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UNA STRADA, UN PALAZZO NELLA MILANO TRA SETTE E OTTOCENTO

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t-.llLANO. COM'ERA

t-.llLANO. COM'ERA

Giulia Bologna

La co n trada di Brera s i trova va a l confine di porta C'oma,ina - una tra le se i maggiori porte della c ittà - da c u i ~i dipartiva l' arteria romana. c he s i dirigeva verso ('omo e la Germl-lni,1 . Oggi ~egue l" amico percor~o e. ri cca di palazzi vetus ti e ant iche memorie, conserva . a parte qualche moderno ed ificio, l' aspetto di un tempo Al n 17 della pianta i l palazzo C'u~ani. Milano, Arc/1il·io di Siato, Mappe di Carlo VI

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Al di là del ponte di S. Marco e della pu s terla di Algisio o del Guercio - press·a poco dove oggi via Brera si incrocia con via Pontaccio - si estendeva nei tempi antichi un borgo costituito da ortaglie. vigne e giardini: sulla curva del Naviglio interno che lo delimitava le lavandaie lavavano i panni e li sciorinavano al sole in lunghe file tra alberi di gelso. TI « borgo» era detto di Brera dalla voce longobarda « braida». che a Milano aveva il significato di «piazzetta erbosa». Già nel secolo XII si parlava in atti notarili della «bra ida Guercii o Algisii». nomi di persona coi quali fu poi denominata la pusterla: secondo alcuni esso era il nome di un certo Algisio Guercio. secondo altri - come il Puricelli - ricordava l'arcivescovo Algisio da Pirovano ( 1176-1185), ocome il Colombo - era il casato di un duca della Neustria. di cui si avevano notizie intorno all'anno 846. La pusterla <li Brera ricostruita, secondo l'esempio delle altre porte e pusterle nel 1232, rimase poi chiusa per anni e venne riaperta e restaurata soltanto al tempo di Ludovico il Moro sotto la direzione di Pietro Foppa. Ribattezzata pusterla Beatrice in onore della moglie del Moro. essa si presentava nella nuova veste come un massiccio torrione ad un unico fornice. che sbarrava l'ingresso in città. priva di particolarità artistiche degne di essere ricordate: venne poi distrutta tra il

11 palazzo Simonetta e la c h iesa di S. Euseb io. in contrada Ji Urera. ora scomparsi in seg uito alle incu rs ion i aeree del 1943. Milano, Cfrica Raccolw delle Stampe A. Bertarel/i

1860 e 1865, quan d!o il quartiere fu ricostruito. Tommaso Grossi la citò nel suo Marco Visconti, durante l'asse dio posto eia Ludovico il Bavaro nel 1329, e immaginò che nei pressi sorgesse la casa del conte del Balzo. uno dei protagonisti del romanzo. forse s ull 'area dove poi fu costruito il pala zzo Simonetta. Il borgo cli Brera dal lato est delimit ava . col naviglio di S. Marco , la circoscrizione territoriale cli porta Comasina e ad ovest confinava con via Monte di Pietà. contrada che si trovav a già in porta N uova. Nelle guide di Milano fino al secolo XVI IL la pusterla di Brera e la zona limitrofa vennero incluse nell'area de[la giurisdizione di porta Nuova. La via Brera oggi segue l'antico percorso e conserva, a parte qualche moderno edificio. l'aspetto di un tempo , ricca di palazzi vetusti e di antiche memorie. Percorriamola iniziando da via Monte di Pietà, al cui angolo sorgeva la dimora della famiglia milanese de g li Arcimboldi. di s truttur a se ttecentesca. ora radicalmente ristrutturata. Casa Arcimboldi fu la prima sede del salotto ottocentesco di Clara Maffei e ospitò s pesso Alessandro Volta nei suoi soggiorni milanesi. All'attuale n. 5. d ' angolo con via del Carmine, si innalza un edificio de i primi dell ' Ottocento. con un balcone a parapetto di ferro che corre lungo tutto il piano attico; al n 9 una fronte settecentesca a t r e piani con portale arcuato racchiude un cortile rettangolare con un tratto di portico ad archi. La casa del n. 6 un tempo n. 1571. ospitò. fino alla morte nel 1794 , Cesare Beccaria; in essa egli scrisse qua s i tutte le s ue opere. e anche « Dei de litti e de ll e pene » . Agli inizi dell'Ottocento la costruzione fu radicalmente rifatta dall'arch i tetto Gaetano Faroni, assumendo un aspetto neoclass ico; sulla facciata furono posti sci medaglioni di ce lebri personaggi. fra i quali lo stesso Beccaria. Al n. 16. quasi di fronte al pala zzo Cusani. la casa Trotti. ora rimaneggiata, il cui vestibolo aperto su un amp io giardino era s tato progettato da F rancesco Croce.

Al n. 10. in granito rosso e «cornetto ne )) la casa Bellotti. modello di arte neoclassica applicata in modo pratico e senza pretese di lusso ad una dimora borghese. Edificata a tre piani negli anni 1819-21 dall'architetto Gioachino Crivelli per Felice Bellotti. letterato e poeta accademico amico del Monti e del Foscolo e traduttore di classici greci. fu la prima costruzione milanese ad avere le griglie scorrevo li nello spessore del muro. Ai nn. 12 e 14 il palazzo Citterio - diviso in due parti soltanto in epoca recente - una « casa da nobile )) settecentesca nei modi del ba·rocchetto. che dava tono alla contrada anche per la fama dei suoi proprietari. dato che. agli inizi dell'Ottocento. pare fosse della Langravia Fi.irstenberg. li cortile. a portici su due lati. si apriva su un giard ino . conservato ancora oggi. vasto e folto di piante antiche. Fra il palazzo Cusani, cli cui parleremo in altro capitolo, e la casa cli Pi o IV sorgeva anticamente in via Brera la chiesa di S. Eusebio, nella quale la famiglia Cusani aveva una tribuna. comunicante con la propria dimora. Ricostruita da Federico Borromeo sulla pianta di un edificio sacro più antico ri salente, seco ndo alcuni, a re Desiderio. essa conteneva alcu ne cappelle gentilizie degli Archinti e di patronato dei Sarazzoni. Non più officiata in segu ito alle soppressioni giuseppine, distrutta nei bombardamenti del 1943. s ulla sua area venne cretto un palazzetto. allineato col palazzo dei Cusani. adorno in modo leggero alla maniera del barocco teresiano. Seguivano, di fronte a ll'Accademia. il non ultimato palazzo di Pio [V e il palazzo Simonetta, due edifici oggi scompars i vittime delle incursioni aeree e sostituiti, col sacrificio del gia rdino retro stante, da costruzioni modern e, che racchiudono un'are a aperta suirabside della chiesa di S. Carpoforo. Il primo sorse. riducendo a sette metri la larghezza della contrada. per desiderio di Giovanni Angelo de Medici - assunto al trono

La facciata del la c h ic~a di S. Maria in Brera, esegui ta nel 134 7. crn.tituiva con la sua facciata a li,toni di marmo bianco e nero. lo sfondo della attuale piauetta di Rrera: tale fronte nd 1809 fu demolita e intorno alla piazzetta ,i continuò il disegno richiniano del pa lu10 di Brera. mentre l' interno de ll a c h iesa fu co n glo h ato nell'ed ific io. Mila110. Ci1·ica Raccolta delle Swmpe A. Berwrelli.' pontificio col nome di Pi o I V - su disegno del suo a rchit e tto preferito. Vincenzo Seregni. che. pur c hi amato a R oma per lavorare alla fabbrica di S . Pi etro. «civ ibus sen ire maluit ». I l 22 gennaio 1565 il Seregni e l'in geg nere Bern ard ino Lonato diedero inizio alla costruzio n e. appaltando il materiale nece ssa rio. ma il 6 dicembre Pi o I V improvv is a m e nte m o riva e la fabbri ca rim ase incompiuta. Essa fu tuttavia opera di linee sq ui site nei puntuali part ico lari propri di un arc h it etto che e ra a nc he sc ultore ispirata a i modi dell'Ale ss i All a fine del Settecento il palazzo \'enne incorporato alla att igua dimora dei S imon etta. divenendo di propri e tà dei Castelbarco. pe r poi passare n e l 1865. trasformato in edific io di aspe tto comu n e. ai Gonzales. Sorte somigliante ebbe il palano dei Simonetta. di sce nd en ti da Cieco, il famoso seg retario e cancelliere ducale di Francesco e Galeazzo Maria Sforza. L a faccia t a si presentava in un d eco roso barocco con p o rta le a linee spezza t e e finestre con cornici a s tu cco. Nell"Ottocento i due edifici riuniti os pit a rono un ra m o dei Castelbarco. che vi conservarono prezio se racc o lte d 'a rt e : e v i abitò anc h e la giova n e Cristina Tri vulzio futura principessa Be lg ioio o. con il patrigno Alessandro Visconti d'Aragona. La casa e ra fre quent a ta dal mu s icis ta Vincenzo B e llini . che fece. proprio nelle sa le di questo palaz70, le s u e prim e comparse in società.

Ma il vero protagonista d e ll a contrada di Brera è se n za dubbio il palazzo dell'Accad e mia, con la chiesa di S . Maria. palazzo cui sono legate le cro nac he dell'Ordine de g li Umiliati.

Secondo la t radiz ione nella Brera del Gu e r c io, dove nel I 159 sarebbe morto i l beato Gi ova nni da Meda . fondatore del Terzo Ordine, e ra so rt a la casa di Brera . la casa-madre degli U mili a ti. che, inclusa n e l gi r o d e ll e mura comunali già ne l 1171. nel secolo XIII eb be titolo di prepositura. L 'ord in e degli

Umiliati. nato. in base agli studi più recenti. intorno al secolo Xl da un moto sim il e a quello dei Valdesi. riuniva persone le gate da comuni idee e dalla foggia degli abiti grigi; a causa di questi ultimi vennero chiamati anche Berrettini della Peniten za. Essi pur dedicandosi a penitenze, digiuni e preghiere formarono una comunità di uomini e donne che vivevano del loro lavoro, organizzati in una vita semimonastica e divisi in tre ordini - chierici, laici. coniugati - occupandosi in modo particolare dell'arte e delrindustria della lana. La comunità che nel corso dei secoli crebbe in agiatezza e decadde nella disciplina dell'umiltà e della espiazione, fu abolita da S. Carlo con bolla di papa Pio V il 7 febbraio 1571. Secondo lo storiografo Giulini. la attigua chiesa di S. Maria di Brera fu costruita nel 1229. mentre la facciata, listata di marmi bianchi e neri con portale prez ioso eseguito da Giovanni di Balduccio da Pisa. fu eseguita nel 1347. L'interno della chiesa. rimaneggiato nel 1570 e alla fine del XVTIT secolo. era ricco di opere d'arte.

I n seguito alla soppressione dell'Ordine degli Umiliati il convento venne ceduto alla Compagnia di Gesù, per istituirvi un collegio di educazione da loro diretto. Divenne così necessario progettare una costru z ione aderente alle nuove necessità , e nel 1591 si diede inizio ai lunghi lavori, secondo il progetto di Mart i no Bassi. Esso fu poi ampiamente elaborato da Francesco Maria Richini nel 1651, così da dare un aspetto monumentale al pala zzo e all'imponente cortile a due ordini di logge con archi su colonne binate. Vi lavorarono in~s'eguito anche il figlio del Richini, Gian Domenico , il Quadrio e il Ros so ne. ma, malgrado l'impegno di tutti. ancora nel 1686 le opere non erano ultimate, né fu dato ai gesuiti di vederle compiute quando dovettero lasciare l'ed ificio nel 1772 per la soppressione della Compagnia di Gesù. Nel palazzo di Brera rimasero però la maggior parte delle istituzioni già insediatevi, la

Biblioteca. l'Osservatorio Astronomico e le «Scuole di Brera » . nelle quali conversero le Cannobiane e le Palatine. e dal 1776 l'Accademia di Belle Arti e la Società Patriottica. Con le scuole Palatine traslocò nella nuova sede. come docente di esse, anche Giuseppe Parini che. oltre ad insegnarvi. dimorò in quc1ttro stanze site verso l'Orto Botanico. fino alla morte. avvenuta il 15 agosto 1799. Tra il 1776 e il 1784 il palazzo ebbe finalmente compimento. con l'ingresso principale verso via Brcra e il grande portale disegnato dal Piermarini. l'architetto che nella nuova Accademia teneva cattedra di architettura. Nel 1809 si procedette alla demolizione della fronte della chiesa di S. Maria di Brera. per continuare attorno alla piaz1ctta il disegno del Ri chini. mentre il suo interno venne conglobato ncll"edificio.

[I palazzo di Brera. come è noto. si presenta con una fronte di ampio s"iluppo orizzontale. a soli due piani. ma di gra nd e a lt ezza. in nudo mattone con finestre contornate da cimase di pesante aggetto. mentre il portale appare. nel confronto. freddo e sco la stico. Il cortile a due piani. con arcate del Richini. rappresenta l' esempio perfetto del cortile lombardo; nel centro vi domina il Napoleone di Antonio Canova. fuso in bronzo ai primi dell'Ottocento dal Righetti.

L'attuale via Brera si trovava proprio al confine di porta Cumana (poi Comasina). una tra le sci porte maggiori della cerchia ant ic a. da cui s i dipartiva l'arteria romana che si dirigeva verso Como c. at tra verso le Alpi. conducèva in Germania e da cui passava il traffico per l'alta Lombardia. Sul ponte della via Comasina della ci nt a romana detto « Pon te Vetero» si teneva il mercato della paglia e del fieno e in seguito quello di «verdure. pesci e alt ri commestibili». mercato di cui si consena memoria nel toponimo di via Mercato. Lo stradone, chiamato borgo di porta Comasina - ora corso Garibaldi - in epoca medioe\'ale aveva quel carattere popolare che conserva tuttora. abitato da molti forestieri. per lo più brianzoli. che venivano a Milano per lavori stagio na li . Esso si trovava all"incrocio con la via P ontaccio. dal ponte che sca,alca,a il fo~sato presso la porta Comasina della cinta cli mura medioevale. Dal Ponte Vetero ai bastioni sorgernno tre chiese importanti: S. Maria del Carmine col suo chiostro a colonne di seriao e i giardini retro~tanti. alla quale si giungeva dalla contrada di Brera attraverso una stretta via sul fianco sinistro di palano Cusani. Di impostazione gotica lombarda att ribuit a a Pietro Solari. con successivi rifacimenti. essa presenta ora una facciata di imitazione. opera del Maciachini (1880): S. Simpl iciano: S. Maria I ncoronata e la antichissima (a. 713) e modesta chiesetta di S. Carpoforo. ora sconsacrata. di cui si vede l'abside in un giardino sul quale guardano due edifici moderni di via Brera. la Dalmine e la Bembcrg. Nel medioevo vi erano nella zona tre ospedali, di S. Simpliciano. di S. Giovanni e di S. Benedetto. Al Pont e Vetero si incontravano la contrada dell"Orso. che aveva preso il nome da «illi de urso » . una famiglia che vi abitava: la cor~ia di S. Marcellino (prosecuzione della via Brol etto, a partire da S. Tommaso). che prendeva il nome dalla parrocchiale omonima demolita nel seco lo XV III e via dei Cusani dal nome delrantica famig li a che. come vedremo. anticamente abitava appunto vicino al Caste ll o tra Ponte Vetero e foro B onaparte. aveva sepolture in S. Maria del Carmine ed era sotto la giurisdiLionc della parrocchia di S. Prot aso in campo. dopo la distruzione di S. Mar ce llino.

La famiglia Cusani

Lo s t emma g.entili7io dei Cusani: uno sc ud o di ci nqu e punti d·oro equipollent i a quattro di ve rde. sormon tato da un cimie ro co n un g u erriao tenent e co n la destra una spada (;,imbo lo delrorigine g uerr i era) e con la ~ini s tra una b i lancia (emblema della giust i 1.i ,1 e dcll"cquità ). li motto: «S ic agc ne tim e~~». Dallo Stemmario del Si toni di Sco1.ia. 170:'-. Milano, Arch ivio di Swto

Fu una delle più cospicue casate del patriziato milanese, imparentata con le più note famiglie lombarde. r suoi membri si fregiano dei seguenti titoli : patrizio milanese , marchese di Chignolo. s ignore di Sesto Ca lende e Campo Rin a ld o. consignore di Somma, Crenna e Agnadello . [I loro nome ricorre spesso nei secoli tra gli esponenti delle primarie car iche cittadine. amministrative. militari , g iudizia ri e, ecclesiastiche.

Alla Chiesa i Cusa ni diedero due beati , Francesco ( t 1468). aba te dei Gerolamini e P ao lo (t 1502), priore del monastero delle Grazi e : e due cardina li , Agostino I (1512-1598) c h e, a mico di S. Carlo. partecipò attiva m e nt e al Concilio di Trento, e Agostino Il ( 1655-1730), vescovo di Pavia e abi le ambasciatore, il personaggio più illu stre. La famiglia Cusani, molti dei cui m e mbri militarono nell'Ordine di Malt a, raccolse in un ramo le eredità e i cognomi d e i Bott a. degli Adorno e dei Visconti e si estinse nel 1936 , lega~ndo il castello di Chignolo P o appunto a ll ' Ordin e di Malta: n e ll'altro ramo le eredità e il cognome dei Confalonieri, ed è ancor oggi vivo. L 'a rchivio di famiglia, depositalo nell'A;.~hivio storico civico di Milano , andò distrutto per cause belliche. Lo stemma gentil izio dei Cusan i ara ldic amente s i presenta con lo sc udo di cinq u e punti d'oro equ ipollenti a quattro di verde .

Il molto dei Cu,ani «Sic age ne 1imea~ • compare in un particolare dell'affresco scoperto nel 1953 (t1ui in una foto prima del distacco e del rc~iauro) e ora collocato nel ~tlone d'on ore del palavo Cusani . Anche la ~pada e la bilancia nelle ma111 dei pullini sono rifcn111..:m1 allo stemma del ca,,110. con tip ico allegorismo barocco. Milano. Archfrio della Soprùuendl'!l:a ai heni ambienwh e arcJ1ùe11omn della / .o mbardw sormontato dal cimiero con un guerriero vc<;tilo di bianco e cinto di rosso l'elmo piumato di tre penne - di rosso, d'azzurro e d'argento -. tenente con la destra una spada - simbolo dell'origine guerriera - e con la sinistra una bilancia - emblema della giustizia e dell'equità. La loro divisa: Sic age ne timea'- . Molto ,;i è scritto sulla origine della famiglia. Alcuni la ritennero originaria della Calabria. altri proveniente dal castello di Cu!-.a in Germania. e altri ancora. come Goffredo da Bussono, la reputarono oriunda cli Capua. « Cusani ex Capua cum Romanis ut iudices ad gubernium lnsubriae missi a Publio. praefccto Ioviniani impcratoris anno 363 » . Secondo Volaterano «Cusana gens campana censenda est a Cusano fluvio, qui Vulturnum influir. hacc gen'> s uperb a bonitate agrorum. salubritatc acri-, ac pulchritudine regionis. Quare gentcm Cw,anam quoque cum Romanis huc confluxi,..,e. magnitudo animi, quae ad huc in eis conspicitur. fidem facit». Ma forse. più se mplicemente. essi deri"arono il loro nome e la loro origine dall'antico borgo di C'usano. presso Milano. Certamente dal ramo principale di Milano s i d ipartirono varie diramazioni. verso Cre m a. T orino. Vercelli. P arma: ma anche vcr"o il F riuli. nella Marca Tre, igiana. nel piacentino. in Campania e in Abruzzo. tanto che vi sono ancora oggi in varie regioni terre e ca<;telli co n questo nome. che dimostrano l'importanza e la diffusione de ll a stirpe. Secondo la tradizione degli antichi cronisti. la famiglia Cusa ni ebbe come capostipite un ce rt o Bc ll onus, possi d ente. c i tato in un atto dell'a r civescovo di Milano del 1098 . !-.eguito dal figlio Gotefrccl us ( J 116) e quind i da R inard u -. ( 1150). da Giovanni ( 1248 c.). gran maestro dell'Ordine di Malta. da Baldicionus (127:1 c.). capitano milanese combattente nella guerra tra reggiani e parmigiani. Guido ( 1281 c.) . di parte guelfa. è citato dag li storiografi sforzeschi Calco e Cario. perché. oltre a far parte del gruppo di nohili eletti per riformare gli statuti della città di Milano. fu implicato nella congiura. poi sventata, ordita per ricondurre al potere i Torriani. che avevano ceduto ai più forti Visconti. I figli di Guido furono Algisio. giudice e console di Vercelli ( 1336). poi dei Xll di Provvisione di Milano e Oldofredo - a differenza del padre di fervente parte viscontea - gentiluomo cli Galeazzo e di Azzone Visconti: di quest'ultimo fu. tra l'altro. ambasciatore presso i papi per ottenere !'assoluzione alla scomunica che aveva colpito il signore e i sudditi per aver sostenuto il partito imperiale. Ancora nel XIV secolo ricordiamo Ubertus. Rizarclus, Gulielmus, che furono tra i consiglieri e decurioni della città. Antonius e Cristophorus ( 1385). membri ciel Collegio dei giureconsulti , eletto il secondo nel 1406 e 1409 tra gli incaricati di vigilare la fahbrica del Duomo. Soltanto con il fi!!lio di Cristoforo. Antonio. si entra però nel campo della documentazione storica. Nato nel 1384, Antonio fu membro insigne del Collegio dei fisici e medico personale di Filippo Maria Visconti. quindi protofisico di tutto il ducato e rettore dell'Università di Pavia. Giacomo, uno dei figli di Antonio. nato nel 1418. ebbe un posto importante nelle vicende cittadine: giureconsulto. fu consigliere cli Filippo Maria Visconti e, durante la Repubblica Ambrosiana, oltre che amhasciatore. venne eletto tra i Capitani e difensori della lihertà: altre cariche. fra cui quella di memhro del Consiglio segreto. ebbe con Francesco Sforza e Galeazzo Maria. Mori nel 1483.

È accertato che sino alla fine del Quattrocento i Cusani si andarono sempre più frantumando in diramazioni secondarie senza riuscire a raggrupparsi in una unità salda e potente: ma a quest'epoca intervenne un fortunato evento. l'eredità del feudo e del castello di Chignolo Po. che fece dei Cusani una famiglia unita e soÌida dal punto di vista patrimoniale.

La terra di Chignolo. che era stata costretta a subire per molto temp..o gli umori delle lotte politiche fra i duchi di Milano e i signori delle terre vicine, vantava una antica tràdizione. legata. g ià dai primi anni del secolo X I (1009) ad una nota famiglia milanese, i Pusterla. che l'ebbero in feudo fino all'epoca viscontea. Verso il 1385 Chignolo entrò a far parte dei domini di Gian Galeazzo Visconti, poi ritornò brevemente ai Pustcrla. finché Filippo Maria Visconti lo concedette definitivamente in feudo ai Federici. in cambio di segnalati se rvigi. L'investitura fu confermata a nche dagli Sforza e n'él 1-PR Ludovico il Moro accordò a Giovanni Stefano Federici il permesso di dividere il feudo tra le due figlie femminè Beatrice e Bianca Maria. Morta quest'ultima. B eat rice. vedova del patriLio milanese Luigi Arcimboldi e moglie in seconde nozze ( 1490) di Gerolamo Cusani. g iureconsulto e consigliere ducale e segre to , ottenne dopo alcune resistenze degli credi, anche l'altra metà del feudo. Chignolo Po passò così alla fine del XV secolo ai Cusani. per mez zo di Beatrice Federici. Rip et ute conferme ducali durante il secolo XVI ne sancirono il possesso, finché Agostino Cusani (1592-1640). con decreto del 1621. ricevette il titolo di marchese di Ch ignolo con riserva per gli c redi . al ~olo primogenito. A Chignolo e al suo castello per quattro secoli e mezzo. fino a lla loro estinzione. i C u sani dedicarono co sì ogni cura. vi eressero ch iese. conventi e istituti di beneficicnza. ne curarono la terra e il castello. tanto che furono sempre ben accetti dalla popolazione. La trasformazione dell'antico forti lizio in un confortevole maniero fu o p era del car din ale Agostino Cusan i (1655-1730). , escovo di P avia. uno dei più insigni c~ponenti della casata. Molti furono i Cusani. nei vari ra mi in cui s i sudd ivise la famiglia. che occuparono nello svolgersi dei secoli, come abbiamo d e tto. ca rich e di notevole riliev o nel governo e nell'amministrazione della città. nella milizia eccles iastica e nei collegi professionali. Sarebbe qui troppo lungo e non pertinente tracciarne un quadro completo: limiteremo così la segnalazione a coloro che fecero parte del ramo prìncìpale della famiglia e che .,i occuparono in modo particolare d el palazzo Cusani dì vìa Bre ra. Lelio. figlìo di Otta, iano e di Lucre?ia Lampugnano (morto ante 1606). ebbe una vita avventurosa. Condannato al bando nel 1595 per o micidio. egli ebbe i suoi beni seques trati dal senato. ìnsieme a quelli del fratello Gerolamo ,uo complice: fu inoltre diseredato dal padre per a, er attentato ai paterni granai alla testa dei propri bravi. Glì fu anche. come , •edremo. confi,cata la casa in parrocchia S. Marcellino. Malgrado i tras,corsi. net 1598 fece parte del corteo di ,enti nobilì Ca\'alieri che ricevettero Margherita d'Austria. spo,;a di Fìlippo III di Spagna. al .,uo ing.res.,o in Milano. Lelio nel 1579 sposò Giustina di Carlo Barbiano di Belgioioso e di I ppolita. figlia unica di G.B. Viscontì. Gìustina rice,ctte dall'eredità della madre alcuni importanti possedimenti nel territorio e.li Belgioioso e la terLa parte dì metà della Signoria di Somma Lombarda: nel 1606. come vedremo. dal padre essa ereditò anche il posses~o del fondo situato in contrada di Brcra. proprictù sulla quale in seg uit o sorse il palazzo Cusani attuale. Giustina mori nel 16 17. la~ciando al primogenito Agostino il patrimonio di famig lia.

Agostìno (1592-1(1-4<)). prìmo appunto deì cinque figli di Lelio e di Giustina. cop rì importanti cariche cìttadine e. tra l'altro. fu uno elci L X decurioni nell'anno 1633: creato marche.,e di Chignolo nel 1621. eg li pose tutte le sue cure a far rifiorire il nome della casa t a - prostrata dal disordine e dalle cause nell'interno della famig lia e con il fiscoacquistando a preni irrisori , aste tenute in Chignolo e in altri luoghi e imprimendole que l tono fastoso e signorile che i suoi s u ccessori ,eppcro colti, are e mantenere per molto tempo. Agostino ampliò le proprietà della famiglia anche nella contrada di Brera presso la chiesa di S. Eusebio. chiesa nella quale i Cusani da questo momento e per molti anni ebbero una tribuna che comunicava con la propria dimora . Eg li sposò Giovanna Visconti che. figlia unica, portò una ricca dote e il diritto al cognome Visconti con tutti i privilegi di Somma e di Agnadello e dei patronati di Motta Visconti e Somma.

Alla morte di Agostino la primogenitura passò, per volere della vedova, a Ottavio (1633-1678). che ebbe importanti incarichi nell 'esercito di Filippo lV di Spagna e nel governo di Milano. Tra i dieci figli di Ottavio fu Ferdinando (1652-1709) ad avere la primogenitura. Egli abitò nel palazzo in contrada di Brera in parrocchia S. Eusebio, e coprì la carica di questore del magistrato ordinario: morto senza eredi maschi. istituì una primogenitura a favore del ramo del fratello Luigi (1658-1713). Quest'ultimo, quando Ferdinando perdette la spera nza di avere figli maschi. chiese ed ottenne di esse re sciolto dai voti dell'ordine Gerosolomitano. Uscito così dalla religione di Malta. egli contrasse matrimonio nel 1703 con Isabella del conte Giuseppe Besozzi e divenne capostipite dei due rami della famiglia Cusani, i Cusani Visconti Botta Adorno e i Cusani Confalonieri. Nel 1709, alla morte del fratello primogenito Ferdinando, Luigi ebbe una lunga lite con l'altro fratello. gene rale Giacomo (1660-1730). per l ' eredità dello z io Gerolamo. nella quale era compreso il palazzo di via Brera, lite che durò, senza essere composta. fino alla morte di entrambi. Gli eredi. i figli Gerolamo e Carlo. furono dal padre affidati in tutela al proprio fratello cardinale Agostino (1655-1730). che. come abbiamo detto. si preoccupò, tra l'altro, di restaurare il castello di Chignolo e di sistemare il palazzo in contrada di Bre ra. Gerolamo (1705-1770). educato con molta diligenza dallo z io card inale. ricopri anch'egli caric h e importanti nella città e fu memhro di alcune ambascerie. rinuncia, ed irrevocabile donazione fra vivi a favore del medesimo » ... « nominativamente di ogni sua sostanza e ragione di qua lu nque natura e per qualsivoglia titolo ad esso lui spettante, e pervenuto ed ovunque situata, compresa la mobiliaria, ed ogni altra indistintamente, e senza eccezione, e compreso qualunque aumento di sostanza in futuro verificabile a favore dello stesso sig. donante », oltre a tutti i crediti in sospeso.

/\gos1ino Cu~ani. c realo cardinale il I X magglll 1712. affidò al Ruggcri la co~1ru1ione della focc1ata del pala110 e ne arricchì tra l"ah ro gli i nt ern i con gli aff resch i del Rnrroni /11,/an o, Cil·ica R11ccolw delle Stampe A. Berwre/li.

Alla sua morte il figlio Ferdinando ( 1737- 181.5). occupò un posto di ril ievo nella Milano austriaca. decurione. giud ic e delle strade. ciambellano dell'imperatore e del governatore ( 177 1 ). Ferdinando partecipava attivamente a ll a vita di corte. t a nto c he quando \enne e dificato il teatro alla Scala (1776). per co mpi acere l'arciduca fece aprire a proprie spese la contrada di Santa Radegonda. do\e aveva delle propri e tà. in modo da accorciare agli equipaggi di corte il tra g itto dal palazzo reale al teatro. La vita sfarzosa del m o mento lo ,timolò a restaurare la s ua casa in contrada di Brera. rendendola degna della <,ua posizione sociale a corte. Egli diede così incarico al Pi ermar ini nel 1773 di eseguirne la facciata intern a. arricchendola poi con un magnifico giardino. li palano. risplendente nella sua cornice definitiva. fu lu ogo di incontro per la nobilt à milane se e per ospiti illustri. come il P ar ini . e sede di recite. balli e feste. Tale restauro e la vita dispendiosa che condusse inta ccò il <,uo p a trimonio in mod o ragguardevole. per cui. occupata Milano dai francesi. eg li preferì seguire con la moglie Claudia Litt a. sposata nel 1765. il governatore a Vienna. dimorandovi finché un decreto napoleonico non lo c ostrinse a tornate in patria. pena la confisca dei beni. I suoi titoli di nobiltil gli furono riconfermati nel 18 15. p oco prima della sua morte . Ferdinando Cusani fece una «g enerale donazione » dei suoi beni il 23 dicembre 1805 al figlio primogenito Lui gi. come risulta dal rogito del notaio milane~ e Antonio Mantica. F e rdinando. infatti. « mosso da sua spontanea liberalità. volendo premiare "la sagg ia e comcndevole condotta" dc I di lui figli o emancipato sig. Lui gi. nonché dimostrare la stima. e cordiale affetto. che nutre verso di esso. ha deliberato di passa re atrinfrascripta cessione.

Il primo gen ito dei cinque figli di Ferdinando, Luigi (1769-1836), cavaliere gerosolomitano e ciambellano imperiale, roso dalla passione del gioco alimentata dai giochi d'azzardo che s i tenevano nei ridotti del teatro alla Scala a Milano, continuò la sua vita dissipata anche a Roma, dove soggiornò a lungo dopo il suo matrimonio con Annamaria del marchese Gerolamo Lepri. Forse costretto dallo -sperpero delle sue sostanze, ma anche spinto dalla nuova situazione economica che si era creata con l'av vento della dominazione francese, Lui gi Cusani vendette la parte più prestigiosa del suo patrimonio , il palazzo di via Brera avuto in dono dal padre al demanio del R eg no d'Italia, la v ill a e il fondo di Desio all'avvocato Traversi e la tenuta di Zagonara nel territorio di B elgioioso. Il figlio di Luigi,~ Francesco (1798-1859), nato a Roma, alla morte del padre si stabilì a Milano, dove acquistò una bella casa presso S. Romano . A lui si deve la costruzione di una importante filanda di seta n e l territorio di Chignolo, filanda che portò notevoli vantaggi economici alla zona.

Egli sposò Clementina, del marchese Luigi Botta Adorno e di Teresa Beccaria, che, erede della casata, ne portò ai Cusani i cognomi paterni e le sostanze.

Da Carlo (1705-1784), fratello di Gerolamo e sposo di Barbara Maschera, dissoluto e scialacquatore, nacquero quattro figli, dei quali sopravvisse soltanto Cesare ( t 1818). Quest'ultimo, avviatosi alla carriera

Il marche se Fe rdinand o C u sa ni risulta aver ve rsato in var ie riprese al Pi e rmarini. a partire dal 1773 alc un e retribuzioni - accuratame nte annotate dalr a rti s ta - allribuibili ai progeu i della faccia ta in te rna del cortile principa le di palazzo Cusani. nonché della villa di D es io ora sco mparsa. Foligno. Bibfioreca Comunale.

Personagg I Della Famigl I A Cusani Che Si Occuparono Del Palazzo

Ottaviano (t 1583) m.

Lucrezia Lampugnano I

L elio (t ante 1606) m.

Giustina Barbiano di Belgioioso (f 163 l) I

Agostino ( 1592-1640) m.

Giovanna Visconti I

Ottavio (1633 - 1678) m.

Margherita Biglia

Agos t ino ( 1655-1730) cardina le, tu tore de i nipoti

Gerolamo e Carlo

Ferdinando ( 1652- 1709) m .

M aria Vittoria Strozzi tre femmine I

Gerolamo ( 1705-1770) m.

Giuseppina de Silva I

Ferdinando (1737-18 15) m.

Claudia L itta I

Luigi (1769-1836) m .

Annama r ia L epri I

Francesco (1798-1859) m.

Luigi (1658-1713) m.

Isabella Be sozzi I

Carlo (1705-1784) m.

Barbara Maschera I

Cesare ("!- 1818) m.

Maria Teresa B rivio Confalonieri al Regno Italico) I

(alienò il pala::o nel 1808

Carlo (1781- 1855) m.

Bianca Visconti I

Francesco ( 1802-1879)

Clementina Botta Adorno autore della « Storia di Milano » degli impieghi statali, sposò Maria Teresa. del marchese Pietro M. Brivio e di Marianna Confalonieri. Mortagli la moglie in giovane età di parto, Cesare, per una serie di fortunate circostanze, ereditò un ricco patrimonio sia da parte del padre che della madre della moglie,patrimonio che ben presto dilapidò - e il cognome Confalonieri da aggiungere al proprio. Nel 1802 durante la Repubblica italiana ottenne per due ann i il posto di viceprefetto di Lodi. Tra i figli di Car lo, figlio di Cesare, nacque Francesco ( 1802-1879), autore della «Storia di Milano » in sette volumi, nella quale egli delineò con acutezza, tra l'altro, le vicende della società lombarda durante le dominazioni spagnola e austriaca. Fr ancesco morì nella casa paterna di Carate Brianza. Non è fac ile stabilire le dimore dei Cusani nel corso dei secol i , specialmente per i tempi più remoti, anche se possiamo constatare, in base alla documentazione fornitaci dal Calvi, che già nel secolo X I V molti di essi vissero in porta Comasina parrocchia S. Marcellino, probabilmente nello stesso edificio. Essi furono Guidetto di Ube rt o (1346) e An tonio di Guidetto (1385); Lanfrancolo di Zanno, Rizzard o di Zanino (1388 c.) e Ambrogio di Zanino (1395 - 1434); Giorgio di Cristoforo (1415) e B a ld assare di Cristoforo. medico (1404-1423), Giorgio di Cristoforo (1430): Gianeberto di Antonio (1427) e Nicolò di Giancberto ( 1474) ; Protaso (1447) e Giacomino di Pr otaso (1474), Baldassare , Agostino e Cristoforo di Pro taso ( 1470): Elisabetta ( 1571).

Gio. Pi etro di Giacomo, morto nel 1525, ve nn e in possesso della casa della madre Enrica Casati, situata anc h 'essa in porta Comasi na parrocchia

S. Ma rcellino, dove visse anche Gerolamo (t 1527)

È questa la dimora che, secondo i cronisti, diede il nome alla via dei Cusani. Così è probabile vi risiedesse nel 1618 Ottavia. figlia di Ottaviano e di Lucrezia L ampug n ano, che viveva nella casa grande abitata da s uo padre. Risulta poi che, intorno al 1595, L elio cli Ottaviano. che aveva abitato in via Rugabella in porta Tosa, nelle vicinanze della chiesa cli S. Vittore e . in segu it o, nella parrocchia S. Eusebio in porta Nuova, possedesse col fratello una casa da nobile in parrocchia S. Marcellino presso il Castello - probabilmente la stessa di Gio. Pietroche fu confiscata e dopo essere stata st imata in lire imperiali 60,371 e so ldi 10. venne venduta a Cesare Brivio del fu Sforza, a lire imperiali 66,500.

Nel 1385 il giureconsu lto Cristoforo, del ramo di Vercel li. ebbe in eredità e come dote della moglie una casa da nobile in parrocchia S. Protaso ad monacos , oltre a beni in Sesto San Giovanni. dove pare vi fosse la tomba di famig lia.

Nel 1383 Maffiolo cli Guidetto abitava in porta Comasina parrocchia di S. Prot aso in campo; e così pure Giovannino di Francescolo ( 1405) e Giovannino di Giovannino (t 1484). Con Agostino (1592-1640). c h e ereditò dalla m adre il fondo in con t rada di Brera, i Cusani ciel ramo principale vennero ad ab it a r e in porta Comasina parrocchia

S. Eusebio. Ferdina nd o di Ottavio ( 1652); L uigi ( 1658), che convisse con lo z io Gerolamo; Agostino di Ottavio ( 1655); Ferdinando di Gerolamo (1737-18 15); Lui gi di Ferdinando, che dopo aver vend uto il palazzo. visse in parrocchia S. Marco e quindi in parrocchia S. Ambrogio.

Abbiamo n otizia di a ltri Cusa ni , che dal secolo XV al XV III ab it arono in varie al tr e contrade della città , ma non è qui la sede per enumerar li.

II palazzo Cusani

Le vicende della proprietà

In via Brera, agli odierni numeri civici 13-15 (anticamente n. 1577) si trova il palazzo Cusani, sede del 3° Corpo d'Armata. La successione degli avvenimenti, che portarono a costituire la proprietà Cusani in contrada di Brera, si può seguire attraverso alcuni documenti conservati nell'Archivio di Stato di Milano. Intorno alla metà del XVI secolo, infatti, e precisamente il 18 novembre 1541, il rettore della chiesa di S. Eusebio in contrada di Brera stipulò con un certo Giampietro de Porrinis de Arona un 'investitura livellaria su un fondo situato in porta Nuova, presso la parrocchia di S. Eusebio per 50 lire imperiali. Dopo aver eseguito parecchie migliorie a tale fondo Giampietro de Porrinis mori, lasciandone in eredità l'utile dominio e le migliorie a Tomaso de Magnis, abitante in porta Orientale parrocchia S. Vito in Pasquirolo. Tomaso vendette a sua volta l' utile dominio. la naturale possessione e le migliorie del fondo - confinante con la strada, con il conte Pietro F. Barbiano di Belgioioso e la chiesa di S. Eusebio - a Giampietro de Lupis, abitante in porta Orientale parrocchia S. Babila per lire imperiali 320. Questi si impegnò inoltre al pagamento del fitto livellario del fondo in questione in ragione di 50 lire imperiali annue, da versare alla chiesa di S. Eusebio. Tutto ciò fu concordato alla presenza e col consenso del conte Pietro

F. Barbiano di Belgioioso del fu Carlo, abitante in porta Nuova parro~chia S. Eusebio.

In seguito, con atto del 1° aprile 1557, il suddetto rettore della chiesa di S. Eusebio dichiarò di aver ricevuto dalla contessa Paola Taurella del fu Francesco, vedova del conte Pietro Francesco di Belgioioso - abitante in porta Nuova parrocchia S. Eusebio - e usufruttuaria testamentaria di tutti i beni lasciati dal marito , lire imperiali 62 e soldi 7, come completa soluzione del fitto livellario dei beni del suddetto Giampietro de Lupis, che ne era stato a suo tempo investito a nome del conte Pietro: uguale atto di fitto livellario risulta il 5 febbraio 1562. Il 14 giugno 1567 fu il conte Carlo Barbiano di Belgioioso del fu Pietro Francesco a pagare 200 lire imperiali per quattro anni di fitto livellario sul fondo. Il 18 settembre 1606, poi, il rettore della chiesa di S. Eusebio Michele Angelo Crescentino ricevette da Giustina Barbiano di Belgioioso del fu Carlo, vedova di Lelio Cusani, 50 lire imperiali, per completa soluzione del fitto livellario del medesimo fondo. Fu in questo momento, per mezzo dell'eredità personale della vedova di Lelio, che la famiglia Cusani venne in possesso della prima parte delle proprietà in contrada di Brera. Esse subirono poi nel tempo vari ampliamenti, a cominciare dal 10 giugno 1616 allorquando Agostino Cusani fu Lelio. feudatario di Chignolo, fu investito dal rettore della chiesa cli S. Eusebio Michele Angelo Cre scentino. « nomine locationis et ficti s implicis ad beneficìandum » di un fondo della chiesa. posto tra rabita.lionc del rettore e i possedimenti del suddetto Agostino - confinante con l'abitazione e con il « \ iridarium » di Agostino Cusani. con la casa del rettore e con la contrada di Brera - per tre anni rinnovabili. alla cifra di 42 ducati alranno. li 4 ottobre 1619 e l'I I settembre 1621 Agostino pagò ogni volta 100 lire imperiali per il fitto di due anni . Un successivo ampliamento delle proprietà risulta avvenisse. poi. il 4 settembre 1662. quand o il r e ttore della chiesa di S. Eusebio Gabriele Millione diede in fitto '>Cmplice alla marche s a Gi o vanna Vi s conti. vedova di Agostino Cusani. una casa vicino al palazzo dei Cusani per lire 180 annue. Altri documenti degli anni successivi. fino alla fine del XV HI secolo circa. attestano il pagamento di lhelli da parte dei Cusani alla parrocchia di S. Eusebio per case attigue alla « fabrica nuova di dello pallaz10 » Secondo la tradizione fu Agostino Cusani ( 1592-1640), che nei primi decenni del Seicento fece modificare le già esistenti costruzioni. trasformandole in un edificio più consono al nuo, o tenore di vita della casata. rifiorita a nuovi fasti per suo merito. Di tali mutamenti ignoriamo. però. i progelli e le planimetrie. Una veste più imponente al palazzo fu progettata poi dal cardinale Agostino (1655-1730). che, tutore dei nipoti. figli del defunto fratello Luigi. volle imprime re maggiore sontuosità alla dimora con la cos tru7ione di una facciata artistica. facciata che ancor oggi poss iamo ammirare. li cardinale Agostino no n aveva fatto che seguire le tendenze di quella società nobiliare milanese. che. s ul finire del Seicento e all'inizio del Settecento. nel declinare del dominio spagno lo, si trovava in una s ingolare pos izione di pri, ilegio. ma anch e di isolamento. Per questa ragione tale società s i era costruita regole di vita particolari, adeguate alla concezione del proprio potere, nell'intento di trovare una legittimazione dell ' autorità esercitata. cercando di circondarla di quell'aura di sacralità della quale erano investiti imperatori e sovrani. Quando poi nel 1673, durante il governo del duca di Ossuna, il contrasto tra il duca e la nobiltà toccò la dignità di quest ' ultima, essa non fu più disposta a tollerare la prepotenza del funzionario spagnolo; facendosi più acuto il dissidio, la lotta si manifestò in piccoli incidenti di cerimoniale che rivelarono il reciproco rancore, ma anche il forte sentimento di dignità delle famiglie patrizie milanesi. La galleria dei ritratti di famiglia appesi alle pareti dei saloni dei nobili palazzi non avevano soltanto , quindi, una funzione decorativa, ma volevano dimostrare la autorità della stirpe, basata sulle cariche ricoperte dai suoi membri, sulle parentele e affinità con altre casate illustri nel corso dei secoli. Alle stesse funzioni ri s pondeva il palazzo. dimora cittadina della famiglia, i cui membri avevano abbandonato le ville di campagna per vivere nella metropoli. Non è, infatti , soltanto per fasto che a Milano alla fine del Seicento sorsero alcuni tra i palazzi più imponenti, ma fu piuttosto celebrazione architettonica della gloria di ogni casata, che durò poi per molte successive generazioni. E tra essi ricordiamo il palazzo Annoni in corso di Porta Romana, il palazzo Arese in porta Yercellina e il palazzo Durini in porta Orientale, opera di Francesco Maria Richini; il palazzo Archinto in via Olmetto, il palazzo Spinola, oggi sede della Società del Giardino in via S. Paolo, il palazzo dei marchesi Cusani in via Brera e altri ancora. Essi si presentavano fastosi e solenni nello stesso tempo, in annonia col mutato tenore di vita dei loro abitanti, i quali, per i propri agi, come quelli delle ampie carrozze a cavalli venute testè di moda , acconsentirono pers ino a modificar e la planim e tria degli edifici. Essi fecero così s pesso aprir e cortili di se rvizi o a dibiti a rime sse e sc uderi e accanto al cortile principale ornato di portici , mentre i portoni ass un sero forme a rcu a te e profonde per agevolare le manovre dei veicoli. Qualch e volta per facilitarne l' e ntrata si sta bilì ad dirittura di arretra r e la fronte del pal azzo, ot ten e ndo , o ltre ad un a ma gg iore comodità, un più piace vo le e ffe tt o a rchit e ttoni co. I frequenti d ecessi, poi, provocati dalle p es tilen ze che a quel tempo colpirono ripetutamente in mod o vio lent o la città. co n sen tir o no a m o lti l'acquisto di propri e tà confinanti, offrendo la poss ibilit à di co mpl etare il propri o com pl esso edil izio con un vasto gia rdin o. Esso da va ampio r espi ro alle cos tru z ioni e nello stesso tempo faceva assumere un as petto co r eografico invitante alla par t e posteriore e intern a delle dim o r e patri z ie.

TI palazzo Cusa ni fu ancora una volta migliorato nella seconda met à del Settecento, da F e rdinando C u sa ni (1737-1815), che c ur ò l' arti stica sistemazione d e lla facc iat a posteriore e ide ò un gia rdin o tra i più famosi.

In seg uito alle vendite dei b eni ecclesiastici che avver'incro a Milan o durante la dominazi one francese, Ferdinando il 5 se tt em bre 1805 acqui stò all'asta dalla direzione dipartimentale d e l demanio per l'O lona - co m e s i legge negli atti d e l notaio Giamb a ttista Riva - «i l diritto dominio. c ivile possesso e d an nu o cano n e di L. 204.6.8 a carico d e llo s t ess o Cusani so pra la maggior part e della casa ex parrocchiale di S. Eu se bio di provenienza della parrocchiale s udd etta per il prezzo di L. 10.139.4. 3», e inoltr e con u g ual e atto «i l dir e tto d o mini o, civile possesso ed ann uo ca n o n e di L. 50 sopra parte d e l di lui pal azzo a ttiguo alla casa della p a rroc chia s udd e tt a per il prezzo di L. 2038.12.4». di Cesa re Castelbarco. Lo s te sso F erdi n a ndo , poi, con atti rog a ti dal notai o Antonio M a nti ca rinunciò a favore del figlio ad alcuni beni; il 12 dic emb r e 1805 «ha fatto vendi t a e da to in paga a l di lui figlio sig. Lui gi Cusani diversi heni s t a bili , mobili, etc. T ra gli a ltri stab ili avvi co mpr esa la terza p ar t e dei due p alc hi siti l'uno in teatro grande detto a ll a Sca la e l' a ltro il teatrino d etto alla Canobbiana»: il 23 dicembre 1805. «ha fatto ampia cessione e donazione di og ni sua sosta n za e ra g io ne di qualunque natura. ivi compreso il palazzo e case annesse, si ti su co nt rada di Brera e co ntrad a del Carmine». Ma il p a lazzo divenne ben presto troppo oneroso come dimora privata, soprattutto per Luigi Cusani ( 1769- 1836 ). notoriamente dedito al gioco. Esso venne così da lui venduto. unitamente al fondo e a lle costruzioni annesse. per L. 66.552.40. a n cor vivo il padre Ferdinando. al demanio del R egno It a li co, che vi installò il Mini s t ero della gu e rra . Cessato di esistere il R egno Italico nel 1814 per la caduta di Napoleone, il palazzo Cusan i divenne sede d e ll'l.R. Comando militare austriaco della L ombardia. E ta le rimase fino al 1859. salvo l'interruzione dell'insurrezione milanese del 1848 (marzo-agosto).

D all'« util e giornale ossia g uid a di Milan o per l'anno 1840 e 1848». che u sciva regola rm e nt e coi tipi di Giuseppe Bernardon i, possiamo vedere la composizione delrorga ni zzaz ione militare c h e aveva sede in quegli anni nel palazzo Cusani in contrada di Bre r a n . 1642.

È probabile che l'edificio ospitasse anche l'ufficio d e ll a più alta ca rica a ustri aca con se d e a Milan o. e cioè l'uffici o del m aresciallo R adetzky. governatore generale del L o mbardo -Ve net o. durante la sua permanenza a Mil ano, ma non abb iamo trovato documenti che confortin o la notizia tramandata per tradi z ion e orale.

D opo la seconda guerra di indipe nd enza. in seguito all'annessione della Lomb a rdia a l R eg no di Sardegna nel 1859, il palazzo Cusani divenne sede di

Barr icata eretta uurantc le Cinque Giornate de l 18-18 da,·anll :il palano Cu,;mi. ~cdc thd Comando generale austriaco Litografia del 1848 (di~. di F Donghi inc. di G Ronatti ). \f,/11110 IÌl'Ìca Raccolta delle Stampe A. Rerrarel/i".

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