L’editoriale
Care lettrici, cari lettori,
il tema di calendEsercito 2022 è “la Vostra Difesa la Nostra Missione” la cui introduzione, a cura del Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Gen. C.A. Pietro Serino, non lascia dubbi interpretativi. È solo grazie all’intenso addestramento svolto e alle missioni internazionali condotte se i nostri militari hanno potuto sviluppare elevatissime capacità che sono state apprezzate in tutti i settori ove l’Esercito ha operato. In sintesi, per i pagine della nostra rivista, il Gen. Carlo Jean scriveva che per l’Esercito la forza ideologica che ne assicura la legittimità risiede nella “capacità di addestrarsi seriamente, correndo anche dei rischi, per sviluppare al massimo quella che è la ragione stessa dell’esistenza di una compagine militare: la capacità di battersi”. Gli anni passano, ma non esistono scorciatoie per farsi trovare sempre pronti.
sto, a tutti i livelli, di sudare sui libri. Bisogna leggere, approfondire e confrontarsi; in questo sforzo Rivista Militare continuerà nella sua missione di: “informare, comunicare e fare
per inciso la guerra era ancora in corso, sulle sue pagine l’allora Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Paolo Berardi, scrisse che: “il criterio che deve informare di sé la risorgente Rivista Militare è quello della libertà di pensiero. All’origine delle colpe che hanno falsato
il pensiero militare, che venne compresso e mutilato (…). Ne conseguì una preparazione militare inadeguata ai propositi bellici”. In questo stralcio è racchiusa la fondamentale importanza della pluralità delle opinioni e del confronto purché scevro, parafrasando i fratelli Mezzacapo, “da polemiche infruttuose e discussioni personali”.
Allegato a questo numero troverete un fascicolo speciale dedicato al Gen. Paolo Supino,
amava la ricerca operativa e fu uno dei massimi teorici dell’arma atomica. Svariati libri e pubblicazioni ne attestano il valore. I suoi testi di strategia furono usati, tra l’altro, anche in paesi esteri quali manuali di studio nelle scuole militari. Ho avuto il privilegio di conoscere
quella caratura è un atto doveroso, non solo per le indiscusse qualità intellettuali testé accennate, ma anche per il particolare trascorso personale.
Prof. Lucio Caracciolo, dedicata alla dimensione “spazio”, nuovo dominio di confronto internazionale. A partire da questo numero troverete la rubrica “militaria” che si occuperà di armi, uniformi, war game e modellismo, mentre la rubrica dei “consigli per la lettura” è stata ampliata ed è stato inserito anche un sommario in lingua inglese.
d è stato inserito anche un sommario in
Buona lettura!
L’ESERCITONELG20 L’ESERCITO NEL G20
La Brigata “Granatieri di Sardegna”
a presidio della Capitale
Il 30 e 31 ottobre 2021, a Roma, si è svolto il summit internazionale G20, che ha riunito i Capi di Stato e di Governo delle più importanti nazioni al mondo.
Un’occasione molto sentita, per la Capitale e per il Paese tutto, in quanto si è trattato della prima volta in assoluto che l’importante vertice venisse svolto in Italia.
In una Roma blindata, nei giorni dell’evento c’è stato un denominatore comune agli occhi dei turisti e dei residenti: gli uomini e le donne con al braccio lo stemma con i quattro mori, quello della Brigata meccanizzata “Granatieri di Sardegna”, chiamata a presidiare gli alberghi e le ambasciate dove hanno alloggiato le delegazioni del G20.
L’Esercito Italiano ha incrementato il dispositivo dell’operazione “Strade Sicure” di 400 militari, con la creazione di una Task Force per fronteggiare l’esigenza, inquadrata nel raggruppamento “Lazio-Abruzzo”. La scelta su quali reparti schierare è stata semplice: i militari della Brigata “Granatieri di Sardegna”, per la pluridecennale esperienza e per il loro inserimento
nel tessuto sociale romano, rappresentavano l’opzione migliore.
Il 1° reggimento “Granatieri di Sardegna”, reparto più antico dell’Esercito Italiano, ha così assunto la guida della Task Force, avendo alle dipendenze quattro complessi minori di cui tre su base 1° reggimento e uno su base reggimento “Lancieri di Montebello” (8°).
A partire dal 28 ottobre (giorno di af-
natieri e i Lancieri sono stati schierati presso gli hotel e le ambasciate ospitanti le delegazioni e nei siti istituzionali più esposti. E non solo: visto il costangli impegni di cerimoniale sono andati di pari passo, con i Granatieri della 7a compagnia di rappresentanza schierati, in Grande Uniforme Storica, nell’acso il Quirinale e Palazzo Chigi.
Il core dell’evento è stato, ovviamente, il vertice vero e proprio, svoltosi nelle giornate del 30 e 31 ottobre, dove gli uomini e le donne della Brigata Granatieri avevano il compito fondamentale di garantire la sicurezza delle delegazioni.
Con i media di tutto il mondo collegati con Roma, i Granatieri hanno dimostrato di essere pronti a intervenire in ogni contesto, pur mantenendo la
Il G20, guidato dal Presidente del Consiglio Prof. Mario Draghi, e svoltosi presso il centro congressi “La Nuvoanalisti politici, un vero e proprio successo, visti gli accordi che sono stati leader partecipanti al forum Un successo che ha permesso al Paese di accrescere la sua immagine e di trovare un importante attendono, dalla lotta al COVID-19 (anche qui è coinvolto l’Esercito) alle manovre economiche. Sicuramente, nel Granatiere che rientrava in caserma dopo un turno di servizio per il G20 (magari incrociando un suo collega rientrare, in Grande Uniforme Storica, dalla resa degli onori al Presidente degli Stati Uniti d’America…) il sentimento prevalente è stato l’orgoglio. Orgoglio per aver contribuito alla riuscita di un evento di natura planetaria.
LAGRANDEGUERRA LA GRANDE GUERRA
diFabrizioLuperto di Fabrizio LupertoAll’alba del 1960 il cinema italiano
Prima Guerra Mondiale e, di questi, nessuno di notevole fattura. A scoraggiare produttori e registi fu, in principio, la censura fascista e, in seguito, quella politica degli anni ‘50. La censura italiana dell’epoca aveva lo scopo di evitare che il mondo della celluloide portasse sugli schermi le disillusioni dei patrioti, il dolore dei mutilati, le contrapposizioni sociali
emerse durante e nel dopoguerra.
che i miti dell’amore verso la Patria, del gesto eroico e della “bella morte” resistessero ancora a lungo, perché ritenuti fattori fondamentali per l’Italia che stava per rialzarsi dopo la Seconda Guerra Mondiale. Più che vera e propria censura, si trattava di barriere culturali che la società italiana non aveva il coraggio di affrontare.
ganda, nel resto del mondo cineera già accaduto. Nella vicina Francia Jean Renoir gira, nel 1937, “La Grande Illusione”. Successivamente, nel 1957, Stanley Kubrik realizzerà con capitali USA “Orizzonti di Gloria” al quale però la Francia (la vicenda narrata riguarda l’esercito francese) negò il visto di censura per 18 anni; infatti, fu distribuito soltanto il 26 marzo 1975. In questi ultimi due casi
mettere insieme il capitale necessasemplice, proprio a causa della paura dei produttori di assistere al sequestro delle pellicole, con conseguente tracollo economico. La presenza di attori di primissimo piano, come Jean Gabin (La Grande Illusione) e Kirk Douglas (Orizzonti di Gloria) con il loro coinvolgimento economico ne resero possibile la realizzazione. Torniamo in Italia, nel 1959 con La
Grande Guerra (Mario Monicelli), muro culturale che aveva impedito dante la Prima Guerra Mondiale. Già all’annuncio della sua messa in cantiere, iniziarono a piovere critiche da più parti; la presenza di attori comici, come Sordi e Gassman, portarono esponenti politici a pensare che e iniziarono ad attaccare il produtto-
re. Carlo Emilio Gadda, Volontario di guerra e autore di “Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana”, accusò il produttore di voler “ridurre a barzelletta” le sofferenze dei soldati italiani, salvo poi ricredersi all’uscita
presentò una interpellanza a “tutela dei valori della Patria” e fu proprio il Ministro della Difesa dell’epoca, on. Giulio Andreotti, a difendere la pellicola “che mostra una profonda nota
di sano realismo” per cui non dovevano “farsi obiezioni (…) dal punto di vista della Difesa” (1).
Uno dei punti di forza de La Grande Guerra è senza dubbio la psicologia dei personaggi, che già ottimamente tratteggiati dal soggetto di Luciano Vincenzoni, vengono arricchiti da sceneggiatori e regista con dettagli disseminati nei dialoghi. Questo riguarda tutti i personaggi della pellicola, ma i due protagonisti meritano un approfondimento.
Jacovacci (Sordi), dei due, è il meno complesso. Già nelle primissime scene si capisce che ci si troverà davanti alla caratterizzazione del romano lavativo, vile e ipocrita. Marchiato a fuoco dalla sceneggiatura, che lo vuole sempre pronto a sotterfugi, il personaggio di Jacovacci trova la sublimazione della propria codardia nella scena della distribudella visita del Generale, deve farsi portavoce del malessere della truppa per un rancio disgustoso e insufdi un giudizio sul rancio, invece di scatenare la protesta, risponde con
un entusiasta “ottimo e abbondante”, salvo poi essere smentito dallo cio “sciacquatura di marmitte”. Jacosempliciotto anche capace di slanci di generosità, non riesce a liberarsi della propria mediocrità e, fedele al suo modo di vedere la vita dove il più furbo riesce sempre a cavarsela, morirà urlando “sono un vigliacco!” seppellendo la nobiltà del suo gesto sotto la spessa coltre della vigliaccheria che lo aveva accompagnato per tutta la sua esistenza. Busacca (Gassman) dei due protagonisti è il personaggio più complesso e interessante. Milanese di provincia, rozzo e sbruffone, al contrario di Jacovacci, non è un vile ma, come tanti, è vittima di eventi più grandi di lui, vittima di una guerra che non capisce. In quel contesto il suo unico pensiero è “portare a casa la pelle” e questo lo spinge ad assumere atteggiamenti simili a quelli di Jacovacci, ma che non hanno radici nel proprio essere bensì sono dettati dalla necessità. Di Busacca sappiamo che è stato in galera, ma non sappiamo
il perché. Importantissimi a questo proposito i dialoghi che hanno luogo durante una pausa dall’addestramento. La psicologia del Busacca viene ribaltata in poche battute: prima dà sfoggio della propria ignoranza dando del “romano” a Tiberio Murgia che risponde rivendicando il suo essere catanese. Ma sorprendentemente, davanti alle minacce dei superiori che ammutoliscono i suoi commilitoni, sfodera un discorso condito da “fatalismo rinunciatario”, evidenziando un insospettabile eloquio, seguito da “guerra al privilegio” citando addirittura Bakunin. Davanti al silenzio dei compagni chiude con un meraviglioso “lo sapevo, davanti
ta”. Quindi, chi è in realtà Giovanni Busacca? Un ladro di polli, un delinquente di periferia come gli sceneggiatori ci hanno fatto credere sinora, oppure uno che è stato in galera per reati politici e al quale, di conseguenza, va riconosciuta una certa dignità?
pretati da volti noti, ma che non posÈ il caso di Achille Compagnoni che interpreta il cappellano militare, originario di Santa Caterina Valfurva (Sondrio), prestò servizio nel 5° reggimento alpini. Nel 1954 fece parte della spedizione che avrebbe scalato il K2. Altro volto noto presente è il cantante salentino Nicola Arigliano, uno dei primi interpreti italiani di musica Jazz e Swing. Arigliano, in seguito, si cimentò altre volte nel cinema. Nel ruolo di Mandich troviamo il pugile Tiberio Mitri, due volte detentore del titolo europeo dei pesi medi
mondo Jake La Motta.
Sin dalle prime sequenze Monicelli ribalta l’idea retorica della Prima Guerra Mondiale: fango, sporcizia, freddo e paura sono i veri protagoni-
italiani, eroi per necessità, affamati, poco motivati e male armati, puntano tutto su orgoglio e solidarietà.
Successivamente, il regista inizia a volare alto e a mettere in chiaro i propri obiettivi: rendere esplicito il trapposto alla mediocrità dello Stato. Il tutto è rappresentato attraverso
vicissitudini eroiche che sono però sferzate da un’ironia che, più che comica, è feroce satira. Monicelli dà vita a un bombardamento incessante (attraverso battute entrate nella storia del cinema italiano): verso il mito dell’unità nazionale “dopo Parma tutti romani e camorristi” e verso la classe dirigente del Paese “se la Patria la dovessero difendere le persone perbene, te saludi Patria”. Questo
messaggio principe della nuova Italia cioè che la guerra era servita a fare
I passaggi comici non sminuiscono, anzi rafforzano l’eroismo (spesso involontario) dei personaggi.
L’orrore della guerra smitizzato (fucilazione mentre i soldati marciano ignorando quanto succede a pochi metri da loro): l’orrore che diventa
mette lo spettatore dinanzi a qualco(all’epoca il neorealismo batteva i suoi ultimi colpi) che sarà, in seguito, il marchio di fabbrica di quella che diventerà l’inconfondibile “commedia all’italiana” che dominerà la cinema-
La produzione mette a disposizione di Monicelli un budget elevato, protagonisti di altissimo livello (Vittorio Gassman e Alberto Sordi), comprimari di alto valore artistico (Romolo Valli e Silvana Mangano) e una batteria di caratteristi (Tiberio Murgia e Ferruccio Amendola) che in molti casi hanno fatto la fortuna di tante commedie italiane dell’epoca. Monicelli dirige con mano sicura e condestinato a fare la storia del cinema. Leone d’oro a Venezia ex aequo con “Il Generale della Rovere” di Roberto Rossellini, “La Grande Guerra” rappresenta al meglio la miscela tra la critica di costume, segno distintivo
“politicamente scorretta”.
NOTE (1)Treccani, “La Grande Guerra” di Mario Monicelli a cura di F. Franceschini.
Quando sentiamo il nome Francesco De Gregori il pensiero corre immediatamente al cantautore romano, ma forse pochi sanno che suo zio si chiamava allo stesso modo e che il cantautore si chiama così proprio per lui, lo zio militare. Ma qual è il legame fra il soldato e il cantautore?
Francesco De Gregori, lo zio, è stato Capitano dell’8° rgt. Alpini, partigiano, Comandante del Gruppo delle Brigate Est della Divisione “Osoppo” (il suo nome di battaglia era “Bolla”). Morì nell’eccidio di Malga Porzus nel febbraio del 1945, a opera delle formazio-
fatti più controversi e tragici della nostra storia nazionale, che vide cadere anche il fratello di Pier Paolo Pasolini, Guido. Prima dell’avventura partigiana, il Ten. De Gregori, appena uscito dall’Accademia Militare di Modena, fu impegnato con l’8° rgt. Alpini della Divisione “Julia” sul fronte Greco Albanese e poi, dopo essere stato ferito a un ginocchio, nello Stato Maggiore dell’VIII Corpo d’Armata, sempre in Albania. L’8 settembre del 1943 il Capitano De Gregori si trovava in Friuli e aderì immediatamente alla Resistenza assumendo subito un ruolo cardine; per
bastano le parole della motivazione della Medaglia D’Oro al Valor Militare. A leggere di lui, il Capitano De Gregori sembra ricordarci quegli eroi antichi, famosi non solo per le gesta ma anche per l’umanità e la bontà delle in-
tenzioni, sui quali si cantano e si scrivono canzoni, quelle canzoni che tutti conoscono e ricordano, a volte senza nemmeno sapere il perché, perché le sappiamo e basta, come uscissero da sotto la pelle. Nel 1951, ad aprile, qualche anno dopo la sua morte, a Roma nacque suo nipote: Francesco anche lui, forse perché il fratello del Cap. De Gregori, Giorgio, bibliotecario, e Rita Grechi (sua moglie) volevano che la sua memoria continuasse sulle gambe importante, il nome di uno di quegli eroi antichi che si cantano nelle canzoni ed è nelle canzoni che Francesco cominciò a creare, poco più che diciottenne, dei mondi immaginari così vivi che generazioni intere vi si riconosceranno. All’inizio, venne incoraggiato dal fratello maggiore Luigi (in arte “Ludwig”, allora e adesso Luigi Grechi) al quale fece ascoltare la sua prima canzone (Buonanotte Nina) e che lo introdusse a suonare nel celebre locale romano di Trastevere, il Folk Studio. Lì, poco «Soldato fedele e deciso, animato da vivo amor di Patria, dopo l’armistizio prodigava ogni sua attività alla lotta di liberazione organizzando, animando e guidando da posti di responsabilità e di comando il movimento partigiano nella Carnia e nella zona montana ad est del Tagliamento. Comandante capace e soldato valoroso, dopo essersi ripetutamente affermato in numerosi combattimenti, si distingueva particolarmente durante la dura offensiva condotta da prepondesettembre 1944 nella zona montana del Torre Natisone. In condi tempo e di ambiente, fermo, deciso e coraggioso riaffermava l’italianità della regione e la -
Capitano Francesco De Gregori, 1910 - 1945.
tria. Cadeva vittima della tragica situazione creata dal fascismo ed alimentata dall’oppressore tedesco in quel martoriato lembo d’Italia dove il comune spirito patriottico non sempre riusciva a fondere in un sol blocco le forze della Resistenza. Friuli, settembre 1943 - 7 febbraio 1945».
CIURLARE NEL MANICO
Il verbo “ciurlare” deriva dalla voce latina circulare “camminare in giro”. voce è passata a designare l’oscillare, il tentennare, il non stare saldo. Perciò si applicò soprattutto alle armi da taglio che non risultaoall’elsa. Da ciò scaturì il modo di dire, con riferimento agli uomini
facili al tradimento o che oscillano nelle loro convinzioni senza mai essere fermi nelle proprie idee. L’immagine viene anche riferita ad attrezzi di lavoro come una zappa ouna vanga che non sono saldamente vincolate al manico di legno: in questo modo, chi le usa non può lavorare bene e ha quindi un alibi per sottrarsi allo sforzo. Sempre nel
campo del lavoro, un altro senso metaforico è riferito non solo a chi vuole sottrarsi a un impegno, ma anche a chi si prende degli impegni che non riuscirà mai ad onorare, a chi fa delle promesse che sicuramente non riuscirà a mantenere: chi “ciurla nel manico”, in sintesi, è una persona sulla quale fare sicu-
SFIDA FOTOGRAFICA
OBIETTIVO
Valorizzare il lavoro svolto dal personale dell’Esercito in Italia e -
foto devono cogliere un dettaglio, un’emozione, mettere in evidenza le capacità militari professionali del personale di ogni Arma/
UTILIZZO DELLE IMMAGINI -
relativi alle opere presentate restano di proprietà dell’autore, ma
PREMIO
NOTA:
Si rammenta il rispetto delle norme per la sicurezza delle informazioni nonché di quelle afferenti alla sicurezza sul lavoro.
DOVE CI PORTERÀ LA CORSA ALLO SPAZIO?
Lucio Caracciolo parla con noi
Lucio Caracciolo, intervistato dal Colonnello Giuseppe Cacciaguerra, Direttore di Rivista Militare, racconta perché le guerre verranno combattute dall’alto. Fondatore e direttore di Limes, la prima rivista italiana di geopolitica, giornalista e docente di Studi strategici all’università LUla Sapienza di Roma. Lucio Caracciolo è anche membro
zione Italia-USA, che ha come scopo quello di approfondire in Italia la cultura americana. Per il politologo italiano, lo spazio potrebbe diventare un obiettivo delle grandi potenze per attaccare o difendersi, ma anche una luce nuova per portare al nostro pianeta le risorse e gli equilibri di cui ha urgente bisogno.
Prof. Caracciolo, l’ultimo numero di Limes (12/2021) si intitola “Lo spazio serve a farci la guerra”. Perché è diventato così importante e chi sono i protagonisti a contenderselo?
Lo spazio è diventato sempre più importante perché si è militarizzato ed ha raggiunto una dimensione strategica per controllare la terra. Questo comporta che tutte le
principali potenze terrestri cercano di dotarsi di una dimensione spaziale rilevante. Non è un caso che negli ultimi anni, persino nel nostro Paese, sia proliferato il sistema dei comandi spaziali, che in genere derivano dall’Aeronautica in termini funzionali, ma anche dalla Marina; comandi che introducono una nuova dimensione dello spazio intesa essenzialmente come aerospazio, cioè come lo spazio delle orbite basse. In particolare, la linea di Karman, cioè quella dell’atmosfera più o meno variabile intorno
metri di altezza. Uno spazio che è iperpopolato di satelliti e di detriti che girano intorno a noi con una funzione talvolta apertamente militare, anche se non sempre dichiarata, talvolta duale. I satelliti ci permettono di migliorare le telecomunicazioni, di individuare la nostra posizione su terra grazie ai sistemi GPS, ma consentono soprattutto di utilizzarli come armamenti. La recente esercitazione russa di sparare sul proprio satellite esausto e poi naturalmente produrre una quantità innumerevole di mini satelliti sotto forma di frammenti, è stata la dimostrazione che Mosca è in grado di usare armi proprie nello spazio. Altri paesi, fra cui gli Stati Uniti, hanno dimostrato analoghe capacità. Bisogna considerare anche
a cura di Giuseppe Cacciaguerra
“... Lo spazio è diventato sempre più importante perché ha raggiunto una dimensione strategica per controllare la terra ...”
la dimensione spaziale in connessione con quella cyber spaziale, cioè al di là di terra, mare e aria. Esistono queste due nuove dimensioni, che sono sempre più rilevanti e che hanno una certa dose di ambiguità. Possono apparire a volte come civili o come duali grazie alle tecnologie alte che vengono sviluppate. È molto importante l’argomento intorno alla geo localizzazione e perché l’orbita cosiddetta geostazionaria, circa 36 mila km di altezza, sia così strategicamente importante. In genere, possiamo dire che lo spazio fra la Terra e la Luna ha diversi gradi di rilievo; è diventato sempre più rilevante per la potenza su terra e questo spiega perché anche altre superpotenze, oltre a Stati Uniti, Russia e oramai Cina, guardino alla Luna come una piattaforma, non solamente dal punto di vista delle risorse energetiche ed economiche, basti pensare all’Elio-3, ma anche come piattaforma ideale per avere un controllo complessivo sullo spazio tra la Terra e la Luna e quindi sulla Terra
Nato a Roma il 7 febbraio 1954, Lucio Caracciolo è considerato uno dei maggiori esperti italiani di geopolitica. Laureato in filosofia all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” inizia la sua carriera di giornalista negli anni ’70, quando comincia a scrivere per il quotidiano la Repubblica. Dal 1986 al 1995 ha diretto Micromega e, nel 1993, ha fondato la rivista di geopolitica Limes, che dirige tuttora. È membro del comitato scientifico della Fondazione Italia-USA. Tra i suoi numerosi saggi, meritano di essere ricordati: “Gli usi geopolitici della germanofobia”, “Fra Europa ed euro, in Italia e Germania 19452000. La costruzione dell’Europa”, “L’Europa è finita?”, “America vs America. Perché gli Stati Uniti sono in guerra contro se stessi”.
Certo, vengono combattute lì ma anche dall’alto, non c’è una separazione netta tra queste dimensioni, terra,
mare, aria e poi cyber spazio e spazio. È tutto connesinsomma, nel nostro pianeta. Ma immaginare che qualpenso ovviamente le maggiori potenze, senza avere degli assetti spaziali per poter governare tutte le dimensio-
ni, credo che sia improbabile; certo, per ora nessuno dei paesi, se vogliamo chiamarli tali perché alcuni lo sono
vera e propria dimensione spaziale. Però alcuni ci stanno provando, specialmente in Medio Oriente, Emirati Arabi, Iran, Israele stesso, quindi bisogna distinguere. In ogni caso pensare di avere una qualche capacità di intervento sia in fase preventiva, sia in fase effettivamente bellica, nell’equilibrio delle potenze terrestri senza queste dimensioni, cioè cyber spazio e spazio, è impossibile.
derna e contemporanea. Non è solamente una questione di sapere ma anche una questione di coscienza nazionale. Se tu non hai idea della storia del tuo paese, se non conosci le tue radici, perdi il senso dell’Italia, di un paese profondamente storico che, a occhio e croce, risale almeno a 2000 anni fa, quando Augusto, primo imperatore romano, costituì l’Italia come entità previlegiata nello spazio di Roma. Di questi 2000 anni di storia, lasciando stare la preistoria, noi abbiamo spesso una visione molto vaga, pensiamo di essere un territorio fra gli altri senza una sua radice, un albero senza profondità. -
predetta da F. Fukuyama sia un pallido ricordo. Parafrasando liberamente W. Churchill quando parlava dei Balcani, direi che di storia ne produciamo ben più di quella che siamo in grado di assorbire. Lei cosa ne pensa?
Sono pienamente d’accordo. Il vero problema per noi, e qui parlo dell’Italia, è che la storia ce la stiamo un po’ scordando, è incredibile, sia a livello scolastico per non parlare di quello universitario. La storia è una specie di sotto materia dispersa nelle ore di insegnamento, in cui spesso non si arriva nemmeno a un secolo fa. Questo provoca che i ragazzi conoscono bene l’uomo di Neanderthal ma non sanno praticamente nulla dell’epoca mo-
lo spazio la dimensione che troviamo naturale è quella della guerra allora dobbiamo dare ragione, piena ra-
umano contiene in sé diverse dimensioni ed è capace dei più incredibili atti di generosità e di apertura, ma anche degli atti più orribili nei confronti dei propri simili. Quindi, immaginare che vi sia una natura umana, e che sia o buona o
-
business as usual
feedbackbusiness as usual business as usual -
L’arca
Effetto
Effetti Farfalla
mors tua vita mea
ILRUOLODELLEDONNE IL RUOLO DELLE DONNE NELLAGRANDEGUERRA NELLA GRANDE GUERRA
diAnnaMariaIsastia di Anna Maria IsastiaDurante la Prima Guerra Mondiale le donne, oltre che assistere e curare, si rivelarono in grado di sostituire gli uomini in tutte le loro attività, anche non se ne erano mai viste, ma quel-circolari ministeriali del 1916 invitavano gli industriali ad assumere donne e
-
limenti militari, ausiliari e non ausiliari,
È solo uno dei tanti stravolgimenti come quella italiana, che si era ostistrinse tutti a rivedere questa realtà
l’autorità del pater familias niuge lontano centinaia di chilomecommerciare, svolgere una qualsiasi civile mentre durante la guerra furo-uomini fu generale dato che quasi
enorme fatica, il lavoro degli uomini, guerra dovettero vangare, arare, semaschile, la scarsità dei concimi, le
sere assimilato alla moderna assistenque, dall’idea di una donna, la contes-
che costrinse il Ministero della guerra a
Militari di fornire alle volontarie tutte le -
gli uomini al fronte; accanto alle centinaia di donne che hanno creato il -
farmaciste (circa la metà di tutte le
quanto accaduto alle migliaia di infer-
pubblicazioni, romanzi. Al fronte erano presenti anche donne indispensabili, ma delle quali nessuno narrava le gesta. Furono circa duemila le valligiane tra i dodici e i sessanta anni reclutate dall’Esercito per portare in prima linea i rifornimenti ai soldati. I
erano stati sgomberati all’inizio della guerra, ma quando ci si rese conto che neanche i muli riuscivano a raggiungere le zone impervie dove erano schierate le truppe, fu consentito alle donne di tornare nelle loro case purché facessero le portatrici come erano abituate a fare caricando legna opatate. Durante la guerra, nelle loro
bombe a mano, granate, munizioni e medicine, superando un dislivello di un migliaio di metri, pagate una lira e mezzo a viaggio.
Avevano al braccio destro una fascia blu di riconoscimento con una stellina e un numero progressivo. Nel 1968, le ultime rimaste in vita di cavaliere dell’Ordine di Vittorio Veneto per aver partecipato alla guerra. A una di loro, Maria Plozner Mentil uccisa nel 1916, è stata conferita la Medaglia d’Oro al Valor Militare ed è l’unica donna cui sia stata intitolata una caserma degli alpini, adesso purtroppo in abbandono.
Operaie di una fabbrica di maschere anti-gas in Inghilterra.
Anna Maria Isastia, è professore associato di Storia contemporanea e insegna nel Dipartimento di Storia, Culture, Religioni della “Sapienza”, Università di Roma.
Responsabile accordi Eramus con le università di Arhus e Maastricht. È segretario generale della Socario della Fondazione Archivio nazionale ricordo e progresso e responsabile del Centro studi e ricerche dell’Associazione Nazionale Reduci dalla prigionia e
comitato di redazione della rivista “Dimensioni e problemi della ricerca stori-
egen della Vrije Universiteit Brussel, con il Centre interdisciplinaire d‘Etude
dei molisani, abruzzesi, veneti e lombardi nei campi nazisti durante la Seconregistrazione multimediale delle testimonianze e formazione dei giovani alla Risorgimento, Storia sociale, Storia degli Antichi Stati Italiani nelle Università di Cassino e Roma Tre, Storia contemporanea alla “Sapienza” di Roma. Ha al italiana ed europea.
Un approccio in evoluzione per la Difesa Collettiva
NATO E CYBERSPACE di Giovanni Gagliano
Lo strumento militare deve costantemente adattarsi e modellare le proprie capacità rispetto alle evoluzioni delle diversi contesti operativi. La NATO ha intrapreso un percorso evolutivo per comprendere l’effetto dirompente dello
Difesa Collettiva.
caratterizzati da un alto tasso di digidove la gestione delle informazioni in sicurezza sarà sempre più competitiva. Il summit di Praga del 2002 è stato il primo momento in cui l’Alleanza ha inserito la minaccia del cyberspace nando poi nel 2008 le indicazioni di policy anno di distanza dagli attacchi informatici che avevano colpito l’Estonia (membro NATO dal 2004) nei suoi più critici settori pubblici e privati. Se il vertice di Lisbona del 2010 ha fornito la base per evidenziare la centralità del cyberspace l’incontro in Galles di quattro anni più tardi che ha presentato degli elementi “policy rafforzata” che ha connesso la difesa dello spazio cibernetico con i compiti per la approvando una partnership con le inla necessità di condividere informazioni sulle minacce cyber con il mondo quale punto di incontro per soluzioni innovative nello spazio cibernetico. Il summit di Varsavia del 2016 ha puntato nuovamente sul cyber, con l’Alleancondiviso nello sviluppo della difesa cidi capacità e formazione. Nello stesdichiarazione congiunta con l’Unione Europea indicando il cyber tra le aree vitali di collaborazione e riconosciuto il principio di applicabilità del Diritto Internazionale per questo nuovo dominio. Il biennio appena trascorso è stato anche nella consapevolezza che le
Sarà pertanto fondamentale una più e lo sviluppo di collaborazioni con pae-
si partner
che riconosce lo spazio cibernetico quale organizzazione ha modellato la NATO?
La policy dell’Alleanza sulla difesa cibernetica coinvolge diverse autori-
leadership sul cyberspace è detenuta dai singoli stati. Il Consiglio del Nord Atlantico esercita l’autorità politica principale nella gestione delle crisi legate al cyberspace Comitati sulla sicurezza cibernetica
per le questioni tecniche e di difesa.
Cyberspace Operations Centre supporta i cooperazioni dell’Alleanza più resilienti
NATO Communications and Information Agency è il principale geil proprio Cyber Security Centre quale hub specialistico di settore. La formazione comune e la ricerca esplorare opportunità e mitigare rischi
direttrici del cambio di paradigma del nologico sarà preponderante rispetto le minacce cyber porteranno sempre più fattori di rischio tanto più tali tecnoleanza ha emanato una dottrina per le operazioni nel cyberspace ha approvato una nuova policy globale di difesa cibernetica”. Nella dichiarazione a margine del summit leader NATO hanno affermato come l’Alleanza sia determinata a impiegare l’intera gamma di capacità militari per dissuadere e contrastare le minacce cyber ivi comprese quelle condotte all’interno attività cyber ostili potrebbero essere considerate alla stregua di un attacco rispondere” a vulnerabilità e intrusioni.
LA COOPERAZIONE IN AMBITO DIFESA-ESTERI
Il modello Niger
di Eugenio FortunatoIl caso Niger rappresenta un segno tangibile della volontà di supportare fattivamente i Paesi in via di sviluppo, dimostrando che le missioni svolte dalle Forze Armate si caratterizzano sempre più marcatamente come “interministeriali e interagenzia” e come espressione dell’impegno dell’intero sistema Paese. Questo case study rappresenta un esempio di tale caratterizzazione,cacemente diversi aspetti dell’interesse nazionale, in un’area strategicamente di alta valenza, il Sahel. Vero nodo focale, è la sinergia instaurata tra il Ministero della Difesa e il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), attraverso una rete di collabora-
zioni capace di valorizzare esigenze tra loro complementari, indirizzando gli sforzi di tutti gli attori verso gli obiettivi prioritari del Paese.
Il Sahel è una delle aree in cui la migrazione costituisce un fenomeno di rilievo con importanti ripercussioni su diversi aspetti della società e, ov-
migratori non sono circoscrivibili in maniera univoca a una sola area geo-tercontinentali. Si stimano nel mondo circa 70 milioni di persone costrette, per motivi di varia natura, ad abbandonare la propria casa e il proprio Paese. Nella maggioranza dei casi, le cause sono da ricercare nello squilibrio fra popolazione e risorse, a cui si aggiungono, molto spesso, cause
di tipo socio-culturali, costituite per lo
L’Africa, ad esempio, caratterizzata da instabilità dei regimi politici e da ampie sacche di povertà, rappresenta una delle aree al mondo con il più alto numero di spostamenti di popolazioni alla ricerca di condizioni di vita migliori. Si tratta di un continente ricco di opportunità, ma anche al centro di numerose contraddizioni che generano fenomeni critici, non solo regionali. migratori che richiedono “un approccio multidimensionale” in grado di contemperare la gestione dell’emergenza e l’individuazione/rimozione delle cause alla base del problema. Ed è proprio in linea con questo tipo di approccio che il nostro Paese, nell’am-
bito della strategia nell’area subsahariana, ha previsto strumenti immediati -
dio-lungo periodo per lo sviluppo e gli investimenti nei paesi africani.
nato diverse attività per rafforzare il dialogo con i Paesi africani maggiormente interessati dai fenomeni migratori, ovvero Etiopia, Nigeria, Senegal, Mali e Niger, e, al contempo, sta gettando le basi per includere altri Paesi come la Guinea (1).
Paese dove vengono controllati i casi sospetti di immigrazione clandestina.
-
ste in essere, risulta quella intrapresa nei confronti del Niger. Il MAECI ha valutato il “Piano di urgenza migrazione”, presentato dal Niger nell’ambito di un incontro bilaterale in Italia (2), che conteneva una richiesta di supporto logistico e di formazione nel settore della sicurezza. Questa esigenza ha creato le premesse per una collaborazione diretta con la Difesa per acquistare materiali utilizzando i fondi destinati alla sicurezza e al capacity building. Inoltre, i rappresentanti della Difesa nigerina hanno comunicato di aver aderito alla libera circolazione di beni e persone
di bilaterali sia in ragione della partecipazione come Stato membro della Economic Community of West African States (ECOWAS) e, al contempo, istituito una zona di controllo nel nord del
l’Accordo Quadro di Cooperazione (3)nel settore della Difesa che ha creato le condizioni necessarie per una collaborazione strutturata tra i due Paesi e ha consentito di studiare e analizzare le richieste di aiuto della controparte nigerina. Per rafforzare questo tipo di impegno, Italia, Francia e Germania hanno predisposto un pacchetto di misure coordinate nell’ambito delle iniziative della Commissione europea in Niger e Mali, per controllare il fenomeno migratorio. Da un punto di vista strettamente funzionale, è lecito chiedersi: come si esplicita la cooperazione?
il 14 ottobre 2019, presso la Direzione Centrale dei Materiali delle Forze Armate del Niger sita nella stessa capita-
e gestito tutte le attività per la donazione alle Forze Armate del Niger, di tredici mezzi militari di “pubblica utilità”, dieci ambulanze (nove Fiat Ducato e un Veicolo Multiruolo 90) e tre autobotti (un Astra e due Iveco 190). L’Italia, inoltre, utilizzando le “expertise” del personale specializzato delle Forze Armate e la presenza della Missione in Niger (MISIN), ha organizzato diverse attività di “familiarizzazione”
teorico-pratica a favore di autisti, infer-retto impiego e alla conservazione in Questa iniziativa, assieme ad altri progetti di supporto ancora in corso come donazione di medicinali e kit sanitari per aiutare la popolazione provata dalla crisi sanitaria causata dalla pandemia da Covid-19, ha consentito alle Autorità nigerine di ampliare il raggio d’azione delle pronità locali. Primo soccorso, trasporto pazienti, importanti riserve di acqua in caso di siccità e in caso di incendi, donazione di automezzi e attività formative, hanno costituito un valido supporto alla risoluzione dei proble-
suo genere, è il risultato di un protocollo d’intesa stipulato tra il MAECI e lo Stato Maggiore Difesa che ha consentito di impiegare parte delle risorse del “Fondo per l’Africa” per sostenere i governi dei Paesi di provenienza e transito nel contrasto del fenomeno illeciti. In questa partnership, il MAECI ha messo a disposizione le risorse, mentre il Ministero della Difesa si è fatto carico di individuare i beni e di ottenere tutte le autorizzazioni necessarie. Inoltre, attraverso l’Agenzia Industrie Difesa (AID) è stata condotta tutta la fase esecutiva che prevedeva
la riparazione dei mezzi, il trasporto e il disbrigo delle incombenze burocratiche, amministrative e doganali. Nonostante il rallentamento dei dialoghi con l’Africa per gli ovvi motivi pandemici, la collaborazione in materia migratoria e il consolidamento delle relazioni bilaterali sono costantemente al centro dei colloqui che il Ministro degli Affari Esteri ha avuto nel corso della sua visita a Niamey, il 2 giugno 2021. Il Niger rappresenta per l’Italia un partner importante nella regione saheliana, cruciale per la stabilità regionale, per il contrasto al terrorismo jihadista e per la gestione dei neo. L’impegno del nostro Paese in termini di cooperazione allo sviluppo
un nuovo accordo in materia e l’apertura di una nuova base militare. Per concludere, l’obiettivo dell’Italia non può essere solo il Niger, c’è interesse ad attribuire la costruzione di solidi rapporti con tutti i Paesi dell’Africa con cui esistono interessi comuni nella
nalizzate a minimizzare l’effetto della pressione migratoria sul Mediterraneo centrale, garantendo stabilità, sicurezza e migliori condizioni di vita alle popolazioni locali. Il consolidamento delle procedure instaurate nel caso del Niger consentirà di migliorare ulteriormente gli strumenti a disposizione per
ai processi di stabilizzazione di alcune aree del mondo in cui l’Italia ha gli strumenti per rivestire un ruolo di primo piano, per tutelare interessi umanitari, economici e politici, stabilmente e non solo in modo episodico.
Il modelloha dimostrato che è possibile sfruttare costruttivamente la collaborazione tra diversi ministeri per con-
co per il Niger è stato trasformato, nel
a disciplinare tutte le attività di collaborazione tra il MAECI, il Ministero della Difesa e l’AID per iniziative a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione, attraverso attività umanitarie e di tutela dei diritti umani.
esplorare e approfondire ulteriormente, che potrà consentire all’Italia di tutelare i propri interessi in aree strategiche, attraverso il sostegno ai governi locali nella rimozione delle cause alla base dei fenomeni migratori.
NOTE
(1)Documento triennale di programmazione e di indirizzo 2017 – 2019 e 2019 –2021.
(2)Incontro bilaterale del 25 novembre 2016 organizzato dal MAECI.
(3) Firmato a Roma il 26 settembre 2017.
COMMONSENSE, COMMON SENSE, COMMONUNDERSTANDING COMMON UNDERSTANDING
La standardizzazione della terminologia militare in ambito NATO
di Antonio TaglialatelaL’utilizzo di una terminologia corretta nella comunicazione è imprescindibile
una reciproca intercomprensione nel settore di specialità in cui si opera. Il
standardizzare la terminologia militare
sempre trasparente e condivisa. Soltanto attraverso la standardizzazione e l’armonizzazione terminologica si
dell’ampiezza espressiva della terminologia settoriale risulta consapevole.
l’applicazione e la diffusione di una terminologia univoca. La conferenza internazionale dal titolo “NATO Conference on Terminology Management tasi presso il Quartier Generale NATO come alcuni grandi organismi e istituzioni nazionali e internazionali abbiano iniziato ad adoperarsi per coordinare e
prio motto “Common sense, common understanding”. Introducendo la con-
Vice-Direttore della European Defence Agency un’operazione militare internazionale in cui il carburante per ogni veicolo imle potenziali criticità comunicative du-
rante una cooperazione internazionale interforze. Un ulteriore aneddoto rac-
do due pescatori di nazionalità diverse iniziò ad affondare in balia del mare in burrasca. Uno dei due lanciava un We are sinking! We are sinking!” (Stiamo affondando! Stiamo
What are you thinking con un palese errore di interpretazio-
l’importanza della condivisione di uno stesso codice comunicativo per evitare fraintendimenti e possibili incidenti di comprensione.
termine, proposta, approvazione, promulgazione, applicazione, monitoraggio ed eventuale aggiornamento. È la standardizzazione terminologica, ha promosso il NATO Terminology Programme, recepito anche in Italia attraverso l’implementazione di studi linguistici e terminologici nell’ambito, per esempio, degli Istituti di formazione militari. La NATO fu istituita a Londra nel 1949, allo scopo di contrastare la minaccia sovietica dopo la Seconda Guerra Mondiale, e già allora l’Alleanza riconobbe che, per consentire alle te, un processo di standardizzazione fosse essenziale in tutti gli ambiti (Jones & Askew, 2014; Jones, 2015). Tale consapevolezza si sostanziò a partire dal 1998, allorquando la NATO intraprese una revisione dei suoi processi di standardizzazione che hanno progressivamente condotto nel 2000 all’urgenza di una politica di standardizzazione terminologica complessiva al suo interno.
Nel 2001, la Military Agency for Standardization venne accorpata al NATO per dare origine alla NATO Standardization Agency (NSA), un’unica divisione preposta a
tale processo. Nel 2014, dopo un’ulteriore revisione delle Agenzie NATO, la NSA divenne l’attuale NATO Standar(NSO). Tuttavia, ciò che assume rilievo con questi cambiamenti è che la politica di standardizzazione approvata nel 2000 aveva stabilito, per la prima volta, che i documenti della NATO dovessero utilizzare una terminologia condivisa e ottenere lo status di “NATO Agreed”; ciò ha ampliato la portata della normalizzazione terminologica a tutti i documenti. Ad oggi, la NATO risulta l’unica Organizzazione internazionale in cui la terminologia, North Atlantic Council, diventa obbligatoria all’interno di tutte le sue strutture. Istituito nel 2011, il NSO svolge la sua attività spaziando in vari campi: da quello linguistico-terminologico dei documenti e delle regolamentazioni a quello più strettamente operativo delle missioni di pace e delle relazioni inter-
della standardizzazione non può che originare dalla necessità di uniformare le concezioni tattiche e logistiche, da cui derivano, in parallelo, la standardizzazione di natura tecnico-operativa e quella tecnico-amministrativa. Sulla base di tale necessità, il processo di standardizzazione della NATO implica un consolidato insieme di procedure e metodi di lavoro (Alfonsi, 2006).
Gli esiti delle attività del NSO si concreSTANdardization AGreements (STANAGs) in cui vengono stabiliti processi, termi-
Antonio Taglialatela ha ottenuto un dottorato di ricerca in Eurolinguaggi e Terminologie specialistiche presso l’Università di Napoli “Parthenope” nel 2018. Attualmente, è ricercatore di Lingua e Traduzione inglese presso l’Università della Tuscia di Viterbo e co-direttore della Summer School in “Studi culturali britannici e anglo-americani” dell’Università di Urbino. È inoltre research fellow presso The Englishers’ International Research and Training Directorate (Ankara, Turchia) e membro del Direttivo dell’Associazione Nazionale Insegnanti Lingue Straniere (ANILS) e dell’Associazione Italiana per la Terminologia (Ass.I.Term).
ni e condizioni per equipaggiamenti o procedure tecniche in ambito militare tra gli attuali 30 Paesi membri del Patto Atlantico. In aggiunta agli STANAG, la NATO produce altresì le Allied Communications Publications (ACP), che costituiscono un manuale con lo scopo
Il Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, interviene al NATO Industry Forum che si è svolto a Roma il 17 novembre scorso, sul tema della centralità dell’avanguardia industriale e tecnologica dei Paesi dell’Alleanza nell’attuazione dell’agenda “NATO dotarsi nel 2022.
di formalizzare dei criteri comuni per le telecomunicazioni in ambito NATO (e non solo) e che, pur non avendo le caratteristiche dei cosiddetti standard, vale a dire, dei requisiti tecnici e procedurali imposti, necessitano di un processo elaborativo analogo e si fondano, tuttavia, su degli accordi tra uno o più Paesi. Gli standard rappresentano, dunque, un requisito irrinunciabile che rende possibile la cooperazione internazionale e che consentono di superare barriere linguistiche e culturali altrimenti invalicabili (Genovese, 2001). A titolo informativo, quelli di più ampio
tre famiglie principali: Norme Internazionali (ISO, IEC, CCITT, CEN, AECMA), Norme USA (Mil-Spec, Mil-Std, MilHdbk) e Norme NATO (STANAGs e ACPs associate).
Lo STANAG NATO di riferimento per l’aspetto linguistico è il 6001, giunto alla sua V edizione, che consente di
ze linguistiche e terminologiche nelle quattro abilità (listening, speaking, reading, writing). Occorre ricordare che l’integrazione interforze passa soprattutto attraverso una terminologia corretta, chiara e fruibile che, di concerto con tutte le altre attività extra-linguistiche, costituisce un prerequisito indispensabile per attuare l’interoperabilità, tanto a livello nazionale quanto internazionale. È già in vigore dal 2006, in Italia, la Direttiva interforze sulla terminologia militare dello Stato
Maggiore della Difesa (SMD-G-026), petenze, le responsabilità e le modalità necessarie da seguire per favorire tale processo (Taglialatela, 2014). Tuttavia, se lo scopo della NATO è quello di migliorare l’interoperabilità attraverso la standardizzazione e normalizzazione terminologica, è chiaro che la terminologia adottata all’interno di un suo documento debba ritornare utile non solo
ma all’intera organizzazione. Le pubblicazioni di riferimento sono la Guidance for the Development and Publication of NATO Terminology del 2007 e la NATO Terminology Directive del 2015 che stabiliscono, nel dettaglio, la politica di standardizzazione della NATO, le strutture, le responsabilità e i processi coinvolti nella normalizzazione terminologica e istruiscono su come approcciare la terminologia militare. Ad ogni modo, la maggioranza degli esperti che lavora sulla terminologia non è composta soltanto di terminologi; vi contribuiscono anche esperti che hanno familiarità con le specializzazioni richieste, ma che necessitano in ogni caso di essere assistiti nella formulazione, nel coordinamento e per l’approvazione della terminologia da linguisti, traduttori e altre professionalità
Terminologia del NSO riveste un ruolo centrale nel processo di sviluppo e approvazione e, quando un termine acquisisce lo status “NATO Agreed”, esso viene divulgato attraverso il
database NATOTerm, contenente oltre
liberamente accessibile attraverso il sito web del NSO (1).
È evidente, pertanto, che la terminologia non sia più solo un insieme di nomenclature settoriali, bensì una disciplina aperta all’evidenza della funzione sociale del linguaggio come mezzo di comunicazione rivolto a un ottimale trasferimento del sapere (in una o più lingue) tramite un lavoro di acquisizione, concetti appartenenti a conoscenze specialistiche (Treccani online). Ciò si concretizza altresì nell’importanza strategica che essa ha progressivamente assunto per la NATO nella divulgazione di una comunicazione interforze uniforme e sarebbe, dunque, auspicabile che tutte le organizzazioni internazionali si ispirassero alla NATO come modello per la realizzazione di adeguate politiche di standardizzazione terminologica.
NOTE
(1)NSO – NATO Term: https://nso. nato.int/natoterm/content/nato/pages/ home.html?lg=en.
SITOGRAFIA/BIBLIOGRAFIA
A.Alfonsi, Interoperabilità e standardizzazione militare: connubio indissolubile della NATO, Informazioni della Difesa, 4, pp. 34-39, (2006).
G.Genovese, Standard e cooperazione NATO. Informazioni della Difesa, 5, pp. 41-50, (2001).
I.Jones and L. Askew, Meeting the language challenges of NATO operations – Policy, practice and professionalization, Basingstoke, Palgrave Macmillan.
I.Jones, Terminology: as Old as the Hills…, NATO Conference on Terminology Management, NATO HQ, Bruxelles (Belgio), 19 Novembre 2015.
A.Taglialatela, La terminologia milita, pp. 106-
109, Rivista Militare, 4 (2013).
Treccani online, A rigor di termini, sezione Speciali, http://www.treccani.it/ lingua_italiana/speciali/termini/mainSpeciale.html.
L’UNIONE
FA LA FORZA
La NATO, che colleziona successi da oltre 70 anni garantendo pace e stabilità, di primo acchito, sembra incarnare fino in fondo i propositi del detto “l’unione fa la forza”. Questa famosa affermazione ci consente di comprendere l’importanza dell’agire insieme per sviluppare sinergie e creare incredibili opportunità. Però, purtroppo, non è sempre facile riuscire a individuare gruppi coesi dove tutti si aiutano vicendevolmente per raggiungere un obiettivo comune. Ciò è vero anche per le organizzazioni più complesse dove il successo di tutti viene spesso sa-
singoli. Nel caso della NATO, in realtà, a guardare bene, ci sono aree completamente dimenticate: la logistica, per esempio, settore nel quale le nazioni hanno sempre avuto la responsabilità ultima di supportare le loro Forze senza alcuna particolare forma di collaborazione. Nel tempo, infatti, ci si è resi conto della presenza di inutili quanto dispendiose duplicazioni, ma anche di gap di capacità che hanno avuto un impatto rilevante sulla condotta delle operazioni in ambito NATO ed europeo. É proprio in questo contesto che il tarlo del dubbio ha cominciato a insinuarsi nella mente degli addetti ai lavori, spingendoli a cercare forme di condivisione delle competenze già esistenti e a sviluppare capacità complementari sfruttando interoperabilità e standardiz-
nuovo approccio è stata raggiunta nel corso del summit NATO di Riga (28-29 novembre 2006) quando tutti concordarono sulla necessità di avviare una radicale trasformazione della logistica anche mediante un maggiore ricorso a soluzioni multinazionali. Il tarlo del dubbio di cui sopra, spinse la Repubblica Ceca ad assumere l’iniziativa, per creare qualcosa in soluzioni capaci di rendere ancora più forte l’Alleanza, attraverso una cooperazione più spinta nel settore logistico. Nel 2009, a Praga, fu cre-
ato il Multinational Logistics Coordination Centre (MLCC) che conta, ad oggi, 20 membri (1) e si caratterizza per aver scelto una struttura snella, modulare e facilmente adattabile al continuo aumento di competenze e di carichi di lavoro. Sin da subito, si è capito che era qualcosa che mancava nel campo della logistica multinazionale, tant’è che nel 2016 è diventato il vertice delle iniziative formative/addestrative per la NATO e nel 2017 ha assunto il medesimo ruolo nell’ambito dell’Unione Europea.
Attualmente, il Centro opera prioritariamente nello sviluppo delle capacità logistiche partecipando ai progetti della NATO Smart Defence, una delle migliori soluzioni per massimizzare i risultati a fronte di investimenti contenuti, ripresa anche dall’Unione Europea con i progetti di Pooling&Sharing. Questo ha portato
alla formazione, attraverso l’organizzazione di esercitazioni multinazionali (ad es. Capable Logistician, Capable Deployer e Connected Logistician) e di corsi di formazione dei logisti e delle unità logistiche (LOGFAS, sulla logistica NATO, sul Joint Logistics Support Group e sulla Reception, Staging andOnward Movement) a cui, al pari delle unità operative, vengono chiesti tempi di risposta e reattività decisamente più bassi che in passato, alla cooperazione bilaterale e multilaterale, mediante rapporti di collaborazione con la NATO, l’EU e altre organizzazioni/ agenzie che si occupano di logistica. Ma le iniziative non si fermano qui perché l’MLCC partecipa anche alle attività di assistenza dei paesi partner (e.g. Montenegro, Moldavia, Giordania e Ucraina) che intendono diventare membri della NATO con lo scopo di favorire lo sviluppo delle capacità logistiche.
Adesso che è più chiaro cosa sia l’MLCC possiamo fare alcune considerazioni. L’Italia ha sempre seguito con interesse le attività del Centro, sin dalla sua nascita, anche se l’adesione è arrivata solo nel 2016.
Da allora, l’impegno italiano non ha conosciuto battute d’arresto, te-
stimoniato dall’acquisizione della zione Logistica e dalla decisione di ospitare in Italia, a dicembre 2019, la periodica riunione del CdA dove siede, quale rappresentante nazazione Logistica del IV Reparto dello Stato Maggiore della Difesa. Degno di particolare rilevanza è l’approfondimento del Supremo Comando Alleato per la Trasformazione di Norfolk: nel 2018, ha diffuso un documento che evidenziava la necessità di costituire nuovi Centri di Eccellenza in sei diffequella logistica. Il Centro, quindi, sembrerebbe avere tutte le carte in regola per poter acquisire lo status di Centro di Eccellenza per la Logistica e contribuire maggiormente alla diffusione della cultura logistica in ambito multinazionale ma, soprattutto, nell’ambito delle organizzazioni delle singole nazioni dove, troppo spesso, la logistica viene relegata ad attività di second’ordine.
La creazione di un Centro di eccellenza per la logistica potrebbe
avere delle ricadute positive anche in ambito nazionale, dove il Centro per la Formazione Logistica Interforze (CeFLI), referente nazionale per tutte le tematiche dell’MLCC, si occupa da tempo della diffusione della “cultura logistica interforze”.
La nascita di nuove forme di collaborazione potrebbe contribuire ulteriormente ad ampliare le competenze del CeFLI nei settori della formazione, addestramento, dottrina ed esercitazioni con lo scopo di affermarsi come interlocutore privilegiato di istituzioni e imprese in una prospettiva di partnership .
militari con altre nazioni, seppur nell’ambito di solide alleanze, è
a un approccio multinazionale e cooperativo è tutt’altro che semplice per un settore, quello logistico, che rimane ad oggi, ancora di precipua competenza dei singoli paesi. In quest’ottica, ogni paese dovrebbe concentrarsi prioritariamente sullo sviluppo delle aree in cui ha maturato maggiori competenze, rendendole disponibili ai
propri partner senza creare inutili sovrapposizioni.
In questo settore, la vera sfida per l’Italia non sarà quella di reperire risorse, che sono notoriamente in continua contrazione, ma piuttosto l’impegno di contribuire in maniera determinante alla definizione delle linee di indirizzo in ambito multinazionale, strizzando l’occhio anche agli interessi nazionali. Solo attraverso la condivisione, la complementarità, l’integrazione delle capacità logistiche in ambito multinazionale sarà possibile raggiungere gli obiettivi prefissati, impiegando le risorse minime indispensabili.
NOTE
(1)Repubblica Ceca, Grecia, Ungheria, Slovacchia, Stati Uniti, Regno Unito (2010), Bosnia Erzegovina (2011), Polonia (2011), Georgia (2011), Croazia (2013), Austria (2013), Spagna (2014), Lituania (2014), Montenegro (2015), Serbia (2016), Italia (2016), Germania, Paesi Bassi, Turchia e Ucraina (2019).
LA DIVISIONE “ACQUI” NELLA “DEFENDER EUROPE 21”
Condotta di un’operazione multinazionale in uno scenario di guerra
di Giovanni LoffredoLa partecipazione alla Defender Europe 21, nel primo semestre 2021, ha rappresentato per il Comando della Divisione “Acqui” un’esperienza importante, non solo per la portata dell’esercitazione a guida statunitense, che ha visto coinvolti circa 28.000 militari americani e
alleati nella condotta di eventi addestrativi in 12 nazioni europee, ma soprattutto per il ritorno della ”Acqui” al suo naturale ruolo di Divisione, dopo circa tre anni in cui si è cimentata quale comando del livello operativo nel ruolo di Italian Joint Task Force HQ (2018-19) e di Eu-
ropean Union Force HQ (2020-21). Durante la Defender la Divisione ha “giocato” alle dipendenze del 5° Corpo d’Armata dell’Esercito statunitense, al comando di due brigate italiane (“Aosta” e “Pinerolo”) e una brigata spagnola (“Galicia”), nell’ambito di un’operazione “Artico-
lo 5” contro un avversario similare. In fase di preparazione, lo sforzo maggiore è stato quello di ricalibrare il “pensiero” (mindset) del personale da comando del livello operativo, per le esigenze dell’Unione Europea, a Divisione tattica per un’operazione NATO. In pochi mesi è stato necessario organizzare un intenso periodo di addestramento per ricalibrare il Comando della Divisione e le sue procedure in operazione.
A causa della pandemia lo schieramento è avvenuto a Capua, nella Caserma “Oreste Salomone”, supportato dal 232° reggimento Trasmissioni, chiamato a garantire
specialisti del 2500° Distaccamento collegamenti digitali dell’Esercito statunitense per integrare i sistemi di comando e controllo e l’interazione con il simulatore del 5° Corpo d’Armata statunitense. In principio, la Divisione ha attivato il Gruppo pri elementi chiave e da specialisti
dell’Esercito e delle altre Forze Armate con un ampio ricorso alla augmentation policy (1), per disporre di quelle professionalità necessarie a
Questo processo ha portato alla stesura dell’ordine d’operazione e dei piani di contingenza, che sono stati, questi ultimi, estremamente utili in fase di condotta. Le pubblicazioni utilizzate come riferimento erano italiane, NATO e statunitensi, così da garantire l’utilizzo di termini comuni ed evitare incomprensioni, soprattutto per chi, come noi, non è madrelingua inglese.
Dal punto di vista infrastrutturale, inoltre, sono stati impiegati per la prima volta i nuovi alloggi dedicati alle esercitazioni/operazioni ed è stata utilizzata, al massimo delle sue potenzialità, la nuova area addestrativa, pensata non solo per le esercitazioni ma anche per l’addestramento del personale del Comando.
L’implementazione, nel corso del 2020 e 2021, del concetto di “comu-
nità specialistiche” è stato un altro dato molto positivo: sono stati realizzati dei forum in cui tutto il personale partecipante ha approfondito, insieme, concetti dottrinali specialistici (Intelligence e logistica). Ciò ha permesso di disporre di un livello di competenze quasi omogeneo migliorando, così, l’amalgama dei partecipanti.
La fase condotta è stata “giocata” in una “bolla di sicurezza COVID-19” mantenendo il personale, per quanto possibile, isolato, vista la presenza di altri tre enti nella stessa Caserma di Capua. Nello scenario ad alta intensità, simulato nell’Europa centro-orientale, le forze esercitate si sono confrontate con situazioni eterogenee: dal combattimento simmetrico, alle operazioni di conattività di soccorso umanitario. Dal punto di vista organizzativo, la complessità dello scenario ha portato al rafforzamento della cellula G3/5, dovendo adeguare di continuo la manovra e disporre per questo di piani di contingenza sempre aggiornati, e all’attivazione di una cellula di integrazione interforze aria-terra all’interno del centro operativo (OPCEN) necessaria per la direzione, soprattutto in profondità, e il coordinamento della moltitudine di assetti che “affollavano” la terza dimensione.
L’esercitazione si è sviluppata per cinque giorni con la formula 24/7 che ha messo “sotto stress”, in particolare, l’OPCEN per fronteggiare le attivazioni generate dal sistema di simulazione americano (WARSIM). Sono state svolte attività tattiche offensive, difensive come il follow and assume, lo scavalcamento di unità a contatto, l’attacco, il forzamento di un corso d’acqua e di campi minati, la difesa di posizioni e la gestione/custodia dei prigionieri di guerra. Il ritmo serrato, l’ampio utilizzo del fuoco in profondità, l’elevato degrado delle forze (il più delle volte non in linea con le previsioni), l’anticipo dell’ingresso in operazioni dell’”Acqui” quale “sforzo principale”, gli effetti programmati talvolta non raggiunti, la gestione rapida dello spazio della battaglia sono stati gli aspetti principali con i quali si è dovuto fare i conti.
In queste situazioni, la capacità di analizzare gli eventi ed emanare ordini in tempi ristretti è la chiave di volta per mantenere il ritmo delle operazioni: purtroppo però, la parziale integrazione dei sistemi di comando e controllo e del WARSIMha costret-
ca”, a sfavore della rapidità necessaria in uno scenario di guerra. La “funzione operativa sostegno” invece, proprio grazie all’effetto “comunità specialistica”, è stata all’altezza della situazione grazie sia a un livello di competenza omogeneo del personale sia perché il sistema di comando e controllo (LOGFAS) è stato l’unico che ha garantito la reale digitalizzazione dei processi decisionali interni al comando, seppur non integrati con il sistema USA. Il personale ha saputo comunque operare in un clima di grande sinergia con i colleghi del 5° Corpo d’Armata statunitense, anche se non
soprattutto dagli scostamenti tra la dottrina NATO e quella USA, dalla
riali (2) e dalla diversità dei rapporti logistici (3). Dal punto di vista della manovra logistica, che si è dovuta adeguare al dinamismo dell’azione, l’ideazione di un Gruppo di Supporto, per alleggerire lo sforzo, ha of-
Il primo aspetto emerso al termine della Defender riguarda i tempi ne-
e prepararsi a un’attività così complessa, che sono stati stimati tra i 12 e i 18 mesi. Per la preparazione all’esercitazione, si è rivelata particolarmente utile la cooperazione con il personale dell’ARCC UK che ha fornito spunti interessanti derivanti dalla loro esperienza in scenari similari; è risultata anche vincente la sinergia con il personale italiano cemente un impegno come la Defender Europe, è necessario disporre di petenze nel proprio settore specialistico e una conoscenza linguistica, in questo caso l’inglese, tale da poter interagire con i partner stranieri.
Il personale dato in concorso, inoltre,
un ruolo da protagonista durante la condotta; la complessità dello scenario e della manovra non permette il
ne, inoltre, deve disporre di personale dell’Aeronautica per poter essere vincente anche nella “terza dimensione” e garantire il coordinamento dell’azione di fuoco con i vari velivoli -
glia a vari livelli di quota.
In fase condotta, poi, l’elevato ritmo delle operazioni ha richiesto azioni rapide in grado di adattarsi alle azioni del nemico, evidenziando la necessità di un’integrazione tra i sistemi di comando e controllo in grado di fornire al Comandante una visione in tempo reale della situazione delle forze, proprie e nemiche.
La parziale integrazione dei sistemi realizzata durante l’esercitazione, invece, ha richiesto l’impiego prevalente di strumenti “analogici” per visualizzare la situazione operativa. Le reti e i sistemi di comando e controllo giocano un ruolo determinante se si vuole accelerare il processo decisionale, aspetto fondamentale per mantenere l’iniziativa in operazioni di guerra.
Di contro, in caso di necessità, la Divisione è in grado di condurre un’operazione utilizzando un approccio “analogico” dove le vecchie, ma sempre “funzionanti”, carte topograda protagonista.
La partecipazione a esercitazioni multinazionali come la Defende r è importante per garantire la crescita di un comando come la “Acqui” ed evitare di divenire autoreferenziali, soprattutto se si dispone di un Higher Control (HiCon). Le criticità vissute durante l’esercitazione e le osservazioni registrate al termine della stessa hanno permesso al Comando Divisione di
sono note anche le soluzioni.
NOTE
(1) Augmentation policy prevista per gli eventi esercitativi/operativi.
(2)Le ATP (Army Techniques Publication) US dividono i materiali in 10 classi,
solo 5.
(3)Le ATP US impiegano il LOGSTAT, a differenza della dottrina NATO che impiega il LOGASSESSREP e LOGUPDATE.
AZIONE
UNANECESSITÀDIVENUTA UNA NECESSITÀ DIVENUTA OCCASIONE
LaVeryHighReadinessJointTaskForce La Very High Readiness Joint Task Force
diVincenzoGiudice di Vincenzo GiudiceLa condivisione delle esperienze e la cooperazione sono fondamentali per crescere in qualsiasi ambito, specie nel mondo militare dove le esercitazioni multinazionali rappresentano quest’occasione. L’Italia contribuisce al contingente VJTF (Very High Readiness Joint Task Force) dell’Alleanza Atlantica per il triennio 2020-2022, e il 1° reggi-
zione di Battle Group pesante su VCC “Dardo”, è l’unità che esprime il contingente nazionale più consistente. La nascita della VJTF risale al summit di Celtic Manor, in Gal-
les, del settembre 2014. Qui, visto il mutato assetto geopolitico internazionale e le forti ingerenze russe nei paesi orientali dell’Europa, i vertici dell’Alleanza hanno approvato il Readiness Action Plan (RAP), in virtù del quale sono state poste in essere le c.d. “assurance measures” e “adaptation measures ”(1) (Figura 1 e 2). Il contingente VJTF rappresenta uno dei provvedimenti cardine delle “adaptation measures ”. spearhead force”, ossia “punta della lancia”, e supportato da componenti aeree, marittime e forze per operazioni speciali,
si compone di circa 20.000 unità, di cui 5.000 terrestri, proiettabili in pochi giorni. La leadership della VJTF ruota tra Italia, Francia, Germania, Polonia, Spagna, Turchia e Regno Unito. Per il triennio 2020-2022, la VJTF-L (la componente terrestre –Land) vede schierata una brigata di manovra multinazionale a leadership turca (66a Brigata di fanteria meccanizzata) sotto il cui comando vi sono unità provenienti da Italia, Albania, Lettonia, Montenegro, Polonia, Romania, Spagna, Repubblica Slovacca, Ungheria, Regno Unito e Stati Uniti. Dal 15 maggio
al 9 giugno 2021, presso il Joint National Training Center (JNTC) in Cincu (Romania), si sono tenute due esercitazioni multinazionali: “Steadfast Defender 21”, sotto l’egida di JFC Naples (Allied Joint Force Command in Napoli); “Saber Guardian 21”, sotto l’egida di USAREUR (United States Army Europe in Wiesbaden, Germania).
La “Steadfast Defender 21” (STDE21) ha rappresentato il primo momento addestrativo utile a testare quanto le diverse unità della NATO fossero realmente in grado di interoperare e, in virtù di tale scopo, l’impiego di ciascuna di esse è stato pensato in modo da promuovere la cooperazione multinazionale già nei minimi livelli tattici. Il Battle Group italiano, formato da un complesso di fanteria meccanizzata su VCC “Dardo” e un complesso di supporto alla manovra su VTLM “Lince”, è stato rinforzato da un complesso corazzato statunitense su M1 “Abrams”, un complesso di fanteria da montagna rumeno su Piranha 5 e TABC79 e un plotone di fanteria leggera montenegrino su JLTV “Oshkosh”. Il Battle Group italiano, insieme a tutti gli altri contingenti, ha preso parte al denso calendario addestrativo della l’interoperabilità tra le unità di differente bandiera e articolato su due
step addestrativi: Combat Enhancement Training (CET) e Force Integration Training (FIT). Il CET ha avuto l’obiettivo di integrare massicciamente l’azione di tutti i diversi contingenti. Il FIT ha costituito il vero momento di crescita per tutto il contingente multinazionale, durante il quale sono stati svolti numerosissimi esercizi tattici con tutte le unità della Brigata VJTF-L, non solo in termini di forze sul terreno,
Lo svolgimento del programma CET-FIT ha comportato sforzi ingenti in termini logistici e tattici (Figura 3) ma ha permesso di cogata VJTF-L potesse svolgere l’eJoint
Allied Power Demonstration Day (JAPDD). Il JAPDD svoltosi il 1° giugno 2021 nel poligono di Cincu, ha concluso la STDE21 con un’esercitazione a fuoco dimostrativa, di carattere difensivo, che ha visto l’impiego di circa 4.000 militari e oltre 600 mezzi provenienti da 12 Paesi dell’Alleanza. In questa occasione, si è provata in maniera tangibile l’attitudine delle truppe NATO a operare insieme conducendo operazioni sia di deterrenza sia di combattimento. Sotto il comando tattico della 66a Brigata i contingenti hanno svolto un’operazione di difesa are-
ale in cui gli assetti aerei, di artiglieria e fanteria hanno combinato il fuoco in modo da permettere una successiva azione di contrattacco e neutralizzazione del nemico. In tale contesto, il Battle Group multinazionale a guida italiana ha svolto il ruolo cardine di sforzo principale nella manovra della Brigata VJTF-L. Al Battle Group, nella prima fase, è stato assegnato il compito di effettuare una difesa areale, il cui potere di arresto è stato garantito dal fuoco coordinato dei mezzi corazzati e controcarri (2) integrato con quello aereo e a tiro curvo (3) fornito dal quartier generale VJTF-L. Una volta fermato il nemico, le unità di riserva del Battle Group, grazie al logoramento già imposto all’avversario, hanno contrattaccato e neutralizzato le resistenze rimaste. La naturale “prosecuzione tattica/ addestrativa” della difesa areale condotta durante la STDE21 si è avuta nella seconda esercitazione: la “Saber Guardian 21” (SAGU21) che ha visto l’impiego congiunto della Brigata VJTF-L con la Multinational Brigade South-East, nel più ampio contesto della periodica esercitazione a guida statunitense in Europa, la Defender Europe. Ogni anno, infatti, USAREUR utilizza Defender Europe per addestrare i propri contingenti alla difesa dei
Fig. 4
territori europei dell’Alleanza. La
è stata la Forward Passage of Line (FPOL), ossia lo “scavalcamento” della Brigata VJTF già schierata, da parte della Multinational Brigade South-East, che aveva il compito di attaccare successivamente un obiettivo in profondità. L’esercitazione si è svolta in 72 ore, durante le quali le due Task Force della Multinational Brigade South-East hanno scavalcato i tre Battle Group della VJTF-L, quello italiano, spagnolo e turco. I contingenti schierati (Figura 4), grazie a sistemi di simulazione laser (MILES) appositamente installati su mezzi e operatori, sono stati soggetti a una serie di “attivazioni” per testare la loro capacità di reazione, secondo le procedure tecnico-tattiche della NATO relative al combattimento. Ciascun contingente si è avvalso di un TOC ( Tactical Operational Center ) accentrato presso il Posto Comando di Brigata ( Main Command Post ), dal quale riceveva gli ordini e con cui interagiva nella condotta delle operazioni. Attraverso sistemi informatici di comunicazione istantanea, i TOC nazionali veniva-
no informati dalle forze sul terreno sulle diverse attività: una volta al corrente della situazione, le articolazioni del MCP di Brigata gestivano l’attivazione, coordinando le forze sul campo (Figura 5).
Il 1° reggimento bersaglieri ha rappresentato l’Italia in quella che, de facto , è stata la più grande esercitazione multinazionale condotta durante l’attuale pandemia. Il reggimento è pronto, dal punto di vista logistico
e operativo, a un eventuale impiego immediato, qualora l’Alleanza lo richieda. Queste attività addestrative hanno permesso ai bersaglieri del 1° di comparare il proprio modus operandi e l’esperienza maturata nei diversi teatri con i colleghi dei Paesi alleati, qualificando ulteriormente la propria preparazione tecnico-professionale e rafforzando la coesione con i commilitoni di diversa bandiera.
(1)Cfr. NATO Summit Guide – Warsaw, 8-9 July 2016.
(2)Un plotone controcarri multinazionale a guida italiana che includeva come sistemi d’arma i missili SPIKE long range (ITA, ROU, SPA) e MILAN (TUR).
(3) Fuoco a tiro indiretto garantito da una compagnia mortai a guida turca che includeva due plotoni 120 mm Thomson (TUR e ITA) e un plotone 81 mm (SPA).
Nel corso degli ultimi anni, le unità dell’Esercito sono state impegnate nelle operazioni di homeland security a supporto delle Forze di Polizia nazionali, dedicando quindi minor tempo all’addestramento “classico” riferito a scenari di tipo
Per non disperdere le capacità di combattimento proprie di ciascuna Arma/Specialità, il Comando delle Forze Operative Nord ha avviato, nel 2020, un progetto volto alla costituzione di strutture del livello compagnia/squadrone/batteria dedicate permanentemente a questo tipo di addestramento e denominate Per(PTCs).
Quest’ultime sono unità complete organicamente e alimentate da personale in servizio permanente e in
mandanti di plotone e di compagnia opportunamente selezionati che, con ciclo triennale, conducono in Italia e all’estero attività addestrative intense
massima capacità operativa ed essere prontamente impiegabili in qualunque contesto. Le PTCs costituiscono, inoltre, lo scheletro delle forze tenute ai vari livelli di prontezza ( ) e non sono impegnate in altre attività operative. Ri-
PTCs possono costituire gruppi tattici pluriarma prontamente impiegabili in operazioni ad alta intensità. Secondo le disposizioni della Divisione “Vittorio Veneto” e della 132a Brigata corazzata “Ariete”, la PTC del 132° reggimento carri ha preso parte nel corso del 2021, presso la (HTA) in Germania, a importanti esercitazioni multinazionali organizzate dal Joint Multinational (JMRC) americano, lì dislocato. Tra di esse: la “ ned Resolve XV”, svoltasi a febbraio, la “ ” a ottobre, a cui ha partecipato con un plotone inquadrato nelle OPFOR (forze nemidi prontezza del nd ( ) statunitense assegnato all’ . Ciò è stato possibile per effetto del Memorandum
glio 2021 tra lo Stato Maggiore dell’Esercito Italiano e il predetto comando USA in Europa, che prevede lo stazionamento presso la HTA di un’aliquota di carri C1 "Ariete" del 132° reggimento, con relativa squadra di mantenimento, da impiegare per la condotta delle rotazioni addestrative. Il valore aggiunto delle attività svolte presso la HTA è dato dalla possibilità di sfruttare pienamente le caratteristiche del poligono, che esalta le capacità di manovra tipiche delle unità carri consentendo, al tempo stesso, agli equipaggi di muovere su terreno vario, non riscontrabile nelle aree dove solitamente si addestra il reggimento. Inoltre, lì è possibile operare congiuntamente con l’ampia tipologia di unità alleate/partner che si avvicendano nell’area, affrontando in tal modo nuopluriarma e dell’interoperabilità.
zare e condurre, nella stessa area addestrativa, esercitazioni continuative di giorno e di notte, in condizioni di stress operativo e logistico, secondo il principio del “ ”
con un addestramento altamente realistico grazie alle competenze e agli strumenti di simulazione messi a disposizione del JMRC.
I risultati conseguiti dal personale del 132° reggimento carri, durante la “Saber Junction 21”, hanno riscosso unanime apprezzamento sia da parte degli organizzatori e dei partecipanti delle altre nazioni sia dello stesso Comandante di USAREUR e AFRICOM, Gen. Christopher G. Cavoli. Stessi apprezzamenti si sono potuti riscontrare nelle più recenti “Bayonet Ready” (22 ottobre - 8 novembre 2021) e “Combined Resolve XVI” (29 novembre - 22 dicembre 2021), in cui i due plotoni carri designati (uno per ciascuna attività) hanno ricoperto il ruolo di BLUEFOR (forze amiche).
Parallelamente all’addestramento svolto in Germania, il personale
che in Italia, in ottica pluriarma, le attività tattiche (offensive, difensive, abilitanti e di stabilizzazione) previste dalla dottrina NATO
(ATP 3.2.1), impiegando i sistemi di simulazione live in dotazione ai carri Ariete (BT-46) e sfruttando le potenzialità del Centro Addestramento Virtual operativo nella sede del reggimento. In questo contesto, nel periodo 14-16 settembre 2021, gli equipaggi della PTC hanno condotto, nel poligono del Cellina-Meduna, un’attività simulata di forzamento di un campo minato con il supporto del 10° reggimento genio guastatori che ha permesso
accrescere l’interoperabilità con gli assetti di supporto al combattimento della Brigata “Ariete”. In conclusione, i complessi scenari operativi impongono un nuovo concetto addestrativo orientato all’integrazione pluriarma e all’interoperabilità, in grado di sfruttare appieno le potenzialità dei diversi sistemi d’arma, in contesti multinazionali. In tale quadro, l’addestramento di specialità diviene un imperativo imprescindibile e la PTC ne rappresenta l’essenza.
ADDESTRAMENTO E MOTIVAZIONE
di Roberta Mazzotta“Strade Sicure” vista da una new entry
Lo sguardo di un VFP1 su l’operazione “Strade
il suo
e le
Essere “quello nuovo” comporta il timore di non essere sufficientemente preparato, all’altezza. Quando poi il “lavoro” è a fianco delle Forze di Polizia come nell’operazione “Strade Sicure”, in un ambiente dove non bisogna commettere errori, l’attenzione (quando non la tensione) aumenta.
Il modo migliore per affrontare queste situazioni è la preparazione e, nell’ambiente militare, ciò si ottiene con l’addestramento. Questo rappresenta l’essenza dell’arte di ogni soldato, quell’arte che lo porta a operare con professionalità e competenza in ogni contesto in cui l’Esercito è chiamato a intervenire. Affrontarla da VFP1 (Volontario in
essere una esperienza entusiasmante oltre che formativa e, quan-
zione, per un soldato e, soprattutto, per un giovane soldato, motivazione, determinazione ed entusiasmo danno un coinvolgimento totale.
Con l’operazione “Strade Sicure”, l’Esercito Italiano conduce sul territorio nazionale, in concorso alle Forze dell’Ordine, il contrasto alla criminalità e al terrorismo, attraverso l’impiego di personale, l’operazione è, tutt’oggi, uno degli impegni più onerosi della Forza Armata, in termini di personale, mezzi e materiali. Il reggimento “Piemonte Cavalleria” (2°), come decine di reparti in tutta la penisola, è impegnato nell’operazione in alcune città, tra cui Trieste, garantendo la sicurezza di punti sensibili quali siti diplomatici e luoghi di culto. Un gravoso impegno è poi la vigilanza dei valichi confinari del Nord-Est. Questo è un lavoro che richiede competenze specifiche ed ha comportato quindi un relativo iter formativo per il personale. Nel programma addestrativo ogni attività è stata incanalata per preparare il militare, anche sotto il profilo psicofisico, alle sfide e agli imprevisti che possono presentarsi durante il servizio oltre che a operare in condizioni di stress e fatica. A questo scopo, il reggimento ha organizzato esercitazio-
ni e lezioni propedeutiche prima di “scendere in campo”, attività intense e stimolanti in un periodo di oltre due mesi. Attività che, a volte, sembrano l’evoluzione del nostro addestramento, ma altre volte spaziano in campi diversi dal nostro: non ci si aspetta di parlare di norme di procedura penale e di discutere di compiti e obblighi di Pubblica Sicurezza quando si veste il grigioverde.
Oltre a effettuare poligoni e varie lezioni, grande attenzione è stata rivolta al Metodo di Combattimento Militare che incrementa coraggio e spirito del singolo soldato e, attraverso tecniche di arti marziali e sport da combattimento, aiuta a difendersi, qualora ci si trovasse a contrastare un aggressore. Un’esperienza appagante vedere, con l’opportuna tecnica, cosa sei in grado di fare. Capire che l’addestramento e la determinazione possonel tenere a bada una persona.
Di più ampio respiro è stato il confronto sugli aspetti legali relativi all’o-
20ANNIDICIMIC 20 ANNI DI CIMIC
diMattiaZuzzi di Mattia ZuzziVent’anni fa, il 1 gennaio 2002, è nato il CIMIC (CIvil-MIlitary Cooperation) Group South e, mai come oggi, la situazione internazionale ci rivela quanto sia importante questo Gruppo operativo alleato che fa del soft power e dell’interfaccia con la dimensione civile il suo punto di forza. La sua genesi risale alla
seguito delle operazioni nei Balcani. La NATO ravvisò la necessità di creare un’interfaccia con la dimensione civile dei teatri di operazione. A livello strategico, furono individuati nuovi Force Goal – direttive per costituire nuove capacità operative delle Forze Armate
alleate – uno dei quali, il 3781, chiedeva ai Paesi di costituire Gruppi multinazionali CIMIC con duplice capacità operativa e formativa. Se, da un lato, Germania e Paesi Bassi costituirono il CIMIC Group North attraverso un accordo con paesi nordeuropei (Lituania, Lettonia, Danimarca, Polonia), l’Italia
(con il ruolo principale) prese l’iniziativa di proporre a paesi dell’area sud della NATO di formare il CIMIC Group South. Repubblica Ellenica, Portogallo e Ungheria accettarono l’invito, pronte a sottoscrivere un Protocollo di Intesa (Memorandum of UnderstandingMoU). L’accordo fu siglato a Venezia
il 26 febbraio 2004 con la partecipazione dei Rappresentanti Nazionali e del primo Chairman ellenico a capo della Coordinating Committee, organo di condivisione decisionale per il funzionamento multinazionale. La prima la partecipazione di un distaccamento
CIMIC all’Operazione “Antica Babilonia” in Nassiriyah (IRAQ), dove veniva costituito un CIMIC Center. Nel 2004 fu istituito il Battaglione CIMIC nazionale che, tutt’ora, comprende un Comando di Battaglione e 4 Compagnie CIMIC, impiegate sia in operazioni Nazionali (es. Strade Sicure) sia nelle missioni all’estero.
Nel 2005 il CIMIC Group fu nominato “assigned Force to SACEUR (1)”. Le altre nazioni notavano che l’ente prendeva sempre più piede nel panorama internazionale tanto che, nel 2006, raggiunta la piena capacità operativa NATO, la Romania siglò la lettera di intento come quinta Nazione partecipanallo stesso MoU (2), il “CIMIC Group South” assunse la sua attuale denominazione di “Multinational CIMIC Group” (MNCG) a causa della trasformazione dell’allora CIMIC Group North in Centro di eccellenza CIMIC. Di fatto, il MNCG restò l’unico assetto operativo/tattico a disposizione della NATO Slovenia decise di unirsi agli altri 5 pala sesta nazione contributrice. Oggi, il Multinational CIMIC Group possiede un Comando multinazionale e interforze a livello battlegroup, una Compagnia Comando e Supporto Logistico (Headquarters Coy) multinazionale, un Comando nazionale, un battaglione CIMIC, un Reparto alla Sede nonché 5 ulteriori assetti CIMIC appartenenti alle altre nazioni partecipanti, dislocati presso i rispettivi paesi, pronti a operare con il MNCG.
La missione del MNCG si fonda su 2 pilastri: la capacità di schierare assetti tattici e operativi nelle aree di crisi, in supporto alle operazioni, e la capacità di formare operatori, elementi di staff e istruttori nella funzione CIMIC, oltre a rappresentare un centro di expertise Nel settore delle operazioni, il Multinational CIMIC Group, negli anni, ha schierato quasi mille operatori, portando l’esperienza e la professionalità acquisita nel campo della cooperazione civile-militare in Iraq, Bosnia, Libano, Gibuti, Somalia, Afghanistan, Niger, Mali, Kosovo e bacino del Mediterraneo. Inoltre, sin dall’origine, il reparto ha enucleato un assetto in prontezza per la NATO Responce Force (NRF)
e la Very High Readiness Joint Task Force (VJTF), supportando i Comandi operativi (Joint Force Command –JFC) di Napoli o Brunssum.
non è limitato alle missioni. Negli anni, molte nazioni hanno chiesto operatori
CIMIC provenienti dal MNCG, come istruttori nei propri corsi o seminari. Il reparto ha sviluppato così la capacità di Assistenza militare, cioè di dispiegare Mobile Training Team (MTT) su richiesta. Sono stati impiegati in Azerbaijan, Georgia, Giordania, Iraq,
Libano, Portogallo, Serbia, Ucraina, Turchia e negli Stati Uniti d’America. Il MNCG fornisce anche sostegno alle operazioni sul territorio nazionale. Per quanto riguarda la formazione, sin dal principio, il MNCG ha rappresentato un centro per lo svolgimento e lo sviluppo di corsi riconosciuti a livello nazionale e NATO. A livello nazionale, il MNCG è riconosciuto qua-
CIMIC, con valenza interforze. I corsi mirano a incrementare le capacità del personale militare e civile per operare in contesti multidimensionali, che caratterizzano le attuali crisi. Annualmente, il MNCG organizza un range di nove corsi differenti, che vengono eseguiti in un’unica o duplice sessione. L’offerta formativa è frutto di un costante aggiornamento, elaborato sulle esperienze maturate nei teatri operativi dagli assetti CIMIC. I corsi vengono svolti in lingua inglese e in contesti formativi multinazionali, alla presenza di partecipanti militari e civili. L’offerta formativa del 2022 è stata ampiamente rinnovata e i dettagli si trovano sul sito www.cimicgroup.org. Complessivamente, dal 2003, sono
più di duemila gli studenti che hanno frequentato corsi presso il MNCG. In termini di prospettive, è cominciato un processo per ampliare la multinazionalità, da regionale a globale, dell’unità per renderla più aderente
gurazione per i prossimi 15 anni. La continua presenza di attori non-militari ha ampliato fortemente l’importanza della funzione CIMIC/CMI, nel campo della “dimensione umana”.
Il MNCG, inoltre, tenderà sempre più a utilizzare assetti modulari, di elevata prontezza, in attività nazionali, in ottica interforze, e internazionali, in ambito NATO, EU e UN. A livello di relazioni con Paesi partner, sarà importante incrementare la cooperazione con i Civil Affairs
che conoscenze e procedure, oltre a includere nuove Nazioni come partners. La didattica e le tecniche pedagogiche (in presenza e a distanza) per la valutazione della dimensione civile/umana in operazioni, sono un’altra priorità che si sta sviluppando, grazie anche al supporto dell’infostruttura NATO completa. Con il completamento dell’infrastruttura, entro il 2026, sarà raggiunta la piena
capacità di polo addestrativo CIMIC nazionale e alleato.
Il compimento del ventesimo anno dalla fondazione rappresenta, quindi, una pietra miliare per questa giovane unità: segna il passaggio da una fase di consolidamento, fondamentale per sedimentare e sperimentare le capacità operative, a quella di ulteriore sviluppo e slancio organizzativo.
NOTE
(1) Supreme Allied Commander Europe
(2) Ratificato durante l’annuale Coordinating Committee , sottoscritto da SHAPE ( Supreme Headquarters Allied Power Europe ) e dai Rappresentanti Nazionali di Grecia, Ungheria, Italia, Portogallo e Romania.
SEL’UFFICIALE SE L’UFFICIALE MEDICOÈDONNA MEDICO È DONNA
Ci mette il cuore in ogni momento della giornata e con ogni suo paziente, il Capitano Laura Cretì che non si risparmia per quella che lei considera una vera al reggimento Lancieri di Montebello, a partire dal 2019, questa giovane di soli 29 anni, è diventata un punto di riferimento per gli 800 militari della struttura. Dopo aver sostenuto il concorso per l’ingresso nell’Accademia Militare di Modena per far parte del Corpo Sanitario, si laurea in Medicina e Chirurgia; con il grado di Tenente, inizia il suo impegno presso il reggimento. “Sono consapevole che essere un uf-
sottolinea il
Capitano Cretì. Dopo quasi quattro anni di impiego qual è il suo bilancio?
-
.
Qual è il suo rapporto con i “pazienti militari”?
IlCapitanoLauraCretì Il Capitano Laura Cretì parladelsuoimpegnoalreggimento parla del suo impegno al reggimento “LancieridiMontebello” “Lancieri di Montebello”diPaolaPucci di Paola Pucci
soldati: donne o uomini. E le ragazze in particolare sono sempre state contente di aver avuto l’opportunità di rapportarsi con me e parlare apertamente delle proprie necessità nonché delle peculiari fragilità.
E io le ascolto e talvolta le esorto a superare le proprie remore dicendo loro che sono perfettamente in grado di affrontare anche gli impegni apparensoltanto come medico ma da donna a donna. In questo reggimento ci sono anche giovani madri che devono conciliare le esigenze familiari con l’impegno in uniforme. In questo periodo ho avuto modo di conoscere ogni militare
consapevolezza che ogni situazione
anche questo è il compito di un medico: non soltanto monitorare e procemotivare. E questo risulta ancor più attività richiedono impegno costante e disciplina”
Come si svolge la giornata-tipo di cipale consiste nel rilascio dell’idoneità svolto gli accertamenti previsti.
Si inizia alle 7.00 del mattino con la prima fase che consiste nel prelievo ematochimico e conseguente ana-
de con gli accertamenti diagnostici e vengono effettuati presso il Celio. In quanto dirigente del servizio sanitario sono responsabile non solo dell’attività
come la commissione per il controllo e monitoraggio delle acque e i controllo dell’igiene delle mense.
La mia giornata lavorativa è pratica-
in servizio in un reggimento di dimenrapportato ad una presenza di 800
Dell’estate 2020 lei ha un ricordo particolare in quanto si trovava proprio in Libano. -
.
Un’altra emergenza, che ha coinvolto tutti, ha il nome tristemente noto di Covid: come ha vissuto al reggimento il periodo di crisi e tutte le problematiche connesse?
Impegni e prospettive per il futuro.
. Sembra lapalissiano, ma chi meglio di un medico che prende a cuore ogni caso clinico potrebbe diventare un ottimo cardiologo?
Ed è questo l’augurio per il Capitano Laura Cretì.
UNA STRATEGIA AL PASSO CON I TEMPI
Il “sistema benessere” dell’Esercito
di Ivan TurollaCARTA ESERCITO CARTAAMICI dell’ESERCITO
Esercito e fattore umano, binomio imprescindibile della Forza Armata. L’obiettivo consiste nel dare impulso a tutto quello che ruota intorno al “benessere del personale”, sulla base della strategia tracciata dai Vertici in materia di welfare L’Esercito Italiano ha posto come condizione primaria il miglioramento della qualità della vita dei dipenden-
della qu q alità della vita dei dippenden ti, presuppo p sto necessario per in crementaare la produtttivvità e, di con omen p d i i à d n
operativa dello Strumento Militare Terrestre. In questo senso il welfare deve essere visto, analizzato e sviluppato alla pari di altri elementi che costituiscono la struttura portante dalle Forza Armata, quali sono, ad esempio, l’addestramento, l’ammodernamento e lo sviluppo delle principali piattaforme da combattimento e il supporto logistico. È proprio seguendo tale approccio
che lo Stato Maggiore dell’Esercito sta delineando la strategia di welfare , implementando una serie di attività atte a garantire soluzioni innovative, utili a fornire servizi aderenti alle aspettative e al passo con i tempi. L’intento è quello di porre il fattore umano al centro del progetto del “Sistema benessere”
cipa p li da combattimento e il supppo p rto logi g stticoo. È pr p op prio se gu g en do o t al e ap pr oc c ci oi s u nd a p c
ancora più coesa ed equilibrata in ogni sua componente.
an co ra più coe sa a e d eq q ui li br at a in ogni s ua com po p ne nt e.g i o o n e t e
Il “Sistema Benessere”, che annovera al suo interno gli Organismi di Protezione Sociale - strutture istituzionalmente preposte a promuovere e alimentare i vincoli di solidarietà militare - il supporto alla genitorialità, le progettualità con-
personale e l’erogazione dei sussidi, rappresenta il risultato della strategia messa in campo per orga-
e i fattori che vanno a incidere sul benessere del personale. Esso si sviluppa seguendo delle linee gui-
presentare il miglioramento della qualità della vita del “soldato,” del “cittadino” e del “genitore”, attraverso un metodo che comprenda innanzitutto i bisogni/domande del dipendente e sia in grado di adattare periodicamente le attività di supporto a tali esigenze, garantendo una comunicazione interna chiara e una facilità di accesso alle risorse in ottica di trasparenza e semplicità. Le risorse impegnate sono da ricercare tra gli strumenti gestiona-
a livello centrale in sinergia con gli esperti e i tecnici impegnati su tutto il territorio nazionale. Tale personale, che deve essere accuratamente selezionato e adeguatamente formato, costituisce una pedina fondamentale nello scacchiere del welfare rappresentando il punto di unione con l’utenza e l’interfaccia della Forza Armata.
Tra gli elementi del “Sistema Benessere”, la “Carta Esercito”, recente-
mente rilanciata dalla Forza Armata, che le ha dato una nuova veste gradisposizione dell’utenza, rappresenta
proprio personale dipendente e a una eterogenea schiera di “Amici dell’Esercito” i cui proventi vengono reinvestiti per il mantenimento e il miglioramento delle strutture di protezione
Appare evidente come il buon andamento di questa progettualità porti dei alla protezione sociale per via dei rela-
i “Centri Sportivi Militari” (Ce.S.Mi.), che a breve verranno realizzati per consentire di estendere ai familiari del personale dipendente l’utilizzo delle strutture sportive, grazie ai proventi derivanti dal progetto “Carta Esercito” potranno offrire all’utenza spazi di elevato livello qualitativo, favorendo una ritrovata socialità tra le famiglie del personale dipendente. Un ulteriore progetto avviato nel corso del 2021 è il Piano nazionale delle strutture socio-educative dell’Esercito. Il Piano favorirà in maniera strutturale ed equilibrata il supporto alla genitorialità consentendo la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro del personale dipendente. Esso si realizzerà compiutamente nell’arco di un decennio allorquando sull’intero territorio nazionale saranno realizzate 60 strutture suddivise tra asili nido, centri ricreativi e poli socio-educativi. Più recentemente, inoltre, sono state avviate una serie di azioni volte a rivitalizzare il settore ricettivo di Forza
Armata. I Circoli, i Soggiorni militari e gli Stabilimenti balneari, istituzionalmente inseriti nell’attività di welfare, favoriscono l’aggregazione sociale dei dipendenti e delle loro famiglie, il loro arricchimento culturale nonché
la collettività locale. Nel 2021, grazie anche ai proventi derivanti dalla Carta Esercito, è stato possibile proseguire tale attività di rivitalizzazione, avviando una serie di iniziative orienmento di numerosi Circoli. La strategia tracciata dalla Forza Armata ha coinvolto molti elementi, spesso innovativi, e, per certi aspetti, epocali. È il caso della copertura sanitaria integrativa acquistata a favore di tutto il personale in servizio permanente. Il progetto, inizialmente avviato dall’Esercito, ha assunto una connotazione interforze e per un anno offrirà gratuitamente al personale della Difesa una polizza assicurativa base per la “copertura” di gravi patologie, di interventi chirurgici, di ricoveri in istituti di cura, ovvero di prestazioni di alta diagnostica. La polizza prevede, inoltre, un check up del sangue, una visita cardiologica con ECG, una visita ginecologica con Pap test e una visita urologica. Lo Stato Maggiore dell’Esercito attraverso la strategia del “benessere” ha costruito una rete di sostegno capace di soddisfare i bisogni e le necessità dei propri dipendenti, tenendo come
donne e degli uomini che ne fanno parte. Quella del militare non è una vita come tutte le altre, ma, al con-
trario, richiede dedizione e impegno fuori dal comune, votata alla responsabilità costante, al rispetto dei più nobili valori, guidata dallo spirito di mine delle ore di lavoro, ma continua a determinare le proprie azioni anche al di fuori delle mura delle caserme
Armata in tal senso si concretizza attraverso l’implementazione di servizi che siano di ausilio nelle diverse cirsi senta parte di un’entità più grande in grado di accoglierlo in caso di necessità. Tutto ciò si realizza in diversi ambiti, dal sostegno alla residenzialità, attraverso una rete di alloggi disponibili su tutto il territorio nazionale, all’offerta di soggiorni e vacanze in località esclusive per rigenerarsi; dalle strutture sportive riservate agli gli. Un “Sistema Benessere” al passo con i tempi oggi vuol dire anche supporto nella gestione della vita di tutti i giorni, per questo sono state attivate convenzioni con diversi enti privati e sono state create agenzie di supporto alle famiglie e centri di consulenza a disposizione di tutti per risolvere le trare lungo il proprio percorso. Tuttavia, il lavoro non è finito, è necessario guardare alla realtà che ci circonda con uno sguardo lungimirante e attento al fine di cogliere le sfide di domani già oggi, per rimanere al passo con i tempi a vantaggio di una Forza Armata pronta e motivata al servizio della collettività.
Lancio della med verso il muro.
In ordine in basso: Plank frontale, Plank laterale, Plank inverso.
CORE
Core -
*Tenente Colonnello, Capo dipartidell’Accademia Militare.
Grado: Sergente Maggiore
Nome: Emiliano
Cognome: Portale
Età: 37 anni
Specialità: Concorso Completo
È stato un successo quasi inaspettato, anche se ci credevamo molto, eravamo pronti, ci siamo allenati a lungo per questo traguardo. La mia disciplina preferita tra le tre del Completo? Sicuramente il Cross-Country, perché le emozioni che riesce a darti sono uniche -
della performance status conoscere il carattere e le particolarità
Dressage
Dressage
nalità per ogni secondo impiegato in
al Dressage
Cross Country Cross Country
Completo è data dalla somma dei i-
ceberg groom
Sergente Maggiore M.B.V.M. Luca Patrizio
Luca Patrizio, Sergente Maggiore in servizio presso il 2 nd NATO Signal Battalion a Grazzanise, è sposato ed ha due figli: Nicolas e Joseph. Nel 2008 gli fu conferita la Medaglia di Bronzo al Valor Militare per le gesta compiute durante la Battaglia dei Ponti in Nassiryia il 6 aprile 2004. Era un giovane Caporal Maggiore quando andò in missione in Iraq con l’11° reggimento Bersaglieri. “ Il nostro compito era quello di ripristinare l’ordine pubblico, ma da giorni un gruppo di iracheni voleva impossessarsi dei ponti impedendo di entrare in città (Nassiryia) a noi che eravamo dall’altra parte del fiume. Il 6 aprile ci fu dato l’ordine di liberare quell’area e, di fronte alle ostilità irachene, ci fu un conflitto a fuoco durato quasi una giornata intera. Io
Al Sergente Maggiore Luca Patrizio nato a Capua (CE) il 21 luglio 1982 con la seguente motivazione:
“ Mitragliere di una squadra fucilieri arretrata, attestata sul lato sud del ponte sui fiume Eufrate nell’abitato di An Nasiriyah,reagiva prontamente dal proprio veicolo non protetto al violento fuoco di armi automatiche e controcarro che elementi avversari sviluppavano contro il suo mezzo dagli edifici circostanti. Con fredda determinazione e lucido coraggio,inquadrava le sorgenti di fuoco nemiche ingaggiandole con l’arma di reparto. Il suo fuoco di copertura risultava determinante e consentiva ai commilitoni di trovare posizioni defilate da cui organizzare la difesa. Benchè ferito, persisteva nell’azione di copertura dei commilitoni consentendo a tutti gli uomini della squadra di acquisire posizioni defilate e coperte, lasciandosi soccorrere solo dopo aver avuto la certezza dell’assolvimento del proprio compito. Magnifica figura di bersagliere, impavido e coraggioso, che conferisce lustro al corpo di appartenenza ed all’Esercito tutto ”.
An Nasiriyah (Iraq) 06 aprile 2004
Roma 12 Settembre 2007
svolgevo la funzione sia di radiofonista e sia di mitragliere di bordo, fui ferito nelle prime ore dell’alba ma sono andato avanti per oltre cinque ore perché non mi ero accorto della ferita. Fui portato poi nell’ospedale da campo dove ebbi il primo intervento e verso l’ora di pranzo mi svegliai felice di essere ancora vivo, ma con la rabbia per aver lasciato i miei compagni sul campo di battaglia, c’eravamo addestrati tantissimo, eravamo una famiglia che credeva nelle proprie capacità .” Il ricordo dello scontro ed il rammarico è ancora presente nel racconto, nonostante siano trascorsi quasi 18 anni, le ferite interiori non si sono rimarginate, ma nulla gli ha impedito di continuare la sua vita militare. “ Quando mi hanno comunicato che il 4 mag-
gio del 2008 (Festa dell’Esercito n.d.r.) avrei ricevuto la Medaglia di Bronzo al Valor Militare, credevo di essere stato vittima di uno scherzo, è stato per me un onore riceverla, è un riconoscimento bellissimo ma non mi ha assolutamente cambiato, sono la stessa persona di prima che ama la propria professione tant’è che sono andato tante volte in missione con spirito e consapevolezza diversa. Anche con i miei colleghi il rapporto non è cambiato e molti l’hanno saputo dell’onorificenza dopo diverso tempo. Continuo ad imparare perché a me piace lavorare e non sono mai stato fermo. Il Comune di Calvi Risorta in cui risiedo mi ha conferito la cittadinanza emerita. Certo tutto questo mi onora e mi fa piacere ma ripeto, a me piace
t
C.le Magg.Ca.Sc.Q.S. Carmelo Spataro
Nato a Catania il 5 settembre 1974, coniugato con la signora Agata Porto, casalinga, ha due figli. Arruolatosi nel 1993 è entrato in servizio permanente nell’ottobre del 1996 ed è, quindi, uno dei graduati più anziani d’Italia, appartenendo al 1° corso per Volontari in Servizio Permanente. Nel corso della propria carriera, Carmelo Spataro ha prestato servizio per tre anni al 24° reggimento artiglieria “Peloritani” di Messina e sette anni al 18° reggimento Bersaglieri di Cosenza, attualmente rinominato 1° Bersaglieri a partire dal gennaio del 2005. Dal settembre del 2003 svolge servizio come comandante di squadra e pilota di blindo leggere al 62° reggimento fanteria “Sicilia” di Catania. In questi anni ha partecipato a diverse missioni all’estero in Albania, Bosnia e Kosovo, oltre alle operazioni in Patria “Vespri Siciliani”, “Domino” e “Strade Sicure”. Per i meriti acquisiti nell’espletamento del servizio, il C.le Magg.Ca.Sc.Q.S. Carmelo Spataro ha ricevuto numerose ricompense e benemerenze.
A fine ottobre del 2021, la Sicilia orientale e Catania in particolare, sono state sferzate da catastrofiche condizioni climatiche che hanno causato ingenti danni materiali e la perdita di tre vite umane. Per tutta la durata dell’emergenza è stato attivato alla prefettura di Catania un comitato di crisi con Ufficiali di collegamento dell’Esercito, distaccati a turno per il coordinamento con la Protezione Civile, per rendere più efficace e incisiva la macchina dei soccorsi. L’Esercito, con gli uomini e le donne della Brigata meccanizzata “Aosta”, è entrato in azione già dalla mattina del 27 ottobre, con 45 uomini e 16 mezzi speciali del Genio, intervenendo, dapprima e come richiesto dalla prefettura, a Scordia, nel cuore della piana di Catania. Dopodiché, con 16 uomini e 8 mezzi è intervenuto nell’abitato di Randazzo, sull’E-
operativa della questura di Catania per soccorrere gli abitanti del villaggio “Ippocampo di mare”, nella periferia sud del capoluogo etneo. Lì, numerosi cittadini erano rimasti intrappolati nelle proprie auto attor-
Simeto. Grazie alla celerità di intervento e alle capacità di versatilità e mobilità dei veicoli in dotazione, Spataro e i suoi uomini sono riusciti a raggiungere la zona allagata liberando 29 persone, dalle proprie automobili e, in alcuni casi, impedite a uscire dalle proprie abitazioni.
potuto scongiurare il peggio, quello che spesso assurge agli onori delle
gativo. Il C.le Magg.Ca.Sc.Q.S. Carmelo Spataro ha potuto raccontare questa bella storia così: “…la gioia di vedere gli anziani felici all’arrivo dell’Esercito davanti le loro case per aiutarli, sentendosi sicuri tra le nostre braccia mentre attraversavamo
davanti le loro case. Non potrò mai dimenticare le lacrime di una an-
terrotto diverse rotabili, cruciali nella viabilità dei due centri. Visto l’aggravarsi della situazione, altri mezzi del Genio, nel frattempo giunti in supporto dalle Brigate “Garibaldi” (Campania) e “Pinerolo” (Puglia), sono stati inviati per rimuovere il fango in alcune strade di Santa Maria di Licodia (CT) e alla zona industriale di Misterbianco, alle porte di Catania, per liberare, con pompe idrovore, alcuni capannoni industriali invasi da più di due metri e mezzo d’acqua. Inoltre, sono stati sgomberati da rami e detriti i canali di scolo che attorniano la pista principale dell’aeroporto di Catania, per garantirne la funzionalità. Infine, visto l’avvicinarsi del medicane, l’uragano mediterraneo che ha sferzato tutta la Sicilia orientale, altri assetti del Genio costituiti da escavatori, ruspe e idrovore, sono stati dislocati in via preventiva nell’abitato di Acireale (CT), baricentrico alla zona interessata dalla perturbazione.
Carmelo Spataro era tra questi militari in azione, coinvolto sin dalle prime fasi dell’emergenza con la
sua squadra, costituita dal Caporal Maggiore Scelto Emanuele Aquila e dal soldato Federico Lembo. Con coraggio, determinazione e spirito di iniziativa legato all’esperienza e ad anni di addestramento, la mattina del 27 ottobre 2021, durante il proprio turno di servizio a “Strade Sicure”, veniva attivato dalla sala
mo riusciti a cavarcela, ad aiutare i nostri concittadini in condizioni me-
UNIFORMI
LE ORIGINI
Tutto ebbe inizio il 15 febbraio 1657 quando venne formulato il progetto per organizzare un reggimento detto “di Guardia” composto da 600 uomini ripartiti in sei compagnie, destinato a prestare servizio per tutto l’anno e non solo temporanea-
mente in caso di guerra, come avveniva in quell’epoca per gli altri reparti dell’esercito ducale Sabaudo.
presidio di Torino e quello esterno al palazzo Reale, in so-
stituzione delle compagnie presidiarie che lo avevano svolto “di Guardia”, “delle Guardie” o alla francese “Regiment aux Gardes quella del marchese di Fleury, quella del luogotenente colonnello Blanc Roche che proveniva dal disciolto reggimento appartenute al reggimento francese di Marolles di S.A.R ed del comandante nella persona di Francesco Giuseppe delecardel marchese di Fleury di Trivero e Mortigliengo. anzianità quale 1° reggimento della fanteria d’ordinanza, ropa. Le prime notizie riguardanti le tenute del nuovo reparto risalgono al 16 febbraio 1675 (1) data in cui la tesoreria darli alli Soldati del nostro Regimento di Guardia”. Questa colore blu, all’epoca molto costoso, che venne concesso al reggimento in riconoscimento del suo status di guardia del ta “griggia” perché vestita con giustacorpi di lana grezza. La conferma della nuova uniforme viene dal contratto stipulato il elencati gli effetti destinati al reggimento: se ne riproduce il -
MILITARIA AMILITAR M L A TAAR
seppure sommariamente e con un linguaggio quasi indecifrabile, oltre al vestiario della truppa – giustacorpo blu foderato di rosso aderente al torso, guarnito da un gran numero di tura posteriore abitualmente dotata di una decina di bottoni ed altrettante asole corrispondenti e maniche strette e lunghe rovesciati ed abbottonati, i cosiddetti “parement en botte”o “paramani a botta” - anche quello dei suonatori, del tamburo maggiore, dei tamburini e dei pifferi del reggimento che indossavano tutti la livrea ducale costituita da un giustacorpo di colore rosso con i paramani e la fodera turchini e dai calzoni e calzetti pure turchini; (7) anche la bandoliera porta-cassa del tamburo era ricoperta di panno turchino ed era bordata da un le cuciture, i paramani e le patte delle tasche dei giustacorpi. suti in argento e per la bandoliera ricoperta di velluto ornata in corrispondenza del petto da uno scudo che poteva anche
di “livrea” - in seta turchina, guarniti da spirali di cordonetto bianco e applicati su di un’anima di legno - che saranno poi sostituiti dai bottoni di stagno cristallino o di metallo argentato. Le casse dei tamburi erano di legno interamente dipinte in turchino o in rosso, probabilmente in analogia con i colori di fondo delle bandiere - che all’epoca erano appunto turchine corate da numerose piccole croci di Savoia di colore bianco e il giustacorpo assunse una linea più elegante rispetto a quella dei primi esemplari adottati dalla moda europea verso il 1660.
NOTE
(1) Alcune fonti ritengono che nel 1670 il reggimento vestisse in grigio con paramani turchini sullo stile delle Guardie francesi dell’epoca. fodero della spada.
grossolanamente.
to Regimento, e di guarnire il Tambor Maggiore et alle quatro musette (5) li vestiti con li bottoni di livrea e doppi allamari e guarnitura di bottoni di Livrea e gallon al giustacorpo, come presi due di Maroles (6) giustocor rosso fodra bleù guarniti di livrea e bottoni et allamari alle mostre delle maniche. L’importanza di questo testo è evidente in quanto descrive,
glia dell’oboe, munito di fori e di ance incapsulate. (5) La musetta era uno strumento musicale simile all’oboe usato in Francia. (6) compagnie avevano contribuito alla formazione del reggimento. stata in tal occasione spiegata una bellissima livrea da queste A.A. di scarlata listata di veluto turchino e guarnita d’oro et d’argento”. A.S.Vaticano, Segreteria di Stato Savoia, 1660. dell’uniforme, attraversato da una riga ondulata – la biscia appunto –in seta, in velluto o in panno turchino. del colonnello sulle casse dei tamburi.
ARMI
SAUER P320-M17 CAL. 9X21, LA VERSIONE CIVILE DELL’ARMA
DELL’ESERCITO DEGLI STATI UNITI
Il 17 novembre 2020 la SIG SAUER di Newington (New Hampshire, USA) ha annunciato di aver consegnato la duecentomillesima pistola vincitrice del concorso Modular Handgun System (MHS) per la sostituzione dell’arma corta dell’Esercito degli Stati Uniti. L’annuncio ha confermato la capacità dell’azienda di adempiere agli obblighi contrattuali seguiti alla storica aggiudicazione della commessa dello US
Army e l’ormai capillare diffusione della nuova arma tra i reparti, ai quali viene fornito, a seconda delle esigenze, uno dei due modelli prodotti: la pistola M17, con canna di 4,7 pollici (119 mm), o la M18, con canna di 3,9 pollici (99 mm). Ancora nel 2020, è stata resa disponibile sul mercato civile italiano la versione in cal. 9x21 del modello M17, che differisce dall’arma militare essenzialmen-
la robustezza della M17 è evidente e la pistola è del tutto governabile allo sparo. L’arma è dotata di sicura esterna situata sul fusto e collocata in modo tale da poter essere azionata con il pollice della mano forte; la sicura può essere lasciata inserita durante le operazioni di smontaggio da campagna, che si svolgono senza bisogno di scaricare il percussore, come è necessario, invece, con la maggioranza delle pistole striker fired (per esempio con le Glock).
Nell’uso si evidenziano subito le caratteristiche dello scatto, che risulta breve e secco, simile agli scatti montati su altre armi in sola singola azione. Nonostante il peso di sgancio del percussore non sia basso (è intorno ai 3 chili), lo sparo risulta veloce e pronto grazie alla breve corsa del grilletto. Essenziale diventa quindi la presenza della sicura manuale, dalla quale non si può prescindere per evitare gli spari accidentali che potrebbero essere causati da interferenze esterne con la leva di sparo (dovute al vestiario o all’equipaggiamento) o da una pressione effettuata involontariamente su di essa dall’operatore. D’altra parte, la sicura manuale è pensata per essere lasciata costantemente inserita, sia a percussore armato che disarmato, ed è possibile, con l’arma in sicura, compiere tutte le operazioni fondamentali di caricamento, scaricamento, smontaggio. Inoltre, data l’ergonomia della leva della sicura stessa, l’operatore vi può agire dalla posizione di tiro senza alterare la mira. Chi ha familiarità con le armi della serie 1911 noterà, tra i due tipi di armi, delle ovvie analogie (Fig. 4).
Stando alle informazioni reperibili dalla stampa di settore, l’adozione della M17 è stata accompagnata da una revisione della dottrina d’impiego delle armi corte militari, considerate oggi non più strumenti di autodifesa ma vere e proprie armi offensive, da impiegare sistematicamente nel combattimento ravvicinato. Proprio per consentire alla pistola di svolgere tale funzione, essa è stata pensata in senso modulare come una piattaforma sulla quale installare quegli accessori (silenziatore, LASER, torcia, red dot , caricatori maggiorati) che ne aumentano la latitudine d’impiego e consentono di ottimizzarla per l’uso nelle più diverse situazioni tattiche.
Per incrementare la letalità del sistema arma-munizione, sono state approvvigionate, congiuntamente alla pistola, nuove cartucce dotate di proiettili a punta cava, autorizzate per l’uso militare dalle autorità statunitensi.
Particolare attenzione è stata posta nel rendere la nuova pistola simile, nel maneggio, alla carabina in dotazione (modello M4 e derivati), per facilitare la transizione dall’arma lunga all’arma corta; infatti, la sicura manuale viene azionata nello stesso modo in entrambe le tipologie di armi e gli scatti presentano caratteristiche analoghe. La modalità di funzionamento a doppia azione della Beretta M9 e la sua sicura facoltativa montata sul carrello sono state così definitivamente archiviate.
La disponibilità della pistola SIG SAUER P320-M17 nel calibro 9x21 ha consentito di apprezzare le doti dell’arma corta per il XXI secolo dello US Army, che si
è dimostrata essere uno strumento specializzato per tarsi a una molteplicità di scenari tattici. L’adozione della nuova arma da fianco è stata preceduta da una valutazione delle esigenze del combattente moderno e da una revisione dottrinale che ha permesso un approvvigionamento adeguato e coerente.
L’arma è stata concepita, sin dall’origine, come un sistema modulare: questa architettura facilita, tra l’altro, il ricorso a fabbricanti diversi da quello originale per la fornitura dei diversi moduli e riduce la dipendenza da un singolo produttore. La flessibilità del progetto lo rende, inoltre, aperto all’aggiornamento tecnologico, ponendo le basi per un allungamento della vita operativa dell’arma e una riduzione dei costi di gestione complessivi. In sintesi, un approvvigionamento esemplare che ha vativo e attagliato alle esigenze.
MILITARIA AMILITAR M L A TAAR
BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA
F. Zampieri, Striker Fired o Hammer Fired? Un confronto tra sistemi , Rivista Militare n. 1/2014.
F. Zampieri, Modular Handgun System – L’arma corta per l’Esercito americano del XXI secolo , Rivista Militare n. 2/2018.
https://www.sigsauer.com.
T. South, Not Just a sidearm: Army’s new handgun marks first step to changing how soldiers fight , ArmyTimes, 23 gennaio 2018, https://www.armytimes.com/news/your-army/2018/01/23/not-just-a-sidearm-armys-new-handgunmarks-first-step-to-changing-how-soldiers-fight/ C. Bartocci, The Colt Offensive Handgun - The SOCOM Pistol that Never Was , Small Arms Solutions LLC, 31 maggio 2018, https://smallarmssolutions.com/home/the-coltoffensive-handgun-the-socom-pistol-that-never-was. https://www.thefirearmblog.com/blog/2021/03/31/us-armys-new-m1153-special-purpose-9mm-hollow-point-ammo-tested/
war games
HEDGEMONY
IL RISIKO DELLA DIFESA U.S.A.
A CURA DI WARGAMINGGli esperti del settore Difesa conoscono la RAND Corporation come il think tank che ha contribuito a vincere la Guerra Fredda, ha sviluppato i primi satelliti spia e la cui esperienza di wargaming ha portato alla creazione di Internet.
Mentre era segretario alla Difesa, il Generale James Mattis ha chiesto a RAND di progettare “ Hedgemony ” per aiutare il suo team a creare la strategia di difesa nazionale del Pentagono del 2018. Gli strateghi della difesa degli Stati Uniti perseguono
SERGENTEla sfida perenne di sviluppare documenti in grado di articolare e guidare, in modo coerente, come il Pentagono fornirà e manterrà forze militari credibili in combattimento per scoraggiare la guerra e fornire sicurezza, in linea con la strategia nazionale.
In questo contesto, i ricercatori della RAND hanno sviluppato Hedgemony , un wargame progettato per insegnare ai professionisti della difesa degli Stati Uniti come diverse strategie potrebbero influenzare i fattori chiave di pianificazione tra sviluppo, gestione e impiego della forza.
Un gioco pensato per insegnare ai vertici del Pentagono come contrastare la Russia e la Cina potrebbe non sostituire mai Risiko o Monopoli per una notte di divertimento in famiglia, ma potrebbe dare ai giocatori una visione da tavolo di come i leader nazionali prendono decisioni vitali in un mondo sempre più instabile. Struttura del gioco: Hedgemony potrebbe essere l’unico gioco da tavolo “ UNCLASSIFIED ” che divide il mondo sul tabellone, non per confini politici o geografici, ma, piuttosto, per i comandi regionali dell’esercito statunitense come il Comando Indo-Pacifico (USINDOPACOM) o il Comando Europeo (USEUCOM).
I giocatori, che rappresentano i Blu (Stati Uniti, NATO e Unione europea) o i Rossi (Russia, Repubblica Popolare Cinese, Corea del Nord e Iran), si trovano di fronte a una situazione globale, incentivi nazionali concorrenti, vincoli e obiettivi, un insieme di forze militari e un pool di risorse periodicamente rinnovabili. Ai giocatori (10/12 per volta) viene anche chiesto di ri-
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assumere le loro strategie e obiettivi per iscritto prima dell’inizio del gioco. Questo, infatti, è incentrato su
ne di risorse e forze, in linea con le loro strategie per raggiungere i loro obiettivi entro i limiti di re-source (rigenerazione delle risorse) e di tempo. Figure chiave sono i facilitatori o “ game Master s” ( White Cell ) che hanno il compito di condurre il gioco e riassumere la “storia” generale di ciò che le azioni o le interazioni del giocatore, gli eventi e i loro risultati probabilmente rappresenterebbero nel mondo reale.
La vittoria è determinata dai punti influenza che i giocatori guadagnano e perdono a seconda delle azioni che loro e i loro avversari intraprendono. Come nella realtà, le forze statunitensi e alleate sono vincolate dalla logistica, dalle risorse e dall’opinione pubblica. Ai giocatori vengono fornite risorse da allocare sulla mappa (“ Chits ” colorate che rappresentano giocatore e fattori di forza), che vengono utilizzate per costruire e mantenere forze o difendere posizioni. Avanzare di un obiettivo usando le risorse significa sacrificarne un altro.
Il gioco utilizza, inoltre, “carte evento” per introdurre elementi di incertezza a ogni turno. Questi simulano possibili eventi del mondo reale, come, ad esempio, un attacco terroristico o la morte del leader di una nazione. Tutte le azioni vengono decise da un lancio di dadi. Un pochino più lungo di Risiko, ogni partita può durare una giornata, dove un turno rappresenta circa un anno nella realtà e ogni sessione di gioco si articola su un periodo temporale di più anni.
MODELLISMO
IL “FIGURINO” STORICO
Che cos’è un soldatino?
Se si analizza la storia di questo piccolo oggetto le risposte possono essere molteplici: simulacro di divinità guerriere, esposizione in miniatura della potenza e dell’organizzazione militare di un sovrano, soggetto per la didattica militare, oggetto ludico per preparare giovani rampolli alla guerra, riproduzione in miniatura di uniformi del passato, semplice gioco per bambini o dimostrazione di grandi abilità manuali artigianali che spesso rasentano l’arte. Nel suo millenario divenire all’interno dell’umana avventura il soldatino è stato tutto ciò. Siamo qui costretti per motivi di spazio a restringere il campo e a chiederci solamente, cos’è oggi il moderno soldatino e come si caratterizza la sua produzione?
Il Figurino Storico e il Model Soldier
Nel corso della storia anche il termine soldatino, utifrutto dell’artigianato artistico, si è trasformato dive-
I nipoti di Napoleone giocano con i soldatini. Louis Ducis, Napoleon sur la terrasse du chateau de Saint - Cloud, 1810 Musée de Chateau de Versailles, 5147, MI765.
ca delle uniformi indossate.
di model soldier, perchè pensato e messo in vendita per permettere all’appassionato di poterlo personalmente montare e dipingere.
pittoriche nuove che tendono sempre più a sostituire i colori acrilici ai classici e tradizionali colori a olio.
Si cerca oggi di realizzare effetti di iperrealismo e il soldatino è visto come luogo in cui proporre atmosfere e suggestioni quasi barocche, nonché caravaggeschi virtuosismi luminosi.
Laddove le capacità manuali supportano l’inventiva, l’appassionato può cimentarsi in trasformazioni più o meno complesse del soggetto, in modo da creare un pezzo unico e personale.
Le trasformazioni possono prevedere piccoli “interventi chirurgici” che consistono nel tagliare e riassemblare
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CLIMATE: MEN ARE FROM MARS, THE EARTH BELONGSTO VENUS
byGrammenos Mastrojeni30 I
NATO AND CYBERSPACE
by Giovanni GaglianoThe Adelphi study centre has identified many con- Tobeeffective indifferent contexts of employment, the flicts due to climate causes. Army must constantly adapt to the inherent change of In fact, a changing climate causes the suffering of the threat. The transformation and evolution of its rethe whole natural world and is linked to the dramatic sponse capabilities must absolutely figure among its loss of biodiversity. priorities. Italy, like other Western nations, considers Unpredictable climate makes it impossible to struc- NATO as one of the reference points for the evolution ture many human activities and can turn into a prob- and development of land forces. With regard to cyberlem of economic security and human rights. space, in the last two decades theAlliancehas started In practice, you will not be able to plan the harvest if a process to understand the disruptive effect of cyberyou cannot count on certain rains or temperatures; space on all of its tasks in terms of risks but also opbut neither can you design a road without knowing porb.mities. A full-spectrum analysis of the initiatives in whether a certain valley will be dry or flooded. this field are carried outinthis article whichprovides an Due to such uncertainty, society becomes insecure, overviewof the development ofthe NATO approach to chaotic, conflicted, and unstable. cyberspace to achievegreatereffectiveness in the Col-
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THE ROLE OF WOMEN IN THE GREAT WAR
byAnnaMarialsastiaDuring the Great War, women took on a pivotal role in the Italian industrial system. Men were no longer able to meet the large demand for production, and for the first time, female labour replaced them in activities which had previously been closed to women.
In a shorttime, thenumber ofwomen hiredinmilitary establishments increased, many were employed in the war industry, others in the manufacture of military clothing. Inadditiontoplaying animportantroleintheindustrial sector, women were also a constant presence in the public sphere
In the cities, they worked in offices and were indispensable, even if insulted and mocked, as tram drivers and postwomen.
It is just one of the many upheavals imposed by the war on the Italian society which until then had persisted in considering women as fragile, weak people, incapable of any kind of autonomy, completely subordinate to fathers and husbands.
lective Defence. The continuous adaptation and evolution of processes and capabilities become essential. NATO is ready to seize these opportunities but also to address risks and vulnerabilities.
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COOPERATION BETWEEN FOREIGN AFFAIRS AND DEFENCE byEugenio Fortunato
This case study is a positive example of successful inter-agency collaboration, which effectively allowedto combinedifferentaspectsofthenationalinterestinastrategically importantarea suchas the Sahel. Themain ideabehind the activities reviewed by this article is the synergy putin place between the Ministry of Defence and the Ministry of ForeignAffairsandlntematicnalCooperationthroughanetwork of collaborations which constitutes a tool capable of enhancingcomplementaryneeds.
The efforts of all the actors are thus directed towards the country's priority objectives. The consolidation of the procedures establishedin thecaseof Nigerwillmakeitpossibleto further improvetheavailable tools. This willallowto overcome the inevitable difficulties relatedto the stabilizationprocessesin someareas oftheworld. Intheseareas, Italy hasthetoolstopermanenUy andnotonlyoccasionally play a leading role in protecting humanitarian, economic andpoliticalinterests.
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COMMON SENSE, COMMON UNDERSTANDING
byAntonio TaglialatelaIn the last few years, the process of normalization and standardization of military terminology has assumed a decisive role in NATO inter-force communication, highlighting that complete and effective national and international military interoperability can only be achieved through transparent and unambiguous communication. The article sheds light on the progress made in this process of terminological normalization and standardization, starting from its recent history to the present day, and provides sector stakeholders with updated information and the regulatory tools necessary to approach a topical issue that, especially inItaly, is still littte debated.
52 I A NECESSITY TURNED INTO AN OPPORTUNITY
by Vincenzo GiudiceIllustrating what contribution the Italian Army, represented by the First Bersaglieri Regiment, has provided for the benefit of the entire NATO within the Very High Readiness Joint Task Force Land {VJTF-L) brigade deployed in 2020-2022 is the purpose of this article. In particular, after briefly examining the regulatory references which explain why today this contingent represents one of the main focuses of theAlliance, the author describes the two multinational exercises, Steadfast Defender21 and Saber Guardian21, which took place at the JointNational Training Centre in Cincu (Romania) in May June 2021. Both exercises were organized to integrate the technical-tactical procedures between the English, Spanish, Turkish, Polish, Romanian, US, Montenegrin, and Italian armies. They aimed at increasing theinteroperability ofunits of different nationalities. In this context, the heavy BattieGroup configuration of the First Regiment played the role of the main manoeuvring unit within the entire international contingent, taking part in whatwas in fact thelargestjoint and combined training held during the epidemiological emergency. In adelicatehistorical period and in a placewhose geographical position has a great geopolitical weight, the Bersaglieri of the First Regiment have further qualified their technical-professional preparation, strengthening the feeling of camaraderiewith fellow soldiers of different flags and, above all, giving tangible proof of being able to respond promptty if theAllianceis attacked.
66 I
TWENTY YEARS OF CIVIL-MILITARY COOPERATION
byMattiaZuzziThe Multinational CIMIC Group (MNCG) is celebrating 20 years since its foundation.
In this period of time, theGroup has grown and consolidated as an operational, educational, and training reality not only at a national level but also in the broader context of NATO and other international organizations, within which MNCGis synonymous with effectiveness and capability.
This article outlines the capabilities developed at an operational and training level in the elapsed period, as well as the evolutionary lines for the next 15-20 years, supported by the coordinating committee of the 6 participating nations.
This insight is presented to the reader from the perspective of the Commander, who has been part of the unit since its inception and is now tracing its future development.
70 I IF THE MEDICAL OFFICER IS AWOMAN
byPaolaPucciCaptain LauraCretl is a medical officer. She began working at the Montebello Lancers regimentin2019, and today this 29-year-old young woman is a point of reference for the 800 soldiers of the regiment, that includes 85 women. In the interview, she talks about her years of work in a highly operational regiment and her relationship with military personnel, always marked by the utmost respect and kindness, with a further peculiarity represented by her deep understanding female sensibilities.
Captain Crefi describes her daily commitment, in routine duties as well as in emergencies, focusing on the difficult periodof thepandemic Shewas employed in anoverseas mission in Lebanon when the explosion at the port of Beirut occurred, and she remembers her intervention in that circumstance.
"I am aware that being a medical officer implies carrying out a mission in the mission, where the Hippocratic oath is joined by the oath of loyalty to the Fatherland" underlines Captain Creti, whose next goal is the specialization in Cardiology, a long cherished dream consistent with her inclination to "take to heart" every single case.
A cinque anni dalla scomparsa del grande sociologo Zygmunt Bauman (19252017) la lettura del classico Modernità e Olocausto è concreto tributo ad un testo magistrale. Dal 2005 in seguito alla risoluzione 60/7 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, il 27 gennaio si commemorano le vittime dell’Olocausto. La tesi di fondo dell’autore è che quanto avvenuto al popolo ebraico non può essere inserito in un ancestrale percorso di persecuzione bensì esso fu il frutto
zionamento della macchina statale. Per raggiungere tale obiettivo i nazisti procedettero alla disumanizzazione dell’ebreo, al suo allontanamento dalla vista, il più forte dei sensi umani, isolandolo in zone lontane. Grazie alla burocratizzazione, i nazisti riuscirono a deresponsabilizzare ogni singolo elemento che poté, quindi, tagliare i vincoli della innata umana solidarietà, creandosi una coscienza sostitutiva. L’Olocausto non fu, di conseguenza, il prodotto di gente “anormale” (tesi che risulterebbe assai consolatoria), ma di banalissime persone comuni. Il monito
della modernità e potrebbe, pertanto, nuovamente accadere, ma “il male non è onnipotente. È possibile resistergli”.
Sul tema si segnalano anche: R. Hilberg, La distruzione degli Ebrei d’Europa, Einaudi, Torino 1995, pp. 1385, C.R. Browning, Uomini comuni. Polizia
nia, Einaudi, Torino 2004, pp. 258 e K. Jaspers, La questione della colpa, Raffaello Cortina Editore, Gravellona Toce 2015, pp. 140.
Simon Winchester, I Perfezionisti, come la storia della precisione ha creato il mondo moderno, Ed. Hoepli, Milano, 2021, pp. XIV-386, € 27,90
I perfezionisti è un’immersione totale ed avventurosa nella storia della precisione, da non confondere con l’accuratezza come l’autore ben ricorda già nel prologo al testo. Simon Winchester nasce come giornalista e ha all’attivo svariati libri di successo (per il New York Times è il best-selling author de Il professore e il pazzo). Ottime e geniali idee, se non supportate dalla precisione, non hanno avuto sviluppo o hanno dovuto attendere quella precisione che, il più delle volte, non poteva essere raggiunta tramite il lavoro prettamente artigianale. La precisione richiesta è raggiungibile solo dalle macchine. L’ottimo testo, scorrevolissimo (si inizia con J. Wilkinson, 1774, e si arriva all’osservatorio interferometrico laser per le onde gravitazionali di oggi), è arricchito da svariate curiosità, descritte con tipico humour inglese. Imperdibile il secondo capitolo Molto piatto, incredibilmente vicino sulla storia dei lucchetti (“A quel tempo i britannici erano ossessionati dai lucchetti”). In ogni riga è palpabile il grande studio svolto, esso si amplia anche ad orizzonti speculativi non prettamente tecnici: “Questa ricerca della perfezione è davvero fondamentale per la salute e la felicità del mondo moderno?”. Ci stiamo avvicinando “al limite estremo della nostra capacità di gestire la precisione di cui pensiamo di aver bisogno? O forse è la precisione stessa che sta arrivando a un limite oltre cui non è possibile ottenere né misurare le dimensioni… perché le proprietà intrinseche della materia iniziano a diventare molto ambigue”.
Vaclav Smil, Energia e civiltà, una storia, Ed. Hoepli, Milano, 2021, pp. XVI-624, € 27,90
Energia e civiltà è un denso volume che scansiona cronologicamente il rapporto tra l’energia e l’uomo partendo dagli albori del paleolitico. L’autore, Vaclav Smil, Professore Straordinario Emerito all’Università di Manitoba, in Canada, è stato nominato come uno dei Top 100 Global Thinkers dal «Foreign Policy» nel 2010. L’energia è uno strumento che consente la vita, non a caso nelle prime pagine è sviluppato il tema dell’alimentazione, con la quale si trasforma in energia il cibo. L’energia è molto di più, essa “è l’unica moneta universale: per fare qualsiasi cosa una delle sue tante forme deve cambiare, subire una trasformazione”. Per inciso, pure l’umano bipedismo potrebbe essere interpretato quale risultato di una selezione naturale atta a favorire il risparmio energetico (la camminata umana richiede il 75% di energia in meno rispetto a quella a 2 o 4 zampe degli scimpanzé). Smil scansiona l’energia attraverso i secoli: dalla forza muscolare all’atomica, tramite un approccio sistemico cercando di cogliere la complessità degli eventi. Il testo è compiutamente accompalo impreziosiscono senza appesantirlo per approfondimenti e curiosità. Quantunque i temi trattati siano prettamente sa, i capitoli scorrono piacevolmente. In conclusione, un ottimo libro di cui si segnalano i capitoli “La guerra” e “Armi infatti la mobilitazione di fonti di energia e spesso si sono tradotti nella produzione concentrata e devastante di potere distruttivo.
Angelo Chemello, Col cuore oltre l’ostacolo, Ed. Munari, Carmignano di Brenta (PD), 2021, pp. 363 (in grande formato 30x21cm), € 50
Col Cuore oltre l’ostacolo è frutto di lunghe ricerche storiche, durate circa 40 anni, e include preziosissime testimonianze degli Ufficiali o dei loro eredi che parteciparono alle campagne in Africa Orientale. È un libro di storia che ha il gran pregio di essere letto come un’avventura grazie alla piacevole scrittura e alle numerose curiosità. Il volume è articolato in quattro capitoli (la cavalleria eritrea 1885-1934, la cavalleria coloniale in Abissinia 1935-1936, la cavalleria coloniale in Africa orientale italiana 1936-1941 e, infine, uniformologia) seguiti da un elenco dei militari nazionali e degli ascari decorati. Da segnalare, per la ricchezza, tutto l’apparato iconografico con preziosissime foto (390 in bianco e nero, 180 a colori), carte geografiche (50 mappe con i movimenti dei reparti) e testimonianze dirette (ben 50), vero tesoro per gli appassionati del settore. Angelo Chemello riesce mirabilmente a rievocare il periodo trattato immergendo il lettore in un’atmosfera esotica e avventurosa. Non da ultimo, l’eleganza nella foggia delle uniformi, apprezzabile nelle foto di 17 manichini originali completi, l’organizzazione di “prove ippiche a premi” e la sempiterna volontà di primeggiare nel coraggio rendono bene l’animo della cavalleria anche in terre così lontane: merito dell’autore essere riuscito a coglierle.
Richard Wrangham, Il paradosso della bontà, Ed. Bollati Boringhieri, Torino, 2019, pp. 464, € 28
Un affascinante volume che propone un’originale teoria sul rapporto
gli esseri umani. L’autore è docente di Antropologia biologica a Harvard e nel corso di numerosi studi, ha potuto analizzare il comportamento dei primati, comparato al genere umano. La dicotomia “bene” e “male” nell’essere umano risale già al Pleistocene. “In confronto agli altri primati, noi umani, nella quotidianità, pratichiamo livelli di aggressività eccezionalmente bassi, mentre la violenza delle nostre guerre provoca tassi di mortalità eccezionalmente alti. Questa discrepanza è il paradosso della bontà”, e per dirimerlo Wrangham distingue tra violenza “reattiva” (a caldo) e “proattiva” (a
noi umani siamo poco reattivi nelle nostre comunità, ma molto violenti contro le altre comunità, comportamento che nel mondo animale è a livelli inferiori. La differenza va ricercata nella capacità dell’uomo di “autodomesticarsi”, ovvero di selezionare il nostro genere prediligendone la mansuetudine. Contro i deterministi biologici (la guerra è fattore umano, fa parte della nostra natura) la risposta dell’autore è che “la guerra non è inevitabile, ma per prevenirla serve uno sforzo consapevole”, così come: “di fronte alla nostra tendenza a sviluppare illusioni positive riguardo ai meriti della guerra, avremo sempre più bisogno di istituzioni militaristiche o la diffusione di un pa-
L’anno delle comete, 1918 il mondo in trasformazione, Ed. Keller, Rovereto (TN), 2018, pp. 288, € 20
Approcciarsi con un atteggiamento ordinario a un volume del genere è qualcosa di assolutamente fuori luogo. Più che un saggio, una serie di racconti o, più semplicemente, un’opera letteraria, variopinto e magico di ciò che accadde,di persone provenienti da diverse parti del mondo con storie, vissuti ed estrazioni molto diverse fra loro. Sono artisti, politici, militari e rivoluzionari che, in quei mesi appena dopo l’armistizio, sono stati coinvolti e travolti da una trasformazione repentina e violenta che, peraltro, scaturiva già dall’ancor più violenta esperienza bellica degli anni precedenti. Frammenti di vita di Gandhi, Ferdinand Foch, Virginia Woolf, Woodrow Wilson, Alma Mahler, Arnold Schonberg, Franz Werfel, George Grosz, Nguien Ai Quoc (Ho Chi Minh), fra gli altri, si intessono in una sorta di gioco di specchi che offre visioni prospettiche in qualche modo legate fra loro. Sembra quasi di sentirle cadere le comete, sugli stati nazionali che nascono, sullo spartachismo e i Freikorps, sulle discriminazioni razziali che si rafforzano, sui diritti civili e l’eguaglianza che tentano di fare passi avanti, sul nichilismo e sul dadaismo sino alla nascita della dodecafonia per “dialogare con Dio”. Punti di vista da prospettive diverse che, nell’entusiasmo e nelle deumiliazioni, cominciando già a dipingere il quadro del prossimo futuro e del prossimo disastro.
Luca Richeldi, Il tesoro leggero. L’avventura dei polmoni dalla pandemia al futuro della scienza, Ed. Solferino, Milano, 2021, pp. 247, € 17,00
Elena Aga Rossi, Cefalonia La resistenza, l’eccidio, il mito, Ed. Il Mulino, Bologna, 2021. pp. 335, € 25,00
Il 30 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità allarmava gli Stati del mondo sul Coronavirus. Il racconto di quei primi mesi di emergenza da chi lo ha vissuto in prima linea come membro del Comitatopartimento della Protezione Civile. ciale medico di complemento presso l’Accademia Militare di Modena), Ordinario di malattie dell’apparato respiratorio dell’Università Cattolica Sacro Cuore ripercorre, quale co-attore dell’organo di supporto del Governo, con lo stile che gli è naturale, in modo sintetico ma al tempo stesso completo, le tappe delle lunghe settimane dell’evoluzione pandemica, illustrando in modo plastico il contesto in cui ci si sforzava di acquisire e analizzare anche da tanti colleghi di ogni angolo del mondo, elementi anche vicino ai pazienti, per poi farli
sioni del CTS. Il libro prosegue in una interessante carrellata, con simpatici risvolti storico-culturali di affascinanti capiscuola del settore, sui polmoni di cui si conosce davvero poco (com-
proprio “il tesoro leggero”, sulle possibili e vaste patologie e sulle “macchine” salvavita, come i saturimetri, per poi passare ad analizzare il semplice ma indispensabile funzionamento del nostro respiro.
La vicenda della Divisione Acqui a Cefalonia è un capitolo della Seconda Guerra Mondiale più famoso che conosciuto; lo prova il fatto che la maggior parte delle pubblicazioni in materia non riportano il reale numero delle vittime italiane. Elena Aga Rossi, docente di Storia contemporanea presso l’Università degli Studi dell’Aquila, con il suo studio appena ripubblicato in nuova e ampliata edizione, contribuisce al ristabilimento della verità storica; lo fa ricostruendo il contesto dei rapporti italo-tedeschi in Grecia nell’estate del 1943, e addentrandosi nella vicenda attraverso lo studio del cruciale periodo dall’8 al 15 settembre, condotto incrociando documenti di più fonti e chiarendo la situazione di quei giorni concitati. L’autrice, inoltre, analizza le ragioni del mancato intervento alleato nei Balcani, e soprattutto fa luce su quanto accaduto dopo la dura rappresaglia tedesca: l’odissea dei superstiti, quelli che naufragarono durante il rimpatrio e quelli che, una volta in Italia, si trovarono davanti la guerra civile. E,
varie inchieste condotte a partire dal dopoguerra, per cercare di capire errori e responsabilità in uno degli episodi più bui e controversi per il
Il volume è arricchito da un ricco e interessante apparato documentario
La guerra non ha un volta di donna, Ed. Bompiani, Milano, 2015, pp. 443, € 13,00
delicatezza, sparisce dietro i racconti delle sue interlocutrici aprendoci un mondo fatto di racconti di guerra le cui protagoniste sono le donne. È il 22 giugno 1941, Hitler si scaglia contro l’Est e l’URSS perde milioni di soldati. È in questo momento che migliaia di donne vanno al fronte.
Tiratrici scelte, aviatrici, carriste e soldati di fanteria, partono per un viaggio da cui non faranno più ritorno. Quelli inutili, nei racconti delle sopravvissute diventano prospettiva di una Guerra raccontata sempre e solo dagli uomini: “in quei tre anni che è durata la mia Guerra non sono più stata una donna. Il mio organismo, quello di una donna giovane, era come narcotizzato. Non avevo più il ciclo…” Dalle ferite non visibili e nascoste agli occhi degli uomini, la Guerra delle donne giunge al lettore con tutte le sfumature tipiche dell’ universo femminile.
ARTICOLI/RIVISTE/SITI
V. Guionie, Être prêts, «TIM, Terre information magazine», n. 325, dicembre 2021.
F. Gonin, militaire, «RDN, Revue Defénse Nationale», dicembre 2021.
M. Tan, key to Army’s success, CSA says, «Army», ottobre 2021.
Limes numero 12/21, Lo spazio serve a farci la guerra
R. Riederer, La guerra per lo spazio, «Internazionale», 26 nov./2 dic. 2021.
K.D. Stringer, Force Integration in Resistance Operations, «JFQ», n. 102.
Niccolò Lucarelli