312 – 2015
Poste Italiane spa – Sped.in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n°46) art. 1,comma 1, LO/MI –ISSN 1828-0560
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LUCE
Rivista fondata da AIDI nel 1962 Magazine founded in 1962 by AIDI Direttore responsabile Editor-In-Chief
Silvano Oldani silvano.oldani@rivistaluce.it
Vicedirettore
Mauro Bozzola
Giugno 312 Anno / Year 53 – 2015
Deputy Editor
PROGETTO GRAFICO
studio ascionemagro
Graphic Design
photoeditor
Luce Della Foglia
Collaboratori
Matilde Alessandra (New York), Laura Bellia, Mario Bonomo, Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli, Carlo D’Alesio, Arturo dell’Acqua Bellavitis, Eleonora Fiorani, Pietro Mezzi, Fulvio Musante, Alberto Pasetti, Maurizio Rossi, Francesca Tagliabue
Contributors
Segreteria
312 – 2015 anno / year 53 trimestrale / quarterly €14
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Anna D’Auria, Sara Matano
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Via Monte Rosa 96, 20149 Milano T +39 02 87389237 F +39 02 87390187 redazione@rivistaluce.it
Presidente / Chairman
Consiglio / Board
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Chiara Aghemo, Roberto Barbieri, Aldo Bigatti, Claudio Bini, Raffaele Bonardi, Paolo Di Lecce, Lorenzo Fellin, Marco Frascarolo, Riccardo Gargioni, Fulvio Giorgi, Giuseppe Grassi, Adolfo Guzzini, Maria Letizia Mariani, Luca Moscatello, Marco Pollice, Lorella Primavera, Giovanni Roncan, Gianpaolo Roscio, Margherita Süss, Alessia Usuelli.
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COVER PHOTO Tempio di Marte Ultore del Foro di Augusto Fori Imperiali, Roma Foto di Vittorio Storaro
CREDITS Contributi / Contributors Matilde Alessandra, Carla Balocco, Laura Batistini, Laura Bellia, Andrea Calatroni, Alberto Pasetti, Andrew Peterson, Franco Rusnati, Francesca Storaro, Vittorio Storaro, Francesca Tagliabue, Silvia Tarquini FOTOGRAFI / Photographers Giampietro Agostini, Rudy Amisano Lee Allen, Marco Brescia, Alessandra Chemollo, Antony Crolla, Guido De Bortoli, Charlie Dumais, Sabrina Gazzola, Kirk Gittings, Ken Howard, Tim Hursley, Ros Kavanagh, Thomas Mayer, Francesca Merlini, Mike Morgan, Pino Musi, James Newton, Paul Nulty Design Studio, Robert Persson, Alberto Sinigaglia, Vittorio Storaro, Jonathan Tichler, Seth Tillett, Philip Vile, Bill Zbaren, Ruggero Zigliotto
TRADUTTORI / Translators Stephanie Carminati, Monica Moro, Erica Napoli, Alessia Pedace Grazie A / Thanks to Mario Botta, Metropolitan Opera - New York, Teatro alla Scala - Milano
312 sommario / summary SPECIALE: EUROLUCE / SPECIAL: EUROLUCE 26
Euroluce 2015 “Cosa c’è di nuovo?”
SPECIALE: CONCORSO AIDI / SPECIAL: AIDI CONTEST 70
“Riprendi-ti la città, riprendi la luce” Silvano Oldani
Euroluce 2015 “What’s new?”
Alberto Pasetti
LIGHTING DESIGNERS WORLD
LIBRI / BOOKS 32
“Light”: un libro su architettura e luce
Andrew Peterson
74
“Light”: a book about architecture and light
Maurice Brill. Trasformare la percezione dello spazio Transforming the experience of space
Laura Bellia
79
Dean Skira. Integrazione con l’ispirazione Integration with inspiration
TEATRO, CINEMA E LUCE / THEATRE, CINEMA AND LIGHT 34
Luce necessaria, luce visionaria
84
Linnaea Tillett. E se manca la luce, noi l’aggiungiamo And If Light Is Missing, We Add It
Necessary light, visionary light
Silvia Tarquini
L’ITALIA DEL MONDO / ITALY OF THE WORLD
TEATRO URBANO / URBAN THEATRE 88
“Halflife” di Speirs + Major Francesca Tagliabue
40
La “nuova” Ultima Cena di Leonardo The “new” Leonardo’s Last Supper
CASE HISTORY
Francesca Tagliabue
44
Vittorio e Francesca Storaro illuminano i Fori Imperiali
92
Vittorio and Francesca Storaro light up the Imperial Fora
Ideazione luministica del complesso monumentale di San Bernardino
Silvano Oldani
Lighting design of San Bernardino Church
Francesca Storaro
46
Viaggio luministico e illuminato nella storia di Roma tra terra e cielo / A luministic and enlightened journey
RETAIL
through the history of Rome between earth and heaven
Vittorio Storaro e Francesca Storaro
98
Universo Retail: Londra, Genova, Milano Retail universe: London, Genoa, Milan
CORRESPONDENCE FROM NEW YORK 52
Francesca Tagliabue
La grande luce nell’opera lirica / Great Light At The Opera
INNOVAZIONE E RICERCA / INNOVATION AND RESEARCH
Matilde Alessandra
LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY
104
Lampade tubolari a Led: rischi e responsabilità Tubular Led lamps: risks and responsibilities
Franco Rusnati
60
Margherita Süss La luce essenziale e poetica per raccontare lo spazio urbano The essential and poetical light to narrate the urban space Silvano Oldani
108
Luce, immaginazione, percezione e storia per la Sala Luca Giordano / Light, imagination, perception and history for the Luca Giordano Hall
Traverso-Vighy Progettare è comunicare la qualità dello spazio
Carla Balocco, Laura Batistini
Design is to communicate an environment’s quality
Andrea Calatroni
SOMMARIO
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LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale
100.000 corpi illuminanti ITALO di AEC, illuminano Milano La città è adesso efficiente, sicura ed eco-sostenibile
Quest’anno Milano ospita Expo 2015, l’Esposizione Universale inaugurata lo scorso primo maggio. In occasione dell’evento, la seconda più grande città d’Italia, si è reiventata ed è ormai pronta per apparire sotto una nuova luce più efficiente, sicura ed eco-sostenibile. Milano è stata la prima grande città metropolitana in Europa a prendere la decisione di rinnovare completamente la propria illuminazione stradale scegliendo la tecnologia Led. AEC Illuminazione, azienda che si è aggiudicata la gara indetta da A2A Spa, ha infatti installato ben 100.000 corpi illuminanti della serie ITALO. Ciò che ha spinto l’Amministrazione comunale, sono state certamente le previsioni di significativi risparmi nei costi sia energetici sia di manutenzio16
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ne, l’innovativo design e l’alta qualità delle performance illuminotecniche dell’apparecchio ITALO che oggi illumina le strade della grande metropoli. Il progetto “Milano a Led” ha infatti permesso di ridurre del 51,8% i consumi energetici e del 31% le spese. Tutto questo si è tradotto in un significativo risparmio economico di 10 milioni di Euro nel 2015. Milano ha portato a termine un vero e proprio restyling della città rendendo tutto in perfetta linea con le più moderne Smart City mondiali. Scegliendo la tecnologia Led, la città ha compiuto anche e soprattutto una scelta ecologica. AEC è da sempre molto attenta a questo tema di estrema sensibilità e chiunque può percepire la loro passione e il costante impegno nel creare prodotti efficienti a livello di funzionali-
tà e di sostenibilità ambientale. Scegliere la tecnologia del XXI secolo ha così permesso a Milano di ottenere molteplici vantaggi e maggiori benefici per l’ambiente, tra cui 23.650 tonnellate di CO2 in meno ogni anno emesse in atmosfera; meno di 60.000 lampade sostituite ogni anno (il quale permettono di risparmiare oltre 9 tonnellate di rifiuti RAEE all’anno) e soprattutto si è azzerata la presenza di mercurio e altri materiali inquinanti presenti nelle precedenti lampade. I nuovi corpi illuminanti ITALO emanano una luce confortevole e omogenea, creando ottimali condizioni visive per gli abitanti. L’utilizzo della nuova tecnologia si è quindi tradotta in un incremento di affidabilità, sicurezza ed efficienza. ITALO è la chiave vincente che ha convinto sia in termine di
performance illuminotecniche che di qualità. I nuovi corpi illuminanti hanno dunque cambiato definitivamente il panorama urbano di Milano, tutto ciò nel pieno rispetto delle leggi contro l’inquinamento luminoso, grazie alla concentrazione della luminosità dei Led verso i marciapiedi e le strade, l’assenza di emissioni luminose verso l’alto. Quella di Milano si è quindi confermata una scelta innovativa che ha reso il capoluogo una città moderna, efficiente e attenta al tema dell’ambiente. “Siamo più che orgogliosi di aver contribuito all’efficientamento energetico e ambientale di un’altra grande metropoli che ha portato a termine un progetto straordinario, e ci prepariamo adesso per un’altra grande città, quella di Torino” spiega Alessandro Cini, CEO
di AEC, che si è recentemente aggiudicata un altro importante progetto di riqualificazione: illuminerà, infatti, il capoluogo piemontese con ben oltre 45.000 corpi illuminanti, sempre della serie ITALO. “Ancora una volta, i vantaggi della tecnologia Led confermeranno di rappresentare la scelta migliore che una città possa compiere per quanto riguarda la pubblica illuminazione”, conclude Cini.
100.000 of ITALO luminaires by AEC are lighting up Milan The city is now efficient, safe and eco-sustainable This year Milan is hosting the great event Expo 2015, the Universal Exposition inaugurated on May 1st. The second largest city in Italy has reinvented itself in occasion of this event and it now appears in a more efficient, eco-sustainable and safer light. Milan has been the first large city in Europe to make the decision in favour of a large-scale upgrading of their road lighting to Led. AEC Illuminazione won the tender from the regional energy supplier (A2A S.p.A.) and has installed 100.000 ITALO lanterns. Significant savings in terms of energy and maintenance costs were a tantalising lure for the city councillors, as was state-ofthe-art luminaire design and distinctly improved quality of light for the streets and lanes of the urban metropolis. The “Milan Led” project has allowed a
51,8% reduction of energy costs and a 31% general cost cutting. Milan’s city hall stands to save 10 million euros on energy in the first year alone. Milan has implemented a true city restyling. Now everything is in perfect line with the most modern Smart City. When a city chooses Led luminaires, it makes an ecological choice. AEC has always been attentive to this particular issue and everybody can perceive AEC’s ambition to create a perfect balance between efficiency, functionality and eco-sustainability. Choosing Leds has allowed Milan to obtain many advantages in terms of eco-sustainability. Milan will release 23.650 less tons of CO2 and some 60.000 less bulbs every year – this means that 9 tons of RAEE refuse will be saved per year. In addition, all the mercury and other polluting materials used in the previous lamps have been removed. The new ITALO luminaires emit comfort and homogenous light for ideal visual conditions. The use of the new Led technology
has led to an increase in reliability, safety and efficiency. ITALO has been the most convincing, successful solution in terms of lighting performance and quality. The new luminaires have completely changed the urban landscape of Milan in full compliance with reference standards on light pollution. In fact, the Leds concentrate the light emission towards streets and pavements without any upward emission. Thanks to this innovative solution, Milan has been turned into a modern, efficient and environmentally friendly city. “We are proud to have contributed to make another large city more energy efficient. Milan is now ready with new lighting, but we’re already working for another important city, Turin” says Alessandro Cini, AEC CEO, who have also gained a large order of 45.000 luminaires for the city of Turin that is undergoing a complete refurbishment of its luminaires with ITALO. “Once again, the Leds advantages confirm that they are simply the right choice in order to get better public lighting”, concludes Alessandro Cini.
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LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale
EKLEIPSIS Una presenza scultorea modellata dalla sua stessa luce ideale per qualsiasi tipo di ambiente outdoor
Ekleipsis di Cariboni è una nuova linea di prodotti per l’illuminazione che impiega esclusivamente sorgenti Led ad alta efficienza e lunga durata. La linea comprende la variante per installazione a plafone e parete, la variante per incasso trimless a soffitto e la versione bollard e pole. Disponibile in tre misure: small Ø240 mm, medium Ø340 mm e large Ø480 mm, la linea Ekleipsis ha un indice di resa cromatica Ra≥80, nelle temperature colore 3000 K e 4000 K. Tutte le varianti includono il driver di alimentazione e prevedono il collegamento in entra/esci. Le taglie medium e large permettono la regolazione del flusso luminoso attraverso protocollo DALI. Colori disponibili: bianco, grigio e sablé noir per le versioni parete e soffitto, grigio e sablé noir per le 18
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varianti bollard e pole. I prodotti della linea Ekleipsis, come tutti i prodotti di Cariboni, sono stati progettati per un’installazione in esterno, realizzati in lega di alluminio pressofuso hanno un grado di protezione IP 66 e un’elevata resistenza agli agenti chimici e atmosferici. Ekleipsis è ideale per qualsiasi tipo di ambiente outdoor caratterizzato da una forte attenzione al progetto integrale, in cui la componente illuminotecnica è vista come importante elemento architettonico. Il sistema ottico a luce riflessa, realizzato sfruttando i componenti strutturali dell’apparecchio, genera un’ottica simmetrica diffondente che offre un elevato grado di comfort visivo e annulla il rischio fotobiologico, generando un effetto luce particolarmente
elegante. La purezza formale delle sue geometrie e l’attenzione per i dettagli, rendono il prodotto ideale anche per installazioni indoor, in particolare negli ambienti umidi del settore wellness. Ekleipsis è stata modellata dalla sua stessa luce, ha spiegato Miriam Emiliano, designer della divisione Ricerca & Sviluppo Cariboni. “Dopo aver ricevuto il brief di progettare un sistema a Led originale e in grado di garantire un elevato comfort visivo, il pensiero si è immediatamente rivolto alla Taccia dei fratelli Castiglioni e alle immagini del beauty dish che si utilizza in fotografia. Il cerchio, una geometria pura, è più flessibile a differenti contesti applicativi, particolarmente apprezzata nell’outdoor, dove non c’è sempre spazio per l’esplorazione formale arrogante. Con il team di R&S
di Cariboni, scegliendo la sorgente Led MedPower, li abbiamo posizionati sul fuoco della sezione parabolica di un riflettore bianco e abbiamo inserito il gruppo di alimentazione all’interno dell’anello ottico. Abbiamo creato un piano di supporto del gruppo ottico, anch’esso circolare, e modellato la piastra di fissaggio a parete, in modo che le fasi di installazione e manutenzione potessero avvenire in maniera semplice e veloce. E studiato un sistema di chiusura privo di viti o elementi di giunzione meccanica a vista, non solo per preservare l’essenzialità delle forme, ma anche per ostacolare atti di vandalismo”. Ed ecco il primo prototipo. Ekleipsis era nata: un anello di luce, inglobato in un disco di alluminio, aveva eroso, modellato, scolpito il suo spazio nel me-
tallo per uscirne fuori “morbidamente”. La luce morbida e la semplicità delle sue geometrie si adattano bene a spazi connotati da eleganza e purezza. Saranno le scelte dell’architetto a definire come il prodotto si pone nello spazio: se come decisa presenza scultorea o discreto elemento di luce.
EKLEIPSIS A sculptural presence shaped by its own light ideal for each type of outdoor environment Ekleipsis by Cariboni is a new line of product for lighting which only employs highly efficient and long lifespan LED light sources. The line includes surface and wall mounted versions, trimless recessed, bollard and pole ones.
Available in three sizes: small Ø240 mm, medium Ø340 mm and large Ø480 mm, the Ekleipsis line features a color rendering index CRI≥80, with correlated color temperatures equal to 3000 K and 4000 K. All versions include the supply driver and the connection in/out. Medium and large sizes allow the control of the luminous flux through the DALI protocol. Available colors: white, grey and black sandblasted for surface and wall mounted versions, grey and black sandblasted for bollard and pole ones. The products of the Ekleipsis line, as all Cariboni’s products, were designed for an outdoor installation, made of die-cast aluminum alloy they feature an IP 66 protection degree and a high resistance to chemical and atmospheric agents. Ekleipsis is ideal for each type of outdoor environment characterized by a strong attention toward the whole design, in which the lighting part is seen as an important architectural element. The reflected light optical system, made
by using the structural components of the device, determines a diffusing symmetrical optic which offers a high visual comfort and avoids photobiological hazards, generating a particularly elegant light effect. The formal purity of its geometry and the attention towards details, make the product ideal also for indoor installations, especially in the wellness sector’s damp environments. Ekleipsis was shaped by its own light, explained Miriam Emiliano, designer of the Cariboni’s Research & Development sector. “After receiving the brief to design an original LED system also capable of guaranteeing a high visual comfort, the attention was immediately directed to Taccia by the Castiglioni brothers and to the beauty dish’s pictures used in photography. The circle, a pure geometry, is adaptable to different applications, particularly appreciated in outdoor applications, where the arrogant formal exploration is not always possible. With the Cariboni R&D team, after selecting LED MedPower light sources,
we placed them inside the focus of the parabolic section of a white reflector and we included the power supply inside the optical ring. We created an holder plane for the optical group, also circular, and shaped the wall-mounting plates, so that installation and maintenance phases may be carried out in an easy and fast way. We studied a sealing system without screws or exposed mechanical joints, not only to preserve the essential shape, but also to prevent acts of vandalism”. Here it was the first prototype. Ekleipsis was born: a ring of light, merged in an aluminum disk, eroded, shaped, carved its space in the metal to come out “softly”. The soft light and the simplicity of its geometry can easily adapt to spaces characterized by elegance and purity. The architect’s choices will define how the product is placed in the environment: if as a decisive sculptural presence or subtle lighting element. www.caribonigroup.com
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LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale
L’acqua corrente a Santa Maria di Leuca, frazione di Castrignano del Capo e punto più meridionale della Puglia, arriva nel 1939. Per immortalare questa impresa, viene realizzata la Cascata monumentale su progetto di Cesare Brunetti, che dal promontorio japigeo riversa le proprie acque direttamente in mare. La Cascata monumentale, insieme alla scalinata che la costeggia, rappresenta il punto d’arrivo dell’Acquedotto Pugliese e unisce la marina di Santa Maria di Leuca con la Basilica di Santa Maria de Finibus Terrae, coprendo un dislivello di 40 metri e una lunghezza di 250 metri. 20
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Enel Sole illumina di nuova luce la Cascata monumentale di Santa Maria di Leuca
Dopo quasi un secolo Leuca si veste di nuova luce grazie al progetto dell’Acquedotto Pugliese realizzato da Enel Sole. Con la nuova illuminazione artistica la cascata monumentale da “Finibus Terrae” diventa il faro del Salento. Così come l’energia dell’acqua si lega alla conformazione morfologica della cascata, la luce, creando nuove atmosfere, segna una linea di congiunzione tra la terra ferma e il mare. L’intervento curato da Enel Sole ha interessato l’intero contesto in cui si inserisce la Cascata, individuando i seguenti ambiti: piazze superiori limitrofe alla Basilica e panoramiche,
alveo destro e sinistro, scalinata destra e sinistra, piazza inferiore, cascata a velo e vasca inferiore. Su richiesta dell’Acquedotto Pugliese Enel Sole ha effettuato la progettazione di dettaglio e realizzato un’illuminazione scenografica, versatile e dinamica, con apparecchi a Led che cambiano colore grazie al sistema di programmazione all’avanguardia, il DMX, che consente di variare le scene di luce, alternando effetti luminosi a cambi di tonalità e regolazione di flusso. Sono stati installati 294 apparecchi Led RGB, tra incassi lineari e circolari, proiettori con Gobos e spot, alcuni dei quali ad immersione. Gli apparecchi
sono stati scelti con cura a seguito di un’attenta analisi di ogni specifico ambito di destinazione e sono alimentati a bassissima tensione (tensione SELV di sicurezza) attraverso 27 alimentatori, gestiti da 58 controller, per una potenza totale installata di soli 5 kW. La realizzazione dell’impianto è stata effettuata scegliendo apparecchi dal design curato e dal minimo impatto visivo, con il presupposto preciso della piena rispondenza, uniformità ed integrazione con il contesto storico paesaggistico, e l’obbiettivo finale di migliorare la fruibilità notturna del luogo; il quale grazie alla nuova illuminazione viene restituito ai suoi visitatori.
“C’è ancòra una terra che si perde nel mare, scivolandovi dentro senza troppi clamori, tra ondeggiare di biade e fumi alti e lenti, tra silenzi assordanti e dolcissime nenie, tra il tramonto che muore dove il mare comincia e il ricordo nostalgico del tempo più lento, che tardava anni luce a passare in un colpo, ed adesso, in un attimo, divora gli anni e la luce!” “Finibus Terrae - al paese natale, incarnato nel Capo di Lèuca” di Capuàno (Anònimo)
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21
Enel sole provides a new light for the monumental waterfall in Santa Maria di Leuca Running water arrives in Santa Maria di Leuca, a suburb of Castrignano del Capo and Puglia’s southernmost point, in 1939. To immortalize such accomplishment, the Monumental waterfall was realized basing on the design of Cesare Brunetti, it directly pours its water from the promontory into the sea. The monumental waterfall, together with the staircase that runs along it, represents the finish line of Puglia’s Water system and connects the seashore of Santa Maria di Leuca with the Basilica di Santa Maria de Finibus Terrae, covering a difference in height equal to 40 meters and a lenght of 250 meters.
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LUCE 312
After almost a century Leuca is provided with a new light thanks to the design of the Puglia’s Water system realized by Enel Sole. With the new artistic lighting the monumental waterfall changes from “Finibus Terrae” to Salento’s lighthouse. As the water’s energy is linked to the morphological shape of the waterfall, light, by creating new atmospheres, represents a connecting line between the mainland and the sea. The project carried out by Enel Sole focused on the entire context in which the Waterfall is placed, identifying the following areas: upper squares neighboring the Basilica and panoramic, right and left bed, left and right staircase, lower square, veil waterfall and lower tank. Upon request of the Puglia’s Water system Enel Sole carried out the detailed design
and realized a stage lighting, versatile and dynamic, with Led luminaires that change color thanks to an up to date control system, the DMX, which allows to switch light scenes, alternating light effects to changes in color tone and flux control. 294 RGB Led luminaires were installed, linear and circular recessed, projectors with Gobos and spotlights, alcuni dei quali ad immersione. The luminaires were carefully selected after a detailed analysis of each specific area of intervention and they feature a really low voltage power supply (SELV safety tension) through 27 power supplies, managed by 58 controllers, for a total installed power of only 5 kW. The realization of the system was carried out by selecting carefully designed luminaires and with a minimum visual impact, with the precise requirement of the full
correspondence, uniformity and integration with the historical landscape context, and the final goal of improving the nighttime use of the place; which thanks to the new lighting is given back to visitors.
“There is still a land that gets lost in the sea, sliding into it without much clamor, between fodders’ sway and high and slow smokes, between deafening silence and very sweet tunes, between the sunset that dies where the sea begins and the nostalgic memory of the slower time, which took light years to go away at once, and now, in an instant, devours years and light!” “Finibus Terrae - to the home town, placed in the Capo di Lèuca” by Capuàno (Anonymous)
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LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale
Un importante progetto di efficientamento ha coinvolto il borgo medievale di Cison di Valmarino, in provincia di Treviso. L’intervento illuminotecnico, progettato e realizzato da Gianni Botter Impianti srl, in collaborazione con Philips, ha valorizzato il territorio, generando notevoli risparmi energetici ed economici. Infatti, la riqualificazione della totalità dei punti luce con la messa a norma dell’impianto precedente, sostituito al 100%, con 860 corpi illuminanti - prodotti stradali Selenium LED, Citysoul LED e Lanterne Retrofit - ha permesso non solo di valorizzare il Comune con una “nuova luce”, ma ha garantito un risparmio energetico dell’80% e un taglio dei costi pari al 10%. Per raggiungere quest’obiettivo è stata scelta come partner Philips con 24
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Sotto una “nuova luce” Cison di Valmarino, borgo tra i più belli d’italia
un impegno legato alla progettazione, ai servizi offerti e alle soluzioni fornite: l’adozione di un sistema outdoor telecontrollato, grazie all’innovativa piattaforma CityTouch, ha aperto la strada a una gestione online intelligente, dinamica e flessibile dell’illuminazione. IL sistema di Philips ha contribuito a ridefinire l’unicità paesaggistica di questo Comune, eletto come uno tra i borghi più belli d’Italia, e ad aumentare la sicurezza garantendo una migliore qualità della vita cittadina. Grazie a questa piattaforma, infatti, i punti luce del borgo, totalmente Led, possono essere programmati e gestiti nella modalità accesi o spenti; e nel livello di potenza e luminosità, a seconda delle reali necessità. In questo modo è possibile modificare
l’illuminazione in qualsiasi momento, adeguandola alle specifiche esigenze della cittadinanza e nel rispetto della ecosostenibilità ambientale. “La soluzione Philips CityTouch, adottata dal Comune di Cison di Valmarino - ha commentato il Sindaco Cristina Pin - rappresenta un esempio virtuoso di come sia possibile fare qualcosa di concreto per il bene delle persone e dell’ambiente. La nuova illuminazione bianca ha inoltre valorizzato il borgo medievale e il paesaggio creando un’atmosfera magica”. “Come azienda ESCO, ha affermato Alberto Botter, realizziamo progetti di ristrutturazione energetica finalizzati a ridurre al minimo le inefficienze e gli usi impropri dell’energia. Philips CityTouch ci ha permesso di realizzare un avanzato intervento d’illuminazio-
ne in grado di superare la ‘tradizionale’ gestione dei punti luce grazie alla verifica puntuale dei consumi, la segnalazione di anomalie e la modulazione personalizzabile della luce”. L’adozione di un sistema informatizzato e telecontrollato, punto a punto, a radiofrequenza, garantisce alla pubblica amministrazione la massima trasparenza dei dati per il servizio offerto e contrattualizzato, e ai cittadini maggiore sicurezza stradale grazie alla luce bianca degli impianti Led e alla scelta di differenti soluzioni in base alla tipologia del tracciato stradale. “Siamo orgogliosi di aver portato l’esperienza e le più innovative soluzioni Philips al servizio di un progetto d’illuminazione così ambizioso, valorizzando la storia di questo prezioso borgo,
senza snaturarne le peculiarità” - ha aggiunto Roberto Brambilla, Professional Commercial Director, Philips Lighting IIG - Cison di Valmarino grazie a questo passo decisivo ha vinto una sfida importante a favore della sostenibilità ambientale, sempre più rilevante per il benessere di tutti”.
Cison di Valmarino, one of the most beautiful villages in Italy, under a “new light” A major project to improve efficiency, has involved the medieval village of Cison di Valmarino, in the province of Treviso. The new lighting, designed and realized by Gianni Botter Impianti srl, in collaboration with Philips, valued its territory, generating significant energy and cost savings. Indeed, the upgrade of all the lighting points,
made by retrofitting the existing system, 860 fixtures replaced at 100%, - using the street lighting products Selenium LED, CitySoul LED, and Retrofit LED - allowed not only to enhance the town with a “new light”, but also guaranteed energy savings of 80% and a cost reduction of 10%. To achieve this goal, Philips was selected as a partner, with the commitment to provide design, services and solutions: finally, contributing to the adoption of an outdoor system in remote control, thanks to the innovative platform CityTouch, which has paved the way for the online management of an intelligent, dynamic and flexible lighting. THE Philips system has helped redefine the unique landscape of this municipality, elected as one of the most beautiful villages in Italy, and increase safety by ensuring a better quality of urban life. Through this platform, in fact, the luminaires of the village, all of them LEDs, can be programmed and managed in on or off mode, and in the level of power and brightness depending
on the actual need. In this way you can change the lighting at any time, adapting it to the specific requirements of the township and in the respect of environmental sustainability. “The CityTouch solution by Philips, adopted by the city of Cison di Valmarino - commented Cristina Pin, the Mayor - is a positive example of how to do something concrete for the good of people and environment. The new white lighting has also enhanced the medieval village and the landscape creating a magical atmosphere”. “As ESCO company, Alberto Botter said, we realize energy renovation projects aimed at minimizing inefficiencies and misuse of energy. The Philips CityTouch allowed us to achieve an advanced lighting intervention able to overcome the ‘traditional’ management of lighting points thanks to timely verification of consumption, reporting of anomalies and customizable light modulation”. The implementation of a computerized, in remote control, point to point and
radio frequency system guarantees public administration the maximum data transparency for the agreed and offered service, and citizens safer roads thanks to the white light LED systems, and the choice of different solutions according to the type of the road layout. “We feel proud to have brought the experience and the most innovative solutions of the Philips company, to benefit a lighting project as ambitious as this, giving value to the history of this precious village, without distorting its features” - added Roberto Brambilla, Professional Commercial Director, Philips Lighting IIG, - “With this decisive step, Cison di Valmarino has won a major challenge to environmental sustainability, which is becoming all the more important for the welfare of everyone”.
www.philips.it/newscenter
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speciale euroluce a cura di Alberto Pasetti
SPECIALE EUROLUCE 2015
Orient, Light Years
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Euroluce 2015 “Cosa c’è di nuovo?”
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a 28a edizione biennale si apre presso il quartiere fieristico con 475 espositori, tra italiani ed esteri, e coinvolge una parte del fuori salone nei quartieri tradizionalmente interessati dagli eventi del salone del mobile. Come di consueto la domanda che gli addetti ai lavori e i curiosi si pongono dai primi giorni della kermesse della luce risuona così: “Cosa c’è di nuovo?”. Chi ha visto qualcosa di stravolgente o comunque di particolarmente interessante? E, come ogni biennio, compaiono i primi dissensi e diversamente le
prime dichiarazioni entusiastiche su taluna azienda, su qualche prodotto che nel suo specifico ha colpito di più o ha centrato un obiettivo originale. La mia personale sensazione è che non ci siano state innovazioni o svolte tali da ricordare questa edizione di Euroluce nel segno del cambiamento, o del famoso giro di boa, che molti aspettavano da quando il settore si è addentrato nell’era della luce allo stato solido. Si è sempre discusso di come l’avvento del Led, appunto, avrebbe modificato completamente il pensiero progettuale e
avrebbe consentito livelli di astrazione e di libertà dalla fisicità della lampada ad incandescenza. Spesso esperti, ricercatori e designers esprimevano concetti visionari sulla luce del futuro e su quali potessero essere i nuovi canoni di fruizione della dimensione luminosa con potenziali ricadute sull’uomo, sulle sue abitudini. In realtà, a parte qualche eccezione, questa edizione sembra quasi avere compiuto un passo indietro o forse più semplicemente un radicamento nei principi formali rassicuranti del passato.
EUROLUCE 2015 “What’s new?” The 28th biennial edition opened at the fairgrounds with 475 exhibitors, including Italian and foreign, and involved a part of the Fuori Salone in the neighbourhoods traditionally affected by the events of the Milan Furniture Fair. As is customary, the first days of the festival of light, the question that the insiders and the curious posed to themselves, thus resonated: “What’s new?” Has anyone seen something breath-taking or at least particularly interesting? And, as happens every two years, the first disagreements and, at the same time, the first enthusiastic statements appear, about a company or about a product, which impressed more or reached a specific goal. My personal feeling is that there have been no inno-
vations, or historical breakthrough, such as to make us remember this edition of Euroluce in the sign of change, nor the famous turning point that many expected since the industry has penetrated into the age of the solid state light. We have, in fact, always talked about how the advent of the LED would have completely changed our design thinking and allowed us levels of abstraction and freedom from the physicality of the incandescent lamp. Experts, researchers and designers have often expressed visionary concepts on the light of the future and on what could be the new standards of use of light size with its potential repercussions on man and on his habits. In fact, with a few exceptions, this year’s edition seems to have made a step back, or perhaps more simply taken advantage of the reassuring formal rules of the past.
Renovation and innovation, a non-trivial blend Whether because of the economic downturn, or because of some outbursts perhaps too trendy that had ensured, until a couple of years ago, a considerable marketing success despite the pressure of a slow and inexorable creative void, the perception on the offer we have today seems to confirm a slowing trend dictated by the difficult combination of technology, form, material and perceptual effects. Actually it seems that the trend lines are recovering some archetypes of the production of a few decades ago. There isn’t necessarily a direct and immediate connection but the awareness on the market of a LED technology in a continuous evolution, with issues and updates that are almost the order of the month, could be the origin of a widespread embarrassment and shortfall
in taking up new proposal paths. Furthermore, for many people, the Led is still a big unknown factor because it is a too young technical solution that has not yet been able to confirm its quality features over the time for which it was conceived. In fact, the implementation of the LED also requires a thorough knowledge in thermodynamics that until a few years ago was just unthinkable for a company in the lighting sector. In any case, while walking around the aisles of the fair a certainty emerged in my mind confirming the not far impression of the Light & Building show in Frankfurt: the use of colour is no longer neither a priority nor the illusory belief that the polychrome light is an indispensable value to be submitted to customers. In fact, Artemide reaffirms its ancestral passion for the study of the combined effects of the additive synthesis that
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Mesh, Francisco Gomez Paz, Luceplan
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Aggiornamento e innovazione, un binomio non banale Sarà la crisi economica, sarà la crisi di alcuni slanci forse troppo modaioli che avevano assicurato, fino a un paio di anni fa, un considerevole successo di marketing a fronte dell’incalzare di un lento e inesorabile vuoto creativo, ma la percezione sull’offerta odierna sembra confermare un rallentamento di tendenza dettata dalla difficile combinazione tra tecnologia, forma, materia ed effetti percettivi. Addirittura sembra che le linee di tendenza stiano recuperando alcuni archetipi della produzione di alcuni decenni fa. Non è detto che vi sia un collegamento diretto e immediato ma la consapevolezza, sul mercato, di una tecnologia a Led in continua evoluzione con edizioni ed aggiornamenti quasi all’ordine del mese, potrebbe essere all’origine di un diffuso imbarazzo e di una cer-
ta inadeguatezza nell’intraprendere nuove strade propositive. Inoltre, per molti il Led è ancora una grossa incognita perché trattasi di una soluzione tecnica troppo giovane che non ha ancora avuto modo di confermare le proprie caratteristiche qualitative nell’arco del tempo per il quale è stata concepita. Infatti, l’applicazione del Led richiede anche un’accurata conoscenza in ambito termodinamico che fino a qualche anno fa era solo impensabile per un’azienda nel settore dell’illuminazione. In ogni caso, passeggiando per le corsie della fiera una certezza è emersa confermando l’impressione non lontana di Light & Building di Francoforte: l’utilizzo del colore non è più una priorità e non costituisce più quell’illusoria convinzione che la policromia luminosa sia un valore imprescindibile da sottoporre alla clientela. Anzi, Artemide riconferma la sua atavica passione per lo studio degli
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Ether 01, Philippe Stark, Flos
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characterized its early projects such as Metamorphosis first, and following Yang, both without spectacularization. The choice is precise and timely, and affects the sphere of interaction between man, and not only, and the energy and expressive capacity of the light’s spectral composition. The product-concept by Philippe Rahm that combines, in a transparent sphere, the combination of different light frequencies as if they were laboratory test tubes, which generate a collimated effect between the different chemical elements depicting the spectrum’s colours, is called Spectral Light. The idea is praiseworthy though the formal composition seems not yet fully resolved. Maybe because of the excessive aestheticism of the mixing phenomenon at the expense of the real lighting effect,
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effetti combinati della sintesi additiva che aveva caratterizzato progetti quali metamorfosi prima e Yang dopo, senza spettacolarizzazioni. La scelta è precisa e puntuale ed interessa quella sfera di interazione che lega l’uomo, e non solo, alla capacità energetico espressiva della composizione spettrale della luce. Si chiama Spectral Light questo prodotto-concept di Philippe Rahm che unisce, in una sfera trasparente, la combinazione di diverse frequenze luminose come se fossero delle provette di laboratorio che generano un effetto collimato tra i diversi elementi chimici raffiguranti i colori dello spettro. L’idea è lodevole anche se la composizione formale non sembra ancora del tutto risolta. Colpa forse dell’eccessiva estetizzazione del fenomeno di miscelazione a scapito del vero e proprio effetto luminoso che certamente dovrebbe dialogare con lo spazio.
Mobiletto vetrina, sorgente OLED, LG Chem
which certainly should dialogue with the surrounding space. Setting up at the fair, a delicate task Unfortunately, the spatial limitation, inherent in the fair presentation of the lighting product, is not uncommon and involves almost all exhibitors. We could easily say that the onlooker, in response to the set up in the exhibition stands of each individual lighting proposal, can almost never understand the real effect of light that the device produces. This happens because the lighting festival is made out of a continuous contamination of light flows that cheerfully intersect, bounce, overlap and “dance” in the observer’s retinal composition. After all, the lighting fair is in full contrast to the true intentions of those
companies that work for months and sometimes for years, to achieve quality goals of lighting, not only regarding the luminous flux itself but, above all, concerning the way it can interact with the space, in which it will be positioned. Yet, something is changing. The firm choice made by Foscarini to present a slight slope, by means of a flight of steps in a dark environment, in which each product was arranged on a pedestal along a dynamic path (uphill or downhill), allowed the exaltation of the lamps’ carved formal characteristics as a result from the contrast with the dark shade of the whole setting. Also, this choice puts the viewer in a favourable visual condition to snatch the actual luminance, just with a look that is not troubled by multiple reflections.
P. 29 Foresta rievocata, Ron Gilad, Ares What’s left of the appeal, in effect the most full-bodied part, depends on the craving, or not, you have to deepen technical and construction details, always being careful not to stumble on the steps of course! In an almost inverse set up logic stands the lighting company FLOS that, from a strict white exhibition box, enhanced an elegant and provocative communication style, harking back to exhibition traditions closer to the spirit of an art biennial than to that of a fair. In fact, Ron Gilad in presenting Ether T0, 01, 02 by Philippe Stark, created a double projection video in which he equated to the gradual dressing up of a nude model, the “dressing up” of a naked lamp. The two windows of parallel projection, almost suggesting an improbable stereoscopic vision, filled the
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Allestire in fiera, un compito delicato Purtroppo, il limite spaziale insito nella presentazione fieristica del prodotto di illuminazione non è raro e coinvolge quasi tutti gli espositori. Si potrebbe facilmente affermare che a fronte della modalità espositiva di ogni singola proposta luminosa in uno stand fieristico, quasi mai l’osservatore riesce a carpire l’effetto luminoso reale che l’apparecchio produce. Questo perché la kermesse di luce è una continua contaminazione di flussi luminosi che s’incrociano, rimbalzano, si sovrappongono e “danzano” allegramente nella ricomposizione retinica dell’osservatore. In fondo, la fiera dell’illuminazione è in completa antitesi con i veri propositi di quelle aziende che lavorano mesi, a volte anni, per conseguire obiettivi di qualità della luce, non solo del flusso luminoso in sé ma soprattutto nel modo in cui lo stesso può interagire con lo spazio a cui è destinato. Tuttavia, qualcosa sta cambiando. La scelta convinta di Foscarini di presentare una leggera pendenza per mezzo di una gradonata in un ambiente buio, in cui i singoli prodotti sono disposti su piedistalli in un percorso dinamico (in salita o in discesa), permette l’esaltazione delle caratteristiche plastico-formali Trigona, Danilo De Rossi, Leucos
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Close Up, Visoi
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space, exceeding for a moment the visual attractiveness of the object exposed a few meters away. An almost antithetical scenic game was designed by the same Gilad for the sister company ARES where in front of the clean lines of a nearby white container, a scenic and evocative three dimensional construction had been placed, which represented a dreamlike carved forest lit up by IP67 equipment for outdoor spaces. The visual impact of artistic matrix can also be the fruit of a simple and not particularly physically articulated action. Thus the creation of Visoi was revealed, in its product Close Up, in which the value of a luminous graphic wall drawing became the sum of simple interactions between the light beam and a hanging translucent stone.
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The flavour of craftsmanship and the challenge of progress The materials, especially their processing and consequent expressive value, become the actors themselves, and revive almost classical versions, by now duly bearers of solid-state light technology. Here. indeed, the appliances are showing up, such as Trigona by Leucos, Orient by Light Year, Chandelier by Swaroski, and even those less traditional such as Mesh by Luce Plan, “n°16” by Bocci, Clorophilia by Artemide, and many more including Gellyfish by Foscarini that, however, doesn’t match the formal and physical lightness of the diffuser with an innovative source. In fact, for someone, the transition to the technical innovation of electronic light is
a phase that requires thoughtfulness, and requires the acquisition of certainties and reference points that are not always clear in the target market. Finally, to conclude with a testimony on innovative and functional applications, it is interesting to note the glass display cabinet presented by LG Chem with OLED sources, perfectly integrated into the glass sheet of only a few millimetres thickness. The proposal confirms the great union that is at the origin of the cohesion between the Salone del Mobile and Euroluce: the qualitative and functional integration between furniture and smart lighting. On the one hand we can guess the strength and the seductive power of a world, the one of furniture, which can grow and get rich, starting
from the plus-value of the built-in and thought light and, at the same time, we can reiterate that the material and formal value of the luminous object, even in itself, is not likely to wane: in the collective imagination, its ability to infuse moods, emotions and especially lifestyles remains, probably because bearer of indispensable and reassuring energy.
delle lampade per effetto di contrasto della tonalità scura di tutto l’allestimento. Inoltre, questa scelta pone l’osservatore in condizione visiva favorevole nel carpire le effettive luminanze, semplicemente con uno sguardo che non viene turbato da riflessioni multiple. Il resto dell’appeal, quello più corposo, dipende dal desiderio o meno di approfondire dettagli tecnico-costruttivi, stando sempre attenti a non inciampare nei gradini s’intende! In una logica allestitiva quasi inversa si pone FLOS che, a partire da un rigoroso white box espositivo, esalta uno stile di comunicazione elegante e provocatorio rifacendosi alle tradizioni espositive più vicine ad una biennale d’arte che allo spirito fieristico. Infatti, Ron Gilad nel presentare Ether T0,01,02 di Philippe Stark realizza un video a doppia proiezione in cui fa corrispondere al progressivo vestire un nudo di modella, il “vestire” di un nudo di lampada. Le due finestre di proiezione parallele, quasi a suggerire un’improbabile visione stereoscopica, pervadono lo spazio superando per un istante la capacità di attrazione visiva dell’oggetto stesso, esposto a pochi metri di distanza. Un gioco scenografico quasi antitetico è concepito dallo stesso Gilad per la consorella ARES dove alla pulizia
formale dell’adiacente contenitore bianco si antepone un allestimento tridimensionale scenografico ed evocativo rappresentante un’onirica foresta scultorea illuminata da apparecchi IP67 per spazi esterni. L’impatto visivo, di matrice artistica, può essere anche frutto di un gesto semplice e non particolarmente articolato fisicamente. Così si palesa la creazione di Visoi, nel suo prodotto Close Up, in cui il valore di un disegno grafico-luminoso a parete diventa la sommatoria di una semplice interazione tra fascio luminoso e una pietra traslucida pendente. Il sapore dell’artigianato e la sfida del progresso I materiali, ma soprattutto la loro lavorazione e la conseguente valenza espressiva, diventano protagonisti e ripropongono articolazioni quasi classiche, ormai doverosamente portatrici di tecnologia di luce allo stato solido. Ecco, infatti spuntare apparecchi quali Trigona di Leucos, Orient di Light Year, Chandelier di Swaroski, anche quelli meno tradizionali quali Mesh di Luce Plan , “n°16” di Bocci, Clorophilia di Artemide, e molte altre tra le quali Gellyfish di Foscarini che, tuttavia, non fa corrispondere alla leggerezza formale e fisica del diffusore quella di
una sorgente innovativa. Infatti, per alcuni, il passaggio all’innovazione tecnica della luce elettronica è una fase che richiede ponderatezza, e richiede l’acquisizione di certezze e punti di riferimento che non sempre sono chiari nel mercato di riferimento. Infine, per concludere con una testimonianza sulle applicazioni innovative e funzionali, è interessante notare il mobiletto espositore in vetro presentato da LG Chem con sorgenti ad OLED perfettamente integrate nella lastra di vetro di pochi millimetri di spessore. La proposta conferma il grande connubio che è all’origine della coesione tra Salone del mobile ed Euroluce: l’integrazione qualitativa e funzionale tra arredo ed illuminazione intelligente. Da una parte si può intuire la forza e il potere seduttivo di un mondo, quello del mobile, che può crescere e arricchirsi partendo della plus-valenza della luce integrata e ragionata e, allo stesso tempo, si può riaffermare che il valore plastico-formale dell’oggetto luminoso, anche a sé stante, non rischia di tramontare: permane, nell’immaginario collettivo, la sua capacità di infondere stati d’animo, emozioni e soprattutto stili di vita, probabilmente perché portatori di energia indispensabile e rassicurante.
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Clorophilia, Ross Lovegrove, Artemide
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libri di Laura Bellia
“Light”: un libro su architettura e luce Coal washery, Mine Zollverein, Essen. Lighting design Licht Kunst Licht, light from ERCO, photo Thomas Mayer, Neuss “LIGHT”: A BOOK ON ARCHITECTURE AND LIGHT
Author: Joachim Fischer Title: Licht Tandem Verlag GmbH h.f.ullmann is an imprint of Tandem Verlag GmbH ISBN:978-3-8331-4891-0
LIBRI J. FISCHER LIGHT
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rovandomi in Francia, in un bookshop di un museo, sono stata attirata da un libro dal titolo: “Light”. Incuriosita, l’ho sfogliato e poi acquistato. L’autore è Joachim Fischer di nazionalità tedesca, la casa editrice h.f.ullmann. La particolarità è che riporta un repertorio di variegati e talvolta straordinari esempi di realizzazioni architettoniche in cui la luce gioca un ruolo essenziale: pertanto è un testo ideale per comprendere come il binomio architettura-luce sia assolutamente inscindibile e che l’integrazione tra luce delle sorgenti, e superfici illuminate o retro-illuminate sia alla base della realizzazione degli spazi in cui ci muoviamo, siano essi interni o esterni. Il testo, costituito prevalentemente da immagini fotografiche corredate da brevi ed essenziali descrizioni in tre lingue: inglese, francese e tedesco, si basa sul concetto, fondato su un proverbio cinese, che un’immagine è più eloquente di mille parole. È, infatti, la ricchezza delle immagini a far comprendere immediatamente al lettore quali possono essere le possibilità di integrazione luce-architettura nel realizzare ambienti straordinari e non solo utilizzando tecnologie innovative, ma anche sistemi relativamente semplici in cui l’interazione della luce con i diversi elementi architettonici che compongono l’ambiente determina chiaroscuri e particolari fenomeni di riflessione e/o trasmissione, caratterizzati spesso anche dagli effetti cromatici, che condizionano positivamente la percezione degli spazi. Come evidenziato anche LUCE 312
nella prefazione, oggi la creazione di “ambientazioni luminose” non riguarda solo gli aspetti tecnici e il soddisfacimento delle normative, ma la realizzazione di luoghi in cui l’essere umano opera in modo confortevole e produttivo oppure si riposa. Il libro spazia dagli ambienti interni: sale da pranzo o per il riposo, luoghi d’intrattenimento e di accoglienza, musei, fino agli ambienti esterni, i luoghi collettivi in cui gli individui si radunano oppure si spostano in sicurezza, godendo della vista di strutture che assumono valore simbolico e/o di orientamento nello scenario urbano notturno. Non mancano anche esempi d’impiego della luce naturale, come il centro Durrenmatt a Neuchatel, in Svizzera, opera di Mario Botta, in cui la presenza di lucernai determina degli effetti scenografici sulle pareti curve dell’ambiente espositivo, realizzate in cemento a vista. Volendo trovare un comune denominatore per gran parte degli esempi relativi gli ambienti interni, si osserva l’attenzione nei confronti delle superfici verticali, che spesso appaiono colorate, con effetti in cui le caratteristiche relative alle finiture superficiali si armonizzano con l’opportuna scelta dello spettro delle sorgenti. La possibilità di modificare il colore delle superfici verticali, ad esempio mediante retro illuminazione, consente di mantenere un’illuminazione generale con luce “bianca”, realizzando condizioni di comfort visivo, e nello stesso tempo ottenendo scenari luminosi molto diversi. È il caso della sala per concerti “Bimhuis”
While in France, in a museum’s bookshop, I saw a book titled: “Light”. Intrigued, I browsed it and then I decided to purchase it. The author is Joachim Fischer of German nationality, the publishing house is h.f.ullmann. Its peculiarity is that it reports variegated and sometimes extraordinary examples of architectural design in which light plays a fundamental role: therefore it is an ideal text to understand how the couple architecture-light is absolutely inseparable and the integration between light coming from sources, and lit or backlit surfaces is at the base of the design of the spaces in which people move, both indoor and outdoor. The text, mainly made of photos associated with brief and essential descriptions in three languages: English, French and German, is based on the concept, originating from a Chinese proverb, that a picture is more meaningful than a thousand words. Indeed it is the abundance of pictures that allows the reader to immediately understand what are the possibilities of integration between light and architecture in realizing extraordinary environments; not only by using innovative technologies, but also with relatively simple systems in which the interaction between light and the different architectural elements of the environment determines chiaroscuros and particular reflection and/or transmission phenomena, frequently characterized by chromatic effects, which positively affect environments’ perception. As highlighted in the preface, nowadays the development of “luminous settings” does not involve only technical aspects and the fulfillment of standards’ requirements, but also the design of places where people work in a comfortable and productive way or rest. The book ranges from indoor environments: dining or rest rooms, entertainment or reception places, museums, to outdoor environments, places in which people get together or move in safety, enjoying the view of structures that assume a symbolic and/or orientation value in the urban nocturnal scenario. There are also examples of daylight’s use, as in the center Durrenmatt in Neuchatel, Switzerland, designed by Mario Botta, in which the presence of skylights determines stage effects on the exhibition hall’s curve walls, made of exposed concrete. Searching for a common denominator for the greatest part of examples related to indoor environments, it is interesting to note the attention towards vertical surfaces, which frequently appear colored, with effects in which the characteristics related to superficial finishing are harmonized with the proper choice of light sources’ spectral distribution. The possibility to modify the color of vertical surfaces, for example through backlighting, allows to
Coal washery, Mine Zollverein, Essen. Lighting design Licht Kunst Licht, light from ERCO, photo Thomas Mayer, Neuss
localizzata nel porto di Amsterdam, progettata dal gruppo danese 3XN, in cui le pareti verticali, con ampie vetrate, sono rifinite con listelli di legno che costituiscono un’ottima scelta anche per gli aspetti acustici. La luce naturale può penetrare all’interno, durante le ore diurne, mentre l’ingegnoso sistema d’illuminazione artificiale, nascosto dietro i listelli di legno, consente di conferire alle pareti colorazioni differenti e anche pulsanti al ritmo della musica. Nel jazz club “Bix” a Stoccarda, l’illuminazione è realizzata dallo studio “Candela lichplanung”: le pareti laterali sono costituite da fasce di alluminio ritorte di color ottone che, illuminate in modo radente, assumono nuances che ricordano gli strumenti a fiato. Anche questa soluzione determina ottime condizioni per l’ascolto della musica. Gran parte degli esempi si riferiscono a nuove costruzioni, ma non mancano notevoli casi d’interventi di riqualificazione in cui i conflitti d’integrazione tra la vecchia e la nuova destinazione d’uso sono spesso mirabilmente risolti grazie all’illuminazione. È il caso, tra i vari, del museo della Ruhr ad Essen in Germania collocato in un vecchio stabilimento industriale, una miniera di carbone, in seguito all’intervento firmato Rem Koolhaas, con soluzioni illuminotecniche ad opera dello studio “Licht Kunst Licht”. Molto particolare è anche l’albergo Kruisherenhotel a Maasricht collocato addirittura in una chiesa gotica con annesso chiostro. Per quanto riguarda gli ambienti esterni, un esem-
pio di riqualificazione urbana, nel centro di Amburgo è costituito dalla “Spielbudenplatz”, una grande pedana luminosa destinata ad accogliere eventi, in cui l’illuminazione di Marc Nelson, di colori cangianti, mette in evidenza la particolare struttura in acciaio. In ogni caso, è evidenziata l’attenzione da parte dei progettisti non solo nei confronti degli aspetti biologici, architettonici ed estetici, ma anche verso le ricadute economiche, energetiche e di sostenibilità ambientale. I livelli di consultazione sono molteplici: dalla semplice osservazione delle splendide foto, alla ricerca di fonti d’ispirazione per soluzioni tecniche e progettuali, fino allo studio più accurato dei diversi esempi riportati. Ciò è possibile grazie al fatto che, per ciascuno dei 40 esempi illustrati, sono indicati i nomi dei progettisti o degli studi di architettura o di lighting design, insieme ai siti web. Questo consente non solo di approfondire la conoscenza dei dettagli, ma anche di scoprire altre opere. Data la nazionalità dell’autore, la maggior parte dei progettisti è di provenienza tedesca, con qualche eccellente eccezione. Il libro è consigliato a differenti tipologie di destinatari: dal progettista architettonico che può rendersi conto delle potenzialità offerte dall’illuminazione e che potrebbe rivolgersi a specialisti del settore, fino ai più esperti lighting designer che possono trovare in esso occasioni di confronto, riflessione, ispirazione e, perché no, di critica.
keep a general lighting with “white” light, achieving visual comfort conditions, and at the same time obtaining really different light scenarios. It is the case of the “Bimhuis” music hall located in Amsterdam’s harbor, designed by the Danish group 3XN, in which vertical walls, with wide glass walls, are completed with wood listels which are also an excellent choice for acoustics reasons. Daylight’s entrance is allowed, during daytime, while the clever lighting system, hidden behind the wood listels, gives different colors to walls which also pulse to the rhythm of music. In the jazz club “Bix” in Stuttgart, the lighting design was developed by the “Candela lichplanung” studio: side walls are made of twisted copper-colored aluminum bands which, through oblique lighting, assume nuances that recall wind instruments. Also this solution determines excellent conditions to listen to music. The majority of examples are new constructions, but there are also remarkable requalification works in which the integration conflicts between the old and the new use classification are admirably resolved through lighting. This is the case, among several examples, of the Ruhr museum in Essen, Germany, located in an old industrial plant, a coal mine, after Rem Koolhaas’s work, with lighting solutions developed by the “Licht Kunst Licht” studio. The Kruisherenhotel in Maasricht is also unique, it is located in a gothic church with an annexed cloister. Concerning outdoor environments, an example of urban requalification, is represented by the “Spielbudenplatz” in the centre of Hamburg, a big luminous platform for events, in which the lighting by Marc Nelson, with shimmering colors, highlights the unique steel structure. In all cases, it is highlighted the designers’ attention not only towards biological, architectural and esthetical aspects, but also towards economical, energy and environmental sustainability repercussions. There are several consultation levels: from the simple observation of the excellent photos, to the research of sources of inspiration for design and technical solutions, up until the accurate study of the reported examples. This is possible because, for each of the 40 illustrated examples, the names of the designers or lighting design or architecture studios are reported, together with websites. This not only allows to deepen the knowledge of details, but also to discover other works. Given the author’s nationality, the majority of designers comes from Germany, with some excellent exceptions. The book is recommended for different types of readers: from the designer who can realize the potentialities offered by lighting and may decide to go to experts in the field, to the most expert lighting designers that can find an opportunity for comparisons, considerations, inspiration and, why not, also critique.
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Centre Dürrenmatt, Neuchâtel. Project by arch. Mario Botta, photo Pino Musi
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teatro, cinema e luce a cura di Silvia Tarquini
Luce necessaria luce visionaria Dialogo tra Luca Bigazzi e Fabrizio Crisafulli
TEATRO, CINEMA E LUCE BIGAZZI E CRISAFULLI SULLA LUCE
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a casa editrice internazionale Artdigiland sta pubblicando preziosi libri dedicati alla luce. Tra essi, il volume-intervista La luce necessaria. Conversazione con Luca Bigazzi; il saggio Active Light di Fabrizio Crisafulli, traduzione in inglese di Luce attiva, pubblicato in Italia nel 2007; e Place, Body, Light, sul lavoro teatrale dello stesso autore. Sta per uscire un libro-intervista su Beppe Lanci, autore della fotografia di Nostalghia di Tarkovskij e di molti film di Bellocchio, dei Taviani, di Nanni Moretti; e sono in programma altri volumi sull’argomento. Abbiamo chiesto a Silvia Tarquini, direttrice di Artdigiland, di stimolare una conversazione tra Luca Bigazzi, direttore della fotografia, autore, tra l’altro, delle luci di film come La grande bellezza, recente premio Oscar, e il regista e artista visivo Fabrizio Crisafulli, nel cui lavoro teatrale la luce è una componente poetica essenziale. Il loro lavoro è molto diverso: Bigazzi ricerca, con grande
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raffinatezza e sensibilità, la “plausibilità” della luce all’interno della narrazione cinematografica; Crisafulli, usa la luce come parte essenziale di spettacoli e installazioni dalla forte impronta visionaria, privi di componenti narrative. Proprio a partire da questa diversità ci è sembrato interessante farli dialogare. Silvia Tarquini: Il fatto che la luce sia una parte fondamentale del vostro lavoro ha dei legami con la vostra biografia? Fabrizio Crisafulli: Credo di sì, anche se di alcune cose mi sono accorto solo col tempo. Un’influenza penso l’abbia avuta, ad esempio, il fatto di essere nato a Catania e aver osservato tante volte l’immagine notturna delle colate laviche dell’Etna. Da lì forse deriva il mio pensare la luce teatrale come materia e come energia, ed anche certe mie scelte ricorrenti, come quella di far “camminare” in scena
NECESSARY LIGHT, VISIONARY LIGHT A conversation between Luca Bigazzi and Fabrizio Crisafulli The international publishing house Artgiland is publishing a series of important books dedicated to light. Among them, the volume-interview. The Necessary Light. A conversation with Luca Bigazzi; the essay Active Light by Fabrizio Crisafulli, an English translation of Luce attiva, published in Italy in 2007; and Place, Body, Light, regarding the theatrical work of the same author. A book-interview with Beppe Lanci, the man responsible for the photographs of Nostalgia of Tarkovskij and of many of the films of Bellocchio, The Taviani, and Nanni Moretti is going to be published and many others on the same topic are scheduled. We have asked Silvia Tarquini, executive of Artdigiland to host a conversation between Luca Bigazzi director of photography and the man responsible for the lighting in
delle linee luminose o di “infuocare” i materiali con la luce. Me ne sono reso conto per la prima volta quando ho fatto un’installazione in esterno, proprio a Catania, all’anfiteatro romano, costruito in pietra lavica. Quando ho proiettato queste linee irregolari di luce sul materiale lavico, seguendo l’andamento della cavea, ho pensato che la lava stava ridiventando incandescente, e ho percepito il nesso col mio passato. Anche altre scelte potrebbero derivare da questo. Spesso in scena faccio venire fuori una luce da un’altra: ovvero, abbassando una luce ne scopro un’altra che era già presente ma non si vedeva. Che è il modo in cui ho visto operare la natura quando andavo a vedere da vicino le eruzioni. Andavo di giorno, e quindi inizialmente la lava e le esplosioni di magma non si vedevano, si percepivano come pietra e fumo, ma, man mano che andava via la luce del giorno, diventavano strisce e fontane di fuoco. Luca Bigazzi: Forse anche per me esiste questa relazione. Io sono nato a Milano, città grigia e nebbiosa negli anni della mia giovinezza. Quindi ho sempre visto delle luci molto morbide, soffuse, impalpabili. Poi, a vent’anni, ho cominciato a lavorare nella pubblicità, come aiuto regista, e in quell’ambiente vedevo delle luci totalmente diverse. E non riuscivo bene a capire perché il mondo della pubblicità fosse così divergente dalla mia esperienza visiva. Luci dirette, troppe per quantità ed estetizzanti per dovere. Erano gli anni ’80 e si cominciava a vedere un cinema diverso, un cinema che a me e ai miei amici piaceva molto, il “nuovo cinema tedesco” per esempio, che aveva delle luci realistiche, morbide, o un certo cinema inglese, che cominciava a usare delle fonti di luce meno false, meno dichiarate, di rimbalzo, soffuse. Anche nel cinema italiano vedevo delle luci che non mi sembravano rispondenti alla realtà: se sono in casa non proietto un’ombra netta sul muro, perché il sole non mi colpisce direttamente, se non in casi eccezionali. Così ho cominciato a ricercare una “plausibilità” della luce rispetto alla realtà.
LB: Procedere in questo modo evita anche il pericolo dell’alterazione della continuità dell’azione e del racconto. Se faccio la luce per l’ambiente anziché per ogni singola inquadratura posso girare con una macchina come con cinque, e dal punto di vista della luce non cambia niente. Nel cinema si parla di “controluce” rispetto alla posizione della macchina. Ma se si muove la macchina di 180° quella luce non sarà più un controluce ma una luce frontale, piatta. Illuminando l’ambiente nel suo insieme ci si libera dei condizionamenti riguardo alla posizione della macchina, che sono legati al cinema del passato, che aveva bisogno di molta più luce, a causa della limitata sensibilità della pellicola. Questa impostazione ha anche a che fare con la mia passione per i luoghi e col mio senso dell’orientamento. Io so sempre dov’è il nord. Anche nella nebbia di Milano, sapevo, o credevo di sapere, sempre dov’era il sole. E quindi mi appassiona la gestione dello spostamento della macchina in relazione al sole. Quando dico al regista “Dovremmo prima fare questa inquadratura perché poi il sole si sposta”, per me è una cosa scontata, mentre magari per lui non lo è. Questa consapevolezza mi conforta. È come avere i piedi saldi sulla terra.
La Grande Bellezza (which won the most recent Oscar) and the film maker and visual artist Fabrizio Crisafulli, in whose theatrical work light is a central and poetic component. Their ways of working is very different: Bigazzi distinctively searches for the “plausibility” of light, to work into the film narration, whereas, Crisafulli uses light as an essential component of his performances and installation art with a strong visionary impact and no narrative elements. Those differences seem to be an interesting starting point for a dialogue between the two. Silvia Tarquini: Given how light is a fundamental part of your work, is this something related to your biography? Fabrizio Crisafulli: I think so, even if I only realized certain things later. I think an influence was, for example, being born in Catania and having watched the lava flowing from Etna many times at night. My way of thinking may well come from there; the theatrical light like raw material and energy, and also some of my recurrent choices, such as to let lightening lines “walk” or to give the impression of the materials bursting into flame with just the light. I have realized this the very first time when I made an external installation
P. 34 Die Schlafenden regia e luci di Fabrizio Crisafulli, 2013. Foto Lidia Crisafulli
Clara Bindi ne L’AMICO DI FAMIGLIA di Paolo Sorrentino (2006). Foto Sergio Varriale
Die Schlafenden direction and lights by Fabrizio Crisafulli, 2013. Photo Lidia Crisafulli
Clara Bindi ne L’AMICO DI FAMIGLIA by Paolo Sorrentino (2006). Photo Sergio Varriale
TEATRO, CINEMA E LUCE BIGAZZI E CRISAFULLI SULLA LUCE
ST: Infatti, quello che colpisce del tuo lavoro è proprio il tuo aderire alla realtà, e la grande attenzione e delicatezza con cui lo fai. LB: La parola realistico usualmente ha una connotazione un po’ negativa, come se fare una cosa realistica fosse fare quasi niente. Ma non è così. Il realismo, in particolare della luce, è una cosa molto complessa, variata, variabile. La luce cambia continuamente durante il giorno, durante le stagioni, a seconda dei luoghi. Il realismo è tutt’altro che una limitazione della “paletta” di possibilità, anzi, essere realistici vuol dire moltiplicare le possibilità perché la realtà è sempre mutevole, non è la ripetizione di uno stilema tecnico, sempre uguale a se stesso. FC: Mi colpisce molto che tu faccia la luce non per le singole inquadrature ma per l’ambiente; nel quale poi ti muovi con la camera più liberamente. Quello che conta di più per te, nel pensare la luce, è il luogo.
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ST: I temi della realtà e del luogo mi sembra siano centrali per entrambi, pur nella differenza delle questioni che affrontate. FC: Il rapporto con la realtà si pone per me in termini differenti, ovviamente. Essendo il mio un lavoro non narrativo, poetico, astratto, non ho il problema di ricostruire la realtà. Creo mondi nuovi, che con la realtà hanno un rapporto indiretto, di risonanza. Sento comunque che in teatro c’è spesso una diffusa incoerenza della luce rispetto alla realtà. Ad esempio si tende a mettere tante luci, mentre dalla realtà abbiamo un altro insegnamento: c’è un’unica fonte, che, in rapporto alle cose, produce un’infinità di situazioni, immagini, sfumature. Naturalmente il teatro non può disporre di fonti potentissime a distanza infinita. Ma mi sembra che spesso si cada nell’illusione che per fare una cosa buona ci sia bisogno di usare tanti apparecchi. E credo non sia così. La cosa più importante per me è la relazione che la luce instaura con le cose, e quindi tendo a studiare molto queste relazioni, nelle loro tante possibilità e variazioni nel tempo. Lo studio delle LA GRANDE BELLEZZA di Paolo Sorrentino (2013, premio Oscar miglior film straniero 2014). Foto di Gianni Fiorito
in Catania, at the lava stone-built Roman amphitheatre. When I showed those irregular lightening lines on the lava building, following the shape of the place, I had the impression that the lava was becoming incandescent, and I perceived a connection with my past. Even other choices of mine could come from this. I often used to pull out a light from another, in other words I turned down a light, discovering another one that is already there but not visible. This is the way I saw nature when I used to go and see those eruptions closely. I used to go in the day, so you couldn’t see the lava and the explosions of magma, you could perceive how stone and smoke became stripes and fountains of fire, while the light of day was slowly disappearing. Luca Bigazzi: Perhaps this relationship does exist for me as well. I was born in Milan, a grey and foggy city in the years of my youth, so I used to see very soft, suffused and impalpable lights. Then when I was 20 I started to work in advertising as an assistant director, and in that environment I could see totally different lights. I couldn’t explain exactly why the world of the advertising was so completely different from my personal visual experience. Perhaps there were direct lights, too many and too involved in an aesthetic process for duty. It was the 80s and you could notice a different way to make movies, a cinema that me and my friends liked a lot. The “new German cinema”, for example, had realistic and soft lights, or certain English cinema, that started to use less false, less explicit but suffused, bounce source of lights. Even in Italian cinema I saw lights that didn’t correspond to reality: if I’m at home I don’t create a neat shadow against the wall, because the sun doesn’t beat directly on me, except for some rare cases. That’s why I started to find a “plausibility” of light in the reality. ST: That’s true, what appeals in your job is your way to conform to reality, your care and attention in doing it. LB: Realistic is a word that can give a negative impression, as if by doing something realistic and you don’t do anything in particular. But this is not true. The realism, in particular of light, is something very complex, variable, not fixed. Light constantly changes during the day, during the seasons, according to the places. Realism is not at all the limitation of the spectrum of opportunities, but, being realistic means to multiply the possibilities, because reality is always changing, it’s not the repetition of a technical usus scribendi always equal to itself. FC: I find it very interesting that you use light not for single framing but for the environment; where you move your camera more freely. What really counts for you, in thinking about the light, is the place. LB: Going on this way avoids the danger of changing the continuity of the action and of the account given. If I think about the light for the environment instead of every single framing I can go around with a camera or with five of them, and from the point of view of light nothing changes. In the cinema you talk about “backlighting” in respect to the camera position. However, if you move the camera 180°, that light won’t be backlighting but instead be a frontal flat light, lighting the whole environment; you set yourself free from the position of the camera. That was so important in the past to create cinema, because the cine-film was less receptive and needed more light. This setting has to do with my passion for the places and my sense of orientation: I always know where north is. Even in the fog of Milan, I knew or I believed I knew where the sun was.
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LA GRANDE BELLEZZA by Paolo Sorrentino (2013, Oscar award best foreign film 2014). Photo by Gianni Fiorito
fonti è importante, ma non è la sola cosa. Un’altra incongruenza della luce teatrale rispetto a quella reale è che mentre quest’ultima è un elemento di origine, primario, generativo, la luce in teatro è normalmente l’ultimo elemento che viene approntato. E quindi fatica a svolgere un ruolo energetico, innervante. Il più delle volte oscilla invece tra due ruoli per certi versi opposti, quello di illuminare e quello di creare “effetti”; e non entra nella struttura dello spettacolo come drammaturgia e come senso. Per quanto mi riguarda, cerco di dare alla luce, fin dall’inizio della preparazione dello spettacolo, un ruolo strutturale e una funzione poetica, drammaturgica e di azione. LB: Nei tuoi spettacoli, infatti, succede che siano gli attori a seguire la luce, e non viceversa. Che è una scelta molto interessante, opposta rispetto a quanto si fa normalmente in teatro. FC: È stato veramente così solo in uno spettacolo, nella fase iniziale del mio lavoro, dove ricercavo un ruolo trainante della luce. Poi il rapporto si è riequilibrato. Ma la luce ha comunque nel mio lavoro un ruolo molto importante, che corrisponde anche al fatto che non credo alla centralità dell’attore. Non credo nell’attore che determina tutto. E qui torna la questione del rapporto con la realtà. Nel mondo non siamo noi al centro di tutto. Siamo
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Le addormentate, direction and lights by Fabrizio Crisafulli, 1995. Photo Serafino Amato
immersi in un universo che conosciamo in minima parte, misterioso, che non è determinato da noi. Credo debba essere così anche in teatro. L’attore deve trovarsi circondato da un mondo sul quale può incidere solo in parte, e che per buona parte invece lo determina. E di questo mondo la luce è una componente essenziale. ST: Torniamo al discorso di Luca Bigazzi sul cinema, sulla luce pensata in rapporto all’ambiente. Mi sembra sia gravido di conseguenze rispetto al futuro della fotografia cinematografica. LB: Quando faccio i sopralluoghi insieme a un regista e scelgo la luce per un ambiente, non so quale sarà la posizione degli attori. Né dove sarà messa la macchina da presa. Penso la luce per il luogo. Se l’attore si troverà ad agire nella penombra vuol dire che questo corrisponde alla scelta che abbiamo fatto col regista in relazione al luogo illuminato in quel modo. Nella vita reale non abbiamo una luce puntata appositamente su di noi, non siamo seguiti da un sagomatore teatrale… Ora che possiamo basarci su macchine di ripresa digitali che possono arrivare anche a 2000 ASA, a una sensibilità addirittura superiore a quella dell’occhio, non ho più bisogno di tutte le luci che si usavano una volta. Se si continua a farlo è spesso per una scelta conservativa, corporativa, che serve solo a mantenere lo stato delle cose presente, per salvare i ruoli e gli interessi, e perpetuare l’uso di strumenti di cui si potrebbe ormai fare a meno.
ST: Un altro elemento che avete in comune è il rapporto non convenzionale con la tecnica. Impiegate spesso anche strumenti inusuali. FC: Per me non ci sono tecniche buone per tutte le occasioni. Ogni spettacolo sceglie o crea le proprie tecniche, in rapporto a ragioni poetiche. Per questo, non esito ad impiegare strumenti non destinati al teatro per raggiungere il risultato che voglio. Quando è possibile, uso spesso, ad esempio, le lavagne luminose, con mascherini realizzati manualmente su vetro, per realizzare forme e disegni di luce. Le ho usate, ad esempio, anche per l’installazione all’anfiteatro romano di Catania prima citata. Nessuno credeva che potessero avere effetto. Ma, con la piazza totalmente oscurata, hanno funzionato benissimo. In uno spettacolo ho usato come luci delle stufette del vecchio tipo a resistenza, collegate ai dimmer per regolarne le intensità.... LB: Anche a me è capitato di usare la stufe elettriche... Erano le uniche sorgenti di luce della miseranda casa dell’usuraio ne L’amico di famiglia di Sorrentino, dove ho utilizzato, come uniche fonti, in certe scene, anche una candela o un televisore. Per me che non ho fatto scuole tecniche si è sempre trattato più di inventare che di seguire abitudini, convenzioni o tecniche prestabilite. Posso usare qualunque cosa, lampadine, pilette elettriche, LED, purché funzioni per quello che devo fare. C’è comunque un motivo per me di grande interesse, oggi, per la tecnica: ed è che la tecnica sta paradossalmente liberandoci di se stessa, visto che col digitale disponiamo di una sensibilità che ci permette di avere sempre meno bisogno di luci aggiuntive. I metodi di illuminazione tradizionali, col digitale, non hanno più motivo di esistere. Non c’è più bisogno di tutta quella luce.
This is why I feel passionate about the placement of the camera in relation with the sun. When I say to the filmmaker: “We should do this framing, because the sun is moving” this is something obvious for me, maybe the same cannot be said for him. This awareness makes me feel confident, it’s like to have my feet on the ground. ST: I think that the themes of reality and energy are central for both of you, yet there are differences in your dealing with it. FC: Obviously the relationship with reality is different for me. My job is not narrative, poetic or abstract; I don’t need to reconstruct reality. I create new worlds, that with reality have an indirect relationship of resonance. I feel that in the theatre there is an incoherent use of the light in relation to the reality. For example, we tend to use a lot of lights, while from reality itself we have a different teaching: there is only one source of light, that in relationship with all things, produces an infinity of situations, images, and shades. It’s true that the theatre can’t arrange powerful sources to an infinite distance. But I have the impression that there is the illusion you can do something good only with the use of a great many devices. I don’t think so. The most important thing to me is the relationship that the light builds with things, so I tend to study these relationships, their possibilities and variations in time. The study of these sources is important, but not the only one. Another incongruity of theatrical light in comparison with real light is that this one is the origin and the first generative element, whereas theatrical light is normally the last element to be set up. For this reason it struggles to have a generative role. Most of the time the light swings between two opposite roles: to illuminate and to create “special” effects. It
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Le addormentate, regia e luci di Fabrizio Crisafulli, 1995. Foto Serafino Amato
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ST: Una differenza tra voi, legata alla natura diversa del vostro lavoro, è il tipo di presenza della luce. Nel lavoro di Luca la luce è necessariamente dissimulata, mentre in quello di Fabrizio ha una presenza dichiarata. LB: Cerco sempre di nascondere la luce. Il mio obiettivo è cercare di non farne capire la provenienza. Più non si sente il mio intervento, più sento di aver fatto bene. L’immaterialità della luce permette questa dissimulazione … e può creare anche qualche problema. Al contrario della scenografia o dei costumi, le scelte che riguardano la luce sono difficilmente valutabili mentre si sta lavorando. Spesso, a parte alcune eccezioni, nemmeno il re-
Anna Bonaiuto ne IL DIVO di Paolo Sorrentino (2008). Foto Gianni Fiorito
Anna Bonaiuto ne IL DIVO by Paolo Sorrentino (2008). Photo Gianni Fiorito
gista è in grado di valutare esattamente quello che sto facendo. Quindi, se si litiga per il risultato, si litiga dopo, non durante, e questo a volte complica un po’ le cose. FC: Affronto questioni diverse. Per me la luce è un elemento espressivo autonomo, che mostra le proprie forme, i propri movimenti, i propri colori, le proprie azioni. Ha una funzione teatrale in senso stretto, compositiva, drammaturgica. Non è solo una funzione per vedere. È anche ciò che si vede e che agisce. Questo non comporta un eccessivo dispiego di mezzi. Anzi. Tendo ad usare poche luci, ma al massimo delle loro relazioni con gli altri elementi espressivi e con le altre luci.
doesn’t enter in the structure of the show as meaning and dramatic device. As far as I’m concerned, I try to give the light a structural role, a poetic function of action and drama, right from the beginning of the preparation of the show LB: In your shows, the actors in actual fact follow the light, and not the contrary. This is a very interesting choice, directly opposite to what is normally done in the theatre. FC: It was like that just once in a show at the beginning of my career, I was searching for the leading role for light, then later the relationship became balanced. Anyway, light has a very important role in my job, that’s because I don’t believe in the centrality of the actor. I don’t think that the actor can determine everything. And at this point we come back to the rapport with reality. In this world we are not the centre of everything. We are submerged in a universe we may know only partially, it is mysterious and not determined by us. I think it should be the same in the theatre as well. The actor must be surrounded by a world that he can influence just in part and most of the time he can be led by it. And, in this world light is an essential component. ST: Let’s go back to Luca Bigazzi’s talk on cinema, on light in relation to the environment. I think it brings a lot of consequences on the future of film photography. LB: When I do the inspections with the filmmaker and I choose the light for an environment, I don’t know either the positions of the actors or where the movie camera will be positioned. I just think about the light for that place. If the actor act in dim light this means that this is the choice we made according with the filmmaker in relation to the place. In the real life we don’t have a light pointing specifically on us, we are not followed by a theatrical light shaper …nowadays we
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Juliette Binoche in COPIA CONFORME di Abbas Kiarostami (2010). Foto Laurent Thurin Nal
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Juliette Binoche in TRUE COPY by Abbas Kiarostami (2010). Photo Laurent Thurin Nal
can use digital devices that can reach 2000 ASA, more sensitive than the human eye, I don’t really need all the lights used in the past. If someone goes on doing it it’s just a conservative choice, to maintain the status quo, to safeguard roles and interests and maintain the use of instruments which you could avoid these days.
Folgore lenta, regia e luci di Fabrizio Crisafulli, 1997. Foto Udo Leitner
Folgore lenta, direction and lights by Fabrizio Crisafulli, 1997. Photo Udo Leitner
Pietraluce, installazione di Fabrizio Crisafulli, Anfiteatro Romano di Catania, 1999. Foto Massimo Siragusa
Pietraluce, installation by Fabrizio Crisafulli, Roman Amphitheatre of Catania, 1999. Photo Massimo Siragusa
ST: A difference between you, is related to your different jobs, the type of light used. In the works of Luca the light is necessarily hidden, whereas in those of Fabrizio it is a declared presence. LB: I always try to hide the light. My aim is not to show its origin. The more my work is silent, the more I feel to have done it well. The immateriality of light allows this dissimulation and can also create some problems. Opposite to scenography or costumes, the choices regarding lights are not so evidently valuable while working. Apart from some exceptions, the film maker himself is not able to value what I am doing, so if we have to argue with the result, this is later on, not during the work, that’s a bit complicated. FC: I deal with different matters. For me light is an independent expressive element, which shows its own shapes, movements, colours, and actions. It has a theatrical function, strictly speaking, as well as functions of composition and drama. It is not only a function to see. It’s what you can see and what can act. This doesn’t mean an excessive use of resources; on the contrary I try to use few lights but as most powerful relationships with the other expressive elements and with the other lights.
Die Schlafenden, regia e luci di Fabrizio Crisafulli, 2013. Foto Lidia Crisafulli
Die Schlafenden, direction and lights by Fabrizio Crisafulli, 2013. Photo Lidia Crisafulli
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ST: Another element you have in common is the unconventional relationship with technique. You both use unusual instruments. FC: For me there aren’t good techniques for all occasions. Every show chooses or creates its own techniques in relation to poetical reasons. This is why I don’t hesitate to use instruments which are not specifically for theatre in order to reach my aims. When it is possible I often use the lightening board, for example, with a handmade glass screen to make shapes and drawings with lights. These were used in my installation at the Roman Amphitheatre of Catania, as we said beforehand. No one believed they could work so effectively. However, with the square completely dark, they worked very well. In a show I used some old heaters with the resistance connected to a dimmer to have the light and regulate its intensity. LB: I also used electric heaters once….they were the only source of lights in the miserable house of the usurer in Sorrentino’s L’amico di famiglia. I used also a candle or a TV in some scenes as sole source of light. For me, someone who has never attended a technical school, it’s more a matter of making something up, rather than following certain habits or technical rules. I can use anything: bulbs, torches, LED if it helps. There is a reason for my great interest in technology nowadays: like a paradox the technology is setting us free from itself, thanks to digital technology, we can have a sensibility which allows us to use fewer added lights. There is no reason to use traditional methods with digital. We don’t need all that light.
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L’ITALIA DEL MONDO
LA “NUOVA” ULTIMA CENA DI LEONARDO
FONDAZIONE STUDIO MUSEO VICO MAGISTRETTI
di Francesca Tagliabue
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La “rinascita” del capolavoro vinciano procede anche attraverso un nuovo impianto d’illuminazione. Luci a Led per conservare, valorizzare e ammirare una delle opere del genio umano più conosciute e visitate del mondo
Giampietro Agostini MILANO dal progetto “Chathedrals” Giampietro Agostini MILAN project “Chathedrals”
lunghi anni sul dipinto – ha restituito al pubblico, nel 1999, un Cenacolo “imperfetto” ma privo d’interventi terzi. In quell’occasione, oltre a un sistema di abbattimento delle polveri attraverso speciali filtri e un percorso di accesso isolato dall’esterno, fu realizzato un impianto d’illuminazione con tubi fluorescenti. Quelle lampade vecchie di sedici anni erano oramai obsolete e non adatte alla visione ottimale del capolavoro. Inoltre, in un’ottica di generale riprogettazione degli impianti illuminotecnici in ambito museale attraverso l’uso di sorgenti a Led (si veda, a tale proposito, l’articolo dedicato alla Cappella Sistina su LUCE 310, 2014), si è reso necessario lo studio e l’installazione di un nuovo sistema. A farsene carico, attraverso il virtuoso sistema dell’adozione, l’italiana iGuzzini, in accordo con la Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici di Milano. L’azienda si è occupata non solo dell’illuminazione dell’opera leonardesca, ma anche di quella della Crocefissione di Donato da Montorfano (l’affresco che si trova sulla parete opposta all’Ultima Cena) e di quella ambientale. Importante la stretta collaborazione con Fabio Aramini del
THE “NEW” LEONARDO’S LAST SUPPER The “renaissance” of Leonardo’s masterpiece continues thanks to a new lighting system too. Led lighting to preserve, enhance and enjoy one of the best known and most visited masterpieces of the human genius So much has been said and written about The Last Supper by Leonardo da Vinci. From academic studies to novels, there is no domain of creativity that has not been stimulated over the centuries by this work. I wonder if, in 1494, when Leonardo painted it in the Santa Maria delle Grazie refectory in Milan, his contemporaries were really aware of the significance of this artistic gesture. An utter experimentation, from its being far from the fresco technique – which requires a fast execution and leaves no room for second thoughts–, to the study of the figures, postures and hidden meanings behind every detail. Because of the production methods, similar to a panel painting, and state of neglect - we are now utterly surprised that, for ease, the Dominicans opened a passage in the wall by neatly cutting off the feet of the Christ! -, The Last Supper soon began to undergo a relentless decay process. The interventions over the centuries have in part corrupted the work by adding colours and shades that were different from the original ones, but, eventually, the tough philological restoration that started in 1982 under the precious supervision of Pinin
ministero per i Beni e le Attività Culturali che dirige la sezione Fotometria e Illuminotecnica dell’ISCR (ex Istituto Centrale del Restauro, Ndr), che ha seguito il progetto fin dalle prima fasi, ponendo l’accento sull’aspetto conservativo. I tecnici del Centro Studi e Ricerca de iGuzzini hanno studiato e approfondito le fonti di luce interne al dipinto. Leonardo aveva infatti scelto di rappresentare varie sorgenti di luce, provenienti da diversi punti della sala in cui si svolge la sacra scena: una che filtra dalle tre aperture poste alle spalle del Cristo e degli apostoli, una da un lucernario che fa penetrare luce dall’alto e un’illuminazione d’ambiente che irradia il dipinto. Attraverso il nuovo impianto, tutte le sfumature e le differenti ombre sono nuovamente visibili. Gli apparecchi sono stati montati dietro un banco che tiene i visitatori distanti dalla parete, in modo da non compromettere la visione d’insieme dell’opera e illuminano l’Ultima Cena in maniera uniforme in ogni punto, evidenziandone ogni dettaglio. Le due fotografie, scattate prima e dopo la messa in opera delle nuove lampade, sono più eloquenti di qualsiasi spiegazione. L’arricchimento percettivo e cro-
Brambilla Barcilon, who has kept his eyes on the painting for seventeen long years, returned The Last Supper to the public, in 1999, in a “flawed”, but devoid of third part alterations, version. On that occasion, in addition to a dust control system through special filters and an access path isolated from the outside, a fluorescent tubes lighting system was installed. Those sixteen years old lamps were now obsolete and unfit for the optimal viewing of the masterpiece. Moreover, in a general redesign of the lighting systems in museums through the use of Led sources (please see, in this regard, the article on the Sistine Chapel on LUCE 310, 2014), the study and the installation of a new lighting system has been necessary. Thanks to the virtuous system of sponsorship, the Italian brand iGuzzini, in concert with the Superintendence for the Architectural and Landscape Heritage of Milan, took charge of it. The company not only took care of the lighting of Leonardo’s masterpiece, but also of that of the Crucifixion by Donato Montorfano (the fresco located on the wall facing The Last Supper) and of the environmental one. Also important was the close collaboration with Fabio Aramini of the Ministry of Heritage and Culture, who directs the Photometry and Lighting Technique division of the ISCR (former Central Institute of Restoration, editor’s note) and who has followed the project from the very first stages, placing the emphasis on conservation. The technicians of the iGuzzini’s Centre
for Studies and Research studied in depth the sources of light inside the painting. Leonardo chose, in fact, to represent mixed lighting sources, coming from several points of the room where the sacred scene takes place: one that filters through the three openings behind the Christ and the apostles, one coming from a skylight that lets in the light from above and an ambient lighting that permeates the painting. Thanks to this new system, all the nuances and different shades are now visible again. The devices were mounted behind a counter that keeps visitors distant from the wall, so as to not jeopardize the overall viewing of the work, and they evenly illuminate the Last Supper, highlighting every detail. The two photographs, one taken before and one after the implementation of the new lamps, are more eloquent than any explanation. The perceptive and colour enrichment is conspicuous. The new lighting units are 4°C colder than those of the old system and, consequently, the convective motions on the surface of the painting are more contained and the dissipation of heat in the room is considerably decreased. This is a relevant information, since the refectory is maintained at a temperature between 20°C and 25°C, with a relative humidity of 50-55%. A notable energy saving, which amounts to 86% for the Last Supper and to 87% for the general lighting of the room, was obtained too (data from the technical report of the Laboratory of Photometry of the Institute for Conservation and Restoration relating to the tests
L’ITALIA DEL MONDO IL CENACOLO VINCIANO
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anto è stato detto e scritto riguardo all’Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Dagli studi accademici ai romanzi-fiction, non c’è ambito della creatività che quest’opera non abbia saputo stimolare nei secoli. Chissà se, nel 1494, quando Leonardo dipinse l’opera nel refettorio di Santa Maria delle Grazie a Milano, i contemporanei si resero immediatamente conto della portata di quel gesto artistico. Una sperimentazione totale, a partire dalla tecnica distante da quella dell’affresco (che richiede una rapida esecuzione e non lascia spazio al ripensamento), fino allo studio delle figure, delle posture e dei significati nascosti dietro ogni particolare. A causa delle modalità di esecuzione, simili a un dipinto su tavola, e all’incuria (fa specie che, per comodità, i Padri Domenicani aprirono una passaggio nel muro tagliando di netto i piedi del Cristo!), l’Ultima Cena ha iniziato presto a subire un inesorabile processo di degrado. Gli interventi nei secoli hanno in parte snaturato l’opera con aggiunte e cromie differenti da quelle di partenza, ma finalmente il difficile restauro filologico che si è protratto dal 1982 sotto i preziosi occhi di Pinin Brambilla Barcilon – che li ha posati per 17
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matico è evidente. I nuovi apparecchi a Led sono di 4°C più freddi rispetto a quelli del vecchio impianto, di conseguenza i moti convettivi sulla superficie del dipinto sono più contenuti e il calore dissipato nella sala è considerevolmente minore. Un dato non da poco, poiché il refettorio è mantenuto a una temperatura compresa tra i 20°C e i 25°C, con umidità relativa del 50-55%. Notevole anche il risparmio energetico che si attesta all’86% per quanto riguarda l’Ultima Cena, e all’87% per l’illuminazione generale della sala (dati dalla relazione tecnica del Laboratorio di Fotometria dell’Istituto Superiore per la Conservazione e Restauro, in relazione alle prove condotte nel Cenacolo Vinciano il 19 gennaio 2015). Giuseppe Napoleone, direttore del Cenacolo Vinciano, ha dichiarato: “Nel refettorio si è voluta una luce rispettosa della storia, dell’architettura e della realtà iconografica dello stesso, legata al racconto della passione di Cristo di cui fanno parte anche le lunette riccamente dipinte da Leonardo, che alludono simbolicamente all’albero della Croce (pere) al martirio (palma) e alla salvazione (mele). La luce nuova di cui vive ora il refettorio sembra in grado di
Vecchia illuminazione L’Ultima Cena, Foto iGuzzini
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Previous lighting The Last Supper, Photo iGuzzini
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valorizzare lo spazio in modo discreto ed efficace, senza dimenticarne anche il carattere sacro. Appena si entra si percepisce una situazione di penombra, cui presto ci si abitua e con naturalezza, attraverso suggestioni luminose non aggressive, si porta lo sguardo verso il capolavoro di Leonardo e le altre pitture, che sembrano tutte vivere di luce propria. La scelta delle tonalità dei Led e quindi lo spettro dei colori è stato attentamente calibrato e adattato ai pigmenti dei vari dipinti murali realizzati ora a secco ora a fresco, su superfici sia lisce che ruvide”. L’azienda iGuzzini, attraverso le competenze del proprio Centro Studi e Ricerca, in accordo con la Soprintendenza e con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro, s’impegnerà anche nei prossimi anni a suggerire l’individuazione di nuove soluzioni, soprattutto in relazione alla rapida evoluzione tecnologica di apparecchi e sorgenti. Un lavoro in continuo divenire, per un bene che deve rimanere per sempre patrimonio dell’umanità. L’Ultima Cena, ha detto Sandrina Bandera, direttore del Polo museale regionale della Lombardia, è uno dei riferimenti assoluti della storia dell’arte di tutti i tempi.
Nuova illuminazione L’Ultima Cena, Foto iGuzzini
carried out in the room containing the Last Supper, January 19, 2015). Giuseppe Napoleone, director the Cenacolo Vinciano, said: “In the refectory we were looking for a light that was respectful of the history, architecture and iconographic reality of the painting, which is linked to the story of the Passion of Christ and includes the lunettes richly painted by Leonardo, which symbolically allude to the tree of the Cross (pears), the martyrdom (the palm), and to salvation (apples). With this new lighting, the refectory now seems able to enhance the space in a discreet and effective way, without forgetting its sacred character. As one enters it, a situation of gloom is perceived; as soon as one get used to it, eyes are naturally and suggestively led toward the Leonardo’s masterpiece and other paintings, all of which now live in
their very own light. The choice of shades of LEDs, and, therefore, of the colour spectrum, has been carefully calibrated and adapted to the pigments of the various paintings, made either a fresco or a secco, on both smooth and rough surfaces”. The company iGuzzini, through the expertise of its Research and Study Centre, in concert with the Superintendency and the Institute for Conservation and Restoration, committed itself to help identifying, over the coming years, new solutions, primarily in relation to the continuous technological developments of devices and sources. A work in progress, for an asset that shall remain forever a world heritage site. The Last Supper, said Sandrina Bandera, director of the Lombardy’s museum centre, is one of the absolute references of the history of art of all time.
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New lighting The Last Supper, Photo iGuzzini
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VITTORIO STORARO E FRANCESCA STORARO ILLUMINANO ARTISTICAMENTE I FORI IMPERIALI A ROMA di Silvano Oldani Foto di Vittorio Storaro
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Il progetto illuminotecnico permanente, poetico e di grande bellezza, nel cuore della città degli Imperatori, spiegato a LUCE da Francesca Storaro
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er iniziativa del Comune di Roma, grazie alla Sovrintendenza Capitolina, e con il sostegno di Unilever Spa per la parte progettuale, la vasta area dei Fori Imperiali, compresa tra il Campidoglio, il Palatino e il Quirinale, è protagonista di un grande progetto di valorizzazione illuminotecnica permanente inaugurato lo scorso aprile, affidato per l’ideazione luministica a Vittorio Storaro, premio Oscar di capolavori come Apocalypse Now, Reds, L’ultimo Imperatore, e a Francesca Storaro autrice anche del progetto illuminotecnico. Il progetto esecutivo e la realizzazione dell’impianto sono a cura e con il sostegno di Acea Illuminazione Pubblica Spa. Osserviamo con l’architetto e lighting designer Francesca Storaro la nuova straordinaria luce dei Fori; ci spiega cortesemente che nell’illuminazione dei Fori Imperiali sono stati utilizzati corpi illuminanti a Led di Erco e una percentuale minore de iGuzzini, e ci evidenzia un importante dato: per l’area di circa 20.000 mq il consumo complessivo è di soli 26 KW per un totale di 520 proiettori. “Sono stati utilizzati infatti, tutti corpi illuminanti a Led con sistemi ottici brevettati, come i collimatori e le lenti Spherolit della Erco. Proiettori che garantiscono un efficiente confort visivo e una vasta gamma di ottiche: narrow spot, spot, flood, wide
flood, oval flood, wallwasher, con diverse classi di potenza e un’altissima precisione progettuale. Corpi illuminanti selezionati anche con dei filtri accessori studiati per il progetto da me e da mio padre Vittorio Storaro e realizzati sempre da Erco, di cui sono stati utilizzati proiettori Lightscan, Parscoop, Grasshopper, Beamer e Focalflood. Per le barre lineari a Led, sono stati invece selezionati dei corpi illuminanti iGuzzini della famiglia Linealuce Compact e Mini”. La temperatura colore delle sorgenti a Led è Bianco caldo 3000k (simbologia solare degli Imperatori) per l’elemento architettonico principale caratterizzante ogni singolo Foro; Bianco neutro 4000k (simbologia lunare) per la restante parte dei Fori. “Per quanto riguarda il Foro di Augusto, prosegue Francesca Storaro, l’elemento, principale è il Tempio di Marte Ultore; per il Foro di Nerva le “Colonnacce” ed il basamento del Tempio di Minerva; per il Foro di Traiano, la Colonna Traiana e la Basilica Ulpia”. Tutti i proiettori sono gestiti da un sistema di controllo della Helvar, che permette di regolare con assoluta precisione l’intensità luminosa degli apparecchi a Led sia con proiettori Dali, sia dimmerabili. Ogni singolo Foro ha una sua centralina di gestione separata, posta in un interno protetto dalle intemperie.
Un progetto poetico e di grande bellezza nel cuore della città degli imperatori, in un’area archeologica di piazze monumentali centro dell’attività politica, edificate tra il 46 a.C. e il 113 d.C. Un percorso suggestivo in cui la luce, come ha detto Vittorio Storaro, diventa racconto, quando “a quell’ora magica il grande Padre Sole lascia il posto alla grande Madre Luna, un momento importante nella vita, e di equilibrio tra queste due forze: Solare e Lunare. Un tempo raramente utilizzato, mentre la civiltà moderna ci ha portato all’uso della luce artificiale che ci permette di estendere questo tempo anche al di là del corso del sole, quando davanti a noi abbiamo questa incredibile fantastica storia del mondo: perché allora non raccontarla con la luce creando una storia visiva e metterla in opera”. “Un sogno che questa sera si avvera per Roma e per il mondo”, ha detto il Sindaco Marino; “Un lavoro straordinario” ha aggiunto il ministro Franceschini, che è stato ammirato da 40 mila persone quella notte! Avevamo anche chiesto in quella bella serata romana a Francesca Storaro di parlarci del suo progetto e del viaggio nella storia e nella nuova luce dei Fori Imperiali: con grande piacere pubblichiamo nelle pagine seguenti il testo-racconto firmato da Vittorio Storaro e da Francesca Storaro. Li ringraziamo.
Colonne Basilica Ulpia
The permanent lighting project, poetical and great beauty, in the hearth of the Emperors’ city, explained to LUCE by Francesca Storaro Under the initiative of Rome’s Municipality, thanks to Rome’s Superintendence, and with Unilever’s Spa support for the design phase, the wide Imperial Fora area, comprised between the Capitoline Hill, the Palatine and the Quirinal Hills, undergo a great permanent lighting enhancement design which was unveiled last April, entrusted to Vittorio Storaro for the light conception, Academy awarded for masterpieces as Apocalypse Now, Reds, The last Emperor, and to Francesca Storaro for the lighting design. Final design and installation of the system were made by Acea Illuminazione Pubblica Spa. We observe with the architect and lighting designer Francesca Storaro the new extraordinary light of the Fora; she kindly explains to us that to light up the Imperial Fora Led luminaires produced by Erco and to a lesser extent by iGuzzini were used, and she also highlights an important fact: for the whole area which is about 20.000 mq the total consumption is only 26 KW for 520 projectors. “Indeed all used luminaires are Led ones with patented optic systems, as Erco’s collimators and Spherolit lenses. Projectors which guarantee visual comfort and a wide range of optics: narrow spot, spot, flood, wide flood, oval flood, wallwasher, with different power ranges and a really high design precision. Selected luminaires also with filters custom-designed, for this application, by me and my father Vittorio Storaro and also manufactured by Erco, which projectors Lightscan, Parscoop, Grasshopper, Beamer and Focalflood were also used. For Led linear modules, iGuzzini luminaires belonging to the Linealuce Compact and Mini family were instead selected”.
The Led light sources’ correlated color temperature is Warm White 3000 K (Emperors’ solar symbolism) for the main architectural element that characterizes each Forum; Neutral White 4000 K for the remaining part of the Fora. “Concerning the Forum of Augustus, continues Francesca Storaro, the main element is the Temple of Mars Ultor; for the Forum of Nerva the “Colonnacce”, and the base of the Minerva’s Temple; for the Trajan’s Forum, Trajan’s column and the Basilica Ulpia”. All projectors are managed by a control system by Helvar, which allows to adjust with absolute precision the luminous intensity of Led luminaires both with Dali projectors, and dimmable ones. Each single Forum is equipped with its separated control unit, located in a weatherproof place. A poetic and of great beauty design in the hearth of the Emperors’ city, in an archeological area with monumental squares which were the centre of the political activity, built between 46 b.c. and 113 a.c. An enchanting path in which light, as Vittorio Storaro said, becomes short story, when “during that magical hour the great Father Sun gives way to the great Mother Moon, an important moment in life, and of balance between these two forces: solar and lunar. A rarely used time, whereas the contemporary world has led us to the use of electric lighting which allows to extend this time independently from the sun’s path, while we have in front of us this extraordinary history of the world: so why do not tell it with light by creating a visual story and putting it up”. “A dream that comes true tonight for Rome and the rest of the world”, said the major Marino; “an extraordinary work” added the minister Franceschini, which was admired by 40 thousand people that night! We also asked to Francesca Storaro during that beautiful night in Rome to tell us about her project and about the journey through history and the new light of Imperial Fora: it is with great delight that we publish the text-report signed by Vittorio Storaro and Francesca Storaro. We thank them.
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VITTORIO STORARO AND FRANCESCA STORARO ARTISTICALLY LIGHT UP THE IMPERIAL FORA IN ROME
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Viaggio luministico e illuminato nella storia di Roma tra terra e cielo di Vittorio Storaro e Francesca Storaro Fotografie di Vittorio Storaro
A LUMINISTIC AND ENLIGHTENED JOURNEY THROUGH THE HISTORY OF ROME BETWEEN EARTH AND HEAVEN
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The VIRTUES of Gaius Iulius Octavianus Augustus, the SACREDNESS of Titus Flavius Domitianus and Marcus Cocceius Nerva, and the CONQUESTS of Marcus Ulpius Nerva Traianus, in a tale where the Light is the main character
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Le VIRTÙ di Gaio Giulio Ottaviano Augusto, la SACRALITÀ di Tito Flavio Domiziano e Marco Cocceio Nerva, le CONQUISTE di Marco Ulpio Nerva Traiano, in un racconto in cui la Luce è protagonista
THE FORUM OF AUGUSTUS (MONODIRECTIONAL lighting) The VIRTUES of Gaius Iulius Octavianus Augustus The conceptual journey of the permanent lighting for the Forum of Augustus, on the metaphorical level, could be represented as a Journey between EARTH and HEAVEN, a luministic journey marking the path between the Republic and the Empire of the Roman Civilisation. A journey from the seeding of Gaius Julius Caesar, to the harvest by Gaius Iulius Octavianus Augustus. With him, the EMPERORS’ era begins. Rome rises, with its Knowledge, its Organization, its Civilisation, its Legislature, to “LIGHT UP”, as a new Sun, the then known world. It is in tribute to Caesar, and in revenge for his murder, that Augustus builds the Temple of Mars Ultor as the centre of the NEW FORUM, to him entitled. From the Element EARTH a light arises, upwards. A selective Light, Mono-directional, as if belonging to a new era. The central idea for the lighting of the Forum of Augustus bears within himself the image of a WAVE OF LIGHT that rises from the Earth, wrapping itself around the TEMPLE OF MARS ULTOR with a great luminous intensity, and, while fading, it ascends on the whole perimeter of the GREAT WALL that circumscribes the two Exedras of the Forum of Augustus, separating it from the Rome’s Subura. Augustus was the first bearer of this new light, depicted as a new APOLLO driving a chariot of horses, to represent the passage of a new Sun across the Sky that lights up the whole world around. But revenge and conquest are not the only virtues of Octavianus Augustus. Once completed this first phase of his life, he shows the other potential Imperial Virtues: the Clemency - the Justice - the Pietas towards Men - the Pietas towards the Homeland. The Divus Augustus, after all the victories, after having lit up with the Light of Rome such a great part of the world, so many civilisations, so many people, finds his equilibrium in a PAX ROMANA, a peace given by the Emperor to the whole Roman
world. The Pax Augusti is thus symbolized with a Light that comes down from heaven, with a Lunar softness, to illuminate the whole Augustus’s ground. The Forum area surrounding the temple of Mars is, in fact, lit up from above, as if it was a protection outlining a privileged area, with a tone of NEUTRALITY, SOFTNESS, and EVENNESS, thus showing the Forum as if it was inscribed in a Stage representing an act of the Roman history. A complementarity between the two types of Light - Sun and Moon, Earth and Heaven, Conflict and Harmony - that seems to balance the Vision of the whole new Forum of Rome ... and beyond. THE FORUM OF NERVA (AXIAL lighting) The SACREDNESS of Titus Flavius Domitianus and Marcus Cocceius Nerva After every great event there is always a period of elaboration, absorption, and consolidation of the step forward that every Culture does at a given moment in its history. If the sudden death of Caesar generated, with what he had already sown, the power of Octavianus Augustus, at the end of the life span of the latter a transitional time was necessary. Not surprisingly, and perhaps not only because it served as a passageway between the Roman Forums and the Suburbs, the Forum started by Domitianus and ended by Nerva was known as TRANSITIONAL FORUM. In fact, it was built to fill a space, a need for accomplishment dictated by the personality of the different Emperors of the time. As the luministic Visualisation of the Forum of Augustus found its Balance between the Selective and Mono-directional Light – which generates from the ground in front of the Temple of Mars Ultor up to the walls that circumscribe it ¬– and the Uniform and Soft Light – which seems to come from the sky on the whole ground of the forum itself –, the LIGHTING OF THE FORUM OF NERVA completes, and symbolically defines, the expansionist paths of the Empire.
The right side, which outlines the Forum itself, has a series of lights where all the columns that formed the wing of the Temple of Minerva – in the middle of the eastern short side – were once lined up. These devices, with a one-sided order of light, produce a lighting that, upward, OUTLINES A SPECIFIC AREA OF BELONGING: the area that, with the inclusion of the temple dedicated to Minerva, presented itself, back in times, as a long colonnade. Above this wall line, a second set of lights, which follows the same luministic unitarity, illuminates, instead, with NEUTRALITY, SOFTNESS, and EVENNESS, the whole CENTRAL GROUND OF THE FORUM ITSELF, where the temple dedicated to the goddess Minerva once stood. The whole thing seems to point out a divine space, a belonging of those Imperial Forums until then conceived by Caesar, Augustus, Vespasianus, Domitianus, and Nerva. On such Lunar evenness stand the archaeological remains of the Pedestal of the Temple of Minerva: the PRONAOS, which appears to be Lit up as to resurrect the grandeur of the past, as well as that part of the ancient perimeter wall of the Forum known as the “COLONNACCE”, which rise ILLUMINATED by a Light of Knowledge. Both are witnesses of an Imperial era that rose above the humanity of his time, and, certainly, always from Earth towards Heaven, UPWARD, in a specific AXIAL positioning in relation to the columns themselves, mindful of the divinity of Minerva. THE TRAJAN’S FORUM (CENTRIFUGAL lighting) The CONQUESTS of Marcus Ulpius Nerva Traianus In all ages and in all Evolutions/Involutions of any civilization, the time, the stellar conjunctions of the Universe, and the entire Nature, produce something or someone that carries within the seed of the Renewal, of the Being Superior, of the Material and/or Spiritual Guide. In the history of Rome, from emperor to
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L FORO DI AUGUSTO (luce MONODIREZIONALE) Le VIRTÙ di Gaio Giulio Ottaviano Augusto Il viaggio ideativo dell’illuminazione permanente del Foro di Augusto, sul piano metaforico, si potrebbe rappresentare come un Viaggio tra TERRA e CIELO, un viaggio luministico che segna il percorso tra la Repubblica e l’Impero della Civiltà Romana. Un viaggio iniziato dalla semina di Gaio Giulio Cesare e raccolto da Gaio Giulio Ottaviano Augusto. Con Lui, inizia l’era degli IMPERATORI. Roma s’innalza con la sua Conoscenza, la sua Organizzazione, la sua Civiltà, la sua Legislatura, a “ILLUMINARE”, come un nuovo Sole, tutto il mondo allora conosciuto. È con l’omaggio a Cesare, a vendetta del suo assassinio, che Augusto edifica il Tempio di Marte Ultore, come centro del NUOVO FORO, a Lui intestato. Una luminosità sorgiva dall’Elemento TERRA, dal BASSO verso L’ALTO. Una Luce selettiva, Mono-direzionale, come di una nuova era. L’idea centrale dell’illuminazione del Foro di Augusto porta in sé l’immagine di un’ONDA DI LUCE che sale dalla Terra, inizia ad avvolgere il TEMPIO DI MARTE ULTORE con una grande intensità luminosa e, man mano attenuandosi, sale dal basso verso l’alto su tutto il perimetro della GRANDE MURAGLIA che circoscrive con le due Esedre il foro di
Augusto, separandolo dalla Suburra di Roma. Augusto è il primo portatore di questa nuova Luce, come un nuovo APOLLO raffigurato alla guida di una quadriga di cavalli, a rappresentare l’andare di un nuovo Sole nel Cielo che illumina tutto il mondo circostante. Ma le virtù di Ottaviano Augusto non sono solo la vendetta e la conquista. Completata questa prima fase di vita, Egli mostra le possibili, ulteriori, Virtù Imperiali: La Clemenza - La Giustizia - La Pietas verso gli Uomini - La Pietas verso la Patria. Il Divo Augusto, dopo aver tanto conquistato, dopo aver illuminato con la Luce di Roma tanto mondo, tante civiltà, tante genti, trova un suo equilibrio in una PAX ROMANA, una pace donata dall’Imperatore a tutto il mondo romano. La Pax Augustea si simboleggia così in una Luce che scende dal cielo, attraverso una morbidezza Lunare, a illuminare tutto il suolo Augusteo. L’area del Foro circostante il tempio di Marte, infatti, è illuminata, come fosse una protezione che delinea un’area privilegiata, con una Luce dall’Alto, con un tono di NEUTRALITÀ, di MORBIDEZZA, di UNIFORMITÀ, che mostra il Foro come fosse inscritto in un Palcoscenico rappresentante un atto della storia di Roma. Una complementarietà tra due tipologie di Luce –
Sole e Luna, Terra e Cielo, Conflitto e Armonia –, che sembra equilibrare la Visione di tutto il nuovo Foro di Roma... e non solo. IL FORO DI NERVA (luce ASSIALE) La SACRALITÀ di Tito Flavio Domiziano e Marco Cocceio Nerva Dopo ogni grande evento vi è sempre necessariamente un tempo di approfondimento, di assorbimento, di consolidamento del salto in avanti che ogni Cultura si trova a fare in un determinato momento della sua storia. Se l’improvvisa morte di Cesare ha generato, con quanto lui aveva già seminato, la potenza di Ottaviano Augusto, al termine dell’arco di vita di quest’ultimo è stato necessario un tempo di transizione. Non a caso, e forse non solo poiché fungeva di passaggio tra i Fori Romani e la Suburra, il Foro iniziato da Domiziano e acquisito da Nerva venne denominato FORO di TRANSIZIONE. In realtà venne realizzato per riempire uno spazio, una necessità di completamento dettato dalle personalità dei vari Imperatori del tempo. Quanto la Visualizzazione luministica del Foro di Augusto ha trovato un suo Equilibrio tra la Luce Selettiva e Mono-direzionale, che si genera dal suolo
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Colonnacce Fori di Nerva
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di fronte al Tempio di Marte Ultore sino alle mura che lo circoscrivono, e la Luce Uniforme e Soffusa, che appare scendere dal cielo su tutto il suolo del foro stesso, l’ILLUMINAZIONE DEL FORO DI NERVA sembra completare, e definire simbolicamente, le vie espansionistiche dell’Impero. Il lato destro, che delinea il Foro stesso, ove erano allineate tutte le colonne che facevano ala al tempio dedicato alla Dea Minerva posto al centro del lato corto orientale, vede una serie di luci che emettono, con un assetto unilaterale di luce, dal basso verso l’alto, un’illuminazione che va a DELINEARE UNO SPECIFICO SPAZIO DI APPARTENENZA: l’area che, con l’inserimento del tempio dedicato a Minerva, si mostrava nel suo tempo come un lungo colonnato. Al di sopra di questa linea muraria, una seconda serie di Luci, che segue la stessa unitarietà luministica, va invece a illuminare, con una luce di NEU-
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Colonna Traiana e Basilica Ulpia
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TRALITÀ, di MORBIDEZZA e di UNIFORMITÀ, tutto il SUOLO CENTRALE DEL FORO STESSO ove, un tempo, troneggiava il tempio dedicato alla Dea Minerva. Il tutto come a sottolineare uno spazio divino, un’appartenenza di quei Fori Imperiali sino a quel momento ideati da Cesare, Augusto, Vespasiano, Domiziano, Nerva. Ma su tanta uniformità Lunare, si ergono i restanti elementi archeologici del Basamento del tempio di Minerva: il PRONAO, che appare Illuminato come a far RISORGERE lo splendore di un tempo, così come quella parte dell’antico muro perimetrale del Foro denominato le “COLONNACCE”, che s’innalzano ILLUMINATE da una Luce di Conoscenza, testimoni di un’epoca Imperiale che si elevava sull’umanità del suo tempo, certamente e sempre dalla Terra verso il Cielo, dal BASSO VERSO L’ALTO, con una specifica ASSIALITÀ direzionale alle Colonne stesse, memori della divinità di Minerva.
IL FORO DI TRAIANO (luce CENTRIFUGA) Le CONQUISTE di Marco Ulpio Nerva Traiano Come in tutte le Epoche e in tutte le Evoluzioni/ Involuzioni di ogni civiltà, il tempo, le congiunzioni stellari dell’Universo, la Natura tutta, continuano a produrre qualcosa o qualcuno che porta in sé il seme del Rinnovamento, dell’Essere Superiore, della Guida Materiale e/o Spirituale. Nel corso della storia di Roma, da Imperatore a Imperatore, nell’anno 53 d.C. nasce nel cielo dell’Impero Marco Ulpio Nerva TRAIANO, il Conquistatore. Tanto ha combattuto, tanto ha conquistato, tanto ha edificato in varie parti del mondo ma, come accade a ognuno nella storia, si è ricordati nel tempo in modo particolare per una certa Impresa, una specifica Creazione, una particolare Opera d’Arte. Traiano, capendo tutto ciò, ha fatto della campagna nella Dacia, il suo evento di vita, il suo TRIONFO.
Il nuovo Foro realizzato in suo nome, non solo per la continua necessità di espansione che le conquiste di Roma richiedevano, ma particolarmente per la volontà di Traiano di firmare un periodo storico che vedeva la luce di Roma nella sua massima estensione di territori conquistati, sotto la sua Legge, sotto il suo Impero. Il tutto viene incentrato su se stesso, sulla storia della conquista di un paese, e quindi sulla edificazione e sulla visualizzazione luministica che denota un carattere CENTRIFUGO, che tende a spingere fuori da un centro, con la forza di trascinamento di una persona colma di individualismo, una volontà che vuole creare intorno alla sua figura un’onda di Energia che si estenda nel mondo circostante. Egli arriva addirittura a far porre l’urna cineraria d’oro che contiene le ceneri del proprio corpo nella base della COLONNA ISTORIATA che narra, in
Foro di Augusto
emperor, in the year 53 AD, in the heaven of the Empire, Marcus Ulpius Nerva TRAIANUS, the Conqueror, was born. So much he fought, so much he conquered, so much he built in several parts of the world but, like it happens to everyone in history, one is remembered through time particularly for a certain Undertaking, a specific Creation, a particular Work of Art. Traianus, understanding this, made of the military campaign in Dacia the event of his life, his TRIUMPH. The new Forum was made in his name, not only for the constant need for expansion that the conquests of Rome required, but particularly for the will of Traianus to put his name on a historical period that was witness to the shining of Rome at its maximum extension on conquered territories, under his Law, under his Empire. Everything is focused on himself, on the
history of the conquest of a country, and, thus, on the building and on the luministic visualisation that highlights a CENTRIFUGAL nature, which tends to push away from a centre, with the appealing force of a person full of individualism, a will that wants to create around his figure a wave of Energy that extends into the surrounding world. He goes as far as to put the gold funerary urn containing his own ashes into the base of the HISTORIATED COLUMN that narrates, in a spiral frieze, his glories as the conqueror of Dacia. Ashes that, ideally, carry within the not yet soothed fire of his desire for expansion. The focal point, CENTRIFUGAL, is arguably the centre of the TRAJAN COLUMN, which bears on itself the story of the Emperor and of his glories as Conqueror. A column that seems to emit the Light in a central-
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Colonna Traiana
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un fregio spiraliforme, le sue gesta di vincitore sui Daci. Ceneri che idealmente portano in sé il fuoco non ancora sopito della sua volontà espansiva. Il punto focale, CENTRIFUGO, è indubbiamente il centro della COLONNA TRAIANA, che porta su se stessa la storia dell’Imperatore e delle sue gesta di Conquistatore. Una colonna che pare emettere la Luce in modo centralizzato, attraverso una serie di LUCI MORBIDE che delineano il perimetro della sua base quadrata, simbolo dell’elemento della Terra, del Passato. Luce che continua poi il suo percorso elevandosi sulla COLONNA CIRCOLARE, simbolo dell’Elemento ARIA, del Futuro, che si illumina tramite DUE CERCHI, concentrici alla Colonna stessa, di luci selettive che rilevano luministicamente l’intero racconto delle gesta dell’Imperatore. Se le COLONNE PARALLELE che determinano la BA-
SILICA ULPIA sono illuminate da Terra verso il Cielo, il centro della Basilica riceve la propria LUCE da una serie di proiettori che appaiono sorgere dalla TERRA e che, avanti a ogni colonna, estendono la loro luminosità, in allontanamento dal suo centro di origine, sino a incontrare una simile luminosità prodotta da un’altra serie di luci che, in un’attrazione centripeta, si uniscono alle prime, illuminando, in modo uniforme, tutto il pavimento della BASILICA stessa. È così che la LUCE, inizialmente con un carattere CENTRIPETO, in avvicinamento circolare, attratta dalla COLONNA, espandendosi come un Fiume Luminoso verso l’esterno arriva a invadere l’intera Piazza e lo spazio che ospitava la gigantesca Statua Equestre di Traiano, come un’onda che lui appare ancora condurre avanti a se stesso. Una forza CENTRIFUGA, principiata dal suo centro ideale, la
Colonna Traiana, che appare ILLUMINARE tutto il mondo esterno. Una colonna coclide, cava, che porta scolpito sulla sua pelle marmorea l’intero racconto di conquista della Dacia; racconto che sembra innalzare Traiano nell’alto dei cieli, verso il Sole, verso la luminosità del pieno GIORNO di Roma. Il tutto appare attratto e sospinto dalla forza magnetica della personalità dell’Imperatore stesso, TRAIANO, che si configura al centro della storia dell’Umanità del suo tempo, una figura che si ricorderà molto a lungo nel futuro della civiltà romana. Una Luce, quindi, inizialmente Centripeta che diviene Centrifuga, in espansione nel mondo, similmente al detto: “Tutte le strade del mondo portano a Roma, come tutte le strade dell’Impero portano allo stesso tempo, da Roma... in tutto il mondo... anche l’Imperatore”.
ised manner, through a series of SOFT LIGHTS that outline the perimeter of its square base, symbol of the Earth element, of the Past. A Light that then continues its path ascending on the CIRCULAR COLUMN – symbol of the AIR Element, of the Future –, which is lit up by TWO CIRCLES, concentric to the column itself, of selective lights that point out, from a luministic point of view, the whole narrative of the exploits of the Emperor. If the PARALLEL COLUMNS that define the BASILICA ULPIA are lit from the Earth towards Heaven, the centre of the Basilica
receives its own LIGHT thanks to a series of projectors that seem to rise from the EARTH and that, before each column, stretch their brightness away from its centre of origin, up to meet and merge, in a centripetal attraction, with a similar brightness produced by another series of lights, thus illuminating, in a uniform manner, the entire floor of the BASILICA itself. This is how the LIGHT, at first with a centripetal nature, approaching circularly, attracted by the COLUMN, expanding itself outward like a Bright River, gets to invade the whole Square and the space that once housed the giant Equestrian Statue of
Traianus, like a wave that he still leading ahead. A CENTRIFUGAL force, started by its ideal centre, the Trajan’s Column, that seems to LIGHT UP the whole outside world. A spiral column, hollow, which has carved on its marble skin the whole story of the conquest of Dacia; a narrative that raises Traianus in the highest heaven, toward the Sun, toward the brightness of the full DAY in Rome. Everything seems attracted and driven by the magnetic force of the personality of the Emperor himself, TRAIANUS, who is here at the centre of the human history of his time, a figure that will be
remembered for a long time into the future of the Roman civilisation. A Light that, at first Centripetal, becomes then Centrifugal, expanding itself in the world, as the saying: “All the roads in the world lead to Rome, as all the roads of the Empire lead, at the same time, from Rome ... all over the world ... the Emperor”.
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Foro di Augusto
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corrispondenza da new york a cura di Matilde Alessandra
La grande luce nell’Opera Lirica
FOCUS PMI 10 DGA, IL FUTURO È NELLA QUALITÀ
L’incontro con John Froelich al teatro lirico Metropolitan di New York e con Duane Schuler: sue le splendide luci nella meravigliosa Turandot alla Scala di Milano
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Come funziona e com’è cambiata l’illuminazione di un palcoscenico lirico? Il processo ora è molto diverso da quello che era 25 anni fa. Nei primi anni novanta ci fu un cambiamento di abitudini, e i team di produzione hanno cominciato a lavorare con un proprio progettista d’illuminazione che lavora in stretta relazione con il team artistico. Questo significa che il nostro lavoro è diventato più tecnico che creativo: si tratta di tradurre in pratica le loro idee ma dipende anche dalla situazione e dalla mia storia con il team. Come si sopravvive durante la Stagione? Lavoriamo con dei tempi strettissimi e stressanti, 120 spettacoli per 26 produzioni ogni stagione.
Questo è l’unico teatro al mondo con una programmazione così ampia che può arrivare anche a nove rappresentazioni alla settimana! In genere facciamo fino a 135 prove di luce durante la Stagione, Abbiamo sia produzioni originali nostre, sia revival, alcune risalenti agli anni ‘60. Il mio obbiettivo è di mantenere intatta l’idea originale pur attualizzandola. Lo stile di progettazione è anche cambiato, così come le aspettative del pubblico, e le opere sono molto più illuminate ora di quanto non lo fossero anni e anni fa, e ciò vuol dire più equipaggiamento e più personale. Chi è il suo designer della luce preferito? È difficile dirlo, qui ho avuto il privilegio di lavorare con i migliori quindi è difficile dirlo. Lavoro volentieri con Duane Schuler, uno dei più bravi, non solo mi piace il suo lavoro, ci capiamo e comunichiamo facilmente l’uno con l’altro durante le prove, in perfetta armonia. Ha un approccio molto aperto e ascolta i registi; l’ho visto compiere cose incredibili nelle situazioni più difficili. Questa stagione ha fatto con noi La Donna del Lago.
GREAT LIGHT AT THE OPERA Meeting with John Froelich at the Metropolitan Opera House in New York City, and a quick chat with Duane Schuler, who has just lit the wonderful production of Turandot at La Scala We meet with John Froelich, the resident light director at New York’s Metropolitan Opera, one of the best known Houses in the world for excellence, innovation and dimensions. With him we talk about the artistry of lighting an opera. How does the lighting process works and how has it evolved? The process now is very different from what it was 25 years ago. In the early nineties there was a change in habits, and production teams started having their own artistic lighting designer; this meant that our job became more technical than creative, translating ideas into practice; it all depends on the situation, on the team and our history together. The styles of designing has also changed, as have the expectations of the public. Also opera stagings are much more lit up and brighter now than what they used to be, so that means more staff and equipment. How do you make it through a Season? We work a punishing and stressful schedule, 120 shows for 26 productions each Season, sometime as much as 9 shows per week! Typically we do up to 135 lighting rehearsals each Season. This is the only theater in the world that crams in so many performances. We have original Met productions and revivals - some dating as far back as the ‘60s. My objective is to retain the original idea intact, while keeping it updated and relevant to the current times. Who is you favorite lighting designer? At the Met I get the privilege to work with the very best so it’s difficult to pick one. Among many, I particularly enjoy working with Duane Schuler, one of best around. He has a very open approach and really listens to his directors as well as the other designers. I have seen him do amazing things in difficult situations. We have worked together so many times that we understand and communicate with each other so easily during rehearsals, in perfect harmony. This season he has done La Donna del Lago with us. Which director did you enjoy most working with? They are all interesting and challenging in their own way. Recently, Francois Gerrard, who directed Parsifal here at the Met. He was an inspiration to us all in the way he dealt and communicated with people. The opera originally was staged in Lyon, so it had to be adapted and revised for the much wider space here – and everyone expects bigger and more expensive at the Met! Is there one Opera that you found particularly innovative? Adam Silverman’s lighting of Ballo in Maschera was a great experience and a valuable lesson. I thought he was joking when he said “I’ve given up on color”. We only used HMI daylight corrected
P. 52 A scene from Act I of Wagner’s “Parsifal”. Taken during the rehearsal on February 8, 2013 at the Metropolitan Opera in New York. Photo: Ken Howard/Metropolitan Opera City
A scene from Act II of Wagner’s “Parsifal”. Taken during the rehearsal on February 4, 2013 at the Metropolitan Opera in New York City. Photo: Ken Howard/Metropolitan Opera
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DA NEW YORK JOHN FROELICH - DUANE SCHULER
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ncontriamo John Froelich, trentaseienne direttore d’illuminazione del Metropolitan Opera di New York, uno dei più grandi teatri lirici del mondo per eccellenza e innovazione e dimensioni. Con lui parliamo della natura tecnica e artistica della luce, di come s’illumina una performance lirica e dell’evoluzione dell’illuminotecnica nell’Opera.
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E il regista? Sono tutti interessanti e stimolanti in un modo o nell’altro. Recentemente direi Francois Gerrard, che ha diretto Parsifal al Met. È stato un esempio per tutti noi; la produzione, nata per l’Opera di Lione, è stata rivista e adattata per il nostro immenso palcoscenico. E anche perché ci si aspetta tutto più grande e più costoso al Met!
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C’è un’opera che ricorda particolarmente innovativa? La versione di Adam Silverman del Ballo in Maschera per me è stata una grande esperienza e una lezione preziosa. Ho pensato che Silverman stesse scherzando quando mi ha detto: “Ho rinunciato al colore”. Infatti, abbiamo usato soltanto lampade HMI e luci daylight “modificate”, giocando unicamente con la luce bianca e le ombre: non che questo non sia stato fatto prima, ma il suo modo era davvero speciale, molto d’effetto. È una persona fantastica con cui lavorare. I cantanti si lamentano mai di avere la luce negli occhi? Sempre! Anna Netrebko, una delle nostre più grandi dive, durante una prova generale, ha smesso LUCE 312
di cantare per chiedermi molto “bruscamente” di avere una luce rimossa. Ha lavorato anche in molti altre forme di teatro, diresti che nell’opera l’illuminazione si esprime nella sua forma più sofisticata? È affascinante lavorare con la luce, specialmente quando si appartiene a una compagnia del calibro del Met. La luce è una disciplina che permette di lavorare negli stili più diversi: a volte abbiamo un regista che vuole mettere in un contesto ultramoderno e minimalista un pezzo di musica scritto centinaia di anni fa, un altro che invece vuole una luce più possibile realistica per ricreare fedelmente un paesaggio o una scena d’interni. Nel mio ruolo devo essere un po’ un camaleonte, e dobbiamo mettere in scena un grande spettacolo a qualsiasi costo. Lunedi sera (lo scorso 4 maggio, ndr) ho assistito alla performance del Don Carlo, una produzione in cui la luce ha un ruolo centrale. Sono contento che le sia piaciuta, è la mia preferita di questa stagione. Don Carlo è un revival che abbiamo migliorato grazie all’uso di attrezzature aggiornate. Abbiamo letteralmente inondato la scena
fixtures, or tungsten daylight, playing with white light and shadows in a very interesting way: is not like it hasn’t done before, but his way was really special, with beautiful effects, and got me excited about the project. He’s also a great guy to work with. Having also worked in so many other type of theater, would you say that Opera is, where lighting is concerned, at its most sophisticated form? It’s fascinating to do opera – especially when you belong to such a company - because it’s the one discipline where you get to use all the best toys in the most diverse of situations: you might have a director that wants an ultra-modern, minimalistic setting for a piece of music written hundreds of years ago, or you have somebody else that want to light in such way to recreate the most realistic of scenes. In my position you have to be a chameleon. You have to make it great no matter what. Do singers ever complain about having light in their eyes? All the time! On one occasion Anna Netrebko, one of our greatest divas, even stopped singing during a dress rehearsal to ask me rather brusquely to have a light moved.
di rosso per evidenziare i punti più drammatici nella trama, e creato degli interni molto suggestivi. Come definirebbe la luce nell’opera? La luce è essenziale non solo per trasformare scene e costumi ma permette di sottolineare i cambiamenti nella musica e nella storia. La luce aiuta moltissimo a evolvere e migliorare le messe in scena anche perché la tecnologia continua a migliorare. Quel rosso nel Don Carlo, ad esempio, non era possibile nella versione originale.
Monday night I attended a performance of Don Carlo, where light plays a central role. I’m glad you liked it as it is my favourite of the season. That Don Carlo is a revival that has gotten better as the equipment evolved. We flooded the stage with red light to underline the climaxes in the plot and created very suggestive interiors. In a nutshell, how would you describe light in an opera? Light is essential not just to transform scenery and costumes, it highlights the shifts in music and narrative, It has a central role in the whole process. Importantly, light is really helping opera evolve as the lighting technology keeps evolving. That red in Don Carlo for example couldn’t ever be achieved in the original production seven years ago.
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A scene from Act II of Wagner’s “Parsifal” with Jonas Kaufmann as the title character. Taken during the rehearsal on February 11, 2013 at the Metropolitan Opera in New York City. Photo: Ken Howard/Metropolitan Opera
A scene from Verdi’s “Un Ballo in Maschera”. Taken at the Metropolitan Opera on November 1, 2012. Photo: Jonathan Tichler/Metropolitan Opera A scene from Verdi’s “Don Carlo”. Photo: Ken Howard/ Metropolitan Opera
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A scene from Verdi’s “Un Ballo in Maschera” with Sondra Radvanovsky as Amelia, Marcelo Álvarez as Gustavo III, and Dmitri Hvorostovsky
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as Count Anckarström. Taken November 1, 2012 at the Metropolitan Opera in New York City. Photo: Jonathan Tichler/ Metropolitan Opera
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Duane Schuler Abbiamo parlato brevemente con Duane Schuler, impegnato a Milano con la grande produzione alla Scala nella Turandot, in occasione dell’inaugurazione dell’EXPO di M. A.
Come ha cominciato a lavorare con la luce? In modo del tutto inaspettato. Studiavo all’Università del Wisconsin, quando un corso d’illuminazione mi ha attirato, anche se non ero mai stato coinvolto dalla luce prima di allora. Fu una grossa fortuna che il professore era un lighting designer meraviglioso di nome Gilbert Hemsley. Un insegnante che ispirava grande fiducia. Quando a Gilbert è stato chiesto di progettare la Messa di Leonard Bernstain per l’apertura del Kennedy Center di Washington. sono diventato il suo assistente e mi sono innamorato dell’illuminazione. La mia carriera di lighting designer era cominciata. DUANE SCHULER
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We briefly got hold of Duane Schuler, designer of international fame, while he’s in Milan working on Turandot at La Scala – a special production to mark the inauguration of EXPO 2015 - to ask him a couple of questions.
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La luce nell’opera lirica si differenzia da altre forme di teatro? Trovare spunti per progettare la luce di un’opera è diverso dalla prosa. Con l’opera lirica si reagisce alla musica, non alla narrazione drammatica. Si fanno dei cambi fondamentali per i cambi di chiave – come da una maggiore a una minore – ed è una perfetta opportunità per fare delle dissolvenze efficaci. In opera, la musica ti dice cosa fare e quando farlo. Di solito anche quale colore si dovrebbe usare!
What drew you to work with light? I came to it quite unexpectedly. I was a sophomore at the University of Wisconsin-Madison when a course on stage lighting caught my eye, even though I had never been involved with light before. By a great stroke of luck, the professor for the class was a wonderful lighting designer named Gilbert Hemsley. He was an inspired teacher. When Gilbert was asked to design the lighting for the Bernstein “Mass” for the opening of the Kennedy Center in Washington DC I became one of his assistants and fell in love with lighting. My career as a lighting designer had begun.
Lei sta lavorando alla produzione di Turandot alla Scala di Milano, per l’inaugurazione di Expo 2015. Come si confronta con altri teatri? Questa è la mia terza produzione alla Scala, ed è sempre un bel posto in cui lavorare. Si sente che tutte le persone coinvolte, dai cantanti all’orchestra e tutto il personale, sono consapevoli di essere parte della storia dell’opera. La Scala è unica, bellissima, è un posto molto speciale per tutti coloro che amano l’opera lirica. Mi sento molto fortunato di aver avuto l’opportunità di lavorare in questo grande teatro.
How does Opera differs from other types of theaters? I find that writing light cues for an opera is different than doing it in a play. With opera, you react to the music, not the dramatic narrative. A key change from major to minor is a perfect opportunity for an effective light cue. In opera, the music tells you what to do and when to do it. It usually even tells you what color it should be!
You’re working on a production of Turandot at La Scala. How does it compare to other theaters and did you enjoy working there? This is my third production at La Scala, and is always an exciting place to work. You can feel that everyone here, the singers, the orchestra, the stage crews, and the entire staff, are all aware that they are a part of opera history. La Scala is unique, beautiful, and a very special place for anyone that loves opera. I feel very fortunate to have had the opportunity to work here.
Scenes from Puccini’s “Turandot”. Photo: Marco Brescia e Rudy Amisano © Teatro alla Scala. Conducted by Riccardo Chailly, directed by Nikolaus Lehnhoff, scenes by Raimund Bauer, lights by Duane Schuler, choreography by Denni Sayers and costumes by Andrea Schmidt-Futterer
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lighting designers made in italy di Silvano Oldani
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MARGHERITA SÜSS LA LUCE ESSENZIALE E POETICA PER RACCONTARE LO SPAZIO URBANO
MARGHERITA SÜSS Architetto, progettista illuminotecnico, nel 1999 fonda GMS Studio Associato, annoverato tra i più importanti studi italiani specializzati nella progettazione illuminotecnica, ha al suo attivo la redazione di oltre 280 piani della luce, l’illuminazione pubblica e artistica di monumenti di rilevanza internazionale (Barzan Memorial Iraq) e la riqualificazione illuminotecnica di importanti città italiane (Venezia, Viterbo, Trento). È membro dell’Esecutivo di AIDI e da alcuni giorni Presidente di AIDI, la prima donna nella lunga storia di questa importante Associazione ad assumere il prestigioso incarico. Architect, lighting designer, in 1999 she founded GMS Studio Associato, counted among the most important Italian firms specialized in lighting design. She has drafted more than 280 lighting plans, public and artistic lighting of international monuments (Barzan Memorial Iraq) and upgrading lighting of major Italian cities (Venice, Viterbo, Trento). Member of the Executive of AIDI and some days President of AIDI, the first woman in the long history of this important Association to assume this prestigious role.
Su LUCE, recentemente è stato pubblicato un articolo di Pietro Mezzi con questo titolo: “Si chiude un’era per i piani della luce di prima generazione”. Lei che cosa ne pensa di questo strumento di pianificazione urbana? Si tratta di un’ottima opportunità a disposizione della Pubblica Amministrazione per avere piena contezza del sistema d’illuminazione pubblica che caratterizza il proprio territorio. Fornendo delle linee guida e d’indirizzo strategico nel tempo, stimola il controllo tecnico, estetico, normativo degli impianti. La necessità inderogabile di porre la dovuta attenzione agli aspetti energetici e ai problemi legati a una corretta manutenzione; sono inoltre spunto di riflessione per annoverare i molteplici vantaggi derivanti dalla possibilità di controllo integrato di una intera rete di illuminazione ai fini di ottimizzare le economie gestionali e organizzative, innalzare il livello di prestazionalità dei beni, ottimizzare l’affidabilità complessiva del sistema dell’illuminazione pubblica.
Il dibattito sull’uso del colore per l’illuminazione architettonica in Italia è sempre aperto, il suo parere? Lo sfruttamento delle potenzialità scenografiche del colore della luce, come possibile strumento di orientamento ed evidenziazione, richiede un’attenta valutazione in relazione allo scopo e alla tipologia di ambito per cui è adottato. In certi casi, l’integrazione di luce “colorata” con la contemporanea costruzione architettonica, è in grado di determinare scenari inconsueti, vere e proprie scenografie, e dare vita a una proficua sinergia tra potere immateriale della luce e composizione formale delle architetture. Diverso è l’approccio nel caso di monumenti storici: la nostra personale esperienza vede più che altro l’utilizzo del colore della luce dedicato a tali tipologie prevalentemente in ambito di eventi temporanei…quando essa si accosta alla storia, nella maggior parte dei casi, la giusta valorizzazione del bene avviene anche solo cambiando le temperature di colore, senza necessariamente ricorrere all’artificio della luce colorata. In ogni caso, il controllo in fase progettuale degli elementi caratterizzanti gli impianti percepibili anche di giorno, per l’impatto visivo diurno che determinano la collocazione, tipologia e distribuzione dei centri luminosi e dei loro supporti, deve comunque essere il termine di paragone e l’elemento garante della realizzazione di un intervento correttamente ambientato. Esistono progetti difficili da realizzare? Credo che ogni progetto abbia il proprio grado di difficoltà. Per raggiungere gli obiettivi occorre di volta in volta individuare soluzioni illuminotecniche che definiscono la struttura, l’estetica, la funzionalità e i requisiti tecnici degli impianti, unitamente al controllo dei gradienti di luminanza per ciascu-
THE ESSENTIAL AND POETIC LIGHT TO NARRATE THE URBAN SPACE Margherita Süss, how did you become a LD? After studying architecture at Politecnico of Milan, I had the opportunity to go deeper into the lightening design and immediately became fond of it. At the time there was only one thesis in the university archive on natural light, and it was written by Architect Marco Montani ..I had the pleasure of meeting him personally, along with Engineer Ruggero Guanella, when I was working on a study in lighting design which was already well established. Together, in 1999, we then founded GMS, a studio that has its location both in Italy and abroad. An extensive article by Pietro Mezzi entitled: “An era is closing for the first generation of lighting project-planning” was published on LUCE. What do you think about this medium of urban planning? This is an excellent opportunity for Public Administration to have a detailed knowledge of the typical public lightening system in the territory. It provides some guidelines and a strategic orientation in time that can certainly stimulate the control of the lightening systems from a technical, aesthetic and regulatory point of view. The compelling need is to consider some energy-saving related aspects and the problems due to correct maintenance allows us to list the various advantages deriving from the opportunity of an integrated control system of the entire lightning network with the result of optimizing the management and organizational economies, increasing the quality of the service and the overall reliability of the public lightning system.
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argherita Süss, come è diventata lighting designer? Ho avuto l’occasione di approfondire e immediatamente appassionarmi di progettazione illuminotecnica al termine del mio percorso di studio di architettura presso il Politecnico di Milano. All’epoca esisteva negli archivi una sola tesi che parlasse esclusivamente di luce…naturale, ed era stata redatta proprio dall’arch. Marco Montani, che poi ho avuto il piacere di conoscere, insieme all’ing. Ruggero Guanella, collaborando con uno studio già affermato nel settore del lighting design. Insieme abbiamo fondato nel 1999 lo studio GMS, che ha sede sia in Italia che all’estero.
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Barcellona, fotosimulazioni per l’illuminazione della facciata della Natività del Tempio Espiatorio della Sagrada Família
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Barcellona, lighting façade photo simulation of the Nativity of the Expiatory Temple of the Sagrada Familia
The use of colour in architectural lighting in Italy is still an open debate, your opinion? The scenographic potentiality of the use of the colour of light as a possible instrument for highlighting and orientation needs a careful evaluation of aim and tipology of space. In certain situations the integration of “coloured” light with the contemporary architectural building is able to determine unusual scenery, true scenography and a profitable synergy between immaterial light power and the forms of the architectural work. I would adopt a different approach to historical monuments: in our personal experience the use of light is limited in temporary events… Mainly, when you approach history the right way to set off a work may just be a change of colour temperatures rather than the use of coloured light. However, it is necessary to check all the lighting elements perceived in the daytime, to establish the diurnal visible impact, the collocation, the tipology and the distribution of the lighting centres and their supports during the planning. These must be the criteria in order to complete the project correctly.
Schizzi metaprogettuali per l’illuminazione degli interni della Royal Suite del Neue Hotel Atlantis di Zurigo, Svizzera Design level sketches for lighting interiors of the Royal Suite in Neue Hotel Atlantis, Zurich, Switzerland
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Do difficult-to–be-achieved projects exist? I think that every project has its grade of difficulty. To perceive our aims it is important to choose the lightning solutions which can define, from time to time, the structure, the beauty, the functionality and the technical requirements of the plants. Furthermore, it is important to define the control of and to verify the illuminations and the uniformity of the sufaces of interest, the distribution and direction of the light, the tone and the colour rendering of the lighting sources but also to coordinate it with the real conditions of the surroundings. There is the real difficulty to formulate an integrated solution where the lighting typologies, the distribution of the spotlights, the individual needs of the single areas, and the choice of the plants must always match the environmental sustainability in a wider sense. How should the lightening designer be part of the project chain? Here we are! Abroad we haven’t ever taken
dinamento con le reali condizioni al contorno. La difficoltà consiste ad arrivare a formulare una soluzione integrata, in cui tipologie illuminotecniche, distribuzione dei punti luce e delle prestazioni richieste per le singole zone, scelta delle tipologie di riferimento costruttive e impiantistiche, siano sempre collimanti con i criteri di sostenibilità ambientale in senso lato.
na scena visiva, al controllo del flusso luminoso al fine di individuare le migliori soluzioni finalizzate al risparmio energetico nel rispetto della normativa, alla verifica degli illuminamenti e alle relative uniformità sui piani di interesse, alla distribuzione e direzionalità della luce, alla tonalità e resa dei colori delle sorgenti luminose ed infine al coor-
Come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera di progetto? Eccoci! Noi ci siamo! All’estero non abbiamo mai partecipato a un tavolo tecnico di progettazione architettonica (interni o esterni) senza che vi sia stata l’assenza di un lighting designer. Il risultato? Fin da subito s’instaura un rapporto diretto proficuo con i progettisti e ciò da vita ad “oggetti” il cui punto di forza è proprio lo studio dell’integrazione tra le varie capacità progettuali e specialistiche. Pertanto a questa domanda ho solo una risposta: auspicarmi che il lighting designer partecipi, anche nel nostro Paese, fin dall’inizio e sempre attivamente al processo progettuale. Da diversi numeri LUCE dedica molte pagine a interviste dal mondo dei lighting designers italiani e internazionali. Pensa che possa essere un valido strumento soprattutto per i non addetti ai lavori di conoscere e approfondire il ruolo di questa figura professionale non molto conosciuta in Italia? Per chi come noi è lettore attento delle riviste proprie del settore, LUCE rappresenta certamente un importante e apprezzabilissimo riferimento culturale e informativo. Penso che i “non addetti ai la-
part in an architectural designing technical meeting (interior or exterior) without a lighting designer. The result? From the very beginning there is a productive relationship with the architects and this is the strong point; the opportunity to create something from the integration of the different expertise and planning skills. Therefore, My answer to this question is only one: I wish the lighting designer could take part in the planning process from the beginning in our country as well. In the most recent issues LUCE has been dedicating many pages to interviews of Italian and international lighting designers. Do you think this is a good way to convey the idea of a not very well known profession especially to those who are not insiders? For a careful reader as I am of the professional magazines, LUCE represents an important cultural instrument to remain informed. I think that “non-insider” readers who may browse this magazine can appreciate the dynamic, aesthetic and technical aspects of this work. The high quality and the cultural contents of LUCE deserve to have wider and wider distribution, not only to lighting designers. It would be amazing to find LUCE in the halls of important hotels, in airport lounges or in some fine restaurants…The reason behind it is that this magazine deals with the beauty and the idea of pursuing a more sensitive idea of planning! By the way, can you tell us about a project which includes this idea? Venice. We have worked on its lightning in every aspect, its system, the grade of the lightning and the colour of the light,
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Render per l’illuminazione del Palazzo del Ministero della Cultura di Erbil, Iraq KRG
Lighting simulation of the Culture Minster Palace of Erbil, Iraq KRG
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vori” che si trovino a sfogliare la rivista non possano che apprezzare il carattere dinamico, estetico, tecnico ed estremamente specialistico della nostra disciplina. L’auspicio è che l’impegno profuso a tenere elevato il livello qualitativo e culturale di LUCE possa essere premiato da una sempre più ampia diffusione della rivista stessa anche in quei luoghi e in quei contesti ove non si trovino solo ed esclusivamente lighting designers. Sarebbe bellissimo trovare LUCE anche nelle hall di importanti hotels, tra le riviste di una lounge aeroportuale, in un ristorante stellato…perché in fondo essa tratta di temi legati anche all’estetica, “al bello”, al perseguimento di una rinnovata sensibilità progettuale!
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A proposito di questa sensibilità, un progetto che ritiene riassuntivo della sua poetica? Venezia. Ci siamo occupati della sua illuminazione e per ogni aspetto del suo sistema, dal livello d’illuminazione, al colore della luce, alla sua qualità, fino alle caratteristiche formali dei complessi illuminanti. È stato declinato per identificare e sottolineare la sovrapposizione di un’ideale mappatura tematica del territorio, trasversale rispetto agli aspetti funzionali della sua prevalente fruizione pedonale, agli aspetti formali della valorizzazione LUCE 312
del patrimonio storico artistico e alla fruibilità e godibilità degli spazi pubblici destinati anche solo alla contemplazione del paesaggio. Nessuna opportunità di valorizzazione è stata trascurata, con particolare attenzione alle eccellenze della Città. In questo progetto, la proposta progettuale ha potuto davvero tradurre la luce come momento essenziale del modo di presentarsi dello spazio urbano e come elemento determinante nel modellare spazi migliori, valorizzati e realmente fruibili. Un’architettura storica e una contemporanea in Italia che le piacerebbe illuminare? Ho grande passione per l’architettura romanica, così linda, sobria, spuria da ogni superfetazione… e anche così difficile da illuminare proprio per la mancanza di quegli “appigli”, ovvero di quegli elementi decorativi che spesso costituiscono il più semplice occultamento dei corpi illuminanti. Se devo invece pensare a un’architettura contemporanea, mi sarebbe piaciuto affiancare lo sviluppo progettuale della nuova area Garibaldi, laddove la sequenza urbana di grattacieli e piazze ha dato vita a nuovi scorci e a un nuovo layout che potrebbe essere ulteriormente valorizzato con una luce ben pensata.
its quality, up to the formal features of the lighting structures. The project identified and highlighted an ideal topic map of the territory, a transversal view in relation with the functional aspects of its main pedestrian use, with the formal aspects of the upgrade of the historic and artistic heritage, and with the enjoyment of the public areas even the ones only designed from point of view of landscape. No opportunity to enhance the town has been ignored and constant attention was given to the prestigious places in town. In this project, the light was the means to present the urban space, light was the relevant element to better shape more attractive, and useful spaces. Which historic and contemporary building would you like to light up in Italy? Generally speaking, I am very keen on the Romanesque architecture, it is so neat, sober, without any superfluous structures… also it is so difficult to light for the lack of those “structures”, those decorative features, which can hide the lighting elements. Whereas, a contemporary architecture, for which I would have loved to join the project, is the new area of Garibaldi. This new skyline and squares could be further embellished by a well-thoughtthrough lightening design.
lighting designers made in italy di Andrea Calatroni
TRAVERSO-VIGHY PROGETTARE È COMUNICARE LA QUALITÀ DELLO SPAZIO
TRAVERSO-VIGHY Giovanni Traverso (Bolzano, 1969) e Paola Vighy (Vicenza, 1969) fondano nel 1996 a Vicenza lo studio associato traverso-vighy, specializzato in architettura sostenibile e progetti sperimentali relativi all’uso della luce. I progetti dello studio seguono un percorso coerente che porta alla realizzazione di edifici leggeri basati su prefabbricazione e impiego di tecnologie sostenibili: la loro attenzione è focalizzata a massimizzare l’utilizzo della luce naturale e all’utilizzo di sistemi di integrazione a luce dinamica e circadiana. Nel campo del disegno della luce gli incarichi dello studio spaziano da interventi a scala urbana a sistemi d’illuminazione dedicati alla valorizzazione di edifici storici ed opere d’arte.
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Giovanni Traverso (Bolzano, 1969) e Paola Vighy (Vicenza 1969) founded in 1996, the Traverso-Vighy Architetti studio, specializing in sustainable architecture and experimental projects related to the use of light. The studio's projects follow a consistent path that leads to lightweight construction of buildings based on prefabrication and sustainable technologies. The focus is to maximize the use of natural light and to design lighting integration systems with circadian quality. In the field of lighting design the studio assignments are ranging from urban-scale interventions to lighting systems dedicated to the enhancement of historic buildings and works of art.
Spidi Showroom, Sarego, VI, 2006 – Ruggero Zigliotto LUCE 312
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ome siete diventati lighting designer? La luce naturale è immateriale e mutevole e fin dai nostri primi progetti di architettura, abbiamo cercato di capirne le regole e le sue potenzialità espressive attraverso l’uso di modelli in scala. Durante la tesi di laurea in architettura presso lo IUAV abbiamo affrontato con il prof. Arrigo Rudi un progetto per uno spazio museale, tema strettamente interconnesso con la luce, sia naturale che artificiale. Abbiamo poi approfondito il tema di studio della nostra tesi presso il Master Light and Lighting alla Bartlett School UCL a Londra. Un’esperienza formativa determinante per la nostra vita professionale, una vera immersione nella cultura della luce, che in Italia non era nemmeno pensabile più di 20 anni fa: l’approccio di studio era basato sulla sperimentazione diretta attraverso l’uso di laboratori per lo studio della luce naturale e la sua integrazione con illuminazione artificiale. Per l’aspetto teorico l’arch. Marina Vio, nostra docente Iuav e correlatrice di laurea è sempre stata un importante riferimento con cui confrontarci. Esistono progetti difficili da realizzare? Ogni progetto nasce da necessità a cui dare risposte, interpretando esigenze tecniche e culturali. Questa complessità di dati è stimolante soprattutto quando il progetto è un momento di scambio tra diverse figure professionali, e naturalmente può diventare difficile se i protagonisti non condividono lo stesso obiettivo.
Un progetto che ritiene riassuntivo della vostra professionalità e creatività? L’esperienza di TVZEB, Traverso – Vighy Zero Energy Building, è espressione di un innovativo processo di lavoro in cui crediamo fortemente. Il progetto è stato un virtuoso laboratorio sperimentale in cui il nostro studio professionale ha collaborato con il dipartimento di Fisica Tecnica dell’Università di Padova, con il fine di ottenere un edificio a energia zero. Una rete di aziende locali ha condiviso i medesimi obiettivi di ricerca nella realizzazione costruttiva, collaborando per ottenere un modello da moltiplicare nel territorio. La luce naturale è tema integrante del progetto e l’illuminazione artificiale è pensata come integrazione dinamica e circadiana: la logica di progetto è sempre quella di dare una risposta a un bisogno, una luce adatta alla funzione svolta, nel momento e nel luogo in cui questa viene svolta. Una luce “intelligente”, che segue i nostri bisogni ed è in grado di stimolare il nostro benessere in armonia con la luce naturale.
TVZEB, traverso vighy zero energy building, Vicenza 2013 – Alessandra Chemollo
P. 67 Bosco retreat, Vicenza, 2011, spazio di lettura circadiano – Alberto Sinigaglia
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Per noi lo scopo primario di un progetto è la realizzazione di uno spazio di qualità, che porti a un miglioramento nella vita delle persone. Il ruolo degli elementi sensoriali, tra cui l’illuminazione, è sicuramente strategico per la definizione della qualità dello spazio: riuscire a comunicare questa nostra consapevolezza a quanti coinvolti in un progetto è fondamentale.
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P. 67 Bosco retreat, Vicenza, 2011, circadian reading space – Alberto Sinigaglia
TRAVERSO-VIGHY DESIGN IS TO COMMUNICATE AN ENVIRONMENT’S QUALITY How do you become lighting designers? Daylight is intangible and variable and since our first architectural designs, we tried to understand its rules and expressive potentialities through the use of scale models. During the thesis in Architecture at the IUAV with prof. Arrigo Rudi we dealt with a museum’s design, a theme strictly interconnected with both daylight and electric light. We then deepened the topic of our thesis during the Master Light and Lighting at the Bartlett School UCL in London. A fundamental educational experience for our professional life, a proper immersion in light culture, which was not even conceivable in Italy more than 20 years ago: the study approach was based on the direct experimentations through the use of laboratories for the study of daylight and its integration with electric lighting. For the theoretical aspect the arch. Marina Vio, our Iuav professor and thesis advisor has always been an important reference with whom confront. Are there projects that it is difficult to carry out? Each project starts up from meeting needs, interpreting technical and cultural requirements. Such complex set of data is stimulating especially when the design is a moment of exchange between different professions, and of course it may become difficult if all the key players do not share the same goal. For us the primary goal of a project is the realization of a quality space, which determines an improvement of people’s life. The role of sensory elements, among which lighting, is certainly strategic to define the environment’s quality: being able to communicate this awareness to those involved in the design is fundamental.
Bosco retreat, Vicenza 2011 task lighting and starry night – Alberto Sinigaglia
Il titolo di un recente articolo su LUCE: ”Si chiude un’era per i Piani della Luce di prima generazione”. Cosa ne pensate di questo strumento di pianificazione urbana? L’Italia è un territorio ricchissimo, con spazi urbani di altissima qualità; è più facile rendersi conto di questo vivendo all’estero e percependo la realtà del nostro paese da lontano. Siamo convinti che la luce abbia un ruolo determinante per valorizzare la vita sociale del tessuto urbano delle nostre città, e non solo per la valorizzazione del suo patrimonio monumentale con finalità culturali e turistiche. Il Piano della Luce non può limitarsi a essere uno stru-
Il mercato in Italia riconosce l’importanza di rivolgersi a un lighting designer? Sicuramente c’è ancora molta strada da fare per diffondere la consapevolezza che il progetto della luce va definito con professionalità. Il ruolo dei lighting designer può diffondersi se si riesce a far vivere l’esperienza di un corretto uso della luce. C’è bisogno di una continua sperimentalità, soprattutto perché nell’illuminazione sta avvenendo una trasformazione molto rapida: le sorgenti luminose sono in continua evoluzione e la luce sarà sempre più intrecciata a sistemi di controllo elettronici. Confidiamo che il mercato italiano riesca a credere
A design that you think summarized your competence and creativity? The TVZEB experience - Traverso – Vighy Zero Energy Building, is the expression of an innovative work flow in which we strongly believe. The project was a virtuous experimental laboratory in which our firm collaborated with the Technical Physics Department of the University of Padua, aiming at achieving a nearly zero energy building. A network of local companies shared the same research goals in the construction, collaborating to obtain a model that can be multiplied in the territory. Daylight is an integral part of the project and electric lighting is designed as a dynamic and circadian integration: the design is always based on meeting a need, a proper light for the task carried out, when and where it is performed. A “smart” light, which follows our needs and it is capable of stimulating our wellbeing in tune with daylight. A recent article on LUCE was titled: ”The end of an era for first generation Light plans”. What do you think about this urban planning tool? Italy is a very rich territory, with high quality urban spaces; it is easier to realize this living abroad and perceiving our country’s reality from afar. We are convinced that light plays a relevant role in enhancing the social life of the urban pattern of our cities, not only to emphasize its monumental heritage for cultural and tourist purposes. A Light Plan cannot be only an energy saving tool. If in our cities urban planning was not always capable of imposing logics in urban development, light may become an important tool to propose a nocturnal interpretation of urban spaces affecting the urban and social quality. We recently worked with
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Bosco retreat, Vicenza 2011 task lighting e notte stellata – Alberto Sinigaglia
mento per il risparmio energetico. Se nelle nostre città la pianificazione urbana non è stata sempre in grado di imporre delle logiche nella crescita edilizia, la luce può diventare un importante strumento per proporre un’interpretazione notturna di spazi urbani incidendo nella qualità urbana e sociale. Abbiamo recentemente lavorato in collaborazione con Roger Narboni (studio CONCEPTO di Parigi) ed è interessante vedere come i Piani della luce abbiano avuto un’evoluzione virtuosa all’estero. Le amministrazioni pubbliche in Italia molto spesso si ritrovano imbrigliate in un sistema burocratico e legislativo che non consente scelte strategiche e hanno tempi d’azione assolutamente incongrui con l’evoluzione rapida della nostra società a partire dai cambiamenti dati della tecnologia. Questo è un problema drammatico per il nostro paese: non vi è capacità di coesione tra pubblico e privato per realizzare progetti che comportino un effetto positivo per la collettività in tempi rapidi.
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di nuovo nel processo progettuale e creativo sfruttando le nuove tecnologie per incidere positivamente sulla qualità della vita. Una buona illuminazione espositiva nei musei italiani dovrebbe essere un imperativo per direttori e sovrintendenti. A suo parere a che punto siamo? I musei italiani sono un universo vastissimo, composto di strutture di altissimo pregio e di richiamo internazionale e anche di realtà minori, distribuiti in modo capillare per tutto il paese. È evidente a tutti che la valorizzazione del materiale in esposizione dovrebbe essere una priorità assoluta e che l’illuminazione è ciò che permette di vedere e apprezzare un museo. Abbiamo avuto esperienze positive, ma possiamo anche testimoniare come in alcuni musei, anche della nostra città, manchino addirittura le sorgenti all’interno delle teche espositive. Anche per la gestione dei musei si do-
Roger Narboni (CONCEPTO, firm in Paris) and it is interesting to see how Light Plans had a virtuous evolution abroad. Frequently public administrations in Italy are tangled up in a bureaucratic and legislative system that does not allow strategic choices and have action times absolutely incongruous with the quick evolution of our society starting from changes imposed by technology. This is a dramatic problem for our country: there is no capability of cohesion between public and private subjects to develop projects that positively affect the community in short time.
vrebbe imparare a essere più pragmatici: obiettivi chiari, realizzabili e da pianificare nel tempo, in cui la progettazione è un primo passo di un processo decisionale. Il dibattito sull’uso del colore per l’illuminazione architettonica in Italia è sempre aperto, il vostro parere? La nostra ricerca è sempre stata orientata verso l’utilizzo della luce dinamica, a integrazione della luce naturale. La luce naturale è benefica per l’uomo perché continua a variare: la radiazione diretta del sole è intensa è calda, la luce del cielo coperto è diffusa e fredda. Vi sono grandi potenzialità di variazione cromatica all’interno del colore bianco. Il controllo elettronico di sorgenti Led permette facilmente l’utilizzo del colore: l’importante è saperne gestire l’effetto senza lasciare che siano gli strumenti a guidare il progetto.
Does the Italian market recognize the importance of turning to a lighting designer? Surely there is still a lot to do to spread the awareness the a light plan has to be developed with professionalism. Lighting designers’ role can spread by making people experience a proper use of light. There is need of continuous experiments, especially because a really fast transformation is going on in lighting: lighting sources are in continuous evolution and light will be constantly more linked with electronic control systems. We trust that the Italian market will be able to believe again in the creative and design process using new technologies to positively affect on life quality.
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Urban Nature Skatepark, Alingsas, Svezia, 2009 – Robert Persson
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A proper lighting in Italian museums should be an imperative for directors and superintendents. In your opinion where are we? Italian museums are a wide universe, made of high value facilities with an international lure and also of smaller institutions, placed in the whole country. It is clear that the enhancement of the exhibited material should be an absolute priority and that lighting is what allows to see and appreciate a museum. We had positive experiences, but we can testify how in some museums, even in our city, there is even a lack of light sources inside exhibition cases. There is also need to learn to be more practical in museums’ management: clear, feasible goals that have to be planned during time, in which the design is the first step of a decision process. The debate on the use of color in architectural lighting is always going on in Italy, what is your opinion?
Da diversi numeri LUCE dedica molte pagine alla figura dei lighting designer italiani e internazionali. Pensate che possa essere un valido strumento, soprattutto per i non addetti ai lavori di comprendere il ruolo di questa importante figura professionale non molto conosciuta nel nostro Paese? Certamente, una consapevolezza si crea quando un tema viene conosciuto, quando vi è un dibattito culturale di approfondimento. Noi crediamo molto anche nel valore dello scambio tra discipline diverse. Abbiamo imparato molto dal mondo del teatro, ora siamo coinvolti nel mondo dei FABLAB, dove
informatici, designer ed artigiani scambiano idee e informazioni. La luce è per eccellenza un tema trasversale: ne è ad esempio, testimonianza la varietà di soggetti coinvolti nelle iniziative dell’International Year Of Light 2015 – UNESCO. Un’architettura storica e una contemporanea in Italia che vi piacerebbe illuminare? A Bacoli, Napoli, la Piscina Mirabilis sarebbe uno straordinario spazio storico da illuminare. Per l’architettura “contemporanea” pensiamo ad uno dei così detti “paraboloidi” di archeologia industriale, costruiti dalla Montecatini-Edison a Porto Marghera o uno dei magazzini del sale progettati da Pier Luigi Nervi L’ultimo libro letto? Vita in città di Jan Gehl (Vighy) e La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose di Carlo Rovelli (Traverso).
Our research has always been oriented toward the use of dynamic light, to integrate daylight. Daylight is always healthy for humans because it keeps changing: the sun’s direct radiation is intense and warm, the light from the overcast sky is diffuse and cold. There are great chromatic variation potentialities inside the white color. The electronic control of LED sources easily allows to use color: what is important is to know how to manage the effect without letting the tools guide the design. Concerning the real use of color in urban lighting, we believe that it is an interesting tool that needs to be used with awareness to obtain a different interpretation of the urban space, especially during temporary events or light festivals. Starting from previous issues several pages of LUCE are dedicated to Italian and international lighting designers. Do you think is could be an effective tool, especially for those who do not work in this field to understand the role of this important profession which is not so known in our country? Certainly, awareness arises when a topic is known, when there is a cultural debate for an in-depth analysis. We also strongly believe in the value of the exchange between different disciplines. We have learned a lot from theatre, now we are involved in FABLAB’s world, where computer scientists, designers and artisans exchange ideas and information. Lighting is par excellence a cross-sectional topic: indeed an example of this statement is the multiplicity of subjects involved in the events of the International Year Of Light 2015 – UNESCO. An historic architecture and a contemporary one in Italy that you would like to light up? The Piscina Mirabilis, in Bacoli, Naples, would be an extraordinary historic space to light up. For “contemporary” architecture we are thinking about one of the industrial architecture’s so called “paraboloid”, built by Montecatini-Edison in Porto Marghera or one of the salt warehouses designed by Pier Luigi Nervi. Last book read? Vita in città by Jan Gehl (Vighy) and La realtà non è come ci appare. La struttura elementare delle cose by Carlo Rovelli (Traverso)
Palazzo della Ragione di Padova, analisi della luce naturale su modello in scala, 1998 – TraversoVighy architetti Palazzo della Ragione of Padua, daylight analysis on a scale model, 1998 – TraversoVighy architetti
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Per quanto riguarda l’uso del colore vero e proprio nell’illuminazione urbana, crediamo sia un interessante strumento da usare con consapevolezza per una diversa interpretazione dello spazio urbano, soprattutto in occasione di eventi temporanei e festival della luce.
Illy lighting, 2004-2005, Sistema polimorfico per lo spazio illy caffe – Traverso-Vighy architetti Illy lighting, 2004-2005, polymorphic system for the illy caffe space – Traverso-Vighy architetti
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SPEciale CONCORSO AIDI
“Riprendi-ti la Città, Riprendi la Luce” di Silvano Oldani Foto di Sabrina Gazzola
SPECIALE CONCORSO VIDEO AIDI
“RIPRENDI-TI LA CITTÀ, RIPRENDI LA LUCE”
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In the National Cinema Museum of Torino, the International Year of light was celebrated and the winners of the second edition of the AIDI video competition were awarded The National Cinema Museum, located in the Mole Antonelliana, the magnificent emblem of the city of Turin and one of the symbols of Italy, was for one night the scenery of the award ceremony of the second edition of the international festival
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Al Museo del Cinema di Torino, celebrato l’Anno internazionale della luce e premiati i vincitori della II edizione del concorso video AIDI
of short films addressed to the under 30, with more than 160 shorts recounting how youth see the light. An evening of celebration in a magical space: the museum is, indeed, not only among the most important in the world for the richness of the heritage and the multiplicity of its scientific and educational activities, but what makes it unique is the design exhibition conceived by François Confino, the Swiss scenographer who, with great imagination and talent, multiplied the itineraries inside the Mole and created a fascinating and spectacular presentation that engages the visitors with constant and
unexpected visual and auditory stimuli, just as it happens with the screening of an engaging and exciting movie. The awards ceremony was also an important moment of reflection on what emerged from the results of the contest, which unveiled to the public the relationship of these young filmmakers with the light and the cities where they live, study or work; an opportunity, thus, to know them, to listen to their voices and their opinions, along with those of the members of the jury. The YouTube channel dedicated to the second edition of the contest has reached 98,000 views, numbers that con-
firm the great success of the initiative. For each of the three categories, two winners: Luce e Luoghi (Light and Places) Luce e Cinema (Light and Cinema) Luce e Musica (Light and Music) The first classified has been awarded with a 2,000 euros prize, while the second prize was of 1,200 euros. Four special awards: Energy saving Light design Anno internazionale della luce
(International Year of light). Premio speciale della giuria (Jury’s Special Award). To the winners, the prize of 1,000 euros. Here are the names and works of the winners presented at the ceremony by Maurizio Melis, host of “Smart City”, on Radio 24, and Lisa Tropea of Caterpillar, Rai Radio 2, after the greetings of Gianni Drisaldi, the chairman of AIDI, and Margherita Suss, in charge of the contest. For the category Luce e Luoghi: I prize CITY ROOTS by Nicolò Veronesi,
mento importante di riflessione su quanto emerso dai risultati del concorso, che ha svelato al pubblico il rapporto di questi giovani filmmaker con la luce e le città dove vivono, studiano o lavorano; occasione dunque per conoscerli, ascoltare le loro voci e le loro opinioni assieme a quelle dei membri della giuria. Ricordiamo inoltre che sono state 98.000 le visualizzazioni sul canale YouTube dedicato alla II edizione del concorso, numeri che confermano il grande successo. Due i vincitori per ciascuna delle tre categorie: Luce e Luoghi Luce e Cinema Luce e Musica. Ai primi classificati il premio di 2.000 euro; ai secondi il premio di 1.200 euro. Quattro i premi speciali: Energy saving, Light design, Anno internazionale della luce, Premio speciale della giuria. Ai vincitori il premio di 1.000 euro.
24, Rovereto (Trento). II prize MOVING LIGHTS by Riccardo Garufi, 19, Turin. For the category Luce e Cinema: I prize KEY LIGHT DIVA by Mattia Beraldo, 27, Thiene (Vicenza). II prize LIGHT DEFYING DISTANCE by Elisabetta Ariemma, 21, Rome. For the category Luce e Musica: I prize LUCI PER SPARTITO by Lorenzo Lorenzini, 22, Rimini. II prize LIGHT IS US by Ludovico Serra, 26, Milan.
Di seguito i nomi e le opere dei vincitori presentati nel corso della cerimonia da Maurizio Melis, conduttore di “Smart City”, Radio 24, e Lisa Tropea di Caterpillar, Rai Radio 2, dopo i saluti del presidente di AIDI, Gianni Drisaldi e Margherita Süss, responsabile del concorso. Per la categoria Luce e Luoghi: I premio CITY ROOTS di Nicolò Veronesi, 24 anni, Rovereto (Trento). II premio MOVING LIGHTS di Riccardo Garufi, 19 anni, Torino. Per la categoria Luce e Cinema: I premio KEY LIGHT DIVA di Mattia Beraldo, 27 anni, Thiene (Vicenza). II premio LIGHT DEFYING DISTANCE di Elisabetta Ariemma, 21 anni, Roma. Per la categoria Luce e Musica: I premio LUCI PER SPARTITO di Lorenzo Lorenzini, 22 anni, Rimini.
Energy saving award: 2000 K by Carla Costanza, 24, Catania. Light design award: DELIGHT-SIGN by Francesca Bosello, 25, Monza. Anno internazionale della luce award: GAMUT by Michele Sammarco, 24, Padua. Premio Speciale della giuria award: SENSES by Matteo Porceddu, 26, Cagliari. “This year too – said Margherita Suss during the award ceremony in front of a
large audience – the competition has been a great success, meeting the involvement of many young people with movies coming from Italy and other countries like Spain, Poland, Israel, Mexico, America and Japan. For us, this is another major achievement, because the light is a precious good without boundaries of places, gender and culture. This year is the International Year of light and the AIDI contest has been officially recognized among the activities included in the calendar of the most prestigious events that best represent it and celebrate it. The contest’s results – she added – are a good demonstration of how the topic
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Il Museo Nazionale del Cinema nella Mole Antonelliana, splendido monumento simbolo della città di Torino e uno dei simboli d’Italia, è stato per una sera lo scenario della premiazione dei vincitori della seconda edizione della rassegna internazionale di cortometraggi rivolta ai giovani under 30, con oltre 160 corti che hanno raccontato come i giovani vedono la luce. Una serata di festa in uno spazio magico: infatti, il Museo non solo è tra i più importanti al mondo per la ricchezza del patrimonio e per la molteplicità delle sue attività scientifiche e divulgative, ma quello che lo rende davvero unico è l’allestimento espositivo di François Confino, scenografo svizzero che ha lavorato con grande fantasia e talento moltiplicando i percorsi di visita all’interno della Mole per dare vita a una presentazione affascinante e spettacolare che investe il visitatore di continui e inattesi stimoli visivi e uditivi, proprio come capita quando in un cinema si assiste alla proiezione di un film capace di coinvolgere ed emozionare. La cerimonia di premiazione è stata anche un mo-
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II premio LIGHT IS US di Ludovico Serra, 26 anni, Milano. Premio Energy saving: 2000 K di Carla Costanza, 24 anni, Catania. Premio Light design: DELIGHT-SIGN di Francesca Bosello, 25 anni, Monza. Premio Anno internazionale della luce: GAMUT di Michele Sammarco, 24 anni, Padova. Premio Speciale della giuria: SENSES di Matteo Porceddu, 26 anni, Cagliari.
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“Anche quest’anno – ha detto Margherita Süss nel corso della cerimonia di premiazione di fronte a un numeroso pubblico –, il Concorso ha ottenuto un grande successo, incontrando il coinvolgimento di moltissimi giovani con filmati arrivati dall’Italia e da altri paesi come Spagna, Polonia, Israele, Messico, America e Giappone. Questo per noi è un
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of light, with its endless variations and contaminations, is increasingly of interest among young people, which are able to transform it with their eyes, their art and sensitivity into ‘subject’ and ‘tool’ of important tales and messages for everyone. The light was seen in its different meanings, with original and creative reconstructions that bring out a vision that is sometimes magical, or that inspires energy, passion, research, dreams, or becomes a symbol of places and urban spaces. It becomes communication, it creates sociability, but it also highlights the feelings of uncertainty and loneliness. Many, and all interesting,
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altro risultato importante, perché la luce è un bene prezioso senza confine di luoghi, genere e cultura. Quest’anno è l’Anno internazionale della luce e il concorso AIDI è stato riconosciuto ufficialmente tra le attività inserite nel calendario degli eventi più prestigiosi che meglio lo rappresentano e lo celebrano. I risultati del concorso – ha aggiunto – sono una felice dimostrazione di quanto il tema luce, con le sue infinite declinazioni e contaminazioni, sia sempre più d’interesse tra i giovani, capaci di trasformarlo con il loro sguardo, la loro arte e sensibilità in ‘oggetto’ e ‘strumento’ importante di racconti e messaggi per tutti. La luce è stata vista in diverse accezioni, secondo ricostruzioni originali e creative che la fanno emergere in una visione alcune volte magica, o che ispira energia, passione, ricerca, sogni, o diventa simbolo di luoghi e di spazi urbani. Diventa comunicazione, crea socialità, ma evidenzia anche sentimenti d’incertezze e solitudini. Sono molti e tutti d’interesse i messaggi dei giovani sui quali riflettere, che possono rappresentare un’occasione meno tecnicistica o didattica per
are the messages sent by the participants on which to reflect, which may represent an opportunity for a less technical or didactic way to raise the awareness on the importance that light plays in our lives”. Many awards were presented by representatives of the main sponsors of the contest – Aldo Bigatti of Gewiss, Massimiliano Bianco of Iren Spa, Dante Cariboni of Cariboni Group, Adolfo Guzzini of iGuzzini Illuminazione, Luca Rainero of Enel Sole – and by the award supporters – Roberto Barbieri of Osram and Pio Nahum of Clay Paky. Sponsors of the contest were also Performance in Lighting, Reverberi, UMPI
sensibilizzare sull’importanza che la luce riveste nella nostra vita”. Molti premi sono stati consegnati dai rappresentanti dei main sponsor del concorso – Aldo Bigatti di Gewiss, Massimiliano Bianco di Iren Spa, Dante Cariboni di Cariboni Group, Adolfo Guzzini de iGuzzini Illuminazione, Luca Rainero di Enel Sole – e dagli award supporter – Roberto Barbieri di Osram e Pio Nahum di Clay Paky. Sponsor del concorso anche Performance in Lighting, Reverberi, UMPI e Sforzin Illuminazione. Presenti alla cerimonia Gianmarco Montanari, city manager del Comune di Torino, Enzo Lavolta, assessore allo Sviluppo e all’Ambiente del Comune di Torino, Giuseppe Tomarchio, city manager del Comune di Milano, Gaetano Capizzi, direttore del Festival CinemAmbiente di Torino, e Paolo Damilano, presidente del Museo Nazionale del Cinema. Tra gli ospiti della serata, Alessandro Calosci, il cui percorso professionale di produttore esecutivo attraversa la storia del cinema italiano degli ultimi 25 anni. Dagli esordi con Olmi con “L’albero degli
and Sforzin Illuminazione. Attending the ceremony were Gianmarco Montanari, city manager of the Municipality of Turin, Enzo Lavolta, councillor for the Development and the Environment of the Municipality of Turin, Giuseppe Tomarchio, city manager of the Municipality of Milan, Gaetano Capizzi, director of the CinemAmbiente Festival of Turin, and Paolo Damilano, chairman of the National Cinema Museum. Among the evening’s guests, Alessandro Calosci, whose career as executive producer runs through the history of the Italian cinema of the past 25 years. From
the beginning with Olmi with “L’albero degli zoccoli”, through the movies with Lina Wertmüller, Dario Argento, Francesco Nuti, Nanni Moretti and Roberto Benigni, up to the renewed collaboration with Olmi in “Il mestiere delle armi”; worthy of mention are also his collaborations with Verdone, Faenza, as much as the debut films of future talents such as Mazzacurati, Salvatores, Rubini, D’Alatri, Albanese and the happy and uninterrupted partnership with Pieraccioni. The films were evaluated by a panel featuring exponents coming from the academic and museum world, directors and
journalists, architects and designers: Arturo Dell’Acqua Bellavitis, dean of the Faculty of Design at the Politecnico di Milano and chairman of the Triennale’s Design Museum; Margherita Suss, AIDI; Nicoletta Gozo, project manager of Lumière of ENEA; Ghemon, rapper; Gaetano Capizzi, director of the Festival CinemAmbiente of Turin; Maurizio Melis, journalist for Radio 24; Gisella Gellini, professor of Light Art and Design of Light, School of Design of the Politecnico di Milano; Paolo Castagna, scenographer and stage director; Josep Miàs, lecturer at the Faculty of Architecture of the University of Barcelona; Marc
versità di Barcellona; Marc Aurel, urban designer che vive e lavora tra Marsiglia, Parigi e Ginevra, e tre i giovani lighting designers Ottavia Crapolicchio, Helena Gentili e Francesco Marelli. Il Concorso ha ricevuto il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico, ENEA, Museo Nazionale del Cinema, ASSIL, Consiglio Nazionale degli Architetti PPC, Comuni di Milano e di Torino, Politecnico di Milano e di Torino, Università degli Studi Roma 3, SIF (Società Italiana di fisica). Una serata di festa per AIDI, per il cinema e per tutti gli ospiti e i tanti giovani presenti; una cerimonia annunciata da uno splendido sole che ha illuminato Torino rendendo ancora più affascinanti le sue piazze, i suoi palazzi e monumenti. La sera, all’interno della Mole, due grandi schermi e luci colorate raccontano l’epica e la bellezza del cinema nell’Anno internazionale della luce. Perché, come ha scritto Federico Fellini, raccontato dall’amico Tonino Guerra: “Il cinema è luce… la luce è la materia del film… è sentimento, colore, tono, profondità, atmosfera e racconto; la luce è ciò che
Aurel, urban designer who lives and works in Marseille, Paris and Geneva; Ottavia Crapolicchio, Helena Gentili, and Francesco Marelli, three young lighting designers. The contest was supported by the Ministry for the Economic Development, ENEA, the National Cinema Museum, ASSIL, PPC National Council of Architects, the municipalities of Milan and Turin, the Politecnico of Milan and Turin, University of Roma 3, and SIF (Italian Society of Physics). An evening of celebration for AIDI, for the cinema and for all the attending guests and for the many young people; a ceremony announced by a bright sunshine that lit
aggiunge, che cancella, che riduce, che esalta, che arricchisce, sfuma, sottolinea, allude, che fa diventare credibile e accettabile e fantastico il sogno, o al contrario rende fantastico il reale; dà miraggio alla quotidianità più grigia, aggiunge trasparenza, suggerisce tensioni e vibrazioni; la luce scava un volto o lo leviga, crea espressione dove non c’è, dona intelligenza all’opacità, seduce; la luce disegna l’eleganza di una figura, glorifica un paesaggio, lo inventa dal nulla, dà magia a un fondo… il film si scrive con la luce”. www.riprenditilacitta.it
Torino, making its squares, palaces, and monuments even more fascinating. In the evening, inside the Mole, two large screens and coloured lights told the epic and the beauty of the cinema in the International Year of light. Because, as written by Federico Fellini, and told by his friend Tonino Guerra: “The cinema is light ... the light is the matter of movies ... it is feeling, colour, tone, depth, atmosphere and tale; the light is what adds, what clears, what reduces, what enhances, enriches, fades, emphasizes, alludes, what makes the dream credible and acceptable and fantastic, or, otherwise, what makes the reality fantastic; it gives
mirage to the greyer everyday, it adds transparency, it suggests tensions and vibrations; light can digs a face or smooth it, it creates an expression where there is none, it gives intelligence to opacity, it seduces; light draws the elegance of a figure, it glorifies a landscape, it invents it from nothing, it gives magic to a background ... a movie is written with the light”.
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zoccoli”, passando per i film con Lina Wertmüller, Dario Argento, Francesco Nuti, Nanni Moretti e Roberto Benigni, fino alla rinnovata collaborazione con Olmi ne “Il mestiere delle armi”; si ricordano, inoltre, le collaborazioni con Verdone, Faenza, le opere prime di futuri talenti come Mazzacurati, Salvatores, Rubini, D’Alatri, Albanese e il felice e ininterrotto sodalizio con Pieraccioni. I filmati sono stati valutati da una giuria composta di esponenti del mondo accademico e museale, della regia e del giornalismo, dell’architettura e del design: Arturo Dell’Acqua Bellavitis, preside della Facoltà di Design del Politecnico di Milano e direttore del Design Museum della Triennale; Margherita Süss, AIDI; Nicoletta Gozo, responsabile del progetto Lumière di ENEA; Ghemon, rapper; Gaetano Capizzi, direttore del Festival CinemAmbiente di Torino; Maurizio Melis, giornalista di Radio 24; Gisella Gellini, docente di Light Art e Design della Luce, Scuola del Design Politecnico di Milano; Paolo Castagna, scenografo e regista teatrale; Josep Miàs docente alla facoltà di Architettura dell’Uni-
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TRANSFORMING THE EXPERIENCE OF SPACE
lighting designers world di Andrew Peterson
interview with maurice brill london 1
LIGHTING DESIGNER WORLD MAURICE BRILL
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Maurice Brill is one of the world’s foremost architectural lighting designers. The fascination of light and its impact on the way we perceive and experience the world around us was an early discovery for Maurice, which created a driving force throughout his early career
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in the Theatre. Designing amongst companies such as the Ballet Rambert, the passion to apply creative lighting within architecture swiftly led to Maurice Brill forming one of the UK’s first independent architectural lighting design companies. The company has been play-
ing a leading role in lighting design and in shaping the environment for the past thirty years. The results of the pursuit of lighting excellence have been reflected in the awards that Maurice Brill has received both nationally and internationally.
Maurice Brill è uno dei più importanti architectural lighting designer al mondo. Il fascino della luce e del suo impatto sul modo di percepire e sperimentare il mondo attorno a noi, è stata una delle prime scoperte per Maurice e ha costituito la forza trainante per tutta la sua preliminare car-
riera in teatro. Progettando l’illuminazione per le scenografie per diverse compagnie, come il Ballett Rambert, la sua passione per applicare un’illuminazione scenografica all’architettura lo ha portato a fondare uno dei primi studi di architectural lighting design indipendenti in UK. Lo studio
ha giocato un ruolo primario nel lighting design e nel plasmare gli spazi negli ultimi trent’anni. I risultati della ricerca dell’eccellenza nell’illuminazione sono rappresentati dai premi che Maurice Brill ha ricevuto sia a livello nazionale e internazionale.
During the years you gained a lot of experience in Hospitality lighting: Milano, South Africa or Dubai. Every place has its own light, which is your approach to the projects? Whether building or space, it’s about the spaces within. What is it for, it’s uses: who would use it, what hours of the day – if interior: colours, finishes, aspects to the effects of light – i.e. Sunrise, sunsets, then to connections to the exterior views – connecting to external landscapes at night. Contrasts: daylight as well as after dark – and how to balance and control
the artificial lighting with this. In terms of day light, it is important to remember the differences of hours and the intensity of light depending on where you are in the world. For example, northern Europe experiences more variations in daylight with cloud cover – longer daylight hours in the summer compared to winter. There is also a consideration of local expectations, the Far East tends to prefer brighter interiors than northern Europe, however, in Russian restaurants they prefer brighter levels of light.
TRASFORMARE LA PERCEZIONE DELLO SPAZIO MAURICE BRILL Londra Quando Maurice Brill ha deciso di diventare LD? Non credo ci sia un momento esatto in cui ho deciso di diventare un lighting designer. Già durante la mia infazia impiegavo molte ore a fare giochi di luce con le lampade di casa, ho anche provato a decorare l’albero di Natale con festoni realizzati con luci e batterie ricaricabili. Successivamente nel mio Youth Club ho partecipato a rappresentazioni teatrali amatoriali, prima come attore poi dietro le quinte come tecnico del palco e delle luci. Questo risultò essere il primo passo della mia carriera nel mondo teatrale. La mia prima esperienza è stata in una compagnia di repertorio come capo elettricista, per la quale ho iniziato ad occuparmi dell’illuminazione di alcune produzioni. Poi mi sono trasferito a Londra presso il Ballet Rambert, ora chiamato solo Rambert, una compagnia di danza contemporanea, per la quale ho disegnato l’illuminazione di alcuni baletti. Una volta sposato ho deciso che avrei passato più tempo a casa che in tour, e per mia fortuna il ‘Theatre Projects Consultancy’ aveva avviato una divisione di Architectural Lighting chiamata ‘Light Limited’. Questo è stato il primo studio di consulenza illuminotecnica in UK e credo anche in Europa, era il 1972.
You have collaborated with some of the most important Studios around the world, what kind of relationship have you establish with the architects? I.e.Zaha Hadid or SOM. Relationships with Architects – Landscape Architects, interior designer – are the same. Get to know all you can about the project, how did it evolve, why did they approach it the way they did. With that background you start to form some ideas, but sometimes the teams already have a firm lighting concept so in you evaluate does it work and what contribution you can make to that, or can I just put together my own thoughts and work it up with the team. I like to work as a team, with all the parties talking openly to one another. I like full team co-ordination meetings, Architects, Interior Designers, M&E, etc., all around a plan on a table, to ensure the best integrated design. Unfortunately, projects are moving so quickly now and project managers are beginning to believe most if not all of this can be done remotely over the internet. However there is so much missed when conversation becomes a few lines on an email.
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Negli anni avete maturato molta esperienza nell’illuminazione per l’ospitalità: Milano, Sud Africa o Dubai. Ogni luogo ha una propria luce, quale il vostro approccio al progetto? Che siano edifici o esterni, lo spazio ne è sempre il protagonista. Spazio per quale destinazione, quali usi: chi lo userà, in quali ore durante il giorno– se interno: colori, finiture, aspetti degli effetti di luce – per esempio alba, tramonto, le relazioni con l’intorno, in modo tale da connettersi armonicamente conil paesaggio esterno alla sera. Contrasti: luce del giorno dopo il buio – e come bilanciare e controllare la luce artificiale con tutto questo. Per quanto concerne l’illuminazione naturale è importante ricordare le differenze tra le diverse ore del giorno e le intensità della luce,nonché in che luogo del mondo ci troviamo. Per esempio, nel Nord Europa si è soggetti a più variazioni di luce dovute alla forte copertura nuvolosa – nonché una maggiore quantità di luce naturale in estate che in inverno. C’è anche da tenere in considerazione quali sono le aspettative locali, per esempio nell’Estremo Oriente preferiscono interni molto più luminosi che in Europa, altresì nei ristoranti in Russia preferiscono elevati livelli di luce. Avete collaborato con alcuni dei più importanti studi del mondo, che tipo di relazione instaurate con loro? Per esempio Zaha Hadid o SOM. Con architetti, paesaggisti, interior designer instauriamo lo stesso tipo di rapporto. Cerchiamo di sapere tutto sul progetto, come si è evoluto, perché lo stanno affrontando in quel modo. Con queste informazioni partiamo a sviluppare qualche idea, anche se talvolta i team sovracitati (architetti, paesaggisti o ID) hanno già in mente un concept chiaro e preciso, così nelle nostre valutazioni dobbiamo tenerne conto e capire quali contributi possiamo dare. Altre volte ho invece l’opportunità di concentrarmi sulle mie idee e pensieri e su questi lavorare direttamente con lo studio. Mi piace lavorare come un team, dove ogni parte parla liberamente con l’altra. Mi piace avere riunioni dove tutti i soggetti sono coinvolti, architetti, interior designer, M&E ecc, tutti intorno a un tavolo, in modo tale da assicurare la migliore progettazione e coordinazione. Sfortunatamente, oggi i progetti si evolvono rapidamente e molti project managers stanno cominciando a credere che la maggior parte se non tutto questo può essere fatto da remoto, via internet. Si perde così tanto quando la conversazioni si riducono solo alle poche righe di una email.
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hen did Maurice Brill decides to be a Lighting Designer? I don’t think there was a moment when I decide to be a lighting designer. When I think back to my childhood I spent many hours making lighting effect light fittings, I even tried to make Christmas tree festoons with cycle batteries and bulbs. Then later in the youth club I participated in amateur dramatics firstly on stage and then was drawn to the technical side of stage management and lighting. As it turned out this was the beginning of my move to working in theatre. My first position in repertoire theatre was as chief electrician where I then began to light some of the productions. I then moved to London to the Ballet Rambert, now just called Rambert, a contemporary dance company, again lighting some of the ballets.I decided that once I was married it was time to spend more time at home rather than on tour and as luck would have it ‘Theatre Projects Consultancy’ was starting an Architectural Lighting division called ‘Light Limited’. This was the first lighting consultancy in the UK and I believe Europe, that was in 1972.
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We were very impressed by some projects, like Finsbury Avenue Square or Armani Hotel. The first one it’s a lighting game, the second one it’s a serious and super luxury hotel, which is the philosophy behind them? Finsbury Avenue Square – evolved or rather started as, lets create this! The square is one area of the Broadgate Estate in the City of London. When I started analysing the Estate, I wanted to create an individual night time identity to each area of the development (this is a long story so I will keep to Finsbury Avenue Square). The square has a morning and evening footfall of 5,000 people and with the existing square people did not walk across the centre of it. So the objective was to make use of the whole space. A number of different solutions from a lawn, a glass pavilion, a floating glass floor, etc. were put forward. From the last idea the combination of granite and glass floor became the preferred scheme, then the glass benches, planting and so on. The
integrated lighting came into the equation from the floating glass floor and evolved with the rest of it. The flexibility of the scheme is that with the programming system it can be whatever you want. However, there are 5 different combinations for each day, 5 days a week with the daily sequence moving on one day, so you experience a different look to the square each week. Also it is pre-programmed for any special events. I used to walk across the square at night on the way home and have witnessed people dancing on Valentine’s night, children chasing the lines, hopping and so on. That’s exactly the reason we design these space. Armani Hotel- Giorgio Armani had a very specific brief for the look and feel of the hotel. It’s underplayed, understated, restrained if you like, but with selected high-lighting, so I guess its philosophy is to be understated, comfortable and timeless.
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Siamo rimasti molto impressionati da alcuni vostri progetti, come la Finsbury Avenue Square o l’Armani Hotel. Il primo è un gioco di luci, il secondo è un hotel serio e superlusso, qual è la filosofia dietro a questi progetti? Finsbury Avenue Square – è nata o meglio è partita così,dicendo: creiamola! La piazza è un’area del Broadgate Estate in Londra. Quando ho iniziato ad analizzare il Broadgate Estate, volevo creare un’identità notturna peculiare per ogni area del complesso (ma questa è una lunga storia quindi parlerò solo di Finsbury Avenue Square). La piazza ha un passaggio giornaliero di circa 5000 persone e nella piazza precedente la gente non l’attraversava passando per il centro. Così il progetto si è concentrato sull’uso di tutto lo spazio. Sono state pensate numerose soluzioni, un prato, un padiglione in vetro, un pavimento sospeso in vetro, ecc, ma siamo andati oltre. Derivato da quest’ultima idea si è deciso di adottare una pavimentazione mista in granito e vetro, con panche in vetro e diverse piante. L’integrazione della luce è il risultato dell’equazione tra pavimento in vetro e l’ambiente cirocostante. La flessibilità del progetto è dato dalla programmazione dell’intero sistema. Ci sono cinque differenti combinazioni di luce per ogni giorno, cinque giorni alla settimana con una sequenza quotidiana che si accende durante il giorno, così si ha una diversa esperienza della piazza ogni settimana. Inoltre è preprogrammata per possibili eventi speciali. Attraverso la piazza durante la sera diretto verso casa e vi ho visto persone ballare la notte di San Valentino, bambini inseguire le linee, saltarle e così via. Questa è la ragione per cui abbiamo disegnato questo spazio. Armani Hotel – Giorgio Armani ci ha dato un brief molto dettagliato per l’aspetto e l’atmosfera che doveva avere il suo hotel. Si tratta sicuramente di una illuminazione non esagerata, non ‘gridata’, trattenuta se volete, ma con selezionati e studiati accenti, e credo che la sua filosofia sia proprio quella di essere discreta, confortevole e senza tempo. Sfogliando il vostro portfolio abbiamo notato che non ci sono case private. È una scelta professionale? È vero, non realizziamo molte case private, ma questo non vuol dire che non ne abbiamo progettate, solo che non è il nostro mercato principale. Abbiamo completato case per famosi stilisti, attori, celebrità, presentatori TV, giocatori di calcio e imprenditori. Ma questi progetti, essendo case private, non sono presenti sul nostro website.
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Flipping your portfolio we noticed there aren’t private houses. Is it a professional choice? It is true, we do not undertake many private houses, that’s not to say we have not designed any but it’s not a main market for us. We have completed houses for famous fashion designers, actors, celebrities, TV presenters, footballers, entrepreneurs, etc. But these projects are just that, private houses, so not on our website. In the 2014 you and your studio received two important awards, IALD and LDA, what is your relationship with them? Do you consider the awards a recognition of your efforts in lighting culture or just a ceremony?
I like to participate in the awards, particularly as many of our projects can take a number of years to complete so there is lots of time and effort before we can enter for an award. For many years I did not bother with awards but came to realise that it means a lot to the team working on it. I very much regard this as a recognition of our fellow piers. Which contemporary or historical architecture/ infrastructure would you like to light up? I would very much like to undertake something like the Cisterns in Istanbul, something like that is real theatre!
Nel 2014 lei e il suo studio avete ricevuto due important premi, IALD e LDA, qual è il rapporto con questi ultimi? Considerate i premi come un riconoscimento dei vostri meriti per la cultura della luce o solo una cerimonia? Mi piace partecipare agli awards, particolarmente perché molti dei nostri progetti impiegano un certo numero di anni per essere completati e sono necessari molto tempo e molti sforzi prima che si possa arrivare a concorrere per un premio. Per molti anni non mi sono preoccupato dei premi, ma mi sono reso conto che significano molto per il team. Ora li considero come un riconoscimento per i nostri collaboratori. Quale architettura contemporanea o storica le piacerbbe illuminare? Mi piacerebbe molto illuminare la Cisterna di Istanbul, perchè quello sarebbe vero teatro!
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Some of Maurice Brill favourite projects Photograph selection: I always wanted to be diverse in the projects we work on, and luckily we have been very privileged to be able to be so. For many years I did not bother to take photographs, it was; let’s get on with the next project. It was only when a competitor and friend, Jonathan Speirs, told me I should really take photos that I started to do so, but these were of low quality so very early work not included here. The pictures are aimed to indicate the diversity of our work.
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Alcuni dei progetti preferiti da Maurice Brill Selezione delle fotografie: Ho sempre voluto diversificarmi nei progetti su cui lavoriamo, e per fortuna siamo stati molto privilegiati a poter essere così. Per molti anni non mi sono preoccupato di scattare fotografie, era: andiamo avanti con il prossimo progetto. Fu solo quando il competitor e amico, Jonathan Speirs, mi ha detto che avrei dovuto predisporre delle foto che ho iniziato a farle, ma queste erano di bassa qualità perciò molti dei primi lavori non sono stati qui inclusi. Le immagini sono volte a indicare la diversità del nostro lavoro.
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1) Windsor Castle, St. Georges Hall, Berkshire Architect: Sidell Gibson Architects. Mr. Giles Down Client: The Royal Household Giles is one of the nicest people to work with and with a team of unique craftsmen who constructed the roof.
Giles è una delle persone più simpatiche con cui lavorare e con il un team di artigiani unici che hanno costruito il soffitto. Copyright: © WENN UK / Alamy- rights for magazine publishing purchased by MBLD
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2) The Royal National Theatre of Great Britain, London Architect: Stanton Williams Architects Client: The Royal National Theatre This image is of the refurbishment after 20 years when it was opened in 1973, which I was involved with and very happy to work on again.
5) One & Only Resort and Spa, Kanuhura, Maldives Client: One & Only Resorts The resort was redesigned following tsunami damage. These fittings were designed by us and made on the Island from trees that were pulled from the sea after the tsunami.
La foto è del rinnovamento avvenuto dopo 20 anni dall’apertura nel 1973, nel quale sono stato coinvolto e sono stato molto felice di potervi lavorare ancora.
Il resort è stato ridisegnato dopo i danni dello tsunami. Gli apparecchi sono stati progettati da noi e realizzati sull’isola, usando gli alberi spinti in mare dallo tsunami.
Copyright: MBLD 3) Finsbury Avenue Square, Broadgate Estates, City of London Architect: Skidmore, Owings & Merrill LLP: SOM London Client: British Land The first large scale LED project which required many technical electrical details to be resolved, along with glass, stone and heat. (A great project to be involved in).
Copyright: One&Only Resorts
Il primo progetto su larga scala a LED che ha richiesto la soluzione di numerosi dettagli, come l’insieme tra pietra, vetro e calore. (Un importante progetto in cui essere coinvolto) Copyright: MBLD 4) Regents Place Pavilion, Osnaburg Street, London Architect: CarmodyGroarke Client: British Land Not all commercial work is boring. This however, was quite difficult with very tight installation restraints.
Non tutti i lavori commerciali sono noiosi. Tuttavia, era abbastanza complicato date le numerose restrizioni dovute alla strettezza dell’installazione. Copyright: JensenandBrill.com
6) The Gritti Palace, Venice, Italy Client: Starwood Hotels & Resorts Architect: Venice Plan Interior Designer: Donghia It’s all in the detail, co-ordination and patience.
Sta tutto nel dettaglio, nella coordinazione e nella pazienza. Copyright: Starwood Hotel 7) Heydar Aliyev Centre, Baku, Azerbaijan Architect: ZahaHadid Architects Client: State Property Committee of Azerbaija Republic/ DIA Holdings Technically very demanding and required many co-ordination meetings to achieve, but worth the effort.
Tecnicamente molto impegnativo e ha richiesto numerose riunioni di coordinamento per realizzarlo, ma ne è valsa la pena. Copyright: Zaha Hadis Architects
8) Marble Arch House, London Sculptor: Danny Lane Limited Client: British Land Working with Danny is always fun and demanding at the same time.
Lavorare con Danny è sempre divertente e impegnativo allo stesso tempo. Copyright: JensenandBrill.com 9) W Hotel, Leicester Square, London Interior Designer: Concrete Client: Starwood Hotels & Resorts Such fun to work with Concrete.
È divertente lavorare con Concrete. Copyright: JensenandBrill.com 10) Britannia Cruise Ship Interior Designer: Richmond International Client: P&O Cruises With a love of the sea and sailing, I have always wanted to design a boat, ship, anything nautical! And we landed up with the ‘Britannia’. The largest ship in the fleet of P&O Cruises. It was launced in March this year.
Ho un grande amore per il mare e la vela, ho sempre voluto disegnare una barca, una nave, qualcosa di nautico. E siamo arrivati al “Britannia”. La più grande nave della flotta P&O Cruises. È stata varata nel marzo di quest’anno. Copyright: P&O Cruises
lighting designers world di Andrew Peterson
interview with dean skira pula (hr)
INTEGRATION WITH INSPIRATION Dean Skira is the founder of SKIRA, architectural lighting design practice based in Pula, Croatia. In 1986 he went to study lighting design and interior design at the Fashion Institute of Technologies in New York, USA. Dean continued his professional career in Croatia in 1995. He is professional member of IES Illuminating Engineering Society of North America, PLDA Professional Lighting Designer’s Association Europe, HDD
Croatian Designers Society and HDR Croatian Lighting Association. His role in the international field of illumination has been confirmed by many awards and publications and his works have appeared in the most reliable architectural and lighting design magazines. Dean regularly lectures and conferences around the world.
Dean Skira è il fondatore di SKIRA architectural lighting designer con sede a Pula, Croazia. Nel 1986 ha iniziato a studiare lighting design e interior design al Fashion Institute of Technology di New York , USA. Dal 1995 Dean ha proseguito la sua carriera professionale in Croazia. È membro della IES Illuminating Engineering Society of North America, PLDA Professional Lighting Designer’s Association Europe, HDD
Croatian Designers Society and HDR Croatian Lighting Association. Il suo ruolo nel campo dell’illuminazione internazionale è stato confermato dai moti premi ricevuti e dalle numerose pubblicazioni e il suo lavoro è stato pubblicato sulle più importanti riviste di architettura e di lighting design. Dean tiene regolari lezioni e conferenze in tutto il mondo.
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Skira Office building, Pula, photo Damil Kalogjera
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hy Dean Skira wants to be a LD? Even in my early childhood I was fascinated by light and its source, probably also influenced by my father’s work in stained glass. I have always gravitated around architecture, decoration, forms and light. Not long after my arrival in New York in 1986, I met people involved in the lighting business, and immediately started working with them. I simultaneously entered in FIT University where I studied interior and lighting design. In this period I’ve worked as lighting designer on construction sites with my co-workers, projecting and supervising various projects. Afterwards I deepened my knowledge and experience, and since then I have passed more than 25 years in lighting design practice. You refer to your collaborators as Skira Tribe. It means a very tight cooperation in developing projects, all your works are team-made? I have a team of people who have been with me for many years regardless about usual difficulties in the working environment, overcoming many problems and obstacles on daily basis, I consider them as an integral part of the creative process in every project we work on. Our office is like a house, we call it the House of Light, the atmosphere is quite domestic, and
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Lun Up, Mirasole Project, Mali Losinj, photo Skira
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therefore we feel like a tribe, almost a family. The word tribe appears the strongest in the moment when we approach the world outside the House as one-man despite our differences. You have designed some of the iGuzzini bestsellers, as Lun Up or Trick. Where did you take inspiration? These luminaries are the result of precise requirements which could not be reached with the products available on the market at the moment. Their applications are based on the reflection principle on the shape of light and the object they should brighten. The basic form of the Lun-Up range is a circle quarter. It is modular, it can be connected it into circles or curved lines, and it was primarily designed for illuminate vertical objects that are organic or round in shape. What is important is not the lamp itself, but the object illuminated, and it is must be invisible during the day. The inspiration for Trick came to me when I was designing the hallway in the Novi Spa project, where we had to intervene structurally in order to achieve the effect this lamp produces; it had to be constructed, literally. The idea came from the desire of having the beam of light under control, as I just wanted a simple, straight beam of light.
INTEGRAZIONE CON L’ISPIRAZIONE DEAN SKIRA Pula Perché Dean Skira ha voluto essere un Lighting Designer? Fin dalla mia prima adolescenza ero affascinato dalla luce e dalle sue sorgenti, probabilmente anche influenzato dai lavori di mio padre con il vetro colorato. Da sempre sono gravitato attorno all’architettura, alla decorazione, alle forme e alla luce. Poco dopo il mio arrivo a New York nel 1986, ho incontrato persone impegnate nel mondo della luce, e ho immediatamente cominciato a lavorare con loro. Nello stesso periodo sono entrato alla FIT University presso la quale ho studiato interior e lighting design. In quel periodo ho lavorato come LD presso alcuni cantieri con i miei colleghi, progettando e supervisionando numerosi progetti. In seguito ho approfondito la mia conoscenza ed esperienza, e da allora sono passati oltre 25 anni come professionista della luce. Si riferisce ai propri collaboratori come alla Skira Tribe. Questo indica una stretta cooperazione nello sviluppo dei progetti, tutti i vostri lavori sono svolti dal gruppo? Ho un gruppo di persone che lavorano con me da molti anni, a prescindere dalle comuni difficoltà di ogni ambiente lavorativo, con le quali cerco di superare tutti gli ostacoli e problemi della quotidianità, li considero parte integrante del processo creativo in ogni progetto che affrontiamo. Il nostro ufficio è come una casa, infatti la chiamiamo la Casa della Luce, l’atmosfera è piuttosto domestica, e comunque ci sentiamo un po’ una tribù, quasi una famiglia. La parola tribù è la più forte nel momento in cui affrontiamo il mondo esterno, come un solo uomo a dispetto delle nostre singole differenze.
Avete disegnato per iGuzzini due bestsellers, come Lun Up e Trick. Dove avete preso ispirazione? Queste luci sono il risultato di richieste precise, le quali non erano raggiunte dai prodotti disponibili sul mercato. La loro funzionalità si basa sul principio di riflessione, sulla forma della luce e dell’oggetto che devono illuminare. Lun Up ha una forma basica, un quarto di cerchio. È modulare, e può essere connessa a formare cerchi e linee curve, è stata disegnata per illuminare principalmente oggetti verticali che siano organici o circolari. Quello che è importante non è la lampada in sé, ma l’oggetto da illuminare che deve essere invisibile durante il giorno. L’ispirazione per Trick è arrivata quando stavamo progettando i corridoi per la Novi Spa, siamo dovuti intervenire strutturalmente per ottenere gli effetti di luce voluti, questi sono stati letteralmente costruiti. L’idea è nata dal desiderio di avere una linea di luce totalmente sotto controllo, così ho disegnato un semplice e rigoroso raggio li luce. Quando disegnate una lampada, qual è il punto partenza? Gli effetti di luce, la piccolezza, l’invisibilità o il cliente? Durante la prima fase d’ideazione, non parto dal disegno della casa, ma dalla forma di luce di cui abbiamo necessità. L’invisibilità è un importante parametro quando disegniamo una lampada, un altro è una buona collaborazione con il cliente. Io credo fortemente che il successo di un progetto sia basato su una stretta relazione. Il valore di un progetto non deriva dalla qualità dell’oggetto che emette la luce, la cosa più importante è la forma della luce che proviene dall’oggetto stesso e la capacità di questo piccolo oggetto di creare uno specifico effetto di luce. La principale funzione di Trick non è quel-
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Skira Cranes, Pula Bay, photo Goran Sebelic
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When you design a lamp, which is the starting point? The light effects, the smallness, invisibility or the client? During the conception phase, I’m not starting from the design of the housing, but from the desired form of light we need. Invisibility is also a very important parameter when we design a luminaries and the good cooperation with the client. I strongly believe that successful projects are based on successful cooperation. The design value doesn’t really come from the objects that emits the light, the most important thing is the form of light that comes from the object and the ability of this very small object to provide a very specific effect. The main function of Trick is not to provide general lighting or provide exact mathematical requirements to illuminate the space, it is something you can play with, this is our main idea. In 2013 you realized the Hooked Up installation, can we consider it as a resume of your project philosophy? The idea was originated from the word integration. Lebbeus Woods named fifty words which he called dead words. Those are words which we still use today, but they don’t have the meanings they had when they were created. In architecture, we constantly use the term lighting integration; here we come to a philosophical paradox where any light source, circular, linear or indirect, has always a greater intensity than the space it illuminates. The only way for light to be integrated into architecture, literally, is to transform architecture into a light source. But when architecture becomes a light source, we lose the shadow, and where there is no shadows, there’s no third dimension perception, and paradoxically, the space disappears. In Milan, I have built a site-specific object based on topic: Hybrid Architecture and Design. It was precisely the topic of integration that I wanted to encourage and analyze with this installation. My installation of the Hybrid just thematized the light as a non-tangible construction material. Another project in Milan that I found very interesting was developed recently with
architect Michele De Lucchi, in which was almost impossible to predict the path of light on his 6mx3mx3m polymorphic bronze sculpture. Which contemporary or historical architecture/ infrastructure would you like to light up? Landscape around Falling Water House (Frank Ll. Wright, 1935 ndr), I always consider it a real architectural last century masterpiece and the natural landscape and waterfalls seem like a vertical extension to the horizontal shape of the building. Creating a nocturnal scenery in this magnificent environment would be a great challenge, trying to accomplish the balance between nature and building that grew up out of vision of the creator. Which is your preferred work in your portfolio? I’m especially fond to work on lighting designs in landscape, where light is not so easy to control as in architecture. But at the same time, you can achieve the most romantic, theatrical design set. Objects you illuminate are already set for you; the scene already exists in its original, natural form. It’s difficult to distinguish one particular project, it depends on the particular moment in which the project was realized. When I look back on my previous projects that excited me in the past, they probably wouldn’t impact me now. The emotions I felt when the church tower I have illuminated in 1994 was lit, and few hundred people applauded me it’s quite was very similar when 15.000 people standing in silence, watching cranes were illuminated for the first time on 4th of May in Pula’s harbour. I couldn’t predict the intensity of the feeling when Čikat bay will be lit up because it’s too far at the moment, it’s the most challenging project we ever did, not only for the technologies we used, but also for the nature and the power of the wind and the sea. A design object that you can’t give up? I’m a passionate pencils and pens collector, my favorite one is pencil Koh – I – Noor Hardmuth 1820/ 8B.
la di fornire una luce generale o rispondere a precisi parametri matematici per illuminare lo spazio, è un qualcosa con cui giocare, questa è l’idea principale. Nel 2013 avete realizzato l’installazione Hooked Up, possiamo considerarla come un riassunto della vostra filosofia di progetto? L’idea è nata dalla parola integrazione. Lebbeus Wood ha individuato cinquanta parole che ha definito parole morte. Queste, sono parole che usiamo ancora adesso, ma che non hanno lo stesso significato che avevano quando sono nate. In architettura, usiamo costantemente i termini illuminazione integrata; qui arriviamo a un paradosso filosofico nel quale ogni fonte luminosa, circolare, lineare o indiretta, ha sempre una maggiore intensità dello spazio che la ospita. L’unico modo per la luce di essere letteralmente integrata, è quella di trasformare l’architettura in sorgente luminosa. Ma quando l’architettura diventa una sorgente di luce, noi perdiamo le ombre, e se non ci sono ombre non abbiamo la percezione della terza dimensione, e paradossalmente, lo spazio scompare. A Milano, ho costruito un oggetto site-specific ideato sul tema: Hybrid Architecture and Design. Con questa installazione intendevo proprio analizzare e incoraggiare questo tema. L’installazione per Hybrid tematizza la luce come materiale da costruzione intangibile. Un altro progetto a Milano che ho trovato molto interessante è stato recentemente sviluppato dall’architetto Michele De Lucchi, nel quale è stato quasi impossibile definire il percorso che prenderà la luce sulla sua scultura in bronzo di 6mx3mx3m. Quale architettura/infrastruttura contemporanea o storica le piacerebbe illuminare? Il paesaggio attorno alla Falling Water House (Frank Ll. Wright, 1935, ndr) l’ho sempre considerata un capolavoro dell’architettura del secolo scorso, il paesaggio naturale e la cascata sembrano un’estensione verticale della forma orizzontale dell’edificio. Creare una scenografia notturna in questo magnifico ambiente sarebbe una bella sfida, cercare di realizzare un perfetto equilibrio tra edificio e natura, quale è nato dalla visione del suo creatore. Qual è il progetto preferito del suo portfolio? Sono particolarmente interessato a lavorare nell’illuminazione del paesaggio, nel quale la luce non è facile da controllare, come in architettura. Ma allo stesso tempo, fornisce il set per una progettazione luminosa romantica e teatrale. Gli oggetti da illuminare sono già predisposti; la scena già esiste nella sua forma naturale. Mi è difficile scegliere un particolare progetto, tutto dipende da quando è stato realizzato. Quando guardo indietro ai miei precedenti progetti, che mi esaltavano in passato, ora quasi non mi emozionano più. Le emozioni provate quando il campanile di Rijeka nel 1994 è stato acceso e un centinaio di persone mi hanno applaudito, è stata quasi la stessa di quando, il 4 maggio 2014, 15 mila persone in piedi in silenzio, guardavano le gru nella baia di Pula illuminate per la prima volta. Non posso sapere che emozione mi darà la baia di Čikat quando sarà illuminata, è ancora troppo lontano quel momento, è il progetto più ambizioso che abbiamo ideato, non solo per le tecnologie impiegate, ma anche per le forze della natura e del mare e del vento coinvolte.
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Un oggetto da cui non può prescindere? Sono un appassionato collezionista di penne e matite, la mia preferita è la matita Koh – I – Noor Hardmuth 1820/ 8B.
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Postojna cave, Postojna (SLO), photo Skira
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Novamed Polyclinic, Zagreb, photo Sandro Lendler
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Novi spa, Novi Vinodolski, photo Sandro Lendler
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interview with linnaea tillett new york
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Photo: Mike Morgan
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Linnaea Tillett, PhD, is principal of Tillett Lighting Design Associates Inc., which she founded in 1983, an internationally-known lighting designer. Environmental psychologist and public artist, she has a reputation for crafting highly-nuanced lighting programs that combine artistry, technical innovation and community enhancement. Ms. Tillett collaborates with leading landscape architects and designers, architects and artists, including: Maya Lin; Michael Van Valkenburgh Associates; Gustafson Guthrie Nichol; Land Collective; Nelson Byrd Woltz; Sasaki Associates; Andropogon; Olin Studio; Quennell Rothschild & Partners; Edwina von Gal; Diller Scofidio + Renfro; and Toshiko Mori. On the faculty at Parsons the New School for Design, Faculty, Masters in Lighting Design Program for 20 years, Frequently lectures and teaches nationally and internationally, including: The University of Virginia; Cooper Union; Columbia University; McGill University: Montreal; Canada Canadian Centre for Architecture; The Architectural League of New York; The Van Alen Institute (New York City); Professional Lighting Design Convention (Madrid); Illuminating Engineering Society Annual Convention (Mexico City); Institute for Urban Design (New York City); Light Symposium (Stockholm); Asia Society (India); Imagining Light Conference (Bogota).
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Linnaea Tillett, Titolare del Tillett Lighting Design Associates Inc, fondato nel 1983, studio conosciuto a livello internazionale. Psicologa ambientale e artista, ha una solida reputazione per la sua capacità di programmare scenari variegati che combinano arte, innovazione tecnica e di valorizzazione della comunità. Ms. Tillett collabora con grandi studi di paesaggisti, designers, architetti e artisti, tra cui: Maya Lin; Michael Van Valkenburgh Associates; Gustafson Guthrie Nichol; Land Collective; Nelson Byrd Woltz; Sasaki Associates; Andropogon; Olin Studio; Quennell Rothschild & Partners; Edwina von Gal; Diller Scofidio + Renfro; and Toshiko Mori. Ha insegnato presso la facoltà della Parsons New School of Design, master in Lighting Design per 20 anni, tiene lezioni e insegna a livello nazionale e internazionale presso: University of Virginia; Cooper Union; Columbia University; McGill University: Montreal; Canada Canadian Centre for Architecture; The Architectural League of New York; The Van Alen Institute (New York City); Professional Lighting Design Convention (Madrid); Illuminating Engineering Society Annual Convention (Mexico City); Institute for Urban Design (New York City); Light Symposium (Stockholm); Asia Society (India); Imagining Light Conference (Bogota).
AND IF LIGHT IS MISSING, WE ADD IT
Relationship between you and light? Light in itself is a very simple operator. It moves in straight lines, at a certain speed and itbends when it meets a corner or water. I’m more inter-
And the shadows? The planet in its orbit around the sun throws shadows as does every projection above a ground plane, be it rock or tree or building. These are the shadows that are given. As a lighting designer I think about shadows as an opportunity for an aesthetic and psychological choice. I pay as much attention to where and how the shadow falls as I do the light.
E SE MANCA LA LUCE, NOI L’AGGIUNGIAMO LINNAEA TILLET New York Quando hai deciso di diventare una lighting designer? Ho iniziato come lighting designer per il teatro e il balletto e sono rimasta impressionata da come un cambiamento di luce trasformava le emozioni del pubblico. Ero ansiosa di vedere come la luce poteva influire positivamente sull’esperienza di vita quotidiana della gente, così nel 1983 ho scelto di diventare lighting designer e aprire il mio studio. Quale relazione c’è tra te e la luce? La luce per se stessa è un concetto semplice. Si muove in linea retta, ad una velocità definita e
Ellen S. Clark Hope Plaza at the BJC Institute of Health The Washington University School of Medicine, St. Louis, Missouri Maya Lin, artist Michael Van Valkenburgh Associates, landscape architect Ph: Bill Zbaren
CASE HISTORY KUNGSHOLMEN, STOCCOLMA
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ested in how light is shaped, reflected, refracted or amplified by the materials it meets, and in the experiences and feelings of people and other creatures who inhabit the light.
hen did you decide to be a lighting designer? I started designing lighting for theatre and dance and was struck by how a change in the lighting could completely alter the emotions of the audience. I was eager to see how lighting could positively influence people’s felt experience in their everyday lives, so I started lighting interiors opening my own firm in 1983.
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You are lighting the Four Freedoms Park a monument by Louis I. Kahn. What kind of feeling do you and the studio have facing a project like this? We were thrilled and a little intimidated. Louis I. Kahn had not wanted artificial lighting on the monument — only reflections of light from the moon on the stone — preserving the mystery of the tree canopy. We wanted to respect that, yet the glow of ambient light produced by Manhattan and Queens obscured the site. So we worked as delicately as possible to bring out the tracery of the linden tree canopy and the bust of Roosevelt’s head. Is having a PhD in environmental psychology a plus for your profession? Yes, it is very much a plus for my professional work. I studied environmental psychology because I felt that light has a particular underexplored role to play in connecting the psyche (our interior emotional world) to civic life and to place. You work with the artists Kiki Smith or Maya Lin—what kind of relationship do you have with them?
I’m a collaborator. I bring the combined skills of the studio and our sensibility to the project. It is akin to being a translator. The artist has a vision — a feeling they want to convey — and I translate it into force and light. In your private interiors I’ve perceived a soft and warm touch of light. Is this a personal sensation? Private interiors are deeply personal spaces. I work always to respond to the clients’ wishes and dreams for their space with sensitivity and skill, but hopefully clients select me because we share a certain sensibility, a preference for qualities of light and how it should fall. Which contemporary of historical architecture/ infrastructure would you like to light up? I can’t think of a particular building I would like to light up. In which context do you prefer to work? I especially like contexts where people are mobile and going about their everyday lives: parks, street, pavilions; places that connect inside to out. And if light is missing, we add it.
devia quando incontra un angolo o dell’acqua. Sono molto più interessata a come la luce si modella, si riflette, rifrange o amplifica a seconda del materiale che incontra, e all’esperienza e alle sensazioni che le persone e le altre creature provano quando vivono nella luce. E l’ombra? Il pianeta nella sua orbita intorno al sole genera ombre che si proiettano su un piano, che sia pietra o albero o edificio. Queste sono le cosiddette ombre date. Come lighting designer penso alle ombre come un’opportunità per una scelta estetica e psicologica. Presto molta attenzione dove e come l’ombra cade quando progetto la luce. Hai illuminato il Four Freedoms Park, monumento disegnato da Louis I. Kahn. Che sensazione avete provato ad affrontare un progetto come questo? Eravamo elettrizzati e un po’ intimiditi. Louis I. Kahn non voleva luci artificiali sul monumento – solo i riflessi della luce lunare sulla pietra – per preservare il mistero della copertura arborea. Noi volevamo rispettare appieno questa volontà, ma il forte bagliore luminoso prodotto da Manhattan e dal Queens hanno oscurato il sito. Così abbiamo lavorato il più delicatamente possibile per far emergere il profilo dei tigli e il busto di Roosevelt. Avere un PhD in psicologia ambientale è un vantaggi per la tua professione? Sì, è un vantaggio enorme per il mio lavoro. Ho studiato psicologia ambientale perché credo che la luce abbia il ruolo particolare e inesplorato di connettere la psiche (il nostro mondo emozionale interiore) con la nostra vita e i luoghi. Avete lavorato con artisti come Kiki Smith e Maya Lin – quale relazione avete instaurato con loro? Io, per loro, sono un collaboratore. Prendo e combino le competenze e la sensibilità del nostro studio sullo specifico progetto. È come essere un interprete. L’artista ha una sua visione – una sensazione che vuole esprimere – e noi la traduciamo in luce e forza. Negli interni privati ho percepito un tocco luminoso caldo e morbido. È solo una sensazione personale? Gli interni privato sono spazi profondamente personali. Io lavoro sempre per rispondere ai desideri e sogni che i clienti hanno del loro spazio, con sensibilità e competenza, ma fortunatamente i clienti ci selezionano perché condividono una certa sensibilità, una preferenza per la qualità della luce e di come questa dovrebbe cadere. Quale architettura o infrastruttura storica ti piacerebbe illuminare? Non ho un particolare edificio che vorrei illuminare.
LIGHTING DESIGNER WORLD LINNAEA TILLETT
In quale contesto preferisci lavorare? Io personalmente preferisco i contesti in cui le persone sono in movimento nella loro vita quotidiana: parchi, strade, padiglioni; luoghi che connettono l’interno con l’esterno. E se manca la luce, noi l’aggiungiamo.
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The Riggio-Lynch Interfaith Chapel Alex Haley Farm Freedom School The Children’s Defense Fund Clinton, Tennesee Maya Lin, artist Ph: Tim Hursley Franklin D. Roosevelt Four Freedoms Park FDR Four Freedoms Park New York City, NY Louis I. Kahn, architect Ph: Charlie Dumais
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Icepool The Snow Show, Lapland, Finland Kiki Smith, artist Lebbeus Woods, architect Ph: Seth Tillett
CASE HISTORY LA LUCE COME RINNOVO URBANO A PISA
Any-Angled Light, Bear Canyon Bicycle/ Pedestrian Bridge Albuquerque, New Mexico City of Albuquerque Public Art Program Ph: Kirk Gittings and Charlie Dumais
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teatro urbano - LONDRA
TEATRO URBANO SPEIRS + MAJOR
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A Londra, un tunnel pedonale si trasforma in un luogo d’emozione con un’opera site-specific che celebra “l’anno della luce”
di Francesca Tagliabue Foto James Newton
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TEATRO URBANO SPEIRS + MAJOR
a tendenza degli ultimi anni vede l’arte uscire da gallerie e musei, conquistando luoghi pubblici e spazi cittadini. Installazioni site-specific e performance rimangono sempre richiami e occasioni di ritrovo per gli appassionati, ma diventano anche elementi d’attrazione per curiosi e per tutti quelli che pensano “non so cosa sia, ma sembra interessante”. Questa volta succede a Londra, nel tunnel pedonale che collega l’edificio per uffici di One Pancras Square (firmato da David Chipperfield) alla stazione metropolitana di King’s Cross. Il camminamento, lungo circa 90 metri, ospita, dal 6 marzo scorso, HALFLIFE. Si tratta di un’opera luminosa che celebra “l’anno della luce” indetto per il 2015 dall’UNESCO, concepita da Speirs + Major, il celebre studio di design che “utilizza la luce per migliorare l’esperienza dell’ambiente visivo”. I professionisti si occupano di illuminazione di interni e architetturale, disegnano prodotti e concepiscono installazioni di light art. Il lavoro HALFLIFE rientra proprio in quest’ultima categoria. Ispirato al principio di decadimento delle emissioni radioattive for-
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mulato dal chimico Ernst Rutherford (1871–1937), l’opera occupa un’intera parete della galleria ed è composta di 180 sorgenti luminose a Led, ognuna delle quali è stata programmata singolarmente e temporizzata per emettere un preciso colore (rosso, blu, verde, bianco caldo e bianco freddo). Le sorgenti seguono dei cicli precisi di accensione, spegnimento e definizione dell’intensità luminosa. Le sfumature diverse sono date dal mix calibrato di tutti i colori accostati. Alto più di tre metri, questo muro luminoso compie un ciclo completo on/ off ogni 50 secondi, il tempo medio che una persona impiega a compiere il tragitto da o verso la metropolitana. Ma oltre a questi cicli brevi, l’installazione varierà impercettibilmente di intensità e tonalità durante tutta la sua “vita”, nascendo bianca e concludendo la sua esistenza in rosso. HALFLIFE rimane acceso ogni giorno dalle 6.30 alle 20.30, per un periodo di circa 30 settimane. In questo modo, seppur in maniera impercettibile, lo scenario luminoso al quale si assiste non è mai identico. Keith Bradshaw, Direttrice dello studio Speirs + Major, ha dichiarato: “Abbiamo progettato HALFLI-
FE in modo che due momenti trascorsi nel tunnel non potessero mai essere identici. Ogni visitatore ha una sua speciale percezione del tempo e della distanza, completamente immerso nella luce, nel buio e nel colore”. Così, chi si trova ad attraversare il passaggio pedonale cinque giorni la settimana per sei mesi consecutivi può rendersi conto delle variazioni cromatiche. Si tratta di una narrazione semplice che, al di là del significato e delle ispirazioni, risulta comprensibile a chiunque perché scommette su un sentimento semplice quanto importante: l’emozione. A metà strada tra arte e design, HALFLIFE di Speirs + Major dimostra ancora una volta come la luce sia un media artistico da indagare e sfruttare per trasmettere sensazioni, veicolare messaggi o – qualche volta, in maniera più semplice ma certamente non meno efficace – ridisegnare un ambiente. La realizzazione londinese dovrebbe essere d’esempio alle altre metropoli perché è anche un’interessante soluzione per rendere un luogo, altrimenti anonimo e potenzialmente poco sicuro, un posto piacevole da attraversare e dove si sosta volentieri.
“HALFLIFE” BY SPEIRS + MAJOR
In recent years, we have seen the art getting out of galleries and museums, conquering public places and urban spaces. Site-specific installations and performances still remain calls and meeting opportunities for art passionate, but they also become elements of attraction for the curious and for all those who may think, “I do not know what it is, but it sounds interesting”. This time it is happening in London, in the pedestrian tunnel connecting the office building of One Pancras Square (designed by David Chipperfield) to King’s Cross underground station. The walkway, about 90 meters long, hosts, from March 6, HALFLIFE. This is a light artwork that celebrates the “Year of Light” organized by UNESCO in 2015, and it is designed by Speirs + Major, the renowned design studio that “uses light in order to enhance the experience of the visual environment”. The professionals are involved in interior and architectural lighting, they design products and conceive light art installations. HALFLIFE itself is part of this very category. Inspired by the principle of decay of the radioactive emissions formulated by chemist Ernst Rutherford (1871-1937), the work takes up an entire wall of the gallery and is composed of 180 Led light sources, each of which is individually programmed and timed to emit a specific colour (red, blue, green, warm white and cool white). Sources follow specific cycles of switching on, switching off, and of light intensity definition. The balanced mixture of all juxtaposed colours gives the different shades. More than three meters high, this luminous wall performs a full on/off cycle every 50 seconds, which is the average time that a person needs to walk towards or from the subway. In addition to these short cycles, the installation will imperceptibly vary intensity and hue throughout its “life”, by being born white and ending its life in red. HALFLIFE is lit every day from 6.30 am to 8.30 pm, for about 30 weeks. In this way, though imperceptibly, the lighting scenario experienced by the passer-by is never the same. Keith Bradshaw, Director of the Speirs + Major firm, said: “We have designed Half Life so that no two moments in the tunnel will be experienced the same. Each visitor will have their own perception of time and distance, immersed in light, dark and colour”. So, whoever walks through the pedestrian underpass five days a week for six consecutive months will get a sense of the colour variations. It is a simple narrative that, beyond its meaning and inspirations, can be understood by anyone because it is centred on a feeling that is as simple as important: the emotion. Halfway between art and design, HALFLIFE by Speirs + Major, once again, demonstrates how light is an artistic media worthy of investigation and of use in order to convey sensations, to diffuse messages, or - in a simpler, but certainly no less effective, manner - to redesign an environment. This realisation in London should be taken as an example by other cities, since it is also an interesting solution to turn an otherwise anonymous and potentially unsafe place into a pleasant space to cross and where you stop willingly.
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In London, a pedestrian tunnel is transformed into a place of emotion thanks to a site-specific work celebrating the “Year of Light”
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IDEAZIONE LUMINISTICA DEL COMPLESSO MONUMENTALE DI SAN BERNARDINO
case history san bernardino, l’aquila di Francesca Storaro
Complesso monumentale di San Bernardino
Ente appaltante Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche Lazio - Abruzzo - Sardegna
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Oggetto Lavori a seguito del sisma del 06.04.2009 – Complesso monumentale di San Bernardino, L’Aquila. Lavori di messa in sicurezza consolidamento e restauro
Imprese appaltatrici lavori Donati spa - Eme Restauri srl
Consulenza progettuale illuminotecnica Giovanni Caprotti - Erco illuminazione srl
Progetto illuminotecnico Francesca Storaro
Corpi illuminanti ERCO
dannosa per gli oggetti illuminati, elemento molto importante in merito ai Beni Culturali. Sono stati rispettati i livelli d’illuminamento medio di esercizio di 150 lux per “materiali moderatamente sensibili alla luce” per il soffitto ligneo. I grandi pilastri sui quali poggiano alte lesene scandiscono lo spazio della navata principale attraverso delle arcate sottolineate da una luce bianca neutra che dà ritmo compositivo e che caratterizza anche le arcate di entrata delle cappelle laterali, creando un sapiente gioco prospettico trasversale. In tali cappelle laterali, le volte ottagonali sono illuminate da luce indiretta, mentre un proiettore d’accento illumina puntualmente solo l’opera d’arte che si trova al centro di ogni pala d’altare, posizionato affinché lo spettatore non ne venga mai abbagliato nel caso di tele, e possa leggere l’opera d’arte nella sua tridimensionalità nel caso di sculture e bassorilievi. Nella cappella contenente il Mausoleo di San Bernardino, è messo in risalto il soffitto con l’affresco del Cenatiempo con un’illuminazione morbida e uniforme di tonalità bianco calda, mentre il Mausoleo realizzato da Silvestro Dall’Aquila nel 1505, per esaltarne ancor più la tonalità bianca della pietra stessa, è illuminato con una luce d’accento di tonalità bianco neutra. Il prezioso organo di Ferdinando Mosca in controfacciata e l’altare maggiore settecentesco, sono illuminati con una luce d’accento di tonalità bianco calda. La volta dell’abside contenente l’altare e il coro è invece illuminata da una luce indiretta proveniente
dalla vetrata principale di una tonalità bianco neutra in contrasto con la tonalità calda dell’altare, come se la luce venisse dalla vetrata stessa, come una luce divina che si espande verso l’interno della Chiesa. Un deciso richiamo alla POETICA DEL DIFETTO del Bernini: “l’abilità dell’architetto si conosce principalmente in convertire i difetti del luogo in bellezza”. In tutta l’illuminazione della Chiesa abbiamo quindi un contrasto fra luce bianca calda e luce bianca neutra, un sapiente gioco di luci che ci permetterà di evidenziare, distinguere i vari elementi architettonici, pittorici e decorativi della Chiesa, donandoci equilibrio e armonia. Equilibrio e armonia creati dal rapporto e dal dialogo tra luce calda e luce neutra. A eccezione di alcuni corpi illuminanti a ioduri, necessari per le grandi potenze, comunque anch’essi considerati a risparmio energetico, tutti i corpi illuminanti utilizzati per l’illuminazione esterna e interna della chiesa sono corpi illuminanti a Led. Che, grazie alle dimensioni molto compatte, permettono di essere integrati nella struttura architettonica e offrono un rendimento energetico superiore rispetto a molte altre sorgenti luminose. Si avrà quindi una razionalizzazione e un risparmio energetico di tutto il sistema. I corpi illuminanti a Led utilizzati sono di altissima qualità tecnologica con particolari caratteristiche illuminotecniche e sistemi ottici brevettati da ERCO come i collimatori e le lenti Spherolit. I proiettori selezionati garantiscono un efficiente confort visivo e una vastissima gamma di ottiche: narrow spot, spot, flood, wide flood, wallwasher con diverse classi di potenza e un’altissima precisione progettuale.
P. 92 Chiesa San Bernardino, L’Aquila. L’illuminazione della facciata è caratterizzata da una doppia illuminazione: morbida, diffusa, di tonalità bianca neutra che la illumina dal basso verso l’alto mettendo in risalto gli elementi orizzontali attraverso una proporzionata ombra Church of San Bernardino, L’Aquila. The lighting for the façade is characterised by two different methods of illumination: Soft, diffuse with a neutral white tone illuminates the entire façade from bottom to top, highlighting its horizontal elements through the proportional use of shadow
CASE HISTORY SAN BERNARDINO, L’AQUILA
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a facciata rinascimentale in pietra della Chiesa di San Bernardino è stata edificata su progetto di Cola dell’Amatrice tra il 1524 ed il 1542. Essa è ripartita in tre ordini con diversi stili decorativi: il primo è di ordine dorico, il secondo ionico ed il terzo corinzio. Quattro file di doppie colonne la suddividono verticalmente creando un suggestivo e armonico disegno di nove quadrati su tre file. L’illuminazione della facciata è caratterizzata da una doppia illuminazione: morbida, diffusa, di tonalità bianca neutra che la illumina dal basso verso l’alto mettendo in risalto gli elementi orizzontali attraverso una proporzionata ombra, dandone la giusta evidenziazione tridimensionale. Tanto l’OMBRA caratterizza gli elementi ORIZZONTALI, quanto la LUCE invece caratterizza gli elementi VERTICALI. Equilibrio ed armonia quindi, formati, come nell’architettura michelangiolesca a cui si ispira il progetto della facciata, da tensioni interne generate dal contrasto di elementi di uguale intensità, come le linee orizzontali e verticali della facciata. Una luce d’accento, di tonalità bianco calda come il Sole del Cristogramma JHS di San Bernardino, sottolinea quindi le 24 colonne, andando a rivelare i nove quadrati di cui la facciata è composta. Gli stessi basamenti del piano terra delle colonne sono illuminati per rendere il concetto di attacco a terra. L’illuminazione d’accento di tonalità bianco calda mette in risalto anche i tre oculi che caratterizzano la facciata ed il portale principale con la rappresentazione della Madonna e di San Bernardino, formando la sottolineatura di quattro elementi, a simbolo del quadrato e della Croce. La trifora sopra il portale principale, essendo un elemento settecentesco, è illuminata in controluce. La cupola retrostante è illuminata solo nelle parti più significative: i costoloni e la lanterna; mentre il campanile è illuminato solo all’interno delle arcate delle bifore. L’interno della Chiesa, ricostruito nel settecento sulla base delle struttura quattrocentesca, è una celebrazione ed esaltazione attraverso la Luce della figura di San Bernardino. Al centro del meraviglioso soffitto ligneo, esattamente in asse con il Mausoleo del santo, troviamo il Cristogramma JHS in tutto il suo splendore, in tutta la sua rappresentazione simbolica della figura del Sole e di Cristo stesso. Il trigramma fu disegnato da Bernardino stesso e consiste in un sole raggiante in campo azzurro; al centro del cerchio le sole tre lettere JHS: le prime tre del nome Gesù in greco. A ogni elemento del simbolo Bernardino applicò un significato: il sole centrale è chiara allusione a Cristo. Il sole ha dodici raggi che si riferiscono ai dodici Apostoli. La fascia che circonda il sole rappresenta la felicità dei beati che non ha termine, il celeste dello sfondo è simbolo della fede, mentre l’oro evoca l’amore. L’asta allungata dell’H, ne forma una croce. Una luce bianca di tonalità calda avvolge il soffitto ligneo e la cupola del corpo centrale, e come un espandersi dei raggi del Sole, avvolge di luce indiretta anche le volte delle navate e delle cappelle laterali. La luce del magnifico soffitto ligneo intagliato, dorato e dipinto, realizzato da Ferdinando Mosca di Pescocostanzo nel 1724, morbida e diffusa, che si espande, si dirama e che avvolge tutta la Chiesa, è l’elemento caratterizzante l’illuminazione della Chiesa stessa. Per tale soffitto, come per il resto della Chiesa, sono stati utilizzati corpi illuminanti a Led della ERCO: la loro luce non presenta componenti di raggi ultravioletti o infrarossi, quindi non è
Chiesa San Bernardino, L’Aquila. L’Altare maggiore settecentesco Church of San Bernardino, L’Aquila. The eighteenth-century high Altar
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LIGHTING DESIGN OF SAN BERNARDINO CHURCH The light as symbol of the rebirth of L’Aquila city
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The stone renaissance façade of the Church of San Bernardino was designed by Cola dell’Amatrice between 1524 and 1542, and shows three orders with very different decorative styles: the first Doric, the second Ionic and the third Corinthian. Four sets of double columns subdivide the façade vertically, creating a charming and harmonious design of nine sections over three levels. The lighting for the façade is characterised by two different methods of illumination: Soft, diffuse with a neutral white tone illuminates the entire façade from bottom to top, highlighting its horizontal elements through the proportional use of shadow and providing just the right three-dimensional highlighting. While SHADOW characterises the HORIZONTAL elements, LIGHT characterises the VERTICAL ones. So, balance and harmony, formed, as in the architecture by Michelangelo that served as the inspiration for the facade, by internal tensions generated by the contrast of elements of equal intensity, like the horizontal and vertical lines of the façade. Access lighting, warm white like the Sun in the IHS Christogram of Saint Bernardino, highlights the 24 columns, showing the nine sections making up the facade. The plinths at the base of the columns are illuminated to render the concept of anchoring to the ground. The warm white accent lighting also highlights the three oculi that characterise the façade and the main door with its representation of the Madonna and Saint Bernardino, providing the emphasis for four elements, using the square and the Cross. The mullioned window above the main door, an element from the eighteenth century, is backlit. The most significant sections of the dome at the rear of the building, the ribs and the lantern, are illuminated, while the campanile is lit only inside the arches of the double-lancet windows. The interior of the church, which was rebuilt in the eighteenth century on the foundations of the fifteenth-century structure, is a celebration and exaltation of the figure of Saint Bernardino using light. In the centre of the glorious wooden ceiling, exactly in line with the Mausoleum of the saint, is the IHS christogram in all its splendour, a symbolic representation of the figure of the Sun and Christ himself. The trigram was designed by Saint Bernardino and consists of a radiant sun on a blue field. The centre of the sun contains the three letters IHS, the first three letters of the name Jesus in Greek. Each of these elements was given meaning by Saint Bernardino: the central sun is a clear allusion to Christ. The sun has twelve rays, referring to the twelve Apostles. The band surrounding the sun represents the unending happiness of the blessed, the sky blue of the background is a symbol of faith, and the gold evokes love. The elongated upright of the H forms a cross. A warm white light envelops the wooden ceiling and the dome of the main body of the building, and, like the spreading of the rays of the sun, fills the vaults of the side aisles and chapels with indirect light. The light of the magnificent carved wooden ceiling, painted gold and created by Ferdinando Mosca di Pescocostanzo in 1724, is soft and diffuse, spreading and circulating to envelop the entire church, representing the element that characterises the illumination in the building. Led luminaires by
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ERCO have been used for this wooden ceiling, and for the rest of the building. The light from the does not contain ultraviolet or infrared rays and therefore does not cause any damage to the objects being lit, a very important factor when dealing with Cultural Treasures. The illumination thus complies with average lighting levels of 150 lux for ‘materials that are moderately sensitive to light’ in respect of the wooden ceiling. The main pillars supporting high pilasters punctuate the space in the nave in the form of arches that are lit by neutral white light, providing compositional rhythm to the space. This highlighting also characterises the arches leading into the side chapels, creating a clever play of perspectives. In these side chapels, the octagonal vaults are illuminated by indirect light, while an accent lighting projector provides targeted illumination only for the artwork displayed in the centre of each altarpiece, positioned so that the spectator is never dazzled by any screens and is able to view the artwork in all three dimensions in the case of sculptures and bas-reliefs. In the chapel containing the Mausoleum
Chiesa San Bernardino, L’Aquila. Il Mausoleo di San Bernardino realizzato da Silvestro Dall’Aquila nel 1505
Church of San Bernardino, L’Aquila. The Mausoleum built by Silvestro dall’Aquila in 1505
of Saint Bernardino, the ceiling with the fresco by Girolamo Cenatiempo is highlighted using soft, uniform illumination in warm white tones, while the Mausoleum built by Silvestro dall’Aquila in 1505 is lit by neutral white accent lights, in order to enhance the white tones of the stone. The beautiful organ by Ferdinando Mosca on the inside of the façade and the eighteenth century high altar are lit by warm white accent light. Conversely, the vault of the apse containing the altar and the choir are illuminated by neutral white indirect light originating from the main window, contrasting with the warm tone of the altar, as if the light is coming from the window itself, like a divine light spreading to the interior of the Church. A sharp reminder of THE POETRY OF DEFECT of Bernini: ‘an architect proves his skill by turning the defects of a site into advantages’. In all of the illumination provided in the church, there is therefore a contrast between warm white and neutral white light, a clever play of light that will make it possible to show, highlight and distinguish the various architectural, pictorial and decorative elements of the
church, providing balance and harmony. Balance and harmony thus created by the relationship, the dialogue, between warm light and neutral light. Except for certain iodide luminaires, which are necessary because of their greater output (and even these fittings are energy-saving), all of the luminaires used to illuminate the interior and exterior of the church are Led lights that, thanks to their extremely compact size, they can be integrated into the surrounding architectural structure and provide better energy performance than many other light sources, which means that the planned lighting system is rationalised and provides energy savings, because of reduced consumption and less maintenance over time. The system uses Led luminaires of very high technological quality with specific illumination performance characteristics using patented optical systems by ERCO such as collimators and Spherolit lenses. The projectors chosen guarantee efficient visual comfort and a huge range of lenses: narrow spot, spot, flood, wide flood and wallwasher, with various output ratings and maximum design precision.
retail
UNIVERSO RETAIL Quattro esempi virtuosi di progettazione a Londra, Genova e Milano mostrano come la luce sia in grado di definire gli spazi e, contemporaneamente, sia il mezzo più importante per far risaltare i prodotti in vendita. Dall’abbigliamento al cibo, passando per una storica libreria
di Francesca Tagliabue
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RETAIL LONDRA, GENOVA, MILANO
a luce agisce sullo stato d’animo. Questa affermazione può apparire semplicistica, ma in realtà ha un fondamento scientifico. Lo ha dimostrato, tra gli altri, il recente studio Limbic® Lighting condotto da Zumtobel in collaborazione con il gruppo Nymphenburg. Modifiche minime degli scenari luminosi determinano delle reazioni, anche molto diverse tra di loro. Per questo, nel campo del retail, è importante prestare attenzione a creare un “ambiente luminoso” che trasmetta un senso di benessere e faccia in modo che le persone sostino il più a lungo possibile nel negozio, aumentando così le possibilità che le stesse concludano un acquisto. Ogni marchio e ogni punto vendita deve essere progettato per catturare l’attenzione del suo target di riferimento attraverso la luce. Non bisogna, dunque, limitarsi a creare un posto accogliente e piacevole, ma stimolare le persone in maniera inconscia. A questo “lavoro psicologico” si deve poi affiancare una buona dose di nozioni tecniche. È chiaramente sempre necessario garantire livelli minimi d’illuminazione, ma i professionisti devono anche essere in grado di scegliere tipologia e temperatura colore delle sorgenti in base ai prodotti in vendita per garantire la miglior resa cromatica possibile. L’ideale sarebbe sempre che architetto, interior e lighting designer lavorassero sinergicamente per creare progetti senza falle, dove la luce è uno degli aspetti fondanti. Una piccola panoramica nell’universo del retail può essere un primo punto di partenza per vedere come le aziende e progettisti hanno risolto questioni diverse.
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Iseey Myake, Londra. I capi appesi nelle nicchie lungo le pareti sono sottolineati da faretti nascosti, Foto Antony Crolla Iseey Myake, London. Hidden spotlights highlight the garments hung in niches along the walls, Photo Antony Crolla
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Eataly, Genova. La luce naturale entra copiosa dalle vetrate che si affacciano sul lungomare, Foto Philips Eataly, Genoa. The natural light enters plentifully through the windows overlooking the waterfront, Photo Philips
adjustable, wall washer, general light, spot) al fine di ottenere il risultato ricercato. In questo progetto è fornito con Laser Blade – modulo orientabile high contrast. L’unica concessione al decorativismo in questo ambiente minimal e sofisticato è il grande lampadario sospeso sopra il vano scale, che funge da collegamento visivo tra i due piani. Si tratta di Minomushi della collezione IN-EI di Artemide, realizzata da Issey Myake in persona insieme al suo team di designer Reality Lab. Si tratta di un elemento scultoreo non-convenzionale, sviluppato attraverso alcune complicate formule geometriche e “costruito” con uno speciale tessuto in grado di mantenere una forma tridimensionale. La stessa tecnologia era stata utilizzata dallo stilista per realizzare una collezione di abiti.
Iseey Myake, Londra. I capi appesi nelle nicchie lungo le pareti sono sottolineati da faretti nascosti, Foto Antony Crolla Iseey Myake, London. Hidden spotlights highlight the garments hung in niches along the walls, Photo Antony Crolla
Iseey Myake, Londra. La grande sospensione Minomushi della collezione IN-EI di Artemide si trova al centro del vano scale, Foto Antony Crolla Iseey Myake, London. The large Minomushi chandelier of the IN-EI collection by Artemide is located at the centre of the staircase, Photo Antony Crolla
RETAIL LONDRA, GENOVA, MILANO
Minimal tech Il flagship londinese di Iseey Myake è uno spazio firmato da Tokujin Yoshioka. Il negozio, situato a Brook Street, nella zona dello shopping più esclusivo, occupa due livelli all’interno di un edificio risalente agli anni ‘50. Il progetto di interior si basa su una continua alternanza di superfici grezze – come quelle in cemento delle colonne e dei muri perimetrali – e superfici lucide – i pannelli in alluminio laccato blu che evidenziano le zone espositive. I capi di Myake sono appesi su semplici supporti neri o appoggiati sopra essenziali tavoli (tondi e quadrati) disegnati appositamente da Yoshioka per il punto vendita. La luce gioca dunque un ruolo fondamentale nella definizione degli spazi e delle differenti zone dell’open space. Lungo tutto il perimetro del soffitto è stata realizzata una gola luminosa che enfatizza lo stacco tra le superfici verticali e orizzontali. L’illuminazione generale e di accento è stata risolta con un taglio a correre realizzato con profilo Laser Blade System53 di iGuzzini. Progettato da OMA (lo studio di Rem Koolhaas) appositamente per gli uffici, i negozi e l’hospitality, Laser Blade System53 è dotato di canale attrezzato da 53mm frameless ed è customizzabile per forma e lunghezza. Il profilo può essere equipaggiato con moduli dalle differenti ottiche (high contrast,
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Combinazione vincente Un “supermercato d’alta gamma” e ristoranti di ottimo livello sono il mix che contraddistingue ogni punto vendita Eataly. Non fa eccezione la sede di Genova, situata vicino all’Acquario e caratterizzata da una facciata con grandi vetrate che si affacciano sul lungomare. L’illuminazione, studiata e realizzata da Philips, è interamente a Led per ridurre il consumo di energia e perché que-
sti non incidono considerevolmente sulla temperatura dell’ambiente, migliorando la conservazione degli alimenti. L’illuminazione generale è assicurata da apparecchi Fiorenza che montano sorgenti MasterColour da 3000 K. Sono state poi previste due differenti modalità di illuminamento, una per l’area vendita e l’altra per l’area ristorazione. Nel market è necessario che tutti i prodotti vengano messi in risalto, per
questo a seconda della tipologia di merce sono state installate sorgenti a luce calda (come nell’enoteca) o a luce fredda (ad esempio nel reparto frutta). In generale, accanto a un’illuminazione d’ambiente uniforme sono stati studiati degli “accenti” per individuare meglio i prodotti in vendita. I livelli di illuminamento del “supermercato” sono nettamente maggiori rispetto a quelli mantenuti nell’area ristorazione. I manager di
Eataly desideravano che il ristorante avesse una luce soft e calda, e volevano anche avere la possibilità di regolare i livelli di illuminamento. Il ristorante vero e proprio è stato illuminato con eW Downlight Powercore con ottica larga per garantire la maggiore uniformità possibile, mentre le aree adiacenti sono risolte con SpotLed 3 a incasso con fascio medio, scelti per realizzare un soffitto “a macchie”.
Eataly, Genova. La zona dell’ortofrutta, con illuminazione generale e puntualizzazioni sugli alimenti, Foto Philips Eataly, Genoa. The fruits and vegetables market, with the overall lighting and the spotlights on the foods, Photo Philips
Eataly, Genova. Uno dei banchi cibo, puntualizzato da essenziali sospensioni, Foto Philips RETAIL LONDRA, GENOVA, MILANO
Eataly, Genoa. One of the food stands, highlighted by basic hanging lamps, Photo Philips
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P. 101 Juicy Couture, Londra. Lo chandelier custom made per il flagship londinese di Juicy Couture sottolinea la doppia altezza dello spazio, Foto Paul Nulty Design Studio Juicy Couture, London. The custom made chandelier for the Juicy Couture flagship store in London emphasises the double height space, Photo Paul Nulty Design Studio
P. 101 Juicy Couture, Londra. Le Led strip sono integrate in espositori e modanature per rendere ben visibile la merce, Foto Paul Nulty Design Studio Juicy Couture, London. The Led strips are integrated in the display units and moldings in order to highlight the goods, Photo Paul Nulty Design Studio
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made. Si tratta di una delle poche lampade a soffitto poiché, per via del vincolo architettonico, si è dovuto tener conto di parecchie restrizioni per l’installazione di apparecchi a plafone. Gli incassi sono stati dunque ridotti al minimo e, dove possibile, i corpi illuminanti tecnici sono stati mimetizzati all’interno di piccole strutture decorative di gesso o integrati nelle modanature. Una serie di Led strip è stata poi integrata negli espositori e sulle tirelle per mettere in evidenza i prodotti e rendere facile un’eventuale riorganizzazione degli arredi. L’impianto di illuminazione comprende anche una serie di apparecchi installati a terra che lavorano in uplight mettendo in evidenza i preziosi decori architettonici. PNLD ha studiato una soluzione esteticamente ineccepibile, ma ha anche posto attenzione alla longevità del progetto scegliendo sorgenti long-life e low-energy; l’impianto è inoltre dotato di sistema di controllo elettronico che riduce automaticamente i valori di illuminamento durante la notte. Il consumo totale si attesta intorno ai 35 W al metro quadrato, che si riducono a 25 W quando il negozio è chiuso.
RETAIL LONDRA, GENOVA, MILANO
Soluzioni mimetiche Il marchio Juicy Couture scommette tutto sull’immagine glamour e colorata dei suoi prodotti e delle sue campagne pubblicitarie per attrarre giovani clienti. I punti vendita devono quindi essere “all’altezza dell’immagine coordinata”, come il flagship londinese di Regent Street. Situato all’interno di un edificio antico e per questo posto sotto tutela dalle Belle Arti, il negozio mixa sapientemente decori barocchi – come le modanature a parete e le cornici del soffitto – a un pavimento di marmo a scacchiera e arredi/espositori senza fronzoli. Il progetto illuminotecnico porta la firma dello studio Paul Nulty Lighting Design (PNLD). Il team ha lavorato a stretto contatto con i responsabili dell’interior per “abbattere” i confini tra luce e architettura, in modo che tutte le parti fossero connesse tra loro in maniera ottimale. Juicy Couture London va controcorrente rispetto al trend attuale, che vede una sempre maggiore diffusione di negozi con illuminazione scarsa e ambiente in penombra, puntando su spazi ampi e ben luminosi. Al centro si trova uno chandelier di metallo e cristallo custom
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Appeal contemporaneo Scommette su un’illuminazione scenografica la libreria Rizzoli in Galleria Vittorio Emanuele, a Milano. Ha spiegato Laura Donnini, amministratore delegato di RCS Libri: “L’idea che ci ha ispirato per la nuova Rizzoli Galleria è che la libreria non deve essere una biblioteca: non deve essere immobile e silenziosa. La nuova Rizzoli Galleria è stata pensata e costruita con spazi il più possibile flessibili e accoglienti, in grado di ospitare eventi, mostre, conversazioni.” È su questo brief che l’architetto Paolo Lucchetta di Retail Design studio ha progettato i tre piani del negozio. Dell’impianto illuminotecnico si è invece occupata l’azienda Reggiani. In base agli spazi e alle esigenze sono state studiate diverse tipologie di illuminazione. In ambito espositivo si è optato per un’illuminazione d’accento con i proiettori orientabili da binario ENVIOS con Led da 14 e 26 W, 3000 K e con ottiche IOS (Interchangeable Optical System). Le potenze e ampiezze dei fasci di luce sono state diversificate nei vari ambienti. L’illuminazione ambientale è morbida e riflessa, creata attraverso gli illuminatori lineari della famiglia Linea Led luce slim posizionati sulla sommità delle scaffalature e orientati verso il soffitto. La temperatura colore di 4000 K (più fredda rispetto a quella dei proiettori) simula l’effetto della luce naturale che penetra dai lu-
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cernai. Infine, per valorizzare l’architettura interna della libreria, dei proiettori modello SPLYT (con vano ottico di solo 40 mm) sono stati installati a parete in corrispondenza delle colonne. Tutti gli apparecchi Reggiani sono gestiti da un impianto di gestione e controllo della luce di Helvar. L’illuminazione può essere gestita a livello centralizzato o in maniera diversifi-
Libreria Rizzoli, Milano. Projecteur 365 e 165, design Le Corbusier, produzione Nemo, Foto Francesca Merlini
cata e modulabile per esigenze ordinarie o straordinarie degli spazi, ad esempio nel caso di eventi speciali. L’impianto tecnico è coadiuvato da una serie di lampade decorative. Le sospensioni scelte appartengono tutte al catalogo di Nemo. Da un “ottagono” vetrato, che inonda di luce naturale lo spazio, scende il monumentale Crown. Si tratta di uno chandelier con
Rizzoli Bookstore, Milan. Projecteur 365 and 165, designed by Le Corbusier, produced by Nemo, Photo Francesca Merlini
struttura modulare di gusto contemporaneo. Sulla scala che collega i due livelli della libreria sono stati installati dei Projecteur 365 a sospensione insieme a dei Projecteur 165 a sospensione. Entrambi i modelli appartengono alla stessa famiglia disegnata da Le Corbusier nel 1954. Ispirati alle lampade industriali, i Projecteur producono luce diretta.
Libreria Rizzoli, Milano. L’ottagono di vetro sottolineato dallo chandelier Crown di Nemo, Foto Guido De Bortoli
Rizzoli Bookstore, Milan. The Nemo’s Crown chandelier, which emphasizes the glazed octagon, Photos Guido De Bortoli
Four notable design examples in London, Genoa, and Milan show how the light is capable of defining spaces and, at the same time, how it is the most important medium for highlighting the products on sale. From clothing and food, to a historic library Light has an effect on the frame of mind. This statement may seem simplistic, but it actually has a scientific basis. This was demonstrated, among others, by the recent Limbic® Lighting study, carried out by Zumtobel in collaboration with the Nymphenburg group. Minimal changes in the light scenarios can cause reactions that can be very different from each other. This is why, in the retail field, it is important to pay attention to the creation of a “bright environment” in order to convey a sense of well-being and make sure that people stay for as long as possible in the store, thereby increasing the chances of a purchase. Each brand and each store has to be designed, by means of the light, in order to catch the attention of its target audience. One should not, therefore, simply create a cosy and pleasant space, but subconsciously stimulate people. To this “psychological work”, one must then combine a good amount of technical knowledge. It is still clearly necessary to ensure the minimum levels of illumination, but professionals must also be able to choose the typology and the colour temperature of the sources according to the products on sale, in order to provide the best possible colour rendering. Ideally, the architect, the interior, and the lighting designers should work together to create flawless projects, where the light is one of the fundamental aspects. A small overview of the retail universe can be a first starting point to see how companies and designers have solved different issues. Minimal tech The London’s Iseey Myake flagship store is a space designed by Tokujin Yoshioka. The store, located in Brook Street, in the most exclusive shopping area, takes up two floors within a building that dates back to the 50s. The interior project is based on a continuous alternation of rough surfaces - such as the concrete columns and the sidewalls – and shiny ones – aluminium panels lacquered in blue, which highlight the exhibition area. Myake’s clothes are hanging on simple black stands or placed upon bare tables (round and square), which were specifically designed by Yoshioka for the store. Light plays a crucial role in the definition of spaces and different areas of the otherwise open space. Along the ceiling’s perimeter, a luminous cyma emphasises the separation between the vertical and horizontal surfaces. The overall and accent lighting has been resolved with a “cut” realised with a Laser Blade System53 profile by iGuzzini. Specifically designed by OMA (Rem Koolhaas’ architectural firm) for offices, shops, and hospitality, the Laser Blade System53 has a 53mm equipped frameless profile and is customisable in shape and length. The profile, in order to obtain the sought result, can be kitted out with different optics modules (high contrast, adjustable, wall washer, general light, spot). In this project this was achieved with the Laser Blade - high contrast adjustable module. The only concession to decoration in this minimal and sophisticated environment is the large chandelier that, suspended above the staircase, acts as a visual link between the two floors. Part of the Artemide’s IN-EI Collection, Minomushi was designed by the very Issey Myake along with Reality Lab, his
team of designers. It is an unconventional sculptural element, which was developed through some complicated geometric formulas and “built” with a special fabric that is able to maintain a three-dimensional shape. The same technology was used by the designer to create a clothes collection. A winning combination A “high quality supermarket” and excellent restaurants are the mix that distinguishes each Eataly store. The Genoa’s venue makes no exception: located close to the Aquarium, it is characterised by a façade with large windows overlooking the waterfront. The lighting, designed and developed by Philips, is entirely made of Led in order to reduce the energy consumption and not significantly affect the environment’s temperature, thus improving the preservation of food. Fiorenza devices equipped with 3000 K MasterColour lamps ensure the general lighting. Two different lighting scenarios are then provided, one for the sales area and the other for the catering area. In the market area it is necessary for all the products to be highlighted, so, depending on the type of goods, both warm light sources (e.g. in the wine shop) and cool light ones (e.g. in the fruit department) were installed. In general, next to a uniform ambient lighting, an “accent” lighting was studied in order to better identify the products for sale. The illumination levels of the “supermarket” are significantly higher than those kept in the catering area. Eataly’s managers wished for the restaurant to have a soft and warm light, besides the possibility to adjust lighting levels. The restaurant itself has been illuminated with eW Downlight Powercore with wide optics in order to ensure the greatest possible uniformity, while the adjacent areas are lit with medium beam built-in SpotLed 3, chosen to obtain a “spotted” ceiling. Mimetic solutions The Juicy Couture brand is betting everything on the glamorous and colourful image of its products and its advertising campaigns in order to attract young customers. The sale points, therefore, must “live up to the brand image”, as the London flagship store in Regent Street. Housed in an old building and thus protected by the Fine Arts, the shop wisely mixes baroque decorations - such as wall mouldings and ceiling cornices - with a checkerboard marble floor and no-frills furnishings/display units. The firm Paul Nulty Lighting Design (PNLD) conceived the lighting design. The team worked closely with the interior designers in order to “knock down” the limits between light and architecture, so that all parts were connected together in an optimal manner. Juicy Couture London goes against the current trend, which sees the increasing spread of stores with poor lighting and dim environment, focusing on large and well-lit spaces. A custom-made metal and crystal chandelier is located at its centre. This is one of the few ceiling lamps since, because of the architectural constraints, the designers had to take into account several restrictions for the installation of surface-mounted devices. The embedding was then minimised and, where possible, the lighting devices were camouflaged within small decorative plaster structures or integrated into mouldings. A series of Led strip was then integrated in the display units and on the traces to highlight the products and facilitate a possible reorganisation of the furniture. The lighting system also includes a number of uplight devices on the floor that highlight the valuable architectural decorations. PNLD studied an aesthetically flawless solution, but has also paid attention to the project’s longevity by choosing long-life and low-energy sources; the system is also equipped
with electronic control system, which automatically reduces the illumination levels by night. The total consumption is around 35 W per square meter, which is reduced to 25 W when the store is closed. Contemporary appeal The Rizzoli bookstore in Galleria Vittorio Emanuele, in Milan, bets on a scenographic lighting. Laura Donnini, CEO of RCS Libri, explains us: “The idea that inspired us for the new Rizzoli Galleria is that the bookstore should not be a library: it should not be still and silent. The new Rizzoli Galleria was designed and built with spaces that are as much flexible and comfortable as possible, which can accommodate events, exhibitions, conversations”. It is on this brief that the architect Paolo Lucchetta of Retail Design studio has designed the three floors of the store. The lighting system was, however, taken care of by Reggiani. According to the spaces and needs, different typologies of lighting have been studied. As for the display area, an accent lighting with track-mounted ENVIOS adjustable projectors equipped with 3000 K Leds, 14 and 26 W, and with IOS (Interchangeable Optical System) optics, was chosen. The light beams’ power and width have been diversified in the various environments.
The ambient lighting is soft and reflected, created by the linear Led devices of the Linea Luce Slim family positioned on top of the shelves and directed toward the ceiling. The 4000 K colour temperature (colder than the projectors) simulates the effect of natural light entering from the skylights. Finally, to enhance the internal architecture of the bookstore, SPLYT projectors (with an optics compartment of only 40 mm) were mounted on the wall in correspondence with the columns. A Helvar management and light control system manage all Reggiani devices. The lighting can be centrally managed or in a diversified and modulable manner according to ordinary or extraordinary requirements of spaces, e.g. in the case of special events. The technical system is assisted by a series of decorative lamps. The chosen hanging lamps are all part of the Nemo catalogue. From a glazed “octagon”, which floods the space with natural light, the monumental Crown hangs. It is a contemporary chandelier made of a modular structure. On the staircase that connects the two levels of the bookstore, some Projecteur 365 and Projecteur 165 are suspended. Both models belong to the same family designed by Le Corbusier in 1954. Inspired by the industrial lamps, the Projecteur produce direct light.
Juicy Couture, Londra. Dietro la cassa, un divertente neon con il nome del marchio, Foto Paul Nulty Design Studio
Libreria Rizzoli, Milano Il piano dedicato ai bambini nella Libreria Rizzoli, Foto Guido De Bortoli
Juicy Couture, London. Behind the counter, a funny neon with the brand name, Paul Nulty Photo Design Studio
Rizzoli Bookstore, Milan. The children’s floor in the Rizzoli Bookstore, Photos Guido De Bortoli
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RETAIL UNIVERSE
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RICERCA E INNOVAZIONE
Lampade tubolari a Led: rischi e responsabilità di Franco Rusnati Area Tecnica ASSIL
RICERCA E INNOVAZIONE LAMPADE TUBOLARI A LED
Tubular Led lamps: risks and responsibilities
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The proper way to increase the energy efficiency of a lighting system is to install new luminaires with a greater efficiency. However, for different reasons, there may be cases in which it is decided to keep the existing luminaires, for example replacing fluorescent lamps with new tubular Led lamps. Such replacement may determine an emitted light distribution different from the one taken into account in the initial system’s project - especially if the luminaire is equipped with a reflector - up to the point that it no more provides the required performances (illuminance on the task area, contrast rendering factor, etc.). But it may also represent a danger for the operators’ safety, and this article aims at analyzing this aspect, to clarify the technical and legal aspects which regulate the release on the market of tubular Led lamps (bases G5-G13), to highlight the possible risks related to this solution and provide the appropriate recommendations to avoid every danger.
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Labeling and photometry of luminaires A luminaire has to be designed and built to comply with safety and performance requirements fixed by European Community’s Standards and Directives. Therefore the luminaire’s manufacturer places the CE labeling to each luminaire to prove that the product complies with the requirements of all applicable Directives. This is a legal obligation. In order to allow the lighting designer to carry out a correct project (calculation of the number of luminaires and their location), the luminaire should also be accompanied by all photometric data which characterize light performances. Tubular Led lamps Currently there are two types of Led tubes with a G5 or G13 base available on the market: a) RETROFIT tubular Led lamps, designed to work inside existing luminaires (with the same wiring of fluorescent lamps) without any change in the wiring;
b) tubular Led lamps with BUILT-IN POWER SUPPLY (Self-ballast), designed to be directly connected to the power supply grid and which therefore do not need any fluorescent lamps’ power supply or power supply device. The latter type of Led lamps requires an adequate wiring, to be able to work properly. The following cases may occur: 1° Luminaires already installed and designed to work with fluorescent lamps; in this case a modification to the wiring is needed, usually performed by technicians. 2° New luminaires; in this case it is the manufacturer of the luminaire that releases it on the market (without the supply power) already wired for Led lamps with built-in supply power. Responsibilities for lamps’ replacement Responsibilities, from a legal point of view, of the luminaire’s and of the lamp’s manufacturers or technician that performs the modifications may be different according to the specific case. Frequently those who release on the market or modi-
fy the products are not aware of the risks and of their responsibilities. There may be cases in which certifications and compliance declarations lose their validity. A product can be released on the market only if it complies with the essential requirements. Such compliance can be verified through the application of harmonized standards, or, when these are not yet available, through a risk analysis. For tubular Led lamps (G5-G13 bases) technical harmonized standards are not currently available and this brought to the issue of a Recommendation by the European Community, which provides competent authorities with a guide for market’s supervision. In this document it is stated that tubular Led lamps in which a base may transform into a live part, when the other base is inserted in the lamps socket, do not comply with the essential requirement of the Directive. Lamps are usually a replaceable part of the luminaire. If technical standards are taken into account, lamps are not included in the definition of luminaire (see
Marcatura e corredo fotometrico degli apparecchi di illuminazione Un apparecchio di Illuminazione deve essere progettato e costruito per rispettare le prescrizioni di sicurezza e prestazionali previste dalle relative Norme e Direttive comunitarie. Il costruttore dell’apparecchio appone quindi la marcatura CE ad ogni apparecchio per confermare che il prodotto soddisfa i requisiti di tutte le direttive applicabili. Questo è un obbligo legale. Al fine di consentire al progettista illuminotecnico una corretta progettazione (calcolo del numero di apparecchi da utilizzare e loro posizionamento), l’apparecchio dovrà inoltre essere corredato di tutti i dati fotometrici che ne caratterizzano le prestazioni luminose. Lampade tubolari a Led Vi sono attualmente sul mercato due tipologie di tubi a Led con attacco G5 oppure G13: a) le lampade tubolari a Led RETROFIT, previste per funzionare all’interno degli apparecchi di illuminazione esistenti (con cablaggio per lampade a fluorescenza) senza richiedere alcuna modifica al cablaggio;
definition 1.2.1 of the EN 60598-1 standard). Consequently lamps and luminaires, from a legal and technical point of view, are two separate products. Therefore the cases described below may be considered: a) STANDARD SITUATION. If the luminaire works with the lamps listed in the labeling (usually fluorescent lamps), the responsibility of the luminaire’s safety is up to its manufacturer and the lamp’s safety is up to the lamp’s manufacturer. The compliance with technical standards of the two elements (luminaire and lamp), each for what it may concern, is usually presumption of compliance to products’ safety requirements. b) RETROFIT LED LAMPS. The duty of guaranteeing a lamp’s safety, if it is declared as belonging to the retrofit type, and also of guaranteeing that it does not determine more onerous conditions, for all safety-related aspects, compared to the ones for which is was designed is up to the lamp’s manufacturer. Such conditions
b) le lampade tubolari a Led con ALIMENTATORE INCORPORATO (Self-ballast), previste per essere alimentate direttamente dalla rete di alimentazione e che quindi non necessitano di alcun alimentatore o dispositivo di alimentazione previsto per le lampade a fluorescenza. Per poter far funzionare correttamente questa seconda tipologia di lampade a Led, è richiesto un cablaggio adeguato. Si possono avere i due seguenti casi: 1° Apparecchi già in opera e previsti per funzionare con lampade a fluorescenza; in questo caso è richiesta una modifica al cablaggio, generalmente eseguita dagli installatori. 2° Apparecchi di nuova fornitura; in questo caso è il costruttore dell’apparecchio che fornisce al mercato l’apparecchio (senza alimentatore) già cablato per le lampade a Led con alimentatore incorporato.
tecniche, la lampada non rientra nella definizione di apparecchio d’illuminazione (vedere definizione 1.2.1 della norma EN 60598-1). Ne deriva che la lampada e l’apparecchio di illuminazione, da un punto di vista legale e tecnico, sono due prodotti distinti. Pertanto si possono considerare i casi sotto descritti:
Le responsabilità per la sostituzione della lampada Le responsabilità, da un punto di vista legale, del produttore dell’apparecchio, del produttore della lampada o dell’installatore che effettua le modifiche possono essere diverse a seconda dei casi. Spesso i soggetti che immettono sul mercato o che modificano i prodotti non sono consapevoli dei rischi e delle responsabilità che competono loro. Ci possono essere casi in cui le certificazioni e le dichiarazioni di conformità perdono di validità. Un prodotto può essere immesso sul mercato solo se conforme ai requisiti essenziali. Tale conformità può essere verificata mediante l’applicazione di norme armonizzate, oppure, quando queste non siano ancora disponibili, mediante un’analisi del rischio. Per le lampade tubolari a Led (attacco G5-G13) non sono ancora attualmente disponibili norme tecniche armonizzate e questo ha portato alla emanazione di una Raccomandazione da parte da parte della Comunità Europea, che fornisce una guida alle autorità competenti per la sorveglianza del mercato. In questo documento è espressamente indicato che le lampade tubolari a Led in cui un attacco può andare in tensione, quando l’altro attacco è inserito nel portalampade, non sono conformi ai requisiti essenziali della Direttiva. La lampada è normalmente un elemento sostituibile dell’apparecchio. Se si considerano le normative
b) LAMPADE LED RETROFIT. Al costruttore della lampada, se dichiarata retrofit, spetta l’onere di garantire la sicurezza della lampada e che quest’ultima non crei condizioni più onerose, per tutti gli aspetti connessi alla sicurezza, rispetto a quelle per cui l’apparecchio è stato progettato. Tali condizioni devono tenere conto degli aspetti elettrici (in nessuna condizione normale, anormale o di guasto, la lampada deve presentare condizioni circuitali più onerose rispetto alla lampada a fluorescenza), meccanici (peso e dilatazione termica) e termici (calore prodotto). Per quanto riguarda le emissioni in radio frequenza è in elaborazione una modifica alla norma EN 55015 per definire le modalità di misura di questi prodotti (CISPR/F/654/ FDIS). E’ necessario considerare anche il possibile “accoppiamento” del cablaggio della lampada retrofit con i conduttori di rete presenti nell’apparecchio originale, con conseguente produzione di disturbi di tipo elettromagnetico. La sostituzione dello starter con un altro dispositivo non costituisce generalmente una modifica all’apparecchio. L’uso di questi dispositivi deve garantire, comunque, le condizioni di sicurezza in qualsiasi tipologia di combinazione. Per queste tipologie di lampade è stata pubblicata la norma di sicurezza IEC 62776:2014 ed è in fase di approvazione la corrispondente norma EN, con lo scopo
should take into account electrical (the lamps should not determine more onerous circuital conditions compared to the fluorescent one in any normal, abnormal or breakdown condition), mechanical (weight and thermal expansion) and thermal (heat produced) aspects. Concerning radio-frequency emissions, a modification of the EN 55015 standard is currently underway in order to define how to measure these product (CISPR/F/654/FDIS). It is necessary to also consider the possible “coupling” of the retrofit lamp’s wiring with the grid conductors included in the original luminaire, with a consequent production of electromagnetic disturbances. The replacement of the starter with another device it is not generally considered as a modification of the luminaire. The use of such devices should however guarantee safety conditions in any type of combination. For these types of lamps the safety standard IEC 62776:2014 was issued and the corresponding EN standard is currently pending approval, with the aim of defining operating conditions and
a) SITUAZIONE NORMALE. Se l’apparecchio è fatto funzionare con le lampade indicate in marcatura (normalmente lampade a fluorescenza), la responsabilità della sicurezza dell’apparecchio è del costruttore dell’apparecchio e la sicurezza della lampada è responsabilità del costruttore della lampada. La conformità alle norme tecniche dei due elementi (apparecchio e lampada), ciascuno per quanto di competenza, è normalmente presunzione di conformità ai requisiti di sicurezza dei prodotti.
ensure that LED lamps do not determine more onerous conditions compared to the lamps they are going to replace, similarly to what has been already done for E27, E14 retrofit lamps with the EN 62560 standard (Led lamps) or the EN 60968 standard (compact fluorescent lamps). The above-mentioned standard also establishes specific labeling since these Led lamps are not generally suitable to be inserted in emergency lighting devices. Moreover, a classification of lamps basing on the IP is also established because the use of Led retrofit lamps in luminaires in which the resistance is made on the surface of the fluorescent lamps’ glass does not guarantee the same resistance. At the present date, without harmonized standards, the compliance of Led retrofit lamps with the Directive is ensured through a risk analysis which may not take into account all the above-mentioned conditions. This is the reason why luminaires’ manufacturers are not responsible in any case (warranty, responsibility in case of defective product or certification), in case of use of lumi-
naires with lamps different from those reported on the labeling. c) MODIFIED LUMINAIRE OR ESPECIALLY DESIGNED FOR TUBULAR LED LAMPS WITH BUILT-IN SUPPLY POWER. If the luminaire is modified in order to work with a Led lamp with a built-in supply power, the manufacturer of the original luminaire is no more responsible of the product’s safety. Such responsibility is up to who made the modification, who therefore has to ensure the compliance with the applicable European Community Directives’ requirements. Since the product has been modified and given that all responsibilities of the original manufacturer lapsed, certifications also automatically lapse. Who releases on the market new luminaires specifically wired for Led lamps with built-in supply power, has to guarantee the product’s safety. A similar consideration is made for the lamp’s manufacturer. In any case, since at the present date there are no standards or projects of standards available to evaluate the safety of these products, the evaluation has to be
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RICERCA E INNOVAZIONE LAMPADE TUBOLARI A LED
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l modo più corretto per incrementare l’efficienza energetica di un impianto di illuminazione è quello di installare nuovi apparecchi d’illuminazione più efficienti. Tuttavia, per diverse ragioni, ci possono essere casi in cui si sceglie di mantenere gli apparecchi d’illuminazione esistenti, sostituendo ad esempio le lampade fluorescenti con le nuove lampade tubolari a Led. Una tale sostituzione può portare ad una distribuzione della luce emessa diversa da quella prevista in sede di progetto iniziale dell’impianto - specialmente se l’apparecchio è equipaggiato di riflettore - e tale da non offrire più le prestazioni richieste (illuminamento sull’area di lavoro, fattore di resa del contrasto, ecc.). Ma essa può anche determinare pericoli all’incolumità degli operatori, ed è su questo aspetto che il presente articolo intende soffermarsi, per chiarire gli aspetti tecnici e legali che regolamentano l’immissione sul mercato delle lampade tubolari a Led (attacco G5G13), evidenziare i possibili rischi connessi a questa soluzione e fornire le opportune raccomandazioni per evitare ogni situazione di pericolo.
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di definire le condizioni di funzionamento e assicurare che la lampada Led non crei condizioni più onerose rispetto alla lampada che dovrà sostituire, analogamente a quanto già fatto per le lampade retrofit E27, E14 con la norma EN 62560 (lampade a Led) o con la norma EN 60968 (lampade a fluorescenza compatte). La sopra citata Norma prevede anche delle marcature specifiche in quanto queste lampade Led non sono generalmente idonee ad essere inserite in apparecchi di illuminazione di emergenza. Inoltre, è prevista una classificazione delle lampade in base al grado IP poiché l’utilizzo di lampade Led retrofit in apparecchi in cui la tenuta è realizzata sulla superficie del vetro della lampada a fluorescenza, non garantisce la stessa tenuta. A oggi, in assenza di norme armonizzate, la conformità delle lampade Led retrofit alla Direttiva è assicurata tramite un’analisi del rischio che potrebbe non considerare tutte le condizioni sopra indicate. Questo è il motivo per cui i costruttori di apparecchi non riconoscono alcuna responsabilità (garanzia, responsabilità da prodotto difettoso o certificazione), in caso di utilizzo di apparecchi con lampade diverse da quelle in marcatura. c) APPARECCHIO MODIFICATO O APPOSITAMENTE PREVISTO PER LAMPADE TUBOLARI A LED CON ALIMENTATORE INCORPORATO. Se l’apparecchio è modificato per funzionare con la lampada Led con alimentatore incorporato, il costruttore dell’apparecchio di illuminazione originale non è più responsabile della sicurezza del prodotto. Tale responsabilità ricade su chi ha effettuato la modifica, che deve quindi assicurare la rispondenza ai requisiti delle direttive comunitarie applicabili. Essendo il prodotto modificato ed essendo decadute tutte le responsabilità del produttore originale, anche le certificazioni decadono automaticamente. Chi immette sul mercato nuovi apparecchi appositamente cablati per lampada Led con alimentatore incorporato, ha la responsabilità di garantire la sicurezza del prodotto. Analoga considerazione viene fatta per il costruttore della lampada. In ogni caso, non essendo al momento disponibili norme o progetti di norme per la valutazione della sicurezza di questi prodotti, la valutazione deve essere svolta tramite un’ analisi
RICERCA E INNOVAZIONE LAMPADE TUBOLARI A LED
performed through an analysis of the risk hypothesizing all essential requirements established by the Directive.
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Dangers related to an uncorrected use of new tubular Led lamps In addition to what has been already highlighted for Led retrofit lamps, recent studies showed that in the risk analysis, the following aspects should be taken into account which are not currently included in standards and which may have a strong impact on safety. Given that power-supply circuits of Led lamps with built-in supply-power are not normalized, it may happen that lamps with different wirings are released on the market. In the event that lamps are equipped with several power-supply units within, connected to the four socket’s pins, these units may be arranged in series or parallel connections in the different circuits. This may determine an overheating of the lamp. For the same reason the insertion in the luminaire of lamps with different wirings, may determine short-circuit conditions. It is
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del rischio ipotizzando tutti i requisiti essenziali previsti dalla direttiva. I pericoli per l’uso non corretto delle nuove lampade tubolari a Led In aggiunta a quanto già evidenziato per le lampade Led retrofit, recenti studi hanno evidenziato che nell’analisi del rischio, si devono considerare i seguenti aspetti che non sono attualmente trattati dalle normative e che potrebbero avere un forte impatto sulla sicurezza. Non essendo normalizzati i circuiti di alimentazione delle lampade Led con alimentatore incorporato, potrebbero essere immesse sul mercato lampade con differenti cablaggi. Nel caso in cui le lampade abbiano più di un’ unità di alimentazione al loro interno, collegate ai quattro pin degli attacchi, dette unità potrebbero trovarsi in serie o in parallelo nei diversi circuiti. Ciò potrebbe causare un surriscaldamento della lampada stessa. Per lo stesso motivo l’introduzione nell’apparecchio di lampade con diversi cablaggi, potrebbe causare delle condizioni di corto circuito. E’ quindi necessario proteggere la lampada contro queste eventualità. Essendo l’apparecchio esteticamente simile ad uno tradizionale per lampade a fluorescenza (stesso attacco e stesso interasse tra i portalampade), vi si potrebbe montare inavvertitamente una lampada fluorescente. Tale pericolo non può peraltro essere evitato utilizzando marcature con avvertenze di utilizzo. In alcuni casi si potrebbero verificare condizioni di corto circuito attraverso i catodi della lampada. Questa condizione crea un lampeggio ai catodi, rumore di scoppio e la possibile rottura della lampada. Oltre ad un pericolo diretto di scossa elettrica, va considerato il pericolo derivante dal fatto che questi eventi si verificano durante l’inserimento della lampada, che potrebbe avvenire in condizioni di equilibrio precario (ad esempio, in cima ad una scala). Ipotizzando sempre un erroneo inserimento di una lampada a fluorescenza, potrebbe verificarsi il caso in cui la tensione di alimentazione sia applicata ai due lati opposti della lampada. Questa condizione non genera normalmente l’innesco immediato della lampada, ma una prolungata permanenza in questa situazione, unitamente alla presenza di impulsi di tensione pro-
then necessary to protect the lamps against these possibilities. Given that the luminaire is esthetically similar to a traditional one for fluorescent lamps (same socket and same centre to centre distance between lamps’ sockets), a fluorescent lamp could be accidentally installed. Such danger cannot however be avoided by using labeling with use warnings. In some cases short-circuit conditions may occur through lamps’ cathode. This condition determines a flash in cathodes, explosion sound and the possible break of the lamp. In addition to the direct danger of electric shock, the danger deriving from the fact that these events happen during lamps’ insertion has to be taken into account, which may happen in unstable conditions (for example on top of a ladder). Always hypothesizing an erroneous insertion of a fluorescent lamp, it may happen that supply voltage is applied to the opposite sides of a lamp. Such condition do not usually determine the instant start of the lamp, but an extended permanence in this state, together with the presence of voltage impulses coming
venienti dalla rete, potrebbe provocarne l’innesco. Non essendoci nessun alimentatore che limita la corrente, la lampada si troverebbe in corto circuito. Anche in questo caso si potrebbero verificare dei lampeggi, con rumore di scoppio e la possibile rottura della lampada. L’apparecchio deve riportare comunque nella marcatura l’indicazione della lampada Led appropriata. Ne va verificata la compatibilità, in modo che non si creino condizioni termiche più gravose rispetto a quelle previste per la lampada; occorre inoltre verificare, se la tensione di rete viene applicata fra i due pin di un attacco, che essi presentino il necessario isolamento (dato che non sono generalmente progettati per tale compito). Per quanto riguarda la Compatibilità Elettromagnetica, occorre tener presente che l’introduzione di una lampada, non inizialmente prevista dal costruttore dell’apparecchio di illuminazione, può alterare le condizioni di conformità ai requisiti essenziali. Considerazioni di eco compatibilità (direttiva ErP 2009/125/CE) Le lampade tubolari a Led (con attacco G5 o G13) rientrano nel campo di applicazione dei Regolamenti (CE) 244/2009 (per le lampade con emissione non direzionale) e (UE) 1194/2012. Va precisato che in base a quest’ultimo Regolamento (v. l punto 3.2 dell’allegato III), è consentito dichiarare che una lampada Led sostituisce una lampada a fluorescenza senza alimentatore integrato avente una data potenza solo se: • l’intensità luminosa in qualsiasi direzione attorno all’asse del tubo non devia di oltre il 25 % dall’intensità luminosa media attorno al tubo; • il flusso luminoso della lampada a Led non è inferiore al flusso luminoso della lampada a fluorescenza della potenza dichiarata. Il flusso luminoso della lampada Led è ottenuto moltiplicando la potenza dichiarata per i valori minimi di efficienza luminosa corrispondenti alla lampada a fluorescenza di cui al regolamento (CE) n. 245/2009 della Commissione; • la potenza della lampada LED non è superiore alla potenza della lampada a fluorescenza che dichiara sostituire. Le lampade a Led G5-G13 devono essere conformi
from the grid, may determine its start. Since there is no supply-power unit that limits the current, the lamps will be in a short-circuit condition. Also in this case flashes, with an explosion sound and the possible break of the lamp may occur. Anyway the luminaire has to show in the labeling information about the proper Led lamp. The compatibility has to be verified, in order that there aren’t thermal conditions heavier than those planned for the lamp; moreover it has to be verified, if grid voltage is applied between two pins of a socket, that they show the necessary insulation (given that they are not usually designed to carry out this task). Concerning Electromagnetic Compatibility, it should be considered that the insertion of a lamp, not initially planned by the luminaire’s manufacturer, may change the compliance with essential requirements. Eco-sustainability considerations (Directive ErP 2009/125/CE) Led tubular lamps (with G5 or G13 bases) are covered by (CE) 244/2009 (for lamps with a
not directional emission) and (UE) 1194/2012 Regulations. It has to be pointed out that according to the latter Regulation (v.l point 3.2 of Attachment III), it is allowed to state that a Led lamp replaces a fluorescent one without a built-in power supply with a given power only if: • the luminous intensity in any direction across the tube’s axis does not diverge for more than 25% from the average luminous intensity across the tube; • the Led lamp’s luminous flux is not lower than that of the fluorescent lamps having the stated power. The luminous flux of the Led lamp is achieved by multiplying the stated power for the minimum values of luminous efficacy corresponding to the fluorescent lamp described in the (CE) n. 245/2009 Regulation of the European Commission; • The power of the Led lamp is not greater than that of the fluorescent lamp that it replaces. Led G5-G13 lamps should also comply with the other applicable Directives not mentioned in this document.
Prestazioni fotometriche La scelta e l’installazione di un apparecchio di illuminazione è normalmente fatta a seguito di un progetto per fare in modo che il luogo sia conforme alle specifiche illuminotecniche richieste per il compito visivo. Ci possono essere requisiti legali che prevedono prescrizioni di progettazione illuminotecnica in alcuni ambienti (ad esempio, i luoghi di lavoro). I parametri illuminotecnici (ad esempio, illuminamento nelle aree del compito visivo, delle superfici verticali e delle aree di sfondo, abbagliamento debilitante, luminanza delle sorgenti, etc.) devono quindi essere rispettati anche in caso di utilizzo di lampade Led retrofit o lampade Led con alimentatore incorporato. L’emissione luminosa di un apparecchio che utilizza lampade Led retrofit o lampade Led con alimentatore incorporato è diversa in modo più o meno marcato, a seconda dei casi dall’apparecchio con lampade a fluorescenza. La sostituzione di lampade fluorescenti lineari con lampade Led G5-G13 potrebbe comportare differenti valori di flusso verso le superfici del compito visivo rispetto alle lampade T5, T8 originali. Molte lampade Led hanno una distribuzione luminosa differente da quella delle lampade fluorescenti e di conseguenza i riflettori contenuti nell’apparecchio “lavorano” in maniera differente. Anche i sistemi di controllo dell’abbagliamento, predisposti con le ottiche originali che hanno permesso di valutare l’abbagliamento (UGR) nell’impianto iniziale, potrebbero facilmente rivelarsi non più efficaci. Le lampade Led potrebbero avere una luminanza superiore rispetto alle lampade T5, T8 (luminanza della superficie emittente della lampada). È dunque necessario anche valutare se l’utilizzo di queste lampade continua a garantire i requisiti di luminanza degli apparecchi riflessa sui videoterminali. Quindi, l’utilizzo di lampade Led retrofit o lampade Led con alimentatore incorporato potrebbe non garantire gli stessi parametri illuminotecnici del progetto iniziale rendendo necessario un nuovo calcolo illuminotecnico. L’apparecchio deve quindi essere sottoposto a nuove misure fotometriche.
Photometric performances The choice and installation of a luminaire are generally made basing on a project in order to ensure that the environment complies with the specific lighting requirements for the visual task. There may be legal requirements that establish lighting design criteria in some environments (for example in work places). Lighting parameters (for example illuminance on visual task’s areas, on vertical surfaces and on background areas, glare, light sources’ luminance, etc) should be therefore respected also in case of use of Led retrofit lamps or Led lamps with built-in power supply. A luminaire’s light emission which uses Led retrofit or Led lamps with a builtin power supply is different in a more or less pronounced way, depending on the case from that of the same luminaire with fluorescent lamps. The replacement of linear fluorescent lamps with Led G5-G13 lams may determine different values of the emitted flux towards the surfaces of the visual task compared to the original T5, T8 lamps.
Conclusioni Nella valutazione dell’idoneità di ogni prodotto o installazione devono essere tenuti in considerazione i requisiti e le conseguenze legali della scelta di intervento programmata. Accade spesso che il committente o chi effettua la modifica non sappiano a quali responsabilità o requisiti siano soggetti. Mentre è responsabilità di ogni organizzazione o persona che decide quali modifiche apportare all’impianto (nuovi apparecchi, lampade retrofit o modifiche agli apparecchi esistenti) è opinione di ASSIL, che la miglior pratica dovrebbe almeno prevedere i seguenti elementi: • l’installazione di lampade tubolari a Led in apparecchi esistenti dovrebbe essere subordinata ad una verifica tecnica che accerti l’idoneità degli apparecchi d’illuminazione al funzionamento con le nuove lampade. Ad esempio che non ci siano apparecchi d’illuminazione di emergenza o apparecchi con grado IP elevato e lampade prive di schermo protettivo; • la scelta di lampade Led e degli apparecchi sia fatta a fronte di una responsabile valutazione del fornitore che siano state fatte le valutazioni dei rischi previste dalle direttive (in assenza di normative tecniche specifiche); • in caso di modifiche all’apparecchio esistente, la valutazione dovrà essere effettuata da un tecnico competente. Un certo numero di apparecchi d’illuminazione dovrà essere prelevato, modificato e provato in conformità alle relative norme di sicurezza e di prestazione (incluse le prestazioni fotometriche). Tutta la documentazione dovrà essere conservata per un periodo di almeno 10 anni seguenti la data in cui sono state effettuate le modifiche; • i parametri illuminotecnici originali di progetto dell’impianto di illuminazione devono essere comparati con quelli a seguito della modifica per assicurarsi che siano mantenuti entro i valori di norma. Solo a seguito della rispondenza a quanto sopra si potrà correttamente procedere con le modifiche.
Many Led lamps have a different light distribution compared to fluorescent lamps and consequently the reflectors included in the luminaire “work” in a different way. Also glare control systems, with the original optics that allowed to evaluate glare (UGR) in the initial system, may easily not be effective anymore. Led lamps may have an higher luminance compared to T5, T8 lamps (luminance of the emitting surface of the lamp). Therefore it is necessary to evaluate if the use of these lamps still complies with the requirements for luminaires’ luminance reflected on visual display units. Consequently, the use of Led retrofit or Led lamps with built-in power supply may not show the same lighting parameters of the initial project thus determining the need of a new lighting calculation. Therefore the luminaires has to undergo new photometric measurements.
Conclusions In the evaluation of the suitability of each product or installation requirements and legal consequences of the planned work should be taken into account. Frequently the customer or the person who performs the modification do not know what responsibilities or requirements they are subject to. Indeed each organization or person who decides which modifications are to be performed on the system is responsible (new light sources, retrofit lamps or modifications of existing luminaires) it is ASSIL’s opinion, that the best practice should at least include the following elements: • the installation of tubular Led lamps in existing luminaires should be subject to a technical check which should verify if luminaires are suitable for working with new lamps. For example it should verify that there aren’t emergency light sources or luminaires with an high IP degree and lamps without a protective shield; • the choice of Led lamps and of luminaires has to be made according to a conscientious evaluation by the supplier
that ensures that all risk evaluations established by Directives were performed (in the absence of specific technical standards); • in case of modifications to an existing luminaire, the evaluation should be performed by a qualified technician. A given number of luminaires should be taken, modified and tested in compliance with the related safety and performance standards (including photometric performances). The whole documentation should be kept for a period of at least 10 years following the date in which modifications were performed; • the original design lighting parameters of the lighting system’s project should be compared with those after the modification to ensure that they are kept inside regulations’ limit values. Only after the correspondence to what has been reported before is verified modifications could be correctly performed.
LUCE 312
RICERCA E INNOVAZIONE LAMPADE TUBOLARI A LED
anche alle altre direttive applicabili non menzionate in questo documento.
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Luce, immaginazione, percezione e storia per la Sala Luca Giordano Tra delle più belle e prestigiose stanze di Palazzo Medici Riccardi a Firenze
di Carla Balocco, Laura Batistini* *Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università degli Studi di Firenze
Presentiamo il progetto per una nuova illuminazione dedicata alla Sala Luca Giordano, finalizzato alla riqualificazione di un ambiente di pregio storico artistico con particolare attenzione al risparmio energetico, alla tutela e conservazione preventiva. L’attenzione è stata posta anche su tutto l’edificio che la contiene: non è facile intervenire con soluzioni impiantistiche, né elettriche ed illuminotecniche. La sala, date le funzioni che deve svolgere (storico-architettonica, museale-espositiva e destinata ad eventi) non può essere rigidamente classificata dal punto di vista normativo. Viene proposta “luce emozionale” che consentirà la compresenza delle diverse funzioni, enfatizzandone il valore e significato, riducendo i consumi energetici, suggerendo una diversa visione e percezione, un’esperienza visiva, quasi cinestetica, tattile e sensoriale attraverso l’integrazione di campi visivi statici e dinamici. Cenni storici La Sala Luca Giordano è una delle più belle e prestigiose stanze di Palazzo Medici Riccardi: una Casa Museo tra le più note, del panorama Fiorentino: il visitatore è un ospite, può percorrere liberamente i locali della casa eventualmente seguendo un percorso museale suggerito. La Sala fa parte dei percorsi museali, ma è utilizzata per molteplici usi: funzioni celebrative, commemorative, culturali e sociali. Si trova al primo piano ed è un singolo
RICERCA E INNOVAZIONE SALA LUCA GIORDANO - FI
Light, imagination, perception and history for the Luca Giordano Hall
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In this article the project of a new lighting system for the Luca Giordano Hall is illustrated, it is aimed at the renovation of an environment with an historical and artistic quality and it pays exceptional attention to energy saving, preventive preservation and conservation. The attention was focused also on the building that contains the hall: it is not an easy task to intervene with system solutions, neither electric and lighting ones. The hall, given the functions that it has to fulfill (historical-architectural, museum-exhibition centre and events location) cannot be strictly classified from a regulatory point of view. “Emotional light” is proposed which will allow the contemporaneous existence of the different functions, emphasizing their value and meaning, reducing energy consumptions, suggesting a different vision and perception, an almost kinesthetic, visual, tactile and sensory experience
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volume di 736.56 m3. Gli specchi sulle pareti sono affrescati così come il soffitto a volta con immagini del patrimonio figurativo della pittura barocca, mitologia greco-romana, dottrina cristiano cattolica e dell’allegorismo fiorito del Cinquecento. Il pavimento in marmo poggia sul soffitto a volta del piano inferiore. Studio delle condizioni attuali Misure sperimentali L’analisi del clima luminoso presente è partita dal rilievo geometrico architettonico, con distanziometro laser, per la costruzione di un modello solido dell’ambiente necessario alle simulazioni illuminotecniche. Sono stati individuati e classificati i materiali e le superfici in base alle caratteristiche termo-fisiche, ottiche, colorimetriche e fotometriche e la loro sensibilità alla radiazione luminosa come da normativa (Tabella 1). Il rilievo illuminotecnico è stato realizzato con luxmetro digitale su una griglia regolare le cui dimensioni sono state determinate da normativa. Per ciascuna misura lo strumento è stato portato a regime, con tempo di stabilizzazione di 5-7 minuti. Sono state ripetute 3 serie di misure per ogni punto, riducendo l’errore, in condizioni di sola luce artificiale e quindi di normale utilizzo della sala con tutte le finestre chiuse e schermate da tende interne. Si sono rilevati i livelli di illuminamento sul pavimento e sulle pareti con buona con-
through the integration of static and dynamic visual fields. Historical overview The Luca Giordano Hall is one of the most beautiful and prestigious rooms of the Medici Riccardi Palace: a well renowned Museum House, in the Florentine panorama: the visitor is a guest, he/she can freely walk around the house’s rooms following a recommended museum itinerary. The Hall is included in the museum itineraries, but it has different functions: celebratory, commemorative, cultural and social. It is located on the first floor and it is a single 736.56 m3 volume. The mirrors on the walls are frescoed as the vaulted ceiling with images belonging to the figurative heritage of baroque painting, Greek-Roman mythology, Christian catholic doctrine and to the sixteenth century’s figurative allegory. The marble floor lies on the vaulted ceiling of the lower floor. Study of the current state Experimental measures
tinuità, nonostante le difficoltà di accesso, sommate all’affluenza dei visitatori. La porta di ingresso è rimasta sempre aperta. Data l’altezza di circa 8 m, non è stato possibile rilevare l’illuminamento a soffitto. Per avere punti ulteriori con cui calibrare il modello, l’illuminamento è stato misurato su piano orizzontale del tavolo e piano verticale delle pareti. L’illuminamento medio a pavimento è risultato 24.61 lux, minimo 15.30 lux e massimo 35.20 lux. L’errore medio della misura stimato con la funzione di Pearson è basso e pari al 5.8%. Simulazioni illuminotecniche Le simulazioni, realizzate con un software commerciale, con tecniche raytracing e radiosity, hanno tenuto conto della caratterizzazione delle superfici, dei diversi materiali, della modellazione dei corpi illuminanti presenti. Alcune semplificazioni riguardanti forme architettoniche ed arredi, sono state necessarie per ridurre i tempi di calcolo. Sono state modellate le sorgenti di luce presenti: la maggior parte ad incandescenza a tungsteno da 66 W, e per il resto alogene da 60 W. Il tempo di calcolo è risultato 27 ore per ogni analisi, con un PC con processore 6-core/12-thread a 64 bit, di frequenza 2.3 GHz con 128 GB di RAM. Si è valutata la differenza percentuale tra i valori di illuminamento medio ottenuti dalle simulazioni presi esattamente nei punti della griglia, con i corrispondenti valori misurati
The analysis of the current luminous environment started from the architectural geometrical survey, performed with a measurement laser, in order to build a tridimensional model of the environment which is necessary for lighting simulations. Materials and surfaces were identified and classified basing on thermo-physical, optical, colorimetry and photometry related characteristics and also basing on their sensitivity to luminous radiation according to the standard (Table 1). The lighting survey was carried out with a digital luxmeter on a regular grid which dimensions were determined basing on the standard. For each measure the instrument was made operative, with a stabilization time equal to 5-7 minutes. For each point 3 series of measures were repeated, reducing the error, only with electric light and thus in the standard use conditions of the hall with all the windows closed and shaded by internal curtains. The illuminance levels on the floor and on the walls were detected with a good continuity, despite access-related difficulties, in addition to visitors’
flow. The entrance door was kept always open. Given the height which is about 8 m, it was not possible to detect illuminances on the ceiling. In order to obtain further points to be used to calibrate the model, illuminances were also measured on the table’s horizontal plane and on walls’ vertical planes. The average illuminance on the floor resulted equal to 24.61 lux, the minimum illuminance equal to 15.30 lux and the maximum one to 35.20 lux. The mean error evaluated with Pearson’s function is low and equal to 5.8%. Lighting simulations Simulations, carried out with a commercial software, which uses raytracing and radiosity techniques, took into account the characteristics of surfaces, of the different materials, of the modeling of current lighting sources. Some simplifications in architectural shapes and furniture, were necessary to reduce calculation time. The current light sources were modeled: the greatest part consists in 66 W tungsten incandescent lamps, and for the rest 60
Figura 1 Griglia a pavimento (in alto) e valori con differenza percentuale tra i dati misurati e quelli corrispondenti ottenuti dalle simulazioni (in basso)
Figure 1 Floor grid (upper part) and values with percentage differences between measured data and those obtained from simulations (lower part)
29.6
29.3
19.9
17.8
17.1
21.6
33.7
16.7
53
37.5
35.5
32.7
29.6
29.4
19
17.7
18
21.1
22.8
32.6
53.1
44.6
35.9
32.5
29.7
29.6
21.3
17.9
17.6
21
41.4
72.1
56.9
45.6
35.7
32.3
29.5
29.5
23.3
17.7
18
20.8
28.5
34
58.8
44.2
35.9
33.4
29.7
28.7
18.6
17.4
17.8
21.3
26.4
33.1
55.1
44
33.9
32.4
29.7
29
18.3
17.2
16.2
20.8
36.2
51.3
58.2
42.2
33.6
32.2
29.8
29.3
23.2
17.4
17.6
20.7
43
33.3
54.3
43.2
34.5
32.7
30
29.5
23.1
17.7
19
16.3
31.8
66.6
59.8
45
35.9
32.6
29.4
29.6
18.9
17.6
18.1
21
37.1
51.2
54.4
43.2
35.2
32.3
29.4
29.4
19.3
17.5
17.8
20.1
20.2
27.1
60.5
44.2
34.6
32.2
29.6
29
22.8
17.4
17.2
17.6
28.8
36.3
55.9
42.8
32.3
32.4
29.5
29.3
21
17.6
17.7
21.1
40.8
45.2
58.6
43.1
34.7
32.9
29.1
29.3
19.4
17.7
18
17.6
32.2
33.9
59.2
44.7
35.4
32.6
29.1
28.7
21.1
17.2
16.8
21.1
25.4
70.2
57.2
43.1
34.2
33.4
29.2
28.8
22.9
17.9
17.1
18.1
64.8
42.1
60.5
44.9
35.4
33.8
Figura 2 Mappa della distribuzione dei valori di illuminamento misurati sulla parete di Nord-Est Figure 2 Map of the distribution of illuminance values measured on the North-Eastern wall
Figura 2
Figura 4 Esempio di installazione di un modulo di comunicazione ad Onde Convogliate in un apparecchio di illuminazione
Figura Figura 3 1 Mappa della distribuzione dei valori di illuminamento misurati sul pavimento - vista Figura 1 dall’alto Figure 3 Map of the distribution of illuminance values measured on the floor - top view
Figure 4 Example of installation of a Power Line Carrier module inside a luminaire
20.3 20.1 27.3 32.3 25.86 25.9 24.2 31.4 29.63 29.4 15.3 35.2 20.1 28.4 25.6 31.2 26.1 31.2 32.4 28.92 31.3 29.2 28.2 23.66 25.2 21.1 31.2 19.4 20.4
31.2 31.3 22.4 22.6 21.13 24.2 24.3 25.9 21.32 20.6 23.4 27.6
18.7 18.2
21.7 22.6 21.1 23.4 20.17 19.1 22.1 21.9 21.14 21.1 19.6 24.8
19.3 17.6
20.1 20.1 19.9 20.1 19.18 20.1 20.4 22.6 20.27 22.6 31.1 19.9
24
20.1 20.2 21.2 18.9 20.05 21.3 23.2 19.9 23.36 20.6 30.2 18.4
15.9
30.3 23.1
20.2 24.3 21.1 20.1 20.72 25.6 24.6 22.4 28.42 24.3 31.1
(a) (a)
25.3 26.6 18.1 25.6 31.3 31.2 31.4 29.93 24.9 31.6 25.7 27.08 23.6 31.4
(a)
25.2 28.7 29.4 33.2 30.02 23.6 28.2 25.8 26.17 15.3 35.2
Figura 3
Figura 5 Griglia applicata alla parete Nord Est con specchi, utilizzata nelle simulazioni; visibili i valori di illuminamento ottenuti dalle simulazioni per ciascun punto della maglia – Vista frontale
Figure 5 Grid applied to the North East wall with mirrors, used for simulations; illuminance values obtained from simulations for each point of the grid are visible – Front view
(a) Figura 4Figura Figura 5
(a)
6 Distribuzione dell’illuminamento sulla parete Figura 4Nord-Est, vista frontale, sul pavimento, vista (a)basdall’alto, sul piano sotto la volta, vista dal so - Simulazione della soluzione progettuale
Figure 6 Illuminance distribution on the North-Eastern wall, front, on the floor, top, on the plane under the vault and bottom views - Simulation of the proposed project
Figura 7
RICERCA E INNOVAZIONE SALA LUCA GIORDANO - FI
Figura 4
Figura 7 Risultati delle simulazioni restituzione foto realistica dello stato di fatto (sopra) e della soluzione progettuale (sotto) Figure 7 Simulations’ results - photorealistic rendering of the current status (top) and of the proposed project (down) Figura 6
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negli stessi punti (Figura 1). Questa differenza molto bassa mostra come il modello illuminotecnico calibrato sulle misure, risulti ampiamente validato e robusto.
RICERCA E INNOVAZIONE SALA LUCA GIORDANO - FI
Risultati L’ambiente è poco e male illuminato: la luce è prevalentemente fornita dalle riflessioni multiple delle superfici, specie da quelle a specchio; è presente abbagliamento diretto e di velo. Il colore della luce peraltro non valorizza spazio e opere pittoriche. La mappatura della distribuzione dell’illuminamento misurato, evidenzia disuniformità e scarsa quantità e qualità della luce. La Figura 2 mostra la mappa dell’illuminamento medio misurato su parete verticale con specchi: lo squilibrio è molto evidente a partire dalla zona inferiore della parete che presenta illuminamento massimo di 19.9 lux. Per le pareti con specchi le zone adiacenti al pavimento sono al buio, mentre quelle in alto vicino alle appliques presentano picchi di 72.1 lux. La Figura 3 mostra la distribuzione dell’illuminamento medio misurato a pavimento: si nota maggiore uniformità, sebbene con livelli massimi di soli 35.2 lux. Le caselle bianche rappresentano le zone in cui non è stato possibile condurre misure. Per il soffitto il calcolo è stato condotto relativamente a tutti i punti della griglia definita su un piano virtuale orizzontale posto al di sotto della volta, ad una altezza di 7.3 m dal pavimento. Anche il soffitto come la parete a specchi, sono in ombra (Figura 4): difficilmente visibili sono gli importanti e pregevoli affreschi. L’uniformità dell’illuminamento in riferimento è stata calcolata dai risultati delle simulazioni all’interno delle zone individuate dai punti della griglia a pavimento. Per la parete con specchi si è costruita una griglia ad hoc costituita da 119 punti o sensori virtuali, sui cui valutare l’illuminamento medio (Figura 5). I valori risultanti sono bassi e solo in pochi punti superano 50 lux; quelli più alti sono 70 lux. In corrispondenza delle zone della parete in cui sono presenti i corpi illuminanti, l’illuminamento massimo è 176 lux (Figura 6). Per grandi superfici non è significativo un unico valore di illuminamento medio, massimo e minimo, specie quando presentano zone molto diverse per opere ed oggetti di pregio. Per questo
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W halogen lamps. The calculation time was 27 hours for each analysis, with a PC equipped with a 6-core/12-thread at 64 bit processor, with a 2.3 GHz frequency and 128 GB of RAM. The percentage difference was evaluated between the average illuminance levels obtained from the simulations taken exactly on the grid’s points and the corresponding measured values taken in the same points (Figure 1). This really small difference shows how the lighting model calibrated on measures, turns out to be fully validated and solid. Results The environment shows low light levels and it is also badly lit: light is mainly provided by surfaces’ multiple reflections, especially mirror ones; direct and veiling glares are present. Moreover the light’s color tone does not enhance the space and the paintings. The mapping of measured illuminance distribution, highlights unevenness and low light’s quantity and
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motivo la griglia è stata divisa in fasce orizzontali. L’individuazione delle fasce e del loro raggruppamento in zone è stata dettata dalle porzioni di superficie che presentano un illuminamento molto disuniforme. Si può notare come in molte zone a fasce, i rapporti di illuminamento non superano 0,7 lux previsto da normativa (Tabella 2). Il calcolo condotto in funzione di un parametro globale relativo all’uniformità dell’illuminamento a pavimento ha fornito i risultati di Tabella 3. Il risultato di uniformità globale non rispetta la normativa: la differenza è di entità apprezzabile, tale da suggerire un intervento almeno di adeguamento alle prescrizioni normative con nuova luce di base e di accento. Proposta di una nuova illuminazione La soluzione progettuale proposta è poco invasiva, facilmente amovibile e manutenibile. Non potendo sostituire i corpi illuminanti presenti, che fanno parte del patrimonio storico, si propone una soluzione che sia di tutela, ma anche di riscoperta. Non potendo intervenire con installazioni murarie, poiché l’edificio è tutelato, si deve sfruttare l’impianto esistente. Un intervento di sostituzione delle sorgenti degli attuali apparecchi (le appliques) non sarebbe stato facilmente realizzabile, ma nemmeno la riprogettazione e ricostruzione dei corpi illuminanti. Si è scelto perciò di tenere gli attuali corpi illuminanti come oggetti museali (spenti) e su essi appoggiare sistemi efficienti e non invasivi come i Led. Simulazioni illuminotecniche Come per lo stato di fatto, sono state condotte altrettante simulazioni illuminotecniche. Si sono impiegati Led a bianco caldo, capaci di fornire l’effetto della luce naturale, risparmio energetico, possibilità di miniaturizzazione, controllo, durabilità e caratteristiche di emissione spettrale prive delle componenti ultravioletta ed infrarossa (Tabella 4). Vengono proposti 4 proiettori sul cornicione agli angoli della volta con angolo di puntamento di 75°, 18 sistemi wall-washer sul braccio esterno delle appliques e 14 faretti sui cornicioni delle pareti laterali con angolo di puntamento di 60°. Sono previsti sistemi a sensori di presenza e di regolazio-
quality. Figure 2 show the map of average illuminance measured on a wall with mirrors: the difference is really evident starting from the lower part of the wall which shows a maximum illuminance equal to 19.9 lux. The areas of the walls with mirrors which are located near the floor are in the dark, whereas those located high near wall lamps show peaks equal to 72.1 lux. Figure 3 show the distribution of average illuminance measured on the floor: a greater uniformity can be observed, even though with maximum levels of only 35.2 lux. White boxes represent areas where it was not possible to carry out measurements. For the ceiling the calculation was carried out for all the points of a grid defined on an horizontal virtual plane placed under the vault, at an height of 7.3 m from the floor. The ceiling is also in the dark, like the walls with mirrors (Figura 4): the important and exquisite frescoes are hardly visible. The illuminance uniformity was calculated starting from simulations’ results inside
ne del flusso luminoso per le diverse funzioni della sala. Risultati La nuova luce per colore e per temperature delle sorgenti di 3000 K, restituisce valore e dignità alla sala, evidenzia peculiarità e differenze cromatiche, matericità e forma dello spazio, catturando l’attenzione dell’osservatore più distratto, enfatizzando i grandi affreschi della volta (Figura 7). I risultati mostrano uniformità di illuminamento ed equilibrio delle luminanze. L’illuminamento, medio, massimo e minimo ottenuti, nonché i loro rapporti mostrano ottima distribuzione ed omogeneità della luce. La dose di luce annua è stata calcolata per la situazione più svantaggiosa in base al massimo tra tutti i massimi valori di illuminamento: accensione continua per 11 ore e 120 giorni di apertura all’anno. Essa è risultata 374.563 luxora/anno nel rispetto della normativa. La stima del LENI comporta la riduzione del consumo annuo da 131.63 kWh/m2 anno, a 49.92 kWh/m2 anno. Anche i parametri dell’indicatore ELI risultano ottimizzati. Il progetto comporta un’importante riduzione dei consumi energetici e dei costi di manutenzione. Non sono necessari lavori di adeguamento o di restauro: i cavi presenti sono in isolamento minerale (pirotenax) e di piccola sezione. Secondo una stima di massima, la posa di 32 apparecchi e 4 proiettori comporterebbe una spesa, IVA esclusa, di circa 15mila euro, priva del costo di progetto elettrico e pratiche per il parere e nulla osta della Soprintendenza. Considerando la vita media di un Led, il risparmio di 81.71 kWh/ m2anno, i costi attuali dell’energia e la manutenzione minima, è possibile ammortizzare investimento iniziale e costi d’installazione in pochi anni. Conclusioni Il progetto illuminotecnico per un edificio storico, deve considerare molti ostacoli di realizzazione spesso imposti dalla conservazione preventiva (resa dei colori, accuratezza storica, limitazioni di cablaggio, qualità estetica, non invasività, facile amovibilità e reversibilità). La nuova luce per Sala Giordano è un esempio emblematico di come sia possibile ottenere l’efficienza energetica negli edi-
the areas identified by the points of the grid on the floor. For the wall with mirrors an ad hoc grid was defined which includes 119 points or virtual sensors, on which the average illuminance is evaluated (Figura 5). The resulting values are low and only in few points they exceed 50 lux; the highest ones are equal to 70 lux. For the areas of the wall near the luminaires, the maximum illuminance is 176 lux (Figura 6). A single value of average, maximum and minimum illuminance is not significant for big surfaces, especially when they show areas that differ much in artworks and exquisite objects. For this reason the grid was divided in horizontal sections. The identification of sections and their grouping in areas was guided by the portions of surface which show a really not homogeneous illuminance. It can be observed how in many sections, illuminance ratios do not exceed the 0.7 value provided by the standard (Table 2). The calculation carried out as a function of a global parameter related to
the uniformity of the illuminance on the floor provided the results in Table 3. The result in terms of global uniformity does not comply with the standard: the difference is of significant entity, thus suggesting at least an adaptation to standards with a new general and accent lighting. Proposal of a new lighting system The proposed design solution is less invasive, it is easily removable and it allows to easily perform maintenance operations. Since it is not possible to replace the current luminaires, which belong to the historical heritage, a solution aimed at preserving but also rediscovering the environment is proposed. Given the brickworks are not allowed, since the building is protected, the existing system has to be used. The replacement of the lamps of the current luminaires (wall lamps) would not be easily carried out, neither the redesign and reconstruction of luminaires. Therefore it was decided to keep the current luminaires
Tab. 1 Valori limite per materiali fotosensibili individuati nella sala
fici storici con tecnologie innovative. Essa è basata sul controllo di qualità e quantità di luce, garantendo i requisiti di tutela e conservazione preventiva. É “luce emozionale” in grado di dare sensazioni di uniformità ed accoglienza senza estrarre le opere dal loro contesto, dimostrando come una corretta illuminazione possa valorizzare un ambiente, restituendogli il vero ed originario valore culturale, storico-architettonico e percettivo, ma anche un importante risparmio energetico. L’articolo non riporta la bibliografia che è fruibile nella versione in digitale di LUCE
Categoria fotosensibilità
Elementi
1 Molto bassa
Stucchi Marmo Intonaco Vetri soffiati
2 Media
Specchi dipinti Affreschi
Densità di energia totale Radianza 2 totale max (W/m )
Emax (lux)
Lux ora/anno (LO)
UVmax (µW/lm)
Radianza UVmax 2 (µW/cm )
Superiore a 300
Nessuna prescrizione
Nessuna prescrizione
Nessuna prescrizione
Nessuna prescrizione
150
500 000
75
< 1.2
10
3 Alta
Legno dipinto parte bassa degli specchi
50
150 000
75
< 0.4
5
4 Molto alta
Nessun materiale
50
50 000
10
< 0.05
1
Ta b 1 Valori limite per materiali fotosensibili individuati nella sala Tab 1 Limit values for photosensitive materials identified in the hall
ab. 2 Valori di illuminamento (E) simulati, medio, massimo e minimo, e loro relativi rapporti per le zone a fasce a pavimento
Emin (lux) Emax (lux) Emedio (lux)
E min E medio
E max E medio
(lux)
18.70
30.30
22.44
0.83
1.35
15.90
28.40
21.60
0.74
1.31
18.10
25.60
21.85
0.83
1.17
20.10
31.20
23.96
0.84
1.30
20.10
31.30
24.97
0.81
1.25
19.90
31.20
23.83
0.84
1.31
18.90
33.20
24.98
0.76
1.33
18.40
31.80
25.02
0.74
1.27
20.40
31.60
25.31
0.81
1.25
19.90
31.40
24.87
0.80
1.26
20.10
30.10
26.26
0.77
1.15
20.60
29.40
23.43
0.88
1.26
15.30
35.20
26.49
0.58
1.33
18.40
31.20
24.38
0.75
1.28
Tab. 3 Valore di illuminamento simulato per tutta la superficie del pavimento, medio, massimo, minimo e relativi rapporti
(lux)
Tab 2 Valori di illuminamento (E) simulati, medio, massimo e minimo, e loro relativi rapporti per le zone a fasce a pavimento
Emin
Emax
Emedio
Emin/Emedio Emax/Emedio
Globale
Globale
Globale
Globale
Globale
lux
lux
lux
lux
lux
15.30
35.20
24.61
0.62
1.43
Tab 2 Simulated average, maximum and minimum illuminance values (E), and their relative ratios for the horizontal sections on the floor
Tab 3 Valore di illuminamento simulato per tutta la superficie del pavimento, medio, massimo, minimo e relativi rapporti Tab 3 Simulated average, maximum, minimum illuminance values and relative ratios for the whole floor surface
Tabella 4 Caratteristiche dei corpi illuminanti della soluzione progettuale Potenza (W)
Tensione (W)
Resa cromatica
Temperatura di colore (K)
Flusso (lumen)
Rendimento (lumen/Watt)
Lunghezza; Larghezza; Altezza (mm)
Altezza da terra (m)
Faretti wall washer Led
9
220-240
80
3000
330
77
170m; 92mm; 84mm
2.1
Proiettori Led
28
220-240
≥90
3000
1800
60
1640mm;80mm;265mm
Sul cornicione superiore
Faretti Led su pareti
25
220-240
80
3000
1800
72
1640mm;80mm;265mm
2.1
as museum objects (switched off) and to place on them efficient and non-invasive systems as Leds. Lighting simulations As for the analysis of the current situation, lighting simulations were performed. Warm white Leds were used, capable of providing a daylight-like effect, energy saving, possibility of miniaturization, control, long duration and spectral emission without ultraviolet and infrared components (Table 4). The proposal features 4 projectors on the cornice on the vault’s edge with a pointing angle equal to 75°, 18 wall-washer systems on the wall lamps’ external arms and 14 spotlights on the side walls’ cornices with a pointing angle equal to 60°. Systems of presence sensors and luminous flux control for the different uses of the hall are also included. Results The new lighting system for color and
correlated temperature of the light sources which is equal to 3000 K, gives back value and dignity to the hall, highlights peculiarities and chromatic differences, materiality and shape of the environment, drawing the attention of the most absent-minded observer, emphasizing the big frescoes on the vault (Figure 7). The results show illuminance uniformity and luminances’ balance. The obtained average, maximum and minimum illuminances, as well as their ratios show an optimal light’s distribution and uniformity. The annual amount of light exposure was calculated for the most disadvantageous condition basing on the maximum illuminance value: continuous switched on for 11 hours and 120 opening days in a year. It resulted equal to 374 563 luxhour/year thus complying with the standard. LENI’s evaluation implies a reduction of annual consumption from 131.63 kWh/m2 year, to 49.92 kWh/m2 year. The parameters of the ELI indicator are also optimized. The project
Curve fotometriche
Tab 4 Caratteristiche dei corpi illuminanti della soluzione progettuale Tab 4 Characteristics of the luminaires’ used in the proposed project
implies a significant reduction of energy consumptions and maintenance costs. There is no need of retrofit or restoration works: the current cables feature a mineral insulation (pirotenax) and have a small section. According to a rough estimate, the installation and setup of 32 luminaires and 4 projectors would involve an expense, IVA excluded, equal to about 15thousands Euros, not considering the cost of the electric project and of the procedures for the opinion and the authorization by the Soprintendenza. Taking into account the average lifespan of an Led, the 81.71 kWh/ m2 year saving, the current energy costs and minimum maintenance, it is possible to amortize the initial investment and installation costs in a few years.
accuracy, wiring limits, esthetical quality, non invasiveness, easy removability and reversibility). The new light for the Giordano Hall is an emblematic example of the possibility to achieve energy efficiency in historical buildings with innovative technologies. It is based on the control of light’s quality and quantity, guaranteeing the fulfillment of the requirements of conservation and preventive preservation. It is “emotional light” capable of providing a sense of uniformity and welcome without extracting artworks from their context, thus demonstrating how a proper lighting can emphasize an environment, giving back its real and original cultural, historical-architectural and perceptive, values but also an important energy saving.
Conclusions A lighting project for an historical building, has to deal with many obstacles in its realization frequently imposed by preventive preservation (color rendering, historical
Bibliography available in the digital version
LUCE 312
RICERCA E INNOVAZIONE SALA LUCA GIORDANO - FI
Modello
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LUCE 312
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