MENSILE DELL'ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO DEL MESE DI MARZO 2022

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MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO ADERENTE ALLA F.U.S.I.E

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Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue

anno 65°

Presso la sede della Trentini nel mondo è stato presentato il libro di Andrea Leonardi sulla figura e l'opera di Luigi Negrelli (articolo a pagina 2)


Trento, 7 aprile 2022. Prot. 170/gd Ai Soci dell’Associazione Trentini nel Mondo o.d.v.

Oggetto: convocazione Assemblea Ordinaria Associazione Trentini nel mondo o.d.v. Caro socio, a norma degli artt.12-13-14-15-16 dello Statuto è convocata l’Assemblea Ordinaria dell’Associazione Trentini nel mondo o.d.v. La prima convocazione è prevista per il giorno mercoledì 20 aprile ad ore 23.30 presso la sede dell’Associazione, la seconda convocazione sarà: GIOVEDI’ 21 APRILE alle 17.00 presso la SEDE SOCIALE in via BARTOLOMEO MALFATTI n. 21 a Trento In conformità a quanto stabilito all’articolo 12 dello statuto limitatamente ai soci residenti all’estero è ammessa la partecipazione all’Assemblea in videoconferenza. I soci residenti all’estero che desiderano collegarsi in questa modalità devono richiedere le credenziali di accesso inviando una email all’indirizzo info@trentininelmondo.it entro le ore 12.00 italiane del giorno 20 aprile 2022. Si ricorda inoltre che, secondo quanto stabilito all’articolo 12 dello statuto, è possibile farsi rappresentare, mediante delega scritta, da un altro socio. Ciascun socio può ricevere una sola delega. Ordine del giorno: 1. Lettura ed approvazione del verbale seduta precedente; 2. Relazione del Presidente; 3. Bilancio Consuntivo 2021: relazione al bilancio, relazione dell’organo di controllo, bilancio sociale; 4. Varie ed eventuali. Si ricorda che possono partecipare all’Assemblea solamente i soci in regola con il pagamento della quota sociale 2021 e che hanno diritto di voto solamente i soci con almeno tre mesi di anzianità associativa. Chi non avesse ancora provveduto al versamento della quota annuale di Euro 30,00 potrà regolarizzare la propria posizione prima dell’inizio dell’adunanza.

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO o.n.l.u.s Via B. Malfatti, 21 – 38122 TRENTO (Italia) Tel. +39 0461 234379 - Fax +39 0461 230840

Cogliamo l’occasione per porgere distinti saluti

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editoriale IN QUESTO NUMERO Pagina 2 AGENDA Pagine 3-10 ATTUALITÀ Pagina 11 PROFILI Pagina 12 FROM HOME TO HOME Pagina 13 60 ANNI D'EUROPA Pagine 14-15 REPORTAGE Pagine 16-17 DOSSIER Pagine 18-23 CIRCOLI Pagine 24-25 IN RICORDO Pagine 26-28 DAL TRENTINO

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO Presidente Armando Maistri

Direttore Francesco Bocchetti

TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E

Direzione, amministrazione e redazione Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale M. Anderle, G. Bacca, C. Barbacovi, B. Cesconi, A. Chemotti, A. Degaudenz, S. Giordani, H. La Nave, A. Leonardi, B. Fronza, E. Lenzi, A. Maistri, P. Rizzolli, V. Rodaro, P. Rossi, M. Setti, A. Tafner, R. Tommasi, V. Triches Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini G. Degasperi - F. Bocchetti - I. Turco M. Grazzi - G. Todeschini Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN) Per ricevere il giornale: Dal 2020 il giornale dell’Associazione ha cambiato il rapporto con i propri lettori: non più solo abbonati ma soci della Trentini nel mondo. A pagina 29 il modulo per la richiesta di adesione in qualità di socio. N. 3 - 2022 - Stampato il 7 APRILE 2022 Le affermazioni e le opinioni espresse negli articoli firmati rispecchiano le posizioni degli autori.

no a la guerra kein Krieg pas de guerre nu războiului no guerra ne rat no to war

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no alla guerra

nahániri ñorairõ guasupe 3 - 2022


agenda

Presentato il libro su Luigi Negrelli un trentino di levatura mondiale «U

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n innovatore nell'ingegneria dei trasporti del XIX secolo: Luigi Negrelli» (editore Il Mulino - 2022) è il titolo dell'ultimo libro del professor Andrea Leonardi, che è stato presentato il 31 marzo, alla presenza dell'autore, presso la sede dell'Associazione Trentini nel Mondo. Andrea Leonardi, professore ordinario di Storia Economica all'Università di Trento, in dialogo con Alberto Tafner, ha illustrato i passaggi salienti della biografia di Negrelli: un lavoro di ricerca che permette di conoscere ed approfondire la figura di un trentino davvero illustre. Basato su un'ampia documentazione di prima mano, il libro di Andrea Leonardi con le sue quattrocento pagine getta luce sulla figura di questo ingegnere pienamente integrato nella plurietnica società asburgica del XIX secolo e sulla sua opera innovativa in molti ambiti del settore trasportistico. Nato a Fiera di Primiero nel 1799, Negrelli è stato un ingegnere civile di levatura mondiale, autore e ideatore di numerose opere importanti: strade, ponti, ferrovie e canali. Noto e ricordato soprattutto per il suo decisivo contributo al progetto per la realizzazione del Canale di Suez, una

no a la guerra kein Krieg pas de guerre nu războiului no guerra ne rat no to war

no alla guerra

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Nato a Fiera di Primiero nel 1799, fu un innovatore nell'ingegneria dei trasporti, pienamente integrato nella plurietnica società asburgica del XIX secolo e diede un decisivo contributo al progetto per la realizzazione del Canale di Suez

delle imprese di maggior rilievo dell'ingegneria civile dell'Otto-

cento, fu progettista anche di una vasta rete di infrastrutture

di comunicazione in tutta l'area mitteleuropea e del nord Italia. Nell'ideare e realizzare le sue opere, Negrelli fu sempre attento ai reali bisogni del territorio, all'armonia con la natura e alle risorse economiche a disposizione. In epoca di contrapposti nazionalismi, lavorò per favorire, in un clima collaborativo, le relazioni tra realtà e nazioni diverse. L'appuntamento è stato proposto in forma «ibrida»: era infatti possibile assistere in presenza, presso la sede della Trentini nel Mondo, o seguire la presentazione online attraverso la diretta sul canale YouTube dell''Associazione Trentini nel Mondo. Il QR Code pubblicato a centro pagina, consente di visualizzare la registrazione video della presentazione del libro.

No alla guerra, un appello multilingue «No alla guerra» in spagnolo, tedesco, francese, rumeno, portoghese, serbo-croato, inglese, italiano, guaranì (l'idioma dei nativi in Paraguay): sono queste (dall'alto in basso) le lingue parlate nei paesi dove sono presenti i Circoli trentini, con le quali nell'editoriale di questo numero il presidente dell'Associazione, Armando Maistri, ha voluto lanciare un appello a nome di tutti i trentini nel mondo.

Un editoriale assolutamente diverso nella forma da quello al quale i nostri lettori sono abituati - ma nel quale siamo sicuri si riconosceranno - un'eccezione con la quale si è voluto richiamare la straordinarietà e la drammaticità del momento a seguito del conflitto in corso fra Russia ed Ucraina, con l'augurio e la speranza che quanto prima possa tornare la pace.


attualità

Il Trento Film Festival compie 70 anni

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l 2022 è un anno speciale per il Trento Film Festival, che festeggia il suo settantesimo compleanno, confermandosi uno dei più longevi festival di cinema al mondo. Fondato nel 1952, il Trento Film Festival è infatti il primo e più antico festival internazionale di cinema dedicato ai temi della montagna, dell’avventura e dell’esplorazione. Sarà l’edizione della ripartenza, dopo due anni condizionati dalle limitazioni della pandemia: pur con tutte le cautele e in totale sicurezza, il Festival dal 29 aprile all’8 maggio tornerà a coinvolgere pienamente il suo pubblico, riprendendosi i luoghi della città che hanno segnato la sua lunga storia. «Con MontagnaLibri che torna in Piazza Fiera, la conferma delle sale del Cinema Modena e del Supercinema Vittoria, l’emozione del ritorno al Teatro Sociale per le serate evento, oltre alle mostre nei palazzi e nelle piazze e le attività del T4Future nel giardino del MUSE, il Trento Film Festival riabbraccia finalmente la città» racconta la direttrice Luana Bisesti. In occasione di questa settantesima edizione, il Trento Film Festival ha chiesto a Milo Manara, uno dei più grandi fumettisti e illustratori italiani, di ritornare al Festival da assoluto protagonista, dopo il manifesto ingiustamente rifiutato nel 1997. «È un omaggio ad un grandissimo artista italiano, e la chiusura di una pagina ancora aperta: dal manifesto “non realizzato” del 1997, dall’Ondina che seduce a quella

Quella in programma dal 29 aprile all’8 maggio sarà un’edizione del tutto speciale, con proiezioni, eventi e attività nel nome delle montagne e delle loro culture che si ritira circospetta, nel segno di una cultura di montagna sospesa nella dimensione del mito, fra storia e leggenda. Una quieta malinconia traspare da quel lago scuro, che riflette con un guizzo di luce il profilo roseo delle Dolomiti. Un’atmosfera in bilico tra l’oscurità dell’intimità umana e il mistero della natura, non sempre piena-

mente comprensibile, e la limpida bellezza del mondo. È un’immagine che sembra cantare questo nostro tempo, tra paura e speranza, disorientamento e fiducia, con lo sguardo rivolto al futuro», ha affermato Mauro Leveghi, presidente del Trento Film Festival. Il Festival di quest'anno presenta inoltre un’edizione speciale

della tradizionale e amatissima sezione «Destinazione...», che propone questa volta un viaggio non lontano nel mondo, ma nel tempo, guardando attraverso la lente della fantascienza e degli studi sul cosmo al futuro del nostro Pianeta, tema sempre più al centro della manifestazione. Nasce così «Destinazione... Futuro»: un programma cinematografico che ha selezionato un film di science-fiction per ogni decennio del festival; un programma eventi con ospiti ed esperti che porteranno il pubblico ad avventurarsi tra i misteri dello spazio. Ad aprire l'edizione, l'anteprima assoluta del restauro di Italia K2, il documentario realizzato nel 1955 dal regista trentino Marcello Baldi con le straordinarie riprese effettuate nel 1954 dal noto operatore e regista Mario Fantin: al centro, l'avventura della vittoriosa spedizione italiana sulla seconda montagna più alta della Terra. Seguiranno dieci giorni fittissimi di proiezioni, presentazioni letterarie, caffè scientifici, attività all’aperto per tutte le età. «Abbiamo costruito un programma di altissimo livello, all’altezza di un anniversario così importante: il nostro è quindi un invito ottimista e caloroso a tornare al cinema, per vivere storie ed emozioni insieme, sul grande schermo, in sicurezza»: parole del curatore del programma cinematografico del Festival, Sergio Fant. Tutto il programma dell’edizione 2022 è su: www.trentofestival.it

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In crescita il numero delle attivit

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l 31 dicembre 2021, le attività economiche guidate da donne, iscritte al Registro delle imprese della Camera di Commercio di Trento, erano 9.438, pari al 18,4% delle 51.183 unità operanti in provincia. Nonostante la loro incidenza sul totale sia ancora inferiore al dato nazionale (22,1%) e a quello del Nord Est (20,5%), negli ultimi cinque anni le imprese femminili hanno evidenziato un dinamismo che trova riscontro in un tasso di crescita del 3,0% (a fronte della contrazione dello stock delle imprese provinciali dell’1,1%). Malgrado le incertezze, legate all’emergenza sanitaria, che hanno segnato il contesto economico locale, la consistenza del numero di imprese controllate da donne ha registrato un aumento anche rispetto al 2020 (+2,3%). Nel corso del 2021, in provincia di Trento, sono state avviate 643 attività gestite da donne, mentre le cessazioni in questo stesso periodo sono state 444, con un saldo positivo di 199 unità. Il settore in cui opera il maggior numero di imprese femminili è l’agricoltura (1.967 unità) che, insieme al commercio (1.836 unità) e al turismo (1.555 unità), rappresenta circa il

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57% dell’attività economica femminile dell’intera provincia. La quota di imprese femminili sul totale delle aziende di uno specifico settore se-

gna un valore molto elevato nell’ambito “altri settori” (48,8%), comprensivo della sanità e dell’assistenza sociale ma soprattutto dei servizi alla persona (saloni di parrucchiere ed


attualità

tà economiche gestite da donne Dai dati elaborati dall’Ufficio studi e ricerche della Camera di commercio di Trento, risulta che nel 2021 sono state avviate 643 nuove imprese con un saldo positivo di 199 unità. Il settore in cui opera il maggior numero di imprese femminili è l’agricoltura (1.967 unità) che hanno costituito una ditta individuale e che svolgono la loro attività prevalentementenei servizi alla persona. «Se consideriamo la serie storica dei dati che registrano l’andamento dell’imprenditoria femminile– ha commentato Giovanni Bort, Presidente della Camera di Commercio di Trento – emerge un trend in crescita confermato anche negli ultimi due anni, storicamente tra i più drammatici per l’andamento

della nostra economia. È dunque evidente che le imprenditrici hanno saputo interpretare e gestire al meglio difficoltà e ostacoli spesso straordinari, dimostrando di avere competenze solide e capacità di visione che vanno oltre il contingente.» «Siamo orgogliose – ha spiegato Claudia Gasperetti, Coordinatrice del Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile di Trento – della capacità di reazione dimostrata dalle imprese femminili in questo periodo di seria difficoltà economica e sociale. Saper affrontare le avversità più ostiche e gestire l’emergenza, contemporaneamente sul fronte professionale e su quello familiare, dimostra ancora una volta quanto le donne siano una risorsa strategica e spesso risolutiva nelle avversità. Ecco perché il Comitato per la promozione dell’imprenditoria femminile prosegue nella sua attività di sostegno allo sviluppo imprenditoriale femminile e lo fa anche attraverso eventi pubblici come la mostra fotografica "L’impresa di mettersi in proprio", allestita a Palazzo Roccabruna che dà voce ai racconti professionali di 24 imprenditrici trentine». La mostra, inaugurata l'8 marzo, è rimasta e aperta fino al 9 aprile. (Ufficio Stampa CCIAA Trento)

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Foto: Romano Magrone

estetiste). Seppur in misura sensibilmente inferiore, la presenza imprenditoriale femminile assume rilevanza anche nei settori del turismo, dove raggiunge quasi il 30% delle imprese del comparto, e del commercio (oltre il 22%). Per quanto riguarda la forma giuridica, negli ultimi cinque anni sono aumentate di quasi il 23% le società di capitali, che a fine 2021 rappresentavano il 16,8% del totale delle attività femminili. In particolare, rispetto al 2020 la crescita di questa forma giuridica più strutturata è stata del 4,8%. L’impresa individuale rimane comunque il modello organizzativo più diffuso nell’universo imprenditoriale guidato da donne (66,5%), seguito dalle società di persone (15,2%) e dalle altre forme (1,5%). Tra le caratteristiche del sistema produttivo al femminile emerge una rilevante presenza di imprese giovanili e straniere. Il 12,5% delle imprese femminili, infatti, è guidato da under 35 (1.179 unità in valore assoluto). Le imprese straniere sono, invece, il 10,6% del totale delle imprese gestite da donne (996 unità). Nel 2021, 1.815 attività economiche femminili erano imprese artigiane (il 19,2%). Si tratta, in oltre l’85% dei casi, di imprenditrici

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attualità

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paesaggi terrazzati sono un patrimonio produttivo e culturale di primaria importanza per il Trentino. Secoli di lavoro hanno modellato i versanti delle vallate per renderli adatti all'attività agricola. Questa lunga e faticosa azione collettiva di modellazione morfologica rende i nostri paesaggi rurali, unici e irripetibili. La crisi che ha investito l'agricoltura di montagna a partire dagli anni sessanta dello scorso secolo ha inciso pesantemente su questo patrimonio. Coltivare un terrazzamento richiede molto impegno, non sempre compensato da produzioni in grado di competere con quelle di pianura. Queste dinamiche hanno portato ad un progressivo abbandono delle aree terrazzate, soprattutto nelle zone più marginali ed acclivi, dove le produzioni meccanizzate e specialistiche non riescono ad affermarsi. A partire dal 2015 il Forum dell'«Osservatorio del paesaggio» ha sollecitato un'azione sistematica di studio e documentazione dei paesaggi rurali terrazzati del Trentino. L'«Atlante dei paesaggi terrazzati del Trentino» - articolato in sedici volumi dedicati ai diversi contesti geografici della provincia - rappresenta l'esito di questa azione che si è tradotta in una ricognizione approfondita del territorio trentino ed in uno studio di caratterizzazione delle aree terrazzate attive e abbandonate. Nell’ambito della collana “Quaderni del paesaggio trentino – materiali di lavoro dell’Osservatorio del paesaggio” è stato pubblicato per le edizioni ETS il volume “Atlante dei paesaggi terrazzati del Trentino” che rappresenta in sintesi l’attività di ricerca svolta dall’Osservatorio, accompagnata da riflessioni sul tema della valorizzazione del patrimonio paesaggistico terrazzato. Il volume è stato presentato lo scorso 14 marzo presso la sede di «Tsm-Trentino School of Management», nell’ambito della «Gior-

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Presentato l'«Atlante dei paesa nata nazionale del Paesaggio». Nel suo complesso l’«Atlante» censisce più di 10.000 ettari di terrazzamenti presenti sul territorio provinciale, il 55% dei quali ancora in uso. È stato redatto con riferimento a cinque macro aggregazioni territoriali articolate a loro volta in sedici ambiti, corrispondenti al territorio delle Comunità di Valle. È costituito da approfondimenti a scala comunale effettuati per ognuno dei 146 comuni trentini in cui si è rilevata la presenza di terrazzamenti. Per ogni comune nell’«Atlante» sono rappresentate sette mappe tematiche, corredate da elaborati grafici, tabelle e testi esplicativi. In totale l’Atlante è pertanto composto da un migliaio di mappe tematiche affiancate da un archivio

fotografico di circa 5.000 scatti georeferenziati. «L’Atlante - ha affermato l’assessore e vicepresidente della Provincia, Mario Tonina (secondo da sinistra nella foto qui sopra) durante la presentazione del volume - documenta la ricchezza di un importante patrimonio pro-

duttivo e paesaggistico, frutto di una secolare attività di gestione dei nostri territori più acclivi, che sono stati trasformati in luoghi fertili attraverso un grande sforzo collettivo di costruzione e manutenzione. L’Atlante ci restituisce l’immagine di molti luoghi ancora straordinari e vitali,


attualità

aggi terrazzati del Trentino» L’«Atlante» censisce più di 10.000 ettari di terrazzamenti presenti sul territorio provinciale, il 55% dei quali ancora in uso. È stato redatto con riferimento a cinque macro aggregazioni territoriali articolate a loro volta in sedici ambiti, corrispondenti al territorio delle Comunità di Valle. Per ogni comune nell’«Atlante» sono rappresentate sette mappe tematiche, corredate da elaborati grafici, tabelle e testi esplicativi, per un totale di un migliaio di mappe tematiche affiancate da un archivio fotografico di circa 5.000 scatti georeferenziati in grado di ge­nerare prodotti di grande pregio e di qualificare il paesaggio dei versanti delle valli trentine rendendolo una testimonianza unica e irripetibile di cul-

tura materiale. «Ci dobbiamo quindi interrogare sul futuro di questi paesaggi, per comprendere come attivare strategie efficaci per invertire la

tendenza all’abbandono e valorizzare come merita questa preziosa risorsa. Ci conforta il fatto – ha concluso Mario Tonina – che stiamo assistendo a una diffusa

presa di coscienza, da parte della comunità trentina, sul valore di questi luoghi e sulle loro potenzialità produttive, interpretate in una prospettiva multifunzionale dove agricoltura, paesaggio e turismo concorrono ad un disegno virtuoso di valorizzazione dei territori». L’impegno concreto della Provincia a preservare e valorizzare questa importante risorsa paesaggistica è stato evidenziato, nel corso della presentazione, da Romano Stanchina, dirigente dell’Urbanistica e Tutela del Paesaggio. Alla presentazione sono intervenuti, fra gli altri, anche Giorgio Tecilla, dirigente dell’Umse in materia di urbanistica, Delio Picciani, amministratore delegato di Tsm, Timmi Tillmann, coordinatore dell’International Landscapes Alliance, Annibale Salsa, presidente del Comitato Scientifico di tsm|step Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio. e Gianluca Cepollaro, responsabile di tsm|step Scuola per il Governo del Territorio e del Paesaggio, e pratico previsto per l’autunno. I sedici volumi dell'Atlante, disponibili in versione cartacea e digitale, sono c o n s u lt a b i l i direttamente sul sito Internet dell’Oss e r vato r i o del paesaggio all’indirizzo riportato qui sotto.

https://www.paesaggiotrentino.it/it/rapporto-stato-del-paesaggio/atlante-dei-paesaggi-terrazzati-del-trentino/

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Presentato il «Consiglio delle cittadine e dei cittadini dell’Euregio»

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l Consiglio delle cittadine e dei cittadini è una innovazione importante che si inserisce nell'ambito delle nuove funzioni che l'Euregio ha acquisito. Si tratta in concreto della possibilità di consentire ai cittadini dei tre territori di dire la loro sulle tematiche che riguardano l'Euregio. Tale novità va nella direzione di aprire e avvicinare l'Euregio alla cittadinanza e va di pari passo con il coinvolgimento dei Comuni dei tre territori nell'architettura istituzionale dell'Euregio e con il grande lavoro nelle scuole che stiamo facendo" ha affermato il presidente dell'Euregio e della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti. «Per avvicinare l'Euregio Tirolo, Alto Adige, Trentino ai cittadini, abbiamo rivisto gli statuti nel 2021 e introdotto anche il "Consiglio delle cittadine e dei cittadini dell'Euregio", sono state le parole del presidente della Provincia autonoma di Bolzano, Arno Kompatscher. Per il Capitano del Tirolo, Günther Platter, che si è dichiarato già molto entusiasta dei risultati, «la particolarità di questo Consiglio dei cittadini è che non solo partecipano persone di tutte le classi sociali, professioni e fasce d'età, ma vengono anche da tre regioni e parlano lingue diverse. Il legame comune è l'Euregio. Ecco perché il Consiglio dei

Cittadini è l'ideale per sviluppare proposte per una maggiore visibilità della Regione Europea». «Sono sicuro che gli abitanti di Hall parteciperanno attivamente», ha sottolineato Christian Margreiter, sindaco di Hall. «Il Comune di Bressanone è stato con grande piacere uno dei promotori di questo progetto, che rappresenta una opportunità per creare ponti all'interno dell'Euregio», ha evidenziato il sindaco di Bressanone, Peter Brunner. «Abbiamo aderito convintamente perché condividiamo il messaggio di fondo dell’iniziativa e che è proprio anche della nostra città, ossia quello di essere comunità che vuole essere non confine ma ponte tra culture diverse. Ai cittadini e alle cittadine della nostra città l’invito è di partecipare e dare il loro contributo» ha affermato il sindaco di Arco, Alessandro Betta.

Come vengono selezionati i componenti. Le persone residenti nei tre comuni di Hall in Tirolo, Bressanone e Arco (da sinistra a destra nelle foto in basso) e che raggiungono i 18 anni di età entro il 30 settembre 2022 possono dichiarare la loro disponibilità ed il loro interesse a partecipare al Consiglio delle cittadine e dei cittadini fino al 15 maggio 2022. Successivamente, vengono estratte a sorte, ed individuate attraverso procedura statistica, dieci persone per ciascuno dei tre comuni partecipanti. Le variabili considerate nella scelta del campionamento sono l’età e il genere. Per il solo comune di Bressanone viene anche presa in considerazione la lingua in cui le cittadine e i cittadini desiderano essere informati della loro partecipazione, nel rispetto dei 3 gruppi linguistici riconosciuti dall’ordinamento regionale.

© 2015 Paolo Degiampietro

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L’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino vuole essere sempre più concreta e visibile per le popolazioni dei tre territori che la compongono. Per coinvolgere direttamente gli abitanti, è stato attivato un Consiglio delle cittadine dei cittadini, che sarà composto da 30 membri, dieci per ciascuno dei tre Comuni che hanno dato la loro adesione a questa prima edizione. Si tratta di Hall in Tirolo, di Bressanone in Alto Adige e di Arco in Trentino. Il nuovo organismo è stato presentato in una conferenza stampa il 4 aprile


attualità

«I Suoni di Vaia», emozioni e testimonianze di un evento meteorologico estremo L'iniziativa si svolgerà dal 28 aprile al 29 ottobre al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina a San Michele all'Adige

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Foto: © Roberto Besana

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Ferve l’attività al Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina per «I Suoni di Vaia», che aprirà a San Michele all’Adige il 28 aprile. L’iniziativa, da un’idea dell’arch. Claudio Lucchin, ricondurrà alle forti emozioni provate da moltissime persone a fine ottobre 2018 quando un evento meteorologico estremo, poi denominato Tempesta Vaia, si abbatté sul Trentino, sull’area delle Dolomiti UNESCO, su gran parte del Nord-Est italiano e su alcune regioni d’Oltralpe. Il sonoro, le testimonianze di alcune persone ci inviteranno a riflettere su quanto è accaduto, ci suggeriranno un messaggio che forse abbiamo lasciato cadere o che rischiamo di consegnare all’oblio. “I Suoni di Vaia”, un’esperienza di forte impatto emozionale, fino al 29 ottobre 2022 al Museo di San Michele. «La tempesta Vaia è una tragedia fatta di molte immagini e pochi suoni - dice l’arch. Lucchin, ideatore dell’iniziativa - però, è l’immenso urlo di dolore della Terra a sorprenderci veramente. Non c’è un gusto sadico o maldestro nel tentare di ricostruire quel grido, serve a trasmetterci una forte emozione e a farci capire qualcosa. Proveremo continua l’arch. Lucchin - a smontare la tragedia di Vaia per tentarne possibili interpretazioni, decodificando quanto accaduto per capire come andare avanti, sapendo fin d’ora, che per affrontare e metabolizzare un disastro così grande è necessario innanzitutto ricorrere alla parola, con la quale provare a esorcizzare la morte …» La sonorizzazione e le musiche de «I Suoni di Vaia» sono di Elisa Pisetta e Cristian Postal. Per ulteriori informazioni: https://www.museosanmichele.it/


attualità

Diciotto candidate per far parte della «Corte» della Fenavinho S

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ono diciotto le ragazze di Bento Gonçalves in concorso per diventare «Imperatrice del Vino» e «Damigelle d’onore» della prossima edizione di Fenavinho, la festa nazionale del vino, in programma dal 9 al 19 giugno a Bento Gonçalves (Rio Grande do Sul – Brasile). Le candidate hanno iniziato il loro periodo di intensa preparazione in vista della selezione finale in programma il 23 aprile: impareranno la storia della Fenavinho e di Bento Gonçalves ed a sfilare in passerella. La conoscenza storica del comune e del suo rapporto con la viticoltura, infatti, è un elemento importante per avanzare all'interno del concorso e per il ruolo che le componenti della «Corte della Fenavinho» saranno chiamate a svolgere: rappresentare la Fenavinho significa infatti anche rappresentare il comune, quindi conoscere quegli argomenti è quanto mai importante. In un incontro organizzato presso la sede dell’ente promo-

tore della Fenavinho, il Centro Industria, Commercio e Servizi di Bento Gonçalves (CIC-BG), le

candidate hanno partecipato alla prima sessione fotografica del concorso ed hanno segui-

to alcuni interventi formativi. Tra i relatori c’era anche Sandro Giordani, del Circolo trentino di Bento Gonçalves, che ha parlato dell’immigrazione dal nord Italia verso il Rio Grande do Sul. La coordinatrice del percorso di formazione delle candidate, Jussara Konrad, ha evidenziato l'importanza di conoscere l'immigrazione e la sua connessione con la storia della coltivazione dell'uva e con la produzione del vino nel Rio Grande do Sul, per capire i valori ereditati dagli immigrati. Le candidate hanno poi posato per una foto con due bandiere: quella della Provincia di Trento, per evidenziare le origini anche trentine della comunità di Bento Gonçalves, e quella delle «Città del Vino». Bento Gonçalves è la prima città delle Americhe alla quale è stata assegnata, grazie all’interessamento di Carlo Rossi, di Isera, Ambasciatore delle Città del Vino. A formare la «Corte della Fenavinho» saranno l’Imperatrice e due Damigelle d’onore.

«Officina di storie», dodici gallerie tematiche sulle Dolomiti Dodici nuove gallerie tematiche appena pubblicate raccontano natura, cultura e eredità storica delle Dolomiti Patrimonio Mondiale. Un racconto che nasce partecipato grazie alla co-creazione online che ha visto dialogare appassionati in rete e operatori museali sia sui social network che nello spazio digitale condiviso «Officina di Storie» su MuseoDolom.it In tutto, dopo tre anni di lavoro, cinquanta operatori museali coinvolti e oltre duemila contenuti digitali raccolti e curati online,

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il progetto «Musei delle Dolomiti» promosso dalla Fondazione Dolomiti UNESCO ha portato alla creazione di dodici gallerie tema-

tiche in italiano, inglese e tedesco che spaziano dalla natura alla geologia, dalla cultura dolomitica allo sport, dai fossili alle soluzio-

https://museodolom.it/esposizioni/

ni abitative in pendenza fino al grande ruolo avuto dalle donne nei secoli. «Il progetto "Musei delle Dolomiti" ha avuto il merito di unire le energie di più di cinquanta musei e istituzioni culturali. Grazie ad attività di formazione mirate, curatela digitale, e campagne online abilmente coordinate, questi musei hanno colto l’opportunità che il digitale offre ai territori per raccontare, riscoprire e promuovere il loro territorio» ha affermato Mara Nemela, Direttrice della Fondazione Dolomiti UNESCO.


profili

Carmine Abate è un autore di origine arbëreshe, nato nel 1954 a Carfizzi , in Calabria. Dopo la laurea all’Università di Bari, si è trasferito ad Amburgo presso il padre emigrato per lavoro in quella città. Da diversi anni vive a Besenello con la famiglia: la sua è una «scrittura di migrazioni» e per questo, a partire da questo numero della rivista, dedicheremo alcuni articoli alla presentazione dei suoi romanzi più significativi

«Il cercatore di luce», romanzo articolato e ricchissimo di spunti «Il cercatore di luce» è l’ultima fatica letteraria di Carmine Abate, scrittore prolifico di grande successo (oltre una ventina di romanzi e racconti vari), vincitore di numerosissimi premi, fra i quali il Premio Campiello nel 2012 con «La collina del vento». Carmine Abate, di origine arbëreshe, è nato a Carfizzi (Calabria) nel 1954; dopo la laurea all’Università di Bari, si è trasferito ad Amburgo presso il padre emigrato per lavoro in quella città. Ad Amburgo Carmine studia con grande profitto il tedesco, insegna in una scuola per figli di migranti, impara, complice anche quella che diventerà in seguito sua moglie, a ‘vivere per addizione’, ossia ad aggiungere alla propria cultura e identità primaria valori, incontri, esperienze, umanità ricevuti vivendo ‘altrove’. Dove ‘altrove’ non è luogo di isolamento, alienazione, ma occasione di opportunità, crescita personale che vanno ad aggiungersi, per addizione, alla ricchezza di ogni persona consapevole. Carmine Abate da diversi anni vive a Besenello con la famiglia, ma la sua attività di scrittore è iniziata ad Amburgo con una prima raccolta di racconti in lingua tedesca «Den Koffer und weg» cui seguirà, sempre nel 1984, il saggio «Die Germanesi», successivamente tradotto in lingua italiana con il titolo «I Germanesi, storia e vita di una comunità calabrese e dei suoi emigranti». Con i successivi romanzi, che in parte cercheremo di presentare ai lettori della nostra rivista, Abate diventa un affabulatore affascinante di storie di emigrazione e di ritorni, di incontro fra culture, di ripudio di ogni discriminazione, di felici sovrapposizioni e commistioni di luoghi, spazi e meraviglie naturali che invitano alla lettura e alla cono-

Il libro propone un intreccio di storie dove si susseguono vicende della vita di Giovanni Segantini, con un sorta di educazione sentimentale dell’io narrante ad opera della nonna e del marito defunto di lei, di cui il nipote porta il nome

scenza del nostro autore. «Il cercatore di luce», come altri romanzi precedenti, è un intreccio di storie dove si susseguono vicende della vita di Giovanni Segantini (il cercatore di luce), con un sorta di educazione sentimentale dell’io narrante (Carlo) ad opera della Moma (la nonna) e del marito defunto di lei Carlo di cui il nipote porta il nome. Sono tre momenti che si raccordano: la formazione del giovane Carlo attraverso le sue estati in Scanuppia, un parco protetto sopra Besenello, l’epopea del nonno ingegnere tra Calabria, Besenello, Svizzera e la ricostruzione della carriera artistica ed umana di Giovanni Segantini. La scrittura avvolgente di Carmine Abate ci offre ritratti di persone di forte personalità, in perenne ricerca di nuovi paesaggi dove la natura, le montagne, la luce, l‘umanità dei luoghi diventano gli ingredienti fondamentali della ricerca pittorica di Segantini; o il marcato profilo della Moma, custode fedele e attenta della memoria del marito e dei rapporti di lui con Segantini, effettiva educatrice del giovane Carlo; infine Carlo “che elegge a modello di eroe personale il pittore tanto da tapparsi le orecchie per non ascoltare i commenti negativi di un professore di storia dell’arte”. Romanzo articolato, ricchissimo di spunti, di dati, di siti, è una buona opportunità anche per i conoscitori di Segantini per tanti aspetti non molto noti, che ci rendono più comprensibile la complessa personalità del grande pittore trentino, nato ad Arco il 15 gennaio 1858 e morto sullo Schafberg, il monte che domina Pontresina (Svizzera) il 28 settembre 1899. Vittorino Rodaro

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60 anni d’Europa

Servono soluzioni diplomatiche che rispettino l'autonomia ucraina

Foto Ugo Fanti

© European Union 2022 - Source : EP

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i eravamo illusi che, con il progetto di integrazione europea avviato con la Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio nel 1950 e proseguito con successivi passaggi, Comunità Economica Europea (Roma 1957), Unione Europea (Maastricht 1992), Lisbona (Trattato di riforma 2007), la guerra nel vecchio continente fosse stata esorcizzata per sempre. Di quanto fosse illusoria la nostra convinzione, abbiamo avuto un ‘assaggio’ con le cosiddette guerre iugoslave (31 marzo 1991 – 12 novembre 2001). Guerre che si sono articolate lungo un decennio in una serie di conflitti armati, tra guerra civile e conflitti di secessione che hanno convolto i territori della Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia dopo la morte di Tito. Conflitti sanguinosi che hanno causato sofferenze e atrocità inenarrabili soprattutto alla popolazione civile, anche a causa della disattenzione e del disimpegno della comunità internazionale. Il genocidio di Srebrenica, i massacri di Vukovar e Sarajevo costituiscono una macchia nera per le democrazie occidentali. Eravamo convinti che si trattasse degli ultimi colpi di coda di un regime comunista che, seppur diverso dagli altri Paesi satelliti dell’URSS, aveva però compresso e umiliato le diverse nazionalità e culture della Repubblica Socialista di Jugoslavia. Le legittime aspirazioni dei popoli jugoslavi a riprendere in mano le loro storie, le loro culture, i loro miti fondativi sono state manipolate, distorte, utilizzate a fini di potere e di dominio da parte di autocrati autoritari e privi di scrupoli. Hanno così preso forma i peggiori aspetti del nazionalismo etnico che fa leva su alcuni sentimenti condivisi

Di fronte alla guerra di aggressione contro l'Ucraina, l’Unione europea si è ricompattata ed ha adottato all’unanimità sanzioni economiche pesantissime. È però giunto il tempo di effettuare ulteriori passi avanti sulla strada dell’integrazione europea con un salto di qualità nella difesa comune ed esaltati all’interno del gruppo dominante: il sentimento di superiorità, il sentimento che il gruppo sociale subordinato sia intrinsecamente differente e alieno, il sentimento di proprietà rivendicato rispetto a certe aree di privilegio e di vantaggio, la paura e il sospetto che il gruppo subordinato coltivi aspettative e rivendicazioni sulle prerogative del gruppo dominante. Le democrazie occidentali hanno dato per scontato che i diritti di autodeterminazione dei popoli, le libere scelte elettorali, la libertà di espressione, le libertà individuali delle persone contenute nella Dichiarazione universale dei diritti umani delle Nazioni Unite del 1948 fossero acquisiti in via permanente in

Europa. La vicenda jugoslava sembra non avere creato memoria, ci siamo adagiati sulle nostre certezze, distratti da tante cose, inconsapevoli che sotto la cenere covavano le braci di autoritarismi, nazionalismi esasperati. Ed ecco la guerra di Putin, guerra di pura aggressione contro l’Ucraina, una nazione indipendente con un governo e un presidente democraticamente eletti. Guerra di aggressione che distrugge città, uccide cittadini innocenti, bambini, bombarda i profughi che fuggono, rade al suolo scuole e ospedali. Di fronte a un popolo intero che resiste compatto a un invasore sanguinario, a un’Ucraina che diventa muro contro le minacce di Putin all’Europa libera e alle sue democrazie, non

è accettabile alcun ‘distinguo’ e garantire armi e assistenza logistica alla resistenza dell’esercito e del popolo ucraino è un imperativo etico e politico. Putin contava sulle divisioni europee e del mondo occidentale per portare a termine il suo disegno criminale. Il dittatore ha fatto male i suoi calcoli: l’Unione europea si è ricompattata ha adottato all’unanimità sanzioni economiche pesantissime, i suoi Paesi membri, oltre alle sanzioni, hanno inviato e stanno inviando consistenti aiuti militari. Parallelamente è fondamentale lasciare spazio e favorire in ogni modo la ricerca di soluzioni diplomatiche che rispettino la dignità, l’autonomia e l’indipendenza dell’Ucraina. È giunto il tempo di effettuare ulteriori passi avanti sulla strada dell’integrazione europea con un salto di qualità nella difesa comune. Ricorda Sergio Fabbrini nel suo intervento sul Sole 24 Ore del 6 marzo che la spesa per la difesa degli Stati membri è cresciuta del 25% tra il 2014 e il 2020, ma ciò non ha accresciuto la capacità di difesa dell’UE in quanto tale. L’incremento di spesa ha portato alla duplicazione dei progetti e alla moltiplicazione dei costi, con il risultato, sostiene Fabbrini, che abbiamo avuto più spesa nazionale ma meno difesa europea. Occorre contrastare con determinazione la visione neo-imperiale di Putin “affinché si creino le condizioni interne a quel Paese per il suo rovesciamento. Ciò richiederà un salto di qualità nella difesa europea, senza rinunciare alle cooperazioni possibili. Se la Federazione russa si comporta militarmente da ‘Stato canaglia’, come tale va affrontata». Vittorimo Rodaro 23 marzo 2022

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repor

Comunità virtuale, tra narrazion Il 25 marzo si è svolto presso l'Associazione Bellunesi nel mondo il quarto ed ultimo evento del progetto «Dalle Dolomiti al mondo», promosso dalla Trentini nel mondo, con il sostegno della Fondazione Caritro

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omunità virtuale tra narrazione e criticità» era il titolo del seminario ospitato il 25 marzo nella sede dell'Associazione Bellunesi nel mondo: un appuntamento «in presenza» ma trasmesso anche in diretta sul canale YouTube della Trentini nel mondo. L'evento, organizzato in collaborazione con l'Associazione Bellunesi nel mondo, era l'ultimo del progetto «Dalle Dolomiti al mondo», promosso dall'Associazione Trentini nel mondo, con il sostegno della Fondazione Caritro. Fra i partecipanti all'iniziativa c'erano anche Claudio Cominotti (del Centro Studi Judicaria) e Massimo Imperadori (del Comune

di Pinzolo), autori degli articoli pubblicati su queste due pagine. Qui di seguito, una sintesi degli interventi che si sono susseguiti durante il seminario, moderato da Maurizio Tomasi, direttore responsabile della rivista «Trentini nel mondo». Oscar de Bona (Presidente Associazione Bellunesi nel mondo). È stata messa in rilievo la fattiva collaborazione avuta con le associazioni di rappresentanza dell’imprenditoria locale per finanziare l’implementazione della piattaforma bellunoradici.net, il social network dei bellunesi nel mondo. Il portale è nato nel 2009, frutto della “partnership” tra l’Associazione Bellunesi nel

Mondo, la Camera di Commercio e la Provincia di Belluno. L’intento è quello di valorizzare l’intelligenza e il sapere mettendo in contatto gli emigranti di origine bellunese. Armando Maistri (Presidente Associazione Trentini nel mondo). Ringrazia per l’ospitalità e si complimenta per gli allestimenti del MIM. Il progetto “Dalle Dolomiti al Mondo” ha favorito l’incontro fra Trentini e Bellunesi, in quest’occasione anche con la presenza

dell’ufficio emigrazione della PAT. L’emigrazione non è solo storia del passato e va posta grande attenzione alla ripresa significativa del fenomeno dei nuovi emigrati intraprendendo azioni mirate. Francesco Bocchetti (Direttore Associazione Trentini nel mondo). Ricorda le tre precedenti fasi del progetto “Dalle Dolomiti al Mondo”, svoltosi in collaborazione con diverse associazioni e finanziato dalla fondazione CARITRO. Partito

In visita al MiM, museo mul D urante il pomeriggio, insieme ai relatori presenti al seminario, l’intera delegazione ha partecipato alla visita del museo (https://www. mimbelluno.it). Il museo è collocato presso la sede dell’associazione “Bellunesi nel Mondo” ed è composto da due aree, una disposta al piano terra e una al piano interrato. Si tratta complessivamente di circa 150 metri quadri dove, oltre all’esposizione sulle pareti di pannelli fotografici e strumenti utilizzati dagli emigranti (principalmente gelatai e minatori, ma anche altre professioni fra cui le balie, gli impagliatori di sedie, ecc.), sono posizionati alcuni schermi nei quali vengono proiettati video tematici e testimo-

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nianze. Alcuni di questi ultimi possono essere scelti direttamente dal visitatore digitando sullo schermo la testimonianzaintervista dell’emigrante da visualizzare. Si sottolinea come comunque

la gestione dei tempi di visita e in particolare l’introduzione delle singole tematiche sia stata ben condotta dalla guida fisica, che nello specifico è stato il Direttore dell’Associazione, Marco Crepaz.


rtage

ne e criticità

nel 2018 il primo evento è stato uno spettacolo teatrale con tema la nuova emigrazione dei giovani (’Ndovat? Ndoset? – Val di Cembra, partenze e … ritorni?); nel secondo l’argomento riguardava l’emigrazione e la coscienza europea con riferimento al ruolo di Degasperi; nel terzo sullo smart working hanno dialogato alcuni giovani trentini e bellunesi con esperienze in diverse parti del Mondo con rappresen-

tanti della Camera di Commercio e Confindustria locali. Marco Crepaz (Direttore Bellunesi nel mondo). Ad oggi la community bellunoradici.net ha raggiunto 1200 iscritti sparsi nel mondo e sono presenti imprese partner che finanziano e propongono stage e offerte di lavoro in particolare ai giovani. Attraverso uno specifico fondo welfare è stato finanziato uno sportello online informativo finalizzato a fornire informazioni e supporto al momento del rientro delle persone che hanno intrapreso un percorso di migrazione. Le aziende partner sono dodici, mentre l’età media degli iscritti è di 45 anni, ripartiti equamente tra

maschi e femmine. Il direttore ha sottolineato l’importanza della rete reale sulla quale può contare l’Associazione e come la community sia una rete virtuale che si affianca come utile strumento. Ufficio Emigrazione della Provincia Autonoma di Trento (Ileana Olivo, direttrice e Lorenza Fracalossi). L'intervento ha interessato la presentazione del progetto di istituzione di una community trentina (Mondo Trentino Village) finalizzata a mettere in contatto l’importante rete di emigranti trentini. Il progetto legato a questa piattaforma è finanziato interamente dalla Provincia autonoma di Trento

ltimediale delle migrazioni

e vede un coinvolgimento diretto delle due associazioni di emigrati trentini e della Fondazione De Marchi, sulla base di quanto previsto dall’art. 55 del codice del terzo settore. Si tratta di una rete aperta sia a livello di partecipazione che di raggiungimento di obiettivi, che mira a diventare un nodo di collegamento della Trentinità nel mondo, promuovendo scambi professionali, la possibilità di parlare la lingua italiana e fornendo consigli utili per viaggiare. La pubblicazione della piattaforma è prevista per il secondo semestre del 2022. Luigi Papais (Ente Friuli nel Mondo, in collegamento da remoto). È stata riportata l’esperienza dell’ente Friuli nel mondo relativamente alla rete virtuale istituita per mettere in contatto i giovani friulani emigrati in Europa. Tale progetto è stato condiviso con le sette associazioni di riferimento presenti in Friuli. Alumni UniTrento (Heidi Garulli, social media manager, in collegamento da remoto). È stata riportata l’esperienza della piattaforma dell’Università Trentina indirizzata agli ex studenti che hanno conseguito un titolo presso l’ateneo. Il QR Code per collegarsi al video del seminario su YouTube

In alcuni casi se non presente fisicamente la guida viene rappresentata in uno degli schermi in modalità virtuale introducendo i temi e conducendo il visitatore all’interno del percorso. Il MiM (come si può leggere

sul sito dell'Associazione) è un luogo vivo e da molti anni punto di riferimento per gli emigranti, gli ex emigranti e gli immigrati oggi accolti nella nostra terra. Ed è proprio dalle esperienze di queste figure, dalle loro testi-

monianze e dalla loro attualità, che prende forma il cuore multimediale del Museo. Un piccolo viaggio che comincia dal vissuto delle persone, per cogliere l’universalità della condizione di migrante. (C.C e M.I.)

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Case ed al dei primi i a Bento Go

Un capannone che ospitava i primi immigrati (Foto Fábio Valle)

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gli inizi della colonizzazione italiana, intorno al 1875, nella regione nord-orientale dello Stato del Rio Grande do Sul (Brasile), più precisamente nella località allora denominata Colônia Dona Izabel, oggi denominata Comune di Bento Gonçalves; arrivarono e si stabilirono i primi immigrati italiani provenienti da diverse regioni d'Italia. Portavano i loro bagagli, i loro pochi averi, e portavano nelle loro convinzioni, la speranza di migliori opportunità. Le ondate di immigrati arrivarono e si stabilirono prima in un capannone provvisorio; e poi partirono per i lotti prestabiliti per ogni famiglia, secondo l'acquisizione con il governo brasiliano. Poche famiglie si stabilirono nel quartier generale della Colonia e costruirono le loro case con un po' più di facilità e comodità, nonostante il villaggio fosse composto per lo più da semplici residenze.

Gli altri immigrati partirono per le loro future terre, entrando nella foresta vergine e sgombrando il terreno accidentato che li attendeva. Le difficoltà di accesso, la scarsa conoscenza del terreno, nonché il pericolo di trovarsi in mezzo ad animali feroci e non ancora conosciuti, li facevano temere ancora di più per la sopravvivenza. Aprirono sentieri e formarono radure nei boschi. Si stabilirono in abitazioni improvvisate fino a quando non poterono costruire, seppur in modo primitivo, le proprie abitazioni. Al suo arrivo nella sua terra, l'immigrato colonizzatore osservò attentamente la terra, al fine di analizzare il luogo migliore per costruire la sua residenza. Le osservazioni principali sono state: a) Rifugio per la famiglia (protezione in ogni modo, anche se in modo rudimentale)

Il grande albero Maria Mole, lungo il Caminhos de Pedra, che fu anche casa di abitazione (Foto Lisete Furlan Canabarro).

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Il focolare di Ermidio Giordani (Archivio Digitale Circolo Trentino).

b) Vene d'acqua (prioritarie per la sopravvivenza, il servizio domestico e la pulizia personale). c) Costruzione della casa con interrato (base per deposito, mensa e conservazione degli alimenti) d) Organizzazione di ricoveri per animali domestici (come protezione dagli animali selvatici e dagli agenti atmosferici). e) Luogo di sgombero e impianto (migliori costi e benefici; considerando la topografia del luogo). Per molte famiglie l'umbu, albero frondoso dalle radici visibili e dalla forma differenziata, è stato il primo abbraccio protettivo di una casa; di fronte alle intemperie avrebbero sicuramente affrontato, nel luogo inospitale in cui si sono trovati. Altri scelsero di ripararsi sotto le formazioni rocciose dei numerosi pendii che si trovano in

Grotta N.S. di Lourdes a Graciema Baixa (Foto Lisete Furlan Canabarro)

questa parte della regione nordorientale del Rio Grande do Sul. Con i pochi strumenti che avevano e in modo rudimentale, ma con le migliori conoscenze artistiche, che portavano nel bagaglio della vita, iniziarono a costruire le loro nuove case. La forma stabilita per queste costruzioni era un rettangolo, a uno o più livelli, con o senza lambrequins; tuttavia, nonostante le linee piuttosto severe, erano armoniose ed equilibrate tra pieni e vuoti. Il posizionamento delle aperture è stato attentamente osservato e progettato; si osserva tuttavia che la location prescelta non era sempre idonea e in alcuni casi finiva per presentare una scarsa insolazione. La dimensione e la grandezza di molte case possono sorprendere oggigiorno, tuttavia sono state costruite pensando alle esigenze del tempo, nonché alla futura crescita delle famiglie.

Casa in legno della famiglia Angheben (Archivio Digitale Circolo Trentino)


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ltre costruzioni immigrati italiani onçalves (Brasile) La divisione interna della casa rispondeva alle esigenze dell'epoca e di coloro che vi abitavano: a) cucina/dispensa (per la preparazione dei cibi, per i pasti quotidiani e per l'accoglienza dei visitatori; b) camere diverse (per ospitare tutti i membri della famiglia); c) una grande sala (per ricevere visitatori importanti, per matrimoni o anche per svegliare familiari); d) una dispensa (per conservare il cibo); e) un seminterrato (funzioni varie; fin dall'inizio doveva servire da ricovero per gli animali e di conseguenza aiutare a riscaldare la casa, nei periodi di freddo; fare da deposito, abilitare una mensa e anche per conservare il cibo). La cucina era solitamente lontana dagli altri locali, per evitare situazioni avverse, poiché alcuni avevano già avuto l'amara esperienza degli incendi a causa del collegamento con le altre stanze. Il pavimento della cucina era principalmente in terra battuta. Conteneva al suo interno una

stufa detta “larin” o “fogolar”. La cucina è stata nuovamente collegata direttamente alla casa padronale, quando alla rudimentale stufa è stata abbinata una piastra che impediva la propagazione delle fiamme. Nelle vicinanze dell'abitazione furono costruiti forni per pane, biscotti e simili. Questa costruzione conteneva una volta di mattoni e pietre non rivestiti alla sua base. I servizi igienici e le latrine erano sistemati fuori dall'edificio principale e inseriti in uno spazio privato e recintato. Per le emergenze, all'interno della casa, veniva utilizzato il “vasino”. Le condutture dell'acqua, così come le fognature e le fosse biologiche, hanno ricevuto cure significative e miglioramenti costanti. I materiali utilizzati per costruire le pareti esterne sono stati: legno, mattoni, pietra, o anche una forma mista. Case in legno. a) Tavole lavorate con un cuneo, comunque con una regolarità molto superiore a quella che si può immaginare;

Una segheria nel territorio interno di Bento Gonçalves (Archivio Digitale Circolo Trentino).

Linha Pedro Salgado - Famiglia di José Manfessoni (Foto Lisete Furlan Canabarro)

rali; irregolari e scheggiate; scolpite e regolari).

Casa Felix - Santa Lúcia (Foto Lisete Furlan Canabarro)

b) Tavole lavorate a mano, nella casa stessa; c) Tavole prodotte nelle segherie. Case in mattoni. a) Più raramente, costruite con mattoni fatti in casa, non cotti; b) Mattoni domestici cotti di buona qualità con strutture riconoscibili; c) Più recentemente, con mattoni di ceramica. Case in pietra (irregolari o natu-

Case miste. Gli elementi costruttivi utilizzati erano materiali disponibili in natura, fabbricati dai proprietari o reperibili nel commercio sparso della regione. La natura ha fornito materie prime come legno e argilla, tra le altre. In alcuni casi, allo scopo di legare le pietre, si aggiungeva il letame animale con paglia schiacciata e in altre situazioni si usava malta di argilla o calce. Anche il giunto a secco era un'opzione. Le case erano originariamente ricoperte di assi tagliate, dette “scandole”. In prossimità delle case e di altre costruzioni furono eretti muri di pietra «a secco», senza alcun legante. I “taipas”, come venivano chiamati, venivano eretti per ulteriore protezione della famiglia dagli animali selvatici e anche per delimitare aree. Lisete Furlan Canabarro Circolo trentino Bento Gonçalves

Casa Felix - Santa Lúcia (Foto Lisete Furlan Canabarro).

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circoli

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A Charleroi, ricordi degli Anni 50 per la «Giornata della donna» I l 13 marzo scorso, dopo un troppo lungo periodo di mancata attività dovuto alla pandemia ancora ben presente nella mente di molti, presso la sede del Circolo trentino di Charleroi (Belgio) si è celebrata la «Giornata internazionale dei Diritti della Donna» «Che bello ritrovarsi...» è stata certamente la frase più sentita in quel pomeriggio all’ingresso della “locanda” del Circolo. Parole Sante, pronunciate dalla sessantina di partecipanti all’incontro, in sostituzione del solito «Buongiorno, come va ?…» In programma c’era lo spettacolo «21, via delle Rose» (in francese: “21 rue des Roses”), interpretato dall’autrice stessa, Carmela Locantore, che per più di novanta minuti ha fatto “vivere” dal vero e con grande brio momenti della sua infanzia, della sua gioventù, quando abitava proprio all’indirizzo citato nel titolo, praticamente a due passi della miniera del Bois du Cazier, a Marcinelle. Dopo aver ascoltato i commenti espressi dopo un lungo caloroso applauso, possiamo scrivere senza timore di tradire il sentimento degli attenti spettatori che ciascuno si è riconosciuto in uno di quei momenti, perché tanto quegli episo-

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La sede del Circolo è tornata ad accogliere soci ed amici dopo un lungo periodo di forzata inattività dovuta alla pandemia: e i partecipanti hanno apprezzato la ritrovata socialità e lo spettacolo proposto

di degli nni ’50 del secolo scorso, raccontati durante lo spettacolo, toccano ancora le nostri menti, non sempre come dolci ricordi… Dopo questa nostalgica rievoca-

zione dei primi tempi della nostra emigrazione, Annie Giovanazzi, la presidente del Circolo, ha ringraziato i convenuti e li ha invitati a fare un brindisi alla salute di tut-

te le donne presenti all’incontro e, visto il titolo del spettacolo, ha omaggiato l’artista di un mazzo, ovviamente di ...ventuno rose. Ed una rosa è stata consegnata anche a tutte le donne presenti. Si è pure ricordata Yvonne Sommadossi, recentemente scomparsa, che era stata segretaria del Circolo ma soprattutto, come ha precisato Giuseppe Filippi, stretta collaboratrice del periodico del Circolo «3nt’», del quale curava la rubrica «La nossa gent». Poi, tornando sull’argomento della giornata, Filippi, sempre pronto al contropiede in tali occasioni, ha letto un testo volutamente umoristico che dimostrava, se fosse ancora necessario, che purtroppo per le donne il cammino verso l’uguaglianza è ancora lungo. A conclusione dell’iniziativa, c’è stato un saporito spuntino, durante il quale sono stati serviti i sempre apprezzati e squisiti “grostoi” dell’amica Anna-Rosa. E dunque lieti del bel e spensierato pomeriggio, trascorso finalmente di nuovo insieme, i soci e gli amici del Circolo, si sono augurati di ritrovarsi al più presto... alla locanda del Circolo, naturalmente! Gieffe


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Alla «Festa dell'uva» di Caxias do Sul trentini protagonisti delle sfilate

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l Circolo Trentino di Caxias do Su (Rio Grande do Sul – Brasile), impegnato nella conservazione e diffusione degli usi e costumi trentini, ha partecipato a tutte le sei sfilate della «Festa dell’Uva 2022», insieme con i rappresentanti delle comunità di origine tedesca, polacca e svizzera (foto in basso a sinistra). A sfilare, indossando i tipici abiti tradizionali trentini, sono stati i soci del Circolo Trentino João Andreis, Sirlei Bertollo, Bernadete Pergher, Samuel Tocchetto e Isabela Pinheiro (foto a fianco). Il tema scelto per l’edizione di quest’anno della Festa dell’Uva era «Insieme un’altra volta». A coordinare l’intervento dei gruppi rappresentativi delle varie comunità è stata la professoressa Janaína Kolling. I momenti più impegnativi sono state le prove, durante le quali, il giorno della prima sfilata, abbiamo potuto interagire con tutti i componenti degli altri gruppi del «Ponto de Cultura Casa das Etnias». La rilevanza dell’evento ha inevitabilmente creato un po' di agitazione nel gruppo ma poi

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tutto è andato bene. L’ultima sfilata si è svolta il 5 marzo e alla fine tutti erano un po’ stanchi ma molto orgogliosi sia per la bella figura sia perché la partecipazione alla sfilata è destinata a rimanere uno dei ricordi

più belli nella storia del Circolo e della Festa dell’uva. Il Circolo Trentino di Caxias do Sul ringrazia tutti i soci che hanno partecipato con dedizione, responsabilità, impegno e volontariamente alle sfilate, nella cer-

tezza che anche grazie a questo evento il Circolo ha dimostrato davanti ad un foltissimo pubblico quanto sia importante la sua attività Il direttivo del Circolo trentino di Caxias do Sul

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L'augurio del Circolo di Piracicaba per un anno pieno di canti, colori e luce

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n considerazione del lungo periodo di restrizioni vissuto a causa della pandemia, che ha impedito momenti di aggregazione, il Circolo Trentino di Piracicaba (San Paolo – Brasile) ha deciso di «raggruppare» gli appuntamenti che erano in calendario per il 2021 in un unico evento - una serata di canzoni natalizie e di giochi di luce - che si è svolto il 18 dicembre nel quartiere Santana, con l’intento di festeggiare nel periodo natalizio un anno di resilienza. Grazie all’impegno del gruppo di giovani che ogni anno si attiva per organizzare ini-

ziative nel periodo di Natale, è stata coinvolta l’intera comunità. Ad ospitare l’iniziativa, che si è svolta nel pieno rispetto di tutti i protocolli di prevenzione richiesti dal Ministero della Salute, è stata la piazza del rione di Santana. La facciata della sede del Circolo trentino è stata abbellita con fasci di luce con i colori della bandiera italiana: una decorazione che è diventata permanente. I canti natalizi sono stati eseguiti in portoghese, italiano e inglese e le molte persone presenti (quasi duecento) sono state coinvolte nei canti ed hanno apprezzato i

giochi di luce. A fine spettacolo, ad ognuno è stato consegnato un panettone. L’iniziativa è stata organizzata dal Circolo con l’intento di celebrare la vita, come momento di gioia e speranza e di augurio perché nel 2022 possano esserci giorni migliori, che consentano di stare di nuovo insieme. L’auspicio del Circolo trentino di Piracicaba è che il 2022 sia pieno di canti, colori e luce e di quello spirito di gioia e speranza che hanno avuto gli antenati, arrivati in Brasile alla ricerca di una vita nuova e migliore.

Gradita visita al circolo di Bento Gonçalves Il Circolo Trentino di Bento Gonçalves (Rio Grande do Sul Brasile) ha ricevuto la gradita visita della coppia formata da Vinicius Giordani e Marli Marks Giordani. Durante l'incontro si è parlato della presenza nella zona di Cerro Largo di molti discendenti di trentini immigrati. Vinicius e Marli svolgono attività culturali presso un'associazione italiana interessata ad entrare a far parte della rete dei Circoli Trentini. La coppia che si occupa anche di vini è stata invitata a partecipare alle iniziative che si svolgeranno ad agosto in occasione della manifestazione «Calice

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di Stelle». In occasione della visita, hanno avuto modo di apprendere la preparazione degli strangolapreti, un piatto che hanno trovato «meraviglioso» e che ora intendono promuovere nelle iniziative culturali della loro città, Guarani das Missões. L'insegnante di danza italiana Jussara Schwarz Rasador (con i suoi figli) è stata invece ospite presso il «Ponto de cultura Vale dos Vinhedos»: scopo dell’incontro era verificare la possibilità di organizzare corsi di danza tradizionale. Sandro Giordani


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A Bento Gonçalves, tricolore e bandiera del Trentino per festeggiare la chiusura dell'ultima vendemmia Domenica 20 marzo si è svolta a Bento Gonçalves (Rio Grande do Sul – Brasile) la sfilata di chiusura della vendemmia, alla quale ha partecipato una rappresentanza del Circolo Trentino di Bento Gonçalves, del «Ponto de Cultura Vale dos Vinhedos» e dell’Associazione Caminhos de Pedra. Anche se durante il corteo ufficiale non è stato menzionato il grande e indiscusso contributo dato dalla comunità tirolese/ trentina fin dalle origini di Bento Gonçalves – davvero una grave dimenticanza storica - è stato importante partecipare alla sfilata e farsi notare.

In rappresentanza di tutti gli immigrati di origine italiana, i soci del Circolo Trentino hanno portato in parata una grande bandiera tricolare, preparata dai soci del Circolo durante la presidenza di Cleusa Longhi, e anche la bandiera della Provincia di Trento e del Friuli. Con la loro partecipazione gli amici dell'Associazione Caminhos de Pedra hanno reso più numerosa la rappresentanza della comunità di origini venete, in particolare da Belluno, Arsiè e Feltre (qui a fianco, foto di gruppo con, al centro in piedi, il sindaco di Bento Gonçalves, Guilherme Rech Pasin).

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Giro in bicicletta lungo le strade di Montevideo, per scoprire «una capitale della cultura italiana»

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l 5 marzo si è svolta nella nostra città il primo giro in bicicletta denominato "Montevideo, una capitale della cultura italiana", organizzata dall'Ambasciata Italiana (Ufficio Commerciale) e dall'Istituto Italiano di Cultura. L’appuntamento è stato l'evento di chiusura dell'iniziativa lanciata dall'Ambasciata d'Italia lo scorso giugno, con l'obiettivo di valorizzare le tracce di italianità nella nostra amata Montevideo. Sabato pomeriggio, alle 15, è iniziato l'accredito dei partecipanti, nella "Plaza Matriz", nel cuore della "Città Vecchia. Siamo stati cordialmente ricevuti dall'Ambasciatore Giovanni Battista Iannuzzi e una splendida équipe di giovani, che hanno poi fatto da guida agli iscritti ed hanno garantito la nostra sicurezza e il buon andamento in tutti gli aspetti dell’i-

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niziativa. Lungo il tragitto abbiamo visitato edifici e monumenti, eredità della cultura italiana di grande valore artistico e architettonico. Le guide hanno iniziato descrivendo gli aspetti architettonici della "Plaza Matriz", una delle principali della città, e dello spettacolare edificio del "Club Uruguay", progettato dall'ingegnere italiano Luis Andreoni. C’è stata poi una prima tappa a Plaza Independencia, dove si trova uno degli edifici simbolo della nostra città, il "Palacio Salvo" (foto in alto a sinistra), progettato dall'architetto italiano Mario Palanti. Al momento della sua costruzione nel 1928, era una delle torri più alte dell'America Latina, con i suoi 83 metri di altezza e 29 piani. Al centro della piazza, sorge il monumento al nostro eroe José G. Ar-

tigas, dello scultore italiano Angelo Zanelli. La seconda tappa è stata presso la sede del nostro governo municipale, dove oltre al nostro palazzo municipale, abbiamo ammirato il monumento scultoreo "El David", (uno dei quattro esemplari al mondo) e successivamente il passaggio "Emilio Frugoni", tra gli edifici dell'Università della Repubblica e la Biblioteca Nazionale, monumento a "Dante Alighieri". Successivamente, ci siamo spostati lungo il nostro viale principale "18 de Julio", fino all'«Hospital Italiano» e infine abbiamo visitato la piazza "Anita Garibaldi", nel Parque Rodó, dove i rappresentanti dell'Associazione Culturale Garibaldina ci hanno accolto e condiviso con noi l'importanza della lotta di questa donna, figura chiave per visualizzare i contributi


circoli

femminili, non riconosciuti nel corso della storia. Il «plotone», formato da oltre 80 ciclisti, si è spostato all’interno della città scortato dai vigili urbani, che hanno bloccato il traffico ai semafori e in diversi punti delle principali vie della città, per garantire la massima sicurezza dei partecipanti. Del «plotone» facevano parte l'Ambasciatore (al centro nella foto qui sotto) e la sua intera équipe di collaboratori. Era presente anche un’unità di Pronto Soccorso mobile, che fortunatamente non è stato necessario far intervenire in nessun momento. Il tour si è concluso, dopo circa otto chilometri e mezzo, presso la Residenza dell'Ambasciata d'Italia, dove tutti i partecipanti sono stati intrattenuti dall'Ambasciatore e dalla sua calorosa moglie, Anna Orlandi, con una deliziosa "pasta asciutta" e la musica delle artiste italo-uruguaiane Natalia Bolani , sotto la direzione del maestro Raúl Medina. Riteniamo doveroso rivolgere i nostri ringraziamenti e le nostre congratulazioni all'Ambasciatore e alla sua famiglia, ma an-

che evidenziare il grande valore dell’iniziativa, che ha avuto il meritato successo, e che ha centrato cinque importanti obiettivi: 1) dare l’opportunità di percorrere la nostra bella città, in modo rispettoso dell'ambiente, svolgen-

do un'attività sportiva, all'aria aperta, promuovendo pratiche e valori salutari (è facile immaginare quale impatto negativo avrebbe avuto sull’ambiente, in termini di inquinamento ed occupazione di suolo pubblico, se si fosse fatta con mezzi a motore); 2) avvicinare e approfondire i legami tra gli italiani ed i loro discendenti, sia delle diverse associazioni che dell’intera comunità; 3) evidenziare e valorizzare la presenza delle tracce dell'italianità, dei nostri antenati, in opere architettoniche, scultoree e storiche e sociali; 4) creare un clima di collaborazione, amicizia ed impegno per la comunità italiana, che ha dimostrato di gradire questo tipo di eventi, che in tempo di pandemia e di guerra riempiono di gioia i nostri cuori. 5°) avvicinare l'Istituzione Ambasciata a "tutti", in modo familiare e piacevole, facendo sentire tutti parte della «famiglia italiana». Per il Circolo Trentino di Montevideo hanno partecipato (foto qui sotto) Liliana Vivaldelli Simonelli (segretaria) e Fernando A. López Núñez (revisore dei conti).

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in ricordo

«In queste ultime settimane la comunità trentina in Australia ha perso due "colonne»" che hanno sostenuto i Circoli di Myrtleford di Melbourne, fin dalla loro fondazione: Luigi «Gino» Parmesan e Francesco Cesare «Franco» Bond. Invio un breve riassunto delle loro vite e le memorie funebri. Mentre ho potuto celebrare

Luigi «Gino» Parmesan, cultore e custode della cultura trentina

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uigi Parmesan era conosciuto da tutti col nome di Gino. Era nato a Obra, una frazione del comune di Vallarsa, in Trentino, il 18 ottobre 1938, in una famiglia di sette figli. Nel 1956, a soli diciassette anni, decise di emigrare in Australia dove raggiunse il fratello Gianni e la sorella Gina, sposata con Aldo Broz. Il primo luogo di lavoro fu nella zona di Myrtleford (Victoria), dove già si trovavano molti emigranti trentini. Mentre all’inizio Gino si adattò a tagliare piante e legname, dopo breve tempo si mise a lavorare nella coltivazione del tabacco, il prodotto agricolo più popolare della zona, affittando terreni da vari proprietari italiani. Fu appunto mentre svolgeva questo lavoro presso una famiglia veneta che incontrò la sua futura compagna, Ines Cavedon, con la quale si sposò nel 1961. Gino e Ines si impegnarono a fare vari lavori e con i loro risparmi riuscirono a fare un viaggio in Italia nel 1964. Al loro ritorno a Myrtleford, Gino trovò una nuova occupazione nel rifornire di carburante (gasolio e benzina) i contadini nella zona di Myrtleford. E in poco tempo Gino acquistò una proprietà nel centro del paese come deposito per la sua attività. Nel frattempo, insieme con i cognati costruì e gestì una stazione di servizio per la Caltex. Ines e Gino adottarono due figli, Steven e David, che continuarono la ge-

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Gino Parmesan in una foto scattata nel 2006 con la moglie Ines e un loro nipotino.

nerazione dei Parmesan. Intanto i numerosi emigranti trentini si radunarono in un Circolo e Gino fu un entusiasta sostenitore di questa iniziativa e della cultura italiana. Nella zona dove aveva stabilito il deposito della benzina, Gino aveva anche costruito una «baita» (la «Baita

del Rupele»), che divenne luogo di incontro per molti trentini e italiani. Negli anni successivi, oltre alla «baita», Gino aveva anche messo a disposizione un locale per custodire vari oggetti e i tradizionali costumi trentini. Nel terreno dove aveva costruito la «baita», Gino coltivava

frutta e verdure in abbondanza, che regalava a parenti e amici con vero piacere. Allo stesso tempo, Ines a Gino offrivano generosa ospitalità a casa loro ad amici e turisti. Intanto i figli si sono sposati ed hanno formato le loro famiglie. Ines e Gino erano orgogliosi dei loro nipoti. Per Gino la cultura trentina e italiana erano importanti. Per vari anni ha fatto parte del direttivo del Circolo Trentino e del Comitato del Club Savoy di Myrtleford, sede degli incontri per gli italiani della zona. Parte integrante della cultura e della tradizione di Gino era la fede cattolica, che ha praticato e trasmesso come fonte di valori e di motivazioni personali e sociali. Gino è scomparso il 23 febbrario 2022. Così il Circolo Trentino di Myrtleford ha perso uno dei soci fondatori. Alla moglie Ines, ai figli, nipoti e parenti a Myrtleford e a Obra si offrono le condoglianze della comunità trentina.


in ricordo

il funerale di Parmesan, non mi è stato possibile farlo per quello di Bond, perché nello stesso giorno avevo già preso l'impegno per il matrimonio di una coppia che lo aveva rimandato tre volte...»: questo il messaggio inviato alla redazione del giornale insieme ai testi ed alle foto pubblicate su queste due pagine, da padre Ferruccio «Frank» Bertagnolli, guida spirituale della comunità trentina in Australia e «trentino nel mondo benemerito»

Francesco «Franco» Bond, esempio di operosità e di grande fede

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ranco Bond, come era popolarmente chiamato da tutti anche se il suo nome di battesimo era Francesco Cesare, ha concluso la sua vita terrena il 26 febbraio 2022, alla bella età di 95 anni, circondato dalla sua famiglia, a Melbourne, (Australia). Nato a Mezzano di Primiero (Trento) nel 1926, era l’ultimo della famiglia di Giovanni e Orsola Bond. Gli Anni 30 del secolo scorso erano tempi difficili e alla fine della scuola elementare, quando stava per scoppiare la Seconda Guerra mondiale, Franco ebbe la fortuna di frequentare un collegio di religiosi nella zona del lago di Como. Ritornò a Mezzano dopo la guerra, ma il lavoro era scarso e rendeva poco. Dovette fare il servizio militare con il corpo degli Alpini, dove si distinse come un buon atleta. Fu appunto in questo periodo che fece la conoscenza di Luciana Tagliaferri, nativa di Alatri vicino a Roma. Nel 1952 decise di scegliere la strada dell’emigrazione per l’Australia, insieme a vari giovani del Primiero. Dopo un breve periodo nel campo per emigranti a Bonegilla (località nel nord dello Stato di Victoria), si adattò a fare vari lavori. Poi trovò un’occupazione stabile nella costruzione del grande impianto idro-elettrico sulle montagne vicino a Canberra. Alla conclusione di quel contratto, si trasferì a Melbourne, dove fu impiegato in una fabbrica. Intanto si mise in conttato epi-

Franco Bond (a destra nella foto) nella sede di passaggio Peterlongo della Trentini nel mondo.

fiancato dalla moglie Luciana.

stolare con Luciana, cercando di convincerla di raggiungerlo a Melbourne. Le lettere di Franco produssero buon risultato! Infatti, solo due settimane dopo l’arrivo di Luciana a Melbourne, nel mese di giugno del 1957, Franco e Luciana si sposarono in una parrocchia di Melbourne – un matrimonio che è durato 65 anni e dal quale sono nati tre figli, Marco,

John e Walter. Quando nel 1962 fu fondato il primo Circolo Trentino in Australia, a Melbourne, Franco divenne uno dei primi soci. Per vari anni fece parte del direttivo, anche con l’incarico di segretario; è sempre stato un entusiasta sostenitore del Circolo, partecipando a vari incontri e Convention dei Trentini in Australia, sempre af-

Prima di andare in pensione, Franco aveva lavorato per vari anni all’aeroporto di Melbourne, un impiego che gli ha procurato agevolazioni di viaggi ed ha favorito l’incontro con varie personalità. Franco ha lasciato ovunque una testimonianza di operosità, di rispetto, di cultura italiana, di fedeltà e collaborazione, e di grande fede dimostrata nella pratica religiosa. Al funerale, celebrato nella parrocchia di San Giovanni Bosco a Melbourne, hanno partecipato molti trentini e discendenti di altri soci fondatori del Circolo. La presenza della bandiera del Circolo accanto al feretro ha rappresentato il segno della stima e dell’affetto con cui fu apprezzato Franco Bond nella sua lunga vita. Alla moglie Luciana, ai figli, ai nipoti e parenti in Italia e in Australia vanno le condoglianze della comunità trentina in Australia.

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dal Trentino

Il «Tour of the Alps» partirà da Cles

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opo il gran finale di Riva del Garda lo scorso aprile, è dal Trentino che riparte il «Tour of the Alps», appuntamento importante della stagione del ciclismo internazionale, in programma dal 18 al 22 aprile sulle strade dell’Euregio Tirolo-Alto Adige-Trentino. La partenza sarà infatti da Cles. Il capoluogo della Val di Non, città natale di campioni di ciclismo come Maurizio Fondriest, Letizia Paternoster e Gianni Moscon, torna ad ospitare la corsa erede del «Giro del Trentino» per la terza volta dopo gli arrivi del 2017 e 2019. Nella giornata di Pasqua, Domenica 17 aprile, Cles ospiterà la vigilia con le operazioni preliminari, la presentazione delle squadre e la conferenza stampa della vigilia. Il giorno successivo, Lunedì 18 aprile 2022 si comincerà a dar fuoco alle polveri con una prima frazione molto veloce di 160,9 km con arrivo a Primiero-San Martino di Castrozza. “Siamo onorati di ospitare un evento di caratura internazionale in una valle che negli anni ha legato il proprio nome allo sport e in particolare al ciclismo, con campioni di ieri e di oggi che hanno dato lustro all’intera vallata – afferma Lorenzo Paoli, Presidente dell’APT Val di Non -. Le ricadute di una manifestazione di alto livello come il Tour of the

L'importante appuntamento della stagione del ciclismo internazionale è in programma quest'anno dal 18 al 22 aprile sulle strade dell’Euregio TiroloAlto Adige-Trentino

Alps saranno molto positive per Cles, capoluogo di valle, e per l’intera Val di Non, lanciata verso uno sviluppo turistico legato anche alla pratica sportiva e ai grandi eventi”. Da Cles, casa di Melinda e sede dello storico Trofeo Melinda, la prima tappa muoverà verso la Valle dell’Adige fino al traguardo volante di Pergine Valsugana. Da metà gara in poi

Cordoglio per la scomparsa di Ives Nicolussi Caneva Si sono svolti il 26 marzo a Montagnaga di Piné (in Trentino) i funerali di Ives Nicolussi Caneva, scomparsa il 23 marzo all'età di 63 anni. Emigrata in Germania, era stata preziosa e attiva collaboratrice del marito Luciano Zeni, durante il periodo nel quale Luciano aveva ricoperto la carica di presidente del Circolo trentino di Stoccarda. La Trentini nel mondo esprime il suo cordoglio ai familiari.

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cambia lo scenario altimetrico della frazione con una prima ascesa verso Strigno per scaldare le gambe in vista dei 15 km del Passo Brocon (4,9% di pendenza media). Nel finale la salita del Passo Gobbera (4,3 km al 5,5%) e il circuito finale con l’impegnativo strappo di Molaren decideranno il primo vincitore del Tour of the Alps 2022 all’ombra delle Pale di San Martino. Da Primiero - San Martino di Castrozza, una delle mete d’eccellenza nel panorama delle Alpi, prenderà il via la seconda tappa (154,1 km) in programma Martedì 19 aprile 2022. Si comincia a far sul serio fin da subito con l’ascesa del Passo Rolle, tetto del Tour of the Alps 2022 con i suoi 1984 metri. Dopo una lunga discesa verso la Val di Fiemme e il traguardo volante di Cavalese si farà rotta verso l’Alto Adige con le asperità del Passo della Mendola e del Passo Palade prima dell’arrivo di Lana. Una frazione impegnativa che potrebbe dare i primi scossoni alla classifica generale. Per Primiero – San Martino di Castrozza si tratta dell’esordio come sede di tappa della corsa Euroregionale, in una stagione che vedrà il ciclismo grande protagonista dell’offerta turistica del territorio. “L’arrivo di tappa del 18 aprile per noi costituirà idealmente l’inizio della primaveraestate che vedrà un calendario ricco di appuntamenti e iniziative legate alle due ruote (Sportful Dolomiti Race, Transalp, Mythos Primiero Dolomiti e il Raduno e-bike nel Vanoi) – afferma Antonio Stompanato, Presidente dell’Apt San Martino di Castrozza, Passo Rolle, Primiero e Vanoi -. Il nostro territorio si presta come palcoscenico ideale per fare da cornice a momenti splendidi di sport, sia di carattere agonistico che amatoriale, con la possibilità per ognuno di trovare i propri spazi nella natura delle Dolomiti”. (Ufficio Stampa Tour of the Alps)


dal Trentino

Miele «millefiori del Trentino»: sfumature di gusto da scoprire

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on sono mille, ma sono comunque tante le emozioni che il miele millefiori riesce a suscitare. L’esperienza comune a chi lo gusta così com’è o in una bevanda calda, a chi lo usa nella preparazione di dolci o piatti salati, ora ha avuto riscontro sperimentale. Uno studio applicativo, infatti, ha identificato l’ampia variabilità sensoriale presente nel millefiori del Trentino e ha identificato gradimento e caratteristiche di chi lo consuma. La ricerca spazza via l’idea del millefiori come di una categoria più omogenea rispetto a quella della tipologia monoflora (che proviene, invece, prevalentemente dal nettare di un’unica specie di fioritura) e apre la strada per valorizzare il prodotto nei vari segmenti di mercato. A supporto dell’apicoltura locale e quindi della biodiversità. «Dalla bocca al fiore: promuovere la biodiversità attraverso la valorizzazione sensoriale dei mieli Millefiori trentini (BiodiMillefiori)» è un progetto di ricerca del Centro Agricoltura Alimenti Ambiente dell’Università di Trento, sostenuto dalla Fondazione Caritro con finanziamento Post doc Caritro, bando 2020. Il lavoro è stato svolto dall’assegnista di ricerca Danny Cliceri con il coordinamento della responsabile del progetto Flavia Gasperi, professoressa di Scienze e tecnologie alimentari, afferenti al C3A di UniTrento. Danny Cliceri sottolinea: «Conoscere le proprietà sensoriali legate al gradimento dei consumatori è il primo passo per valorizzare i millefiori, caratterizzati da una variabilità sensoriale spesso inattesa. Saper raggiungere la clientela di elezione di un particolare millefiori può essere inoltre facilitato conoscendo

le emozioni suscitate a seguito dell'assaggio, le sue modalità d'uso e i luoghi d'acquisto. Dal lato dell'apicoltore, conoscere le varietà botaniche responsabili di tali proprietà sensoriali può essere di supporto per stimare le potenzialità dell'area attorno all'apiario». Flavia Gasperi osserva: «Il progetto è stato occasione per gettare uno sguardo sull’apicoltura e la sua capacità di supportare la biodiversità e ha mostrato il ruolo che l’analisi sensoriale può avere per la valorizzazione dei prodotti del settore. La realtà

trentina, dove il millefiori rappresenta il 70% della produzione di miele, può essere un modello da cui prendere spunto per valorizzare il millefiori. In base ai risultati della ricerca sono già state predisposte schede di caratterizzazione di prodotto a supporto dell’attività di apicoltura svolta in Trentino». Il progetto. Il progetto BiodiMillefiori, iniziato nel febbraio 2021 e terminato lo scorso gennaio, ha utilizzato i metodi dell’analisi sensoriale, i quali impiegano le persone come “strumenti” per misurare la qualità percepita

dei prodotti alimentari. Con il supporto dell’Associazione Apicoltori Trentini, della Federazione Associazioni Apicoltori Trentino e della Fondazione Mach sono stati raccolti trenta campioni di miele millefiori prodotti nella stagione estiva 2021. Alla loro caratterizzazione sensoriale hanno contribuito 43 giudici dell’Albo nazionale degli esperti in analisi sensoriale del miele. La fascia di popolazione coinvolta nello studio è risultata relativamente giovane e istruita: il 75% aveva tra i 18 e i 45 anni di età, il 60% la laurea. È risultato prevalente l’impiego come dolcificante di bevande e ingrediente di torte e biscotti. Poi c’è un consumatore su tre che ama gustare il miele al cucchiaino, così com’è. Lo studio delle emozioni ha permesso di identificare i principali stati emozionali generati dall’assaggio dei campioni. Le persone che lo usano in modo regolare, per addolcire bevande o preparare dolci, lo associano a uno stato rilassato e calmo. D’altra parte, chi ne fa un uso occasionale, magari per qualche ricetta salata, lo associa a sensazioni di entusiasmo e ispirazione. (E.B. -Uff. Stampa Unitn)

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dal Trentino

Le scritte dei pastori in Val di Fiemme, preziose testimonianze su roccia

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no studio sull’organizzazione della pastorizia della valle di Fiemme, promosso e realizzato dal Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, è stato presentato il 18 marzo al convegno «Empatia agrosilvopastorale nelle aree rurali fragili» organizzato da Dispes, Università di Trieste, Aree Fragili APS, più FiSPPA e TESAF, due Dipartimenti dell’Università di Padova. A presentare lo studio «La pastorizia fra miti e realtà. Pastori di ieri, pastori di oggi. Due mondi a confronto», è stata l‘etnoarcheologa Marta Bazzanella che è conservatrice al Museo di San Michele e lo ha realizzato insieme a Ilario Cavada, dottore forestale della Magnifica Comunità di Fiemme. L’approfondito studio ha messo in luce una singolare documentazione della pastorizia in Val di Fiemme tra la seconda metà del Quattrocento e la prima metà del Novecento: migliaia di scritte lasciate dai pastori sulle pareti del Monte Cornon nel corso dei loro spostamenti dai paesi del fondovalle verso i pascoli di quota. La pastorizia è un’attività antica: in Val di Fiemme era

regolamentata da norme ben definite rintracciabili nelle locali Carte di Regola e nelle consuetudini della Magnifica Comunità di Fiemme. Le testimonianze rinvenute sulla roccia sono particolarmente dettagliate e utili alla ricerca: oltre a fissare il passaggio con giorno, mese e anno, il pastore evidenziava le iniziali del nome e cognome e i riferimenti numerici rispetto al conteggio del bestiame pascolato. Compaiono anche disegni, messaggi di sa-

luto e aneddoti relativi al lavoro in montagna. Come strumenti di scrittura sono stati usati pennelli rudimentali, costituiti da ramoscelli sfibrati con i denti, mentre per il colore si sfruttava l’ocra rossa, facilmente reperibile sulla stessa montagna: una volta polverizzata l’ocra veniva unita a latte di capra, urina o saliva, per ottenere una “scrittura/ pittura” più duratura. Ancora oggi - risalendo i pendii della montagna partendo dagli abitati di Tesero, Panchià,

Ziano di Fiemme e Predazzo e ripercorrendo gli stessi tragitti dei pastori e delle loro greggi - si può ammirare la montagna dipinta di rosso, risultato dell’attività scrittoria dei pastori. Durante l’incontro sono state illustrate le fonti che hanno permesso di ricostruire la pastorizia della valle di Fiemme. Un piccolo approfondimento è stato dedicato anche all’empatia che quest’antica attività esercita ancora sulle giovani generazioni. (Uff. Stampa MUCGT)

Il quadro «Annunciazione» di Gino Pancheri, è stato donato al Museo Diocesano Tridentino La collezione d’arte contemporanea del Museo Diocesano Tridentino si è ampliata grazie ad un’importante donazione: a partire da mercoledì 23 marzo è infatti esposto nelle sale della pinacoteca il dipinto l’«Annunciazione» dell’artista trentino Gino Pancheri (Trento, 1905-1943). L’opera, donata con generosità e lungimiranza dal dott. Giuliano Salvadei, permette al Museo di

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documentare più estesamente e con maggiore ricchezza la pittura locale del Novecento, di cui Gino Pancheri fu uno dei protagonisti. La nuova acquisizione è stata presentata al pubblico mercoledì 23 marzo dal direttore del Museo Diocesano Tridentino, prof. Michele Andreaus e da mons. Luigi Bressan, arcivescovo emerito, che ha poi tenuto una conferenza sul tema dell’Annunciazione.


MODULO PER LA RICHIESTA DI ADESIONE IN QUALITÀ DI SOCIO ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO ONLUS VIA MALFATTI 21 - 38122 TRENTO

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Autorizzo l’invio delle comunicazioni ufficiali tramite l’indirizzo di posta elettronica Avendo preso visione dello Statuto che regola l’Associazione (*) Condividendo la democraticità della struttura, l’elettività e la gratuità delle cariche associative Essendo consapevole della gratuità delle prestazioni fornite dagli aderenti Essendo consapevole delle finalità di solidarietà sociale che l’Associazione promuove Avendo preso visione dell’informativa sui dati personali (*)

CHIEDE al fine di poter ricevere la rivista Trentini nel Mondo e partecipare alla vita dell’Associazione, di essere iscritto/a all’associazione di volontariato ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO ONLUS in qualità di aderente Socio. Distinti saluti.

LUOGO E DATA

FIRMA

(*) Disponibili sul sito www.trentininelmondo.it


Primavera al Lago di Caldonazzo.

(Foto: Rosanna Barchiesi)


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