Poste Italiane spa – Sped.in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n°46) art. 1,comma 1, LO/MI –ISSN 1828-0560
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Philippe Parreno all'HangarBicocca Philippe Parreno to the HangarBicocca L'Archivio di Joe Colombo Joe Colombo Archive
La luce è flessibile Controllo wireless della luce con LIGHTIFY Pro
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46000 luci illuminano ogni sera una città da palcoscenico
Silfispa accende le luci di Firenze
Azienda Certificata ISO 9001:20
La gestione degli impianti di illuminazione di una grande città è un impegno complesso: il crescente numero dei punti luce, le nuove tecnologie dei sistemi di illuminazione, la mobilità che richiede sempre più pi sicurezza, esigono un elevato grado di professionalità ed affidabilità. Nel corso degli anni l’impegno di SILFIspa nella gestione dei servizi svolti ha prodotto risultati significativi. Un impegno manifestato con azione e spirito costruttivo nell’intento di fronteggiare le problematiche ricorrenti, sempre diverse ed in evoluzione nella loro attualità, con l’obiettivo di interpretare le aspettative della città e dei suoi visitatori
Costruzione e gestione impianti di illuminazione, semaforici e sistemi per la mobilità urbana
Reverberi: innovazione nella SMART CITY
TECNOLOGIE ALL’AVANGUARDIA PER CITTÀ INTELLIGENTI LTM: SENSORE LUMINANZA/TRAFFICO e condizioni metereologiche Reverberi Enetec investe nella “Computer vision” e lancia il sensore LTM. Misura della luminanza della strada monitorata, del flusso di traffico e delle condizioni meteo debilitanti, in particolare strada bagnata, nebbia, neve. Informazioni che, trasmesse ai sistemi della gamma Reverberi ed Opera, permettono la regolazione in tempo reale ad anello chiuso del flusso luminoso. I test field hanno dimostrato potenzialità di risparmio energetico dell’ordine del 30%, ed aggiuntive al 25%-35% conseguibili con dispositivi di regolazione basati su cicli orari. • Conforme alla UNI 11248 e CEN 13201 parte 3 sui sensori di luminanza • Criteri Ambientali Minimi (CAM) di acquisto della Pubblica Amministrazione del 23/12/2013
UNIONE EUROPEA
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Direttore responsabile / Editor-In-Chief Silvano Oldani silvano.oldani@rivistaluce.it Rivista fondata da AIDI nel 1962 Magazine founded in 1962 by AIDI
Art Director Mario Piazza Grafica e impaginazione 46xy / Fabio Grazioli
Nelle migliori librerie d’Italia
Collaboratori / Contributors Matilde Alessandra (New York), Laura Bellia, Mario Bonomo, Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli (Light Art), Carlo D’Alesio, Arturo dell’Acqua Bellavitis, Eleonora Fiorani, Silvia Eleonora Longo (Berlino), Pietro Mezzi, Fulvio Musante, Alberto Pasetti, Amaranta Pedrani (Parigi), Andrew Peterson, Maurizio Rossi, Francesca Tagliabue Segreteria / Administration Sara Matano Redazione / Editorial Department Via Monte Rosa 96, 20149 Milano T +39 02 87389237 F +39 02 87390187 redazione@rivistaluce.it www.luceweb.eu
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SIRACUSA Libreria Gabò
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Viale Alemagna, 6
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Sommario / Summary Editoriale EDITORIAL
24 LUX Europa 2017
L’italia del mondo Italy of the world
26 Giotto, l’Italia Giotto. Italy
— Laura Bellia
— Jacqueline Ceresoli
30 Il Museo dell’Opera del Duomo The Opera del Duomo Museum — Massimo Iarussi Corrispondenza da New York Corrispondence from New York
35 Incontro con Mary Ann Hoag al Guggenheim We meet up with Mary Ann Hoag — Matilde Alessandra
Corrispondenza da Berlino Corrispondence from Berlin
40 Quando la luce si mette all’opera When light goes to opera — Silvia Eleonora Longo, Marica Rizzato Naressi
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Corrispondenza da Parigi Corrispondence from Paris
Anno / Year 54 Marzo / March 2016 COVER PHOTO Philippe Parreno, TV Channel, 2013 (detail) Courtesy the Artist , Pilar Corrias and Esther Schipper foto / photo Andrea Rossetti
44 La ricerca di Chevalier Chevalier’s research — Amaranta Pedrani
Fondazioni Foundation
49 Louis Vuitton. Landmark di luce Landmark of light — Stella Ferrari
Archivi ARCHIVES
54 La luce di Joe Colombo Joe Colombo's Light — Andrea Calatroni
Lighting designers made in italy Light art
58 Marco Pollice. Sense of light Sense of light — Silvano Oldani
62 Sculture luminose e sonore di Philippe Parreno Philippe Parreno’s sculptures of light and sound — Jacqueline Ceresoli
Città teatro City theatre
67 Firenze “illuminata” Illuminated Florence — Carla Balocco
LIGHTING DESIGNERS WORLD
69 Paul Nulty. Illuminare è creare l’atmosfera corretta Lights paired drama with intimacy — Andrew Peterson
74 Paul Beale, Electrolight Sydney. Lasciamo lavorare la luce We let the light do the work — Andrew Peterson
RETAIL
79 Salvatore Ferragamo. Alta moda a Berlino e Beverly Hills Haute Couture in Berlin and Beverly Hills — Francesca Tagliabue
84 Atelier à parfums. Le fragranze di Locherber a Milano Locherber's fragrances in Milan
CREDITS Contributi / Contributors Matilde Alessandra, Carla Balocco, Laura Bellia, Daria Casciani, Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli, Carlo D’Alesio, Paolo Di Lecce, Gianni Drisaldi, Stella Ferrari, Helena Conelian Gentili, Massimo Iarussi, Silvia Eleonora Longo, Pietro Mezzi, Alberto Pasetti, Amaranta Pedrani, Andrew Peterson, Lorella Primavera, Marica Rizzato Naressi, Francesca Tagliabue FOTOGRAFI / Photographers Clive Barda, Mats Bãcker, Mario Ciampi, David Churchill, James French, David Heald, Vincent Kan, Alessandra Magister, Francesco Mion, Ed Reeve, Andrea Rossetti, Mauro Sani, Pietro Savorelli, Grant Smith, Studio Dubuisson, Studio Oleandro TRADUTTORI / Translators Stephanie Carminati, Alessia Pedace, Barbara Rossi GRAZIE A / Thanks to Archivio Joe Colombo, Milano; Solomon R. Guggenheim Museum and Foundation, New York; Fondazione HangarBicocca, Milan; Fondation Louis Vuitton, Paris
— Stella Ferrari
SPECIALE URBAN LIGHTSCAPE
87 Roma guarda verso Berlino Rome looks toward Berlin — Pietro Mezzi
92 Genius Luci. Il primo museo di illuminazione urbana all’EUR di Roma World First Urban Lighting Museum at EUR in Rome — Carlo D’Alesio, Valeria C. Gentili, Daria Casciani
università UNIVERSITY
97 La luce si fa vedere. Concorso di idee per giovani designer Competition for young designers — Lorella Primavera
innovazione e ricerca INNOVATION AND RESEARCH
100 Tenui luminanze nella notte dei sensi Subtle luminances in the night of senses — Alberto Pasetti
105 La telegestione della pubblica illuminazione Remote management for public lighting systems — Gianni Drisaldi
110 La tua città è smart? Is your city smart? — Paolo Di Lecce
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LE AZIENDE INFORMANO
Urbino: i led di Enel Sole per la città di Raffaello Enel Sole riqualifica la rete di illuminazione pubblica e artistica, portando nuova luce a uno dei gioielli urbanistico-architettonici del Rinascimento italiano
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l centro storico di Urbino è stato dichiarato dall’Unesco, nel 1998, Patrimonio dell’Umanità e oggi, al termine di un intervento durato circa un anno e mezzo, le sue architetture rinascimentali risplendono grazie alle lighting solution ideate da Enel Sole. L’azienda di Enel, specializzata in soluzioni all’avanguardia per l’illuminazione pubblica e artistica, ha completato il complesso intervento di riqualificazione del sistema di illuminazione del centro storico della città, nota anche per aver dato i natali a Raffaello Sanzio, tra i più importanti artisti del Rinascimento Italiano. Sono stati aggiornati 1081 punti luce della città marchigiana, con l’installazione di nuove lampade in grado di ridurre, a parità di flusso luminoso emesso, il consumo di energia elettrica, offrendo un livello di efficienza elevato in piena armonia con il contesto artistico e storico. L’obiettivo è stato quello di creare un sistema di illuminazione artistica che facesse risaltare
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lo splendore delle architetture rinascimentali di Palazzo Ducale e del Duomo, della chiesa gotica di San Domenico, delle chiese di San Francesco e Santa Chiara oltre che a quelle delle porte di accesso alla città. Tutti i centri luminosi hanno un alimentatore elettronico, controllato da remoto, che ne consente la regolazione e il monitoraggio in tempo reale, garantendo una migliore gestione degli impianti e oltre il 50% di risparmio energetico. L’operazione è stata condotta in più fasi: nel primo semestre 2014 sono state riqualificate e rese tele-controllabili tutte le “bocce a muro” del centro storico; questi lampioni sono chiamati “De Carlo” dal cognome dell’architetto Giancarlo De Carlo che le aveva progettate per Urbino. Parallelamente, è stata impostata e condivisa con il Comune tutta la progettazione artistica e monumentale del centro storico, che poi è stata sottoposta alla Soprintendenza ai beni
storici e artistici delle Marche per una loro valutazione in merito. Nel febbraio del 2015, la Soprintendenza ha dato il via libera al 90% del progetto, avviando così la fase operativa e quella attuale di montaggio. Nell’ambito dell’intervento, realizzato grazie all’adesione nel gennaio 2014 del Comune di Urbino alla convenzione Consip “Servizio Luce 2”, è stata riqualificata anche l’illuminazione del grande parcheggio del Mercatale, ai piedi delle mura storiche. Qui si trova la rampa elicoidale, progettata da Francesco di Giorgio Martino, che permetteva a carri e cavalli di raggiungere il palazzo e la “Data” (o “Orto dell’Abbondanza”), oltre che le grandi scuderie e stalle poste a metà altezza, nel seminterrato del Palazzo voluto dal duca di Urbino Federico da Montefeltro. L’accordo con il Comune di Urbino prevede la gestione degli impianti da parte di Enel Sole fino alla fine del 2022.
Urbino: the leds by Enel Sole for the Raphael’s city Enel Sole enhances the public and artistic lighting network, bringing a new light to one of the urban and architectural gems of the Italian Renaissance
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n 1998, the old town of Urbino was declared World Heritage Site by UNESCO. Today, after an intervention that lasted about a year and a half, its Renaissance architectures shine again thanks to the lighting solutions designed by Enel Sole. Enel, a company specialized in cutting edge solutions for the public and artistic lighting, has completed the complex requalification of the lighting system of the historic centre of the city, also known for being the birthplace of Raffaello Sanzio, among the most important artists of the Italian Renaissance. 1081 light points of the city have been updated; new lamps have been installed in order to reduce electricity consumption, keeping up the same luminous flux, and offering a high efficiency level fully in harmony with the artistic and historical context. The goal was to create an artistic lighting system that would emphasize the splendour of the Renaissance architectures such as the Palazzo
Ducale and the Cathedral, the Gothic church of San Domenico, the churches of San Francesco and Santa Chiara, as well as the entrance gates to the city. All the luminous centres have a remotely controlled electronic power supply, which allows the regulation and monitoring in real time, thus ensuring a better management of the network and more than 50% of energy saving. The operation has been carried out in several stages: in the first half of 2014, all the “bocce a muro” of the historic centre have been modernized and made remotely controllable; these lamps, known as “De Carlo”, were designed for Urbino by the architect Giancarlo De Carlo. In parallel, the whole artistic and monumental planning of the historic centre has been set and shared with the Municipality. The design was then submitted to the Superintendency of historical and artistic heritage of the Marche region for their
Creare un sistema di illuminazione artistica che facesse risaltare lo splendore delle architetture rinascimentali di Palazzo Ducale e del Duomo, della chiesa gotica di San Domenico, delle chiese di San Francesco e Santa Chiara
The goal was to create an artistic lighting system that would emphasize the splendour of the Renaissance architectures such as the Palazzo Ducale and the Cathedral, the Gothic church of San Domenico, the churches of San Francesco and Santa Chiara
assessment. In February 2015, the Superintendency gave the green light to 90% of the project, thus launching the operational phase and the actual assembly. As part of the intervention – made possible thanks to the participation, in January 2014, of the Municipality of Urbino to the Consip agreement “Servizio Luce 2” –, the lighting of the large parking lot of the Mercatale, at the foot of the historic walls, has also been requalified. Here is located the spiral ramp, designed by Francesco di Giorgio Martino, which allowed wagons and horses to reach the palace and the “Data” (or “Orto dell’Abbondanza”), as well as the large stables and barns placed in the basement of the palace wanted by Federico da Montefeltro, the Duke of Urbino. The agreement with the Municipality of Urbino foresees the management of facilities by Enel Sole up to the end of 2022.
www.enelsole.it
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LE AZIENDE INFORMANO
foto di / photo by Sigurd Quast
Cariboni group per il nuovo centro di ricerca Bosch In collaborazione con il partner AKA Lighting e l’installatore Heldele, illumina il prestigioso Centro di Tecnologia ed Innovazione Robert Bosch di Renningen, nel distretto di Stoccarda, in Germania.
I
l nuovo Centro di Ricerca e d’Ingegneria Avanzata è uno dei simboli del progresso in Germania. Quattordici edifici che coprono una superficie totale di 110.000 m² vengono eretti su una superficie di 100 ettari, dove l’attenzione si concentra sulle persone, la loro ricerca del progresso e il lavoro di squadra. Inaugurato lo scorso ottobre 2015 sotto il motto “Connesso per Milioni di Idee”, il nuovo campus di ricerca rappresenta un nodo importante nella rete di ricerca internazionale del Gruppo Bosch. La chiave del successo: l’architettura e la
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struttura del sito ben congegnata. Nel complesso il sito conta circa 1.200 membri, più 500 dottorandi e tirocinanti, che lavorano su importanti progetti di ricerca internazionali ed interdisciplinari coprendo tutte le aree di business del gruppo. La superficie totale può essere suddivisa in 11 aree: edificio Centrale, edificio Analisi, edificio Fisica, edificio Workshop, edificio dei Sistemi, edificio Chimica, edificio Tecnologia, edificio Camera Bianca, Centro Tecnologico di Produzione, edificio Mobilità, Sala preparazione veicoli. Lo scopo è quello di ricreare l’ambiente di un campus universitario dove le differenti facoltà (tematiche) sono strettamente connesse e perseguono gli obiettivi del complesso. Cariboni group ha partecipato al progetto illuminando le aree di parcheggio e di circolazione. Per le aree di parcheggio Cariboni ha fornito gli apparecchi PHOS 20 LED 4000K, con ottica ST-M, installate su pali di altezza 4,5 m; e per le aree di transito PHOS 30 LED 4000K, con ottica ST-M, installate su pali di altezza 8,0 m. Entrambi gli apparecchi sono stati progettati custom con una chiusura in vetro serigrafato sul quale è stata riprodotta la mappa completa del Centro Ricerca. Questa particolarità rende unico e altamente personalizzato il progetto rispondendo appieno alle esigenze del cliente. La luce diviene protagonista contribuendo alla riproduzione di un ambiente strettamente connesso e confortevole per l’individuo.
Cariboni group for the new Bosch research center In collaboration with its partner AKA Lighting and installer Heldele, lights up the prestigious Robert Bosch Technology and Innovation Center in Renningen, in the district of Stuttgart, Germany. foto di / photo by Sigurd Quast
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ew Center for Research and Advance Engineering is a symbol of the progress in Germany. Fourteen buildings covering a total floor space of 110.000 m² are being erected over an area of 100 hectares, where the focus lies on people, their pursuit of progress and teamwork. Starting in October 2015 and under the motto “Connected for Millions of Ideas”, the new research campus represents an important hub in the international research network of Bosch Group. The key to success: the well-though-out site structure and architecture. Overall the site has around 1.200 members, plus 500 PhD students and interns, who work on international and interdisciplinary fundamental research projects covering all Bosch business divisions. The total floor space can be divided in 11 areas: Central building, Analytics building, Physics building, Workshop building, Systems building, Chemistry building, Technology building, Clean room building, Production technology Center, Mobility building, Vehicle preparation hall. The aim is to create the environment of a university
campus where different faculties (issues) are closely related and pursuing the overall objective. Cariboni group takes part in the project by illuminating all parking areas and some areas of circulation. For parking area Cariboni furnished PHOS fittings 20 LED 4000K, with ST-M optics, installed on poles of height 4,5 m; and for transit areas PHOS fittings 30 LED 4000K, with ST-M optics, installed on poles of height 8,0 m.
Both PHOS fittings are designed with a custom locking screen printed glass on which the complete map of the Research Center has been reproduced. This peculiarity makes unique and highly customized the project that fully complies with client needs. The light becomes the protagonist contributing to the reproduction of a closely connected and comfortable environment for the individual.
foto di / photo by Sigurd Quast
Fonte / Source caribonigroup.com/en/projects/ /robert-bosch-campus-renningen Sito ufficiale / Official site bosch-renningen.de
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Case Study. Philips Indoor Lighting La tecnologia e l’innovazione di Philips Lighting al servizio del nuovo magazzino di Staci presso Casorate Primo, Pavia maggiori operatori nel settore del fotovoltaico, una soluzione innovativa, tecnologica e di design per l’intera superficie del magazzino che consentisse una riduzione notevole dei costi di gestione e manutenzione: GentleSpace gen2 con sistema di controllo wireless GreenWareHouse. L’intervento illuminotecnico implementato da Philips Lighting, realizzato con tecnologia LED, ha permesso di ottenere un notevole risparmio economico e una maggior sicurezza all’interno del luogo di lavoro, grazie al sistema che favorisce comfort visivo ed emana luce quando e dove è esattamente necessaria. Infatti, tutti i dispositivi luminosi GentleSpace gen2 sono dotati di un’unità di controllo con sensore di movimento e un regolatore automatico con comando wireless, per far sì che le luci possano essere abbassate
al 10% della loro potenza quando rimangono inutilizzate. Con l’installazione della tecnologia di rilevamento della presenza, è stato possibile raggruppare le luci in zone che sono regolate tramite comando a distanza, creando un ambiente di illuminazione flessibile e adatto ad eventuali variazioni logistiche per i rifornimenti o per la gestione del volume degli articoli nel magazzino. Con la soluzione “GreenWareHouse” è stato possibile, quindi, avere vantaggi in termini di costi e, grazie ad alcune delle più recenti tecnologie già disponibili, tra cui “Connected Lighting”, è stato possibile ricevere informazioni in tempo reale sulla gestione del magazzino, del personale e sull’utilizzo di energia; infine, è stato possibile installare sistemi più eco-sostenibili.
Ci siamo affidati alla know-how di 9Ren e di Philips sapendo di poter trovare in loro dei partner affidabili e con alte competenze in grado di sviluppare un progetto così articolato. Un obiettivo che abbiamo raggiunto con ottimi risultati e che porterà un notevole risparmio energetico ed economico, oltre che tutelare maggiormente la sicurezza dei nostri collaboratori.
Una sfida che abbiamo accolto con grande entusiasmo grazie anche al supporto e alla competenza di Philips. Un intervento su una superficie di 24.000 mq richiede un grosso impegno di risorse e un dettagliato piano progettuale affinché tutto sia realizzato e possa funzionare al meglio.
Abbiamo messo a disposizione di Staci la professionalità e la competenza in campo illuminotecnico. Innovazione, tecnologia e design sono le caratteristiche dell’intero sistema di illuminazione che abbiamo realizzato all’interno del magazzino, al fine di raggiungere importanti benefici di risparmio energetico, economico e per un maggior benessere e tutela del personale all’interno della struttura.
foto di / photo by Alessandra Magister
LE AZIENDE INFORMANO
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taci, operatore specializzato nella logistica promo pubblicitaria, a seguito dell’acquisizione di un nuovo magazzino situato a Casorate Primo – Pavia – ha sviluppato un intervento illuminotecnico all’interno della superficie di 24.000 mq che ha consentito di riqualificare la totalità dei punti luce secondo la normativa vigente, permettendo così di ottenere una maggiore efficienza energetica e di ridurre il consumo di energia dell’82%. Inoltre, si stima che determinerà un risparmio annuale di CO2 pari a 155.000 kg/anno. Per raggiungere questo obiettivo, Staci si è affidata al know-how di Philips Lighting che, in qualità di Business Partner, ha messo a disposizione le proprie competenze in campo illuminotecnico e ha sviluppato con 9Ren Group, uno dei
We relied on 9Ren’s and Philips’s know-how, knowing that we could find in them highly competent and reliable partners, to develop a complex project which allowed to lit the whole 24.000 m2 surface of the warehouse. A goal reached, with excellent results, in terms of energy saving and to guarantee the safety of our workers.
A challenge that we engaged with great enthusiasm also thanks to Philips’s support and knowledge. An action on a 24.000 m2 surface requires a great resources’ use and a detailed plan so that everything can be made and work in the best way.
We provided to Stasi professionalism and knowledge in the lighting field. Innovation, technology and design are the characteristics of the entire lighting system that we realized, inside the warehouse, in order to reach relevant benefits in terms of energy and economic savings and for a greater wellbeing and protection of the workers inside the building.
Massimiliano Camporesi Sales Director di 9Ren Group
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Daniele Conti
Viola Ferrario
Quality and Business
Direttore Marketing Philips Lighting
Processes Engineering di Staci
Italia, Grecia e Israele.
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foto di / photo by Alessandra Magister
Case Study. Philips Indoor Lighting The technology and innovation of Philips Lighting for the new Staci warehouse in Casorate Primo, Pavia
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taci, leader in the logistic European market, after the acquisition of a new warehouse in Casorate Primo – Pavia – developed a lighting action inside the 24.000 m2 surface. The project made it possible to rehabilitate all lighting devices in accordance with the en force regulations, at the same time, ensured a significant reduction of management and maintenance costs.
PhilipsLighting’s action will determine an annual saving equal to about 55 TOE and a CO2 saving equal to 155.000 kg/year. Staci reached this goal thanks to Philips Lighting support, as Business Partner, that has made available its expertise in the field of lighting and has developed with 9Ren Group, one of the bigger operators in the photovoltaic field, a innovative, technological, design solution for the whole surface of the warehouse, that would allow a considerable reduction in operating and maintenance costs : GentleSpace gen2 with wireless control system GreenWareHouse.
The lighting action installed by Philips Lighting, entirely made of LEDs, allow a greater energy Benefici per il comfort visivo e per la sicurezza del personale Visual comfort and personal safety benefits Riqualificazione illuminotecnica della totalità dei punti luci secondo la normativa vigente Lighting requalification of all luminaires according to the regulation en force
efficiency, a significant economic saving and a greater safety inside the workplace, thanks to the system that supports visual comfort and emits light when and where it is necessary. All lighting devices GentleSpace gen2, are equipped with a control unit with a motion detector and an automatic controller with wireless input, to allow to dim the lights to 10% of their power when they are not used. With the installation of the motion detection technology, it was possible to group luminaires into zones that can be remotely controlled. This determines a flexible lighting environment which can adapt to possible logistic variations for supplies or for the management of the volume of items in the warehouse. With the “GreenWareHouse” solution it is therefore possible to have advantages in terms of costs and, thanks to the most recent technologies available, among which “Connected Lighting”, it is possible to receive information, in real time, on the management of the warehouse, of the personnel and of the energy use and at last, it is possible to install more eco‑friendly systems.
Magazzino Staci / Staci warehouse Cliente / Client: Staci Italia SRL Azienda francese di logistica internazionale / French international logistic company Luogo / Location: Casorate Primo (PV) Sistema di illuminazione: GentleSpace gen2 con sistema di controllo wireless “GreenWareHouse” / GentleSpace gen2 with wireless control system “GreenWareHouse” Background: Staci, leader francese del mercato europeo della logistica promo pubblicitaria, ha unito il proprio know-how con la pluriennale esperienza di Dpv dando vita alla nuova società denominata Staci Italia SRL. Staci Italia mette a disposizione dei clienti la propria competenza, l’avanzata tecnologia nella gestione della logistica promopubblicitaria e della supply chain. / Staci, French leader in the logistic European market, joined its knowhow with the multi-year experience of Dpv starting the new company called Staci Italy SRL. Staci Italy offers to its client its knowledge, the advanced technology in the managements of advertisingpromotional logistic and of the supply chain.
Maggiore efficienza energeticaRisparmio energetico dell’ 82% Greater energy efficiency 82% energy saving Risparmio di CO2 pari a 155.000 kg/anno CO2 savings equal to 155.000 kg/year
LUCE 315
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¶ EDITORIALE
LUX Europa 2017 Un’opportunità di incontro e di confronto di Laura Bellia
I
soci storici di AIDI conoscono bene Lux Europa, quelli relativamente giovani un po’ meno, i giovanissimi forse non ne hanno mai sentito parlare. Lux Europa è l’Associazione delle Società Nazionali di Illuminazione di venti paesi europei, il cui obiettivo principale è di diffondere le idee, le conoscenze e le pratiche nel settore dell’illuminazione. Tale obiettivo viene perseguito mediante delle Conferenze che si tengono con cadenza quadriennale, a rotazione, in uno dei paesi di appartenenza delle associazioni nazionali. I convegni sono destinati ai progettisti e agli utilizzatori di impianti di illuminazione, agli architetti ed ingegneri, a coloro che svolgono attività di ricerca nel settore, agli esperti di ergonomia, ai produttori di sorgenti, di corpi illuminanti e di sistemi di regolazione e controllo, insomma a tutti coloro che si occupano di illuminazione. La prima Conferenza si è tenuta nel 1969 in Francia, a cura delle Associazioni di Illuminazione di dieci paesi (soci fondatori), tra cui AIDI in rappresentanza dell’Italia. Oltre a Francia e Italia, hanno partecipato alla costituzione di Lux Europa: Belgio, Germania, Islanda, Paesi Bassi, Regno Unito, Spagna, Svizzera e Ungheria. A questi paesi si sono aggiunti in seguito: Austria, Croazia, Polonia, Repubblica Ceca, Repubblica Slovacca, Romania, Russia, Serbia, Slovenia e Turchia. La partecipazione di alcuni paesi non UE evidenzia il carattere culturale e non strettamente politico dell’Associazione, teso a favorire lo sviluppo e il confronto internazionale sui temi dell’illuminazione. Delle dodici edizioni trascorse, AIDI ha ospitato la Conferenza nel 1977 a Firenze, mentre l’ultima si è tenuta nel 2013 a Cracovia. Da statuto, Lux Europa sostiene le attività della CIE (Commissione Internationale d’Eclairage). Le Conferenze quadriennali non coincidono mai con i Convegni quadriennali CIE, in quanto sfasate di due anni. Se negli anni passati le attività di Lux Europa sono rimaste all’ombra proprio della CIE, in questo momento il rafforzarsi dell’Unione Europea e la necessità di emanare e rivedere normative comunitarie nel settore dell’illuminazione, conferisce a Lux Europa il delicato e non semplice ruolo di costituire al suo interno un Forum aperto al dibattito delle più attuali e significative tematiche a riguardo. L’attuazione di ciò è affidata alle Conferenze. La prossima, dal motto «Smart Lighting for modern Society», si terrà a Lubiana, in Slovenia, dal 18 al 20 settembre 2017. Il tema è attualissimo, ampio e coinvolge in modo diretto o trasversale tutto quanto di più recente riguarda l'illuminazione sia degli ambienti interni che degli esterni.
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LUCE 315 / EDITORIALE
Ho partecipato, in rappresentanza di AIDI, al meeting del Board of Directors che si è tenuto lo scorso 7 ottobre a Lubiana con la finalità di definire alcune questioni organizzative tra cui la sede, il numero di paper e la diffusione dell'annuncio. Il «Call for paper» partirà da settembre 2016 e occorrerà sottomettere degli abstract estesi entro il 15 febbraio 2017. In caso di accettazione, i lavori dovranno essere inviati entro il 15 giugno 2017. Le lingue ufficiali sono l'inglese, il francese, il tedesco. Molti dei partecipanti a Lux Europa partecipano anche alle attività delle Divisioni CIE, tra essi vi sono accademici, rappresentanti di aziende produttrici, progettisti. In tal senso la Conferenza può essere vista come una possibile ulteriore occasione di incontro in ambito europeo tra persone che svolgono attività simili, complementari o di supporto reciproco. In questo senso è veramente drammatico che l'Italia, dall'anno scorso (Anno Internazionale della Luce), non abbia rinnovato l'iscrizione alla CIE: è stato un po' come rinnegare il sostegno riportato nello statuto di Lux Europa. Ed è ancor più grave poiché l'Italia è stata anche socio fondatore CIE nel 1913. La mancata partecipazione alle Commissioni Tecniche CIE in modo ufficiale determina l'impossibilità di trasferire quanto sta accadendo in ambito di ricerca e innovazione internazionale ai soci AIDI. Infatti, al di là della mera applicazione delle normative, credo che i progettisti e non solo i ricercatori, vogliano apprendere quali sono i limiti di una procedura o di una norma sia per migliorare le proprie capacità professionali che realizzare progetti di migliore qualità. Credo sia necessario, per creare quel sano collegamento tra il mondo della ricerca, quello dell'industria e quello della professione, che l'Italia, rappresentata da AIDI, sia presente in CIE, che tutti quelli che partecipano a Commissioni CIE siano iscritti ad AIDI, che i membri nazionali delle Divisioni redigano un report annuale sulle attività svolte dalla Divisione di appartenenza, da trasmettere a tutti i soci AIDI. Mi auguro intanto che la partecipazione italiana a Lux Europa 2017 sia massiccia e che comprenda un po' tutte le categorie collegate al settore dell'illuminazione, sono bene accette anche presentazioni di soluzioni innovative ed esperienze progettuali, oltre che risultati di ricerche e sperimentazioni. È un modo per essere presenti in Europa, per stringere rapporti internazionali, per confrontare le proprie esperienze con chi fa lo stesso lavoro all'estero, per testimoniare la presenza e la vitalità dell'Italia.
Lux Europa 2017. Conferenza «Smart Lighting for modern Society» Lubiana, Slovenia 18 - 20 settembre 2017. Il tema è attualissimo, ampio e coinvolge in modo diretto o trasversale tutto quanto di più recente riguarda l'illuminazione sia degli ambienti interni che degli esterni.
Lux Europa 2017 Conference. «Smart Lighting for modern Society» Ljubljana, Slovenia September 18 to 20, 2017. The theme is extremely topical and wide‑ranging, and directly or transversally concerns all the more recent innovations in lighting in both indoor and outdoor environments.
An opportunity for meeting and for comparison
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he historic members of AIDI know Lux Europa well, the relatively young members know it slightly less and the very young members may have never heard of it. Lux Europa is the Association of National Lighting Societies of twenty European countries, whose principal scope is to spread ideas, knowledge and practices regarding the lighting sector. This scope is pursued through Conferences which are held every four years, and their venue is rotated in one of the member countries of the Association. The Conferences are for designers and users of lighting systems, for architects and engineers, for those who carry out research activities in the sector, for experts in ergonomics, for manufacturers of light sources, lighting units, and regulation and control systems, in other words for all those dealing with lighting. The first Conference was held in 1969 in France. It was organized by the Lighting Associations of ten countries, (the founding members) among which AIDI, representing Italy. Besides France and Italy, the other countries which participated in the constitution of Lux Europa were, Belgium, Germany, Iceland, the Netherlands, U.K., Spain, Switzerland and Hungary. The countries which joined later were Austria, Croatia, Poland, the Czech Republic, Slovakia, Romania, Russia, Serbia, Slovenia and Turkey. The participation of some non-EU countries highlighted the cultural and not solely political nature of the Association, which promoted the development and discussion of themes related to lighting on an international scale. Out of the twelve past editions, AIDI hosted the Conference in 1977 in Florence, while the last Conference was held in 2013 in Krakow. In compliance with its by-laws, Lux Europa supports the activities of CIE Commission Internationale de l´Eclairage (International Commission on Illumination). Lux Europa Conferences are held every four years, however they never coincide with the CIE Conferences which are also held every four years, as there is a two-year interval between them. Although in these past years Lux Europa’s activities have been left in the shadow of CIE, at present, the growing strength of the European Union and the need to issue and review EU regulations in the lighting sector, have given Lux Europa the delicate and not so simple task of creating, within the Association, a Forum that will be open for the discussion of the most recent and significant matters regarding the sector. Implementation of the same has been entrusted to the Conferences. The next Conference, whose motto is “Smart Lighting for modern Society”, will be held in Ljubljana, in Slovenia, from September 18 to 20, 2017. The theme is extremely topical and wide‑ranging, and directly or transversally concerns all the more recent innovations in lighting in both indoor and outdoor environments.
I participated, in the capacity of representative of AIDI, in the Board of Directors’ meeting that was held last year, on October 7, in Ljubljana. The purpose of the meeting was to define some organizational matters such as the location, the number of papers and the divulgation of the announcement. The “Call for papers” will be made in September 2016 and the extensive abstracts must be submitted by February 15, 2017. In case they are accepted, the papers must be forwarded by June 15, 2017. The official languages are English, French and German. Many of the participants of Lux Europa also take part in the activities of the CIE Divisions, among these there are academics, representatives of manufacturing companies and designers. In this sense the Conference can be seen as yet another occasion to meet people who carry out similar, complementary or reciprocally supporting activities, on a European scale. For this reason it is truly dramatic that Italy, since last year (the International Year of Light) has not renewed its membership in CIE - it has been like a renunciation of the support provided in the by-laws of Lux Europa. And it is even more serious because Italy was one of the founding members of CIE in 1913. Non-participation in the CIE Technical Commissions makes it officially impossible to transfer what has been done in the sector of international research and innovation to members of AIDI. In fact, besides the mere application of the regulations, I believe that designers and not only researchers wish to learn the limits of a procedure or a law in order to improve their own professional capacity and also in order to realize projects of a higher quality. I believe that it is necessary, in order to create a healthy connection between the world of research and the industry and the professionals in this sector, that Italy, represented by AIDI, be present in CIE and that all those participating in the CIE Commissions be members of AIDI, and the national members of the Divisions must issue an annual report on the activities carried out by the Division they belong to, to be divulged to all the members of AIDI. Meanwhile, I do hope that Italian participation at Lux Europa 2017 will be massive, and will include all the categories of the illumination sector. Also presentations of innovative solutions and design-experiences will be appreciated, besides the results of research and experimental solutions. It is a way to be present in Europe, to consolidate international relations, compare individual experiences with others who carry out the same work abroad, and to show the presence and vitality of Italy.
www.luxeuropa2017.eu
EDITORIAL / LUCE 315
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photo by / foto di Alessandra Chemollo
¶ L’ITALIA DEL MONDO
Giotto, l’Italia A Palazzo Reale, a Milano, quattordici opere autografate dall’enfant prodige allievo di Cimabue. Per la mostra, l’architetto Mario Bellini ha ideato un progetto espositivo da manuale di Jacqueline Ceresoli
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lontano dai luoghi per i quali Giotto era conteso a comporre le opere qui in mostra? (…) Ho pensato a una materia, il ferro, e a un colore, il “grigio penombra”, caratteristico delle lastre di “ferro nero” così come escono dai laminatoi, per realizzare una sequenza di “altari profani” sui quali posare le opere. Il tutto immerso in una penombra capace di tenere in secondo piano il Palazzo”. “Altari” di ferro nero, che esaltano gli ori e le vesti rosse delle figure illuminate per accentuare un impatto illusionistico, teatrale e sorprendente: un’emozionante macchina scenica. Ha detto il grande architetto: “Non vi sono velluti, legni, colori, ori; niente sfarzi, nessuna velleità di ambientazione. Solo Giotto con le sue opere posate su una sequenza di grandi altari profani composti ciascuno da due potenti volumi: una massa orizzontale di appoggio e uno spesso muro verticale a fare da sfondo, connessi tra loro e quasi galleggianti su un pavimentozattera, una placca metallica della stessa materia, che non vuole congiungersi con i muri di ciascuna sala. Tonnellate di ferro da laminatoio e, attorno, le pareti delle sale, in grigio penombra, che tendono a scomparire e i cui spazi, tuttavia, si avvertono per l’invidiabile vastità e altezza. La luce accende solo le tavole policrome di Giotto, spaziate e ritmate di zattera ferrea in zattera, di altare profano in altare”. Giotto da vicino: si può seguire la pennellata, indugiare sull’impianto compositivo e sulla luminosità dei colori. Giotto è mostrato fuori dal mito dei cieli blu e sfondi oro; ogni capolavoro ci porta dentro la storia e l’identità dei luoghi d’Italia.
Milano, a Palazzo Reale, quattordici opere autografate di Giotto, l’enfant prodige allievo di Cimabue che ha superato il maestro. Celebrato da Dante (Purgatorio, canto XI), mito anche per i bambini abituati a vederlo immortalato sulla scatola di pastelli mentre dipinge su una pietra sotto lo sguardo vigile e ammirato di Cimabue, è un innovatore perché ha archiviato il linguaggio aulico goticheggiante della pittura. Sono riconoscibili le sue Madonne dai volti più naturalistici, dalla fisicità quasi terrena, di cui si avverte il peso del corpo dentro uno spazio reale, come se scolpite con la pittura, aprendo la strada a Masaccio e a Piero della Francesca. La mostra “Giotto, l’Italia” è imperdibile, perché con celebri affreschi, pale d’altare e di memorabili crocifissi, si ripercorrono le varie tappe della sua sfolgorante carriera dell’autore. Giotto è il padre della tradizione figurativa italiana, con angeli e Cristi dai volti umani, liberati dall’aura della statica icona sacra bizantina, con espressioni “delle attitudini e degli affetti”, come scrisse il Vasari, suo primo biografo. Richiesto a Roma, Padova, Verona, Napoli e Avignone, Giotto è il primo pittore, imprenditore, viaggiatore, ricco e di successo, capace di avviare diversi cantieri insieme, grazie al suo talento e a valenti collaboratori. A Milano Giotto giunse tra il 1335-1336, su invito di Azzone Visconti, per affrescare con cicli profani, andati irrimediabilmente perduti, il suo Palazzo, oggi Palazzo Reale; qui “torna” con capolavori, prevalentemente su tavola, riuniti per la prima volta, ognuno dei quali esemplifica non soltanto la sua carriera, ma anche l’evoluzione
della pittura italiana. Dal frammento della Maestà della Vergine da Borgo San Lorenzo e la Madonna da San Giorgio alla Costa, che documentano l’esordio del giovane Giotto, attivo tra Firenze ad Assisi, fino all’atteso Polittico Stefaneschi, per la prima volta uscito dai Musei Vaticani, eseguito a Roma per San Pietro in Vaticano, quando il pittore era già famoso. Sublime è l’esposizione del frammento, mai esposto prima in nessun’altra occasione, affrescato con due teste di apostoli o santi, una disposta di tre quarti e l’altra frontalmente. Insieme alle altre opere, provenienti dagli Uffizi, dalla Pinacoteca di Bologna e dal Museo dell’opera di Santa Croce, lascia senza fiato la Cuspide con Dio Padre e angeli, conservata al museo di San Diego in California, parte del polittico Baroncelli e sorprendente per impianto spaziale così illusionistico. La mostra promossa dal ministero dei Beni delle Attività Culturali e del turismo e dal Comune di Milano, con il patrocinio della Regione Lombardia, è organizzata da Palazzo Reale e da Electa, editrice dell’eccellente catalogo. Il progetto scientifico è di Pietro Petraroia e Serena Romano, che sono anche i curatori della mostra, la quale si avvale di un comitato scientifico composto dal presidente Antonio Paolucci e da altri nomi prestigiosi. L’architetto Mario Bellini ha ideato per la mostra un progetto espositivo da manuale. Scrive nel catalogo: “Come contestualizzare opere concepite per chiese, abbazie, conventi e portarli nel Palazzo dei Palazzi di Milano e come mostrare i suoi capolavori in un contesto molto
Il ferro nero come materia elementare, la luce come alleata di vita necessaria
Mario Bellini è stato insignito a Milano, nel mese di dicembre, del Premio Medaglia d’Oro dell'Architettura alla carriera. Nel 2015, l’architetto ha curato, per Palazzo Reale e per la casa editrice Electa, l’allestimento della mostra “Giotto, l’Italia”. Per raccontare Giotto, Bellini sceglie un progetto espositivo “contemplativo”, ritmato da solidi volumi e realizzato con due soli elementi: il ferro, povero e nobile insieme, e la luce, sapientemente posizionata per evidenziare e – al tempo stesso – occultare i capolavori del padre della pittura italiana.
The black iron as elementary matter, the light as a necessary ally in life mario bellini
Mario Bellini was awarded in Milan, in December, the Premio Medaglia d’Oro dell'Architettura for lifetime achievement. In 2015 the architect designed, for Palazzo Reale and the publisher Electa, the exhibition design for “Giotto, l’Italia”. To narrate Giotto, Bellini has chosen a “contemplative” exhibition design, punctuated by solid volumes and realised with only two elements: the iron, noble and poor at once, and the light, carefully positioned to highlight and, at the same time, to hide the masterpieces of the father of the Italian painting. Italy of the world / LUCE 315
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photo by / foto di Raffaele Cipolletta
Giotto. Italy In Milan, at Palazzo Reale, fourteen works autographed by the enfant prodige pupil of Cimabue. For this exhibition, architect Mario Bellini conceived a textbook exhibition design
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n Milan, at Palazzo Reale, fourteen autographed works by Giotto, the enfant prodige and pupil of Cimabue who has outstripped the master, are on display. Celebrated by Dante (Purgatorio, Canto XI), and a legend for children usually accustomed to seeing him immortalized on boxes of crayons, while painting on a stone under Cimabue’s watchful and admiring gaze,
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LUCE 315 / L’ITALIA DEL MONDO
Giotto is an innovator because he has shelved the courtly language of the gothic painting, opening the way to Masaccio and Piero della Francesca. His Madonnas are recognisable for their more naturalistic faces, and their almost earthly physicality. As if carved with painting, one feels the weight of their body within a real space. The exhibition “Giotto, l’Italia” is not to be missed, for with the famous frescoes, altarpieces, and memorable crucifixes, the several stages of the artist’s brilliant career are retraced. Giotto is the father of the Italian figurative tradition, with angels and Christs with human faces, freed from the aura of the static Byzantine sacred icon, with expressions “of attitudes and emotions”, as written by Vasari, his earliest biographer. Demanded in Rome, Padua, Verona, Naples, and Avignon, Giotto is the first painter, entrepreneur, traveller, rich, and successful, able to start several works along, thanks to his talent and to his skilled assistants. Giotto came to Milan between 1335 and 1336, on the invitation of Azzone Visconti, who commissioned frescoes, profane cycles now irretrievably lost, for his palace, now the Palazzo Reale. Here he “comes back” with
masterpieces, mainly on wood, brought together for the first time, each of which illustrates not only his career, but also the evolution of the Italian painting. From the fragment of the Maestà della Vergine from Borgo San Lorenzo and the Madonna da San Giorgio alla Costa – both documenting the beginning of the young Giotto, then working from Florence to Assisi –, up to the longed for Polittico Stefaneschi, executed in Rome for the Old St. Peter’s Basilica, when the painter was already famous, and for the first time on display outside the Vatican Museums. Sublime is the display of the fragment, never exhibited before, frescoed with two heads of the apostles or saints, portrayed one full-face and the other one three-quarter view. Along with other works from the Uffizi, the Pinacoteca of Bologna, and the Museo dell’Opera di Santa Croce, the Cuspide con Dio Padre e angeli is breathtaking. Part of the collections of the San Diego Museum of Art, in California, this piece of the Polittico Baroncelli is amazing for its illusionistic spatial structure. The exhibition, promoted by the Ministry of Cultural Heritage and Activities and Tourism (MiBACT) and the
photo by / foto di Raffaele Cipolletta photo by / foto di Raffaele Cipolletta
Mario Bellini è un architetto e designer noto in tutto il mondo. Ha ricevuto il Premio Compasso d’Oro otto volte e 25 delle sue opere sono nella collezione permanente di design del MoMA di New York, che gli ha dedicato una retrospettiva personale nel 1987. È stato direttore della rivista Domus (1985-1991). Ha progettato numerose mostre d’arte, design e architettura nel corso degli anni, sia in Italia, sia all’estero.
Municipality of Milan, with the sponsorship of Regione Lombardia, is organised by Palazzo Reale and Electa, publisher of the excellent catalogue. Pietro Petraroia and Serena Romano have conceived the scientific project and curated the exhibition, which avails of a scientific committee that includes the Chairman Antonio Paolucci and other prestigious names. For this exhibition, architect Mario Bellini conceived a textbook exhibition design. He writes in the catalogue: “How to contextualize works that were conceived for churches, monasteries, and convents, and bring them in the Palace of the Palaces of Milan? How to show his masterpieces in a such different context from those for which Giotto was asked to realise the works exhibited here? (...) I thought of a material, iron, and of a colour, the ‘twilight-grey’, distinctive of the ‘black iron’ plates as they come out from rollingmills, to create a sequence of ‘profane altars’ on which the works are posed. All is surrounded by a dim light, able to keep the Palazzo in the background.” “Altars” made of black cast iron, that enhance the gold and the red garments of the figures
lit to accentuate the illusionistic, theatrical, and astonishing impact: an exciting stage machinery. The architect says: “There are no velvets, woods, colours, golds; no pomps and no pretensions of setting. Only Giotto with his works, laid down on a sequence of large profane altars, each consisting of two powerful volumes: a horizontal mass for supporting, and a thick vertical wall as a backdrop, connected to each other and almost floating on a raft floor, a metal plate of the same matter, which does not want to link up with the surrounding walls. Tons of iron and, all around, the walls of the rooms, tinted in twilight-grey, that are tending to disappear and whose spaces are, however, felt for the enviable hugeness and height. The light only lights up Giotto’s polychrome panels, spaced and paced from iron raft to raft, from profane altar to altar.” Giotto up close: one can follow the brushstroke, linger on the compositive structure and on the brightness of colours. Giotto is shown beyond the myth of the blue skies and golden backgrounds; each masterpiece takes us into the history and the identity of the places in Italy.
Mario Bellini is an architect and designer known throughout the world. He has been awarded eight times the Premio Compasso d’Oro, and 25 of his works are in the permanent design collection of the MoMA of New York, which also hosted a personal retrospective exhibition in 1987. He has been director of Domus magazine (1985-1991). Over the years, he has designed several art, design, and architecture exhibitions, both in Italy and abroad.
Italy of the world / LUCE 315
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La Galleria dei Maestri, con i nomi degli artisti incisi nel marmo / The Galleria dei Maestri, with the artists’ names engraved in the marble
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LUCE 315 / L’ITALIA DEL MONDO
¶ L’ITALIA DEL MONDO
Il Museo dell’Opera del Duomo Nel cuore di Firenze, un viaggio “illuminato” tra la maggiore collezione al mondo di sculture del Medioevo e del Rinascimento fiorentino di Massimo Iarussi / foto Mario Ciampi
Italy of the world / LUCE 315
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I
l museo è stato di recente riaperto dopo un importante progetto di ampliamento che ne ha raddoppiato la superficie espositiva, rinnovandolo completamente nell’allestimento. Il nuovo percorso museale è costituito da una successione di colpi di scena, che trovano nella luce il proprio naturale complemento. Già al varco d’ingresso s’incontra un segno luminoso proiettato sul pavimento: il simbolo, ricavato dalla lancetta dell’orologio di Paolo Uccello sulla controfacciata del Duomo, è stato assunto come logo del museo e sarà ripetuto nei punti di snodo lungo tutto il percorso per segnalare la giusta direzione. La Galleria dei Maestri è il primo contatto fra il visitatore e l’universo che lo attende. Una parete di marmo reca incise centinaia di nomi di artisti, architetti e musicisti che, nei secoli, si sono avvicendati per creare le stupende opere d’arte ospitate. Il forte contrasto fra il marmo bianco e lo scuro ambiente circostante genera aspettative e curiosità nel visitatore, mentre la direzione fortemente radente della luce restituisce al meglio la profondità dei nomi incisi nel marmo. L’ingresso nella grande Sala del Paradiso è una vera esplosione di luce. La sala, ricavata dal grande volume del vecchio teatro degli Intrepidi, recuperato dal progetto di ampliamento, costituisce il fulcro del percorso espositivo: essa ospita il modello in grandezza naturale dell’antica facciata Arnolfiana del Duomo, creando la suggestione di un ambiente esterno che proprio nella luce trova uno dei suoi principali compimenti. L’illuminazione è basata sulla combinazione fra la luce diffusa, che evoca la volta celeste, e la luce direzionale fornita da potenti proiettori, che danno rilievo alle sculture e restituiscono la suggestione della luce incidente del sole. L’impianto è governato da un sistema digitale di controllo predisposto per la creazione di numerosi scenari: è possibile isolare ciascuna scultura, con un effetto che, seppure questa volta privo di alcun riferimento alla luce naturale, pure è di forte impatto emotivo. Tutti gli apparecchi, per le operazioni
di puntamento e di manutenzione, sono accessibili dai locali tecnici del sottotetto. Dirimpetto alla ricostruzione dell’antica facciata Arnolfiana, la sala ospita in grandi teche le porte del Battistero. Sistemi lineari a LED, collocati verticalmente ai lati delle porte, alternano luce diffusa e concentrata per ottenere il miglior risalto dei rilievi con ombre non troppo nette. Il percorso prosegue verso la Sala della Maddalena, dominata della struggente scultura di Donatello. L’illuminazione qui è basata esclusivamente sulla luce direzionale, per restituire con maggiore enfasi i tratti drammatici della scultura: il volto scavato, gli occhi infossati, muscoli e tendini a fior di pelle, i lunghissimi capelli ispidi. Un nuovo cambiamento di registro si ha nel passaggio alla Sala della Pietà. La scultura di Michelangelo è ospitata in una sala che ha un grande salto in altezza, sfruttato per creare un effetto di luce che piove dall’alto, quasi a evocare una luce divina. Il percorso prosegue al primo piano con la Galleria del Campanile, caratterizzata dalle aperture verso la grande Sala del Paradiso: qui l’illuminazione deve contrastare la luminosità che filtra attraverso di esse e creare un colpo d’occhio di forte impatto sulla successione delle sculture che costituiscono l’oggetto della sala. Nella Sala della Cupola lo scenario luminoso cambia nuovamente: vi sono esposti prevalentemente modelli, sia storici sia contemporanei, dei quali è messo in evidenza l’aspetto divulgativo, con un approccio quasi ludico. La luce torna a essere fortemente contrastata, indirizzata esclusivamente sugli oggetti esposti. Un divertente artificio è stato usato per l’illuminazione interna del grande modello della cupola: un proiettore a fascio stretto a soffitto sfrutta l’apertura dello spicchio mancante della cupola per indirizzare la luce sul cielino della teca ottagonale sottostante che a sua volta, grazie a un’adeguata finitura diffondente e riflettente, la rimanda verso
l’interno della cupola, senza che la sorgente di luce sia immediatamente individuabile. Nella sala adiacente, che ospita le grandi Cantorie di Donatello e di Luca della Robbia, la luce naturale viene sfruttata nelle ore diurne come componente fondamentale dell’illuminazione, necessaria a fornire la componente diffusa. L’illuminazione è completata da proiettori direzionali, che definiscono i dettagli; alcuni proiettori collocati a parete sono destinati a rischiarare le formelle poste fra le mensole della cantoria contrapposta, per evitare che un’illuminazione proveniente soltanto dall’alto le lasci completamente in ombra. Si passa poi alla Sala del Tesoro che ospita prevalentemente paramenti delicatissimi, che richiedono livelli d’illuminamento ridottissimi e rigidamente controllati: l’illuminazione d’ambiente è completamente assente, per far sì che la poca luce indirizzata sugli oggetti sia comunque sufficiente a farli risaltare rispetto all’ambiente circostante. Il “Parato di S. Giovanni” di Antonio del Pollaiolo, costituito da ventisette formelle ricamate in seta policroma e in filo d’oro, è esposto in una teca che ne ricostruisce la collocazione sui paramenti ed è illuminato con piccoli sagomatori che le ritagliano per farle emergere con discrezione. L’altare d’argento ospitato nella stessa sala è illuminato con luce direzionale, proveniente sia dall’alto che dal basso, per sfruttare i riflessi del metallo ed esaltarne la preziosità. I due punti di conclusione della visita costituiscono elementi di forte impatto. Il primo, sul soppalco che si affaccia sulla sottostante Sala della Cupola, offre un’affascinante vista della vera cupola attraverso un lucernario, suggerendo quasi un confronto con il modello, visibile dallo stesso punto. Il secondo è, invece, il belvedere dal quale, attraverso una parete vetrata, si ha una vista spettacolare sulla grande Sala del Paradiso. In entrambe queste sale l’illuminazione è mantenuta a un livello molto basso, per non interferire con le affascinanti vedute.
Committente: Opera di Santa Maria del Fiore, Firenze Progettazione architettonica e allestimento; Direzione dei Lavori: Studio Natalini Architetti; Studio Guicciardini & Magni Architetti Progetto museologico: Timothy Verdon Progettazione illuminotecnica: Massimo Iarussi Progettazione impianti elettrici e speciali: Giancarlo Martarelli, Daniele Baccellini Progetto impianti meccanici: Roberto Innocenti Progetto strutturale: LeonardoPaolini Imprese esecutrici: • CMB, Cooperativa Muratori e Braccianti, Carpi (MO): opere strutturali e architettoniche • CL Impianti, Montelupo (FI): impianti elettrici e speciali • Intec, Firenze: impianti meccanici e idraulici
Le teche con le porte del battistero nella Sala del Paradiso / The display cases with the Baptistery’s doors in the Sala del Paradiso 32
LUCE 315 / L’ITALIA DEL MONDO
La ricostruzione della antica facciata di Arnolfo di Cambio, nella Sala del Paradiso / The reconstruction of Arnolfo di Cambio’s ancient facade, in the Sala del Paradiso
The Opera del Duomo Museum In the heart of Florence, an “enlightened” journey among the world’s greatest collection of sculptures of Florentine Middle Ages and Renaissance
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he museum recently reopened following a major expansion project that doubled its dimensions, fully renewing its exhibition design. The new museum path is made of a succession of coup de théâtre, of which the light is the natural complement. Right from the entrance gate, one encounters a luminous sign projected on the floor: taken from the hand of Paolo Uccello’s clock on the Cathedral’s counter façade, this symbol is also the museum’s logo, and is repeated at junction points along the path in order to mark the right direction. The Galleria dei Maestri (Masters’ gallery) is the first contact point between the visitor and
the universe that awaits him. A marble wall is engraved with the names of hundreds of artists, architects, and musicians, who took turns over the centuries in the creation of the marvellous works of art here displayed. The sharp contrast between the white marble and the dark surrounding environment generates visitors’ expectations and curiosity, while the strongly oblique lighting expresses to the best the depth of the engraved names. The entrance to the large Sala del Paradiso (Hall of Paradise) is a real explosion of light. The hall, which has been achieved within the large volume of the old Intrepidi’s theatre,
absorbed by the expansion project, is the centrepiece of the exhibition: it houses the full-size model of Arnolfo’s ancient facade of the Cathedral, presented in a suggested outdoor environment that finds in the lighting one of its major achievements. The lighting is based on the combination of indirect light, which evokes the sky, and directional light provided by powerful projectors, which highlight the sculptures and remind of the sun’s direct light. The whole system is controlled by a digital control system specifically designed for the creation of several scenarios: it is thus possible to isolate each sculpture, with an effect that, although devoid of any reference to natural lighting, has a strong emotional impact. For pointing and maintenance operations, all devices are accessible from the attic’s technical rooms. The Baptistery’s doors are housed in large glass cases, facing the reconstruction of Arnolfo’s facade. The LED linear systems, which are placed vertically at the sides of the doors, alternate diffused and concentrated lights, in order to accentuate at best the reliefs, avoiding excessively sharp shadows. The visit continues through the Sala della Maddalena (Hall of Magdalene), where the Italy of the world / LUCE 315
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Schema puntamenti sul modello della antica facciata arnolfiana / Pointings scheme on the model of Arnolfo’s ancient facade
APPARECCHI UTILIZZATI Per la Sala del Paradiso: faretti Erco, serie Parscan, con le seguenti ottiche: Narrow Spot 6° 18W e Spot 16° 48W per i gruppi scultorei; Wall Washer 48W per la luce di fondo sulla grande facciata; Flood 28° e Wide Flood 46°, 48W per l’illuminazione generale zenitale; apparecchi lineari fluorescenti per la luce diffusa attraverso i lucernari. Per le sculture nelle sale rimanenti: faretti Erco, serie Parscan, Optec, Pollux Per la galleria dei Maestri: apparecchi per wall grazing Erco, serie Focal Flood, con griglia speciale anti abbagliamento su disegno. Per i locali di transito e di accoglienza sono stati usati inoltre apparecchi Erco delle serie Lightscan, Quintessence, Pantrac, Skim.
La Cappella delle Reliquie e, sullo sfondo, la Maddalena Penitente di Donatello / The Cappella delle Reliquie and, on the background The Donatello’s Maddalena Penitente
La Sala della Cupola, con i modelli della lanterna e della cupola del Brunelleschi / The Sala della Cupola, with Brunelleschi’s models for the lantern and the dome 34
LUCE 315 / L’ITALIA DEL MONDO
La Sala del Coro Bandinelliano / The Sala del Coro Bandinelliano
poignant sculpture by Donatello prevails. The lighting here is based solely on directional light, to further emphasize the dramatic features of the sculpture: the sunken face, the deep-set eyes, skin-deep muscles and tendons, the long and bristly hair. Visitors experience a change of tone in passing to the Sala della Pietà (Hall of the Pietà). The sculpture of Michelangelo is housed in a hall characterised by a change in height, used to create an effect of lighting falling from above, thus evoking a divine light. The itinerary continues on the first floor, with the Galleria del Campanile (Gallery of the Bell-tower). Marked by the openings on the large Sala del Paradiso, the lighting must here counter the light filtering through them, thus creating a dramatic visual impact on the succession of the sculptures that are the subject of the hall. In the Sala della Cupola (Hall of the Dome), the lighting scenario changes again: the exhibits here are mainly models, both historical and contemporary, whose didactic aspect is highlighted with an almost playful approach. The light is once again strongly contrasted, and addressed exclusively on the exhibits. An amusing stratagem has been used for the interior lighting of the large model of the dome: a narrow beam projector on the ceiling guides the light through the dome’s missing piece on the octagonal showcase below, whose top, thanks to an adequately diffusing and reflective finish, reflects it to the inside of the dome, thus making the light source undetectable. In the adjoining room, which houses the great Cantorie (singing galleries) by Donatello and Luca della Robbia, the natural light is used in the daytime as a key component of the lighting, providing the diffuse component. The lighting is then supplemented by spotlights, to define the details. Some wall projectors are designed to light the panels placed between the consoles of the opposite choir, thus contrasting the shade created by the lighting coming from above. Then, there is the Sala del Tesoro (Hall of Treasure), which mainly houses delicate vestments that require extremely low and strictly controlled lighting levels. The diffuse lighting is fully absent, so that the little light directed on the objects is nevertheless sufficient to make them stand out from the surrounding environment. The “Parato di S. Giovanni” by Antonio del Pollaiolo consists of twenty-seven panels, embroidered in polychrome silk and gold thread, exhibited in a glass case that reconstructs their disposition on the vestments. Small shapers crop the light on the panels, making them stand out with discretion. The silver altar housed in the same room is lit with directional lights, coming from above and from below, in order to exploit the metal’s reflections and add to its preciousness. The two ending points of the visit are both elements of major impact. The first, on the mezzanine overlooking the underneath Sala della Cupola, offers, through a skylight, a fascinating view on the real dome, almost suggesting a comparison with the model. The second is the viewpoint from which, through a glass wall, one has a spectacular view on the large Sala del Paradiso. In both rooms the lighting is kept at a very low level, not to interfere with the fascinating views.
Photo: David Heald (c) - Solomon R. Guggenheim Foundation
¶ Corrispondenza da New York
Incontro con Mary Ann Hoag al Guggenheim Da venti anni Lighting Director dell’opera di Frank Lloyd Wright, tra le più importanti architetture del XX secolo a cura di Matilde Alessandra / Foto David Heald
Installation view: Alberto Burri: The Trauma of Painting, October 9, 2015-January 6, 2016, Solomon R.Guggenheim Museum.
Corrispondence from New York / LUCE 315
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ary Ann Hoag è la Lighting Director dello storico Guggenheim Museum di New York. Parla con affetto ed entusiasmo della bellezza e del carattere unico di questo edificio in cui lavora da 20 anni. “È impossibile lavorare qui e non pensare a Frank Lloyd Wright, il suo concetto di museo è una presenza costante. Alcuni dei designer che lavorano qui cercano di contrastare le sue particolari caratteristiche, ma i migliori sono quelli che abbracciano le sue stranezze e ci lavorano assieme”. Il Guggenheim è stato inaugurato nel 1959, sei mesi dopo la morte di Wright che aveva una visione precisa di come l’arte dovesse essere visualizzata e come il museo andasse visitato: con grande quantità di luce naturale. “È un posto speciale, con molte potenzialità e molti ostacoli, ogni mostra è come ripartire da zero, piegando ogni funzione espositiva con i severi vincoli dell'edificio, la cui particolare architettura crea le regole per quanto riguarda la progettazione e l'illuminazione”. Tante sono le sfide, dai muri ricurvi all’inedita galleria a spirale, con un soffitto di meno di tre metri che cambia salendo i piani e richiede particolare attenzione all’allineamento e alla posizione dei dispositivi d’illuminazione. Ma la più grande è il lucernario a cupola, iconico, dominante: gestirne l’intensità della luce naturale in modo che l’arte sia visibile, è molto difficile, e fu infatti tenuto completamente oscurato per anni. “In un certo senso Wright non si preoccupò molto dell’effetto che la luce naturale produceva sulle opere d’arte che sono spesso vulnerabili soprattutto con alcuni colori e supporti. Nel 2013 abbiamo lavorato con Matthew Tanteri, specializzato in luce naturale, ci ha suggerito due schermi translucidi sopra la cupola per ottenere un effetto il più uniforme possibile, anche se la luce in certi momenti può sembrare
un po’ grigia in alcune ore del giorno o dei mesi; ma come sempre succede al Guggenheim devi accettare questa particolarità anche che se rende il mio lavoro più difficile. Mi piace creare un look per ogni mostra che rimanga il più possibile inalterato, voglio una consistenza che a volte ottenere è difficile. Il crepuscolo è il momento peggiore per quanto riguarda la luce, perché non ha definizione, quello migliore è la notte quando abbiamo solo la luce artificiale. Negli altri lucernari originali posti lungo le gallerie della rampa, non più utilizzati da tempo, abbiamo utilizzato tubi fluorescenti T5 3500 kelvin”. Prima di approdare al Guggenheim, Mary Ann Hoag era lighting designer freelance, impegnata in produzioni teatrali… “Vengo dal teatro, e mi manca ancora molto. Mi manca il dinamismo, la diversità di ogni produzione, la drammaticità della luce sul palcoscenico. All’inizio ho lavorato qui solo per dei periodi, ma quando ho assunto la carica di direttore non ho avuto più il tempo per il teatro. Mi manca anche lo spirito del teatro, il processo collaborativo: ci sono costumisti, illuminotecnici, scenografi che lavorano assieme per creare qualcosa dove la somma è più grande delle parti. In una mostra d’arte il processo è differente: tutto è centrato sull’artista e sul suo lavoro, noi siamo al servizio della sua visione. Ora amo molto questo lavoro; il museo mi ha insegnato quante sfumature di bianco esistono, e i molti trucchi per perfezionarle. Sono orgogliosa di dirigere l’illuminazione di un museo così incredibile e sorprendente, e mi emoziona sempre lavorare qui. Mi piace respirare l’atmosfera unica di questo posto, sia quando è chiuso, sia quando è affollato di pubblico”. Nel 1991/92 il museo ha attraversato una ristrutturazione importante che comprendeva la costruzione di una torre adiacente che offre
nuove aree espositive, alcune sapientemente illuminate con luce naturale. Allo stesso tempo, un nuovo sistema d’illuminazione (ideato e prodotto dalla Lighting Services Inc.), è stato progettato e messo in atto da Peter Barna e Renee Cooley, di Light & Space Associates. “Sto ancora utilizzando apparecchi dalla ristrutturazione del 1992, molte alogene al tungsteno usate con degli ottimi accessori, uso MR16 in tutti i tipi di larghezza di fascio e potenza: aggiungo schermi bianchi o del frosting, ‘top-hatting’ e louvering, manipolo la luce per ottenere esattamente quello che voglio. Gli accessori sono davvero quello che mi permettono di aggiungere finezza all’illuminazione. Stiamo lentamente avvicinandoci al LED, che uso in altri progetti indipendenti dal Guggenheim, ma non sono ancora pronta a usarli qui. In uno spazio così particolare non è ancora ideale, e mentre lo impiego per piccoli dettagli lo trovo molto limitante quando si tratta di illuminare le opere d’arte. Gli apparecchi LED non sono chiudibili e quindi non hanno la flessibilità e la versatilità di una lampada alogena ben accessoriata. Ma so che le cose stanno cambiando, e quindi sono molto interessata a vedere come altri musei gli utilizzano. Il nuovo Whitney è il primo importante museo che utilizza principalmente LED e penso che l'illuminazione sia riuscita benissimo, hanno fatto un lavoro fantastico”. Il Guggenheim ha recentemente inaugurato Burri, the Trauma of Painting l’importante retrospettiva sull’artista italiano che conta molti pezzi poco visti negli Stati Uniti, come la serie catrame, plastica colata, acciaio, diversi dalle opere in tela di sacco e stoffa per cui è universalmente conosciuto. “La mostra di Burri è stata un progetto impegnativo, le sue opere variano così tanto in texture e materiali, alcune sono più vicine alla scultura che alla
Photo: David Heald (c) - Solomon R. Guggenheim Foundation
Installation view: Alberto Burri: The Trauma of Painting, October 9, 2015-January 6, 2016, Solomon R.Guggenheim Museum.
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LUCE 315 / Corrispondenza da NY
Photo: David Heald (c) - Solomon R. Guggenheim Foundation
We meet up with Mary Ann Hoag Lighting Director for twenty years of one of the most notable works of architecture of the 20th century, the Guggenheim Museum in New York City
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ary Ann Hoag is the Director of Lighting at the historic Guggenheim Museum in New York City and talks fondly and enthusiastically about the unique beauty and character of the building she has been lighting for almost twenty years. “It is impossible to work here and not think about Frank Lloyd Wright, his concept is a constant presence. Some of the guest designers who work here try to wrestle the building to the ground, but the best have been the ones who just embraced its quirks and and work with them” The Guggenheim opened in October 1959, six months after the death of Frank Lloyd Wright. He had a strong vision for how the art should be displayed and viewed, taking into account a great deal of natural light. “It’s a very special place with great potential and many obstacles: every show is like ‘reinventing the wheel’, like starting from scratch, making each exhibition function within the constraints
of the building. This museum is so particular in its architecture that really makes its own rules as far as exhibition designing and lighting is concerned.” The curved walls and the unique spiraling ramp gallery with ceiling heights of only 9 feet that vary as it climbs up, means extra careful work when it comes to lighting, but the real challenge is the dome skylight, so iconic and dominating; managing the intensity of the light from it, in a way that the work is viewable - and still intact for years to come - is almost impossible, and in fact was kept completely obscured for several years. “In a sense Wright didn’t think much about the strains that ever-changing natural light would put on the artwork and on the viewer. He also didn’t worry about the actual damage to the works when exposed to sunlight, and some of which can be so vulnerable. Nowadays we have two translucencies above the dome, Corrispondence from New York / LUCE 315
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pittura. Ogni pezzo doveva essere illuminato in modo particolare e dovevo stare attenta che le opere di plastica o acciaio non sembrassero troppo appariscenti. Per le grandi opere bidimensionali ho avuto bisogno di illuminare tutta la superficie in modo coerente, senza ‘macchie‘ evidenti di luce. Ho usato una ‘wall wash’ con lampade Q100T3 che scaldano i colori. Le ho quindi mischiate con delle MR16 che hanno una qualità meravigliosa di resa cromatica; a tutto questo si aggiunge la luce del giorno e la fluorescenza che usiamo per le pareti. Per le opere più piccole, dove non è possibile usare le grandi ‘wall wash’ al quarzo ho usato di nuovo MR16, aggiungendo un piccolo tocco di luce calda per creare un effetto continuo con le altre grandi opere. Ho fatto questo con un 35watt PAR20 Narrow. È così che ho miscelato le luce e i colori per le opere di Burri. Cerco sempre una certa unità in una mostra, il mio obiettivo è di mantenere un effetto complessivo coerente. In un certo senso queste sono opere spesso piuttosto cupe, e ho fatto uno sforzo particolare per far risaltare i colori il più possibile, e per ‘staccare’ i quadri dallo sfondo della galleria”. Per Mary Ann Hoag un buon direttore illuminazione per ogni sua scelta deve capirne le conseguenze e prendere in considerazione l’esperienza dello spettatore, non solo di come far apparire l’arte. “Per me importante è l’unità, sentire coerenza. Non posso avere un sistema caotico con molte varietà di tipologie di lampade, di luminosità e diversi modi per illuminare le opere. L’arte è l’unica cosa che si deve ammirare e attrarre il pubblico, il resto passare in secondo piano. Devi lavorare con la visione dell’artista e quella dell’exhibition designer, il nostro ruolo è quello di metterci da parte, di catturare l’essenza e tradurla in un’illuminazione impeccabile che svanisce nel background”. Installation view: Alberto Burri: The Trauma of Painting, October 9, 2015-January 6, 2016, Solomon R.Guggenheim Museum.
we worked with Matthew Tanteri who is specialized in natural light and he suggested these plastic diffusers in order to get the light as uniform as possible. We did this two years ago and for the first time we had a truly workable situation, though the light it casts can seem a bit gloomy at times. It still changes from weather to weather, season to season and at different times of the day, but again you have to accept and embrace that, though is hard for me because I want to create a look for each show and stay with it. I want a consistency that sometime is hard to obtain. Dusk is usually the worst time as fa r as light goes, being nor here nor there. The best time is at night, when we have only artificial light. As for the other original skylights along the ramp galleries, those are no longer in use and have been replaced by 3500 kelvin T5 fluorescent tubes”. Before approaching the Guggenheim Hoag was a freelance lighting designer, engaged mostly 38
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in theatre productions. “I come from the theatre, and still miss it a lot. I miss the fast pace, the diversity of each production, the dynamic and dramatic quality of light on the stage. I miss the spirit of a theatre production, the more collaborative process: you have costume, lighting, set designers, everyone working together to create something much bigger than you all together, where the sum is larger than the parts. In an art exhibition there is a very different kind of process: is all about the artist and his or hers concept and we are at the service of that singular vision. But I have grown to really love this type of work; among many things, the museum have taught me how many shades of white are out there! And all the many tricks to tweak with them. I am proud to be in charge of lighting such an incredible place a unique museum, and I still get a thrill from the atmosphere here”
In 1991/92 the museum went through a major renovation that included the building of an adjoining tower that also offers new exhibition areas, some cleverly lit with natural light. At the same time an entirely new lighting system (created and manufactured by Lighting Services Inc) was designed and put in place by Peter Barna and Renee Cooley, from Light and Space Associates. “I’m still using fixtures from the 1992 refurbishment, a lot of halogen tungsten loaded up with with great accessories. I use MR16 in all kinds of beam width and wattage: I would drop a white screen, put a little frosting, ‘top-hatting’, louvering, manipulating the light so I get exactly what I want. Accessories are really what enable me to finesse the lighting. I’m slowly transitioning over to LED – I use it mostly in other projects - but I’m not quite ready to use it here. In such particular space is still not ideal, and while I employ it for small areas
Photo: David Heald (c) - Solomon R. Guggenheim Foundation
and details of the building I find it very limiting when it comes to lighting the artwork. LEDs are not enclosed fixture, so it doesn’t have the flexibility and versatility of a well accessorized halogen tungsten lamp. Though I know that is changing and I’m very interested to see how other museums are using it. The new Whitney is the first major museum to use only LEDs and I think the light there is beautiful, they did a fantastic job”. The Guggenheim Museum has recently opened the exhibition ‘Burri, the Trauma of Painting’ a major retrospective of the Italian artist featuring several pieces rarely seen in the United States, such as the melted plastic, tar and steel series, alongside the burlap and resin works for which he’s universally known. “The Burri show was a particularly challenging project, his pieces vary so much in textures and materials, from sack-cloth to steel, from plastic to resin. Some are more akin to sculpture
than to painting. So every piece needed to be lit in it’s own particular way; I had to be careful with steel and plastic ones so they wouldn’t look too brassy. When I work with large scale 2D pieces, such as in Burri’s, I need to light the whole surface consistently, without noticeable ‘spots’ of light. I will often use an LSI Wall Wash with a Q100T3, and then I’ll add some G.E. constant color MR16’s, which have a wonderful color rendering quality. I in blend two direction light sources; adding to that there’s the daylight and the fluorescent we use for the walls. For the smaller scale works, where I cannot use the wide quartz wash, I used the constant color MR16’s, but added just one small touch of warm light to match the other large works. I did this with a 35watt PAR20 Narrow flood. I always look for consistency when lighting an exhibition, and as ever my main goal is to keep the overall effect cohesive and consistent.
In some ways Burri’s works can seem quite sombre at times so I made a special effort to bring out the colours as much as possible, and to make the work stand out from the gallery background”. According to Mary Ann Hoag a good lighting director has to understand the consequences of every choice that is made, and to take into account the viewer experience too, not only how it makes the art appears. “For me, what is most important is unity, to have a sense of consistency. I cannot have a chaotic scheme with too much variety of lamp types, brightness, directions and different manners to light the work. The art is the only thing you should notice, is what you are drawn to and everything else takes a back seat to that. You have to work with the artist’s vision and that of the exhibition designers: our role is to stand back, to capture the essence and translate it into impeccable lighting that fades in the background”. Corrispondence from New York / LUCE 315
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¶ Corrispondenza da Berlino
Quando la luce si mette all’opera Le orchestrazioni illuminanti di Giuseppe di Iorio: in Morgen und Abend nascita e morte coincidono nella luce a cura di Silvia Eleonora Longo e Marica Rizzato Naressi
Morgen und Abend, Royal Opera House.
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l prossimo 29 aprile alla Deutsche Oper Berlin va in scena Morgen und Abend, una coproduzione del teatro tedesco e della Royal Opera House di Londra, dalla novella dello scrittore norvegese Jon Fosse. L’opera è musicata da Georg Friedrich Haas – le cui composizioni microtonali vibrano tra la micropolifonia di György Ligeti ed il minimalismo sacro di Arvo Pärt – e diretta da uno dei maggiori artefici della modernizzazione di questa forma d’arte, l’inglese Graham Vick, fondatore nel 1987 della Birmingham Opera Company. A firmare l’illuminazione di molte delle messe in scena del regista inglese da 11 anni a questa parte, è il lighting designer italiano Giuseppe di Iorio. Lo incontriamo al Teatro Massimo di Palermo, impegnato con l’ultimo capitolo della tetralogia L’anello del Nibelungo di Richard Wagner: Götterdämmerung – Il crepuscolo degli dei. Ci racconta come incontra l’opera moderna? Pura casualità! Appena arrivato a Londra a diciott’anni, con due amiche proponemmo uno spettacolo completamente organizzato da noi
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ad un teatro di new writing: la nostra storia di giovani bisessuali nella capitale britannica, dove all’epoca, o eri straight o eri gay. Fui io a curare le luci. La sera della prima, a fine spettacolo, venne un uomo a complimentarsi per l’illuminazione, però senza presentarsi. Qualche mese più tardi iniziai a lavorare come trovarobe al Covent Garden. Arrivò una produzione del Teatro Mariinsky, Fiery Angel, con le luci di Steve Whitson: scoprii così che quella sera ero stato avvicinato e notato proprio dal grande lighting designer newyorkese. Questo fu il primo episodio che mi spinse a riflettere: mi ero molto divertito a curare quella parte dello spettacolo ed all’epoca Londra pullulava di teatri. Continuai nei teatri off e mi iscrissi al corso di direzione di scena della Guildhall School of Music Drama. Con tre sale, la più grande delle quali da 600 posti, corsi per musicisti, attori e danzatori, la scuola offriva una formazione all’interno di un teatro che funzionava davvero, consentendo d’impratichirsi in ogni campo
della produzione teatrale, a stretto contatto con professionisti veri. Questa organizzazione prettamente pratica della scuola inglese sta arrivando solo ora in Italia, con le accademie teatrali. Nell’ultimo spettacolo alla Guildhall misi le luci per Inga Levant, già assistente di David Alden, David Fielding e David Pountney, il grande “triumvirato dei David” degli anni Ottanta a Londra. Lì molti dei grossi nomi in circolazione videro il mio lavoro. Se avessi voluto contattarli io uno per uno, non sarebbero bastati anni! In seguito, con La vera storia di Luciano Berio, il mio nome fu finalmente associato alla musica moderna. Ho lavorato poi con Mark Anthony Turnage e i National Opera Studio, grazie ai quali ho conosciuto l’Opera come arte viva, che non si fossilizza nella tradizione. E l’incontro con Graham Vick... Io e Graham siamo accomunati dal gusto per la luce chiara, direzionale, pulita. Pochi angoli. Un’illuminazione non all’americana.
foto / photo Clive Barda.
Questa scelta, col passare degli anni, ci sta portando sempre di più all’utilizzo di materiale abitualmente cinematografico. Qui a Palermo ad esempio, per la tetralogia wagneriana, usiamo due proiettori da 12kW a scarica. In Italia è difficile che i teatri possano permettersi di spendere 22.000 € per noleggiare le persianine, perciò le scariche le accendiamo e le spegniamo in diretta. È un approccio che ci viene dal site specific, un aspetto del mio lavoro che adoro. Dopo aver scelto lo spazio, in sei settimane costruiamo lo spettacolo: l’acoustician determina prima la posizione dell’orchestra e i materiali da usare per favorire la propagazione del suono, avviando a catena il resto del processo creativo. Lavorare in luoghi deputati significa gestire i budget in maniera piuttosto diretta, vincolata, spesso scegliendo di investire i soldi in altri aspetti piuttosto che per crearsi la situazione tecnica perfetta. Due esempi sono il Mittwoch aus Licht di Stockhausen, allestito in una fabbrica lunga 150 metri e larga 50, e il Mosè in Egitto all’Adriatic Arena di Pesaro.
Esiste un linguaggio della luce come poetica e se sì, ritieni di averne sviluppato uno personale? Ciò che trovo affascinante del mio lavoro è che, facendo sempre la stessa cosa – raccontare una storia attraverso una drammaturgia di luce – ci si confronta con le problematiche ogni volta in un modo differente, sia dal punto di vista delle pratiche lavorative che del pensiero artistico. Noi lighting designer non siamo artisti, siamo piuttosto artigiani-artisti, perciò non possiamo chiuderci troppo in uno stesso stilema o linguaggio, come fanno alcuni registi. Io cerco di evidenziare sempre il lato emotivo del racconto, mostrando lo spazio in maniera drammaturgica, con fonti spesso uniche e direzionali, intense. Mi piace molto il contrasto forte: i miei collaboratori mi prendono in giro dicendo che, se c’è un proiettore acceso, è a full. Su uno spazio enorme accendo due, cinque proiettori alla massima intensità, non ne accendo 46 al 30%. Per quanto riguarda la fase ideativa con scenografo e regista, specie quando non si tratta di collaborazioni già rodate, utilizzo
il metodo anglosassone: illuminare il modellino nel modo più preciso possibile. Mi presento agli incontri con i miei strumentini e faccio un photo-story di idee, utilizzando una comunicazione il più concreta possibile, anche perché in casi come questi comunicare a parole può essere davvero fuorviante. A un regista che mi dice “in quel momento voglio tutto illuminato di blu”, rispondo “quale blu, e tutto cosa?”: sono infinite le variazioni possibili! In Morgen und Abend, infine, quasi beckettiano nella sua essenzialità, in 90 minuti di musica ininterrotta lei accende solo l’inizio e la fine della vita di un pescatore, nascita e morte, ma non il suo svolgimento. Sia Graham che Haas volevano che la luce fosse l’elemento fondamentale, trascendentale. Da questa idea iniziale Graham e lo scenografo Richard Hudson hanno creato uno spazio grigio molto indefinito, con pochi oggetti chiave su una piattaforma girevole. La piattaforma ruota quasi impercettibilmente, compiendo un giro di 360° in un’ora e mezzo; contemporaneamente Corrispondence from Berlin / LUCE 315
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foto / photo Clive Barda.
la fonte luminosa, un proiettore unico ArriMAX HMI da 18kW, descrive un arco di 180°, aumentando gradualmente di intensità, fino al momento culminante del trapasso, durante il quale il protagonista varca la soglia di una porta e viene letteralmente “bruciato dalla luce”. Essendo anche i costumi nella scala dei grigi come la scenografia, con delle fonti luminose convenzionali sarebbe sembrato tutto solamente un’elegante spettacolo di teatro e la forza della luce, ossia l’elemento chiave, sarebbe venuto a mancare; perciò ho scelto una fonte unica ma dimmerabile, appunto attraverso la persianina DarkVader. L’azienda tedesca Licht-Technik ha fornito il braccio mobile BigBee, una sorta di gancio che sostiene il proiettore variandone pan e tilt, con un motorino che aziona il carrellino della lampada in modo da cambiarne il raggio. Il livello ingegneristico dell’attrezzatura era altissimo. Al Covent Garden, dove il tempo per le prove sul palco era poco, siamo arrivati in scena solo con una serie di coordinate di graticcia generate in una sala di progettazione 3D con il software Wyisiwyg: il bilancino su strada su cui era montato il proiettore saliva e si muoveva, mentre il proiettore stesso ruotava, cambiava raggio e intensità. Sul finale poi, nel momento del trapasso, il faro unico da 18kW fa una sventagliata in tutta la sala, colpendo direttamente il volto del pubblico. La partitura musicale di Haas è arrivata solo poco prima dell’inizio delle prove. La sua musica è stata per me davvero una rivelazione: un’orchestra classica che produce suoni quasi elettronici, che sembrano provenire da altri mondi. Ricordo ancora la prima volta che l’ho sentita eseguita dall’orchestra: sono uscito dal teatro e mi sono sentito in qualche modo riappacificato con la morte. Morgen und Abend, Royal Opera House.
When light goes to opera Lighting orchestrations by Giuseppe di Iorio in Morgen und Abend birth and death matching in light
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n April 29, 2016 the Deutsche Oper Berlin stages Morgen und Abend, a co-production of the German theater and the London’s Royal Opera House, based on a novel of the Norwegian playwright Jon Fosse. The piece is orchestrated by Georg Friedrich Haas – whose microtonal compositions resonate between György Ligeti’s Micropolyphony and Arvo Pärt’s Holy Minimalism – and conducted by the
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English director Graham Vick, pioneer in the modernization of Opera as a 21st century art form, also founder of the Birmingham Opera Company in 1987. Over the last 11 years Italian lighting designer Giuseppe Di Iorio has lit up several of the English opera director’s productions. We meet him at the Teatro Massimo in Palermo, where Di Iorio is working on the last chapter of Richard Wagner’s tetralogy Der Ring des Nibelungen: Götterdämmerung – Twilight of the Gods. Please describe how happened You met modern opera. By mere chance! After moving to London at the age of 18, I was invited to join a piece of new writing by two female friends, we submitted our story of young bisexuals settling in the british capital, where at the time one had to be either straight or gay. I also ended up designing its stage lighting. Right after the show on the first night, a man approached me to offer his congratulations, without revealing his name though. Some months later I began
to work as dresser at Covent Garden, during the rehearsals of a co-production with the Mariinsky Theater, Fiery Angel, with the lighting of Steve Whitson. This is how I found out who approached me that night: the great new yorker lighting designer. The circumstance was very thought-provoking: the lighting process really amused me and London offered many opportunities with its variety of theaters. I kept on working at many off theaters, attending in parallel the Stage Management Course at Guildhall School of Music Drama. With state-of-the-art performance spaces including a 600-seat multipurpose theatre space, as well as fully professional courses for musicians, actors and dancers, the school provided training at the highest level in order to be ready to join the professional world. Such a purely practical teaching method has only been introduced a short time ago within Italian Opera Houses with the foundations of educational programs. I lit up the End of Year Show at Guildhall for Inga Levant, former assistant of David Alden, David Fielding and David Pountney, the superb London’s
Then the meeting with Graham Vick... I share with Graham the taste in bright, directional lighting, a passion for white in its many variations of temperature as well as the use of shadows. This attitude pushed us over the years to choose fixtures generally used in cinematography. Here in Palermo for instance, in Wagner’s tetralogy, we use two 12kW output HMI Fresnel fixtures. As budget restrictions would not allow us to hire very costly dimmer shutters, we prefer to switch the lamps on and off at the right moments to exploit the natural warming up as an effect rather that to compromise to a less interesting or powerful source. It is a site specific approach, an aspect of my work that I simply adore. For the Birmingham Opera productions in promenade once the location has been selected, we build up the show in six weeks: the acoustician designates first the orchestra position and the best materials for an excellent sound diffusion, then the rest of the creative process can follow, with the designing of a specific rig of mostly strong directional sources, in order to deal with the industrial spaces, concerned like for Stockhausen’s Mittwoch aus Licht, played in a 150 meter long and 50 in width factory or Mosè in Egitto at Adriatic Arena in Pesaro. Does a language of light as poetics exists and if so, have You developed yours? What I consider fascinating of my job is that, in spite of the constant repetition of the same thing – storytelling through a dramaturgy of light – one has to measure oneself against problematic issues each time in a different way, whether concerning the working practices or the artistic philosophy. Lighting designers are not artists, but artisan-artists, therefore we cannot shut ourselves up into style or poetics, as some directors do. I always try to shed light on the emotional aspect of narrative, lighting up the space dramaturgically. I do like chiaroscuro lighting: my collaborators make fun of me, saying if there is a fixture on, then it is surely set on full power. I light up a wide stage area with two, no more than five fully powered spotlights, instead of 46 at 30% luminous intensity. During the ideational phase with the set designer and the director, especially in case of first-time collaborations, I use the Anglo-Saxon method by lighting up the model as accurate as possible and producing a photo book of ideas, being as concrete as possible, inasmuch as words can be really misleading in those conversations. When a director tells me “in that moment I want everything lit up in blue”, I answer “what kind of blue and what does everything mean?”: the possible variations are infinite!
In Morgen und Abend, very nearly indebted to Beckett in its essentiality, across 90 minutes of unbroken music, You light up the beginning and the end of a fisherman’s existence, but not its course. Both Graham and Haas wanted the light to be the fundamental, transcendental element. Starting from this original idea Graham and the set designer Richard Hudson created a much indefinite grey space, with a few key-items on a revolving platform. This turns almost imperceptible 360 degrees in one and a half hours; simultaneously the high output Fresnel fixture - the “ArriMAX 18kW HMI” fixture - tracks a 180 degrees course as a huge arc light, gradually intensifying its lighting until the climax of decease (afterlife), right afterwards the protagonist crosses the threshold of a door and is literally “burned” by this light. Furthermore, as the protagonist passes away at the end of the play, the “ArriMAX 18kW” pans over the entire theater room, straight in audience’s faces. With the stage costumes as grey as the scenario,
if I had chosen conventional theater lighting instruments, the piece would have merely looked like an elegant theatrical mise-en-scène and the keynote power of light would have been completely absent. For this reason I chose a strong single source with a suitable shutter, the “DarkVader Dimming Shutter”. The German company Licht- Technik provided the “BigBee Moving Arm”, a moving yoke for HMI units, able to control pan, tilt and focus. Concerning the technical equipment, this is surely the highest engineering level. The Covent Garden Lighting Department with its WYSIWYG suite allowed me to arrive to the first stage rehearsal with a full plot of lighting and fly/trucking cues, this process proved essential, given the restricted stage rehearsals time of such a busy repertory house. Haas’ musical score first orchestral run through was a revelation: a typical classical orchestra sounds quasi-electro, nearly from out of space. I remember the first time I heard it: as I left the theatre, I felt somehow reconciled with death.
foto / photo Mats Bäcker
“triumvirate of Davids” of the Eighties. In that occasion some of the greatest artists of the day gained knowledge of my work. If I had tried to contact them by myself, it would have taken years! Later on, Luciano Berio’s UK première of La vera storia connected my name to modern music. Afterwards followed collaborations with Marc Anthony Turnage, Johnatan Dove, Param Vir and the National Opera Studio, thanks to all those experiences I discovered Opera as a lively art form, that does not fossilize itself into tradition.
Nozze di Figaro, Göteborgsoperan.
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“Dear World… Yours Cambridge”, King’s College Chapel, Cambridge
“Il progresso, la più ingegnosa e crudele tortura dell’umanità”. Chissà a quali meraviglie dell’epoca si riferiva Baudelaire, quando scrisse questa frase nei Fiori del Male: sicuramente ad oggi, qui nello studio di Miguel Chevalier, possiamo interpretarla molto bene. Cosa di più straordinario di un laboratorio dove il progresso della tecnologia e la libertà della fantasia si sono uniti? Entrando si ha il presentimento di varcare la soglia di un nuovo mondo e si è sollecitati e avvolti, nell’immediato, dalle realtà virtuali da lui elaborate. Una grande sala delle sperimentazioni luminose, e non solo, è il terreno di studio e gioco dove l’artista con i suoi stretti collaboratori elabora, progetta e declina i diversi lavori prima di presentarli al grande pubblico. Ed è qui che i sensi vengono sollecitati. Si accendono i proiettori, e la grande curva dello schermo s’illumina e inizia a muoversi. Il pavimento, traslucido, aumenta la percezione di essere avvolti dall’opera di luce. I sensori si attivano e le figure proiettate captano il movimento e ci seguono. A partire dagli anni ottanta lei ricerca ed evolve, al passo con la rivoluzione tecnologica, il suo immaginario creativo. Cosa l’ha spinta, sin dai primi anni dell’Accademia des Beaux-Arts a Parigi, a prendere questa direzione? Ben presto sono stato attratto dalle nuove forme d’espressione. Come molti grandi prima di me ho voluto trovare un modo per andare oltre ai mezzi già conosciuti e sviluppare un mio vocabolario. Affascinato da artisti come Nam June Paik e le sue manipolazioni del tubo catodico, da Man Ray e le sue sperimentazioni con la rayografia, o come da Fontana con lo Spazialismo, ho cercato il mio mezzo d’espressione e l’ho trovato nella luce e nelle sue onde. La stessa pulsione l’avevano avuta Seurat e Monet. Il loro studio sulla scomposizione della luce fu una visione che ha aperto una porta sull’oltre, furono dei grandi precursori. Da cosa è caratterizzato il suo universo? Quali sono gli elementi che lei predilige? Lo studio della luce e la vibrazione delle sue onde. La possibilità di ricrearne il movimento, che si perpetua all’infinito, che crea e modifica la sua forma, creando nuovi universi all’infinito. Tutto questo è possibile oggi grazie al processo innovativo delle nuove tecnologie e alle competenze dei miei collaboratori, come ad esempio Cyrille Henry e Antoine Villeret per i softwares, o Claude Mossessian per i video. Quando ho cominciato era tutto meno evidente, le macchine erano meno potenti, molto più ingombranti e non mi davano l’indipendenza che posso avere oggi. 44
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¶ CORRISPONDENZA DA PARIGI
La ricerca di Chevalier Le sue opere avvolgono monumenti e palazzi di tutto il mondo, ma quando a 24 anni cominciò la sua avventura il successo non era cosi scontato a cura di Amaranta Pedrani
Night Festival, Singapore
Rimaniamo sul tema natura, questo è senz’altro un elemento importante per lei. Lo studio della generazione dei frattali ha portato alla creazione dei “Fractal Flowers”, come si sviluppa quest’opera? Come in natura esistono ripetizioni geometriche, io ho voluto creare dei semi virtuali che potessero generare a loro volta vita. Dei semi che creano dei fiori algoritmici, dei fiori di luce che si sviluppano, ma che come in natura non ritornano mai alla forma d’origine. Una trasformazione volta all’infinito, fiori generativi. Nascita, crescita e morte, e di nuovo una nascita. Come nel reale ciclo della vita. Rievocare la natura in maniera artificiale è una ‘maniera’ di creare una memoria prossima che a noi mancherà? L’aspetto che qui m’interessa è la possibilità di ricreare una nuova forma di natura interamente artificiale. Una natura di luce. Vivendo in un mondo che divora la natura, è una maniera per non abbandonarla? Si può vivere nella tecnologia senza abbandonarla? Oggi viviamo in permanenza con la tecnologia. Ci permette più velocità di conoscenza. Uso questi mezzi per creare dell’arte, non per utilizzarla come mezzo politico o di contestazione. Quando è entrata la musica nel suo lavoro? La musica arriva quasi in contemporanea con lo sviluppo finale dell’opera. Avanza in maniera autonoma per poi collegarsi e creare un sodalizio. Le ultime installazioni hanno visto la collaborazione di Jacopo Baboni. Lui ha una formazione da compositore, e crea della musica con dei frammenti di partizioni, cosi da poterli modificare e assemblare in maniera differente e generare musica da infinite combinazioni. Esattamente come i miei algoritmi fanno.
Un laboratorio delle meraviglie nel quale creare caleidoscopi giganti, tappeti magici, onde di pixels… Pierre Restany non ha sbagliato definendola “un esploratore della comunicazione dell’informatica”. Questa passione mi ha permesso di realizzare molte opere. Pixels Wave, Magic Carpets o Pixels crossing sono solo alcuni esempi. Vengono declinate in maniera differente a seconda del luogo prescelto. Al Night Festival di Singapore le referenze erano prese dall’arte cinetica, dalla OpArt, invece a Fez nel 2015 a Dar Batha dai mosaici, dagli arabeschi e dal magico universo dei racconti de Le mille e una notte. Come sceglie i luoghi o i temi per le sue coreografie di luce, per le sue proiezioni? Principalmente vengo invitato, e alcune partecipazioni aprono poi la strada verso altri paesi. Ad esempio quando realizzai
El origen del mundo sulla facciata del palazzo delle Belle Arti a Città del Messico nel 2013, il successo riscontrato dall’installazione apri la strada verso Parigi e il Grands Palais per Art Paris Fair nel 2015. La visita dell’atelier continua dietro il grande schermo curvo, diversi oggetti e sculture catturano l’attenzione per la loro diversità. Uno tra tanti è il Libro Herbarius. Un erbolario digitale e interattivo. In questo caso mi sono ispirato molto alla botanica. Sfogliando le pagine di questo libro di gran formato un testo generato in tempo reale descrive ed accompagna la pianta algoritmica proiettata a lato. I titoli sempre uguali, i testi, intrisi di citazioni, come I fiori del male di Baudelaire, spiegano le proprietà e danno indizi curativi, come anche dei luoghi, assurdi, dove trovarle. Lasciare un po’ di spazio all’ironia e al ludico credo sia importante.
Lei usa il pubblico come parte integrante dell’opera o il suo interesse è più la ricerca di nuove figure, nuovi mondi? Sicuramente la ricerca primeggia. Per me è più interessante l’immersione nella generabilità. Lo stupore e il coinvolgimento del pubblico, come l’interattività, sono un surplus. La possibilità di estendere la mia opera su grandi superfici e farla spaziare per generare una nuova percezione è il mio fine. Come di vero spazio si può parlare in Dear World…Yours Cambridge realizzata nella King’s College Chapel, a Cambridge in occasione di un evento in presenza del fisico Stephen Hawking, conosciuto nel mondo intero per i suoi studi sui buchi neri. Con cosi tanta luce, ha paura del buio? Ritrovarsi nel buio può essere angosciante, anche per questo le opere che sviluppo sono degli universi di colore. Sono gioiose, a volte psichedeliche e servono per aprire porte su nuovi mondi. Corrispondence from Paris / LUCE 315
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Palazzo delle Belle Arti, Città del Messico
Chevalier’s research His works have covered monuments and palaces all over the world, however when at the age of 24 he started this adventure, success wasn’t that certain. «Progress, humanity’s most ingenious and cruel form of torture.» Who knows what marvels of those times Baudelaire was referring to when he wrote this in Les Fleurs du Mal (Flowers of Evil). Certainly today, here in Miguel Chevalier’s Studio, we can interpret it very well. What is more extraordinary than a laboratory where technological progress and freely flowing fantasy unite? As we enter we have the premonition that we are stepping into a new world, and we are stimulated and surrounded instantly by the virtual realities he has created. An enormous hall of experimental lighting, and not only that, it is a ground for study and play, where the artist, with his close collaborators, elaborates, designs and declines different works before presenting them to the public. And it is here that the senses are stimulated. Projectors are turned on, the large curve of the screen lights up and begins to move. 46
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A translucent floor increases the perception of being surrounded by a work of light. The sensors are activated and the projected figures capture any movement and follow us. Starting from the Eighties, you have researched and evolved your creative imagination alongside the technological revolution. What pushed you, since the very first years at the École nationale supérieure des Beaux-Arts in Paris, in this direction? I soon felt the attraction for new forms of expression. Like many great artists before me, I wanted to find a way to go beyond the mediums that were already known, I wanted to develop my own vocabulary. I was fascinated by artists like Nam June Paik and his manipulations of the cathode-ray tube, by Man Ray and his experiments with rayography, or by Fontana and Spatialism, I looked for my own form of expression and I found it in light and its waves. Seurat and Monet had the same impulse. Their study of the decomposition of light was a vision that opened a door into the beyond. They were great precursors. What is your universe characterized by? Which elements do you prefer? The study of light and the vibrations of its waves. The possibility of recreating its movement, that perpetuates infinitely, that creates and changes its shape, forming new universes stretching to infinity. All this is possible today thanks to the innovative process of the new technologies and the know-how of my collaborators, like Cyrille Henry and Antoine Villeret for the software, or Claude Mossessian for the videos. When I started, everything was less evident, the machines were less powerful,
more bulky, and they did not give me the independence they give me today. A laboratory full of wonders, where giant kaleidoscopes, magic carpets, pixels waves are created. Pierre Restany was not wrong in defining you “an explorer of the world of computer communication”. This passion has enabled me to realize a number of works - “Pixels Wave”, “Magic Carpets” or “Pixels crossing” are only some examples. The works vary depending on the chosen location. At the Night Festival in Singapore, references were from kinetic art and Op Art, while at the Dar Batha, in Fes in 2015, there were references to mosaics, arabesques and the magic universe of the Arabian Nights: Tales from a Thousand and One Nights. How do you choose the places and the themes for your choreographies of light and for your projections ? Mostly I am invited, and some of my participations have opened the way to other countries. For example, “El origen del mundo” (Origin of the world), the success of the installation that I created for the façade of the Bellas Artes palace in Mexico City, in 2013, opened the way to Paris and the Grand Palais for the Art Paris Art Fair in 2015. The visit to the artist’s studio continues behind the large curved screen, various objects and sculptures capture one’s attention due to their diversity. One of these is the book Herbarius, a digital, interactive plant encyclopedia. In this case I drew my inspiration greatly from botanics. Turning the pages of this
Durham Cattedrale, Durham, UK
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Castel del Monte, Andria, Puglia
return to the original form. A transformation that tends to infinity, generative flowers. Birth, growth and death, and again a birth. Just like the real life-cycle. Is evoking nature in an artificial manner a way of creating a close memory which we will miss? The aspect I am interested in is the possibility to re-create a new form of nature, that is completely artificial. A nature of light.
large-format book, a text is generated in real time, which describes and accompanies the algorhythmic plant that is displayed on the side. The titles are always the same, the texts are filled with quotes, like Baudelaire’s Les Fleurs du Mal (Flowers of Evil). They explain the properties of the plants and offer healing evidence, indicating the absurd places where they may be found. I believe it is important to leave some space for irony and for play.
Digital Arabesques
With regard to the theme of nature, this is undoubtedly another important element for you. The study of the generation of f ractals has led to the creation of “Fractal Flowers”, how did this work develop? Just like in nature, where there are geometric repetitions, I decided to create virtual seeds that could, in turn, generate life. From the seeds that create algorhythmic flowers, flowers of light develop, but just like in nature, they never
Is living in a world that devours nature a way of not abandoning it. Can we live in technology without abandoning it? Today we live constantly with technology. It allows us greater speed of knowledge. I use these mediums to create art, I do not use art for political reasons, nor as a protest . When did music enter your work? Music arrives almost simultaneously with the final development of the work. It forms independently, and then connects and forms a union. In the last installations, there has been the collaboration of Jacopo Baboni. He is a composer, he creates music with fragments of partitions, so that they can be modified and assembled in different ways, and generate music from infinite combinations. Which is exactly what my algorhythms do. Do you use the public as an integral part of the work or is your interest more about research of new figures, new worlds? Surely research prevails. What I find most interesting is to immerse in generability. The amazement and involvement of the public, like interactivity, are a surplus. The possibility of extending my work over large surfaces, making it spread to generate a new perception, is my scope. We can speak of real space in “Dear World…Yours Cambridge” at King’s College Chapel, in Cambridge, on the occasion of an event in which the physicist Stephen Hawking, who is well-known all over the world for his studies on black holes, was present. With so much light, are you afraid of the dark? To find oneself in the dark can be distressing, and for this reason too, the works that I create consist of a universe of colours. They are joyful, at times psychedelic and they are useful to open doors into new worlds.
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¶ FONDAZIONI
Parigi conferma di essere sempre la Ville Lumière. Tutti gli occhi sono puntati – giorno e notte – sulla nuova Fondation Louis Vuitton all’interno del Bois de Boulogne
Landmark di luce di Stella Ferrari / Foto Studio Dubuisson
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Visibile da tutta Parigi, in particolare durante la notte, la Fondation Louis Vuitton in poco più di un anno è già diventata uno dei simboli della capitale francese. Visible from all over Paris, in particular during the night, in just over a year the Fondation has already become one of the symbols of the French capital.
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L
a Fondation Louis Vuitton fu creata nel 2006 Bernard Arnault, CEO del gruppo LVMH e collezionista d’arte, come istituzione dedicata alla promozione dell’arte contemporanea e delle nuove forme di espressione. La sede parigina, inaugurata a fine 2014, doveva ancora essere costruita, ma era già nella mente di Arnault e dell’architetto Frank O. Gehry fin dai primi anni 2000. Dopo un incontro al Guggenheim di Bilbao infatti, l’idea di costruire un nuovo edificio si concretizzò nelle mente dei due personaggi: Arnault rimase stupefatto dall’opera di Gehry, mentre l’architetto iniziò a concepirla sul volo di ritorno per Los Angeles. La fase di incubazione e progettazione sfociò anzitutto nell’individuazione del luogo giusto per la Fondation: Il Jardin d’Acclimatation, un angolo del Bois de Boulogne, nella parte ovest di Parigi. Il nuovo edificio si trova esattamente dove, sotto Napoleone III, sorgevano l’Aquarium e il Plamarium - manufatti in ferro e vetro che insieme al Grand Palais sono stati la fonte primaria di ispirazione per il progetto di Gehry. La Fondation Louis Vuitton è composta da un corpo centrale in muratura e dodici vele di vetro che lo avvolgono. La sua forma di chiara impronta decostruttivista, ricorda quella di un vascello ed emerge come un iceberg dallo specchio d’acqua poco distante. Gli interni
che si sviluppano su un totale – di 11000 metri quadrati – ospitano undici gallerie dedicate all’esposizione permanente e a mostre temporanee, insieme ad un auditorium da 350 posti animato da un ricco programma musicale. Particolarmente interessante la terrazza esterna, un luogo unico da cui sono visibili i maggiori simboli della città, come la Tour Eiffel e i grattacieli de La Défense. Concepito per cambiare aspetto durante i diversi momenti della giornata, l’edificio è reso ancora più vitale dal progetto di lighting design dello studio L’Observatoire International. Fondato a New York nel 1993 da Hervé Descottes, L’Observatoire International si occupa di illuminazione di spazi interni ed esterni quali musei, sale concerto, hotel, ristoranti e negozi. Convinti che la luce sia un mezzo per trasformare gli ambienti e rivelarne in maniera inedita le intrinseche qualità estetiche, i professionisti lavorano affinché luce e architettura diventino una cosa sola. Hervé Descottes ha dichiarato: “L’architettura di Frank O. Gehry è sicuramente unica e drammatica, per questo l’illuminazione deve assecondarne i movimenti senza sopraffarla. Attraverso la Fondation volevamo che le persone esperissero l’edificio come una serie di momenti cuciti tra loro creando una fantastica sospensione della realtà materiale”.
Così, all’interno e all’esterno della struttura, c’è una precisa integrazione dei corpi illuminanti in modo che finiture e materiali non fossero intaccati ma rimanessero esattamente come nel progetto originale di Gehry. Tutti gli apparecchi utilizzati hanno sorgente LED dimmerabile e, nella parte architetturale, sono di temperatura colore calda in modo che le vele di vetro si stacchino visivamente dal nucleo centrale, quasi come se galleggiassero nel vuoto. Per illuminare le vetrate e le facciate sono stati utilizzati dei proiettori Targetti (Pyros HIT 35W SP, Pyros LED 43W, Pyros HIT 70W, Pyros HIT 150W, Reflection LEDko P), installati sui montanti di legno e metallo per non essere visibili. La luce indiretta sulle facciate e nel giardino circostante è garantita da proiettori di Atea e di Lucent. All’interno, nelle gallerie, la luce naturale proveniente dagli ampi lucernari si combina con i proiettori LED di Erco montati su binari e dunque orientabili e riposizionabili secondo dell’allestimento e delle opere esposte. L’illuminazione è poi coadiuvata da LEDstrip e altri proiettori con temperatura colore variabile. Visibile da tutta Parigi, in particolare durante la notte, la Fondation Louis Vuitton in poco più di un anno è già diventata uno dei simboli della capitale francese.
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Landmark of light Paris confirms to be the Ville Lumière, also through a recent architectural and artistic intervention. In the western part, within the Bois de Boulogne, all eyes are focused - day and night - on the new Fondation Louis Vuitton
B
ernard Arnaul, CEO of the LVMH and art collector, created the Fondation Louis Vuitton in 2006, as an institution dedicated to the promotion of contemporary art and new forms of expression. The Paris venue, which opened in late 2014, had yet to be built, but it was already in the minds of Arnaul and of the architect Frank O. Gehry in the early 2000s. After a meeting at the Bilbao Guggenheim, in fact, the idea of building a new structure took shape in the minds of the two men: Arnaul was astonished by the work of Gehry, and the architect began to conceive the project on the flight back to Los Angeles. The incubation and design process resulted first in finding the right place for the Fondation:
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the Jardin d’Acclimatation, in a corner of the Bois de Boulogne, in the west of Paris. The new building is located exactly where, under Napoleon III, the Aquarium and the Palmarium once stood – iron and glass structures that had been both, along with the Grand Palais, the primary source of inspiration for Gehry’s design. The Fondation Louis Vuitton is consists of a central masonry body wrapped by twelve glass sails. Its shape, clearly inspired by deconstructivism, is reminiscent of a ship and emerges as an iceberg from the nearby pond. Eleven galleries, - a total of 11,000 square meters - host both permanent and temporary exhibitions, along with an auditorium for 350
people, which offers a varied musical program. Particularly interesting is the outdoor terrace, a unique place from which one can see the more prominent landmarks of the city, like the Eiffel Tower and the skyscrapers of La Défense. Conceived to look different during the several times of the day, the building is made even more vital by the lighting design of L’Observatoire International. Established in New York in 1993 by Hervé Descottes, L’Observatoire International designs lighting of indoor and outdoor spaces such as museums, concert halls, hotels, restaurants and shops. Convinced that the light is a means to transform environments and revealing their intrinsic aesthetic qualities in a new way, they work to ensure that light and architecture become one. “His architecture is of course very distinct and dramatic”, said Mr.Descottes about his collaboration with Frank Gehry, “so in turn, the lighting has to follow the movement of the architecture without overpowering it. With La Fondation, we wanted people to see and experience the architecture as a series of moments woven together, creating a beautiful suspension of material reality”.
OBSERVATOIRE INTERNATIONAL Fondato nel 1993 da Hervé Descottes, lo studio è specializzato in lighting design architetturale, per interni e per esterni. È Descottes in persona a creare i concept per il lighting e a controllarne la realizzazione dall’inizio alla fine. Il team di lavoro è composto da lighting designer, architetti, interior designer, visual artist e grafici. L’Observatoire International ha collaborato con architetti del calibro di Steven Holl, Richard Meyer, Frank O. Gehry, Jean Nouvel e Rem Koolhaas e con artisti come James Turrel, Jenny Holzer e Marc Couturier. Tra i progetti dello studio si annoverano l’illuminazione del Metropolitan Museum of Modern Art di New York, della High Line e del Lincoln Center di New York, degli headquarter Novartis di Basilea, de La Philarmonie de Paris e dell’Abazia do Fontevraud in Francia. L’Observatoire International ha sede a Manhattan (New York) e un ufficio satellite a Parigi. Established in 1993 by Hervé Descottes, the studio is specialized in the architectural lighting design, for indoor and outdoor. Descottes himself creates the concept for the lighting and supervises its realisation from the very beginning to the end. The team consists of lighting designers, architects, interior designers, visual artists and graphics. L’Observatoire International has collaborated with architects such as Steven Holl, Richard Meyer, Frank O. Gehry, Jean Nouvel and Rem Koolhaas and with artists such as James Turrell, Jenny Holzer and Marc Couturier. Among the projects of the firm: the lighting of the Metropolitan Museum of Modern Art in New York, the High Line and the Lincoln Center in New York, the Novartis headquarters in Basel, La Philharmonie de Paris and the Abbey de Fontevraud in France. L’Observatoire International is headquartered in Manhattan (New York) and has a satellite office in Paris.
Thus, inside and outside the facility, there is a clear integration of the lighting devices such as to not affect finishes and materials, leaving them exactly as in the Gehry’s original design. All the appliances have dimmable LED source and, in the architectural part, the colour temperature is warm so that the glass sails become visually detached from the core body, as if they were floating in space. To light up the windows and facades, Targetti projectors have been used (Pyros HIT 35W SP, Pyros LED 43W, Pyros HIT 70W, Pyros HIT 150W, Reflection LEDko P). In order to not be visible, they were installed on the wooden and metal pillars. Atea and Lucent projectors provide indirect lighting on the facades and in the surrounding garden. Inside the galleries, the natural light coming from the large skylights combines itself with the Erco LED projectors mounted on tracks and, therefore, adjustable and replaceable depending on the exhibits. The lighting is then assisted by LED strips and other projectors with variable colour temperature. Visible from all over Paris, in particular during the night, in just over a year the Fondation has already become one of the symbols of the French capital. Foundation / LUCE 315
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Joe Colombo presso il laboratorio OLuce, nel 1965 / Joe Colombo at Oluce Laboratory in 1965
Total Furn Unit Front Progetto 1971 - Realizzazione 1972. Progettato come “habitat futuribile” per la mostra “Italy: The New Domestic Landscape”, Museum of Modern Art di New York, 1972. Composto da 4 monoblocchi: 54
Kitchen, Cupboard, Bed and Privacy e Bathroom, autonomi o utilizzabili in una superficie minima di 28mq. Per queste attrezzature J. C. utilizza “fanali” e spie luminose che richiamano l’industria automobilistica e cinematografica
LUCE 315 / FONDAZIONI Archivio Joe Colombo
Total Furn Unit Front Design 1971 - Realization: 1972 / Designed as “futuristic habitat” for the “Italy: The New Domestic Landscape” exhibition in 1972 at MoMA NYC, it was composed by 4 blocks: Kitchen, Cupboard,
Bed and Privacy and Bathroom, autonomous or usable in a minimum 28 sqm living space. About these living tools J. C. uses lanterns and lighting signs recalling automotive and entertainment industries
¶ ARCHIVI
La luce di Joe Colombo L’incontro con l’architetto Ignazia Favata, storica collaboratrice e attuale curatrice dell’Archivio Joe Colombo. Un’eredità progettuale che si rinnova costantemente di Andrea Calatroni
Che rapporto aveva Joe Colombo con la luce? Joe Colombo adopera la luce come componente caratteristica dei suoi primi progetti di arredo. Nel 1964 progetta gli interni dell’Hotel Pontinental in Sardegna, per il quale riceve il Premio IN/ARCH. In questo lavoro sono già presenti aspetti che caratterizzeranno poi i suoi progetti: sperimentazione per i nuovi materiali, uso del colore, movimento e compiutezza formale a favore della funzionalità. Per illuminare passaggi e ingressi dell’albergo, utilizza prismi di perspex, anche colorati, illuminati da una sorgente luminosa nascosta nel controsoffitto, portando la luce in tutte le direzioni. Il particolare impiego dell’illuminazione all’interno dei progetti di interni lo si ritrova fino ai suoi progetti più recenti, come quello per la propria casa (1967) e quello del Total Furnishing Unit (1971), all’interno dei quali utilizza dei fanali colorati e spie luminose prese dalla produzione industriale, per indicare funzioni e illuminare spazi precisi. Joe Colombo era evidentemente affascinato dal tema della luce, solo per progetti di lampade gli sono attribuiti quattro premi e altrettante segnalazioni: 1964, XIII Triennale di Milano medaglia d’oro per “Acrilica” OLuce e segnalazione per “Calotta” OLuce; 1967, Premio Compasso d’Oro ADI, per “Spider” OLuce; 1968, XIV Triennale Segnalazione per “Spring” OLuce; 1968, International Design Award U.S.A. The American Institute of Interior Designers per “Coupé” cilindrica OLuce; 1970, Selezione Compasso d’Oro ADI per “Bazooka”, Stilnovo; 1970, International Design Award USA The American Institute of Interior Designers per “Spring” OLuce; 1981, Selezione Compasso d’Oro ADI per “Ciclope”, Bieffe. Negli anni Sessanta, anni eroici del design, ricerca e sperimentazione in ogni ambito erano i valori per ogni progettista d’avanguardia, soprattutto per Joe Colombo. La ricerca di Joe Colombo muove dall’interesse per l’innovazione e il costante legame
con l’elemento tecnico, andava a tutte le fiere tecniche dove recuperava nuovi materiali e componenti che poi utilizzava nei suoi progetti. Il legame con produttori amici e la fiducia che in lui questi riponevano, facilitavano la sperimentazione e la prototipizzazione. La lampada Alogena è un esempio tipico. Ricordo che Joe, un giorno, rientrò in studio con una lampadina alogena, recuperata in una fiera, all’epoca era utilizzata solo come illuminazione industriale, e mi disse: “Ora creiamo una lampada per la casa, così eliminiamo i lampadari!”. Così con una singola lampadina, del cavo elettrico e una semplice lamiera a fare da parabola riflettente, in ultimo fu aggiunta un’asta: nacque nel 1970 la lampada Alogena, ancora oggi in produzione. Sempre per OLuce, già nel 1962, disegna la lampada Acrilica, sperimentando un convettore in metacrilato curvato a “C” a cui è applicata una base metallica con nascosto un piccolo tubo fluorescente. In questa lampada il raggio luminoso, che parte dalla base, attraversa il materiale e si riflette sulla sua superficie piegata in modo da portare la luce dal punto di emissione nel senso opposto fino sul piano di lavoro: oggetto innovativo che anticipa le successive numerose applicazioni della fibra ottica. Per Kartell progetta una serie di lampade in metacrilato a schermo girevole, in modo da poter regolare l’intensità luminosa alle esigenze specifiche d’uso. Molte delle sue lampade adottano una calotta in lamiera con tagli o incisioni, a creare una sorgente luminosa mista: diretta e indiretta. La luce verso il basso funzionale, quella verso l’alto decorativa, è corretto? I tagli sulle calotte di alcune lampade nascono in primis da esigenze funzionali. Le forme di queste calotte, sono spesso essenziali e derivano dalla forma stessa della lampada utilizzata. Questa “onestà” della forma e quasi aderenza al corpo illuminante richiedevano delle aperture per il passaggio dell’aria
per evitare il surriscaldamento. Tipici esempi sono la lampada Spider per Oluce, e la lampada Topo (Stilnovo 1970 – LUCE 309/2014, n.a.). Anche oggi, con la tecnologia LED, questi “tagli” continuano a essere funzionali come nel caso della riedizione della Topo del 2013. Nella lampada Alogena, oltre a prevedere i tagli per rispondere alle stesse esigenze funzionali, Joe Colombo predilige l’illuminazione diretta verso l’alto, più morbida, e che permette di creare ambienti più accoglienti. In questi ultimi anni vi è stata una sorta di riscoperta del designer Joe Colombo, l’Archivio, sotto la vostra supervisione, è fonte di inediti e riedizioni, ultimo esempio la Globe (Oluce) in tutte le sue declinazioni. Che rapporto avete con le aziende storiche? Più che una riscoperta crediamo si tratti di un nuovo interesse dell’ultima generazione, che lo studia nelle università e nelle scuole di design. Negli ultimi anni, infatti, abbiamo ricevuto richieste di materiale, oltre che dalle case editrici specializzate, anche di case editrici universitarie e da studenti per tesi di laurea. Joe Colombo aveva un rapporto molto amichevole con i produttori che ricambiavano con simpatia e stima. Noi abbiamo sempre tenuto buoni rapporti con le aziende storiche, lavorando sulla fiducia e riconoscendone il valore e l’impegno assunto verso il lavoro di Joe Colombo. Crediamo che anche loro apprezzino il nostro metodo, a volte un po’ esigente, ma sempre rivolto al miglioramento e all’aggiornamento del prodotto pur mantenendone inalterata l’idea e i tratti distintivi del progetto originale. Questi aggiornamenti sono spesso richiesti dai produttori per rispondere alle nuove tecniche di produzione, o per poter verificare l’impiego di nuovi materiali o tecnologie, o per poter offrire nuovi colori sul mercato. Il progetto di luce preferito da Joe Colombo? Sicuramente l’Alogena per la sua essenzialità e unicità.
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Joe Colombo's Light Ignazia Favata, historical collaborator, now Joe Colombo Archives’ curator. A project legacy renewed daily.
What kind of relationship Joe Colombo established with light? Joe Colombo uses light as a peculiar element in his first interior projects. In 1964, he designs the Pontinental Hotel in Sardinia, for which he receives the IN/ARCH award. This project already includes features that characterize his following works: new materials experimentation, colors, movement and formal perfection achieving functionality. For the Hotel’s lounges and the entrances lighting Colombo uses colored perspex prisms, carrying light in different directions, they are lit by hidden lighting sources inserted into the false ceiling. This is a peculiar way in using light for the interiors, such as his own apartment (1967) and in the Total Furnishing Unit (1971), in which he uses colored lanterns and lighting signs, derived from the industrial production to show functions and light precise spaces. Joe Colombo was fascinated by the light and his lamps received four awards and just as many mentions: 1964, XIII Triennale di Milano golden medal for “Acrilica” OLuce and mention for “Calotta” OLuce; 1967, Compasso d’Oro award ADI, for “Spider” OLuce; 1968, XIV Triennale mention for “Spring” OLuce; 1968, International Design Award U.S.A. The American Institute of Interior Designers for “Coupé” cilindrica OLuce; 1970, Compasso d’Oro ADI Selection per “Bazooka”, Stilnovo; 1970, International Design Award USA The American Institute of Interior Designers for “Spring” OLuce; 1981, Compasso d’Oro ADI Selection for “Ciclope”, Bieffe. 56
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In the Sixties, the design’s heroic years, research and experimentation, in every field were the values for all the avant-garde designer, especially for Joe Colombo. Joe Colombo’s research starts from the interest in innovation and daily contact with the technical environment, visiting all the technical fairs he finds new materials and components used in his projects. The bond between producers and Colombo, and the confidence they placed in his work, facilitate experiments and prototyping. The lamp Alogena is the perfect example. I remember when Joe came back to the studio with a halogen source in his hand, discovered in a trade fair. At that time halogens were used only for industrial lighting, and he said to me: “Now we design a lamp for homes, so we can get rid of luminaires!”. In that way, with a single source, some electric cable and some metal sheet, used as a reflecting parabola, in the end we add a stem: Alogena lamp was born, it was the 1970, and it’s still produced by Oluce. For the same manufacturer, in 1962, Joe Colombo designs Acrilica lamp. He experiments an acrylic C curved convector with a metal base, in which was hidden a fluorescent tube. In this lamp the light beam, starting from the base, passes through the material and reflects itself on the curved surface, carrying the light on the opposite side, from the emission point to desk. This innovative design anticipates numbers of optical fiber projects. For Kartell he designs a series of methacrylate lamps with turning screen, to adjust the lighting beams according to the user’s needs.
Many of his lamps use a metal sheet cover with cuts or engraves, creating a mixed lighting source: direct and indirect. Down lighting functional, up lighting decorative, is it correct? First of all, cutting on cover lamps derives from functional needs. Often, the cover shapes derive from basic forms, following source profile. This “honesty of form” and adherence to the light source need cuttings for heat dissipation, to avoid overheating. The Spider lamp by Oluce and the Topo lamp are typical (Stilnovo 1970, Luce 309/2014). Even today, with the Led technology, these cuttings are functional, as in the Topo re-edition in 2013. In Alogena, besides the functional cuttings, Joe Colombo prefers a direct and softer up lighting, to create more comfortable spaces. In the last years there was a Joe Colombo re-discovering, under your supervision the archive is a source of unpublished and re-edition projects, such as Globe (Oluce). Which kind of relationship exists with historical companies? It’s not properly a rediscovering, we believe it is the renewed interest by new generation, which studies his works in University and in Design Schools. In the last years we have received lots of documental request, from specialized publishers, university editors and students for their thesis. Joe Colombo had a very close-knit relationship with his producers, who loved him with great sympathy and esteem. We have always maintained good relations with our historical companies, we work together with confidence and recognizing the values and the deal concerning Joe Colombo’s work. We believe they appreciate our method, sometimes picky, but always aimed to improve and update products, not changing the original design idea. Often these updates are required by the manufacturers to respond to new technology’s needs, or to verify new materials and technics or to suggest new colors for the market. The lighting preferred project by Joe Colombo? For sure, the Alogena for its simplicity and uniqueness!
1 | Albergo Pontinental, Sardegna / Hotel “Pontinental”, Sardinia Progetto 1962 - Realizzazione 1964. Vista dell’atrio con i prismi luminosi che riflettono e rifrangono la luce / Design 1962 - Realized 1964. Entrance lobby with colored prisms, reflecting and refracting lights
5 | Spider A1 Progetto e realizzazione 1965, OLuce. Disegnata per una lampadina speciale a spot orizzontale, è realizzata in lamiera tranciata e piegata. Nelle versioni da tavolo, a parete, a soffitto e a morsetto è caratterizzata da rotazione, inclinazione ed altezza variabile del riflettore / Design and realization 1965, OLuce. Designed for a special horizontal source. It is made with a cutting and folding metal sheet, in four different versions: floor, wall, table and clamp. It’s characterized by reflector rotation, inclination and extremely variable height
2 | Appartamento di Joe Colombo in Via Argelati, Milano / Joe Colombo 2nd Apartment in Via Argelati, Milano Progetto e realizzazione 1965. Vista della camera da letto con innovativo “fanale” rosso a soffitto / Design and realization 1965. Bedroom view with the innovative “ceiling” red lantern
6 | Topo Progetto e realizzazione 1970, Stilnovo. Realizzata in lamiera stampata e verniciata a fuoco. La lampada viene rieditata nel 2013 nelle tre versioni da tavolo, da terra e a morsetto / Design and realization 1970, Stilnovo. Realized in pressed steel and fire coated. This lamp, already, was re‑edited in 2013 in three versions: table, floor and clamp
4 3 | Alogena B-1 Progetto e realizzazione 1970, OLuce. Prima lampada alogena destinata all’illuminazione di interni, nelle versioni da terra, da parete e da soffitto. È adattabile verticalmente a diverse altezze ed orientabile in tutte le direzioni / Design and realization 1970, OLuce. First halogen lamp used for interior lighting. Realized in different versions: floor, wall and ceiling. It’s vertically adjustable at different heights and swiveling in all directions
7 | Globe 04 Progetto e realizzazione 1964, OLuce. Lampada da tavolo a base metallica con un incavo dove
5 4 | Acrilica 01 Progetto 1962 - Realizzazione 1963, OLuce. Il flusso luminoso sale attraverso il metacrilato curvato a “C” dalla base verso la sommità, attraversa il materiale e si riflette sulla sua superficie piegata in modo da portare la luce dal punto di emissione nel senso opposto fin sul piano di lavoro / Flux rises from the C curved methacrylate, from base to the top, through the material reflecting itself, carrying the light from the emission point to the desk surface
6 alloggia una sfera in vetro soffiato che contiene al suo interno un faretto cilindrico in metallo che proietta la luce. La boccia sferica può essere ruotata in ogni direzione. La lampada, già prodotta da OLuce, viene rieditata nel 2015 nelle tre versioni da tavolo, a sospensione e a parete / Design and realization 1964, OLuce. Table lamp with metal base, with a recess for a blown glass sphere, which contains a cylindrical lighting spot. The sphere can be rotated in every direction. This lamp, already produced by Oluce, is now re-edited in three versions: table, suspension and wall
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foto / photo Pollice Illuminazione, 2006
Mostra / Exhibition “Incontro di talenti” ex Convento Maggiore di San Maurizio, Milano / Milan, arch. Bianca Bettarello, 2006
Chalet privato, Svizzera / Chalet private, Switzerland, arch. Paola Piroddi foto / photo Pietro Savorelli, 2005
Grand Hotel Villa D’Este Spa, Cernobbio (CO), arch. Nathalie Droulers, foto/photo Pietro Savorelli, 2006
Castiglion del Bosco Cantina, Montalcino, arch. studio Archflorence, foto / photo Pietro Savorelli, 2010 58
LUCE 315 / LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY
¶ LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY
Marco Pollice. Sense of light di Andrea Calatroni
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arco Pollice come si diventa lighting designer? Con una lunga tradizione alle spalle, quella della mia famiglia. Merito dell’azienda fondata nel 1933 da mio nonno (l’ing. Ugo Pollice, tra i fondatori nel 1958 di AIDI, N.d.R.), che prosegue con mio padre che porta la società dagli anni’60 a specializzarsi in progettazione e produzione di apparecchi d’illuminazione per esterni e interni, e a livello nazionale per innovazione e produzione industriale, fino a quando nel 1986 verrà ceduta. La Pollice Illuminazione ha segnato un percorso d’eccellenza nel nostro paese con grandi realizzazioni come l’illuminazione del Duomo di Milano, l’Autostrada del Sole, il traforo del Monte Bianco, lo Stadio Flaminio. La luce ha accompagnato sempre la mia vita, non avrei potuto fare altro, è il mio DNA. Mi sono specializzato in illuminotecnica al Politecnico di Milano e a New York in regia cinematografica; ho conservato la passione e la cultura del far bene, secondo la tradizione italiana, con uno sguardo sempre attento alla buona illuminazione, alla ricerca, alla qualità della luce che concorre al benessere delle persone.
Esistono progetti da illuminare più difficili di altri? I progetti nascono ogni volta da collaborazioni che si compongono di diverse competenze e sensibilità: il committente, l’architetto, l’interior designer. I progetti sono tutti complessi quanto più lo sono, quanto io sono esigente con me stesso. Cerco di mantenere alcuni punti chiari che sono l’alfa e l’omega di ogni mio progetto: qualità dei prodotti e delle tecnologie applicate e benessere psicofisico. Fattori imperativi all’interno di un dialogo che coinvolge la soddisfazione del cliente rispetto alla funzionalità, il budget da rispettare, l’estetica del risultato e un illuminamento efficace. Col tempo ho appreso l’importanza dell’ascolto di tutte le voci coinvolte senza perdere di vista le mie e giungere a una mediazione che è sempre un passo in avanti rispetto alla partenza, perché insieme si costruisce un nuovo pensiero. Sarà poi il talento, la tecnologia sapientemente applicata, la qualità, la cura, il senso che ciascuno di noi ha della bellezza, che passo dopo passo condurrà al risultato di eccellenza cercato con passione e professionalità. Un progetto che ritiene riassuntivo della sua professionalità? Ce ne sono molti perché ogni progetto ha una sua luce. Castiglion del Bosco Golf Resort a Montalcino, i flaghship store per Stuart Weitzman con Zaha Hadid a Milano, Roma e nel mondo, lo yacht Wally con tutte le complessità legate agli spazi ridotti, e recentemente il lavoro
con Massimo Uberti all’Amsterdam Light Festival. Ho ingegnerizzato e costruito, grazie a tubi Led molto flessibili, una sua scritta luminosa, risolvendo diverse complessità connesse alla posizione dell’opera in condizioni ambientali difficili. Una sfida per portare la mia competenza illuminotecnica nell’arte, cosa non richiesta abitualmente a un LD. Grazie all’esperienza acquisita negli anni, il dialogo con le persone con cui collaboro diventa più immediato, assieme si trovano le soluzioni tecniche e tecnologiche ottimali, ed è sempre piacevole ascoltare un artista, seguirlo nella sua ricerca e contribuire a creare opere tecnicamente complesse. La committenza, in Italia, riconosce e comprende l’importanza di rivolgersi a un lighting designer per dare una luce corretta a un edificio o a un monumento? Si sta lentamente cominciando a capire l’importanza della professione, l’impegno è che ciascuno di noi la promuova col proprio lavoro e con esempi d’illuminazione di qualità. Una luce d’eccellenza che abbia effetti visibili sulla salute e sulle attività svolte. Per raggiungere questi livelli occorre una lunga conoscenza. La luce deve interessare ogni singolo utente e cittadino. È quello che cerco di fare nel dialogo con il cliente, accompagnandolo dentro la cultura della luce, senza pregiudizi o compromessi, adattando e modificando le lampade esistenti alle precise esigenze d’illuminazione e di benessere. Una buona illuminazione nei musei italiani dovrebbe essere un imperativo per direttori e sovrintendenti. A che punto siamo? Penso a buon punto, molti musei stanno applicando sistemi d’illuminazione corretti. Quello che più m’interessa è la tutela dell’opera d’arte: studio la luce per la salute dell’uomo e, in un discorso più ampio sul comfort visivo, rientra anche la salute delle opere d’arte (nocività delle radiazioni luminose ultraviolette e infrarosse), una corretta illuminazione di un’opera di Tiziano o di Fontana permette ai nostri occhi di guardarla con una giusta visione garantendo al visitatore il piacere del godimento. La mia ricerca sull’illuminazione per l’arte ha una grande importanza per la creazione di un’atmosfera che porti l’osservatore a essere parte di un’intensa esperienza culturale. La luce, quale fascino aggiunge a un edificio? Solo il “fattore sorpresa” o ne aumenta anche il valore? La regia di giochi di luce permette di sorprendere e affascinare chi si trova in uno spazio correttamente illuminato, di muoversi come
in un teatro coinvolgendolo nel piacere estetico. L’ombra, come la luce, è un elemento fondamentale per la percezione dello spazio e dell’edificio, con le sue superfici, i suoi materiali. Una corretta illuminazione e ombreggiatura, portano alla valorizzazione dell’edificio, sia esso storico o contemporaneo. Con il mio lavoro cerco sempre di potenziare la storia che un edificio racchiude in sé, la conoscenza dell’esistente è fondamentale per riuscire a dare un valore esatto al mio intervento, quindi al progetto, rispettando la sua architettura e l’idea del progettista. Quando un committente mi affida un lavoro, il primo passo è di conoscere il luogo, di confrontarmi con esso durante le ore notturne e conoscere la sua luce. Nella sua storica collaborazione con LUCE pensa che intervistare LD italiani sia un’iniziativa utile per meglio comprendere e riconoscere il ruolo di questa figura professionale? Sono stato tra i promotori di questa iniziativa, i lighting designer italiani devono farsi conoscere e con queste interviste la rivista svolge un ruolo rilevante nella valorizzazione della professione. Quale confronto tra diversi punti di vista professionali, i progetti si traducono in cultura e conoscenza della buona luce non solo per gli stessi LD ma anche per architetti, interior designer, direttori di musei, amministratori pubblici e cittadini. LUCE oggi trasmette non solo un’immagine rappresentativa della cultura della luce, della sua bellezza, del suo valore nello spazio pubblico o privato, punti fondamentali del nostro lavoro, ma in particolare valorizza con eleganza e rilievo l’immagine della figura del lighting designer italiano, novità assoluta nel panorama editoriale italiano. Un’architettura storica e una contemporanea in Italia che le piacerebbe illuminare? Vorrei rivedere l’illuminazione esterna del Duomo di Milano, a suo tempo progettata da mio nonno Ugo Pollice con un sistema d’illuminazione statica, mentre oggi la nostra ricerca è orientata su un’illuminazione dinamica. Questo magnifico edificio bianco, che muta il proprio colore seguendo il percorso della luce solare, lo vestirei dell’algida luce dell’alba, poi quella del mattino per vederlo lentamente assumere i toni caldi del tramonto nelle sere d’estate. Per il contemporaneo mi sarebbe piaciuto illuminare il Centro Cultural Jean-Marie Tjibaou di Renzo Piano in Nuova Caledonia, una sfida entusiasmante. L’ultimo libro letto? “Amate l’architettura” di Gio Ponti, che consiglio ai lettori di LUCE. LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY / LUCE 315
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MARCO POLLICE Nato a Milano, formatosi nell’azienda di famiglia, si diploma nel 1982 come art director in regia cinematografica alla New York University, si specializza in progettazione illuminotecnica al Politecnico di Milano. Ha partecipato a diversi progetti tra cui: “Today I love you” Amsterdam light festival opera di Massimo Uberti; Stadio delle Alpi, Torino e Stadio Meazza, Milano; Borsa di Istanbul con Aldo Cibic; MM 3 di Milano con Claudio Dini: Portello di Milano con Mario Bellini; Aspesi, B&B con Antonio Citterio; Villa Alessi con Aldo Rossi, i Flagship-store Stuart Weitzman con Zaha Hadid. Si occupa di ricerca, sperimentazione, architettura della luce e industrial design. Nel 1998 è stato uno dei soci fondatori di APIL, e da sempre socio in AIDI. Coautore di molte pubblicazioni, tiene conferenze in Italia e all’estero, e collabora con riviste del settore.
Fiera di Milano, arch. Mario Bellini architects, 1995 / Milano Fair, arch. Mario Bellini architects, 1995
foto / photo Pietro Savorelli, 2006
Stadio Meazza Milano, progetto Ufficio Tecnico San Siro, 2005 / Meazza Stadium Milano, project Technical Office San Siro, 2005
Grand Hotel Villa D’Este Spa, Cernobbio (CO), arch. Nathalie Droulers 60
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Born in Milan, he made his lighting training in family firm, graduated in Art Direction at NY University, then specialized at The Politecnico of Milan in lighting design. He realized several projects: “Today I love you” Amsterdam Light Festival 2015/16 artwork by Massimo Uberti, Stadio delle Alpi in Torino and Stadio Meazza in Milano, Istanbul Trade market with Aldo Cibic, Metropolitana line 3 Milano with Claudio Dini, Fiera Portello Milano with Mario Bellini, Mariella Burani, Aspesi, B&B with Antonio Citterio, Villa Alessi Lago Maggiore with Aldo Rossi, the Flagship-stores of Stuart Weitzman with Zaha Hadid. He attends to research, experimentation, lighting architecture, industrial design. In 1998 he was one of the founder partner of APIL Associazione Professionisti dell’Illuminazione and member of AIDI. Co-author of several publications, takes lectures in Italy and abroad, and collaborates with lighting magazines.
foto / photo Pollice Illuminazione, 2015
Amsterdam Light Festival 2015-16, Massimo Uberti “Today I love you”
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arco Pollice how can you become a lighting designer? Following a long tradition, directly from my family. It is all about the company founded in 1933 by grandfather (Eng. Ugo Pollice, one of the AIDI founders in 1958), prosecuted by my father Cesare who drives the company, in Sixties, to specialize in designing and producing lighting indoor and outdoor fixtures, and at national level in innovation and industrial production, until 1986 when they sell it. Pollice Illuminazione marked an excellence path in our country with important projects such as Duomo di Milano lighting, Autostrada del Sole, Monte Bianco tunnel, Flaminio stadium. Light has always been part of my life, I couldn’t have done anything different, it’s in my DNA. I specialized in Lighting at Politecnico di Milano and in New York in film direction; I have carried on the passion and the doing things well culture, following the Italian tradition, with an eye to good lighting, research and light quality essential elements for people’s wellbeing. Does exists projects more difficult to light up? Every project is a combination of different skills and sensibilities: the customer, the architect and the interior designer. All projects are complex, more they are and more I pretend from myself. I always try to fix some cardinals points, the A and the Z of every project: products and technologies quality applied to psychophysics wellbeing. These are imperative factors during a dialogue that involves the client’s satisfaction in full compliance with functionality, with the aesthetic result and a proficient lighting. By the time, I learned the importance of listening all the voices involved in the project, not losing my own opinion to arrive to a mediation that is always an important step forward, a construction of new idea. It will be, then, the single talent, the wisely-applied technology, the quality and the individual sense of beauty and care, that gradually will lead to a result of excellence, searched with passion and professionality.
A project that summarize your professionality? There are many because every project has its dedicated light. The Resort Golf Castiglion del Bosco near Montalcino, the Stuart Weitzman flagship stores with Zaha Hadid in Milano, Roma and all over the world, the Wally yacht with all its complexity related to small spaces and recently a collaboration with Massimo Uberti for the Amsterdam Light Festival. A luminous writing that we have engineered and built with super flexible Led tubes, solving a lot of complexity due to the artwork position and the hard weather conditions. It is a challenge to lead my lighting competence to arts; an unusual request to a lighting designer. Thanks to years of experience, now the dialogue with the people involved in my projects is easier and faster, together we find technical solutions and the right technologies, it is always nice to listen to an artist, to follow him in his research and to contribute to create technical complex artworks. The Italian customer, recognize and comprehend the importance of the lighting designer to give a good lighting to a building or a monument? There’s a slow improvement of the understanding of this profession, and we have a task that regards each of us: promote our work with good quality lighting projects. An excellence lighting must have positive effects on health in every circumstances. To reach out these levels it is necessary a deep knowledge. Light must interest every single citizen or user. That is what I want to reach with every client, to carry him inside the light culture, without prejudices or compromises, adapting and modifying the sources to its precise lighting needs and wellbeing. A good lighting in the Italian museum must be an imperative, for directors and curators. Where are we? I thought we are making good progress; many museums are adopting good lighting systems. For me, the most important thing is to preserve the artworks: I study the light for the human wellbeing and in a wider context of visual comfort, it’s included the artwork healthcare (harmfulness of bight ultraviolet and infrared radiations), a good lighting for a Tiziano’s or a Fontana’s allows to the eyes a perfect vision, granting to user the enjoyment pleasure. My lighting researches for art has a great relevance creating the right atmosphere that carries the visitor toward an intense cultural experience.
Lighting, what kind of charm add to a building. Just a “surprise factor” or increases its value? The light games direction allows us to surprise and fascinate anyone in a good enlightened space, to move as in a theatre involving aesthetic pleasure. The shadow, such as the light, has a fundamental part in the building right perception of the space, the surfaces and its materials. A perfect lighting and shadowing increases the building value, both historic and contemporary. With my work, I try to increase the building history, the knowledge of the past is fundamental to give the correct value to my intervention, and to the project, respecting architecture and designer’s idea. When a customer calls me, my first step is to take the local knowledge, to deal with it during the night time and to understand its light. During his historical collaboration with LUCE, do you think that interviewing Italian LD is useful, to understand and recognize its professional role? I’ve been one of the promoter; Italian lighting designer need be known and these interviews have a relevant role to valorize our profession. As a relation between different professional points of view, the projects becomes culture and knowledge for LD it selves, architects, interior designer, museum directors, public administrators and citizens. Today LUCE carries, not only a light culture image, but it promotes with elegance and relief the Italian lighting designer figure, and it is an absolute première in the Italian publishing sector. A historic and contemporary building you would like to enlighten. I would like to redesign the lighting system of the Duomo in Milano, my grandfather Ugo Pollice set it with a static lighting system, but today our research is dedicated toward a dynamic lighting. This beautiful white building, that change its color following the sun lighting, I will dress it up with bright dawn light, then the morning one and watch it turning slowly into the warmer light of the summer sunset. About contemporary, I would like to light up the Cultural Centre Jean-Marie Tjibaou by Renzo Piano in New Caledonia, an amazing challenge. Last book you read? “Amate l’architettura” by Gio Ponti, a suggestion for LUCE readers. LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY / LUCE 315
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Philippe Parreno, Hypothesis, installation view at HangarBicocca, Milan Courtesy of the Artist; Pilar Corrias Gallery; Gladstone Gallery; Esther Schipper; Fondazione HangarBicocca, Milan 62
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Sculture luminose e sonore di Philippe Parreno All’HangarBicocca diventano indicatori di spazi che segnalano la possibilità di un evento di Jacqueline Ceresoli / Foto Andrea Rossetti LIGHT ART / LUCE 315
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Milano, al Pirelli HangarBicocca, la prima mostra italiana di Philippe Parreno (1964), artista francese reduce da un’esposizione al Palais de Tokyo di Parigi e noto al grande pubblico per il film dedicato a Zinedine Zidane, realizzato con Douglas Gordon e il gruppo musicale Mogwai e osannato al festival di Cannes del 2006. Parreno si concentra sull’effetto cinetico, investigando una possibile relazione tra il concetto di tempo e visibilità, con una maxi opera che si genera di visioni dinamiche simultanee, configurazioni mutevoli che seguono una sceneggiatura in cui si avvicendano luce, proiezioni, buio e suoni come dispositivo cognitivo e sinestetico. L’esposizione diventa medium e unico oggetto d’arte temporanea, in relazione con lo spazio, l’architettura e il visitatore stesso. L’artista si è caratterizzato per l’utilizzo trasversale dei linguaggi dei media – come radio, televisione, cinema, tecnologie informatiche, video, sculture – e si avvale della collaborazione di musicisti, coreografi, curatori, mettendo in discussione l’autorialità dell’opera. La ricerca di Parreno si sviluppa intorno alla creazione di eventi multisensoriali, concependo la mostra come atto d’invenzione. All’Hangar, il percorso espositivo comincia con la replica di un elemento scenografico di Jasper Johns, Set elements for Walkaround Time (1968), composta di sette strutture rettangolari trasparenti su cui sono riprodotte immagini tratte da La Sposa messa a nudo dai suoi scapoli , tra le opere più enigmatiche del Novecento di Marcel Duchamp. L’uso di tecnologie permette effetti luna-park d’impatto scenografico, dove il visitatore passeggia in un ambiente fluido in cui le opere, compreso il buio e i film proiettati, svelano meccanismi artificiali e insieme poetici, capaci di inscenare diversi eventi che sovvertono i codici percettivi con una “ipotesi di spazio” all’insegna dell’effimero.
In particolare, l’installazione Danny the Street composta di 19 sculture in plexiglass, dette Marquees, in cui centinaia di luci s’illuminano a intermittenza seguendo una partitura musicale di Parreno, Nicolas Becker e altri musicisti. Insegne che evocano quelle dei teatri di Broadway e che, mentre si passeggia nella navata dell’Hangar, danno l’impressione di percorrere una strada scandita da sculture luminose, di diverse forme e dimensioni, apparse dal buio, che per l’artista diventano indicatori di spazi segnalatori di una possibilità di un evento. L’altra installazione Another Day with Another Sun, realizzata con l’artista Liam Gillick, gioca su effetti speciali, ed è composta da una luce artificiale che fende lo spazio espositivo attraverso un sistema di binari sospesi. L’installazione cinetica evoca l’istante del passaggio del sole, dall’alba al tramonto. Incantano le proiezioni di ombre a terra e sulla parete di un tessuto bianco speciale. Il gioco delle ombre s’intreccia sul pavimento con le silhouette delle Marquees e i loro profili si proiettano sulla parete bianca, disegnando uno skyline visionario in movimento, emozionante. Composta di un pattern di LED, l’opera intitolata Marquee (2015) si caratterizza rispetto agli altri lavori per un maxi schermo per video, quale elemento architettonico e parte integrante dell’opera. Nella navata, abitano lo spazio anche i suoni di due pianoforti. L’assemblaggio di queste opere, così diverse tra loro, crea cause ed effetti, assenze e presenze emerse dal buio, con l’obiettivo di simulare un paesaggio urbano immateriale, in bilico tra dissolvenza e apparizione; un evento reale che sparirà a luci spente. La mostra appartiene allo spazio, diventa opera d’arte, crea cortocircuiti visivi e sonori, cambia scenario e segue partiture precise, all’insegna del ritmo che si sviluppa intorno alle pratiche dell’effimero, della finzione come continuo esplorare della relazione tra le arti visive e il tempo.
Philippe Parreno Hypothesis, installation view at HangarBicocca, Milan Courtesy of the Artist; Pilar Corrias Gallery; Gladstone Gallery; Esther Schipper; Fondazione HangarBicocca, Milan Philippe Parreno Danny the Street (2006- 2015) (detail) Courtesy of the Artist; Pilar Corrias Gallery; Gladstone Gallery; Esther Schipper; Fondazione HangarBicocca, Milan
Philippe Parreno’s sculptures of light and sound At HangarBicocca, they become space markers indicating the chance of an event
I Ritratto di / Portrait of Philippe Parreno, 2014
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n Milan, the Pirelli HangarBicocca is hosting Philippe Parreno’s first Italian exhibition. The French artist (1964), fresh from an exhibition at the Palais de Tokyo in Paris, is known to the public for the movie on Zinedine Zidane, realised with Douglas Gordon and Mogwai’s music, and acclaimed at Cannes in 2006. Parreno focuses on the kinetic effect, by investigating a possible relationship between the concept of time and visibility, with a giant work that is generated by simultaneous dynamic visions, changeable configurations that follow a script in which light, projections, darkness, and sounds, alternate as
cognitive and synaesthetic device. The exhibition becomes the medium and the one object of temporary art, in relationship with the space, the architecture, and the visitor himself. The artist is characterised by the cross-use of media’s languages – such as radio, television, cinema, information technology, video, and sculptures – and collaborates with musicians, choreographers, and curators, thus questioning the work’s authorship. The Parreno’s research develops around the creation of multi-sensory events, conceiving the exhibition as an act of invention.
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Philippe Parreno, Another Day with Another Sun (2014) (In collaboration with Liam Gillick) Courtesy of the Artist; Pilar Corrias Gallery; Gladstone Gallery; Esther Schipper; Fondazione HangarBicocca, Milan
At the Hangar, the exhibition begins with the replica of a Jasper Johns’ scenic element, Set elements for Walkaround Time (1968), consisting of seven transparent rectangular structures on which images taken from Marcel Duchamp’s The Bride Stripped Bare by Her Bachelors, Even – one of the most enigmatic works of the twentieth century – are reproduced. The use of technology allows scenic effects of dramatic impact, where the visitor walks into a fluid environment in which the works, including darkness and screened films, reveal mechanisms that are both artificial and poetical, able to stage several events that overthrow the perceptual codes with a “hypothesis of space”, in the sign of the ephemeral. Particularly, the installation Danny the Street consists of 19 Plexiglas sculptures, called Marquees, where hundreds of lights intermittently light up, according to a musical score written by Parreno, Nicolas Becker and other musicians. Signs that recall those of Broadway theatres and that, while walking in the Hangar’s aisle, give the impression to travel a road articulated by light sculptures, of different shapes and sizes, emerging out of darkness, that the artist turns into space markers indicating a chance of an event. Another Day with Another Sun, the other installation, made with the artist Liam Gillick, plays on special effects, and consists of an artificial light that cuts through the exhibition space via a system of suspended tracks. The kinetic installation evokes the moments of the passage of the sun, from dawn to dusk. The projections of shadows on the floor and on the wall, of a special white fabric, are enchanting. The shadow game intertwines on the floor with the silhouette of the Marquees, whose profiles, projected on the white wall, draw an exciting visionary skyline in motion. Composed of a pattern of LEDs, the work entitled Marquee (2015) stands out for a large screen for videos, as an architectural element and integral part of the work. In the nave, the space is inhabited by the sounds of two pianos. The assemblage of these works, so different one from another, creates causes and consequences, absences and presences emerging from the darkness, with the aim of simulating an immaterial cityscape, caught between fading and appearance. A real event that will disappear once the lights go out. The exhibition belongs to the space; it becomes a work of art, creates visual and audio short circuits, changes scenery and follows specific musical scores, according to the rhythm that develops around the practices of the ephemeral, of the fiction as continuous exploration of the relationship between visual arts and time.
Philippe Parreno Hypothesis, installation view at HangarBicocca, Milan Courtesy of the Artist; Pilar Corrias Gallery; Gladstone Gallery; Esther Schipper; Fondazione HangarBicocca, Milan 66
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¶ CITTÀ TEATRO
Firenze “illuminata” La vita sulla terra, i quattro elementi, la storia dell’uomo e quella dell’arte, il tempo nell’universo raccontato attraverso la luce di Carla Balocco / foto di Mauro Sani
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ideomapping, installazioni luminose, visite e attività educative sul tema della luce: F-light, il Festival fiorentino delle luci, dall’8 al 27 dicembre 2015 ha portato cittadini e turisti in viaggio con la luce. Un volo ideale tra le piazze della città e la volta celeste, in omaggio al gioco di parole racchiuso nel titolo dell’evento: F come Firenze ma anche come festival, light per la luce e flight per il volo. In occasione dell’Anno internazionale della luce proclamato dall’Unesco, F-light2015 ha proposto una serie di esperienze costruite intorno al concept proposto dal direttore artistico Sergio Risaliti: la vita sulla terra, i quattro elementi, la storia dell’uomo e quella dell’arte, il tempo nell’universo raccontato attraverso la luce. Promosso dal Comune di Firenze e organizzato da MUS.E, F-light ha messo in rete una serie di partner, tra cui il LENS (European Laboratory for Non-linear Spectroscopy) dell’Università di Firenze e importanti centri di formazione come IED e ISIA. Simbolo di questa manifestazione è stato il Ponte Vecchio, le cui proiezioni luminose
hanno fatto il giro del mondo. Giocando sul tema “Energia Creativa”, Ponte Vecchio è diventato la tela bianca su cui scorreva la storia della creatività dell’uomo: il primo segno grafico lasciato dall’homo sapiens nelle grotte, la Magna Grecia, l’impero Romano, gli Etruschi e poi ancora il genio di Leonardo Da Vinci, Michelangelo, Pontormo, passando per Sironi, Balla, l’Opificio delle Pietre Dure, Morandi, Fontana fino all’arte contemporanea. Un altro scenario significativo è stato quello della facciata della basilica di Santo Spirito, con la proiezione dei disegni dei bambini sul tema dei quattro elementi. Con “Infinite Forme Bellissime” inedite animazioni digitali hanno generato sulla pavimentazione di Piazza Pitti una sorta di visione al microscopio elettronico della realtà atomica e molecolare, le forme dinamiche e la danza delle cellule: i colori, le simmetrie, le tessiture e la bellezza della materia di cui sono fate tutte le cose. Sulla facciata dell’ex tribunale in Piazza San Firenze “De rerum natura”: gli elementi naturali gestititi con un sistema di videomapping
interattivo, telecomandato dagli spettatori. Al Convento di San Paolino in Via Palazzuolo “Luci della città”, dal futurismo ai nostri giorni: proiezioni e visioni di opere dei maggiori artisti dal ‘900 in poi. Nella Sala d’Arme di Palazzo Vecchio, per tutta la durata della manifestazione, sono state proiettate le immagini di “Lights of Florence”, una visione emozionale della città vista di notte in occasione del 30esimo anniversario di SILFI, la società che cura l’illuminazione pubblica di Firenze. Agli elementi spettacolari di F-light 2015 si è aggiunto un intenso programma educativo e culturale: laboratori, esperimenti, itinerari sulle tracce di luce e visite dei musei al buio. Tra gli eventi clou l’incontro con l’astronauta Samantha Cristoforetti nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio: uno straordinario viaggio con la luce, esperienza indimenticabile per centinaia di bambini e ragazzi non solo fiorentini. Dato il successo dell’edizione 2015, il Comune di Firenze e MUS.E sono già al lavoro per il festival di quest’anno. City theatre / LUCE 315
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Illuminated Florence Life on earth, the four elements, the history of mankind and the history of art, the story of time in the universe, told through light. A journey promoted by the Municipality of Florence and organized by MUS.E.
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ideomapping, luminous installations, visits and educational activities on the theme of light: F-light, the Florence Light Festival, held from the 8th to the 27th December 2015, took the citizens and tourists on a journey of light. An ideal flight from the city squares to the sky above, a homage to a play of words in the
name of the event: F-light, F for Florence, F for festival … of light, When F-light is joined together, flight, reaching to the skies above. On the occasion of the International Year of Light proclaimed by Unesco, F-light 2015 proposed a series of experiences on the concept proposed by the Artistic Director, Sergio Risaliti – Life on earth, the four elements, the history of mankind and the history of art, the story of time in the universe told through light. Promoted by the Municipality of Florence and organized by MUS.E, F-light was backed by a network of partners, among which LENS (European Laboratory for Non-linear Spectroscopy) of Università di Firenze university and important training centres such as IED and ISIA. The symbol of this event was the Ponte Vecchio,
Ponte Vecchio. Jan Vermeer + Keith Haring, Firenze / Florence 2015 68
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the light projections on Ponte Vecchio spread worldwide. Playing on the theme of “Creative Energy”, Ponte Vecchio became the white canvas on which the history of the creativity of mankind scrolled, starting from the first graphic signs left by homo sapiens in the caves, to Magna Graecia, the Ancient Roman Empire, the Etruscans, and then the genius of Leonardo
Da Vinci, Michelangelo, Pontormo, up to Sironi, Balla, the inlaid precious and semi-precious stoneworks of the Opificio delle Pietre Dure, Morandi, Fontana and finally Contemporary art. Another significant scenario was the facade of the Santo Spirito Basilica, on which children’s drawings on the topic of the four elements were projected. In “Infinite Most Beautiful Shapes”, brand new digital animations generated images of the atomic and molecular reality seen through an electronic microscope, with dynamic shapes and cells dancing on the floor of Piazza Pitti, in the colours, the symmetries, the textures and the beauty of the materials that all things are made of. In “De rerum natura”, on the facade of the former Court of Law in Piazza San Firenze, the natural elements were managed through an interactive videomapping system by the spectators using a remote control. At the San Paolino convent in Via Palazzuolo “Luci della città”(city lights) from futurism to our times – projections and views of the principal artists of 1900 onwards. In the Sala d’Arme of Palazzo Vecchio, for the entire duration of the event, images of “Lights of Florence” were projected, fascinating views of the city at night, on the occasion of the 30th anniversary of SILFI, the company in charge of public lighting in Florence. Besides the spectacular elements of F-light 2015, there was also an intense educational and cultural programme – laboratories, experiments, itineraries following light trails and museum visits in the dark. Among the top events, there was a meeting with the astronaut Samantha Cristoforetti in the Salone dei Cinquecento of Palazzo Vecchio, an extraordinary journey with light, an unforgettable experience for hundreds of young children and teenagers, coming not only from Florence. As a result of the success of the 2015 edition, the Municipality of Florence and MUS.E are already at work preparing the festival to be held this year.
¶ LIGHTING DESIGNERS WORLD
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he tipo di relazione esiste tra Paul Nulty e la luce? La luce è semplicemente un mezzo per creare connessioni emotive tra le persone e il loro ambiente. Sebbene da un certo punto di vista sia solo un mezzo con cui lavorare, il controllo delle risposte emotive attraverso l’applicazione della luce su una superficie può essere difficile poiché intervengono numerosi fattori e la qualità stessa della luce può variare considerevolmente a seconda dell’architettura e l’interior design. È il nostro lavoro collaborare con gli architetti e i designers per assicurare che la qualità della luce sia controllata in modo tale da essere capace di rivelare al meglio lo spazio sottolineandone le sue qualità. Se riusciamo a far sì che nessuno noti l’illuminazione allora lo spazio verrà esperito come semplicemente fantastico.
Paul Nulty. Illuminare è creare l’atmosfera corretta by Andrew Peterson
Avete disegnato numerose lampade su misura, per KMG o il County Mall. Siete un lighting designer che progetta entrambe le cose: scene luminose e apparecchi. Forse perché i prodotti commerciali non soddisfano appieno le vostre necessità? Noi siamo uno studio che lavora a parcella, quindi è sempre nel nostro interesse usare corpi illuminanti già esistenti. Ogni progetto però è diverso e ha diversi requisiti, così spesso ci troviamo a dover progettare lampade su misura. Per me è molto importante che ogni oggetto che progettiamo risponda assolutamente ai bisogni alle necessità del progetto e del fruitore finale. Magari un giorno lanceremo una nostra linea di prodotti! Arte, moda, spazi effimeri versus permanenza, storia, statica. Questo significa avere un approccio diverso alla luce? Da un certo punto di vista sì, ogni tipologia di spazio richiede uno specifico approccio conforme alle necessità del gruppo di progettisti, del cliente e di tutti gli interessati al progetto, come le squadre di manutenzione – ogni progetto che realizziamo è totalmente diverso dagli altri.
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foto / photo Vincent Kan (Nulty+)
Spring Restaurant Somerset House area d’attesa / waiting area
Tuttavia, su un altro piano tutti gli spazi hanno gli stessi requisiti – vanno illuminati in modo specifico assecondando il fruitore dello spazio stesso. Noi non dobbiamo mai dimenticare i bisogni delle persone. Quello che più mi preoccupa è che il rispettare le legislazioni sta portando i progettisti a seguire un cammino anti-emozionale ed impersonale in quanto la stessa richiede un approccio rigidamente normativo.
Lei chiama i suoi collaboratori “more than a movement”, visitando il Vostro website ogni persona dello studio ha l’opportunità di gestire un progetto. È una grande responsabilità per entrambe, lei e loro. Sì, è importante per me che diventiamo un riferimento per l’industria dell’illuminazione. Noi sosteniamo i nostri talentuosi designers ed è importante che ognuno nel team esprima le proprie opinioni e si assuma le responsabilità per il proprio lavoro. Questo approccio ha fatto si che la nostra squadra si sviluppasse e desse vita a un fantastico studio. Mi piace pensare che guido la squadra dalle retrovie, e non stando nelle
avanguardie. Il mio obiettivo finale è quello di essere il peggiore di tutti in tutto perché solo in questo modo sarò sicuro di avere la migliore squadra di progettisti possibile nel nostro settore. Usate la luce in maniera molto grafica. Punti, linee, scritte o simboli, ci può spiegare la ragione di questa scelta? Ancora una volta tutto è guidato dalle necessità del progetto. Alcuni dei nostri progetti sono certamente grafici, nei quali la lampada diventa essa stessa un elemento peculiare. Comunque, abbiamo uno stesso numero di progetti nei quali la luce è subordinata allo spazio. La luce semplicemente rivela l’architettura. La nostra filosofia di studio è prima di tutto che noi “dipingiamo con la luce”.
foto / photo Grant Smith
Nel vostro ricco portfolio si possono vedere progetti realizzati in ogni settore, eccetto quello urbano. È una scelta filosofica o non ci sono ancora state delle opportunità? A confronto di molti nostri competitors, siamo uno studio giovane che ha molti progetti urbani in fase di completamento.
Teneteci sotto d’occhio i prossimi paio d’anni!
Spring Restaurant Somerset House storica sala da pranzo ad archi / historic arched dining room 70
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foto / photo James French
Yauatcha Restaurant Broadgate Circle London. Bar e sala da pranzo circolare / Bar and circular dining. foto / photo James French
noi dipingiamo con la luce Nulty +
Lights paired drama with intimacy W
hat kind of relationship exists between Paul Nulty and light? Light is simply a media to create an emotional connection between a persona and their environment. On some levels it is a simple medium to work with, however, controlling the emotional response through the application of light on a surface can be very tricky because there are so many variables and light quality can vary differently according the architecture and interior design. It is really our job to collaborate with architects
and designers to ensure the quality of light is controlled such that it reveals the environment in a high quality way. If we get it right then nobody notices the lighting; the space should simply ‘feel’ wonderful. Art, fashion, ephemeral spaces vs. permanent, historic, static. Does it means a different kind of approach to the light? On one hand yes, each type of space requires a specific approach according to the needs of the design team, the client team
Paul Nulty fonda Nulty+ nel 2011, lighting design premiato per le sue illuminazioni architetturali, è stato direttore del Light Bureau presso il quale ha seguito importanti e prestigiosi progetti. Combinando la creatività con una forte attenzione al dettaglio, le sue scene luminose, molto teatrali, portano alla comprensione della relazione unica che esiste tra spazio e luce. Paul guida lo studio in modo collaborativo per assicurare servizi migliori, conoscenza e innovazione. Lo studio ha vinto numerosi premi tra cui 2011 Lux Award Practice of the Year, 2012, 2013 & 2014 Lighting Design Awards, 2013, 2014 Retail Design Awards, 2014 SBID Awards and the 2011 Energy Awards. Paul come professionista è membro della IALD, della MSLL e della ILP.
we Paint with light Nulty + Paul Nulty sets up Nulty+ in 2011, he is an award winning architectural lighting designer and an ex- director of Light Bureau where he worked and was involved with a wide variety of prestigious projects. Combining creativity with an eye for detail, his theatrical lighting background provides a unique understanding of the relationship between space and light. Paul leads the practice in a collaborative way to ensure it continually evolves and refines its service, knowledge and innovation. The practice has won and been nominated for a number of awards including 2011 Lux Award Practice of the Year, 2012, 2013 & 2014 Lighting Design Awards, 2013, 2014 Retail Design Awards, 2014 SBID Awards and the 2011 Energy Awards. Paul is a professional member of IALD, a professional member MSLL and a Professional member of ILP. LIGHTING DESIGNERS WORLD / LUCE 315
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foto / photo David Churchill
News Corp. HQ. Spazio di lavoro comune, area relax e tavolo da lavoro nello Meeting space / Working communal space, relax area and Meeting space table workplace.
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and the individual stakeholders such as maintenance teams – each project we work on is entirely different from the other. However, on another level each space has the same basic requirements – to illuminate them in a special way for the users of the space. We must never forget the needs of people. Something that worries me is that compliance with legislation is leading designers down a path that is unemotional and impersonal because such legislation requires a ‘tick-box’ approach. You designs numbers of custom-made lamps, as for KPMG or County Mall. You are a lighting designer, who projects both: lighting scenes and fixtures. Probably the mass production lamps don’t satisfy your needs? We are fee-based designers so it is always in our interest to specify standard luminaires. However, each project is different and has different requirements so often we find
ourselves designing bespoke luminaires. It is important to me that every design we produce absolutely meets the needs of the project and end-users. Maybe one day we will launch our own range of standard fixtures! In your rich portfolio we can see lighting projects for all sectors, except urban. Is it a philosophical choice or there is not yet been an opportunity? Compared to many of our competitors we are a young company so many of our urban projects have not yet completed… Watch this space over the next few years!! You call your team “more than a movement”, and scrolling your website every person in studio got the opportunity to manage a project. It’s a great responsibility for both, you and them. Yes, it’s important to me that we become a cradle for the lighting industry. We nurture
our talented designers and it’s important that everyone in the team voices their opinions and takes responsibility for their own work. This has seen our team develop into a fantastic studio. I’d like to think that I lead the team from the back – not the front. It’s my ultimate aim to be the worst person in my business at everything! That way it will mean we have the most amazing team in our industry. You use the light in a graphical way. Points, lines, writings or symbols, could you tell us the reason behind this choice? Again, this is really driven by the needs of each project. Some of our projects are certainly graphical – where the light fixture itself becomes a feature. However, we have equally as many projects where the light is subordinate to the space. The light simply reveals the architecture. Our studio philosophy is that first and foremost we ‘Paint with light’.
Matchesfashion, illuminazione delle scale e scala principale / Uplighting staircasesand staircases. foto / photo Ed Reeve and Vincent Kan (Nulty+)
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foto / photo Matt Irwin
Electrolight ‘Many Hands’ small neon, Melbourne
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by Andrew Peterson
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l vostro approccio alla luce è caratterizzato da due aspetti: diversità e innovazione. Può raccontarci che significato hanno queste parole per Electrolight? Quando ho avviato Electrolight nel 2004, il lighting design come professione a sé stante era molto meno diffusa in Australia rispetto a quanto lo sia oggi. Per questa ragione molto pratica ho cercato di mantenere la nicchia del lighting design professionale più ampia possibile. Questo approccio ci accompagna ancora adesso; se ti guardi intorno ci sono molte possibilità di fare grandi cose con la luce. Illuminare un ospedale o un ufficio è una sfida stimolante almeno quanto decorare un ristorante o l’ingresso di un hotel. Noi cerchiamo sempre di fare la differenza con il nostro lavoro e la diversità ci mantiene “vivi”. In termini d’innovazione, guardiamo le caratteristiche specifiche di ogni progetto, anche se sono già stati fatti lavori analoghi in passato. Il nostro stile è quello di fare di più
Paul Beale, Electrolight Sydney. Lasciamo lavorare la luce con meno e lasciare che sia la luce a lavorare per noi. Raramente indichiamo apparecchi costosi, a meno che non ci sia una buona ragione (di solito si tratta di ragioni tecniche). Se si conosce profondamente la luce e gli strumenti disponibili, possono essere facilmente raggiunti traguardi importanti. Impiegare un lighting designer professionista non dovrebbe essere un onere aggiuntivo per il progetto; il costo della parcella viene molto spesso compensato dai risparmi sui costi energetici ottenuti, perché un buon lighting designer sa dare vita a qualcosa di magico anche con mezzi semplici. Nei vostri lavori a volte le sorgenti luminose sono invisibili (Bourke Street or 171 Collins Street), altre volte sono molto visibili (Melbourne Design School or Crown Casino). Questo è connesso al tipo di progetto o ad un’idea dell’architetto? Normalmente seguiamo le direttive dell’architetto quando si devono prendere le grandi scelte sull’opportunità o meno
di mostrare o nascondere le sorgenti luminose. Il nostro ruolo nel processo di progettazione è quello di rivelare l’architettura nel miglior modo possibile e per fare questo dobbiamo prima cercare di acquisire una solida conoscenza del concetto che sta alla base del progetto di architettura. Una volta compreso l’edificio o lo spazio, possiamo lavorare con lui per sviluppare un concept illuminotecnico che sia complementare e rafforzativo dell’architettura. Rispettare il racconto che sta dietro il progetto rappresenta il passo più importante nel nostro processo progettuale; una volta fatto questo, selezionare gli elementi illuminanti, visibili o nascosti che siano, è semplice. Che tipo di relazione, voi e il vostro team, instaurate con gli architetti e gli interior designer? Abbiamo un rispetto assoluto per gli architetti e gli interior designer che collaborano con noi. Comprendiamo bene che il nostro ruolo è quello
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foto / photo: Robert Frith
di rendere il loro edificio il più bello possibile, indipendentemente dall’ora in cui viene osservato. Detto questo, la relazione funziona solo quando il rispetto va nelle due direzioni; a volte dobbiamo essere determinati sulle dimensioni, il posizionamento delle sorgenti e sulla selezione dei materiali da impiegare. Spesso costruiamo piccoli prototipi degli elementi che vogliamo utilizzare per illuminare li usiamo per mostrare all’architetto perché per ottenere il miglior effetto per il suo progetto, abbiamo scelto quella specifica soluzione. Di solito, lavoriamo molto bene con i nostri amici architetti e interior designer. Scorrendo il vostro portfolio, abbiamo visto c he preferite usare la luce bianca anziché quella colorata. È una vostra scelta filosofica? Abbiamo sempre cercato di incoraggiare la diversità nella formazione del nostro team, abbiamo persone che provengono dall’ambiente teatrale o artistico. Nell’arte si usa il colore solo se vi sono ragioni concettuali per farlo. Nel nostro lavoro impieghiamo lo stesso approccio: se c’è una valida ragione concettuale per usare il colore lo usiamo. Sovente però una ragione non c’è, per cui in molti lavori utilizziamo la luce bianca, di volta in volta con sottili variazioni della temperatura del colore.
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La luce dipende dai materiali? La temperatura del colore della luce dipende dal colore del materiale e dalla sua grana? Certamente, alcuni materiali si prestano a un determinato colore della luce. Credo che la sua domanda sia corretta, la luce dipende
Il Lighting Designer in Australia, durante una costruzione, in quale posizione si trova nella lista dei consulenti? Domanda interessante. Da quando abbiamo aperto filiali all’estero (fuori dall’Australia abbiamo una sede a Londra e una a San Francisco), ci siamo accorti di sottili differenze di come il lighting designer viene percepito da tutti i soggetti coinvolti nel progetto. Negli USA, il lighting designer è spesso uno dei primi consulenti ingaggiati dopo l’architetto, questo perché hanno capito che è estremamente importante averlo subito “a bordo”. In UK, il progetto illuminotecnico è spesso redatto da un ingegnere elettrico insieme all’architetto o all’interior designer, i quali suggeriscono le tipologie di sorgenti da usare, un LD professionista di solito viene chiamato per progetti di alto profilo. In Australia, stiamo vedendo sempre più progetti che richiedono un LD professionista, specialmente da parte dei clienti più progressisti. Considerato quanto difficile sia ottenere una corretta illuminazione, se questa non è soddisfacente, l’edificio certamente ne subirà le conseguenze.
foto / photo Peter Clarke
1 | State Theatre of Western Australia, Perth 2 | 171 Collins Street, Melbourne 3 | Melbourne Theatre Company 4 | University of Melbourne, School of Design 5 | Sebel Pier One, Sydney 6 | The Fat Duck by Heston, Melbourne
dai materiali. Il materiale o il tessuto stesso dell’edificio sono il centro del nostro progetto, il modo in cui rivelare quel materiale o tessuto è affidato alla destrezza del designer. E, naturalmente, gli strumenti illuminotecnici disponibili oggi sono drasticamente cambiati in questi ultimi anni e di conseguenza ci siamo dovuti evolvere e quindi aumentare sempre più la nostra comprensione della relazione esistente tra luce e materia.
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foto / photo Peter Bennetts
foto / photo Shannon McGrath
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Paul Beale. We let the light do the work Y
our approach to light is characterized by two aspects: diversity and innovation. Could you tell us what does these words means for Electrolight? When I started Electrolight back in 2004, lighting design as a distinct and separate profession was less common in Australia than it is today. So it was for pragmatic reasons that I wanted to keep the niche of specialist lighting design as broad as possible. This philosophy still serves us well today; if your eyes are open there are opportunities all around you to do interesting things with light. There is as much of a challenge in, say, lighting a hospital or an office as there is
a fancy restaurant or hotel lobby. We are all about making a difference through our work and the diversity keeps us fresh. In terms of innovation, we look at every project on its individual merits, even if we have done a similar project in the past. Our ‘house style’ as a practice is to do more with less and to let the light do the work. We rarely specify the very expensive luminaires unless there is a very good (usually technical) reason to do so. If you have a deep understanding of light and the lighting tools that are available, some great things can be achieved. Using a specialist lighting designer should not be a financial burden to a project; the spend on fees will often be more than compensated by the saving in lighting costs as a good designer will know how to create something magical from prosaic equipment. In your works sometimes light sources are invisible (Bourke Street or 171 Collins Street), sometimes are super visible (Melbourne Design School or Crown Casino). Is it related to the project or an architect suggestion? We will normally take a cue from the architect when making the big decisions about whether to express or conceal lighting.
Our role in the design process is to reveal the architecture in the best possible way and to do this we must first seek to gain a sound conceptual understanding of the architecture. Once we understand the building or space we can work with the architect to develop a lighting concept which will complement and reinforce the architecture. Getting the narrative correct is the most important step in our design process; after that selecting the lighting elements expressed or concealed is straightforward. What kind of relationship you and your team establish with architects and interior designers? We have the utmost respect for our collaborating architects and IDs. We understand that our role is to make their building look as good as it possibly can regardless of the time of day. That said, the relationship only works when the respect flows in both directions; we sometimes have to be firm about the dimensions and placement of lighting elements and the selection of materials. We very often will build small prototypes of the elements we seek to light and then demonstrate LIGHTING DESIGNER WORLD / LUCE 315
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Electrolight Paul Beale
Paul Beale (BEng (Hons), IALD, MSLL) è uno dei partner fondatori di Electrolight nel 2004. Lighting designer specializzato e appassionato d’illuminazione architetturale. Paul viene coinvolto in tutti i progetti dello studio e lo appassiona lavorare con i clienti di Electrolight per aiutarli a creare i migliori progetti illuminotecnici per i loro edifici e spazi. Paul è stato membro del consiglio direttivo e attualmente partecipa al comitato guida di IALD. Scrive regolarmente articoli per la stampa specializzata, è relatore presso conferenze di design e partecipa attivamente alle tavole rotonde sul lighting design.
Paul Beale (BEng (Hons), IALD, MSLL) is Electrolight’s founding director in 2004. He is an experienced and passionate architectural lighting designer. Paul gets involved in conceptual lighting design and enjoys nothing more than working with Electrolight’s clients to help create really good lighting schemes for buildings and places. Paul has served on the board of directors and currently serves on the IALD Europe steering committee. He also regularly writes articles for industry publications, speaks at design conferences and participates in panel discussions on lighting design.
Light follows materials? Does the light temperature follow materials color and grain? Of course, some materials lend themselves to certain colors of light. I think your statement is correct light does follow material. The material or building fabric is the subject of our design, how we reveal that material is down to the expertise of the designer. And of course the tools that are available to us to work with have changed dramatically in recent years and as a consequence we have had to evolve and elevate our understanding of the relationship between material and light.
(outside of Australia we also have studios in London and San Francisco), we are able to observe subtle differences in how the lighting designer is perceived in the consultant chain. In the US, the lighting designer is often one of the first consultants to be engaged after the architect as it’s widely understood there what a difference having an LD on board early can make. In the UK, the lighting design is still often done by the electrical engineer with the architect or ID suggesting the light fixture types, however, a specialist designer is usually appointed to the higher profile projects. In Australia we are seeing many more project briefs that call for a specialist LD, especially for the more progressive clients. Given how difficult it is to get lighting right and given that if the lighting isn’t great, the building isn’t going to look.
foto / photo Simon Devitt
Wynyard Quarter, Auckland, New Zealand
to the architect why the arrangement must be as we nominate for the best effects. Generally, we get along very well with our architect and interior design friends. Scrolling your portfolio, I saw that you prefer to use white light instead of colored one. Is it a philosophical choice or what? We have always tried to foster diversity in the makeup of our design team and consequently some of our team come from a theatre background or the arts. In the arts you only use color if there is a sound conceptual reason for doing so. We take that approach with our work if there is a good conceptual reason for using color then that’s fine. Often there isn’t though and that’s why most of our work uses white light (with subtle variations in the color temperature from time to time). 78
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In Australia the Lighting Designer in which position is located in the consultant chain, during construction? This is an interesting question. Since we expanded our practice internationally
¶ RETAIL
Alta moda a Berlino e Beverly Hills La luce di Andrea Mazza nelle nuove boutique di Salvatore Ferragamo di Francesca Tagliabue
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opo una laurea in disegno industriale nel 2006, Andrea Mazza ha scelto di proseguire con un biennio di specializzazione in lighting design. Dal 2008 opera nel campo, lavorando al fianco di vari studi di architettura, ma il suo core business è quello della realizzazione degli showroom Salvatore Ferragamo in Italia e nel mondo. Negli anni Mazza ha sviluppato centinaia di progetti illuminotecnici per la maison. Gli ultimi due punti vendita aperti – Berlino e Beverly Hills – hanno visto la nascita di un nuovo concept per l’interior e, conseguentemente, per l’illuminazione. Ne abbiamo parlato direttamente con Andrea Mazza.
Ha lavorato a fianco a fianco con lo studio di interior design oppure è intervenuto in un secondo momento? Quali sono a suo avviso i vantaggi (o, eventualmente, gli svantaggi) di questo modus operandi? Lo studio responsabile del nuovo interior è Studio Sofield, di New York. Io sono intervenuto da gennaio 2014, quando il loro concept è stato approvato da Salvatore Ferragamo. Avevano già sviluppato gli arredi e la pianta dello store. Dal primo incontro a New York è iniziata la collaborazione con il team di progetto (ingegneri e project manager locali) per lo shop di Beverly Hills e settimanalmente ci siamo confrontati per lo sviluppo in parallelo RETAIL / LUCE 315
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La Galleria dei Maestri, con i nomi degli artisti incisi nel marmo
In questa pagina e nella precedente vedute dello Store Salvatore Ferragamo a Berlino / On this page and the previous views of Salvatore Ferragamo Store in Berlin 80
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dei dettagli. A novembre 2014 il progetto delle luci è stato ultimato secondo le normative californiane, gli apparecchi scelti e così le luci degli arredi. Da questo punto in poi abbiamo lavorato sugli esecutivi dei mobili, trattati come prototipi. Prima dell’apertura, una volta installato tutto, è stato fatto un lavoro di fino per quanto riguarda i puntamenti e le dimmerazioni all’interno delle diverse stanze. Abbiamo operato in maniera molto particolare rispetto a uno store tradizionale, dove generalmente il progetto viene sviluppato in pochissimo tempo. In questo caso il lavoro è stato molto più dettagliato e la stretta collaborazione tra tutti gli attori è stata molto intensa, soprattutto grazie alle tempistiche dilatate. La difficoltà maggiore è stata quella di adattarsi ai metodi di lavoro statunitensi, dove ogni singolo aspetto del progetto è sviluppato da un singolo professionista. Quindi, il lavoro di condivisione è molto più complesso rispetto a un progetto realizzato in Europa. Mi parli del nuovo concept per gli store Ferragamo. In cosa differisce da quanto fatto in precedenza? Per lo store di Beverly Hills le richieste degli architetti sono state da subito molto precise. L’illuminazione a soffitto doveva essere nascosta, mentre gli arredi dovevano avere illuminazione dedicata. Rispetto allo store tradizionale, dove si predilige la flessibilità del sistema di illuminazione, abbiamo optato per un sistema che fosse pressoché fisso. Infatti, nei progetti realizzati fino ad ora, è stato utilizzato il sistema Light Cut Mini di Flos che permette di cambiare facilmente la posizione dei faretti. Tale flessibilità è fondamentale quando, date le tempistiche di realizzazione, bisogna modificare le cose durante il cantiere. Per quanto riguarda Beverly Hills, gli architetti hanno ridotto ai minimi termini la quantità dei punti dove inserire gli spot a soffitto e, di conseguenza, abbiamo dovuto studiare un sistema nuovo.
Oltre alla necessità di rispettare il concept, un altro fattore molto vincolante nella progettazione è stato quello di dover rispettare le normative inerenti ai consumi energetici vigenti in California e specialmente quelli adottati dalla città di Beverly Hills. I limiti imposti qui non esistono in altri paesi. I consumi al metro quadro dell’illuminazione sono bassissimi. Un lavoro meticoloso di ricerca e sperimentazione è stato fatto con Betronic, fornitore delle LEDstrip inserite negli arredi e con Lisar, il millworker che si è occupato dello sviluppo degli arredi. Ogni singolo mobile è in pratica un prototipo e per ogni stanza sono stati utilizzati dei materiali differenti. Nello store, infatti, ci sono tantissime superfici finite a vetro e a specchio, oltre a tessuti e altri materiali nobili. La sfida è stata quella di ridurre al minimo le riflessioni su queste superfici. Un mock-up delle stanze è stato fatto per testare i materiali e l’illuminazione a luglio 2014. In tutto, lo store misura quasi 500m2, diviso in due macro-aree, per un totale di 11 stanze differenti (più 4 camerini e servizi). Particolarmente riuscite le nicchie all’interno e all’esterno (in facciata), dove abbiamo sperimentato il prodotto The Running Magnet di Flos. Oltre all’illuminazione tecnica sono presenti delle lampade decorative, un lampadario in ingresso e i loghi sono stati ridisegnati. L’illuminazione è uniforme oppure cambia in base alla zona dello shop o alla tipologia di merce esposta? Per l’area di vendita, abbiamo cercato di tenere sulla merce esposta circa 1000lx e di enfatizzare il prodotto. Nei passaggi e nelle aree dove il cliente prova i vestiti, invece, i livelli scendono per creare contrasto e comfort, a circa 200lx per le aree di passaggio e a circa 450lx per specchi e camerini. Per le vetrine abbiamo dovuto aumentare molto gli illuminamenti, essendo la facciata esposta a Est e la luce diurna davvero molta.
Tutti i più recenti monomarca Ferragamo seguiranno il nuovo concept di interior e, conseguentemente, quello del lighting. Come procede ogni volta che affronta un’apertura: deve ripartire da zero o ha delle “linee guida” che rimangono sempre valide? Per quanto riguarda questo concept, non sono a conoscenza dei futuri sviluppi. Per ora stiamo progettando ancora sulla base del concept tradizionale. Abbiamo delle linee guida da seguire che vengono adattate sulla base della location (che può essere un mall o un edificio storico, ad esempio) e sulle novità che l’ufficio retail sviluppa per aggiornare l’arredo e le strategie di vendita. Il concept attuale è in continuo divenire, ci sono sempre dei piccoli aggiustamenti o l’introduzione di nuove tipologie di arredo. Le sperimentazioni seguono lo studio dei materiali e delle strategie di vendita, riflettendosi nello studio dell’illuminazione per questi ambienti. A suo parere, quali sono gli obiettivi di un progetto illuminotecnico nell’ambito del retail? Un brand di alto livello si deve distinguere rispetto ai concorrenti, quindi è fondamentale che l’immagine che ha nel mondo si rifletta nelle boutique. La qualità della luce è essenziale. Il prodotto in vendita deve essere sempre in primo piano, le sue caratteristiche peculiari devono essere esaltate. Ogni materiale, ogni tessuto in questo caso, va trattato in maniera consona. La seta ha caratteristiche diverse dalla pelle e a volte si trovano nella stessa collezione o addirittura sul medesimo capo. La flessibilità è quindi essenziale. Anche le strategie di vendita sono importanti. Penso, dunque, che il punto fondamentale sia creare un ambiente confortevole per la clientela, ma allo stesso tempo un luogo dove i prodotti siano esposti al meglio e illuminati correttamente.
Lo Store Salvatore Ferragamo a Berverly Hills / The Salvatore Ferragamo Store in Beverly Hills
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Haute Couture in Berlin and Beverly Hills
and outside (on the facade), where we tested the product The Running Magnet by Flos. In addition to the technical lighting, there are decorative lamps, a chandelier at the entrance and the redesigned logos.”
The Andrea Mazza’s light in the new Salvatore Ferragamo boutiques
Is the lighting even or does it change depending on the area of the shop or the type of goods on display? “For the retail area, we tried to keep approximately 1000lx on the goods on display, so as to emphasize the product. The levels drop, to create contrast and comfort, to about 200lx for passage areas and about 450lx for mirrors and dressing rooms. Being the facade facing East and the daylight very strong, we had to highly increase the lighting of the shop windows.”
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raduated in industrial design in 2006, Andrea Mazza then specialised in Lighting Design. Albeit he has been working in the field since 2008, alongside various architectural firms, its core business is the realisation of the Salvatore Ferragamo flagship stores in Italy and worldwide. Over the years, Mazza has developed hundreds of lighting designs for the fashion house. The last two stores - opened in Berlin and Beverly Hills have seen the birth of a new concept for the interior and, consequently, for the lighting. We talked about it directly with Andrea Mazza. Have you been working side by side with the interior design studio or did you join in later? Which are, in your opinion, the benefits (or, possibly, the cons) of this modus operandi? “Studio Sofield, New York, is responsible for the new interior. I intervened in January 2014, when Salvatore Ferragamo approved their concept. They had already developed the furniture and the layout of the store. Since the very first meeting in New York, I started working with the project team (local engineers and project managers) for the shop in Beverly Hills, weekly discussing the parallel development of the details. In November 2014, the lighting design was completed according to the regulations of California, and the lighting devices and furniture’s lights were chosen. From this point on, we worked on the furniture’s working drawings, treating them as prototypes. Before the opening, once everything was installed, a detail-oriented job was made regarding the aiming and the dimming of the different rooms. We worked in a very particular way if compared to a traditional store, where the project is usually developed in a very short time. In this case the work has been much more detailed and there has been a very intense and close cooperation between all stakeholders, mainly due to the dilated timing. The biggest challenge has been to adapt to the American working methods, where each single aspect of the project is developed by a single professional. So, the sharing job is much more complex than in Europe.”
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Could you tell me something about the new concept for the Ferragamo stores? How is it different from what has been done before? “For the store in Beverly Hills, since the very beginning, the architects’ demands were very clear. The ceiling lighting had to be hidden, while the furniture had to have a dedicated lighting. Compared to the traditional store, where the flexibility of the lighting system is usually preferred, we settled for an almost fixed system. In fact, in the projects carried out so far, the system Light Cut Mini by Flos had been used, thus allowing to easily change the position of spotlights. This flexibility is essential when, given the timing of realisation, things must be changed while works are in progress. For the Beverly Hills shop, the architects reduced to a minimum the amount of points where to insert spotlights in the ceiling, and, therefore, we had to study a new system. In addition to the need to respect the concept, another binding factor in the design was to comply with regulations relating to energy consumption in force in California, and especially those adopted by the city of Beverly Hills. The limitations required here do not exist in other countries. The lighting’s consumptions per square meter are very low. A meticulous work of research and experimentation has been done with Betronic, the supplier of the LEDstrips inserted in the furnishings, and with Lisar, the millworker that oversaw the development of the furniture. Each single furniture is, indeed, a prototype and different materials have been used for each room. The store, in fact, has several surfaces finished with glass and mirror, as well as textiles and other precious materials. The challenge has been to minimize the reflections on these surfaces. In July 2014, a mock-up of the rooms was done in order to test the materials and the lighting. Altogether, the store measures nearly 500sqm, and it is divided into two main areas, for a total of 11 different rooms (plus 4 dressing rooms and services). Particularly successful are the niches located inside
All the latest Ferragamo flagship stores will follow the new concept of interior and, consequently, that of lighting. How do you cope with a new opening: have you to start each time from scratch or have you some "guidelines" that remain still? “Regarding this concept, I am not aware of future developments. For now we are still planning on the traditional concept. We have guidelines to follow that are adapted based on the location (which can be a mall or a historic building, for instance) and on the new products that the retail office develops to update the furniture and marketing strategies. The current concept is constantly evolving, and there are always small adjustments or the introduction of new types of furniture. The testing follows the studies of materials and marketing strategies, thus affecting the lighting design process for this environments.” In your opinion, what are the objectives of a lighting project in the retail sector? “A high-level brand should be distinguishable compared to competitors, so it is crucial that the image it has worldwide is reflected in the boutiques. The quality of light is essential. The product for sale has to be always on top, its peculiar characteristics enhanced. Each material, each fabric in this case, must be treated in a befitting manner. The silk has different characteristics from the leather, and sometimes they are both present in the same collection, or even on the very same garment. The flexibility is, therefore, essential. Also the marketing strategies are important. I think, therefore, that the main challenge is to create a comfortable environment for customers, and, at the same time, a place where the products are displayed to the best and correctly lit.”
In questa pagina, vedute dello Store Salvatore Ferragamo a Beverly Hills / On these pages views of Salvatore Ferragamo Store in Beverly Hills
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Le due sospensioni a soffitto sono a modello Tate fornite da Panzeri Carlo srl / The two Tate suspended luminaires were provided by Panzeri Carlo srl
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Faretti a incasso per vetrina (esterna) a modello Carrè forniti da Deltalight Italia / Carrè recessed spotlights for shop windows provided by Deltalight Italia
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Atelier à parfums Le fragranze di Locherber a Milano di Stella Ferrari / foto di Francesco Mion
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na bottega vecchio stile con insegna metallica, porta di vetro e due piccole nicchie espositive laterali nel pieno centro di Milano, è stata scelta da Locherber per esporre e vendere la propria linea di profumi. Si tratta di un negozio dalle dimensioni ridotte (solo 35 metri quadrati), ma che è in grado di stupire attraverso una scanzonata rivisitazione dell’interior di una “classica” profumeria, operata dall’architetto Andrea Castrignano per il primo punto vendita a Milano dell’azienda svizzera di cosmesi. L’ambiente potrebbe essere sicuramente definito d’antan, ma i toni scelti – come i colori prugna e glicine del soffitto e dei mobili – e le finiture raccontano di una reinterpretazione dello spazio in chiave contemporanea. Un raffinato parquet unisce le due zone della boutique, quella dedicata all’esposizione dei prodotti e quella concepita per assaporare le essenze alla ricerca di quella perfetta, definita olfattorio. Nulla è stato lasciato al caso nella creazione di questo punto vendita, in grado di attrarre immediatamente l’attenzione dei passanti
per via dei suoi toni accesi, ma accogliente e caldo come un salotto domestico. L’aspetto del lighting è stato progettato con cura all’interno dello studio di Andrea Castrignano. Per la progettazione dello schema illuminotecnico ci siamo lasciati ispirare dal mood e dall’atmosfera che volevamo ricreare all’interno dell’ambiente, ma anche da altri importanti punti fermi: l’efficienza e la praticità, l’estetica e il design, la necessità di ottenere alte prestazioni a livello energetico. Per le zone espositive abbiamo scelto luci soffuse e calde, mai un’illuminazione diretta. Ci siamo soffermati sia su una corretta illuminazione degli spazi, sia un’adeguata valorizzazione dei prodotti. Per questo motivo abbiamo preferito la retroilluminazione degli schienali e del top dei mobili, contraddistinta da un affascinante onice bianco. Questa soluzione contribuisce a creare la ricercata sensazione di trovarsi in un salotto d’altri tempi. Le zone di servizio non richiedevano invece questo tipo di atmosfera, pertanto abbiamo utilizzato dei faretti LED capaci di garantire
comunque una buona illuminazione, ad esempio della zona magazzino”. Interessante anche la scelta delle sospensioni nere lucide Tate di Panzeri che, attraverso un richiamo alle forme dei classici chandelier, ne sdrammatizzano l’estetica. Sul progetto della Boutique Locherber chiosa l’architetto Andrea Castrignano: “Sono pienamente soddisfatto del risultato ottenuto, il mio obiettivo era quello di ricreare un vero e proprio atelier à parfums sofisticato ed elegante dal raffinato sapore retrò. La vocazione all’artigianalità minuziosa che caratterizza la filosofia di Locherber mi ha fortemente ispirato e ha guidato tutto lo studio del mood progettuale: dalla scelta degli arredi e dei complementi, allo studio dell’olfattorio e degli aspetti illuminotecnici atti a valorizzare i contenitori delle varie profumazioni. Abbiamo realizzato un luogo dal gusto classico in cui gli stili decorativi del passato sono rivisitati in chiave moderna, varcando la soglia si ha la percezione di entrare in una stanza Liberty”. RETAIL / LUCE 315
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Atelier à parfums Locherber's fragrances in Milan
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Illuminazione a muro da esterno con braccetto a modello Perseo forniti da Ares / Outdoor Perseo wall lighting with bracket supplied by Ares
n old stile shop with a metal sign, glass door and two small side display recesses in the center of Milan, was chosen by Locherber to show and sell his fragrances line. It is a small shop (only 35 square meters), but it is capable of surprising people through a laid-back reinterpretation of the inside of a “classic” perfumery, designed by the architect Andrea Castrignano for the first shop in Milan of the Swiss beauty company. The environment can be surely defined as vintage, but the tones selected – like the plum and wisteria colors of the ceiling and of the furniture – and the finishing tell a reinterpretation of the space in a contemporary key. A refined parquet links the two areas of the shop, the one dedicated to the products' display and the one conceived to savor the essences, searching for the perfect one, defined as olfactory. Nothing was left to chance in the development of this shop, capable of immediately catching pedestrians' attention thanks to its bright tones, but at the same time welcoming and warm as a living room. The lighting part was carefully designed by the Andrea Castrignano studio. For the design of the lighting plan we were inspired by the mood and the atmosphere that we wanted to recreate inside the environment, but also by some fundamental points: efficiency and practicality, esthetic and design, the need to achieve high energy performances.
For display areas we chose a soft and warm light, never direct. We focused both on a proper lighting of the spaces and on an adequate enhancement of the products. For this reason we preferred the backlighting of seatbacks and of furniture's tops, characterized by a fascinating white onyx. This solution contributes to create the refined feeling of being in a old-time living room. On the contrary service areas did not need this type of atmosphere, therefore we used LED spotlights capable of guaranteeing a good lighting, for example of the storage area”. The choice of the black polished Tate suspended luminaires by Panzeri is also interesting and, through a recall to the shape of traditional chandeliers, they downplay their esthetic. About the design of the Boutique Locherber the architect Andrea Castrignano says: “I am completely satisfied with the result obtained, my goal was to recreate a real atelier à parfums sophisticated and elegant with a refined vintage vibe. The calling to a careful craftsmanship which characterizes the Locherber's philosophy strongly inspired me and it guided all the study of the design's mood: from the choice of the furniture, to the study of the olfactory and of the lighting aspects aimed at enhancing the containers of the different fragrances. We designed a place with a classical vibe in which the decorative styles of the past were reinterpreted using a modern key, entering in the shop it seems to walk in an art nouveau room”.
Faretti a incasso per vetrina (interna) a modello Matrix forniti da Buzzi & Buzzi / Matrix recessed spotlights for showcases supplied by Buzzi & Buzzi 86
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¶ SPECIALE URBAN LIGHTSCAPE
Roma guarda verso Berlino Il concorso internazionale “Urban Lightscape” per la nuova illuminazione dell’EUR invita alla valorizzazione del patrimonio architettonico e delle attività culturali di un quartiere ricco di potenzialità inespresse di Pietro Mezzi
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o scorso ottobre, dopo la fase preparatoria durata cinque mesi, si è concluso a Roma, con la cerimonia di premiazione, il concorso internazionale di idee “Urban Lightscape. Paesaggi della città contemporanea: la luce come elemento di connessione tra passato, presente e futuro”. Un evento organizzato in collaborazione con la convention mondiale dei lighting designer, che si è tenuta, sempre a Roma, dal 28 al 31 ottobre 2015 e che ha radunato circa 1.500 tra professionisti e addetti ai lavori di tutto il mondo. Il concorso, ideato per dotare il quartiere EUR di Roma di una nuova illuminazione, ha saputo mettere in contatto differenti interessi: quello dei progettisti della luce, dell’amministrazione comunale impegnata al rilancio dell’EUR, della società proprietaria degli storici immobili e delle aziende che hanno sede nel pentagono dell’EUR. Scopo dichiarato del concorso, organizzato dall’AIDI (Associazione Italiana di Illuminazione) e
promosso dal dipartimento Ambiente e Sostenibilità del CNAPPC (Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori), era “concepire un nuovo sistema di illuminazione per il quartiere EUR e rendere intellegibile la sua parte storica, creando connessioni tra questa e la parte moderna, in una dimensione urbana contemporanea estesa in ambito pubblico, artistico e ambientale”. Ai progettisti il concorso chiedeva di elaborare un sistema di illuminazione con funzioni accessorie, in logica di smart city, finalizzate alla valorizzazione del territorio, del patrimonio architettonico ereditato nel 1942 e delle attività culturali e commerciali. Il primo premio della categoria “architetti e designer” è andato al progetto Genius Luci, del gruppo guidato da Helena Gentili e composto da Daria Casciani, Piero Santoro, Else Caggiano, Carlo D’Alesio e Massimo Di Filippo (il progetto è presentato nelle pagine di questo numero di LUCE; ndr). Secondo classificato, sempre nella
categoria “architetti e designer”, il progetto Create your own landmark. Create your own lighting, del gruppo di progettazione guidato dall’austriaco Paul Ehlert, con Ehsan Bazafkan, Sigi Ramoser e Alina Kühr. Al terzo posto il progetto Innovation by experience, del gruppo guidato dalla svedese Karolina Hahn, con Chiara Carucci, Kostanze Keil, Kai Piippo, Francesco Guastella e Patsy Bellido. Il primo premio della categoria “studenti” è andato all’iraniano Maedeh Pourfathollah, in collaborazione con Sajedeh Pourfathollah e Toktam Naimi. Al concorso hanno partecipato 115 progettisti riuniti in gruppi, per un totale di 34 progetti (due dei quali nella sezione studenti), e collaborato numerose realtà del lighting design italiano: PLDC, APIL, diverse università di Roma (il dipartimento di Architettura di Roma Tre e La Sapienza), il master di primo livello in Lighting design, l’Ordine degli Architetti di Roma e provincia, l’assessorato alla Trasformazione urbana di Roma Capitale, il IX° municipio EUR SPECIALE URBAN LIGHTSCAPE / LUCE 315
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e la società EUR S.p.A. del ministero del Tesoro. Le aree interessate dal concorso, e, quindi, dalle singole progettazioni, sono state quelle degli edifici storici appartenenti all’intervento dell’EUR del 1942 – Palazzo Uffici, Palazzo della Previdenza Sociale, Palazzo INA, Palazzo della Civiltà Italiana, Palazzo Congressi, Palazzo dell’Arte Antica, Palazzo delle Arti e Tradizioni
Popolari, il monumento a Guglielmo Marconi, Palazzo Mostra della Romanità, Palazzo dell’Arte Moderna, Palazzo della Scienza Universale, la Basilica parrocchiale dei santi Pietro e Paolo e l’Archivio Centrale di Stato – e di quelli costruiti dopo la realizzazione del quartiere – il Palazzo BNL, i palazzi Unicredit, la Nuvola e la Lama, il Palazzo delle Poste Italiane, le torri di Ligini, il Palazzo ENI, il Palazzo dello Sport e il Fungo –, nonché il lago dell’EUR e il parco del Lago. I premi previsti dalla giuria – composta da Susanna Antico, Stefano Catucci, Isabelle Corten, Paolo Desideri, Abdr Associati, Marco Frascarolo, Nicolleta Gozo, Alessandro Marata, Roger Narboni, Marinella Patetta, Vieri Quilici, Joachim Ritter, Paola Rossi, Margherita Suss, Luca Zevi e Roberto Ziliani – sono stati assegnati alle migliori proposte progettuali nel campo del design, del comfort visivo, della qualità architettonica e ambientale, della sperimentazione e dell’impiego di nuovi materiali, di risparmio energetico, di integrazione con altri sistemi tecnologici e di integrazione con l’architettura e il tessuto urbano. Parla il direttore scientifico
Urban Lighstcape è stata l’espressione di un modo di concepire e valorizzare una realtà sociale e urbana
A ideare e a organizzare la manifestazione è stato Marco Frascarolo, architetto, lighting designer di Roma e direttore scientifico del concorso. A lui abbiamo chiesto di dirci quale fosse il significato del concorso e di illustrarci i risultati raggiunti. “Per i partecipanti la sfida era ideare
Urban Lighstcape has been the expression of a way of thinking and enhancing a reality that is social before than urban
dall’austriaca Paul Ehlert, in collaborazione con Ehsan Bazafkan, Sigi Ramoser e Alina Kühr. Il cuore del progetto punta alla creazione, all’interno del quartiere EUR, di un punto simbolico luminoso (lighting landmark), come può essere una piazza, un edificio importante, una porta di accesso a un’area urbana o uno spazio aperto davanti a un edificio. Lo scopo è di rendere attrattiva una città o un quartiere e permetterne la scoperta delle sue qualità. Sono gli stessi cittadini a essere in grado di creare il loro specifico lighting landmark, scegliendo di spostarsi da un luogo all’altro del quartiere. Il progetto prevede anche l’illuminazione del Palazzo dei Congressi, attraverso uno schema illuminotecnico che parte dalla sommità del palazzo stesso. I progettisti hanno anche pensato a soluzioni di illuminazione di tipo personalizzato: si tratta dei Lumobar, cilindri portatili dotati di una fonte luminosa, funzionante a batteria, con sorgente a LED, da usare da soli o in gruppo per illuminare uno spazio pubblico all’aperto.
3° classificato / Innovation by experience Al terzo posto della graduatoria si è piazzato il progetto del gruppo guidato dalla svedese Karolina Hahn, con cui hanno collaborato con Chiara Carucci, Kostanze Keil, Kai Piippo, Francesco Guastella e Patsy Bellido. Il progetto propone di creare il futuro smart del quartiere EUR attraverso l’interazione quotidiana con le social light. Quattro le possibilità previste dal progetto: i viali smart, che consentono al cittadino di disporre, oltre all’illuminazione di sicurezza, anche di chiamate d’emergenza, informazioni turistiche e una guida luminosa dinamica; le strade smart, che utilizzano i pali di illuminazione stradale come rilevatori per la ricezione e l’invio delle informazioni sul traffico; le immagini luminose inviate su monumenti simbolici, attraverso la video mapping; la connessione con i social hub mediante schermi multimediali luminosi.
Il progetto dell’austriaco Paul Ehlert, 2° classificato / Paul Ehlert’s project, 2nd place
I magnifici sei Di seguito presentiamo 6 dei 34 progetti partecipanti al concorso internazionale, con una breve descrizione e qualche immagine. Si tratta dei primi sette classificati in base alla valutazione della giuria: 4 sono i progetti della sezione “architetti e designer” e gli ultimi 2 quelli riservati alla sezione “studenti”. ARCHITETTI E DESIGNER 1° classificato / Genius Luci Il primo premio della categoria è andato al progetto del gruppo guidato da Helena C. Gentili e composto da Daria Casciani, Piero Santoro, Else Caggiano, Carlo D’Alesio e Massimo Di Filippo (il progetto viene presentato in altre pagine di questo numero di LUCE; ndr) 2° classificato / Create your own landmark. Create your own lighting Il progetto 2° classificato è frutto del lavoro del gruppo di progettazione guidato
Il progetto di Annalisa Castorri e Donato Monaco, 4° classificato / Annalisa Castorri and Donato Monaco's project, 4th place 88
LUCE 315 / SPECIALE URBAN LIGHTSCAPE
4° classificato / Il futuro comincia qui Al quarto posto si è classificato il progetto
il concept di un nuovo sistema di illuminazione che rendesse finalmente intelligibile la città storica, creando connessioni tra la componente storica e quella moderna del quartiere EUR, in una dimensione urbana contemporanea. Il quartiere è una zona estremamente peculiare di Roma: concepito per l’Esposizione universale programmata per il 1942, mai inaugurata a causa della guerra, esso rappresenta oggi un museo all’aperto dell’architettura degli anni Trenta, a vocazione razionalista, con una forte integrazione di nuovi servizi e strutture che ne definiscono il ruolo potenziale di piattaforma congressuale della città, ricca di offerte anche nel settore culturale e dell’entertainment. Creare nuovi poli visivi e di attrazione, concepire l’area come un insieme di reti interconnesse, riqualificare i percorsi di connessione tra le emergenze architettoniche e le aree di aggregazione facendole interagire con lo stile contemporaneo delle nuove costruzioni: questa era la sfida lanciata ai designer e raccolta dai partecipanti”. Il concorso, numeri e risultati alla mano, è stato un successo, dipeso da numerose componenti. “Il successo – continua l’architetto – è arrivato grazie a una molteplicità di fattori. In primo luogo, l’appeal dell’idea alla base della call concorsuale: la valorizzazione di un territorio esistente che potesse rinascere attraverso un insieme di reti interconnesse. Immaginare una connessione reale tra tali reti in un disegno coordinato che rendesse possibile nuovi servizi e aprisse possibilità di trasformazioni future del quartiere – sia urbane e formali che sociali – ha creato un engagement potente,
non solo per i partecipanti al concorso, ma anche negli abitanti dell’area e nelle aziende che vi operano”. L’idea alla base del concorso, infatti, era mettere la luce al centro di un sistema finalizzato ad attivare un sistema virtuoso per il rilancio di un quartiere di Roma ricco di potenzialità inespresse. E, infatti, a questo obiettivo hanno concorso il comune, il municipio, la società EUR, le università, gli ordini professionali, le associazioni, le aziende e i professionisti. “Urban Lighstcape non è stato un concorso fine a se stesso – prosegue Frascarolo –, un esercizio narcisistico e stilistico delle potenzialità creative dei partecipanti, ma piuttosto l’espressione di un modo di concepire e valorizzare una realtà sociale prima che urbana, una rappresentazione ideale, ma
applicabile, di una nuova concezione di centralità metropolitana. Un ritorno, attraverso la luce, dall’idea di urbis a quella di civitas, una comunità organizzata dotata di identità. La risposta dei creativi e delle realtà del quartiere è stata decisamente positiva, al punto che il concorso sarà la prima tappa di un processo di riqualificazione di un quartiere in bilico costante tra il suo passato e il suo futuro non ancora compiuto”. É in corso, insomma, una ripresa di interesse nei confronti dell’EUR, testimoniata anche da alcune scelte aziendali: il quartier generale di Fendi si è infatti trasferito nello storico Palazzo della Civiltà Italiana, TIM si appresta a trasferire qui il suo management e la sua parte operativa, l’acquario di Roma Mediterraneum aprirà presto i battenti, il LunEur park tornerà a essere un polo di attrazione dell’intera area metropolitana di Roma. Si tratta di segnali di ripresa forti, ascoltati e intercettati da chi ha voluto il concorso, restituendo a tutti gli attori un nuovo coinvolgimento e rinnovate aspettative sul luogo scelto per la loro attività. Che l’appeal dell’EUR e del concorso fosse forte è stato testimoniato non solo dall’adesione dei cosiddetti specialisti della luce – la partnership con il convegno mondiale dei professionisti del Lighting design, tenutosi a Roma negli stessi giorni della premiazione di Urban Lightscape, è stata certo catalizzatrice di un numero consistente di addetti ai lavori –, ma anche dalle numerose persone intervenute all’evento finale del concorso, che lo hanno trasformato in un appuntamento per tutta Roma.
Il progetto della svedese Karolina Hahn, 3° classificato / Karolina Hahn’s project, 3rd place
di Annalisa Castorri (capogruppo) e Donato Monaco. La proposta progettuale interviene su diversi spazi aperti dell’EUR, bisognosi di interventi di riqualificazione mediante la luce. Il progetto cerca di riconnettere sia gli assi stradali del quartiere sia alcuni traguardi visivi a forte impatto estetico. Gli edifici contemporanei e quelli storici sono stati, infatti, coniugati mediante un dialogo di colori che sottolineano i pieni e i vuoti: due colori per due parti di città fuse insieme dalla luce. L’area dell’EUR, date le dimensioni, è stata suddivisa in cinque macro-aree di influenza, coincise con i centri di controllo remoto che gestiscono la rete dei pali smart. Il palo intelligente diventa, infatti, il cervello del progetto in cui, oltre a quella tradizionale dell’illuminazione stradale, si concentrano diverse nuove funzioni di controllo del traffico e dei consumi energetici, di misurazione dell’inquinamento, di videosorveglianza e, infine, delle perdite di carico relative ai servizi pubblici di acqua, rifiuti ed energia. STUDENTI 1° classificato / Lighting Design for an outdoor Museum of 1930s Architecture Il sistema di illuminazione progettato dell’iraniano Maedeh Pourfathollah, coadiuvato da Sajedeh Pourfathollah e Toktam Naimi, primo classificato, si basa sulla capacità della luce di raccontare la
storia, dal passato al futuro. Nel progetto, la luce dei colori ha tenuto conto della variabilità dell’illuminazione in relazione alla storia degli edifici, operando una connessione tra ieri e domani. Il progetto ha suddiviso il sito in tre parti, tra di loro connesse: lo scenario naturale, gli edifici e i camminamenti. Da entrambi i lati della strada, infatti, gli alberi sono tra loro collegati da fasci di luce verticale verde, in modo tale da offrire la presenza della natura anche là dove non esiste. L’esistenza di sensori che rilevano la presenza di visitatori all’interno del Palazzo dello Sport permette di illuminare, con diverse intensità, le facciate esterne dell’edificio, rendendo visibile all’osservatore esterno il cambiamento dell’illuminazione. 2° classificato / Master Plan e Archivio Centrale di Stato Il progetto illuminotecnico dell’italiana Lodovica Valetti (capogruppo) e di Argun Paragamyan, si concentra sull’Archivio Centrale di Stato e prevede un’illuminazione della facciata che ne esalti gli elementi architettonici austeri tipici del razionalismo, razionalizzando però l’uso della luce e rendendo l’edificio una quinta scenica per gli spazi di aggregazione: visibile, apprezzabile, ma non invadente. Il progetto prevede due apparecchi spot light puntati su ciascuna colonna e l’illuminazione del loggiato con apparecchi
wall washer RGB, in modo da poter creare scenografie a colori variabili per eventi specifici. L’illuminazione degli assi, gerarchizzati al fine garantire a ciascuno un livello di illuminazione appropriato, è caratterizzata dall’uso di lampioni intelligenti con sorgenti LED. Si tratta di lampioni interconnessi e gestiti da un unico centro di controllo, da cui è possibile controllare accensione, spegnimento, regolare l’intensità, diagnosticare lo stato della lampada. In aggiunta a tali tecnologie, i lampioni forniscono una serie di servizi al cittadino quali hotspot wi-fi, punti di ricarica per auto e bici elettriche, controllo del traffico e pannelli digitali di informazione sulla viabilità e sulla misurazione del livello delle polveri sottili nell’aria.
Rome looks toward Berlin “Urban Lightscape”, the international competition for the new lighting of the EUR district, calls for the enhancement of architectural heritage and cultural activities of a rich in potential neighbourhood
L
ast October, the awards ceremony held in Rome closed, after a five months preliminary stage, the international call for ideas “Urban Lightscape. Paesaggi della città contemporanea: la luce come elemento di connessione tra passato, presente e futuro” (Urban Lightscape. Landscapes of the contemporary city: The light as connection element between past, present and future). Organized in collaboration with the World Convention of lighting designers – held in Rome, 28-31 October 2015 –, the event brought together about 1,500 professionals and experts from all around the world. The competition was conceived to provide the Rome EUR district of a new lighting, and has been able to bring together the interests of different stakeholders: the lighting designers, the city administration committed to the EUR’s revival, the corporation that owns the historic buildings, and the companies that are based in the EUR Pentagon. Stated purpose of the competition, organized by AIDI (Italian Lighting Association) and sponsored by the Department of Sustainability and Environment of the CNAPPC (National Council of Architects,
Planners, Landscapers and Conservationists), was “to design a new lighting system for the EUR district, and to make its historical part understandable, by creating connections between that and the modern part, in a contemporary urban dimension that extends within the public, artistic, and environmental.” The competition called the designers to develop a lighting system with additional functions aimed, in a smart city logic, at the development of the area, of the 1942’s architectural heritage, and of the cultural and commercial activities. The first prize of the category “Architects and Designers” went to Genius Luci, by the group led by Helena Gentili and composed by Daria Casciani, Piero Santoro, Else Caggiano, Carlo D’Alesio and Massimo Di Filippo (the project is presented in this issue of LUCE; ed). Second prize, still in the category “Architects and Designers”, went to the project Create your own landmark. Create your own lighting, by the design team led by Paul Ehlert (Austria), with Ehsan Bazafkan, Sigi Ramoser and Alina Kühr. Third prize went to Innovation by experience, by the group led by Karolina Hahn (Sweden),
with Chiara Carlucci, Kostanze Keil, Kai Piippo, Francesco Guastella and Patsy Bellido. The first prize of the “students” category went to Maedeh Pourfathollah (Iran), in collaboration with Sajedeh Pourfathollah and Toktam Naimi. The competition involved 115 designers working in teams, for a total of 34 projects (two of which in the student section). Many realities of the Italian lighting design were also involved: PLDC, APIL, several universities of Rome (the Department of Architecture of Roma Tre and La Sapienza), the post-graduate degree in lighting design, the Association of Architects of Rome and province, the Department of urban transformation of Roma Capitale, the IX municipio EUR, and EUR S.p.A., company owned by the Ministry of Treasure. The areas involved by the competition and, therefore, by the individual projects, were those of the historic buildings of the 1942 EUR intervention – Office palace, Palazzo della Previdenza Sociale, Palazzo INA, Palazzo della Civiltà Italiana, Palazzo Congressi, Palazzo dell’Arte Antica, Palazzo delle Arti e Tradizioni Popolari, the monument to Guglielmo Marconi, Palazzo Mostra della Romanità, Palazzo dell’Arte Moderna, Palazzo della Scienza Universale, the Basilica parrocchiale dei santi Pietro e Paolo, and the Archivio Centrale di Stato – and those built after the construction of the district – Palazzo BNL, the Unicredit palaces, the Nuvola and the Lama, Palazzo delle Poste Italiane, Ligini’s towers, Palazzo ENI, Palazzo dello Sport and the Fungo –, along with the EUR’s lake and the lake park.
Il progetto dell’iraniano Maedeh Pourfathollah, 1° classificato / Maedeh Pourfathollah’s project, 1st place
The Magnificent Six
Below we present six of the 34 projects participating at the international competition, with a brief description and some images. These are the first seven, ranked according to the evaluation of the jury: 4 are the projects of the “Architects and Designers” category, while the last two are from the “Students” category. ARCHITETTI E DESIGNER 1st / Genius Luci The first prize in the category went to the project designed by the team led by Helena C. Gentili and composed by Daria Casciani, Piero Santoro, Else Caggiano, Carlo D’Alesio and Massimo Di Filippo. (this project is presented in this issue of LUCE; ed) 2nd / Create your own landmark. Create your own lighting The 2nd prize went to the work of the design team led by Paul Ehlert (Austria), in 90
LUCE 315 / SPECIALE URBAN LIGHTSCAPE
collaboration with Ehsan Bazafkan, Sigi Ramoser and Alina Kühr. The heart of the project aims to create, within the EUR district, a symbolic luminous point (lighting landmark) – as a square, an important building, a gateway to an urban area, or an open space in front of a building. The aim is to make a city, or a district, attractive, and to allow the discovery of its qualities. The same citizens are able to create their own specific lighting landmark, simply by choosing to move from one place to another in the district. The project also includes the lighting for the Palazzo dei Congressi, through a lighting scheme that starts from the top of the building itself. The designers also thought of custom lighting solutions: the Lumobar, portable cylinders equipped with a LED light source, battery-operated, which can be used alone or collectively to light an outdoor public space. 3rd / Innovation by experience At the third place, the project designed by the team led by Karolina Hahn (Sweden),
with Chiara Carlucci, Kostanze Keil, Kai Piippo, Francesco Guastella and Patsy Bellido. The project proposes to create the smart future of the EUR district through the daily interaction with the social lights. Four are the possibilities planned by the project: the smart boulevards, which enable citizens to also have, in addition to the safety lighting, emergency calls, tourist information, and a dynamic light guide; the smart roads, which use the lighting poles as detectors for receiving and sending traffic information; bright images projected on symbolic monuments, through the video mapping; the connection to social hubs through bright multimedia screens. 4th / Il futuro comincia qui Fourth place to the project by Annalisa Castorri (team leader) and Donato Monaco. The proposal concerns several open spaces of the EUR, using light to re-enhance them. The project seeks to reconnect both the major roads and some views with high
The jury – consisting of Susanna Antico, Stefano Catucci, Isabelle Corten, Paolo Desideri, Abdr Associati, Marco Frascarolo, Nicolleta Gozo, Alessandro Marata, Roger Narboni, Marinella Patetta, Vierici Quilici, Joachim Ritter, Paola Rossi, Margherita Suss, Luca Zevi, and Roberto Ziliani – awarded the best design proposals in the field of design, visual comfort, architectural and environmental quality, testing and use of new materials, energy saving, integration with other technological systems, and integration with the architecture and the urban fabric. The scientific director speaks The event was conceived and organized by Marco Frascarolo – architect, lighting designer in Rome, and Scientific Director of the competition. We asked him to talk about the meaning of the competition and illustrate the results. “Competitors were challenged to create the concept for a new lighting system that would make the historic city, finally, understandable, creating connections between the EUR district’s historical component and the modern one, in a contemporary urban dimension. The district is an extremely peculiar area of Rome: designed for the World Exhibition scheduled for 1942, which never took place because of the war, it is now an open-air museum of the rationalist architecture of the thirties. The integration of new services and facilities defines its potential role of congressional pole of the city, rich in cultural and entertainment offers. Create new poles of attraction, conceive the area as a set of
interconnected networks, and enhance the connection paths between the architectural structures and the aggregation areas by making them interact with the contemporary style of the new buildings: this was the challenge that the designers and competitors accepted.” At the end, several elements led to a positive outcome. “The success – continues the architect – came thanks to a multiplicity of factors. First, the appeal of the idea standing behind the call for ideas: the enhancement of an existing territory that could be reborn through a system of interconnected networks. To imagine a real connection between these networks, in a coordinated design that could open up to new services and possibilities for future transformations – urban, formal, and social – of the district, created a powerful engagement, not only among the participants in the competition, but also in the inhabitants of the area and in the companies that operate there.” In fact, the idea behind the competition was to put the light at the centre of a system specifically designed to activate a virtuous revival of a rich in potential district in Rome. Indeed, the city, the municipality, the EUR company, universities, professional orders, associations, companies, and professionals, contributed to this goal. “Urban Lightscape has not been a competition for its own sake – continues Frascarolo –, a narcissistic and stylistic exercise of the creative potential of the participants. Rather it has been the expression of a way of thinking and enhancing a reality that is social before than
urban; an ideal, but feasible, representation of a new concept of metropolitan centrality. A comeback, through the light, from the idea of urbis to that of civitas, an organized community with identity. The response of the designers and of the district’s realities have been very positive, to the point that the competition will be the first step in a process of regeneration of a district that is in constant balance between its past and its future.” A revival of interest towards the EUR is ongoing, as demonstrated also by some corporate decisions: in fact, the Fendi’s headquarters have been relocated in the historic Palazzo della Civiltà Italiana, TIM is getting ready to transfer here his management and its centre of operations, the Mediterraneum (Rome’s aquarium) will soon open its doors, the LunEur park will be again an attraction for the whole metropolitan area of Rome. These are strong signs of recovery, heard and intercepted by those who wanted the competition, who gave to all the actors a new involvement and renewed expectations about the place chosen for their business. That the appeal of the EUR and of the competition was strong has been shown not only by the support of the so-called specialists of light – the partnership with the World Congress of lighting designers, held in Rome on the same days of the Urban Lightscape award ceremony, certainly acted as a catalyst for the substantial number of experts –, but also by the many people who attended the final event, which turned into an appointment for the whole of Rome.
Il masterplan di Lodovica Valetti, 2° classificato / Lodovica Valetti’s masterplan, 2nd place
aesthetic impact. The contemporary buildings and the historic ones have been combined in a dialogue of colours that emphasise negative and positive spaces: two colours for two parts of the city merged by the light. Given its size, the EUR area has been divided into five main areas of influence, corresponding with the remote control centres that manage the network of smart poles. The intelligent pole thus becomes the brain of the project: in addition to the traditional street lighting, several new functions – such as traffic control, energy consumption, pollution measurement, surveillance, and the load losses related to public services of water, waste and energy – have been integrated. STUDENTS 1st / Lighting Design for an outdoor Museum of 1930s Architecture The lighting system designed by Maedeh Pourfathollah (Iran), assisted by Sajedeh Pourfathollah and Toktam Naimi, first ranked, is based on the ability of the light to narrate history, from the past to the future. In the project, the light of the colours took into account the variability of the lighting in relation to the history of the buildings, thus making a connection between past and future. The project divided the site into three parts, connected to each other: the natural scenery, the buildings, and the walkways.
From both sides of the road, in fact, the trees are connected together by beams of green vertical light, so as to offer the presence of nature even where it does not exist. Sensors that detect the presence of visitors in the Palazzo dello Sport allow to light up, with different intensities, the exterior facades of the building, making the change of lighting visible to the outside observer. 2nd / Master Plan and the Archivio Centrale di Stato The lighting design by Lodovica Valetti (team leader, Italy) and Argun Paragamyan, focuses on the Archivio Centrale di Stato and provides an illumination of the façade that enhances its austere architectural elements, typical of the rationalism. The use of light is, however, rationalised and the building becomes a scenic backdrop for the aggregation spaces: visible, remarkable, but not intrusive. The project provides two spot light focused on each column and the lighting of the gallery with RGB wallwasher devices, in order to create variables colour settings for specific events. The lighting of the axes, hierarchized in order to guarantee an appropriate lighting to each,
is characterized by the use of intelligent street lamps with LED sources. These lampposts are interconnected and operated by a single control centre, from which it is possible to control the switch-on and switch‑off, to adjust the intensity, and to diagnose the state of the lamp. In addition to these technologies, the lamps provide a range of services to citizens such as Wi-Fi hotspots, charging points for electric cars and bikes, traffic control, and digital information panels on traffic and on the measuring of particulates level in the air. SPECIALE URBAN LIGHTSCAPE / LUCE 315
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¶ SPECIALE URBAN LIGHTSCAPE
Genius Luci Il primo museo di illuminazione urbana all’EUR di Roma Carlo D’Alesio, Helena Conelian Gentili, Daria Casciani
«Genius luci» è il progetto nato dall’incontro di un team multidisciplinare di progettisti costituito da Helena Gentili (Helena Gentili Lighting Design), Carlo D’Alesio e Piero Santoro (Studio D’Alesio & Santoro), Daria Casciani (Politecnico di Milano, Dipartimento di Design - Laboratorio Luce) e vincitore del concorso internazionale di idee «Urban Lightscape. Paesaggi della città contemporanea». In questo articolo si racconta l’idea del progetto a partire dalla sua genesi. Il progetto Genius Luci nasce da una profonda esplorazione analitica focalizzata sullo spazio, le relazioni sociali, le funzioni urbane, le attività delle persone e il contesto storico di questo quartiere così particolare al fine di individuare opportunità di progetto di luce in relazione alle specifiche esigenze locali. L’illuminazione attuale: qualità visive e ambientali L’illuminazione delle aree edificate, degli spazi aperti e dell’ambiente naturale caratterizza fortemente l’identità del paesaggio notturno. Purtroppo, da un analisi preliminare, il quartiere EUR presenta una limitata attenzione per questi temi: la percezione notturna del sito è fortemente compromessa sia da fonti di illuminazione con resa cromatica limitata che rende materiali e texture irriconoscibili, sia da una distribuzione non equilibrata dei livelli di illuminazione che crea forti contrasti e ombre marcate, determinando una percezione negativa degli spazi pubblici. Il sistema di illuminazione attuale, incontrollato e slegato dallo spazio, non solo mina la corretta percezione spaziale delle architetture ma compromette la percezione di sicurezza, come appare evidente dall’indagine sociale presentata nel paragrafo seguente.
Confronto tra l’immagine diurna e notturna di EUR / Comparison between the day-time and night-time image of EUR 92
LUCE 315 / SPECIALE URBAN LIGHTSCAPE
Zone, Flussi, Movimenti, Accessi In questa fase, l’analisi è stata guidata da una domanda di ricerca fondamentale: “L’EUR è un posto frequentato e adatto alle persone (pedoni)? Oppure no, l’EUR è fruibile solo attraverso l’automobile a causa dell’enorme strada centrale che divide il quartiere e viste le enormi, voluminose architetture razionaliste che sono tutt’altro che a misura d’uomo?” La risposta, per nulla scontata a questa domanda è derivata da un’analisi del luogo e delle relative funzioni. Ne emerge un’anima pedonale di EUR in cui esistono alcune zone prevalentemente utilizzate dai pedoni e che sono state concepite per tale scopo fin dalle prime fasi del progetto di E42: le vie commerciali, i percorsi del parco, la passeggiata giapponese, le aree verdi, gli innumerevoli servizi urbani collocati sia intorno alle uscite delle stazioni della metropolitana, sia vicine alle stazioni degli autobus, dei taxi e accanto ai parcheggi, ma anche le numerose piazze davanti ai monumenti sono importanti punti di aggregazione che potrebbero essere potenziati con un approccio focalizzato sulla dimensione umana e sociale dell’illuminazione. Allo stesso tempo è importante sottolineare la vocazione automobilistica di questo spazio in cui la compresenza di auto e pedoni nello stesso contesto pone anche problemi in termini di sicurezza. Il quartiere EUR presenta elementi e funzioni principali interconnessi tra di loro ma dislocati in tre aree principali: • la parte storica che funziona come la mente attiva del distretto dell’EUR, attualmente popolata di musei, uffici e organismi culturali; • la zona di mezzo, ovvero il polmone verde fatto di parchi, alberi e il lago rinfrescante
circondato dalla finanza delle banche che rappresentano la linfa pulsante del sistema lavorativo locale: un cuore che pompa energia e muove gli impiegati nel distretto; • l’area residenziale, agglomerato di ville con giardini privati dove le persone tornano la sera a riposare. L’area è fortemente divisa dalla principale arteria stradale che sembra rappresentare una cicatrice nel tessuto sociale urbano: un enorme viale, trionfale, adatto quasi esclusivamente alle auto e alla fruizione degli automobilisti. Vicino a questa, una serie di strade secondarie finalizzate ad interrompere e collegare queste due aree cosi separate. Utilizzo dello spazio urbano notturno: funzioni e ritmi Il distretto dell’EUR sembra avere un doppio ritmo: di giorno mostra una vitalità pulsante di persone al lavoro; la sera, tutti lasciano l’EUR verso le proprie abitazioni e il Pentagono si addormenta. Nel periodo invernale EUR è come un colosso addormentato, senza persone; diversamente le notti estive sono popolate con eventi e attività di intrattenimento fino a tarda ora. Per mappare questa movida estiva è dunque fatta una raccolta di tutte le possibili attività di intrattenimento disponibili nella zona (come lo shopping, i ristoranti, gli alberghi, club, cinema, teatro e ogni genere di evento culturale disponibile) utilizzando i principali social network (ad esempio Yelp, Foursquare, Tripadvisor etc.). L’obiettivo era quello di ritrarre l’identità vitale e socievole del quartiere EUR: nonostante di notte la movida privilegi l’utilizzo di spazi interni, le terrazze, le grandi vetrate e i grandi ingressi colonnati ospitano eventi culturali e di divertimento di natura varia che calamitano enormi flussi di visitatori. Il concept del progetto di illuminazione Genius Luci è il primo museo esperienza luminosa urbana composta da un percorso Essenziale e un percorso Esteso: una unica esperienza luminosa mette in relazione gli edifici storici e moderni. Il concept di illuminazione del distretto si propone di realizzare un grande “museo” di luce collocato nell’ambiente urbano: la luce considera e mette in relazione
Il progetto urbanistico e illuminotecnico di E42: monumentalità classica della Roma imperiale e espressione di un urbanismo visionario / Urban and lighting planning of E42: classic monumentality of imperial Rome and expression of a visionary urbanism
i diversi stili architettonici tra passato e futuro, i luoghi pubblici e le aree verdi di aggregazione attraverso l’utilizzo di soluzioni di illuminazione diverse a seconda delle caratteristiche specifiche di ogni situazione ed elemento. A causa delle dimensioni del sito, l’esperienza notturna di EUR è costituita da due percorsi principali: uno essenziale e uno esteso. Il Percorso Essenziale (Essential Path) riguarda l’asse principale e rappresenta la principale “galleria” del tour: vi si entra ed esce attraverso due porte virtuali delineate da un laser di luce come chiaro riferimento all’Arco di Libera mai costruito per l’Expo del 1942. Il Percorso Esteso (Extended Path) è costituito dalle vie di comunicazione secondarie e dai connettivi che ampliano l’esperienza notturna di siti storici e moderni adiacenti, promuovendo una fruizione visiva completa della zona. L’esperienza notturna non è solo piacevole dal livello della strada, ma anche dalle viste panoramiche elevate, chiamate Belvedere: la verticalità degli edifici selezionati è utile per definire dei Landmark di luce come punti di riferimento e di orientamento nella zona. Il progetto affronta la complessità mediante una progettazione integrata dell’esperienza notturna di EUR Il focalizzandosi su un approccio qualitativo e integrato al fine di migliorare la sua identità notturna. Il progetto riguarda gli aspetti funzionali del sistema di illuminazione pubblico, la definizione di atmosfere di illuminazione artistica/ architetturale, le questioni ambientali relative al verde urbano e alla sostenibilità come pure gli aspetti tecnologici. In particolare, le soluzioni di integrazione architetturale si riferiscono all’illuminazione monumentale degli edifici di architettura di E42, l’illuminazione adattiva e colorata è applicata agli edifici moderni mentre un’illuminazione specifica a dimensione d’uomo è applicata alle aree di aggregazione. Genius Luci vuole migliorare la sostenibilità e la qualità della vita notturna degli abitanti e frequentatori, ovvero i turisti, i partecipanti della Nuova Area congressi, i cittadini delle zone residenziali limitrofe, i dipendenti
Mappatura delle varie attività di intrattenimento e della “Movida” del distretto dell’EUR / Diagram mapping the many entertaining activities and functions related to the EUR “Movida”
e impiegati dei tanti uffici mediante un sistema di illuminazione integrato ed intelligente che non sia focalizzato meramente al risparmio energetico ma che porti un valore aggiunto esperienziale. Inoltre l’illuminazione urbana è stata pensata come l’elemento principale per la creazione di un nuovo polo di attrazione che riposizioni EUR tra i principali itinerari di Roma e ne faccia emergere il primato come centro del turismo congressuale. Il Sistema di Illuminazione Urbana di Genius Luci è stato pensato come sensibile e adattivo rispetto alle specifiche esigenze ambientali, sociali e contestuali attraverso l’uso di tecnologie intelligenti, sensori e l’Internet of Things (IoT). Integrandosi all’infrastruttura di gallerie sotterranee cablate mediante fibra ottica già disponibile nel quartiere EUR, l’obiettivo è quello di creare un sistema completo di Smart Urban Lighting collegando ogni singolo punto di illuminazione ad un sistema di controllo centrale in grado di modificare l’atmosfera luminosa in relazione a differenti variabili del contesto (attività, funzioni urbane, condizioni e ritmi d’uso notturni). Il sistema è in grado di accedere ai dati locali e globali raccolti su scala urbana attraverso sensori di movimento o generati dalle persone che utilizzano la piattaforma digitale intelligente e rielaborarli per trasformare l’immagine notturna della città in illuminazione di qualità quando serve, dove serve. I sistemi di illuminazione ad alta efficienza energetica saranno dotati di sensori a bordo in grado di catturare la presenza e il movimento delle persone (con sensori PIR, videocamere, radar), di misurare la quantità di luce naturale e di illuminazione artificiale privata /
commerciale (con fotosensori e fotoresistenze) e anche di rilevare eventuali guasti dei dispositivi di illuminazione. Le informazioni locali contestuali saranno selezionate, aggregate, inviate e trattate per fornire un Programma di Illuminazione Notturna che trasforma l’immagine notturna di EUR a seconda delle attività della notte in relazione alle persone, ai fattori ambientali e all’integrazione tra i diversi livelli di illuminazione per consentire sia un corretto servizio di illuminazione sostenibile ma anche garantire servizi come la sicurezza. Illuminazione pubblica funzionale L’illuminazione Pubblica Funzionale Pubblica Illuminazione è stato studiata al fine di potenziare e migliorare l’orientamento e la navigazione nello spazio attraverso l’uso di gerarchie di intensità e distribuzione luminosa, regolando l’altezza pali e la temperatura di colore della luce bianca in relazione a diversi utenti e funzioni d’uso. In particolare, l’asse stradale principale (via Cristoforo Colombo) sarà illuminata con un bianco neutro (4000K) mediante apparecchi di illuminazione a LED al fine di garantire una maggiore visibilità per gli automobilisti con maggiore efficienza. Gli assi stradali secondari utilizzano la stessa tonalità di luce bianca, ma meno intensa. La tipologia degli apparecchi di illuminazione previsti per l’asse principale e secondaria sono simili al fine di differenziare le strade principali e le zone adiacenti. Le strade di collegamento saranno illuminate con una tonalità più calda di luce bianca (3000K) al fine di definire un contesto più accogliente e ospitale dove passeggiare e ritrovarsi. Gli apparecchi saranno diversi e in scala ridotta
rispetto alle vie principali. In particolare l’altezza dei pali diminuirà progressivamente nelle aree verdi al fine di creare un ambiente più intimo e sicuro per riqualificare quelle aree trascurate e attualmente poco vissute. Illuminazione funzionale intelligente si modifica nelle diverse stagioni dell’anno in relazione alla durata e all’intensità della luce del giorno, seguendo i cicli della luna, in relazione alla presenza di altri elementi di illuminazione (ad esempio l’illuminazione privata) e all’uso effettivo dello spazio da parte delle persone . L’illuminazione pubblica funzionale consente di garantire la percezione di sicurezza fornendo: • un’illuminazione di rinforzo sulle zone di attraversamento pedonale e laddove ci sia compresenza di macchine e pedoni; • un’illuminazione specifica nelle aree pedonali dove gli utilizzatori hanno espresso particolare timore ad andare di notte, come parchi, passeggiate verdi e stazioni di scambio di trasporto urbano; • un’illuminazione bilanciata nei percorsi tra spazi costruiti e aree di aggregazione;
Illuminazione artistica/architetturale L’esperienza luminosa architetturale utilizza la metafora della “galleria d’arte” e comprende una “collezione permanente” illuminata per essere esperita e visitata durante l’intero arco dell’anno. Tale collezione è caratterizzata da edifici catalogati in base allo stile architettonico e al periodo di costruzione e associati a due distinte tipologie di illuminazione: statica monumentale e dinamica / adattiva. Inoltre, la collezione si arricchisce di un’illuminazione speciale durante “eventi temporanei” in cui l’atmosfera luminosa notturna varia a seconda dell’artista e dell’evento del momento. Impatto atteso La proposta è concepita come un progetto di illuminazione sperimentale di ricerca e sviluppo sul campo urbano realizzato in una “città nella città” che risulta estremamente interessante come caso studio o Living Lab Urbano per testare nuove tecnologie di illuminazione con un approccio graduale e un investimento economico pubblico-privato.
Mappatura delle attività di intrattenimento del distretto dell’EUR in relazione ai ritmi notturni delle persone nel periodo di un anno / Diagram mapping the many entertaining activities and functions located in EUR district in relation to night-time rhythm in one year timeframe 94
LUCE 315 / SPECIALE URBAN LIGHTSCAPE
L’obiettivo è quello di esplorare, mediante le tecnologie emergenti e l’Internet of Things (IoT), un progetto di illuminazione urbana a dimensione umana al fine di ottenere la vera sostenibilità attraverso soluzioni energeticamente efficienti e prestazioni luminose di alta qualità. L’infrastruttura di illuminazione intelligente è concepita in modo da essere open source e riprogrammabile in base ad esigenze mutevoli nel tempo come eventi e futuri sviluppi tecnologici. Di seguito si elencano i risultati positivi e vantaggi che potrebbero derivare dallo sviluppo del progetto Genius Luci: • dal punto di vista della città di Roma e per il quartiere EUR: risparmio sui costi energetici su base annua; ridotta manutenzione straordinaria ; cicli più lunghi per la manutenzione ordinaria grazie al controllo telematico dei guasto degli apparecchi di illuminazione ; calibrazione ed integrazione tra illuminazione pubblica, privata e architettonica urbana; creazione di una nuova immagine notturna della città strategica per il turismo congressuale. • dal punto di vista dei cittadini: i cittadini più connessi e centrali nel progetto di illuminazione urbana; migliorata percezione dello spazio urbano in termini di sicurezza; migliorata atmosfera luminosa urbana orientata a rendere spazi di aggregazione urbana più ospitali e confortevoli; caratterizzazione luminosa temporanea mediante eventi speciali di illuminazione urbana. • dal punto dei vista dei turisti congressuali: turisti più connessi e informati; servizi pubblici avanzati per la fruizione dello spazio mediante piattaforma intelligente.
GENIUS LUCI World First Urban Lighting Museum at EUR in Rome “Genius Luci” is a project designed from a multidisciplinary team consisting of Helena Gentili (Helena Gentili Lighting Design), Carlo D’Alesio and Piero Santoro (Studio D’Alesio & Santoro), Daria Casciani (Politecnico di Milano, Dipartimento di Design - Laboratorio Luce) and it is the winner of the International Competition of Ideas “Urban Lightscape -Landscapes of the contemporary city”. This article aims at describing the idea of the project since its genesis. Genius Loci stems from a deep exploration and analysis of the space, the social relationships, the urban functions, the people activities and the historical of a peculiar district in order to detect lighting design opportunities in relation to local needs. The current lighting plan: visual and environment quality The lighting of the built areas, open spaces and natural environment are the components that strongly characterize the identity of nocturnal landscapes. Unfortunately, from a preliminary analysis, the EUR district lacks attention to this matter, since the perception of the site is highly compromised by poor colour rendering lighting sources determining unrecognizable materials and textures, unequal lighting levels distribution creating strong contrasts and this defining a detrimental perception of public spaces. This uncontrolled and disassociated existing lighting system undermine the visual and spatial hierarchy of the built heritage and compromise
the safety perception among the user, as also expressed in the social survey presented in the next paragraph. Zones, Flows, Movements, Accesses At this phase, the analysis was driven also by a key question: “Is EUR a place for people, for pedestrian? Or forget it, EUR is only a car user playground because of the huge motorways dividing the district and the huge voluminous not-human-sized architectures?” The answer, not at all obvious, to this question was derived from the analysis of the space and the related functions. What emerges is a pedestrian soul of EUR in some areas that are predominantly used by pedestrians and that are designed for this purpose from the early stages of the project E42: commercial streets, park paths, Japanese walk, green areas, urban utilities such as Metro station exits, bus and taxi stations and parking areas, but also the many squares in front of the Monuments are important aggregation spots that should be enhanced with a specific people oriented lighting approach. This without forgetting the presence of cars and so the safety/security issues in the pedestrian crossing areas. At the same time it is important to emphasize the vocation for cars of this space: simultaneous presence of vehicles and pedestrians in the same context also poses problems in terms of safety. The EUR district presents main elements and functions interconnected together but
Il piano dell’illuminazione funzionale, architetturale/artistica, ambientale / Functional, Architectural/Artistic, Environmental Lighting Planning
dislocated in three main areas: • the historical part which is the brain of the EUR city nowadays inhabited by Museums, Offices and Cultural Organization ; • the middle area which is the green lung with parks, trees and a refreshing lake surrounded by the Financial banks like an heart that pumps energy and people working in there; • the residential area with clusters of villas and private gardens where people return in the evenings to rest. The area is strongly divided by the main urban motorway that seems a scar in the urban social texture underlining that this huge boulevard, thought as a big triumphal streets, is suitable only for cars and car drivers. On the other hand several secondary streets are aimed at interrupting and interconnecting those divided areas. Urban Night-time use: functions and rythms From the diagrams is evidenced that EUR seems to have a double rhythm: by day it shows a pulsating vitality of people at work; by evening everyone flows away back to his home and the Pentagon district falls asleep. In the winter period, EUR is like a sleeping giant, without people; on the other hand, the summer nights are populated with events and people until late. To map this summer nightlife a collection of all possible entertainment activities available in the area has been made (such as shopping, restaurant, hotels, clubs, cinema, theatre and every kind of cultural event available) by using the main social network such as yelp, foursquare, tripadvisor and so on. The aim was to portray the night-time vibe of the EUR district that reveals to have a very sociable and entertaining identity: although at night the nightlife privileges the use of interior spaces, the presence of terraces, large windows and large colonnades host cultural events and entertainment of varied nature that draw huge flows of visitors. The Lighting Design concept Genius Luci is the first museum experience at urban level consisting of an Essential Path and an Extended Path: a unique experience of light connects the historical and modern buildings. The lighting concept of the district aims to create a big “museum” of light located in the urban environment: the light treats and correlates the different architectural styles in between past and future, the public places and the green areas of aggregation through the use of different lighting solutions depending on the specific features of every situation and element. Due to the size of the site, the nocturnal experience of EUR is constituted by two paths: Essential and Extended. The Essential Path covers the main axis and represents theleading “gallery” of the experimental tour that is evidenced by the virtual laser “gates” representing the main entrance and exit of the area. The virtual gate is a clear reference of the unbuilt Arc that would have been the greatest reinforced concrete landmark ever built for the Expo 42. The Extended path represents the connection streets that enlarge the nocturnal experience to adjacent historical and modern sites, promoting a complete visual enjoyment of the area. The nocturnal experience is not only enjoyable from the street level, but also from upper panoramic views, called Belvedere. The verticality SPECIALE URBAN LIGHTSCAPE / LUCE 315
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of selected buildings are in evidence to reinforce landmarks and orientation in the area. The design approach covers the functional aspects of the lighting systems, the artistic lighting atmospheres, environmental and technological issues that are all integrated in the design of the nocturnal experience in EUR. In particular, the artistic solutions are referred to the monumental lighting for the architecture buildings belonging to the former E42 buildings, the dynamic/responsive lighting applied for modern buildings and specific lighting for the green aggregation areas, synthesised in a masterplan view. Genius Lights wants to improve the sustainability and the quality of night life of the inhabitants and visitors, tourists, participants of the New Congress Area, citizens of the neighbours residential areas, employees of the many offices through a system of integrated and intelligent lighting that is not merely focused on energy saving but represent a leading value added to the experience. More than this, Urban lighting was conceived as the main element for creating a new attraction by repositioning EUR between the main touristic routes of Rome and by bringing back the primate as the main Center for congress tourism. The Urban Lighting System Genius Luci was thought as sensitive and adaptive to the specific environmental needs, social activities and contextual environment through the use of intelligent technologies, sensors and the Internet of Things (IoT). Integrating the infrastructure of underground tunnels wired through fiber optics already available in the EUR district, the goal was to create a complete system for Smart Urban Lighting by connecting each point of light to a central control system that can change the luminous atmosphere in relation to different background variables (activities, urban functions, conditions and rhythm of use the night). The system is able to access the data collected on a local and global scale by motion sensors or generated by people using the digital smart platform and elaborate them to transform the nocturnal image of the city in a qualitative lighting when and where you need it. High energy efficiency Lighting Systems would be integrated with on board sensors capable of capturing the presence and movement of people (e.g. PIR sensors, cameras, radar) to measure the amount of natural light and artificial private / commercial lighting (with photosensors and photoresistors) and also to detect any faults of the lighting fixtures. Local contextual information will be selected,
aggregated, sent and processed to provide a program that transforms the luminous nocturnal image of EUR depending on the night’s activities in relation to people, environmental factors and the integration between the different levels of lighting to allow both proper lighting service but also ensure sustainable services such as security. Functional Public Lighting Functional Public Lighting has been studied in order to enhance and improve wayfinding and navigation in the space through the use of hierarchies of lighting intensities, distribution, poles height andcolour temperature of white lighting related to different users and different location. Particular attention was given to the connection streets of the district. In particular, the main urban motorway (via Cristoforo Colombo) is lit with natural white (4000K) LED lighting fixtures in order to ensure higher visibility for car drivers with higher efficiency; secondary street (axis) would have the same white lighting tones but with less intense lighting. The typology of lighting fixtures for the main and secondary axis are similar in order to differentiate the main streets and the adjacent areas; connections streets would be lit with warmer (3000K) tone of white light defining a cosier and hospitable areas for people to walk and stay. The lighting fixtures should be different and in a smaller scale in comparison with the main streets. The height of poles diminish progressively in the green areas in order to create a more intimate and safe environment re-qualifying those neglected areas. Functional Lighting would be intelligent and responsive to different seasons in relation to the duration and intensity of daylight, following the cycles of the moonlight, the presence of other lighting elements (e.g. private lighting) and the predicted use of outdoor spaces by people. Public Lighting would enable safety and security by providing: • specific reinforced lighting on the pedestrian areas in dangerous intersection with cars; • specific lighting in the pedestrian areas where people have expressed particular fear, enabling people use of the night-time spaces like parks, garden, green walks and urban transportation exchanges; • balanced lighting in the connection paths between built spaces and open aggregation areas focusing on the typology of the main users; Architectural / Artistic Lighting The lighting design concept picture the site as an urban lighting experience and uses the
reference of an “art gallery” and it comprehend a “permanent collection” lit to be experienced and visited during the whole year. This collection is characterized by selected and catalogued buildings in relation to their architectural style and building period and they have been associated to different lighting techniques: monumental static lighting and dynamic/ responsive lighting. In special occasions called “temporary events”, a different atmosphere is defined by configuring lighting in relation to specific happenings and by special lighting artists. Expected Impact The proposal is conceived as an experimental– research project created in a “City in the City” that works perfectly as a Lighting Living Lab for testing new technologies with a step by step approach and a public-private investment. The aim is to explore and access the opportunities of emerging technologies and to develop human oriented lighting design approaches in order to achieve the real sustainability through energy efficiency solutions and high quality luminous performances. The smart lighting infrastructure should be conceived in order to be open source and reprogrammable according to future needs, events and technological developments. In the following lines, the positive results and advantages of realizing the lighting design of Genius Luci: for the City of Rome and for EUR district: • Annual Energy and Cost Savings; • Lower extraordinary maintenance; • Longer timeframe for the ordinary maintenance also due to the lighting fixture on-time failure control; • Integration of public, private and architectural urban lighting for modifying lighting levels accordingly; • More effective and higher-quality lighting with the creation of a brand new nocturnal image of the city; for the Citizens: • More connected and engaged citizens; • Enhanced urban lighting experience with a safer environment; • Enhanced urban lighting experience with cosier and more hospitable user-oriented urban spaces; • Enhanced urban lighting experience with nocturnal special lighting events; for the Congress’ Tourists: • More connected, smart, engaged and informed tourists; • Enhanced services and night-time activities and events.
Sistema di Illuminazione Urbana Smart attraverso una Piattaforma Digitale Intelligente e l’Infrastruttura Urbana esistente presso EUR Urban Smart Lighting System through an Intelligent Digital Platform and the already existing Urban Infrastructure at EUR 96
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¶ UNIVERSITÀ
La luce si fa vedere Concorso di idee per giovani designer di Lorella Primavera
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n concorso di idee, “La Luce si fa Vedere”, per giovani designer del corso di Laurea di Disegno Industriale dell’Università di Firenze, nato dalla passione per il design del prof. Gianpiero Alfarano, docente e autore di vari libri tra cui quello dedicato a questo progetto. L’obiettivo del concorso era quello di fare design confrontandosi con un oggetto complesso quale una lampada da tavolo a LED. Oggetto al tempo stesso emozionale e tecnico, che racchiude in sé molteplici valenze, da quella estetica a quella funzionale tradotta in flessibilità di utilizzo e comfort visivo. Elemento decisivo per la progettazione: la conoscenza della luce, delle sue potenzialità e dell’importanza che essa riveste per il nostro benessere. Il progetto di design di un corpo
illuminante come questo mette in gioco diversi elementi che non si esauriscono nell’equazione forma - funzione, ma devono necessariamente tener conto dell’interazione con lo spazio e le persone. Il percorso ha richiesto 5 mesi di lavoro, durante i quali gli studenti hanno avuto modo di conoscere le ultime tecnologie LED Nichia, fornite da WELT Electronic, per applicarle direttamente nei loro progetti, all’interno dei laboratori di prototipazione e taglio a controllo numerico dell’Università. Il concorso si è concluso lo scorso ottobre con la presentazione di 50 progetti, valutati da una giuria esterna, composta di diverse figure professionali del mondo della luce, che ha selezionato i vincitori nelle seguenti
categorie: Creatività, grado d’innovazione dell’aspetto visivo ed emozionale della lampada. Tecnica, capacità di superamento delle tradizionali morfologie e utilizzo del LED. Fattibilità, valutazione della possibilità di successivi sviluppi del progetto sul piano industriale. Primo Premio, al progetto che ha riportato le più alte valutazioni su tutte le categorie. La premiazione si è svolta al termine di un dibattito, stimolato dalle domande degli studenti, sul tema della professione, affascinante e complessa, del designer. La giuria ha evidenziato come la chiave di qualsiasi buon risultato sia l’impegno, la formazione costante e la passione per il proprio lavoro, oltre alla capacità di raccogliere stimoli dall’innovazione e da ciò che ci circonda. UNIVERSITY / LUCE 315
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La luce si fa vedere Competition for young designers
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he call for ideas “La Luce si fa Vedere”, made for young designers of the Industrial Design course at the University of Florence, was born from the passion for design of prof. Gianpiero Alfarano, lecturer and author of several books, including one on this project. The goal of this competition was to design by confronting with a complex object, such as a LED table lamp. Subject that is simultaneously technical and emotional, which embodies multiple values, from the aesthetic one to the functional one, which translates into flexibility and visual comfort. Key element of the design: the understanding of the light, of its potential, and of its importance for our well-being. The design of a lighting device as this one brings into play several elements, which do not run out in the form– function equation, but must necessarily take into account the interaction with space and people. The procedure took 5 months of work, during which the students had the opportunity to learn about the latest LED Nichia technologies, provided by WELT Electronic, in order to apply them directly in their projects, in the prototyping and NC cutting workshops of the University. The competition ended last October with the presentation of 50 projects, judged by a external jury made of several professionals of the light’s world. The winners were selected according to the following categories: Creativity: the level of innovation in the visual and emotional appearance of the lamp. Technique: the ability to overcome the traditional morphology and use of LEDs. Feasibility: the evaluation of the possibility of further development of the project on an industrial plan. First Prize: to the project that obtained the highest ratings in all categories. The award ceremony was held at the end of a debate, which was stimulated by the questions of the students, on the theme of the fascinating and complex profession of the designer. The jury highlighted how the key elements to any good result are the commitment, the constant training, the passion for its own work, and the ability to collect stimuli from innovation and from what surrounds us.
Gianpiero Alfarano (Università degli Studi di Firenze) Hideji Tanizaki (Deputy Managing Director Nichia) Massimo Ruffilli (Università degli Studi di Firenze) 98
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Primo Classificato / First Prize Verty Giacomo Campus, Pietro Lanzerini Il progetto nasce dalla volontà di rompere gli schemi delle classiche lampade da tavolo, caratterizzate da pianta, fusto e paralume. La lampada parte dalle funzioni di illuminazione da tavolo, come la direzionalità e la regolazione del fascio luminoso, ma oltrepassa gli archetipi formali prendendo ispirazione dal mondo animale con una linea antropomorfa essenziale, che esprime la sua originalità nel movimento organico delle parti, reso possibile da una spina dorsale e da quattro cavi d’acciaio, due per lato, che svolgono la stessa funzione delle fibre muscolari in un organismo vivente. La lampada reinterpreta in chiave industriale il sapiente equilibrio della natura, tra struttura portante e funzione.
The project stems from the desire to break the schemes of the classic table lamps, characterized by a base, a body and a shade. Starting from the lighting functions, such as the beam’s directionality and control, the lamp goes beyond the formal archetypes, taking inspiration from the animal world with an essential anthropomorphic line, which expresses its originality in the organic movement of the parts, made possible by a backbone and four steel cables, two per side, which perform the same function of the muscle fibres in a living organism. The lamp industrially reinterprets the wise balance of nature, between the supporting structure and function.
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Premio per la Tecnica / Technique Award
Premio Creatività / Creativity Award
Premio Fattibilità / Feasibility Award
Phoenic Emanuele Di Leva, Andrea Lucioli
Lady Stefano Calza, Edoardo Donzelli, Daniele Funosi
Geometric Martina Santini
Il progetto si ispira alla luna, che illumina da sempre la notte e gli oggetti in modo poetico e al contempo intenso. La forma di falce, che caratterizza la lampada, richiama, con le diverse posizioni dei Led nell’atto di rotazione, le declinazioni luminose della luna: le fasi crescenti e calanti producono un effetto concentrato e intenso; la fase piena crea un’illuminazione più ampia e diffusa. L’aspetto finale è un connubio di associazioni, influenzato anche dall’osservazione dei sinonimi visivi della parola “luna”, come quello della linea sinuosa del collo e del becco di un fenicottero che hanno dato origine alla forma della base.
La scoperta della “luce” celata, l’uso di calamite che suggeriscono “attrazione”, le forme “sinuose”: sono gli elementi che in questa lampada rappresentano il richiamo alla bellezza femminile. Mentre il meccanismo di accensione basato sul contatto fra magneti, la luce LED calda che invoglia alla lettura, la base pensata per fornire un comodo appoggio per un libro, la flessibilità di movimento dell’area illuminante, sono la parte legata alla fruizione dell’oggetto e sono state pensate per creare intimità.
Il progetto si ispira alla figura del parallelogramma, estraendone solo le componenti principali per creare una forma esile, semplice ed essenziale. Due cerniere, formate da un tubo metallico, e due magneti posti sulla struttura superiore della lampada, consentono di poter separare le parti e portare la luce con sé con flessibilità o di orientarla secondo necessità. Grazie ai magneti la lampada è facile da smontare e trasportare. Divisa in due parti (il piedistallo e la struttura dove è incassato il LED), questa riduce anche le dimensioni d’imballo e lo spreco di materiali. Il modello è stato realizzato in legno di palissandro, ma la lampada può essere realizzata in diverse forme e con vari materiali.
The project is inspired by the moon, which always illuminates the night and objects in such a poetic, yet intense, way. The sickle-shaped lamp recalls, with the different positions of the LEDs in the act of rotation, the different moon phases: the waxing and waning produce a concentrated and intense effect; the full phase creates an more extensive and widespread lighting. The final appearance is a combination of associations, also influenced by the observation of visual synonyms of the word “moon”, such as the sinuous neck and beak of a flamingo from which the form of the base originates.
1 | TURBO Gianmarco Leoni 2 | VELA Rocco Brugioni, Andrea Giubbolini 3 | HELIOS Mattia Rende, Virginia Piras 4 | EASEL Rosamaria D’amico, Giulia Romani 5 | ORIGON Erika Lascialfari, Carolina Chiti 6 | LUMIÉRE Sara Cagnacci, Alice Giuntoli 7 | VELA Mariachiara Russo, Viola Vitartali 8 | WOLKE Olivier Lami Papi, Francesco Andricciola 9 | TETRADECAGON Mihael Nazarov, Svetlana Dogotar Nazarov 10 | JAMBI Giulio Fusi
The discovery of the concealed “light”, the use of magnets to suggest “attraction”, the “curvy” forms: these are all the elements representing in this lamp the reference to the feminine beauty. While the switch mechanism based on the contact between magnets, the warm LED light that invites to read, the base designed to provide a comfortable support for a book, the flexibility of the lighted area, are all linked to the object’s use and they are designed to create intimacy.
The project is inspired by the shape of the parallelogram, extracting only its main components to create a slender, simple and essential, form. Two hinges, formed by a metal tube, and two magnets located on the upper structure of the lamp, allow to separate the parts and carry the light with flexibility or to orient it as needed. Thanks to the magnets, the lamp is easy to disassemble and carry. By dividing itself into two parts (the pedestal and the structure where the LED is recessed), the lamp also reduces the packaging size and the waste of materials. The model was made of rosewood, but the lamp could be made in different shapes and with different materials.
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Tron legacy by Joseph Kosinski, Lightcycle-wide, 2010
¶ INNOVAZIONE E RICERCA
Tenui luminanze nella notte dei sensi Tra fascino delle bioluminescenze naturali e potere evocativo delle luminescenze progettate di Alberto Pasetti
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atura e arte s’intrecciano possedendo dei fronti comuni che in alcuni casi permettono una comprensione più estesa di un fenomeno luminoso indirizzato alla fruizione dell’intelletto. Molti sono i fattori che entrano in gioco nella fenomenologia della percezione e se una buona parte di questi sono di natura psicofisica, non dipendono solo dalla fisiologia del sistema visivo e dall’apparato corticale preposto all’interpretazione, ma in gran parte dal patrimonio visivo e culturale di memorie posseduto dal singolo individuo. Gli studi in materia di neurobiologia e neuroestetica, alcuni tra i quali condotti da Semir Zeki, hanno permesso di avvicinare lo studio della percezione visiva, nel campo
dell’arte, ai principi di reattività di alcune parti sub-corticali della corteccia visiva. I principali assunti di queste ricerche riguardano i collegamenti tra impulsi fotoelettrici derivati da numerosi fattori quali la materializzazione visiva della forma, del colore, dell’intensità e del movimento di un oggetto rispetto alle aree specialistiche di interpretazione del cervello. I sotto-insiemi neurali ai quali fanno riferimento le decodifiche specifiche di un impulso fotoelettrico sono particolarmente sensibili e selettivi nei confronti di determinate tipologie di elementi visivi. Tuttavia, nonostante l’elevata specializzazione di queste aree di competenza, è stato dimostrato che la loro efficacia dipende per la maggior parte dal grado
di interattività sviluppata tra di esse, anche tra quelle non direttamente affini. Nel caso specifico dell’osservazione e della comprensione di ambienti caratterizzati da tenui luminanze, a differenza delle condizioni di luminosità consuete come il giorno e la notte, è sostenibile la tesi in base alla quale una parte non particolarmente sviluppata della corteccia visiva possa attivare reazioni percettive particolarmente stimolanti. Da una parte la motivazione, di natura quasi antropologica, è dovuta a una forma di ritorno cognitivo al significato delle forme primordiali viventi, ancora oggi capaci di irradiare forme di luminescenza sotto forma di bioluminescenza. Dall’altra è plausibile che la stimolazione visiva INNOVATION AND RESEARCH / LUCE 315
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attraverso nuovi linguaggi e configurazioni spaziali luminose permetta l’accesso a nuove forme di interpretazione neurale, permettendo in questo modo l’accesso a numerosi benefici psicofisici grazie ad una progettazione di nuova concezione. Gli stimoli luminosi, di fatto, non costituiscono solamente il vasto campo della conoscenza visiva, ma si intrecciano in bilanci energetici apparentemente locali, estesi ad ambiti di risonanza universale e solo apparentemente casuali nell’ambiente circostante. In natura alcune forme di vita generano la luce quasi a rivendicare una propria autodeterminazione esistenziale. In realtà si tratta di una propensione alla rappresentazione di una potenziale interconnettività con esseri simili di pari livello o di livello diverso, nel rispetto dell’atavica legge di perpetrazione della specie. Infatti, l’energia possiede una forma di intelligenza propria che determina i principi di rinnovo e conservazione a cui risponde anche l’impulso luminoso in una finalità non sempre esplicita, ma universalmente coerente rispetto alle grandi leggi della fisica. L’incertezza sulla ragione di sussistenza di un impulso luminoso, in natura, contiene il potenziale fascino e mistero che alcuni fenomeni scaturiscono Installazione luminosa su manichino, Luminale, Francoforte / Luminous installation on a dummy, Luminale, Frankfurt
sia nella mente dell’osservatore casuale, che in quella del ricercatore più esperto. Connessione energetica come filo conduttore L’interconnettività è anche alla base dell’attività neuronale, in particolare nell’area ipocampale, e si manifesta in un’organizzazione ramificata a stella, visibile attraverso una proteina caratterizzata da un effetto fluorescente verde. La struttura morfologica del corallo luminescente blu, Keratoisis flexibilis, sembra rievocare un’analoga mappa di connessioni ramificate come inoltre, rovesciando il principio di crescita gravitazionale, appare la spettrale articolazione di un lampo della volta celeste diretto al suolo (es. Arizona). Queste morfologie costituiscono una semplice emanazione dei principi che regolano la fenomenologia naturale o rappresentano uno dei volti della distribuzione primordiale dell’energia, seguendo progetti in natura che non risultano a noi ancora pienamente comprensibili. Gli elementi naturali sono contemplabili seguendo una gerarchia arbitraria che vede piccoli organismi terreni alternati a quelli marini di superficie o di grandi profondità. La fenomenologia delle bioluminescenze si può manifestare attraverso una distribuzione puntiforme o definita da costellazioni o ramificazioni di complessità variabile. Nei due casi è presente il significato di interconnettività già implicito nel livello di conoscenza primordiale da parte degli studiosi. Una lucciola, Lampiris noctiluca, esercita la sua affascinante proprietà luminosa pulsante non per soddisfare un’esigenza solista, ma per accedere a una rete di scambio tra segnali e informazioni di potenziali fruitori di sesso opposto della sua specie. Diversamente, il segnale luminoso costante verde emesso dal Panellus stipticus, un fungo di famiglia micenacea, che si trova nella Ribeira Valley del Tourist State Park brasiliano e nell’Uqui Wakayama giapponese, sembrerebbe di carattere predatorio mentre, con ogni probabilità, costituisce il richiamo visivo per alcuni insetti in grado di trasportare le spore e di diffondere il proprio codice genetico.
Subtle luminances in the night of senses Between the fascination of natural bioluminescence and the evocative power of designed luminescence
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ature and art are frequently intertwined since they have many things in common which, in some cases, allow a deeper comprehension of a luminous phenomenon to be enjoyed by the intellect. There are many factors that play a role in perception’s phenomenology and even if a great part of them has a psychophysical nature, they do not depend only on the physiology of the visual system and of the cortical apparatus appointed to interpretation, but mostly on the heritage
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of visual and cultural memories possessed by each human being. Studies in the field of neurobiology and neuro aesthetics, some of them carried out by Semir Zeki, allowed to make the study of visual perception, in the field of art, closer to the responsiveness principles of some subcortical parts of the visual cortex. The principal assumptions of these researches involve the links between photoelectric impulses derived from several factor such as the visual materialization
Questa categoria di esseri bioluminescenti apre la possibilità di estendere il livello di comunicazione luminosa a segmenti verticali e non solo orizzontali dell’eco-sistema, all’esterno della propria specie. In ambiente marino o lacustre, in superficie, si manifesta in diverse località del pacifico e in aree australi, la fenomenologia dovuta alla Nocticula scintillans (o miliaris), creando effetti luminescenti in prossimità delle rive che rendono spettacolari sia gli effetti statici, sia quelli dinamici dell’acqua in quiete o in movimento. In molti casi le forme di aggregazione del fitoplancton assecondano in scenografici movimenti sinuosi l’andamento dei fenomeni ondosi delle acque in cui si trovano mentre, in circostanze di movimento veloce, possono verificarsi fenomeni ottici di fluorescenza simili a quelli riscontrati presso le Niagara Falls all’imbrunire. In questo senso, le forme espressive di un progetto pensato per comporre le luminescenze non dipendono esclusivamente dalla tecnologia e dalla capacità sperimentale esercitata, ma dalla potenzialità che il sistema di connessioni e interconnessioni può generare. Tra arte e natura una chiave di lettura In arte, progetti quali Dualità della percezione di Yari Miele in cui sono indagate le proprietà fosforescenti di alcuni materiali, si alternano al principio di scomposizione della geometricità del tratto luminescente, come in Broken heart di Nils Rigbers dove la frammentarietà del segno rosso, forte ed essenziale, si staglia con Lampiris Noctiluca, il simbolo della bioluminescenza / Lampiris Noctiluca, the bioluminescence’s symbol
of shape, color, intensity and movement of an object according to the brain’s specialized interpretation areas. The neural subsystems to which the specific decoding of a photoelectric impulse refer to are extremely sensitive and selective to given types of visual elements. However, even though the high specialization of these areas of competence, it was demonstrated that their efficacy depends mostly on the degree of interaction developed between them, also between those not directly alike. In the specific case of the observation and comprehension of environments characterized by subtle luminance, differently from the standard luminous conditions such as day and night, it can be maintained that a not particularly developed part of the visual cortex may activate really stimulating perceptual reactions. On one hand the reason, almost anthropologic, lies in a kind of cognitive return to the meaning of the living primordial shapes,
precisione chirurgica nella notte, per effetto di un circoscritto intreccio di raggi laser (Luminale 2012, Frankfurt). La rappresentazione bidimensionale contemporanea non può prescindere dalla rievocazione della tridimensionalità degli anni ’60 di Gianni Colombo, attraverso la sua opera Spazio elastico, peraltro riproposta recentemente in Biennale a Venezia, presso le Corderie. In questi spazi immersivi il rapporto fisico sensoriale è posto al vertice dell’esperienza percettiva, la quale genera progressivamente una mappatura retinica dei punti cardinali dello spazio man mano che l’occhio si adatta alle basse luminanze delle lampade di Wood. Diversamente, nello spazio saturo di costellazioni della volte celeste, il collegamento tra i punti di riferimento è immaginario e rappresenta la coesistenza simbolica tra la sfera della conoscenza e quella dell’ignoto, legato all’infinito. Infatti, nell’opera immersiva di Yayoi Kusama Percezione cosmica e dell’infinito è riprodotta la nebulosi di punti luminosi proiettati e riflessi su tutti i piani dove l’osservatore può annullare la propria dimensione corporea, smaterializzandosi. Anche in Soul under the moon l’artista ripropone il tema della spazialità senza confini, intrisa di richiami cromatici sferici che sembrano
richiamare il manto cangiante e maculato del Sepiolida, ospite degli oceani pacifici e dell’oceano indiano. Infatti, qualche anno dopo, nel 2005, l’opera Bubbles in the water a sua volta si concentra sulla rarefazione delle bolle quasi bidimensionali, monocromatiche, di colore blu. In condizioni opposte, a cielo aperto, l’opera di Kusama potrebbe apparire come trasferita orizzontalmente sul percorso di passeggiata di Weston Supermare, ad opera del progettista Alessandro Tosetti: una miscela di resina e di pigmenti fosforescenti blu distribuiti casualmente, accompagna il percorso lungo la passerella tra laguna e mare. Il carattere bidimensionale di queste installazioni può assumere la dimensione volumetrica nella trasposizione in altri contesti che lambiscono gli ambiti della moda e degli allestimenti. In occasione della manifestazione Luminale 2012 (contestuale alla fiera Light&Building di Francoforte) sono emersi temi progettuali singolari: dall’originale vestito sferico fluorescente all’installazione “open air” avvolgente e alla dimensione immersiva di colonne dovute a intrecci elastici, catalizzatori di una bassa luminanza blu. La corrispondenza morfologica con le creature marine bioluminescenti emerge in particolare se riferita
Fulmine nel cielo dell’Arizona / Lightning in the Arizona sky
still capable of irradiate luminescence in the form of bioluminescence. On the other hand it is possible that visual stimulation allows the access to new types of neural interpretation through new languages and luminous spatial configurations, allowing in this way access to several psychophysical benefits thanks to a newly conceived design. Indeed luminous stimuli are not only the wide field of the visual knowledge, but they are intertwined in energy balances only at first glance local, but actually extended to universal resonance fields and only seemingly casual in the surrounding environment. In nature only some life forms generate light almost as if claiming their own existential self-determination. Actually it is an inclination to the display of a potential interconnection with creatures of similar or different level, complying with the primitive law of perpetration of the species. Indeed energy has some kind of own intelligence
alle fluttuazioni dei filamenti di fitoplancton dell’arcipelago Laccadive, al largo dell’India o alla trasparenza e morbida luminescenza del Bacthocyroe fosteri presente nel centro del pacifico a medie profondità. Il visitatore può circoscrivere o immergersi nelle installazioni a bassa luminanza e percepire l’essenza della rappresentazione spaziale a parità dell’osservazione delle creature marine cercando di coglierne il significato più remoto. La luce a tenue luminanza organizza l’esperienza sensoriale e addomestica l’occhio a un codice di lettura che appartiene a un mondo percettivo quasi irreale e in parte onirico. La tenue luminosità offre un registro di visioni alternative allo spazio antropizzato del nostro habitat quotidiano, se contemplata in natura o all’interno di un progetto di regia articolata e consapevole. La fuga dal mondo presente è rievocata dalla luminosa visione computerizzata, come originariamente ricostruita nel fantascientifico Tron da Steven Lisberger nel 1982, che attinge, nella recente ri-edizione cinematografica, a un linguaggio contemporaneo dell’elettroluminescenza spaziale e corporea, ricordando per analogia grafica le scie di accelerazioni futuriste, segni artistici di luce perenne e universale.
Yayoi Kusama, Soul under the moon
which determines the principles of renovation and conservation to which the luminous stimulus also responds with a not always clear aim, but universally coherent with the big laws of physics. The uncertainty on the reason of the existence of a luminous stimulus, in nature, contains the potential fascination and mystery that some phenomena originate both from the mind of the random observer, and in that of the more expert researcher. Energy connection as underlying theme The interconnection is also the basis of the neuronal activity, especially in the hippocampus area, and it shows itself in the star shaped branched structure, visible through a protein characterized by a green fluorescent effect. The morphological structure of the luminescent blue coral, Keratoisis flexibilis, seems to recall a similar map of branched connection as the spectral joint
of a lighting directed toward the ground appears (ex. Arizona), overturning the principle of gravitational growth. These morphologies are a simple emanation of principles that regulate the natural phenomenology or represent one of the faces of the primordial distribution of energy, following designs in nature that we have not yet fully understood. Natural elements can be contemplated following an arbitrary hierarchy that considers small earthly creatures alternated to those living on the surface or in the depth of the sea. The bioluminescence phenomenology can show itself through a dotted distribution or defined by constellations or branches of variable complexity. In both cases the meaning of interconnection is already implicit in the researchers’ level of primordial knowledge. A firefly, Lampiris noctiluca, shows his/her fascinating pulsing luminous property not to satisfy a single need, but to access to an exchange grid between signals and information INNOVATION AND RESEARCH / LUCE 315
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of potential users of the opposite sex of his/her specie. On the other hand, the constant green luminous signal emitted by the Panellus stipticus, a fungus belonging to the Mycenaceae family, which can be found in the Ribeira Valley of the Brasilian Tourist State Park and in the Japanese Uqui Wakayama, probably has a predatory character whereas, in all like hood, it is a visual lure for some insects capable of carrying the spores and spreading its own genetic code. This category of bioluminescent creatures opens the possibility to extend the level of luminous communication to the ecosystem’s vertical segments and not only to horizontal ones, outside their own a specie. In a sea or lake environment, on the surface, the phenomenology related to the Nocticula scintillans (or miliaris) shows itself in different locations in the Pacific Ocean and in southern hemisphere areas , determining luminescent effects near the shore that make extraordinary both the static and dynamic effects of the still or moving water. In many cases the ways of aggregation of the phytoplankton follow with sinuous movements the trend of the waves of the water they are in while, under fast movements circumstances, optical phenomena of phosphoresce can be observed like those that happen in the Niagara falls at sunset. In this way, the expressive form of a project designed to compose luminescence do not depend only on the technology and on the experimental capability used, but on the potentiality that the system of connections and interconnections can generate. An interpretation between nature and art In art, projects like ”the duality of perception” by Yari Miele in which the phosphorescent properties of some materials are investigated, alternate themselves to the decomposition principle of the geometry of the luminescent line, as in “broken heart” by Nils Rigbers where the fragmentary nature of the red sign, strong and essential, stands out with surgical precision in the night, thanks to a circumscribed web of laser rays (Luminale 2012, Frankfurt). The
Sepiolida del mare, Oceano Pacifico / Bobtail squid, Pacific Ocean
contemporary two-dimensional representation cannot disregard the three-dimensionality of the sixties by Gianni Colombo, through its work “Spazio elastico”, recently proposed again at the International Art Exhibition in Venice, at the Corderie. In these spaces the physical sensorial link is at the top of the perceptual experience, which generates a retinal mapping of the cardinal points of the space while the eyes adapt to the low luminances of the Wood lamps. On the other hand, in the space of celestial sphere full of constellations, the link between reference points is imaginary and represents the symbolic coexistence of the knowledge and unknown spheres, the latter linked to infinity. Indeed, in the work by Yayoi Kusama “Cosmic perception and of the infinity” the cloud of luminous points is reproduced and reflected on all planes where the observer can cancel, dematerializing, his/her own physical dimension. Also in “Soul under the moon” the artist proposes against the theme of the space without borders, full of chromatic spherical recalls which seems to remind of the iridescent and spotted coat of the Bobtail squid, which lives in the Pacific and Indian Oceans. Indeed, some years later, in 2005, the artwork “Bubbles in the water” concentrate itself on the rarefaction of monochromatic, blue, almost two-dimensional bubbles. In opposite
conditions, under open sky, the installation by Kusama may appear like horizontally transferred on the walking path of Weston Supermare, by the designer Alessandro Tosetti: a mix of resin and blue phosphorescent pigments randomly scattered, follows the path along the boardwalk between the lagoon and the sea. The two-dimensional character of these installations may assume the volumetric dimension in the transfer to other contexts which brush the fields of fashion and set-up. During Luminale 2012 (contextual to the Light&Building exhibition in Frankfurt) unique design themes emerged: from the original spherical fluorescent dress of the enveloping installation “open air” and to the dimension of columns determined by elastic webs, catalyst of a blue low luminance. The morphological correspondence with bioluminescent sea creatures emerges especially if referred to the fluctuations of the phytoplankton’s filaments in the Lakshadweep archipelago, off the coast of India or to the transparency and soft luminescence of the Bacthocyroe fosteri found in the centre of the Pacific Ocean at medium depths. The visitor can circumscribe or immerse himself/herself in low luminance installations and perceive the essence of the spatial representation like the observation of sea creatures trying to find the most distant meaning. The subtle luminance light organizes the sensorial experience and accustoms the eyes to a reading code that belongs to an almost unreal and partially dreamlike perceptual world. The subtle brightness offers a range of visions alternative to the anthropic environment of our everyday habitat, if seen in nature or inside a well-structured and aware directed project. The escape from the contemporary world is recalled by the computerized luminous vision, like originally rebuilt in the science fiction “Tron” by Steven Lisberger in 1982, which draws from, in the recent movie re-release, a contemporary language of spatial and corporal electroluminescence, recalling through graphic analogy the trails of futurist accelerations, artistic signs of eternal and universal light.
Bibliografia
Joe Colombo, Spazio elastico dinamico, in una riedizione della Biennale d’Arte di Venezia / Joe Colombo, Spazio elastico dinamico, Joe Colombo, in a re-release of the International Art Exhibition of Venice 104
LUCE 315 / INNOVAZIONE E RICERCA
• Zeki Semir, La visione dall’interno, Bollati Boringhieri, Torino, 2007 • Barbur J.L., Watson J.D.G., Frackowrak, Conscious visual Perception without V1 in “Brain” vol-116 pp.1293-1302 • Brian Greene, L’universo elegante, Einaudi, Milano, 2005 • Mazzoleni Guido, Luminescenza nel regno animale, Sandit, 2011 • Baraldi Ivan, Luminescenza. Elementi di Foto fisica molecolare, Bonomia University, 2007 • Kusama Yayoi, I wanto to live forever, 24Ore Cultura, 2009 • Colombo Gianni, Skira, Collana di Arte moderna, 2006/2009 • Tennis E. Desjardin, Anderson G. Oliveira and Cassius V- Stefani, "Fungi bioluminescenze revisited", Photochemical & Photobiological Sciences, n°7, 2008, pp. 170-182
¶ INNOVAZIONE E RICERCA
La telegestione della pubblica illuminazione Onde convogliate o radio frequenza? di Gianni Drisaldi
C
he, di una domanda o di un dilemma si tratti, lo dimostra il fatto che il mercato fa sempre più confusione sull’argomento che fra l’altro assimila superficialmente le comunicazioni in Radio Frequenza (RF) a quelle in Banda Larga Wi-Fi o Bluetooth. La questione nasce dalla più frequente diffusione dei sistemi di telegestione punto-punto, cioè quelli che negli impianti di Pubblica Illuminazione (di seguito PI) permettono il controllo del singolo punto luce: oggi nel mondo sono attivi progetti che coinvolgono grandi città dove il comando della singola lampada è da tempo utilizzato. Il motivo va principalmente ricercato nella sempre più diffusa presenza dei LED che, solo attraverso il controllo del singolo punto luce, consente la regolazione del flusso luminoso permettendo il conseguimento d’importanti risparmi energetici fino al 30%. Inoltre, l’ammodernamento degli impianti di PI apre la strada all’utilizzo degli stessi come vettore di sistemi Smart City, indirizzando le Amministrazioni verso un’ampia diffusione di servizi a valore aggiunto come la videosorveglianza o l’accesso ad hot spot WiFi disseminati sul territorio, che permettono un efficace controllo e un miglior servizio al cittadino.
Perché due tecnologie Dunque esistono due tecnologie consolidate nel tempo che permettono di ottenere l’obiettivo del telecontrollo ‘punto a punto’: i sistemi ad Onde Convogliate (OC) e quelli che utilizzano la comunicazione in Radio Frequenza. I sistemi di telegestione a OC per la PI nascono negli anni ’90 grazie all’intuizione di un imprenditore romagnolo, e da molti anni i distributori di energia elettrica ricorrono a queste per trasmettere informazioni tra le varie cabine elettriche e i centri di controllo della rete. Il principio di funzionamento si basa sulla sovrapposizione nelle stesse linee elettriche di un segnale a frequenza molto diversa (attorno ai 100 kHz) da quella della rete (50 Hz) che non è riconoscibile dai normali utilizzatori con il vantaggio di non dover posare conduttori supplementari per la comunicazione. Questo genere di comunicazione ha dei limiti perché si sviluppa in una banda piuttosto stretta e trova ampio utilizzo nei casi in cui la velocità di comunicazione o la qualità di dati da inviare non sono molto importanti. Condizione ideale per gran parte degli impianti di PI presenti in Europa che si sviluppano su linee dedicate dove un gruppo di misura di energia è posto a monte della linea di alimentazione. Di
conseguenza, isolandola dai disturbi esterni con opportuni filtri, la linea di alimentazione diviene un mezzo di trasmissione in cui la tecnologia OC è piuttosto semplice da implementare nonostante le sue basse velocità di comunicazione (qualche migliaio di bit al secondo), in sé irrilevante poiché gli impianti di PI possono avere tempi di reazione anche di minuti, come ad esempio il tempo che impiega una lampada Sodio Alta Pressione ad andare a pieno regime. Purtroppo, però, la condizione di ‘indipendenza’ delle linee di alimentazione della PI da quelle di distribuzione dell’energia elettrica non è sempre assicurata, anzi in Italia e nel resto del mondo l’impiantistica si è evoluta in parte diversamente. Infatti, sovente, le linee di distribuzione elettrica a servizio dell’illuminazione pubblica non fanno capo a una linea dedicata, né a un quadro, né a un proprio contatore di energia, ma sono derivate dalle linee di distribuzione elettrica cittadina che per l’accensione utilizza un crepuscolare per ogni punto luce. Pertanto, alla presenza di questa ‘promiscuità’, le Onde Convogliate non possono essere utilizzate per la PI poiché il segnale si disperderebbe in case, uffici, negozi e in tutto ciò che è derivato dalle linee di distribuzione elettriche. Per questo nel mondo INNOVATION AND RESEARCH / LUCE 315
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COME FUNZIONA UN SISTEMA PUNTO-PUNTO HOW A POINT-TO-POINT SYSTEM WORKS Dati per manutenzione e gestione Data for management and maintenance
Dati per manutenzione e gestione Data for management and maintenance
Dati per manutenzione e gestione Data for management and maintenance
Server
TCP/IP
Accesso via web Web access
TCP/IP
Client Dati GSM / GSM data Internet GPRS network
Controllo altre apparecchiature Other devices control
Quadri di comando Control panels
Dati su onde convogliate o RF Data on power line carrier or RF
Moduli gestione punti luce LPL Lighting point mgmt modules LPR
Moduli gestione punti luce LPR Lighting point mgmt modules LPR
Modem GSM / GSM Modem
Moduli per telecontrollo quadro e punto luce: DIM, MEM, IOM, LPM / Modules for remote control of panel and lighting points: DIM, MEM, IOM, LPM
Dati GSM / GSM data Internet GPRS network
Moduli gestione punti luce (LPR, LPC, LPL) / Lighting point management modules (LPR, LPC, LPL)
anglosassone dove maggiore era presente la promiscuità degli impianti, i costruttori ricorsero alla tecnologia Radio per risolvere il problema di telegestire gli impianti di PI, in particolare cominciarono a sperimentare sistemi a bande libere utilizzando frequenze che non richiedevano una licenza di esercizio, vista la limitazione di potenza di trasmissione (non più di decine di milliwatt) e il breve tempo occupato per la comunicazione. Oggi questi sistemi si sono evoluti, sono affidabili, accessibili e trasmettono genericamente su due bande: 868 MHz e 2,4 GHz. Cosa s’intende per sistema punto-punto in radio frequenza Un sistema punto-punto in radio frequenza è composto di apparati elettronici (nodi) che 106
LUCE 315 / INNOVAZIONE E RICERCA
vengono installati nei pressi del punto luce e di altre apparecchiature chiamate Gateway (concentratori). Questi sono dispositivi destinati a raccogliere i dati provenienti dai nodi e a trasmetterli in modalità remota a un server o a un pc. La comunicazione è bidirezionale: il nodo comunica i dati elettrici della lampada controllata al Gateway e riceve i comandi di accensione, spegnimento e dimmerazione, secondo la programmazione prevista dal server centrale. La prima considerazione da fare è che, nonostante le limitazioni in potenza (p.e. 10 mW a 2,4 GHz), la tratta di comunicazione in aria libera di un buon dispositivo radio raggiunge distanze superiori anche a un chilometro, ma questa decade in maniera significativa nel caso di applicazioni in
ambiente urbano, dove la presenza di alberi ed edifici porta all’attenuazione dei segnali radio. Quindi, poiché queste non possono essere prima valutate perché dipendenti da differenti fattori in continua evoluzione (costruzione di nuovi edifici, modifiche stagionali alla vegetazione, ecc.), per comunicare in modo diffuso e sicuro, è necessario adottare meccanismi intelligenti di ripetizione e di instradamento del segnale. L’introduzione di questi sistemi comporta però significativi aumenti dei tempi di propagazione e di risposta degli apparati, che possono superare anche le decine di secondi, con la conseguenza che i comandi di accensione/spegnimento o dimmerazione possono determinare situazioni temporanee in cui non tutti i punti luce sono accesi/spenti
o dimmerati allo stesso modo; in ogni caso la qualità e la velocità delle comunicazioni radio sono direttamente dipendenti dai meccanismi di instradamento del comando. Oggi è comune opinione che per un impianto di PI dotato di sistema di telegestione in RF, sia indispensabile adottare protocolli di tipo MESH, costituiti da maglie di nodi che fungono da ricevitori, trasmettitori e ripetitori che, in caso di difficoltà nell’instradamento del segnale, si riconfigurano automaticamente da garantire la consegna del messaggio. Caratteristica significativa delle reti in RF è quella che il concentratore (Gateway) non deve essere collocato obbligatoriamente in corrispondenza del quadro, come avviene per le Onde Convogliate, ma poiché richiede solo un’alimentazione da installare dove più opportuno, la sua ubicazione è in funzione della migliore qualità di comunicazione o della disponibilità di una rete di livello superiore (p.e. un cavo di rete Ethernet). Per quanto riguarda i protocolli di trasmissione, sono oggi disponibili due tipologie di dispositivi che hanno in comune una modalità MESH di trasmissione dei comandi: In RF di tipo aperto, ma sviluppati da un costruttore specifico; In RF di tipo “quasi” aperto Zig-bee, che è uno standard di comunicazione utilizzato per reti Wireless. I primi sono nati proprio per ovviare alle limitazioni tipiche del protocollo Zig-bee, da utilizzare in estese superfici, ma non per impianti estesi linearmente come gli impianti di PI. Infatti, questo tipo di reti sovente presenta diversi “linguaggi” prodotti da differenti costruttori che rendono incomunicabili fra loro due sistemi radio pur se
entrambi dialogano con protocollo Zig-bee. Un altro limite di questo protocollo è costituito dal numero di “salti” che i dispositivi permettono di fare, intendendo con questo termine le ripetizioni di un segnale che, non potendo arrivare dal nodo al concentratore direttamente, si appoggia lungo la strada su più ripetitori. In genere il protocollo Zig-bee si limita a un massimo di 10 salti che, in ambito urbano, potrebbero essere pochi comportando una distanza massima di comunicazione ridotta a causa di ostacoli o svolte, costringendo ad aumentare il numero dei concentratori e perdendo uno dei vantaggi della RF. Radio frequenza o Wi-Fi ? Quando si parla di comunicazione puntopunto in RF si sente utilizzare non sempre a proposito il termine Wi-Fi; in questo senso occorre precisare che, se teoricamente si può realizzare un sistema di telecontrollo puntopunto con dispositivi Wi-Fi, sul piano pratico sorgono dei problemi poiché questi nascono per trasmettere molte informazioni (Banda Larga) a breve distanza (max 30m) attraverso dei meccanismi complessi. Ai fini pratici, la tecnologia Wi-Fi può essere utilizzata più sulla parte terminale per la comunicazione diretta da un Gateway a un nodo e viceversa, ma in caso di lunghe distanze in ambienti urbani, si avrebbero problemi già a collegare tra loro due punti luce. E, com’è giusto effettuare dei distinguo quando si parla di Wi-Fi o di una comunicazione in RF a Banda stretta, altrettanto occorre precisarlo per altri sistemi tipo il Bluetooth, adatto solo a collegamenti tra due dispositivi, quindi inutilizzabile per la PI.
Quale sistema scegliere Come logica conseguenza, definite sinteticamente le differenze sostanziali fra le due tecnologie, c’è da capire quali possono essere gli elementi che tendono a favorire l’uso di una piuttosto che dell’altra. A parte le condizioni oggettive degli impianti, che possono imporre una soluzione indipendentemente da altri fattori come nel caso delle reti promiscue dove la tecnologia RF è di fatto l’unica perseguibile, c’è da evidenziare l’aspetto economico che pesa a favore delle Onde Convogliate, infatti, il costo attuale di un nodo RF è pari a circa due volte dello stesso che utilizza le OC. Altri fattori rilevanti sono legati alla rigidità del sistema a OC che impone di mettere un Gateway in corrispondenza di ciascun quadro, mentre nei sistemi RF, più nodi appartenenti a circuiti sottesi a diversi quadri, possono essere comunicate con lo stesso Gateway, oltre alla necessità di dotare l’impianto OC di filtri localizzati sia nel quadro di alimentazione che nei nodi, per non ridurre le prestazioni di comunicazione. In generale, al di là delle difficoltà oggettive che certi impianti presentano nei confronti delle onde convogliate, la gestione di impianti costituiti da pochi punti luce (tipico esempio: l’illuminazione dei monumenti) rende preferenziale l’uso dei sistemi RF, mentre, quando l’ambiente urbano è complesso e ha molti ostacoli, le OC, ‘seguendo’ il percorso dei cavi, costituiscono una migliore soluzione all’uso del sistema via radio che può essere scarsamente immune dai disturbi provenienti da altre sorgenti di onde radio, adottando frequenze libere e non riservate con risvolti negativi rispetto all’affidabilità.
UN SISTEMA APERTO: IP E SERVIZI SMART AN OPEN SYSTEM: STREET LIGHTING AND SMART SERVICES
Reverberi Gateway
Server
Pannello a messaggio variabile
MODEM
Reverberi RF Network
Virtual serial service
Moduli gestione punti luce LPR / Lighting point management modules LPR
INNOVATION AND RESEARCH / LUCE 315
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Remote management for public lighting systems Power-Line Communication Or Radio-Frequency?
T
he fact that we are dealing with a question or a dilemma is demonstrated by the market who constantly increases the confusion on the topic which, by the way, superficially assimilates Radio Frequency (RF) communications to those on Wi-Fi or Bluetooth broadband. The issue originates from the constantly growing spread of point-point remote management systems, e.g. the ones that in Public Lighting systems (in the following PL) allow the control of the single luminaire: nowadays there are projects worldwide which involve big cities where the control of the single lamp has been used for a long time. The reason has to be mainly searched in the constantly growing presence of LEDs which, only through the control of the single luminaire, allow the setting of the luminous flux in order to achieve significant energy savings up to 30%. Moreover, the modernization of PL systems paves the way to their use as carriers of Smart City systems, directing the Administrations toward a wide diffusion of services such as video surveillance or access to Wi-Fi hotspots spread across the territory, which allow an efficient control and better services for citizens. Why there are two technologies There are two long-established technologies which allow to achieve the objective of “point by point” remote control: Power-line Communication (PLC) and those that use the Radio-Frequency communication. PLC remote control systems for PL were developed during the nineties thanks to the intuition of a businessman from Romagna, and electricity suppliers have been using them for many years to send information between transformer rooms and grid’s control centers. The working principle is based on the overlay in electricity lines of a signal with a frequency (around 100 kHz) really different from the line’s one (50 Hz) which cannot be detected by standard users with the advantage of not being forced to lay down supplementary conductors for the communication. This type of communication has limits because it is developed in a really narrow band and it is widely used when the communication speed or the quality of sent data are not so important. This is the ideal condition for the majority of PL systems in Europe which are developed on dedicated lines where an energy measure group is located upstream the supply line. Consequently, isolating it from external noise with proper filters, the supply line becomes a transmission mean in which it is rather
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LUCE 315 / INNOVAZIONE E RICERCA
simple to implement the PLC technology even though its low communication speed (some thousands of bit per second), which is by itself not relevant since PL systems can have reaction time of even minutes, such for example the time that a High Pressure Sodium vapor lamp needs to be fully operative. Unfortunately, the “independency” condition of PL systems’ supply lines from electricity ones is not always ensured, on the contrary plant design evolved in a partially different way in Italy and in the rest of the world. Indeed, frequently, the electricity lines that supply public lighting are not part of a dedicated line, nor they are linked to a control panel or to a dedicated energy meter, but they are derived from cities’ electricity lines which use a light sensor for each luminaire to switch the system on. Therefore, given this “promiscuity”, Power-line Communication cannot be used for PL because the signal will be dispersed in homes, offices, shops and in everything that is derived from electricity lines. For this reason in the Anglo-Saxon world where the promiscuity of systems was greater, builders used the Radio technology to solve the problem of PL systems’ remote management, in more detail they started to experiment free bands systems using frequencies that did not require a license to be used, given the limit of transmission power (not more than about ten milliwatt) and the short time used for the communication. Today these systems have evolved, they are reliable, accessible and they generally transmit on two bands: 868 MHz and 2,4 GHz. What is a point-point system in radiofrequency A point-point system in radio-frequency is composed of electronic devices (nodes) which are installed near the luminaire and other devices called Gateways. These devices are used to collect the data coming from the nodes and to transmit them in remote mode to a server or a pc. The communication is two-directional: the node communicates the electric data of the controlled lamp to the Gateway and receives the signals for switch on, off and for dimming, according to the scheduling established by the central server. The first consideration to be made is that, even though there are power limits (e.g. 10 mW 2,4 GHz), the communication range in free air of a good radio device reaches distances even greater than one kilometer, but it decreases in a significant way in case of urban applications, where the presence of trees and buildings determines an attenuation of radio signals. Therefore, since they cannot be evaluated
before because they depend on different constantly evolving factors in continuous evolution (new buildings, seasonal changes in the vegetation, etc.), to communicate in a diffuse and safe way, it is necessary to use smart systems to repeat and route the signal. However the introduction of such systems determines a significant increase of devices’ diffusion and answer times, which may also be greater than ten seconds, with the consequence that switch on/off or dimming commands may determine temporary situations in which not all luminaires are switched on/off or dimmed at the same way; in any case the quality and speed of radio communications are directly dependent on the mechanisms of commands’ routing. It is nowadays common opinion that for a PL system equipped with a RF remote management system, it is essential to implement MESH protocols, made of nodes’ grids which act as receivers, transmitters and repeaters which, in case of difficulties in the routing of the signal, automatically configure themselves in order to guarantee the delivery of the message. A significant characteristic of RF grids is that it is not mandatory to install the Gateway near the control panel, as it happens for Powerline Communication, but since it only requires a supplier to be installed where it is more convenient, its location is properly chosen to achieve a better communication quality or according to the availability of a superior level grid (e.g. an Ethernet cable). For what concerns transmission protocols, there are two technologies of devices that are available at the present date which have in common a MESH mode to transmit commands: In open type RF, but developed by a given manufacturer; In “almost” open Zig-bee RF, which is a communication standard for Wireless grids. The first ones were developed to solve the typical limits of the Zig-bee protocol, to be used on wide surfaces, but not suitable for linear extended systems such as PL ones. Indeed, this type of grids frequently shows different “languages” produced by different manufacturers which make impossible the communication between two radio systems even if both communicate with a Zig-bee protocol. Another limit of this protocol is the number of “hoops” that are allowed by the devices, this term indicated the repetitions of a signal which, not being able to reach the Gateway in a direct way, is supported across the path by several repeaters. Usually the Zig-bee protocol’s limit is maximum 10 hoops which, in a urban context, may be few thus determining a maximum communication distance reduced because of obstacles or turns, consequently determining the need to increase the number of Gateways and losing one of the advantages of the RF. Radio frequency or Wi-Fi ? When we are talking about RF point-point communication the term Wi-Fi is not always properly used; in this sense it is important to point out that, if in a theoretical way it
I SISTEMI PUNTO PUNTO E LA SMART CITY POINT-TO-POINT SYSTEMS AND THE SMART CITY
Reverberi Server Reverberi Hosting
Cloud Server
Server proprietario (Comune, ESCO) Physical ownwd (Municipality, ESCO)
Quadri di comando Control panels
Dispositivi in banda stretta o larga Broad and narrowband devices
Totem informativo Advertising totem
Internet
Dati su onde convogliate o radiofrequenza Powerline or radiofrequency data
Videosorveglianza Security camera
Ricarica veicoli elettrici Charging station
Connettivitá WI-FI Wi-fi hot spot
Modem xDSL / xDSL modem
Comunicazione Banda Stretta / Narrowband communication
Moduli per telecontrollo quadro e punto luce: DIM, MEM, IOM, LPM / Modules for remote control of panel and lighting points: DIM, MEM, IOM, LPM
Dati GSM / GSM data Internet GPRS network
Comunicazione Banda Larga / Broadband communication
Moduli gestione punti luce (LPC, LPL, LPR) / Lighting points management modules (LPC, LPL, LPR )
is possible to realize a point-point remote management system with Wi-Fi devices, on the practical side there are problems because such devices were developed to transmit many information (Broad Band) on a short distance (max 30m) through complex mechanisms. For practical purposes, Wi-Fi technology can be used more on the last part for the direct communication from a Gateway to a node and viceversa, but in case of long distances in urban environments, there will be problems even when linking two luminaires. As it is right to highlight the differences when we are talking about Wi-Fi or about a Narrow band RF communication, at the same time it is necessary to do the same for other systems such as Bluetooth ones, only suitable for connections between two devices, thus they cannot be used for PL.
How to choose a system As a logic consequence, synthetically defined the substantial differences between the two technologies, it is necessary to understand which can be the elements that pull toward the use of one instead of the other. Apart from the systems’ objective conditions, which may impose a solution independently from other factors such as the case of promiscuous lines where the RF technology is the only one that can be used, it is important to highlight the economic aspect which favors Power-line communication, indeed the present cost of a RF node is almost two times the one of a node that uses PLC. Other relevant factors are linked to the rigidity of the PLC system which imposes the installation of a Gateway near each control panel, whereas in RF systems, several nodes
referred to circuits linked to different control panels, can communicate with the same Gateway, in addition to the need of equipping the PLC system of filters placed in the supply control panel and in the nodes, to avoid reduction of communication performances. Generally, beyond objective difficulties which some systems show for the installation of PLC, for the management of systems composed by few luminaires (typical example: monuments’ lighting) it is best to use RF systems, whereas, when the urban environment is complex and has many obstacles, the PLC, ‘following’ cables’ path, is the best solution compared to the use of a radio system which can be scarcely immune to noises coming from other sources of radio waves, adopting free and not reserved frequencies with negative consequences on reliability. INNOVATION AND RESEARCH / LUCE 315
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¶ INNOVAZIONE E RICERCA
La tua città è smart? Il Comune di Montecchio: un esempio di integrazione tra sistemi di smart lighting e sistemi di smart city di Paolo Di Lecce
I
l tema della Smart City è diventato di grande attualità, ne parlano giornali, radio e televisione! Oggi il 78% dei cittadini europei vive nelle aree urbane e l’85% del PIL globale è generato nelle città, molte delle quali indirizzate sempre più verso un’economia efficiente nell’utilizzo delle risorse competitive e con un ruolo centrale nell’affrontare importanti sfide: nuovi posti di lavoro, riqualificazione, investimenti, innovazione, efficientamento energetico, per citarne alcune. Una smart city è un luogo dove grazie anche all’uso delle tecnologie tutti i processi essenziali del vivere sociale sono riletti e i cui vantaggi sono molteplici: · migliora la qualità della vita delle persone; · aumenta la competitività del territorio;
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· semplifica il lavoro delle imprese; · nuove opportunità di sviluppo economico e sociale; · aumenta il livello di partecipazione dei singoli alla vita politica e culturale del territorio. Il collegamento e l’integrazione di infrastrutture, tecnologie e servizi nei settori chiave della città (trasporti, costruzioni, energia, IT) in modo intelligente, genererà un mercato in forte crescita, stimato a livello globale 1,3 miliardi di € nel 2020, dunque una grande opportunità per l’industria specializzata. Le reti di pubblica illuminazione possono svolgere un ruolo centrale in questo nuovo mercato, fornendo un’infrastruttura di base, capillare ed estesa su tutto il territorio comunale. L’esigenza è la creazione di
piattaforme integrate che partendo dalla PI ampliano i servizi alla cittadinanza (telegestione della PI, videosorveglianza, ricarica mezzi elettrici, accesso a internet in aree pubbliche, ecc.). I servizi a valore aggiunto a banda stretta e larga Quelli a ‘valore aggiunto’ per i cittadini possono essere divisi in due categorie: in Banda stretta (narrow) e in Banda larga (broad). In particolare, quando si vuole entrare nel mondo della Smart City e valorizzare gli impianti di pubblica Illuminazione per fornire ai cittadini questi servizi in maniera diffusa, utilizzando la rete sul territorio come quella dell’illuminazione, sorgono diverse necessità comunicative secondo i dispositivi e loro esigenze.
Quando ci sono dispositivi come telecamere, accesso a internet, totem multimediali che hanno bisogno di scambiare grandi quantità di dati in poco tempo è necessario ricorrere alla Banda Larga; dove il problema non è come comunicare, ma come accedere alla rete, ogni comunicazione in banda larga deve avere un punto di connessione a internet, da qui nascono i problemi che in Italia non sono di poco conto poiché non ha un’infrastruttura diffusa di accesso alla rete soprattutto pubblica. In altri casi, quando siamo alla presenza di altri dispositivi da controllare e gestire, come nel caso dell’illuminazione pubblica, dei contatori del gas, dell’acqua, di misuratori di livello dei cassonetti dell’immondizia, di pannelli a messaggio variabile, di stazioni di ricarica dei mezzi elettrici, ecc. è possibile ricorrere alla Banda Stretta, poiché si trasmettono pochi dati e non sempre in tempo reale, favorendo la distanza raggiungibile, l’economicità del dispositivo e quindi la sua specializzazione e l’affidabilità nella trasmissione del dato. La specializzazione dello Smart Lighting Nell’ambito dei servizi a Banda Stretta (narrow), il sistema di telegestione dell’impianto di illuminazione pubblica svolge un ruolo essenziale. È vero che un sistema punto-punto, che sia in Onde Convogliate o in Radio Frequenza, non è altro che uno dei sottosistemi della Smart City, ma esso gioca un ruolo preminente per diversi motivi: Accendendo e spegnendo le lampade con
i dispositivi punto-punto, si può esercire la linea di PI in modo che sia in tensione H24 e perciò alimentare un numero di dispositivi elevatissimo senza essere costretti a richiedere nuovi allacciamenti, prese provvisorie, stacchi. Essendo anche pubblica, la rete si presenta come supporto ideale per trasmettere alimentazione e dati. L’impianto di PI può diventare Smart quando viene esercito con sistemi di gestione in tempo reale chiamati “adattivi”, che misurano le condizioni ambientali (traffico, luminanza, meteo) e decidono istante per istante il livello di luminanza da adottare, beneficiando dei maggiori risparmi consentiti dalla norma UNI 11248. Questo tipo di impianto è intrinsecamente Smart, mentre negli altri casi è solo l’infrastruttura a essere denominata “smart”. Pertanto è sempre meglio iniziare un progetto di Smart City da un’accurata analisi delle possibilità offerte dallo Smart Lighting. Il caso del Comune di Montecchio Nel 2013 il Comune si è posto un duplice problema: il rinnovo degli impianti di PI e la volontà di dotare il territorio cittadino di infrastrutture di Smart City. Nel 2014 era stata bandita la gara che prevedeva il rinnovo degli impianti in ottica smart city, con la contemporanea adozione di un avanzato sistema di telegestione. Il problema nasceva dal fatto che alcuni impianti erano alimentati tramite linee promiscue con Enel, ed era indispensabile adottare una tecnologia che tenesse conto di questa limitazione.
La gara è stata vinta da CPL di Concordia, che ha realizzato i lavori più significativi nello stesso 2014. Il progetto in gara prevedeva un consumo rilevato allo stato di fatto di 303,773 kW per 1,6 Min di kWh, e un obiettivo minimo di 152 kW da raggiungere, con un consumo di 792695 kWh. Il progetto vincente di CPL prospettava un impegno di potenza di 140,98 kW e un consumo di 629.000 kWh, con un risparmio di 1 Min di kWh. Il progetto esecutivo prevedeva, a fronte varie situazioni critiche, un incremento di quasi 150 punti luce, rispetto i 2500 oggetto dell’intervento, e il consumo stimato saliva a 720.000 kWh circa. L’adozione del telecontrollo punto-punto in RF, grazie alla più precisa accensione e spegnimento dei punti luce e alla regolazione del flusso nelle ore notturne, ha portato i consumi finali a 556767 kWh, quindi 150.000 kWh oltre quanto richiesto dal bando e il 10% in meno rispetto a quanto previsto in fase di offerta. Le azioni per raggiungere questi risultati Gli interventi eseguiti da CPL Concordia sono stati: Sostituzione di 2075 apparecchi di illuminazione con nuovi prodotti a LED di AEC Illuminazione; Retrofit di 387 apparecchi; Sostituzione di n. 10 pali; Installazione di 1300 moduli LPR e RM di Reverberi Enetec (nodo in Radio Frequenza); INNOVATION AND RESEARCH / LUCE 315
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Installazione di n. 11 Gateway LPM; Telecontrollo e telegestione di n. 40 quadri di accensione tramite sistema di telegestione Opera di Reverberi (moduli DIM), collegati con GPRS alla centrale di controllo; Centro di controllo dotato di software Maestro e Maestroweb. È stato installato il sistema RF della Reverberi Enetec denominato Opera, composto dai moduli LPR e RM per quanto riguarda i nodi, e dal LPM come Gateway. Sono in corso di installazione e alimentati dalla PI n. 9 Access Point e n.4 telecamere che permettono la diffusione del segnale wi-fi in gran parte del centro storico di Montecchio. Il sistema opera in RF Reverberi Enetec, forte dell’esperienza nei sistemi di telegestione punto-punto (oltre 15 anni e 200mila punti luce gestiti), ha sviluppato un sistema aperto in RF, ottimizzato sulle esigenze della PI con le seguenti caratteristiche: trasmissione contemporanea su 4 canali di comunicazione, al contrario di altri sistemi che comunicano su 1 solo canale, scelto tra 16 a disposizione; numeri di salti (hoop) infinito, per cogliere le esigenze di impianti lineari e superare le limitazioni di molti protocolli, che si autodefiniscono aperti (ma spesso non lo sono in realtà) e che hanno un limitato numero di hoop possibili; consumo ridottissimo del nodo (meno di 1W); numero massimo di nodi collegabili al Gateway 990, limitato a circa 400 per ridurre tempi di attesa; completa interoperabilità e apertura verso altri protocolli e sistemi con il software Maestro e tutta la gamma Opera, grazie ai Web Services messi a punto da Reverberi Enetec; trasparenza verso i moduli punto punto a OC, cioè possibile iniziare la comunicazione in OC (e viceversa), portarla in RF, e ritornare in OC, per raccogliere i dati di più impianti/punti luce, riducendo il numero dei gateway necessari; protocollo aperto di tipo MESH; possibilità di instradare i dati di una seriale, qualsiasi sia il protocollo utilizzato, cioè si può far comunicare due oggetti dotati di comunicazione seriale, interponendo un mezzo trasmissivo in RF. Il sistema si compone di: Nodo. Modulo LPR da installare nell’apparecchio e modulo RM in cui è custodita la radio, esterna all’apparecchio. Il modulo RM, al contrario delle solite antenne, ha grado di protezione agli urti IK8, uguale a quello dell’apparecchio di illuminazione. Per la sua configurazione il sistema nodo può garantire un isolamento ai surge di 8KV (e oltre) È disponibile anche una versione da installare all’esterno dell’apparecchio, in IP65. Gateway. Modulo LPM e LPM/R, gli stessi utilizzati per la comunicazione OC, in grado di gestire fino a 990 punti luce, con sofisticate logiche già disponibili in OC. Software di telecontrollo Maestro: il software individua i punti luce attraverso i numeri di matricola e il mezzo comunicativo è trasparente per l’utente, quindi nessuna configurazione è necessaria riguardo la rete in campo. 112
LUCE 315 / INNOVAZIONE E RICERCA
Is your city smart? Montecchio’s Municipality: an example of integration between smart lighting and smart city systems
T
he Smart City topic has become highly relevant, newspapers, radio stations and TV shows discuss about it! Nowadays 78% of European citizens live in urban areas and 85% of the global GDP is produced in cities, many of which constantly more directed toward an efficient economy in the use of competitive resources and with a central role in dealing with important challenges: new jobs, redevelopment, investments, innovation, energy efficiency, to mention some of them. A smart city is a place where, also thanks to the use of technologies, all essential processes of social life are reread and which advantages are numerous: · it improves the quality of people’s life; · it increases the competitiveness of the territory; · it simplifies companies’ work; · it creates new opportunities of economic and social development; · it increases the level of participation of people to the political and cultural life of the territory. The link and integration of infrastructures, technologies and services in a city’s key sectors (transports, constructions, energy, IT) in a smart way, will generate a market in strong growth, with an estimated value at global level equal to 1,3 billion of € in 2020, thus it is a great opportunity for specialized industry. Public lighting grids can play a relevant role in this new market, providing a baseline infrastructure, widespread on the whole municipality’s territory. The need is the development of integrated platforms which, starting from PL, widen the services provided to citizens (PL’s remote management, video surveillance, electric vehicles’ recharge, Internet access in public areas, etc.). The added value services with narrow and broad band ‘Added value’ services for citizens can be divided into two categories: with narrow and broad band. In more detail, when the goal is to enter in the Smart City’s world and enhance public lighting systems to provide these services to citizens in a widespread way, using the grid on the territory such as the lighting’s one, several communication needs arise depending on devices and their requirements. When there are devices such as video cameras, internet access, multimedia totem which need to exchange huge amounts of data in a short time it is necessary to use the broad band; where the problem is not how to communicate, but how to access the network, each broad band communication has to have an internet
connection point, from this requirement arise problems which are not so irrelevant in Italy because there is not a widespread infrastructure for the access to the internet especially public. In other cases, when we are in presence of other devices to control and manage, such as in the case of public lighting, gas and water meters, devices to measure the level of filling of dumpsters, variable message panels, electric vehicles’ recharge stations, etc. it is possible to resort to narrow band, because few data are transmitted and not always in real time, favoring the reachable distance, the cheapness of the device and thus its specialization and the reliability of the data transmission. Smart Lighting’s specialization Concerning narrow band services, the remote management system of public lighting plays a fundamental role. It is true that a point-point system, realized with Power-line communication or Radio frequency technologies, it is none other than one of the Smart City’s sub-systems, but it plays a relevant role for different reasons: Switching on and off luminaires with point‑point devices, it is possible to manage PL so that it is in tension 24h and thus to supply a really high number of devices without being obliged to require new connections, provisional sockets, detachments. Since it is also public, the grid is the ideal support to transmit supply and data. A PL system can become Smart when it is controlled by real time management systems called “adaptive”, which measure environmental conditions (traffic, luminance, meteorological) and decide on a minute by minute basis the luminance level, benefitting from the greater savings allowed by the EN 13201 standard. This type of system is intrinsically Smart, whereas in the other cases only the infrastructure is “smart”. Therefore it is always best to start a Smart City project from an accurate analysis of the possibilities offered by Smart Lighting. The Montecchio municipality’s case In 2013 the municipality dealt with two problems: the renovation of PL systems and the will to provide the city’s territory with Smart City infrastructures. In 2014 a tender for the renovation of systems in a smart city perspective was announced, with the contemporary adoption of an advanced remote management system. The problem aroused from some systems that were supplied through lines that were promiscuous with Enel ones, and it was fundamental to use a technology that could take into account such limit. The tender was won by CPL Concordia, which carried out the most relevant interventions in 2014. The project included in the tender predicted a consumption detected in the current situation equal to 303,773 kW for 1,6 Mil kWh, and a minimum goal of 152 kW to be reached, with a con sumption of 792695 kWh. The winning project by CPL proposed an installed power equal to 140,98 kW and a consumption equal to 629.000kWh, with a saving equal to 1Mil kWh. The detailed design proposed, due to several critical situations, an increase of almost 150 luminaires, compared to 2500 that were the
LA SMART CITY THE FUTURE SMART CITY
Gestione raccolta rifiuti Smart Garbage
Sorveglianza furti di rame ed energia Copper & energy theft detection
Smart Parking
Ricarica mezzi elettrici Electric vehicles charger
object of the intervention, and the estimated consumption raised to about 720.000 kWh. The adoption of the point-point remote management with the RF technology, thanks to the more precise switch on and off of luminaires and control of the luminous flux during the night, determined final consumptions equal to 556767 kWh, thus 150.000 kWh above what was required by the tender and 10% less compared to what was proposed in the offer phase. The actions to reach these results The interventions made by CPL Concordia were: Replacement of 2075 luminaires with new LED products by AEC Illuminazione; Retrofit of 387 luminaires; Replacement of n. 10 poles; Installation of 1300 LPR and RM modules by Reverberi Enetec (node in Radio Frequency); Installation of n. 11 LPM Gateway; Remote control and management of n.40 switch on control panel through the Opera remote management system by Reverberi (DIM modules), linked with GPRS to the control center; Control center equipped with Maestro and Maestroweb software. The RF system by Reverberi Enetec called Opera was installed, composed of LPR and RM modules for what concerns the nodes, and by LPM as Gateway. N.9 Access Point and n.4 video cameras are
WI - FI WI MAX
Pannello informazioni Totem multimediale Info panel & multimedia totem
Controllo pubblica Illuminazione Public lighting management
currently under installation and supplied by PL with the goal of allowing the diffusion of the Wi-Fi signal in the greater part of Montecchio’s historical center. The system works in RF Reverberi Enetec, strong of its experience of point-point remote management systems (more than 15 years and 200 thousand luminaires managed), developed a RF open system, optimized basing on the need of PL with the following characteristics: contemporary transmission on 4 communication channels, contrary to other systems that communicate only on 1 channel, selected among 16 available; infinite number of hoops, to collect the needs of linear systems and overcome the limits of many protocols, which define themselves as open (but frequently they are not) and they have a limited number of possible hoops; really reduced energy consumption of the node (less than 1W); maximum number of nodes that can be linked to the Gateway equal to 990, limited to about 400 to reduce waiting times; plenty of possibility to work with other protocols with the Maestro software and the whole Opera Opera range, thanks to Web Services developed by Reverberi Enetec; transparency toward the point-point modules with PLC, i.e. it is possible to start a
Videosorveglianza Controlllo traffico Video Surveilance Traffic Control
Centro di controllo Control Center
Assistenza Manutenzione Assistance Maintenance
communication in PLC (and viceversa), taking it into RF, then come back to PLC, to collect the data of several systems/ luminaires, reducing the number of required gateways; MESH open protocol; possibility of routing the data of a serial, whatever the used protocol, i.e. it is possible to make two objects equipped with serial communications communicate, placing between them a communication tool with RF. The system is composed of: Node. LPR module to be installed in the luminaire and RM module in which the radio is placed, which is external to the device. The RM module, contrary to the standard antennas, has a shock protection degree equal to IK8, which is the same of the luminaire’s one. For its configuration the node system can guarantee an insulation to surge equal to 8KV (and above). A version that can be installed outside the luminaire is also available, with IP65. Gateway. LPM and LPM/R modules, the same ones used for PLC, capable of managing up to 990 luminaires, with sophisticated logics already available with PLC. Maestro remote control Software: the software identifies the luminaires through their serial numbers and the communication tool is transparent for the user, therefore no configuration is necessary for the field network. INNOVATION AND RESEARCH / LUCE 315
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Anche in questa III edizione i protagonisti sono i giovani under 30, la luce e la città. Il video è lo strumento per raccontarli: un breve filmato di 60 secondi che potrà essere girato con qualsiasi dispositivo mobile quali tablet, smartphone, videocamera, macchina fotografica, etc... TEMPI PARTECIPAZIONE
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Chiusura concorso: 19 marzo 2016
3 CATEGORIE
rivolte ai giovani under 30 LUCE E LUOGHI LUCE E PAROLE LUCE E AMBIENTE
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Museo Pietà Rondanini Michelangelo, Ospedale Spagnolo del Castello Sforzesco, Milano Michele De Lucchi, Progetto di allestimento museale, 2015
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