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Elenco caduti e dispersi della Prima Guerra Mondiale
from VERSO CASA
III
TRIPOLI BEL SUOL D'AMORE
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Di fatti successivi a quelli già citati (come ad esempio l'invio di isolesi in Eritrea o che parteciparono alla battaglia di Adua) non siamo a conoscenza. Solo con la conquista della Libia (allora Tripolitania e Cirenaica) iniziano i ricordi dei nostri intervistati. Qualche foto, dei congedi e, tra i più anziani, affiora quello che sentirono dai parenti che vi furono impegnati. Senz'altro parteciparono alla campagna Luigi Punta, artigliere da montagna, Eugenio Ferretti con il 9° reggimento artiglieria da campagna e Giuseppe Camposaragna, poi coinvolti anche nella Prima Guerra Mondiale. L'intervento italiano iniziò con lo sbarco a Tripoli il 3 ottobre del 1911 e mise in campo almeno 34 mila soldati73 in due divisioni di fanteria, due reggimenti bersaglieri, un reggimento di artiglieria da campagna, uno di artiglieria da montagna, due compagnie di artiglieria da fortezza, un battaglione di zappatori del genio, due squadroni di cavalleria e altre piccole aliquote74. Una guerra contro l'esercito regolare turco, che occupava quelle terre, e le popolazioni che le abitavano da secoli: fu prevista come una scampagnata, addirittura con il mito degli arabi in attesa dell'Italia a
73 Si arrivò a centomila uomini nel 1912: WHITTAM (1979) pag. 257. 74 DEL BOCA (1988) pag. 98.
scapito della Turchia75, ma fu una lunga storia di errori, sottovalutazioni e, ovviamente, sangue innocente da entrambe le parti.
Lina Punta Cosso ricorda che il fratello Luigi ripeteva sempre che la guerra di Libia era stata peggio di quella del '15. Egli era solito raccontare che alcuni bersaglieri prigionieri dei turchi morirono perché sotterrati nella sabbia rovente, con solo la testa fuori, lasciati al sole africano.
«Gli ufficiali gli dicevano sempre di tenere l'ultima pallottola per sé, era meglio non farsi catturare!»
Questo conflitto, ben descritto da molti autori, è forse poco conosciuto e valutato a livello scolastico. Non fu solo uno scontro italo-turco, ma una lunga guerriglia con gli abitanti di quelle terre che reagirono duramente: “(...) ma gli arabi non fanno prigionieri. Quelli che cadono vivi o feriti nelle loro mani, vengono trascinati nel cimitero musulmano di Rebab e negli orti di Suk-el-Giema e massacrati. D'Armesano che più tardi andrà sul luogo delle ecatombi, riferisce: erano crocefissi (...) squartati, decapitati, accecati (...), e ancora Piccioli: i nostri morti di Sciara Sciat giacciono insepolti ovunque (...) molti sono stati messi sotto terra fino al collo, si vede solo la testa”76 .
Gli scontri non si concluderanno con la pace di Losanna nel 1912 tra la Turchia e l'Italia: purtroppo per anni i soldati italiani presidieranno la Tripolitania e la Cirenaica affrontando uno stillicidio di perdite. Per obiettività storica occorre precisare che purtroppo anche le nostre truppe utilizzarono brutalmente la forza per occupare quelle regioni77; le foto di esecuzioni pubbliche riportate da Alfredo Righi (consuocero di Eugenio Ferretti) ed esposte nella sede del Centro Culturale durante una Mostra apposita, testimoniano del clima di repressione che permeava la conquista. Quando non esistevano mezzi di comunicazione di massa, o questi erano controllati dal potere centrale, le guerre potevano assumere agli occhi dei cittadini ignari
75 DEL BOCA (1988) pag. 111. 76 Citati in DEL BOCA (1988) pag. 110. 77 DEL BOCA (1988) pag. 240 ad esempio.
forme eroiche ed agiografiche. Non è così: ogni conflitto ha il suo strascico di violenze gratuite o di massacri a scopo intimidatorio da parte di ogni fazione in lotta. In genere sono frange limitate quelle che si macchiano di simili delitti, non si può certo estendere ai soldati di leva queste colpe, ma è compito della storia portare a conoscenza di tutti anche episodi che il vincitore in genere occulta.
Nello stesso periodo Antonio Sciutti era di stanza a Cipro e scattò, come fotografo del suo reparto, numerose immagini su vetrini delle località visitate ed ancora oggi in possesso dei figli.
IV
LA PRIMA GUERRA MONDIALE
Con questa guerra i giovani, e meno giovani, isolesi vengono reclutati in massa; non sappiamo quanti furono, possiamo però supporre che per molti di loro fu anche il contatto con un nuovo mondo, quello della disciplina e della tecnologia: “(...) Nell'esperienza della trincea e più in generale nell'ambientazione della guerra si palesano il trionfo dell'elemento artificiale su quello naturale (l'elettricità trasforma le notti in giorni, la chimica degli esplosivi polverizza le montagne modificando il paesaggio) (...) il senso del tempo come discontinuità e il suo disancorarsi dalle matrici biologiche, naturali o più semplicemente tradizionali (...)”78 . Proveniente da un ambiente chiuso, in tutti i sensi, come quello delle nostre montagne, l'isolese a militare avrà scoperto forse la scrittura, le foto, i cinema, i camion, oltre naturalmente tutto l'armamentario di una guerra ormai tecnologica. Non sono più i pochi coscritti napoleonici o i volontari delle guerre d'indipendenza a calcare l'ignota terra oltre Genova: ogni famiglia avrà o un reduce o un morto. Quest'esperienza, ripetiamolo, di massa, influenzerà anche chi è stato a casa attraverso le descrizioni terrificanti fatte dagli scampati. Non
78 GIBELLI (1991) pag. 10-11.
era quindi una delle solite guerre del passato, combattuta da piccoli eserciti nello spazio di una stagione “(...) ma d'una guerra che nella sua forma, nella sua durata, nella varietà degli aspetti e dei problemi, nello sforzo e nel sacrificio richiesti ed offerti col concorso di tutta la nazione, superava ogni previsione di tecnici e di politici (...) guerra totale, sopportata da tutte le classi tenute all'obbligo formale e teorico del richiamo (...) e da altre ancora chiamate in anticipo od oltre il limite d'età prestabilito; e per intero ugualmente alle prime, seconde e terze categorie, mandate indistintamente al fronte, e dagli stessi riveduti, sottoposti a visite sempre più severe (...)”79 .
Il regime fascista proverà a rendere, talvolta con successo, il ricordo meno duro, eliminando gli errori e le sconfitte (come Caporetto), le fucilazioni e i disertori, accettando solo il lato "eroico" delle vicende, rendendo così la guerra e i suoi combattenti un continuo palcoscenico di retorica. Anche la memoria dei reduci ne è stata, probabilmente, contaminata: se fossero stati sentiti allora sarebbe maggiormente affiorata l'angoscia di quei giorni.
Sappiamo che l'Esercito Italiano nel 1917 era di almeno 2.200.000 unità80 e che in diciannove mesi di guerra aveva perso circa un milione di uomini: di questi la metà era irrecuperabile essendo morti, prigionieri, mutilati, malati gravi. Si arrivò, a causa della penuria di soldati, a richiamare alle armi le classi 1875 e 1874 (dunque i quarantatreenni), per il solo servizio territoriale, nonché a rendere abili anche gli alti 147 centimetri (già in tempo di pace la statura minima era stata portata da 155 a 154 cm per poter incorporare il Re)81 .
I battaglioni di fanteria82, bersaglieri ed alpini che erano meno di 600 nel maggio del 1915 raggiunsero la cifra di circa 900 nella primavera del 1917. In sostanza con 64 divisioni, di cui 60 con 4 reggimenti (ciascuna su 12 battaglioni), l'Italia contribuiva per il 35%
79 PIERI (1968) pag. 123. 80 SILVESTRI (1976) pag. 90. 81 SILVESTRI (1976) pag. 91. 82 SILVESTRI (1976) pag. 90.
allo sforzo bellico degli Alleati sul fronte occidentale83. Furono complessivamente chiamati alle armi circa 5.900.000 uomini (esclusi gli ufficiali) e di questi almeno 4.200.000 furono destinati a zone di guerra84. Un reggimento italiano (su tre battaglioni) raggiungeva la forza di 2.400 uomini circa e le perdite potevano essere nel corso di tutta la guerra, come nel caso dell'89° rgt ftr di 111 ufficiali morti e 234 feriti, 2.965 militari morti, 4.671 dispersi e 10.237 feriti85 .
D'altronde la guerra di posizione (in parte frutto di condizioni obbligate come l'avvento della mitragliatrice, in parte voluta dal tipo di strategia allora in voga, come l'attacco frontale tanto caro al generale Cadorna, Capo di Stato Maggiore dell'Esercito fino a Caporetto ed agli altri capi militari dell'Intesa), richiedeva un elevato numero di uomini a presidiare le trincee. Si pensi che sul fronte italiano il 24 ottobre 1917 allo scoccare dell'attacco austriaco che portò alla ritirata di Caporetto, erano presenti 856 battaglioni di 3 compagnie con 175 uomini ciascuna, più una compagnia mitraglieri per un totale di 1.844.000 uomini (di cui 63.300 ufficiali), inquadrati in 59 comandi di divisione, più un certo numero di brigate sciolte, più 4 divisioni di cavalleria86 .
Non è qui il caso di fare un'analisi di ciò che fu l'ultima guerra d'indipendenza nella realtà e nell'agiografia successiva. Basta ricordare che il contributo di sangue fu versato dai contadini,
83 SILVESTRI (1976) pag. 85. 84 ROCHAT-MASSOBRIO (1978) pag. 185. Questi Autori forniscono cifre differenti (571.000 al 1918) a quelle da noi riportate per i morti nella tabella a pag. 27, ma forniscono i dati di 600.000 prigionieri di guerra, un milione di feriti di cui 451.000 invalidi. Anche per i mobilitati vi è una leggera discrepanza con altri Autori. In tutte le guerre troveremo cifre contrastanti tra uno studio e l'altro. 85 Lapide commemorativa dell'89° rgt ftr al Forte dell'Annunziata di Ventimiglia. Per la classifica delle perdite nei reggimenti nella Prima Guerra Mondiale si ha: 1° e 2° rgt "Granatieri di Sardegna", 10° rgt ftr "Regina", 13° e 14° rgt ftr "Pinerolo", 19° e 20° rgt ftr "Brescia" 47° rgt ftr "Ferrara", 55° rgt ftr "Marche", 89° rgt ftr "Salerno" e 232° rgt ftr "Avellino", 85° rgt ftr "Verona" in CACCIA DOMINIONI (1968) pag. 83. Se ne deduce che i reggimenti più vecchi furono anche i più logorati, ma quelli creati appositamente durante il conflitto non furono da meno. 86 SILVESTRI (1984) pag. 116.
soprattutto del Sud, e che l'Esercito servì ad arricchire una piccolissima parte della Nazione attraverso sperperi voluti o no, materiale inutile o addirittura dannoso, uomini lasciati allo sbando igienico e morale.
Così Carlo Salsa87 descrive un nostro battaglione alla fine del 1915:
“(...) passano in silenzio, scollando a fatica i piedi dal fango, corteo di miseria, stanchezza, di patimento. Quasi tutti hanno piedi enormi gonfiati dal congelamento, avvolti in sacchetti da trincea o legati alle scarpe sventrate; e arrancano goffamente, come palmipedi (...) passano volti sgorbiati di rughe e ispidi di barbe incolte (...) e visi di adolescenti scavati dall'ambascia e dalla febbre: larghe spalle curvate come carene dalla fatica, e giubbe che sembrano vuote, buttate sui legni secchi di uno spauracchio campestre (...)”.
Tutti i libri apparsi poco alla volta al termine della Grande Guerra, anche quelli dei protagonisti principali, come il generale Capello88 che ritrae il 135° fanteria come “(...) una coda interminabile di gruppi di tre o quattro uomini che si trascinano penosamente, male in arnese, in disordine nella persona, col viso sparuto e sofferente (...)”, non riescono a nascondere la triste realtà di una guerra che la maggior parte subiva e che con atavica rassegnazione affrontava; sarà il fascismo, con la sua retorica, con la sua convenienza, a non permettere di valutare subito, con spirito critico l'esperienza di quegli anni, di tutti quei morti.
Solo dopo la Seconda Guerra Mondiale avranno libera circolazione, o la giusta pubblicità, scritti autobiografici che porranno nella luce più consona la morte di migliaia di uomini. Verremo così a conoscere che “(...) la vita di trincea, anche se dura, è un'inezia di fronte a un assalto. Il dramma della guerra è l'assalto. La morte è un avvenimento normale e si muore senza spavento. Ma la coscienza della morte, la certezza della morte inevitabile, rende tragiche le ore che la precedono (...) anche i contagi più temuti. Lo stesso colera che è? Niente. Lo avemmo fra la Prima e la Seconda Armata, con molti morti, e i soldati ridevano
87 SALSA (1995) pag. 35. 88 SILVESTRI (1976) pag. 100.
del colera. Che cosa è il colera di fronte al fuoco d'infilata di una mitragliatrice?”.
E' la testimonianza di un interventista come Emilio Lussu89, una voce al di sopra di ogni possibile sospetto di paura o vigliaccheria, che racconta nel suo romanzo autobiografico (da cui è stato tratto il film Uomini contro ) anche di ammutinamenti da parte dei soldati e di fronda da parte di ufficiali.
Soldati. Bosco di Courton, luglio 1918
Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie.
(Giuseppe Ungaretti, da L'allegria )
89 LUSSU (1970) pag. 132.
Elenco caduti e dispersi della Prima Guerra Mondiale dedotto dall'Albo d'Oro, volume IX Liguria, da un elenco manoscritto risalente al 1926 e dalla lapide posta nei locali delle attuali Scuole (ex Municipio):
1. AFFRANCHINO Giuseppe di G.B. e Bianca Persano, nato il 19 marzo 1886 a Isola del Cantone, soldato del 73° rgt ftr, brigata "Lombardia", morto per ferite in combattimento sul Sabotino il 29 gennaio 1916. 2. ARGENTA Giacomo fu Antonio e Carolina Argenta, nato il 10 giugno 1885 a Isola del Cantone, soldato del 161° rgt ftr, brigata "Ivrea", morto per malattia dipendente da causa di guerra a Olmütz (Austria) l'8 marzo 1917. 3. BALBI Bartolomeo di Michele e Rosa Seghezzo, nato il 20 febbraio 1883 a
Isola del Cantone, soldato del 128° rgt ftr, brigata "Firenze", morto in
Germania per malattia dipendente da cause di guerra il 23 gennaio 1918. 4. BREGATA Antonio fu Angelo e Doané Maria, nato il 23 marzo 1894 a
Isola del Cantone, soldato del 5° reggimento genio, compagnia motoristi, deceduto per ferite riportate in combattimento in un ospedaletto da campo il 9 settembre 1917. 5. BUGATTO Luigi di Giovanni e Maria Bisio, nato il 8 giugno 1892 a Isola del Cantone, soldato del 408° rgt ftr, 4a compagnia mitraglieri 907 Fiat, deceduto a Ingolstadt (Austria) per malattia dipendente da causa di guerra il 18 gennaio 1918. 6. CAMPOSARAGNA Giuseppe fu Domenico e Luigia Zuccarino, nato a
Isola del Cantone il 27 aprile 1890, cap. maggiore del 90° rgt ftr, brigata "Salerno", 11a comp., morto per ferite riportate in combattimento sul
Monte Mrzli il 22 ottobre 1915. 7. CARBONE Arnaldo di Raffaele e Rosaria Guglielmi, nato a Roma il 6 luglio 1894, caporale del 158° rgt ftr, brigata "Liguria", 7a comp., caduto in combattimento il 25 ottobre 1915. 8. CORNERO Santino di Cipriano e Carolina Desirello, nato il 6 novembre 1894 a Isola del Cantone, caporale del 22° rgt ftr, brigata "Cremona", 9a comp., caduto in combattimento sul Monte Debeli il 29 agosto 1916. 9. DE LORENZI Antonio di Lorenzo e Elena Assale, nato il 22 luglio 1899 a
Isola del Cantone, soldato del 12° rgt bersaglieri, XXXVI btg, 7a comp., disperso sull'Altopiano di Asiago il 4 dicembre 1917. 10. DE LORENZI Emanuele fu Giuseppe e Maria Ratto, nato il 31 marzo 1895 a Isola del Cantone, soldato del 152° rgt ftr, brigata "Sassari", 5a comp., morto per malattia dipendente da causa di guerra nella 22a sezione sanità il 27 luglio 1915.
11. DE LORENZI Pietro fu Giuseppe e Maria Ratto, nato il 31 maggio 1891 a
Isola del Cantone, soldato del 1° rgt alpini, disperso in prigionia in una data imprecisata (gennaio 1918?). 12. DENEGRI Pietro fu Luigi e Geromina Simonotto, nato il 6 novembre 1886 a Isola del Cantone, soldato del 4° rgt alpini, btg "Aosta", disperso in combattimento sul Monte Pasubio il 12 ottobre 1916. 13. DESIRELLO Agostino fu Vincenzo e Teresa Bottaro, nato il 28 dicembre 1894 a Isola del Cantone, soldato del 21° rgt ftr, brigata "Cremona", 11a compagnia, deceduto per ferite da combattimento nell' ospedaletto da campo n° 67 il 5 gennaio 1916. 14. DESIRELLO Domenico di Francesco e Maddalena Bagnasco, nato il 18 (o 28) giugno 1893 a Isola del Cantone, soldato del 93° rgt ftr, brigata "Messina", 14a comp., caduto in combattimento a Quota 280 sul Veliki
Hrib il 28 agosto 1917. 15. DESIRELLO Francesco di Pasquale e Margherita Desirello, nato il 15 marzo 1895 a Isola del Cantone, soldato del 45° rgt ftr, brigata "Reggio", caduto sul Monte Col di Lana per ferite riportate in combattimento il 15 giugno 1915. 16. FERRETTI Giovanni di Giacomo ed Emilia Castellano, nato il 21 settembre 1894 a Roccaforte Ligure, soldato del 74° rgt ftr, brigata "Lombardia", caduto in combattimento il 30 novembre 1915. 17. FERRETTO Giuseppe di G.B. e Carlotta Picollo, nato il 24 gennaio 1894 a
Isola del Cantone, caporal mag. della 46a sez. sussistenza, morto per malattia dipendente da cause di guerra nell'ospedaletto da campo n° 119 il 6 novembre 1918. 18. FORTIERI Erminio di Nicola e Gineconda Luongo, nato il 18 settembre 1893 a Cosenza, caporale del 25° rgt ftr, brigata "Bergamo", 5a comp., morto per ferite da combattimento nell'ospedaletto austriaco n° 3/15 il 18 maggio 1916. 19. GUGLIELMINO Luigi di Angelo e Rosa Persano, nato il 16-2-1898 a Isola del Cantone, soldato del 145° rgt ftr, brigata "Catania", 207a comp. mitrag., caduto sul M. Pasubio per ferite riportate in combattimento il 21-8-1918. 20. GUIDO Giacomo di Giuseppe e Maria Bertuccio, nato il 2 maggio 1883 a
Isola del Cantone, soldato dell'89° rgt ftr, brigata "Salerno", disperso sul
Monte Carso in combattimento il 24 maggio 1917. 21. LEIDI Mariano fu Giovanni e Prassede Ponte, nato il 15 marzo 1894 a Isola del Cantone, caporale del 19° reggimento "Cavalleggeri Guide", 2a sezione mitragliatrici, morto per malattia dipendente da cause di guerra nell'ospedaletto da campo n. 32 il 21 ottobre 1917.