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ORGANIZZAZIONE MILITARE .

I. R. CO '.UANDO lUILlTARE SUPEl\lORE IN ;lllLANO.

(Co11lrtrda di /!,·cm 16'12. )

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J Sil{IIOl"l

IJi Wallmorlcn-Gi111horn 8. E. il coutc Luigi, rnvaliere dcli' ordinr rli )larin Teresa , cavaliere di prima clnssc <lrll' ordine i111p. russo cli s. Anna in hrillauti, di seconda classe di qttcllo di s. Valclimiro, <· di tena dassc di q111'1lo di s. (.~iorgio, commendatore dell'ordine granhri•mmico del Ba gno, gr.111 croce d cli' ordine anno\crcse <le' Guelfi, dell'ordine reale s , ·cdcsc della Spnch, e degli 01·cli11i RR. sicilinni di ~nu Giorgio dclln Riunione, «li s. Frnlinnmlo e del ,frrit o, cavnlicrc di pri111n classe dcU' ordine reale prussiano d('II' A(p1ila rossa, e dcli' ordine del Merito militare consiul intimo ntluale di S. 1\1. L R. A. , V • generale di c;1va ll cria e propriC'lario d<'_I _regg11nento dei corazzieri mun. G-, com andante m1!1tarc del primo co'i·po d' ,mnata. .

Dc Woyciechowsky Giulio, cav. del!' onl. 1rnp. russo d\ s. Stanislao, maggiore a j11tantc del 1. 0 corpo d armata.

Hukowsky Gius eppe, ciipitano nel re~gimento fanti 1111111. 21, aiutante dd Comando 1111l1tarc .

Commissariato di guerra. I signori l\fo rawt' l 7. Gius e ppe, co11Hnissario di gn('rr l\ .

!'-ochcr Giuseppe , I. H. co,;sigli(' re, cav. dcli' 9rdi1~c pontificio d i san Gregorio il Grnnde, com1111ssar10 cli guerra e dircllorc d i cnnccll<'r ia .l<'ll' J. H. Comando m il itare.

C:O~IA!\00 MILITARE StPEl\10!\E.

A ggùmti. I s ignor i Srhluell Vincenzo, nobile dc Schlu<:ttenberg. I ,id1:11an11 Alessandro.

Accessista. Il signor

\Valzcl Giuseppe.

Spedizione. I signori

:\J alltcgazza Ercole, c.inccl li s ta di guerra Sch111idt Nico la, id em. \ Vurzingcr Fr.incesco, aggiunto.

Direzione delle sussistenze militari. I signori n e Stock nob. Francesco, intendente, direttore delle sussistenze militari nella Lombardia.

S c hneicler C:irlo, a ggiunto cli seconda cbssc. Zimmer Valentino, assistente di prima classe. il1aga:.:.ino delle sussistenze. I signori

Clausnitz Cristi,rno , agginnto e contabile. Sax Giovanni, assislcntc.

Magazzino dei letti. Il signor

Prrs slcr Eduardo, agginnto di seconda classe.

I. R. Cassa di guerra. I signori lhser Antonio , cassiere.

Ludwig Gustavo, ufficial e d i cassa e controllore. Otz Strf:1110, cancellista di guerra. '1agn(•r Ale ss.-indro, cancelli-sta di guerra.

I . IL COMANDO DI CITTA'.

(Con trada del M onte ùi Pietà 1596 -)

I signori

Di \Voyna conte F elice, cav di 2. 0 classe dell'ord ine i111p. rus so di Anna, cav. del R. ordine prussiano

Fa~tosa e solenne. la facciaca del palazzo C u~ani. opera del Ru ggcri. adempie alla tipica runzionc di celebrazione archi1e11onica del pre,1igio di un illustre ca~ato. propria dei palazzi milanesi del Set1ecento.

Comandi militari italiani. In particolare nel 188-k con provvedimento voluto dal ministro Ferrero. vi venne trasferito il Comando del 3° Corpo d'Armata. che era di stanLa a Verona. D a allora. eccetto i periodi durante i quatii fu mobilitato in zona di operazioni per even ti bellici, il Comando del 3° Corpo d'Armata vi ha mantenuto la sua sede. a nch e se dall'aprile 1945 al giug no 1957 assunse la denominazione di III Comando militare territoriale . Durante i mesi successivi alla Liberazione. vi ebbe dimora il Comando generale del Corpo Volontari della Libertà agli ordini del ge neral e Raffaele Cadorna.

Le 1•ice11de della fabbrica

Il palano Cusani. come abbiamo potuto dedurre dagli atti conservati nell'Archivio di Stato di Milano. sorse su una antica proprietà cinquecentesca. Esso fu successivamente ampliato nelle sue parti - sia ve rso la contrada del Carmine che verso la parrocchia S. Eusebio in contrada di Brera - con acquisti parziali, a cominciare dall'iniziativa di Agostino Cusani (1592-1640). cui spetta il merito di ave r per prim o abbe llito quella parte che rappresenta l'edificio odierno. Poiché non sono pervenuti fino a noi i progetti e le planimetrie della fabbrica, per ricostruirne, almeno in parte, le vicende archi t ettoniche, dobbiamo attingere ai cronisti milanesi se ttecenteschi e ottocen teschi , come il Lattuada, il Bianconi. il Bossi. il Ferrari o. ecc. - che ricordano il palazzo come degno di nota, inserito armonicamente nella success ione di dimore gentilizie, che si pr ese ntav ano nella contrada di Brera - e alle stampe dell'epoca.

La parte centrale della facciata del palaao Cu,ani. reali.na1a dal Ruggeri con un di~corso decoratho intessuto di clementi di demaLione borrominiana. nei due grandiosi portal i sovra,tati dalla ariosa clc)!anLa delle finestre. ~i risolve in particolare leggerena.

Per la parte interna ne ricaviamo invece una preci . a descrizione, ottenendola dai documenti ro gat i per la c;ua vendita nel 1808. La proprietà Cusani compariva nel cosiddetto catasto di Carlo VI (sec. XVIII) col numero civico 17, situata nella parrocchia

Facc ia ta in t erna ,ul g iardino del p,1lazzo Cu,ani. eseguiia i nt o rn o al 1773 da l Pi c rm a rini p er d es id e rio d , r c rd i na nd n Cu , a n i Di seg no or igina le nel quale si evide nz ia la di~t ribuzionc ri tm ica e ordinaw degl i clementi decorati, i che animano la facciata folig,w. 81t,/io1ern Co1111111ale.

La facciata interna in una fotog.rafitt attuale.

Un'altra angolatura della facciata del Piermarini Ripanita da lesene ioniche comprendenti il primo e secondo piano. affiancata dalle leggere ali a bugne. appa re armoniosamente lineare.

S. Carpoforo. contrada di Brera in porta Comasina, giurisdizione dì porta Nuova. In mappe catastali del 1850 si presentava ne Elo stesso modo , ma con il n. 786. Nelle stampe coeve il palazzo apparve, costruito e terminato nella sua parte esterna. sia nel volume del Lattuada del 1738 , che nella incisione di Marc'Antonio Dal Re del 1745 circa, anche se in ambedue era presentato con un'angolatura diversa e poco realistica rispetto all'originale. Il fabbricato si svolge attorno ad un cortile rettangolare a cui si accede da due grandi portali, identici e simmetricamente disposti. seguiti da androni di accesso ai due portoni che delimitano due lati opposti del cortile.

La facciata esterna, come è noto , fu concordemente attribuita all'architetto Giovanni Ruggeri e considerata, oltre che il suo capolavoro, anche come prototipo dell'architettura lombarda del primo Settecento. Fu eseguita tra il 1712 e il 1719, in un momento difficile per la vita milanese. Morto. infatti, Carlo II di Spagna e successogli Filippo V. Milano , in seguito alle ben conosciute vicende, cessò di far parte dei domini spagnoli e venne definitivamente assegnata alla casa d'Austria (pace di Utrecht , 1713). Proprio in questi anni burrascosi pare si affermasse la forte personalità del Ruggeri. singolare architetto, di cui per altro poco si conosce. Esistono ancora oggi incertezze notevoli sulla sua origine, sulla sua permanenza a Milano e persino sul suo nome , poiché spesso venne confuso col pittore bolognese Antonio Maria, a lui coevo. Le fonti e la letteratura sul Ruggeri, scarse come del resto lo sono per l'a rchitettura lombarda del primo Settecento in genere, si fondano soprattutto sugli scrittori del tempo. Diligente divulgatore delle sue opere, durante la sua vita e anche dopo la sua morte, fu il citato Marc ' Antonio Dal Re, che nelle sue « Ville di delizia» illustrò in modo ampio alcune opere del Ruggeri , accompagnandole con notizie e descrizioni, tutte elogiative. Pure encomiastiche le notizie del Lattuada che lo descriveva come «valente architetto» e lo diceva di nasci ta milanese. Gli altri scrittori del suo tempo, che non ebbero grande stima della sua arte, lo reputarono invece di origine romana, affermazione confermata dal fatto che nelle matricole del Collegio degli architetti di Milano , dove erano ammessi soltanto i nativi dell 'an tico ducato, il suo nome non comparve mai. D'altra parte , anche se nella sua arte appare evidente la sua formazione romana, è nece ssario però so ttolin eare che vi si not ano anche composizioni planimetriche e cenni stilistici tipicamente lombardi; per non parlare dell'uso costante di materiale locale, come l'arenaria e il ceppo, che confermano la appartenenza del Ruggeri alla scuola del ticinese Carlo Fontana, allievo e collaboratore del Bernini. L'attività del Ruggeri , che si svolse in val Padana (salvo l'eccezione di Empoli). dovrebbe occupare il periodo che va dalla fine del Seicento (vi è la certezza della sua presenza a Milano nel 1693) al 1743 o 1745, date presunte della sua morte. Tra il 1700 e il 1715 la prima attività del Ruggeri si volse a ricercate aggiunte tardo barocche in chiese già esistenti. a Milano in S. Maria alla Porta. in S. Nazaro, in S. Maria Maddalena (poi demolita nel 1799); a Parma in S . Maria della Steccata (1723-24): a Treviglio in S. Martino e a Bergamo in S. Antonio abate. Ma un apporto di peso notevole il Ruggeri impresse all'architettura civile milanese. sviluppando in modo nuovo i temi barocchi e arricchendoli di soluzioni personali e regionali, a cominciare dal suo riconosciuto e originale capolavoro della facciata del palazzo Cusani, ricco però anche di riferimenti forma li ispirati al Borromini. E per continuare nella campagna lombarda, in «v ille di delizia» a Ornate

Disegno o r iginale del raccordo tra gli androni d i 11ccesso di v i a Arern e le ali po rticate del corti l e. escgu i w ' dal Picrmar i ni con un ~in go i are i nnes t o della vo l ta a c roc iera su un arco ribas,a t o. entro il quale si apre l'arco a tutto sesto. Foligno. Biblioteca Comunale

Nella ~ol u zio n e del raccordt> tra i due portali di in g re~so d i v ia Brera e le cn r ri~po n den t i ali di portico si avverte l'att i tud i ne de l Pi erma ri n i ad affrontare l e q u e,t i n n i forma l i in fu 112ione dei problem i pn11 ici per i Trivulzio, a Castellazzo per glj Arconati, a Orio per i Somaglia, ecc .. influenzando, pur nella sua difficile posizione di forestiero, i suoi contemporanei , dal Croce al Bolli, al Veneroni (cui si deve il palazzo Mezzabarba di Pavia, oggi sede del municipio, ricalcato sullo schema del palazzo Cusani), al Muttone , al Raffagno, con i quali in un primo tempo dovette certamente unirsi per poter lavorare , non facendo parte del Collegio degli architetti.

Il palazzo Cusani si avvicina ad una tipologia strutturale che si ritrova in alcuni altri palazzi milanesi dell'epoca, i quali si presentano con l'accostamento di due complessi semplici a quattro corpi, soluzione nata dall'insorta esigenza di una corte di servizio. I lavori di ampliamento dell'edificio furono dunque affidati tra il 1712 e il 1719, in data imprecisata, dal cardinale Agostino Cusani all'architetto Giovanni Ruggeri. Quest'ultimo operò sulla facciata esterna, presentandola , come abbiamo detto, con la grande novità del trattamento degli spazi unita ad un discorso decorativo che si collegava al repertorio di elementi romani e borrominiani, i quali, anche se non strutturalmente essenziali, erano forniti di una vivace fantasia. L'ispirazione gli era nata da una ragione contingente, dall'impossibilità cioè di soluzioni prospettiche a causa della localizzazione del palazzo in una stretta strada, ispirazione che gli fece adottare l'invenzione spaziale che lo caratterizzò. La facciata si presenta in un efficace chiaroscuro di gusto ancora settecentesco e si erge su una vasta fronte, nella quale lo slancio verticale prevale sull'orizzontale. Nel sorgere da uno zoccolo di ceppo rustico, che simula cumuli di rocce - tipico elemento decorativo che qui assume la parte importante di assetto su cui si eleva l'edificio - si presenta su tre piani, distinti da alte paraste anch'esse di ceppo, terminanti con capitelli corinzi a grandi foglie, che sostengono la alta fascia terminale e il frastagliato cornicione. Le paraste che ne determinano lo slancio, appiattite per mettere in valore contorni e cimase, dividono la facciata in modo asimmetrico. cosicché il balcone d"onore non si presenta centrato, ma spostato leggermente verso sinistra. L'ala laterale destra , infatti, è più lunga di tre finestre, che non compaiono sul lato sinistro. L'irregolarità fu forse richiesta dalla prospettiva di scorcio obbligata dalla angustia della contrada . Lo schema della facciata ripartita dalle lesene e le finestre in pietra del piano terreno - delimitate da cornici con festoni a timpani curvi e triangoli alternati racchiudenti oculi ellittici - presentano un chiaro ricordo berniniano. o meglio. un'influenza proveniente dal vicino palazzo di Pio IV.

La fronte. con singolare disposizione. mostra due grandiosi portali identici - che si staccano decisamente da quelli di tradizione milanese , dissolvendosi in una piacevole leggerezza decorativa. grazie all'unione del ferro battuto con la pietraaffiancati da doppie lesene reggenti le mensole dei balconi, sovrastanti a coda di rondine, che ne continuano la eccezionale levità dello stile. Sopra i portali si aprono grandi porte-finestre a motivi mistilinei, mentr e un grande sistema sormonta il balcone centrale. I due coronamenti e lo stemma dimostrano una grande abilità decorativa. Le rimanenti aperture del primo piano si presentano più regolari, con cornici rettangolari di forte aggetto , mentre al piano superiore finestre a balcone hanno contorni di linea originale e parapetti rasomuro.

Attraverso l'androne del portale di destra si accede al cortile, che si presenta con due lati di portico su colonne binate toscane di granito. finestre a contorni di pietra a intaglio, cimase con timpani spezzati - curvilinei e triangolari - retti da mascheroni: molto ricco il cornicione. che mostra salde mensole e sottomensole di pietra scolpita. alternate da riquadri illustranti trofei militari. Sopra al portico poggia un piano attico arretrato coronato da un cornicione a medae:lioni. Lo stile del cortile. che si ricollega ad un ben definito gusto richiniano. dimostra chiaramente che esso dovette essere costruito circa un secolo prima della facciata esterna. La fronte del palazzo Cusani che volge sul giardino, di epoca posteriore, è opera di Giuseppe Pie1111arini (1734-1808). il quale eseguì alcuni lavori di ampliamento e di trasformazione attorno a ll 'edific io barocco. ed è dovuta all'iniziativa e alla cura de l marchese Ferdinando. Già all'inizio della dominazione austriaca, infatti. durante gli anni inquieti della guerra di successione, ne l crescente benessere materiale e morale. i cittadini milanesi si dedicarono con maggior cura alle loro case di abitazione, anche a quelle della media e piccola borghesia. segno di rinnovata dignità delle classi medie. e di un generale miglioramento del senso es tetico. che si può notare anche dall'aspetto più accogliente delle strade. L 'incremento della architettura civile richiamò così a Milano nomi illustri d i artisti, e tra gli altri il napoletano Vanvitelli, accompagnato dall'allievo prediletto Piermarini. Questi, ancora alle sue prime esperienze. perfezionò il suo stile dandogli l'impronta della propria personalità, durante i soggiorni milanesi. a iniziare dal 1769. Giunto a ll' architettura dalla matematica. egli aveva s tudiato a R o m a e in seguito aveva dato la s u a ancora oscura collaborazione al Vanvitelli per la costruzione della reggia di Caserta. li segreto dei suo.i successi. che si protrassero per oltre un trentennio. si può ritrovare più che in un desiderio innovatore in contrasto con le correnti dominanti, in una attività so ll ecita a risolvere i problemi co n spirito di adattamento. Egli raggiungeva in questo m odo un risultato ecce l lente. se pur di tipica arte di transizione , con scarsa esibizione di mezzi e con la concessione di una importante parte di spazio al gusto e alle direttive dei committenti.

Scalone con balaustra di pregevole marmo «macchia vecchia». per mezzo del quale si accede al piano nobile . Sulla parete d i fondo la Madonna di S. Giorgio del Correggio. copia di Frnncesco Rondani ( 1497-1557). al lievo del Correggio.

Affresco attribuito al Borroni. scopert~ ne l 1954. co ll ocato a lla ,ommità della prima rampa de ll o sca lone.

Particolare dell'arredamento del salo ne d'onore: una specchiera settecen tesca .

A Milano maturarono ben presto incarichi rilevanti per il Piermarini, che era ormai noto per il suo animo conciliante nel ripiego, che gli faceva raggiungere esiti notevoli anche in circostanze avverse. Segnalati esempi della sua fulminante carriera sono il teatro alla Scala, opere di architettura civile - come i palazzi Bigli e Belgioioso, Greppi e Serbelloni. le ville di Monza e di Cassano - molte altre costruzioni in LombardiaPavia, Mantova, Cremona , ecc. - oltre che la sua attività di sagace urbanista. Con l'arrivo dei francesi nel 1796, forse anche perché ritenuto servitore fedele degli austriaci, il Piermarini. messo in condizione di andarsene, si ritirò a lavorare a Foligno, dove morì quasi dimenticato nel 1808. Nel primo periodo della sua vita milanese , e in modo particolare nel 1773, il Piermarini operò intensamente sia per il governo nel Palazzo reale , sia per i privati. Tra quest i, e precisamente dal Belgioioso e dal Cusani, risulta aver ricevuto nel 1773 due uguali retribuzioni di 50 zecchini. dal Belgioioso per il progetto della facciata del suo palazzo , e dall 'al tro buon cliente. il marchese Ferdinando Cusani, per il progetto della fronte interna della sua dimora in contrada di Brera, che era rimasta incompiuta. [I Piermarini disegnò la facciata verso il giardino in una architettura più composta e meno fantastica di quella anteriore del Ruggeri. facciata che nella sua semplicità non creava disarmonia alla costruzione nel suo insieme. Il progetto piacque subito al marchese Ferdinando. tanto che ne aveva ordinato una immediata esecuzione: e ancora egli si rivolse al Piermarini per il rifacimento del cortile interno di sinistra e per commissionargli un progetto di villa con giardino per le sue proprietà di Desio. La facciata interna del

Sco rcio del maestoso salo ne d'onore. devastato dagli eve nti bellic i e di recente restaurato. chiamato tradiziona lm eme salone Ra de tzky .

Due preuevnl i ovali co n figure mono~rc~~nc inc<1stonati ne ll a ma~,to,a cornice che circonda I altrc,co del '>alone d'onore.

La grande a nt icamera del piano nobile, un tempo ricca di affrc~chi a soggetto mitologico e a trofei d'armi, scompars i per eve nti be llici. appare ora nobilmente au~tera nella s ua sobrietà. 50 p a lazzo Cusani fu così cos truita tr a il 1775 e il 1779. Nella biblioteca Comun a le di F olig n o. do,e è conse r vata un a ra ccolta di circa eicento disci?ni - a matita, a p e nn a, acquerellati - d e l Pi e nn ar in i. acquistati n e l 1908 da Angelo B eclo li di Scafali. si trova un disegno a penna della facciata interna del palazzo Cu ani - erroneamente a ttribuit a da l Filippini alla villa Cusani di D es io - che. nella sua aderenza alla front e di ogg i. dimostra essere s icuramente l'originale. Nella r accolta s i trova a n che un disegno a penna con la dicitura « Porti co del palazzo del sig. m archese Cusani», finora ritenuto progetto di un lavoro c h e non fu poi eseguito: esso rap pre sen t a invece uno spaccato dell'arco che conduce ai portali d"ingresso di via Brera d all'i ntern o delle due a li del portico. La facciata si mostra sole nne n e ll a sua s truttura. m a illeggiadrita dalle fin est re del piano nobile dagli elegan ti timp a ni bar occheggianti, con t enenti conchiglie. teste femminili e festoni di foglie. A tre corpi. scandita da un ord ine di quattro lese n e cori nzie comprendenti il primo c il seco nd o piano. con trabeazione li scia e corn icione terminale. si apre s ul giardi n o. un t e mp o assai vasto e ben cura to . Essa conferma appunto l'a ttitudin e del Pi e rm a rini ad affrontare le questioni formali unitamente a i probl e mi prati ci . caratteristica c h e acc umun ò le sue opere civili. per lo più co nsis t en ti in interventi di ri cos truzion e e rifomrn di edifici già esistenti. Anche se cos tituisce un caso particolare. essendo una retro-fa cc iata, essa reca ugua lment e l'impronta genia le del Pi e rmarini nella di str ibu z io n e ordinata e ritmica de g li e lementi , che le attribuiscono una fi s ionomia b e n regolar e. adattata a lla s truttur a gi à es is tente . Gli o rdini a r c hitettoni ci tradizionali e ~g li ele m e nti decorativi. anche in que t o caso. ven n ero usati in mod o s ingol are per ottenere dei legge ri chiaroscuri. con la caratteristica so lu zione de ll e a li che. co n fasce di bug ne e se mpli ci lesene. ani m ano la facciata senza imprimerle eccessivo movimento. Le alte lesene appiattite e ridotte a semplici profili e le cornici arcuate delle finestre del piano nobile, con conchiglie e teste femminili, sono elementi allusivi ai compo'nenti della facciata anteriore del Ruggeri. Costruite a distanza di un solo cinquantennio, le due fronti si presentano con caratteristiche opposte, plastica ed elaborata nell'ornamentazione l'opera del Ruggeri, lineare e rigorosa nel disegno quella del Pie1marini. Si accede al piano nobile del palazzo Cusani attraverso un sobrio scalone, che si apre sotto il portico del cortile a destra, con due larghe rampe dal parapetto di marmo «macchia vecchia» e a balaustri rigonfi a pianta poligonale. Una grande anticamera, che un tempo presentava la volta dipinta a chiaroscuro con trofei d'armc e un medaglione centrale raffigurante Ercole e l'Idra di chiaro gusto neoclassico, introduce nella consueta fila di sale e saloni che circondano tutto il cortile, dei quali quelli corrispondenti alla facciata esterna si presentano del primo Settecento, mentre quelli del corpo doppio verso il giardino, coevi alla fronte piermariniana, mostrano volte a stucchi bianchi e oro, motivi neoclassici a chiaroscuro, oltre a ricchi camini, stipiti e sovrapporte intagliate e dorate stile Luigi XVI e Jmpero. La decorazione delle sale interne dovette essere affidata, secondo l'uso che caratterizzava con vera originalità il neoclassicismo milanese, ad artisti portati alla scenografia e alla plastica, e forse proprio a quell'Agostino Gerli, cui si devono le decorazioni delle più importanti dimore milanesi dell'epoca. Fo1matosi a Bologna, a Parigi e a Roma, egli, scopritore di un nuovo modo di dipingere all'encausto oltre che eccellente scultore in legno e in stucco, importò a Milano il gusto di tale decorazione, ispirandosi alle pitture pompeiane e traducendo nello stucco medaglioni, fregi decorativi e cornici con una fantasia ricca di movimento e di leggiadria.

Gli ambienti de ll'ala pro~ricientc via Brern . Risalenti a l primo Settecento. risentono dei rifacimenti neocla,,ici evidenti nella decorazione pittorica e nelle porte

Nel salone d'entrata a l piano nobile. detto sa lone Radetzky. campeggia. pendente dal soffitto. un vasto affresco strappato (m. 14x6 circa), a raffigurazioni allegoriche. Esso fu rinvenuto nel 1954 da fun7ionari della Soprintendenza ai monumenti. in occasione di lavori di restauro a lre stanze del piano nobile dell'ala destra del palazzo. le quali erano state ricavate da una grande sala preesi~tente di spiccato sviluppo longitudinale. risalenle forse alla fine del Settecento. ai lavori eseguiti dal Pi ermarini. Sopra gli estradossi delle volte di epoca neoclassica di tale sa lone fu ritrovata una intercapedine la cui volta originaria custodiva intatto il grande affresco. Esso venne attribuito al cremonese Giovanni An!!elo Borroni (1684-1772), dopo un puntuale esame e con il conforto dello Zaist. che per l'attività del pittore a Milano, affermava «nella casa Cusani havvi di lui dipinto una galleria » . L'affresco. accuratamente strappato dalla sede originaria dal restauratore Guido Gregorietti. fu nel 1955 collocato appunto nel salone Radetzky. a l momento della sua ricostruzione dopo gli ultimi eventi bellici, ricostruzione accuratamente eseguita dalla impresa Lovetti. Da una lettera del 31 dicembre 1955. conservata nell'archivio della Soprintenden7él ai beni artistici e storici per la Lombardia, citiamo:

Restauro pittorico di tutte le superfici dipinte danneggiate dallo scialbo e nei raccordi

Grande affresco ce nt rale

2 pannelli monocromi figurativi

2 gra ndi pannelli a conc hi g li a con composizioni figurative

2 pannelli monocromi con putti mq. mq. mq. mq. mq.

25 3.34 22 3.42 53.76

Applica z ione di tutti gli affreschi staccati e trasferiti su tela, s ulla volta e s ulle pareti del sa lone Radet z ky. Restauro e trasferimento s u t e la di affreschi se icentesc hi scoperti fra intercapedin e di volte sovra pposte, e relativa siste mazione nel sa lone Radet z k y .

Si dichiara che i lavori so pr a descritti so no in dipendenza di eventi bellici e che l'edificio di cui trattasi è di proprietà dello Stato».

Secondo la s tess a document az ion e. « l'aff resco se icente sco sco perto nel 1953 fra intercapedini di volte sovrapposte, fu s is tem ato nel vano dello scalo n e».

Esso rappre se nt a un g iovane paluda to a cui la Carità, figura allegorica femminile in m a nto ro sso. addita in cielo la Verità e la Sci e nza - figure femminili tr a le nubi , una col capo so rmontato da un elmo. l'altra che regge uno specc hi o-; in basso a destra amorini giocano con il cappello vescovileverde a tre ordini di nappe - e cardinalizio ros so, mentr e tra le nu vo le appaiono un fascio di betulle e un 'aquila , allegorie del potere e dell'autorità della Chiesa Roman a . 11 g iovane potrebbe esse re Gerolamo Cusani, educato agli st udi - ha tra le mani un libro - so tto la tutela d e l già nominato zio cardinale Agostino.

Nell 'a ffresco della volta del sa lone Radetzky l' allegoria sviluppa un terna simile al pre ce dente. Vi appare il trionfo di un giovane tra angeli e nubi. il quale assurge al cielo tenendo la mano alla Gra z ia Divina - rappresentata come una donna aureolata con la colomba dello Spirito Santo sul petto -. N e lla fantasiosa prospettiva delle nubi lo attorniano le Virtù teologali - la fede, a sinistra. in abito bianco che regge il calice eucaristico, un libro e la croce; la speranza, in basso, in verde, con l'ancora; la carità, a destra , dal manto ros so, con bimbi al seno e attorniata da puttini con frutti - mentre il Vizio soccombe - figura oscura. demoniaca, con ali di

La s uccessione di tlesiinazione e d i occ up anti, specc h io di tan ti rivolgiment i sto rici. ha lascia to l,1 sua imp ronta nel la decorazione e negli arredi de lle sa le: possono coes is te re un affresco neoclassico dei pr imi an n i dell'800 e uno sple n dido ta volo in noce mas~iccio , con base scolpita. tli c h iaro gusto liberty.

La rbtrunura ,ione interna. fatta e seg uire da Ferdinando Cu\ani (1737 - 1815). è rimami tale fino ad oggi e dove non colpitél dalle vicende belliche , con~erva intatti gli c lementi decorativi o ri g in a ri pipistrello e un serpe atto rci gliato alla mano sinistra-. Nei medaglioni monocromi appa iono differenti figurazioni mitologiche o allegoriche. Il cartiglio reca il motto di casa Cusani «sic age - ne rimeas » . Il comm itt ente degli affreschi, forse il cardina le Agostino Cusani. voleva probabilmente esaltare il ruolo del suo pupillo. il giovane marche e Gerolamo presentando l'immagine di un giovane colto e virtuoso, che avrebbe assicurato prestigio e fama alla famiglia in quel particolare momento. li palazzo Cusani co m e abbiamo detto. fu venduto da Luigi Cusani nel 1808 airamministra1ione s tatale. Di questa vendita e della situazione delle proprietà Cusani in contrada di Brera al momento della cessione abbiamo trovato una ricca documentazione con planimetrie e s plicative nell'Archivio di Stato di Milano, documentazione che ci permette di tracciarne la precisa configurazione nell'anno 1808. Seguiamo ora. attraverso gli atti a noi pervenuti. l'aspetto del palazzo. soprattutto per quanto ri guarda la parte in t erna. de critta locale per locale nei suoi più precisi particolari, dagli in caricati della stima. Da essa possiamo subito dedurre che la ristrutturazione interna fatta eseguire da Ferdinando è rimasta pressoché intatta fino ad oggi. In una lettera interlocutoria inviata dall'ingegnere Giuseppe Marzoli alla direzione generale del demanio il 26 maggio 1808 con « il risultato di stima del palazzo Cusani e case unit e». in attesa del documento particolareggiato molto più complesso a predisporsi, veniamo ad avere « un a sommaria ide a di quel fabbricato, nel uo complesso » . « Il piano t er reno del palazzo è diviso in tre nobili appa rt ament i composti di trentacinque s tanze in tutto. con bagno, ol tre ad altri quindici luoghi. fralli quali sono compresi quattro mezzanetti. Nel piano uperiore quaranta stanze formano tre altri grandi appartamenti, oltre ad undici mezzani situati tra l'uno e l'altro dc piani medesimi. L'ultimo ordine in giro a tutto il palazzo è composto di quarantacinque stanze, oltre ad altri dodici mezzani, posti fra il primo e quest ' ultimo piano. I suddetti luoghi sono fomiti di una quantità di non ordinari camini, o stuffe in luogo di essi, le quali si ritengono comprese nella suddetta stima. Si sono parimenti in essa [stima] compresi, oltre a tutti i serramenti, anche i doppi cristalli delle finestre verso il giardino, per l'inverno, quantunque attualmente siano fuori d'opera per esservisi sostituite nella presente stagione le gelosie. Vi sono inoltre delle rimesse per venti carozze; scuderie per circa trentaquattro cavalli cogli occorrenti tinelli; cassine capaci di circa cinquecento fasci di fieno. Un arsenale, una conserva del ghiaccio, giardino con recipienti per l'acqua , portici , diversi cortili , e vari altri luoghi di servizio. Il piano sotterraneo è servito in triplo da cucine colle relative dispense, credenze, lavandini e forni; e con cantine capaci di circa venti barche di legna, oltre alle minori cave per il vino. Tutto questo palazzo è servito da uno scalone, da un 'a ltra ~cala grande dalla parte opposta, e da varie scalette. E inoltre fornito di sei trombe per attignere acqua. due delle quali ascendono anche ai piani superiori.

Le case d 'affitto formate in diversi ma regolari piani comprendono cumulativamente più di novanta luoghi, con scale e loggie di vivo, corti, un giardino e cantine. Una di queste case è anche a comodo di carozza». Unito alla lettera interlocutoria, la stima, redatta dall'ingegnere Gaetano Belletti, delegato del sig. Luigi Cusani unitamente all'ingegnere Giuseppe Marzoli, delegato della direzione generale del demanio. In essa troviamo , tra l'altro, tracciati i confini della proprietà Cusani nelle contrade di Brera e del Carmine ai numeri civici 1558, 1561. 1642, 1643. «A questo palazzo e case annesse fanno coerenza, a levante in parte la casa di Castelbarco , in parte la chiesa di S. Eusebio, nel rimanente la contrada di Brera. A mezzogiorno la contrada del

La stima redatta nel 1808 all'ano della vendita al demanio napoleonico precisa che «nel palazzo vi sono sei grandi appartamenti. ... alcuni di questi sono magnifici per i loro ornati ».

La descrizione dt:I palaz10 all'ano della vendita ( 11 giugno 1808) ,i ,offama ,u «,aie e saloni con voht: dipinte. riquadri 111 Mucco con tloralUra. capitelli e cornici di porte. dorati. camini di marmo • .

Carmine . A ponente in parte casa del sig. ingegnere Erasmo Lucini. in parte giardino e caseggiato del sig. ragionato Braja. nel rimanente giardino e caseggiato del sig. Gallia. A tramontana in parte la piazza e chiesa di S. Carpoforo. nel rimanente la casa di Castelbarco » . Il documento prosegue con un'altra puntuale descrizione del palazzo. che riportiamo. «Ne l palazzo vi sono sci grandi appartamenti, tutti forniti dei necessari comodi e servizi: alcuni di questi sono magnifici pei loro ornati. gli altri eleganti. Un giardino di sufficiente grandezza. ed uno più piccolo servono di decoro a questo palazzo. unitamente ai cortili e portici che vi ;;ono. li tutto è fatto con la ma!?giore solidità. Le trombe a tutti i piani. il bagno.-la ghiacciaia. ed altri oggetti forniscono un singolare comodo a questo palazzo. Le annesse case. quantunque separatamente affittate a diversi. sono però talmente inviscerate col palazzo suddetto. che la loro segregazione potrebbe riuscire dannosa. tanto perché alcuni rustici del palazzo corrispondono sopra e sotto alcune stan7e delle dette case, quanto perché alcune fine tre assoggettano il giardino del palazzo». La proprietà. al momento della vendita. aveva degli «a nnui pes i » « 12 lire di Milano. italiane 1.9.21 che si pagano al demanio a titolo di precario per la tribuna al piano terreno del palazzo. che corrisponde nella chiesa di S. Eusebio ». Per l'aggregazione al palazzo di una porzione del caseggiato della arcipretura di S. Eusebio. oltre al pagamento del caseggiato i Cu!-.ani. unitamente ai vicini Castelbarco. si erano impegnati a concorrere per metà alla manutenzione della chiesa. « rispetto al solo materiale » (istrumento del 31 luglio 1789). E inoltre un precario a favore del ragionato Braja per l'alzata di quest'ultimo di una piccola parte di muro di cinta ùel giardino: un livello annuo di 500 lire milanesi (383.76 lire italiane) al canonico P ompeo Pallavicini per la casa al n. 1642 (istrumento 3 aprile adibiti a stanze di guardaroba. cucine, credenze e dispense, spesso corredate da caldaie in rame, lavandini , fornelli, stufe, camini e focolare, con suolo generalmente in cotto. Una «scaletta segreta in due andate» unisce poi questo piano a quello nobile, immettendosi in altra scala, questa volta, a vista di tutti.

1773 ); e infine un vitalizio annuo per il casino incorporato n ella suddetta casa n. 1642 al s ig Ercole Bossi , in ragione del 12 % all'anno su lire sei mila , pagate in corrispettivo dell'annuo fitto (istrumento dell'll giugno 1804).

La stima dei beni immobili dei Cusani in contrada di Brera, escluso il mobilio e tenuto conto dei pesi annui, concordata dai due incaricati in lire italiane 650. 778.471, venne in viata in data 26 maggio 1808 alle autorità competenti. La descrizione interna del palazzo, minuzio sa e precisa, fu anch'essa redatta dai due già nominati delegati in data 11 giugno 1808, composta di 75 pagine in carta da bollo da cinque soldi al foglio, e di tre planimetrie ad esse riferentesi e che corrispondono ai tre piani della proprietà Cusani. Seguiamone il testo anche in base alla pianta (v.p. ), iniziando dal piano terreno. Al paragrafo n. 10 troviamo «sa la con sei antiporti in telaro maestro, ornati e sago mati , volta reale con cornice di stucco l'un e l'altra dipinta con medaglia figurata nel mezzo, muri nudi, cammino d'occhialato di Verona»; il n. 11 ci descrive uno «st udi etto>> con «stuffa di cotto alla Franklin smaltata in verde». Al n. 15 risulta. tra l'a ltro, una « uccelliera con uscio munito di ramata»; al n. 16 «un grande gabbione per uccelli con rete e telari di ferro, con zoccoletto di vivo, situato in angolo di giardino». Al n. 25 «scalone in due andate con gradini di mearolo. repiano di cotto, volta reale con fascia, balaustre di marmo di macchia vecchia con tre vasi simili per ornato. due finestre con reti di ferro e telari con vetro picciolo». Vi sono. poi delineati sale e saloni con plafoni dipinti o a volte reali. riquadri di stucco con doratura, capitelli e cornici di porte dorati , camini di marmo, stufe in cotto smaltato, ecc. Al n. 46 interessante la descrizione del «Si to del Bagno. Suolo civile, volta di cannette, due aperture d ' uscio, ciascuna con antiporto. una finestra con ge losie ferrata , antini con vetro grandi senza scuri.

La decorazione delle ~a ie mostra specch iere. camini. mensole e sovrapporte in legno scolpito o in stucco. con fregi e cornici. realizzati con fan1asia ricca di movimento e leggiadria.

Le sa le dell'ala verso il giardino. corrispondenti alla faccia1a del Piermarini. presentano vol te a stucchi bianco e oro o con motivi neoclassici .

Qu esta s t a nza è di visa da un a tramezza di tela fino alla m e t à dell 'a lte zza di questa stanza con telaro di legno immur a to . n e lla quale vi è antiporto simil e. Av e ll o di m a rmo bian co fodiato di pi o mbo con coperto d'asse di p ecc hia s n o d a t o; due bocchette d' o ttone o rn ate, che so mmini strano l'acqua calda e fredda al detto bagno, m e di a nt e la tromba e m eca ni s mo infr asc ritti n e lli me zzani tr a il piano terreno ed il pi ano nobile. Cesso all'inglese c on vaso interno di marmo bianco. gioco d'acqua con o rdi gni d'ottone , sede re e coper t o d'asse di n oce sagomato. Stuffa di cotto s malt ata in verde ed o rnat a. co n tuho e bocchetta di ferro e g rilia int e rn a». Seguono s tanze adibit e a g u ardaroba. un·«aula ad uso di libreri a». s t a nzette con plafoni di tela dip inti e pavimenti in mo sa ico, in cotto o il legno: un co rtil e tto co n lo ggia che s i apre ai piani s up e ri o ri ( n. 55), !'«arc hi vio co n uscio in due ante» (n. 59). la «c re d e nza» (n. 6 1 ). con «fornelli di cotto in due bucchi con gabbie di ferro inter e e bocchette di ferro. altro fornello p e r il lambico a tti g u o al s udd etto a nc h' esso co n gabbia e bocchetta di ferro. forno con b occa in v ivo, e chiusone di ferro: ripostigli o d e l carbone sotto al forno con anta parime nti di ferro. Una cappa g ra nd e e di co tt o con capello di legno copre tanto il forno quanto i fornelli; sotto alla finestra v i è bancone d'asse di no ce immura to nello sq u arcio della finestra. In qu es ta cre d e nz a vi è tromba così detta a pistone co n manubrio di ferro p o rgente dal p av imento con re ci pi en te di ram e immurato. scarica t o re di piombo e bocchetta co n chiave d'ottone, lavandino di m ea rolo contiguo a lla delta tromb a. sei pez7i d'asse so s tenuti da me so le di le g no in muro ». Al n . 63 era s ituata la «sta n n d e tt a della biscotteria. co n usc io in du e ante», con «guameri » per fare i biscotti: seg uono altre stanze. olt re a un' a lt ra c ucina. ai locali per il portin a io e p e r la portinaia. Tra il piano terreno e il piano nobile tro v iamo i « m ezza ni ».

Continuando nella descrizione della proprietà Cusani incontriamo poi «i rustici del palazzo al piano terreno. con corte, rimessone, atrio», uno «stallino di due poste da cavallo». l'«officina per ferrare i cavalli con cammino di molera» (n. 78). la «scuderia da sedici poste», ben attrezzata con greppia. rastrelliera e bocchette d'acqua per il lavaggio del pavimento (n. 79), un'«altra scuderia di sei poste». ugualmente attrezzata. (n. 80). e infine la «selleria». Nei «rustici superiori» avevano sede il «ripostiglio per la paglia» e i fienili e la «stanza ad uso dei cocchieri».

Ed eccoci al «piano nobile del palazzo», col «salone superiore», che occupava anche tutta l'altezza del secondo piano. «dipinto all'antica tanto nella volta, quanto nei muri architettonicamente con medaglie figurate. ed ornati». e, partendo da quest'ultimo, una serie di sale, ornate da volte reali dipinte o a cassettone. e un altro salone con balcone verso la strada e «volta reale recentemente dipinta con medaglia nel mezzo. bassi rilievi di stucco e cornice anch'essa di stucco»; successive sale. salette e studioli con volte pure dipinte, una «stanzetta con arcova» di « figura elitica con porta e nicchie in muro», !'«apertura di tribuna verso la chiesa di S. Eusebio con balaustra di vivo esteriormente», una credenia e il «sito di latrina». Altri «mezzani tra il piano nobile ed il secondo piano» presentano una progressione di stanze con suolo in cotto. con stufe e camini. adibite tra l'altro a cucine - con forno e lavandino-, a latrine. ecc. Al n. 83. il giardino, famoso tra quelli milanesi per la sua el;ganza e per

La coerenza decora11\a degli ,~mb1cn1i ,i preci,a m clegantt rarucolari quali il mol ivo dcli.: ~quanro ,tagioni ,, che ricorre nei fregi tlcl l;i cami n icn1 e della ,pccchicra in un:i de ll e s..ile piu belle dell'ala picrmari n iana.

60 grande disposto a boschetto in g lese all'ingiro ed a prateria nel mezzo. con via letti . A mezzogiorno di le feste che vi venivano organiz7ate. «giardino questo giardino evvi un picciol spaz io quadrato con liminare di vivo e gradini simili. sul quale sono aette due colonne di vivo con un capitello gotico. cd al tra mezza co l onna. tutte isolate. Qu attro gradi nate di mearolo, che mett o no ad altrettante ~pe rture degli appartamenti nobili del piano terreno: cinque sedili di pietra lavorati. ,;pars i ne· boschetti. Capanna in angolo di ponente e tramezza di figura ottagona aperta a tre lati con quattro fusti di piante e cinta di muro agli a ltri tre lati. Suolo a mosaico con cordone di vivo a tre lati. e coperto di paglia a capellina parimenti ottagona colla corrispondente armatura di legno: sedile all'ingiro di cinque lati. formato d'asse con mesole di leg no in muro. vasca co ntornata di maro gne e tutto con picciola vasca ... imile. che mette acqua nella vasca stessa co l mezzo dell'infradescritta tromba e recipiente » Accanto al g iardino la cisterna, il pozzo , la corte rustica. l'arsenale, una sta ll a. un «grottino contiguo a lla ghiacc iaia » . e. infine. il portone ,erso la piazza S. Carpoforo.

I «sotterranei del palazzo» si presentano divisi in parecchi locali adibiti a cantine per il vino e per i « vini forrastieri » . a cantine per la legna. a grottino. ancora a cucine - con cappe, camini, focolari. pietre da lavandino e avelli di vivo -. a dispen se. a « pasticceria » . a ripostigli per il carbone. a « stanza del forno » . « a lavandino con tromba incassata con manubrio di ferro, con canne di piombo all'ingiro che manda ac qua a tre bocchette d·ottone » . ad «avello di vivo e fornello di cotto con r ecip iente di rame immurato » . Al termine della descri7ione del palazzo importanti notizie sul funzionamento dell'edificio e s ulla canalizzazione delle grondaie, in rame o in ferro. « In questo palazzo vi sono tre ciste rne profonde fino all'aveso. ove si scaricano e si de' pozzi neri e de' lavandini » . Questa. infine. la rappresentazione della parte esterna: «la facciata disperdono quasi tutte le acque piovane e le materie verso la strada è vecchia. con cornici, lesene, basi , capitelli, zoccolo ed ornati di porte. poggioli e finestre di disegno così detto barocco. Quella verso il giardino è d'ordine jonico, con ornati di stucco. essendo però le cornici ricoperti di lastre di vivo. Opera dell'architetto Piermarini. L'interno del cortile civile ha le cornici di vivo alla romana, alquanto ornate ed egualmente di vivo sono gli ornamenti delle porte e delle finestre anche sotto i portici » .

Il documento di stima continua con la descrizione di altre parti della proprietà Cusani, della «casa con comodo di carrozza al civico n. 1561». registrata nel catasto, nella quale è compresa una «bottega da falegname» (n. 105) e si presenta su due piani con sotterraneo; della casa con giardino e rimessa al civico n. 1642. pure registrata nel catasto. che si presenta con numerosi locali su tre piani e nel sotterraneo. adibiti a saloni e stanze, cucine, credenze, cantine. cisterne per pozzi neri e lavandini.

Nello stesso anno 1808, in un documento di 15 pagine inviato al direttore del demanio, i periti stilarono una valutazione « del valore dei mobili infissi che il demanio preleverà » del palazzo Cusani, perché venisse unita alla pratica di vendita del suddetto palazzo. L'atto conteneva !'«inventario e stima delli seguenti infissi e mobili esistenti nel palazzo Cusani essendo intervenuti il sig. ragionato Ambrosoli assistito dal perito Gaetano Galletti per l'interesse del Reale demanio ed il sig. Luigi Cusani assistito dal perito Giuseppe Redaelli. Mille ottocento otto 15 luglio » . Vediamone qualche esempio. «Stanza n. 18: n. 15 cornici dipinte , L. 15: n. I tapezzeria di carta di Francia fondo bianco e fiori ad uso di pizzo. L. 30 » . Oppure «Sala in

L ·autunno. Le leggiadre decorazioni i n legno e in s iliceo dipinto o dorato :11testano ru,o carat1c r ìsÌico del neocla~sicismo milanese di valersi di an is t ì portati alla scenogra ria e al la p la s tica.

Scorcio del palazzo Cusani e della scompars a chiesa di S Eusebio. Litografia a due colori da: Milano Illustrato . Album . Milano. ed . G. Ramazzotti e L. Bezzera. (1852- 53).

Milano. Civica Raccolta delle Stampe "A Berrarelfi"

Il medesimo 'ìCOrcio del palazzo e della chiesa fotografati dopo i bombardamenti delragosto 194:1 . Milano. Archivio della S0prime11de11za ai beni ambie11111li e architettonici della Lombardia tablò di otto n e. L. 4: n. I caminiera e trumò a 4 luci cad .. cimata con luce e s tricchi , fusti ed intagli dorati: tavolo a mezza luna con sopra pietra di cira seguito s uperior e al n . 30: n. 1 parracamino in tela e vecchia affr ican a, L. 921: n. I tapezzeria d'arrazzo figurato, L. 538: n. 8 poltrone di noce fatti a piede di capra tinti bianchi e fili d·oro. sedere e schiena le d"arazzo, L. 115: n. 4 mezze tende di damasco crcmice in braza 68. L. 176: m. 70 bindello d'oro. L. 343».

Dopo !"insediamento di uffici del Mini ste ro della Guerra risulta da una ampia documentazione che il palazzo Cusani ,enne mantenuto efficiente e s pesso restaurato. ove era necessario, a nche se non sempre in modo ortodosso. Sale e saloni vennero adattati alle nuove esigen7e secondo un « Prospeto delle stanze occorrenti per collocare gli uffici del dipartimento della Guerra» ed eventuale « Riduzione di cui potrebb·essere suscettibi le la quantità di sta n ze richi esta pel ministero della Guerra. mediante un diverso collocamento d"uffici e d·impiegati » (1812 circa).

P er recuperare spaz io nel palazzo. risulta. da documenti pervenuti, che nel 1809 si adibì la attigua sconsacrata chiesa di S. Carpoforo ad arch ivio per il Ministero della Guerra. e per accede r vi s i aprì una comunicazione tra i due edific i senza uscire sulla strada. rt nuovo archivio venne re golarmente usato. anche se i locali risultarono poi umidi e scomodi da sorvegliare. so prattutto per le sentinelle dei turni di nott e. La stessa chiesa venne in seg uito utilizzata. intorno al 1927. dal Comune di Milano per il proprio archivio di deposito. Attualmente rimane ben poco degli arredi e delle suppellettili del tempo passato. Le ristrutturazioni funzionali esegu ite secondo le successive destinazioni. le distruzioni causate dal bombardamento aereo dclragosto 1943 durante l"ultima guerra. i successivi resta'uri ed adattamenti apportati agli interni. hanno in parte modificato l'antico aspetto del palazzo. Negli ultimi trent'anni rinquinamento atmosferico ha determinato notevoli danni ai motivi architettonici che o rnano la facciata prosp icente via Brera. Sono in atto studi tecnici ed iniziative da parte della Re gione Lombardia che è gius tam ente interessata al tempe stivo ripristino conservativo della facciata del Rugg eri. nonché di quella interna del Piermarini. In quest'ultimo anno il Comando del 3° Corpo d'Armata ha effettuato lavori di restauro di alcuni locali di notevole pregio artistico. mentre il Comune di Milano è intervenuto per il rifacimento della pavimentazione del cort ile interno .

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