Giugno 2017

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TRENTINI

MONDO

nel

MENSILE DELL’ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO onlus ADERENTE ALLA F.U.S.I.E

6/2017

Foto Diego Dalmonech

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Trento - Taxe Percue

anno 60°

L’edizione 2017 della «Festa provinciale dell’emigrazione» si è svolta dal 6 al 9 luglio, ospitata dal Comune Altopiano della Vigolana.


CIRCOLI, DELEGAZIONI E FEDERAZIONI/COORDINAMENTI DI CIRCOLI dell’Associazione Trentini nel Mondo - onlus

Coordinamenti Argentina, Australia, Benelux, Bosnia, Brasile, Canada, Germania, Messico, Paraguay, Stati Uniti e Uruguay

Federazioni ITTONA (Canada e Stati Uniti)

Argentina - 57 circoli - 1 delegazione Alta Gracia, Avellaneda, Azul, Bahia Blanca, Bariloche, Buenos Aires, Catamarca, Chajarì, Chilecito, Colonia Tirolesa, Concepción del Uruguay, Concordia, Cordoba, Cordoba Sud, Corrientes, Corzuela, Cruz del Eje, Formosa, General Roca, General San Martín, La Carlotta, La Plata, La Toma, Lanteri, Las Breñas, Machagai Plaza, Makallè, Malabrigo, Malagueño, Mar del Plata, Mendoza, Olavarria, Pampa del Infierno, Presidente Roque Sáenz Peña, Puerto Tirol, Quitilipi, Reconquista, Resistencia, Río Cuarto, Romang, Rosario, Salta, San Jaime, Sampacho, San José (Depto. Colon), San Nicolas de los Arroyos, Santa Fé, Santa Rosa de la Pampa, Tandil, Tucuman, Venado Tuerto, Viedma, Villa Carlos Paz, Villa General Belgrano, Villa Ocampo, Villa Regina, Zárate - Comodoro Rivadavia

Messico - 13 circoli - 1 delegazione Aguas Calientes, Citlatepetl, Città del Messico, Colonia Manuel Gonzalez, Colonia Manuel Diez Gutierrez, Cordoba, Huatusco, Monterrey, Puebla, San Luis de Potosí, Tijuana, Veracruz, Xalapa - Cuernavaca

Australia - 8 circoli - 2 delegazioni Adelaide, Canberra, Mackay, Melbourne, Myrtleford, Perth, Sydney, Wollongong - Tasmania, Townsville Belgio - 5 circoli - 1 delegazione Bruxelles, Centre du Borinage,Charleroi, La Louviére, Liegi – Limburgo Bolivia La Paz

- 1 circolo

Bosnia - 4 circoli Banja Luka, Sarajevo, Stivor, Tuzla Brasile -

Canada - 5 circoli Alberta, Montreal, Toronto, Vancouver, Windsor & Detroit Cile - 3 circoli Copiapò, La Serena, Santiago Colombia Bogotá

- 1 circolo

Danimarca Copenaghen

- 1 circolo

Paraguay - 10 circoli Asunción, Atyrà, Caacupé, Caaguazù, Concepción, Fernando de la Mora, Lambaré, Luque, Paso Barreto, San Pedro Ycuamandiyù

Ex emigrati - 3 circoli Australia, Stivor (BIH), Svizzera

Peru Lima

Francia - 3 circoli Grenoble, Lorena, Parigi

Portogallo Portogallo

Germania - 7 circoli - 1 delegazione Colonia, Dortmund, Friedrichshafen, Monaco, Norimberga, Reno Neckar, Stoccarda – Berlino

Romania Romania

Gran Bretagna - 1 circolo - 1 delegazione Londra - Manchester Italia - 13 circoli Biella; Borgosesia; Brescia; Bresciani amici del Trentino; Como; Famiglia Trentina di Roma; Friuli; Milano; Pontino; Predazzani nel Mondo; Roma; Società Americana di Storo; Trieste Lussemburgo Lussemburgo

- 1 circolo

62 circoli

Ascurra, Belo Horizonte, Bento Gonçalves, Blumenau, Brusque, Caxias do Sul, Colatina, Coronel Pilar, Corupà, Curitiba, Divino di Laranjeiras, Encantado, Erexim, Florianopolis, Garibaldi, Gasparin, Gramado, Guaramirim, Indaial, Jahú, Jaraguà do Sul, Joinville, Jundiaì, Laurentino, Londrina, Luzerna, Nereu Ramos, Nova Brescia, Nova Trento, Ouro Fino, Passo Fundo, Pedrinhas Paulista, Piracicaba, Porto Alegre, Presidente Getulio, Rio de Janeiro, Rio do Oeste, Rio do Sul, Rio dos Cedros, Rodeio, Salete, Salvador, São Paulo, Sananduva, Santa María, Santa Olímpia, Santa Teresa, Santa Tereza do Rio Taquarì, São Bento do Sul, São João Batista, São Miguel do Oeste,São Sepe, São Valentim do Sul, Taiò, Tapejara, Trentin, Três de Maio, Tucunduva, Venda Nova do Emigrante, Veranòpolis, Vitoria, Xanxerè

L’elenco è consultabile (completo con indirizzi e nomi dei presidenti) sul nostro sito internet: www.trentininelmondo.it

- 1 circolo

Serbia Indija

- 1 circolo

- 1 circolo

- 1 circolo

Stati Uniti - 21 circoli Alliance, Chicago, Cleveland, Denver, Hazleton, Milwaukee, Minnesota, New England, New York, Norway, Ogden, Pittsburgh, Readsboro, San Francisco, Seattle, Solvay, South Alabama, South East Pennsylvania, Seattle, Southern California, Washington, Wyoming Sud Africa - 2 delegazioni Pretoria, Cape Town Svizzera - 8 circoli Amriswil, Basilea, Sciaffusa, Ticino, Winterthur, Zofingen, Zug, Zurigo Uruguay - 5 circoli Carmelo, Cerro Largo, Colonia del Sacramento, Montevideo, Rivera (S. Ana do Livramento - BR) Venezuela Caracas

- 1 circolo


EDITORIALE SOMMARIO Pagine 3-11 REPORTAGE DALLA FESTA PROVINCIALE DELL’EMIGRAZIONE 6-9 luglio Comune Altopiano della Vigolana Pagine 12-13 «60 ANNI D’EUROPA» Pagine 14-16 GENTE E FATTI Pagine 17-19 CIRCOLI (Riunione a Rio dos Cedros dei Circoli di Santa Catarina e Paranà; riunione a Taiò del «Gruppo Giovani Trentini Brasiliani»; Tapejara; Myrtleford) Pagina 20 EDITORIA (Gente Libera) Pagina 21 DAL TRENTINO Pagine 22-23 DAL MONDO (Maria Assunta Zecchini, infermiera in Togo)

ASSOCIAZIONE TRENTINI NEL MONDO O.n.l.u.s. Presidente Alberto Tafner

Direttore Francesco Bocchetti

TRENTINI NEL MONDO Mensile dell’Associazione Trentini nel Mondo aderente alla F.U.S.I.E Direzione, amministrazione e redazione

Via Malfatti, 21 - 38122 TRENTO Tel. 0461/234379 - Fax 0461/230840 sito: www.trentininelmondo.it e-mail:info@trentininelmondo.it Direttore responsabile Maurizio Tomasi Comitato editoriale G. Bacca, C. Barbacovi, F. Casagrande, B. Cesconi, C. Ciola, M. Dallapè, P. Dalla Valle, A. Degaudenz, E. Formilan, B. Fronza, L. Imperadori, E. Lorenzini, A. Maistri, S.Margheri, G. Michelon, N. Paulus, L. Pontalti, F. Pisoni, S. Regazzola, V. Rodaro, P. Rossi, G. Sbetti, A. Tafner, D. Zatelli, G. ZorzI Hanno collaborato: R. Barchiesi - S. Corradini - G. Degasperi F. Bocchetti - I. Turco Autorizzazione del Tribunale di Trento n. 62 - 6 febbraio 1958 STAMPA: Grafiche Dalpiaz srl Ravina di Trento (TN) Quote di adesione: Italia: Euro 20,00; Europa; Euro 20,00 Sud America: Euro 20,00; Nord America e Australia: Euro 25,00 Socio - Euro 30,00 Conto corrente postale n. 12509386 N. 6 GIUGNO 2017 Stampato il 1° agosto 2017

In copertina: la sfilata all’edizione 2017 della «Festa provinciale dell’emigrazione»

STA DIVENTANDO SEMPRE PIÙ FACILE CADERE NEL PANTANO DELL’OSTILITÀ ETNICO-RAZZIALE

Disimpegno e indifferenza, atteggiamenti da respingere

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uest’anno è toccato all’altopiano della Vigolana accogliere la Festa Provinciale dell’Emigrazione che, sotto la regia della Comune, della Provincia e delle Associazioni preposte, ha richiamato un buon numero di persone, molte delle quali provenienti dall’estero. L’appuntamento che ogni volta trova ospitalità in una località diversa- tanto che è già stato fatto il passaggio delle consegne con Faver in val di Cembra per la prossima edizione - quest’anno ha avuto un doppio significato: quello consueto della valorizzazione della memoria di una parte fondamentale della storia trentina e quello legato alla celebrazione del 75° anniversario della scomparsa di madre Paolina. Anche l’altopiano della Vigolana infatti , come il resto del Trentino, verso la fine dell’800 venne colpito da una tremenda crisi economica e sociale che costrinse migliaia di persone ad emigrare oltreoceano. Tra queste c’era una bambina di 10 che assieme alla sua famiglia partì per il Brasile dove poi trascorse il resto della vita ad aiutare i più bisognosi. La bambina si chiamava Amabile Lucia Visintainer e il 19 maggio 2002 venne elevata alla gloria degli altari da papa Giovanni Paolo II con il nome di santa Paolina, diventata la prima e per ora unica santa del Trentino. La festa dell’emigrazione di quest’anno ha dunque richiamato a Vigolo Vattaro, Centa San Nicolò, Vigolo e Bosentino un notevole numero di persone che hanno partecipato con entusiasmo alle varie manifestazioni e alle cerimonie che si sono concluse con la sfilata domenicale per le vie del paese. Come di consueto è stata un’occasione di festa e di incontro, ma anche di approfondimento e di riflessione su un tema di grandissima e angosciosa attualità come è quello dell’emigrazione, tornato prepotentemente sulla scena. La complessità di un fenomeno sempre più caotico e incontrollabile che si colloca in un momento di progressiva caduta

La Festa Provinciale dell’Emigrazione oltre a rappresentare un’occasione di svago e di incontro deve servire anche a stimolare un dialogo serio e pacato su un tema di grandissima e angosciosa attualità, come quello dei flussi migratori in corso, che troppo spesso viene affrontato su basi ideologiche e con il ricorso alla retorica delle frasi fatte

di valori etici e sociali, oggi più che mai deve fare i conti con un progressivo aumento dell’ egoismo e dell’indifferenza che rende estremamente difficile portare avanti un ragionamento sereno e responsabile. Ogni giorno infatti possiamo averne degli esempi

È sempre più difficile incanalare i ragionamenti e le riflessioni entro le sponde del buon senso e della solidarietà umana anche perché stiamo attraversando un’epoca nella quale diffidenza e paura sono alimentate da un bombardamento incessante di informazioni spesso fuori controllo 1

lampanti assistendo ai dibattiti televisivi, leggendo i giornali e ascoltando gli interventi pubblici dove viene rispecchiata in maniera plateale l’incapacità di affrontare il problema nella sua complessità senza cadere nell’inadeguatezza ideologica o senza indulgere nella banalizzazione della retorica delle frasi fatte. Parlare seriamente e con cognizione di causa di un fenomeno in evidente e rapida ripresa come quello delle migrazioni, non è davvero facile perché per farlo sarebbe necessario per lo meno partire da una base comune e cioè che la vita e la morte delle persone non possono essere ridotte solo ad un disumano conteggio statistico, per decidere poi se è più o meno conveniente alzare muri e barriere - sia culturali che fisiche – a difesa delle proprie incapacità. La Festa Provinciale dell’Emigrazione va vista quindi anche sotto questo profilo: oltre a rappresentare un’occasione di  CONTINUA A PAG. 2 6 - 2017


FESTA EMIGRAZIONE LE PAROLE DEL GOVERNATORE DEL TRENTINO ALLA CERIMONIA CONCLUSIVA DELLA FESTA PROVINCIALE DELL’EMIGRAZIONE

Ugo Rossi: «Grazie a coloro che si impegnano a mantenere i legami con i nostri emigrati»

Una festa che ha molti significati. La memoria di ciò che è stato, naturalmente, ma anche il sacrificio e l’impegno di tanti concittadini come madre Paolina, la «santa degli emigrati». E poi l’occasione per dire grazie a chi ogni giorno si spende per tenere vivi i legami con le tantissime comunità trentine sparse per il mondo. Per concludere con la riflessione su ciò che significa oggi «migrante» e quali valori inducono la comunità trentina ad affrontare fenomeni tanto complessi e delicati. Di tutto questo ha parlato il governatore del Trentino, Ugo

La sfilata di domenica 9 luglio per le vie di Vigolo Vattaro ha fatto tappa davanti alla sede del Comune, per il saluto delle autorità. Nella foto, da sinistra: Walter Viola, vice presidente del Consiglio provinciale; Giorgio Schmidt, sindaco di Caldonazzo; Matteo Paolazzi, sindaco del comune Altavalle; Fausto Longo, senatore eletto nella Circoscrizione Estero; mons.Lauro Tisi, arcivescovo di Trento; David Perazzoli, sindaco del Comune Altopiano della Vigolana; Ugo Rossi, governatore del Trentino; Gian Francesco Voltolini, sindaco di Nova Trento e Carlo Bridi, autore di un libro su Santa Paolina.

Rossi nel chiudere a Vigolo Vattaro la quattro giorni dedicata all’emigrazione dei trentini verso tutti i continenti. «Santa Paolina è stata una donna - ha affermato Rossi nel ricordare il messaggio legato all’edizione 2017 della Festa provinciale dell’emigrazione - che è stata capace di riflettere e credere

in un ideale e soprattutto è riuscita a portarlo avanti con convinzione per tutta la vita. La Festa dell’Emigrazione è per noi oggi una grande possibilità di riflettere su come credere in qualche cosa e avere un ideale che ci possa portare a fare cose grandi. Inoltre celebrare questa festa significa da parte della

Disimpegno e indifferenza, atteggiamenti da respingere  CONTINUA DA PAG. 1 svago e di incontro deve servire anche a stimolare un dialogo serio e pacato su una realtà complessa come quella che, volenti o nolenti, ci sta circondando. Non è un’operazione facile, proprio perché è sempre più difficile incanalare i ragionamenti e le riflessioni entro le sponde del buon senso e della solidarietà umana, ma soprattutto perché stiamo attraversando un’epoca nella quale la diffidenza e la paura vengono alimentate da un bombardamento incessante di informazioni spesso fuori controllo. 6 - 2017

Contrariamente a quanto accadeva all’epoca dei grandi flussi migratori quando la comunicazione era incerta e comunque lentissima, oggi siamo subissati da una enorme quantità di notizie diffuse in tempo reale che però, molto spesso, non si riescono più a distinguere tra quelle vere e quelle create ad arte per i motivi più diversi e non di rado poco puliti. In tal modo diventa sempre più complicato farsi un’idea corretta di quanto sta succedendo, mentre diventa sempre più facile cadere nel pantano dell’ostilità etnico/razziale. E in questa confusione - spesso creata ad arte - si rischia di orientarsi verso

comportamenti poco risolutivi e genericamente «buonisti» o per contro ci si spinge verso atteggiamenti di chiusura e di difesa, spinti da un sempre più diffuso senso di paura e di diffidenza verso il prossimo. Non per questo però dobbiamo abbandonandoci al disimpegno e all’indifferenza, ma anzi dobbiamo fare in modo che una festa come quella dell’emigrazione riesca a coniugare in maniera sempre più stretta l’occasione di incontro e di amicizia con il momento di autorevole riflessione su quanto sta davvero succedendo intorno a noi. Alberto Tafner

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Provincia Autonoma di Trento voler ringraziare coloro che tutti i giorni ancora oggi continuano ad impegnarsi affinché giustamente venga mantenuto quel collegamento con i discendenti dei nostri antenati costretti a partire tanti anni fa verso terre ignote e lontane. Un collegamento che deve rimanere ancora stretto e produttivo, sia per i trentini che sono nel mondo ma anche per quelli che vivono in Trentino. Grazie quindi all’impegno delle nostre due associazioni che lavorano quotidianamente per questo».


FESTA EMIGRAZIONE

L’anno prossimo toccherà ad Altavalle La sfilata di domenica mattina per le vie di Vigolo Vattaro ha fatto tappa presso la casa natale di Santa Paolina, con l’intervento di don Livio Dallabrida (ne parliamo a pagina 10) e davanti alla sede del Comune, dove hanno preso la parola autorità e rappresentanti dell’emigrazione trentina. Ad aprire gli interventi è stato il sindaco dell’Altopiano della Vigolana, David Perazzoli (qui sotto è riportato il testo integrale del suo saluto). Dopo il sindaco di Nova Trento (Brasile), Gian Francesco Voltolini, ha preso la parola il presidente della Trentini nel mondo, Alberto Tafner: «l’emigrazione è un fenomeno che c’è stato, c’è e ci sarà», ha affermato, ricordando come i flussi attuali coinvolgano «gente disperata, come lo erano i trentini che partirono senza sapere cose fosse l’oceano, senza

avere mai visto prima il mare». Ancora oggi sono ancora tante le persone che se ne vanno. Non solo chi fugge dall’Africa ma anche i nostri giovani, i nostri lavoratori

sono costretti a guardare da un’altra parte per cercare un futuro, ha concluso Tafner. Prima del Governatore del Trentino, Ugo Rossi (articolo sulla

pagina a fianco) sono poi intervenuti Mauro Verones, presidente dell’Unione delle famiglie trentine all’estero; il senatore Fausto Guilherme Longo, eletto nella Circoscrizione estero in Brasile; Walter Viola, vicepresidente del Consigio provinciale; Claudio Civettini, componente della Consulta dell’emigrazione; suor Anna Tomelin, superiore del Santuario di Nova Trento; i Consultori della Provincia, Alceu Lenzi (Brasile), Silvano Rinaldi (Australia) e Lucia Larentis Flaim (Canada). A concludere la cerimonia davanti al Comune è stato il «passaggio di consegne» fra il sindaco dell’Altopiano della Vigolana ( a destra nella foto) e quello di Altavalle, Matteo Paolazzi, il Comune dove l’anno prossimo verà organizzata la Festa provinciale dell’emigrazione.

IL TESTO INTEGRALE DELL’INTERVENTO DI DAVID PERAZZOLI, SINDACO DEL COMUNE ALTOPIANO DELLA VIGOLANA

Un ponte fra le nazioni del mondo e il Trentino Care concittadine e cari concittadini, è per me un grande onore accogliervi quest’oggi a Vigolo Vattaro, nel comune di Altopiano della Vigolana, in occasione di quest’importante evento. Proprio oggi ricorre il 75mo anniversario della scomparsa di Santa Madre Paolina, la nostra umile concittadina che ancora in giovane età, assieme a numerosi altri compaesani, intraprese un lungo viaggio verso il Sud America alla ricerca di una situazione economica migliore. In Brasile, come tutti sappiamo, si adoperò per aiutare, con abnegazione e spirito umanitario, i poveri e i bisognosi, fondando un proprio ordine religioso, fino alla fine dei suoi giorni. Con la sua beatificazione av-

venuta a Florianopolis nel lontano 1991 e la successiva canonizzazione da parte di sua Santità Giovanni Paolo II nel 2002, anche Vigolo Vattaro e il Trentino hanno potuto festeggiare, come il Brasile, la loro prima Santa. Certo, Amabile Visintainer, può essere citata come esempio di quella emigrazione del secolo 19° ma noi ci auguriamo presto anche come loro protettrice dei numerosi altri trentini che hanno dovuto

sperimentare la difficile strada dell’emigrazione. Trentini che oggi celebrano la loro festa annuale. Siamo lieti di ospitarVi nel paese simbolo di questa emigrazione che diede i natali alla propria figlia più illustre. Oggi qui sono presenti numerosi loro discendenti per ricercare le proprie origini o vedere le terre da dove partirono i loro padri. Grazie a questa importante manifestazione vi è la possibilità di

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instaurare uno scambio culturale, un ponte di collegamento, fra le varie nazioni del mondo ed il Trentino. Un ringraziamento alla Provincia Autonoma di Trento, qui rappresentata dal suo Presidente Ugo Rossi, che ha permesso al nostro comune di poter ospitare la Festa dell’Emigrazione in occasione della ricorrenza della nostra carissima santa Paolina. Un ringraziamento particolare agli organizzatori, alle associazioni, ai singoli volontari, che a vario titolo, in questi giorni, si sono adoperati per la realizzazione di questo importante avvenimento per la nostra comunità. Grazie a tutti voi per la Vostra gradita presenza. 6 - 2017


FESTA EMIGRAZIONE ELIOS FACCHINI E IVETTE MARLI BOSO HANNO PARLATO DELLE LORO RICERCHE SU TRADIZIONI E COSTUMI DELLA LORO CITTÀ NATALE

Per Nova Trento e i suoi abitanti la religiosità è il bene più grande Introdotte da Alice Campregher, assessore alla cultura del Comune Altopiano della Vigolana, le scrittrici Elis Facchini (nella foto a sinistra) e Ivette Marli Boso (entrambe nate a Nova Trento), sono state le protagoniste del «salotto letterario» che si è svolto giovedì 6 luglio nel cortile di Villa Bortolazzi a Vattaro.«Donne trentine nel nuovo mondo» era il titolo scelto per l’iniziativa (alla quale è seguita l’inaugurazione di duie mostre fotografiche e l’esibizione del gruppo vocale «Just Melody»). Ivette Marli Boso ha presentato il suo libro «Mammane, tiraossi e benzedeiros - La medicina popolare dei trentini del Brasile», edito nel 2013 dal Museo degli usi e costumi della gente trentina di San Michele all’Adige. «Devote della Vergine» è invece il titolo del libro di Elis Facchini, pubblicato nel mese di maggio di quest’anno. Su queste pagine riportiamo alcuni stralci della presentazion fatta da Elis Facchini.

È

stato nella mia gioventù che ho sentito le prime notizie riguardanti la partecipazione di mia nonna, Stella Maris Cadorin Dalri (nipote di immigrati), alla «Pia Unione delle Figlie di Maria», un’istituzione legata alla Chiesa cattolica che riuniva le ragazze non sposate, accompagnandole al matrimonio o alla vita religiosa. Queste storie della mia nonna mi hanno spinto a chiedere ulteriori informazioni sulle Figlie di Maria. Poche persone ne parlavano. Così ho deciso che questo sarebbe stato il tema della mia tesi di laurea del Corso di giornalismo. Quando ho iniziato la mia ricerca, ho scoperto che esistevano poche informazioni al riguardo. Le mie fonti principali sono così diventate le donne intervistate, che raccontavano le loro esperienze. E non erano molte, se si considera che la maggior parte di loro erano già scomparse, perché l’istituzione aveva cessato le sue attività nel 1960. Oltre alle donne - in venticinque hanno partecipato alle interviste - la mia fonte principale della ricerca è stata la parrocchia di San Vigilio, a Nova Trento. Il rappoco dell’epoca, Benno Brod, mi ha permesso di avere accesso 6 - 2017

calmare gli spiriti degli italiani, dal momento che molti si sono lamentati delle condizioni di vita della colonia, molto diversa dalle promesse che avevano ricevuto dal governo brasiliano, quando vivevano ancora in Italia. Le difficoltà erano numerose: in primo luogo la foresta fitta, poi gli animali feroci (le «onças», i giaguari, per esempio). Nova Trento ha addirittura una collina chiamata «Morro da Onça». E poi, gli indios: la regione era abitata da loro. Ci sono notizie di confronti con gli indigeni nella disputa del territorio, e per sopravvivere, gli italiani ne hanno uccisi molti. Mia madre racconta che sua

ai libri dei verbali delle Figlie di Maria. Nel principale libro dei verbali, c’era anche il nome di Amabile Lucia Visintainer - oggi Santa Paulina - che è stata la fondatrice della Pia Unione delle Figlie di Maria nell’ottobre 1902. FORESTA, INDIOS E ANIMALI FEROCI

Nova Trento è stata sempre guidata dalla religione fin dall’inizio della colonizzazione nel 1875. Tre anni dopo la colonizzazione nel 1878, i Gesuiti arrivarono a Nova Trento. Molti storici dicono che i sacerdoti siano venuti a

Nova Trento è conosciuta come la «capitale dei muratori». Un detto popolare recita: «Quando a Nova Trento nasce un bambino, si deve fare la polenta e lanciarla contro il muro. Se si attacca sarà un muratore, se no sarà un prete»

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nonna ha dovuto uccidere un indigeno per diffendere la famiglia. Poi è rimasta con il rimorso per tutta la vita. Erano la paura del diverso, le incertezze, le difficoltà della nuova terra. Per queste ed altre circostanze, molti hanno deciso di emigrare nuovamente, e sono andati in Argentina. CI SONO OLTRE TRENTA CAPPELLE

I gesuiti rafforzavano l’ideale cattolico portato dall’Europa. Così hanno incoraggiato la costruzione di chiese e varie cappelle. Oggi, Nova Trento ha oltre 30 cappelle sparse per la città. E c’erano muratori in abbondanza. Molti degli immigrati si dedicavano a questa attività, passata attraverso generazioni di famiglie. Fino ad oggi Nova Trento è conosciuta come la «capitale dei muratori». Un detto popolare recita: «A Nova Trento, quando nasce un bambino, si deve fare la polenta e lanciarla contro il muro. Se si attacca sarà un muratore, se no sarà un prete». E in questo universo pieno di religiosità, le ragazze ricevevano particolare attenzione dalla chiesa. Quando avevano un’età compresa tra 12 e 14 anni, erano guidate ad unirsi alla Pia Unione delle Figlie di Maria


FESTA EMIGRAZIONE

(per le nubili) o alla Congregazione delle «Irmazinhas da Imaculada Conceição (se volevano seguire la vita religiosa). Era la preoccupazione dei sacerdoti e delle famiglie che le ragazze ricevessero un’educazione speciale. LE REGOLE DA RISPETTARE

A causa delle regole e delle determinazioni delle Figlie di Maria, abbiamo alcune testimonianze come questa della signora Stella: «Mi sono unita alle Figlie di Maria ai 14 anni. È stata mia madre a deciderlo. Lei vi aveva fatto parte fino al matrimonio. Doveva essere così, non c’era via d’uscita. Ed era peggio che essere una suora». Tutte le ragazze dovevano essere presenti la domenica, partecipare alle prove di canto e andare alla messa insieme alle ragazze della Congregazione delle Piccole Suore dell’Immacolada Concezione. Tra le regole che dovevano seguire le Figlie di Maria ci sono: mai guardare le partite di calcio, non ballare, non tagliare i capelli, non andare in bicicletta, non indossare vestiti corti, e utilizzare un nastro verde e / o blu intorno al collo con una medaglia della Madonna. Ma molte ragazze non seguivano le regole e sono state cacciate dell’istituzione. Carmela Dall’Antonia Ceccato è stata allontanata dalle Figlie di Maria perché aveva tagliato i capelli. Lei ha raccontato che, a quel tempo, la gente veniva da San Paolo verso le piccole città alla ricerca di capelli lunghi per fare parrucche. Il padre di Carmela decise di vendere i capelli della figlia per integrare il reddito familiare. Lei racconta: «La prima Domenica dopo sono andata in Chiesa con i capelli corti. Le

Nel presentare il suo libro «Devote della vergine» durante il «salotto letterario» che si è svolto il 6 luglio a Vattaro, Elis Facchini ha raccontato alcune interessanti storie di donne di Nova Trento suore mi hanno preso per un braccio e mi hanno cacciata via». Altra storia raccontata nellibro è quella di Mafalda Cadorin Marchi, la donna che ha prodotto oltre 16.000 polente (fino dove si ricorda), e in tal modo ha cresciuto i nove figli, insieme al marito, Domenico. C’è anche la storia della «donna delle camicie» Antonieta Cadorin Marchi. Sarta, ha costruito la sua carriera producendo le camicie per gran parte degli uomini di Nova Trento e regione. Ha detto che non faceva camicie per le donne (che era il suo obiettivo all’inizio), perché i sacerdoti litigavano a causa della dimensione della manica. Cosí la soluzione trovata era fare camicie da uomo. In un brano del mio libro troviamo: «A causa della

paura dei sacerdoti, non ha mai avuto il coraggio di fare abiti da donna. Suonava nelle sue orecchie l’avvertenza che le sarte che facevano vestiti scollati andavano più presto all’inferno». Colpisce anche la storia di Maria Ana Facchini Demonti, popolarmente conosciuta come Quinha anche. Per poco non è stata cacciata delle Figlie di Maria. Lei è rimasta incinta prima del matrimonio – cosa che all’epoca era una cosa molto criticata. La famiglia ha anticipato il matrimonio per calmare la situazione. Ma secondo sua sorella, Benilde, il giovane padre ha sofferto molto: «Per mio padre è stata una grande delusione quando Quinha è rimasta incinta dal suo fidanzato. Proprio perché era la figlia più grande e anche Figlia di Maria.

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Ha anche pianto.» Il libro racconta anche la storia dell’«Apostolato della Preghiera», un’istituzione che rimane attiva fin’ora a Nova Trento: ha 130 anni di esistenza, Ed è una delle più antiche in Brasile. Una piccola sezione del libro è didicata alla medicina popolare e lale levatrici o ostetriche. La foto di copertina è di Antonieta Cadorin Marchi, sorella di mia nonna (che è anche nella mostra Piero Cavagna), nella foto troviamo lei e le sue amiche, tutte loro Figlie di Maria, mentre scendevano a piedi il Morro da Cruz, «Collina della Croce», nel 1950. NOVA TRENTO OGGI È IN COSTANTE SVILUPPO

Oggi, Nova Trento è in costante via di sviluppo. Il turismo religioso è attualmente una delle principali fonti di reddito della popolazione. Circa 70.000 persone al mese visitano il Santuario di Santa Paulina. Inoltre, la città si distingue nella produzione di vino, succo d’uva e formaggio, ed i negozi che vendono questi prodotti sono concentrati sulla strada che conduce al Santuario. Un’altra curiosità è che Nova Trento è l’unica città in Brasile che possiede due santuari: quello di Santa Paulina e anche il Santuario della Madonna del Buon Aiuto, su un colle alto 525 metri, costruito con la forza degli immigranti Trentini. Nella parte superiore del Morro da Cruz, «Collina della croce», come è popolarmente noto, c’è una croce, che è stata messa lì nel passaggio dal 19° al 20° secolo. Altri tre croci sono state collocate sulle colline più alte di Nova Trento. Azione questa che deriva direttamente dalle tradizioni trentine. È la religiosità il nostro bene più grande. Elis Facchini 6 - 2017


FESTA EMIGRAZIONE LA MOSTRA FOTOGRAFICA È STATA PROMOSSA DALL’UFFICIO EMIGRAZIONE DELLA PROVINCIA E CURATA DA PIERO CAVAGNA

«Mondo Trentino», emozionante «selfie» dei discendenti degli emigrati trentini «Mondo Trentino. Un altro Trentino si fotografa - Storia e memoria nelle immagini dei discendenti della nostra emigrazione» è il titolo della mostra fotografica allestita in occasione delle Festa provinciale dell’emigrazione nel cortile di Palazzo Bortolazzi a Vattaro, che ha fatto anche da cornice al «salotto letterario» del 6 luglio (del quale parliamo alle pagine 4-5) la prima iniziativa della «Festa». Le 28 fotografie esposte sui pannelli

sono state selezionate fra i 53 scatti inviati al fotografo trentino Piero Cavagna, al quale l’Ufficio emigrazione della Provincia Autonona di Trento, promotore dell’iniziativa, aveva affidato il compito di curare la mostra. Ogni immagine è corredata da nome, età e luogo di residenza della persona ritratta e da una breve didascalia con informazioni sugli oggetti dei loro avi, mostrati nella fotografia.

Su questa pagina Piero Cavagna descrive genesi e valore della mostra, che testimonia dissoluil legame indissolubile degli emigranti trentini e dei loro figli e nipoti con la terra da cui sono partiti.

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iutato dallo staff dell’Ufficio Emigrazione della Provincia autonoma di Trento, ho chiesto a qualche decina di discendenti degli emigrati trentini in tutto il mondo di realizzare alcuni ritratti loro, dei nonni, dei genitori, dei figli e di inserire nell’immagine un oggetto che gli avi partiti dal Trentino avessero portato nel loro viaggio di andata o, comunque, qualcosa che ricordasse il Trentino da cui erano partiti, più di cento anni fa. Ci siamo confrontati attraverso le piattaforme internet, ci siamo parlati, abbiamo scambiato informazioni, sensazioni, pareri. Le fotografie che sono arrivate sono molto belle ed il risultato finale, per me, è sorprendente. Ci sono tanti Trentini in queste immagini. Si tengono per mano, da lontano. C’è la modernità che sposa la tradizione, il clic della tastiera per inviare le fotografie da un capo all’altro del mondo

Gli autori delle foto in mostra 6 - 2017

che si unisce al suono del campanellino da far suonare quando arriva un temporale per tenere lontani danni e dolori. C’è la processione della Madonna di Schoenstatt che finisce nella dolcezza di una piazza di paese piena di gente, accarezzata dal suono di fisarmonica e dal vento di un ballo bambino sottobraccio

alle nonne e alle zie. Ci sono bussolotti pieni di documenti importanti ed essenziali e bauli pieni di sogni e vita, antichi mestieri tramandati per generazioni, odori, sapori e gusti da tenere e gustare lentamente, genitori, nonni, bisnonni a rincorrersi nel tempo. Senza pretese, abbiamo provato

Gli autori delle foto in mostra sono: Nadia Sosa Dorigoni (Paraguay), André Trindade (Brasile), Andrea Cattarozzi (Argentina), Angela Ferrari (Gran Bretagna), Antonella Triay (Uruguay), Cristian Conci (Argentina), Elis Facchini (Brasile), Emerson Passarin (Brasile), Felipe Bernardi (Brasile), Gustavo Poletto (Argentina),

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a ricostruire una piccola comunità dove tempo e distanze sono quisquiglie, dove ci si parla e si racconta, utilizzando l’immediato e straordinario linguaggio delle immagini. Una storia fatta di tante piccole storie, un sentiero segnato da minuscole briciole oggetti, fotografie - che aiutano a comprendere meglio il legame indissolubile degli emigranti trentini e dei loro figli e nipoti con la terra da cui sono partiti, con il mondo dei profondi affetti familiari, con i valori della tradizione. Sono Ricordo e Memoria che hanno messo radici profonde, orgoglio e consapevolezza di un’appartenenza che non è semplice folklore ma sostanza culturale che si è riflessa nella nuova vita dei paesi che li hanno accolti, esistenze diventate lievito sociale capace di garantire sviluppo, continuità tra i valori del passato e capacità di proiettarsi e vedersi nel futuro. Usando una specie di selfie della tradizione, il Mondotrentino, nel mondo, ha voluto farsi conoscere di più. Aiutandoci, così, a conoscerlo un un po’ di più. Piero Cavagna

Kyle Buis (Australia), Leandro Fidelis (Brasile), Luz Myrna Figueredo Kamm Pacher (Paraguay), Maria Pia Brugnara (Perù), Moises Cipriani (Brasile), Omar Fuentes Armelino (Uruguay), Rafael Stedile (Brasile), Rodrigo Passarin (Brasile), Tairine Trainotti (Brasile), Thiago Dambros (Brasile), Vanessa Scoz (Brasile).


FESTA EMIGRAZIONE L’8 LUGLIO SI SONO SVOLTE DUE INIZIATIVE DEDICATE AD UN FENOMENO DI GRANDE ATTUALITÀ CHE COINVOLGE I GIOVANI

Ben venga la «mobilità internazionale» efficace antidoto alla mentalità chiusa Attraverso alcune testimonianze dirette e un lavoro teatrale, durante la Festa provinciale dell’emigrazione è stato affrontato il tema della «nuova mobilità internazionale»: un tema di stretta attulità, poiché anche in Trentino sono sempre più numerosi i giovani che si trasferiscono all’estero per motivi di studio o per cercare opportunità di lavoro più consone alle competenze acquisite. A parlare in prima persona delle proprie esperienze sono stati Enrica Mauro (che ha lavorato come ingegnere a Basilea, in Svizzera), Stefano Pontalti (che ha trascorso un periodo ad Hannover, in Germania, durante gli studi per la laurea specialistica in biotecnologia) ed Elena Ducati, (da diciassette anni a Dubai, dove si occupa di turismo), presenti nell’auditorium delle scuole medie, che nel pomeriggio di sabato 8 luglio ha ospitato l’iniziativa, introdotta da Chiara San Giuseppe dell’Ufficio emigrazione della Provincia e dal giornalista Renzo Maria Grosselli. Alle loro testimonianze si sono aggiunte «via video» quelle di Silvia Bianchini (laureata in lin-

In alto (da sinistra) i protagonisti del «focus sulla nuova mobilità internazionale» presenti in sala: Enrica Mauro, Stefano Pontalti ed Elena Ducati.Qui sopra, gli attori dell’Associazione teatrale «Spazio elementare» al termine dello spettacolo «Invisibili generazioni».

gue straniere, dalla Germania), Jacopo Zamboni (ingegnere aerospaziale in Olanda), Beatrice Bridi e Giulio Gubert (imprenditrice la prima e diplomatico il secondo, entrambi in Birmania) e Nicola Tamanini (ingegnere ambientale che ha frequentato un anno accademico a Dresda, in Germania). Da tutti è stata espressa la convinzione che è importante fare esperienze di studio e lavoro all’estero, perché è una condizio-

ne che favorisce l’apertura mentale, consente di conoscere culture diverse, offre l’opportunità di verificare le proprie competenze e di «mettersi in gioco». Unanime è stato anche il giudizio positivo sul fatto che all’estero la meritocrazia non è un concetto astratto e che le qualità e i talenti di una persona, indipendentemente dall’età, vengono riconosciuti e valorizzati, sia attraverso l’affidamento di incarichi di responsabilità, sia attraverso

un’adeguata retribuzione. Ovviamente vivere al di fuori dei confini nazionali non è maisemplice: dall’alloggio all’inserimento nella società, i problemi non mancano ma c’è anche la consapevolezza che nonostante le difficoltà, ci siano condizioni migliori per realizzare sé stessi. Ai quattro testimoni presenti in sala è stato chiesto cosa manca loro di più del Trentino quando sono all’estero: nelle risposte sono state citate la famiglia, le montagne, lo spirito associazionistico e il rispetto per il territorio Nessuna nostalgia invece per la scarsa propensione ad aprirsi, atteggiamento che a loro parere permea ancora fortemente la società trentina. Come la «nuova mobilità» viene vissuta in una famiglia nella quale c’è chi parte e chi rimane a casa, ha fatto da trama allo spettacolo teatrale «Invisibili generazioni», messo in scena dall’Associazione teatrale «Spazio Elementare», scritto e diretto da Carolina de la Calle Casanova. Quella presentata l’8 luglio nel teatro di Vigolo Vattaro è stata un’anteprima dello spettacolo, che debutterà in autunno.

Pubblico attento e molti applausi per i Cori Vigolana e Genzianella «L’eco dei portici» (evento in programma la sera di sabato 8 luglio nell’ambito del programma della Festa provinciale dell’emigrazione), è risuonata prima nella piazzetta Santa Paolina (foto a fianco), dove era previsto si svolgesse la manifestazione, e poi nel Teatro parrocchiale, dove coristi e spettatori si sono trasferiti per ripararsi dall’acqua quando ha cominciato a piovere. Protagonisti della serata sono stati il «Coro Vigolana» e il «Coro Genzianella», che hanno proposto un repertorio - molto apprezzato ed applaudito - che prevedeva anche canzoni sul tema dell’emigrazione.

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FESTA EMIGRAZIONE L’INIZIATIVA È STATA IDEATA E ORGANIZZATA DAL «GRUPPO GIOVANI E VOLONTARIATO» DELLA TRENTINI NEL MONDO

Avvincente, piacevole ed istruttiva sfida per i ragazzi dell’«interscambio giovanile»

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urante la Festa dell’Emigrazione che si è svolta sull’Altipiano della Vigolana, alcuni componenti del Gruppo giovani e volontariato della Trentini nel Mondo (Matteo, Rosanna, Francesco, Lucia, Danilo, Noemie, Giacinto, Diego, Jessica, Ilaria), all’alba di sabato 8 luglio si sono ritrovati per caricare materiali tra i più disparati nelle auto e si sono poi incolonnati in carovana per raggiungere la frazione di Vigolo Vattaro. All’arrivo i ragazzi che partecipano al programma di «interscambi giovanili» della Provincia Autonoma di Trento stanno ultimando la colazione, servita nella palestra delle scuole di Vigolo Vattaro. Li aspetta una mattinata intensa, durante la quale affronteranno sfide e prove ideate dal Gruppo giovani e volontariato della Trentini nel Mondo. Quest’anno il gruppo dell’interscambio è composto da ventidue discendenti di trentini emigrati negli Stati Uniti, in Messico, Cile, Colombia, Uruguay, Brasile, Paraguay, Argentina, Bosnia e Australia: con loro ci sono anche alcuni dei loro ospitanti. TRE GIOCHI PER «CAPIRE» COS’È L’EMIGRAZIONE

Matteo Bazzocco, portavoce e cuore dell’animazione, annuncia che il gioco sarà impegnativo, bisognerà correre, scalare, aiu-

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tarsi, ideare, creare, recitare, sopravvivere… i ragazzi per precauzione si infilano gli scarponi da montagna e mettono acqua e riserve di cibo negli zaini. Si può cominciare. I giovani dell’interscambio vengono suddivisi in quattro gruppi (da sinistra verso destra nello foto qui sotto): Pomari, Luganegoni, Polentari e Strudelari. Ad ogni gruppo viene fornito lo stendardo che lo contraddistingue e assegnato un tutor, che lo seguirà per tutto il percorso, e un personaggio che racconta la sua storia di emigrazione. Sono storie inventate, ma realistiche, che prendono spunto da fatti realmente accaduti e che rappresentano quattro flussi dell’emigrazione trentina: verso gli Stati Uniti, il Brasile, la Svizzera e l’Australia in diverse epoche, da fine

Ottocento fino ai giorni nostri, caratterizzati dall’emigrazione giovanile verso l’Australia. Al via, sotto il controllo di un giudice attento, i gruppi devono scoprire i dettagli della storia di emigrazione del loro personaggio. Per farlo devono completare un testo a cui mancano delle parole chiave. Sono stati forniti degli indizi e in un incrocio di italiano, dialetto, inglese, portoghese e spagnolo, si ragiona e si discute sulle parole da inserire. Il più veloce avrà più punti. Il gioco è concitato, il capogruppo corre per consegnare al giudice il foglio con la storia completa e ricevere la busta con le istruzioni per il secondo gioco. Il secondo gioco è «di movimento». Bisogna infatti ripercorrere gli stessi passi compiuti dal personaggio nel paese prima

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di emigrare: andare all’ufficio anagrafe, alla posta, al punto di ritrovo, a far rifornimenti e via così. Importante: in ogni posto raggiunto bisogna fare un «selfie» con tutti presenti, pena la perdita di punti. Difficoltà: la mappa di Vigolo Vattaro è «muta», non sono riportati né nomi né vie: per scoprire dove sono le varie cose bisogna chiedere alla gente! Il primo gruppo afferra la mappa e al via parte di corsa, tutti caricati a molla verso le strade del paese; il secondo gruppo li imita ma dopo la salita decide che è meglio camminare; il terzo gruppo conserva le energie e procede con tutta calma; il quarto gruppo analizza la mappa. I ragazzi si incrociano tra le vie del paese, che forse per la prima volta da molto è così affollato di facce nuove e giovani. SI INTERAGISCE CON GLI ABITANTI

Quando i gruppi si incrociano si alzano cori di scherno e si fingono gesti di sfida. Si corre zigzagando per le vie, qualche curioso si affaccia dal portone di casa e ferma i ragazzi: chi siete? Da dove venite? Anche io conosco uno che è del Brasile! C’è qualche Dal Piaz tra voi? Vi piace la polenta? Qualcuno indica dove sono le postazioni da raggiungere, qualcun altro trattiene i ragazzi


FESTA EMIGRAZIONE

La Statua della Libertà di New York e un matrimonio: i giovani che hanno partecipato alla mattinata di giochi organizzata dalla Trentini nel mondo hanno dato prova di straordinaria inventiva e creatività nell’allestire le loro «opere teatrali», che sono state sottoposte al vaglio di una attenta giuria.

per sapere se conoscono questo o quello, se parlano ancora dialetto. Ma non c’è fretta, il vero obiettivo è proprio quello di conoscere il paese e soprattutto i suoi abitanti. A seconda degli incontri e dell’allenamento i gruppi arrivano scaglionati e distanziati di diversi minuti. Ma non c’è tempo per prendere fiato perché bisogna iniziare il terzo gioco. I gruppi ora conoscono la storia completa, hanno visto il paese

e cosa il loro personaggio ha dovuto fare: ora devono creare la storia dal vivo, inventare una piccola opera teatrale con pochi materiali e tanta creatività. I gruppi si dividono, per pensare e progettare in pace. Forbici, colla, colori e fogli vengono usati per creare scenografie e costumi, l’unica graffettatrice passa di mano in mano. Ogni tanto si alza una sonora risata di gruppo, si provano le coreografie e le battute, si studia il parco giochi che farà da palco. Qualcuno parla in spagnolo e gli viene risposto in inglese, un terzo interviene in dialetto: il magnifico miracolo di capirsi oltre la grammatica e la sintassi! Il «giudice supremo» Matteo, fischia la fine delle prove. Ora tutti saranno chiamati a mettere in scena la loro opera. Sulla panchina i giudici d’onore: Antonella, Luca e Diego. Ogni gruppo rappresenta la sua opera dando dimostrazione di straordinaria creatività e voglia di divertirsi e stare al gioco. I giu-

dici hanno le lacrime agli occhi dal ridere per alcune scene, un perfetto mix di comicità e inventiva. Fogli ripiegati che fungono ora da badili, ora da tiara, ora da fontana, ora da cassetta per le lettere; lo scivolo del parco giochi è prima il basamento della statua della libertà e poi una miniera di carbone; un lenzuolo ora è la vela di una nave, ora un abito nuziale. LA VITTORIA AL GRUPPO DEI «LUGANEGONI»

I giudici danno le loro preferenze, ma i quattro gruppi sono a pari merito, la decisione finale aspetta al pubblico: applausi, fischi, piedi che battono per dimostrare il proprio gradimento. Non è facile scegliere. Matteo fa i conti dei punteggi di tutti e tre i giochi, ed annuncia il primo premio: pulire la stalla dell’agriturismo che ci ospita per pranzo. I ragazzi non sono più così sicuri di voler vincere, si guardano chiedendosi se Matteo scherza ancora, serpeggia un

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po’ il dubbio ma poi vengono tranquillizzati da Rosanna, che leggendo il nome del gruppo vincitore inizia a distribuire il vero premio: agendina e set di penne della Trentini nel mondo. Sono i «Luganegoni» ad aggiudicarsi il primo premio, ma le agendine vengono consegnate a tutti, perché in queste occasioni è importante mettersi in gioco come prima cosa. Dopo la premiazione è il momento del pranzo e di un meritato riposo, per prepararsi allo spettacolo teatrale (a cui i ragazzi parteciperanno questa volta come spettatori). Lo scopo del gioco era passare momenti piacevoli insieme, imparando qualcosa e spingendosi dove da soli non si andrebbe, essere obbligati a parlare con qualcuno del paese, girare senza conoscere bene la meta, capire e farsi capire in diverse lingue, mettere in pratica creatività e idee. Se nel farlo si sono anche divertiti, obiettivo raggiunto! Ilaria Turco

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FESTA EMIGRAZIONE LA «FESTA» È COINCISA CON UN DOPPIO ANNIVERSARIO: IL 75° DELLA SUA MORTE E IL 15° DELLA SUA CANONIZZAZIONE

Essere aperti ai più poveri e agli ultimi, il messaggio lasciato da Santa Paolina La Festa dell’Emigrazione trentina nel mondo ha avuto quest’anno come sede Vigolo Vattaro, il paese, che nel 1865 diede i natali alla prima santa trentina e alla prima santa brasiliana, Santa Paolina del Cuore Agonizzante di Gesù al secolo Amabile Visintainer, nell’anno in cui ricorre il 75° anniversario della sua morte e il 15° anniversario della sua canonizzazione. A detta di tutti il successo della festa è stato enorme, e la commozione in diversi momenti della giornata è stata fortissima. Ne citiamo solo un paio: quando don Livio Dallabrida (nella foto a fianco) ha tracciato di fronte alla casa natale di Amabile la sua vita con un efficacia eccezionale e quando in Piazza del Popolo il corpo musicale S. Giorgio ha suonato l’inno al Trentino. Si sono 6 - 2017

I protagonisti della conversazione sul tema «Il Brasile di Santa Paolina»: (da sinistra) Renzo Maria Grosselli, Carlo Bridi e Valdecir Pianezzer.

visti tutti questi discendenti dei trentini sparsi nel mondo presenti in piazza, cantare a squarcia gola l’inno che gli legava alla terra natia. Molto partecipato anche il convegno del sabato pomeriggio (foto a centro pagina), nel quale Carlo Bridi, Renzo Maria Grosselli e Valdecir Pianezzer hanno trattato il tema: «Il Brasile di Santa Paolina». Una ricostruzione del fenomeno dell’emigrazione dal Trentino, che ha interessato moltissimo i paesi della Vigolana, ha ricordato Grosselli. Bridi in particolare ha tracciato con un intervento ricco di testimonianze dirette la vita e le opere della Santa, che nata a Vigolo Vattaro il 16 dicembre 1865, ancor prima di compiere i dieci anni, ha lasciato con la sua e molte altre famiglie vigolane, il proprio paese per una terra sconosciuta che avrebbe però riservato

molte sorprese negative per la zona assegnata ai vigolani. Furono anni di stenti e gravi difficoltà, che i vigolani con il coraggio e la determinazione che gli contraddistingue da buona gente di montagna seppero affrontare e superare. Non c’era modo di sfamare tutte quelle bocche da noi, ricordano gli storici, di qui la scelta dell’emigrazione.

Suor Anna Tomelin, accanto alla statua della Santa, durante la messa nella chiesa di San Giorgio.

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Certo, ha ricordato Bridi, andando ad esaminare le cause si riscontra che molte di esse sono simili a quelle che ancora oggi portano milioni di disperati del continente africano affrontare viaggi terribili con il grave rischio di perdere la vita prima di arrivare in Europa, dove trovano ad accoglierli non l’ospitalità che sognavano, ma spesso incomprensioni e gravi difficoltà, diventando di fatto i nuovi schiavi del 21mo secolo. Ebbene Santa Paolina, ha sottolineato il relatore, ci ha lasciato un messaggio ancora oggi molto attuale, quello di essere aperti ai più poveri, agli ultimi, come spesso ci ricorda anche Papa Francesco. Oggi i nostri emigrati che la Trentini nel Mondo con grande coraggio, attenzione e lungimiranza rappresenta da sessant’anni, non sono più afflitti dalla povertà che li costrinse a emigrare, ricoprono ruoli di responsabilità anche sul piano politico e amministrativo, sono laureati, imprenditori, professionisti, come ha ricordato il presidente della Provincia, Ugo Rossi, nel saluto ospitato sul libro dedicato a Santa Paolina, curato da Carlo Bridi, che ha visto la seconda riedizione in occasione dell’evento (foto in alto a sinistra). A Samta Paolina è stata dedicata anche la serta di venerdì 7 luglio, quando a Centa San Nicolò la Filodrammativa «ViVa» ha messo in scena lo spettacolo «Piccola storia di una grande santa» (foto in alto a destra)


FESTA EMIGRAZIONE I DUE SINDACI L’HANNO FIRMATO SABATO 8 LUGLIO

Siglato un «Patto d’amicizia»

col Comune di Nova Trento È stata anche stappata una bottiglia di spumante trentino, sabato 8 luglio, per suggellare la firma del «Patto di amicizia» fra il Comune Altopiano della Vigolana e quello di Nova Trento (Santa Catarina - Brasile), dove Santa Paolina era emigrata insieme alla famiglia e fondò la sua congregazione di suore. Le firme sono state messe dai due sindaci David Perazzoli, per il comune trentino (a sinistra nella foto) e da Gian Francesco Voltolini, per Nova Trento. Nel documento si fa riferimento alle comuni radici storiche e culturali fra i due centri, ma viene prospettata anche «la realizzazione di progetti comuni,». Qui di seguito, il testo integrale del documento.

Nel documento si fa riferimento alle comuni radici storiche e culturali fra i due centri e si prospetta anche «la realizzazione di progetti comuni» «L’Amministrazione comunale di Altopiano della Vigolana (Trento) – Italia e di Nova Trento, Santa Caterina (Brasile), in quanto unite da legami storici e religiosi grazie alla figura di Santa Madre Paolina Visintainer, nata nel Comune di Vigolo Vattaro nel 1865, la prima santa brasiliana che visse a Nova Trento (Brasile) e dal desiderio di coltivare una più profonda conoscenza reciproca in ambito sociale, culturale, economico, turistico e territoriale, decidono di sottoscrivere un «Patto di Amicizia» con l’obiettivo di

iniziare un percorso di avvicinamento tra le due comunità, che avrà come scopi fondamentali: - la conoscenza, l’incontro e la collaborazione tra le persone; - lo scambio di esperienze e strategie; - a valorizzazione delle opere della Santa Madre Paolina; - la realizzazione di progetti comuni, basati sul rispetto reciproco di tradizioni, usanze e diversità culturali e sociali; - il rafforzamento dei legami tra Comunità per un arricchimento reciproco;

- diffondere i valori della pace e della solidarietà. In vista di tale obiettivo, le due Amministrazioni comunali si impegnano ad affrontare un percorso di approfondimento della conoscenza reciproca ed al consolidamento dei legami di amicizia, culturali e sociali fra le due comunità. Il presente Patto verrà attuato nei limiti delle rispettive competenze, nel rispetto degli obblighi derivanti dalla legge, dal diritto internazionale e dall’appartenenza dell’Italia all’Unione Europea. Le eventuali spese necessarie o scaturenti dall’attuazione del presente Patto, troveranno copertura nel bilancio del Comune, senza generare nuovi o maggiori oneri a carico dello Stato».

LE IMPRESSIONI DI DAVID PERAZZOLI, SINDACO DEL COMUNE ALTOPIANO DELLA VIGOLANA, AL TERMINE DELLA «FESTA»

Siamo stati molto soddisfatti della manifestazione Come Sindaco e Amministrazione comunale siamo stati molto soddisfatti della manifestazione. Ci ha fatto un immenso piacere ricevere la visita della delegazione brasiliana di Nova Trento per la firma del patto di amicizia con il nostro comune. Loro sono rimasti entusiasti della nostra ospitalità e sono stati felici di poter visitare la terra dei loro avi. Aver dato la possibilità a numerosi ragazzi provenienti

da molte nazioni del mondo di conoscere l’Altopiano della Vigolana è stato per noi un grande orgoglio, sia per la visibilità turistica che la nostra comunità ha guadagnato, sia per lo scambio culturale che ne è conseguito. Spero che la visibilità che questo evento ha avuto porti anche nei prossimi tempi numerosi turisti sulla nostra comunità. David Perazzoli

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60 ANNI D

Le ragioni degli euroscettic

1A CRITICA

L’Europa si è fatta sulle spalle dei popoli L’Europa sarebbe un progetto ispirato dall’esterno che si è realizzato senza i popoli. Come stupirsi che questi, oggi, si vendichino rigettandolo? Questo argomento, sviluppato dagli euroscettici, è in parte fondato. Nessuno contesta che l’unifi-

Nessuno contesta che l’unificazione politica del continente non è stata accompagnata da un irresistibile movimento popolare e nessun governo ha mai pensato di consultare i cittadini quando la costruzione comunitaria ha preso avvio. Pur tuttavia sembra assurdo vedervi un «complotto contro i popoli»: è un’accusa grossolana e parziale cazione politica del continente non è stata accompagnata da un irresistibile movimento popolare e nessun governo ha mai pensato di consultare i cittadini quando la costruzione comunitaria ha preso avvio. Pur tuttavia sembra assurdo vedervi un «complotto contro i popoli» come denunciano i demagoghi più virulenti. Affermare, settant’anni più tardi, che i protagonisti dell’epoca avevano più opzioni a loro disposizione e che hanno scelto deliberatamente quella che metteva da parte i cittadini appare un controsenso storico e, manifestamente, una menzogna. La puntuale analisi storica di Quatremer evidenzia la parzialità e la grossolanità di questa accusa: dalla crisi del ’29 al ruolo di Churchill nel promuovere nel 1946 una campagna d’opinione in favore dell’unità europea, ai tentativi abortiti dei movimenti federalisti europei, a diversi appuntamenti mancati, fra i quali la bocciatura dell’Europa della Difesa nel 1954 ad opera dei francesi e alcuni scenari internazionali (fatti di Ungheria, crisi di Suez, guerre di Indocina e Algeria), si colgono aspetti e situazioni non controllabili e non governabili dai Paesi che hanno intrapreso il cammino dell’unificazione. Queste variabili della storia mostrano che la costruzione comunitaria è un misto di circostanze interne ed esterne, di volontà politica e di tattica politicante.

L’Europa non è stata fondata contro i suoi popoli, ma per essi, nel rispetto dei processi democratici interni. L’appartenenza all’Unione è volontaria e ogni paese, se lo desidera, può separarsene. 6 - 2017

Questo è sempre vero: l’Atto unico del 1986 che ha permesso il completamento, con vent’anni di ritardo, del grande mercato, è la conseguenza della pesante caduta dell’economia francese in seguito al mancato rilancio promesso dai socialisti francesi al potere nel 1981-82. Allo stesso modo, il trattato di Maastricht del 1992 con la creazione della moneta unica, non avrebbe visto la luce senza il crollo del comunismo e l’unificazione tedesca. O ancora, l’Unione bancaria o la creazione del Meccanismo Europeo di Solidarietà, una specie di FMI europeo, sono stati possibili solo perché i mercati minacciavano la stessa esistenza dell’euro. Al contrario, quando nessuno di questi elementi appare nel processo integrativo, c’è il fallimento assicurato come lo mostrano i trattati di Amsterdam del 1997, di Nizza del 2001 e anche di Lisbona del 2007, che hanno soprattutto messo in evidenza le divergenze fra gli Stati e registrato avanzate millimetriche nell’integrazione. Un’ultima considerazione: nessuno Stato è mai stato fondato in seguito a un referendum. La complessità delle questioni in gioco è tale che le consultazioni popolari, organizzate soprattutto a livello nazionale, avrebbero senza ombra di dubbio seppellito fin dalla partenza il processo di integrazione. Alcuni esempi: possiamo immaginare quale sarebbe stata, nel 1950, la risposta dei francesi a una proposta di riavvicinamento franco-tedesco, cinque anni dopo la fine della guerra e una umiliazione nazionale. Che dire poi dell’opposizione dei partiti comunisti, italiano e francese in primis, con un peso significativo sull’elettorato, ma anche dei gollisti e una parte dei socialisti

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© European Union 2017 - Source: EP

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ecentemente è uscito in Francia un libro di Jean Quatremer, giornalista del quotidiano francese Liberation, «LES SALAUDS DE L’EUROPE, guide à l’usage des eurosceptiques», in italiano «I bastard dell’Eurostardi pa, gguida ad uso deg euroscetdegli tici tici». Si tratta di una pubblicaz cazione di 311 pa pagine uscita a fine aprile 22017 per i tipi ddell’editrice ffrancese Calmann-Lévy. In dieci capitoli, densi di dati e di riferimenti puntuali alle tappe più significative della costruzione europea, Quatremer, profondo conoscitore della «macchina» comunitaria, analizza e confuta le principali accuse che gli eurofobi muovono all’Unione; senza peraltro negarne le criticità. In questo primo articolo si fa riferimento ad alcune accuse che l’autore affronta, sottolineando qualche ragione e molti torti dei nemici dell’Europa. L’obiettivo dello scrittore è, letteralmente, «sbrogliare» il vero dal falso: la critica all’Europa deve essere solida e argomentata per cambiarla, non ingiusta o complottista. La suspense finale è capire chi sono, secondo Quatremer, i bastardi dell’Europa.

La costruzione comunitaria è u ed esterne, di volontà polit Ad esempio, l’Atto unico d il completamento, con vent mercato, è la conseguen dell’economia francese in s promesso dai socialisti fran il trattato di Maastricht d della moneta unica, non avreb del comunismo e l’unifica


D’EUROPA

ci (e come confutarle) /1 parte

un misto di circostanze interne tica e di tattica politicante. del 1986 che ha permesso ’anni di ritardo, del grande nza della pesante caduta seguito al mancato rilancio ncesi al potere nel 1981-82; del 1992 con la creazione bbe visto la luce senza il crollo zione delle due Germanie

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L’Unione Europea non ha alcuna caratteristica di un impero, come quello ex sovietico: è un’associazione volontaria di Stati sovrani che hanno deciso di condividere alcune loro competenze; nessuno Stato è stato costretto ad aderirvi. Inoltre, le sue istituzioni accolgono anche politici che vogliono la sua distruzione francesi e italiani: avrebbero militato per il no, sia per prosovietismo, sia per sovranismo, sia per germanofobia. Senza contare l’opposizione di una parte dei sindacati e del padronato. Misurare l’adesione dei popoli al referendum è caricaturale nelle democrazie rappresentative. Il consenso implicito all’Europa, dato attraverso i rappresentanti eletti, non è meno legittimo di un consenso esplicito. I cittadini sono perfettamente liberi di sanzionare i loro rappresentanti se disapprovano le scelte effettuate o anche di votare per dei partiti antieuropei. In conclusione, l’Europa non è stata fondata contro i suoi popoli, ma per essi, nel rispetto dei processi democratici interni. L’appartenenza all’Unione è volontaria e ogni paese, se lo desidera, può separarsene.

trattato costituzionale europeo del 2005 e in seguito è stato ripreso attraverso l’Europa da tutti i partiti demagogici. L’Unione, tuttavia, non ha alcuna caratteristica di un impero: essa non è stata fondata da uno Stato che, tramite la forza militare, ha obbligato altri paesi a sottomettersi alla sua autorità. Al contrario,

2A CRITICA

L’Europa è l’URSS L’Unione europea è l’Unione sovietica, Bruxelles la nuova Mosca. L’Unione diretta da un Politburo non eletto, la Commissione ha sottomesso gli Stati e i popoli. Viktor Orban, primo ministro ungherese così si esprimeva nel luglio 2013 davanti il Parlamento europeo. Per lui occorre più che mai lottare «contro quelli che vogliono trasformare questa Europa in impero». Un collaboratore di Trump ha dichiarato che il presidente «non ama questa organizzazione sovranazionale, non eletta, mal diretta da burocrati e che francamente non è una vera democrazia». In breve, l’Europa è l’URSS. Questo argomento è stato sbandierato in occasione del referendum francese e olandese sul

l’Unione è un’associazione volontaria di Stati sovrani che hanno deciso di condividere alcune loro competenze. Nessuno Stato è stato costretto ad aderire all’Unione e nessuno ha mai cercato rifugio in un altro paese del mondo per fuggire dall’impero del Male che sarebbe l’Unione. Ancora, le sue istituzioni accolgono comodamente politici che vogliono la sua distruzione: Marine Le Pen e tutti i quadri del Front national francese sono eletti al Parlamento europeo, come pure Nigel Farage dell’UKIP, il partito eurofobo britannico, Geert Wilders, dirigente del PVV olandese, partito di destra nazionalista e razzista, esponenti del Movimento cinque stelle, della Lega di Salvini e altri esponenti di partiti neonazisti ungherese e greco. Questa Europa, tanto vituperata, lascia liberamente inveire questi personaggi, profumatamente pagati, assieme ai loro assistenti, dal bilancio comunitario. Quando ovviamente sono presenti, ciò che non capita frequentemente. Paragonare l’Unione all’URSS è quantomeno un insulto ai milioni di vittime del comunismo stalinista. Infine il paragone UnioneURSS non regge anche perché non esiste realmente un governo centrale europeo: il potere resta essenzialmente nelle mani degli Stati che decidono su tutto, controllano strettamente quello che succede a Bruxelles, accettando di condividere la loro sovranità esclusivamente negli ambiti dove l’azione comune è più efficace. Il fantasma del Politburo anonimo e sovranazionale che dirige con mano di ferro l’Europa non resiste ad un’analisi seria e permette di misurare l’inanità di coloro che osano parlare di «prigione dei popoli». Vittorino Rodaro (fine prima parte, continua nel prossimo numero)

© European Union 2017 - Source: EP

Il paragone Unione-URSS, oltre ad essere un insulto alle vittime del comunismo stalinista, non regge perché non esiste realmente un governo centrale: il potere resta essenzialmente nelle mani degli Stati

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GENTE E FATTI LA CERIMONIA DEL 6 GIUGNO È COINCISA CON LA CELEBRAZIONE PER I VENTISEI ANNI DI FONDAZIONE E ATTIVITÀ

Inaugurato il «Polo delle Scienze» nella Scuola italiana di La Serena «L

uogo di formazione delle competenze scientifiche e dei valori dei cittadini del mondo contemporaneo, promotori dello sviluppo della società in cui vivono, sostenitori della crescita degli individui, custodi della natura»: è questa la scritta incisa sulla targa che è stata scoperta il 6 giugno scorso (foto qui a fianco) in occasione dell’inaugurazione del «Polo scientifico» della scuola italiana Alcide De Gasperi a La Serena, in Cile. Sulla targa è riportata anche una citazione di Galileo Galilei. La cerimonia di inaugurazione è coincisa con la celebrazione per i ventisei anni di attività della scuola, fondata per iniziativa della comunità trentina di La Serena. La prima pietra per la costru-

zione del Polo delle scienze era stata posata il 7 giugno dell’anno scorso, come è stato ricordato nel video proiettato all’inizio della cerimonia, intitolato «Nuestra Scuola, un gran tesoro en la vanguardia de la enseñanza de las ciencias» (La nostra Scuola, un grande tesoro all’avanguardia nell’educazione scientifica).

«Per come sono stati costruiti, per come saono stati allestiti e per la loro dotazione strumentale e tecnologica - ha affermato il rettore Slomp (foto qui sotto a destra) nel suo intervento - i nostri nuovi laboratori rispondono ad una strategia metodologica che punta all’insegnamento della scienza basato sulla speri-

Qui sotto (da sinistra): Caterina Pezzani Callegari, presidente della Fondazione; Tullio Albasini, direttore della Fondazione; Carlos Slomp, rettore della scuola, Sull’altra pagina, l’articolo apparso sul periodico cileno «Presenza».

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mentazione diretta e applicata, sull’analisi e la discussione dei principi fondamentali, su attività dimostrative, favorendo un apprendimento cooperativo e collaborativo». Slomp ha poi espresso l’augurio che gli studenti che usufruiranno dei nuovi laboratori, si accostino alla scienza seguendo gli insegnamenti di Galileo Galilei, che affemò: «Non basta guardare, occorre guardare con occhi che vogliono vedere, che credono in


GENTE E FATTI IL MESSAGGIO INVIATO IN CILE DALLA TRENTINI NEL MONDO

I SUOI NONNI SONO EMIGRATI IN BRASILE DA VIGNOLA

Orgogliosi e grati per quello che fate

Il messaggio di saluto del presiente della Trentini nel mondo, è stato letto da Roberto Paolazzi, responsabile dell’Ufficio della Trentini nel mondo in Sud America. «Cari amici della Scuola Italiana Alcide De Gasperi e cara Presidente Caterina Pezzani Callegari, vi invio i miei più sinceri auguri ed i complimenti per quello che, con amore e intelligenza, avete fatto e state facendo in tutti questi anni. L’esperienza educativa e formativa della scuola è fondamentale per lo sviluppo di una società retta e corretta e sono convinto che il contributo dato dalla scuola Alcide De Gasperi, dai suoi dirigenti, dai suoi insegnanti e da tutti i collaboratori che in tutti questi anni hanno retto l’Istituzione, è stato essenziale per la crescita e la formazione consapevole di

una gioventù che ora immagino sia inserita con profitto nei vari settori della comunità cilena. La Trentini nel Mondo è orgogliosa di aver potuto contribuire negli anni allo sviluppo della Scuola che oggi vede una crescita qualitativa ulteriore con la realizzazione del Polo Scientifico e sono convinto che anche nel futuro ci sarà sempre un legame forte e proficuo nelle relazioni reciproche, basate sull’amicizia, sull’affetto e sulla consapevolezza che solo dal buon insegnamento può svilupparsi una civiltà solidale e utile per tutte le persone. Grazie ancora per quello che fate». Alberto Tafner

quello che vedono». Il saluto del presidente della Trentini nel mondo, Alberto Tafner, è stato letto da Roberto Paolazzi (vedi articolo qui sopra). Tullio Albasini, direttore della Fondazione, ha invece dato voce al messaggio inviato dal presidente della Provincia Autonoma di Trento, Ugo Rossi. La cerimonia è stata presieduta da Caterina Pezzani Callegari, presidente della Fondazione che

gestisce la scuola; tra i presenti, il rettore della scuola, prof. Carlos Slomp; il vice Console italiano, Franco Dalbosco; il responsabile dell’Ufficio della Trentini nel mondo in Sud America, Roberto Paolazzi; il capo dell’Ufficio scuola dell’Ambasciata italiana, Gianfranco Rosso; il componente del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero), Nello Gargiullo e Pablo Yañez Carvajal, in rappresentanza del Comune di La Serena.

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Auguri a suor Lucila per i suoi 104 anni Il 22 giugno scorso suor Lucila Beber, che vive nel Rio Grande do Sul (Brasile) ha compiuto 104 anni. Gli auguri di compleanno le sono arrivati anche dal suo paese d’origine, Vignola Falesina, da dove, nel1882, sono emigrati i suoi nonni, Antonio Bebber e Gioseffa (o Giuseppa) Visintainer (nella foto in basso), con destinazione una città che allora si chiamava Nova Trento e ora ha assunto il nome di Flores de Cunha. Suor Lucina è prima cugina di Dom Osorio Bebber (al secolo Claudino, con lei nella foto a fianco), nato nel Rio Grande do Sul nel 1929. Nel 1955 Claudino è stato consacrato sacerdote nell’ordine dei Padri Cappuccini con il nome di P. Osorio, nel 1980 venne ordinato vescovo di Tubarão (Santa Catarina) fino al 1992, poi dal 1992 al 1999 di Coxim (Mato Grosso do Sul) e dal 1999 al 2003 di Joajaba (Santa Catarina), nel 2003 si è dimesso per dirigere Radio Fatima presso la Parrocchia Nostra Signora di Fatima a Vacaria (Rio Grande do Sul), dove tuttora risiede.

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GENTE GEN NT E E F FATTI ATTI

Biagio, 93 anni e l’energia del ventenne Tra i partecipanti alla «Festa provinciale dell’emigrazione» che si è svolta dal 6 al 9 luglio nel Comune Altopiano della Vigolana, c’era anche Biagio Mosca (secondo da sinistra nella foto qui sotto: al suo fianco c’è un altro «trentino- australiano», Jimmy Borsi, presidente del Circolo trentino di Myrtleford, presente alla Festa con tutta la

famiglia, la moglie e i quattro figli). Nato a Caderzone Terme il 30 agosto 1924, è emigrato in Australia a Melbourne quando aveva trentuno anni, insieme con la moglie Maria, scomparsa pochi mesi fa. All’arrivo ha fatto diversi lavori per poi occuparsi delle gestione di macellerie per una grossa ditta del settore. Non ha mai

rinunciato al contatto con il suo paese natale, dove vivono i suoi quattro fratelli, ed è tornato in Trentino ventotto volte. Ben volentieri ospitiamo su questa pagina il suo «ritratto», e quello di sua moglie Maria, fatto dalla nipote Francesca Falcone, che lo ha accompagnato in questo suo viaggio in Italia.

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li zii sono arrivati in Australia, come tanti altri migranti, dopo un lungo viaggio in nave. Sono partiti dall’Italia a causa della grave crisi in cerca di un nuovo futuro ed una nuova possibilità di vita. La loro storia è commovente, ammirevole ed un grande esempio. Lo esprimo con grande ammirazione, la stessa che ho per tutti coloro che hanno vissuto esperienze simili. Sono davvero un grande esempio di come, con fatica, sacrificio e determinazione, si possa raggiungere un obiettivo. Biagio e Maria hanno raccontato molte volte dei loro primi giorni difficili. Nonostante questo, sono partiti. Hanno lasciato le loro famiglie, gli amici e le loro radici per intraprendere un percorso del tutto nuovo. Non sapevano l’inglese, non avevano una casa, non conoscevano nulla di ciò che li aspettava. Dopo il lungo viaggio in nave sono sbarcati in una nuova terra. Al loro arrivo sono stati controllati da medici che determinavano se il loro stato di salute permettesse loro di restare in Australia. A loro andò bene. Maria il giorno dopo il loro arrivo, entrò in una sartoria. Lì si sedette ed iniziò a lavorare senza chiedere niente a nessuno. Quando il capo dell’azienda la vide, le chiese cosa stesse facendo e dicendo che non poteva dare lavoro a nessuno. Mia zia, senza esitazione, continuò a lavorare in silenzio. Alla fine della giornata, 6 - 2017

vedendo il lavoro svolto, il direttore le diede un posto di lavoro e, dopo poco tempo diventò uno dei punti di riferimento per tutti i dipendenti. Biagio invece, si è destreggiato tra molti lavori. Ha poi

fatto il macellaio per una vita, partendo alle quattro del mattino in bicicletta o di corsa per ritirare la carne e consegnarla in macelleria dove poi serviva i clienti. Nel fine settimana, per poter guadagnare qualche

Veduta di Caderzone.

(Foto di Cecilia Greggio - Pro Loco Caderzone)

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sterlina di più, faceva lavoretti di ristrutturazione nelle case. Entrambi non si fermarono a questo. Dopo poco più di un anno, grazie ai loro enormi sacrifici, riuscirono a comperare la loro prima casa. Per arrotondare, affittavano le stanze che avevano, Maria cucinava per tutti ed accudiva anche dei bambini del vicinato. Biagio e Maria ebbero due figlie, Margaret e Sandra, e la loro lunga vita è continuata tra impegni di famiglia, lavoro e sacrifici. Sacrifici che hanno portato a moltissime soddisfazioni ed a tanta felicità. Dopo 10 anni di buona condotta come lo definisce Biagio, è riuscito a tornare in Italia una prima volta e ha potuto rivedere la sua famiglia, raccontare loro dell’Australia e godersi, finalmente, una meritata vacanza. Dopo questa prima volta è tornato altre volte sia da solo che con la famiglia. Biagio non sta mai fermo ed ancora oggi lavora. Chi non lo vede non ci crede ma fa davvero di tutto: taglia l’erba con il decespugliatore, tinteggia le case senza fatica, cura l’orto e si destreggia tra mille faccende. Ha un’energia che nemmeno i veri ventenni di oggi hanno e per questo tutti lo ammirano e provano un enorme rispetto per lui e la zia che hanno dato esempio di come sia possibile con sacrificio e tenacia, rifarsi una vita ed essere felici. Hanno insegnato il rispetto e la dedizione e l’amore per la famiglia. Francesca Falcone


CIRCOLI L’INCONTRO SI È SVOLTO IL 10 LUGLIO PRESSO L’AUDITORIUM DEL «MUSEU DA IMIGRAÇÃO», INAUGURATO DA POCO

Rio dos Cedros ha ospitato la riunione dei Circoli di Santa Catarina e Paranà Il 10 luglio, i Circoli Trentini di Santa Catarina e Paraná (Brasile) hanno tenuto un incontro a Rio dos Cedros. L’accoglienza è stata fatta dalla presidente del Circolo Trentino di Rio dos Cedros, Doralice Panini. L’evento si è tenuto presso l’auditorium del «Museu da Imigração» (Museo dell’Immigrazione), situato nel centro del paese e inaugurato da poco. L’incontro è stato presieduto

da Iracema Moser Cani (coordinatrice generale dei Circoli Trentini in Brasile) e da Giuliano Berti e Simone Sehnem (coordinatori dei Circoli Trentini di Santa Catarina e Paraná). Hanno partecipato rappresentanti di quattordici circoli trentini (Rio dos Cedros, Florianópolis, Presidente Getúlio, Rodeio, Luzerna, Rio do Oeste, Curitiba, Brusque, Salete, Blumenau, Jaraguá do Sul, São Bento do Sul, Guaramirim,

Taió), e anche alcuni componenti del «Gruppo Giovani Trentini Brasiliani». La riunione è stata molto proficua. Uno dei punti all’ordine del giorno era l’«Incontro dei Circoli Trentini di Santa Catarina e Paraná», che si terrà nella città di Jaraguá do Sul, nel mese di agosto, organizzato dall’associazione Trentini nel Mondo. Sono stati anche affrontati alcuni temi rilevanti per i Circoli, e tutti i presenti

hanno avuto la parola per parlare delle attività svolte dai lori Circoli di appartenenza. Infine, sono state fornite alcune informazioni generali sulla cittadinanza italiana, sono stati consegnati dei libri di interesse ed è stato fornito il calendario delle feste organizzate dai vari Circoli, con l’invito a prendervi parte. L’evento si è concluso con un caffè offerto dal Circolo Trentino di Rio dos Cedros.

Foto di gruppo con tutti i partecipanti

Hanno partecipato all’incontro: Iracema Moser Cani (coordinatore generale dei Circoli Trentini in Brasile); Giuliano S. Berti (coordinatore dei Circoli Trentini del nord di Santa Catarina e del Paraná); Simone Sehnem (coordinatrice dei Circoli Trentini di Santa Catarina e tesoriere del Circolo Trentino di Taió); Doralice Panini e Andrey José Taffner Fraga (presidente e vice-presidente del Circolo Trentino di Rio dos Cedros); Laércio Moser e Otávio Ferrari Filho (presidente e consigliere del Circolo Trentino di Florianópolis); Rafael Rossi Schafer e Zebina Rossi Schafer (consigliere e presidente del Circolo

Trentino di Presidente Getúlio); Carla Nardelli (del Gruppo Giovanni Trentini Brasiliani); I sabel e Adimir Tomelin (tesoriere e direttore di patrimonio del Circolo Trentino di Rodeio); Jaime Turra, Silvio Cesar Turra e Francisco Iagher (coordinatori di giochi, segretario e presidente del Circolo Trentino di Luzerna); Leda Raquel Catoni Trentini e Nilson Clóvis Trentini (presidente e relazioni pubbliche del Circolo Trentino di Rio do Oeste); Fernanda Chemin, Cristina Sculco e César Paolini Junior (tesoriere, segretaria e presidente del Circolo Trentino di Curitiba); Valdete Gianesini e Francielle Gomes (presidente e segretaria del Circolo Trentino

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di Brusque); Feliciano Tamanini e Edina S. Tamanini (presidente e segretaria del Circolo Trentino di Salete); Marilucia Mattedi e Fernanda Geni Odorizzi (presidente e vice-presidente del Circolo Trentino di Blumenau); Luiz Sevignani e Evanir Bertoldi (tesoriere e presidente del Circolo Trentino di São Bento do Sul); Alírio Valentini (presidente del Circolo Trentino di Guaramirim); Paulo Ademir Floriani e Nilton Bertoldi (consigliere e vice-presidente del Circolo Trentino di Jaraguá do Sul) e Diego Poffo (di Ascurra, coordinatore del Gruppo Giovanni Trentini Brasiliani). 6 - 2017


CIRCOLI SE NE È PARLATO NELL’INCONTRO, CONVOCATO DAL PRESIDENTE DIEGO POFFO, CHE SI È SVOLTO L’8 LUGLIO A TAIÓ

Due importanti eventi in Trentino e Brasile nel programma 2018 del «Gruppo Giovani»

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l «Gruppo Giovani Trentini Brasiliani» sta lavorando per fare del 2018 un anno destinato ad essere ricordato: c’è infatti l’intenzione di organizzare due iniziative di particolare rilevanza, una in Trentino e la seconda in Brasile. Proprio di questo si è discusso l’8 luglio scorso, in occasione della terza riunione organizzata dall’inizio dell’anno, che si è svolta a Taiò: tredici i partecipanti, dei quali quattro in collegamento via internet. I lavori sono stati coordinati dal presidente del Gruppo, Diego Poffo. Per quanto riguarda l’evento da tenersi in Trentino, sono stati definiti alcuni aspetti organizzativi: ad esempio, è stato concordato che uno degli obiettivi dell’ini-

ziativa è far conoscere, attraverso un convegno e una mostra, cosa fanno i giovani trentini-brasiliani per tenere vive cultura e tradizioni dei loro antenati. C’è anche condivisione sulla proposta di organizzarla nelle prime tre settimane di luglio, cioè durante il periodo di effettuazione del progetto «Interscambio giovanili» dell’Ufficio emigrazione della Provincia di Trento. In questo modo sarebbe possibile sia coinvolgere ed interessare giovani discendenti di emigrati trentini provenienti anche da altre parti del mondo, sia partecipare alla Festa provinciale dell’emigrazione. In Brasile è stato invece deciso di promuovere un festival di musica italiana. L’idea è di

privilegiare la qualità rispetto alla quantità, per cui i Circoli dovrebbe operare una sorta di pre-selezione fra i gruppi e i cori attivi nei loro territori. Al termine della discussione, il Gruppo si è assunto l’impegno di elaborare un programma dettagliato dell’iniziativa da tenersi in Trentino, che sarà consegnato (tradotto in italiano) ai rappresentanti della Trentini nel mondo che parteciperanno all’incontro dei Circoli trentini di Santa Catarina e del Paranà, organizzato dall’Associazione, che si svolgerà in

agosto a Jaraguá do Sul. All’incontro di Taiò erano presenti Diego Poffo, Jessica Cristina Rachadel e Deise Lais Possamai (di Ascurra), Andrey Tafner, e Daniela Destefany Tafner (Rio dos Cedros), Luiz Rossi Neto e Naiana Caroline dos Santos (Presidente Getúlio), Simone Sehnem (Taiò) e Vanildo Cristofolini (Luzerna). Hanno partecipato in collegamento via internet Tiago Dambrós (da Luzerna), Graziella Vitti (Piracicaba - San Paolo), Regiane Scoz (USA) e Tairine Trainotti (da Trento, dove studia).

Un’altra «Serata italiana» di successo Ha avuto grande successo ed è proseguita fino a notte fonda la «Serata italiana» organizzata nel mese di giugno dal Circolo trentino di Tapejra (Rio Grande do Sul - Brasile»). Il programma della manifestazione, giunta alla sua quattordicesima edizione, prevede una cena a base di piatti tipici italiani ed esibizioni musicali. L’iniziativa serve al Circolo anche per raccogliere fondi destinati a sostenere un progetto di grande valore: la realizzazione di un museo dedicato all’emigrazione, nel quale saranno esposti vecchi documenti, fotografie d’epoca, capi di abbigliamento, attrezzi agricoli, per custodire e tramandare la storia e la cultura della comunità di origine italiana di Tapejara. 6 - 2017

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CIRCOLI

Sapori trentini alla «Fiera» di Myrtleford Polenta, spezzatino, crauti e salsicce per trecento persone: il menù preparato dal Circolo trentino di Myrtleford (Australia) è stato molto apprezzato dai partecipanti alla nona edizione de «La Fiera», che si è svolta dal 16 al 21 maggio. «La Fiera» è una manifestazione con la quale la comunità di origine italiana, arrivata in un primo momento attorno al 1920 e poi in maniera più consistente negli anni 50 e 60 del secolo scorso, celebra la sua cultura e le sue tradizioni, attraverso iniziative gastronomiche, culturali, artistiche e di intrattenimento. Per i membri del direttivo del Circolo e i loro collaboratori, la giornata di domenica 21 maggio

è iniziata al mattino molto presto, nello stand allestito nella piazza di Myrtlford e denominato «Tastes of Trentino» (Sapori del Trentino»), dove è stato poi servito il pranzo a base di piatti tradizionali trentini. A completare il menù (citato prima), anche caldarroste, accompagnate da vin brulè preparato con i prodotti della cantina Michelini Wines, e «strauben», un dolce diventato ormai famoso e molto richiesto durante «La Fiera». Lo sforzo dei soci del Circolo

coinvolti nell’iniziativa è stato ampiamente ripagato dagli apprezzamenti ricevuti durante il pranzo e il Circolo ringrazia tutti coloro che hanno dato una mano per garantire il successo dell’iniziativa.

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EDITORIA L’AUTORE DEL LIBRO, ROBERTO CORRADINI, È AL SUO SECONDO ROMANZO EPISTOLARE

Le vicende della famiglia Libera fra Austria, Italia e Argentina

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opo un primo romanzo «Il Sangue e l’Inchiostro» - dedicato alla vita di due fratelli trentini, uno emigrato nel 1892 in Brasile e l’altro rimasto in patria, Roberto Corradini, con la sua seconda opera «Gente Libera» (edita da Curcu & Genovese, come anche la prima), narra le vicende della famiglia Libera, a partire dal capostipite Donato nato in quel di Ala nel 1844. Anche questo scritto si lega a luoghi noti, ad avvenimenti di cronaca e a persone realmente esistite, senza tuttavia alcun intento di documentazione storica familiare, mentre invece tende a restituire – nel rispetto del vero contesto storico – il senso di impegno esistenziale e di solidarietà vissuti da tante persone in quei medesimi tempi di guerra, privazione e lontananza. L’autore, che fa parlare i protagonisti del romanzo attraverso le lettere che essi si scambiano, trae certamente ispirazione da missive autentiche. Invero, egli, senza voler imitare i modi, l’intercalare e le parole usati nella corrispondenza del tempo – che anzi il linguaggio e il periodare sono quelli di oggi - nel suo testo rispecchia i sentimenti di dolore e di gioia, di preoccupazione e di speranza allora comunemente espressi nelle lettere. Ci si affeziona subito alla storia della famiglia Libera perché ci si sente vicini alle sue vicissitudini così simili a quelle tramandateci a voce dai nostri parenti e amici. I fatti che si succedono nella vita dei Libera hanno il sapore dell’autenticità: come la chiamata alle armi del nonno Donato, del figlio Giobatta e del nipote Carlo in tre guerre diverse, ma ugualmente insensate e sventurate; come la passione e l’orgoglio per il mestiere di fabbro di Donato e del figlio, umiliati da un infortunio e

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Dalle pagine dell’opera emergono quasi in controluce gli elementi che formano il sentire e l’essere della comunità trentina

L’autore, a destra, con il giornalista Renzo Maria Grosselli, durante la presentazione del libro presso la Sala Conferenze della Cassa Rurale di Trento.

da una malattia; come l’impiego sacrificato di serva presso famiglie benestanti della zia Valeria; come la forza di una famiglia di sorelle e cognati solidali in un continuo reciproco sostegno a fronte delle avversità. È dunque, rispetto a quella dei «grandi uomini», una cronaca minima, quasi un diario se si vuole, e però scandita dagli eventi politici e sociali esterni, che riversano sulla famiglia ansie e lutti e, meno spesso, soddisfazione e sollievo. L’evacuazione di molti civili in Austria e in Boemia durante la Prima Guerra Mondiale, ad esempio, tocca anche la famiglia Libera e, mentre denuncia la diffidenza delle autorità austriache nei confronti dei sudditi trentini, pone in forse il senso di fedeltà all’Impero anche in chi irredentista non era. E ancora: se la pandemia chiamata «spagnola» con cento milioni di vittime non risparmia gli abitanti del Trentino e i Libera, l’affermarsi del regime fascista, inviso al Giobatta, spinge il medesimo a

cercar fortuna in Argentina. Solleva meraviglia l’inaugurazione nel 1925 della funivia che collega Trento al sobborgo di Sardagna (ubicato 400 metri più in alto), ma per la zia Valeria e per le altre donne del libro è motivo di maggior giubilo il diritto al voto riconosciuto alle donne nel 1946. Esse lo possono finalmente esercitare anche se solo in età avanzata! Dalle pagine dell’opera emergono quasi in controluce gli elementi che formano il sentire e l’essere della comunità trentina. E innanzitutto vi è il peso di una storia a cavallo tra l’Austria e l’Italia, di mescolanza tra due mondi culturali e di duplice attrazione economica, di modo che è maturata la coscienza di essere non migliori, ma diversi rispetto ad altre popolazioni sia del nord che del sud. «Ti dirò – scrive il Giobatta emigrato in Argentina – che in terra straniera fa sempre piacere stringer la mano a un altro trentino». Ma altri convincimenti espri-

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mono nelle loro lettere i personaggi del romanzo: che l’eredità’ più importante da lasciare ai figli è il buon nome, l’esempio, un lavoro, che la terra è un valore non solo per IL contadino, che un mestiere di cui si ha la padronanza significa indipendenza, che il risparmio è lodevole, che va rispettata la parola data e che bisogna essere riconoscenti verso chi ci ha aiutato. Oggi le condizioni di vita sono mutate, ma il valore di alcuni principi rimane (o dovrebbe rimanere) intatto. Infine «Gente Libera» è un libro controcorrente perché, in un epoca di collegamenti telematici e di consumo veloce di ogni novità, recupera il senso dell’attesa di notizie da una persona cara quando l’unico o il prevalente mezzo di comunicazione era la posta. Bisognava allora scegliere le notizie da dare e immaginare l’effetto che avrebbero avuto sul destinatario. Inoltre per iscritto si aveva il coraggio di manifestare sentimenti e affetti, che a viva voce si avrebbe avuto pudore a confessare. Nel romanzo viene altresì evidenziato il valore delle foto ritratto: esposte in casa in bella vista esse fungevano da silenziosi testimoni delle radici e dei rami di una famiglia Però la nostalgia non è la chiave di lettura del romanzo. Non c’è rimpianto del tempo che fu, ma cura delle tracce scritte e orali che i padri e le madri hanno lasciato della loro esistenza per capire noi stessi, per sapere da dove veniamo e per conservare il patrimonio di valori che ci hanno tramandato. Luciano Pontalti


DAL TRENTINO RISPETTO ALLO STESSO MESE DELL’ANNO SCORSO, GLI ARRIVI SONO AUMENTATI DEL 34% E LE PRESENZE DEL 28,4%

Turismo in Trentino, un giugno da ricordare Per gli arrivi un aumento del 34% rispetto allo stesso mese dello scorso anno e per le presenze un +28,4%: sono i dati, contenuti nella stima dell’andamento del movimento turistico in Trentino fatta da Ispat, l’Istituto provinciale di statistica, che meglio riassumono un mese di giugno da ricordare per il turismo trentino. Agli ottimi risultati del mese contribuiscono i pernottamenti negli esercizi alberghieri e nei complementari. Il settore alberghiero, nello specifico, risulta in forte crescita sia per gli arrivi (+24,9%) che per le presenze (+17%). Nel settore complementare le variazioni risultano ancora migliori: gli arrivi crescono del 59,9% e le presenze del 53,8%. Le buone condizioni atmosferiche hanno quindi probabilmente favorito l’arrivo in mas-

sa di turisti, sia italiani, che stranieri. Questi ultimi crescono fortemente in particolare nel settore complementare, principalmente nei

campeggi che rappresentano circa il 48% del comparto. L’analisi in serie storica delle presenze conferma la straordinaria performance dei risultati del mese di giugno 2017. Entrambi i comparti, alberghiero e complementare, si presentano in forte crescita e in valori assoluti totalizzano oltre un milione e trecentomila pernottamenti. Nell’alberghiero gli incrementi degli arrivi sono generalizzati e in quasi tutti gli ambiti raggiungono valori a due cifre. Anche le presenze mostrano andamenti molto positivi. L’ambito del Garda Trentino (nella foto), le cui presenze alberghiere rappresentano il 31,3% dell’intero comparto per il mese di giugno, segna una variazione del +13,1%; la valle di Fassa incrementa le pre(Uff. Stampa PAT) senze del 15,6%.

La Val Rendena riflette sulla fuga dei talenti «La fuga dei talenti. Perché i nostri giovani emigrano all’estero? Analisi di un fenomeno in crescita e dei rischi per la comunità»: questo il titolo dell’incontro che si è svolto il 15 giugno presso il rifugio Lago di Nambino, nei pressi di Madonna di Campiglio, organizzato nell’ambito delle iniziative di «Rendena StartUp», progetto di

animazione territoriale a favore dei giovani, fortemente supportato dalla Cassa Rurale di Pinzolo e, da quest’anno, anche dalla Rurale Val Rendena. L’incontro è stato introdotto dal direttore della Cassa Rurale di Pinzolo, Gianfranco Salvaterra, e moderato da Matteo Martini (dell’associazione «La Giovane Rendena») e da Marco Parolini

(orientatore professionale). Nel loro intervento Monica Ronchini, Andrea Pedrotti e Chiara Maistri di «Altrove Reporter», hanno presentato alcuni dati sulla mobilità giovanile dal Trentino e un video con alcuni stralci di un’intervista a Mattia Guella, giovane informatico trentino che attualmente vive e lavora ad Amsterdam, in Olanda.

Molto interesse a suscitato la testimonianza di Giulia Trevisan (foto in alto a destra), iin teleconferenza da Londra da Londra, dove lavora presso il Lloyds Banking Group, che ha dialogato con Matteo Martini e ha risposto ad alcune domande fatte dai presenti. Agli interventi dei relatori è seguito un dibattito con i numerosi partecipanti.

Foto: Marco Gober

Mountain bike «mondiale» di scena in Val di Sole Dal 25 al 27 agosto la Val di Sole ospiterà le finali di Coppa del Mondo «UCI MTB» (mountain bike). Sarà un lungo weekend di competizioni tra Downhill, Cross Country e Four Cross, con i migliori specialisti che si sfideranno sui tracciati appositamente allestiti. Sono ormai venti anni che la Val di Sole ospita importanti eventi nazionali e internazionali legati alla mountain bike. Nel 2005 arriva il primo risultato di grande rilievo, con l’assegnazione dei Campionati Europei Assoluti di discesa. La Coppa del Mondo ha fatto tappa qui in cinque occasioni, dal 2008 al 2015, per poi raddoppiare ne 2016 con il doppio appuntamento dei Mondiali Elite e Master del 2016.

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DAL MONDO ORIGINARIA DI MOLINA DI LEDRO, HA OTTANT’ANNI ED È IN AFRICA DA QUARANTACINQUE E GESTISCE UN DISPENSARIO

L’infermiera Maria Assunta Zecchini una «madre Teresa» trentina in Togo

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ra le decine di migliaia di emigrati trentini, un posto tutto speciale va riservato a quei 250 religiosi, suore e laici (una decina) che operano in terra di missione. Se i religiosi hanno alle spalle una congregazione, i laici devono fare da sé. Affidarsi alla «Provvidenza», agli amici lasciati in Trentino o a qualche donazione mirata a micro progetti di cooperazione internazionale. Fra questi laici merita una vetrina e un posto tutto speciale, per le ragioni che racconteremo, un’infermiera di ottant’anni, della Val di Ledro, la quale da 45 anni vive in Togo (indicato in rosso nella cartina dell’Africa sulla pagina a fianco) dove ha sposato un medico pediatra (il dott. Assimady) del quale è rimasta vedova cinque anni fa. Poteva tornare nella sua natia Val di Ledro, ma la sua presenza è tanto indispensabile quanto «blindata» da centinaia di richieste ogni giorno.

liadora», non se lo fosse caricato sulle spalle e con la caparbietà delle donne trentine non si fosse imposta di tenerlo aperto. Ad ogni costo, perché i bisogni sono infiniti come le gocce della risacca. L’oceano è a due passi, ogni goccia è un caso umano e ogni caso umano meriterebbe la prima pagina e con essa l’attenzione di chi nell’opulenza pontifica che gli africani vanno aiutati a casa loro. Da altri, naturalmente. CAPELLI BIANCHI E VISO SORRIDENTE

UNA DONNA DAVVERO SPECIALE

A vederla nel piccolo dispensario medico nel centro di Lomé, nel caldo torrido dell’estate africana, si direbbe che non sente né la fatica, né la stanchezza, e nemmeno l’età. Invece sente tutto come tutte le persone normali, anche se lei è davvero una donna speciale. Questa Madre Teresa di Calcutta trentina in Africa si chiama Maria Assunta Zecchini, e tutti i giorni accoglie decine di malati nel piccolo dispensario vicino

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Il piccolo dispensario medico nel centro di Lomé intitolato a «Maria Auxiliadora», sorge vicino all’istituto dei Salesiani: tutti i giorni accoglie decine di malati e sarebbe stato probabilmente chiuso se con la caparbietà delle donne trentine non si fosse imposta di tenerlo aperto all’istituto dei Salesiani. È intitolato a «Maria Auxiliadora» perché fu avviato dai Salesiani spagnoli. Adesso la gestione

è passata ai Salesiani togolesi. Il dispensario sarebbe stato probabilmente chiuso se Maria Assunta Zecchini, Maria «Auxi-

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Maria Assunta Zecchini si rimbocca le maniche ogni giorno, dalle 5 del mattino a pomeriggio inoltrato. «Perché se non apri il dispensario alle 5 e mezza, chi deve andare al lavoro non può venire qui per le analisi, i prelievi, le visite. Molti abbandonerebbero le cure». Ti guarda diritto negli occhi con quegli occhi cerulei, dentro un volto sorridente contornato da una ciocca di capelli bianchi. Maria è originaria di Molina di Ledro, paese che ha lasciato in gioventù per frequentare gli studi e diplomarsi infermiera all’ospedale «Niguarda» di Milano. Ha lavorato alcuni anni all’ospedale di Riva del Garda ma le fu fatale un incontro con il gesuita Livio Passalacqua. «Mi ero rivolta a lui per un consiglio. Mi sarebbe piaciuto partire per dare una mano in Africa. Ero titubante. La mia famiglia poi non era per nulla soddisfatta. Padre Livio mi disse semplicemente: segui la tua strada e vai».


DAL MONDO

Era il 1968, un secolo fa. Doveva essere un’esperienza di qualche mese, forse qualche anno. In Africa, Maria ha trovato l’uomo della sua vita, il medico pediatra togolese Jean Assimady, un’autorità in campo sanitario. L’ha sposato. Li ha separati la morte nel 2011 e lei ha deciso di proseguire, anche in sua memoria. Non hanno avuto figli. A ogni buon conto Maria aveva già adottato, dandole il cognome, una bambina orfana di qui. La mamma della piccola morì di parto. Adesso Francesca è una donna, si è sposata con un infermiere italiano, ha quattro bambine e vive in provincia di Verona. La vita è un’andata e un ritorno. Maria è rimasta a Lomé. A fare l’«Auxiliadora» e ad allevare altre decine di bambini, più che se fossero stati suoi. «Sono venuta a Afagnàn nel 1968 con la Mirina Pasqualini. Ero stata in Nigeria, durante la guerra del Biafra, con la sorella del P. Sironi che era alle Laste. E poi dopo quattro anni passati do è morto in Val di Ledro, quando mio papà ho deciso di tornare vata in Africa. E sono arrivata qui». Che cos’è il «mal d’Africa»? «Non so se c’è un mal d’Africa, ma se esiste quello ce l’ho io. È qualcosa che ti at-tira, è la gente, non lo so. È qualcosa di diverso da tutto». Che cosa chiede al Trentino, gine? alla comunità di origine? o più gran«Già fa molto, l’aiuto al di Ledro de io l’ho dalla mia Val one di Riva e poi c’è un’associazione ondo», che del Garda, «Solidarmondo», si occupa bene di noi. Sono loro ordinare la che provvedono a coordinare rete di aiuti, mandano ogni anno un container alle suore della Provvidenza a Kouvé, con materiale anche per noi: cibo e altro. Poi ci sono molti amici, dalla Mirina a sua sorella Annamaria, all’ing. Zontini a Barbara, che

sono sempre pronti a venire in aiuto». Come si svolge una giornatatipo qui al dispensario? «Cominciamo alle cinque e mezza perché ci sono malati che hanno il diabete o l’ipertensione ma hanno anche un lavoro. Se arrivi tardi perdono il lavoro e loro non vengono più. Allora, per loro veniamo presto, facciamo i prelievi, le visite prima dell’alba. È un po’ dura, sia per loro come per noi, ma loro ci chiedono questo. Abbiamo provato a spostare le ore ma non era possibile. Poi ci occupiamo degli altri finché c’è qualcuno da visitare, da aiutare. Il lunedì c’è il neurologo; il martedì e mercoledì c’è la diabetologa. Abbiamo anche un kinesi-terapeuta che viene a fare i massaggi perché ci sono molti pazienti colpiti da ictus ed emiparesi». Nel dispensario di Maria Assunta Zecchini, «africana» della Val di Ledro, passano uomini e donne, mamme e bambini. I soldi non bastano mai. Quando qualche anno fa ll’arcivescovo arcivescovo Luigi

volontari in questo dispensario dell’Auxiliadora. Da quando è in pensione, Il dott. Augustin Kokodoko, che ha studiato all’Università cattolica, a Roma, opera qui un paio di giorni la settimana. NEL DISPENSARIO SI CURA DI TUTTO

Bressan le diede 500 euro perché comprasse un climatizzatore (qui la temperatura supera spesso i 35 gradi, l’umidità fa il resto), la Maria di Molina spese quel denaro per comprare medicine. «Ma non fatelo sapere a mons. Bressan, sennò magari si arrabbia». Come Maria, «africana trentina», anche i pochi medici sono

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«Abbiamo il problema della malaria, forme infettive, parassiti. Io sono neurologo e vedo anche patologie legate alla mia specialità. Abbiamo parecchi casi di neuropatie, emiparesi correlate all’AIDS, in francese). Abbiamo un po’ di tutto. Poi vediamo problemi di ginecologia. Stamattina, per esempio, è arrivata una giovane donna con un tumore al seno. Un seno smisurato. Non si riesce a operarla perché, maledettamente, le chiedono soldi che lei e la sua famiglia non possono avere» Solo per l’intervento dovrebbe pagare millecinquecento euro. Un’enormità, qui, dove il salario mensile non supera i 50-60 euro. Hélène ha trent’anni e quattro figli. L’ultimo, uno scricciolo di poco più di un mese, è tenuto in braccio dalla nonna che ha accompagnato la figlia al dispensario per prendere il latte perché Hélène, malata di cancro, non può allattare. Ti guarda con due occhi di una tristezza infinita. Maria Assunta la accarezza. Ha gli occhi velati di lacrime. Dall’Italia qualcuno ha mandato il denaro per l’operazione. In un ospedale nel nord del Benin, dove operano i medici missionari del «Fatebenefratelli» di Milano, Hélène è stata operata all’inizio di giugno. Le è stata levata la mammella malata di cancro. Pesava sette chili e mezzo. Nel mese di ottobre le sarà tolto anche l’altro seno. Un caso fra migliaia. Ma da qualche parte qualcuno deve pur cominciare. Alberto Folgheraiter Foto: Gianni Zotta 6 - 2017


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È stato l’Arcivescovo di Trento, mons. Lauro Tisi, a celebrare la messa alla «Festa provinciale dell’emigrazione».

(Foto Matteo Bazzocco)


La sfilata dellail logo «Festa provinciale dell’emigrazione» ha fatto tappa davanti nel allamondo, casa natale di Santa Paolina, (articolo a VigoloaVattaro. È stato scelto che contraddistinguerà il 60° anniversario della Trentini che ricorre quest’anno pagina 3)


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