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2. Obiettività professionale .. ... ........... .......... . »
A. MECOZZI - Scritti scelti - Voi. II (1945-1970)
OBIETTIVITÀ PROFESSIONALE
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Caro Direttore, Le scrivo nello stile cli un altro Lettore il guale come me perora presso amici e colleghi le buone ragioni che guidano la «Rivista Aeronautica», giacché lei personalmente non vuole o forse non può farsene espositore, neppure se criticato. Forse Ella applica, (ma fa male) la battuta dello Shaw: - They have said. - What have they said? - Let them say on - e confida (ma fa male) che i buoni amici comprensivi siano più numerosi di guanto in realtà non sono.
Ecco in breve cli che si tratta. Una vivace discussione è nata fra colleghi a proposito della opportunità che la Rivista pubblichi articoli sui seguenti gruppi d'argomenti (la enumerazione è necessaria per capirci):
Democratizzazione (vedi a. 1946 n. 10 pag. 589648-65 O; a. 194 7 n. 1 p. 19); Costituzione della Repubblica (a. 1947 n. I pag. 33; n. 2 p. 95); Epurazione (a. 1947 n. 5 p. 267; n. 6 p. 329; n. 7 p. 387); Stato di coscienza politico dei militari (a. 1947 n. 4 p. 197; n. 8 p. 485). E in genere di tutti guelli che nell'indice generale (vedi l'anno 1946) stanno sotto il titolo «questioni spirituali e morali».
L'uno di tali colleghi diceva «Si tratta d'una Rivista tecnica, perché pubblica di questa roba?». A ciò risposi che definirla «tecnica» era un suo arbitrio, e semmai doveva dire <<professionale», ma più genericamente poteva considerarla una rivista generale, di studio, per l'aeronautica militare e civile; sicché come tale le questioni spirituali, morali, politiche, direttamente connesse alla vita aeronautica in particolare e a quella militare in genere, non possono esserle estranee.
Non lo sono per alcuna rivista militare, italiana né estera, e non lo sono per le riviste aviatorie estere con carattere similare.
D'altronde, aggiunsi, la Rivista deve essere considerata non proprietà privata ma proprietà collettiva degli aviatori, epperò deve trattare gli argomenti che gli aviatori desiderano siano trattati, tra i quali stanno anche quelli sopra enumerati, com'è dimostrato dal fatto che essi sono oggetto di discussione tra gli aviatori.
Mi sembrò che in linea di principio tutti i presenti fossero fin qui d'accordo. Senonché aggiunsi: - Non furono estranee alla «Rivista Aeronautica», questioni di genere spirituale, morale, politico, neppure nel ventennio ch'essa ha vissuto in altro «clima» politico-governativo; naturalmente con una differenza; allora era impossibile che la Rivista stampasse su tali questioni opinioni diverse da quelle approvate nell'alto.
«Ebbene - esclamò il collega - le impediremo anche oggi di pubblicare opinioni che non sarebbero state approvate nel suddetto ventennio! e per conseguire tale scopo non esiteremo ad ammonire il direttore che a lui non si addice consentire pubblicazioni disapprovate come sopra, giacché egli nel ventennio scrisse di argomenti aeronautici anche sui periodici più conformisti».
Allora non potetti fare a meno dall'osservare che non si trattava dunque di escludere determinati gruppi di questioni, bensì di escludere su tali questioni le opinioni che non facessero comodo al mio interlocutore; e ciò coi tempi che corrono mi sembrava esagerata pretesa.
E non senza uno sforzo per essere paziente contro lo spirito di prepotenza e cli sopraffazione che il mio interloé'utore sembrava dimostrare, soggiunsi:
Quali che siano state e siano le opinioni personali del direttore d'una rivista che ha per costume la obiettività su qualsiasi argomento (come essa avverte sopra ogni sua copertina), come si può chiedere a tale direttore cli tappare la bocca ai propri collaboratori? Lascialo dunque esercitare serenamente la sua <<obiettività professionale!».
Viviamo attualmente nel regime in cui le idee si combattono con le i.dee, oppure è diventato lecito e di buon gusto il ricattare, vituperare, manganellare e purgare chi la pensi diversamente? E se sopravvenisse un regime che la pensasse diversamente da te, egregio collega, accetteresti come legittime simili imposizioni?
Forse sei troppo giovane; adesso hai assaggiato il gusto della libertà di pensiero e di parola, e se te la togliessero ne saresti amareggiato assai e dovresti compiere, come gli anziani compirono, un doloroso sforzo d'adattamento; bada che la prova anche per te potrebbe giungere prima di quanto supponi; forse non ti conviene ironizzare sulla coerenza altrui né millantare capacità eroiche di fuoriuscire dall'ambiente spirituale che ti sarà ostico.
E bada che il metodo sfottente da te e da qualche tuo amico attuato in varie occasioni non vi alieni l'animo anche di chi vi sia stato buon compagno di lavoro e ora riconosca la parte sana delle idee che in voi sopravvivono; è ormai banale dire «me ne frego»; molte vostre idee sopravvivono non soltanro al mutamento delle fortune (che è lodevole), ma sopratutto alla confutazione dei fatti (che è ottuso); la massima coerenza diviene massima incoerenza se trascura tale confutazione!
Non potetti terminare; il collega e i suoi amici mi subissarono in un diluvio di dileggi: dei quali: <<Vecchio Mentore noioso» era il più gentile; né valsero i miei amici a farmene salvo.