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La mia cattura

M ai si cancellerà dalla mia mente il ricordo di quel drammatico momento in cui dovetti forzatamente chinare la testa ad un "Honved"! Mi segu irono l1attende nte, alcuni miei portaferiti e altri soldati che si trovavano lì vicino. Lasci a v o in tal modo in balia del nemico i miei feriti e i morti; la loro sorte mi acco rò al pari della mia.

G ià nel momento di uscire dalla caverna in modo precipitoso mi era sta to poss ibile prendere l 'impermeabile, giacché pioveva, e dei pacc h etti di sigarette, lasc ian do malauguratamente il cappotto; ad altro non pensai e così mi ritrovai in t es ta relmetto anziché il b erre tto .

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Co me descrivere la "via crucis" in quel terreno tutto sconvolto, battuto senza re quie dalle nostre ar t igl ierie e da quelle n emich e per cui ci trovavamo in mezzo a due fuochi micidiali?

A questo si aggim1ga, e ciò lo appresi molto più tardi, che le mitragliatrici divisiona li ci mitragliavano a tergo per ordine dello stesso Comando di Divisione, che te m eva che la truppa si fosse spontaneamente arresa al nemico. Tra i mitragliatori vi er a anche il Tenente Sarri di Arezzo che seguì la mia sorte, e da lui appresi l'in au dito s cempio che s i commetteva contro i soldati del medesimo Esercito!

Co m e descrivere l'esodo biblico, la diaspora, di tutta quella gente sbandata, che di tanto in tanto veniva investita e sepolta dalle granate!

Il ca mmino era sempre più ostacolato e reso difficile dal terreno cri v ellato dai pro ie ttili, in cui erano disseminati dei reticolati s ui quali spesso si inciampava. Per colmo di sventura, nell'uscire dalla cav erna a v e v o preso il primo elme tt o ch e mi era capitato. M i era alquanto largo ed ero costretto a sorreggerlo co n le mani, poiché ad ogni piè sospinto minacciava di cadere.

A d un tratto, terrificante figura, mi si para dinan z i un soldato nemico con un fe z nero in testa (uno dei mussulmani balcanici, ben noti per la loro ferocia e l' arte di saper maneggiare il pugnale) facendo l'atto di colpirmi con la baione tta innestata nel fucile! Terror izzato, avevo già chiuso gli occhi e già sentivo il fe r ro vigliacco penetrarmi nelle carni, quando, per Divina provv idenza, un al tro so ldato accan to a lui gl i bisbiglia una parola per me inc omprensibi le, che mi libera da sicura morte. L'attendente, che era a me vicino, rimase talmente piet rificat o che nessuna parola g li sfuggì dalla bocca!

Compiuti ancora pochi passi una granata mi divise da lui e da alcuni portaferiti. Mi ritrovo solo, inciampo in un reticolato in cu i rimase impigliato l'impermeabile e non mi preoccupo di ri prenderlo. Riprendo il cammino e con terrore penso a cosa accadrebbe di me se rim anessi feri to o ucciso. Rivo lgo un pensiero a Dio e ai miei Gen itori . - essuno mi vede (fingono di n o n vedermi?) e pur n e lla mia rassegnazione sono atterrito dall'idea che un soldato nemico, passando, p ossa darmi il colpo dì grazia.

Mi accorgo che quasi tutto il Reggimen to doveva essere ormai in mano nemica, vedendo un g ran numero di so ld ati che, a g ruppi o sparpagliati, si avviano verso le linee nemiche, incalzati dalla micidiale tormenta di granate. Con infinito orrore, numerosi feriti e cadave ri , grida di aiuto , di soccorso, di implorazioni s trazianti fanno da macabro scenar io a ll'anim o mi o terrorizzato.

Alcuni aiutano i loro compagni feriti, m a purtroppo quelli che sono impossi bilit ati a camminare vengono lasciati al loro destino. Ma come fare se ad ogni passo cadev a una granata che , se n o n ci feriva, c i scaraventa va a terra rendendoci malconci! Così ognuno ce rcava di sfuggire al più presto da quell'infern o non curandosi di q uell o che accadeva intorno a lui.

D'un tratto scorgo in terra il mio cappotto, che giudiziosamente l'attendente aveva p ortato con sé dalla caverna. Spe ro di trovarlo lì vicino, scruto, chi a nw, ma nulla! Sarà ferito, sarà salvo o gli sarà accadu to qualcosa di peggio?

E corro, co rro attr averso tutte quelle pietre sconvo lte , in mezzo a quella turba esterrefatta che sembrava col pita dalla ira del Dio di Israele, come si legge n ella Bibbia! cl correre inciampo e cado; nel rialzarmi un acerbo dolore a ll'articolazio ne d e l piede s ini s tro mi impedisce di camm inar e: sarà senza dubbio una distorsione . .. è finita!

Faccio sforzi sovrumani per riprendere il cammino, m a è impossibile; il dolore è a tro ce, furente , so no avv ilito, esasperato . Poi su bentra una rassegnazione strana e mi getto in una buca scavata da un grosso pro iettile, con la s peranza che questo rifugio possa proteggermi. Il mio pensiero ricorre affettuoso a i miei car i, racco mandandomi alla Di vina Provvidenza!

Quanto tem p o trascorsi in tali tristi p ens ieri? Lo ignoro , per m e fu ce rt amente un a e ternità. lmpr ovvisamen te una voce mi scuote . Un s ub alterno del mio Re ggimento, dì cui sono do lente di non ricordare il nome, ma al quale sarò e tern a m e nte grato, mi grida poco lungi da me: «Cosa fai dottore? >> . In brev e l o metto al corrente della mia situazione ed eg li , con animo profondamente cris tiano e carit a tevole, con l'aiuto di un solda to mi so ll eva, e appoggiandomi a loro ripr e nd o il ca mmino.

Compiu ti pochi passi con atroci dolori, una granata ci divise e più non li rintrac ciai Ricoperto di terra e di pi e t re mi ritrovo scaraven tato ad una cer ta dista nza, e in cuor mio penso che ormai il mi o des tino era s egnato

Ma no n fu così. Non ebbi nemmeno il tempo di assestarmi in terra ch e proprio d inanzi a me passò il tenen te Scaliotti del mio battag lion e (8 °co mpa g nia) , che mi ve nn e s ubito in aiuto. A lui devo la mia sa lvezza, e bb e per me cure e assiste nza più che fraterne, aiutò a rialzarmi, mi incoraggiò, e piano pi.ano, appog giando mi a l suo braccio, se mpre sotto l'incess ante bombardam e nto, riprendemmo la via della nostra cattività .

Frequen tement e fui costret to a fermarmi p e r l'atroce dolore che mi faceva spasim are ogni volta che il piede poggiava su l te rreno scab roso e sassoso, ma il co mpagno mai mi abbandonò, aiu tandomi ancor più nel difficile cammino e dicendomi sempre parole di conforto e d i incoraggiamento.

No n molto dopo incontrammo, so lo e s paurito, il sot totenen te Sciortino, anche esso dell'8 ° , che si aggregò a noi. Imbocc a mmo uno s tretto camminamento dal quale, in senso contrario, avanzavano dei so ldati nemici. Tale circostanza ci preoc cupò n o n poco, giacc hé data la ri s trettezza del camminamen to, dove conveniva sfilare uno a ll a v ol ta, il nemico , a cui ostruivamo il passaggio, po teva giocarci qualc he brutto tiro. Né mi s bag l iai, ci sc hia cciammo addirittura contro le pare ti dell'angu sto passaggio e già erano sfil a ti alcuni soldati, che un ufficiale con una ripugnante cica trice sul vol to, si tol se dalia tes ta la famosa "pentola" e con tutta la sua forza assestò un vio lento co lpo s ul fragile elmetto di Scaliotti, eme ttendo urla incomprensibili . Scaliotti ne rimase mezzo intontito, ed io che lo seguivo mi attendevo il medesimo complimento, mentre Sciortin o dietro a me, tutto tremante, diceva «o ra tocca a noi ». For tun a tamente l'energumeno passò ol tre senza molestarci e a llo stesso modo fece la rimanente truppa.

Riprende mmo il cammino, con il mio piede che sempre più dolorav a e che ben sentivo andava gonfiandosi nell'a rticol az ione tibiotarsica! Le grana te fioccavano sem pre a dismisura finché una di essa scoppiò abbas tanza vicino a noi e l'urto ci scarave n tò a terra. Ci ria lz ammo sa ni e salv i, ma tutti pesti e contusi, io con delle ferite lacero contuse alla mano destra, di cui ancora oggi conservo il segno .

No n era tra scorsa fo rse ne mmeno mezz 'o ra dalla mia catt ur a, ma quanti avv en imenti in questo breve periodo di tempo! Né ancora erano finite le nostre so rprese a m a re e le inimm ag inabili pe ripe z ie .

Dei so ld ati nemici ci impon go n o brutalmente di trasportare un nos tro feri to in bare lla e con il dolor a nt e fardello s i seg ue sempre l'a ngu s to ca mminamento, dove a ltra truppa incede in senso contrario, facendosi largo a forza di calci di fucile e di spin toni.

La s ituazione mi se mbrava disperata, quando , se mbra add irittur a una favo la, scorsi due portaferiti aus triaci che trasportavano in barella al la nos tra vol ta un lo ro u fficiale feri to che gridava co m e un ossesso.

Ebbi un ' illuminazion e e, dopo essere riuscito, non so come in me zzo a quella tremenda baraonda, ad avvicinarmi all'ufficiale ferito, gli mostrai il bra ccial e con la croce rossa che portavo al braccio, cercando di fargli capire a gesti che potev o medi ca rlo, se avesse voluto .

Effettivamente egli mi comp re se poiché dette ordine a mc e ai suoi u omini di trasportarlo in una "tana di volpe" 1 (speciale ricovero) che era a pochi pass i da lì. Mi seguirono Sca li otti e Sciortin o, che avevano affi d ato il ferito a nostri soldati, e lo s tesso fecero alcuni ufficiali del nostro esercito, a cui non s embrava vero di mettersi un po' a l rip aro e d i riposarsi.

Mi feci consegnare a gesti del materiale di medicazione e cur ai il ferito che prese nta va ampie ferite da schegge di granata ad entrambi gli arti inferiori. Ardevo, spasimavo dall'arsura, chiesi dunque dell'acqua, ma in sua vece mi venne offe rto rum e acquav ite, alcolici di cui erano, come di costume, riempite le borra cce d e lla truppa che anda va all'a tta cco, per galvanizzarla. e trangugiai q u alc he sorso, aumentandomi la se te e inaridendo ancor più le mie mucose!

Corsa la voce che in quel ricovero si trovava un ufficiale medico italian o, ben presto gi unse ro nostri feriti ed anche alcuni au s triaci, che curai alla meglio con i pa cc het ti di m edicazione.

Vi fu un ufficiale del mio reg g im e nt o c h e mi p re occ u pò non poco per lo s tato di delirio e di a llu c inazione in c ui s i tro vava . Sotto l' incubo dei recenti avv e niment i e forse pe r il s u o org anis mo già tarato, grida va come un ossesso minacciando chi gli era vicino . Nel su o delirio n o n riconos ceva n é amici né nemici , esaltava il s uo eroismo di combatten te impartendo ordini ad un a immaginaria com.p ag nia di andare all ' attacco al g rido di "Sa voia!" e così dicendo fac ev a l'att o di infilare con la baionetta co lui che gl i e ra da presso ! Inutilmente cercammo di ca lmarlo e di farlo ri e ntrare in s é , mentre i solda ti austriaci lo osservavano co n divertito s tupore.

In br e ve il picco lo ricovero s i riempì e l' u fficiale che se ne s tava dolorante s ulla brand a dette ordine di cacciarci fuori. Già era buio, le artiglie rie si fac evano sempre più minacciose, e no n sa pevam o d a quale parte diri ger ci. Trovammo un ca mminamento e s ull a sua guida riprendemmo la nostr a "via crucis". Ad un certo pu nto era quasi del tutto distrutto e fra le m acerie d e l camminamento spesso s i inciampava sop ra cadaveri o forse s u feriti nemi ci, che data l 'osc urità non potevamo né indiv iduare né sc or ge re. Talvolta era il lamento di qualc un o a farc i dis cos tare dai nostri passi!

Ad un certo punto intravediamo dei so lda ti che se ne sta nno chiotti a " far civetta " ai colpì delle no s tre artiglie ri e, e da loro apprendiamo a gesti l'itinera - rio da seg uire, ed il lu ogo dove si trovava il batalion Fin almente dopo aver sc hiva to la m orte più vol te , u sc immo "fuor del pela go alla ri va" 2 , i mboccando una strada campestre dove stazionava un miserando reparto di sa lmeri e e dava nti a noi si profilò una lun ga fila di prigionier i.

1 Si fa rifcrlmento ad alcune fo rtifi cazioni campal i che non erano altro che buch e nel terreno scavate nelle vicinanLe delle trincee. li curioso nome, iene dalla traduLione dell'ing lese foxtrot , cioè " ta m, de ll a vo lpe" .

Scorge mm o in lonts nanza un lumicino come quello de ll a favola e verso quello ci dirig e mmo. Alle 20 circa quel lum icin o ri ve lò di illuminare una cav erna se de di un comando di regg im en to . Già vi s i trova vano molti soldati e ufficiali, per la maggior parte del mi o reggimento. Assis tetti dolorosamente al dia logo di due s oldati che mi dette molto a pensare. Un o di essi, m e ridiona le, disse a l co mpa gno «or mai la g hirba è salva» e l 'a ltro rispose in puro toscano «Tcchene! La Guerra ... ( parola di Cambronn e!)3 a i 'Ca dorna e a i' su' Re! " . Fummo di v is i dai so ldati e ve nimmo cond o tti in una bar acca dove tr ova i la maggior parte degli ufficiali del mio Reg gimen to. ell'eccitazione e depressio ne de l mo me nto ognuno vo leva r acco ntare la sua triste s to ria, l asci and o per lo più indifferenti coloro che lo a ttorn iavano. o n era certo que ll o il momen to e il luogo più propizio per ascoltare l e v icend e altrui. Ognun o p ensava e si preocc upava di se s tesso e del proprio avvenire, che minacciava essere alquanto oscuro e doloroso . I on mi riuscì di r intracciare né il mio at tendente né alcuno dei miei portafe riti. Int anto , ap pro fitta ndo della relativa tranquillità di quella posiz ione, s laccia i la sca rp a d e l pied e colpito e con raccapriccio osservai, co me già sospettavo, che l'ar ticolazio ne era un po ' tumefatta.

In tale momento ini ziò la nostra prigionia vera e propri a giacc hé p e r la pr ima vol ta venimmo a contatto con gli uffi cia li austriaci e con la sbirraglia so ldatesca, ch e in veri tà non s i occupava granc h é di noi a ltri, cons id erandoci ormai un bra nco di armenti rin chiusi nell'o v ile.

Affama ti , vedemmo e chiedemmo un po' di pan e e non ne a vemmo che un minus co lo p ezze tto di sa p ore indecifrab ile. Qualche uffic ial e ci u sò la cort es ia di offr irci d elle siga re tte e d ell'acqua.

Dopo circa mezz 'ora ci in colonnaro no e, co n scor ta a rmata, ci condussero a d un altro co mando, credo di bri ga ta. Quivi trova i l' asp irante medico Guazzo, il ca pitano Baroni, grossetano, vecchia conoscenza fioren tina del ta volo di Gilli4, spasima nte di un a mia cugin a, e il capi tano dell'Acqua d e l 2° Battag lione.

Non tardarono a inco lonnarc i nuovam e nt e e d o po un a lunga e snervante ma rcia, alle 2 del mattino d e l 27 ottob re giu ng emmo a Rifemberg\ sede del

"

Dante, l11Jm10, Canto I, 23

1 L'a utore s i riferisce ad un episod io de ll a battag li a di Wa terloo. I fr ancesi e ran o oramai scon fitti, e so lo un reggimento della Gua rdi a Imperiale , comandato dal generale Pierre Cambronne, rel>i s teva in fonn.uio ne a quadrato, benchècircondato dagli inglc:,i. Questi chiese ro la resa ai francesi du e volte, ma Cambronn e rifiutò Cli ingles i, dopo ave r aperto il fuoco, tornaro no a c hi ede re la resa Sembra che Ca mbronne, spa ;,; ie ntito, a bb ia rispos to: «Merd r 1» comando di divisione Era già dalle 16 del giorno precedente che si era in cammino, e quale ca mm ino! Ben si potrà immaginare in q u al i cond izioni fisiche e spiri tuali si giunse in que lla località!

• Storico caffè fiorentino, ancor oggi esistente.

'Più correttamente scritto Reifenberg, oggi in Slovenia, dista ci rca 15 ch ilometri dal Mon te Faiti.

Così un senso di sdegn o e d i disgusto ci invase a l lorché scorgemmo, in un recinto, una quantità notevole di soldati prigionieri che cantavano, ridevano e sc h iamazzavano come se attendessero la "tradotta" 6 per recarsi in lice n za! Anche qui incont rai altri ufficiali de l mio reggim e n to e di al tri reparti e il nostro sepolcrale sil en zio faceva sinistro riscont ro con la gazzarra dei so ldati.

Un uffic iale aus t riaco dall'accen to p re t tamente veneto, con modi inurba n i, ci in tro duce in un a piccola b aracca, così angusta da n o n consentirci nemmen o di sdra iarci per terra poch i alla volta . Affranti dalla stanchezza, dal le vic issitud ini e dalla fame vegliammo tutta la not te in piedi, alla guisa d i una m a n dr ia. So lo alle 6 in luride gavet te ci di str ibuirono una specie di tè con rum, una m ic roscopica fet ta di pane ed una altrettanto microsco pi ca fetta di u n certo miscuglio che assomigliava al salame; in com p enso furono prodighi di sigarette, in verità eccellent i e oltremodo gradite.

Alle 9 il solito ufficia l e ci r itirò tut ta la corrispondenza e le "carte" che avevamo indosso, per essere, disse lui, esaminate, co n la p romessa che il t u tto ci sarebbe st ato res titu ito. Fino ad oggi devo ancora rientrarne in possesso Po tei salvare solo una Sacra Immagine manda ta m i d a ll a mamma

"L'irredento da non redimere", come già fra noi si chiamava l'u fficia l e austriaco da ll'accento veneto, ci aveva dato l'assicurazione che l'ulteriore tappa si sarebb e co m piuta in camion. Invece alle 10, spiace nt issimo disse l u i, ci incolonnarono di nuovo e, con un caldo quasi soffocante, ci si diresse verso San Da n iele del Carso Il primo scaglione era composto da ufficiali, a cui seguiva de lla truppa, tra la q u a le osse rva i ch e alcuni sottufficia l i e graduati, durante la m a rcia, chissà mai perché, si toglievano dalla giacca le insegne del grado. Nemmeno tra costoro rintracc i ai il m io at tendente e i por taferiti . «Che ne sarà di loro?)), mi chiedevo

Seb bene il p iede fosse se m pre dolorante, forse pe r il riposo della notte, mi f u possibile compiere a ll a meglio quella fa ticosa m a rci a s u terreno accidentato e in collina .

Giw1gemrno a Sa n Daniele verso le 13 . Su l p aese v igilava un antico maniero e noialtri ufficial i fu m mo chiusi in un c inematografo situato ai margini dell 'abi tato, nei press i della s tazione fe rroviaria . Dopo m ezz'ora fummo condotti nel giardino d ell'os p ed a le militare, che e ra impian tato in quella specie di fo rtezza. Trovam mo dei tavoli e de ll e panche dove i p i ù solleciti, ed io tra questi, potero n o finalme nte m e ttersi a sedere .

Finalmente dopo ventiqua ttr'ore di digiuno, si ebbe qualcosa da nrnngiare, ed il primo menù di prigionia consistette in una minestra d'orzo con sos tan ze dolcias tre e piccanti, un .pezzettino di lesso, pane quasi a volo nt à dal sapore amarog nolo, un'indefinibile torta di sapore a ltrett an to indefinibile ed una bev anda da loro pomposamente chiamata caffè La fame, però, ci fece tutto trangugiare e ritengo che quelle viva nde costituissero il pasto degli ammalati e fosse ro cuci nate da monache, che vidi con strane cuffie in testa.

La nota comica in mezzo a tanta tragicità non doveva mancare! Chiesto di una latrina, c i condussero a gruppi, scorta ti da una sentinella, fuori dell' ospedale, in uno spalto, e quivi ci fu indicato un cartello su di un muro su cui spicca va l'insegna "abort", latrina . Ma guarda e riguarda questa non si vedeva, ne mmeno una di quelle che si usano costruire "al campo". Scoraggiati, domandammo di nuovo alla sen t inella, che ci fece comprendere che ciò che si chiedeva era lì, a portata di mano, lì all'aria aperta, dietro al muro e so p ra lo spalto, dove sot to v i era una strada dove, di tanto in tanto, passavano dei borghesi e dei militari.

Ma non si pote va scoppiare ed avere falsi pudori in terra nemica. Così, messi in bella fila, coram populo7, con tanto di sentinella con baionetta innestata, so ddisface mm o ai no stri bisogni!

Alle 15 ci rinchiusero nuovamente nel cinema to grafo dove era impiantata un sim ula cro di "b uvett e" 8 che forniva soltanto "aphelwein - vino di me le" 9 , a due corone il bicchiere.

Ce ne restammo a gruppetti e, acquie tatosi un po' lo "shock" che ci aveva colpito, più o meno animatamente si indugia sulla nostra sorte e con infinita tristezza si pensa al non lontano cam po di concentramento .

Come se ques to no s t ro stato d'animo non fosse sufficiente a deprimerci e a immalinco nirci, un goffo u fficia le, addetto alla nostra sorveg li anza, balbettando un po' di i taliano, con perfido ve leno e ironia si divertì a comunicarci per primo la grande sconfitta che aveva subi to l'Italia Secondo il s uo parere all 'Italia non rimaneva che darsi vinta

Rimanemmo perplessi e stupefatti alle sue parole giacché era nostra co nvinzi one che fosse stata occupata sola m ente la n os tra linea del Faiti, come da tempo accadeva, passando da una mano all'altra, un episodio iso lato senza gravi conseguenze. Ma il perfido volle darcene la prova favorendoci un giornale di Trieste, "Il Lavoratore", scri tt o in italiano, dove a cara t teri cubitali si annunciava la nostra grave disfatta! I pochi giornali sono presi letteralmente d ' assalto e con grande ansia e dolore infi nit o leggiamo tali notizie, tra cui

7 Letteralmen t e "davan t i a tu tto il popolo" q P iù corretta mente sc ritto" Apfe lwei n ". quella che le fedelissime truppe di S.M. l'Imperatore marciavano verso Udine!

" Modo desueto per defin ire un p iccolo lo ca le per la mesci ta di b ib ite e liquori.

Non bastò questa umiliazione, visto che, di quando in quando, sporche femmine slave, accompagnate da ributtanti ganzi, venivano a osservarci rinchiusi là dentro, con sguardi altezzosi e sprezzanti. Tre o quattro colleghi, al loro gi ungere, iniziarono a voltargli le spalle in senso di spregio e di disprezzo, e ben presto noi h1tti, ostentatamente, seguimmo quell ' esempio!

Alle 15 venimmo condotti alla staz ione ferroviaria, dove ci stiparono in vetture di seconda e terza classe, mentre la truppa fu ficcata a forza in carri bestiame aperti. Ma i soldat i continuavano a cantare e a sch iamazzare! Dopo ben quattro ore di attesa partimmo per una destinazione a noi del tutto ignota. Non so quante soste più o meno lunghe facemmo per strada, perché, accucciatomi nell'angolo di una vettura di seconda classe, dormii "a masso" per tutto il tragitto, svegliandomi alle 3 del mattino successivo - 28 ottobre - quando scendemmo alla stazione di Oberlaibach-Lubiana10 superiore . Sotto un'acqua torrenziale, e senza impermeabile o cappotto, ci incamminammo verso questa cittadina, giungendovi grondanti d'acqua alle 5. Fortunatamente dopo il riposo notturno il dolore a l piede andava diminuendo, e così potei compiere abbastanza bene la lunga marcia.

Mi riesce difficile descrivere quale fu la mia gioia quando, al chiarore dell'alba ancora incerta, scorsi, in mezzo alla massa amorfa della truppa, il mio attendente. M i precipitai verso di lui, ma la contentezza del momento fu quasi subito troncata bruscamente da tm rude soldato di scorta che mi fece ritornare nei ranghi.

Dalle poche parole scambiate appresi che mi aveva perduto di vista perché era stato seppellito da una granata insieme ad alc uni portaferiti, che a stento erano riusciti a sollevarsi, anche se purtroppo mancava il por taferiti Merelli, di cui temeva la perdita.

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