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CAPITOLO VII LA PRESENZA NAVALE NEL LEVANTE

Il momento storico nel quale era nato lo stato unitario italiano, con lo sgretolamento del vecchio regno borbonico di fronte all'impresa garibaldina , era caratterizzato da una accentuata rivalità navale anglo-francese. I britannici, tradizionali dominatori dei mari, erano in buona misura ossessionati dalla minaccia francese, reale o supposta che fosse. Dovunque, soprattutto nel Mediterraneo, essi temevano un aumento della potenza e della pericolosità navale francese, anche quando solamente con uno sforzo della fantasia sarebbe stato possibile immaginare piani di penetrazione e intenzioni recondite di insediamento da parte del governo di Parigi.

Una delle zone nella quale gli inglesi tendevano forse a soptavalutare il « pericolo francese » era in quel tempo lo Jonio. Londra vi controllava le isole Ionie ·e la Francia anche se talora presente, non vi aveva reali mire precise su obiettivi immediati. Ma l'Ammiragliato britannico diffidava, e nel novembre 1860, in una memoria riservata sulle isole Ionie , l'ammiraglio Martin, comandante in capo della Mediterranean Fleet, aveva scritto:

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« Io credo che sarebbe cosa saggia dare le isole Ionie alla Grecia, od a qualsiasi altra potenza europea, eccetto la Francia. Ma piuttosto che permettere che cadano sotto la Francia, io fortificherei Corfù e la terrei: almeno fino a quando l'Inghilterra non si sia assicura to il possesso di Candia ».(l). Questo atteggiamento,

(l) « Naval and Military considerations with reference to the Ionian Islands - Confidential » , in P.R.O L., Admiralty , I, 5733, fase. 834. Le isole Ionie avevano costituito il principale punto d'appoggio per l'espansione del Uoyd austriaco durante il dominio inglese ed avrebbero continuato ad esserlo anche dopo la cessione dell'arcipelago alla Grecia, non solo perché la Gran Bretagna considerava l'impero austro-ungarico come che aveva trovato consenso a Londra, non era nuovo, e si inquadrava in un atteggiamento intransigente nei confronti di ogni prospettiva di aumento del potere navale francese nel .Mediterraneo: lo stesso che avrebbe condotto gli inglesi -l'anno dopoad opporsi all'idea che si potesse cedere la Sardegna al Papa in cambio di Roma.

Tenuta lontano dall'intransigenza inglese ogni potenziale \:oncorrenza navale francese, restavano solo l'Inghilterra e la Turchia a competere con l'Italia negli anni '60 per conseguire nei mari della Grecia una posizione di influenza e di prestigio. Austria e Russia , che pure avrebbero potuto aspirarvi, apparivano distolte da altri problemi. La Grecia stessa, in condizioni di cronica instabilità, in preda a disordini endemici nella maggior parte del suo territorio e con una situazione politica interna ben poco migliorata dal cambio di dinastia avvenuto nel 1862, orientava il suo atteggiamento internazionale quasi esclusivamente sulla protezione inglese, divenuta ancor più importante con l'ascesa al trono del nuovo re filo-britannico, e sul costante odio ami-turco. Quanto alla Turchia, questa osservava con estrema diffidenza tutto ciò che avveniva in Egeo, nel timore che l'odiatissimo greco trovasse nuovi appoggi per ulteriori rivendicazioni. Più delicata, per l'Italia, era la situazione nel mare Jonio, dove le coste greche continentali poste a breve distanza, e ancor più quelle delle isole di Cefalonia e Corfù - cedute dalla Gran Bretagna alla Grecia nel 1864 dopo un cinquantennio di diretto dominio inglese - erano potenzialmente in grado di controllare gli accessi all'Adriatico e la rotta Brindisi- il suo tradizionale alleato sul continente, ma soprattutto perché il governo britannico vedeva di buon occhio il predominio commerciale austriaco a preferenza di un'evenruale affermazione francese o di altri: dr. GABRIELE, La polìtica navale, ecc., cit., pag. 321. Per quanto segue, circa l'opposizione britannica ad un'ipotetica cessione della Sardegna, cfr. la lettera dell'ambasciatore a Londra, D'Azeglio, a Cavour, in data 4 marzo 1861, in D.D.I., serie I, vol. I, pag. 26; v. anche, ibidem, pagg. 189 e 503-505; e A.P.C., 1861-1861, 3° periodo, vol. V, Roma, 1881, pag. 2787; nonché il lavoro del Srorro.PlNTOR: Intorno alle voci di cessione dell'isola di Sardegna, Milano, 186L quadro delle relazioni marinare italo-greche, nel 1863 venne armata una divisione navale - con manifesta esagerazione definita << squadra del Levante » - che agli ordini del Vacca visitò i porti del Mediterraneo orientale, mentre gli interessi e l'attività della marina mercantile italiana in quel settore erano nettamente in ascesa: la missione ebbe buon esito, malgrado un lieve incidente che al Pireo raffreddò i rapporti, fino allora mantenutisi abbastanza corretti, con gli austriaci della divisione dell'ammiraglio Tegetthoff i vi ancorata (3 ). L'anno se-

Taranto per noi vitale, e dove il traffico mercantile austriaco del Lloyd, detentore del monopolio delle comunicazioni commerciali locali, si opponeva alle ambizioni marinare del nuovo regno. La prevalenza del commercio austro-ungarico creava inoltre, di riflesso, ulteriori motivi di preoccupazione, per l'eventualità che l'impero danubiano fosse spinto in un immediato futuro ad un maggiore potenziamento della sua marina militare per proteggere i suoi crescenti interessi nella zona: onde la necessità di tentar di stabilire un'influenza italiana nella Grecia occidentale e specialmente nelle isole. Fin dal settembre 1861, del resto , il Mamiani, scrivendo al Ricasoli da Atene dove si trovava in missione diplomatica, sottolineava l'opportunità e l'urgenza di intensificare i rapporti con il regno ellenico, particolarmente quelli commerciali marittimi (2).

(2 ) Tra i suggerimenti del Mamiani, quelli che riguardavano la marina erano i seguenti : « l. Comparsa frequente della nostra bandiera fra la Grecia e Costantinopoli. H o già ricordato a V. E. come Russia, Francia e Inghilterra provvedono di maniera che sempre un qualche loro da guerra stanzia nel Pireo... 3. Alla recente convenzione postale far' seguitare, dove sia possibile, una istituzione di corse periodiche di battelli a vapore italiani al servizio sl del co mmercio e sì delle poste, moventi da Ancona per Alessandria od altra parre notabile dell'Oriente, ma toccando sempre alcun punto della Grecia >> (D.D.I., serie I, vol. I, pag. 351).

(3 ) Le relazioni tra italiani e austriaci nel porto ateniese si mantennero all ' inizio assai buoni, aiutando il fatto che diversi ufficiali dell'ex marina napoletana erano passati in quella austriaca e dalla austroungarica provenivano tutti gli ufficiali veneti della divisione italiana, cosl che le relazioni personali tra questi e quelli erano numerose e di vecchia guente, a fine estate, si trovava nelle acque di Corfù una flottiglia di unità sottili, che al comando del Montemayor compiva una crociera per l'istruzione dei novizi e dei mozzi: e verificandosi nell'isola delle beghe di non molta importanza tra pescatori greci e italiani ( 4 ), il Montemayor segnalò al ministero l'opportunità di inviare una unità maggiore, per proteggere gli interessi italiani nella zona, magari istituendovi una stazione navale (5). Trovandosi a corto di navi in assetto , in conseguenza della politica di stretta economia seguita alla caduta del gabinetto Minghetti, il governo non poté spedire che la vecchia fregata a ruote di secondo rango Governolo al comando del Cafiero: essa avrebbe dovuto fare scalo a Corfù , indi procedere per Patrasso, allo scopo di far rispettare la bandiera italiana, mantenendo però una rigorosa neutralità nella lotta tra le fa- data (GUERRINI, op. cit , vol. I , pag. 295). Ma quando il Vacca, in occasione di una festa a bordo della sua ammiraglia, il Re Galantuomo (l'ex borbonico Monarca), fece inserire tra gli stemmi delle città italiane posti ad ornamento anche quelli di Venezia e di Roma, l'amm. Tegetthoff gli indirizzò una protesta scritta e diede ordine ai suoi di cessare qualsiasi familiarità con gli ufficiali italiani. Il Vacca rispose all'ammiraglio austriaco con una lettera conciliante, sottolineando che la festa non aveva alcun carattere · ufficiale ed affermando di non aver pensato alla possibilità che lo stemma di Venezia potesse influire sui rapporti esistenti tra le due marine. Per la diversa valutazione dell'e!>isodio e per il giudizio sull'operato del Vacca, dr. LuMBROSO: Il processo all'ammiraglio Persano, Roma, 1905, pag. LXXXII. zioni locali ( 6 ). Giunto alle Ionie, il Cafiero ebbe a ridimensionare la portata della questione dei pescatori e propose di ripartire subito: per altro il console italiano a Corfù, Viviani, ne chiedeva l'ulteriore permanenza, e dal Cafiero e dal Montemayor venivano inviati al ministero rapporti contraddittori sulla situazione ( 7 ). Soltanto il 18 ottobre la flottiglia dei novizi e mozzi levò l'ancora, mentre a Torino veniva presa la decisione di spedire al Pireo una nave da guerra importante, a causa della instabilità e della pericolosità della situazione ad Atene segnalata dal console italiano nella capitale greca, Della Minerva. Fu mandata una delle maggiori unità che si possedessero, la pirofregata Italia di 3.680 tonn., munita di 54 cannoni, con istruzioni di proteggere gli interessi nazionali, di osservare e riferire: e soprattutto di non intederire minimamente negli ingarbugliati affari interni della Grecia, mantenendo buoni rapporti con le navi di altri Stati presenti nelle acque elleniche, anche con quelli di potenze che non avevano ancora riconosciuto il nuovo regno italiano ( 8 ). Placa tesi le acque, sia a Corfù, sia ad Atene, il Governolo fu fatto rientrare il 7 novembre e la fregata Italia proseguì la sua missione con carattere di normale stazione navale.

( 4) Si trattava di una disputa di poco conto: si erano verificati attriti tra un gruppo di pescatori italiani ed elementi locali, dovuti a gelosia di mestiere, non ingiustificara da parte dd corfioti, che dopo tutto erano in casa loro: sembra che il principale ostacolo ad una soluzione pacifica della vertenza fosse proprio l'atteggiamento tracotante assunto dagli italiani, che, sentendosi spalleggiati dal loro console , si abbandonavano ad ulteriori provocazioni. Il rappresentante consolare italiano a Corfù, Viviani, scriveva appunto il 1° settembre 1864 al ministro della marina, ringraziando ed esprimendo l'augurio che la presenza delle navi da guerra nazionali avrebbe avuto un salutare effetto (A.C.RM., busta 2, cart. 10).

(5) Il comandante della flottiglia novizi e mozzi appariva anche allarmato dall'arrivo di una cannoniera greca: v. rapporto del Montemayor al ministero in data 13 settembre 1864, ibidem.

Più importante fu la crociera compiuta nell'autunno 1865 dalla divisione di evoluzione un'altra volta al comando del Vacca. Secondo le istruzioni impartite dal ministro Angioletti il 20 settembre 1865, la formazione, che praticamente comprendeva tutte le maggiori unità della flotta in armamento, avrebbe do- 1, vuto visitare Malta, Taranto e Corfù, rientrando poi ad Ancona dopo aver toccato le coste albanesi ( 9 ). Svoltasi regolarmente la t maggior parte della crociera, il 28 ottobre la divisione si trovava alle isole Ionie, quando ricevette da Firenze l'orçljpe di fermarsi a Corfù, poiché un incidente di una certa gravità, verificatosi ad Atene ai danni del vice-console italiano in quella città, Malavasi , richiedeva la presenza delle navi da guerra italiane nelle acque greche (10 ) . Si presentava alla marina l'occasione di dare per la prima volta una dimostrazione di forza ( 11 ) e di conseguire un'affermazione del prestigio nazionale, premendo sulle autorità elleniche in maniera amichevole e riservata, ma non priva di energia, per ottenere il riconoscimento dei nostri diritti e il risarcimento dei danni subiti. In un primo momento il governo di Atene appariva restio a dare soddisfazione, così da far esternare al Della Minerva i più fieri propositi , che andavano fino alla rottura dei rapporti diplomatici e persino all'occupazione di qualche pegno territoriale ( 12 ). Il 7 novembre il Vacca comunicava al console la partenza delle navi da Corfù, assicurandolo che era perfettamente d'accordo con lui sulla maniera di risolvere l'incidente. La Principe di Carignano andò dunque al Pireo ( 13 ) e il suo arrivo fece un « ottimo effetto ma non sciolse il nodo della questione nel senso da noi voluto » (14 ); il 14 il Vacca, in ottemperanza agli ordini, salpò con il resto della divisione Patrasso, lasciando a Corfù la sola Gaeta , mentre il governo italiano , per l'eventualità di una lunga stazione della flotta nelle acque greche, mandava all ' ammiraglio, per mezzo del Dora, un supplemento di 54.000 razioni di viveri. spedendo anche l'avviso Etna a sostituire il Peloro. in cattive condizioni. Continuava per altro ad essere molto difficile ottenere seduta stante le richieste soddisfazioni da un paese i cui governi si succedevano freneticamente, nel pauroso marasma della situazione politica , tanto che le notizie venivano superate dagli avvenimenti: caduto il ministero Deligeorgis, i gabinetti Bulgaris e Comoundouros erano durati appena due giorni ciascuno. Il 25 novembre , con il ritorno del Deligeorgis al potere, la questione delle riparazioni fu risolta rapidamente, anche per la mo- derazione delle richieste italiane (15). Il 30, lasciando la Principe di Carignano in stazione navale a Patrasso, e spedendo il San Martino in bacino a Malta per riparazioni, l'amm. Vacca salpò per Ancona con le rimanenti unità al suo comando ( 16 ). Trascorso il mese di dicembre nel porto adriatico, l'ammiraglio, che nel frattempo aveva dovuto discolparsi presso il ministero dall'accusa di aver imprudentemente espresso ai greci l'auspicio di « nuove conquiste da farsi con l'aiuto dell'Italia », le quali parole avevano suscitato un vespaio in Turchia ( 17 ), riprese il mare 1'11 gennaio 1866. Gli era stato prescritto di condurre la sua divisione lungo le coste dalmate, allo scopo di impratichire gli ufficiali « con i passaggi che si trovano tra le numerose isole di quel litorale », con la raccomandazione, però, di « regolarsi in modo da evitare la possibilità di vedersi costretto da forza maggiore ad ancorare in porti Austriaci » ( 18 ). Pur-

( 6) Cfr. ibidem le istruzioni del ministero al èomandante Ca fiero.

(7) Cfr. ibidem i rapporti del Montemayor del 21 settembre e del 3 ottobre, in cui si dipingeva a fosche tinte l'orizzonte politico locale; la lettera del console Viviani al Lamarmora in data 11 ottobre; e la re· lazione del Cafiero del giorno 20 ottobre.

(8) « la S. V. manterrà le più amichevoli relazioni con i Comandanti delle altre stazioni navali estere che troverà al Pireo, il governo di tutte essendo in buone relazioni con le diverse potenze marittime, spe· cialmente la Francia e l'Inghilterra (nella minuta appare cancellata «la Russia •). L'Austria e la Spagna non avendo riconosciuto il nostro Stato la S. V. si limiterà verso i bastimenti di tali potenze ad usar loro solamente tutte quelle cortesie che sono di uso generale nelle relazioni internazionali» (A.C.R.M., busta 2, cart. 10).

(9) Testo delle istruzioni in A.C.R.M., busta 167, doc. 29, prot. ris. arrivo.

{10) li console Della Minerva aveva telegrafato: « Mercredi soir Vice Consul italien sorti de la Chambre des Députés suivait la foule allant directement chez lui désarmé inoffensif, fut frappé blessé à la rete par le Directeur de Police et ses agents maJgré qu'il ait décliné sa qualité d'Italien. }'ai dernandé destitution et punition coupables. En prévision difficulté ou tergiversation, je prie V. E. de laisser Escadre à Corfou. Vos instructions pourraient lui arriver lundi avant son départ ». Pertanto al Vacca si ordinava di trattenere il grosso della formazione a Corfù, spedendo a Patrasso l'avviso Peloro e la fregata Principe di Carignano, quest'ultima a disposizione del console (A.C.R.M., busta 167, doc. 35, prot. ris. arrivo).

(11) «Ai Greci» -scriveva il console Della Minerva all'amm. Vacca lo stesso giorno - « bisogna incutere il rispetto colla forza, poiché essi non rispettano che i forti. I Greci non sono ancora convinti che noi siamo uno stato potente e forte che può essergli utile ma nel tempo stesso incomodo se offeso. A questo solo prezzo è l'influenza in questo paese e presentandosi l'occasione non bisogna lasciarla sfuggire» (A.C.R.M., busta 167, doc. 37, prot. ris. arrivo).

( 12) Cfr. dispaccio del Della Minerva al ministero degli esteri in data 3 novembre: « Non soddisfazione. Ammiraglio mandi bastimenti Patrasso. Se bisogno lo chiamerò Pireo » (A.C.R.M., busta 167, doc . .38, prot. ris. arrivo); altro dispaccio del medesimo, del giorno seguente: « Le cose continuando così, domani sera chiamerò la fregata ... E' mia intenzione proporre al R . Governo che sia fissato un termine perentorio dopo il quale la Legazione dovrà imbarcarsi sulla fregata Sarebbe a mio avviso preferibile che la squadra occupasse militarmente qualche Isola o qualche punto de!Ja terraferma come Patrasso fino a ricevere la chiesta soddisfazione... ,. (ibidem, doc. 40, prot. ris. arrivo).

(13) Ibidem, doc. 9, prot. ris. partenza. Nel porto di Atene si trovavano, a quanto segnalava il console, un vascello inglese, una corvetta turca, un avviso francese, una cannoniera austriaca, una corvetta e una cannoniera prussiane.

{ 14) V. lettera del Della Minerva al Vacca in data 12 novembre (ibidem, doc. 41, prot. ris. arrivo).

(15) Il Della Minerva telegrafava il 26 novembre: « Affaire Malavasi terminée ce matin à nocre satisfaction » (A.C.R.M., busta 167, doc. 49, prot. ris. arrivo).

(16) Erano: Italia, Gaeta, Etna e Peloro (ibidem, doc. 52, prot. ris. arrivo).

(17) Cfr. GABRIELE, La politica navale, ecc., cit., pagg. 339-345. Si trattava di una lettera inviata dal Vacca al direttore di un giornale di Corfù, in risposta ad un anicolo inneggiante alla fraternità itala-ellenica, nella quale lettera pare fosse co:ntenuta la frase incriminata. La missiva, per altro non pubblicata dal giornale corfiota, sarebbe pervenuta al governo greco e quindi venuta a conoscenza dei turchi, i quali protestarono vivacemente a Firenze con una nota del 7 dicembre dichiarando che « l'attention la plus sérieuse de Son Excellence le Ministre des Affaires Etrangères est appclée sur l'attitude qu'aurait prise en cette circonstance Mr. l'Amiral Vacca, attitude si peu en harmonie avec les sentiments d'aroitié et de bonnc inrelligence qui règnent heureusement entre la Sublime Porte et le Gouvernement <le Sa Majcsté le Roi Victor Emmanuel » troppo, il Vacca non riuscì a seguire dette istruzioni, e dal suo forzato approdo in Istria, dove fu obbligato a rifugiarsi per le condizioni del mare, nacque il cosiddetto « fatto di Fasana »: episodio che scatenò al parlamento italiano le ire del Bixio, per aver l'ammiraglio salutato con le salve prescritte la bandiera austriaca del forte del porto in cui era ospitato, ricevendone regolarmente in risposta il saluto ( 19 ).

(A.C.R.M., busta 167, doc. 51, prot. ris. arrivo). Malgrado la difesa del Vacca, che negava la paternità della frase, il ministero ebbe ad ammonirlo: « In altra occasione la S. V. si asterrà dal parlare in nome d'Italia e del Paese, perché queste frasi adoperate da un alto funzionario del Governo dimostrano che il Governo stesso lo ha autorizzato a pronunziarle od a scriverle » (ibidem, doc. 54, prot. ris. arrivo).

( 18) Ibidem, doc. 53, prot. ris. arrivo.

Oltre che nel mar Jonio e nell'Egeo, un vasto campo si presentava alla marina italiana più ad oriente. in tutti quegli approdi in cui la nostra flotta mercantile, di cabotaggio e di altura , stava ponendo le basi di un cospicuo movimento commerciale, ripercorrendo tradizionali rotte storicamente ben note ed incrementando un'unità già iniziata fruttuosamente da1le marine commerciali di taluni Stati preunitari. A pochi anni di distanza dalla proclamazione del regno, già appariva necessario stabilire una stazione navale nel mar Nero, alle foci del Danubio, a protezione degli interessi nazionali in quella regione , che nel primo quinquennio degli anni '60 erano notevolmente aumentati (20). In quel tempo, stazionario a Costantinopoli era il piroscafo a ruote Authion di 500 tonn. e 3 cannoni, con ran go di avviso, che però in realtà , più che assicurare la presenza della bandiera nei porti del Levante , serviva a fornire un appoggio c un mezzo di comu- nicazione al console che per spostarsi sul Bosforo non disponeva nemmeno di un modesto caicco. Quando, nel luglio del 1865, giunse l'ordine che l'avviso compisse ogni bimestre una crociera di quindici giorni in mar Nero e alle bocche del Danubio, il Greppi protestò immediatamente presso il ministero degli esteri, rivendicando l'unità come indispensabile alla rappresentanza diplomatica e ribadendo l'opportunità di inviare altra nave nella zona danubiana (21 ). Ma il ministero della marina non ritenne di accogliere la richiesta, così che, essendo l' Authion trattenuto a Costantinopoli dal console, non vi furono per quell'anno altri viaggi di unità militari iraliane nel mar Nero. In autunno, in sostituzione dell'Authion, venne inviato in Turchia un altro avviso, più piccolo c più vecchio, il Gulnara, del quale assunse il comando il medesimo ufficiale ai cui ordini l'Auth;on aveva operato. All'incirca nello stesso periodo, giungevano a Firenze sollecitazioni all'invio di uno stazionario o alalmeno di una nave in missione anche da Smirne, dove il console Berio lamentava la com pleta assenza della nostra bandiera da guerra in quel porto, tanto frequentemente visitato da numerose e potenti unità straniere, specialmente austriache (22): anche in questo caso, tuttavia, il ministero tergiversava, a causa della politica di economia che teneva disarmate la maggior parte delle navi, e soltanto nell'aprile del '66 poté mandare a Smirne la decrepita corvetta a vela I ride, entrata nei ruoli della marina sarda trent'anni prima.

(19) Cfr. GuERRI:>:I, op. cit., vol. I, pagg. 294-295 e 448-449. I documenti relativi sono reperibili in A.P.C. , sessione 1865-66, vol. I, Fireme, 1866, pagg. 1380 c segg. e in A.C.R ..\1., busta 8, affari diversi e movimenti, e busta 167, doc. 57 e 62, prot . ris. arrivo.

(20) Si veda l'interessante relazione che il ten . di vasc. Carcano, comandante dell'avviso Authto11. im•iava al ministro Angioletti il 21 giugno 1865 da Bi.iriikdere sul Bosforo, il cui testo è riportato per intero in GABRIELE , LA politica navale. cit., cap VIII, nota 77, pagg. 351-35.3. Vi era dettagliatamente illustrata la situazione ddle numerose navi italiane - più di .300 all'anno - che navigavano nel basso Da nubio e che mancavano completamente di un'adeguata protezione contro le prepo· tenze altrui, specie dei greci, e di un efficiente aiuto nelle faticose ma· novre di alaggio dei natan ti contro corrente: vi si suggeriva che, al pari delle altre potenze, le quali mantenevano alle foci del grande fi ume oltre una dozzina d i unità da guerra, anche l'Italia vi im·iasse un basti· mento stazionario.

Nei primi mesi del 1866, scottante la situazione sulle coste romene a seguito della caduta dell'ospodaro di Moldavia e Valacchia, principe Cuza, il ministro della marina, Angioletti, decise di stabilire una stazione naya}e permanente sul basso Danubio per mezzo del piroscafo a ruote ex borbonico Sirena di 354 tonn. con 3 cannoni, al comando del Sanminiatelli.

(21) Cfr. lettera del Greppi al Lamarmora in data 5 luglio 1865 e comunicazione del 1-t luglio del ministero degli esteri a quello deUa marina (A.C.R.M., busta 8, cart. Sirena - A\'Viso (Danubio) .

• (22) A.C.R.M., busta 8, can. Relazioni e corrispondenze coi R. Consoli all'Estero. Le richieste si protrassero per tutto il primo trimestre del '66.

L'unità, entrata in bacino a Napoli il 15 marzo, fu rapidamente armata e partì 1'11 aprile per il Bosforo, dove arrivò il 20. Ma la nave non raggiunse mai la stazione destinatale, poiché alla fine del mese, essendo imminente lo scoppio della guerra con l'Austria, venne urgentemente richiamata in patria unitamente al Gulnara (23 ).

Così nei primi anni dell'unità si era debolmente tentato in Levante e più energicamente in Egeo e nello Jonio di presentare la bandiera italiana e di assumere la protezione dei ragguardevoli interessi politici e commerciali del paese nel vicino Oriente. I gravi problemi interni e internazionali che monopolizzavano l 'attenzione del governo non permisero che l'azione della marina avesse l'ampiezza necessaria, ma , nonostante la scarsezza dei mezzi, si cercò di fare il possibile per difendere il prestigio del nuovo Stato nelle acque del Mediterraneo orientale.

Capitolo Viii

Un Piano Per Sbarcare In Tunisia Nel 1864

Si è già accennato alla lunga crociera effettuata nel 1864 dalla squadra di evoluzione, al comando dell'amm. Albini, nelle acque tunisine. Fu in quella occasione che per la prima volta venne presa in considerazione dal governo dello Stato unitario l'eventualità di dover compiere operazioni militari di sbarco sulla costa africana settentrionale e furono redatti i relativi piani. La Tunisia, come è noto, aveva compiuto nei primi sei decenni del XIX secolo un lungo cammino dal vassallaggio della Sublime Porta, formalmente riaHermato ancora nel 1827 e nel 1855 a Navarrino e in Crimea, verso una sostanziale indipendenza del governo del Bey, sostenuta dalle nazioni europee, soprattutto dalla Francia, e verso un ammodernamento dello Stato beylicale che, comportando notevoli spese, ne aveva gravemente deteriorato il bilancio con un conseguente inevitabile aumento della pressione fiscale. Il malcontento della manifestatosi con agitazioni sempre più preoccupanti, sfociò nei primi mesi del '64 in aperta ribellione (1). Ma, fin dal primo quarto del secolo, esistevano importanti interessi i tali ani nel!'Africa del Nord (2) - in età preunitaria, Stato sardo e regno delle Due

{l) Cfr. G. GANIAGE: us origines du protectorat fratl{ais en Tunisie (1861-1888), Paris 1959, pagg. 224-229. Si vedano anche: O. ANTINORI: Lettere sulla Ttmisia, Firenze, 1867; A. O'KELLY DE GALWAY: Etudes politiques sur le royaume de Ttmis, Bruxelles, 1871; N. FAUCON: La Tunisie avant et depuis l'occupation française, Paris, 1893; P. GRANDCHAMP: Documents relatif à la révolution de 1864 en Tunisie, Tunis, 1935; M. EMERIT: La révolution tunisìenne de 1864, in « Revue tunisienne », 19.39, pagg. 221-239; G. GoRRINI: Tunisi e Biserta, Milano, 1940.

(2) V. CHIALA: Pagine di storia contemporanea. Dal 1858 al 1892, II ediz., Torino, 1895. fase. 2°, pag. 94.

Sicilie vi avevano anche compiuto dimostrazioni navali - e tali interessi erano andati aumentando con l'incremento della colonia italiana a Tunisi (3 ): quando dunque, nel mese di aprile, si cominciò a temere dai commercianti, nella quasi totalità europei, e si intensificarono gli allarmi delle rappresentanze consolari, arrivò tra i primi appelli quello del console italiano Gambarotta, che il giorno 21, prevedendo imminenti gravi disordini e conoscendo l'incapacità del governo tunisino a contenerli, chiedeva al ministro degli esteri Visconti Venosta l'urgente invio' di navi da guerra a protezione dei concittadini ( 4 ).

Essendo ripartita da Tunisi la fregata a ruote T ukery) con la quale il console era ritornato alla sua rappresentanza (5) e non essendovi pertanto in porto alcuna unità italiana, il governo di Torino spedì immediatamente la fregata ad elica Garibaldi) agli ordini del cap. di vasc. Acton, con in sottordine la corvetta Etna, comandante Di Suni ( 6 ). Dalle istruzioni ricevute dall'Acton emerge come in un primo momento si ritenesse al ministero della marina che la situazione si sarebbe normalizzata in breve e come il governo non intendesse impegnarsi a Tunisi in un'azione di notevole ampiezza, e nemmeno preve-

(3) La consistenza della colonia italiana in Tunisi si aggirava presumibilmente intorno alle 8.000 unirà al principio degli anni '60: cfr. al riguardo G. FrNOTTI: La Reggenza di Tunisi, Malta, 1856; U. PERUZZI: Tunis et l'Italie, la question tunisienne au point de vue italien, Firenze, 1881; T. W. REID: The land of the Bey, London, 1882; cap. G. CAPPELLO: La spedizione francese in Tunisia, Città di Castello, 1912, pag. 2; G. DE LUIGI: Il Mediterraneo nella politic:J europea, Napoli, 1925, pag. 141; W. L. LANGER: European Alliances and Alignments 1871-1890, New York, 1931 (ediz. ital. L 'Europa in pace, Firenze, 1955, vol. I, pag . 351).

(4) A.C.R.M., busta 2, cart. F, doc. 8: « Insurrection bédouine menace sérieusement le Bardo. Tunis est en alarme. Forces du Gouvernement insuffisantes et en désordre. J'ai permis au bateau à vapeur italien aller prendre des troupes du Bey à Susa; il est rentré hier et part aujourd'hui pour Cagliari. Vaisseau Anglais est en rade. Gouvemement Français a envoyé exprès barque à Bona précédemment porter dép&:he. Enfin la situation est assez grave et la colonie très inquiète. Envoyez au moins une frégate sans retard et un autre batiment à Susa qui est entièrement sans troupes ».

(5) Il console Gambarotta aveva già diretto la rappresentanza italiana a Tunisi, come agente consolare, nel '52 e nel '54; quindi vi era ritornato, in qualità di console di I classe, nel maggio del 1863 (GANIAGE, op. cit., pag. 43).

(6) Si vedano in A C.R.1\1., busta 160, pacco 35, le istruzioni impartite all'Acton dall'amm. Albini e dal mlnisuo della marina Cugia. Il primo disponeva, in data 22 aprile: «Alle ore 4 a.m. di domani la S. V lascerà questo golfo, e prenderà sotto vapore la direzione di Tunisi, dove è chiamato per proteggere i sudditi italiani minacciati da grave rivoluzione di beduini. Tosto giunta in Tunisi ella si concerterà col console di S. M. per i mezzi di protezione da accordare ai nostri connazionali. La R. piro corvetta Etna è posta sotto i di Lei ordini ma con libertà di manovra per la traversata urgendo la presenza di R. legni su quell'ancoraggio. Atteso la qualche mancanza di carbone nella sua provvista, la S. V. resta autorizzata di approdare a Cagliari dove vado a telegrafare perché le tenghino pronte 100 tonnellate di tale combustibile, che imbarcato con la massima sollecitudine, si riporrà in moto per la sua destinazione. Ho luogo di credere che in meno di 24 ore potrà compiere tale operazione. Se il R. console di S. M. lo credesse opportuno uno dei due R. legni potrà stanziare in Susa Durante la di Lei permanenza fuori della squadra Ella continuerà a curare l'istruzione militare e marinaresca. Procuri anche che il contegno dello Stato Maggiore ed equipaggio sia tale da far onore al paese ed alla bandiera »; il ministro Cugia prescriveva due giorni dopo all'Acton giunto nel frattempo a Cagliari: «Ella avrà ricevuto dal vice ammiraglio istruzioni di rendersi sollecitamente in Tunisi per proteggere i R. sudditi minacciati da una sollevazione dei beduini per cui la popolazione europea corre rischio d'essere lesa nella pertUrbazione dell'ordine in questa Reggenza. Ella come venne segnalato pard la notte stessa colla corvetta Etna messa sotto i suoi ordini con libertà di manovra durante la navigazione; importa pertanto che confermatale questa missione sia munita di norme circa la sua esecuzione. La S. V. coi legni sotto il suo comando continua a far parte della R. squadra e corrisponderà con essa per quanto concerne il servizio non inerente ai particolari urgenti della missione di cui è incaricata, che potessero rendere necessaria la sua corrispondenza diretta col Ministro. La S. V. si metterà in relazione col console generale di S. M. in Tunisi che ha patenti di agente diplomatico in tutta la Reggenza. Concerterà con esso quanto possa tornare utile ad una protezione efficace della bandiera in tutti i porti del littorale ove fossero compromesse la vita e gli averi dei desse di dover inviare in seguito altre navi. Tuttavia, tre giorni soltanto trascorsero e l'atteggiamento del gabinetto Minghetti parve mutare radicalmente, sia che il ministero intravvedesse più gravi minacce nella ribellione dei beduini (7), sia che fosse impressionato dall'arrivo in acque tunisine di forze navali fran- nazionali anzitutto nonché degli europei, e ciò con tutti i riguardi dovuti alle leggi internazionali, ma senza lasciare ledere i diritti della nazione e dei sudditi che rappresentano. Concerterà se è il caso di spedire in altri porti l'uno dei bastimenti con istruzioni conformi alle presenti. Ricovrerà a bordo queJle persone che il Regolamento o l'umanità le fanno debito ricettare e che dal R. console vengano munite di regolare licenza ... Per il tempo che durerà questa sua missione protettiva dei sudditi nella Reggenza lascio la S. V. essere giudice tosto che Ella abbia acquistato convinzione, poggiata sui fatti che presenzia, della meno necessaria presenza dei legni sotto il suo comando in quei paraggi, ritorni l'uno o tutti due alla squadra cui appartengono, essendone solo per urgenza distaccati temporariamente. Quando creda il caso farà conoscere al sig. console il manifesto desiderio del ministero contenuto nel precedente paragrafo, affinché, salvo imperiosa necessità non ponga ostacolo alla partenza dei legni. Occorrendo il caso di estendere la protezione della bandiera del consolato e dei sudditi fuori tiro dei legni Ella vedrà come agiscono le grandi potenze estere ed in correlazione a condizioni non compromettenti d'accordo con R. console e colle autorità del Bey potrà se fà d'uopo mandare a terra anche un distaccamento. Si ignora qui ancora la entità e genere di rivoluzione che agita la Reggenza epperciò non si può scendere a più precisi dettagli: il ministero scrivente non dubita della sagacità e fermezza, non disgiunta da prudenza di cui va dotata, perciò sulle norme generali citate le lascia facoltà di agire, astenersi, o ritornare secondo le circostanze». cesi e britanniche (8), sia infine che, pur nella costante preoccupazione dei due poli fissi della politica estera italiana in quei giorni, Roma e Venezia, fosse apparsa ai governanti chiara l'urgenza e la necessità di affermare in Nord Africa un'influenza voluta dalle condizioni geografiche e dall'entità degli interessi nazionali in gioco (9).

(7) «In quanto alle informazioni» avev<t riferito l'Acton nel suo primo rapporto del 26 aprile « che ho potuto raccogliere dal Comandante (di una nave inglese) sulla rivoluzione, posso ora soltanto riferire che qui la si giudica di una certa gravità. Tuttavia la Capitale, e la Goletta sono nelle mani del governo; i beduini che tengono la campagna in numero assai grande secondo le voci del paese, rubano nei paesi vicini, e minacciano la città guardata solo da pochi carabinieri, ai quali dovettero essere pagate in tutta fretta le paghe arretrate , al punto che la sera del 24 vi fu un momento di grande apprensione nel paese. n Bey intanto si è ritirato al Bardo insieme alla troppa che ha potuto raccogliere (A.C.R.M., busta 160, pacco 35).

Il 27 aprile, pertanto, il ministro della marina ordinava all 'Albini di salpare per Tunisi con le pirofregate Maria Adelaide e Duca di Genova e con la corvetta Magenta, mentre il piroscafo a ruote Sirena era richiamato a Genova per servire al collegamento con la squadra in partenza per l'Africa ( l O). Le istruzioni del ministro degli esteri Visconti Venosta, che per mezzo appunto del Sirena raggiunsero l'ammiraglio a Tunisi il 3 maggio, esprimevano le vedute del governo sul problema: nessuna ambizione territoriale, né desiderio di insediamenti sull'altra sponda del canale di Sicilia, ma unicamente l'intenzione di proteggere i sudditi italiani e, al massimo, una vaga aspirazione a partecipare alla « legittima influenza » spettante all'Europa e in particolare all'Italia: il tutto , naturalmente, da conseguirsi con la massima prudenza e nel quadro di una perfetta intesa internazionale ( 11 ).

(8) « .ieri alle due p.m. avea ancorato qui la piro corvetta inglese Pelican , e più tardi il vascello Cheance, il cui fu quasi contemporaneo al mio... Nel momento in cui scrivo una fregata a ruote francese àncora in questa rada ... » (ibidem).

(9) Cfr. GABRIELE, LA politica navale, ecc., çit., pag. 376.

(lO) A.C.R.M., busta 2, cart. F, doc. 6 (minuta).

(11) «La S.V. Ill.ma » - si legge nelle istruzioni - «nell'agire d'accordo col R. console e coi comandanti delle forze inglesi e francesi, avrà costantemente di mira che il governo del Re non tende ad assicurarsi speciali vantaggi nella Reggenza, ma ad esservi partecipe della legittima influenza che in paese sl vicino e dove sono sl grandi i nostri interessi, deve competere alla nazione italiana, ma poiché la circostanza può essere opportuna ad ottenere dal Bardo la fortunata soluzione di molte controversie da molti anni pendenti, le quali le saranno esposte àal R. console, cosl la di lei presenza nella rada della Goletta, e l'uso eventuale di forze italiane potranno ottenere risultati di positiva utilità. Nella cvn•. plicazione generale però delle politiche cose, e nella concorrenza degli

Cosl, dalla fine di aprile, la squadra di evoluzione si trovava sulla costa africana: il grosso - due fregate e due corvette -a Tunisi, il Garibaldi a Susa a rilevare la meno importante Etna e il Sù·ena a Biserta: una settimana più tardi, la Magenta andò a Sfax. Nel porto di Tunisi erano presenti due vascelli francesi ed uno inglese, e già vi si era delineato un contrasto tra il contrammiraglio francese D'Herbinghem e il comandante britannico Woadhome, in quanto il primo pareva propenso ad adottare, appena ce ne fossero i mezzi, la maniera forte nei confronti del Bey, il secondo si opponeva: in effetti le unità europee non disponevano ancora di forze da sbarco in quantità sufficiente. Analogo disaccordo esisteva tra le rappresentanze diplomatiche delle due nazioni ( 12). Ma col passare dei giorni, mantenendosi incerta la situazione e sembrando che i francesi interessi francesi e inglesi a Tunisi per cui ragguardevoli forze di quelli stati furono subito rkolte Goletta, egli è rigorosamente necessario che la S. V. Ill.ma non solo si mantenga con quei comandanti in ottimi rapporti ufficiali e privati, ma agendo nello stesso modo di essi, non proceda da solo ad atti politici e militari di maggior vigore e di diversa specie, nei quali potrebbe per avventura mancarle l'immediato o successivo concorso degli altri comandanti. In una parola l'Italia, volendo tutelare a Tunisi i propri interessi e l'influenza legittima, riconosce appieno lo stesso diritto negli alleati suoi e non ama d'esercitare azione singolare per esclusiva utilità » (A.C.R.M., busta 2, cart. F, doc. 9). Sulla personalità e circa le idee del Visconti Venosta, ben rivelate dal documento, dr. F. CHABOD: Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896, Bari, 1952, vol. I, pagg. 563-599.

( 12} In un rapporto inviato dal console Gambarotta al ministero degli esteri in data 4 maggio si legge: « La position des Bédouins est toujours la mème. Le Consul français insiste pour la démission du Kasnadar, le Bey s'y refuse e résiste fortement. Le conilit entre les Consul de la France et de l'Angleterre est toujours très vif: ce dernier a déclaré par écrit ne plus s'opposer à l'abolition de la Constitution: il a cependant protesté con tre toute atteinte à la Convention récente Anglo-Tunisienne » si preparassero veramente a uno sbarco, l'Albini, appoggiato dagli allarmati messaggi del Gambarotta, chiese rinforzi ( 13 ).

(A.C.R.M., busta 2, cart. F, doc. 15). Sugli atteggiamenti dei rappresentanti consolari europei durante tutta la ribellione, cfr. C. Tul.lli: Le Royaume tunisien et /es représentants des puissances étrangères à Tunis, Bòne, 1864.

L'aggravarsi della ribellione era reale: a Susa, l'Acton, l' 11 maggio, aveva dovuto prendere a bordo i residenti italiani ed altri europei, la cui sicurezza non appariva più sufficientemente garantita dalle autorità beylicali, e il 18, a bordo del Garibaldi, i rappresentanti consolari italiano, inglese, spagnolo e statunitense firmavano una dichiarazione congiunta in cui si denunziavano il disordine e il pericolo regnanti nella città ( 14 ). Tuttavia, ad uno sbarco di reparti armati europei continuava ad essere assolutamente contrario il Bey, il quale adduceva a pretesto la forte reazione che un provvedimento del genere avrebbe suscitato nei turchi, ansiosi di riaffermare la loro teorka sovranità sulla regione: ed effettivamente giunse poco dopo a Tunisi una formazione navale ottomana di tre unità con a bordo il commissario imperiale Haidir Effendi: a un certo punto si temette persino l'arrivo di truppe del Sultano (15).

Per tutto il mese di maggio, la situazione restò fluida: tranquillità nella capitale, incertezza nelle province (16); propensione francese all'intervento diretto, opposizione britannica, neutralità italiana ma con un progressivo avvicinamento al punto di vista della marina napoleonica. L'unica misura che avrebbe potuto migliorare di colpo lo stato delle cose, il licenziamento del primo ministro tunisino Kasnadar odiatissimo dalla popolazione perché ritenuto responsabile della pressione fiscale, misura costantemente prospettata dagli europei come indispensabile, urtava contro l'irremovibile rifiuto del Bey, sospettoso di tutti e in special modo dei francesi: i quali intanto con l'arrivo di due vascelli, il Ville de Paris e il Castiglione, della corazzata Gloire e dell'avviso Caton, avevano portato ad una forza imponente la loro squadra, comandata dall'amm. Bouet de Willaumetz ( 17). Ad un ragguardevole livello erano ormai arrivate anche le forze navali italiane, con il giungere della pirofregata Italia, comandante Vitagliano, con a bordo due compagnie di fanteria da sbarco, del trasporto Rosalino Pilo, della vecchia fregata a ruote Archimede, comandante Bertelli, che a fine maggio imbarcò a Sfax 60 connazionali, e di qualche altra unità minore (18 ) Tra italiani e francesi i rapporti erano estremamente cordiali, tanto che le due squadre si servivano della medesima nave-avviso, alternativamente italiana e francese, per comunicare con i rispettivi governi attraverso il telegrafo di Cagliari ( 19 ): ma per non essere trascinato dalla marina amica in una decisa posizione antibritannica, l'Albini sollecitava istruzioni a Torino (20). Dopo un oscuro messaggio del giorno 27, che non poté essere interpretato a dovere per gli errori di cifratura che conteneva; le direttive del ministero giunsero esplicite il 1° giugno, raccomandando all'ammiraglio la massima prudenza ed invitandolo a non dipartirsi dall'accordo con tutte le altre forze navali presenti a Tunisi (21 ).

(13) Telegramma urgente dell'Albini al ministero della marina in data 7 maggio: «Stato Reggenza allarmante, rinforzi navi, carbone et (ibidem, doc. 18).

(14) A.C.R.M., busta 160, pacco 35. Tra gli europei rifugiatisi a bordo del Garibaldi era anche il vice console inglese con 190 cittadini britannici, oltre molti francesi, spagnoli, austriaci ed ebrei tunisini, 427 persone in tutto (A.C.R.M., busta 2, cart. F, docc. 29, 36, 64, 65; busta 159, pacco 27; busta 160, pacco 33).

Ù5) Rapporto dell'Albini al ministero in data 24 maggio: « L'ammi· raglio Herbinghem era anche molto inquieto su certe notizie pervenutele di una possibile spedizione di truppe ottomane nella Reggenza. Egli è deciso di non permetterne lo sbarco nel caso fosse per avvenire in questa rada, fino ad ordini del suo Governo» (A.C.R.M., busca 2, cart. F, doc. 42). E il giorno seguente « il fatto di invio di truppe da parte della Porta pare sicurissimo» {ibidem, doc. 44).

(16) Rapporto Albini a ministero, del 18 maggio: «Situazione gene· rale la stessa Tunisi tranquilla, costa situazione allarmante » (ibidem, doc. 37).

(17) Particolarmente ostile alla Francia era l'opinione pubblica nella Reggenza: mentre era viva la simpatia della popolazione per gli inglesi: v. i rapporti del comandante Racchia spedito lungo la costa orientale con il Messaggero, in A.C.RM., busta 160, pacco 35. Pare che i britannici favorissero -o per. lo meno fingessero di non vedere - il contrabbando di munizioni da Malta per i ribelii, che nel luglio successivo venne accertato anche da un'unità italiana, il Tanaro (A.C.R.M., busta 162, pacco 41).

(18) A.C.RM., busta 159, pacchi 27 e 31.

( 19) Disp. dell'Albini al ministero in data 26 maggio: « Visitato Ammiraglio Francese, combinato servizio piccoli legni corrispondenza telegrafica con Cagliari avvece di Sirena parte domani sera Caton che ripartirà da Cagliari con risposte telegrafiche due Governi » (A.C.R.M., busta 2, cart. F, doc. 47).

(20) Ibidem, doc. 49.

Ai primi di giugno l 'insurrezione dei beduini dilagava dappertutto, salvo che nella capitale, e dal console Gambarotta e dal comandante della squadra di evoluzione venivano inviati a Torino dispacci fortemente pessimistici: Sfax in mano ai ribelli con le autorità beylicali rifugiate a bordo del Magenta,· Susa disertata da tutti gli europei; l'intera costa orientale in fiamme; munizioni maltesi in gran copia distribuite alle popolazioni ribelli; atteggiamento violentemente xenofobo degli indigeni ovun-

( 21) I hidem, doc 60: « La posmone della Reggenza molto prossima aUe coste del nostro St:tto, e l'esteso numero di connazionali che vi si trovano raccolti dà un grandissimo interesse a tutto quanto in cotesto paese si svolge. Il governo di S.M. non ha nessun preconcetto pensiero d'invasione e di conquista, ma non può assoluramente vedere di buon occhio la politica che tende a far sì che la Sublime Porta riacquisti a Tunisi quella preponderanza che aveva altra volta e che gli ultimi trattati hanno grandemente scemata. Quindi la S.V. d'accordo con l'ammiraglio francese impedirà qualunque sbarco di truppe ottomane sul territorio della Reggenza, a meno che non trattisi di uno sbarco fatto di comune accordo tra l'Italia, la Francia, l'Inghilterra e la Turchia ... Il governo di S.M. vedrebbe anche mal volentieri un intervento armato di altra potenza qualunque nel territorio della Reggenza, e però mentre la invito a condiscendere senza esitazione a qualunque richiesta di sbarco le venga fatta dal Bey o dall'ammiraglio francese, la S.V. è autorizzato a mettere a terra le compagnie di sbarc0 se senza preventivo concerto vedrà che la Francia e l'Inghilterra mettessero a terra le loro Intanto sia nell'intelligenza che il governo del Re in via diplomatica ha domandato alla Francia e all'Inghilterra d'intervenire con uno sbarco nelle cose della Reggenza, e portar termine di comune accordo ai disordini che vi avvengono, e cosl sparagnare dispiacevoli future complicazioni. Quindi, conformemente al mio telegramma, la S.V. proporrà ai comandanti le forze navali di Francia e d'Inghilterra uno sbarco comune ma nel caso di rifiuto la sua linea di condotta sarà quale più sopra la si è tracciata ». Il giorno seguente il Cugia informava l'Albini che sarebbe stata inviata ancora un'altra unità, la fregata corazzata Maria Pia (A C.R.M., busta 160, pacco 35) que, eccetto che nei confronti degli inglesi (22). Il giorno 8 il ministro Cugia comunicava all'Albini che la questione runisina cominciava a preoccupare vivamente il governo ed accennava all'eventualità di uno sbarco, per studiare le modalità del quale e le relative probabilità di riuscita era inviata sul posto una missione di tre ufficiali (23 ): diveniva quindi palese il mutato

(22) Il comandante del Messaggero, Racchia, cosl riferiva all'ammiraglio dopo la missione sulla costa orientale compiuta nella prima settimana di giugno: « In mezzo ad uno stato di cose sl deplorabile, è strano oltre ogni dire, e degno di osservazione il modo tranquillo con cui il console di S.M. britannica continua a risiedere a Susa nella sua abitazione. Mi venne assicurato che trovandosi egli seduto sulla pona della sua casa, fumavasi tranquillamente un sigaro, una colonna di due o trecento insorti schiamazzanti e minaccianti passavano appunto per quella strada a lui davanti; riconosciutolo per il console inglese con segni di simpatia e rispetto lo salutarono dicendogli, state tranquillo con voi siamo buoni amici, e ciò appunto mentre erano avviati a commettere atti di oltraggi e violenza verso gli ufficiali rappresentanti di Italia e Francia. Il console di Spagna, sig. Pistoreni, de ve la vita alla velocità suo destriere ... (A.C.R.M., busta 2, cart. F, doc. ì2).

(2.3) Ibidem , doc. 75: « .il governo del Re è vivamente preoccupato della piega che da un giorno all'altro può prendere cotesta rivoluzione. Risoluto a garantire la vita e gli interessi di cotesta colonia italiana, come risoluto a non permettere che sulle coste tunisine poco lungi dalle coste dello Stato si stabilisca con preponderanza e senza controllo qualunque altra potenza, specialmente l'ottomana , il sottoscritto le spediva ieri un telegramma col quale le ingiungeva di formulare un progetto pel caso che uno sbarco armato fosse necessario. Vista la piega religiosa e gene· rale che ha preso la rivoluzione, la S. V. comprenderà bene che non è possibile pensare ad uno sbarco altrimenti che con un corpo di truppe regolari, salvo il caso di urgenza e di concerti collettivi con i comandanti delle altre potenze Nel progetto sopra indicato la S.V. indicherà quali punti della Tunisia crederebbe più convenienti sia strategicamente, sia per l'importanza relativa alle nostre coste, di occt11pare; il numero delle truppe che stimerebbe necessario per mantenere le posizioni da OCCU· parsi; il tempo ed il modo più adatto a procedere al detto sbarco. Ella terrà presente in questo progetto la necessità di garentire la nostra colonia, e che nessuna mira di conquista ha il governo di S. M. Questo pro· getto che la S. V. è invitata a formulare non deve per nulla variare la sua line di condotta, quella cioè di a,oire sempre di cÒncerto con l'ammiraglio francese e col console di S. M., facendo pressione sul Bey perché atteggiamento del numstero Minghetti, che per la prima volta sembrava accostarsi ai progetti francesi. L'Albini però, posto dinanzi alla concreta prospettiva di dover effettuare lo sbarco, dimostrò un vivo disagio e cominciò ad esternare le preoccupazioni causategli dal diffondersi di un'oftalmia epidemica tra i suoi equipaggi ( 24 ), a sottolineare la decisa posizione contraria degli inglesi (25), ad enumerare i pericoli dell'azione (26), a adotti quei provvedimenti che valghino a ristabilire l'ordine, e specialmente cercare di ottenere la dimissione del Kasnadar, causa prima dell'attuale rivolgimento ». I tre ufficiali spediti in missione erano il maggiore di stato maggiore Agostino Ricci, già precettore del principe Umberto, il capitano di artiglieria Milani e il capitano del genio Bettolo; il primo di essi, veniva suggerito all'Albini, avrebbe potuto esser nominato capo di stato maggiore della speruzione.

( 24 ) V. te!. dell ' Albini al ministero in data 12 maggio: « Ottolmia sull ' Italia avendo preso larghe proporzioni minaccia diventare epidemica, ho ordinato partenza per Spezia avendo a bordo numero centoventi oltre una quaranta circa altri bastimenti squadra, bisogna preparare locale per centosettanta ammalati ; ho creduto spedirne avviso anticipato perché subitaneo arrivo non aspettato non allarmi» (A.C.R .M., busta 2, carr. F, docc. 79, 80, 82 , 8.3). Dalla fregata Italia, a tutto il giorno 23, vennero in realtà sbarcati a causa dell'oftalmia ben 220 uomini (A.C.R.M., busta 159 , pacco 31 )

(25 ) Un messaggio dell 'Acton da Susa all'Albini, ritrasmesso da questi al ministero, diceva: « Ieri poi nelle ore pomeridiane giunse ben anche su questa rada la fregata corazzata inglese la Resistance provveniente da Malta. Il suo comandante è venuto a vedermi ed in discorso egli mi disse che la politica del suo governo era quella di lasciare le condizioni del paese tali quali sono, ristabilendosi come è da sperare la tranquillità. Rilevai perciò che essi sono contrari ad ogni idea di interveato, opinioni che sottometto alla S. V. Ill.ma per le considerazioni che crederà del caso nelle gravi attuali condizioni in cui versa la Tunisia)) ( A.C.R.M., busta 2, cart. F , doc. 81 ) E l' Albini stesso, in una lettera al Cugia in data 15 giugno, aggiungeva: « Mi pare di non aver mai taciuto a V. S. ciò che seppi dall'ammiraglio sul riguardo ai suoi dubbi sulla pol!tica equivoca qui dell'Inghilterra, e ciò che da parte dell'Inghiherra si sospettava sulle intenzioni della Francia, in vista di che non saprei pertanto comprendere, come si possa stabilire cordiale accordo tra Noi, Francia ed Inghilterra per un'azione comune qui, nel solo scopo di proteggere i reciproci nostri connazionali, ed interessi commerciali» (ibidem, doc . 86).

(26 ) Ibidem: « poco credendo poter fidare sull'opera di uno sbarco da parte degli equipaggi dei R. Legni, crederebbesi più conveniente ed prendere tempo (27), infine a porre in evidenza la necessità che qualsiasi decisione in merito venisse ponderata e discussa con oculatezza estrema. Quando, il 20, arrivò a Tunisi il commissario Bosio, mandato dal ministero della guerra per provvedere ai servizi amministrativi delle truppe eventualmente attese, l'ammiraglio, d'accordo con il console Gambarotta, decise addirittura di impedirgli per il momento di iniziare la sua attività (28). efficace quella di un corpo di truppe regolari ... Credo che uno sbarco preventivo, quando non fatto con molte forze, a mo' d'occupazione del paese, non farebbe che maggiormente compromettere la posizione, e non riuscendo a sedare il disordine, lo renderebbe sempre maggiore, facendolo pure cambiat;e di carattere, siccome in parte è avvenuto a Susa e a Sfax, dove il sospetto 'Solo di una discesa di Europei ha tosto risvegliato il fanatismo religioso monsulmano, e dato alla rivoluzione in que' luoghi il terribile carattere religioso, che prima non aveva, credo insomma che uno sbarco preventivo con forze non sufficienti altro non sarebbe che segnale di massacri. In questo momento di sospetti è certo necessaria la maggiore prudenza, e le vie di fatto devono essere riservate per il solo caso di evidente pericolo. Riassumo il contenuto di queste prime osservazioni col riaccennare alla S. V. quanto immenso danno potrebbe credo arrecare alla Colonia nostra, ed agli Europei tutti l'invio di un corpo d'armata, col solo intento di proteggerli, quando il medesimo non fosse talmente forte da poter occupare il paese ».

(27) Ibidem: « Il delicatissimo incarico di sopra ordinato, ed il quale io confesso ero ben !ungi di prevedere, non è certamente di quelli ai quali si possa prontamente rispondere, e nel riservarmi a studiarvi, credo però conveniente affacciare sul proposito alcune considerazioni ».

(28) Disp. del Gambarotta al ministero degli esteri a Torino, in data

21 giugno: «Une occupation forcée sans le consentement du Bey, quoique combinée à Paris expose la Colonie à des dangers réels, et dans ce cas il est prudent de la faire retirer de suite. Une occupation faite avec le consentement du Bey ne sera pas sans dangers, mais la Colonie pourra ètre garantie contee le fanatisme par quelques troupes qu'il sera facile de faire arriver à Tunis pendant la nuit. Le Bey désire de préference l'occupation italienne convenue à Paris et à Londres, mais avant il veut voir le résultat de l'envoi imrninent de ses troupes dans l'intérieur. Il n'a pas été question de tout ceci avec les Consuls français et anglais: il est donc utile et prudent, à mon avis, que M. Bosio n'exécute qu'au plus tard possible les ordes reçus . Le Comte Albini envoie aujourd'hui un bàtiment à Cagliari pour tenir ce meme langage au Ministre de la Marine: le major Ricci en fait autant avec le Ministre de la Guerra»; disp.

Il ricevimento di queste comunicazioni a T orino e la continua richiesta di ordini e di precisazioni da parte dell'Albini e del console indusse il governo a tentare di dissipare l'impressione di imminente pericolo che si era prodotta a Tunisi nei suoi rappresentanti civili e militari. In un certo senso, però, le preoccupazioni di costoro apparivano abbastanza giustificate dalla realtà della situazione tunisina, essendo chiaro che nel complicato gioco franco-inglese e nelle duplici trame intessute dalle due potenze nella capitale del Bey, non c'era alcun posto per le manovre dì una terza potenza, per di più tanto minore, la quale pretendesse di condurre una propria azione indipendente. La presenza delle marine da guerra complicava le cose ai danni dell'Italia, poiché l'importanza di certi fattori strategici marittimi che forse avrebbe potuto non essere valutata esattamente dai funzionari diplomatici, non poteva certamente sfuggire agli ufficiali di marina dei due Stati più potenti del mondo sul mare. Il 22 , il ministro Cugia rassicurò con un telegramma l'Albini ( 29): « ... Approvo pienamente la di lei condotta anche riguardo il Commissario Bosio. Nulla ò da venire ad aggiungere alle sue istruzioni. Stia sicuro che il governo non farebbe partire truppe senza preavviso ... »; e mentre si intrecciavano al Bardo i tentativi di pressione sul Bey da parte dei vari rappresentanti consolari e si offrivano mediazioni allo scopo di trattare con i ribelli , il maggiore Ricci da un lato e l'arnm. Albini dell'Albini al ministro Cugia, in pari data: «Giunto commissario Bosio con dispaccio commendatizio ministro di guerr1 sua incombenza non essendo di narura da compiersi celermente e la notizia di una spedizione di truppe bastando da se sola a far che nasca conflagrazione contro cristiani in un momento che il governo dice sperare venga riconosciuta sua autorità e lavora a tale scopo; ho creduto prendere sulla mia responsabilità invitare il signor Bosio a sospendere ogni suo incarico per evitarne le imminenti serie conseguenze. Prego governo sospendere qualsiasi partenza truppe e materiale per Tunisi perché oltre al grave inconveniente accennato sono anche certo della risoluzione presa dall'ammiraglio francese di respingere qualunque invio di truppe per occupazione di qual· siasi nazione a meno di concerti presi col suo governo ... » (A.C.R.M., busta 2 , cart. F, docc . 95 e 97). dall'altro sottoponevano ai ministeri della guerra e della marina i piani che separatarnente avevano preparato.

(29) A.C.R.M , busta 2. cart. F, doc. 98, ali. f. 8.

La memoria militare del primo ( 30) prevedeva l'impiego di due reggimenti di fanteria, un battaglione di bersaglieri, una batteria campale, una compagnia zappatori e diversi distaccamenti di specialisti vari, in tutto una forza di circa 4.000 uomini (31 ), i quali avrebbero dovuto operare lo sbarco sotto la copertura e con l'appoggio della flotta. Il Ricci così proseguiva:

<< ••• nel concetto dello scrivente (lo sbarco) ha in massima « bisogno di due antecedenti che ne caratterizzino e ne deter« miruno bene l'azione militare.

« Tali antecedenti sono:

« l o - Un concerto politico colle altre potenze europee « o quanto meno con la Francia. Uno sbarco progettato all'in« fuori di quest'ultima condizione è senz'altro un fatto irn« possibile.

« 2o - Una convenzione in cui virtù il Bey accetta o do« manda egli stesso l'intervento.

« Lo scrivente esponeva già nei suoi dispacci anteriori « quali erano le ragioni che gli faceano sentire la convenienza « di tali antecedenti. È facile vedere però come la _ seconda delle

(30) Ibidem, doc. 106: « Memoria militare per l'eventualità di uno sbarco di truppe italiane destinate ad occupare Tunisi » (manoscritto).

( 31) Evidentemente il Ricci, prima di partire per l'Africa, aveva concordato con il ministero la probabile consistenza del corpo di sbarco: infatti, il numero previsto nel piano corrisponde esattamente a quello del corpo che, agli ordini del geo. Ambrogio Longoni, era in preparazione a Genova, e che, secondo quanto ha pubblicato il CAPPELLO (op. cit., pagg. 2-3, nota), doveva comprendere appunto due rgt. di fanteria, il 49° di guarnigione a Faenza e il 67° di stanza ad Alessandria, ed inoltre H 9" btg bersaglieri di Milano, la I batt. del 5° rgt. di artiglieria stanziato a Genova, la 10a cp. del I genio zappatori di Casale, un distaccamento del treno di armata, un distaccamento del corpo di amministrazione e un distaccamento di RR. CC. (M. GRosso: La Tunisia nel 1864 ed una mancata spedizione italiana, in «Rassegna italica », 1932, giugno). Agli ufficiali destinati al corpo di sbarco era stato distribuito un vecchio opuscolo (del 1828) di un console sardo a Tunisi, Gaetano Palma di Borgofranco, con una carta della regione ed una pianta della capitale un po' più recenti (GANlAGE, op. cit., pagg. 147 e 255).

«due condizioni ora esposte non possa essere considerata come «una condizione sine qua non di uno sbarco. Proponendosi in« fatti il governo italiano con tale operazione la protezione della « numerosa colonia nazionale minacciata dallo stato di rivolta « in cui si trova tanta parte della Reggenza verrebbe affatto a « mancare il suo scopo, ove vincolasse la propria azione alla con« dizione di un assenso che al momento voluto potrebbe forse <<essere negato. Giova pertanto il prevedere anche l'eventualità «di uno sbarco eseguito senza il consenso del Bey. Uno sbarco «però eseguito in qqest'ultima condizione di cose portando seco «come probabile conseguenza la lotta contro tutti gli elementi, «_qùando si volesse dare ad esso uno scopo più o meno perma« nente, vorrebbe esser fatto con mezzi assai più consistenti di « quelli proposti, poiché dovrebbero esser proporzionati alle « passioni di razza e di religione che sarebbero sollevate da tal « fatto, non che alla mole materiale stessa dell'impresa il cui «primo oggettivo sarebbe la conquista e la sottomissione di «una grande città. Tunisi ha un perimetro di 9 Km., la sua «popolazione si fa ascendere fino a 140.000 abitanti, cifra che «non fu però mai constatata. L'elemento moro è rappresentato

«in essa per più di 100.000 individui, il rimanente sono ebrei

«ed europei, questi ultimi 15.000 circa, più della metà ita-

« liani; fra gli europei predomina l'elemento siciliano e maltese

«canaglia in gran parte, gli ultimi specialmente, che potrebbe

«ricevere il soccorso dei rivoltosi che i più moderati non esi-

« tano a far ascendere alla cifra di 50.000 cavalieri .

« Quando dunque uno sbarco dovesse aver luogo colla forza

« indietro accennata senza il consenso del Bey lo scopo asse-

« gnato a tale operazione t:J.On potrebbe esser che quello di fare

« una punta su Tunisi , stabilirsi ivi in una posizione ben scelta

« onde dar tempo alla numerosa colonia italiana di porsi in

« salvo alla Goletta colla parte asportabile dei propri averi e

« prendendo quindi consiglio dagli avvenimenti mettendo fra

« le possibili eventualità quella di rifugiarsi sulla Goletta stessa

« quando il fatto dell'intervento producesse quella generale rea-

« zione nazionale -e religiosa che dai pratici delle cose del Paese

« è preconizzata come inevitabile.

« Ritirato e concentrato il corpo di spedizione alla Go-

« letta vi si potrebbe mantenere in una posizione offensiva·

« difensiva per un tempo indefinito anche contro tutte le forze

« insurrezionali della Reggenza senza alcun pericolo di averne

« ad essere smossa. È però facile osservare come sia difficil-

« mente prevedibile la realizzazione di un ' ipotesi siffatta. Difatti

« perché essa fosse attuabile facilmente converrebbe esser sem·

« pre disponibile nella rada di Tunisi il corpo di spedizione e

« gettarlo a terra nel momento opportuno, laddove tenendo

« conto del tempo necessario a trasmettere l'avviso che dovrebbe

« provocarne l'imbarco, di quello necessario all'imbarco ed alla

« traversata il corpo di spedizione arriverebbe molto probabil-

« mente quando il periaolo a cui doveva parare sarebbe già scon-

« giurato o il fatto che doveva impedire sarebbe già consumato.

« Supponendo il corpo di spedizione già imbarcato a Genova

«come è stato fissato, dovrebbero passare almeno sei giorni dalla

« trasmissione dell'avviso al suo arrivo nella rada di Tunisi.

« Emerge da ciò che ove uno sbarco debba aver luogo onde pa-

« rare ad un pericolo immediato ed urgente che minaccia la

« colonia europea, esso non pouebbe essere effettuato che colle

« truppe già esistenti in rada sulla nostra squadra ed il corpo

« di spedizione di terra non pouebbe giungere che a fatti com-

« piuti ».

In tale eventualità, si chiedeva il Ricci quale avrebbe potuto essere il modo di impiego del corpo: nel caso che la marina già avesse fronteggiato da sola la situazione, il corpo stesso avrebbe potuto prenderne il posto, ma nell'ipotesi conuaria, qualora cioè la marina fosse stata costretta a ritirarsi alla Goletta, ne avrebbero potuto seguire conseguenze sconcertanti. Comunque, tuttavia, il Ricci si diceva convinto dell'inevitabilità dello sbarco:

« ...È però indubitabile » - continuava - « che ove uno

« sbarco debba aver luogo per parare ad un pericolo urgente

«nella colonia , esso sarà fatto cogli elementi attualmente in rada

« sulla flotta. In tal caso la parte devoluta al contingente italiano

« sarebbe la difesa di una parte dell'abitato europeo della città

«di Tunisi ed evidentemente qpella che è meglio ·aderente al « regio console italiano ».

Dopo aver alluso all'esistenza di una pianta della città abbastanza buona, eseguita in Francia alla scala di l: 5000, il Ricci ribadiva la necessità, nel caso di una operazione collettiva di sbarco, che fosse redatto un piano comune idoneo ad eliminare i malintesi che nascono in simili occasioni dalla eterogeneità degli elementi destinati a prendervi parte, e rendeva noto che un piano del genere era già stato studiato dai tre capi di S. M. delle squadre italiana, francese ed inglese sotto la presidenza del contramm. D'Herbinghem.

La relazione del Ricci passava quindi ad esaminare l'importanza dei compiti che avrebbero dovuto essere affidati ai membri della colonia europea, allo scopo di metterli in grado di opporre, ove necessario, una prima resistenza in attesa dei soccorsi del corpo di sbarco:

« Le misure preventive a prendersi sotto tale rapporto do« vrebbero versare sui punti seguenti:

« l) Sull'armamento, riconoscendo se esso sia completo « nella colonia come si osserverà e se il munizionamento vi cor« risponda, si accenna, come cronista, la voce che in questo mo« mento di ricerca di armi molti dei coloni abbiano vendute le «loro armi agli arabi; se tale voce fosse vera non avrebbe il « suo riscontro che in quell'altra asseverata con maggiore sicu« rezza, che il governo del Bey abbia fatto altrettanto della pol<< vere dello Stato. Quando si notassero delle deficienze, vi si «potrebbe provvedere facendo un deposito di armi e munizioni « al R.o consolato facendole venire dall'Italia, ove non se ne « trovino nella squadra.

« 2) Sui punti di riunione dell'elemento colonio, assegnan« do a ciascuno di quelli un uomo energico per dare le provvi« denze necessarie a prendere la direzione del combattimento.

« 3) Sullo stabilimento di un centro dirigente che unisca «l'azione parziale dei diversi consolati, affine di ottenere quella «unità relativa d'azione che è possibile ottenere fra elementi « spesso così diversi, unità però che ove venisse affatto a man-

« care potrebbe compromettere gravemente la sorte della co-

« lonia stessa ».

Il Ricci dichiarava a questo punto di non illudersi sulla facilità dell'operazione, anche nella più favorevole ipotesi, quella cioè di uno sbarco da effettuarsi con il consenso del Bey:

« Uno sbarco sulla costa tunisina eseguito nelle condi-

« zioni di un concerto europeo ed anche col consenso del Bey

« e nelle condizioni di forze esposte in capo della presente me-

« moria non vorrebbe essere considerato come un fatto scevro

« affatto di difficoltà all'infuori delle amministrative. Qualun-

« que sia l'influenza del Bey sulla parte cittadina dei suoi sog-

« getti, influenza che i fatti attualmente in corso non possono

« non avere esautorata in gran parte, è però fuori di dubbio per

« quanti pratici del paese lo scrivente ebbe ad interrogare, che

« uno sbarco di truppe europee fatto anche col consenso del

« Bey non potrebbe non destare sul Paese una agitazione che il

« sentimento religioso e qualche influenza esterna potrebbero

« far anche degenerare in una rivolta più o meno generale colla

« quale bisognerebbe contare. È poi indubitato che l'elemento

« arabo attualmente in stato d'insurrezione sarebbe ancor meno

« disposto del cittadino ad accettare un intervento armato che

« fatto col consenso del Bey non potrebbe non essere giudi-

« cato che come un atto di ostilità contro di essi. Si è per ciò

• « che lo sbarco e lo stabilimento del corpo di spedizione sul

« territorio tunisino, eseguiti anche nelle migliori condizioni già

« esposte vogliono essere condotti in modo da poter far fronte

« a tutte le eventualità più o meno probabili, ispirandosi a que-

« sta verità di fatto difficilmente impugnabile: che un'opera-

« zione di tal materia avrà a passare effettuandosi per due crisi

« successive ben distinte le quali ambedue potrebbero dar luogo

« all'impiego della forza in più o meno larga misura.

« Tali crisi sono:

« l: L'effetto primo che produrrà lo sbarco sull'opinio-

« ne del paese moro, effetto che potrebbe anche tradursi in qual-

« che atto di resistenza più o meno importante.

« 2: Il lavorio di reazione nazionale e religiosa che pro-

« durrà nel Paese la presenza di truppe straniere che potrebbe

« manifestarsi un giorno o l'altro con una sommossa più o meno «combinata dell'elemento moro cittadino coll'elemento arabo «insorto.

« Ecco le due crisi alle quali militarmente parlando si deve « preparare il corpo di spedizione a tener testa ed è in previ« denza di esse che vogliono essere studiate le disposizioni per « il suo sbarco e per il stabilimento nella Reggenza. Siffatte di« sposizioni abbracciano nel concetto dello scrivente i punti

« seguenti:

<< l: Sbarco ed occupazione della Goletta.

« 2: Marcia su Tunisi.

« 3: Stabilimento a Tunisi.

<< 4: Servizio di sicurezza e organizzazione.

« 5: Servizio amministrativo.

« 6: Disposizioni diverse.

« Sbarco e occupazione della Goletta: la Goletta è per « Tunisi ciò che è il porto di Malamocco e gli altri punti della « laguna per Venezia. L'occupazione della Goletta rappresenta

«per un corpo europeo che occupa Tunisi un punto di approdo

« facile e sicuro , una base di approvvigionamento assicurato, un

« sito di deposito per ogni specie di materiale, una località atta

<< allo stabilimento dei diversi suoi servizi, un punto di ritirata

« sicuro e finalmente la chiave della comunicazione fra la costa

« e la città sia mediante la navigazione del lago, sia per mezzo « della strada di terra che per Cartagine lega Tunisi alla Go« letta. Aggiungendo a questi vantaggi la sua postura topogra« fica sopra un istmo d'un accesso ristrettissimo e perciò la sua « difendibilità con un pugno di uomini contro forze immensa« mente superiori, si avrà un'idea dell'importanza della Goletta ».

Seguivano informazioni sulla efficienza delle difese a terra , fondate su antiche fortificazioni spagnole, le quali, a giudizio del magg. Ricci , non avrebbero resistito nemmeno dieci minuti al fuoco di una nostra fregata. Lo sbarco alla Goletta, quindi, appariva privo di difficoltà, tanto che sembrava consigliabile di non usare, nell'effettuarlo, troppa violenza, piuttosto alla sorpresa e facendo precedere lo sbarco del corpo di spedizione da un colpo di mano di un distaccamento della marina: tale reparto sarebbe poi rimasto a presidiare la posizione, mentre il corpo di spedizione avrebbe marciato su Tunisi. Quanto a questa seconda fase, « la marcia su Tunisi »proseguiva il Ricci - « si fa utilizzando la doppia via di mare «e di terra, questa come la principale, quella come la seconda<< ria e con uno scopo speciale. Per la via di mare verrà condotto

« il battaglione bersaglieri, una frazione della compagnia del ge« nio, e sarebbe conveniente l'aggiungervi due compagnie della

« fanteria di Marina. Queste due compagnie sarebbero desti-

« nate ad impadronirsi del fronte della cinta di Tunisi che ha

«la vista sul campo destinato al corpo di spedizione. Questo

« colpo di mano richiedendo una certa pratica dei luoghi si sono

« destinate ad eseguirlo due compagnie di Marina perché in pre-

« visione di tale eventualità si potrebbero far scendere a terra

« travestiti i due comandanti di esse per riconoscere i luoghi. Il

« rimanente del corpo di spedizione seguirebbe la via di terra.

«La partenza dalla Goletta sarebbe combinata in modo da po-

« ter arrivare a posto poco prima dello spuntare del giorno. Le « truppe che partono per la via di mare hanno per ufficio:

« l: Guarantire il quartiere europeo della prima conse« guenza che potrebbe originare a danno della colonia l'impressio« ne che farebbe lo sbarco sulla popolazione mora.

« 2: Sorprendere di rovescio il fronte della cinta di Tu« nisi che ha la vista sul luogo destinato all'accampamento del « corpo di spedizione ».

La località proposta per lo stabilimento a Tunisi era quella chiamata « il Belvedere », sita in posizione leggermente sopraelevata, a settentrione della capitale. Il Ricci aggiungeva numerose considerazioni particolari, illustrando minutamente tutti i motivi che suggerivano tale scelta, in relazione allo scopo della spedizione, e cioè la difesa del quartiere europeo, ed esponendo le ragioni per cui riteneva preferibile rinunciare ad occupare la Kasbah, della quale consigliava piuttosto di smantellare le fortificazioni, affinché non costituissero una potenziale minaccia contro le nostre truppe.

Per quanto concerneva il quarto punto, sicurezza ed organizzazione, il Ricci avrebbe preferito che venissero allenta- nate dalla città anche le poche truppe indigene che vi erano stanziate e che fosse organizzato un servizio di polizia da parte degli occupanti, al fine di non rimanere sorpresi da eventuali manovre di contrattacco.

L'amministrazione poteva infine trovare alla Goletta il luogo adatto per sistemarvi magazzini, depositi ed ospedali e procedere nella stessa Tunisi ai necessari approvvigionamenti di legna e di carne.

Nelle finali «Disposizioni diverse», l'estensore della memoria suggeriva di stipUlare una convenzione militare con le forze del Bey, provvedendo a farvi includere la smilitarizzazione dei punti che potevano risultare pericolosi per le truppe italiane, nonché delle clausole che contemplassero forniture di generi e di materiali al corpo di spedizione da parte della Tunisia, sia a pagamento, sia a titolo di indennizzo. Raccomandava altresì di ben definire le posizioni del console e del comandante militare, per prevenire possibili contrasti i quali, diversamente, sarebbero potuti sorgere in merito alle rispettive attribuzioni e competenze. Nella chiusa, dopo aver accennato alle misure sanitarie che era opportuno fossero previste dagli organizzatori, il maggiore Ricci annotava, riguardo al problema delle comunicazioni, che « esiste nel Paese un telegrafo elettrico che unisce

«la Goletta a Tunisi e al Bardo, ma essendo di proprietà di « una compagnia francese e quasi infeudato al console di quella « nazione , sarà forse utile spedire una certa quantità di filo ed « altro materiale per stabilirne uno per il servizio nostro uri« lizzando i pali di quello già esistente ».

L'altro progetto, quello dell'amm. Albini (32), consigliava invece una spedizione militare con obbiettivi più vasti dal punto di vista territoriale, ed accennava anche , a un certo punto, all'eventualità di uno stabilimento politico.

«Premetterò in primo luogo» - vi si legge- «cadendo «su ciò d'accordo con la memoria del Cav. Ricci, che uno sbarco

{32) «Progetto di occupazione militare per protezione dei sudditi italiani residenti neJla Tunisia)) (manoscritto): A.C.R.M., busta 2. cart. F, doc. 107.

« isolato per parte nostra di un corpo d'armata senza un con-

« certo politico con altre potenze riesce un fatto impossibile. La <<presente rivoluzione unicamente basata sopra vessazioni go-

« vernative non ha, per vero dire, fino ad ora seriamente rninac-

« dato, tanto ·più nella capitale, né la vita né le sostanze di nes-

<< suno, e se a Susa e a Sfax gli Europei hanno abbandonato la «città, ritirandosi sui legni in rada, ciò fu per misura di precau-

<< zione anziché per effetto di imminente pericolo, ed infatti come

« avrebbero potuto essi imbarcarsi se di fermo proposito i mori

«avessero attentato alla loro sicurezza personale, mentre non

« eranvi forze per proteggerli in tale loro migrazione da terra?

« Nulla porta del resto ad essere pienamente convinti che la co-

« lonia europea si& seriamente esposta e minacciata la vita dei

« nostri connazionali dalle orde rivoltate, e se vi ha motivo di

« temere, si è .da parte della truppa del Bey, vera accozzaglia

« di mascalzoni, i quali privi di quello spirito di disciplina a

« cui deve informarsi un corpo militare, difficilmente ubbidireb-

« bero all'ordine di porsi in campagna, e potrebbero quando se

« ne presentasse l'opportunità tentare il saccheggio, ma in tale

« contingenza credo basterebbero a ridurli all'inazione le risorse

« militari combinate delle flotte, sul cui riguardo caddero d'ac-

« corda gli ammiragli ... Eppoiché le operazioni di guerra di un

«corpo d'armata italiano debbono unicamente poggiarsi sulla

<< necessità di garantire la colonia dai pericoli cui potrebbe sot-

« tostare in un momento di generale rivolta da parte dei mori,

« credo sia indispensabile ripartire le forze di quel corpo fra i

« vari punti della costa, ove le nostre ricchezze commerciali con-

« sistenti in considerevoli capitali (in olio che uniti a vari altri

« generi vuolsi ascendino a 22 milioni) hanno bisogno di essere

« tutelate. Ed egli è perciò che oltre ad occupare Tunisi quale

« sede del corpo surriferito, dovrebbesi parimenti guarnir di

« truppe le città di Susa e Sfax, centri e depositi importanti di

« merci, e luoghi maggiormente soggetti agli effetti del fanati-

« smo religioso, che colà vi suttrova cause di fermentazione.

<< Queste città hanno anche bisogno di essere tenute in ri-

« spetto e le loro coste attigue vigilate perché poste in vicinanza

« delle isole di Sicilia e di Malta, nella prima delle quali potreb-

<< bero i rivoltosi avventurarsi in scorrerie e ricevere aiuti dalla

« seconda, che abbonda in gentaglia di mala fede, che si var-

« rebbe di tale luttuosa circostanza per esercitare atti di pira-

« teria a cui essa è purtroppo propensa per indole e tradizione «di paese.

« E qui cade forse in acconcio esporre la convenienza di « avere in isquadra alcune cannoniere, quattro almeno per le

« missioni di crociera contro i pirati o contro i partigiani che

« tentassero eseguire un qualche sbarco in quei paraggi allo scopo

« di rafforzare le bande insurrezionali. Essi legni, stante la loro

<<debole pescagione, potrebbero spingere le loro escursioni mol-

« to a terra, ed all'evenienza proteggere a Susa e Sfax la discesa

<< a terra delle nostre forze, qualora ci venisse militarmente con« trastata.

« Quanto ai mezzi di rifornirli di carbone, verrebbe stabi-

« lito a Susa un piccolo deposito di 200 o 300 tonnellate di tale

« combustibile, o meglio ancora si terrebbe a loro disposizione

« in quel luogo un legno trasporto con la stessa quantità di car-

« bone. Altre considerazioni farebbero sentire la necessità di

«non lasciar sprovvista di truppe la costa orientale della Tuni-

« sia, cioè quelle che emergono dal fatto che un intervento stra-

« niero armato, riuscendo male accetto a queste popolazioni, « produrrebbe nel compiersi il suo contraccolpo ovunque, con « degli effetti tanto maggiori per quanto non avrebbesi potuto

« discentrarne lo sforzo: ora come ottenere siffatto sconcentra-

« mento senza richiamare d'improvviso e con simultaneità l'at-

« tenzione degli indigeni sui vari punti del loro litorale?

«E qui manifesterebbesi l'opportunità di suggerire anche « l'occupazione della città di Hamamet in caso che il corpo di « armata fosse destinato a soggiornare a lungo in questa reg« genza, essendo quel luogo poco discosto dal golfo di Tunisi ed

« un mezzo di facile comunicazione tra gli arabi insorti ed i mori

« di quella città, a cui si rannoda con un tratto di paese tutto « m p1anura.

<< E non sarebbe neppure da considerarsi che questa gente, «la quale difetta di capi intelligenti, troverebbe un elemento di «debolezza nell'imperioso bisogno di suddividersi in bande mal

«guidate, per combattere attacchi eseguiti in varie località? Esa-

« minata la quistione sotto il punto di vista strategico, passerò

« ora a trattarla nei suoi dettagli logistici, !imitandomi a questo

« riguardo ad accennare le disposizioni che precederanno la di-

« scesa a terra del suddetto corpo, le quali per la loro indole

« tutta tecnica marina, e perché rilevanti dalle attribuzi oni dj

« un comandante di forze navali, debbono emanare dalla auto-

<< rìtà di questo comando. Sarà però d'uopo prima di diffon-

« dermi sulle operazioni relative a questo sbarco, che io ritorni

« alquanto indietro e stabilisca con la scorta delle premesse a

« qual forza complessiva dovrà ascendere il corpo in parola , non-

« ché il modo di suddividerlo, per poter fornire ai punti strate-

« gici della reggenza un conveniente contingente. Ritenuto per-

« tanto insignificantissimi i mezzi difensivi del go verno del Bey , «in caso di opposizione al nostro intervento, ed illusorio l'aiuto

« che potrebbe derivare dal di lui assenso giacché non conva-

« lidato dall'opinione pubblica del paese, non mi soffermerò a «far distinzioni di sorta tra queste due ipotesi, ma subordinerò

« invece la forza del corpo di spedizione. al puro fatto di garan-

« tire sovratutto la vita dei nostri connazionali fino a che altre

« nazioni civili vengano esse pure associarsi a quest'opera urna-

« nitaria ovvero il governo del Re creda di dare a questa occu-

« pazione un carattere politico.

« Riferendomi adunque a quanto più sopra esposi , il corpo

« di spedizione non dovrebbe a mio avviso essere minore di

«dieci mila uomini circa e si comporrebbe nel modo seguente:

« N. sei Regg.ti fant.a uomini 7800

« » tre Batt.i Bers.i id. 1500

« » tre Batterie Camp. id. 600

« » due Comp.e Zapp.i id. 240

« T o tale uomini

«Ripartiti come in appresso:

« N . 4 Reg.i fant.a

« >> 2 Bat. Bersag.

« » l Batteria Camp.

10140

) )

« » Y2 Batt. Bersag. (250) Susa

« » l Batteria Camp. (200) uomini (1810)

« » Y2 Cornp. Zapp.i (60)

«N. l Regg. Fant. (1300) l

«N. l Regg. fanteria (1300) ì

« » Y2 Batt. Bersag. (250) Sfax

« » l Batteria Camp. (200) 'uomini (1810)

« )) Y2 Comp. Zappatori (60)

« Compagnia sbarco della Squadra Goletta solo da loro occupata.

« Ometto di assegnare alla città di Hamamet il suo contin-

« gente per le ragioni più sopra addotte, in forza delle quali

«considero il corpo precedentemente citato come destinato solo

« a scongiurare un pericolo imminente per la colonia, ed a so-

« stenere un primo urto in attesa di rnaegiori rinforzi dal con-

« tinente. Stimerei però provvida misura il tenere in quel punto

« una cannoniera per imporre con la sua presenza agli abitanti,

« ed eseguire nelle vicinanze quella crociera di cui più sopra feci «cenno.

« Giunto nella rada di Tunisi, Susa e Sfax il corpo di spe« dizione, di notte se nell'intento di prender per sorpresa quelle

« piazze o di giorno qualora si debba sottomettere di viva forza, « procederebbesi salvo impedin1enti di tempo al loro immediato

« sbarco coi mezzi e nell'ordine sotto indicati facendo assegno « sopra sei barche piatte che dovrebbesi ricevere dai nostri ar« senali, unitarnente a due piccoli vapori rimorchiatori, nonché « ad una sola barca a vapore, non potendosi chiedere la seconda, « per trovarsi essa attualmente sul Principe Umberto ».

A questo punto segutvano i dettagli tecnici sulla distribuzione delle truppe nelle imbarcazioni, stabilendo che lo sbarco avrebbe dovuto essere effettuato in cinque spedizioni successive, composte ciascuna di tre gruppi nella rada di Tunisi e di uno solo a Susa (:d a Sfax: il sostegno della marina sarebbe stato dato a Tunisi dalle navi-avviso e nelle altre due località dalle cannoniere. Era previsto che a Susa. in caso di resistenza , operasse con l'artiglieria di bordo anche il Garibaldi) mentre a

Sfax, dove il basso fondale impediva al Magenta di avv1cmarsi abbastanza alla costa, si riteneva sarebbe bastato l ' intervento delle due cannoniere. Le frazioni del corpo di sbarco destinate ad operare nei tre centri avrebbero dovuto essere trasportate sul luogo in tempo per poter effettuare contemporaneamente l'attacco. Qualora invece, secondo quanto era stato suggerito dal magg. Ricci, fosse stato deciso di sbarcare soltanto a Tunisi , l'Albini sottolineava che l'operazione doveva esser portata a termine con grande rapidità« onde non dar campo alle passioni di esaltarsi» e per non permettere « ad altri interessi ... di commuoversi e provocare una resistenza». Quanto al tempo occorrente per lo sbarco, l'Albini lo prevedeva in cinque ore per mettere a terra il contingente di truppe da lui indicato per Tunisi e in tre ore per il contingente previsto dal Ricci e per gli sbarchi che secondo l'ammiraglio avrebbero dovuto effettuarsi a Susa e a Sfax. · della pericolosità della situazione ( 34) e da parte del Racchia un esame minuzioso delle diverse località in cui uno sbarco era possibile ( 35 ).

Nel mese di luglio l ' Albini spedl il maggiore Ricci a compiere un'escursione ricognitiva della costa tunisina orientale sul « Messaggero », al cui comandante Racchia era affidato l'incarico di esplorare meglio gli approdi dei maggiori centri abitati: non è possibile accertare se l'ammiraglio ritenesse veramente indispensabile l'acquisizione di ulteriori dati in materia o se volesse piuttosto allontanare per un po ' l'incomodo ufficiale di Stato maggiore, la cui missione, raccomandata come « top secret », era venuta subito a conoscenza di tutti, nuocendo alla popolarità dell ' Italia tra gli indigeni (3 3 ). Dalla ricognizione risultò, da parte del Ricci , un ridimensionamento (33) Cfr. istruz. dell'Albini all'Acton in data 3 luglio : «Esso Uffiziale ... deve conservare il più perfetto incognito »; e al Pucci, in pari data, ove si diceva che il Ricci er.a incaricato « di una particolare missione e deve conservare il più grande incognito» (A.C.RM., busta 162, pacco 41). Per altro, precedentemente, l'ammiraglio, adducendo di non avere alloggi disponibili a bordo, aveva inviato la missione del ministero della guerra a sistemarsi in città, con quale vantaggio per la segretezza si può immaginare (A.C.R.M., busta 2, cart . F, docc. 108, 109).

Mentre i due ufficiali eseguivano la loro missione come se fosse giunto realmente il momento di tradurre in realtà i loro piani di occupazione, a Tunisi le cose andavano cambiando. In effetti, soltanto i francesi continuavano a spargere voci allarmistiche, propalando notizie di sconfitte subite dalle truppe del Bey ad opera dei rivoltosi e, a quanto pare, sobillando questi ultimi (36): onde si venne a verificare un progressivo di-

(34) Ibidem, doc. 119: «Relazione di escursione sulla Costa Orientale fatta sul Messaggero», allegata al rapporto dell'Albini al Cugia in data 13 luglio. Il Ricci notava il disaccordo tra le popolazioni more della costa e i beduini dell'interno, accomunaù soltanto da una provvisoria solidarietà contro il malgoverno del Kasnadar; sottolineava il carattere puramente passivo dell'opposizione delle città orientali al Bey; manifestava il suo scetticismo sulla possibilità che il governo tunisino riuscisse a riprendere il controllo della regione; deplorava i coloni per il loro esagerato allarmismo, gli ebrei per la loro avidità . i francesi per i loro intrighi, e rivelava come in effetti l'unico desiderio manifestato dai nativi fosse quello di ritornare, con l'aiuto britannico, sotto un effettivo potere turco. Quanto alla parte più strettamente militare, il Ricci scartava lo sbarco a Sfax, del tutto impossibile nelle ore notturne, e confermava l'opportunità di prender terra a Susa, a Monastir, a Hamamet ed eventualmente anche a Media e nell'isola di Gerba.

(35) Ibidem, doc. 116: «Relazione sul viaggio di perlustrazione eseguito sulla costa orientale Tunisina ». Nel rapporto del Racchia, assai dettagliato (una cinquantina di pagine con allegate varie piante di città, riprodotte in GABRIELE, La politica navale, ecc., cit., pagg. 471-472), si esaminavano particolareggiatamente le topografie degli approdi, lo stato delle fortificazioni, l'entità delle forze difensive ed il loro armamento e munizionamento, lo stato d'animo degli abitanti, infine tutti i fattori che avrebbero potuto facilitare o intralciare le operazioni. Anche il Racchia, d'accordo con il Ricci, segnalava che a parer suo gli europei della Tunisia, come pure i loro rappresentanti diplomatici, si erano lasciati prendere dal panico e che la situazione era ben lungi dall'essere cosl tragica come veniva descritta.

(36) Cfr. rapporto dell'Albini del 20 luglio sui poco chiari traffici dei francesi con i ribelli; e altro rapporto in data 27 luglio, in cui si legge: « ...si vuole assolutamente far credere dal Console Francese che stacco degli italiani dalle posizioni della marina napoleonica, di pari passo con la distensione prodottasi presso i gabinetti europei, i quali cominciavano, in luglio, a sdrammatizzare la situazione. Questa tendenza si accentuò in agosto, quando i francesi accantonarono ogni idea di sbarco ( 3 7 ), essendo stata eliminata qualsiasi possibilità di ristabilimento di un effettivo potere turco ed essendosi tranquillizzati gli inglesi circa le mire dei loro vicini d'oltre Manica, mentre le forze del Bey andavano sottomettendo, l'uno dopo l'altro, i vari centri della ribellione. Per gli italiani, in agosto, il problema si riduceva a non perdere prestigio nel delicato momento del ritiro delle unità da guerra europee dalla Reggenza e a risolvere nella maniera più vantaggiosa le venenze in sospeso con lo Stato tunisino. Nel porto di Susa, il giorno 17, si trovavano già cinque mercantili italiani pronti a riprendere i traffici non appena il commercio venisse riaperto (38 ): e dalla normalizzazione l'Italia non poteva che essere favorita, sia per l'interesse economico della colonia nazionale in Tunisia, sia dal punto di vista politico di Torino, una volta svanita l'ipotesi dello sbarco e dissipato il pericolo di trovarsi di fronte ad un deprecabile fatto compiuto da parte di altra nazione più potente.

Vi fu ancora, in settembre, una lunga serie di trattative, circa la precedenza delle partenze delle navi da guerra, risolta con il criterio delia contemporaneità: onde nella mattinata de] 23 le unità europee salpavano dalla rada, !asciandovi pochi gli arabi non accetteranno concessioni di sorta dalla pane del Bey Non è più un mistero che il signor di Bauval sia in corrispondenza diretta coi rivoltosi i quali fomenta e mantiene in attitudine ostile... vuole e dice chiaramente che la politica del suo governo deve dominare su quella delle altre potenze essendo la Francia paese confinante della Reggenza ... » (A.C.R.M., busta 2, cart. F, docc. 121, 128). bastimenti stazionari (39}: la questione tunisina del 1864 era chiusa ( 40).

(37) Una nota del ministro degli esteri francese Drouyn de I'Huis esortava ai primi di agosto il Bey a concedere riforme mantenendo l'indipendenza del suo paese ( v. rapporto dell'Albini al ministero in data 10 agosto, ibidem, doc. 146).

08) A.C.R.M., busta 162, pacco 40.

Questo rilevante episodio di politica svolta mediante l' opera della flotta è il primo caso importante di impiego della marina militare come strumento di politica da parte del governo nazionale italiano. Non solo infatti le navi da guerra avevano eseguito ottimamente il loro compito di proteggere la vita e gli interessi dei connazionali, ma lo Stato aveva tratto motivo di prestigio dalla presenza navale lungo le coste settentrionali del- l'Africa, imponendo agli indigeni il rispetto della giovane nazione da poco affacciatasi sul mare di Sicilia e che appariva decisa a far valere i propri diritti nello stile delle grandi potenze.

( 39) La convenzione stipulata a bordo della Maria Adelaide il giorno 20 tra l'Albini, l'ammiraglio francese, il commissario turco e con la mediazione del commodoro inglese, stabiliva: « Programme de départ des escadres française, italienne et turque fixé pour Vendredi 23 septembre à 11 h. et demi. Le Vice Amiral Bouet Commandant en Chef de l'escadre française indiquera qu'il fait le segnal à son escadre d'allumer les feux en issanr un pavillon jaune au grand mat. L'Amiral italien (era en mème temps le mème signa! à son escadre. La frégate turque devra aussitòt allwner les siens. Lorsque chacune cles escadres sera prete à marcher, le pavillon national sera hissé au grand mat du batiment de son commandant en chef. Lorsque la frégate turque sera prete à marcher, elle hissera le pa\·illon turc au mat de misaine. Lorsque les cscadres étant prètes l'Amiral Bouet fera ammener le pavillon français hissé au grand mat, cela signifiera qu'il signale à son escadre d'appareiller. Le mème signal sera fait par le Vice Amiral italien et aura le mémc signification pour son escadre. Les deux escadres alliées à l'exception cles Commandants en chef appareilleront, alors pendant que ce mouvement s'exécutera la frégate turque devra lever son ancre et faire route vers le large. Les Commandants en chef appareilleront lorsque la frégate turque passera par leur travers. Les escadres alliées attendront \eur commandant en chef en dehors du Cap Carthage. L'Amiral Français laisse en rade de Tunis la frégate l'Invincible et l'avis l'Actif. L'Amiral italien la corvette Etna et l'avis Sirène qui se trouve actuellement à Susa» (A.C.R.M., busta 2, cart. F, doc. 180, all.).

( 40) Quindici giorni dopo, il 6 ottobre, l'esercito del Bey riportò a Kala Srira un successo che parve definitivo, su un campo di rivoltosi; la repressione venne completata nei mesi seguenti (GANIAGE, op. cit., pagg. 260-270). Il Kasnadar conservò, a dispetto di tutti, il favore del Bey e rimase al potere ancora per un decennio, fino all'ottobre del 1873 (v. E. DESFOSSÉS: Aflaires d'Orient. LA disgrace de Sidi Moustapha Khasnadar, ancien prermer ministre de LL. AA. Ahmed, Mohamed, Essadock bevs de Tunis, etc., Paris, 1875).

La lunga dimostrazione navale italiana del 1864 non aveva nulla in comune con le passate spedizioni di piccole squadre sarde e napoletane contro i porti barbareschi: questa volta il massiccio intervento della flotta nazionale aveva apertamente denunziato un interesse del nuovo Stato mediterraneo per ciò che accadeva in Tunisia, con il preciso significato politico di stabilire l'influenza italiana e di impedire che altri sfruttasse senza ostacoli la a proprio vantaggio.

La marina militare, che si produceva per la prima volta in una missione politico-navale tanto impegnativa e delicata, aveva alle spalle un paese sproporzionatamente più debole di quelli - Francia, Inghilterra - con cui avrebbe potuto trovarsi a dover competere: ed appunto perciò la spedizione era stata un successo, essendo servita ad affermare che l'Italia, sia pure ancora in fase di formazione e di consolidamento, considerava già Tunisi come zona di suo precipuo interesse.

Quanto al problema se vi fosse realmente nel governo Minghetti il desiderio di occupare la Reggenza, questo esula dai limiti del presente studio ( 41 ). Certo, una tale eventualità era stata contemplata a Torino, ma solamente come una delle ipotesi verso cui gli sviluppi della complessa questione avrebbero potuto sfociare. I piani di sbarco che si sono con i passeggeri entusiasmi che qualche ufficiale può aver provato per l'idea di una conquista , non significav ano che il governo si fosse deciso per un ' azione militare. Il gabinetto Minghetti, fino a tanto che la situazione politica internazionale lo rese necessario, tenne aperta la porta ad una simile possibilità; vi rinunciò non appena la questione fu chiusa; e i piani vennero accantonati per non improbabili eventualità future.

( 41) Basti accennare che, nella seduta del 18 settembre 1879 al Senato, il Pepoli ebbe ad affermare che nel 1864 la Tunisia era stata offerta all'Italia da Napoleone III e che il Minghetti aveva trascurato di approfittare dell'occasione (DE LuiGI, op. cit., pag. 142; CAPPELLO , op. cit., pag. 2). Ora, se nelle sfere diplomatiche può essere apparsa ad un certo punto come realizzabile la spedizione, il che non è nemmeno dimostrato, non ci sembra che negli. ambienti della marina, presente sul posto e più di tutti sensibile all'importanza della questione, si nutrisse l'illusione di poter attuare una politica di conquista. Al riguardo, cfr. GABRIELE, La politica navale, ecc ., cit., nota 109 a pagg. 430-431, e le opere alle quali si è fatto riferimento (SILVA, Il Mediterraneo dall'unità di Roma all'impero italiano, eit., pag. 329, e CHABOD, Storia delta politica estera, ecc., cit., pagg. 541-542).

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