L'Illustrazione Italiana 1918 n.42

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della Guerra d'Italia. settimana 178Questo numero costa. L. 150 (Estero, Fr. 1.75).

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tratto di SE. ‘haon di Revel. Uno: | RT ntatiaoi di CainoèdîDaranso! dn slodella |

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Fi

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di queste

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L'ILLUSTRAZIONE. Anno XEY. - N. 42, - 20 Ottobre 1918.

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Questo Numero L. 1,50 (Estero, fr, 1,75).

®&° Per tutti gli articoli e i disegni è riservata la proprietà grtistica e Jetteraria, secondo le leggi e i trattati internazionali.

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L'ILLUSTRAZIONE

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È uscito il 7° numero della Rassegna mensile internazionale: Prezzo del numero

centesimi 60; abbonamento

pagine, ridotte al loro nocciolo secco, di più di questa prosetta molle.

ENSEEROMEZIZI. “ La Guerra ,, di Carlo Goldoni. La rovina germanica,

Molti signori di buona volontà hanno rimprove-

rato il teatro di aver poco

sentita la guerra e di

averne tratto poche ispirazioni.

Non so se abbiano

ragione o torto. So che il teatro, continuando a fare uello che ha fatto, ed occupandosi scarsamente

della guerra, può avere — forse — fatto perdere

un capolavoro o due (se ho da dirla tutta, tra di noi, no, capolavori credo che non ne abbiamo pro-

prio perduto!), ma ci ha anche salvati da dla dozzina di brutte

commedie

inutili,

irritanti, sto-

nate. Ma temo che il buon senso che ha avuto fino ad oggi il teatro, non lo avrà eternamente. Quando

la pace sarà tornata, il palcoscenico riaprirà per

conto proprio le ostilità, e, probabilmente, si popolerà di eroi, di dolori e dîglorie fittizie, che a noi, memori degli eroi veri, dei veri dolori e delle autentiche glorie, faranno per lo meno ira. In attesa di questi

postumi

della

guerra, è cu-

rioso e piacevole rileggere una commedia vecchia, che La guerra

appunto si intitola, e fu scritta at-

torno al 1760 dal meno

bellicoso degli autori, da

Carlo Goldoni.

Non l’ha sentita neppur lui la guerra! E se l’ha

posta in commedia,

fu perchè,

sguardo sagace in cerca

girando intorno lo

I

dal 1.° luglio al 31 dicembre: TRE non

dicono

Volete qualche cosa di più, qualche tocco che ripredica lo stato d'animo del soldato che lasciò per reve tempo le trincee, per andare a riposo in seconda

linea?

Ecco il discorso di un alfiere:

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tre atti di battaglie, il commediografo fa dire, nel commiato: « L'autore dî questa commedia s'è scordato una piccola cosa.

Sì è scordato

di dire dî

qual nazione fossero i combattenti, e il nome della

piazza battuta. Noi commedianti dirlo, senza

non possiamo

suo ordine; ma dirò bensì che, poco

subalterni abbiamo da obbedire, non da pensare. Chi non è al campo, non è in pericolo, e tanto vale essere lungi dal campo dugento A quanto dugento passi». Questa è una di quelle verità che

più, poco meno, tutte le nazioni d'Europa guerreggiano ad una maniera, e sono tutte forti, valorose, intrepide e gloriose, ed auguriamo a tutte la Pac

do vedete un uomo, uscito dall'inferno e dalla febbre e dallo stupore di una battaglia, riprendere subito il piccolo ritmo della vita solita, ed indu-

ma non tanta da immaginare la guerra della Ger-

renti, voi provate sempre un senso di sorpresa. L'o-

i tedeschi a parlar chiaro, tanto

sembrano piane e comuni a sentirle dire; ma quan-

striarsi intorno alle faccende abituali, e rientrare ‘agevolmente nell'ordine delle cose placide e indifferiginalità del Goldoni sta nell'aver detta questa ve-

rità senz'enfasi drammatica, con tanta umanità, con tanta bonarietà. Il teatro prima d'allora, e dopo la

tira Aristofanesca, non aveva mai parlato di guerra Ma a questa verità generale, il Goldoni unisce

in un tono così sincero,

altre verità particolari. C'è, nella commedia,

la fi-

gura di un ufficiale, che vive in continuo stato di esaltazione. La gioia e l'ira sono in lui ugualmente sulfuree. La fatica, il rischio, il sentimento della vita precaria, del domani incerto, gli accelerano i desiderì, determinano in lui stati d'animo turbinosi,

Dove si vede che Goldoni aveva

mania e dell’Austria.

molta fantasia,

*

La Germania accetta i punti di Wilson. Almeno

are. Ma non c'è da fidarsi. Quanto più si invitano

meno

si capisce

quello che vogliono dire. Certo dopo questi ultimi mesi, nervosi e vigorosi, e dopo la prima domanda d’armistizio della Germania, grande colpo di scena clamoroso, la scherma delle parole ci pare minore dei maestosi eventi ai quali abbiamo partecipato. È bene, in ogni modo, in questi momenti, non avere fretta di giudicare. Bisogna tacere

e aspettare. E

anche

pianta del so-

spetto.

coltivare la piccola pungente

La gioia della

pace, del ritorno alla vita serena,

laboriosa, verrà. Se invece che domani la godremo

la settimana ventura o il mese prossimo, pazienza.

Possiamo aver qualche

di argomenti, vide con-

dubbio suli’ora della vit-

volta, nei suoi viaggi, fu

certa. L’avevamo perduta di vista un anno” fa. Su di noi si aggravava un cielo basso e plumbeo; oggi il cielo è pie-

dottieri e soldati:

toria; ma la vittoria è

e tal-

travolto fra le peripezie

della guerra, e ci perdet-

te le sue poche sacche, e

fu grazia se riuscì a uscir

no di lieti presagi. Aspet-

vivo dal rischio con la vita nuda e liscia. Can-

tiamo.

C'è già, nella nostra

didamente egli racconta perchè

ha

scritto

attesa, tanta ragione di

La

guerra : «.. nei circoli, nelle piazze, nelle con-

letizia. La Germania do-

versazioni non si sente

Non solo è fallita la sua

guerra di cinque ‘anni,

è venuto a me pure il ca-

ma è fallita la sua ra-

manda, supplica la pacel

che parlar di guerra; ed

pace speranza di quarant'anni, la sua nera co-

‘priccio di comporre una commedia ....» Capric-

spirazione di mezzo secolo, la sua lunga formidabile preparazione. Non si può dare disastro più grande!

cio, amici lettori! Vero è

che la

guerra in mezzo

alla Bai il Goldoni passò, non interessava la sua

Venezia che di riflesso.

Ma pure egli aveva vedî, gli orrori; e non gli

Una simile catastrofe,

per essere ‘espressa in tutta la sua ampiezza e nel suo tragico significato morale, avrebbe bisogno della parola cupa

duto i morti, gli incensi era isterilita la vena

izzarra del capriccio. Ci sarebbe qui da scrivere un grande discorso,

e tempestosa

su quello che è, psicolo-

d’un ispi-

rato profeta biblico, L'u-

manità moderna non può

gicamente e storicamen-

adeguatamente renderséne conto. Troppi particolari ci recano e ci recherannoi telegrammi ei giornali. Noi vediamo

te, il così detto « punto Il Kaiser visita le Officine Krupp a Essen. di vista teatrale »; ma è Fu in questa occasione ch'egli di e agli operai il discorso diventato ormai famoso, meglio ascoltare il Goldoni, che ragionare di cose fredde e sottili. i) cima che si sgretola, ma non tutto il monte Vediamo la guerra come egli la descrive. Non ha Giuoca e vince? Egli salta, grida, sghignazza, em- qualche che crolla. Bisogna essere lontani, per cogliere con pie di schiamazzo la stanza. Perde? Non ha più fatto il soldato. « Nor già — dice — ch'io abbia

fatto il mestiere del militare, chè per grazia del

cielo, tutte le tentazioni ho sofferto, fuori di questa ». Ma nel breve discorso che egli premette alla

sua commedia, tre parole ci mostrano che egli avrebbe compresa la guerra italiana: parla dell’a/legrezza, della carità e dell'intrepidezza che remano al campo. Grande Goldoni! Ha scolpito in

ben

tratti il nostro

fante,

così

coraggioso,

così

semplice, così buono! La commedia però non riesce a rappresentare la

guerra. Dove ci

dà i rombi del cannone, gli assalti,

e ci mostra le fortezze che si arrendono, la tratta-

zione dell'armistizio, essa è o enfatica o schematica,

o languida; ma nel primo,atto, una scena di giuoco e di amori alla vigilia d'una battaglia raccoglie un mazzetto d’osservazioni che se non sono acutissime,

ci presentano però, sulla soglia d’un’opera falsa, una

fugace ma colorita illusione di vita reale. ome mai, chiede una dametta a un tenente, poche ore prima di combattere potete aver l'animo

al

piacere? E il tenente risponde:

ritegno, butta

sul tavolo verde sino al suo ultimo

naccia, lacera

le carte

soldo, giuoca sulla parola, freme, bestemmia, michi le ha

inventate!

stampate!

Diavolo,

gridando: Diavolo,

Diavolo, porta porta

chi

chi

porta

le ha

ha guadagnato!

Diavolo, porta me che ho perduto! Ma c'è del vino sulle tavole, ci sono delle donne intorno, e subito il giuocatore passa a una allegrezza morbosa: «Nor importa! Chi ha fatto, ha fatto! Al-

legramente! Datemi del Borgogna, viva la guer-

ra, viva l'amore, viva il buon vino, vivano le belle donne, vivano i buoni amici, anche quel

maledetto tenente che. mi ha rovinato». Poi per-

dona anche al maledetto tenente: Vieri gui! Tî bacio! tu sei un onest'uomo, ed io sono stato una

bestia: ora che non

ho denarî da giocare voglio

far all'amore. C'è loco per me con alcuna di queste signore ?

sin d'allora ad ogni pericolo, ed aqualunque az‘sardo... Se mi espongono al nemico so ch'io posso morire; ma so altresì, che l'importuna tristizia rendere

il mio coraggio meno

in queste poche

righe c'è il tema

male;

che mezza lette-

prefissa d'essere obbiettiva. Le più belle e raffinate

era

il centro,

è sconfitto.

Sconfitto

essa, dove era massiccio, sconfitto in tutti i popol

in

dove, pur tra spiriti generosi, serpeggiava talora. Questa alla quale abbiamo assistito è la risoluzione d’una crisi verso la quale sono andati faticosamente

Questo stupore di domani può darci la misura della

ma

ratura della guerra moderna ha svolto, quando s'è

Germania

deranno che in tempi sì vicini ai loro, nella pienezza della nostra civiltà e della nostra cultura, c'erano ancora delle genti tenute in infame servitù!

forte, e

che il pensiero del pericolo a nulla serve per evitarlo ». È un'idea semplice, espressa

noscenza precisa, equivale alla vicinanza. Toglie la

trascinandosi i millennii. Pensate solo a questo particolare del gran quadro di domani: per la prima volta non ci saranno più in Europa popoli schiavi! Io immagino lo stupore dei nostri nipoti, che nasceranno alla verità e alla libertà, quando appren-

Vestito l'abito

militare, cinta la spada al fianco, disposi l'animo

potrebbe

uno sguardo solo questo immenso spettacolo. La co-

visione dell'insieme, Una notizia di questo genere, per essere interamente compresa, non deve parlare [al nostro agile intelletto; ma rombare entro le più oscure cavità del nostro spirito. Lungo i fili del telegrafo essa si assottiglia come uno zampillo. È degna d'esser portata a grandi voci, e con alte parole religiose, da un popolo intero che venga da lontano. . Verrà il giorno în cui comprenderemo meglio che significhi questa rovina della prepotenza tedesca. Lo comprenderemo dagli aspetti che prenderà la vita del mondo, ora che il principio, del quale la

nice limitati. Ma vi è, in questa commedia goldoniana, una arguzia finale che va ricordata. Dopo

VWWAZZEN TIFERICI

POLVERI PASTE'CREME

« ELISIA

QUO

gigantesca bellezza della nostra lotta e della nostra vittoria. Nobiluomo

Vidal.


L'ILLUSTRAZIONE

ITALIANA

GUERRA SUL NOSTRO FRONTE. (Sezione fotocinematografica dell'Esercito).

Una galleria sul Cengio e gli adiacenti costoni a picco.

Gli americani in trincea sulle nostre linee.


324

ILLUSTRAZIONE “TRA

GUERRA

(

Dai documenti del Comando Sa DAL

mentoso di quello che sta per accadere, io non posso

tenere

in queste

mattine

capricciose d’ot-

tobre, oggi limpidissime d’oro e d'azzurro, domani di pioggia interminabilmente loquace, non posso

tenere la fantasia che non mi rimetta con una do-

lorosa e pur dolce chiarezza

Questa settimana esce il 14° volume:

) La battaglia dall’Astico

FRONTE:

Magia della stagione che ritorna o presagio tor-

ITALIANA

Ora

MAGIA

DELLA

sparse correnti nei loro letti immensi, fra le sabbie

e le ghiare. Le colline di San Daniele, di Colloredo e di Gemona, coronate di boschi e di castella, guardan sull'acque turbolente del Tagliamento e sulle

campagne fertilissime del Campo d’Osoppo che il

stacca

una

grand'albero

citta-

fanno bella mostra dei loro vigneti sulle acque trasparenti del Natisone.

La vista poi si larga verso il Korada e verso il

Sabotino, e più verso noi si svela un pieno, una folla di verdi colline, lumeggiate variamente dal sole e fumiganti d'una polvere d'oro levata fra strada

e strada, per questi meandri di vallette e di torrenti che fan perdere

la tramontana a chi ci s'avventura per la prima

fronda ingiallita da qualche

tre Lire.

STAGIONE.

i fiumi friulani fanno prova di raccordare le

nella memoria la dell'altro ottobre

vita

friulano. Non si

al Piave

volta.

Queste colline s'assoigliano un po' tutte.

dino ch'io non rivegga i giganti arborei del a Santa Maria delle Gra-

Questi paesi e questi stelli inerpicati su ogni

de accumulando

vuol guardare più lontano degli altri, hanno

Piazzale d'Udine avanti

cocuzzolo,

zie che si spogliano tranquillamente del loro ver-

foglie

quasi tutti nomi

morte intorno alla vasca

imporrita. Non acqua corrente brillando

alla

che

in ri-

ma: Medana, Bigliana, Cosbana, Fleana, Barbana, ‘coi campanili aguzzi tutti a un modo. Le schiene vaste Je fre-

veggo uscire

luna

ognuno

di

sotto qualche ponticello

sonoro che non ripensi a quella roggia d'Udine

sche del

Korada, i di

che attraversa tanto fa-

rupi cilestrini del Sabo-

città senza perdere mai

te. I casolari e i bivac-

migliarmente la sua

voce

limpidezza. in questo

tutta

e

tino chiudono l’orizzon-

la

la

chi fumano allegramente su tutti i pendii, giù

sua

Passeggiate mese

dal fondo

mentre

dei

torrenti

Cosbana, Recca e Versa.

vien giù la pioggia a dirotto sotto qualunque

Anche questi torrenti s’assomigliano tanto che

lunque

è difficile distinguerli l’uno dall'altro. Questa

portico,e rifugi in quacaffè, ecco che

sanno mettermi nell’ani-

comunità di collinette e tutti quei càMmpanili in

ma una malinconia tutta udinese,

e non

asso-

In trincea, (Sezione fotocinematografica dell'Esercito).

lutamente priva di quella gioia tutta udinese di starsene riparati mentre

cima sembrano

natura così festiva, così inalterabilmente riposata. Allora, la domenica,

dano d’acqua. I vetri illuminati delle gargotte sono allora così invitan-

le strade fra paese e paese, sui crinali dei colli erano piene di bel-

ti! La vecchia vita pro-

vinciale può ancora appieno godersi, malgra-

la gente che scendeva e saliva in festa, belle frutis, e belle fantatis. Sul

do la guerra, sui divani verdi del caffè della Nave, intorno ai tavoli ne-

mezzogiorno , all’ uscita

ri dell’osteria delle Pau-

della messa,

late. Quasi ci si vergognava di non saperci dialetto

che

così

le

un po’ d'ombra al passeggio rusticano. Le campane suonavano a gara da collina a

quella vita scorreva ivi ancora ligia alle sue an-

tiche tenacissime forme. Malinconico

le stuoie

mascheravano

strade dalla parte di Gorizia, facevano ancora

anche noi in

friulano,

a-

menica. Difatti non m'era mai accaduto di vedere una

gli edifici severi e le case d'un sol piano gron-

esprimere

non

spettar altro che.la .do-

teneris:

collina.

Sulle

facciate

di colori

accesi

e con-

cannuccie

d’una stuoia,

che ritorna

o presagio

dei negozi erano dipinte grandi immagini sacre,

mo ottobre! se torna il

sereno non posso guar-

dare in alto senza rive-

tadineschi, di gusto slavo. A San Floriano, aprendosi la vista fra le

dere balenar nel sole le vetrate del Castello d’Udine e quel baleno: dif-

fondersi pel cielo ‘netto come uno specchio. Il verde ingiallito degli or-

eravamo già cogli occhi dentro Gorizia, splenditi verso la contrada di da e muta, nelle sue doVillalta oggi mi s'affacmeniche d'a//ora, senza La Croce Rossa Americana in Itali: cia dai muri di cinta su Da sinistra a destri : Colon. Robert P. Perkins, commissario della Croce Rossa Ameri Mi P. Davisen, presidente campane... quei vicoletti solitari an- del Consiglio \di Guerra della Croce Rossa Americana: Dr. Steetkten Axsen, membro del ConsigliodiGuerra della Croce Rossa Americana, Magia della stagione cora lustri di pioggia.

I

monelli che ruzzano per via Zorutti fanno tornare a mente i versi briosi del caro poeta friulano. Le piccole ma ingombranti rote delle mole casa-

linghe fanno spumeggiare le acque della roggia che

sole

visibilmente

si compiace

Più

tormentoso di quello che dovrà pur accadere, ogni

e scolorati,

tralcio giallo o rosso tra ’l verde riconduce l’anima lungi da dove il corpo si trova, rimette in tutti i

di riscaldare.

dentro. nella gola, sotto i monti franosi

ecco Venzone che tiene a riscaldare al sole le vecchie e gentili pietre grigie delle suè case, delle sue

recente quasi traboccano. Da Porta logge antiche ravvivate di geranî. Sulla distesa bianPracchiuso e Porta Gemona entra in città la frecheggiante del Torre ecco si levano ridenti le colscura dei monti già coperti in vetta dalla prima neve. | line di Buttrio. Ad oriente le colline di Manzano

per la piova

sensi una voglia di cose passate, di cose languite,

che domani dovranno pur ritornare e pur rifiorire. Anroxio

BANCATTADANA: DISCONTO ZIONI:DI: BANCA

TVTrE-:LE-OPERA=

BALDINI


L'ILLUSTRAZIONE

NOSTRI

PITTORI

SOLDATI

AL

ITALIANA

FRONTE:

A. X. HAARDT.

‘a

93 d ÈGi

[i

2E

‘5

È z E È8 2E)

t|

PI P-:Pi] È <


L'ILLUSTRAZIONE

326

MOSTRA

D'ARTE

DI

GUERRA

ITALIANA

MARINARA

IN

MILANO. cipio della guerra, Cipriano E. Oppo, mutilato sul Carso, Aldo Carpi, capitano dei mitraglieri che prese parte

L'11 sera, nelle sale della Galler Pesaro, con l’intervento delle autori

civili e militari e del miglior pubblico

in Albania alle terribili giornate dell'esodo serbo, furono chiamati dall'Ufficio speciale di Marina a cercare l'ispirazione della loro arte sul mare, a bordo delle nostre grandi navi come sulle audaci siluranti violatrici dei

milanese, è stata solennemente inau-

gurata la Mostra d'arte di guerra marinara, organizzata dall'Ufficio speciale del ministero della Marina.

Ha

parlato, applauditissimo, il capitano Paolo Giordani, spiegando lo scopo

porti nemici, negli acquitrini del Basso

e il carattere dell'Esposizione; quindi

Piave, come sulle ali dei nostri idrovolanti; e dalla nuova vita, intensa-

le sale sono state aperte al pubblico,

che ha mostrato, col suo largo concorso, di apprezzare degnamente gli intendimenti a cui

mente vissuta, essi hanno saputo trar-

s'è ispirata l’opera

degli organizzatori e il lavoro degli

re un ricco materiale

d'osservazione

e di studio e una massa

di lavori ori-

ginali e complessi che destano nel

artisti.

È questa infatti la prima vera Mo-

Beni &

stra d'arte di guerra marinata, ed è

pubblico il più vivo interesse. Altri, come Giulio De Blaas, volon-

dell'Ufficio per la

tario motonauta, ha lasciato per qual-

frontato l’arduo compito e l’ha voluto

scafi per raccogliere sulla tela impres-

dovuta all'iniziativa

che mese

propaganda della Marina, che ha af-

attuare attraverso non poche difficoltà, considerandone

non solo il valore

artistico, ma quello più specialmente di documento storico che, in omaggio alla

vitalità

tura

della

dell’arte, tramandi

venture generazioni sul mare, insieme

con

na di artista

Alcuni

combattuta

quadri

del soldato Donato

Frisia, assai significativi, completano

l’ardimento e

la bella Mostra, che non

a caso si è

voluto affidare al battesimo della città di Milano, e che è certamente riuscita

marinare di no-

una magnifica affermazione d'arte e di patriottismo. Di alcune delle opere esposte, fra le più originali e significative, diamo qui la riproduzione, sicuri che il pub-

gente. mostra

tutta la pas-

e di irredento.

la fede onde, per forza di volontà e per virtù di sacrificio, sì rinnovarono le più alte tradizioni

e guerrier:

sione della sua bella a

martire

alle

la gloria imperi-

nostra guerra

il comando dei suoi moto-

sioni e figure di tre anni di guerra in Adriatico; e Italico Brass ha riconsacrato alla nuova bellezza di Vene-

isti che espongono in questa hanno tutti profondamente

sentito le loro creazioni d'arte attra-

verso la più diretta partecipazione

agli avvenimenti. Alcuni di essi, dopo

blico vorrà

l'esercito combattente, come Anselmo

d’ingresso alla Mostra è devoluto beneficio degli orfani dei marinai.

Bucci, soldato volontario fin dal prinALpo

Auvo

Carpi:

Uno dei bombardatori

ammirarle

più da vicino,

non dimenticando ancora the il prezzo

aver servito la patria nelle file del-

di Cattaro

Carpi:

e di Dura

Ritratto di S. E. Thaon di Revel,

ALpo Carpi:

Uno dei bombardatori di Cattaro e di Durazzo.

a


Supplemento all’ILLUSTRAZIONE

CON

LE

TRUPPE

Il maresciallo

FRANCESI

ALLA RICONQUISTA (Sect. phot. de l'Armée).

DEL

SUOLO

Foch.

ITALIANA

NAZIONALE.

ll generale Humbert.

Il generale Pétain.

Il generale Berthelot. ]

GRANDI

CAPI

DELL'ESERCITO

FRANCESE.

- N. 42.


le)[o] z

tl

w E x pa) o [rawu w ce < z 8] i] D < + + < [A Q [o] z o D Q ai < a uw nl D = ° Pi(o) z < N Q z < J wu (Sect. phot. de l'Armée).

(Marne). Una via di Fismes Fi

Una via di Soissons.


CON

LE

TRUPPE

FRANCESI

ALLA RICONQUISTA (Sect. bhot. de l'Armée)

DEL

SUOLO

La prima bandiera francese sul Palazzo di Città di Noyon.

NAZIONALE.


CON

LE TRUPPE

FRANCESI

ALLA RICONQUISTA (Sect, phot. de l'Armée).

DEL

SUOLO

Villers-Cotterets: I soldati francesi contano i cannoni presi ai tedeschi.

NAZIONALE.


L'ILLUSTRAZIONE

MOSTRA

D'ARTE

DI

GUERRA

ITALIANA

MARINARA

Irauico Brass: / proiettori in Piazzetta.

Donaro

Frisia: Stazione idrovolanti.

IN

MILANO.


328

L'ILLUSTRAZIONE

LAON

RICONQUISTATA La città come

ITALIANA

DALLE TRUPPE era nell’aprile 1917.

ALLEATE.

Panorama della città.

La Chiesa di San Martino.

Veduta della città con la Cattedrale:

La porta di Ardon.


LA

GRANDE

OFFENSIVA

L'ILLUSTRAZIONE

ITALIANA

DEGLI

FRONTE

ALLEATI

Dixmude prima della guerra:

ponte di Breyne Peellaert sul Canale di Handzaeme.

La stazione di Dixmude, fotografata il 30 settembre 1918, all'entrata dei belgi nella città riconquistata.

Dixmude prima della guerra: La « Minoterie» e il quai dell’Yser.

SUL

OCCIDENTALE:

IN FIANDRA.

Lo stesso ponte fotografato il 30 sett. 1918, giorno

della rioccupazione da parte delle truppe belghe.

Le rovine del Castello di Blankaert

espugnate

dai soldati belgi.

Rovine della « Minoterie » e passarella sull’Yser,

ile


L'ILLUSTRAZIONE

RROFTE

ITALIANA

ITALIA - RROFTE

SKEPERYA

(DAL

CORRISPONDENTE

(Viva l’Italia - Viva l'Albania)

(dal manifesto albanese per la ricorrenza dello Statuto). NOSTRO

SPECIALE).

(Sezione fotocinematografica dell'Esercito).

tono una cordicella da una zampa anteriore a una osteriore, perchè non facciano il passo troppo lungo : e così si abituano a trotterellare lesti lesti, senza

stancarsi

mai. Dietro

l’uomo

veniva un r:

‘azzo, a piedi e con un sacco sulle spalle, dall'aria

lì servo. Appena il tempo di dirsi che a una tale or: con un tal caldo ci vuole un bel coraggio a

giare. Ci s'è rammentati di quella g criindige:

che ci portò fin qui: quando si trattò di «metterla in libertà », visto che il sole cominciava a scottare —

e Dio sa come

scotta il sole in Albania — gli

si disse: « Se volere star qui fino sera, poter dare pagnotta»; ma lui: «No no, signore, queste essere

Il Leone di San Marco, che trovasi scolpito sulla facciata di molte case lungo la costa albanese.

più buone ore per skipetaro ». Abbiamo sorriso a questo ricordo e non c'è pi stata questione dell’uomo con il cavallino e il servo. Alla sera ci vengono a dire: « Avete visto quel tale ch'è p:

Il prigioniero

italiano

evaso

una

settimana fa

dall'ospedale di Durazzo, dopo soli cinque giorni

come!

aveva

solamente

un

servo!»

«Che

servo!

quello lì è suo figlio: un ragazzo molto intelligente

di prigionia, è stato tanto accorto nella sua fuga riescire a percorrere chilometri e chilometri di territorio occupato dai nemici senza incontrarne Prova

che s'è presentato

con l'abbigliamento

E qualche volta possono. Possono più specialmente quelli dei loro che sono in terra ancora non occupata da noi: quelli che sanno del buon governo italiano soltanto

da

uno.

La nuova strada costiera albanese, costruita dalle nostre truppe.

to qui sotto a mezzogiorno, sopi

un cavallo bianco? È un bey albanese fra i pî

potenti e più ricchi». Meraviglia grandissima :« Ma

per quello che ne han sen-

tito dire confusamente T qualche loro fratello ca-

pitato al di là. E quando si presenta l'occasione, ci aiutano: pare che così ci vogliano dire tutto il

alle nostre vedette

molto elementare con cui era

desiderio di vederci un giorno ‘arrivare, di poters un giorno mettere sotto la nostra protezione. Molti

uscito di letto: e dunque la più ingenua sentinella

austriaca in cui si fosse imbattuto lo avrebbe senza dubbio afferrato, credendolo non foss’altro un matto. Quest'uomo semplice ed eroicamente astuto co-

loro

salvezza a poveri albanesi, che li

moso quarto di pagnotta a base

amico

fidato: il-quale, a sua volta, ospitava il fug-

prigionieri italiani scampati dal nemico, devono la

tata, che

vitto

viene

di paglia mal tri-

giornalmente

ai prigionieri

italiani,

passato

FINTO fra

come

tutto

gitivo, e lo conduceva

l’altro, lo

Questo amore e questa fede

di compenso,

spicciativo e violento: e a questi primi

morali

tanto

grandi da

far compiere

delle

Ponte sullo Zrinos, presso Tepeleni.

vere magnifiche imprese di furberia e di resistenza La relativa sottigliezza

gionamento

da parte

con cui è condotto il

questo bravo soldato, che

adesso ha gli occhi lustri per la gioia d’esser tornato fra i suoi compagni, fa supporre in lui una

sveltezza di intuizione tale da farci allora chiedere

almeno

immediato,

enza speranza commuove:

da

queste cose si vede il grande popolo, i buoni figli lel cavaliere Giorgio Castriota Scanderberg. Buoi lorosi : bisognerebbe parlare delle bande

esperimenti pratici di quel che può voler dire cadere in mano a un simile nemico, questo pane ridà forze

avanti, più avanti, fino

alle nostre linee.

scopo di togliere ogni forza fisica, così da cacciare ogni possibile voglia di evasione. Il metodo è un po’ troppo

nascondevano

il giorno nelle loro capanne, e la notte li guidayano; attraverso la campagna fino alla casa di qualche

me un pellerossa, esprime il sospetto che il fa-

e abbastanza colto: ha studiato in Italia, quasi fino

che il preteso servitore

, fors'anche D'Annun-

2

che in

per provarlo ancora meglio. Ma intanto è bontà e valore il disinteressato e sentimentale aiuto

he esse danno agli italiani, nel bisogno: quando cosa fanno gli austriaci a chi è sospetto di amore per noi. . Questi giorni, per le gole della Malacastra, sulla

quel sacco ci

portasse magari l'ultimo libro di Guido da Verona. PA

Ma comunque, nei primi tempi ci guardavano meravigliati e non ci capivano. Poi hanno veduto che facevamo delle strade belle, larghe e ben bat-

tute: che insegnavamo loro a seminare, coltivare e

raccogi iù razionalmente: che non facevamo del bene. Una sera che alzavano le br: cielo, perchè certi punti di Valona avevano preso fuoco, quella sera la benediranno sempre, chè al posto delle basse, brutte e sporche -ba-

racche, han visto venir su delle casette in mur: tura. Hanno avuto il mercato coperto per venirci a vendere i prodotti dei loro campi: hanno avuto delle scuole italiane. per chi voleva imparare qualche cosa.

Allora si sono presi come d'amore per noi: e

Costruzione

d'un ponte sul Voiussa, nell’Albania Centrale.

meravigliati: «Ma perchè, ad evitare tanti grossi rischi, appena fuori di Durazzo non s'è rifugiato presso gli albanesi?» Perchè tocca dire che oramai degli albanesi ci si

può fidare. Nei primi tempi ci guardavano meravigliati, e in conclusione non capivano cosa si fosse venuti a molto bene

lano con noi, ci dicono: « bono italiano »: e questa espressione, così vile in bocca all’austriaco vinto e

sperduto, questa espressione che qualche volta cela il tradimento del fucile nascosto è pronto a colpirci

*

fare. Si ricordavano

adesso, quando ci salutano, portano anche loro la mano alla fronte, come vedono fare ai nostri soldati, ma prima la mettono contro il cuore, in segno di rispetto e di ringraziamento. Quando par-

appena ci avviciniamo, in bocca a questo ingenuo lungo di gratitudine e di promesse di ricambio, come e quando potranno. popolo è tutto un discorso

dei turchi che li

trattavano a legnate e portavan loro via quel che

potevano: avevano paura per i napoleoni ch'eran a mettere leme, poveri skipetari, e non si fidavano troppo i C'è da affermare che ai napoleoni ci tengono in modo eccezionale: magari non se ne servono, ma li vogliono avere in casa. Per questo, bisogna star sempre bene attenti a formarsi un giudizio sulla condizione economica e civile della persona che vi sta davanti: credete d'aver a che fare con un povero e c'è caso, sul più bello, di sentirlo parlare quietamente di migliaia e migliaia di lire: con una capacità meravigliosa di calcolo e di giudizio. Per esempio, l’albanese ch'è passato

stro-ungarico per ricevuta: lo mostrano desolat: mente, lo guardano con occhi oscurati e dicon

riesciti

«Austriaci non pagare, non pagare mai: dare sempre carta così e portare via mangerìa; Albanesi

venire con Italia». Han capito tanto bene anche loro questo «portar via », povera gente, che rinunziano alle ultime speranze di risarcimento e mettono i fiumi tra sè e i predatori.

Ogni popolo, comunque soggetto per qualche

tempo

animali che usano qui, a cui da- appena nati met-

all'Austria,

sente

vocazione di profugo.

in sè una piccola triste

Per queste ragioni, ci si chiede quasi meravigliati

questa collina, nessuno ci ha posto mente: uno dei

soliti, come se ne vedono ogni giorno; Il cavallo forse un po’ migliore: ma infine, uno dei comuni

Galleria stradale nella baia di Valona.

Voiussa e più indietro, abbiamo veduto quanta folla si venisse a mettere sotto la nostra bandiera: popolo di paesi prima occupati dagli austriaci ed ora diventati di prima linea, popolo che abbandona le proprie case pur di fuggire a coloro che dovunque e con tutti sono oppressori. Si portano dietro la casa per quanto possono: buoi, capre, galline, pecore, affidati alle mogli, alle figlie, alle sorelle: una fila colorata per le strade italo-albanesi piene di sole. — Ce n'è qualcuno che ha poca roba con sè: e del resto dei suoi averi non gli rimane ora che qualche piccolo pezzo di carta con un timbro au-

Gregari di una banda irregolare albanese.

davanti al soldatino-pellerossa: « ma perchè non sî è rifugiato presso gli albanesi, appena fuori di Durazzo? »


L'ILLUSTRAZIONE

NISC,

L'ANTICA

CIT.TÀ

DELLA

ITALIANA

SERBIA,

RICONQUISTATA.

La via Obilitch.

La stazione della ferrovia.

Il sobborgo Jagodina e la caserma d'artiglieria,

La piazza del Re Milan.

La cascata e la Centrale elettrica.

'Calermaldi'cavallenai


332

L'ILLUSTRAZIONE

UOMINI

La principessa Margherita d'Assia, sorella del Kaiser, nuova Regina di Finlandia (?)

E

COSE

ITALIANA

DEL

GIORNO.

Il prine. Federico Carlo d’Assia, nuovo Re di Finlandia (?)

Halil-Bey, nuovo presid. della Camera turca.

La nave di 9600 tonn. varata in America e battezzata «Piave» in onore della vittoria italiana.

“CINZA

NO,

VERMOUTH F. -CINZANO VINI ©SPUMANTI C. - TORINO.

La « Vittoria » dello scultore Graziosi, offerta a Mario Pellegrini.

Cofano per.il libro d’oro nel Comune di Ascoli Piceno.

FERNET-BRANCA FRATELLI BRANCA .MILANO tonico — Corroborante — Digestivo

Amaro —

G


L'ILLUSTRAZIONE IL NUOVO LIBRO DI RAFFAELLO BARBIERA

RIGORDI DELLE TERRE DOLOROSE. Il colonnello

conte Girolamo

Cappello, veneto,

istoriografo del Risorgimento, già addetto all'ufficio storico presso il Comando supremo, appena reduce dai gloriosi campi di Francia, ha voluto leggere, anch'egli, il nuovo libro di Raffaello Barbiera, Ricordi delle terre dolorose, edito dalla Casa Treves; e ne scrive in questo articolo, che,

ITALIANA

addensate sulla nobilissima figura del Gazzoletti, e

pertanto opera santa ha compiuto il Barbiera richiamandolo alla mente ed al cuore degli italiani.

Ed ancora poeti, figli delle terre dolorose! Ecco Francesco Dall’Ongaro, di Mansuè, in quel di

Oderzo, soldato inflessibile dell'ideale italiano. Con

arte deliziosa il Barbiera ci

parla dei

primi senti-

menti, delle prime vicende, dei primi affanni, delle ingiuste persecuzioni patite dal Dall'Ongaro. A Trieste, ilpoeta fonda un giornale, La Favilla, che

raccoglie ampie, fervide simpatie e preludia al ri-

sorgiSato italiano, al’48. Proscritto da Trieste, il Dall'Ongaro va a Roma, ed attorno a lui, nel dicembre 1847, si stringono molti emigrati veneti.

con quelli di Pompeo Molmenti, del prof. Luigi Rava e d'altri illustri, forma un serto simpatico.

tempo; altre vivide, popolari, parlanti. Tutte ap-

partengono alle «terre dolorose»; ai lembi d’Italia, irredenti fin da prima della guerra, ed a quelli sui quali si è ancora avventata, coi rostri e cogli artigli, la nera aquila bicipite. Raffaello Barbiera, con quella sua arte delicatissima, con quel suo stile agile, colorito, vivace, che toglie ogni fatica alla lettura, ci gremisce dattorno le figure dilette, ci fa rivivere nelle terre a noi care di un affetto infinitamente nostalgico, nelle terre

poeti, pittori,

giorn;

1848, tiene

testa

agli Austriaci

ed

è da essi vil

menti. Il Talamini fu compagno di

prigionia del

Manin e del Tommaseo, incitatore della resistenza a Venezia nel 1848-49; poi ancora rinchiuso dagli austriaci nelle carceri di Venezia, quando il boia imperiale impiccava a Venezia il giovane Luigi Dot-

la dominazione

austriaca.

dell’ Istria italiana, insieme con Giuseppe Revere,

poeta, umorista, giornalista, perseguitato dall'Austria. Fra le varie forme liriche, si Revere predi-

lesse il sonetto, in cui fu maestro. I suoi sonetti furono incriminati dalla polizia austriaca, I suoi

Nemesii vibrano roventi pel supplizio dei Bandiera,

i, soldati,

mente imprigionato a Belluno, fucilato a Treviso. Palpitiamo col fiero abate Natale Talamini, «il bardo del Cadore», figlio di Val Fiorentina, ai piedi del Col di Lana, che vide. tanti italici ardi-

coll’arme del sarcasmo

Percoto, dallo Zorutti passiamo a un nuovo stuolo

Dal Cadore, dal Friuli, dall’ Istria, dalla Dalmazia, dal Trentino, Raffaello Barbiera chiama a racpatrioti,

versi e prose patriottiche nei giornali, combattendo

di poeti, di scrittori, di patriotti, figli della città di San Giusto. Si rivede Giglio Padovan, l’acuto satirico; e si ammira l’archeologo Pietro Kandler — dal nome scozzese, non tedesco come volevano a Vienna — che si leva come la più viva, la più alta personificazione dell'Istria; dell’Istria romana,

oggi più nostre che mai, perchè iniquamente, brutalmente divelte dalla madre, dalla patria, e doloranti sotto il piede del barbaro.

l’Italia. Lassù, tra le roccie dolomitiche cadorine, rivediamo Jacopo Tasso, di Longarone, che, nel

fu il Ciconi, poichè egli, nella breve sua vita; sparse

rutti, il Porta del Friuli, il poeta popolare, che ci descrive in dialetto argute scene campestri, e sferza corrotti o fatui costumi della sua terra, preparandola a migliori destini. . Dal Friuli a Trieste è breve il cammino. Dalla

igure sante di gloria, di eroismo, di martirio! Talune quasi obliate, quasi sperdute nelle brume del

colta

in grida entusiastiche, invano represse dalla polizia austriaca. Presso al Somma rivive un altro scrittore di teatro, Teobaldo Ciconi, di San Daniele del Friuli. Ma non soltanto commediografo applauditissimo

Caterina Percoto, la novellista soave, rivive. Oggi, la Percoto riposa a Udine, accanto a_ Pietro Zo-

del passato e dai ful-

gori delle più recenti vicende, vengono a_noi le

tutti combattenti per la grande patria comune,

ombra agli austriaci, che costoro ne ostacolarono ersino le esequie! Nelle tragedie del Somma, in ispecial modo nella Parisiza e nel Marco Bozzari, risplende alto l'amore alla patria infelicissima. E la folla palpitava ai versi commossi, prorompeva

Cogli uomini, cogli eroi si schierano le donne, le Vestali del Risorgimento. Onore al sesso gentile, che illumina le ore del martirio, che infonde, che riaccende le fedi, che lenisce gli spasimi delle ferite !

Decoriamo il bell'articolo con due ritratti scelti da quelli che ornano il libro di Raffaello Barbiera. Evocate dalle lontananze

l’eroica Assemblea veneta, che, nel 1849, aveva proclamato la resistenza ad ogni costo, dando tale

del Dottesio, dello Sciesa.

Da Gorizia sorge la ieratica figura di Graziadio

Ergisto Bezzi, trentino.

Combatte nel Friuli tra i primi, da prode, poi a Venezia, infine a Roma, commissario ed aiutante di Garibaldi. Caduta ogni speranza italica, emigra a Lugano, dove non gli sono risparmiate nuove ersecuzioni e di dove è espulso. Cerca rifugio a Bruxelles, dove svolge applaudite conferenze sulla ‘Divitia. Commedia, Nel-'89: lo: vediamo a Torio;

Ascoli, il glottologo celeberrimo, che diede la denominazione di Verezia Giulia al Friuli orientale, al territorio triestino, all’Istria sino a Fiume, sino alle isole prossime.

Ed altri patrioti di Gorizia, al-

tre belle e ignote figure del nostro Risorgimento incontriamo nel libro di Raffaello Barbiera, ed innanzi a tutti Carlo Favetti, giornalista, cospiratore, perseguitato dalla polizia e dai tribunali dell'Austria.

E siamo all’epopea odierna! Chiniamo la fronte

dinanzi alla pura e mesta ombra di Riccardo Pitteri, capo della Lega Nazionale a Trieste, del poeta sempre în guerra contro l’Austria, che combatte

tesio di Como. Nell’odissea dell’insurrezione del Friuli del 1864,

coll’istituire più di cento scuole

dreuzzi di Navarons, capo di una banda rivoluzio-

una meravigliosa giosa e pugnace.

si erge maestosa la figura del vecchio Antonio An-

e

naria. L'indomito, per sottrarsi alla cattura au-

ricreatorî, e biblioteche, ed asili

ine nell’Istria, infantili;

‘tutta

propaganda di italianità coragÎl Pitteri si spense a Roma, nel

striaca, rimase venti giorni e venti notti rifugiato in una caverna, mentre le soldatesche nemiche cor-

1915, quando

già l'Italia era balzata in armi per li-

berare la sua

Trieste.

intorno. Altre bande

Le

revano, frugavano, rabbiose, la campagna tutto armate risorgono

Frattanto, nuovi martiri si sacrificano alla patria, «nuovi astri accende l' Austria nel nostro cielo ».

nel 1866 in Ca-

Damiano

Di Vedana, presso Belluno, era figlio Ippolito Caffi, patriotta-pittore, che combattè nel 1848 e fu imprigionato dai croati, soffrendo le più brutali

siasmo

rato, poi nuovamente arrestato a Padova, il Gaz-

in versi sferzanti sfida l’Austria. A Torino fonda un giornale, // patriota, il cui solo nome sintetizza tutto un programma di lotte; e i fatti tennero fede al nome. Indomito assertore della redenzione del suo Trentino, ne parla prima a Carlo Alberto, ne in-

teressa poi Vittorio Emanuele II, ne propugna, da deputato, sorretto da Camillo Cavour, i diritti, in un opuscolo, intitolato appunto :«La questione del Trentino ». Oggi le ombre

del tempo

e dell'oblio si sono

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di

Cesare

Battisti,

di Nazari

Rismondo, di Dino Fonda, di

di Fabio Filzi vigilano

oggi sui

ineffabile sono,

dalla

prima

all'ultima, le

pagine scritte dal Barbiera sulla figura dantesca di

sevizie, ch'egli stesso racconta in una drammaticissima lettera, pubblicata nell'odierno volume di Raffaello Barbiera. Il Caffi partecipò alla difesa di Venezia, nel 1849, e perì a Lissa, sul Re d'Italia. Nell’onda calda del patriottismo il Barbiera avvicenda il pittore col poeta, passa da Ippolito Cafti ‘a Giovanni Prati, dal figlio di Belluno al cantore trentino. Quale accurato, amoroso studio psicoloico svolge l’autore sul bardo nel Risorgimento! ‘ome penetra nelle pieghe di quell’anima superba,

zoletti si mantiene, nel carcere, fiero, sdegnoso, ed

Chiesa,

destini d'Italia. La grande tragedia, rossa di fuoco e di sangue, tutta piasmata del più puro eroismo, incalza. Un palpito solo, un solo fremito di entu-

bici illumina con luci vivaci, colorite.

quelle dell’Italia, colle sue angoscie, coi suoi difettil.. E trentino, al pari del Prati, è un altro poeta, Antonio Gazzoletti. Agitatore a Trieste nel 1848, imìprigionato dall'Austria a Trento, poi libe-

eccelse

Sauro, di Francesco

dore, per opera sopratutto di Carlo Tivaroni, e comono imprese veramente romanzesche, che il Bar-

come ce la ritrae colle sue passioni, prima fra tutte

anime

Cesare Battisti. Rileggendole, ho rivisto il martire trentino profilarsi, alto, diritto sul Campidoglio, nel

purpureo vespero romano, e l'ho ‘riudito Tencara alla folla tempestosa la frase solenne, indimentica-

bile: « Tutti alla frontiera, con la spada e col cuo-

re!» Ed il Barbiera assurge alla più alta commodrammaticità, allorchè descrive gli ultimi giorni del Battisti, quando l'eroe, sanguinante per vente

le ferite,

fu catturato

dagli

austriaci,

trascinato,

vilipeso a Trento, e strozzato dai nuovi Maramaldi

Giuseppe Revere, di Trieste.

nel castello del Buon Consiglio. Accanto al Battisti risorge dal passato, fiero, so-

lenne, ammonitore, lo spirito di Guglielmo Oberdan, _

poi a Firenze, corrispondente di giornali; infine a Îl primo, per ordine di tempo, dei matri irredenti Napoli, professore di letteratura drammatica. Ma nell'ultimo periodo di agitazioni e di ideali; l'Oberin tutti quelli anni, tra agitate vicende, quanta vena dan, che il Barbiera studia con indagine nuova. Infine, intrepido, sereno, ritorna nelle pagine compoetica sgorga dalla penna del Dall'Ongaro! E il Barbiera ci guida in quella selva sonante di versi, mosse il marinaio Nazario Sauro, semplice nelle ora amorosi, ora mistici, e sui quali domina vi- sue mirabili audacie; semplice come gli eroi del brante la nota patriottica. Il Dall'Ongaro caldeggiò Carlyle. Con la rievocazione di anime sublimi per purezzza l'unione italo-slava. Ma chi vorrà dimenticare Antonio Somma, udi- ed eroismo di quelle nostre terre, sulle quale oggi nese, luminosa figura di poeta e di italiano, che incombe tormentoso cordoglio, Raffaello Barbiera esce dai silenzi del tempo, si profila, riprende anima rende quei luoghi ancora più sacri ad ogni italiano. e vita sotto il tono animatore di Raffaello Barbiera? Il «tragedo di Udine», già segretario delGiroLamo CapPELLO. GOMME

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L'ILLUSTRAZIONE

UN

TRATTO

DI AMICIZIA,

Una mattina del novembre scorso, Alberto Grandi se ne stava nel suo studio — studio per modo di dire — sdraiato su una poltrona, colle gambe sulla

tavola, accavallate l'una sull’altra, leggendo un volume delle «Guépes» di Alphonse Karr e fumando il narghilè. Tre cose buone in una volta: stare sdraiati, leggere un buon libro e fumare la pipa,

— Sì, non

yi spaventate

diceva Alberto —

fumo la pipa... a domicilio, perchè ho imparato dal mio babbo la massima: «Il Fercliomo può fumare la pipa ma non può averla fumata»; so uali cure occorrono perchè nessuno avverta che sì è fumata la pipa. Mentre Alberto stava godendosi le arguzie di Alphonse Karr, la porta si aperse ed entrò Nino An-

tonelli. Nino e Alberto erano amici fino dall’infan-

zia. Quasi coetanei (Nino aveva ventisei anni e Alberto venticinque), avevano fatto vita comune per molto tempo, poi lo sport li aveva un po’ allontanati; Alberto, arcier régime, era rimasto fedele

al cavallo, Nino si era lasciato sedurre dall'auto-mobile.

intimi; vano

Ma

avevano

si vedevano di poter

continuato

ad

essere

amici

un po’ più di rado, ma

contare

l’uno

sull'altro.

sape-

Ciascuno

aveva libero accesso in ogni momento in casa del— Buon giorno, Alberto— disse Nino entrando. — Buon dì, Nino — rispose Alberto senza abbandonare la sua comoda posizione.

l’altro, il cameriere non annunziava nemmeno.

Nîno era entrato col cappello in testa, il sopra-

bito indosso, le mani

in tasca e il bastone

col manico all'ingiù nella tasca sinistra. — Puoi darmi dieci minuti ?— chiese. — Anche venti — rispose Alberto.

infilato

buttò il soprabito

cenno

su un

di sedersi.

divano. Alberto

gli fece

ba]

— No, grazie, resto in piedi. 38

novettapi ARRIGO

— Non conosci la signorina Margherita, la go-

vernante, la signorina dei Ronconi ? Alberto tirò giù le gambe dalla tavola. — Se la conosco: quella creatura divina, quelPangelo dagli occhi neri, quel demonio dai capelli biondi, quella fata...

— Dunque, la conosci?

— La conosco. — La signorina Barbetti è la mia amante. — È la tua....? — La mia amante, sei sordo? — Ah figlio d'un cane — gridò Alberto battendo il pugno sulla tavola — figlio d’un cane! Bo colto da un subitaneo entusiasmo per la straordinaria fortuna dell'amico, balzò in piedi, afferrò Nino per le spalle e cantando sull'aria della « Machtiche »: « Figlio d'un can barbone, figlio d'un

cane....»; gli fece fare contro voglia due 0 tre pi-

roette. Ma Nino si svincolò con uno strattone e lo ributtò sulla poltrona.

— Con te non si può parlare sul serio — escla— O che vuoi che mi metta a piangere perchè

mò stizzito.

hai per amante una delle più belle creature del globo ? Ti devo commiserare? — Io voglio lasciarla — disse Nino. — Vuoi fedina? — esclamò l’altro meravigliato che volesse lasciare quello che gli pareva si do-

vesse prendere tanto volentieri. — E perchè vuoi

lasciarla ? — Perchè, mi basta.

— Da quanto tempo è.... tua amante ? —

Nino allora posò il bastone, si levò il cappello,

ITALIANA.

— Giurami iù quello che ti dirò rimarrà un segreto fra noi due.

Albani, la

donne!

Bellissima,

vu

— Lo giuro — rispose Alberto alzando la gamba

dalla pipa. —

nore,

aveva le mani impedite dal

libro e

No, parlo sul serio, dammi la tua parola d'o-

— Ti dò la mia parola d'onore. — Conosci la signorina Barbetti ? — No. — Non conosci la signorina Barbetti ? — T'ho detto di no; non la conosco.

— Ah figlio d'un... Non

l'hai

Ma sei proprio in vena di belle

mica trovata male!

— Di che cosa hai paura? — Di lei e di me. Tu sapessi che carattere; hai detto bene: occhi di demonio; è terribile quando

s’infuria. E

poi ho paura di me, perchè, se si mette

a piangere, Î0 non so resistere. — Ma come... un demonio che piange? — Giù, proprio così. Vedi, giorni fa, tanto per tastare il terreno, ho detto vagamente che la nostra era una di quelle relazioni che una volta o l’altra

devono finire, Tu avessi visto! Pareva una tigre; e, piangere, e ti garantisco che ho dovuto finire col

quando finalmente si è calmata, ha cominciato a farle mille dichiarazioni di eterna fedeltà per non vederla più piangere e tremare in quel modo. — Pare che ti ami proprio molto.

— Pare — rispose

intelligente, buona, graziosa, simpatica e con cinque o seicento mila lire di dote... 3

Nino alzò le cinque dita della mano destra aperte e il pollice e l'indice della mano sinistra: — Sette. — Settecentomila? — esclamò Alberto. — Meglio. Vedo che sei bene informato. E credi che sarai.

gradito ?

[MI] il) DAI,

LlIIvpatti:

che cosa farà quando riceverà la lettera?Se si mette

in furia, se fa uno scandalo, addio matrimonio. — E allora? — Allora ci vuole.... un ambasciatore. — Come? —

Che tu la persuada, che tu...

No, no, no.

— lo! Nino, sei diventato matto? — Tu, proprio tu.

lo! n

"

— Ero sicuro che mi avresti detto di no. — E allora perchè sei venuto a chiedermelo ? —

rispose Alberto un po’ piccato.

— Perchè sono sicuro che finirai col dirmi di sì. —

Ah, questo è un altro discorso.

— Non puoi dirmi di no, perchè mi vuoi bene, perchè sei il mio solo e vero amico, perchè voglio sposarmi, perchè sono innamorato, innamorato, capisci, di quel tesoro. — Settecentomila.... — mormorò Alberto. — Ma che, senza un centesimo la sposerei. — Tira via!

— No, te lo giuro.

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suggerì Alberto.

— Ci avevo pensato; ma con quel temperamento

Ù

CARLO

Nino con la stessa aria mode-

sta di poco prima. — Potresti scriverle —

— Capisco.

— La ragione vera è che voglio prender moglie. — Vuoi prender moglie? Anche moglie? E con-

destra perchè

Come

non c'è nulla di nulla. Capirai, sinchè non ho rotto

ogni rapporto colla Margherita non posso mica... — E tu rompi. — Non posso. — Non puoi? C'è qualche conseguenza... ? — No, no; non posso perchè ho paura.

— Bisogna che qualcuno le parli, la calmi....

Da sei. mesi!

— E ti basta di già?

— Ti dico che mi basta. — Dimmi la ragione vera.

tro chi premediti ? — La conosci benissimo, la signorina Silvia, la maggiore.

MACCHIORO.

— Credo — rispose Nino con una modestia, che

voleva dire «ne sono sicuro ». — Ma bada, ancora

- MILANO

Db

FIT


L'ILLUSTRAZIONE Nella sua voce c'era un tremito, Alberto lo guardò: era sincero; si commosse, accettò di discutere, fu

perduto. A ‘tutte le sue obbiezioni Nino trovò risposta: per Alberto la cosa non presentava

ITALIANA

Erano le tre e mezza. Camminò adagino. Nîno lo aveva avvisato: Margherita arrivava la prima e attendeva: preferiva così, perchè — diceva Nino, sem-

pre modesto — l'attesa per lei era piacevole. Alle tre e tre quarti ‘Alberto infilò la porta, salì, si fermò sul pianerottolo: il cuore gli faceva un pochino tic-tac. Andava ad affrontare una tigre, per usare le parole di Nino. « Ambasciatore non porta pena » — diceva per darsi animo. — « Ti sei ficcato in un pasticcio » — gli rispondeva una voce interna. Alberto conosceva l'appartamentino: mise la chiave nella toppa; sì trovò nell’anticamera, posò il sorabito;poi, col cappello in mano, girò pian piano

alcuna gra-

vità, una scena senza conseguenza; con lui non se la poteva prendere, era un ambasciatore; quando

seppe poi che Alberto aveva parlato più volte con Margherita in casa Ronconi, ne trasse un argomento ‘formidabile; non era più un estraneo: era un amico» di tutti e due, anche verso di lei così era più delicato. Le lacrime? Ma che impressione potevano fare ad Alberto, e poi Alberto era un diplomatico, aveva l'arte di saper fare, se tutte le donne lo ascoltavano incantate. Questo era proprio vero: fout les

la maniglia della porta, ed entrò nella camera.

mots sont fins quand la moustache est fine, e Alberto era DIOpRO un bel cadetto di Guascogna, bello quasi come Cristiano. Alle insistenze di Nino, Alberto replicò, si schermi, si difese; non disse però che alla signorina Barbetti aveva fatto anche un po' di corte. In fondo, la missione lo tentava. Insomma, alla fine accettò. Era per il mercoledì successivo, alle tre e mezza.

allora essa si accorse di Alberto e senza

essa si trovò tutta contro Alberto e Alberto sentì contro

di sè

tutto

il corpo

di lei arcuato

î

due anelli fatti dal pollice

e dall’indice intorno ai polsi: — «Ahi!» — quel minuscolo dolore bastò. Margherita ormai

dall’impeto

dell'ira,

vacillò

indietro,

Al-

sembrava una cardenia, col capo arrovesciato, sor-

retta da Alberto, passo passo all'indietro, arrivò a un piccolo canapè; Alberto la fece sedere, le ap-

dalle due forcine d'ambra, si era sciolta Margherita, inghirlandata d’oro, aveva

razione, mormorò: « Signorina! » a quella voce

si sbarazzò dei guanti, sedette accanto a lei: quella sensazione che passa inavvertita da una persona all'altra passò da Alberto a Margherita; Alberto soffriva d quell'attimo che era stato pur necessario

nuova in piedi:

inattesa, Margherita scattò, volgendosi, non comprese, intuì, ma il volto era già

in tempesta: un estraneo lì, Alberto Grandi, l’amico

gli occhi. Rimasero

così

qualche momento,

socchiuso

Alberto

per impedirle di uscire, vestita così; di gridare, di

di Nino, lì; il suo segreto conosciuto; perchè Al-

fare uno scandalo; Margherita, disfatta, sentiva che

furono lam i di pensiero.

una, due, tre volte i capelli sparsi si aggroviglia rono nell’intarsio del canapè; Alberto piano piano li liberò perchè non si strappassero; le sollevò il

berto Grandi lì? perchè? — Non

— Lei... lei, qui...

che yuole....

furono riflessioni,

perchè?... — gridò

Alberto era lì come un amico. Ma dopo un istante Margherita

capo colla mano

Margherita intese, non volle altro, si raddrizzò:

Vile, vile, vile!

sinistra

sussultò

e colla destra

invidiato.

Ma

Alberto sì guardò intorno ;non c’era

nulla. Prese

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tutta;

quella massa d’oro; l’avaro più cupido l'avrebbe

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MILANO.

esausta

mentre

vero alla tigre, a una giovane tigre.

Alberto prese il cappello duro, un paio di guanti

IN TUTTE

e pro-

teso; l'avrebbe presa tra le braccia, invece per sco-

starla girò lievemente

poggiò delicatamente il capo sulla cornice del canapè. La gran massa di capelli, mal rattenuta

grigi, ses sul braccio il soprabito nero senza risvolte di seta, e si avviò.

si ottiene sempre

fermarsi

iccola lotta, così impari di forze: durò un attimo.

Ka braccia di Margherita non ressero, si piegarono;

fette di rotondità, quali Venere deve avere invidiato a Giunone Leucolena; la linea del corpo, che si intravedeva nella trasparenza della seta; era così pieghevole e insieme robusta, da far pensare dav-

giuste di proporzione,

E giovane tigre fu al balzo quella giovanissima donna, Quando Alberto, dopo il breve istante di ammi-

essere mezzo lutto, come si porta per un parente a cuiî non sì tiene; nessuno si accorge che è lutto, ma i parenti del parente non possono trovar nulla a ridire.

Alberto fermo davanti alla porta la prese dolce-

anelli fatti dal pollice e dall'indice inguantati, senza far forza, senza stringere i polsi, pur la tenevano;

berto colle braccia protese l’accolse e la sostenne, girando col braccio destro intorno alle spalle di lei. L’ira era caduta; Margherita tanto bianca che

così

i curva, quali Giunone deve avere invidiato a Venere Anadiomene; le braccia, che uscivano nude dal saut-de-lit roseo, leggerissimo, erano bianche e per-

Alberto spalancò l'armadio, e combinò il suo vestimento. Escluso, si capisce, qualunque vestito di solennità, rimaneva la scelta fra il fig/f e la giacchetta; ma il ##94f è stretto, come vuole il suo nome, ci si muove male, se si alza il braccio le falde sventolano; dunque giacchetta, giacchetta e panciotto neri, pantaloni grigi molto scuri, a righe; camicia, naturalmente, bianca; stivaletti neri di vitello; cravatta grigia, nodo fatto a mano, lungo; spilla, una perla. Poi che sì fu vestito, Alberto si guardò nello specchio; benissimo: un vestito da mezzo lutto, senza

Si attaccò ad Alberto per scostarlo.

così armoniose

spalle

per annunciarle che l’amico la pianta ».

Alberto posò il cappello, le impedì ilpasso: — Ascolti, ascolti, signorina, ascolti: — è partito. Ma Margherita lo respingeva: — Via, via; da dorli gR age vie

gli gettò una parola: « Complice! » e riprese quella

mostrava la perfetta attaccatura del collo; dalla massa un po' cadente dei capelli, rattenuti da due randi forcine d'ambra, sembrava rutilasse l'oro; l'orecchio non era piccolissimo, ma perfetto di forma, bianco tutto meno il lobo inferiore, roseo; le

Verso le tre, Alberto cominciò la sua toeletta. Primo imbarazzo: come vestirsi ? Il protocollo prevede tutto: nozze, funerali, battesimi, ricevimenti visite di giorno, visite di sera, visite di congedo. non prevede il « ritrovo con l'amante di un amico,

Vile, vile, vile!

Non le usciva altro; poi si lanciò alla porta: — Vile, , — a me, a me — quel vile!

si volse al piccolo rumore che Alberto fece entrando: tutto il corpo però ebbe un movimento; nel volto, che appena si intravedeva, correva il sorriso:

magnifica bellezza: il capo, leggermente inclinato,

dell'incarico che si era assunto: ma ormai era in ballo, e Nino era già partito per la Riviera.

mente per i polsi: — Signorina, signorina!.... Marghecita volle liberarsi, non ci riusciva: i. due

era l'amante che aveva udito l'amante, e ne attendeva la carezza, per fingersi sorpresa e saltargli al collo. Pure, in quel breve momento Alberto ammirò la

Il mercoledì seguente Alberto era meno entusiasta

gianti palesavano l'ira.

Margherita, seduta a un tavolino davanti alla fi-

nestra, volgeva le spalle alla porta: leggeva. Non

Nino gli dette tutte le istruzioni ;poi come un sol uomo prese il treno e partì. *

La voce non usciva dalla gola, le mani si stringevano in uno spasimo; il capo eretto, il corpo arcuato e teso, il volto contratto, gli occhi lampeg-

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336.

L'ILLUSTRAZIONE

ITALIANA

del rhum; ne

ella si era mossa; il braccio che le reggeva la

piano piano introdusse la pallina trai denti stretti di Margherita. Vide poi sulla toilette una boccetta

capo non aveva più sostegno e allora, naturalmente,

dalla

tavola

del

tè la bottiglietta

versò una goccia sopra una pallina di zucchero e

testa era scivolato in giù nell'incavo

del collo;

si ripiegò da un lato, e si appoggiò alla spalla di Alberto. Alberto lo attirò verso di sè, poi sollevò la mano di Margherita e sul polso le mise tanti

di acqua di Colonia: se me versò un po’ sulla cima

delle dita e soffregò lievemente le tempie di MarLa poi le fece aspirare la boccetta, poi sedette li nuovo vicino a lei.

minuscoli baci, così leggeri, così poco diversi da

quel sottile massaggio

I sussulti tratto tratto continuavano; il capo di Margherita batteva sulla cornice di legno del canapè. Alberto fece passare la sua mano destra colla palma aperta tra il capo di lei e la cornice,

di prima.

Margherita, con

un piccolo brivido, sì volse verso di lui, si restrinse,

si rannicchiò, come una gattina freddolosa.

ma

dopo

sta sospesa non si sa come al cigli volle raccoglierla, aveva le mani impedite,

Rimasero

così;

il

pianto era cessato,

tentò

un po! Alberto vide che una

per attenuare i colpi, ma non bastava, e allora con garbo riuscì a passare tutto il braccio lungo la

grossa lagrima, rima-

avvicinando il viso, non la raggiunse che sulla bocca

cornice di legno e così il capo della bella fanciulla si trovò appoggiato come tra due piccoli guanciali nella piegatura del braccio. Ma poichè la crisi nervosa durava, Alberto col pollice della mano sinistra cominciò un leggero massaggio sul dorso della mano sinistra di Margherita, un massaggio lievissimo, un e/eurage,

le sue mani, Alberto commise un errore deplore-

rono a rigare il volto già meno

ritornare il sereno.

di lei, con le labbra.

berto una tazza di tè e due crostini FETA

abbondanti e sollevatrici, Dopo un po’, Alberto, vedendo levò

la mano

con

vole: tornò a parlare di Nino. Ma la tempesta questa volta fu breve: ormai Alberto sapeva come far

ben presto la crisi cedette, i sussulti finirono e le lacrime comincia-

pallido e scesero

Fu anzi Margherita, la quale volle che attendesse

due settimane, poi Alberto telegrafò a Nino: « Tutto accomodato; puoi ritornare ».

quei lacrimoni, sol-

di Margherita e col dorso della mano

di lei le asciugò gli occhi; ma Margherita con un

mano di Margherita, sino al polso, e mormorò: — Così? Ancora? — Margherita con un piccolo cenno disse: — Sì. — Il pianto silenzioso si acquetava; ma per quel piccolo « no » e per quel piccolo «sì»

ca a Roma, conobbe, un quarantacinque anni sono,

un segretario del sultano del Zanzibar, che lo in-

vogliò ad andare secolui in Africa, e yi andò, Alla

Corte di quel sultano vide e studiò i digiuni mistici musulmani, e cominciò quei suoi esperimenti divenuti famosi, e sì diede alla professione di «di-

giunatore» — che

nées » in tutta Europa e nelle Americhe.

-

spiritualista e squisito

oratore che,

prima della guerra, tenne varie conferenze filosofiche anche qui a Milano. A trenta anni — nel 1875 — pubblicò il suo primo volume su Za continuità delle leggi della natura, opera di piccola mole ma

di

grande

contenuto, che, insieme con un’altra De/-

l'idea di scienza naturale

nella scienza e nella

filosofia, apparsa nel 1895, gli assegnò un posto cospicuo nella storia del pensiero contemporaneo. Fu considerato un caposcuola ed ebbe discepoli notevoli, come il Bergson,e diede indirizzo allascuola

conosciuta sotto il nome di « Filosofia dell'azione». Tutta l'opera del Boutroux fu volta a colmare l'a-

dalle Ninfe.

Arrico.

Maccuioro.

Ù

canica. Una delle sue ultime opere — apparsa nel 1908 — fu un tentativo di conciliare la religione con la scienza, Da ultimo aveva molto piegato verso

il cattolicismo,

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mente— e grazie alla quale fece numerose

E Nino ritornò, si fidanzò con la bella Albani, la

in ismalto simboleggiante l'Amicizia circondata

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Succi, resosi celebre coi lunghi « digiuni ». Era nato a Cesenatico (Cesena): impiegato di una ban-

viaggio di nozze, portò in dono ad Alberto un magnifico portasigarette d’oro, con s una figurina

sposò: e, poichè non era un ingrato, reduce dal

piccolo cenno disse: — No. — Alberto riprese il tenue massaggio sfiorando con tutta la mano la

—_ Si annunzia la morte a 68 anni,

nente filosofo

* Un'ora dopo, mentre Margherita porgeva ad Al-

così tenue, così calmante, che

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