro spesso de ll e vere e proprie "cariche d'artig lieri a", nelle quali le batterie a cavallo galoppavano fi no a 200,100 od a nche 50 metri dalle formazioni avversarie, per poi mettere in batteria i pezzi in poche decine di secondi di frenetica atti vi tà e procedere a d annichilire la linea di battaglia nemica con una tempesta di mitraglia; in molte occasioni venne dimostrata l a fondatezza di quanto asserito da Mercer (]),quando affenna c he una batteria era in grado" di tenere sgombro da nemici il proprio fronte con il suo proprio fuoco ." !
Non sorprenderà che fosse proprio l 'artiglieria a cavallo francese ad eccellere in questa tattica cos) aggressiva: in effetti, fu proprio l'uso in massa, aggressivo ed offensivo dell ' artiglieria, a cos titufre la straordinaria novità tattica introdotta dall 'irnpera tore, mai rinnegata nel corso di tante campagne.
Du rante le guerre della Rivoluzione, le batterie a cavallo francesi furono spesso armate con cannoni da 8 libbre ed obic i da 6 p ollici (2); si trattava di pezzi pesanti, in rea ltà inadatti al compito, ma la c ui maggiore gittata e p otenza s i pensava potesse in parte compen sare la povertà e scarsezza delle monte e del personale. Le prime compagnie a cavall o francesi furono infatti improvvisate e scarsamente mobili, co n gl i ait iglieri c he in gran parte cavalcavano i cassoni. muniti di sedili imbottiti ( wurst) simi l i a quelli utilizzati fino al 1815 dall e artiglierie "a cavallo" a u striaca e bavarese
So lo a ll a fine del 1797 vennero formate le prime vere batterie montate , ed è indicativo che il personale fosse costitu ito da una minoranza di artiglieri addestrati, mentre prevalevano i trasferimenti dalla cavall eria leggera. Ciò venne fatto con l ' intento di trovare un compromesso fra il tempo necessario per addestrare un cannoniere e quello per addestrare un cavalleggero: l'addestramento di un buon artigliere richiede infatti un periodo più lun go di quello su fficiente a formare un cavaliere, ma s i ritenn e che, sotto l a gui d a di uno o due artiglieri espert i , un complemento di cavalleggeri potesse puntare e far sparare co n successo un can none Dal momento che i so ldati di cavalleri a erano disponibili in maggior num ero, e più facilmente rimpi azzab ili degli a:itiglieri , essi vennero pe1tanto u sati in gran numero per cost itu ire le batterie a cavall o.
Forse a nc h e per questo motivo, fin dall'inizio le compag ni e montate francesi esibirono quello spirito aggressivo, per non dire temera rio , così caratteristico degli u ssari e degli chasseurs à cheval delle armate in tricolore, ben ,esempHficato nelle Mémoires del barone Séruzier (3).
In almeno tre occasio ni infatti, alla battaglia di H eilsberg (contro cava lleri a russa e prussiana), a Wagram (dove catturarono una batteria austriaca) ed a Borodino (contro cosacchi), gli artig li eri di Séruzierfurono fatti montare a cavallo e lanciati (con successo!) all a carica contro il nemico , proprio come un 'unità di cavalleria!
Vi sono anche altri esempi dell'impiego di qu esta inconsueta tattica da parte di batterie a cavallo francesi, come del suo utilizzo ad opera di una batteria della Royal Horse Artillery in Spag na , per aprirsi la strada attraverso un reggimento di chasseurs à che val francesi (4 )
Il fatto che l 'a utenticità di questi exploits non venisse mai messa in discussione da memorialisti e storici, contemporanei o d'epoca s ucce ssiva, tende a suffragarne la veridicità; d ' altro canto, con un background come quello pos seduto, non è improbabile c he la maggior parte delle batterie a cavallo, francesi e forse anche britanniche, fossero effettivamente in grado di di spedire il proprio personale alla carica con la sc iabola in pugno come se si fosse trattato di cavalleria. Questa capacità era comunque necessariamente ristretta a quegli eserciti e periodi che possedevano batte1ie a cavallo con personale interamente montato individualm ente; restano pertanto escluse da questa possibilità le unità austriache e bavaresi, e quelle francesi precedenti a l 1800 circa.
L'ORGANIZZAZIONE TATTICA E L'EQUIPAGGIAMENTO DELL'ARTIGLIERIA
Lo schema organizzativo del l 'artiglieria variava fra i diversi eserciti europe i , seguendo tuttavia uno dei tre modelli principali allora in uso. Il primo di questi vedeva gli artiglie1i, presenti ijn numero elevato, occuparsi indifferentemente del maneggio dei pezzi come della guida degli avantreni (Russia, Prussia e Granducato di Varsavia); un secondo s is tema scorporava gli artiglieri propriamente detti dal personale addetto ai traini , assegnando le due specialità a diverse organizzazioni , conglobate tuttavia ad hoc all'atto della formazione dell'unità tattica (Austria, Sassonia, Baviera). Infine, vi era un terzo sistema, adottato dall'esercito francese e dalla maggioranza di quelli alleati, oltre che da quello britannico, in base al quale l'unità tattica era composta da una compagnia d'artiglieri ed una del traino; la compagnia d 'artiglieria consisteva esclusivamente di cannoni e cannonieri ed era quindi, di per sè, immobile, ma quando ad essa veniva congiunta una compagnia del treno, con i s uoi avantreni e relativi conducenti. essa acquistava la qualifica di division d'artillerie, in termini moderni di batteria.
La forza della divisione, o batteria d'artiglieria, variava in base al numero ed al tipo dei pezzi in dotazione. I cannoni più pesanti richiedevano un maggior numero di uomini per poter essere maneggiati, e di cavalli per essere manovrati, insieme ai relativi conducenti; allo s te sso modo , le batterie a cavallo richiedevano anch'esse un maggior complemento, pur avendo di solito in dotazione pezzi leggeri , al fine di poter operare con la necessaria speditezza.
La tavola 179 fornisce qualche esempio dell'organizzazione delle divisioni d'artiglieria dei vari eserciti europei; è interessante notare come i complementi previsti dall'esercito britannico fossero significativamente più consistenti di quelli assegnati ad unità similari dagli eserciti continentali.
A titolo di esempio, nella tavola 180 so no elencati i materiali in dotazione alla divisione d ' artiglieria francese, così come delineato nelle lstru zfoni del Gribeauval per i diversi possibili schemi di equipaggiamento ed organizzazione.
Il numero di cassoni per munizioni da fanteria, indicato con un asterisco nella tabella , poteva variare; generalmente se ne trovava uno presente con la batteria e quattro distaccati con la fanteria , ma a parte che nel breve periodo di esistenza della resuscitata art ig li e ria reggimentale (1809-12), questi cassoni vennero raccolti ne l Grand Pare della Riserva d'Artiglieria d'armata.
La tavola 181 riassume altre caratteristiche dei materiali del ''sistema Gribeauval".
Va precisato che il Système Gribeauval contemplava anche un obice pesante da 8 pollici (mm. 203), che fu talvolta in dotazione, insiem e ai consueti cannoni da 12 libbre , alle batterie della Riserva di Corpo d'Armata ed a quelle dell'artiglieria a piedi della Guardia fmperiale; si trattava comunque di un pezzo poco diffuso, il cui impiego cessò completamente con l'immissione i n servizio dei nuovi materia l i An Xl, fra i quali vi era il nuovo obice da 24 libbre.
[I "sistema Gribeauval" aveva poi introdotto, per i più pesanti cannoni da 12 ed 8 libbre, un tipo completamente nuovo di affusto, che possedeva due diverse posizioni di appoggio per g l i
179: composiz ione delle unità d ' artiglieria
GRAN BRETAGNA
AUSTRJA
RUSSIA
PRUSSIA
GRANDUCATO Di VARSAVIA
VESTFALJA
SASSONJA
*: compresi Handlagers (non specialisti) e conducenti del Fuhrwesencorps.
**: compr eso personale non specia li zzato e conduce nti.
***: compresi i conducenti assegnati al traino dei pezzi.
Tavola 180: Equipaggiamento de lla division e d'artigli eria - s iste ma Gribeauval divisione di 8 pezzi divisione di 6 pezzi
Ma reriali i 2 libbre 8 libbre 4 libbre obice 12 libbre 8 libbre 4 libbre obice
bocche da fuoco 8 8 8 8 6 6 6 6 affus ti di ri cambio I I I I I I I cassoni d'artiglieria 24 16 8 24
cassoni da fanter ia
carrette divisionali forge da campo
Tavola
Tavo la 181: materia li "sistema Gri beauva l" P E Z Z I
12 libbre 8 libbre 4 libbre•
Calibro(mm.) 12 l,3 106,1 84
Lunghezza b. d. f (mm.) 299 200 157/235
Peso b d. f (kg.) 880 580 290/560
Peso proiettile (kg.) 6,1 4,02 2,05
Velocità iniz iale (mls) 420 418 415/445
Peso in ordine di marcia (kg.) 2100 1650 1050/ 1320
Peso d el cassone {kg.) 1800 1700 1500
Numero cassoni 3 2 I
Numero serventi 15 13 8
Numero cavalli 6 4 4
Cariche a palla nel cassone 153 137 118
Cariche a mitraglia nel 36/24 20/40 26/24 cassone (pesante/leggera)
•: due mode lli, leggero/ pesan te
••: cariche a g ranata
0 *: so lo pesante.
orecchioni della bocca da fuoco; la posizione anteriore veniva utilizzata per il fuoco e per la manovra sul campo, mentre quella posteriore , il cui impiego rendeva l ' insieme meglio bilanciato , era usata per i movimenti a livello grande tattico e strategico. Quando il cannone doveva essere impiegato, la bocca da fuoco veniva spostata con facilità nella posizione più avanzata; tal vo lta , però, capitò che artiglieri novellini provocassero la caduta a terra della bocca da fuoco nell ' eseguire que sta operazione.
A partire dal 2 maggio 1803 , il Système Gribeauval venne soppiantato, almeno ufficialmente , dal nuovo Sy stème An Xl, che dov eva costituirne un'evoluzione ed un migliorame nto.
In base al Système An XI , i pezzi da 12 libbre, come gli obici " unificati " da 24 libbre , continuarono ad avere in dotazione 3 cassoni ciascuno, mentre i cannoni da 6 libbre ne ebbero due. Le tabelle organiche prevedevano che tutti i pezzi, fossero in dotazione ad una compagnia a piedi oppure ad una a cavallo , venissero serviti da un sottufficiale e 10 artiglieri; unica eccezione, il cannone da 6 libbre, che quando era as segnato ad una batteria appiedata veniva se rvito dal solito sottufficiale accompagnato da solamente 8 art iglieri.
Si ritiene che uno dei motivi deU ' introduzio ne dei nuovi materiali fosse rappresentato dal desiderio, del tutto razionale, di utilizzare i pezzi austriaci da 6 libbre catturati in gran numero negli anni fra il 1794 ed il 1800 , nonchè i similari pezzi piemontes i , cannoni da 6 libbre ed obici d a 24, oltre 250 dei quali ven nero reperiti negli arsenali sardi.
Le catture degli a n ni 1805-7 non fecero che accelerare il processo , anche in considerazione dell e continue lamentele degli "utenti" riguardo la scarsa utilità de l cannone da 4 libbre Gribeauval , il cui peso non era giustificato dalla ridotta poten za di fuoco.
L' ordine che introdu sse i n servizio i pezzi austriaci e piemontes i data 2 marzo 1803 (Anno X I); le u nità s ul campo mostraro no di apprezzare i nuovi pezzi, e ben presto i nuovi cannonj da 6 e 12 libbre ed obici da 24 di modello francese, allo studio già da tempo , cominciarono ad essere immessi in servizio.
Il nuovo sistema rimpiazzava i cannoni da 4 ed 8 libbre con uno da 6, che avrebbe dovuto costituire un buon compromesso fra i due, dando vita ad una s tandardizzazione assai apprezzabile; in realtà , i 4 libbre res tarono in servizio in gra n numero fino alla fine de ll 'Impero, ed il Système An X l non sostituì mai completamente il suo predecessore: gli eserciti francesi in Spagna dove ttero accontentarsi di un sistema Gribeau val puro, ed anche molte batterie della Grande Arm ée
impegnate in Germania, s pecialmente nelle campagne s uccessive al disastro della Russia , furono riequipaggiate con i vecchi pezzi. In particolare fra gli obici, continuò ad essere mantenuto in servizio molto materiale eterogeneo, spesso di provenienza straniera.
n nuovo cannone da 6 libbre pesava circa 200 chilogrammi più del vecchio 4 libbre , mentre era considerevolmente più leggero dell'8 libbre Gribeauval, e non necessitava dell'affusto "a doppia posizione" ; la sua gittata e potenza di fuoco non erano di molto inferiori a quelle del pezzo da 8, e la sua manovrabilità , così cruciale nell 'amb ito delle tattiche d 'art iglieria francesi , decisamente superiore.
Il Système An Xl consisteva dei seguenti pezzi : cannone da 24 libbre (corto, da assedio); cannone da 12 libbre (lungo e corto); cannone da 6 libbre (lungo e corto); cannone da montagna da 3 libbre; obice da 24 libbre e mortaio da 24 libbre. Vennero aggiunti in seguito un mortaio da 6 libbre ed un obice, pure da 6 libbre, à la Prussienne.
Di questi pezzi , i cannoni da 12 e 6 libbre ("corti") e l 'o bice da 24 costituivano l'armamento delle batterie da campagna.
I vecchi cannoni da 4 libbre, assieme a molti da 3 catturati, andarono ad equipaggiare fra il 1809 ed il 1812 la ricostituita artiglieria reggimentale, nel numero di due pezzi per reggimento; la disastrosa campagna di Russia segnò la fine di questa specialità, e le ultime campagne dell'Impero difficilmente videro in campo, quantomeno sul fronte tedesco, pezzi più leggeri del 6 libbre.
Gli equipaggiamenti d ' artiglieria degli altri eserciti europei non differivano molto da quelli in dotazione all'Armée; dal momento che la produzione di pezzi d ' artiglieria costituiva un'attività impegnativa tanto finanziariamente quanto dal punto di vista tecnico, le forze armate di molti stati minori acquistavano i pezzi necessari anzichè fabbricarli in proprio, ma tutte le grandi potenze, ed alcune di media dimensione quali Baviera e Sassonia, producevano autonomamente i propri materiali.
La tavola 182 costituisce un riassunto comparativo dei dati disponibili sui materiali d'artiglieria dei principali eserciti europei.
LE CARATTERISTICHE DEL MUNIZIONAMENTO
I proiettili impiegati dalle artiglierie dell'epoca napoleonica possono essere suddivisi in tre tipi fondamentali: palla , mitraglia e granata.
La palla non era altro che, per l'appunto, una sfera solida di ghisa, priva di qualsiasi carica esplodente; la mitraglia era costituita da un contenitore colmo di piccole palle, anch'esse di ghisa, che liberava il suo contenuto nel lasciare il cannone, producendo una letale sventagliata; la granata , infine, era costituita da una sfera cava, riempita di polvere e provvista di una rudimentale spoletta a tempo, il cui impiego era ristretto agli obici: ciò significa che i cannoni di no1ma non potevano impiegare proiettili esplodenti. La sola eccezione a questa regola era costituita dallo shrapnel, o granata a pallette, impiegata esclusivamente dai britannici: si trattava anche in questo caso di una sfera cava munita di spoletta a tempo, ma in questo caso contenente piccoli proiettili mischiati alla polvere da sparo, e destinata ad essere impiegata dai normali cannoni lunghi.
Nell'esercito francese , la maggioranza del munizionamento era rappresentata da quello a palla, costituito dalla palla stessa con il suo sabot di legno unita alla carica di lancio a costituire un vero e proprio cartoccio-proiettile.
Questi cartocci pronti permettevano un notevole aumento della cadenza di fuoco di una batteria: solo i pezzi da 16 libbre o più, e quindi non da campagna, continuavano ad utilizzare polvere sciolta e palla separata, in quanto le dimensioni del munizionamento precludevano l'uso del cartoccio.
8
GRAN BRETAGNA
* : Il licorne era un pezzo ibrido avente una canna più lunga ed un tiro più teso rispetto ai normali obici.
**: I materiali bavaresi erano, in buona sostanza, copie di quelli francesi "Sistema Gribeauval'·, e presentavano caratteristiche virtualmente identiche
Le scatol e a mitraglia impiegate dal l'arti glieria francese venivano prodotte di due tipi, grandi e p iccole, o " leggere" e " pesanti "; esse co nsistevano di pallottole di diverso peso alloggiate in un con teni tore metallico c he si disintegrava all'atto de ll o sparo; la tavola 183 riassume i dettagli relativi.
1 francesi preparavano cartocci a mitraglia "fissi", cioè comprendenti anche la car ica di lancio , per i cannoni da 4 e 6 lb. , ma non per i pezzi più pesanti: questo perchè il cartoccio per ques ti ultimi avrebbe av uto una lungh ezza tale da divenire assai fragile, e non adatto pertanto ad un i mpiego operativo.
Le grana te da obice, per quanto fossero lanciate da armi a tiro curvo, erano impiegate più c he altro per l'effetto morale c he producevan o s ull e monte de ll a cava lleria, oltre c he per in cendiare costruzioni in mano nemica ; il tiro ve ni va effettuato solamente in modo diretto , in lin ea di vista.
Tavo la 183: composizio ne de lle scatole a mitragli a francesi
Lzmgh. del cartoccio (cm). pesante leggero
Peso del cartoccio (kg.) pesa.L1te leggero
Numero di pallet/e nel cartoccio pesante leggero
*: solo pallette N. I ( le più pesanti).
**: 80 palletre N. 2 e 32 N. 3.
***: 60 pallette N. 2 e 52 N. 3.
+: 48 pallette N. 2 e 36 N. 3.
++: 24 pallette N. I e 39 N. 2
Sul campo di battaglia, anche gli obici praticavano, come i cannoni, il tiro a rimba lzo, o ricochet, per aumentare l'estensione della "zo na letale" nella qua le i proiettili potevano provocare danni al nemko (qv).
Per quanto attiene poi agli a ltri eserciti europei, l'utilizzo di vaiie mi su re di muni zionamento a mitraglia pai·e essere stato universale.
L'esercito britannico, per esempio, utilizzava probabilmente due soli tipi di palletta , da 1.5 once (42 g. circa) e da 5 once (140 g. c irca) (5). Il cartoccio di mitraglia pesa nte per il cannone da 9 libbre conteneva 41 pallette da 5 once, quello di mitraglia leggera ne co ntava invece 126 da 1 5 once; per quanto riguarda il can none da 6 libbre, il cartoccio pesante era formato pur esso da 41 pallette da 5 once, mentre quello leggero ne aveva 85 da 1.5 once.
Le cariche a mitrag lia russe potevano invece contenere pallette di ben nove diversi pesi: il N.1 , il più pesante, consisteva in una palletta di ben 13 once inglesi (circa 365 grammi !). mentre i l N. 9 raggiungeva solamente le 2 once, poco più di 50 grammi.
Come i francesi, anche i russi preparavano cai1occi - proiettile contenenti la carica di la ncio: il munizionamento a palla e quello a granata erano invar iabilmente uniti alla carica di lancio con un sabot di legno , come lo erano le sca tole a mitrag)ja per i cannon i da 6 lb. e quelle per i licornes: sol amente la mitraglia destinata ai cannoni da 12 libbre, a causa dell e s ue dimensioni , sfuggiva a questa regola .
La tavola 184 elen ca in dettaglio la composizione delle sc atole a mitragl ia in dotazione a ll ' ai1iglieria rus sa
I dati re lativi alla mitrag lia uti l izzata dall'eserc i to austriaco so no in parte discordi; sembra comunque che anche l ' artiglieria imperial-regia , come quella britan nica , utilizzasse solo due tipi di palletta: leggera, da 1 ,5 o forse 3 once (42 o 85 g. circa) e pesante, da 6 once (170 g. c irca). La scato la a mitraglia pesante per i l cannone da 3 lb. con te neva 30 pallette , mentre la com posi-
Tavola 184: composizione de ll e scatole a mitraglia russe
Cannone da 12 lb.
cannone da 6 lb.
licorne da 20 lb. licorne da I O lb.
41 pallette N. 8 e 15 1 N. 3
41 pallette N. 8 oppure 72 N. 2 e 27 N. I
48 pallette N. 7 oppure 94 N. 5
55 palletteN. 5 e S N. 4, oppure 141 N. 3
zione di quella leggera non è nota; la mitraglia leggera per il 6 lb era formata da 60 pallette, mentre quella pesante ne contava solo 28. La scatola di mitraglia leggera per il cannone da 12 lb. avrebbe contenuto 120 pallette, come quella pesante dell'obice da 7 lb; altre fonti riportano la composizione del cartoccio leggero (?) per il 12 lb. come consistente di 28 pallette, mentre quello pesante sarebbe stato formato da solo 12 pallette da ben 16 once, circa 450 grammi, ma si tratta di un dato poco verosimile. È tuttavia possibile che , fra il 1792 ed il 1815, intervenissero dei cambiamenti nella composizione del munizionamento, e ciò potrebbe spiegare la discordanza riscontrata fra le varie fonti.
La scatola a mitraglia per il pezzo sassone da 12 lb. vecchio modello conteneva invece 40 pallette da 4 once (112 g.), mentre quella per il cannone di nuovo modello ne recava 48 dello stesso peso. Il cartoccio sassone da 8 lb. era poi formato da 28 pallette, sempre da 4 once , mentre quello del 4 lb. conteneva 27 pallette da 2 once (56 g.). Il nuovo pezzo da 6 lb., adottato dai sassoni nel 1811, era infine provvisto di una scatola a mitraglia consistente di 41 pallette da 3 once (85 g. circa).
Tutte le forme di munizionamento finora descritte costituivano lo standard di tutti gli eserciti europei, e non differivano fra loro che nei dettagli . Esisteva invece una munizione il cui utilizzo fu limitato ad una sola forza armata, quella inglese, fin dopo la conclusione delle guerre napoleoniche: lo shrapnel, o granata a pallette.
Si trattava di una munizione a suo modo innovativa, che costituì iJ primo proiettile esplodente efficace mai sviluppato, progenitore di tutte le munizioni d ' artiglieria anti-personale elaborate in seguito ed in uso ancor oggi.
Lo shrapnel, così chiamato ufficiosamente dal nome del suo inventore, il tenente H. Shrapnel della Royal Artillery, venne sperimen tato per la prima volta nel 1784 , ma adottato molto più tardi ed introdotto in uso generale solamente a partire dal 1803-4; il suo primo utilizzo documentato nel teatro europeo avvenne durante la battaglia di Rolica, nel 1808. Nella terminologia ufficiale, come del resto secondo il suo inventore, questa munizione veniva denominata spherical case shot, o proiettile sferico a mitraglia, termine che ben ne riassume tanto l' impiego previsto quanto gli effetti sul nemico.
Lo shrapnel consisteva, in essenza, di una sfera metallica cava molto simile alle comunj granate da obice, ma avente pareti più sottili; la granata conteneva una carica di polvere ed un numero variabile di palle da moschetto (da 27 a 85 per il 6 lb., da 41 a 127 per il 9 lb. e 153 per l'obice da 5.5in.), oltre ad una spoletta a tempo identica a quella utilizzata nelle granate comuni. A differenza di queste ultime, però, la carica di polvere aveva come solo scopo la rottura dell'involucro, mentre le pallette contenute all'interno utilizzavano la velocità acquisita durante la traiettoria per continuare, spandendosi in una rosa micidiale.
Come si sarà già intuito, lo shrapnel poteva essere sparato, a differenza delle comuni granate, anche dai canno ni ; questo fatto risultò in un aumento immediato e significativo della potenza di fuoco dell'artiglieria da campagna britannica alle lunghe distanze , e lo shrapnel conobbe un grande ed immediato successo.
I francesi lo detestavano, non possedendo una munizione equivalente, ma nessun esercito continentale riuscì a dotarsene fino ag]j anni '30 del secolo.
Lo shrapnel trasferì qualcosa della terrificante efficacia della mitraglia nel tiro a lunga distanza (700 - 1500 metri), ed esistono testimonianze di performances clamorose, come al forzamento del D ouro nel 1813, quando un si ngolo shrapnel non lasciò illeso un solo uomo o cavallo fra quelli che costituivano il complemento del primo cannone francese ad entrare in azione. Si tratta però di casi limite, e l'effetto dello shrapnel era principalmente psicologico
Prove eseguite subito dopo la conclusione delle guerre napoleoniche mostrarono infatti che lo shrapnel poteva essere impiegato con s uccesso fin quasi a 1.800 metri , e che poteva ottenere
un rateo di colpi a segno intorno a l 48 % a 1000 yarde (910 metri). Tuttavia , tests eseguiti nel 1812 provarono che, in media, solo dal 2 al 17 % delle pallette trovavano un bersaglio aUe distanze normali di ingaggio (700-1200 metri), mentre gli esperimenti eseguiti dalla Madras Artillery risultarono in una media del 10%
GITTATA ED EFFICACIA
La gittata dei cannoni napoleonici dipendeva , come è ovvio, dalla potenza della carica di lancio e dall'elevazione impartita al pezzo.
La tecnologia dell 'epoca faceva sì che la carica di lancio non superasse, all 'i ncirca , un terzo del peso del proiettile pieno; l 'elevazione data ai pezzi, poi, non era di norma (escludendo gli obici) superiore al grado, per motivi che diverranno apparenti più avanti, e molto di frequente i cannoni da campagna venivano impiegati ad alzo zero.
I fattori che limitavano più pesantemente la gittata dell'artiglieria e rano comunque collegati all ' impiego, più che a limiti tecnologici inerenti ai pezzi: le apparecchiature di osservazione e puntamento erano virtualmente inesistenti, e le onnipresenti , dense nu vo le di fumo prodotte dal fuoco delle armi a polvere nera limita vano ulteriormente l'osservazione sul campo di battaglia: un bersaglio che non può essere identificato con chiarezza, od addirittura visto, non può in tutta evidenza essere colpito.
Va poi sottolineato c he i colpi a palla, di gran lunga i più impiegati s ul campo di battaglia , erano quasi in varia bilmente sparati ad alzo zero; ciò in quanto si otteneva così i l massimo impatto e la più ampia "zona di perico lo" (per il nemico) che fosse possibile. La palla mtava per la prima volta il suolo ad una distanza comparativame nte breve dalla bocca da fuoco, un punto conosciuto come "primo tocco" (first graze o premier ricochet) , quindi rimbalzava fino ad un altro punto situato ad una distanza pari a circa la metà di quella fra il cannone ed il punto di primo ricochet. Da qui, circa l' 80% delle palle rimbalzavano ancora una o due volte prima di fermarsi, a seconda della pendenza e della durezza del terreno.
Ad alzo zero, ci si aspettava che la palla sparata da un canno ne francese da 8 libbre , od uno inglese da 9, urtasse per la prima volta il suolo a circa 400 metri , quindi rimbalzasse fino a circa 600, ed ancora fino a 700. Da qui, essa poteva ancora rimbalzare o rotolare per altri 50 o 100 metri prima di arrestarsi completamente. Per tutto questo tempo , la palla si sarebbe trovata ad altezza inferiore a quella di un uomo , ed avrebbe disintegrato, ucc iso o mutilato c hiunque si fosse trovato s ul suo percorso.
Una palla da 4 o 6 libbre avrebbe invece toccato il suolo per la prima volta a c irca 300 metri, continuando fino a 550; una da 12 libbre, infine, avrebbe effettuato il "primo tocco" a pressappoco 600 metri , per continuare fin quasi a 1100 ; lo stato del terreno avrebbe ovviamente influenzato il numero e la lunghe zza dei rimbalzi.
P er ottenere una maggiore gittata, ai pezzi doveva essere impartita una ce rta e levazione, il che non solo diminuiva quantità e lunghezza dei rimbalzi, ma faceva sì c he, per una parte del tragitto, la palla viaggiasse ad altezza s uperiore ri spetto a quella d'uomo, divenendo in questo caso inoffensiva.
Con un 'elevazione di 0,5°, il primo ricochet di una palla da 8 o 9 libbre si sareb be s posta to a 5-600 metri dal cannone , e d il proiettile sarebbe rimbalzato fin quasi a 1000, viaggiando p er l' intero percorso ad altezza d'uomo.
Ad 1° di elevazione, la palla si sareb be innalzata al di sopra dell'altezza d'uomo , toccando terra per la prima volta a circa 700 metri , per rimbalzare poi fin quasi a 1100 ; l 'angolo d ' impatto con il suolo sarebbe stato tale da impedire , con ogni probabilità, un secondo rimbalz o e pertanto
solo gli ultimi 300 metri circa avrebbero v isto il proiettile ad altezza d'uomo. A 2° di elevazione, il primo ricochet si sareb be verificato a circa 900 metri, ma l'angolo d'impatto avrebbe prevenuto il verificarsi di qualsiasi rimbalzo.
Da ciò si può capire per quali motivi i cannoni da campagna raramente venissero utilizzati con un alzo superiore a l 0 : già con quest'angolo , una zona lunga quasi 700 metri a partire dal cannone poteva ritenersi sicura
In conclusione, gli artiglie1i napoleonici cercavano di sfruttare al massimo l ' "effetto ricochet" , e miravano ad ottenere il "primo tocco" giusto davanti al bersaglio, affidandosi poi al la lu nga zona letale creata dai successivi rimbalzi per ottenere il massimo effetto possibile.
Quanto detto spiega la difficoltà che si incontra nel determi11are in modo attendibile quali fossero le gittate efficaci, con i diversi tipi di mun izion amento in dotazione, dei pezzi d'artiglieria napoleonici; i dati "ufficiali" disponibili sono spesso discordi fra loro, come pure le testimonianze dei memorialisti.
Palla o granata, Palla o granata, Mitraglia, gittata max. (m .)
gittata effic . (rn.) gittata e.ffic. (m .)
FRANCIA
12 lb. Gribeauval
12 lb. An XI 1900
8 lb Gribeauval 1500
6 lb. An Xl 1500
4 lb. Gribeauva] 1200
obice da 6 poli. 1400
Gribeauval
obice da 24 lb. An Xl 1500
GRAN BRETAGNA
9 lb. 1700
6 lb. 1200-1500
obice da 5.5 poli. 1600
AUSTRIA
- 1300
obice da 7 lb. 1300
PRUSSIA
12 lb. 1800
6 lb. 1500 500-600
3 lb. 1000 450
obice da 7 lb. 1600 700-1200
obice da I O lb. 1950 700-1300
RUSSIA
12
6 lb. 1500
Tavola 185: Gittata approssimata delle artiglierie
A titolo d'esempio, il colonnello francese D'Utiubie, nel suo Manuale d'Artiglieria edito a Parigi nel l 795 (6), afferma che un cannone da 8 o 12 libbre non doveva aprire il fuoco a distanza superiore alle 500 tese, circa 850 metri; la mitraglia non doveva essere impiegata dal l 2 libbre se non a distanze inferiori alle 400 tese (720 metri), che si riducevano a 350 (600 metri) e 300 (510 metri) rispettivamente per 1'8 ed il 4 libbre.
Gli obici, da parte loro, sparavano come è noto granate esplodenti, che si riteneva potessero proiettare da 25 a 50 frammenti ad una distanza compresa fra i 150 ed i 200 metri: :le schegge venivano però reputate pericolose solamente in un raggio di circa 20 metri dall ' esplo sione
La tavola 185 costituisce un tentativo di riassumere i dati, relati vi alla gittata delle artiglierie, ottenuti da un 'analisi comparativa delle molte fonti disponibili.
La cadenza di tiro dei cannoni napoleonici era nell'ordine dei due colpi a palla o tre a mitraglia al minuto. La differenza era motivata dalla necessità di puntare con una certa accuratezza i pezzi durante i l fuoco a palla , neces s ità molto meno spiccata nel fuoco a mitraglia.
Questo fattore non influenza, ovviamente, la valutazione dell 'acc uratezza delle anni, ma assume grande rilevanza nello stimare il numero di perdite che una batteria poteva causare in un determinato lasso di tempo.
La base di dati disponibile è ampia e, come si è detto , spesso contradditoria: essa è costituita dai rapporti relativi agli esperimenti e dimostrazioni compiuti durante o immediatamente dopo le guerre napoleoniche da vari eserciti europei; dalle valutazioni professionali degli esperti militari contemporanei; ed infine, dagli scritti dei memorialisti, spesso anch'essi militari di professione (7). Anche talu ni rapporti di operazionj compilati dagli ufficiali in servizio attivo in quel periodo forniscono talvolta dati ll!tili, sebbene spesso approssimatj o dubbi.
Si noti che i bersagli utilizzati negli esperimenti erano tutti di dimensioni paragonabili a l fronte di una compagnia di fanteria; i dati riassunti nella tavola 186 mostrano che, come si poteva supporre , la precisione del tiro diminuiva con la distanza, ed anche che i pezzi più pesanti tendevano , a parità di distanza, ad essere più accurati, divenendolo in maniera sempre più netta con l'aumentare di questa.
Tavola 186:accuratezza media del tiro a palla piena
Dim. bersaglio (m.}
29.5-3 ( X l.9
Tipo di pezzo
12 libbre
6 libbre
3 libbre
Percenruale colpi a segno a (m.):
La tavola 187 utilizza queste p ercentua li per visualizzare, sotto fo1ma di grafico, l'efficacia probabile dei cannoni alle varie distanze; si tratta di un'analisi di tipo regressivo, basata sul limitato numero di dati utili zzabi li, ma a dispetto di ciò, dovrebbe costitui re una proiezione ragionevolmente attendibile.
Nella preparazione di questo grafico e di quelli seguenti, al fine di poter generare le relative curve secondo modelli matematici non arbitrari, si è dovuta individuare una distanza alla quale si può su pporre che il cannone colpisca il proprio bersaglio il 100 % delle volte. Per quanto riguarda il tiro a palla, si è dunque assunto che un complemento adeguatamente addestrato non po ssa mancare un bersaglio di circa 30 m. per I 9 d'altezza a lla distanza O.
I dati che hanno permesso di tracciare il grafico della tavola 187 possono altresì essere utilizzati per un'analisi s ull a precisione di un ca nn o ne ad anima liscia quali erano quelJj napoleonici.
100%
80%
Tavola 187: accuratezza del tiro a palla
A questo fine, si rende necessario formulare alcune jpotesi accessorie ai dati, ipotes i che dovranno essere assunte a loro volta come dati di fatto. Tali ipotes i sono, nell ' ordine:
a) che il punto di mira si trovi nel centro del bersaglio;
b) che la caduta dei colpi segua il modello matematico di distribuzione media;
c) che il terreno sia rappresentato da una superficie perfettamente piana ed orizzontale, che defletta ogni colpo ricaduto con angolo uguale a quello con cui la palla aveva urtato il suolo , e lungo la stessa linea di tiro;
d) che ogni colpo corto rimbalzi ed abbia così uguali probabilità di colpire il bersaglio di uno che non tocchi il suolo;
e) che l'area normale di disttibuzione dei colpi sia, in senso verticale, un semicerch io (ovvero c he nessuna palla affondi nel suo lo toccando il terreno);
f) ed infine, che quest'area di caduta contenga tutti i colpi sparati, e che il raggio di questo semicerchio sia pari alla massima deviazione dalla linea di mira che sia determinata per una palla.
Dal momento che il proiettile pieno lanciato da un ca nnon e ad anima liscia è costituito da una sfera che procede attraverso una camera cilindrica, si può assumere che esso abbia uguali probabilità di lasciare la canna ad un qualsiasi angolo, orizzontale o verticale. Di conseguenza, il modello di distribuzione dei colpi sarà fondamentalmente circolare, prescindendo dalla presen za, sul piano orizzontale , del suolo, che considereremo impenetrabile. A causa di questo , la forma del modello diverrà in effetti semi-circolare, ed i colpi meno accurati verranno a trovarsi al suo limite esterno.
Il raggio di questo semicerchio sarà dw1que pari alla loro deviazione dalla linea di mira, come dire che il raggio rappresenta la misura lineare dell'imprecisione , maggiore o minore, dei colpi stess i, la quale può essere ridotta con un procedimento matematico ad un angolo di deviazion e. Presumendo questo modello , ne consegu e anche che la distribuzione effettiva dei colpi a li 'i nterno dello stesso risulterà norm ale, o media: ben conosce ndo le caratteristiche di scarsa precisione delle loro armi, gli artiglieri napoleoruci senza dubbio possedevano una n aturale te ndenza a rrurare al centro geometrico del proprio bersaglio.
Le palle di cannone normalmente rimbalzavano nel toccare il suol o, cosicchè i co lpi corti co ntinu avano la loro corsa nella direzione appross imativa del bersag lio.
L'assunto che il terreno fosse perfettamente liscio ed orizzontale è. ovviamente, irrealistico, ma ogni ipotesi diversa da questa renderebbe impos sibile un 'analisi di tipo matematico; d'altro canto, una parte irnpo1tante dei dati utilizzati proviene dagli esperimenti compiuti dai vari eserciti europei a fini valutativi dei materiali, prove per loro natura eseguite in poligoni il cui fondo si presentava, per l 'appunto, liscio, compatto ed orizzontale.
Sarà sufficiente non dimenticare che i risultati della presente analisi costituiscono, per i motivi detti, I' "optimum" possibile per le artiglierie del periodo.
Dal momento che i rapporti relativi agli esperimenti riportano la percentuale di colpi a segno sul bersaglio e le relative distanze, è po ssibile dete1minare il raggio del semicerchio di str ibutivo. I risultati di questo calcolo sono delineati nella tavola 188.
Tavo l a 188: percentua le di co lpi a palla a segno da cannoni ad a nima liscia
Raggio di cadi/la dei colpi (merri)
(111.)
Deviazione in gradi
Come si può constatare, il margine di errore angolare relativo ad un proietto a palla sparato da un cannone ad anima liscia di questo periodo non è molto significativo; ciò indica che il fuoco diretto , senza ricochet, alle normali distanze d'ingaggio era altamente preciso.
La tavola 189 riassume invece i dati, desunti dalle varie fonti, relativi alla precisione del tiro a palla con ricochet; tale tecnica era quella di norma impiegata da tutti gli eserciti europei, in quanto le dimensioni e l a densità delle formazioni del tempo erano tali da minimizzare il superiore margine d'errore imposto dai rimbalzi , nello stesso tempo rendendo possibile , ed altamente desiderabile, l ' impiego di una tecnica che permetteva di colpire più lontano e con maggiore distruttività un maggior numero di bersagli.
Il tiro a ricochet aumentava infatti l'efficacia delle artig l ierie in quanto manteneva i proiettili ad altezza d'uomo per l'intera loro traiettorie , e permetteva d'impegnare successivamente, con ogni proiettile, più bersagli che si fossero trovati !"uno dietro l'altro.
Si otteneva il ricochet facendo fuoco ad alzo zero o con un 'elevazione minima, in modo che il proiettile toccasse te1n con un angolo inferiore ai 10 gradie quindi rimbal zasse, proprio come u na pietra piatta rimbal za sull'acqua se lanciata con un angolo sufficientemente piatto; non a caso, il tiro a ricochet poteva, e veniva eseguito anche sull'acqua.
Tavo la 189: l a p recis io ne d e l t iro a ricochet ne ll e va rie fon t i
Fonte bersaglio (m.) cannone colpi a segno a m e tri:
Oeltzc
I dati rias s unti nella tavola 190 consistono della percentuale media di colpi a segno alle varie distanze , e laborate da queste e da altre fonti, usando la tecnica del ricochet Non bisogna dimenticare c he lo stesso proiettile avrà quasi certamente colpito diversi bersagli prima di quello finale , e la sua efficacia contro formazioni in massa risulta pertanto parecchio maggiore di quanto non suggeriscano le percentuali.
È interessante notare ch e la precisione di questo tipo di fuoco no n sem bra variare mo lto con la distanza , bensì pare attes tarsi intorno al 20-25 % dei colpi non appe na si oltrepassano i 200220 metri.
Tavola 190: percentuale media di colpi a segno nel tiro a ric ochet
Colpi a segno a metri:
Dimens. bersaglio (m.) Cannone 950 ll50 1250 1350
Il g rafico di tavola 190a visuali zza, secondo gli s tessi principi applicati per quello di tavola 187, il grado di precisione nel tiro a ricochet.
Tavola 190a: precision e del tiro a ricochet
Le successive tavole 191 e 192 riassumono i ri sultati deg l i esperime nti condotti in p oligono su lla precisione del tiro a mitraglia, ris_pettivamente dagli eserciti prussiano ed austriaco nel primo caso, e da que]Jo francese sotto l a s upervision e diretta del Gribeauval ne l secondo.
I ri s ultati di tutte queste prove so n o poi messi a confront o mediante il grafico di tavola 193.
Il grafico se mbra ev ide nziare una n etta super iorità dei pez zi francesi nel tiro a mitraglia, supe riorità c h e parre bbe s uffragata dall'aggressivo impiego tattico che ne veniva fatto, e dai risultati ottenuti in questo contesto .
Bersaglio m.
50-30 X 1.9-2.5
Tavo la 191: precisione dei cannoni austriaci e prussiani nel tiro a mitraglia
Colpi a segno a metri
Tavola 192: precisione dei cannoni francesi nel tiro a mitraglia
Colpi a segno a metri
Cannone
12 lb.
8 lb.
4 lb.
Non bisog na dimenticare la parzialità dei dati a disposizione, ma se bbene probabilmente meno netta di quanto appaia, la superiorità france se appare nel complesso verosimile. È estremamente probabile che questa fosse dovuta a diverse modalità d'imp iego prima ancora , e più ancora che a fattori tecnici inerenti al materiale.
È rag ionevole pensare che le ottime caratteristiche dei cannoni francesi nel tiro a mitraglia abbiano costituito un incentivo ulteriore a portare alle estreme conseguenze una filo sofia tattica sviluppata, in primo luogo , per altri motivi; è ugualmente probabi le che i primi s uccessi stimolassero i tecnici francesi a migliorare ancor più il munizionamento, per un impiego della mitraglia all e medie e lun ghe di stanze (400-800 m.) che re s terà una caratteristica ed una "specialità" del1'artiglieria francese napoleonica.
Tavo la 193: p recisio ne del ti ro a m i tragli a
-+- 12 lb A/P
--- 6 lb A/P
--12 1b.F
-- Blb F
_._ 41b F
I CASSONI E LA DOTAZIONE D I M UNIZIO NI
Il Système Gribeauval aveva introdotto nell'e sercito francese due tip i fondame ntali di cassone, quello " da 12 libbre" e quello " da 4 libbre".
Il casso ne " da 12 libbre" e ra co ncepito per tra sportare il munizioname nto de i cannoni da 12
e 8 libbre, nonchè di quelli da 6 dopo l'introduzione del Système An Xl, degli obici e per i moschetti della fanteria.
Il cassone "da 4 libbre" era stato progettato per trasportare solo le munizioni di questo pezzo, oltre a quelle delJa fanteria.
L'interno dei cassoni era diviso in grandi compartimenti impermeabili, destinati a mantenere quanto più possibile asciutte le munizioni che contenevano; i compartimenti erano dimensionati per accogliere ordinatamente il materiale relativo , si trattasse di proiettili da 12 libbre, da 8 libbre e così via.
In aggiunta a questi due tipi di cassone, vi erano poi i cassoni tipo wurst utilizzati dall'artiglieria a cavallo durante le guerre della Rivoluzione , simili a quelli impiegati fino al 1815 dal1' esercito austriaco.
I cassoni di questo tipo erano concepiti per poter essere "cavalcati" dagli ai1iglieri, eliminando così la necessità di monte individuali per tutti i componenti delle compagnie a cavallo; essi si dimostrarono comunque, com'era pre vedibile, un in successo, e furono ben presto abbandonati dall'ai1iglierìa a cavallo francese, la cui temeraria aggressività poco si conciliava con l' impi ego dei wurst .
A dispetto del considerevole sforzo progettuale profuso dal Gribeauval, i cassoni francesi continuarono ad essere criticati per il loro peso, che ne rendeva laborio so il traino , a pieno carico, da parte di quattro cavalli, e per gli assali troppo vicini al s uolo; inoltre , non vi era alcun s istema di sospensio ni , per cui le continue scosse violente spess o provocavano il deterioramento delle munizioni trasportate. Anche la loro insufficiente imp ermeabi lità al] 'urrùdità venne spesso messa in risalto.
Si tratta tuttavia di rilievi che venivano mossi agli equipaggiamenti di tutti i belligeranti, ed i materiali introdotti dal Gribeauva] equipaggiai·ono l'esercito francese ben oltre il 1815, senza mai sollevare gravi lamentele e dimostrandosi robusti e pratici.
Anche l'introduzione del nuovo obice da 24 Jibbre (5.5 pollici , 140 mm. di calibro) aveva cagionato qualche perplessità all'inizio: il suo munizionamento pareva troppo le ggero per alcune delle missioni abitualmente assegnate al suo predecessore, l 'o bice da 6.4 pollici ( 163 mm.); tuttavia, ogni cassone poteva ora trasportare 75 colpi completi, invece dei 50 da 6.4 pollici; inoltre, il nuovo pezzo richjedeva so lo due cariche di lancio , invece delle tre richieste in passato, e la potenza di fuoco complessiva delle batterie francesi ne uscì in effetti rafforzata.
L'artigli eria delle altre g randi potenze era stata a s ua volta influ enzata dall'introduzione del Système Gribeauvall: come spesso accade, l'esse nza di un progresso significativo è sovente la semplicità, rappresentata in questo caso dalla massima standardizzazione ed intercambiabilità sul campo dei componenti.
I concetti ispiratori del grande riformatore furono quindi adottati, nella loro essenza, da tutti gli eserciti europei, i cui materiali mantennero tuttavia alcune caratteristiche peculiaii.
I prussiani, i ru ss i e gli austriaci, per esempio, adottarono la semp lice stru ttura ad "A" degli avantreni francesi, ma conservarono, a differenza di que sti , j cofani portamunizionj sug li avantreni in agg iunta al "ba uletto " trasportato sugli affusti dei pezzi di Gribeauval; gli austriaci solo per i pezzi più pesanti, i ru ssi solo per quelli medi e leggeri.
I cassoni russi assomigliavano molto a quelli francesi, ma esistevano in versione lun ga e corta, quest'ultima a due ruote; anche gli austriaci utilizzavano due tipi di cassoni, simili a quelli russi, mentre i prussiani ne possedevano un so lo tipo universale, di tipo simil e a quello britannico di seguito descritto.
Attraverso g li anni, anche l 'eserci to in g le se aveva adottato l'essenza del Systèrne Gribeauval, con ruote di diametro uniforme e componenti standardi zzati per gli affusti di ogni calibro, in modo da essere intercambiabili.
I britannici conservarono invece, per l'attacco dei cavalli ai trainj ed ai cassoru, il s iste ma a doppia stanga del secolo precedente , invece di adottare la stanga centrale singola come g l i eserciti continentali; tuttavia , a partire dal 1800, fu proprio l ' artiglieria inglese ad immettere in serv izio un modello innovativo di cassone , consistente in un secondo avan treno, privo delle stanghe, c ongiunto a quello standard e caricato di co ntenitori portamunizioni. Si raggiungeva in ques to modo la massima intercambiabilità dei componenti ottenendo nel contempo l 'eliminaz ione del cass on e come veicolo a sè stante. Nei decenni s ucce ss ivi alle guerre napoleoniche, tutti i maggiori eserciti adottarono gradualmente questo s istema.
La ta vo la 194 e lenca in dettaglio , a titolo di esempio, il carico di munizioni trasportato dai cassoni francesi ante-1807; la success iva tavola 195 rappresenta invece un computo del munizionamento totale disponibile per ogni pezzo durante l ' intero periodo napoleonico.
Cassone Calibro mun izione Palla o granata Mi1raglia pesante Milrag/ia leggera TOTALE
Tavola 195: munizioni disponibili per pezzo , artiglieria francese
Pezzo Nr. cassoni Totale palla/gr anata Totale palla/granata Totale mitraglia (pes. + TOTALE nei casson i nel cofano legg.) nei cassoni
* : mitrag li a leggera.
Prima di prendere in esame la quantità di munizionamento assegnata dagli alni e serciti e urope i , è necessario evidenz iare alcuni dati che assumono rilevanza ai fini di questa indagine: non bisogna infatti dimenticare che il disporre di una quantità di munizioni la più ampia possibile costituì sem pre una delle principali preoccupazioni dei pianificatori mjlitari napoleoni ci. L'adozione del pezzo da 6 libbre An Xl in sos tituzione di quelli da 4 e 8 libbre fu motivata, principalmente , dalla nece ss ità di poter d is porre di un pezzo standard con prestazioni adeguate , se bbene un poco inferiori a quelle del cannone da 8 , ma con l'inestimabile pregio di una munizione meno ingombrante; ancor più ev id e nte è il caso dell'obice da 24 libbre An Xl, avente caratte1istiche balistiche dichiaratamente peggiori di quelle del vecchio pezzo da 6 pollici; di contro, l ' aumento nella disponibilità di munizioni arrivava in questo caso al 50 % , considerazio ne che in tutta ev idenza prevaleva su ogni altra.
Tavo la 194: carico dei casso ni portamunizioni sistema Gribeauval
La cadenza di tiro pratica si attestava, per un pezzo da campagna, intorno ai due colpi al minuto; ciò sig nifica che in un'ora di fuoco continuato si poteva giungere a sparare da 100 a 120 colpi. Non era però solamente la necessità di conservare le munizioni che inter veniva a limitare questo dato a valori ben più modesti: entravano in gioco al tri fattori, quali la volontà di non surriscaldare i pezzi, la fatica del personale (non vi erano meccanismi di rinculo, per cui ogni volta i pezzi dovevano essere riportati in batteria spingendoli manualmente per 2,5 - 3,5 metri), l'accumulo di fumo che rendeva impossibile l'osservazione dei bersagli e così via. Su tutti questi , prevalevano poi considerazioni di natura tattica.
Un'attenta lettura delle testimonianze contemporanee ha convinto l 'autore che il rateo di fuoco continuato, quello cioè applicato durante una mi ssione programmata di durata mediolunga quale un bombardamento preliminare, fosse tale da far sì che ogni pezzo sparasse, in media , og ni uno-due minuti, od anche meno, come meglio si vedrà nella sezio ne dedicata alle tattiche d'artiglieria.
È pur vero che, specie a scopi difensivi durante una crisi più o meno localizzata, era probabile il verificarsi di occasionali "parossismi", durante i quali i pezzi facevano fuoco alla massima velocità possibile, cioè due od anche tre colpi al minuto; si trattava com unque di situazioni del tutto occasionali, ed invariabilmente di breve durata.
Ben altra importanza assumevano invece , nell ' economia generale di una battaglia, le frequenti e spesso lunghe pau se imposte dalla scarsa visibilità o, semplicemente , dalla mancanza di bersagli: la sua natura "a vista" te nd eva a rendere il fuoco d'artiglieria napoleonico una faccenda molto deliberata, mai indiscriminata.
*: Le compagnie a piedi prussiane consistevano di otto pezzi, sei cannoni da 6 lb. e due obici da 7, oppure sei cannoni da 12 lb. e due obici da 10. Le compagnie a cavallo contavfilllo anch'esse otto pezzi , se i da 6 !b. e due objci da 7. Estremamente rare erano le compagnie composte da soli obici. Una compagnia a piedi da 6 lb. aveva in dotazione due cassoni da 6 lb. e due da ob ice; una compagnia da 12 lb. sei cassoni da 12 lb. e quattro da obice; una a cavallo, quattro cassoni da 6 lb. e due da obice.
Volendo azzardare un'ipotesi, si potrebbe calcolare che, nel corso di uno scontro di grandi dimen s ioni, il nostro cannone potesse an·ivare a sparare forse una ventina di colpi all'ora.
Il munizionamento a disposizione diretta di una batteria, ovvero quello contenuto nei cofani, negli avantreni e nei cassoni, era quindi, di norma , perfettamente adeguato a sostenere un'intera, lunga giornata di combattimenti, senza dimenticare che il munizionamento di riserva, contenuto nei cassoni inquadrati in apposite unità log istiche di prima linea (dette Grand Pare, Mobile-Kolonne e così via) restava sempre immediatamente disponibile per integrare eventuali carenze; e si trattava, per ogni pezzo,di una quantità di munizioni approssimativamente doppia di quella costituente il complemento a livello di batteria !
La probabilità che una batteria dell'epoca restasse priva di munizioni durante uno scontro era perciò davvero remota: a Waterloo 78 pezzi britannici spararono in totale circa 10.000 co lpi, una media di 129 per uno; la compagnia del cap. Sandham fu quella che sparò il maggior numero di colpi, 1.100, cioè 183 per pezzo, ben al di dentro del totale di munizioni immediatamente disponibili.
A Wagram l'artiglieria francese sparò un totale di 96 .000 colpi, e 91.000 ne sparò a Borodino; nei tre giorni fatali di Lip sia i circa 900 cannoni ed obici di Napoleone arrivarono a sparare oltre 200.000 colpi, una media di 222 per pezzo, ed alla fine della battaglia, a di spetto dei rovesci patiti , l'armata francese disponeva ancora di oltre 20.000 cariche d'artiglieria.
Solo nel 1814, quando a fronte di una necessità di 400.000 colpi per l'imminente campagna, gli arsenali dell'Impero ne poterono mettere insieme non più di 100 .000, l 'artiglieria francese fu costretta ad un'attenta economia delle magre risorse a disposizione.
Tavola 197: munizioni disponibili per pezzo, artigli eria britannica
Palla/ Palla I Palla Mitraglia Mitraglia Shrapnel Incend. TOT. /granata /granata nel cofano nel cassone nel/ 'avantr. nel cassone nel cassone ne!l 'avantr.
*: Artiglieria a cavallo.
**: Artiglieria a piedi.
Tavola 198: Munizioni disponibili per pezzo, artig lieria austriaca Palla
3 libbre
6 libbre
6 libbre Wursl
12 libbre
obice da 7 libbre
12 libbre
6 libbre
licorne da 1O lb.
Licorne da 20 lb
Tavo la 199: Munizioni djsponibili per pezzo, artiglieria russa
Cassoni Tot. colpi nel Tot colpi nel- Totale colpi per pezzo: cassone l ' avantreno Pallalgr. Mitr. Incen.
La quantità e la varietà di munizionamento dj pronto impiego assegnata dai vari eserciti può. implicitamente. fornire utili indicazioni sulla dottrina tattica che presiedeva all'impiego dell'artiglieria in generale, e dei diversi materiali in particolare.
La tavola 200 ria ssume, esercito per esercito, la quantità di munizionamento per tipo di pezzo contenuta nei veicoli facenti parte del complemento di ogni compagnia.
Si bacli che, per quanto attiene agli obici e pezzi assimilabili, quali i licornes russi, il metodo di classificazione variava: in taluni casi. i pezzi venivano classificati, come i cannoni, in virtù del peso effettivo del munizionamento base; in altri, mediante il calibro espresso in pollici; infine. gli obici austriaci e prussiani cont inuavano ad essere distinti in base ad un sistema arcaico fondato sul peso di un proiettile in pietra di calibro corrispondente
In s intesi, si possono considerare pressappoco equivalenti l'obice francese da 24 lb. , quello ing lese da 5.5 pollici e quelli prussiani ed austriaci da 7 lb .. oltre al licorne da IO, tutti appartenenti potremmo dire alla classe degli obici medi; l'obice prussiano da 10 lb., quello francese da 8 pollici ed il lìcorne da 20 lb. costituiscono invece il gruppo degli obici pesanti campali; infine, il pezzo francese da 6.4 pollici si configura come un ibrido, collocandosi a metà strada fra i due tipi.
200: Quantità di munizionamento assegnata dagli eserciti europei ai vari tipi di pezzo
12 libbre
9 l ibbre
8 libbre
6 libbre
6 libbre (art. a cavallo)
4 libbre
3 libbre
obice da 6.4 pollici
obice da 24 libbre
obice da 7 libbre
obice da 7 libbre (an. a cavallo)
obice da I O libbre
obice da 5 5 pollici
!icorne da I O libbre
licorne da 20 libbre
Quali conclusioni possono essere dunque tratte da una lettura critica dei dati contenuti nelle tavole 194 - 200? In primo luogo , la quantità di munizionamento ''di prima linea" reputata adeguata rafforza l'impressione che solo i francesi, ed in parte i russi, considerassero l ' artiglieri a un'arma decisiva, mentre gli eserciti britannico, austriaco e prussiano, pur mettendo sovente in campo (specie gli ultimi due) grandi quantità di cannoni, tendevano evidentemente a riservare all'arma un ruolo subord inato e di suppo1to generale.
Un 'altra indicazione è data, per esempio, dal tipo di munizionamento: la quantità di scatole a mitraglia assegnata da francesi e, in misura minore, russi alle loro batterie fa pensare ad un ruolo più "dedicato"e meno di supporto generale; resta da determiìnare se tale ruolo si configurava in senso spiccatamente offensivo o difensivo.
Nel caso dei russi, la prevalenza di mitraglia leggera fa pensare, come del resto suffragato dalle testimonianze, ad un ruolo prevalentemente difensivo, nel quale le masse d'artiglieria messe in campo avevano come compito principale quello di sco mpaginare e re sp ingere le mosse offensive di un nemico più manovriero ed imbevuto di un vero e proprio culto per l 'attacco.
Per i francesi, invece, il quadro non potrebbe essere più diverso: la dotazione di scatole a mitraglia è davvero imponente, giungendo a costituire quasi il 30% del totale nel caso dei pezzi da 6 libbre e di quelli da 12; che poi questi ultimi venissero considerati, a partire dal 1807 almeno,
Tavola
come un elemento di grande rilevanza nel raggiungere la decisione tattica, è dimostrato dalla prevalenza di scatole di mitraglia pesante fra quelle as segnate a que sto pezzo , chiara indicazione di un esasperato uso offensivo delle bellesfi/les predilette dall'Imperatore.
Di contro, la dotazione di mitraglia assegnata agli obici è invariabilmente modesta, e solamente di tipo leggero per giunta: indizio di un uso esclusivamente per autodifesa.
Amò di conclusione , l'evolversi della dottrina d'impiego dell'artiglieria francese non potrebbe essere testimoniato meglio che mediante un'analisi delle ragioni che presiedettero al ciclopico sforzo imposto dal riequipaggiamento con i materiali An XI: tale riequipaggiamento venne propiziato (e giustificato) non certo da un desiderio di adottare materiali con prestazioni superiori, ma principalmente dalla volontà di aumentare sempre più la quantità di munizionamento ad immediata disposizione: circa l' 11 % di differenza fra 1'8 libbre ed il nuovo 6 libbre, ma non meno del 43 % fra il vecchio obice da 6.4 pollici ed il nuovo 24 libbre.
Le altre potenze dimostrarono invece tutta la loro reticenza a sposare le nuove teorie mantenendo dotazioni piuttosto risicate, specie per i pezzi pesanti; costituisce parziale eccezione, come si è detto , la Russia, che non casualmente fu del resto la sola nazione a seguire la Francia sulla strada dei grandi concentramenti d'artiglieria, detti grandes batteries, formati per raggiungere un determinato obbiettivo tattico, come meglio si vedrà nei capitoli successivi.
L'ORGANIZZAZIONE DELL'ARTIGLIERIA
Del complemento dì serventi assegnato dai vari eserciti europei ai diversi tipi di batteria già si è detto; è tuttavia opportuno, per meglio comprendere la filosofia d'impiego delle mtiglierie dell'era napoleonica, esaminare in dettaglio l'organizzazione delle unità tattiche d'artiglieria fra il 1792 ed il 1815.
Austria
Durante le guerre della Rivoluzione e la prima fase di quelle napoleoniche, culminata con la débacle di Austerlitz nel 1805, ed il conseguente smembramento delle ultime vestigia del Sacro Romano Impero, l'artiglieria della Kaiserliche und Konif?liche Armee manteneva, virtualmente invariata, l'organizzazione posseduta durante la Guerra dei Sette Anni, e largamente condivisa nelle linee essenziali dalla maggioranza degli eserciti europei, con la notevo le eccezione di quello francese.
I cannoni erano visti principalmente come elemento di supporto alla fanteria, con questa integrato direttamente; come tale, essi erano decentrati quasi per intero mediante l'assegnazione di uno o due '"cannoni reggimentali" ad ogni battaglione; ovviamente, prevalevano i pezzi leggeri, da 3 od al massimo 6 libbre, di efficacia relativa ma molto maneggevoli.
Un modesto numero di cannoni da 6 e 12 1ibbre e di obici erano invece organizzati in batterie di 6 od 8 pezzi, comprendenti di solito due obici e per il resto cannoni, che venivano tenute a disposizione dei comandanti d'ala o del comandante in capo quale riserva.
Questo modello organizzativo si rivelò de] tutto sorpassato , in quanto costringeva ad accettare il prevalere di pezzi poco efficaci, ma abbastanza leggeri da poter essere manovrati a mano alla stessa velocità delle fanterie in marcia; inoltre, esso provocava un 'inaccettabile diluizione del potenziale complessivo delle artiglierie prevenendone il concentramento , fattore che costituisce conditio sine qua non per un impiego decisivo de ll 'arma.
Oltre a tutto, fino al J 805 l'artiglieria austriaca non possedeva cavalli da traino propri , ed era costretta a requisire ad hoc animali e conducenti prima (o durante !) una campagna.
I pianificatori militari austriaci presero debita nota delle lezioni così duramente apprese: durante la pace del 1806-9, sotto l'abile guida dell'arciduca Carlo , l ' e sercito austriaco fu interamente riorganizzato, e l ' artiglieria concentrata con le funzioni di arma di supporto indipendente sul modello francese; i pezzi vennero organizzati in batterie " di brigata" , "di supporto", " da posizione" e "di cavalleria".
Le "batterie di brigata" consistevano di 8 pezzi, normalmente cannoni da 6 libbre , in qualche rarissimo caso da 3 libbre, con i relativi cassoni e tre carrette da salmerie ; erano as segnate alle singole brigate di fanteria con funzioni di supporto rav vicinato.
Le "batterie di supporto" contavano 4 cannoni da 6 libbre e due obici da 7; di questa categoria facevano parte , ma solo ufficialmente , anche le batterie "da cavalleria" la cui organizzazione è delineata più oltre. Le "batterie di supporto" erano assegnate organicamente alle riserve divisionali.
Le "batterie da posizione" potevano contare 4 cannoni da 12 libbre e due obici da 7, od anche 4 cannoni da 18 (!) libbre e due obici da 10; erano assegnate rispettivamente alla riserva di Corpo d ' Armata e di Armata. Ogni batteria era accompagnata dai propri cass oni e da quattro carrette da salmerie, come del resto le batterie "di supporto".
Le "batterie da cavalleria" non possono essere considerate batterie a cavallo in senso stretto in quanto, benchè contassero cavalli in soprannumero , la maggior parte d e l personale non era montata individualmente , bensì sui cassoni di tipo wurst e su sedili imbottiti sovrapposti agli affusti dei pezzi. Queste batterie contavano 5 cannoni da 6 libbre ed un obice da 7, con i relativi cas soni, oltre a tre carrette da salmerie e 24 cavalli da soma carichi di munizioni, con 12 conducenti.
Il complesso di tutte queste batterie era servito dal personaJe inquadrato nei quattro reggimenti d ' artiglieria, composto ognuno da 16 compagnie di kanonie re; ogni compagnia , forte di 174-177 uomini, era di norma responsabile per 4 batterie. I kanoniere erano integrati da un numero variabile di Handlagers (in tutto 30 compagnie nel 1813 , 33 ne l 1814) ; ogni reggimento possedev a poi una compagnia di Bombardiere , specialis ti incaricati d e l maneggio d e gli obici , ed i n qualche caso anche una F euerwerkscompagnie armata di razzi Con greve !
Nel 1806 venne anche istituito un Corpo Trasporti (Fuhrwesencorps ) re s pons abile della fornitura delle pariglie e dei conducenti necessari pe r la movimentazione delle batterie. Il Corpo era suddiviso in Fuh,wesencorps Artillerie-Bespanungsdivisione, forti ognuna di 77 uomini e 180 cavalli, considerati sufficienti ad equipaggiare tre batterie a piedi; le Bespanungs div isione assegnate alle "batterie da cavalleria" erano invece forti di 131 uomini e 203 ca valli , sufficienti per due batterie. Va sottolineato il fatto che, fin dopo le guerre napoleoniche, il Fuhrwe sen c orps non venne considerato pienamente militarizzato, ed i suoi componenti non erano, almeno ufficialmente, armati !
Il rapporto fra cannoni ed effettivi dell ' esercito raggiunse , al suo massimo , quello di 3 ,5 cannoni per 1000 uomini; a titolo di esempio, si riassume il complemento di batterie presenti in campo nel 1813 con 1'Armata di Boemia:
Avanguardia: 2 batterie da cavalleria da 6 libbre e due di brigata da 3 libbre. I , III e IV ArmeeAbteilung (Corpo d'Armata): ognuno 4 batterie di brigata da 6 libbre; 1 batteria da cavalleria da 6 libbre; 1 batteria di supporto da 6 libbre; 2 batterie da posizione da 12 libbre. II Armee-Abteilung: 1 batteria di brigata da 3 libbre e 3 da 6 libbre; I batteria da cavalleria da 6 libbre; 1 batteria di supporto da 6 libbre; 2 batterie da posizione da 12 libbre. Riserva d'Armata di cavalleria e di fanteria (corpo granatieri): 4 batterie di brigata da 6 libbre ; 4 batterie da cavalleria da 6 libbre; Riserva d' Artiglieria d'Armata: 1 batteria di brigata da 3 libbre; 5 batterie da cavalleria da 6 libbre; 2 batterie di supporto da 6 libbre; 4 batterie da posizione da 12 libbre e 2 da 18 libbre. Si trattava di un complesso costituito da 32 cannoni da 3 libbre , 251 da 6 libbre , 32 da 12 libbre , 8 da 18 libbre, 43 obici da 7 libbre e 4 da 10: un totale di 370 pezzi.
È in evidenza la relativa scarsità di pezzi pesanti, in confronto per esempio a russi e francesi, come lo è, di converso, l'anacronismo rappresentato dalla presenza di pezzi da 18 libbre.
Gran Bretagna
Nell'esercito britannico, i pezzi reggimentali vennero definitivamente aboliti intorno al 1800; nel 1803 la Roy al Artillery consisteva di 8 battaglioni , ognuno su 10 compagnie. Un nono battaglione venne istituito nel 1806, ed un decimo nel 1808.
In base alle necessità, alle compagnie erano assegnati cannoni, veicoli, pariglie da traino ed i relativi conducenti; l'unità così ottenuta era denominata artillery brigade, in quanto il termine "batteria" designava all'epoca una postazione e non un 'unità tattica d'artiglieria. Il complemento autorizzato per una compagnia era di 141 ufficiali e soldati.
Ogni brigata d ' artiglieria riceveva in dotazione 6 pezzi, solitamente 5 cannoni da 6 libbre ed un obice da 5 .5 pollici; a partire dal 1808, venne reintrodotto in servizio il cannone da 9 libbre, che sostituì progressivamente quello da 6 innanzitutto nelle brigate d'artiglieria a piedi, ma in seguito anche in una maggioranza di quelle della Royal Horse Artillery.
Vale la pena di notare come l'artiglieria britannica, unica fra quelle dei principali eserciti europei, non impiegas se pezzi da 12 libbre, continuando indubbiamente a considerare l'artiglieria un'arma di supporto diretto e localizzato per la fanteria, con compiti strettame nte difensivi per l'assolvimento dei quali non era necessaria la superiore gittata e potenza delle belles filles da 12; anche la progressiva adozione del cannone da 9 libbre da parte dell'artiglieria a cavallo si spiega con la postura tattica prevalentemente difensiva adottata dalle armate inglesi sotto l'influenza del prudente Wellington, postura che in tutta evidenza spinse a privilegiare la potenza di fuoco sulla mobilità , requisito quest'ultimo normalmente considerato prioritario per l ' artiglieria a cavallo.
In aggiunta ai pezzi e agli avantreni , ogni brigata a piedi comprendeva 9 cass01ù (uno per pezzo più uno di riserva per ogni "divisione" di due pezzi) , tre canette da salmerie, una forgia da campo ed una canetta con ruote di ricambio, insieme a circa 200 cavalli o muli ed un centinaio di conducenti appartenenti al Royal Corps of Artillery Drivers.
Quest'ultima specialità era stata organizzata, a partire dal 1794 , per rimpiazzare la congerie di conducenti e pariglie civili noleggiate o requisite che aveva fino a quel momento assolto, con risultati prevedibilmente deludenti, a questa importante funzione. Così come accadeva per i distaccamenti del Fuhrwesencorps austriaco, tuttavia , gli elementi del Corps of Drivers erano assegnati ad hoc alle varie batterie appiedate, non su base permanente, con tutte le disfunzioni del caso.
Diversa era invece la situazione nella prestigiosa Royal Horse Artillery: qui, i circa 120 cavalli e 60 conducenti necessari per una batteria erano incorporati nella troop come parte integrale dell'unità.
L'artiglieria a cavallo, per l'appunto, consisteva nel 1801 di 7 troops, aumentate a 12 per il 1806; l'equipaggiamento consisteva di 5 cannoni da 6 oppure (dopo il 181 O) 9 libbre ed un obice da 5 .5 pollici.
La maggioranza dei cannonieri possedeva monte individuali (qualcuno era trasportato sugli avantreni), ed il complemento della troop era di 106 ufficiali e soldati, con altrettanti cavalli, in aggiunta ovviamente ai drivers ed alle loro pariglie da traino. Ogni troop comprendeva anche 6 cassoni, 3 carrette da salmerie, una carretta con ruote di ricambio ed una forgia.
A titolo di curiosità, si ricorda che dal gennaio 1813 erano pure aggregate alla Royal Horse Artillery le due Rocket Troops di recente creazione, una delle quali combattè a Waterloo armata con pezzi da 6 libbre in aggiunta ai poco affidabili razzi Congreve.
A titolo di esempio, l' "Armata dei Paesi Bassi" al comando del Duca di Wellington comprendeva nel 1815 un totale di 19 batterie britanniche o della King 's German Legion (8), in aggiunta a quelle provvedute dai contingenti alleati. Le 9 compagnie appiedate erano annate per intero con pezzi da 9 libbre ed obici, come 6 delle 1Otroops di artiglieria a cavallo presenti in campagna; delle restanti 4 , due schieravano pezzi da 6 libbre ed obici, una pezzi da 6 e razzi, e l'ultima era equipaggiata per intero con obici da 5.5 pollici. Si arrivava ad un totale di 75 cannoni da 9 libbre, 16 da 6 libbre e 23 obici: 114 pezzi in tutto.
Francia
Avendo sofferto meno delle altre armi per l'emigrazione di ufficiali aristocratici, l'artiglieria costituiva l'elemento migliore delle prime armate repubblicane; il nucleo della vecchia artiglieria reale servì infatti con efficacia nelle prime campagne, distinguendosi per esempio a Valmy.
Nel 1791 esistevano 7 reggimenti di ai1iglieria a piedi, forti ognunodi 20 compagnie su due battaglioni, per un totale di 90 ufficiali e J207 sottufficiali e soldati; ogni reggimento possedeva un quartier generale, un deposito ed una scuola d'addestramento, ed a partire dalla fine di quello stesso anno veniva integrato in tempo di guerra con 400 complementi supplernentati.
L'arma comprendeva a quest'epoca anche compagnie di operai e genieri , benchè questi ultimi venissero in seguito distaccati per formare un corpo indipendente.
Anche i volontari e la Guardia Nazionale avevano formato le proprie unità d ' artiglieria , le quali si erano però dimostrate poco efficienti, venendo pertanto incorporate nell ' artiglieria regolare non appena il provvedimento fu politicamente accettabile, con la costituzione nel 1796 dell'8° reggimento d'artiglieria. Grazie alle riforme compiute poco tempo prima da Gribeauval, si può dunque affermare che la Repubblica, e poi l'Impero, avessero ereditato un'arma ben organizzata e generalmente assai efficiente.
Compagnie sperimentali d'artiglieria a cavallo erano state istituite già negli anni ' 70, e nel 179 J il generale Mathieu Dumas aveva formato due "batterie volanti" sul modello austriaco, con i cannonieri montati su cassoni wurst, ed equipaggiate con cannoni da 8 libbre ed obici.
Nell'aprile del 1792 vennero formate tre compagnie d'artiglieria a cavallo in ciascuna delle tre armate du Centre, du Nord e du Rhin: una compagnia in ogni armata era interamente montata, mentre le altre due continuavano ad utilizzare i veicoli tipo wurst. 11 complemento era stato reclutato fra gli artiglieri ed i granatieri di fanteria, e non possedeva pertanto grandi capacità equestri, ma si segnalò comunque ben presto per combattività, come per la sua turbolenza al di fuori del campo di battaglia !
Ogni compagnia comprendeva 4 ufficiali, 11 sottufficiali, 3 artificieri, 2 trombe, 30 cannoniers di prima classe e 30 di seconda: 80 uomini in tutto.
Il successo di queste prime compagnie fu tale che, già nel febbraio J 794, la specialità fu ingrandita fino a costituire la nuova Artillerie Légere, forte di ben 9 reggimenti su 6 compagnie ciascuno; ogni compagnia contava 4 ufficiali e 72 sottufficiali e soldati, ed era equipaggiata con 5 cannoni da 8 libbre (o da 6 libbre di preda bellica) ed un obice. Solo una minoranza dei complementi della nuova specialità era costituita da artiglieri; la maggior parte del personale proveniva dalla cavalleria, e possedeva pertanto una limitata abilità specifica, che compensava tuttavia con un sovrabbondante spirito aggressivo che, se agli inizi causò qualche disastro (come nel caso della batteria che alla battaglia di Kehl, nel 1797, rifiutò di combattere al riparo dei trinceramenti, venendo distrutta), divenne in seguito il marchio distintivo e J' atout dell'artiglieria montata dell'Impero.
Alla fine del 1799, 1'at1iglieria a cavallo venne riorganizzata ed integrata a tutti gli effetti nel1' organico dell ' arma. Per questa data, l'artiglieria francese comprendeva un comando generale
cli 226 ufficiali; 8 reggimenti a piedi su 20 co mpagnie, forti di 1888 uomini ognuno; 8 reggimenti a cavallo su 6 compagnie per 466 effettivi, poi ridotti a 6 nel 180 l; 12 compagnie di operai di 87 uomini ; ed infine , due battaglioni pontieri. N e l 1804 , la tipica compagnia d'artiglieria a piedi comprendeva 4 ufficiali, 10 sot tufficiali. due tamburi e 77 cannonieri: 93 effettivi in tutto. Nel 1800, venne finalmente militarizzato ed organizzato il treno d'artiglieria (a piedi: i conducenti dell'artiglieria a cavallo furono militari fin dall'inizio): furnno formati 8 battaglioni , su 5 compagnie di 67 effettivi; nel J 80 I le compagnie divennero 6 su 78 effettivi, ed i battaglioni salirono a 10 nel 1804, 11 nel I 805 e 13 nel 1808 ; nel 18 l O il numero dei battaglioni raddoppiò, con la formazione delle unità bis, ed un 14° battaglione fu costituito incorporando personale olandese.
La formazione del Train d'Artillerie ebbe una profonda influenza sul pensiero tattico francese: ora i cannoni non dovevano più essere sganciati dagli avantreni ai bordi del campo di battaglia e spinti in azione a mano dai cannonieri, ma potevano essere po,tati al traino fin nel cuore dell'azione. Ciò permise un uso sempre più aggressivo dell ' artiglieria, fatto di rapide avanzate, quali la celebre azione di Sénarmont a Friedland , durante la quale i suoi cannoni furono spinti avanti a più riprese mediante veloci manovre, fino ad impegnare i russi a meno di 60 metri di distanza; e non si trattava di batterie a cavallo !
"Le grandi battaglie sono vinte dall'artiglieria .'' scrisse una volta l'ex -artigliere Napoleone, ed in effetti l'imperatore non risparmiò gli sforzi tesi ad aumentare l'efficacia di quest'arma.
In ogni classe di leva , i coscritti migliori andavano all'artiglieria, le cui dimensioni crebbero dai 28.000 uomini del 1799 agli 80.000 (più 23.000 nelle batterie da costa e da fortezza) del 1813, un aumento ottenuto mediante l'aggiunta di nuove compagnie ai reggimenti esistenti piuttosto che mediante la creazione di unità interamente nuove.
La pausa nei conflitti ottenuta con la pace di Amiens fornì il destro per l ' introduzione del già citato S ystéme An Xl, che risultò in una più chiara definizione dei ruoli delle varie unità ed una corrispondente ottimizzazione dell'equipaggiamento. A partire dal 1800 al più tardi, e per tutta la durata dell'Impero , le batterie a piedi francesi furono di solito composte da 6 cannoni da 8 (e poi 6) libbre e due obici (prima da 6 pollici , poi da 24 libbre) , mentre le compagnie a cavallo ebbero 6 pezzi, tutti cannoni da 4 (e poi 6) libbre, oppure comprendenti due obici insieme a 4 cannoni.
A partire dal 1807 al più tardi , fu ottenuta completa unifonnità nel tipo di cannone presente ali 'interno di ogni compagnia, e già anni prima si era definita un'organizzazione tattica s tandard che si dimostrò molto efficiente: le batterie a piedi da 8 o 6 libbre costituivano I' artigl.ieria divisionale, in ragione di una o due per divisione; le batterie a piedi da J2 libbre rimaste alla "linea" dopo la costituzione dell'artiglieria a piedi della Guardia (qv), in ragione di una o due per Grande Unità, costituivano insieme ad un pari numero di compagnie a cavallo la riserva di Corpo d ' Armata.
A partire dal 1808 , una forte riserva d'armata fu costituita dall'artiglieria della Guardia Imperiale, mentre ogni divisione di cavalleria possedeva una propria batteria a cavallo.
Come risulta evidente, tale organizzazione soddisfaceva appieno gli opposti requisiti dj supporto diffuso, ma rapidamente conglobabile in poderose concentrazioni di pezzi atte a produrre azioni di fuoco decis i ve.
L'a rtiglieria reggimentale non aveva mai conosciuto, nell'esercito francese , il successo sperimentato presso le altre forze armate europee, ed era stata definitivamente abo lita nel 1798. La gran quantità di pezzi catturati ed obsoleti, quali i 4 libbre ritirati dal servizio di prima linea, spi nse l 'imperatore a decretarne la reintroduzione nel 1809, quando il l O battaglione di una settantina di reggimenti di fanteda dell ' armata in Germania r icevette due pezzi da 3 o 4 libbre con i relativi veicoli di servizio.
Abolita nel 1810, l'artiglieria reggimentale venne nuovamente istituita l'anno seguente, e la maggior parte dei reggimenti di fanteria impegnati nella campagna di Russia possedeva due o quattro pezzi da 3 o 4 libbre, qualche volta da 6 libbre; tale effimera organizzazione non sopravvisse alla débacle del 1812 , e le ultime campagne dell'Impero furono combattute senza artiglieria reggimentale.
La quantità di artiglieria disponibile durante l'impero fu davvero prodigiosa: nel 1805 il totale era di 4506 pezzi pesanti, 7366 da campagna, 8320 obici e 1746 mortai ! Nel 1810, all'atto dell'incorporazione nell ' Impero del Regno d ' Olanda, vennero costituiti con personale di questo paese un 9° reggimento d'artiglieria a piedi ed un 7 ° a cavallo; quest ' ultimo venne peraltro presto assorbito nel 1° e 4°.
I reggimenti di artiglieria a piedi crebbero fino a comprendere 22 compagnie, poi 26 ed infine 28 nel 1813, mentre quelli a cavallo compresi fra I e 3 acquisirono nello stesso anno una settima cornpagma.
L'artiglieria della Guardia Imperiale costituì, da parte sua, l' élite ed il vanto delle armate francesi napoleoniche. L'origine di questo corpo scelto risaliva al decreto del 2 dicembre 1799 che istituiva una compagnia di artillerie légere della Guardia Consolare, forte di 110 effettivi con 8 cannoni. L'8 marzo 1802 l'unità, che nel frattempo si era distinta alla battaglia di Marengo, fu ingrandita fino a comprendere un quartier generale e due compagnie , forti ognuna di 4 ufficiali ed 85 fra sottufficiali e soldati .
Il 3 novembre 1803 l ' artiglieria della Guardia Consolare venne riorganizzata in tre divisions, ciascuna delle quali aveva in dotazione due pezzi da 6 libbre (di preda bellica), due da 12 libbre, due obici e 20 veicoli.
Il 15 aprile 1806 l'unità di venne il reggimento d' Artillerie à Cheval de la Garde Imperiale , forte di tre squadroni di due compagnie ciascuno, confermando così, anche nell'equipaggiamento , l'ormai completata conversione ad artiglieria montata tout court: ogni compagnia venne infatti dapprima equipaggiata con 4 cannoni da 4 libbre e due obici, ma entrambi i pezzi furono quasi subito sostituiti da un complemento di soli cannoni da 6 libbre, dapprima austriaci, russi o prussiani catturati , in seguito modello An XI. Questo equipaggiamento fu mantenuto sino alla fine dell'Impero, e solo occasionalmente due dei cannoni vennero sostituiti in qualche compagnia con obici da 24 libbre.
Il 12 aprile 1808 vide la nascita del Reggimento d'Artiglieria a Piedi della Guardia, su 6 compagnie più una di pontieri; nel co n tempo , l'Artiglieria a Cavallo veniva ridotta a due squadroni su due compagnie.
Ogni compagnia a piedi comprendeva 4 ufficiali, 10 sottufficiali, 2 tamburi, 4 artificieri e 68 cannoniers; tre altre compagnie, designate come Jeune Garde, vennero aggiunte nel giugno 1809, forti di 140 effettivi . Il numero di queste venne in più riprese aumentato, finchè alJa metà del 1813 le compagnie di Giovane Guardia erano diventate 16.
Nel contempo, anche il reggimento d'artiglieria a cavallo ritornò ad una forza di tre squadroni, ed alla fine dello stesso 1813 venne formata una settima compagnia, designata Jeune Garde.
L'artiglieria a piedi della Guardia divenne ben presto , a tutti gli effetti, la Riserva d'Artiglieria d'armata; le 6 compagnie originali furono da subito equip aggiate con cannoni da 12 libbre: 4 per compagnia nel 1809, 8 entro il 1812; in qualche caso, in quest ' ultimo periodo si ebbero invece 6 pezzi da 12 libbre e due obici da 24.
Le compagnie della Giovane Guardia furono invece sempre equipaggiate come le batterie a piedi di linea, con 6 cannoni da 6 libbre e due obici da 24.
Il numero di can noni in dotazione all'Artiglieria della Guardia aumentò costantemente nel corso degli anni: dai 12 pezzi del 1805 si passò ai 96 del 1811 (24 a cavallo e 72 a piedi) , poi ai 120 del marzo 1813 per finire ai 196 dell ' aprile di quello stesso anno (36 a cavallo, 32 di riserva,
128 con le divisioni di fanteria della Guardia).
Per la campagna del 1815 vennero create 4 compagnie a cavallo e 6 a piedi ; una compagnia della Giovane Guardia venne formata il 28 maggio , ma non si riuscì ad organizzarla in tempo per partecipare alla campagna.
Infine, la Guardia ebbe anche il suo treno: la Guardia Consolare aveva infatti istituito 1' 8 settembre 1800 una compagnia di Train d ' Artille rie; una seconda venne formata nel giugno 1802, e le unità divennero 4 nel novembre 1803. Nell'april e 1806 venne formalmente costituito il Battaglione del Treno d ' Artiglieria della Guardia, s u sei compagnie.
Alla fine del 1807 venne formato un bataillon bis , poi trasferito alla Linea l ' anno seguente , mentre all ' unità originale venivano aggiunte tre nuove compagnie nell'ottobre 1809.
Nel febbraio 1813 l ' unità fu riorganizzata come reggimento su tre battaglioni di quattro compagnie; un quarto battaglione, formato nel marzo 1813 , divenne nell'aprile il 1° battaglione di un nuovo 2° reggimento.
Nel 1815 il Treno della Guardia comprendeva nove compagnie, una delle quali designata Giovane Guardia.
Prussia
All'inizio delle guerre della Rivoluzione, l'artiglieria prussiana era organizzata in base al regolamento del 1792, con gran parte quindi dei pezzi decentrati quali cannoni reggimentali presso le unità di fanteria, in ragione di un pezzo da 3 o da 6 libbre per battaglione. È necessario sottolineare che esisteva tuttavia anche una forte componente di artiglieria strutturatata autonomamente in batterie organiche , per un totale di quattro reggimenti a piedi ed uno a cavallo , ognuno su 10 compagnie.Nell'esercito prussiano non esisteva una componente di treno d'artiglieria individuata come tale, pertanto il personale al servizio delle batterie era composto per intero da "cannonieri": 243 effettivi per le batterie a piedi, 215 per quelle a cavallo.
Fra il 1792 ed il 1807 , tanto le unità a piedi quanto quelJe a cavallo schieravano otto pezzi: le prime, 6 cannoni da 6 libbre e due obici da7, oppure sei cannoni da 12 libbre e due obici da 10; le seconde, invariabilmente sei cannoni da 6 libbre e due obici da 7.
Dopo la katastrophe del 1806-7, 1'artiglieria venne completamente riorganizzata come del resto tutte le componenti dell'esercito prussiano.
L'artiglieria reggimentale venne abolita perchè considerata un impedimento alla manovra , piuttosto che per l'esigenza di concentrarla; in base alla nuova struttura organizzativa, ogni brigata di fanteria, unità fondamentale del nuovo esercito ed equivalente da un punto di vista numerico alla divisione francese ,aveva organicamente in dotazione due batterie, mentre altre si prevedeva di mantenere a livello di Corpo.
All'apertura della campagna del 1813 , alla metà di marzo , l'esercito prussiano disponeva io tutto di 213 pezzi da campagna, e la maggioranza deJle brigate di fanteria era dotata di una batteria a piedi ed una a cavallo; ma già durante l'estate la tendenza fu quella di mantenere con le brigate una sola batteria a piedi da 6 libbre , e concentrare il rimanente a livello di Corpo. Alla fine di agosto, le armate prussiane schieravano ormai 400 cannoni in 50 compagnie: 38 a piedi (30 da 6 libbre, 6 da 12 libbre, una da 3 libbre ed una di obici) e 12 a cavallo da 6 libbre, più una tredicesima con il Lutzowisches Freikorps.
Le batterie a cavallo erano equipaggiate con 6 cannoni da 6 libbre e due obici da 7 , o l tre a 6 cassoni , due carrette ed una forgia da campo; le compagnie a piedi da 6 libbre avevano in dotazione g l i stessi materiali, ma solamente 4 cassoni; infine , le compagnie da 12 libbre schier avano 6 cannoni e due obici da 10, 10 cas soni , due carrette etc
La singola batteria a piedi da 3 libbre esistente all ' inizio della Befreiungskrieg era equipag-
giata, a parte che per il calibro dei cannoni, come una compagnia a piedi da 6 libbre, mentre la batteria speciaJe interamente composta di obici contava 8 pezzi da 7 libbre, l 2 cassoni , due carrette etc.; le compagnie obici approntate per la campagna del 1815 furono invece ben cinque. Il complemento di una batteria a cavallo era di 155 effettivi, quello di una a piedi da 6 libbre di 138,da 12 libbredi203.
Russia
Durante le guerre della Rivoluzione , ed in particolare nel 1799 in Italia, l'artiglieria ru ssa non si era distinta per efficienza, dimo strandosi poco mobile e nel co ntempo oberata da una massa di pezzi troppo leggeri ed i nefficad .
Come primo passo, per il 1805 al più tardi un complesso interamente nuovo di materiali venne distribuito alle unità da campagna, consistente di cannoni da 6 e 12 libbre e di licornes da 3, 10 e 20 libbre; il licorne, o " unicorno " - così chiamato dalla forma delle decorazioni presenti sui prototipi - era una sorta di obice ibrido, con una canna pjù lunga e quindi con maggiore gittata e traiettoria più tesa rispetto agli obici comuni.
Conosciuto come Sistema del 1805 od anche Sistema Shuvalov, dal nome del riformatore, il nuovo materiale incorporava le più recenti innovazioni nel campo dell'artiglieria , e fornì ottima prova.
l nuovi pezzi furono impiegati per la prima volta ad Austerlitz, dove l'artiglieria s i distinse solo per la sua scarsa efficacia; la commissione successivamente istituita al fine di indagare sulle cause di tale inefficienza arrivò a determinare gravi manchevolezze nell'organi zzaz ione e nel1' impiego dell'artiglieria, ma nessun difetto nei pezzi stessi. Solo il licorne da 3 libbre, che era stato distribuito come pezzo reggimentale nella misura di uno per battaglione , si era rivelato troppo leggero ; con l'abolizione dell'artiglieria reggimentale , esso venne pertanto ritirato dal servizio, e l'ultima battaglia nella quale fu impiegato fu quella di Friedland nel 1807.
Nel 1808-1 O I' artiglieri a russa fu completamente riorganizzata; abolita l'artiglieria reggimentale , vi erano ora tre tipi di batteria: "da posizione" o pesante, con 8 pezzi da 12 libbre e 4 licornes da 20; "leggera", con 8 cannoni da 6 libbre e 4 licornes da 10; ed infine a cavallo, con 12 pezzi da 6 libbre. Le batterie pesanti avevano un complemento di 240 effettivi ed erano provviste di 36 cassoni, 3 per pezzo; quelle leggere erano servite da 160 aitiglieri con 24 cassoni, 2 per pezzo, organizzazione condivisa con le batterie a cavallo.
Nel 1808 vi erano in tutto 139 batterie con 1550 pezzi, aumentate a 161 con 1699 pezzi nel 1812; di queste 161 compagnie, 44 erano pesanti , 58 leggere e 22 a cavai lo , mentre le rimanenti erano unità da assedio o deposito.
In aggiunta, esistevano 4 batterie a cavallo, 2 leggere e 2 pesanti deUa Guardia , oltre ad un certo numero di batterie (forse da 3 libbre) incorporate in alcune pulks di cosacchi: I' "Artiglieria a Cavallo del Don" (sic) (9) schierò a Friedland 12 cannoni, mentre a Lipsia erano presenti 12 cannoni "cosacchi"
Nel 1811-12, le batterie da campagna vennero in gran parte organizzate in 27 ''brigate" , costituite ognuna da due batterie leggere ed una pesante; ogni divisione di fanteria ebbe assegnata una brigata d'artiglieria , mentre altre venivano trattenute a livello di Corpo d'Armata con funzioni di ri serva, s pesso integrate da batterie supplementari, di so lito pesanti , non comprese nell 'organizzazione per brigate, e da compagnie a cavallo. Altre batterie montate venivano assegnate alla cavalleria, in ragione di una per divisione. La massa di cannoni così messa in campo risultava davvero impressionante: un piccolo Corpo russo su due magre divisioni poteva, nel 1813 , arrivare a mettere in campo anche 9 batterie, cioè 108 cannoni: come dire 6 o più ogni 1000 uomini , ben al di là del l'obiettivo di 5 per 1000 uomini sempre inseguito e mai raggiunto da Napoleone.
MANOVRARE L'ARTJGLIERJA
Le tattiche a livello di batteria
I manuali,ed in generale la letteratura "tecnica" dell 'epoca sono estremamente parchi di dettagli 1iguardo questo soggetto. I regolamenti tendono, per parte loro, a limitarsi ad elencare i compiti di ogni componente del complemento di una batte1ia; non è stato pertanto possibile trovare maggiori particolaii di quelli contenuti, per esempio, nel manualetto intitolato Manoeuvres des batteries de campagne pour I' Artillerie de la Garde lmpériale, testo francese contemporaneo che fornisce le stesse precisazioni su lle operazioni di una batteria che si possono trovare in tante opere simili.
Riguardo i cassoni, per esempio, troviamo l'affermazione che otto di essi, ovvero uno per pezzo, manovravano se mpre congiuntamente con gli avantreni, mentre gli altri cassoni eventualmente presenti costituivano la ri serva, e venivano tenuti un po ' più indietro fino al momento di entrare in azione; un sottufficiale veterano, designato garde d ' aniflerie, aveva la responsab ilità di questi ultimi veicoli.
Le manovre dei cassoni stessi, come degli avantreni e degli a ltri veicoli, erano comunque dirette dall'ufficiale al comando della compagnia del Treno facente parte dell ' unità, in base agli ordini ricevuti dal comandante di batteria.
Le batterie francesi, come del re sto quelle di tutti gli altri eserciti europei, e rano invariabilmente divise in sez ioni di due pezzi con i ri s pett ivi cassoni, ognuna delle quali al comando di un ufficiale o, mancando ques to , di un s ottufficiale anziano; ogni cannone od obice era a sua volta sotto la respon sa bil i tà di un capopezzo rappresentato da un so ttufficiale , e d ogni cassone, o al peggio il complesso dei cassoni di ogni pezzo , era affidato ad un ai·tificiere.
La batteria francese poteva anche essere divisa, anzichè in sezioni , in due demi-batteries di tre o quattro pezzi, ma si trattava di un'opzione del tutto teorica, e raramente o mai usata.
La prima sezione di una batteria era comandata daJI ' ufficiale di grado più elevato fra quelli presenti, mentre quello di grado od anzianità immediatamente inferiore era responsabile per l'altra sezione d 'ala , terza o quarta che fosse.
Quando apriva il fuoco , una batteria francese lo faceva generalmente per sezioni e da destra verso s inistra, guardando il nemico; se il fuoco veniva eseguito in modo controllato, come durante un bombardamento di lunga durata a distan za medio-lunga, le pause fra il fuoco di una sezione e quello della successiva erano calcolate in modo tale che almeno una sezio ne fosse se mpre con i pez zi carichi, per poter reagire a qual siasi emergenza. Ciò s ignificava che, in una batteria da otto pezz i per esempio, una sezione spai·asse almeno dieci seco ndi dopo quella precedente , in modo che quando la quarta sezione avesse sparato, la prima avesse ormai avuto i pezzi nuovamente carichi.
Quando invece il controllo centralizzato da parte del comandante di batteria non fos se stato praticabile , a causa della visibilità o del contesto tattico (come nel caso di una delle "cari c he d 'artiglieria" tanto care ai francesi), ci s i affidava allora al fuoco indipendente pe r sezioni; in questo caso , era cura dell ' ufficiale o del sottufficiale al comando di og ni sez ione assicurarsi che i due pez zi sparassero ad alterna n za, in modo che ve ne fosse sempre uno carico.
Quando la batteria manovrava, i serve nti marciavano in fila indiana ai lati del loro cannone, mentre nell ' aitiglieria a cava lJ o essi cavalcavano, in due ranghi , dietro di esso.
La velocità di movimento delJ'a11iglieria è un altro interessante soggetto s ul quale i dati dispo nibili sono molto scarsi. Una fo nte, attendibile ma non contemporanea (10), fornisce i ratei di movimento per l'artiglieria a cavallo francese: 86 metri al minuto al passo, 190 al trotto (la velocità di manovra normale) e ben 370 al galoppo; l'abbondante e ben docum e ntata le tteratura
disponibile su quest"argomento riguardo alla Guerra Civile Americana ( 11 ). che vide I"impiego di materiali comparabili, tende a confermare questi dati,come anche il fatto che l'artiglieria montata, se necessario, poteva effettivamente manovrare per brevi periodi al galoppo.
Di contro, non so no noti all'aULore dati precisi sul rateo di manovra dell'artiglieria a piedi; tuttavia, tutti i manuali ed i trattati contemporanei concordano. esplicitamente od imp li citamente, sul fatto che l'artigli er ia a piedi potesse manovrare di concerto con la fanteria: ciò implicherebbe un rateo di movimento minirno intorno ai 75 - 80 metri al minuto almeno.
Per brevi s postamenti, in particolar modo durante un ripiegamento affrettato, era di uso comune la "prolunga" (prolongue). una se ri e di funi, lunghe circa 18 metri, che collegavano il cannone al l'avantreno o, talvolta, a quattro-sei cavalli cli rettamente; questo accorgimento pennette va di aprire il fuoco e di muoversi subito dopo senza dover agganciare i peai agli avantreni e quindi sga nciarli nuovamente neJlo spazio di pochi metri. Per spostamenti ancora più brevi, e per riportare il cannone in batteria dopo lo sparo, si utilizzavano pro] unghe più corte (bricoles) manovrate dai serventi, sovente con l'aiuto di soldati di fanteria che venivano distaccati presso le batterie al fine di fomfre braccia supplementari.
È interessante notare, per quanto attiene alla mobilità dell'artiglieria, che lo stesso Escalle afferma che un convoglio di batterie poteva compiere, su buone strade cd al di fuori del campo di battaglia, una marcia giornaliera dj oltre 13 chilometri senza forzare il passo: al riguardo, egli cita anche Gassendi (12), il quale affermava che, su strada, un convoglio d'artiglieria poteva coprire 1500 tese (circa 3 chilometri) all'ora se nza affaticare g li animali da traino.
1n realtà, le distan ze coperte in ogni marcia giornaliera, specie dal! 'artiglieria francese, appaiono spesso superiori: ciò è s uffragato dall"affcrmazione de ll o stesso autore in base alla quale, su terreno piano, un cavallo poteva trasportare il proprio cavaliere (75 kg.) e trainare un peso di 750 livres (circa 315 kg.) per 31-32 chilometri al giorno, assumendo che fosse alimentato adeguatamente, oppure trainare per la stessa distanta un carico di 1500 /ilres (630 kg.); un terreno meno favorevole o le condizioni della strada potevano ridurre anche ad un quarto la capacità di traino ( 13).
Èindubbio, comunque, che l 'artiglieria napoleoni ca fosse di norma perfettamente in grado di mantenere il passo del resto dell'armata: la marcia giornaliera media era compresa, nella pratica, fra i 17 ed i 23 chilometri, ma in un 'emergenza, nell'arco di 24 ore rartiglieria francese riuscì a coprire anche 70-80 chilometri! Corsi d'acqua aventi una profondità non superiore ai 120-130 cm. potevano essere guadati se nza difficoltà, mentre fiumi di maggiori dimensioni venivano attraversati trasportando i materiali s u zattere improvvisate; rabbondante manodopera e la ricca dotazione di utensili rendeva infatti la batteria napoleonica in grado di intraprendere autonomamente molti compiti, fra i quali allargare o migliorare il fondo di una strada, demolire ostacoli ed ostruzioni o costruire posizioni di fuoco fortificate.
La tavola 20 I riporta la ripartizione teorica dei carichi al traino per i materiali Sysréme Gribeauval:
Tavola 201: distribuzione del carico, Sistema Gribeauval
Mareriafe
Cannone da 12 libbre
cannone da 8 libbre
cannone da 4 libbre
obice da 6.4 pollici
cassone da 12 libbre
cassone da 8 libbre
cassone da 4 libbre
cassone da obice
Carico per cavaffv (kg.)
Nella pratica operativa francese , i cassoni venivano disposti alle spalle dei cannoni, a 54 passi (36 metri) da essi; le monte degli artigljeri (nelle batterie a cavallo) ed i cavalli degli avantreni si trovavano fra i cassoni ed i cannonj, mentre le pmiglie addette al traino dei cassoni stess i venivano disposte alle spa l le di questi.
Quando erano dispiegate per il combattimento, le batterie si di s ponevano a non meno di 54 passi l'una dall'altra , in base ai regolamenti almeno; una batteria in ordine di marcia poteva occ upare dai 200 agli oltre 900 metri di strada, a seconda del numero di pezzi. cassoni ed altri veicoli in dotazione all'unità.
LA FILOSOFIA D'IMPIEGO DELL'ARTIGLIERIA NELLE DIVERSE FONTI
Ad onta dei diversi manuali e regolamenti d'rutiglieria pervenutici. esiste in realtà pochissimo materiale contemporaneo relativo alla filosofia d'impiego di quest'arma, materiale per giunta disseminato fra una pletora di fonti più o meno contemporanee ed affidabili: memorie. manu al i, opere di critica storica militare. Per questo motivo, le considerazioni che seguono devono essere considerate come il frutto di un 'analisi critica operata su una moltitudine di affermazioni e teori e disparate, s pesso in contrasto fra loro. Le fonti più importanti ed affidabili sono citate in Bibliografia (14). L a maggior parte dei testi esaminati, per esempio. pare concordare sull 'opporlunità di manovrare i pezzi mediante prolunga od a mano quando a breve distanza dal nemico o sotto tiro dell'arti g l ieria di q uesto. provvi sto che si trattasse di brevi spostamenti e la natura del terreno lo permettesse; evidentemente, questo metodo era reputato il più rapido su ll e brevi distanze, epossedeva inoltre il merito addizionale di permettere ai cann onieri di non allontanarsi molto dalle posizioni assunte durante la sequenza di fuoco. Non era da trascurarsi , poi, il vantaggio rappresen t a t o dal non esporre al fuoco avversario l ' ottimo bersaglio costituito da una batteria al traino.
C on pari unanimità viene anche ricordata la necessità di mantenere una stretta coordinazione con le unità di fanteria ed artiglieria con le quali 1' artiglieria operava: l 'asse nza di questo concerto avrebbe generato confusione, e probabilmente lo spazio necessario al dispiegamento delle batte1ie si sarebbe rivelato insufficiente nel momento meno indicato. A questo proposito, è interessante notare come l a totalità delle fonti considerino lo spazio occupato da un singolo pezzo dispiegato per l 'azione come equivalente a quello necessario al più piccolo elemento di manovra di un battaglione di fanteria, cioè a un peloton: da 10 a 15 metri a seconda degli eserciti e dei periodi.
Un altro punto sul qua le tutti gli autori sembrano concordare è sulla necessità di mantenere una certa distanza fra i pezzi di una batteria, per minimizzare le perdite ed anche per rendere fluida ed ord in ata ogni manovra di attracco o disattracco dagli avantreni; questa distanza varia pa recchi o fra autore ed autore, ma non è mai inferiore ai dieci passi, circa sette metri.
l trattat isti francesi in particolare insistono anche sulla necessità di non schierare mai i pezzi in Linea di fronte, ma sempre con un andamento a "de nte di sega irregolare", per limitare gli effetti di eventuale fuoco d'infilata (tavola 202).
Appare piena di buon senso anche la regola di posizionare le artiglierie, quando praticabile, solo in1mediatamente prima di aprire il fuoco: ciò era reso possibile dalla buona mobilità posseduta ormai dal le batterie dell'epoca , e conferiva il doppio vantaggio di poter mantenere i cannoni in posizioni riparate dall'offesa nemica fino a ll 'ultimo istante, lasciando nel contempo l'avversari o nell'incerte zza su l tempo e sul luo go della loro entrata in azione.
Collegata a questo concetto appare anche l'opinione. quasi universale. che afferma l'opportunità d i mantenere un'aliquota d'artigl ieria in ,iserva nascostamente al nemico, non solo per i mot i vi già espressi , ma anche per poter usufrn ire, all'alto del suo impi ego, del moltiplicatore di forze rappresentato dall'effetto sorpresa; non s i dimentichi, a questo proposito, l'effetto psicol ogico pa11icolarme nte prepotente posseduto da quest'arma.
Un'altra necessità riconosciuta era quella di concentrare l'artiglieria in numero sufficiente per ottenere risultati decisivi con la propria azione di fuoco; inoltre, senza voler negare l'importanza del supporto da parte delle altre armi, un concentramento di batterie (grande batterie) sviluppava un tale vo lum e di fuoco da renderlo in larga misura capace di provvedere a utonomamente a ll a propria autodifesa.
La maggioranza degli autori sotto lin ea poi i benefici derivanti, in particolare, dall ' integrazione fra cavalleria pesante ed artigli eria a cavallo; appaiono invece superate alcune opinioni, quale quella espressa dal De Moria secondo il quale l'artiglieria assegnata alla cavall er ia avrebbe dovuto schierarsi in posizioni inaccessibili alla cavalleria nemica; ciò è in contrasto con la prassi vigente per la fine delle guerre napoleoniche, secondo la quale l'artiglieria era spe ndibil e, nel senso che l'ottenimento di un obbiettivo tattico importante poteva giustificarne un uso tanto agg ressivo da causare la perdita delle batterie. Se ciò avveruva tuttavia a missione ultimata, g li autori pi ù "progressisti" ritennero la perdita in sè ininfluente: per parafrasare una bella espressione del Griois , a quel punto /' artiglieria ha largamente pagato per sè stessa.".
Gode di larga popolarità, in quegli anni , anche il dibattito su ll e posizioni ritenute miglimi per il piazzamento delle at1iglierie. Tutti concordano, piuttosto ovviamente, sui va ntaggi derivanti dall'occupare postazioni che permettano il fuoco di infilata, od almeno obliquo: ciò aumenta infatti la letalità di ogni proiettile mass imi zza ndo la profondità del bersaglio che viene colpito, e quanto detto è particolarmente vero nei riguardi della cavalleria, contro la quale è sempre desiderabile riuscire ad effettuare fuoco fianchegg iante , anche per diminuirne la capacità di reaz ione con il costrin gerla ad una più o meno lunga co n versio ne per poter contrattaccare
In ogni caso, tutti concordano sugli effetti devastanti di un co lp o a palla su l fianco di una formazione densa: un proiettile pieno poteva causare al più due o tre morti all a compagnia di fanteria che lo ricevesse fro n talmente, mentre vi sono molti casi documentati di una singo l a palla che, colpendo sul fianco lo stesso bersaglio, causava invece 10, 15 od anche 22 perdite (15).
Esiste un completo accordo fra le varie fonti anche nello sconsigliare il piazzame nto delle artiglierie di fronte alla linea di battaglia oppu re all e s palle di essa, ovviamente su terreno più elevato: nel primo caso, si riteneva correttamente che la massa di cannoni, cava ll i e veicoli che costi tui vano una o più batterie ostacolasse ro gravemente il movimento e la manovra di fanteria e cavalleria, oltre ad aumentare la densità de ll a linea come bersaglio.
Se invece l'artiglieria si trovava diet ro ed al di sopra della fanteria o della cavall eria, essa tormentava queste ultime con il fr agore c he produceva , rischiando anche di co lpirl e con i residui d elle proprie scariche, guaii gli stoppacci, oppure con tiri corti; inoltre, da siffatta posizione non poteva , ovviamente, far e uso del s uo munizionamento più efficace, cioè la mitraglia, che poteva essere impiegata esclusivamente a tiro teso e con un campo di fuoco del tutto sgo mbro . L e posizioni divengono in vece molto più variate quando la discussione verte su l diverso impiego dei var i tipi di pezzi: il D e Moria, per esempio, sostiene un a posizione ormai a nacro nistica (eg li sc rive ne l 1816) quando consig li a di schierare fin dall'inizio i pe zzi più pesanti , per coprire le probabili direttrici d'attacco nemiche nel caso di una battaglia difensiva, oppur e per fare lo stesso con le proprie nel caso opposto, riservando all'arti gli eria più l eggera l'accompagnamento delle p roprie manovre offensive. L ' uso offe nsivo de i pezzi p esanti cos titui va invece uno dei cardini dell'innovativo schema tattico napoleo ni co, c he aveva regalato tanti successi a ll e armate francesi nei quindici a nni precedenti. In base ad esso, erano proprio i 12 libbre della Guardia a sostenere lo sfo r zo offensivo principale: dopo il fuoco di pre parazione, esegui to com unqu e a distanze possibilmente non più che medie (400 -600 metri), i cann o ni ven ivano sove nte portati avanti in s ieme alle fanterie per appogg i a rn e l'attacco con i l fuoco a mitraglia fino a ll 'ultimo m om e nto util e; le batterie a cavallo, da p a rte loro, fon ni vano ovviamente un supporto ancora più ravvicinato ed "i ndi viduale" alle si n gole unità impegn ate n e ll 'attacco .
Altri pezzi pesanti costituivano sempre la riserva, per costituire un'arma capace dj intervenire con peso decisivo dove e quando necessario, mentre il De Moria consiglia invece di costituire la riserva solo con pezzi leggeri. mobili ma inerentemente poco efficaci. Anche dove co nsiglia dj proteggere con opere campali almeno una parte delle batterie più pesanti, il trattatista spagnolo si dimostra antiquato, confermando la sua visione di un ruolo puramente difensivo e statico per i pezzi più potenti a disposizione di un'aimata.
La sua idea c he i pezzi pesanti dovessero essere utilizzati in questa maniera, per non impedire la manovra, non è suffragata dagli avvenimenti, e dagli exploits, verificatisi durante la seconda parte almeno delle guerre napoleoniche: una capacità di manovra almeno decente di tutti i pezzi costituì infatti l' atout dell'artiglieria francese dal 1805, al più tardi, in avanti.
L'accordo fra i commentatori ritorna invece ad essere totale laddove nessu no di essi si stanca di riaffermare la necessità che, per costituire un fattore decisjvo, l'artiglieria dovesse essere impiegata in massa. e possibilmente con campi di tiro incrociati fra le var ie batterie o "gra ndi batterie". per aumentare al massimo il potere offensivo e difensivo di queste.
Anche s ulla necessità di utilizzare oculatamente le riserve di munizioni vi è completa concordanza: benchè queste fossero, come si è ricordato. di entità non trascurabile, una battetia che avesse fatto fuoco indiscriminatamente su ogni bersaglio possibile le avrebbe potute esaurire in un tempo compreso fra poco meno di un'ora e quasi due, a seconda del numero di co lpi in dotazione. Ciò conferma quanto già si è ricordato riguardo la cadenza di tiro reale della batteria napoleonica: '·La prima fra tutte le regole per il servizio dell'artiglieria è di econom izzare l'artiglieria per i momenti decisÌvi ed essenziali" (J 6). Non vi è dubbio sul fatto che una batteria che fosse rimasta priva di munizioni non sarebbe più stata di alcuna utilità, divenendo incapace non solo di fornire appoggio alla fanteria ed alla cavalleria ma perfino di difendere sè stessa.
È anche interessante notare quanto il De Moria ha da dire riguardo le distanze d ' ingaggio ed il relativo munizionamento; le sue conclusioni appaiono come una sorta di mediazione fra le tattiche d'artiglieria aggressive alla francese, che avevano senza dubbio lasciato sui co ntem poranei un'impressione duratura. e quelle più prudentemente difensive praticate dall'artiglieria britannica, che avendo operato di concerto con gli eserciti spagnoli durante i sei lunghi anni della Guerra Peninsulare, aveva anch'essa lasciato il suo retaggio.
Il commentatore spagnolo esordisce sconsigl iando dì aprire il fuoco ad una distanza supe1iore alle 450 tese (900 metri) dal nemico: il tiro a distanze più elevate era considerato uno spreco di munizioni, ed era comunque difficile osservarne con sicu rezza gli eventuali effetti.
Fra le 450 e le 250 tese (900-500 metri), De Moria consiglia il fuoco a palla con una cadenza piuttosto lenta, da ridursi ulteriormente se il bersaglio non è costituito da colonne.
Fra le 250 e le 130 tese (500 -260 metri), si doveva invece impiegare mitraglia pesante, eccetto quando esisteva la possibilità di effettuare tiro d'infilata od il bersaglio fosse stato costituito da colonne: in questi casi, si riteneva preferibile s parare a palla alla massima velocità possibile.
Al di sotto delle 130 tese, infine, si doveva utilizzare mitraglia leggera. da sostituirsi con la palla so lo nel caso in cui si potesse ottenere un'infilata perfetta oppure se truppe amiche si trovavano molto vicine a lla linea di tiro. Quale che fosse il munizionamento impiegato , a questa distanza il rateo di fuoco doveva essere "precipite".
È da notarsi anche che il De Moria consiglia, nel caso si fosse rimasti privi di scatol e a mitrag lia , di continuare a sparare a palla, presumibilmente alla massima velocità, finchè il nemico non fosse giunto a 90 tese ( 180 metri) dalla batteria; a questo punto, si sare bbero dovuti impiegare invece sacchetti riempiti di palle da moschetto.
Infine, gli obici: qui De Moria afferma che questi pezzi avrebbero dovuto inizia re il fu oco alla distanza di 600 tese ( 1200 metri), posto che il nemico stesse manovrando. e che la mitraglia non dovesse essere impiegata se non a distanze inferiori alle 150 tese (300 metri) Dati gl i inerenti
limiti delle spo lette (a tempo) dell'epoca, che non permettevano a tutti gli effetti pratici il tiro a granata (o shrapnel) al di sotto dei 700 metri, risulta difficile cap ire come si intendeva che gli obici operassero fra i 300 e, per l'appunto, i 700 metri . Risulta di particolare interesse anche quanto il De Moria ha da dire riguardo la scelta dei bersagli; egli esordisce infatti con parole che rieccheggiano quelle pronunciate da Napoleone stesso, da Wellington e quant'altri: "li bersaglio principale dell'artiglieria è costituito dalle truppe nemiche e non dalla sua artiglieria ( 17). fl fuoco di controbatteria è ritenuto, correttamente, solo " uno spreco di munizioni .'' che "tenta invano di raggiungere il suo obbiettivo. Anche se il fuoco di controbatteria avesse successo, che cosa otterrebbe se le forze del nemico hanno (nel frattempo) sopraffatto le vostre ? ''.
Il fuoco di controbatteria era infatti attivamente scoragg iato in tutti gli eserciti dell'epoca, e veniva riservato solo ai casi in cui si rendeva assolutame nte necessario praticarlo a difesa delle proprie truppe, oppure se nessun altro bersaglio si presentava a parte le batterie avversarie. Il "Duca di Ferro'· proibì infatti espressame nt e tale pratica , come del resto fecero ripetutamente Napoleone ed i suoi marescialli.
Anche il Ko sciusko, nel suo Regolamento per l'artiglieria a cavallo scr itto nel I 800 (18), afferma che ''L'uso dell'artiglieria in battaglia non è contro /'artiglieria del nemico, poichè si tratterebbe di uno spreco di polvere, ma contro la linea di battaglia del nemico in una direzione diagonale che la rende distruttiva ali ' estremo.".
Amò di conclu sione, ricordiamo che proprio il De Moria afferma che" .il principale ed unico obbiettivo dell ' artif(lieria in battaglia è la protezione delle truppe. l'appoggio alle manovre ed agli attacchi di queste , e la distru zione degli ostacoli che si co111rappongono loro.". Appare invece piuttosto discutibile il consiglio di schierare dei can noni alla testa(!) delle colonne di fanteria attaccanti. per ammorbidire l'avversario immediatamente prima dell'assalto di fanteria: quale effetto questa disposizione potesse avere sulla rapidità di manovra e sull'impeto delle colonn e stesse è facile da immaginarsi.
B enchè pubblicati ben al di fuori del periodo in esame, tanto il Madras Artil/e,y Manu al del 1848 , quanto l ' U.S. Army Handbook ofArtiller_r del 1860 contengo no . come si vedrà, molti elementi utili ai fini dj quest'analisi.
I materiali il cui impiego veniva trattato non erano infatti molto differenti da quelli in uso durante le gue1Te napoleoniche, come del resto, almeno in teoria, le formazioni delle truppe cui i cannoni dovevano opporsi.
Ambedue i testi confermano, fra l 'a ltro. la necessità che i cannoni non operassero se non almeno a livello di sezione (due pezzi), mai singolam1ente, e riaffermano l ' inuti l ità del fuoco di controbatteria. A que sto proposito , l' U.S. Army Handbook recita esplicitamente che quest'ultimo avrebbe dovuto essere impiegato solo " quando le truppe nemiche sono ben riparate ed i suoi cannon i esposti, od il fuoco di questi è molto distruttivo. Il Loro (dei propri cannoni, n.d.a.).fiwco deve principalmente essere diretto contro colonne d'attacco, e masse, o su posizioni che si intende prendere d'assalto.".
Anche il cruciale argomento della conservazione delle munizioni è ripreso con accenti simili: I' Handbook afferma infatti che" le muni::,ioni vanno sempre attentamente risparmiate, in particolare al/' indo di un ·azione, poichè la scarsità di esse alla fine (dell'azione) può decidere la sorte della giornata; esse devono anche essere urili::,zate con parsimonia in schermaglie e scontri min ori, .specialmente se ci si trova distanti dai rifornimenti ".
Le riserve d ' arti g lieria . da parte loro , avrebbero dovuto essere impiegate ... "quando un particolare punto della lin ea abbisogna di ulteriore appoggio. una posizione favorevole deve essere ca tturata , è stata fatta dal nemico un 'impressione sulla linea, un movimento di avanzata o di ritirata è con templato, o quando deve essere compiuto un attacco determinato su di esso (sul ne -
mico, n.d.a.) , allora la riserva de ve avanz are e prendere parte all'az ione; ed è della massima importanza che ciò venga fatto quanto più rapidamente le circostanze permettano."
Le riserve d'artiglieria dovevano pertanto essere schierate" indietro con la s e conda linea , al di fuori della zona battuta dal fuoco, ed esposze il meno possibile in base alle circos tan ze, ma sempre in posiz ione tale da avere pronto accesso a/fronte od alle retrovie".
Ad ulteriore conferma dell'appartenenza dell' Handbook alla cultura militare napoleonica, è presente un interessante paragrafo dedicato all'utilizzo dell'artiglieria in congiunzione con il quadrato di fanteria, nella circostanza di un attacco da parte di cavalleria nemica: " i cannoni dovrebbero essere pia zzati al di fuori degli angoli del quadrato, i cavalli degli avantreni etc. all'interno. Nel caso che i s erventi venissero costretti ad abbandonare i pe zz i, essi si rifugeranno nel quadrato, dopo aver scaricato i pe zz i (facendo fuoco, n.d.a.) ed aver preso con sé i calcatoi ed il resto dell'equipaggiamento; il momento che il nemico si sarà ritirato, essi ricominceranno il fuoco. Supponendo che la fanteria sia schierata in quadrati di reggimento scaglionati, e che il tempo a disposi zione o le piccole dimensioni dei quadrati non permettano che gli avantreni etc. vengano sistemati all'interno (dei quadrati stessi. n.d.a.) , allora i carriaggi e gli avantreni devono essere disposti con il fianco verso la fronte, in modo da occupare, se possibile, lo spazio fra i cannoni, non lasciando alcun intervallo libero per il passaggio della cavalleria; le prolunghe, o funi da traino, possono anche costituire un efficace impedimento temporaneo per quest'ultima, se adeguatamente tese ed assicurate.".
L' Handbook, come del resto il Madras Artillery Manual del 1848 ed il Manuale per il servizio dell'Artiglieria di Campagna sardo di poco precedente, riporta tavole sul corretto uso dei vari tipi di munizionamento contro i diversi tipi di attacco; piuttosto sorprendentemente, le tre tavole sono quasi identiche, e data la mancanza di innovazioni significative nel campo dell 'artigUeria, ben rappresentative anche per il periodo napoleonico: sarà sufficiente al riguardo, alle distanze superiori alle 650 yarde/700 metri, sostituire la palla allo shrapnel.
La tavola 203 riporta i dati relativi al fuoco diretto contro un attacco di cavalleria , mentre la tavola 204 quelli attinenti ad uno di fanteria.
Per quanto riguarda le perdite effettivamente inflitte dall ' artiglieria ad un'unità attaccante , 1'unica statistica disponibile è quella compilata dal Muller, uno storico militare tedesco che servì in Spagna , inquadrato nella King's German Legion, durante la campagna peninsulare del 18091814. Egli determinò le perdite causate dalla sua batteria, equipaggiata con 4 pezzi da 6 libbre e due obici da 5.5 pollici, durante un attacco da parte di cavalleria ed uno eseguito da fanteria.
Il rateo di fuoco considerato da Muller appare più elevato di quelli riportati nei manuali citati: due colpi a palla o tre scatole a mitraglia al minuto; inoltre, lo storico tedesco sembra credere che, in una situazione di emergenza , i suoi artiglieri potessero anivare a sparare, per brevi periodi, fino ad otto colpi a l minuto, il che appare un po' ottimistico.
Sfortunatamente, Muller non specifica la formazione assunta dal nemico nel le due occasioni, fattore che poteva avere una pesante influenza sul numero di perdite causato. Tuttavia, la cavalleria napoleonica operava di norma in linea, ed è ragionevole supporre che questa fosse la formazione effettivamente adottata dal "bersaglio"; volendo presumere poi che il MuHer cercasse di esprimere dati coerenti e confrontabili, si potrebbe pensare che la linea fosse pure la formazione adottata dalla fanteria oggetto del suo studio.
Le tavole 205 e 206 riportano questi dati.
I dati riportati sono, ovviamente, riferiti ad un solo episodio tattico, e pertanto tutt'altro che esaustivi; tuttavia molti autori, contemporanei o meno ma comunque affidabili (19), affermano con convinzione che una batteria napoleonica poteva tenere il proprio fronte sgombro da truppe nemiche con il solo proprio fuoco. Almeno per quanto riguarda le distanze più brevi, al di sotto dei 400 metri per intenderci, credo che ciò si possa ritenere vero, quantomeno finchè non inter-
Tavola 203 : distanze d'ingaggio e munizionamento utilizzato contro uo attacco di cavalleria
Numero di co lpi da sparare
7 2 2 (3*)
* : dati del manuale sardo
Tipo di munizionamento
s hrapn e l palla mitraglia
Distanza d'ingaggio
1500-650 yds (1500-700 m*.)
650-350 yds (700-400 m.*) 350-0 yds ( 400-0 m. *)
Tavola 204: distanze d ' ingaggio e muni z ionam e nto utilizzato contro un attacco di fanteria
Numero di colpi da sparare
19(18*) 7 8 (IO*) 2 (3*)
* : dati del manuale s ardo Tipo di munizionamento shrapnel palla mitraglia mitraglia
LIDistanza d'ingaggio
1500-650 yds ( 1500-700 m *.)
650-350 yds (700-400 m. *) 350-100 yds (400-100 m.*) I 00-0 yds (100-0 m. *)
Tavola 205: pe rdite infli tte dal fuoco d ' artiglieria ad un ' unità attaccante di cavalleria
Distanza (metri)
Tavola 206: perdite inflitte dal fuoco d 'artiglieria ad un ' unità a tta cca nte di fante ria
Distanza (metri)
Lve ni va no. a rallentare la cade nza d i fuoco , fatt01i quali l'affaticame nto dei serventi , la scarsità di munizionj od una minaccia s ul fianco , per esempio.
D ' altra parte, è necessario so ttolin eare ch e, se l 'efficacia dell ' artiglieria in termini di p e rdite inflitte de1iva, ora come allora, dal calibro e tipo dei pezzi, d al muruzionamento utilizzato, dal la d istanza d'ingaggio e dalla na tura del bersaglio , è pu r vero che la s ua efficacia in termini generali nell'economia di una battaglia trae forza da un altro fatto re , diffici lmente mi s urabile ma non per
questo meno impmtante: dal suo effetto. cioè, sul morale delle truppe avversarie che ne subiscono il fuoco.
L'artiglieria napoleonica non era neanche lontanamente così efficace. in termini di perdire inf7itte, come spesso si è p01tati a presumere: alle " lunghe" distanze. cioè al di là dei 3-400 metri, poteva causare solo danni modesti alle formazioni avversarie, ma a dispetto di ciò, essa esercitava un cons iderevole effetto di tipo psicologico sull'andamento di uno scontro
Le truppe erano schierate in piena vista ed in formazioni chiuse quali la colonna o la linea; gli uomini erano perfettamente in grado di vedere i proiettili in volo verso di loro, ma erano impossibilitati a disperdersi o a gettarsi a terra per evitarli: pure impossib ile era rispondere al fuoco a causa della distanza, ed i poveri fanti o cavai ieri, storditi dal terrificante frastuono e con i nervi scossi dall'on-cndo macello che una palla di cannone a segno provocava nei ranghi, potevano solo cercare di tenere la testa bassa. sperando di non essere colp iti. Non c'è da stupirs i, pertanto, se il morale delle truppe poteva essere talmente scosso da un bombardamento d 'artiglieria al punto che queste ultime cedevano prima ancora che un attacco giungesse a minacciarne il fronte immediato.
li danno causato da una palla da 12 libbre era poco differente da quello provocato da un proiettile da 6. e la maggior gittata teorica del pezzo più pesante veniva utilizzata di rado; ma i pezzi <la 12 producevano un rombo più assordante, e ben riconoscibile. all'atto dello sparo, e il fischio prodotto in volo dai loro proietti I i era più fragoroso e minaccioso. I 12 libbre erano armi il cui a ppoggio aveva un grande effetto rassicurante, mentre era decisamente snervante doverne sopportare il tiro: a Waterloo anche i fanti inglesi veterani, che solo di rado avevano incontrato questi pezzi durante la campagna peninsulare. furono costernati dagli effetti delle amate bel/es fil/es dell'Imperatore.
Fra tutti i proiettili in uso, la palla era forse il più impiegato ed affidabile, costituendo in media ci rca il 70% di tutto il munizionamento sparato in una qualsiasi battaglia. Un si ngolo proiettile poteva distruggere un avantreno od un affusto, oppure tagliare a metà un uomo od un cavallo, e lo faceva in una maniera rumorosa e tcnificante: alle distan?c maggimi, o quando il bersag l io si presentava frontalmente, la palla aveva scarso effetto su truppe dispiegate in linea, ma poteva es sere devastante se impiegata d'infilata o contro una profonda colonna, della quale attraversava i ranghi con terribili effetti. Sibome ricorda che a Waterloo un ufficiale e 25 uomini del 40th Foot furono uccisi o feriti da un solo colpo a palla; egli stesso tuttavia sotto linea di come si trattasse del colpo più distruttivo del quale avesse mai sentito parlare, e sette o forse otto morti e feriti rappresentano la media normal e p er un colpo a palla alle abituali distanze d'ingaggio. Le granate sparate dagli obici non erano, da parte loro, n emmeno paragonabili negli effetti alle modern e granate ad alto esplosivo: esse restavano infatti comparat i vamente deboli ed inaccurate e potevano es.sere impiegate so lo contro bersagli fermi ed a distanze comprese fra i 700 ed i 1200 metri . a causa delle inerenti limitazioni delle primitive spolette del tempo. Gli effetti delle granate risentivano poi anche dello stato del terreno: se questo era sta to ammorbidito dalla pioggia. come a Waterloo per esempio, oppure era coperto di neve come ad Eylau. i proiettili vi affondavano e la loro esplosione diventava del tutto inefficace.
Quanto detto vale anche per lo shrapnel: la zona interessata dalla sua detonazione era circoscritta ad un raggio di so li 20-25 metri, come del resto per la granata, e tutte le limitazioni associate a quest'ultima erano condivise dallo spherica/ case , un'utile munizione per il fuoco di controbatteria ma non certo efficace come s i potrebbe pensare.
La mitraglia, infine, ve ni va utilizzata di norma alle distanze più brevi, ed era solitamente micidiale, a dispetto del fatto che gran p arte della sua rosa a fo rma di cono finiva nel terreno o al di sopra del bersaglio, mentre fino al 50% delle pallette restanti poteva passare ne g li intervalli fra le file. Anche alle distanze più brevi. comunque, persino l a mitraglia non era infallibile: Ca-
valiè Mercer ricorda che a Waterloo " ...gli arriglierifrancesi ...aprirono su di noi unfuocn a mitraglia, ma senza effetto, e noi ci ritirammo sulla nostra cresta senza perdere un uomo nè un ferito, benchè la distanza non potesse essere mag,?iore di 200 yarde (circa 180 metri. n.d.a.)".
I francesi, come si è g i à ricordato. furono soli ad impiegare regolarmente questa munizione al di sopra dei 300-350 metri. probabilmente per assecondare le loro aggressive tattiche d"artiglieria: essi erano so liti usare scatole di mitraglia pesante a 500-600 metri. e Sénarmont affenna che quest'ultima veni va sparata. dai 12 libbre, addirittura contro bersagli distanti oltre 700 metri.
LA DISTRIB UZ IONE E LE TAIT/CHE DELL'ARTIGLIERIA NEGLI ESERCITI EUROPEI
Francia
Du ra nte le guerre deUa Rivolu zione i francesi impiegarono qual sivog lia artiglieria avessero a disposizione e dove ve ne era maggiore necessità. Le compagnie erano distribuite fra le brigate di fanteria in un ruolo di sup porto diretto e decentrato. e spesso venivano addirittura impiegate divise in sezioni; talvolta una singola batteria, in aggiunta agli obici, poteva avere in dotazionecannoni di due diversi ca libri.
Co n il Consolato, tuttavia, le idee "progressiste" del Primo Console cominciarono ad affermarsi: già durante la campagna del 1800l 'equipaggiamento delle batterie era ormai standardizza to, e la pratica di assegnarle organicamente alle brigate era del nitto cessata: si affennò in questo periodo la struttura organizzativa che sarebbe rimasta propria delle armate francesi fino al 1815. nella quale una o talvolta anche due batterie erano assegnate ad ogni dii·isione di fanteria. Si trattava generalmente di batterie a piedi, benchè occasionalmente anche unità a cavallo potessero ricoprire il ruolo di batterie divisionali.
L ' rutjgJ ieri a di visionale fu sempre composta da batterie da 8 e poi 6 Iibbre. mentre l'artigli eri a a cavallo veniva di norma dedicata al supporto della cavalleria. in ragione di una batteria per div1s1o ne.
1 pezzi da 12 libbre furono concentrati a livello di Corpo o d'armata mentre con il passare degli anni una Riserva d'Armata a tutti gli effetti venne sempre più rappresentata dall'artiglieria della Guardia Imperiale, che conobbe un ve11iginoso svi luppo. In questa veste. la riserva generale arrivò a comprendere un numero crescente anche di batterie a cavallo. A questo proposito. è difficile trovare parole più chiare di quelle scritte dalJ 'Imperatore al Mini stro della Guerra generale Clarke il 2 giugno 1813: "Nella maggior parte delle battaglie/ 'artiglieria della Guardia è il.fattore decisivo, in quanto, avendola sempre a diJposizione, la posso spostare dm·e ce n'è bisogno.".
L'artiglieJia reggimentale, composta da 4 ed anche 3 libbre di preda bellica. fu resuscitata in due occasioni. nel J 809 e nel 1812- 13 , da un Napoleone preoccupato dal declino qualitativo della sua fanteria.ma so lo obtorto collo: l'imperatore rimase infatti sempre un convinto assertore della necessità di concentrare le artiglierie, non di disperderle. e quale ex-ufficiale d'artiglieria. diede il s uo maggiore contr ibuto all'impiego tattico di quest'arma ideando e sviluppando il concetto di grande batterie: ciò consisteva nella co nc entrazione di una massa di fino a 100 od anche più ca n noni in una ri s tretta sezione del fronte, posti sotto il comando di un solo ufficiale ed aventi un ' unica missione di fuoco, cannoni il cui bombardamento aveva la funzione di produrre un vero e proprio s q uarcio nella linea di battaglia nemica, attraverso il quale gettare cavall e ria e fanteria per concretizzare lo sfondamento.
La tavola 207 fornisce alcuni esempi di grandes batteries impiegate sui campi di battaglia delle guerre napoleoniche.
Battaglia
Castiglione
Marengo
Austerlitz
Jena
Eylau
Friedland
Wagram
Borodino
Bautzen
Dennewitz
Lipsia " Hanau
Ligny
Waterloo
Austria
Tavola 207: esempi di grande batteria anno numero di cannoni nazionalità
1796 19 francese 1800 18 francese 1805 24 francese 1806 42 francese
1807 60 e 70 russe
1807 32 francese 1809 112 francese 1812 102 francese 1813 78 francese 1813 34 prussiana/russa
1813 220 prussiana/ russa/svedese 141 francese 1813 52 francese 1815 60 francese 1815 84 francese
Fino al 1805 l'a1tiglieria austriaca fu organizzata in un gran numero di sezioni indipendenti per l'appoggio a livello reggimentale oltre ad un modesto numero di batterie "di riserva" a quello divisional e. La débacle di AusterJitz , e la conseguente riorganizzazione dell'armata, videro la scomparsa dei pezzi reggimentali come della maggior parte dei 3 libbre , e la formazione di batterie "di brigata", "di divisione" nonchè "di riserva" di Corpo d'Armata ed' Armata. Ciò rivela che il mutamento d'indirizzo era stato solamente parziale: si nel 1809 che nel 1813-14 , oltre la metà dei pezzi austriaci restava disseminata in singole batterie assegnate organicamente alle brigate di fanteria; le batterie della riserva , da parte loro , restarono in maggioranza assegnate ai vari Corpi, ed anche la considerevole Riserva d'Armata (18 batterie nel 1813) venne considerata (ed utilizzata) come un pool al quale attingere occasionalmente, e mai come uno strumento organico a disposizione del comandante in capo da impiegarsi in massa per ottenere risultati decisivi; è indicativo il fatto che, durante l'intero corso delle gueITe napoleoniche, gli austriaci non formassero una si ngola grande batterie.
Quanto detto vale, a maggior ragione, per le riserve di Corpo, composte di solito da una batteria da I 2 l ibbre e due da 6, ed invariabilmente impiegate per rinforzare "a spizzico" singole brigate o divisioni qualora sottoposte ad eccessiva pressione da parte del nemico.
Il considerevole potenziale rappresentato dalla numerosa e, dopo il 1805, ben organizzata artiglieria imperial-regia ve nn e pertanto in gran parte dissipato, facendo sì che quest'arma non acquistasse mai, nell'esercito austriaco napoleonico , il posto che Je competeva, a grave detrimento della capacità bellica complessiva dell'armata d 'Austria.
Prussia
Fino alla campagna del 1806-7, anche i prussiani distribuivano gran parte della propria artigl ieria ai reggimenti, in ragione di un pezzo da 6 libbre per battaglione; il rimanente era organizzato in batterie assegnate organicamente al l e varie brigate e divi sioni. A parte che per la rinuncia ai pezzi più leggeri, i l sistema differiva poco da quello austriaco, e l 'i mpressione di totale decentramento è rafforzata dal constatare che, in apparenza, anche le batterie organiche venivano assegnate ai vari corpi in modo del tutto casuale: alcune brigate o divisioni ricevevano infatti
batterie da 6 Iibbre, altre da 12 oppure a cavallo. se nza che emerga uno schema coerente alla base di questa distribuzione; Il Corpo di Riserva al comando del Ruechel, per esempio, paradossalmente possedeva meno artiglieria degli altri!
La brevità della campagna fa sì che il materiale a di s posizione sull'uso effettivamente fatto dai prussiani della loro artiglieria sia davvero scarso, ma non vi è dubbio che questo stesso silenzio cont1ibuisca a dipingere un quadro di complessiva scarsa efficienza. Un esame del ruolo r icoperto dall 'artiglieria prussiana durante le guerre della Ri voluzione conferma questa ipotesi: essa era infatti confinata ad un molo di supporto alla fanteria, e decisamente subordinata ad essa nelJe sue manovre stesse.
Una nuova dottrina per 1' impiego dell'arma comparve solo con i vari Regolamenti del 1812, i quali pongono l 'acce nto , in perfetta assonanza, s ulle operazioni combinate delle varie armi a livello di brigata.
Il piccolo esercito concesso al mutilato stato prussiano post-Katastrophe fondava infatti la sua dottrina grande-tattica sulle grosse brigate pluriarma, corrispondenti nella forza ad una divisione, e dottrinariamente quasi ad un Corpo d 'Armata, delle altre nazioni; ogni brigata comprendeva, di norma , due batterie da 6 libbre, una delle quali poteva essere a cavallo. Una piccola ri serva, prevalentemente composta di unità da 12 libbre , ve niv a mantenuta a livello di Corpo.
Una delle due batterie di brigata operava, di visa in due "mezze-batterie", sui fianchi della fanteria, mentre l ' altra unità restava indietro in riserva, per essere impiegata su quell'ala che avesse richiesto un ' aumentata potenza di fuoco.
Il ruolo supportivo conservato dall ' artiglieria prussiana risulta evidente da quanto detto; i prussiani non concentravano la propria artiglieria "divisionale", e pur possedendo in teoria l ' opzione di formare grandi batterie ammassando quella di Corpo , gli esempi al riguardo sono pochissimi. Solo nella seconda parte della campagna del 1813, indubbiamente sotto l'influsso russo, grandi unità sotto comando prussiano formarono , parrebbe controvoglia, alcune grandi batterie; è indicativo comunque che in queste ultime, a composizione mista , fossero di gran lunga le batterie russe a prevalere.
Anche in questo caso, pertanto, si può affermare che la numerosa e ben servita aitiglieria pruss iana fu utilizzata largamente al di sotto delle proprie potenzialità , e non assunse mai il ruolo fondamentale occupato da quella francese negli schemi grandi-tattici svi luppati dall'Imperatore.
Inghilterra
L'uso fatto dai britannici della propria artiglieria durante le guerre napoleoniche si identifica, a tutti gli effetti pratici , con quello fattone da Wellington. Il "Duca di Ferro" non credeva, in tutta evidenza, nell ' utilità di concentra.re l'artiglieria, quantomeno nell'ambito della sua usuale postura grande-tattica essenzialmente difensiva; egli preferiva distribuire Je proprie batterie lungo l'intera linea del fronte, in postazioni scelte accuratamente, spesso nascoste alla vista del nemico fino al momento dell'impiego.
I cannoni risultavano pe1tanto disseminati davanti ad una posizione piuttosto che concentrati , ed ancor più che negli eserciti austriaco o prussiano, la riserva, quando esisteva, e ra di modeste dimensioni e dedicata a fornire singole batterie come supporto addizionale quando e dove ric hie sto. L 'artig li e ria britannica fu quindi ristretta ad un ruolo, ancor più subordi nato che in altri eserciti, di supporto alla fanteria, piuttosto che essere considerata una for z a indipendente co n obbiettivi e funzioni sue proprie.
Ciò può in parte derivare, oltre che dalle concezioni tattiche di WeUington, anche dalla modesta cons istenza numerica della componente inglese in generale, e di quella artig1ieresca in particolare, negli eserciti sotto il suo coma ndo: in Spagna, per esempio, Wellington fu raramente in
grado di assegnare almeno una batteria inglese ad ognuna delle sue otto divisioni. Un altro fattore impo11ante può essere rappresentato dal fatto che, fino alla giornata fatale di Waterloo, gli eserciti inglesi (ed alleati) al suo comando si trovarono sempre di fronte ad un 'opposizione tutto so mmato "di seconda linea", rappresentata da eserciti francesi (ed alleati) spesso composti da unità mediocri al comando di generali modesti ed orfani della g u ida ferma e geniale del loro maitre à penser, cioè delr imperatore con tutto il suo genio militare e con quelle poderose riserve d'artiglieria che nessuno meglio di lui sapeva così brillantemente impiegare.
Russia
Unica fra tutte, solamente l'armata dello zar seppe avvicinars i in qualche misura nell'uso delle proprie ai1iglierie al modello tattico francese, sviluppandone anzi uno proprio, simile ma non identico a 4uello così proficuamente utilizzato dalle armate di Napoleone
Gli eserciti russi furono semp re dotati di artiglierie in gran numero, e benchè i pezzi reggimentali fossero sopra vissuti fin dopo Friedland, la tendenza a dar vita a grand i concentrazi o ni di cannoni sul campo di battaglia è evidente già in precedenza, sebbene co n scopi prevalentemente difensivi: le due grandes batteries che falcidiarono il Corpo di Augereau a Eylau ne sono un esempio.
Col tempo, l'organizzazione dell'artiglieria russa venne aggiornata , e benchè non esistesse mai una riserva d'armata "istituzionale" paragonabile ali 'artiglieria de ll a Guardia Imperiale francese, i risultati della riorganizzazione, almeno sulla ca11a, ooo furono molto differenti. Fino a l 181 O i russi non avevano istituito riserve di Corpo d'Armata, ma ogni divisione poteva avere in dotazione anche due batterie "da posizione" ( 12 libbre), tre "leggere" (6 libbre) ed una a cavallo, cioè 72 pezzi ( !); con l'inizio della campagna del 1812, sulla base di un memorandum sottoposto allo zar dal Ministro della Guerra generale Barclay de Tolly, una parte dell ' artiglieria divisionale venne ridistribuita per formare riserve di Corpo e, poi, d'Armata.
Quando queste indicazioni furono messe in pratica, ogni divisione di fanteria si vide assegnare una brigata d'artiglieria consistente di due batterie "leggere" ed una "da posizione" (36 canno ni ); un'altra brigata fu invece designata come riserva di Corpo, e comprendeva una batteria "da posizione", una o due "leggere" ed una a cavallo (36-48 cannoni).
La relazione di Barclay introdusse anche l'idea di riserva d 'armata; a questo fine, le batterie appartenenti alle riserve di Corpo, ed una parte di quelle divisionali, venivano ammassate ad hoc, sotto il comando di un singolo ufficial e, e tenute a disposizione del comandante in capo. Barclay aveva senza dubbio notato ed apprezzato la distruttività de lle due grandi batterie improvvisate ad Eylau concen trando batterie divisionali, come del resto qu e lla delle co1Tis ponde n ti unità francesi, e scelse pertanto di seguire l'esempio.
A Borodino, una poderosa riserva d'armata, al comando del gen erale d'artiglieria Kutai sov, venne in effetti formata; ma a causa dell'approssimativa catena di comando abituale nelle armate russe del tempo, e della improvvisa morte sul campo de l suo comandante, questa potente unità fu impiegata solo parzialmente e, quanto è più grave, non ù1 massa . 11 fallimento del sistema basato su riserve d 'a rmata "occasionali" n o n p enetrò, a quanto pare, nel pensiero militare russo: i comandanti dello zar si appassionarono sempre più a queste poderose riserve, nei confronti delle quali conservarono tuttavia perenni problemi d'impiego. A Lutzen, ed ancor più a Bautzen, i ru ss i poss edeva no potenti riserve, ma mancaro n o d'impiegarle; solamente a Lipsia riserve d'artiglieria russe furono finalmente impegnate in modo consiste nte , ma trattandosi di quelle appartenenti ali' Armata della Slesia, v iene il dubbio c he ciò fosse dovuto più alla spinta della necessità, ed alla furibonda energia di Bluecher, piuttosto che ad una maggiore consapevolezza deglj alti comandi dello zar !
ln conclusione, l"armata russa riuscì costantemente a portare in battaglia un'arti\!lieria ben equipaggiata ed addestrata, quasi sempre ben organizzata ed in proporzioni che eccedevano quelle sognate, e mai realizzate. da Napoleone: tuttavia. l'utilizzo che fu fatto di queste masse di cannoni fu quasi invariabilmente approssimativo, e anche in occasione delle pe,:f'ormances migliori. strettamente difensivo: nulla dell'uso aggressivo delle artiglierie fatto dai francesi enu-ò mai a far parte del panorama tattico russo. l lusinghieri successi ottenuti in molteplici occasioni. come il riluttante ri spetto accordato all'artiglieria dello zar dal suo ben più abile nemico, restano a testimonianza dell'eccellenza dei materiai i, del coraggio e dell'abnegazione dispiegati dal personale e , non ultimo, della forza numerica messa in campo, non ce1to di una versatilità tattica che mai vi fu.
Conclusione
Per concludere, Ju senza dubbio nel periodo napoleonico che l'artiglieria divenne adulta. conquistando la dignità di arma indipendente ed autonoma, complemento essenziale di fanteria e cavalleria nell'azione tattica. Ormai libera dai vincoli di un ruolo subordinato '"d'accompagnamento" alla fanteria. ruolo che ne causava o favoriva la dispersione a pioggia su tutto il fronte di battagli a e grazie soprattutto alla genrn le intuizione napoleonica, l'artigli e ria fu dn allora sempre più spesso concentrata in raggrnppamenti via via più imponenti, dapprima con la ~eompar~a dei cannoni reggimentali e l 'organizzazione di tutti i pezzi in batterie, quindi con 1·accorpamento <li parte di queste ultime in riserve organiche. a disposizione dei comandi. mantenute a livello sempre più alto e di dimensioni in continua crescita: l 'ai1iglieria della Guardia Imperiale, che si identificava con la riserva d'ai1nata, arrivò per esempio a contai·e alla vigilia della fatale giornata di Lipsia, nel!' autunno del l 813, non meno di 20 compagnie a piedi e 7 a cavallo, una massa di 202 pezzi !
Questa spi nta a crescere, in tutti i sensi. se non fu dovuta esclusivamente allo spirito rinno\'atore che pervadeva le armate francesi, certamente da questo ricevette l'impulso decisivo e p1incipale, al quale le altre armate europee si adeguarono solo con ritardi ed incertezze e con diversi gradi di convinzione.
Anche nell ' impiego tattico, oltre che nei modelli organizzativi. Napoleone fu ancora una volta apostolo del rinnovamento; la lezione richiese un po' di tempo per essere digerita. ma proprio l'esercito prussiano divenne, nel corso dei decenni successivi. il più convinto assertore di un impiego aggressivo (e decisivo) dell'artiglieria. così come era stato concepito dall'Imperatore, fornendo durante la campagna del 1870-71 la misura di quanto la maturazione fosse giunta a termine. Ironia della sorte, di fronte ai cannoni di Von Moltke si trovava proprio l'armata francese del nipote , ed ideale s uccessore, del grande corso: si potrebbe a buona ragione dire che si trattò di uno di quei casi in cui l'allievo aveva superato il maestro.
Bisognerà tuttavia attendere ulteriori sv iluppi tecnologici, quali la comparsa dei propellenti infumi, nonchè di spolette, esplosivi e meccanismi di rinculo efficienti. per assistere all'ideale completamento dell'opera di Napoleone. Entro l'ultimo decennio del secolo, l'artiglieria, allora come ancor oggi organizzata secondo modelli direttamente derivati da quelli napoleonici. si era ormai saldamente insediata nel ruolo dianna decisiva. acquistando una perfino eccessiva prcdomjnanza che verrà dimostrata ad usura. complici moduli tattici non aggiornati, dalle spavenlm,c stragi della prima Guerra Mondiale.
In seguito, come sempre succede. sarebbe giunta la compensazione: i nuovi eserciti , evolutisi anche per rea zione al bagno di sangue del Fronte Occidentale, avrebbero possedULo una sempre maggiore mobilità e capacità di disperdersi tatticamente. fattori che qualcosa avrebbero tolto alla terrificante efficacia delle artiglierie moderne: nel contempo, però, un impiego sempre più mas-
siccio ed efficace dell'aeroplano anche nel ruolo di "aniglieria aeromobile" introdusse progressivamente una dimensio ne n uova nella battaglia terrestre A dispetto delle nuove armi e di ogni innovazione tattica, fino ad oggi l'artiglieria, montata su ruote o cingoli o rappresentata da un aereo da a p poggio tattico, non ha comunq ue più cessato di costitufre un fattore di grande rilevanza nell'arsenale degli eserciti moderni. Un migliore epitaffio per la lungimiranza tattica dell'ex-artigliere assurto alla porpora, credo non potrebbe essere trovato.
N O TE AL C AP ITOLO X
(I) Mercer, cap. C., Journal of the Waterloo Campaigu, Londra 1870. pp. 234-236.
(2) d'Urtubie, T.B.S.D., Manuel de f'Artilleur , op. cit., p. 147.
(3) Seruzier. barone G. de, Mémoires Militaires du baron Seruzier, colone! d'arrillerie légère, Parigi 1971, pp. 334- 336.
(4) Oman, sir C.W.C .. Wellington's Army 1809-1814, New York 1913, pp. 48 -50.
(5) Hughes, maj. gen. B.P., Firepower: Weapons Ejfectiveness on the Baulefield 1650-1850, Londra 1974; Wise, T., Artillery Equipments of the Napoleonic Wars, Londra 1979; estratti dell' Handbuch del gen. Schamhorst (ed. del 1827) citati in Muller (v. nota 7).
(6) d'Urtubie. op. cit
(7) Muller, H Die Enrwicklung d.er Feld-Artillerie in Bezug auf Materiai, Organization umi Taktik vom 1815 bis 1870. Berlino 1873.
(8) La King's German Legion era un corpo ausiliario del! 'esercito britannico, reclutato fra i sudditi hannoveriani della corona inglese, il cui paese era occupato dai francesi. Jl corpo. nato nel 1806, raggiunse una forza massima di 8 battaglioni di linea, 3 leggeri, 5 reggimenti di caval leria, 4 batterie e servizi; combattè per l'intera durata della campagna peninsulare cd a Waterloo. distinguendosi costantemente per l'elevato standard qua l itativo delle unità che lo componevano.
(9) Wilson, maj. gen. sir R Narrative of Events op. cit.
(IO) Escalle. op. cit, p. 56 .
(] I ) Naisawald, Van Loan L., Crape and Canister, Washington 1983; Coggins, V., Arms and Equipments of the Ci vii War, New York 1983; Wise, J.C., The Long Arm of Lee, New York 1959; Severino, M., Gettysburg 1863: la Campagna e la Ba11aglia, tesi di laurea inedita. Genova 1986.
(l 2) Gassendi, gen. J.J .B de, Aide Memoire à l'Usage des Officiers d'Artillerie auachés au Service de Terre. Parigi 180 I, p. 134.
(13) Esca lle, op. cii
(14) Franclet, V.Y., Notes sur l'artillerie, manoscritto in Arch.ives Génerales du Ministère de la Gue1Te , B 14 I AS , 116, M 141 A-F; Griois, gen. T., Mémoires I 792 -1822, Parigi 1909; Projet d'Ordonnance Provisoire pour l'Artillerie Contenant l'Eco/e et les Manoeuvres d'une Batterie de Càmpagne, Parigi 15/10/1809; Lauenna , M., l' Artillerie de Campagne Francaise pendan l les Guerres de la Révolution, He lsinki J 956; Le Bourg , J .T.. Essai sur l'Organisation de l'Artillerie et de son Emploi dans la Guerre de Campagne, Parigi 1845; Okounev. V.• Use ofArti!lery in the Field, Lo ndra 1856 (trad.): Moria, T. de, Tratado de Artilleria para el Uso de la Academia de Caballeros Cadetes del Real Cuerpo de Arti/feria, Segovia 1816.
(15) The Waterloo Letters, op. cit., pp. 345-356, 444,568.
(16) Moria, T. de. op. cit., "massima" nr 27.
(17) Ibidem, nr. 32.
(18) Kosciuzsko, gcn T., Manoeuvres ofHorse Arti!lery, New York 1808
(19) Keegan, J. , il Volto della Ba1taglia, Milano 1978; Hugb.es, op. cit ; Mercer, op. cit.; Sénam1ont, gen. barone A.A. I-I. de, Mémoires d'un Officier d'Arrillerie. Parigi 1831, manoscritto inedito.
Quadrato difanreria impegnato da cavalleria, affresco del Musée du Panorama di Waterloo (loro dell 'autore)
Quadrato "vuoto" in movimento, disegno di J. Augé (Musée de l 'Armée)
CAPITOLO XI
LE OPERAZIONI INTERARMA O COMBINATE
La struttura operatjva di un esercito, i s uoi modelli tattici , il tipo e la distribuzione delle truppe che ne fanno parte e la gerarchia organizzativa di queste ultime , sono tutti dei fattori che venivano e vengono sviluppati nel tempo in base a due considerazioni principali: la prima è la mutua relazione ed interazione esistente, od ottenibile, fra le varie componenti ; la seconda , la preferenza , o comunque la propensione "nazionale" per una o più di queste componenti, preferenza intesa tanto in senso storico quanto dottrinario.
Le interazioni esistenti fra le varie armi o specialità erano ben conosciute ed apprezzate, negli ambienti militari europei (ed americani) , durante il periodo 1792-1815 , e non erano mutate in modo radicale dalla fine dell ' ultimo grande conflitto "mondiale", la "Guerra dei Sette Anni" che si era chiusa nel 1763.
È pur vero che una certa misura di evoluzione, specie tecnico-tattica, come per esempio nel ruolo delle truppe leggere , vi era stata nei tre decenni precedenti; evoluzione questa che raggiunse il suo apice nelle annate francesi della Rivoluzione. Un 'altra innovazione fu rappresentata dallo sviluppo dell'artiglieria a cavallo.
Entrambe ebbero senza dubbio un notevole e duraturo impatto sulla condotta delle operazioni tattiche; tuttavia, ambedue le specialità furono sviluppate ed introdotte in servizio prima del 1792, per rispondere ad esigenze manifestatesi durante conflitti precedenti, quali la Guerra dei Sette Anni e la Guerra d'Indipendenza Americana.
Nessun progresso tecnologico di s ignificativa rilevanza occorse , peraltro, fra il 1763 ed il 1815, quantomeno nel campo degli equipaggiamenti militari , anzi , il periodo in questione fu uno di grande stabilità; anche le innovazioni nel campo della tattica e grande-tattica furono poche e molto più graduali di quanto possa apparire ad un primo esame.
A vo ler essere più precisi, si potrebbe dire che un rinnovamento dottrinario, ove vi fu , consistette in realtà in una sintesi ed un perfezionamento di strumenti e metodologie già esistenti; fu 1'eccezionalità e la novità del quadro storico-politico , con a corollario l'emergenza di fattori motivazionali collettivi o ltre che di un numero singolarmente elevato di personalità degne di nota, a fare la differenza ed a poITe in atto una cesura con le epoche e gli schemi precedenti.
L'altra considerazione che entra in gioco relativamente allo sviluppo delle metodologie operative dei diversi eserciti, è costintita dalle caratteristiche (e dai precedenti) di tipo nazionale.
Esisteva infatti una pletora di fattori geografici, econ omici , politici e sociali, oltre che storici in senso stretto, che favorì l'evoluzione di mode ll i organici e tattici esclusivi ad u n particolare esercito: casi limite, quello del Granducato di Varsavia, le cui forze contavano un numero di reggimenti d i cavalleria maggiore di quelli di fanteria; e l'esercito elvetico , la cui arma montata possedeva un ' entità prossima allo zero.
Va detto tuttavia che, specie fra le forze annate dei "cinque g randi", queste disparità, ancora una vo lta , non erano apparenti in maniera significativa: in un periodo dato, le proporzioni fra Je varie armi , negli eserciti francese , britannico, russo , austriaco e prussiano costituivano un dato comparabil e , sebbene niente affatto identico.
Dove invece le differenze vi furono, e ques ta volta ben apparenti e significative , fu nel modo in cui l e varie forze armate co llocarono le loro diverse componenti all'interno di uno schema organico d ' impiego, in base al quale fa nteria , cavalleria ed artiglieria si riteneva potessero operare a l meglio delle proprie , differenti capacità, minimizzando nel contempo i punti deboli di ogni arma , per l ' ottenimento del fine tattico desiderato , cioè la vittoria , nel modo più "economico"
possibile. Questo processo di integrazione evolvette per l'appunto, per la prima volta da molti secoli o forse in assoluto, nel concetto che sarà conosciuto da allora in avanti come "operazioni combinate pluriarma".
SINERGIE FRA LE TRE ARMI
In maniera paragonabile al gioco di "forbici, sasso e carta" , ognuna delle tre armi da combattimento degli eserciti europei fra il 17° e la prima metà del 19° secolo era nello stesso tempo superiore ed inferiore, in quanto ad efficacia relativa, alle altre due.
Nessuna di queste poteva infatti opporsi con successo da sola, per un qualche periodo di tempo significativo, ad una forza costituita da almeno due (qualsiasi) di esse; tuttavia, in determinate situazioni tattiche, ognuna di esse era in grado di sconfiggere una qualsiasi delle altre due presa da sola.
In linea di principio, per esempio, la fanteria era virtualmente invulnerabile da parte della cavalleria, posto che avesse potuto assumere un'adeguata formazione difensiva: una volta schierata in quadrato, essa costringeva infatti la cavalleria a subire la propria moschetteria senza che quest'ultima potesse assalire con qualche speranza di successo una formazione così compatta , irta di baionette e, soprattutto, priva di fianchi o retro. Il tiro al bersaglio proseguiva finchè la cavalleria non ne aveva abbastanza ed abbandonava l'impari lotta.
Se invece il quadrato non era ben saldo, perchè non perfettamente formato o per effetto del morale, le cose andavano in modo molto diverso: se si apriva anche una sola breccia, ed un certo numero di cavalieri poteva penetrare la formazione, la sorte della fanteria di norma era segnata (1).
Se poi Ja fanteria veniva colta non in quadrato da una carica montata, le sue chances di sopravvivere erano ancora minori; in questo caso, infatti, la cavalleria avrebbe vinto se fosse giunta a contatto sopravvivendo al fuoco, più o meno convinto ed efficace, che la linea di fanteria avrebbe effettuato o, meglio ancora, se il morale di quest'ultima avesse ceduto prima dell'impatto. Ciò sarebbe potuto accadere se i fanti, consci di non trovarsi in una formazione adatta ad affrontare una carica montata, avessero perso la testa , rifiutando di attendere l'urto e sbandandosi sfuggendo al controllo degli ufficiali.
In qualche caso, come venne ripetutamente dimostrato durante la Guerra dei Sette Anni, truppe veterane e ben addestrate potevano superare con successo una situazione di questo genere, ma durante le guerre napoleoniche la disciplina di fuoco della fanteria non raggiunse quasi mai uno standard così elevato.
In qualsiasi altra situazione, come quando si trovava dispiegata in ordine di schermaglia, oppure veniva assalita sul fianco od alle spalle, la formazione di fanteria attaccata dalla cavalleria non poteva che subire una rapida e sanguinosa sconfitta.
Non molto diversamente, l'artiglieria poteva provvedere ali' autodifesa del proprio fronte con brutale efficienza; essa aveva tuttavia dei fianchi orribilmente esposti, che potevano essere facilmente travolti da fanteria come da cavalleria. Essa era anche vulnerabile al fuoco degli schermagliatori , che potevano colpire i mpunemente gli artiglieri e distruggere o menomare gravemente, con un lento ma costante processo di erosione, qualsiasi batteria.
In effetti , si trattava di un metodo assai comune per contrastare le batterie nemiche, ed esistono parecchie testimonianze di fanteria leggera dispiegata specificamente per questo compito.
Per quanto attiene infine alla cavalleria, si può dire che la mobilità ne rappresentasse l ' arma più potente: la cavalleria poteva infatti sempre allontanarsi, grazie a questa, da un avversario che non fosse stata in grado di sconfiggere. La sua velocità di manovra la rendeva capace di approfittare con efficacia di qualsiasi situazione che avesse esposto il fianco od il retro di un nemico, che se così assalito veniva invariabilmente sopraffatto.
Di contro, un attacco fro ntale di cavall eria contro artiglieria o fanteria preparate a riceverlo era, altrettanto invariabilmente, destinato ad un costoso insuccesso.
Per fare il miglior uso di q uesta combinazione di punti forti e punt i deboli, forgiandoli in un potente strumento atto a sco nfi ggere gli avversari, i general i de lle guerre napoleoniche si sforzarono di sviluppare l e fo rm azio ni e le combinazioni di truppe più adatte a fronteggiare le diverse necessità tattiche. Il concetto d i operazioni combinate nacque , è vero, durante la Guerra dei Sette Anni o forse anche prima, ma senza dubbio raggiun se la maturità sol o nel corso delle guerre napoleoniche.
COSA SONO (NEL CONTESTO NAPOLEONICO) L E OPERAZIONI COMBINATE INTERARMA?
U n 'operazione combinata interarma è, in un contes to napoleonico, un a nelJa qua le più armi, idealmente tutte e tre, agiscono all'unisono, collabora ndo per sconfiggere il nemico. Un'operazione combinata viene realizzata in modo ta le da minimizzare le debolezze ed esaltare i punti forti delle varie armi , facendo le interagi re al fine di:
1) ottenere una supe ri ori tà psicologica sul nemico che ne provoca il cedimento; oppure: 2) costrin gerlo a ll' immobili tà tattica, sottoponend o lo quindi a pressione finchè non ceda , od anche :
3) obbligarlo, mediante la manovra, ad assumere un a posizione od un o sc hie rame nto che gli sottragga ogni possibilità di successo, finchè non ceda.
Un ' operazio ne combinata intera.ima, se condotta in modo adeguato , avrebbe finito (prima o poi) p er sospingere i l nemico in una di queste tre situazio ni.
Un'operazione combinata interarma può es sere intrapresa, come minimo, a livello di brigata rinforzata, cioè avendo come unità di manovra una brigata di fanteria , composta da non meno di sei-otto battaglioni, integrata da a liquo te delle altre armi, nel periodo in questione, dunque, di cavalleria ed art iglieria.
Un utile esempio di questo tipo di operazioni è rappresentato da quelle concepite, nel manuale prussiano del 1812, ad uso delle brigate di recente costituzione Queste cons i steva no nella loro forma iniziale (e più semp li ce) di due reggimenti di fanteria su tre battaglioni (uno dei quali leggero, alme no in teoria) e di un battaglione granatieri. Tale forza era integrata da non meno di tre reggimen ti di cavalleria (su quattro squadroni) e due compagn ie d'ai1iglieria , un a a piedi ed una a cava ll o; modeste a liquote di genieri e truppe de l treno e sanitari e compl etavano l'orgaruco di quella che, più che una piccola divisione, assomi g li ava nella struttura e nei canoni d'impiego ad un Corpo d'Armata miniaturizzato.
Come si può rilevare dai diagrammi relativi, riportati nelle t avole 208 e 209, si tratta in tutta evidenza di operazioni comb in a te interarma su scala divisionale.
La formazio ne co ns i ste di un nucl eo principale, comp osto dalla fanteria, disposto su due linee. Lo schieramento della fanteria su due linee si era affermato come standard a l più tardi per la Guerra di Successione Spagnola, nei primi anni del Settecento.
Le due linee d i fanteria in ordine chiuso sono precedute dall'elemento leggero , rappresentato d ai due battaglioni di Fusiliere , i cui schermagliatori in ordine disperso copron o l'intero fronte. La struttura di questo schi erame nt o risulta ancor più evidente nel secondo diagramma della tavola 208, che raffigura la disposizione ad ottata per lanciare un attacco. Mentre infatti il primo d iagra mm a della stessa t avo la i llu stra una formazio n e non specifica, "di attesa" potremmo dire , nell a quale tutti i battag lion i sono sc h ierati in linea per mi nimizzare l'effe tto del fuoco d ' arti-
glieria e massimizzare la potenza di fuoco difensiva, nel secondo diagramma i battaglioni moschett ieri e granatieri, che cost itui scono la masse de decision , si trovano in colonna; i battaglioni fucilieri all'avanguardia, invece, restano in l inea fungendo da supporti alle aliquote degli stessi che sono state spinte avanti in ordine di schermaglia.
Le formazioni delineate nella tavola successiva appaiono meno bilanciate: concepite per eseguire "un assalto alla baionetta·' (sic) o per difendersi da un attacco di cavalleria, pur mantenendo la lodevole struttura en echiquier di quelle precedenti , rinunciano ad un impiego differenziato dei fusi fiere, e sembrano essere un po' troppo dense per permettere di evoluire in maniera sciolta ed efficace
Contrariamente all'uso francese, tanto la cavalleria quanto l 'artiglieria a cavallo sono, almeno inizialmente. schierate in riserva alle spalle della fanteria; lascia perplessi anche il vedere, nel secon do diagramma, che] 'unica batteria a piedi è divisa in due mezze-batterie sistemate alle ali della prima linea di fanteria, in posizione piuttosto esposta e certamente non concentrata. Il compito dello schenno di fanteria leggera è, prevedibilmente, quello di opporsi a quello avversario, disturbandone inoltre le unità in ordine chiuso. La massa principale di fanteria doveva invece fissare l'attenzione del nemico in modo che l 'artiglieria potesse impegnarlo efficacemente.
Una volta che l ' azione combinata di fanteria ed artiglieria avesse prodotto danni sufficienti. la cavalleria sarebbe avanzata a sua volta, manovrando sulle a li per colpire l'avversario, disfacendolo del tutto e cacciandolo dal campo di battaglia.
In questo genere di operazioni, il succedersi dei diversi momenti tattici ben illustra I ' interdipenden za fra l'azione delle diverse armi , la cui interazione rivela tutta la sua importanza quale moltiplicatore di forze.
In un primo momento, la fanteria impegna quella avversaria con iJ proprio fuoco oppure fissa ndone l'attenzione con la minaccia di un attacco alla baionetta; per opporsi alla fanteria, il nemico adotta la procedura standard di estendere quanto più possibile il proprio fronte , per minacciare le ali e nel contempo portare al fuoco quanti più moschetti possibile.
La comparsa della cavalleria costringe però la fanteria dei difen sori a cambiare la propria formazione per difendersi da una minaccia più pressante: un attacco sul fianco od alle spalle da parte della cavalleria, per l'appunto. Questa manovra, tuttavia , porta con sè l 'effet.to di ridurre di molto il numero di moschetti che possono fare fuoco sulla fanteria attaccante; inoltre, la trasformazione delle linee in quadrati provvede anche l'artiglieria attaccante di un bersaglio assai più denso, id eale per causare il massimo di perdite.
Costituendo però il quadrato la sola difesa efficace contro la cavalleria, la presenza di questa ha l'effetto di obbligare i difensori a mantenere questa formazione, permettendo cos} alle formazioni attaccanti di proseguire l'azione di fuoco con la massima efficacia fino a spezzarne la coesione; a questo punto, un deciso assalto di fanteria oppure di cavalleria, o di entrambe, somministra il colpo di grazia.
Il quadrato non era, in effetti, una buona formazione per opporsi a fanteria o artiglieria ; d'altra p arte, la ragion d'essere di un'opera zione combinata è proprio quella di costringere il nemico ad operare una scelta fra due alternative egualmente pessime: riuscire ad imprigionare l'avversario in uno scenario di propria scelta che non gli lascia vie d'uscita equivale ad aver vin to prima ancora che l'azione abbia inizio.
Quando invece erano solo cava lleria ed artiglieria ad operare ins ieme, il quadrato veniva semplicemente bombardato da quest'ultima finchè non cominciava a scompaginars i; a questo punto, la cavalleria caricava , co nclud endo l'azione in pochi drammatici minuti. A tutti gli effetti pratici , ciò non differisce molto dallo scenario precedentemente descritto.
Nel caso fossero state invece fanteria ed artiglieria a cos tituire la forza d'attacco, il processo diventava molto più prolungato e d'esito incerto: l'assenza di cavalleria faceva sì che la fanteria del difensore non avesse alcun motivo di schierarsi in quadrato; essa restava quindi in linea, che
è la migliore formazione per ridurre al minimo le perdite inflitte da fuoco d'aitiglieria ricevuto frontalmente.
Lo sco nt ro diventava pertanto una battaglia di attrito nella quale prevaleva l'azione di fuoco, e se non vi erano marcate differenze fra il morale delle due pa1ti, una soluzione rapida diveniva molto improbabile.
Solo nel caso in cui avesse potuto entrare in gioco una massa poderosa d 'a rtiglieria, od un numero minore di cannoni spinti però a distanza efficace per il tiro a mitraglia , ci si poteva aspettare un relativamente rapido risolversi dello sco ntro.
Quando cavalleria ed artiglieria operavano in congiunzione contro cavalleria nemica, l'obbiettivo della seconda e ra quello di causare disordine e demoralizzazione nei ranghi avversari , fino a che una decisa spallata da parte dei reggimenti montati ne avrebbe provocato il cro llo senza eccessiva fatica. La tavo la 210 rappresenta. a titolo d'esempio, le tattiche prescritte per tale situaz ione dal manuale di cavalleria austriaco del 1808.
Il diagramma ben illustra le manovre consig li ate, che includono il posizionamento dell'artiglieria in modo da battere il nemico d" infi lata. e la protezione di questa con piccoli distaccamenti di cavalleria, aventi anche il compito di minacciare il nemico su i fianchi ed alle spalle
Infine , quando erano cavalleria e fanteria ad operare insieme, lo schema operativo non risultava molto diverso da quello esemplificato per una forza combinata delle tre armi. Tutto sembra pertanto indicare che l'elemento decisivo fosse rappresentato daJla cavalleria, più per l 'effetto deterrente costituito dalla sua capacità di costringere l'avversario ad assumere una formazione "specializzata" come il quadrato, che per sua natura era inadatta ad affrontare altri tipi di minaccia, che non per i suoi pur considerevoli effett i oggettivi s ull'andamento dell'azione tattica.
Esisteva poi la possibi li tà che si verificasse un ultimo scenario, quello in cui entrambi gli avversari mettevano in campo forze di consistenza simile e compos te allo stesso modo come unità di combatt im e nto interamia.
In questo caso, non sorprende che l'esito dello sco ntro nella s ua totalità venisse di norma deciso da quello fra le opposte cavallerie. Una volta infatti che una delle due parti avesse conquistato la superiorità al riguardo, poteva essere avviata senza impedimenti un'operazione combinata come quella delineata in apertura, il cui esito sarebbe stato quasi certamente positivo.
Per questo motivo, i generali cerca va no sem pre di assicurarsi la vittoria nello scontro fra le cavallerie; le tattiche utilizzate a questo fine erano principalmente di due tipi: in primo luogo , si poteva tentare di provocare la ca val Ieri a avversaria fino a che non avesse effettuato una carica prematura contro la propria fanteria finchè questa era ben salda e pronta a ri ceverla nella formazio ne più adatta. Se ciò fosse successo, i re gg imenti a cavallo avversari avrebbero dissipato la propria forza contro i quadrati senza nulla ottenere, ed avrebbero potuto essere contrattaccati dalla propria cavalleria nelle condizioni di inferiorità propiziate da perdite, stanchezza e disorganizzazione, condizioni che avrebbero ovviamente reso molto più facile batterli.
Un secondo sis tema consisteva nel sottopoire la cavalleria avversaria ad un bombardamento concentrato d'artiglieria, anche in questo caso nell'intento di farla giungere al confronto con la propria indebolita nel morale e nella forza numerica.
CASI STORICI DI FORZE COMBINATE PLURIARMA
La capacità di i ntraprendere operazioni combinate pluriarma dipendeva in larga misura dallo schema organizzativo dei Corpi d'Armata o grandi unità ad essi equ ivalenti.
La s truttura ge nera le dell'ordine di battaglia di un qual s ia si esercito tradisce il Iivello al quale ci si attendeva di eseguire operazioni comb inate ed i relativi meccanismi.
TAVOLA 21 O
Cavallerie e a r t,gl.eria a cov,rlo duraflte cm attacco. Diens/ - Reglemenl fUr die Ka,serlich Konigliche Ca vallene, Vienna 1808 , lov xx·x
Anteriormente al 1800 , tutti gli eserciti europei di norma distribuivano la loro cavalleria a livello divisionale; attacchi di forze pluriarma venivano pianificati pertanto a livello divisionale, usando la massa della fanteria per costituire un fulcro attorno al quale far manovrare la cavalleria e l'artiglieria divisionale.
Questo sch ema perdurò fino al 1815 per quanto riguarda grandi unità specializzate, quali le "avanguardie" utilizzate dalle armate russe od austriache, le quali operavano in modo del tutto simile alle divisioni pre-1800, almeno per quanto attiene alle operazioni combinate.
La tipica unità d 'ava nguardia di dimensioni divisionali era composta prevalentemente da fanteria leggera, cavalleria leg gera ed artiglieria pure leggera , di solito a cavallo. Tali raggruppamenti erano concepiti per muoversi velocemente ed assolvere a compiti di ricognizione, ma anche per essere in grado di difendersi abbastanza a lungo per potersi disimpegnare se attaccati da forze nemiche superiori. L 'enfasi sulla capacità di muoversi velocemente indica una vocazione primaria all'esplorazione, ma la presenza di aliquote ben bilanciate di tutte le armi testimonia anche la volontà di rendere queste unità in grado di affrontare forze di linea nemiche di entità pari od anche leggermente superiore, occupare posizioni chiave o difendersi nel caso si dovesse te nere una testa di ponte o un centro abitato contro forze nemiche anche considerevolmente s uperiori. Le varie componenti erano addestrate in modo estensivo per la guerra d'avamposti ed operazioni a bassa intensità , oltre che per il normale combattimento in campo aperto su grande scala; la principale d iffere nza fra queste truppe e quelle di linea risiedeva appunto in queste due aree di addestramento specializzato.
Nella forza combinata pluriarma a livello divisionale antecedente al 1800, le operazioni offensive e difensive seg uivano gli scherni già delineati, ma lo schema organizzativo era concepito in funzione di obbiettivi diversi da quelli previsti per le "avanguardie": meno mobilità e capacità "s pecialistiche" dunque, ma maggiore forza d'urto.
Dopo il 1800 circa, cominciò ad affermarsi la tendenza ad assegnare le unità di cavalleria, e parte dell'artiglieria , ad un livello superiore a quello divisionale; questo processo fu istigato in primo luogo da Napoleone, il quale diede vita ad una creatura del tutto originale con la creazione dei Corpi di Cavalleria di Riserva
L'obbiettivo dell'imperatore non era più l'attacco combinato a livello divisionale, ma quello a livello di armata.
Nel caso del Corpo di cavalleria, il concetto di "armi combinate" non è, forse , immediatamente apparente: un primo indizio in questo senso viene fornito dalla presenza di artiglieria a cavallo integrale al Corpo; un secondo, più consistente ancora , da un esame dell'impiego tattico di questo tipo di unità.
Tutto diviene infatti immediatamente apparente non appena si esamina la funzione di questa grande unità nel contesto grande tattico a livello d'armata : lo schema generale delle operazioni combinate, infat ti , non cambia, mentre a cambiare è la sca la dimensionale dei singoli e lementi. È sufficiente comprendere che a ll e brigate ed ai reggimenti dello schema combinato divisionale si sostituiscono i Corpi di quello d'armata, e il gioco è fatto!
Un ulte1iore e lemento di complessità fu costituito dalJ'introduzione delle operazioni combinate su più livelli contemporaneamente : i Corps d'Armée francesi erano infatti vere e proprie armate in miniatura, co ntenenti aliquote di tutte e tre le armi; e la presenza della Guardia Imperiale , ed in partico lare della sua poderosa artiglieria, introduceva un ulteriore elemento di complessità e "stratificazione": le grandi unità francesi erano ora capaci di intraprendere opera zio ni pluriarma autonomamente, e inoltre, e contemporaneamente, interagire a que sto fine con altre grandi unità come compone nti di uno schema tattico a livello più elevato.
La procedura generale per le operazionj combinate della divisione o Corpo di cavalleria contemplava infatti la cooperazione con unità di fanteria a livello divi s ionale o di Corpo, e la r e lativa artiglieria.
La fanteria apriva lo scontro impegnando l'avversario con il proprio fuoco e quello dell'artiglieria, fino a che questo era indebolito al punto c he il morale non avrebbe retto alla fragorosa avanzata della massa dj cavalieri del Corpo di Cavalleria; l'artiglieria a cavallo integrale a questa formazione si sarebb e a sua volta occupata di garantire la rapida eliminazione di sacche di resistenza localizzate.
Una volta che le perdite e l'indebolimento del morale avessero così causato la creazione di una breccia nella linea di battaglia, la cavalleria l'avrebbe immediatamente penetrata, dando luogo ad un "effetto domino" che avrebbe rapidamente provocato il crollo dell'intera linea nemica.
Questa tecnica fu usata , con effetti devastanti, a Jena , Friedland ed in altre battaglie. Fu tentata, probabilmente, ad Eylau, dove ebbe tuttavia un successo solo parziale , in quanto la linea di battaglia di Bennigsen non era stata s ufficientemente indebolita da cedere sotto l'impatto psicologico della minaccio sa avanzata della Ri serva di cavalleria.
L 'esempio forse migliore, e certamente più noto di fallimento nell 'app licare i principi dell' attacco combinato è certamente Waterloo , dove Ney , nella superficiale convinzione che i britannici avessero dato inizio al ripiegamento, ordinò un attacco di cavalleria senza preoccupars i di appoggiarlo adeguatamente con fanteria ed artiglieria. Tale attacco degenerò rapidamente nella situazione descritta in precedenza, con il fuoco dei so lidi quadrati di fanteria che erodeva inesorabilmente la forza della cavalleria attaccante fino al punto di eliminarla come forza militare valida, ed obbligandola infine a lasciare il campo.
In conclusione, l'attacco combinato pluriarma rappresentò il più sofisticato strumen to tattico a disposi zione dei comandanti dell'epoca napoleonica. Esso combinava i più pos itivi attributi di ogni arma, facendoli interagire fino a dar vita ad un'entità cbe rappresentava un valore assai maggiore deUa semplice somma delle s ue componenti .
La prese nza di alcuni punti deboli permane va, e se la scelta di tempo non era perfetta anche un attacco combinato poteva, ovviamente, fallire; ma è una realtà incontrovertibile che, se condotto in modo adeguato, esso portava invariabilmente al successo.
NOTE AL CAPITOLO XI
(I) Vi furono, tuttavia, alcune rare ma significative eccezioni; la più famosa resta forse l'exploit del 42 ° Foot (The Black Watch) britannico a Quatre Bras , il 16 giugno del 1815. Colto da un a carica di cavalleria ancora nell'atto di formare quadrato, il battaglione "chiuse" la sua fom,azione a dispetto del nemico. intrappolando anzi al suo interno un gruppo di sconcertati lancieri francesi, che furono rapidamente sopraffatti dai gag li ardi highfanders, in tutta evidenza poco preoccupati dalla circostanza Va detto , tuttavia, che a dispetto del fatto che il battaglione riuscisse alla fine a sal varsi, le perdite furono comu nqu e pes antissime: 338 effettivi su 526 furono pers i fra il 16 ed il 18 giugno, quasi tutti a Quatre Brasa causa della cavalleria francese. Waterloo J.,,etters. op. c it. , 346. 356, 677-79
(2) Rapporto del gen. Charles dc Lasalle, 11 gennaio 1809; SHAA,cart Xq, 234-37.
(3) Si trovano molti esempi al ri guardo in : Stato Maggiore Generale dell'Armata Imperiale Ru ssa , La Guerre Nationale de 1812 , Parigi 19 I 2.
(4) E' interessante notare, per l'appunto, come Napoleone ben comprendesse fino a che punto il sistema funzionasse "a doppio senso": in una lettera al Duca di Bassano datata 2 marzo 1813, l'imperatore diede ordine al duca di scrivere ai chargés d'ajfaires francesi nei vari stati della Confederazione del Reno affinchè i giornali locali venissero censurati o comunque controllati strettamente Pare infatti che la Gazette de Frankfurt avesse pubblicato un resoconto, completo e preciso in modo a dir poco imbarazzante, dei movimenti militari francesi durante le settimane precedenti, resoco nto che lo stesso Napoleone definì, con insolita temperanza" le plus grane/ inconvéniem .". Correspondance, op. cit., XXV, 19432, p. 31.
(5) "l'arte della guerra è piuttosto semplice: scopri dove si rrorn il tuo nemico; impegnalo il più presto possibile; colpiscilo quanto più duramente e quanto pitì dijì·equeme ti sia possibile; e stai sempre in movimento.''.A.A.Y.V Battles and leaders of the Civil War, New York 1894. p. 454.
(6) Cbandler, D.G., le Campagne di Napoleone, Milano 1972, p. 492.
(7) Escalle, op. cii., pp. 146-149; Jarry, op. cit p. 286.
(8) Per una spiegazione del batai/1011 carré, vedasi a p. 200 sgg
(9) Escalle. op. cit pp. 45-48.
(10) Molti sono stati gli storici militari cd i dia.risti che hanno fornito una stima della celebre marcia di Davout; possono comunque essere confrontate le stime riportate in Chandler, Vigier, Elting, Duffy, Haythomthwaitc, Nafziger e Young, op. cit . .
(
11 ) Jarry, op. cit p. 289.
(12) McCe lland, cap. G.B.,Report to the Secretary ofWar, Washington l957, pp. 34 1-344; Wilson. Narrative ... , op. cit.
(I 3) Jarry, op. cit , pp. 52-54.
(14) Ibidem.
(15) Escalle, op. cit ., pp. 241-246.
(16) Per l'importanza e la natura della musica militare in questo periodo s torico , si vedano in particolare: Jouvin, col, J B., e Gillet. cap. P., Marches et Chansons des Soldats de France, n.l., n.d.; Kastner, G les chants de l'armée francaise .. .précédés d'un essai historique sur !es chants militaires des Francais. Paris 1855.
(17) Scrivendo nel 1811; SHAA, Xp, IV, 4ll-414.
( 18) Quali il famoso ·'corpo" di granatieri di Oudinot, in preminenza nelle campagne fino al 1806- 7, e composto da compagnie granatieri e carabinieri distaccate dai reggimenti d'origine ed amalgamate in battaglioni d'élite provvisori.
(J 9) Duhesme, P.G Essai Historiqu e sur I' lnfanterie légère. Parigi 1864, p. 78.
(20) Broglie, m.llo duca V.F. de, fn struction de 1761, Archives Nationales, Guerre, A J /3550.
Marcia strategica in condizioni invernali: /'armata.francese sulla Guadarrama, dicembre 1808; dipinto di Taunay (Musée Carnevalet, Parigi)
CAPITOLO XII
OPERAZIONI A LIVELLO GRANDE-TATTICO E STRATEGICO
COMANDO E CONTROLLO
Se si volesse identificare il più grande contributo, o l'innovazione più significativa apportata all'arte militare dai condottieri e dai teorici attivi nel periodo 1792-1815, credo la si potrebbe facilmente riconoscere nella creazione e nello sviluppo degli stati maggiori.
All'esordio delle guerre della Rivoluzione, gli eserciti non possedevano che stati maggiori estremamente rudimentali: i generali avevano al le loro dipendenze piccoli gruppi di aiutanti ai quali assegnavano compiti diversi, il principale dei quali era la redazione e la trasmissione degli ordini. Vi era poi un piccolo numero di ufficiali superiori che si occupavano di poche funzioni fondamentali, quali l'intendenza, c ioè l'approvvigionamento di vettovaglie e materiali, la polizia militare o la supervisi.one dei treni d'armata.
Furono i francesi, o meglio Napoleone e Berthier, a cambiare per sempre tutto questo, creando dal nulla il primo Stato Maggiore moderno vero e proprio: il sistema si sviluppò con rapidità, e all'apertura della campagna del 1812 il Grande Stato Maggiore dell'Armée contava oltre 600 addetti!
Nel dettaglio, esso era composto da un Capo di Stato maggiore (il marescia1Jo Berthier) con nove aiutanti; un supervisore ai bagagli del Capo di Stato Maggiore; uno Stato Maggiore Generale con cinque generali (uno dei quali era Jornini, in qualità di storico ufficiale del Q.G .), 11 aiutanti e 50 altri ufficiali; un dipartimento Ingegneri Geografi (cartografi) con 14 ufficiali cartografi; tre ufficiali superi01i assegnati alla Gendarmeria Imperiale; 19 altri ufficiali definiti come "Ufficiali Generali, Superiori ed Altri assegnati allo Stato Maggiore generale"; un distaccamento amministrativo composto da 19 fra ufficiai i, funzionari pagatori e commissaii-furieri; un Ispettore alJe Riviste ( intese come ispezi on i generai i) con tre sotto-ispett01i; un distaccamento delJ 'Amrnin istrazione Sanitaria con 1O chirurghi generali, direttori di ospedale e commissari; un Bureau d'Artillerie composto da quattro generali e colonnelli; una Direzione per i Treni da Ponte ed una per quelli d' Assedio, ciascuna con 6 ufficiali superiori; ed uno Stato Maggiore Generale del Genio con 4 ufficialj superiori. Il totale di circa 630 addetti veniva raggiunto aggiungendo a queste figure, che possono essere definite un insieme di ufficiali di grado superiore al maggiore e funziona1i civili di grado elevato, un grande numero di impiegati esecutivi ed amministrativi, portaordini, etc ..
Alla sua creazione, avvenuta probabilmente nella prima metà del 1796 presso l 'Armée d'Italie, il cui comando era stato appena assunto dal giovane generale Bonaparte, l'organizzazione dello Stato Maggiore fu su quattro séctions. La prima costituiva l ' ufficio personale del Capo di Stato Maggiore, cioè di Berthier, ovvero l'insieme dei servizi che richiedevano l'abituale ed immediato intervento decisionale di questi.
La seconda sezione raccoglieva i bureaux che si occupavano dei bisogni concreti delJ 'armata: armamento, equipaggiamento, vestiario, vettovaglie, rimonte etc La terza sezione si occupava del controllo ispettivo generale, dello spionaggio ed, in generale , del lavoro che chiameremmo dì intelligence.
La quarta sezione, infine, provvedeva agli alloggiamenti ed alle materie relative alla giustizia militare, oltre a detenere un molino dei messaggeri di collegamento, portaordini etc ..
Nel corso degli anni , vennero aggiunte nuove sezioni a quelle originarie; inoltre, va sottolineato il fatto che l'imperatore possedeva. come noto, un proprio Stato Maggiore personale (il
Petit Etat Major o Maison): le competenze delle due organizzazioni spesso si sovrapponevano, e non è del tutto chiaro quale dei due fosse complementare ali 'altro!
Questa articolata organizzazione conferiva ali ' Imperatore il supporto logistico, ammin istrativo ed esec utivo necessario per far operare la sua armata dispersa su lunghe distan ze ed in te1Titori sconosciuti.
Lo Stato Maggiore di Napoleone, come quelli che gli sono succeduti nei quasi 190 anni trascorsi da allora, provvedette il proprio condottiero di occhi ed orecchie, di menti per esaminare ed analizzare i dati e di mani per svolgere quella miriade di compiti che sono indispensabili per far operare un esercito in modo fluido ed efficiente.
Gli altri eserciti d'Europa si adeguarono con molta lentezza alla novità: nel 1806 l'esercito prussiano non possedeva niente di paragonabile ad uno stato maggiore, e solo dopo die Katastrophe Scharnhorst cominciò a lavorare sistematicamente in questa direzione; tuttavia, la Allgemeine Kriegsschule venne aperta so lo nel 1810 , e solamente dal 1813 le attiv ità del celebre trio costituito da Blucher, Gneisenau e Scharnhorst costituirono i prodromi per la c reazione di quello che sarebbe col tempo diventato forse il più celebrato Stato maggiore della storia.
L' Inghilterra non provò nemmeno , fin dopo il 1815, a costituire veri e propri Stati M agg iori ; l'Austria cominciò nel 1801 col nominare un ufficiale ge neral e "Addetto ali' Amministrazione ed agli Alloggi", ma solo dal 1810, con la nomina dell'energico Rad etzky come Capo, si cominciò a costituire uno Stato Maggiore propriamente detto. Le nefast,e interferenze del Consiglio Aulico, tuttavia, continuarono ancora per qualche tempo ad influenzarne negativamente l'operato.
La Ru ssia, da parte sua, soffrì di una cronica mancanza di ufficiali competenti, ed anche di una tenue comprensione delle funzioni di uno Stato Maggiore . Soltanto verso il 1813 Jomini potè cominciare a parlare di mansioni di Stato Maggiore, e solo dopo la conclusione delle guerre napoleoniche iniziò a prendere forma un'organismo concepito in tal senso.
Nel corso degli anni, gli Stati Maggiori sono diventati così importanti che, mentre a Jriniz io del periodo napoleonico vi erano migliaia di combattenti per og ni ufficiale o soldato addetto a questo compito, oggigiorno g li scaglioni amministrativi di un esercito atTivano a contare effettivi più numerosi di quelli assegnati alle unità da combattimento nel loro complesso.
LA RACCOLTA DELLE INFORMAZIONI
Le funzioni degli Ingenieurs Geographes facenti parte dello Stato Maggiore rientravano se nz'altro a far parte di questa importante funzione. Essi precedevano infatti la marcia delle annate francesi : in tempo di pace, compiendo missioni che si trovavano a metà strada fra la ricognizione clandestina e quella " uffi cia le"; in tempo di guerra , scortati da distaccamenti di cavalleria, essi si trovavano comunque a svolgere il proprio compito all'estrema avanguardia dell' Armée. Gli ingeg neri geografi s i occupavano di predisporre mappe accurate de l termo s ul quale le armate dell'impero avrebbero dovuto marciare e combattere; una volta pronte, tali mappe venivano copiate in molti esemplari e distribuite ai marescialli ed a tutti i comandanti di Corpo e di divisione, permettendo loro di avere così un quadro chiaro ed aggiornato del terreno che avrebbero incontrato.
Altri elementi da ricognizione erano rappresentati da truppe leggere, di solito cavalleria, avanzanti o comunque sch ierate a miglia di distanza dalle formazioni principali. Queste unità avevano la funzione di osservare i movimenti del nemico e catturare prigionieri per interrogarli. Disertori e sbandati dell'esercito nemico venivano interrogati circa la posizione e la consi sten za delle formazioni principali, la direzione di marcia, gli ufficiali al comando ed i piani di operazioni; è sorprendente, per quanto ben noto , come soldati ed anche ufficiali fossero pronti a raccontare , senza
alcuna esitazione, tutto quanto sapevano al riguardo, senza che fosse necessario applicare alcun mezzo coercitivo.
Evidentemente, l'obbligo di rivelare so lo nome, grado, numero di matricola e data di nascita ai cattw-atori era di là da venire !
Comunque, tutti gli eserciti europei utilizzavano questo metodo per raccogJiere inforn1azioni, e nessuno, a quanto pare , ebbe mai a trovarlo men che efficace.
Il celebre generale Lasalle fu forse il maggior "esperto'' nella raccolta di informazioni mediante mezzi ''mi litari ". Ogni volta che una sua brigata giungeva in un centro abitato, due distaccamenti iniziavano immediatamente a rastrellare l'abitato, uno con il compito di scovare eventuali sbandati o disertori dell'esercito nemico ed interrogarli. l'altro per fare lo stesso con i funzionari locali quali l'ufficiale postale, il capo della gendarmeria etc .. Lasalle in persona si dirigeva al municipio per interrogare il sindaco, alcalde o borgomastro che fosse, e requisire tutte le mappe del distretto sulle quali avesse potuto mettere le man i.
I rapporti di Lasalle furono sempre un modello di precisione e concisione: "Ho appena catturato un contadino che recava una lettera del generale Ga/luzo all ' alcalde di questo villaggio. Il quartier generale di Galluzo si trova nella locanda del villaggio di Nuevo. Le pietre sorto gli archi del ponte che si trova costì sono state rimosse ed i parapetti parzialmente demoliti; sono sta ti preparati dei.fornelli da mina (nel ponte, n.d.a.) e riempiti di polvere. È impossibile per un veicolo passare, e difficoltoso anche per un uomo a cavallo. Le batterie sono tutte sulla sponda sinistra. Sto per inviare in ricognizione un distaccamento al comando di uno dei miei aiutanti di campo al "Ponte del Conte" (che è quello di cui si parla, n.d.a.), erroneamente indicato sulla mappa come " Ponte del Cardinale"". (rapporto dell' 11 gennaio 1809, da "presso Ciudad Real" in Spagna) (2)
La vexata quaestio dello spionaggio e degli altri metodi non militari per la raccolta di informazioni è invece tutta un'altra cosa. Le testimonianze al riguardo so no frammentarie, e non è facile determinare l'impatto di queste operazioni sul processo decisionale a livello militare.
È noto , comunque. che Napoleone impiegava regolarmente s pie "tradizionali" addestrate per compiere operazioni clandestine, come del resto viagg iatori " turistici'' e uomini d'affari cbe, pur non essendo professionisti, trasmettevano per denaro o per patriottismo un ampio spettro di informazioni; lo s tesso faceva no diplomatici in missione o facenti parte delle ambasciate e dei conso lati francesi all'estero.
Questa massa di dati confluiva ordinatamente negli appositi uffici dello Stato Maggiore, dai quali veniva classificata e sottopos ta ad una prima analisi, per essere poi trasmessa direttamente all'Imperatore.
Queste informazioni contribuivano dunque, spesso pesantemente, ad influenzare il processo decisionale che s tava alla base delle scelte stra tegiche e grandi-tattiche: fu in larga misura questo flusso informativo a condurre Napoleone sul campo di battaglia di Lutzen, nel 1813, e và detto che in quest ' occasione fu il caso, e non mediocrità nel lavoro di intelligence, a negargli una vittoria decisiva.
Anche le altre nazioni europee fecero uso, in qualche misura, di strume nti spionistici per 1'acquisizione di informazioni militari: il "servizio segreto " britannico, per esempio, era relativamente svi luppato e sofis ticato , ma agiva a livello prevalentemente "politico", più che militare, e non godeva di una s truttura altrettanto organica. Anche la Russia fece un certo uso di agenti , di solito diplomatici e attachés militari, per raccogliere informazioni di tipo strategico, anche in ques to caso però in maniera piuttosto frammentaria (3).
Dimos trando ancora una volta i l suo acume e la sua straordinaria modernità, Napoleone inaugurò anche un altro metodo per raccogliere informazioni: egli leggeva infatti, o faceva esaminare, ogni singolo giornale che venisse pubblicato in Europa e che fosse stato possibile procurarsi.
Per curioso che possa apparire , al di fuori dell 'lmpero francese il controllo esercitato sulla stampa era assai tenue od inesistente ed i francesi furono così costa11temente in grado di acquisire una quantità sorprendente di informazioni militari utili da un'attenta e costante esame dei giornali.
Questi ultimi riportavano regolarmente , per esempio, la presenza di questo o quell'ufficiale ad eventi sociali importanti indetti in onore delle armate alleate; spesso fornivano utili liste dei reggimenti accampati nella città nella quale veniva pubblicato un dato giornale.
Volontariamente o inconsapevolmente che fosse, i giornalisti ottocenteschi divulgavano in tutta probabilità più segreti militari di quanto non facciano i loro colleghi di oggi; la sola , grande differenza era rappresentata dal fatto che quasi nessun militare dell'epoca, al di fuori del geniale còrso, apprezzasse l'importanza di questo fatto, e furono ben pochi i generali che volessero o potessero tenere la stampa sotto controllo. È probabile che, molto semplicemente, essi non si rendessero conto dell'impatto negativo avuto da questa incondizionata libertà di espressione.
Di contro, Napoleone fu sempre pienamente conscio del problema: la libertà di stampa fu sempre strettamente limitata sotto il suo dominio, e l ' imperatore non smise mai di raccomandare ai suoi sottoposti di esercitare un attento controllo su quanto veniva pubblicato, in Francia e negli stati satelliti ed alleati (4). D'altra parte,Napoleone fu anche maestro insuperato nell'utilizzo della macchina propagandistica , con spunti che anticiparono di oltre un secolo us:i ai quali oggigiorno siamo avvezzi: motivo di più per esercitare un attento monitoraggio di ciò che veniva pubblicato.
Una volta che il flusso informativo raggiungeva lo Stato Maggiore, esso doveva essere analizzato; benchè un piccolo numero dj ufficiali fosse deputato a questo compito, la maggior parte del lavoro veniva in effetti svolto dall'imperatore stesso.
La stupefacente capacità di lavoro di Napoleone è troppo nota per essere jnvestigata ancora , ma resta davvero sorprendente il fatto che, benchè vi fossero degli impiegati addetti a raccogliere ed ordinare i dati prima che gli fossero sottoposti, in contrasto con la pratica posteriore l'analisi di questi venisse fatta personalmente dall'imperatore.
Esaurito il processo di analisi, ed in conseguenza di questo. venivano infine assunte decisioni che dovevano essere trasmesse ai vari comandanti di Corpo d'Armata. Di norma, Napoleone dettava i suoi ordini, in forma sintetica, ai propri segretari personali; questi provvedevano a trasmetterli ali ' ufficio del capo di Stato Maggiore, il quale si preoccupava di eventualmente riformularli senza possibili ambiguità, quindi di farli duplicare da uno stuolo di impiegati e segretari per poi trasmetterli ai destinatari. Tali ordini, se il tempo lo permetteva, spesso venivano criptati, per evitarne la comprensione nel caso fossero caduti in mano nemica.
Sempre per ovvi motivi di sicurezza, ogni ordine ven:iva inviato in svariate copie , ciascuna affidata ad un diverso aiutante di campo o portaordini; sul campo di battaglia, naturalmente, tutto veniva molto semplificato, ed una nota scribacchiata a matita di pugno del] 'imperatore, e recante in calce la celebre, nervos a "N", fu quanto infinite volte m:ise in moto alcune delle più celebrate manovre della storia delle guerre.
Una volta che gli ordini erano stati trasmessi, il passo successivo consisteva nell'avvio della manovra a livello strategico o grande tattico.
LA MANOVRA STRATEGICA
Il fine ultimo di ogni manovra strategica era, ed è , uno solamente: mettere il nemico in una situazione nella quale lo si possa impegnare in battaglia nei termini a lui più sfavorevoli , e pertanto contemporaneamente di vantaggio massimo per il generale istigatore della manovra stessa.
Questo fine può essere ottenuto con vari mezzi: per esempio, impadronendosi di territori , città o rifornimenti in modo tale da costringere l'avversario a dare battaglia per difendere questi suoi
possedimenti, oppure a dare inizio ad una frettolosa ritirata per evitare di essere ridotto alla fame o comunque colpito da qualche altra simile calamità.
Lo stesso scopo può essere ottenuto anche presentandosi di fronte al nemico in superiorità numerica, m.inacçjandolo di distruzione prima di poter ricevere 1inforzi: una spesso citata, ma non per questo meno efficace summa di questo stile di manovra strategica è costituita dalla celebre massima di Grant, il Generai in Chief che guidò le armate dell'Unione negli ultimi due , decisivi anni della Guerra Civile: "The art of War is simple enough: fine/ where your enemy is; get at him as soon as you can; strike at him as hard as you ca.n and as often as you can; and keep moving on.". (5)
Nella prima delle situazioni delineate, il condottiero detentore dell'iniziativa strategica gioca prevalentemente su due considerazioni, l'una di natura politica, la seconda squisitamente militare.
La cattura della capitale è sempre stata politicamente disastrosa, ma sembra esserlo molto più in tempi recenti che non precedentemente alla metà dell'Ottocento. Napoleone si impadronì di Vienna , sembrerebbe, un'infinità di volte, e giunse a catturare anche Mosca e Berlino; in ogni caso, tuttavia, i rispettivi governi poterono trasferirsi altrove , continuando a funzionare senza degradare signjficativamente la propria efficienza, e senza che il fatto in sè provocasse il crollo della volontà di battersi. Solo la caduta di Parigi, nel 1814, ebbe l'effetto, o forse costituì il segnale, della fine della volontà di difendersi da parte dei francesi. La situazione politica, tuttavia , era in questo caso abbastanza particolare, e dopo 23 anni di guerra quasi ininterrotta, non è sorprendente che la volontà di pace "a qualsiasi costo" prevalesse.
La cattura della capitale, nell'epoca napoleonica come in quelle precedenti, costituiva un fatto più significativo da un punto di vista logistico, in quanto si trattava invariabilmente della più grande città della nazione, nella quale si concentrava, molto più che in seguito, la gran massa di quelle attività economiche ed industriali che hanno particolare rilevanza ai fini bellici, quali fabbriche di polvere, fonderie, arsenali etc ..
Anche in questo caso, però, si trattava di effetti a medio o lungo termine, che non influenzavano per nulla la capacità a breve termin e degli eserciti di continuare a combattere.
Nel secondo caso, quando cioè la manovra strategica aveva per obbiettivo le basi e le fonti di rifornimento del nemico , ed in particolare le sue vettovaglie, l'impatto di questa era pressochè immediato e invariabilmente significativo.
Qualsiasi esercito, infatti, non può prescindere da un flusso continuo ed ininterrotto di vettovaglie; se queste vengono a mancare od anche solo a scarseggiare, un'armata inizia immediatamente a disintegrarsi, e la velocità di questo processo aumenta con progressione geometrica quanto più a lungo una quantità adeguata di rifornimenti viene a mancare.
Gli eserciti francesi, tuttavia, risentivano in misura minore degli altri di questo problema: essi avevano infatti sviluppato, durante i primi, disperati anni della Rivoluzione, la capacità "di vivere sul paese" o, per dirla con le parole di Napoleone, "di.far pagare la guerra alla guerra". Tale capacità, nata spontaneamente per fronteggiare una situazione contingente di assoluta penuria di rifornimenti associata alla debolezza della struttura logistica , si affinò nel tempo, acquistando via via il carattere di prassi deliberata e sistematicamente consolidata, che diventò infine uno degli assi nella manica dei generali francesi. Benchè gli altri eserciti europei, compresi quelli alleati, avessero infatti anch'essi la capacità di rifornirsi in questo modo, nessuno possedette mai un sistema organizzato paragonabile a quello francese, nel quale appositi distaccamenti raccoglievano vettovaglie e foraggio anche a grande distanza dal grosso, riportando il tutto indietro e provvedendo così alle necessità dell'intera forza; i regolamenti francesi assegnavano. a questo fine, un'area di 20 kmq. ad ogni divisione (6).
Fu questo sistema, concettualmente rozzo ma nella pratica sviluppato fino alla sofisticazione, che permise per esempio a Massena di mantenersi per mesi davanti alle "Linee di Tones Vedras", in un ten-itorio che Wellington riteneva, in base ai propri canoni, di aver ridotto ad un deserto.
Una volta posto di fronte alla minaccia concreta di essere privato della propria fonte di vettovaglie, ad un generale si presentavano solamente due opzioni: aprirsi la strada combattendo, oppure contromanovrare il più velocemente possibile per uscire dalla situazione.
Se egli sceg]jeva di combattere, oppure vi era costretto, allora il condottiero nemico aveva probabilmente ottenuto lo scopo desiderato. cioè quello di costringere il nemico a dare od accettare battaglia su un terreno ed in circostanze di sua scelta. In questo caso, perdipiù, l 'avversario sarebbe stato costretto all'offensiva tattica, e si sarebbe pertanto ottenuto l'ideale binomio che vede combinarsi una strategia aggressiva con la probabile o certa difensiva tattica.
Nel caso infine della terza possibile filosofia di manovra. quella cioè che mira ali' ottenimento della superiorità numerica locale , la chiave di volta era costituita per l'appunto da localizzare, isolare e distruggere una forza avversaria inferiore di numero, di solito invogliando il nemico a dividere le proprie forze, mantenendo invece le propde concentrate: "firstest with the mostesl'', per dirla con il generale Forrest, il celebre cavalleggero confederato della Guerra Civile Americana.
Uno dei piu begl'esempi di questo 6po di manovra è costituito dagli eventi succedutisi nella prima metà del febbraio 1814, quando Napoleone , con i miseri re sti della sua armata, scoprì Blucher in piena crisi di movimento, con i vali Corpi che componevano l'Armata della Slesia disseminati lungo la strada per Parigi, l'uno dall'altro a distanza maggiore di quella che avrebbe permesso un mutuo appoggio.
Pur nel 1814, ciò rappresentava molto più di quanto si potesse osare avendo di fronte il più grande genio militare dell'età moderna, e le quattro stupefacenti vittorie di Champaubert, Montmirail , Chateau Thierry e Vauchamps stanno a testimoniarlo. Vauchamps quasi costò la libertà. o la vita, all'incauto Marschal Vorwarts, che nelle quattro battaglie perdette comunque oltre 20.000 uomini e fu costretto ad interrompere precipitosamente la sua avanzata sulla capitale francese; solo la debolezza della sfinita armata di Napoleone gli permise di cavarsela senza danni più gravi.
La capacità di un condottiero di eseguire una manovra di questo genere era determinata da alcuni fattori: in primo luogo, la sua struttura di raccolta delle informazioni. Se egli era infatti in grado di identificare una forza nemica sufficientemente isolata, egli poteva manovrare contro di essa; se questa non era invece isolata a sufficienza, allora era possibile manovrare allo scopo di renderla isolata per un tempo sufficiente a distruggerla, e quindi rivolgersi contro un 'eve ntuale seconda forza mandata in suo soccorso.
Questa procedura necessitava di un flusso costante di informazioni accurate per essere efficace, informazioni che potevano provenire dalle forze da ricognizione o da fonti spionistiche.
Una volta raccolte le informazioni, identificato il bersaglio deJla manovra e sviluppati i relativi piani, non rimaneva dunque che muovere le armate per porre questi ultimi in esecuzione. Ciò richiedeva l'impiego della più semplice fra le anni a disposiziorie del generale napoleonico - le gambe dei suoi soldati.
ln un'era ancora priva di ferrovie e veicoli, era su queste. infatti, che tutti gli eserciti si muovevano per eseguire i comandi dei condottieri ed arrivare a distanza di confronto con il nemico.
VELOCITÀ E DIMENSIONI DELLE UNITA' DURANTE I MOVIMENTI STRATEGICI
Questo argomento non compare spesso nella letteratura militare, specie in quella contemporanea agli eventi; i commenti al riguardo sono di solito limitati .ad un'indicazione della distanza percorsa da una data divisione o Corpo d'Armata per raggiungere un campo di battaglia in tempo per partecipare allo scontro.
Qualche dato tuttavia esiste (7). ed è principalmente a pa1tire da questi che si è tentata un 'analisi il più possibile esauriente.
ln primo luogo, si possono identificare quattro fattori premjnenti che concorrono a determinare il rateo di movimento strategico di un'armata; essi sono:
l) il terreno che si attraversa con il relativo sistema stradale; 2) la struttura organica deJJ 'armata impegnata a manovrare; 3) la dislocazione delle scorte e la capacità di trasporto delle stesse; ed infine, 4) la formazione nella quale l'esercito avanza.
Per quanto attiene al primo punto, le regioni che furono teatro di oltre due decenni di conflitto quasi ininterrotto erano, quasi esclusivamente, quelle europee. L'aspetto geografico genera le di queste non differiva, se n on nei dettagli, da quello attuale: si potrebbe notare solo un minor sviluppo, in quanto a grandezza più che numero, dei centri urbani, ed un assoluto prevalere, al di fuori di questi, di aree coltivate od incolte, con la quasi totale assenza di insediamenti industriali al di fuori delle metropoli.
Dove invece vi era una profonda differenza, e si trattava di una differenza assai rilevante dal punto di vista m il itare, era nella natura del sistema stradale.
Le vie di comunicazione europee, nei primi anni del diciannovesimo secolo, era no infatti molto diverse da quelle di anche solo un secolo più tardi: tutto il traffico si svolgeva su ruota (in quanto, naturalmente, non vi erano ferrovie) ed a trazione animale; ben poche anche fra le principali arterie possedevano un fondo rivestito, e vi erano grandi strade so]o fra le metropoli più importanti. In aggiunta a queste ultime, nelle regioni occidentali e centrali d'Europa le campag ne erano ricoperte da una ragnatela di strade secondarie, tratturi e sentieri, che potevano essere utilizzati per spostarsi parallelamente aJle grandi vie di comunicazione. Questa rete di strade secondarie possedeva un considerevole potenziale in quanto a flessibilità nell'organizzazione delle manovre strategiche, ma la qualità delle mappe era spesso così scadente da renderne problematico l'effettivo utilizzo. Mappe mediocri e strade tortuose potevano co n durre un corpo di truppe a molte miglia dal luogo dove la sua presenza sarebbe stata necessaria, e per ovviare a ciò, le forze da ricognizione di molti eserciti si occupavano di rilevare le strade, e la maggior parte delle armate possedeva unità di cartografi, a Hvello di Quartier Generale d'armata, aventi il compito di aggiornare le mappe e predisporne di nuove.
Vi era poi un altro problema legato all'utilizzo delle strade secondarie: se la densità generale del sistema stradale non era poi di molto infe1iore a quella odierna , solo le grandi vie di comunicazione erano solitamente provviste delle opere necessarie all'attraversamento dei grandi ostacoli naturali: i ponti, per esempio, erano molti meno di oggi, e la stragrande maggioranza delle vie secondarie attraversava i corsi d'acqua mediante un guado, con tutti gli inconvenienti del caso. OstacoU ancor più importanti, quali una catena montuosa od una foresta di grandi dimensioni , erano poi valicati solo mediante pochi passaggi principali, ben co n osciuti da tutti, che formavano veri e propri "colli di bottiglia" per le armate in movimento. Ovviamente, questi aspetti del terreno ra ppresentavano un limite per l'efficacia e la rapidità della manovra strategica, ed in aggiunta, anche in Europa occidentale la natura delle strade in terra battuta era tale che una pioggia anche so lo moderata spesso le trasformava in impercorribili fiumi di fango
Anche la struttura organi ca delle armate contribuiva a condizionare la mobilità strategica delle stesse. Questo fattore può meglio essere apprezzato se vengon o prese in esame le "manovre lampo" effettuate dalle armate francesi durante i 23 anni delle g u erre della Rivoluzione e napoleoniche.
Nel 1796-97, il giovane e sconosciuto generale Bonaparte ebbe , nella fenomenale rapidità di spostamento dei suoi soldati, un potente strumento per mettere i11 pratica le sue brillanti conce-
zioni strategiche; nel 1800, la sua Armata di Riserva piombò sul nemico dalle brume alpine, attraversando terreno reputato intransitabile per un esercito.
Ancora, nel 1805 la Grande Armée vo lò l etteralmente dalla Francia settentrionale al Danubio ad una velocità inimmaginabile per il resto dei condottieri europei; durante la stessa campagna, il III Corpo di Davout marciò per l'incredibile distanza di oltre 140 chilometti in 70 ore. per raggiungere il campo di Austerlitz in tempo per contribuire alla disfatta degli austro-russi; si potrebbe continuare all'infinito.
Questa straordinaria mobilità strategica derivava da due fattori principali. Il primo di questi era rappresentato, almeno negli anni della Rivoluzione e nei primi del1 'Impero, dall'età media dei soldati francesi, che rimase a lungo inferiore a quella dei componenti gli altri eserciti: almeno fino ai disperati giorni del 1814, i giova ni soldati francesi, una volta assuefatti alle privazioni assoc i ate co n il modo di fare la guerra del loro padrone, si dimostrarono capaci di marciare più a lungo e più duramente di qualsiasi altro esercito e uropeo.
Un secondo, e decisivo fattore era cost ituito dalla struttura organica delle armate francesi, ed in particolare dalla natura peculiare delle loro "code logistiche" o bagaglio che dir si voglia.
I francesi erano unici in Europa a non permettere che un ampio numero di veicoli e bestie da soma, dedicati gli uni e le altre al trasporto delle tende ed altre proprietà degli ufficiali. appesantissero e rallentassero gli eserciti in campo; per lo stesso motivo, anche i trasporti reggimentali erano drasticamente limitati.
Anche i con vogli di vettovaglie, così consueti per gli altri eserciti e u ropei, che ancor più del bagaglio vero e proprio rallentavano i movimenti delle armate con la loro lentezza e congestionavano spavento samente le direttrici di avanzata con masse di veico li e n on combatte nti , era no quasi assenti nel panorama s trategico francese.
I francesi, costretti dalle oggettive ristrettezze ed infiammati tanto dall'ideale rivoluzionario quanto dall'urgenza di procurarsi la sussistenza a spese del nemico, impararono a fare a me n o dei pesanti convogli che avevano seguito le armate reali; non impedite da una massa di traffico veicolare, le truppe della Rivoluzione e d ell' Im pero potevano , molto semplicemente, marciare assai più velocemente di chiunque altro.
Il terzo punto appare immediatamente collegato al secondo. La disposizione dei depositi , arsenali ed altre strutture di supporto era infatti cruc i ale, per gli eserciti europei, quanto la presenza dei lenti convogli cli carri che provvedevano a smistare i rifornimenti in ess i custoditi. A cagione dell'incapacità della maggior parte degli eserciti di "vivere sul paese", ci si continuava ad affidare ad un sistema capi ll are di depositi al fine di provvedere a ll e necessità di questi Come si è visto , solo i francesi s i erano, in l a rga ma non comp leta misura, affrancati da questa dipendenza; anch'essi, tuttavia, dipendevano dalle proprie lin ee di comunicazione, a lmeno sul medio periodo, per tutto ciò che non poteva essere procurato localmente, come munizioni, armi, parti di ricambio etc
Comunque, benchè questo fatto fosse preso con serietà molto maggiore prima dello scoppio delle guen-e delle Rivo luz ion e, qual siasi condottiero c i avrebbe pensato due volte prima di resci ndere il cordone ombelicale che pe1metteva i l rifornimento delle proprie truppe, fosse pure quell o di ge neri non destinati all'alimentazione; il vantaggio posseduto dai francesi può sembrare sminuito eia queste considerazioni, ma in rea ltà non è così: la di pendenza relativa alle vettovaglie è [?iornaliera, mentre un ese rcito può portarsi al segu ito , se n za troppi impedimenti, le munizioni necessarie per un certo periodo senza che la mobilità n e soffra. Fu per l'appunto la capacità di affrontare brevi ma intensissime accelerazioni nella velocità di marcia , nell'ordine di qualche settimana nondimeno, che rese gli eserciti francesi così micidiali nella manovra strategica.
Infine, influiva sulla rapidità di spostamento di un'armata anche il "mod ulo di marcia" adottato, il che includeva la "formazione" che l'esercito assum eva
Ancora una volta, il solo esercito francese costìtu ì un'eccezione per larga parte del periodo: le altre forze armate d'Europa si limitavano di solito a prescegliere una singola strada principale come asse d'avanzata. e difficilmente l'abbandonavano. Ne risultava che un esercito in marcia veniva a costituire un ' unica , lunghissima colonna, che spesso si allungava per decine di chilometri, al punto che non era inusuale che quando le unità di testa raggiungevano il luogo assegnato come punto d'arrivo per la marcia di quel giorno, quelle di coda si erano a malapena mosse dal bivacco del giorno precedente.
Vi erano due cause principali per questo: la prima era che le mappe scadenti e la limitata conoscenza delle strade secondarie rendeva troppo rischioso avva lersi di queste ultime; ed il secondo, che gli ufficiali di estrazione aristocratica preferivano pernottare nel comfort che solo le città maggiori potevano offrire.
Nessuna di queste due considerazioni rivestiva grande importanza per i francesi: i loro staffs cartografici erano di gran lunga i più efficienti del tempo, e lo stesso si può dire per le forze da 1icognizione. Inoltre, i residui deff egualitarismo rivoluzionario. e la modesta estrazione sociale di una maggioranza degli ufficiali faceva sì che questi ultimi si preoccupassero assai poco, di norma, di procurarsi un pernottamento confortevo le: lo stesso Napoleone si accontentò, infinite volte, della sua tenda eretta nel primo prato conve ni ente, o di una capanna di contadini che persino una banda di briganti avrebbe disdegnato.
Questi due fattori conferivano agli eserciti francesi una spiccata capacità di avvalersi delle strade secondarie, mediante le quali. Napoleone scoprì ben presto, si poteva far avanzare un esercito su di un fronte assai ampio.
Con lo sviluppo di formazioni quali il celebre bataillon carrè (8), ciò significava che g li eserciti francesi erano capaci di mutare radicalmente il proprio asse d'avanzata in brevissimo tempo e senza alcuna confusio ne, e di portare sul campo di battaglia una più alta percentuale delle proprie forze ad una ve locità di gra n lunga maggiore degli avversari, che inco lonnati su di un unico asse d'avanzata, vedevano le unità di coda incapaci di raggiungere il luogo dello scontro spesso finchè non era troppo tardi per influenzarne l'esito; stipate come erano, miglia e muglia più indietro. in coda alle formazioni di testa che esse stesse avevano difficoltà a dispiegarsi per identici motivi.
ESEMPI STORICI DI MARCE
STRATEGICHE
Una fonte attendibile (9), peraltro suffragata da altre testimonianze contempor anee, precisa che , ne ll 'esercito francese, l a giornata di marcia aveva inizio fra le 4 e le 6 del matti no, a seconda della stagio ne, e s i concludeva dopo 6 ore. quindi fra le 10 e mezzodì. Gli alt ri ese rciti europei, a quanto pare, adottavano uno schema simile.
La distanza cope11a poteva variare fra i 12 ed i 40 chilometri , ma era di nom1a compresa fra i 25 e d i 30; ciò significa una media giornaliera di 27 ,5 km., e tenendo conto c he per ogni ora di marcia vi era una sosta di 5 minuti, mentre a tre quai1i della distanza veniva fatta una sosta di mezz'ora, la ve locità di spostamento risulta essere di circa 5,5 km. all'ora.
Ciò è confennato, per esempio, dall ' affermazione fatta da Napoleone, secondo iI quale, durante l'avanzata dal Niemen nel 1812, la sua armata copriva una media di 25 km. al giorno . li resto della giornata era dedicato al riposo nonchè a quelle attività con nesse con l 'approvvigionamento, quali la ricerca e la requisizione od acquisto di vettovaglie e la loro distribuzione alle truppe.
Fin qui, ni e nte di eccezionale; ma era la capacità di esegu ire , per brevi periodi, marce forzate di proporzioni storiche che co nferiva agli eserci ti fr ancesi una decisiva superiorità sugli avversari .
Nei giorni precedenti la battaglia di Austerlitz, e lementi del III Corpo di Davout eseguirono una marcia forzata di natura davvero eccezionale. Le diverse fonti consultate non concordano sulla distanza percorsa nè sul tempo impiegato ( 10); assumendo che la tecnica di marcia contemplasse i consueti, brevi periodi di riposo, e che alle truppe venissero concesse cinque ore di sonno ogni notte , i soldati di Davout marciarono una media di J 6 ore e mezza ogni 24.
Determinando poi una media fra le distanze ed i tempi di percorrenza indicati dalle diverse testimonianze, si arriva ad un percorso di poco meno di 145 km. in circa 37 ore, coperto ad una velocità stimabile in quasi 4 km. all'ora; si tratta di un dato certamente superiore a quello indicato nei trattati, ma non in misura tale da renderlo sospetto ( 11).
Le testimonianze relative a marce compiute da forze austriache, russe, prussiane od inglesi sono ancor meno esaurienti, ma le distanze coperte nell ' unità di tempo appaiono invariabilmente inferiori: se è vero, ad esempio, che autorità attendibili affermano che la fanteria russa fosse in grado di effettuare marce a 4 km. all'ora (12), è del tutto da verifica.re che ciò venisse effettivamente tentato; un'analisi basata su testimonianze di marce storica.mente avvenute non s uffraga quest'ultimo dato.
La l en tezza di marcia degli eserciti austriaco, prussiano ed, in misura legge1mente inferiore, russo negli anni precedenti il 1808 è ampiamente documentata; nelle ultime campagne la situazione migliorò un poco, in particolare per quanto riguarda i prussiani posti sotto la guida dell'energico Blucher, tuttavia gli eserciti alleati no n riuscirono mai a competere seriamente con quelli francesi in quanto a velocità negli spostamenti strategici.
I britannici , invece, costituiscono anche a questo riguardo un caso a parte: l 'o ttima fanteria in giubba rossa sarebbe probabilmente stata in grado di tenere testa, in quanto a velocità di marcia, agli eserciti del l ' Impero; che in realtà non vi riuscisse se non di rado fu dovuto probabilmente ad un fattore di "mentalità" particolarmente negli alti comandi, più che a limitazioni inerent i la capacità di marciare veloceme nte tout court. Con il comandante "giusto", infatti, la fanteria inglese seppe talvolta esprimere performances di tutto rispetto , quale , per esempio, la marcia compiuta dalla gagliarda Light Brigade del veemente "Black Bob" Craufurd, alla fine del luglio 1809, per raggiungere il campo di battaglia di Talavera. Nell'occasione, Ja brigata marciò da Navamoral a Calzada, quasi 24 km. sotto il sole dell'estate spagnola, in 5 ore; dopo una "breve" sosta, altri 11 km. e mezzo fino a Oropesa in 3 ore; infine , dopo aver riposato per cinque ore, altri 32 km. c irca, raggiungendo Talavera in otto ore. Si tratta di una marcia di pressappoco 67 km. in 16 ore, effettuata ad una velocità media di oltre 4 km. all'ora, e pertanto comparabile, se non nella lunghezza, a quella di Davout.
Quanto detto porterebbe a concludere che i ratei di marcia indicati nei trattati sono del tutto attendibili, e basati su un'analisi della pratica corrente, a sua volta fondata sulle reali capacità delle truppe, piuttosto che s u calcoli teorici.
IL MOVIMENTO DI FRONTE AL NEMICO: DALLA MANOVRA STRATEGICA A QUELLA GRANDE-TATTICA NEI TRAITATJ E NELLE ESPERIENZE FRANCESI
Il modo migliore per manovrare di fronte al nemico, ovvero per entrare sul campo cli battaglia, costituisce l'argomento di svariati manuali contemporanei; un o dei più interessanti e particolareggiati è qu ello compilato dal generale francese Jarry (13).
Il primo principio ad essere e nunciato è rivelatore della filosofia generale che ispira l 'op era, e sarebbe stato senza dubbio sottoscritto da Napoleone: Jarry affe1ma infatti che è sempre buona norma entrare sul campo di battaglia con l' eserci to diviso nel maggior numero di colonne possibile, e con ilfronte dell'avanzata quanto più amp io si possa.
Egli premette anche che, comunque, le precauzioni ed i ratei di movimento adottati per governare una marcia non erano sempre gli stes si, ma dipendevano dalla natura del terreno, dalla distanza dal nemico e, soprattutto, dal fine ultimo della manovra: ci possono essere casi in cui, infatti, un condottiero desidera impegnare il nemico in battaglia quanto prima possibile, altri invece in cui l'obbiettivo è que llo di evitare a qualsiasi costo uno scontro.
Jarry riteneva che il primo dato meritevole di essere calcolato fo s se costituito dal tempo necessario ad un esercito in marcia per raggiungere un determinato luogo.
Questo calcolo si fondava s uJ numero delle colonne in marcia , sul numero di truppe presenti in ciascuna di queste e sulla larghezza e caratteristiche della strada e dei passaggi obbligati (passi , ponti , guadi etc.) che si sarebbero incontrati.
Un esercito dell'epoca napoleonica marciava, se possibile, "in ordine di battaglia", vale a dire in "divisioni" più che compagnie , squadroni e battaglioni , concepite per occupare una superficie di terreno corTispondente a quella necessaria ali 'unità tattica: ciò permetteva, una volta giunti sul campo , un dispiegamento ed uno sch__ieramento rapido e senza intoppi.
Una colonna muoveva invece , più semplicemente, in fila o "per file" quando occupava un ' estensione di terreno maggiore di quella necessaria allo schieramento delle unità tattiche che la componevano. Il tempo di cui una colonna aveva bisogno per giungere interamente sul campo era inversamente proporzionale all'ampiezza del suo fronte: vale a dire che, se una colonna per quattro impiegava un ' ora, poniamo, perchè la coda sorpassasse il punto dal quale la testa era partita, la stessa distanza veniva percorsa in 45 minuti se in fila per sei ed in 30 se in fila per otto.
Jarry afferma che l ' esperienza ha confermato che ... "su strade considerate cattive, la fanteria marcia ad un rateo di 3000 passi all'ora; su strade mediocri 3900; su una buona strada livellata essa può avanzare finoa 4800 passi ali' ora, che corrisponde ad un rateo di circa 80 passi al minuto (intendendo il passo come "cadenza" e non come misura di lunghezza: n.d.a.) , il che può essere considerata la massima velocità alla quale la fanteria è capace di avan zare'' (l 4).
Nei suoi calcoli, Jarry assume che un soldato affardellato che marci in colonna sia capace di procedere alla stessa velocità di un uomo singolo e senza carico alcuno; parlando della cavalleria, si presume per questa che essa avanzi al passo, non al trotto. La lunghezza di un passo della fanteria è quella standard di 30 pouces, circa 75 cm.; di quello della cavalleria 35 (quasi 90 cm.), mentre un "passo" dell'artiglieria è misurato a 37 pouces, circa 94 cm ..
I risultati dei calcoli del generale francese sono riassunti nella tavola 211.
Tavola 211: ratei di marcia in colonna (da Jarry)
FANTERIA
strada pessima
3000 passi 2.25 km/h
strada mediocre 3900 passi 2.95 km/h
strada buona 4800 passi 3.6 km/h
CAVALLERIA
strada pessima
3600 passi 3.15 km/ h
strada mediocre 4800 passi 4.2 km/h
strada buona 5400 passi 4.7 km /h
ARTIGLIERJA
strada pess ima
2400 passi
2.25 km/h
strada mediocre 3000 passi 2.8 km/h
strada buona 3600 passi 3.35 km/h
Il lavoro di Jan-y si fonda sule pratiche in uso durante il periodo rivoluzionario, più che napoleonico; il trattato di EscaJJe, invece, fa esplicito riferimento, anche nel titolo (15), alle capacità di marcia dei soldati dell'Impero.
I dati relativi non si discostano molto da quelli elaborati da Jarry, ma tendono a configurare ratei di marcia leggermente più elevati: da 3 a 3 ,5 km/h per la fanteria. con un massimo di 4 km/h, e da 4,8 a 5 ,5 per la cavalleria; solo l'artiglieria si vede assegnare una velocità di marcia un poco inferiore, a 3 km/h, ma qui Escalle specifica" a causa delle strade scadenti" , pertanto il significato di questo dato resta ambiguo.
Nel caso di marce normali e non forzate, pertanto, si può assumere che, in teoria. la mobilità strategica di una forza interarma francese si aggirasse intorno ai 3 km ali' ora , ovvero circa 18 km. per giornata di marcia; come si è già visto, nella pratica questo dalo poteva invece diventare considerevolmente superiore.
Come si è già ricordato, ano scoccare di ogni ora la marcia veniva interrotta per cinque minuti, e dopo aver percorso tre quarti della marcia giornaliera, vi era una sosta di almeno mezz ' ora. Naturalmente potevano esservi , se necessarie, anche soste supplementari, per esempio al fine di permettere alle unità di coda di riguadagnare strada nel caso fossero state rallentate da qualche imprevisto o dal ben noto "effetto fisarmonica". infine, ogniqualvolta vi era una sosta, le bande reggimentali attaccavano quaJche aria popolare (16), per confortare lo spirito e so1Teggere il morale degli stanchi soldati.
Sia Escalle che Jarry sottolineano la necessità che , in presenza del nemico, le varie colonne e le parti di ognuna di esse non si trovassero separate fra loro da ostacoli naturali, fatto che avrebbe impedito, con effetti drammatici, un ricongiungimento nel caso fossero minacciate. Al riguardo. acquisiva importanza vitale l'attività di ricognizione: per l'ufficiale al comando, infatti , era di vitale importanza sapere se la sua colonna avrebbe avuto il tempo di superare l ' ostacolo prima che il nemico fosse in grado di impegnarla in combattimento.
Quando era necessario eseguire di fronte al nemico una marcia laterale. una cioè la cui direttrice d'avanzata fosse stata parallela al fronte avversario, l'artiglieria marciava separatamente dalla fanteria e su un Iato di questa, di solito quello non rivolto verso il nemico. Ciò permetteva che la colonna venisse trasformata in linea di battaglia con una semplice conversione di 90° , per battaglione o reggimento, a destra o a sinistra, con i corretti intervarn fra battaglioni.
Si riteneva che il modo migliore di eseguire una marcia strategica fosse quello in cui la prima e la seconda linea contavano lo stesso numero di colonne (tavola 212).
Queste colonne avrebbero preferibilmente dovuto giungere sul campo di battaglia dal lato sinistro di questo; così facendo, le unità della prima e della seconda linea sarebbero andate ad occupare, ordinatamente e simultaneamente, le posizioni loro assegnate.
Jarry precisa anche che le colonne della seconda linea avrebbero dovuto marciare da 3 a 400 passi di.etro quelle della prima; si noti che , dove i trattati affennano che le teste di co lonna avrebbero dovuto marciare "alla stessa altez za o parallele", si fa riferimento a colonne appartenenti alla stessa linea, prima o seconda che fosse.
Nel caso vi fosse stata anche una terza linea, o riserva, pure questa avrebbe dovuto marciare 3 o 400 passi più indietro della seconda linea , mantenendo le posizioni relative che le diverse unità assumevano per accamparsi.
È opportuno notare che, sebbene si ritenesse che l ' ordine di marcia più desiderabile fosse quello che vedeva le unità de1le varie linee marciare in colonne separate , si trattava anche dello schema più difficile da mettere in pratica, soprattutto se si eseguiva il tipo più comune di avanzata ovvero una con asse perpendicolare al fronte nemico, in quanto solo di rado vi era un numero di strade, grossomodo parallele fra loro, sufficiente a permettere questo particolare movimento.
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Passaggi obbligati od altri ostacoli costringevano a restringere il fronte della colonna, per esempio da 12 a 8 od anche 4 file, oltre che a mantenere le truppe il più possibile compatte e serrate; vi erano dei sottufficiali di Stato Maggiore (aides maréchaux de logis) il cui compito era quello di segnare, con apposite bandierine e su indicazione degli ufficiali di Stato Maggiore (aides major-généraux), questi tratti difficoltosi, nonchè il punto esatto i"n cui ogni colonna avrebbe dovuto dis piegarsi entrando sul campo di battaglia ed assumere la formazione tattica. Gli ufficiali di Stato Maggiore di Brigata (aides major de brigade), a loro volta, dovevano trattenersi in questa posizione finchè l'intera unità non fosse transitata; nel caso che, per qualsiasi ragione, l' aide major di una brigata non fos se stato presente, il suo posto veniva preso dall' aide maréchal de logis avente funzioni di vicario È evidente che questo sistema poteva funzionare davvero a meraviglia, ma solo a patto che il personale degli stati maggiori fosse in grado di assolvere alle rispettive funzioni con efficienza e disinvoltura, il che di solito, nell'esercito imperiale, accadeva regolarmente.
Quando la marcia verso il nemico veniva effettuata attraverso una gola od una vall e stretta e profonda , gli aides maréchaux de logis incaricati di precedere la colonna per assicurarsi che la via fosse sgombra, dovevano anche avere cura che, su un lato della strada, venisse lasciato libero un passaggio sufficiente per un uomo a cavallo; ciò perchè, in assenza di questa precauzione, un messaggero non avrebbe potuto passare se non con grande difficoltà, ritardando magari la consegna di un ordine d'importanza vitale.
Quando un esercito effettuava una marcia per portare a termi ne una manovra destinata a provocare il nemico a battaglia, e per la natura del terreno o della rete stradale le colonne nelle quali era s uddiviso non potevano essere più di tre o quattro, era necessario a vere estrema cura che l ' ordine di marcia fosse tale da far sì che l'artiglieria e la fanteria non s i ritardassero a vicenda e, nello stesso tempo, la prima fosse comunque disponibile per entrare in battaglia senza eccessi vi ritardi.
Nel caso poi che l'accesso al campo di battaglia fosse stato difficoltoso, per esempio perchè attraverso solo pochi passaggi obbligati, il persona le di stato maggiore che accompagnava l'avang uardia doveva avere estrema cura che ogni unità, nell'arrivare , si disponesse prontamente nelle posizioni marcate per essa , o piuttosto in una posizione provvisoria a destra od a sini stra della strada , ma comunque lasciando immediatamente libero l'accesso.
Iafme, durante ogni marcia , gli ufficiali di Stato Maggiore dovevano collocare degli appositi segnali, solitamente paletti provvisti di bandierina colorata, ad intervalli regolati ed in vista l'uno dell'altro, per segnare il percorso e guidare la direzione di marcia. Tornando alle statistiche, Jany fornisce uno studio dimensionale relativo ad un battaglione di fanteria in mai:·cia. Nel suo esempio, un battaglione di 600 uomini, in colonna di marcia con un fronte di 12 uomini o più, avrebbe trovato spazio per g li ufficiali senza che q uesti andassero ad aumentare gli spaz i determinati nei calcoli; se invece il fronte fosse stato minore di I 2 uomini , sarbbe stato necessari aggiungere gli spazi per gli elementi di comando.
Con un fron te di 8 uomini, la colonna risultava profonda (o meglio lunga) 75 ranghi; a circa 180 cm . per rango (intervalli compresi) essa misurava pressappoco 135 metri. Aggiungendo 20 ufficiali a cavallo , disposti a coppie og nuna delle quali richiedeva una profondità di 3 metri e mezzo, si raggiungevano i 170 metri.
In base agli stessi principi, se schierato in fila per quattro, lo st esso battaglione formava una colonn a lunga 305 metri circa.
I calcoli di Jarry arrivano anche a determjnare che una colonna composta da 20 battaglioni, in fila per otto, comprensiva di cannoni ed altri veicoli, av re bbe misurato 5850 passi d i lun ghezza, pari a poco meno di 4400 metri, tale distanza faceva sì che gli ultimi otto uomini avrebbero impiegato circa un ' ora e mezza per raggiungere il luogo dove si fosse arrestata la testa della colonna.
Escal le, da parte sua, fornisce alcuni esempi specifici. Nel 1805, tre divisioni comprendevano in tutto 24 battaglioni, più l'mtigli e ria , il treno ed il genio: un totale di 2 1500 uomini, che formavano una colonna lunga 9767 metri.
Ciò significa una lunghezza media di colonna, durante una manovra strategica, di 450 metri circa per 1000 uomini, che corrisponde pressappoco al 65% di quella relativa all'esercito austJiaco ed al 60% di qu e llo russo; inoltre , i francesi potevano anche marciare (e spesso lo facevano) in colonne serré, riducendo gli spazi al 40 % (!) di quelli menzionati: 180 metri per 1000 uomini, dunque, corrispondenti circa al 26% ed al 24%, rispettivamente, della lunghezza delle colonne austriache e russe. Questa capacità di tenere concentrati gli uomini in marcia, unita a quella di avanzare su molte colonne parallele, la dice lunga sulla facilità con la quale i francesi surclassavano gli avversari quando si trattava di riunire, più rapidamente di questi ed in maggior numero, le proprie forze sul campo di battaglia.
VALUTAZIONE DIMENSIONALE DI UNITA' APPARTENENTI AD ALTRI ESERCITI
Un Corpo d'Armata britannico
Come è noto, nelle armate g uidate da Wellington i Corpi d ' Armata ve nnero organizzati solamente in occasione della campagna di Waterloo; in questa occasione, inoltre, la struttura degli stessi è scarsamente rappresentativa, in quanto le unità inglesi erano integrate da altre appartenenti agli eserciti alleati ed aventi differenti caratte1istiche. Ai fini di questo studio , dunque, verrà preso in esame un ipotetico Corpo d'Annata britannico, composto da due divisioni su tre brigate ognuna; ogni brigata conta quattro reggimenti (cioè battaglioni, per gli inglesi) con una forza media determinata a 600 uomini per battaglione. Inoltre, il Corpo possiede 4 batterie d'artiglieria, ognuna con sei pezzi ed i relativi cassoni.
In fo1mazione di marcia, un battaglione di fanteria occupava circa 190 metri, più altri 55 per il prop1io carriaggio e 10 di intervallo da quello precedente o successivo: un totale dj 255 metri. La fanteria avrebbe quindi costituito , compreso l'intervallo fra le divisioni, una colonna lunga 6620 metri.
L 'artiglieria. dal canto suo, occupava, compresi gli intervalli. altri 1585 metri. Ne ri sulta una lunghezza totale di 8205 metri, corrispondenti ad un rateo di 540 metri per 1000 uomini.
Un Corpo d'Armata prussiano
Un tipico Corpo d'Armata prussiano era composto, nel 1813-15, da quattro brigate di fanteria su tre reggimenti ognuno di tre battaglioni di circa 800 effettivi; da due brigate di cavalleria su tre reggimenti da quattro squadroni, con ogni squadro ne forte in media di 150 uomini; e da pressappoco 10 batterie dj vario tipo.
Ogni battaglione di fanteria occupava , in colonna di marcia , un minimo di 247 ,5 metri , più 60 per il proprio carriaggio e J O di intervallo: un totale di 317 ,5 metri, il che risulta in una colonna di fanteria lunga 13830 metri intervalli di brigata compresi.
La caval l eria, da parte sua, occupava co n i suoi 24 squadro ni 4682 metri. L'artiglieria, infine, comprendeva in media 250 fra veico li e cannoni, ed occupava 5450 metri di strada.
Il Corpo d ' Armata, dunque, si este ndeva in una colonna avente una lunghezza di 23962 metri, per un rateo di 696 metri per I000 uomini.
Un Corpo d'Armata russo
Un Corpo russo era composto, di solito, da due divisioni di fanteria s u tre brigate di due reggimenti di due battaglioni. Ogni battaglione viene considerato forte di 716 uomini , come da regolamento.
In aggiunta, vi erano due brigate d'artiglieria, composte ognuna da due batterie leggere ed una da posizione; un totale di 72 cannoni ed avantreni e 156 altri veico li: 228 in tutto.
In base ai calcoli co ns ueti, la fanteria occupava, compresi gli intervalli divisionali, 10465 metri, compreso il carriaggio di 41 veicoli per reggimento, mentre l'artiglieria richiedeva altri 3650 metJi: un totale di 14115 metri per circa J 8800 uomini: un rateo di 750 metri per 1000 uomini.
Un Corpo d ' Armata austriaco
Un Corpo d ' Armata austriaco tipico possedeva, nel 181 3,22 battaglioni di fanteria, 12 squadroni di cavalleria e 8 batterie di vario tipo.
Compreso il carriaggio reggimentale , la fanteria (in due divisioni più un'avanguardia) avrebbe pertanto occupato 12390 metri di s trada ; la cavalleria 2010 e l'artiglieria 2200 circa. Lo spazio occupato assommava pertanto a 16600 metri, per un rateo di 701 metri per I000 uomini.
I calcoli relativi alle rispettive lunghez ze di colonna delle vruie nazioni sono riassunti nella tavola 213.
ITavola 213: ratei di lunghezza di colonna durante una marcia strategica
NAZIONE
Francia
Inghilterra
Prussia
Russia
Austria
METRI PER l 000 UOMINI
GLI ESERCITI IN MARCIA NEI REGOLAMENTI FRANCESI
Esiste un gran numero di te s timonianze di ritardi nell'inizio di una battaglia a ca usa dell'accidentale incontro di due Corpi o divisioni sulla stessa strada (dove uno dei due , ovviamente, non avrebbe dovuto trovarsi affatto in quel momento) o dall'incrocio, altrettanto accidentale, di due linee di marcia.
GU ingorghi che ne potevano derivare assumevano spesso proporzioni apocalittiche: non sono sconosciuti casi in cui un'intera giornata non bastò a districarli. Per questo motivo , i regolamenti di tutti gh eserciti continentali prescrivevano che due colonne, qualora si fossero incontrate, avrebbero dovuto tenere la destra ; nell'esercito ingle se, la sini stra: per inciso, da ciò derivano probabilmente le equivalenti norme che ancora oggi regolano la circolazione dei ve icoli.
Se la strada non aveva un'ampiezza sufficiente a permettere il passaggio simu ltaneo delle due colonne, una di esse doveva arrestarsi per permettere il passaggio del l 'altra. La decisione in merito a quale delle due dovesse fermarsi dipendeva dalla loro precedenza ( o " rango") nel! ' ordine di battaglia, se le due unità a ppartene vano allo stesso Corpo.
In ogni caso , truppe da combattimento avevano sempre la precedenza s u quelle dei se rvizi (treno, sanità etc.); questo perchè le prime avevano una più elevata priorità, ma anche a causa del minor rateo di movimento delle seconde.
A meno di ordini specifici, ci si comportava nello stesso modo in caso di incrocio di linee di marcia. Il Réglement de 1791 francese prescriveva che un esercito dove sse marciare in sei colonne. Ogni ala di cavalleria ed ogni divisione di fanteria doveva essere disposta con la brigata "anziana"
(cioè quella c he occupava l'avanguardia o l'ala destra nell'ordine cli battaglia) all'avanguardia, seguita dalle a ltre brigate appartenenti alla prima linea e quindi da quelle della seconda linea, nello stesso ordine.
Vi e rano dei casi in cui l'esercito veniva invece s uddivi so in sole quattro colonne; in que sta circostanza, la cavalleria era divisa fra queste, e la prima .linea di ognuna delle due ali di cavalleria marciava con la prima e la quarta divisione, mentre la seconda linea di cavalleria con la seconda e la terza clivisione di fanteria
Due brigate di fanteria con il compito di coprire le ali estreme marciavano con le stesse colonne nelle quali erano colloca te le unità formanti la prima linea di cavalleria, su entrambe le al i: queste brigate fmmavano la retroguardia della co lonna.
Le armate rivoluzionarie abbandonarono ben presto la divisione della cavalleria in due ali, ripartendola invece fra le divisioni di fanteria; solo una debole forza montata rimase concentrata con la funzione di riserva.
In generale, l'ordine di battaglia delle armate francesi rivoluzionarie perse quasi del tutto ogni rigidità, di venendo uno strume nto assai duttile , che ben si adattava, volta per volta, ad og ni singolo sce nario strategico ed al terreno s ul quale questo si svolgeva. L 'organizzazione di una marcia poteva s ub ire infinite variazion i mediante modifiche nell 'ordin e di maTcia e nella posizione e nel numero delle co lonn e e delle componenti di queste.
In ogni caso, indipendentemente dalla loro consistenza, molto spesso le armate francesi, all'inizio de.I periodo, marciavano in tre colo nne, precedute da una divisione con funzioni d'avanguardia, in aperta violazione dei precetti del Réglement che s ubordin ava il numero delle co lonne al num ero ed a lla qualità dei contingenti delle diverse armi.
11 progressivo ingrandimento delle armate napoleoniche mise in luce nuovi problemi, che l'esperienza maturata dalle armate della Ri voluzione poteva sormontare solo con difficoltà: assistito da uno Stato Maggiore ancora imperfetto, Napoleone dovette risolvere di persona la quasi totalità di questi problemi, senza poter delegare alcunc hè, del processo decisionale, ai propri s ubalterni. Vi furono dei tentativi di codificare (ed istituzionalizzare , in qualche misura) le procedure, ma a quanto pare con scarso successo: non esiste, in effetti, una compilazione "ufficiale" dei dettati strategici dell'Imperatore che predati la sua caduta.
Anche il Réglement de 1809 (qv) persisteva ne lI' introdune e lementi artificiali quali la divisione dell'esercito in marcia in quattro colonne, elementi che, come sottolinea il generale Préval ( 17) , non avevano più da tempo alcu na corrispondenza nella pratica operativa delle armate imperiali.
È pur vero che spesso (ma non necessariamente) queste effettivamente marciavano in quattro colonne, ma con solamente una piccola patte della cavalleria distribuita fra l e stesse: una maggioranza di reggimenti costituiva infatti lo "sch ermo" protettivo d'avanguru·dia, e gran parte del rimanente era invece co ncentrata nella Ri serva di Cavalleria, che spesso formava un raggruppamento a sè stante
L'artiglieria, da parte sua, occupava posizioni molto variabi li nell'ordine di marcia, a seconda che si trattasse di batterie divisionali, di Ri serva di Corpo o d'Armata, ed anche del previsto ruolo tattico ; solo il Grand Pare, con l a sua massa di veicoli logistici, occupava di solito una posizio ne più o meno fissa: nel retro, e s ull a migliore strada disponibile.
Le avanguardie divisionali non erano regolate da disposizioni precise: durante la Rivoluzione, erano composte di solito da granatieri distaccati dai reggimenti e formati in unità au ton ome (18); sotto l'Impero, le teste di co lonn a spesso cons istevano invece di voltigeurs. Nell'uno e nell 'altro caso, erano accompagnate da un congruo distaccamento di genieri e zappatori con il compito di l iberare la vi a da eventuali ostacoli, e dai soliti ufficiali di stato maggiore.
Lo stato maggiore divisionale si trovava abitualmente ad accompagnare la seconda brigata a partire dalla destra, mentre l'artiglieria divisionale m arciava bene avanti , dietro l'avanguardia , per poter entrare in azione senza ritardi.
Il R èglement de 1809 formalizzò per la prima volta il concetto di ava ng uardia pennanente, ed in questo fu seguito da Prèval nel 1811. Le avangu ardie dovevano marciare davanti al grosso ad una distanza pari ad un'ora di marcia (2-4 km.), ed erano a loro volta precedute da picchetti di cavalleria ad una distanza di 450-700 tese (900-1400 m.), a seconda del terreno e della situazione. Una catena di picchetti e portaordin i manteneva il contatto fra I 'avanguardia e la testa della colonna vera e propria.
L'Extrait du Règlement Provisoire pour le Service des Troupes en Campagne (1813) delineava, da parte sua, un ordi ne di marcia non mol to dissimile da quelli finora descritti: fatto piuttosto curioso, viene riproposta la divisione della cavalleri a in due ali, ulteriormente s uddivise in prima e seconda linea, e dis tribuite fra le colonne di fanter i a secondo uno schema ide nti co a quello proposto , pe r una marcia su quattro colonne, dall e integrazioni al Réglement de 1791 descritte in precedenza: si tratta, con ogni probabilità, di svolazzi teorici," .. .proposti da individui che non hanno compreso i nostri reali ordinamenti in battaglia." (19).
D ove in vece l' Extrait riflette sicuramente la pratica corrente, è nel rimarcare che la fa n teria dovesse marciare in colonnes serrées; come si è g ià osservato, ogni brigata era preceduta da un distaccamento di 50 genieri e zap patori aventi il compito di eliminare qualsiasi ostacolo alla marc i a, ed ogni reggimento era preceduto di 50 passi da un ufficiale , cui spettava esaminare il terreno s ul quale il reggimento sarebbe transitato , assicurandosi che fosse, o potesse essere reso adatto per il passaggio della truppa.
Se il contingente marciava in vece in sei colonne, le due brigate di fanteria con il compito di guardia laterale marciavano a ll a testa od in coda alla cavalleria delle rispettive ali, a seconda del terreno.
I parcs d'artillerie divisionali marciavano con la divisione d 'appartenenza, seguendone una particolare brigata all 'intemo della colonna divisionale; la massa dell'artiglieria e del treno, tuttavia, marciava sempre s ulla strada più adatta a questo genere di traffico.
Anche per qua nto riguarda l'avanguardia, vale quanto detto in precedenza per gli eserciti dell'Impero.
Durante una marc i a, a nessuno, ufficiale o so ld ato, era permesso di abbandonare i ranghi ; non era co ncesso farlo neppure per calmare la propria se te all'atto dell 'attraversamento d i un corso d'acqua, in quanto si presumeva c he il co ntenuto delle borracce (c he l'eserc ito francese, però, non distribuiva e c he quindi dovevano essere acquistate privatamente dai soldati!) dovesse essere sufficiente per la durata della marcia.
Nell'attraversare i cen tri abitati , g l i ufficiali ed i sottufficiali dovevano far se rra re bene i ranghi, per evitare c h e qualche intraprendente soldato li abbandonasse . B enc hè l a discip}jna di marcia fosse piuttosto rigida, non vi era alcun o scambio di ordini verba li: a quanto pare, la coda della col o nna sempliceme nte seguiva l a testa; nel caso fosse stata impo ssibilit ata a farlo, un uffi cial e s upe riore l a prendeva in carico e l a g uidava fino a poter ria ss umer e il normale sch ema di marcia.
Duran te un a marcia non si dovevano r en de re gli onori agli ufficiali s up eriori; tuttavia, se capitava c he ] ' Imperatore passasse a cavallo ne i dintorni, la s u a presenza immancabilme nte s uscitava uno scop pio di Vive l'Empereur! o di più o men o som m ess i ed irosi bronto lii , a seconda della situazion e e della lunghezza della m a rcia !
Ogni compagnia di staccava un sergen te od un caporale , scelti fra i veterani di provata affidabilità, per fun ge re da polizia militare nel corso della marcia; questi uomini erano con centrati a livello regg im e nta le e posti sotto il comando di un tenente, con il compito principale di riportare ne i ra ng hi eve ntu ali sbandati e ritardatari , con s iderati di sertori più o meno potenziali. I veri e propri disertori ed i saccheggi atori s orpresi su l fatto veni vano immediatamente consegnati al distaccame nt o della Gendarmerie Impériale
MARCE GRANDI-TATTICHE
La prima considerazione da farsi relativamente alle marce grandi tattiche è che queste venivano eseguite in cadenza, con il passo cioè regolato ad un ritmo determinato e scan dito dal tamburo, come sul campo di battagLia; al contrario, in un contesto strategico gli uomini erano lasciati liberi di marciare, nell'ambito della formazione, come meglio credevano.
Le cadenze e le tecniche erano le stesse già specificate nella tavola 5 (p. 6), e variavano pertanto da nazione a nazione. I russi, per esempio, utilizzavano una sorta di "passo dell'oca" che non poteva essere mantenuto a lungo , alle cadenze più rapide, senza sfinire le truppe; i francesi ed i prussiani, invece, impiegavano un passo che comportava anch'esso la gamba tesa ma con il piede poco sollevato da terra, e che a quanto sembra poteva essere mantenuto a lungo, anche a cadenze elevate, con poca fatica; ino ltre, i soli francesi impiegavano il ben noto pas de course, un vero e proprio passo di corsa (con piegamento delle ginocchia) assai veloce ed impiegabile anche sulle medie distanze. Questo fatto, ancora una volta, rappresentava un definito elemento di superiorità sugli altri eserciti europei.
Naturalmente, anche la natura del terreno sul quale si svolgeva una manovra aveva la sua importanza: su terreno rotto o montagnoso, sarebbe indubbiamente stato difficile mantenere un'alta velocità di spostamento, come quella conferita per esempio dal pas de course o dall' udwonyi szag, mentre al contrario le cade nze più lente , quelle al di sotto dei 120 passi aJ minuto per intenderci, non sarebbero state influenzate in modo apprezzabile dai fattori geomorfologici.
Anche il carico trasportato dai soldati indubbiamente influiva, ma a questo riguardo le fonti so no molto vaghe: J'unico regolamento che, per certo, permetteva l'abbandono dello zaino prima d'entrare in azione era quello relativo ai soli rijles dell'esercito britannico. Tutti gli altri tacciono sull'argomento; certi addirittura, come l' Exrrait francese od il regolamento prussiano del 1812 , proibiscono espressamente questa pratica.
Vi sono. tuttavia, indicazioni contrastanti: è certo, per esempio, che molti fanti russi lasciaro no gli zaini ad Austerlitz, e lo stesso fece la Guardia inglese a Salamanca e la Giovane Guardia francese a Lutzen: la questione, dunque, non potrà probabilmente essere mai risolta in modo conclusivo
In campo tattico e grande-tattico, sfortunatamente, testimonianze che rechino dettagli diretti sui ratei di movimento, specificando gli elementi di tempo e distanza in modo preciso, sono completamente assenti. Tanto i generali quanto i soldati, in tutta evidenza, avevano cose più serie di cui occuparsi quando si trovavano sotto il fuoco nemico.
Non vi è dubbio , comunque, che quando si trova sotto fuoco , difficilmente un 'unità genera ritardatari; a l contrario, esistono incentivi a muovere più velocemente e più a lungo. ed anche a sopportare fatica e mal di piedi quando l'alternativa è una palla di moschetto o di cannone: la paura, ed una buona dose di adrenalina, possono rendere lo zaino assai più leggero!
Data la mancanza di testimonianze, ci si deve affidare per intero ai ratei di marcia specificati nei regolamenti, nella ragionevole ,certezza che chi li redigeva si basasse sull'esperienza pratica di ciò che era possibile chiedere al1e truppe.
I ratei di marcia considerati variano pe1tanto fra i 2.75 ed i 9 .8 km/h, con le cadenze più e l evate sos ten ibili solo per periodi relativamente brevi; si deve inoltre considerare che le cade nze supe1iori, come ri s ulta da innumerevoli testimonianze, tendevano a generare disorganizzazione oltre c he fatica.
Tuttavia , un rapido spunto per raggiungere una posizione vitale, seguito da una pausa di qualche minuto per permettere alle truppe di prendere fiato e riorganizzarsi, rendevano l 'impiego di queste cadenze interamente possibile. Vi sono molte testimonianze che attestano , in particolare , l 'uso del pas de course, e benchè non si possa sos tenere che questo potesse essere mantenuto
molto a lungo, tutto lascia credere che i soldati che avevano nelle gambe tutta l'Europa potessero mantenere questa andatura anche per un ' ora di seguito.
GLI ORDINI DI MARCIA ED I CONCETTI STRATEGICI NELL'OPERA DI .!OMINI
Nel suo Traité des Grandes Opérations Militaires, pubblicato nel 1805, il barone Jomini prende in esame le metodologie operative utilizzate da Federico il Grande e Napoleone, in comparazione le une con le altre. Le tesi esposte dal g io vane Jom i ni, molto diverse da quelle in seguito elaborate con il celeberr imo Précis de l'Arte Militaire, non devono sorprendere: la sua esperienza pratica come ufficiale di Stato Maggiore, prima nell'armata francese e poi in quella russa, interamente vissuta durante le gue rre napoleoniche, era ancora di là da venire nel 1805, ed il "sistema napoleonico" avrebbe atteso per la sua consacrazione proprio il magico biennio I 805-1807
Jomini sembra pertanto essere ancora affascinato dall'ordinata simmetria delle manovre strategiche di der Alte Fritz più che dal!' effervescente, apparente disordine del sistema di manovra strategica elaborato dal geniale Imperatore dei francesi; per questi motivi , la sua opera prima è stata prescelta come esempio di esposizione intelligente e meditata di un pensiero militare che resta tuttavia "pre-napoleoni co".
Con particolare riguardo agli ordini di marcia, Jomini ritiene ideali le manovre e gli schieramenti adottati da Federico per le battaglie di Kollin, Rossbach e Leuthen; in queste occasioni, l'armata prussiana marciò in due sole colonne, formate ognuna dalle unità componenti la prima o la seconda linea dello schieramento di battaglia, dalle quali si dispiegò a destra ed a sinistra, manovrando per pelotons, a formare la linea di battaglia.
Jomini esprime la convinzio ne che quest'ordine di marcia permetta all'esercito di eseguire qualsiasi manovra pur restando ben concentrato, e non correndo il rischio di essere sconfitto un troncone alla volta.
Entrambe le colonne sono a distanza di supporto l'una dall'altra, ed essendo così ravvicinate (2-300 passi) fra loro, il nemico non può separarle od isolare alcuna parte dell'annata dal grosso.
Jomini si spinge ad affermare che la sola aggiunta di un'avanguardia è sufficiente ad assicurare il successo dell'esercito che impieghi questa formazione di marcia. Solo a malincuore il teorico elvetico si rassegna a riconoscere che, se imposto dalla natura del terreno, un esercito possa formare quattro colon ne, "raddoppiando" ogn i linea.
Nel suo stud io, Jomini esamina due diverse possibili situazioni: nella prima i due eserciti contrapposti si trovano schierati su Unee di battaglia parallele; nel secondo caso, gli elementi di testa di un esercito in marcia vengono attaccati mentre questo si trova ancora in coJonna
Nell ' esaminare per primo quest'ultimo caso, Jomini ritiene che attaccare un esercito in marcia comporti comunque un vantaggio, in quanto l'attaccante può concentrare una porzione significati va delle proprie forze contro una sola ala nemica (rappresentata dalla testa di colonna), come nella manovra navale detta "tagliare la T" cos1 ben nota agli ammiragli di tutto il mondo (tavola 214).
L ' armata A si trova nella stessa posizione di queJla prussiana a Ro ssbach, mentre l 'armata B in quella dei franco-imperiali di Soubise; questa situazione permette all ' armata A di distruggere la testa della colonna avversaria e di impegnare la stessa su entrambi i fianchi; l 'armata A può impegnare tutte le sue forze immediatamente, mentre l'avversario può farlo solo gradualmente, man mano che queste rjescono a raggiungere il luogo dello scontro ed a dispiegarsi in linea di battaglia.
È proprio nel rileggere queste affermazioni che appare evidente l'imperfetta maturazione del pensiero del Jomini , con una comprensione ancora parziale della cru·ica innovativa de l sistema
napoleonico: la debo lezza e la potenziale perico lo sità della marcia in co l on na a livello d'armata è rilevata dal l'autore, c he continua però, nello stesso tempo, a decantare le vi 1tù di questo modulo, che poteva co nservare una qualche valid ità so lamente finchè veniva opposto ad avversari organ izzati nell o s tesso modo, ed aventi quindi tempi di reazione comparabi l i.
La marcia in colonna rimaneva invece perfettamente accettab il e, anzi, d ifficilme nte sostitu ibi le, a livello divisionale; nel mentre, Napo leone s i appres ta va a d imos trare c he , a livello d'armata, s i poteva es co gitare di meg li o. Ma di ciò, Jomini s i accorgerà, con lo ze lo d e l co nvertito, ne ll e s ue opere più mature.
To rnando al Traité, Jomini passa ora ad esaminare la situazio ne in cui due eserciti avanzanti col lidono mentre ancora si trovan o e ntrambi in colonna di marcia (tavola 215).
L'armata A e l'armata B vengono a conta tto in formazione di marcia. nel caso di e nt rambe s u due colo nne. l n questa situazio ne, l'armata che fosse in grado di dis piega rsi più velocemente dell'altra avrebbe sicuramente la meglio; se invece la ve locità di sp iegam e nto fosse pressappoco pari , ne risulterebbe un a battaglia d'attrito, decisa dal valore e dalla tenacia delle truppe e co n ben poco spaz io per le i ni z iati ve dei generali.
Pe r poffe un rimedi o almeno parziale a questa poss ibilità, Jomini s uggerì l'utilizzo di un 'avanguardia; questa si sarebbe dispiegata per affrontare il nem ico, fosse s tato qu es to in colonna o dispiegato anch'esso in linea di battaglia.
Jomini afferma molto esplicitame nte che questa picco la avangu ardia avrebbe dov uto "fissare" la linea nemi ca, consentendo al grosso dell'armata di manovrare indistmb ato , fosse per colpire i fianchi dell'avversario o per dare inizio alla ritirata se questo si fosse rivelato troppo forte.
Ne lla tavola 216 l'avanguardia si dispiega in una posizione ada tt a a fronteggiare l'attacco nemico, guadag nando così i l tempo necessario al grosso per dispiegarsi ne l modo più favo re vole.
Jomini consiglia, in questa s itu azio ne, di manovrare co n il grosso dell'armata s u un fianco o su ll 'a ltro del nemico, per massimizzare le possibilità di vittoria. "Fissando" il ne m ico in posiz io ne per mezzo de ll 'avanguardia, il grosso può manovrare vant aggiosamente co nt ro un ne mi co immobilizzato, o comunque in grado di reag ire agli attacchi co n efficaci a ridotta.
Il SISTEMA NAPOLEONICO DI MANOVRA STRATEGICA
L'argomento del s istema stra tegico sviluppato da Napoleone è certame nte troppo vas to, e be n studiato altrove, per essere qui affrontato più che in genera le; è s uffi ciente, a i fini di qu esto studi o, ri cord arne le linee generali ed alcuni aspetti assai peculiari.
La prima differenza che balza agli occhi, in confronto per esem pi o al Traité dello Jomini o d anche alle Istruzioni Segrete di Federico di Pru ssia, è una di car atte re dimensiona/e: ogni eleme nto dell 'ar m ata napol eonica cos tituiva un tassello di un org a ni s mo composito e de s tinato ad operare organ ica me nte, mai come un a somma di entità separate.
Bisogna pertanto di s ti nguere fra gli strumenti crea ti , o perfezionati, da ll ' Imperatore, e la.filosofia d'impiego di que st i ultimi .
Di alcuni de i primi , s i è già detto: la se mplificaz ione logisti ca effe ttuat a dalle armate rivoluzio narie, risultante in un 'accresciuta mobili tà s trategica; la natura largamente meritocratica della leadership de ll'esercito napoleonico, ed in fi ne, la rinno vata st ruttura organica dell'armata: su quest' ultim a merita soffe rmars i brevemente.
In questo, come in a ltri cas i , Napoleone si limitò a perfezionare i l lavoro già ini ziato da altri, porta ndo alle l og iche conseguenze processi già in atto. La di vi sio ne dell' eserci to in gra ndi unità plu r iarma era già e nun ciata in opere quali I ' Jn s truction de 1761 del mare sc iallo De Brog lie (20) , e fu impleme ntata da Camot e Dubois -Crancè ne i primi anni de ll a Rivolu z io ne (fe bbraio 1793),
TAVOLA 2 ì :j
con l'istituzione di divisioni che comprendevano, oltre alla fanteria. aliquote di artiglieria, cavalleria e genio.
Tuttavia. la creazione dei Corpi d'Armata è da ascriversi interamente alla geniale intuizione dell'imperatore, che memore delle esperienze compiute durante le campagne d'Italia, volle dotarsi di uno strumento che più delle divisioni fosse adatto ai suoi fini strategici. Il Corpo d'Armata conteneva infatti aliquote di tutte le armi, ma in numero tale da evitare lo spettro della dispersione e da mantenerne l'efficacia: una piccola armata in miniatura, in effetti.
Passando alla filosofia strategica dell'imperatore, egli enunciò cinque principi generali, fondamentali per l'utili zzo dei s uoi nuovi strumenti di g uerra, ed in aggiunta a questi, un vero e proprio modulo operativo che è confrontabile con quello proposto dallo Jomini.
Il primo principio proclamava che un esercito dovesse avere una si ngola linea di operazioni, ovvero che ogni formazione fra quelle che lo componevano dovesse manovrare in una direzione e per un obbiettivo comuni e ben definiti.
Il secondo, che quest'obbiettivo non poteva essere che il nucleo principale de11'armata avversaria.
Il terzo principio s tabiliva che questo obbiettivo avrebbe sempre dovuto essere colpito sul fianco od aJle spalle. per motivi tanto psicologici quanto strategici.
Il quarto, che il fianco da essere aggirato doveva essere quello più esposto. il cui aggiramento cioè avrebbe più facilmente esposto la Hnea di comunicazioni avversaria.
Il quinto principio , infine, s tabiliva che l 'esercito francese dovesse sempre mantenere aperte e sicure le proprie linee di comunicazione.
Bisogna precisare, tuttavia, che l'elemento più qualifican te del ·•sistema napoleonico", la flessibilità, faceva sì che, almeno in apparenza, l'imperatore talvolta derogasse a qualcuno dei principi da lui stesso s tabiliti: nel J 800 come nel 1805, per esempio, l 'ob biettivo immediato della sua offensiva principale non fu il nucleo principale dell'esercito nemico. Napoleone, tuttavia , si adattava a queste modifiche so lo se costretto dalla necessità o da qualche altro valido motivo , ed il fine ultimo della sua s trategia globale in realtà non variava.
Questa contemplava in essenza, come modulo operativo, l'impegnare frontalmente il nemico con un attacco che lo fis sasse, mentre la massa delle truppe france s i. al s icuro dietro lo schermo di cavalleria e magari ostacoli naturali , si muoveva velocemente per portarsi sul fianco od alle spalle dell ' avversario. Una volta eseguita questa manovra, l'imperatore provvedeva ad occupare una "cortina strategica" costituita da un ostacolo naturale imp ortante (quale una catena montuosa od un fiume), ordinando il blocco di tutti i passaggi attraverso di essa, in modo da isolare la vi ttima dalle sue basi nelle retrovie.
A questo punto, l'armata francese avanzava, offrendo all'avversario due sole alternative : combattere su un terreno non di sua sce lt a oppure an·endersi.
Strumento e card in e dell'azione strategica napoleonica era poi una formazione di marcia che costituiva una delle creazioni più originali di Napoleone: il bataillon. carré.
In esse nza, questo non era conce ttualmente molto dissimile dalla vecchia idea, riproposta dallo Jomini , di un avanguardia e di un grosso, ma con due innovazioni decisive: in primo lu ogo, era una formazione concepita a livello d'armata, i cu i elementi costitutivi erano i nu ovi Corpi d 'A rmata, ben più forti e flessibili di una semplice avanguardia ad hoc .
Ancora più importante , il bataillon. carré era una formazione che potremmo definire "omnidirezionale": essendo costituito da un minimo di quattro Corpi, disposti in realtà secondo uno sc hema romboidale nel quale un vertice era rivolto al nemico , il bataillon carré poteva modificare rapidamente e con poca fatica il proprio asse d 'ava nzata, per reagire a qualsiasi minaccia od adattarsi ad improvvisi cambiamenti di piani da parte dell'Imperatore (tavola 217).
Il b.i i,111lon Cd rré
-rAVOcA 717
NEM!f'A
000 000 == Schermo di ca1'<1lleru, UNEA D -lPPROCCJO
TAVO A 2. 7
Il bataillon carré funzionava, in essenza, su principi identici a quelli dell' "avanguardia e grosso" di Jomini e Federico il Grande: una volta che una delle formazioni ai vertici stabiliva il contatto con il nemico, i francesi, beneficiando del proprio incomparabilmente supe1iore stato maggiore, ridirigevano i movimenti delle altre formazioni, per colpire il nemico sui fianchi e/o alle spalle. In questa fase, l'impenetrabilità della "cortina strategica" era vitale , e se ben eseguita, si trattava di una manovra (detta manoeuvre sur /es derrieres) assolutamente mkidiaJe: basti per tutti l'esempio della "manovra su Ulm" del 1805, che intrappolò senza speranza l'armata dello "sfortunato generale Mack" e rovinò i piani degli alleati per la campagna sul fronte germanico.
A quel punto, il Corpo che aveva stabilito il contatto rivelava di solito tutta la capacità di combattimento indipendente che queste formazioni possedevano, se ben comandate: il fulgido valore del lii Corpo di Davout ad Auerstadt (1806) resta probabilmente insuperato, ma molti sono gli esempi di Corpi francesi che seppero da soli trattenere il nemico per il tempo sufficiente a permettere alla manoeuvre sur les derrieres di svilupparsi e chiudere quest'ultimo in una morsa d'acciaio.
Come un uccello da richiamo, il Corpo "di contatto" si impegnava pertanto in combattimento con una forza nemica molto superiore, mentre il resto dell 'annail:a francese manovrava sui fianchi od avanzava per costituire una riserva dietro il Corpo avanzato. Uno dei più begl ' esempi del bataillon carré in azione è costituito dalla manovra che aprì la campagna di Germania del 1813, culminando con la battaglia di Lutzen.
L' "Armata dell'Elba'' del principe Eugenio, costituita dal V Corpo (Lauriston) e dall'XI (Macdonald), altra al I di Cavalleria (Latour-Maubourg) e forte cli circa 30.000 uomini, costituiva la "punta" del romboide mentre questo avanzava verso Lipsia. Il III Corpo di Ney, forte di ben 48 .000 uomini , costituiva l'ala destra. mentre Marmont (VI Corpo, 20.000 uomini) teneva l'ala sinistra. La retroguardia era fom1ata dal IV Corpo di Bertrand (20.000 uomini), mentre la Guardia Tmperiale (15.000 uomini) si trovava pressappoco aJ centro della formazione ma un po ' spostata a sinjstra, quasi fra Marmont e Bertrand; l'annata francese comprendeva in tutto circa 130.000 uomini.
L'armata alleata al comando di Wittgenstein, forte di circa 80.000 uomini, era per il momento più concen trata di quella francese, che perdi più era drammaticamente scarsa di cavalleria. A dispetto di ciò, quando il Corpo di Ney entrò in contatto con gli Alleati a sud di Lipsia , Eugenio spostò immediatamente a sud iI suo asse d'avanzata per manovrare su Il' a l a destra del nemico, mentre Mannont e Bertrand facevano lo stesso sull'a la sinistra La Guardia Imperiale, che costituiva adesso la formazione di coda, si dispose alle spalle di Ney con la funzione di riserva generale e con il compito, fra gl i altri, di amministrare iJ coup de grace contro il centro nemico.
Il risultato fu che se l a notte non avesse permesso ai malco nci alleati cli scivolare via, la mattina seguente avrebbe vis to le formazioni francesi colpirli simultaneamente aJ centro e su entrambe le ali. Tant'è che, all'alba del 3 maggio, i russo-prussiani erano ormai svan iti verso oriente, e la disperata scarsità di caval l eria non permise ai francesi un efficace sfr uttamento del successo, così come aveva reso meno efficaci le manovre del bataillon carrè prima della battaglia.
Tradizionalmente, gli eserciti marciavano fin su l campo di battaglia mediante un singo lo asse d'avanzata, quindi si dispiegavano e , una volta dispiegati, cominciavano a combattere; il sistema e laborato da Napoleone, al contrario, permetteva alle armate sotto il suo comando di assumere una configurazione tattica ancora al di fuori del teatro dello scontro, e di beneficiare quindi di tempi di impiego es tremamente compressi; inoltre, l'avanzata su più assi creava per così dire automaticamente un fronte di battaglia più ampio e flessibile, conferendo ai francesi un vantaggio difficilmente recuperabile, in una battaglia d'incontro, da eserciti che operavano secondo i vecchi moduli.
L'imperatore poteva così, a lm eno in teoria, co ncentrare l a massa del suo eserc ito sulla testa della colonna nemica, distruggerla e respingerla addosso a ll a coda, completando poi la sconfitta
dell'avversario impegnando anche quest'ultima prima ancora che potesse avere il tempo e lo spazio necessari per dispiegarsi completamente.
Quando le opposte avanguardie venivano a contatto, chi aveva altri corpi di truppa a distanza utile li impiegava di solito per riempire gradualmente i varchi nella propria ideale linea di battaglia o, più propriamente secondo il sistema napoleonico, faceva sì che piombassero sui fianchi esposti dell'avversario: l'attacco di Ledere contro l'ala destra austriaca a Castiglione (6 agosto 1796) può ben rappresentare il sistema in embrione. U tempestivo arrivo, ed il susseguente attacco laterale della divisione Boudet (al comando di Desaix), magnificamente assecondato dalla carica della cavalleria di Kellermann, valsero la giornata di Marengo; e va detto, a dispetto dei detrattori del Primo Console, che non si trattò di fortunate coincidenze ma di una dimostrazione della fondamentale bontà del sistema al suo meglio: d'altra paite, la scelta di collaboratori energici ed intuitivi era uno dei fondamenti del sistema stesso.
Ancora una volta, la battaglia di Lutzen fornisce un altro chiaro esempio del "sistema" in azione, con l'attacco laterale di Marmont che giunse in tempo ad alleggerire la pressione contro l'esausto Ney: Lo stesso si può dire dell'arrivo del VI Corpo di Ney sul fianco destro di Bennigsen ad Eylau, o della manovra di Junot a Valutino-Lubino nell'agosto del 1812: si potrebbe continuare.
Bisogna infine ricordare che, per inciso, il fatto di muovere su più direttrici di marcia pai-allele si adattava molto bene al sistema logistico francese, in quanto, così facendo, ogni Corpo transitava su terreno "vergine"; ogni unità poteva pertanto avvalersi di un "suo" territorio per procurarsi vettovaglie, aumentando al massimo la quantità disponibile e diminuendo, di converso, al minimo la necessità di un sistema logistico formale.
Nella seconda parte delle guerre napoleoniche, dal 1809 in avanti, anche gli eserciti alleati occasionalmente fecero manovrare le proprie armate in diversi corpi indipendenti avviati su direttrici di marcia parallele, ma mai con la scioltezza e la coordinazione possedute a questo riguardo dai francesi.
La principale raison d' etre di questa superiorità risiedeva, in primo luogo, nelle capacità dello stata maggiore di Napoleone; tale superiorità cominciò a conoscere un'eclissi durante la campagna del 1813, non solo perchè anche gli Alleati avevano cominciato ad imparare anch'essi a manovrare in questo modo o perchè i loro stafjs stavano divenendo meglio organizzati, ma in primo luogo a causa della sostanziale eljminazione , dovuta all'odissea della Ritirata di Russia, della cavalleria leggera francese.
Una volta persa o menomata questa componente essenziale, le armate francesi dovettero accontentarsi di una capacità molto attenuata di nascondere i prop1i movimenti e conoscere quelli avversari , ed anche di proteggere i propri corrieri. Durante le campagne del 1813-14 , i francesi soffrirono regolarmente di un'alta percentuale di dispacci intercettati: con questa menomazione del proprio sistema di comunicazioni vennero l'incapacità di coordinare le proprie manovre come in precedenza, e quindi di massimizzare l'efficacia delle proprie forze sul campo di battaglia.
alleato
L'esercito
attraversa i Vosgi, con il buon tempo, nel 1815; dipinto di H. Hochle (Heeresgeschichtliche Museum, Vienna)
Cora zzieri austriaci all'esercizio, autore ignoto (Anne S.K. Brown Collection)
CONCLUSIONE
"Go and teli in Laecedemon, passer-by that here,faithful to our word we Lay".
Giunti al termine di questo esame, non è possibile fare a meno di notare che, più che condurre a delle conclusioni, esso non fa che aprire questioni nuove, nel contempo riproponendone di vecchie ed irrisolte.
Ammesso (e non concesso) che si sia riusciti nell'intento di chiarire una volta per tutte il dettaglio di come funzionavano certi meccanismi tattici, un dato balza agli occhi prepotente ad ogni passo: la sproporzionata influenza che i fattori psicologici, o meglio motivazionali, avevano su ll'andamento della battaglia napoleonica.
Che la Rivoluzio ne Francese avesse agito da catalizzatore, liberando (se non creando) idee e concetti (e pulsioni) del tutto nuove, è anche troppo evidente. Un milieu culturale europeo, comune a tutte le nazioni, fu sos tituito dapprima da due scuole di pensiero contrapposte a dir poco criticamente, nate da un giorno all'altro e subito divise da un "muro di Berlino" spirituale prima ancora che fisico, poi a loro volta spezzettate in tanti frammenti quante erano le compagini nazionali esistenti in Europa.
Aveva inizio l' "Età dei Nazionalismi", un secolo creativo e turbolento quant'altri mai, che nel suo primo decennio avrebbe veduto la nascita dell'Europa, anzi, del mondo contemporaneo così come lo conosciamo, con i suoi concetti etici, giuridici, politici ed economici, ed insieme, il primo tentativo di un'Europa-nazione, dovuto al sogno di un solo uomo, un genio un po' visio nario chiamato Napoleone.
Tutto, anche la guerra, s i permeò rapidamente di moventi ideali ed emozionali del tutto nuovi: lo slancio rivoluzionario che voleva recare a tutti i popoli il Verbo della Libertè, Egalitè, Fraternitè non si affievolì poi mol to quando ai fasci si sostituì l'aquila dell'Impero; anzi, nuovo impu lso ne ebbe da quel primo esempio di culto della personalità, tanto genuino quanto abi lme n te alimentato, rappresentato dal rapporto fra l ' Imperatore ed i suo i grognards.
D a ll 'altra parte, persino nell ' irn mobile e co mpassata Austria J' arciduca Carlo, alla vigilia di Aspern-Essling, chiese ai s uoi soldati lo sforzo supre mo " per l'Imperatore e per la Patria"; ed un propellente più efficace del desiderio di ri vi ncita nato dalla Katastrophe del 1806 difficilmente s i sarebbe potuto trovare, per mettere in moto l a rabbiosa B efreiungskrieg del 1813-14 e con essa il neo nato nazion a li smo tedesco.
Si potrebbe continuare all'infinito; d'altro canto, uno s tudio organico sugli as petti psicologici della gue rra durante l 'ep oca di Napoleone aspett a ancora un autore.
Quanta parte la propaganda avesse, in tutti i suoi aspetti, aella strategia g lobale dell'Imperatore, è cosa nota; il vincolo d'amore es isteva, tuttavia, ed era aute ntic o, a ltrim e nti il mito napoleonico non sare bbe sopravviss uto, fresco ed intatto com'è, a due secol i di storia turbolenta .
Gli uomini che amavano l 'lmperatore, Le Tondu, erano so]dati veri, come quel gra natiere della Gu ardia di nome Noisot, che in e tà avanzata fece erigere, a sue spese, un magnifico monumento bronzeo al "s uo " imperatore ne ll a natìa Digione, la sciando scritto nelle sue volontà di voler essere sepol to pochi metri discosto, in posizione d'attenti ed in alta uniforme, "per montare la guardia a l mio Imperatore per tutta l'eternità"; o co me il famoso Capitan Coignet, che nei momenti più disperati della Ritirata di Russia, trovò la forza di gridare al vento ed ai cosacchi l a
sfida sua e di tutta una generazione di sold ati:" Siamo f. ....i, ma 'Vive l'Empereur · lo stesso!··: sopravvisse per raccontarlo.
È facile, qui sed uti davanti al comp uter, notare l'abilità ed il cinismo con il quale il piccolo còrso dagli occh i grigi manipol ava i sentimenti di milioni di persone ma se laggiù. in fondo all'ampia via a lberata che costeggia la facciata del palaao dove abito, improvvisamente compari sse, a cavallo d'un arabo g ri gio, una piccola fig ura nell'uniforme di colonnello dei Cacciatori a Cavallo, co n una redingote gr ig ia ed un bicorno disadorno calcato sulla testa, mentre più indietro spunta la prima téte de colonne di colbacchi che marcia al suono della Grènadiere, beh credo che per primo sce nd ere i in strada, per seguire lui fin dove volesse trascinare la mia anima , e . . . senza chiedermi perchè.
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È stato inoltre consultato un gran numero di "storie reggimentali" , troppo numerose per essere elencate; un'ampia bibliografia al riguardo si trova in opere quali: Johnson, Fosten, Fortescue, Bollati , Zweguintzov e Teuber , nonchè in quelle edite dal Grande Stato Maggiore germanico.
Clausewitz , generale von: 7, 109 Colbert, generale de: 277 colonna, di cavalleria: 269,315,328,349 co lonna,difanteria: 19 , 29,41,43, 153,275,285,43 1 colonna , di marcia: 43,48,82, 179,194,430,431,438 comando e controllo: 16 , 17 , 248,257,301,417
We llingto n , duca di: 89, 153. 248. 276,294,295,379.380, 39 1,397,42 1,431 Wurrtemberg, prin cipe E. di , genera le russo: 290 wurs t , casso ne ti po : 357, 372,378, 380 Yorck, genera le: 159
INDICE DELLE TAVOLE
Tavola l Jntervallo assegnato nei ranghi per ogni uomo e fra i ranghi
2
7
8
di una divisione (o peloron) a piena forza
22 Colonne par peloton à disrance entière che si spiega s ul fianco destro "
Tavola 23 Colonne serré par division che si spiega ln linea sul centro "
Tavola 24 Linea che si contrae in colonna sul fianco o sul centro "
Tavola 25 Formare il carré da un a co lonne
una co lonna dalla linea , sul fianco o su l centro ,,
Tavola 31 Ria ssunto comparat ivo dei tempi di
33 Trasformare una 1in ea in co lonna aperta su l fianco sinistro
34 Trasformare una linea in colonna aperta sulla compag nia di centro
Tavola 35 Spiegamento in linea sul fianco destro da una colonna di grand divisions o di compagn i e
Tavola 38 Comparazione delle velocità di manovra inglesi e fra n cesi
Tavola 39 Compagn.ia moschettieri o g ranatie ri e compagnia fucilieri pru ssia ne, regolamento del 1788
Tavola 41 Formare il quadrato " 95
Tavola 42 Compagnia prussiana di moschettieri, regolamento del 17 99 97
Tavola 43 Fo1mare il quadrato da una colonna par pelotons, o rganizzazione del 1799 " 98
Tavola 44 Formare il quadrato da una linea , organizzazione del 1799 " 100
Tavola 45 Compagnia prussiana di fanteria, regolamento del 1808 " 101
Tavola 46 Formazione di una colonna di Zuge dalla linea ,, 103
Tavola 47 Formazione di una Angriffscolonne dalla linea " l04
Tavola 48 Spiegamento da Angriffscolonne " l05
Ta vola 49 Da Zi1gcolonne a Angriffscolonne " 106
Tavola 50 li "quadrato pieno" dalla Angriffscolonne 107
Tavola 51 Velocità di manovra francesi e prussiane, 1788-1798 ,, 108
Tavola 52 Velocità di manovra francesi e prussiane, 1799-1806 !08
Tavola 53 Velocità di manovra francesi e prussiane, 1808-1815 109
Tavola 54 Miglioramenti del sistema prussiano 1788-1812 109
Tavola 55 Organizzazione di una compagnia di fanteria russa 111
Tavola 56 Formazioni della fanteria ru ssa " 113
Tavola 57 Colonne di plotoni russe che si dispiegano in linea " ll5
Tavola 58 Tra sfor mazione di una linea in colonna, fanteria russa " 118
Tavola 59 Quadrati della fanteria russa formati dalla linea ., 120
Tavola 60 Formazione di un "quadrato" (masse) da una colonna d'attacco russa " 121
Tavola 61 Rias s unto delle velocità di manovra russe comparate con quelle francesi " 122
Tavola 62 Organizzazione interna di una compagnia austriaca di fanteria " 123
Tavola 63 Organizzazio ne di una compagnia austriaca di fanteria ., 124
Tavola 64 Formazioni austriache: colonne di fanteria " 125
Tavola 65 Dispiegamento di una colonna di compagnie in linea , per mezze compagnie, s ulla testa e sul fianco destro 126
Tavola 66 Spiegamento di una colonna di compagnie o mezze compagnie in linea, sulla tes ta e per il fianco 127
Tavola 67 Dispiegamento in linea di una colonna di compagnie sul centro " 128
Tavola 68 Dispiegamento in linea della colonna sul centro e sulla compagnia di centro
Tavola 69 Dispiegamento in linea e viceversa
Tavola 70 Formazione della Battalions ,nasse dalla linea e dalla colonna per compagnie
Tavola 71 Formazione della Divisionsmasse da colonna di mezze compagnie ,. 133
Tavola 72 Trasfonnazione della colonna di mezze compagnie in Divisionsmasse " 134
Tavola 73 Formazione della Division smasse da colonna di mez ze compagnie con il fronte di una mezza compagnia
Tavola 74 Trasformazione della colonna di mezze compagnie in Divisionsmasse "
Tavola 75 Formazione della Divisionsmasse dalla linea
Tavola 76 Trasformazione della linea in Divisionsmasse
Tavola 77 Formazione del quadrato dalla linea
Tavola 78 Fom1azione del quadrato dalla linea
Tavola 79 Formazione del quadrato dalla colonna per mezze compagnie
Tavola 80 Formazione del quadrato dalla colonna di mezze compagnie
Tavola 81 Analisi comparativa dei tempi di manovra minimi in minuti, 1796-1808
Tavola 82 Analisi comparativa dei tempi di manovra minimi in minuti, 1809-1815
Tavola 83 Formazione di sc he rmaglia suggerita da Davout
Tavola 84 Formazione dj schermaglia inglese
Tavola 85 Formazione di scbe1maglia austriaca
Tavola 86 Tecniche di schermaglia americane -I
Tavola 87 Tecniche di schermaglia americane - II
Tavola 88 Tecniche di schermaglia amerjcane - IIT
Tavola 89 Organizzazione degli schermagliatori negli eserciti europei 1800-1815
Tavola 90 Dispiegamento di una divisione in ordine di battaglia , secondo Meunier
Tavola 91 Dispiegamento en bataille di una brigata di sei battaglioni: sulla testa e per il centro, in due Linee en masses
Tavola 92 Formazio ni divisionali (da Meunier, Ney ed altri)
Tavola 93 La marcia in colonna per aggirare un'ala nemicala manovra secondo Ney (I)
Tavola 94 La marcia in colonna per aggirare un ' ala nemicala manovra secondo Ney (II)
Tavola 95 La marcia in colonna per aggirare un ' ala nemicala manovra secondo Ney (III)
Tavola 96 La marcia in colonna per aggirare un'ala nemicala manovra secondo Ney (V)
Tavola 97 La marcia in colonna per aggirare un'afa nemicala manovra secondo Ney (VI)
Tavola 98 La formazione di un quadrato di brigata
Tavola 99 Il passaggio di linee per battaglioni secondo Ney (I)
Tavola 100 Il passaggio di linee per battaglioni secondo Ney (2)
Tavola 101 L'attacco per scaglioni alla destra (nemica) secondo Ney
Tavola 102 Attacco per scaglioni al la destra nemica secondo il Réglement de 1791; attacco con la prima linea e difesa contro la cavalleria secondo Ney
Tavola 103 Attacco per scaglioni sul centro secondo Ney
Tavola l04 Il ripiegamento en echiquier
Tavola I 05 Formare iJ quincunx secondo Ney
Tavola 106 Formare un quadrato di più battaglioni secondo Ney (I)
Tavola 107 Formare un quadrato di più battaglioni secondo Ney (lI )
Tavola 108 Battaglione dispiegato in Linea secondo Dedon
Tavola 109 Colonne d'attaque formata da quattro battaglioni secondo Dedon
Tavola 110 Colonne d'attaque descritta da Dedon
Tavola 111 La colo nn a di D'ErJon a Waterloo (possibil i interpretazioni)
Tavola 112 Colonne d'attaque francese che sfonda una linea nemica e si suddivide a metà per attaccare i tronconi (secondo Dedon)
Tavola 113 Passaggio di Iinee offensivo secondo Dedon
Tavola 114 Il quadrato dalla colonne par pelotons secondo Dedon
Tavola 115 Formazioni utilizzate in combattimento dalla fanteria francese-teatro tedesco, 1792-1794
Tavola 116 Uso degli schermagliatori da parte francese - teatro tedesco, 1792 - 1794
Tavola I I 7 L' ordre mixte della Divisione Boudet a Marengo
Tavola 118 Lo schieramento delle Divisioni Sucbet e St.Hilaire a Jena
Tavola 119 La "colonna" di Macdonald a Wagram
Tavola 120 La formazione della Di v isione Moran d a Borodino, per l'attacco alla "Grande Ridotta''
Tavola 121 L 'ordre mixte di Girard ad Albuera
Tavola 122 Organizzazione e "fattori di comando" delle cavallerie europee
Tavola 123 Classifica delle cavallerie europee in ordine decrescente di "fattori di comando"
Tavola 124 Fattori di comando nazionali
Tavola 125 Organizzazione delle unità di cavalleria europee
Tavola 126 Classificazione delle principali cavallerie europee per fattori di comando e controllo
Tavola 127 Classificazione per nazioni delle principali cavallerie europee
Tavola 128 Va lut azione qualitativa finale delle cavallerie europee, 1797-J 815
Tavola 129 Organico degli squadroni di cavalleria francesi, 1805
Tavola 130 Le formazioni della cavalleria
Tavola 131 Attacco con quattro "divisioni", con le divisioni d'ala rifiutate
Tavola 132 L'"attacco sui fianchi e il retro" secondo il regolamento prussiano del 1796
Tavola 133 li passaggio di linee di cavalleria
Tavola 134 La manovra di Kellermann a Marengo
Tavola 135 Sequenza di carica
Tavola 136 Lo skirmish di cavalleria secondo il regolamento austriaco
Tavola 137 Velocità dei cavalli alle varie andature
Tavola 138 Taglia delle monte da cavalleria, per specialità
Tavola 139 Dimensioni e distanze usate a fini analitici
Tavola 140 Le manovre del la cavalleria francese - V Manovra
Tavola 141 Le manovre della cavalleria francese - VH Manovra
Tavola 142 Le manovre della cavalleria francese - VIJI Manovra (1)
Tavola 143 Le manovre della cavalleria francese - Vfll Manovra (2)
Tavola 144 Le manovre della cavalleria francese - IX Manovra
Tavola 145 Le manovre della cavalleria francese - X Manovra
Tavola 146 Le manovre della cavalleria francesetrasformazione della linea in colonna
Tavola 147 Le manovre della cavalleria francese - trasformazione della linea in colonna con il fronte perpendicolare a quello precedente
Tavola 148 Reggimenti di cavalleria inglesi
Tavola 149 Forza autorizzata ed effettiva di alcuni reggimenti inglesi, campagna del 1815
Tavola 150 L e manovre della cavalleria ingleseformazione della linea dalla "colonna aperta"
Tavola 151 L e manovre della cava ll eria ingleseil dispiegamento in linea per marcia diagonale
Tavola 152 Le manovre della cavalleria inglesein linea della closed column per il fianco in ordine inverso di troops
Tavola 153 Le manovre dell a cavalleria ingleseil dispiegamento in linea della closed column per il centro
Tavola 154 Le manovre della cavalleria inglese - il dispiegamento in linea della colonna di troops, per il fianco con marcia diagonale
Tavola 155 Le manovre della cavalleria inglese - la trasformazione della linea in colonna di troops, per il fianco con marcia diagonale
Tavola 156 Le manovre della cavalleria inglese - la trasformazione della linea in colonna chiusa di troops, sul centro con marcia diagonale
Tavola 157 Le manovre della cavalleria prussiana (pre-1812)trasformazione della colonna di Ztige in colonna di squadroni
Tavola 158 Le manovre della cavalleria prussiana (pre-1812)dispiegamento in linea di una colonn di squadroni chiusa o aperta
Tavola 159 Le manovre della cavalleria prussiana (post-1812)- dispiegamento di una doppia colonna aperta di Ziig e , sulla testa e per l'ala destra, con marcia diagonale
Tavola 160 Le manovre della cavalleria prussiana (post-1812)dispiegamento di una doppia colonna aperta di Ztige, sul centro, con marcia diagonale
Tavola 161 Le manovre della cavalleria prussiana (post-1812)dispiegamento di una colonna di squadroni a distanza di Zuge
Tavola 162 Le manovre della cavalleria prussiana (post-1812)formazione della colonna di squadroni dalla linea
Tavola 163 Le manovre della cavalleria pruss iana (post-1812)formazione della colonna di Ztige sul fianco destro
Tavola 164 Le manovre della cavalleria prussiana (post-1812)formazione della colonna doppia di Ztige sul centro per conversioni e marcia diagonale
Tavola 165 Le manovre della cavalleria austriaca-dispiegamento in linea per conversioni da colonna di Zfige o mezzi squadroni , parallelamente alla direzione di marcia
Tavola 166 Velocità di dispiegamento della colonna austriaca
Tavola 167 Le manovre della cavalleria austriaca-dispiegamento io linea per conversione, in successione "dietro il fronte"
Tavola 168 Le manovre della cavalleria austriaca-dispiegamento in linea di una colonna di Ziige per il fianco e sulla testa della colonna
Tavola 169 Le manovre della cavalleria austriaca-formazione di una colonna sulla Ziig all'ala destra
Tavola 170 Le manovre della cavalleria austriaca-formazione di una colonna sull'ottava Zug di una divisione
Tavola 171 Le manovre della cavalleria austriaca-formazione di una colonna con mezzi squadroni sul centro di una divisione o di due divisioni
Tavola 172 Le ma novre della cavalleria austriaca-conversione della linea su un fianco o sul centro
Tavola 173 Le manovre della cavalleria russa - I
Tavola J 74 Velocità di dispiegamento della colonna russa
Tavola 175 Le manovre della cavalleria russa - Il
Tavola 176 Le manovre della cavalleria russa - III
Tavola 177 Le manovre della cavalleria russa - IV
Tavola 178 Le manovre della cavalleria russa - V
Tavola 179 Composizione delle unità d ' artiglieria
Tavola 180 Equipaggiamento della divisione d'artiglieria - sistema Gribeauval
Tavola 181 Materiali "sistema Gribeauval"
Tavola 182 Caratteristiche dei materia)j d'artiglieria
Tavola 183 Composizione delle scatole a mitraglia francesi
Tavola 184 Composizione delle scatole a mitraglia russe
Tavola 185 Gittata approssimata delle artig lierie
Tavola 186 Accuratezza media del tiro a palla piena
Tavola 187 Accuratezza del tiro a palla (grafico)
Tavola 188 Pe rcentuale di co lp i a palla a seg no da ca nnoni ad anima liscia
Tavola 189 L a precisione del tiro a ricochet nelle va ri e fonti
Tavola 190 Perce ntuale me dia di co lpi a seg no nel tiro a ricochet
Tavola I90a Prec isio ne del tiro a ricochet
Tavola 19 1 Prec isio ne de i ca nn on i austriaci e pruss iani nel tiro a mitraglia
Tavola 192 Preci sione dei cannoni fran ces i nel tiro a mitrag lia
T avo la 193 Prec isione del tiro a mitraglia
Tavola 194 Carico dei casso ni portamuni zioni "sistema Gribeauval"
Tavola 195 Muni z ioni di spo nibili per pezzo , artiglieria fran cese
Ta vo l a I 96 Muni t:io ni disponibili, a rtigli e ri a prussiana 1809 - 18 l 5
Ta vola 197 Muni z ioni disponibili per pezzo, a rtigli eria britannica
Tavola 198 Muni z ioni di spo nibili per pezzo, artigl ieria austriaca
T avola 199 Muni t:io ni disponibili per pezzo, a rti g li eria ru ssa
Tavola 200 Quantità di munizionamento assegnata dag l i eserciti e uropei ai vari tipi di pez zo
Tavola 20 I Di s tribu z ion e del carico, "sis te m a Gribeauval"
Tavola 20 2 Lo sc hieramento dell 'a rtiglieria secondo i manual i fran ces i
Ta vola 2 0 3 Dis ta nze d ' in gaggio e muni z io namento utilizzato co ntro un attacco di cava lleri a
Tavola 204 Di stanze d'in gagg io e munizionamento utilizzato co ntro un attacco di fa nteria
Tavola 205 Perdi te inflitte dal fuoco d'artiglieria ad un ' unità attaccante di cavalle ria
Tavola 206 Pe rdite inflitte dal fuoco d 'artig li e ri a ad un ' unit à attaccante di fanteria
Tavola 207 E se mpi di "gra nde batte ria"
Tavola 208 Formazioni prussiane per operazioni combinate - I
Tavola 209 Formazioni pruss ian e per operazi oni co mbinate - II
Tavola 2 10 Cavalleria e artiglieria a cavallo durante un attacco
T avo la 2 11 Ratei di marcia in co lonna (da Jarry)
Ta vola 212 Marc i a e con ce ntramento strategico secondo i principi napoleoni ci
T avo la 2 13 Ratei di lun g hezza di co lonna durante una marcia s trateg ic a
T av ola 2 14 La man ovra "a T" secondo J omini
Tavola 2 15 Lo s pi ega mento ''d'incontro " durante la marcia , sec ondo Jomini
T av ola 2 16 Lo sp iegam e nto co n l'a vanguardia a "fis a re'· il nemic o, seco ndo Jomini
Tavola 217 Il batail/on carré
INDICE
PRESENTAZIONE
PREMESSA
INTRODUZIONE
CAPITOLO I:
I CARATTERI FONDAMENTALI DELLA FANTERIA NAPOLEONICA
La fanteria cLi linea
Le tecniche di manovra
Le armi e l'addestramento individuale al fuoco
Accuratezza deJla mo sc hetteria
Le tecniche di fuoco a livello dj battag)jone
L' uso della baionetta
CAPITOLO II:
LE TATT ICHE DI FANTERIA
La linea
Due ranghi o tre ranghl?
La colonna
Il quadrato
CAPITOLO ID:
MANOVRARE IL BATTAGLIONE DI FANTERIA
Francia 1796 - 1808
Francia 1808 - 1815
Gran Bretagna 1795 - 1815
Pru ssia J 788 - J 799
Prussia 1799 - 1807
Prussia 1807 - 1815
Russia 1796 - I 815
Au st ria 1792-1815
Conclu s ioni
CAPITOLO IV:
LA FANTERIA LEGGERA
L 'ord ine di schermaglia
Utilizzo tattico della fanteria leggera
Una prospe ttiva s ingolare: le tecniche di fanteria leggera in America
Organizzazione e distribuzione della fanteria leggera
CAPITOLO V:
LA MANOVRA A LIVELLO DI BRIGATA
Le operazioni a live ll o di bri gata
La brigata
Le manovre della brigata second o Meunier
Alcune note sulla pra tica del dispiegamento di una brigata di fanteria
Le tatti c he a li ve ll o di bri gata seco nd o Ney
CAPITOLO VI :
LE TATTICHE DI FANTERIA FRANCESI FRA LA RIVOLUZION E E L'IMPERO: LA COLONNA D'ATTACCO E ALTRE
FORMAZIONI IN COMBATTIMENTO
Le tattiche doc umentate delle Gue rre della Rivoluzione
L' o rclre mixte
La co lonn a d'attacco
Il quadra to
CAPITOLO VII:
LA CAVALL ERIA DURANTE LE GUERRE
DELLA RIVOLUZIONE E NAPOLEONICHE
La dottrina ta ttica
Le formazioni d'attacco
I preliminari all 'attacco: la ri cognizio ne
11 passaggio di linee
L a cava ll eria contro il quadrato
Attacchi di cavalleria a livello di brigata o superio re
Le meccaniche della carica di cava ll eria
L e tattic he di schermagl ia de ll a cava lleria
CAPITOLO VITI:
LE TATTICHE DI CAVALLERIA NELLA REALTÀ OPERATIVA
CAPITOLO IX:
LE MANOVRE DEL REGGIMENTO DI CAVALLERIA
Man ov re " per tre" e " per quattro"
Le manovre della cava ll er ia francese
L e manovre della cavalleria britannica
Le evo lu z ioni d e ll a cavall e ri a prussia na - 1796- 181 O
Le evoluzioni d ella cavalleri a prussiana - 18 10-1815
La cavalleria austriaca
Le man ov re della cava lleria ru ssa
CAPITOLO X:
L'ARTIGLIERIA DURANTE LE GUERRE
DELLA RIVOLUZIO NE E NAPOLEONICHE
Tipi d'artigl ieria
L'organizzazione tattica e l'equipaggiamento de ll 'artigl ie ri a
Le caratteristic he del munizio name nto
Gittata ed efficacia
I casso n i e la dotazio ne di munizioni
L'organizzazione del 1'artiglieria
Man ovra re I' artig li er ia
La filosofia d 'impiego dell'artiglieria nelle diverse fonti
La distribuzione e le tattiche del l'artiglieria negli eserciti europei
CAPITOLO XI:
LE OPERAZIONI INTERARMA E COMBINATE
Sinergie fra le tre armi
Cosa so no (nel contesto napoleonico) le operazioni combinate interarma?
Casi storici di forze combinate plurianna
CAPITOLO XII:
OPERAZIONI A LlVELLO GRANDE-TATTICO E STRATEGICO
Comando e controllo
La raccolta delle informazioni
La manovra strategica
Velocità e dimensioni delle unità durante i movimenti strategici
Esempi storici di marce strategiche
Il movimento di fronte al nemico: dalla manovra strategica
a quel la grande-tattica nei trattati e nelle esperienze francesi
Valutazione dimensionale di unità appartenenti ad altri eserciti
Gli eserciti in marcia nei regolamenti francesi
Marce grandi-tattiche
Gli ordini di marcia ed i concetti stra tegici nell 'opera di Jomi1ù