13 minute read

CAPITOLO IX T UTTI A PIEDI! SIGNORI, CAVALIERI ALL'ASSALTO! »

Next Article
BIBLIOGRAFIA »

BIBLIOGRAFIA »

CAPITOLO IX

TUTTI A PIEDI! SIGNORI, CAVALIERI ALL'ASSALTO!

Advertisement

Le difficoltà di alloggjamento, ragioni di conservazione del prezioso quanto scarso materiale quadrupedi, l'opportunità di lasciare a disposizione delle unità di fanteria, delle salmerie e dei carreggi il maggior numero possibile di accantonamenti, la necessità di alleggerire notevolmente il servizio trasporti liberandolo dal gravame ingente del rifornimento foraggi e ragioni di economia consigli aro no, negli inverni del l 915-16 e 1916-17, di fare assumere alla cavalleria una dislocazione informata ai seguenti criteri di base: a) riportare nelle proprie sedi il maggior numero possìbile di unìtà, la qual cosa facilitava anche l'istruzione, potendo disporre di cavallerizza, campi di esercitazìoni, piazza d'armi e tutte le infrastrutture necessarie; b) tenere in zona rispondente agli scopi delle sistemazioni invernali quei reggimenti che, per avere le sedi ordinarie troppo lontane, non sarebbe stato conveniente trasportare (in linea di massima rientravano dalla zona di guerra tutti i reggimenti aventi sede ordinaria a nord del parallelo di Firenze); c) lasciare ali' Arma ed ai Corpi d'Armata il minimo numero di squadroni ritenuto necessario per i servizi vari di polizia stradale, posto di conispondenza ecc., che purtroppo erano i soli normalmente affidati ai reparti di cavalleria.

Tali provvedimenti dettero certo nel primo e anche secondo inverno di guerra buoni risultati, tanto per la conservazione del materiale quadrupedi e bardature, quanto, e maggiormente, nei riguardi delJ'istruzione a cavallo delle classi più giovani, per le quali più sentito era il bisogno, specie per coloro che erano stati chiamati dopo l'entrata in guerra ed avevano appartenuto ai reparti impegnati in guerra, appiedati nel 1916.81

Comunque le brigate delle divisioni di cavalleria, la l3 e la 43, parzialmente appiedate, furono inviate subito in prima linea già dal primo inverno di guerra.

Il Reggimento Monferrato (1 a Divisione, I Brigata) rimase in linea nel basso Isonzo fino all 'estate del 1916, fu quindi trasferito nel settore di Monfalcone, con l'obiettivo di occupare la parte sud della linea. Le battaglie combattute sul Carso di Monfalcone furono tra le più cruente: i suoi rilievi sono dolci, adatti all'offensiva e, cosa non trascurabile, Monfalcone era ed è la porta per Trieste.

Il settore propriamente monfalconese del Carso era costituito da una serie di modeste alture, disposte in stretto allineamento sulla direttrice sud-est nord-ovest. Partendo da ovest e procedendo verso est si trovano lo Zochet (36 metri sul livello del mare), la Gradiscata (q. 60), le Forcate (q. 61), j] colle della Rocca (q. 88), il Golaz (q. 87-99), la cima di Pietrarossa (q. 121), la quota Toti (q. 8586), la cima Grande (q. 56), il Sablici (q. 76-77), infine il Montuoso (q. 56). Da lì si scende nella parte paludosa fino al mare e si trova la q. 12 o Sant' Antonìo. TI loro succedersi, con regolarità e forma tondeggiante, costituisce una baniera che chiude a nord il territorio di Monfalcone, andando a congiungersi con l'Adriatico a levante della città. La flora particolare che li contraddistingue fa sì che il terreno si presenti al primo esame come una successione di radure erbose, separate da folti boschi, rivelandosi poi solcato ovunque da grigie pietre calcaree affioranti tra l'erba e chiamate "grize".

Nel giugno 1915 il fronte difensivo austro-ungaiico sull 'lsonzo era diviso in quattro settori dei quali il Ili andava dal Vipacco a Parenzo, e riuniva sotto la responsabilità operativa del Feldmarscha11eutnat Goinginger la 57a e 94a Divisione di fanteria, più la 60a Brigata da montagna.

"'AUSSME. djvisioni di cavalleria, Commissione d'fochiesta - B 4 9651.

Obiettivo dei difensori sul Carso era trattenere il più a lungo possibile le truppe italiane sulla linea più esposta, di cui quella delle quote monfalconesi costituiva il tratto sud-orientale, in attesa di sviluppi offensivi strettamente legati all'andamento generale del conflitto.

La medesima tattica fu scelta e adoperata con successo lungo il fronte alpino, dal Tonale all'alto Isonzo, per tutta l'estate 1915, con perdite contenute. Sul Carso però non si poté evitare un crescendo esponenziale delle perdite, a causa dell'inferiorità materiale, dell'impossibilità di trincerar i in profondità ricoverando in caverna le truppe, del martellamento disordinato ma continuo e micidiale del1'artiglieria italiana. Gli effetti delle granate italiane sui precari ripari costituiti da muretti a secco e scavi poco profondi venivano accresciuti dalla natura particolare del terreno: alle terribili schegge dei proiettili sparati dai pezzi campali e del parco d'assedio si aggiungeva la pioggia di pietrisco calcareo, con effetti micidiali sui fanti rannicchiati nelle buche o abbarbicati a1 terreno più esposto.

Eccettuata la conquista di sacche sul ciglione carsico, che dal San Michele piega fino a raggiungere Monfalcone, il possesso del Colle della Rocca e delle alture ad ovest di quest'ultimo, le truppe della 3a Armata italiana riuscirono nel primo semestre di guerra solo ad intaccare la sistemazione difensiva austriaca.

Alla 13a Divisione del VII Corpo della 3° Armata spettò l'attacco nel settore di Monfalcone, ai primi di giugno 1915. La I Brigata di Fanteria "Re" avanzò lungo la linea Ronchi-Selz, mentre i Granatieri di Sardegna seguivano la direttrice Bistrigna-Monfalcone.

Sul colle della Rocca vi furono i primi scontri con le fanterie avversarie, appartenenti ai battaglioni della 2a e 60" Brigata da montagna, della 57a Divisione e del ''Gruppo Monfalcone". Tre ordini di reticolati, in alcuni punti disposti su cinque file, fermarono l'impeto italiano. Ogni attacco frontale fu infatti arrestato dall'azione combinata del groviglio di filo spinato e delle armi automatiche.

Le battaglie dell'estate-autunno 1915 (prima, seconda, terza e quarta battaglia dell'Isonzo) si conclusero per le truppe italiane con pesanti perdite, dovute alla dispersione delle forze su fronti d'attacco troppo estesi ed all'azione ancora non perfettamente coordinata dell'artiglieria.

Nel primo semestre del 1916 l'Esercito italiano accrebbe e potenziò i propri mezzi. inaugurando la stagione della guerra di materiali. In questo quadro morfologico ed operativo i Cavalleggeri del Monferrato agirono in collaborazione con il 155° e il 156° Reggimento Fanteria: la Brigata Alessandria.

L'altro reggimento della I Brigata di Cavalleria, i Cavalleggeri di Roma, nell'aprile del 1916 fu mandato a presidiare le trincee del settore Plava-Canale sul medio lsonzo e nel luglio sostituì le Guide nel settore di Monfalcone.89 li reggimento Genova - 13 Divisione, II Brigata - fu inviato a presidiare il settore Plava-Anhovo e in luglio sostituì le Guide nel settore di Vermegliano.

Novara rimase dalla primavera all'estate del 1916 nel settore di Plava-Anhovo. Alla metà del mese di luglio, fu inviato a presidiare le trincee di Selz.

La 4a Divisione fu mandata in linea ne] settore di Monfalcone e Il si sarebbe coperta di gloria: Nizza Cavalleria fu inviato a presidiare le trincee della fabbrica dell'Adria Werke nel maggio del 1916 ed il secondo reggimento della brigata, i Lancieri di Vercelli, fu inviato nelle stesse posizioni.

L'8 maggio 1916 la 4a Divisione di Cavalleria, appiedata. passò alle dipendenze dell'VIII Corpo d'Armata. Nella notte tra il 9 e 10 la VII Brigata di Cavalleria, comprendente Nizza, sostituì metà dell'88° Fanteria e, nella notte successiva, dal IO al 11 , l'altra metà dello stesso Reggimento, venendo ad assumere così la fronte Mandria - Adria.

Contemporaneamente anche l'altra Brigata della Divisione, l'VIIT, costituita dai reggimenti Cavalleggeri Guide e Cavalleggeri di Treviso fu schierata sul Carso. Le Guide nel mese di maggio

02 PEZ21-SmoN1 e RAVAGNATI-LARGHINI, op. cit. e in AUSSME. Diario storico delle divisioni di cavalleria.

1915-16: fante in una trincea del Carso.

Si scava nel fango: un fante sistema la trincea dopo la pioggia, 1916.

furono trasferite da Aquileia a Monfalcone, a presidio delle trincee fra quota 98 e quota 93. NeJJa notte dall' 11 al 12, sostituirono metà dell'87° Fanteria e, nella notte seguente, il Reggimento Treviso rilevò l'altra metà dell'87° , venendo così. ad assumere la fronte compresa fra q. 98, q. 93 e Mandria. In questo modo il comando della 4a Divisione di Cavalleria aveva assunto di fatto il comando della zona di Monfalcone per le 7 del mattino del 13 maggio 1916, trovandosi ad avere alle proprie dipendenze anche la Brigata Cremona (21 °e 22° Fanteria), che teneva il fronte fra la Sella di q. 98-93 e q. 61, punto di contatto con il settore di Ronchi, dov'era la 16a Divisione.

Due giorni dopo, il 15 maggio 1916, la sa Armata austro-ungarica fece eseguire delle offensive locali a scopo dimostrativo nel settore di Tolinino, nella zona de] San Michele ed in quella di Monfalcone: il Reggimento austriaco Landstunn "Eger" doveva attaccare le posizioni italiane nel1' officina di Adria e a q. 93 a est di Monfalcone.83

Il Reggimento Niv.a Cavalleria era organicamente formato su sei squadroni appiedati e due sezioni mitragliatrici. Quattro squadroni ed una sezione mitragliatrici furono dislocati lungo le trincee di prima linea, un plotone occupò una lunetta avanzata presso q. 12 e, dei rimanenti squadroni, uno fu impiegato alla Marcilliana di riserva e l'altro con la seconda sezione mitragliatici a Molino Reis, pronto alla difesa costiera. I reparti in prima linea sulla sinistra erano a contatto con i Lancieri di Vercelli , che occupavano la trincea di Mandria e sulla destra si appoggiavano al canale di porto Rosega sino al mare, costituendo quindi l'estrema destra della linea di occupazione di Monfalcone, nella zona carsica. I primi giorni erano trascorsi in quasi assoluta tranquillità. La mattina del 14 l'artiglieria nemica repentinamente diede segni di grande attività. Cominciò a sparare ed intensificò il tiro durante la giornata fino ad un vero e proprio bombardamento tambureggiante, con ogni sorta di calibri, proseguito nella sera e nella notte, tanto da sconvolgere le trincee appena abbozzate dell'Adria Werke. Queste ultime costituivano un facile bersaglio essendo situate in rilievo lungo la strada di Trieste, ben conosciuta dagli Imperiali. In quello stesso 14 maggio all'azione violenta e distruttrice delle artiglieria nemica si unirono i tiri della fucileria, nonché i reiterati interventi di aeroplani, che volavano a quota bassa lanciando bombe che scoppiavano fragorosamente nel caseggiato di Adria Werke e sulle trincee. Verso le ore 23 .30 fu rallentato il tiro tambureggiante delle artiglierie. I cavalieri ne approfittarono per dar febbrilmente mano al riattamento delle trincee e delle postazioni delle mitragliatrici, in alcuni punti già rase al suolo. Intanto anche lo squadrone di rincalzo della Marcilliana fu fatto avanzare ad occupare il caseggiato di Adria Werke in attesa degli eventi. L'alba del 15 non era ancora spuntata quando gli Imperiali con forze soverchianti, se pur non ben valutabili, attaccarono improvvisamente le trincee dell'Adria Werke, avendo facilmente ragione del plotone distaccato a q. 12 e riuscendo a sfondare là dove la trincea non esisteva più e restava solo qualche intrepido cavaliere, prontamente abbattuto. L'irruzione venne bravamente contenuta dagli squadroni di Nizza, con successivi assalti alla baionetta in cui persero la vita numerosi ufficiali e soldati. Quota 12, che era stata perduta, fu ripresa e poi perduta nuovamente e divenne ad un tratto l'oggetto a cui tendevano i massimi sforzi italiani e austro-ungarici. Intanto dai folti e insidiosi canneti del Lisert, fino a11ora ritenuti impraticabili, altri Imperiali giungevano di rinforzo, irrobustendo il fronte avversario. Un momento veramente tragico fu allora vissuto da Niv.a, quando questi rinforzi freschi e soverchianti sorpresero i Dragoni, già provati, stanchi, abbattuti dalla lunga tensione nervosa del giorno avanti e li costrinsero ad una lotta estrema. Sospinti e scompaginati a piccoli gruppi tra le ombre degli edifici diruti dell'Adria Werke, ingaggiarono ugualmente una lotta furiosa. Privati del comando e della gran parte degli ufficiali, che erano già caduti, petto contro petto, con i denti e con le unghie tenacemente i cavalieri si difesero, riuscendo a contrastare il passo ai soldati il cui obiettivo ultimo era Monfalcone. Mentre i pochi rimasti combattevano disperatamente, sopraggiungevano

83 AUSSME - B4 9651: Attacco contro la nostra 4a divisione di cavalleria e Monfalcone - 15 maggio 1916.

1916: trincee sul Carso: sullo sfondo l'Altopiano di Comeno.

1916: trincee che scendono da q. 77 alla Palude del Lisert.

i rinforzi del Reggimento Vercelli ed altri elementi di fanteria, con l'aiuto dei quali il nemico fu volto in fuga. Molto sangue corse in quel giorno e molti ufficiali e soldati caddero. ma le ingenti perdite avversarie ed il forte numero di prigionieri rimasto nelle mani dei difensori fu il compenso dei cavalieri. Quota 12 era rimasta in mano al nemico, ma venne poi riconquistata il 14 giugno con una brillante operazione, insieme a parecchio materiale, dalla fanteria, con il concorso di aliquote del Nizza Cavalleria e dei Lancieri di Vercelli. Le perdite furono alte, ma non così spaventose come quelle vistesi in altre occasioni e in altri punti del fronte; Nizza: ufficiali morti 2, feriti J, dispersi O; sottufficiali e truppa: morti 32, feriti J 83, dispersi 26; Lancieri di Vercelli: ufficiali morti O, feriti 3, dispersi 2; truppa: morti 28, feriti 37, dispersi 26.

Infine nella notte tra il 28 e 29 giugno una parte del Reggimento Nizza, insieme a due compagnie di fanteria, partecipò ad un attacco contro quota 21, con notevoli risultati e consistenti perdite. 84

Mentre si svolgevano questi avvenimenti sul fronte della VII Brigata, gli Imperiali bombardarono violentemente le posizioni occupate dall'VIII, provocandole gravi perdite e, alle 17 circa, lanciarono contro di essa un violento attacco. Riuscirono ad imporsi temporaneamente nelle trincee tenute dal Reggimento Treviso (Trincea del Tamburo), ma vennero ricacciati da un pronto contrattacco degli squadroni I0 e IV0 , che riconquistò la posizione catturando circa 150 austriaci. Nel frattempo però, sulla destra, il Reggimento Guide, attaccato sua volta, dovette ripiegare e, a questo punto, trovandosi il fianco indifeso, anche Treviso fu costretto a seguirne i] movimento. Vennero così sgombrati il Tamburo di q. 93 e le trincee che scendevano verso la ferrovia.

Giunti in rinforzo il IW22° Fanteria, i Bersaglieri del IV e XI Battaglione Ciclisti ed il L e LI Battaglione del 15° Reggimento Bersaglieri, l'avanzata del nemico fu contenuta e venne anche riconquistato un tratto della trincea limitrofa a quella tenuta dalla Brigata Cremona. Le perdite subite in quella sola giornata dall 'VIII Brigata di Cavalleria furono: Reggimento Guide, ufficiali: morti 1, feriti 3, dispersi 4; truppa: morti 33, feriti 199, dispersi 51; Reggimento Treviso, ufficiali: morti 4, feriti 9, dispersi 2; truppa (molti corpi erano così orribilmente mutilati, letteralmente ridotti a brandelli, che non poterono essere contati con precisione) fra morti, feriti e dispersi: 457. Secondo la relazione della Divisione, i morti di truppa sarebbero stati 170, 156 i feriti e 94 i dispersi. Poiché l'avversario fece ascendere in complesso a 150 i prigionieri fatti e di questi circa un centinaio appartenevano agli altri reggimenti, i] Treviso avrebbe avuto circa una cinquantina di prigionieri e quindi dei 94 dispersi una quarantina sarebbero stati uccisi. Il totale dei morti sarebbe salito oltre i 200, il che rappresentava una perdita percentuale sulla forza di reparto fra le più gravi della guerra, almeno fino a quel momento. Ovvio che in queste condizioni, nella notte dal 15 al 16 e nella mattina del 16, il Reggimento Treviso venisse sostituito. Le Guide invece rimasero in linea, insieme a truppa di fanteria, e subirono ancora qualche perdita (cinque feriti) prima d'essere inviate a riposo, il 17 sera. Rimase in linea come rinforzo di truppa di fanteria invece la VII Brigata di Cavalleria sulla fronte Mandrie-Adria85 .

Il Treviso, dopo un breve riposo, fu trasferito a Vem1egliano-Selz e sostenne altri combattimenti: il suo 2° squadrone, i] 28 e 29 giugno, conquistò la posizione di q. 77 di Selz.

H• AUSSME- B4 4111 - Comando della VIl brigata di cavalleria: Relazione del comandante la brigata maggior generale A. Milanesi. · Ns AUSSME - 84 9651: Attacco contro la nostra 4° divisione di cavalleria e Monfalcone, 15 maggio 1916.

Fante in azione con la mitragliatrice in una trincea di prima linea.

Soldati italiani ammassati nelle trincee di 1• 1inea ad est di Monfalcone. verso q. 77.

Panorama dell'Adriawerke e dei Cantieri Navali visti dalle posizioni austro ungariche dell'Hennada nell'autunno del 1916.

Dalla q.85 verso il cantiere navale: in primo piano reticolati e cadaveri, primavera del l 916.

L' Adriawerke vista dalle posizioni austro ungariche di q. 77 nel 19 I 6.

Traspo1to cadaveri dopo un assalto sulle alture di Monfalcone nell'estate del 1916.

L'Adriawerke nel 1916.

This article is from: