TRENTINI
MONDO
nel
MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO onlus ADERENTE ALLA F.U.S.I.E
1/2020 2/2020
Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue
anno 63°
L’assessore provinciale all’emigrazione, Mattia Gottardi, halafatto visita del allaTrentino Trentini nel mondo2020 in occasione di una riunione del consiglio di amministrazione. La rappresentante del Circolo trentino di Montevideo sfila con bandiera della «Fiesta de la patria gaucha» a Tacuarembó Uruguay. 01 all’edizione 12- in2020
CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo - onlus
Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Germania, Messico, Paraguay, Stati Uniti e Uruguay
Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti)
Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia
Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca
Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong - Tasmania, Townsville Belgio - 4 circoli - 2 delegazioni Centre du Borinage,Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo, Bruxelles Bolivia La Paz
- 1 circolo
Bosnia - 4 circoli Banja Luka, Sarajevo, Stivor, Tuzla Brasile -
Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia Bogotá
- 1 circolo
Danimarca Copenaghen
Paraguay - 10 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù
- 1 circolo
Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi Germania - 6 circoli - 3 delegazioni Colonia, Dortmund, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino, Monaco, Norimberga Gran Bretagna - 2 circolo Londra, Trentini UK-Irlanda
- 1 circolo
Portogallo Portogallo Romania Romania Serbia Indija
- 1 circolo
- 1 circolo
- 1 circolo
Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste
Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Seattle, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Seattle, Southern California, Washington, Wyoming
Lussemburgo Lussemburgo
Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town
- 1 circolo
61 circoli
Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, São Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè
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Peru Lima
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Svizzera - 6 circoli - 1 delegazione Amriswil, Basilea, Ticino, Winterthur, Zofingen - Sciaffusa Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela Caracas
- 1 circolo
EDITORIALE SOMMARIO Pagine 2-3 AGENDA Pagine 4-7 GENTE E FATTI Pagine 8-11 CIRCOLI (Charleroi, Ex emigrati in CH, Resistencia, Colonia del Sacramento, Montevideo) Pagine 12-13 A TU PER TU CON IL SOCIO: SILVANA CURA Pagina 14 60 ANNI D’EUROPA Pagine 15-16 DAL TRENTINO Pagine 17-19 VISITE IN SEDE Pagine 20-23 PROFILI: LEONARDO E BRUNO BANCHER Pagina 24 DALL’ITALIA
ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO O.n.l.u.s. Presidente Alberto Tafner
Direttore Francesco Bocchetti
TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E Direzione, amministrazione e redazione
Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale G. Bacca, C. Barbacovi, F. Casagrande, B. Cesconi, C. Ciola, M. Dallapè, A. Degaudenz, M. Fia, B. Fronza, L. Imperadori, H. La Nave, E. Lenzi, A. Maistri, G. Michelon, P. P. Mini, F. Pisoni, P. Rizzolli, V. Rodaro, P. Rossi, G. Sbetti, M. Setti, P. Svaldi, A. Tafner, R. Tommasi, V. Triches Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini - G. Degasperi F. Bocchetti - I. Turco - A. Sommavilla Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN) Per ricevere il giornale: Dal 2020 il giornale dell’Associazione cambia il rapporto con i propri lettori: non più solo abbonati ma soci della Trentini nel mondo. A pagina 27 il modulo per la richiesta di adesione in qualità di socio. N. 2 - 2020 Stampato il 17 MARZO 2020 Le affermazioni e le opinioni espresse negli articoli firmati rispecchiano le posizioni degli autori.
UNA RIFLESSIONE SUGGERITA DALLA SITUaZIONE DI EMERGENZA DOVUTA AL CORONAVIRUS
L’associazionismo e il volontariato sono indispensabili e irrinunciabili
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tiamo vivendo giorni di spavento e di angoscia per il diffondersi di un’epidemia di cui si vanno sempre più delineando i drammatici contorni e la portata mondiale. «Io resto a casa» è lo slogan che sintetizza i contenuti del decreto in vigore dall’11 marzo, emanato dal presidente del Consiglio dei ministri, che ha reso ancora più stringenti le misure adottate solo due giorni prima e ha decretato, tra le altre cose, la chiusura di bar e ristoranti e delle attività commerciali al dettaglio, ad eccezione di quelle che vendono generi alimentari e di prima necessità. Gli spostamenti devono avere una comprovata motivazione perché l’imperativo è evitare di favorire il diffondersi del contagio attraverso il contatto tra le persone. Le vie delle città anche in pieno giorno appaiono svuotate (come testimoniano la foto qui a fianco e quelle pubblicate sulla pagina seguente). Anche la nostra Associazione, in coerenza con le indicazioni del Governo nazionale, ha deciso di chiudere la sede e di sospendere l’attività. Quanto durerà questo momento difficile e di grande confusione è forse impossibile prevederlo, così come è difficile prevedere quali conseguenze potrà lasciare nelle coscienze collettiva. Però da questa situazione si potranno sicuramente trarre degli insegnamenti utili per riscoprire il senso ed il valore di alcuni sentimenti che regolano i rapporti tra le persone: in primo luogo quelli espressi dalla solidarietà che emerge dal mondo dell’associazionismo. Che l’associazionismo costituisca un patrimonio essenziale dell’umanità nessuno può dubitarne, tanto è vero che il Presidente della Repubblica Mattarella, all’apertura delle celebrazioni per il riconoscimento di Padova come «capitale del volontariato 2020» ebbe a dire che «l’Associazionismo costituisce una struttura portante del nostro modello sociale che assieme al volontariato costituisce un modello per la politica in quanto si basa su una passione capace
In tempi difficili diventano di fondamentale importanza per ricucire le lacerazioni del tessuto sociale, per costruire ponti, mobilitare energie e sensibilità e in definitiva per dare un contenuto etico e morale al comportamento dell’uomo di sconfiggere l’indifferenza nei confronti delle difficoltà e delle sofferenze degli altri». A dire il vero il Presidente della Repubblica ha anche detto che il volontariato «non è e non deve essere una forma di supplenza a insufficienze e ritardi delle pubbliche istituzioni», ma quest’ultimo passaggio è suonato più come un auspicio che non come un’affermazione convinta, in quanto quello che fanno effettivamente numerose Associazioni, è proprio una forma di supplenza alle manchevolezze pubbliche, ad una sempre più diffusa disattenzione da parte delle Istituzioni e ad un tentativo senza grandi speranze di liberarsi da una ormai onnipresente e prevaricante gabbia burocratica capace di stroncare qualsiasi iniziativa. In effetti, indipendentemente dal grave momento contingente, l’associazionismo ed il volontariato sono costretti da tempo a muoversi in un ambiente sempre più frenato da lacci e lacciuoli che diventano tanto più complicati quanto più ci si muove - come ad esempio fa la Trentini nel Mondo - in territori extraregionali e internazionali aggravati da norme e regole ulteriori e diverse.
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Se poi a queste complicazioni si aggiungono alcuni ostacoli derivanti magari da un malinteso senso di concorrenzialità tra Associazionismo ed Istituzioni pubbliche e private, il percorso diventa estremamente arduo. Se oggi le leggi e le politiche tendono generalmente a restringere le provvidenze, a selezionare i beneficiari ed a produrre sostanzialmente meccanismi di esclusione, le varie esperienze di solidarietà promosse dai cittadini attraverso l’associazionismo ed il volontariato si sforzano invece di allargare i confini dell’appartenenza, di sperimentare sul campo nuovi approcci orientati all’attivazione delle risorse dei beneficiari, producendo in tal modo coesione sociale e maggiore sicurezza per tutti: in sostanza l’associazionismo svolge un’azione indispensabile di collante tra le persone ed i territori. E tanto più i tempi si fanno difficili , tanto più l’associazionismo ed il volontariato diventano di fondamentale importanza per ricucire le lacerazioni del tessuto sociale, per costruire ponti, mobilitare energie e sensibilità e in definitiva per dare un contenuto etico e morale al comportamento dell’uomo. Alberto Tafner 2- 2020
AGENDA
Trento, 12 marzo 2020 Le foto su questa pagina sono state scattate il giorno successivo all’entrata in vigore sull’intero territorio nazionale del decreto con «ulteriori misure in materia di contenimento e gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19»
In alto, Corso 3 Novembre nei pressi della sede della Trentini nel mondo. Un cartello sulla vetrina di un negozio in pieno centro e quello esposto all’ingresso del Duomo. Qui sopra, via Verdi, che solitamente il giovedì ospita il
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mercato settimanale della città. In basso a sinistra, negozi e ristoranti con le saracinesche abbassate in via Santa Croce e, a destra, un originale avviso di chiusura che invita a non cedere al pessimismo.
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AGENDA LA TRENTINI NEL MONDO HA COMUNICATO LA SUA DECISIONE DI CHIUDERE LA SEDE E SOSPENDERE L’ATTIVITÀ
La lettera dell’Associazione ai Circoli e i primi messaggi di risposta arrivati Un caloroso saluto a tutti voi, nella speranza di presto rivederci tutti in buona salute e operosità. Ciao da Giuseppina Lombardo Caviola Famiglia Trentina di Roma Buen dis queridos amigos. Recibimos vuestro e mail y pensamos que son muy oportunas las medidas implementadas. Lamentamos y sentimos profundamente lo que están viviendo en estos dias. Pero sabemos que Italia saldrá adelante con esa fuerza que siempre tiene de frente a la adversidad. Estos dias estamos nosotros empezando a vivir esta tragedia. Le mandamos un fuerte abrazo y nuestro cariño. Forza Italia. Forza amado Trentino. Maria del Carnen Pacher CT Zarate (Argentina) Carissimi, seguiamo con apprensione le notizie che ci arrivano dall’Italia. Confidiamo nel senso di responsabilità di ognuno a rispettare le regole per contenere il contagio e vincere il virus. Qui ancora non si prendono misure serie anche se il nostro Land è il più colpito. Non capiamo perché, Wuhan e l’Italia non hanno insegnato niente? Vi auguriamo di stare in salute Agnese e gli amici del Circolo
di Dortmund (Germania) Ricevuto messaggio e vi penso con affetto sicuro la situazione migliorerà` a breve e ci si potrà tutti riabbracciare amichevolmente. Saluti a tutti. Luca Dorigatti Coordinatore Circoli trentini zona USA ovest Queridos amigos Trentini. Es una cosa terrible lo que está sucediendo en todo el mundo con el Coronavirus, he visto en las
Cari Circoli Trentini, a causa dell’emergenza sanitaria causata dalla diffusione del Coronavirus, gli uffici della Trentini nel mondo resteranno chiusi per un po’. Non siamo al momento in grado di sapere fino a quando durerà questa emergenza, ma speriamo come tutti che presto in Italia e in tutto il mondo si possa tornare alla normalità. Purtroppo molte delle attività che l’Associazione aveva programmato nei prossimi mesi in Italia e all’estero saranno rinviate o cancellate: è un vero peccato ma non è possibile fare diversamente. Confidiamo però nel fatto che l’impossibilità di organizzare attività e incontri non allenterà il legame fra l’Associazione e i Circoli ma che anzi la difficoltà del momento ci farà sentire ancora più uniti e vicini gli uni agli altri. L’ufficio si sta organizzando per garantire in ogni caso la massima operatività continuando a rispondere alle email e alle telefonate durante il normale orario di apertura della sede e stiamo lavorando per dare seguito alle attività previste nella seconda parte dell’anno e per proseguire con tutto quanto è possibile realizzare nelle attuali condizioni. Ci auguriamo che questa emergenza sia superata velocemente e che le conseguenze sulla salute delle persone, specie quelle irreparabili, siano il più possibile limitate. Vi inviamo un forte abbraccio Alberto, Francesco, Giada, Ilaria, Maurizio, Rosanna, Sabina
traído el Coronavirus, principalmente de Europa y Estados Unidos. Debemos obedecer las órdenes de no visitar lugares
noticias que el norte de Italia está muy afectada. En México hay muchos contagios, por que mucha gente ha
Questo è il testo della mail inviata da Giuseppe Filippi del Circolo trentino di Charleroi (Belgio) ai soci del Circolo e a molti suoi conoscenti, con un invito alla solidarietà nei confronti di parenti e amici in Italia.
«È il momento di manifestare la nostra solidarietà a distanza alle nostre famiglie
che in Italia vivono momenti di isolamento forzato ma certamente utile e necessario visto le circostanze attuali. Mi sembra opportuno rimanere strettamente in contatto regolare, via telefono, facebook o e-mail con i nostri parenti. È chiaro che non siamo in grado, e non
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públicos llenos de gente. Agradezco su información, deseándoles que se encuentre muy bien y que esto pase pronto para que todos podamos volver a la vida normal. Un gran abrazo desde México. Con cariño Mónica Fadanelli Coordinatrice Circoli trentini del Messico Muchas gracias por su correo. Esperamos que esta situación que se vive en el mundo, y no sólo en Italia, se supere exitosamente. Desde México estamos atentos a nuestros hermanos y hermanas italianas y nos solidarizamos con todos. Un gran abrazo a toda la comunidad de la Asociación Trentina y a todos los Círculos. Abbracci Lilia Zueck CT Città del Messico Coraggio, da parte nostra abbiamo cancellato il nostro pranzo annuale (29 marzo) e siamo in attesa per il nostro viaggio in Trentino. Saluti Alessandro Bonmassar CT Centre Borinange (Belgio) Grazie e speriamo che presto ci sia una soluzione. Con affetto. Francisco Canepele CT Santa rosa de la Pampa (Argentina) Grazie e siamo in preghiera per il mondo! Anche a Viedma è arrivato questo coronavirus, in fine siamo in alerta anche noi. Saluti Stella Maris Poblete CT Viedma (Argentina) Tante grazie per questo comunicato. Siete benvenuti se volete venire a questo caldo paese. Vi inviamo un caro saluto dal Messico. Leobardo Cortes Manica
è di nostra competenza accompagnarli dal puntro di vista sanitario nell’incubo che stanno vivendo, ma rassicurarli con la nostra solidarietà e il nostro sostegno morale può essere una forma di medicamento efficace. In momenti simili è sempre apprezzabile sentirsi sostenuti». 2- 2020
GENTE E FATTI
A Buenos Aires c’è un pezzo di Trentino che continua a vivere fuori dal Trentino
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an Telmo, l’antico quartiere di Buenos Aires, quello in cui è nato il tango, si rianima all’improvviso dopo la siesta. Sono le cinque de la tarde. E’ l’ora in cui la gente, non appena il sole cocente del pomeriggio dà un po’ di tregua, esce di casa e si riversa lungo le strade del barrio (il quartiere). Più che del tè o del caffè, in Argentina questo è il momento del mate, un vero e proprio rito nazionale durante il quale una particolare infusione di foglie dentro una piccola zucca viene succhiata attraverso una cannuccia in metallo. E questo è anche il momento magico dell’incontro con gli amici, quello in cui, come per incanto, la vita torna di colpo a popolare i cortili, le vecchie osterie, i negozi, le piazze, mentre il mate inizia a passare di mano in mano. Anche noi stiamo per uscire da casa. Con mia moglie, sono ospite da alcuni giorni di Mariana, un’amica porteña, ovvero cittadina della Capital Federal, di lontane origini italiane, come lo sono, peraltro, circa la metà delle persone che vivono in Argentina. L’altra metà, più o meno, è di origine spagnola. Da giornalista che spesso racconta di Storia, so bene come anche il Trentino (o il Tirolo, se parliamo del periodo antecedente il 1918) abbia dato un enorme 2 - 2020
Durante un viaggio in Sud America, il giornalista Maurizio Panizza ha avuto l’opportunità di incontrare la presidente e il segretario del Circolo trentino della capitale argentina contributo all’emigrazione in Argentina. Qui sono arrivati a migliaia dai nostri paesi già nella seconda metà dell’Ottocento e questo Nuovo Mondo li ha sempre accolti offrendo loro un sogno, una speranza, un lavoro. Anche nel Novecento il movimento migratorio non ha mai cessato di fornire manodopera all’Argentina, particolarmente nei due dopo-guerra, quando un’Italia martoriata non poteva più offrire di che vivere ai propri figli.
America ci aveva proposto questo incontro. E per noi - per me in particolare che mi occupo da anni di raccontare vicende di vario genere – questa è un’occasione preziosa da non perdere. L’appuntamento è stato fissato in San Telmo, precisamente al Café Plaza Dorrego, il cuore pulsante del vecchio quartiere. Entriamo nel locale con qualche minuto di ritardo. L’arredamento è quello tipico degli anni Venti. Alle pareti tante fotografie parlano di illustri ospiti o di perfetti sconosciuti che nel corso di un secolo si sono seduti a questi stessi tavolini. Anche l’aria che si respira, così come il tempo e le parole degli avventori, pare essersi fermata a quegli anni lontani. Tolgo il telefono dalla tasca e controllo di nuovo in WahtsApp la foto di Mariano Roca: non conoscendolo potrebbe essere chiunque di costoro. Mi guardo intorno. Ecco, dal fondo della sala, un po’ in penombra, qualcuno mi fa un cenno con la mano: è lui. Ci avviciniamo con passo svelto. I convenevoli saltano di colpo
L’APPUNTAMENTO NEL BARRIO SAN TELMO
Anche il motivo per cui stiamo uscendo da casa “parla” di emigrazione. Il messaggio in Whatsapp è arrivato da poco: “Buongiorno. Sono Mariano Roca, segretario del Circolo Trentini nel Mondo di Buenos Aires. Mi piacerebbe molto incontrarvi.” Il contatto, è da dire, è stato fornito da Armando Maistri, vice presidente dell’Associazione Trentini nel Mondo, il quale sapendo del nostro lungo viaggio in Sud
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e ci abbracciamo come se ci conoscessimo da una vita. Del resto è facile qui in Sud America dove la gente è cordiale, aperta al dialogo e all’amicizia, anche al contatto fisico, direi, molto più che da noi in Trentino. Con Mariano, siede al tavolo anche Marta Delfina Turrina, la Presidente del Circolo, e pure un’amica, Paola
GENTE E FATTI
Da sinistra, l’autore dell’articolo con la moglie Graziella Bertolini, Marta Delfina Turrina (presidente del Circolo trentino di Buenos Aires), Paola Trentini con la figlia, e Mariano Roca (segretario del Circolo). In basso, il Café Plaza Dorrego, nel quartiere San Telmo, dove il 15 febbraio è avvenuto l’incontro. Nella foto a destra, un incontro familiare fra parenti emigrati dell’autore (terzo da sinistra) al quale partecipò anche Rino Zandonai (primo a sinistra), compianto direttore della Trentini nel Mondo, scomparso nel 2009.
Trentini, con la sua bambina. Rimango subito stupito: il loro italiano è fluente e corretto, ricco di vocaboli, quasi perfetto, insomma. Già da questo primo particolare si sente che amano l’Italia e il Trentino (forse più di molti di noi), pur essendo nati in Argentina dalla prima o seconda generazione di emigranti.
Mi raccontano storie delle loro famiglie che sono simili a tante altre che conosco già: la povertà nelle valli dei loro bisnonni e la necessità per costoro di dare un futuro a quelli che sarebbero poi stati i rispettivi figli e nipoti. Mi parlano di avventurose traversate in nave e delle grandi fatiche dei primi arrivati in Argentina, ma anche con nostalgia dei loro paesi di origine che oggi per fortuna non costringono più all’emigrazione: Fondo in Val di Non per Mariano, Vigo Cavedine per Delfina, Trambileno per Paola.
Lenzi e Luigi Zortea. Da quanto raccontano, capisco che sanno tutto di ciò che succede da noi, anche se sono distanti più di 12 mila chilometri, in un altro Paese e in un altro clima, come se il loro fosse un pezzo di Trentino che continua a vivere al di fuori del Trentino. La domanda, però, è fino a quando? So bene - e loro me lo confermano - che la vita associativa si riduce sempre più a mano a mano che le generazioni cambiano. In altre parole, non sempre l’interesse per le proprie origini è patrimonio comune dei giovani di oggi, come allo stesso modo succede anche in Trentino, del resto, dove scarsa è la passione (e l’istruzione) verso la nostra storia, in particolare per quella precedente alla Prima Guerra Mondiale. Rimane – e quello è stato rimarcato anche nel nostro incontro – il “presidio” storicoculturale dell’Associazione Trentini nel Mondo che per fortuna sa mantenere ancora saldo uno stretto legame fra provincia di Trento e comunità all’estero. Dopo tanti ragionamenti, pur-
UN CONTINUO CONFRONTO DI CURIOSITÀ E SAPERI
È un continuo confronto di curiosità e di saperi e la conferma che certe tradizioni sono rimaste ben salde nella memoria dei nostri trentino-tirolesi. Primi fra tutti i canti in dialetto e i piatti tipici della nostra terra, come ad esempio la polenta con crauti e coniglio. Parliamo anche dei contatti con la “patria” trentina, dei loro viaggi fatti in Italia nel corso degli anni e delle visite restituite in Buenos Aires dai nostri amministratori. Insieme ricordiamo con commozione anche l’amico Rino Zandonai, compianto direttore della Trentini nel Mondo, scomparso tragicamente in volo nel 2009 assieme a Giovanni Battista
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troppo è arrivato il momento di lasciarci: Mariano, Delfina e Paola devono attraversare la città per raggiungere le loro famiglie, e Buenos Aires non è certo Trento. Qui la popolazione della cosiddetta “Grande Buenos Aires” (la città più i sobborghi) raggiunge i 12 milioni di abitanti, 1/3 dell’intera popolazione del Paese, e per attraversarla possono essere necessarie anche alcune ore. Usciamo all’aperto. Plaza Dorrego è gremita di gente. Un’orchestrina suona una musica nostalgica e appassionata come le parole di un innamorato lontano, mentre due ballerini danzano il tango per la curiosità e il piacere dei turisti. Un ultimo sguardo alla piazza, poi noi ci incamminiamo verso casa, distante solo due quadre. Loro si dirigono dalla parte opposta. Ancora un cenno in lontananza con la mano e poi spariscono fra la folla. Adios, queridos amigos. Muchas gracias y hasta pronto en Italia! Maurizio Panizza 2- 2020
GENTE E FATTI IL PROGRAMMA PREVEDEVA ANCHE UNA RELAZIONE DEL DIRETTORE DELLA TRENTINI NEL MONDO, FRANCESCO BOCCHETTI
Tuzla, convegno su Leonardo Bancher «Leonardo Bancher - l’uomo che non si dimentica» era il titolo del convegno che si è svolto l’8 marzo a Tuzla (Bosnia Erzegovina) presso la Galleria internazionale dei ritratti, organizzata dall’Associazione dei cittadini di origine italiana «Rino Zandonai» di Tuzla. Arrivato in Bosnia con la famiglia originaria del Primiero, Leonardo fu operaio edile di professione e un vero rivoluzionario nel cuore: pose le basi per un modello di vita comunitaria che a Tuzla ebbe molto successo e divenne un riferimento del movimento operaio. Per questa sua militanza venne condannato e incarcerato nel penitenziario di Sremska Mitrovica (Serbia). Morì nel 1936 nell’ospedale della prigione di Belgrado, a causa di diversi scioperi della fame e di torture subite e la notizia della
c’era anche il direttore della Trentini nel mondo, Francesco Bocchetti (foto qui sopra). Gli altri interventi sono stati fatti da Frederic Spagnoli (docente dell’Università di Besançon - Francia), Kadrija Hodžić (professore dell’Università di Tuzla), Sinan Alic (Forum dei cittadini di
sua scomparsa provocò sollevazioni popolari a Belgrado e a Zagabria. A Tuzla, fino a prima dell’ultimo conflitto in Jugoslavia, c’erano una via e una scuola superiore professionale che portavano il suo nome. Tra i relatori del convegno
Tuzla), Mijo Franković (storico) e Tihomir Knežiček (professore dell’Università di Tuzla). Alla figura e all’attività di Leonardo Bancher e di suo figlio Bruno è dedicato in questo numero della rivista un ampio articolo a firma di Edvard Cucek (da pagina 20 a pagina 23).
IL BISNONNO DI JUAN CARLOS FRAQUELLI INAMA ERA EMIGRATO IN ARGENTINA DA SANZENO
In Trentino per la prima volta mi sono sentito come a casa primo discendente della famiglia a ritornare in Trentino e dopo essere stato per molti anni in contatto via Facebook con Ylenia Inama, ho finalmente realizzato il sogno di riunirmi a Sanzeno con tutta la sua famiglia. Il padre Valter con la moglie Graziana, la sorella Gloria, lo zio Leo, il vicino Francesco, proprietario di un agriturismo, Lorenzo con suo nipote, Luigi e Danilo. Ho visitato luoghi che mi sono sembrati immediatamente familiari, come se ci fossi già stato molte altre volte: mi sono sentito a casa ed è stata una sensazione meravigliosa. Mi piacerebbe ritornare a trascorrere più tempo a cercare di ricostruire la storia
Il primo viaggio in Trentino, nei ricordi di ogni discendente di emigrati, è sempre un momento speciale, nel quale convergono miriadi di emozioni. È stato così anche per Juan Carlos Fraquelli Inama, che a 51 anni, ha attraversato l’oceano per raggiungere la terra dei suoi antenati. Professore di elettromeccanica in vari istituti tecnici di La Plata (Argentina), Juan Carlos è arrivato in Trentino l’estate scorsa per trascorrere due settimane alla ricerca delle origini del suo bisnonno, Fortunato Inama, nato a Sanzeno in Val di Non ed emigrato in Argentina alla fine del XIX secolo. «Da allora - scrive Juan Carlos alla Trentini nel mondo - sono il
Provincia di Trento: incidenza %; genere; età
46.929 persone 2 - 2020 8,7% della popolazione provinciale
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della mia famiglia e organizzare un’altra riunione di tutti i parenti».
GENTE E FATTI Nato a Denver (USA) nel 1969, è pronipote di trentini emigrati da Segonzano e da Baselga di Piné
Eric Marshall , imprenditore che ama l’arte, la scultura e la lingua italiana
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er molti «trentini nel mondo» che arrivano in Italia, una visita all’Associazione è da sempre una delle tappe più attese del loro programma di viaggio. Così è stato anche per Eric Marshall, in Italia per impegni di lavoro, che il 25 febbraio scorso ha varcato per la prima volta la soglia della sede di via Malfatti. Nato a Denver, in Colorado (Stati Uniti), nel 1969, Eric è il pronipote di Anna Andreatta, emigrata negli USA da Segonzano nel 1892, e di Giovanni Battista Grisenti, emigrato da Baselga di Piné nel 1910. «Quando ha conosciuto la mia bisnonna, il mio bisnonno lavorava assieme ai fratelli come minatore in Colorado - ha raccontato Eric - si sono sposati nel 1920 e nel 1925 nacque mia nonna, Florence Grisenti, che invece ha spostato un americano, ecco perché il mio cognome è Marshall». Quello che ha stupito immediatamente i dipendenti dell’Associazione che hanno accolto Eric, è stato il suo italiano, parlato in maniera pressoché perfetta con soltanto l’accento americano a tradirne la provenienza. Il mistero è presto svelato. «Con la mia nonna ho sempre parlato un po’ di italiano ma all’inizio degli anni ’90 ho seguito un corso intensivo di italiano in California. Sette settimane di full immersion che mi hanno permesso di imparare la lingua e venire poi a Firenze, dove nel 1992 mi sono iscritto alla scuola per stranieri «Lorenzo De Medici» per studiare scultura. Nel 1994 ho partecipato a Candriai al soggiorno per giovani discendenti di emigrati trentini organizzato dall’Ufficio emigrazione della Provincia, al termine del quale i
page del sito), specializzata nella lavorazione del marmo e di altri materiali lapidei pregiati. Tra i molti lavori di prestigio che gli sono stati affidati, ce n’è uno del quale è particolarmente fiero: la realizzazione della tomba di Julia Greeley, che è stata collocata nella Basilica dell’Immacolata Concezione, la cattedrale di Denver. Julia Greeley, scomparsa nel 1918, era nata in schiavitù nel Missouri. Con la famiglia si trasferì poi in Colorado, dove dedicò la sua vita ad assistere i più poveri, tanto da meritarsi l’appellativo di «Angelo della
miei nonni sono arrivati in Italia dagli Stati Uniti per la prima volta. Naturalmente ne abbiamo approfittato per visitare alcune città italiane, ma la meta che più ci stava a cuore era il Trentino, dove abbiamo soggiornato grazie all’appoggio di alcuni parenti. Non dimenticherò mai la grandissima emozione che ho visto negli occhi di mia nonna quando siamo arrivati a Baselga di Piné, il luogo dove era nato e cresciuto suo padre». Eric è titolare di una ditta, la «Landmark Stone International» (in alto un’immagine dalla home
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carità di Denver». Nel 2016 è stato avviato il processo per la sua canonizzazione, ma sono in molti a considerarla già una santa. Nel 2018, a cento anni dalla sua morte, le sue spoglie sono state collocate in un sarcofago in marmo di Carrara, del peso di una tonnellata e mezzo: tutte le fasi di realizzazione della tomba, dal progetto al trasporto, sono state seguite in prima persona da Eric Marshall. «L’arte, il disegno e la scultura restano la mia passione, mi piace collaborare con gli architetti e nel tempo libero continuare a cimentarmi nella scultura. Il lavoro mi porta a viaggiare molto, ed è sempre un piacere quando mi capita di passare dall’Italia. L’ambiente, la cultura, il cibo... amo talmente tanto l’Italia che sono venuto addirittura a sposarmi qui! Mia moglie Lora ama molto l’Europa, in particolare l’Italia e la Francia, tanto che, quando nel 2003 abbiamo deciso di sposarci, lo abbiamo fatto in Italia, proprio a Trento, con una cerimonia civile e un ricevimento a Villa Mersi. Anche i miei figli, Isabella e Shae conoscono l’italiano e sono già stati qui. Isabella ha studiato scienze ambientali, ma ha seguito anche dei corsi di italiano, e le piacerebbe molto proseguire i suoi studi a Trento. Anche a me farebbe molto piacere se decidesse di studiare qui, dopotutto quella di Trento è una delle università migliori d’Italia». Eric è già membro del Circolo trentino di Denver, di cui è rappresentante, ma ha espresso il desiderio di iniziare a collaborare ancora di più con la Trentini nel mondo. Il primo passo? Prendere il posto della nonna Florence, purtroppo scomparsa, diventando ufficialmente socio dell’Associazione. Alice Sommavilla Maurizio Tomasi 2- 2020
CIRCOLI
Charleroi, già tre appuntamenti nella rinnovata sede del Circolo
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on l’Anno Nuovo e dopo quasi un anno di inattività, il circolo trentino di Charleroi, ha nuovamente invitato i suoi soci ed amici per la tradizionale serata degli Auguri ed il rinnovo della tessera» : così avrebbe potuto scrivere un cronista poco avvezzo ai fatti del nostro Circolo. Ma la realtà è ben tutt’altra! In effetti, il direttivo del Circolo aveva deciso che la sede del Circolo doveva diventare il luogo principale nel quale svolgere le attività in programma. Ma per realizzare questo obiettivo era necessario portare a termine importanti lavori di ampliamento e di ristrutturazione. Di conseguenza ci sono stati lunghi mesi di «carestia», che sono stati consacrati ad un profondo rinnovo della Sede. Una parte dei lavori sono stati realizzati in stretta collaborazione con il personale specializzato del servizio Patrimonio della città di Châtelet: ma senza dilungarsi in un tedioso elenco dei piccoli ma indispensabili interventi, chi con il martello, chi con le tenaglie, se non con il pennello o addirittura la cazzuola, non possiamo dimenticare né sottovalutare l’impegno di tutte le persone di «buona volontà» che hanno reso possibile questo sogno. Ed è così che sì arrivati alla data fatidica: domenica 26 gennaio. I soci incuriositi, impazienti di scoprire la nuova opera, varcando la soglia del luogo non l’hanno più riconosciuto. Che ampia cucina..., che bel posto, quanta luce…, molto più spazio, tanto più… Ma basta con i superlativi. Rispondendo alla richiesta del 2 - 2020
Da destra: il sindaco di Châtelet, Daniel Vanderlicht, la presidente del Circolo, Annie Giovanazzi, e il segretario del Circolo, Giuseppe Filippi.
in Trentino. Dopo questo primo appuntamento, da considerare più che altro alla stregua di una «prova generale» come avviene nel mondo del teatro, dedicato peraltro a due tradizionali attività del Circolo, come lo scambio di auguri e il tesseramento, il 15 febbraio c’è stato il momento dell’ufficialità: la «consegna» al Circolo da parte del sindaco di Châtelet, Daniel Vanderlicht,
Direttivo, i soci presenti hanno voluto personalizzare il locale dandogli un appropriato nome: «la locanda». Certo non è da paragonare agli omonimi locali «stellati» che appaiono sulla Guida Michelin: ma ovviamente non era questo lo scopo legato alla scelta del nome. Lo scopo era quello di far capire che a chiunque passi da queste parti la «locanda» offre la possibilità di sentirsi a casa sua come se fosse
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accompagnato da due assessori. Nella stessa occasione sono stati festeggiati Carolina e Gaspare Gucciardo, una coppia di fedeli simpatizzanti, arrivati alle «nozze d’oro». Il traguardo dei cinquant’anni di matrimonio di soci e amici è una ricorrenza che il Circolo è solito onorare, ma nel caso di Gaspare si è trattato di un momento molto particolare. Infatti, con il suo gruppo «Trio Italia» Gaspare è da circa trent’anni l’animatore musicale delle nostre cene e pranzi. Alla serata, inaspettatamente, erano presenti tutti i musicisti del gruppo e così la conclusione è stata nel segno della musica e dei primi balli improvvisati nella «locanda». L’ultimo, per ora, appuntamento proposto nel programma di riapertura della «Locanda», è stata l’ormai classica «Giornata internazionale dei Diritti delle Donne», celebrata per la 23esima volta al Circolo. L’iniziativa ha riunito più di
CIRCOLI
cinquanta persone, fra i quali anche Alessandro Bonmassar, presidente del Circolo trentino del Centre-Borinage. Riallaciandosi alla tradizione, il menù offriva nuovamente la non meno classica porchetta ed i prelibati «grostoi» amorevolmente impastati dalla cara Anna-Rosa Caprà. Siccome le attività del Circolo sono sempre state grandi momenti di aggregazione e di
autentica trentinità, è difficile, e forse inutile tirare le somme dopo queste tre prime «prove» vissute nella locanda ripristinata, che si sono volute, soprattutto per dare continuità a quanto si è condiviso in passato. Ma con tutto questo gran daffare, si spera che la locanda diventerà ben presto un luogo sempre più irrinunciabile, segnando così l’inizio di una nuova tappa della
già molto ricca vita del Circolo. Questo potrà avvenire solo se i soci vorranno «abitarlo» spesso, affollandolo con la loro presenza, e come sottolineava la redazione di «3nt’» (il giornalino del Circolo), nell’invito: «Adesso tocca ai soci...! Sarebbe per il comitato, il miglior riconoscimento dell’opera compiuta, e il più sicuro stimolo per moltiplicare gli appuntamenti». Gieffe
Gaspare e Carolina Gucciardo, festeggiati per le loro nozze d’oro.
Ex emigrati in Svizzera sempre attivi e «in pista» con grande entusiasmo e spirito di iniziativa
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ome da tradizione consolidata, il Circolo trentino degli ex emigrati in Svizzera ha organizzato in dicembre il pranzo in occasione delle festività natalizie e di inizio del nuovo anno. Nonostante l’inarrestabile trascorrere del tempo, al pranzo hanno partecipato quasi ottanta persone provenienti dalle varie località del Trentino in cui risiedono i soci rientrati, a suo tempo, dalla Svizzera dopo anni di intenso lavoro. Sembra quasi che l’età non passi per i numerosi partecipanti i quali, dopo un abbondante
e gustoso pranzo, si sono impegnati nei balli tradizionali (valzer, tango, mazurka, polka, ecc...) che i giovani di oggi non conoscono, ma che stanno lentamente riscoprendo. La Trentini nel Mondo era rappresentata dal consigliere Aldo Degaudenz che, insieme ai saluti ed agli auguri dell’Associazione, ha espresso il vivo compiacimento per il Circolo degli ex emigrati in Svizzera che, con iniziative ricorrenti anche durante l’anno, riesce a mantenere vivo l’interesse degli associati e quello spirito di amicizia e di collaborazio-
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ne che costituiscono il collante e la vita del Circolo stesso. La mancanza di occasioni di incontro portano, talvolta, al disimpegno ed alla chiusura di Circoli ed associazioni caratterizzati da un passato di grande vitalità ma che, nel tempo, è andato esaurendosi. Non è il caso degli ex emigrati in Svizzera che non rinunciano ai loro momenti di aggregazione, nonostante il trascorrere del tempo. Merito di un consiglio direttivo, presieduto da Ilaria Zanetti, che non perde entusiasmo e spirito di iniziativa. 2- 2020
CIRCOLI
Resistencia, anche una rappresentanza del Circolo trentino alle celebrazioni per l’anniversario di fondazione della città
Il 2 febbraio scorso il Circolo trentino di Resistencia (Chaco - Argentina) ha partecipato con il proprio gonfalone alle iniziative organizzate per la commemorazione del
142 ° anniversario di fondazione della città di Resistencia. Il programma prevedeva diverse attività culturali e sociali, alle quali hanno parteci-
pato la maggior parte delle diverse comunità. È da più di trent’anni che il Circolo trentino prende parte a questo importante e rappresentativo evento della città.
Amichevole incontro in Uruguay tra i Circoli di Resistencia e di Colonia del Sacramento I
l 16 gennaio, alcuni soci del Circolo Trentino di Resistencia (Argentina) hanno avuto l’opportunità di incontrare alcuni «colleghi» del Circolo Trentino di Colonia del Sacramento (Uruguay). Sono stati accolti da María Bernardi Maffei (presidente del Circolo) e da Ana María Berretta Mattei, anfitrioni di lusso, con le quali abbiamo avuto l’opportunità di parlare delle diverse realtà dei Circoli: abbiamo toccato temi come la sostenibilità dei Circoli, il coinvolgimento dei giovani, i corsi di lingua italiana, le opportunità offerte sia dall’Associazione Trentini nel Mondo che dalla Provincia Autonoma di Trento, le diverse attività in fase di realizzazione e quelle progettate. A questo proposito, ragionando sulla possibilità di sviluppare un progetto in collaborazione tra i due Circoli, si è deciso di dare priorità allo scambio di contatti con l’obiettivo di espandere la rete e rafforzare i legami tra i Circoli. Il tutto accompagnato da alcuni «mate» uruguaiani e alcune prelibatezze fatte in casa. Il Circolo trentino di Resistencia ringrazia il Circolo trentino 2 - 2020
di Colonia di Sacramento per l’accoglienza riservata al suo direttivo. Ringrazia anche il Coordinatore della Trentini nel Mondo in Sud America, Roberto Paolazzi, e Jorge Zas, Coordinatore dei Circoli trentini dell’Uruguay, che hanno facilitato il contatto tra i Circoli. È stato messo in programma un incontro anche con il Circolo trentino di Montevideo è in sospeso. Speriamo che quanto prima ci si possa incontrare di nuovo per continuare a lavorare in cooperazione con l’obiettivo di valorizzare e diffondere la «trentinità» nei nostri territori. Circolo trentino di Resistencia
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CIRCOLI
Alcide De Gasperi, un grande statista per la sua capacità di visione del futuro
I Circoli trentini hanno rappresentato l’Italia alla «Fiesta de la patria gaucha» in Uruguay L
a «Fiesta de la patria gaucha» è un evento, che si svolge dal 1987 a Tacuarembó, in Uruguay. Dura quasi una settimana, durante la quale ci sono iniziative culturali, spettacoli musicali, tornei con i cavalli. Tra gli appuntamenti principali, c’è la «sfilata gaucha», con la presenza di circa quattromila cavalli e animata dalle rappresentanze delle varie comunità di immigrati che nel corso dei secoli hanno raggiunto l’Uruguay e si sono insediate nel paese sudamericano e i cui discendenti compongono l’attuale popolazione. L’edizione di quest’anno della Fiesta, la trentaquattresima, che si è svolta dal 3 all’8 marzo, era dedicata alla popolazione rurale. Il Circolo trentino di Montevideo ha partecipato alla sfilata, in rappresentanza della popolazione di origine italiana. Il Circolo è stato presente con uno stand e la socia Monica Martinez D’Amato, ha preso parte alla sfilata a cavallo, indossando un abito tradizionale e portando la bandiera della Provincia Autonoma di Trento. Obiettivo della «Fiesta» è valorizzare la tradizione che, viene spiegato sul sito dell’evento, non va intesa come nostalgia e fissazione per il passato ma bensì come «presente, in quanto frutto di semi selezionati e futuro, come lo è un albero frondoso che continuerà a dare frutti e ombra amichevole alle generazioni che verranno. Il passato sono le radici, la tradizione è la linfa in circolo, il passato è sterile la tradizone e feconda ed energica»
In basso, Monica Martinez D’Amato durante la sfilata. Fra gli spettatori c’era anche il vescovo di Tacuarembó, mons. Pedro Olano Wolcan (al centro nella foto a destra, insieme con Jorge Zas e Alfiero Vivaldelli). Qui sopra, foto di gruppo dei soci dei Circoli trentini di Montevideo e Rivera-Livramento, che si sono incontrati il giorno
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precedente alla «Fiesta». In alto a sinistra, la presidente del Circolo di Montevideo, Silvia Norbis, con Hugo Pereda, presidente del comitato organizzatore, e con Beatriz Argimon, vice presidente dell’Uruguay. In alto a destra, Silvia Norbis (al centro) con Raquel Hernández, assessore al turismo di Tacuarembó (a sinistra) e Monica Martinez D’Amato.
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A TU PER TU C
Silvana Cura, sempre alla scoperta Provincia di Trento: incidenza %; genere; età
46.929 persone
8,7% della popolazione provinciale
«Quando si nasce all’estero il desiderio di conoscere le che sgorga quasi spontaneam rafforzato dall’assiduo sc che mantenevamo co
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ono moltissimi ogni anno i discendenti trentini che, da ogni parte del mondo, arrivano in Italia alla scoperta della 53,4% nostra regione. Alcuni ripartono donne per poi tornare nuovamente non appena si presenta la possibilità di farlo, altri, decidono di non andarsene più. Silvana Cura, nata a Rosario (Santa Fe, Argentina) nell’aprile del 1966, nel 1988 è arrivata per la prima volta in Trentino e ha deciso di fermarsi. Ma andiamo con ordine, e lasciamo che sia proprio Silvana a raccontarci la sua storia. «Il mio bisnonno Cipriano era nato e cresciuto a Levico. Partì alla volta dell’Argentina verso la fine dell’800, ma non trovando delle condizioni di vita e lavoro favorevoli, decise di fare ritorno in Trentino, dove si sposò ed ebbe quattro figli; la maggiore era mia nonna, Maria Bertoldi. Lei si sposò con Antonio Lazzaretti, la cui famiglia proveniva da Foza (VI). Mia mamma, Giuseppina è la loro figlia. Quando lei era piccola, la famiglia decise di fare un altro tentativo e attraversare nuovamente l’oceano per stabilirsi a Rosario, dove già vivevano i fratelli di mia nonna. Dopo qualche anno, fecero ritorno per badare al mio bisnonno; la mamma e la nonna trascorsero la guerra lavorando in Germania e gli uomini rimasero a casa. La mamma partì di nuovo per l’Argentina nel ’48 e i nonni la seguirono nel ’57. Mia madre conobbe mio padre, Antonio, e si sposarono nel 1964. Nato in Argentina, ma di origini libanesi (i nonni provenivano da
Nata a Rosario (Santa Fe, Argentina) nell’aprile del 1966, nel 1988 è arrivata per la prima volta in Trentino con un viaggio per giovani oriundi organizzato dalla Provincia e ha deciso di fermarsi una cittadina a nord di Beirut). Sono sempre stata interessata alla storia della mia famiglia. Ho frequentato la scuola italiana Dante Alighieri di Rosario. All’epoca parlavo ormai correntemente tre lingue: l’italiano, lo spagnolo e il dialetto trentino. Quando si nasce all’estero da famiglie non autoctone, il desiderio di conoscere le proprie origini è qualcosa che sgorga quasi spontaneamente. Nel mio caso era anche rafforzato dall’assiduo scambio di corrispondenza che mantenevamo con i parenti italiani». Silvana cresce e, dopo il diploma, si iscrive alla facoltà di medicina di Rosario, che abbandonerà presto a causa del clima di contestazioni e per l’opportunità di un viaggio in Trentino.
«All’epoca avevo già iniziato a frequentare il Circolo trentino di Rosario, dove ho partecipato alla selezione di giovani di origine trentina organizzati dalla Provincia di Trento per far conoscere ai discendenti trentini la terra d’origine. Appena l’ho saputo non mi sono fatta scappare l’opportunità: era l’occasione che stavo aspettando, dopo aver sognato per anni di prendere un aereo e raggiungere l’Italia. Il giorno della partenza avevo la febbre alta e una serie di disturbi fisici causati da un’intossicazione alimentare ma non ho desistito e sono partita comunque!» Il gruppo viene ospitato per un mese in un albergo di Tenna, mentre il mese successivo ognuno ha la possibilità di soggiornare presso i propri parenti, nel caso di
A sinistra, la nonna Maria in mezzo ai fratelli Attilio e Cesare. Qui sopra Silvana con la mamma e, sull’altra pagina, durante la visita a Castel Ivano con Aldo Degaudenz. A destra, una veduta di Rosario.
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Silvana, a Levico. Il primo «incontro» con l’Italia? A sorpresa, meno entusiasmante di quanto si possa pensare. «Le prime cose che ho visto dal finestrino, durante il viaggio dall’aeroporto a Trento, sono state i fiumi: il Po e l’Adige. Arrivavo dal Sudamerica dove i fiumi sono immensi, spesso separano intere province , quindi è stato inevitabile il confronto. Mi sembrava tutto più piccolo, la natura meno maestosa. Arrivati in Trentino però ci sono stati i colori, così vividi da lasciare abbagliati; gli spazi, meno ampi, ma che mi erano familiari e quindi mi hanno trasmesso subito la sensazione di essere a casa. Quasi superfluo poi, dire che la componente emotiva ha giocato un ruolo fondamentale nel farmi innamorare del Trentino». Due mesi passano in fretta, arriva il momento di rifare la valigia ma Silvana non lo fa. Rimane a vivere a Levico e nel 1989 si iscrive alla facoltà di medicina, per proseguire quel percorso di studio abbandonato l’anno precedente per raggiungere l’Italia.. La vita ha però in serbo un’altra sorpresa, e di nuovo le priorità di Silvana cambiano. «Durante quell’anno ho cono-
CON IL SOCIO
a di nuovi orizzonti e nuove persone
o da famiglie non autoctone, e proprie origini è qualcosa mente. Nel mio caso era anche cambio di corrispondenza on i parenti italiani» sciuto Antonio, con cui mi sono sposata nel 1990. Curioso, vero, come mio nonno, mio padre e mio marito portassero tutti lo stesso nome? Dopo il matrimonio mi sono stabilita a vivere a Levico e negli anni successivi sono nati i miei due figli: Elisabetta, che oggi ha 30 anni, ed Alessandro, di 24». Silvana compie due viaggi in Argentina per incontrare i suoi parenti, e stare vicino ai genitori: uno nel 1990, con Elisabetta appena nata, e uno a cavallo tra il ‘95 e il ‘96. Nel 2001 è la mamma Giuseppina, ormai vedova, a lasciare l’Argentina per trasferirsi a Barco di Levico, dove vive tutt’ora assieme a Silvana e ai nipoti. Ma da dove nasce il rapporto con la Trentini nel mondo? «Sono sempre stata una persona curiosa, desiderosa di scoprire nuovi orizzonti e nuove persone. La vita in una valle si stava rivelando sempre più limitata e quasi soffocante per me. La Trentini nel mondo mi ha permesso di prendere aria, di ritrovare ciò che forma quello che sono. Già dal primo momento in cui ho contattato l’associazione ho percepito la sensazione di trovarmi all’interno di una dimensione più ampia. Rispetto ad altre associazioni, la
Essere socio della Trentini nel mondo è un po’ come esplorare il mondo pur restando in Trentino
Trentini nel mondo è qualcosa di unico, basti pensare all’interesse che impiega per dedicarsi allo studio e al supporto della cosiddetta nuova emigrazione». Dal 2012 Silvana inizia a collaborare con l’associazione, dapprima curando la mostra sull’emigrazione per i 60 anni dell’Associazione; poi, accom-
pagnando le classi vincitrici del concorso legato alla Festa dell’emigrazione svoltasi in Val di Cembra a Genova. «Nel 2018 i bambini delle scuole elementari della Valle di Cembra hanno partecipato ad un concorso organizzato dalla Provincia autonoma di Trento, nel quadro della festa dell’emigrazio-
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ne, che aveva come tema proprio l’emigrazione. Si sono impegnati moltissimo nel ricercare la storia delle proprie radici, tanto da aver vinto il primo premio . Il premio consisteva in un viaggio a Genova, dove avrebbero visitato il famosissimo acquario e il museo dell’emigrazione, ed io sono stata uno degli accompagnatori. Pensavo che dei bambini così piccoli avrebbero trovato la visita al museo un po’ noiosa, invece, oltre ad essere già preparatissimi sul tema, si sono rivelati attenti, partecipi e coinvolti. Grazie al lavoro già svolto per il concorso, riuscivano ad immaginare i loro bisnonni partire sulle navi e raggiungere destinazioni lontanissime, sentendosi parte di quello che stavano vivendo». Il rapporto con la Trentini nel mondo è così importante, per Silvana, che decide di diventarne socia. «Cerco sempre di partecipare agli eventi promossi dall’associazione, in primis perché rappresentano un’occasione preziosa per incontrare persone con le quali condividere storie ed esperienze, e poi per la meravigliosa sensazione che provo all’idea di fare parte di un ambiente di ampie vedute, collegato con persone sparse in tre continenti. I convegni che vengono organizzati a livello internazionale sono sempre interessanti, anche grazie all’intervento di relatori competenti. In poche parole, essere socio della Trentini nel mondo è un po’ come esplorare il mondo pur restando in Trentino». Dopo tanti anni Silvana è finalmente riuscita a coronare il suo sogno di proseguire negli studi, iscrivendosi alla laurea in lingue all’Università di Trento. Ancora pochissimi esami e sarà finalmente dottoressa. Inutile dire che dalla Trentini nel mondo, facciamo tutti il tifo per lei! Alice Sommavilla 2- 2020
60 ANNI D’EUROPA
© UNHCR / Achilleas Zavallis
© Multimedia Centre - European Parliament
Sorprende e preoccupa l’atteggiamento dei singoli stati e degli organismi dell’Unione di fronte a due gravi emergenze: l’epidemia di coronavirus e la crisi umanitaria di migliaia di profughi siriani in fuga dalla guerra e bloccati al confine turco-greco
L’Europa è a rischio naufragio P uò sembrare fuori luogo parlare di Europa in piena crisi di coronavirus. Eppure, forse mai, nemmeno durante le fasi peggiori della recente crisi economico-finanziaria, l’Europa c’entra, eccome. Per due motivi apparentemente diversi: l’epidemia di coronavirus e la crisi umanitaria di migliaia di profughi siriani in fuga dalla guerra e bloccati al confine turco-greco. Al momento in cui scrivo, mentre il virus avanza implacabile in Italia, l’infezione si estende progressivamente in Spagna, Francia, Germania e sta bussando alle porte di altri Paesi europei. L’impressione è che ogni Paese si accinga a mettere in atto misure proprie, tra superficialità di valutazione iniziale e progressiva presa di coscienza della gravità dell’epidemia. Da una considerazione iniziale sospettosa e diffidente da parte dei partner europei, l’Italia sta diventando ora, suo malgrado, modello da seguire per la radicalità delle misure adottate che, probabilmente, potranno anche essere ulteriormente rafforzate. Quello che, tuttavia, sorprende e preoccupa, è la mancanza di coordinamento delle iniziative che dovrebbe essere promosso dalla Commissione in collaborazione con Parlamento e Consiglio europeo. L’articolo 168 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) dettaglia una serie molto precisa di iniziative che riguardano le politiche sanitarie che gli Stati membri possono mettere in campo in stretta collaborazione con la Commissione. Ciò che finora è vistosamente mancato, creando non poche difficoltà non solo all’Italia, primo Paese europeo colpito dall’epidemia, ma anche al resto dell’Europa dove ognuno 2 - 2020
È urgente e doveroso richiamare tutti i soggetti coinvolti alle loro responsabilità e ai loro impegni
decide a casa propria senza coordinamento di misure, di tempi, di mezzi, di personale. Un esempio di stupefacente superficialità e disunione. La stampa europea, quella europeista, è abbastanza concorde nel sottolineare questa assenza dell’Unione. Recita testualmente il quotidiano francese Libération di domenica 15 marzo: «Mentre le frontiere vengono chiuse dappertutto nel vecchio continente, il ciascuno per sé degli Stati rischia di avere conseguenze economiche e sociali disastrose dopo la pandemia. Le misure sanitarie variano fortemente da uno Stato all’altro, come pure le misure di sostegno all’economia. Tutto avviene come se l’Unione non esistesse più, ciascuno decidendo per conto suo. La pandemia di coronavirus avrà ragione della costruzione comunitaria più dei nazional-populisti?» Gli fa eco il quotidiano belga Le Soir: «Di fronte all’epidemia di coronavirus, l’Unione è apparsa lontana dai problemi dei cittadini: una autorità burocratica incapace di interventi concreti. Non c’è stata né solidarietà, né supervisione. Una triste lezione che gli italiani, in modo particolare, non dimenticheranno. Avevano chiesto mascherine, guanti, occhiali protettivi di plastica; l’Italia ha chiesto aiuto per costruire la barriera più semplice contro il coronavirus. Francia e Germania hanno chiuso le loro frontiere a questi prodotti impedendone l’esportazione e inviandoci un segnale inquietante: nessun sostegno concreto, sia pur minimo, sarebbe arrivato da Bruxelles».
Parole durissime dei due quotidiani contro la confusione e l’inazione dell’Unione europea. In queste ultime ore pare che la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen si sia finalmente svegliata invitando a non bloccare le frontiere per i prodotti sanitari e proponendo la creazione di un fondo da 25 miliardi per sostenere le imprese e flessibilità sul deficit che l’Italia potrebbe ritoccare. Pannicelli caldi che, probabilmente, non saranno sufficienti nemmeno per l’Italia, dato il pesantissimo impatto che la pandemia avrà sull’economia e sulle relazioni sociali del nostro Paese. È assai probabile che una crisi di sistema possa colpire l’insieme dei Paesi europei. E data l’inesperienza e l’inettitudine (leggi Presidente della Banca centrale europea) dei nuovi leader europei, l’Europa corre un rischio assai più pesante di quello causato dalla crisi economicofinanziaria degli anni scorsi. Eppure la rotta per consolidare l’Unione e metterla al riparo da scossoni e terremoti di vario genere è già stata tracciata: completamento dell’unione bancaria, governo efficace della zona euro con un ministro delle finanze e un budget significativo sostenuto da eurobond a sostegno delle economie più deboli in funzione anticiclica, un effettivo coordinamento delle politiche economiche e fiscali, un Parlamento con funzioni di controllo democratico delle scelte di politica economica, monetaria e fiscale. Queste le sfide che Parlamento, Consiglio europeo e Commissione sono chiamate a proporre e a far ac-
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cettare ai Paesi membri. Su queste sfide i cittadini europei misureranno e giudicheranno le competenze e l’autorevolezza dei nuovi leader preposti alla guida delle istituzioni comunitarie. Ma c’è una seconda, gravissima emergenza che mette in questione i comportamenti dell’Unione e riguarda le migliaia di persone che si trovano in pericolo al confine tra Grecia e Turchia: nei campi del mare Egeo i fuggitivi vengono parcheggiati in condizioni indicibili. Non c’è bisogno alcuno di aspettare un’illusoria unanimità sulla protezione temporanea che altro non è che un atto di elementare decenza, secondo quanto scrivono accademici e intellettuali in un recente appello. «Basta un solo Stato membro dell’UE per attivare tale procedura, prevista dal diritto europeo. Se nessuno di essi agisce in tal senso, spetta al Presidente della Commissione, in quanto custode dei trattati, di assumersi gli obblighi del proprio mandato e, se necessario, spetta al Parlamento europeo di mettere la Commissione di fronte alle sue responsabilità. La costruzione europea nata dalle catastrofi identitarie del XX secolo e dalle lezioni che esse hanno impartito, ha come unica legittimità il rispetto del diritto su cui si fonda. Immaginare che la si possa proteggere dall’ascesa del nazional-populismo calpestando i diritti fondamentali è il peggiore dei calcoli che si possa fare». È urgente e doveroso richiamare alla loro responsabilità e ai loro impegni gli Stati membri, la Commissione, il Parlamento europeo. Se vogliamo garantire un futuro alla Casa comune europea. Vittorino Rodaro 16 marzo 20202
DAL TRENTINO
«Mele del Trentino IGP», pubblicata sulla Gazzetta europea la domanda di registrazione
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e mele trentine hanno titolo per fregiarsi del marchio europeo di IGP (Indicazione Geografica Protetta), che premia l’intera filiera di produzione melicola locale. La richiesta dei produttori ha superato l’esame della Commissione europea ed è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale. Se entro tre mesi non ci saranno opposizioni, il marchio potrà essere registrato. L’iter per il riconoscimento del marchio era cominciato nel 2017, grazie allo stimolo e al coordinamento della Federazione Trentina della Cooperazione, con la costituzione di una Ats (associazione temporanea di scopo) fra i consorzi Melinda e La Trentina e le cooperative di produttori Sant’Orsola, Sft e Mezzacorona e la presentazione della documentazione necessaria presso il Ministero per le politiche agricole. La predisposizione di tutta la complessa documentazione storica, tecnica e socio-economica è stata affidata alla Fondazione Edmund Mach, che ha messo in evidenza anche tutte le più recenti acquisizioni scientifiche in grado di confermare la peculiarità qualitative dei frutti prodotti in Trentino. Nell’agosto dello stesso 2017 la domanda è approdata a Bruxelles e, dopo un periodo di istruttoria
Sono otto le varietà interessate al marchio: Golden Delicious, Red Delicious, Gala, Fuji, Morgenduft, Renetta, Granny Smith, Pinova conclusosi positivamente, è stata pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea nella giornata di ieri. “Non è ancora il traguardo finale – commenta prudentemente il presidente della Ats Produttori di mele del Trentino Michele Odorizzi - ma si avvicina molto. La pubblicazione in Gazzetta è una tappa fondamentale, che ci riempie di orgoglio. Ci auguriamo che tra qualche mese il marchio IGP potrà essere usato dai nostri frutticoltori e anche dai trasformatori che aderiranno ai controlli dell’ente di certificazione. Le mele trentine aspettano da
anni una certificazione che ne riconosca la tipicità e la reputazione nel panorama nazionale ed europeo. È un riconoscimento all’impegno di tanti produttori e alla capacità tecnica e organizzativa dell’intera filiera melicola”. Sono otto le varietà interessate al marchio IGP: Golden Delicious, Red Delicious, Gala, Fuji, Morgenduft, Renetta, Granny Smith, Pinova. Sono tipiche delle mele del Trentino le caratteristiche di sapore gradevolmente acidulo, equilibrato e piacevole, oltre a forma, colorazione, consistenza, grado zuccherino, polifenoli. Ca-
ratteristiche che nel disciplinare di produzione sono dettagliate dal punto di vista tecnico secondo specifici parametri. “Il legame della IGP ‘Mele del Trentino’ con la zona geografica di produzione si basa sulla reputazione – si legge nel documento approvato dalla Ue – legata ad una lunga storia che ha portato alla costruzione di solidi rapporti con i consumatori, che ne apprezzano i suoi peculiari aspetti qualitativi e distintivi e ne riconoscono i maggiori prezzi in sede di acquisto”. Una volta ottenuto il marchio, potranno utilizzarlo tutti i produttori e i trasformatori che vorranno aderire e sottostare alle regole del disciplinare di produzione approvato e ai controlli dell’ente di certificazione. Uff. Stampa Cooperazione trentina
Cosa significano le sigle «DOP e IGP» I prodotti DOP e IGP rappresentano l’eccellenza della produzione agroalimentare europea e sono ciascuno il frutto di una combinazione unica di fattori umani ed ambientali caratteristica di un determinato territorio. Per questo motivo l’Unione Europea detta regole precise per la loro salvaguardia, prevedendo l’istituzione di appositi regimi normativi di qualità, a tutela della buona fede dei consumatori e con lo scopo di dotare i produttori di strumenti concreti per identificare e promuovere meglio prodotti aventi caratteristiche specifiche, nonché proteggerli da pratiche sleali. Il Regolamento (UE) N. 1151/2012 (arti-
colo 5) descrive puntualmente il significato degli acronimi DOP e IGP precisando che: • con il marchio DOP (Denominazione di Origine Protetta) si identifica un prodotto originario di un luogo, di una regione o di un paese, la cui qualità o le cui caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente ad un particolare ambiente geografico ed ai suoi intrinseci fattori naturali e umani e le cui fasi di produzione si svolgono nella zona geografica delimitata; • con il marchio IGP (Indicazione Geografica Protetta) si designa un prodotto originario di un determinato luogo, regione o paese, alla cui origine geografica sono essenzialmente
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attribuibili una data qualità, la reputazione o altre caratteristi che e la cuiproduzione si svolge per almeno una delle sue fasi nella zona geografica delimitata. Solo quelle produzioni che dimostrano una tradizione produttiva consolidata e codificata, un legame inscindibile con il territorio di provenienza, un tessuto socio-imprenditoriale adeguato e che riescono a raggiungere elevati standard qualitativi, certificati da organismi terzi di controllo, possono aspirare ad ottenere e conservare l’ambito riconoscimento comunitario e la contemporanea iscrizione al registro europeo dei prodotti DOP e IGP. (Testo tratto dal sito www.dop-igp.eu) 2- 2020
DAL TRENTINO
Stabile il quadro delle imprese in Trentino
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l quadro del sistema imprenditoriale trentino, tracciato in base ai dati forniti dal Registro delle imprese della Camera di Commercio di Trento, al 31 dicembre 2019 si compone di 50.846 imprese registrate (erano 50.844 a fine 2018) di cui 46.300 attive, confermando una sostanziale stabilità rispetto all’anno precedente. Se si analizza la forma giuridica delle imprese considerate, ne emerge che alla fine di dicembre le società di capitale erano 11.088 con un tasso di crescita del 2,8% su base tendenziale. Questo tipo di società costituisce il 21,8% della struttura imprenditoriale trentina. Le imprese individuali, che continuano a rappresentare oltre la metà dello stock di imprese esistenti (il 55%), mostrano un lieve calo nella numerosità (-0,2%). Negativo anche il saldo delle società di persone (-1,8%) che con 10.568 unità rappresentano il 20,8% del totale delle imprese locali. Le altre forme giuridiche evidenziano una variazione negativa pari a -2,8% e, con 1.213 unità, rappresentano il 2,4% del totale complessivo. Il settore economico di attività con il più alto numero di imprese si conferma essere l’agricoltura (11.960 imprese), seguito da commercio (8.347) e costruzioni (7.304). Il settore che negli ultimi dieci anni ha evidenziato il maggior incremento di imprese registrate è quello dei servizi alle imprese (+22,3%). Sono 12.176 le unità che operano in ambito artigianale su un totale complessivo di 50.846 attività registrate e il settore delle costruzioni con 5.223 unità risulta essere quello prevalente. Con riferimento alla distribu2 - 2020
I dati del «Registro Imprese» della Camera di commercio aggiornati al 31 dicembre 2019 indicano un aumento del numero delle società di capitale +2,8% ed una significativa incidenza delle start-up innovative sul totale delle imprese zione delle imprese sul territorio provinciale, il 20,6% ha sede nella Valle dell’Adige e in particolare nel comune capoluogo, segue la Vallagarina con il 14,7%, la Val di Non con l’11,8%, l’Alto Garda e Ledro con l’8,5% e l’Alta Valsugana e Bersntol con l’8,2%. In Trentino le imprese femminili sono 9.190 e incidono sul totale per il 18,1%, le imprese guidate
da titolari stranieri sono 3.541, il 7%, mentre le imprese giovanili sono 4.833, pari al 9,5% del dato complessivo. Da un confronto con i corrispondenti dati extra-provinciali, risulta che la provincia di Trento presenta una minore incidenza di imprese guidate da donne o da persone nate all’estero, mentre quelle giovanili sono più rilevanti
in termini relativi rispetto al Nord Est (7,4%) e all’Italia (9,2%). Prosegue inoltre il confortante dato che segnala il calo delle aperture di procedure fallimentari. Nel 2016 si registravano 145 casi, successivamente ridotti a 98 nel 2017, 71 nel 2018 e 61 lo scorso anno. Nel 2019, inoltre, si conferma la particolare vocazione del nostro territorio a realizzare nuove iniziative imprenditoriali nell’ambito dell’innovazione tecnologica e dei servizi avanzati. La provincia di Trento, infatti, mantiene il primo posto in Italia per rapporto tra start-up innovative e totale imprese (35,4 ogni 10mila imprese). «Non possiamo non considerare – ha commentato Giovanni Bort, Presidente della Camera di Commercio di Trento – che al 31 dicembre 2019 le imprese iscritte al Registro camerale erano solamente 2 in più rispetto alla fine del 2018 e che oggi, rispetto al 2006, mancano all’appello più di 3mila unità. Si tratta di un andamento che avvicina la nostra struttura imprenditoriale a quella del Nord Est e dell’Italia, ma che da noi è controbilanciato da fattori positivi come il calo dei fallimenti, la predisposizione a innovare, l’evoluzione verso forme giuridiche più strutturate. In questo contesto, credo sia necessario capire se le politiche al sostegno delle nuove iniziative d’impresa debbano essere potenziate o riviste, anche radicalmente, ma soprattutto va reso complessivamente più semplice il “fare impresa”, introducendo misure in grado di alleggerire il carico burocratico e fiscale che grava sul nostro sistema economico». Servizio comunicazione e informazione della CCIAA
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VISITE IN SEDE
Piccola galleria fotografica delle visite avute durante il 2019
Non sempre siamo riusciti a documentare sul giornale tutte le gradite visite in sede ricevute nel corso del 2019 man mano che ci sono state. Per tentare di colmare la lacuna, su questa pagina e sulle due che seguono pubblichiamo alcune fotografie scattate durante l’anno e tratte dall’archivio dell’Associazione
Soledad e Lucia dall’Argentina Soledad D’Cristófaro (a sinistra), con il marito José Solana, ha partecipato allo scambio di auguri di Natale organizzato dal Gruppo giovani dell’Associazione presso la sede di via Malfatti. Durante l’incontro ha consegnato a Rosanna Barchiesi un omaggio per l’Associazione a nome del Circolo Trentino di Tandil (del quale fa parte) e del Circolo Trentino di Santa Rosa de la Pampa (entrambi dell’Argentina): si tratta di tre foto incorniciate, scattate in occasione dell’incon-
tro avvenuto fra i due Circoli nel corso del 2019, con la scritta «Felices fiestas». Pochi giorni dopo è venuta a trovarci Lucia Benini, del Circolo Trentino di Santa Rosa de la Pampa (foto a fianco), una dei giovani che parteciperanno al progetto «3 giovani trentini per 3 Circoli». Nella foto tiene in mano una copia del numero della rivista «Trentini nel mondo» che aveva dedicato la copertina alla festa per il ventesimo anniversario di fondazione del suo Circolo di appartenenza.
Alberto ed Eduardo Augusto, due nuovi soci Alberto Merler (primo a sinistra), trentino emigrato a Sassari (Sardegna), è docente presso l’Università di Sassari, presidente di «ASSLA - Associazione Studi Sociali Latino Americani» ed ha rapporti con il Circolo Trentino di Santa Teresa (EspiritoSanto - Brasile) e con l’Universidade Federal do Espirito Santo. Eduardo Augusto Moscon Oliveira (primo a destra), è di origini trentine e vive a Vitoria dove è docente alla Universidade Federal do Espirito Santo. Nei loro studi, entrambi si occupano di minoranze linguistiche. Nella foto sono con il presidente della Trentini nel mondo, Alberto Tafner, soddisfatto della loro decisione di diventare soci.
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VISITE IN SEDE
Giuliano Berti da Nereu Ramos (Santa Catarina-Brasile) Cavedine è il paese di origine di Giuliano Berti (uno dei Coordinatori dei Circoli trentini del Brasile), che vive a Nereu Ramos, nello stato di Santa Catarina. Da alcuni anni Giuliano (primo a sinistra) viene in Trentino tra
fine dicembre e inizio gennaio, per trascorrere un periodo proprio a Cavedine, dove lo considerano un cittadino onorario. Quando ha fatto visita alla sede della Trentini nel mondo, ha trovato a salutarlo il
presidente Alberto Tafner, Giada Degasperi, Francesco Bocchetti, Thomas Capone e Aldo Degaudenz, oltre a Rosanna Barchiesi (che ha scattato la foto), Sabina Corradini e Maurizio Tomasi.
Gradita visita congiunta dal Belgio e dal Brasile Alessandro e Denise Bonmassar sono invece componenti del Circolo Centre Borinage, in Belgio. Tutti sono stati particolarmente felici di avere l’opportunità di salutare anche Bruno Fronza (al centro, seduto), fondatore e presidente onorario della Trentini nel mondo. Nella foto ci sono anche Giuseppe Michelon (revisore dei conti dell’Associazione) e Sabina Corradini.
Non è raro che nella sede dell’Associazione si ritrovino casualmente insieme «trentini nel mondo» provenienti da località anche molto distanti fra di loro. È successo anche quando in via Malfatti sono arrivati Fabio Furlani (primo a sinistra) e Alessandro e Denise Bonmassar (alle sue spalle). Fabio Furlani vive adesso a Florianopolis (Santa Catarina - Brasile) ma ha alle spalle una storia di emigrazione in Svizzera.
Ivan e Ariadna dal Messico
Claudia Pinazza da Rosario
Ivan Manuel Beltran Loredo, del Circolo trentino di San Luis de Potosì (Messico), con il suo progetto di una scultura multimateriale con la forma del DNA, è uno dei vincitori del progetto «Forever Trentini», promosso un paio di anni fa dalla Trentini nel mondo. Quando ha fatto visita all’Associazione con lui c’era anche Ariadna Rivera.
Maurizio Tomasi, direttore del periodico «Trentini nel mondo» è stato particolarmente felice di dare il benvenuto a Claudia Ortolani Pinazza, presidente del Circolo trentino di Rosario (Argentina), alla quale ha consegnato una copia fresca di stampa del giornale, che conteneva un ampio servizio sulla riunione dei Circoli argentini che si era svolta proprio a Rosario.
I fratelli Masè Luciano Masè (secondo da destra) è nato nel 1953 a Coquimbo (Cile). La sua famiglia è rientrata a Pinzolo, dove sono nati le sue sorelle e il fratello, per poi emigrare verso gli Stati Uniti. Adesso Angelo (primo a sinistra con la moglie) vive a Pinzolo mentre Bianca ad Hartford (Connecticut), Erminia a Baldwinsville (New York) e Luciano a Boca Raton (Florida). 2 - 2020
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VISITE IN SEDE
Andres, Dino, Nicoletta e Renza da La Serena (Cile)
Accompagnati da Pio Rizzolli (primo a sinistra) componente della giunta della Trentini nel mondo, e accolti dal presidente dell’Associazione, Alberto Tafner (primo a destra), hanno vi-
sitato la sede (da sinistra) Dino Rizzolli, Renza Dossi, Nicoletta Rizzolli e Andres Peñafiel, arrivati da La Serena (Cile) per un breve soggiorno in Trentino.
Emma Conzatti (Messico)
Claudia Alexandra (Bolivia)
Emma Conzatti di Oaxaca (Messico) si trovava in Trentino per partecipare al raduno internazionale dei Conzatti - Gonzatti, che si è svolto a Patone di Isera.
Claudia Alexandra Alvarez Pallaoro, di Santa Cruz (Bolivia) è originaria di Barco di Levico. Ha partecipato all’Interscambio 2019. Nella foto è con il direttore della Trentini nel mondo, Francesco Bocchetti (a sinistra) e Francesco Ober, del Gruppo giovani dell’Associazione.
Luca Dorigatti, coordinatore dei Circoli USA ovest Luca Dorigatti (in centro nella foto) con lo «staff» dell’Associazione (da destra): il presidente della Trentini nel mondo, Alberto Tafner; Rosanna Barchiesi, Sabina Corradini, Alice Sommavilla, Ilaria Turco, Francesco Bocchetti (direttore), Giada Degasperi e Thomas Capone (che sta facendo il servizio civile presso l’Associazione).
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PROFILI edvard cucek ha RICOSTRUITO CON DOVIZIA LE LORO STRAORDINARIE BIOGRAFIE
Leonardo e Bruno Bancher padre e figlio, due figure da ricordare nella storia del Trentino e della Bosnia
È
stato il semplice sfogliare un libro regalatomi dall’amico e coautore Tihomir Knežiček a suscitare il mio interesse per la famiglia Bancher. Per raccontare la storia completa di questa famiglia straordinaria ci vorrebbe molto più spazio e di certo la mano di qualcuno all’altezza del compito. A questo modesto tentativo di raccontare i Bancher dovrebbero seguirne molti altri. Il Trentino dovrebbe sapere quanti suoi «figli» si sono avventurati per il mondo, arricchendolo di idee nobili e gesta eroiche. Secondo il mio modesto punto di vista sono Leonardo Bancher e il figlio Bruno a meritare di essere ricordati nella storia trentina e bosniaca ed è per questo che mi appresto, pur azzardandomi un po’, a proporre al pubblico italiano, specialmente quello trentino, quanto già descritto nella monografia «Stoljeće Italijana u Tuzli» (Secolo degli Italiani a Tuzla), cercando di offrire qualche dettaglio in più proveniente da altre fonti attendibili. Una storia che inizia a Siror nel Primiero e finisce su un ponte a Sevran nella Parigi occupata dai nazisti. Una storia che forse, almeno finché rimarrà viva nella nostra memoria, potrebbe e dovrebbe non finire mai. I Bancher erano originari del Primiero. Nel 1911 il capo famiglia Luigi Domenico Bancher, muratore che per lavoro si era già spostato in diversi paesi del mondo, decise, assieme alla moglie Francesca Zanetell e ai tre figli, di insediarsi a Tuzla, in Bosnia-Erzegovina (all’epoca ancora parte dell’Impero 2 - 2020
Le loro vicende iniziano nel Primiero, proseguono a Tuzla e finiscono su un ponte a Sevran nella Parigi occupata dai nazisti Austroungarico) per cercare un po’ di fortuna. I figli Simone e Leonardo conobbero la Bosnia fin da giovanissimi. I ricordi del paese natio e delle montagne tirolesi che coltivava Leonardo, il più giovane, erano probabilmente molto pochi. Tuzla e la Bosnia
divennero la loro nuova patria. Nonostante fossero circondati da molti connazionali, comprese tante famiglie tirolesi di artigiani arrivati alla fine del 19° e all’inizio del 20° secolo, i Bancher legarono molto di più con la popolazione locale e vissero il
Bruno Bancher. Nell’altra foto il padre Leonardo.
periodo tra le due guerre mondiali come se avessero le loro radici in quelle terre ormai da secoli. Leonardo Bancher prese parte alla Prima Guerra mondiale. Come recluta trascorse l’ultimo anno della guerra nei Carpazi, dove si avvicinò alle idee socialiste e rivoluzionarie. Come molti altri soldati dell’esercito austriaco, ritornò in Bosnia entusiasmato dalla Rivoluzione d’ottobre, impressionato dall’operato di Lenin e dalle sue teorie sul futuro della classe operaia. Da quel momento Leonardo iniziò a schierarsi apertamente in favore degli operai, che nella Prima Jugoslavija della dinastia dei Karadjordjević vivevano in condizioni estremamente sfavorevoli. CONVINTO SOSTENITORE DELLA PARITÀ DEI DIRITTI
Professionalmente seguì le orme del padre, diventando un muratore molto apprezzato, ma nel suo intimo era innamorato dei libri. Oltre ad essere un avido lettore era anche un abile musicista, una persona umile, sincera e sempre disposta ad aiutare chiunque ne avesse bisogno. Già nel 1919 Leonardo Bancher insieme al fratello Simone ed altri tirolesi-trentini, tra cui anche la famiglia Mott, iniziò a militare all’interno del movimento in favore dei diritti della classe operaia. Nel 1920 sposò Ljubica Jerkić, la donna che rimase accanto a lui per tutta la vita, condividendo gli stessi ideali di vita sulla parità dei diritti come imprescindibile condizione per la costruzione di un mondo migliore.
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PROFILI
Tuzla.
Nello stesso anno entrò in vigore il «Decreto» del Governo del Regno dei Serbi, Croati e Sloveni (successivamente Regno della Jugoslavija), conosciuto come «Obznana». Il decreto proibiva definitivamente lo svolgimento delle attività del Partito Comunista, terzo partito nel parlamento, mettendo di fatto i suoi aderenti in una posizione di illegalità. Oltre a questo gesto, che rappresentò di fatto il prodromo dell’avvento della dittatura, i diritti degli operai, seppur garantiti dalla nuova Costituzione, furono drasticamente ridotti. Per ribadire
Leonardo, muratore molto apprezzato, era un avido lettore e un abile musicista. Persona sincera e sempre pronta ad aiutare chiunque ne avesso bisogno, fu imprigionato per la sua attività nel movimento operaio. La notizia della sua morte in carcere provocò sollevazioni popolari a Belgrado e a Zagabria
Arrivati nel 1911 a Tuzla in Bosnia Ezegovina dal Primiero, i Bancher legarono molto con la popolazione locale e vissero il periodo tra le due guerre mondiali come se le loro radici si trovassero in quelle terre da secoli questa decisione, il governo di Belgrado nell’anno successivo introdusse la «Legge sulla protezione dello Stato», che negava totalmente anche il minimo spazio di azione ai rappresentanti dei lavoratori nell’esercizio dei propri diritti attraverso mezzi legali.
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PUNTO DI RIFERIMENTO PER GLI OPERAI DI TUZLA
In quelle circostanze, le famiglie trentine Bancher e Mott, si impegnarono in modo inaspettato e senza risparmiarsi. Inizialmente sostenendo la causa e diventando via via i veri artefici e punti di riferimento per il movimento degli operai nella regione di Tuzla. Pur non avendo radici slave, si fecero portavoce e divulgatori di quelle idee che aspiravano ad unire gli operai di tutta Europa. Raccontare le imprese di Leonardo Bancher non è affatto semplice. Fortunatamente tanti ricordi e episodi sono stati salvati nell’importante volume dedicato alla lotta operaia intitolato «Tuzla u radnickom pokretu i revoluciji» (Tuzla: il movimento degli operai e la rivoluzione). La regione di Tuzla, industrializzata ancora dai tempi dell’Impero Austroungarico, era considerata un centro all’avanguardia. Il numero degli operai impiegati
proibito in quanto incitava la classe operaia ad organizzarsi, iscriversi ai sindacati e opporsi alle oppressioni del governo. Scriveva per una pubblicazione clandestina intitolata «Fabbrica e campo», diventando di fatto un vero insegnante rivoluzionario e trasformando la casa dei Bancher nel vero quartier generale del movimento. Nel dicembre del 1932 Leonardo Bancher insieme ad alcuni compagni fu tradito da un collaboratore, e successivamente arrestato ed imprigionato. Dopo
nelle fabbriche superava di gran lunga quello degli agricoltori. Per affrontare le cause della lotta operaia Leonardo si unì al neofondato movimento «Comitato di Tuzla» rimanendovi fedele fino alla sua tragica morte. Quando su iniziativa del grande rivoluzionario Mitar Trifunović Učo, venne fondata la prima Associazione sportiva degli operai, «Gorki» (poi denominata «FK Sloboda»), Leonardo entrò da subito nel consiglio direttivo per diffondere le idee socialiste e rivoluzionarie tra i giovani atleti, diventando anche un abile dattilografo. Divenne il più abile distributore del materiale informativo,
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Bruno, primo di tre figli, nato a Tuzla nel 1923, arrivato nel 1937 in Francia dopo che la famiglia era stata allontata dalla Bosnia, è stato il vero erede del padre rivoluzionario. Ancora minorenne prese parte alla Resistenza. Morì a 21 anni mentre combatteva contro i nazisti per liberare Sevran, dove una via porta il suo nome 2- 2020
PROFILI
La famiglia Bancher: la foto a sinistra risale al 1920 e quella a centro pagina al 1936, Qui sopra, Leonardo con la moglie Ljubica e i tre figli.
q CONTINUA DA PAG. 21 aver retto le accanite torture interrogatorie, venne condannato a cinque anni di carcere duro, terminato il quale tutta la famiglia avrebbe dovuto essere estradata in Italia senza diritto di ritorno. ANCHE IN CARCERE LOTTA PER LA CAUSA OPERAIA
Leonardo venne dapprima processato a Belgrado e successivamente trasferito nel carcere di Sremska Mitrovica, dove continuò a diffondere le proprie idee tra i prigionieri, creando una rete di comunicazione che permetteva lo scambio di messaggi in codice senza bisogno di parlare o vedersi. Non smettendo nemmeno in carcere di promuovere la causa operaia, decise di aderire al grande sciopero dei carcerati del 1933, atto che compromise in maniera grave la sua salute. Morì all’ ospedale di Belgrado l’11 maggio del 1936 e fu sepolto già il giorno successivo nel cimitero ospedaliero. Poco
Dopo la morte di Leonardo, la Prefettura impose alla vedova e ai tre figli di lasciare il Regno della Jugoslavija per dirigersi verso quello indicato come il loro «Paese di provenienza», ovvero l’Italia di Mussolini prima del decesso ricevette la visita di tutta la famiglia. L’ultima immagine che conservano i suoi figli è quella del loro padre molto provato e in attesa di una donazione di sangue, pratica le cui spese erano all’epoca interamente a carico della famiglia del malato. Nonostante la trasfusione Leonardo non riuscì a farcela e la notizia del suo decesso portò ad una serie di sollevazioni popolari sia a Belgrado che a Zagabria. Alla vedova Ljubica fu inviata una lettera di solidarietà, speciale ed unica in quanto scritta e firmata da 136 prigionieri politici, tutti coloro che avevano condiviso quotidianamente le sofferenze assieme a lui. Due giorni dopo la scadenza dei
cinque anni di prigionia ai quali era stato condannato l’ormai defunto Leonardo, a casa dei Bancher si presentarono gli agenti di polizia con un documento della Prefettura che obbligava la vedova Ljubica e i tre figli minorenni a lasciare il Regno della Jugoslavija, e dirigersi verso quello che era stato indicato come il loro «Paese di provenienza», ovvero l’Italia di Mussolini, un luogo dove non si prosettava certo una situazione di vita ideale. Ai bambini fu vietata l’iscrizione scolastica per l’anno 1937/38, e nel dicembre del ’37 vennero formalmente rilasciati i lasciapassare per tutta la famiglia. La famiglia Bancher era molto stimata e conosciuta, e questo
fece si che i numerosi compagni si adoperassero per trovare una soluzione in modo da evitare che dovesse espatriare per stabilirsi nell’Italia fascista. Grazie ai fondi del cosiddetto «Aiuto Rosso» riuscirono a procurarsi dei biglietti e gli inviti per la famosa esposizione internazionale «Arts et Techniques dans la Vie moderne», la cui inaugurazione era prevista a Parigi nel maggio del 1937. Un’impresa tanto folle quanto geniale. VERSO LA FRANCIA CON META SEVRAN
I Bancher arrivarono in Slovenia, dove furono ospitati da una serie di conoscenti e militanti comunisti sloveni, e proseguendo il loro viaggio, anziché dirigersi verso il confine italiano, vennero «dirottati» verso l’Austria da dove, attraverso la Svizzera, raggiunsero la Francia. La destinazione finale avrebbe dovuto essere la Russia, ma un insieme di circostanze sfortunate impedì loro di arrivarci. La famiglia si
Tuzla.
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PROFILI
Leonardo e Bruno Bancher, padre e figlio, due figure da ricordare nella storia del Trentino e della Bosnia stabilì a Sevran, nella periferia parigina, in un appartamento situato sopra al bar gestito dalla famiglia Goudard. L’edificio esiste ancora, ed oggi è conosciuto come «Place Gaston Bussiere». Ljubica si diede da fare fin da subito lavorando come donna delle pulizie, mentre Bruno, ormai sedicenne, si iscrisse alle scuole professionali per seguire la tradizione di famiglia e diventare muratore. Furono loro due, una volta esauriti gli aiuti dei fondi solidali, ad occuparsi dei piccoli Vesna e Rinaldo. LA CONVINTA ADESIONE ALL’APPELLO DI DE GAULLE
Anche se la moglie di Leonardo, Ljubica, dopo averlo sposato si era impegnata nel movimento degli operai e nei sindacati socialisti svolgendo operazioni di alto rischio e si era iscritta già nel 1923 al Partito comunista, il vero erede del padre rivoluzionario è stato il figlio maggiore, Bruno Bancher. Bruno nacque a Tuzla il 6 ottobre 1923 e non a Lubiana (Slovenia) nel 1922, come sostengono alcune fonti, prevalentemente francesi, basandosi su quanto scritto dall’autore francese Harlay André nel libro «Souvenirs de Bruno Bancher». Harlay è sfortunatamente uno dei pochi, se non l’unico autore, ad aver dedicato delle pagine alla storia di questo giovanissimo eroe, originario della Bosnia ma con sangue trentino. Spero vivamente che in futuro altre persone possano raccontare in maniera esatta la storia di Bruno, correggendo i dati anagrafici scorretti finora diffusi. Grazie a Tihomir Knezicek e ad altri amici di Tuzla, siamo riusciti ad ottenere una copia del certificato di nascita di Bruno (la foto è pubblicata a pagina 21), e una serie di altri documenti che rendono questa storia, già di per sé straordinaria, ancora più particolare per la comunità trentina in Bosnia Erzegovina, così come per i cittadini di Tuzla. Il leggendario annuncio del 18 giugno 1940, trasmesso sulle onde di Radio Londra, attraverso il quale Charles de Gaulle chiese ai francesi di continuare la lotta clandestina contro il Terzo Reich, non lasciò Bruno indifferente.
Per tutto il 1944 Bruno Bancher organizzò e condusse diverse azioni per liberare Sevran e tagliare i collegamenti ferroviari verso il resto della città. Il 27 agosto durante un attacco di artiglieria nazista Bruno fu gravemente ferito nel tentativo di fermare un soldato tedesco, un’azione che si rivelò fatale. I compagni riuscirono a soccorrere Bruno ma il tentativo di salvargli la vita non ebbe successo. Morì il giorno dopo a soli 21 anni. I funerali di Bruno Bancher e, in basso, la sua tomba a Sevran (Francia).
Già nel 1941, ancora minorenne, prese parte alla Resistenza francese. Fu coinvolto in varie operazioni, compresa la liberazione di Sevran, il quartiere dove viveva. All’inizio del 1944 fu costretto a sospendere le attività in quanto costretto ad arruolarsi nell’organizzazione «TODT», il cosiddetto «esercito dei muratori», mandati a terminare la costruzione del Vallo Atlantico (una muraglia cementificata sulle coste dell’Atlantico affiancata da
una serie di fortificazioni pensate dal Terzo Reich per impedire lo sbarco degli Alleati). Bruno non resistette a lungo. Riuscì a fuggire, e dopo un periodo passato a nascondersi nel quartire di Saint-Germanin-en-Laye, protetto da un conoscente partigiano, si unì al movimento dei FTP (Franc-Tireurs et Partisans), all’interno della cosiddetta «Legione Garibaldina», diventando in poco tempo il comandante del 143° plotone.
UNA VITA DOLOROSA MA DIGNITOSA
La sua tomba si trova ancora oggi nel cimitero di Sevran e il viale che porta sul ponte dove la sua breve ma intensa vita finì oggi porta il suo nome, Bruno Bancher Avenue. Non credo che i residenti conoscano il suo percorso di vita affascinante, doloroso ma incredibilmente dignitoso. Vale la pena ricordare che fino agli anni Novanta, a Tuzla ci fu anche una via intitolata a suo padre. Alla moglie e madre di questi due eroi alla fine della guerra fu consegnata la Medaglia della Legione d’onore, principalmente per i meriti di Bruno ma anche per onorare il suo impegno e quello del figlio minone Rinaldo, che combatté in Jugoslavia a fianco dei partigiani di Tito fino al termine della guerra. Nel corso dei miei approfondimenti ho potuto constatare come i documenti in italiano a disposizione di chi voglia intraprendere una ricerca su questa storia siano drammaticamente scarsi. Uno dei pochi testi che ho avuto modo di approcciare, è stato quello di Chiara Gobber, che nella sua opera «Letteratura del migrante- Mondo ex e tempo del dopo: un progetto interculturale sui Balcani», tocca l’argomento menzionando Leonida Bancher, nipote di Leonardo Bancher, scrivendo una riflessione sulle memorie di Leonida durante gli Anni ’80, riflessione che verrà inserita all’interno di un’enciclopedia jugoslava pubblicata nel 1987. Edvard Cucek (ha collaborato Alice Sommavilla)
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DALL’ITALIA
I segreti del gelato più buono C à Lozzio, a Piavon di Oderzo (TV) è davvero un luogo unico. Magico. Lascia senza fiato. Un’oasi silenziosa e fuori dal tempo. Le sale, e i saloni per eventi, regalano bagliori di grande eleganza. Nulla è lasciato al caso. La cura e l’attenzione ai dettagli generano armonia. La creatività si respira ad ogni angolo.È uno spazio dove la bellezza deborda ovunque. Un posto idilliaco dove ci si spoglia di ogni preoccupazione. Una ricca e colorata popolazione di quadri e sculture sparse qua e là, attira l’occhio e dunque i pensieri, quelli leggeri. Il cuore del complesso è un lussureggiante giardino, costellato qua e là da sculture importanti. Opere di artisti che che hanno vissuto questi ambienti. Tutto è così familiare. È spazio di condivisione dedicato ai sapori, all›arte ed a idee nuove. Punto di incontro, dove trovare tempo per dialogare; ascoltare; ridere; bere un caffè; o mangiare un gelato, buono. Paradiso dei buongustai. Un luogo di cultura, di musica, di sapori, nato da quelle «utopie concrete» che solo una «figura» con profonda creatività è capace. Qui ho portato le mie opere in due occasioni. La prima nel 1993, quando direttore artistico era l›indimenticabile Gina Roma, la seconda lo scorso anno con la mostra «Parole scavate». All’ingresso, quattro poltrone in vimini invitano al relax. Mi siedo. Una composizione mista di frutta e gelato, posata sul tavolino da una ragazza col sorriso disegnato sul volto, mi guarda. Non resisto. Ne prendo una e la mangio. 2 - 2020
L’artista e scultore trentino Bruno Lucchi ci racconta il suo incontro con Beppo Tonon, vincitore della «Coppa del mondo 2020 della gelateria», titolare di un locale che è anche circolo culturale e artistico
«Ehi, ti piace?» La voce da doppiatore mi investe inaspettatamente alle spalle. «È buonissimo. Da dove viene?» - rispondo ironicamente. «Da dove vuoi che venga.... l’ho fatto io». Mi alzo. Mi volto. Cento chili di simpatia mi abbracciano. «Coccoli sempre così i tuoi ospiti?» - controbatto Mi regala un sorriso largo un miglio. Sono stati tanti, nel mio percorso di artista, gli incontri speciali. Sono fortunato. Davanti a me, oggi, ho un amico di vecchia data, un creativo, un artista, un Campione che si è aggiudicato, per la seconda volta (la prima nel 2006),
la Coppa del Mondo della Gelateria, nel concorso biennale Sigep, a Rimini il 21 gennaio 2020. «I tuoi sogni sono qui?», gli chiedo, mentre con la mano indico l’ambiente oltre la vetrata. «Se si fanno progetti concreti, se si coltivano le proprie ambizioni, se ci si dà da fare con umiltà, se si aguzza l’ingegno, i sogni diventano realtà. Sì. Qui ho riposto il 99% del patrimonio della mia vita. Qui ho a che fare quotidianamente con la gente. Con le persone, meglio. Le loro passioni. I loro sogni. Le loro identità. Ho a che fare con la vita reale». «Ma perché il tuo gelato è il ‘non plus ultra’? Perché è il mi-
gliore del mondo?» Mi confessa. «Il gelato ha bisogno di due cose, sostanzialmente: passione, ricerca, fatica, esperimenti, formazione, amore, ispirazione, intuizione, studio,.....» Lo interrompo: «Ma, scusa, sono più di due cose!». «Sai, caro amico, per conquistare un titolo mondiale la classe da sola non basta, è necessario «UN QUALCOSA IN PIU›». Si può dire che non l’ho mai visto con le mani in mano. Solo dieci minuti sono passati. Dal laboratorio qualcuno lo chiama. «Devo andare. Ma vieni. Vieni anche tu. Ti svelo il segreto della mia vittoria». Taglia, sbuccia, incide, accarezza, dando vita alla fantasia. Sono mani che creano mondi di frutta e verdure. Mani che trovano ispirazioni con intuizioni improvvise. È un artista dalle mani fantastiche. Ogni gesto richiede un’attenzione speciale. Kiwi, mele, avocadi si trasformano in fiori appena sbocciati. Angurie, fragole, albicocche? Eccole diventare pavone che mostra esuberante la propria bellezza. In un attimo banane e meloni, con a fianco una pallina di gelato al cioccolato, diventano sculture. Il risultato è sempre sorprendente. È un peccato mangiarle queste opere, bisognerebbe proteggerle in una teca. «Inseguo la bellezza, sempre», mi sussurra. «E anche la bontà», aggiungo io. Bruno Lucchi
(Questo articolo è apparso nella rubrica «Cartoline» su www.ladigetto.it)
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LUOGO E DATA
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(*) Disponibili sul sito www.trentininelmondo.it
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Foto Rosanna Barchiesi
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