ANTONIO FARINATTI L'EROE DI PARENZO

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1943. L’armistizio e la situazione lungo il confine orientale Sulla base degli ordini impartiti dal Comando Generale della Guardia di Finanza il 28 agosto 1943, ordini approvati dall’autorità governativa (Ministro delle Finanze) e dallo stesso Primo Ministro, Generale Pietro Badoglio, i militari del Corpo continuarono a svolgere i propri compiti di servizio, quali organi di polizia per la tutela dei tributi, così come prevedevano le norme di diritto internazionale: norme già a suo tempo recepite dalle leggi di guerra nazionali. Per tale ragione gli organi di epurazione non ritennero di adottare alcun provvedimento, sia di stato che disciplinare, nei riguardi dei finanzieri che rimasero in servizio dopo l’8 settembre 1943. All’indomani di tale data, le zone interne dell’Istria diventarono terra di nessuno, anche perché le truppe tedesche, impegnate ad occupare i centri nevralgici di Trieste, Pola e Fiume, tralasciarono il controllo dell’entroterra a causa della carenza di forze. In tali aree gli italiani e, primi fra tutti: i Finanzieri, i Carabinieri, le Guardie di Pubblica Sicurezza e, principalmente la Milizia Volontaria per la Sicurezza dello Stato (che più di altre forze rappresentava il fascismo) che vi prestavano servizio, furono oggetto di una sorta di “giustizia popolare sommaria”, dovuta al fatto che la popolazione slava vedeva in queste azioni il riscatto dall’occupazione italiana, ma anche l’occasione per regolare (dando anche sfogo anche ai bassi istinti di vendetta) questioni di interesse personale. Nel Friuli e nella Venezia Giulia (con le province di Udine,Trieste e Gorizia), così come in Istria, Slovenia e Carnaro, compresi i territori di Gustab, Buccari, Claber, Castua e Veglia che, a partire dal 1° ottobre 1943, costituivano il territorio della cosiddetta “Adriatisches Küstenland” - il dissolvimento delle Forze Armate italiane dopo l’armistizio del ’43 ebbe conseguenze tragiche per le comunità italiane.

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