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112 settimana della GUGrTA d'Italia.
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1l viaggio nell'Estremo Oriente, - La morte
di Alessandro IIL — IL I primi anni del
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regno di. Nicola, - Il matrimonio dell’impe-
tatore, - Nuove inflnenze. —
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REGNO.
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delle più grandi fabbri che d’automobili è an che una delle principali ‘officine metallurgiche e meccaniche d'Europa. W | IR Serpavatio
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Rasputin sulla famiglia imperiale, — TE. Le pratiche religiose di Rasputin. -Qualche s vittima. - Mitia Koliaba. - Un rapporto delPOcrana, — X. Rasputin ed Eliodoro, XL Un ricevimento in casa di Raspntin.
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XII Le forze occulte. — XIIT. La gnerra e
l'influenza tedesca alla Corte di Russia. — XIV. I tradimenti. — XV. Gli attentati. L'assassinio
di Rasputin.
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sizioni dei testimoni. — \XVIL Le esequie di Raspntin. - L'incinerazione del cadavere, — XVII. La rivoluzione,
migliaio,
QUATTRO
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ITALIANA] ||
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I. L’avvenimento al trono di Alessandro LIT
La sua politica, -La famiglia imperiale n Gatcina, - L'infanzia di Nicola IL I suoi precettori. — IL La gioventù di Niocla IL
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rieducazione dei mutilati a Gorla.—La dimostrazione po-
polare davanti al Palazzo Reale a Milino. — La festa de.
gli automobilisti della III armata (2 inc.), — Gli eserciti tedeschi in Francia sulla via della ritirata (10 inc.)—Un © nuovo mirabile raid
déi nostri aviatori (2 inc.) — La vit
toriosa controffensiva degli Alleati in Francia (4 inc.) — Uomini e cose del giorno (4 inc.). — Veli da zanzariora a cappuccio per i combattenti (2 inc.) —
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Tgsro: Intermezti, del Nobiluomo Vidal. — Dal fronte:
L'ENTERASEPTIEON non è una soitalza purtativa, ma un prodotto dilinfattanto di zione attomatica, un vero e proprio ricostituonto dell'intestino, s cul ridona ogal vigoria di arri aleuna tendenza a quelle irritazioni che, a scadenza pio mona luriga, ‘uso dei purganti. UNA STITIOHEZZA nocidentale può essere guarita da stitichezza eronica, 0, come si suol dire abituale, non ne prova afcuu bnhe= purgante vuota l'intestino, senza migliorare Je condizioni della stasi addontinalo, -ABEPTIKON invaso esercita un'azione tonificante sui muscoli Tcl di tuttoiltratto. tinale dal cardio fino allo sfintere anale, o non costituiste un ‘farinsco di occusicue, una vera cura, che rende normale il funzionamento dell'intestino op) onendoni lono di qualsiasi ingorgo, sin esso naturale, sia emorroidario. L' El arisoo perfettamente le g'astro-enteriti, le antotntomsionzioni, le collohe, l'ente» Qoolite-mueomembranosa, la stitiohezza, îl ontarro intestinale e 10 emorroidi nl loro sizio, — LIRE 4.28,1a Scatola cop sopzione dottagliatissimi e 2819 sostole; RISO ATTIVI o. TODO
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Milano; agli stabilimenti Romeo (4 ine,), — Il Lord Mayor a Torino visita gli stabilimenti della « Fiat» (2 ine.),
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Quindi 761 nulla ritornar dosso,0Gurdî, al mio divfn desio;
per Eiranica sotto la
irezione del signor Nicolò | Liùtorra, il mar, l’ocemno cho iti, « L'otorno dati dello cone è mio, Ma incontro d'on total ridur
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otrei La mia grund'opra informe polverto, Ricorda che, no in te Jo ben stillai,
In Tuco pie delde) Voro mal: inuce la npoglià Da 2a roggia. nilo
Tuanzi « me nessun, nessun s'orgoglia verminoso semo,
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Non sì muovo alcunché, a'40 nono voglia! |. Carlo Galeno Costi.
_—_———_——_t Spiegarione dei Giuochi del N. 35.
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BIANCO, (5 PEZZI). l ‘Bianco, 00) tratto, dà so. mm. in tre mosse,
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LR TAVOLE DELLA LEGGE LÀ DEGGE DELLE TAVOLE ChrrroGrAzIA MwaonIcA DAnrEScA.
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ef go oh BIANCO, (10 Pezzi). 11 Bianoo, col tratto, dà so. m. in due mosso.
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emissione dell'apparecchio urinario, a cominciare dai calicetti renali e dal bacinetto (pieliti) sino all’uretra (ure-
triti) passando per gli uretri e per la vescica
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La visita del Re a Milano - 31 agosto. —
ENSTEIRANEZZII. Si parla
di nervi. -La Spagna
Parliamo
di nervi.
e la pace
A noi, latini,
porzioni, i nervi d'acciaio futura.
l'opinione del
mondo ha negato da un pezzo la saldezza dei nerv Noi, si sa; abbiamo
dei nervetti teneri, che si spez-
zano alla prima strappata. Invece i tedeschi hanno i nervi di acciaio, aspri e ronzanti, nervi da farne corde per gli archi, durissimi e potentissimi. Tutto
questo è stato detto per la prima volta chi sa quando
e chi sa da chi: forse da un professore di Jena, o
forse anche da uno di quei latini severi e indignati, che la sanno lunga în tedesco, e sputano in italiano e in francese entro la insipida scodella domestica.
In breve la teoria dei nervi fragili e dei nervi rouna di quelle verità massiccie, che non si debbono neppure discutere, pena la scomunica. Molti anni dopo questa scoperta, i cieli si sono popolati d’aeroplani, e, più tardi ancora, gli aerobusti ha fatto fortuna, ed è divenuta
plani tedeschi o tedescanti hanno iniziato un siste-
matico tiro di bombe sulle città tranquille delle retrovie. Che dovevano fare i nervi italiani ? Se avessero
avuto un soldino di rispetto per la scienza germanica, avrebbero compreso che il loro primo dovere era quello di ingarbugliarsi disperatamente, e poi di tremolare, pallida matassa di fili gelatinosi. Invece no ;qualche strido di donne e di ra, prime, qualche maledizione agli assassini davanti a qualche povera bara; ma poi rassegnazione, fermezza, e una dignità meravigliose. Chi sì è trovato in città
bombardate
dal
cielo, in qualche
La dimostrazione
limpida
più. Ministri, generali, vocare che
visto, il giorno dopo, la gente ripren-
dere con mestizia ma con fierezza le solite abitudini. In una città, suonato l'allarme, tagliata la luce, la folla raccolta al teatro, intonò al buio gli inni
nazionali; in un’altra città, una conferenza non fu
neppure interrotta dalle sirene che urlayano, annunziando gli aeroplani nemici. Nei ricoveri siodono frequenti motti giocondi, e assai pochi sospiri; e, se mai, durante le incursioni, c'è nel popolo nostro più fretta di uscire dalle cantine per andare a vedere i bagliori del cielo, che furia di scappare a intanarsi sotto poderose vòlte protettrici. Insomma, messi a questa prova, i nervicini italici si son mostrati elastici e resistenti. Invece, i nervi d'acciaio dei tedeschi non hanno riconfermata la loro buona riputazione. Quando sulle
città dell’Austria e della Germania, gli aeropla: latini hanno compiuto qualche giusta rappresaglia, i giornali nemici espressero in termini non dubbii l'ansia e lo sgomento popolari. Sappiamo di con sigli comunali che si sono radunati per dare una voce autorevole alla paura pubblica: abbiamo letto di suppliche rivolte al Gran Quartiere Generale tedesco, perchè con le escursioni dei Gotha'non prosse le incursioni delle ali latine.
Il popolo che
ha inventato il terrore in guerra, e ha giubilato nel sentire che, dopo il passaggio aereo degli austrotedeschi, rimanevano dei morti per le nostre vie, quando ha provato, alla sua volta, il gusto dei bombardamenti
dal
cielo, ha mostrato
di esser capace
di sopportare con cuore fermo il dolore degli altri, ma di non saperreggere all'urto del proprio dolore. Adesso poi, mentre gli alleati in Francia riducono il dio Hindenburg ad umane troppo umane, pro-
zz
BANCATTAI
si. screditano ancora di
scrittori non fanno che in-
il panico cessi, che Berlino non tremi
troppo, che Vienna non s'afflosci scorata, che Buda-
Pest non s'avvilisca. I nervi tedeschi sono giunti a
proporre a sè stessi l'esempio dei nervi francesi; e potevano anche parlare dei nervi italiani, che Caporetto non lacerò, anzi più gagliardamente tese, come s'è visto in giugno. Intanto i bollettini Hindenburg sono pieni di delicatezze materne per i popoli degli imperi centrali; e fanno ingoiar loro le varie e vaste e amarissime sconfitte, in piccole dolci pillole inargentate. Poveri, buoni, solleciti bo!
lettini tedeschi! Non parlano che di attacchi nemici infranti; e, viceversa, a ogni assalto brillantemente
respinto corrisponde sempre un salto indietro e un fiume rivalicato in fretta e una dozzina di villaggi
perduti, e qualche città evacuata per forza. Bugie così sciocche e tortuose e impacciate, che comin-
ciano spargendo l'incenso della vittoria, e finiscono schizzando di nascosto un piccolo pugno di sconfitta, bugie
di questa
tanto pietose, non
specie,
tanto
impudenti e
si raccontano che ai ragazzi im-
la Germania
Reale.
era forte, la Spagna aveva
studiato
un magnifico itinerario; girava al largo tutta l'Eu-
ropa in fiamme, si presentava a Berlino e andava ficio della pace. Adesso, mentre la Germania pencola un poco, sarebbe anche disposta a percorrere un altro cammino, purchè asciutto e piano, senza chiazze di sangue e senza buche di granate. Tutto questo mi fa pensare a un particolare di dietro la Germania a portare la sua pietra all’edi-
vita spagnuola. Non so se oggi gli usi siano mutati
ma dieci anni or sono quando un povero figlio di Adamo voleva spedire un telegramma dalla Spagna, doveva chiedere a questa operazione che presuppone una certa premura, un grazioso e cospicuo periodo di tempo, una notevole quantità di passi e una serie di ingegnose operazioni. Era necessario, anzi tutto, passare da un tabac-
caio, e versare una peseta. In cambio di quella peseta, il cavalleresco venditore di picaduras e di habanas affidava alle nostre mani un pape/ sul quale era generosamente concesso di vergare il te-
legramma. Con quel biglietto in mano si andava al telegrafo, passando attraverso
le vie soleggiate, go-
becilliti dalla paura. Gli uomini seri, savi, forti chia-
dendo
vincono. Così abbiamo fatto noi, così ha fatto la Francia. Ma l’anima dei nostri nemici è baldanzosa
grande edificio del telegrafo
e si otteneva da un
egregio impiegato
di attenzione
mano
male il male, e lo accettano, lo soffrono, lo
e prepotente solo quando
le cose vanno bene; la
sventura, invece, non è cibo che quelli stomachi frigidi possano digerire.
Accontentiamoci, dunque, dei nervi latini che la Provvidenza ci ha dato. Essi sono di buona tem-
pera.
*
notte di luna, non ha assistito a spettacoli di. folle
paura: e ha
popolare davanti al Palazzo
La Spagna è gentilmente disposta ad assidersi al gran tavolo verde, attorno al quale una volta o l’altra
nome
si discuteranno
le condizioni
della pace.
In
di chi e di che cosa? Per bacco, in nome
del vestitino nuovo che con grande cura avrà con-
servato nella canfora
fino a quel giorno. Pensate:
presenteranno
ansanti
a quel formidabile convegno che dovrà onestamente riassestare l'Europa, tutti i popoli belligeranti si ancora
di fatica, col volto
fortemente segnato
dal
dolore e dalla volontà, con
cheranno
allora un
viso riposato,
Ed ecco
che si presenterà la Spagna, netta, sti-
le vesti strinate dai fuochi, scolorite dalle acque, lacerate, impolverate. Gli occhi degli uomini cerun aspetto
ama-
bile, qualche cosa di lucido, di soffice, di morbido. rata, disinvolta,
tasia,
gote rase, baffi arricciati, gilet fan-
calzini di seta, scarpe di copale.
Nessun
dubbio, caramba!
che sarà
accolta
con
entusiasmo. Questo è il pensiero di tutti gli spa-
gnuoli che bevono l’azucari/lo parlando di politica con pittoresca
abbondanza.
Questo era forse sino
lo spettacolo
delle belle 727725
dalle ciglia
lunghe e dagli occhi brucianti. Si penetrava nel un attimo
profu-
mata di sigaretta, e un timbro energico sul papel
Poi una sedia e un tavolo ci invitavano a più letterarie fatiche. Si scriveva il testo del dispaccio, allenati alla pazienza e alla calma, quindi ben
disposti alla scelta delicata e precisa delle parole. Compiuta la scrittura si disturbava un altro impîegato, che, circonfuso da nuvole di fumo grigiolino,
contava le parole e scriveva sul pape/ il numero
preciso di pesetas e di reales e di certavos — stavo
per dire, romanticamente, di maravedis — che l’amministrazione spagnuola delle Poste e telegrafi reclamava per assumersi il fastidio di far partire il telegramma. Allora, col pape/ in mano, si abbandonava l’ufficio, si tornava a rivedere il sole, ad ammirare
le
ninas; sì dirigevano passi tranquilli verso la bottega del tabaccaio visitata poco prima. Il tabaccaio, con un bellissimo gesto da 4id4/go, vi restituiva la
peseta depositata prima per ottenere il papel; evi vendeva una
raccoltina
di francobolli
di vario co-
lore, per un prezzo eguale a quello segnato accanto
al vostro dispaccio, dal fumante impiegato. Ecco, ora, un’altra igienica passeggiata da fare. Si tornava placidamente al telegrafo. Qui si baciavano affettuosamente, uno dopo l’altro, quei variopinti francobolli, in modo da inumidirli alle spalle, e si incollavano sul tanto travagliato pape/. Non bastava; so-
pra ogni francobollo incollato si scriveva il nostro
pensiero della Germania;
nome; poi si faceva la‘ gradita conoscenza di un altro impiegato, che accettava finalmente il tele-
modo, non pare che sia il parere dell'Intesa. I gior-
beri di correre all'albergo, a ristorarvi di tante fatiche, con un buon sonno.
all’altro giorno, anche il
ora non sî sa più, dopo il sequestro delle navi te. desche nei porti di Spagna. Ma questo, in ogni
gramma. Da quel punto eravate padroni di voi, li-
battuti. In altre parole per andare a
Ebbene, ho l'impressione che la Spagna voglia recarsi alla discussione della pace attraverso zig-zag simili a quelli che percorrevano, e forse percorrono
imperi centrali saranno ben battuti bisogna prendere la strada diritta: quella che passa attraverso
si telegrafa con maggiore semplicità. Non si fanno ghirigori. Si paga (di persona) e non occorre altro.
nali inglesi hanno subito parlato chiaro:
i neutri non
si illudano; discuteranno la pace soltanto i popoli
che si sono
quel famoso congresso che si adunerà quando gli il campo di battaglia. La Spagna da un pezzo studia — e ha avuto tanto agio di farlo — le vie più lunghe, i nastri stradali più avviluppati. Quando
ancora, i suoi cittadini che telegrafano. Ma, da noi,
La linea retta è la più corta.
Nobiluomo
BANCA _DII A:DI SCONTO FIN
Vidal.
L'ILLUSTRAZIONE
ITALIANA
È uscito il 6° numero della Rassegna mensile internazionale: Prezzo del numero
centesimi 60; abbonamento
dal 1.° luglio al 31 dicembre:
D'AEGERONTE: Lo scaccino, quando s'inizia la prima messa, se ne va trascinando un piede per la chiesa, da altare ad altare, qua aggiusta i fiori, là raddrizza una can-
dela, spolvera il Ciborio, soffia sulle tovaglie, guard: nelle pile dell'acqua santa, s’inginocchia, si soffia il
naso con un fazzoletto rosso, attira l'attenzione delle assidue oranti facendo sonare il mazzo delle chiavi,
squadra: sospettoso i visi novi, dà una mano a sonar
le campane, e considerando la chiesa come una cosa
tutta sua
ama
mostrarvi
la sua importanza.
tutta
191
I LIBRI TRE
(DUBSBEl
LIRE.
DEL
GIORNO
— Fratelli Treves, editori.
MEP;
Baroni ha promesso, venir per l'onde un autoscafo a ritorlo, docile e pronto come il cigno di Loheng Si discende a una qualunque osteria, e dalla cucina
alla cronaca.
conoscenza. Attraversando seco lui Venezia, da ogni
trovano tutte, sublimate allo stato di cronica fre-
parola rapida rassicuratrice. di quegli uomini che in una qualche epoca della
treni per Milano sono le colonne di foco della giornata di Lello. Tutta la guerra non avrebbe senso se il paese — e per il paese i giornali di Lello, che sono il Secolo, il Messaggero e il Giornale del mattino, — non fossero messi al corrente
la faccia
lucente del cuoco lo saluta
per
vecchia
parte gente gli si fa incontro. Egli ha per tutti una
loro vita vagante debbono avere reso qualche oscuro
Con altrettanta dimestichezza Enrico Maria Baroni, corrispon-
presente di riconoscere il suo futuro, eccoli dannati
*
Le capaci
nesia,
più cinematiche del giornalismo si in Lello Garinei, quirite. Le partenze dei
giorno per giorno di quello che
dente dal fronte per il Gazzet-
tino di Venezia, muovesi per
al fronte è successo. Ce mancherebbe antro che l'Ingeggne-
ogni volta che ce ne .tornerà a
po! pensa Lello, col sangue agli occhi, appena indovina che
tutte le vie della guerra. Quando questa. guerra. sarà finita,
mente e
re nun l'avesse da sapé in tem-
qualche immagine vaga
paurosa
interverrà
istantaneamente
per
il ricordo
noi
di
Baroni a rifamigliarizzarcela,a farci risovvenire quanto in fondo, vista insiemea lui, la guerra divenisse un affar semplice, accostevole, alla mano.
n
qualche ostacolo si frammette all'invio
Ù
Fatiche e glorie, fatti e misfatti
da rovesciare
sulla lavagna: /o Baroni con
fianco, spirito accurato e mode-
ore, ilcompagno di
Rino Alessi, che
sogno
grandi e presso icomandi pic-
colì, alle sezioni sanitarie, ai tribunali militari, Rimanendo
strangolato dalla fretta!
che il momento richiede di es-
arrivar primi.
sere: profugo coi profughi, giac-
La
castello
Le automobili pronte per la
in mezzo
è vissuto molto a Venezia, roma-
arditi,
carabiniere
coi
Ma un sospetto
ga che ha un cuore tanto fatto,
e che aveva sinceramente pian-
monte ha un cugino comandan-
to la morte del magnifico avia-
te. Per Baroni la guerra rimane
tore romagnolo. Ma il démone si agi al sentimento, e în casi come questi essa fa di un leone una jena.
quindi un’ordinaria faccenda di
della «concorrenza » lascia scar-
famiglia: e ci sta dentro, ope-
roso, servizievole e crudele, co-
me fosse veterano di tutte le guerre combattute da Giulio Ce-
Ciononostante ci son due Lelli da considerare: un Lello
sare în poî. A sentirlo raccontare pare sempre che riferisca i casi e le
quando il treno sta per partire
— coi capelli irti sul capo, con
chiacchiere del mercato. Tutto gli fa brodo. Ferma le barell
gli occhi vitrei sfagiolati, che
geme, che urla; ‘e un Lello
per farsi raccontare dai feriti
quando il treno
disparte i piantonie: « come ha passato la notte Sua Eccellen-
dicale natura romanesca, d’uo-
za?» Non v'è cipiglio scuro di colonnello, nei momenti più foschi, che lo possa disarmare.
ino che lascia scorrere l'acqua sotto
della Terza Armata,
LA
FESTA
È
i
grandissima busta di pelle sotto il braccio piena di
qualche cosa bi-
sogna pure raccontargli. Qualunque cosa gli abbiano poi raccontato egli entra nella persuasione di sapere tutto quello che occorreva sapere.
Una volta per esempio ci seppe riferire che a Raccogliano sì trovavano quattro galline. Queste notizie egli poi le regala con un viso chiusoe misterioso, parlando basso, perchè facciano più impressione.
Fatto sta che quando unò va in giro con
Baroni trova da per tutto segni della sua larga in-
fluenza. Si giunge in riva al mare, ed ecco, come
CS
DEGLI
sfilano
davanti al Duca
AUTOMOBILISTI
DELLA
servizio a Mefistofele: il quale poi per compenso del mondo senza mai titubanze.
Per
questo rimane
sempre una punta di crudeltà in fondo a quel loro fare tanto servizievole, rimane sempre un'insanabile
indifferenza in fondo a quel loro interessamento così ugualmente vive.
distribuito
per tutto quello che
Legati al presente, eccoli insolenti col passato
e col futuro.
E siccome la guerra
nella storia sta
a rappresentare la grande passione del passato che momentaneamente non trova modo attraverso il
si
ricorda
allora imomenti belli dî rinei. La fisionomia gli si ridi
ArMaTA.
rilasciò loro la ricetta di non invecchiare, di non soffrire, di non stupirsi più di nulla, e di servirsi
che
mai la pena di prendersi le cose troppo a cuore. Vengono
d'Aosta.
III
i ponti,
quanti secoli ci son voluti-a-fare Roma e ne deduce che non val
Le automobili, gli autocarri, i sidecar, le motociclette
gallette e d’opuscoli militari, con quelle mani adorne di anelli e altro vario ottoname:
è partito, che
per qualche mezz'ora può finalmente indulgere alla sua ra-
come vanno le azioni. Piglia in
ha molto sofferto, con quella
lo
mano non occorre che aggiun-
ad un'in-
finità di generali, e sopra ogni
Mette la mano alla visiera del berretto e vi si presenta con voce modestamente autorevole « Baroni, del Gazzettiro ». Non sipuò rimandarlo via, con quella faccia color cenere d'uomo che
atroce
tanagliava; che non giunges
lo trova sempre:
di «tu»
al cervello l’idea fis-
prima sul posto il Corriere della sera, in persona di Civinini. Quando dico che Lello è ri
in ciò lo guida un istinto formi
dabile. Dà
gli austriaci
nostre linee.
am:
ricano del sud cogli americani del nord. Un punto qualunque di solidarietà
che
sa di correre a prendere sul Montello il corpo del maggiore Baracca precipitato fuori delle
r
cogl
.carabi
eritreo cogli eritrei,
notte
ripassarono il Piave, Lello non potè dormire, Gli s'era acc
rivista.
gnolo coi romagnoli giacchè è nieri,
Egli
e che în ogni modo bisogna
di Polcenigo in quel di Sacile, veneziano coi veneziani giacchè ardito
bi-
con
ha stabilito che da che mondo è mondo «la concorrenza c'è»
sempre uguale a sè stesso, egli al tempo stesso è tutto quello
vissuto in Romagna,
ha invece
di far tutte le c
n
lavoro
suo comodo e dietro conferma, la mo’ che avremmo ritrova il nostro Lello sotto un tavolo,
che aderenza, presso i comandi-
mano coi romani,
ai piedi dell In-
gegnere, Se non gli vivesse
mezzi propri vado a.... per as-
nato e
corrispon-
della guerra, altro non sanno parergli che un dono magnifico
sumere informazioni per tutti i colleghi. Baroni può andare dovunque a colpo sicuro, giacchè dovunque egli conta qual
il suo
sua
naturalmente, l'ingegner Pontremoli, direttore del Secolo.
Certe mattine arrivando al nostro ufficio troviamo scritto
chè ha lasciato
della
. denza, delle sue fotografie, del suo telegramma: l'ingegnere è,
stende, torna ad essere animale 7 domestico, trova bei motti, dimentica un momento le sue ombre nere che sono due:
il prete («guerra a ortranza!»), e il Corriere della sera. Allora
io posso
sull’ombelico
del
collocarlo idealmente fra il
Campidoglio e l’Aracoeli e mi compiaccio di ric noscere in lui la grande e vera impronta municipale. (Pensa un po’, Lello, come Roma sta giacendo mondo,
da
tanti
secoli,
senza
scossa. Cerca di ritrovare, se possibile, un po' di calma anche t
Ma a Lello le orecchie spuntano aguzze sotto a quei suoi capelli d’un biondo bruciato... che qualche «notizia », inavvertitamente, non solchi l'aria placata. Antonio BALDINI.
CREMA E CIPRIAperHEGINA BERTELLI
L'ILLUSTRAZIONE
GLI ESERCITI Dal15 luglio, epoca dela
TEDESCHI
IN
FRANCIA
ITALIANA
SULLA
VIA
DELLA
RITIRATA. mata nel 1916, quandoi
l’inizio della offensiva de-
gli alleati,
tedeschi vollero risolutamente trattenereifranco-
data il movi-.
inglesi, e portare le loro
mento travolgente impo-'
sto ai toichi dal gene-
masse contro
I tedeschi, nella grande
all'avanzata di fronte alla
offensiva del marzo, ave-
linea di Hindenburg, gl’in-
vano di nuovo varcate la Somme
e la Marna,
la Russia.
Contemporaneamente
ralissimo Foch.
glesi il 31 agosto-1.° set-
mi-
tembre avanzavano
in
;eriamente
Fiandra verso Estaires, ri-
inglesi, con gli america-
ina di Kemmel, distrug-
1 franco-
ni, seppero
opporre
rendendo
gendo l’ultima speranza
tale
resistenza, che 1 tedeschi dovettero adattarsi all’in-
tedesca
di arrivare
alle
città costiere della Mani-
dietreggiamento. Da principi CONAA pie Taglio, a
ca. Lo stesso giorno1.° set-
tembre gli inglesi spinge-
vansi fin sotto Lens; e il 2 intaccavano profondamente il tratto della linea di Hindenburg, denomi-
ritirata s’effettuò da sud a nord fra Soissons e Reims, cioè dalla Marna alla Ves-
le, quivi arrestandos gli inglesi riconq no buona
anche la col-
nato la « linea di Wotan » da Queant
parte del te
mentre
a
Drocourt,
i franchi
varca-
vano la Somme a nord di
ritorio Leluto in prima-
Nesle, puntando su Ham.
Un comunicato da Pa-
rigi 2, diceva: « Nell’offen-
siva dal15 luglio al31 ago-
sto gli eserciti alleati hanno catturato 128302 priri, fra cui 2674 ufli, 2069 cannoni, 1734
poco dopo precipitò rapidamente la seconda linea - Bapaume, Combles, Péronne, Nesle, e, da ultimo Noyon, e la lotta ven
lanciafiamme,
derevole quantità di mu-
È
detta di Hindenburg, for-
e
e:
nizioni, provvigioni ema-
abba
teriali
Il monte
GOMME
PIENE
S.P.I.G.A. per
Autocarri
‘LE PIÙ ELASTICHE - LE PIÙ ROBUSTE Fabbricate a MONCALIERI (Torino)
dalla Societ% Piemontese Intustria Comma ce Affici
R. POLA
13783. mi-
tragliatrici ed unarconsi-
soa avea Lina
« C.
di ogni specie.»
Kemmel.
GENTE DELL'ALTRO MONDO Gli Americani più interessanti d’oggi
FERDINANDO
D’AMORA
QUATTRO LIRE. aai Fratelli Treves, editori, in Milano,
L'ILLUSTRAZIONE
GLI
ESERCITI
TEDESCHI
IN
FRANCIA
ITALIANA
SULLA
193
VIA
DELLA
RITIRATA.
La piazza del Mercato di Noyon com'era prima della guerra.
La stessa piazza al 26 marzo di quest'anno.
Il villaggio di Saint-Maur; soldati italiani riparano la strada.
Strada principale e chiesa di Ressons-sur-Matz.
UsN=
sN UOVO
ERYAFBIRIRESTREA (Laboratorio fotografico
Questa fotografia fu presa da un'altezza di 400 metri. (Veggansi le bombe che cadono in direzione dei binarii). GLI
IMPIANTI
FERROVIARI
| DI
FRANZENSFESTE
BO
DIE
NOSTRI
AVVIATO RI,
driglia Aeroplani),
ao
Veggansi in alto le bombe che cadono, e più abbasso gli scoppi e gli incendi determinati dal bombardamento. LI
MATTINA
DEL
31
AGOSTO
DAI
>. NOSTRI
3V SVA.
ai
LA
VITTORIOSA
D (/2] i Pi <
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CONTROFFENSIVA
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v[ou 1sofSut ouoIINEqUIOI
Ipesoign 9YP 1S03 1$9z200s Fopipiog addna ossvutiy 9] vIsaui “198
[j ut
odop 1p vipuo] IK0}eIsINDUO o18Sema tp pd) 2YD ‘oquauzeq afep addnu) un cidse auudA
L'ILLUSTRAZIONE
UOMINI
E
ITALIANA
COSE
DEL
GIORNO.
IM
Hindenburg e Ludendorff nella storica piazza del Mercato a Bruxelles. VELI
DA
ZANZARIERA
A
UNI
IL
(Mu
i
Si
ALZI
LR
Ai
Le gare di foot-ball dei nostri soldati.
CAPPUCCIO
ALLE DONNE
PER
COMBATTENTI.
D'ITALIA.
I veli a cappuccio come si fanno attualmente sono una vera benedizione per i combattenti nelle zone del Piave infestate dalle mosche
e dalle
zanzare.
Furono suggeriti fin dallo scorso anno da un valo-
roso ufficiale che ne fece prova sull’Isonzo. Giudi-
cati dapprima inefficaci, guardati con indifferenza e quasi derisi, sono ora desiderati, invocati dai combattenti a cui zanzare e mosche, pestifere e moleste, non lasciano tregua. nè riposo. Donne d' Italia, salvate i nostri soldati da questo
tormento
che ne prostra le forze e avrete compiuto
un’opera buona toria.
Un
e concorso efficacemente alla vit-
velo costa meno
di tre lire.
Gli
Uffici
Doni e Propaganda di Torino, Corso Vinzaglio, 6, di Milano, Via Brera, 12, di Bologna, Via Mazzini, 46, di Roma, Palazzo Doria, ecc., vi daranno tutte le istruzioni per sapere come e dove acquistare il tulle
da zanzariera per i veli, oppure i veli già pronti, fatti a cappuccio.
Donne d'Italia, rinunciate
a un velo del vostro
Il Re
Ho
cappellino o delle vostre gonne e mandate per mezzo degli Uffici Donî un velo ai combattenti. Sarete benedette. La stagione incalza. Fate presto.
alla guerra.
—
letto un libro
dei
tempi: // Re alla guerra; di Bruno Astori e Pirro Rost (Firenze, Bemporad).
Esso
mi ha
dato vivo e
schietto piacere. Questa bella celebrazione del Re
nostro, è veramente piena di fervore, di colore, di luce intima e di genuina poesia.
La trama scelta non è di quelle che intessono i
consueti
libri aneddotici;
e la bella vigoria dello
scrivere, il buon uso dell’ argomento, che è pieno
di attraenze, rendono amabile questa lettura e di-
segnano con grande ampiezza di linee questa figura del Principe sabaudo, che vive tra la sua gente ar-
mata come un franco e generoso condottiero.
+ È un libro che non andrà senza incontrare la sua fortuna, e vivere in luce tra le buone opere della
Velo a cappuccio chiuso nella giubba.
“CINZA NO, - VINI SPUMANTI
VERMOUTH
F. CINZANO e C. - TORINO.
Gumo
pa VerONA.
Velo a cappuccio sciolto.
Il più lungo scandalo del secolo XIX (Carolina di Brunswick, Principessa di Galles), di
G. P. CLERICI. Con documenti inediti ed il-
lustrazioni, 2 vol. della “ Biblioteca Amena, — L. 3.50,
L'ILLUSTRAZIONE
LA
VISITA
DEL
Uscendo
RE
A
MILANO:
dalle Officine « Trieste » (motoar:
ITALIANA
AGLI
STABILIMENTI
i e altre macchine
agricole).
ROMEO.
L'ILLUSTRAZIONE LA
VISITA
DEL
RE
A
MILANO:
ITALIANA AGLI
STABILIMENTI
Nelle acciaierie in attesa di una colata.
Il Re, acclamato dagli operai, lascia gli stabilimenti Romeo.
ROMEO.
ILLUSTRAZIONE
LORD
MAYOR
A
TORINO
VISITA
pr, accompagnato
dall'ing. March:
GLI
ITALIANA
STABILIMENTI
visita gli
DELLA
“FIAT”.
stabilimenti della «
ll Lord Mayor, il prilno cittadino di Londra, venuto negli scorsi giorni in Stabilimenti della £izf. Il prosindaco di Torino avv. Depanis gli è stato di ggio di solid: li simpatia della sua grande | SÌ palagi è si monumenti cli cavi ingi Mdfchesi alle officine e alle metropoli, ene ha ri o imonianza di amicizia e di am- | macchine della Fiat ne del, popolo italiano intento all'armi e al lavoro. L'alto magistrato Una sola profonda ammira a riunito le impressioni dell'ospite illustre, ieme alle ispirate e presaghe paconcittadi isuoi ttà, le nostre | che le rievocherà per > nostr valorosi eseri ‘e ha visto i nostri ine, la forza, 2, le 2: ali storica e dell'It: role con cui lo ha sal ing. Marchesi: «Quando sarete tornato nel vodire agli operai inglesi che il battito dei martelli degli ciav pae ro a Torino lo spettacolo insigne delle due città fuse nuova. Ha contemplato anima e în un solo destino: la città regale con le sue nobili e |: operai italiani è l' imore delle vostre officine; dite loro che in Italia lenne, abbracciata in uno sguardo dal Monte dei | siamo tutti convinti che il formidabile ma concorde concerto delle macchine à industriale estesa e palpitante negli | lavoratrici e dei cannoni è il preludio del canto della pace ». Cappuccini, e la nuova titanic
L'ILLUSTRAZIONE
201
ITALIANA
del 1870 e fu più tardi capo della Casa militare del Presidente
della
Repubblica
Carnot, poi
go-
vernatore di Parigi e finalmente generalissimo dell’esercito francese. Nel 1914 riprese il servizio attivo ed ebbe il comando di un gruppo di divisioni territoriali, mentre mare,
i tedeschi
correvano
verso
il
Le sue divisioni molto soffersero moralmente
e fisicamente, ma trizzandole
egli seppe
riordinarle,
coll’esempio, contribuì
e, elet-
ad arrestare la
marea germanica tra Amiens e Béthune. Poi per ragioni di salute dovette
ritirarsi
dal servizio at-
tivo.
I problemi fatali agli Absburgo. — Nell'ultimo
volumetto delle Pagine dell'Ora (Milano, Treves), Pietro Silva esamina due dei più gravi problemi della politica interna dell'Austria, quelli su cui l’In-
tesa, nello scopo di abbattere la monarchia austroungarica, dovrebbe maggiormente tener rivolta la propria attenzione. Il problema dei territorî czeco-
slovacchi e jugo-slavi. Solo, infatti, quando questi
territorì saranno staccati dall'impero, e non solo quando saranno strappate al nemico Trento e Trie-
ste, si potrà considerare l’Austria politicamente e + Morozzo peLLa Rocca Feperico, di Palermo, capitano granatieri, decorato con medaglia d’oro con la seguente motivazione:
«Con truppe miste della Brigata granatieri © di altri corpi, circondato da forze nemiche soverchianti, battuto da poderose e numerose artiglierie avversarie, senza viveri e senza munizioni, contese rabbiosamente ed ostinatamente all'avversario, per più e più giorni, una posizione di capitale importanza, trascinando più volte gli avanzi de’ suoi riparti ad epici contrattacchi alla baionetta. Con perizia, con fulgido coraggio, con sovrumana energia, resistè fino agli estremi, in condizioni disperate, destando l'ammirazione dello stesso avversario. Monte Cengio (Altip.di Asiago) 28 maggio-3 giugno 1916 ».
+ Gumo Monti,
di Pordenone,
tenente
d’arti-
glieria, decorato con medaglia d’oro con la seguente motivazioni
militarmente annullata. Il Silva esamina i due movimenti separatisti nella loro genesi. Quello czeco ha origine nel 1600 con una rivolta, che culmina nella sconfitta degli insorti alla Montagna Bianca, continua anche durante
“ rinunciando all'esonerazione e alla riforma, assunse volontariameute servizio. Nominato ufficiale d'artiglieria, chiese ed ottenne di essere addetto agli osservatorii di
l'accentramento di Giuseppe Il, prende nuovo im-
tusiasmo disagi e pericoli. Più volte sotto l’infuriare del bombardamento nemico che interrompeva le comunicazioni, riuscì col suo personale intervento a ristabilirle e a mantenerle in efficienza. Una volta, sebbene ferito e contuso in
tesche di Praga, e, tentato di soffocare interamente
prima linea, nei qual
‘ammalato, affrontò con en-
iù parti del corpo e con febbre alta, rifiutò di ritirarsi dalzione, nella quale continuò per due giorni. Il terzo giorno,
pulso di correnti idealiste al tempo della rivoluzione francese, si manifesta nelle rivoluzioni quarantot-
dal 1866 fino allo
scoppio della guerra mondiale,
continua a palesarsi sempre, per opera ultimamente di un partito richiedente la restaurazione dell’antico
regno czeco.
visto un reparto di fanteria privo di ufficiali, ne assunse il comando e lo condusse all'assalto di una fortissima posizione, persistendo nella lotta, ‘sebbene gravemente ferito. Castagnevizza, maggio, e Dosso Faiti, 21 agosto 1917 ».
Anche il movimento jugo-slavo si riconnette, in origine, alla rivoluzione francese, ma fu meno de-
jutato, fu uno dei più operosi liberali democratici; facevano capo a lui molte organizzazioni patriottiche e sociali. Invaso ilsuo paese dai tedeschi, venne in Italia e prodigò la sua attività nella propaganda per la guerra e per l'amicizia ©la fiducia f'a le nazioni dell'Intesa. ns — È morto di un colpo l’ex-generalissimo francese Brugére. Nato nel 1841, partecipò alla guerra
tare tutti i partiti jugo-slavi dell'indipendenza comune.
ciso di quello czeco-slovacco, certo a causa delle diversità di lingue, tradizioni e religioni della razza slava. La dichiarazione austriaca di guerra alla Ser-
bia riavvicinò le più opposte tendenze, e fece orien-
NECROLOGIO.
_ A Parigi è morto improvvisamente, il 1.° set-
tembre, il deputato belga Giorgio Lorand, conosciutissimo in Italia, dove visse a lungo da giovine
essendo studente, un trenta anni sono, all'Università esistente
di Bologna, allievo deì collegio fiammingo
daZsecoli. Nel Belgio, dove ben presto fu eletto de-
Il Silva
conclude
prevedendo
slavo, le cui tendenze
l'aspirazione
a fine
attuali sono
guerra
DENTIFRICI
È
ELIXIR, PASTA, POLVERE o SAPONE >”
DICTIN dei
>”
DE
(i
RR.
PP.
SOULAC
sno RIGOROSAMENTE danno ai denti un CANDORE
ANTISETTICI SMAGLIANTE
possiedono
DELIZIOSO
usansi
un
SAPORE
continuamente
SENZA
PERICOLO
non. contengono nè Salolo, nè Saccarina, uè Femolo, L'Elixim è an buon gargarismo eccellente per i fumatori.
Les BENEDICTINS sono ==
DI
ra eu|rx
-prodotti
Francesi
de Soulac
universalmente
adottati
In vendita nelle Primarie Profumerie e Farmacie
= Elixir. dentitrioio.
Pasta e Sapone dentifricio.
|
Pasta e Sapone dentifricio. re dat
— Piva danttricl. ra a
la
identiche alle
nostre, eTche”culminano nel principio nazionalista, della libertà rispettiva di ogni popolo. (Il Messaggero della Domenica).
[ele lec lc|ele e clelc;o [e cleic
ì
verso
formazione di due Stati liberi, czeco-slovacco e jugo-
n
202
L'ILLUSTRAZIONE
PLENILUNIO — Bada fai male.
DI SETTEMBRE
coi pettini, fai adagio, stai attenta, mi
— Sì, sì, sto attenta. Vi metto tutta l'attenzione;
ma' non è possibile, sono un solo intrico, paiono i cordami delle vele dopo una tempesta. —
Sono
come
i desiderii
e i pensieri;
ciano in un punto per riprendersi e riunirsi più lontano.
ITALIANA
IN CORNOVAGLIA,
novetta pi RAFFAELE
sole batte di sbieco ma basta per asciugarli e per dorarli come l'uva che va maturando... — E passava i capelli tra le dita molli e poi la accarezzava
pianamente sulla gola e sulle spalle per il gioco di veder fiorire di rossori improvvisi e di brividi il candore paffuto della pelle. Ella non piangeva come
d'uso, non
sospirava.
S'era
dimenticata
il
gran male, e Brandina che l'aveva vissuto di riflesso
— Sapete che il settembre fa bene ai capelli e li fa più biondi? metà sono di un oro pallido di
dolcezza
hanno assunto una morbidezza molle che li fa pie
mento venuto meno come un vento in bonaccia.
moneta, metà
d’un oro
più fulvo da reliquario, e
ghevoli a tutte le carezze.
—
Alle carezze? non conoscono che il peso della
corona. — Gran peso! gran peso, Regina! ma se li veanche
le dita
da lontano
così disciolti, se lì filasse
credo che ne morirebbe.
Brandina?
Chi? se non il Re? Mi sono
‘a questa mane non so bene se rinata o dissepolta. C'è nel mio
capo un vasto
ronzìo di mille
i e mi sento leggera e chiara come
una bam-
bina. Qualcosa manca alla mia vita, Cosa? Cosa? Brandina ? Tu che mi conosci, tu che tu che mi sei più d’una camerista una sorella; mi capisci?
Nessuno mi ha mai capi
— Uno sì. Uno sì. Voi
sapete chi, senza che io
vate il suo nome sempre desiderio nel nominarl
sulle labbra, morivate di ile che siate così
lo nomini.
Solo
l’altro ieri, solo l’altra
notte ave-
bene guarita. In virtù di che farmaco, Regina ? —
Non
sol! non
buio più incerto
so!, non so bene. Brancolo nel della conoscenza,
a tastoni, e mi
prgo di non essere più io. Mi par di rasentare — O la saggezza? A chi pensate? follia...
—
A chi se non al Re? e Marco ?
è andato ? dov'è andato?
rucciato
iccial a caccia! Non l'ho mai visto core violento come in quest’alba: scudisciava
cani, cavalli, falconieri, ‘canattieri:
di paura —
come foglie.
Perchè
tutti
tremavano
è così aspro e violento, da un po’?
— Non è da un po’, è
sempre, da un anno
almeno; da quando venimmo dall’Irlanda con la nave.
i scarlatto sul cassero, conporgeva da bere. testo sogno confuso. Lavamii capelli con un po’ d’acqua nanfa. — È meglio se vi sedete presso il davanzale. Il
giorno e notte era quasi impaurita di indifferente
sopravvenuta
quella blanda
al delirio, pur
conoscendo la magìa per la quale era a un moGli occhi eran meno cerchiati, il pallore moriva
in un roseo più caldo. — Non piangete più, Regina! non piangete più ! — Piangevo dentro di me! mi struggevo da sola non so bene per cosa, per chi. È come quando uno cade da cavallo e si ritrova tramortito nel polv: rone di una strada ignota e gli par di ridesta dopo un sonno di anni! — Ricordate ? ricordate il tormento dei giorni scorsi, delle notti scorse quando mi dicevate: «Bran-
dina, tienimi alle
caviglie o mi
getto giù », È vero?
— Dolce cosa dimenticare ! iiziondo ha due Iddii: la speranza e l'oblio; e l'oblio è certamente il
più grande. — ‘« Come soffro, mi dicevate, come soffro », e serravate le labbra per non urlare di spavento. — Questo, ricordo; questo, ricordo :mi dicevo una
vedendo i rematori sotto la sferza nelle gio nate di tramontana arrancare senza fiato: muterei la mia sofferenza di Regina con la loro
e vorrei piuttosto arrancare sotto una
di schiavi;
sferza
anche
più crudele in una navigazione libecciosa più fosca,
senza fine.
Il cielo si
velava un poco
di nubi lanose soffici
e leggerissime: e appena l'ombra sopravviveva, la camera si empiva di una biondezza d'oro in cui scintillavano i bacili di argento pieni d’acqua e gli
smeraldi della collana.
$'Anche il paggio osava ora patlare: — Non sei più ammalata, Regina? © Ella si volgeva al fanciullo con un ri jo luminosissimo e nuovo alle sue labbra dolenti
— Vieni, vieni qui:
lunghe dita da liutista gliatura ricciuta.
lasciati accarezzare — e le scomparivano
nella capi-
— Badate! Badate, Regina! la mia scimmia ha confidenza.
non
— Sciogliela! sciogliela! lasciala correre incon:
tro alla levriera.
E la scimmietta impennacchiata fuggì.
CALZINI.
La levriera donata veniva innarizi lenta lenta per
i gradini di malachite con un leggerissimo passo
sospeso e timido e scuoteva negli urti il sonaglio d’argento lucido e sonoro come un diamante traforato, Ella si inginocchiava dinanzi; prendeva il muso scaltro fra le mani senz'anelli, rovesciava sovra le pupille di smalto le orecchie lunghe della cagnola nervosa. Poi si alzò da sedere, ritornò alla
finestra, s'appoggiò al davanzale, curvò il capo, lasciò che tutti i capelli asciugati le piovessero all’ingiù della fronte, pari pari alla nuca,e rise, rise finalmente,
rise di sè,
del mondo
liberato, della
gioia racquistata, della felicità chiara raggiunta. E la voce squillava come il cantare di una quaglia
dentro una bracciata di frumento.
Ma Brandina consapevole del segreto e della magia del sonaglio che la levriera teneva al collo e per il quale si sperdevano tutte le tristezze e annegavano i ricordi, si rammaricava per l'eroe così
presto dimenticato. La reggia era tutto uno strepito
di vita mattu-
tina di serve, di schiavi, di mute, di falchi; il mare
era senza velee senz'onde: accanto alla foresta di
abeti nerissimi, le selve di betulle a perdita d'occhio sentivano nel fogliame un brivido colorato di
Autunno. La finestra respirava spalancata: le fontane dell'atrio rovesciavano il pianto degli zampilli dai bordi di vetro nei bacili cendo
uno
strepito
alabastro fa-
di danzatrici ubriache, e Bran-
dina parlò colla sua signora. Osò perchè non la vedeva in volto, perchè i magati occhi regali erano fatti invisibili dai capelli: perchè intuiva di adem-
piere un compito strano e fatale. Le parole, tentatrici e cautissime, le uscivano dalla bocca a fragola, come
rincorrendosi
— Mezzogiorno; il Re sarà qui, a minuti. Presto presto racconciamo i. capelli, mettiamo tutti gli
smeraldi, sciogliamo tutte le perle. Presto, presto, non siete mai
stata così bella, così sorridente. La
tristezze come
il vento con le nebbie; le allontana:
magia del sonaglio compie il suo miracolo. Colui che pena (o penava?) în Irlanda per la sua dolce-cuore vi ha mandato per guarirvi una levriera che reca un sonaglio fatato; il sonaglio fa con le non esistono più. Sereno! Sereno! Regina, siete li-
berata, liberata dalla tentazione che .è figlia del desiderio, madre della perdizione e sorella del diavolo. Fate una
croce;
che li raccolgo, che
ma state
attenta ai capelli
li torco. Volete mutar veste?
perchè no? la levriera vi guarda, pensate che quegli occhi di smalto specchiarono di là dal mare... —
Lui, Brandina ?
99
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ALEA|| 7
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L'ILLUSTRAZIONE — Vedete, Regina, se ignoro le arti delle fate e i miracoli della magia ? Non ritornate pensierosa; animo; ridete, ridete. Chi ride di plenilunio tien lontano ogni infortunio, luna piena di settembre dentro il cuore vi risplende, la Regina di Cornovaglia se sorride acceca o-abbaglia. Ecco gli zoccoli alti, i braccialetti per le caviglie, le armille per i polsi, le perle. Il Re rientra, il Re rientra! vi ritrova sua. Benedetto questo giorno, quest'ora! Perchè non ri-
ITALIANA
Poi il Re volle che la famiglia se ne andasse, che la musica cessasse i suoni. Rimasero soli; a fronte.
rinai che giravano gli argani e tiravano în secco Ella provava
una volontà
tare: le venivano
di canstrofe di
canzoni, e alle caviglie ritmi di
di un’ebbrezza diffusa einsonne; traboccava incon‘tenibile. È Poi il Re volle che ella bevesse nella sua coppa;
—
La levriera vi conosce, si inginocchia: è uma-
nissima come la cerva di Santa Genoeffa. Udite il suono del sonaglio: ha la voce di un angelo. La cena era sul finire. Due ancelle mormoravano, vedendo la Regina lieta e disamorata: — «lontan dagli occhi lontan dal cuore » e ridevano con malizia. — Tu mangi, finalmente! — Sì: sì... — Tu bevi, finalmente! Sì: sì.
Tutta la cortigiànìa guardava; estaticamente. Era
la riconciliazione; era la pace famigliare; fuggite le nubi, dissipata la gelosia torbida. Re Marco gongolava.
Ella sorrideva senza sapere il perchè: ritrovava
accanto ad una letizia disusata esepolta, una sen-
sualità vitale infrenabile. Aspirava ilprofumo. delle vivande, dei vini
danza. Il vuoto che
si rovesciò,
che passavano
alle mani
degli
scalchi e dei coppieri: la vista degli arrosti
fu-
onde su onde. a La levriera si era accucciata in cerchio sulla falda
di porpora d’un’altissima portiera come sulla base® di un monumento funebre; il sonaglio splendeva nella penombra. Brandina, appoggiato il volto sul braccio, dor-
e tutto
parve che ridesse al disopra di qualcuno che pian-
miva, chiuso e pesante. Il miracolo del sonno,
geva nella lontananza. Forse un bambino, forse un
manti, dei pesci rosei lessati che una volta le moveva nausea, ora le faceva dilatare le narici e schioccar la lingua contro il palato. Sentiva fame finalmente: e sete. Addentava certe frutta roscide, certe carni sanguinolente con morsi piccoli e acuti di belvetta. Il Re sbadigliava; masticava forte, a tratti rovesciava indietro il capo canuto per rider più sguaiato e si appoggiava alla tavola scuotendola tutta. Ella lo spiava hi sotto le ciglia incrociate; il sangue bellissimo le affluiva a vampate alle tem-
pie e alle orecchie per una vergogna istintiva
HUSta rozzezza dalle mani /pesanti, inselvatichita le caccie, dai festini, dal cioncare, dal cantare, dal combattere. La levriera gironzolava fra panche
e tavole, inquieta, timidissima; e il sonaglio la-
sciava cadere goccioloni d’argento squillantissimi fra lo stropiccìo dei piedi e il ciangottìo del vasellame.
lice,
— Come sei bella, Regina. — È l'abito nuovo verde berillo che mi sta bene.
mani da ladra e da amante, lo passò carne, e allora lo tolse dalla
dal
goletto
slacciatura del seno.
Appariva lucente come un ciottolo bagnato, e scin-
tillente come
una
madreperla;
metallico diminuire come
se
sentiva
il freddo
la febbre
delle vene
azzurre sì fosse comunicata a quelle invisibili del-
l'argento; lo scrollava pian piano:
il suono si espan-
deva, per cerchi, con la beatitudine, nella notte, la portava indietro indietro agli anni d'Irlanda quando
era usa addormentarsi sotto le pergole con i grapoli appena colti fra le mani. Si ritrovava l’ani
Beata. l'ala: (score pena. I levrieri famelici
dormire.
Cessati'i canti dei marinai, spente
gelosia, l'insonnia, il sospetto, la menzogna, che la
le voci della
tormentavano giorno e notte da tanti anni, avevano cessato dall’inseguirla. Tutto era sonno.
città, morto il crepuscolo; si levò. Tutta la Corte intese il suo canto salire di nota
Il sonno teneva la reggia da cima a fondo.
în nota, propagarsi di gradino in gradino finchè fu di colpo mozzato dal richiudersi della porta bronzea pesantissima.
C'era un arciere ubriaco che canticchiava sor damente, poggiato alla saracinesca; e si ridesta
per urlare la parola d'ordine ad ogni ritornare
Si trovò nella camera da letto e tacque. Spense
sei lampade dai becchi grifagni; tranne una foggiata a colomba. Si sentì felice, si accorse che jr pace era intorno a lei, dentro lei, e tornando in-
pensiero rammentò
ch’essa le era venuta da na lo la nave le aveva portato in dono dall’Irlanda con la levriera falba il sonaglio d'argento. La febbre che durava da giorni,
la disperazione di tante ore, il pianto, lo- struggimento, la sete folle sì erano mutati un senso stanco e sterile di. oblìo come,se!qualcuno di troppo caro le
senza
nel tepore della gola, ebbe un leggero brivido, poi le parve ch'esso divenisse una parte della sua
scatto, di abbandonarsi anzi pian piano; ma specchiandosi di sbieco nell’argento di un’armatura non si riconobbe, impaurì, si divincolò, sciogliendosi. E il Re,la lasciò sola. Non vi erano ormai più che due luci: tra gli orli delle nuvole l'oro del plenilunio incandescente e un oro più fulvo, più violento, più misterioso sulla porpora dove la Reginapoggiava il bellissimo
dietro giorno per giorno col
e
angoscia, le stavano
Era il miracolo del sonaglio: Brandina aveva ragione. Lo slacciò dal collare leggerissimamente con
Ella levò le mani in arco come a proteggerli dalla bramosia,a serrarli; egli alzatosi da sedere la baciò sulle treccie con la bocca larga e violenta che sen-
*
piana e fe-
senz'anima
tristezza e senza
ora dinnanzi ritornate per sempre.
tiva il vino. o) Si stupì di non dare un grido, di non levarsi di
per non
la esistenza
l’indolenza» smemorata
cuore, senza
— E fiorita e matura e fresca: con i capelli che i nostri marinai credono di vedere dall'alto mare...
capo chiomato
cielo, circondava
sicuro dopo un navigare tempestoso, vento su vento,
si era fatto intorno alla sua mente si empiva ora
e la Regina bevve, e la coppa
del più alto
il silenzio delle sue vene con quello delle enormi stanze. Le pareva d'essere approdata in un porto
gabbiano sui frangenti.
*
=
toccavano il sereno
grandissima
alle labbra, spontanee,
quale fu ridonata la vista, e disse: «lasciatemi l’oscurità; io vi vedevo un mondo molto più bello e
molto più mio di questo»?
misteriosamente guarita. La Reggia in un cerchio di torri e di nuvole che
le navi.
dete? non ridete già più.
— Brandina, dove si racconta di quel cieco al
Brandina aveva detto il vero: l'amante lontano giudicando dal proprio tutto il suo strazio, aveva
Voluto ch'esso cessasse e il suono argenteo l'aveva
Il respiro di tutto il mare avventò una folata salmastra piena di resina e di canti; i canti dei ma-
fossefmorto.
della ronda. — «Gog e Magog. Gog e Magog, Go;
La parola barbarica chiudeva
barriera
di fantasmi
delle nubi. Ella si dimenticava
e Magog..»
più
terribili.
eggia in una delle torri e
del
mondo;
non
piangeva
più, non rideva più; i guinzagli che la vincolavano si erano allentati, la lasciavano leggera e disciolta. Gli occhi
grandi
rasserenati
vedevano
nel
fondo
dello specchio un sorriso roseo sotto un casco biondo armato di smeraldi e di rubini; il casco si
era rifuso nell’oro dei capelli che ella soleva sper-
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L'ILLUSTRAZIONE
204
ITALIANA
perare e straziare nei gesti insonni della disperazione. — Veramente, — mormorava — questo sonaglio
dimenticato le si avventò contro, la
desse, così trasmutata
nominava, da troppo non lo chiamava:
è la più preziosa cosa del mondo, S'egli mi vee diversa,
quanto ne gioi-
rebbe: se gli andassi incontro non mi riconosce-
rebbe. E nell'atto di chiamarlo, si accorse di aver dimenticato pur il suo nome, il nome che ella usava una volta per designare tutta
la sua vita, tutto il
creato. Il nome di tutto. N’ebbe sgomento. Corse a. guardare, in preda alla follìa, dietro un guanciale di porpora sulla spalliera di un sedile dov ella aveva inciso con un crinale le iniziali dei due homi
intrecciati e il suo nome intero.
. Nella furia il sonaglio scivolò dalle mani e cadde: rimase per terra in una pozzanghera luna, simile alla perla nella valva della conchiglia.
La levriera levò il muso e le orecchie in sospetto
e mugolò.
—
Buona! Buona levriera! hai sete?
E versò un po’ d’acqua nelle mani e gliene fece
coppa al muso e sentì nel
palmo il rugoso viscido
della lingua come la.coda di una salamandra. Poi la levriera riprese sonno; e la Regina col fiato sospeso, col cuore in gola si tolse le babbuccie per non far rumore, s’allungò come una pantera a raccogliere il sonaglio ch'era scivolato, lo recò alle labbra, alle palpebre; spense
colomba.
i
La notte fu una
anche
il lume della
sola; la finestra s'ergeva
come la coffa di un albero maeò alla balaustra che dava. sullo specchio fosforescente, lasciò cadere senza gettarlo il sonaglio che fu inghiottito, luce l’acqua, senza
e suono,:
dal-
pur un tonfo. E subito comprese
di
aver gettato in fondo al mare la vita e la speranza e di aver giuocato il destino. Il tumulto
dell'amore
la riprese, la piegò. come una
tasi al largo. La febbre martellò
scosse, la lasci
grande onda forma-
una catena alle
tempie, al cuore, alle caviglie. Da troppo non lo
— Tristano. Sentiva lo spasimo di formare quella parola con la bocca e di udirla: avrebbe voluto che tutto il vuoto della notte si empisse di quelle sillabe tristi come il nome, tristi come l'eroe. E sentendosi smarrita chiamò: — Brandina! Brandina. La camerista alzò gli occhi assonnati e nebbiosi: — Chi mi vuole? —
Cosa farà Messer Tristano in quest'ora?
— Chiamerà Isotta. Sì, vero? Chiamerà me! Mi chiama!
—
S'avventò scalza
per la scaletta
teva alle bertesche
buia
che
met-
della torre mastra: le ginocchia
le si scioglievano sotto la gonna, il cuore propagava il battito moltiplicato di scalino in scalino a
tutta la reggia; ela gran selva bionda dei capelli
nel fremito della corsa cominciava a gonfiarsi, a fiorire, rovesciando dal casco la visiera sulle occhiaie violette piene di ombra. Ella ritrovava nello smarrimènto di quell'attimo il suo amore dimenti-
cato; il cuore le doleva ma era sempre vivo.
Afferrò il pettine di smeraldi (era il suo gesto), sciolse le treccie, si chiuse in quella nuvola d’aurora, strinse fra i denti una ciocca per poter dire
sottovoce: « Tristano |Tristano! Tristano!» senza singhiozzare, senza rotolarsi per terra, senza dare il capo nelle muraglie; per aver respiro e salire più in alto. — Tristano! Frristano! meglio l’Inferno con te che il Paradiso da sola.
E pensò Tristano, e nominò Tristano e gettò alla
notte la parola Tristano;
e ringraziò
° tanta voce da poter nominare fino alla morte quegli che, di là dal mare, si chiamava Tristano. Dalle bertesche più alte la reggia proiettava l'om-
bra tozza e feroce sulla marina opalescente; l’aria era agitata da una nuvola sonora che passando fra il sommo delle montagne stendeva un battere di
vele e una collana di ali fra stella e stella. Stormi di gru passavano nelle nebbie plenilunari del settembre. Le venivano, confuse e indistinte, alla memoria le canzoni che accomandano al volo dei migranti i pensieri d'amore: avrebbe voluto varcare l’ignoto luminoso ch'era il cielo del plenilunio, superare la fosforescenza del mare, arrivare, chiedere di lui, sorprenderlo taciturno e melanconico, buttarsi nelle sue braccia: morirvi. E pure le bastava di poter piangere, di potersi torturare, di poter vivere per pensarlo, per chiamarlo. La levriera, udito nel dormiveglia il passo della signora scomparire nell’alto, ingoiato dalla strombatura della scala, si svegliò, diede due o tre sgambetti nervosi e col passo saltellante, di scala in scala venne alla porta dove dormivano, poggiate
alle alabarde, le guardie del Re. E cominciò a guaire, e a piangere umanamente
tremando
come
una
creatura. Tanto che Re Marco si destò da un suo
sogno di guerra. — Dunque: c'era nel reame di Cornovaglia una levriera smarrita e piangente! Cosa fanno — urlò —
i canattieri, gli scudieri, le guardie? Che vigilanza? Barcollando obeso ed ansante, in una gran ca-
micia gialla sì affacciò alla porta. Faceva un
ple-
nilunio chiaro e limpidissimo. Tutta la guardia dormiva, ronfando in tono di basso. — Vieni qui! Vieni qui! Paurosa! — l’afferrò per la collottola e la portò a dormire fra le coltri. RAFFAELE
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rende assai in-
Finson tedescaminaczione Pri
Vedasi a' tale proposito la magistrale
pegzzione cheneAfece
| ANGELO GATTI (ora colonnello di S. M.) nei
LA GUERRA SENZA
CONFINI]
In-8 di pagine xv-349, edizfone Treves, Cinque Lire.
Sottosegretario di Stato per le Colonie. pe
LE VERGINI ‘Commedia in 4 atti di #
MARCO PRAGA TRE LIRE.
low pubblicava: alla vi, ilia della
Imperiale, è stato completamente
rimaneggiato
guerra, e
dall autore ed agere
sciuto d'importanti ‘capitoli, secondo il nuovo punto di vista è il nuovo
ordine di fatti creato dalla guerra. Riesoe ora sommamente interes:
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oe)per sa UE
Corttoriaià, quest'edizione rinnovata —
completamente ritradotta dalnuovo originale tedesco — con la prima
stica d’avanti guerra, e di cui rimangono ancora pochi elio wr volume in-8, di 354 pagine. DIECI LIRE. on [l
teressante il confronto tra le fasi della recente offensiva franco-
pria
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libro che il principe di Bal bbli || IlArc naro my pair avaveti ge gum
LE DUE BATTAGLIE DELLA MARNA] remo La nuova ‘dittoria degli Alleati sulla Marna
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DI BULOW
Traduzione dal tedesco del} Dottor ALBERTO BOCCASSINI, con Prefazione dell'Oî. Conte PIERO FOSCARI,
e da piangere, no‘a
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PRINCIPE BERNARDO
Ria MESSINA. La stella confiden-
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(La spada e l’aratro) |
DI EGO
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TRE LIRE.
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SOCIETÀ NAZIONALE DI NAVIGAZION
SOGIETÀ SODIETÀ anoNINA CAPITE L, 150.000.000 150,00,000 Sede in Genova,
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