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INTRODUZIONE AL PERIODO 1945-1953
Negli anni dell'immediato dopoguerra le Forze Armate italiane hanno attraversato uno dei momenti più difficili della loro storia. Espressione di una Nazione sconfitta, divisa, semidistrutta e afflitta da gravi problemi sociali, hanno risentito del trauma soprattutto morale dell'8 settembre, del vario destino individuale dei Quadri durante la guerra e delle loro inevitabili divisioni, della crisi dei valori, dei troppo repentini mutamenti di alleanze, della loro difficile e non chiara collocazione nel nuovo Stato democratico. Ne è espressione un articolo a firma Ernesto Romagna Manoja pubblicato sulla "Rivista Aeronautica" n. 34/1946, dal quale emergono il basso prestigio e le cattive condizioni morali e materiali dei Quadri, il rilassamento formale e disciplinare dilagante, l'insofferenza per la vecchia disciplina e l'aspirazione delle classi più anziane, che hanno fatto la guerra, a essere congedate.
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Un periodo di crisi morale, materiale, organizzativa, disciplinare, di leadership che ha raggiunto le punte di massima tra il 194 5 e il 194 9, cioè tra la fine della guerra e l'entrata dell'Italia nel Patto Atlantico. Quest'ultimo è un evento cruciale che - sia pur senza provocare la scomparsa di annosi problemi - ha imposto tuttavia alle Forze Armate, in qualche misura, un rinnovamento reso necessario dalle esigenze stesse dall'Alleanza, ha favorito, una maggiore motivazione dei Quadri, ha indicato all'organizzazione militare italiana, per forza di cose uscita dalla guerra senza poter rinascere su basi nuove e razionali, dei "modelli" con cui confrontarsi (prima quello inglese e poi quello americano).
Di questo contesto dominato dall'incertezza, dove ben pochi sono i punti di riferimento e fin troppi sono i motivi di critica, di risentimento, di polemica, non può non risentire l'uomo, l'ufficiale e lo scrittore M .. Vuomo e l'ufficiale ne risentono ancor t>iù dello scrittore, che sempre più rispecchia lo stato d'animo dell'uomo e i sentimenti, i pensieri dell'ufficiale, sulla cui carriera influiscono anche ragioni di salute. Presentatosi al Comando della 3° Zona Aerea Territoriale il 17 giugno 1944 (cioè subito do{JO l'occupazione di Roma da parte degli alleati), M. chiude ben fJresto i conti con il servizio attivo: il 17 gennaio 1945, a 53 anni, è collocato in ausiliaria per limiti di età. Il 5 dicembre 1945 viene "riconosciuto permanentemente inabile al servizio militare per malattia aggravata da causa di servizio di volo" e quindi collocato in congedo assoluto 1 •
M. non appartiene certo a quella categoria di pensionati militari che tende a estraniarsi dai problemi delle Forze Armate del momento, che ritiene di aver già dato un suo contributo e si rifugia nel passato e nel privato. Fin dal gennaio 1945, quando la guerra è ancora'in corso e l'Italia è teatro della lotta tra le forze alleate e germaniche, egli ritorna con pieno vigore all'attività pubblicistica, con un duplice incarico: direttore della· "Rivista Aeronautica", che riprende subito le pubblicazioni sospese nel giugno 1943, e Presidente dell'Associazione Culturale Aeronautica, che raccoglie l'eredità dell'Ufficio Editoriale Aeronautico della guerra (Cfr. Introduzione alla Parte III - Vol. I) e, oltre alla "Rivista Aeronautica", pubblica anche la "Rivista di Medicina Aeronautica" e la "Rivista di Meteorologia Aeronautica".
La costituzione di tale Associazione e la sua formu la sono suggerite, si potrebbe dire naturalmente, dallo stesso M., che così descrive le circostanze nelle quali essa nasce e opera, peraltro ammettendo in Guerra agli inermi il sostanziale insuccesso dei suoi intenti:
Ciascuna delle pubblicazioni periodiche militari oggi esistenti in Italia, essendo parte integrante del Ministero Difesa, non si sente in grado di pubblicare scritti non conformi alle opinioni dei tre Stati Maggiori e del Governo.
1. I dati di cui sopra sono rrnrti dal libretto personale di M .. Egli afferma, invece, di essere stato collocato in ausiliaria il 1 ° febbraio 1945, di aver fatto successivamente domanda di essere collocato a riposo "adducendo la mia sordità, sebbene gli amici tentassero di dissuadermi", e di non aver neppure chiesto il passaggio nel ruolo d'onore "sebbene gli amici me lo consigliassero". La data della collocazione a riposo da lui indicata è inoltre del 3 aprile 1946 (Cfr. Guerra agli inermi ... , Cit., p. 435).
A. MECOZZI - Scritti scelti - Vol. II (1945-1970)
Ma ferma restando com'è la posizione di staro delle pubblicazioni esistenti, occorrerebbe allora che esistessero altre pubblicazioni periodiche militari non vincolate da quella riserva, ossia tali da offrire agli Ufficiali una palestra più libera.
Fu proprio per questa ragione che io, avendo diretto, come Ufficiale in servizio attivo, la Rivista Aeronautica (ministeriale) dal maggio 1940 al giugno 1943 (quando sospese le pubblicazioni), invece dopo la guerra, essendo Ufficiale in congedo, proposi che ne venisse ripresa la pubblicazione non più come emanazione del Ministero, ma come emanazione d'una Associazione Culturale Aeronautica all'uopo costituita, prima con carattere privatistico poi con erezione in ente morale, ed a condizione che il Ministero continuasse a facilitare i problemi amministrativi del periodico. Infatti nel suo nuovo assetto il primo numero uscì nel gennaio 1945 ed io lo diressi da quella data fino al luglio 1950, venendo poi "sollevato" (secondo l'eufemismo di moda) dalla carica per le ragioni e con i modi che dirò, ma rimanendo redattore unico fino al dicembre 1953, quando venni definitivamente estromesso e la Rivista tornò totalmente al Ministero.
Bisogna ricordare che in quell'anno 1945, nonostante la cobelligeranza, la sorte futura delle Forze Armate italiane, anzi delle istituzioni, era ancora piena d'incognite; perciò il Ministero poteva: 1) avere interesse ad "auscultare" lo stato d'animo e d'intelletto degli Aviatori; 2) avere interesse a "varare" propri punti di vista che non fosse però opportuno presentare col crisma ufficiale; 3) proporsi lo scopo di esortare gli Ufficiali al lavoro intellettivo, al perfezionamento culturale individuale, in vista della ripresa collettiva; esortarli ad interessarsi dei problemi professionali piccoli e grandi, a praticare una salutare ginnastica del cervello, affinché la sconfitta non li anchilosasse.
Proposi tali tre moventi al Capo di S.M. che li accettò, autorizzandomi ad ospitare nella Rivista gli scritti che ne fossero meritevoli, senza discriminare l'ortodossia delle opi.nioni espresse. [ ... ] Il mio auspicio era che mi fosse consentito promuovere una revisione dei concetti mediante il contributo del massimo numero di collaboratori.
Si dimostrò poi un proposito utopistico per due ragioni: la prima, che gli Aviatori non se la presero affatto calda, pensavano piuttosto a difendersi dall'imperversare delle riduzioni di personale comunque motivate; la seconda era che proprio chi si trovava a capo della nuova Aeronautica era stato ed era tuttora un campione, tanto nel sostenere la dottrina della "guerra aerea a sé stante" quanto nel litigare con le altre due Forze Armate che di quella esclusività non volevano saperne.
In tale situazione la speranza di una revisione di valori in fatto di strategia aerea era davvero vana; ma io la peggiorai, pubblicando talvolta sulla Rivista Aeronautica miei scritti (firmati con pseudonimi che i miei superiori conoscevano bene) oppure scritti altrui, che esprimevano opinioni non conformi all'orientamento ministeriale 2 •
!.:Estratto dell'Atto costitutivo e gli articoli più significativi dello Statuto dell'Associazione, pubblicati nel primo numero della "Rivista Aeronautica" del dopoguerra, rispecchiano i predetti propositi di M.:
Considerate le dannose conseguenze che gli avvenimenti del tempo corrente hanno avuto e potranno avere sulla costituzione, l'efficienza e la funzionalità degli organismi italiani aeronautici d'ogni genere, e sulla vita aeronautica italiana, nel senso di ridurle, deprimerle e svalutarle anche di fronte agli stranieri; considerato che per gli Italiani tale situazione non soltanto riduce Je possibilità di dedicarsi a professioni o ad attività aeronautiche lucrative, ma anche riduce la possibilità di soddisfare nel campo aeronautico le proprie aspirazioni intellettuali e spirituali, oltreché le proprie aspirazioni all'esercizio del volo; considerato che fra tali aspirazioni spirituali stanno: la possibilità di coltivare gli studi aeronautici prediletti, di invogliare altri Italiani a dedicarvisi, di diffondere in Italia la cultura aeronautica, di partecipare sia come individui sia come collettività alla vita aeronautica internazionale; e tutto ciò con spirito di dignità nazionale e di solidarietà internazionale; considerato necessario agire senza indugio affinché il minor numero possibile degli Italiani che vivevano nell' Aviazione e per l'Aviazione si allontani da essa con il cervello e con il cuore, e affinché invece il maggior numero di altri Italiani comprenda che l'Aviazione è integrazione indispensabile della vita d'un popolo libero e civile.
Si delibera di costituire una Associazione Culturale Aeronautica tendente a soddisfare dette aspirazioni, epperò avente gli scopi e il programma di attuazione di cui nel seguente statuto:
2. Amedeo MECOZZI, Guerra agli inermi ... , Cic., pp. 166168 e 435.
Parte I - Il primo .dopoguerra e gli scritti sulla "Rivista Aeronautica" (1945-1953)
STATUTO
TITOLO I Disposizioni generali
Art. 1
È costituita una "ASSOCIAZIONE CULTURALE AERONAUTICA" in conformità del libro I, titolo I e II del Cod. Civ. ed altre disposizioni di legge.
Art. 2
L'Associazione ha lo scopo cli contribuire all'incremento e alla propagazione della cultura aeronautica e dello spirito aviatorio; e ciò promuovendo e curando: circoli di cultura, biblioteche, edizione e diffusione di pubblicazioni periodiche e non periodiche, incoraggiamenti vari agli studiosi, rapporti con associazioni anche estere consimili, e in genere ogni attività che si riterrà idonea allo scopo.
Art. 3 :CAssociazione ha sede in Roma; può costituire sedi secondarie altrove.
Art. 4 I..:Associazione è indipendente da partiti politici.
TITOLO II Dei soci
Art. 5
Possono essere soci tutti coloro che aderiscono agli scopi dell'Associazione, ne facciano domanda accolta dal Consiglio di Presidenza, versino la quota d'iscrizione ed il contributo annuo sociale, nella entità e con le norme che saranno stabilite anno per anno dal Consiglio di Presidenza di cui all'art. fa del presente Statuto.
Il recesso ed ogni motivo d'esclusione dei soci sono regolati in conformità dell'art. 24 del Codice Civile.
Il socio moroso è sospeso da ogni diritto di socio.
Sono soci promotori coloro che hanno firmato l' Atto costitutivo.
Sono soci fondatori, oltre i promotori, i soci, cittadini italiani, che in seguito, entro l'anno dal termine delle ostilità in Italia, siano ammessi in tale categoria dal Consiglio di Presidenza, a richiesta o col consenso degli interessati.
Il totale dei soci fondatori non può oltrepassare il numero di cento.
Non possono far parte dei soci fondatori, e se ne fanno parte debbono essere esclusi con deliberazione dell'Assemblea dei soci fondatori, coloro i cui interessi morali o materiali si vengano a trovare in contrasto con gli scopi e le attività pratiche dell'Associazione. :CAssemblea dei soci fondatori può stabilire, ad unanimità di voti, eventuali altri motivi di incompatibilità.
I soci fondatori, all'atto dell'ammissione nella categoria, debbono versare, invece della quota di iscrizione, una quota di fondazione, la cui entità sarà stabilita dal Consiglio di Presidenza.
Art. 6 (Omissis)
Art. 7
Sono soci collaboratori tutti i soci che collaborino normalmente ed in forma concreta, intellettuale o manuale, allo sviluppo delle attività sociali.
La qualifica di socio collaboratore ha carattere temporaneo e vale per l'anno solare in corso e successivo. È attribuita al socio per deliberazione annuale insindacabile del Consiglio di Presidenza, e non comporta versamento di quote né contributi diversi da quelli che versano gli altri soci ordinari.
Art. 8
Per deliberazione dell'Assemblea dei soci fondatori, su proposta del Consiglio di Presidenza, possono essere qualificati, a vita, anche se non già soci dell'Associazione: - soci onorari, coloro che dopo la costituzione dell'Associazione, abbiano con l'opera loro onorato l'Aeronautica o contribuito al suo progresso; - soci benemeriti, coloro che abbiano bene meritato dall'Associazione per eccezionali elargizioni di beni mobili ed immobili, oppure per eccezionale contributo d'altro genere allo sviluppo delle attività del]' Associazione.
Art. 9
Tutti i soci hanno diritto alle facilitazioni che il Consiglio di Presidenza stabilirà anno per anno nei riguardi delle produzioni sociali (periodici e pubblicazioni non periodiche) e delle altre attività sociali (circoli di cultura, biblioteche ecc.).
Non sono ammesse altre facilitazioni di carattere economico per i soci promotori, fondatori, collaboratori, onorari e benemeriti.
Con questa fisionomia, l'Associazione Culturale Aeronautica ot>era in un camt>o assai più vasto e articolato
A. MECOZZI - Scritti scelti - Voi. II (1945-1970)
del precedente Ufficio Editoriale, tende ad accentuare la sua indipendenza e assume le caratteristiche di un vero e proprio Centro Culturale dalle molteplici attività, al quale volontariamente aderiscono soci civili e militari. ].;Aeronautica - al momento ancora facente capo, come guerra durante, a un proprio Ministero - è l'unica Forza Armata a costituire un organismo del genere, che è al tempo stesso di cultura e di propaganda. ].;Associazione, in definitiva, è lo stesso M., sembra tagliata su misura per le sue aspirazioni, riflette il suo scoperto intento di diventare, nel dopoguerra, il nuovo ma1tre à penser dell'Aviazione in sostituzione di D., di pilotare la rinascita della Forza Armata sulle basi teoriche da lui sempre propugnate, di creare le condizioni perché si facciano - e bene - i conti con il passato e si volti pagina traendo dalla guerra corretti insegnamenti anche morali, e, infine, di promuovere un risveglio culturale, che coinvolga i Quadri in misura assai maggiore di quanto è avvenuto in passato.
Nelle righe, e tra le righe, dell'atto costitutivo affiora anche una duplice esigenza, pratica e immediata. Anzitutto creare le premesse culturali e teoriche per evitare che il mondo aeronautico italiano, i tecnici, i progettisti, i piloti e le molteplici attività anche industriali che vi fanno capo siano subissati e costretti a ridursi a poca cosa - o scomparire - dalle soverchianti capacità prim9 di tutto tecnologiche messe in campo dalle Potenze vincitrici e inevitabilmente dominanti. In secondo luogo, riaffermare, sottolineare, diffondere le ragioni della sopravvivenza dell'Aviazione come Forza Armata autonoma.
Di questa strategia difensiva di posizioni minacciate c'è gran bisogno: specie dal 1945 al 1949 la polemica tra gli esponenti delle tre Forze Armate, assai vivace negli anni Venti, acquista nuovo vigore e trae alimento dalle sconfitte nella guerra del Mediterraneo e in Africa Settentrionale. Gli scrittori terrestri e navali rimproverano all'Aeronautica di aver trascurato le esigenze di concorso aereo alle forze di superficie, conducendo azioni "indipendenti" che peraltro hanno dato modesti risultati. In particolare, gli scrittori navali (Benotti, Fioravanzo ecc.) attribuiscono principalmente alla mancanza di portaerei e al mancato o poco efficace concorso aereo le sconfitte nella guerra marittima.
Per contro gli scrittori aeronautici lamentano le conseguenze negative del frazionamento delle forze aeree, messe alle dipendenze dirette dei Comandanti terrestri dei vari scacchieri, e rimproverano ai Comandanti delle forze di superficie la tendenza a considerare solo le esigenze della guerra nel rispettivo elemento e di supporto operativo diretto, con un numero eccessivo di richieste d'intervento che non ha tenuto conto delle caratteristiche dell'Aviazione e - specie nel caso della guerra terrestre - ne ha provocato il rapido logoramento in interventi contro obiettivi che avrebbero potuto essere più economicamente battuti con le artiglierie.
I.:impossibilità per l'Italia di disporre di aerei da bombardamento strategico, abbinata agli ammaestramenti tratti secondo taluni dalla guerra, subito dopo il 1945 alimenta una corrente d'opinione che mette in dubbio l'utilità di mantenere, per il futuro, l'Aviazione quale Forza Armata autonoma e ritiene più conveniente suddividerla tra Esercito e Marina, come avveniva.prima del 1923. M., perciò, raccoglie l'eredità di D. nella difesa dell'unità e dell'autonomia della Forza Armata; e lo fa con una vis polemica, una veemenza, un'intransigenza e un'efficacia certamente non inferiori a quelle del suo grande avversario.
Il suo impegno di scrittore e instancabile animatore culturale non si ferma alla difesa dell'Aeronautica, o a quella - prevedibile - delle sue vecchie idee degli anni '30 o guerra durante. Va molto più in là, va anzi troppo in là fino a abbracciare degli argomenti politico-sociali assai controversi e delicati che da sempre, ieri come oggi, non compete alla pubblicistica militare e agli ufficiali in servizio trattare, argomenti che finiscono con l'ottenebrare il molto di buono che contiene la "Rivista Aeronautica" della gestione M .. Essa riprende e perfeziona la formula della guerra, con rubriche ("Aeronautica Militare"; "Comando", "Tra i lettori e noi") i cui contenuti non sono di interesse inferiore a quello degli articoli-cardine di ciascun numero e anzi danno il vero tono alla rivista, riportando una molteplicità di richiami, sintesi di studi e articoli, ecc. come sempre dovuti unicamente alla vastità degli interessi, alla cultura non solo militare, alla forte e singolare personalità del direttore.
Un sintetico elenco dei principali filoni di pensiero trattati nella rivista in aggiunta a quelli già descritti dimostra, di per sé, quali siano i moventi del forte impegno di M., che segna un'autentica svolta rispetto all'orizzonte - assai più limitato e concentrato sulla problematica d'impiego dell'aviazione - del periodo di guerra:
- Rapporto tra militari e politica e definizione del ruolo delle Forze Armate nell'ambito dei nuovi principi costituzionali; - democratizzazione delle Forze Armate e modo di intenderla e realizzarla;
- problema della libertà di pensiero per i militari scrittori (che, all'epoca, praticamente si identificano anche con gli scritrori militari); - responsabilità della guerra e delle sconfitte; - effettivi risultati raggiunti dal bombardamento strategico anglo-americano nella guerra e revival della polemica antidouhetiana; - riflessi strategici dell'era nucleare (a cominciare dal lancio della bomba atomica nell'agosto 1945); - rapporto tra missili e Aviazione; - ruolo del potere aereo e dell'arma nucleare nella strategia degli Stati Uniti; - riflessi della suddivisione del mondo in due blocchi militari e ideologici contrapposti e della leadership degli Stati Uniti; - collocazione internazionale più conveniente per l'Italia; - riflessi sull'Italia e sull'Europa della contrapposizione tra i due blocchi e della firma del Patto Atlantico.
In pratica, non c'è problema militare o politico del momento che non trovi la sua eco sulla "Rivista Aeronautica". Le idee di M. sui singoli argomenti risultano dagli articoli più significativi qui riprodotti; giova tuttavia soffermarsi subito su due questioni-cardine da lui toccate. La prima, e più delicata, è la collocazione internazionale dell'Italia; la seconda è la libertà di pensiero per gli scrittori militari e, per esteso, la delimitazione degli argomenti di competenza della stampa militare.
M., in cattive condizioni di salute, pare ossessionato dal terrore di una catastrofe nucleare e diventa gradualmente /Jreda di una sorta di patologia antidouhetiana, che tende a estendere anche a tutti coloro che in un modo o nel!' altro condividono o hanno applicato e applicano le teorie di D .. Probabilmente a causa di tale stato d'animo, egli sostiene sulla "Rivista Aeronautica", anche dopo l'ingresso dell'Italia nel Patto Atlantico, la convenienza di una neutralità disarmata quale unico mezzo - per l'Italia e per l'Europa - per evitare la distruzione totale, è ostile al progetto della CED - Comunità Europea di Difesa (poi fallito per opposizione della Francia), sul piano ideologico non fa molte differenze tra Est e Ovest e in buona sostanza accusa gli Stati Uniti di essere ... gli Stati Uniti, cioè la potenza leader dell'Occidente e la maggiore potenza economica e militare, con un Governo che - com'è naturale e come avviene per tutti i Governi degni di questo nome - tutela anzitutto gli interessi nazionali; li accusa inoltre di essere i più coerenti seguaci e continuatori della strategia douhetiana, da lui avversata ancor tJiù che in f)assato.
Di per sé queste posizioni non sono nuove, né sono solo di M .. Ad esempio, recensendo sul numero di maggio 194 7 della "Rivista Aeronautica" il libro del prof. Giacomelli Bomba atomica e distruzioni di massa (edito dall'Editoriale Aeronautica, cioè da M.), un nome illustre come l'amm. Fioravanzo afferma, sulla base di recenti documenti, che La bomba atomica non ha causato affatto la resa nipponica, perché il Giappone in tutti i casi non sarebbe stato più in grado di resistere e condivide la contrarietà del Giacomelli (e dello stesso M.) alle teorie neo-douhetiane che hanno avuto successo negli Stati Uniti proprio in relazione alla possibilità di impiegare l'arma nucleare, auspicando invece che tale impiego sia proibito.
Si deve anche tener conto che M., in proposito, non fa che continuare le polemiche della stampa del periodo di guerra - e anche di taluni autorevoli scrittori militari 3 - contro le "demoplutocrazie" occidentali, assumendo rispetto all'inevitabile predominio americano posizioni analoghe a quelle abbastanza diffuse, al tempo, nella pubblicistica militare e nella politica francese. Inoltre subito dopo il 1945, quando La tensione tra l'URSS e gli ex-alleati era ancora all'inizio, non sono mancati nostri scrittori anche militari che hanno espresso diverse idee sul futuro ruolo internazionale dell'Italia 4. Ad ogni modo M. non ha mai considerato un fatto elementare: che il dibattito sulla politica estera e militare, ammissibile e persino utile anche sulle riviste militari fino a quando non era stato deciso l'ingresso dell'Italia nel Patto Atlantico, diventava inopportuno e dannoso dopo la firma del Patto stesso da parte del Governo e nel particolare clima della Guerra Fredda ormai in atto. Infatti un periodico militare (pur sempre facente capo a un organo centrale militare e finanziato dalla Difesa, anche se formalmente indipendente) non può e non deve sostenere, in nome della libertà di pensiero, delle opzioni fondamentali di politica estera e militare in contrasto con quelle ufficiali e/o pubblicare scritti che in qualche modo potrebbero disorientare i Quadri, nuocendo al morale e alla cliscifJlina, e facendo pensare
3. Si veda, ad esempio, amm. Giuseppe FIORAVANZO, Autodistruzione plutodemocratica, in "Echi e Commenti" , n. 4, 1943.
4. Cfr. Ferruccio BOTTI - Virgilio ILARI, li fJensiero militare italiano tra il primo e il secondo dopoguerra, Cit., capp. IX e XII.
A. MECOZZI - Scritti scelti - Voi. li (1945-1970)
anche all'estero che quello è l'orientamento degli Organi Centrali.
Lo stesso M., peraltro, indirettamente riconosce che la libertà di pensiero sulle riviste militari non è mai stata e non può essere assoluta, che deve obbedire a ragioni di opportunità e che nell'esprimere certe opinioni occorre prudenza. Non a caso l'intero periodo della direzione e collaborazione alla "Rivista Aeronautica" dopo il 1945 è caratterizzato dal ricorso costante e quotidiano a pseudonimi, con i quali sembra quasi che M. non voglia dare scandalo. Lo riconosce egli stesso:
Dal 1945 al 1951 i miei scritti, brevi e meno brevi, sulla Rivista Aeronautica, furono firmati con i seguenti pseudonimi; alcuni non furono firmati affatto, uno solo col mio vero nome: Amerigo Maestrani, Ambrogio Mariani, Volucris, Aviarca, Aldo Mai, Mario Aldovrandi, Marcello Arcieri, Pertinace, Captivus, Demèzio Zèmaco, Geronte, Arturo Moschini, Amec, Aemme, Doppiozera, Adriano Martini, Amadigi, Aristide Mastromichele, Alfio Molazza. Nel numero di marzo 1950, firmando Abele Marzi, pubblicai una prefazione al testo ufficiale della Relazione intitolata "Unificazione e Strategia" presentata dal Comitato dei Servizi Armati al Senato degli Stati Uniti ... 5
Molto probabilmente qui M. omette qualche altro pseudonimo, come ad esempio Stilo e Alceo Mosca; quella di Abele Marzi è una firma assai frequente.
Nel merito, è fin troppo facile constatare, oggi, che la storia ha dato torto a M .. Fino al 1945 e anche dopo egli ha combattuto le teorie di D. in nome del realismo, della specifica situazione geopolitica e geostrategica nazionale e delle nostre scarse risorse. Ma dopo il 1945 egli sembra dimenticare che, a parte ogni altra considerazione, l'Italia non è mai stata - e ancor meno lo era a quel tempo - la Svizzera o la Danimarca, e che un Paese sconfitto, povero, prostrato anche moralmente dalla guerra, politicamente diviso in due, minacciato dalla sovversione sociale, non poteva permettersi il lusso di non scegliere tra i due campi, tanto più che il
5. Amedeo MECOZZI, Guerra agli inermi ... , Cir., p. 168. Armando SILVESTRI nella sua sintesi degli articoli e studi pubblicati dalla "Rivista Aeronautica" accenna spesso agli scrìtci di Abele Marzi, ma afferma che "il Marzi pare sia sicuro che non è affatto un militare, ancor meno aviacore". Invece, come si è visco, non era altro che M .. (Cfr. A. SILVESTRI, La vita e le idee dell'Aeronautica, nelle f)agine della Rivista (dal 1946 al 1961), "Rivista Aeronautica", n. 7-8, 1975, p. 118).
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margine effettivo di scelta per l'Italia era oggettivamente ridotto, se non inesistente.
Per essere in grado di mantenersi neutrale, uno Stato deve essere militarmente, socialmente e economicamente forte e coeso. M., pur dichiarandosi più volte scettico sulla possibilità di ricostruire Forze Armate efficienti, non considera che proprio per questo l'Italia del tem{JO ha bisogno più di altri Paesi europei di inserirsi in un solido sistema economico e militare, e che la catastrofe nucleare poteva essere evitata e allontanata solo preparandosi al meglio ad un eventuale scontro, cioè attivando quel meccanismo della dissuasione che, sia pure imperfetto e tale da non poter evitare con assoluta sicurezza la guerra, fino al 1989 ha dato i suoi innegabili frutti per l'Italia e l'Occidente. Alla logica più apparente che reale di M. sembra sfuggire, infine, un altro fatto elementare: che un'Italia e un'Europa deboli, divise e disarmate, afflitte da grave instabilità sociale e politica, sarebbero state oggettivamente un grande favore, anzi una tentazione per l'URSS e la sua {Jotente Armata Rossa, messe di fronte a un vuoto geostrategico da riempire.
In quanto alla libertà di pensiero e alla massima partecipazione dei Quadri al dibattito sulle riviste militari, M. sfonda una porta aperta, manifesta esigenze e rinnova appelli pressoché secolari. Come si è potuto constatare nel Voi. I, già negli anni Venti specie la "Rivista Aeronautica" e la "Rivista Marittima" avevano dato spazio a un dibattito molto aperto sulle scelte fJiù convenienti delle rispettive Forze Armate, sul ruolo strategico e tattico dell'Arma aerea e sull'alternativa grandi navi/sommergibili e naviglio sottile.
Anche la "Rivista Militare" dell'ottobre 1933 aveva fJUbblicato una circolare sul contributo degli ufficiali allo studio dei problemi milita1<i a firma del Sottosegretario di Stato a Ila guerra, ove si affermava:
Mai come oggi, il nostro pensiero ha potuto, in ogni campo delle più diverse arrivirà svilupparsi e risolversi con realizzazioni concrete e redditizie.
E anche nel campo militare [ ... ] il nostro pensiero, svincolato da preconcetti e forme ortodosse ufficiose e scolastiche, potrà rinnovarsi ed orientarsi decisamenre verso nuove concezioni e realizzazioni.
Ecco perché gli ufficiali dell'faercito, depositari di un'insigne tradizione di pensiero, possono e devono contribuire allo srudio appassionato e profondo di cali problemi; ad essi compete determinarne gli elementi essenziali, ricercandone non solo le soluzioni adeguate nel campo stretcamente militare, ma, anche, in quello
delle scienze per volgerne i risultati a vamaggio della difesa della Patria.
A questo appello da me lanciato non diserteranno i nostri bravi ufficiali, ne sono sicuro; e così, in una discussione ampia, elevata, serena, contenuta in quelle che sono le linee caratteristiche immutabili della nostra salda disciplina militare, nuove necessità potranno affiorare e nuove soluzioni potranno affacciarsi.
E perciò, mentre fò affidamento sulla collaborazione delle LL.EE. i comandanti di corpo d'armata perché orientino in questo senso il pensiero dei propri ufficiali, invito i diretrori di riviste e periodici militari a dare ampia ospitalità agli scritti meritevoli d'incoraggiamento ...
È sempre rimasto, comunque, ben fermo - e naturale - che la libertà di dibattito ha dei limiti formali e sostanziali e che è prerogativa tipica della direzione di una rivista (militare o non) indirizzarlo e controllarlo, anche per ragioni di OfJportunità. 1àli limiti sempre sono esistiti, e sempre esisteranno. Sotto questo profilo avrebbe dovuto valere anche per M. - e potrebbe benissimo essere scritto oggi - quanto scriveva nel 18 77 l'allora tenente colonnello (poi generale) Nicola Marselli, nuovo incaricato del!"' alta direzione" della "Rivista Militare":
È necessario che tutto quel movimento intellettuale, che nell'esercito italiano si è prodotta mediante l'ampliata coltura delle scuole e gli studi particolari degli ufficiali, trovi nella stampa militare uno sbocco ancor più largo. E, per conseguire l'intento, non havvi altro mezzo che l'allargamento del campo della discussione. Soltanto la piena libertà della discussione può stimolare gl'ingegni a scendere nell'agone; soltanto il convincimento di codesta libertà può aumentare quella partecipazione degli scrittori militari, che è indispensabile per infondere maggiore vitalità nella stampa militare italiana. Non trattasi con ciò d'inaugurare una vita affatro nuova, quasi che sinora la libertà non fosse st:ata rispettata in punto. Che anzi l'uso istesso che ne fecero gli scrittori militari incuora ad allargarne i limiti, ed a passare dal rispetto verso le opinioni ragionevoli allo stimolo per la loro manifestazione.
Libertà non è però licenza, come tutti sanno; anzi è l'opposto: la è un'attività che si esplica entro confini e sotto l'impero di leggi. Questi confini ragionevoli non si debbono rimuovere, soprattutto nella stampa militare. Si possono avere due opinioni diverse intorno al medesimo argomento, ed entrambe, essendo fondate su gravi ragioni, hanno pieno diritto alla pubblicità; ma la direzione di un giornale o di una rassegna, che voglia non veder sciupata la sua aurorità morale, non deve offrire ospitalità a scritti vacui o strani. Uno scritto, per pretendere di occupare il pubblico, deve anzicutco esserne degno, cioè essere scrio pel contenuto, e leggibile anche per la forma. [ ... ]
La incomposta passione, che nelle polemiche trascura le ragioni per mirare alle persone, è un facto che vizia contenuro e forma. Essa non troverà ospitalità nella Rivista militare, da cui sarà parimente bandito il poco rispetto verso il principio di autorità. La libera discussione dei problemi militari è divenuta una necessità nelle presenti condizioni della società e degli eserciti. Se vien discacciata essa rifugiasi in altre Riviste, in altri giornali, né quali il velo dell'anonimo può coprire frombolieri che dimentichino d'esser soldati. Meglio vale il chiamare tutte le opinioni ragionevoli alla luce del sole, e il permettere che esse vengano a combattere in un ben regolato romeo, ove i cavalieri potranno anche abbassar la visiera, se loro piace, ma dovranno mostrare lo stemma ed acconciarsi alle regole della cavalleria.
Queste regole non sono meno necessarie nelle lotte del pensiero di quello che siano ne' duelli fra gentiluomini; e sono tanto più necessarie quanto più grande è la libertà che agli scrittori si concede. Impersonalità nelle argoméntazioni, rispetto all'autorità, profondo sentimento della fratellanza d'armi, debbono informare gli scritti militari. Non mai dimenticheremo che di sopra alle divergenze delle scuole deve regnare l'unità dell'esercito, e che in questa cittadella del Regno d'Italia non debbono penetrare i venti del partigianesimo politico. Il cuore dell'esercito deve battere all'unisono con quello della nazione, ma essere chiuso alle passioni esclusive di questa o di quella parte. E confidiamo che anche la stampa politica non dimenticherà qual sacra istituzione sia l'eserciro, e quanto sia necessario il farlo procedere calmo e sereno nella preparazì,one intellettuale delle future battaglie.
Alla Direzione spetta na~uralmente il giudicare se gli autori si muovano entro i confini sopra descritti, se sia opportuno il sollevare una questione o il continuare una discussione, se sia conveniente il pubblicare notizie ed osservazioni che riguardino la difesa dello Stato. Nel suo tatto e in quello degli stessi autori, meglio che in molte prescrizioni determinate, trovasi la salvaguardia non solo dell'autorità, ma anche della libertà, non solo degl'interessi dell'esercito ma anche di quelli della nazione. Il rispetto verso le osservazioni ispirate al bene dell'esercito e del paese non deve degenerare nella tolleranza per quella speciale critica nella quale taluno potrebbe volersi
A. MECOZZI - Scritti scelti - Voi. Il (1945-1970)
rifare dell'obbedienza che non può rifiutare; e la luce della pubblicità non ha diritto di splendere quando può nuocere a' supremi interessi dello Stato 6•
Nonostante le concessioni da lui fatte negli anni Trenta e durante la guerra alla logica politica del momento, dopo il 1945 M. mostra di trascurare le vecchie verità enunciate come meglio non si flOtrebbe fare dal Marselli. Questo suo atteggiamento non può non avere presto o tardi delle conseguenze, nonostante la vastità dell'impegno dell'Associazione Culturale Aeronautica e la rara maestria professionale con cui egli dirige la "Rivista Aeronautica", la cui valenza culturale, teorica e tecnica raggiunge livelli di eccellenza.
Sul numero di dicembre 1949 M. traccia un primo bilancio di quattro anni di attività, dal quale accanto agli aspetti positivi (recente erezione in Ente Morale dell'Associazione Culturale Aeronautica da parte del Presidente della Repubblica) emergono risvolti negativi, che denotano una non entusiastica adesione e partecipazione del mondo aeronautico e dei Quadri alle iniziative e agli orientamenti culturali dell'Associazione, cioè dello stesso M .. Lo riproduciamo integralmente:
AI SOCI DELL'ASSOCIAZIONE CULTURALE AERONAUTICA
1. La nascita della nostra Associazione, all'inizio del 1945 allorché sembrava che l'Italia dovesse restare senza ali, fu un atto di fede e di volontà. Si pensò allora che per un popolo uscito esausto da una guerra disastrosa, posto di fronte ad altri popoli i quali, mettendo in opera maggiori risorse, avevano potuto accelerare più di noi in ogni campo civile e militare, speculativo e pratico, il proprio progresso aeronautico, nulla fosse necessario e vantaggioso più d'un aggiornamento, approfondimento, ampliamento delle cognizioni aeronautiche; era vero allora cd è vero tuttora.
Si pensò che in un Paese ove l'Aeronautica civile e quella militare possono offrire possibilità di impiego e di carriera soltanto ad un esiguo numero di piloti e di tecnici, di dirigenti e di operai, occorresse non con propaganda verbosa ma con diffusione cultura-
6. Nicola MARSELLI (ten. col. di Stato Maggiore), Programma, in "Rivista Militare lcaliana", Serie III, Anno XXII, Tomo I, gennaio 1877.
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le, aumentare lo stimolo agli studi aeronautici ed all'esercizio del volo; era vero allora, ed è vero tuttora. In queste condiz.ioni si ritenne che una libera
Associazione, formata non da una massa di aderenri inerti, bensì da una scelta schiera di missionari ferventi, potesse e dovesse affiancare l'opera del!' Amministrazione Aeronautica Statale e delle Istituzioni Culturali più elevate; e potesse perseguire lo scopo soprattutto, ma non esclusivamente, mediante attività editoriale, pubblicistica e libraria di carattere aeronautico, ispirandosi alla norma di diffondere "tutti i bu.oni libri per gli aviatori, e i libri d'Aviazione per tutti" perché, fu eletto non senza acuzie, "non tutte le penne servono a volare, ma se scrivono d'Aviazione f1ropagano il volo". !.:opera svolta nei cinque anni trascorsi ha avuto alto riconoscimento, e l'opera da svolgere ha avuto adeguate esortazioni, dalla erezione in Ente Morale recentemente decretata dal Presidente della Repubblica. 2. A questo punto del nostro lavoro è per noi doveroso procedere ad una revisione dei nostri Soci. I.?adesione all'Associazione è aperta a chiunque sia solidale con gli scopi che essa si propone e con i programmi relativi che man mano essa formula ed arcua; tale solidarietà deve però manifestarsi non soltanto mediante il versamento tempestivo della esiguissima quota sociale, ma anche mediante una collaborazione fattiva, una partecipazione diretta all'attività della Associazione, allo sviluppo delle sue iniziative. Enumerare le varie forme possibili cl( quella collaborazione e di quella partecipazione è non soltanto superfluo ma impossibile, perché esse differiscono con le diverse possibilità personali di ciascun socio. Ne dà un'idea la enumerazione di alcune delle principali attività ed iniziative che svolgiamo attraverso adatti organi: pubblicazione dei periodici Rivista Aeronautica, Rivista di Medicina Aeronautica,
Rivista di Meteorologia Aeronautica; edizione di libri ed opuscoli mediante la sezione "Editoriale di Aeronautictz"; vendita di libri e periodici anche di altri editori ed anche esteri mediante la Libreria degli
Aviatori; riunioni per conferenze aperte al pubblico, per "conversazioni" di aggiornamento culturale aperte agli iscritti, per proiezioni didattiche o documentarie di soggetto aeronautico od affine; concessioni di Borse di studio o di viaggio; esercizio di una Sala di Lettura; corsi di lingue estere; azione del Centro di Raccolta per il Museo Aeronautico.
È evidente perciò che la collaborazione e partecipazione dei Soci può variare: dalla modesta perorazione per indirizzare inserzionisti ai periodici, per procurare lettori ed abbonati ai periodici stessi, per avviare clienti alla Libreria e frequentarori alla Sala di
Lettura; fino all'offrirsi quale Conferenziere o Insegnante o Articolista, all'offrire al Cencro di Raccolta e alla Biblioteca libri, documenci, cimeli, ricordi; dal contribuire pecuniariamente per l'istituzione delle
Borse o per l'edizione di libri tecnici o storici, fino all'esercitare il proprio prestigio affinché l'auspicato
Museo abbia degna Sede, esercitare la propria influenza personale anche burocratica, anche politica, affinché siano concesse alla Associazione quelle facilitazioni che l'aiutino a svolgere la propria missione con ampiezza ed efficacia sempre maggiori. 3. L'Associazione concede ai propri Soci alcune facilitazioni, consistenti soprattutto in "sconti" di prezzo sulle pubblicazioni; ma è ovvio che nello stabilirle si è voluto esprimere un omaggio agli aderenti, non si è voluto supporre che l'unico scopo per cui una persona s'iscriva tra i Soci versando una medesima quota, possa essere di lucrare il vantaggio assai maggiore degli sconti. Concludiamo: l'Associazione fu istituita affinché i propri Soci fossero non numerosi inerti, bensì pochi (o molti) fervidi .collaboratori nelle forme sopraesemplificate: - essa ritiene doveroso chiedere al Socio che non si ricordi d'esserlo soltanto per rivendicare gli sconti, ma per lo meno anche per versare a principio d'anno la quota sociale, rinnovando così l'adesione; - essa fa appello ai Soci, oggi, in occasione della erezione in Ente Morale, affinchè chi di essi non intenda mtmifestare almeno il minimo di solidarietà sopra accennata, usi la cortesia di notificarlo ossia comunicare anche con semplice cartolina le proprie dimissioni; è vero che i Soci morosi sono per lo
Staturo esclusi dai diritti dei Soci, ma l'Associazione finché le dimissioni non sono esplicite perde tempo e denaro per esortazioni epist0lari vane; scriverci in Viale Giulio Cesare, 54 rosso - Roma; - essa si augura invece che ogni Socio confermi cordialmente la propria adesione e procuri nuovi Soci. Anzi appunto per solennizzare l'inizio del proprio secondo quinquennio di vita, la propria erezione in
Ente Morale, nel contempo per coadiuvare la solidarietà fra i componenti delle diverse Forze Armate nonché incitare la simpatia degli Studenti Secondari e Universitari verso l'Aviazione, il Consiglio dell'Associazione ha deliberato che per talune categorie, durante l'intero primo trimestre 1950, le richieste di nuova iscrizione a Soci siano accolte senza versamento di alcuna quota, pur comportando l'intero godimento dei diritti sociali, compresi gli sconti sull'acquisto di pubblicazioni.
A tutti i Soci vecchi e nuovi giunga l'Augurio per l'Anno giubilare.
LA DIREZIONE
Il messaggio prima riportato assume l'aspetto di una sorta di commiato in anteprima e prelude all'emarginazione di M. e quindi anche alla graduale liquidazione dell'Associazione, nella quale egli stesso si identifica. L' annus horribilis è il 1950. In seguito alla pubblicazione sulla rivista di alcuni scritti ( che qui in parte riportiamo) in contrasto con le scelte fondamentali di politica estera e militare del Governo e di una fotografia dei Capi militari americani con le mani sul mappamondo e maliziosa didascalia (numero di giugno 1950), M. viene estromesso dalia direzione della rivista e dalla presidenza del/ 'Associazione Culturale Aeronautica, continuando però a far parte della redazione e della stessa Associazione 7 •
L'ultimo numero che 1\tl. firma come direttore è quello del luglio 1950. Nella rubrica "Comando'' tale numero riporta tra l'altro un articolo dell' Infantry Journal americano sul problema del Comando unificato delle Forze Armate negli Stati Uniti, preceduto da un commento di M. che riflette un'esigenza di piena attualità, e che non sembra contenere un qualche segno o presagio del mutamento ormai vicino:
Per quanto tempo il nostro Paese potrà permettersi il lusso di mantenere tre gruppi separati di forze combattenti (esercito, marina, aviazione), tre uffici di Stato Maggiore, tre sistemi separati di educazione militare e tre diverse organizzazioni logistiche? È un problema serio che deve essere preso in considerazione dal Presidente della Nazione, dal Governo, dal Parlamento e dalla maggioranza dei cittadini. Il popolo attende una risposta ma comincia ad impazientirsi. I militari si trovano
7. Sulle circostanze che hanno provocato l'allonranamcnro di M. prima dalla direzione della "Rivista Aeronautica", poi dalla Redazione e infine dai locali demaniali occupati dall'Associazione Culturale Aeronautica Cfr. Amedeo MECOZZI, Guerra agli inermi ... , Cir., pp. 168-170, e Giuseppe D'AVANZO, Op. cit., pp. 569-570.
A. MECOZZI - Scritti scelti - Voi. Il (1945-1970)
davanti a tre soluzioni: compenetrazione completa in forza di un'altra guerra, compenetrazione completa in forza dell'impazienza del Paese e del Parlamento, compenetrazione completa per propria iniziativa e previdenza. Ma la compenetrazione deve essere compiuta, e non c'è tempo da perdere.
Questo è uno dei temi di studio che la Rivista Aeronautica propone ai propri lettori per ottenerne la collaboraiione, e specie agli ufficiali che negli Istituti superiori delle tre Forze Armate scanno sviluppando la propria cultura.
Non occorre promettere premi e compensi per ottenere che raie collaborazione sia vasta e varia. Ma cerro ve ne saranno, e forse da risultare soddisfacenti anche per collaboratori esigenti. Naturalmente la Rivista Aeronautica desidera ardentemente che partecipino a tale collaborazione anche ufficiali dell'Esercito e della Marina.
TI rema sopra espresso è stato desunto dal finale dell'articolo che con il titolo "Ufficiali pel Comando Unificato" viene pubblicato qui di seguito.
1l numero di agosto 1950 della rivista riporta questa comunicazione a tutta pagina:
Da questo numero 8 (agosto 1950) la Direzione della Rivista Aeronautica viene assunta dal Generale di Squadra Aerea in p.a. SANTORO ing. Giuseppe, Presidente dell'Associazione Culturale Aeronautica.
Il generale Santoro, autore del libro ufficioso più volte citato sull'Aeronautica nella seconda guerra mondiale, non può essere considerato un avversario di M .. Sembra dunque che, al momento, si sia cercata una soluzione soft tale da assicurare, per il futuro, il mantenimento da parte della rivista di una "linea" più in armonia con la politica militare e aeronautica ufficiale, senza cambiare tutto il resto e senza troppo offendere la suscettibilità di M.
A proposito della nuova "linea" della rivista, il numero di dicembre 1951 riporta la seguente circolare dell'Ufficio Studi dello Stato Maggiore Aeronautica (a firma del Sottocapo di S.M. generale Domenico Ludovico, un antico dipendente e un estimatore di M., sebbene douhetiano convinto):
La "RMSTA AERONAUTICN' nacque, com'è noto, nel luglio 1925, sospese le pubblicazioni nel giugno 1943 e le riprese nel gennaio 1945, sempre con periodicità mensile. Attraverso molte vicende ha conservato la sua indole tecnico-professionale, il suo carattere di studio e d'informazione, la sua estensione a ogni ramo dell'attività aeronautica militare e civile, il suo livello accessibile anche alle persone di media culcura, ed i suoi scopi.
Il principale scopo della Rivista Aeronautica è di far conoscere la profondità, la ricchezza, la varietà e la libertà di pensiero aviatorio italiano militare e civile, l'applicazione allo studio da parte degli aviatori italiani, in ogni categoria di lavoro, e la genialità delle nostre concezioni.
Nell'attuale fase della convivenza internazionale, con l'incensificarsi ciel lavoro in comune, il moltiplicarsi dei rapporti di interdipendenza, l'unificarsi degli scopi, e con il continuo confronto dei metodi e dei valori, il giudizio che si fa all'estero dei militari italiani in genere e degli aviatori in ispecie, nonché degli aviatori civili, dei tecnici, degli organizzatori, ecc., assume più che mai rilevame importanza.
Fare in modo che tale giudizio sia favorevole, che gli aviatori italiani siano valutati, se non proprio all'avanguardia, almeno in onorevole posto nella graduatoria internazionale della cultura e dell'intelligenza, significa non solo perseguire uno scopo di generico prestigio, d'altronde ben desiderabile, ma propriamente collocarsi in modo che l'opera dell'Italia e dei singoli Italiani sia considernta e utili1.zara secondo il suo essenziale alto valore.
Non basca che l'Italia vanti altissimi geni il cui nome corre pel mondo o eccellenti scienziati la cui opera è nota nel campo internazionale degli specialisti dei singoli rami; occorre che gli studi di centinaia di aviatori medi e di pii:, modesti cultori delle varie discipline aeronautiche, siano apprezzati, citati, riportati da periodici e libri esteri, aprano nuove correnti di pensiero o incrementino correnti già avviate. 1l miglior mezzo, il più pronto, rapido, efficace, che nel mondo moderno esiste per raggiungere i fini sopra accennati, è indubbiamente la stampa periodica; e più specialmente quej periodici che abbiano l'indole, il carattere, il livello e l'estensione che già da 28 anni si sono voluti dare alla Rivista Aeronautica, e che è opportuno oggi confermare.
La Rivista Aeronautica è edita dalla ASSOCIAZIONE AERONAUTICA, eretta in ente morale; pertanto essa non è una emanazione di questo Stato Maggiore, anzitutto perché il suo contenuto non deve investire la responsabilità dello Stato Maggiore stesso, e poi perché è bene che la libertà degli studi, seppure contenuta entro le dirertive generali che informano nell'epoca attuale la vita italiana, non soffra neanche la parvenza di una limitazione di carattere ufficiale.
Questo S.M. non può tuttavia trascurare il fatto che la Rivista Aeronautica, per consuetudine di scambio con
le più note riviste similari estere, viene consultata in moltissimi Paesi presso i quali è considerata la più rappresentativa espressione del pensiero aeronautico italiano. Per questa e per altre ragioni sopra esposte, questo S.M. intende far sì che il personale aeronautico militare e civile, d'ogni grado e specializzazione, collabori alla Rivista e ne sia lettore assiduo.
Il secondo scopo e compito della Rivista Aeronautica è di invogliare e incoraggiare gli scudiosi e scrittori esordienti.
Oltre a questi due scopi che formano oggetto della sua prima parte, la Rivista Aeronautica persegue, com'è noto, nelle restanti pagine una finalità informativa, diffondendo i più importanti studi che compaiono su altre riviste, selezionandone e variandone opportunamente gli argomenti e la presentazione.
Questo fine sarà canto meglio raggiunto quanto più la Rivista, incrementando il valore della sua prima parte e il numero delle sue pagine, rafforzerà i propri organi redazionali e le proprie basi economiche.
Questo S.M. confida oltreché nel senso di spontanea adesione del personale cutto, ar1che nell'azione intelligente e persuasiva dei Comandanti, per ottenere che la Rivista Aeronautica abbia un maggior numero di collaboratori e una piL1 estesa cerchia di lettori e di abbonati, giudicandosi deplorevole che un aviatore non dedichi alle riviste ed ai libri di carattere professionale una minima e trascurabile aliquota delle spese ricreative.
Nella sostanza la circolare assicura il mantenimento del principio della libertà di pensiero e déll'indipendenza della "Rivista Aeronautica" dallo Stato Maggiore, auspicando la massima partecipazione dei Quadri al dibattito sulla rivista e il loro interessamento ai suoi contenuti. Vanno tuttavia sottolineati gli accenni alla necessità che la libertà degli studi sia "contenuta entro le direttive generali che informano nell'epoca attuale la vita italiana" e al fatto che "la Rivista Aeronautica [ ... ] viene consultata in moltissimi Paesi presso i quali è considerata la più rappresentativa espressione del pensiero aeronautico italiano". Questo equivale a dire che la rivista è il biglietto da visita dell'Aeronautica all'estero., e pone quindi esigenze di tutela dell'immagine che di tale pensiero si dà negli altri Paesi e all'interno.
Naturalmente dall'agosto 19 5 O in poi la "mano" di M. nei contenuti della rivista si fa sentire assai di meno: ciò non toglie che egli ne rimane il più autorevole redattore e con il suo intenso lavoro quotidiano continua ad avere molta influenza nella compilazione delle rubriche e nella scelta di articoli su riviste straniere - specie americane - da riprodurre o sintetizzare. Non mancano nemmeno talune sue "zampate", specialmente riferibili all'arte del comando e al concetto di aviazione d'assalto (anche in riferimento all'esperienza della guerra in Corea). In queste occasioni M. usa lo pseudonimo Volucris: la sua firma non compare più sulla rivista.
Le peripezie di M. non sono, però, finite. Come ha accennato egli stesso, nel dicembre 1953 è costretto a lasciare anche la redazione della rivista e nel 1955 l'Associazione Culturale Aeronautica viene disciolta. A quanto egli stesso riferisce, dato il clima del tempo M. per le idee da lui espresse viene anche accusato di "sinistrismo politico" , accusa che respinge:
Inutilmente asserii che, pur essendo d'idee progressiste, non fui e non sono iscritto ad alcun partito, che non frequento ambienti di alcun partito, non ho amicizie ch'io sappia qualificate presso alcun partito. Aggiunsi essere convinto che il comunismo fra gli Italiani non possa attecchire, perché essi sono tra i popoli meno propensi a sacrificare il minimo comodo individuale al benessere della collettività; così come sono pochissimo cristiani, anche se sono pierosi e benigni (incapaci delle efferatezze cui si lasciano trascinare altri popoli che si vantano superiori) ... 8 •
M. nega anche di essere stato responsabile della pubblicazione sul numero di marzo 1953 della rivista di scritti contrari alla CED, tuttavia ammettendo di disapprovarla. Egli riferisce inoltre che, dopo la sua defenestrazione, si era recato per prendere commiato dal Capo di Gabinetto del Ministro, il quale gli avrebbe detto che "la rivista appartiene al Ministero che ne sopporta le spese, e non deve pubblicare ciò che contrasta con le nostre direttive".
I commenti di M. all'estromissione subìta sono prevedibilmente amari e ipercritici; senza dubbiq essa è state. per lui un vero trauma, che ha segnato dolorosamente il resto della sua vita e ha influito molto anche sul tono eccessivamente fJolemico dei suoi scritti. Tuttavia, a distanza di tempo e con la necessaria serenità si deve ammettere che il Capo di Gabinetto ha fatto notare a M. un'esigenza elementare, che non ha nulla di nuovo. È senz'altro auspicabile, sul piano generale, che
8. Amedeo MECOZZI, Guerra agli inermi ... , Cit., p. 171.
A. MECOZZI - Scritti scelti - Voi. Il (1945-1970)
le direttive degli organi centrali siano le più larghe possibili e tali eia incoraggiare veramente la libera espressione del pensiero dei Quadri su argomenti dottrinali e tecnico-professionali; ma ciò non toglie che era ed è del tutto inopportuna, in una rivista militare, la pubblicazione di scritti in contrasto con le fondamentali scelte di politica estera e di sicurezza del Governo, o di prese di posizione di carattere più politico che militare. Del resto, anche in campo civile da sempre è diritto della f)roprietà di nominare e revocare il direttore di una pubblicazione, la cui "linea" deve essere di suo gradimento. il direttore che non la condivide è libero di lasciare la carica: ma non può pretendere di dare alla pubblicazione indirizzi corrispondenti a sue vedute personali in. aperto contrasto con le idee della proprietà.
Stupisce che un i,omo dell'intelligenza, della cultu. ra e dell'esperienza di M. non si sia reso conto di questa realtà, fino al punto da far acquistare al suo allontanamento dalla rivista, da lui tanto deprecato e criticato, il carattere di una sorta di suicidio letterario, di un autoallontanamento, di un'autoemarginazione, offrendo perciò una m agnifica chance a coloro che avversavano le sue idee nel campo aeronautico.
Queste dolorose circostanze hanno un solo risultato, che si deve registrare con vivo rammarico: un grave danno per lo stesso M. e per il fJensiero militare e aeronautico italiano del dopoguerra, non certo ricco di uomini della levatura di M .. Detto questo, è doveroso oggi riproporre quanto di più significativo M. ha lasciato nel periodo, che non solo su argomenti aeronautici non manca di spunti originali e di attualità. Ciò che interessa di più sono le sue considerazioni almeno apparentemente marginali, accessorie su vari argomenti: perché i due motivi traenti del suo pensiero di sempre, l'amore per l'aviazione d'assalto e l'avversione a D., non solo rimangono sullo sfondo dei suoi scritti ma col tempo vi acquistano un dominio crescente e eccessivo fino a diventare ossessivo, perdendo di lucidità scientifica.
(F. B.)