Mensile dell'Associazione Trentini nel Mondo del mese di gennaio 2021

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MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO onlus ADERENTE ALLA F.U.S.I.E

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue

anno 64°

Il Circolo trentino di Bento Gonçalves (Brasile) il 6 gennaio ha organizzato «La notte dei Re Magi» (articolo alle pagine 20-21).

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CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo - onlus

Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Germania, Messico, Paraguay, Stati Uniti e Uruguay Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia

Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit

Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong Tasmania, Townsville

Germania - 6 circoli - 3 delegazioni Colonia, Dortmund, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino, Monaco, Norimberga

Belgio - 4 circoli - 2 delegazioni Centre du Borinage,Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo, Bruxelles Bolivia - 1 circolo La Paz Bosnia - 4 circoli Banja Luka, Sarajevo, Stivor, Tuzla

Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia - 1 circolo Bogotá Danimarca - 1 circolo Copenaghen Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi

Gran Bretagna - 2 circolo Londra, Trentini UK-Irlanda Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste Lussemburgo - 1 circolo Lussemburgo

Brasile - 61 circoli Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, São Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè

Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti) Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca Paraguay - 10 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù Peru - 1 circolo Lima Portogallo - 1 circolo Portogallo Romania - 1 circolo Romania Serbia - 1 circolo Indija Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Seattle, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Seattle, Southern California, Washington, Wyoming Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town Svizzera - 6 circoli - 1 delegazione Amriswil, Basilea, Ticino, Winterthur, Zofingen Sciaffusa Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela - 1 circolo Caracas


editoriale IN QUESTO NUMERO Pagine 2-5 AGENDA Pagine 6-8 IN RICORDO FERRUCCIO PISONI Pagine 9-11 GENTE E FATTI Pagine 12-17 ATTUALITÀ Pagina 18 TRENTINO HISTORY Pagina 19 60 ANNI D'EUROPA Pagine 20-25 CIRCOLI Pagine 26-27 EDITORIA Pagina 28 DAL TRENTINO

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO O.n.l.u.s.

Presidente Direttore Alberto Tafner Francesco Bocchetti TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E

Direzione, amministrazione e redazione Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale G. Bacca, C. Barbacovi, B. Cesconi, C. Ciola, M. Dallapè, A. Degaudenz, M. Fia, B. Fronza, L. Imperadori, H. La Nave, E. Lenzi, E. Lorenzini, A. Maistri, G. Michelon, P. Rizzolli, V. Rodaro, P. Rossi, M. Setti, P. Svaldi, A. Tafner, R. Tommasi, V. Triches, G. Zorzi Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini - G. Degasperi F. Bocchetti - M. Grazzi Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN) Per ricevere il giornale: Dal 2020 il giornale dell’Associazione cambia il rapporto con i propri lettori: non più solo abbonati ma soci della Trentini nel mondo. A pagina 29 il modulo per la richiesta di adesione in qualità di socio. N. 1 - 2021 - Stampato il 26 GENNAIO 2021 Le affermazioni e le opinioni espresse negli articoli firmati rispecchiano le posizioni degli autori.

UNA RIFLESSIONE SUGGERITA DA UN'AFFERMAZIONE DI ALBERT EINSTEIN

È tempo di trasformare la speranza in concretezza

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l passaggio da un anno all’altro, come di consuetudine, porta con sé un carico di speranza che induce le persone a mettere da parte le cose più brutte avvenute nel recente passato e le spinge a cooperare per migliorare il nostro futuro. Che questo sia un periodo di grande crisi globale è evidente, così come non c’è dubbio che per uscirne sia indispensabile la collaborazione di tutto il mondo per superare una crisi che non è sbagliato definire epocale. E allora è proprio in questa direzione che è necessario coltivare la speranza e trasformarla in concretezza per poter uscire al più presto da questa gravissima crisi globale. Perché, come abbiamo già constato in altre drammatiche catastrofi naturali o provocate dall’uomo avvenute nel passato, c’è sempre la possibilità di uscirne, ricominciare e diventare migliori. Lo afferma anche Albert Einstein quando scrive che «la crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte oscura. È nella crisi che sorge l’inventiva, la scoperta e le grandi strategie». Oggi che il mondo intero sta passando attraverso una indiscutibile crisi sanitaria, economica e sociale il pensiero di Einstein sembra più attuale che mai e potrebbe venir adattato alle esigenze odierne per avviare una necessaria opera di ricostruzione, sia morale che civile, dell’intera umanità. Il fatto è che la chiave interpretativa del pensiero Einsteniano passa attraverso un minuscolo pronome come «chi». Il padre della teoria della relatività completa infatti il proprio pensiero affermando che «chi supera la

È un impegno che in questo periodo di grande crisi sanitaria, economica e sociale chiama in causa la volontà e la capacità di ogni singola persona dal momento che oggi non si riesce ad intravvedere un leader capace di affrontare gli enormi problemi presenti sulla scena mondiale e in grado di guidare un’azione unitaria capace di risolverli

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crisi supera se stesso senza essere superato». Ed è proprio sul termine «chi» che si gioca l’intera partita perché questa parolina deve identificare una o più persone, con tanto di nome e cognome, che siano in grado di elaborare gli strumenti necessari per rimettere in piedi gli strumenti indispensabili per rilanciare i fondamentali presupposti sui quali si regge la nostra civiltà. Il fatto è che oggi non si riesce ad intravvedere un leader capace di affrontare gli enormi problemi presenti sulla scena mondiale e in grado di guidare un’azione unitaria capace di risolverli a

vantaggio di tutti. D’altra parte, è sempre Einstein che lo afferma, «la vera crisi, è la crisi dell’incompetenza. L’inconveniente delle persone e delle nazioni è la pigrizia nel cercare soluzioni e vie d’uscita». C’è da dire però che molto può dipendere anche da ognuno di noi, dalla volontà e dalla capacità che ogni singola persona ha dentro di sé di trasformare la speranza in concretezza. Magari tenendo conto delle parole di Sant’Agostino quando dice che «la speranza ha due bellissimi figli: lo sdegno per la realtà delle cose ed il coraggio per cambiarle». Alberto Tafner

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Ventiquattro storie in 24 giorni, l'Avvento della Trentini nel mondo

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stato un Avvento fatto di storie. Tante storie. Sono stati i racconti dalla «Macchina racconta storie» ad accompagnare il cammino di avvicinamento al Natale della Trentini nel Mondo. Un calendario d'Avvento davvero speciale, sul web, che ha voluto giorno dopo giorno regalare e rendere raggungibili le storie e le emozioni raccolte nel blog “dal Trentino al Mondo”. Un calendario che ogni giorno ha fatto capolino sulle pagine Facebook e Instagram dell'Associazione Trentini nel Mondo: all'inizio sulle finestrelle di ogni singolo giorno comparivano immagini natalizie, che via via sono state sostituite da francobolli. Ognuno voleva rappresentare il paese e l'epoca in cui la storia protagonista della giornata si svolgeva. E così grazie

all'idea del gruppo di volontari che ha realizzato il progetto della «Macchina racconta Storie» il mese di dicembre ha idealmente offerto la possibilità di girare il mondo, affrontando in tempi e modi diversi un viaggio carico di speranze e di paure.

Ventiquattro racconti in ventiquattro giorni che hanno portato in Brasile, Australia, Stati Uniti, Canada, Argentina, Venezuela e Uruguay, Tasmania oltre che in Belgio, Olanda, Germania, Bosnia e Svizzera. Le storie sono ancora tutte a disposizione. Si

trovano sul blog «daltrentinoalmondo.wordpress.com» Storie di migrazioni da leggere e da diffondere. Ma anche storie ancora da scrivere: il progetto è infatti aperto a tutte le storie di chiunque abbia un ricordo o un racconto da condividere.

un esempio delle storie raccontate durante l'avvento

Rinato a Norimberga

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uando la fabbrica, dove ho lavorato per venticinque anni, chiuse nel 2011, non ero più giovanissimo e per me sembrava finita. Improvvisamente ero troppo vecchio e la mia qualifica di tecnico specializzato non sembrava valere più nulla. I corsi di riqualifica professionale sembravano vicoli ciechi: mi portarono, in due anni di disoccupazione, a perdere ogni speranza. Sembrava che la mia sorte professionale fosse ormai segnata, finché un amico non mi disse che, vicino a Norimberga, cercavano operai esattamente come me. «Ho 55 anni, non mi prenderanno mai», dicevo. Ma, con mia grande sorpresa, vidi che nel modulo di presentazione non era richiesta l’età: solo la qualifica e le mansioni svolte. Avevo studiato un po’ di tedesco da giovane, ma non ricorda-

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vo quasi nulla. Questo però non mi faceva paura, la paura che avevo era quella di investire nuovamente energie in un tentativo fallimentare, che avrebbe potuto assottigliare ancora le mie finanze, già magre. Ho fatto il colloquio in italiano a cui è seguita una prova pratica. Mi hanno preso e mi sono sorpreso di come, già da subito, fosse tutto scritto nero su bianco: ore di lavoro, salario, ferie, permessi, mansioni. Dopo sei mesi mia moglie mi ha raggiunto con il nostro figlio più piccolo, e ora viviamo in Germania, frequento un corso di tedesco organizzato direttamente dall’azienda e mi sento rinato. Dopo due anni di disoccupazione e un’inaspettata assunzione, a 55 anni, presso un’azienda di Norimberga, per tre anni ho lavorato

nella nuova fabbrica. Fino a quando non ho potuto mettere da parte abbastanza soldi per essere totalmente autonomo, l’azienda mi ha fornito l’alloggio. Oggi sono capo squadra. Tre anni fa mi sentivo finito, senza prospettive e inutile. Era come se mi avessero tagliato le gambe, perché, nonostante le mie competenze, l’esperienza e gli sforzi, nessuno mi dava fiducia, additando la mia età. A Norimberga sono rinato. Non è stata una passeggiata, non solo per la lingua: a Rovereto ho lasciato 55 anni della mia vita. Ma qui mi hanno dimostrato che un uomo della mia età può ancora guadagnarsi il pane e riappropriarsi della sua dignità.


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L'Associazione ha firmato il protocollo di fattibilità del nuovo «Museo Nazionale dell'Emigrazione»

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A s so c ia z ione Trentini nel Mondo è tra gli enti che hanno sottoscritto il protocollo di fattibilità del nuovo Museo Nazionale dell'Emigrazione italiana che nascerà a Genova nel corso del 2021, per raccogliere, ampliandola, l'eredità dell'ormai chiuso MEI di Roma. Una struttura che potrà essere elemento importante per la salvaguardia della memoria, collocata negli spazi della Commenda di Pré, edificio del XII secolo nel centro storico della città. “Per la trentini nel Mondo la conservazione e l'uso della memoria è sempre stato uno dei fattori principali – evidenzia il presidente Alberto Tafner – ed anche per questo quando è nata l'idea di ripristinare il Museo Nazionale dell'emigrazione abbiamo cercato subito di partecipare aderendo quantomeno al protocollo di fattibiltà.” La scelta di Genova, ha ragioni storiche importanti, è stata il primo porto di partenza per migliaia di italiani. “Si, Genova è stato il punto di imbarco per i migranti del nord

Italia, quindi anche dal Trentino. I trentini partivano da Genova o da Marsiglia. Ma praticamente Genova era il punto di partenza per tutta l'emigrazione italiana verso le Americhe.” Si tratterà di un museo ampiamente interattivo e multimediale sulla falsariga della sezione

Le immagini sono tratte dalla presentazione fatta a Mantova il 3 ottobre 2020 da Pierangelo Campodonico, segretario del Comitato di indirizzo del MEI, in occasione della «Giornata della migrazione 2020» organizzata dal'Associazione Mantovani nel mondo.

sull'emigrazione già esistente al Galata Museo del Mare, sempre a Genova. Il MEI sarà promosso assieme alla rete dei Musei Locali dell'emigrazione ed assieme costituiranno un punto di riferimento per la formazione civica dei giovani. Sarà un luogo importante per gli studenti per conoscere la nostra storia, per i cittadini italiani che potranno

trovare riferimenti sulle proprie origini, e per i turisti, che potranno osservare quello che è stato l'imprinting lasciato dagli italiani nel mondo. Con la firma su protocollo di intesa le parti si impegnano ad una collaborazione reciproca, finalizzata alla tutela, valorizzazione e divulgazione del patrimonio storico, documentario e iconografico dell'emigrazione italiana. A mettere in comune specifiche conoscenze e competenze attraverso le attività espositive, culturali, didattiche e formative, ma anche di ricerca. Di fatto un arricchimento per le singole realtà che aderiscono. “Se noi partecipiamo alla realizzazione del Museo Nazionale – sottolinea ancora il Presidente Tafner - ne facciamo parte e potremmo usufruire di spazi, materiali e documenti che lo stesso Museo vorrà e potrà mettere a nostra disposizione per esposizioni e momenti dedicati al ricordo di quel preciso momento storico. Ricordo che deve però guardare al futuro, alla nuova emigrazione, ai nostri giovani e ai nostri lavoratori che oggi hanno, purtroppo, ricominciato a guardare al di fuori della nostra terra per cercare opportunità".

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Suggestivi collegamenti da per la puntata natalizia di « È 4

stato un incontro sentito, partecipato. Seppur virtuale. C'era probabilmente la voglia di ritrovarsi, di vedersi almeno attraverso uno schermo del pc e del cellulare per i tradizionali e gli immancabili auguri di Natale e di buon anno. Perché di un anno migliore rispetto a quello passato se ne sente il bisogno, e l'augurio non può mancare. Ed allora, in attesa di potersi nuovamente incontrare, la puntata natalizia sul web di “Dal Trentino con affetto” di domenica 20 dicembre, è diventata un'occasione imperdibile. Sono stati più di 90 i collegamenti contati durante l'ora di diretta in cui si è visto un Trentino che non ha potuto festeggiare come tradizione vuole, che ha dovuto rinunciare agli eventi di maggior richiamo, ma si è comunque “vestito a festa”. Ogni angolo, paese e via ha cercato di dare il meglio, pur rispettando le norme e i limiti imposti, trovando spesso delle alternative davvero adatte

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allo spirito del Natale. Una diretta speciale, che ha toccato più ambiti del Trentino. Lo staff al completo dell'Associazione ha “occupato” idealmente l'intera provincia, raggiungendo luoghi significativi per ognuno: qualcuno ha mostrato dove vive, altri hanno raggiunto i paesi di origine della famiglia. La diretta è iniziata con Francesco Bocchetti, direttore della Trentini nel mondo, in collegamento da Marcena di Rumo che

ha incontrato per un saluto Giorgia Fanti, assessore al turismo, cultura e giovani e Sonia Fredigoni, consigliera comunale ed ex emigrata in Svizzera. Ogni anno è una frazione diversa del Comune di Rumo al centro degli eventi e dei festeggiamenti del Natale: nel 2020 era il turno di Marcena, che ospitava il Calendario dell'Avvento e i presepi realizzati dalle varie frazioni del Comune. Giada Degasperi, circondata

dalla neve, ha raccontato invece il Monte Bondone, la montagna di Trento e dei trentini, normalmente durante il periodo natalizio meta di sciatori pronti ad affrontare le discese da Cima Palon. Quest'anno, con gli impianti fermi, decisamente più a misura di famiglie e dedicata agli sciatori “nordici” sulla piana delle Viote. Giada era collegata da Vason, a 1.650 metri, e si trovava davanti alla caratteristica chiesetta con la facciata triangolare, costruita tra il 1963 e il 1966 e dedicata agli sciatori scomparsi in montagna. Come ha fatto vedere Giada, la parete di fondo della chiesetta è quasi interamente vetrata e consente a chi si trova all'interno di ammirare il maestoso paesaggio del gruppo delle Dolomiti di Brenta. Con Michela Grazzi e il sindaco di Bleggio Superiore, Flavio Riccadonna, si è andati a scoprire il Borgo di Rango. Un paesino che rientra tra i «Borghi più belli d'Italia» e che negli ultimi anni a Natale ha


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a diverse località «Dal Trentino con affetto» conosciuto un'improvvisa notorietà perché ospita un Mercatino di Natale particolarmente affascinante. Addobbato a dovere, ma privo del Mercatino, il Borgo ha rivissuto quest'anno un Natale d'altri tempi, con pochi turisti e molta tranquillità. Maurizio Tomasi, accompagnato da Daniela Casagrande, vicesindaca, ci ha portato nella Piazza del Municipio di Pergine, la terza città del Trentino. L'albero al centro della Piazza, come avviene da alcuni anni, è stato donato da una famiglia residente nel Comune. Senza mercatino e con iniziative ridotte, anche Pergine ha voluto comunque dare un segno organizzando un “Natale di luce”: sui palazzi storici alcune proiezioni raccontano la storia dei minatori partiti da Pergine. Dalla terza alla quarta città della provincia per numero di abitanti, il passo è breve: Sabina Corradini in collegamento da Arco ha mostrato piazza III Novembre.

Anche qui, orfana di un importante mercatino, la comunità si è ingegnata portando in piazza oltre al grande albero “istituzionale” anche degli abeti rossi addobbati con fantasia, utilizzando materiale di riciclo, dai ragazzi delle scuole di tutto il comprensorio dell'Alto Garda e Ledro. Una finestra decisamente diversa l'ha poi aperta Roberto Paolazzi, che si è collega da Resistencia (Chaco - Argentina), raccontando di un Natale festeggiato soprattutto nelle ore notturne: le uniche tanto fresche da permettere di stare all'aperto. Uno spaccato decisamente insolito che ha di fatto permesso di abbracciare idealmente il “Natale di ognuno”, chi sotto la neve, chi al caldo. Rosanna Barchiesi si è collegata da casa, dovendo curare, con la solita magistrale attenzione, la regia del collegamento. Ma ha avuto anche modo di preparare i biscotti di Natale per tutti, raccontandone la tradizione e lasciando la ricetta.

Il presidente della Trentini nel mondo, Alberto Tafner, ha portato il suo saluto “ai fratelli” che stavano seguendo la diretta da tutto il mondo. «È un Natale anomalo che ci fa capire quanto sia importate stare assieme e "collegati" . Non è possibile farlo fisicamente per ora. Ma c'è tanta voglia di ritrovare quei momenti» ha affermato Tafner. Un augurio è venuto anche da Ilaria Turco che, collegata dall'auto mentre rientrava in Trentino dal Veneto dove era stata in visita ai genitori, ha inoltre annunciato il suo ritorno in ufficio con il nuovo anno al termine del periodo di maternità.

Per la conclusione della diretta il collegamento è tornato a Pergine, nella chiesetta di San Rocco, dove Maurizio ha salutato con un augurio in musica (che è stato dedicato a Ferruccio Pisoni, past president della Trentini nel mondo, scomparso pochi giorni prima), suonando alla chitarra «Stille Nacht».

Poi c'è stato spazio per i saluti e gli auguri di chi aveva seguito la diretta, in un carosello di voci dai diversi accenti, che hanno offerto una chiara ed emozionante testimonianza di quanto sia grande la ricchezza umana della comunità dei «trentini nel mondo».

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in ricordo il messaggio di ringraziamento dei familiari di ferruccio pisoni

«Mi sono commossa per le parole ed il modo con cui lo hanno salutato»

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esidero ringraziare vivamente tutte le persone e i Circoli della Trentini nel Mondo che hanno ricordato con sincero affetto e nostalgia mio marito Ferruccio. Mi sono commossa per le parole ed il modo con cui lo hanno salutato. Le espressioni di cordoglio usate hanno messo in luce l'amore che lui ha sempre avuto per il mondo dell'immigrazione. Un grazie particolare ad Alberto, che ha saputo cogliere gli aspetti più salienti del suo carattere e del suo modo di lavorare sempre con assiduità, onestà e concretezza.

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Un grazie ad Aldo, suo amico e vicepresidente, con il quale ha viaggiato e visitato Circoli trentini in tutto il mondo, raccogliendo problemi e ascoltando tutte le persone che incontravano. Un pensiero e un grazie all'amico Maurizio che con discrezione è stato vicino a me e alla mia famiglia in questo momento difficile. Un ricordo va allo staff ed al direttore Francesco della Trentini nel Mondo, a cui Ferruccio era sinceramente affezionato. Luciana Pisoni e famiglia

IL RICORDO DI MAURIZIO PASSEROTTI, EX CONSOLE ONORARIO DI ROMANIA PER IL TRENTINO ALTO ADIGE

Ferruccio Pisoni, un vero leader «Ho incontrato la prima volta Ferruccio Pisoni a Roma, nel 2003, presso l’Accademia di Romania, dove avevo organizzato la presentazione del libro “Sulle ali di una rondine. Storie di emigrazione”, scritto dal prof. Marco Felicetti e dal prof. Renzo Francescotti. Il libro racconta una storica migrazione avvenuta nel 1852 da Predazzo verso la Transilvania, futura regione storica della Romania. Fu l’occasione per conoscere una persona appassionata, competente e auto-

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er ricordare una storica migrazione di 60 lavoratori della Val di Fiemme in Transilvania, il Comune di Predazzo decise di pubblicarne la storia, sulla base di una memoria storica compilata dal capo di quella spedizione (don Lorenzo Felicetti di Predazzo) e di una ricca documentazione, raccolta con la collaborazione delle famiglie coinvolte nella vicenda. Così, nel 2002, in occasione del 150° anni-

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versario, venne pubblicato il libro "Sulle Ali di una Rondine. Storie di Migrazioni": nella prima parte il prof. Marco Felicetti descrive la situazione socio-economica della Val di Fiemme, mentre nella seconda parte, il prof. Renzo Francescotti racconta il viaggio e il soggiorno in Transilvania. La presentazione del libro venne fatta con grande risalto a Predazzo, alla presenza di tutta la Giunta Comunale e di numerose

revole: una persona davvero per bene, al di là dei diversi schieramenti politici di appartenenza. In archivio possiedo alcune foto dell’evento. Se fossero di interesse potrei inviarle»: questo il testo del messaggio inviato alla Trentini nel mondo da Maurizio Passerotti, ex Console onorario della Romania per il Trentino Alto Adige -Südtirol, in occasione della scomparsa di Ferruccio Pisoni. In questo suo articolo ricorda quell'evento.

Autorità civili e religiose. In quella occasione conobbi il Presidente del Consiglio di Predazzo, Bruno Bosin e sua sorella Marisa, che aveva procurato al prof. Francescotti una copiosa documentazione legata a quella migrazione. Essendo stato da poco tempo insignito di una laurea Honoris Causa dall'Università di Oradea per l'informatizzazione della CEC (la Banca di Stato della Romania)

ed essendo impegnato in quella città della Transilvania in attività imprenditoriali e culturali, mi sentii in dovere di segnalare la vicenda all'Ambasciata di Romania in Italia, attraverso il suo Ministro Consigliere Gheorghe Miloşan, che aveva seguito da vicino il mio lavoro a Bucarest. L'Ambasciata di Romania a Roma si dimostrò molto interessata a questa vicenda, perché rappresentava un piccolo tassello della recente storia


in ricordo

Apprezzato per cultura, competenza e onestà intellettuale Profondamente addolorato per la scomparsa di Ferruccio Pisoni esprimo le mie più sentite condoglianze alla Famiglia e alla Trentini nel Mondo. Ho avuto la fortuna di conoscere l'on. Pisoni molto tempo addietro in ambito politico e poi negli ultimi anni come autorevole Presidente e poi Consigliere nella Trentini nel Mondo. Di Ferruccio ho sempre apprezzato la cultura, la competenza, la correttezza, l'affabilità ed una

Ferruccio Pisoni mentre presiede la prima seduta del consiglio di amministrazione eletto dall'assemblea del 2009: al tavolo con lui ci sono il direttore Rino Zandonai e il vice presidente uscente, Aldo Degaudenz. Alle sue spalle, lo staff di allora dell'Associazione: (da sinistra) Sabina Corradini, Rosanna Barchiesi, Francesco Bocchetti e Giada Degasperi

cristallina onestà intellettuale. Appassionato conoscitore del mondo dell'emigrazione si è costantemente speso nell'impegno di promuovere iniziative tese a far sì che la Trentini nel Mondo

risponda sempre più e meglio alle aspettative dei tanti emigranti trentini sparsi nei cinque continenti. Ora Ferruccio se ne è andato, troppo presto, lasciando un vuo-

to oltre che nella sua meravigliosa famiglia, nella nostra Trentini nel Mondo che perde un vero protagonista della sua storia! Che il Signore lo accolga nella sue braccia. Erminio Lorenzini

«Nel 2003, presso l’Accademia di Romania a Roma, dove avevo organizzato la presentazione del libro “Sulle ali di una rondine. Storie di emigrazione” ho incontrato la prima volta Ferruccio Pisoni , davvero Onorevole, non solo di forma! Persona appassionata, autorevole e competente, di larghe vedute, capace di sostenere con slancio i propri ideali ma sempre rispettoso delle posizioni altrui» della Romania, dove la comunità italiana, assieme ad altre 17 minoranze nazionali (Ungheresi, Tedeschi, Ucraini, Rom, Russi, Turchi, Tartari, Serbi, Slovacchi, Bulgari, Croati, Greci, Ebrei, Cechi, Polacchi, Albanesi, Armeni), aveva contribuito in maniera decisiva alla nascita dello stato moderno. Al punto che la Costituzione romena prevede per ognuna di queste minoranze etniche la rappresentanza di diritto di un deputato nel Parlamento, indipendentemente dalla consistenza numerica della comunità di riferimento (quella italiana è di poco superiore alle 3 mila unità). Unica eccezione, la minoranza

ungherese, che ha deciso di costituirsi come forza polita nazionale (UDMR) e che possiede 27 deputati, forte di quasi il 7% dei cittadini romeni. L'Ambasciata di Romania in Italia organizzò la presentazione del libro a Roma presso la prestigiosa Accademia di Romania di Valle Giulia, il 22 marzo 2003. Gli onori

di casa furono fatti dal Direttore dell'Accademia, il prof. Dan Pineta, che diede il benvenuto all'on. Ferruccio Pisoni, allora Presidente della "Trentini nel Mondo", all'autore del libro, il prof. Renzo Francescotti e al Presidente del Consiglio Comunale di Predazzo Bruno Bosin, promotore della pubblicazione della storia. In sala ad ascoltare i vari relatori c'erano molti esponenti della cultura romena che risiedevano in Italia e che manifestarono l'apprezzamento per l'iniziativa. All'evento era intervenuto anche il nuovo Ambasciatore d'Italia in Romania, S.E. Stefano Ronca, che era accompagnato dalla moglie. Ol-

tre al sottoscritto erano inoltre presenti la signora Marisa Bosin, ricercatrice, Renzo Franceschini, imprenditore e Direttore della Scuola di Formazione Tridentum e in rappresentanza della Giunta del Comune di Predazzo, il Vice Sindaco Silvano Longo. Fu questa la prima volta che ebbi il piacere di conoscere una brava persona: Ferruccio Pisoni, davvero Onorevole, non solo di forma! Persona appassionata, autorevole e competente, di larghe vedute, capace di sostenere con slancio i propri ideali ma sempre rispettoso delle posizioni altrui: un vero leader! Maurizio Passerotti

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in ricordo IL RICORDO DI ENRICO DEFRANCESCO A NOME DEL CIRCOLO TRENTINO DI DORTMUND (GERMANIA)

Quelle tre domande che mi ha fatto

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a notizia della morte, per noi imprevista e improvvisa, di Ferruccio Pisoni lascia in tutti noi, soci e amici del Circolo Trentino di Dortmund (Germania), una profonda tristezza. Tutti noi abbiamo conosciuto Ferruccio, e lo abbiamo stimato e amato in tutti questi anni in cui egli è stato Presidente e poi sostenitore e consigliere della Trentini nel mondo. Di lui ci resta il ricordo di tante opere pensate e realizzate per l’Associazione e valide ancora oggi in tutto il mondo e il ricordo dei suoi insegnamenti e delle sue visioni. Lo ricordiamo non solo come politico a livello nazionale ed europeo, ma anche come uomo amante della sua terra e dei suoi abitanti, una persona con emozioni vivaci e con una forza di convinzione propria di chi sa che la vita è soprattutto servizio, ascolto e partecipazione umana, sociale e culturale. Non si è mai presentato con l’atteggiamento di uno che fa e dice solo per godersi l’applauso e gli ossequi delle platee dei suoi ascoltatori. Si intravedeva spesso in lui la disposizione e la vocazione a comportarsi da pedagogo e da psicologo. Il tutto però avvolto da una sensibilità a volte veemente e passionale a volte pacata e convincente. Ferruccio non è stato solo attivo nella vita politica italiana ed europea ma anche per molti anni Presidente della Trentini nel mondo e poi sempre profondamente legato ad essa. Ricordo ancora oggi il colloquio che ho avuto anni fa con lui in occasione di un convegno dei circoli trentini dell’Europa. Ero rientrato da pochi anni di nuovo nell’Associazione come socio attivo e lui mi pose tre domande: perché ero entrato nella Trentini, cosa mi aspettavo da essa e cosa voleva dire per me

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Lo ricordiamo non solo come politico a livello nazionale ed europeo, ma anche come uomo amante della sua terra e dei suoi abitanti, una persona con emozioni vivaci e con una forza di convinzione propria di chi sa che la vita è soprattutto servizio, ascolto e partecipazione umana, sociale, culturale essere trentino. Domande semplici, ma difficile da rispondere senza cadere in sentimentalismi anacronistici o in un vuoto nazionalismo regionale. Esposi il mio parere in merito e i motivi di questa decisione. Il suo commento come risposta alle mie osservazioni si può riassumere così. L’Associazione non deve essere fautrice di una visione e di un’ottica ridotta e chiusa entro i con-

fini politici, culturali, storici del Trentino, ma aperta, rispettosa degli altri, con contenuti di ampio respiro e pluriculturali. La Trentini è operante in tutto il mondo e ciò è il biglietto da visita con cui essa si presenta nella società. In poche parole già allora lui non accettava la posizione di una certa cultura politica moderna, di un ”Trentino first, Trentini first”. Ogni stato e regione ha una propria personalità, un proprio

viso e una propria ricchezza. Mi portava l’esempio di un mosaico come specchio di uno stato. Un mosaico è bello, ben riuscito ed attraente, è arte se ogni singolo tassello è bello, efficace e si inserisce in modo armonioso nel contesto e nel tema del mosaico stesso. Così deve essere anche la funzione di noi Trentini e delle nostre associazioni. La reciproca solidarietà, il rispetto dei valori altrui, l’autenticità e la genuinità dei propri valori sono state le basi e le motivazioni del suo impegno per gli emigrati. Il pensiero di tutti noi Trentini nel mondo va in questi giorni alla famiglia di Ferruccio, a sua moglie e ai suoi familiari, Vi siamo vicini e soffriamo con voi. Quando andate al cimitero, portate a Ferruccio il saluto di tutti i Trentini della Germania. Ti ricordiamo con simpatia e con un “grazie” di cuore. Termino con le parole di una nota canzone: “Dio del cielo. ….. su nel paradiso lascialo andare per le tue montagne.” Per il Circolo Trentino di Dortmund/Germania Enrico Defrancesco


gente e fatti IL 2020 SE N'È ANDATO CON UN CARICO MOLTO PESANTE DI DOLORE, DI SOFFERENZE, DI ANSIE

Addio ad un «annus horribilis» I l 2020 se n’è andato con un carico di dolore, di sofferenze, di ansie molto pesante. Tante persone hanno sofferto il lutto per la scomparsa di persone care, parenti, amici, persone che hanno avuto un significato importante per la loro vita, in famiglia, nel lavoro, nel gruppo, nell’associazione. In diverse zone del Paese è scomparsa una generazione di anziani, morti di coronavirus senza la carezza di una mano familiare ad accompagnarli nel momento drammatico del trapasso. Il coronavirus oltre alle migliaia di morti in Italia, oltre mille in Trentino da inizio pandemia, ha prodotto fratture gravi nel tessuto sociale e produttivo del nostro Paese, crollo delle produzioni, chiusure di aziende, di negozi, perdita pesante di posti di lavoro; in sintesi, povertà per tante persone e per tanti nuclei familiari, aggravamento delle diseguaglianze. Che dire della politica? Ha cercato di far fronte con generosità a un evento tanto imprevedibile quanto devastante. Ma quante negligenze, quanta superficialità, quanti errori, a livello na-

Il coronavirus oltre a migliaia di morti in Italia (oltre mille in Trentino) ha prodotto fratture gravi nel tessuto sociale e produttivo del Paese, crollo delle produzioni, chiusure di aziende, di negozi, perdita pesante di posti di lavoro; in sintesi, povertà per tante persone e tanti nuclei familiari, aggravamento delle diseguaglianze

zionale e locale, in particolare nell’aver gravemente ridimensionato, nel corso degli anni la sanità territoriale, le politiche per la prevenzione e nell’aver, si può dire, dimenticato o non aggiornato i piani per le emergenze pandemiche! Il confronto politico, lungi dal praticare iniziative per una solidarietà nazionale in grado di accompagnare il Paese con più efficacia lungo una crisi di cui non si vede la fine, si è perso e si sta perdendo in dispute senza fine fra ‘egosauri’. Per dirla con Pier Aldo Rovatti, l’idea di una sintesi dialettica è diventata obsoleta, qualcosa di astratto, mentre il cosiddetto concreto viaggia per conto suo a forza di affermazioni autoritarie. Lo spettacolo offertoci da al-

cuni uomini e donne politici, di opposizione e di maggioranza, è a dir poco inquietante e ci dà la cifra di quanto sia diffuso nella prassi politica di questo Paese il disinteresse per il bene comune. Oggi, purtroppo, ancora nessun tipo di segnale ci dice, sono sempre le parole di Rovatti, dove sia finito il futuro o come possa rinascere. L’omicidio di Agitu, la nostra pastora etiope, rappresenta lo sfregio finale di questo “annus horribilis”. La morte di questa donna intelligente, preparata, resistente, impreziosita da una bellezza, la bellezza etiope, che ispirava stupore e rispetto, ancora una volta marca con il sangue una violenza contro le donne che sembra non avere mai fine. È ora di dire basta! Basta anche alla retorica delle celebrazioni,

pur doverose e necessarie, che, una volta terminate, rischiano di seppellire la memoria di quanto successo. Il lavoro da fare è immenso, a cominciare dalla parità nei luoghi di lavoro, nelle professioni, nella politica, nella famiglia e nei rapporti di coppia. Ma in particolare nel rispetto della dignità, dell’ unicità e dell’indipendenza di ogni donna. È quanto Agitu ha praticato con coraggio, forza, determinazione ed eleganza, fino alla fine. Continuare a far vivere i suoi sogni, accrescere pratiche di agricoltura sostenibile, promuovere iniziative di valorizzazione e promozione non invasiva di territori marginali è quanto Agitu, ne sono sicuro, si aspetta da noi, donne e uomini di questo territorio. Vittorino Rodaro

Anche la Trentini nel mondo ha ricordato Agitu portando avanti la sua passione e la sua sfida: vivere in armonia con la natura e recupe-

Foto tratta dal sito www.lacaprafelice.org

Qui di seguito riportiamo il testo della trasmissione radiofonica «Trentino nel mondo», andata in onda il 30 gennaio, il giorno dopo il tragico assassinio di Agitu Ideo Gudeta. Anche la Trentini nel mondo esprime sgomento e cordoglio per la tragica morte di Agitu Ideo Gudeta, rifugiata etiope di 42 anni, uccisa nella casa dove abitava a Frassilongo in Val dei Mocheni. Fuggita dal suo paese a seguito delle minacce ricevute per il suo impegno nel denunciare l’accaparramento di terre operato da alcune multinazionali, arrivata in Trentino si era insediata in Val dei Mocheni dove stava

rare dall’estinzione la capra Mochena. Dopo aver trasformato in pascolo per il suo gregge di capre un terreno di 11 ettari in abbandono, ha dato vita all’azienda agricola “La capra felice”, specializzata nella produzione di formaggi caprini, che metteva in vendita nelle fiere cittadine e in due negozi recentemente aperti a Trento e a Bolzano. Per la Trentini nel mondo la storia umana e professionale di Agitu Ideo Gudeta bene rappresenta la figura del migrante che mette a disposizione le sue competenze e passioni per creare nuove prospettive per sé e per gli altri nel paese di accoglienza, nel segno della condivisione e dell’incontro fra i popoli.

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gente e fatti

Spettatori in tutto il mondo per l'agricoltura di montagna «Buonagricoltura» nasce nel 2014 grazie al sodalizio professionale e culturale fra il giornalista Walter Nicoletti, il cineoperatore e regista Paolo Holneider e l’editore di «Trentino TV» Graziano Angeli. L’obiettivo era ed è quello di dare voce all’impegno dei conta-

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dini di montagna per produzioni salubri e di qualità in un ambiente altrettanto sicuro e sostenibile. La narrazione si articola pertanto sulle storie dei contadini, sulle loro scelte di vita, sulla visione del mondo che emerge da un rapporto onesto con la terra, senza i filtri del conformismo, del profitto

o della chimica. Ecco allora che l’agricoltura diventa un progetto di territorio che fa del contadino di montagna il vero custode delle Alpi e dove l’attività primaria riveste un ruolo di primo piano nella conservazione della biodiversità, nella costruzione della bellezza del pa-

Le puntate sono visibili su un canale YouTube Co-produzione: Relè Cooperativa Sociale - Walter Nicoletti - Trentino Tv A cura di Walter Nicoletti - giornalista Coordinamento e regia: Paolo Holneider Collaborano alla produzione: Alessia Cattarozzi e Lisa Esposito Operatore drone certificato per riprese aeree: Gianluca Primon Edizioni realizzate: sette da 24 puntate ciascuna dal 2014 al 2020 per un totale di 168 puntate prodotte. L’ottava edizione ripartirà nel giugno 2021. In onda su Trentino Tv, Alto Adige Tv e 100 emittenti televi-

sive locali in tutte le regioni d’Italia. Sul canale Youtube (10.700 iscritti) sono presenti numerosi video dal 2014 ad oggi Il video che ha raggiunto più visualizzazioni: VALLE DEL CHIESE: ROMANTERRA, LA MALGA DELLE DONNE oltre 187.000 visualizzazioni Sui social la trasmissione è presente su Facebook @buonagricoltura con oltre 4.700 MI PIACE e su Instagram con 550 Follower

https://www.youtube.com/channel/UCoIDfwkvbx3xNIvNAsMXh7A 1 - 2021


gente e fatti «Buonagricoltura» è una trasmissione televisiva nata nel 2014 con l'obiettivo di dare voce all’impegno dei contadini di montagna per produzioni salubri e di qualità in un ambiente altrettanto sicuro e sostenibile. Va in onda su «Trentino Tv», «Alto Adige Tv» e su altre cento emittenti televisive locali in tutte le regioni d’Italia e grazie a internet raggiunge un pubblico internazionale

esaggio, nell’alleanza con il turismo e gli altri settori economici e nella valorizzazione delle produzioni tipiche e tradizionali. Temi centrali del profilo editoriale di «Buonagricoltura» sono allora le produzioni biologiche, ma anche quelle che rientrano nell’integrato e che prestano attenzione alla progressiva limitazione dei principi attivi e dei fitofarmaci. L’alimentazione naturale ed il ruolo dell’agricoltura nella difesa e promozione dell’ambiente, anche attraverso la descrizione e il racconto di buone pratiche ecologiche, definisco-

no un progetto editoriale attento alla prospettiva di un’economica circolare e sostenibile in linea con le indicazioni che emergono a riguardo dall’Unione europea. Ogni anno vengono realizzate 24 puntate che descrivono le esperienze e le testimonianze più significative dell’agricoltura di montagna delle vallate trentine con “escursioni” che spaziano an-

che al vicino Alto Adige/Südtirol, al Veneto e alla Lombardia. «Buonagricoltura» rappresenta pertanto una voce indipendente nel campo dell’editoria locale resa possibile dalla volontà di dare spazio a questo progetto da parte dell’editore Graziano Angeli e dalla professionalità del coordinatore di produzione Paolo Holneider, Presidente della «Co-

operativa Relé», struttura che realizza le riprese e i montaggi, nonché la parte grafica e la comunicazione web. Con la conduzione e la “passione militante” di Walter Nicoletti per le tematiche territoriali, «Buonagricoltura» si è posizionata in questi anni fra quelle esperienze che intendono contribuire alla crescita della nostra comunità facendo emergere la necessità di un rapporto più equilibrato e responsabile fra l’uomo e l’ambiente.

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attualità IL TEMA È STATO AL CENTRO DI un convegno INTERNAZIONALE AL QUALE PER IL TRENTINO HA PARTECIPATO ADRIANA STEFANI

L'Argentina guarda con interesse all'esperienza degli «Ecomusei» S

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i è parlato anche di Trentino in un convegno online, organizzato in Argentina per progettare il futuro dell'area di Mar Chiquita, nella provincia di Buenos Aires. «Conversatorio Internacional - Nuevas Estrategias para el Desarrollo Sostenible y la Preservación del Patrimonio: Los Ecomuseos» era il titolo dell'incontro. L'Ecomuseo dunque come nuova strategia per lo sviluppo sostenibile e la salvaguardia del patromonio. Il convegno è stato organizzato e presentato da Maria Andreolli, Ambasciatrice turistica e culturale del Municipio di Mar Chiquita, con chiare origini trentine (come evidenzia il cognome) e legata alla Trentini nel Mondo anche da progetti passati. Profonda conoscitrice dunque dei due territori, ha voluto portare la realtà del Trentino, con i suoi Ecomusei

ma soprattutto l'organizzazione della Rete ecomusearia, come esempio virtuoso da “copiare” e da cui prendere spunto, assieme ad altre ottime relatà presenti in Europa. L'incontro voluto dalla Fondazione CECIAPP di Mar Chiquita (Centro Comunitario di Studi per l'Identità, l'Ambiente e il Patrimonio “Pachamama”) e dal Consiglio Nazionale del Coordinamento

delle Politiche Sociali del Governo Nazionale, ha visto alternarsi voci e racconti sulla realtà attuale della zona, su quanto si sta facendo in Europa e come queste pratiche potrebbero adattarsi al Sud America. «Noi siamo sicuri che questo modello può svilupparsi in Argentina - sottolinea Maria Andreolli – il Brasile ha già cominciato ad impostarlo e noi vogliamo segui-

re quella strada. Per il CECIAPP questo modello rappresenta una sfida ed ora Iniziano a crederci anche il Municipio, la Provincia e il Governo Nazionale. L'Ecomuseo è un modello di sviluppo territoriale che vogliamo sviluppare. Ovviamente quì c'è tutto da fare, ma tante piccole azioni già le stiamo sostenendo e promuovendo. Ora vogliamo seguire modelli come quello del Trentino che hanno 20 anni di lavoro alle spalle ed una organizzazione consolidata. Del Trentino ci piace la cura e l'attenzione alla natura e alle tradizioni del lavoro artigianale, che vorremmo riproporre sul nostro territorio fatto di spiaggia, boschi, lago, siti archeologici e riserva naturale». Per presentare al meglio la realtà trentina l'intervento è stato affidato ad Adriana Stefani, referente e coordinatrice del Pro-

Mar Chiquita, riserva per l'uomo e la biosfera

M

ar Chiquita è un dipartimento (partido) dell'Argentina facente parte della Provincia di Buenos Aires. Il capoluogo è Coronel Vidal, situato a circa 350 km a Sud di Buenos Aires. Has una superficie di oltre 3.000 chilometri quadrati: un'area importante che gli conferisce ricchezza dall'entroterra e dalla costa. Le basi dell'economia sono il turismo e l'allevamento. General Pirán, Coronel Vidal e Vivoratá sono le città principali dell'entroterra; mentre Balneario Parque Mar Chiquita, Mar de Cobo e Santa Clara del Mar costituiscono la zona marittima. Questi quartieri costieri offrono il giusto spazio per svolgere un'infinità

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di attività nautiche, gustare la gastronomia tipica e conoscere i prodotti artigianali. La laguna di Mar Chiquita si estende per circa 26 Km nella provincia di Buenos Aires, a circa 35 km dalla città di Mar del Plata. Dal 2001 per la sua importanza ecologica è stata definita dall’U-

NESCO una «MAB», una riserva per l’Uomo e la Biosfera, al fine di favorire un suo sviluppo sostenibile e integrato con le attività umane e di pesca della zona. È infatti riconosciuta come importante zona riproduttiva e di reclutamento di molte specie di pesci e crostacei.

Le perle naturali della zona sono l'Albufera e la Riserva della Biosfera Mondiale del Mar Chiquito Atlantic Park. Il paesaggio è costituito dalla costa marina, spiagge, dune costiere, praterie, lagune e zone umide della pampa. Un'importante diversità di flora e fauna arricchisce il luogo.


attualità

getto della Rete degli Ecomusei del Trentino: «Il convegno era incentrato sul progetto Ecomuseale, in generale. Tutti i relatori sono partiti nell'esposizione dalla storia di questi concetti, presentando l'ecomuseo come forma di gestione e spiegando come si è inserito nel contesto culturale di un determinato territorio. Quindi in Trentino, come in Spagna o in altre zone europee. L'approccio degli Ecomusei, i valori di riferimento, quindi il rapportarsi

direttamente al territorio, rivolgersi alla popolazione, valorizzando il patrimonio di ieri per il domani delle future generazioni, sono idee che gli organizzatori del Convegno hanno sposato e condividono».

L'importanza di fare «rete» sul territorio Il Trentino in questo cosa può offrire di più rispetto ad altri esempi? «Credo – prosegue Adriana Stefani – che l'idea della Rete sia quella da cui vogliono farsi ispi-

rare. Loro vogliono un Ecomuseo in grado di fare rete con le altre realtà già presenti e consolidate. Strutture importanti dal punto di vista scientifico e della ricerca, come musei di paleontologia e archeologia, però di natura molto diversa rispetto alle Associazioni Ecomuseali. Devono avere un territorio davvero ricco e poco sfruttato e cogliendo l'ispirazione della realtà degli Ecomusei trentini vogliono costruire un sistema in cui pur mantenendo la propria identità e un rapporto diretto e autogestito con il territorio, ogni soggetto si relaziona con gli altri enti per progetti di valorizzazione, comunicazione e messa in comune delle risorse. Penso che la specificità della

Rete degli Ecomusei del Trentino sia sembrato un modello particolarmente adatto in questo alla realtà Argentina. Io non sono entrata nel merito: non so se il modello, dal punto di vista normativo, sia replicabile. I punti in comune negli aspetti organizzativi, sociali e politici dei due territori non sono molti. E l'Associazione culturale basata su soci volontari che da vita all'Ecomuseo non è facilmente conciliabile con delle strutture istituzionali ed enti di ricerca nazionali riconosciuti, che hanno standard di gestione decisamente differenti. Questa però è una situazione che solo loro possono valutare per capire se le norme sono applicabili anche lì». Michela Grazzi

In Trentino sono nove gli «Ecomusei» attivi

I

l termine Ecomuseo è stato coniato da Hugues de Varine nel 1971 ed identifica un museo dedicato al territorio nel suo complesso. Il termine ecomuseo indica un territorio; non è un edificio, ma una zona di particolare interesse, caratterizzata dalla presenza di patrimonio naturalistico e storico-artistico particolarmente rilevanti e degni di tutela, restauro e valorizzazione. Un patrimonio storico, culturale ed ambientale da salvaguardare e far conoscere con percorsi predisposti, attività didattiche e di ricerca che si avvalgono del coinvolgimento in prima persona della popolazione, delle associazioni e delle istituzioni culturali. L’ecomuseo è il museo del tempo e dello spazio in un territorio dato, è un’istituzione che si occupa di studiare, conservare, valoriz-

zare e presentare la memoria collettiva di una comunità e del territorio che la ospita, delineando linee coerenti per lo sviluppo futuro, è il frutto del rapporto costruttivo tra una popolazione, la sua amministrazione e un equipe pluridisciplinare di esperti. La Rete degli Ecomusei del Trentino unisce i nove Ecomusei riconosciuti e attivi nella Provincia Autonoma di Trento. La Rete, costituitasi nell’ambito del progetto “Mondi Locali del Trentino”, vuole essere uno

strumento di dialogo, scambio di esperienze e di reciproco supporto per gli Ecomusei del Trentino nel loro cammino di lavoro e di crescita. Gli ecomusei aderenti sono attualmente: 1. Ecomuseo del Vanoi, capofila del progetto; 2. Ecomuseo Argentario; 3. Ecomuseo della Valsugana "dalle sorgenti di Rava al Brenta"; 4. Ecomuseo della Val di Peio "Piccolo mondo Alpino"; 5. Ecomuseo della Judicaria "dal Garda alle Dolomiti"; 6. Ecomuseo del Lagorai; 7. Ecomuseo del Tesino - Terra di viaggiatori; 8. Ecomuseo della Valle dei Laghi; 9. Ecomuseo della Val Meledrio - la via degli Imperatori.

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attualità 24

RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO 2020

Italiani residenti all’estero: le mete di destinazione 2,6%

142.192

CANADA

68.320

73.872

6,6%

REGNO UNITO

169.791

359.995 190.204

STATI UNITI D’AMERICA

5,2%

283.350 134.906

0,4%

MESSICO

148.444

0,3%

SPAGNA

1.156

192.036

86.720

PERÙ

10.566

CILE

8,7%

17.214

1,9%

61.590

31.628

2,0%

35.368

18.154

105.316

VENEZUELA

53.352 BRASILE

107.778 54.426

477.952

237.590

240.362

103.780

URUGUAY

53.743

50.037

29.962

15,8% 1 - 2021

1.819

21.038

10.472

1,1%

3,5%

10.988

9.534

COLOMBIA

0,6%

20.655

PORTOGALLO

663

19.008

9.474

0,4%

1,4%

11.078

ECUADOR

IRLANDA

9.667

20.310

9.232

14

0,4%

ARGENTINA

453.417

869.000 415.583


attualità 25

RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO 2020

0,9%

PAESI BASSI

22.753

5,0%

14,3%

0,5%

49.907 27.154

BELGIO

131.440

142.964

785.088

GERMANIA

353.189

431.899

LUSSEMBURGO

14.173

0,7%

274.404

30.073

15.900

AUSTRIA

36.699

16.998

0,3%

CROAZIA

19.701

16.402

8.466

ISRAELE

8.010 SVIZZERA

7,9% 6,6% 5,2% 5,0% 3,5% 2,8% 2,6% 2,0% 1,9% 1,1% 0,9%

AMERICA 40,1%

OCEANIA 2,9%

0,7%

EUROPA 54,4%

0,6% 0,6%

5.486.081

0,5% 0,4% 0,4% 0,4% 0,3%

ASIA 1,3% AFRICA 1,3%

0,3% 0,3% 5,6%

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15.849 7.839

FRANCIA

331.729

434.085

207.405

226.680

2,8%

0,6%

11,6% 8,7%

633.955

302.226

7,9%

15,8% 14,3%

7.936

0,3% 11,6%

Argentina Germania Svizzera Brasile Francia Regno Unito Stati Uniti d’America Belgio Spagna Australia Canada Venezuela Uruguay Cile Paesi Bassi Austria Perù Sud Africa Lussemburgo Colombia Irlanda Messico Ecuador Croazia Israele Altri paesi

SUDAFRICA

17.447

AUSTRALIA

152.982

74.299

78.683

34.652 17.205

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attualità

Cooperazione, modelli a confronto fra Trentino e Rio Negro (Argentina)

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rganizzato dall'Università Nazionale di Mar del Plata, l'Associazione Trentini nel Mondo e il Red Proter (professionisti e tecnici dell'EmiliaRomagna), con la collaborazione del Governo della provincia di Río Negro, l'Agenzia di Cooperazione Italia-Patagonia Argentina e il Consiglio dell'Associazione Generale Pueyrredón, lo scorso 12 dicembre si è tenuto il seminario «Cooperative: i modelli del Trentino (Italia) e della provincia di Río Negro (Argentina)». Relatori il dottor Carlo Dellasega, esperto di cooperazione e già direttore della Federazione Trentina della Cooperazione, e il dottor Héctor Ressel, Sottosegretario alle Cooperative e Mutue della provincia di Río Negro. A mooderare gli interventi il dottor Rodolfo Veronesi, coordinatore dell'Associazione Trentini nel Mondo del sud Argentina e, assieme ad Oscar Menapace, autori del progetto, dell'organizzazione e del coordinamento della conferenza. L'incontro online si è aperto con i saluti del dottor Daniel Antenucchi, vicerettore dell'Università Nazionale di Mar del Plata, rappresentante della Cattedra della Comunità Italiana e appartenente alla comunità trentina

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Il 12 dicembre si è svolto un seminario on line organizzato da Università Nazionale di Mar del Plata, Trentini nel Mondo e Red Proter

di Mar de Plata. Sono intervenuti poi l'Ing. Alberto Becchi in rappresentanza della rete Proter, Francesco Bocchetti, direttore dell'Associazione Trentini nel Mondo e Roberto Paolazzi, rappresentante per ATM in Sud America. Ad entrare nel vivo del convegno è stato Carlo Dellasega, già più volte ospite in Sud America (Argentina e Uruguay in particolare) per spiegare le caratteristiche del modello di cooperazione del Trentino. Invitato dai movimenti cooperativi di diverse province argentine (Misiones, Buenos Aires, La Pampa e Río Negro), il dott. Dallasega ha raccontato le origini del modello trentino, lo stato di povertà e le esigenze estreme in cui si trovavano le comunità che hanno

deciso di avviare processi di cooperazione, la figura di Don Guetti. Tutto quello che ha portato allo sviluppo dell'importanza del credito cooperativo per affrontare le difficoltà. Ha approfondito i diversi settori del mondo cooperativo trentino raggruppati nella Federazione delle Cooperative Trentina, sottolineando l'Autonomia del governo della Provincia di Trento come elemento fondamentale di questi processi storici. Ha evidenziato come la cooperazione possa presentarsi oggi come uno strumento per l'innovazione sociale e per superare le crisi attuali. Héctor Ressel ha portato la sua esperienza: da molti anni fa parte della struttura della pubblica amministrazione in aree

cooperative. La provincia di Río Negro conta più di 250 cooperative e 44 mutue, su un territorio di 203.013 km² e una popolazione di oltre 700.000 abitanti. È la quarta provincia più grande della Repubblica Argentina, con una straordinaria attività del movimento cooperativo. Ma non mancano le difficoltà che il movimento cooperativo incontra al suo interno e nel rapporto con l'ente pubblico, dovendo lavorare su un territorio vasto. La provincia va dall'Oceano Atlantico alla catena montuosa delle Ande, nella Patagonia Argentina, con una densità di popolazione di 3,49 abitanti / km², la distanza tra il capoluogo di provincia (Viedma) e la città più importante a livello di popolazione (San Carlos de Bariloche) è di circa 850 chilometri. Ressel si è poi soffermato sull'ottimo lavoro che si sta svolgendo nella formazione, con il settore delle cooperative scolastiche che si sta integrando in diverse città della provincia e con un importante impegno dei giovani studenti. Un confronto tra territori e storie distanti che non intende fermarsi a questo primo incontro (vedi in proposito l'articolo sulla pagina a fiaco).


attualità È importante creare rapporti fra le istituzioni pubbliche e private e in particolare tra universitÀ

Per affrontare con efficacia le sfide serve collaborazione internazionale

C

ome si afferma in conclusione dell'articolo sulla pagina a fianco, il seminario «Cooperative: i modelli del Trentino (Italia) e della provincia di Río Negro (Argentina)» ha rappresentato un confronto tra territori e storie distanti, che non intende fermarsi a quel primo incontro. Il prossimo è già in calendario per il mese di febbraio. Si discuterà in quella occasione del modello cooperativo della regione Emilia-Romagna e della provincia di Santa Fé. Queste attività sono il risultato di un grande lavoro interistituzionale pianificato e concreto, che vede coinvolte istituzioni, pubbliche e private, e le organizzazioni italiane di immigrati che lavorano insieme in Argentina. Si portano in primo piano in un contesto di studio universitario le esperienze lavorative associative, la condivisione degli sforzi che è alla base della diffusione del modello cooperativo, della sua storia e del suo presente. La proposta vuole esser un contributo alla generazione di spazi di collaborazione e cooperazione internazionale, così necessari per pensare e articolare strategie per affrontare insieme le sfide di oggi.

La Cattedra della Comunità italica L'esperienza è proposta all'interno della Cattedra Universitaria di studi sull'italicità, la prima al mondo, pensata proprio in Argentina, il Paese con la più grande comunità italiana nel mondo.

La Cattedra della Comunità Italica è stata inaugurata in Argentina nel settembre 2019. Si tratta di una cattedra per studiare la trasformazione dell'italianità nel mondo ed è stata scelta l'Università Nazionale di Mar del Plata, Provincia di Buenos Aires (Argentina). « L ' it a l ic it à non è la stessa cosa dell'italianità - spiega Riccardo Giumelli (nella foto), sociologo dell'Università di Verona responsabile della cattedra, a Mar del Plata - perché l'italianità è l'identità degli italiani in Italia. L'italicità, invece, comprende il gran numero di italiani all'estero, i discendenti degli italiani e tutti coloro che non hanno sangue italiano ma sono innamorati della cultura italiana». La cattedra si propone di indagare l'italicità, ovvero le forme che la cultura, la storia e la lingua italiana assumono in un mondo sempre più globalizzato. In questo contesto, pochi luoghi sembrano più adatti dell'Argentina, Paese che ha superato il milione di residenti italiani, secondo i dati del Consolato italiano a Buenos Aires. Nella cerimonia di apertura del 2019, l'Ambasciatore d'Italia in Argentina, Giuseppe Manzo, ha fortemente sostenuto questo pro-

getto sottolineando che “studiare e far conoscere l'italicità serve a rinnovare e promuovere un patrimonio che è molto più grande della somma delle storie dei nostri emigrati, è un patrimonio che racchiude il genio italiano, la capacità di innovare che ha il nostro Paese e che gli italiani continuano a portare nel mondo da molto prima della nascita del nostro splendido Paese come Stato unitario”.

La Rete delle Università trentine La Rete delle Università Trentine è una Rete creata e coordinata dall'Università degli Studi di Trento ed ha tra i suoi membri Università del Brasile, dell'Uruguay e dell'Argentina. L'Università Nazionale di Mar del Plata ne fa parte fin dalla firma del protocollo d'intesa, nel marzo 2017. La Rete può contare sul sostegno e la collaborazione dell'Associazione Trentini nel Mondo, dei Circoli Trentini presenti nelle regioni che riuniscono discendenti italiani in Argentina e della Provincia Autonoma di Trento. Tra i suoi obiettivi ci sono: la promozione della collaborazione accademica a livello universitario per la ricerca e lo studio, facilitando la mobilità di studenti, insegnanti e ricercatori; la promozione di progetti di ricerca congiunti e programmi di formazione a distanza e lo sviluppo di programmi di divulgazione culturale e scientifica attraverso la visita di docenti e mezzi a distanza.

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Giovanni Battista Unterveger, il primo fotografo trentino G 18

iovanni Battista Unterveger (1833 - 1912) imparò le basi della fotografia da allievo di un bizzarro prussiano: Ferdinando Brosy, fotografo ambulante. Insieme al Brosy, il nostro giovane fotografo, per quasi un anno si spostò da una città all’altra in tutta Europa. L’Unterveger era legato a questo fotografo da un contratto di apprendistato e nella sua breve biografia racconta alcuni episodi esilaranti di questa avventura, come quando fu costretto ad andare di notte e a piedi da Feltre a Venezia alla ricerca di nuove bottiglie di collodio. Al Brosy piaceva trattarsi bene e, appena riusciva a racimolare un po’ di denaro in una città, amava sperperarlo tutto in hotel costosi, cene e bevute. Una volta finito il denaro tentava la sorte in una nuova città. Quando alla fine di questo frenetico anno di apprendistato giunse il momento del pagamento, il Brosy si rifiutò di pagare l’Unterveger. Giovanni Battista poteva però contare sul contratto e l’ultima notte passata a dormire sotto lo stesso tetto del Brosy se lo mise in tasca. Purtroppo questo non bastò a fare desistere il vecchio e astuto fotografo, che glielo sfilò mentre dormiva. Nella sua biografia il fotografo trentino, nonostante

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l’accaduto, ricorda lo strampalato prussiano quasi affettuosamente e lo ringrazia, perché proprio da lui riuscì a carpire tutti i trucchi del mestiere. Possiamo di certo dire, riassumendo, che non è stato affatto facile per G. B. Unterveger affermarsi e crearsi una credibilità nella società trentina di allora,

questa difficoltà lo portò infatti spesso fuori dalla nostra provincia. Dopo una gioventù itinerante, trovò finalmente fortuna nella sua terra natia. Grazie alla frequentazione di un chimico e alla lettura di diversi manuali di fotografia, riuscì ad affinare la sua tecnica. Correva l’anno 1865 e i tempi erano or-

mai maturi per l’apertura della prima “terrazza fotografica” a Trento con le insegne a suo nome. Proprio in questi anni iniziò a riprendere vedute e paesaggi per il suo archivio. Per documentare il Trentino a metà ‘800 dovette dormire in malghe soffrendo il freddo, la bufera e il vento, che non gli permettevano inoltre di lavorare le lastre con la precisione che voleva. Questo incessante lavoro culminerà, nel 1882, con la pubblicazione per la SAT di quell’unicum che è l’album delle vedute del Trentino. Questo album venne presentato al congresso internazionale alpino di Salisburgo e gli permise di raggiungere una fama internazionale come fotografo. La sua coraggiosa documentazione fotografica consentì alla nostra piccola regione incastonata tra le montagne di essere conosciuta in tutta Europa. Federico Duca

NELLA FOTO: Torre Verde poco dopo lo spostamento del fiume Adige, 1870-1890 (Archivio privato Leonardo Valentini) BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE: • Vedute del Trentino del socio G. B. Unterveger, Panorama, Trento, 1991. • Fotografia nel Trentino 1839-1980, F. Menapace, Chiandetti, Udine, 1981 (al cui interno vi sono anche pubblicate le memorie di G. B. Unterveger) • Alcuni maestri artigiani trentini, R. Maroni, Edizioni V.D.T.T., Trento, 1973.


60 anni d’Europa

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l 27 novembre 1967 il Presidente della Repubblica francese Charles De Gaulle in una clamorosa conferenza stampa annunciò il veto all’ingresso britannico nella Comunità europea. Una presa di posizione formale che ribadiva il no francese a una prima richiesta avanzata dal Regno Unito nel gennaio 1963. Nell’opporsi alle trattative con Londra, De Gaulle aveva acutamente individuato alcune caratteristiche che, a suo dire, rendevano l’ingresso britannico impossibile, a meno che gli inglesi non avessero rivoluzionato il loro modo di “stare al mondo”. Per il Generale, la Gran Bretagna non doveva trattare, ma semplicemente accettare principi, regole e costi secondo il Trattato di Roma. In sostanza, secondo De Gaulle, il Regno Unito non intendeva aderire alla Comunità europea perché ne condivideva i principi, ma perché la riteneva un’ancora di salvataggio a fronte delle sue difficoltà economiche e alle conseguenze della crisi del Canale di Suez (1956). Seguendo le vicende che hanno caratterizzato la presenza del Regno Unito dall’ingresso nella CEE il primo gennaio 1973 (De Gaulle era deceduto il 9 novembre 1970) fino alla sua definitiva uscita dall’Unione il 31 dicembre 2020, dobbiamo riconoscere che le considerazioni del Generale non erano prive di fondamento. Per i britannici, conservatori in particolare, laburisti con qualche distinguo, l’idea europeista è sempre stata caratterizzata da una prospettiva mercantilista, come occasione di libero accesso al grande mercato comunitario. Non solo, ma il Regno Unito ha sempre cercato di anteporre i propri interessi nazionali all’interesse comunitario. La premier Thatcher ha mostrato particolare acredine nell’ostacolare i processi di integrazione a iniziare dalla questione del sistema delle risorse proprie della Comunità, fondamentale per supportare, evitando l’invadenza dei

Regno Unito, da sempre euroscettico Dopo la sua uscita definitiva dall'UE, quello che succederà sarà una storia tutta da scrivere data la complessità dell’accordo finale con i suoi 185 articoli, protocolli aggiuntivi e relativi allegati Paesi membri, i programmi proposti dalla Commissione. Il Consiglio europeo per superare il veto inglese sulla proposta della costituzione di risorse proprie della Comunità attraverso una quota dei Paesi membri sull’IVA all’importazione, ha approvato, con l’accordo di Fontainebleau del 1984, il cosiddetto «rebate» (We want our money back!), sconto sui contributi annui dovuti dagli inglesi alla Comunità prima, all’Unione in seguito. Ma la Thatcher si è distinta in modo particolare nella feroce opposizione alla moneta unica. Nel novembre 1990, la premier non cede al compromesso sull’Euro

siglato dai sui ministri e ribadisce che «l’Europa è il risultato di un piano, un classico progetto utopistico, un monumento alla presunzione degli intellettuali, un programma il cui inevitabile destino è il fallimento e di cui solo le dimensioni finali dei danni restano da vedersi». Costretta a dimettersi nel novembre 1990 dopo essere stata messa in minoranza all’interno del suo partito, la Thatcher, in una intervista al The Daily Mail del 22 maggio 2001, a una settimana dalle elezioni che confermeranno Tony Blair Primo Ministro, si scaglia contro l’Euro: «se si ha una moneta unica, si rinuncia

alla propria indipendenza, si abdica alla propria sovranità e questo non lo dobbiamo mai fare… ripugnante finire in Europa». I governi che sono succeduti alla Thatcher, pur non usando il rude linguaggio della Lady di Ferro, hanno sempre preteso di essere svincolati da quegli impegni e da quelle prospettive delineate nei trattati che potevano in qualche modo condizionare l’autonomia del Regno Unito in diversi settori, a partire da quello economico. Dal Trattato di Maastricht (1992) al Trattato di Lisbona (2007), si registrano diversi protocolli aggiuntivi riguardanti l’applicazione della Carta dei diritti fondamentali dell’UE, il diritto di non adottare l’Euro, di non partecipare all’acquis di Schengen, di esercitare controlli sulle persone alle frontiere interne ed esterne, scegliere di partecipare o meno a misure relative allo spazio di libertà, sicurezza e giustizia… e si potrebbe continuare. Per non parlare del potere di veto sempre usato dal Regno Unito per bloccare processi e scelte finalizzati a rendere più autonome e incisive le proposte della Commissione. Ricordo il veto posto dal premier inglese Tony Blair alla candidatura a presidente della Commissione del Primo ministro belga Guy Verhofstadt, federalista europeo e convinto sostenitore dell’autonomia della Commissione rispetto ai governi nazionali. Questa è la vicenda, proposta con qualche breve richiamo, del Regno Unito all’interno della Comunità e dell’Unione europea. I timori e le riserve di De Gaulle si sono pienamente avverati con il referendum del 23 giugno 2016 e con l’uscita definitiva del Regno Unito dall’Unione il 31 dicembre 2020. Quello che succederà sarà una storia tutta da scrivere data la complessità dell’accordo finale con i suoi 185 articoli, protocolli aggiuntivi e relativi allegati. Vittorino Rodaro 20 gennaio 2021

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La «Notte dei Re Magi» a Bento Gonçalves

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o scorso 6 gennaio si è svolta nella Vale dos Vinhedos (Rio Grande do Sul – Brasile) la tradizionale “Notte dei Re Magi”. Come sempre organizzata dalla Coral Vale dos Vinhedos, ha avuto anche il sostegno e la partecipazione del Punto di Cultura Vale dos Vinhedos e del Circolo Trentino di Bento Gonçalves. La prima tappa del percorso dei Re Magi, partiti dal Punto di Cultura Vale dos Vinhedos è stata presso la famiglia Bragagnolo, seguita da quella al capitello anticamente denominato “dei Milani”, ora appartenente alla famiglia / azienda vinicola Titton. Al suono dei tradizionali canti natalizi delle Dolomiti italiane, il gruppo ha fatto visita alla famiglia Milani ed è stato accolto con grande affetto da Elza Milani, 90 anni. La tappa successiva e conclusiva è stata davanti alla Chiesa del Vino: nell’ammirare que-

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sta bellissima opera si intuisce la forza della fede, del lavoro e della famiglia che avevano i nostri immigrati arrivati qui 145 anni fa. L'intero tragitto è stato percorso in modalità di “camminata autoguidata”, con distanziamento fra le persone, utilizzo di mascherine e di gel alcolico, al fine di preservare l'integrità della salute dei partecipanti. Sandro Giordani Circolo Trentino Bento Gonçalves

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circoli nel 2020 ricorrevano i 143 anni di Immigrazione in Brasile e i 127 anni dall'arrivo dei primi trentini

Celebrazione «cumulativa» per il Circolo di Piracicaba È

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dall'inizio del 2020 che lavoriamo con entusiasmo ai preparativi per una commemorazione speciale: la Festa dell'Immigrazione e l'arrivo dei nostri nonni nel quartiere di Santana (São Paulo - Brasile). Festeggiamenti che normalmente si tengono ad agosto, ogni anno. Ma in un anno atipico come questo, con una pandemia che ha condizionato molti programmi ed eventi, i festeggiamenti e le celebrazioni sono stati rinviati più volte. Prima spostati a fine ottobre e poi, in una riunione con il Consiglio di amministrazione del Circolo Trentino di Piracicaba, è nata l'idea di sconvolgere ulteriormente tutto. In un anno diverso, perché non dire anche speciale, che ci ha costretti a restare per la nostra sicurezza chiusi in casa, perché non pensare anche ad un programma del

tutto speciale? Così si è deciso che le tanto attese celebrazioni dedicate ai 143

anni di Immigrazione in Brasile e ai 127 anni dall'arrivo dei primi trentini nel quartiere di Santana della città di Piracicaba, non potevano essere ignorate e dimenticate. Si sono invece aggiunte all'evento più atteso dell'anno,

dove i cuori si riempiono di speranza per giorni migliori: le celebrazioni natalizie. Insieme al gruppo di giovani che annualmente si impegna nell'organizzazione delle feste di Natale curando canti, addobbi ed

Assemblea in forma «mista» a Montevideo Inizialmente era stata programmata per gli ultimi giorni di marzo del 2020 ma l'esplodere della pandemia aveva costretto il Circolo trentino di Montevideo (Uruguay) a rinviare la sua assemblea annuale, in attesa che la situazione migliorasse e permettesse di convocarla con la possibilità per i soci di essere presenti numerosi presso la sede del Circolo. Purtroppo queste condizioni non si sono verificate, per cui il direttivo ha preso la decisione di organizzare un'assemblea «mista», che prevedeva sia la presenza in sede di alcuni soci

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(nel rispetto delle disposizioni per la prevenzione del contagio), sia la possibilità di partecipare

attraverso un collegamento via internet. L'assemblea si è svolta l'8 dicembre, con inizio alle 18.30.

Otto soci erano presenti in sede, tutti con mascherina e ad adeguata distanza: a tutti è stata misurata la febbre prima del loro ingresso e tutti si sono disinfettati le mani con il gel. Altri otto soci hanno seguito i lavori via internet. Tutti avevano precedentemente ricevuto la relazione del presidente e il bilancio, chiuso in pareggio: entrambi sono stati approvati all'unanimità. «È stata un'assemblea breve rispetto al solito - ha commentato il segretario del Circolo, Jorge Zas - che si è conclusa con uno scambio di auguri».


circoli

Il vino «tinto suave» denominato «Trentino», prodotto dalla cooperativa locale per salvare la tradizione della viticoltura e della produzione vinicola artigianale.

illuminazione, è stata coinvolta l'intera comunità e sabato 19 dicembre la piazza del quartiere di Santana, seguendo tutti i protocolli di sicurezza richiesti dal Ministero della Salute, ha ospitato l'evento. Oltre ai canti natalizi, sia in portoghese che in italiano, che ci hanno fatto emozionare, ad impreziosire il momento anche il racconto della storia della stella di Natale. Dopo la presentazione ogni

partecipante è stato invitato ad assaggiare un vino denominato Trentino, prodotto dalla cooperativa locale per salvare la tradizione della viticoltura e della produzione vinicola artigianale. Oltre all'arrivo di Gesù Bambino, che porta un messaggio di pace e amore, abbiamo così festeggiato con canti e luci anche il ricordo dell'arrivo dei nostri nonni in terre nuove, accompagnati da gioia e speranza. In attesa che questo 2021 porti giorni mi-

gliori abbiamo festeggiato oggi lontani, rispettando le distanze, per poter stare domani insieme e uniti sempre più. Che il 2021 si riempia di canti, di colori e di luce, portando pace, gioia e speranza, proprio come hanno portato i nostri antenati, progredendo ogni giorno, senza dimenticare la fede che li ha accompagnati nelle nuove terre, alla ricerca di una nuova vita Circolo trentino di Piracicaba (S âo Paulo - Brasile)

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News dai Circoli di Seattle e del Colorado A Seattle, negli USA, è stata un'epifania online, alla riscoperta delle tradizioni trentine. L'incontro con la befana si è trasformato in un ritrovo virtuale dedicato comunque principalmente alla vecchia signora che porta doni ai bambini, con la lettura della storia della befana. Attraverso alcuni video è stato raccontato il Mercatino di Natale di Trento e le tradizioni natalizie trentine. E poi molta musica con l'esecuzione di «Silent Night», «La Montanara» (tradotta anche in inglese) e molti canti tradizionali trentini recuperati su YouTube. La Befana è la principale protagonista anche della newsletter del Circolo trentino del Colorado. Così scopriamo che le origini della leggenda

sono davvero antiche e legate alla celebrazione pagana dell'inizio di un nuovo anno. L'inizio di gennaio è sempre stato un momento di festa nelle comunità rurali. A gennaio l'inverno è finito (il solstizio d'inverno cade al 21-22 dicembre) ed è tempo di riprendere il lavoro nei campi e prepararsi al raccolto del nuovo anno. Nel 336 d.C. l'imperatore romano Costantino iniziò a celebrare il Natale il 25 dicembre. La dodicesima notte dopo Natale i contadini pensavano di poter vedere Diana, dea della fertilità, volare sui campi appena seminati per la nuova stagione. La Chiesa cattolica condan-

nò questa credenza come malvagia, stimolando la creazione di storie di streghe che volano sulla loro scopa tra il vecchio e il nuovo anno. Una convinzione che si è poi integrata nella storia di La Befana, una buona vecchia signora che porta doni la dodicesima notte. La leggenda comune racconta di un'anziana signora a cui i Re Magi, in viaggio dall'Oriente per accogliere Gesù bambino, chiesero riparo. Quando ripartirono i re chiesero alla vecchia signora di unirsi a loro nel portare i doni al bambino, ma lei si rifiutò di seguirli. In seguito, pentita di essere rimasta, cercò di mettersi al passo con i re, ma non ci riuscì. Da allora ha volato ogni anno la notte tra il 5 e il 6 gennaio, cercando il bambino Gesù e portando doni a tutti i bambini buoni, nella speranza che uno di loro potesse essere Gesù.

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Il Circolo di Dortmund in lutto per la scomparsa di Umberto Antoniutti, uno dei suoi fondatori

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l 9 novembre 2020 è venuto a mancare Umberto Antoniutti (con il giaccone rosso nella foto), socio del Circolo trentino di Dortmund (Germania). Era nato il 19 marzo del 1934 ed era originario di Lavis. Il suo primo lavoro da emigrato in Germania l’aveva portato in miniera nel bacino della Ruhr. Dopo un breve periodo trascorso a estrarre carbone, veniva occupato in ufficio, presso la stessa miniera, con il compito di assistere come interprete i nostri connazionali che non erano in grado di comunicare in lingua tedesca. Questa esperienza l’aveva poi portato alla Caritas che all’epoca cercava e assumeva personale per il lavoro di servizio sociale a favore dei vari gruppi di provenienza degli emigrati. La sua attività di assistente sociale lo portava ad avere ripetuti contatti con il nostro Consolato, compreso l’ufficio scuole retto allora dal Direttore Didattico Attilio Maffei di Riva del Garda. In quel periodo, siamo negli anni settanta, la zona di competenza del Consolato di Dortmund, fra insegnanti, assistenti sociali e missionari contava un buon numero di trentini e così si fece strada l’idea di fondare il Circolo. Nel 1978 Umberto ne è stato uno dei soci

fondatori e in seguito socio sempre presente e attivo nella vita del Circolo. Sua, l’organizzazione del concerto del coro Lagolo a Gelsenkirchen il 19 ottobre 1979, evento che

Li ricordiamo così

Il 15 dicembre 2020 FORTUNATO SICHERI si è spento serenamente nella sua casa circondato dalla famiglia. Conosciuto come “Charlie”, era nato il 24 aprile 1931 in Trentino a Stenico. Immigrato a Toronto, in Canada nel 1952, trascorse i

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suoi primi anni sulla costa orientale lavorando nel settore delle costruzioni. Nel 1957 si stabilì a Toronto dove costruì una carriera di 42 anni nel settore dell'edilizia contribuendo alla costruzione della città. Uomo dai molti talenti si è dedicato al suo mestiere ed era orgoglioso di ogni lavoro, chiedendo il meglio a se stesso e a chi lavora al suo fianco. Nel 1959 Fortunato incontrò il suo amore e compagna di vita, Zaira, e insieme costruirono la loro vita in Grovedale Avenue. Le sue tre figlie erano il

suo più grande successo; credeva e insegnava alle sue ragazze che con il duro lavoro, la perseveranza e un’anima onesta non c’era nulla che non potessero ottenere. In pensione, la lavorazione del legno,

portò a esibirsi sul palco anche il coro dei minatori. Ricordiamo la sua partecipazione ai vari fine-settimana passati nelle baite del Sauerland, alle castagnate e da ultimo nel 2017 al torneo di bocce quando, all’insaputa di tutti, si era presentato facendoci una sorpresa più che gradita. Umberto era sposato con Elisabeth e non aveva figli, pertanto dopo il pensionamento, con o senza roulotte, erano costantemente in vacanza. Una meta che ricordava sempre con piacere era la Sardegna dove aveva diversi amici ex-emigrati e dove trascorreva i mesi estivi. Da quando sua moglie era deceduta, non si spostava più così frequentemente e gli riusciva difficoltoso prendere parte alle attività del Circolo, abitando abbastanza distante da Dortmund. Nel 2020 aveva aderito a farsi socio dell’Associazione Trentini nel Mondo onlus. Per la sua attività lavorativa e di volontariato a favore della comunità italiana era stato nominato Cavaliere al Merito della Repubblica italiana. Gli amici del Circolo e i suoi simpatizzanti ricorderanno Umberto con affetto e tanta simpatia. Per il CT di Dortmund, Agnese

VITTORIO BERTAGNOLLI, ex presidente del Gruppo Alpini di Kitchener - Waterloo (Ontario), è scomparso il 5 gennaio 2021, all’età di 78 anni. Nato a Tret (Val di Non) Vttorio era un fedele socio del Circolo trentino di Toronto ed ha sempre partecipato alle varie iniziative, in particolare al picnic annuale.

Il 10 dicembre scorso si è spenta N AT A L I A SEGNA, 84 anni, originaria di Cavedago (Trentino). Il Circolo trentino di Toronto (Canada) esprime le sue più sentite condoglianze alle figlie Anna e Aileen e al figlio Joseph, ai sette nipoti e a tutti i parenti.

il suo giardino e la vinificazione annuale erano i semplici piaceri che lo rendevano felice. Amava condividere le sue storie di vita nelle quali instillava il valore della famiglia prima di tutto.

Fortunato mancherà alla moglie Zaira, alle figlie Gabriella, Loretta e Silvia e ai nipoti Antony, Julia, Francesca, Nick, Daniel e Isabella e rimarrà nel cuore dei suoi parenti e dei tanti amici.


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Il consiglio di Daniele Zanotti: «trova il tempo per fare del bene»

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ccasione interessante quella che viene offerta dal primo numero dell'anno di «eBaita», la newsletter del Circolo di Toronto (Canada), periodico che aggiorna sugli avvenimenti principali che interessano la comunità trentina in Ontario e Canada. Questa volta non è un avvenimento al centro dell'attenzione, ma un incontro. Rigorosamente online viene proposta una stimolante conversazione con Daniele Zanotti, trentino di origine (è figlio di Rodolfo Zanotti di Lover in Val di Non) ed oggi presidente della «United Way» per Toronto, York e Peel e stimato membro della sua comunità. «United Way» è un'organizzazione senza scopo di lucro che, solo in Canada, opera in più di cento comunità. Ogni «United Way» raccoglie supporto a livello locale, rispondendo direttamente alle esigenze della propria zona di riferimento. Ciascun gruppo è governato da un consiglio di amministrazione autonomo che, insieme al personale e ai volontari, aiuta a costruire una comunità attenta a tutti i suoi membri. Daniele Zanotti è presidente dal 2016 di «United Way Greater Toronto», che sostiene una rete di sicurezza sociale vitale in tutta Peel, Toronto e nella regione di York, per fornire a centinaia di migliaia di persone il supporto di cui hanno bisogno, attraverso

servizi e supporti per aiutare ad affrontare la povertà locale e le questioni correlate, tra cui fame, senzatetto, isolamento sociale e salute mentale. Già CEO della «United Way York Region» dal 2007 al 2015, Daniele è riuscito in quel periodo a trasformare l'organizzazione di beneficenza che operava attraverso raccolte fondi, in un attore importante della vita della comunità, mobilitatore e motore propositivo di azioni per il cambiamento della comunità. Sotto la sua guida, l'associazione ha lanciato nuove iniziative per favorire il dialogo comunitario, investito in modi più mirati ed efficaci ed ha portato nuovi servizi sociali alle comunità più bisognose. Nel 2015 è stato il catalizzatore

Il primo numero dell'anno di «eBaita», la newsletter del Circolo di Toronto (Canada) ospita un'interessante intervista con il presidente della «United Way» per Toronto, York e Peel, trentino di origine di una storica fusione tra «United Ways» nella regione di York e Toronto, creando un'alleanza più ampia per il cambiamento della comunità e una nuova organizzazione regionale che ora può affrontare al meglio i problemi su tutta l'area. Forte di un percorso formativo importante (ha un master in lavoro sociale presso l'Università di Toronto e una laurea presso la York University) e di un reale interesse per gli ambiti sociali, Daniele Zanotti si è guadagnato

la reputazione di leader competente. Ed in questa chiacchierata con Ivo Finotti, vice presidente del Circolo Trentino di Toronto, si racconta a tutto tondo e dopo aver parlato di Italia ha spiegato come essere di origine trentina ed essere immigrato abbia condizionato la sua crescita e la sua formazione. Un padre concreto, lavoratore della terra ed orgoglioso “di costruire con le proprie mani” ha sicuramente influenzato il suo pensiero. Ha spiegato poi l'attività di United Way e l'impegno profuso durante l'emergenza Covid ed ha parlato delle tre principali sfide sociali di oggi: “il divario di reddito, cioè la forbice tra ricchi e poveri sempre più evidente, i problemi a livello di salute mentale connessi con il progresso, gli alloggi per coloro che sono costretti a vivere per strada". C'è poi il consiglio per i giovani: “Parlate, parlate al potere, con chi comanda. E non abbiate paura di spingere per il cambiamento. Non sono un sostenitore del “fai ciò che ami” perchè potrebbe essere un sogno irrealizzabile. Penso più che al concetto “ama ciò che fai”. Alcune persone mi chiedono se devono lasciare il mondo aziendale per provare a fare soldi o andare a fare del bene nel mondo. No, si possono fare entrambe le cose. Ovunque sei, ovunque lavori e qualunque cosa fai, trova il tempo per fare del bene".

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Quattrocento pagine che documentano 45 anni di attività dei trentini di Rodeio 26

“Riscatto della cultura trentina a Rodeio”, è questo il titolo del libro scritto dal professor Geraldino José Ochner ed edito grazie al supporto dell'Associazione Trentini nel Mondo e della Provincia Autonoma di Trento. Una raccolta accurata e dettagliata di quella che è stata l'attività del Circolo Trentino di Rodeio, nello Stato di Santa Caterina in Brasile, dalla sua fondazione nel 1975 ad oggi. Più di 400 pagine di date e descrizioni di eventi, manifestazioni ed incontri che testimoniano la voglia costante e mai affievolita di preservare e divulgare nei discendenti trentini la cultura italo-trentina attraverso varie forme di espressione: il teatro, il canto e la danza. Mantenendo viva anche la lingua, ovvero il dialetto, e rafforzando i rapporti con la terra d'origine. È un lungo elenco di occasioni di incontro e di associazioni coinvolte quello riportato nel

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libro, che sottolinea quanto l'attività di questi 45 anni abbia contribuito a riavvicinare Rodeio a Trento, i discendenti trentini alla terra di origine, facendo al tempo stesso conoscere ai trentini la loro nuova patria. Il Grupo Folclorico, che ha iniziato ad esibirsi nella seconda metà degli anni 60, il GIBRAC (Grupo Italo-Brasileiro De Arte e Cultura) che ne ha raccolto l'eredità artistica raggiungendo anche una certa notorietà in tutto il paese, e il Circolo Trentino di Rodeio, formato per lo più dalle stesse persone del GIBRAC, sono stati e sono tuttora il motore di queste attività che ancora tengono saldamente unite due realtà geograficamente distanti. Sulla pagina a fianco è pubblicata l'introduzione al libro a firma dello stesso autore della ricerca, il professor Geraldino Josè Ochner, membro fin dai primi passi del Gibrac e ancora oggi socio attivo del Circolo trentino.


editoria

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el 1966 gli studenti dell'ottava serie del Corso Normale Regionale, nel Gruppo Scolastico di Osvaldo Cruz, hanno iniziato un percorso finalizzato a "Salvaguardare le tradizioni degli immigrati dal 1875 in poi”, attribuendone il compito della conservazione alle nuove generazioni. Si trattò di una semplice rappresentazione teatrale ma pian piano la "vergogna" di parlare il dialetto, di esibirsi in pubblico per la prima volta iniziò a scomparire e nel giro di pochi anni, nel 1972, un gruppo di "coraggiosi" fece un'altra presentazione per il Rotary Club. Con l'idea di celebrare il Centenario dell'Immigrazione Italiana a Rodeio, nel 1975, più persone impegnate nella salvaguardia, nello specifico, delle tradizioni trentine danno vita al Gruppo Folkloristico, che da quel momento e per diversi anni ha incantato centinaia di ammiratori. Il 1° maggio dello stesso anno, alla presenza di una delegazione italiana e sotto la guida del Dr. Bruno Fronza, è stato fondato il Circolo Trentino di Rodeio e Francisco Leonardi (Franco), residente a Rodeio, è stato nominato primo Presidente. Il Gruppo Folkloristico raccoglie grandi successi con le sue esibizioni e cambia nome, diventando GIBRAC - Gruppo Italo-Brasiliano di Arte e Cultura. C'è un'esplosione di notorietà, con inviti ad esibirsi con canzoni, poesie, proverbi e commedie. Tutto in dialetto trentino.

«Questo libro vuole essere il resoconto di un lavoro svolto da persone che rispettano le proprie origini e amano ciò che fanno» Nel 1989 il Circolo Trentino viene ufficialmente registrato e, in contatto con le autorità italiane (PAT, Provincia Autonoma di Trento e AtnM, l'Associazione Trentini nel Mondo), dà il via ad un intenso scambio tra Italia (Trento) e Brasile (Rodeio). È importante ricordare che i suoi membri sono gli stessi che facevano parte del glorioso GIBRAC. Questa interazione ha portato Rodeio, lo Stato di Santa Catarina e l'intero Brasile al riavvicinamento con l'Italia. Due nazioni

amiche si sono unite in cerca di conoscenza, da entrambe le parti. Gli italiani alla scoperta dei discendenti da diverse generazioni in "Merica", in particolare, nel nostro caso, a Rodeio e nella regione. E noi brasiliani a conoscere luoghi e parenti dei nostri antenati italiani. Ci sono stati molti viaggi e scambi culturali tra Trento/Rodeio e Rodeio/Trento. Tutti registrati nei libri dei verbali e soprattutto attraverso le fotografie. In gran parte le note principali sono apparse sul gior-

nale «O Corujão - Rodeio/SC», che dal 1977 e per quattro decenni ha pubblicato tutto ciò che accadeva sul territorio. L'importanza di questo lavoro sta nel presentare ciò che è stato realizzato da un gruppo di persone altruiste, volontarie e responsabili che per 45 anni ha divulgato e mantenuto l'eredità lasciata dai nostri antenati. Questo lavoro dimostra quindi ciò che abbiamo realizzato e vuole incoraggiare altre persone ad andare avanti, a mantenere il Circolo Trentino come luogo ed organizzazione di riferimento per preservare gli usi e le tradizioni, tra cui il Museo del Trentino, video, foto, canti, danze, gastronomia e varie azioni culturali. Il libro, che qui presentiamo, non è di natura scientifica: ci possono essere delle inesattezze nelle date e non presenta tutto ciò che è stato fatto in questi 45 anni di attività. Molte foto sono state riprodotte dal Journal, ne risulta quindi compromessa in parte la qualità. Questo vuole essere il resoconto di un lavoro svolto da persone che rispettano le proprie origini e amano ciò che fanno. Siamo orgogliosi di essere di origine italiana, ma amiamo la nostra patria, il Brasile. Questo "Documentario" vuole consolidare e tramandare la storia del Gruppo Folkloristico, del GIBRAC e del Circolo Trentino di Rodeio, dei suoi membri, sostenitori, partecipanti e simpatizzanti. Geraldino José Ochner

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dal Trentino L'ONORIFICENZA GLI È STATA ASSEGNATA «MOTU PROPRIO» DAL CAPO DELLO STATO, SERGIO MATTARELLA

Congratulazioni a Christian Plotegher «Cavaliere al Merito della Repubblica»

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«Per il suo contributo nella realizzazione di ambienti della vita quotidiana accessibili ed inclusivi anche per ragazzi con disabilità»: è questa la motivazione con la quale il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 29 dicembre scorso ha conferito l’onorificenza di «Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana» a Christian Plotegher, 45 anni, titolare di «Barber Factory 1975» a Rovereto. In seguito all’incontro con Tommaso, un bambino autistico di due anni, e sua madre Barbara, Plotegher ha deciso di prevedere “l’ora della quiete” : un tempo dedicato a tagliare i

capelli ai bambini autistici in un ambiente sereno e confortevole, poco rumoroso e non affollato,

che li metta al riparo da fonti di stress e quindi rischi di crisi. Più di recente ha anche deciso di

farsi promotore di un nuovo progetto e recarsi a tagliare i capelli direttamente nelle strutture che si occupano di autismo o a domicilio. Sono in tutto trentasei le onorificenze al Merito della Repubblica Italiana, conferite quest’anno «motu proprio», vale a dire di propria iniziativa dal presidente della Repubblica, a cittadine e cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per l'impegno nella solidarietà, nel volontariato, per l'attività in favore dell'inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità e del diritto alla salute.

La Sosat ha compiuto cento anni I l 7 gennaio la Sosat (Sezione operaia della Società degli alpinisti tridentini) ha compiuto 100 anni. Attraverso un secolo di alpinismo, di vita sociale, di canti, la Sosat, che oggi conta 750 soci, è stata protagonista nel mondo della montagna e della cultura legata alle terre alte. La Sosat seppe nel 1921 per opera di Nino Peterlongo, che fu il fondatore e primo presidente, dare ai ceti popolari un immaginario collettivo: l'andare in montagna, per risollevarsi dal disastro delle Prima Guerra mondiale. Furono in molti gli "operai" che aderirono con entusiasmo alla Sosat e alle sue iniziative: gite per lo più sulle montagne che facevano corona a Trento, con il Bondone prediletto e incontri culturali, per approfondire la conoscenza della montagna in tutti i suoi aspetti. Gli abitanti della città di Trento, nel

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1921, erano 32 mila ed in poco tempo la Sosat poteva contare 500 soci. La nobile idea di Peterlongo, di un alpinismo operaio era diventata una bella realtà «La Sosat – ha affermato il suo presidente Luciano Ferrari - è storia di grandi ideali vissuti sulle vette, ma legata al tempo stesso alla quotidianità urbana. L’anima antica della sezione, va dalle montagne di casa alle pareti dolomitiche fino alle spedizioni extraeuropee. L’escursionismo si intreccia all’alpinismo, il Gruppo Zoveni all’alpinismo giovanile, una storia aperta a futuri svi-

luppi. Forte è anche il legame con l’ambiente, primo passo verso una cultura che abbraccia la flora, la fauna, la micologia e tutto ciò che è natura, avvolto in un grande gemellaggio di pensiero. La vita della Sosat è anche vita di solidarietà, di stretta amicizia con la "Rete" e con il mondo dei più fragili e costruttore di rapporti internazionali, con il gemellaggio dal 1969 con la DAV (Deutsche Alpen Verein) di Friedberg (in Baviera), dovuto al Coro. E parlando del Coro della Sosat mi piace ricordare la nascita della coralità alpina, nel 1926 in seno alla Sezione ope-

raia». Per il presidente Ferrari «essere soci della Sosat oggi significa camminare e scalare sì in montagna, ma anche fare parte di un progetto comune per custodirla, difenderla per trasmetterla alle generazioni future vivendola insieme». «Un gruppo di giornalisti e storici – ha annunciato il presidente - sta preparando un libro sul centenario della Sosat he sarà in due volumi: il primo racconterà della Sosat delle origini nel 1921 e di Nino Peterlongo; il secondo sarà la narrazione del 1945 a oggi».


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Pale di San Martino - Foto Matteo Bazzocco


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