L'Illustrazione Italiana 1918 n.24

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SOMMARIO:

da dalaP lola e01 Tola Rena gorva farmngro minnocavalemanna.'"

1 raidi tedeschi nell'Atlantico.

ni deaffondare tuti—,Ammbraglio, ‘in blooco gli andato Stati Unitil...

Incisioni :Il maestro Arrigo Boito. Arrigo Boito nel suo gabinetto di lavoro. Arrigo Boito sul suo letto di morte, Ar. rigo Boito e Giuseppe Giacosa. Arrigo Boito e Giuseppe Verdi. I funerali di Arrigo Boito, — La distribuzione dei doni della città di Bergamo. Cani di guerra che partono per portare viverî e munizioni e trasportare ferit in alta montagna. — La pace russa (dis. di E. Sacchetti). — La guerra sul nostro fronte: Gli alpi muovono all'attacco del Passo Paradiso. — Le truppe italiane sul fronte francese: Una grande rivista passata dal generale di Robilant (4 inc.). Reggimenti faliani traversano una piccola città dellà Francia. Il generale di Robilant mentre i reggimenti sfilano. — Uomini © cose del giorno (12 inc.) — Un quadro del lore Armando Spadini. Taro: Arrigo Boito, ln Memoriam. — Dal fronte: Basso

Piave, di Antonio Baldini. — La guerra sui mari. — Armando « ultimo amore, novella di Ric-

Spadini, di A. B, — Vent'anni cardo Mazzola,

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Differenze, Le packenpestro. — Lascia correre, tanto più che i Come la Rumenia ha firmato la pace francesi ci ban risparmiato Colonia nel colla Germania. giorno del Corpus Domini. — Ma noi non siamo... i fran

Prosso il lottuocto, al lume ahe?dirama, Guardo la mia bambina che riposa E a lei fuvello in quella muta chiama Doll’anima espressiva è armoniosa: ‘Bonta to, che d'une vita grama Ancor non'sai la primo dolorosa E nel trastolio d'innocente brama

(7 /vazz)

Lo tuo speranze; ma par mo fotale È un fitto vel di nubi e di procello, E sonpiro a ponsar cho al tuo idealo Due più non potrò dar l'alta dolcesza, Che nel paterno amor venno amarozzai,

©e c_aù

ESAURIMENTO. Darei talora delle pugna al cielo Per ideur l'enigma, 0 la sciarada, E molto spesso sono quasi a uti pelo' Di deviare dalla fact] strada; Onde arrovello © al torna aliora anelo Gonsone al gioco © che a onpello vada, Ma della monte fiacca invano fl velo Listerilita volontà dirada. Invano penso, Invan mi ghiribizzò, Invano il desiderio mi sospingo A ritrovaro del concetto fl guizzo. L'inter he primo fin la vena mia Per anni ed anni, al culto dalla sfinge, Non ba più vita nella fantasia.

Carlo Galeno Costi, E @ reEzi.) BIANOO. 1 Bianco, col tratto, dà so. m. in due mossò,

Anagramma,

MIANCO. (@6 eREzi.) Il Bianco, 001 tratto, dà so. m. in due mosso,

Ti ronzo intorno Fra la canicola D'afoso giorno,

Nel Problema N, 2650 il Sig. Bottacchi |Dirigere le soluzioni alla Sezione Scacchi ge/l’lustrazione Vin Lanzone, 18, Italiana, în Milano,

Pradento afuggimi,

Ghò, n6 ti giango,

"ope. ARTI

Soiarada, So la sviarada facile, Onra lettrice, ambisci,

A poco, a poco si perfezionò, Tre quattro fine un altro il gran portento

Bbbo lu Moda, che sovranoggiò. Ha l'arte del vestir svilappo enorme In oggi, ©tale che cagiona spesso Dello parfette membra anche il total; Ma eocedo 1l senso del pudore stesso,

M'orno in sottempliol Vaghi colori; Por me sorridono La terra, il lito, Gli azzurri placidi Dell'infinito.

D'amor la dolce sintesi Ad ana gloria unisci EA il connubio semplios Il bujò ti darà. La Principessa di Cambaja.

Oli di pura

Qol tempo, poi, siffatto rudimento

Con duol ti pungo, Tregua agli orribili Divi furori,

{lla Signorina Laura Campione di Napoli. |————___@@—_z_xnt

Chè al presente

EFFIGLI-

Carlo Galeno Costi.

app

tot

"

fumi

paguadevoliziimo Gambimio

Cambio di consonante. PROFUMI E GELI, T'aspotta 1l.ràgigio del tepente sole Sul cospo di ragiada inargentato; T'aspetta il bueio dello fresche aiole, Lo zefiro di Mafefo profumato, i chiama Amor con forvide parole, 001 fremito sonve, inebriato, La primavera fulgida ti vuole In un trionfo di tesor rinato. Shocofa ad'esulta nella vit breve, Al soffio tramontano ed alla neve. Ma l'eterno poema del penaiero Fra l’alto sonno dello cose umane, Sarà Îl tao fior di lagrime severo!

Carlo Galeno Costi. Anagramma. Un amico, dall'India ritornato, due sensanee yolea farmi: strana offerta ho rifiutato, V'è alcun tra voi che torto' possa darmi? Fag. Vittorio Baasi.

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La Futa delle Tenebre,

Massimo

Chè il tuo germoglio pfegherà dimune

La proverbiale foglia s’attacoò,

Inesorabilo,

llo, già elegantemente svolto, nelN.2630,

Molti nostri valorosi, degenti per feriteo £ malattie negli ospedali, desiderano di agarsi giocando agli scacchi. Ripetiaimo preghiera ai nostri amici di offrire pezzi icacchiere agli ospedali militai x Non occorrono giuochi nuovi e costosi; necessario che molti rispondano all'apfio anche offrendo giuochi modestissimi

sno I’IMPUDICIZIA. In uso ancor non era il vestimento Quando la Donna il pomo rosiochiò, Così che all’uomo e a lei, per ornamento,

So nojosissimo

Maplifica quattro varianti il tema © della| sendevoleîn inehiodatara di Alfiere Ca-|

Carlo Galeno Costi.

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Nevralgie

Mia

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Uricemia Obesità Acidità

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da uricemia

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L'ILLUSTRAZIONE Anno XLV. - N. 24, - 16 Giugno 198. B&° Per tutti gli art

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(Da un pastello di A. Rieti).


468

L'ILLUSTRAZIONE

ITALIA

| e a questo supremo amore, che è suprema bellezza, quel risolino di soddisfazione mezzo ingenuo e mezzo scanzonato che era caratteristico. senza tregua, con prodezza di volontà, con operosa ma — So che non hai perduto tempo,esei a buon punlinconia tese tutte le forze dell'animo e dell'ingegno. Amore religioso e generoso dell'arte in quel suo | to. Vengo a far più stretta conoscenza del Nerone. — Ah no, non ho perduto tempo, esclamò il oblio di sè per offrire il contributo della sua ispiraGuarda. E gli mostrò una gran fila di quazione a Giuseppe Verdi. Nacquero da quella unione stro non difendeva in tal modo l'intimità della sua , mentre Giulio Ricordi stava per proromdi due grandi, l'Ote/lo e il L'a/staff. ì Falstaff fu vita, ma l'alto ardore del suo lavoro. Là dentro, la gioia dei tardi anni di Arrigo Boito. La perfe- pere in una esclamazione di giubilo, Arrigo Boito impassibile al consumante corso del tempo, con lo zione di questo copolavoro empiva di dolcezza il continuava col riso che gli gorgogliava in gola: spirito assorto nella eternità dell'arte, egli passava suo cuore. Quando recentemente Arturo Toscanini — Mi son messo a studiare meglio la musica. E aprendo i oli mostrò che le agognate palo interpretò al Dal Verme, il poeta era commosso quasi interamente i suoi giorni, con Îa fede di cl pazienza di chi vuole, con l'austera e palpitante come se fosse tornato dagli splendori e del Nerone erano quaderni e quaderni di dotspera. Spirito veramente grande e ve- dell'immortalità il suo Verdi. Certo il genio di ssimi studi d'armonia e di contrappunto. Questo episodio ci dà tutto l'uomo e tutto | ramente puro, tutto volto verso la sommità, immaVerdi non rifulse mai sì immacolato, come quando colato nell'arte e nella coscienza, giunto a quello accanto alla sua immensa grandezza stette lo spi- tista. Da esso possiamo indurre quale vasta pr pastato superiore delle anime nel quale l'ideale si fa rito inquieto del Boito. Il tormento divino del poeta azione, d'ordine psicologico, d'ordine morale e ta, e tutto, pensieri parole, sono moti di ascensi comunicò al musicista, e si pacificò nel gemmato d'ordine tecnico circondi |; sione, biancheggiar d'ali remiganti verso cieli che empireo della ispirazione verdiana. In quelli anni non conoscono più le tempeste. Quando si aveva il Nerone restò pressochè abbandonato; era per che noi la letizia fortificante stare un poco con lui, si contribuire alla nascita d'un capolavoro, annientare Piccola cercava di essere migliori di noi stessi, per spe il musicista nel poeta, perchè un altro musicista, il

- ARRIGO

BOITO

=

Alla porta della silenziosa casa di via Principe Amedeo, dove Arrigo Boito abitava, una vigile consegna impediva il passo ai visitatori. Non era facile penetrare in quell'incantata solitudine. Il mae-

chiarci

senza rossore in quella sublime semplicità

del suo

cuore, ed esser degni di udire le sue liete

parole, sempre piene di preziose scoperte, di spirituale pa sione. Îl nostro amore si celava trepido davanti alla sua brusca modestia, che lo comprendeva, e un poco, involontariamente, ne godeva il calore, e poi ne

naggiore di tutti, potesse trovare

in

poemi degni

delle più alte musiche la propizia occasione per

angosciati

Come sospireremo ma invano d'essere respinti dai vigili custodi che non poterono, essi, lì dentro, impedire il passo alla nera visitatrice che s

tato via il nostro Boito!

Il ricordo ch'egli ci lasc

quello d'un uomo canuto di grinde sensibil a pari, d'una vit

troncava la nascente espressio-

ne sbandando con secca corti

ra

sia il discorso, pronto a cerca re, a lodare, a confortare le idee

le opere degli altrì, purchè non si parlasse

delle

sue.

potey

E non

voleva che si parlasse delle sue, non per irritata modestia, o per fastidita alterigia, ma perchè egli era tutto nel futuro del suo genio, e non nel passuto e nel presente;

continuo

cosa d’assoluto e di

oblique delle battaglie, che si stato

più vaste, e temeva che l'affetto

degli uomini

go; l'artista ribelle che

na-

scente, sì vicina alla più ricca

Megli certo conobbe o nulla

passato, dal quale

‘o. Ci sembra ch'egli debb: sser sempre apparso come noi apparve, con quella chiara

senti, di ricerche che involgevano il reale e il sovrumano

autorità davanti allaquale tutti

la scienza che chiarisce, il mi-

i inchinavano, con quella no. bile fermezza che era in ogni sua parola; non solo un grande artista, ma anche un saggio, uno spirito veggente, un giudi-

stero che accieca, il libro e l'a nima, la storia e il futuro, il

suono che si concreta nella parola, e quello che la supera, questo passato aveva pure un

ce lucido

nome di nobile ‘splendore: si chiamava, non solo il Libro

tuosi di parole, il cigolar dell'ingegnosità nelle combinazioni verbali e nelle cose, Ricordo

che'un tempo egli donò agli

stupore

amici

che essa, giovine nell’oggi e nel Arrigo Boito nel suo gabinetto di lavoro.

le quali al mutarsi della temperatura, vorticavano bandierette

donare al mondo queste alte musiche. Qui

sorse în piedi, esclamando :un po' di gioia, adesso. E col suo passo strisciato, sprofondò in un angolo buio la sua alta persona, e trasse da un ripostiglio una scatola di vecchio argento, di prezioso argento

nere; e anche

un verbo che fu forse

superato dalla tecnica complicata dei modernissimi

F/staff — nel suo

ideale, in quell'anelito che vuol trarre

da ogni arte la musica, e dalla musica la musica che si fa

che canta

d'amore.

L'opera, in quel lontano '68, cadde tra le spietate

ire del pubblico. Parve un’opera di provocazioni battaglie. Era sfuggita agli ascoltatori entro suoi

aspetti

più

propriamente

romantici,

(e

qui si allude agli spiriti audaci che ebbe il romanticismo dei forti) quella pacata e raggiante serenità, quello a di solenne mestizia, quel farsi etereo nella preghiera e nella contemplazione celeste della disperazione umana, che per noi costituisce il segno della sua rbirabile superiorità. Nel

Mefistofele

l'occhio

attento

scorge,

sull'ombra, i passi, i gesti, più d'un

riflesso

ombre

della

vita di Arrigo Boito. Anch'egli fu aspramente cu-

rioso dei mondi occulti del pensiero come il Faust

che rappresentò;

anch'egli amò, nella recondita offi-

cina del suo lavoro, le tenebre denseo le mistiche luci;

anch'egli con la sua grande e varia dottrina percorse

le notti ispide delle tregende e le notti armoniose

del sogno greco; anch'egli sentì che, con ampi giri su su

dal vorticoso abisso verso

ricordo che

un

giorno, dopo una seduta a casa

inappagati sempre. Mezzo secolo è scorso da quan-

certi:

allegrezza

ucide bollealla sommità, entro

nio di idee che poi vedemmo

luce intellettual piena

infantile

stelo trasparente e leggero, con

avvizzire e dovemmo gettare, altro cercando, altro volendo,

ma non ancora — se non dal

con

un certo congegno di vetro, uno

domani, apparve nel '68, prima che la nostra generazione nascesse e assumesse, ancor vividodi verde precoce, il patrimo-

do Arrigo Boito annunziava

mistico

immaginate, i giochi irti e tor-

volte e ci versò nell'animalanostalgia feconda delle spirituali

contenuto

e sereno.

questo

raiezza e ilari stupori, e impeti di gioia superiore. Gli piacevano perciò le arguzie sottilmente

tomba

aperta, nel pensiero di questo morto che ci fece comprendere di quale elevazione sia capace l'uomo, riamando ora più che l’opera che ci consolò tante con

pallida,

e iniziato della bellezza, aveva, nella sua cara umanità, vene di

stofele.

pensiamo

amorevole

E lieto. ‘cui pensoso dalla

fronte

dei versi, sì chiamava il Mefi-

libertà,

sap-

imo 0 abbiamo tutto dimen-

ardui nel si-

lenzio, di prove delicate e pos-

Noi, presso a questa

lacerav:

gusti e le abitudini del pub-

blico con caparbia e sdegno

didealità? Delle ore torbide-che

distaccato in lunghi dedi cimenti

e degli eventi.

oscuro che lottò per farsi lar-

intelletto.

E questo.

al-

‘ome immaginare il giovine

a quella lentamente fa

e misteriosa vita nuova del suo

cenni

sottomesso

stati nell’arbitrio e alla mercè

paterno per l'opera già nata

wera

anch'egli

l'impetuoso giudizio del pubblico, che per un momento la arte, la sua gloria, siano

togliesse una scintilla del suo deliziosamente

ato in

ia Noa:e pati vegdibile ch gli abbia conosciuto le sorti

e nel suo

travaglio di ascensio-

cosamente

gio-

co alterno delle vicende. Quasi

fuso nell'arte. sua, con qualche

ne egli assurgeva alla comprensione e alla brama di forme d'arte sempre più profonde e

fuoco

affascinante

l'infinito steliare

dall'eterna armonia dell'Universo emana un verso di supremo amor;

vela la potenza di idealità di Arrigo Boito. E in questa potenza di idealità, nell'assenza d'ogni vanità, d'ogni egoismo di fronte all'opera d'arte, sta il segreto di quella lunga preparazione del Nerone che durò quasi mezzo secolo. Impaziente il pubblico chiedeva notizie dell’opera segreta. Quelle notizie non potevano venire. Il maestro non preparava un po'di gloria per sè, nella solitudine del suo lavoro; voleva servire, con devozione di sacer-

dote, la bellezza. Lavorare per questo scopo, ecci la gioia che egli reputava più grande. Nessuno dei or aiaaigli bancli partito” del Navona: Sì vano che quella era la sua più gelos Egli in tal modo, dava

a sè, alla sua fede, alla sua

pura sete d'arte, la più grande libertà. Non voleva prendere impegni nè con sè, nè con gli altri. Se una improvvisa potente rivelazione spirituale Jo riconduceva

a rifare, in modo diverso, il cammino

già percorso, egli voleva poter prendere la nuova via senza angustie, con la letizia ardente e la e tica sorpresa di addentrarsi in un misterioso paese

incantato, di fondersi

in esso senza contare le ore

e i minuti, pago di vivere così, volendo sempre più

sua, finiti i

settecentesco. Toccò

e balzò su, tremante

una

nostri lavori, egli

molla,

la scatola sì aperse

e trillante,

un

minuscolo

uc-

celletto meccanico, un po' di penne lucenti d'azzurro, di rosso, d’oro. S'effuse un gorgheggio per a stanza quasi buia, un repentino gorgheggio, un po' stanco, musichetta di un animale antico. Ed i maestro con gli occhi che gli scintillavano sotto gli occhiali, godeva, sorrideva, e poi batteva le mani. Il canto sì spense, la scatola si chiuse. Dalla

parete, crudele ed enigmatica, guardava una grande immagine di bronzo dorato di Nerone. lo

immagino

che

come

nella

bella

storia

di

Andersen non questa piccola musica, ma altre

più profonde e lontane abbiano cantato nelle ulime ore del maestro. La gran voce che udremo un iorno si levò certo dalle pagine del Nerone che

il maestro lasciò compiute. Voce di addio e di speranza, voce che gli diceva:

l'anima tua è in me.

Ecco,

non

muori

tutto. Ecco,

dormi

tu che

io sono la tua eternità.

Dormi, vecchio artista amico;

nella

giovinezza fosti un garibaldino, e in tutta la vita un soldato dell'ideale. Dormi e dimentica le anioni. Giuseppe Giacosa era stato a trovarlo, e aveva goscie della patria che hanno reso più acerbi i tuoi recato a Giulio Ricordi la notizia che il Boito aveva ultimi giorni. Le tue speranze io le ripeto, lo le rimolto lavorato. Felice, il signor Giulio prese il treno peterò. e comparve davanti all'autore del Mefistofele con | E gli uomini udendole si faranno migliori, luce. Parecchi anni or sono il maestro si era ri rato a Sirmione, con le sue musiche e le sue vi-


LA

"IL

MORTE

ARRIGO

FRAZIONE

DI

IANA

BOITO.

EI se Sul letto


470

L'ILLUSTRAZIONE

In

ITALIANA

memoriam.

Farnese del maestro Palumbo, un Am/eto, la versione itali del Tristano e Isotta, î libretti del l'Otello e del Falstaff di Verdi.

La lunga, nobile vita di Arrigo Boito si è svolta

tutta — si può dire — a Milano, ma egli nacque a

Il glorioso maestro di Busseto ebbe per Arrigo

Padova,il 22 febbraio 1842, da padre bellunese, Sil-

vestro,

apprezzatissimo

miniaturista,

, la contessa

e da

Boito un'amicizia delicatissima e piena

madre

Giuseppina Radolinski. Aveva

loro non ingnoravano che Verdi chiamò spesso l’autore del Mefistofele giudice di immancabili dubiezze sull'opera propria. La versione francese dei

egli undici anni quando, nel 1853, fu inscritto nel Conservatorio di musica di Milano, per studiarvi

contrappunto e composizione, avendovi a maestri Alberto Mazzuccnto e Stefano

Ronchetti

Monteviti.

libretti dell'Ore//o e del Fa/sta/7 ebbe anche le cure di Boito la cui preziosità stilistica esercitavasi con

da due cantate

cese. Quali fossero il gusto e la psiche di Boito diconlo il Libro deî versi, contenente la popolari

Ebbe compagni di studi Franco Faccio, Amilcare Ponchielli, Catalani; emerse ben presto per gusto e passione letteraria, documentata patriottiche, una delle quali

mato compagno

— in memoria

perfetta sicurezza

dell

Gustavo Coletti di Padova, caduto

romantica

Conoscendolo

all'estero. Così Boito

tale era.

potè andare a Parigi, dove, con presentazione della contessa Maffei, conobbe personalmente Giuseppe

quando

La corda del patriottismo vibrava sensi-

di essere figlio di una polacca; e

si trattò

della

traslazione

Giuseppe Giacosa e Arrigo Boito,

chiamato a far parte del comitato menzione

del

pera sua.

cui Stren-

irito

17 marzo come

accade-

di Napoli).

gloria

intellettuale

ni

all'Alto

del

ed

illustrata con l’opei a. Non era uomo da insuperbire perchè così alto onore fi a lui, nè perchè da lui molto onore ve-

che nel 1866 fu dei volontari che se.

aven-

Consesso,

dute fu prontamente

Tomaso.

alle cui se-

assiduo.

Nel 1915 l'anima sua vibrò delle vibrazioni patriottiche onde l'Itali

Dopo la breve, gloriosa e delusa campagna, ritornò a Milano, dove scrisse la poesia per l'Inno delle Nazioni, musicato da Verdi; poi attese a compiere l'opera musicale che già aveva cominciata, e dalla quale ebbe poi la gloria merita Mefisto. fele, delle varie inspirate al dramma goethiano, certo la più fedele e signi-

spingevasi ai nuovi cimenti; nel 1946 volle partecipare ad un lungo giro al fronte;

e sballottato per più giorni in

utomobile,

ne

tornò

a Mil.

poco disordinato nelle funzior ren complicandosi il niale così da far

re, sul finire del 1917, in grande peniero. gl’innumerev Ù

e

Due mes

to accoltò in un:

Ma erano tempi di lotte e passioni

artistiche oggi ritenute

lo trasse il

a corpo

e di Manzoni — ilriconoscimento

do a compagni Praga, Faccio, ed il poi notaio Giuseppe Grossi, figlio del

libretto

riservatezza

1912 la nomina a senatore,

appartenente

Ma ilfsentimento pubblico vide în que! no@ina — come in quelle di Verdi

non

facendolo prorompere in forme este-

del

dell’o-

eletto, vivente da anni in

mico (la Reale Accademia

riori clamorose, che non erano del suo

poesia

e

igida, eretta

solitudine, la cui vita più intensa era

temperamento riservato e schivo, accese sempre l'animo di Arrigo Boito,

ficativa, nella nella musica.

sciut

il sorriso immutabilmente un po'sar-

Dalla sua

celebre

internazionale,

nome

castico, esprimevano quale fosse l'agegno, di qu

accolta favorevolmente dal pubblico, sebbene densa di spirito e contrassegnata da una rilevante originalità

nel Trentino,

di

il suo passo breve e rapido, la testa un po’ all'indietro, ed

con E

guirono Garibaldi

suo

La sua figu

na pubblicò poesie bellissime — co-

pur

cuore

ed un degno ricordo nel musce fa ivi

me quella in ricordo di u Mummia egiziana — e nel Museo di Famiglia, allora fondato da Emilio Treves: poi isse in collaborazione

patriottico,

del

quell’angolo ridente del lago di Zurigo del museo delle gloriose sventure polacche, Arrigo Boito fu

critica teatrale nel Pun-

Il sentimento

della sua

di aneddoti preziosi, piacevol-

Kosciutzko a Rapperswyll e del riordinamento su

intellettuali ed artistici parigini. Tor. nato a Milano, dove i cenacoli lett rari, nel rinnovarsi della vita italia na, erano acce la insolito fervor Fortis, nella

vicino, nella gustosità

bilissima in lui, non pure per le cose d'Italia. Non

dimenticò mai

Verdi, fu accolto cortesemente dalla celebre casa Hérard, presso la quale conobbe Bérlioz, e fu anche ospite gradito di Gio hino Rossini. La vivacit:

solo di Leone

letterario fran-

poi il libretto del

mente ironica, modellata sullo stoicismo di una vita fatta tutta di delicate riservatezze, Boito non sarebbe stato mai creduto un sentimentale; eppure,

alse, col diploma di maestro, 2000 lire di premio per ciascuno a Faccio ed a Boito, per andare a compiere

partecipò alla

d:

conversazione densa

e alla Grecia, Questa seconda cantata

del suo ingegno, del suo spirito, trassero notevole profitto da quella prima saturazione negli ambienti

del Re Orso;

ramente musicata.

tolavasi Sorelle d'l'alia, ed inneggiava all'Ungheria,

un corso di perfezionamento

anche nel campo

fiaba

Nerone pubblicato lui nel 1901, e che accese l'attesa universale per l'opera che egli lascia inte-

nel 59 a Rezzato come cacciatore delle Alpi — fu eseguita (versi di Boito e musica di Faccio e di Buito) nella solenne accademia annuale del Conservatorio l'8 settembre 1860. L'altra cantata intiIla Polonia

timità :

Boito ne godette sempre con quella riservatezz; squisita che era nel suo carattere; ma gli intimi

lute per

subirv ata operazione, che benissimo sopportò; e ad un nuovo

inverosimili

Boito era un innovatore, un, come dicevasi allora, « avvenirista» — ur-

atto operativo

doveva

sottostare

lu-

nedì, 10 giugno, se non che fu riman-

tava coi parrucconi, coi pedanti, ed

dato perchè il maestro,

anche col radicalismo che non voleva

potuto scen-

-* dere in giardino nei giorni precedenti,

sentir parlare di «musica dell'avve

nire»; e la coalizione fece giusti

aveva contratta una leggera irritazio-

sommaria,

Infatti, lunedì, verso le 11, l'infermie iò che, in letto, dove si era mes-

la sera

ne bronchiale che richiedeva

del 5 marzo 1868,

alla Scala, del Mefistofele : l' insuc-

cesso turbò

formale;:non «sostanziale, non la retta’ cosciénza e la sicura

mentali;

come Filippo ranza

Boito,

e Leone

al quale

so cantarelland», riposava. Un'ora do-

resero piena giustizia.

nel

Pungo/o,

Il maestro aveva 26 anni, era consapevole del proprio valore, seppe ponderare anche l'eccessivo giudizio del pubblico; e sette anni dopo, il Comu-

nale di Bologna — di quella Bologna che anche per Wagner aveva rivendicati i torti fattigli dall’appassionato

tenne

una

e turbinoso

rivincita

ambiente di Milano —

memorabile

po essa e il medico trovarono che dormiva, serenamente, il sonno eterno,

Arrigo Boito e Giuseppe Verdi.

critici

Filippi nella PerseveFortis

riposo.

ot-

e definitiva, dal

| maestro agevola meicè opportune correzioni all'opera sua — rimasta la migliore del repertorio,

diremo così, goethiano, molto al disopra delle stra-

miere rivali. — Ottenuto il successo completo ed inoppugnabile, su quello si collocò e stette :scrisse libretti eccellenti, per la traduzione italiana del Cola di Rienzo di Wagner, per la Gioconda di Ponchielli, l'Ero eLeandro di Mancinelli, il Pier Luigi

||

fronte

esprimendo ancora, con le sottili labbra strette, l'immutabile sorriso ‘di

al mistero del di là.

Non aveva eredì, ed ha lasciato

erede fiduciario

(con l'obbligo di speciali legati) l'amico suo, senatore Albertini, direttore

del Corriere

della

Sera,

disponendo perchè gli fos discorsi, e perchè la sua rispettata.

cremata

— e la sua volontà è stata

TVTTE-LE-OPERA= ZIONI DI: BANCA


L'ILLUSTRAZIONE

LA

MORTE

DI

ITALIANA

ARRIGO

BOITO.

1 funerali a Milano - 12 giugno 1918,


472

L'ILLUSTRAZIONE

ITALIANA

È uscito il 3° numero della Rassegna Mensile Internazionale: I Libri DAL La sonnolenza

della

grande

già tiene le campagne e le ville trevigiane. estate Si esce dall'ombra

FRONTE:

BASSO

PI AVE.

modo queste strade èprudenza farle in fretta. Per

Quello che vedo è ben poca cosa. Una ripa de-

parare un uomo e che all'ingiro non c'è un riparo che dia qualche affidamento. Mi fido piuttosto d'un

fondamente, come i paesaggi fatti santi dalla sto-

mio conto ho visto che i fossi non

bastano a ri-

marcia volentieri con l'elmetto sotto il braccio, alla vampa del sole e al grande cielo turchino pieno

ronzii. Giacchè per queste campagne par sempi d'avere appoggiata all'orecchio una grande conchi-

crocchio

di soldati seduti

d'un gelso e

lia: affaticando

lontani

da ogni

lono aeroplani altissimi che vanno a frotte verso le linee. Qualche cosa c'è nell'aria, che dice mare

con un'aria

folta delle strade doppiamente albe

come

vicino,

te, dove il fante

gli occhi contro il sole poi si ve

del Giorno]

d'un

tralcio, senza

all'ombra

elmetto, che

giocano a carte,

riparo. Sono tutti attenti al gioco,

riposata

e benigna

come

se stessero

nel cortile del distretto. Tutt'intorno è una corona

serta e verdeggiante che cade sull'acque grige del fiume. Ma, pure, quella vista mi commuove pro-

ria, come se quel terreno mì abbia fatto leggere i d'un suo martirio lento, penoso a considerare come il primo muro d’un'immensa prigione.

segni

E ridiscendendo dall’argine, ripercorrendo la breve strada fino al quadrivio, l'impressione d'avere visto

qualche cosa di infinita-

rete

una

mente

di splendori, la vegetazione più bassa, le cupole degli alberi più mosse,

dal vento. Qualche vela

Nella.

correre tra le spoi

de dei tagli e gli argi

nuvolosa

soldato insonne

tamente

iepida il cannone ccheg. di lungi con grandi colpi, come di timpani. Tutto il paese è traversato da canali, da rivoli, da vallette paludose: siede sull'acqua. Il Sile spinge

è subi-

rotto

da

uno

strepito di lungi, che fino a qualche minuto fa era tutt'uno con quello del fiume nella valle. Ma poi uesto strepito ha.vinto

istintamente

il rumore

le sue acque pigramente

delle acque, e sale su, per

perte d'erba macera.

giante.

verso

Portegrandi,

Sile al Piave,

la lunga strada serpeg-

co-

Dal

È uma

trattr

per i mortai da_2107 Ci

la vita si

mostra più cauta, i mo-

vorrebbero due ore buone prima che a

ra qui si cominciano

Barrio isilenzi della not

i

i soldati più ore forze della guer-

sù. Intanto non ha mo turbare col

a di-

stribuire verso i varî po-

te; che i cannoni rispettano. Il grande sforzo che

sti di combattimento. Accade d' soldati

che

ratore

fa:a montare

s'esercitano

a portare il nuovo

tacere,

respi-

Fanno

conversazione,

s'intendo-

vocabolario,

paurosi

che in questa terra di pozze € d'acqui-

pensare a palombari che se la divertano

ad asciugare le spalle al sole, pronti a rituffarsi,

Sulla ghiaia e le rotaie della strada

una volta portava da Mestre a Portogruaro il sole

brilla levando

una

lo sa

che

lo

rosi, tutti'i fracassi del

no e gestiscono fra lor

con quegli occhi tondi di cristallo e quella proboscide di gomma, e grotteschi, trini fanno

non

bisogna

proclami..1 verbi più sonori e più sbatacchianti, gli. aggettivi più: frago-

inglese contro i

gas asfissianti.

ferrata che

di crateri recenti. Siamo prossimi agli Piave. Un punto vale l’altro, perchè qui nord

di

Vecchio

Piave, e le

rgini del sinmo a

linee nemiche s o tutte al di là del fiume. In questo punto l'argine

è a due

i paragoni

più tonanti, non basterebbero mai a rendere la tempesta che fa e che mena questo. bestione, coi suoi pattini ferrati, col suo motore sbuffante. Basta che passi

lui per una strada per impacci da capo a fondo. Agli svolti si fermacrearedi traverso, în.

gradini, alti, sepolti tutti e due nell'erba

ceppando per qualche momento tutti i traffici

Nelle sere di cambio di

tre-

truppe, queste s’ingo

mante calura. Nulla è

malinconico diqueste ro-

gano, si ammassano; spezzano

i' battaglio!

incontro al fame di com-

bulanza

i poveri feriti,

taie che fuggono

diritte

elle carrette

battimentoe all'orizzonte

a doppio le ferite. Quel suo frastuono supera le possibilità acustiche del-

delle cantoniere ci fissano come una cifra d'in-

l'uomo.

In vicinanza delle linee

il rombo e lo

dell’ artiglieria

con gli occhi spalancati

di fantasma in mezzo al

viso impolverato. Precedono, passo passo, due

riesce ad alterare questo

spirito d’attonito e crucsilenzio: tutti quesegni di vita interrotta, e l'attenzione che ci

soldati che si dondolano

pel sonno sulle gambe, e via via

dànno una voce

al conducente e a quelli

mettono gli uomini a mo-

che ingombrano

strarsi raramente, dànno

al paesaggio un'aria di

la stra-

da, aiutano a rimuovere

glì ostacoli. Pare gente che accompagni al cimi-

sogno.

parole

che rivol-

tero un dio del tuono non

giamo a una sentinella abbandonata in un quadrivio sconquassato dal

ancora ben morto.

sacro.

come se ci vergognassi. mo di quel morituro, Di

sopra î montatoi,

ca con una intonazione affettuosa e rispettosa,

E

dietro,

nell’om-

bra, sopra i parafanghi,

Cani di guerra che partono per portare viveri e munizioni e trasportare

agli argini del Piave. Di qui innanzi non c'è più una casa în

e non

i,

faremo dieci passi senza trovare una enorme buca sulla strada. A tratti la polvere della è un tritume rosso che venta un'aria bollente. strada i

di papaveri escono dai fossi erbosi. Il cielo è pieno di sibili veementi: sono tutti colpi

alle nostre spalle. Il nemico \evita oggi in dipartenza, rispondere. Ma questo

Pa-

iono schiavi che marcino avanti a un elefante

cannone ci esconodi boc-

qui partono strade che in brev'ora ci porteranno

na

luce vedo il conducente abbrancato allo sterzo,

no le prode.

nemmeno

Una fiochi

lanterna insegna la strada e le curve. A quella

canto, l'erba cresce, i papaveri sonnolenti empioschianto

dell’

rintronati, senton dolere

bigio di vapori, quando sì pensa come e dove furono interrotte. I numeri

Todi

notte

il corso dei pensieri del

bassi dei canali. Nell'aria

dii

infinitamente

Trattrice in montagna.

leggermente incurvata vede

di

prezioso, non mi abbandona più.

case scuriti delle

i fianchi

triste e al tempo

stesso

inzio da parte sua non persuade, come

ci dice l'ufficiale che ci accompagna, più

pratico di

questi luoghi. Intende forse di non svelare alla voce le

artiglierie nuove che ha portato sull'altra riva del Piave, acquattate nel verde lussureggiante, In ogni

verde, allegratada grandi chiazze di papaveri fiammeggianti. Là dietro scorre il Piave, utte le volte che sono tornato ad affacci: rmi su quelle correnti una grande tristezza sessata dell'animo mio, e come una specie s'è diimpospue-

rile affanno di non riconoscere gli aspetti dell'altra riva, i camini delle fornaci, i campanili delle chiese, tutti i colori e le forme di quell’ Italia rimasta al di là. Qualche fucilata e colpi d: itragliatrice

echeggianti nel fiume mi rifanno presente la realtà. Allora salgo carponi sull'argine tra ipapaveri e le

feri

polvere e di benzina bruciata. La mattina dopo la si rivede scendere per la strada ancora scossa, coi pàttini agganciati ni p: rafanghi, più leggera, un ferrati po' più svelta, meno bu. morosa, soddisfatta del lavoro compiuto.

paresi? HOF UMISBERTE [N spighe per vedere dall'altra parte.

sopra

il mortaio, appaiono figure di uomini ammonticchiati, insieme a sacchi, a zaini, ad armi, come forzati avvinti ad una stessa catena. Gli echi della valle e del monte si lamentano essi rispondono da tutte le altezze. Dalle tende e dalle baracche partono cordiali all'indirizzo del gran bestione, che sussulta accidenti e monta, instancabile, lasciando dietro sè un acre odore di in alta montagna.

AnronIo BALI

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LA

GUERRA

GLi

ALPINI

muovono

SU

la


NOSTRO

FRONTE.

cco

Parapiso,

peL

Passo

(Fot. del Laboratorio fotografico del Comando Supremo).


CE

TRUPPE

UNA

GRANDE

EIALIANE

RIVISTA

PASSATA


SUE

DAL

FRONTE:

GENERALE

DI

ROBILANT.

PRANCESE.


478

VASTA,

L'ILLUSTRA ITALIANA

FRANCESE. FRONTE SUL ITALIANE TRUPPE LE

Fi È Reggimenti

italiani traversano

una piccola città della Francia.


L'ILLUSTRAZIONE

LE

TRUPPE

ITALIANE

SUL

ITALIANA

FRONTE

FRANCESE.

soueggs puomn8So1 1 anuomi quejrqoa ip oesou98 Il


480

ene ‘nte Menzione la bandiera pei consegna mutilati, : La vedova

Massa Carrara: Il capitano inglese Jonston

3500 soldati, durante

stra: Ton. Menzione, ten. Buttini, med. « 31 valore; prof. deo.Marzoech colonna. Maccarone ; Comandini;

la cerimonia per la consegi

Battisti

ap, Îi, re federato; lattisti; figlia pref. di Massa, comm Moro!

Battisti; Mrs. Waterfield! Massa Carrara: Le autorità interven ute alla cerimonia.

LA GUERRA

SUI MARI,

Dopo Trieste, Bùccari; dopo Bùccari, Pola; ora ecco due altre dreadnoughis e un cacciatorpedì. niere silurati al largo in Adriatico da quello stesso capitano di corvetta Luigi Rizzo, che già compì nel porto di Trieste l'affondamento della Wien e prese parte alla spedizio

ne di Bùccari. Ma all'infudri di imprese

queste audacissime

luminano le tenebre con

che tratto tratto iL

lampi di gloria, che cosa si sa, in questa guerra, di quel che avviene cui mari?

La flotta si può dire l'armata del silenzio e

GOMME

conoscere i modi e gli aspetti

della guerra di mare bro: Ala guerra sui mari (Treves,legga il bel liL. 6) in cui Arnaldo Fraccarol i, che azioni nell'Adriatico per ‘incarico presenziò diverse della R. Marina, le rappres

enta .nel modo più vivo e pittores co,

Ardite crociere, pesche di mine, marini, siluramenti in porti

caccie ai sotto-

nemi archi di sorpres tra gli agguati dei sottomar ini immersi, comattiment

i, r4/4s notturni

si succedono fantasmagoricamente in pagine intensa mente vissute, poten.

PIENE

S.P.I.G.A. R. POLA

« Cc.

in continua tensione che si conduce sul guerreggiato mare, con la one di episodi meravigliosi e gloriosi d’eroismnarrazi i è d'a dimenti, come .il raid del « Zeffiro» su Parenzo, al comando di Nazario Sauro, narrato în una gina di superba semplicità. Quaranta incisioni pafurti testo, tratte da fotografie

riservat

= curiose scene di bordo, impress e della R. Marina ionanti e grandiosi scorci della guerra di mare accrescono la nota dell'att

! pittoresca

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L'ILLUSTRAZIONE ITALIANA UOMINI E COSE DEL GIORNO.

Roma:

La Commissione nominata dal governo austriaco per gli approvvigionamenti del Comune di Udine.

L'arrivo della Missione Belga.

li de R. degli Stati Uniti il loro obolo per americani in ricambio delle offerte da questi mandate

*

Washington: L'ambasciatore italiano conte Macchi di Cellere parla al popolo per il terzo prestito di guerra degli Stati Uniti.


aerea: peer vira

482

sa

L'ILLUSTRAZIONE

ARMANDO

SPADINI

ITALIA)

un vero incanto dell'occhio e dello spirito, ci con quistano con la loro franchezza... Pensate che m

Pasqualin

isto

racolo d'espressione è raggiunto, se questo ch'io è vero, se l'artista ci tutta intera l'intima gioia che lui ha primamente provato nello scoprire il

ed apprezzare

di questo maturo giovane pittore fiorentino.

cerca di mantenere in posa una pupa recalcitrante,

cata

che rappresentano

largamente l’attività decennale

Il suc-

cesso non gli poteva mancare, giacchè questo è un pittore che veramente dipinge con l'aiuto di Dio.

In un periodo di grandi e tormentose ricerche e di

resultati

piuttosto stentati, qual è il nostro, il se-

greto di successo dello Spadini va ricercato essen:

zialmente nella semplicità della sua

l'onestà delle sue intenzioni.

del suo genio sono

bastate

pittura e nel-

La salute e la forza

a portarlo in salvo at-

traverso tutti i guai che poteva incontrare un temperamento

originale

mente c'è stato

come

un

pe-

il suo.

Perchè natural-

soggetto che gli ci voleva. Ecco una madre che ecco una bambinaia

che

per tener buono un altro

bambino e non perdere il tempo gli dà la pappa,

ecco un altro marmocchio che intanto allunga una mano sulla tavola ingombra di cose belle a di

gere; ecco una signora che vi previene col suo sorriso che quella che ha preso è nulla più e nulla meno che una posa per esser dipinta e che

e il cappello che porta

lo sciallo

è tutto combinato

fine. Quello che Spadini

offre è il mondo della

gente semplice e sincera,

che ama l’aria aperta, le

la vita. Negli

al chiodo:

vi resta

l'hanno

negata:

decideva

anche

scomporre

non

lui

d'altri

pittori

e qualche volta, dopo quella, non

altro

da

scoprire.

Ma

una

visita

a un

pittore come Spadini può voler dire questo: sentire il bisogno di confermare la propria fiducia nell'arte e nella vita. E questo non sarebbe pos bile con un artista privo d'una certa uan A. B. NECROLOGIO.

—_ In zona di operazioni, mentre continuava

l'a-

postolato patriottico, in-

questa originalità glie

citatore,

si

che

fu la pas-

ne della sua vita, mo-

riva improvvisamente, sul finire di maggio, il co-

a

piani, a fon-

darsi sulle

studî

cercate con qualche curiosità la tavolozza atta

a quel

riodo di tempo nel quale

cinquanta volte, con

uegli stessi begli occhi spiritosi, nelle tele dell'Esposizione. Ecco q sonaggi coi quali Spadini è riuscito a farvi

Armando Spadini, trionfatore nell’ Esposizione d’arte testè aperta al pubblico di Roma alla Palazzina di Monte Pincio, espone un numero di tele

linee di forza

lonnello

Itre buggerate ismo pittori»

Ù

fanteria

Je va-

cola Maria Campolieti, notissimo a Milano, dove molti anni risiedeva.

dettero la croce addosso

collaborò nella Rivista Militare; undici

co;

tollerava

il soggetto

in pittura,

amava

ste composizioni, fedele alle belle donne e a' bei bambini: per questo gli

notevolmente versa-

studi militari e

e fu bollato per passatista.

Oggi

queste

ni sono pubblicò pei

accu-

se magari fanno ridere;

tipi del Mondaini volume: l'Arima

ma ‘cinque o sei anni fa di

mente di un eroe,

questioni di vita o morte per un pittore

un bel e la

illu-

che si dicesse all'alt

strante la vita ed il sacrificio eroico di Carlo

no intimorire.

De Cristoforis; era conferenziere assiduo, spe-

dei tempi, e anche i vani meglio dotati se ne

cialmente

tuale era stato ferito ed aveva meritate due me.

a vivere, e sfacamente

Circolo M

litare. Nella guerra at-

igli dai colSpadini se-

daglie al valore. Era n:

a dipinger

e le sue tele erano ogni volta più vive e più belle, piene di bei soggetti

gno 1865.

disapprovazione e com-

il pittore Alfredo Luxoro, del quale il nostro

to nelle Puglie l'i1 giu-

e di colori gai. In mezzo alla comune

-_ A Genova è morto

punzione d'allora, il suo

giornale ha

partito fu quello di eser-

citare tutte le sue facol-

tà di coloritore tal quali

le aveva ricevute da chi

le può dare, e di non dimandare più in là. La sua’ grazia fu quella di gio-

ica Accademia

te questo buon vecchio

Belle Arti

continuare a vedere

iosamente e grandemenmondo

riscaldato

dal

Ligustica

= Pittore notissimo nella sua Svizzera e fuori era Ferdinando Hodler, che una ventina di anni

sole che non invecchia mai, La innegabile mae-

stria che aveva derivato

dai. grandi coloristi e dai. grandi disegnatori

addietro, all'esposizione

di forme umane, non lo abbandonò, e al tem-

artistica

po stesso non

nevra, nel 1896; impressionò con due grandi quadri a forte disegno, di

l'opera sua novella. Lui, che

aveva

fraterno

sentito un sì

affetto di con-

temporaneo. per i vene-

i

ziani del cinquecento e gli spagnuoli

del sette

cento, dipingeva poi fi-

gure ‘e

paesaggi di un

to allora allora alla luce. I colori dell'iride non furono mai

in questa

sua ripo:

così limpidi e

ittura di donne,

di pergolati, di mense e di bambini. Si direbbe che dipinga senza studio e senza sforzo, che la realtà

gli sì

presenti mani e piedi legata, pronta a tutte

le sue voglie, tanto la sua pittura appare

veloce e

abbondante. Ma poi un to esaminatore di quell'opera è colpito dall'infinita sapienza e misura d’ogni pennellata e scopre i segni fermi della razione dominante:

che è la

gra

ioia di trovare

il mondo. pieno ‘d'armonia. Molti altri sentono il bisogno di fare un taglio severo nel mondo e di dire: questo è mio. E allora l’opera loro pare più fortemente

segnata

energica. Ma

d'un'impronta

personale

e più

questo pittore non ritocca e non ac-

comoda il mondo, non lo riduce, non l'incaserma: solamente lo rivela: ma nell'ebbrezza di questa ri-

velazione gli fa crescere intorno una luce di para-

diso terrestre.

quella

I suoi soggetti non paiono per nulla

turbati dal fatto d'essere presi dentro la sua pittura: seguitano a viverci con una disinvoltura ch'è

frutta fresche e la. bella compagnia. Chi va a trovare a casa Spadini trova un bell'italiano con un ciuffo di capelli neri attraverso la fronte segnata

da una profonda cicatrice; uomo, vi appare, di arbo e cerimonia: ma dalle prime parole che egli dice capite d'essere

mente!, senza

entrati

misteri e senza

in una casa, final-

noso; dopo

dai vigorosi compagni in una festa cantonale, sotto un arco di verzura, preceduto da due robusti artigiani vestiti da guardie svizzere cinquecentesche.

passaggio alla scuola simbolista. In fatto due qua-

tele e un verde altrettanto

lumi-

i tre figli di Spadini con le faccie birbe e amorose che avete conosciuto dei suoi quadri, saltandovi colorato d'uovo

tore dei guochi, portato trionfalmente sulle spalle

Erano due quadri in parte classici, in parte veristi, che segnavano la prima maniera dell' Hodler,

cielo bello come

un po’ la porta s'aprirà e compariranno

addosso, chiamandovi zio,

roso guerriero del se-

colo XVI, saldo nell'armatura, e solidamente piantato; come solidamente piantato era il vinci-

falsità. Avrete allora

pittura.

quello delle sue

Il primo era un pode-

un

qualche conferma preziosa della efficacia della sua

Dalla sua finestra vedrete

zionalist:

il guerriero furioso e

il vincitore dei giuochi.

(Da un dipinto di A. Spadini).

mondo che pareva uscifreschi come

unita a

industriale tenutasi a Gi-

pesò sul-

la più piccolina col viso

o di ciliegia: e se una tela è ap-

poggiata in terra ciascuno vi vuole insegnare il suo

ritratto e quello del fratello e della sorella, con danze eleganti e strepiti discordi. Voi tremate per la sorte del quadro guardando le mani impiastricciate dei demonietti. Intanto {entra in istanza la

e che, certo, non avrebbero

dri notevoli

della sua

lasciato supporre il suo

seconda

maniera

egli pre-

sentò non è molto: Zuryfmie — una teoria di uomini posati, in grigi ammanti, procedenti quetamente in fila indiana;

e Ames

degues, una fila

vecchi, in grigi ammanti questi pure, seduti allineati su di una panca, pensosi delle illusioni

che furono. Tanto nella prima che nella seconda maniera l'Hodler aveva

affermata

personalità. Aveva 65 anni.

la sua notevole

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L'ILLUSTRAZIONE

VENT'ANNI...

ULTIMO

Curcio Saverio. E lo rivedo ancora lìnel carro da bestiame che

AMORE!

ITALIANA

novetta

pi RICCARDO

vamo rimasti con gli occhi inteneriti a guardar la sera violacea..;

MAZZOLA.

mente annaspato

senza levare

su un ginocchio. Avevo

chiesto

gli occhi:

ci portava alla guerra, a fissarmi con î suoi occhi | Questo è il mio primo ricordo di Curcio Savério. |“— Che c'è neri: con i suoi occhi lucidiecaldi di monello na- |Da quell'ora io avevo cominciato a volergli bene | — Io. politano. _ c : e lui aveva preso ad essermi devoto, con uno slan- | Lui, Curcio Saverio. —, Curcio Saverio. ° cio fatto di fedeltà sommessa che poi m'ero ritro— Cos'hai ? M'ayeva detto il suo nome un poco pomposa- |vata a fianco come una forza tenace, quando più | 1— Veda lei. la vertigine

i aveva posata sul ginocchio qualcosa che si moveva. Dio santo, una piccola rondine! Così pic-

va doverci travolgere nell'attimo.

Mi diceva in certi momenti di tregua: — Lei va ed io la seguo. Dov'è il mio sergente,

cola che la si sarebbe chiusa nel pugno. Tremava:

là sono io. Pri e la pallottola cerchi lui, trova me, Curcio Saverio. E sorrideva.

aveva

una mezza i gli aveva riello. Gra-

stra sul Carso avido e insaziabile. Eravamo aggrap-

—.IA

ti a un fianco d'altura che, come tutte le cose

una

cendoci, a tenergli dietro.

panca, col volto

andare su una

serrato nelle mani.

Così,

che lo frugava, come lo svol

. che non si rassegnavano più.

lungo la bocca, Curcio Sa-

che

in quanto a cibarie,

Possedevo una galletta di macigno che trassi

sbriciolai senza risultato, perchè la rondinetta aveva

parlava. Rima-

un becco

talmente

impercettibile che

finanche la

pappina l'avrebbe impacciato. AI contrario, lasciarla

senza cibo sarebbe stato farla morire. Qualcuno dei miei soldati sopraggiu: le aveva cavallere-

scamente clargita seria

di mollica di pa-

gnotta, ma

aveva

la nostra

damigella

rifiutata an-

che questa. Non poteva: era una cosina delicata che avrebbe avuto bisogno di altre cure e purtroppo

a noi ospi in rimaneva che il cuore, lassù. Il quale in simili casi — e non soltanto in simili casì —_non serve a niente.

Tenuto un rapido consiglio di guerra, venimmo conclusione desolante: nulla da fare, Piuttosto che passarsi la malcapitata di mano in mano

tornare...

luta-

a una

enticarlo

mente: e non s'era più mosso. E ilbatuffolo nero era rimasto sulle dita rigide ad aliaré_ nel vento

Cur-

preziosamente dal mio tascapane e un cui pezzetto

rapita alla fortuna.

Penzo a o paese mio ca sta luntano,

e so' napulitano e si nun canto, î" moro!

Ma poi di botto s'era lasciato

soggiunto

— Aspetta che provo io.

le papile avvinte dal vuoto. — Curcio?

:

aveva

stupore di fanciullo, vellican-

egli mon aveva proprio nulla da dare.

guardano certi cani che hanno gli occhi pieni di umanità, E talvolta pareva pensare, pensare a chi sa che lontananza il cui accoramento gli appannava

3

a voce spiegata, e noi tutti, rifa-

giocattolo —

verio mi. fece intendere

neva lungamente accovacciato all'imboccatura della mia tenda, con le braccia intorno ai ginocchi uniti, guardandomi con gli occhi umidi e dolci, come

— Coraggio, ragazzi!

un

dice a forcella agitati

e le mani avevano ‘assunta l'istessa patina di terile e sinistra, ove gli occhi stravolti febbricitavano. Ma Curcio Saverio che aveva vent'anni, sorrideva trasognando al supplizio e serbava il suo ciuffo

E riattaccava

Pare

Con un gesto tutto napolitano del pollice e l’in-

sola crosta

di rame, e a toccarli erano fontane, Le nostre facce

A quale? Egli sorrideva e non

gli oc-

dole un poco il pettuccio tra piuma e piuma. — Lasciala in pace, Curcio, Pensa piuttosto che bisognerà darle da mangiare, ora.

racotta

nero come un'aletta

e

al piede di quella quercia.

cio Saverio col suo

dava e ci si impigliava come in una pania. Le pazze tura un viscidumeincui si diguazzava senza scampo.

tempeste di quell'estate avevan fatto di tutta l'al apparivano

in disordine

Evidentementè la pioggia infernale, che s'era abbattuta nella nottata, aveva devastato. il nido di quella gentile è fattala rotolar giù mezza svanita.

infami, non aveva nome, Era controsegnato sulle carte con un numero, dalla sua altezza. Quota 92. ‘Tutta una ferocia rocciosa e melmosa, roccia aguzza e melma ferrigna che pareva argilla, ove si affon-

Tende, coperte, zaini

il pettuccio bianco

chietti velati come se avesse pianto. Io ero rimasto a guardare un po' lei, un po' lui che sorrideva. — Ma dove l'hai trovata?

Erano quelli iprimissimi giorni della guerra no-

sconvolgendola

di più, era meglio alloggiarla in un

angolo della mia tenda, con le briciolette accanto,

di quei vent'anni

Avesse

*

Ora una mattina mentre scarabocchiavo una”cartolina alla mamma mia, qualcuno mi aveva piana-

Allora avevamo taciuto tutti di schianto ed era-

nemmeno

volato, la si sarebbe volare

della nuvolaglia

poteva.

D'un

lasciata

tratto

era sgorgata

andare, ma dal sudicio

una striscia di sole,

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L'ILLUSTRAZIONE In nome

di Dio! Posiamola

sù un ramo.

Si | verio

affannosà

il volo in. cerca dei suoi. pal-

riscalderà e riprender:

ITALIANA

vicina a me: ma non distinsi quel

Altyo silenzio. Si guardavano tra loro, gli scam-

pati, con uno sguardo di sgomento ove la pietà per

volta, quando l'orrore era cresciuto, | i morti e la gioia di sentirsi vivi palpitavano. nò: — Mamma mia! — come se l'avesse di | — Gambardella Ciro. Buona fortuna! — Presente. Ora dalla mia tenda io la scorgevo sempre rat- | |Poi a un certo momento non udii nè vidi più Qui mi fermai. Veniva subito dopo un nome che

ma

La piccola, con inf ito riguardo sulla era stata condotta al

10 e messavi

adagino.

tratta nel sole. Più rondinella pellegrina di così |nulla; perchè negli occhi mi s'era addensata l'om- |non avrei potuto pronunziare. Un più grande sinon si sarebbe potuto essere. Il luogo e le vicende carica di sangue e negli orecchi s'erà propa- | lenzio di perplessità aveva risposto a quel nome, non eran certo propizi agli stornelli, ma quella si- |gata l'eco d'un grido. che la mia bocca non aveva proferito. rocchia di Santo Francesco, capitata per incanto E allora, indicibilmente, accanto al nome di Curîn mezzo a noi, ingentiliva il n . cio, Saverio segnai Ja parola del suo destino. e ammoniva ch Tornammo dopo due ore. Era rimasto lassù, lui, col suo volto di fanciullo, Un sole tepido e | col suo ciuffo sbandato per la fronte, crocifisso alla

Ritto con le mani dietro la schiena, i rami Iti, mi strisciava fin | pietra rossa. verio segui ora con gli occh ‘ero piombato bocconi ad occhi — Dov'è il mio sergente, là sono io. Prima che riso invaghito imoti di quella s Poco dopo un capo- | la pallottola cerchi lui, trova me, Curcio Saverio. Una dopo l'altra tre pallottole gli mia ppello dei È la pallottola lo aveva trovato, povero cuore. golarono rabbiose sul capo e andarono a spezzarsi | miei uomini, d'ordine del tenente, per il rapporto | Guardai allora il ramo ov'egli aveva lasciata la

sul ramo.

al comando Come

di battaglione.

avr

sua

jamare il nome di chi s

fa

rondineti

creatura

Non

bell

c'era

più.

Lode a Dio,

una

ata; i vent'anni di Pepa-

pevo che non mi ebbe risposto più? Molti dei |rie/fo, con un paio di alucce nere e un pettuccio ianco, se ne sarebbero andati per l’ infinito, nella i soldati, dei miei buoni soldati fedeli che n i divina libertà

del volo, a raccontare

lontano la ne-

zia degli uomini...

attaccano.

Allora, raggsuppati i superstiti, cominciai

In un minuto, raccolto il mio plotone, ci erava- | pello, piano.

mo i

ati come in un n venute furiosamente

|

Pioggia e colpirci di

granbatti-.|

un crepitìo di fucilate che strappavano

agli

i

da destra,

una

nvulsione

avanti, ora,

|

c pugli l'a

gni

da sinistra

un

urlo; e il tonfo

— Ma guardi, sergente.

È ‘a fissare i volti, dicevo i nomi che mi usciAhimè, era lì per térra, tutta chiusa, tutta nera, vano stroncati dalla bocca; e le voci che mi rispon- | come il ciuffo di Peparze//o. Qualche piuma dispersa

ci aveva in- |devano parevano venire da un gorgo. — Autorino Raffaele. — Presente.

alle pietre dai fos

tanto

Qualcuno, ora, additando l'ap- |il ramo, s'era curvato a osservare a piè dell'albero. Rondinella pellegrina.

d'un

corpo

nel-

l'assomigliava a un. fiore

Avevano dunque

l'istessa sorte, loro due.

gualcito.

La fantasia

De Luca Giacomo.

— Presente.

guato.il suo ultimo amore lassù. Si erano dunque

Morra

incontrati

Vincenzo.

— Ricco Luigi.

Ù

dei

avuta

Un silenzio.

prima volta percepii la voce di Cu

tra un po' di sangue

vent'anni

di Pepariello aveva so-

per questo,

Per morire

insieme.

L.

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divecchi |moglio del professore di Ginnasio — modo speciale; di quella intitolata “Il ha denari, tutti coloro che vivono Jo sono debitrice di un profondo godi- di vecchi stracci, specialmente denaro ,. Vi sarebbe, in questa novella, aspirazioni, o lo mettono così in ento — e molti lo saranno con me — straccî; edè anzi nella narrazione dei|gialliccio, gretto, pedante — che corre ampia materia per un romanzo, e credo che basta alzare appena appena il b quell’amica diAda Negri chelaspinse casi di queste, ultime che Ada Negri as- dietro alle sue illusioni d'amore, innamorata dell'amore come tutte le donne che pochi antori avrebbero resistito alla per afferrarle, non possono compren riunire in volume le diciotto novelle, a surge a maggiore altezza. tentazione di diluirne il contenuto in non possono apprezzare il libro di insoddisfatte, e cade in un volgare traCon tratti incisivi, possenti, talorà ‘gi alla ha.dato il titolo così significa» % trecento pagine. Ada Negri invece ci rac- Negri. ivo] LeSolitarie1.Ne avevo lette alcune originalissimi, l'autrice fa sfilare davanti nello che le lascia l'anima ancor più Ma le donne il cni cnore fu conta concisamente, ma con straordinaria nale là su giornali e riviste, e mi ave- a noi le umili figure, tragiche nella loro amara; e Maria Chiara, l’esile impiegata la storia di Veronetta, singo- la cui vita fu beffardamente diversa profondamente colpita. Ma quelli miséria o nel loro occulto strazio; ed postale, che, vinta dalla nausea della sua efficacia, lare anima muliebre, che racchiude in sè quella sognata, le cui aspirazioni con lona e gio- vita da reclusa nel male odorante ufficio, solo frammenti. Oggi che l’antrice ecco Feliciana che lavora una forza ed un orgoglio virili, ed una derise dagli uomini e dal destino, tui offre tutte riunite, le sentiamo le- condità fino alla vecchiaia, per l’amore corre incontro alla morte liberatrice, e quelle che lottano coraggiosamente per il a fermarsi trova invece una mano che si tende verso fervida fantasia femminilmente popolata da un invisibile, tenace filo, e quei doi figli, e,quando è costretta di sogni, e la cui vita è un'aspra lotta fra pane loro e dei figli, e quelle che di lei e le dà un'illusione di amore che jmeati ci appaiono opera organica ed come una vecchia ruota consunta dalle impetuose aspirazioni verso la libertà battono per serbare integro il patrimo l'uso, si accorge di essere diventata re- la riattacon alla vita; e Raimonda, la Itissima. e la ricchezza, ed il disgusto per l’ine- dell'anima loro, leggeranno comprese “ Novelle,,dice Ada Negri nella pre- ‘pentinamente una cosa mal tollerata, di florida giovane dal volto spregiato, la cui sorabile padrone che la tiene schiava: il commosse queste pagine nelle quali tri fazione, “ No, tutte o quasi, umili scorci cui figli e nuore vogliono sbarazzarsi; anima ardente è illuminata da un rapido bagliore d'amore in una fosca sera di denaro. Ma i suoi stessi sogni la salvano veranno lembi di sè stesse. E sì voll vite femminili sole a combattere ,. ecco Cristiana, la tessitrice, che, spinta ye) dalla volgarità e dagli abietti compro- ranno con profonda riconoscenza Ecco perchè il libro ci sembra intessuto dalla disperazione e dal disgusto, compie nebbia; e Anin, la serva petfotta, di cui | messi, ed ella trionfa, trionfa come lè grande e sincera scrittrice, che non dia la un'unica storia: profonda, dolorosa un orribile crimine, è lo paga con la Ada Negri scolpisce — sì, quella è vera- principesse delle fiabe: conquista l’amore, pinse la consueta e vieta figura di doni | storia della donna tormentata, delusa, morte; ecco la dolce maestrina di “ Anima mente una magistrale scultura, alla quale la gloria, la ricchezza; e quel suo ra- vana e leggiera, o perfilamente faltaif@ edila- fu infuso un soffio di vita — la fedelee incompresa. Incompresa dagli uomini e Bianca,, la cui armonia di vita dioso ritorno nell'abbandonato giardino, corrotta; ma sviscerò l'anima della dofMa dal destino. Le povere anime femminili, voro viene distrutta improvvisamente dal- rassegnata figura; ela sensitiva France- in cui, durante i lunghi anni grigi di che lavora, che sa assumersi le gravi fe Mater schetta, l'eroina di quella stupenda noche si dibattono e fremono, che soffrono l'atto ignobile di un bruto; miseria, gli alberi si sono trasformati per sponsabilità della vita, che ha ladignità è si ribellano in queste pagine, ci ginn- admirabilis , Ja stoica portinaia che al- vella “ L'altra vita ,, forse la più pro- lei in bei cavalieri, i rosai in grandi di sò stessa, che sa esser tenace e fonda del volume, se pure è possibile gono direttamente dalla vita, senza nes- l'annuncio della morte del figlio — e preferirne una, Una bimba, alla quale dame, ed i cespugli di pallide ortensie in quanto l'uomo, pur serbando certe debor suna di quelle soste nel regno della questa è l’unica novella nella quale pechiesi un giorno quale fosse la sua amica damigelle d'onore, termina con un sorriso lezze, certe idealità dal fascino schietta: fantasia edell'inverosimile, che gli autori netrì il soffio tragico della bufera che di folicità vittoriosa questo volume che mente muliebre. investe ora l'Europa —

sente ch'egli si

prediletta, mi rispose: “L'ultima colla

prediligono troppo spesso pei personaggi quale ginoco!,, Lo stesso potrei diro io dei loro libri. Ada Negri le ha incontrate è immolato per qualche cosa di molto di queste novelle: l'ultima che sî logge sulla sua via queste donne in pena, ed grande, di molto alto, a cnì la sua mente pare sempre la più belli la so poi sì non può giungere, e china il capo rasil suo spirito le ha accolte in sè tali torna alle precedenti si riprova per ciaquali erano, colle loro virtà e le loro segnata sul corpetto di lana che le. sue scuna la stessa impressione di bollezza, manchevolezze, vestite di abiti eleganti o mani alacri segnitano a fabbricare per 1 Fratelli Treves, Milano. - L. 5.

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ni x ia ed Eliodoro. —

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I, L’avvenimento al trono di Alessandro IL La sua politica. - La famiglia imperiale a L'infanzia di Nicola IL I suoi Gatcina. re TALa gioventà di Nicola IL viaggio nell'Estremo Oriente, - La morte QiAlesandro IL — IL I primiannidel regno di Nicola, - Ilmatrimonio l'impe- Nuove influenze, — IV. Hodinka, -

-

(Il Marzocco)

ROMANZO DI

IN PREPARAZION!

Ilfu Mattia Pascal LUIGI PIRANDELLO

guano la via ch'ella ha tracciata.

L'incendio nell’oliveto

“LE SPIGHE,,

prende così attiva parte alle operazioni militari ed alle imprese aeree, il pubblico gusterà con più vivo godimento queste sue deliziose e serene no-

Ada Negri è forse la prima serittrio@ che abbia posto la donna dell'oggi nella | vera Ince, È da augurarsi, per il ben | la vita fu nostro, che molte donne d'ingegno md | tristezze!

la|, Eppure, di una io voglio parlare in tano dei godimenti materiali largiti a chi

La stella confidente Mentre il Civinini, come corrispondente di guerta,

Troppe

— ho adito lamentare da taluno,

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