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CAPITOLO XIV

SFONDAMENTO A CAPORETTO

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Dopo 11 battaglie il fronte austro-ungarico dell'Isonzo vacillava pericolosamente. L'ultima di queste aveva prodotto un suo arretramento dall'altopiano della Bainsizza, mettendo così in serio pericolo le comunicazioni tra i settori del basso e dell'alto Isonzo. La continuità del fronte era ormai garantita solo dalla tenuta della testa di ponte di Tolmino e dal San Gabriele, pilastro settentrionale del sistema difensivo imperiale, unitamente aJl'Hermada (pilastro meridionale).

Così, mentre sul resto del fronte la battaglia si stava spegnendo, la lotta s'infittì con progressione geometrica sul San Gabriele, che diventò l'ago della bilancia dello scontro.

Il generale Capello, comandante della 2a Armata e responsabile del settore del fronte da Monte Rombon al fiume Vipacco, continuò a tenere sotto pressione il San Gabriele, ritenendo possibile sfondare, contro il parere di Cadorna, e assumendosene la piena responsabilità. Tra queste due strategie si inserì il piano austro-ungarico di alleggerimento del fronte.

Il Comando Supremo austro-ungarico non era in grado di garantire adeguata resistenza ad un 'ulteriore offensiva. I fanti in servizio risentivano della stanchezza di tre anni di guerra, la monarchia era allo stremo, non aveva più cibo per i suoi soldati e non aveva più uomini da inviare al massacro nella difesa del fronte sud-occidentale. L'impero si stava sfaldando. Perciò il Comando austro-ungarico fu costretto a ricorre all'aiuto tedesco per battere le fanterie italiane.

Lo studio dell'offensiva austriaca fu affidato al generale tedesco Krafft von Dellmensingen, che visitò i I fronte nei primi giorni di settembre, mentre era in pieno svolgimento l'attacco al San Gabriele. Preso atto della situazione ed individuata nella zona di Plezzo-Tolmino l'area critica del futuro attacco, fu lasciato alle truppe del San Gabriele il compito di attirarvi ancora l'attenzione del] 'avversario. impegnandone le fanterie.

Krafft von Dellmensingen elaborò un'audace operazione, che fu denominata convenzionalmente ''.fedeltà d'armi", da attuare nel tratto compreso tra Plezzo e Tolmino. Il piano si basava su una nuova tattica, che univa la sorpresa alla scelta di una regione montuosa alla fulminea azione combinata della fanteria e dell'artiglieria. L'orografia del terreno, la disposizione delle difese italiane su tre ordini di linee correnti in cresta ai monti, la mancanza di ridotte nella valle ne facilitavano l'attuazione.

Per attuarlo si costituì una nuova Armata, la XIV austro-tedesca, composta di 15 divisioni, divise in quattro gruppi di combattimento ed al comando di uno stato maggiore germanico. Il comandante supremo era Otto von Below, il capo di stato maggiore Krafft von Dellmensingen.

Obiettivo strategico era il raggiungimento della vecchia linea del confine italo-austriaco del 1915; J 00.000 soldati circa erano pronti a sferrare l'attacco, che injziò la notte del 24 ottobre 1917, alle ore 02.00. Dopo tre giorni di scontri si potevano tirare le somme dell'offensiva: la meta finale della XIV Armata austro-tedesca e dell'Armata di Boroevic era il Tagliamento e stavano per raggiungerlo.

Con la conquista, il quarto giorno, del Monte Maggiore, non esistevano più ostacoU tra la valle dell'Isonzo e la pianura friulana. Le operazioni di Caporetto si erano concluse.

Per fermare gli Austro-Germanici e a protezione dei reparti in ritirata, tutte le forze italiane di Cavalleria furono gettate nella battaglia: quello su cui si contava maggiormente erano il loro senso dell'onore, la relativa freschezza e, più ancora, la tradizionale saldezza dei loro vincoli organici.

Costruzione di ponti sull'Isonzo nel l 917.

Pieris, ponte della ferrovia nel 1917.

Ponti in costruzione.

La cavaUeria passa un ponte di barche.

Trincee sul S. Marco, 191 7.

Trincee di prima linea. tarda estate del I 9 I 7.

18° Reggimento Fanteria Acqui in linea, inverno 1917.

Sezione mitragliatrici di cavalleria in esercitazione sul Carso nell'estate del 1917.

Una griza carsica.

Osservatorio di cavalleria in linea sul Carso davanti alle q. 208n e 208s dell'Altopiano di Comeno.

Un reparto di cavalleria passa un torrente in montagna.

Cavalleria in montagna.

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