Agosto 2017

Page 1

TRENTINI

MONDO

nel

MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO onlus ADERENTE ALLA F.U.S.I.E

8/2017

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue

anno 60°

Grande partecipazione, come da tradizione, alla «Festa della polenta» organizzata dal Circolo trentino di Montevideo (Uruguay).


CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo - onlus

Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Germania, Messico, Paraguay, Stati Uniti e Uruguay

Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti)

Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia

Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca

Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong - Tasmania, Townsville Belgio - 5 circoli - 1 delegazione Bruxelles, Centre du Borinage,Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo Bolivia La Paz

- 1 circolo

Bosnia - 4 circoli Banja Luka, Sarajevo, Stivor, Tuzla Brasile -

Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia Bogotá

- 1 circolo

Danimarca Copenaghen

- 1 circolo

Paraguay - 10 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù

Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera

Peru Lima

Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi

Portogallo Portogallo

Germania - 7 circoli - 1 delegazione Colonia, Dortmund, Friedrichshafen, Monaco, Norimberga, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino

Romania Romania

Gran Bretagna - 1 circolo - 1 delegazione Londra - Manchester Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste Lussemburgo Lussemburgo

- 1 circolo

62 circoli

Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Pedrinhas Paulista, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, São Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè

L’elenco è consultabile (completo con indirizzi e nomi dei presidenti) sul nostro sito internet: www.trentininelmondo.it

- 1 circolo

Serbia Indija

- 1 circolo

- 1 circolo

- 1 circolo

Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Seattle, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Seattle, Southern California, Washington, Wyoming Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town Svizzera - 8 circoli Amriswil, Basilea, Sciaffusa, Ticino, Winterthur, Zofingen, Zug, Zurigo Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela Caracas

- 1 circolo


EDITORIALE SOMMARIO Pagine 2-5 AGENDA Pagine 6-9 REPORTAGE: MISSIONE ISTITUZIONALE IN CILE E ARGENTINA Pagine 10-11 RAPPORTO ITALIANI NEL MONDO Pagina 9 GENTE E FATTI Pagine 12-13 «60 ANNI D’EUROPA» Pagine 14-15 GENTE E FATTI Pagina 16 LI RICORDIAMO COSÌ Pagine 17-19 CIRCOLI (Montevideo, Salete, Luzerna, Gruppo giovani brasiliani) Pagine 20-21 EDITORIA Pagine 20-21 PROFILI: DARIO TOFFENETTI

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO O.n.l.u.s. Presidente Alberto Tafner

Direttore Francesco Bocchetti

TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E Direzione, amministrazione e redazione

Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale G. Bacca, C. Barbacovi, F. Casagrande, B. Cesconi, C. Ciola, M. Dallapè, P. Dalla Valle, A. Degaudenz, E. Formilan, B. Fronza, L. Imperadori, E. Lorenzini, A. Maistri, S.Margheri, G. Michelon, N. Paulus, L. Pontalti, F. Pisoni, S. Regazzola, V. Rodaro, P. Rossi, G. Sbetti, A. Tafner, D. Zatelli, G. ZorzI Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini - G. Degasperi F. Bocchetti - I. Turco Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN) Quote di adesione: Italia: Euro 20,00; Europa; Euro 20,00 Sud America: Euro 20,00; Nord America e Australia: Euro 25,00 Socio - Euro 30,00 Conto corrente postale n. 12509386 N. 8 AGOSTO 2017 Stampato il 20 ottobre 2017

In copertina: grande partecipazione alla «Festa della polenta» del Circolo di Montevideo.

VANNO RAFFORZATI I RAPPORTI FRA LE COMUNITÀ ALL’ESTERO E LA TERRA DI ORIGINE

Per il Trentino l’emigrazione è storia presente e futura

Q

uella che si è svolta tra il 22 settembre ed il 2 ottobre in Cile ed Argentina è stata definita «missione istituzionale della Provincia Autonoma di Trento». Un titolo un po’ pomposo ed altisonante come spesso si usa nel linguaggio «burocratese», ma che può dare un’idea dell’ufficialità degli appuntamenti e dei colloqui avvenuti tra i vertici della Provincia ed i rappresentanti delle istituzioni politiche, diplomatiche ed amministrative dei Paesi visitati. Sono stati incontri che, in una logica di internazionalizzazione come quella che il Trentino dichiara di voler adottare, hanno assolto l’impegno primario per la Provincia: quello cioè della conoscenza diretta e reciproca tra responsabili ed esperti. Tradurre però il senso del viaggio in Sud America alla sola « missione istituzionale» sarebbe riduttivo. Ciò che è avvenuto in quella decina di giorni ha infatti messo in evidenza tutta la capacità di aggregazione e di partecipazione della rete costituita dai Circoli della Trentini nel Mondo riconosciuti per la loro volontà di operare per vivere, rinsaldare e condividere i valori, la storia ed il senso di appartenenza ad una terra orgogliosa e tenace come il Trentino. Ecco dunque che al di là dei pur interessanti ed utili incontri ufficiali con Ambasciatori e Consoli, con Governatori e Rettori universitari, con Segretari e Deputati, quello che più ha segnato il cuore e riempito l’anima dei partecipanti alla «missione istituzionale della Provincia Autonoma di Trento» sono stati senza dubbio gli incontri con i Circoli, con i discendenti degli emigranti e con tutti i trentini che vivono in quei Paesi. A cominciare da La Serena, in Cile, che nella storia dell’emigrazione trentina è la più fresca e recente. A questo Paese sono infatti legati i ricordi più recenti e ancora drammaticamente vivi nella memoria, di quando nel 1951 in seguito ad un accordo - non del tutto limpido - stipulato nel

La recente «missione istituzionale della Provincia Autonoma di Trento» in Cile e Argentina ha messo in evidenza tutta la capacità di aggregazione e di partecipazione della rete costituita dai Circoli della Trentini nel mondo riconosciuti per la loro volontà di operare per vivere, rinsaldare e condividere i valori ed il senso di appartenenza ad una terra orgogliosa e tenace come il Trentino

1951 tra la Regione Trentino Alto Adige e l’allora presidente cileno Gabriel Videla, si imbarcarono le prime 20 famiglie dirette in Sud America. Da quell’anno agli anni ‘52 e ‘53 partirono poi altre 758 persone attratte dalla promessa di avere in concessione una parcella di terra già coltivabile, casa, magazzino e pozzo pagabili in 40 anni ad un prezzo molto ragionevole. Ma non fu così. Contrariamente alle promesse, le terre risultarono aride, salate e sabbiose, l’acqua corrente e la luce elettrica inesistenti, le attrezzatura scarse e le condizioni generali pessime in seguito alle quali molti trentini persero la vita, altri accettarono trasferimenti in Paesi limitrofi e chi rimase dovette affrontare anni di privazioni e sacrifici inenarrabili. Tutto questo avveniva appena una sessantina d’anni fa: quello che nei tempi della storia dell’emigrazione trentina può apparire appena come un battito d’ali. Oggi i trentini de La Serena, nella loro grande maggioranza, risultano bene inseriti nella società cilena tanto da venir presi

1

spesso ad esempio ed a modello da tutti. Uno dei simboli più evidenti del riscatto dell’emigrazione trentina è rappresentato dall’istituto Alcide Degasperi che, fondato nel 1991 con il contributo della Provincia e l’aiuto della Trentini nel Mondo, risulta essere oggi tra le migliori scuole private dell’intero Paese. E’ con orgoglio quindi che la comunità trentina di La Serena ha potuto mostrare il nuovo «polo scientifico» inaugurato solo pochi mesi fa e che va ad arricchire ulteriormente una proposta scolastica già così avanzata. Ma è con altrettanto orgoglio che la delegazione trentina guidata dal presidente Ugo Rossi accompagnato dal Console onorario del Cile per il Trentino Alto Adige, Aldo Albasini Broll, ha potuto toccare con mano quello che i propri conterranei sono riusciti a realizzare in poco meno di trent’anni. Se questo è stato il primo approccio di grande impatto emotivo che la «missione istituzionale»  CONTINUA A PAG. 2 8 - 2017


AGENDA LE IMPRESSIONI «A FREDDO» DI DUE PARTECIPANTI ALL’«INCONTRO DEI CIRCOLI TRENTINI DI SANTA CATARINA E PARANÀ»

Ci siamo sentiti in un angolo di Trentino ospitati come dei vecchi e cari amici Ho avuto l’enorme piacere di far parte della delegazione della Trentini nel mondo che nel corso del mese di agosto (19 e 20) ha partecipato all’incontro dei Circoli Trentini di Santa Catarina e Paranà, che si è svolto a Jaraguà do Sul. Oltre che dal sottoscritto (membro di giunta dell’Associazione), la delegazione era composta dal presidente Alberto Tafner, dal direttore Francesco Bocchetti e dal professor Andrea Leonardi del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Trento. Per me e per il prof. Leonardi si è trattato della prima volta a contatto con le comunità di origine trentina in Brasile. Fino ad allora non avevamo infatti avuto occasione di incontrare i Circoli Trentini in questione e i loro referenti: avevamo però sentito molti racconti in proposito. A qualche settimana da quella trasferta, insieme con il prof.

«In Brasile il clima di accoglienza e di condivisione è risultato semplicemente straordinario. Il primo elemento che colpisce è stato il calore umano manifestato spontaneamente da tutte le persone che abbiamo avuto l’opportunità di incontrare»

Leonardi, abbiamo sentito l’esigenza di mettere a fuoco le sensazioni, le impressioni e le

gradite sorprese di quel viaggio, per noi del tutto inedite e non «filtrate» attraverso una rete di

conoscenze, amicizie consolidate e diffuse, come possono vantare Alberto e Francesco, grazie al loro impegno pluriennale e quotidiano nell’associazione, quindi in qualche misura mediate. Il tempo trascorso rende queste impressioni più autentiche e non falsate dall’euforia del nuovo. «Il primo elemento che colpisce – afferma il prof. Andrea Leonardi - è stato il calore umano manifestato spontaneamente da tutte le persone che abbiamo avuto l’opportunità di incontrare, il clima di accoglienza e di condivisione è risultato semplicemente straordinario. L’impressione che tutti abbiamo colto era di trovarci fra vecchi amici, in un angolo di Trentino, riscontrando in tutte le persone che rappresentavano i Circoli Trentini i valori della gente e della cultura del nostro territorio. Mi ha particolarmente impressionato la sete di conoscenza relativamente alla storia del territorio in cui sentono pro-

L’emigrazione è storia presente e futura  CONTINUA DA PAG. 1 ha affrontato nel suo viaggio in Sud America, ne sono seguiti molti altri dove si sono ripetute identiche le esperienze ed emozioni legate alla capacità e alla volontà di riscatto dei trentini all’estero. In ogni posto visitato ed in ogni paese dove è presente una comunità trentina, i Circoli della Trentini nel Mondo costituiscono punti di riferimento imprescindibili: chiunque sa che nei Circoli è possibile trovare accoglienza, esperienza e capacità di relazione con il resto del mondo, per cui la « missione istituzionale» ha trovato proprio nei Circoli di La Serena e di Santiago, di Cordoba e di

8 - 2017

Villa General Belgrano, di Colonia Tirolesa e di Buenos Aires il luogo migliore dove esprimere e sentire tutto lo spirito di amicizia e di collaborazione possibile. Oltre alle riunioni ufficiali, alle visite istituzionali e agli incontri con i Circoli ,la missione trentina ha però avuto lo scopo di riunire a Buenos Aires la Conferenza dei Consultori (foto qui sotto). Attorno al tavolo si sono infatti riuniti i rappresentanti dalla Provincia Autonoma in Brasile, Uruguay, Messico, Cile, Canada, Stati Uniti e naturalmente Argentina. Al summit degli «ambasciatori della Provincia» coordinato dal Presidente Ugo Rossi e dal dirigente generale del Dipartimento Sergio Bettotti, i

2

Consultori hanno affrontato e discusso per due giorni assieme al direttore e al presidente della Trentini nel Mondo, ai rappresentanti dell’ufficio emigrazione e al presidente Ufte, il tema dei rapporti tra le comunità trentine all’estero e la loro patria d’origine. Un argomento estremamente complesso ed articolato che però è stato affrontato, forse per la prima volta, in una prospettiva di collaborazione reciproca e con la consapevolezza che il tema dell’emigrazione va organizzato strutturalmente e sviluppato in maniera articolata e complessivamente finalizzato, in quanto elemento fondamentale della storia presente e futura del Trentino. Alberto Tafner


AGENDA

fondamente collocate le proprie radici: non si accontentano né di immagini stereotipate, né di ricostruzioni edulcorate, ma ambiscono accedere a conoscenze più approfondite per darsi una ragione profonda della “Weltanschauung” (visione del mondo) che caratterizza ancora oggi il loro modo di vivere, seppure a migliaia di chilometri di distanza dalla terra dei loro avi. Abbiamo capito che per tutti loro è di fondamentale importanza poter cogliere tutti gli elementi che possono spiegare i motivi della partenza dal Trentino dei loro avi, così come quelli che hanno reso possibile la salvaguardia, per generazioni, dei principi che costoro avevano portato con sé e che hanno loro consentito di costruirsi un modello di vita condiviso in questa nuova terra». «È emersa in termini espliciti – continua Leonardi - la richiesta di avere altre opportunità e strumenti adeguati per poter approfondire dal punto di vista culturale e sociale i rapporti con la terra d’origine. A me sembra che la Trentini nel Mondo possa e debba raccoglie queste istanze che sono tutt’altro che espressioni di nostalgia, ma che rappresentano un anelito a consolidare i rapporti fra Brasile e Trentino, che sicuramente saranno in grado di produrre risultati, anche a livello economico, di rilievo tanto per la comunità Brasiliana quanto per quella Trentina».

Non si accontentano né di immagini stereotipate, né di ricostruzioni edulcorate, ma vogliono avere conoscenze più approfondite sulle loro radici

Abbiamo notato una partecipazione attenta e fortemente motivata che si è palesata in

particolar modo negli incontri organizzati in gruppi di studio, dove le singole sensibilità sono

3

venute a confronto con atteggiamenti costruttivi. Non sono nemmeno mancati gli incontri conviviali dove è stato possibile, almeno in parte, approfondire la conoscenza con i singoli. Indimenticabili le visite ai vari circoli ed in particolare a quelli di Jaraguà do Sul, São Bento do Sul, Blumenau dove siamo stati ospitati come dei vecchi e cari amici; toccante e partecipata anche la rappresentazione teatrale proposta dal gruppo teatrale Filodrammatica di Fornace. Un grazie e un abbraccio al caro Giuliano Berti, che ha curato l’organizzazione degli incontri sin nei minimi particolari, con la paziente presenza di Eraldo Stenico, che ci ha accompagnati in ogni angolo del bellissimo paese che ci ha ospitati. Un ringraziamento di cuore a Iracema Moser, donna di grande sensibilità e forza, ad Alceu Lenzi e a Laercio Moser e qui vorremmo citare tutti quelli che a vario titolo ci hanno consentito di trascorrere delle giornate indimenticabili, ma non vorremmo dimenticarne qualcuno e pertanto ringraziamo e abbracciamo tutti indistintamente. Un grazie infine al Vostro Brasile, se così si può dire, che ci ha regalato la possibilità di ammirare luoghi straordinari e una natura prorompente e di rara bellezza, e se ci permettete ci ha consentito di cogliere il significato della saudade. Paolo Rossi

8 - 2017


AGENDA CONTENUTI E OBIETTIVI DEL PROGETTO SONO STATI ILLUSTRATI IN UN INCONTRO CHE SI È SVOLTO IN PROVINCIA

Dall’America Latina a Trento: torno a «casa» per studiare «P er frequentare l’Università torno a casa, in Trentino, dove sono nati i miei avi”: per molti discendenti di Trentini che abitano in America Latina il rientro nel nostro Paese per ragioni di studio potrebbe presto avere ancora maggiori possibilità di concretizzarsi, grazie alla rete di collaborazioni avviata dall’Università di Trento con alcuni atenei di Uruguay, Argentina e Brasile. Il progetto di cooperazione internazionale prende le mosse da un protocollo d’intesa siglato nella scorsa primavera in occasione di un viaggio in America Latina tra l’Ateneo trentino e gli atenei di Uruguay (Universidad de la Empresa), Argentina (Universidad de Flores, Universidad nacional del Comahue, Universidad nacional del Rio Negro, Universidad nacional de Mar Plata e in seguito anche Universidad de Cordoba) e Brasile (Universidad de Caxias do Sul). La collaborazione fra il Trentino e l’America Latina è il primo frutto concreto della nuova strategia di collaborazione avviata tra l’Ateneo trentino e l’Associazione Trentini nel mondo per favorire il dialogo tra

Con la visita a Trento del prof. Roberto Brezzo, rettore dell’UDE, Universidad de la Empresa dall’Uruguay entra nel vivo la collaborazione per la costituzione della rete universitaria fra Trentino e alcuni paesi del Sud America

Da sinistra: Jorge Zas (coordinatore dei Circoli trentini dell’Uruguay); il prof. Paolo Collini (rettore dell’Università di Trento); Sara Ferrari (assessora provinciale all’università e ricerca), il prof. Roberto Brezzo (rettore dell’ Universidad de la Empresa) e Cesare Ciola, vice presidente della Trentini nel mondo.

le comunità anche attraverso la formazione e la ricerca. A fare la differenza è proprio la presenza in quei Paesi dei Circoli della Trentini nel mondo, attraverso

i quali l’Associazione dialoga con una comunità vasta, vivace e affezionata alla propria terra d’origine. Proprio dalle comunità trentine in America Latina è

arrivata la sollecitazione a stringere sinergie con l’Università di Trento attraverso gli atenei dei rispettivi Paesi. L’Università di Trento viene percepita come istituzione autorevole e riconosciuta. Collaborare con essa permette di sentirsi ancora più in contatto con la terra d’origine. Dopo il primo passo formale, oggi le intese per la costituzione della rete universitaria TrentinoAmerica Latina entrano nel vivo grazie alla visita del rettore dell’uruguayana Universidad de la Empresa, Roberto Brezzo. Nel corso degli incontri di questi giorni in Trentino Brezzo – su mandato degli altri atenei sudamericani – ha approfondito i termini entro cui potrà svilupparsi la rete di relazioni. Non solo reclutamento di studenti e studentesse stranieri da far arrivare a frequentare l’Università di Trento: l’accordo consentirà anche la mobilità del personale docente e ricercatore e lo sviluppo di attività di ricerca congiunte in vari settori di interesse. Con alcuni atenei – ad esempio la Universidad de Cordoba – l’Università di Trento ha stretto da tempo accordi bilaterali standard per la mobilità e lo scambio accademico.

Prof. Brezzo:«La rete porterà beneficio a tutti i soggetti che ne fanno parte» «Trento - Sudamerica. Una rete per studiare. Rafforza i legami»: è questo il titolo dell’articolo (foto sulla pagina a fianco) apparso sull’edizione del 23 settembre del Corriere del Trentino, con l’intervista a Roberto Brezzo, rettore dell’«UDE Universidad del la empresa» (Università dell’impresa di Montevideo), nella foto insieme con l’assessora provinciale all’università, Sara Ferrari). Qui di seguito - in accordo con la redazione del quotidiano - ne pubblichiamo il testo integrale. Roberto Brezzo, già ricercatore ad Harvard e professore di marketing all’Università della Repubblica in Uruguay, attuale rettore dell’Università dell’impresa di Montevideo, è 8 - 2017

arrivato a Trento in visita all’ateneo a seguito della recente costituzione di una rete che oltre

4

all’ateneo trentino comprende quattro università sudamericane: l’Università dell’impresa di Montevideo (Uruguay), l’Università di Caxias do Sul (Brasile), l’Università Nazionale di Cordoba e l’Università Nacional de Mar del Plata. Quali benefici vi aspettate da questa rete? La rete porterà beneficio a tutti i soggetti che ne fanno parte. Per esempio permetterà all’Università degli Studi Trento di ampliare la sua influenza in America Latina, di progettare corsi con le università locali e di portare studenti latino-americani a studiare nei corsi di post laurea Trento. Un progetto molto importante è quello della doppia laurea, con il quale gli studenti dell’Università dell’impresa di Montevideo, potranno frequentare un


AGENDA

L’attenzione alle comunità di Trentini all’estero con strumenti che fanno leva sulla formazione non è una novità. Nel 2001 la Provincia autonoma ha infatti avviato il progetto “Università a colori” per promuovere l’accesso di studenti e studentesse residenti all’estero alle attività di formazione e ricerca dell’Università di Trento con un sistema di borse di studio per agevolare la frequenza ai corsi di laurea. Il passaggio di oggi – con azioni dirette all’America Latina – segna una nuova stagione di azioni volte a sostenere la costruzione di legami tra le comunità passando attraverso le opportunità offerte dal dialogo a livello accademico. Il progetto di dare vita a una rete solida di relazioni in ambito accademico è stato illustrato oggi nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta nella sala stampa della Provincia autono-

Primi risultati della nuova sinergia avviata tra Ateneo trentino e Associazione Trentini nel mondo. Per le comunità trentine, l’orgoglio di sentirsi ancora più vicini attraverso il legame tra università ma di Trento. All’incontro con i giornalisti hanno partecipato, oltre al rettore Roberto Brezzo, anche il presidente Ugo Rossi e l’assessora all’Università e ricerca Sara Ferrari, insieme al rettore Paolo Collini. Per l’occasione erano presenti anche il vicepresidente dell’Associazione Trentini nel mondo, Cesare Ciola, e il coordinatore dei Circoli trentini dell’Uruguay, Jorge Zas. L’accordo con Uruguay, Argentina e Brasile è un passaggio strategico importante per l’Ateneo trentino che segna però anche un ulteriore progresso nelle attività di collaborazione con la comunità di discendenti

anno presso l’Università di Trento e vedersi riconosciuta la doppia laurea e viceversa per gli studenti da Trento nella nostra Università. Qual è stato il ruolo della Trentini nel mondo nella costituzione della rete? L’Associazione è stata cruciale nel favorire l’incontro fra le università e ha svolto un ruolo che definirei di facilitatore. Per quanto riguarda nello specifico l’Uruguay, la presenza a Montevideo di un Circolo trentino con una lunga storia alle spalle, protagonista delle

trentini che vivono in quei Paesi. Basti pensare alla forte presenza italiana nelle popolazioni di Uruguay (circa il 44% è di origine italiana), Argentina (tra il 40 e il 50%) e Brasile (tra il 10 e il 15%). Percentuali più che raddoppiate negli Stati del sud, come Paranà, Santa Catarina e Rio Grande do Sul, verso i quali c’è stata una forte emigrazione anche di trentini. Un bacino di grande interesse verso cui indirizzare programmi di sviluppo nella formazione e nella ricerca. L’accordo di collaborazione può contare su una rete di atenei che hanno caratteristiche interessanti per l’Ateneo trentino in

attività di animazione culturale all’interno della comunità italiana, rappresenta un ottimo biglietto da visita per il Trentino e le sue istituzioni. La sollecitazione venuta dal Circolo, perché la nostra università avviasse contatti con quella di Trento, è stata condivisa dalla Trentini nel mondo, che se n’è fatta portavoce e si è attivata perché il progetto si potesse realizzare. Un progetto che, al di là degli aspetti accademici, ha una grande valenza sul piano umano, perché nasce dal legittimo

5

termini di grandezza, apertura internazionale e varietà disciplinare. Fondata nel 1975 l’Università di Mar del Plata, ad esempio, conta oggi circa 24mila studenti. L’uruguayana UDE (Universidad de la Empresa) è invece una università privata, dalla buona reputazione nel campo della business administration, nata nel 1998 che conta oggi circa 5.500 studenti. Infine l’Università di Cordoba (Argentina) è sicuramente tra le più prestigiose in Argentina, conta più di 110.000 studenti ed è la più antica del gruppo, in quanto fondata nel 1613. Tra i settori di comune interesse – oggetto di possibili collaborazioni nella ricerca e nella formazione – vi sono le biotecnologie “verdi” e “rosse”, l’edilizia sostenibile, lo sviluppo agricolo e rurale, ma anche l’economia e il management.

orgoglio della comunità trentina di Montevideo e di tutto l’Uruguay di rafforzare i legami con la terra di origine anche attraverso la collaborazione fra università. C’è qualcosa che l’ha colpita in particolare di questo scambio con il Trentino? Ho capito che grazie alla sua autonomia e quindi alla sua capacità di autogoverno, il Trentino ha l’opportunità di progettare e realizzare iniziative concrete che guardano al futuro e che questa autonomia si basa anzitutto su alcuni valori e su un popolo: un popolo che oggi, attraverso chi è emigrato, vive e promuove questi valori non solo in Trentino ma anche in Sudamerica e in altri continenti. 8 - 2017


REPORTAGE IL PROGRAMMA DELLA TRASFERTA COMPRENDEVA ANCHE L’ANNUALE RIUNIONE DEI CONSULTORI ALL’ESTERO DELLA PROVINCIA

«Missione» trentina in Cile e Argentina per incontrare istituzioni e discendenti Dal 22 al 30 settembre una delegazione della Provincia autonoma di Trento, guidata dal governatore Ugo Rossi si è recata in Cile ed Argentina. Il programma della trasferta (che raccontiamo con i testi e le foto dell’Ufficio Stampa della Provincia Autonoma di Trento) prevedeva numerosi incontri istituzionali e con discendenti di trentini.

A La Serena, in Cile, domenica 24 settembre, c’è stata la visita alla Scuola italiana Alcide De Gasperi, fondata nel 1991 per iniziativa della locale comunità trentina, e del suo nuovo polo scientifico, inaugurato il 6 giugno scorso e finanziato anche dalla Provincia autonoma di Trento. Giovedì 28 e venerdì 29, a Buenos Aires in Argentina, si è tenuta la Conferenza dei

Consultori. Della delegazione faceva parte anche la consigliera provinciale e componente della Conferenza dei Consultori Lucia Maestri. Per l’associazione «Trentini nel Mondo» ha partecipato alla missione il presidente Alberto Tafner e per l’Unione Famiglie Trentine all’Estero, il presidente Mauro Verones.

Prima tappa all’azienda «La Alpina» a La Serena La prima visita istituzionale è stata all’insegna del lavoro, dell’economia e dello spirito di iniziativa che sovente caratterizza i trentini . La delegazione trentina - nel frattempo completata dalla presenza del Console onorario Aldo Albasini Broll, del Consultore Omar Daud Albasini, del presidente del Circolo trentino a La Serena, Tullio Albasini - ha infatti visitato a La Serena (Cile) l’azienda «La Alpina» fondata e gestita dalla famiglia Erler, originaria della Valle di Cembra. Un vero e proprio gioiello che si sviluppa su diversi ettari attrezzati in stabilimenti e coltivazioni intensive di ortaggi. Ad accogliere la delegazione trentina, tre generazioni Erler che nel tempo hanno saputo costruire una realtà imprenditoriale importante. Dal primo nucleo del mobilificio che ancora oggi sponsorizza la squadra di calcio

8 - 2017

de La Serena si è passati ad una grande fabbrica che dà lavoro a circa 200 dipendenti. Altrettanti trovano impiego invece nell’agroalimentare dove la famiglia Erler ha deciso di puntare per diversificare il business. Ed è qui che si sono messi in campo importanti investimenti in macchinari e soluzioni d’avanguardia per la

coltivazione di carote (gli Erler riforniscono tutti i supermercati cileni) e la lattuga (di grande effetto la tecnica di coltivazione idroponica adottata). Quella dei Erler è una bella storia di emigrazione di successo, tutt’altro che scontata se si considerano le condizioni di partenza dei nostri concittadini tutt’altro

6

che favorevoli. Chi partì negli anni Cinquanta ricevette dei lotti in pieno deserto, con un terreno con livelli di salinità elevati e pozzi non funzionanti. La vicinanza al fiume Elqui rappresentava un potenziale vantaggio, ma in ogni caso mancavano i macchinari e persino le case. I primi anni di colonizzazione furono quindi molto duri malgrado gli aiuti, ma col passare del tempo il progetto si rivelò buono e la maggior parte delle famiglie riuscì a produrre derrate alimentari da smerciare nei centri vicini. Oggi le condizioni generali sono di gran lunga migliorate, anche per merito di un forte investimento sulla scolarizzazione, alla quale ha contibuito in maniera determinante la scuola italiana Alcide De Gasperi, fondata nel 1991 dalla comunità trentina e finanziata anche dalla Provincia autonoma di Trento.


REPORTAGE

Nella scuola italiana «Alcide De Gasperi» «Ovunque essa si trovi, la scuola è il luogo in cui impariamo a dare il meglio, otteniamo gli strumenti migliori per affrontare il futuro e cominciamo a renderci conto che è bello ricevere, ma anche dare»: lo ha detto il governatore del Trentino Ugo Rossi a conclusione della cerimonia che si è svolta il 24 settembre nella scuola italiana Alcide De Gasperi a La Serena (Cile) per ricordare il percorso fatto in oltre un quarto di secolo di vita dell’istituto scolastico che la Provincia autonoma ha sostenuto in diversi suoi progetti. L’ultimo, in ordine di tempo, la realizzazione del polo scientifico. La visita della delegazione trentina è iniziata proprio dai nuovissimi laboratori di matematica, fisica, chimica e biologia dove i ragazzi, alcuni giovanissimi, hanno offerto un’efficace presentazione dei loro programmi di studio e delle tecniche impiegate. A fare gli onori di casa la presidente della fondazione scuola, Caterina Pezzani in Callegari ed il preside, Carlos Slomp, presenti

fra i tanti anche Franco Dalbosco (console onorario nella regione di Coquimbo), Pablo Albasini (console onorario della regione di Atacama), Omar Daud Albasini (consultore in Cile). «Vi ringrazio a nome delle delegazione per l’accoglienza calorosa che ci avete riservato e che ci fa davvero sentire a casa - ha commentato il presidente Rossi - ma vi giunga per il nostro tramite anche il grazie di tutti i trentini, perché se oggi possiamo

considerarci una terra prospera, lo dobbiamo anche a chi ha cercato all’estero le condizioni per migliorare la propria situazione, senza mai dimenticare la terra d’origine.Anche oggi ci avete dato prova di quell’attitudine di saper ringraziare al territorio che vi ha accolti, senza dimenticare da dove siete venuti. Aver scelto poi di investire in questa scuola è prova di lungimiranza perché è qui che si costruisce integrazione e prospettiva verso il futuro».

Nell’istituto Alcide De Gasperi, nato nel 1991 anche grazie ai contributi della società Italo trentina, del Circolo trentino e della Provincia autonoma di Trento, studiano oggi 640 ragazzi (il 40 per cento di origine italiana). Negli anni sono sorti il polo umanistico, il complesso sportivo, la biblioteca (che custodisce, come ha ricordato Caterina Pezzani, l’archivio trentino con tutti i documenti che testimoniano 66 anni di emigrazione trentina in Cile) e, da ultimo il polo scientifico intitolato a Galileo Galilei, in parte finanziato dalla Provincia. «Questa scuola - ha aggiunto Ugo Rossi - ha anche il merito di saper valorizzare due lingue e due culture. L’averla intitolata ad un grande trentino invita inoltre ad impegnarsi a favore della comunità, come Alcide De Gasperi ha saputo fare. Vi auguro di ottenere qui dentro tutti gli strumenti che vi permetteranno di raggiungere il vostro successo personale, ma al tempo stesso di saperlo mettere a disposizione degli altri».

Ospiti del presidente del Senato cileno e dell’ambasciatore italiano a Santiago «Abbiamo tante cose in comune». Basterebbero queste poche parole del presidente del Senato cileno, Andrés Zaldívar Larraín per aprire una finestra su quel mondo di storia, emozioni e opportunità che l’emigrazione trentina in Sudamerica ancora oggi rappresenta. Quello del 26 settembre con Zaldívar Larraín è stato uno degli incontri istituzionali con cui la delegazione trentina ha concluso la sua breve missione in Cile. Subito dopo la visita al Palazzo della Moneda, è stata la volta del colloquio con il vicepre-

sidente del Senato, Guido Girardi, anche lui di origini italiane. È stata anche qui un’occasione per rimarcare l’importanza dell’esperienza di emigrazione trentina in Cile, che ha saputo produrre risultati di successo a beneficio di tutti, compresa la comunità ospitante. Molti i temi toccati durante la visita, dai cambiamenti socio economici che la nostra società sta attraversando, a tutte le latitudini ormai, alla questione energetica, dalla ricerca alla salute, dall’università all’export, fino alla governance dei territori ed al percorso che an-

7

che il Cile si appresta ad affrontare nell’ambito delle proprie riforme. Da ultimo, la delegazione trentina è stata ricevuta nella sede dell’ambasciata italiana a Santiago. A fare gli onori di casa l’ambasciatore Marco Ricci presente anche la console Nicoletta Gliubich. Tra gli ospiti anche un rappresentante di GPI Group, società che si occupa di tecnologie e servizi dedicati alla sanità ed al sociale. Nata in Trentino alla fine degli anni Ottanta, GPI infatti ha aperto una filiale anche a Santiago. 8 - 2017


REPORTAGE

S

i sa ben poco degli alberi se non si osservano anche le loro radici. E sono radici che vanno molto lontano quelle viste dalla delegazione trentina nel suo breve viaggio attraverso l’Argentina, dove hanno incontrato dapprima i soci del Circolo trentino di Cordoba e successivamente alcuni imprenditori che attraverso le generazioni si sono conquistati un ruolo da protagonisti nell’economia dello Stato sudamericano. La visita in Argentina dei rappresentanti delle istituzioni trentine è iniziata a Cordoba, nel centro che da anni funge da richiamo per i discendenti dei nostri concittadini partiti nel secolo scorso in cerca di fortuna. A fare gli onori di casa nel Circolo ad Oncativo la presidente Sonia e il consultore Gustavo Fabian Cristofolini che ha accompagnato i trentini anche durante le tappe successive.

Le tappe a Cordoba, Colonia Tirolesa, Villa General Belgrano e Buenos Aires

ORGOGLIOSI DELL’IMPEGNO DEI TRENTINI

FRA I DISCENDENTI DEGLI EMIGRATI

La scelta della prima meta è caduta su Cantieras San Nicolas dove da più di 25 anni la famiglia Pedrotti (originaria di Cavedine) coltiva l’estrazione di un particolare inerte (aridos) utilizzato per calcestruzzi e conglomerati bituminosi. “I nostri nonni sono arrivati qui a metà degli anni Venti - hanno spiegato Irma e Josè - lavorando dapprincipio in agricoltura”. Nel 1980 la famiglia Pedrotti rileva una cava che oggi si estende per circa cinquanta ettari e dà lavoro a 45 persone. Gigantesche le macchine usate per l’attività. Le forniture interessano l’intero mercato nazionale. Subito dopo la delegazione si è spostata sulle rive del grande lago Los Molinos dove su circa dieci ettari si estende un complesso residenziale-turistico gestito dai coniugi Aldo Menicetti e Nora 8 - 2017

commentato Rossi - è proprio attraverso le relazioni che ci mettiamo in gioco per costruire un futuro migliore”. La visita è poi proseguita al centro di formazione agraria, già in passato oggetto di un sostegno della Regione Autonoma Trentino Alto Adige per la costruzione di due aule didattiche. Infine il ritrovo nella sede dell’Associazione italiana che cura una serie di attività (come le lezioni in lingua, il ballo, le proposte culturali) che hanno il merito di mantenere uniti i discendenti dei nostri emigrati.

Da sinistra, Elton Stolf, Ugo Rossi, Alceu Lenzi, Carlos Trentin e Alberto Tafner, con la presidente del Circolo di Buenos Aires, Delfina Marta Turrina, nella sede del Circolo, dove la delegazione trentina è stata gradita ospite durante le giornate trascorse nella capitale argentina.

Donini, quest’ultima originaria di Molveno. Altro protagonista di questa avventura imprenditoriale il progettista del complesso, Walter Baitella la cui famiglia è originaria di Madrano (il nonno era partito da solo a 17 anni per raggiungere un fratello già emigrato in Argentina). L’arte dell’accoglienza e lo splendido scenario del lago sono gli ingredienti dell’attività organizzata nella vendita e affitto dei lotti e delle villette particolarmente frequentate in estate da chi ama il nuoto, la vela e la pesca. La terza tappa si è sviluppata

nel territorio del comune di Villa General Belgrano, dapprima presso il centro culturale, con il comitato di accoglienza guidato dal sindaco Sergio Daniel Favot, che ha proposto canti e una caratteristica cerimonia di benvenuto e scambio di doni. Nell’incontro ci si è soffermati in modo particolare sulla necessità di rilanciare il gemellaggio con il comune di Tuenno, ora confluito nel comune unico Ville d’Anaunia che ha già fatto sapere attraverso il presidente Rossi la disponibilità a riprendere la collaborazione. “Del resto - ha

8

In serata l’ultima tappa, a Colonia Tirolesa dove l’intendente Remigio Costa Lauret ha consegnato l’attestato di ospitalità ai presidenti Rossi, Tafner e Verones invitandoli con tutta la comunità dei discendenti trentini ad un momento di festa al quale ha partecipato anche il Console generale d’Italia Marco Matacota Cordella. «Siamo orgogliosi di essere qui - ha detto Rossi - per constatare ancora una volta gli effetti positivi dell’impegno dei trentini anche nei confronti del paese che li ha accolti. assieme alle due associazioni, la Provincia cerca di mantenere il più possibile i contatti con i propri figli all’estero. Questo per due motivi: anzitutto per la gratitudine che va espressa nei confronti di chi, cercando in un altro paese di migliorare le proprie condizioni ha contribuito a far crescere anche il Trentino; in secondo luogo per il fatto che ci insegnate a non dimenticare le nostre radici spronandoci nel contempo a sviluppare quell’attitudine al contatto con l’altro, al saper stare insieme che permette di guardare al futuro con fiducia».


REPORTAGE MOLTI E INTERESSANTI GLI SPUNTI EMERSI DAI LAVORI CHE SI SONO SVOLTI A BUENOS AIRES IL 28 E 29 SETTEMBRE

La nuova frontiera dell’emigrazione

L

a sfida è far sì che ogni volta che si pronuncia la parola emigrazione non si pensi automaticamente al passato, bensì al futuro. È il messaggio più forte uscito dalla due giorni di consulta dei rappresentanti degli emigrati trentini che si è svolta a Buenos Aires alla presenza del presidente della Provincia autonoma di Trento, Ugo Rossi, della consigliera provinciale Lucia Maestri e dei rappresentanti delle due associazioni del settore, Alberto Tafner (Trentini nel mondo) e Mauro Verones (Unione famiglie trentine all’estero). La capitale argentina il 28 e 29 settembre ha ospitato la riunione annuale dei “Consultori”, figure centrali della complessa e ramificata organizzazione che si è sviluppata nei decenni per mantenere e incentivare i collegamenti fra il Trentino ed i suoi cittadini partiti in varie fasi storiche alla ricerca di miglior fortuna. Anche per la nostra comunità, quello migratorio è un fenomeno dalle proporzioni imponenti e dai profondi risvolti culturali, sociali ed economici. Non c’è continente, in pratica, che non abbia accolto nostri emigrati, anche se è proprio il Sudamerica - in particolare Brasile, Argentina, Cile - a contare il maggior numero di discendenti. I rapporti presentati alla consulta, ad esempio da Elton Diego Stolf e Alceu Xenofontes Lenzi (che si dividono gli spazi immensi del Brasile) sono eloquenti, come pure quelli di Laura Vera Righi (Uruguay), di Omar Daud Albasini (Cile), Leonardo Cortes Manica (Messico), Lucia Larentis Flaim (Canada), Luca Dorigatti

Dalla riunione annuale dei Consulttori all’estero della Provincia è venuto l’invito a proseguire nella promozione di iniziative rivolte ai giovani

(Stati Uniti), Gustavo Fabian Cristofolini e Mariano Roca (Argentina): le comunità di trentini all’estero hanno bisogno di essere coinvolte, apprezzano i progetti di interscambio ma soprattutto palesano il rischio che le nuove generazioni perdano il contatto con quel grande patrimonio umano e culturale rappresentato dall’esperienza, quasi sempre difficile e dolorosa, di migliaia di migranti. “La nuova frontiera dell’emigrazione - ha commentato la consigliera Lucia Maestri che ai lavori ha portato i saluti del consigliere Civettini assente per motivi di salute - è proprio quella giovanile. Dobbiamo impegnarci pertanto per dare un forte messaggio: qui ci occupiamo di presente e di futuro, al di là dei momenti dedicati alle tradizioni trentine”. Gli Spunti in tal senso non sono mancati, dalla richiesta di incrementare gli interscambi giovanili (negli Stati Uniti sono stati un successo, mentre il Cile

chiede ad esempio di allargare i gemellaggi con le scuole, finora assicurati positivamente dai Licei Prati e Da Vinci di Trento e dal Russel di Cles), o lavorare per il riconoscimento dei titoli scolastici fino alla sottoscrizione di nuovi accordi con le università (accanto ai protocollo già promossi) e all’utilizzo di borse di studio. Allo stesso tempo occorre muoversi sul versante delle imprese. La visita della delegazione trentina in questi giorni è servita per toccare con mano non solo la capacità imprenditiva dei nostri concittadini all’estero, ma anche per individuare quali, fra le potenzialità dei paesi ospitanti, concretamente aderiscono alle politiche di sviluppo adottate in Trentino. “Disponiamo di uno strumento importante - ha detto il governatore Ugo Rossi - che è la rete tenuta viva grazie al lavoro che state facendo assieme alle associazioni. Aiutateci ad individuare pochi ma precisi macro obiettivi

9

che devono entrare a far parte della programmazione di questo settore, ricordando che possiamo disporre di una legge specifica, ancora estremamente attuale”. “La competitività - ha aggiunto Rossi - è il frutto di una cultura veicolato dal fattore umano: siamo consapevoli che gli emigrati trentini hanno saputo portare nel mondo l’immagine di un popolo che si impegna, che lavora, che è affidabile. Proviamo a pensare allora a come utilizzare questa rete, che per sua natura è sociale e culturale, anche in chiave economica, ovviamente senza snaturarla”. Uno stimolo questo, che del resto arriva da più di un consultore quando si richiama la necessità di sviluppare una rete business, alimentata sì dalla raccolta dati riferiti ai nostri emigrati all’estero, ma al tempo stesso autonoma. Anche perché - ha ricordato Francisco Fabian Nardelli, presidente della federazione degli italiani del sud Argentina - non tutti i trentini che sono qui frequentano i circoli e sarebbe interessante cercare di coinvolgerli tutti”. Consultori, insomma, che si riconoscono nel ruolo di “ambasciatori” del Trentino e che alla loro terra di origine guardano con attaccamento, impegno e quell’oggettività che a volte la distanza rende più facile. Probabilmente è questo che ha fatto dire a Luca Dorigatti: «Abito a Palo Alto e vi dico: guardate che la Silicon Valley è in Trentino. Dovete solo rendervene conto, abbandonare la mentalità che tende a lamentarsi sempre ed impegnarsi a mantenere fiduciosi questa visione. Claro»?

8 - 2017


ATTUALITÀ IL VOLUME, CURATO ED EDITO DALLA «FONDAZIONE MIGRANTES», È STATO PRESENTATO A ROMA IL 17 OTTOBRE

Il «Rapporto Italiani nel mondo 2017», cinque sezioni, 500 pagine, 55 autori

I

l volume 2017 del «Rapporto Italiani nel Mondo» presentato il 17 ottobre a Roma, conserva la struttura degli ultimi tre anni e cerca di rispondere alle molteplici richieste e puntualizzazioni arrivate in redazione. Come di consuetudine, gli italiani residenti all’estero vengono analizzati e descritti attraverso la fonte ufficiale dell’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) sia per quanto riguarda la comunità nel suo complesso che per quanto concerne le partenze avvenute nell’ultimo anno. All’AIRE si affiancano i dati ISTAT sui trasferimenti di residenza per l’estero e la migrazione interna, quelli dell’INPS sulle pensioni, della Banca d’Italia sulle rimesse nonché, nella specifica sezione dedicata alle Indagini, i dati di fonte estera dei paesi scelti dagli approfondimenti di questa edizione, ovvero la Francia e

Tra le novità, un saggio sui «nuovi italiani», ovvero cittadini di origine nazionale diversa che, dopo un periodo di migrazione trascorsa in Italia e dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, si spostano fuori dei confini nazionali l’Australia. Interessante il focus sulla genitorialità a distanza (articolo sulla pagina a fianco), un tema nuovo al quale si affaccia quest’anno il Rapporto Italiani nel Mondo, ma sicuramente meritevole di essere indagato e ulteriormente approfondito alla luce delle nuove peculiarità rintracciate dalla mobilità italiana all’interno del più generale quadro degli spostamenti nel mondo sempre più globale e interattivo.

Altre novità riguardano, all’interno delle Riflessioni, sia l’approfondimento sulla mobilità dei Millennials prima e dopo la Brexit sia un saggio sui “nuovi italiani”, ovvero cittadini di origine nazionale diversa che, dopo un periodo di migrazione trascorsa in Italia e dopo aver ottenuto la cittadinanza italiana, si spostano fuori dei confini nazionali. A quest’ultimo tema, oltre che una riflessione teorica, si affianca un’analisi dei dati ISTAT più ag-

giornati a disposizione, condotta nell’ambito della sezione Flussi e presenze. Studiare la mobilità italiana attraverso il Rapporto Italiani nel Mondo significa ripercorrere non solo la storia dell’emigrazione dall’Italia, passata e recente, ma anche la storia di un Paese nell’ambito europeo e nel contesto internazionale. Per cui temi di rilevanza attuale – quale la presenza italiana in Venezuela alla luce anche di quanto sta capitando, così come la descrizione degli italiani che hanno scelto l’Olanda come loro paese di residenza – arricchiscono la sezione delle Esperienze Contemporanee, così come un focus sui ricercatori e professionisti e un progetto di natura regionale che spinge a mantenere costanti i legami tra luoghi di partenza e punti di approdo, nella certezza che la rete, aiutata dalla facilità delle

Partenze dall’Italia nel 2016

In totale sono state 124.076, il 15% in più rispetto al 2015. Sono 3.509 le persone partite dal Trentino Alto Adige

Da gennaio a dicembre 2016, le iscrizioni all’AIRE per solo espatrio sono state 124.076 (+16.547 rispetto all’anno precedente, +15,4%), di cui il 55,5% (68.909) maschi. Il 62,4% sono celibi/ nubili e il 31,4% coniugati/e. Oltre il 39% di chi ha lasciato l’Italia nell’ultimo anno ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni (oltre 9 mila in più rispetto all’anno precedente, +23,3%); un quarto tra i 35 e i 49 anni (quasi +3.500 in un anno, +12,5%). Il dato nel Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes presentato a Roma questa mattina. Le partenze – spiegano i ricercatori - non sono individuali ma di “famiglia” intendendo sia il nucleo familiare più ristretto, ovvero quello che comprende i minori (oltre il 20%, di cui il 12,9% ha meno di 10 anni) sia la famiglia “allargata”, quella cioè

tutte le classi di età ad esclusione di quella degli over 85 anni (358 donne rispetto a 222 uomini): si tratta soprattutto di vedove che rispondono alla speranza di vita più lunga delle donne in generale rispetto agli uomini. Il continente prioritariamente scelto da chi ha spostato la propria residenza fuori dell’Italia nel corso del 2016 è stato quello europeo, seguito dall’America Settentrionale. Il Regno Unito, con 24.771 iscritti, registra un primato assoluto tra tutte le destinazioni, seguito dalla Germania (19.178), dalla Svizzera (11.759), dalla Francia (11.108), dal Brasile (6.829) e dagli Stati Uniti (5.939). La Lombardia, con quasi 23 mila partenze, si conferma la prima regione da cui gli italiani hanno lasciato l’Italia alla volta dell’estero.

8 - 2017

in cui i genitori – ormai oltre la soglia dei 65 anni – diventano “accompagnatori e sostenitori” del progetto migratorio dei figli (il 5,2% del totale). A questi si aggiunga il 9,7% di chi ha tra i 50 e i 64 anni, i tanti “disoccupati senza speranza” tristemente noti

alle cronache del nostro Paese poiché rimasti senza lavoro in Italia e con enormi difficoltà di riuscire a trovare alternative occupazionali concrete per continuare a mantenere la propria famiglia e il proprio regime di vita. Le donne sono meno numerose in

10


ATTUALITÀ

attuali continue connessioni, possano permettere collaborazioni e scambi proficui. Nella parte dedicata alla Prospettiva storica si trovano ulteriori “puntate” di precedenti edizioni dedicate, nell’ordine, al magistero della migrazione – che quest’anno vede protagonisti papa Benedetto XV e Pio XI – e le famiglie di circensi italiane che dal Novecento operano all’estero come artisti dello spettacolo. A ciò si unisce un approfondimento sulla cultura arbëreshe che lega la Calabria con l’Argentina e la presenza pastorale a Berlino dal Dopoguerra. Due approfondimenti sono poi dedicati, nell’ambito delle Riflessioni, alla cultura. L’uno sulle nuove tecnologie per la formazione linguistica di giovani italiani nati e cresciuti

Dove sono gli emigrati italiani oggi all’estero da genitori emigrati e l’altro su una eccellente figura, recentemente scomparsa, del panorama culturale e linguistico italiano: Tullio De Mauro, che tanto si è dedicato allo studio delle “lingue delle migrazioni”. Anticipato da un contributo di apertura a cura della redazione centrale del Rapporto Italiani nel Mondo, lo Speciale di quest’anno è dedicato alle regioni d’Italia. Lo precede, anche, un approfondimento sulla musica sviluppato

sempre col fine di valorizzare il piano territoriale e arricchito dalla “realtà aumentata” tramite la quale è possibile ascoltare i brani riportati. Seguono, quindi, tutti i capitoli regionali in ordine alfabetico dedicati alle partenze da ciascun contesto territoriale e alle caratteristiche regionali che si possono rintracciare quali peculiarità sia al momento della partenza che all’arrivo e poi nella permanenza all’estero. Ogni saggio regionale

termina con ulteriori schede statistiche che accrescono e arricchiscono quanto messo tradizionalmente a disposizione negli Allegati Statistici finali. A questa edizione – di oltre 500 pagine – hanno collaborato 55 autori con 45 saggi articolati in cinque sezioni: Flussi e presenze; La prospettiva storica; Indagini, riflessioni ed esperienze contemporanee; Speciale Regioni; Allegati socio-statistici e bibliografici.

Famiglie «divise» dalla mobilità Nell’edizione 2017 del «Rapporto Italiani nel Mondo» viene approfondito il tema dell’emigrazione giovanile dal punto di vista delle famiglie italiane che vedono partire i propri figli con l’idea di ritornare, con la speranza che un titolo di studio o un periodo di apprendistato all’estero possano migliorare le opportunità di Sul piano dei sentimenti il mondo delle famiglie a distanza appare piuttosto uniforme: malinconia e nostalgia sono i tratti che prevalentemente caratterizzano la sfera intima fino a sfociare nella sindrome del nido vuoto, ovvero quella sensazione di perdita, associata all’ansia, quando un figlio va via di casa. Vi sono genitori che sperimentano emozioni così contrastanti da non poterne stabilirne una prevalenza. Il contrasto esprime,

trovare un lavoro nella propria città di origine o, almeno, in Italia. Nel caso dei giovani italiani, però, nonostante molti di essi partano con il desiderio di tornare, con il tempo finiscono con lo stabilirsi definitivamente all’estero dando inizio ad un nuovo e diverso modo di vivere l’essere figli a distanza.

da un lato, tristezza, malinconia, senso di vuoto; dall’altro lato, ammirazione e orgoglio. Tratti molto diversificati si riscontrano, invece, nella valutazione che i genitori danno in merito alle scelte dei figli: accanto a chi esprime la propria contrarietà nei confronti di un Paese che non offre ai giovani occasioni lavorative qualificate, ci sono altri genitori che interpretano la fuga come un’opportunità di crescita personale e di nuove esperienze.

11

Differenze si osservano anche nel vissuto della distanza che per qualcuno è chilometrica, per altri è il vivere separati di per sé che genera la distanza; per altri, infine, è la mancanza di sincronia dovuta alle differenze nei fusi orari. Tutti i genitori condividono la consapevolezza che la tecnologia aiuta, in parte, a superare la distanza e finisce per assumere un ruolo fondamentale nel vivere la loro genitorialità. 8 - 2017


60 ANNI D

4A CRITICA

La Commissione europea è tecnocratica e senza ancoraggio territoriale La lunga crisi economica che ha colpito l’Europa e aggravato la situazione delle economie più deboli al suo interno, unita alla difficoltà di condividere orientamenti comuni fra gli Stati membri, ha contribuito alla costruzione di un immaginario molto critico nei confronti della Commissione europea. La Commissione che decide tutto nell’Unione, è un reperto di tecnocrati senza patria, privi di ogni legittimità, infarciti di ideologia ultraliberale, pagati lautamente dagli Stati membri. Confortevolmente chiusi nella loro bolla bruxellese, tagliati fuori dalla realtà anche tramite l’invio dei figli a scuole loro riservate e pagate dal contribuente europeo, parlano una lingua propria che Quatrémer chiama globish, una specie di inglese tecnocratico: 33.000 eurocrati inamovibili impongono le loro leggi a 500 milioni di cittadini e a 28 Stati (27 quando saranno ultimate le procedure di uscita del Regno Unito dalla Ue) benché talune di esse siano assurde. L’Europa sono loro, la Commissione è il cancro dell’Europa secondo una parte della popolazione per la quale l’Europa è la causa di tutti i mali. 8 - 2017

L’attivismo della Commissione guidata da Delors dal 1985 al 1994, su mandato degli Stati per la realizzazione del mercato unico, si è trasformata in una sorta di «Moloch burocratico» per usare una espressione di Helmut Kohl Come si è arrivati a questa rappresentazione? L’attivismo della Commissione guidata da Jacques Delors dal 1985 al 1994, su mandato degli Stati per la realizzazione del mercato unico, si è trasformata in una sorta di ‘Moloch burocratico’ per usare una espressione di Helmut Kohl, certamente non sospettabile di eurofobia. Bisogna riconoscere che c’è qualche solida ragione per questo rigetto dell’eurocrazia. Se è comprensibile la reticenza degli Stati membri a condividere la loro sovranità, la cecità e la quasi assenza di senso politico dell’esecutivo europeo che sembra aver dimenticato l’interesse generale europeo, non meritano scuse. La Commissione appare oggi l’ombra di quella che è stata. Al termine dei due mandati di Jacques Delors, i capi di Stato e di governo hanno convenuto di nominare alla presidenza della Commissione ex capi di governo, ufficialmente con la motivazione di accrescere il prestigio della funzione. In realtà lo scopo era di addomesticare la Commissione: un ex capo di governo è stato anche membro del Consiglio europeo e quindi cercherà di non dare dispiaceri ai suoi colleghi che lo hanno proposto. Inoltre, un ex Primo ministro raramente è un tecnico, ma sempre un animale politico. Ora, per dirigere efficacemente la pesante burocrazia multinazionale, bisogna occuparsi da vicino degli ingranaggi interni per utilizzarli al meglio. Ciò che ha saputo fare con grande efficacia Jacques Delors, certo ex ministro delle Finanze di François Mitterrand, ma, precedentemente, alto funzionario di grandi qualità. I successori di Delors, Santer, Prodi, Barroso, Juncker, tutti ex Primi ministri, non ne sono stati e, probabilmente, non ne sono all’altezza (Juncker). Non hanno

capito che la forza della Commissione è sempre stata, grazie alle sue competenze tecniche e giuridiche, quella di trovare i punti di convergenza tra gli Stati membri per far avanzare l’integrazione comunitaria. E per continuare su questa strada, i governi si sono messi a nominare come commissari dei politici puri che, in mancanza di una conoscenza sufficiente dei dossier e delle competenze giuridiche indispensabili per muoversi all’interno di un universo produttore unicamente di norme, sono diventati dei semplici strumenti nelle mani delle potenti direzioni generali della Commissione. Fanno eccezione a questa deriva alcuni grandi commissari tecnici come Jacques Barrot (giustizia poi trasporti), Loyola de Palacio (trasporti), Michel Barnier (aiuti regionali poi mercato unico), Mario Monti (mercato interno poi concorrenza), Pascal Lamy (commercio). Per una sorta di

Foto: Matthias v.d. Elbe

N

ei due articoli precedenti, prendendo spunto dalle osservazioni di Jean Quatrémer, giornalista del quotidiano francese Libération, mi sono soffermato su alcune questioni sulle quali gli euroscettici di vario colore e militanza politica, costruiscono le loro battaglie contro l’Unione europea: l’Europa si è fatta sulle spalle dei popoli, l’Europa è l’URSS, l’Europa non è democratica. Prendo ora in esame un’altra criticità cercando, sempre con l’aiuto del nostro giornalista e con l’esperienza che ho maturato in dodici anni di lavoro a Bruxelles, di sbrogliare il vero dal falso. Nella consapevolezza della possibilità di altri approcci alle questioni trattate.

12

© European Union 2015 - Source : EP.

Le ragioni degli euroscettic

Il futuro dell’Unione e la sua alla possibilità di cambiare p e modalità di funzionamento d messa in atto da Neil Kinnoc nel 2004, ha cancellato ci inizialmente come un corpo dell’amministrazione francese per passare ad una logica di al modello anglosassone. Se degli Stati membri a cond la cecità e la quasi ass dell’esecutivo europeo che l’interesse generale euro


D’EUROPA

ci (e come confutarle) /3 parte

credibilità sono legati anche rofondamente organizzazione della Commissione. La riforma ck, riforma entrata in vigore iò che era stato concepito d’élite costruito sul modello e, ma al servizio dell’Europa, i management privato vicina e è comprensibile la reticenza dividere la loro sovranità, senza di senso politico e sembra aver dimenticato opeo, non meritano scuse

a

I nuovi funzionari non sono là per promuovere e «vendere» l’Unione, ma per gestire l’organizzazione, fare animazione di gruppo e valutazione di missione che è diventata più importante della missione stessa inversione di tendenza dialettica, l’arrivo massiccio dei politici ha portato a dare il potere alla burocrazia. La stessa amministrazione ha conosciuto una perdita di competenza e di intelligenza estremamente rapida sotto la presidenza di Romano Prodi con la riforma che egli ha affidato a un britannico, Neil Kinnock. Prima del 1999, i direttori generali, un ruolo politico a disposizione del collegio dei commissari, venivano reclutati per le loro competenze in un determinato ambito e restavano a lungo al loro posto, ciò che ne faceva dei veri “commissari bis”, capaci di ammorbidire i limiti sovente marcati del loro commissario. Ma, in base al principio di mobilità instaurato da Prodi, essi ruotano ormai ogni quattro o cinque anni tra le direzioni generali (l’equivalente delle amministrazioni centrali negli Stati). Il risultato è stato catastrofico

perché questa rotazione, estremamente rapida, ha avuto come conseguenza di trasferire la conoscenza profonda dei dossier, e dunque il potere reale, ai livelli inferiori. In realtà, come immaginare che si possa agevolmente passare dalla politica fiscale a quella della sanità e poi ai fondi regionali? Questa diluizione del potere verso la base non sarebbe troppo grave se i livelli inferiori fossero all’altezza del loro compito. Ciò è stato vero per il passato, ora è l’eccezione. La riforma messa in atto da Neil Kinnock, riforma entrata in vigore nel 2004, ha cancellato ciò che era stato concepito inizialmente come un corpo d’élite costruito sul modello dell’amministrazione francese, ma al servizio dell’Europa, per passare ad una logica di management privato vicina al modello anglosassone. Secondo alcuni analisti e anche la mia personale esperienza di frequentazione ultradecennale della Commissione, alla base di questa riforma, che ufficialmente si basava su una ricerca di efficienza e di modernizzazione, c’era soprattutto la volontà di riportare i funzionari a delle mansioni parcellizzate e di pura esecuzione con il conseguente indebolimento dello spirito europeo. La riforma, nota Quatrémer, è stata effettuata in un clima di sostanziale indifferenza degli Stati membri, con il risultato di aver progressivamente condotto l’eurocrazia a condividere la visione britannica del mondo. I test d’IQ (quoziente intellettivo), d’EQ (quoziente emozionale) e le “prove di giudizio situazionale” hanno sostituito gli esami alla francese che valutavano le conoscenze. Risultato: i nuovi funzionari non sono là per promuovere e ‘vendere’ l’Unione, ma per gestire l’organizzazione, fare animazione di

13

gruppo e valutazione di missione che è diventata più importante della missione stessa. Alla riforma Kinnock si sono aggiunti gli effetti del grande allargamento ad Est del 2004. Per assicurare in tempi rapidi una rappresentanza ai nuovi paesi, la Commissione ha spinto alla pensione diverse centinaia di funzionari dei vecchi paesi membri e reclutato delle persone, attirate soprattutto dai generosi stipendi, che non soltanto non avevano le competenze richieste, ma erano, molto spesso, prive di ogni cultura europea e largamente indifferenti al progetto comunitario. Dopo Prodi, anche la collegialità dei commissari (il collegio si riunisce ogni settimana) non è che un ricordo. È il presidente che decide in caso di disaccordo e rare sono le discussioni generali; anche perché esse sarebbero quasi impossibili con 28 commissari (27 dopo la Brexit). Ci sarebbero tanti altri aspetti che riguardano il modo di agire della Commissione che andrebbero esaminati. Ci sono analisi di diversi commentatori al riguardo. Ma ancora una volta occorre ritornare agli Stati membri. A fronte di una crescita considerevole delle competenze comunitarie e di fronte alle difficoltà tecniche e politiche della Commissione a gestirle, essi non hanno chiarito il ruolo che intendevano dare all’esecutivo comunitario nella nuova configurazione delle competenze: governo, semplice arbitro tra i vari interessi nazionali, segretariato. Dunque la Commissione deve muoversi in questa zona grigia dove, sempre più spesso, entrano in gioco le sovranità nazionali. Con i risultati che conosciamo quando si tratta di affrontare crisi economica, migranti, relazioni internazionali. Non sarà facile dare risposte adeguate alle grandi sfide che l’Europa deve affrontare. Il futuro dell’Unione e la sua credibilità sono legati anche alla possibilità di cambiare profondamente organizzazione e modalità di funzionamento della Commissione. Vittorino Rodaro (fine terza parte, continua nel prossimo numero) 8 - 2017


GENTE E FATTI NATA A VIGO RENDENA È STATA INSIGNITA DELL’«ORDINE DELLA STELLA D’ITALIA»

Silvia Burrini, in prima linea con gli emigrati in Germania Dalle finestre di casa Burrini a Vigo Rendena si vede la chiesa di San Lorenzo di Vigo Rendena. Silvia le spalanca facendo entrare il sole che riscalda il paese in questi ultimi giorni di settembre. «Vede, proprio là dietro c’è la ditta di mobili imbottiti per la quale incominciai a lavorare dopo la morte di mio

padre», dice indicando al di là della provinciale che passa all’interno del paese. «Avevo quindici anni, le ore non si contavano, guadagnavo pochissimo. La ditta fallì quasi subito e per una ragazza della mia età non c’erano prospettive. Ma poi la Provvidenza cominciò a mostrarmi il suo disegno…». Pochi mesi dopo una famiglia trentina di «moleta», come venivano chiamati in dialetto gli arrotini, partita dalla Rendena, le chiede di seguirla in Germania. Lei ha sedici anni e mezzo. Accetta. Il «disegno» prende forma quando tra gli anni cinquanta e gli anni sessanta, a Friburgo, si avvicina alla Caritas locale nella quale trova impiego

come assistente sociale. Completa gli studi in Italia e a 33 anni fa ritorno in terra tedesca. Alla fine degli anni settanta si trasferisce a Ludwigshafen, dove oggi, 77 anni e oltre mezzo secolo a fianco gli immigrati italiani, prosegue la sua opera da instancabile volontaria. Una vita in prima linea che, ricorda con orgoglio, le è valsa l’onorificenza di ufficiale dell’ordine della «Stella d’Italia» consegnatale nei mesi scorsi. Il racconto si interrompe per qualche istante. Frau Burrini, come la chiamano i suoi ragazzi, va a prendere il cofanetto che racchiude anni di lotte. «Eravamo pionieri», dice. «Quando abbiamo cominciato il nostro lavoro,

L’Ordine della Stella d’Italia è una onorificenza concessa dal Presidente della Repubblica, su proposta del Ministro degli Affari Esteri, per «ricompensare quanti abbiano acquisito particolari benemerenze nella promozione dei rapporti di amicizia e di collaborazione tra l’Italia e gli altri Paesi e nella promozione dei legami con l’Italia».

IN TRASFERTA DAL 2 AL 9 NOVEMBRE

Abies alba e Gruppo Folk di Castello Tesino in Uruguay per tre concerti di musiche, canzoni e danze del Trentino Il 4 novembre a Carmelo, in occasione della riunione dei Circoli trentini dell’Uruguay; il 6 novembre presso il Circolo trentino di Montevideo e il 7 novembre presso la Scuola Italiana di Montevideo: è questo il programma della trasferta che dal 2 al 9 novembre vedrà impegnati il gruppo musicale trentino Abies alba e due coppie di ballerini del Gruppo Folk di Castello Tesino. L’iniziativa è realizzata con il sostegno della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, e nasce da una collaborazione fra il Circolo trentino di Montevideo, l’Ambasciata italiana in Uruguay e la Trentini nel mondo. Lo spettacolo che sarà proposto prevede musiche e canzoni del repertorio degli Abies alba, da anni impegnati nella ricerca e riela8 - 2017

borazione di brani popolari trentini, e una parte con alcuni balli del Gruppo Folk di Castello Tesino, uno dei più antichi fra quelli attivi in Trentino. In questa occasione si rinnova così una collaborazione che già in passato ha visto Abies alba e Gruppo Folk di Castello Tesino esibirsi insieme, in particolare in uno spettacolo che si intitolava «Taca a sonar che balen la paris». La piccola tournée in Uruguay avrà un prologo il 3 novembre, in occasione della «Giornata dell’Unità Nazionale» ed in concomitanza del 99° anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale. La cerimonia di commemorazione dei caduti di tutte le guerre, che si svolgerà presso il monumento ai caduti nell’area antistante l’Ospedale Italiano di Montevideo, sarà accompagnata dall’esibizione di alcuni brani degli Abies alba.

14


GENTE E FATTI Nel numero 38 del settimanale «Vita trentina» con il titolo «La Frau dell’integrazione», è stata pubblicata questa intervista, realizzata il 21 settembre, che riproduciamo integralmente in accordo con l’autore e con il direttore

nei primi anni sessanta, la parola “integrazione” non si trovava sul vocabolario. La politica era molto in ritardo, il popolo tedesco impreparato». Gli stranieri sono considerati soltanto braccia, forza lavoro. Baracche, nostalgia, discriminazioni e l’ostacolo, spesso insormontabile, della lingua. Manca tutto, bisogna farsi in quattro, correre dagli ospedali ai tribunali, dagli studi medici a quelli legali. «Mi aveva sempre affascinato l’idea di andare lontana, di partire in missione per l’Africa», spiega Silvia. «Poi, mese dopo mese, ho capito che non serviva andare così lontana, il terzo mondo era già lì, davanti ai miei occhi. Ci siamo messi per strada con gli immigrati italiani, sentendoci veramente Chiesa, avvocato dei poveri e dei maltrattati. E mi

creda, le opere di misericordia sono più di 14...». Frau Burrini ha la lungimiranza di guardare oltre l’emergenza. «Avevo visto le umiliazioni subite dai genitori, per i figli doveva andare diversamente, anche per garantire la pace sociale», ricorda Silvia. Una montagna da scalare, una battaglia culturale su più fronti. Da una parte le famiglie, spesso poco interessate alla formazione dei propri figli, dall’altra il sistema scolastico con le «classi di inserimento», pensate inizialmente per facilitare il percorso degli stranieri ma diventate una sorta di «ghetto». «Il loro fallimento era chiaro, andavano abolite. Arrivata a Ludwigshafen, nel 1979, ho trovato ragazzi che le frequentavano da cinque, sette, perfino nove anni, senza mai approdare alla scuola “normale”. E alla fine nelle loro mani non avevano un diploma ma un pezzo di carta, inutile per il lavoro. A 15 anni li vedevi tutto il giorno per strada

a correre dietro a un pallone». Anni di notti insonni, arrabbiature, solitudine, le ferite delle parole di chi ti dice di mollare. «Andrai in pensione e avremo ancora le classi di inserimento, mi dicevano. Pensate alla soddisfazione di vederle abolite nel 1989, con tutti i bambini che dalla prima frequentano la scuola tedesca. E ora si raccolgono i primi frutti perché da quella seconda generazione sono venuti fuori medici, giornalisti, scrittori, ingegneri, assistenti sociali, infermieri». Dal secondo dopo guerra, l’emigrazione dall’Italia verso la Germania non si è mai arrestata. «A Ludwigshafen c’è una grande comunità italiana: 7 mila persone, solo i turchi ci superano in numero. Oggi chi viene qui cerca lavoro e una sistemazione per la propria famiglia, vuole dare un futuro migliore ai figli. Ma non è facile». Non dimentichiamo chi fugge dalle guerre e dalla fame. «Qualche anno fa ho collaborato alla redazione del Piano nazio-

nale per l’integrazione. L’ho ribadito anche in quell’occasione: pensate ai bambini, subito, dal primo giorno. Perché l’integrazione parte dalla lingua, con i corsi, all’asilo e a scuola. La convivenza e la socializzazione si imparano da piccoli». Suonano le campane. Mezzogiorno. Silvia si alza, dà un occhiata alla chiesa, chiude le finestre. È un arrivederci che sfuma nell’aria fresca di settembre. Il pensiero già in viaggio, ai suoi 30 bambini dalla seconda alla quinta classe iscritti al servizio di aiuto compiti. Silvia lo ha avviato 34 anni fa, ancora oggi ne è l’anima. Il pensiero di mollare non la sfiora nemmeno. «Ho ancora troppa voglia di lottare», sorride determinata. «Dopodomani si riparte. C’è ancora tanto da fare». Marco Mazzurana

«Terzo incontro della famiglia Floriani» Oltre trecento entusiasti partecipanti Il 23 luglio scorso si è svolto, nel salone della Chiesa Parrocchiale di Nostra Signora del Rosario, nel borgo di Nereu Ramos, a Jaraguà do Sul (Santa Catarina - Brasile), il «Terzo Incontro della Famiglia Floriani». All’appuntamento hanno partecipato 343 persone di cognome Floriani e discendenti. Erano presenti Floriani provenienti da di-

versi stati brasiliani ma la maggior parte dei partecipanti era dello stato di Santa Catarina. La famiglia Floriani proviene dal comune di Villa Agnedo (Trento). I capostipiti emigrarono in Brasile intorno al 1875, e si stabilirono a Rio das Cedros (Santa Catarina). La grande maggioranza dei presenti all’evento era discendenti degli emigranti Pietro

15

e Giovanni Floriani. Il primo incontro della famiglia Floriani è avvenuto a Lages e il secondo a Rio do Sul, entrambi nello stato di Santa Catarina, in Brasile. È già stato programmato quello del prossimo anno, che si svolgerà a Rio dos Cedros, la località dove arrivarono i Flioriani emigrati dalla Valsugana.

8 - 2017


LI RICORDIAMO COSì IN PENSIONE DAL LUGLIO 2003, ERA STATA PER BEN TRENTATRE ANNI LA SEGRETARIA DELLA TRENTINI NEL MONDO

Profondo cordoglio dell’Associazione per la scomparsa di Gina Betti Postai

La chiesa di Roncegno Terme gremita ha dato la dimostrazione di quanto Gina Betti Postai fosse ben voluta dalla comunità nella quale viveva e dove era nata il 5 febbraio 1946. I funerali si sono svolti sabato16 settembre, tre giorni dopo la sua scomparsa, che ha lasciato nel dolore il marito Giuseppe (Pino), la figlia Daniela con il marito Mirco e i nipoti Matilde e Tommaso, il fratello Dario. La Trentini nel mondo ha espresso profondo cordoglio ai familiari di Gina, che per trentatre anni è stata la segreteria dell’Associazione. La serietà, la dedizione e la competenza con le quali Gina ha lavorato per la Trentini nel mondo, sono state ricordate durante il rito funebre da Aldo Deguadenz, per anni vice presidente dell’Associazione. Gina è stata davvero la «colonna» dell’Associazione, come c’era scritto nel titolo dell’articolo che questo periodico le dedicò nel momento in cui andò in pensione, nel luglio del 2003. Nei suoi lunghi anni di permanenza alla Trentini nel mondo, Gina «è stata depositaria di confidenza, di gioie, di dolori di persone anziane e giovani, di ambo i sessi, ha

parlato al telefono o direttamente con migliaia di persone in un misto di dialetto e lingue nazionali» si affermava nell’articolo. Per tutti coloro che entravano in contatto con con l’As-

sociazione, come anche per i colleghi e per i due direttori «storici» con cui ha collaborato - Rodolfo Abram e Rino Zandonai - Gina è sempre stata un sicuro punto di riferimento. È stata anche il volto e il sorriso dell’Associazione, perché per chi entrava nella precedente sede di passaggio Perterlongo, la prima persona che vedeva era proprio Gina. Ha sempre prestato molta attenzione anche a questo giornale: curava ad esempio la raccolta del materiale, soprattutto per le pagine che sotto la testatina «Cromatismo» proponevano ricette, poesie, folclore, tradizioni locali. Dopo la pensione ha collaborato con varie associazioni del volontariato ma soprattutto si è dedicata alla famiglia e in particolare ai nipoti. Fino all’ultimo ha lottato con la tenacia che la contraddistingueva contro la malattia che l’aveva colpita.

Lutto a Melbourne per Margherita Simoni Trettel Margherita Simoni Trettel, scomparsa il 20 settembre scorso, era conosciuta come Rita ed era nata nella famiglia Simoni, nell’incantevole Primiero, nel 1938. Ha incontrato il marito Angelo Trettel per posta dall’Australia! L’occasione del primo incontro espistolare fu la tragica morte di Antonio Simoni (fratello di Rita) sulla «Snowy Mountain». Angelo, che era già in Australia da una decina d’anni, e conosceva gli altri fratelli di Rita, decise di scrivere a Rita; lui stesso prove-

niva dalla zona di Primiero. Rita rispose, e i contatti espistolari continuarono, finché un giorno Angelo fece un’improvvisata e arrivò a casa di Rita! In due mesi erano già sposati, e in partenza per l’Australia; si stemarono a Melbourne. Oltre ad Antonio, anche altri fratelli Simoni sono emigrati in Australia: Giulio, Andrea, Celestino e Marco. Angelo e Rita formarono una bella famiglia di sette figli e furono soci assidui del Circolo trentino di Melbourne. La figlia più grande, Maria Carla, fu una dei leader del gruppo giovani trentini di Melbourne, e partecipò al «Primo congresso mondiale della Gioventù Trentina, che si svolse a Trento nel 1997. Alla

Messa funebre Maria ha dato una meravigliosa testimonianza sulla vita della mamma Rita.

Ivo Bombardelli, ex emigrato in Australia Qui di seguito pubblichiamo il messaggio inviato alla redazione da Maria Bridarolli Bombardelli, di Masi di Vigo Cavedine. Tristemente annuncio che Ivo Bombardelli classe 1924, già migrante in Australia dal 1952, socio della sezione regionale dell’ANEA (Associazione Ex Emigrati in Australia), giovedì 6 luglio ci ha lasciati. Ivo ha avuto una vita di lavoro, spesso lontano ma sempre un’attenzione ai sodalizi di migranti che ha sempre sostenuto con attiva Maria Bridarolli Bombardelli partecipazione. 8 - 2017

16

Purtroppo Angelo morì improvvisamente nel 1993, lasciando a Rita l’enorme impegno della famiglia, con alcuni figli ancora in giovane età. Rita non si perse di coraggio; con ingegno, l’aiuto dei fratelli e dei paesani e la sua fede cristiana, riuscì a dare un futuro ai figli. E quando i figli furono sistemati, Rita si mise a disposizione di vari gruppi parrocchiali. Per lei, la messa giornaliera, la visita agli ammalati in ospedale, il rosario e la devozione alla Madonna (soprattutto nel gruppo della «Legio Mariae»), erano impegni con i quali ha testimoniato la sua fede cristiana. Di natura gentile e positiva, felice di poter aiutare, col sorriso che dava fiducia, mamma e nonna tanto amata, la sua morte ha lasciato un grande vuoto nella famiglia e tra amici e conoscenti. Al funerale erano presenti molti trentini, non solo anziani, ma giovani nati in Australia. Nella messa funebre, Padre Bertagnolli ha offerto alla famiglia e ai fratelli le condoglianze del Circolo Trentino di Melbourne e di tutta l’Associazione Trentini nel Mondo.


CIRCOLI

Montevideo, tutti felici e soddisfatti alla «Festa della polenta» del Circolo Com’è tradizione nel nostro Circolo, sabato 15 luglio è stata organizzata l’edizione 2017 della «Festa della polenta». La polenta - che per gli emigrati trentini e i loro discendenti ha l’aroma e il sapore dei ricordi del paiolo sulla stufa a legna e di alcune piccole cose da mangiare insieme (molto poco in quei tempi) - è stata la protagonista della giornata. Fortunatamente questa volta è stata accompagnata da un succulento gulasch ed è stata preparata dallo «chef della polenta» Raul Berti nel paiolo che è stato portato in Uruguay da Trento. La cottura della polenta su un fuoco a legno costituiva di per sé uno spettacolo visivo. Quando i partecipanti sono arrivati, si sono accomodati sotto la grande tenda dove era stato allestito il palco per le attività artistiche e culturali previste dal programma della giornata: il coro «Stella alpina» ha interpretato alcune canzoni tradizionali

trentine come «La montanara» e «Cara biondina» e alcuni braci in spagnolo. Il momento culminate di questa parte della giornata è stata l’esibizione dei bambini che frequentano le lezioni di lingua italiana e danza tipica trentina. Ha destato

meraviglia vedere quanto hanno imparato e l’entusiasmo che ci hanno messo! La loro insegnante è Evelina Molinari. Alla fine delle esibizioni sono state aperte le porte del salone, che brillava grazie alle decorazioni curate da Zully Bergara.

17

Dopo gli antipasti e il primo piatto, è stata la volta della protagonista principale della festa, «la bella polenta», come dice la canzone. Il colore dorato e il profumo caratteristico hanno raggiunto i nostri sensi: a quel punto era solo necessario sentirne il gusto... e un piatto di polenta e goulash è stato servito ad ognuno. Un commento a parte lo meritano gli artisti: Cono e il suo fisarmonicista Giovanni, che prima del dessert hanno rallegrato e fatto cantare i presenti, interpretando le canzoni del loro repertorio. Sublime è stato il gala lirico, con l’interpretazione di arie di opera da parte della mezzo soprano Marina Parma e del tenore Miguel Silveira, accompagnati dalla pianista Amelia Veiga. La festa è stata un successo totale, ottenuto grazie al grande impegno di coloro che l’hanno organizzata, ai quali vanno rivolti sentiti complimenti. María Cristina Simonelli

8 - 2017


CIRCOLI

Notizie dal Circolo trentino di Salete

Il corso di italiano organizzato dal Circolo trentino di Salete (Santa Catarina - Brasile) con il sostegno della Trentini nel mondo, si è svolto da ottobre 2016 ad aprile 2017. L’in-

segnante era Wilso Moratelli.Hanno iniziato il corso ventuno allievi e lo hanno concluso in venti. Il più anziano aveva 75 anni e il più giovane dieci. Anche se il corso è terminato

Il Circolo trentino ha partecipato alla parata civica che ha attraversato la città e che si è svolta giovedì 7 settembre. Per ricordare l’immigrazione italiana verso il Brasile (foto a fianco) è stata allestita una

Il 19 agosto si è svolta nella comunità di São Luiz la ventunesima edizione della «Festa Del Pollo», che quest’anno ha avuto come tema principale l’immigrazione Ita8 - 2017

(con un momento conviviale, come si vede nella foto qui sopra) i partecipanti si ritrovano tutti i mesi per parlare tra di loro in italiano e mantenersi così allenati.

barca allegorica. Alla sfilata (foto qui sopra) hanno partecipato anche i componenti della «Coral Trentino - Municipal de Salete». Testi e foto sono stati inviati dalla segretaria del Circolo, Edina S. Tamanini.

liana. Abbiamo voluto ricordare coloro che hanno contribuito molto all’attività del nostro Circolo: ai loro parenti sono stati consegnati degli omaggi come forma

18

di ringraziamento. Il programma della Festa prevedeva una cena con piatti tipici italiani e subito dopo musica e balli per rallegrare la notte!


CIRCOLI

I giovani si sono riuniti a Rio dos Cedros Il Gruppo Giovani Trentini Brasiliani (regione centrale) ha tenuto un incontro a Rio dos Cedros il 9 settembre. I partecipanti, provenienti da Rio dos Cedros, Rodeio, Ascurra, Taió e Guara-

mirim, hanno discusso diversi argomenti relativi all’attività del gruppo, come l’idea di realizzare i Giochi Trentini a Trento nel 2018 durante la Festa Provinciale dell’Emigrazione, così come la

realizzazione d’eventi in Brasile. Alcuni membri del Gruppo sono rimasti a Rio dos Cedros durante il fine settimana, per partecipare alla «Festa Trentina» (evento organizzato dal Circolo

Trentino di Rio dos Cedros e dal Municipio della città). Il gruppo ha anche partecipato della sfilata allegorica della Festa Trentina, che si è svolta domenica 10 settembre.

Il Circolo di Luzerna ha compiuto 12 anni I festeggiamenti per il dodicesimo compleanno del Circolo Trentino di Luzerna (Santa Catarina - Brasile) si sono tenuti il 10 settembre scorso nella sede del Circolo trentino presso il «Centro de eventos São João. Un altro obiettivo dell’iniziativa era di motivare i soci e le loro famiglie a preservare le usanze e le tradizioni dei nostri antenati. È il secondo anno che il Circolo organizza un pranzo riservato agli associati e alle loro famiglie, con l’intento di rafforzare i legami

e di favorire la reciproca conoscenza. Dopo il pranzo, i presenti sono stati coinvolti in diversi giochi. Nell’occasione si è svolta anche l’assemblea Generale che ha eletto il nuovo consiglio di amministrazione per il biennio 2018 - 2019, che risulta così composto: Francisco Iager (presidente); Jaime Turra (vice presidente); Gabriel Ghislene (primo segretario) ;Nadia A. Marqueze Mott (seconda segretaria); Ivonete D.Mott Boesing (prima tesoriere); Silvio

19

Turra (secondo tesoriere). Del consiglio fiscale fanno parte José Francio, Gunter Knolseisen, Vilmar Oaulo Dalfovo e Ros Unghericht Camaroto. Gunter Knolseisen e Augusto Francio, entrambi imprenditori, rispettavimente titolari delle aziende «Automati» e «Frame», hanno manifestato la loro disponibilità a sostenere i corsi di italiano: hanno quindi chiesto al Circolo di elaborare un progetto, che quantifichi l’eventual contributo richiesto.

8 - 2017


EDITORIA IL LIBRO È IL FRUTTO DI OLTRE TRENT’ANNI DI RICERCHE CONDOTTE IN BRASILE E IN TRENTINO DA DANÍL JOÃO ANESI

Emozionante presentazione a Piné della genealogia di Giacomo Anesi È stato un incontro emozionante e gratificante per la numerosa partecipazione e rimarrà un ricordo indelebile per me e per i miei familiari: così Daníl João Anesi - 74 anni, nato a Rodeio in Brasile e residente a Blumenau - descrive la serata che il 28 settembre lo ha visto protagonista presso la biblioteca comunale di Baselga di Piné. La serata - inserita nel programma dell’iniziativa «I giovedì della biblioteca» - era stata organizzata in collaborazione con la Trentini nel mondo ed era dedicata alla presentazione del suo libro «Giacomo Anesi. Origem e descendência», frutto di un lavoro di ricerca durato oltre trent’anni. Si è commosso fin quasi alle lacrime Daníl mentre raccontava al pubblico la storia dei suoi antenati

8 - 2017 2017 20 7

partiti per il Brasile e spiegava al pubblico presente in sala le motivazioni per le quali aveva deciso di andare alla ricerca delle proprie radici, aiutato dalla figlia Milena, anche lei a Baselga di Piné per la presentazione del libro. Con il suo emozionato intervento Daníl ha fatto capire quanta pazienza, tenacia, dedizione e passione sono servite per raggiungere l’obiettivo che si era prefissato e che si è concretizzato con la stampa del libro. Giacomo Anesi era il bisnonno di Daníl ed era emigrato in Brasile nel 1875. La ricerca di

Daníl lo ha portato a individuare 51 progenitori del bisnonno e ben 4.735 discendenti diretti in

20 20

Brasile, ai quali vanno aggiunti 2.155 discendenti aggregati. Daníl ha detto che per chi è emigrato, ricostruire l’albero genealogico non è una semplice ricerca storica ma un’occasione per mettere a fuoco la propria identità e per rafforzare i legami con la terra di origine. Proprio per questo Daníl ha fortemente voluto presentare il libro (realizzato a proprie spese) anche nel luogo di partenza di Giacomo. Un momento dal forte valore simbolico, perché per Daníl ha significato «far tornare» il bisnonno nel posto dove era nato, riportarlo dai suoi compaesani, fra i quali ci sono anche alcuni discendenti dei familiari di Giacomo che erano rimasti sull’altopiano di Piné. Discendenti rintracciati e contattati grazie a don Giovanni Avi, che ha aiutato Daníl a spulciare negli archivi della parrocchia. Don Giovanni Avi (primo a sinistra nella foto in alto) era presente della serata del 28 settembre ed ha parlato proprio dell’evoluzione in loco del ramo «Nardi» degli Anesi, al quale apparteneva anche Giacomo. La serata era stata aperta dal saluto del sindaco di Baselga di Piné, Ugo Grisenti, che ha ringraziato Daníl per la ricerca fatta, che - ha detto - arricchisce anche le conoscenze di chi vive sull’altopiano e testimonia quanto forte sia l’attaccamento dei discendenti degli emigrati verso la terra di origine. Degna conclusione della serata sono state le calorose strette di mano e i complimenti che il pubblico ha rivolto a Daníl e alla figlia Milena.


EDITORIA LA PUBBLICAZIONE DI MILENA DI CAMILLO È ARRICCHITA DA MOLTE FOTOGRAFIE SCATTATE DA GIULIANO TAMANINI

Un libro che ha il pregio di essere un vero diario e senza moralismi Il viaggio del moderno Ulisse raccontato da Joyce si svolge tutto in una sola giornata, quella del 16 giugno a Dublino, e racchiude in sé un mondo intero. Il viaggio, in Brasile e oltre - nei luoghi della memoria e del futuro - che Milena Di Camillo propone in questo libro, si estende invece su tredici giornate, dal 14 al 27 febbraio 2017, e rimbalza su due continenti, la vecchia Mitteleuropa e il Sudamerica. Mette in relazione il Trentino di fine Ottocento, ancora asburgico, e le terre che hanno accolto i suoi emigrati e che ora affrontano la modernità, con tutte le sue occasioni e contraddizioni. Anche generosità. I parallelismi, naturalmente, finiscono qui e non è il caso di far paragoni se non, semmai, per notare con un sorriso, che la prosa di Milena Di Camillo è ben più diretta, semplice, leggibile! Ma l’urgenza che muove le pagine è la medesima. Il viaggio. Porsi in viaggio. È il viaggio che insegna a vedere, a scoprire per poi raccontare. È il viaggio narrato, che va poi ripercorso con chi è restato, per riviverlo, per farlo crescere «dentro» e capire le cose che stanno fuori. Anche per interrogare le nuove generazioni sulle scelte che faranno e determineranno le nostre vite. Il viaggio in Brasile si conclude in due settimane ma viene da

Laurentino, Rio do Oeste, Rio do Sul, Presidente Getulio, Rio dos Cedros e Nova Trento sono state le tappe in Brasile di una trasferta dell’«Arca di Noé», la filodrammatica di Mattarello,

La copertina del libro. In basso l’autrice, Milena di Camillo, e un momento della presentazione a Mattarello durante la «Sagra dei santi anzoi».

lontano, dal 1875, quando Sigismondo Nardelli di Mattarello, il papà del nonno di Lorenza Nardelli - maestra e attrice filodrammatica da cui tutta l’avventura prende avvio - lasciò il Trentino per cercare lavoro oltreoceano, trapiantare le antiche radici in Brasile, rifondare una patria. Più di un secolo è trascorso da allora, un secolo lungo, non un secolo breve per chi è partito, perché in varie fasi di quella storia, segnata da guerre, regimi, lontananze… sembrava quasi che contatti e ricordi andassero smarriti. Il libro di Milena Di Camillo

- che è giornalista curiosa, impegnata nel costruire dimensioni di convivenza attraverso le esplorazioni delle cronache, attenta a una dimensione femminile che completa, accoglie e custodisce le esperienze, la Donna! - nasce dall’idea della Filodrammatica «Arca di Noè» di Mattarello (Maurizio Francescon presidente, Luciano Zendron regista) di proporre alle comunità di antiche radici trentine nello stato di Santa Catarina, la commedia dialettale “el sagrestan de don Albino”. È l’avvio del libro che ha il pregio di essere un vero “Diario”, come

21

si scrivevano per documentare le giornate di viaggio, appuntando giorno per giorno i fatti, le vicende, i personaggi, gli imprevisti. Non è – e bisogna esserne grati all’autrice – una disamina sociologica, non vuole essere un’analisi geopolitica sull’emigrazione, non ha moralismi. Racconta le giornate di questo gruppo di persone, quasi di questi attori girovaghi … (che lasciamo alla scoperta del lettore) e così raggiunge due scopi: trasforma le esperienze quotidiane in amore per la vita e simpatia per la Filodrammatica e al tempo stesso apre un mondo sui “nuovi trentini” in Brasile, le loro esperienze, l’orgoglio di fare parte di un nuovo grande paese, ma anche di sentirsi partecipi, ancora, della terra dei padri, ora di nuovo raggiungibile, per cui un nuovo modo di vivere, di lavorare, di sentire, può nascere dall’incontro fra i due mondi. Il “Diario” di Milena Di Camillo, con le fotografie di Giuliano Tamanini, invita i lettori a seguirlo nelle sue pagine, non come accompagnatori, ma come essi stessi protagonisti degli incontri. Apre finestre nuove, e così trasforma anche la nostalgia in progetti per il futuro. C’è un mondo, oltre l’oceano, da conoscere, da contattare, c’è un “altro Trentino” che va seguito, motivato, tenuto vicino con i cori, con il dialetto e con l’università, con l’amicizia fra persone, con le risorse che da Nova Trento, Florianopolis, Rio do Oeste, Laurentino, Rio dos Cedros, Rio do Sul possono riversarsi a Mattarello, a Trento, sulle Dolomiti. È un “Diario” che attende ancora nuove pagine. Franco de Battaglia

8 - 2017


PROFILI IL PERIODICO «NOS» HA DEDICATO UN ARTICOLO AD UN INTRAPRENDENTE EMIGRATO SOLANDRO

Dalla Val di Sole agli U.S.A. la storia di Dario Toffenetti

S

e nel 1940 foste andati a New York, probabilmente avreste pranzato da Toffenetti’s, all’angolo tra Broadway e la 43° strada; un locale leggendario, che rimase aperto fino al 1968 e che nel tempo si guadagnò i titoli di “Cathedral of All Restaurants”, un posto in cui “glamour sparkles forever”, diventando in breve uno dei più importanti ristoranti della metropoli. Da qui partiamo per raccontare la straordinaria storia di Dario Louis Toffenetti, geniale imprenditore che partito da Menas divenne un mito tra Chicago e la Big Apple. Toffenetti nacque nel 1889 e nel 1910 arrivò negli Stati Uniti: iniziò a lavorare su un carretto dei gelati a Cincinnati, per poi trasferirsi nelle miniere del Wisconsin dove vendeva ai minatori le enormi patate dell’Idaho al forno, prima di diventare “bus boy”, autista per i ristoranti della celebre catena Sherman House di Chicago. Da queste esperienze partì la sua avventura imprenditoriale, che lo vide nel 1914 aprire a Chicago il suo primo ristorante e nel 1916 diplomarsi ai corsi serali della Northwestern University’s School of Commerce; nel 1921 aprì un secondo ristorante, che

Arrivato negli Stati Uniti nel 1910 iniziò a lavorare su un carretto dei gelati a Cincinnati; si trasferì in Wisconsin dove vendeva ai minatori patate al forno, prima di diventare autista per i ristoranti della catena Sherman House di Chicago. Tra il 1914 e il 1938 aprì sei ristoranti a Chicago. Poi espanse la sua attività anche a New York diventarono sei nel 1937: era nato il “Toffenetti’s Triangle” di Chicago! Uno dei segreti del successo di Toffenetti fu senz’altro l’abilità

pubblicitaria in un settore allora in enorme espansione come quello del marketing e delle

pubbliche relazioni: una capacità che si esprimeva nei materiali promozionali, nelle insegne e nei menu, in cui si presentavano con fantasia, enfasi e romanticismo piatti di ogni tipo, a partire dalle specialità a base di prosciutto arrosto (“Roast Sugar Cured Ham”) e patate, evidenziando la filiera produttiva come nel caso di “These hams are cut from healthy young hogs grown in the sunshine on beautifully rolling Wisconsin farms, where corn, barley, milk and acorns are unstintingly fed to them, producing that silken meat so rich in wonderful flavor”. Le patate erano esaltate come “bulging beauties, grown in the ashes of extinct volcanoes, scrubbed and washed, then baked in a whirlwind of tempestuous fire until the shell crackles with brittleness”. Ancora, negli anni dellaa Grande depressione, Toffenetti trovò il modo di abbassare i prezzi pur mantenendo intatta la

Per comunicare con la redazione del mensile:

redazione@trentininelmondo.it 8 - 2017

22


PROFILI

Alcuni esempi del materiale pubblicitario realizzato in prima persona da Dario Toffenetti. A sinistra, il sito nycvintage.blogspot.it dedica una pagina ai suoi ristoranti nella «Grande Mela».

essere fatto, quello di Dario Louis Toffenetti. La sua catena di ristoranti a Chicago e New York, una delle prime in assoluto negli USA, importava ingenti quantità di “giant potatoes” dell’Idaho, contribuendo a rendere celebre questo speciale tubero tanto da identificarlo con l’Idaho stesso. In particolare, si racconta nel libro The Aristocrat in Burlap, dedicato alla storia della coltivazione delle patate in Idaho, che lo stesso Toffenetti raccontò di aver iniziato ad acquistare e servire patate Idaho a causa di un lotto particolare che era in magazzino a Chicago che nessuno voleva comprare, composto di tuberi di dimensioni eccezionalmente grandi. Toffenetti le trovò “enormi e belle” e così comprò l’intero lotto, immaginando già il modo migliore per cucinarle.

qualità dei piatti proposti. Vinse l’appalto per il servizio catering nelle due esposizioni universali che si tennero a Chicago nel 1933 e a New York nel 1939-1940 e grazie a questi successi poté acquistare l’ambitissimo complesso immobiliare posto tra Broadway e la 43° strada, superando l’offerta di un certo Louis B. Mayer (yes of course, il produttore della Metro Goldwyn Mayer, quella del leone…) e iniziando la costruzione di un enorme ristorante a due piani, con vetro, scala mobile e cucina aperta in acciaio: il giorno dell’inaugurazione servì 8500 pasti! Tra i piatti più celebri del ristorante si ricordava una torta, la sua “Old fashioned Louisiana Strawberry Shortcake”. CURAVA PERSONALMENTE LA PUBBLICITÀ

Curatore in prima persona della sua pubblicità, tanto da metterci letteralmente la faccia, Toffenetti alla fine del proibizionismo, nel 1933, annunciò che avrebbe servito la birra, tuttavia in modo “da non offendere in nessun modo la più severa delle mogli…” Ancora, Toffenetti fu forse il primo a inventare la formula “all you can eat”: fu dalle colonne del New York Times che a metà degli anni Sessanta promosse una campagna pubblicitaria sul “mangia quanto vuoi” ad un prezzo fisso di soli 3,95 dollari. I numeri gli

L’APPREZZAMENTO DEI CLIENTI

Fonte: NYPL Digital archives.

La copertina del menù in occasione della Fiera Mondiale del 1940 a New York

diedero ragione se la media arrivò a 3000 pasti al giorno… Dario Toffenetti divenne anche presidente della Chicago Restaurant Association per ben sette mandati tra il 1936 e il 1943; morì nel 1962 e l’impero nella ristorazione venne portato avanti dai figli, che tuttavia non avevano il talento del padre; il Toffenetti’s di New York, “Famous for ham&sweets” chiuse i battenti nel 1968, mentre nel 1980 ebbe fine la gestione familiare delle attività. Con le parole di Jan Whitaker

(2009), Toffenetti fu “celebrated by the organized restaurant industry as a model progressive restaurateur”. L’INVENTORE DELLA «GIANT BAKED POTATO»

Patate giganti al forno: su chi abbia inventato questo piatto popolarissimo negli Stati Uniti il dibattito ferve ancora oggi: e se come in tutte le storie che sono diventate leggenda la verità vera non si saprà probabilmente mai, d’altra parte un nome potrebbe

23

I clienti le apprezzarono tantissimo, tanto che lo stesso ristoratore di origine solandra raccontava: “E i clienti mi dicono: Dario, serve troppo cibo, non posso mangiare tutto!” Toffenetti era abbastanza intelligente per rendersi conto che una grande patata al forno su un piatto era un modo economico per dare al cliente l’impressione di porzioni estremamente generose. Negli anni della Depressione tutti cercavano pasti nutrienti a poco prezzo e le patate giganti crearono la reputazione della generosità di Toffenetti, diventando un grande strumento promozionale per lui. Lo stesso Toffenetti visitò poi spesso l’Idaho, stringendo accordi commerciali vantaggiosi ed esclusivi con i coltivatori delle gigantesche patate tipiche dello stato americano del nordovest. Alberto Mosca 8 - 2017


ABBONAMENTI

Rinnova il tuo abbonamento a

TRENTINI nel

Ricordiamo che solo sottoscrivendo l’abbonamento si ha diritto a ricevere tutti i numeri della rivista editi nel corso dell’anno

MONDO

Prego inviare il mensile TRENTINI

nel MONDO

a:

NOME ........................................................................... COGNOME ................................................................ *NATO A .................................. *IL ................................RESIDENTE A ............................................................ INDIRIZZO ................................................................................................................ CAP. ............................. CITTÀ ................................PAESE ..................................e-mail ...................................................................... Per i nati all’estero eventuale comune di origine dei genitori .......................................................................................... (*) Dati facoltativi.

Data .............. ... Firma ........................................

“Il trattamento dei Suoi dati personali viene svolto in forma elettronica e cartacea presso gli uffici dell’Associazione Trentini nel mondo onlus nel rispetto di quanto stabilito dal Dlgs. 196/2003 sulla tutela dei dati personali. I dati saranno trattati per l’invio delle pubblicazioni attraverso le poste italiane per le spedizioni nazionali ed internazionali via terra e mare e da una agenzia di spedizioni internazionale per l’invio via aerea. Inoltre i suoi dati potranno essere utilizzati per rispondere ad ogni Sua richiesta e per l’invio di eventuali informazioni a Lei necessarie o riguardanti l’attività dell’Associazione. In qualsiasi momento, Lei potrà avvalersi delle facoltà riconosciute dall’art. 7 nei limiti previsti dagli artt. 8, 9 e 10 del Dlgs. 196/2003, scrivendo a Associazione Trentini nel Mondo onlus, Via Malfatti, 21- 38100 Trento (Italia)“

 

Pagherò la quota di abbonamento di:

Euro 20,00 per ITALIA , EUROPA, SUD AMERICA

 Euro 25,00

Autorizzo l’uso dei miei dati personali

per NORD AMERICA e AUSTRALIA

NON autorizzo l’uso dei miei dati personali

FORME DI PAGAMENTO  Bonifico Postale

Bonifico Bancario

Cassa Rurale di Trento, sede diTrento IBAN: IT 63 F 08304 01807 000007772791 SWIFT/BIC: CCRTIT2T76A

Banco Posta IBAN: IT 86 U 07601 01800 000012509386 SWIFT/BIC: BPPIITRRXXX

Carta di credito collegandosi al sito www.trentininelmondo.it

Bonifico Bancario

UniCredit Banca, sede di Trento IBAN:IT 79 P 02008 01820 000005582456 SWIFT/BIC: UNCRITM10HV

Quota sociale: Soci ordinari Euro 30,00 - Soci sostenitori Euro 100,00 Il versamento della quota sociale annuale dà diritto a partecipare alle Assemblee dell’Associazione con diritto all’elettorato attivo e passivo, a ricevere il periodico Trentini nel mondo e tutte le informazioni relative alle attività annuali dell’Associazione. COME FARE RICHIESTA PER DIVENTARE SOCI: il modulo da compilare è disponibile sul sito dell’Associazione www.trentininelmondo.it

8 - 2017

24


PROGRAMMA CELEBRAZIONI PER IL 60° ANNIVERSARIO Venerdì 10 novembre Ore 18:00 • Comune di Trento - Torre Mirana – via Belenzani, 3 - Trento Inaugurazione della Mostra

“e-Migr@azione: storia e attualità di un fenomeno che esiste fin dalle origini dell’umanità” Intermezzi musicali a cura del Coro “Arteus“ diretto dal Maestro Jorge Lazzeri

7

5 19

La mostra rimarrà aperta da sabato 11 a sabato 18 novembre, dalle ore 10 alle 12 e dalle 14 alle 19

Sabato 11 novembre Ore 10:00 • Camera Commercio Industria e Artigianato - Sala Calepini – via Calepina 13 - Trento

Celebrazione del 60° anniversario Interventi: Presidente Alberto Tafner Past President Ferruccio Pisoni Presidente Onorario Bruno Fronza Saluto delle autorità Interverranno: - Marisela Morales Ibañez – Console generale del Messico a Milano e presidente del Gruppo Consolare America Latina e Caraibi nell’Italia del Nord “Sudamerica e Trentino, una relazione che continua” - Andrea Leonardi – Università degli Studi di Trento “La Trentini nel mondo e il Trentino nel secondo dopoguerra” Ore 18:00 • Chiesa del SS. Sacramento – Corso Tre Novembre, 26 - Trento Santa Messa di ringraziamento e in memoria dei soci defunti


La rubrica radiofonica ÂŤTrentino nel mondoÂť ha un nuovo orario di programmazione: tutti i giorni alle ore 20.57 e in replica alle ore 00.20 del giorno successivo

Per ascoltare il podcast: http://www.radioitaliaannisessanta.it/index.php/network-ascolto/podcast olto/podcast oppure dal link sulla home page del sito www.trentininelmondo.it mondo.it


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.