L'Illustrazione Italiana 1918 n.16

Page 1

192. settimana della Guerra d'Ifalla.

Anno XLV - N. 16.

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ILLUSTRATA

SOMMARIO: Incimoni: La grande offensiva tedesca in Francia: iti ghereeneio dicono cen gori terio

igionieri tedeschi. — Il Congresso Italo] scia FOT Rodi: IA aiengtivi sascandLiPonce;

Nella Somme: La prima linea francese davanti a Montdidier. vir Tedeschi abbattuti nel recinto di un i Ca ralloria tedesca contro le britanniche. ll von — Cor a

e i Duca

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di Ber;

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Specialità nustriaca.

"Il'contaCrernin (a Oatlo"1):! — 1 te tetohiHisannone lungaGportata,Tnol a la

4

Buccari è la Canzone del Quarnaro. spondenti di guerra, di Antonio Baldini,

Unzcolpo maestro.

Clemenceau: — Inchiodato !

La Beffadi

Dal fronte: Corri— I i di Ro-

n capro espiatorio.

Tra Guglielmo e Carlo

mano Dazzi tredicenne, di Ugo Ojetti. — Tutto può essere... 1 dimissioni... spontanee del conte di Gatto Lupesco,— Una conversazione con Guglielmo Fer-osernia. j

atiiadigrosso calibro.

.— Siamo niente paci separate ! NOI siamo uniti da‘mutta fedeltà © re-

rero, — La morsa, romanzo di Rosso diSan Secondo.

non è paionoENTERASEPTIZON stomatica, ua vero a proprio ricortcateto Wallintatam cho cipsto dldatettanto di

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Nella prima categoria ipremi furono vinti |due Tornei, riservati ai dilettanti di seconda

ai Sigg.: Roberto Sani, Ladislao De Ja- |e di terza categoria. lens © Luca Morelli. Nella seconda categoria i premi furono Dr TIRI igg.: Terenziano Marusi, Vercesi | 1 nostri feriti desiderano svagarsi gio-| cando a scacchi. Offrite agli ospedali militari pezzi e scacchiere,

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t gli indici delle |pirigere le soluzioni alla Sezione Scacch? ; È

attinellipil © ui

atti.

SpeSiovamri

Dell'astazia fratello, mi ferisco Un'affozion di rado sovrumazia,

sato asick Quando {1 cuor stanco e rassegnato taco

tutto fn mo si definisce.

Ogni bontà che l’anima ammonisce: È un tristo istinto, , cui non basta sprone ; Più rigoroso a ciò ale lo c0lpiaco;

| {n Bianco, co1 tratto,dàno.m. in due mosse, | Il Bianco, col tratto, dàso,tn. in due momo.

Soffrò il suore che, amando, ingentilinco,

Po sprottano 1 tipo matt.”

Nequizia od ompietà voglion magistra Spesso pel loro mal la rea totale, Che primo il /ine di costumatozza;

? Ond'è ube:nfofa 1a viltà sinitra Nol fango dol suo vivoro immorale, Edel suo onor vergogna la saggezza! Carlo Galeno Costi. Crittografia MnemonIca Dantesca, 0

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Fiamma del cuor che sempre al bene intende D'edneazione ed opora fervente. Laddove l'astro della gloria splende E il uentior della vita è più fiorente La fantasia dell'ideal mi accondo Nella sintesi sua soavemente. Rd fo sciatilla son, ma subitàna, Uhe 11 germo della vita soatariseo, Ma rendo il tampo raffreddata e varia. E fl mondo

Vion darisa perfia Ja religione,

e

La Principessa di Cambaja.

SUPPLIOHE. D) R l’anima è lontan da questa vita,

L

Quando non brilla più l'amica face,

auge Enigma.

RPASIVR TO le Paggena Gi asa Gallo

gie fomzieg pit) DIRMI) nio, Fioco lamento di parola blanda,

IL MONDO A ROVESCIO.

Flobilo nonfa del ponsier ferito.

|sine ea vegtane > |"tto pi trepr Da pron zlio sa ci una obimera, E no V'edehio lontan la terra sorge Datemi ad fsvelarlo la maniera,

Torna la fede nel suo por giocondo,

Porchè davvero fo ei capisso niente.

Quivi si vedo molto ehiaramento Vanir la notto prima dalla sera, Lostato, pol, procedo a primavera E fl primo è dopo il fin siouramentò Prima si naseo, è vero, èpoi si muore, Ma, por dirvela {n rima

Quindi i

manifesta,

nassita vien dopo la morte;

ad alcuno non farà stupore

Vodaro fl naso sopra dalla testa...

ELOQUENZA

‘Carlo Galeno Costi

Spiegazione dei Giuochi del ‘N, 14, Soranapa rcammtATA. ARCA-CANI - ARCANI.%

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Dott. Prof, M. Amsrosio Milano.

#* Ho provato effettivamente il Suo URODONAL su me stesso e ne sono rimasto-oltremodo soddisfatto. =Affetto da diverso tempo da artritismu'ribelle ad ogni cura, specie alla spalla sinistra ne ho trovato un giovamento tale da potermi dire com(certamente d'origine uricemi pletamente liberato da tale disturbo. — Ora faccio una cura semplice: un flacone tutti i mesi di tale preparato e mi trovo benissimo.

Dott. GiovANNI STOCCHIERO

Ferrara.

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DONAL CHATELAIN corrisponde alla fiducia che in «tasdL' URODONAL

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Arterio-sclerosi

esso riposi fin dai primi esperimenti.

è stato di grande aiuto nelle crisi di gotta: esso sul principio ha atte-

nuato gli attacchi e quindi li ha resi molto e molto più rari. — Ottimo risultato mi ha dato pure nelle forme uricemiche. Dott. Cav. Uff: MortisantI Giorcio Ragusa

(Siracusa).

Reumatismo Da qualche tempo consiglio nel mio esercizio pratico l'uso dell’URODONAL contro le

svariate manifestazioni dell’alterato ricambio organico, e particolarmente nel ‘reumatismo cronico, nella gotta, e posso coscienziosamente dire ed attestare, che tutti i miei clienti non hanno che a lodarsi dei benefici ottenuti dal medicamento.

Dott. Mazzi Cimero Forlì.

Ho

esperimentato l'URODONAL in persona di mia famiglia, già sofferente di reuma-

tismo articolare, e ne ho ottenuto

soddisfacenti,

risultati.

Dott. ALBERTO

Piacenza

RoGLIERI

Arterio-sclerosi urica

con diatesi L'uso -dell’URODONAL in casi d'incipiente arterio-sclerosi, ed in soggetti sempre degli è con manifestazioni artritiche ribelli alle cure consuete, mi ha dato

splendidi risultati, tanto che nella mia clientela l’adopero come cura specifica. Dott. SaLvatoRE Salve

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S. Chiara,

Pisa.

Uricemia io uricemico,

mi curo da tempo con questo. ottimo

preparato, ottenendo eccel-

Essendo destro ed lenti risultati. Esso mi evita gli accessi altra volta frequenti e lolorosi ‘all'alluce in altre parti del corpo. Lo prescrivo ai miei clienti, che ne sono soddisfattissimi. Dott. Prof. Cav. E. ZerBINI Capitano Medico Med. Chir. R. Stabil. Termali, Salsomaggiore.

Mi

pregio manifestaryi di aver io pure esperita l'efficacia del vostro URODONAL

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persona di mia

quale

dell'acido urico, in parecchi casi acuti e cronici, ed ultimamente

famiglia particolarmente uricemica.

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Dott. Prof. G. PiccineLLI M Milano.

Coliche nefritiche ©

sopra In sostituzione dell’urocedina ‘ho da due anni esperimentato con ottimo risultato,e me ne

me stesso, sofferente di tanto in tanto di coliche nefritiche, il Suo URODONAL, sono trovato bene, tanto da poter abolire, e per me e per gli altri, l’ urocedina.

Dott. Francesco Rara Catania.

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Morrone, 26, MILANO, e presso le buone farm:

; +. Ho esperimentato l’URODONAL in una donna adulta, la quale più volte era soggetta a coliche nefritiche gravi, da calcolosi renale, e che dopo l’uso dell’ URODONAL, non solo non ebbe’ più coliche, ma si sente molto meglio anche nelle condizioni generali. Entusiasta del risultato ottenuto, ne ha consumato altro flacone ed ora si sente tanto bene da fion avere, come dice Lei, più bisogno. di nessun'altra cura.

Dott. Cav. DomeniCo Ruzzi Subiaco (Roma),


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SET:TIMANA

DELLA

GUERRA

D'ITALIA

L'ILLUSTRAZIONE Anno XLV. - N. 16, - 21 Aprile 19, we

ITALIANA

UNA LIRA 11 Numero (Estero, fr. 1.30).

Per tutti gli articoli e î disegni è riservata la proprietà artistica e letteraria, secondo le leggi e i trattati internazionali. Copyright by Fratelli Troves, April 2Ist, 1918.

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FRANCESI

GRANDE

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S'INCONTRANO

TEDESCA

CON

GRUPPI

DI

IN

PRIGIONIERI

FRANCIA.

TE]

I, («Section phot. de l'Armée 2),

CO

iR Tai


ILLUSTRAZIONE

INTERMEZZI. e lettere di Carlo I.

L'uomo più imbarazzato del mondo oggi è, senza

dubbio,

Carlo

1 imperatore

questi precedenti,

d'Austria

e re d'Un-

come

tutte

l'imperatrice, furba

azzo; deve tenersi ritto, in pubblico, con un sorriso acerbo ossidato sul viso, con una paura male-

detta che gli scappi l'occhio in direzione della grinta inacciosa del suo collega ed alleato Guglielmo. molte volte che se in principio

della

guerra l'Intesa avesse speso more germanico un pochetto di milioni avrebbe potuto facilmente comla Bulgaria, col suo ezar, la Turchia tutti i suoi î Enver pascià. Ebbene, i tesori

con di

Golconda non sarebbero bastati a pagare questa iglia:

l'imperatore d'Austria colto sul fatto ‘a di truffare l'i

e per di più preso in piena bugia, svergognato daanti al mondo oggi e per sempre! Questa gioin

ci è stata

regalata gratis!

della Provvidenza,

siamo una

Se non diciamo

razza di ingrati!

bene

La grandezza del dono che ci è stato

e imprudente,

le donne, a ricordare che

E Carlo ha seri.to al

neanche nascondersi nel buco più re:

p Sisto di trattare. La cosa è andata via lis iva imperatoria che nre iniziata in una cucina borghese, con consigh della moglie e della vecchi serva: un trighetto da por ineria inquilino, a danno delle nazioni, tentato con degli altri inquilini ; la p del mondo e del

guerra, vista, sentita, fatta d:

LA BEFFA

in Francia

‘o Sisto, ha incaricato il

sartina

e da un

tenentino austriaco. Robetta, concettini,

miserie!

inzio, (Fratelli Treves, Milano). Dedicato « agli italiani di Fiume, perchè si

pietra

ed il bronzo dedicato

ttanza

delle sue

volume, edito con artistico lusso degno del conte-

lungo

che, se

mancano i soccorsi

pace?. Ma

e l'Alsazia-Lorena, quei giusti diritti

che quella lettera prova all'Alsazia-Lorena,

dell:

che l'imperatore voleva la

riconosciuti

'it i

dove lì mettiamo? Da ogni

e sottoscritti,

pericolo.

schiacciata

sotto il peso

scogna, ove s'incurvò insolentemente il naso di Cyrano, risponde alla forza prepotente e bruta, sfavilla e ride, fra le tempeste, sui mari latini, come la scia delle navi d’Ulisse.

Chi di noi non ha p: Ipitato, leginverosimile ? Shi di noi non si è sentito stringere

gendo la bella avventura il cuore,

zi alla

gere d

d'Istria l'ombra fraio Sauro, essi erano così

lettera ? Si è fatto dal sovrano

e dal suo ministro un tale spreco di balordaggine che rasenta i confini del favoloso. Non però dell'ingegnoso. Il Lelio: goldoniano, il bugiardo per cellenza,

per la morte, che serenamente pro: l'unica preoccupazione erail buon esito

moltiplica con un brio

men-

via,

in alto, come

1 non

razzi.

Carlo

dell'impresa. Ma la Morte sfidata non li volle; ed il cuore del lettore si sol leva di gioia, quando l'arte di d'Annun-

guizzanti

, dopo aver scolpito

ha che un eaparbio: « nor è vero»

bile bronzo

alcuni dei

sulle labbra. « Non è vero che io abbin sollecitato accordi con la Francia ».

di pu-

Consrrsso

Roma:

do, no. Non è bugiardo chi lo desidera.

Non

una bella fantasia libera, pronta, colorita, versatili E poi occorre memoria. Do dice anche il veci ide Corneille nel suo Mersteur

il faut bonne mémoire après qu'on a menti.

dunque ricordare quel che si è detto, e

quel che-si è scritto, Se no si è bugiardetti, scà guozzi, untorelli, piccoli clilettanti! È già diflicile per'un bugiardo vero sapersi districare dall'intreccio delle proprie falsità: lo afferma ancora Corneille,

IraLo-JuGo-S

avo-Por

spesa:

negare, negare, e, se non basta, giurare.

Ma

osservate lo stato d'animo di questo impera-

tore. Non si discolpa davanti al mondo, ma davanti

a Guglielmo,

intenetire,

fisica

Nega la lettera,

piagnucolando,

per

Guglielmo: Che spavento, mio Dio! La

è più forte di ogr

terrore

morale. C°

disperata

della

salire

sul trono

immondo

di

Fra

ì

moi

ganatici dei loro fratelli o cugini, con tutte le sgualdrinette di Vienna, e passano il tempot: la scuderia, le attrici d'operette, o le circo. Il Signore gl elargito l'intelligenza col

contagoccie l'ha fatto insipido, inutile, con una faccetta lustra, quieta, che assomiglia a centomila faccie; ha impiegato per creare questo imperatore

meno sforzo diquello che compie un Consiglio Comunale qualunque

per fare un bidello; l'ha messo

sul trono, a lolo con le molle su dalla molta poltiglia arciducale. Figurarsi la gioia sua e d voglie! Povera piccola gente, mediocremente in disaccordo perpetuo, uggiti da un pezzo l'uno dell'altra,

tutti

due blandamente

svagati

attravesso le cortine d’oro filato. »

stare

curo

e si

in ascolto. Il verso si fa

più s

una

per meglio

banda, tutti attenti al traverso di sinistra.

Uno

svolge. I marinai

da mo-

deste avventure della mano sinistra, eccoli a_un tratto uniti, coronati, issati sul vertice della pira mide! Un terno ‘altlotto vinto da un disperato, dà

sono

tutti

chini

da

ol sapere da me che specie di uccello sia. «Cantà in italiano» gli rispondo; dopo aver narrato il lancio vittorioso dei siluri

contro le navi nemiche ac-

quattate nel porto, descrive

il ritorno trionfale,

bella burla delle tre bottiglie adorne di nastri tri-

colori, mente

lanciate verso le sponde a narrare beffardaall'avversario «l'inosabile osato ».

che

fiorì un

giorno delle più opulente

tatrici, che sì vestì

seppe, come io mi lusingo di possed bianco del Siam? Era uno di quelli d'Austria gesuiti e dissoluti, che sposano per libisono imparentati, per via dei matrimoni

dino

Degna di tal pagina di prosa è quella di poesia che la segue e la completa. La Musa dannunziana,

Comme en sa propre fourbe un menteur s'embarrasse! Se ci si imbarazza un mentitore autentico, come sperava ta

ACCO,

dei bambini che hanno

ta che la risor

rubato il vasetto della marmellata, o la strategia delle serve che hanno arrotondato il conto della

se la caverà quel povero diavolo di impe se non gli accoppavano i parenti,

hanno qualcosa di femmineo, simili a donne che si levino sul gomito e guar-

I congressisti con le Delegazioni Inglesi e Francesi.

Carlo il bugiardo? No nulo, se mai! Carlo il falso! le! Ma Carlo il bugiar-

Si nasce bugiardi come si nasce: pocti. ci vuole: e appena quattro soldi di sf:

Bisogna

to meraviglioLe case

gno dell'imperatore ». — « Non è vero, non è vero, non è vero ». E lo vogliono chiamare

in indistrutti-

ritratti dei com-

osi alcuni (« Il mattino è nu-

— «Ma c'è una lettera ». — « Non è vero ». — «Ma la lettera è qui, stam-

piita ». — « Non è ve:

spavalda

guard

terna di

volato le sue spiritose invenzioni. Da menzogna fa scaturire cento

storia

mi gusci di noce slanpieno golfo nemico, nell: ta baia di Buccari « somigli ina d'argento? » Essi, gl

Czernin, per indurlo a venirci a contare

zogne, ma tutte -vive, agili,

del dolore, che

agisce all'accoramento col sarcasmo, che osa con

fiero riso; la bella burla che da secoli e secoli, dalle rive dell'isola di Polifemo a quelle del mar di Gu:

af-

una

del co-

nuto, si compone del celebre scritto di d'Annunzio sulla « Beffa di Buccari, » della sua nuova « Canzone

che la Francia s'affaticava invano n ottener pace dall'Austria, mentre nelle mani di Clemenceau esisteva la f

dine,

memoria

del Quarnaro, » dell'elenco dei prodi che compirono la gesta, delle carte dei luoghi ove essa si svolse. In mezzo alla greve grigia tristezza del più sq ce le siamo dimenticate, Ed ecco la lettera al caro Sisto, squadernata agli occhi del mondo. Che dire ? | lido inverno della nostra guerra, le pagine del poe vibrante e canzonache fare? Affermare che era una finta? Si passa | squillarono come la buccina | trice d'un dio marino sulle acque cineree d'un mare per un imperatore che truffa. Dichi ud: in scirocco. Tutto lo spirito della nostra stirpe vi mente che la si è scritta? E Guglieln suonava, lo spirito della stirpe che non può restare Guglielmo? E dove se ne vanno le vittorie aust Ma non bisogna mai scrivere, signor Carlino, Le lettere restano. Le lettere tornano fuori, quando

fermazioni chi la possiede tterta in pubblico? Chi ha pagato il signor

sissima

alla

mandante Andrea Bafile, »questo nuovo piccolo

idace da costringere con la impru |;

man-

tengano in fede ferma, » posto in vendita « per

me credere che un uomo, dopo aver lettera come quel al‘caro Sisto, possa esser sì stolido-e e con

DI BUCCARI

e La Canzone del Quarnaro, di Gan®ieLE D'Ax-

fatto, ci ha sulle prime sbalorditi! €

denza

are posizione

vranno un:

e la daranno | nel mondo! La vittori delle î i soldati dell'Intes: A nfitta morale degli imperi centrali, siamo giusti, non è e | non sarà opera nostra. Se la sono inflitta da loro! La Russi aveva ai cora tradito; l'Austr sentiva perduta; poco sperava ormai dalla Germa- | Il Nobiluomo Vidal. nia, stretta in un cerchio di fuoco, Allora deve essere intervenuta

Si è detto

ITALIA

una minima ubriacatur che deve aver sconvolti resso alla mummia gel Ma proprio in quel mom

delle

più raffinate

grazie ten-

al

mano, ricordandogli i soccorsi di armi e di denaro,

eleganze, si è fat a, dopo la guer icra e semplice come una Diana guerriera, bella solo, vigliosamente, dell

deve essersi

inestinguibile che la anima e la spinge. Non s'ar-

sorridendogli con tale minaccia, sentita

che il povero Carlo

la pelle d'oca.

ogni giorno che spunta

Ora egli sa che

porterà per un pezzo com-

menti, particolari

nuovi, nuovi potenti schiaffi

verità

guancie

sfrontate. Che notti deve

Non

ancora

sulle sue

della

passare quell'imperatore disonorato. l'Austria?

era

completa.

Aveva

tutto quello che può rendere turpe una nazion ma il ridicolo

le mancava. Tra i suoi preti lividi,

i suoi birri, le sue spie, le sue forche, î suoi po-

poli martirizzati, mancava

questa

grandiosa

nellata di colore sgargiante. Ora c'è, ora

pen-

e per un

pezzo, si potrà pensare all'Austria ridendo, E dopo

come

im

la guerra?

pezzi

La Germania

di carta î trattati

che

da

stracci;

lei fir-

mati e giurati, e l'Austria che nega le sue lettere, da chi saranno più credute? Chi sì fiderà della

pace

sottoscriveranno ? Ogni

giorno di

rannoTridotte all'impotenza. Ma, in ogni

che

esse

modo, con

più cirivela che non saremo sicuri se esse non

perfetta sicurezza delle sue movenze, dell'ardore resta

a coglier fiori, va

dritta dove vuole,

sa dove

vin La forza rude del canto popolare, della canzone di gesta è in questa veemente « Canzone del Quarnaro, »_che evoca fantasticamente isione della notte incantata e pericolosa, sulle acque azzurre,

in mezzo

alle rive fraterne sorridenti di luc

custodite torvamente dai cannoni nemici; che

scina irresistibilmente l'anima nel suo battito di febbre, edove senti, nel verso, ansito di motori, susurro

d'acque odor molle di lauri e mirti, odore aspro di salso:

Siamo trenta su tre gusci, su tre tavole di ponte: secco fegato, cuor duro, cuoia dure, dura fronte, mani macchine armi pronte e la morte a paro a paro. Eia, carne del Carnaro! Alalà!

Re7CREMA E CIPR A HEGINA BERTELLI

H.


r » D n

> z o m

[e] n n

m

z v ea francese davanti a Montdidier.

<

>

4 m

INOIZVAL

o m v

(el

IVI

>

NI VIONVHA

Nell'Oise: Tedeschi

abbattuti nel recinto di un parco.


L'ILLUSTRAZIONE

LA

GRANDE

OFFENSIVA

ITALIANA

TEDESCA

IN

FRANCIA:

L'artiglieria tedesca viene trascinata avanti nella regione a ovest di San Quintino.


|

L'ILLUSTRAZIONE

LA

GRANDE

OFFENSIVA

ITALIANA

TEDESCA

IN

FRANCIA.

I resti di un « Gotha » abbattuto

Nell'Oise: Passano turati nel contrati

dagli Alleati.

rigionieri tedeschi cat-

acco di Plessis-de-Roye.

Nell'Oise: Prigionieri tedeschi catturati negli ultimi combattimenti.

Nella Somme: Un posto francese d'osservazione,


312

ITALIA)

È uscito :

È uscito il 1° fascicolo :

I LIBRI

DEL GIORNO

Rassegna Mensile Internazionale. Chi desidera abbonarsi mandi cartolin vaglia di Lire 3 al F.Ill Trev Milano.

Chi desidera ricevere Il primo numero, mandi ll proprio Indirizzo.

DAL FRONTE: CORRISPONDENTI DI GUERRA. ffezionarsi

a Barzini

bisogna

averlo visto

mangiare, O quando meno averlo sentito a discor-

rere di mangiare. Allora templare quel Allora, allo

persona

scroscio

s'ha

felice

un po'l'agio di con-

così lunga e sfuggente.

delle

mascelle,

0e-

quegli occhi attoniti d'uomo volante, sbigottiti dal troppo mondo che hanno dovuto vedere.

Ecco che Barzini si sfa-

giornata un punto grado di apprezzare questa ventura, Le sue pupille si figgono finalmente benigne sulla faccia degli altri mangi fori; ‘ondate’.d entugiasmo gli si vedon! cosrere fra pelle e pelle. Che non gli venga l'uzzolo d'una gara a chi ingolla più minestre! fermo e

nessuno più di lui è in

Se il suo buon

riva

Inestirpabile dalla gran terra natale è Gino Piva. Sapere precisamente dove Piva è nato, sarebbe difticile. Egli dice il mio Veneto, come dice /a mia Romagna, la mia Lombardia, la mia Sicilia. Dice

LA BEFFA DI BUCCARI

anche /a mia Roma dove in altri tempi patì un anno di carcere politico. In qualunque piazza di

pi GABRIELE D'ANNUNZIO on le 7 del Diario, restituite in integro; La Canzone del Quarnaro, intermento inedita, quale fu composta dal poeta per i marinai; Il catalogo dei trenta di Buccari: Il fac-simile del cartello manoseritto e due carte marine.

di istinti semplici e profondi che in qualunque taverna trovano fratelli, sullo spiazzo d'ogni casale in campagna raccolgono uditori, coi quali anche il

Dirigere commiss. e vaglia ai F.lli Treves, editori, Milano.

città italiana, soddisfatto del sole e delle architetture, lo immagino volontieri. È di quegli uomini

traghettatore contrabbandiere si confida volentieri. È anche un bell'uomo e ama il vestire pittoresco, edelweiss sul cappello, cravatta al vento, stivaloni all'Erna sua automobile è vermiglia e s chiama «ira di Dio ». Piva invecchia e ringiovanisce come gli pare a lui. A_ giornate la passione politica in lui divampa, a giornate si distrae e si spegne. Quando il sangue gli fa violenza non sta lì a lesinare coi ragionamenti e le convenienze: ir-

resistibile è l'effetto su lui di alcune parole fortemente drogate, come fede, libertà, rivoluzione; bh

bisogno di prendere la p: di Sal ape a più lontana. Il suo sguardo s'accende, scuote i riccioli neri sul di

po, la voce robusta attacca periodi lunghi e c: ti, e tutto quello che trova nella sua st

porta su, reminiscenze personali, pappardelle a demiche, immagini sbardellate, im ini di gra volo e di colorito acceso, magnifiche nell'improvvisazione, pitture calde di paesi, nomi

son:

di

Lire

3,735 (compreso l'aumento del 25 Vo.

compagnia. Non ignora i costumi e î dell contrada; sipuò dire che dovunque anche lui è un di casa. Îl cane del cacciatore dopo avergli annusato gli stivaloni i, poggia il muso fedele sulle ginocchia di Piva e lo guarda discorrere. * rete, il bot-

iatore, il pesi

nche un:

d’Alighiero € ono più varî, a borghesia che l'in-

a e della quale divide i gusti.

del soldato,

vicino il costume e l'umore ma non si ferma mai nel rettorico e

nel generico,

esteriorità formale

guerra, non si

fortificazione ca

lascia

attrarre

nel

bene

acceso la pi

Perchè ndo

pena ultimata, e Castelli s

altre occasioni che

precipita nel branco mentre

mi si presenteranno nella

Logico so bene che avrò li fronte un altro uomo

un uomo

che

sembra

veda quello che

gu

non

l'anima dentro gli occhi,

giungendo le mani e dicen-

a

volta avesse

un tempera-

he. Al tempo stesso schivo ed esigen-

cani

trova

sul c:

se è co-

stretto

ratificato. Per uno che ha visto i lavori del Pana-

ma, il tempietto di Bramante certamente è un gi

cattolo da dondolare al gancio d'una grue. Per questa sua fedeltà al grandioso, come descrittore della nostra guerra, Barzini non ha saputo vedere la trincea, il soldato, la barella, il mulo, che sono i personaggi infinitamente ripetuti di questa guerra; giacchè il particolare paralizza la sua fan-

tasia. Le cose belle le ha scritte in montagna, tato e confortato dai panorami spettacolosi. Quando a Udine passavo sotto

sua, in via Aquileia, per mia bizzarria lo immaginavo_ sempre seduto in mezzo a grandi e eros valigie di cuoio consunto, pellicce, stivali, carte artrasognato

dietro il fumo della pi ipa, in-

certo sulla lingua da parlare, aspettando il telegramma di Albertini, che spiegasse laconicamente la latitudine e la longitudine da raggiungere, come nei romanzi di Verne.

4

lo

dicono i soldati, con

zaino affardell

‘capo

una salita. Egli ‘ente l'uomo, scopre i tipi. Un bel giorno

scopre |

nilato postale. In trattoria non

perde'una mossa del generale silurato che mangia

in armi, che lui tratta come un bambino; quando

un altro tavolo. Ha un nipote di dieciotto anni sotto

le

fu

nominato

aspirante eriscosse il

zio Castelli corse a trovarlo, e gli

primo

stipendio

diceva: « Fai ve-

vedere » per vedere la soddisfazione d'un

legger

iano truppe scelte, La

guerra, le strade e il rischio mortale della guerra

parlano gravemente al suo spirito battagliero. A traversare le strade battute dalla mitraglia pigl passo marziale. Non gli dispiacerebbe morire. La guerra

d'Italia, malgrado le caverne e i

asfis-

sianti, egli si ostina dal principio a vederla garibaldina. È forse ha meno torto di quello che può parere. Ma Piva è l'uomo rode a descrivere

aiu-

la finestra di casa

come

ragazzo che per la prima volta in vita sua

maravigliatissimo delle

piccole e garbate proporzioni. che le cose hanno sotto il cielo italiano. Il gusto che da fanciulli tutti abbiamo per le proporzioni giganti, per i contorni favolosi, per i sogni panoramici, i viaggi che lui ha fatto, i paesaggi che lui è andato a vedere glie lo han continuato [a coltivare, glie lo hanno come

rotolate,

storia, di cuor pieno. Così serive, a coi pintoni. PassaTsdegnoso e solitario, come traversasse | Barletta ai giorni della disfida, guardando; malo: quanti inglesi; francesi e miseri:

moli, ora li sconta con quest'aria sospetforastiero anche per le vecchie strade delle ne dî forastiero.

do di tanto in tanto: « Ah, Madonna. » La strategia non suò forte: non si fida;

consegna dei galloni al Duca di Bergamo. (Sezione Fotografica dell'Aeronautica).

te di popolarità, arrossisce anche oggi come una ragazza se sente fare il suo nome quando passa, se sente dire: quello è Barzini. Il Barzini. La capaità di resistere a tutti i climi, l'approdo reiterato anti

ca-

cesso, Castelli lo segue co)

mento dolce e naturalmente portato a diligere le dom

e gli si

raccomando, mi

dica tutto». E mentre il giovanotto lo mette al corrente quello che è ‘suc

vedere troppe guerre; l'hanno troppo a) ato a spaesars ivo d'Orvieto, mura

simpatica

seria e

mi

me un gran ragazzo addolorato d'aver perduto la sua innocenza. Penso che gli hanno fatto girare troppo

è da scommettere che una

nno facendo zaiadocchia una f;

cia

mette intorno con affanno:

soggezione, co-

mondo, l'hanno mandato

i soldati no a terra,

« Mi raccomando, signor

inabbordabile, con fi chi sa dove, silenzioso, mido, in un modo strano da mettere

fami-

il figlio difamiglia, lo

discrezione signorile e ironica, un'intuizione lar; idi del mondo gli spianano| dialità e una che gli amic che ». Un torna all’

a

confidenza

avrà

dall di

re il lanci:

quanto posso a questi spitutte le

padre

fiamme, il portaordì

le parti del mondo, la mia invidia segue passo passo il suo discorso. Disposto

ragli di cordialità. fra dieci minuti,

soldato il

ta, e sapere come si

anatre

sono n voler

creata

pittoresco dell;

lui interessa raffigurare

studente, l'impiegato, il se-

umore

al punto di

come

Pieno d'intel-

ligenza e d'umanità, anche Castelli ha la gran pas-

sione di conoscere da

tarci fra un boc tro come si cuocio! tarughe e le

conversa-

tegaio sclientato, la vecchi

della politica di ieri e coi colori di ierì, tavo-

lottia

Quindi le

‘a patetico e sentimentale che va in

accia delle osterie dove ci sono le belle ostesse e

si mette a sedere in un cantone, sotto le patrie oleografie di San Martino e di Bezzecca, con lo sguardo torvo di Rodomonte

nella taverna di Dordrecche,

Ma che ci vuole a Piva per riprendersi e ringio-

anire? Un po’ di sole sul tavolo, una banda‘ militare che passi fuori della porta, e che il bicchiere

mon mentisca. Allora alza la voce e interessa al suo cantone il cacciatore, il pescatore, la democratica

si vede

in mano le carte da Împre, ora su un

piede ora su l’altro, non sapeva

quale mano

avanti

cento. Irrequietissimo com'è

mettersi

la gran risata che già

alla bocca per tappare

gli si rimoveva nei

visceri

La prova più bella d'affetto che Castelli può darti unta in uno scroscio di buon umore. Testifica che

è la risata. La genialità delle sue conclusioni S'ap-

la vita

è sana,

per quanto

disincantata e scon-

clusionata. Ma di tutta questa cognizione dell'umanità in guerra corrispondenze

scia

andare

che cosa

scritte?

Oh,

rivoltoloni come

si riflette

nelle sue

quando scrive si la-

l'asino

sull'erba fre-

sca per carezzare il dosso piagato, alla bella stagione, con panico delle galline. Poco o nulla. A grandi intervalli,

un baleno. Ricordo che una volta

ha scritto un articolo

non

so

più bene

su che

soggetto di soccorsi sanitari e religiosi sul cam

intitolato: Quando i figli chiamano le madri,

che pare il principio d'una canzone di grande poeta. È ilmomento q sto di ricordare che una volta, 0 tanti anni fa, Alighiero Castelli era un poeta che dava di

sè le più care speranze ? Ma la tremenda bonarietà di Castel

sbaraglia i e torto Anronio BaLbINI

rimpianti che non fanno altro che noi alla vita

TABA NA:DISCON TO TVTTE-:LE-OPERA= ZIONI *DI: BANCA


L'ILLUSTRAZIONE

| DISEGNI

Romano Romano

Dazzi,

DI GUERRA

risoluto, l'accento romanesco da molti

anni, e

p gessi, egli che pur langelo aver lì davan a portata d’occhi il suo doodo ad ogni scrittore cile modello, come ‘e comodamente uno, anche perchè !aver sullo scaffale vicino gli otto volumi del suo Tommaseo. Ma è l'anima che conta, l’anima padrona d’esprimersi, l’anima che ha le forme o le role davanti a sè come i tasti d’una tastiera, e Hieonasliafua ali premo) serta ceccheli il'anigia padrona del suo mondo. Anche l’anima e il mondo d'un ragazzo di tredici anni

nello studio di

non ne ha mai disegnato

perchè suo pa-

Romano,

come

fferma con orgoglio

il suo nome, v'è nato. Ma tra

La patria del marmo,

la città dei monumenti,

Carrara e Viareggio torna co suoi ogni estate, e rofilo bianco e azzurro delle Alpi apuane gli è miliare quanto quello della cupola di San Pietro. padre scultore,

e di gran nome

tecnica dell’arte sua:

ico di Romano Dazzi

e destro

Romano Dazzi s'è accumul o così in molti anni, er quanto giovane sia,un tesoro di memori: Non l'ha fatto di proposito, ma d'istinto; tanto meglio.

un

in ogni

E poichè o sa che certi vivi tesori si ammuffiscono al chiuso e si disfanno, lo rinnova e lo

le radici dell'albero genealo-

cresce tutti igiorni, lavorando, quando gli sul vero: in classe (seconda ginnasiale, ahimè, ela disperazione del professore che proprio non ne

sembrerebbero tutte visibili,

lescritte nell'albo stesso dello stato civile, alla data della sua nascita. Ma Romano Dazzi detesta la scultura, s'infischia del marmo

e dei monumenti, e

più ancora dell'accademia e della

vuol sapere d'essere ritrattato mentre insegna latino

o geografia), o per strada, o al giardino zoologico di villa Borghese. E allora scri nto al suo disegno, a grandi lettere, da/ vero, tanto perchè i signori critici non cadano in equivoci. Ma il suo orgoglio è altrove. Una volta nei dise nî, che, in mancanza di carta, delin , la mattina presto, sul marmo dell prima che tiranna glielo ingombras: e con la carne, le uova e le erbe della spesa. Av tre anni, quando ve lo trovò uno scultore amicc di suo padre, e, da buon

scuola. Egli non

sa che disegnare. E disegna soldati in guerra, come

pochi altri hanno mostrato dw inte questi tre anni di er disegnare. E la sua scuola è il cinematografo.

Nel

quale mistero sì contempla

l'utilità de-

gl’istituti di belle arti, dei loro regolamenti, profes-

sori, gessi, modelli, pose, corsi, concorsi e titoli. Norma accademica, vasariana, in trono da quattro e più secoli: « Chi vuole bene imparare a esprimere disegnando i concetti dell'animo e qu ja cosa, si eserciti in ritrarre figure di ri) i marmo, di sasso, ovvero di quelle di gesso formate

sul vivo:

313

TREDICENNE.

Fuciliere bocconi.

do, alto esano, sveglio e svelto, vestito di turchino alla marinara, gli occhi azzurri ridenti e mobilissimi, il naso corto, la bocca grande e tumida, il dre vive a Roma

DAZZI

Dazzi

figlio dello scultore carrarese Ar- | vive che simuovono; e di

turo Dazzi, ha tredici anni. È un bel ragazzo bion-

pi

ITALIANA

DI ROMANO

, incredulo, gli chies

ancio di una «s gno)

perciocchè tutte queste cose, essendo

mo...

— Romano,fi

— F:

allo,

il pollice

immobili e senza sentimento, fanno grande agevoe l'indice, sospesa a cinque centimetri dal candido lezza, stando ferme, a colui che disegna: il che non | questo avrebbe significato un qualche consenso dei |marmo: — Vuoi un cavallo greco o un cavallo da avviene nelle cose vive che

si muovono ».

Invece | genitori

alla sua passione pel disegnare. Oi

Romano Dazzi ha guardato sempre esoltanto le cose ! che, se a tutti i padri fa più paura che clinazione d'un figliolo giovanetto paura è addirittura spavento in u quale voglia in tempo provvedere all

piacere l’in-

corsa

0i

cavalli dell'’omnibus? — Eglieli allineò tutti.

roba da signo-

meno al nutrimento della sua prole

ques dagli avvocati del Par-

del cattivo gusto, ch ento, «la patria

della

bell

A quattro anni l'ho veduto io, bocconi sulla spiaggia a Viareggio, tentar di fissare în linee un c ‘allo che faceva di gran salti a sentir sotto gli zoccoli abbia cedere nell'acqua. Romano lavorava con un mozzicone di matita blu sopra un brandello di

carta strappato

all'album

di suo padre. Ma

fino

dell'alfabeto.

s'

da allora gli piaceva più disegnar di memoria: e a penmanaderi tira Gi l'inchiostroela penna sono da adulti; e un bambino che non sa scrivere un i, prova, a maneggiarli, l'illusione d'essere gi revole quanto un re od un notaio i quàli solo coì una firma fanno miracoli Egli disegnava invece di s lettere.

Riviveva le origini

sercitava,

prima

di tutto, la memori:

segno (non parlo della faticata calligrafia

Ma

che con

Îuesto nome ancora s'insegna in certe fabbriche di jadigli dette scuole) è, come ogni arte, tanto più

vivo quanto più, in occasione di quel dato oggetto

0 figura o scena, ci rivela dell'artista che l’ha fatto. E l'artista tanto è più libero di rivelarci l'animo

suo quanto meglio ricorda il vero, senza aver l’obbligo di corrergli dietro quatto quatto come un ladruncolo, o il fastidio di tenerselo fisso e gelato

davanti come uno schiavo che alla fine l’ ipnotizza ed è il suo padrone. Il vero è il vocabolario. Uno

scrittore che ad ogni congiunzione e

Fuciliere in ginocchio.

ad ogni arti-

colo dovesse correre a sfogliare il vocabolario,

che

arebbe ? Fa piacere anche a un Miche-

Una bomba dal tascapane.


314

L'ILLUSTRAZIONE

| DISEGNI

DI GUERRA

ITALIANA

DI ROMANO

= SS Ferito

Marinai

a morte.

all'assalto.

DAZZI

TREDICENNE.

A


L'ILLUSTRAZIONE

| DISEGNI

DI GUERRA

DI ROMANO

ITALIANA

DAZZI

La pattuglia di marina.

TREDICENNE.


| DISEGNI

'ILLUS

RAZIONE

ITALIANA

DI GUERRA

DI ROMANO

DAZZI

TREDICENNE.

rine pel virile animo di questo 1 corpi vivi, egli vuole. Accetta gli animali, ragazzo. perchè hanno la buona abitudine di non celare il gioco delle ossa

‘animata, sotto e dei muscoli, la loro architettura vestiti, mantelli, scarpe, guanti e cappelli. Ma l’uomo, sopratutto,

lo attira.

E, poichè c'è la guerra,

l'uomo sovrano, l'uomo padrone della vita € della morte: il soldato.

C'è la guerra, m

* è tanto

lontana dal

Lazio e

dalla Versiglia. Egl la sogna, la viv racconti dei reduci, la legge nei giorn gina seguendo pervial'ardîto col pu

tura, col maglione grigio, con le fiamme nere sul colletto rovesciato, coi denti L chi nella facc abbronzata: l'ardito, impensato re del biancoene

per lui. Ma sopra tutti gl'incontri e le

tutti i desideri, c'è ilcinematografo,

mo bianco, la bocca schiu

sete, ogni

tanto un

‘onte a gittar indietro il

gran ciuffo biondo, Romano Dazzi guarda la guerra: meglio, guarda nel pieno della guerra. Il paesaggio è triste, livid , uguale, senza co lori: non gl'importa. È Spia ogni gesto, ogni sguardo, ogni ruga del fante, dell'artigliere, del arma, ogni piega, ogni botton rinaio; studia ogni ogni cinghia, , ogni chiodo. Gli uffi

non lo gli san di borghese, gli san d pace. Il soldato che corre, che lancia, che sp; che si ritrae, che scat a, che cade, quello è il suo

dio:

il santo

n

quello

che si dà tutto, che

"ardito

morto.

quilla, dentro l'Italietta mediocre di dopo il ‘70, e poi questi tragici disegni d'un ragazzo d'oggi, no, impeto, fierezza. Per chi ricorda le sfumate leggiadrie degl’imitatori di Fortuny qua ni or sono, le languide prerafaeliterie di ven-

a, e negli

anni

scorsi le

astratte accademie dei

rotini curvi sulle fotografie della Si

stesso tratto

grosso pesante risoluto che- dintorna

queste figure dolorose, questi feriti che stramazzano, questi morti che finalmente giacciono, questo' sol. dato che s'inginocchia

a chiudere pliocchi del com-

agno ucciso, questi scorci di vedette genuflesse o tite, — mostra

una gagliardia nuova, una vo-

di

ro, forte e conciso. E non v'è

pa

e il disegno

d'un

lanciatore

di

bombe e quello d'un mitragliere che punta l'arma

contro un aereo: puro contorno, ma scritto da un maestro senza pentimenti, ben equilibrato, che sopi volumi e li distribuisce con una

logi

numentale. Lo stesso equilibrio di masse si ritrova nelle scene con più figure: non più le membra d'uno stesso corpo ma î corpi d'una stessa scena, chè un'opera d’arte, anche un semplice schizzo, è un corpo vivo e ha le sue leggi organiche per cui sta e respira. Perchè Romano Dazzi non adopera su carta pre-

la matita

litografica così bella e morbida e

? L'opera sua potrebbe

e diventare utile non solo a lui:

allora essere diffusa,

Specialmente oggi

Utile a noi, utile per noi presso gli alleati, presso e un giorno presso i nemici, perchè tutti

no che

fino i ragazzi d’Italia, l'Italia cioè di

sulla quale i nostri nemici sperano e contano, questa guerra e quest'odio se li sono incisi in cuore,"per"sempre, "con’segni fondi come cicatri così _— 1 2Uco Oserti fa tutto,

Una

che

soffre

tutto,

apparizione che lo esalta, lo invade, lo invasa,

E quando lo schermo torna

e la

e disegna.

visione è per gli altri svanita, Disegna

nero

e la folla esce

egli corre

anche se è notte ta

nel suo lettuccio di ragazzo, sulla bella carta e liscia e fedele, se ce ne ha, e, se no, di scuola a righe e finche, pur di

disegna bianca

che ha veduto, ma quel che ancér

emozione prec

loorata nella febbre della s ‘a, e i fogli grassa, e gli abBos en a ed ingegno, e ricomine — È ora d'andare a scuola. Via scuola? Mamma, perchè mi sciami lavorare qui. A scuo) Chi è che dice che la guerra non muterà niente

e nessuno? Noi, forse, no, noi uomini fatti che la guerra ha trovati già piegati e anchilosati in pre-

giudizi, abitudini, simpatie, antipatie, miserie vecchie. Ma questi ragazzi in fiore, che sono tutt'occhi e tutt'orecchi, che hanno

l’anima

nuova,

cre-

dula,

a trasformare

d'un

duttile, aperta,

pronta

sùbito lo stupore in convinzione? Essi saranno l’Italia nuova, l'Italia che ha sofferto, che è finalmente esperta

d’amici e di nemici, che

sa

Ontilie

meditare ed

osare e deliberare e creare: essi che a dieci, a quindici anni hanno veduto e sentito questa tragedia

e questa rivoluzione, e i cui volti rosei si sono a certe ore

impalliditi sotto

— 1 morti,

questo

imorti... Vorrei

mi dice Romano

® Dorati 19:18

soffio di morte.

vedere

Dazzi, sereno,

Che tristezza confrontare la nostra

dei morti

fanzia tran-

Antilopi


L'ILLUSTRAZIONE

| DISEGNI

DI GUERRA

DI ROMANO

ITALIANA

DAZZI

TREDICENNE.

. trincea. dalla balzo Il


L'ILLUSTRAZIONE

PARIGI:

LA

Il famoso gruppo » del Cares MVS «La Danza eroe e

PROTEZIONE

DEI

MONUMENTI

ITALIANA

CONTRO

= Sa pera Il monumento del Falguière.

Il Louvre; le finestre corrispondenti alle sale delle scolture antiche.

LE

OFFESE

NEMICHE.

ktatao deldel giardino giardino delle delle fiaigri Le s statue Tuileries,

La fontana dei Medici al Lussemburgo.


L'ILLUSTRAZIONE

LA

GUERRA

SUL

ITALIANA

NOSTRO

to visto dalle nostre posizioni in Val

FRONTE.

P,

(Lab. fot. del Comando Subremo).

TÈ n

AVioMoBILL Ex


i

|

XCIV.

SOR CADVTI per LAPATRIA SOR

i,di Monza (‘98), Zona di Guerra.

lota aviatore. De

Stroppi, diMilano (‘98), Giuseppe Falbella, di Caspid med. al io) sano onîo) 1881, sottoten. Osp.dilnnabruckperferite. 7settembre sullaBaînsizza.

na (‘94),

Mario Pedrazzini, di Messiten. cav. nei bombardieri. 26 sett. a Udine.

alp., prop.med.

nigo (‘97), ten. Osp. di Civ

como Boralevi, di Pa _rigi (91)allievoul. be 19 ag. a Castagnevizza,

—Bernardo Gaggini, di Parigi (1895), sottoten., de —13med.2

Luciano Fornari, allievo alpin. 21 agosto sul Monte Camponora.

G.Bolla di Milano (‘97), naz. svizzera, sottoten. prop.med. arg. 28 agosto a Grazigna.

Mario Baistrocc gran, dec. med. d'arg. ‘30 ottobre ad Hambro:

—Andrea Galbiati,diVilla

A. Bacchini, di Monselice, sottoten. 30 ago—1sto sulle Alpi Giulie,

ten. A

alp. 23

sl

i

tePiero Negri de Salvi, di C.teA,Nani-Mocenigo, di Pa- ‘ Emilio Bonafous, di M nza (90), ten. cav. prop. dova (‘91),ten. cav.,dec.med. lano ("94), ten. 11 nov. amed.urg.18ag.a Paljevo. al val. 4 magg. in Val Sugana sull'altipiano di Asiago.

C.te R. Bennicelli,diRoma, cap. artigl. 22 ott. sull'Osservatorio mentredirigevailtito.

Giorgio Caldara (1897), ten.artiglieria, prop. med. arg.13nov.aCimaEchar.

):

Guido Buratti,diPavia(‘91), Carlo Arioli, di Legnano, sottoten. genio, dec. med. capitanoartig!., dec.med. arg. 16 ottobre sul Carso. |arg.12’maggio sul Carso.

—Rodolfo Rossetti, tenente —Erberto Mayer(1897),sotci totenente dei bombard. 24‘agosto sulla Bainsizza. —4$ ag. a Castagnevizza.

Vergano, dec. med. arg. Altipiano della Bainsizza.

F.Bedarida, diMondovì(‘95), Alberto Pecchini, di Cuneo G. e ila Dr. E. Corsini,diP. Maurizio Franco Marorzi, ten. genio, prop. med. arg. (91),cap.alp.,dec.med.arg. sottoten. alp., prop. med. (95), sottoten. alp. d ja (‘91), sottoten. 29 giug.’916 sul San Michele. 15magg-91 6alulM.teRosso. _arg.6lugl 716 ‘sull’ rtigara. arg. 24 ott.'46all'osp, Vicenza. gosto sul Monte

Quando manca l'indicazione dell'arma, si tratta della fanteria, Il numzro tra parentesi, indica l'anno dî )nascita.

19a-

Geometra Gaetano Chie sa, sottotenente. 6 set-

tembre sul San Gabriele.


L'ILLUSTRAZIONE

rAEROPLANI.

ITALIANA

POMILIO»r

(Dis. di A. De Carolis).


TEL

322

L'ILLUSTRAZIONE

TUTTO.

P.UÒ.\BSSERE....

della strada? che in cielo capace di risentimenti

sogno

neri

tremendo. Parevami

peccati ho fatto un

d'indossare una

Le

persone della

mes:

molante d'ebrezza,

Egli ha scosso il capo e ha detto : Gatto Lupesco.

pelli bianchi,

cogli occhi rossi, che fumava

in una

Una conversazione con Guglielmo Ferrero.

il quale zio si teneva ostentatamente

in disparte. Quando poi fummo sul partire questo i0 si levò di testa la papalina azzurra, e mi salunente con

queste

parole: —

Non

mi

tacqui egli gridò:

Non

ci vedo chiaro.

velata di

in guerra. Precede un lungo studio Nuova Europa, composto a guisa di introduzione nell'autunno del 1917; e chiude il volume - a guisa di epilogo - un altro saggio che sta per escire una allusione a quel suo libro edito\sal'e Genio Latino @ Il Ganmaneslati Gini giovanile, che fece tanto rumore ai suoi tempi? posto un anno fa. Nei discorsi pronunciati pri — In una cer , sì. Il problema che è della guerra si vedono a poco. a poco maturare | ato nel nuovo volume è lo ste: intorno a idee che saranno applicate nei discorsi e nei saggi cui mi affaticai ventitrà ann un po' troppo pre- scritti intorno e in occasione della guerra, e che sto in verità, quando scrissi L'Europa Giovane: e sono poi le idee svolte a lungo nel 7ra 7 due mondi. ioè quel che valga davv moderna Il legame tra le due parti è qi bolic i vizi e le raffigurato dal + Ma le conclusioni son molto diverse. dei discorsi pr prima della guerra — — Effetto — dissi io — degli anni che sono pasquello pronunci l'Università popolare di Milano sati, degli eventi che x aduti, della!matu nel gennaio del 1914 — ricomp isce con le stesse parole e gli stessi periodi come premes: "

(La

rapidamente). sa come, a un gran

co. Tutti i commensali

complimenta-

sedeva lo zio, e fumava

come

— Quelle idee e quegli studi le ha nno però s vito, se non a prevedere che la crisi era mminente, a riconoscerla non appena è scoppi = Forse. Guardando le cose da questo lato, forse 1 libro potrà avere qualche interesse per il lettore parziale e riflessivo. npone di due parti: la

volermi fornire alcuni schiarimenti intorno al suo nuovò libro. — Si deve vedere nel titolo del libro

vano me e facevano cortesie alla sposa. Maproprio a me

sem-

pre in una pipa di coccio. La sposa, prima che potessi farle cenno di stare zita, se n’uscì în quee imprudente; Zio, diteci u parola anche Voi. Egli con una bocca-

del primo discorso pronunciato dopo

taccia di fumo tornò anch dire ch vedev

la guerra nel

ce

una

che tentennava

capo: e parev se le lagrime in pelle. Eppure mi gridò: — Non ci vedo chi Mi trovavo poi in un letto d'ospeda-

unità! — Il pensiero dominante del libro è

questo: un

quando

un

astuccio con

tutti che

prova decisiva. Sin d:

CoLonia

la gente

A

LA « Virrorio

Emi

p:

stessi generali,

Pesposizio-

SI

ne, mi dimostrai desolato e disper ato della salvazio esposi con ardore il mio des derio di morire în

zia di Dio. Parlai come un vero cristiano sa di re in quelle estremità, Lo frate bo vedo chiaro; ma con questo non finiv uarmi la coltre con l'aspersorio, ‘olavo in cielo, ma quasi incredulo di

gr . Il cielo parevami un paese'tutto bi co, con rocce bianche, strade bi; nche, e ancora più bianchi orizzonti.

niche tutte bianche. Î

renne sma La

vita vi

Le erbe vi erano

Eppure ogni

bianche, le tu-

bianco ha la sua

e distinzione e ogni forma ha il suo par-

vo di splendore. fame, questa pein cielo non si fa più sentire. le e tranquilla che il primo è: così non la può durare.

Ma io non posso negare che in quel

punto mi ci

sentivo veramente felice. Mi sentivo felice. Mi di. cevo felice. Il ricordo del mondo era confuso e

come

lontanissimo, Tutti

che mi circondava

gli aspetti della vita nova

lasciavano credere che

preoccupazione della vecchia

specie potesse

sorgere, Er: inati a essere in sempiterno i mancipî della Beatitudine, e la Pace sarebbe stato d'ora in poi il nostro solo foraggio. Non avremmo troito

più insidie

sul nostro cammino:

zione

Vecchia

targli le colpe che più mi pesa d'

abbiano avuto per ca-

crisi della civiltà occidentale come un:

guerra, più grande ma non diversa per natura d glialtri conflitti armati

con un libro in mano e

Con cuore compunto comincia

o. Mi studiai

edo

E non mi

gione ultima Îa tendenza universale considerare invece questa gravissim.

sottovoce, A un certo punto entrò

spersorio,

smentita.

edo che molti degli er commessi durante la guerra dai governi, dalle clas i intellettuali, dagli organi della pubblica opinione, dagli

i e III » pi Lonr BO.

Agricola, destinata ad accogliere un numero ragguardevole di orguerra, va segnalata fra le prove di gratitudine offerte dalla Nazione mortiai ci inmbattenti. — La Colonia sarà installa ta nella Villa Soranzo-Mocenigo, di Lonigo, col fondo anticipato dai Comuni della Provincia di Vicenza, al Governo Austriacosociale pel censimento del Lombardo-Veneto.

la e nera. Quattro candele mi attorno;

è scoppiat:

to di illustrar questa

la feri!

vestito da fr

la guerra

sino ad or

cuscini sul cataalcuno mi rimboccava la co-

uno accese

î

quale le fond:

strare questa idea, alla 4 che gli avvenimenti abbiano

io me l'ero

parola... Non ci vedeva chiaro nemmeno quella volta.

mio zio,

cris

per noi il cielo

irebbe rimasto sempre così mattutino e lucente. Ma chi è che arrivandomi alle spalle d'improvviso mette una ombra così triste sugli alabastri arcuati

Europa»

Decadenza

‘a «l'Europa

non sta

di Roma,

x

Giov:

ne» e «la

soltanto Grandezza e

quel

7ra i due mondi,

di cui tante pagine, che al suo apparire sembrarono oscure 0 strane, hanno acquistato oggi, dopo il gran cataclisma, un valore quasi profetico. — Non esageriamo se il Ferrero sorridendo, — Quel che lei dice è vero soltanto si

id un certo

punto. È vero che io ritornai dai miei vi: d'America non, come tanti altri, inebriato dalla più sicui nell'avvenire del mondo, ma convinto

che un giorno

o l’altro la civiltà moderna

sarebbe

precipitata in qualche terribile crisi che non iglierebbe punto alle grandi crisi di Stata testimone

Stati, di cui dalla Rivoluzione

rori anche nel preparare e nelfare la pace: impresa questa) come provano gli eventi di Russia, ben altrimenti

in questa

guerra, che

in tutte le

— Insomma, questo suo è un libro sulla guerr —

Se vuole.

Ecco una

fortuna che

prima

non

della

guerr

è toc

a tutti

gli scrittori che in Europa si occupavano delle sorti

della civiltà occidentale, prima e dopo|

E ringraziato it Ferrero, lo salutai augurando Vecchia Europa il successo che ebbe, v nni fa, l'Europa Giovane.

lla

za del mondo moderno, per le ragioni che ho esposto a lungo nel dialogo, il senso dei limiti, che era

sorta

a quest

grave

guerre precedenti...

che in parte è stato scritto

in p:

aveva condotto molto sem

FABBRICA A colmare una

ITALIANA PIANOFORTI. lacuna nella nostra industria è

in Torino, alla fine del primo semestre

n Fabbrica

Italiana

1917,

Pianoforti, che appunto

to così forte nelle civiltà antiche; quella che nel Tra i due mondi chiamai «l'eroica follìa dell’ illi.

di questi

ar sempre ogni mèta raggiunta.

stabilimenti di Torino, mentre ora vengono creati i primi tipi nello stabilimento di Alpignano, che verrà

mitato» trascinava il mondo moderno ad oltrepas-

Senonchè le di-

stinzioni del bene e del ala del vero e del falso, del bello e del brutto, riposano tutte su limita

i

onde

una

civiltà

insofferente

di limiti do-

per necessità confondere in sè sempre più il

bene e il male, il brutto ed il bello, il vero ed il falso: e come una civiltà che confondesse queste cose, avrebbe potuto evitare di smarrire un giorno

0 l'altro Ja via della ragione e della giustizia? ? Se-

giorni

ha

aumentato il suo

L. 600,000 a L. 2,000,000. Un vasto terreno è già stato acqui

capit;

in seguito adibito solamente a segheria. Speriamo fra poco tempo dare altre notizie su questa importante iniziativa, che tende a costituire

in Italia quella grande industria di pianoforti che

fino ad ora mancava, mentre il mercato in Ital anno circa ottomila pianoforti di cui oltre tre quarti tedi

consumava ogni rca este

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in poi l'Eu è stata campo di battaglia. E temo che se Stati e cl ssi dirigenti nòn apriranno a tempo gli occhi a que: Verità, commetteranno gravi e

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è un

grande

sono stancato di riprendere e di illu-

una medaglia

ice d'infermie si chinò sul guanciale per dirmi all'orecchio una infine che

tra

ma una

stesse dell'ordine sociale e morale sono

Sul più bello fra i generali si fece strada quel mio zi

Parevami

non

armato

8 nde

un gran numero di generali con sciarpe, spalline e pennacchi. Mi mostrano

presente

conflitto

che suol chiam:

dentale

Intorno al mio letto c'era

d'oro e dicevano

che la guerra

semplice

le, tutto ravvoltolato in bende, senza ben sapere che male avessi, dove alme-

no fossi ferito,

e di tutti gli

chiederle quale è l'idea

tutti codesti saggi e discorsi e ne una unità? Poichè anche questo, su pongo, come gli altri suoi libri

m'accorsi che tra la fol

nche lo zio,

detto a Firenze

1915 —

seguono.

direttiva del libro, quella che anima

Quando il treno si mise

in movimento

c'er

del

— E potrei

mona-

ho a me, a baciarmi e

mi di tornare.

— il discorso

marzo

altri che lo

o era imbanPreti,

scoppie-

vane

banchetto di nozze, con la mia sposa a fianco tutta

dirimpetto

n

uando

polvere da un pezzo. Su questo rispetto non sono stato punto profeta, pur troppo!

— A venti anni di distanza, dopo l'Europa Gioavremo dunque «La Vecchia Europa?» chiesi a Guglielmo Ferrero, che avevo pregato

ci

vedo chiaro. Parevami, segui do il sogno, di parlare in chiedal pulpito, ad un grande moltitudine. Ma, parlando, non sapevo staccare gli occhi da una seggiola dove sedeva lo zio, la papalina in capo, con una faccia tutta scura di rimproveri. Appena chiesa si sfollò molto Ora parevami d'essere, chi

ero. persuas

rebbe, io, i miei figli, i miei nipoti saremmo tutti

— Dura pochissimo. — Così mi sono svegliato ».

da ‘un mio zio con una papalina azzurra sui ca-

non avevo mai supposto di dover essere io

testimone di questa crisi: la credevo lon

lontanissima;

che delle colline sotto il beato candore dell'aria, tre-

mia famiglia, iparenti, gli amici,

tutti mi facevano festa e si preparavano fr]accom. pagn: Ma io non sapevo staccare gli occhi

pipa di coccio,

nonchè

sto zio che mi fum:

dire altro, faccio allo zio un

veste

da prete e di dover andare a dire la prima

ITALIAN

1 pip: è assolutamente in: ed io per non saper viso di tenero rimprovero: con un gesto conciliante addito le vette bian-

Lo zio che non ci vedeva chiaro.

«Per gastigo dei miei

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L'ILLUSTRAZIONE

LA

MORSA,

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{Continuaz., vedi numero precedente),

XII. Alla fine del marzo del 1915, una precoce primavera trillava già sui monti in un'aria

tersa di cristallo; il lago ne rifletteva in tra-

sparenze smeraldine il lume, lo irradiava sulle sponde selvose. A notte, il silenzio della terra e dei cieli pareva trovasse nello specchio dell’acqua accordi di sinfonie appena avvertibili dai sensi umani e le cime alte lontane ancor

nevose svenivano com’ebbre d'infinito. Il signore imbacuccato nella pelliccia, che sceso dalla vettura dinanzi una pensione della

città proprio in riva al lago, porse la mano alla donna ch'era con lui, per aiutarla a discendere, restò per un attimo trasecolato, come chi si svegli da un lungo sonno, dinanzi il paesa chegli si svelava d'improvvisoagli occhi.

fe donna tendeva intanto le braccia verso

una bimba, ch'era rimasta ultima in vettura, e se la stringeva al seno, attendendo che l'uomo si dirigesse verso la porta della pensione, per seguirlo. Ma questi respirò forte e mostrò al cielo stellato due piccoli occhi, che si aprirono con stento nelle occhiaie rugose, timidi e spauriti, come da lungo tempo

disabituati alla luce.

La donna lo chiamò, ed egli si riscosse. — Che notte! — mormorò. — Si accorse che il vetturino lo guardava, attendendo che avvertisse qualcuno della pensione per lo scarico dei bagagli, strinse il braccio della donna come per incoraggiarla a camminare con lui, in atto paterno, e s'avviò con un’andatura che voleva esser svelta, ma mostrava una stanchezza irreparabile nello sforzo delle gambe e nel peso dél dorso curvo. Presentatosi al. « bureau» chiese due camere. E l'impiegato domandò se. il lettino per la bimba dovesse esser posto in quella della signorina, La donna arrossì, mormorò: — Signora... 7 e diede un'occhiata di scusa all'uomo che l'accompagnava, e che le rispose con un sorriso benevolo e rassicurante.

ITALIANA

pi ROSSO

DI

323

SAN

Anche l'impiegato cercò di scusarsi. Ma il signore gli troncò le parole sulle labbra. Era così vecchio lui e così malato da non potere essere che il padre della giovine signora. Ella era sua figlia, ma non signorina: era vedova con una bimba. L’impiegato perciò non aveva detto male: gli fece scrivere sul libro : «Marco Greni e figlie ». Poi si yolse a Dorina e le sorrise ancora con tanta sincerità e tanto affetto da farle intendere ch'egli derivava la sua felicità dall'aver superato lo stringimento di cuore che quelle parole altra volta gli avrebbero procurato. La pregò di affidare Lisetta, sonnacchiosa, alla cameriera che li aspettava per condurli, invece di salir con lei in collo: ma Dorina si rifiutò e non depose la sua bimba che sul lettino allestito. La svestì, e quella non ebbe il capino biondo sul guanciale che già dormiva profondamente. Quando

Dorina spense

la lampada,

Greni la chiamò dalla camera

Marco

contigua. Ella

rimase un momento indecisa e Marco Greni la chiamò una seconda volta. Si era accoccolato su una poltrona preso dal sopraffiato,

perchè dopo una breve tregua il male tornava ad assalirlo. Dorina si presentò e, vedendolo ancora una volta paonazzo, gli disse : — Perdonami, Greni, non credevo fosse er questo che mi chiamavi, — Frugò in una rsa, preparò un mezzo bicchiere d’acqua, yi versò dentro una polverina e lo porse al Greni che ingojò. Stettero per un po’ tutti e

due, in silenzio.

— Adesso, Dorina — disse in fine egli, prendendo fiato pian piano — adesso.... prima che tu vada a letto.... sì, figlia. mia, bisogna che tu scriva quei due righi che t'ho detto. Su,

da brava, quando io non ci sarò più, e il ri: cordo di questi momenti incresciosi sarà svaito, tu mi darai ragione: l'esperienza ti mostrerà che per il.tuo bene e quello di setta non v'era altra soluzione possibile; e

SECONDO.

— Greni! — rimproverò Dorina, con il cuore gonfio. — 0h; Dorina, te lo dico con sincerità; non ci sarà più bisogno ch'io ti dica nulla, perchè è giusto e naturale che sia così. Obbedisci, ti prego. Lì v'è cartaepenna: sii buona. Dorina sedette e scrisse su di un foglietto: « Caro amico, « Mio marito mi ha condotta qui....»

S'interruppe e domand:

— Devo dirgli che tu — Sì, come ti ho suggerito; che io.... — rispose il Greni, e Dorina continuò:

«Egli stesso (che sta molto male) mi forza

a scrivervi per annunziarvi il nostro arrivo.

Forse vuole vedervi. Vi prego di dire a Beatrice che la ringrazio della sua ultima lettera e che il mio.cuore non è mai mutato verso di lei. Se avrà caro vedermi non dovrà che

avvisarmi e correrò da lei.

« DORINA ».

Piegò il foglio, lo mise nella busta, chiuse, scrisse l'indirizzo. — Suona il campanello — di; Greni. Dorina eseguì. La cameriera bussò alla porta ed entrò: — Bisogna — disse Greni — che questa lettera sia recata al suo indirizzo domani di buon mattino. La cameriera la prese e assicurò che sarebbe fatto. . — Dorina, va a dormire, cara. Io non. ho più bisogno di nulla. = T'aiuto a toglierti la pelliccia. Ti slaccerò le scarpe, E ti leverò la giacca. ! che dici! Posso ben fare da

mne, Ecco. La pelliccia

soltanto.

Dorina gli tolse la pelliccia, poi, nonostante

che egli si schermisse, s'inginocchiò e lo

scalzò; quando fu a mezzo svestito, lo salutò:

— Greni, la porta resta aperta—gli disse —

AR T allora forse ti ricorderai di me con tenerezza, AMARO RAMAZZOTTI Hai scritto tante volte per mia volontà, scrivi Jl sovrano degli aperitivi - DI fama mondiale ancora una volta; poi vedrai che non ci sarà più bisogno che io ti dica nulla.

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L'ILLUSTRAZIONE Re n RI

324

SERI

IRE

ERI

fa come fossimo a casa, chiama se ti occorre qualcosa. — Va, va, cara, tu devi essere stanca, e dormi tranquilla, abbi fiducia in me. Dorina si ritirò, ma durante la notte svegliò

di soprassalto,

credendo

che

Greni

chiamasse. Verso le prime ore del mattino,

anzi, infilò la veste e fu al capezzale del marito. Questi era sveglio, e, vedendola, le domandò : —

Che

vuoi?

Ho già preso da me

verina. Forse però + non mi levi. Mi fa a

la pol-

î

he io Torna

a dormire. Lisetta non s'è svegliata ? — No, non un solo momento. La piccola

cara era tanto stanca.

Dorina tornò al suo letto, ma non richiuse occhio. Quando fu giorno e Lisetta allungò un braccino dal suo lettuccio, ella la prese e

se la pose nel grembo. —

Mamma,

siamo

Sì, piccola

lontani da casa,

mia,

siamo

è vero?

lontani. Ade

Quando furon pronte, Dori adre,

che

Dorina, conduci la bimba a spasso per il viale lungo la spiaggia. lo lo ricordo benisrare

viale. Lisetta

tutti i canotti

sarà felice di ammi-

lucidi e

ancorati alla riva. Perchè tu avverti la cameriera della tua

puliti che sono stia tranquilla, assenza e chia-

merò lei se ho bisogno di qualcosa. Dorina prese la bimba per mano e di

che avrebbe fatto così ll Greni sog; — Ascolta, Dorin non ti preoc far tardi. Puoi anche condurre in

Il suo

lavoro durò

un'ora

buona. Alla fine

egli aveva da ogni busta tratto fuori un foglio ch'era come

il riassunto

di ciò che essa con-

si meraviglid:

sapeva

Dionisio, ricevuta

teneva. Allorchè la cameriera si presentò ad annunziargli il dottor Dionisio ° Solchi, egli non che

la lettera di Dorina, avrebbe preso il primo battello e sarebbe corso a trovarlo. Gli porse la mano, appena egli entrò, e gli disse: — Vedete, ho avuto la forza di venire quassù. Voglio ancora una volta farmi tare da voi. — E sen

vi

di riaversi dal suo stordimento, si stese come per offrirsi vis Il dottore protese le mente e il Greni ì, sulle spinte del medico,

fiato per

parlare: era bianco come un cencio e guardava

Marco Greni negli occhi come un ebete.

— Bene? — domandò costui. — Che ve ne pare Dionisio? ì

balbettò

Dionisio — sì.... è.... e

io, non abbi ate ritegno. Il professor De Renzis, il vostro amico, cui son

grato, come a voi, per le cure che mi ha prodigato, me

lo ha detto chiaramente. Non ho ancora. Volevo che lo ve, voi dunque parlate con un morto. Dionisio, io vi lascio Dona e Lisetta. Pensateci voi. Nonhanno nessuno. Ecco,

che pochi giorni deste voi,

vi ho preparato alcuni fogli, prendeteli, in cui

sicuro.

— Sono

qui — rispose

“REX

fondata

Dionisio

tutto

intero qui. Una sola grave difficoltà c'è perch'io possa garantirvi l'avvenire: la guerra. — Bene — soggiunse il Greni — compren-

do. Se l'Italia entrerà

anch'essa

in

come pare, voi dovrete parteciparvi.

guerra,

Vi par-

teciperete da medico. Non dico con ciò che i medici

non possano

subir la sorte degli al-

sun falso parlo da

scrupolo o rimorso vi tenga; vi uomo che sa quanto sia aspra e

tri combattenti, ma Je probabilità di salvezza sono maggiori. Speriamo che vi salviate. Lasciate Dorina con Beatrice, e se doveste soccombere, restino le due donne, insieme unite dal legame del loro dolore. La vita provvederà. Ma altrimenti, Dionisio, badate che nes-

dura la fatica di vivere, e che pure vede con chiarezza e semplicità le cose del mondo, Sposate Dorina, datele il vostro nome e vivete tranquilli; io non ero che il padre di Dorina e avrei dovuto farle da padre sin dal momento che l'incontrai. Tra i vari errori che abbiamo commessi, il maggiore, credetelo, è stato il mio. Scendete; andate a incontrare Dorina; ella dev'essere

sulla spiaggia

con Lisetta. Non abbiate tremiti e titubanze che sono segni di animo incerto. Andatele incontro,

fraterno,

aperto.

Rassicuratela.

È

anche quando mi-sanguinava nel cuore la fe-

così grave il momento che passiamo. Sentiamoci un po’ tutti bambini irresponsabili nelle mani di Dio. (Continua). Rosso pi

siate sempre

PASTINE

a che mi avete

presente

ate, vi racconba; amatela, ma cela

a voi stesso

meglio che non l’abbiate amata,

per

4. O Fratelli

GLUTINATE

e REUMATIZZATI

SPECIFIQUE

DI ZARA nel 1768

;

BERTAGNI — Bologna.

PROVATE

Casa

che io

questi mesi e non potrete più ricadere nei de-

GOTTOSI MARASCIHHINO

Non occorre

liri di prima: vi siete maturato e siete uomo interamente. Ne ho avuto la conferma nelle lettere che Beatrice ha scritto a Dorina ultimamente, e che di sicuro sono state suggerite da voi. Così noi due abbiamo parlato per la bocca di due donne, per parlarci infine direttamente qui. Ditemi ora se posso morire

a svolgere.

è lo specchio del tuazione economica. Non ho dubitato delia nobiltà del vostro animo

Ma il Greni non la fece termi — Va, va, ti prego Dorina. Si Si buona. Greni ascoltò i passetti della bimba per gli scalini, e, quando

più profonda chiarezza.

vi dica altro, voi avete molto sofferto durante

fuori della borsa, che cominciò

nanzi Dorina e vi pose sopra alcune buste tratte

Dionisio sedette spossato, senza

dal

letto e le carezzò i riccioli. — Scendete giù tutt'e due, figlie mie — pregò Greni — c'è un così bel sole fuori.

simo quel

fece porgere una borsa che era posta accanto al muro su altre valige, si fece accostare al

12—1—|6&11 lei che per voi: non da ‘eguale, ma da maggiore, con meno passione giovanile, ma con

letto-il tavolino su cui aveva scritto la sera in-

‘oltò sotto le lievi

mano

si

e infine riadagiò sul guanciale, lasciando che quegli gli rassettasse le coperte sul petto.

a accompagnò

tese una

non li udì più, suonò e dalla cameriera

emaciate, com'esse erano gelide. Si

io ti vesto, tu bevi il tuo lattuccio e p mostrerò il bel 0. è un lago grande?

0: vedrai

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che fanno intorno alla principale suo intento di vedere Zui, di donna i compagni ‘di fede repubblicana, accertarsi di lui che non si trovi a peri-

dai sussnrri ostili

colo di sorta alcuna. Troviamo qui scene di bellezza vera. così delusi: e sgomenti. Ma gli episodi passionali più attraenti Dal punto che nel comizio ha preso a parlare Filippo Spada, è cominciata la e più commoventi, hanno la loro scena passione d'amore grandiosa nella serena quiete della ma- tabili conclusioni, scoppia la guerra. La ione, fin dal primo istante inma con efficace el rina, o presso Santa Maria în Porto, la legge del dovere, più forte nei più forti, vincibile, La dorina, che credeva sè invulpubbliche assemblee. Ecco in che si eserimpone a Filippo Spad: di partire, arrocita la vita di questa giovane virile: nerabile, come la Didone di Virgilio (vera casa dî Nostra Donna in sul lito adriano, landosi volontario nell'esercito italiano, o nella intimità delle domestiche pareti. - |oltre che nelle visite de' suoi malati, nella costola d'Adamo anch'essa) longum bibee ad Andrea di approvarlo e di soffrire. direzione del partito, nella discussione bat amorem: e poscia, come Ja donna Sono tetti episodi semplici di realtà, che, La scena finale, che nel suo, del resto dei problemi sociali e politici, nell’odio virgiliana, pur essa vulnus alit venis et ripetendo movimenti di passione, antichi logico ardimento, poteva diventare d'una quanto il cuore umano, sono nuovi, +|&egliavversari, dei rossi, a dell'avver- cacco carpitur igni. È storia antica, ed forse perchè rappresentati con nuovi caratteri lubricità volgare, è invece castissim è sempre nuova. sario, come tutto il resto, d'una delicate! Filippo Spada sente subito come tras- di persone, le quali appaiono ben vive e L'avversario è Filippo Spada, bello @ suprema eimprontata al più nobile senfusa nell'anima sua la potente e prepo- vere; forte giovane, di Cir potenza Tutti sono nuovi, e nondimeno quasi timento umano. stiva sulle moltitudini plebee socialità, tente passione della donna; e s'accende di gente che si conosce da assai tempo, * schiettissimo romagnolo, retto e gene- di egual fuoco. i caratteri dei personaggi di questo marane e di natura schietta, senza nes- 1080. È un libro. di getto, ispirato dalle congnifcoromanzo di Sfinge; nè solo quelli suna degenerazione ereditarià oche sia Andrea, quantunque sia ferma nel volei due protagonisti del dramma, Andrea dizioni presenti della società e della nalere avversarò Filippo portato affetto di falsa educazione, pur essendo Gli episodi dell'imore nascono sponta- è Filippo Spada (più sentito però e più zione; ed è di così vivo racconto, ché it di forte ingegno, di molti studi, scienlettore fin dalle prime pagine è trasci ioni politiche 'ot- nenmente dai fatti, e sono assai semplici : compinto quello di Andrea), mà quelli dei nato dall'interesse dei fatti e dei caratata;Sor volendo la indipendenza po ni tobre del 1913), quantunque vada al gran alcuni drammaticissimi accadono durante personaggi minori, tutti colti dal vero, teri a continuare lalettura. L'antrice il fosco avvenimento della storia rivoln- siccome il giorino ardente. repubblicano comizio per parlare nel coritradditorio che due ore prima entusiasti di lei e adesso

qb ia ri

romagnola dell’anno 1914, du- Manlio, 6 i cinque vecchi che la sera Colpevole, del Dopo la vittoria, dell'Anima | sideve tenere con Iuistesso alteatro, zionaria rante la così detta settimana rossa; in vanno a conversazione dal capo del Joro remella, delle Lettere intime, ha mostrato

quando lo vede dinanzi a sè, quando

cui, como scrive Sfinge, quell'ardente

po-

partito, dal giovine medico Andrea: cin- în quest’ultima opera sus d'aver ancora affinato ‘quel meraviglioso complesso di pensiero, di sentimento, di espressione, la serva della casa di Andrea, la Pira, di musica della. parola, che si chiama la signora forestiera alloggiata all’Aétel arte. Ora ha saputo far sentire nel nuoro Byron, il piccolo Tròttola, sono tutti di libro anche il palpito del grave istante rna verità e d'una bellezza sorprendente, ha saputo trarre dai cudri italiani il sospiro d'un avvenire di gloriosa pace, d'in deliziosa. tegrità nazionale, di vita vera e forte. È * questo il romanzo del momento.

que' caratteri tutti veri, e tutti-diversi. quella voce ‘polo primitivo, violento ed ingenuo, ima, sente in Tn suo sogno di rinnovamento politicoè È così anche le figure minime, siccome

imento, l’effetto sociale, paradossale, Visa] eppure pasile, che l'obbliga scscamente epico e deo, Qui la figura di Filippo Spada, socia lista che ha nell'anima il sentimento ‘maniera più temperata, più blanda, più della rettitudine, della umanità più profonda e della praticità italiana, si delinea conciliativa.

È questa una scena del romanzo di

bellezza è di forza imponente, da artista

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