Febbraio 2017

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TRENTINI

MONDO

nel

MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO onlus ADERENTE ALLA F.U.S.I.E

2/2017

Foto Matteo Bazzocco

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue

anno 60°

Al Circolo trentino di Montevideo (Uruguay) ha fatto il suo «debutto» il grande paiolo per la polenta in rame arrivato dal Trentino


CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo - onlus

Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Germania, Messico, Paraguay, Stati Uniti e Uruguay

Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti)

Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia

Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Manuel Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca

Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong - Tasmania, Townsville Belgio - 5 circoli - 1 delegazione Bruxelles, Centre du Borinage,Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo Bolivia La Paz

- 1 circolo

Bosnia - 4 circoli Banja Luka, Sarajevo, Stivor, Tuzla Brasile -

Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia Bogotá

- 1 circolo

Danimarca Copenaghen

- 1 circolo

Paraguay - 10 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù

Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera

Peru Lima

Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi

Portogallo Portogallo

Germania - 7 circoli - 1 delegazione Colonia, Dortmund, Friedrichshafen, Monaco, Norimberga, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino

Romania Romania

Gran Bretagna - 1 circolo - 1 delegazione Londra - Manchester Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste Lussemburgo Lussemburgo

- 1 circolo

62 circoli

Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Pedrinhas Paulista, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, São Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè

L’elenco è consultabile (completo con indirizzi e nomi dei presidenti) sul nostro sito internet: www.trentininelmondo.it

- 1 circolo

Serbia Indija

- 1 circolo

- 1 circolo

- 1 circolo

Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Seattle, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Seattle, Southern California, Washington, Wyoming Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town Svizzera - 8 circoli Amriswil, Basilea, Sciaffusa, Ticino, Winterthur, Zofingen, Zug, Zurigo Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela Caracas

- 1 circolo


EDITORIALE SOMMARIO Pagine 2-3 AGENDA Pagine 4-5 IL LIBRO SUL PROGETTO PER LO SVILUPPO DELLA VITICOLTURA DI SANTA CATARINA Pagina 6 ATTUALITÀ Pagine 7-10 GENTE E FATTI Pagine 11-13 NUOVA RUBRICA: «60 ANNI D’EUROPA» Pagine 14-18 CIRCOLI (Montevideo, Stoccarda, Dortmund, Buenos Aires, Corzuela) Pagina 19 DALLE VALLI Pagine 20-21 FUSIONI TRA COMUNI Pagine 22-23 DAL MONDO: LA «GONDOLA» DI BANJA LUKA

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO O.n.l.u.s. Presidente Alberto Tafner

Direttore Francesco Bocchetti

TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E Direzione, amministrazione e redazione

Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale G. Bacca, C. Barbacovi, F. Casagrande, B. Cesconi, C. Ciola, M. Dallapè, P. Dalla Valle, A. Degaudenz, E. Formilan, B. Fronza, L. Imperadori, E. Lorenzini, A. Maistri, S.Margheri, G. Michelon, N. Paulus, L. Pontalti, F. Pisoni, S. Regazzola, V. Rodaro, P. Rossi, G. Sbetti, A. Tafner, D. Zatelli, G. ZorzI Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini - G. Degasperi F. Bocchetti - I. Turco Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN) Quote di adesione: Italia: Euro 20,00; Europa; Euro 20,00 Sud America: Euro 20,00; Nord America e Australia: Euro 25,00 Socio - Euro 30,00 Conto corrente postale n. 12509386 N. 2 FEBBRAIO 2017 Stampato il 9 marzo 2017

In copertina: il «debutto» al Circolo di Montevideo del grande paiolo di rame (a pag. 15)

ALCUNE RIFLESSIONI DOPO LA RECENTE ASSEMBLEA CHE HA RINNOVATO LE CARICHE STATUTARIE

Partecipazione e condivisione obiettivi primari dell’«UNAIE»

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ome abbiamo riferito nel precedente numero del nostro giornale, il 4 febbraio si è svolta a Mestre l’assemblea dell’UNAIE, l’Unione Nazionale delle Associazioni Immigrazione ed emigrazione. Di questa Unione fa parte anche la Trentini nel Mondo (anzi è stata tra i soci fondatori) assieme a molte altre Associazioni che vanno dai Bellunesi ai Marchigiani, dai Friulani ai Lucchesi, dai Giuliani ai Siciliani tanto per citarne alcune. L’UNAIE rappresenta a livello nazionale le istanze e le problematiche di un mondo frammentato, complesso ed articolato come quello dell’emigrazione e contestualmente serve come punto d’incontro e collettore di notizie e di informazioni che possono tornare utili alle varie Associazioni regionali che operano in questo campo. L’assemblea di Mestre, oltre ad esprimere la nuova dirigenza UNAIE per il prossimo triennio, è stata anche l’occasione per mettere a confronto idee e sistemi operativi in uso nella varie regioni d’Italia e per scambiare opinioni tra persone che nelle varie regioni del Paese svolgono più o meno la stessa attività che in Trentino viene svolta dalla Trentini nel Mondo. Il termine «più o meno» è stato usato appositamente per sottolineare come, pur condividendo ognuno un’idea comune che affonda le radici nel volontariato e nella solidarietà, ogni singola Associazione debba far fronte a problemi locali legati in particolare ai sostegni pubblici o privati che risultano di sempre più difficoltosa reperibilità, ma anche a situazioni specifiche legate ai singoli territori. Questo «più o meno» indica dunque la complessità del tema , ma anche la ricchezza che affiora dalle idee e dai progetti presentati dalle singole Associazioni. Quello che comunque è emerso con evidenza è il fatto che non basta la buona volontà e il desiderio di prodigarsi per gli altri, se poi non si riesce ad attuarlo e trasferirlo concretamente sul territorio, ma anche che non è sufficiente ottenere contributi e

In uno scenario nel quale i partiti si frantumano, le banche si sgretolano, enti ed istituti vanno a pezzi in ogni dove e si innalzano muri (materiali e non) sempre più alti per scappare dalla realtà e fuggire dalle responsabilità, le associazioni di emigrazione e di immigrazione puntano a ridare energia, efficienza e vigore alla rete di rapporti che le uniscono, per mettere a frutto le potenzialità ancora inespresse

La nuova presidente dell’UNAIE, Ilaria Del Bianco (Lucchesi nel mondo) insieme con il past president Franco Narducci (primo a sinistra) e i due vice presidenti eletti, Alberto Tafner (vicario, Trentini nel Mondo, secondo da sinistra) e Oscar De Bona (Bellunesi nel Mondo). Gli altri componenti del Consiglio Direttivo, che rimarrà in carica fino al 2020, sono: Mario Algeo (Trevisani nel Mondo), Lia Di Menco (Abruzzo Mondo), Federica Merlo (Fondazione Verga), Luigi Papais (Ente Friuli nel Mondo) e Stefania Schipani (Filitalia).

sovvenzioni, se poi non si riesce a coinvolgere la gente e convincerla a partecipare. All’Assemblea di Mestre abbiamo visto che l’UNAIE ha molte potenzialità , ma non sono ancora sviluppate nella sua complessità visto che in essa si riflettono gran parte delle problematiche che investono la società italiana e non solo: vale a dire un deficit di partecipazione e di condivisione. Per rendersene conto basta osservare quello che sta succedendo ogni giorno intorno a noi per vedere Associazioni che scompaiono nel nulla, partiti che si frantumano, banche che si sgretolano, enti ed istituti che vanno a pezzi in ogni dove. E per

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contro si innalzano muri (materiali e non) sempre più alti per scappare dalla realtà e fuggire dalle responsabilità. Però non è detto che debba essere sempre così né che si debba continuare lungo questa strada e questo all’UNAIE è stato detto chiaramente. Si tratta dunque di ridare energia ed efficienza alla collaborazione che deve riprendere con vigore tra le varie Associazioni del Paese, ampliando il più possibile anche alla partecipazione di altre realtà consimili che per ora operano da sole. Le possibilità di questa Unione  CONTINUA A PAG. 3 2 - 2017


AGENDA LA DELEGAZIONE DELL’ASSOCIAZIONE ITALO-AMERICANA ERA GUIDATA DAL PRESIDENTE ONORARIO

Una delegazione composta da Pasquale Nestico, fondatore e presidente onorario di «Filitalia International» (associazione italo americana di Filadelfia, negli Stati Uniti), dal Governatore del Distretto Italia del sodalizio Daniele Marconcini e da Flavia Aondio, responsabile amministrativa, ha visitato la sede della Trentini nel Mondo, incontrando il presidente, Alberto Tafner. Nel corso dell’incontro è stato ricordato anche il legame con l’associazione Mantovani nel Mondo diretta da Daniele Marconcini, che risale al 1998, anno di fondazione dell’associazione virgiliana, che portò ad una proficua collaborazione tra i due enti negli anni successivi, nell’ambito dell’Unaie durante la vice presidenza di Marconcini. Ricordata anche l’iniziativa dei Mantovani nel Mondo presso la Regione Lombardia per il conferimento del Premio della Pace al compianto direttore dei Trentini nel Mondo Rino Zandonai, tragicamente scomparso in un incidente aereo il 1 giugno 2009 dopo aver partecipato ad una missione umanitaria in Brasile. Pasquale Nestico nel portare i saluti della presidente Rosetta Miriello, ha evidenziato l’impegno completamente volontaristico di Filitalia International per la valorizzazione della memoria dell’emigrazione, con la creazione di un Museo presso la sede a Filadelfia e l’impegno prioritario a favore dei giovani, con un programma di interscambio tra Stati Uniti ed Italia. È stato fatto presente il valore altissimo che Filitalia International dà all’associazionismo degli Italiani nel Mondo, avendo aderito sia al Forum delle Associazioni degli Italiani nel Mondo (FAIM) che all’Unaie (Unione

Pasquale Nestico (a destra nella foto) a colloquio con il presidente della Trentini nel mondo, Alberto Tafner. A fianco la «Liberty Bell» di Filadelfia (città dove ha sede Filitalia International e qui sotto la Campana dei caduti di Rovereto. Nel corso dell’incontro si è parlato della possibilità di organizzare un’iniziativa congiunta, nel nome dei valori rappresentati dalle due campane.

espresso il suo apprezzamento per l’organizzazione e per le attività svolte dai Trentini nel Mondo che gli sono state illustrate dal presidente dell’associazione. Tafner ha anche parlato della Campana della Pace di Rovereto, la più grande del mondo che suoni a distesa e che ogni sera al tramonto suona cento rintocchi come un monito di pace universale. Fusa con il bronzo dei cannoni delle nazioni partecipanti alla Prima guerra mondiale, nacque da un’idea di un sacerdote don Antonio Rossaro. Battezzata con il nome di Maria Dolens, attualmente so trova sul Colle di Miravalle e viene gestita da un’apposita Fondazione, che fa parte come membro consultivo del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC) ed è partner della rete delle “città europee della Pace”. Poiché la città di Filadelfia, sede di Filitalia International,

Nazionale Associazioni Immigrati ed Emigrati) con l’impegno di dare un contributo fattivo alla causa e alle necessità delle nostre comunità all’estero. Durante la visita alla sede dei Trentini nel Mondo, Nestico ha

sede in via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO - tel. 0461 234379 - fax 0461 230840

e-mail: info@trentininelmondo.it / sito internet: www.trentininelmondo.it 2 - 2017

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NPS Photo

Cordiale incontro in sede con Filitalia International

ospita la «Liberty Bell», la Campana della Libertà, uno dei più familiari simboli di indipendenza, amore per la patria e libertà negli Stati Uniti, Pasquale Nestico, a nome della delegazione di Filitalia International, si è dichiarato disponibile ad una collaborazione con Trentini nel Mondo e con i rappresentanti della Campana della Pace. La Liberty Bell arrivò a Filadelfia il 1º settembre 1752 e l’8 luglio 1776 il suo suono radunò i cittadini di Filadelfia per la lettura della Dichiarazione d’indipendenza. È conosciuta anche come la «Old State House Bell» (Vecchia Campana della Casa dello Stato) dal 1837, quando fu adottata dalla società americana contro la schiavitù, come simbolo del movimento abolizionista. È stato un incontro improntato a grande cordialità ed amicizia con l’impegno comune di rafforzare l’Unaie e l’attività a favore degli Italiani nel Mondo.


AGENDA LA SUA INTERVISTA A «RADIO TRENTINO IN BLU» PUBBLICATA SU «VITA TRENTINA»

Ribalta radiofonica e sulla stampa per il direttore Francesco Bocchetti «Nuovi trentini nel mondo» è il titolo dell’articolo che riporta un’intervista a Francesco Bocchetti, dal 1° gennaio direttore della Trentini nel mondo, pubblicato a pagina 7 del numero del settimanale «Vita trentina» uscito il 5 marzo. L’articolo è firmato da Piergiorgio Fran-

ceschini e riporta una sintesi dell’intervista radiofonica con Francesco Bocchetti, andata in onda il 24 febbraio su «Radio Trentino in Blu», nell’ambito della rubrica «Radiografia», della quale Franceschini è il conduttore. La trasmissione può essere ascoltata collegandosi al link riportato qui sotto.

www.trentinoinblu.it/Palinsesto/Programmi/Radiografia/24-Francesco-Bocchetti

L’IMMAGINE VUOLE TRASMETTERE L’IDEA DI INNOVAZIONE, VOGLIA DI PROGETTARSI E DI ESSERE SEMPRE IN DIVENIRE

Ecco il logo che contraddistinguerà il 60° anniversario dell’Associazione Quest’anno ricorre il sessantesimo anniversario della Trentini nel mondo, che fu fondata il 10 novembre 1957. In una sua recente riunione, la giunta dell’Associazione ha scelto il logo che contraddistinguerà le attività che si svolgeranno per celebrare la ricorrenza. Il concetto che si vuole trasmettere attraverso il logo è «innovazione, voglia di progettarsi e di essere sempre in divenire, sulle basi di una storia associativa ed umana importante che attraversa 60 anni di esperienze», come si afferma nella relazione di presentazione del logo. Per questo gli elementi che lo compongono comunicano modernità e offrono

 CONTINUA DA PAG. 1 sono enormi e per esprimerle appieno basterebbe cominciare a dare concretezza alle speranze emerse all’Assemblea di Mestre. Il primo passo da compiere in questa direzione – come del resto ci si è proposti di fare – è quello di condividere e mettere in rete le iniziative, i progetti e le proposte che ogni singola Associazione produce nel proprio territorio. In questo modo riusciremo fin da subito a dare più forza, più riconoscibilità ed a suscitare più interesse nei confronti di ogni singola Associazione, potendo contare sull’appoggio e sulla

uno sguardo sul passato. Linearità, modernità, richiamo retrò e creatività, sono stati i criteri in base ai quali è stata fatta la scelta del carattere. Il «mondo» utilizzato per rendere il numero ordinale ha il duplice scopo di richiamare sia il logo del cinquantesimo anniversario (nel quale aveva la stessa funzione) sia il logo ufficiale della Trentini nel Mondo. La presenza della data di fondazione «1957» vuole dare forza all’evento e rendere più completo il logo. Le varie proposte di logo fra le quali la giunta dell’Associazione ha fatto la sua scelta, sono state elaborate da Ilaria Turco.

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Partecipazione e condivisione

condivisione dell’intera rete. È sicuramente banale e forse un po’ infantile rifarsi al motto dei tre moschettieri «uno per tutti e tutti per uno», ma sicuramente in questo caso è l’immagine che più ci può rappresentare. La Trentini nel Mondo di questo è convinta, tanto è vero che da qualche tempo ormai sta adot-

tando la stessa regola con i suoi Circoli. Solo con la condivisione di uno spirito comune e con la partecipazione e la collaborazione reciproca si potrà guardare avanti con fiducia verso un futuro che potrà dare il giusto riconoscimento all’attività della nostra Associazione. E la stessa cosa deve valere per l’UNAIE.

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È in questo senso che la Trentini nel Mondo ha accettato - su proposta unanime delle altre Associazioni - di svolgere il compito di segreteria generale, così come il direttore della Trentini nel Mondo, Francesco Bocchetti, ha accettato l’incarico di direttore dell’UNAIE. Per noi è un onere e una responsabilità in più, ma è anche il riconoscimento della nostra capacità, della nostra serietà e del senso del dovere che ci ha portato a tagliare con orgoglio il traguardo dei 60 anni di attività. Alberto Tafner 2 - 2017


ATTUALITÀ LA PRESENTAZIONE È STATA FATTA IL 1° FEBBRAIO A SÃO JOAQUIM, IN BRASILE, ALLA PRESENZA DEGLI AUTORI, PORRO E STEFANINI

Un libro sul progetto per lo sviluppo della viticoltura di Santa Catarina «Tecnologie per lo sviluppo della vitivinicoltura di Santa Catarina» è il titolo del libro di Duilio Porro e Marco Stefanini, presentato l’1 febbraio a São Joaquim (Santa Catarina - Brasile), nel quale sono illustrati svolgimento e risultati del progetto finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento, dall’Università Federale di Santa Catarina (UFSC) e dall’EPAGRI, che è stato curato dall’Associazione Trentini del Mondo e dalla Fondazione Edmund Mach. In rappresentanza della Trentini nel mon-

do, alla presentazione ha partecipato Iracema Moser Cani (nella foto), coordinatrice dei Circoli trentini del Brasile, che ha portato il saluto dell’Associazione e dei Circoli. Nel suo intervento ha espresso soddisfazione e gratitudine per quanto ottenuto con la realizzazione del progetto, che consolida e apre nuove prospettive al settore vitivini-

colo e ha ricordato alcuni momenti salienti della proficua collaborazione fra Trentino e Santa Catarina nel settore enologico, come il progetto che ha dato avvio alla Vinícola San Michele di Rodeio e la possibilità offerta dall’Istituto agrario di San Michele all’Adige a giovani discendenti di emigrati trentini di specializzarsi. Su queste pagine riportiamo alcuni stralci della prefazione al libro scritta dal direttore della Trentini nel mondo e una nota degli autori Duilio Porro e Marco Stefanini.

Il progetto rappresenta un salto di qualità

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l progetto «Tecnologie per lo sviluppo della vitivinicoltura di Santa Catarina» è un moderno progetto di ricerca realizzato dalla Fondazione Edmund Mach, dall’Università Federale di Santa Catarina in Brasile, da Epagri (Ente per lo sviluppo e la ricerca agricola brasiliano), da SEBRAE (Ente per il sostegno alle piccole e medie imprese brasiliano), con il coordinamento dell’Associazione Trentini nel mondo onlus e il sostegno finanziario della Provincia Autonoma di Trento. Il ruolo dell’Associazione Trentini nel mondo in questo progetto è stato di facilitazione e accompagnamento nei rapporti tra i partner brasiliani e quelli

italiani. L’associazione ha inoltre curato la gestione finanziaria e ha affrontato i problemi pratici che via via si sono presentati nella realizzazione del progetto. Il valore aggiunto dell’Associazione all’interno del progetto è

rappresentato dal pluridecennale rapporto con le comunità di origine trentina negli stati di Santa Catarina, dove sono presenti numerosi Circoli trentini e in cui, in diverse località, le comunità trentine rappresentano una

porzione rilevante o addirittura maggioritaria della popolazione. Il progetto rappresenta un vero e proprio salto di qualità che riflette il percorso di crescita e di emancipazione delle comunità trentino brasiliane. Progressivamente, dai primi interventi degli anni ’80 si è compiuta una trasformazione, in cui i Trentini del Brasile si sono trasformati da beneficiari a partner nelle relazioni, e il Trentino di oggi riconosce questo progresso e si attiva per portare la relazione ad un livello nuovo. Se agli inizi i primi giovani discendenti si formavano alla Scuola di San Michele, oggi vediamo professori e ricercatori

GRAZIE ALLA PRESENZA IN LOCO DEI CIRCOLI, L’ASSOCIAZIONE HA FAVORITO LE RELAZIONI FRA ENTI TRENTINI E BRASILIANI

In Brasile la Trentini nel mondo ha svolto un importante ruolo di coordinamento Non è un caso se fin dai primi passi della collaborazione tra la Provincia Autonoma di Trento, l’Associazione Trentini nel mondo e le comunità trentino-brasiliane, il settore vinicolo abbia rappresentato un terreno di incontro. Già alla fine degli anni ’80, quando il Trentino ebbe piena consapevolezza dell’esistenza di comunità originarie della nostra provincia in diversi angoli del mondo e in Brasile in particolare, è nata l’intenzione di sostenere queste comunità, spesso periferiche, marginali e disagiate rispetto al paese di accoglienza. A questo fine, venne attivato un programma che consentiva ad alcuni giovani delle nostre comunità all’estero, in parecchi casi ancora prevalentemente agricole, di frequentare corsi di studio e di specializzazione presso l’Istituto Agrario di San Michele all’Adige. L’obiettivo era di formare tecnici capaci e aggiornati che potessero dare un contributo importante alla modernizzazione dell’attività agricola nelle loro comunità di origine. Oltre alla professionalizzazione delle singole 2 - 2017

persone, infatti, si intendeva dare risposta ai bisogni delle comunità. Si costituirono due gruppi di lavoro, uno dedicato ad Argentina e Uruguay, l’altro al Brasile, coordinati da funzionari della Provincia e composti da esponenti di diverse realtà trentine tra cui anche l’Associazione Trentini nel mondo in rappresentanza del mondo dell’emigrazione. Il settore della viticoltura venne da subito individuato tra quelli prioritari in Brasile, e proprio in questo settore vennero impiegate le maggiori energie realizzando due cantine vinicole e due vivai per la produzione di barbatelle certificate esenti da virus. Le iniziative nel settore viticolo nel sud del Brasile hanno rappresentato il fiore all’occhiello dell’attività di cooperazione finanziata dalla Provincia Autonoma di Trento nel Sud del Brasile, sia per gli ottimi esiti realizzati che per la capacità di coinvolgere attivamente istituzioni prestigiose trentine e brasiliane, mettendo in contatto energie, conoscenze e competenze in grado di produrre importanti collaborazioni. Il ruolo di coordinamento dell’Associazione Trentini nel mondo è

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ATTUALITÀ LE CONSIDERAZIONI E I RINGRAZIAMENTI DEI DUE AUTORI

Sono 36 le varietà di vite studiate grazie al progetto Sono molti i produttori interessati ai risultati della ricerca, perché consentono di poter scegliere i vitigni bianchi e rossi più adattati alle diverse condizioni climatiche e per diversi obiettivi enologici

di origine trentina che affiancano i ricercatori della Fondazione Mach negli studi e nelle pubblicazioni internazionali. Una nuova relazione quindi, non più tesa alla soddisfazione di bisogni diretti, all’aiuto economico, ma allo scambio di conoscenza, allo studio comune, alla ricerca non solo di nuove nozioni sulla coltivazione della vite ma soprattutto di opportu-

La presentazione del Libro «Tecnologias para o desevolvimento da vitivinicultura de Santa Catarina» è stata una occasione molto importante per noi autori e tutti i colleghi ricercatori coinvolti, per poter rendere fruibile a molti viticoltori di Santa Catarina i risultati più importanti di questo progetto. Il progetto prevedeva lo studio di adattamento di 36 varietà di vite, per lo più coltivate nelle diverse regioni italiane, nelle zone viticole dello Stato di Santa Catarina in Brasile. Si è scelto questo Stato in quanto è uno stato con una rilevante presenza di discendenti di emigrati dal Trentino e perché diversi produttori richiedevano innovazioni per poter produrre vini sempre più adatti anche alle richieste del mercato locale. Tali studi sono stati possibili grazie alla condivisione e al coinvolgimento dei professori dell’UFSC e dei ricercatori dell’EPAGRI, che con cura hanno raccolto i dati, della fenologia dei diversi vitigni, i dati relativi alla quantità e qualità della produzione delle viti. Le uve raccolte sono state vinificate e i vini ottenuti sono stati sottoposti al giudizio di un panel di degustatori addestrato. La presentazione a San Joaquim venerdì 1 febbraio 2017 è stata una occasione felice di incontrare molti produttori interessati ai risultati, in quanto i campi sperimentali sono stati oggetto di visite in numerose occasioni, e si attendeva la sintesi di questo progetto per poter scegliere vitigni bianchi e rossi più adattati alle diverse condizioni climatiche e per diversi obiettivi enologici. La presenza di molti enologi giovani che operano nello Stato di Santa Catarina e molti colleghi del Rio Grande do Sul, evidenzia

nità di lavoro, di crescita e di scambio che possano dare frutti tanto in Brasile come in Trentino. Si realizza così in parte il sogno dell’emigrante, che partiva in nave nascondendo nei bauli le talee e segretamente accudendole durante la lunga traversata, progettava di riproporre oltre l’oceano la parte migliore della propria terra d’origine. Francesco Bocchetti

Una foto che risale ai «primi passi» della «Vinicola San Michele» a Rodeio.

stato importante proprio per la capacità di avviare e sviluppare queste collaborazioni e di essere ponte tra realtà diverse come quella brasiliana e quella trentina. Attraverso il rapporto privilegiato con la comunità trentino-brasiliana la Trentini nel mondo ha favorito le relazioni tra i tecnici dell’Istituto Agrario di San Michele – Fondazione Edmund Mach e quelli dell’Università Federale di Santa Catarina, di SEBRAE, EPAGRI. (F.B.)

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come è ormai indispensabile la conoscenza della materia prima (uva) per poter produrre un vino importante. Per noi autori del libro, nel quale vi sono molti contributi dei ricercatori brasiliani, non è stato indifferente l’aspetto umano: il progetto ha permesso infatti, di conoscere e collaborare con un gruppo di ricercatori preparati e molto attenti ad imparare, come è accaduto nel corso di formazione realizzato insieme al dott. Zorer nel 2010 e nelle successive visite ai vigneti o in fase di valutazione dei vini sperimentali. In questi anni la Fondazione è stata meta per diversi colleghi brasiliani di periodi di formazione nell’ambito del proprio dottorato o per periodi di stage per imparare al meglio le diverse discipline. Da ultimo ma non per importanza, un ringraziamento a tutte le persone che hanno reso possibile questo progetto e hanno autorizzato la nostra presenza in tutte le fasi del progetto stesso: in particolare Ciro Russo, che ha sempre sentito l’importanza del progetto e per la fiducia che ha riposto in noi ricercatori di FEM; la Vinicola di San Michele a Rodeio (con Marcelo e Silnei) perché hanno fornito quel supporto non solo tecnico per potersi sentire a casa propria all’estero e Afonso Voltolini, che ci ha sempre accompagnato e fatto da interprete in tutte le circostanze, fino a quando anche noi abbiamo cominciato a parlare in portoghese. La decisione da parte dei partner brasiliani di iniziare un nuovo progetto con la richiesta dei ricercatori di FEM come consulenti, a finanziamento 100% brasiliano, credo comunque sia il risultato più concreto che ciò che si è seminato durante il progetto terminato sta dando frutti importanti. Duilio Porro/Marco Stefanini 2 - 2017


ATTUALITÀ DEL PROBLEMA SI È PARLATO NELL’INCONTRO TRA «FAIM» E IL COORDINAMENTO DELLE REGIONI

Verso gli italiani all’estero c’è una ridotta sensibilità

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l 26 e il 27 gennaio scorsi, presso la nuova sede del Faim, in via Aldrovandi a Roma, si sono svolte le riunioni del Comitato di Coordinamento e del Consiglio Direttivo del FAIM. Gli incontri hanno consentito di mettere a punto il piano di attività del Forum sulla base delle linee di progettualità definite e decise dall’assemblea costitutiva di aprile scorso e dei successivi sviluppi dell’articolazione operativa del Faim. Importante e produttivo l’incontro con il Coordinamento delle Regioni che si è svolto nella giornata del 26, che ha visto la partecipazione di Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Liguria, Marche, Molise, Puglia, Toscana e Provincia autonoma di Trento. La discussione ha consentito di registrare un’ampia convergenza e condivisione dei problemi in campo, a partire dalla ridotta sensibilità che si registra a livello nazionale e regionale rispetto agli italiani all’estero e delle modalità di azione congiunta che si rendono necessarie in particolare sul versante della nuova emigrazione e nel complesso delle questioni che riguardano le nostre collettività, superando approcci riduttivi e cercando di far prevalere una logica di azione in rete tra le diverse realtà regionali. Il Faim e il Coordinamento delle Regioni auspicano l’intensificazione della cooperazione tra mondo associativo e istituzionale e l’inaugurazione di politiche e progettualità interregionali, sviluppando azioni che possano dare risposte ad alcune delle priorità e delle opportunità in campo. È

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È stato espresso il comune auspicio che i governi regionali recepiscano rapidamente i cambiamenti importanti che sono intervenuti nella composizione dell’emigrazione italiana e si dotino di risorse, strumenti e modalità nuove di azione

decisivo, a questo proposito che i governi regionali recepiscano rapidamente i cambiamenti importanti che sono intervenuti nella composizione della nostra emigrazione e si dotino di risorse, strumenti e modalità nuove di azione. È stato deciso che il confronto tra Coordinamento delle Regioni e Faim prosegua e si intensifichi nei prossimi mesi con l’obiettivo di costruire un quadro di riferimento di analisi e di operatività che possa essere messo a disposizione delle istituzioni e del mondo associativo in generale. Nella stessa giornata il Coordinamento del Faim ha definito le proposte da portare alla valutazione del Consiglio Direttivo del 27 gennaio. I lavori del Direttivo, presieduti da Rodolfo Ricci e Giuseppe Abbati e a cui hanno partecipato anche componenti provenienti da Argentina, Australia, Belgio,

Francia, Germania, Spagna, Svizzera, si sono aperti con la relazione del portavoce on. Franco Narducci e dei responsabili delle aree organizzazione, Rino Giuliani, dell’area progettualità, Roberto Volpini e dell’area informazione e comunicazione, Franco Dotolo. Franco Narducci ha riassunto il percorso unitario che ha caratterizzato la nascita del Forum a partire dagli Stati Generali dell’Associazionismo del luglio 2015 sottolineando il carattere unitario che lo ha contraddistinto e che costituisce una importante novità aggregativa della rappresentanza sociale che raccoglie complessivamente una rete di oltre 1.500 associazioni singole e aderenti alle maggiori reti associative nazionali, regionali e di diversi paesi. Ha sottolineato inoltre l’apprezzamento registrato sia a livello istituzionale che sociale

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verso la nascita del Faim e i suoi obiettivi che nell’arco del 2017 dovranno vedere una prima concretizzazione operativa con la realizzazione dei primi Forum paese, su cui si è poi concentrata la relazione di Rino Giuliani e sulla realizzazione di momenti di analisi e discussione come il Convegno internazionale sull’Emigrazione in tempo di crisi che si svolgerà entro il mese di giugno e su cui ha poi relazionato Roberto Volpini, il quale ha anche presentato il Comitato scientifico che accompagnerà il lavoro del Faim, costituito da importanti esponenti del mondo universitario e della ricerca sociale. Franco Dotolo ha poi relazionato sull’area Informazione e comunicazione sottolineando la necessità di strutturare forme di comunicazione e condivisione interna tra gli aderenti e di profilo esterno del Forum che dovrà avvalersi delle necessarie strumentazioni e competenze che saranno attivate con un apposito gruppo di lavoro. Altri due gruppi di lavoro fondamentali per l’attività del Faim sono quello sulla internazionalizzazione, su cui ha relazionato il vice presidente Giuseppe Abbati che ne ha assunto la direzione e che ha rivolto un forte appello ai nostri connazionali a far parte del gruppo di lavoro e studio, e quello su nuova emigrazione e immigrazione affidati congiuntamente a Massimo Angrisano e Pietro Lunetto. A conclusione del dibattito, il Consiglio Direttivo ha approvato il bilancio consuntivo 2016 e il bilancio preventivo 2017.


GENTE E FATTI NATO A SACCO NEL 1930, EMIGRATO IN SVIZZERA, ERA STATO FRA I PROMOTORI DELLA CONSULTA DELL’EMIGRAZIONE

Grande cordoglio per Giovanni Petrolli La Trentini nel Mondo compie fra poco 60 anni di età. È una lunga storia per un’associazione che accoglie migliaia di soci in tutto il mondo. I protagonisti di cui molti non più tra noi, ci hanno lasciato una grande eredità di affetti e di impegni. Gli ideali che hanno ispirato la loro vita possono ancora motivare il nostro impegno odierno. Serbare il loro ricordo ed emularne l’esempio è pagare il debito di riconoscenza che abbiamo contratto con loro e trasmettere a quelli che ci succederanno il loro messaggio ed il loro retaggio. Giovanni Petrolli che ci ha lasciato l’8 febbraio scorso, va annoverato fra questi. Era nato il 30 marzo 1930 a Sacco di Rovereto. In una sua nota autobiografica, riportata in calce al libro da lui scritto su Alberto Alberti, scrive: «primogenito in una famiglia di sette figli, a 19 anni, dopo la prematura morte del padre, deve contribuire materialmente alle necessità familiari in una situazione determinante per la sua formazione». Emigra in Svizzera, a Zofingen, dove nel 1971 è fra i fondatori del Circolo Trentino di cui viene eletto anche presidente; carica che ricoprirà fino al suo rientro in Trentino dove verso la fine degli

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bbiamo ricevuto la notizia della scomparsa del caro Giovanni Petrolli: riposi in pace! Il 27 marzo 1988 era qui con noi a darci una mano nella redazione dell’«Atto di Costituzione» del Circolo Trentino di San Nicolás de los Arroyos (Argentina), in veste di ambasciatore o... braccio destro del dott. Bruno Fronza. Ambedue esempi nel cammino del volontariato! Giovanni era molto stimato, specialmente qui a San Nicolás dove veniva a farci visita con certa frequenza, per aver scritto il libro sulla vita e l’opera del dottor Alberto Alberti, di Aldeno, medico filantropo, che si era stabilito in questa città. Con amore, impegno e dedizione Petrolli aveva raccolto ogni elemento ed ogni circostanza per portare a termine quella sua missione, conclusa con soddisfazione! Diversi amici e soci del Circolo, delle famiglie Pola, Balestra,

19 giugno del 1971 (nella foto a destra un momentio del suo intervento). La componevano i presidenti dei circoli trentini d’Europa e Giovanni Petrolli era fra questi e venne in seguito nominato membro del Comitato provinciale dell’ emigrazione fino agli anni Novanta, portando avanti in particolare la causa dei circoli. Questa prima Consulta sollecitò con insistenza la Provincia perché si occupasse in modo concreto e coerente dei problemi dell’emigrazione e delle condizioni dei nostri emigrati nel mondo. È del 1975 la prima legge provinciale sull’emigrazione. In essa è disciplinata la composizione e le competenze della consulta e gli interventi della Provincia per la promozione di una politica organica nel campo dell’emigrazione. L’impegno di Petrolli si è estrinsecato in questo ambito anche dopo il suo rientro in Trentino. Egli si è dedicato alla ricerca dei discendenti dei Trentini all’estero. Ha promosso i raduni dei Petrolli nel mondo e in particolare quelli dell’Argentina organizzando incontri fra tutti quelli che portavano il suo cognome. Ha scritto un libro per far conoscere Alberto Alberti neurochirurgo trentino nato ad Aldeno

anni Settanta verrà assunto dalla Grundig di Rovereto. Come presidente del Circolo di Zofingen stabilisce e coordina una stretta collaborazione con gli altri Circoli Trentini della Svizzera e interagisce anche con le associazioni italiane ed elvetiche che operano nel campo umanitario e sociale portando un fattivo contributo. I presidenti dei Circoli Trentini della Svizzera hanno costituito il nucleo del comitato promotore che per primo propose, con un documento elaborato in un convegno che si svolse a Winterthur, l’istituzione di una Consulta Provinciale dell’Emigrazione che vide poi la luce a Trento il

I messaggi di condoglianze del Circolo di San Nicolas de los Arroyos e della Trentini nel mondo Manfredi che hanno avuto contatti con la famiglia di Giovanni Petrolli, insieme con ogni trentino di qui che lo ha conosciuto, desiderano far pervenire alla sua famiglia sentite condoglianze, unite alla nostra espressione di gratitudine verso il caro defunto.

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a Trentini nel mondo esprime ai familiari il suo cordoglio per la scomparsa di Giovanni Petrolli. L’Associazione ricorda con affetto e gratitudine la sua figura di lavoratore e di emigrato che ha dedicato il suo tempo,

Enrique Balestra Presidente del Circolo trentino di San Nicolas de los Arroyos

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nel 1856 e morto in Argentina a Santa Fe nel 1913. Alberto Alberti scienziato a livello europeo, allievo di Lombroso, fu defraudato della paternità di una fondamentale scoperta sulla mappatura del cervello. Nei suoi impegni non ha mai dimenticato i problemi del mondo dell’emigrazione e dei Circoli della Trentini Ferruccio Pisoni del mondo. le sue energie e le sue idee alle comunità degli emigrati trentini, in Europa e nel mondo. È stato fra i fondatori del Circolo di Zofingen, ha promosso iniziative di solidarietà, ha lottato perché migliorassero le condizioni degli emigrati, ha sollecitato l’istituzione della Consulta dell’emigrazione e ne è stato diligente e combattivo componente. Con le sue ricerche e i suoi scritti ha dato risalto e valore alle storie collettive e di singoli personaggi dell’emigrazione trentina. La Trentini nel mondo lo annovera fra le persone a cui l’Associazione deve riconoscenza e lo ricorderà come una figura di rilievo nella storia recente dell’emigrazione trentina, come esempio di dedizione alla vita associativa e di attaccamento ai valori più autentici della sua terra di origine. 2 - 2017


GENTE E FATTI Su questa pagina, da destra in senso orario: Angela davanti al bar «Trento Caffè»; in un’aula della scuola Alcide De Gasperi durante una lezione di storia; Caterina Pezzani vicino al busto di De Gasperi, opera dell’artista Othmar Winkler; Angela davanti alla chiesa di S. Maria Assunta, costruita dagli emigrati trentini.

«A La Serena, ospite dei trentini mi sono sentita molto a casa»

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na breve presentazione: mi chiamo Angela Lieberg e vivo nelle vicinanze di Berlino. Sono figlia di Marisa de Dal Lago, una delle fondatrici del Circolo Trentino di Dortmund. Come mia madre, anch’io sono insegnante e, precisamente, d’inglese, spagnolo e geografia. Per perfezionare il mio spagnolo e conoscere un Paese che presenta quasi tutte le zone climatiche della Terra, dal novembre del 2016 al gennaio 2017 ho intrapreso un viaggio in Cile. La Serena, una città costiera del nord in una regione semidesertica, fu una delle mie tappe. Mia madre, venuta a mancare nel 2013, mi menzionava spesso questa città in particolare perché era una delle mete di emigrazione dei trentini negli anni 50 del secolo scorso. Anche mio nonno aveva maturato allora l’intenzione di emigrare là con la sua famiglia, cioè anche con mia madre. E la mia mamma raccontava di esserne entusiasta. Alla fine però non se ne fece niente e rimasero nel nostro bel Trentino. 80 famiglie trentine si avventurarono verso il nuovo mondo. Grazie ad internet scoprii l’esistenza della Scuola Italiana Alcide De Gasperi, fondata a La Serena 25 anni fa, fra gli altri, anche da Caterina Pezzani, una trentina originaria di Vermiglio, val di Sole. Lei emigrò in Cile con 2 - 2017

Angela Lieberg, insegnante, vive a Berlino ed è figlia di una della fondatrici del Circolo di Dortmund: durante un suo viaggio in Cile ha visitato la città nella quale anche suo nonno avrebbe voluto emigrare con la sua famiglia sua madre e le sue sorelle nell’anno 1952, all’età di undici anni. Mi ero proposta assolutamente di conoscerla. Mandai un e-mail alla Scuola Italiana di La Serena e la segretaria mi rispose subito. Così si concretizzò l’incontro: il 6 dicembre, non senza un po’ di

batticuore, presi l’autobus che dal centro di La Serena mi portò alla scuola, che si trova in periferia. Alle ore 10 conobbi la signora Caterina Pezzani. Che emozione! Ci incontrammo in un ufficio della scuola assieme al preside Carlos Slomp Burger. Come

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insegnante fu per me particolarmente interessante conoscere la loro scuola, grande e bella. Questa scuola viene frequentata all’incirca da 700 allievi, in maggioranza di origine italiana, ma è aperta a tutti ed offre tutti i livelli d’insegnamento, dalla scuola materna alla scuola superiore. Mi diedero la possibilità di partecipare ad una lezione di storia in una classe superiore. Stavano trattando il tema dell’Unione Europea. Così ebbi l’opportunità di contribuire con il mio parere illustrandone l’importanza. Inoltre parlammo della


GENTE E FATTI GRAZIE A UN’IDEA LANCIATA DA UNA STUDENTESSA DI PREDAZZO

Indimenticabile soggiorno sulle piste da sci in Trentino per 29 studenti di Amatrice «La felicità è reale solo se condivisa»: è questa la frase incisa sulla targa che gli studenti del Liceo Scientifico Caprarica di Amatrice (la scuola costruita a tempo di record dalla Provincia di Trento dopo il primo violento sisma dell’agosto 2016), che hanno trascorso una settimana in Val di Fiemme, hanno portato agli studenti dell’Istituto «La Rosa Bianca» di Predazzo, che hanno reso possibile il loro soggiorno sulle nevi del Trentino. Era stata una studentessa che frequenta il secondo anno, Maria Chiara Corso, a lanciare l’idea di rinunciare alla gita scolastica per offrire l’opportunità di una «settimana bianca» ai «colleghi» di Amatrice. La proposta, che prevedeva l’ospitalità presso le famiglie, ha raccolto in pochi giorni l’adesione di sette classi. Una proposta che ha coinvolto l’intera comunità, quella delle Valli di Fiemme e di Fassa, e la Provincia stessa, che si sono mobilitate per assicurare ai 29 studenti di Amatrice un soggiorno

Angela al centro, con il preside della scuola Alcide De Gasperi, Carlos Slomp Burger, e Caterina Pezzani con in mano una copia della nostra rivista.

Brexit e del referendum di Renzi. Con Caterina Pezzani lasciai la scuola e ci avviammo alla zona dove il secolo scorso arrivarono a La Serena le 80 famiglie trentine. Vivevano in capanne senza luce ed acqua corrente. La terra da lavorare era di pessima qualità: solo sabbia, sassi e palude. Alla fine vi rimasero solo otto famiglie che lavorarono sodo per un periodo lungo prima di poter migliorare il loro livello di vita. Adesso stanno tutti molto bene. Attualmente rappresentano solo lo 0,1 per cento della popolazione di La Serena. Però la comunità trentina gestisce il 50 per cento di tutte le attività aziendali! Complimenti!

Con Caterina abbiamo visitato anche la chiesa S. Maria Assunta, costruita dai trentini stessi negli anni 50 del secolo scorso. L’incontro si è concluso con un invito a pranzo a casa di Caterina: risotto e carne preparati come si usa in Trentino. Dopo più di sessanta anni in Cile, Caterina conserva ancora le buone tradizioni trentine. Mi sono sentita molto a casa. Grazie, Caterina! Durante tutta la visita mi stava accanto nei pensieri mia madre. È grazie a lei che mi sono recata a La Serena e che ho potuto vivere questa bellissima esperienza visitando il Cile. Grazie, mamma!

gratuito che rimarrà per sempre nei loro ricordi. Ad accogliere ufficialmente gli studenti di Amatrice, nella palestra dell’Istituto «La Rosa Bianca», il 21 febbraio scorso, c’era tutta la scuola con la professoressa Maria Cristina Giacomelli, vicaria del dirigente, il corpo insegnante della scuola, i rappresentanti delle istituzioni e delle realtà locali, ma anche, a nome del governatore Rossi e dell’intera Giunta provinciale, l’assessore Mauro Gilmozzi. Un incontro breve ma intenso, carico di emozioni e di entusiasmo, di parole che arrivano dal cuore. Poi tutti sulle piste del Lusia, per la prima giornata sulla neve, con gli sci prestati dalla Scuola Alpina della Guardia di Finanza e la disponibilità, oltre che della Provincia, delle società di impianti a fune, di Trentino Trasporti, del Museo Geologico di Predazzo e del MUSE che gli studenti del Liceo Caprarica di Amatrice hanno visitato prima di fare ritorno a casa.

Angela Lieberg Circolo Trentino Dortmund

Concorso nelle scuole di Ouro Fino per ricordare la figura di Rino Zandonai Si chiama Isabela Megale Cecconi, ha quattordici anni e frequenta la «Escola Estadual Coronel Paiva» di Ouro Fino (Minas Gerais - Brasile), la studentessa che ha vinto il concorso promosso dal Circolo trentino di Ouro Fino. I partecipanti dovevano scrivere un tema che parlasse di Rino Zandonai e del Trentino. Nel suo lavoro di selezione, la giuria è stata affiancata da una rappresentante

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della «Academia Ouro-finense de Letras e Artses». La vincitrice si è aggiudicata un notebook. A consegnare il premio sono stati Paulo Henrique Chisté, del Circolo trentino, e Lucas Sabbatini Barbosa, della redazione del quotidiano «Jornal Folha de Ouro». Aline Gonçalves, l’insegnante di portoghese di Isabela, ha affermato che il concorso è importante e utile. 2 - 2017


GENTE E FATTI LE LETTERE SONO GELOSAMENTE CUSTODITE DA MARCO OSSANNA, DI SFRUZ

Prezioso carteggio fra un nipote e i carissimi nonni mai incontrati «Carissimi noni, con e queste due righe vi faccio sapere che sto benissimo…» A scrivere è Richard, un bambino di dieci anni, nato a Trinidad in Colorado. Scrive in italiano, racconta ai nonni che a scuola va bene, che gli piace la musica, fa loro gli auguri di Natale e di buon anno, invia un dollaro per renderli partecipi di una piccola porzione di vita di tutti i giorni, e solenne conclude «…mi firmo per sempre vostro Nipotino». La lettera è stata spedita nel 1906, a quei nonni che non ha mai visto di persona, ma di cui sente sicuramente tanto parlare. Angelo, il padre di Richard, nato nel 1866 a Sfruz, in Val di Non, come tanti altri da tutto il Trentino a fine secolo emigra per cercare fortuna oltre oceano. Parte forse nel 1891 lasciando la famiglia nel piccolo paese della Predaia, ed approda a New York. Prosegue il viaggio in cerca di sistemazione, di un lavoro e di una casa, fino ad arrivare in Colorado. A Trinidad trova un impiego nelle miniere di carbone, e Mary, figlia di italiani, che diventa sua moglie. Nel 1896 nasce Richard, nel quartiere di Engleville - Las animas. Negli anni scrive varie lettere ai nonni, ancora conservate con cura da Marco Ossanna,

discendente di coloro che rimasero a Sfruz. Di Richard che scriveva con il pennino, in modo curato ai suoi nonni lontani, si hanno poche informazioni, perse nel tempo, emerse dai pochi archivi che restituiscono piccoli frammenti di una vita intera. Dal censimento dl 1910 risulta che viveva con la famiglia e che aveva due sorelle e un fratellino di dieci anni più giovane. Con loro risiedeva anche un cugino e un ospite, chiaramente di origini trentine: Alessandro Bonadiman. Un registro dell’esercito riporta che nel 1917 era in Kansas, che era apprendista macchinista e che aveva gli occhi grigi ed i capelli scuri. Non ha combattuto ma ha assolto al suo obbligo di leva. Nei primi anni 20 forse fu impiegato nell’ufficio postale della città dal quale si licenziò nel 1923. Il censimento del 1930 lo colloca a Pittsburg (Kansans), dove viveva con i genitori ed il fratello Frank. Nel 1935 nel cimitero cattolico viene sepolto suo padre e pochi anni dopo la mamma. Nel 1940 il censimento lo registra a Bent, in Colorado, dove risulta essere in cura. Si sposta altre volte, sempre lungo le direttrici della ferrovia: forse perché ha continuato a

fare il macchinista? L’ultima informazione è del 1951, quando a Pittsburg, il 5 gennaio, viene sepolto vicino i genitori. Non si è mai sposato. Non sappiamo se ha continuato a interessarsi di musica, o cosa abbia fatto di preciso nel corso degli anni, sappiamo solo che nel 1906, nonno Alfonso a Sfruz stava aprendo con emozione una sua lettera spedita dall’America. Ilaria Turco

Pizzini «firma» la storia romanzata del missionario Angelo Confalonieri «Questa figura raccontata col piglio di un Chatwin è una vera intuizione narrativa. Peccato che non esista più, temo, un cinema capace di raccontare una simile storia»: sono queste le parole del noto regista italiano Pupi Avati che compaiono nella fascetta sulla copertina di «L’incredibile storia di Nagoyo», libro scritto da Rolando Pizzini (96 pagine, edizioni 131). È la storia romanzata di Angelo Confalonieri, missionario originario di Riva del Garda, il primo bianco che a metà dell’Ottocento visse con e per gli aborigeni d’Australia. Una storia intensa, vera.

Rolando Pizzini è stato il coordinatore della ricerca italo-australiana che ha portato alla luce la vicenda di questo missionario atipico ed anticipatore dei tempi. Il romanzo, che sa toccare sentimenti profondi, conduce il lettore in Australia e fa assaporare la spiritualità aborigena e quella più autenticamente antimoralistica dei vangeli. Un’operazione letteraria non facile ma perfettamente riuscita, come testimonia la citazione di Pupi Avati sulla copertina. Oltre che in libreria, il libro è disponibile per l’acquisto sul sito della casa editrice, www.edizioni31.it

Joares Ponticelli sindaco di Tubarão Il 1° gennaio scorso Joares Ponticelli, socio del Circolo trentino di Florianopolis (Santa Catarina - Brasile), ha assunto l’incarico di sindaco di Tubarão, città di circa centomila abitanti. Dal 1999 al 2015 è stato deputato presso l’assemblea legislativa dello stato di Santa Catarina, della quale nel 2013 è stato anche presidente. 2 - 2017

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60 ANNI D’EUROPA

Una nuova rubrica per i 60 anni dell’Unione Europea Il numero 60 che si fonde alla forma dell’ovale aperto che richiama il gesto di un abbraccio, la comunità, e lo sviluppo del cerchio che rimanda all’aula del Parlamento europeo, simbolo della rappresentanza dei cittadini dell’Unione. È questo il logo dedicato ai 60 anni dei Trattati di Roma, scelto dal Dipartimento Politiche Europee e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca attraverso un concorso che ha visto la partecipazione delle scuole di ogni ordine e grado. I 60 anni della firma dei Trattati di Roma,

considerati come uno dei momenti storici più significativi del processo di integrazione europea, ricorrono il 25 marzo prossimo, giorno in cui si svolgerà la «Conferenza di Roma», alla presenza delle istituzioni italiane ed europee, un appuntamento che fa parte del ciclo di iniziative ed eventi per stimolare il dibattito e la riflessione sul futuro del progetto europeo, soprattutto tra le giovani generazioni, promosso dal Dipartimento per le Politiche Europee, in coordinamento con le istituzioni italiane ed europee Prendendo spunto da questa ricorrenza, a partire da questo numro il nostro giornale ospita una nuova rubrica dedicata all’Unione Europea, curata da Vittorino Rodaro. © European Union 2016

DOPO LA SECONDA GUERRA MONDIALE LA SUA REALIZZAZIONE HA FAVORITO LA RIPRESA ECONOMICA E LA PACE

Europa unita, un progetto lungimirante e innovativo per il vecchio continente

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’Unione europea sta attraversando uno dei periodi più difficili della sua storia. Crisi economica, terrorismo, rigurgiti nazionalistici, governance politiche fragili e prive di visione minacciano quello che è stato definito il progetto più innovativo e più lungimirante del vecchio continente dopo il secondo conflitto mondiale. Ma per capire dove va l’Europa bisogna chiederci cos’è l’Europa. Su questa domanda si sono cimentati, fin dalle origini, scrittori, storici, filosofi, artisti, viaggiatori. L’idea di Europa affonda le sue radici nel mito. Il mito è quasi sempre all’origine dei processi che chiamiamo civilizzazioni. Sul mito di Europa, la fanciulla fenicia rapita dal toro e approdata all’isola di Creta, si innesta e si fa strada quel lungo processo che, a partire dalla Grecia, definisce

Il cammino della costruzione europea è sempre stato accompagnato da un conflitto tra la tutela di interessi/egoismi nazionali e la promozione dell’interesse di tutti i cittadini europei. di VITTORINO RODARO nel tempo e nello spazio i tratti caratteristici e distintivi della civilizzazione europea. Un filo rosso lega insieme storia, filosofia, arte, architettura, diritto nel tratteggiare il profilo di una possibile identità europea. Tema complesso e rischioso quello dell’identità, facile da manipolare e utilizzare troppo spesso per calcoli politici di parte. Per quanto riguard riguarda

l’Europa possiamo certamente fare riferimento a una serie di caratteristiche, peculiarità, fasi storico-culturali forti che concorrono a definire un’identità europea inconfondibile: la cultura grecoromana, il Cristianesimo l’Ebraismo e l’Islam, il feudalesimo, la lotta per le investiture, riforma e controriforma, umanesimo e rinascimento, l’illuminismo, il fenomeno della

secolarizzazione e si potrebbe continuare. Non è possibile esaminare nella presente nota questi che sono considerati gli elementi fondativi della civilizzazione e dell’identità europea. Ma possiamo riflettere su un tempo della storia a noi più vicino: la situazione dell’Europa alla fine del secondo conflitto mondiale. Alla carneficina del ’15-’18 si aggiungono gli oltre 70 milioni di morti fra soldati e civili del ’40-’45, distruzioni materiali, morali, odi, risentimenti, disperazione. Nel buio della dittatura fascista 3 italiani, uomini di cultura e di passione civile condannati al confino a Ventotene, Altiero Spinelli, Ernesto Rossi, Eugenio Colorni scrivono sulle cartine per le siga CONTINUA A PAG. 12

L’autore è stato per p anni direttore dell’Ufficio per i rapporti Euro con l’Unione Europea della Provincia Autonoma di Trento Vittorino Rodaro è nato a Varmo, in provincia Laure di Udine, nel 1948. Laureato in sociologia, ha conseguito l’abilitazione aall’insegnamento nelle scuole superiori. Da qu qualche anno insegna Storia dell’integrazione europea all’Università della Terza età in diverse sedi staccate del Trentino. Ha un diploma di Master in Studi eurodell’Univers di Lovanio. pei dell’Università Ha diretto ll’Ufficio per i rapporti l con l’UE della Provincia

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Autonoma di Trento a Bruxelles nell’ambito dell’Euroregione Tirolo-Alto Adige/Südtirol Trentino dal gennaio 2001 al febbraio 2013. È socio della Trentini nel mondo e componente del consiglio di amministrazione dell’Associazione. Dopo questo primo articolo, che tenta di individuare, il più chiaramente possibile, le molteplici sfaccettature della tremenda crisi che colpisce, oggi, l’Unione europea, nei prossimi numeri saranno trattati argomenti monotematici. Per eventuali contatti con l’autore: vittorino.rodaro@gmail.com 2 - 2017


60 ANNI D

 CONTINUA DA PAG. 11 rette il Manifesto per una Europa libera, unita e federale. Nel 1950, con il discorso di Parigi di Robert Schumann, parte l’avventura della costruzione europea. Sei paesi fondatori, Francia, Germania, Italia, Benelux, aprono la strada a quella esperienza di collaborazione e di esercizio condiviso di sovranità per politiche sempre più incisive che accompagnano la ripresa economica e un periodo ininterrotto di pace per il vecchio continente. UNA SERIE DI SUCCESSI

Dalla Comunità Economica del Carbone e dell’Acciaio (CECA) alla Comunità Economica Europea (CEE) attraverso l’elezione del Parlamento europeo a suffragio universale fino all’Unione europea con il Trattato di Maastricht e il Trattato di Lisbona. Politiche importanti come la PAC, coesione territoriale, cultura e formazione (pensiamo solo al progetto ERASMUS che in trent’anni ha permesso la mobilità per ragioni di studio a oltre tre milioni di studenti europei), le competenze su commercio e concorrenza, Shengen e la moneta unica. Una serie di indiscussi successi che hanno aperto la porta ai Paesi dell’Europa orientale e spinto sull’acceleratore dell’integrazione. Ma nonostante questi successi oggi l’Unione europea è bloccata, indecisa, timorosa per il suo futuro, attraversata da pericolose tendenze nazionalistiche in parecchi suoi Stati membri. Crisi economica, disoccupazione, disuguaglianze crescenti, terrorismo hanno fatto dell’Unione europea lo sfogatoio di tutti i risentimenti e della sfiducia dei suoi cittadini. Populismi e razzismi delle destre xenofobe e di qualche sinistra nostalgica alimentano la rabbia di coloro che ritengono l’Europa e l’Euro responsabili di tutti i mali che ci affliggono. È doveroso chiederci cosa non ha funzionato. Bisogna innanzi2 - 2017

tutto dire che il cammino della costruzione europea è sempre stato accompagnato da un conflitto tra la tutela di interessi/egoismi nazionali e la promozione dell’interesse di tutti i cittadini europei. La crisi ha accentuato questo conflitto e allargato il fossato tra i Paesi ricchi del Nord e i Paesi del Meridione d’Europa più fragili e con disavanzi di spesa molto elevati. L’esperienza zoppa della moneta unica, il dogma del rispetto dei parametri del patto di stabilità hanno mortificato pesantemente la ripresa dei Paesi più deboli. La politica monetaria europea, priva dell’armonizzazione delle politiche economiche e fiscali nella zona euro, senza gli interventi coraggiosi del Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, avrebbe condotto al default la Grecia e creato ulteriori, gravissime difficoltà a Paesi come l’Italia gravati da debiti pubblici pesanti. Nonostante questo, i rischi per la moneta unica sono ancora presenti, posto che gli interventi della BCE prima o poi verranno meno.

da un devastante intreccio tra politica-corruzione-criminalità e da una possibile procedura di infrazione per deficit eccessivo. La politica italiana si è avvitata su se stessa in un desolante storytelling di riforme mancate, beghe interne di partito, Parlamento alla ricerca della ‘pietra filosofale’ di un sistema elettorale che abbia un minimo di decenza: insomma, la mediocrazia al potere a tutti i livelli, locale e nazionale. C’è un desolante silenzio, appena turbato da qualche timido sussurro, delle forze politiche nostrane su un importante appuntamento europeo a Roma per il 60° anniversario dei Trattati di Roma il 25 marzo prossimo. In quella occasione si discuterà e si prenderanno decisioni per dare slancio ulteriore al processo di integrazione europea con i Paesi che ci stanno. Si tratta della possibilità di dare vita a cooperazioni rafforzate fra Paesi

© European Union 2016

Europa unita lungimiranmte

Oggi l’Unione europea è bloccata, indecisa, timorosa per il suo futuro, attraversata da pericolose tendenze nazionalistiche in parecchi suoi Stati membri.

La situazione italiana, oltre a che supera i 2.200 miliardi di di interessi pari a 70 miliar da una fragilità struttural da una disoccupazione giova da un’amministrazione pubblic intreccio tra politica, c

LA SITUAZIONE ITALIANA

La situazione italiana, oltre al debito pubblico consolidato che supera i 2.200 miliardi di euro e che implica un esborso di interessi pari a 70 miliardi l’anno, è caratterizzata da una fragilità strutturale del sistema economico, da una disoccupazione giovanile di eccezionale gravità, da un’amministrazione pubblica disastrata,

Il 25 marzo prossimo alla «Conferenza di Roma» si discuterà e si prenderanno decisioni per dare slancio ulteriore al processo di integrazione europea con i Paesi che ci stanno

Dopo la laurea ha lavorato nella e la Cooperazione in Europa cittadina italiana a ricoprire que di quello che ho fatto e non ho Ho incontrato alcune persone d mio “viaggio” , che hanno cam migliore e con le quali ho s 12


D’EUROPA

, un progetto e e innovativo

l debito pubblico consolidato euro e che implica un esborso rdi l’anno, è caratterizzata le del sistema economico, anile di eccezionale gravità, ca disastrata, da un devastante corruzione, criminalità

Crisi economica, disoccupazione, disuguaglianze crescenti, terrorismo hanno fatto dell’Unione Europea lo sfogatoio di tutti i risentimenti e della sfiducia dei suoi cittadini.

membri per politiche più incisive a beneficio dei cittadini europei.

Si potrà così avere un ministro delle finanze e un budget comune per i Paesi della zona euro in grado di contrastare in maniera più tempestiva e più efficace eventuali attacchi speculativi alla moneta unica e in grado di procedere congiuntamente con la BCE per rilanciare l’economia e l’occupazione, soprattutto quella giovanile. E ancora, una procura europea comune e un esercito comune dei Paesi che lo vorranno, in grado di combattere efficacemente il terrorismo islamico e ogni sorta di terrorismo attraverso la creazione di una comune intelligence e un contrasto efficace alla immigrazione clandestina Che fare, quindi, e soprattutto cosa non fare nel nostro Paese:

© EU, 2004

COSA FARE E COSA NON FARE

certamente non uscire dall’Unione europea, sarebbe una follia in un mondo globalizzato dove i piccoli Stati, anche se forti economicamente, non contano nulla; non uscire dall’Euro: il ritorno alla lira sarebbe disastroso per i costi tecnici che comporterebbe e catastrofico per i contratti internazionali in essere tra il sistema Italia e numerosi altri Paesi, europei e non stipulati con la moneta unica. Ma è la struttura economicofinanziaria del nostro Paese nel suo insieme a essere in balia della speculazione dei mercati. Qualcuno ricorda il tasso di inflazione degli anni ’80, superiore al 20% e le cosiddette svalutazioni competitive della lira? È questo che vogliono Grillo e Salvini manovrando vergognosamente le legittime paure e incertezze degli italiani? Di questo c’è bisogno di parlare oggi e, soprattutto, di ragionare nel nostro Paese. Un Paese la cui produttività è cresciuta solo del

Uscire dall’Unione Europea, sarebbe una follia in un mondo globalizzato dove i piccoli Stati, anche se forti economicamente, non contano nulla

a Commissione per la Sicurezza del Senato Americano, prima esto ruolo. «Sono davvero felice alcuna intenzione di smettere. davvero straordinarie in questo mbiato la mia vita rendendola stretto legami indissolubili»

4% dal 2000 ad oggi contro il 19,2% della Germania e il 25,2% della Francia; un Paese la cui crescita è pari allo 0,8%, quattro volte meno della media UE. Siamo pronti a ragionare almeno su questi dati e su questo contesto? C’è qualcuno, fra le forze politiche disposto a spiegare pubblicamente, a parte Draghi, che l’Italia non ha alternative all’Euro e all’Europa? NO A SUPERFICIALITÀ E SEMPLIFICAZIONI

La vogliamo smettere di pensare a elezioni politiche anticipate, indebolendo la meritoria azione del governo Gentiloni, e impegnarci, forze politiche e società civile responsabile, a elaborare proposte credibili e innovative per rilanciare la prospettiva di un’Europa federale attraverso cooperazioni rafforzate per le quali l’Italia deve decidersi con azioni conseguenti? L’appuntamento del 25 marzo a Roma sarà cruciale. Di fronte a una classe politica distratta e di modestissima visione, a un ceto imprenditoriale timoroso e poco propenso all’innovazione, è urgente che la società civile e tutti i cittadini di ogni Paese dell’Unione si preparino consapevolmente alle numerose scadenze elettorali e resistere alla tentazione della superficialità, delle semplificazioni, della demagogia dei vari trumpismi, lepenismi, salvinismi e grillismi. Vittorino Rodaro

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CIRCOLI

70° anniversario del Circolo di Montevideo «La celebrazione di un compleanno è sempre un’occasione di allegria e vitalità e più sono gli anni che si festeggiano, più c’è gioia e felicità. Immagino quindi che compiere 70 anni comporti una grande soddisfazione in tutti quelli che hanno contribuito a far nascere, crescere e prosperare il Circolo»: inizia con queste parole il messaggio che il presidente della Trentini nel mondo ha inviato al Circolo trentino di Montevideo (Uruguay) che il 10 dicembre ha festeggiato il suo 70° anniversario di fondazione. Anche l’Ambasciatore d’Italia in Uruguay, Gianni Piccato (al centro nella foto qui sopra con il microfono in mano, fra il presidente del Circolo, Sergio Sartori, primo a destra, e il segretario, Jorge Zas) ha partecipato alla festa con la quale è stata celebrata la ricorrenza. È stato proprio

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l’ambasciatore a scoprire la targa commemorativa del 70°. Durante la serata si è esibito il Coro Stella Alpina. Hanno partecipato anche rappresentanti dei Circoli trentini di Carmelo e di Colonia del Sacramento.


CIRCOLI Fatto realizzare da un artigiano su precise indicazioni, era stato portato in Uruguay nel novembre del 2016 e l’8 febbraio, in una serata alla quale hanno partecipato una sessantina di persone, è stata cotta la prima polenta

Al Circolo di Montevideo ha «debuttato» il grande paiolo di rame fatto in Trentino La comunità trentina di Montevideo (Uruguay), con alcuni amici arrivati anche delle altre provincie del paese, mercoledì 8 febbraio si è ritrovata presso la sede del Circolo trentino di Montevideo, per una serata che ha segnato il «debutto» del grande paiolo in rame, che era arrivato direttamente dal Trentino nel novembre del 2016. L’intenzione di portare in Uruguay un paiolo di rame rigorosamente fatto in Trentino, di dimensioni adeguate per preparare la quantità di polenta necessaria per «sfamare» le decine di partecipanti alle iniziative promosse dal Circolo, risale al 2015. In occasione di un viaggio in Trentino organizzato quell’anno dal Circolo, durante una gita il gruppo era stato ospite a pranzo presso gli Alpini di Olle, in Valsugana, che avevano preparato una polenta, cuocendola in un grande paiolo di rame. È nata così l’idea di replicare anche in Uruguay la tradizione della cottura della polenta in un paiolo in rame. Dalle intenzioni si è subito passati ai fatti. È stato chiesto a Sandra Vera Righi, che aveva organizzato la giornata con gli Alpini ed è una socia del Circolo che si è trasferita ad abitare a Olle, di attivarsi per poter avere un paiolo. Carmelo Armellini, del gruppo Alpini di Olle, ha dato le indicazioni e le misure giuste ed anche ha scelto l’artigiano, Arrigo Degasperi, per poter realizzare questo sogno. Non è stata un’impresa semplice ma tutte le difficoltà sono state superate. La Trentini nel mondo ha fatto da tramite per consegnare

con la tipica ricetta Trentina. Sergio Sartori, presidente del Circolo, e Jorge Zas Fernández, segretario, a nome di tutto il Circolo trentino di Montevideo hanno omaggiato gli ospiti con una bellissima tazza raffigurante il 70° anniversario del Circolo (del quale parliamo sulla pagina a fianco).

i soldi raccolti dai soci del Circolo per pagare il paiolo. Chiuso il capitolo acquisto, c’era da risolvere il problema più grande: come farlo arrivare in Uruguay, considerate le sue considerevoli dimensioni. Approfittando di una trasferta in Uruguay del vice presidente dell’Associazione, Cesare Ciola, insieme con una delegazione del Comune di Caldonazzo della quale faceva parte anche il Coro La Tor, è stato organizzato anche il trasporto e il paiolo è arrivato sano e salvo a Montevideo. Quella di mercoledì 8 febbraio è stata una serata meravigliosa, con una sessantina di persone presenti, fra le quali alcuni ospiti provenienti dal Trentino, più precisamente da Borgo Valsugana: Annalisa Tessaro, che si trovava a Montevideo a trovare amici che abitano nella capitale uruguayana e Andrea Balduzzo, che sta facendo un anno di servizio civile a Montevideo. C’erano inoltre San-

dra Vera Righi, Rosanna Barchiesi e Matteo Bazzocco da Trento, in rappresentanza dell’Associazione Trentini nel Mondo. Durante la serata si è ricordata la bella giornata trascorsa a Olle, con la proiezione del video inviato dagli alpini di Olle. La ricetta della polenta suggerita da Carmelo Armellini è stata egregiamente eseguita da Raul Berti (nella foto), vice presidente del Circolo. Complimenti! È stato proprio Berti ha disegnare un sistema per versare la polenta sul tagliere senza sforzo: un esempio di sinergia tra i trentini nel mondo. Il menù prevedeva polenta con spezzatino accompagnata con i crauti e come dolce lo strudel, preparato da Matteo e Rosanna

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CIRCOLI SCOMPARSO IL 2 GENNAIO SCORSO, AVEVA RICOPERTO L’INCARICO PER VENTIDUE ANNI

Il Circolo di Stoccarda ha perso il suo ex presidente Luciano Zeni

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l nostro caro Luciano Zeni, in silenzio, ci ha lasciati per sempre. Il 2 gennaio è venuto a mancare ai suoi cari e al nostro Circolo trentino di Stoccarda. Era da diversi anni che aveva problemi di salute. Luciano è stato per ben ventidue anni presidente del nostro Circolo, un incarico che ha svolto con bravura e impegno, col riconoscimento di tutti i soci. In occasione dell’ultima assemblea elettiva Luciano aveva manifestato il suo desiderio di non essere riconfermato alla presidenza, per motivi di salute. La sua richiesta fu accolta ma siccome Luciano sapeva utilizzare bene internet come strumento di comunicazione, l’assemblea gli aveva proposto, anche se sarebbe più giusto dire che lo aveva pregato, di occuparsi della segreteria del Circolo, insieme alla moglie Ives. Così Luciano ci ha lasciati da bravo segretario. Luciano Zeni era nato a Montagnaga di Piné il 21 ottobre 1953. Nel 1967 era venuto in Germania a Stoccarda per lavorare come idraulico. Nel 1973 aveva fatto rientro in Italia per prestare il

Luciano Zeni insieme con Boris Potrich, in occasione dell’«Incontro dei Circoli trentini d’Europa» del 2012, che si era svolto a Stoccarda.

servizio militare nel corpo degli Alpini. Luciano faceva anche parte del gruppo A.N.A Alpini di Stoccarda. Per sua volontà è stato sepolto a Montagnaga di Piné dove riposa pure suo padre Angelo. Lascia la moglie Ives, che lo ha sempre assistito, notte e giorno, il

figlio Fausto, la figlia Nicole e i due nipotini, la mamma Pierina, le sorelle Maria Rosa e Lucia. A tutti il nostro Circolo rinnova le più sincere e sentite condoglianze. Nell’ultima riunione del direttivo del Circolo, che si è tenuta il 29 gennaio il nostro presidente,

«Con grande umiltà, forza e coraggio hai saggiamente cercato di proteggerci dalla tua sofferenza fino alla fine. Il tuo silenzio era assordante e la tua convivenza con la malattia un grande insegnamento. Ora siamo certi che a modo tuo veglierai su di noi come hai sempre fatto. Grazie di tutto quello che hai potuto fare. Ti vogliamo bene»: questo è il testo che i familiari hanno fatto stampare sul retro della fotografia di Luciano, distribuita come memoria al funerale. Fausto Cavallari ci ha pregato di alzarci per un minuto di raccoglimento, in onore di Luciano nostro indimenticabile ex presidente. Il Circolo trentino di Stoccarda

«SOCIO AMICO E GRANDE COLLABORATORE» DEL CIRCOLO TRENTINO DI BUENOS AIRES ERA UN «SOCIO,

È scomparso Rinaldo Andreolli Il 14 febbbraio feb si è spento a Ai (Argentina) RinalBuenos Aires Andreo do Andreolli. Era nato a Gazzadina (Trento) il 19 ot ottobre 1934. Era emigrato in Argentina quando avev quattordici anni, aveva col papà Carlo e i frate Luciano e Carla. telli L loro destinazione La f Córdoba, dove ha fu conosciuto e sposato María del Carmen, prima di trasferirsi a B Buenos Aires. H Hanno avuto tre figli: Da Daniel (nato a Córdoba), Mirta e Mery (nate invece cap nella capitale federale). Nel corso deg degli anni la famiglia si è allargata con l’arrivo di sei nipoti (Ail (Ailín, Santiago, Agustín, Francesc André e Matteo) e Francesca, 2 - 2017

di una pronipote, Maria Eva. Per il Circolo trentino di Buenos Aires, come ha scritto Ma-

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riano Roca nel messaggio inviato alla Trentini del mondo per annunciarne la scomparsa, era «un socio, un amico e un grande collaboratore». È stato un esempio di generosità e di dedizione alla famiglia e alla comunità trentina, come messo in risalto anche dalla Trentini nel mondo nel messaggio di cordoglio ai familiari e al Circolo, del quale qui di seguito riportiamo il testo. «La scomparsa di Rinaldo Andreolli ci rattrista molto. Il suo impegno nella vita associativa è sempre stato grande e disinteressato, sia in Argentina all’interno del Circolo di Buenos Aires, sia in Italia come animatore del gruppo “Amistad”, parola che significa amicizia. E per Rinaldo l’amicizia è sta-


CIRCOLI LA RIUSCITA ESCURSIONE È STATA ORGANIZZATA PER I PROPRI SOCI E SIMPATIZZANTI DAL CIRCOLO TRENTINO DI DORTMUND

Passeggiata di dodici chilometri sulla neve sotto un cielo blu come quello del Trentino

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i sa, il Trentino ha montagne ben più alte, ma la regione del Sauerland offre all’escursionista qualcosa che nemmeno le Dolomiti sono in grado di offrire: radici bibliche! «Vecchio Testamento» è il nome del percorso che si snoda a est della cittadina di Sundern. Il perché di questo nome insolito non è del tutto chiaro. Probabilmente è dato dal fatto che tempo fa, la località di Hellefeld era costituita da dodici villaggi, il che rimanda all’Antico Testamento con le dodici stirpi di Israele. In ogni caso è solo una supposizione. Al contrario, è sicuro che la buona dozzina di camminatori che a fine gennaio si sono trovati a Hellefeld, non venivano certo da Israele ma da Sundern, Dortmund, Düsseldorf, Unna... e perfino da Berlino! La scelta e la guida del tour sono state fatte dall’esperto in campo Sandro, che a Sundern è di casa e conosce ogni angolo della zona meglio delle proprie tasche, mentre per la parte organizzativa se n’è occupata Agnese. I presupposti per la migliore

riuscita della nostra camminata c’erano tutti: boschi e campi ancora innevati, sentieri di neve battuta e un cielo blu come in Trentino. Il giorno perfetto per una simile gita. Il percorso si snodava da Hellefeld attraverso i pochi boschi ancora naturali del Sauerland. Infatti, le aree boschive sono perlopiù ad opera di boscaioli e sono destinate alla produzione di legname, che rappresenta una ragguardevole fonte di guadagno.

Sappiamo di segherie in Trentino che si riforniscono proprio in questa regione. Oltre a queste monocolture ne troviamo altre: boschi di abeti per il mercato di Natale. A metà percorso due panche e un tavolo, piazzati in mezzo alla neve su un punto panoramico, ci invitavano a una pausa rifocillante dove dallo zaino di ciascuno usciva qualche stuzzichino, compresi dolce e grappa. Da quel posto strategico lo

ta la luce che ha guidato le sue azioni, l’essenza del suo animo, il primo comandamento del suo modo di fare. Chi lo ha conosciuto ne apprezzava la cordialità, la simpatia, la disponibilità, la giovialità, che lo facevano essere un promotore e un protagonista delle iniziative organizzate nella sede del Circolo di Buenos Aires o sulle sponde del Lago di Piné con il gruppo Amistad.

Come ha scritto nel ricordarlo l’attuale presidente del Circolo in Argentina, Delfina Marta Turrina, moltissime sono state le occasioni di festa nelle quali si è cantato e riso insieme a Rinaldo, maestro nel preparare la pasta fatta in casa e l’asado e nell’insegnare a giocare alla morra, sempre pronto a raccontare aneddoti divertenti. Lascia un grande vuoto ma

anche un bellissimo ricordo di sé: il ricordo di un uomo che si è dedicato con amore alla sua famiglia, dedito al lavoro, animato da entusiasmo, propenso alla solidarietà, affezionato alla sua terra natale, indomito e coraggioso nell’affrontare le difficoltà della malattia. Un uomo che ha fatto onore a tutti i trentini nel mondo e all’Associazione che li rappresenta.

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sguardo si spandeva all’orizzonte sulla valle di Linneperhütte, un tempo fiorente miniera di carbone. Riposati e rifocillati, la seconda parte della camminata è stata un gioco da ragazzi con l’umore alto grazie al sole e al cielo blu che ci accompagnavano. Arrivati al parcheggio, abbiamo avuto la piacevole sorpresa di incontrare il gruppo dell’Alpenverein (il corrispondente del nostro CAI) di Dortmund, di cui alcuni di noi fanno parte, e che quel sabato aveva fatto un’escursione, il doppio più lunga della nostra, nella stessa regione. Il tipico locale lì vicino ci invitava a entrare e così prima di far ritorno a casa abbiamo gustato i piatti tipici sauerlandesi accompagnati dall’ottima birra prodotta nei birrifici della regione. A quel punto Sandro ci comunicò quanti chilometri avevamo fatto: dodici! Tanti quante le stirpi di Israele nell’Antico Testamento. Dal Circolo di Dortmund un saluto a tutti gli amici in Italia e nel Mondo! Per il Circolo di Dortmund Walter Bau, Agnese Merotto Canal

Nell’esprimere le nostre condoglianze, ci stringiamo affettuosamente ai suoi familiari e ai soci del Circolo di Buenos Aires». NELLE FOTO (da sinistra): con il biglietto di auguri per il suo 80° compleanno, firmato dai soci del Circolo; sulle sponde del Lago delle Piazze sull’Altopiano di Piné, impegnato a preparare l’asado per il Circolo Amistad; con i nipoti nel giorno del suo 80° compleanno e in posa orgoglioso accanto alla «sua» pasta fresca.

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CIRCOLI

Sede e terreno sono diventati di proprietà del Circolo trentino di Corzuela, nel Chaco

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l sogno del Circolo trentino di Corzuela (Chaco - Argentina) è diventato realtà: il 29 dicembre 2016 è stato sottoscritto l’atto con il quale la Trentini nel mondo ha ceduto la proprietà sia dell’immobile che funge da sede del Circolo sia del terreno sul quale sorge. Si è potuto procedere al trasferimento di proprietà perché l’anno scorso il Circolo ha ottenuto personalità giuridica, diciotto anni dopo la sua fondazione. Nel 1998 erano stati Ciro Russo (allora coordinatore dei progetti in Sud America) e Ricardo Moschen a farsi promotori della nascita del Circolo, con l’obiettivo di offrire un punto di riferimento e di incontro alla comunità di origine trentina della zona. Con entusiasmo e responsabilità, come ha affermato l’attuale presidente del Circolo, Mirtha Pacher, il Circolo ha svolto il ruolo che

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si era prefisso, mantenendo vive le radici e le tradizioni trentine. La sede è stata intitolata a Humberto Bandeo (foto in alto a destra), un presidente storico ed importante del Circolo, che ha dedicato tanto tempo, energie ed anima alla fondazione e sviluppo dello stesso e che continua a farlo

ancora adesso a novantadue anni di età (nella foto in alto, al centro, l’abbraccio fra Humberto Bandeo e Roberto Paolazzi). Per festeggiare degnamente il passaggio di proprietà è stata organizzata una serata, che è stata molto bella ed emozionante, alla quale hanno partecipato una

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settantina di persone: tra di loro anche il sindaco, Rafael Carrara e rappresentanti della chiesa e delle istituzioni locali e della Trentini nel mondo in Argentina (Roberto Paolazzi, Dario Farias, Monica Panzardi). Nel suo intervento la presidente Mirtha Pacher ha affermato che il Circolo continuerà il suo impegno di tutela e trasmissione della memoria dei «nonni» e che le porte del Circolo sono aperte per tutta la comunità di Corzuela, alla quale ha rivolto un ringraziamento per l’attenzione e la sensibilità con cui ha sempre seguito l’attività del Circolo. Ai discorsi e ai ringraziamenti, in particolare a Ciro Russo e alla Trentini nel mondo, è seguita una grande cena collettiva, a base, ovviamente, di carne alla griglia, immancabile in ogni occasione di festa in Argentina.


DALLE VALLI LA GIOVANE PROFUGA ETIOPE AVEVA PERSO LA VITA LUNGO LA LINEA FERROVIARIA DEL BRENNERO NEI PRESSI DI BORGHETTO

Ricordare Rawda praticando l’accoglienza Oltre cinquanta persone hanno accolto l’invito a partecipare all’iniziativa denominata «A casa di R Rawda», e la ssera del 17 feb febbraio si son sono ritrovate nel teatro de dell’oratori rio di Sabbbionara di A Avio per ssapere di più della storia di Rawda (la giovane profuga etiope travolta da un treno nei pressi di Borghetto il 16 novembre 2016, della quale abbiamo parlato in due articoli nei mesi scorsi), e capire cosa ha portato alla sua tragica morte a pochi chilometri dalle loro case. Con attenzione e commozione, i presenti hanno ascoltato il racconto di Zebenay, un etiope che vive in Trentino, che ha accompagnato il corpo di Rawda nel suo viaggio di ritorno in Etiopia, reso possibile dalla solidarietà di numerosi trentini: un viaggio iniziato venerdì 20 gennaio, dopo una toccante cerimonia di saluto nel cimitero di Avio e che si è concluso il giorno dopo. Le immagini del funerale e del volto addolorato della figlia hanno aggiunto dettagli a una storia che ne ricorda tante altre: la partenza dall’Etiopia per ragioni

Nelle foto qui a sinistra e in alto a destra (di Zebenay), due momenti che hanno preceduto la sepoltura di Rawda nel suo paese natale. Qui sopra, i due precedenti articoli dedicati alla vicenda della profuga etiope.

economiche e sociali, la ricerca di un lavoro, il viaggio verso nord, l’impossibilità di accedere a documenti e garanzie. L’intervento di Valentina Sega ha poi permesso di conoscere i dettagli sui fondi raccolti e sulle spese sostenute (e su quelle previste, per sostenere la figlia di Rawda negli studi). Come precisato sulla locandina, la serata del 17 febbraio doveva essere anche un’occasione per approfondire la situazione delle migrazioni lungo la tratta ferroviaria del Brennero. L’argomento è stato toccato da Alessandra

Volani e Sara Ballardini, di «Antenne Migranti», che hanno cercato di inserire la storia di Rawda in un contesto più ampio, ricordando altre storie di persone che sono morte tragicamente nel loro viaggio verso nord. Hanno chiarito che la chiusura dei confini porta a più vulnerabilità e rischi per chi vuole muoversi in Europa e a nome di Antenne Migranti hanno fatto appello al senso di responsabilità di ognuno, per mantenere gli occhi attenti sulla condizione di chi viaggia nascosto lungo la rotta del Brennero. Le attiviste hanno ricordato l’importanza della vigilanza di tutti per impedire il ripetersi di

tragedie come quella di Rawda, invitando anche le persone presenti ad attivarsi dimostrando vicinanza alle persone smarrite, o semplicemente attivando chi sta monitorando la situazione. Allo stesso tempo, hanno ricordato che la situazione di vulnerabilità dei migranti in transito non danneggia solo loro: anche chi lavora e vive lungo la rotta del Brennero sta vivendo le conseguenze dell’aumento del rischio di chi cerca di passare il confine. Dopo aver ascoltato l’intervento della vicesindaco, la serata si è conclusa con l’invito da parte di «Antenne Migranti» a ricordare Rawda praticando l’accoglienza.

Per comunicare con la redazione del mensile:

info@trentininelmondo.it 19

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DALLE VALLI UNA «RIVOLUZIONE» AVVIATA CON L’OBIETTVO DI RENDERE PIÙ EFFICACE ED ECONOMICA LA GESTIONE AMMINISTRATIVA

Nel 2016 la fusione di 52 Comuni ha portato a diciotto nuove entità Il 2016 è stato l’anno che ha modificato in maniera incisiva la geografia amministrativa del Trentino. È stato l’anno della più forte ondata di fusioni che ha coinvolto 52 Comuni del Trentino riducendone il numero di ben 33 unità racchiuse in 18 nuove entità comunali per un totale di 48.361 cittadini. Nella tabella sono riportati i dati riassuntivi del processo di trasformazione dell’apparato amministrativo della provincia, che è andato consolidandosi nel corso del 2016, in un’altrettanto incisiva associazione dei servizi delle amministrazioni comunali fino ai 5.000 abitanti, non coinvolte dalle fusioni. Una vera a propria rivoluzione organizzativa, che ha animato dibattiti, posizioni opposte, rivendicazioni di antichi usi e costumi, riscoperta di rivalità di campanile, diatribe su compe-

tenze, patrimoni collettivi, senso civico, partecipazione, contrasti, personalismi, aree di influenza, sondaggi, referendum, elezioni e via via, in un turbinio di vita politica locale che ha comunque portato al raggiungimento dell’obiettivo di rendere, in prospettiva, più economica la gestione della macchina burocratico/amministrativa dei Comuni, introducen-

do dei principi di razionalità e di sostenibilità negli investimenti strutturali. Tale riorganizzazione, che è solo agli inizi e che richiederà almeno un decennio per consolidarsi e portare gli effetti auspicati dal legislatore, è stata accolta per lo più come il minor male possibile indotto dalla crisi economica e dalla forte riduzione delle

risorse pubbliche disponibili per garantire l’alto livello di qualità dei servizi pubblici erogati. Sta di fatto che, comunque, i cambiamenti sono in atto e che questo si traduce anche nel cambiare abitudini e riferimenti dei cittadini nei confronti dei propri Municipi. Sono cambiati quasi ovunque, al di là dell’apparato, anche i

I numeri della «rivoluzione» in corso Nel 2009 i Comuni in Trentino erano 223: attualmente sono 177 e diventeranno 166 entro il 2020, con una diminuzione di 57 unità rispetto al 2009. L’attuale numero di Comuni è il risultato di 29 fusioni che hanno dato esito positivo iniziate nel 2010, che hanno interessato 86 Comuni. I referendum che si sono svolti per conoscere il parere degli abitanti sulla proposta di fusione, hanno coinvolto in totale 122.954 cittadini: l’assenso alla fusione è stato dato dal 67% dei votanti. Le fusioni respinte sono state 17 e avrebbero ri-

guardato 47 Comuni (in alcuni dei quali al secondo tentativo il referendum è passato). Quest’ultimo dato non va però interpretato come espressione di totale contrarietà al progetto di fusione: la legge prevede infatti che se il «NO» prevale anche in uno solo dei Comuni interessati, non si procede alla fusione. Fra i 47 comuni «non fusi» sono stati 19 quelli nei quali ha vinto il «NO» o non è stato raggiunto il quorum dei votanti, mentre nei restanti 28 ha prevalso il «SI».

LO SPETTACOLO DI TEATRO POPOLARE «CI SARÀ UNA VOLTA» È STATO RAPPRESENTATO A FAVER, VALDA, GRUMES E GRAUNO

Nel Comune di Altavalle la «fusione» è stata protagonista sul palcoscenico «F

usioni - Ci sarà… una volta» è il titolo di un singolare e interessante progetto di teatro popolare, promosso e organizzato dall’associazione «.doc», che ha preso spunto dalla «rivoluzione» rappresentata dalla fusione tra diversi Comuni del Trentino, ed è stato rappresentato nel corso del 2016 nel Comune di «Altavalle», nato dalla fusione dei Comuni di Faver, Valda, Grumes e Grauno in Valle di Cembra. La consapevolezza dei cambiamenti in atto ha portato un gruppo di cittadini, con la guida di un regista sensibile ed attento, Tommaso Pasquini, a ritrovarsi a ragionare sull’attualità e sugli aspetti della fusione di quattro paesi in un nuovo Comune, fissare la memoria delle specifiche, singole storie, focalizzarne conoscenza, valori ed aspetti, proporli a sé e al pubblico come elementi di una nuova realtà in cui non sentirsi organi passivi, estranei, ma protagonisti e costruttori di una nuova identità. La tradizione che dà senso, comunque, al vivere quotidiano, le generazioni del passato 2 - 2017

che si trovano a fare i conti con la memoria e la frenesia del mondo di oggi, quelle dei giovani di oggi che trovano nelle proprie radici l’opportunità di dar senso e contenuti alle tecnologie e al moderno mondo costruito di comunicazioni fatue, la vita di paese che rappresenta pur sempre un modello di convivenze, condivisioni, di solidarietà, di valori che hanno la loro ragion d’essere nell’anima della gente, nel cuore delle persone: il nuovo nome, la nuova organizzazione degli uffici e dei servizi devono trovare in questo la nuova identità. Un canovaccio teatrale costruito, allestito e recitato dalla gente comune, sulla linea più tradizionale ed efficace del teatro che è strumento di conoscenza, autorappresentazione del vivere e delle problematiche quotidiane della comunità. La pièce teatrale è stata presentata in quattro distinte recite nei quattro paesi (ex Comuni) oggetto della fusione a partire da agosto, riscontrando un successo incredibile per la formula e per come la rappresentazione è

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DALLE VALLI LE FUSIONI TRA COMUNI ISTITUITE NEL 2016 Altavalle Istituito il 1° gennaio 2016

1.648 Altopiano della Vigolana Istituito il 1° gennaio 2016

Altopiano della Vigolana è la denominazione assunta dal Comune nato dalla fusione fra Bosentino, Centa San Nicolò, Vattaro e Vigolo Vattaro.

4.942 Amblar-Don Istituito il 1° gennaio 2016

nomi di riferimento, per cui tanti Comuni, prima autonomi, sono diventati frazioni o di Comuni più grossi o di nuove identità, assumendo denominazioni con riferimenti (non sempre) a toponimi o a denominazioni che difficilmente riescono a trasmettere un’identità storicamente consolidata. E con i nomi si è affievolito il senso di appartenenza, l’identificarsi nel proprio Municipio, nel proprio stemma comunale, nella propria piccola storia, nelle contrade e nelle voci di piazze, piazzette, avvolti, porteghi e fontane, negli amministratori che si sono diluiti in rappresentanze più estese o sono del tutto spariti riducendo o molto spesso annullando la partecipazione diffusa e sentita nelle piccole o piccolissi-

me comunità. E sono cambiati anche i riferimenti storici che tanti emigrati (e i loro figli e discendenti) hanno sempre avuto dai racconti di padri e di nonni, implicando anche loro nel processo di conoscenza e riallocamento delle pratiche burocratiche a cui sono soggetti, dalle registrazioni anagrafiche alla gestione dei patrimoni ecc. Questa «rivoluzione» è stata il tema con cui nel Comune di «Altavalle», nato dalla fusione dei Comuni di Faver, Valda, Grumes e Grauno in Valle di Cembra, nel corso del 2016 si è costruito un singolare e interessante progetto di teatro popolare dal titolo «Fusioni - Ci sarà… una volta», del quale parliamo nell’altro articolo su queste pagine. Pio Rizzolli

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Borgo Chiese Istituito il 1° gennaio 2016

2.029 Borgo Lares Istituito il 1° gennaio 2016

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Castel Ivano Istituito il 1° gennaio 2016

2.962 Castel Ivano

Bolbeno ab.333 Zuclo ab.365 Spera ab.583 Strigno ab.1.424 Villa Agnedo ab.955

Cembra ab.1.826 Lisignago ab.538

Istituito il 1° gennaio 2016

2.364 Contà Istituito il 1° gennaio 2016

1.454

Madruzzo Istituito il 1° gennaio 2016

2.884

Pieve di Bono-Prezzo Istituito il 1° gennaio 2016

1.474

Porte di Rendena Istituito il 1° gennaio 2016

1.796

Cunevo ab. 602 Flavon ab.532 Terres ab.320 Dimaro ab.1.298 Monclassico ab.910 Calavino ab.1.544 Lasino ab.1.340 Pieve di Bono ab.1.285 Prezzo ab.189 Darè ab.282 Vigo Rendena ab.512 Villa Rendena ab.1.002

Primiero Fiera di Primiero ab.471 San Martino di Castrozza Siror ab.1.277 Istituito il 1° gennaio 2016 Tonadico ab.1.527 5.407 Transacqua ab.2.132 Sella Giudicarie Istituito il 1° gennaio 2016

2.943 Tre Ville Istituito il 1° gennaio 2016

1.463 Vallelaghi Istituito il 1° gennaio 2016

5.044 Ville d'Anaunia Istituito il 1° gennaio 2016

4.884

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Brione ab.121 Cimego ab.419 Condino ab.1.489

Cembra Lisignago

3.640

2.208

Pio Rizzolli

Amblar ab. 247 Don ab.274

Castel Ivano ab.3.301 Ivano-Fracena ab.339

Istituito il 1° gennaio 2016

Sull’altra pagina, la locandina dello spettacolo e qui sopra un momento della messa in scena. In basso, lo stemma provvisorio del Comune.

Bosentino ab.827 Centa S. Nicolò ab.624 Vattaro ab.1.202 Vigolo Vattaro ab.2.289

Fusione per incorporazione (1° luglio 2016)

Dimaro Folgarida

riuscita ad esorcizzare timori e paure che il processo di «fusione» nel nuovo comune «Altavalle» ha innescato fra la gente. La vera fusione è iniziata da questo incontro dei quattro paesi sul palcoscenico del quotidiano, nel conoscersi, nell’accettare le proprie storie, nel trovare la strada comune al proprio futuro, nel cercare di realizzare quanto cantato nella canzone «L’appartenenza» di Giorgio Gaber nella conclusione dello spettacolo: «L’appartenenza non è lo sforzo di un civile stare insieme, non è il conforto di un normale voler bene, l’appartenenza è avere gli altri dentro di sé. Sarei certo di cambiare la mia vita se potessi cominciare a dire noi».

Faver ab.849 Grauno ab.144 Grumes ab.438 Valda ab.217

Bondo ab.701 Breguzzo ab.569 Lardaro ab.228 Roncone ab.1.445 Montagne ab.233 Preore ab.409 Ragoli ab.821 Padergnone ab.809 Terlago ab.2.014 Vezzano ab.2.221 Nanno ab. 591 Tassullo ab.1.868 Tuenno ab.2.425 2 - 2017


DAL MONDO L’AFFASCINANTE STORIA DI UNA BARCA CHE È STATA ANCHE SIMBOLO DELLO SPIRITO DI LIBERTÀ DELLA CITTÀ

Il dajak, la gondola di Banja Luka

È

una barca stretta, larga raramente più di un metro nella parte centrale e lunga fino a nove metri. È poco profonda, costruita in modo che possa navigare anche contro corrente, e viene manovrata stando rigorosamente in piedi, servendosi di un bastone di legno lungo quattro metri che finisce con una punta in acciaio duro e resistente, detto «dajak», che dà il nome anche all’intera imbarcazione. I remi sono inutili in una barca come questa, ideale per navigare dove le acque sono basse e non sarebbe possibile usare barche normali. Anche una pagaia sarebbe inutile, perché il letto del fiume, sassoso e roccioso impone il ricorso a un bastone per governare gli spostamenti. La leggenda narra che la storia di questa «barca» ebbe inizio proprio quando nacque la città di Banja Luka e che sugli altri fiumi bosniaci non esiste e non si è mai vista. Gli archivi dell’epoca Austro Ungarica citano la cosiddetta «Vrbaska ladja», (barca del Vrbas) come un mezzo di trasporto abbastanza affidabile durante i freddi mesi d’inverno, quando le strade sono sommerse di neve e la temperatura non scende ancora abbastanza sotto zero per ghiacciare le acque fiume Vrbas, che attraversa Banja Luka. In un rapporto stilato dalle forze dell’ordine, che risale all’estate del 1879, su una specie di coprifuoco notturno allora in vigore, si legge che «alcuni disobbedienti bosgnacchi anche se non si vedevano sulle strade, si spostavano da una riva all’altra del fiume sulle loro barche lunghe e silenziose, poco visibili in quanto coperte di catrame». Naturalmente la barca veniva usata anche durante le altre sta-

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gioni e la conoscevano già anche gli Ottomani. La foto d’epoca in bianco e nero in alto sulla pagina a fianco, nella quale tutti posano orgogliosi davanti all’obiettivo - i bambini vestiti a festa, il «gondoliere» e gli altri passeggeri - testimonia che salire su un dajak era in quei tempi un’occasione davvero speciale. Nata come mezzo di trasporto delle merci, tra la prima e la seconda Guerra mondiale si è trasformata in un simbolo della borghesia, di quella parte di cittadini di Banja Luka che abitavano sulle sponde del fiume, in centro città, e che in un certo senso potevano permettersi un «giocattolo» costoso e avere anche il tempo per poter navigare sul fiume. I primi anni dopo la seconda Guerra mondiale non erano i tempi migliori per il «dajak». Nel paese distrutto, le merci ormai da tempo non viaggiavano sul fiume e non c’erano né soldi né tempo per navigare e godersi la bellezza della natura. Negli anni Cinquanta del secolo scorso, quando qualche timido segno di ripresa si vedeva all’oriz-

zonte, cominciarono a riapparire le barche dimenticate e si tornava a parlare di nuovo delle famiglie una volta conosciute come maestre nella costruzione di barchedajak. E infatti cominciarono a produrle completamente nuove. Tra di loro c’erano anche gli Zamolo, famiglia arrivata in Bosnia ed Erzegovina all’inizio del ventesimo secolo da Tavagnacco (provincia di Udine): «Talijani» come li chiamavano tutti. Nel costruire le loro barche i fratelli Mario (nato nel 1937) ed Antonio (nato nel 1942) non si basarono però sulla «riproduzione» di quello che Banja Luka e il fiume Vrbas conoscevano già da decenni se non da secoli, ma sperimentarono e introdussero innovazioni. Il fratello più giovane, Antonio, detto Tonci, come tanti suoi coetanei desiderosi di farsi notare dalle belle concittadine, navigava con il dajak lungo il fiume. Così facendo, notò alcune cose che potevano essere migliorate. La protezione di catrame, ad esempio, andava eliminata subito. I fratelli Zamolo «impongono» poi un limite alla lunghezza, che

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non deve superare gli otto metri. La «normativa» sarà rispettata anche dalle altre famiglie-produttrici. Le barche dei fratelli Zamolo diventano anche più strette rispetto a quelle anteguerra. Il fratello maggiore, Mario, è ingenere: per lui inventare le cose è una sfida. Decide addirittura di rendere la barca bilanciata. Utilizza soltanto due tipi di legno per la barca e uno per il bastonedajak. Su precise indicazioni del fratello minore Antonio, le future barche prodotte dai fratelli Zamolo avranno tutte queste caratteristiche: vengono fatte sempre con tavole di legno spesse 1,5 centimetri, con una larghezza massima di 75 centimetri nella parte centrale, profondità del corpo della barca pari a 30 centimetri, peso di soli 120 chili (una cosa rivoluzionaria, dopo l’eliminazione del catrame e l’introduzione di tre profili di metallo, come una specie di chassis della barca). Con la barca a vuoto la parte della barca sommersa doveva essere di soli 13 centimetri. Nel 1964 vide la luce la bellissima «Lotos». Slanciata e con un dettaglio nuovo: il «becco» quadrato, unico e mai visto prima. Con la «Lotos» il nostro «Tonci» dal 1965 al 1979, l’anno in cui perde per la prima volta e decide di ritirarsi, diventa imbattibile nelle corse delle barche-daiak organizzate ogni estate durante le manifestazioni «Incontri sul Vrbas». Prossimo ai quarant’anni perse la prima volta, anche se i motivi (lo raccontano i testimoni oculari) erano ben altri. Ormai era diventato una leggenda vivente. Quando gareggiava era inarrestabile, anche quando qualche sasso gli volava sopra la testa. Anche quando, e sembra incredibile,


DAL MONDO

i tifosi di qualche avversario durante la notte prima della gara gli costruivano degli ostacoli, vere dighe sommerse nelle acque, sui tratti del fiume dove passava sempre e soltanto lui. E questa è la prima parte della storia. Dopo i tre decenni fiorenti per la barca- daiak, Vrbas e Banja Luka, arrivano gli anni Novanta. Il simbolo della libertà, della bellezza e della gioventù diventa simbolo di una città che deve scomparire. Dall’oggi al domani la barcadaiak diventa qualcosa che non serve più a nessuno. Proprio come non serviva più a nessuno una città come Banja Luka, da sempre multietnica. E i suoi cittadini liberi, la borghesia, che una volta «osava» sapere come godersi la bellezza della vita navigando sull’amato fiume - lungo i poco più di tredici chilometri di corso che attraversa la città e dove permetteva di essere «cavalcato» - proprio loro non erano più ben visti. Se consideriamo la tesi sostenuta ormai da tanti studiosi che l’ultima guerra che ha colpito la Bosnia ed Erzegovina era anche un conflitto tra urbano e rurale (rurale nel senso di rigidità e arretratezza), allora non posso non vedere in questo brutto episodio di odio per un oggetto, del tutto innocente, la voglia di distruggere uno stile di vita e il suo simbolo più significativo. Un odio nutrito a volte dai nuovi abitanti della città, a volte, invece, da coloro che con questi simboli convivevano ma non li avevano mai accettati. Le barche-dajak nei primi anni Novanta hanno vissuto destini inimmaginabili. Venivano distrutte con l’accetta per puro divertimento; molto spesso i militari ubriachi cantavano sulle rive del fiume radunati attorno al fuoco con cui bruciavano le barche, fiamme che bruciavano anche la vita e lo spirito di una comunità, che giorno dopo giorno

Alla sua «rinascita», sia dopo la Seconda Guerra Mondiale, sia dopo il conflitto che ha insanguinato la ex Jugoslavia negli Anni 90, hanno dato un contributo fondamentale i membri della famiglia Zamolo, originaria di Tavagnacco, in provincia di Udine, da tutti chiamati «Talijani» diventava sempre più piccola e insignificante. Tante barche erano sparite anche dalla «spiaggia», come tutti chiamavano il deposito delle barche della famiglia Zamolo. Negli anni successivi i resti di alcune barche sono stati ritrovati lungo le sponde del fiume, lontano dalla «spiaggia». Delle altre è rimasto soltanto il ricordo. Un destino condiviso dalle barche di tantissime altre persone, che di notte hanno dovuto abbandonare tutto, scappare di nascosto con o senza aiuto di qualche anima buona per salvarsi dalla «caccia agli uomini». Alcuni di loro, purtroppo, non sono più nemmeno tra di noi, non hanno trovato salvezza in un altro paese, perché i «cacciatori» sono stati più veloci di loro. Nel 1995, come afferma Boris Potocnik, appassionato di questa particolare storia, le barche-dajak a Banja Luka erano sei: prima del 1990 erano almeno una cinquantina. La barca-dajak era quasi scomparsa. Uccisa.

La pazzia umana non conosce i confini però ha una «scadenza». Anche quell’ultima guerra ha visto la fine. E solo un anno dopo la sua conclusione, nell’estate del 1996, è stata organizzata la prima gara di barche-dajak. Due appassionati, il già citato Boris Potocnik e Marta Vucak Dikic (ex campionessa di kayak di tutta Jugoslavia) riescono a far ripartire quel poco che è rimasto dalla lunga tradizione cittadina. I primi a rispondere sono di nuovo i nostri «Talijani». I fratelli Zamolo, anche se c’erano in giro ancora «teste calde», decidono di tirare fuori il loro «cavallo di battaglia». Tirare fuori?! «Tonci» decide di costruirne una nuova di zecca. Delle loro tre barche-daiak sopravvissute ai tempi bellici nemmeno una era «presentabile». In soli quindici giorni, orgogliosa e provocante, scivolerà sul fiume la nuovissima «Lotos». A stringere nelle sue forti mani il daiak è questa volta il primogenito di Antonio Zamolo, Andrej (nella foto qui sotto con la «Lotos» e alle sue spalle la

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fortezza romana di Banja Luka). Dal 1996 al 2016 Andrej Zamolo è diventato l’imbattibile campione delle gare per le barche-daiak (recentemente anche nei campionati organizzati da Red Bull con specifiche regole). Questo trentanovenne è un fenomeno mai visto, più tenace e più forte del padre. Un vero custode della tradizione e dello spirito quasi scomparso da queste parti del globo. Oggi, oltre a non permettere ad alcuno di vincere le «sue» gare, Andrej con il fratello minore Dario e lo zio «genio» Mario, va avanti nella produzione delle «barche di Vrbas» e dei suoi magici bastoni dajak. Racconta volentieri come, casualmente, il bastone abbia lo stesso nome di una tribù del Borneo i cui «guerrieri» ancora oggi utilizzano barche simili, anche se molto più lunghe e più larghe, che spingono lungo i fiumi con un bastone come quello che lui tiene in mano ogni giorno. Antonio Zamolo, il primo campione delle barche-dajak è scomparso nel 2006. In casa Zamolo la tradizione di costruirle e di vincere non si è fermata. Fino a poco fa erano gli unici produttori di queste bellissime barche a Banja Luka e quindi in tutta la Bosnia ed Erzegovina. Tanto di cappello, signori, e grazie di cuore. Edvard Cucek

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CALENDARIO 4 febbraio Assemblea Elettiva UNAIE (Mestre) 8 febbraio C.T. Montevideo (UY): cena sociale per inaugurare il “paiolo” della polenta (pagina 15)

28 aprile –1 maggio Charleroi e Liegi (BE): trasferta del gruppo Poe.mus 29 aprile a Charleroi: Rappresentazione teatrale del gruppo Poemus “Marcinelle … agosto ‘56” presso il sito minerario Bois du Cazier 30 aprile a Blegny Mine: “Canti e storie di ieri, oggi e domani”

12 febbraio C.T. Belo Horizonte (BR): festa 20° anniversario

27 maggio Perth (AUS): incontro dei presidenti dei circoli trentini dell’Australia

17 febbraio C.T. Bento Gonçalves (BR): cena con le stelle con visita guidata al “Museo do Imigrante”

28 maggio C.T. Perth (AUS): celebrazione 40° Anniversario

18 febbraio C.T. Myrtleford (AUS): cena “fiera Fundraising”

28 maggio La Serena (Cile): inaugurazione del nuovo laboratorio e anniversario della scuola Alcide Degasperi

25 febbraio C.T. Bento Gonçalves (BR): festa da Cuccagna C.T. Toronto (CA): cena sociale “strangolapreti e arrosto

4 giugno C.T. Charleroi (BE): giornata del pensionato trentino, rappresentazione teatrale “Oscar”

26 febbraio C.T. Bento Gonçalves (BR): festa “pisa da Uva” con torneo del gioco della mora e premiazione ai trattori antichi

24 giugno C.T. Toronto (CA): 5° torneo annuale di golf

4 marzo C.T. Bento Gonçalves (BR): Pinne’s cup

25 giugno C.T. Denver – Colordo (USA): picnic annuale della comunità italiana

5 marzo Bento Gonçalves (BR):4° incontro internazionale della famiglia Giordani

C.T. Zofingen (CH): gita a Val de Travers

10 marzo C.T. Charleroi (BE): giornata della donna “Il fumetto al femminile” 14 – 17 marzo Trasferta in Uruguay:15 marzo, incontro Circolo Trentino di Montevideo, 16 marzo firma dell’accordo e incontro tra le Università di Trento e alcune Università Sudamericne, 17 marzo incontro con il Circolo trentino di Colonia del Sacramento e di Carmelo. 18 marzo C.T. Denver – Colordo (USA): torneo annuale di bocce 25 marzo Ascurra (BR): 1° riunione del gruppo giovani trentini brasiliani C.T. Toronto (CA): cena sociale “polenta, salsicce e crauti” 9 aprile Dimaro (IT): incontro divulgativo sulla firma del protocollo tra TnM e Gruppo Consolare America Latina e Caraibi

8-9 luglio Vigolo Vattaro (IT): Festa provinciale dell’emigrazione 9 luglio: celebrazione 75° Anniversario della morte di Santa Paolina 9 luglio C.T. Sydney (AUS): 40° Anniversario di fondazione 7 - 12 luglio Darwin (AUS): incontro su Padre Confalonieri Prime tre settimane di luglio Interscambi giovanili della Provincia Autonoma di Trento destinati a discendenti di emigrati trentini 8 agosto Incontro d’estate dei Circoli Trentini d’Italia e d’Europa 5-14 settembre Viaggio in Trentino del CT Montevideo 20-22 ottobre Convegno EZA – UNAIE “Il pilastro europeo dei diritti sociali” 26 ottobre C.T. Charleroi (BE): “polentada d’autum”

21 aprile Trento (IT): Assemblea Ordinaria dell’Associazione Trentini nel Mondo onlus

4-5 novembre 3° Incontro nazionale dei circoli trentini dell’Uruguay

22 aprile C.T. Ouro Fino (BR): 3° Festa della Polenta

11 novembre Celebrazione del 60° Anniversario dell’Associazione

Il 12 gennaio il «Coro Tramontina» (Rio Grande do Sul - Brasile) si è esibito a Trento per iniziativa della Trentini nel mondo: dall’alto in basso, nella sede del Coro Sosat, nella sede dell’Associazione e al Centro Servizi Anziani «Contrada Larga». Articolo a pagina 6.


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È stato scelto il logo che contraddistinguerà il 60° anniversario della Trentini nel mondo, che ricorre quest’anno (articolo a pagina 3)


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