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GVASTATORl DEL CENIO

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ULDERICO PJERNOLI

ULDERICO PJERNOLI

per gli automezzi. Il battaglione ha sedici autocarri efficienti, quasi rutti di preda bellica, e diciotto autocarri irnmobilizzati48 •

Il materiale catturato a Tobruch consente di rinforzare i reparti motorizzati e sono numerosi i veicoli italiani fuori uso che vengono sostitu iti con queJli inglesi.

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Per ev itare che i caccia italo-tedeschi possano farne bersaglio, giunge così l'ordine di tendere sul loro cofano il tricolore. Il comandante del XXXI esegue, ma con un accorgimento: a ogni bandiera toglie la striscia verde e su quelle bianca e rossa, poste orizzontalmente, fa dipingere - o ltre a un pugnale sovrapposto alla bomba fiammeggiante che i guastatori portano sul braccio sinistro - il motto <<La va a pochi>>.

11 nuovo drappo diventa l'insegna del XXXI Guastatori e, nel dopoguerra, il simbolo della specialità del Genio Guastatori.

Caccia Dominioni, nella circostanza, tace che i due colori preservati sono quelli della sua casata, richiamando invece quelli dello stemma dei Colleoni 4 9

Se lo fanno gli inglesi, perché gli italiani non potrebbero sbarcare piccole unità sul rovescio di El Alamein e sabotare strade, ferrovie, depositi di carburanti uti - lizzando aliquote del Reggimento San Marco e dei Guastatori? L ' ammiraglio Carlo Emanuele Giartosio ne parla a Sillavengo, insieme stendono un piano che, in una prima azione, prevede l'impiego di venti uomini, fra marò e guastatori. Lo trasmettono al Il Raggruppamento Speciale Genio che lo inoltra ai livelli più alti, restando in fiduciosa attesa. La risposta arriva dopo ottantuno giorni, mentre comincia il ripiegamento, ed è sovrapponibile alla famosa <<Atbara un corno•> del generale Caffo. Il documento, a firma di un incolpevole colonnello Sergio Rogari, che in questa circostanza fa solo da passacarte, recita:

Non si ravvisa la opportunità di dar seguito allo schema operativo di sabotaggio prospettato dal Comando Regia Marina di Marsa Matruh e dalla Signoria Vostra 5 0 •

Paolo Caccia Dominioni sa di essere un buon soldato, ma è anche consapevole di avere una preparazione militare, rispetto a questa guerra, inferiore a quella dei suoi ufficiali, i capitani Piero Santini e Renato Amoretti e il tenente Enrico De Rita, che gli alleviano gli impegni di comando. Il 14 agosto è, comunque, convocato dal feldmaresciallo Erwin Rommel, il quale ap- prezza come anche in Africa l'ufficiale italiano continui a indossare il suo cappello da alpino: sa che si è guadagnato una Medaglia di Bronzo per aver forzato l'Isonzo , 26 anni prima, e ha per lui <<eine sehr Aufgabe>> (un compito molto interessante) che gli illustra in dieci minuti:

Ha dimostrato di sapere come si forza un fiume [ ... ] Quindi lei, quando arriveremo al Nilo, si occuperà di questo e prenderà fin da ora accordi con il mio Pionierfiihrer, colonnello Hecker. Fine 5 1

Prima di Hecker, Sillavengo incontra l'aiutante di Rommel , il colonnello Siegfried Westphal, del quale si dice che non apprezzi gli italiani.

Anche in questo caso il colloquio è breve , essenziale:

Lei attaccherà il costone del Ruweisat. Azione dimostrativa di solo effetto morale. Penetrerà quattro chilometri nello schieramento nemico , farà piazza pulita , catn1rerà prigionieri , con il massimo baccano possibile, e con incendi spettacolari, a mezzo dei suo i lanciafiamme , di quanti relitti comb u stibili incontrerà. Rientrerà nelle linee prima dell'alba e si terrà pronto per il resto 52 . 51. Ivi , p. 150. 52. Ivi, pp. 15 0-151.

Questo è w1 compito da guastatori e adesso va a sentire il compito da pontieri.

Il comando del Genio tedesco sorprende Sillavengo. È ristrettissimo, sche letrico, laborioso, di scarse parole. Lo comanda il co lonnello 1-Iermann- Hans Hecker, un tecnico che è anche ufficia le di truppe corazzate e, ogni tanto, pianta tutto per correre a sostituire qualche comandante messo male . Ha due aiutanti, un capitano e un tenente. Il resto è composto di due sottotenenti, due geo logi militarizzati, una decina fra sottufficiali, disegnatori, geografi, dattilografi, piantoni.

Il maggiore pensa a ll ' Arma ta italiana: Comando Superiore del Genio , Comando Truppe Genio, Direzione Genio Intendenza , due Comandi Raggruppamento Genio, tre Comandi Genio di Corpo d ' Armata , nove Comandi Genio divisionali. Totale diciassette Comandi, con cinque generali, undici colonnelli, almeno quaranta fra tenenti colonnelli e maggiori. Hecker illustra il piano per attraversare il Nilo, elaborato alla tedesca. All'ansa di 1-Iawamd ieh il fiume è largo mezzo chilometro; per attraversarlo occorrono tot barche e tot metri cubi di tavolato , con i vari annessi. Tutto è in arrivo con il Battaglione Pontieri italiano, comandato dal maggiore 1\.1osca. Sillavengo riflette e fa due conti: per arrivare al Nilo, gli autocarri dovranno percorrere 300 chi lometri di deserto, sono attacchi aerei , rallentati dagli insabbiamenti, dalle fo- rature, dai guasti meccanici. L ' aiutante di Hecker, capitano Bosse, ascolta e calcola: c ' è il rischio di perdere 1'80% del materiale e dei mezzi. Sillavengo conosce il Nilo, s u una grande carta topografica indica i centri portuali cairoti di Rod el Faragh, a nord, e Foscat, a sud. Possono essere presi con lanci di paracadutisti e poi utilizzare i barconi a vela e le chiatte attraccate ai moli, capaci di trasportare centinaia di uomini.

I pontieri del colonnello Mosca, di formazione barcaiola e fluviale, se la caverebbero egregiamente. Va messa nel conto la piena del Nilo che arriva fangosa , veloce, con vortici e correnti.

È il periodo in cui navigano solo le imbarcazioni più pesanti, pilotate da timonieri esperti. Quando la piena raggiunge il massimo livello, sull ' isola di Roda si svolge una festa con spari e fuochi d'arùficio.

«Quando sarebbe la nostra offensiva?,>, chiede Sillavengo.

«Fra pochissimi giorni,1, risponde Hecker con un'imprecazione e chiede: <, Quando si fa questa festa della malora? •>.

«Il 15 agosto, domani sera,,, lo gela Sillavengo.

Se il forzamento del Nilo è destinato a rimanere un sogno, l'incursione sul Ruwcisat rientra nella realtà.

La genialità e la temerarietà di Rommel sono già leggenda, sa di avere un Esercito debole , afflitto da carenza di uomini, di mezzi e di rifornimenti.

Ogni giorno il nemico si rafforza e lo squilibrio cresce . Meglio giocare d'anticipo e tentare il tutto per tutto. Propr io in quei giorni, nel campo avversario, al comando dell'VIII Armata il generale Claude Auchinleck, che ha imposto all'Afrika Korps e all 'Armata italiana la battuta d'arresto a E l Alamein, è sostituito dal genera le Bernard Law Montgomery, deciso a impegnare il nemico soltanto quando avrà la totale superiorità di uomini, cannoni, blindati e aerei.

La notte tra il 30 e il 31 agosto, nel quadro di quella che passa alla storia come la 'battaglia di Alam Ha ifa' , ins ieme con i paracadutisti tedeschi della Brigata Ramcke, il XXXI Guastatori, guidato dal maggiore Sillavengo, dà il via a ll ' azione dimostrativa sul Ruweisat , presidiato da mezzi cor azzati, mine , truppe maori e fucilieri indiani. La mitragliatr i ce della corretta di un carro 'Crusader ' interrato batte g li attaccanti. Il dardo di benzo lo e nafta a 3000 gradi del lanciafiamme di un guastatore persuade i tre mitraglieri a u scire con le mani alzate. Più a nord i guastatori catturano una trentina di inglesi e di indiani ; nella terra di nessuno incendiano carcasse di veicoli e di aerei. Al rientro contano poche perdi te , mentre sono più gravi que lle dei paracadutisti della Ramcke che si sono ritrovati in un campo minato. Quella sul Ruwei sat è un'azione diversiva, ma vale a Sillavengo la Croce di Ferro di 2" Classe tedesca e un encomio solenne da parte di Rommel, una decorazione che due anni dopo g l i salverà la vita, ma non lo esimerà dal recriminare sulla decisione del feldmaresciallo di sottrarre ali' Armata italiana gli automezzi di preda bellica, condannandola all'appiedamento, per riservare alle sue truppe la mobi l ità decisiva per la ritirata.

Il diversivo del Ruweisat non è sufficiente alla riuscita del piano di Romme l di aggirare !'VIII Armata.

Il movimento delle divisioni italiane e tedesche è ritardato dai campi minati, più estesi e profondi rispetto ai ri levamenti, ma anche da uno stratagemma: a bordo di un autoblindo danneggiata gli inglesi fanno r itrovare carte topografiche con annotati passaggi nei campi minati , postazioni e a l tre preziose informazioni.

Gli ufficiali di Rommel studiano le carte, verificano le indicazioni , si convincono della loro autenticità e cadono nella trappola, con le truppe impigliate fra mine e tiri incrociati . Al fuoco delle artiglierie e de ll e armi automatiche inglesi si accompagna l'appoggio continuo della RAF

La «corsa dei sei giorni•>, come sarà denominata , non raggiunge le posizioni previste a tergo dell ' VIII Armata , mentre diventa sempre più scarso e precario il rifornimento di munizioni e carburante, assicurato con superficiale spavalderia dal generale Ugo Cavallero prima dell'offensiva . Rommel sospende l'attacco e ordina di indietreggiare verso le basi di partenza.

I combattimenti durano ancora tre giorni, con l'unico risultato di prendere la posizione di Hirneimat che, con i suoi 21 7 metri di altezza, consente di osservare tutto quanto avviene a sud di El Alamein.

La stasi nelle operazioni dura qualche settimana , mentre nel settore meridionale della linea difensiva di El Alamein si schiera la Divisione Folgore che, assieme alla 17" Divisione fanteria Pavia, va a costituire il X Corpo d'Armata.

Scontri di pattuglie, incursioni di commandos, alcuni riusciti , altri catastrofici, come quello su Tobruch, fanno da corollario al crudele gioco a rimpiattino fra i campi minati, dove i genieri delle due parti aprono varchi che subito sono minati di nuovo e in modo diverso, diventando così una trappola micidiale per clù crede di avanzare su un sentiero bonificato.

Il 21 settembre il XXXI Guastatori riceve l'ordine di mettersi a disposizione de l capitano Hinrichs per minare , fra Deir el Abyad e Deir el Beida, una strisc ia di terreno a forma di boomerang, lunga 15 chilometri e larga in media 500 metri. Sillavengo protesta, mai visto un maggiore prendere ordini da un capitano, poi trova il modo di sa lvare l' onore, senza peccare d'insubordinazione: faranno rutto da soli.

Secondo il capitano tedesco occorreranno due settimane per collocare le mine. Il XXXI ne piazza 15.000 in quattro giorni. Hinrichs, che aveva capito la situazione facendo un passo indietro, stila un lu singhiero rapporto sull'impresa degli italiani e invia un bigli etto di complimenti al XXXI «Quastatori" con la riconoscenza del suo reparto, il Pioneer 33. Il giorno prima della fine del lavoro, il 24 settembre, otto genieri comandati dal sottotenente Teodoro Verson sa ltano in aria mentre trasportano un carico di 545 mine anticarro.

Nessuno si spiega come e perché sia accaduto, ma il maggiore Sillavengo un'idea ce l'ha.

Tali mine sono spesso avariate (perché provenienti da recupero in campi già sensibilizzati per aver subito frequenti esplosioni vicino agli ordigni) e so no notoriamente difenose quali le deprecate V3 italiane, una partita delle quali (incredibilmente grossolane nella confezione e nei dispositivi di sicurezza, benché dichiarate revisionate) mi è stata consegnata oggi stesso dal comando Divisione Brescia con l'ordine di collocarle in cuna frena. Il Maresciallo Rommel , a suo tempo , aveva "ietato l'impiego della V3, chiamandola criminale 53

La sera del 24 onobre le artiglierie inglesi iniziano un cannoneggiamento su tutta la linea, mentre la RAF batte le posizioni. Forse colpito durante un'ispezione o stroncato da un colpo apoplettico, fra i primi caduti vi è il comandante dell' Afrika Korps, il generale Georg Scumme che ha sostituito Rommel, in Germania per cure.

Il generale Montgomery si ritiene sufficientemente forte per scatenare l'offens iva e la battaglia investe l' intero fronte, da Quota 33 - chiamata in arabo Teli Alam Abu e l Mabruka - alla depressione di Bab el Qattara. Insieme con i reparti dell'Afrika Korps, !'VIII Armata annienta le D ivisioni italiane Bologna, Trento, Littorio, Brescia, Trieste , Ariete, Pavia e Folgore. I battaglioni, le compagnie resistono dove e come possono, finché hanno munizioni, carburante, acqua da bere; cadono generali, uffic iali, sot1:ufficia li, so ldati. Paolo Caccia Dominioni vede i suoi uomini tenere le posizioni fino allo stremo, insieme con i paracadutisti della Folgore, ai quali il XXXI è assegnato di rinforzo. Cadono i migliori, a cominciare dai fratell i Marescotti e Costantino Ruspoli di Poggio Suasa. Scampa al disastro, perché rich iamato in Italia come Capo di Stato Magg iore della costituenda Divisione Nembo, il tenente colonnello Alberto Bechi Luserna. Su E l Alamein e le gesta dei paracadutisti scriverà il libro I Ragazzi della Folgore, illustrato da Caccia Dominioni. Il 9 settembre 1943, nel marasma dell'armistizio, Bechi Luserna sarà ucciso in Sardegna, mentre tenta di convince r e i paracadutisti della Nembo a non seguire i tedesch i e a rimanere fedeli al giuramento al re. Sarà decorato di MOVM alla memoria54

54 . T ENENTE COLONN El.1.0 GIOVANNI ALBERTO BE C Hl L US ERNA. Motivazione della MOVM alla memoria: «Ufticiale di elevate qual ità

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