Post res Perditas
de di intercedere presso il padre per la restituzione alla città degli antichi privilegi. il conte di tolosa soggiornerà in città per circa quaranta giorni ed avrà modo di assistere sia ai festeggiamenti di mezz’agosto dedicati a lui nonché al sovrano Filippo v663, sia ai tafferugli in cui vengono uccisi alcuni soldati spagnoli664. nell’ottobre successivo il viceré cardinale del giudice si reca a messina, fa arrestare e processare gli autori del tumulti dei mesi precedenti e vieta l’uso delle armi665. il 23 ottobre fa pubblicare un bando contro la “tosatura” della moneta, pratica che priva la stessa del proprio valore intrinseco666. venti giorni dopo parte per visitare catania, augusta e siracusa; torna a messina il 28 novembre667. durante il soggiorno messinese del cardinale del giudice la vita sociale riprende: si abbandona il modo di vestire spagnolo per quello francese; si danno sontuose feste a Palazzo reale per il compleanno del sovrano, ed anche 663 le botteghe dei mercanti di panni e di sete nella strada dei Banchi ma anche presso la strada dei Pianellari e in altre strade cittadine sono adornate con invenzioni e insegne che inneggiano al sovrano: in quella di geronimo messina vi è un’invenzione che raffigura Filippo v con messina inginocchiata e il motto “non inveni tantam fidem”; la medesima iconografia si trova anche nelle botteghe di vincenzo d’amico, Filippo duci, mattheo Bassarino, vincenzo inferrera cambiano però le didascalie: nella prima si legge “Quod habeo, tibi do”; nella seconda messina vestita miseramente dice “conscidisti saccum meum et circumdedisti me laetitia” mentre il sovrano pronuncia le parole “induere vestimento gloriae”, nell’invenzione presso la bottega del Bassarino campeggia il motto “misericordia et veritas custodiunt regem et clementia roboratur tronus eius”; in quella di inferrera il motto “Quo me vertar nescio, felix, hinc, felicior te”. nella bottega del mercante di drappi di seta la città dello stretto è ritratta come andromeda prima di essere divorata dal mostro marino mentre in suo soccorso giunge un cavaliere raffigurante Filippo v e a commento il motto “tolta al periglio, sarò stella in cielo”; iconografia che si replica nell’invenzione presso la bottega del mercante di panni Pietro cacìa, con il commento della scritta “neque luctus, neque clamor, neque dolor erit ultra, quoniam priora transierunt”. altre invenzioni ancora sono narrate da g. cuneo, Avvenimenti della Nobile Città di Messina, cit., t. ii, pp. 853-854. 664 le fonti di parte messinese imputano il tumulto alla provocazione dei soldati che benché al servizio del re di spagna inneggiavano all’arciduca carlo: cfr. c. d. gallo, Gli Annali della Città di Messina, cit., vol. iv, p. 24; g. cuneo, Avvenimenti della Nobile Città di Messina, cit., t. ii, pp. 844-845. il “palermitano” a. mongitore (Diario Palermitano, in cui sono notate le cose più memorabili accadute nella felice e fedelissima città di Palermo, cit., vol. vii, p. 330) le ritiene causate dal tradizionale antispagnolismo rinvigorito dalla concessione dell’indulto. 665 il viceré parte da Palermo il 10 ottobre e giunge a messina il 14; il bando è del 13 ottobre. cfr. a. mongitore, Diario Palermitano, in cui sono notate le cose più memorabili accadute nella felice e fedelissima città di Palermo, cit., vol. vii, pp. 330-331. 666 g. cuneo, Avvenimenti della Nobile Città di Messina, cit., t. ii, p. 892. 667 ivi, pp. 902-904.
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