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ULDERICO PIERNOLI NOME IN CODICE I 2

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ULDERICO PJERNOLI

ULDERICO PJERNOLI

Battaglione a Villa Fausta

Specifichi esatto quantitati,·o stop Dia assicurazione che sottufficiale et tre pontieri partiti per nota missione stop ore 08.00

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Villa Fausta a Baaaglione

Non avendo sottufficiale disponibile chiedo se posso mandare pontieri con caporale maggiore s t op Prego subordinatamente comunicarmi se debbo redigere ordinario verbale perdita materiale stop ore 08.40

Bauaglionc a Villa l·àusta

Sta bene stop Ella poteva prendere decisionc invio caporale maggiore senza interpellare questo comando stop Habet così provocato incresciosa perdita tempo stop Rediga verbale sostituendo parola perdita con parola distruzione in seguito ac piena stop Inoltre Vostra Signoria dia urgente giustificazione mancanza chiave già precedentemente et ripetutamente sollecitata con fonogrammi 15.30 20.00 09.00 10.05 15.00 s top ore 09.15 1

Il tenente Paolo Caccia Dominioni, Conte di Sillavengo, volontario nel Regio Esercito, studente di ingegneria, ufficiale del Genio Pontieri arrestato sull'Isonzo, impara presto che la guerra è anche burocrazia, il suo assillo negli anni a venire.

I. CACCIA 00MlNIONI 1965, pp. 72-75.

Classe 1896, Paolo aveva seguito il padre Carlo Caccia Dominioni, dip l omatico di carriera, in Francia, Austria-Ungheria, Egitto e Tunisia. Nel 1913 si era iscritto al Regio Po litecnico di Milano, poi, con il padre Console Generale d'Italia a Tunisi , si era trasferito a Palermo, per stare più vicino alla famiglia. In Europa si combatteva da mesi quando approda a Palermo, per sostenere gli esami obbligatori del secondo anno della facoltà d'ingegneria. È tutt'altro che preparato e alla data del 19 aprile 1915 annota nel Diario:

. se dovessi confessarmi direi onestamente: voglio ardentemente la guerra per sanare la mia tragedia di vigliacco davanti alle dispense, di imbelle di fronte alla com miss ione d'esamc 2 •

..

Il 24 maggio vede la folla agli angoli delle strade, davanti ai manifesti che annunciano la mobilitazione generale. Lo stesso giorno, nella caserma del 10° Reggimento Bersaglieri, a Porta Nuova , firma il fog lio di arruolamento volontario, inquadrato provvisoriamente al X Battaglione Ciclisti, 11 /\ Compagnia.

Inviato all'Accademia di Torino, è assegnato alla 1" Compagnia Genio e quindi destinato al 4° Reggimento Genio Pontieri a Piacenza ; passa più di un anno prima che il tenente Sillavengo - nome che sceglie come firma in ambito militare, riservando Caccia Dominioni a quello civile - raggiunga il fronte. Sant' Andrea di Gorizia, Gabria Alta, Cascina Medeol e Villa Fausta sono le tappe delle settimane fra la fine delJ'cstate e i primi di novembre del 1916 , con ponti gettati sull'Isonzo, distrutti dall'artiglieria austriaca, gettati di nuo\'o, squassati e portati via dalle piene d 'a utunno .

J venti giorni di Villa Fausta sono stati o rribili, con tre piene dell'Isonzo e la sparatoria. Abbiamo dovuto ripiegare il ponte due volte, e una volta lo abb iam o rifatto sotto fasci di riflettori e salve di shrapnels. Ho fatto un ruzzolone in acqua di notte: nuotare con le scarpe chiodate era un 'esperienza che mi mancava. Le manovre sono riuscite sempre molto bene e i turni delle licenze invernali cominciano dal mio plotone, a titolo di premio.

A dire il vero, la terza piena mi ha portato via tutto il ponte, ma non è stata colpa mia, e lo posso documentare con uno spassoso s cambio di fonogrammi 3 •

Le battaglie dell'Isonzo si susseguono sanguinose, per conquistare strisce di terreno perdute il giorno dopo, riprese quello successivo e perdute di nuovo quello appresso. Il 15 maggio 1917 il reparto del Genio comandato dal tenente Sillavengo getta un ponte di barche all'altezza di Ajba, sotto il fuoco nemico. Gli al pini del Battaglione Cervino attraversano di gran carriera il fiume, insieme con i bersaglieri prendono Bodrez e il monte Fratta, e catturano centinaia di prigionieri.

La linea austriaca tiene, l'artiglieria bane i ponti e distrugge metodicamente il tavolato, affonda le barche, spezza gli ormeggi, massacra le truppe. Cinque giorni d ' inferno, poi il ripiegamento con tuni i mezzi in grado di galleggiare, trasformati in tragheni tirati da funi stese dai pontieri, fra raffiche di mitragliatrici e cannonate. Una scheggia di roccia colpisce alla schiena e quasi paralizza Sillavengo che , al ricovero in ospedale, preferisce due senimane di riposo in attesa di una licenza premio e della Medaglia di Bronzo al Valor Militare per il forzamento dell'Isonzo. La dissenteria e una forma di esaurimento lo indeboliscono e così lo portano in un letto d'ospedale , a Udine. Alla fine del mese di giugno, il tenente vuo le tornare al fronte, impugnando però un ' arma vera, non funi e badili. A passeggio per Udine, incontra un tenente del Genio che ha sulle controspalline della divisa un quadratino. Il ricamo dice <<3LF,>,

3 " Compagnia Lanciafiamme. Il tenente gli spiega che i Lanciafiamme, inquadrati fra gli Arditi, stanno ricevendo grande impulso. La sua compagnia è in linea sul San Marco, con il capitano Romolo Lasu·ucci che, guarda caso, arriva dal Genio Pontieri. Il giorno dopo, a Tricesimo, incontra di nuovo il tenente che lo aveva salutato dicendogli: <,Pensaci.. . se decidi per il sì, io faccio il necessario e in pochi giorni ti mandano da noi» 4 •

Il 2 luglio 191 7 è assegnato alla 7" Compagnia Lanciafiamme. Tre settima ne dopo è sulla strada del Pasubio per andare in trincea, quando al Comando si rendono conto che non ha frequentato il corso regolamentare. Deve andare a Risano, nei pressi di Udine, per imparare l'impiego dei lanciafiamme, arma micidiale e pericolosa, da trattare con la massi ma cautela. In postazione fissa, sono composti da se rbatoi di petrolio e catrame, ai quali si applicano bombole di aria compressa a 150 atmosfere per pompare in un lungo tubo flessibile il liquido infiammabile. Una lancia di rame dirige il lancio dalla feritoia aperta sul parapeuo della trincea. Negli assalti, so n o portati a spa lla gli 'apparecchi Schilt', che contengono trenta litri di miscela infiammabile, con un getto di circa 30 metri. Dando sfogo all'estro artistico, Sillavengo disegna il fregio dei reparti: un drago che vomita fuoco. Il Comando Supremo, però , non consente di applicare il distintivo sulla manica sini stra della divisa. Anzi, vieta anche di pronunciare la parola «lanciafiamme ,>, sop rattutto in linea. È una delle armi più temute: se gli austriaci ne indi viduassero gli appostamenti non darebbero tregua e, soprattutto, non farebbero prigionieri.

L'ufficiale è destinato al fronte del Carso, dove fa conoscenza con le doline, le cavità carsiche, benedizione e maledizione delle migliaia di soldati che combattono sull'altopiano.

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