ANTEPRIMA LUCE N° 314 Dicembre 2015
314 – 2015 La Casa di Augusto e di Livia al Palatino Augustus and Livia’s house at Palatine hill
LD MADE IN ITALY: A. Caputo, F. Murano, R. Corradini, M. Palandella
Poste Italiane spa – Sped.in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n°46) art. 1,comma 1, LO/MI –ISSN 1828-0560
anno / year 53 trimestrale / quarterly €14
diretta da Silvano Oldani
Torino: Abitare nella luce Turin: inhabiting the light
speciale biennale d'arte venezia
ALL THE WORLD'S FUTURES 56. Biennale d’Arte di Venezia, di Alberto Pasetti In un clima non poco controverso si è tenuta la 56esima Biennale d’Arte nei consueti spazi dedicati alle mostre veneziane che l’Ente Biennale riserva tra i padiglioni ai Giardini di Sant’Elena e alle Corderie nei pressi dell’Arsenale. Il tema di questa manifestazione, e i modi attraverso le quali si è svolta, hanno posto le basi per affrontare grandi temi sociali e culturali della nostra epoca e allo stesso tempo hanno scaturito il dubbio sulla reale coesione d’intenti e sull’opportunità di partecipazione di un numero così elevato di artisti e paesi coinvolti. Infatti, al visitatore non sembra essere rimasto impresso il filo conduttore, il pensiero unificante che ha guidato il lavoro e la partecipazione degli artisti nei padiglioni nazionali e negli spazi delle Corderie. Questa è l’impressione dominante nonostante Okwui Enwezor, curatore di quest’edizione, avesse comunicato con efficacia e chiarezza lo spunto iniziale del suo principio ispiratore su cui doveva basarsi lo spirito di adesione degli artisti scelti: “Come fare per afferrare appieno l’inquietudine del nostro tempo, renderla comprensibile, esaminarla e articolarla…?”
l’italia del mondo
LA CASA DI AUGUSTO E LA CASA DI LIVIA AL PALATINO di Carolina De Camillis, Riccardo Fibbi A Roma dopo duemila anni riprendono vita con la luce le antiche stanze della dimora imperiale. Sono porzioni del complesso di edifici la cui riapertura è stata un evento memorabile nell’ambito delle celebrazioni per il bimillenario della morte di Augusto. Il progetto è iniziato alla fine del 2012, concluso nell’estate del 2014, in continuo dialogo con la progettista della Soprintendenza, l’architetto Barbara Nazzaro. Si è posto sui seguenti obiettivi: permettere la fruizione museale in sicurezza, rievocare con la luce artificiale i rapporti chiaroscurali tipici degli ambienti pubblici e privati della casa romana; creare una gerarchia percettiva; utilizzare la variazione cromatica e la variazione dei livelli di illuminamento con l’obiettivo di partecipare pienamente all’intervento di restauro, rendendolo di più facile lettura. ARNALDO POMODORO A PISA, PROTAGONISTA ANCHE LA LUCE! di Silvano Oldani Nella cornice di Piazza del Duomo a Pisa, l’Opera Primaziale Pisana presenta la nuova mostra/evento curata dall’architetto Alberto Bartalini dedicata ad Arnaldo Pomodoro, artista tra i più importanti del panorama contemporaneo, che coinvolge più luoghi: il Palazzo dell’Opera, il Museo delle Sinopie e lo spazio esterno di Piazza dei Miracoli. Un confronto tra storia e memoria attraverso il dialogo tra le opere di Pomodoro e i gessi di Nicola e Giovanni Pisano, tra i protagonisti della scultura medievale pisana. In questo dialogo emozionale tra sculture, spazio, narrazione plastica di architetture, volumi e prospettive “invisibili”, dagli intenti evocativi, prende forma la memoria, identità e storia del luogo. Protagonista anche la luce!
corrispondenza da berlino
LUCE 314
LA LUCE LINGUAGGIO UNIVERSALE E CONTENITORE DI MEMORIE di Silvia Eleonora Longo Helles Deutschland / Dunkles Deutschland? Germania luminosa od oscura? Con questa doppia copertina lo speciale n. 36/2015 del settimanale Der Spiegel, dopo l'ennesimo incendio doloso a un centro di accoglienza aveva evidenziato come la Germania si trovasse davanti ad un netto bivio culturale. Nel 2015 - anno internazionale della luce e 25° dalla riunificazione la nazione tedesca è divisa tra un fronte oscurantista, tentato di rialzare muri e chiudere frontiere, e un altro che punta il faro della memoria su un'identità di accoglienza, per una Berlino dal dopo muro, capitale della tolleranza. A questo secondo fronte si presta la metafora dell'illuminazione con la quale si sono aperte le celebrazioni con il tracciato di 8 mila lampade a stelo, ciascuna sormontata da un pallone: un muro di luce dissolto poi verso l'alto, liberando le sfere bianche in spettacolare sequenza la sera del 9 novembre 2014. A conclusione di un anno dedicato alla ritrovata unità dalle tormentate intermittenze della Storia, si è infine accesa la 10a edizione del Festival of Light berlinese con installazioni luminose sui monumenti cittadini e proiezioni sulla Porta di Brandeburgo.
corrispondenza da parigi
NEL SUO ATELIER A PARIGI L'INCONTRO CON RICHARD PEDUZZI di Amaranta Pedrani Grande scenografo, pittore e designer francese. È stato direttore dell'École nationale supérieure des Arts décoratifs di Parigi e dell'Accademia di Francia a Roma. Nel suo atelier, maquette, colori, tessuti, collaboratori entusiasti, e tanti materiali diversi sparsi su differenti piani di lavoro. Da un’intera vita Richard Peduzzi, attraverso collaborazioni importanti come quella con Patrice Chéreau o Luc Bondy, si applica alla trasformazione di testi d'opera teatrale in scenografie. Decori di progetti come la Trilogia di Wagner al Festival di Bayreuth nel1978/79, l’Amleto per il Festival di Avignone nel 1988, o Le nozze di Figaro al Festival di Salisburgo nel 1995, costellano la sua lunga carriera. “Mi piace partire dal nulla, come se nulla fosse esistito. La luce è una delle attrici principali, si manifesta in una danza di chiari e di scuri. Come in una discussione tra il sole e la luna, tra il giorno e la notte che realizzano poi le mie forme e i miei colori”.
corrispondenza da new york
ANTHONY MCCALL. L’OPERA È NEL CONTENUTO NON NELLA TECNOLOGIA di Matilde Alessandra Artista di fama internazionale molto indaffarato, giramondo per curiosità e per mostre di Solid Light, opere in bilico tra installazioni, perfomance multimediali e sculture. È appena tornato dalla Tasmania dove ha realizzato una grande mostra e una performance intitolata Night Ship, commissionata dal Museum of Old and New Art (MONA). “Esistono solo due o tre spazi al mondo che possano contenere le mie installazioni verticali, e Hangar Bicocca è uno di questi”. Così aveva detto Anthony McCall in occasione della sua grande mostra a Milano nel 2004: serie d’installazioni composte di solidi geometrici all'apparenza concreti, ma in realtà frutto di una combinazione di luce e vapore acqueo. Disegni che giungevano da videoproiettori collocati a dieci metri di altezza producendo coni di luce che si susseguivano longitudinalmente nello spazio totalmente oscurato. Una mostra indimenticabile per suggestioni indescrivibili, e questa intervista a LUCE rappresenta metaforicamente un ritorno virtuale in Italia del grande artista.
fondazioni
FONDAZIONE ACHILLE CASTIGLIONI di Andrea Calatroni Giovanna Castiglioni, figlia e curatrice, ci racconta com’è nata l’idea della Fondazione e cos’è il metodo “alla Castiglioni” che ha riformato, per sempre, il modo di fare design. Lo Studio di architettura nasce nel 1937 - in corso di Porta Nuova nei locali lasciati liberi dal padre Giannino, grande scultore e medaglista – quando il più anziano dei fratelli, Livio, lo apre, poi entrano nello studio Pier Giacomo e infine Achille. Nel 1962 il trasferimento in Piazza Castello dove i due fratelli Achille e Pier Giacomo continuano l’attività insieme fino alla scomparsa di Pier Giacomo, Achille proseguirà da solo fino al 2002. La trasformazione in Studio Museo è stato un passaggio naturale “In primo luogo c’era la volontà di tenerlo aperto, poi si è cercato di capire come renderlo dinamico, e questo passaggio dal 2002 al 2005 è stato lungo e impegnativo”. Dal 2011 la trasformazione in Fondazione: gestione dell’archivio, tutela e conservazione del patrimonio cartaceo e materiale (prototipi, modellini, materiali); 5000 visitatori l’anno in particolare esteri, le visite “come un ricevimento tra amici, il passaparola è vincente e permette di instaurare rapporti inusuali per una istituzione museale”.
lighting designers made in italy
ADRIANO CAPUTO. GESTALT O NARRAZIONE, ILLUMINATA È diventato Lighting Designer – ci spiega – vocazione illuminante, a seguito di una conferenza sulla luce di Corrado Terzi che ha rischiarato il suo mondo delle tenebre. Da circa trent’anni si occupa di mostre d’arte temporanee e di allestimenti scenici per grandi eventi notturni, imparando “sul campo le interazioni continue tra spazio, architettura costruita e oscurità”. Architetto cortese, raffinato e colto, si è specializzato all’Iccrom in conservazione preventiva di opere d’arte e in tecniche di illuminazione, ed è direttore artistico di Eventi di Musica e Luce d’Arte in collaborazione con il CRM del M° Michelangelo Lupone. Docente di Lighting Design presso lo IED di Roma e professore a contratto “La Sapienza”, Roma, Master in Lighting Design e in "Museologia e Lighting Design" per il Master in Exhibit & Public Design - "La Sapienza". Nel 2011, gli è stato assegnato il primo premio “Trophées Lumiville de la Conception Lumière” nella sezione Prix InLight Expo “Espace Intérieur” per il Gran Salone di Palazzo Barberini a Roma.
a cura di Silvano Oldani
LUCE 314
ROBERTO CORRADINI e MARCO PALANDELLA PROFESSIONE: LD INDIPENDENTI Sono due quasi giovani Lighting designer nati negli anni Settanta, professionisti indipendenti, membri entrambi di PLDA e APIL. Uno, veneziano, l’altro di Casale Monferrato. Sono amici, lavorano e collaborano assieme su alcuni progetti; hanno studiato e insegnato in molte parti del mondo, dall’Iran alla più vicina Svizzera, o a Roma e continuano a farlo. Sono simpatici, ironici, lavorano con passione, amano la luce, sono molto informati e conosciuti, apprezzati nel circuito internazionale dei lighting designer. Li abbiamo incontrati, avrebbero potuto rilasciarci le loro interviste in momenti diversi, ciascuno la sua, invece hanno optato di accettarla assieme, per cui a domanda seguono due risposte, rinunciando ognuno a favore dell’altro, a un po’ più di spazio in questo servizio a loro dedicato. Palandella, piacevolmente mi ha sorpreso, alla domanda l’ultimo libro letto, mi ha risposto che aveva da poco terminato “Negroni Cocktail, una leggenda italiana” del bartender Luca Picchi. George Bernard Shaw, gli avrebbe detto, bene Marco, vuol dire che non tutti i LD sono astemi! FRANCESCO MURANO PROGETTARE CONTRO IL TEMPO La luce l’ha sempre affascinato. Da adolescente e fino alla laurea in architettura ha avuto passione per la fotografia, soprattutto bianco e nero e ha imparato a conoscere le meraviglie della luce naturale. Seguendo le lezioni di Clino Trini Castelli e Antonio Petrillo alla Domus Academy ha approfondito la conoscenza della luce artificiale, che ha riversato nel suo primo progetto illuminotecnico presentato in occasione della tesi di Master. Crea anche una lampada che ebbe grande successo, prodotta da Skypper, e per molti anni disegna lampade. Poi comincia a illuminare ambienti, dagli stand di Armani in Rinascente alle Torri di Guardia sul lago di Como e infine approda all’illuminazione delle opere d’arte con decine di mostre, da Michelangelo a Warhol, da Raffaello a Hopper. Alcuni anni fa per l’illuminazione della Tempesta del Giorgione nell’occasione di una mostra di sole tre opere del grande pittore a Palazzo Grimani, Venezia, fu svegliato alle due di notte da un messaggio del curatore, Vittorio Sgarbi, non molto contento della luce che illuminava il dipinto, gli chiedeva una luce “quadrata”, non rotonda. La mostra s’inaugurava il giorno dopo. Anche i LD sanno fare miracoli!
design
FONTANA ARTE E GIORGIO BISCARO: LA STORIA RINNOVA SE STESSA di Andrea Calatroni Dopo la laurea in Disegno Industriale allo IUAV di Venezia nel 2001, ha approfondito le tematiche di progetto con speciale riferimento al mondo della luce decorativa, a suo avviso uno dei temi progettuali più complessi e stimolanti. Ha scelto di affiancare all’attività di designer freelance, esperienze lavorative presso diverse aziende di settore, spinto dal desiderio di conoscere dall’interno le loro tematiche e capire come un mondo altamente normato come quello del brand si fa portavoce di un messaggio culturale, che per sua natura non è imbrigliabile. A queste attività ha affiancato l’insegnamento accademico, un’attività che ritiene di estrema importanza. Dal 2012 si occupa della direzione artistica di Fontana Arte, uno dei nomi dell’illuminazione più famosi del mondo. Fondata nel 1932 dall’idea di Gio Ponti, è tra le aziende italiane che hanno fatto la “storia della luce e dell’arredamento”, oggetti senza tempo, alcuni dei quali esposti nei più importanti musei del mondo.
lighting designer world
JORDI BALLESTA. LA LUCE È COME L’ARIA PER LA MUSICA La sua è una lunga storia, che si può riassumere come una tradizione familiare, fin da piccolo è stato circondato da lampade, poiché la famiglia ne ha sempre progettate, costruite e vendute. La svolta nell’estate del 1999 quando conosce un altro modo di lavorare con la luce: il teatro. Frequenta l’Edinburgh International Festival, studente di ingegneria, aveva 19 anni. “Ho iniziato a comprendere che la luce non è soltanto un oggetto, ma anche un magnifico strumento per trasmettere sensazioni alle persone. Da allora e fino ad oggi, non ho mai smesso di lavorare con questo elemento, è questo il punto essenziale del nostro lavoro che intendo trasmettere ai miei studenti durante le mie lezioni universitarie”. Ingegnere tecnico in Industrial Design presso Elisava, Università Pompeu Fabra, Barcelona. Ha collaborato tra altri con Richard Rogers, Jean Nouvel, Estudio Lamela, TAC Architectos - Eduard Gascón, Batlle i Roig, b720 Fermín Vázquez. Ha progettato apparecchi d’illuminazione speciali per il Forum 2004, Parc Central, Centro Comercial L’Illa Diagonal, Barcellona. È direttore accademico dell’Università Elisava per il Lighting Design.
a cura di Andrew Peterson
LUCE 314
light art
CHIARA DYNYS. PENSIERI, PAROLE, EMOZIONI DI LUCE, di Jacqueline Ceresoli Artista poliedrica di fama internazionale, colta, progettista, regista, concettuale-minimalista, riconoscibile per installazioni luminose in relazione all’architettura, sorprende per un gesto poetico e un linguaggio cromatico emozionale. Dagli anni ‘80 lavora sull’ambiguità percettiva, sulle analogie e differenze, sugli opposti e sull’illusione ottica, rielaborando il passato senza cedere all’ostentazione retorica o alla nostalgia. Nel suo eclettismo visivo, che oscilla tra storia e realtà contemporanea, il protagonista è lo spettatore in rapporto allo spazio. Se Dan Flavin prediligeva i tubi al neon per “scolpire” spazi simili a quadri astratti, Dynys con la luce e altri materiali industriali reinterpreta la minimal art con leggerezza e poesia, con intuizioni formali raffinate e rigorose, sospesa tra visibile e invisibile, pesantezza e leggerezza, astrazione e sensualità, tradizione e innovazione. Con la luce coglie il flusso del divenire, visualizza spazi-soglia impercettibili, instaura relazioni con il passato alla ricerca d’identità e codici visivi generati dalla sua cultura, da emozioni e vissuti personali e con la storia.
grand tour
SULL'ISOLA DI LOŠINJ, di Andrea Calatroni Il Medusa Project, in Croazia, sull'isola di Lošinj, è sorprendente perché combina una soluzione per l'illuminazione generale assieme a delle sculture luminose subacquee a cura di Dean Skira chiamate Medusa. Globi da 80 cm illuminati da un sistema a fibra ottica, forniti di numerosi tentacoli luminosi per ciascun globo. Il peso di ogni Medusa è di circa 60 kg ed è ancorata al fondo del mare. L’idea è stata quella di creare un portale di luce che giungesse dal mare. Tutta la struttura illuminotecnica ha richiesto sei mesi di lavoro per la costruzione e due mesi per l’installazione. Curiosità e passione sono state le costanti che hanno guidato il progetto in stretto rapporto non solo simbolico fra la natura, i suoi potenti elementi e la luce. LA LUCE C’È MA NON SI VEDE, di Stella Ferrari Quando interior e lighting designer collaborano il risultato è di alto livello. Succede in un lussuoso hotel del vicino Oriente: Abu Dhabi, Emirati Arabi Uniti. In una delle città più ricche e patinate del mondo anche l’offerta di hotel deve sempre scommettere sull’eccellenza. Punta in alto Le Royal Meridien Hotel, cinque stelle, situato all’interno di un grattacielo affacciato sul Golfo Persico. Landmark della zona, soprattutto per via dello straordinario ristorante rotante sulla sua sommità dal nome efficace, Al Fanar, il Faro. Il palazzo è stato recentemente oggetto di una ristrutturazione interna a cura dello studio LW Design Group. I lavori sono serviti a conferire uno stile più contemporaneo delle aree comuni e a dare nuovo appeal alle 202 stanze e 74 suite che compongono la struttura. A coadiuvare il nuovo concept dell’interior, è stato chiamato il team di “dpa lighting consultant”, responsabile del progetto illuminotecnico degli spazi interni.
residential
LUCE 314
ABITARE NELLA LUCE, di Francesca Tagliabue A Torino un esemplare intervento di recupero architettonico passa anche dall’utilizzo della luce in ambito artistico. L’arte di Richi Ferrero per il Giardino Barocco di Palazzo Valperga Galleani di Canelli di Barbaresco in via Alfieri 6, a pochi passi dalla centralissima piazza San Carlo. L’edificio – sottoposto al vincolo della Soprintendenza dei Beni architettonici – è considerato un gioiello del barocco piemontese. Realizzato nel 1663 da Maurizio Valperga, e ampliato nel 1781 da Michele Luigi Barberis, torna a essere oggi residenziale grazie alla ristrutturazione operata da Gruppo Building, studio fondato nel 1983 dalla famiglia Boffa, specializzato nella gestione diretta degli immobili che ha guidato la realizzazione del condominio contemporaneo all’avanguardia The Number 6. Uno degli approcci più interessanti del lavoro la decisione di rendere pubblico lo spazio della corte interna: Building, infatti, ha optato per una ricostruzione dei luoghi perduti attraverso citazioni di alto livello, in cui la luce svolge un ruolo importante.
città teatro
IL PONTE DELLA LIBERTÀ DI PAVIA, di Mario Bonomo, Silvano Oldani L’illuminazione funzionale a luce radente di un’architettura stile Impero del 1936 e quella dell’artista Marco Lodola di colori fluorescenti. Succede quando la luce “gioca” a tutto campo. La luce funzionale è stata oggetto di diversi studi per salvaguardare l’aspetto estetico dell’opera, evitando l’immissione di qualsiasi elemento che compromettesse l’essenziale linearità della struttura. La precedente installazione era costituita da apparecchi a tubo fluorescente installati appena sotto il corrimano delle balaustre, su ambedue i lati, con interdistanza fra gli apparecchi di qualche metro. Quella di “festa” invece, creata e regalata alla sua città da Marco Lodola, artista internazionale, è una grande installazione di luce che veste il ponte sotto le arcate e sulla fiancata di colori fluorescenti. “Mi sono ispirato al film Le ali della libertà di Frank Darabont - spiega Lodola - e sono arrivato a pensare al ponte come a non luogo che rappresenta un'occasione di libertà, una via per andare dove si vuole, e allora, ho disegnato le ali.
INDICE / INDEX LUCE 2015 Numeri / issues 311 - 312 - 313 - 314
cover luce 314
LUCE 314
Casa di Augusto, Sala delle Maschere Foto di C.De Camillis
LUCE 53 anni di cultura della luce portati con charme, accade quando gli anni invece di pesare contano.
Una rivista con alti e bassi, come succede a tutti noi nel corso della vita. In Italia, in Europa, nel Mondo.
Scenari, tendenze, protagonisti, architettura, arte, design, innovazione, emozioni, e futuro dal 1962.
La nostra cassetta degli attrezzi, oggi, come allora, è composta di forza ideale, visione e fiducia.
Oltre mezzo secolo di storia, 314 numeri, migliaia di articoli, decine di migliaia di pagine, tantissimi lettori e autori.
a2a AEC Illuminazione AIDI Artemide Arkilux ASSIL Betagroup Cariboni Group Catellani & Smith Clay Paky CREE Dial Ecolight Enel Sole
Grazie e Auguri a tutti i nostri lettori, a tutti gli inserzionisti di LUCE
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