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Statistica isolese

Altri giovani della Valle Scrivia o della Val Borbera furono arruolati nella "Julia" o nella "Tridentina" per motivi diversi (ad esempio la specializzazione in medicina o veterinaria).

PERDITE RIPORTATE DALL'ESERCITO ITALIANO NELLE PRINCIPALI CAMPAGNE DI GUERRA31

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Anni Morti

1860-61 1866

220 1.866 1870 (Presa di Roma) 28 1887-96 (A.O.I.) 9.483 1911-12 (Libia) 3.610 1915-18 680.000 1935-36 (Etiopia) 2.988 1936-37(Spagna) 1940-45 3.189 262.587 Feriti e mutilati

1.008 6.393 139 2.454 6.680 1.050.000 7.815 11.000 115.000

Il reclutamento.

Nell'Europa dell'Ottocento vi erano due modelli di reclutamento: quello francese e quello prussiano. Il primo “(...) prevedeva un esercito permanente relativamente piccolo e agile, ben armato e addestrato, composto da professionisti a lunga ferma, e rafforzato in caso di guerra da trascurabili aliquote di reclute senza alcuna preparazione (...)”32. Siccome la durata del servizio era da cinque ad

31 SME (1971) pag. 290. Sono escluse le perdite subite dalle varie formazioni volontarie. Per la guerra di Spagna vedi: GUERRI (1995), pag. 219. Quando i morti superano i feriti ci si trova di fronte a episodi particolarmente cruenti, in questo caso Adua nel 1896 (4.889 caduti italiani e 1.000 ascari: cfr DEL BOCA 1992, pag. 691) e la ritirata di Russia per la

Seconda Guerra Mondiale che come vedremo costerà dagli 80.000 ai 100.000 uomini. 32 ROCHAT-MASSOBRIO (1978) pag. 13.

otto anni, si creavano dei veri professionisti, completamente staccati dal loro ambiente di origine ed abituati all'obbedienza totale nei riguardi degli ufficiali. Non era possibile però arruolare per tempi così lunghi tutti gli iscritti alle liste di leva: si ricorreva al sorteggio.

Il modello prussiano si fondava invece sulla ferma breve (2 o 3 anni) e sul reclutamento di buona parte di coloro che erano idonei fisicamente. Era il principio del "servire tutti la Patria" ed in caso di guerra venivano richiamati coloro che avevano già soddisfatto gli obblighi militari. Vi era quindi una superiorità numerica di questo modello su quello francese, ma vi erano anche contraddizioni politiche: un esercito come quello prussiano necessitava di cittadini culturalmente motivati ed uniti, ferreamente organizzati e disciplinati, che non costituissero un pericolo di ammutinamento per le classi dirigenti.

In un'Italia da poco formata, piena di contraddizioni, con scarsi o nulli legami tra il sud ed il nord, il modello da seguire non poteva che essere quello francese. Solo con il ministro Ricotti (1870-1876) si giunse ad una leva di tipo prussiano, con una ferma breve generalizzata (3 anni per tutte le Armi e 5 anni per la cavalleria), corretta da un volontariato di un anno aperto a coloro che fossero in grado di pagare una somma cospicua. Ma mentre gli eserciti prussiano e poi tedesco, arruolavano soldati nella loro stessa regione di permanenza, in Italia si scelse il reclutamento nazionale. Da quel momento, la chiamata alle armi fu senza riguardo al paese di provenienza del coscritto; solo eccezionalmente vi era una concordanza tra la zona di leva, il luogo dove si militava ed il nome che portava l'unità di appartenenza; tutto questo per poter diminuire le associazioni spontanee interne e quindi aumentare l'autorità degli ufficiali. Mentre un esercito di professionisti cercava l'amalgama in una lunga coabitazione e non legava con i civili, un contingente omogeneo con il paese che l'ospitava poteva essere un pericolo per le istituzioni, soprattutto nel caso di disordini interni e quindi di repressioni in piazza.

L'Esercito Italiano divenne così un miscuglio di meridionali al nord e di settentrionali al sud: la recluta si trovava sradicata e senza legami

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