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La riunone dei reparti Pag
honorable que vient de lui faire notre Président. Notre République enfantée par sa tete se trouve heureusement placée dans son coeur: voilà ce qui en garantit la propsérité.”66 . Alla luce di quanto esposto non si può trascurare l’atteggiamento comunque favorevole da parte del Vice-Presidente Melzi alla spedizione. Tale atteggiamento deriva da due ragioni differenti, una delle quali, purtroppo, sarà presto contrariata e annullata da Bonaparte. La prima è la ragione puramente economica che vorrebbe la Divisione italiana mantenuta e pagata completamente a spese del governo francese. Tale condizione permetterebbe alle casse italiane di risparmiare sui costi di mantenimento di, nei fatti, un terzo dell’esercito. La seconda ragione, molto più importante, è come l’impiego in un teatro importante come la progettata invasione dell’Inghilterra si inserisca perfettamente nelle mire di legittimazione politica pensata da Melzi per la Repubblica Italiana. La possibilità di avere delle truppe nazionali sotto gli ordini diretti del Primo Console e Presidente, ed eventualmente la possibilità di una partecipazione ufficiale alle future trattative di pace, darebbero alla Repubblica un riconscimento sul pino internazionale che ancora gli manca. Inoltre, sempre sul piano politico, ricordiamo l’importanza che Melzi assegnava alle truppe, in particolar modo quelle formate dalla coscrizione, per la formazione di una coscienza nazionale atta a garantire la sopravvivenza e l’indipendenza nazionale67. Nelle sue idee, tale ideale doveva formarsi ancora più velocemente lontano dal territorio italiano e in rapporto con l’esempio ed il modello francese. In effetti vedremo come, alla fine di questa esperienza, le truppe italiane avranno maturato in maniera diversa da quelle impiegate su altri fronti.
La riunione dei reparti
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A questo punto, a partire dalla metà di settembre 1803 incomincia, sotto gli ordini diretti di Pino, l’organizzazione effettiva delle truppe destinate in Francia e che dovrebbero, secondo le prime intenzioni di Bonaparte, essere a Parigi per i primi giorni di Brumaio68 . Per quanto concerne la designazione dei corpi che ne devono fare parte, la prima attestazione la troviamo in un lettera di Pino a Marescalchi datata 20 agosto 180369, e quindi antecedente al decreto ufficiale di Bonaparte del 9 fruttidoro (27 agosto) che troviamo citato nella corrispondenza sia di Melzi che del Ministro Berthier. Tale fatto ci fa pensare che Pino avesse gi ampiamente preparato un progetto svilppato nei dettagli per la creazione del corpo di spedizione.
66 Vedi Annessi, C ME, Lett. 1398, pag. 191 67 Cfr. Del Bianco, Francesco Melzi d’Eril …,pp. 198 e seguenti 68 Vedi Annessi, C N, Lett. 7975, pag. 178 69 Vedi Annessi, SHD, C 4 2, Documento 01, pag. 160
Comunque le truppe inizialmente selezionate sono composte dalla 1° Mezza Brigata di fanteria di linea e la 1° Mezza Brigata di fanteria leggera, forti entrambe di due battaglioni. A queste si aggiunge il 2° Reggimento ussari e una compagnia di Artiglieria a Piedi. La forza di questa colonna arriva ad un totale di circa 5.000 uomini, portando al forza dei reparti di fanteria a 1.800 uomini, 600 uomini e 400 cavalli per la cavalleria ed altri 100 uomini circa per l’artiglieria. Primo ordine esecutivo per la concentrazione delle forze necessarie è il richiamo di parte delle truppe sopracitate che si trovano nel Meridione agli ordini del generale Lechi. Una serie di lettere del Ministro Berthier indirizzate rispettivamente a Pino, Melzi e Marescalchi tra il 7 e l’8 Vendemmiaio (30 settembre-1 ottobre) ed una lettera di Bonaparte a Melzi dell’8 Vendemmiaio, indicano l’aggiunta della 2° Mezza Brigata di fanteria leggera all’organico della Divisione. Tale reparto, concentrato presso il deposito reggimentale di Modena, è completamente composto da coscritti, non raccoglie veterani delle precedenti formazioni cisalpine e non ha alcuna esperienza ne di campagna ne di guerra. Inoltre, nonostante il completamento dei vuoti con i coscritti la 2° Mezza Brigata leggera resterà sempre leggermente più debole di effettivi rispetto agli altri reparti. Una modifica all’organico della Divisione viene apportato con la sostituzione della compagnia dell’artiglieria a piedi con l’unico Squadrone di Artiglieria a cavallo, o leggera, dell’esercito italiano. Tale sostituzione è dovuta allo stato incompleto dell’atiglieria a piedi che, avendo fornito i pezzi e la maggior parte degli uomini alle compagnie inviate in meridione. Inoltre la scelta di uno Squadrone di artiglieria leggera, oltre alla maggiore mobilità, permette a Pino di avere a disposizione un reparto ben formato ed equipaggiato, strutturato su due compagnie e quindi poissibile da dividere sulle due brigate in cui poteva essere eventualmente divisa la Divisione. Ne troviamo traccia con una lettera del 7 Vendemmiaio di Berthier a Pino, in cui si da conferma dell’accettazione della sostituzione70 .
Il desiderio di mettersi in mostra da parte di Pino agli occhi di Bonaparte lo porta a dare voce a richieste sempre maggiori per poter armare, equipaggiare ed aumentare il numero degli effettivi della sua Divisione. Tale atteggiamento è ben esemplificato da due lettere di sfogo scritte da Melzi a Marescalchi tra il 18 ed il 27 ottobre 180371. In questi scritti così scrive: “Pino, sebben buon uomo, è
un pazzo da catena a cui questo nuovo comando ha fatto girare il cervello. […] Quanto al ritardo di cui Pino si duole, non ha il senso comune. Più di dieci reclami ha fatti a me assicurandomi che tutti i corpi che devon partire eran al disotto del metà della forza, quando rileverete, dall’annesso stato di revista di rigore ordinata dal Console, che tutti eccedono la forza, salvo uno per poco, e partirà anche questo completo. Egli volea le armi di tutto ponto perfette ed il
70 Vedi Annessi, SHD, B 14 8, Documento 06, pag. 109 71 Vedi Annessi, C ME, Lett. 1458, pag. e C ME, Lett. 1481, pag. 194
Console al contrario vuole che le armi buone rimangan qui e gli basta che i corpi abbian l’apparenza di esser armati, così va tutto il resto.” E nella successiva “Il general Pino si è talmente scaldata la testa per questa spedizione, che credo immagini di andare alla conquista del Messico o del Perù. Egli acquista case, parla di fabbriche, ecc. Io ho per ciò creduto di star molto rittenuto in tutto ciò che è avanzamenti, giacché egli vorrebbe portare tutta la divisione sua, cominciando dall’ultimo tamburino, al grado di generale, o sopra generale.” Sempre su questa linea, l’ultima richiesta da parte di Pino è quella di aggiungere due compagnie di Zappatori alla forza della Divisione. Tale reparto, organizzato sotto l’arma del Genio su un Battaglione forte di 6 compagnie era appena stato costituito ma non soffriva di mancanza di uomini, essendo state contratte le compagnie da 10 a 6. Una prima richiesta di queste truppe viene posta da Pino già nella lettera del 21 settembre 1803 indirizzata a Berthier72, ma resta ingorata non essendo contemplata in alcune disposizione del Primo console ne tanto meno supportata dal vice-Presidente. Non volendo evidentemente rinunciare a questo reparto, rinnova la sua richiesta con una lettera a Berthier del 16 Brumaio an XII73. Di nuovo in data 25 Brumaio an XII, Pino scrive a Berthier74 comunicando la volontà da parte di Melzi di aggiungere una compagnia di zappatori alla Divisione già in marcia. Notizia completamente falsa, Berthier ne scrive a Bonaparte il 28 Brumaio75 sottolineando il mancato accordo di tale disposizione da parte di Melzi, ma la situazione si risolve infine con l’assegnazione del reparto a Pino e la comunicazione in data 9 Frimaio anno XII a Soult76 dell’arrivo di tale reparto al campo di St.Omer. Bisogna ora accertare lo sforzo compiuto dal governo italiano per completare i corpi scelti per la spedizione nel Pas-de-Calais e per equipaggiarli ed armarli. Tenendo conto che l’organico completo della fanteria italiana prevedeva una forza totale di 14.000 uomini, alla data del 1 ottobre 1803 si era riusciti a riunirne un totale di 13.745, ufficiali compresi77. La forza dei battaglioni d fanteria, su nove compagnia, doveva essere nominalmente di 1067 uomini, per un totale di più di 2.100 uomini per Mezza-Brigata. A causa del mancato completamento della chiamata di leva e delle perdite subite sia per la diserzione che per l’impiego in campagna della 1° Mezza Brigata di linea, la forza di ogni reggimento si aggira intorno ai 1.900 uomini, di poco inferiore la 2° leggera. Il 2° Reggimento ussari non soffre particolarmente di deficit di organico, organizzato su due squadroni da due compagnie ognuno (sebbene i regolamenti prevedessero quattro squadroni) con una forza di oltre 600 uomini78. O squadrone di artiglieria leggera era già al completo degli effettiva e costituiva il vanto del corpo tecnico italiano, ben equipaggiato e armato. Resta infine la
72 Vedi Annessi, SHD, C 4 2, Documento 02, pag. 160 73 Vedi Annessi, SHD, B 14 8, Documento 06, pag. 109 74 Vedi Annessi, SHD, B 14 12, Documento 19, pag. 116 75 Vedi Annessi, SHD, B 14 12, Documento 19, pag. 116 76 Vedi Annessi, SHD, B 14 13, Documento 24, pag. 117 77 Cfr. Crociani, Ilari e Paoletti, Op. cit., pag. 569 78 Cfr. Ibidem, pag. 629
compagnia zappatori. Tale compagnia, a pieno organico, conta 100 uomini inclusi gli ufficiali e viene indicata come la 4° Compagnia del Battaglione Zappatori del Genio italiano. Dobiamo segnalare che la presenza di questo reparto presso la Division Pino è ampiamente attestato dalla corrispondenza e dai documenti ufficiali francesi, al contrario non è rintracciabile nei Livret de situation dell’Esercito italiano inviati mensilemente al Presidente Bonaparte. Un quadro dettagliato ci è fornito alla data del 15 novembre dallo Stato di forza dell’armata, al 1° novembre del 180379, ovvero 15 giorni prima della partenza. In questa tavola troviamo che i tre reggimenti di fanteria hanno rispettivamente una forza di 1987 uomini per il 1° di linea, 2014 la 1° leggera e 1688 la 2° leggera. Il Reggimento ussari conta 819 uomini e 597 cavalli. L’artiglieria conta 157 uomini e 161 cavalli.
La questione dell’armamento della Divisione si rivela complessa. Infatti alcuni documenti entrano in contradizione tra essi a proposito di quali siano le intenzioni di Bonaparte da un lato, e le tendenze dello Stato Maggiore e del Ministero della Guerra. In una lettera del 1 Vendemmiaio
diretta a Melzi80 così dice “Je ne désire pas que le corps que vous enverrez soit très bien armé. Je préfère que les bonnes armes restent en Italie; je ferai armer les hommes à neuf à leur arrivée au camp; ainsi pourvu qu’ils aient l’apparence d’être armés, cela me suffit. Il faut au contraire qu’ils soient parfaitement équipés.” Su questa linea si basa anche Pino che, al momento dell’aggiunta del 2° Leggero alla Divisione, propone al Ministro Berthier81 di farli marciare quasi disarmati per accellerare la preparazione del reparto. Tale idea viene respinta da Berthier che tra il 7 e l’8 Vendemmiaio risponde a Pino e scrive ugualmente a Marescalchi e Melzi82 sottolineando come i Corpi debbano essere ben armati ed equipaggiati. In realtà, dal punto di vista dell’armamento, il governo italiano riuscirà a far partire la Divisione senza investire particolari risorse nel rinnovo delle armi individuali, lasciando così l’onore alla struttura francese di sostituire i vecchi fucili con il modello francese una volta giunti i reparti a St. Omer.
Più pressante si rivela invece la fornitura di equipaggiamenti ed uniformi. I corpi vengono velocemente riequipaggiati del materiale necessario, sia in uniformi che in altro materiale. In particolare una lettera di Marescalchi a Melzi, datata 25 novembre 180383, ci indica come il Primo Console abbia indicato, tramite il Ministro dell’Amministrazione della guerra Dejean84, alcune precisazioni sull’uniforme da adottare per la spedizione. Per la truppa viene richiesta la
79 Vedi Annessi, AN, AF IV * 1391, Documento 02, pag. 95 80 Vedi Annessi, C N, Lett. 8095, pag. 178 81 Vedi Annessi, SHD, C 4 2, Documento 02, pag. 160 82 Vedi Annessi, SHD, B 14 8, Documenti 04, 05 e 06, pp. 108-109 83 Vedi Annessi, C ME, Lett. 1539, pag. 196 84 Jean-Laurent Dejean, 1749-1824, Generale di brigata e di divisione nel 1795, nominato nel 1802, resta ministro fino al 1810, nominato alla prima Restaurazione direttore della scuola Polytechnique. Cfr. A.Fierro-Domenech, “Dejean” in Dictionnaire Napoléon, pag. 623