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CAPITOLO VII LE OPERAZIONI: L'ATTACCO ALL'lSONZO »

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CAPITOLO VII

LE OPERAZIONI: L'ATTACCO ALL'ISONZO

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Mentre fervevano i preparativi di guerra, nella pr.imavera del 1915 fu costituita una nuova divisione, la 4a che prese il nome cli "Piemonte". L'Arma comprendeva adesso quattro divisioni con una forza di 16 reggimenti. Vi erano poi altri 14 reggimenti non indivisionati, che costitujvano unità di supporto per i corpi d'armata. Alla fine del 1914, erano stati costituiti 10 gruppi autonomi, con una forza di 23 squadroni, detti dì "Nuova Formazione".

Delle quattro di visioni costituenti la massa di manovra e schierate al confine coll'Impero, la 1 a~ e la 2a furono poste alle dipendenze della 3a Armata, mentre la 3a e la 4a rimasero a disposizione del Comando Supremo, nella zona di San Vito al Tagliamento-Spilimbergo.

Alla vigilia delle ostilità, essendo la 4a Divisione di Cavalleria ancora lontana dalla zona di guerra ed essendo la 3a destinata a rimanere di riserva, si trovavano in posizione avanzata la 1 a e la 2a Divisione, quest'ultima priva del reggimento Lancieri Aosta.51 La 1 a Divisione fu rinforzata dal 94° Reggimento Fanteria, da un battaglione del 2° Reggimento Fanteria, dai battaglioni ciclisti dell' 11 ° e 8° Reggimento Bersaglieri e da un gruppo del 3° Reggimento Artiglieria da campagna. La divisione così composta occupava il 23 maggio la zona immediatamente vicino a Palmanova. La 2a Divisione fu rinforzata da truppe di altre Armi e venne designata con il nome di Distaccamento Vercellana; alla sera della vigilia d'operazioni era dislocata intorno a San Giorgio cli Nogaro ed era costituita dalla III Brigata di Cavalleria, da due batterie a cavallo campali, da un gruppo di due batterie di obici pesanti campali, un gruppo di tre batterie someggiate, dal 10° Reggimento Fanteria e da una compagnia zappatori del Genio della 21 a Di visione.

Tale distaccamento formava l'ala destra della 3a Armata e aveva avuto il compito di provvedere, prima della mobilitazione generale, a.Ila sorveglianza della frontiera con l'Impero da Castions di Mure ali' Adriatico. Nel caso gli Austriaci avessero anticipato l'attacco italiano con un'incursione

s, AUSSME - B 4 09651 - Ordine di battaglia delle divisioni di cavalleria all'inizio della guerra: 24 maggio 1915: I• divisione cJj cavalleria (Friuli) comandante Magg. Generale Nicola Pìrozzi, composta dalla I brigata - comandante Magg. Generale Michele Lisi Natoli: Reggimento Monferrato (13°) comandante colonnello Nicola Vercellana; Reggimento Roma (20°) comandante colonnello Corrado Tamajo. Il brigata - comandante Maggior Generale Giuseppe Del Re, Reggimento Genova (4°) comandante colonnello conte Giorgio Erno Capodilista; Reggimento Novara (5°) colonnello Alessandro Robolini; 8° e 11 ° Reggimento Bersaglieri ciclisti; 2° Gruppo batterie a cavallo. 2• divisione cavalleria (Veneto) comandante Magg. Generale Giovanni Vercellana; lil brigata - comandante Magg. Generale Giovanni Pellegrini; Reggimento Milano (7°) comandante colonnello Carlo Formaggini; Reggimento Vittorio Emanuele Il ( 10°) comandante colonnello Carlo Salmoiraghi; IV brigata - comandante Maggior Generale Gustavo Rubin de Cervin: Reggimento Aosta (6°) comandante colonnello Alberto Rejnaud; Reggimento Mantova (25°) colonnello Faustino Curti: 3° e 7° Reggimento Bersaglieri ciclisti; 1 ° Gruppo batterie a cavallo. 3n divisione di cavalleria (Lombardia) comandante Magg. Generale Carlo Guicciardi conte di Cervarolo; V brigata comandante Magg. Generale Italo Rossi; Reggimento Sa/uzzo (12°) comandante colonnello Guglielmo Calderai cJj Palazzolo; Reggimento Vicenza (24°) comandante colonnello Camillo Campeis; VI brigata - comandante Maggior AmiJcare Generale Giacometti; Reggimento Savoia (3°) comandante colonnello Pietro Filippini; Reggimento Montebello (8°) colonnello Luigi De Silvestris; 3° Gruppo batterie a cavallo. 48 divisione di cavalleria (Piemonte) comandante Ten. Generale conte Alessandro Malingri Di Bagnolo; VII brigata comandante Magg. Gen Mario Schiffi; Reggimento Nizza (l 0 ) comandante ten. colonnello Alberto Solaro Del Borgo; Reggimento Vercelli (26°) comandante colonnello Arturo Casanova-Ierseringh; VIIl brigata - comandante Maggior Generale Vittorio De Raymondi dei conti De Raymondi; Reggimento Guide ( 19°) comandante colonnello Pietro Lanfranco; Reggimento Treviso (28°) colonnello Alessandro Rattazzi; 4° Gruppo batterie a cavallo.

verso la pianura, le divisioni di cavalleria avrebbero dovuto interrompere la strada per Torre di Zuino e provvedere alla protezione della te ta di ponte di Latisana in attesa della fanteria.

Il 23 la Divisione ricevette il compito di occupare parte della linea difensiva, preparata ad oriente del Tagliamento, da Campoformido a Marano, fin tanto che fossero giunti e dislocati i Corpi d·Armata VI, VII e XI destinati a difenderla.52

La I a Divisione aveva avuto il compito di sorvegliare la frontiera fra il fiume Torre cd il mare, io collegamento con il Distaccamento Vercellana, che era stato sistemato tra il Torre e Castions di Mure. Verso la era dello stesso giorno veniva stabilito il concetto offensivo dell'avanzata, che doveva essere svolta dalla 18 Divisione di Cavalleria e dal Distaccamento Vercellana: la corsa ai ponti sull'Isonzo.

Operativamente la 1 a Divisione era alle dipendenze del VI Corpo d'Armata, che si trovava inquadrato fra l'ala destra della 2a Armata e la sinistra della 38 • Obiettivo delle truppe della 2a Armata: la linea Verholje - SanMartino di Quisca - Dobra - Medana. In questo schieramento il VI Corpo d'Armata doveva occupare Monte Quarin, Cormons, Monte Medea ed affermarsi saldamente sulla linea costituita dai torrenti che confluiscono nel Torre: il Versa e lo Judrio. Si trattava di assicurare lo sbocco verso i primi contrafforti del ciglione carsico al1e truppe che avanzavano sulle direttrici Talmassons- Gonars-Strassoldo e Latisana-Cervignano.

Dopo una notte d'attesa, alle 4.30 del 24 maggio fu diramato l'ordine esecutivo: "le pattuglie dovevano varcare contemporaneamente tutta la fronte della linea del confine, per dare all'operazione carattere di energica ed improvvisa irruzione."53 Alla la Divisione spettava il compito di dare inizio a11a guerra e di "occupare la linea dell'Judrio da Versa alla confluenza del Torre; sorvegliare la Linea del basso Torre dalla confluenza dell'Judrio a quella dell'Isonza ed occupare i ponti di Pieris o perlomeno impedirne la distruzione">'<.

Il comando della 3a Armata impartiva invece al Distaccamento Vercellana l'ordine di passare, all'ora designata, il confine seguendo la direttrice San Giorgio di Nogaro-Cervignano-Ponte di Pieris ed indicava che l'operazione doveva "aver carattere d'improvvisa irruzione". Esso doveva mantenersi in collegamento con la 1 a Divisione, la cui avanzata verso gli stessi ponti di Pieris, per i_l fascio stradale proveniente da Trivignano e Palmanova, avrebbe, in caso d'opposizione, facilitato lo sbocco del Distaccamento dalla stretta di Cervignano. La mancanza di notizie sulla forza nemica effettivamente presente, l'assenza di un'esplorazione occulta che svelasse, almeno in linea di massima, le mosse e soprattutto i sistemi difensivi degli avversari avevano immediatamente dato all'avanzata un carattere d'incertezza. Per parare eventuali colpi imprevisti e tenere sotto mano una riserva celere, fu prescritto al Di taccamento stesso di formare uno ·'scaglione alquanto arretrato rispetto alla 1° divisione di cavalleria."

In questa confusione di indirizzi nei primi obiettivi appaiono da una parte la palese inesperienza di comando di truppe e di azione in un conflitto reale.55 dal1'altra tutta l'eccessiva preoccupazione dei comandi - di Corpo, di Divisione e di Brigata - d'incorrere in situazioni spiacevoli e di deludere Cadoma, anche se lo scopo precipuo dell'operazione nel suo complesso consisteva nell'occu-

2 AUSSME - Ordine di opera~ione del Comando Terza Armata: Portogruaro 23 maggio 1915 - Diario storico della I brigata di cavalleria - l divisione, 142S LE. 53 AUSSME- VI Corpo d 'Armata ordine d'opera;;ioni 11 °1- Pozzuolo del Friuli - 23 maggio 1915 - ore 20. s, AUSSME - Ordine di Operazioni 11° 1, Comando del VT Corpo d' Am1ata. ;; Considerando le cronache giornaliere della campagna libica e le onorificenze assegnate, il recente contlino coloniale, a mio avviso, aveva segnato in modo certamente positivo l'esperienza di guerra dell'esercito regio nell'azione concreta. ma se ne erano giovati soprattuno i quadri inferiori e intermedi. Furono poi essi. in effeni, coloro che. a srreno contatto con la truppa, risolsero le situazioni critiche durante gli anni successivi. I comandanti di Corpo e di divisione non avevano fatto alcuna reale esperienza e per questo era riluttanti nell'azione e parsimoniosi nell'impiego delle forze.

Attendamenti cli Piemonte Reale nella pianura friulana nella tarda prima vera del I 915.

Costruzione di un riparo per cavalli. (Archivio Dal Molin)

pare i ponti di Pieris, per formare possibilmente una testa di ponte che garantisse il passaggio alle truppe retrostanti della Y Annata, o quanto meno nell'impedire al nemico Ja distruzione dei ponti stessi. L'ordine, infatti, proseguiva indicando che se non si fosse potuto raggiungere l'obiettivo, il Distaccamento Vercellana doveva rafforzarsi al calar del sole, fuori dal tiro dell'artiglieria austriaca posta sulla sinistra dell'Isonzo, quindi lontana dalla riva del fiume. Eventualmente esso avrebbe dovuto garantire lo sbocco alla stretta di Cervignano alle truppe della 3a Armata, distante una decina di chilometri dall'Isonzo. In realtà, dato che la l8 Divisione di Cavalleria aveva l'ordine di operare sul ponte di Pieris e che al Distaccamento Vercellana era stato prescritto di mantenersi collegato con la 1 a Divisione, anzi "di formare scaglione alquanto arretrato", il reale compito del Distaccamento non poteva risolversi se non nel sostenere un atto che venisse iniziato dalla 1 a Divisione. In alternativa avrebbe potuto sostituirsi ad essa nel caso che ordini a tale scopo fossero stati poi emanati in seguito ad ostacoli che la 1 a Di visione stessa avesse incontrato. A conferma di quanto diceva 1 'ordine di operazioni, in seguito ad un colloquio avuto dal tenente generale Vercellana con il capitano Grassi, il comandante interinale della 3a Armata generale Garioni scriveva in data 23 maggio da Portogruaro nel foglio n. 33: "co,ifermo che VS. non si deve spingere oltre Cervignano, se prima non venga assicurato il concorso della prima divisione di cavalleria, utile peraltro assicurare lo sbocco offensivo da questa località nei modi che VS. riterrà più opportuni."

Spesso, negli anni del dopoguerra, la Cavalleria fu accusata di non aver osato lanciarsi verso i primi contrafforti ed anzi l'incertezza stessa data alle sue ricognizioni sembrava fosse stata la causa della lentezza del primo sbalzo offensivo. In realtà furono gli ordini emanati dall'alto che la fecero procedere a singhiozzo, d'altronde in piena assonanza con quanto si era verificato nel suo impiego sugli altri fronti europei. Poiché dunque il compito assegnato al Distaccamento era in certo modo sussidiario all'azione da svolgersi da parte della P Divisione, conviene concentrare l'esame appunto sull'operato della Divisione stessa.

Per porre in atto il concetto contenuto nell'ordine di operazioni del VI Corpo d'Armata, il Comando della la stabiliva di voler "procedere successivamente a sbalzi ad occupare in primo luogo lafronte Visco-Joanniz, successivamente lafronte San Vìto del Torre-Ajello, e lafronte Versa (escluso)-fino alla confluenza dell'Judrio nel Torre." Successivi compiti sarebbero stati assegnati con ordini susseguenti; tra questi "compiti successivi", era inclusa l'azione verso i ponti di Pieris.

Così ]'impulso e l'irruenza che nell'animo del Comando Supremo, e soprattutto di Cadorna, parevano doversi imprimere al primo sbalzo, venivano fortemente moderati dagli ordini dei comandi dipendenti. Ed il Comando della 1a Divisione di Cavalleria del generale Pirozzi aveva omesso, forse per non averli ricevuti in forma chiara, di emanare immediatamente ordini per l'occupazione dei ponti ed aveva (forse per mancanza di libertà di iniziativa) trascurato persino di lanciarsi subito con pattuglie di ricognizione su Pieris, che in quel momento era sguarnita. Il concetto di Cadoma (il quale, non va mai dimenticato, oltre ad essere impegnato nella gestione totale e politica della macchina militare, era altresì teso alla riorganizzazione interna della catena di comando) era stato quello di uno sbalzo unico, violento, senza esitazioni e tentennamenti offensivi. Ma il Comando deJla la Divisione di Cavalleria lo spezzò in tre sbalzi minori, che misuravano ciascuno circa 2 chilometri in linea retta, e ritenne compito successivo e subordinato lo sbalzo uJtimo dalla linea Versa (escluso)-nord di Topogliano in direzione Isonzo; vi erano appena 7 chilometri in linea d'aria dal punto d'immissione dello Judrio e del Torre ai ponti di Pieris. Lo stesso ordine d'operazioni stabiliva che Ja colonna di destra - o meridionale - delle due su cui le truppe assegnate alla Di visione dovevano procedere, fosse costituita dal 94° Reggimento Fanteria e dal Genova Cavalleria oltre ad un'aliquota di artiglieria. La colonna di sinistra, che doveva compiere una conversione verso sud, era invece costituita dalla I Brigata di Cavalleria, due battaglioni bersaglieri ciclisti ed una batteria a cavallo: una forza d'urto considerevole. Senonché la necessità di operare in direzione sud-est

Accampamento di cavalleria (Friuli 1915).

Gruppo di cavalleria in posa per foto ricordo: 1915.

apparve subito tanto cbiara (non vi erano difese di nessun tipo), che l'Ordine di operazioni l bis dello stesso giorno 23 modificava il primo, spostando la direzione dell'azione e stabilendo le tre successive linee di occupazione: a) Yisco-Joanniz; b) Crauglio-Ajello; c) Campolongo-Perteole. TI collegamento con la 123 Divisione che avanzava a tergo era provveduto dalla colonna di sinistra cbe, occupato Crauglio, doveva provvedere alla sorveglianza lungo il Torre, se si fosse proceduto tanto oltre.

La colonna di destra invece doveva tenere la Divisione collegata, verso Strassoldo prima, poi verso Muscoli, con la III Brigata di Cavalleria (Distaccamento Vercellana), che procedeva frontalmente da Castions di Mure per Strassoldo. Tali dispositivi sembrano senza dubbio ispirati, piuttosto che all'irruente sbalzo dell'ordine cli massima, ad un concetto di prudenza. Ma a ben leggere gli ordini di operazioni, le origini deUa prudenza si evincono dall'Ordine di operazioni n. 1 della 1 a Divisione di Cavalleria, che, come si può intuire, non aveva idea di cosa le stesse succedendo davanti. L'ordine infatti recita:

"dalle notizie fino ad ora pervenute, e già comunicate, risulta che in complesso nel territorio oltre confine vi sono lavori di trincea, di sbarramento e di mina che aumentano di giorno in giorno, si prescrive perciò che i reparti avanzanti per primi debbono fare il minor uso possibile delle rotabile, procedendo anche guardinghi per il terreno adiacente alle strade e preceduti da individui che, muniti di strumenti, rimuovono nella maggiore misura possibile gli impedimenti alla marcia e siano in grado di avvertire a tempo i reparti retrostanti."56

Mancava un servizio informativo capace di dare notizie certe. La cavalJeria da sola, come ampiamente avevano già dimostrato i fatti sui fronti occidentale ed orientale, non poteva compiere nessuna puntata d'esplorazione in una guerra che dalle prime battaglie si intuiva essere diversa dalle precedenti. Sempre lo stesso giorno la convinzione di dover vincere una serie di ostacoli traspariva dall'ordine di operazioni n° 2: "l'avanzata, come ho detto, dovrà procedere prudente, lenta, metodica ma sicura. Oltre ai drappelli zappatori si dovrà fare in modo che le colonne siano guidate da persone fidate che conoscono il terreno e meglio ancora se saranno in grado di segnalare tutte le difese attive che l'avversario ha posto dappertutto."51

Il 24 maggio alle ore 4.30 le truppe della l3 Divisione varcarono il confine e raggiunsero l'obiettivo del primo sbalzo alle 6.45 (alle 8 la l Brigata), senza incontrare resistenza; Ajello era raggiunta dalla II Brigata alle 8.50, ma la I Brigata non giunse a Crauglio che tra le 15.30 e le 16, perché l'ordine di avanzare, a causa di un ritardo, non le pervenne che alle 10.50. Dopo un ordine di pernottamento, ricevé un contrordine e verso le 18 ripartì per ]o sbalzo successivo, che portò alla fronte Campolongo-Perteole, ed alle ore 20 la Divisione sostava ne11a zona Ruda, Santa Andrea, Campolongo, Cavenzano, Ajello con l'intenzione di riprendere l'avanzata il giorno seguente.

Per impedire la distruzione dei ponti ad un nemico che cercava di supplire all'insufficienza delle forze con l'oculatezza e l'abilità, si sarebbe richiesta un'azione di sorpresa. Invece la sorpresa mancò, tanto che alle 9.35 dal campanile di Visco il generale Lisi-Natoli scorse il fuoco e le fiamme avvolgere uno dei ponti di Versa (probabilmente que1lo sul Torre). La notizia venne confermata dal tenente Del Pozzo di Genova Cavalleria, che si era spinto, senza ordini, fino al trivio

56 A USSME - Pratica Commissione d'Inchiesta: Relazione sul!' impiego dell'Arma di Cavalleria, 17 giugno I 919. 57 AUSSME- Comando dj Cavalleria - Meretto di Capitolo. 23 maggio 1915; Diario storico della 1° divisione. 142S JE.

Campolongo-Ruda-Villesse, e riferita al comando della Brigata ad Ajello alle 10.45. Il Tenente specificava che i ponti di Villesse (presso il trivio) e di Versa erano stati incendiati e che il trivio stesso era ostruito da una semplice barricata. Più rapida, anche se di poco, aveva proceduto l'avanzata del Distaccamento Vercellana. Da San Giorgio di Nogaro la colonna di destra, formata da fanteria e artiglieria someggiata, si era spinta su Cervignano; quella di sinistra, formata da cavalleria e artiglieria a cavallo, si era mossa per Strassoldo e di là verso sud est su Cervignano. Varcata alle ore 5 la frontiera, Strassoldo era stata occupata alle ore 5.30. Superata una barricata sulla strada StrassoldoCervignano e vinto un debole tentativo di resistenza di alcuni gendarmi austriaci vicino a Cervignano, si occupava la borgata alle ore 8.30; qui veniva rimossa una barricata sul ponte dell' Ausa in Cervignano. Da lì furono mandate pattuglie di copertura sulla linea Strassoldo-Perteole. La colonna di destra, oltre a rafforzarsi in Cervignano, occupava con un battaglione ciclisti Terzo di AquiJeia e, dopo lieve resistenza, anche Scodovacca alle 9.15 e San Martino. Sono paesi che distano in media 1 o 2 chilometri l'uno dall'altro.

Esplorazioni furono inviate anche verso Aquileia e Pieris. Una pattuglia di bersaglieri ciclisti del 3° Reggimento, il cui rapporto fu consegnato al generale Marghieri, specificava che, verso le 18, si era avvicinata ai ponti di Pieris ancora intatti e che appena giunti si "udì. una detonazione inseguita da una immensa.fiammata." I nostJ.i non si erano avvicinati oltre, non avendo ricevuto ordini in proposito, ma si erano informati da abitanti de1la zona sulla situazione ed avevano così scoperto che era quasi certo che i ponti fossero stati fatti saltare. L'ufficiale che comandava la pattuglia non aveva potuto sincerarsi della notizia, in quanto le sponde dell'Isonzo in quel momento erano state occupate da una compagnia austro-ungarica di circa 200 uomini. Sebbene arrestata dalla distruzione dei ponti, la velocità di marcia del Distaccamento Vercellana fu maggiore rispetto alla la Divisione e, purtroppo, fu resa più lenta dall'ordine ripetutamente ricevuto di mantenersi come scaglione arretrato.

Squadra dj cavalleggeri in un casolare della pianura friulana nell'autunno del 19 lS.

La trasformazione della "improvvisa irruzione" in "lento e dubbioso progresso" va comunque ricercata anche nei provvedimenti presi dal comando austro-ungarico. Alcune ore prima dello scoppio delle ostilità, il nemico aveva provveduto ad interrompere le comunicazioni stradali. I ponti di Versa e di Ruda erano stati distrutti prima delle 10 ed in ogni caso prima che all'orizzonte comparissero le pattuglie di ricognizione. La sponda sinistra dell'Isonzo era stata contemporaneamente occupata da truppe da combattimento, che avevano ricevuto l'ordine di proteggere i ponti o distruggerli all'avvicinarsi delle forze italiane. Sulla distruzione dei ponti di Pieris diede notizie alquanto diverse il comandante del posto di scoperta di Vi11esse, tenente Guzzardi. Scriveva infatti in data 27 maggio un avviso, giunto a Campolongo alle ore 20: "da informazioni assunte da persone attendibili, risulta che i ponti di Pieris furono fatti saltare dalle 5.30 alle 6 del giorno 24 maggio". Cosa vide allora il comandante della pattuglia bersaglieri ciclisti nel pomeriggio di quel giorno resta un'incognita.

Fallita la sorpresa che si era preparata per il giorno 24, alla la Divisione fu assegnato il compito di proteggere un fianco del VI Corpo d'Armata, stabilitosi sulla fronte Russiz-Versa, e di spingere le esplorazioni se possibile oltre l'Isonzo sulla fronte Gradisca-Sagrado. Le pattuglie informarono immediatamente che la riva destra era sgombra, la riva sinistra debolmente occupata, ma che si scorgevano intensi preparativi di appostamenti difensivi sulle pendici carsiche. Il ponte di Sagrado era inoltre parzialmente distrutto. Le medesime fonti informative che avevano riferito al tenente Guzzardi la distruzione del ponte di Pieris, gli dissero lo stesso giorno 27 che il ponte di Sagrado era stato distrutto dopo le ore 24 della notte sul 25 maggio. li giorno 26 intanto proseguì metodicamente l'esplorazione, che confermò l'arretramento sulla sinistra del fiume delle truppe avversarie e l'assenza delle stesse sulla destra dell'Isonzo, da Lucinico a]Ja confluenza del Torre. Anche Ja passerella di Cassegliano, individuata dal tenente Cotterelli di Genova Cavalleria il 26 maggio, alle ore 11.55 era stata fatta saltare ed il fiume, che in quel punto forma un ansa guadabile, a causa della forte corrente e della piena risultava insuperabile. Gli Imperiali, sorpresi dalla lentezza dell'avanzata, stavano approfittando del tempo concesso loro, fortificando le alture del Podgora, di Monte Fortin e del Carso e si valevano, a quanto sembrava, della passerella di Bruma, ad est di Gradisca, per dare l'impressione che Gradisca stessa e Parra potessero essere ancora occupate.58

Durante quel giorno venne sparato qualche colpo di cannone. Era la prima volta che il cannone tuonava sul basso Isonzo ed il suo primo obiettivo fu una pattuglia di Genova Cavalleria.

Il tenente Cotterelli, già nominato, riferiva sempre da Cassegliano e più tardi dalla linea Redipuglia-Sagrado, che l'Isonzo era inguadabile a causa alla forte corrente là e, per la stessa ragione ed anche per la profondità, negli altri punti del settore. Le sue osservazioni furono confermate anche da informatori. Una pattuglia di esplorazione, che fu responsabile di errate valutazioni, scorse sulla riva sinistra del fiume soldati nemici in pattugUa ed intenti ai lavori di difesa accessoria davanti a tre ordini di trincee. Dal posto di scoperta di ViJlesse, invece, alle 18 si scorsero ardere i sei ponti sul canale di Monfalcone, tra San Pietro e Sdraussina (avviso ricevuto il giorno 27).

Gli ostacoli incontrati nell'avanzata dalle truppe della 23 Armata consigliarono di far sostare il VI Corpo d'Armata sulla fronte Russiz-Versa, sorvegliando a mezzo della la Divisione di Cavalleria il ponte di Sagrado ed esplorando la riva destra del fiume. Il VII Corpo d'Armata venne schierato da San Leonardo a Papariano ed il Distaccamento VercelJana ricevette l'ordine di mantenere Cervignano, prolungare verso sud l'ala destra del VII Corpo d'Armata e perlustrare la pianura verso Aquileia, Grado ed Isola Morosini, dove il nemico aveva un punto di passaggio tra le due sponde.59

58 Sull'argomento rimando a: CERNIGOI- CUCJNATO - VOLPI, Sui sentieri della prima guerra mondiale, alla ricerca della storia, Mariano del Friuli, edizioni della Laguna, 1999. 59 AUSSME 3" Annata: Ordine di operazioni n° 3 - Mortegliano 26 maggio 1915.

Luglio 1915: un ufficiale di cavalleria osserva il quadrante dell'orologio di un campanile precipitato a terra.

Cavalleria appiedata a Castelnuovo (Carso di Doberdò) nel 1915.

Il 27 maggio, tre giorni dopo l'inizio delle ostilità, le pattuglie ebbero qualche scontro con analoghe forze avversarie presso Lucinico ed alla confluenza del Torre nell'Isonzo. Fu anche, ma inutilmente, tentato il guado. Dal posto di scoperta di Villesse si videro invece due pattuglie austro-ungariche sulla destra del fiume, apprestamenti difensivi presso Biasiol. armi appostate e carreggio sulla sinistra dell'Isonzo.{,() A questo punto era necessario passare l'Isonzo! La 281 3 Compagnia dell'XJ Battaglione Bersaglieri Ciclisti raggiunse Gradisca e vi rimase l'intero giorno, sebbene sottoposta al tiro di fucileria nemka. La sera però si ritirò, lasciando il paese terra di nessuno. Nella giornata si segnalarono qualche scontro di pattuglia sull'Isonzo, colpi di fucileria e nuJla di più. Le pattuglie informarono invece sui continui lavori difensivi sulla fronte Fogliano-Sagrado, dove, sottolinearono, "il nemico è trincerato alla perfezione"61 e che anche in quel settore l'Isonzo era assolutamente inguadabile. li 29 cominciarono ad entrare in attività le artiglierie posizionate a San Martino del Carso e sulle alture presso Podgora. Maggio è un mese particolarmente piovoso in Friuli e quell'anno non fece eccezione. Le continue piogge resero anche il Torre inguadabile. li 30, ritenendo gli Austro-Ungarici, e specialmente il generale d'artiglieria Wunn ed il Feldmarschalleutnant Aurei von Le Beau. troppo titubanti le mosse degli Italiani, intensificarono le attività di contrasto e fecero rioccupare, rafforzandovisi, Biasio1 e Monte Fortin, che era stato in un primo momento ritenuto indifendibile e sgomberato dagli Austro-Ungarici.

La resistenza delle truppe Austriache si estese il 31 anche a Lucinico e a Villanova, Gradisca rimase sgombra. Ad impensierirsi della lenta avanzata fu anche Cadoma, che iniziò a diramare ordini di accelerare le operazioni. lJ 2 giugno squadroni esploranti di Genova Cavalleria e dei Cavalleggeri di Roma constatarono che sia San Lorenzo che Mossa erano occupati da poche truppe, mentre si stava facendo più salda l'occupazione di Monte Fortin e Gradisca permaneva sgombra da truppe.

Il 3 giugno la Divisione passò alla diretta dipendenza della 3a Armata e, dal giorno 5 al 7, ebbe l'incarico di stabilire i collegamenti con i comandi dei Corpi d'Annata VI, XI e VIII e con l' IP e 13° Divisione, oltre ad istituire posti di scoperta. Il giorno 8 si spostò. In conseguenza, la I Brigata fu dislocata allo sbocco ovest di Villesse, per tenere il collegamento fra l'XI e il VTI Corpo, mentre la II Brigata si portò per Crauglio, Versa e Mariano a 500 metri a sud ovest di San Lorenzo di Mossa, stabilendo il collegamento fra il VI e l'XI Corpo d'Armata. La Brigata dovette più volte spostarsi perché fatta segno ad intenso fuoco di artiglierie. Facilmente individuabile, il giorno 9 fu nuovamente sottoposta al tiro, tanto che si spinse a quota 43 a sud di Moraro e da lì si spostò per Mariano a Chiopris. Nei giorni successivi. non ebbe alcuna occasione di impiego. salvo che nella sorveglianza delle linee ferroviarie e telegrafiche dietro delle truppe operanti ed a nord della ferrovia di Cervignano. Rimase impegnata nella sorveglianza fino al 23 luglio, quando, con le prime battaglie e con l'arrivo di prigionieri, fu incaricata di raccoglierli e sorvegliarli nei campi di concentramento istituiti ad Ajello ed a Bagnaria Arsa.

A questo punto il generale Pirozzi venne esonerato e sostituito col generale Giovanni Pellegrini. Probabilmente ciò avvenne per dare un esempio forte e chiaro di indirizzo politico. La vittima era infatti un generale di cavalleria non determinante neJl'immediato, ma certamente il Comando Supremo, e Cadorna soprattutto, per motivi di ordine più generale che non l'azione di comando di Pirozzi nelle prime fasi della campagna, si resero perfettamente conto dell'impossibilità per la cavalleria di operare in quel settore e ne decisero il riutilizzo. Chiunque conosce il Carso non può che convenire con tale decisione. La cavalleria, analogamente alle sue sorelle europee, aveva mostrato il limite del suo impiego in una guerra di posizione.

«> AUSSME. Relazione del tenente Guzzardi alla sera del 27 maggio. 61 AUSSME, Relazione del1a pattuglia del tenente del Pozzo di Ge1101•a Cavalleria, 28 maggio alle ore 16.

Teatro delle operazioni della 3' Armata, maggio 1915.

Fu quindi ordinato alle Brigate dipendenti di provvedere alla sicurezza delle truppe, tra il 9 ed il l 2 agosto, e fino al 15 novembre alla difesa mobile costiera tra porto Cortellazzo e la foce dell' Ausa Corno.

La III Brigata di Cavalleria della 2a Divisione, col Reggimento Lancieri di Mantova62 riuscì invece a passare l 'lsonzo. Merita a questo punto ricordare lo spirito con cui si muoveva l'Arma in quel momento.

Il 24 maggio il comandante il reggimento, colonnello Faustino Curti, emanava il seguente ordine del giorno:

"Lancieri di Mantova! Per ordine di S. M. il Re, l'Italia da oggi è in stato di guerra contro l'Austria-Ungheria. Orgoglioso di darvene l'annuncio, e più ancora di trovarmi vostro capo in questo storico momento, non dubito che saprete compiere fermamente tutto il vostro dovere, memori delle gloriose tradizioni dell'Arma. Lancieri di Mantova! Sappiate che da oggi gli sguardi del Paese sono rivolti all'Esercito e all'Armata: ad essi è affidato l'onorifico compito di combattere questa guerra per l'unità e la grandezza d'Italia, per riunire alla Patria le terre ancora soggette allo straniero. Sappiate che le vostre madri e le vostre spose commosse vi salutano oggi partenti, e anelano il giorno in cui potranno abbracciarvi vincitori; sappiate che il nome d'Italia e l'onore della Dinastia sono a voi affidati; sappiate che ho ferma fede che con voi, miei fieri lancieri, non conosceremo e non seguiremo altra via che quella della vittoria e del dovere virilmente compiuto per la gloria del Re, per la grandezza d'Ita/ia,per l'onore del Reggimento. Viva il Re, viva l'Italia, viva i Lancieri di Mantova!".

La fede dei Cavalieri nell'avanzata era talmente evidente che rafforza ancora di più la convinzione che ad imprimere il carattere di lentezza al1a guerra furono i responsabili delle Grandi Unità. Narra infatti il tenente medico Zanelli:

"Con la soddisfazione di sì felice esordio, cocente era in noi l'avvilimento per vederci tuttora lontani da lassù, pungente l'invidia per chi già aveva il privilegio di occupare le prime terre redente, mentre con amarezza vedevamo crollare il sogno così a lungo covato di galoppare subito a lance basse verso la vittoria. La sera del 23 maggio ci eravamo rasati i capelli, avevamo riposto con cura nelle cassette la divìsafiammante per l'ingresso trionfale in Trieste. Pronti con armi e bagagli, bardati ed equipaggiati, avevamo bevuto alle fortune delle nostre armi, indugiando in quartiere come in una immeritata prigione. Qualche arietta nostalgica si levava qua e là dai gruppi di lancieri che nelle ore franche miravano pensosi le groppe dei cavalli, vergognandosi quasi che uscendo, la città li vedesse ancora inattivi; canticchiavano «Le ragazze di Trieste», l'inno di Mameli, «Fuori i barbari!», mentre qualche tromba esalava la sua malinconia compitando a ripetizione i segnali, di buttasella, trotto, galoppo, allarme, carica. Nei primi giorni che seguirono, tuttavia, i successivi bollettini del Comando Supremo ci distesero alquanto i nervi. "Gli austriaci da lungo tempo hanno rinforzato con numerose artiglierie anche di medio calibro le posizioni della riva sinistra dell'Isonza dominanti i passaggi del fiume .. " Qualcuno vifu tra noi che ebbe la vaga intuizione d'una guerra alquanto meno semplice del previsto. Fuori intanto la città brulicava d'uniformi grigioverdi, in gran parte richiamati della territoriale, l'aria un po' goffa, baffoni, giubbe troppo larghe, scarponi chiodati di vacchetta gialla.

6 : AUSSME, Diario storico della 2• divisione di cavalleria, 128/0 1613 B.

Quando ci fu concesso di poterci imbarcare "sul lungo treno che andava al confine", la gioia soverchiò la mestizia pel distacco da persone e cose care. A San Donà di Piave giungemmo eh 'era notte, cercammo nell'oscurità i nostri alloggi di fortuna, petali di fiori che la gentilezza delle donne venete ci avevano offerto, caddero dalle nostre vesti senza rumore. Là si fece sosta il 30 maggio, ricevendo quindi l'ordine di recarci a S. Vito al Tagliamenro per via ordinaria. Durante la marcia, altro ordine del comando del Corpo di Cavalleria ci fece proseguire sino a Palazzolo sullo Stella: circa 70 km cioè furono percorsi a passo e trotto, spesso sotto pioggia torrenziale. L'indomani / 0 giugno, ordine divisionale di trasferirci a Terzo di Aquileia. Al passaggio del vecchio confine presso Torre di Zuino, il colonnello fece togliere dalla guaina lo stendardo, sfoderare le sciabole agli ufficiali, presentare le lance, e i trombettieri intonarono la fanfara reale e la marcia del Principe Eugenio."63

Dopo che la sezione pontieri divisionale ebbe gittato presso Colussa un primo ponte di barche alle ore 9 del 5 giugno, la Divisione passò sulla riva sinistra dell'Isonzo e spinse reparti in esplorazione sulla linea Bistrigna - Casa Nuova. I ricognitori aerei avevano riferito che le alture del Carso lungo il tratto ad est della linea Ronchi-Monfalcone erano del tutto sgombre dal nemico, che si sarebbe trovato pure con forze ridotte nel territorio ad est dell'Isonzo ed a sud della ferrovia Villa VicentinaMonfalcone. La 2a Divisione ebbe l'ordine di controllare tali informazioru all'imbrunire. Avanzò su San Canziano facendosi procedere dal Reggimento Mantova. Questo mandò l'ordine al Battaglione Ciclisti del 3° Reggimento Bersaglieri, che si avviava a Bistrigna ed era stato destinato in rinforzo al Mantova, di puntare su Aris per cooperare eventualmente all'occupazione dei ponti sul canale di Monfalcone ed all'esplorazione delle alture di levante, queste ultime fortemente presidiate.

Il Reggimento Lancieri di Mantova al suo ingresso a Staranzano fu fatto segno a fucileria, che impegnò pure il Battaglione Bersaglieri Ciclisti che avanzava da Staranzano su Bistrigna.

Gli Austro-Ungarici stavano schierandosi a cavallo della strada Staranzano-Aris-Monfalcone ed erano sostenuti dalle forti posizioni difensive a nord est della ferrovia Ronchi-Monfalcone.

I sottotenenti Norsa e Manetti, inviati l'uno dopo l'altro a portare al comando del 3° Bersaglieri l'ordine di puntare su Aris anziché su Bistrigna, al ritorno vollero fare una via più breve e caddero prigionieri.64 Furono i primi cavalieri catturati nella Grande Guerra.

Lo scontro intanto si faceva totale e diretto. Due barricate che erano a Stranzano erano state rimosse e vi fu un intenso scambio di fucileria fra iJ nucleo ciclisti del Mantova ed unità nemiche. Essendosi poi sviluppato un nutrito fuoco a nord est di Staranzano, si ebbe uno scontro sulla linea Aris-San Nicolò con gli squadroni di Mantova e la pressione andò a mano a mano spostandosi in direzione di San Nicolò.

In questo inferno i cavalieri dovettero risolvere un ulteriore problema, i cavalli. Dal diario dell'allora tenente medico Zanell.i:

"All'imbocco di Staranzano, il reggimento sosta tra le prime case per consentire agli zappatori e di sgomberare la strada d'una grossa barricata in difesa. Avanza quindi il comando, il nucleo ciclisti, lo squadrone di avanguardia, in un silenzio assorto. Il sole alle nostre spalle s'inclina verso l'orizzonte quando echeggiano le prime fucilate. Il colonnello, raggiunto l'orlo orientale del paese, ordina al III squadrone d'appiedare, inastare la baionetta, procedere in ordine sparso. 1 cavalli sosteranno al riparo d'angoli morti, dentro androni bui, in cortiletti abbandonati.

63 C. F. ZANELLI, Lancieri di Mantova, Bologna, Tamari editrice, 1965. ""' Caddero prigionieri unitamente ai lancieri Berselli e Conterie. Quest'ultimo riuscì a fuggire e rientrò al reparto.

Passerella tra Gradisca e Sdraussina sulrlsonzo nel I 915.

Ora sempre più fitti si sgranano i colpi, le pallottole sibilano radenti con zirli metallici in un concerto di ronzi d'api, di corde da chitarra strappate, di fili d'acqua su lastre d'acciaio rovente. Musica nuova per noi, misteriosa, che mette subito più stupore che terrore, e solo quando i colpi raffittiscono, schiantano rami, trinciano frasche, rimbalzano sui muri, solo allora allo stupore segue un certo sbigottimento, i denti si stringono, il dorso si curva un poco, la corsa in avanti si fa guardinga, piccolo il cuore batte nel petto. Ma lo sgomento non tarda a cedere alla volontà, alla necessità e di fare ciò che bisogna, di dimostrarsi forti a faccia del nemico, alla truppa che in silenzio avanza a catena, ubbidiente alla parola e all'esempio di chi la guida. Avanzano ora di corsa gli uomini, si buttano nei fossi, sparano, si rialzano, ciascuno guarda l'altro incuorandolo e incuorandosi. Il colonnello immobile sul suo cavallo, sprezzante del fuoco che non cede, guarda i suoi soldati con l'occhio di chi osservi una manovra. L'aiutante maggiore ne prende gli ordini, s'allontana al galoppo del suo potente grigio, ritorna, riparte senza mai stanchezza. Intanto La fucileria si fa sempre più rabbiosa, ci batte anche su un fianco. Sia fatto avanzare lo squadrone Curioni. Le nostre punte sono già ad Aris, l'orlo del Carso appare tra i fusti sempre più netto, grigio, calvo, sinistro. L'avversario ha buon giuoco, ci fulmina dagli argini che gli sono baluardi naturali, dai mureta d'un cimitero. Mitragliatrici punteggiano la fucilata come, un coro di raganelle impazzito. Già si cominciano a distinguere le luci degli spari, che danno alle prime ombre un aspetto feroce.

L'avanzata della 3• Armata verso il Carso, maggio-giugno 1915.

Giunge frattanto dietro di noi al galoppo e prende posizione al ciglio d 'una strada una sezione delle batterie a cavallo. Piazzati i pezzi, gli artiglieri si inginocchiano, puntando calmi e precisi, i proietti si scatenano.fulminei sulle nostre teste con Lungo rabbioso rimbombo. I piccoli lancieri intanto avanzano ancora, scompaiono dietro i rilievi, affondano tra le erbe non recise, guazzano nel fango , talora entro l'acqua sino alle ginocchia, mentre la ,norte si avventa come una fiera libera di mordere, colpendo qua e là a capriccio. Il primo ferito ritorna zoppicando, con una gamba trapassata. S 'odono nel fragore i comandi degli ufficiali, i pezzi ripetono a quando a quando le loro salve, le vampe degli spari si fanno man mano più lucenti. Pare tuttavia che il fuoco poco a poco s'afflosci, s'allontani, gli austriaci si vadano ritirando, ormai la notte è imminente. Ed ecco a lato del villaggio di Aris, entro una capanna di falasco la fiammella d 'una candela rischiara un gruppo di soldati abbandonati sullo strame, lancieri e bersaglieri: bianco di supplici sguardi su volti contratti, labbra coperte di schiuma, tra fiochi lamenti e rantoli di chi muore. M'affretto a lavar ferite, a tergere il sangue a stringere fasciature di fortuna, a praticare iniezioni, mentre il mio caporale e i portaferiti raccolgono intorno nei campi e nei fossi altri colpiti e i morti. Intanto la tempesta urlante si va placando, pare poco a poco s'estingua. Solo qualche pallottola randagia frusta ancora l'aria, si conficca nella terra. Il combattimento è ormai terminato, i cacciatori austriaci, col favore dell'oscurità paiono scomparsi. Padroni del terreno, occorre tuttavia nella notte ancora insidiosa, mettere in salvo i feriti, portar con noi i nostri morti. Il capitano Kingsland provvede a lasciare un plotone di scorta per proteggere il nostro convoglio di barrocci e carrette rinvenuti sul posto, su cui i feriti mescolati ai morti gemono ad ogni sobbalw. A Staranzano tutti raggiungono i cavalli, che paventano e scartano ad ogni ombra entro il fumo nero della notte. Intorno, la campagna sembra esalare un fiato di caverna e di putrefazione."65

Nella mischia, magnificamente descritta, intervennero alcune batterie austro-ungariche deJJa zona di Monte Sei Busi. Le vampate di fuoco di queste ultime dimostravano senza ombra di dubbio l'occupazione da parte del nemico delle alture e delle pendici carsiche, come la sua presenza in discrete forze sulla linea de] canale di Monfalcone. Era dunque assolto il compito d'esplorazione; ed i Lancieri di Mantova vennero dal Comando della Di visione fatti dispiegare con l'appoggio del Battaglione Ciclisti del 7° Reggimento Bersaglieri.

La J3 e la 2a Divisione di Cavalleria furono ritirate e dislocate all'estrema ala dell'esercito e si videro assegnare compiti strettamente collegati allo sviluppo generale dell'operazione, che, in fase d'attuazione, non diedero luogo ad episodi di rilievo. Poi, via via che le caratteristiche della guerra si andavano delineando, la possibilità di un largo impiego della cavalleria apparve sempre meno probabile. Solo ad alcuni reparti, come i Lancieri di Mantova, fu concesso di misurarsi con il nemjco, ma limitatamente alle prime fasi del combattimento; iJ mantenimento dei cava1li delle truppe che combattevano ormai a piedi cominciava ad essere un problema.

Intanto il 1 ° giugno Sua Altezza Reale jJ Conte di Torino, stabilitosi a San Vito al Tagliamento, aveva assunto il Comando del Corpo di Cavalleria66 • Delle divisioru però, Ja 48 , che si era andata dislocando intorno a Spilimbergo, era in riserva a disposizione del Comando Supremo: la la, che era incaricata della sorve-

6S ZANELLI, op. cit., pagg. 27-29. Il tenente medico Felice Zanelli ricevette il giorno 9 novembre per il comportamento tenuto a Staranzano la medaglia di bronzo al valor militare dalle mani di S.A.R. il Conte di Torino, comandante generale la cavalleria, AUSSME 128/D 1613 B. 66 L'Ispettorato di Cavalleria assunse il nome di Comando del Corpo di Cavalleria nel maggio del ' 15 e. secondo Puletti, diventò Comando Generale dell"Arma di Cavalleria nel dicembre del ' 15.

Vista del Cantiere di Monfalcone dalle posizioni austriache di q. 85 nell'autunno del 1915.

Sempre da q. 85: panoramica sul Lisert.Adria e, sullo sfondo a sinistra, l'Hermada e il Golfo di Trieste nell'autunno del 1915.

glianza della linea ferroviaria, di quelle telegrafiche e telefoniche ed anche della strada ferrata di Cervignano dietro alle truppe operanti, si trovava nei pressi di A jello, alle dipendenze deU 'XI Corpo d'Armata. La 2a, che ebbe il 5 giugno l'incarico della ricognizione su Monfalcone, varcò l'Isonzo il 7, lasciando alcuni reparti oltre il ponte di Co lussa, poi ricevé temporaneamente ordini dal VII Corpo d'Armata, pur dipendendo dal comando del Corpo di Cavalleria. Infine la 3a era in riserva a Cordovado e concorreva, sotto l'immediato controllo del Comando del Corpo, alla protezione delle retrovie tra i fiumi Ausa, Como e Livenza.

Allo scopo di mantenere le divisioni nel massimo grado di efficienza, pronte ed allenate ad un impiego più attivo, il Comando del Corpo di Cavalleria mirò a svincolarle dalle svariate dipendenze provvisorie, nella misura consentita dalle esigenze della guerra.

Con il 23 giugno 1915 al Corpo di Cavalleria, che riebbe a disposizione la 2a e la 3a Divisione, veniva dal comando della 3a Armata affidato l'incarico di proteggere il fianco destro ed il tergo dell'Armata stessa, in quanto era chiaro che le operazioni avevano ormai acquistato, anche sul fronte italiano, il carattere di una guerra di posizione. Di conseguenza andavano modificati pure i compiti assegnati alla Cavalleria.

La 4a Divisione rimase presso Spilimbergo, a disposizione del Comando Supremo; la 1 a nelle vicinanze di Ajello e di Bagnaria Arsa, mentre la 28 assunse la difesa costiera e la protezione della linea ferroviaria tra l'Isonzo e la foce dei fiumi Ausa e Como e la 3a ebbe un analogo ufficio per il settore compreso tra la strada ferrata costiera e i fiumi Ausa, Como e Livenza, più tardi estendendo la propria sorveglianza fino alla vecchia foce del Piave.67

Dopo aver attentamente studiato la nuova situazione di guerra, il Conte di Torino trasmise al Comando Supremo la proposta d'una nuova dislocazione delle quattro divisioni di cavalleria, intesa ad assicurare gli stessi servizi in quel momento affidati alle divisioni. In pari tempo, essa avrebbe dovuto garantire una rotazione dei compiti ed una distribuzione negli aJloggiamenti che consentissero la preparazione e l'allenamento dell'Arma, nonché la conservazione dei quadrupedi nel miglior modo.68

La nuova dislocazione proposta tendeva, ai fini dell'addestramento e della preparazione, a due scopi:

"a) assicurare ai reparti la preparazione tecnica e l'allenamento necessari per il caso si presenti il momento opportuno per un impiego delle divisioni più rispondente alle caratteristiche speciali dell'arma; b) ripartire, data l'attuale situazione speciale,fra le divisioni in modo rispondente alle esigenze della buona conservazione dei quadrupedi elemento tanto scarso quanto prezioso, i disagi inerenti, non tanto alle cooperazioni, ma alle inevitabili condizioni di alloggiamento che in alcuni tratti del teatro di operazioni non possono logicamente essere dei migliori."69

La dislocazione per le divisioni dipendenti fu Ja seguente: 1 a Divisione: fra Piave e Tagliamento - comando a Cordovado; 2a Divisione: Sedegliano e dintorni, a nord della rotabile Codroipo-Udine (esclusa), comando a Sedegliano - a disposizione del Comando Supremo; 38 Divisione: Claujano e dintorni (Palmanova esclusa) - comando a Claujano; 48 Divisione: ad est del Tagliamento, a nord della rotabile Latisana- Cervignano (esclusa) comando a Gonars - a provvedere alle difese costiere ad est del Tagliamento a misura, a seconda del!' occorrenza, di assicurare il fianco destro dello schieramento della 3a Armata, senza arrecare ingombro nel settore compreso fra l'Ausa e l'Isonzo, e della ferrovia San Giorgio-Monfalcone.

6 ' AUSSME - Diario storico della / 0 , 2", 3° e 4° divisione di cavalleria, da 128/D I 605 B a 1624 C. llll AUSSME- El 186, - 22 luglio 1915, Ufficio annate, dislocamento delle divisioni di cavalleria. 69 AUSSME - El 186. - 22 luglio I 915, Ufficio armate, dislocamento delle divisioni di cavalleria.

Il nuovo schieramento veniva in un momento preciso della vita operativa dell'am1a. Esso corrispondeva alle esigenze della situazione del momento, in armonia con quelle dell'addestramento e della preparazione del]' Arma, fortemente raccomandata dal Capo di Stato Maggiore dell'Esercito.

In ottemperanza a questi ordini e per galvanizzare i suoi uomini, che "con alti sentimenti di coraggio e di voglia di battersi per la riunjone delle terre irredente all'Italia erano partiti" il comandante del Corpo di Cavalleria emanò il seguente proclama:

"Porto a conoscenza dei comandi delle quattro divisioni di cavalleria per opportuna norma e perché si è data comunicazione a tutti gli ufficiali di quanto loro direttamente concerne, uno stralcio di lettera pervenutami da sua eccellenza il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito: So che l'arma di cavalleria molto si duole per non essere impiegata nel momento attuale in operazioni di guerra, e ben mi rendo conto dello stato d'animo degli ufficiali, cui non è concessa l'opportunità di combattere, come ai loro colleghi delle altre armi. Ma se le condizioni del terreno non permettono ora di affidare alla cavalleria compiti corrispondenti alle sue caratteristiche, non per questo gli ufficiali debbono sentirsi sminuiti nella considerazione altrui e meno ancora scoraggiati, tanto da dubitare dell'avvenire dell'arma. Quanto oggi si verifica della nostra cavalleria non è che la ripetizione di quanto è già avvenuto alla cavalleria di altri eserciti europei, dal che io ebbi già ad avvertire fin dall'inizio della campagna con la mia circolare n. 5 del 15 maggio 1915, nella quale prevedevo che come già avvenuto presso altri eserciti belligeranti, unità di cavalleria, grandi e piccoli non trovassero impiego nelle azioni a cavallo che sono proprie di quest'arma. Il caso che a quest'arma debbasi affidare compiti di spettanza delle armi a piedi è peraltro ben lontano dal verificarsi. Siamo del resto appena all'inizio della guerra, e non è da escludere che le operazfoni possono essere trasportate su altri terreni, che consentiranno alla cavalleria di dar prova del proprio slancio e della propria preparazione. Occorre per questo che le divisioni si mantengano perfettamente allenate e pronte. Il presente periodo di inattività guerresca non deve certo risolversi in inattività militare, bisogna anzi profittare di questo periodo per perfezionare l'istruzione professionale di tutti, curare l'addestramento delle parti, allenare giudiziosamente i cavalli, così che, quando scoppi il momento opportuno, la cavalleria si trovi pronta ad entrare in azione, in stato di piena efficienza, quale non si può sperare se non con l'allenamento ininterrotto, diligente e tenace e con la salda e continua preparazione morale. A questa ed a quelle diano pertanto gli ufficiali la costante opera loro, e conservino ferma fede nell'avvenire. Rammentino essi che da un momento all'altro, anche improvvisamente, può manifestarsi quella occasione di agire, che essi attendono ed agognano, e che essi sapranno cogliere, ne sono certo, con tutto il loro slancio, con tutta La loro energia. Ma in questo periodo in cui l'attività di tutti deve essere rivolta ad ottenere la più salda ed efficace preparazione, è necessario che gli ufficiali di cavalleria non siano distolti dai reggimenti per essere adibiti ad incarichi non di stretta competenza degli ufficiali dell'arma, senza la preventiva autorizzazione del Comando Supremo, il quale a sua volta soltanto per superiori esigenze si è valso talora degli ufficiali esuberanti al servizio degli squadroni." 70

TI mese di luglio fu un momento emotivamente difficile per la cavalleria. Mentre sul Carso infuriavano i combattimenti, l'Arma che forse più di ogni altra portava in sé il sentimento del guerriero, rimaneva controvoglia lontana dai campi della gloria.

70 Vittorio Emanuele di SAVOIA-AOSTA. Conte dì Torino, Lettera del 20 luglio 1915 sull'addestramento e impiego delle cavalleria, contTOfirmata da colonnello capo di Stato maggiore Sani, in A USSME El - I 86.

Sagrado: il ponte sull'Isonzo distrutto; al suo fianco la passerella costruita dal Genio italiano nel maggio del 1915.

Verso la metà di agosto, la nuova dislocazione delle quattro divisioni di cavalleria divenne operativa e, nello specificarne i compiti principali- la difesa mobile costiera a porto di Cortellazzo e sull'Isonzo -furono emanate le direttive sul pe1fezionamento della preparazione e dell'addestramento.71

Le direttive tendevano a coordinare l'attività dei comandi dipendenti in un momento in cui, al di là delle parole di Cadorna sulla volontà di non smembrare 1 'Arma, molti ufficiali di Cavalleria e intere unità cominciavano ad essere destinati a prestare servizio presso le altre Armi, come i reparti d'artiglieria a cavallo, i battaglioni bersaglieri ciclisti, le sezioni mitragliatrici dei Reggimenti. Venivano poi costituiti reparti di formazione composti da zappatori e militari di truppa tratti dei reggimenti di cavalleria, mentre reparti di truppe tecniche e aliquote di servizi in organico alle Divisioni venivano destinati ad altre Grandi Unità per ]'impiego sul fronte.

Vi era l'esigenza quindi innanzitutto d'una preparazione morale e, successivamente, d'un addestramento tecnico-professionale per non far deperire lo spirito dell'Arma. A meglio coordinare l'azione dei comandi di Divisione dipendenti furono emanati i seguenti punti: a) Dipendenza: il Comando Supremo disponeva che le quattro divisioni di cavalleria fossero alla piena e completa dipendenza del Comando del Corpo di Cavalleria. Eccetto la 2a Divisione che, per quanto riguardava il suo impiego, 1imaneva a disposizione del Comando Supremo stesso, la dipendenza di essa dal Corpo di Cavalleria andava intesa in modo pieno e completo per tutto ciò che si riferiva all'istruzione e alla disciplina.

1 AUSSME E I - 186 - 12 agosto 1915 - comunicazione direttiva ai comandi della I•, 2", 3" e 4" divisione di cavalleria ai comandi di brigata di cavalleria; ai comandi di reggimento di cavalleria.

Panorama del corso dell'Isonzo. con a sinistra l'abitato di Plava e q. 383.

b) Istruzioni: veniva specificato che il principio di base di norma per tutti. strumento indispensabile aJJa riuscita di qualsiasi azione dell'Anna era il cavallo, il cui mantenimento e cura era cosa assai ardua e problematica in tempo di guerra. Si doveva pertanto, ognuno per la parte che gli spettava porre ogni cura alla sua conservazione, la quale non era il frutto dell'inerzia forzata del quadrupede, rispetto alla quantità maggiore o minore di lavoro richiesta, bensì della scelta, per quanto possibile, di un ricovero adatto alla stagione, della vigilanza oculata per quanto riguardava il suo nutrimento ed infine delle cure assidue prima, durante e dopo il lavoro stesso. c) Ufficiali: era alquanto precaria la loro situazione, soprattutto in conseguenza dei movimenti che ragioni d'ordine pratico avevano imposto. Vi erano, come si sa, ufficiali in servizio permanente, di complemento e deJla Milizia Territoriale.

Era ovvio che la situazione rendeva sommamente necessaria ed importante la loro azione, visto che agli ufficiali competeva l'istruzione dei quadri. Poiché era innegabile che, per quanto animati da buona volontà e dal più sacro zelo, molti degli ufficiali subalterni, di complemento e della Territoriale mancavano, per la brevità del servizio prestato, delle cognizioni tecnico professionali indispensabili per rendere effettivamente buoni servizi in guerra, spettava ai comandanti di squadrone, e più specificatamente a quelli di gruppo squadroni e di reggimento, dedicare tutta la loro attività al prepararli ed addestrarli, anche se continuavano a essere distaccati presso altri Corpi. Per di più, con la continuazione della guerra e con la necessità di raccogliere informazioni, molti ufficiali di cavalleria - colti, intelligenti e capaci di parlare più lingue - venivano utilizzati anche per il Servizio Informazioni di Guerra di nuova costituzione. Quella degli ufficiali era quindi per l'Arma, ed è facile intuirlo, una questione vitale; pertanto si confidava che i comandanti di Divisione e di Brigata esercitassero la più assidua vigilanza e portassero il loro contributo di esperienza per ottenere il massimo rendimento dai richiamati. Da tale continuo interessamento poi, e dal più stretto contatto fra i vari comandi nel diretto esercizio delle proprie funzioni, sarebbero apparse più chiare le capacità e 1 'attività dei singoli comandi sia nelle eventuali operazioni di guerra, sia nell'ordinario governo del reparto a cui erano preposti, di modo che ciascuno "potesse con sicura coscienza, in qualsiasi momento, esprimere il proprio giudizio in merito alla energia ed alla capacità dei propri dipendenti . "72 d) La truppa: diverse contingenze speciali avevano impedito quella completa istruzione dei reparti che sarebbe stata desiderabile, pertanto fu ordinato: 1 - che fosse perfezionata e completa l'istruzione individuale della classe più giovane; 2 - che, visto il carattere della guerra, fosse data la dovuta importanza ali 'istruzione di puntamento e dove possibile ad esercitazioni di tiro in campo aperto; 3 - che fosse coltivata l'istruzione delle cariche speciali e degli elementi scelti degli squadroni: esploratori, pattuglie reggimentali, zappatori.

Doveva essere comunque intensificata l'istruzione tattica, dando il massimo sviluppo a quella di squadrone, poiché l'efficienza tattica dei reparti maggiori non era che la risultante di quelle dei singoli elementi. Pur nondimeno i comandanti dei gruppi di squadroni, reggimento ed unità maggiori dovevano approfittare di tutte le occasioni per esercitare i repruti dipendenti, mentre i comandi di Divisione dovevano assicurarsi l'esecuzione degU ordini di Sua Eccellenza il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito, rappresentati dalla circolare del 3 giugno 1915 e cioè: le truppe non devono poltrire nelle caserme o negli alloggiamenti.

Nelle zone assegnate per l'istruzione non vi doveva essere nessun intralcio, come anche lungo le principali linee di tappa, segnate dalla rotabile Codroipo-Udine e Portogruaro-Cervignano. E si specificava che:

12 AUSSME El - 186.

a) nessun reparto e drappello. a meno che non fosse per ragioni di servizio, doveva essere avvistato o portarsi ad est della linea segnata della rotabile Udine-Palmanova-Sedegliano-Bagnaria-Torre Zuino-Casali Zarnero (esclusa) ed il fiume Ausa. I reparti dislocati ad est di tale linea ed a sud della rotabile Torre-Zuino-Cervignano-Villa Vicentina, dovevano rimanere entro i limiti della zona fra 1 'Ausa e l'Isonzo, a sud della ferrovia San Giorgio-Papariano. b) le zone assegnate all'istruzione alle singole divisioni restavano così determinate: la Divisione: zona compresa fra Piave e Ausa-Corno, limitata a sud dal litorale, a nord dalla rotabile Gonars- Talmassons-Codroipo-San Vito al Tagliamento-Villotta-Motta di Livenza-Ponte di Pia ve esclusa. 2a Divisione: zona compresa fra Tagliamento e la rotabile Martignacco-Colloredo di Prato-Campoformido, limitata a sud dalla rotabile Codroipo-Udine (esclusa) a nord dalla linea della ferrovia a scartamento ridotto San Daniele-Udine. 3a Divisione: zona compresa fra Tagliamento-Cellina-Meduna limitata a sud dalla rotabile Codroipo-Pordenone (esclusa) a nord dalla rotabile pedemontana Maniago-Cavasso-TravesioPinzano-San Daniele (esclusa). 4" Divisione: zona compresa fra la rotabile Udine-Palmanova-Sedegliano-Bagnaria-Torre Zuino (esclusa), il fiume Corno-la rotabile Gonars-Talmassons-Codroipo (inclusa)-la rotabile CodroipoUdine (esclusa). infine, per quanto riguardava la disciplina, si specificava di imporla rigida e severa, ma soprattutto che fosse una "disciplina degli animi disciplina delle forze, disciplina delle intelligenze. Bandita pertanto qualsiasi competizione, evitata qualsiasi discussione, in quanto doveva esservi che

L'Isonzo ai piedi della Bainsizza; sullo sfondo Sagora, il Monte Santo e, all'estrema destra, il San Gabriele e la q. 383 di Plava: 1915.

uno che comanda e di altri che obbediscono. Primi fra tutti gli ufficiali qualunque fosse stato il loro grado a dare l'esempio sotto ogni rapporto di questa ferrea disciplina già proclamata in parecchie circostanze da Sua Eccellenza il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito."73

I compiti rimanevano la difesa costiera mobile, il servizio di protezione della ferrovia e delle batterie, quello dì scorta ai prigionieri e di sorveglianza ai campi di concentramento ed alle linee telegrafiche e telefoniche per impedire atti di spionaggio. La 4a Divisione doveva assolvere in maniera permanente questi servizi e doveva fornire 300 uomini, comprendenti tutti gli zappatori divisionali, per i lavori campali e 70 uomini alla Marina per i lavori d'impianto delle batterie di punta Sdobba e Golametto.

Presto si palesò la necessità di creare una protezione contro lo spionaggio. Alla I a Divisione Friuli veniva assegnata la zona della destra del1'Isonzo, a nord della ferrovia Cervignano-Papariano. Tale sorveglianza fu poi limitata alla linea Versa-Torre, in seguito all'ordine dell'Armata relativo all'isolamento delle batterie in genere e a quelle di medio calibro in particolare. A tale isolamento dovevano provvedere i comandi di Corpo d'Armata di prima linea e ciò non rendeva più ammissibile che la 1 a Divisione di Cavalleria spingesse pattuglie in quella zona, oltre la linea Versa-Torre. I servizi furono ripartiti fra tre reggimenti della divisione e si esplicarono mediante pattuglie mobili di giorno ed appostamenti di notte. Il servizio di perlustrazione lungo le linee telegrafiche e telefoniche fu svolto da uno squadrone del Reggimento Roma, che dispose 24 pattuglie a cavallo mobili di giorno ed appiedate di notte in appositi appostamenti.

Con l'affluenza d'un sempre maggior numero di prigionieri, fu allestito anche un servizio di custodia prigionieri nei tre campi di concentramento iniziali:

Campo numero I in Ajello: affidato al Reggimento Cavalleggeri di Monferrato, che vi destinava giornalmente una guardia della forza di un capitano, tre subalterni e 120 uomini di truppa a piedi;

Campo numero Il in Ajello: affidato ai Cavalleggeri di Roma, che vi destinavano una forza uguale a quella indicata per il Reggimento Monferrato;

Campo numero ill di Bagnaria Arsa (o Madonna della Salute): affidato al Reggimento Lancieri di Novara, che vi destinava una forza uguale a quella indicata per il Reggimento Monferrato.

Inoltre veniva destinato un drappello scorta del Reggimento Genova Cavalleria, forte di 1 ufficiale e 40 uomini appiedati a San Vito al Torre; per cui in totale erano impegnati 7 squadroni.

Per il servizio di scorta dei prigionieri internati fino a Mestre erano impegnati costantemente: due capitani, quattro subalterni e 120 appiedati del Reggimento Roma, più due subalterni medici.

Speciale cura fu data alla sorveglianza delle batterie e dei depositi di munizioni e fu stabilito che: a) attorno al luogo dove sarebbero state costruite o postate le materie, fosse isolata un'ampia zona di terreno, in modo da impedire a chiunque di vedere, anche da lontano, l'esatta posizione dei lavori e delle batterie. b) l'isolamento sarebbe stato ottenuto circondando la zona con uo conveniente numero di piccole guardie, con la chiara ed esplicita consegna di non lasciar entrare ed uscire nessuno, né borghesi, né militari. Un solo posto di riconoscimento - con un ufficiale - per ogni zona, avrebbe regolato il movimento di chi avrebbe avuto la facoltà di entrare di uscire. c) allo scopo di trarre in inganno i confidenti e le spie del nemico, sarebbero state circondate anche le altre zone, in cui si simulavano lavori, postazioni di batterie ecc .. d) veniva impedito l'accesso a campanili, terrazze, belvedere e posizionj dominanti in genere dalle quali qualche informatore nemico avesse potuto studiare ed .individuare le posizioni.74

73 In pratica la fùosofia cadomiana era quella di riorganizzare l'esercito secondo un modello da lui ritenuto funzionale e imprescindibile: quello del merito e non della nascita.

1 • AUSSME EJ - 186 - Comando del Corpo di cavalleria: Situazione delle retrovie contro lo spionaggio.

Nonostante però la loro preparazione non fosse trascurata, la graduale paitenza di ufficiali comandati in aggregazione o distacco presso altri Corpi e la loro sostituzione con ufficiali richiamati dal congedo o di Milizia Territoriale rendevano necessario che le unità rimanessero raccolte e potessero procedere ai necessari periodi di istruzione; comunque tutto ciò non consentiva d'impiegare l'Arma in combattimento.

Alla fine dell'estate era chiaro a tutti che, nella situazione operativa creatasi, la Cavalleria non avrebbe avuto la possibilità del grande combattimento fatto di manovra, velocità e urto. Stessa sorte ebbero i reggimenti non inquadrati nelle divisioni. Piemonte Reale raggiunse la zona di guerra senza prendere parte ad alcuna operazione. Firenze operò nella zona del Col di Lana con servizi di prima linea e di collegamento con la Brigata Cacciatori delle Alpi; Foggia fu impegnato in azioni di collegamento e pattuglia nei settori a sud ovest di Gorizia e precisamente tra· Gradisca, Lucinico e San Lorenzo di Mossa. Alessandria ebbe invece modo di impegnare i suoi squadroni. Il 30 maggio 19 J 5 il Reggimento era partito da Lucca in ferrovia, raggiungendo Moimacco in zona di guerra, a disposizione del comando del IV Corpo d'Armata. Il 5 giugno il II Gruppo di Squadroni (4° e 5° Squadrone), agli ordini del tenente colonnello Felice Cicerchfa, 75 si era spostato nella valle deJJ' Alto Natisene, col 4° Squadrone a Creda e il 5° a Suzid, in servizio di polizia prigionieri ed alle retrovie. Gli Squadroni del I Gruppo rimasti a Moimacco (1 ° squadrone), Bottenicce (2°) e San Pietro al Natisene (3°), erano stati anch'essi adibiti a servizi di scorta prigionieri fra Caporetto e Udine fino al 13 giugno. Alla stessa data li avevano raggiunti a Moimacco anche gli Squadroni del II Gruppo. Il 13 agosto il Reggimento riunito, preceduto dal nucleo Ciclisti, con marcia notturna, per Stupizza-Caporetto, si trasferì a Idersko da dove, attraversato l'Isonzo sul ponte di barche di Ledra, raggiunse Kamno, pronto ad entrare in azione nella conca di Tolmino, se le fanterie fossero riuscite a scacciarne il nemico. Vi rimase, all'addiaccio, a disposizione della Fanteria fino al 19, mentre il Nucleo Ciclisti venne impiegato a Volaire e Gabrie in servizio di collegamento e poi a Selice, in trincea, di rinforzo ad un Battaglione di Bersaglieri in riserva.

Fallito l'attacco di Tolmino alla fine dell'agosto, rientrato anche il Nucleo Ciclisti, il Reggimento venne spostato più indietro a Idersko. Il 3° Squadrone ed i ciclisti passano a djsposizione del comando della Divisione Speciale Bersaglieri (denominata Ternova), che operava nella Conca di Plezzo.16

Il Reggimento Cavalleggeri di Lodi giunse in zona di guerra, al comando del colonnello Roberto Brussi77 il l O giugno 1915, formato dal 2°, 3°, 4 °, 5° e 6° Squadrone. Alla data di inizio delle ostilità il 1° squadrone si trovava ancora in Libia, ove sarebbe rimasto fino al termine della guerra. Lodi raggiunse la zona di Spilimbergo e Casarsa, a disposizione del XII Corpo d'Armata e passò poi, sino al 4 luglio, nella zona Azzano-lppolis-Leproso; alla fine dell'estate fu spostato tra Orzano e Spessa, ed alla fine dell'anno tra San Daniele e San Tommaso, fornendo guardie, pattuglie e scorte.

Il Reggimento Cavalleggeri di Lucca prese parte alla campagna quale truppa suppletiva. Fu dislocato all'inizio nel settore del Medio Isonzo, alle dipendenze del Il Corpo d'Armata, effettuò servizi di pattuglia, collegamento e controllo per lo sgombero dei civili, distaccando un plotone a San Martino di Quisca e uno squadrone al castello di Dobra. A metà novembre rientrò ai suoi quartieri a Saluzzo.78

I Cavalleggeri di Caserta partirono per la zona di guerra, con funzione di truppa suppletiva del VI Corpo d'Armata, per servizi di pattuglia, collegamento e portaordini. I Cavalleggeri di Piacenza,

15 Sarà promosso colonnello ed andrà a comandare il 30° Reggimento Cavalleggeri di Palermo. 76 ASSOCIAZIONE NAZIONALE ARMA DI CAVALLERIA, Cenni storici del Reggimento Cavalleggeri di Alessandria ( 14°) dalla fondazione 3 gennaio 1850 al 4 novembre 1918, Raduno di Lucca: 27 giugno 1965. 11 Passò immediatamente a comandare una brigata di fanteria. 18 Le Glorie dei cavalieri d'Italia, compilarono Pietro PEZZ1-S1BON1, ten. col. di cavalleria e Emilio R AVAGNATI-LARGHJNl tenente di cavalleria, sotto gli auspici dell'Associazione dell'arma dj cavalleria, Milano. E. Ravagnati editore, 1925; ma anche in BRIGNOLI, op. cit., pagg. 78 - 79.

Ottobre 1915: in primo piano Monfalcone, sullo sfondo le colline delle q. 82, 121 e 77 sotto bombardamento da parte italiana.

eredi del reggimento Ussari di Piacenza, giunsero ai primi di giugno nelJa pianura friulana, alle djpendenze del X Corpo d'Annata. Tennero il collegamento fra il VII e l'XI Corpo d'Armata e sorvegliarono le batterie di obici pesanti campali nel settore ru Turriaco-Villesse, rimanendovi per tutto l'anno.

Anche i reggimenti Cava/legger; di Padova, Cavalleggeri di Catania, Cavalleggeri Umberto I, Cavalleggeri di Aquila e Cavalleggeri di Udine parteciparono al primo anno dj guerra fornendo ai Corpi d'Armata truppe suppletive e in funzione di polizia.

Il 1915 si chiudeva quindi con un bilancio amaro per la Cavalleria. Il nuovo tipo ru guerra aveva cambiato le forme di combattimento e tutti, a commciare dai suoi vertici, intuivano che il problema principale era d'adattarla alle nuove circostanze per non lasciarla inattiva.

Lo stesso problema si presentava sugli altri settori del fronte. Le divisioni cominciarono ad essere appiedate a scaglioni ed inviate a combattere come unità di fanteria; le prime furono la 1 a e la 4a Divisione di Cavalleria. Ma il cavallo non fu abbandonato, per non intaccare la loro efficienza qualora fossero state richiamate ad agire in sella, per conservare la loro personalità e mantenere la loro speciale costituzione. Era necessario sfruttare il loro pregio di repar6 fortemente coesi e mantenere, per quanto possibile nelle mutate condjzioni di ambiente e d'impiego, Le loro caratteristiche: la rapidità dell'azione e lo spirito offensivo.

Maggio-giugno 1915, Campolongo: mitraglieri dei Cavalleggeri di Roma in funzione antiaerea.

Nizza Cavalleria con i primi prigionieri austriaci: giugno agosto 1915.

Gruppo cli fanti austro-ungarici prigionieri in attesa cli muovere, sco11ati da cavalleggeri italiani.

Luglio agosto 1915, sezione mitragliatrici dei Cavalleggeri di Roma in trincea sul Carso (MCP).

Grado: 8 Ottobre 1915, Reggimento Vercelli in collaborazione con la Regia Guardia di Finanza in difesa costiera in barca.

9 Ottobre 1915, Reggimento Guide in collaborazione con la Regia Guardia di Finanza in difesa costiera. (MCP)

Ajello 1915: Cavalleggeri di Monferrato in servizio di scorta prigionieri.

1915: un dragone di Piemonte Reale in primo piano e Cavallegge1i di Monferrato di scorta a prigionieri austro-ungarici del 2° Reggimento bosniaco.

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