Mensile dell'Associazione Trentini nel Mondo del mese di gennaio

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TRENTINI

MONDO

nel

MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO onlus ADERENTE ALLA F.U.S.I.E

1/2020

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue

anno 63°

L’assessore provinciale all’emigrazione, Mattia Gottardi, ha fatto visita alla Trentini 01 nel mondo in occasione di una riunione del consiglio di amministrazione. 1- 2020


CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo - onlus

Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Germania, Messico, Paraguay, Stati Uniti e Uruguay

Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti)

Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia

Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca

Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong - Tasmania, Townsville Belgio - 4 circoli - 2 delegazioni Centre du Borinage,Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo, Bruxelles Bolivia La Paz

- 1 circolo

Bosnia - 4 circoli Banja Luka, Sarajevo, Stivor, Tuzla Brasile -

Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia Bogotá

- 1 circolo

Danimarca Copenaghen

Paraguay - 10 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù

- 1 circolo

Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi Germania - 6 circoli - 3 delegazioni Colonia, Dortmund, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino, Monaco, Norimberga Gran Bretagna - 2 circolo Londra, Trentini UK-Irlanda

- 1 circolo

Portogallo Portogallo Romania Romania Serbia Indija

- 1 circolo

- 1 circolo

- 1 circolo

Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste

Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Seattle, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Seattle, Southern California, Washington, Wyoming

Lussemburgo Lussemburgo

Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town

- 1 circolo

61 circoli

Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, São Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè

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Peru Lima

02

Svizzera - 6 circoli - 1 delegazione Amriswil, Basilea, Ticino, Winterthur, Zofingen - Sciaffusa Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela Caracas

- 1 circolo


EDITORIALE SOMMARIO Pagine 2-3 AGENDA Pagine 4-9 ATTUALITÀ

POSITIVO INCONTRO CON L’ASSESSORE PROVINCIALE ALL’EMIGRAZIONE, MATTIA GOTTARDI

Tre direttrici di idee e progetti su cui rimboccarsi le maniche

Pagina 10 GENTE E FATTI Pagina 11 60 ANNI D’EUROPA Pagine 12-13 A TU PER TU CON IL SOCIO: LINO ROCCABRUNA E MARIAGRAZIA CARLIN Pagina 14 IN BREVE Pagina 15 CIRCOLI (Bento Gonçalves, Como-Lecco) Pagine 16-17 LA MOSTRA SUL SIMONINO Pagine 18-20 DAL TRENTINO Pagine 21-23 DAL MONDO

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO O.n.l.u.s. Presidente Alberto Tafner

Direttore Francesco Bocchetti

TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E Direzione, amministrazione e redazione

Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale G. Bacca, C. Barbacovi, F. Casagrande, B. Cesconi, C. Ciola, M. Dallapè, A. Degaudenz, M. Fia, B. Fronza, L. Imperadori, H. La Nave, E. Lenzi, A. Maistri, G. Michelon, P. P. Mini, F. Pisoni, P. Rizzolli, V. Rodaro, P. Rossi, G. Sbetti, M. Setti, P. Svaldi, A. Tafner, R. Tommasi, V. Triches Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini - G. Degasperi F. Bocchetti - I. Turco - A. Sommavilla Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN) Per ricevere il giornale: Dal 2020 il giornale dell’Associazione cambia il rapporto con i propri lettori: non più solo abbonati ma soci della Trentini nel mondo. A pagina 24 il modulo per la richiesta di adesione in qualità di socio. N. 1 - 2020 Stampato il 18 FEBBRAIO 2020 Le affermazioni e le opinioni espresse negli articoli firmati rispecchiano le posizioni degli autori.

C

ome sarà questo 2020 iniziato da poco e già colmo di prospettive oltre che di speranze? La Trentini nel Mondo ha cercato di prevederlo riunendo in una seduta congiunta il Consiglio di Amministrazione e lo staff dell’ufficio, per esaminare il calendario delle iniziative già previste nel corso dell’anno e per esaminare alcune iniziative che potrebbero prendere il via nel corso dei prossimi mesi. Questo importante appuntamento avviene normalmente ad ogni inizio d’anno e avrebbe potuto svolgersi in maniera non troppo diversa dai precedenti, se non ci fosse stata la presenza di un interlocutore decisamente rilevante per l’indirizzo che il settore dell’emigrazione e dell’internazionalizzazione del Trentino potrà avere nel prossimo futuro. All’incontro di programmazione della Trentini nel Mondo infatti ha partecipato anche l’assessore provinciale Mattia Gottardi che ha recentemente assunto le competenze in materia di solidarietà internazionale e di emigrazione. La presenza dell’assessore, intervenuto assieme al responsabile dell’Ufficio Provinciale all’emigrazione, Luciano Rocchetti, si è rivelata importante per diversi motivi: in primo luogo perché attraverso questa partecipazione è stata manifestata la volontà istituzionale e politica di volersi assumere in forma diretta la responsabilità di un comparto decisamente importante, sia sul piano emotivo che su quello funzionale ed operativo, come quello dell’emigrazione. In secondo luogo perché la partecipazione ai lavori da parte del responsabile

È stata manifestata la volontà istituzionale e politica di volersi assumere in forma diretta la responsabilità di un comparto importante, sia sul piano emotivo che su quello funzionale ed operativo, come quello dell’emigrazione istituzionale e del dirigente provinciale dell’Ufficio ha espresso in maniera concreta la volontà di ripristinare un dialogo collaborativo e costruttivo tra l’Ente Pubblico e la Trentini nel Mondo, che da oltre 60 anni è il punto di riferimento di migliaia e migliaia di trentini all’estero, dopo che negli ultimi tempi si era un po’ allentato, forse per l’eccessivo carico di impegni dell’assessore precedente. In terzo luogo la partecipazione dell’assessore Gottardi si è rivelata importante perché è stato così possibile comprende-

re dalle sue parole come vi sia davvero interesse nei confronti dell’attività che la Provincia e l’Associazione, possono portare avanti insieme pur nel rispetto degli specifici ruoli e funzioni, in questo difficile e impegnativo campo. L’incontro avvenuto nella sede della Trentini nel Mondo si è concluso dunque positivamente per le prospettive che si possono ulteriormente sviluppare a favore della Comunità Trentina rappresentata sia dai trentini residenti in Trentino che dalle migliaia di trentini residenti all’estero. Con queste prospettive adesso serve solo rimboccarsi le maniche per continuare a lavorare in maniera comune e partecipata, attraverso un’interlocuzione costante tra Ente pubblico e Associazione, per dare così concretezza alle idee ed ai progetti che si possono indirizzare lungo tre direttrici principali: quella della solidarietà e della conservazione della memoria; quella che sviluppa i rapporti con l’emigrazione storica e con i discendenti degli emigrati; quella che si rivolge alla nuova emigrazione attraverso l’analisi dei sistemi e degli strumenti più adatti per compiere un balzo di qualità nell’azione di aggregazione, cooperazione e reciproco sostegno. Alberto Tafner

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AGENDA IL DIRETTORE DEL PERIODICO DELL’ASSOCIAZIONE È STATO INTERVISTATO NELLA TRASMISSIONE ANDATA IN ONDA IL 10 GENNAIO

La Trentini nel mondo ospite a «L’Italia con voi» Maurizio Tomasi, direttore responsabile del periodico «Trentini nel mondo» è stato ospite della puntata del 10 gennaio di «L’Italia con Voi», il programma ideato e prodotto da Rai Italia, interamente dedicato agli italiani nel mondo, in onda dal lunedì al venerdì, per novanta minuti ricchi di ospiti e servizi dal mondo e dall’Italia. Nel corso della trasmissione la conduttrice Monica Marangoni dialoga con gli ospiti presenti in studio e in collegamento dall’estero, affrontando temi d’attualità e di interesse per quanti vivono fuori dai confini nazionali. Nel suo intervento Maurizio Tomasi ha parlato della rivista, che è arrivata al traguardo di ben settecento numeri pubblicati, dell’attività dell’Associazione e del documentario «’Ndovat? – Generazione in mobilità», che affronta il fenomeno della nuova emigrazione giovanile. «L’Italia con Voi» è visibile su Ray Play. RISALE AL GENNAIO DEL 1958 L’AVVIO DELLA PUBBLICAZIONE DEL PERIODICO VOLUTO DAI FONDATORI DELLA TRENTINI NEL MONDO

I 700 numeri della rivista al TGR di Trento In tutte e tre le edizioni del telegiornale regionale della RAI di Trento del 16 gennaio, è andata in onda un’intervista curata da Massimo Baldi (a destra nella foto) a Maurizio Tomasi, direttore responsabile del periodico «Trentini nel mondo», intervista che ha preso lo spunto dall’uscita del numero 700 della rivista. Il primo numero risale infatti al gennaio del 1958, pubblicato con l’intento dichiarato di dare vita ad un giornale che svolgesse il compito di informare chi emigrava e favorire il mantenimento del contatto con la terra di origine e, in seguito, anche fra i vari Circoli. Quota settecento è stata raggiunta con l’ultimo numero uscito

nel 2019. «È un traguardo prestigioso - ha affermato Tomasi - che dà molto orgoglio all’associazione che fin dall’inizio voleva che gli emigrati trentini avessero un

proprio organo di informazione». Nell’intervista è stato affermato che l’informazione non è però l’unica finalità della rivista: alla base di tutto c’è anche la volontà

di comunicare e confrontarsi. «Una delle funzioni principali di questo giornale - ha affermato Tomasi - è quella di far conoscere ai trentini del mondo cosa fanno gli altri trentini nel mondo». Il giornale riporta infatti anche articoli sulle attività dei Circoli trentini presenti nei diversi continenti, dai quali si può capire come le comunità di origine trentina svolgano un ruolo importante nel tessuto sociale, culturale ed economico delle città nelle quali vivono e siano ancora fortemente legate alla loro terra di origine, ai suoi valori, alle sue tradizioni, in uno spirito non nostalgico ma di impegno per costuire un rapporto di condivisione e reciprocità.

A New York con la Trentini nel mondo in occasione della Convention ITTONA Si terrà quest’anno la ventiquattresima Convention ITTONA (International Tyrolean Trentino organization of North America), la federazione dei Circoli trentini di Stati Uniti e Canada. La sede scelta per ospitare l’evento è la città di Albany, negli Stati Uniti, e per l’occasione la Trentini nel mondo ha deciso di dare a chi volesse partecipare all’incontro la possibilità di visitare New York, organizzando un viaggio che si svolgerà dal 25 luglio al 4 agosto. Il viaggio prevede una tappa di quattro giorni a New York, durante i quali i partecipanti visiteranno con una guida i principali e più 1- 2020

famosi punti di interesse della metropoli e incontreranno i membri nel Circolo trentino di New York. Il viaggio proseguirà poi con il traferimento ad Albany in autopullman riservato, con una sosta a West Point, per poter seguire la Convention. La soglia minima di iscritti è di quindici persone. A breve i soci riceveranno una comunicazione dettagliata con il programma del viaggio. Chi non fosse socio ma comunque interessato a partecipare, può contattare la Trentini nel mondo al numero 0461-234379, o tramite mail: info@trentininelmondo.it

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AGENDA

«Proyecto Viviendas», a Reconquista e Romang firmato il passaggio di proprietà alle famiglie S i è svolto nelle città di Reconquista e Romang (Santa Fe, Argentina), l’atto conclusivo del “Proyecto Viviendas”, a suo tempo gestito dalla Trentini nel mondo e finanziato dalla Provincia autonoma di Trento. Il progetto si poneva come obiettivo la costruzione di nuove abitazioni o il risanamento/ampliamento di alloggi preesitenti, per un totale di oltre cento interventi. Mercoledì 4 dicembre 2019, grazie al supporto del coordinatore per il sud America, Roberto Paolazzi (foto in alto a destra), la Trentini nel mondo ha finalmente consegnato le abitazioni a famiglie discendenti da emigrati trentini costrette a vivere in condizioni precarie, compiendo di fatto un enorme passo nel miglioramento della loro qualità di vita. Obiettivo ugualmente importante del “Proyecto Viviendas” era inoltre la creazione di occasioni di lavoro rivolte alla comunità trentina: la costruzione delle case e il successivo mantenimento sono infatti stati affidati ad imprese o cooperative di cui sono titolari discendenti di emigrati trentini. Anche il processo di adattamento

delle famiglie alla nuova casa è stato seguito da una cooperativa trentina, la “Sol.tre.cha” e dalle sue assistenti socio domiciliari. La giornata ha preso il via a Reconquista, dove nel corso della mattinata sono stati firmati i passaggi di proprietà alla presenza del notaio Maria Candela Nardelli, anch’essa discendente di emigrati trentini partiti da Sopramonte. Si è poi svolta una piccola cerimonia assieme alle famiglie beneficiarie.

Nell’ occasione, Roberto Paolazzi ha sottolineato l’importanza di questo contributo, rimarcando come la possibilità di accedere agli alloggi sia il risultato di uno sforzo collettivo e della solidarietà della comunità trentina. Ogni famiglia ha designato un suo membro, affidandogli il compito di ringraziare a nome di tutto il nucleo famigliare per la preziosa opportunità di accedere all’alloggio, cosa che, hanno fatto presente tutti, senza l’intervento

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dell’associazione non sarebbe mai stata possibile. Successivamente ci si è spostati nella città di Romang, dove si è tenuto un secondo incontro pubblico, alla presenza del sindaco, Sergio Ramseyer. Presenti anche le famiglie beneficiarie della donazione, il presidente del Circolo trentino di Romang, Daniel Lorenzini, e i rappresentanti dell’associazione. Durante il suo discorso, il sindaco si è soffermato sull’inestimabile valore di questa iniziativa, mentre Roberto Paolazzi ha evidenziato lo straordinario lavoro di collaborazione tra l’assciazione e le istituzioni locali, in particolare il Comune, che ha donato i terreni sui quali sono stata costruite le abitazioni. Anche le famiglie, da parte loro, hanno espresso la loro profonda riconoscenza alla Trentini nel mondo e alla comunità trentina per l’aiuto ricevuto. Il programma della giornata si è concluso con il pranzo servito in uno degli alloggi donati, al quale hanno presto parte le famiglie e i rappresentanti dell’associazione e del Circolo trentino di Romang.

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ATTUALITÀ Popolazione residente Iscritti all’AIRE Incidenza % Provincia Bolzano Trento Trentino A. A.

Totale

1.072.276 108.187 10,1

UE 15 UE nuovi 13 Europa centro-orientale Europa altri Europa Africa settentrionale Africa occidentale Africa orientale Africa centro-meridionale Africa Asia occidentale Asia centro-meridionale Asia orientale Asia America settentrionale America centro-meridionale America Oceania Totale

classi età % 00 - 17

18 - 34

35 - 49

50 - 64

65 oltre

% iscritti per nascita

48,3 49,0 48,7

19,4 15,5 17,1

25,6 24,6 25,0

24,1 23,9 24,0

15,7 18,9 17,6

15,1 17,0 16,2

31,0 29,4 30,1

Iscritti AIRE 46.671 941 737 15.651 64.000 398 57 128 452 1.035 346 76 603 1.025 3.670 37.280 40.950 1.177 108.187

Graduatoria primi 25 paesi di emigrazione Paese v. a. % Brasile 23.775 22,0 Germania 20.573 19,0 Svizzera 15.201 14,1 Austria 12.970 12,0 Argentina 8.207 7,6 Regno Unito 3.895 3,6 Francia 2.984 2,8 Stati Uniti d’America 2.475 2,3 Belgio 2.190 2,0 Spagna 1.957 1,8 Cile 1.799 1,7 Uruguay 1.490 1,4 Canada 1.194 1,1 Australia 1.065 1,0 Paesi Bassi 774 0,7 Sud Africa 421 0,4 Bosnia-Erzegovina 367 0,3 Messico 342 0,3 Paraguay 314 0,3 Irlanda 264 0,2 Svezia 261 0,2 Lussemburgo 253 0,2 Colombia 246 0,2 Venezuela 234 0,2 Repubblica di Serbia 199 0,2 Altri paesi 4.737 4,4 Totale 108.187 100,0

1- 2020

(dato al 01/01/2019) (dato al 01/01/2019)

% donne su totale

44.987 63.200 108.187

Area continentale

TRENTINO ALTO ADIGE

% 43,1 0,9 0,7 14,5 59,2 0,4 0,1 0,1 0,4 1 ,0 0,3 0,1 0,6 0,9 3,4 34,5 37,9 1,1 100,0

di cui donne

incidenza % donne

22.528 370 358 7.944 31.200 187 18 48 218 471 153 34 244 431 1.784 18.211 19.995 584 52.681

48,3 39,3 48,6 50,8 48,8 47,0 31,6 37,5 48,2 45,5 44,2 44,7 40,5 42,0 48,6 48,8 48,8 49,6 48,7

Graduatoria primi 25 comuni per iscritti Comune AIRE Pop. res. Inc. % Trento 10.938 118.288 9,2 Bolzano 7.788 107.739 7,2 Merano 3.661 40.862 9,0 Levico Terme 3.003 8.094 37,1 Rovereto 2.268 39.972 5,7 Pergine Valsugana 2.225 21.471 10,4 Bressanone 2.177 22.377 9,7 Brunico 1.778 16.716 10,6 Primiero San Martino di Castr 1.658 5.398 30,7 Roncegno Terme 1.492 2.930 50,9 Borgo Valsugana 1.481 6.953 21,3 Arco 1.354 17.828 7,6 Riva del Garda 1.350 17.505 7,7 Appiano sulla strada del vino 1.284 14.934 8,6 Malles Venosta 1.089 5.272 20,7 Altopiano della Vigolana 1.043 5.065 20,6 Castel Ivano 993 3.306 30,0 Novaledo 940 1.093 86,0 Lana 927 12.511 7,4 Canal San Bovo 886 1.468 60,4 Ala 885 8.824 10,0 Vipiteno 792 6.979 11,3 Laives 779 18.073 4,3 Predaia 753 6.675 11,3 Silandro 681 6.215 11,0 Altri comuni 55.962 555.728 10,1 Totale 108.187 1.072.276 10,1

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anzianità iscrizione AIRE (anni) <1 3.107 113 53 603 3.876 42 4 3 8 57 23 17 53 93 222 3.804 4.026 79 8.131

tra 1 e 5

tra 5 e 10

9.762 262 193 2.074 12.291 202 25 33 58 318 123 34 229 386 644 12.795 13.439 284 26.718

7.062 261 228 1.810 9.361 89 18 28 79 214 90 11 139 240 584 12.128 12.712 185 22.712

> di 10 26.740 305 263 11.164 38.472 65 10 64 307 446 110 14 182 306 2.220 8.553 10.773 629 50.626

Graduatoria primi 25 comuni per incidenza Comune AIRE Pop. res. Inc. % Samone 520 547 95,1 Novaledo 940 1.093 86,0 Ronchi Valsugana 357 446 80,0 Canal San Bovo 886 1.468 60,4 Lavarone 614 1.162 52,8 Roncegno Terme 1.492 2.930 50,9 Sagron Mis 85 184 46,2 Ospedaletto 360 795 45,3 Tubre 438 969 45,2 Levico Terme 3.003 8.094 37,1 Vallarsa 468 1.370 34,2 Castelnuovo 335 1.036 32,3 Faedo 206 640 32,2 Torcegno 211 680 31,0 Primiero San Martino di Castrozza 1.658 5.398 30,7 Fornace 402 1.326 30,3 Castel Ivano 993 3.306 30,0 Grigno 645 2.168 29,8 Cis 90 304 29,6 Campodenno 425 1.475 28,8 Palù del Fersina 47 167 28,1 Albiano 408 1.481 27,5 Cagnò 89 325 27,4 Glorenza 240 900 26,7 Stenico 309 1.174 26,3 Altri comuni 92.966 1.032.838 9,0 Totale 108.187 1.072.276 10,1


ATTUALITÀ UN’ANALISI CHE PRENDE SPUNTO DAI DATI RIPORTATI NELL’ULTIMA EDIZIONE DEL «RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO»

Residenti all’estero e nuova mobilità, il Trentino in linea con il resto d’Italia

N

ella regione TrentinoAlto Adige, su un totale di 1.072.276 persone residenti, gli iscritti all’Aire (Anagrafe italiani residenti all’estero) nel 2018 risultano essere 108.187, di cui 63.200 afferenti alla sola provincia di Trento. I dati sono riportati nell’ultima edizione del «Rapporto italiani nel mondo» edito da Migrantes, e consentono di monitorare i flussi di emigrazione ed il numero di italiani residenti in luoghi diversi dal proprio Paese d’origine. Entrando più nello specifico, Trento con i suoi 10.938 iscritti all’Aire si conferma al primo posto, con un’incidenza del 9,2% sugli altri comuni della regione, mentre si piazza al terzo posto tra i comuni italiani, superata solo da Roma, con un’incidenza dell’11,4% e Trieste, con il 15,1%. «Quando si parla di iscritti all’anagrafe Aire - spiega Francesco Bocchetti, direttore della Trentini nel mondo - dobbiamo tenere presente i diversi fattori di oscillazione che incidono sui numeri. In primo luogo, a condizionare i dati sono inevitabilmente i decessi e le iscrizioni agli uffici consolari dei nuovi nati; mentre un altro fattore importante lo gioca il riconoscimento della cittadinanza ai discendendi di emigrati nati e cresciuti all’estero». Ma qual’è la posizione del Trentino? «Negli ultimi dieci anni- prosegue Bocchetti- la nostra regione si è sempre collocata tra quelle con il tasso di maggior incremento di iscritti Aire, quasi sempre raggiungendo il primato, seguita da Lombardia, Valle d’Aosta e recentemente Emilia Romagna. Si potrebbe pensare che questo dipenda dalla posizione che il Trentino occupa in quanto l’Alto Adige rappresenta un’area di confine, ma se osserviamo i dati con attenzione, notiamo che i residenti all’estero originari della provincia di Bolzano sono nettamente inferiori rispetto a quelli originari della provincia

Gli iscritti all’Aire (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero) sono tendenzialmente in aumento in tutte le regioni d’Italia, ma è palese come quelli di origine trentina siano in rapido aumento, con un’incidenza sulla popolazione del 10%. Un andamento strettamente correlato sia agli espatri che agli effetti del riconoscimento della cittadinanza ai discendenti di emigrati per effetto della legge 379, riconoscimenti che sono avvenuti per la maggior parte in Brasile di Trento, che sono aumentati del 35% nel corso degli ultimi cinque anni. «Gli iscritti all’Aire sono tendenzialmente in aumento in tutte le regioni d’Italia, ma è palese come quelli di origine trentina siano in rapido aumento, con un’incidenza sulla popolazione del 10%. Questo, come già detto, è strettamente correlato sia agli espatri che agli effetti del riconoscimento della cittadinanza ai discendenti di emigrati per effetto della legge 379; riconoscimenti che sono avvenuti per la maggior parte in Brasile. «Il Trentino è una regione piuttosto piccola, ed è significativo pensare che il 10% della sua popolazione, pari circa a 60mila persone, sia composto da residenti all’estero. Questo ha dei contraccolpi evidenti soprattutto nei piccoli comuni, un esempio su tutti è quello di Samone, dove su una popolazione registrata all’anagrafe di mille persone, 500 risiedono all’estero: un dato che

fa riflettere». Da un’attenta comparazione dei dati, appare evidente come si riconfermi il trend del 2018, che vede i flussi migratori in continua crescita, specialmente per quanto riguarda la fascia d’età compresa tra i 25 e i 35 anni. «Osservando da vicino la situazione ci sono diversi punti che meritano di essere approfonditi - dice Ilaria Turco della Trentini nel mondo - il primo, che dovrebbe metterci in allarme, è il dato che riguarda l’espatrio delle famiglie. Sono sempre di più infatti i nuclei familiari che scelgono di trasferirsi all’estero, spesso con figli in età scolare o prescolare. La ragione è da individuare nella migliore offerta del welfare europeo rispetto a quello italiano, e alle migliori possibilità di conciliazione lavoro-famiglia, motivo che sta quasi sempre alla base dell’emigrazione femminile. Le donne infatti sentono sempre  CONTINUA A PAG. 6

Sono sempre di più i nuclei familiari che scelgono di trasferirsi all’estero, spesso con figli in età scolare o prescolare. La ragione è da individuare nella migliore offerta del welfare europeo rispetto a quello italiano, e alle migliori possibilità di conciliazione lavoro-famiglia

La tabella pubblicata sulla pagina a fianco è tratta dal «Rapporto Italiani nel mondo 2019»

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La legge 379/2000 La legge 379/2000, «Disposizioni per il riconoscimento della cittadinanza italiana alle persone nate e già residenti nei territori appartenuti all’Impero austro-ungarico e ai loro discendenti», fortemente voluta dalla Trentini nel mondo, è rimasta in vigore fino al 2010. Prevedeva che ai discendenti degli emigrati di lingua e cultura italiane, originari dei territori che sono appartenuti all’Impero Austro-Ungarico prima del 16 luglio 1920 - ad esclusione di quelli che attualmente fanno parte del territorio della Repubblica austriaca - venisse riconosciuta la cittadinanza italiana qualora avessero reso una dichiarazione in tal senso, corredata da adeguata documentazione (come ad esempio atto di nascita dell’avo emigrato, estratti degli atti di nascita dei discendenti, estratti degli atti di matrimonio dell’avo e dei successori, documenti che dimostravano l’emigrazione nell’arco temporale compreso tra l’anno 1867 ed il 1920). 1- 2020


ATTUALITÀ

Ilaria Turco

Inserirsi in un nuovo contesto sociale risulta oggi molto più complicato di quanto si pensi tanto da aver generato un vero e proprio fenomeno come la depressione legata all’emigrazione. Nel Regno Unito è stato istituito un numero verde in italiano, dedicato esclusivamente a fornire supporto a chi si trova in un momento di difficoltà, sfiducia e isolamento

 CONTINUA DA PAG. 5 di più l’esigenza di poter conciliare gli impegni lavorativi con la gestione di quelli familiari, e all’estero trovano quello che in Italia ancora manca: politiche aziendali che tutelano il ruolo delle donne che decidono di fare dei figli, nidi aziendali con orari ad hoc, possibilità di congedo anche per i padri e tante altre opportunità. «A partire non sono però solamente le famiglie, ma anche i laureati, che in Italia rappresentano meno del 30% della popolazione. In poche parole: i nostri laureati sono pochi e quei pochi se ne vanno, quasi sempre per la difficoltà che incontrano nell’inserirsi all’interno del mercato lavorativo qualificato, nonostante la loro formazione attesti che sono perfettamente preparati alla gestione di determinati ruoli di responsabilità». Ma quali sono le mete scelte dagli italiani che lasciano il Belpaese? La prima si riconferma il Regno Unito, che mantiene il primato nonostante lo spettro Brexit. Seguono Germania, Francia, Brasile, Svizzera, Spagna e Portogallo, Paese in crescita con un aumento del 17% dei residenti italiani. Nonostante si parta con la speranza, e spesso la certezza, di andare incontro ad un miglioramento della qualità della vita in generale, e non solamente dal punto di vista lavorativo, molto

L’offerta all’estero di un migliore e più efficiente welfare per le famiglie è uno dei motivi che frenano il rientro in Italia.

spesso le aspettative risultano frustrate. «Inserirsi in un nuovo contesto sociale risulta oggi molto più complicato di quanto si pensi - prosegue Turco - tanto da aver generato un vero e proprio fenomeno come la depressione legata all’emigrazione. Nel Regno Unito, ad esempio, è stato istituito un numero verde in italiano, dedicato esclusivamente a fornire supporto a chi si trova in un momento di difficoltà, sfiducia e isolamento. A differenza di quanto accadeva una volta, quando si partiva in gruppo o ci si ricongiungeva ai propri cari una volta trovata stabilità nel nuovo Paese di residenza, oggi chi parte lo fa quasi sempre da solo, e incontra notevoli difficoltà nella costruzione di relazioni stabili. Nasce quindi il fenomeno della cosiddetta «atomizzazione dell’emigrazione». I rapporti con gli autoctoni

sono pressocchè inesistenti, e si finisce per frequentare unicamente altri emigrati, quasi sempre provenienti dalla stessa area geografica. La nuova mobilità è in rapido mutamento, costruire relazioni stabili e durature diventa una sfida quasi impossibile, per questo la maggior parte di chi ha scelto di stabilirsi all’estero è composta da persone nubili o celibi. La triste conseguenza di tutto questo non è solo la delusione di chi è partito in cerca di una vita migliore, ma anche il veder sfumare, giorno dopo giorno, l’idea di creare un unico e coeso popolo europeo. «Altro elemento significativo è l’inversione della tendenza per quanto riguarda l’aspetto meramente economico: se prima erano gli emigrati a contribuire al sostentamento della famiglia attraverso le rimesse, oggi si assiste al fenomeno opposto; sono le famiglie che devono provvedere

Francesco Bocchetti

all’aiuto dei figli emigrati all’estero che, a causa principalmente dei costi immobiliari, faticano a raggiungere la piena autonomia». Ma il desiderio di tornare «a casa» è qualcosa di reale, oppure chi parte non considera più l’idea di fare ritorno in Italia? «Il desiderio di tornare è sempre presente e molto forte- afferma ancora Turco- tanto che negli ultimi anni sono state molte le persone che hanno tentato di ristabilirsi in Trentino, principalmente per poter stare vicini alle proprie famiglie d’origine. Sono soprattutto gli adulti dai 35 ai 40 anni che provano a tornare, ma quasi tutti si vedono costretti a rifare le valigie a causa di problemi molto concreti come la difficoltà di mantenere un’indipendenza economica, e la mancanza di ruoli professionali qualificati analoghi a quelli che ricoprivano all’estero. La nostra regione, in special modo, non offre un mercato del lavoro in cui sia presente lo spazio per i cosiddetti «lavori moderni», specialmente per quanto riguarda gli ambiti aziendali. Ultimo dato che fa riflettere, è l’aumento degli espatri di artigiani come falegnami, elettricisti o idraulici, professioni che sarebbero teoricamente spendibili anche in Italia, ma che a causa dei costi al ribasso della manodopera si rivelano più remunerative all’estero. Una fotografia del nostro Paese tutt’altro che confortante» Alice Sommavilla.

L’incontro organizzato da Trentini nel mondo e Ufficio Emigrazione della Provincia a Lille con i trentini che vivono e lavorano in Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo

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ATTUALITÀ ALLESTITO A PALAZZO THUN, SEDE DEL COMUNE DI TRENTO, OSPITA OGGETTI E DOCUMENTI DELLO STATISTA TRENTINO

Inaugurato «Spazio De Gasperi» O

ggetti personali, fotografie, documenti, video compongono lo «Spazio De Gasperi», l'esposizione permanente – promossa dalla Fondazione Museo storico del Trentino in collaborazione con il Comune di Trento – che dal 18 gennaio a Palazzo Thun, sede del Comune di Trento in via Belenzani, permette di ricostruire la dimensione pubblica e privata dello statista trentino. L’iniziativa ha preso spunto dalla donazione nel 2018 da parte di Maria Romana De Gasperi, figlia di Alcide De Gasperi alla Fondazione Museo storico del Trentino, di un’importante parte dell’archivio del padre, ora esposta a Palazzo Thun. Il luogo individuato è sembrato il più adatto per la forte dimensione simbolica che unisce il passato - De Gasperi è stato eletto consigliere comunale nel 1909 - l presente della città dove ha abitato fino al 1918. Nel corso del 2019 l’esposizione temporanea «Alcide De Gasperi, la montagna, il Trentino. Tracce di rapporto sentimentale», allestita a Cappella Vantini, aveva permesso

di mostrare alcuni documenti della donazione, legati alla dimensione privata della vita di De Gasperi. L’intera vicenda biografica dello statista trentino rivive ora nello «Spazio De Gasperi» attraverso un allestimento che restituisce l’idea di un archivio familiare in una forma stilizzata, contemporanea, che valorizza i documenti esposti in originale, tra i quali l’edizione originale della Carta Costituzionale.

Le fotografie vengono mostrate nel loro formato originale, alcune stropicciate, altre con i promemoria dei familiari, per diventare oggetti a loro volta capaci di far entrare il visitatore, quasi fisicamente, all’interno della casa di Alcide, della moglie Francesca e delle loro figlie. Il montaggio di alcuni filmati ufficiali dell’Istituto Luce, uniti ad altri girati da trentini che con le loro cineprese amatoriali han-

no documentato un conterraneo diventato famoso, dà nuova vita ad Alcide De Gasperi, e restituisce al pubblico il sapore degli anni cinquanta del XX secolo. Separata ma ben visibile ai visitatori, è possibile ammirare la scrivania personale utilizzata quotidianamente da Alcide De Gasperi nell’abitazione di via Bonifacio VIII a Roma (ora via Alcide De Gasperi) fino alla sua scomparsa.

La mostra è stata visitata dal presidente Mattarella Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha visitato sabato 25 gennaio la mostra dedicata ad Alcide De Gasperi a palazzo Thun. Dopo aver partecipato alle celebrazioni per il centenario della nascita di Chiara Lubich a Mariapolis, il presidente ha voluto rendere omaggio alla memoria dello statista trentino accompagnato dalla figlia di De Gasperi, Maria Romana (foto a centro pagina a sinistra), dal sindaco Alessandro Andreatta e dal commissario di Governo Sandro Lombardi. Nella breve visita, il presidente si è soffermato sugli oggetti personali, le fotografie, i documenti che compongono l’esposizione permanente e ha firmato il Libro d’onore del Comune di Trento, riservato agli ospiti illustri della città, terzo presidente a porre la firma dopo Giuseppe Saragat e

Carlo Azelio Ciampi. Al termine della visita con una breve ma intensa cerimonia il sindaco Alessandro Andreatta ha consegnato al Presidente il Sigillo maggiore, la massima onorificenza concessa dalla città di Trento (foto a centro pagina a destra). L’antico sigillo maggiore è appeso ad una pergamena che porta la data 27 giugno 1422. Si tratta di un sigillo di 36 millimetri

che reca l’iscrizione “ Silgillum secretum comunis Tridenti” e rappresenta la conferma dell’autonomia goduta dal comune di Trento nei confronti del principe vescovo tridentino. Ad attendere, all’esterno di Palazzo Thun, una piccola folla di persone che ha applaudito con affetto il Presidente. (Testo e foto, Ufficio Stampa Comune di Trento)

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ATTUALITÀ ALCUNI DATI SIGNIFICATIVI RELATIVI ALL’ANDAMENTO DEMOGRAFICO REGISTRATO IN TRENTINO NEL CORSO DEL 2018

Oltre mezzo milione di residenti

A

l 1° gennaio 2019 la popolazione residente in Trentino ammonta a 541.098 abitanti, di cui 265.497 maschi (pari al 49,1%) e 275.601 femmine. Nel corso del 2018 si è registrato in Trentino un saldo complessivo positivo pari a 1.200 unità, determinato da un saldo naturale (differenza tra nascite e decessi) che, come l’anno precedente, risulta negativo (-661 persone) e da un saldo sociale (differenza tra iscrizioni e cancellazioni anagrafiche) largamente positivo (2.869 persone). Le variazioni legate ad aggiustamenti anagrafici di tipo amministrativo hanno prodotto un saldo negativo pari a 1.008 unità.

Le 750 pagine dell’edizione 2019 dell’«Annuario statistico» curato dall’Istituto di statistica della provincia di Trento (ISPAT) descrivono la realtà provinciale anche dal punto di vista ambientale, sociale ed economico. Il documento completo è disponibile sul sito all’indirizzo www.ispat.provincia.tn.it

142 NATI IN MENO RISPETTO AL 2017

I nati del 2018 sono stati 4.353, 142 in meno rispetto al 2017, ritornando sui livelli di natalità dei primi anni Novanta. Le donne in età feconda, convenzionalmente quelle tra 15 e 49 anni, sono sempre meno numerose. Stanno infatti progressivamente uscendo dall’esperienza riproduttiva le donne nate negli anni Sessanta, che sono molto più numerose delle generazioni che stanno entrando nella vita riproduttiva: in 10 anni le donne in età feconda si sono, infatti, ridotte di 8mila unità (-6,7%). Questo andamento, d’altra parte, non è più controbilanciato dall’alto tasso di fecondità delle donne straniere, in particolare di provenienza africana, che, anche per effetto della crisi economica, risultano meno numerose tra la popolazione residente e che, comunque, con il passare degli

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di 10,5 nati ogni mille abitanti di dieci anni fa. Si tratta del valore più basso registrato negli ultimi 60 anni. Il tasso di natalità locale resta comunque ancora maggiore rispetto alla media nazionale, pari al 7,3 per mille. Da più di un ventennio il tasso di natalità provinciale risulta costantemente superiore al corrispondente valore nazionale. Analogamente il numero medio di figli per donna (pari a 1,45 nel 2018) è superiore al dato medio nazionale (1,29), ma in calo progressivo. Nel 1962 questo indice era pari a 2,47; in circa 60 anni il valore si è ridotto notevolmente. Alla bassa fecondità si accompagna la scelta di rinviare sempre più in là il momento in cui avere figli. L’età media delle madri al parto, infatti, è pari a 32,1 anni (32,0 nel 2017), analoga alla media nazionale (32,0 anni). Tale indice risulta ancora più elevato, e pari a 32,7 anni, se si considera la sola componente italiana (29,1 anni per la componente straniera). GLI STRANIERI SONO L’8.8%

anni hanno modificato il proprio comportamento assimilandolo a quello del contesto locale. Conseguentemente si riduce il tasso di natalità, dato dal rapporto fra il numero dei nati vivi residenti

e la popolazione media residente, che si attesta nel 2018 a 8,1 nati per mille abitanti, lievemente inferiore a quello dell’anno precedente (8,3 nati per mille abitanti) e ben al di sotto del valore

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Gli stranieri residenti in provincia di Trento al 1° gennaio 2019 sono 47.393 (22.143 maschi e 25.250 femmine) e rappresentano l’8,8% della popolazione residente in Trentino (erano lo 0,6% nel 1992 e l’8,7% nel 2017). Rispetto all’anno pre-


ATTUALITÀ

CRESCE IL NUMERO DELLE FAMIGLIE

In costante crescita risulta il numero delle famiglie. La popolazione trentina nel 2018

è suddivisa in 236.620 famiglie (1.404 in più rispetto all’anno precedente), con un numero medio di componenti per famiglia di poco inferiore ai 2,3; nel 1951 tale valore era pari a 3,9. Circa il 33% delle famiglie è costituito da coppie con figli mentre il 22% sono coppie senza figli. Il 10% delle famiglie sono formate da un solo genitore con figli mentre i single (giovani o anziani) sono il 35% delle famiglie trentine. Nell’ultimo decennio si è ridotta l’incidenza delle coppie, con o senza figli, mentre è aumentata l’incidenza delle famiglie monogenitoriali e soprattutto dei single.

dei valori più elevati nel contesto nazionale, a testimonianza dei significativi livelli di qualità della vita raggiunti in Trentino. La popolazione giovane (classe 0-14 anni) ammonta nel 2018 a 77.656 unità, pari al 14,4% della popolazione residente, mentre nel 1981 tale proporzione era del 19,9%. Negli ultimi anni la quota di popolazione giovane si riduce progressivamente, mentre continua ad aumentare l’incidenza delle persone di 65 anni e oltre. INDICE DI VECCHIAIA IN CRESCITA

L’indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione di 65 anni e oltre e quella fino a 14 anni) ha raggiunto il valore di 153,7, in crescita rispetto all’anno precedente, quando era pari a 149,7 (al censimento del 1981 l’indice era pari a 71,9; al censimento del 1991 era pari a 109,5). Questo valore indica che attualmente nella popolazione trentina ci sono circa 154 anziani ogni 100 giovani; a livello nazionale lo stesso rapporto è di circa 173 anziani ogni 100 giovani. Ciò significa che la popolazione trentina, nonostante il continuo invecchiamento, si mantiene

L’ETÀ MEDIA È DI 44,6 ANNI

L’età media della popolazione trentina risulta essere di 44,6 anni (43,2 anni per i maschi e 46,0 per le femmine); in occasione della rilevazione censuaria del 1981 risultava pari a 36,6 anni. La speranza di vita per i maschi si attesta a 82 anni, con un incremento di 0,4 anni rispetto al 2017, mentre quella femminile risulta in leggera flessione a 86,1 anni (0,1 anni in meno). Per entrambe le componenti si tratta

ancora tra le realtà regionali più “giovani”. Questo indice è molto diverso per genere: nel 2018 in Trentino è pari a 131,4 per i maschi e 177,5 per le femmine. Il progressivo invecchiamento della popolazione è confermato anche dall’incremento dell’età media alla morte: nel 1980 l’età media alla morte era pari a 71,2 anni, mentre nel 2018 è pari a 81,4 anni. Elevato il divario tra i due generi: l’età media alla morte dei maschi è passata da 68,2 anni del 1980 a 77,7 anni del 2018; per le femmine è salita da 74,9 anni del 1980 a 84,5 anni del 2018. Nell’arco di circa 30 anni la vita media degli uomini e delle donne si è allungata di circa 10 anni. Le principali cause di morte vengono confermate anno dopo anno: le malattie del sistema circolatorio risultano la causa più rilevante con il 33,8% dei decessi, seguite dai tumori con il 30,7%. Le prime sono la causa principale di decesso per le donne (il 37,1% dei decessi femminili è riconducibile alle malattie dell’apparato circolatorio), mentre per i maschi sono i tumori la causa principale (36,5% dei decessi maschili), in particolare quelli a trachea, bronchi e polmoni.

Fototeca Trentino S.p.A. - Foto di Ugo Visciani

cedente si registra un incremento di 464 unità, equivalente a una crescita relativa dell’1%. Nel confronto con il resto del Paese, la provincia di Trento si colloca ad un livello analogo alla media nazionale. I nati residenti con cittadinanza straniera nel 2018 sono 694 (4 in meno rispetto al 2017). Nel corso del tempo si è assistito ad un cambiamento sostanziale della distribuzione degli stranieri per cittadinanza: mentre, infatti, all’inizio degli anni Novanta i cittadini appartenenti ai 28 Paesi dell’Unione Europea costituivano circa la metà degli stranieri residenti, ora la loro quota si è ridotta a circa un terzo. Oggi le presenze più rilevanti sono quelle dei cittadini originari dell’Europa Centro-Orientale (32,1% degli stranieri residenti); acquisiscono sempre più rilevanza anche i cittadini di origine asiatica (13,7%) che hanno ormai superato le persone provenienti dal Maghreb (11,2%).

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GENTE E FATTI DISCENDENTE DI TRENTINI EMIGRATI IN URUGUAY HA SCELTO L’ITALIA COME META DEL VIAGGIO DOPO LA MATURITÀ SCIENTIFICA

Prima volta in Trentino di Guzman Dupont: «sembra di trovarsi dentro ad una favola» Q

uanti di noi si sono regalati (o fatti regalare) il famoso «viaggio della maturità»? Quel viaggio, o quella piccola vacanza, che arriva come premio (o come consolazione) dopo il diploma? Spesso la prima occasione per esplorare, assieme agli amici, nuovi luoghi, vicini o lontani. Il primo approccio da adulti al mondo, fatto non solo di divertimento ma anche di scoperte e ricordi che rimarranno indelebili. L’ha fatto anche Guzman Dupont, che a 18 anni, conseguita la maturità scientifica presso la scuola italiana di Montevideo (Uruguay), è partito con un gruppo di amici alla volta di una destinazione tutt’altro che prossima: l’Italia. Un volo oltre l’oceano e 30 giorni per esplorare il nostro Paese. «La prima parte del viaggio ha raccontato Guzman durante una visita alla sede della Trentini nel mondo - l’abbiamo dedicata a visitare tutti insieme alcune delle principali città italiane, mentre in un secondo momento ci siamo divisi ed ognuno ha scelto una meta diversa. Io ho deciso di venire in Trentino per incontrare la mia famiglia d’origine e vedere con i miei occhi la terra dalla quale il mio antenato, Giorgio Wolcan, è partito nell’ ‘800, per raggiungere l’Uruguay». Il padre di Guzman è francese, mentre la madre è nata in Uruguay. Guzman ha inoltre uno zio piuttosto illustre: padre

«Sono rimasto affascinato dal paesaggio: montagne, alberi, cielo azzurro, neve. Trento è una città molto bella, non vedo l’ora di ritornare per poterla vivere ed esplorare ancora di più» Pedro Wolcan, attuale vescovo di Tacuarembò, recentemente insignito del titolo di «Ufficiale della Stella d’Italia», onoreficienza che viene assegnata a coloro che hanno acquisito particolari bene-

merenze nella promozione dei rapporti di amicizia e collaborazione tra l’Italia e gli altri Paesi. La famiglia Wolcan è originaria di Tesero, nella Valle di Fiemme, dove Guzman è stato ospitato dai

parenti italiani. «Sono rimasto completamente affascinato dal paesaggio - ha detto Guzman - le montagne, gli alberi, il cielo azzurro, la neve... Sembra di trovarsi dentro ad una favola. Ho persino visto alcuni cervi a poca distanza da me!». Guzman parla un italiano pressocché perfetto, perché a Montevideo ha frequentato una scuola italiana parificata, dove molte delle materie sono insegnate in lingua italiana. Dopo aver visitato la nostra sede, venerdì 24 gennaio 2020, è stato accompagnato da Thomas Capone (con lui nella foto qui sotto), ragazzo impegnato in un progetto di Servizio Civile presso l’associazione, in un tour della città di Trento e delle sue principali attrattive turistiche. Guzman ha potuto così visitare il Duomo, ammirare i palazzi del centro storico e visitare sia il castello del Buonconsiglio che il Muse. Al termine della giornata il giovane si è detto più che soddisfatto dell’esperienza. «Trento è una città molto bella - ha dichiarato - molto attiva, con tanti giovani e all’avanguardia per quanto riguarda lo studio e la ricerca: le molte facoltà universitarie e un’eccellenza come il Muse ne sono la prova più evidente. L’ho percepita come una realtà vivibile e poco caotica, ricca di storia, e non vedo l’ora di ritornare per poterla vivere ed esplorare ancora di più». Alice Sommavilla

Jorge Zas, «accademico» della cucina italiana Jorge Zas Fernandez, coordinatore dei Circoli trentini dell’Uruguay, è ufficialmente diventato un membro dell’«Accademia italiana della cucina». A sancirlo, una pergamena firmata dal presidente dell’Accademia, Paolo Petroni, che ha accettato la candidatura di Zas presentata tramite il delegato dell’Accademia di Montevideo, Manuel Ascer. L’Accademia italiana della cucina, fondata nel 1953 a Milano, dove mantiene ancora la sua sede, è un’istituzione cultu1- 2020

rale di grande importanza, che ha il compito di tutelare la tradizione culinaria italiana, promuovendola sia in Italia che all’estero. Tra le sue molteplici attività, l’Accademia pubblica una rivista mensile e una guida ai ristoranti di diverse città italiane e straniere e una serie di altre pubblicazioni sui temi della gastronomia italiana. La Trentini nel mondo si congratula con Jorge Zas per questo riconoscimento, che premia la sua passione per l’Italia.

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60 ANNI D’EUROPA AVEVA CONSIDERATO LA PACE STABILE IN EUROPA COME PREMESSA PER LA RINASCITA E LO SVILUPPO DEI SINGOLI PAESI

Alcide De Gasperi, un grande statista per la sua capacità di visione del futuro «N

on importa avere sempre ragione. Bisogna non avere torto domani». È una frase pronunciata da Alcide De Gasperi nel 1953 posta in chiara evidenza su una parete dello «Spazio De Gasperi» inaugurato il 18 gennaio a Palazzo Thun, dedicato all’esposizione permanente di fotografie, ricordi personali e familiari del grande statista (vedi articolo sula pagina 7). Un plauso va rivolto all’Amministrazione comunale e al sindaco Andreatta che hanno deciso di destinare due locali ben curati alla valorizzazione di memorie e ricordi di un grande trentino perché siano di stimolo, per le nuove generazioni soprattutto, a mantenere vivo il ricordo di uno degli artefici della ricostruzione post bellica del nostro Paese e uno dei Padri della nuova Europa. Fra le foto e gli oggetti esposti, catturano l’attenzione un testo originale della Costituzione italiana con firme autografe del Capo provvisorio dello Stato, Enrico De Nicola, del Presidente dell’Assemblea Costituente, Umberto Terracini, e del capo del governo Alcide De Gasperi; il secondo oggetto è una bella foto che ritrae insieme a Strasburgo Konrad Adenauer, Robert Schuman e Alcide De Gasperi, tre padri fondatori dell’Europa. Il terzo oggetto che ha destato la mia curiosità è stata la medaglia del Premio europeo Carlo Magno conferito a De Gasperi dall’omonima fondazione, che ha sede ad Aquisgrana, il 27 settembre 1952 (nella foto). Il Premio Carlo Magno viene tuttora annualmente assegnato a personalità particolarmente impegnate a favore della pace, dell’unità e dell’integrazione europea. Questi tre oggetti richiamano molto bene, a mio avviso, tre aspetti fondamentali della vita e dell’attività dello statista trentino: la dedizione totale al servizio delle istituzioni democratiche del nostro Paese, secondo il dettato della nuova Carta costituzionale; un impegno deciso a rendere l’Italia protagonista nel processo di integrazione europea, garanzia fondamentale per costruire un futuro di pace e di benessere per tutti; la fiducia nella collaborazione fra Paesi che si erano ferocemente combattuti nel secondo conflitto mondiale. La grandezza di De Gasperi è data dalla sua capacità di visione, di futuro, dall’aver compreso che l’Italia poteva superare le miserie della dittatura fascista, gli orrori della guerra e le umiliazioni derivanti dalle pesanti sanzioni imposte dai Paesi vincitori prendendo atto umilmente degli errori e degli orrori del passato regime. De Gasperi, tuttavia, nelle dichiarazioni all’Assemblea generale della Conferenza di Parigi del 10 agosto 1946 (famose le parole di esordio del suo discorso «Prendendo la parola in questo consesso mondiale, sento che tutto, tranne la vostra

Pace, valorizzazione e cooperazione nel lavoro, rilancio della formazione e dell’impegno culturale, sono temi richiamati da De Gasperi nei suoi interventi personale cortesia, è contro di me…» ), dopo aver denunciato con fermezza alcune clausole pesanti imposte all’Italia nel trattato di pace, così conclude: «Signori Delegati, grava su di voi la responsabilità di dare al mondo una pace che corrisponda ai conclamati fini della guerra, cioè all’indipendenza e alla fraterna collaborazione dei popoli liberi. Come italiano non vi chiedo nessuna concessione particolare, vi chiedo solo di inquadrare la nostra pace nella pace che ansiosamente attendono gli uomini e le donne di ogni Paese, che nella guerra hanno combattuto e sofferto per una meta ideale». Con questo spirito e con queste convinzioni, una pace stabile in Europa come premessa per la rinascita e lo sviluppo dei Paesi europei usciti da una guerra disastrosa, De Gasperi orienterà la sua azione di governo in Italia e la ricerca di collaborazioni e di accordi con altri partner europei. Con queste speranze prende avvio l’avventura europea promossa da statisti di spessore come Jean Monnet, Robert Schuman, Konrad Adenauer, PaulHenri Spaak. È molto interessante andare a rileggere gli scritti e i discorsi di De Gasperi sull’Europa. Un libretto pubblicato nel 1979 e ripubblicato nel 2004 dalla casa editrice Morcelliana dal titolo «L’Europa, Scritti e discorsi» a cura di Maria Romana De Gasperi evita, al lettore interessato, l’arduo compito di andare a ricercare questi testi nei dieci tomi dell’Opera omnia degasperiana edita nel 2006-2009 dalla

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Fondazione B. Kessler e dalla casa editrice Il Mulino. Pace, valorizzazione e cooperazione nel lavoro, rilancio della formazione e dell’impegno culturale ( «Dobbiamo incominciare a parlare più lingue in Italia…gli operai che sono partiti, i profughi che sono passati a milioni, i centomila profughi che transitano per l’Italia per andare in Australia e che appartengono a tutte le nazioni del mondo; essi fanno durante il viaggio, e durante la loro permanenza in Italia, il loro catechismo linguistico…», così si esprimeva De Gasperi in un discorso pronunciato a Roma nella sede dell’Istituto per il Commercio Estero il 9 giugno 1949, discorso che si chiudeva con questa affermazione: «Oggi l’imperialismo, se vogliamo servirci di questa parola, è l’imperialismo del lavoro e della cultura») sono temi richiamati da De Gasperi con lucida consapevolezza in tutti gli interventi raccolti nel testo citato. Per De Gasperi, la costruzione europea deve necessariamente tendere alla realizzazione di un’unione politica. In una dichiarazione fatta al giornale «Il Popolo» del 20 febbraio 1950, si legge: «L’unione dell’Europa è invece basata su una realtà già esistente, non è una nuova creazione, né tanto meno può divenire una sovrastruttura. Qui è la sua forza, è la base della nostra sicura fiducia d’Europa, e quindi non potremo mai dar vita ad un organismo superfluo, senza rispondenza nella realtà. Ma dobbiamo al tempo stesso curare che la nuova forma politica ed economica del continente non sia un artificio non rispondente a certe esigenze reali, che noi non possiamo modificare a nostro piacimento». Nel proseguo della dichiarazione, De Gasperi sostiene che la liberalizzazione degli scambi non può essere effettuata senza una liberalizzazione della manodopera ed inoltre «occorre infine provvedere all’integrazione delle politiche economiche finanziarie e alla cooperazione politica internazionale per cui l’unione politica e il processo di unificazione nel campo economico e commerciale sono termini interdipendenti, che si ri percuotono l’uno sull’altro». Con l’obiettivo di un esercito comune europeo ipotizzato nel progetto di Comunità Europea della Difesa (CED) respinto dall’Assemblea nazionale francese il 30 agosto 1954, si sarebbe aperta la strada verso un’Europa con caratteristiche marcatamente federali. Forse oggi l’Unione non si troverebbe in una situazione così imbarazzante da rischiare la marginalizzazione nel contesto internazionale, vittima della sua disunione interna e dall’emergere di pericolose pulsioni populiste e sovraniste. Vittorino Rodaro 21 gennaio 2020 1- 2020


A TU PER TU C

Lino e Mariagrazia: entusiasmo e im

L

ino Roccabruna, nato a Fornace il 3 dicembre 1956 e Mariagrazia Carlin, nata a Pergine il 19 febbraio 1959, sono marito e moglie da quarantadue anni. «Un record» dicono quasi all’unisono, ridendo con evidente complicità. Genitori di due figlie, Katya e Desy, oggi Lino e Mariagrazia sono anche nonni innamorati del loro nipotino di sette anni, Brian. Mentre la moglie si è dedicata alla cura di casa e famiglia, Lino ha iniziato a lavorare come manutentore per il comune di Trento, prima di lasciare la sicurezza del posto fisso e dare vita, nel 1980, alla propria impresa edile. «È stato un salto nel buio - racconta Lino - perché ho abbandonato un lavoro stabile per sperimentarmi in qualcosa di completamente nuovo, ma con tanto impegno e un po’ di fortuna sono riuscito a costruire la mia autonomia professionale». Ma la vita di Lino non si esaurisce nel lavoro, la sua passione è un’altra, e lo accompagna da tanti anni con la stessa intensità. «Nel 1975 ho iniziato a recitare in spettacoli di teatro dialettale con una compagnia amatoriale. Mi sono speso non solo come attore, ma anche come autore di testi per molti anni, con la compagnia San Martino di Fornace, portando numerosi spettacoli in giro per tutta la regione. Dal 2007 faccio parte, assieme ad altri tre membri, del Gruppo Poe.mus (vedi box di approfondimento sulla pagina a fianco), un collettivo che esegue reading e rappresentazioni di poesie e canzoni folkloristiche, la maggior parte in dialetto trentino. Un modo per mantenere viva la tradizione e la memoria del nostro dialetto e del nostro patrimonio storicoculturale». Dal 2004 Lino e Mariagrazia sono entrambi membri della compagnia filodrammatica «Filogamar» di Cognola, con la quale mettono in scena spettacoli dialettali. L’incontro con la Trentini nel mondo avviene nel 2011, quando l’associazione contatta il Gruppo Poe.mus, per proporre loro di partecipare ad una trasferta in Belgio, portando il loro contributo artistico. «Abbiamo accettato subito con 1- 2020

Anche nel nuovo anno prosegue l’appuntamento mensile con la rubrica che ci fa conoscere da vicino i soci della Trentini nel mondo. A raccontarci la loro storia, questo mese, sono Lino Roccabruna e la moglie Mariagrazia Carlin

«Dal palco osservavo tutte le persone presenti e riuscivo a percepire la loro emozione e il loro sentirsi parte di una grande e unica comunità» entusiasmo di partecipare a questa iniziativa dedicata a celebrare l’anniversario del Circolo trentino di Charleroi, ma nemmeno nelle nostre più alte aspettative ci saremmo immaginati di vivere delle emozioni così intense. Dal palco osservavo tutte le persone presenti e riuscivo a percepire la loro emozione e il loro sentirsi parte di una grande e unica comunità, a prescindere dal luogo di residenza. Il momento più toccante è stato senz’altro quello in cui abbiamo cantato l’Inno al Trentino e abbiamo visto tante persone commuoversi ascoltando le parole di questo storico testo». Anche per Mariagrazia, che ha accompagnato Lino a Charleroi e in tutte le successive trasferte con la Trentini nel mondo, la prima esperienza è stata indimenticabile. «Trovarsi a così tanti chilometri di distanza dal Trentino e sentir parlare il nostro stesso dialetto è stato come essere a casa. La sintonia che si è creata con i membri del Circolo è stata

immediata, come se ci conoscessimo da sempre». Al primo viaggio ne fa seguito un secondo, nel 2016, a Marcinelle, in occasione del sessantesimo anniversario della tragedia avvenuta nel 1956 nella miniera carbonifera della città belga, che portò alla scomparsa di 262 lavoratori di cui 136 italiani. Nel corso di questa visita, il gruppo Poe.mus mette in scena la rappresentazione del testo teatrale «Marcinelle, 8 agosto 56», scritto da Robert Scarpa, nato a Liegi nel 1951 e figlio di due emigrati, un trentino di Fornace e una trevigiana. Il testo di Scarpa, dopo essere stato tradotto dal francese, è stato ridotto e adattato da Antonia Dalpiaz, con l’aggiunta di canzoni, fotografie e filmati dell’epoca. «Per scrivere questo testo spiega Lino - Robert si è documentato a lungo, leggendo gli articoli pubblicati da una decina di giornali diversi dell’epoca, usciti nell’arco di un anno, perché

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voleva rispettare fedelmente la vera storia di quella tragedia. Il punto di vista scelto per narrare la vicenda è quello delle donne, e così il testo illustra le emozioni vissute durante quei momenti da alcune donne legate ad un minatore italiano scomparso nell’incendio. Ognuna di queste donne, dalla madre, alla moglie, alla figlia, vivono con diverse sensibilità la perdita dell’uomo. Interpretare il testo di Robert a Marcinelle è stata un’emozione unica. L’operazione di adattamento non è stata semplice, come del resto non è mai semplice riassumere un’opera scritta, ma i significati profondi sono rimasti intatti, e l’importante ruolo di comunicazione di ogni personaggio salvaguardato. Ogni componente del nostro gruppo ha accolto con grande rispetto e anche affetto la propria parte, colmandola con un pathos che è risultato naturale e sentito, anche grazie alla capacità che ha avuto Robert di rendere


CON IL SOCIO

mpegno nella vita e sul palcoscenico Diventare socio rappresenta un modo per «dare un contributo ed essere partecipi alle attività di un’associazione che si spende per tenere allacciati i rapporti tra gli emigrati e la loro terra di origine anche dal punto di vista culturale»

Il gruppo «Poe.mus» Trovarsi a così tanti chilometri di distanza dal Trentino e sentir parlare il nostro stesso dialetto è stato come essere a casa vere e credibili le parole. La rappresentazione si è conclusa con una standing ovation dedicata non solamente a noi, ma anche, e soprattutto, ai minatori scomparsi, alle loro famiglie, e a tutti coloro che al giorno d’oggi continuano a rischiare la vita nei propri posti di lavoro». È proprio al ritorno da questa

esperienza che Lino e Mariagrazia decidono di aderire alla Trentini nel mondo diventandone soci. Se per Lino rappresenta un modo per «dare un contributo ed essere partecipi alle attività di un’associazione che si spende per tenere allacciati i rapporti tra gli emigrati e la loro terra di origine anche dal punto di vista culturale», Mariagrazia ha invece trovato la spinta nell’incontro con gli emigrati, in particolare le donne. «Ho incontrato persone piene di vita, che oltre a farmi sentire a casa, mi hanno commosso con le loro storie - racconta - alcune mi hanno letteralmente fatto venire la pelle d’oca, in particolare le esperienze che hanno dovuto vivere le donne. Mogli, madri, figlie, che hanno seguito il compagno o la famiglia lontano da casa, hanno affrontato difficoltà spesso inimmaginabili per noi, stretto i denti per consentire a sé stesse e ai loro cari di poter andare incontro ad una vita migliore». Nel 2018 i due coniugi fanno la valigia e volano oltreoceano per partecipare alla convention Ittona (International Tyrolean Trentino Organization of North America) a Cleveland (Ohio, Stati Uniti). «In quell’occasione, oltre a partecipare alla convention, abbiamo visitato i Circoli di altre città come Detroit, New York e Toronto. Abbiamo incontrato membri dei circoli anche molto anziani, che nonostante l’età mantenevano vivo uno spirito molto attivo e scrivevano addirittura poesie in dialetto trentino». Alice Sommavilla

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Il gruppo Poe.mus (poesia e musica) nasce nel 1997 per volontà di Gaetano Castelli, Piergiorgio Lunelli, Antonia Dalpiaz ed Alessio Di Caro, a cui si affianca successivamente Lino Roccabruna. L’obiettivo è quello di proporre al pubblico spettacoli che attingano alla feconda cultura popolare trentina, attraverso il teatro, la poesia e la musica. Un collage che diventa ben presto un viaggio nel tempo, ricordando artisti che hanno saputo raccontare la terra trentina con arguzia e sensibilità, regalando sorrisi ma soprattutto emozioni ai numerosi spettatori che hanno scandito con applausi e consensi le oltre trecento repliche fino ad oggi realizzate. Ma il Poe.mus ha voluto e vuole anche confrontarsi con la storia “vissuta”, con le tematiche sociali ed ecco delinearsi lavori come “Madre Paolina” (nella foto), “El fil

spinà dela trincea”, “Ed ora siamo nel vento” dedicato alla Shoah, ma soprattutto “Marcinelle, 8 agosto 56” testo teatrale scritto da Roberto Scarpa e adattato per il gruppo in forma di recital, che racconta la drammatica catastrofe nella miniera di Marcinelle l’8 agosto 1956. Lo spettacolo è stato rappresentato in più località trentine, compresa Fornace, paese che ha dato i natali al padre dell’autore. La serata organizzata da Lino Roccabruna ha visto la presenza di Roberto Scarpa. Indimenticabile la trasferta del gruppo a Marcinelle con il recital nella miniera, promosso dall’Associazione Trentini del Mondo e sostenuto dal Circolo di Charleroi avvenuto il 29 aprile 2017, seguito da una recita del repertorio classico realizzata da tutto il gruppo presso il Circolo Trentino di Liegi.

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IN BREVE A Florianopolis, messa con coro per i 20 anni del Circolo trentino Il Circolo trentino di Florianopolis (Santa Catarina, Brasile) il 21 dicembre 2019 ha festeggiato il suo ventesimo anniversario di fondazione, con una messa che è stata accompagnata dalla «Coral São Francisco» di Rodeio (nella foto, dall’alto verso il basso e da sinistra a destra, i componentei): Genaro Cristofolini, Günther Conan Theilacker, Jhonatan Boaventura, Ademar Frainer, Mário Frainer, Bruno Moser, Nelson Dellagiustina, Arcanjo Cristofolini, Ada Irene Stolf, Denize Gadotti Berri, Ozildes Venturi, Araci Pasqualini Rota, Cecília Dubiela, Bárbara Cristofolini, Karoline Sousa, Miriam Noriller, Maria Eunice Furlani Depiné, Maria Dolores Conzatti, Ana Ivete Gadotti, Daires Pasqualini Martinelli e Iria Venturi.

Paulo Henrique Chistè Da Silva in visita al Circolo di Montevideo Accompagnato dalla moglie e dalla figlia, Paulo Henrique Chistè Da Silva, presidente del Circolo trentino di Ouro Fino (Minas Gerais, Brasile) il 31 dicembre 2019 è arrivato a Montevideo. Oltre alla capitale dell’Uruguay, la famiglia Chistè Da Silva ha visitato Punta del Este e Colonia del Sacramento. Prima di partire dal Brasile Paulo Henrique (secondo da si-

nistra nella foto) si era messo in contatto con il Circolo trentino di Montevideo, del quale voleva visitare la sede e dalla quale è rimasto favorevolmente colpito. Durante la sua permanenza presso il Circolo è stato omaggiato di alcune copie delle riviste «Trentini in Uruguay» e «Spazio Italia». Il presidente del Circolo di Ouro Fino si è fermato in Uruguay fino al 6 gennaio.

L’AUTRICE È GIOVANNA EGHENTER, TRENTINA CHE VIVE NEGLI STATI UNITI ED È STATA CORRISPONDENTE DI QUESTA RIVISTA

«Marco Polo e l’arciere», un libro per i giovani che amano viaggiare

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ufficialmente uscito online, e sarà a breve disponibile anche nelle librerie, l’ultimo lavoro di Giovanna Eghenter: «Marco Polo e l’arciere - Sulla via della seta», edito da Albatros. Il romanzo segue il cammino dello storico mercante da Venezia fino alla misteriosa Cina. Definito «un’opera che rievoca

l’incanto dei classici romanzi d’avventura, riuscendo a coniugare perfettamente il sapore della curiosità antropologica con la bellezza delle antiche leggende», il libro rimane fedele allo stile della scrittrice, che da sempre ama mescolare storico e fantastico, per creare un connubio che possa risultare accattivan-

In ricordo di Rosa Faustini Pojer Ad un anno dalla sua scomparsa, avvenuta l’11 gennaio 2019 a Seremange-Erzange, i famigliari, i parenti, gli amici e i soci del Circolo trentino della Lorena (Francia) ricordano Rosa Pojer, nata Faustini. Originaria di Grumes, era nata il 26 febbraio 1929. La sua canzone italiana preferita si intitola «La mia gente»: il protagonista ricorda con nostalgia il proprio paese e afferma «la mia gente che mi vuole bene, la gente mia ce l’ho qui nel cuor». 1- 2020

te specialmente per i giovani, ai quali dedica da sempre molta attenzione. Nel romanzo, Marco Polo salpa da Venezia assieme al padre Niccolò, allo zio Matteo e all’amata Mei Li, alla volta dell’esotica terra del Gran Khan Kublai. Il viaggio si rivelerà però ben più irto di insidie di quanto immaginato, soprattutto in seguito ad un agguato di guerrieri mongoli che costringerà i protagonisti, loro malgrado, a rimanere divisi per lungo tempo. Nata a Trento nel 1939, Giovanna Eghenter ha lavorato come giornalista a Londra per poi trasferirsi negli Stati Uniti nel 1997. Grazie al suo ruolo di corrispondente e collaboratrice per la rivista mensile “Trentini nel mondo”, si è affermata come un punto di riferimento per tutti gli immigrati di prima e seconda generazione, che attraverso i suoi

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articoli hanno scoperto storie di persone italiane o di origine italiana, che si sono distinte per i più diversi meriti negli Stati Uniti e in Europa. Giovanna, che ha abbandonanto la professione di giornalista a tempo pieno ma non la passione per la scrittura, ha contattato la redazione di «Trentini nel mondo» in occasione dell’uscita del suo nuovo romanzo, annunciandolo con queste parole: «Ho scritto questo libro per i giovani che amano viaggiare e conoscere altre genti, ma spero possa piacere anche a chi ha qualche anno in più. Lavorare a questo progetto mi ha permesso di scoprire la Cina, un Paese del quale conoscevo molto poco. La soddisfazione di aver scritto una storia giudicata meritevole di pubblicazione, inoltre, mi ha spinto a pensare già ad un proseguimento della storia».


CIRCOLI

«Festa della pesca» di Pinto Bandeira animata anche dai trentini di Bento Nel fine settimana dal 10 al 12 gennaio a Pinto Bandeira, un comune vicino a Bento Gonçalves, nel Rio Grande do Sul in Brasile, si è svolta la quinta edizione della «Festa della Pesca»: Pinto Bandeira è infatti attualmente uno dei maggiori centri per la coltivazione e produzione di uva e pesche. Sabato 11 i soci del Circolo trentino di Bento Gonçalves hanno partecipato alle Olimpiadi Coloniali, organizzate dal Gruppo Nani, da tempo

partner degli eventi legati al Circolo di Bento Gonçalves. I discendenti trentini si sono cimentati in giochi e attività come il tiro alla fune, il lancio di uova, le bocce, corsa dei trattori, semina e trebbiatura del grano e scalata dell’albero della Cuccagna. Questa serie di iniziative ha contribuito da un lato a rallegrare i partecipanti, dall’altro a mantenere vivi lo spirito e la cultura degli emigrati arrivati dal Trentino a Pinto Bandeira.

Domenica insieme per i trentini di Como e Lecco La «Famiglia Trentina di Como e Lecco» si è riunita domenica 8 dicembre 2019 presso l’Oratorio di Erba (CO) per festeggiare Santa Lucia ed il Santo Natale. Durante l’incontro i soci hanno avuto l’opportunità di fare la conoscenza della nuova presidente, Pia Pellegrini. È stata illustrata l’attività svolta nel corso del 2019 e quella che si svolgerà nell’anno nuovo. Si è proseguito con la celebrazione della Santa Messa officiata da Don Bassano, nostro simpatizzante, ricordando i nostri soci defunti, in particolare il nostro ex presidente, dott. Guido Endrizzi, nel primo anniversario della sua

morte. Il numeroso gruppo di soci e simpatizzanti si è poi recato al Ristorante «La Capanna» di Lurago d’Erba (CO) per il pranzo

e l’estrazione della ricchissima lotteria, il tutto allietato dalla fisarmonica suonata dal segretario del Circolo, Luigi Moser.

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La festa è terminata con la promessa di ritrovarsi il 31 maggio 2020 per la Festa di Primavera. L.M.

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EVENTI CULTURALI L’ESPOSIZIONE, CORREDATA DA UN RICCO CATALOGO, RIMARRÀ APERTA PRESSO IL MUSEO DIOCESANO FINO AL 13 APRILE

Simonino e «l’invenzione del colpevole» una mostra per riflettere sull’attualità Dal giorno dell’apertura al pubblico (il 14 dicembre 2019) a fine gennaio 2020 è stata visitata da circa 5.500 persone e la partecipazione alle visite guidate è stata sempre sostenuta (una media di cinquanta persone ad appuntamento): «L’invenzione del colpevole - Il “caso” di Simonino da Trento dalla propaganda alla storia» - la mostra dedicata dal Museo Diocesano Tridentino alla vicenda di Simonino, un bambino presunta vittima di omicidio rituale ebraico, venerato per secoli come «martire» innocente che si potrebbe oggi definire una clamorosa «fake news» del passato - rimarrà aperta fino al 13 aprile. L’esposizione - intende richiamare l’attenzione del pubblico su una delle pagine più oscure dell’antisemitismo, per stimolare la riflessione sui meccanismi di

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a mostra prende in esame il «caso» di Simone da Trento (detto il «Simonino»), un bambino di circa due anni scomparso misteriosamente la sera del 23 marzo 1475 e ritrovato cadavere la mattina di tre giorni dopo nei pressi dell’abitazione di una famiglia ebrea. In base a radicati pregiudizi, la responsabilità del rapimento e del delitto fu subito attribuita ai membri della locale comunità ebraica. L’accusa si fondava sulla convinzione che gli ebrei compissero sacrifici rituali di fanciulli cristiani con lo scopo di reiterare la crocifissione di Gesù, servendosi del sangue della vittima per scopi magici e religiosi. Incarcerati per ordine del principe vescovo di Trento Johannes Hinderbach, gli ebrei vennero processati, costretti a confessare sotto tortura e infine giustiziati. Proprio in virtù del presunto martirio, Simone divenne presto oggetto di un intenso culto locale, che papa Sisto IV (pontefice dal 1471 al 1484) vietò sotto pena di scomunica. La prudenza e i dubbi della Chiesa non riuscirono ad opporsi ad una venerazione tributata per via di fatto e costruita utilizzando due potenti mezzi di comunicazione: le immagini e il nuovissimo strumento della stampa tipografica. Grazie alla macchina della propaganda, abilmente orchestrata dal vescovo Hinderbach, il culto di Simonino si estese presto ad altre zone 1- 2020

«costruzione del nemico» e sul potere della propaganda. Curata da Domenica Primerano con Domizio Cattoi, Lorenza Liandru e Valentina Perini e la collaborazione di Emanuele Curzel e Aldo Galli, la mostra si avvale della preziosa collaborazione dell’Università degli Studi di Trento (Facoltà di Giurisprudenza e Dipartimento di Lettere e Filosofia), dell’Archivio Diocesano Tridentino e della Fondazione Museo Storico del Trentino. L’esposizione è sostenuta dall’Arcidiocesi di Trento, dalla Provincia Autonoma di Trento e dal Comune di Trento e realizzata con il contributo della Fondazione Caritro. L’esposizione è corredata da un ricco catalogo edito dal Museo Diocesano Tridentino al quale hanno contribuito riconosciuti studiosi di diverse discipline storiche e storico-artistiche.

Viviamo un presente segnato dal preoccupante riemergere di pulsioni antisemite e razziste, alimentate da una crescente intolleranza nei confronti dell’altro da sé, comunque inteso dell’Italia centro-settentrionale e della Germania, riuscendo a imporsi come prototipo di tutti i presunti omicidi rituali dei secoli a seguire. Solo nel Novecento, negli anni del Concilio Vaticano II, la rilettura critica delle fonti ha ristabilito la verità storica: il 28 ottobre 1965, lo stesso giorno in cui venne pubblicato il documento conciliare Nostra Aetate, la Chiesa abolì il culto del falso «beato».

L’esposizione è stata ideata in omaggio a mons. Iginio Rogger (1919-2014), già direttore del Museo Diocesano Tridentino e coraggioso protagonista della storica revisione del culto di Simonino, di cui nel 2019 ricorreva il centenario dalla nascita. A distanza di più di mezzo secolo dalla sua abolizione, la mostra intende fare il punto sul «caso» di Simone da Trento e diffondere una più ampia conoscenza di que-

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sta delicata e attualissima vicenda tardo-medievale. Nel 1965, infatti, il dibattito attorno al «caso» Simonino coinvolse una ristretta cerchia di specialisti, sfiorando i più. Di qui la necessità di riprendere il filo della storia per riannodarlo al presente. Un presente, per altro, segnato dal preoccupante riemergere di pulsioni antisemite e razziste, alimentate da una crescente intolleranza nei confronti dell’altro da sé, comunque inteso. La mostra presenta inoltre un importante recupero (nella foto qui a fianco): il rilievo con il Compianto sul corpo morto di Simone da Trento attribuito alla bottega dello scultore svevo Daniel Mauch. Databile al principio del XVI secolo, l’opera era parte del monumentale polittico ad ante mobili situato sull’altare maggiore della chiesa dei Santi Pietro e Paolo a Trento, edificio che per secoli custodì il corpo del presunto martire. Il rilievo uscì dalla chiesa in circostanze misteriose prima del 1882, anno in cui fu acquistato a Merano, si presume sul mercato antiquario. Oggi il museo è in grado di presentare nuovamente questa importante opera al proprio pubblico, con la segreta speranza che essa possa restare nella città per la quale fu realizzata. Per questo motivo il rilievo è stato scelto come immagine guida dell’esposizione.


EVENTI CULTURALI

L’infamante accusa di omicidio rituale

L’esposizione è su due piani L

a mostra, che si estende su due diversi piani di Palazzo Pretorio, prestigiosa sede del Museo Diocesano Tridentino, presenta al pubblico più di settanta opere, alcune delle quali concesse in prestito da importanti musei e istituti culturali nazionali e stranieri: le Gallerie degli Uffizi, la Pinacoteca Nazionale di Ferrara, la Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli di Milano, la Biblioteca Classense di Ravenna, il Castello del Buonconsiglio di Trento, l’Abbazia di Wilten ad Innsbruck, solo per citarne alcune. Con un linguaggio accessibile a tutti - ma senza abbandonare il rigore storico e scientifico, garantito dal contributo di illustri studiosi e da prestigiose collaborazioni istituzionali - la mostra ricostruisce il contesto culturale della Trento del XV secolo e le circostanze che condussero all’accusa di omicidio rituale. Ampio spazio è dedicato alla vasta e multiforme produzione artistica generata nel corso dei secoli dal culto del «beato» Simonino: dipinti, sculture, bassorilievi, ex voto, reliquiari, disegni, incunaboli istoriati, xilografie, incisioni e fotografie testimoniano la fortuna e la vitalità di una

devozione durata quasi cinquecento anni. Particolare attenzione è infine riservata all’illustrazione dei protagonisti della revisione del «caso» di Simonino e alle motivazioni che condussero all’abrogazione del culto nel 1965. Le sezioni allestite al piano terra intendono introdurre il visitatore alle tematiche trattate dalla mostra: il contesto nel quale maturò l’accusa di «omicidio rituale» rivolta agli ebrei, i meccanismi attraverso i quali si arrivò all’invenzione del colpevole, il Novecento e le circostanze che portarono alla revisione storica della vicenda del Simonino e alla

decisione di abrogarne il culto. La mostra prosegue al secondo piano, dove il focus passa alle modalità di divulgazione del culto attraverso la produzione artistica: un affascinante viaggio tra devozione, arte, letteratura e propaganda. Dipinti, incisioni e testi a stampa evidenzieranno la vasta copertura mediatica che Johannes Hinderbach, regista occulto dell’intera operazione e della potente macchina comunicativa, assicurò al «caso» di Simonino, garantendo lunga durata ad un culto «abusivo» che sopravvisse per secoli nella memoria collettiva e nella pratica devota.

In Europa, tra Medioevo ed Età moderna, gli ebrei furono spesso accusati di «omicidio rituale», una pratica che consisteva, secondo leggende e radicati pregiudizi antiebraici, nell’uccisione di fanciulli cristiani e nell’utilizzo del loro sangue per scopi magico-religiosi. In quanto stereotipo calunnioso, il mito dell’omicidio rituale prevedeva uno schema ben definito: si pensava che durante la Settimana Santa un fanciullo cristiano venisse rapito, torturato e infine ucciso secondo modalità che si ricollegavano in modo più o meno esplicito alla Passione di Cristo. Il culto spontaneo dei bambini presunte vittime di omicidio rituale permise la sopravvivenza e la diffusione della cosiddetta «accusa del sangue»: ma dal momento che l’accusa del sangue è un’invenzione non fondata sui fatti, la Chiesa, in seguito ai lavori del Concilio Vaticano secondo (1962-1965), ha promosso l’abolizione dei culti riconducibili a episodi di presunti omicidi rituali.

Il messaggio della senatrice a vita Liliana Segre Liliana Segre, superstite dell’Olocausto e senatrice a vita, in occasione dell’inaugurazione della mostra ha inviato un messaggio. Qui di seguito ne riportiamo alcuni

stralci. Un caso emblematico, quello di Simonino,

di «invenzione del nemico». A partire da un evento tragico come la morte di un bambino, con argomenti speciosi ovvero patentemente falsi, ricorrendo alla violenza e alla tortura, si è creato un «mostro» e alla fine lo si è sterminato. E non è un orrore del lontano XV secolo. Perché nel modernissimo XX secolo si procedette esattamente allo stesso modo:

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ogni falsità e pretesto furono utilizzati per fare dell’Ebreo il Nemico Assoluto dell’umanità, da denigrare, umiliare, depredare e da ultimo sterminare. Rimanga per sempre nella nostra memoria il monito di Primo Levi: «meditate che questo è stato. Vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore». 1- 2020


DAL TRENTINO

Il 2019 è stato un anno particolarmente caldo Come rilevato da Meteotrentino, dopo un novembre eccezionalmente piovoso, la prima metà del mese di dicembre 2019 è risultata molto vicina ai valori medi, sia per temperature che per precipitazioni. La seconda metà del mese, invece, è stata caratterizzata da temperature superiori alla media, con precipitazioni abbondanti. Le temperature sono state particolarmente elevate nella seconda decade. La temperatura media mensile di dicembre è stata di 4 °C, superiore alla media di 2 °C. Per quanto riguarda le caratteristiche climatiche del 2019, la temperatura media

annuale risulta molto superiore al valore medio, avvicinandosi al massimo storico. Ciò conferma come il 2019 sia stato un anno particolarmente caldo, caratterizzato in particolare da un mese di giugno caldo e secco. A Trento Laste la temperatura media annuale è risultata 13,8°C (come nel 2015), superata solo nel 2018. A Lavarone la temperatura media annuale, 8,9°C, è pari a quella del 2007 e del 2018, superata solo nel 2011 e nel 2015. A Cavalese si registra una temperatura media annuale di 9,6°C (come nel 2018), superata solo nel 1994 e nel 2015. (Ufficio Stampa PAT)

Gruppo Pale di San Martino(Efisio-Siddi)

L’OPERA, A PASTELLO E TEMPERA, DATATA TRA IL 1888 ED IL 1890, RAFFIGURA UNA DONNA CHE ATTINGE ACQUA DA UNA FONTE

«La Pompeiana» di Giovanni Segantini arricchirà la Galleria civica di Arco

I

l Comune di Arco arricchirà la sua collezione segantiniana, esposta negli spazi della Galleria civica «Giovanni Segantini» (al momento chiusa per lavori), con l’acquisto di una nuova opera: «La Pompeiana», datata tra il 1888 e il 1890, eseguita con tecnica a pastello e tempera acquerellata su cartoncino. L’opera sarà esposta per la prima volta ad Arco nella prossima primavera, alla riapertura della Galleria civica. Si tratta di un soggetto, una donna che attinge acqua da una fonte, che Segantini interpretò diverse volte, a partire dal 18821883, muovendosi dalla maniera pastorale, caratterizzante il suo primo periodo, verso il clima simbolista dell’ultima e più pregiata fase, di cui nel quadro in via di acquisizione si possono ammirare sia le suggestioni, sia il preziosismo tecnico. L’acquisto di un nuovo quadro di Segantini da parte dell’Amministrazione comunale rientra nelle consolidate intenzioni di valorizzare sia l’artista, nato ad Arco nel 1858, sia la città di Arco quale luogo segantiniano. «La Pompeiana» si affiancherà alle altre opere già di proprietà del Comune di Arco, tra cui «Autoritratto all’età di vent’anni» (1879-1880), il trittico «Natura morta con lepre e frutta», «Natura morta con pesce e verdura» e «Natura morta di cacciagione e frutta» (1879-1880), «Madre che lava il bambino»

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(1886-1887), «Testa di vacca» (1892). A queste si aggiungono importanti prestiti e depositi provenienti dal Mag, dal Mart, dalla Provincia di Trento e da privati cittadini che hanno scelto la galleria civica di Arco quale luogo di prestigio per conservare ed esporre le proprie opere. Con il progetto «Segantini e Arco», nato nel 2015 dalla collaborazione tra il Museo Alto Garda e il Museo d’arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, si intende valorizzare l’attività espositiva e di ricerca attorno alla figura del celebre pittore. La galleria civica «Giovanni Segantini», che si presenterà a primavera con un rinnovato allestimento, si compone di una parte espositiva tradizionale con opere di Segantini e di artisti suoi contemporanei, e di un cuore tecnologico costituito dalle postazioni interattive Segantini Map e Segantini Doc. Una sala ospita la versione museale del docufilm «Segantini, ritorno alla natura» (2016), mentre altri spazi sono dedicati alle mostre temporanee. Il sito internet www.segantiniearco.it illustra sia l’allestimento museale sia il programma editoriale e di ricerca, racchiudendo in sé tutte le risorse e le potenzialità del progetto «Segantini e Arco». Michele Comper Ufficio stampa dei Comuni di Arco e di Riva del Garda

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DAL TRENTINO AL MUSEO «PER VIA» DI PIEVE TESINO È IN CORSO LA MOSTRA DEDICATA ALLA FIGURA DELL’«ULTIMA DEI BADALAI»

Emilia Fietta, «delicata e coscienziosa oltre di che di non comune intelligenza» «C’

è una tomba nel cimitero di Pieve Tesino, una tomba antica, sul cui marmo i caratteri scolpiti si leggono a fatica. È quella della famiglia dei Fietta Badalai. Tre sono i nomi riportati: quelli di Giuseppe, di Maria sua moglie e dell’unica figlia Emilia, “benemerita pievese”, morta nel 1867». Inizia così il volumetto che accompagna la mostra di stampe «Emilia Fietta, l’ultima dei Badalai», visitabile al Museo «Per Via» di Pieve Tesino fino al 30 giugno. La pubblicazione si deve alla passione della curatrice e al contributo dello studioso francese Dominique Lerch. Il loro lavoro, infatti, prende le mosse dalla piccola memoria locale per aprire lo sguardo ad una storia andata dimenticata: quella della famiglia di commercianti tesini dei Fietta Badalai, attivi nell’Ottocento tra Strasburgo e Metz. Una storia di emigrazione e di ascesa sociale che riassume quella di molti altri imprenditori tesini, dediti alla compravendita di immagini a stampa su scala europea. Con una particolarità: la storia dei Fietta Badalai è anche una storia di ritorni, che vedrà un ramo della famiglia reinserirsi nel paese natìo, portandovi nuovi gusti, nuove suggestioni, nuovi panorami. Testimoniati nell’affascinante figura di Emilia, l’ultima discendente della fami-

glia che nel 1867 morirà di parto giovanissima, a soli 21 anni, non prima però di aver portato per le

strade di Pieve Tesino un’immagine nuova della donna e del suo ruolo sociale.

Quella dei Fietta Badalai, imprenditori tesini dediti alla compravendita di immagini a stampa su scala europea, attivi nell’Ottocento tra Strasburgo e Metz è anche una storia di ritorni, che vedrà un ramo della famiglia reinserirsi nel paese natìo, portandovi nuovi gusti, nuove suggestioni, nuovi panorami

«Troppo delicata e coscienziosa oltre di che di non comune intelligenza», cresciuta in un ambiente cosmopolita, all’abito tradizionale Emilia preferisce i guanti e l’ombrellino suggeriti dalla moda dell’epoca, ama leggere e arreda con gusto la sua casa, è intraprendente e determinata, pronta a mettere la sua ricchezza al servizio delle donne nubili del paese, per procurare alle più povere una dote che permetta loro di sposarsi. La mostra racconta questa storia attraverso stampe e oggetti appartenuti o prodotti dalla famiglia Fietta Badalai e rappresenta il primo passo di un percorso pluriennale di riscoperta delle storie familiari che hanno contribuito alla vitalità del territorio tesino tra Otto e Novecento. Storie spesso inghiottite dall’oblio e pure capaci di creare ponti, come in questo caso, tra studiosi locali e studiosi stranieri e di ricordare la ricchezza delle esperienze e degli incontri che sono alla base della grande epopea collettiva vissuta per secoli dagli abitanti del Tesino. La mostra è visitabile fino al 30 aprile il sabato e la domenica dalle 10 alle 13 e dalle 14.30 alle18. Dal 1° maggio: da martedì a giovedì dalle 14.30 alle 18.30; dal venerdì alla domenica dalle 10 alle13 e dalle 14.30 alle 18.30 (lunedì chiuso).

Indicata dalla freccia rossa, la casa Fietta Badalai in una fotografia del 1872. Ai lati, due stampe prodotte in Francia dai Fietta.

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DAL TRENTINO UN RITO INVERNALE DIVENTATO TRADIZIONE CHE SI TENNE PER LA PRIMA VOLTA NEL 1896 PROPRIO NEL PAESE DELLA VAL DI NON

«Benedizione del sale» a Campodenno È

stato Campodenno, in Val di Non, ad ospitare il 17 gennaio scorso l’antico rito della benedizione del sale nella Giornata di Sant’Antonio Abate, promosso dalla Famiglia Cooperativa Primanaunia. Un rito divenuto «itinerante» perché, di anno in anno, viene ospitato nei centri serviti dai punti vendita della cooperativa di consumo. E fu proprio a Campodenno che, nel 1896, si tenne la prima volta di un rito diventato tradizione. “Dopo aver suonato le campane del mezzodì e aver consumato il frugale pasto delle ore undici ci ritroviamo in piazza, davanti alla Famiglia Cooperativa, per la benedizione del sale”. Il passaggio si legge sul libro verbale del 1896 della cooperativa di consumo di Campodenno. “Il sale benedetto - è stato ricordato - veniva consumato dal bestiame perché diventasse forma di prevenzione dalle malattie”. Benedizione del sale tornata attuale, una decina di anni fa, grazie alla Famiglia Cooperativa Primanaunia (oggi diretta da Amedeo Bertolini), cooperativa di consumo creata sul finire degli anni Novanta dall’unificazione delle “Famiglie” di Campodenno, Sporminore e Vigo di Ton. Tutte

tre nate nel 1895. L’intervento di apertura è stato affidato al presidente della Famiglia Cooperativa, Valentino Paternoster. “Quest’anno festeggiamo la decima edizione di questa manifestazione - ha osservato – nata grazie alla volontà di Ottorino Angeli, dieci anni fa presidente della cooperativa di consumo”. Ha poi aggiunto un ricordo personale. “Appartiene a quando, nelle nostre famiglie, ognuno aveva almeno una mucca nella stalla e ogni anno si attendeva la nascita del vitello. Quell’evento era condiviso con i vicini – ha ricordato Paternoster - per vivere insieme un momento di gioia e per dare vita a un mutuo aiuto. Infatti scattava l’impegno

reciproco di essere presenti per collaborare, per promuovere un esempio di cooperazione. Un piccolo esempio per far capire che, oggi come ieri, la soddisfazione non deriva da quanto si ha ma molto più da quanto si dà”. Alle parole di Paternoster sono seguite quelle del sindaco di Campodenno Daniele Biada, e dei rappresentanti delle istituzioni: il presidente della comunità di Valle, Silvano Dominici, i consiglieri provinciali Paola Demagri, Lorenzo Ossana, Dennis Paoli e Ugo Rossi. Sono intervenuti anche Lino Rizzardi, consigliere di zona dell’Associazione Cacciatori della provincia di Trento, gli ex senatori Tarcisio Andreolli

e Franco Panizza, e il professor Claudio Eccher. A rappresentare la Federazione Trentina della Cooperazione è stato Walter Facchinelli, vicepresidente del settore consumo. “Il sale oggi è un alimento comunissimo e poco costoso – ha spiegato - ma un tempo non molto lontano era prezioso più del pane e, quello benedetto, veniva dato al bestiame per prevenire le malattie. Per questi motivi ancora oggi il sale ha un grande valore simbolico per molte comunità dell’arco alpino. È encomiabile lo spirito di mantenere viva la tradizione del sale benedetto, tramandata come buon auspicio per l’anno appena iniziato, per avere buoni raccolti e di protezione per la salute degli animali e degli uomini”. Il momento centrale è stato la benedizione del sale affidata a monsignor Luigi Bressan, vescovo emerito di Trento, coadiuvato dal priore dell’eremo di San Romedio padre Giorgio Silvestri. Confermata la valenza solidale dell’appuntamento: il ricavato delle offerte per una o più confezioni di sale benedetto è stato devoluto all’Associazione “Amici del Madagascar” guidata dalla presidente Rita Cattani. Uff. Stampa Coop Trentina

L’INIZIATIVA È FRUTTO DI UN PROGETTO CHE PUNTA ALLA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO E ALL’INCLUSIONE SOCIALE DEI PIÙ FRAGILI

A Isera un pane interamente prodotto in paese D a sabato 15 febbraio a Isera il pane ha un sapore nuovo: quello della valorizzazione del territorio, dell’inclusione sociale dei più fragili, della biodiversità. Grazie ad un progetto che coinvolge tre imprese, infatti, sarà sfornato un pane interamente prodotto nel paese: dal grano alla macinazione, dalla panificazione

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alla vendita. Il grano proviene dall’azienda agricola di Simone Frisinghelli che conduce l’unica stalla ancora presente nel comune di Isera, affiancando alla zootecnia la coltivazione di verdure biologiche e portando avanti con passione la riscoperta della coltivazione di cereali. A 600 metri sul livello del mare produce infatti del grano tenero di tipo Bologna, orgogliosamente or biologico. La macinatura mac a pietra del grano è affidata al «Mas del Gnac», la struttura di proprietà dell della cooperativa sociale «Gruppo 78» ov ove ha sede il laboratorio per l’acquissizione dei pre-requisiti lavorativi per persone adulte. «Come agente di sviluppo del territorio – ha osservato Serenella Cipriani, presidente della cooperativa Gruppo 78 - siamo felici di interagire con altre realtà del territorio per creare occasioni di inclusione sociale con attenzione anche alla sostenibilità». Il maso, ristrutturato ed ampliato,

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è stato attrezzato come laboratorio di trasformazione di prodotti biologici allo scopo, appunto, di fornire opportunità di inclusione ed emancipazione sociale attraverso l’avviamento al lavoro. Tra i vari strumenti acquisiti anche il mulino a pietra, che offre una trasformazione di elevata qualità. Della panificazione si occupa il Panificio Moderno, con sede a Isera e di proprietà di una famiglia locale. Il pane comunale è valorizzato attraverso delle pagnotte tonde e grandi dal peso di 1,5 kg che saranno vendute di sabato, giorno in cui il paese si anima maggiormente. Il formato è stato scelto perché rappresenta l’idea di pane di comunità: non un panino singolo per il singolo ma un pane grande da condividere e che grazie ad una particolare tecnica di panificazione con pasta madre e lievitazione naturale dura qualche giorno, consentendo alle persone di lasciare l’auto in garage senza utilizzarla quotidianamente Ufficio Stampa Coop Trentina per la spesa.


DAL MONDO

A Rio dos Cedros rivive la tradizione della «Santa notte»

Questo Natale è stato particolarmente speciale a Rio dos Cedros (Santa Catarina Brasile) perché i suoi abitanti hanno avuto la possibilità di assistere al ritorno di un’antica tradizione, chiamata «Santa Notte». Tutti i residenti più anziani della città ricordano questi eventi con nostalgia. La «Santa Notte» si svolgeva così: dal 24 dicembre (Vigilia) al 6 gennaio (Epifania), un gruppo di cantanti si radu-

nava e, portando con sé un presepe e una grande stella (rappresentazione della stella dell´oriente che guidò i Re Magi), visitava diverse case e cantava una vecchia melodia che descriveva l’intero brano evangelico riguardante la nascita di Gesù bambino. La tradizione della Santa Notte fu por-

tata dagli immigrati trentini ed era realizzata a Rio dos Cedros fin dai primi tempi. In praticamente tutte le località del comune questa tradizione è stata per lungo tempo mantenuta e preservata. I gruppi facevano la visita sempre a tarda notte ed erano attesi con allegria. Nel corso degli anni, tuttavia, que-

sta usanza è andata persa. Fortunatamente, dal 2018, un gruppo di soci ed ex soci del «Compagni Trentini» (il coro del Circolo Trentino di Rio dos Cedros) si è riunito per riprendere questa bellissima tradizione. Sono: Luiz Giovanella Neto (con la fisarmonica), Joana Giovanella, Olvides Pasquali, Tereza Pasquali, Gelasio Fiamoncini, Rita Fiamoncini, Isolde Nardelli, Neide Valcanaia, Lorides Cattoni, Nilton L. Dallabona, Senira M. Ropelato, Erci Menestrina e Doraci Menestrina. Nel 2019, il gruppo ha visitato le case nel centro della città e nelle località rurali. Con una grande stella d’oriente, adornata e illuminata, e un presepe (entrambi antichi, usati dai vecchi gruppi della «Santa Notte»), il grupo ha ripreso tutte le vecchie melodie tradizionali, entusiasmando gli anziani e permettendo alle giovani generazioni di conoscere questa tradizione. Andrey José Taffner Fraga

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DAL MONDO LA CANDIDATURA ERA STATA AVANZATA DA GRECIA, AUSTRIA E DALL’ ITALIA COME CAPOFILA

Unesco, la «transumanza» è patrimonio dell’umanità

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opoli europei, che ormai difficilmente si presentano davvero uniti al mondo e che sembrano discutere solo di crisi economica e di forze disgreganti, hanno trovato compattezza per un bene immateriale dal sapore antico, la Transumanza. L’Italia ha guidato il fronte che dall’Austria alla Grecia ha rivendicato, e ottenuto, il riconoscimento di Patrimonio mondiale dell’Unesco per l’usanza dei pastori che – per dirla con D’Annunzio - «vanno per tratturo antico al piano, quasi per un erbal fiume silente». Una scommessa vinta che rilancia le terre rurali e il pastoralismo, ma che indica anche una via di civiltà. Non è, infatti, solo questione di poesia. E l’Abruzzo non è terra d’eccezione solo per il suo letterato che ha cantato i pastori che «lasciano gli stazzi e vanno verso il mare». Odori e suoni fatti di belati o di muggiti al ritmo di campanacci ci proiettano a Gasteig am Wilden Kaise, la località del Tirolo austriaco dove anche nel 2019 si è svolta la suggestiva festa della transumanza dalla malga Obingalm, così come ci accompagnano nel villaggio agropastorale di Agrafa, nella regione Sterea Ellada della Grecia centrale o in Trentino, per le «desmontegade» dagli alpeggi estivi. Sempre in Italia ci riconducono ai Regi tratturi, i percorsi che, partendo da Amatrice e Ceccano nel Lazio,

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Con il riconoscimento Unesco viene tutelata un’attività ad elevato valore ecologico e sociale che garantisce la salvaguardia di razze a vantaggio della biodiversità del territorio arrivano ad Aversa degli Abruzzi e a Pescocostanzo in Abruzzo, o che da Frosolone in Molise arrivano al Gargano in Puglia e in parte minore in Basilicata, senza

dimenticare i pastori transumanti che sono ancora in attività anche nell’area alpina, in particolare in Lombardia e in Alto Adige. Se parliamo di Tratturi, la

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terminologia si fa tutta italiana e l’accento abruzzese si fa protagonista. Tratturo è il leggendario nome del sentiero erboso, arborato o pietroso o in terra battuta, originato dal passaggio e dal calpestio delle greggi e degli armenti. Il suo tragitto segna la direttrice principale del complesso sistema reticolare dei percorsi che, in particolare in Abruzzo, progressivamente si snodano e si diramano in sentieri minori definiti familiarmente «i tratturelli». Il cosiddetto «Tratturo Magno» resta il più grande percorso per la transumanza delle greggi, lungo 244 chilometri che fino a cinquanta anni fa collegava l’Appennino alle Puglie. In Italia il trasferimento stagionale di greggi e mandrie da un pascolo all’altro cade da sempre in un periodo compreso tra il 29 settembre, festa di San Michele, e l’8 maggio, festa dell’apparizione dell’arcangelo Michele presso la grotta di Monte Sant’Angelo sul Gargano. Tutto ciò ricorda come abbia da sempre i contorni di un sentito rituale comunitario. Nella terra d’Abruzzo, dove scrittori e artisti da sempre hanno omaggiato e omaggiano i Tratturi, è nato Gabriele D’Annunzio che nei primissimi anni del Novecento ha immortalato suggestioni rurali e nostalgia per un mondo di valori che sentiva offuscato nei ritmi cittadini e profonda malinconia per la sua terra che


DAL MONDO

Una tradizione che risale alla preistoria Il Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura), riunito il 19 dicembre scorso a Bogotà (Colombia), ha proclamato la transumanza «patrimonio culturale immateriale dell’umanità». La transumanza è un’antica pratica della pastorizia diffusa nel Mediterraneo e nelle Alpi, che consiste nella migrazione stagionale del bestiame. Una tradizione che affonda le sue radici sin dalla preistoria e si sviluppa in Italia anche tramite le vie erbose dei «tratturi» che testimoniano, oggi come ieri, un rapsentiva lontana. Precisamente, la poesia cui facciamo riferimento si intitola «I pastori» ed è contenuta nel poema Alcyone. Nei suoi versi campeggia un’immagine: «Il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria.» E risaltano suggestioni sonore: «Isciacquio, calpestio, dolci romori.» Ma se la poesia di D’Annunzio proietta e riporta su suolo abruzzese, è arrivato il momento di un moto di apertura significativo: oltre le regioni, oltre la nazione. Dall’Austria alla Grecia la transumanza rappresenta una realtà che ha segnato storia e territori. Il fronte è comune. Oggi a questa tradizione è stata riconosciuta la dignità di «Patrimonio culturale immateriale dell’umanità», secondo quanto proclamato, l’11 dicembre 2019, dal Comitato intergovernativo dell’Unesco riunito a Bogotà, in Colombia. E deve essere una scelta che getta ponti, apre a nuovi percorsi di civiltà. Si tratta di una decisione dalle potenzialità non solo sul piano culturale. A sottolinearlo in Italia è stata subito la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura, la Coldiretti, che ha confermato il valore sociale, economico e ambientale della pastorizia, ricordando che coinvolge nel nostro Paese ancora 60.000 allevamenti, anche se in un anno si segnala la perdita di un milione di animali. Si è passati infatti da oltre 7 milioni a oltre 6. Se per gli altri Paesi cambiano le cifre, resta analoga la problematica. Di fatto, con il riconoscimento Unesco «si tutela un’attività ad elevato valore ecologico e sociale» poiché – sottolinea la

porto equilibrato tra uomo e natura e un uso sostenibile delle risorse naturali. Il progetto di candidatura della transu-

Coldiretti – si concentra nelle zone svantaggiate e garantisce la salvaguardia di razze a vantaggio della biodiversità del territorio. Sul territorio italiano se ne contano 38. Si va dalla rustica pecora sarda alla pecora Sopravissana dall’ottima lana, dalla Brogna con testa e gli arti privi di lana alla pecora Comisana con la caratteri-

manza, alla quale hanno partecipano anche la Grecia e l’Austria insieme all’Italia, che è stata capofila, è iniziato nel 2015 per iniziativa di un gruppo di azione locale del Molise che ha riunito tutti i pastori transumanti locali, cui si sono aggiunti i pastori di molte altre regioni italiane che attuano la pratica della migrazione stagionale di greggi, mandrie e pastori. Nella motivazione l’Unesco afferma che la transumanza «modella le relazioni tra persone, animali ed ecosistemi e coinvolge rituali e pratiche sociali condivisi ed è uno dei metodi di allevamento più sostenibili ed efficienti».

stica testa rossa, dalla gigantesca Bergamasca fino a quella massese dall’insolito manto nero. Rappresentano un patrimonio di biodiversità minacciato dal rischio estinzione. Emerge anche una denuncia: a pesare sono i bassi prezzi pagati ai pastori, il moltiplicarsi degli attacchi degli animali selvatici,

Quando un allevamento chiude si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere spopolamento e degrado

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la concorrenza sleale, ma anche il massiccio consumo di suolo che ha ridotto drasticamente gli spazi e i tradizionali percorsi, con pesanti ripercussioni sull’economia nazionale ma anche sull’assetto ambientale del territorio. Quando un allevamento chiude - ricorda Coldiretti - si perde un intero sistema fatto di animali, di prati per il foraggio, di formaggi tipici e soprattutto di persone impegnate a combattere lo spopolamento e il degrado spesso da intere generazioni. Si capisce che il riconoscimento dell’Unesco non è una questione solo letteraria ma anche economica anche se si ripercorrono le tappe della «alleanza» tra Paesi. Ci si imbatte, ad esempio, nella costituzione del Gruppo Europeo di Cooperazione Transfrontaliera (Gect) tra Italia e Grecia, con riserva della Spagna; poi, nella costituzione del Gruppo Europeo di Interesse Economico (Geie) tra Italia, Grecia e Spagna. Da questi gruppi è nato il progetto »‘Pastoralismo Transumanza e Grandi Vie delle Civiltà» presentato nel 2017 all’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’educazione, la scienza e la cultura. Ma, forse, più semplicemente si può ricordare il sapore del nostrano Primosale o del tipico formaggio greco Feta, per evocare una riserva di gusto che rimanda all’arte dei Maestri casari e richiama moderni percorsi e sfide commerciali. Sfide per le quali il riconoscimento dell’Unesco rappresenta la prima di altre vittorie da ottenere, per contare qualcosa a livello internazionale - come regione, come Paese, come continente - di fronte ai giganti del commercio mondiale, a partire dalla Cina. Fausta Speranza 1- 2020


DAL MONDO

MODULO PER LA RICHIESTA DI ADESIONE IN QUALITÀ DI SOCIO ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO ONLUS VIA MALFATTI 21 - 38122 TRENTO

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CHIEDE al fine di poter ricevere la rivista Trentini nel Mondo e partecipare alla vita dell’Associazione, di essere iscritto/a all’associazione di volontariato ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO ONLUS in qualità di aderente Socio. Distinti saluti.

LUOGO E DATA

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(*) Disponibili sul sito www.trentininelmondo.it 1- 2020

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CALENDARIO 3 marzo Ore 20.00, Sala Conferenze della Fondazione CARITRO in via Garibaldi 33 a Trento, proiezione del docufilm RAI “Non fare rumore” sulla condizione dei figli degli emigrati italiani in Svizzera nel Secondo Dopoguerra

16 gennaio C.T. Resistencia (AR): conferenza su borse di studio e la scienza 17 gennaio C.T. Resistencia (AR): conferenza sull’Astronomia

7 marzo C.T. Toronto (CA): cena di gala “55° anniversario di fondazione”

17-27 gennaio Delegazione composta dai sindaci di Telve, Roncegno Terme, Bieno e Assessore e consigliere della Comunità Valsugana e Tesino in visita ai circoli di Rio dos Cedros, Nova Trento, Blumenau, Rio do Sul e Florianopolis nello stato di Santa Catarina (BR)

8 marzo C.T. Solvay (USA): cena sociale C.T. Charleroi (BE): festa della donna “dolce festa di tutti color”

18 gennaio C.T. Bento Gonçalves (BR): “festival da Vinália”

14 marzo C.T. Montevideo (UY): lezione di cucina tipica trentina

19 gennaio C.T. Solvay (USA): Chiken&Polenta dinner

15 marzo C.T. Bento Gonçalves (BR): Sagra trentina e Santa Messa in Talian

25 gennaio C.T. New York (USA): Cena “Tortellini”

22 marzo C.T. Solvay (USA): Chiken&Polenta dinner

26 gennaio C.T. Charleroi (BE): incontro sociale per scambio auguri e tesseramento

26 marzo C.T. Montevideo (UY): Assemblea ordinaria

1 febbraio C.T. Toronto (CA): cena a tema “Canederli”

28 marzo C.T. New York (USA): cena “Polenta”

13-26 febbraio Delegazione composta dai sindaci della Comunità della Vallagarina che andrà in trasferta per siglare un rinnovo del gemellaggio della Comunità della Vallagarina con il Comune di Bento Gonçalves nel Rio Grande do Sul

19 aprile C.T. Solvay (USA): Chiken&Polenta dinner 24-26 aprile A Myrtleford (AUS): Incontro dei Circoli Trentini dell’Australia

15 febbraio C.T. Charleroi (BE): festeggiamenti nozze d’oro di Gaspare e Carolina

25 aprile C.T. New York (USA): cena “Torta di Patate” C.T. Toronto (CA): gita casinò

16 febbraio C.T. Solvay (USA): Chiken&Polenta dinner

16-31 maggio C.T. Bento Gonçalves (BR): giochi coloniali e Palio delle botti

22 febbraio C.T. Bento Gonçalves (BR): 6° Festa della Cuccagna

17 maggio C.T. Myrtleford (AUS): partecipazione con lo stand alla Fiera “Tastes of Trentino” C.T. Solvay (USA): Chiken&Polenta dinner

25 febbraio C.T. Solvay (USA): martedì grasso 29 febbraio C.T. New York (USA): cena “Canederli”

20 maggio C.T. Bento Gonçalves (BR): Mostra cinema “Ponte di Culture” – Polenta &Vin

1 marzo A Comano Terme, presso l’Hotel Angelo (ore 11.00), conferenza sul tema “Il fenomeno dell’emigrazione dalla Val Rendena, Valli Giudicarie e Valle del Chiese” in occasione dell’incontro dei soci ANAP (Associazione Nazionale Anziani e Pensionati) della Confartigianato

30 maggio C.T. New York (USA): cena “Stuffed Pork”

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Foto Rosanna Barchiesi

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