Gennaio 2016

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TRENTINI

MONDO

nel

MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO onlus ADERENTE ALLA F.U.S.I.E

1/2016

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue

anno 59°

La Trentini nel mondo ha partecipato alla «Giornata mondiale del migrante e del rifugiato» che si è svolta a Rovereto il 17 gennaio


CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo - onlus

Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Cile, Germania, Messico, Paraguay e Uruguay Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong - Tasmania, Townsville Belgio - 4 circoli - 1 delegazione Bruxelles, Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo Bolivia La Paz

- 1 circolo

Bosnia - 3 circoli Sarajevo, Stivor, Tuzla Brasile -

Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia Bogotá

- 1 circolo

Danimarca Copenaghen

- 1 circolo

Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti) Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Manuel Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca Paraguay - 10 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù

Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera

Peru Lima

Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi

Portogallo Portogallo

Germania - 7 circoli - 1 delegazione Colonia, Dortmund, Friedrichshafen, Monaco, Norimberga, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino

Romania Romania

Gran Bretagna - 1 circolo - 1 delegazione Londra - Manchester Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste Lussemburgo Lussemburgo

- 1 circolo

62 circoli

Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Pedrinhas Paulista, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, Sao Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè

L’elenco è consultabile (completo con indirizzi e nomi dei presidenti) sul nostro sito internet: www.trentininelmondo.it

- 1 circolo

Serbia Indija

- 1 circolo

- 1 circolo

- 1 circolo

Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Southern California, Washington, Wyoming Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town Svizzera - 8 circoli Amriswil, Basilea, Sciaffusa, Ticino, Winterthur, Zofingen, Zug, Zurigo Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela Caracas

- 1 circolo


EDITORIALE SOMMARIO Pagina 2 AGENDA Pagine 3-5 ATTUALITÀ: IMPOSTA SULLA CASA PROVINCIA INAMOVIBILE Pagine 6-10 GENTE E FATTI Pagine 11-13 GIOVANI OLTRECONFINE: CLIO ZANCANELLA (PARIGI) Pagine 14-19 CIRCOLI (Toronto, New England, New York, Jahu, Venda Nova do Imigrante, Nova Trento, Caxias do Sul, Canberra, Friuli, Como/Lecco, Bresciani amici del Trentino, Lorena) Pagina 20 TRENTINO “SUPER”: VETRI SPECIALI Pagina 21 APPUNTAMENTI Pagina 22-23 L’AQUILA TRENTINA Pagina 24 ABBONAMENTI

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO O.n.l.u.s. Presidente Alberto Tafner

Direttore Anna Lanfranchi

TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E Direzione, amministrazione e redazione

Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it

LA «GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO» SI È SVOLTA QUEST’ANNO A ROVERETO

Le migrazioni si affrontano senza isterismi e prepotenze

A

nche quest’anno la Trentini nel Mondo ha preso parte alla Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si è svolta domenica 17 gennaio a Rovereto sotto la regia di don Beppino Caldera, responsabile della Pastorale delle migrazioni. Si è trattato di un incontro di popoli, di colori e di suoni che ha avuto degna cornice nella città che, tra le tante particolarità, ospita anche la Campana della Pace: una campana costruita con la fusione dei cannoni della guerra mondiale che, grazie alla rete dei Circoli Trentini che la rappresentano, fa sentire la sua voce in tutto il mondo. Certo, parlare di pace oggi è sempre più difficile così come è altrettanto difficile parlare serenamente e pacatamente di migranti e di migrazioni. Non per questo però dovremo rinunciare a seguire questa strada ed anzi dovremo sforzarci maggiormente perché sappiamo che ogni giorno cresce il numero delle persone che lavorano per aumentare il caos, la divisione tra gli uomini ed il terrore. Dovremo sforzarci ulteriormente proprio perché diventa sempre più difficile affrontare una situazione che vede quotidianamente bambini, donne e uomini pagare un tragico contributo di vite agli spietati trafficanti di

Stiamo attraversando un periodo di transizione come quelli che hanno ciclicamente cambiato il corso della storia delle varie civiltà. Per questo è inutile oltre che sciocco, ricostruire muri - sia di pietre che di parole - per tenere lontano chi prima o poi verrà a bussare più o meno gentilmente alla nostra porta esseri umani. Dovremo sforzarci ulteriormente proprio per contrastare i fanatici terroristi che stanno insanguinando il mondo e dobbiamo sforzarci personalmente, ognuno di noi, davanti alla sempre più evidente incapacità e impotenza dei governi così come davanti alla pochezza morale e culturale di chi specula meschinamente su questi drammi. In Trentino fortunatamente vi-

viamo in condizioni decisamente migliori rispetto alle situazioni che si possono riscontrare tutt’attorno a noi, ma non per questo dobbiamo far finta che le tragedie non avvengano. Anche noi infatti facciamo parte di quel “mondo occidentale” che dall’alto della sua millenaria storia si è sempre sentito autorizzato a considerarsi il centro del mondo, se non  CONTINUA A PAG. 2

Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale G. Bacca, C. Barbacovi, F. Casagrande, B. Cesconi, C. Ciola, M. Dallapè, P. Dalla Valle, A. Degaudenz, E. Formilan, B. Fronza, L. Imperadori, A. Lanfranchi, E. Lorenzini, A. Maistri, S.Margheri, G. Michelon, N. Paulus, L. Pontalti, F. Pisoni, S. Regazzola, V. Rodaro, P. Rossi, G. Sbetti, A. Tafner, D. Zatelli, G. Zorzi Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini - G. Degasperi F. Bocchetti Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN) Quote di adesione: Italia: Euro 20,00; Europa; Euro 20,00 Sud America: Euro 20,00; Nord America e Australia: Euro 25,00 Socio - Euro 30,00 Conto corrente postale n. 12509386 N. 1 GENNAIO 2016 Stampato il 5 febbraio 2016

In copertina: la «Giornata mondiale del migrante a del rifugiato» a Rovereto.

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AGENDA

Le migrazioni si affrontano senza isterismi e prepotenze  CONTINUA DA PAG. 1 addirittura il suo padrone. Un concetto questo che continua a persistere nel profondo degli animi, nonostante l’esito di una globalizzazione disegnata sul modello occidentale dell’economia, della cultura e del mercato che hanno portato a galla quello che abbiamo sempre cercato di nasconderci e cioè che il mondo non è solo nostro e tanto meno ne siamo i padroni. Oggi, anche se in molti cercano di rifiutare questa evidenza, non possiamo negare l’esistenza di un miliardo e mezzo di cinesi, di altrettanti indiani e di oltre un miliardo di africani che condividono con noi il pianeta terra. Avere la presunzione di essere ancora solo noi a dettare le regole per tutti, ad imporre cultura, usi, fedi e tradizioni non è più sostenibile. Così come appare inutile oltre che sciocco, proporre di ricostruire muri – sia di pietre che di parole – per tenere lontano chi prima o poi verrà a bussare più o meno gentilmente alla nostra porta. Parlando in occasione della Giornata Mondiale dei Migranti, papa Francesco ha detto tra

l’altro che…«i migranti che abbandonano la loro terra d’origine, non di rado incontrano la carenza di normative chiare e praticabili che regolino l’accoglienza, con attenzione ai diritti e i doveri di tutti…» Affermare che i diritti ed i doveri – così come gli usi, i costumi, le regole e le norme – devono essere rispettati da tutti, a prescindere dal colore della pelle, dalla provenienza, dalla lingua o dalla fede religiosa, sembrerebbe di dire addirittura una inutile banalità in un paese civile. Invece in una situazione dove gran parte dell’opinione pubblica valuta i diritti ed i comportamenti in modo diverso, a seconda del luogo di provenienza di chi li interpreta, le parole

di papa Francesco appaiono non solo di buon senso, ma addirittura rivoluzionarie. Questo non vuol dire che ognuno può fare quello che vuole ( soprattutto se commette azioni che infrangono le regole del posto in cui soggiorna) ed anzi è necessario che in un momento di confusione come questo le leggi vengano applicate ancora più rispettosamente, ma ciò non significa che ci debbano essere aggravanti e discriminazioni dovute solo all’etnia di chi le infrange. Le facili soluzioni, contrariamente a quanto affermano spudoratamente i vari imbonitori più o meno politicanti che parlano dai diversi pulpiti televisivi, non esistono. Se davvero vogliamo fare qualche cosa, dobbiamo anzitutto capire che stiamo attraversando

un periodo di transizione come quelli che hanno ciclicamente cambiato il corso della storia delle varie civiltà. Per questo dobbiamo attrezzarci - in primo luogo elaborandolo sul piano culturale - per affrontare questo momento di passaggio epocale senza isterismi e senza prepotenze. Solo così potremo pensare di costruire un futuro vivibile e il più possibile pacifico per le prossime generazioni che dovranno vivere inevitabilmente in un mondo ed in una società diverse da quella attuale. Alberto Tafner

Il Consolato argentino «ospite» dell’Associazione

Da questo numero al via due nuove rubriche Si intitolano «Giovani oltreconfine» (alle pagine 12-13) e «trentino SUPER» (a pagina 20) le due nuove rubriche che prendono il via da questo numero del giornale: la prima ospita testimonianze di giovani emigrati mentre la seconda è dedicata alla presentazione di persone e aziende che rappresentano «eccellenze trentine nel mondo».

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Venerdì 29 gennaio la Trentini nel mondo ha ospitato una delegazione del Consolato Generale dell’Argentina a Milano, che aveva chiesto di poter usufruire della sede dell’Associazione per incontrare i cittadini argentini che vivono in Trentino. A dare il benvenuto alla vice console Daniela Beatriz Jaite (seconda da destra nella foto) è stato il vice presidente della Trentini nel mondo, Cesare Ciola (primo a destra). La vice console era accompagnata da due funzionari, Fabiana Tomba e Andrea Guarizola. Cesare Ciola ha parlato del forte legame che esiste con l’Argentina, paese nel quale la comunità di origine trentina è molto numerosa, come dimostra la presenza di oltre sessanta Circoli. Alla vice console è stata consegnata una copia della trilogia «Tanti volti, un’unica comunità - Storia e realtà dei Circoli trentini nel mondo».

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Daniela Beatriz Jaite ha contaccambiato l’omaggio con un libro sulle bellezze naturali e paesaggistiche dell’Argentina, che ora arricchisce la biblioteca dell’Associazione.


ATTUALITÀ NON SONO STATE ACCOLTE LE OSSERVAZIONI FATTE DALLA TRENTINI NEL MONDO E DALL’UNIONE ITALIANI NEL MONDO

Imposte sulla casa, Provincia inamovibile per i nostri emigrati un brutto inizio d’anno «Non farti cadere le braccia», cantava Edoardo Bennato all’inizio della sua carriera di cantautore, verso la metà degli anni 70 del secolo scorso. Ma se si legge la lettera con la quale l’assessore agli enti locali Carlo Daldoss motiva la posizione della Provincia Autonoma di Trento in merito all’applicazione dell’IMIS (la “versione” trentina dell’IMU) alle case di proprietà degli emigrati trentini, è impossibile accogliere l’invito dell’artista napoletano. Per dare un’informazione trasparente e completa sulla vicenda, dedichiamo le due pagine che seguono a documentare lo scambio di lettere fra l’Associazione e la Provincia, in modo che ognuno possa leggerle e trarre le valutazioni del caso. Alle pagine 4 e 5 sono pubblicati i testi integrali della lettera inviata il 21 maggio 2015 dalla Trentini nel mondo e della risposta dell’assessorato, del 28 dicembre 2015. LA RICHIESTA DELL’ASSOCIAZIONE

Riassumendo, il nodo della questione è questo: la Trentini nel mondo aveva fatto osservare alla Provincia che la normativa statale stabilisce che per il 2015 gli immobili di proprietà di cittadini residenti all’estero, pensionati ed iscritti all’AIRE, vengano considerati come «prima casa» ai fini dell’applicazione delle imposte sugli immobili. In Trentino questo invece non avviene, perché la Provincia, con la sua competenza primaria, ha deciso che siano i singoli Comuni a decidere sull’argomento. Secondo la Trentini nel mondo questa decisione genera una disparità di trattamento che si traduce in una discriminazione inaccettabile. Per questo l’Associazione aveva chiesto «che venisse riconosciuta per tutti gli emigranti trentini la parità di trattamento fiscale con i loro concittadini residenti o per lo meno la parità di trattamento con gli emigrati dalle altre regioni italiane». Anche l’Unione Italiani nel mondo, con una lettera datata

Mentre nel resto d’Italia l’immobile di proprietà di un emigrato iscritto all’AIRE e pensionato viene obbligatoriamente e automaticamente considerato «prima casa», in Trentino questo non avviene e continuerà a non avvenire 8 giugno 2015 a firma del presidente Mario Castellengo e del segretario generale, Angelo Mattone, aveva avanzato analoga richiesta al presidente della Provincia, Ugo Rossi (e a quello della Provincia di Bolzano, Arno Kompatscher). L’osservazione e la richiesta della Trentini nel mondo erano state inoltrate con una lettera inviata il 21 maggio scorso. La lettera con la quale viene comunicata la sconcertante decisione che nulla sarà modificato, porta la data del 28 dicembre 2015. Nell’epoca della comunicazione «in tempo reale», un intervallo di 221 giorni fra domanda e risposta accentua lo scoramento di fronte ad un diniego, basato su «considerazioni» ed «elementi oggettivi» (riportati nel punto «d» della lettera pubblicata sulle pagine che seguono) che, brutalmente, possono essere così riassunti: sono i Comuni gli unici soggetti in grado di sapere per quanto tempo gli emigrati - partiti «vari decenni or sono» - abitano gli immobili di loro proprietà e quindi spetta a loro decidere se considerare tali immobili come «prima» o «seconda» casa. Sembra di capire che il metro

di giudizio, lo strumento per valutare il «permanere o meno dei legami che giustifichino l’assimilazione ad abitazione principale» e quindi se l’emigrato può ritenersi o meno ancora cittadino a tutti gli effetti della località nella quale è nato e possiede l’immobile, dipenda da una astrusa combinazione fra la somma algebrica dei giorni di presenza e il tempo trascorso dal momento dell’emigrazione. Una valutazione affidata solo a questi parametri non solo appare assurda ma è profondamente ingiusta. IL TRENTINO NON POTEVA DARE PANE A TUTTI

È ingiusta perché così facendo si cancella con un colpo di spugna la storia che sta dietro a quella emigrazione e si manca di rispetto a coloro che hanno fatto la dolorosa scelta di andare a lavorare e vivere in un altro paese, perché il Trentino non poteva dare pane a tutti. Quando si parla di emigrazione non si può dimenticare che il fenomeno ha profondamente segnato l’evoluzione sociale e umana della nostra provincia e che anche gli emigrati, con le loro rimesse, hanno dato una mano al

Per valorizzarne competenza e autonomia, la Provincia ha ritenuto che «la valutazione concreta sul permanere o meno dei legami che giustifichino l’assimilazione ad abitazione principale» può essere effettuata solo dal Comune il «soggetto istituzionale che ha il contatto diretto» con i suoi cittadini emigrati 3

Trentino a risollevarsi dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale. Conservare la casa di famiglia - anziché svenderla o specularci sopra - o usare i sudati risparmi per comperarne o costruirne una nel paese dove si era nati, è sempre stato motivo di orgoglio per coloro che erano emigrati. Era anche un modo per dare concretezza al loro desiderio di mantenere un contatto con la terra di origine, per dimostrare anche agli altri compaesani il loro profondo e sincero attaccamento «al campanile», per avere un luogo in cui sentirsi totalmente «a casa» quando tornavano in Trentino. I CONTI PREVALGONO SUI SENTIMENTI

Evidentemente questa concezione forse troppo romantica si scontra con il pragmatismo di Provincia e Comuni che devono far quadrare conti e bilanci. I numeri prevalgono sui sentimenti. Applicare anche nel Trentino dell’autonomia speciale l’«assimilazione obbligatoria e automatica ad abitazione principale» della casa dell’emigrato pensionato iscritto all’AIREcome previsto dalla normativa nazionale attualmente in vigore, sarebbe stato anche un modo garbato e intelligente per esprimere riconoscenza a una categoria di cittadini che nonostante siano stati costretti a lasciare il Trentino, non hanno smesso di amarlo e rispettarlo. Anche se ci sono Comuni che ritengono «di non cogliere ormai, nella loro realtà territoriale e socio-economica, alcuna differenza tra un emigrato all’estero e un emigrato all’interno del territorio nazionale nello stesso periodo storico» - come scrive l’assessore Daldoss nella sua lettera - noi siamo dell’idea che la storia di questi concittadini basta e avanza a «giustificare» l’«assimilazione obbligatoria e automatica». In piazza Dante non la pensano così. Ne prendiamo atto e non nascondiamo la nostra delusione. Per gli emigrati trentini è proprio un brutto inizio d’anno. Maurizio Tomasi 1 - 2016


ATTUALITÀ IMPOSTE SULLA CASA, LE OSSERVAZIONI E LE RICHIESTE DELLA TRENTINI NEL MONDO

Emigrati trentini discriminati grazie all’Autonomia speciale «Emigrati trentini discriminati grazie all’Autonomia speciale»: era questo il titolo del comunicato pubblicato sul sito della Trentini nel mondo e inviato, con una lettera di accompagnamento, ai consiglieri e assessori provinciali, ai deputati e senatori trentini, al presidente del Consorzio dei Comuni e ai sindaci della provincia. Nella

lettera (foto a fianco) l’Associazione sollecitava un intervento del Consiglio Provinciale volto a equiparare i cittadini trentini residenti all’estero con quelli residenti in Trentino o, se questo non fosse possibile, almeno la parità di condizioni con gli emigrati italiani delle altre regioni. Qui sotto pubblichiamo il testo integrale del comunicato.

«Con la recente introduzione della nuova imposta immobiliare semplice (IM.I.S.) la Provincia Autonoma di Trento ha anche introdotto una evidente disparità di trattamento, in senso peggiorativo, nei confronti degli emigrati trentini rispetto agli emigrati del resto d’Italia. Il decreto legge del Governo nazionale 28 marzo 2014 n. 47, convertito in legge il 23 maggio 2014 n. 80 dal titolo “Misure urgenti per l’emergenza abitativa” ha introdotto infatti alcune novità

fiscali a favore degli italiani residenti all’estero. In particolare la legge dello Stato all’articolo 9bis per gli italiani iscritti all’Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero (AIRE) già pensionati nei rispettivi paesi di residenza, prevede l’applicazione dell’IMU come prima casa e la riduzione TARI e TASI sull’abitazione principale posseduta in Italia. In pratica l’emigrato che possiede una casa nel paese di origine e la utilizza per sé e la propria f famiglia, riceve un trattamento

fiscale identico a quello dei suoi compaesani residenti. In base all’art. 80 dello Statuto d’Autonomia, la Provincia Autonoma di Trento ha però facoltà di legiferare rispetto alle imposte immobiliari, superando così la normativa statale. Nella Provincia Autonoma di Trento quindi si applica la legge provinciale del 30 dicembre 2014 n. 14 che introduce al posto di IMU, TARI e TASI la cosiddetta IMIS.

Applicazione dell’IM.I.S. ai cittadini italiani re Trento, 28 dic. 2015 Oggetto: Applicazione dell’IM.I.S. ai cittadini italiani residenti all’estero - Risposta a segnalazione. Si corrisponde con la presente alla nota n. prot. 281/fbgd dd. 21 maggio 2015 e relativa alla materia in oggetto. Come correttamente rilevato nella Vostra nota, la normativa provinciale IMIS (art. 8 comma 2 lettera d) della L.P. n. 14/2014) prevede la facoltà per i Comuni di assimilare a abitazione principale un fabbricato abitativo posseduto da italiani residenti all’estero, limitatamente ai soggetti già titolari di trattamento pensionistico maturato nel Paese di residenza ed iscritti all’AIRE. La normativa statale (identica a livello di formulazione del testo), ed in specie l’articolo 9 bis del D.L. n. 47/2014, prevede invece l’assimilazione obbligatoria ed automatica. Questa differente scelta operata dal legislatore provinciale 1 - 2016

La «differente scelta operata dal legislatore provinciale rispetto a quello statale deriva da una valutazione differente e sotto nessun aspetto discriminatoria» nella prospettiva di valorizzare competenze e autonomia dei Comuni rispetto a quello statale deriva da una valutazione differente e sotto nessun aspetto discriminatoria, ma invece fondata sulla valorizzazione dei Comuni quali Enti centrali nell’imposizione tributaria locale di natura immobiliare, nella prospettiva di valorizzarne le competenze e l’autonomia. Per chiarire meglio il concetto, è opportuno fissare i seguenti punti:

peraltro senza limitazione ai soli pensionati, ma potenzialmente per tutti. Nel 2014 la normativa non ha previsto invece alcuna agevolazione, né facoltà in questo senso per i Comuni. Dal 2015 la norma statale sopra richiamata ha stabilito l’assimilazione automatica ad abitazione principale ma, appunto, solo per i pensionati nel Paese di residenza;

a) la stessa evoluzione della normativa statale, in materia di agevolazioni IMU per i fabbricati dei cittadini italiani residenti all’estero, ha visto notevoli modifiche nel tempo. Nei periodi d’imposta 2012 e 2013 era prevista la facoltà per i Comuni (e non l’assimilazione automatica per legge obbligatoria) di assimilare ad abitazione principale il fabbricato posseduto dai cittadini italiani residenti all’estero,

b) la facoltà di assimilazione riconosciuta ai Comuni dall’articolo 8 comma 2 lettera d) è stata prevista dopo attenta valutazione della materia durante i lavori consiliari con un emendamento, concordato da tutte le forze politiche, secondo un testo identico a quello della norma dello Stato, salva la differenza tra l’automaticità dell’assimilazione stabilita dalla normativa statale e la facoltà riconosciuta invece ai Comuni

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dalla norma provinciale; c) la scelta di rendere l’assimilazione facoltativa e non obbligatoria è emersa in coerenza con il quadro della complessiva impostazione dell’IM.I.S., basata, tra l’altro ed in modo strategico come sopra accennato, sul riconoscimento del ruolo decisionale dei Comuni nel quadro del federalismo fiscale, ruolo tradotto nella valorizzazione dell’autonomia impositiva delle Amministrazioni comunali per gli aspetti direttamente collegati con le situazioni locali (ad esempio si ricorda l’assimilazione dei fabbricati abitativi concessi in comodato a parenti ed affini, anch’essa facoltativa e non obbligatoria, articolo 8 comma 2 lettera b)). E, come detto, questa impostazione generale è stata condivisa nell’ambito del Consiglio provinciale anche per la fattispecie che qui rileva; d) questa prospettiva è avvalorata da altre considerazioni e da elementi oggettivi. In molti casi i fabbricati abitativi posseduti da cittadini italiani residenti all’estero sono riferiti a situazioni


ATTUALITÀ

L’appoggio dell’Unione italiani nel mondo Anche l’Unione degli Italiani nel mondo ha chiesto alle Province di Trento e Bolzano, di parificare il trattamento in tema di imposte sugli immobili. In una lettera inviata l’8 giugno presidente e segretario dell’UIM hanno chiesto a Ugo Rossi e Arno Kompatscher «di eguagliare il trattamento dei cittadini emigrati all’estero, residenti nell’ambito della regione autonoma Trentino-Alto Adige, a quello degli altri emigrati Italiani, residenti nelle altre regioni». L’UIM chiedeva in particolare una «modifica del

La legge provinciale prevede che l’equiparazione a prima casa dell’abitazione di proprietà del pensionato emigrato sia facoltativa e a discrezione dei singoli Comuni. Secondo la legge provinciale, il Comune è tenuto ad adottare un regolamento per la disciplina dell’IMIS e al «punto d» dell’articolo 8, si specifica che detto il regolamento può «considerare direttamente adibita ad abitazione principale una e una sola unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti

regolamento per la disciplina dell’imposta municipale immobiliare semplice, che induca i comuni, nell’ambito della regione Trentino-Alto Adige, ad abolire l’imposta nei confronti dei connazionali residenti all’estero. In caso di mancata risposta, l’Unione degli Italiani nel Mondo si vedrà costretta a ulteriori rimostranze pubbliche, a causa della palese discriminazione perpetrata nei confronti dei residenti all’estero della regione Trentino-Alto Adige».

nel territorio dello Stato e iscritti all’anagrafe degli italiani residenti all’estero (AIRE), già pensionati nei rispettivi paesi di residenza, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata o data in comodato d’uso». Stupisce e amareggia constatare che nel varare la legge 30 dicembre 2014 n. 14 la Provincia Autonoma di Trento non abbia tenuto conto di quanto previsto dalla legge nazionale e non abbia inserito questi immobili fra quelli assimilati ad abitazione

principale ai sensi del comma 2b dell’articolo 5. Questa disparità di trattamento rispetto a quanto avviene nel resto d’Italia non ha solo un effetto penalizzante sul piano economico, che si traduce in un’aliquota tripla o quadrupla rispetto a quella riservata all’abitazione principale ma riveste un valore simbolico di grande impatto. Il messaggio che riceve l’emigrante trentino è infatti: “tu non sei uno di noi”. Così chi ha dovuto lasciare il proprio paese per lavorare all’estero, lasciando

spazio e inviando risorse a chi rimaneva, contribuendo così allo sviluppo del Trentino di oggi, si vede ora trattato alla stregua di un turista. L’Associazione Trentini nel mondo chiede quindi a tutti i Comuni che in fase di stesura del regolamento per la disciplina dell’IMIS venga riconosciuta per tutti gli emigranti trentini la parità di trattamento fiscale con i loro concittadini residenti o per lo meno la parità di trattamento con gli emigrati dalle altre regioni italiane.

esidenti all’estero. La risposta dell’assessore di emigrazione verificatesi vari decenni fa. Non a caso lo Stato, dopo l’evoluzione normativa sopra illustrata, ha limitato l’assimilazione ai pensionati, e quindi ad una parte solamente dei cittadini italiani residenti all’estero, allo scopo di non riconoscere il beneficio ai cittadini di seconda o terza generazione per i quali i legami con la madrepatria sono oggettivamente più attenuati, e per i quali quindi l’identificazione del fabbricato nella categoria “abitazione principale” appare forse meno giustificata ai fini fiscali. Inoltre si è a conoscenza che nei periodi d’imposta IMU 2012 e 2013 (nei quali come sopra illustrato su tutto il territorio nazionale l’assimilazione era rimessa alla facoltà decisionale dei Comuni), in Provincia di Trento alcuni Comuni con una significativa presenza di fabbricati posseduti da cittadini italiani residenti all’estero non hanno approvato l’assimilazione, ritenendo di non cogliere ormai, nella loro realtà territoriale e socio-economica, alcuna differenza tra un emigrato all’estero (magari vari decenni or sono) ed un emigrato all’interno

consentire di effettuare in modo pienamente informato le scelte di loro competenza discendenti dalle norme tributarie. La provincia non può evidentemente forzare scelte rimesse all’autonoma decisione dei Comuni. Naturalmente anche per il 2016 verranno posti in essere tempestivamente gli strumenti necessari ai Comuni per l’adozione eventuale di decisioni tributarie nell’ambito della loro sfera di autonomia, compresa quella che in questa sede rileva.

del territorio nazionale nello stesso periodo storico. Questo a riprova che, fermo restando il massimo riconoscimento della tutela da garantire ai concittadini emigrati, la valutazione concreta sul permanere o meno dei legami che giustifichino l’assimilazione ad abitazione principale può essere effettuata solo dal soggetto istituzionale che ha il contatto diretto con questa realtà, e quindi il Comune nell’ambito della sua autonomia impositiva;

e) il regolamento IM.I.S. 2015 è stato approvato dai Comuni entro il 15 marzo 2015 (data ultima di approvazione del bilancio di previsione per lo stesso esercizio finanziario) e non può essere modificato se non, eventualmente e sempre nell’ambito dell’autonomia impositiva di ciascun Comune, per il 2016. Ai Comuni sono stati forniti gli strumenti interpretativi ed applicativi (anche con formazione al personale) della normativa IM.I.S. per

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Si precisa infine che la questione è stata portata nuovamente all’attenzione del Consiglio Provinciale in sede di discussione del disegno di legge 107/2015 (Legge di stabilità provinciale per il 2016). In quella sede il Consiglio provinciale ha confermato le norme in vigore nel 2015 come sopra illustrate. Si rimane naturalmente a completa disposizione per ogni ulteriore chiarimento o approfondimento si ritenesse necessario, e con l’occasione si porgono cordiali saluti. Carlo Daldoss 1 - 2016


GENTE E FATTI IL TENTATIVO DI PADRE E FIGLIO DI RICONGIUNGERSI OLTREOCEANO NON È RIUSCITO

Emigrazione amara negli States per Giacomo e Giuseppe Roner Il maestro Claudio Morelli di Canezza ha recentemente pubblicato un libro dal titolo “Quando i Mocheni giunsero al mare” (Publistampa 2015) nel quale uno dei racconti parla del nonno materno Giacomo Roner e dello zio Giuseppe Roner emigrati all’inizio del ‘900 nelle miniere degli Stati Uniti d’America. Mio zio Giuseppe emigrò in America prima dello scoppio della grande guerra. Trovò lavoro nelle miniere di Idaho Springs in Colorado. Ogni tanto mandava delle cartoline e delle lettere dove diceva che tutto andava per il meglio: il lavoro era duro, ma ben remunerato. L’America era proprio un altro mondo; e anzi invitava anche i fratelli a raggiungerlo, o il padre che in America c’era già stato. E il padre, mio nonno Giacomo, provò a raggiungerlo, cercò di andare a trovarlo. All’inizio del secolo era già stato due volte in America a lavorare, a cercare qualche dollaro per far andare avanti la numerosa famiglia nella quale c’era anche mia madre. E quindi conosceva la strada. Decise di partire: e si imbarcò a Genova, destinazione New York. Era il suo terzo viaggio al di là dell’oceano: quindi a suo modo un veterano dell’emigrazione verso il Nord America. Però questa volta era diverso, andava a raggiungere il figlio che aveva scritto che lì in Colorado c’era lavoro; da spezzarsi la schiena, ma lavoro che portava dollari e un futuro migliore. Sulle foto lo si vedeva con dei pantaloni di tela (i jeans!) mentre assieme ai suoi compagni di lavoro giocava a bocce; e poi c’era la foto ufficiale,

A sinistra Giacomo Roner (1856-1924) e a destra il figlio Giuseppe Roner (1891-1919), che nella foto sotto - scattata a Idaho Springs (Colorado-USA) - è il terzo da sinistra) mentre gioca a bocce con gli amici.

elegante, fatta nello studio fotografico della città, con la cravatta e la giacca. E mio nonno partì, pieno di speranze e di illusioni; il figlio e il padre si sarebbero riuniti lì nell’America lontana, al di là dell’immensità dondolante dell’oceano, lì dove il lavoro non mancava, bastava aver voglia di faticare, non come a casa dove la prima guerra mondiale aveva ancor di più acuito la miseria e la desolazione. Quando la nave, il bastimento come lo chiamavano allora, lasciò il Mediterraneo ed affrontò l’oceano, nonno Giacomo cominciò a sentirsi poco bene, lo assalì un malessere che giorno

dopo giorno, anziché diminuire, si accentuava ed ingigantiva sotto i brividi della febbre. Dopo tre settimane di navigazione apparve all’orizzonte la città di New York: la mitica metropoli finalmente era lì, oltre le nebbie, a due passi; ma nonno Giacomo debolissimo e febbricitante non riuscì ad esultare come gli altri passeggeri alla vista della Statua della Libertà. E ad Ellis Island si mise in fila per la visita medica che gli americani facevano ad ogni immigrato prima di concedere il visto allo sbarco sul continente. Il medico addetto fu inflessibile: non idoneo. Nonno Giacomo, malato e malconcio, non poteva sbarcare, per i malati

non c’era posto nell’America delle mille opportunità. Fu rimandato indietro senza tanti complimenti e senza nessuna pietà. Il ritorno fu triste e pieno di rimpianti, con il solo conforto di stare un po’ meglio. Quando rimise piede a Genova si era abbastanza ristabilito così riuscì a tornare a casa pur con un’indicibile frustrazione addosso. Nonna Monica lo accolse piangendo, così come piangevano le figlie e i figli: mentre lui era in viaggio era arrivata a casa la lettera che portava la notizia che lo zio Giuseppe era morto di spagnola, nel pieno della vita e della gioventù, e adesso stava sotto terra là sulle colline del Colorado. Aveva 28 anni e con la debolezza che gli derivava dal pesante lavoro in miniera non era riuscito a vincere contro il morbo che aveva scatenato una terribile epidemia. Nonno Giacomo non pianse e - raccontava mia madre - rimase muto per giorni con nello sguardo un’infinita tristezza. Mia madre quand’ero bambino ci raccontava la vicenda con grande partecipazione e mestizia e sempre concludeva il racconto con le stesse parole: “Chissà dov’è sepolto lo zio, e chissà se esiste ancora la tomba. E ci sarà mai stato qualcuno che avrà deposto un fiore a suo ricordo?” Pagina a cura di Lino Beber

Ascolta la trasmissione

Trentino nel mondo in onda il giovedì dopo il giornale radio delle ore 13.00 venerdì alle ore 18.05.

Visita il sito: www.radioitaliatrentinoaltoadige.it 1 - 2016

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GENTE E FATTI L’AUTORE È DELIO MIORANDI, ROVERETANO, PER PIÙ DI QUARANTANNI ASSISTENTE SOCIALE IN GERMANIA FRA GLI EMIGRATI

«Antonio», un romanzo che lascia il segno Quando il 7 dicembre scorso a Berlino, al termine della cerimonia per la ricorrenza del 60° anniversario dell’accordo bilaterale fra Italia e Germania sull’assunzione di lavoratori italiani, ad Angela Merkel sono stati regalati dalla delegazione italiana i due libri intitolati «Antonio», la Cancelliera ha accettato ben volentieri l’omaggio ma ha precisato che già li conosceva. Una bella soddisfazione per Delio Miorandi, classe 1938, nato a Rovereto, in Germania dal 1959 dove ha studiato sociologia a Francoforte e si è poi laureato come assistente sociale a Freiburg, professione che ha svolto per più di quarantanni fra gli emigrati italiani. Nascono proprio da quella esperienza, dalle centinaia di contatti e dagli appunti annotati in un diario, le vicende e i temi sviluppati nei due libri. «Giunta la stagione della vecchiaia - racconta Delio Miorandi - ho deciso di mettere un po’ di ordine nei miei ricordi di lavoro. Mi sono così ritrovato con un testo, che ho voluto poi condividere con alcuni amici, ai quali l’ho regalato, senza alcuna pretesa e con modestia». Dai lettori sono arrivati molti complimenti ed elogi e l’invito a dare maggiore diffusione a quel testo. La tiratura è così passata dalle cinquanta copie stampate per gli amici a duemila. L’aumento delle copie è stato accompagnato dall’esplosione dei complimenti e delle attestazioni di stima. Delio Miorandi è stato chiamato in licei e università a presentare i suoi libri, ha tenuto decine di conferenze e ha incontrato anche gli ospiti del più grande penitenziario giovanile a Rokenberg: non era mai successo prima che le porte di un carcere giovanile venissero aperte per iniziative di questo genere. Il romanzo «Antonio» - che ha come co-autore Claus Langkammer, che ha curato la stesura del testo in tedesco - è suddiviso in due libri. Il primo ha come titolo «Von Eselpfad ins Wirtschaftswunder» (Dalla mulattiera al miracolo economico) e il secondo «Im Land der Verheißung» (Nella terra promessa). Racconta le vicende di Antonio, emigrante del Sud Italia, dal suo arrivo in Germania negli Anni 50 fino

Un primo piano di Delio Miorandi, che vive nei pressi di Francoforte, e le copertine dei due volumi del romanzo. Chi fosse interessato a contattare Miorandi, puo farlo scrivendo a: dmiorandi@t-online.de

all’inizio del Duemila e la sua storia d’amore con Assunta. Una storia che riflette quella di migliaia di «Gastarbeiter» e nella quale molti di sono riconosciuti, come testimoniano le tantissime lettere ricevute dall’autore. Ecco come ha commentato il primo volume del romanzo Letizia Favilla, nata in Italia ma cresciuta in Germania dove la famiglia era emigrata quando era ancora in fasce. «Attraverso il libro “Antonio Vom Eselspfad ins Wirtschaftswunder” il lettore si può fare

un’idea del sentimento di sradicamento che prova un migrante. Il racconto potrebbe fare capire che tutti i migranti alla fine vivono questa realtà. Essi si sentono tra due culture diverse. Loro hanno dovuto lasciare il paese di origine i cui valori, regole e norme, portano con sé nel cuore e si trovano così lontano dal proprio paese, che in fine devono cercare di diramare nuove radici nel paese dove adesso vivono, là dove non sono sempre benvenuti. Soprattutto vengono messi in evidenza i vari sentimenti che si

Attraverso le vicende del protagonista, nelle quali si riflettono quelle di migliaia di «Gastararbeiter» arrivati in Germania, il lettore si può fare un’idea del sentimento di sradicamento che provano tutti i migranti

All’inizio dell’anno Delio Miorandi ha trascorso un periodo in Trentino e ne ha approfittato per fare visita al suo caro amico Bruno Fronza, uno dei fondatori e attuale presidente onorario dell’Associazione Trentini nel mondo.

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provano lasciando un paese per vivere in un altro, i conflitti che si vivono con due culture diverse ma anche la crescita personale del singolo individuo. Si vengono anche a conoscere le circostanze che possano portare alla migrazione e le varie difficoltà da affrontare. Il romanzo riesce benissimo a toccare il lettore con i sentimenti di Antonio e quelli dei suoi conviventi. Dà una rappresentazione della realtà difficile che si presenta per un migrante come anche per una popolazione intera in caso di una migrazione di massa». Loredana Moizi, è nata in Germania da emigrati italiani, ha sposato uno spagnolo anch’egli figlio di emigrati e si considera un’apolide. Anche lei ha letto il libro e ne è rimasta entusiasta. In una lettera inviata a Miorandi ha scritto: «Mi sentirei di dire che questo libro, già dopo poche pagine, mi ha stimolata sempre più ad andare a vanti a leggerlo. Io sono cresciuta in una società multiculturale e attraverso il libro mi è apparso più chiaro il valore complementare che si può ottenere attraverso la comunione tra i popoli. Io credo che “Antonio” sia un libro del tutto straordinario, in particolar modo per i giovani, che possono trovare impulsi per la propria vita. Spero con tutto il cuore che il messaggio che viene trasmesso da “Antonio” possa raggiungere molte persone». L’auspicio di Loredana Moizi si sta avverando: «Antonio» è infatti stato inseriro fra i libri di testo in alcune scuole professionali e superiori. 1 - 2016


GENTE E FATTI IL SETTIMANALE «VITA TRENTINA» HA DEDICATO UN AMPIO ARTICOLO AL PRESIDENTE ONORARIO DELLA NOSTRA ASSOCIAZIONE

Bruno Fronza, sulle strade del mondo «in cerca dei trentini della diaspora» Nella sua abitazione il soggiorno modestamente ammobiliato rappresenta il secondo ufficio, più che un luogo di riposo. Sulla parete accanto ad alcuni cimeli dei suoi viaggi nei cinque continenti figura una grande foto a colori della moglie Lidia Osele di Lavis, che ha portato all’altare nel 1950, scomparsa il 12 luglio del 2001 a Roma. Lidia era e continua ad essere il suo angelo custode; passava ore in preghiera quando il marito si assentava per i frequenti viaggi ai Circoli trentino-tirolesi sparsi per tutto il mondo. Formavano una coppia fissa in parrocchiale alla messa mattutina, appuntamento che Bruno Fronza non si nega tutt’ora, nonostante qualche difficoltà nella deambulazione, prima di scendere in città. La moglie era ancora in vita quando, con alcuni sodali, Bruno Fronza ha fondato l’associazione culturale Italia-Georgia dopo una trasferta drammatica nel Paese caucasico, all’indomani della guerra civile e dell’attentato al neopresidente Eduard Shevardnadze. La Georgia ha faticato non poco a trovare la sua strada dopo il crollo del muro di Berlino e ancor oggi appare indecisa sulle proprie scelte pro o contro Putin, il quale l’8 agosto 2008 ha impartito una dura lezione alla giovane Repubblica democratica con una guerra lampo per accaparrarsi due piccole regioni, l’Abkhazia e l’Ossezia, assurte a Repubbliche autonome sotto l’influenza russa. In Georgia Bruno Fronza era stato invitato da un trentino, Claudio Debiasi di Ala, convolato a nozze nella sperduta terra caucasica, che per primo ha fatto conoscere i problemi economici e socio-politici del Paese, i grandi bisogni di un popolo alla ricerca faticosa di democrazia e libertà. È nata così una collaborazione che si protrae ormai da quasi un ventennio e che grazie al coinvolgimento di numerosi volontari, della Caritas, del vescovo Bressan e delle istituzioni pubbliche locali (Provincia e Regione) ha consentito la realizzazione di numerosi interventi umanitari. Fronza non si è mai negato agli appelli e agli inviti di con1 - 2016

Prendendo spunto dalla ricorrenza del suo novantesimo anno di attività, «Vita trentina», il settimanale di informazione della Diocesi di Trento fondato nel 1926, nel primo numero del 2016 ha ospitato i «ritratti» di sette novantenni trentini: fra di loro, anche Bruno Fronza, uno dei fondatori dell’Associazione Trentini nel mondo, della quale è presidente onorario. Autore dell’articolo è Marco Zeni, che per dieci anni è stato anche direttore del periodico «Trentini nel mondo». «In cerca dei trentini della diaspora è il titolo dell’articolo apparso su «Vita trentina» del quale su questa pagina riportiamo alcuni stralci, con il consenso dell’autore e del direttore del settimanale. richieste di aiuto che arrivano dalla Georgia. Sfoglia un quotidiano che riporta un’intervista alla figlia Lucia. La politica continua a resistere nel suo Dna te intervalcon valutazioni garbate late da un “te prego” se richiesto di un commento. Le quattro legislature come consigliere, poi assessore e infine vicepresidente della Regione (1952-1973), per lui nato nel 1924, con un’infanzia difficile da orfano, caparbio nello studio, laureato in scienze economiche, ne hanno accentuato l’attenzione nei confronti del mondo del lavoro e dell’emigrazione, dei loro drammi singoli, familiari e di gruppo come a Marcinelle in Belgio (8 agosto 1956) e Mattmark in Svizzera (30 agosto 1965) e dei loro inestimabili traguardi nel campo dell’integrazione nelle patrie di adozione. Quando legge si toglie gli occhiali così come per istinto fa quando deve rispondere al telefono. I particolari dei suoi racconti di viaggi, da solo o con altri dirigenti associativi, sono vivissimi, come quando ha incontrato il Presidente della Jugoslavia, Tito, nel 1965. Sapeva delle sue origini trentine e del vero cognome paterno, Broz. Gli fu impedito di accennare alle origini degli avi dalle guardie del corpo. O in occasione dei primi incontri con i trentini in Cile (1969), Usa e Canada (1965) con il rag. Giacomo Dusini, assessore provinciale alla cultura, e padre Bonifacio Bolognani per l’inaugurazione

Bruno Fronza durante il suo intervento alla cerimonia per il 50° di fondazione della Trentini nel mondo, nel novembre 2007. (Foto Corrado Poli)

terranei in ogni parte del mondo favorendo in tal modo i contatti con i Club nati per iniziativa sua e con i molti promossi e cresciuti sotto l’impulso dell’associazione Trentini nel mondo, prima come dirigente delle Acli, poi come assessore provinciale, poi quale presidente sia effettivo che onorario degli emigrati. Se il bastone gli dà sicurezza nei trasferimenti, la memoria lo sorregge in maniera brillante. Il cellulare non lo lascia in pace. Chiamano dalle Acli impegnate a mettere insieme i tanti tasselli della sua storia pluridecennale. È atteso alla Trentini nel mondo. Risponde positivamente alle

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nel Famedio di Washington della statua di padre Eusebio Francesco Chini, missionario in California e Messico nel 1600, in Brasile (1975) con l’assessore Guido Lorenzi e il vicario generale mons. Guido Bortolameotti per dare il via al processo di beatificazione di suor Amabile Visintainer, la beata Paolina. E prima ancora in Bosnia Erzegovina a Stivor, Mahovljani, Banja Luka nel 1972. Ricorda Paesi e snocciola fatti e date come fosse nell’immediato rientro da una trasferta. Con soddisfazione cita l’attenzione degli ultimi vescovi della Diocesi (Gottardi, Sartori e Bressan) per la tematica migratoria e i loro primi viaggi missionari in Europa e nelle Americhe. È infinito l’elenco di personaggi famosi e umili, di tenaci oriundi, incontrati da Fronza su tutte le strade del mondo, che hanno sempre manifestato nei suoi confronti stima e affetto. Nel 2012 ha chiuso con i viaggi all’estero. Continua il cammino inesauribile delle sue relazioni umane quotidiane, talora accompagnate, forse in forma scaramantica, da un “putei me ritiro, son vecio”. Marco Zeni


GENTE E FATTI NATA A SPORMAGGIORE È EMIGRATA A NEW YORK NEL 1934

Erminia Viola Endrizzi ha compiuto 99 anni Il 29 novembre 2015, Erminia Endrizzi (a sinistra nella foto) ha festeggiato il suo novantanovesimo compleanno, insieme alle due figlie, Rosemarie e Joan, alla sorella Maria che ha 94 anni (a destra nella foto), e a molti familiari e amici. Il figlio Rudy, che vive a Chicago, le aveva fatto visita la settima precedente. Sia Erminia e Maria sono state per molti anni socie del Circolo Trentino di New York e ogni volta che potevano, hanno partecipato agli eventi che venivano organizzati. Erminia Viola Endrizzi è emigrata a Brooklyn (New York) nel 1934 da Spormaggiore (Trentino) per iniziare un nuova vita. Pochi anni più tardi, ha sposato il trentino Rodolfo Endrizzi, da Cavedago. Hanno avuto tre figli, Rosemarie, Joan e Rudy. Erminia e Rudy si sono integrati nella società americana ma hanno anche saputo mantenere la loro lingua, i costumi e le tradizioni del Trentino, che hanno tramandato ai loro figli, nipoti e pronipoti.

I «Delai» del Brasile si sono riuniti a Palotina

L’11 novembre 2015 la città di Palotina (Paranà- Brasile) ha accolto i partecipanti al secondo raduno della Famiglia Delai. BORIS POTRICH, DEL CIRCOLO DI STOCCARDA, INTERVISTATO PER IL 60° DALL’ACCORDO SUL RECLUTAMENTO DELLA MANODOPERA

Testimone dell’emigrazione italiana in Germania In diverse città della Germania, come pure qua a Stoccarda, ci sono stati eventi in occasione del sessantesimo anniversario dell’accordo italo-tedesco per il reclutamento della manodopera. Io sono arrivato nel giugno del 1956 e di quel contingente di lavoratori sono uno dei pochi, se non forse l’unico, rimasto qua a Stoccarda. Così il 16 dicembre sono stato invitato, assieme a mia moglie, per un’intervista alla radio di Stoccarda SWR (Sud West Radio) poi trasmessa su due canali. Ho raccontato come si sono svolte le pratiche e le visite mediche prima a Trento da dottori italiani e poi a Verona dai dottori tedeschi, l’arrivo in Germania a Stoccarda e poi l’integrazione.

da due cronisti della SWR con Gabriella Segreto (figlia di emigranti) e Michael Branik. Oltre alle autorità locali era presente anche il senatore Claudio Micheloni (eletto nella Circoscrizione Estero) , che ho avuto il piacere di salutare e conoscere. È stata una Boris Potrich, socio del Circolo trentino di Stoccarda, nella foto è il primo a sinistra. festa molto ben organizzata e riIl 18 dicembre il COMI- occasione sono stato invitato, uscita, grazie all’impegno e TES di Stoccarda per questo assieme ad altri due italiani alla bravura del dottor Tomasessantesimo anniversario ha arrivati nel 1958, a raccontare so Conte e del cronista Toni organizzato una serata in una le stesse cose. Nazzaro. La festa è stata condotta Festhalle: anche per questa Boris Potrich

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GENTE E FATTI

Luiza Clara, Elizandra, Sidnei Zanella (Brasile) Buongiorno. Sono Sidnei Zanella e questa è la mia famiglia: mia moglie Elizandra Zanella e mia figlia Luiza Clara Zanella. Siamo di Nova Trento (Brasile) e sempre riceviamo il giornale. La foto a destra è stata scattata davanti alla porta di casa nostra. E si vede che Elizandra «sta aspetando il nostro pòpo Davi: guarda la panza». Grandi abbracci a tutti i trentini nel mondo. Sidnei Zanella

«Zampognaro Lagaro» premiato in Vaticano Nella suggestiva cornice dell’Aula Magna della Pontificia Università Urbaniana, in Vaticano, il 7 novembre 2015 sono stati consegnati i riconoscimenti nell’ambito della XIV edizione del Premio «Giuseppe Sciacca», manifestazione che ogni anno premia persone che abbiano saputo distinguersi nel proprio campo di lavoro o di studio. Ed è con grande emozione che da Pomarolo, in provincia di Trento, è partito un pulman carico di musicisti, danzatori e sostenitori dell’«Associazione Zampognaro Lagaro» per recarsi nella Città del Vaticano, a Roma, accompagnando il suo presidente Attilio Gasperotti, insignito con grande onore del Premio «Giu-

seppe Sciacca». La sua più grande passione è sempre stata la musica. Finiti gli studi di Conservatorio, ogni minuto lasciato libero dal lavoro lo ha dedicato all’insegnamento in una scuola musicale da lui creata. Riuscendo a trasmettere la sua passione ai giovani, in pochi anni ha costruito una grande banda musicale e dopo quarant’anni come Direttore e Maestro, si è dedicato alla sua più grande passione: la zampogna, dalla quale non si separa mai. In un’Aula Magna stracolma ha eseguito due pezzi: «La Valsugana» e la «Madonnina». Attilio Gasperotti ha ricevuto il premio dalle mani di Fabrizio Cattaneo, vice presidente della Federazione

Italiana Tradizioni Popolari. A Roma, ad attendere i soci dell’Associazione Zampognaro Lagaro, c’era il gruppo folk

siciliano «Unavantaluna», con cui si sono esibiti al Testaccio, il più importante teatro di musica popolare italiana.

Cordoglio a Buenos Aires per l’ultimo saluto a Guido Spezia «Grazie Nonno, oggi ti tocca riposare perché tu hai avuto una vita movimentata, piena di storie, di aneddoti, ma felice, sei una fuori serie, un’edizione limitata, un uomo senza cattiveria, che ci ha offerto tutta la sua voglia di vivere “resistendo” con tutta la sua “forza trentina” fino all’ultimo momento. Sei stato soldato, pittore, cantante tenore, inventore, curioso, esploratore, lavoratore, solidale… sei stato padre, nonno, bisnonno, amico... Grazie Nonno per essere parte della storia di tutti noi che ti amiamo. Leandro Luna, Roberto Osvaldo Luna, Viviana Spezia». Con queste sincere parole piene di amore e gratitudine, la figlia, i nipoti, i pronipoti, la sua famiglia e gli amici, hanno salutato Guido Spezia (nato nel 1 - 2016

1922 e scomparso nel settembre 2015), una persona come dicono i suoi nipoti, «fuori serie», un trentino giusto, sorridente, affabile e grande persona. Non c’è nulla di più bello che lasciare le proprie radici ben piantate nei figli, nipoti e pronipoti. Non dimenticheremo mai il suo sorriso e le sue mani da orafo, le sue «Aquile del Trentino», fatte artigianalmente, la sua presenza gioiosa ai pranzi organizzati dal Circolo. Tutti noi del Circolo trentino di Buenos Aires che lo abbiamo conosciuto e che abbiamo condiviso la sua amicizia, ci rammarichiamo per la sua scomparsa, preghiamo per il suo riposo in pace e per dare forza alla sua cara famiglia. Addio, amico per sempre!!! Marta Delfina Turrina

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GIOVANI PRENDE IL VIA DA QUESTO NUMERO DEL GIORNALE UNA NUOVA RUBRICA DEDICATA AD UN FENOMENO DI ATTUALITÀ

«Giovani oltreconfine», per conoscere «dall’interno» la nuova emigrazione Come annunciato a pagina 3, da questo numero del giornale prende il via una nuova rubrica, intitolata «Giovani oltreconfine», con la quale vogliamo approfondire «dall’interno» la conoscenza della nuova emigrazione dall’Italia, legata alla mobilità giovanile. «Dall’interno» perché saranno alcuni giovani trentini che hanno fatto la scelta di trasferirsi all’estero, a raccontare in prima persona le loro esperienze, le motivazioni e le aspettative. Il primo contributo è quello di Clio Zancanella, pubblicato nelle due pagine che seguono.

La mobilità giovanile è uno dei temi messi a fuoco dal «Rapporto Italiani nel mondo 2015»

CHI SONO GLI «EXPAT»

UN FENOMENO IN CRESCITA

Il tema della mobilità giovanile è di estrema attualità ed è stato messo a fuoco anche nel «Rapporto Italiani nel Mondo 2015», nel quale si legge che «le nuove emigrazioni italiane - sono costituite in larga parte da giovani cresciuti con il paradigma dell’euro-mobilità». Molti di loro hanno usufruito di programmi di scambio formativo fin dai tempi dell’università, esperienza, quest’ultima, riconosciuta da molti come fondamentale anche nella capacità di orientare la scelta futura di emigrare nuovamente in cerca di un’occupazione adeguata ai propri titoli di studio: vivono cioè l’emigrazione come un’opportunità, una carta importante da spendere. Il «Rapporto» mette anche in evidenza che il fenomeno dell’emigrazione per ragioni lavorative, tra i laureati, è tendenzialmente in crescita negli ultimi anni, perché in Italia persiste un quadro occupazionale tuttora difficoltoso. Le differenze più consistenti tra i laureati impiegati all’estero e quelli occupati in Italia riguardano le prospettive di guadagno (7,4 in media contro 6,2 su una scala 1-10) e di carriera (7,4 contro 6,3), la flessibilità dell’orario di lavoro (7,7 contro 6,9) e il prestigio che si riceve dal lavoro (7,6 contro 6,8). Una rilevazione effettuata ad hoc da AlmaLaurea mette in evidenza che la gran parte (82%)

bravi e senza prospettive, una soluzione prospettata da molti «Millennials» è quella di non perdere tempo e partire, per poi eventualmente ritornare, nel caso si presentasse una buona e concreta occasione lavorativa: si forma, così, la sottocategoria degli Expat.

Che mobilità richiami mobilità è confermato dal 16% dei laureati che ha dichiarato di essere rimasto o tornato per motivi di lavoro nello stesso paese estero dove aveva compiuto un’esperienza di studio. Un ulteriore 15% si è invece trasferito per motivi personali o familiari; infine, chi si è trasferito su richiesta dell’azienda presso cui stava lavorando in Italia ammonta al 7%. CHI SONO I «MILLENIANS»

degli intervistati ha trovato occupazione in Europa e un ulteriore 10% è invece oltreoceano, nel continente americano; marginali le quote di chi si trova in altre aree. Regno Unito (16,5%), Francia (14,5%), Germania (12%) e Svizzera (12%) risultano i paesi europei più attrattivi per motivi di lavoro. I laureati di secondo livello dichiarano di essersi trasferiti all’estero principalmente per mancanza di opportunità di lavoro in Italia (38%) e, in subordine, per aver ricevuto un’offerta interessante (in termini di retribuzione, prospettive di carriera e competenze tecniche o trasversali meglio valorizzate) da un’azienda o un ente estero (24%).

Per descrivere i giovani che decidono non solo di investire in formazione guardando all’estero ma anche di cercare lavoro fuori dai confini nazionali, sono state introdotte varie categorie sociologiche. La prima, la più generica, è costituita dai «Millennials», una generazione istruita, la più istruita dal Secondo dopoguerra ad oggi; una generazione in possesso di qualificati titoli di studio post-laurea: corsi di specializzazione, master, dottorati di ricerca, certificazioni delle lingue, programmi di studio per scambi internazionali (Erasmus prima e ora addirittura Erasmus+). Ma al contempo sono anche la generazione più penalizzata dal punto di vista delle possibilità lavorative, sono i più esposti alla disoccupazione. Di fronte a questo triste paradosso, ovvero

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Gli Expat sono i giovani in movimento della generazione dei «Millennials», quelli che scelgono di emigrare. Potrebbe sembrare una storia già vissuta, in realtà le nuove emigrazioni italiane hanno caratteristiche differenti rispetto a quelle precedenti del XX secolo. Innanzitutto le valige degli Expat non sono più di cartone, ma soprattutto il capitale culturale di chi lascia l’Italia è molto elevato. Sono giovani istruiti, che hanno voglia di mettere a frutto concretamente le conoscenze apprese e che cercano una opportunità concreta e a breve termine per poterlo fare. Decidono pertanto di partire, la maggior parte resta nel nostro continente, altri si spingono oltre, in luoghi in cui hanno più possibilità di mettersi alla prova, di spendere le proprie competenze e di farsi apprezzare in azienda, nei centri di ricerca, di dare vita a una propria attività, di lavorare in team, di fare network, di essere promotori di innovazione sociale e tecnologica. La meta preferita per i Millennials è l’Europa, già a partire dagli studi universitari. «Sembrerebbe, dunque - si legge nel “Rapporto” - che gli Expat siano euromobili, quindi favorevoli alla partenza, ma sono, in realtà, al tempo stesso frustrati dal non poter scegliere fino in fondo, dal non poter scegliere di “fare ciò che si vuole, dove si vuole”. Siamo di fronte a un universo molto eterogeneo perché se da una parte molti non hanno problemi ad emigrare, nello stesso tempo però, chi è partito, lamenta una forte nostalgia per la propria terra, per i legami sociali locali, anche se in pochi sarebbero disposti a tornare indietro, a casa». 1 - 2016


Clio Zancanella, i senza illusioni

Non è facile lasciare la certezza, ma a volte l’incertezza è proprio quello che ci vuole

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na cittadina del mondo. Credo quest’appellativo mi si addica molto più di “emigrata”, “cervello in fuga” o qualsivoglia altro epiteto alla moda usato in questi ultimi anni per definire i giovani che, come me, vivono all’estero. Io, Clio Zancanella, ventisettenne, nata e cresciuta a Trento, zona Solteri, mi ritrovo a una tappa - e mi piace pensare che non sia l’ultima - di un peregrinare che dura da una decina d’anni, iniziato con il primo trasferimento dalla provincia natia quando frequentavo il liceo classico Prati, per svolgere il quarto anno all’estero nella fredda Scozia e conclusosi provvisoriamente nella Ville Lumière, dove vivo da circa due anni. Potrei disquisire, argomentare lungamente su quanto sia facile di questi tempi diventare un cittadino del mondo: trasporti low-cost, Skype &co. hanno ormai reso l’estero un’estensione del proprio paese. Ma non voglio qui dilungarmi portando avanti promuovendo il mio punto di vista a favore delle esperienze all’estero, che comunque consiglio caldamente a tutti! IL PRIMO IMPATTO È STATO DURO

Qui si parla di me e della mia scelta, che poi scelta vera e propria non è mai stata grazie ad un concatenarsi di eventi fortuiti e ben accolti nella mia vita. La vincita di un posto nel programma Erasmus Placement offerto dal 1 - 2016

Politecnico di Milano, università dove ho studiato, specializzazione design d’interni, mi ha offerto la possibilità e la motivazione per cercare e trovare in breve tempo un tirocinio in territorio europeo. I casi della vita hanno voluto che l’unico studio di architettura su cui non avrei mai puntato perché rinomato e operante in un paese la cui lingua era a me sconosciuta - sia stato il solo a rispondere con esito positivo alla

mia candidatura. Dopo anni passati a migliorare, con buoni risultati, il mio inglese eccomi dunque a dover ricominciare daccapo sbarcando in Francia con tanti sogni e aspettative. Lo scontro con Parigi è stato duro. Ora ricordo con un sorriso i momenti difficili vissuti i primi mesi. Di carattere socievole, abituata a viaggiare e conoscere gente nuova e trovandomi a mio agio in una grande città avendo io vissuto a Milano per qualche anno, non immaginavo che sarebbe stato così difficile sentirmi a casa nella capitale francese. MI VEDO MIGLIORARE DI GIORNO IN GIORNO

Credo che l’esperienza, inizialmente negativa, sia stata determinata da un insieme di fattori: il non conoscere nessuno e la difficoltà di socializzare a causa della nuova lingua, il fatto di avere per la prima volta un lavoro vero e sperimentare perciò differenti dinamiche rispetto ad un ambito accademico, infine la timidezza, la riservatezza e spesso l’aggressività dei parigini o dei francesi impiantati nella capitale. Dopo lo stage, durato otto mesi durante i quali sono riuscita a mantenermi con mio grande orgoglio, il ritorno a Milano è stato un sollievo. La socievolezza e l’apertura dei miei connazionali è quello che mi è più mancato, ed ammetto, mi manca ancora. Ma dopo la laurea, l’offerta di un lavoro per qualche mese nello

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Trentina, 27 anni, iscritta al l il quarto anno in Scozia. Dur di Milano, grazie al program ha fatto un tirocinio di otto me studio di architettura. Dopo la in design d’interni, accetta l’ fatta dallo studio parigino con


incontro al futuro i da infrangere

liceo «Prati», ha frequentato rante gli studi al Politecnico mma «Erasmus Placement», si a Parigi presso un rinomato a laurea, con specializzazione ’offerta di lavoro che le viene il quale collabora da due anni

stesso studio, nel quale lavoro ancora tutt’oggi, mi ha fatto tornare sui miei passi. La decisione, più riflettuta questa volta, non è stata neanche troppo difficile da prendere. La consapevolezza di quello a cui andavo incontro, senza sogni o illusioni da infrangere, la Parigi nuda e cruda che stanca e logora ma che si impara ad amare per tutto quello che offre, mi hanno fatto vivere questa seconda esperienza con più filosofia. Con un francese ancora abbozzato, sono tornata e mi sono creata il mio spazio in questa città, a fatica, non dico di no, ma ora sento di aver trovato finalmente un equilibrio: ho le mie abitudini, le mie amicizie (molti italiani, lo ammetto, ma non solo), i miei luoghi preferiti, insomma la mia routine. La burocrazia francese non è molto più agevole di quella italiana, anche se dopo tante scartoffie un risultato sicuro si porta a casa. Appena arrivati, ci si trova ad avere a che fare con tortuosi circoli viziosi, casa-conto in banca, che non augurerei al mio peggior nemico, ma superati i primi ostacoli ci si trova davanti ad un sistema sociale che funziona. Ricevo un aiuto per pagare il mio affitto e ho un contratto di lavoro, cosa che in Italia, a quanto ho potuto intendere, nel mio campo è un’utopia: sto cercando di realizzarmi professionalmente e mi vedo migliorare di giorno in giorno. Non intendo dire che in Italia

Vivere all’estero aiuta a cambiare punto di vista, permette di conoscere e conoscersi meglio questo non sarebbe stato possibile, ma forse avrei faticato molto di più per arrivare dove sono ora. Qui le possibilità sono alla portata di tutti - e non dico che raccomandazioni e buone conoscenze non esistano - ed i ragazzi francesi della mia età non si rendono conto della loro fortuna trovandosi dentro un sistema che permette loro di accedere prima e più facilmente al mondo del lavoro. A volte sono rimasta basita dalle pretese di

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certi ragazzi anche più giovani di me: stipendi mai abbastanza alti, mansioni non all’altezza, ecc. Francesi snob si, ma che in fondo sono capaci di prendersi quello che sentono di meritare, spesso a mio avviso essendo anche meno preparati di noi. Non credo Parigi sarà la città dove vivrò per il resto della mia vita, chi mi conosce sa bene che mi stufo in fretta, ma dopo tanti sforzi mi piace l’idea di godermi quello per cui ho faticato. E comunque non si sa mai! Vivere all’estero aiuta a cambiare punto di vista, permette di conoscere e conoscersi meglio. Non è facile lasciare la certezza, ma a volte l’incertezza è proprio quello che ci vuole. Clio Zancanella 1 - 2016


CIRCOLI UNA FOLTA RAPPRESENTANZA HA PARTECIPATO ALL’INCONTRO CHE SI È SVOLTO IL 3 NOVEMBRE 2015 ALL’UNIVERSITÀ

Caldo abbraccio del Circolo di Toronto all’astronauta Samantha Cristoforetti Per i trentini di Toronto (Canada) era un’occasione da non lasciarsi sfuggire: il 3 novembre l’astronauta Samantha Cristoforetti, originaria di Malé dove vive la sua famiglia, era ospite dell’Università di Toronto. Appena avuta notizia dell’arrrivo in Canada dell’illustre conterranea, il direttivo del Circolo di Toronto si è mobilitato per informare i soci e invitarli a partecipare all’incontro, per far sentire a Samantha Cristoforetti l’affetto e la stima della comunità trentina. L’incontro ha inaugurato una serie di eventi intitolati «Italy Inspires Canada» (L’Italia ispira il Canada), promossi dal Dipartimento di studi italiani, dall’Università di Toronto, dall’Istituto italiano di cultura, dal Consolato generale d’Italia a Toronto, UTM e facoltà di musica dell’Università. L’appello del Circolo è stato ben accolto e la presenza dei trentini è stata molto numerosa. Per tutti i partecipanti è stata una giornata memorabile. All’incontro con Samantha Cristoforetti è stata dedicata una pagina di «Notizie dalla baita» (nella foto a fianco), il bollettino bimestrale del Circolo trentino di Toronto. Qui di seguito riportiamo il testo integrale della notizia. «Eravamo il gruppo rappresentativo più grande presente alla presentazione

retti il 3 di Samantha Cristoforetti novembre alla «Walterr Hall – niversità Faculty of Music», Università di Toronto. el Club, Oltre ai due autobus del vavano tanti Trentini che si trovavano senti, e già downtown erano presenti, to loro. altri sono venuti per conto entini Il numero totale di Trentini rebbe ha superato 100, che sarebbe pacità il 20 percento della capacità della sala. Grazie a tutti voi che avete ostra preso il tempo della vostra enti giornata per essere presenti ica, a questa opportunità unica, età dimostrando la solidarietà della nostra comunità. Vogliamo ringraziare il a, Console Generale d’Italia, i, Dott. Giuseppe Pastorelli, ied il Direttore dell’Istituto Italiano di Cultura,, Alessandro Ruggera, perr il loro invito al nostro Club. Dobbiamo ringraziare pure Eddy, Carla, Albina e Guido per la preparazione dei panini. Grazie mille a Guido e Carla Gembrini per gli affettati uelli speciali. Grazie pure a quelli ster» – credo che hanno portato i «poster» che siano stati firmati daa Samantha».

Da Toronto in Trentino per sciare David Corazza, presidente del Circolo trentino di Toronto (Canada), giovedì 21 gennaio ha fatto visita alla Trentini nel mondo, dove è stato accolto dal presidente, Alberto Tafner. Corazza si trovava in Trentino per una settimana di vacanza, trascorsa sulle nevi di Madonna di Campiglio, insieme ad altri tre soci del Circolo (con lui nella foto: da destra, Alex Fanti, Rosemarie Corazzola Cains e Paul Cains). L’occasione è servita anche per consegnare al presidente della Trentini nel mondo una copia del volume che il Circolo di Toronto ha fatto stampare per commemorare il suo 50° anniversario di fondazione, festeggiato nel febbraio del 2015. 1 - 2016

Il libro ripercorre le principali tappe della storia del Circolo ed ha una sezione dedicata alle fotografie della cerimonia del febbraio 2015. Completano il volume un CD

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audio con musiche di Marco Calliari, DMG (Dominic Mancuso Group) e Columbus Concert Band e un DVD commemorativo, con foto e video relativi ad alcune iniziative del Circolo.


CIRCOLI

Fotocronaca dell’11° anniversario del Circolo trentino di Jahu (Brasile)

Il direttivo del Circolo (da sinistra): Francisco Zem Peralta, Marilda Rosseto Migliorini, Mirce Tamanini, Tadeu Tamanini, Alcides Bernardi Jr, Claudinet Migliorini, Adriana Pontalti, Geraldo Di Giacomo, Elenice Tamanini, Adao Levorato.

Il gruppo di danza “Primavera Trentina” fondato nel 2004 e formato da bambini assistiti dall’Associazione “Casa da Criança” di Jahu in collaborazione con il Circolo trentino. Responsabili dell’Associazione sono Marilda Rosseto Migliorini (di origine trentina) e suo marito, Claudinet Migliorini.

Qui sopra, il presidente del Circolo (primo a destra), Tadeu Tamanini con Mirce M. Tamanini, l’attuale sindaco di Jahu, Rafael Lunardelli Agostini (anch’egli di origine trentina) e sua moglie. Nelle foto a fianco, un primo piano del prof. Germano Facchini, al quale è stato tributato un particolare omaggio durante i festeggiamenti, alcuni suoi acquerelli esposti e uno dei quadri più apprezzati.

Bambini felici e contenti alla festa del Circolo del New England (USA) Sono stati i bambini al centro dell’annuale «Festa di Natale» organizzata dal Circolo trentino del New England (Stati Uniti), che si è svolta il 10 gennaio 2016. Durante la festa è comparso anche Babbo Natale, che ha portato dei regali. «I bambini rendono il Natale una festa speciale! A vantaggio di tutti, interagendo con i giovani di oggi, ma soprattutto con i nonni», ha affermato Ben Maganzini, socio del Circolo e presidente di ITTONA, la federazione dei Circoli trentini del Nord America, che ha partecipato con la nipote Molly. Il menù dell giornata prevedeva polenta, pasta e pizza. L’evento (che si è svolto a Lexington Massachusetts) ha portato fuori casa una cinquantina di trentini. Vincent Maganzini

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Complimenti a Christina Jonas Christina Jonas (seconda da destra) è la vincitrice della borsa di studio messa in palio nel 2015 dal Circolo trentino di New York (Stati Uniti), riservata a giovani di origini trentine, che per ottenerla devono presentare un testo su un tema ogni anno diverso ma sempre legato al Trentino. L’assegnazione del premio è dedica da un’apposita giuria. Nella foto (da destra): Joan Tolotti O’Grady (presidente del Circolo), Christina Jonas, Josephine Leonardelli e Richard Elliot (entrambi ex presidenti del Circolo). 1 - 2016


CIRCOLI

Il Circolo trentino alla sfilata della ÂŤFesta della polentaÂť di Venda Nova do Imigrante

FOTO Roberto Feitoza

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CIRCOLI

La sede del Circolo di Nova Trento ha ospitato un ciclo di conferenze sull’imprenditorialità Il Circolo Trentino di Nova Trento (Santa Catarina - Brasile), ha ospitato dal 19 al 23 di ottobre, una serie di conferenze promosse dal Servizio di sostegno alle micro e piccole imprese (Sebrae), in occasione della Settimana Nazionale della Scienza e della Tecnologia. Alla conferenza tenuta da Nilmar Paul, che ha parlato sul tema «Imprenditorialità e innovazione nella gestione», hanno partecipato imprenditori del settore calzature, vitivinicolo e turismo, e gli assessori al turismo di Nova

Trento e allo sviluppo economico di São João Batista. L’esperto ha iniziato la sua presentazione parlando delle caratteristiche imprenditoriali di ciascuno e poi dell’importanza delle reti di contatto e di una buona pianificazione, che prevede la definizione degli obiettivi da raggiungere con tenacia, impegno e costanza. Durante l’incontro, ai partecipanti è stata presentata una storia di successo, quella del «Convention & Visitors Bureau» di Balneario Camboriú (Santa Catarina),

presieduto dall’imprenditrice Margot Rosenbrock. Rosenbrock ha parlato dello sviluppo avuto dal «Convention & Visitors Bureau», della sua crescente importanza per il turismo della zona. Secondo Margot, una pianificazione strategica è fondamentale per impostare obiettivi e le azioni, così come rafforzare le collaborazioni. «Sono tre anni e mezzo che dirigo l’ente e adesso tutti sanno chi siamo», ha affermato. Per Mark Jaboski, coordinatore della sostenibilità del Santuario di

Santa Paulina, la conferenza ha portato nuove idee che possono essere applicate per il turismo religioso a Nova Trento. «Il turismo religioso nella nostra città è un business che ha bisogno di trovare il suo posto e dobbiamo lavorare di più e meglio nella gestione di questo progetto. Dal ciclo di conferenze - ha detto abbiamo avuto interessanti spunti per intraprendere un percorso e sviluppare metodi per attuare i nostri progetti». Vanessa Ruberti Circolo Trentino di Nova Trento

Sette «diplomati» al corso del Circolo di Caxias do Sul

Tanti auguri da Canberra Nella foto, i sette «diplomati» che hanno concluso il corso di lingua e cultura italiana, promosso dal Circolo trentino di Caxias do Sul (Rio Grande do Sul - Brasile). Da sinistra a destra: gli alunni José Cipolla, Larissa Marin, Paula Segato, Rejane Slongo e Neiva Chies; la presidente del Circolo trentino, Adelina Rizzardo; l’insegnante, João Felix Andreis; l’allieva Italvina Paim; l’amministratore della Casa das Etnias, presso la quale si è tenuto il corso e l’altro allievoDaniel Tomazzoni.

Ecco il nostro gruppo del Circolo Trentino Queanbeyan/Canberra (Australia) in occasione della festa di Natale, (durante la quale abbiamo gustato i famosi «crostoli» delle nostre Concetta e Maria). Alcuni dei nostri trentini DOC e i loro familiari sono stati

forzatamente assenti a causa di malattie o impegni di famiglia. Buon Natale e Buon Anno 2016 a tutti i trentini d’Australia, a tutti i Trentini nel Mondo e a gli amici dell’Associazione. Circolo Trentino Queanbeyan/Canberra

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CIRCOLI AL TRADIZIONALE E ATTESO INCONTRO DI DICEMBRE HANNO PARTECIPATO NUMEROSI SOCI E SIMPATIZZANTI DEL CIRCOLO

Trentini del Friuli riuniti per farsi gli auguri Il tradizionale incontro prenatalizio del Circolo trentino del Friuli per il consueto scambio di auguri natalizi e buoni propositi per il nuovo anno, si è svolto come ormai già da molti anni, presso l’Istituto Bearzi di Udine, che con grande disponibilità e gentilezza ci ospita. Il programma prevede come inizio la Santa Messa celebrata da sempre, che io ricordi, da don Galdino, seguita da un rinfresco a base di dolci tradizionali trentini e qualche bicchiere di buon vino... friulano. Il rinfresco viene offerto dal Circolo ed è aperto a tutti i soci e

loro familiari e ai simpatizzanti, che sono molto affezionati ai nostri incontri. Quest’anno abbiamo anche festeggiato il compleanno di una nostra affezionata socia simpatizzante, Graziella Moscatelli di 84 anni.

Gli anni passano e pesano anche sulle spalle dei nostri trentini in Friuli, abbiamo diradato i nostri incontri: quest’anno abbiamo organizzato una castagnata pomeridiana, sempre presso la baita degli Alpini di Pagnacco, che

anche ci ospita da anni, referente il nostro presidente Lisimberti che frequenta e conosce bene l’associazione. Facciamo buoni propositi per il nuovo anno 2016. Nicla

Il pranzo natalizio dei «Bresciani» in Trentino Lo scorso 20 dicembre 2015 i soci del circolo «Bresciani Amici del Trentino» si sono ritrovati per il tradizionale incontro di Natale a Pieve di Bono nelle Valli Giudicarie. L’appuntamento è iniziato con la messa celebrata nella Chiesa Parrocchiale di Creto dal parroco don Artemio Uberto che, durante l’omelia, ha voluto ricordare la figura di Rino Zandonai, grande amico e socio fondatore del Circolo, nel quale ha lasciato un indelebile ricordo. È seguito il pranzo natalizio in un noto ristorante di Bersone al quale hanno partecipato 60 persone tra soci e simpatizzanti, presenti anche il parroco, il sindaco di Pieve di Bono Attilio Maestri, fratel Luciano Scaia, l’ex sindaco di Pieve di Bono Marcello Salvini e Aldo Degaudenz, consigliere della Associazione Trentini nel Mondo in rappresentanza dell’associazione. Il sindaco Maestri, nel portare il saluto della Amministrazione Comunale, ha evidenziato come i bresciani, presenti in valle dagli anni cinquanta nella costruzione dei grandi impianti idroelettrici nelle Giudicarie e nella fase della industrializzazione della valle, si sono sempre fatti ap-

prezzare per la professionalità e per la grande amicizia che hanno saputo intessere con la popolazione locale nella quale molti si sono perfettamente integrati e stabilizzati in via definitiva, contribuendo allo sviluppo economico locale. Il coordinatore del circolo Giorgio Radi, nel suo intervento, nel ricordare le persone che sono decedute durante l’anno, ha rilevato che il numero dei soci si va lentamente riducendo, anche per l’età media che sta avanzando; l’incontro, peraltro, si rivela

sempre molto partecipato e, proprio per questo, molto gradito. Il consigliere della Trentini nel mondo, Aldo Degaudenz ha portato il saluto del presidente Alberto Tafner e, nell’esprimere il proprio apprezzamento per il numero di partecipanti, ha rilevato come il fenomeno della riduzione dei soci è presente nella maggioranza dei circoli trentini presenti in Europa perché il vincolo e la nostalgia verso la terra di origine non è molto sentito dai figli dei primi emigranti,

ormai perfettamente integrati nella società di accoglienza e poi perché il Trentino, per loro, è una provincia facilmente raggiungibile con regolarità e non stimola particolare senso di appartenenza. L’incontro come quello di oggi, ha concluso Degaudenz, rappresenta per tutti noi un momento importante per rinsaldare vincoli di amicizia nel ricordo di esperienze di lavoro comuni, di fatti e personaggi che fanno parte del vissuto di ciascuno, oltre alla gioia dello stare insieme al di fuori della quotidianità. Naturalmente il Circolo organizza, nel corso dell’anno, anche iniziative turistiche e culturali; ma l’incontro conviviale in occasione del Natale ha, per tutti, un significato particolare; per questo i vari partecipanti si danno appuntamento, ormai fisso, al prossimo anno. NELLE FOTO: qui a fianco, i bresciani a pranzo con il parroco don Artemio Uberto (in piedi a destra) e il sindaco di Pieve di Bono Attilio Maestri (in piedi a sinistra); a centro pagina, il coordinatore del circolo «Bresciani amici del Trentino» Giorgio Radi (a sinistra) e il sindaco di Pieve di Bono Attilio Maestri (a destra).

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CIRCOLI DA OLTRE QUARANTANNI IL 13 DICEMBRE I SOCI DEL CIRCOLO DI COMO-LECCO SI RIUNISCONO PER PRANZARE INSIEME

Tradizione rispettata per Santa Lucia e il Natale Il giorno 13 dicembre si sono riuniti presso l’oratorio di S. Maurizio di Erba i trentini delle province di Como e Lecco per festeggiare le ricorrenze di Santa Lucia e del Santo Natale secondo le tradizioni trentine. È un’usanza ormai consolidata da oltre 40 anni: i trentini qui residenti si ritrovano per il piacere di stare insieme, per rivivere i ricordi del periodo natalizio nel quale erano soliti riunirsi in famiglia e si impegnavano a rendere più suggestivo il presepe e l’abete natalizio e si accontentavano di poveri e pochi doni, accolti con animo lieto e sereno. Proposito di questa giornata è di trascorrerla

in amicizia e in pace, vicini all’albero natalizio addobbato con doni e simboli natalizi e vicini al presepe, ricordando la nostra fanciullezza. Ora, lontani dal Trentino, la nostra famiglia è questa: la «Famiglia Trentina», circolo di conterranei cui possiamo ricorrere per un conforto, per ritrovare un momento di pace e amicizia, per parlare il nostro dialetto, per provare un sentimento di solidarietà. Sentimenti questi espressi oltre che da Aldo Degaudenz, in rappresentanza dell’Associazione Trentini nel mondo, e dall’on. Renzo Pigni già deputato e sindaco di Como, convenuti alla nostra riunione.

Dopo la Santa Messa celebrata dall’amico Don Bassano, ci siamo ritrovati al ristorante «Capanna» di Lurago d’Erba, ove, nel corso del pranzo, abbiamo distribuito i doni natalizi a tutti i partecipanti trentini ed amici (circa settanta persone); particolare e gioiosa accoglienza ha avuto la distribuzione della «Strenna Trentina» che Aldo Degaudenz, a nome dell’Associazione Trentini nel mondo, ha voluto portarci in dono. La giornata si è conclusa con un abbraccio e con gli auguri più affettuosi per Natale e per l’Anno Nuovo. Guido Endrizzi, presidente

Una bella gita natalizia a Monschau per il Circolo trentino della Lorena Il 19 dicembre 2015, per farci perdonare per la mancata cena trentina, il comitato del Circolo trentino della Lorena (Francia) ha offerto a soci e amici (eravamo una sessantina) un viaggio verso Monschau, in Germania, bella città storica sud-est di Aachen, vicinissima alla frontiera belga e situata in una valle dove scorre il fiume Rur. Non toccata dalla guerra, ha mantenuto l’aspetto antico. Fondata nel XIII secolo come castello, nel XIX secolo prosperò

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grazie al commercio di tessuti. Monschau è dominata dalle rovine del castello ed una parte della città è pedonalizzata, sicché si puo passeggiare senza essere disturbati dal traffico. Durante la giornata abbiamo visitato il mercatino, un centro artigianale e un presepio vivente con il Bambin Gesù e i tre Re Magi. È stata una bella giornata. A. Bonmassar 1 - 2016


«VETRI SPECIALI» HA SEDE A TRENTO E STABILIMENTI A PERGINE VALSUGANA E IN PROVINCIA DI TREVISO E DI PORDENONE

Le bottiglie più belle sono trentine «Il made in Italy è il vero valore aggiunto della nostra produzione. La dimensione di una parte del nostro lavoro rimane artigianale e molti dei prodotti che realizziamo li facciamo solo noi in esclusiva mondiale». Giorgio Mazzer, amministratore delegato di Vetri Speciali Spa, sottolinea i punti di forza dell’azienda trentina e il rapporto stretto con il territorio. «La testa della società è a Trento. Qui si trova il cuore pulsante dell’azienda e il mercato trentino continua a rappresentare una parte importante di ciò che facciamo». Vetri Speciali Spa ha sede a Trento in via Manci negli spazi di palazzo Fugger Galasso. Leader mondiale nella produzione e commercializzazione di contenitori speciali in vetro per alimenti, fattura 135 milioni di euro e occupa complessivamente 550 dipendenti. Di questi, quasi 150 lavorano in Trentino suddivisi tra la sede dirigenziale di via Manci e lo stabilimento produttivo di Pergine. Gli altri sono impegnati presso gli stabilimenti di Ormelle in provincia di Treviso e San Vito al Tagliamento in provincia di Pordenone. A Pergine Valsugana troviamo il sito storico dell’azienda. Crebbe qui, dal 1974, la «fucina» che dette inizio alla

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L’azienda, che si è specializzata nella realizzazione di figure e forme particolari, produce oltre seimila articoli differenti ed esporta in quarantasette paesi del mondo

Il testo di questa pagina è stato tratto - con il consenso dell’editore - dall’articolo «Vetri (davvero) speciali», pubblicato sul numero di dicembre 2015-gennaio 2016 di «Trentino industriale» il periodico di Confindustria Trento.

produzione di bottiglie speciali, come il famoso «Vetro Antyco», sinonimo di contenitori in vetro di grande pregio. Lo stabilimento di Ormelle produce bottiglie in vetri chiari utilizzando tecnologie sofisticate. La trasparenza del vetro consente la realizzazione

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di contenitori di ottima qualità, sino ad arrivare alle grandi misure come i «water gallons» e i «cilindri Canada». L’area produttiva di San Vito al Tagliamento è specializzata nella produzione di bottiglie a tenuta di pressione

e grandi contenitori, con una capacità fino a 30 litri. «Produciamo oltre seimila articoli differenti – precisa Mazzer – e lavoriamo con undici colori diversi. La nostra produzione non si ferma mai. Lavoriamo 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno. Siamo specializzati nella realizzazione di figure e forme particolari e possiamo soddisfare ogni esigenza della committenza. Seguendo le richieste del cliente personalizziamo gli articoli e ne creiamo di nuovi mettendo a disposizione la nostra esperienza e professionalità». Tutto si svolge internamente all’azienda. «Dalla progettazione dell’articolo alla produzione, seguiamo tutto noi. Il comparto ricerca e sviluppo lavora d’intesa con il nostro ufficio tecnico, che realizza oltre 1.800 disegni all’anno. Di questi, circa il 20% si traduce in prodotti finiti». L’intero ciclo produttivo, come del resto la filosofia aziendale, è orientato alla sostenibilità d’impresa in una visione di green economy. «L’80% della materia prima che utilizziamo – continua l’amministratore delegato – proviene da rottame riciclato. Materiale che noi recuperiamo e che altrimenti andrebbe disperso». Questo rappresenta per l’azienda una buona pratica nel segno del rispetto dell’ambiente ma anche un vantaggio in termini di costi. «Il materiale che recuperiamo è vetro già fuso, che, per essere riutilizzato, può essere lavorato in fonderia a 1.600 gradi. Altrimenti dovremmo lavorare a temperature più alte con maggior consumo di energia elettrica e gas metano». Le bottiglie e i contenitori di Vetri Speciali Spa vengono venduti soprattutto ad aziende vinicole, che «ci impegnano per il 70% circa del fatturato». Il resto è acquistato da marchi produttori di acqua minerale, birre e distillati. Una parte importante del giro d’affari fa riferimento al mercato domestico e, tra questi, «il Trentino rappresenta una base molto solida». Ma una buona fetta di fatturato deriva dall’export. «La nostra corporate è fortemente internazionalizzata - dice Mazzer esportiamo in quarantasette paesi differenti».


APPUNTAMENTI

Parte da Trento la mostra «Luci e ombre del legno» Ogni anno, dal 2002, sull’altopiano del Tesino si celebra un simposio internazionale di scultura lignea che tra la fine di

luglio e gli inizi di agosto richiama artisti da tutto il mondo. La competizione anima per una settimana le vie di Castello Tesino e delle frazioni circostanti. Selezionate da un apposito comitato tecnico – e premiate anche da una giuria popolare - le opere dei vincitori, insieme a quelle di uno scultore affermato, compongono, da dieci anni a questa parte, la mostra itinerante «Luci e ombre del legno», che testimonia, nelle varie sedi del Centro-Nord Italia in cui fa tappa, il genio creativo dell’uomo e l’eccezionale versatilità della materia prima proveniente dai boschi trentini. La rassegna (dal 15 gennaio al 17 febbraio a Palazzo Roccabruna), è promossa dal Centro di documentazione del lavoro nei boschi di Castello Tesino. Si compone di ventuno opere - figure umane, immaginarie, surreali - che con note di forte intensità plastica raccontano l’immaginario artistico degli scultori. In mostra sono presenti gli artisti premiati la scorsa estate: Vinzenz Senoner di Santa Cristina (BZ), Dino Damiani di Grignasco (NO), Toni Venzo di Pove del Grappa (VI), Angelo Bettoni di Perloz (AO). A loro si affianca, come ormai tradizione, un maestro trentino di affermata reputazione. Per quest’edizione la scelta è ricaduta su Othmar Winkler, uno dei più rappresentativi scultori regionali del ‘900. Per Palazzo Roccabruna la mostra rappresenta un’iniziativa preziosa per la valorizzazione di un artigianato ligneo che nei suoi esiti di punta assume i contorni di una vera e propria esplorazione artistica alla ricerca dell’intimo rapporto fra uomo, natura e territorio. Dalle montagne del Tesino la mostra «Luci e ombre del legno» si irradia nel resto del Paese in un percorso itinerante che ha come scopo quello di riunire in un’ideale staffetta espositiva spazi artistici e sedi

istituzionali dove testimoniare la qualità della materia prima – il legno trentino – e il talento degli artisti.

LE PROSSIME SEDI DELLA MOSTRA

5 - 23 marzo, Verona Chiesa di San Pietro in monastero 24 marzo - 4 maggio, Dozza (BO) Rocca Sforzesca 7 maggio - 25 maggio, Monzuno (BO) Sala civica di Vado 28 maggio - 23 giugno, Borgo Valsugana Spazio Klien 25 giugno - 17 luglio, Vignola (MO) Rocca di Vignola

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Qui a fianco la scultura «Da cosa nasce cosa» di Toni Venzo. Nell’altra immagine il «Cristo incompiuto» di Othmar Winkler.

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CULTURA IL SIMBOLO DELLA CITTÀ E DELLA PROVINCIA «SI ANNIDA» IN PARTICOLARI ARCHITETTONICI, PER STRADA, SU VETRATE E MURI

Caccia al tesoro nelle vie di Trento alla scoperta dell’«aquila trentina» «Nella primavera del 1971, consultando i documenti del principato vescovile di Trento, conservati nell’Archivio di Stato di Trento, alla ricerca di notizie intorno a Filippo Bonacolsi, frate francescano, Vescovo di Trento dal 1289 al 1303, nell’aprire una delle buste contenenti documenti di quel periodo, tanto burrascoso per la storia della nostra regione, abbiamo avuto la gradita sorpresa di avere fra le mani e di ammirare, non senza una certa emozione, il diploma originale col quale Giovanni re di Boemia, pregato dal vescovo Nicolò di Bruna, concedeva a lui, ai suoi successori e alla chiesa di Trento, le insegne di San Venceslao». Con queste parole lo storico padre Frumenzio Ghetta raccontava l’insperato ritrovamento del documento regale su pergamena, datato 9 agosto 1339, che autorizzava il Principe Vescovo di Trento a fregiarsi dello stemma di San Venceslao, patrono del regno di Boemia. Lo stemma era disegnato in calce al documento: un’ aquila nera con la testa volta in alto e piegata a destra, le ali aperte con inseriti trifogli con gambi d’oro e tutto il corpo circondato da fiammelle rosse. DA SEMPRE SIMBOLO DI FORZA E NOBILTÀ

Alle vicende storiche che hanno accompagnato l’assunzione e l’impiego dell’aquila di San Venceslao come simbolo araldico del principato vescovile di Trento, è stata dedicata - nel 1989 – un’in-

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teressante pubblicazione, edita da Sirio, dal titolo «Un Segno d’Europa – Il simbolo del Trentino», con testi di autori vari e un ricco apparato fotografico. Fin dall’antichità l’aquila ha rappresentato nell’immaginario collettivo il simbolo perfetto della forza e della nobiltà per la maestosità mostrata con le ali dispiegate, per l’energia trattenuta negli artigli e nel becco ricurvo e per l’acutezza degli occhi che mirano verso l’alto dei cieli e che dall’alto dominano la terra per attacchi di fulminea rapidità alle prede. Si favoleggiava pure che l’aquila avesse la capacità di rigenerarsi. A questo proposito nella corte voluta dal Vescovo Hinderbach nel castello del Buonconsiglio a Trento la rappresentazione del rapace nel capitello di una colonna del portico è accompagnata dal motto «Renovabitur ut aquile». L’aquila fu considerata animale sacro presso i Persiani, gli Egizi e

i Greci («fra gli uccelli il più caro a Zeus» , Iliade canto XXIV) ; fu scelta come insegna militare degli eserciti di Roma antica e delle truppe napoleoniche; fu eletta ad emblema di Bisanzio e del Sacro Romano Impero; fu l’icona di molte nobili dinastie e il vessillo dei ghibellini; fu il segno imperiale bicipite della Russia zarista e dell’Austria asburgica e figura tutt’oggi nello stemma di molti Stati come la Germania, la Polonia, il Messico e gli Stati Uniti. Nelle chiese medioevali aquile in pietra, in compagnia di altri animali e chimere, popolano capitelli, altari, pulpiti e pinnacoli. Per i cristiani l’aquila è l’attributo dell’evangelista Giovanni, poiché egli aveva contemplato la luce di Dio similmente all’aquila che si credeva potesse fissare il sole senza rimanerne accecata. È anche e, soprattutto, simbolo di Cristo Salvatore che, sottomettendo il demonio in veste di serpente,

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solleva le anime dalle bassezze del male e le porta in cielo. L’aquila di San Venceslao, dunque, è la variante di un’effige molto diffusa e tuttavia distinguibile dall’aquila rossa dei conti del Tirolo e contrapponibile al leone dei Castelbarco. Nel diploma di concessione dello stemma, il re di Boemia Giovanni, ricordando che i vescovi di Trento «furono afflitti dalla violenza di varie ingiustizie da parte dei nobili e potenti confinanti», promette di difendere diritti, dignità e immunità del Vescovo di Trento. Da allora in poi i principi vescovi appaieranno le loro insegne familiari a quelle dell’aquila e ne contrassegneranno gli edifici pubblici e di rappresentanza. Riportano, ad esempio, l’insegna dell’aquila il palazzo pretorio di Trento e quello di Riva del Garda, il palazzo della Magnifica Comunità a Cavalese, la villa di Santa Massenza nella Valle dei Laghi. Nel Castello del Buonconsiglio lo stemma del principato vescovile si ritrova affrescato su pareti interne ed esterne, scolpito a bassorilievo entro lacunari, dipinto su travature di soffitti, modellato in formelle di stufe e in scudi di pietra angolari applicati a mura e torrioni. E ricorre ancora nelle chiese, come nella chiave di volta della parrocchiale di Cavalese, sulla facciata della pieve di Malè e della basilica di Sanzeno, sulla parete absidale di Santa Maria Maggiore a Trento, senza dimenticare, sempre a Trento, nella Cattedrale di San Vigilio, la sua


CULTURA

profusione sulle lastre tombali, nella cancellata in ferro battuto della cappella del Crocefisso, alla base delle colonne tortili e a coronamento del baldacchino sopra l’altare maggiore e su suppellettili liturgiche. ANCHE NELLO STEMMA DELL’ASSOCIAZIONE

Nel suo originario ed espressivo disegno, l’aquila di San Venceslao è stata formalmente concessa in uso alla Provincia autonoma di Trento con decreto presidenziale del 4 gennaio 1988, ma già nel 1983 essa era stata inquartata con l’aquila della Provincia autonoma di Bolzano nello stemma concesso alla Regione Trentino Alto Adige. Oggi essa campeggia nella metà superiore dell’insegna dell’Università degli Studi di Trento e affianca un globo terrestre stilizzato nel logo dell’Associazione Trentini nel Mondo. Il legame dei trentini emigrati con la loro terra di origine è testimoniato proprio dai gonfaloni dei loro circoli recanti i colori e lo stemma della Provincia autonoma di Trento. L’iniziale modello dell’aquila di San Venceslao si venne trasformando nel tempo con la trasposizione sul petto e sulle ali delle fiammelle che prima ne contornavano in rosso la figura. Deriva da quello vescovile lo stemma della città di Trento che, in forma di sigillo, veniva appeso per diritto acquisito dal Comune, ai propri documenti ufficiali. Il più antico esemplare conosciuto è quello in cera, già pendente da una pergamena del 1407, la cui immagine - circondata dalla scritta in latino «Sigillo del Comune della Città di Trento» - è riprodotta oggi come distintivo della Biblioteca comunale di Trento.

Passeggiando per la città di Trento ci si imbatte spesso nella riproduzione dello stemma comunale. Sulla cimasa del palazzo del municipio vecchio, fronte via Belenzani, la statua di un’aquila poggia sopra un riquadro con la scritta in latino «I monti mi donano l’argento e il nome di Trento» e parimenti un’ aquila ad ali spiegate sovrasta il portale che si affaccia su via Cavour. Dal balcone sopra il portale presidiato da un’aquila - portale già addossato al Palazzo Pretorio e ora rimontato, a seguito di lavori di ristrutturazione, in un cortile del municipio - il sindaco Zippel lesse l’atto di annessione di Trento all’Italia. La leggenda narra che un’aquila per dimostrare l’innocenza di un condannato a morte si pietrificò là dove ancora oggi sta: in cima al pilastro della fontanella posta all’angolo di palazzo Cazuffi in piazza Duomo. Scudi con l’aquila tridentina ornano la fontana del Nettuno e le basi dei monumenti a Dante Alighieri e ad Alessandro Vittoria. Lo stemma in pietra che decora il palazzo dell’Annona in piazza Fiera, sostituisce quello di età madruzziana donato

a Gabriele d’Annunzio per il Vittoriale di Gardone Riviera. Un’aquila scudata decora con altri ornamenti l’esterno della villa in stile neorinascimentale dell’architetto Emilio Paor edificata nel 1923 oltre il Fersina, in via Gocciadoro. ALTRI ESEMPI DI RAFFIGURAZIONE

L’aquila si può scorgere ancora sulle roste dei portoni delle ex-scuole Verdi, ora sede della facoltà di Sociologia in via Verdi, così come sopra gli ingressi delle ex Scuole Crispi, ora sede di un istituto scolastico comprensivo e del Conservatorio di Musica “Bonporti”. Essa appare inoltre su segnaletiche stradali e su tombini. E fino al 1977, in tempi di minore sensibilità animalista, una grande gabbia nei giardini di piazza Dante, custodiva un esemplare vivo di aquila, soprannominata affettuosamente dai trentini «Beppina». L’elenco non è completo e per chi è interessato al gioco, la caccia alle rappresentazioni dell’aquila trentina rimane aperta: essa si annida in chiavi di volta, su vetrate e muri, negli stemmi

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nobiliari, su campane… Alcuni artisti hanno interpretato il simbolo della città di Trento: Andrea Malfatti in un tondo di palazzo Ranzi in piazza S. Maria Maggiore, Fortunato Depero in uno dei rivestimenti della sala consiliare della Provincia, Othmar Winkler in un progetto del 1955 per un parapetto nel giro scala del municipio di Trento. Esistono poi altri interessanti esempi di raffigurazioni sul tema, in sintonia con i tempi della loro realizzazione. Si vedano le aquile in pietra sopra l’accesso al palazzo delle Poste in via santa Trinità o a quello di Palazzo Calepini in via Garibaldi e quella sulla facciata della Fondazione De Marchi in piazza S. Maria Maggiore. Il profilo in ferro battuto dell’aquila è inserito in una grata ornamentale a muro - opera dello scultore trevisano Simon Benetton - posta nell’atrio di un edificio con ingresso in Galleria dei Legionari. I loghi che si richiamano alla città di Trento prendono generalmente spunto dalla torre di piazza e dal tridente del Nettuno ma, prevalentemente, dall’aquila. L’aquila trentina, sia nel modello ufficiale definito dal decreto governativo del 1930 per il comune di Trento sia nelle forme stilizzate a esso ispirate, entra nei marchi di associazioni sportive, circoli, aziende alberghiere, cantine vinicole, istituti assicurativi e di credito, editori, associazioni imprenditoriali, società di servizi nonché nella bandiera della brigata alpina tridentina. Da ultimo con la sua forte vitalità, l’aquila di san Venceslao è volata a formare con le aquile della Provincia autonoma di Bolzano e del Land del Triolo il pittogramma della struttura di cooperazione transfrontaliera denominata «Euregio». Luciano Pontalti 1 - 2016


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Foto Roberto Feitoza

Il Cirolo trentino di Venda Nova do Imigrante (Espirito Santo - Brasile) è stato fra i protagonisti della «Festa della polenta»


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