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SOMMARIO:
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1 raidi tedeschi nell'Atlantico.
ni deaffondare tuti—,Ammbraglio, ‘in blooco gli andato Stati Unitil...
Incisioni :Il maestro Arrigo Boito. Arrigo Boito nel suo gabinetto di lavoro. Arrigo Boito sul suo letto di morte, Ar. rigo Boito e Giuseppe Giacosa. Arrigo Boito e Giuseppe Verdi. I funerali di Arrigo Boito, — La distribuzione dei doni della città di Bergamo. Cani di guerra che partono per portare viverî e munizioni e trasportare ferit in alta montagna. — La pace russa (dis. di E. Sacchetti). — La guerra sul nostro fronte: Gli alpi muovono all'attacco del Passo Paradiso. — Le truppe italiane sul fronte francese: Una grande rivista passata dal generale di Robilant (4 inc.). Reggimenti faliani traversano una piccola città dellà Francia. Il generale di Robilant mentre i reggimenti sfilano. — Uomini © cose del giorno (12 inc.) — Un quadro del lore Armando Spadini. Taro: Arrigo Boito, ln Memoriam. — Dal fronte: Basso
Piave, di Antonio Baldini. — La guerra sui mari. — Armando « ultimo amore, novella di Ric-
Spadini, di A. B, — Vent'anni cardo Mazzola,
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Differenze, Le packenpestro. — Lascia correre, tanto più che i Come la Rumenia ha firmato la pace francesi ci ban risparmiato Colonia nel colla Germania. giorno del Corpus Domini. — Ma noi non siamo... i fran
Prosso il lottuocto, al lume ahe?dirama, Guardo la mia bambina che riposa E a lei fuvello in quella muta chiama Doll’anima espressiva è armoniosa: ‘Bonta to, che d'une vita grama Ancor non'sai la primo dolorosa E nel trastolio d'innocente brama
(7 /vazz)
Lo tuo speranze; ma par mo fotale È un fitto vel di nubi e di procello, E sonpiro a ponsar cho al tuo idealo Due più non potrò dar l'alta dolcesza, Che nel paterno amor venno amarozzai,
©e c_aù
ESAURIMENTO. Darei talora delle pugna al cielo Per ideur l'enigma, 0 la sciarada, E molto spesso sono quasi a uti pelo' Di deviare dalla fact] strada; Onde arrovello © al torna aliora anelo Gonsone al gioco © che a onpello vada, Ma della monte fiacca invano fl velo Listerilita volontà dirada. Invano penso, Invan mi ghiribizzò, Invano il desiderio mi sospingo A ritrovaro del concetto fl guizzo. L'inter he primo fin la vena mia Per anni ed anni, al culto dalla sfinge, Non ba più vita nella fantasia.
Carlo Galeno Costi, E @ reEzi.) BIANOO. 1 Bianco, col tratto, dà so. m. in due mossò,
Anagramma,
MIANCO. (@6 eREzi.) Il Bianco, 001 tratto, dà so. m. in due mosso,
Ti ronzo intorno Fra la canicola D'afoso giorno,
Nel Problema N, 2650 il Sig. Bottacchi |Dirigere le soluzioni alla Sezione Scacchi ge/l’lustrazione Vin Lanzone, 18, Italiana, în Milano,
Pradento afuggimi,
Ghò, n6 ti giango,
"ope. ARTI
Soiarada, So la sviarada facile, Onra lettrice, ambisci,
A poco, a poco si perfezionò, Tre quattro fine un altro il gran portento
Bbbo lu Moda, che sovranoggiò. Ha l'arte del vestir svilappo enorme In oggi, ©tale che cagiona spesso Dello parfette membra anche il total; Ma eocedo 1l senso del pudore stesso,
M'orno in sottempliol Vaghi colori; Por me sorridono La terra, il lito, Gli azzurri placidi Dell'infinito.
D'amor la dolce sintesi Ad ana gloria unisci EA il connubio semplios Il bujò ti darà. La Principessa di Cambaja.
Oli di pura
Qol tempo, poi, siffatto rudimento
Con duol ti pungo, Tregua agli orribili Divi furori,
{lla Signorina Laura Campione di Napoli. |————___@@—_z_xnt
Chè al presente
EFFIGLI-
Carlo Galeno Costi.
app
tot
"
fumi
paguadevoliziimo Gambimio
Cambio di consonante. PROFUMI E GELI, T'aspotta 1l.ràgigio del tepente sole Sul cospo di ragiada inargentato; T'aspetta il bueio dello fresche aiole, Lo zefiro di Mafefo profumato, i chiama Amor con forvide parole, 001 fremito sonve, inebriato, La primavera fulgida ti vuole In un trionfo di tesor rinato. Shocofa ad'esulta nella vit breve, Al soffio tramontano ed alla neve. Ma l'eterno poema del penaiero Fra l’alto sonno dello cose umane, Sarà Îl tao fior di lagrime severo!
Carlo Galeno Costi. Anagramma. Un amico, dall'India ritornato, due sensanee yolea farmi: strana offerta ho rifiutato, V'è alcun tra voi che torto' possa darmi? Fag. Vittorio Baasi.
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La proverbiale foglia s’attacoò,
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llo, già elegantemente svolto, nelN.2630,
Molti nostri valorosi, degenti per feriteo £ malattie negli ospedali, desiderano di agarsi giocando agli scacchi. Ripetiaimo preghiera ai nostri amici di offrire pezzi icacchiere agli ospedali militai x Non occorrono giuochi nuovi e costosi; necessario che molti rispondano all'apfio anche offrendo giuochi modestissimi
sno I’IMPUDICIZIA. In uso ancor non era il vestimento Quando la Donna il pomo rosiochiò, Così che all’uomo e a lei, per ornamento,
So nojosissimo
Maplifica quattro varianti il tema © della| sendevoleîn inehiodatara di Alfiere Ca-|
Carlo Galeno Costi.
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Nevralgie
Mia
GIUDIZI DEI MEDICI:
Uricemia Obesità Acidità
“Sono lieto di significarlè che in tutti quei casi in cui ho consigliato ' URODONAL, massimamente nei casi di Arterio-Sclerosi e di Artritismo, ho ottenuto dei risultati superiori ad ogni mia aspettativa, Debbo inoltre dichiarare che trovandomi jo stesso affetto
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Ex Presidente dell’Accademia di Medicina di Parigi nel suo Trattato della Gotta
Comunicazioni alla
Accademia di Medicina (10 novembre 1908) Accademia delle Scienze (14 dicembre 1908)
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AN CELA
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stino come spugna.
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Evita l’Appendicite e l’Enterite.
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siva corpulenza. Regolarizza l'armonia delle forme. « — Tutti questî artifici di toilette per avere un bel coTorito ti sarebbero inutili se facessi come
cura regolare dî JUBOL.
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*« Il JUBOL da me ordinato a persona stitica a tutta prova per difetto indubbiamente delle secrezioni ghiandolari dell'Intestino, mi diede ripronto
ed
Globeoliz32 tevi auIl GLOBÉOL è il più potente rigeneratore del sangue, i prinmenta il numero dei globuli rossi e la loro emoglobina, si risveglia cipî metallici ed i fermenti. Per l’azione sua l'appetito il subito e riappare il colorito sano. Il GLOBÉOL fa ritornare
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costituisce trattamento completo dell’anemia. Abbrevia la convadi lescenza, ripristina le forze e concede un senso di benessere, vigore e di salute.
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potuto «Dalle esperienze fatte col GLOBÉOL CHATELAIN ho potente rigerilevare che esso è un efficacissimo ricostituente e farmaci decantati altri tanti a preferirsi da sangue, di neratore a quel fine». Dott. LÙIGI RANDI, SAccoxAgo (Milano) di bollo in più. Presso le buone Il flacone L. 8.65, franco di porto L. 8,95. Tassa 26, MILANO. farmacie o dagli Stabilimenti CHATELAIN, Via Castel .Morrone,
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tica e letteraria, Di Ti June 16th, 19!
Lire 1,25 il Numero (Estero, ondo le leggi e i trattati internaz
(Da un pastello di A. Rieti).
468
L'ILLUSTRAZIONE
ITALIA
| e a questo supremo amore, che è suprema bellezza, quel risolino di soddisfazione mezzo ingenuo e mezzo scanzonato che era caratteristico. senza tregua, con prodezza di volontà, con operosa ma — So che non hai perduto tempo,esei a buon punlinconia tese tutte le forze dell'animo e dell'ingegno. Amore religioso e generoso dell'arte in quel suo | to. Vengo a far più stretta conoscenza del Nerone. — Ah no, non ho perduto tempo, esclamò il oblio di sè per offrire il contributo della sua ispiraGuarda. E gli mostrò una gran fila di quazione a Giuseppe Verdi. Nacquero da quella unione stro non difendeva in tal modo l'intimità della sua , mentre Giulio Ricordi stava per proromdi due grandi, l'Ote/lo e il L'a/staff. ì Falstaff fu vita, ma l'alto ardore del suo lavoro. Là dentro, la gioia dei tardi anni di Arrigo Boito. La perfe- pere in una esclamazione di giubilo, Arrigo Boito impassibile al consumante corso del tempo, con lo zione di questo copolavoro empiva di dolcezza il continuava col riso che gli gorgogliava in gola: spirito assorto nella eternità dell'arte, egli passava suo cuore. Quando recentemente Arturo Toscanini — Mi son messo a studiare meglio la musica. E aprendo i oli mostrò che le agognate palo interpretò al Dal Verme, il poeta era commosso quasi interamente i suoi giorni, con Îa fede di cl pazienza di chi vuole, con l'austera e palpitante come se fosse tornato dagli splendori e del Nerone erano quaderni e quaderni di dotspera. Spirito veramente grande e ve- dell'immortalità il suo Verdi. Certo il genio di ssimi studi d'armonia e di contrappunto. Questo episodio ci dà tutto l'uomo e tutto | ramente puro, tutto volto verso la sommità, immaVerdi non rifulse mai sì immacolato, come quando colato nell'arte e nella coscienza, giunto a quello accanto alla sua immensa grandezza stette lo spi- tista. Da esso possiamo indurre quale vasta pr pastato superiore delle anime nel quale l'ideale si fa rito inquieto del Boito. Il tormento divino del poeta azione, d'ordine psicologico, d'ordine morale e ta, e tutto, pensieri parole, sono moti di ascensi comunicò al musicista, e si pacificò nel gemmato d'ordine tecnico circondi |; sione, biancheggiar d'ali remiganti verso cieli che empireo della ispirazione verdiana. In quelli anni non conoscono più le tempeste. Quando si aveva il Nerone restò pressochè abbandonato; era per che noi la letizia fortificante stare un poco con lui, si contribuire alla nascita d'un capolavoro, annientare Piccola cercava di essere migliori di noi stessi, per spe il musicista nel poeta, perchè un altro musicista, il
- ARRIGO
BOITO
=
Alla porta della silenziosa casa di via Principe Amedeo, dove Arrigo Boito abitava, una vigile consegna impediva il passo ai visitatori. Non era facile penetrare in quell'incantata solitudine. Il mae-
chiarci
senza rossore in quella sublime semplicità
del suo
cuore, ed esser degni di udire le sue liete
parole, sempre piene di preziose scoperte, di spirituale pa sione. Îl nostro amore si celava trepido davanti alla sua brusca modestia, che lo comprendeva, e un poco, involontariamente, ne godeva il calore, e poi ne
naggiore di tutti, potesse trovare
in
poemi degni
delle più alte musiche la propizia occasione per
angosciati
Come sospireremo ma invano d'essere respinti dai vigili custodi che non poterono, essi, lì dentro, impedire il passo alla nera visitatrice che s
tato via il nostro Boito!
Il ricordo ch'egli ci lasc
quello d'un uomo canuto di grinde sensibil a pari, d'una vit
troncava la nascente espressio-
ne sbandando con secca corti
ra
sia il discorso, pronto a cerca re, a lodare, a confortare le idee
le opere degli altrì, purchè non si parlasse
delle
sue.
potey
E non
voleva che si parlasse delle sue, non per irritata modestia, o per fastidita alterigia, ma perchè egli era tutto nel futuro del suo genio, e non nel passuto e nel presente;
continuo
cosa d’assoluto e di
oblique delle battaglie, che si stato
più vaste, e temeva che l'affetto
degli uomini
go; l'artista ribelle che
na-
scente, sì vicina alla più ricca
Megli certo conobbe o nulla
passato, dal quale
‘o. Ci sembra ch'egli debb: sser sempre apparso come noi apparve, con quella chiara
senti, di ricerche che involgevano il reale e il sovrumano
autorità davanti allaquale tutti
la scienza che chiarisce, il mi-
i inchinavano, con quella no. bile fermezza che era in ogni sua parola; non solo un grande artista, ma anche un saggio, uno spirito veggente, un giudi-
stero che accieca, il libro e l'a nima, la storia e il futuro, il
suono che si concreta nella parola, e quello che la supera, questo passato aveva pure un
ce lucido
nome di nobile ‘splendore: si chiamava, non solo il Libro
tuosi di parole, il cigolar dell'ingegnosità nelle combinazioni verbali e nelle cose, Ricordo
che'un tempo egli donò agli
stupore
amici
che essa, giovine nell’oggi e nel Arrigo Boito nel suo gabinetto di lavoro.
le quali al mutarsi della temperatura, vorticavano bandierette
donare al mondo queste alte musiche. Qui
sorse în piedi, esclamando :un po' di gioia, adesso. E col suo passo strisciato, sprofondò in un angolo buio la sua alta persona, e trasse da un ripostiglio una scatola di vecchio argento, di prezioso argento
nere; e anche
un verbo che fu forse
superato dalla tecnica complicata dei modernissimi
F/staff — nel suo
ideale, in quell'anelito che vuol trarre
da ogni arte la musica, e dalla musica la musica che si fa
che canta
d'amore.
L'opera, in quel lontano '68, cadde tra le spietate
ire del pubblico. Parve un’opera di provocazioni battaglie. Era sfuggita agli ascoltatori entro suoi
aspetti
più
propriamente
romantici,
(e
qui si allude agli spiriti audaci che ebbe il romanticismo dei forti) quella pacata e raggiante serenità, quello a di solenne mestizia, quel farsi etereo nella preghiera e nella contemplazione celeste della disperazione umana, che per noi costituisce il segno della sua rbirabile superiorità. Nel
Mefistofele
l'occhio
attento
scorge,
sull'ombra, i passi, i gesti, più d'un
riflesso
ombre
della
vita di Arrigo Boito. Anch'egli fu aspramente cu-
rioso dei mondi occulti del pensiero come il Faust
che rappresentò;
anch'egli amò, nella recondita offi-
cina del suo lavoro, le tenebre denseo le mistiche luci;
anch'egli con la sua grande e varia dottrina percorse
le notti ispide delle tregende e le notti armoniose
del sogno greco; anch'egli sentì che, con ampi giri su su
dal vorticoso abisso verso
ricordo che
un
giorno, dopo una seduta a casa
inappagati sempre. Mezzo secolo è scorso da quan-
certi:
allegrezza
ucide bollealla sommità, entro
nio di idee che poi vedemmo
luce intellettual piena
infantile
stelo trasparente e leggero, con
avvizzire e dovemmo gettare, altro cercando, altro volendo,
ma non ancora — se non dal
con
un certo congegno di vetro, uno
domani, apparve nel '68, prima che la nostra generazione nascesse e assumesse, ancor vividodi verde precoce, il patrimo-
do Arrigo Boito annunziava
mistico
immaginate, i giochi irti e tor-
volte e ci versò nell'animalanostalgia feconda delle spirituali
contenuto
e sereno.
questo
raiezza e ilari stupori, e impeti di gioia superiore. Gli piacevano perciò le arguzie sottilmente
tomba
aperta, nel pensiero di questo morto che ci fece comprendere di quale elevazione sia capace l'uomo, riamando ora più che l’opera che ci consolò tante con
pallida,
e iniziato della bellezza, aveva, nella sua cara umanità, vene di
stofele.
pensiamo
amorevole
E lieto. ‘cui pensoso dalla
fronte
dei versi, sì chiamava il Mefi-
libertà,
sap-
imo 0 abbiamo tutto dimen-
ardui nel si-
lenzio, di prove delicate e pos-
Noi, presso a questa
lacerav:
gusti e le abitudini del pub-
blico con caparbia e sdegno
didealità? Delle ore torbide-che
distaccato in lunghi dedi cimenti
e degli eventi.
oscuro che lottò per farsi lar-
intelletto.
E questo.
al-
‘ome immaginare il giovine
a quella lentamente fa
e misteriosa vita nuova del suo
cenni
sottomesso
stati nell’arbitrio e alla mercè
paterno per l'opera già nata
wera
anch'egli
l'impetuoso giudizio del pubblico, che per un momento la arte, la sua gloria, siano
togliesse una scintilla del suo deliziosamente
ato in
ia Noa:e pati vegdibile ch gli abbia conosciuto le sorti
e nel suo
travaglio di ascensio-
cosamente
gio-
co alterno delle vicende. Quasi
fuso nell'arte. sua, con qualche
ne egli assurgeva alla comprensione e alla brama di forme d'arte sempre più profonde e
fuoco
affascinante
l'infinito steliare
dall'eterna armonia dell'Universo emana un verso di supremo amor;
vela la potenza di idealità di Arrigo Boito. E in questa potenza di idealità, nell'assenza d'ogni vanità, d'ogni egoismo di fronte all'opera d'arte, sta il segreto di quella lunga preparazione del Nerone che durò quasi mezzo secolo. Impaziente il pubblico chiedeva notizie dell’opera segreta. Quelle notizie non potevano venire. Il maestro non preparava un po'di gloria per sè, nella solitudine del suo lavoro; voleva servire, con devozione di sacer-
dote, la bellezza. Lavorare per questo scopo, ecci la gioia che egli reputava più grande. Nessuno dei or aiaaigli bancli partito” del Navona: Sì vano che quella era la sua più gelos Egli in tal modo, dava
a sè, alla sua fede, alla sua
pura sete d'arte, la più grande libertà. Non voleva prendere impegni nè con sè, nè con gli altri. Se una improvvisa potente rivelazione spirituale Jo riconduceva
a rifare, in modo diverso, il cammino
già percorso, egli voleva poter prendere la nuova via senza angustie, con la letizia ardente e la e tica sorpresa di addentrarsi in un misterioso paese
incantato, di fondersi
in esso senza contare le ore
e i minuti, pago di vivere così, volendo sempre più
sua, finiti i
settecentesco. Toccò
e balzò su, tremante
una
nostri lavori, egli
molla,
la scatola sì aperse
e trillante,
un
minuscolo
uc-
celletto meccanico, un po' di penne lucenti d'azzurro, di rosso, d’oro. S'effuse un gorgheggio per a stanza quasi buia, un repentino gorgheggio, un po' stanco, musichetta di un animale antico. Ed i maestro con gli occhi che gli scintillavano sotto gli occhiali, godeva, sorrideva, e poi batteva le mani. Il canto sì spense, la scatola si chiuse. Dalla
parete, crudele ed enigmatica, guardava una grande immagine di bronzo dorato di Nerone. lo
immagino
che
come
nella
bella
storia
di
Andersen non questa piccola musica, ma altre
più profonde e lontane abbiano cantato nelle ulime ore del maestro. La gran voce che udremo un iorno si levò certo dalle pagine del Nerone che
il maestro lasciò compiute. Voce di addio e di speranza, voce che gli diceva:
l'anima tua è in me.
Ecco,
non
muori
tutto. Ecco,
dormi
tu che
io sono la tua eternità.
Dormi, vecchio artista amico;
nella
giovinezza fosti un garibaldino, e in tutta la vita un soldato dell'ideale. Dormi e dimentica le anioni. Giuseppe Giacosa era stato a trovarlo, e aveva goscie della patria che hanno reso più acerbi i tuoi recato a Giulio Ricordi la notizia che il Boito aveva ultimi giorni. Le tue speranze io le ripeto, lo le rimolto lavorato. Felice, il signor Giulio prese il treno peterò. e comparve davanti all'autore del Mefistofele con | E gli uomini udendole si faranno migliori, luce. Parecchi anni or sono il maestro si era ri rato a Sirmione, con le sue musiche e le sue vi-
LA
"IL
MORTE
ARRIGO
FRAZIONE
DI
IANA
BOITO.
EI se Sul letto
470
L'ILLUSTRAZIONE
In
ITALIANA
memoriam.
Farnese del maestro Palumbo, un Am/eto, la versione itali del Tristano e Isotta, î libretti del l'Otello e del Falstaff di Verdi.
La lunga, nobile vita di Arrigo Boito si è svolta
tutta — si può dire — a Milano, ma egli nacque a
Il glorioso maestro di Busseto ebbe per Arrigo
Padova,il 22 febbraio 1842, da padre bellunese, Sil-
vestro,
apprezzatissimo
miniaturista,
, la contessa
e da
Boito un'amicizia delicatissima e piena
madre
Giuseppina Radolinski. Aveva
loro non ingnoravano che Verdi chiamò spesso l’autore del Mefistofele giudice di immancabili dubiezze sull'opera propria. La versione francese dei
egli undici anni quando, nel 1853, fu inscritto nel Conservatorio di musica di Milano, per studiarvi
contrappunto e composizione, avendovi a maestri Alberto Mazzuccnto e Stefano
Ronchetti
Monteviti.
libretti dell'Ore//o e del Fa/sta/7 ebbe anche le cure di Boito la cui preziosità stilistica esercitavasi con
da due cantate
cese. Quali fossero il gusto e la psiche di Boito diconlo il Libro deî versi, contenente la popolari
Ebbe compagni di studi Franco Faccio, Amilcare Ponchielli, Catalani; emerse ben presto per gusto e passione letteraria, documentata patriottiche, una delle quali
mato compagno
— in memoria
perfetta sicurezza
dell
Gustavo Coletti di Padova, caduto
romantica
Conoscendolo
all'estero. Così Boito
tale era.
potè andare a Parigi, dove, con presentazione della contessa Maffei, conobbe personalmente Giuseppe
quando
La corda del patriottismo vibrava sensi-
di essere figlio di una polacca; e
si trattò
della
traslazione
Giuseppe Giacosa e Arrigo Boito,
chiamato a far parte del comitato menzione
del
pera sua.
cui Stren-
irito
17 marzo come
accade-
di Napoli).
gloria
intellettuale
ni
all'Alto
del
ed
illustrata con l’opei a. Non era uomo da insuperbire perchè così alto onore fi a lui, nè perchè da lui molto onore ve-
che nel 1866 fu dei volontari che se.
aven-
Consesso,
dute fu prontamente
Tomaso.
alle cui se-
assiduo.
Nel 1915 l'anima sua vibrò delle vibrazioni patriottiche onde l'Itali
Dopo la breve, gloriosa e delusa campagna, ritornò a Milano, dove scrisse la poesia per l'Inno delle Nazioni, musicato da Verdi; poi attese a compiere l'opera musicale che già aveva cominciata, e dalla quale ebbe poi la gloria merita Mefisto. fele, delle varie inspirate al dramma goethiano, certo la più fedele e signi-
spingevasi ai nuovi cimenti; nel 1946 volle partecipare ad un lungo giro al fronte;
e sballottato per più giorni in
utomobile,
ne
tornò
a Mil.
poco disordinato nelle funzior ren complicandosi il niale così da far
re, sul finire del 1917, in grande peniero. gl’innumerev Ù
e
Due mes
to accoltò in un:
Ma erano tempi di lotte e passioni
artistiche oggi ritenute
lo trasse il
a corpo
e di Manzoni — ilriconoscimento
do a compagni Praga, Faccio, ed il poi notaio Giuseppe Grossi, figlio del
libretto
riservatezza
1912 la nomina a senatore,
appartenente
Ma ilfsentimento pubblico vide în que! no@ina — come in quelle di Verdi
non
facendolo prorompere in forme este-
del
dell’o-
eletto, vivente da anni in
mico (la Reale Accademia
riori clamorose, che non erano del suo
poesia
e
igida, eretta
solitudine, la cui vita più intensa era
temperamento riservato e schivo, accese sempre l'animo di Arrigo Boito,
ficativa, nella nella musica.
sciut
il sorriso immutabilmente un po'sar-
Dalla sua
celebre
internazionale,
nome
castico, esprimevano quale fosse l'agegno, di qu
accolta favorevolmente dal pubblico, sebbene densa di spirito e contrassegnata da una rilevante originalità
nel Trentino,
di
il suo passo breve e rapido, la testa un po’ all'indietro, ed
con E
guirono Garibaldi
suo
La sua figu
na pubblicò poesie bellissime — co-
pur
cuore
ed un degno ricordo nel musce fa ivi
me quella in ricordo di u Mummia egiziana — e nel Museo di Famiglia, allora fondato da Emilio Treves: poi isse in collaborazione
patriottico,
del
quell’angolo ridente del lago di Zurigo del museo delle gloriose sventure polacche, Arrigo Boito fu
critica teatrale nel Pun-
Il sentimento
della sua
di aneddoti preziosi, piacevol-
Kosciutzko a Rapperswyll e del riordinamento su
intellettuali ed artistici parigini. Tor. nato a Milano, dove i cenacoli lett rari, nel rinnovarsi della vita italia na, erano acce la insolito fervor Fortis, nella
vicino, nella gustosità
bilissima in lui, non pure per le cose d'Italia. Non
dimenticò mai
Verdi, fu accolto cortesemente dalla celebre casa Hérard, presso la quale conobbe Bérlioz, e fu anche ospite gradito di Gio hino Rossini. La vivacit:
solo di Leone
letterario fran-
poi il libretto del
mente ironica, modellata sullo stoicismo di una vita fatta tutta di delicate riservatezze, Boito non sarebbe stato mai creduto un sentimentale; eppure,
alse, col diploma di maestro, 2000 lire di premio per ciascuno a Faccio ed a Boito, per andare a compiere
partecipò alla
d:
conversazione densa
e alla Grecia, Questa seconda cantata
del suo ingegno, del suo spirito, trassero notevole profitto da quella prima saturazione negli ambienti
del Re Orso;
ramente musicata.
tolavasi Sorelle d'l'alia, ed inneggiava all'Ungheria,
un corso di perfezionamento
anche nel campo
fiaba
Nerone pubblicato lui nel 1901, e che accese l'attesa universale per l'opera che egli lascia inte-
nel 59 a Rezzato come cacciatore delle Alpi — fu eseguita (versi di Boito e musica di Faccio e di Buito) nella solenne accademia annuale del Conservatorio l'8 settembre 1860. L'altra cantata intiIla Polonia
timità :
Boito ne godette sempre con quella riservatezz; squisita che era nel suo carattere; ma gli intimi
lute per
subirv ata operazione, che benissimo sopportò; e ad un nuovo
inverosimili
Boito era un innovatore, un, come dicevasi allora, « avvenirista» — ur-
atto operativo
doveva
sottostare
lu-
nedì, 10 giugno, se non che fu riman-
tava coi parrucconi, coi pedanti, ed
dato perchè il maestro,
anche col radicalismo che non voleva
potuto scen-
-* dere in giardino nei giorni precedenti,
sentir parlare di «musica dell'avve
nire»; e la coalizione fece giusti
aveva contratta una leggera irritazio-
sommaria,
Infatti, lunedì, verso le 11, l'infermie iò che, in letto, dove si era mes-
la sera
ne bronchiale che richiedeva
del 5 marzo 1868,
alla Scala, del Mefistofele : l' insuc-
cesso turbò
formale;:non «sostanziale, non la retta’ cosciénza e la sicura
mentali;
come Filippo ranza
Boito,
e Leone
al quale
so cantarelland», riposava. Un'ora do-
resero piena giustizia.
nel
Pungo/o,
Il maestro aveva 26 anni, era consapevole del proprio valore, seppe ponderare anche l'eccessivo giudizio del pubblico; e sette anni dopo, il Comu-
nale di Bologna — di quella Bologna che anche per Wagner aveva rivendicati i torti fattigli dall’appassionato
tenne
una
e turbinoso
rivincita
ambiente di Milano —
memorabile
po essa e il medico trovarono che dormiva, serenamente, il sonno eterno,
Arrigo Boito e Giuseppe Verdi.
critici
Filippi nella PerseveFortis
riposo.
ot-
e definitiva, dal
| maestro agevola meicè opportune correzioni all'opera sua — rimasta la migliore del repertorio,
diremo così, goethiano, molto al disopra delle stra-
miere rivali. — Ottenuto il successo completo ed inoppugnabile, su quello si collocò e stette :scrisse libretti eccellenti, per la traduzione italiana del Cola di Rienzo di Wagner, per la Gioconda di Ponchielli, l'Ero eLeandro di Mancinelli, il Pier Luigi
||
fronte
esprimendo ancora, con le sottili labbra strette, l'immutabile sorriso ‘di
al mistero del di là.
Non aveva eredì, ed ha lasciato
erede fiduciario
(con l'obbligo di speciali legati) l'amico suo, senatore Albertini, direttore
del Corriere
della
Sera,
disponendo perchè gli fos discorsi, e perchè la sua rispettata.
cremata
— e la sua volontà è stata
TVTTE-LE-OPERA= ZIONI DI: BANCA
L'ILLUSTRAZIONE
LA
MORTE
DI
ITALIANA
ARRIGO
BOITO.
1 funerali a Milano - 12 giugno 1918,
472
L'ILLUSTRAZIONE
ITALIANA
È uscito il 3° numero della Rassegna Mensile Internazionale: I Libri DAL La sonnolenza
della
grande
già tiene le campagne e le ville trevigiane. estate Si esce dall'ombra
FRONTE:
BASSO
PI AVE.
modo queste strade èprudenza farle in fretta. Per
Quello che vedo è ben poca cosa. Una ripa de-
parare un uomo e che all'ingiro non c'è un riparo che dia qualche affidamento. Mi fido piuttosto d'un
fondamente, come i paesaggi fatti santi dalla sto-
mio conto ho visto che i fossi non
bastano a ri-
marcia volentieri con l'elmetto sotto il braccio, alla vampa del sole e al grande cielo turchino pieno
ronzii. Giacchè per queste campagne par sempi d'avere appoggiata all'orecchio una grande conchi-
crocchio
di soldati seduti
d'un gelso e
lia: affaticando
lontani
da ogni
lono aeroplani altissimi che vanno a frotte verso le linee. Qualche cosa c'è nell'aria, che dice mare
con un'aria
folta delle strade doppiamente albe
come
vicino,
te, dove il fante
gli occhi contro il sole poi si ve
del Giorno]
d'un
tralcio, senza
all'ombra
elmetto, che
giocano a carte,
riparo. Sono tutti attenti al gioco,
riposata
e benigna
come
se stessero
nel cortile del distretto. Tutt'intorno è una corona
serta e verdeggiante che cade sull'acque grige del fiume. Ma, pure, quella vista mi commuove pro-
ria, come se quel terreno mì abbia fatto leggere i d'un suo martirio lento, penoso a considerare come il primo muro d’un'immensa prigione.
segni
E ridiscendendo dall’argine, ripercorrendo la breve strada fino al quadrivio, l'impressione d'avere visto
qualche cosa di infinita-
rete
una
mente
di splendori, la vegetazione più bassa, le cupole degli alberi più mosse,
dal vento. Qualche vela
Nella.
correre tra le spoi
de dei tagli e gli argi
nuvolosa
soldato insonne
tamente
iepida il cannone ccheg. di lungi con grandi colpi, come di timpani. Tutto il paese è traversato da canali, da rivoli, da vallette paludose: siede sull'acqua. Il Sile spinge
è subi-
rotto
da
uno
strepito di lungi, che fino a qualche minuto fa era tutt'uno con quello del fiume nella valle. Ma poi uesto strepito ha.vinto
istintamente
il rumore
le sue acque pigramente
delle acque, e sale su, per
perte d'erba macera.
giante.
verso
Portegrandi,
Sile al Piave,
la lunga strada serpeg-
co-
Dal
È uma
trattr
per i mortai da_2107 Ci
la vita si
mostra più cauta, i mo-
vorrebbero due ore buone prima che a
ra qui si cominciano
Barrio isilenzi della not
i
i soldati più ore forze della guer-
sù. Intanto non ha mo turbare col
a di-
stribuire verso i varî po-
te; che i cannoni rispettano. Il grande sforzo che
sti di combattimento. Accade d' soldati
che
ratore
fa:a montare
s'esercitano
a portare il nuovo
tacere,
respi-
Fanno
conversazione,
s'intendo-
vocabolario,
paurosi
che in questa terra di pozze € d'acqui-
pensare a palombari che se la divertano
ad asciugare le spalle al sole, pronti a rituffarsi,
Sulla ghiaia e le rotaie della strada
una volta portava da Mestre a Portogruaro il sole
brilla levando
una
lo sa
che
lo
rosi, tutti'i fracassi del
no e gestiscono fra lor
con quegli occhi tondi di cristallo e quella proboscide di gomma, e grotteschi, trini fanno
non
bisogna
proclami..1 verbi più sonori e più sbatacchianti, gli. aggettivi più: frago-
inglese contro i
gas asfissianti.
ferrata che
di crateri recenti. Siamo prossimi agli Piave. Un punto vale l’altro, perchè qui nord
di
Vecchio
Piave, e le
rgini del sinmo a
linee nemiche s o tutte al di là del fiume. In questo punto l'argine
è a due
i paragoni
più tonanti, non basterebbero mai a rendere la tempesta che fa e che mena questo. bestione, coi suoi pattini ferrati, col suo motore sbuffante. Basta che passi
lui per una strada per impacci da capo a fondo. Agli svolti si fermacrearedi traverso, în.
gradini, alti, sepolti tutti e due nell'erba
ceppando per qualche momento tutti i traffici
Nelle sere di cambio di
tre-
truppe, queste s’ingo
mante calura. Nulla è
malinconico diqueste ro-
gano, si ammassano; spezzano
i' battaglio!
incontro al fame di com-
bulanza
i poveri feriti,
taie che fuggono
diritte
elle carrette
battimentoe all'orizzonte
a doppio le ferite. Quel suo frastuono supera le possibilità acustiche del-
delle cantoniere ci fissano come una cifra d'in-
l'uomo.
In vicinanza delle linee
il rombo e lo
dell’ artiglieria
con gli occhi spalancati
di fantasma in mezzo al
viso impolverato. Precedono, passo passo, due
riesce ad alterare questo
spirito d’attonito e crucsilenzio: tutti quesegni di vita interrotta, e l'attenzione che ci
soldati che si dondolano
pel sonno sulle gambe, e via via
dànno una voce
al conducente e a quelli
mettono gli uomini a mo-
che ingombrano
strarsi raramente, dànno
al paesaggio un'aria di
la stra-
da, aiutano a rimuovere
glì ostacoli. Pare gente che accompagni al cimi-
sogno.
parole
che rivol-
tero un dio del tuono non
giamo a una sentinella abbandonata in un quadrivio sconquassato dal
ancora ben morto.
sacro.
come se ci vergognassi. mo di quel morituro, Di
sopra î montatoi,
ca con una intonazione affettuosa e rispettosa,
E
dietro,
nell’om-
bra, sopra i parafanghi,
Cani di guerra che partono per portare viveri e munizioni e trasportare
agli argini del Piave. Di qui innanzi non c'è più una casa în
e non
i,
faremo dieci passi senza trovare una enorme buca sulla strada. A tratti la polvere della è un tritume rosso che venta un'aria bollente. strada i
di papaveri escono dai fossi erbosi. Il cielo è pieno di sibili veementi: sono tutti colpi
alle nostre spalle. Il nemico \evita oggi in dipartenza, rispondere. Ma questo
Pa-
iono schiavi che marcino avanti a un elefante
cannone ci esconodi boc-
qui partono strade che in brev'ora ci porteranno
na
luce vedo il conducente abbrancato allo sterzo,
no le prode.
nemmeno
Una fiochi
lanterna insegna la strada e le curve. A quella
canto, l'erba cresce, i papaveri sonnolenti empioschianto
dell’
rintronati, senton dolere
bigio di vapori, quando sì pensa come e dove furono interrotte. I numeri
Todi
notte
il corso dei pensieri del
bassi dei canali. Nell'aria
dii
infinitamente
Trattrice in montagna.
leggermente incurvata vede
di
prezioso, non mi abbandona più.
case scuriti delle
i fianchi
triste e al tempo
stesso
inzio da parte sua non persuade, come
ci dice l'ufficiale che ci accompagna, più
pratico di
questi luoghi. Intende forse di non svelare alla voce le
artiglierie nuove che ha portato sull'altra riva del Piave, acquattate nel verde lussureggiante, In ogni
verde, allegratada grandi chiazze di papaveri fiammeggianti. Là dietro scorre il Piave, utte le volte che sono tornato ad affacci: rmi su quelle correnti una grande tristezza sessata dell'animo mio, e come una specie s'è diimpospue-
rile affanno di non riconoscere gli aspetti dell'altra riva, i camini delle fornaci, i campanili delle chiese, tutti i colori e le forme di quell’ Italia rimasta al di là. Qualche fucilata e colpi d: itragliatrice
echeggianti nel fiume mi rifanno presente la realtà. Allora salgo carponi sull'argine tra ipapaveri e le
feri
polvere e di benzina bruciata. La mattina dopo la si rivede scendere per la strada ancora scossa, coi pàttini agganciati ni p: rafanghi, più leggera, un ferrati po' più svelta, meno bu. morosa, soddisfatta del lavoro compiuto.
paresi? HOF UMISBERTE [N spighe per vedere dall'altra parte.
sopra
il mortaio, appaiono figure di uomini ammonticchiati, insieme a sacchi, a zaini, ad armi, come forzati avvinti ad una stessa catena. Gli echi della valle e del monte si lamentano essi rispondono da tutte le altezze. Dalle tende e dalle baracche partono cordiali all'indirizzo del gran bestione, che sussulta accidenti e monta, instancabile, lasciando dietro sè un acre odore di in alta montagna.
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PRANCESE.
478
VASTA,
L'ILLUSTRA ITALIANA
FRANCESE. FRONTE SUL ITALIANE TRUPPE LE
Fi È Reggimenti
italiani traversano
una piccola città della Francia.
L'ILLUSTRAZIONE
LE
TRUPPE
ITALIANE
SUL
ITALIANA
FRONTE
FRANCESE.
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480
ene ‘nte Menzione la bandiera pei consegna mutilati, : La vedova
Massa Carrara: Il capitano inglese Jonston
3500 soldati, durante
stra: Ton. Menzione, ten. Buttini, med. « 31 valore; prof. deo.Marzoech colonna. Maccarone ; Comandini;
la cerimonia per la consegi
Battisti
ap, Îi, re federato; lattisti; figlia pref. di Massa, comm Moro!
Battisti; Mrs. Waterfield! Massa Carrara: Le autorità interven ute alla cerimonia.
LA GUERRA
SUI MARI,
Dopo Trieste, Bùccari; dopo Bùccari, Pola; ora ecco due altre dreadnoughis e un cacciatorpedì. niere silurati al largo in Adriatico da quello stesso capitano di corvetta Luigi Rizzo, che già compì nel porto di Trieste l'affondamento della Wien e prese parte alla spedizio
ne di Bùccari. Ma all'infudri di imprese
queste audacissime
luminano le tenebre con
che tratto tratto iL
lampi di gloria, che cosa si sa, in questa guerra, di quel che avviene cui mari?
La flotta si può dire l'armata del silenzio e
GOMME
conoscere i modi e gli aspetti
della guerra di mare bro: Ala guerra sui mari (Treves,legga il bel liL. 6) in cui Arnaldo Fraccarol i, che azioni nell'Adriatico per ‘incarico presenziò diverse della R. Marina, le rappres
enta .nel modo più vivo e pittores co,
Ardite crociere, pesche di mine, marini, siluramenti in porti
caccie ai sotto-
nemi archi di sorpres tra gli agguati dei sottomar ini immersi, comattiment
i, r4/4s notturni
si succedono fantasmagoricamente in pagine intensa mente vissute, poten.
PIENE
S.P.I.G.A. R. POLA
« Cc.
in continua tensione che si conduce sul guerreggiato mare, con la one di episodi meravigliosi e gloriosi d’eroismnarrazi i è d'a dimenti, come .il raid del « Zeffiro» su Parenzo, al comando di Nazario Sauro, narrato în una gina di superba semplicità. Quaranta incisioni pafurti testo, tratte da fotografie
riservat
= curiose scene di bordo, impress e della R. Marina ionanti e grandiosi scorci della guerra di mare accrescono la nota dell'att
! pittoresca
raentissimo
PASTINE
‘atelli
volum
GLUTINATE BERTA
1°! AMBINI ALATI
D'imminente pubblicazion
LA
per Autocarri LE PIÙ ELASTICHE - LE PIÙ ROBUST E Fabbricato a MONCALIERI (Torino) dalla Società Piemontese Industria Gomma © Affini
temente drammatiche. E tutto quello che non si sa vita strana ed
della
PER
LA SUA
ROSSO
B
LUCIANO ZU000LILi Quattr ‘o Lire, _ Dirigere vaglia Aai F.Ili Treves. 1a
Miato.
MO RSA ROMANZO DI
DI
SAN
SECONDO
CINQUE LIRE (compreso il 25 USA
Fratelli Treves, editori - Milano,
L'ILLUSTRAZIONE ITALIANA UOMINI E COSE DEL GIORNO.
Roma:
La Commissione nominata dal governo austriaco per gli approvvigionamenti del Comune di Udine.
L'arrivo della Missione Belga.
li de R. degli Stati Uniti il loro obolo per americani in ricambio delle offerte da questi mandate
*
Washington: L'ambasciatore italiano conte Macchi di Cellere parla al popolo per il terzo prestito di guerra degli Stati Uniti.
aerea: peer vira
482
sa
L'ILLUSTRAZIONE
ARMANDO
SPADINI
ITALIA)
un vero incanto dell'occhio e dello spirito, ci con quistano con la loro franchezza... Pensate che m
Pasqualin
isto
racolo d'espressione è raggiunto, se questo ch'io è vero, se l'artista ci tutta intera l'intima gioia che lui ha primamente provato nello scoprire il
ed apprezzare
di questo maturo giovane pittore fiorentino.
cerca di mantenere in posa una pupa recalcitrante,
cata
che rappresentano
largamente l’attività decennale
Il suc-
cesso non gli poteva mancare, giacchè questo è un pittore che veramente dipinge con l'aiuto di Dio.
In un periodo di grandi e tormentose ricerche e di
resultati
piuttosto stentati, qual è il nostro, il se-
greto di successo dello Spadini va ricercato essen:
zialmente nella semplicità della sua
l'onestà delle sue intenzioni.
del suo genio sono
bastate
pittura e nel-
La salute e la forza
a portarlo in salvo at-
traverso tutti i guai che poteva incontrare un temperamento
originale
mente c'è stato
come
un
pe-
il suo.
Perchè natural-
soggetto che gli ci voleva. Ecco una madre che ecco una bambinaia
che
per tener buono un altro
bambino e non perdere il tempo gli dà la pappa,
ecco un altro marmocchio che intanto allunga una mano sulla tavola ingombra di cose belle a di
gere; ecco una signora che vi previene col suo sorriso che quella che ha preso è nulla più e nulla meno che una posa per esser dipinta e che
e il cappello che porta
lo sciallo
è tutto combinato
fine. Quello che Spadini
offre è il mondo della
gente semplice e sincera,
che ama l’aria aperta, le
la vita. Negli
al chiodo:
vi resta
l'hanno
negata:
decideva
anche
scomporre
non
lui
d'altri
pittori
e qualche volta, dopo quella, non
altro
da
scoprire.
Ma
una
visita
a un
pittore come Spadini può voler dire questo: sentire il bisogno di confermare la propria fiducia nell'arte e nella vita. E questo non sarebbe pos bile con un artista privo d'una certa uan A. B. NECROLOGIO.
—_ In zona di operazioni, mentre continuava
l'a-
postolato patriottico, in-
questa originalità glie
citatore,
si
che
fu la pas-
ne della sua vita, mo-
riva improvvisamente, sul finire di maggio, il co-
a
piani, a fon-
darsi sulle
studî
cercate con qualche curiosità la tavolozza atta
a quel
riodo di tempo nel quale
cinquanta volte, con
uegli stessi begli occhi spiritosi, nelle tele dell'Esposizione. Ecco q sonaggi coi quali Spadini è riuscito a farvi
Armando Spadini, trionfatore nell’ Esposizione d’arte testè aperta al pubblico di Roma alla Palazzina di Monte Pincio, espone un numero di tele
linee di forza
lonnello
Itre buggerate ismo pittori»
Ù
fanteria
Je va-
cola Maria Campolieti, notissimo a Milano, dove molti anni risiedeva.
dettero la croce addosso
collaborò nella Rivista Militare; undici
co;
tollerava
il soggetto
in pittura,
amava
ste composizioni, fedele alle belle donne e a' bei bambini: per questo gli
notevolmente versa-
studi militari e
e fu bollato per passatista.
Oggi
queste
ni sono pubblicò pei
accu-
se magari fanno ridere;
tipi del Mondaini volume: l'Arima
ma ‘cinque o sei anni fa di
mente di un eroe,
questioni di vita o morte per un pittore
un bel e la
illu-
che si dicesse all'alt
strante la vita ed il sacrificio eroico di Carlo
no intimorire.
De Cristoforis; era conferenziere assiduo, spe-
dei tempi, e anche i vani meglio dotati se ne
cialmente
tuale era stato ferito ed aveva meritate due me.
a vivere, e sfacamente
Circolo M
litare. Nella guerra at-
igli dai colSpadini se-
daglie al valore. Era n:
a dipinger
e le sue tele erano ogni volta più vive e più belle, piene di bei soggetti
gno 1865.
disapprovazione e com-
il pittore Alfredo Luxoro, del quale il nostro
to nelle Puglie l'i1 giu-
e di colori gai. In mezzo alla comune
-_ A Genova è morto
punzione d'allora, il suo
giornale ha
partito fu quello di eser-
citare tutte le sue facol-
tà di coloritore tal quali
le aveva ricevute da chi
le può dare, e di non dimandare più in là. La sua’ grazia fu quella di gio-
ica Accademia
te questo buon vecchio
Belle Arti
continuare a vedere
iosamente e grandemenmondo
riscaldato
dal
Ligustica
= Pittore notissimo nella sua Svizzera e fuori era Ferdinando Hodler, che una ventina di anni
sole che non invecchia mai, La innegabile mae-
stria che aveva derivato
dai. grandi coloristi e dai. grandi disegnatori
addietro, all'esposizione
di forme umane, non lo abbandonò, e al tem-
artistica
po stesso non
nevra, nel 1896; impressionò con due grandi quadri a forte disegno, di
l'opera sua novella. Lui, che
aveva
fraterno
sentito un sì
affetto di con-
temporaneo. per i vene-
i
ziani del cinquecento e gli spagnuoli
del sette
cento, dipingeva poi fi-
gure ‘e
paesaggi di un
to allora allora alla luce. I colori dell'iride non furono mai
in questa
sua ripo:
così limpidi e
ittura di donne,
di pergolati, di mense e di bambini. Si direbbe che dipinga senza studio e senza sforzo, che la realtà
gli sì
presenti mani e piedi legata, pronta a tutte
le sue voglie, tanto la sua pittura appare
veloce e
abbondante. Ma poi un to esaminatore di quell'opera è colpito dall'infinita sapienza e misura d’ogni pennellata e scopre i segni fermi della razione dominante:
che è la
gra
ioia di trovare
il mondo. pieno ‘d'armonia. Molti altri sentono il bisogno di fare un taglio severo nel mondo e di dire: questo è mio. E allora l’opera loro pare più fortemente
segnata
energica. Ma
d'un'impronta
personale
e più
questo pittore non ritocca e non ac-
comoda il mondo, non lo riduce, non l'incaserma: solamente lo rivela: ma nell'ebbrezza di questa ri-
velazione gli fa crescere intorno una luce di para-
diso terrestre.
quella
I suoi soggetti non paiono per nulla
turbati dal fatto d'essere presi dentro la sua pittura: seguitano a viverci con una disinvoltura ch'è
frutta fresche e la. bella compagnia. Chi va a trovare a casa Spadini trova un bell'italiano con un ciuffo di capelli neri attraverso la fronte segnata
da una profonda cicatrice; uomo, vi appare, di arbo e cerimonia: ma dalle prime parole che egli dice capite d'essere
mente!, senza
entrati
misteri e senza
in una casa, final-
noso; dopo
dai vigorosi compagni in una festa cantonale, sotto un arco di verzura, preceduto da due robusti artigiani vestiti da guardie svizzere cinquecentesche.
passaggio alla scuola simbolista. In fatto due qua-
tele e un verde altrettanto
lumi-
i tre figli di Spadini con le faccie birbe e amorose che avete conosciuto dei suoi quadri, saltandovi colorato d'uovo
tore dei guochi, portato trionfalmente sulle spalle
Erano due quadri in parte classici, in parte veristi, che segnavano la prima maniera dell' Hodler,
cielo bello come
un po’ la porta s'aprirà e compariranno
addosso, chiamandovi zio,
roso guerriero del se-
colo XVI, saldo nell'armatura, e solidamente piantato; come solidamente piantato era il vinci-
falsità. Avrete allora
pittura.
quello delle sue
Il primo era un pode-
un
qualche conferma preziosa della efficacia della sua
Dalla sua finestra vedrete
zionalist:
il guerriero furioso e
il vincitore dei giuochi.
(Da un dipinto di A. Spadini).
mondo che pareva uscifreschi come
unita a
industriale tenutasi a Gi-
pesò sul-
la più piccolina col viso
o di ciliegia: e se una tela è ap-
poggiata in terra ciascuno vi vuole insegnare il suo
ritratto e quello del fratello e della sorella, con danze eleganti e strepiti discordi. Voi tremate per la sorte del quadro guardando le mani impiastricciate dei demonietti. Intanto {entra in istanza la
e che, certo, non avrebbero
dri notevoli
della sua
lasciato supporre il suo
seconda
maniera
egli pre-
sentò non è molto: Zuryfmie — una teoria di uomini posati, in grigi ammanti, procedenti quetamente in fila indiana;
e Ames
degues, una fila
vecchi, in grigi ammanti questi pure, seduti allineati su di una panca, pensosi delle illusioni
che furono. Tanto nella prima che nella seconda maniera l'Hodler aveva
affermata
personalità. Aveva 65 anni.
la sua notevole
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L'ILLUSTRAZIONE
VENT'ANNI...
ULTIMO
Curcio Saverio. E lo rivedo ancora lìnel carro da bestiame che
AMORE!
ITALIANA
novetta
pi RICCARDO
vamo rimasti con gli occhi inteneriti a guardar la sera violacea..;
MAZZOLA.
mente annaspato
senza levare
su un ginocchio. Avevo
chiesto
gli occhi:
ci portava alla guerra, a fissarmi con î suoi occhi | Questo è il mio primo ricordo di Curcio Savério. |“— Che c'è neri: con i suoi occhi lucidiecaldi di monello na- |Da quell'ora io avevo cominciato a volergli bene | — Io. politano. _ c : e lui aveva preso ad essermi devoto, con uno slan- | Lui, Curcio Saverio. —, Curcio Saverio. ° cio fatto di fedeltà sommessa che poi m'ero ritro— Cos'hai ? M'ayeva detto il suo nome un poco pomposa- |vata a fianco come una forza tenace, quando più | 1— Veda lei. la vertigine
i aveva posata sul ginocchio qualcosa che si moveva. Dio santo, una piccola rondine! Così pic-
va doverci travolgere nell'attimo.
Mi diceva in certi momenti di tregua: — Lei va ed io la seguo. Dov'è il mio sergente,
cola che la si sarebbe chiusa nel pugno. Tremava:
là sono io. Pri e la pallottola cerchi lui, trova me, Curcio Saverio. E sorrideva.
aveva
una mezza i gli aveva riello. Gra-
stra sul Carso avido e insaziabile. Eravamo aggrap-
—.IA
ti a un fianco d'altura che, come tutte le cose
una
—
cendoci, a tenergli dietro.
panca, col volto
andare su una
serrato nelle mani.
Così,
che lo frugava, come lo svol
. che non si rassegnavano più.
lungo la bocca, Curcio Sa-
che
in quanto a cibarie,
Possedevo una galletta di macigno che trassi
sbriciolai senza risultato, perchè la rondinetta aveva
parlava. Rima-
un becco
talmente
impercettibile che
finanche la
pappina l'avrebbe impacciato. AI contrario, lasciarla
senza cibo sarebbe stato farla morire. Qualcuno dei miei soldati sopraggiu: le aveva cavallere-
scamente clargita seria
di mollica di pa-
gnotta, ma
aveva
la nostra
damigella
rifiutata an-
che questa. Non poteva: era una cosina delicata che avrebbe avuto bisogno di altre cure e purtroppo
a noi ospi in rimaneva che il cuore, lassù. Il quale in simili casi — e non soltanto in simili casì —_non serve a niente.
Tenuto un rapido consiglio di guerra, venimmo conclusione desolante: nulla da fare, Piuttosto che passarsi la malcapitata di mano in mano
tornare...
luta-
a una
enticarlo
mente: e non s'era più mosso. E ilbatuffolo nero era rimasto sulle dita rigide ad aliaré_ nel vento
Cur-
preziosamente dal mio tascapane e un cui pezzetto
rapita alla fortuna.
Penzo a o paese mio ca sta luntano,
e so' napulitano e si nun canto, î" moro!
Ma poi di botto s'era lasciato
soggiunto
— Aspetta che provo io.
le papile avvinte dal vuoto. — Curcio?
:
aveva
stupore di fanciullo, vellican-
egli mon aveva proprio nulla da dare.
guardano certi cani che hanno gli occhi pieni di umanità, E talvolta pareva pensare, pensare a chi sa che lontananza il cui accoramento gli appannava
3
a voce spiegata, e noi tutti, rifa-
giocattolo —
verio mi. fece intendere
neva lungamente accovacciato all'imboccatura della mia tenda, con le braccia intorno ai ginocchi uniti, guardandomi con gli occhi umidi e dolci, come
— Coraggio, ragazzi!
un
dice a forcella agitati
e le mani avevano ‘assunta l'istessa patina di terile e sinistra, ove gli occhi stravolti febbricitavano. Ma Curcio Saverio che aveva vent'anni, sorrideva trasognando al supplizio e serbava il suo ciuffo
E riattaccava
Pare
Con un gesto tutto napolitano del pollice e l’in-
sola crosta
di rame, e a toccarli erano fontane, Le nostre facce
A quale? Egli sorrideva e non
gli oc-
dole un poco il pettuccio tra piuma e piuma. — Lasciala in pace, Curcio, Pensa piuttosto che bisognerà darle da mangiare, ora.
racotta
nero come un'aletta
e
al piede di quella quercia.
cio Saverio col suo
dava e ci si impigliava come in una pania. Le pazze tura un viscidumeincui si diguazzava senza scampo.
tempeste di quell'estate avevan fatto di tutta l'al apparivano
in disordine
Evidentementè la pioggia infernale, che s'era abbattuta nella nottata, aveva devastato. il nido di quella gentile è fattala rotolar giù mezza svanita.
infami, non aveva nome, Era controsegnato sulle carte con un numero, dalla sua altezza. Quota 92. ‘Tutta una ferocia rocciosa e melmosa, roccia aguzza e melma ferrigna che pareva argilla, ove si affon-
Tende, coperte, zaini
il pettuccio bianco
chietti velati come se avesse pianto. Io ero rimasto a guardare un po' lei, un po' lui che sorrideva. — Ma dove l'hai trovata?
Erano quelli iprimissimi giorni della guerra no-
sconvolgendola
di più, era meglio alloggiarla in un
angolo della mia tenda, con le briciolette accanto,
di quei vent'anni
Avesse
*
Ora una mattina mentre scarabocchiavo una”cartolina alla mamma mia, qualcuno mi aveva piana-
Allora avevamo taciuto tutti di schianto ed era-
nemmeno
volato, la si sarebbe volare
della nuvolaglia
poteva.
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tratto
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484
L'ILLUSTRAZIONE In nome
di Dio! Posiamola
sù un ramo.
Si | verio
affannosà
il volo in. cerca dei suoi. pal-
riscalderà e riprender:
ITALIANA
vicina a me: ma non distinsi quel
Altyo silenzio. Si guardavano tra loro, gli scam-
pati, con uno sguardo di sgomento ove la pietà per
volta, quando l'orrore era cresciuto, | i morti e la gioia di sentirsi vivi palpitavano. nò: — Mamma mia! — come se l'avesse di | — Gambardella Ciro. Buona fortuna! — Presente. Ora dalla mia tenda io la scorgevo sempre rat- | |Poi a un certo momento non udii nè vidi più Qui mi fermai. Veniva subito dopo un nome che
ma
La piccola, con inf ito riguardo sulla era stata condotta al
10 e messavi
adagino.
tratta nel sole. Più rondinella pellegrina di così |nulla; perchè negli occhi mi s'era addensata l'om- |non avrei potuto pronunziare. Un più grande sinon si sarebbe potuto essere. Il luogo e le vicende carica di sangue e negli orecchi s'erà propa- | lenzio di perplessità aveva risposto a quel nome, non eran certo propizi agli stornelli, ma quella si- |gata l'eco d'un grido. che la mia bocca non aveva proferito. rocchia di Santo Francesco, capitata per incanto E allora, indicibilmente, accanto al nome di Curîn mezzo a noi, ingentiliva il n . cio, Saverio segnai Ja parola del suo destino. e ammoniva ch Tornammo dopo due ore. Era rimasto lassù, lui, col suo volto di fanciullo, Un sole tepido e | col suo ciuffo sbandato per la fronte, crocifisso alla
Ritto con le mani dietro la schiena, i rami Iti, mi strisciava fin | pietra rossa. verio segui ora con gli occh ‘ero piombato bocconi ad occhi — Dov'è il mio sergente, là sono io. Prima che riso invaghito imoti di quella s Poco dopo un capo- | la pallottola cerchi lui, trova me, Curcio Saverio. Una dopo l'altra tre pallottole gli mia ppello dei È la pallottola lo aveva trovato, povero cuore. golarono rabbiose sul capo e andarono a spezzarsi | miei uomini, d'ordine del tenente, per il rapporto | Guardai allora il ramo ov'egli aveva lasciata la
sul ramo.
al comando Come
di battaglione.
avr
sua
jamare il nome di chi s
fa
rondineti
creatura
Non
bell
c'era
più.
Lode a Dio,
una
ata; i vent'anni di Pepa-
pevo che non mi ebbe risposto più? Molti dei |rie/fo, con un paio di alucce nere e un pettuccio ianco, se ne sarebbero andati per l’ infinito, nella i soldati, dei miei buoni soldati fedeli che n i divina libertà
del volo, a raccontare
lontano la ne-
zia degli uomini...
attaccano.
Allora, raggsuppati i superstiti, cominciai
In un minuto, raccolto il mio plotone, ci erava- | pello, piano.
mo i
ati come in un n venute furiosamente
|
Pioggia e colpirci di
granbatti-.|
un crepitìo di fucilate che strappavano
agli
i
da destra,
una
nvulsione
avanti, ora,
|
c pugli l'a
gni
da sinistra
un
urlo; e il tonfo
— Ma guardi, sergente.
È ‘a fissare i volti, dicevo i nomi che mi usciAhimè, era lì per térra, tutta chiusa, tutta nera, vano stroncati dalla bocca; e le voci che mi rispon- | come il ciuffo di Peparze//o. Qualche piuma dispersa
ci aveva in- |devano parevano venire da un gorgo. — Autorino Raffaele. — Presente.
alle pietre dai fos
tanto
Qualcuno, ora, additando l'ap- |il ramo, s'era curvato a osservare a piè dell'albero. Rondinella pellegrina.
d'un
corpo
nel-
l'assomigliava a un. fiore
Avevano dunque
l'istessa sorte, loro due.
gualcito.
La fantasia
De Luca Giacomo.
— Presente.
guato.il suo ultimo amore lassù. Si erano dunque
—
Morra
incontrati
Vincenzo.
— Ricco Luigi.
Ù
dei
avuta
—
Un silenzio.
prima volta percepii la voce di Cu
tra un po' di sangue
vent'anni
di Pepariello aveva so-
per questo,
Per morire
insieme.
L.
Riccarpo MAzzoLa.
[DRIOLI) MARASCHINO DI ZARA Casa fondata nel 1768
DEL
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LE FU COR
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Ringrazio il Chimico Va: Bologna perchè solla Nervicura mio flio Giovanni è guarito [tallo convulsioni. — Maselo Marco, Casello Ferroviario, 48- Faenza
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TENSI, Milano
74==zIcanTE pi caRTE E LastRE PER FOTOGRAFIA E RADIOGRAPIA
divecchi |moglio del professore di Ginnasio — modo speciale; di quella intitolata “Il ha denari, tutti coloro che vivono Jo sono debitrice di un profondo godi- di vecchi stracci, specialmente denaro ,. Vi sarebbe, in questa novella, aspirazioni, o lo mettono così in ento — e molti lo saranno con me — straccî; edè anzi nella narrazione dei|gialliccio, gretto, pedante — che corre ampia materia per un romanzo, e credo che basta alzare appena appena il b quell’amica diAda Negri chelaspinse casi di queste, ultime che Ada Negri as- dietro alle sue illusioni d'amore, innamorata dell'amore come tutte le donne che pochi antori avrebbero resistito alla per afferrarle, non possono compren riunire in volume le diciotto novelle, a surge a maggiore altezza. tentazione di diluirne il contenuto in non possono apprezzare il libro di insoddisfatte, e cade in un volgare traCon tratti incisivi, possenti, talorà ‘gi alla ha.dato il titolo così significa» % trecento pagine. Ada Negri invece ci rac- Negri. ivo] LeSolitarie1.Ne avevo lette alcune originalissimi, l'autrice fa sfilare davanti nello che le lascia l'anima ancor più Ma le donne il cni cnore fu conta concisamente, ma con straordinaria nale là su giornali e riviste, e mi ave- a noi le umili figure, tragiche nella loro amara; e Maria Chiara, l’esile impiegata la storia di Veronetta, singo- la cui vita fu beffardamente diversa profondamente colpita. Ma quelli miséria o nel loro occulto strazio; ed postale, che, vinta dalla nausea della sua efficacia, lare anima muliebre, che racchiude in sè quella sognata, le cui aspirazioni con lona e gio- vita da reclusa nel male odorante ufficio, solo frammenti. Oggi che l’antrice ecco Feliciana che lavora una forza ed un orgoglio virili, ed una derise dagli uomini e dal destino, tui offre tutte riunite, le sentiamo le- condità fino alla vecchiaia, per l’amore corre incontro alla morte liberatrice, e quelle che lottano coraggiosamente per il a fermarsi trova invece una mano che si tende verso fervida fantasia femminilmente popolata da un invisibile, tenace filo, e quei doi figli, e,quando è costretta di sogni, e la cui vita è un'aspra lotta fra pane loro e dei figli, e quelle che di lei e le dà un'illusione di amore che jmeati ci appaiono opera organica ed come una vecchia ruota consunta dalle impetuose aspirazioni verso la libertà battono per serbare integro il patrimo l'uso, si accorge di essere diventata re- la riattacon alla vita; e Raimonda, la Itissima. e la ricchezza, ed il disgusto per l’ine- dell'anima loro, leggeranno comprese “ Novelle,,dice Ada Negri nella pre- ‘pentinamente una cosa mal tollerata, di florida giovane dal volto spregiato, la cui sorabile padrone che la tiene schiava: il commosse queste pagine nelle quali tri fazione, “ No, tutte o quasi, umili scorci cui figli e nuore vogliono sbarazzarsi; anima ardente è illuminata da un rapido bagliore d'amore in una fosca sera di denaro. Ma i suoi stessi sogni la salvano veranno lembi di sè stesse. E sì voll vite femminili sole a combattere ,. ecco Cristiana, la tessitrice, che, spinta ye) dalla volgarità e dagli abietti compro- ranno con profonda riconoscenza Ecco perchè il libro ci sembra intessuto dalla disperazione e dal disgusto, compie nebbia; e Anin, la serva petfotta, di cui | messi, ed ella trionfa, trionfa come lè grande e sincera scrittrice, che non dia la un'unica storia: profonda, dolorosa un orribile crimine, è lo paga con la Ada Negri scolpisce — sì, quella è vera- principesse delle fiabe: conquista l’amore, pinse la consueta e vieta figura di doni | storia della donna tormentata, delusa, morte; ecco la dolce maestrina di “ Anima mente una magistrale scultura, alla quale la gloria, la ricchezza; e quel suo ra- vana e leggiera, o perfilamente faltaif@ edila- fu infuso un soffio di vita — la fedelee incompresa. Incompresa dagli uomini e Bianca,, la cui armonia di vita dioso ritorno nell'abbandonato giardino, corrotta; ma sviscerò l'anima della dofMa dal destino. Le povere anime femminili, voro viene distrutta improvvisamente dal- rassegnata figura; ela sensitiva France- in cui, durante i lunghi anni grigi di che lavora, che sa assumersi le gravi fe Mater schetta, l'eroina di quella stupenda noche si dibattono e fremono, che soffrono l'atto ignobile di un bruto; miseria, gli alberi si sono trasformati per sponsabilità della vita, che ha ladignità è si ribellano in queste pagine, ci ginn- admirabilis , Ja stoica portinaia che al- vella “ L'altra vita ,, forse la più pro- lei in bei cavalieri, i rosai in grandi di sò stessa, che sa esser tenace e fonda del volume, se pure è possibile gono direttamente dalla vita, senza nes- l'annuncio della morte del figlio — e preferirne una, Una bimba, alla quale dame, ed i cespugli di pallide ortensie in quanto l'uomo, pur serbando certe debor suna di quelle soste nel regno della questa è l’unica novella nella quale pechiesi un giorno quale fosse la sua amica damigelle d'onore, termina con un sorriso lezze, certe idealità dal fascino schietta: fantasia edell'inverosimile, che gli autori netrì il soffio tragico della bufera che di folicità vittoriosa questo volume che mente muliebre. investe ora l'Europa —
sente ch'egli si
prediletta, mi rispose: “L'ultima colla
prediligono troppo spesso pei personaggi quale ginoco!,, Lo stesso potrei diro io dei loro libri. Ada Negri le ha incontrate è immolato per qualche cosa di molto di queste novelle: l'ultima che sî logge sulla sua via queste donne in pena, ed grande, di molto alto, a cnì la sua mente pare sempre la più belli la so poi sì non può giungere, e china il capo rasil suo spirito le ha accolte in sè tali torna alle precedenti si riprova per ciaquali erano, colle loro virtà e le loro segnata sul corpetto di lana che le. sue scuna la stessa impressione di bollezza, manchevolezze, vestite di abiti eleganti o mani alacri segnitano a fabbricare per 1 Fratelli Treves, Milano. - L. 5.
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guano la via ch'ella ha tracciata.
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Ada Negri è forse la prima serittrio@ che abbia posto la donna dell'oggi nella | vera Ince, È da augurarsi, per il ben | la vita fu nostro, che molte donne d'ingegno md | tristezze!
la|, Eppure, di una io voglio parlare in tano dei godimenti materiali largiti a chi
La stella confidente Mentre il Civinini, come corrispondente di guerta,
Troppe
— ho adito lamentare da taluno,
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FATALITÀ, poesie. Edizione bijou. 24° migliaio. TEMPESTE, nuove poesie. 18.° migliaio . MATERNITÀ, nuove poesie. 14° migliaio .
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SILVA
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PIETRO KASANDRIC fa:
Un volume in elegante edizione aldine, con una |
incisione in eliotipia e duo pagine di musica| QUATTRO LIRE. =
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