LILLUSTRAZIONE — Milano
--10° Settorabro 1918
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SOMMARIO: |l}icisiom: Il Lord Mayor di Londra sul Campidoglio: — Il'sisolenne riceviment LA o
SETTIMANA
TLLUSTRATA
3
- Variazioni di BIAGIO
tara a infrangere la tradizionale bottiglia del i ‘parecchi battezzati alla. partenza dell'on. Chiesa e del Lord Mayor di Londra, Il ‘ornone, I festeggiamenti Re premia î quattro
1 falorosi che da soli espugnarono il Monte Corno. ioni
Le recenti vittoriose operadegli Alleati sul fronte francese (5 inc).—Le —operazioni nostre truppe Albania: Un osservatorio lungo la linea della Voiussa. — Pittoridelle soldati: L. M. Ea, 3 greco: Ettore Romagnoli. Farsa
mistica. Teatro di Dioniso. 7 Una nuova manifestazione d'arte: Saffo (5 inc,). — Disegno di Adolfo Carolis. Pechino (4 inc.) — Uomini e cose del giorno De (8 îne.). Testo: Intermezzi, del Nobiluomo Vidal, — La festa Aviatoria di Genova. — Il i i; tale
11 piano
ifstaTore Romagnoli gPe pegno Palazzi. — Unanuovatmanifesta
do
della Germania.
La tessera per la carne,
ui sono necessarie venti divisioni — Se Patrimonio zootegnico degni austriache: schrso, perché non si sopirimo adito cri fatti di aivisioni, speravo poter’ tura conta:e sulla divisione... degli Alleati! |mann?ia carne tatti i giofii mella siti
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Crittografia Mnemonica Dantesca.27
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166
L'ILLUSTRAZIONE
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SETTIMANA_.DELLA
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L'ILLUSTRAZIONE ino XIV. - N. 35, - 1° Settembre 1918, w$
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Per tutti gli articoli e i disegni è riservata la proprietà artistica e letteraria, secondo le leggi e i trattati
Il Principe Colonna, Sindaco di Roma
Copyright by Fratelli Treves, September Ist, 1918.
Il Lord Mayor. IL Lorp Mavor pi
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168
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Lusso, donne, leggi, papi,
capelli posticci e bastonate.
Il lusso delle donne fu, in questi anni di guerra,
più volte acerbamente biasimato. Molte voci severe si sono alzate a reclamare eleganze femminili discrete e moderatamente costose. Invano. Donnine e donnette in gran numero hanno continuato a brillare come prima, e a spendere come prima,
anzi più di prima, E badate bene: nessuna di esse crede, in fondo, di uscir
dai
Prezzo del numero,
limiti della misura
e
del buon senso; ciascuna, anzi, crede, forse, di di-
fendersi appena, con sobrietà, dalla sopraffazione che tentano contro di lei, le altre, amiche o nemihe, prossimo vicino o prossimo lontano, le quali, veramente, meritano, per il loro sfarzo, i rimproveri più aspri.
abbia
centesimi 60. —
Abbonamento
cercato di schiacciarli, di esauto-
rarli, di sopprimerli ? Con fantasia vittorughiana immaginate forse che qualche mano cauta ab! versato gocce di tossico nella loro malvasia, o qualche mano misteriosa abbia piantato nel loro stomaco robusto un pugnaletto affilato ?Neanche per sogno. L'opposizione Fatdato lora ica per pane, li
ha aiutati a far carriera, li ha fatti promuovere
a uffici importanti. E se li levava dai piedi calzati di alti zoccoli preziosi, proibiti dalle leggi. C'è,
in queste soavi manovre, la mollezza lucida del raso. Era guerra, sì,ma guerra er dentelles. Il Senato
finì col mangiare
la foglia,
che i provveditori alle pompe
non
tolti al loro grave scanno. Così sia!
e ordinò
potessero esser
Restino dunque
dove sono. Ma il lusso, abile e intelligente, non po-
tendo neutralizzarli con gli onori, li neutralizzò caricandoli di lavoro. Ed ecco che un bel giorno,
chi sa perchè, si attribuì ad essi il compito di far l'estimo delle case, e di estinguere gli incendii, e
dal 1° luglio al 31 dicembre, Tre Lire
Non
si
sa se il Papa
in altre
occasioni,
Santo Padre!
Metteva, sì, il Pontefice per decoro,
non per va-
nità, Ma i posticci mo giusti, ingannano poco il marito che li vede magari dimenticati sulla pet
niera, eservono meglio ad abbagliare gli estranei. E
il decoro non è che la vanità che si dà delle arie. Evidentemente Sisto IV conosceva poco le donne. Ciò fa onore alla sua austerità, ma
ci fa deplorare
che egli sisia occupato di scarpette e di riccioli finti. Qualche
volta,
non
di Milano
che
di rado, l’opposi ione alle
leggi contro il lusso, si manifestò caparbia e ribelle: Nel 1530, per pompeggiare alla presenza del
duca
stava per arriva zia, gli eleganti
Venebuontem-
poni della compagnia dell Calza, s'eran preparati «2. poni d'oro e zoie, cosa mai
più fatta », e chiedevano il permesso di indossarli, mal-
rado i divieti della legge. Il Senato concede; ma il Doge irritato si alza e grida: «Non è più obbedientia in questa terra ». La votazione è annullata; i ziponi scintillanti sono pri . Ma il giorno
li d'Adamo.
tante
condi-
ma
e nel cuore delle graziose figlie di Eva, o degli sgraziati
inutilmente,
una
far tutto questo
le leggi suntuarie
i accigliati d'oggi fac ciano dei nuovi buchi în quell'acqua chiara e lucente, nella e
certe
ritate, e, se fanciulle,
l'amore sereno e tenace delle ricche belle vesti. si moderas:
quale,
a
sgargio unicamente per piacere allo sposo. Se ma-
dicatori vibrarono le loro in-
che i
permetteva
zione: che le care donne potessero
si moltiplicarono, senza che
le dunque
IV
altiores et capillos non suos. Anche i posticci! Ah,
pre-
temerate,
si sia intenerito; certo, in
Sisto
donne venete di portare caudas /ongiores, planellas
dopo, ostinata, la compagnia della Calza, col suo Priore
testa, si presenta Collegio,
volte la spada della giustizia
in
al Doge in
e insiste.
Il Doge
ha calato i suoi strepitosi fen-
non cede. Allora qualche voce consiglia: Portè quel che volè. E Lunardo Emo grida:
offrono (/onny soit...) La lotta
condanadi, pagherò per vui.
denti. Bisogna rassegnarsi, e prendere le donne come ci si è inutile, perchè chi la combatte
non
trova
oppositori.
Parla
al deserto, ecco; la sua
so
non
ha
avvocati.
Ma
il
ha la furberia di non
ino? Lascia
Lascia
Lo mi-
fare. Lo
dire.
Non
un libro delizioso,
scritto da un in-
dustriale morto pochi anni or sono, Giulio Bistorti. intitolato: // magistrato alle pompe nella repub-
zione. Dal 1200 alla dae della repubblica, la sa-
di San Marco non ha fatto che gridare:
« le
vesti costose, le case fastose, i conviti opulenti of-
fendono Iddio nel cielo e guastano la repubblica
terra. » Per tanto corso di secoli, il leone ha acceffato i pizzi, i rasi, i damaschi, i tabì, i restagni
d'oro; ei suoi denti poderosi, che hanno lasciato il segno in tutto l'oriente, non poterono nulla contro quelle galanterie. Venezia ha legiferato senza
posa, e istituito magistrature rigorose, e minacciato pene gravi, e ottenne presso a poco quello che ot-
tengono le proteste dei nostri moralisti. Oh! neppure allora nessuno ha dato torto alle preoccupazioni dei savi cittadini; e alle proposte
di leggi regolatrici e frenatrici del lusso, nessuno si oppose. Anzi: se in Senato un testone cospicuo brontolava, tutti gli altri testoni, e le teste mezzane, e le teste piccole mormoravano anch'esse contro le
donne matte e i giovani spendaccioni; ma, nel se-
greto del voto, molte palle erano contrarie alla legge; ma, se dopo molte traversie e proroghe, e
attenuazioni,
la legge
toccava il porto, tutti, con
l'aria di non addarsene, cercavano di deluderla con
la maniera dolce, levigandola qua e là un pocolino. stancheggiando i suoì custodi, e, tutt'al più, qualche volta, allegramente bastonando i suoi più modesti esecutori. Le ingegnosità, alle quali, donne e uomini, son
di sorvegliare l'illuminazione
pubblica.
Con
tanti
affari sulle braccia, come potevano guardare se le donne mettevan fuori più petto di quanto il Senato permettesse, o vestivan secondo era prescritto? Il lusso maliziosamente sorridente prima appariva alla finestra. poi scendeva pomposo per le vie. Poi, anche nei momenti di leggi nuove e quindi
ancora dure, c'erano le eccezioni. Un marito faceva
notare che la sua bella moglie possedeva una veste d’oro, legittimamente
comperata
quando
messo portarla. Che dovrà fare, povera
era per-
magnifica
signora, di quella superba stoffa che ormai è pa-
gata? I magistrati indulgenti e pratici le permettevano di mettersela intorno alle membra prospere.
In occasione di sposalizio, dice la legge, è proibito che il banchetto nuziale sia di più che centocinquanta coperti. Un padre si fa avanti, dichiara che
la legge è santa, e va rispettata, ma fa notare che egli dA due
figl
e
tutte
due
sposano
lo stesso
giorno. Non ha diritto, ciascuna, deisuoi centocin-
quanta invitati? Ma sì,
dice il magistrato;
espe-
cavalieri
gli in-
pugno
de sobrie e modeste.
contro
i trasgressori
si facevano,
ma
nessuno li temeva; nel 1675 una Catina, una Marina, una Dora, una Antonia,
una Anzola,
rono processate assieme a qualche
meretrici, fu-
gentildonna, e
più d'un gentiluomo e alla consorte di Iuser ebreo. Ma le multe non spaventavano: anzi, pagar le multe, o le pompe, come si diceva, era un lusso anche
quello, un modo elegante di distinguersi.
Così le
stoffe preziose, le maniche ampie, le pelliccie rare,
le perle, trionfavano più che mai; eterni, ricchi di carni
e i pranzi erano
dorate e inargentate, di ge
latina, di spezie, d'ogni più prelibata magnificenza. C'era allora, come c'è oggi, chi non era contento se non aveva l'epa gonfia e gli occhi lucidi nello stupore della gran digestione. 1 fanti dei Provveditori alle pompe, andavano invano a verificare, a
intimar contravvenzioni, a portar citazioni. Quando zelo non veniva ammorbidito da qualche buona mancia, o da qualche caro saporetto offerto il loro
in cucina, erano busse da olio santo. In un giorno
minuto pesciolino, ma centocinquanta ilari vene-
via, i fanti che si accostavano. Li additò all'amico, che balzò in strada, e buttò ‘uno di essi in canale.
ziane.
;
non un
UR
Se poi i magistrati non si piegano si ricorre ai
i
più potenti, a chi che sia, magari al Papa. Nel 1437
il beato Lorenzo Giustiniani, vescovo di Castello, minaccia la scomunica a tutte le donne che avessero osato
portare seda, drezze, code de veste, oro, ar-
gento, perle in testa. Subito il Senato approvò la severità
del sant'uomo
e, ai fulmini spirituali, ag-
affidata a magistrati inflessibili? Credete che l’op-
che volevano.
Grofumeria
Il Doge era ri-
lo stesso
del 1673 la dama Chiara Mocenigo stava in pergoletoa conversar con un patrizio. Vide, giù nella
son
così tra le maglie della legge, scappavano,
poco dopo alcune nobildonne veneziane chiedevano
intorno alle pompe era
I processi
3
con
di mosche che stringono oggigiorno i propugnatori di mo-
due. E
vitati siano trecento, poichè le novizze
ricorsi nel giro di quei secoli, per poter continuare a portar stoffe d’oro e gemme splendide, son capolavori di finezza, di grazia birbona e di rispettosa
ironia. La tutela delle leggi
nominare
tessuti.
masto
Il solenne ricevimento del Lord Mayor in Campidoglio.
blica di Venezia. A leggerlo s'impara la rassegnapienza
furono
Quattro compagnoni
vedere lo splendore dei no-
bili
e sicuro
sè, vuoto di idee e quindi di preoccupazioni E fu sempre così — Ho davanti a me
è si sarè
festa.
sagaci
rono con un mantello di raso traforato, che lasciava tra-
in-
gisce mai; fa dolcemente
lo gnorri, contento
altri
del duca di Milano; sfuggi rono in tal modo alla gîuris zione veneziana, e poterono sfoggiar quanto oro vollero. Gli. altri indossarono le ric. chissime vesti, ma le copi
giorno del suo processo, il ino?
della
si fecero
titudine; ma nessuno, a quella voce, accorre a difendere la causa del lusso. No; il lus-
lusso,
la festa,
Il giorno
dienti.
voce sì spande per molta la-
andare in tribunale.
Fè pur
escogitati
giunse le sanzioni
della
umana giustizia. Ebbene,
al Pontefice la grazia speciale di poter vestire a modo loro, con tutti gli ori e i giolelli e le creste
La dama,
intanto,
restava
in pergo/eto,
quieta e
sfarzosa a goder la scena e ad assaporare la vendetta.
Eppure talvolta la parola dei padri chiese mo.
derazione nelle spese con accento accorato, In ore
gravi per la repubblica. Dopo la rotta di Ghiara d'Adda il Senato deplora le pazze spese dei ricchi, mentre dice siamo ne Je angustie note a chadauno.
Pare di udire voci che si udirono or non sono molti
mesi; come adesso, esse allora rimasero inascoltate. Nobiluomo
Vidal.
L'ILLUSTRAZIONE
LA
FESTA
AVIATORIA
ITALIANA
DI
GENOVA.
Sul campo delle prove: Apparecchi pronti per il volo.
Stoppani atterra dopo il volo di prova.
169
170
L'ILLUSTRAZIONE
LA
FESTA
ITALIANA
AVIATORIA
DI
GENOVA.
L'on. Chiesa mentre parla agli operai.
On. Chi
L'on. Chiesa a bordo di un apparecchio pronto per il volo. Domenica scorsa, con una cerimonia resa solenne dalla presenza del Commi issario generale dell’Aeronautica, on. Chiesa, del Lord Mayor di Londra, civili e militari, ebbe dei Consoli delle Nazioni Alleate e di tutte le Autori!
luogo al campo aviatorio di...
la consegna dei « Balilla » che i commercianti
genovesi hanno offerto alla flotta aerea nazionale.
Il cielo nuvoloso, pieno di minacce, non ha impedito alla folla degli invi tati di stiparsi nel recinto ad essa riservato, e a quella degli operai e dei più umili spettatori, di gremire lo spalto che si eleva lungo uno dei lati del campo. Spettacolo magnifico fra il garrire delle bandiere e degli stendardi, il rombo dei motori e gli applausi che salutano al loro arrivo le personalità più eminenti o più care al pubblico. Festeggiatissimi fra tutti il capitano Palli e il tenente Locatelli, reduci dal raid su Vienna, e il tenente Baracchini, che porta il segno della gloriosa ferita.
Accolti dalle battute della marcia reale e dell'inno inglese, e dai prolun-
gati evviva degli spettatori, giungono nel campo l’on. Chiesa e il Lord Mayor, accompagnati dal comm. Pio Perrone, presidente della Società Ansaldo, dal generale Lequio, e dal colonnello Persons, comandante le truppe della Sezione
Sanitaria Americana;
e tosto un rombare
poderoso
asnunzia
che un
apparecchio prende la sua corsa verso il. cielo. È Stoppani che, con una magistrale impennata, si lancia
contro le nuvole.
cipitare
caduta,
Quel ch'egli fa nell'aria tocca i limiti dell’inverosimile; tutti gli” sguardi sono volti. in su e i respiri sospesi mentr'egli a volte sparisce fra la siuvolaglia e non appare più che come un'ombra volteggiante, a volte sembra prein una
catastrofica
per
riprendere,
a poche
centinaia
di
metri da terra, la signoria del volo. A Jui tien dietro Piaggio con l’altro «Balilla », e il pubblico assiste a un nuovo miracolo di audacia e di insuperabile perizia. Poi i due apparecchi, che hanno fatto così la loro prova, ricevono il battesimo dalla figlia dell'on. Chiesa e dalla signorina Spigno, che con un colpo sicuro. infrangono contro le carlinghe le due bot.iglie di buon vino italiavo, lo spuniante Gancia, mentre gli applau scoppiano caldi di entusiasmo e di
E in mezzo agli applausi terminano i discorsi dell'ivg. Soîiani, che parla a nome della ditta Ansaldo costruttrice dei « Balilla », dell’ing;'Brezzi, direttore del Cantiere Aeronautico, che ricorda con delicato peusiero l'eroico tenente Olivari, del commendatore Oberti, presidente della Camera di Commercio, che fa la consegna degli apparecchi, del Sindac di Genova gen. Massone, e infine quello «ell’on. Chiesa, che manda ai uosiri gloriosi aviatori uno squillante evviva, ed esalta con eloquenza piena di calore lo sforzo veramente meraviglioso che le officine liguri che prendoto il nome da Gio. Ansaldo, hanno compiuto per la nostra guerra. Egli accoglie il dono dei due «Balilla» con animo riconoscente e lieto, perchè vede in esso un chiaro simbolo del concorso che Genova operosa dà. per il raggiuagimento dei sacri
fini nazionali.
Il numero nunzio
33 dell'IuLustrazione
IraLianA
co? volo
di G. d'An-
su Vienna, malgrado la ristampa fattaàne, è completamente
esaurito. Per aderire alle numerose richieste del pubblico che desidera conservare il ricordo della mirabile impresa, stampiamo un numero speciale che conterrà altri documenti oltre quelli già pubblicati.
Questo numero speciale intitolato: Il volo della Serenissima, sarà di 20 pagine e costerà Lire 1,50.
La sig.» Spigno si prepara a infrangere la tradizionale bottiglia del battesimo.
Le autorità assistono ai meravigliosi voli di Stoppani e di Piaggio.
L'ILLUSTRAZIONE
LA
FESTA
AVIATORIA
ITALIANA
DI
GENOVA.
Ansaldo, Il Lord Mayor, accompagnato dal Comm. Pio Perrone, visita gli Stabilimenti
172
L'ILLUSTRAZIONE
Sem Benelli, PAROLE DI BATTAGLIA Fratelli Treves, editori, Milano.
QUATTRO LIRE.
LA
Pi
ITALIANA
Antonio Baldini, NOSTRO Fratelli Treves, editori, Milano.
PURGATORIO QUATTRO LIRE.
GUERRA SUL NOSTRO FRONTE. (Sezione foto-cinematografica dell'Esercito).
1 festeggiamenti nella città di Padova alla Brigata che porta il suo nome.
BANCAITALANADISCONTO RIE ETTA
ZIONI :DI: BANCA
L'ILLUSTRAZIONE
LA
Gli espugnatori del Monte
Corno
ITALIANA
GUERRA SUL NOSTRO FRONTE. (Sezione foto-cinematografica dell'Esercito)
decorati:
Il ten.
LE
RECENTI
VITTORIOSE
OPERAZIO
L’artiglieria inglese si porta di galoppo sulla linea del fuoco. — La fotografia è stata presa nell'istante in cui il pezzo balza in alto per l'effetto della corsa dopo aver superato un dislivello del terreno,
Sho
Mitragliatrici inglesi montate su motocicli a‘ due posti.
Americani
in trincea
eg
Ò
CEATE
n attacco di gas asfissianti.
SUL:
FRONFE
FRANCESE,
Un reparto di fanteria americana
in attesa dell'ordine di avanzare,
176
L'ILLUSTRAZIONE
LE
OPERAZIONI
DELLE
NOSTRE
ITALIANA
TRUPPE
IN
ALBANIA.
FAUTREVES
Un osservatorio lungo la linea della Vojussa.
L'ILLUSTRAZIONE
PITTORI
SOLDATI
AL
Cannoni
FRONTE:
ITALIANA
LU/G/I
177
MARIA
da 305 incamiciati.
Un camion che passa è una benedizione per i poveri fanti.
CANEVA.
L'ILLUSTRAZIONE
“IL
TEATRO
GRECO,,
U
Dr
di
ITALIANA
ETTORE
Pa TAR
a
ROMAGNOLI.
SNA
SA LG CZZIS DIO ANAZA.
Ettore Romagnoli.
Farsa mi
Ettore Romagnoli non ha bisogno di presentai tutti ormai conoscono la sua molteplice inabile attività di filologo, di traduttore, di poeta,
di musicista, che lo fa rassomigliare a una di quelle grandi figure di artisti, complesse e nel tempo stesso omogenee, quali se ne trovano soltanto nel nostro Rinascimento. Da più anni egli vien pubblicando volumi su volumi, all'unico scopo di mettere l’anima nostra moderna a contatto immediato con l’anima
della più grande civiltà e della più grande arte an-
tica, qual'è stata senza dubbio la greca; e a ogni volume è sempre una nuova battaglia: da una parte
il favore largo e appassionato del pubblico, specie delle nuove generazioni, dall’ altra parte l’ac-
Ulisse e Diomede
gedie, una foresta densa e selvaggia di capolavori, ai quali non basta la mitologia pur così ricca dei greci, e si slargano e si sbizzarriscono in impressionanti sviluppi esotici e cosmici, nelle terre lon-
uccidono
Dolone.
ripide, insomma,
ln tragedia è necessariamente
tane, sul favoloso Caucaso, in Egitto, in Persia, nella tenebrosa Etiopia, «nel santo suolo dell'Asia»!
esaurita. 3 Viene allora la volta della commedia. La quale, come la tragedia è sorta dal ditirambo, deriva dalla fusione dei canti falloforici con la commedia paesana dei saltimbanchi, e trova subito il suo Eschilo
mitivo di Omero, I suoi drammi sono lineari, senza
fatti il senso religioso, e giustamente fu osservato che
l'evidenza palpabile e umana degli eroi dell’//iade, ora li vedi sfumare in simboli giganteschi, ora si
fantastico come
Questo poeta, venuto dopo Omero, è assai più pri-
intrecci. I° suoi personaggi non raggiungono m.
confondono con le grandi ombre che proiettano e attingono enormi il cielo o scendono negli abis
possente in Aristofane. Anche in Aristofane c'è inla sua impudicizia ha qualche cosa di sacro e di la nudità delle
tutt'altro che sereno
che nasconde
quello
Menadi.
È un riso
di Aristofane,
un riso
nelle sue profondità alcunchè di be-
stiale, di fosco, di ieratico, di sproporzionato, come
ilcachinnostridulo d'un Fauno. E in mezzo alla
canimento di quei po-
chi filologi che intendono lo studio delle
scatologia, all'ingordi, gia, all'ubriachezza, alla salacia, alle melen-
lio o di sacri misteri eleusini e non vorreb-
delle sue maschere, pro rompe fuori'il grido ac-
antichità greche come una specie di monopo-
saggini, alle fanfaronate,
bero che i non iniziati
ciarlatanerie
corato del conservatore
che
al rito,
d'a
alle
ai mode-
assiste
dolorosa-
mente al crollo del suo
spo-
vecchio caro mondo.Ri de e odia. Beffeggia Euripide e accusa Socrate. Ettore Romagnoli
del loro furor dottorale
pezzo per pezzo tutta
sto, delle chiose, delle varianti, delle collazio-
ni. Eppure se i suoi av-
versari
iarsi
potessero
per un momento
esamina
e cercare di compren-
materia teatrale, dalle
origini alla decadenza,
io penso, molto scossi
ricostruisce
menti e dalle decorazioni ceramiche le tra-
gedie e commedie perdute, rievoca Epicarmo e Menandro, pene
stico, che dà tanto sen-
timento e tanto calor
Teatro
o alla sua prosa; affascinante, co-
>
lorita, efficacissima. Il Zeafro greco è per ora l’ulepisodio di questa sua vasta opera di divul-
gazione, sto per dire di questa sua fatale missione. La letteratura greca è grande e impareggiabile pel teatro. Ci vuole tutta l'Inghilterra per dare al
mondo uno Shakespeare,
tutta la Francia per un
Molière. Ma la Grecia con
uno
sfarzo
inaudito.si
permette di avere tre Shakespeare e un commediografo assai più grande di Molière, tutti in una volta sola. La tragedia nacque — ènotorio — dall'antico ditirambo
orfico. Ma chi
sa mai che cosa fosse nella
sua origine lontana il ditirambo, questa misteriosa e grottesca orgia religiosa in onore di Dioniso, un nume
straniero
in cui
si confondono
Buddha
e
Mosè? Chi sa quali ignoti millenari \miti asiani,
quali estasi
inebrianti di fakiri, quali superstiti ango-
scie di mostruose religioni scomparse, si celebravano nel frastuono dei cembali,
dei Satiri e delle Menadi?
negli urli fanatici e ferini La fosca tragedia
non
poteva in verità avere origine più fosca e fantastica;
e conserva a lungo poi il sacro orrore che le proveniva dalla notturna
arguta-
mente dai pochi fram-
dalla sua fede sincera e disinteressata, dal suo entusiasmo umani-
timo
minutamente
questa svariata e vasta,
dere questo tempestoso collega, resterebbero,
processione bislacca,
anche
quando la serena religione greca l'ospitò nei suoi
di Dioniso:
Bassorilievo
della scena.
Il suo fantastico è lugubre e mostruoso: lo appare a Prometeo in una forma ibrida, metà'giovenca e metà fanciulla; dalle tombe scoperchiate s'ergono pallide fantasime. E nelle sue concezioni infine, tra
un corrusco lampeggiar di imagini quasi bibliche, s'intravedono; filosofie profonde, enigmatiche sapienze da iniziato,
non ci rassicurano
e non
so che oscuri vaticini che
affatto.
Questo poeta potrebbe
dopo tutto essere anche un profeta. Non per niente i Santi Padri invocano la sua testimoniaza sul Cristo
venturo. E dopo Eschilo, Sofocle:
più tetr
ma già più
umano. Gli eroi scendono in lui dall’ideale altezza in che li ha posti Eschilo: sono pieni di contrad-
F. CINZANO e C. - TORINO.
bellezze:
ci dà in una
nora tentata sul teatro greco. Curioso: volume
‘cerchereste
invano una nota
in tutto il ©
erudita, una
citazione filologica, un richiamo ai testi. Con la stessa cura, con cui altri ostenta la propria cultura, egli dissimula sotto un’apparente superficia-
lità la sua erudizione profondissima, e ci fa di Euripide, di Eschilo, di Aristofane una critica come se le loro
opere
fossero
uscite ieri:
vien? de pa-
raitre. Nessuno a leggere queste pagine’ potrebbe supporre, che i risultati limpidi ed esatti, consacrati in questa appassionante esposizione, sono il frutto
di una
un argista in una sintesi geniale, commossa, de-
sunto
qui dalla
piace di ingenue ricostruzioni
arcaiche, di parodie
elegante e scettico, ironico e verista,
che si com-
irriverenti, di sottigliezze mitologiche erudite, ricercate
con Ja curiosità
derno. Le sue
beffarda di uno
creature,
dipinte
con
spirito mo-
irrequieto e
ci rimane, tende a convertirsi
“CINZA NO, - VINI SPUMANTI
caratteristiche, le loro
parola la più bella critica estetica che sia stata fi-
France
L'orrore diventa qui com
1 Errore RomagnoLi, Z/ feafro greco, con 20 incisioni uori testo. — Fratelli Treves, editori. — L. 6.
VERMOUTH
loro
arriva Euripide, questo Anatole
de pietà.
scintillante pessimismo, non sono già più eroi, spesso nemmeno sono più uomini, ma odiose o simpatiche caricature, vivaci macchiette, figurine deliziose: pian-
Eschilo, il primo e il più grande dei tragici, ci
dell’arte
dei grandi tragici e comici, mette in evidenza le
dizioni, di passioni, di contrasti, come noi; non ci sbigottiscono più, ci interessano, ci fanno una gran-
dà appunto un senso di paura. Pensate: cento tra-
teatri all'aperto, sotto il ridente sole dell’Attica.
nell'intimo
gono, scherzano,
fanno
dello spirito alla Voltaire,
si muovono come nella vita. Quel po' di lirismo che in musica.
faticosa
elaborazione
secolare
del
o
dall'anima
di
materiale filologico e archeologico classico, riasmente,
finitifta.
Così la filologia cla gnoli, cessa di essere una
, per virtù del Romafaticosa esegesi di testi,
un gergo inane di scienziati, e si espande libera €
facile a rinfrescare e rafforzare la comune italiana, dandoci
un godimento
infinito
coltura
di sensa-
zioni nuove e una immensarricchezza di nuove ispirazioni.
Il teatro greco diventa cosa nosti FernanDo" PALAZZI.
Con Eu-
PNEUS CHINSON]
meglio
AMARO RAMAZZOTTI Il sovrano degli aperitivi - DI fama mondiale (AMARO
FELSINA
RAMAZZOTTI)
Dopo i pasti efficacissimo digestivo
Fili RAMAZZOTTI - MILANO -Casa
fondata nel 1818
ITALIANA
UNA
NUOVA
MANIFESTAZIO
NE
D'ARTE:
SAFFO.
croso sfruttamento
La prima volta, e non sono poi mol-
veva
tissimi anni, che potei vedere sullo scher-
quindi
commerciale
fatalmente
e do-
diventare
un
mezzo di volgare speculazione. E noi sappiamo troppo bene come e
mo bianco un'immagine animata, non fu solo un'impressione di meraviglia e di
ammirazione quella che provai,maanche di aspettazione piena di speranze per le possibilità di espressione, fin'allora inac-
quanto lo sia diventato! Abbiamo visto
cessibili, che il novissimo ritrovato veni-
sche più strampalate, da screditare l':
va a mettere
a
disposizione
passare sullo schermo le più scipite e rancide
storie
d'amore, i drammi
più
incongruenti, le complicazioni polizie-
dell’arte.
pendice di un giornale di provincia; non c'è grossolano lenocinio che non
So bene che sono ancor molti a pensare che l’arte non abbia nulla a spar-
sia
tire col cinematografo, ma, a parer mio,
stato
adoperato
a richiamo
e ad
mancano essi stessi di intuizione artistica, operchè essendo capitati la prima
avyilimento del buon pubblico. È perciò con un senso di piacevole sto per dire di gratitudine, che gliamo quelle cinen quali il buon gusto e l'estetica son ri-
scono, con una generalizzazione molto
messi in onore, Valenti artisti
hanno torto, e pensano così o perchè
volta a vedere una proiezione melensa — e Dio sa quante ce n'è — ne arguiarbitraria.
che melense debbano essere
mi, che spesero, senza mai riuscirvi, tutta quanta la loro vita nello sforzo, spesso stupendo ma insieme pietoso, di ottenere sulla tela dei loro quadri o nel marmo delle loro statue la espres-
sione del movimento, si dovrà pure ammettere che questo possa essere un alto fine
artistico
da raggiungere.
tudiano di condurre
i ia in quello che è il suo campo d'azione naturale, cioè ad essere uno spettacolo essenzialmente ottico, di figure, di atteg; i, di movenze belle ed espres: di paesaggi, di sfon-
tutte quante le proiezioni.Ma se si pensa che ci furono degli artisti, e artisti som-
i,
scelti
ti con
a, d
naturali
con
accorgimento d’arte, ad essere inprima di tutto e sop tutto
intelletto d’aro composte
una visione plastica per il piacere de-
A
volerlo negare sarebbe come negare
che la vita possa essere materia d’arte;
figu ‘anto mistero della greca. aj Le ha creatura di passi stosa, in una linea di class e intorno a lei si soldati, atleti, l'immei e dei giuochi olimpici; niale ricostruzione, che l’arte f e forse un po' ricercata di Aldo Molinari ha saputo comporre con impronta di rara nobiltà per la Vera/ilm, la che si è dedicata a quest'opera di rigenerazione dell’arte cinematografica.
e che cos'è il movimento se non la ifestazione più evidente della vita
stessa?
Perciò mi parve che il cinematografo
aggiungesse mondo
un
nuovo
dell’arte e ne
continente
salutai
al
la com-
parsa con la stessa gioia con cui immagiuo che a suo tempo sia stata salutata la scoperta dell’America. Ma il nuovo ritrovato, a volerlo con-
siderace dal punto di vista dell’arte, aveva
due
gravi
difetti:
era in gran
parte di natura meccanica, e quindi a disposizione
di tutti i guastamestiere,
inoltre, si prestava ad un facile e lu-
Una sommossa
Saffo: Ileana
a Leucade.
Leonidoff.
All'altare di Efeso.
180
L'ILLUSTRAZIONE
ITALIANA
SOCIETA ITALIANA MOTORI GNOME E RHONE-TORINS
(Disegno di A. De Carolis).
L'ILLUSTRAZIONE
ITALIAN
181
IRREDENTI E MARINAI A PECHINO. (Fotografie Ufficio speciale del Ministero della Marina).
a degli Irredenti di p:
Il saluto alla voce alla bandiera di Trieste.
ha portato recentemente in Ita)
l'eco di una simpatica festa
bile prova di patriottismo fornita dal reparto irredento: per l’occa-
piena
hanno raccolto più di
di significato e di promesse, | prigionieri austriaci di
aggio per Pechino. È commovente per noi la tangi
Il Corriere dell’ Estremo Oriente
nazionalità 1
liana, cui gli ultimi avvenimenti di
iorno (em. 0,30 ndo a soprassoldi nari, e le hanno
ffrettato la libera-
0 nella
in Siberia, caserma del-
della Legazione Italiana, hanno voluto festeggiare lo Statuto insieme ai nostri
inviate alla Croce per il tramite
concordemente
Essi, impazienti di raggiungere i czeco-slovacchi sui campi d'Europa, videro
lusinghieri.
loro antichi commilitoni
al mattino con grande commozione i tre colori salire ad infiorare
dai
cori,
rono una grande bandiera di Trie-
ste. Alla parata militare ed alla esecuzione di un programma d
Il Ministro
d'Italia
a Pechino, il maggiore dei RR. CC. Ma-
ospite
ed
alleata, il Cor
la quasi totalità appartenenti a
e,
di
grin:
d un tem-
un
Libert
prezioso
dono
eventi di queferto al rozzo co-
nera, e il comandante Varalda ascoltano il discorso d' au, urazione della bandiera di Trieste, pronunziato da un irredento.
giuochi e di musica che ad es: ia fece seguito, presenziarono le autorità della nazione
molto
0 istesso la casa e la Patria, con
aggiunta
lutarono con gli inni della patria eseguiti
in termini
per il nq
ilio, e res
maestosamente l'eccelsa antenna della stazione marconiana, e li samagistralmente
Ita
portare i festeggiamenti si esprime
delle Nazioni alleate e neutrali.
ed accompagnati dalla banda musicale del reparto. Indi inaugura-
Rossa
del Ministero dell;
a Stampa locale nel ri-
marinai e alle
rappresentanze dei distaccamenti
0 Diplomatico e le Colonie europee, per ni dell’ Intesa.
ragioni morali della nostra guerra Or che, nel quinto anno di guerra europ. , tali metod froebeliani cominciano ad essere largamente applicati sui fronti occidentali, speriamo che la lezione sia fruttifera agli ignari d’Itali
|in forma oggetti
L'ILLUSTRAZIONE
UOMINI
E
Il sen. conte Giuseppe Frascara, nuovo Presidente della Croce Rossa Italiana.
La
1 delegati del Sociali i Americani ‘ano Milano.
Il Kronprinz
in colloquio con
AI
DEL
. del
rek von Heinlein, Consiglio Austriaco.
guerra
ha
indotto delle
Il Kaiser,
Hindenburg
gentili signorine a sostituire gli agricoltori nel lavoro dei campi.
Hindenburg.
QUARTIER GENERALE
ITALIANA
COSE
TEDESCO
IN FRANCIA,
DURANTE
GIORNO.
Maometto VI, nuovo Sultano di Turchia.
AI Verano,
nell'anniversario della vittoria di
zia, i profughi del Friuli irredento hanno deposto una corona. di omaggio ai caduti per la Patria.
e l'addetto militare austro-ungarico
L'ULTIMA OFFENSIVA
MISERAMENTE
FALLITA,
von
Klopsch.
L'ILLUSTRAZIONE
“PAROLE ;
LIFONSI,
DI BATTAGLIA, oi SEM BENELLI.
L’Italia può andare superba de' suoi poeti. D'An-
nunzio vola; naviga, combatte; perde un occhio, e torna a volare e navigare peggio. di prima. Sem Benelli è alla guerra dal principio della guerra; nel fitto delle battaglie sul Carso scioglie il suo inno a L'Altare; è ferito, e appena guarito torna lassù a combattere, e impiega i brevi riposi dalle armi per correre l'Italia, e dire a cittadini e soldati parole incitatrici. Vittorio Locchi, il giovanissimo poeta toscano che il Benelli ebbe caro, corre egli pure alla guerra sin dal primo giorno, come a un richiamo Fatonte; si batte sull'Isonzo e sul Carso, è tra i primi a entrare in Gorizia, e — dopo aver
lanciato il suo canto d'allegrezza per La Sagra di
Santa Gorizia -— va a morire in mare.
Dopo L'Altare, dopo La passione d'Italia, ecco
un nuovo volume di Sem Benelli, * che potrebbe dirsi
una magnifica sinfonia eroica in quattro tempi. Sono quattro discorsi, detti in occasioni diverse a Roma, a Milano, a Genova, tra entusiasmo
e commozione
tre momenti
incastonato tra
ITALIANA
woveuwa pi FRANCESCO
Eravamo amici, io e Lifonsi.
Lifonsi era un filosofo, ma, per via di mangiare alla moglie e non so più a quanti fi faceva il becchino, mestiere non troppo rimunerativo, specialmente nei paesi, ma che più d'ogni altro concilia la meditazione e però dicevole assai per i filosofi in genere.
Coi morti si ragiona bene: sono degli ascoltatori discreti e pazienti, senza contare che non contra
dicono mai, lodevole abitudine codesta
che fa rere molte cose e rende anche ai vivi vant: stimabili. Inoltre è difficile perdere con loro anche
questo
il così
bh
la sua
detto filo del discorso,
e
n
perdere le staffe e rovina
brava importanza, perchè qualche volta, ii lo, sì possono
con niente un’onesta riputazione. Ciò a molte anime
timorate può anche sembrare macabro. ignore, — mi diceva Lifon:
stione
d'abitudine;
io mi
ci trovo
essi, il fulgido intermezzo garibaldino. Italia è un inno d'amore e un atto di fede per la
pitria. Nella sua adorazione per questa terra il Benelli spinge lo sguardo molto indietro, e s’indugia
in pagine d’alata poesia a immaginarne la formazione cosmica, come-un io prodigio. Poi, con rapido scorcio, ne vede l'affacciarsi alla storia, e ne dice la grandezza e le glorie, i dolori e gli errori, sino al giorno in cui «il Colosso del Nerini mosse con tutte le su&armi ».... e «l'Italia, nel suo più nudo
ma nel suo
più puro sembiante, purificata dai fron-
zoli e dai falsi ori, entrò schietta nella voragine. » Il discorso Ai so/dati fu pronunziato il 16 no-
vembre 1917 nel Politeama Genovese alla presenza dei soldati che partivano per il fronte. Parole semplici e gravi da fratello a fratello,
come
l'ora ri-
trent'anni
aveva negli occhi
il fuoco
quando, come
dicono inRomagna, sbagliò, omeglio, sbagliarono in due: lui e una ragazza. La cosa pareva impossibile per entrambi. Ella era alta, fresca, g delle
soavi
discorso: Dalla sconfitta alla vittoria; ma in esso, ur tra il dolore e lo sdegno ancora acerbi, è già
la sicurezza della riscossa, il presentimento della vit-
toria: « Noi siamo, o fratelli, în un'ora che precede la luce, la luce di un giorno senza tramonto ».
1 Sem Beneui, Parole dî Battaglia, Milano, Treves, L. 4.
di
ano
assai
il buon frate,
argini erbosi, verso il fiume ricco d'ombra e di
tornavano
che
a sera.
Ne veniva
chè mi sembrano
Lifonsi, lettore.
per
tante
anime
del
sdebitarsi,
aiutava
sovente l'amico
purgatorio!
Gianni detto il Maschio, proprietario del « Caffè
della
r
magro, un po' patito, non sapeva bene nè pur lui come, perchè non faceva nulla. L'estate, si arrostiva al sole come i ramarri; l' oteva; estate
e
inverno
dormiva
nella
st:
Bagiola e quella era la sua casa, Le massa gli rifiutavano qualche indumento smesso, perchè
Gianni
sì
battuto. a Domokos
era buono, servizievole, parlava poco e non
faceva
Una volta aveva lavorato
una
settimana intera al
Tra essi aveva trovato la Consolazione della filosofia, di Severino Boezio. Conosceva la Divina id ti zione e Jo stesso
buon volere leggeva le più disparate
cose del
mondo; un giorno gli vidi in mano l'Asizo d'oro
volgarizzato dal Fiorenzuola e i Discorsi degli animali che djo sa donde mai Ji aveva pescati. Ai
si aveva cattu Amico mio, —
ADOTTATA oaL MINISTERO DELLA GUERRA
al suo
er due
mestiere come un altro
n fondo, è un
e conosco molti uomini
fanno peggio. Riavrai quindi la tua lib:
lla fine sarà stato un vantaggio per tutti: per Galifetti che va sia, per me che avrò Napoleone ‘e un soldo, per te ‘ora che avrai imparato due cose non del tutto inutili: a amare la libertà e a conoscere quel tuo simile animale su-
periore che si chiama l'uomo, la qual cosa ti procureràfra ituoi altissima rinomanza e fama di saggio. Per la cronaca, può
essere
interessante
stata con una partita di stracci, ossa e ferro vecchio.
Un intellettuale del paese gli aveva regalato Così
parlarono due imbecilli,
e un imbecille Così parlò
Zarathustra, mentre l’arciprete gli prestava volen-
PIENE
S.P.LG.A per Autocarri
LE PIÙ ELASTICHE LE PIÙ ROBUSTE Fabbricate a MONCALIERI (TORINO)
ADOTTATA paL MINISTERO DELLA MARINA
BELLIA« NIGRA FABBRICA NAZIONALE GANDELE PER AUTOMOBILI (Brevetti Nigra)
STABILIMENTO e UFFICI
|, TORINO
i
sapere
che Galifetti possedeva la Storia per averla acqui-
GOMME
| Via Saccarelli, 5vis-7
—
pian di Romagna; egli era vissuto fino allora biondo,
servizio di una fruttivendola per averne alcuni volumi le cui pagine erano destinate a ravvolger frutt:
Piave l'irruzione nemica. Nello stesso senso, ma con altro tono e con più aperta aud d’affermazioni
he
riempiendo lui di altissima maraviglia e il suo largo naso di starnutifero tabacco. ]l tipografo del paese, un matto d'ingegno che se la diceva’ con le Muse, gli leggeva il Tasso e l'Ariosto. Allora prendevano le vie dei campi, lungo
donne del
e severità di giudisî e d'ammonimenti, è ;il quarto
soltanto dai sol-
ma da tutti i soldati d'I-
stato, secondo le
zioni del suo confratello Cipolla, l’astuzia del sere di Varlungo, le beffe patite da Calandrino e altre
—
aveva
era
dei Frati, in collina, per
lì accosto e, con tutto quel cigolìo, non gli riusciva di prender sonno: — Almeno li ungesse, — strillava quel cristiano,
® Ho detto che Lifonsi era un filosofo. Tornando a
lui, aggiungo che
che
aiutarvi il padre ortolano in certi suoi lavori. Così, nei pomeriggi, durante la siesta, elaborava il di screto desinare, leggendo a fra Macario Je inven-
dispetto di Lorenzino di Sassatello il quale abitava
talia, che coi loro petti avevano già fermato sul
dati che le ascoltarono,
letto una volta
sue abitudini, al Convento
che spesso î torchi gemevano la notte con grande
male a nessuno, La sua passione era la lettura: leggeva tutto quanto gli capitasse, procurandoselo in tutti i modi.
chiedeva; e furono bene intese, non
alla peste di Fiorenza giurava di aver passate
l'aveva
ore deliziose; ma non egli solo, che il Decamerone
frescura e non
bem
di popolo. Il primo, il terzo e il quarto segnano della nostra guerra;
SERANTINI. racconti gaudiosi della lieta brigata fuggita da-
vanti
dalla Società Piemontese Industria Gomma. e affini
R. POLA
& C.
i
L'ILLUSTRAZIONE tieri i libri, prima perchè Lifonsi li teneva con cura meticolosa, poi perchè le domeniche aiutava il campanaro e, all’occasione, cantava nel coro.
In sostanza egli, pur prestandosi qua e là, non faceva nulla; un mestiere qualunque o un padrone gli avrebbero impedito di dedicarsi alla sua passione favorita, mentre così era libero come gli uc-
celli dell’aria e i pesci del mare. Si contentava di
tutto, accettando con egual viso il molto e il poco, mantenendo
inalterato
quel suo
buon
fondo.
gio-
viale anche se i fati volgessero avversi e più d'una volta colazione pranzo e cena si fossero fraterna-
mente uniti, seme/ in die, in cordiale simposio; in tal caso non era raro che il filosofo, a diletto del
corpo e sollievo dello spirito, rileggesse quel buon Rabelais là dove
conta
di Gargantua e
di Panta-
ITALIANA
Ella rise forte, mostrando la gola calda e car-
mosa fra i biancori dei denti e dilatando i grandi
occhi sotto le ciglie nere, Poi cedette il fascio. Rosa si avvide quella mattina che Lifonsi aveva due begli occhi d'un celeste carico e anche i denti
aveva belli: piccoli bianchi serrati nella bocca ben
fatta.
4
Le allodole canterine, quelle che hanno il ciuffo
sul ca) 536) si dere alte LU} i tordi E
amici delle siepi, i
filari
gravi
dei
pingui
grappo)
d’oro della bionda sibandii dolce Fao diRoma:
gna fatto per l’amore, assolato e fecondo tra i verdi
colli e la murmure pineta, seppero o. Poi la cosa fu palese e, come pareva impossibile, il rumore fu grande. Portò la novella un giorno, verso le due, nel Caffè di Gianni, Annio Anséna, detto il Tigre, forse per-
chè era il più gioviale e insieme il più mansueto uomo del mondo. Anséna era forte come un toro
e aveva fama di piacere assai alle donne, inoltre era
rinomato
per le notizie
sensazionali
che riu-
sciva sempre a sapere e a dare per il primo; afbero da cure, non
parteggiava
fermava poi di serbare nel suo largo petto molti segreti. În quell'ora pomeridiana il Caffè era affollatis-
nè per uomi
per sistemi, vivendo interamente in sè, per il diletto
del suo spirito semplice, con la sua mania innocente. Lo prendevano, in paese, tra il serio e il faceto, ma è certo che valeva assai più di molti i quali sogliono salire in bigoncia, urlano sulle piazze e per i trivi, seggono qualche volta sul banco dei signori giurati, o su qualche altro banco, discutono sempre la politica fra un sorso e l’altro di caffè e fanno manovrare
gli eserciti sul marmo dei tavolini.
Egli li stava a sentire costoro, macinando lentamente il caffè in uno stambugio attiguo alla retrosala dell’esercizio di Gianni dere
i radunavano
simo e vi si faceva un rio Dal Campo
aveva
gran baccano d'inferno. Ma-
impostato
un’eleganti
stione sulle RROA e subito si erano deline;
Ella procedeva sul viale curva sotto un gran fascio di erba lupinella; egli su un sedile dì pietra leggeva un libro:
— O Rosa, Dio vi conservi lete che vi aiuti?
così fresca, non
vo-
con ansia, con
sempre
pronti alla beffa e a menar le mani, man-
giatori formidabili e fieramente avversi ‘all'acqua e a Dio; uno di essi, tal Bastigliano, era il più sollazzevole uomo che mai. Inoltre guadagnavano bene. Ma il filosofo sì trovava a essere ancor più magro e stremenzito e poi non amava il vino. Nelle scuole non lo vollero come bidello e il posto di custode della biblioteca, invece che a lui, toccò a
Natale Binda, detto Lasagnone, che non sapeva aveva mandata sua moglie a raccomandarsi dal signor sindaco.
leggere, ma, in compenso,
Per la prima volta Lifonsi meditò profondamente se la vita fosse un bene. — Perchè non fai il becchino ?— gli domandò un giorno l'arciprete.
Egli rimase lì a guardarlo. Giusto in m
io
cercavano uno che volesse sostituire il vecchio
Na-
— Ma certo; come un trovi ?
con questi vantaggi indiscussi: che la logica e la ragione non ne scapitano mai, ognuno si sfoga a dire la sua e nessuno, a urla finite, è convinto di
avere avuto torto,
Fu una mattina, una dolce mattina sul finir settembre, quando gli alberi cominciano a iml
le allodole si levano, cantando, verso il sole. Nella chiarità mattinale salivano le canzoni dei forti uomini della terra, miste all'odore acre delle biade.
a cercare, a cercare
molti in una volta e quasi sempre a voce altissima
chiesto, mette fuori volentieri la. propria; inoltre c'è, tra il popolo, il lodevole costume di parlare in
Anséna, che era entrato da poco, buttò là la no-
dire e l’aria rinfresca, mentre dai piani rugiadosi
E si diede
una febbre che non aveva provata mai, che non si
conosceva. Ma non era facile. Nocentone, che gli voleva bene e aveva buon cuore, sì sarebbe adoprato per farlo accettare trai facchini della piazza. Erano costoro gente robusta,
stagio il quale, a furia di sepellire gli altri, ormai
Nel Caffè della Guerra le discussioni e i comenti furono lunghi e vari. E disse infine Gian Fiore, dal rosso naso pavonazzo, levandosi, che era tardi, de chi sa poi perchè: «basta, vedrete che non la prenderà ».
le idee e i punti di vista che uscivano di là.
sognava!!
partiti, le due correnti opposte. Da poi che in Romagna non è permesso ad alcuno esser privo di una qualsiasi opinione e ognuno, anche non ri-
i maggiorenti del paese. Un bello spirito aveva definito quel luogo: la facina dell'opinione pubblica. Però che molta gregge paesana professava e so-
steneva
di quella madre offesa ricondusse il filosofo sulla via della realtà; si ricordò di Biante per concludere che nè pure il savio se la sarebbe cavata: altro che portare con sè tutti i beni, mangiare bi-
Così, profittando di un istante di tregua, Annio
tizia serio, contento, sodisfatto.
Sì, sì, l'avrebbe sposata, povero buon Lifonsi,
l'avrebbe sposata per cento e una validissime ra-
gioni, ma...
come fare? Da prima, nella sua gran
semplicità, animato dal miglior buon volere, aveva
detto: «eccomi, sono pronto!» ma una risata feroce,convulsa della suocera futura lo aveva schiacciato: «sposare te e la fame, vagabondo!?»
Il fiero dolore materiato di vergogna pungente
non ne poteva più. — È un mestiere come un altro — seguitava il buon prete— un mestiere facile e un pane sicuro.
— Eh, un mestiere come un altro! questo poi... —
altro! sentiamo: cosa ci
Nulla e tutto, reverendo, tuttoe nulla!
_
Don Ezechia lo squadrò con un sorriso fra l'ironico e il compassionevole: — Lifonsi, tu sei un asino! — e gli voltò le spalle: — Ubm.... il beccamorti! non mi va proprio. Che idea gli è venuta dunque a don Zechia? e poi forse non avrei neanche il coraggio. Non c’è niente di strano, lo capisco, ma fa sempre un certo non so
che; becchino; che ne dirà la gente? oh, per questo poi non bado alle chiacchiere io! piuttosto Rosa... «È un mestiere come un altro e un pane sicuro ». Un pane sicuro! quando mai l'aveva posseduto egli ? e adesso'non si affannava da tanti giorni per assicurarselo ? — Lifonsi, tu sei un asino! — Egli sì volse, levandosi în piedi: non c'era nessuno. Ma si disse: « Forse don Zechia ha ragione», Ottanta lire al mese, la casa gratis e glî incerti.
C'era da vivere, se bene Rosa avesse pianto non
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poco, da prima: non l'aveva amato beccamorti lei. Ma egli riuscì a persuaderla e a consolarla.
L'ILLUSTRAZIONE
ITALIANA
—
a Malegaccio; si
Lo metto
qui, vede, vicino
ricorda ?... Malegaccio, quel povero che stava sem-
osì la prima vittoria il filosofo la riportò sulle
pre al sole! — Così l'avaro che nulla aveva mai goduto al mondo riposerebbe vicino al mendicante che al-
donne. i Per secolare disputazione di dotti e di indotti non si può stabilire se essa sia la più facile o la più difficile di tutte,
meno si era presa tutta quanta la sua parte di sole. — Se gli uomini venissero più spesso qua dentro — disse Lifonsì — sarebi certamente migliori.
*
Era stata come una parentesi nella sua vita egua-
le. Egli ritrovò ben presto sè stesso, il suo equili-
In tal modo, dalla dimora filosofo guardava nella vita.
brio, tornò a essere l'uomo di prima:più assesta-. to, meglio nutrito, contento come sempre di ogni sua cosa. Divideva la giornata tra la famiglia e il camposanto: due cure nuove per lui. Quel mestiere che gli consentiva tanta libertà non gli parve inrato e gli piacque. E poi era tutt'altro che grave. i affezionò al suo cimitero e finì col passarvi molte ore. A volte leggeva a lungo)seduto all'ombra dei salici, ma aveva anche per i'poveri' morti le cure più; buone, le attenzioni più fdelicate: apriva per essi le fosse comode, profonde, liberava i. tumuli dalle erbacce, rabberciava le croci cadenti, ripassava la vernice sulle iscrizioni scolorite, rincalzava i fiori, annaffiava le aiuole, discorreva, in fine, con i suoi morti. Quel suo spirito contemplativo, incline alla meditazione, ritrovava colà una rispondenza perfetta, sì che ogni cosa che lo circondava gli divenne presto familiare. La silenziosa pace di uel recinto, il luminoso sorriso della sua bella lon
dei trapassati, quel
*
Poi un giorno la voce della guerra giunse anal piccolo recinto guardato attorno da alti pioppi. Tutte le piante erano în fiore là entro quando Lifonsi partì e a sera le passere andavano in che
amore tra il fogliame. Il successore fu un vecchio che si ubbriacava?re-
golarmente ogni
giorno e al quale si dovette au-
mentare la m le. Poveri buoni morti! Le fosse somigliavano a buche irregolari, i fiori, trascurati, appassivano, le male erbe invadevano dappertutto; c'era un non
una sera, se ne avvalse
per attaccare, come sem-
pre, in pieno Consiglio Comunale, il mal governo del signor sindaco. Allora il cavaliere Rambò, as-
—_
P
Una notte — era un gran buio — il nemico venne all'assalto, ma fu respinto e lasciò parecchi dei suoi sul terreno, Uno ve. n’era, caduto lì a dieci
A.LURASOHI
PIÙ
mava:
— Sta per piovere; lasciate che lo sepelliscal — al cielo e al cadavere e mostrando una vanga. Non attese. Deciso dritto franco uscì scavalcò i reticolati cercò il luogo adatto e si pose lestamente
all'opera. Ora amici e nemici, deposte le armi, în piedi
sulle trincee, ammirati, stupiti osservavano; un si-
lenzio immane incombeva su quegli uomini. Tutti gli animi
in mezzo
erano
Lifonsi
presi dallo
tacito, impa:
spettacolo nuovo. Là le, senzaTvolgere
lo sguardo preparava la fossa.
ci
E come vi ebbe composto îl cadavere e lo ebbe
militare al nemico morto sul terreno dell'onore. Così andò che Lifonsi becchino, filosofo e uomo
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puntavano invisibili su lui, ma non si mosse; sentì
che tutti gli occhi dalla sua trincea erano fissi su mico, si sporse da un posto avanzato e lo prese di mira. Egli rimase immobile come se fosse inchiodato a quel punto. Furono pochi secondi: un'elui, ma non si volse a guardare. Un uomo, un ne-
c'era verso di poter uscire per toglietlo di là; la linea nemica era a poche diecine di metri. Il mi-
Quel morto cominciò a recare non poco fastidio per il lezzo che veniva vie più emanando e non
avorio; bonzoline, panni, steodhe, ece., eso.
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legato sulla canna di un fucile si agitò per qual-
che tempo sopra la trincea italiana e un uomo subito dopo apparve, spuntando fino a mezzo il busto: Lilona: ira un po' pallido, ma tranquillo. Un gran silenzio sì fece. Il tuono brontolava sulle cime già coperte. Egli sentì che i fucili delle vedette austriache si
passi dalla trincea, proprio presso il reticolato.
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Lifonsi udiva i camerati sacramentare in tutti î dialetti. Una sera, verso il tramonto, il temporale si addensò sulla montagna. Allora un fazzoletto rosso
ricoperto, avendo calcata la terra, si levò diritto nella persona, si irrigidì sull’attenti e rese il saluto
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sole e il fetore era insopportabile.
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tomba sotto il portico, al riparo dall'acqua.
orrendamente sotto il
tombe.
prime linee.
eredi non concedevano nè pure il conforto di una
185 sero corpo si decomponeva
sinistro in quella luce livida. Lifonsi parlò; parlò forte e la sua voce non tre-
quel camposanto, che accorava. Tutto cadeva in rovina. I salici piegavano melanconicamente sulle
bellissimo discorso in difesa del suo partito, Mentre taliì cose succedevano in patria, il bersagliere Lifonsi faceva bravamente il suo dovere nelle
to a cinquant'anni gonfio di danaro, al quale gli
si
so che di triste, di desolato, di abbandonato în
sessore: edile, levatosi a rispondere, pronunziò un
Lo trovai un giorno intento a scavare nel recinto comune e mi spiegò che era per il Balbi. Era costui un emerito strozzino, sordidamente tirato, mor:
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