313 – 2015
Poste Italiane spa – Sped.in A.P. – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004 n°46) art. 1,comma 1, LO/MI –ISSN 1828-0560
anno / year 53 trimestrale / quarterly €14
Il Salone dei Corazzieri del Quirinale Hall of the Cuirassiers Quirinal Palace
La Fondazione Prada The Prada Foundation
EXPO 2015: Effetto notte! Expo 2015: Night effect!
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LUCE
Rivista fondata da AIDI nel 1962 Magazine founded in 1962 by AIDI Direttore responsabile Editor-In-Chief
Silvano Oldani silvano.oldani@rivistaluce.it
Vicedirettore
Mauro Bozzola
Settembre 313 Anno / Year 53 – 2015
Deputy Editor
PROGETTO GRAFICO
studio ascionemagro
Graphic Design
photoeditor
Luce Della Foglia
Collaboratori
Matilde Alessandra (New York), Laura Bellia, Mario Bonomo, Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli, Carlo D’Alesio, Arturo dell’Acqua Bellavitis, Eleonora Fiorani, Pietro Mezzi, Fulvio Musante, Alberto Pasetti, Maurizio Rossi, Francesca Tagliabue
Contributors
Segreteria
Anna D’Auria, Sara Matano
Administration
Editore / Publisher
Redazione
Via Monte Rosa 96, 20149 Milano T +39 02 87389237 F +39 02 87390187 redazione@rivistaluce.it www.luceweb.eu
Presidente / Chairman
Consiglio / Board Chiara Aghemo, Roberto Barbieri, Aldo Bigatti, Clotilde Binfa, Claudio Bini, Raffaele Bonardi, Mario Bonomo, Roberto Cavenaghi, Paolo Di Lecce, Gianni Drisaldi, Paolo Fiorini, Marco Frascarolo, Giuseppe Grassi, Adolfo Guzzini, Maria Letizia Mariani, Luca Moscatello, Marco Pollice, Lorella Primavera, Gian Paolo Roscio, Alberto Scalchi, Andrea Solzi, Alessia Usuelli
Margherita Süss Vice Presidente / Deputy Chairman
Dante Cariboni
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COLOPHON
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COVER PHOTO Il Salone dei Corazzieri Palazzo del Quirinale, Roma Foto di Francesca Storaro
CREDITS Contributi / Contributors Matilde Alessandra, Enzo Cillio, Pietro Mezzi, Fulvio Musante, Francesca Storaro, Jacqueline Ceresoli, Andrew Peterson, Sally Stein, Francesca Tagliabue FOTOGRAFI / Photographers Beppe Brancato, Paolo Chinazzi, Luca Campigotto, Rossana Gombetti, Marco Gualtieri, Jeff Goldberg, Ros Kavanagh, Eric Laignel, Delfino Sisto Legnani, Attilio Maranzano, William Philbin, Bas Princen, PEPE fotografia, Brian Rose, R. Sansone, Giovanna Silva, Francesca Storaro, Philip Vile, Mario Zanaria TRADUTTORI / Translators Stephanie Carminati, Monica Moro, Alessandra Pedace, Barbara Rossi
313 sommario / summary L’ITALIA DEL MONDO / ITALY OF THE WORLD 22
Una nuova Illuminazione per il Salone dei Corazzieri del Quirinale / A new lighting
RETAIL 62
Luce sartoriale / Tailored light Francesca Tagliabue
for the Quirinal Palace’s Great Hall of the Cuirassiers
Francesca Storaro 28
SPECIALE ILLUMINAZIONE PUBBLICA /
PORTFOLIO EXPO 2015 68
PUBLIC LIGHTING SPECIAL
Illuminare le città, l’esempio dei grandi
LIGHTING DESIGNER WORLD Andrew Peterson
Lighting cities, the example of great names
Pietro Mezzi L’ITALIA CHE CREA / ITALY WHICH CREATES
Expo 2015: effetto notte! / Expo 2015: night effect! Sally Stein
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Kugler Ning Illuminazione senza tempo e senza sforzo Timeless and effortless illumination
36
Fondazione Prada a Milano. L’armonia degli opposti Prada Foundation in Milan. The harmony of the opposites
Jacqueline Ceresoli 40
Bar Luce by Wes Anderson: Very chic!
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Jody Pritchard & Kristin Peck La luce è ciò che facciamo Light is what we do
Bar Luce by Wes Anderson: Very chic!
GRAND TOUR
Jacqueline Ceresoli 42
44
La luce per una città dentro la città
90
Nuova vita all’Excelsior Hotel Gallia
The light for a city within the city
New life to the Excelsior Hotel Gallia
Silvano Oldani
Francesca Tagliabue
CORRISPONDENCE FROM NEW YORK
CITTÀ TEATRO / CITY THEATRE
La luce negli scatti di Luca Campigotto
96
The light in Luca Campigotto’s shots
Materiale - Immateriale / Material - Immaterial Francesca Tagliabue
Matilde Alessandra LIGHT ART 48
Alma Mater L'altra faccia della terra-madre e nutrice
TEATRO, CINEMA E LUCE / THEATRE, CINEMA AND LIGHT 101
Silvia Tarquini Una storia editoriale illuminata An illuminated publishing history
Enzo Cillo
The other side of the earth-mother and nurse
Jacqueline Ceresoli LIGHTING DESIGNER MADE IN ITALY 54
Gianni Forcolini La luce attraverso il progetto trasforma lo spazio in architettura / Light transforms
LIBRI / BOOKS 106
Illuminazione degli interni. Guida alla progettazione di Mario Bonomo e Chiara Bertolaja Indoor lighting. Design guidelines by Mario Bonomo e Chiara Bertolaja
Silvano Oldani
an environment in architecture through design
Silvano Oldani Marco Frascarolo Un percorso tra cultura e passione
PANORAMICA RICERCHE / RESEARCH OVERVIEW
A path between culture and passion
Panoramica delle recenti pubblicazioni sull'illuminazione allo stato solido
Silvano Oldani
Overview of the latest publications on solid state lighting
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Fulvio Musante
SOMMARIO
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www.claypaky.it
CLAY PAKY
ECCELLENZA NELLA LUCE SCENOGRAFICA Clay Paky Paky, società sociietà del gruppo OSRAM, OSRAM è dal 1976 leader mondiale mondialle nel settore dei sistemi di illuminazione scenografica professionale, utilizzati per le più diverse applicazioni nel campo dello spettacolo, dei luoghi di intrattenimento e dell’arredo urbano. La gamma dei suoi prodotti, presenti nei grandi eventi, nei tour dei più famosi artisti internazionali e nelle produzioni televisive e teatrali di tutto il mondo, comprende proiettori di ogni potenza con funzioni computerizzate, sistemi d’illuminazione digitale, apparecchiature per effetti luce che generano atmosfere mutevoli in ambienti di ogni tipo. Esempio di eccellenza italiana in un settore di nicchia, Clay Paky esporta il 95%. Grazie alla costante innovazione, l’azienda è diventata nel proprio settore il marchio di riferimento a livello mondiale, capace di stabilire sempre nuovi standard di mercato e di introdurre vere e proprie rivoluzioni nell’impiego della tecnologia.
© 2015 Balich Worldwide Shows - ACT lighting design Photo by Luigi Caterino
(In alto: l’albero della vita a Expo 2015 A destra: Pio Nahum, Amministratore Delegato Clay Paky)
UN ANNO DI CAMBIAMENTI Il 2014 è stato un anno di svolta per Clay Paky. Pasquale Quadri, l’uomo che ha fondato e guidato l’azienda fin dalla sua nascita, è purtroppo venuto a mancare in seguito a una lunga malattia. Ha fatto però in tempo a dare la prospettiva di un futuro sicuro alla sua azienda ed ai suoi dipendenti, cedendola al gruppo multinazionale OSRAM, da sempre fornitore delle lampade che vengono utilizzate all’interno dei proiettori Clay Paky.
Nonostante le vicissitudini di un complesso anno di transizione, Clay Paky ha chiuso l’anno 2014 con un ottimo fatturato e il 2015 si è rivelato un anno di crescita importante. Alla guida di Clay Paky oggi c’è Pio Nahum, da anni un suo importante dirigente che, nella continuità dei valori aziendali, utilizza il “made in Italy”, l’innovazione continua e la qualità, come fattori determinanti che stanno portando Clay Paky ai vertici mondiali nel settore.
GRANDISSIMI EVENTI TARGATI CLAY PAKY Nell’anno 2014-2015 i proiettori Clay Paky sono stati i protagonisti luminosi di innumerevoli eventi, concerti, show televisivi e teatrali. Le Cerimonie di Apertura e Chiusura delle Olimpiadi di Sochi, della Copa America di Football e degli European Games di Baku; le Celebrazioni per i 25 Anni della caduta del Muro di Berlino; i tour e concerti di Rolling Stones, AC/DC, Madonna, Beyoncé, Lady Gaga, Take That, Vasco Rossi, Ligabue, Laura Pausini; gli Halftime show del SuperBowl americano; gli Academy Awards; gli spettacoli del Cirque du Soleil; (Da sinistra: le Olimpiadi di Sochi 2014; i Rolling Stones; Vasco Rossi) l’Eurovision Song Contest. A questi vanno aggiunte le presenze nel mondo del broadcast, ad esempio negli studi di RAI, MEDIASET, LA7, SKY, BBC, MTV, ABC e NBC. Sono troppe per essere elencate le emittenti televisive internazionali. Ultimi, ma non per importanza e prestigio, i teatri in tutto il mondo: dal Bolshoi di Mosca alla Royal Albert Hall di Londra; dall’Opera Garnier di Parigi a La Scala di Milano.
“RI-PRENDITI LA CITTÀ” E “TONES ON THE STONES”: DIFFONDERE LA CULTURA DELLA LUCE
(Da sinistra: la cerimonia di commemorazione del 25° Anniversario della caduta del Muro di Berlino; l’Eurovision Song Contest 2015; gli European Games 2015 a Baku)
LʼALBERO DELLA VITA: LʼICONA DI EXPO 2015 A MILANO (Foto a sinistra)
Più di 60 proiettori Mythos di Clay Paky stanno illuminando l’Albero della Vita, la struttura emblematica realizzata per l’EXPO 2015 di Milano. I fasci di luce multicolore dei Mythos emergono potenti all’interno dello spettacolare show “son et lumiere”, ideato dal noto lighting designer belga Koert Vermeulen ed arricchito da giochi d’acqua sincronizzati con la musica, fuochi artificiali ed effetti scenici di ogni genere. Il progetto creativo dell’Albero della Vita è di Marco Balich, direttore artistico di EXPO e titolare della società Balich Worldwide Shows; alla realizzazione ha collaborato anche l’architetto Florian Boje di Gio Forma Architect. I proiettori di Clay Paky sono stato forniti da Agorà, una fra le più importanti società di noleggio italiane. Collocato di fronte al Padiglione Italia, l’Albero della Vita è l’elemento centrale del sito espositivo e il punto di incontro per tutti i 6 mesi dell’evento. Lo spettacolo “luci e suoni” viene ripetuto più volte al giorno. Vermeulen ha posizionato i Mythos in tre zone: all’interno dello specchio d’acqua denominato Lake Arena al cui centro si trova l’Albero della Vita; alla base della struttura reticolare dell’albero e sulla “chioma” dello stesso, da dove i proiettori producono un effetto aereo impressionante. Tutti i Mythos sono stati alloggiati all’interno degli IGLOO di Clay Paky, speciali coperture che garantiscono una protezione totale contro le intemperie e al cui interno viene mantenuta la temperatura ideale per il funzionamento del proiettore. www.claypaky.it
Promuovere la cultura della luce è da sempre parte della missione di Clay Paky che, anche quest’anno, ha partecipato all’organizzazione di eventi dedicati in modo particolare ai giovani appassionati e futuri progettisti illuminotecnici. Per il concorso Ri-Prenditi la Città, organizzato da AIDI, Clay Paky è stata Award Supporter. Il concorso, che si svolgerà anche nel 2016, è rivolto ai giovani under 30, che devono descrivere in un breve video di 60 secondi come vedono l’elemento luce nella loro città. Dieci sono i giovani premiati tra i 21 video arrivati in finale: due vincitori per ciascuna categoria, 1° e 2° classificato. Il vincitore è premiato con un assegno di 2.000 euro e il secondo con assegno di (“Ri-prenditi la Città”) 1.200 euro. L’altro evento organizzato da Clay Paky è la seconda edizione del Workshop e Light Contest per giovani lighting designer che si è svolto nell’ambito del festival Tones of the Stones. Si tratta di un progetto unico in Italia, che offre opportunità formative
e di avviamento all’attività professionale, realizzato anche grazie al supporto dell’Unione Industriali del VCO e al patrocinio di AILD, Associazione dei Lighting Designer Italiani. Tutor d’eccezione di quest’anno sono stati Jò Campana, Claudio Coloretti e Andrea Borelli; il workshop ha inoltre visto (“Tones on the Stones”) la partecipazione straordinaria del lighting designer di fama internazionale Durham Marenghi.
(Workshop per lighting designer presso Clay Paky)
MOMS – MUSEO DELLʼILLUMINAZIONE SCENOGRAFICA MODERNA Proprio quest’anno, che l’UNESCO ha voluto dedicare alla Luce, Clay Paky ha inaugurato il MoMS - Museo dell’illuminazione scenografica moderna. Ospitato all’interno dell’azienda di Seriate (BG), il MoMS è il primo museo europeo specificamente dedicato alla luce, intesa come strumento che crea emozioni, piuttosto che come mero oggetto funzionale della fisica. Uno spazio espositivo per far conoscere e scoprire il carattere ludico, teatrale ed evocativo di questo importante elemento. L’evoluzione cronologica della tecnologia è rac-
contata parallelamente a quella del contesto socio-culturale. Il percorso museale parte da una rivisitazione storica sull’illuminazione scenografica nella storia antica, per poi focalizzare l’attenzione sugli anni ’70, quando nacquero effetti luminosi rimasti impressi nella memoria collettiva, perchè legati a grandi musical come la “Febbre del sabato sera”, fino ad arrivare ai giorni nostri, con i complessi proiettori motorizzati attualmente sul mercato. Le visite al MoMS sono gratuite e possono essere prenotate scrivendo a moms@claypaky.it. Segui Clay Paky su:
LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale
La rivoluzione dell’illuminazione LED sta cambiando sempre di più le nostre abitudini quotidiane, con soluzioni innovative, efficienti e di lunga durata. Un esempio sono i tubi LED nati come sostituzione delle tradizionali lampade fluorescenti T8. L’offerta OSRAM per questa tipologia di prodotti garantisce la qualità di sempre e l’efficienza tipica di questa tecnologia. Semplici da installare, sicuri, moderni ed efficienti: sono queste le caratteristiche dei tubi LED OSRAM SubstiTUBE®. OSRAM presenta sul mercato la nuova gamma, ancora più completa, che implementa l’offerta con i nuovi modelli per funzionamento negli 16
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Efficienza, modernità e completezza: la nuova ® gamma OSRAM SubstiTUBE offre il meglio.
apparecchi con alimentatore elettronico (SubstiTUBE® HF), e gli ormai consolidati modelli per funzionamento negli apparecchi con alimentatore convenzionale (SubstiTUBE® EM). I modelli HF sono dotati di un sistema di sicurezza integrato che fa sì che la corrente passi solo se entrambi gli attacchi siano stati inseriti nel portalampade, perché per OSRAM la sicurezza è sempre al primo posto. I vantaggi dei tubi LED OSRAM sono percepibili in un solo colpo d’occhio: non necessitano di particolari interventi per la loro installazione, non è necessario il ricablaggio, garantiscono un risparmio energeti-
co fino al 67% e una durata fino a 5 volte più lunga rispetto alle lampade fluorescenti T8, emettono una luce immediata al 100% senza sfarfallii e raggiungono un’efficienza pari a 126 lm/W. La gamma presenta tre segmenti differenti per rispondere alle diverse esigenze applicative in ambito commerciale, industriale e residenziale. SubstiTUBE® Advanced è la soluzione ideale per le applicazioni a elevate prestazioni: particolarmente indicato per le aree produttive e per gli spazi commerciali, anche con temperature d’ambiente comprese tra –20 °C e +50 °C, ha un’efficienza fino a 126 lm/W.
La linea SubstiTUBE® Basic, invece, è particolarmente indicata per le applicazioni standard, quindi in contesti quali magazzini, garage e corridoi. L’efficienza è fino a 109 lm/W. Il segmento SubstiTUBE® Value è pensato per le applicazioni semplici e convenienti, come quelle in abitazioni private, scalinate, garage e cantine. In questo caso l’efficienza è fino a 100 lm/W. I segmenti Advanced e Basic sono disponibili anche nelle versioni con terminali ruotabili, per direzionare il flusso luminoso dove serve, anche dopo l'installazione. OSRAM, una delle due aziende leader
mondiali nel settore dell’illuminazione si occupa di illuminazione da oltre 100 anni e si conferma leader anche nella rivoluzione legata alle tecnologie LED. L’offerta di prodotti, in continua evoluzione e sempre al servizio delle esigenze del cliente, testimonia la grande attenzione che presta a temi come la ricerca e l’innovazione.
Efficiency, modernity and comprehensiveness: the new OSRAM SubstiTUBE® range offers the very best.
The LED lighting revolution is increasingly changing our daily habits, with innovative, efficient and long-lasting solutions. Good examples are the LED tubes born as replacement for traditional T8 fluorescent lamps. OSRAM’s selection for this type of products guarantees the usual quality and the efficiency typical of this technology. Easy to install, safe, modern and efficient: these are the characteristics of the OSRAM SubstiTUBE® LED tubes. OSRAM launches on the market its new range, even more complete, which implements the offer with new models for operation with electronic ballast (SubstiTUBE® HF), and the well-established models for operation with conventional power supply (SubstiTUBE® EM). The HF models are equipped with an integrated security system that allows the current to
pass only if both the two-pin starters are inserted in the lamp end caps, because for OSRAM safety is always in first place. The advantages of OSRAM’s LED tubes are perceived in a glance: they do not require special interventions for their installation, there is no need of rewiring, they offer energy savings up to 67% and last up to 5 times longer than T8 fluorescent lamps, in addition they emit an immediate 100% light, without glare and reach an efficiency of 126 lm/W. The range features three different segments to meet different application needs in the commercial, industrial and residential area. SubstiTUBE® Advanced is the ideal solution for high-performance applications: it is especially suitable for production areas and for commercial spaces, even with room temperatures between -20°C and +50°C,
and it has a efficiency up to 126 lm/W. The SubstiTUBE® Basic line is, instead, mostly suitable for standard applications, then in contexts such as warehouses, garages and corridors. The efficiency is up to 109 lm/W. The SubstiTUBE® Value segment is designed for simple and affordable applications as those in private homes, staircases, boxes and cellars. In this case the efficiency is up to 100 lm/W. OSRAM, one of the two world's leading companies in the lighting industry, stands for lighting since more than 100 years and confirms its leadership even in the revolution caused by the LED technology. The product offering, which is in continuous evolution and always serving the needs of the customer, endorses the great attention the Company is paying to important issues such as research and innovation.
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LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale
La luce di Archilede illumina Expo 2015
L’illuminazione pubblica delle città ha fatto la sua comparsa con l’Esposizione Universale che si è svolta a Parigi nel 1900 e che da allora è conosciuta anche come La Ville Lumière. A più di un secolo di distanza, si scrive una nuova storia dell’illuminazione Smart grazie al progetto realizzato da Enel Sole per l’Expo 2015 di Milano. Enel Sole nel 2012 ha vinto la gara di qualificazione come “Global and Official Partner for Lighting Solutions”, per l’illuminazione dell’area dell’Expo. A partire dal progetto, che prevedeva l’installazione di più di 10.500 corpi illuminanti, Enel Sole ha puntato sulla tecnologia a Led, più efficiente e performante ottimizzando il progetto iniziale, riducendo i punti luce a circa 8.500, ed ottenendo un risparmio energetico di circa il 56 %. Veri protagonisti della Rete di illuminazione Smart, realizzata in Expo, sono
i 1.300 Archilede HP® forniti in una versione speciale, verniciati nella stessa tonalità di bianco delle strutture delle tende che caratterizzano i viali del Cardo e del Decumano, dove gli Archilede HP® sono utilizzati anche capovolti per illuminare i tendoni che le coprono con percorsi di luce indiretta. Dei 1.300 Archilede HP®, circa 450 sono stati installati nei percorsi secondari che si diramano perpendicolarmente al Decumano, su sostegni progettati e realizzati ad hoc poiché destinati ad accogliere apparecchi di altri operatori. Nell’ambito della partnership, oltre agli Archilede HP® sono stati installati altri punti luce a Led per l’illuminazione scenografica di diversi ambiti esterni dell’area espositiva, come le zone verdi e le vie d’acqua. Enel Sole ha inoltre fornito i servizi di illuminazione personalizzati per alcuni
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Paesi partecipanti come Oman, Israele, aziende come Case New Holland Industrial; e su richiesta di Expo illuminato i nove cluster tematici e le facciate esterne di Palazzo Italia. La vera innovazione in Expo sta nel fatto che l’intera rete d’illuminazione si fonde completamente con la Smart City realizzata da Enel Distribuzione per l’intera area espositiva, una vera e propria città intelligente che potrebbe accogliere 100mila abitanti. Tutti gli apparecchi di illuminazione sono gestiti e programmati (punto-punto o a gruppi) attraverso il sistema di telecontrollo brevettato da Enel: Archilede AC, che consente la misurazione delle grandezze elettriche, dei consumi, e la rilevazione dei guasti. Enel Sole ha previsto l’integrazione all’interno degli apparecchi oppure in apposite scatole esterne dei moduli di telecontrollo. Grazie alla collaborazione con imprese
qualificate Enel Sole ha progettato e fornito gli apparati attivi di connettività che tramite la rete in fibra ottica (installata da TIM) consentono la telegestione di ogni singolo corpo illuminante. I dati vengono trasmessi ad una Control Room dedicata, dove Enel Sole assicura una presenza 24 h, monitorando il funzionamento della rete di illuminazione grazie ad un’apposita piattaforma informatica. Esternamente al sito espositivo, Enel Sole si è occupata della progettazione e realizzazione dell’illuminazione stradale della viabilità perimetrale - un anello stradale di accesso all’area espositiva con annessi parcheggi - attiva per tutta la durata dell’Esposizione solo per i mezzi di servizio, come navette, forze dell’ordine, rifornimenti, pulizie, etc. Anche qui, Enel Sole, propone il suo prodotto di punta, installando in totale 660 Archilede HP® su palo e oltre 60
apparecchi per gli attraversamenti pedonali anch’essi telecontrollati. In questo caso Enel Sole si è occupata oltre che della progettazione e della fornitura dei materiali, anche della realizzazione degli impianti e delle linee elettriche. Innovazione, risparmio energetico, uso intelligente delle risorse energetiche, sostenibilità sono le soluzioni con cui Enel Sole ha interpretato lo slogan di Expo Milano 2015 “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”. Archilede lights up Expo 2015 Cities’ public lighting was first introduced with the Universal Exhibition that took place in 1900 in Paris that since then is known also as La Ville Lumière. After more than a century, a new story of Smart lighting is written thanks to the design made by Enel Sole for the Expo 2015 in Milan. Enel Sole won in 2012 the tender as “Global
and Official Partner for Lighting Solutions”, for the lighting of the Expo’s area. Starting from the design, which included the installation of more than 10.500 luminaires, Enel Sole relied on LED technology, more efficient and with greater performances optimizing the starting design, reducing installed luminaires to about 8.500, and achieving an energy saving of about 56 %. The leading role in the Smart lighting grid, realized in Expo, is played by the 1.300 Archilede HP® luminaires provided in a special version, painted in the same white tones of the structures of the curtains that characterize the avenues of the Cardo and of the Decumanus, were Archilede HP® luminaires are also used overturned to light up the marquees that cover them with indirect light paths. Of the 1.300 Archilede HP® luminaires, about 450 were installed in secondary paths that originate perpendicularly to the Decumanus, on custom made supports since they were intended to house other manufacturers’ luminaires. Inside the partnership, in addition to Archilede HP® luminaires other LED light sources were installed for the stage
lighting of several outdoor parts of the exhibition area, such as green areas and water paths. Moreover Enel Sole provided custom made lighting for some of the participating countries such as Oman, Israel, and companies as Case New Holland Industrial; and upon request of Expo it lit up the nine thematic clusters and the outdoor facades of Palazzo Italia. The true innovation in Expo lies in the whole lighting grid which completely merges with the Smart City realized by Enel Distribuzione for the entire exhibition area, a real smart city which could host 100thousands citizens. All luminaires are managed and programmed (point-point or in groups) through the remote control system patented by Enel: Archilede AC, which allows the measurement of electric quantities, of consumptions, and failures detection. Enel Sole designed the integration inside the luminaires or in dedicated external boxes of remote control modules. Thanks to the cooperation with qualified companies Enel Sole designed and provided the active connectivity equipment which allows, through the optic fiber
network (installed by TIM), the remote management of each luminaire. Data are sent to a dedicated Control Room, where Enel Sole ensures a 24h presence, monitoring the working of the lighting grid thanks to a dedicated platform. Outside the exhibition location, Enel Sole was involved in the design and production of the road lighting for perimeter roads - a road ring for the access the exhibition area with pertaining parkings - active for whole duration of the Exhibition only for service transportation, such as shuttles, police, supplies, cleaning, etc. Here Enel Sole also proposes its key product, installing a total number of 660 Archilede HP® on poles and over 60 luminaires also remotely managed for pedestrian crossings. In this case Enel Sole, in addition to the design and materials supply, was also involved in the realization of systems and of electric grids. Innovation, energy saving, smart use of energy resources, sustainability were the solutions with which Enel Sole interpreted Expo Milan 2015’ slogan “Feeding the Planet, Energy for Life”.
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LE AZIENDE INFORMANO pubbliredazionale
The Edge, ad Amsterdam, è un edificio ad alta sostenibilità1 con un elevato livello di intelligence grazie alle innovazioni e alle tecnologie che lo caratterizzano. The Edge è il primo edificio di uffici al mondo ad essere equipaggiato con l’innovativo sistema di illuminazione connessa di Philips dedicato all’office basato sulla tecnologia Power over Ethernet. Un sistema di illuminazione connessa che riceve energia e informazioni su una singola connessione Ethernet ed è in grado di fornire ai facility manager una visione integrata dei modelli di occupazione dell’edificio e dell’utilizzo di energia. Questo sistema permette un processo decisionale più consapevole con livelli di efficienza energetica e operativa senza precedenti. ‘’Oltre a beneficiare di un notevole risparmio energetico, attraverso il sistema di illuminazione connessa di Philips avremo anche enorme consapevolezza di come l’edificio viene utilizzato. Pos-
THE EDGE, AD AMSTERDAM Philips illumina di nuova luce l’ufficio del futuro
siamo effettivamente avvalerci dei dati provenienti dai sensori per capire come le persone utilizzano l’edificio e con quale intensità.’’ commenta Erik Ubels, Chief Information Officer di Deloitte. “Ad esempio questo sistema ci aiuterà a concentrare la pulizia nelle aree che realmente lo necessitano allo scopo di ottimizzare i costi. Una sala occupata tutto il giorno per un grande meeting richiede un livello differente di pulizia rispetto a quello richiesto da un incontro di un paio d’ore di due persone.” Il sistema di illuminazione connessa di Philips basato sul Power over Ethernet consente inoltre a chi è all’interno dell’edifico di impostare l’illuminazione e la temperatura in base alle proprie esigenze. Grazie infatti a un’applicazione, i dipendenti sono in grado di regolare la temperatura e la luminosità della luce nei loro uffici dal proprio smartphone, contribuendo ad aumentare così la produttività all’interno del luogo di lavoro.
1 The Edge risponde ai più alti criteri di sostenibilità (certificato BREEAM² -Outstanding), il più alto ranking secondo il Building Research Establishment Environmental Assessment Method (BREEAM, riconosciuto a livello internazionale
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Partner del progetto The Edge The Edge è il risultato di una partnership tra OVG Real Estate, Philips e Deloitte, che occupa la maggior parte dell’edificio. È stato progettato da Ron Bakker e Lee Polisano dello studio londinese PLP Architecture. The Edge è di proprietà di Deka Immobilien Investment. All’interno dell’edificio sono presenti anche le aziende AKD, Salesforce, Henkel, Sandvik ed Edelman. L’innovazione dell’illuminazione connessa di Philips per gli uffici Grazie ai sensori di cui è dotato, il sistema di illuminazione connessa di questi uffici è in grado di registrare dati anonimi riguardo l’occupazione delle stanze. L’impianto LED si collega con la rete informatica e comunica con gli altri sistemi dell’edificio come il riscaldamento, la ventilazione e i servizi informatici, fornendo dati utili al fine di prendere decisioni più consapevoli per una maggiore efficienza operativa. Questo significa che il facility manager ha un unico sistema che gli mostra in
tempo reale quanto e come l’edificio viene utilizzato, oltre a fornirgli dati relativi al quadro storico di utilizzo. Ad esempio, potrebbe vedere che un venerdì pomeriggio, un particolare piano non è utilizzato, e regolare di conseguenza la temperatura, l’illuminazione e il servizio di pulizia. Grazie al sistema di illuminazione connessa di Philips per l’ufficio, basato sulla tecnologia Power over Ethernet, alcuni servizi dell’edificio possono risultare più efficienti dal punto di vista operativo: • Illuminazione: consuma il 40% dell’energia di un edificio. L’illuminazione LED connessa di Philips consente un risparmio energetico fino all’80%. Questo comporta una riduzione del 30% sul consumo totale di elettricità. • Pulizia: il sistema di illuminazione connessa basato sul Power over Ethernet può ridurre i costi di pulizia di un edificio del 10% circa secondo i dati di occupazione. • Ottimizzazione degli spazi: l’illuminazione dotata di sensori permetterà ai facilty manager di pianificare gli spazi
nel modo migliore, con il risultato di un’efficienza degli spazi del 20% maggiore grazie ai dati forniti in tempo reale. Grazie agli standard basati sul Power over Ethernet, gli apparecchi permettono di conseguire una significativa riduzione dei costi sull’installazione degli impianti di illuminazione. Grazie ad un’unica connessione Ethernet per i dati e per l’energia, non è necessario un impianto elettrico costoso. Ciò permette di ottenere una riduzione dei costi di installazione di almeno il 25%, (con l’87,5% in meno sulla rete elettrica). www.philips.it/newscenter THE EDGE, IN AMSTERDAM Philips brings new light to the office of the future The Edge, in Amsterdam, is an highly sustainable building1 with an high intelligence level thanks to the innovations and technologies that characterize it. The Edge is the first office building in the world to be equipped with the innovative
connected lighting system by Philips dedicated to offices and based on the Power over Ethernet technology. A connected lighting system which receives energy and information from a single Ethernet connection and it is capable of providing to facility managers an integrated vision of the building’s occupancy and energy use profiles . This system allows a more aware decision-making process with energy and operative efficiency levels unheard of. ‘’In addition to the benefits related to a great energy saving, through the connected lighting system by Philips we will also have a huge knowledge of how the building is used. We can actually use the data coming from sensors to understand how people use the building and with what intensity.’’ remarks Erik Ubels, Chief Information Officer of Deloitte. “For example this system will help us focusing cleaning in areas that really need it in order to optimize costs. A hall occupied all day long for a big meeting requires a different cleaning level compared to the one required by a meeting of a couple of hours between two people.” Moreover the connected lighting system by Philips based on the Power over Ethernet allows users to set lighting and temperature according to their needs. Indeed thanks to an application, employees are capable of
controlling the temperature and light intensity in their offices from their smartphones, thus contributing to increase productivity inside the workplace.
example, it could see that on a Friday afternoon, a given floor is not used, and thus consequently set the temperature, the lighting and the cleaning service.
Partner of The Edge project The Edge is the result of a partnership between OVG Real Estate, Philips and Deloitte, which occupies the greatest part of the building. It was designed by Ron Bakker and Lee Polisano of the London-based firm PLP Architecture. The Edge is owned by Deka Immobilien Investment. Inside the building there are also the companies AKD, Salesforce, Henkel, Sandvik and Edelman.
Thanks to the connected lighting system for offices by Philips, based on the Power over Ethernet technology, some services of the building may result more efficient from an operative point of view: • Lighting: it consumes 40% of a building’s energy. LED connected lighting by Philips allows an energy saving up to 80%. This determines a 30% reduction on the total electricity use. • Cleaning: the connected lighting system based on the Power over Ethernet can reduce cleaning costs of a building of about 10% according to occupancy data. • Spaces’ optimization: lighting based on sensors will allow facility managers to plan spaces in the best way, with a resulting spaces efficiency 20% higher thanks to real time data.
The innovation of connected lighting for offices by Philips Thanks to the sensors of which it is equipped, the connected lighting system of these offices is capable of recording anonymous data about rooms’ occupancy. The LED system is connected with the internet and communicates with the other building’s systems such as heating, ventilation and internet services, providing useful data to make more aware decisions for a greater operative efficiency. This means that the facility manager has a single system that shows him in real time how much and in which way the building is used, in addition to providing the data related to the historical use trends. For
Thanks to the standards based on the Power over Ethernet, the luminaires allow to obtain a significant reduction on lighting systems’ installation costs. Due to a single Ethernet connection for data and energy, an expensive electrical system is not necessary. This allows to achieve a reduction of installation costs of at least 25%, (with 87,5% less on the electricity grid).
1 The Edge answers the highest sustainability criteria (BREEAM² -Outstanding certified), the highest ranking according to the Building Research Establishment Environmental Assessment Method (BREEAM, internationally recognized)
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L’ITALIA DEL MONDO
Una nuova illuminazione per il Salone dei Corazzieri del Quirinale
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di Francesca Storaro
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Gli affreschi di Tassi, Lanfranco e Saraceni Frescoes by Tassi, Lanfranco and Saraceni
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razie alla collaborazione del Servizio Patrimonio del Segretariato Generale della Presidenza della Repubblica con il Provveditorato Interregionale per le Opere Pubbliche (Lazio - Abruzzo - Sardegna) di Roma - Ufficio 4 Tecnico 2°, a fine gennaio 2015 sono stati completati i lavori per la realizzazione del nuovo impianto di illuminazione e diffusione sonora del prestigioso Salone dei Corazzieri del Quirinale a Roma. Per la redazione del progetto, in considerazione dell’inestimabile valore storico e architettonico del Salone, il Genio Civile si è avvalso per l’occasione dell’arch. Francesca Storaro, individuata sulla base delle specifiche e comprovate conoscenze professionali acquisite nel campo illuminotecnico. Nell’articolo per LUCE, l’architetto e lighting designer Francesca Storaro, spiega il percorso progettuale per la nuova illuminazione dello splendido e prestigioso Salone del Quirinale, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Italiana e uno dei simboli dello Stato italiano.
Il Salone dei Corazzieri Il Salone dei Corazzieri fu edificato dall’architetto Carlo Maderno al tempo di papa Paolo V Borghese (1605-1621) e in esso hanno luogo molte delle attività di alta rappresentanza del Presidente della Repubblica. Al Seicento risale il soffitto ligneo a cassettoni che reca alle due estremità l’arme di papa Paolo V e al centro lo stemma dei Savoia, inserito dopo il 1870. Il pavimento in marmi antichi riproduce il disegno geometrico del soffitto. Il grande fregio affrescato nella parte superiore delle pareti fu realizzato nel 1616 sotto la direzione dei pittori Agostino Tassi, Giovanni Lanfranco e Carlo Saraceni, che si valsero di molti allievi e collaboratori. I personaggi che si affacciano dalle finte logge rievocano alcune importanti ambascerie orientali giunte a Roma nei primi anni del Seicento, celebrando così i rapporti con Paesi lontani e l’attività missionaria promossa dal papa. Le Storie di Mosè nei medaglioni esaltano, nella figura della guida degli Ebrei, il pontefice come guida della cristiani-
tà, mentre alcune figure femminili allegoriche incarnano le virtù e i poteri del papato. Al di sotto degli affreschi seicenteschi, nel 1872, Gaetano Lodi dipinse gli stemmi dei principali comuni italiani per celebrare l’Unità d’Italia. Seicentesco è anche il maestoso doppio portale che introduce alla Cappella Paolina, coronato da una grande lunetta ad altorilievo di Taddeo Landini raffigurante La lavanda dei piedi, realizzata nel 1578. I due angeli sul timpano sono opera degli scultori Guglielmo Berthelot, a sinistra, e Pietro Bernini, a destra. Il progetto illuminotecnico Il progetto illuminotecnico consiste nella sottolineatura degli affreschi seicenteschi e ottocenteschi e del soffitto ligneo a cassettoni del Maderno, attraverso una luce morbida ed uniforme, nel pieno rispetto dello stato conservativo dell’opera stessa, rispettando i suoi colori e le sue ombre naturali, così come sono state ideate dai suoi artisti. Sono stati utilizzati tutti corpi illuminanti a Led
Il Salone dei Corazzieri The Great Hall of the Cuirassiers
Il soffitto ligneo del Maderno Maderno’s wooden ceiling
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A NEW LIGHTING FOR THE QUIRINAL PALACE’S GREAT HALL OF THE CUIRASSIERS
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Thanks to the cooperation of the Heritage Service of the General Secretariat of the Presidency of the Republic with the Interregional Superintendency for Public Works (Lazio - Abruzzo - Sardinia) of Rome - Ufficio 4 Tecnico 2°, the works for the implementation of the new lighting and sound system of the prestigious Great Hall of the Cuirassiers of the Quirinal Palace in Rome were completed at the end of January 2015. Considering the invaluable historical and architectural value of the Hall, the Civil Engineering Department entrusted with the project the architect Francesca Storaro, selected for her specific and proven professional skills in the lighting field. In the article for LUCE, the architect and lighting designer Francesca Storaro explains the design process behind the new lighting of the beautiful and prestigious Great Hall of the Cuirassiers in the Quirinal Palace, official residence of the President of the Italian Republic as well as one of the symbols of the Italian State.
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The Great Hall of the Cuirassiers The Great Hall of the Cuirassiers was built by the architect Carlo Maderno at the time of Pope Paul V Borghese (1605-1621) and it is were many of the high representative activities of the President of the Republic take place. The wooden coffered ceiling, bearing at both ends the arms of Pope Paul V, dates back to the seventeenth century, while the coat of arms of the Savoy at its centre was added after 1870. The ancient marbles of the floor replicate the ceiling’s geometric design. The large frescoed frieze at the top of the walls was realised in 1616 by the painters Agostino Tassi, Giovanni Lanfranco and Carlo Saraceni, with the help of many students and collaborators. The characters overlooking from the false galleries evoke some important Eastern embassies that came to Rome in the early seventeenth century, thus celebrating the relations with faraway countries and the missionary activity promoted by the pope. The stories of Moses, depicted in the medallions, highlight, in the leading figure of the Jews, the pope as head of Christianity, while some allegorical female figures em-
body the virtues and powers of the papacy. Below the seventeenth-century frescoes, in 1872, Gaetano Lodi, in order to celebrate the unification of Italy, painted the coats of arms of the main Italian communes. From the seventeenth-century is also the majestic double portal that leads to the Pauline Chapel, crowned with a large alto-rilievo lunette, depicting the washing of the feet, made by Taddeo Landini in 1578. The two angels on the tympanum were sculpted by Guglielmo Berthelot, on the left, and Pietro Bernini, on the right. The lighting project The lighting project emphasises the seventeenth and nineteenth century frescoes and the Maderno’s coffered wooden ceiling, through a soft and uniform light, in full respect of the state of preservation of the works themselves, respecting their natural colours and shadows, as they were designed by the artists. Dimmable LED devices with special lighting features and patented optical systems, such as collimators and Spherolit lenses, have been used. By defining the shape of each
spherolit, one can also defines the overall distributive property of the lens. Depending upon the bending of the individual partial surfaces, the light, which impacts parallel, is dispersed in a greater or lesser extent. The outcome is given by lenses that, with the same basic geometry, are equipped with different characteristics of distribution, from the narrow spot to the wide flood. The asymmetrical spherolites also allow to generate oval light cones or distributions that are suitable for the wall-washing lighting. The selected projectors guarantee, therefore, an efficient visual comfort and a wide range of optics: narrow spot, spot, flood, wide flood, and wall-washer with different performance classes, thus ensuring a very high precision. LEDs have a service life of about 50,000 hours and a high luminous efficiency. The white light of the LEDs shows no ultraviolet or infrared components and is therefore safe for the illuminated objects. We have, therefore, a rationalisation and an energy saving of the lighting system and we went from the consumption of approximately 17 kW of the old system to the 5 kW of the
un’elevata efficienza luminosa. La luce bianca dei Led inoltre non presenta componenti di raggi ultravioletti o infrarossi e non è pertanto dannosa per gli oggetti illuminati. Si hanno, quindi, una razionalizzazione e un risparmio energetico del sistema illuminotecnico e si è passati da un consumo del vecchio impianto di circa 17 kW, ai 5 kW del nuovo impianto di illuminazione a Led, con un risparmio di oltre il 70%. Sono stati inoltre utilizzati corpi illuminanti a Led in versione speciale con driver PAM (pulse amplitude modulation), più idonei per le riprese con le telecamere. L’illuminazione degli affreschi e del soffitto ligneo Per l’illuminazione degli affreschi e del soffitto ligneo sono stati utilizzati 150 proiettori con ottica washer con fascio largo e con fascio per proiezione in profondità, inseriti nel cornicione cavo di circa 17 cm, che si trova ad un’altezza di circa 5,20 mt e che corre lungo tutto il perimetro della sala.
Tutti gli apparecchi a Led selezionati nel progetto sono dimmerabili, consentendo di regolare la luminosità per ottenere un’illuminazione ottimale nel rispetto dei valori in lux richiesti per una corretta conservazione degli affreschi e del soffitto ligneo, e tali da poter risolvere nel modo più uniforme possibile la soluzione d’angolo. Sono stati quindi rispettati i livelli di illuminamento medio di esercizio di 150 lux per “materiali moderatamente sensibili alla luce” sia per gli affreschi sia per il soffitto ligneo, ed i 50 lux per gli arazzi posti sulle pareti al di sotto degli affreschi, quali “materiali estremamente sensibili alla luce”. Con l’utilizzo di Led con una temperatura colore della luce bianca di 3000K, oltre ad esaltare il soffitto ligneo dorato, si ha un alto indice di resa cromatica, avendo i Led in tonalità bianco caldo un’eccellente resa cromatica.
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dimmerabili con particolari caratteristiche illuminotecniche e con sistemi ottici brevettati come i collimatori e le lenti Spherolit. Con la definizione della forma di ciascuna sferolite si può definire anche la caratteristica di distribuzione della lente nel complesso. A seconda della curvatura delle singole superfici parziali, la luce, che incide parallelamente, viene dispersa in misura maggiore o minore. Il risultato è dato da lenti che, con la stessa geometria di base, sono dotate di diverse caratteristiche di distribuzione, da narrow spot a wide flood. Gli sferoliti asimmetrici consentono inoltre di generare dei coni di luce ovali o distribuzioni adatte all’illuminazione diffusa delle pareti. I proiettori selezionati garantiscono quindi un efficiente confort visivo e una vastissima gamma di ottiche: narrow spot, spot, flood, wide flood, wallwasher con diverse classi di potenza, garantendo un’altissima precisione progettuale. I Led hanno una durata utile di circa 50.000 ore e
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Il portale della Cappella Paolina In merito al portale della Cappella Paolina, è stata invece studiata un tipo di illuminazione d’accento, per evidenziare la grande lunetta ad altorilievo di Taddeo Landini ed i due angeli sul timpano di Guglielmo Berthelot e Pietro Bernini, mediante 6 proiettori con ottiche spot e narrow spot in versione speciale dello stesso colore del cornicione. Essendo il portale in pietra considerato fra i “Materiali relativamente insensibili alla luce”, si è arrivati a un illuminamento medio di esercizio fino ai 300 lux. L’illuminazione del piano utile Per l’illuminazione di “gala”, in merito all’illuminazione del piano utile, si è previsto un illuminamento medio di circa 200 lux.
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new LED lighting, with a saving of over 70%. A special version of the LED Lighting devices equipped with a PAM (pulse amplitude modulation) driver, more suitable for shooting with cameras, has also been used.
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The lighting of the frescoes and of the wooden ceiling For the lighting of the frescoes and of the wooden ceiling, 150 headlamps with washer optics with wide beam and in-depth projection beam, have been inserted in the hollow cornice of about 17 cm that is located at a height of about 5.20 m and that runs along the entire perimeter of the room. All the LED devices selected for the project are dimmable, thus allowing to adjust the brightness for an optimum illumination in accordance with the lux values required for the proper preservation of the frescoes and
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Per i vincoli architettonici che la sala pone e per non rendere invasivi i corpi illuminanti, i 23 proiettori removibili con ottica wide flood per l’illuminazione del piano utile, sono stati posizionati sotto il cornicione, esattamente ponendo le basette dei proiettori nelle asole di fissaggio degli arazzi, dello stesso colore del cuoio blu delle pareti, mimetizzandosi quindi perfettamente. Per tali proiettori è stato inoltre studiato, appositamente per il Salone dei Corazzieri, uno speciale SNOOT antiabbagliamento a nido d’ape, tale da ridurre notevolmente l’abbagliamento. Considerato inoltre che il Salone dei Corazzieri ha diversi utilizzi, dalle visite alle attività di alta rappresentanza del Presidente della Repubblica, attraverso un sistema di controllo, è stato possibile programmare diversi scenari luminosi.
the wooden ceiling, and such as to solve the corner solution in the as much possible evenly way. The average illuminance levels of 150 lux for both the frescoes and the wooden ceiling, “moderately sensitive to light materials”, and of 50 lux for the tapestries placed on the walls below the frescoes, “extremely sensitive to light materials”, were thus respected. The use of LEDs with a white light colour temperature of 3000K, in addition to the enhancement of the gilded wooden ceiling, allowed a high colour-rendering index, having warm white LEDs an excellent colour rendering. The portal of the Pauline Chapel With regard to the portal of the Pauline Chapel, an accent lighting – using 6 projec-
tors with spot and narrow spot optics in a special version of the same colour of the cornice – was instead designed in order to highlight the high relief of the large lunette by Taddeo Landini and the two angels on the tympanum by Guglielmo Berthelot and Pietro Bernini. Being the stone portal considered among the “relatively insensitive to light materials”, an average up to 300 lux illuminance was reached. The lighting of the floor For the “gala” lighting, about the lighting of the floor surface, an average illuminance of 200 lux has been planned. Because of the architectural constraints that the hall poses and in order to not make the lighting fixtures too much invasive, 23 removable projectors with
Il portale della Cappella Paolina The portal of the Pauline Chapel
wide flood optics for the lighting of the floor have been placed under the cornice, placing the bases of the projectors in the fixing slots of the tapestries, in the same colour of the blue leather walls, thus blending perfectly. For such headlamps and specifically for the Great Hall of the Cuirassiers, a special honeycomb antiglare SNOOT was also studied, so as to greatly reduce the glare. Furthermore, considering that the Great Hall of the Cuirassiers has several uses, from visits to the activities of high representation of the President of the Republic, it has been possible, through a control system, to program different lighting scenarios.
LA CULTURA DELLA LUCE AIDI, dalla sua fondazione nel 1959, svolge una costante azione di informazione tecnica e culturale per la diffusione della conoscenza dei problemi legati ai temi dell’illuminazione. Presente sul territorio nazionale con delegazioni territoriali, è da sempre ambasciatrice di una moderna cultura della luce italiana, ed è testimone, dalla sua costituzione, della storia e dell’immagine dei suoi associati: un’imprenditoria illuminata e coraggiosa, studiosi e personalità del mondo accademico, progettisti, associazioni, aziende di servizi, cultori della luce, che con il loro impegno e intelligenza, hanno contribuito non solo alla vita e allo sviluppo dell’associazione, ma anche all’affermarsi dell’illuminazione italiana nel mondo. “Cultura della luce” significa in primo luogo riconoscere il ruolo che l’illuminazione ha nella vita quotidiana di ognuno di noi. Una migliore illuminazione porta con sé qualità di vita, sicurezza e condizioni di lavoro migliori. Diventa socio AIDI: ‣ Soci Individuali: sostenitore, ordinario, aggregato, studente. ‣ Soci Collettivi: nazionale, sostenitore benemerito, sostenitore, ordinario, didattico.
AIDI Via Monte Rosa 96 20149 Milano • Italy T +39 02 87390100 F +39 02 87390187 aidi@aidiluce.it www.aidiluce.it
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speciale illuminazione pubblica a cura di Pietro Mezzi
Firenze Courtesy Archivio Silfi Spa / Foto Burberi
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Illuminare le cittĂ Lâ&#x20AC;&#x2122;esempio dei grandi
Nuove tecnologie e ingegneria finanziaria nella pubblica illuminazione: Milano, Brescia, Torino e Firenze a confronto. Più efficienza e qualità nel futuro dei centri urbani. Il convegno di AIDI a Milano con lighting designer, multiutiliy e aziende
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na giornata intera a discutere il rapporto che intercorre tra le città e l’illuminazione pubblica. Merito di AIDI, l’Associazione Italiana di Illuminazione, che per celebrare l’Anno internazionale della luce ha organizzato un’intensa seduta di lavori con lighting designer, multiutiliy e aziende del settore. Sede dell’evento, Palazzo Reale di Milano, tirato a lucido nell’anno di Expo. A presiedere i lavori del convegno Margherita SÜss, architetto, lighting designer e neo presidente di AIDI. Due i momenti della
giornata milanese: il primo dedicato alla presentazione dei progetti realizzati da alcune utility italiane - Milano, Torino e Firenze in particolare - alle prese con il rinnovo dell’illuminazione pubblica, il secondo al confronto tra progettisti e aziende del settore sempre più interessate alla rivoluzione Led. Ed è stata propria la tecnologia del light emitting diode e la sua pervasività a farla da padrone nel dibattito culturale, tecnico ed economico - che si è sviluppato nella seconda parte della giornata milanese.
LIGHTING CITIES THE EXAMPLE OF GREAT NAMES
ference. There were two moments in the Milan day: the first one was dedicated to the presentation of the projects made by some utilities - especially Milan, Turin and Florence - dealing with the renewal of public lighting, the second was dedicated to the discussion between designers
A whole day spent discussing the relationship between cities and public lighting. Thanks to AIDI, the Italian Association of Lighting, that organized an intense session with
lighting designers, multiutility and companies to celebrate the International Year of Light. The event venue, the Royal Palace in Milan, was polished for the Expo’s year. Margherita Suss, architect, lighting designer and AIDI’s newly elecyed president was the chairman of the con-
and companies which are constantly more interested in LED revolution. Indeed the light emitting diode’s technology and its pervasiveness played a relevant role in the cultural, technical and economic discussion which took place in the second part of the day.
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SPECIALE ILLUMINAZIONE PUBBLICA
Milano Courtesy AEC Illuminazione
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Milano, Brescia, Torino e Firenze a confronto A gettare il sasso nello stagno ci ha pensato il direttore generale del comune di Milano, Giuseppe Tomarchio, il quale ha invitato le utility e i comuni presenti a gettare il cuore oltre l’ostacolo e, soprattutto, a imitare quanto fatto dal comune milanese nell’ultimo anno e mezzo in materia di rinnovo degli impianti di illuminazione pubblica. “Fate come abbiamo fatto noi a Milano - ha affermato Tomarchio - in 18 mesi abbiamo sostituito l’85 per cento dei 135 mila punti luce della città sui cui si interverrà. A fine agosto arriveremo al 100 per cento. In questa complessa operazione siamo partiti col riconoscere due fatti: la raggiunta maturità della tecnologia Led e la crescita in tutt’Italia della sua applicazione, che ad oggi ha coinvolto un centinaio circa di comuni. Al mio ingresso a Palazzo Marino, due anni fa, ho proposto di giocare la carta a2a, la società energetica partecipata dal comune, organizzata e tecnicamente capace, con la quale è attivo un contratto pluriennale di servizio. Questa soluzione ci ha permesso
di procedere con rapidità, non dovendo sottostare a gare pubbliche, in quanto è la nostra utility che realizza l’investimento. Per la verità, abbiamo dovuto superare alcune resistenze iniziali, ma alla fine abbiamo trovato una giusta intesa con la formula contrattuale del service level agreement: un contratto forfettario basato sul rispetto delle prestazioni all’interno del quale, nel costo del singolo punto luce, sono compresi i consumi energetici, la manutenzione ordinaria e gli interventi di urgenza sul palo di illuminazione. L’operazione mutua il modello di partnership pubblico-privato dei convenzioni Consip, in cui l’aggiudicatario ha l’obbligo dell’investimento iniziale, che è pari al 15-20 per cento del totale del valore della commessa della durata di nove anni, investimento che viene scontato attraverso la tariffa praticata. Terzo elemento di questo modello riguarda il sistema di telecontrollo, che è una componente fondamentale del modello stesso, perché è decisivo conoscere, in ogni giorno dell’anno, i consumi e i relativi risparmi energetici. Con a2a abbiamo anche stabilito un
tempo di ammortamento dell’investimento di 15 anni. I tempi di realizzazione poi sono stati altrettanto fondamentali nella riuscita dell’operazione: ad a2a abbiamo chiesto di procedere in fretta e di realizzare l’intervento per l’avvio di Expo. In poco tempo e in questo modo, Milano ha compiuto una vera rivoluzione, in cui il fattore tempo è stato l’altro ingrediente centrale e vincente: prima si realizza l’intervento, prima si inizia a risparmiare. Con questo approccio, la nostra multiutility ha investito 38 milioni di euro in due anni per cambiare, con i Led, tutti i corpi illuminanti della città, realizzare 500 quadri di comando e installare il sistema di telecontrollo. Una scelta che porterà il Comune di Milano a ridurre le spese di illuminazione di oltre il 32 per cento. In realtà, il valore percentuale è anche superiore, in quanto il costo dell’ammortamento dell’investimento è interno all’operazione”. In poco tempo, la città - secondo i dati diffusi dal Comune - ha ottenuto un risparmio energetico del 51,8 per cento ed eliminato dalla bolletta energetica 11 mila tonnellate di petrolio equivalente
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Milano Courtesy Cariboni Group
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“Milan, with LED lighting, made a real revolution, in which time is a winning factor: the earlier the intervention is made, the earlier savings can start” GIUSEPPE TOMARCHIO General manager of Milan’s municipality Comparison between Milan, Brescia, Turin and Florence The general manager of Milan’s Municipality, Giuseppe Tomarchio, literally threw a rock into a pond by inviting utilities and the attending Municipalities to throw their hearts over the obstacle and, above all, to mimic what was done by Milan in the last year and half in the field of renewal of public lighting systems. LUCE 313
“Do as we did in Milan - stated Tomarchio - in 18 months we replaced 85 per cent of the 135 thousands luminaires of the city on which an intervention is planned. At the end of August we will reach 100 per cent. In this complicated operation we started by acknowledging two facts: the achieved maturity of LED technology and the growth of its application in Italy, which at the present date involved about a hundred Municipalities. When I entered Marino Palace, two years ago, I proposed to play the a2a card, the Municipality’s subsidiary energy company, organized and technically capable, with which a multi-year service contract is active. This solution allowed us to go ahead quickly, not having to organize public tenders, since it is our utility that
makes the investment. Truthfully, we had to overcome some initial resistances, but in the end we found the right agreement with the service level agreement contract type: a fixed share contract based on the compliance with performances inside which, in the cost of the single luminaire, energy consumptions, ordinary maintenance and urgency interventions on the pole are included. The operation borrows the public-private partnership model of Consip’s agreements, in which the contractor is obliged to make the initial investment, which is equal to 15-20 per cent of the total value of the commission which lasts nine years, investment that is discounted through the applied rate. The third element of this model concerns the
remote control system, which is a fundamental component of the model itself, since it is fundamental to know, during each day of the year, the consumptions and the related energy savings. With a2a we also established an amortization time equal to 15 years. Delivery time were also equally fundamental for the fulfillment of the operation: we asked a2a to go ahead quickly and to complete the intervention for the start of the Expo. In this way, in a short time, Milan made a real revolution, in which the time factor was the other central and winning ingredient: the earlier the intervention is completed, the earlier savings can start. With this approach, our multiutility invested 38 millions of Euros in two years to change, with LEDs, all the
(tep): un contributo significativo al bilancio comunale e all’ambiente. “E soprattutto - ha proseguito convinto Tomarchio - l’esperienza milanese dimostra che si può fare revisione della spesa senza oscurare le città, come qualcuno tempo fa aveva proposto (il riferimento è all’ex commissario straordinario per la spending review, Carlo Cottarelli; nda)”. Ma il direttore generale del comune di Milano, si spinge oltre e suggerisce un’operazione che riguarda l’intero territorio nazionale. “Se il modello Milano venisse esteso a tutto il Pae-
se - prosegue Tomarchio - servirebbero tre miliardi di euro per anticipare l’investimento di efficientamento in tutti gli otto mila comuni italiani. Una cifra importante, che si potrebbe realizzare attraverso il coinvolgimento, ad esempio, della Cassa depositi e prestiti. Un investimento, che come ha dimostrato la nostra esperienza, ha tempi di rientro rapidi, tre anni, con un risparmio pari a un terzo dei costi. Insomma, con un investimento di 3 miliardi se ne risparmierebbe uno ogni anno”. Un altro aspetto, questa volta tecnico, connesso
all’efficientamento della pubblica illuminazione milanese riguarda il livello di illuminamento delle strade cittadine. “Con questa operazione - conclude il direttore generale - a2a e Comune non hanno ridotto il livello di servizio. Abbiamo certo dimezzato da 150 a 75 W la potenza media di ciascuna sorgente luminosa utilizzata, salvaguardando l’illuminazione sul sedime stradale. Ma l’abbiamo fatto attraverso progetti mirati per ogni tipologia di strada individuata: sulla base di questo lavoro preliminare abbiamo poi prodotto la progettazione esecutiva. Certo, qualche lamentela vi è stata, ma in realtà, con i Led, abbiamo eliminato l’inquinamento verso l’alto e concentrato l’illuminazione puntuale sulle strade. Le lamentele sono state veramente poche. E sui casi segnalati abbiamo operato un’operazione di verifica e di messa a punto, per rispondere alle giuste richieste di qualità dell’illuminamento. In definitiva, il “modello Milano” non abbassa le prestazioni. Abbiamo cioè operato una vera spending reeview, non attraverso tagli lineari, ma modificando il processo di erogazione del servizio; e per una volta almeno abbiamo realizzato un vero risparmio, mantenendo inalterato il livello di servizio al cittadino”. Il “modello Milano”, grazie ad a2a, è stato esportato a un’altra importante città lombarda. Brescia, il cui Comune è partner di Milano nella compagine societaria del colosso energetico, è anch’essa alle prese con un piano di sostituzione dell’attuale impianto di illuminazione con la tecnologia a Led.
“Milano, con l’illuminazione a Led, ha compiuto una vera rivoluzione, in cui il tempo è stato un fattore vincente: prima si realizza l’intervento, prima si inizia a risparmiare” Giuseppe Tomarchio
city’s luminaires, to build 500 control panels and install the remote control system. A choice that will reduce Milan’s expenses for lighting of over 32 per cent. Actually, the percentage value is even greater, since the investment’s amortization cost is included within the operation”. In a short time, the city - according to the data released by the Municipality achieved a 51,8 per cent energy saving and it erased from the energy bill 11 thousand tonnes of oil equivalent (toe): a relevant contribution to the Municipality’s balance and to the environment. “And mainly - continued Tomarchio Milan’s experience demonstrates that it is possible to do an expenses audit without darkening cities, as someone proposed
not long ago (the reference is to the ex extraordinary commissioner for the spending review, Carlo Cottarelli; ed)”. But Milan’s general manager goes beyond and suggests an operation that involves the whole national territory. “If Milan’s model should be extended to the whole country - carries on Tomarchio - three billions of Euros would be necessary to pay in advance the efficiency intervention in all eight thousands Italian Municipalities. A huge sum, which can be found by involving, for example, the Cassa depositi e prestiti. An investment that, as our experience demonstrated, has fast amortization times, three years, with savings equal to a third of the costs.
Hence, with an investment equal to 3 billion one will be saved each year”. Another aspect, this time technical, related to the improvement of the efficiency of Milan’s public lighting systems concerns the illuminance level on city roads. “With this operation - concludes the general manager - a2a and the Municipality did not reduce the service’s level. We reduced from 150 to 75 W the average power of each lighting source used, preserving roads’ lighting. We did it through designs focused on each identified road type: on the basis of this preliminary work we then developed the final design. Surely, there were some complains, but actually, with LEDs, we erased light pollution and concentrated lighting on roads. Complains
were really few. On the signaled cases we made a verification and tuning operation, to answer the right requests of lighting quality. Ultimately, the “Milan model” does not lower performances. In other words we made a real spending review, not through linear cuts, but by modifying the service provision process; and at least for once we achieved true savings, while keeping unchanged the level of the service to citizens”. The “Milan model”, thanks to a2a, was exported to another important Lombard city. Brescia, whose Municipality is Milan’s partner in the energy company, is also dealing with a plan for the replacement of the existing lighting system with a LED one.
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“L’impegno di a2a in materia di efficientamento della pubblica illuminazione - afferma Paolo Meneghini, responsabile del Business development Italia di a2a - si sta concretizzando anche nel capoluogo bresciano. Una volta attuato il piano di sostituzione delle lampade attuali con quelle a Led, che avverrà entro il dicembre del 2016, il consumo annuo di energia elettrica scenderà dagli attuali 18 milioni di kWh a 11 milioni, con un consumo annuo procapite di 56 kWh contro i 92 attuali. Un’operazione che equivale a un taglio del 39 per cento dei consumi energetici e di 1.300 tonnellate equivalenti di petrolio”.
“Entro la fine del prossimo anno completeremo il piano di efficientamento della città di Brescia, con un taglio del 39% del consumi energetici” Paolo Meneghini
Una scelta simile a quella milanese è stata operata anche a Torino. Dove la multiutility torinese Iren ha iniziato a sostituire qualcosa come 55 mila corpi illuminanti, il 55 per cento del totale dei punti luce della città.
“I rimanenti 45 mila - afferma Gianmarco Montanari, city manager del Comune - verranno sostituiti nei prossimi anni: sette mila nel 2016, 23 mila nel 2017 e gli ultimi 15 mila negli anni successivi. Un’operazione che ha diminuito i consumi energetici del 50 per cento, con 20 milioni di kWh all’anno risparmiati, 3.700 tep all’anno consumate in meno e 3,5 tonnellate all’anno di CO2 evitate. Le modalità di intervento prevedono che Iren effettui l’investimento, ricevendo una quota dei risparmi nei primi 12 anni. Dopodiché, sarà il comune a beneficiare al 100 per cento dei risparmi ottenuti”. Interessante, dell’esperienza torinese, è l’attività di comunicazione a sostegno della campagna #TorinoaLed, realizzata dall’Istituto d’arte applicata e design e molto attiva sui social network. Simile a quelle di Torino e Milano, anche se con alcune specificità, è l’esperienza di Firenze, condotta attraverso la sua controllata Silfi, la società di illuminazione del capoluogo, che ha predisposto un piano di intervento articolato suddivisa per zone omogenee, che fa i conti con la specificità storica della città: parchi urbani, zone collinari, viali di circonvallazione, centro storico, stadio e Ponte Vecchio, oggi illuminato all’interno e all’esterno da 120 corpi illuminanti a Led.
“Grazie alla multiutility Iren abbiamo iniziato a sostituire 55 mila corpi illuminanti della città. I rimanenti 45 mila, nei prossimi anni” Gianmarco Montanari
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Torino Courtesy Gruppo IREN
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“Within the end of next year we will complete the efficiency plan for Brescia, with a reduction of energy consumptions equal to 39%” PAOLO MENEGHINI A2A’s Business development Italy Manager “A2a’s commitment to the improvement of efficiency in public lighting - states Paolo Meneghini, a2a’s Business development Italy manager - is put into effect also in Brescia. Once the plan for the replacement of the existing luminaires with LED ones will be completed, which will happen within December 2016, the annual consumption of electricity will be reduce from the current 18 millions kWh to 11 millions, with an annual per person consumption equal to 56 kWh against the current 92. An operation that is equivalent to a 39 per cent reduction of energy consumptions and to a 1.300 tonnes of oil equivalent reduction”. A similar choice was also made in Turin. Where the Iren multiutility started to replace something like 55 thousand luminaires, 55 per cent of the total number of the city’s luminaires.
“Thanks to the Iren multiutility we started replacing 55 thousand luminaires. The remaining 45 thousand, in the following years” GIANMARCO MONTANARI City manager of Turin’s Municipality “The remaining 45 thousand - declares Gianmarco Montanari, city manager of the Municipality - will be replaced in the following years: seven thousand in 2016, 23 thousand in 2017 and the last 15 thousand in the following years. An operation that determined a 50 per cent reduction of energy consumptions, with 20 millions kWh saved every year, 3.700 toe less consumed every year and 3,5 yearly tons of CO2 avoided. The intervention procedure established that Iren should make the investment, receiving a share of the savings during the first 12 years. Then, only the Municipality will benefit from the achieved savings”. It is interesting, in the Turin experience, the communication activity to support the #TorinoaLed campaign, made by the Istituto d’arte applicata e design and really active on social networks. Similar to those of Turin and Milan, even if with some peculiarities, is Florence’s experience, carried out through its subsidiary Silfi, the lighting society, which developed a plan of intervention organized in uniform areas, which deals with the history of the city: urban parks, hills, ring roads, historical centre, stadium and Ponte Vecchio, nowadays lit inside and outside by 120 LED luminaires.
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Torino Courtesy Gruppo IREN
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“Alla fine - sostiene Claudio Bini, amministratore delegato di Silfi - il Comune di Firenze sostituirà l’intero parco lampade - oltre 31 mila punti luce - con una spesa iniziale di 10 milioni di euro nel biennio 2016-2017 - di cui 5,8 provenienti dal Piano operativo nazionale-Metro, tre direttamente dal Comune e 1,2 da Silfi - e di 26,5 milioni nel periodo 2016-2024, 22,5 dei quali frutto del risparmio energetico ottenuto e quattro dalle economie dovute alle minori manutenzioni dei nuovi impianti. Un piano che, alla fine, prevede un dimezzamento dei consumi annui, da 21,8 milioni di kWh attuali a 10 milioni, e un taglio alle emissioni di CO2 di 12 mila tonnellate all’anno”. Ma il piano di Silfi non si ferma qui: è previsto, infatti, l’avvio di un piano di telemonitoraggio urbano che consentirà, grazie al sistema dei pali intelligenti, di conoscere il grado di occupazione degli stalli di sosta, il passaggio dei veicoli a motore e delle biciclette, il posizionamento dei mezzi del trasporto pubblico locale, il tracciamento di persone in rapido movimento, il riempimento delle campane e dei cassonetti dei rifiuti, la telelettura dei contatori di gas e
acqua, il monitoraggio dell’inquinamento atmosferico e la misurazione di temperatura e umidità. E gli altri ottomila Comuni? Esperienze interessanti, quelle dei tre capoluoghi metropolitani, ma difficilmente esportabile negli ottomila comuni italiani, ben pochi dei quali possiedono una multiutilty che opera nel campo energetico. Alla provocazione del direttore generale del comune di Milano che nel suo intervento ha chiesto i motivi per cui i Comuni non investissero, la risposta dell’associazione comuni italiani, l’Anci, presente anch’essa all’evento milanese, è stata netta: perché la proprietà delle reti, molto spesso, non appartiene ai comuni; perché esiste il vincolo del Patto di stabilità sugli investimenti; perché i comuni, sempre più vicini al collasso finanziario, non hanno le risorse economiche per riscattare la rete; perché, dal punto di vista giuridico, la materia non è certa e chiara e ad ogni iniziativa comunale scattano contenziosi giuridici infinti. Insomma, un conto sono le grandi aziende multiservizi che hanno la possibilità di investire e non devono sottostare ai vincoli cui sono sottoposti gli enti loca-
li, un altro conto è la realtà - patrimoniale, finanziaria, tecnica - dei piccoli e medi comuni italiani. Progettisti, esperti e aziende a confronto Se il sigillo alla mattinata milanese è stato apposto dalle multiutility comunali, l’argomento attorno a cui è ruotato il dibattito del pomeriggio è stato la tecnologia Led nel suo rapporto con l’attività di progettazione. Due addirittura le tavole rotonde dedicate: la prima all’innovazione tecnologica, la seconda al valore culturale della luce. Presenti tra i migliori nomi della progettazione illuminotecnica (Mario Bonomo, Sussanna Antico, Gianni Drisaldi, Chiara Bertolaja, Gianni Forcolini, Angelo Micheli, Giovanni Traverso, Francesco Jannone, Piero Castiglioni), del mondo accademico, tecnico, culturale e della produzione (Chiara Aghemo, Laura Bellia, Salvatore Carrubba, Massimo Nossan, Matteo Raimondi, Giuseppe Rossi, Fabio Pagano, Claudio Salsi, Giovanni Bianchi). É toccato a loro, e in particolare ai progettisti della luce presenti, riconoscere le potenzialità della tecnologia - risparmio energetico, decadimento minimo dei lumen, costanza delle prestazioni, ef-
“In dieci anni, per il rifacimento della pubblica illuminazione di Firenze, investiremo più di 35 milioni di euro, con un dimezzamento dei consumi elettrici” Claudio Bini
Firenze Courtesy Archivio Silfi Spa / Foto Burberi
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“In ten years, for the renewal of Florence’s public lighting, we will invest more than 35 millions of Euros, with a reduction to an half of electricity consumptions” CLAUDIO BINI SILFI’S MANAGING DIRECTOR
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“In the end - states Claudio Bini, Silfi’s managing director - Florence’s Municipality will replace all the luminaires - more than 31 thousand - with an initial expense of 10 millions of Euros during the two-year period 2016-2017 - of which 5,8 coming from the National Operational Programme -Metro, three directly from the Municipality and 1,2 from Silfi - and of 26,5 millions during the period 2016-2024, of which 22,5 coming from the achieved
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energy savings and four from the reduced maintenance of new systems. A plan that, in the end, calculates a cut in half of annual consumptions, from the current 21,8 millions kWh to 10 millions, and a reduction of CO2 emissions equal to 12 thousand tons every year”. Silfi’s plan does not stop here: indeed it was established to start a plan of urban remote monitoring that will allow, thanks to a smart poles system, of knowing the degree of occupation of parking areas, the passage of motor vehicles and bycicles, the location of public transport vehicles, the tracing of fast moving people, the filling of garbage bins, remote reading of gas and water meters, the monitoring of air pollution and the measurements of temperature and humidity.
And the other eight thousand Municipalities? The experiences of the three regional capitals are interesting, but they can be hardly exported into the eight thousand Italian Municipalities, of which few possess a multiutility that works in the energy field. The answer of the association of Italian Municipalities, the Anci, to the provocation of Milan’s general manager that in his speech asked the reasons why Municipalities do not act, was sharp: because frequently the Municipalities are not the owners of the grids; because there is the restriction of the Stability and Growth Pact on investments; because Municipalities, constantly closer to financial collapse, do not have the financial resources required
to ransom the grid; because, from a legislative point of view, the topic is not clear and for each initiative by the Municipalities there are endless controversies. In other words, the big multiservice companies that have the possibility to invest and do not have to submit to the same restriction of local administrations are one thing, the patrimonial, financial, technical reality of small and medium Italian Municipalities is another matter. Discussion between designers, experts and companies If the morning was dedicated to Municipalities’ multiutility, the topic discussed during the afternoon was the relationship between LED technology and design practice. There were even two dedicated round
tables: the first one to technological innovation, the second to light’s cultural value. There were some of the most important personalities of lighting design attending the event (Mario Bonomo, Susanna Antico, Gianni Drisaldi, Chiara Bertolaja, Gianni Forcolini, Angelo Micheli, Giovanni Traverso, Francesco Jannone, Piero Castiglioni), and also of the academic, technical, cultural and manufacturing world (Chiara Aghemo, Laura Bellia, Salvatore Carrubba, Massimo Nossan, Matteo Raimondi, Giuseppe Rossi, Fabio Pagano, Claudio Salsi, Giovanni Bianchi). It was their turn, especially for the attending lighting designers, to recognize the potentialities of the technology - energy saving, minimum lumen decay, constant performances, optical efficiency, duration,
“Per diversi anni - ha affermato Margherita Süss l’illuminazione urbana è stata considerata come uno strumento funzionale, in grado di garantire esclusivamente sicurezza e orientamento ai cittadini. Oggi, la pubblica illuminazione deve intervenire nell’ambiente urbano in modo tale da diventare l’artefice di un’identità culturale. In questo contesto sono tre i parametri che vanno considerati nella realizzazione di un progetto: la sicurezza stradale, il controllo del flusso luminoso e il risparmio energetico, con la contestuale riduzione dei costi. Quest’ultimo aspetto è diventata un’esigenza sempre più sentita per quanto riguarda l’aumento dei prezzi energetici, oltre che a imporsi per il rispetto dell’ambiente. L’obiettivo è quello di far emergere un progetto etico, semplice, che risponda alle esigenze dei cittadini, ai quali va garantita un’illuminazione adeguata dei luoghi in cui vive, per creare spazi invitanti ed emozionanti, nei quali l’architettura sia in grado di offrire un’identità alle nostre città”.
variability of the luminous flux, stability over time of the initial correlated color temperature, absence of mercury - and its pervasiveness. “Yes, it is true - stated Mario Bonomo, lighting designer with a great experience that LED technology has outclassed other traditional lighting sources thanks to its incomparable performances. However, I am annoyed by hearing more frequently the equation according to which LEDs equal to energy saving. It is a wrong simplification”. However there were also some discordant voices, as Susanna Antico, who reminded another thesis, that “LEDs are a mean, not an end”. “A mean that - as another lighting designer, Chiara Bertolaja reminded - has to be used according to the context where
“La pubblica illuminazione deve intervenire nell’ambiente urbano per diventare l’artefice di una nuova identità culturale” Margherita Süss
Firenze Courtesy Archivio Silfi Spa / Foto Burberi
we are working, for example in historical centers. There, more than in other areas, there is the need of a design capable of keeping under control the limits of a constantly more used technology”. The conclusions were made by the newly elected AIDI president.
“Public lighting should intervene in the urban environment to become the author of a new cultural identity” MARGHERITA SÜSS Lighting designer and AIDI’s president “For several years - stated Margherita Suss urban lighting was thought as a functional tool, only capable of guaranteeing safety
and orientation to citizens. Nowadays, public lighting should intervene in the urban environment in order to become the author of a cultural identity. In this context there are three parameters to be considered in the realization of a design: road safety, the luminous flux’s control and energy saving, with the related costs’ reduction. The latter has become a constantly more important need given the increase of energy rates, in addition to the environment safeguard. The goal is to develop a simple, ethical design, which answers the citizens’ needs, to whom an adequate lighting of the places where they live should be guaranteed, to create inviting and exciting spaces, in which architecture is capable of offering an identity to our cities”.
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ficienza ottica, durata, variabilità del flusso luminoso, mantenimento nel tempo della temperatura di colore iniziale, assenza di mercurio - e il suo carattere di pervasività. “Sì, è vero - ha affermato Mario Bonomo, progettista illuminotecnico di grande esperienza - la tecnologia Led ha surclassato le altre fonti di luce di tipo tradizionale grazie alle sue prestazioni non eguagliabili. Però, mi infastidisce sentire ripetere sempre più spesso l’equazione per cui il Led è uguale a risparmio energetico. È una semplificazione sbagliata”. Non sono nemmeno però mancate alcuni voci fuori dal coro, come quella di Susanna Antico, che ci ha tenuto a ribadire un’altra tesi, che “il Led è un mezzo, non un fine”. “Un mezzo - come ha tenuto a precisare un’altra lighting designer, Chiara Bertolaja - che va utilizzato in relazione ai contesti entro cui si opera, nei centri storici ad esempio. Lì, più che da altri parti, serve un progetto che sappia anche tenere sotto controllo i limiti di una tecnologia sempre più impiegata”. La chiosa finale è toccata alla neo presidente di Aidi.
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l’italia che crea fondazione prada
L’ITALIA CHE CREA S
di Jacqueline Ceresoli
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Fondazione Prada a Milano L’armonia degli opposti Non chiamatelo ateneo perché è un campus aperto al confronto e all’integrazione fra tradizione e innovazione
Foto Dirk Vogel, Dortmund, Germany © ERCO
PRADA FOUNDATION IN MILAN THE HARMONY OF THE OPPOSITES Do not call it Athenaeum, as it is a campus open to the discussion and integration between tradition and innovation Milan has changed its skin: the yesterday’s outskirts are now vibrant centres of architectural, urban, and social innovation of the XXI century. The Fondazione Prada, located between Corso Lodi and Via Ripamonti, is a further proof. Born as the restoration project of a disused decentralized area, “labelled” by the OMA and Rem Koolhaas (1944), what was once anonymous is now élite. A 19,000 sq.m. campus open to contemporary art, cinema and philosophy, housed in a former 1910 distillery (Società Italiana Spiriti) punctuated by horizontal and vertical structures, and closed and open, wide and narrow spaces. Seven existing buildings (warehouses, workshops, silos) and three new structures: the “Podium” – an exhibition space intended for temporary exhibitions –, a cinema, and a Haunted House tower covered with golden leafs. Theorist of the urban spaces with his brilliant insights on the concept of Junkspace, the Archistar Koolhaas, with his rigorous allure of a Protestant priest, focused, for this project, on the harmony of the opposites, where the old embraces the new, and on sophisticated materials, such as the exploded aluminium foam used as architectural texture for the surface of the structure that houses the exhibition on the classics chosen by Salvatore Settis. Other materials of interest are Plexiglas and Iran’s variegated travertine. Details are never random: from the dialogue between the wooden cobblestones and the traditional stone ones, up to the drainpipes and the window frames of the tower. Koolhaas, awarded with the Pritzker Prize in 2000 and with the Golden Lion at the 2010 Venice Biennale of Architecture – of which he successfully curated the 2014 edition –, is the author of some legendary projects such as the Casa da musica in Porto (2005), and the headquarters of the China Central Television in Beijing (2011). Furthermore, he designed the Fondazione Prada’s seat in Ca’ Corner della Regina on the Grand Canal in Venice and the flagship store housed in a former theatre in Soho, New York. For the Milanese Foundation, the architect played on the interaction of different architectural elements, mixing a highly complex repertoire of environments, from the tower to the cinema, which reflects the contem-
L’ITALIA CHE CREA FONDAZIONE PRADA
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ilano ha cambiato pelle: le periferie di ieri sono diventate centri pulsanti dell’innovazione architettonica, urbanistica e sociale del XXI secolo. L’ennesima prova è la Fondazione Prada, tra Corso Lodi e via Ripamonti, nata dal progetto di recupero di un’area decentrata e in disuso prima anonima, “griffata” dallo studio Oma di Rem Koolhaas (1944), ora d’élite. Un campus di diciannove mila metri quadrati aperto all’arte contemporanea, al cinema e alla filosofia, ricavato da un’ex distilleria del 1910 (Società Italiana Spiriti), ritmato da strutture orizzontali e verticali, ambienti chiusi e aperti, ampi e stretti. Sette edifici preesistenti (magazzini, laboratori, silos) e tre nuove strutture: lo spazio espositivo “Podium”, destinato a mostre temporanee, un cinema e una torre Haunted House (la casa degli spiriti), ricoperta all’esterno di foglie d’oro. L’archistar Koolhaas, dall’allure rigorosa di un sacerdote protestante, teorico degli spazi urbani con le sue brillanti intuizioni intorno al concetto di Junkspace, per questo progetto ha puntato sull’armonia degli opposti, dove il vecchio comprende il nuovo, e su materiali ricercati come la schiuma di alluminio esploso quale texture architettonica per il rivestimento della struttura che ospita la mostra dei classici scelti da Salvatore Settis. Altri materiali impiegati interessanti sono il plexiglas e il travertino dell’Iran variegato. Attenzione al dettaglio mai casuale: dai sampietrini di legno che dialogano con quelli tradizionali in pietra, fino alle grondaie e agli infissi esterni della torre. Koolhaas, vincitore del Pritzker Prize (2000) e del Leone d’oro alla Biennale di Architettura nel 2010, di cui ha curato con successo l’edizione del 2014, è autore di progetti già mito come la Casa da musica di Porto (2005), la sede della China Central Television di Pechino (2011) e molti altri edifici. Suo è anche il progetto della Fondazione Prada a Ca’ Corner della Regina sul Canal Grande a Venezia e lo store ricavato in un ex teatro a Soho, New York. Per la Fondazione milanese, l’architetto ha giocato
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sull’interazione di elementi architettonici diversi, remixando un repertorio molto complesso di ambienti, dalla torre al cinema, che riflette la collezione di arte contemporanea di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli. Landmark dell’intero progetto di contaminazione tra innovazione e tradizione è la scenografica torre dorata, svettante su un panorama urbano caratterizzato in prevalenza da edifici industriali grigi e anonimi. La torre si trasforma in elemento totemico di riconoscimento, ideato per valorizzare il concetto di centralità dell’architettura e dell’arte: è un modo per comunicare la ricchezza dell’area di archeologia industriale ex povera e ora ricca, poiché cantiere culturale. Anche la terrazza della torre che si affaccia sul lato della stazione di Porta Romana impressiona; sono raffinate le insegne luminose utilizzate per segnalare la Fondazione da Largo Isarco, zona Sud di Milano, lontana dal glamour mondano, che fa luce sull’identità vera della città industriale dai modi sobri e laboriosa. È ancora presto per capire se la Fondazione Prada rischi di restare l’ennesima cattedrale nel deserto di un avviato progetto di riqualificazione del quartiere: come sempre accade, dovremo aspettare per vedere quali benefici porterà ai cittadini e agli abitanti della zona. L’obiettivo del nuovo campus è l’integrazione con la “città”, pensata per un confronto tra saperi diversi che punta sull’Accademia dei Bambini, su una biblioteca aperta giorno e notte – ubicata sotto il Bar Luce ideato dal visionario regista Wes Anderson con bancone di legno e formica verde, sedie dai colori vivaci, flipper anni Cinquanta – e sul cinema (250 posti) che ospita nel Foyer Battaglia (1948) – un fregio di ceramica policroma realizzato da Lucio Fontana per la sala cinematografica Arlecchino di Milano – e che ha aperto i battenti con un docu-
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Foto Dirk Vogel, Dortmund, Germany © ERCO
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mentario-intervista dal titolo Roman Polanski: My Inspirations. Basterà? Chi vivrà vedrà. Oltre alla ricchezza delle brillanti soluzioni architettoniche adottate, anche la collezione, suddivisa in tre percorsi espositivi, vale oro. Lascia senza fiato il grande edificio vetrato di due piani chiamato, non a caso, “Podium”, che ha ospitato “Serial Classic”, curata da Salvatore Settis e Anna Anguissola, tra le più intelligenti e curiose mostre viste negli ultimi tempi incentrata sul rapporto tra classicità e contemporaneità, partendo dal multiplo, dalla copia di modelli originali, capace di generare un’archeologia inventata tutta da scoprire. Nella Torre, uno degli edifici della distilleria riqualificato senza modificarne i volumi originali, si trovano le installazioni permanenti di Robert Gober (1954) e due lavori di Louise Bourgeois (1911-2010). Nella galleria Nord si trova la mostra “In Part”, a cura di Nicholas Cullinan, comprensiva di opere che investigano il frammento corporeo, da Fontana e Klein, Picabia, Man Ray fino a Serra e altri artisti di fama internazionale. La galleria Sud e una parte del Deposito ospitano la mostra “An Introduction”: settanta opere dagli anni Sessanta fino ad oggi, da Piero Manzoni, Lucio Fontana, fino a Jeff Koons. Da non perdere, negli spazi delle Cisterne, un trittico composto da lavori di Eva Hesse, Pino Pascali e Damien Hirst. L’imponente deposito è lo spazio più emozionante: un capannone tipo hangar, dall’identità industriale che trasuda di energia, con Cadillac, furgoni e auto d’artista, che introducono le convergenze tra arte e vita. Lavori che, forse, non piaceranno a tutti, ma che di sicuro faranno discutere e pensare, così come l’arte contemporanea deve fare in quanto sismografo di conoscenza.
porary art collection of Miuccia Prada and Patrizio Bertelli. Towering over an urban landscape mainly characterized by grey and anonymous industrial buildings, the scenic golden tower is the landmark of the entire project of contamination between innovation and tradition. The tower thus becomes a totemic element of recognition, designed to enhance wealth of an area of industrial archaeology that is not poor anymore, since it is now a cultural yard. The tower’s terrace overlooking the Porta Romana station is impressive; elegant luminous signs indicate the Foundation from Largo Isarco, in the southern district of Milan, far away from the worldly glamour, shedding light on the identity of the true sober and hardworking industrial city. It is too early to tell if the Fondazione Prada will succeed or will remain yet another white elephant of a redevelopment project under way in the neighbourhood. As it always happens, we will have to wait in order to see which benefits it will bring to the citizens and residents of the area. The goal of the new campus is the integration with the “city”, imagined as a place for the confluence of different knowledge; in order to achieve this, the Fondazione relies on the Children’s Academy, on a 24h/24 library – located under the Bar Luce, designed by the visionary director Wes Anderson with wooden counter and green Formica, brightly coloured chairs, and fifties’ pinballs –, and on a cinema (250 seats) that opened to the public with a documentary-interview entitled Roman Polanski: My Inspirations and that houses, in its entrance hall, Battaglia (1948) – a frieze made of polychrome ceramics by Lucio Fontana for the Milan’s movie theatre Arlecchino. Will it be enough? Only time will tell. Besides the richness of the brilliant adopted architectural solutions, the collection, divided into three exhibition sections, is gold worth. The large glass two storey building called, not surprisingly, “Podium”, leaves breathless. It hosted “Serial Classic”, curated by Salvatore Settis and Anna Anguissola, one of the most intelligent and curious recent exhibitions, which focuses on the relationship between classicism and modernity, starting from the multiple and from the copy of original models, capable of generating an invented archaeology yet to be discovered. The Tower, one of the existing buildings of the distillery that was refurbished without changing the original volumes, contains the permanent installations of Robert Gober (1954) and two works by Louise Bourgeois (1911-2010). The North gallery houses “In Part”, an exhibition curated by Nicholas Cullinan, which includes works that investigate the body fragment, from Fontana and Klein, Picabia, Man Ray to Serra and other internationally renowned artists. The South gallery and a part of the Warehouse contain “An Introduction”: seventy works from the sixties until today, from Piero Manzoni, Lucio Fontana, up to Jeff Koons. Not to be missed, in the Tanks, a triptych consisting of works of Eva Hesse, Pino Pascali and Damien Hirst. The massive storage space is the most exciting: a hangar, with an industrial identity that exudes energy, full of Cadillac, vans and cars by artists, that introduces the confluence between art and life. Works that, perhaps, will not be liked by everyone, but that will certainly bring visitors to discuss and think, just how contemporary art should do as seismograph of knowledge.
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Foto Dirk Vogel, Dortmund, Germany © ERCO
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Bar Luce by Wes Anderson: Very chic! di J.C.
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Bar Luce designed by Wes Anderson. Photo Attilio Maranzano. © Fondazione Prada
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l posto più cool, atteso ed elegante con brio della stagione, dove si potrebbe anche scrivere la sceneggiatura del prossimo film da Oscar? È il Bar Luce, all’entrata della Fondazione Prada, in zona Ripamonti: un nuovo centro culturale ricavato da un’ex distilleria (Società Italiana degli Spiriti) degli anni Dieci del Novecento. Un’area di 19 mila metri quadrati che l’archistar Rem Koolhaas ha trasformato radicalmente, intervenendo sugli ambienti di sette edifici (magazzini, laboratori e silos) e con le nuove costruzioni Cinema, Podium e la Torre. Il Bar Luce, all’interno dell’edificio centrale, “accende” di mondanità i dintorni di Largo Isarco, nel mezzo di quartieri residenziali a pochi passi dai Magazzini Generali e dall’Esselunga, dove prima non c’era un luogo raffinato dove andare. Designer d’eccezione è Wes Aderson, il regista di Grand Budapest Hotel, che ha realizzato questo Bar come un ibrido tra una drogheria e un caffè della Milano anni Cinquanta-Sessanta, con arre-
Bar Luce by Wes Anderson: Very chic! The coolest, eagerly awaited, and elegant with verve, place of the season, where one might even write the script for the forthcoming Academy Award-winning movie? It is the Bar Luce, at the entrance of the Fondazione Prada, located in the south of Milan: a new cultural centre housed in a former distillery (Società Italiana degli Spiriti) of the first decade of the twentieth century. A 19,000 square meters area that the archistar Rem Koolhaas has radically transformed, by acting on seven existing buildings (warehouses, workshops and silos) and with the new constructions Cinema, Podium and Torre. The Bar Luce, located in the central building, “lights up” of frivolity the area surrounding Largo Isarco, in
damenti e cimeli di modernariato di gusto retrò, come flipper, juke-box, barattoli di caramelle e altri oggetti vintage, anche se il servizio al tavolo deve ancora migliorare. Lo stile italiano vince, seppure rivisitato in chiave cinematografica: il Bar Luce si distingue per la decorazione del soffitto e delle pareti che riproducono in “miniatura” la Galleria Vittorio Emanuele, il “salotto” di Milano, chicca d’ingegneria restaurata di recente. Anche gli arredi interni in formica, le sedute verde pisello e rosa e il pavimento in terrazzo evocano gli ambienti iconizzati dal cinema italiano degli anni Cinquanta e Sessanta, in particolare due film ambientati a Milano: Miracolo a Milano (1951) di Vittorio De Sica e Rocco e i suoi fratelli (1960) di Luchino Visconti. Ci sono ambienti che riflettono bene la personalità di chi li abita: il Bar Luce è pensato per condividere idee, vivere esperienze, relazioni e scambi con gusto – i dolci sono della pasticceria Marchesi, altro luogo storico milane-
the middle of residential neighbourhoods within walking distance from the Magazzini Generali and Esselunga supermarket, where there was once no refined place to go. Wes Aderson, the director of Grand Budapest Hotel, is the exceptional designer who created this bar as a hybrid between a grocery store and a Milan’s cafe of the fifties and sixties, with vintage furnishings and heirlooms, such as pinball, juke-box, jars of candies, and other retro style items – though the table service still needs improvement. Albeit revisited through cinema, the Italian style wins: the Bar Luce stands out for the decoration of its ceiling and walls that reproduce, in miniature, the Galleria Vittorio Emanuele, the “drawing room” of Milan, the recently restored engineering jewel. Even the Formica interior furnish-
se in Corso Magenta –, in cui gli arredi rivelano lo spirito di un’epoca mitica per l’Italia, ispirato al design italiano che, sin dal primo dopoguerra, vince perché ha saputo coniugare l’innovazione con avanguardie artistiche e modelli tradizionali. Miuccia Prada e Patrizio Bertelli sono appassionati di arte e di cinema: questo Bar Luce fa luce sulla Milano da vivere come un salotto, evocando la Galleria Vittorio Emanuele, e illumina riflessioni sul fascino di ricreare ambienti, location e atmosfere, proprio come avviene nel cinema. Anderson ha ricreato l’allure della “Passerella” in un luogo chiuso, valorizzando l’arredamento e il dettaglio del “ben fatto” che documentano fitte relazioni tra arte, design, moda, cinema e vita: in una parola, dell’Italian style. Più che uno stile in senso artistico letterario, al Bar Luce si propone una filosofia di esistenza all’insegna di una modernità comoda, inventiva e democratica. E, perché no, è lo spazio più adatto per leggere LUCE!
ings, the pea-green and pink seating, and the terrazzo floor, recall the iconic frameworks of the Italian cinema of the fifties and sixties, in particular those of two films set in Milan: Miracolo a Milano (1951) by Vittorio De Sica and Rocco e i suoi fratelli (1960) by Luchino Visconti. There are spaces that well reflect the personality of those who inhabit them: the Bar Luce is designed to share ideas, and to live experiences, relationships, and exchanges with delight – the pastries are from the Marchesi patisserie, another Milanese historical place in Corso Magenta –, where the furnishings reveal the spirit of a legendary era for Italy, inspired by the Italian design, which, since the first World War, has always been able to combine innovation, artistic avant-gardes and traditional models. Miuccia Prada
and Patrizio Bertelli are passionate about art and cinema: the Bar Luce sheds light on the Milan that has to be lived as a gathering place, evoking the Galleria Vittorio Emanuele, and encourages reflections on the magic of recreating spaces, locations, and atmospheres, just as it cinema does. Anderson recreated the allure of the “Catwalk” in an enclosed space, valuing the furniture and the detail of the “well made” that are proof of the dense relationships occurring between art, design, fashion, cinema, and life: in a word, the Italian style. More than a style in literary-artistic sense, the Bar Luce proposes a philosophy of existence in the name of a comfortable, creative, and democratic modernity. And, why not, it may also be the most suitable place for the reading of LUCE!
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La luce per una città dentro la città Quando la luce, da semplice energia si trasforma in elemento di elegante essenzialità e dialoga con il progetto, lo spazio diventa magico
Foto Dirk Vogel, Dortmund, Germany © ERCO
di Silvano Oldani
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l progetto architettonico sviluppato dallo studio OMA, guidato da Rem Koolhaas per la Fondazione Prada, stabilisce un’intelligente e raffinata convivenza tra “nuova” architettura (tre edifici) e conservazione di quella preesistente post-industriale (sette edifici). Ha spiegato Rem Koolhaas, nella conferenza stampa: “La caratteristica di questa sede è di essere un complesso di ambienti e di materiali diversissimi che coabitano: spazi orizzontali e verticali, intimi e smisurati, trasparenti e chiusi, sia pur all’interno del corpo unitario della fabbrica, concepita come una città dentro la città”. E ha aggiunto “La Fondazione non è un progetto di conservazione e non è una nuova architettura. Due condizioni che di solito vengono tenute separate, qui si confrontano
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THE LIGHT FOR A CITY WITHIN THE CITY When light, from a simple energy turns into an elegantly essential element and dialogues with the project, the space becomes even more magical The architectural design developed by OMA, designated by the Fondazione Prada and led by Rem Koolhaas, establishes an intelligent and sophisticated coexistence between the “new” architecture (three buildings) and the preservation of the existing post-industrial one (seven buildings).
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l’una con l’altra, in uno stato d’interazione permanente che offre un insieme di frammenti che non si coagula in una singola immagine, né consente a una parte di dominare le altre”. È una visione d’apertura e di condivisione artistica, culturale e sociale quella che caratterizza la nuova sede; un “territorio” di confronto che diventa analisi del presente, ricerca di conoscenza e di apprendimento in continua evoluzione. Vecchi e nuovi edifici, interno ed esterno, alternanza di aperture e intimità, dialogano in un processo di continua interazione visiva e di saperi; ogni “spazio” ha una propria autonomia, ma un solo scopo, quello di “interrogarsi” sulle idee e i modi in cui l’umanità le ha trasformate in discipline: letteratura, cinema, musica, filosofia, arte, scienza.
As Rem Koolhaas himself explained, at the press conference: “The characteristic of this location is to be a complex where several environments and very different materials coexist: spaces that are horizontal and vertical, intimate and boundless, transparent and closed, albeit being within the organic body of the factory, designed as a city within a city”. He added: “The Foundation is not a conservation project nor a new architecture. Two conditions that are usually kept separate are here are confronting each other, in a state of permanent interaction that provides a set of fragments that
La luce digitale La luce svolge in questi spazi all’aperto e nelle aree interne un ruolo importante, esalta il rigore architettonico che segna ogni angolo della Fondazione, evidenzia la bellezza dei materiali utilizzati, apparentemente poveri o “recuperati”, dal cemento grezzo delle pareti ai blocchetti di legno di quercia ricavati da vecchie traversine ferroviarie che segnano la pavimentazione di gran parte delle aree esterne, ampi cortili che offrono alla cittadinanza uno spazio pubblico comune. La luce consegna contrasti, chiaroscuri, luci e ombre, pieni e vuoti, illuminando edifici, ambienti, sculture, calchi in gesso, copie di grandi capolavori del passato, quadri, installazioni nei percorsi espostivi delle Gallerie Nord e Sud, nel Deposito, nella Cisterna,
do not coagulates into a single image, nor allows a part to dominate others”. A vision of openness and artistic, cultural, and social sharing characterizes the new premises; a “ground” of comparison that becomes analysis of the present, quest for knowledge and learning, constantly in progress. Old and new buildings, interior and exterior, the alternation of openings and intimacy, are here in a process of continuous visual interaction and of knowledge. Each “space” has its own autonomy, but only one purpose: to “wonder” about the ideas and the ways in which humanity has turned them into
disciplines: literature, cinema, music, philosophy, art, science. The digital light The light plays an important role in both exterior and interior spaces, enhancing the architectural rigor that marks every corner of the Foundation, highlighting the beauty of the chosen materials, which are apparently poor or “re-used”, from the rough concrete of the wall, to the oak wooden blocks obtained from old railroad ties that mark the paving of most of the outdoor areas, large courtyards that offer a common public space to citizens. The
Foto Dirk Vogel, Dortmund, Germany © ERCO
Accademia dei bambini. Photo Delfino Sisto Legnani. Courtesy Fondazione Prada
light offers contrasts, chiaroscuro, light and shadow, solids and voids, lighting up buildings, environments, sculptures, plaster casts, copies of masterpieces of the past, paintings, installations in the exhibition paths of the North and South Galleries, of the Warehouse, of the Tank, and of the large pavilions. The Podium is the most monumental one, and it combines in himself the qualities of a traditional museum with the presence of a large and elegant pavilion made of transparent and beautiful glass, from which the view extends, with enchantment, to the other structures. Here, and in all
re d’arte esposte. Al piano primo del Podium i faretti Wallwasher Pantrac a LED da 24W illuminano uniformemente le pareti creando una sensazione di luce naturale. Anche nella Haunted House i Parscan 24W con lenti Wide Flood rischiarano l’ambiente mentre la stessa famiglia da 12W con ottiche Spot e Flood Illumina le opere esposte. Nella Quadreria invece Parscan Wallwasher da 24W illuminano uniformemente la pareti ricoperte di quadri e da ultimo nell’Edificio B Parscan LED da 12W con lenti Flood o Wide Flood, illuminano i setti espositivi. Mentre per l’illuminazione interna la luce bianca neutra (4000K°), il progetto Duck Scenò ha previsto per gli spazi esterni un’illuminazione una luce calda (3000 K°) attraverso proiettori Beamer LED
exhibition buildings, the lighting design by Duck Scenò includes track spotlights with different optics and, after careful evaluation, LED luminaires by ERCO were chosen with “neutral White” correlated color temperature (4000 K), identifying in the Parscan family, Optec spotlights and in the 4000 K LED Pantrac wallwashers the best solution to lit up the exhibition spaces. In more detail the artworks are lit by 12 and 24 W Parscan luminaires with Spot and Flood optics and by 8 W Narrow Spots. On the first floor of the Podium 24 W LED Pantrac wallwashers evenly lit the walls determining a daylight-like feeling.
da 36W con ottiche Flood e Wide Flood e sopra ogni porta è installato un Lightscan wallwasher a LED da 24W per illuminare con luce molto diffusa la pavimentazione davanti ad ogni porta. Le fotografie degli spazi interni ed esterni della Fondazione, che pubblichiamo in queste pagine, ci aiutano a comprendere meglio il valore della luce, quanto da “semplice” energia essa si trasformi con l’arte, per antica consuetudine, in un elemento di rigorosa essenzialità che “dialoga” con il progetto, così da rendere ancora più magico e affascinante un luogo. In questo caso, la Fondazione Prada: frutto di una bella Italia che crea.
Also in the Haunted House 24 W Parscan luminaires with Wide Flood optics lit the environment while 12 W luminaires belonging to the same family with Spot and Flood optics lit the artworks. Instead in the Quadreria 24 W Parscan wallwashers evenly lit the walls covered with paintings and at last in the B Building 12 W LED Parscan luminaires with Flood or Wide Flood optics, lit exhibition walls. While for indoor lighting a neutral white light is used, the Duck Scenò design selected a warm lighting (3000 K) for outdoor spaces through 36 W LED Beamer spotlights with Flood and Wide Flood optics and
above each door a 24 W LED Lightscan wallswasher was placed to lit with a very diffuse light the paving ahead each door. The photographs of the interiors and exteriors of the Foundation, which we publish in these pages, can help us to better understand the value of light, how it, from a “simple” energy, turns into art, in an ancient custom, into an element of strict essentiality in conversation with the project, thereby making a place even more magical and fascinating. In this case, the Fondazione Prada: the result of a beautiful Italy that creates.
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nei grandi padiglioni. Il più monumentale di questi si chiama Podium e combina in sé le qualità di un museo tradizionale con la presenza di un grande ed elegante padiglione di vetro trasparente e bellissimo dal quale la vista spazia incantata sulle restanti strutture. Qui, e in tutti gli edifici espositivi, il progetto illuminotecnico di Duck Scenò ha previsto faretti da binario con ottiche differenziate e, dopo attente valutazioni, la scelta è ricaduta su corpi illuminanti a LED ERCO con temperatura bianco nutro (4000 K°), individuando nelle famiglie Parscan , nei sagomatori Optec e nei Wallwasher Pantrac a LED da 4000K la soluzione migliore per illuminare gli spazi espositivi. In particolare Parscan da 12 e 24 W con ottiche Spot e Flood e 8W Narrow Spot illuminano le ope-
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corrispondenza da new york a cura di Matilde Alessandra
La luce negli scatti di Luca Campigotto
FOCUS PMI 10 DGA, IL FUTURO È NELLA QUALITÀ LOREM IPSUM DOLOR SIT
Veneziano, da 30 anni vive e lavora a New York, le sue fotografie amano e testimoniano la tensione e la potenza dell’inquadratura e la forza della luce
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THE LIGHT IN LUCA CAMPIGOTTO’S SHOTS Venetian, for 30 years lives and works in New York, his photography loves and proves the framing strength and tension and the lighting power We meet Luca Campigotto here in New York, where he has been living and working for a few years now. He is a shy and humble person, in stark contrast with his huge success but also with the grandeur and impact of much of his work. He prefers to call himself a “landscape photographer” rather than an artist, although his photographs have been exhibited in galleries and museums such as MAXXI, the Venice Biennale and the Maison Europeenne de la Photographie. This year he won the Hemingway Prize with his latest book “Rome, an Empire at the roots of Europe”, published by FMR. A born Venetian, he has come a long way before settling in New York, a city that he loves and cherishes and which he has never stopped photographing. Your love affair with New York has been going on for thirty years, what do you like about this city? Certainly the scenographic look of the place: in New York the aura of legend resonates everywhere, from the street signs to graffiti. I began to come here as often as I could since the 80’s. Back then it was a wild, dangerous, unpredictable place, it was a frontier: now I’m in love with it, and like all people in in love I can’t make an impartial judgment, but if you see it with a detached eye you must admit that it has changed a lot, is more aseptic and commercial, but it can still amaze and surprise you. I always loved this place, from the first time, I like everything about it. In my book Gotham City I tried to capture that atmosphere, still visible and mythical, I wanted to fix its memory. It’s a testimony of my devotion to the city, but also a desperate search for a New York that is gradually disappearing.
La sua storia d’amore con New York dura ormai da trent’anni, cosa le piace di questa citta? Di sicuro l’aspetto scenografico a New York, l’aura di leggenda risuona ovunque, da segnali stradali ai graffiti, da l’impressione di trovarsi in un set. Ho cominciato a venire in questa città dagli anni ‘80, non appena potevo, allora era una città selvaggia, pericolosa e imprevedibile: era una frontiera. Adesso ne sono innamorato e quindi chi è innamorato non discute, ma se si osserva con uno sguardo distaccato bisogna riconoscere che è molto cambiata, più asettica e commerciale, ma riesce ancora a mera-
vigliarti e a sorprenderti. Ho sempre amato questa città, fin dalla prima volta, mi piace tutto. Nel mio libro Gotham City ho cercato di catturare la sua atmosfera ancora visibile ed epica, ho voluto fissarne la memoria. È una testimonianza della mia devozione ma anche una ricerca disperata della New York che a poco a poco sta scomparendo. Lei è nato a Venezia, esiste un parallelo esistenziale tra le due città? Sicuramente. A Venezia le strade sono vuote di notte, e gli unici suoni sono i passi umani e il rumore dell’acqua, mentre a New York c’è vita 24 ore il giorno, e i suoni comuni sono sirene spiegate e rumori di camion che passano. Eppure queste due città sono completamente simmetriche. Proprio come la Venezia rinascimentale, la moderna New York ha saputo descrivere e celebrare se stessa, e proprio come Venezia ha coltivato e brillantemente diffuso il suo mito. Ho speso moltissimo tempo a fotografare queste due città che non smettono mai di stupirmi. Ho guardato entrambe con occhi avidi e devoti, cercando di catturare la loro incredibile essenza visiva, il momento in cui il loro aspetto fisico coincide con il lato immaginario interiore. Ho avuto il privilegio di crescere circondato dalla bellezza e dalla storia di Venezia, ma ho sempre sentito che New York è il mio vero “posto nel mondo”, la mia casa.
Light is often an essential component in your photos. I would say that the inspiration for the way I use and express light comes directly from movies. For me, my pictures are like stages, sceneries where I build a vision. I’m constantly using the photographic artifice to construct the sets of fictional stories, my own “movies”. My first photographs in black and white of Venice, where the contrast between dark and light is essential, are like sets where the actors have either just left or are yet to arrive. This interpretation of Venice has brought about other projects, portraits of urban landscapes such as Chicago, New York and so on, as well as a very cinematographic Milan with a spectacular use of lights. I am a photographer who loves
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ncontro Luca Campigotto qui a New York, dove vive e lavora ormai da alcuni anni. Persona schiva e umile, nonostante il grande successo di critica e di pubblico ottenuto, in contrasto con la grandiosità di molte delle sue opere. Preferisce definirsi un “fotografo di paesaggi” piuttosto che un’artista, anche se le sue fotografie sono state esposte in gallerie e musei quali il MAXXI, la Biennale di Venezia e la Maison Europeenne de la Photograpie. Quest’anno ha vinto il premio Hemingway con il suo ultimo libro “Roma. Un impero alle radici dell’Europa” pubblicato dall’editore FMR. Veneziano doc ha fatto un lungo percorso prima di stabilirsi a New York, una città che adora e che non si stanca mai di fotografare.
You were born in Venice, do you see a parallel between the two cities? For sure. In Venice at night the streets are empty, and the only noises are footsteps and the sound of lapping water, while in New York there’s life 24 hours a day and is all blaring sirens and trucks noise. Yet these two cities are beautifully symmetrical. Just like renaissance Venice, modern New York has been able to describe and celebrate itself, and just like Venice has grown and brilliantly spread its legend. I spent much time photographing these two cities, and they never cease to astonish me. I look at both places with eager and devoted eyes, trying to capture their incredible visual essence, the time when their physical appearance coincides with the inner imaginary. I was privileged to grow up surrounded by the beauty and history of Venice, but I always felt New York is my place in the world, my real home.
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Hai una laurea in storia, come hai cominciato nella fotografia? Nel 1981 ho fatto un viaggio di due mesi negli Stati Uniti. Mentre facevo le valigie mio padre mi chiese se portavo con me una macchina fotografica, al che dissi di no, e cosi mi dette la sua. Feci 310 fotografie e in nessuna di esse c’erano delle persone, erano solo paesaggi. Da li è cominciato tutto. Perché fotografa solo paesaggi? Non amo fotografare le persone, e ho sempre cercato di evitarlo, a parte in India, dove non avevo scelta, la gente è parte del paesaggio. Quando c’è una persona, l’immagine diventa narrativa, si prende il significato dell’immagine, ti costringe a cercare un’interpretazione. Io voglio invece che il mio lavoro offra una scenografia dove chiunque può proiettare le proprie sensazioni a disposizione della loro immaginazione. La visione ha il potere di creare la nostra conoscenza e orienta la nostra memoria.
the tension and the power of the frame, the strength of light. Moving pictures have had a tremendous influence in my work - not the plot of course, but the ambiance, where light becomes an expression; from Blade Runner (one that everyone mentions!) to B movies, and many others in between. I was very much inclined to work in cinematography, but I had to fall back on photography because it was easier and I could manage the whole process by myself. You have a master in history, how did you start in photography? In ‘81 I did a two-month trip to the United States. I was nineteen. While I was packing my bags my father asked me if I was going to bring a camera, and when I said no, he gave me his. I took 310 photographs and in none of them were there any people, just landscapes. And that’s how it all began for me. Why are there no people in your landscapes? I don’t like taking pictures of people and always tried to avoid it - except in India where I had no choice, because there they are part of the landscape. I find that when there’s a person in a photo the picture becomes a narrative, you give a meaning to the image, it forces you to look for an interpretation. I want my work to provide a setting where viewers can project their own perceptions, to be at the service of their imagination. Vision has the power to create our knowledge and direct our memory.
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La luce è spesso un elemento essenziale nelle sue foto Direi che, principalmente, il modo in cui uso la luce, la ricerca di esprimerla viene direttamente dal cinema. Le mie immagini sono dei palcoscenici, dei fondali del mio punto visivo. Da sempre uso l’artificio fotografico per costruire il set di una storia immaginaria, il mio “film”. Le mie prime fotografie in bianco e nero di Venezia, dove il contrasto tra buio e luce è essenziale, sono dei teatrini da cui gli attori sono appena usciti, o devono ancora arrivare. Da questa visione di Venezia sono nati molti progetti di ritratti urbani, da Chicago a New York, o altri, fino a una Milano addirittura cinematografica con un uso molto spettacolare delle luci. Sono un fotografo che ama la tensione e la potenza dell’inquadratura e la forza della luce. Il cinema ha quindi una grandissima influenza nel mio lavoro - non la trama, ma l’uso della luce e l’ambientazione: da Blade Runner (che tutti citano) a molti altri, dove la luce diventa espressione. La mia inclinazione sarebbe stata quella di lavorare nel cinema, ma ho dovuto “ripiegare” sulla fotografia perché è più facile e la gestisco da solo.
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light art di Jacqueline Ceresoli
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L’altra faccia della terra-madre e nutrice Alma Mater photo © Paolo Chinazzi
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Alma Mater photo © Rossana Gombetti
ALMA MATER The other side of the earth – mother and nurse In an enchanted forest, in the creative yard that is now the Fabbrica del Vapore in Milan, 140 speakers in stone and clay diffuse a polyphony of mysterious voices combined with natural sounds, mesmerizing echoes of the depths and water droplets that seem to capture the ancestral rhythm of the Earth. Sounds and projections are the background to a suggestive video, projected onto a sort of theatrical wing that floats in the industrial soul of the space; dancing figures performed by Liliana Cosi and Oriella Dorella, étoile of the Scala di Milano, both intense in their role of “vestals” of ancient rites dedicated to the goddess Mother Earth. The multimedia installation cradles the activity of genuine weavers, lacemakers from Cantù whose ancient faces are furrowed by time, who, surrounded by visitors eager to learn their secrets of working, weave and intertwine with their loom a mysterious anthem to the Alma Mater (Nurturing Mother). This is the meaningful title of an iconic and sonorous work, site-specific and immersive, that celebrates the nature and its ability of weaving tales, lullabies and grandmothers’ songs from all over the world, mothers of mothers, guardians of memory, symbol of wisdom and force since the dawn of time: an intangible value that our post-technological culture has lost.
LIGHT ART ALMA MATER
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n un bosco magico, 140 altoparlanti in pietra e terracotta, diffondono nella Fabbrica del Vapore a Milano, cantiere della creatività, una polifonia di voci arcane unita a suoni naturali, eco di abissi e di gocce d’acqua dall’effetto ipnotizzante che sembrano catturare il ritmo ancestrale della Terra. Suoni e proiezioni fanno da sottofondo a un video suggestivo, proiettato su una sorta di quinta teatrale flottante nello spazio dall’anima industriale, di figure danzanti interpretate da Liliana Cosi e Oriella Dorella, étoile della Scala di Milano, intense nel ruolo di “vestali” di antichi riti dedicati alla dea Madre Terra. L’installazione multimediale culla l’attività di autentiche tessitrici, merlettaie di Cantù, di scena live, dal volto antico, solcato dal tempo, osservate da visitatori curiosi di carpirne i segreti di lavo-
razione, mentre tramano e intrecciano con il loro telaio un misterioso inno all’Alma Mater (Madre Nutrice). Questo è il titolo significativo di un’opera iconica e sonora, site-specific e immersiva che celebra la Natura, capace di annodare racconti, nenie e canti di nonne da tutto il mondo, mamme di mamme, custodi della memoria, simbolo di saggezza e di forza dall’alba dei tempi: un valore immateriale che la nostra cultura post-tecnologica ha perduto. L’Alma Mater è donna, sublimata in una Dea della fertilità come Cerere e Cibele, qui rappresentata con un’installazione in bilico tra installazione e performance sinestetica e trasversale ispirata al “grembo materno”, avvolgente, più da vivere che da raccontare, ideata da Yuval Avital. Dall’Afghanistan alla Brianza, attraverso particolari effetti di luci e di ombre progettate “ad hoc” da Enzo Catellani: nella penombra dell’ex edificio industriale, trasformato in un imponente laboratorio di nuove estetiche, danzano bagliori emessi da quaranta dischi leggerissimi in lenta oscillazione, rivestiti di foglia d’oro e illuminati da micro LED di 1 W, che tracciano un’ideale onda vibrante, una calotta sinuosa, ispirata ai cieli dorati dell’iconografia bizantina. Il visitatore, varcata la soglia d’entrata, percorre metaforicamente vie fuori dal tempo e dalla storia, perdendosi in un’aurea mistica e sacrale carica di suggestioni. Sono scenografici, seppure non invasivi, i suoi dischi-aste-
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roidi dai volumi tattili increspati, forme ellittiche sinuose che dialogano con lo spazio e simulano volumetrie organiche della crosta terrestre o lunare; tutto dipende dai punti di vista. Queste misteriose sorgenti di luce illuminano gradualmente gli spazi in penombra con bagliori modulati e diffusi intorno al Terzo Paradiso di Michelangelo Pistoletto, simbolo di equilibrio tra il mondo naturale, quello artificiale e umano, adagiato sul pavimento, per la prima volta realizzato con la torba lombarda: una terra fertile e generosa, come la Natura. I dischi (di 170 cm di diametro), fluttuanti come i pianeti intorno alla Terra, riconfigurano e alterano la percezione dello spazio, materializzano corpi organici luminosi che emanano un’indescrivibile sensazione, un desiderio di tornare nel grembo della Terra, al di là delle tenebre, fino alla soglia della vita, dove tutto si origina, e dove spirito e materia convivono in equilibrio perfetto. L’autore-artigiano, parmense di origine e lombardo di adozione, imprenditore appassionato per vocazione di oggetti luminosi che plasmano e
sperimentano la potenzialità espressiva di materiali diversi, è il fondatore dell’azienda “Catellani e Smith”, a Villa al Serio (Bergamo), attiva dal 1989. Non si definisce designer né tanto meno artista, perché lo imbarazza; di sé è solito dire, con la verve ironica di chi non si prende mai troppo sul serio, che ama la cultura del fare, il dare corpo alla luce inseguendo visioni di forme originali, uniche, fuori da mode e tendenze, con l’onestà di un autentico “operaio” con le mani impastate nella materia, come un mago appassionato nell’inventare forme in bilico tra tradizione funzionalista e ispirazione organica, una bio-scienza che non esiste in natura. Le sue lampade, dalle esplicite ispirazioni alla natura e al cosmo, hanno conquistato il mercato internazionale e caratterizzano l’eccellenza italiana nel competitivo mondo della produzione di illuminazione, dove nulla è facile come appare.
The Alma Mater is female, sublimated into a fertility goddess as Ceres and Cybele, represented here by a synesthetic and transverse installation designed by Yuval Avital that is halfway between installation and performance, inspired by the “maternal womb”, embracing, to be lived more than to be told. From Afghanistan to Brianza, through particular effects of light and shade specifically designed by Enzo Catellani: in the dim light of the former industrial building, turned into a impressive workshop for new aesthetics, glows of light emitted by forty slowly swinging weightless discs, coated with gold leaf and lit by micro 1 W LEDs, are dancing, tracing an ideal vibrant wave, a sinuous shell inspired by the golden skies of the Byzantine iconography. The visitor, once crossed the entrance threshold, metaphorically engages in a pathway out of time and history, lost in a mystical and sacral aura full of suggestions. His discs-asteroids, with their tactile crinkled volumes, are scenographic, though not invasive; sinuous elliptical shapes that interact with the space and simulate the organic volumes
Alma Mater photo © Rossana Gombetti
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Alma Mater photo © Paolo Chinazzi
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of the earth’s crust or of the moon; it all depends on the point of view. These mysterious light sources gradually illuminate the shadowy spaces with modulated glows of light disseminated around the Terzo Paradiso by Michelangelo Pistoletto, symbol of the balance between the natural world, the artificial, and the human one; laid on the floor, it is for the first time made of Lombard peat: a fertile and generous soil, just like Nature. The discs (170 cm in diameter), floating like planets around the Earth, reconfigure and alter the perception of space, they materialize organic luminous bodies that emanate an indescribable feeling, a wish to return to the womb of the Earth, beyond the darkness, up to the threshold of life, where everything originates, and where spirit and matter coexist in a perfect balance. The author-craftsman, Parmesan by origin and Lombard by adoption, passionate entrepreneur by vocation of bright objects shaping and experimenting with the expressive potential of different materials, is the founder of “Catellani e Smith”, based in Villa al Serio (Bergamo), since 1989. He does not define himself as designer nor artist, because it embarrasses him; he use to say, with the ironic verve of who never takes himself too seriously, that he loves the culture of doing, of giving body to the light by chasing visions of original shapes, unique, out of fashion and trends, with the honesty of a genuine “workman” with his hands knead in the matter, like a passionate magician inventing forms that are on the borderline between the functionalist tradition and organic inspiration, a bio-science that does not exist in nature. His lamps, explicitly inspired by the nature and the cosmos, have conquered the international market and characterize the Italian excellence in the competitive world of lighting production, where nothing is as easy as it looks.
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Catellani ha debuttato a metà degli anni Ottanta alla Fiera Ambiente a Francoforte con Turciù, una lampada realizzata con una pioggia di 22 rami modellabili in diverse misure e materiali, nata nel sottoscala del suo negozio, capace di incarnare tensioni di luce e plasmare lo spazio circostante. Con l’opera “Alma Mater”, per la prima volta, l’autore affronta una sfida superando la barriera tra design, scultura e prodotto. Mette in gioco, in modo essenziale, la natura stessa dell’identità dello spazio con intuizioni luminose dalla forte tensione immaginativa, con un evento multimediale che sarebbe piaciuto a Lucio Fontana (18991968), padre dello Spazialismo (1946), affidando ai dischi di luce l’ambizioso compito di riprodurre la luce e l’energia intensa del Sole, dal calore alle irradiazioni, tramite giochi di rifrazione che materializzano penombre magiche altrimenti enigmatiche e impercettibili. LUCE 313
Catellani debuted in the mid-eighties at the Fiera Ambiente in Frankfurt with Turciù, a lamp made of a shower of 22 mouldable branches, in different sizes and materials, created in the basement of his store, able to embody tensions of the light and to mould the surrounding space. With the work “Alma Mater”, for the first time, the author faces a challenge that overcomes the barrier between design, sculpture and product. It brings into play, in an essential way, the very nature of the identity of the space thanks to luminous intuitions with a strong imaginative tension, with a multimedia event that Lucio Fontana (1899-1968), father of Spatialism (1946), would have loved, by entrusting the light disks with the ambitious task of reproducing the intense light and energy of the sun, from the heat to radiations, through games of refraction that materialize magical shadows that would be otherwise enigmatic and subtle.
lighting designers made in italy di Silvano Oldani
Hall of Caryatids, Royal Palace, Milan (lighting design: arch. G. Forcolini)
Gianni Forcolini La luce attraverso il progetto trasforma lo spazio in architettura
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Sala delle Cariatidi, Palazzo Reale, Milano (lighting design: arch. G. Forcolini)
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Gianni Forcolini Architetto e designer, docente e ricercatore di ruolo in Lighting Design alla Scuola del Design, Politecnico di Milano. Nel 1983 fonda lo STUDIOFORCOLINI light & lighting con sede a Milano, in cui si occupa di lighting design per ambienti interni ed esterni integrato alla progettazione architettonica, urbanistica e paesaggistica, e di industrial design. Progetta luce per musei, gallerie d’arte, show-room, residenze. Dal 1982 svolge lavoro pubblicistico ed editoriale con collaborazioni a riviste di architettura, arredamento di interni, tecnologie edilizie, illuminotecnica, elettrotecnica. È autore di saggi e memorie per convegni, seminari e congressi. È autore di libri su varie tematiche nell’ambito del Lighting Design.
Altare monumentale di San Giuseppe, Duomo di Milano (lighting design: archh. G. Forcolini e F.Cremasco) Saint Joseph’s monumental altar, Milan Cathedral (lighting design: archs. G. Forcolini and F.Cremasco)
Architect and designer, professor and researcher in Lighting Design at the School of Design, Politecnico di Milano. In 1983 he established the STUDIOFORCOLINI light & lighting with headquarters in Milan, in he engages in lighting design for indoor and outdoor environments integrated with architectural, urban and landscape design, and in industrial design. He designs light for museums, art galleries, show-rooms, houses. Since 1982 he works in the publishing and editorial field cooperating with magazines on architecture, interior design, building technology, lighting, electrical engineering. He is author of papers and essays for conferences and seminars. He is author of many books on several topics in the field of Lighting Design.
Esistono progetti difficili da realizzare? Il grado di difficoltà dei progetti dipende da un lato dalle esigenze e dalle attese della committenza, dall’altro dalle ambizioni del suo autore, o dal suo desiderio di realizzare qualcosa di innovativo. Un progetto in apparenza banale, semplice o elementare, può tradursi in una splendida occasione per sperimentare, per mettersi alla prova o per esprimere qualcosa che non esisteva prima. Viceversa, può capitare che un progetto in apparenza arduo, pieno di problemi, complesso, non presenti vere difficoltà perché ripete un progetto già realizzato.
Un progetto che ritiene riassuntivo della sua professionalità e creatività ? La famosa Sala delle Cariatidi all’interno del Palazzo Reale nel centro di Milano a pochi passi dal Duomo. Progettai la sua illuminazione alla metà degli anni ‘90 su incarico del Comune. Si trattava di progettare un nuovo impianto per un ampio spazio in tempi ridotti, in occasione di un’importante mostra di grandi opere pittoriche dell’Ottocento italiano. Si presentava il problema di dare luce a pareti di altezza oltre i 5 metri per un’estensione planimetrica della sala diroccata di oltre 500 m2. Disegnai a tempo di record una serie di strutture metalliche in acciaio di una certa complessità, completamente indipendenti dalle partiture murarie, per reggere l’impianto binari elettrificati e i proiettori. Il titolo di un recente articolo su questa rivista: ”Si chiude un’era per i Piani della Luce di prima generazione”. Che cosa ne pensa di questo strumento di pianificazione urbana? Si tratta di un ottimo strumento di pianificazione settoriale della città storica e contemporanea che non dovrebbe mai mancare nelle pubbliche amministrazioni, ma non è da scambiare per un progetto complessivo di illuminazione del territorio urbanizzato. È da intendere, invece, come il necessario ambito programmatico entro cui molti progetti mirati devono armonizzarsi e integrarsi. In altri termini, il piano della luce non deve essere concepito e gestito in sostituzione di veri e propri progetti esecutivi di lighting.
GIANNI FORCOLINI LIGHT TRANSFORMS AN ENVIRONMENT IN ARCHITECTURE THROUGH DESIGN Architect Forcolini, how did you become lighting designer? I have always worked as an architect and the decision to take an interest in lighting came when, freshly graduated during the 70’s, I was involved as designer and site engineer in residential and tourist building sectors. I was searching for a physical phenomenon fundamental to make an environment habitable. I was looking for, in other words, the original principle of architecture in its being a space built for human beings. I discovered that this primary element was light considered as energy, in a direct and metaphorical way. Indeed a space becomes architecture, through the design, when it collects, provides, manages and controls both nature’s energy, in all its displays, and the energy produced by humans with their tools. Light is one of the many phenomena in which this energy is expressed which, I repeat the concept, allows to transform a space in architecture. Are there projects difficult to carry out? The degree of difficulty of a project depends on one hand on clients’ requirements and expectations, on the other hand on its author’s ambitions, or on its desire to realize something innovative. A design that at first appears ordinary, simple or elementary, may translate into a wonderful opportunity to experiment, challenge oneself or to express something that did not exist before. Viceversa, it may happen that a project that appears difficult, full of problems, complex does not show true difficulties since it repeats an already realized one.
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Architetto Forcolini, com’è diventato lighting designer? Ho sempre operato come architetto e la decisione di occuparmi di illuminazione è arrivata quando, appena laureato negli anni ‘70, ero impegnato come progettista e direttore lavori nel settore dell’edilizia residenziale e turistico-ricettiva. Ero alla ricerca di un fenomeno fisico che fosse fondamentale per rendere abitabile lo spazio. Cercavo, in altre parole, il principio originario dell’architettura nel suo essere spazio costruito per gli esseri umani. Ho scoperto che questo elemento primario era rappresentato dalla luce considerata come una forma di energia, in modo diretto e metaforicamente. Lo spazio, infatti, diventa architettura, attraverso il progetto, quando raccoglie, distribuisce, governa e controlla sia l’energia della natura, in tutte le sue manifestazioni, sia l’energia prodotta dall’uomo con i suoi strumenti. La luce è uno dei tanti fenomeni in cui si esprime questa energia che, ripeto il concetto, permette di trasformare lo spazio in architettura.
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Il mercato in Italia riconosce l’importanza di rivolgersi a un lighting designer? Penso di no. E la ragione è data dal fatto che questa figura professionale è appena delineata, poco riconoscibile e tende a sovrapporsi a figure professionali ben consolidate e rappresentate come quelle dell’architetto, dell’interior designer e dell’ingegnere. Che cos’è il lighting designer (In Italia e all’estero)? Il professionista indipendente con specifiche competenze tecniche nel settore dell’illuminazione? Il creativo della luce e del colore? Il consulente tecnico o di immagine? Quale deve essere la sua formazione professionale? Quale istituzione universitaria o scolastica può conferire il titolo di lighting designer? È un laureato, un diplomato, o basta l’esperienza sul campo? Non è detto, si badi, che l’indeterminatezza del ruolo sia un fattore negativo o penalizzante. Anzi, forse può aiutare a espandere il raggio di azione del lighting designer. Rimangono comunque i molti interrogativi.
Una buona illuminazione espositiva nei musei italiani dovrebbe essere un imperativo per direttori e sovrintendenti. A suo parere a che punto siamo? Per evidenti motivi (il museo è il regno della fruizione visiva) l’illuminazione è un imperativo a cui a volte si risponde con soluzioni standard, preconfezionate, per essere sicuri di non sbagliare o per convenienza. Guardando però ai tanti nuovi musei che sono nati nel nostro paese negli ultimi anni devo dire che spesso i responsabili delle direzioni hanno dimostrato di essere ben consapevoli della necessità di avere progetti di interior in cui la parte relativa al lighting fosse ben sviluppata. Il dibattito sull’uso del colore per l’illuminazione architettonica in Italia è sempre aperto, ilsuo parere? Si continua a costruire in bianco, nero e grigio, come ai tempi del Movimento Moderno, perché l’utilizzo del colore impegna fortemente la cultura artistica dell’architetto. Bisogna credere nell’archi-
A design that you think summarized your competence and creativity? The famous Hall of Caryatids inside the Royal Palace in the centre of Milan a few steps from the Duomo. I designed its lighting during the nineties upon entrustment by the Municipality. A new lighting system should be design for a wide space in reduced time, on the occasion of an important exhibition of great Nineteenth century’s Italian paintings. There was the problem of lighting walls with an height greater than 5 meters for an area of the ruined hall of over 500 m2. I designed in record time a series of quite complex steel structures, completely independent from the walls, to support electric tracks and spotlights. A recent article on LUCE was titled: “The end of an era for first generation Light plans”. What do you think about this urban planning tool? It is an excellent tool for the sectorial planning of the historical and contemporary city which should never be missing in public administrations, but it has not to be mistaken for an overall lighting design of the urbanized territory. Instead it has to be considered as the necessary programmatic field in which several projects have to be balanced and integrated. In other words, a light plan does not have to be conceived and managed as a replacement of proper executive lighting designs.
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Does the Italian market recognize the importance of turning to a lighting designer? I think that it does not. The reason lies in the fact that this professional qualification has just been outlined, it is not so recognizable and tends to overlap well established and represented professionals such as architects, interior designers and engineers. Who is a lighting designer (In Italy and abroad)? The independent professional with specific expertise in the lighting field? The light or color artist? The technical or image consultant? What has to be its vocational education? Which University or school can confer the title of lighting designer? It is a graduate, the holder of a diploma, or fieldwork is sufficient? Be careful that the vagueness of the role is not necessarily a negative or penalizing factor.
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tettura come sintesi delle arti figurative (pittura, grafica e scultura) per progettare con il colore sfidando le consuetudini.
piano editoriale, far capire a un pubblico sempre più ampio e qualificato il ruolo della luce e del colore nello spazio costruito.
Da diversi numeri LUCE dedica molte pagine alla figura dei lighting designer italiani e internazionali. Pensa che possa essere un valido strumento, soprattutto per i non addetti ai lavori di comprendere il ruolo di questa figura professionale non molto conosciuta nel nostro Paese? Non ne farei una questione di comprensione del ruolo perché ritengo che non rientri nei compiti di una rivista che rappresenta un’associazione dalle molte anime, in altre parole che ha al suo interno molti soggetti, sostenere in qualche modo e tanto meno promuovere una figura professionale, che fra l’altro è già rappresentata da una propria associazione. Credo che sia più interessante, anche sul
Un’architettura storica e una contemporanea in Italia che le piacerebbe illuminare? La chiesa di Sant’Alessandro a Milano, uno splendido esempio di architettura barocca, e l’appena nato grattacielo progettato da Arata Isozaki a Milano City, una buona illuminazione potrebbe renderlo meno anonimo, catturando maggiore simpatia da parte dei milanesi. L’ultimo libro letto? Un libro che racconta il mito di Prometeo, l’antico progenitore del progettista. L’autore è Jean Paul Vernant e il titolo è “L’universo, gli dei, gli uomini”.
Indeed, maybe it can help enlarging lighting designers’ working range. Still, many questions remain. A proper lighting in Italian museums should be an imperative for directors and superintendents. In your opinion where are we? For obvious reasons (the museum is the kingdom of visual use) lighting is an imperative, the response to which sometimes includes standard, prepackaged solutions, in order to be sure to not make mistake or for convenience reasons. However looking at many new museums that were established in recent years I have to say that frequently directors demonstrated to be well aware of the necessity to have interior design projects in which the lighting-related section was well developed. The debate on the use of color in architectural lighting is always going on in Italy, what is your opinion? Buildings are still realized in black, white and grey, as during the International Style era, because the use of color strongly engages the architect’s artistic culture. There is the need to believe in architecture as the synthesis of visual arts (painting, graphic and sculpture) to design using color defying habits.
Contemporary Art gallery, Palazzo della Ragione, Verona (lighting design: arch. G. Forcolini)
An historic architecture and a contemporary one in Italy that you would like to light up? The church of Saint Alexander in Milan, a wonderful example of baroque architecture, and the just finished skyscraper designed by Arata Isozaki in Milan City, a good lighting may make it less anonymous, gaining a greater affection by Milan’s citizens. Last book read? A book that tells Prometheus’s myth, the old ancestor of the designer. The author is Jean Paul Vernant and the title is “The Universe, The Gods, and Men: Ancient Greek Myths”.
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Galleria d’Arte Moderna, Palazzo della Ragione, Verona (lighting design: arch. G. Forcolini)
Starting from previous issues several pages of LUCE are dedicated to Italian and international lighting designers. Do you think is could be an effective tool, especially for those who do not work in this field to understand the role of this important profession which is not so known in our country? I would not consider it as a matter of comprehension of the role because I believe that it does not fall among the duties of a magazine that represents an association with several spirits, in other words which has inside it many subjects, to support in some ways and least of all to promote a professional qualification, which by the way is already represented by its own association. I think that it is more interesting, also from an editorial point of view, to make more and more people understand the role of light and color in a built environment.
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lighting designers made in italy di Silvano Oldani
Marco Frascarolo Un percorso tra cultura e passione
Progetto per le Scuderie del Quirinale. Impianto di illuminazione generale e scenica. Roma (1999) Scuderie del Quirinale project. General and scenic lighting system. Rome (1999)
LD MADE IN ITALY MARCO FRASCAROLO
Marco Frascarolo Nato a Roma, laurea in Ingegneria Civile Edile. Dottore di Ricerca in Fisica Tecnica con una tesi di illuminotecnica. Coordinatore della Didattica e docente nel Master in Lighting Design Università “La Sapienza”. Ricercatore in Fisica Tecnica Ambientale, Facoltà di Architettura di RomaTre. Membro del comitato scientifico e docente nel dottorato di ricerca “Paesaggi della città contemporanea”, Università Roma Tre. Autore di oltre 25 pubblicazioni scientifiche. Titolare di Cattedra del corso di Illuminotecnica, Facoltà di Architettura, Università Roma Tre. Nel 2001 fonda FABERtechnica. Tra i suoi più importanti recenti lavori il progetto per l’impianto di illuminazione Led della Cappella Sistina con il consorzio LED4ART; lo sviluppo, all’interno del Master in Lighting Design “Sapienza”, con la Sovrintendenza Speciale per il Colosseo, delle linee guida del nuovo impianto di illuminazione per l’Anfiteatro Flavio.
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Born in Rome, graduated in Civil Engineering. Researcher in Technical Physics in Roma Tre Faculty of Architecture. Technical Physics and Lighting Design Professor in Sapienza and Roma Tre Faculty of Architecture. Member of Academic Board, Education Coordinator and Professor in Sapienza Master in Lighting Design. Academic Board Member and Professor in Roma Tre Sustainable Urban Design PhD. Author of more than 25 scientific papers. In 2001 he founded Fabertechnica. Among his most important works we mention the new lighting system for Sistine Chapel, with LED4ART Consortium; the design guidelines in order to choose lighting solutions compatible with the nature of the Colosseum in collaboration with Special Superintendency for the Colosseum.
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Progetto per la Facoltà di Architettura Roma Tre all’ Ex Mattatoio, impianto di illuminazione . Roma (2005-2007) Architectural Faculty Roma Tre in the Ex Slaughterhouse project, lighting system. Rome (2005-2007)
Esistono progetti difficili da realizzare? Il livello di difficoltà è determinato dai vincoli progettuali e dal livello di aspettativa che orbita intorno alla realizzazione.
Un progetto che ritiene riassuntivo della sua professionalità e creatività? È proprio il livello di difficoltà, abbinato al risultato finale, che mi porta diretto alla risposta: il nuovo impianto di illuminazione della Cappella Sistina, inaugurato lo scorso 29 ottobre, davanti ad oltre 400 giornalisti provenienti da tutto il mondo tra cui anche lei. Penso alla professionalità, perché le condizioni di lavoro erano molto delicate, in parte per il timore reverenziale che il luogo impone, in parte per la complessità del team di lavoro, costituito dai Musei Vaticani e dal Governatorato, in qualità di committenti, dall’Unione Europea, in qualità di soggetto cofinanziatore, da Osram, Università d Pannonia, IREC e Fabertechnica, in qualità di consorzio contenente tutte le competenze necessarie per il progetto e la realizzazione del nuovo impianto. Penso alla creatività, in un’accezione forse atipica, ovvero non sinonimo di libertà assoluta, ma al contrario di necessità continua a trovare soluzioni a vincoli progettuali e istanze espresse dai diversi soggetti. Il tutto, accompagnato da misure e test continui, realizzati insieme al laboratorio di illuminotecnica del Dipartimento di Architettura di Roma Tre. Il titolo di un recente articolo su LUCE: “Si chiude un’era per i Piani della Luce di Prima Generazione”. Lei che ne pensa di questo strumento di pianificazione urbana? Il piano della Luce rappresenta ad oggi l’unico strumento che guarda al sistema d’illuminazione urbana con un approccio olistico. Il problema è che questo strumento è stato sempre interpretato come un adempimento amministrativo, una sorta
MARCO FRASCAROLO A PATH BETWEEN CULTURE AND PASSION
Frascarolo, how did you become a Lighting Designer? The years of my youth, the so-called “Eighties”, were characterized, among other things, by a maniacal passion for high fidelity: trade fairs, magazines, loudspeaker self-build manuals, that is to say a mix of high technology, craftsmanship and passion for music. Needless to say that when, in my university career of aspiring engineer at the University “La Sapienza” in Rome, I came across the examination of acoustics and lighting held by prof. Andrea de Lieto Vollaro, I threw myself headlong and slowly my original passion was equally redistributed between both disciplines, with peaks of enthusiasm when they converged on integrated projects. Everything stems from there: the graduation thesis, the PhD in Technical Physics, the first projects, my first courses as a lecturer, and the trips to New York and London to the discovery of the most interesting lighting design studios; and then Piero Castiglioni’s proposal to collaborate on the project at the Scuderie del Quirinale in Rome, Corrado Terzi’s proposal to cofound (also with Floriana Cannatelli) a Master in Lighting Design at the Faculty of Architecture of the University “La Sapienza”, the creation of the Fabertechnica Studio (Lighting, ed) and the building of a Lighting Design School, with a laboratory for research and teaching within the University Roma Tre. Are there any plans difficult to achieve? The level of difficulty is determined by the design constraints and the level of expectation that gravitates around the realization.
LD MADE IN ITALY MARCO FRASCAROLO
Frascarolo com’è diventato Lighting Designer? Gli anni della mia adolescenza, i cosiddetti “anniottanta”, erano caratterizzati, tra l’altro, da una passione maniacale per l’alta fedeltà: fiere specializzate, riviste, manuali per l’autocostruzione di casse acustiche, un mix tra alta tecnologia, artigianalità e passione per la musica. Va da sé che quando nel mio percorso universitario di aspirante ingegnere all’Università “La Sapienza“ di Roma mi sono imbattuto nell’esame di acustica e illuminotecnica, tenuto dal prof. Andrea de Lieto Vollaro, mi ci sono buttato a capofitto e lentamente la passione originaria si ridistribuiva equamente tra le due discipline, con picchi di entusiasmo quando queste convergevano su progetti integrati. Da lì nasce tutto: la tesi di laurea, il Dottorato di Ricerca in Fisica Tecnica, i primi progetti, i primi corsi da docente, i viaggi a New York e a Londra alla scoperta degli studi di lighting design più interessanti; la proposta di Piero Castiglioni di collaborare al progetto delle Scuderie del Quirinale a Roma, la proposta di Corrado Terzi di fondare insieme (anche a Floriana Cannatelli) un Master in Lighting Design all’interno della Facoltà di Architettura dell’Università “La Sapienza”; la costruzione dello studio Fabertechnica (Lighting, ndr) e la costruzione di una scuola di lighting design con laboratorio per la ricerca e la didattica all’interno dell’Università RomaTre.
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di “lasciapassare” per la gestione del business nel settore dell’energia e della riqualificazione impiantistica, senza mai utilizzare a pieno le sue potenzialità di strumento per la regia della luce su scala urbana. Il mercato in Italia riconosce l’importanza di rivolgersi a un lighting designer? Questa domanda rivolta a un lighting designer ha il sapore di una pura provocazione e innesca sempre questioni tristemente note a chi è del settore. La risposta è no, ma ritengo meriti alcuni distinguo per evitare di cadere in una sterile recriminazione. Il mercato spesso non chiede la competenza specialistica del lighting designer, per due ordini di motivi: la normativa vigente non prevede l’obbligo di un progettista con determinati requisiti che firmi il progetto; la Committenza non è consapevole di cosa vuole da un progetto d’illuminazione. Personalmente ritengo che il problema risieda più nel secondo punto che nel primo e che lo sforzo di tutti noi debba essere orientato ad innalzare la cultura della Committenza della luce, più che ad imporre requisiti formali al progettista e ai contenuti del progetto, che senza la componente culturale rischiano di far lievitare solo i costi e gli appesantimenti burocratici.
Progetto per la nuova illuminazione della Basilica Superiore di S. Francesco in Assisi. Progetto per l’illuminazione generale e artistica della basilica superiore e inferiore, cripta e progettazione dei lampadari custom. Assisi (in corso) Foto © Fabertechnica S. Francis in Assisi upper Basilica new lighting system project. General and artistic lighting system project for the upper and lower Basilica, crypt and custom made chandeliers. Assisi (on going) Photo © Fabertechnica
Studio di fattibilità per la nuova illuminazione del Colosseo Vista Nord, scenario d’illuminazione. Roma (2015) Foto © Fabertechnica Coliseum North View new lighting system feasibility study, lighting scene. Rome (2015) Photo © Fabertechnica
Figura 4
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Una buona illuminazione espositiva nei musei italiani dovrebbe essere un imperativo per direttori e sovraintendenti. A suo parere a che punto siamo? Purtroppo la luce nei musei, come in tutte le altre applicazioni, risulta la voce di budget che a livello cronologico arriva sempre per ultima e questo basta per scatenare tagli sconsiderati. Basterebbe un po’ di programmazione legata alle priorità strategica del progetto e il problema troverebbe facile soluzione. Io ho avuto la fortuna di lavorare alle Scuderie del Quirinale a Roma nei primi anni di gestione, quando il ruolo del lighting designer “resident”, che conosceva l’impianto e riusciva ad ottimizzarne l’uso su ogni singola mostra, era considerato conditio sine qua non per garantire qualità nei tempi a disposizione: purtroppo un ricordo lontano. Riguardo alle Sovrintendenze devo dire che ho appena vissuto un’altra esperienza fortunata insieme al team del Master in Lighting Design de “la Sapienza”: siamo stati incaricati di sviluppare le linee guida per la progettazione del Nuovo impianto di illuminazione del Colosseo dal ministero per i Beni e le Attività Culturali, in modo da creare le condizioni affinché chiunque progetterà a livello esecutivo e realizzerà i nuovi impianti dovrà confrontarsi con delle regole concordate con la Sovrintendenza a valle di uno studio estremamente approfondito sulla natura del monumento e del suo inserimento a livello urbano.
A project that is, in your opinion, summarising your professional skills and creativity? It is precisely the level of difficulty combined with the end result, that brings me directly to the answer: the new lighting system of the Sistine Chapel, which opened last October 29, in front of more than 400 journalists from around the world including yourself. I think professionalism, because the working conditions were very delicate, in part for the reverential awe that the site imposes and in part for the complexity of the work team, made up by the Vatican Museums and the Governorate, as clients, by the European Union, as a co-financing party, and finally by Osram, the University of Pannonia, IREC and Fabertechnica, as a consortium containing all the necessary skills for the design and construction of the new plant. I think creativity, in a sense perhaps atypical, namely not as a synonym of absolute freedom, but instead of a continuing need to find solutions to the design constraints and the requests emerging from the various parties. The whole, coupled with measures and continuous testing, carried out together with the Light Laboratory of the Department of Architecture of Roma Tre. The title of a recent article on LUCE: “Si chiude un’era per i Piani della Luce di Prima Generazione”. What do you think of this tool of urban planning? The lighting plan is to this day the only instrument that looks at the urban lighting system with a holistic approach. The problem is that this instrument has always been understood as an administrative compliance, a kind of “pass” for the management of the business, in the energy sector and the plant upgrading, without ever fully use its potential as a tool for directing light on an urban scale. Do you think the Italian market recognizes the importance of consulting a lighting designer? This question put to a lighting designer sounds like a mere provocation and always elicits questions sadly known to those in the industry. The answer is no, but I think it is worthwhile to make some distinctions to avoid falling into a sterile recrimination. The market often does not require the lighting designer’s specialist skills for two reasons: the current legislation does not provide for the obligation to hire a designer, with certain requirements, who signs the project; and the Client is not aware of what he wants from a lighting project. I personally think that the problem lies more in the second point than in the first, and that the effort of us all should be directed at increasing the culture of the lighting Client, more than to imposing formal requirements to the designer and contents of the project which, without the cultural component, are likely to rise only costs and red tape. A good lighting exhibition in Italian museums should be an imperative for managers and superintendents. In your opinion where are we? Unfortunately light in museums, as in all other applications, is the budget item that, chronologically, always comes in last and this is enough to unleash inconsiderate cuts. We would only need some planning related to the strategic priority of the project and the problem would find an easy solution. I was lucky enough to work at the Scuderie del Quirinale in Rome in the early years of management, when the role of the “resident” lighting designer, who knew the system and could optimize its use on every single exhibition, was considered a
Da diversi numeri LUCE dedica molte pagine alla figura dei lighting designer italiani e internazionali. Pensa che possa essere un valido strumento, soprattutto per i non addetti ai lavori di comprendere il ruolo di questa importante figura professionale non molto conosciuta nel nostro Paese? Naturalmente. Come dicevo prima il lighting designer va proposto, non imposto, se vogliamo che la sua figura si radichi davvero nella cultura italiana e globale. LUCE ci permette di esprimerci su temi comuni, ma con il linguaggio del singolo. Certo, LUCE si rivolge a un pubblico che un po’ conosce la nostra professionalità (almeno a livello di categoria): sarebbe importante che queste parole scavalcassero il recinto degli addetti ai lavori e approdassero anche a riviste dedicate a un pubblico più generalista.
Evento “Virtual Walls”. Progetto luci per il concerto omaggio ai Pink Floyd “Us and Them”. Ex Mattatoio, Roma (2010) “Virtual Walls” event. Lighting project for the Pink Floyd “Us and Them” tribute concert. Ex Slaughterhouse, Rome (2010)
Pentagono dell’EUR. Oggetto del concorso internazionale di idee “Urban Lightscape”. Roma (2015) EUR Pentagon. Subject of the international ideas competition “Urban Lighscape”. Rome (2015)
Un’architettura storica e una contemporanea in Italia che le piacerebbe illuminare? Al posto di una storica e una contemporanea posso scegliere due o più architetture moderne? Mi piacerebbe lavorare sull’EUR a Roma, un quartiere unico al mondo per le sue caratteristiche metafisiche in bilico tra tradizione ed innovazione. Non a caso l’EUR è l’oggetto di un concorso di illuminazione che ho organizzato per AIDI su richiesta del Consiglio Nazionale degli Architetti, costruendo il Bando insieme all’Assessorato alla Trasformazione Urbana, e alla Società che gestisce gli edifici storici, EUR SpA. È un posto fantastico, troppo poco noto in Italia e all’estero, per cui si sta avviando un periodo di seconda giovinezza, che spero venga stimolata anche dal Concorso. L’ultimo libro letto? Ho appena letto un libro sulla storia del cinema – accompagnato da un bellissimo e lunghissimo documentario “The story of cinema, an odissey” - che rappresenta per me un percorso di cultura visuale che non può mancare se si vuole lavorare sulla città contemporanea, che nella sua versione notturna, rappresenta il massimo punto di fusione tra spazi reali e spazi virtuali, tra architettura e comunicazione visiva.
conditio sine qua non to ensure quality within the time available: unfortunately this is a distant memory. Regarding the Superintendencies, I must say that I’ve just gone through another successful experience with the team of the Master in Lighting Design of “La Sapienza”: we were instructed to develop the guidelines for the design of the new lighting system of the Colosseum by the Ministry of Heritage and Culture, to create the conditions with a view that whoever will design, at the executive level, and will implement new plants, will have to deal with rules agreed with the Superintendency, downstream of an extremely thorough study of the nature of the monument and its insertion at urban level. The debate on the use of colour in Italy is always open, your opinion? Colour is a tool for working with light: it may be fine or not depending on the application. The important thing is to overcome the phase in which colour in lighting cause a stir and admiration; today you can easily achieve colour, therefore let’s take off the surprise effect and let’s give green light to its use only when the narrative need requires it. For several issues, LUCE has dedicated many pages to the figure of Italian and international lighting designers. Do you think it can be a valuable tool, especially for non-experts to understand the role of this important professional figure not very well known in our country? Of course. As I said before, the lighting designer must be suggested and not imposed, if we want that his figure becomes really rooted in the Italian and global culture. The LUCE magazine allows us to express ourselves on common themes, but with the language of the individual reader. Sure, LUCE addresses an audience that knows a little our professionalism (at least at the category level): it would be important that these words could climb over the fence of the experts and also land in magazines devoted to a more general audience. Between a historical and a contemporary architecture in Italy, what would you like to light up? Instead of a historical or contemporary one, can I pick two or more modern architectures? I would like to work on the EUR in Rome, an area unique for its metaphysical characteristics, poised between tradition and innovation. It’s not by chance that EUR is the object of a lighting contest, which I arranged for the AIDI at the request of the National Council of Architects, building the Call along with the Department of Urban Transformation and the Society that manages the historical buildings, EUR SpA. It is a fantastic place, too little known in Italy and abroad, for which a period of second youth is starting, which I hope will be also boosted by the Contest. What was the last book you read? I just read a book on the history of cinema - accompanied by a beautiful and very long documentary “The story of cinema, an odissey” - that is for me a journey of visual culture that can not miss if you want to work on the contemporary city, which in its night version, represents the highest melting point between real spaces and virtual spaces, between architecture and visual communication.
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LD MADE IN ITALY MARCO FRASCAROLO
Il dibattito sull’uso del colore in Italia è sempre aperto, il suo parere? Il colore è uno strumento per lavorare con la luce: può andare bene o no secondo le applicazioni. L’importante è superare la fase in cui il colore nella luce suscita scalpore e ammirazione: il colore oggi si può ottenere facilmente, quindi bando all’effetto sorpresa e via libera all’utilizzo solo quando le esigenze narrative lo richiedono.
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retail
LUCE SARTORIALE di Francesca Tagliabue
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al 2006 lo studio milanese Rossi Bianchi lighting design realizza progetti di grande qualità, in Italia e all’estero. L’approccio progettuale degli architetti fondatori mixa una grande conoscenza tecnica alla capacità innata di suscitare emozioni con la luce per dare agli ambienti “quel tocco in più”, che difficilmente si può rendere a parole ma che nei fatti fa la vera differenza. Con Guido Bianchi e Nicoletta Rossi abbiamo scelto di parlare di retail.
RETAIL G.BIANCHI E N. ROSSI
Come nasce un progetto illuminotecnico dedicato al retail? Collaborate fin dalle prime fasi con architetti e interior designer oppure intervenite in un secondo momento? «Quasi sempre è l’architetto che ci coinvolge nel progetto. Interveniamo dunque fin dalle prime fasi di concept degli interni. In questo modo la luce nasce in maniera precisa ed efficace, può essere integrata con gli elementi architettonici. All’illuminazione non viene solamente domandato di risolvere un aspetto tecnico, di illuminare correttamente il prodotto, ma anche di creare un ambiente emozionale all’interno dello spazio introducendo elementi che entreranno a far parte della “scenografia” del punto vendita».
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Ritenete che negli ultimi anni ci sia stata una maggiore presa di coscienza relativa all’importanza dell’illuminazione nel retail? «In generale c’è più consapevolezza e ci sono anche più aspettative relative alla luce. Si richiede una buona illuminazione che crei anche l’atmosfera giusta. A nostro avviso le singole aziende non sempre sono in grado di arrivare a risultati che bilancino alla perfezione questi due aspetti, quindi la figura del lighting designer si sta affermando con sempre più forza anche nel nostro Paese».
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La luce è in grado di suscitare emozioni e tutti ne percepiscono la buona o la cattiva qualità. Per questo è un aspetto fondamentale nella progettazione degli spazi commerciali. Ne abbiamo parlato con gli architetti Guido Bianchi e Nicoletta Rossi di Rossi Bianchi lighting design
Sono i clienti finali o i progettisti di interior a comprendere meglio l’importanza di questo aspetto? «Entrambi in egual misura, a volte uno a volte l’altro. Ora stiamo lavorando con il gruppo Cremonini per quanto riguarda l’area ristorazione e l’azienda ha esplicitamente richiesto che fosse coinvolto attivamente uno studio di lighting design nella progettazione dei nuovi spazi. Le aspettative sulla luce sono molto forti. Quando viene aperto un nuovo punto vendita, l’illuminazione suscita sempre grande interesse». Quali sono le regole non scritte per realizzare un buon progetto illumi-
notecnico nell’ambito del retail? «Dedichiamo molta attenzione e molte ore di lavoro allo studio preliminare di un progetto, non c’è una modalità standard. Si tratta sempre di arrivare a individuare l’idea giusta che sia in linea con l’immagine del brand per il quale stiamo lavorando e che sia, in un certo senso, in grado di interpretarlo. Quando possibile, tendiamo ad integrare gli apparecchi negli elementi architettonici e nell’arredo. A volte però, come nel caso di Muji, i corpi illuminanti sono dichiarati senza alcuna timidezza trasformandosi in un elemento forte e caratterizzante l’intero negozio. Le lampade decorative, sono importan-
P. 62 - 63 Muji, 2010 Arch. Roberto Murgia e Aliverti Samsa Architetti photo © Giovanna Silva
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Bassetti, Milano, 2013 Arch. Alessandra Dalloli e Alessandra Salaris photo © Beppe Brancato
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LOREM IPSUM DOLOR SIT
P. 64 - 65 Un Tubo, Siena photo © Marco Gualtieri Dedar, Monaco, 2012 Arch. Alessandra Dalloli
ti per l’immagine del negozio ma noi non amiamo introdurle perché tendono a datare lo spazio, preferiamo realizzare apparecchi ad hoc». Cambiando categoria merceologica cambia l’approccio al progetto? «Certamente, ma tendiamo a concentrarci maggiormente sul target del negozio e alla sua posizione, anch’essa strettamente collegata al tipo di clientela che lo frequenta. Più che sulla merce ci focalizziamo sulla tipologia dell’utenza, l’approccio cambia se il negozio è di grande passaggio e si trova in luoghi pubblici e affollati, come le stazioni, o se invece si tratta di un ambiente raccolto, magari in un contesto storico, che propone beni di un certo pregio. Ci sono punti vendita di profilo più basso che tendono a scommettere su alti valori di illumi-
te in ogni ambiente in modo che il personale avesse massima libertà di movimento, ma soprattutto ci siamo concentrati sullo studio di sorgenti miste che dessero un’ottima resa delle trame e – cosa ancor più complicata – garantissero una corretta percezione delle differenti tonalità di bianco proposte dal marchio». Grazie alle nuove tecnologie e alle sorgenti di nuova generazione come è cambiata nel tempo l’illuminazione di ambienti dedicati al retail? «L’introduzione di nuove tecnologie ha portato a una maggiore sensibilizzazione verso il tema del lighting design, come dicevamo prima. I negozi di fascia alta erano illuminati con lampade alogene. Le prime realizzazioni con LED avevano rese cromatiche e temperature colore limitate, quindi si era notata molto
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namento per aumentare le vendite e showroom di alta gamma che desiderano avere un’ottima resa cromatica e valori di illuminamento minori. Il nostro intervento non deve essere mai dichiarato, deve essere funzionale senza essere percepito. Tendiamo a non utilizzare cambi di temperatura colore, anche in aree differenti del negozio, e proviamo a mantenere costanti i valori di illuminamento per garantire una continuità visiva e rendere l’illuminazione qualcosa di naturale, non un commento agli spazi. Per esempio, quando abbiamo affrontato il progetto illuminotecnico per gli showroom di tessuti e carte da parati Dedar ci siamo concentrati sui gesti che vengono fatti dalle addette per mostrare i prodotti ai clienti: prendere i campioni di stoffe, aprirli, stenderli sul tavolo. Abbiamo studiato un’illuminazione che fosse costan-
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la differenza rispetto agli standard qualitativi elevati a cui tutti erano abituati. Tutto questo ha avuto come conseguenza un interesse sempre più alto verso l’illuminotecnica in tutte le sue sfaccettature. Negli ultimi anni si è raggiunta una buona qualità dei LED, è aumentato lo spettro luminoso che riescono a coprire. È anche cresciuta l’esperienza e la consapevolezza nell’utilizzo di queste fonti. Ci sono però ancora tante cose da fare. Un aspetto che a nostro avviso è ancora poco risolto nell’ambito dei LED è quello relativo all’utilizzo di fasci stretti e puntuali. Parliamo dei LED COB – sostitutivi delle lampade a scarica – che sopra i 2000lm a nostro avviso non garantiscono ancora buone performance. Sicuramente ciò che oggi è considerato buono verrà superato domani da qualcosa di migliore… Oggi con i LED si riescono a
realizzare ottimi progetti anche a costi abbordabili». Un vostro progetto di retail che ritenete particolarmente ben riuscito? «Ci piacerebbe sempre dire il prossimo! Nelle realizzazioni ultimate, benché siamo sempre soddisfatti dei risultati, tendiamo a vedere “i limiti” e da questi partiamo per lo studio del progetto successivo. Il retail è un tema che ci appassiona molto perché è un ambito di assoluta sperimentazione. In progetti che hanno una gestazione limitata, molto più breve rispetto a interventi di architettura o abitazioni private, è interessante creare un concept che sia originale. Nel momento in cui è finito per noi progettisti non resta che passare ad altro. Rimane la soddisfazione di aver fatto un buon lavoro».
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LabSoule, Milano
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STUDIO ROSSI BIANCHI LIGHTING DESIGN
STUDIO ROSSI BIANCHI LIGHTING DESIGN
Nicoletta Rossi nasce a Milano nel 1961. Dopo la laurea in architettura, a partire dal 1989 lavora nello studio di Piero Castiglioni. È professoressa di master organizzati presso il Politecnico di Milano, l’Accademia di Belle Arti di Brera, l’Istituto Superiore di Architettura e Design a Milano. Guido Bianchi nasce a Firenze nel 1970. Ha lavorato per anni all’estero come architetto e, nel 1999, ha iniziato la sua carriera di lighting designer. Ha fatto parte dello studio di Piero Castiglioni dal 2001 al 2005. Nel 2006 i due professionisti si uniscono e fondano lo studio Rossi Bianchi lighting design.
Nicoletta Rossi was born in Milan in 1961. After graduating in architecture, since 1989, she worked in the studio of Piero Castiglioni. She is a professor of master held at the Politecnico di Milano, at the Academy of Fine Arts of Brera and at the Istituto Superiore di Architettura e Design in Milan. Guido Bianchi was born in Florence in 1970. He worked as an architect abroad for years and, in 1999, he began his career as a lighting designer. He was part of the study of Piero Castiglioni from 2001 to 2005. In 2006 the two professionals come together and founded the studio Rossi Bianchi lighting design.
Since 2006 the Milanese studio Rossi Bianchi lighting design creates high quality projects, in Italy and abroad. The design approach of the founding architects mixes a great technical knowledge with an innate capacity to evoke emotions through the use of light and to add to the environments “that extra touch”, which you can hardly put into words but that in fact makes the real difference. With Guido and Nicoletta Bianchi Rossi we chose to talk about retail. Where does the retail lighting design process start? How do you collaborate with architects and interior designers, right from the beginning or at a later stage? «It is almost always an architect that involves us in his project. Thus we intervene at an early stage of the interior concept. In this way the lighting is born in a precise and effective way and can be integrated with the architectural elements. Lighting is not only asked to solve a technical aspect and to properly illuminate a product, but also to create an emotional environment within the space, by introducing elements that will become part of the “scenery” of the store». Do you believe that there has been greater awareness of the importance of lighting in retail over recent years? «In general there is more awareness and there are also more expectations about the lighting. People want a good lighting that also creates the right atmosphere. In
our view the individual companies are not always able to get to the results that perfectly balance these two aspects, and then the role of the lighting designer is emerging with growing force even in our country». Who does better understand the importance of this aspect, the end user or the interior designer? « Both in equal measure, sometimes one sometimes the other. We are now working with the Cremonini Group regarding the food court and the company has explicitly requested that a study of lighting design should actively be involved in the design of the new spaces. Expectations around light are very strong. When you open a new store, the lighting always arouses great interest». What are the unwritten rules to make a good lighting project in the retail sector? «We devote a lot of attention and many hours of work to the preliminary study of a project, there is no standard way. It is always about identifying the right idea that is in line with the image of the brand for which we are working and that, in a sense, is able to interpret it. When possible, we tend to integrate the devices into the architecture and furnishings. Sometimes though, as in the case of Muji, the luminaires are declared without any shyness becoming a strong and distinctive characteristic of the whole store. Decorative lamps are important for the image of a store, but we do not like to introduce them, because they tend to give a dated look to the space, we prefer to carry out ad hoc equipment». If the product category changes, would it change the approach to the project? «Certainly, but we tend to focus more on
the target of the store and its location, which is also closely linked to the type of customers. Rather than on the goods, we focus on the type of users. The approach changes when the store is bustling with visitors and is located in public and crowded places, like stations, or whether it is an intimate shop, maybe in a historical context and offering merchandises of a certain value. There are retailers of lower profile who tend to bet on high illuminance values to increase sales, and top of the range showrooms that wish to have a very good colour rendering and lower illuminance values. Our work should never be stated, it has to be functional without being perceived. We tend not to use colour temperature changes, even in different areas of the store, and we try to maintain constant illumination values to ensure a visual continuity and make the lighting something natural, not a commentary on the spaces. For example, when we dealt with the lighting design for Dedar’s showroom of fabrics and wallpapers we concentrated on the gestures that are made by the shop assistants to show products to customers: take samples of fabrics, open them and lay them on the table. We studied a lighting design that were constant in every room so the staff had a full range of motion, but above all we concentrated on the study of mixed light sources that would give a high yield of the textures of fabrics and – what is even more complicated – would guarantee a correct perception of the different shades of white proposed by the brand». Thanks to new technologies and new generation sources, how has the lighting dedicated to retail environments changed over time? «The introduction of new technologies has led to greater awareness of the issue of the
lighting design, as we said before. The highend shops were illuminated with halogen lamps. The first products with LEDs had limited colour rendering and colour temperature, so we noticed quite a difference compared to the high quality standards to which we had become accustomed. All of this has resulted in an increasingly greater interest in lighting technology in all its aspects. Over the past years we have achieved a good quality of LEDs the light spectrum that they can cover has increased. The experience and knowledge in the use of these sources has also grown. But there are still many things to do. One aspect, which we believe is still not resolved in the LED context, is related to the use of narrow and precise beams. We speak of the LED COB –discharge lamps replacements – that over 2000lm in our view do not yet provide a good performance. Surely what is considered good today will be surpassed tomorrow by something better… Today we can make excellent projects at affordable costs using LEDs ». One of your retail project that you feel particularly successful? «We’d always say the next one! In the ultimate accomplishments, although we are always pleased with the results, we tend to see “the limits”, and we start from these for the study of the following project. Retail is a topic that excites us very much because it is an area of absolute experimentation. In projects that have a limited gestation, much shorter than in private houses or architectural interventions, it is interesting to create a concept that is original. And the moment it is over, we designers have to move on. Only the satisfaction of having done a good job is left».
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TAILORED LIGHT Light is able to arouse emotions and everybody can perceive its good or bad quality. It is for this reason a key aspect in the design of commercial spaces. We spoke with the architects Guido Bianchi and Nicoletta Rossi of Rossi Bianchi lighting design
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portfolio di Sally Stein
EXPO 2015: effetto notte!
Orient, Light Years
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Albero della Vita © 2015 Balich Worldwide Shows. Photo by Luigi Caterino. Courtesy ACT lighting design - Clay Paky
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uando luce, tecnologia, razionalità, criterio e poesia rubano effetti cinematografici, sonori e olfattivi alle installazioni d’arte per tradurre in un alfabeto multisensoriale sensazioni, racconti emozionali intorno alle utopie foriere di un futuro migliore, d’impatto scenografico, allora la cultura dell’effimero e della sostenibilità, diventa progetto. Lo dimostra l’Expo 2015 dal titolo “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita”, che per qualità di contenuti e modalità poliedriche di allestimento dei padiglioni, seguendo il modello delle Smart city, con una rete elettrica intelligente, in grado di accogliere l’energia prodotta da micro-impianti alimentata da fonti rinnovabili, in perfetto equilibrio tra domanda e offerta, ha sorpreso, con un villaggio transmediale globale. Un evento distribuito tra il Cardo e il Decumano (lungo un chilometro e mezzo ospitante cinquanta paesi, cinquantatre padiglioni (il 54° è alla Triennale di Milano), e i cluster: la vera novità dell’Esposizione Universale ( suddivisi in nove padiglioni a tema, ospitanti paesi meno ricchi, accomunati dallo stesso prodotto: riso, cacao, caffè, frutta, spezie e cereali), senza contare aree verdi, padiglioni di aziende, stand di street food e ristoranti. L’Expo è una kermesse pop e kitsch ma non superficiale nei contenuti, capace di trasformare il tema della nutrizione in una opportunità per parlare su come nutrire gli abitanti della Terra entro cinquant’anni e scommettere su un futuro in cui uomo e natura tornano alleati nel grande progetto di salvaguardare il pianeta. In generale, si propone la nutrizione, ma nel dettaglio nell’epoca globale, diversi paesi pensano strategie per tutelare l’ambiente, l’agricoltura, l’aria, l’acqua, su di un pianeta fin troppo urbanizzato, in cui due miliardi di persone mangiano troppo o non sano, mentre paradossalmente, l’altro miliardo non ha un pasto garantito al giorno o peggio ancora muore di fame. Expo è una banca dati d’informazioni e un festival di emozioni, una “Cinecittà” di opportunità, distribuita su un’area di un milione di metri quadri, che se vista dall’alto ha la forma di un pesce, con tanto di lische.
Expo è destinata anche ai bambini dai tre ai dieci anni, lo conferma il Children Park, un giardino dove otto installazioni declinano i temi proposti attraverso un percorso di attività e situazioni stimolanti, in cui s’impara giocando, studiato per futuri adulti ambientalisti. Expo è un cantiere d’idee, una piattaforma di confronto transnazionale incentrato sul potenziale di una progettazione biotecnologica messa a sistema nell’ambito architettonico, che ha mappato una interessante geopolitica intorno al cibo, inteso come cultura dello scambio e di conoscenza di mondi e modi di vivere energie alterative. Questa esposizione è un’imperdibile scommessa per Milano e l’Italia aperta al mondo, in cui non si parla soltanto di cibo, ma piuttosto si ricercano modalità utili, fattibili e condivisibili su come risolvere criticità ed emergenze del nostro pianeta. Qui si mette in luce, di giorno e di notte, pochi concetti ma chiari su come salvaguardare la Terra e non sprecare ciò essa generosamente produce, ma fino a quando non modifichiamo i nostri modi di produrre energia, partendo da piccoli gesti consapevoli e idee che possono diventare impresa, nulla cambierà; tutto dipende da quanto siamo disposti a fare per modificare abitudini scorrette non più compatibili con le problematiche ambientali del presente. Prima di essere post-tecnologici, digitali, siamo stati contadini, agricoltori, allevatori, pescatori o artigiani che producevano quanto bastava per vivere in armonia con la natura. Confermano il successo di questa Expo, gremita da fiumane di visitatori internazionali di giorno fino a sera che percorrono il Decumano a caccia di saperi e sapori. Il tema proposto è l’occasione per conoscere culture diverse, per scambiarci informazioni e imparare a convivere nel rispetto delle differenze. Inoltre il cibo in tutti i paesi è un rito di socialità, un atto d’amore per chi lo prepara, mentre per chi lo gusta è un piacere di scoperta di gusti diversi da condividere con il corpo e la mente.
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Padiglione Cile Photo by Paolo Carlini. Courtesy iGuzzini
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Expo Amphitheatre area, Syrma column. Courtesy Neri
Padiglione Germania Photo by Dirk Vogel, Dortmund â&#x20AC;&#x201C; Germany. Courtesy ERCO Padiglione Nepal Courtesy Disano Illuminazione
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Expo 2015, maestosa e necessaria insieme, valorizza la cultura progettuale della luce e le potenzialità architettoniche della tecnologia, illuminando “argomenti” che riguardano l’uomo in modo anche divertente o interattivo. Tornando a come ci si nutre e al valore del seme, che rende fertile la Terra, qui si recupera l’aurea misteriosa dell’Alma Mater come fonte primaria di energia. Tra un padiglione e l’altro, distribuito in novantasei tappe, si viaggia intorno a mondi virtuali, con robot tutto fare, cinema in 4D, installazioni in bilico tra emozione e divertimento. In particolare in circa venti padiglioni (Padiglione Zero, Kuwait, Corea del Sud, Azerbaigian, Israele, Future Food Distrect, New Holland, Oman, Giappone, Vaticano, Svizzera, China Corp. United Pavilion, Emirati Arabi, Thailandia, Kazakistan, Regno Unito, Unione Europea, Qatar, Germania, Olanda), proiezioni multisensoriali configurano un futuro già realtà. Il progresso nasce da utopie, visioni di futuri, e sappiamo che tutte le Expo storiche dal 1851 a oggi, hanno sempre puntato sulle novità produttive e tecnologiche più avanzate dei paesi partecipanti. Senza idee non c’è futuro e in questa Expo 2015, di proposte su come vivremo e utilizzeremo l’energia nei prossimi anni ce ne sono molte, alcune sono già in corso di sperimentazione. Di giorno dentro i padiglioni multisensoriali è possibile vivere l’effetto notte, come avviene nella
sala cinematografica, dove lo spettatore immerso nell’oscurità si aspetta di essere divertito, sorpreso o emozionato, predisposto ad affrontare, stando fermo, viaggi tra il passato e il futuro. Esplorazioni di paesi immaginari o reali diversi qui sono una realtà, tutto è all’insegna del movimento. Non mancano esperienze di realtà virtuale, che potenzia scenari futuri. Il Future Food District è un area tra le più visionarie con supermercato intelligente capace di leggere le proprietà nutritive e altri dati del cibo, affascinano le cascate d’acqua e le piogge di Led, statue parlanti, ologrammi interattivi, questi e altri elementi fiabeschi o didascalici che siano, potenziati da effetti sonori e olfattivi, all’unisono narrano storie diverse, viaggi intorno al mondo ed espongono con leggerezza come la bioscienza è il futuro. Tra le architetture più interessanti, si distingue il Padiglione Zero e quello di Intesa San Paolo, realizzato con materiali ecologici e riciclabili entrambi firmati dall’architetto Michele de Lucchi, emoziona il padiglione Italia, un edificio bianco ideato dallo studio Nemesi, dove il visitatore può firmare la Carta di Milano, comprende il Cardo ed è all’ombra dell’Albero della Vita di Marco Balich, simbolo dell’Esposizione Universale, che da fuori sembra un nido e riproduce il concetto di “vivaio”, realizzato con un materiale capace di assorbire l’inqui-
Padiglione Intesa San Paolo Photo by Federico Villa. Courtesy Artemide
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Padiglione Messico Courtesy Cariboni Group
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Padiglione Messico Courtesy Cariboni Group
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namento; nel cortile ipnotizzano quattro schermi connessi in streming con omologhi in quattro mercati d’Italia: il pubblico vede chi fa la spesa e loro vedono i visitatori dell’Expo. All’interno, la mostra su tre piani incanta la messa in scena del saper fare, della bellezza, del limite e del futuro. Nella “distress room”: una stanza attraversata da lampi di luce, rumori e dissestata, il tema è l’impotenza e la fragilità dell’uomo di fronte alle catastrofi naturali, come i sempre più frequenti terremoti che stanno modificando la morfologia del territorio e la progettazione architettonica contemporanea. Il padiglione del Regno Unito è scientificamente poetico, in cui si chiede al visitatore di mettersi nei panni di un’ape, e qui ci vuole fantasia senza ali, che si trova a osservare un giardino all’inglese, labirintico, con lo sguardo all’altezza dell’ape: l’insetto più “social”, ecocompatibile che c’è. All’esterno si distingue per una gigantesca “nebulosa” in acciaio e alluminio alta quattordici metri collegato a un vero alveare situato nell’Università di Nottingham, dove si riproducono movimenti e suoni amplificati delle api a tempo reale che appaiono e scompaiono come fla-
sh luminosi grazie alle mille luci a Led e vibrazioni suggestive, ideato dall’artista inglese Wolfang Buttress con l’ingegnere Tristan Simmonds e lo studio di architettura BPD di Manchester. Il padiglione della Germania, il più grande dell’Expo s’intitola “Fields of Idea”, è educativo e incuriosisce, punta sull’interattività grazie a un cartoncino magico che i visitatori ricevono all’ingresso: basta avvicinarlo alle diverse installazioni e come per incanto, questo micro -schermo si anima grazie a sensori collegati ad apparecchiature ingegneristiche, permettendo di vivere mille percorsi didattici con dati, informazioni e video che approfondiscono tematiche ambientaliste. Di sera, sotto l’egida dell’Albero della Vita (alto 35 metri), incastonato nel Lake Arena, ipnotico per danze di acqua, luci policrome e musica con tanto di fuochi d’artifici finali che configurano scenari mozzafiato, i padiglioni si accendono e irradiano nuove attitudini, di modelli coabitativi sostenibili, in cui il diritto al cibo e il contenimento dello spreco saranno un dovere dei cittadini di domani.
Palazzo Italia Courtesy Gewiss
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Palazzo Italia Photo by Lorenzo Palizzolo. Courtesy iGuzzini Official Technical Partner of Enel on the Lighting Solutions for Expo 2015
Padiglione Messico Courtesy Cariboni Group LUCE 313
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Padiglione Corea Courtesy Disano Illuminazione
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Padiglione Kuwait Photo by Federico Villa. Courtesy Artemide
Padiglione ENEL Photo by Andrea Martiradonna. Courtesy Nemo Monti Studio Piuarch LUCE 313
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P.80 Padiglione Veneranda Fabbrica del Duomo, Milan Photo by Dirk Vogel, Dortmund - Germany. Courtesy ERCO
Padiglione Children park Photo by Lorenzo Palizzolo. Courtesy iGuzzini
Quando luce, tecnologia, razionalità, criterio e poesia rubano effetti cinematografici, sonori e olfattivi alle installazioni d’arte per tradurre in un alfabeto multisensoriale sensazioni, racconti emozionali intorno alle utopie foriere di un futuro migliore, d’impatto scenografico, allora la cultura dell’effimero e della sostenibilità, diventa progetto. Lo dimostra l’Expo 2015 dal titolo “Nutrire il Pianeta, Energia per la vita”, che per qualità di contenuti e modalità poliedriche di allestimento dei padiglioni, seguendo il modello delle Smart city, con una rete elettrica intelligente, in grado di accogliere l’energia prodotta da micro-impianti alimentata da fonti rinnovabili, in perfetto equilibrio tra domanda e offerta, ha sorpreso, con un villaggio transmediale globale. Un evento distribuito tra il Cardo e il Decumano (lungo un chilometro e mezzo ospitante cinquanta paesi, cinquantatre padiglioni (il 54° è alla Triennale di Milano), e i cluster: la vera novità dell’Esposizione Universale ( suddivisi in nove padiglioni a tema, ospitanti paesi meno ricchi, accomunati dallo stesso prodotto: riso, cacao, caffè, frutta, spezie e cereali), senza contare aree verdi, padiglioni di aziende, stand di street food e ristoranti. L’Expo è una kermesse pop e kitsch ma non superficiale nei contenuti, capace di trasformare il tema della nutrizione in una opportunità per parlare su come nutrire gli abitanti della Terra entro cinquant’anni e scommettere su un futuro in cui uomo e natura tornano alleati nel grande progetto di salvaguardare il pianeta. In generale, si propone la nutrizione, ma nel dettaglio nell’epoca globale, diversi paesi pensano strategie per tutelare l’ambiente, l’agricoltura, l’aria, l’acqua, su di un pianeta fin troppo urbanizzato, in cui due miliardi di persone mangiano troppo o non sano, mentre paradossalmente, l’altro miliardo non ha un pasto garantito al giorno o peggio ancora muore di fame. Expo è una banca dati d’informazioni e un festival di emozioni, una “Cinecittà” di opportunità, distribuita su un’area di un milione di metri quadri, che se vista dall’alto ha la forma di un pesce, con tanto di lische. Expo è destinata anche ai bambini dai tre ai dieci anni, lo conferma il Children Park, un giardino dove otto installazioni declinano i temi proposti attraverso un
percorso di attività e situazioni stimolanti, in cui s’impara giocando, studiato per futuri adulti ambientalisti. Expo è un cantiere d’idee, una piattaforma di confronto transnazionale incentrato sul potenziale di una progettazione biotecnologica messa a sistema nell’ambito architettonico, che ha mappato una interessante geopolitica intorno al cibo, inteso come cultura dello scambio e di conoscenza di mondi e modi di vivere energie alterative. Questa esposizione è un’imperdibile scommessa per Milano e l’Italia aperta al mondo, in cui non si parla soltanto di cibo, ma piuttosto si ricercano modalità utili, fattibili e condivisibili su come risolvere criticità ed emergenze del nostro pianeta. Qui si mette in luce, di giorno e di notte, pochi concetti ma chiari su come salvaguardare la Terra e non sprecare ciò essa generosamente produce, ma fino a quando non modifichiamo i nostri modi di produrre energia, partendo da piccoli gesti consapevoli e idee che possono diventare impresa, nulla cambierà; tutto dipende da quanto siamo disposti a fare per modificare abitudini scorrette non più compatibili con le problematiche ambientali del presente. Prima di essere post-tecnologici, digitali, siamo stati contadini, agricoltori, allevatori, pescatori o artigiani che producevano quanto bastava per vivere in armonia con la natura. Confermano il successo di questa Expo, gremita da fiumane di visitatori internazionali di giorno fino a sera che percorrono il Decumano a caccia di saperi e sapori. Il tema proposto è l’occasione per conoscere culture diverse, per scambiarci informazioni e imparare a convivere nel rispetto delle differenze. Inoltre il cibo in tutti i paesi è un rito di socialità, un atto d’amore per chi lo prepara, mentre per chi lo gusta è un piacere di scoperta di gusti diversi da condividere con il corpo e la mente. Expo 2015, maestosa e necessaria insieme, valorizza la cultura progettuale della luce e le potenzialità architettoniche della tecnologia, illuminando “argomenti” che riguardano l’uomo in modo anche divertente o interattivo. Tornando a come ci si nutre e al valore del seme, che rende fertile la Terra, qui si recupera l’aurea misteriosa dell’Alma Mater come fonte primaria di energia. Tra un padiglione e l’altro,
distribuito in novantasei tappe, si viaggia intorno a mondi virtuali, con robot tutto fare, cinema in 4D, installazioni in bilico tra emozione e divertimento. In particolare in circa venti padiglioni (Padiglione Zero, Kuwait, Corea del Sud, Azerbaigian, Israele, Future Food Distrect, New Holland, Oman, Giappone, Vaticano, Svizzera, China Corp. United Pavilion, Emirati Arabi, Thailandia, Kazakistan, Regno Unito, Unione Europea, Qatar, Germania, Olanda), proiezioni multisensoriali configurano un futuro già realtà. Il progresso nasce da utopie, visioni di futuri, e sappiamo che tutte le Expo storiche dal 1851 a oggi, hanno sempre puntato sulle novità produttive e tecnologiche più avanzate dei paesi partecipanti. Senza idee non c’è futuro e in questa Expo 2015, di proposte su come vivremo e utilizzeremo l’energia nei prossimi anni ce ne sono molte, alcune sono già in corso di sperimentazione. Di giorno dentro i padiglioni multisensoriali è possibile vivere l’effetto notte, come avviene nella sala cinematografica, dove lo spettatore immerso nell’oscurità si aspetta di essere divertito, sorpreso o emozionato, predisposto ad affrontare, stando fermo, viaggi tra il passato e il futuro. Esplorazioni di paesi immaginari o reali diversi qui sono una realtà, tutto è all’insegna del movimento. Non mancano esperienze di realtà virtuale, che potenzia scenari futuri. Il Future Food District è un area tra le più visionarie con supermercato intelligente capace di leggere le proprietà nutritive e altri dati del cibo, affascinano le cascate d’acqua e le piogge di Led, statue parlanti, ologrammi interattivi, questi e altri elementi fiabeschi o didascalici che siano, potenziati da effetti sonori e olfattivi, all’unisono narrano storie diverse, viaggi intorno al mondo ed espongono con leggerezza come la bioscienza è il futuro. Tra le architetture più interessanti, si distingue il Padiglione Zero e quello di Intesa San Paolo, realizzato con materiali ecologici e riciclabili entrambi firmati dall’architetto Michele de Lucchi, emoziona il padiglione Italia, un edificio bianco ideato dallo studio Nemesi, dove il visitatore può firmare la Carta di Milano, comprende il Cardo ed è all’ombra dell’Albero della Vita di Marco Balich, simbolo dell’Esposizione Universale, che da fuori sembra un nido e riproduce il concetto di “vivaio”, realizzato con un materiale capace di assorbire
l’inquinamento; nel cortile ipnotizzano quattro schermi connessi in streming con omologhi in quattro mercati d’Italia: il pubblico vede chi fa la spesa e loro vedono i visitatori dell’Expo. All’interno, la mostra su tre piani incanta la messa in scena del saper fare, della bellezza, del limite e del futuro. Nella “distress room”: una stanza attraversata da lampi di luce, rumori e dissestata, il tema è l’impotenza e la fragilità dell’uomo di fronte alle catastrofi naturali, come i sempre più frequenti terremoti che stanno modificando la morfologia del territorio e la progettazione architettonica contemporanea. Il padiglione del Regno Unito è scientificamente poetico, in cui si chiede al visitatore di mettersi nei panni di un’ape, e qui ci vuole fantasia senza ali, che si trova a osservare un giardino all’inglese, labirintico, con lo sguardo all’altezza dell’ape: l’insetto più “social”, ecocompatibile che c’è. All’esterno si distingue per una gigantesca “nebulosa” in acciaio e alluminio alta quattordici metri collegato a un vero alveare situato nell’Università di Nottingham, dove si riproducono movimenti e suoni amplificati delle api a tempo reale che appaiono e scompaiono come flash luminosi grazie alle mille luci a Led e vibrazioni suggestive, ideato dall’artista inglese Wolfang Buttress con l’ingegnere Tristan Simmonds e lo studio di architettura BPD di Manchester. Il padiglione della Germania, il più grande dell’Expo s’intitola “Fields of Idea”, è educativo e incuriosisce, punta sull’interattività grazie a un cartoncino magico che i visitatori ricevono all’ingresso: basta avvicinarlo alle diverse installazioni e come per incanto, questo micro -schermo si anima grazie a sensori collegati ad apparecchiature ingegneristiche, permettendo di vivere mille percorsi didattici con dati, informazioni e video che approfondiscono tematiche ambientaliste. Di sera, sotto l’egida dell’Albero della Vita (alto 35 metri), incastonato nel Lake Arena, ipnotico per danze di acqua, luci policrome e musica con tanto di fuochi d’artifici finali che configurano scenari mozzafiato, i padiglioni si accendono e irradiano nuove attitudini, di modelli coabitativi sostenibili, in cui il diritto al cibo e il contenimento dello spreco saranno un dovere dei cittadini di domani.
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PORTFOLIO EXPO 2015
Expo Amphitheatre area, Equiseto. Design by Makio Hasuike. Courtesy Neri
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lighting designers world di Andrew Peterson
interview with kugler ning lighting design, new york, new york
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Jerry Kugler Founded the company in 1983. He graduated from Washington University in St. Louis with a Masters Degree in Architecture, acquired essential lighting experience at Joseph R. Loring Engineers, Hellmuth Obata and Kassabaum, and Fisher Marantz Stone. Jerry has served as an International Association of Lighting Designers (IALD) awards committee chairperson and as a judge for the New York section of the Illuminating Engineering Society (IES). He is also a corporate member of IALD, member of IES, and associate member of the AIA. He taught lighting design to graduate students at Princeton University – School of Architecture from 1987 to 2006.
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Ha fondato lo studio nel 1983. Si è laureto presso la Washington University in St. Louis con un Master Degree in Architettura, ha maturato la sua prima esperienza presso Joseph R. Loring Engineers, Hellmuth Obata and Kassabaum e Fisher Marantz Stone. Jerry ha presieduto le giurie delle premiazioni per la Association of Lighting Designers (IALD) e come giudice per la sezione di New York della Illuminating Engineering Society (IES). È stato anche membro corporativo della IALD, della IES e membro associato della AIA. Ha insegnato lighting design ai laureandi della Princeton University - Scuola di Architettura dal 1987 al 2006.
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Jackson Ning II Began his lighting career at Emory University where he studied theatrical lighting, set design and sound design. The theater provided a hands-on experience to learn the emotional effects of lighting, dynamics of changing light and the effects of colored light. After he received a BA in economics from Emory, Jackson, born and raised in NYC, returned home to design and manage architectural lighting projects. Current projects include Nobu Restaurant, Doha, Time Inc. Headquarters, Offices of Mayer Brown and NMH Event Space and Restaurant.
Ha iniziato la sua carriera alla Emory University presso la quale ha studiato illuminazione teatrale, scenografia e sound design. Il teatro gli ha consentito di crearsi un’importante formazione pratica e ad insegnargli gli effetti emozionale della luce, le dinamiche dei cambiamenti di luminosità e gli effetti della luce colorata. Ha ricevuto un BA in Economia alla Emory University. Gli ultimi progetti seguiti comprendono: il ristorante Nobu, Doha, Time Inc. Headquarter, Office of Mayer Brown e NMH Spazio Eventi e Ristorante.
TIMELESS AND EFFORTLESS ILLUMINATION
What is your approach to the lighting project? Discussion meetings, environment suggestions or just following your feelings with the place? Jackson Ning, Principal: Our design is influenced by people, environmental conditions and rese-
arch. We collaborate with owners and design leaders to unify the space in an overall vision. We review site conditions to look for environmental cues. We embark on design research to find inspiration and collect images to convey our ideas. What does it mean for you to be a LD? Jackson Ning, Principal: If you are technical and like to design spaces, lighting design is a great alternative to architecture and other design disciplines. Jerry Kugler studied architecture. I learned lighting in theater, Amber Moriarty studied interior design, and Sunhee Lim graduated from the Master’s program for Architectural Lighting at Parsons School of Design. Lighting design allows us to collaborate on projects
ILLUMINAZIONE SENZA TEMPO E SENZA SFORZO Quando avete deciso di diventare Lighting Designer? Amber Moriarty, Studio Director: Durante i miei studi in Interior Design ho seguito due bellissimi corsi durante i quali ho imparato molte cose sulle sorgenti e studiato i fasci luminosi, i rapporti di luminanza, ecc. In questi corsi si è dibattuto sull’importanza dell’illuminazione in architettura e come le due discipline possano lavorare assieme per creare spazi memorabili. Una volta laureata, mi sono candidata come lighting designer presso la Kugler Ning Lighting Design, e ci lavoro da allora. Qual è il vostro approccio al progetto? Riunioni, suggestioni ambientali o seguite solo il vostro feeling con il luogo? Jackson Ning, Principal: Il nostro design è influenzato dalla gente, dalle condizioni ambientali e dalla ricerca. Collaboriamo con il proprietario e i design leaders per unificare lo spazio sotto un’unica visione. Iniziamo ogni progetto con una ricerca preliminare per trovare le ispirazioni e raccogliere le immagini ideali per raccontare le nostre idee. Cos’è per lei essere un Lighting Designer Jackson Ning, Principal: Se sei un tecnico e ti piace disegnare lo spazio, fare il lighting design è la migliore alternativa all’architettura e alle altre discipline del design. Ho imparato a usare la luce in teatro. Amber Moriarty, invece, ha studiato interior design, mentre Sunshee Lim si è laureata con un Master in Architectural Lighting alla Parsons School of Design. Essere Lighting Designer ci consente di collaborare a progetti di grandi architetti, sia internamente come un’impresa, sia esternamente come un team di progettisti.
Carnegie Hall Façade Lighting, New York, New York – ph. Jeff Goldberg, Esto
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hen you decide to be a LD? Amber Moriarty, Studio Director: I had two wonderful lighting classes in my interior design program where I learned about lighting sources, beam studies, room cavity ratios, etc. In this class we discussed how important lighting was to architecture and how the two disciplines work hand in hand to create memorable spaces. When I graduated, I applied for lighting design positions and have been at Kugler Ning Lighting Design ever since.
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How do you sum up after thirty years in lighting design? Jerry Kugler, Founding Principal: I am still excited to learn from the next generation of designers. When I taught, I learned a lot from my students. Perhaps I learned a lot more than I gave back, and the same thing happens here in the office. The collaboration and the ideas that our employees have and the questions they ask, bring about a whole new level of design. It’s no longer me leading things. I find that it’s really a collaboration of ideas, and making things happen that I didn’t even imagine would be possible. From the conversations and sketches we do, the work has evolved and is better than ever.
We are very impressed by some projects, such as Brookfield Place or Yale Sterling Memorial. Would you like to describe us the idea behind these projects? Jackson Ning, Principal: The two “lobby” projects are very different in appearance but share a common thread. One project is modern and minimal and the other is historical and layered. They are similar because both projects use integrated lighting sources to highlight architecture. Arrays of in ground uplights illuminate the sweeping, 50 foot tall structural columns at the Brookfield Place Pavilion. At the Yale Sterling Memorial Library, retrofit LED lamps concealed within balconies, restored wrought-iron chandeliers and new picture lights, illuminate the details of the elaborate ceilings. We find that design success occurs when lighting integrates seamlessly into the environment and spaces feel timeless and effortlessly illuminated.
Come riassumereste trent’anni di professione? Jerry Kugler, Founding Principal: Io ho ancora voglia di imparare qualcosa dalle nuove generazioni di designer. Quando insegnavo ho imparato molto dai miei studenti. Forse ho più appreso che insegnato, e la stessa cosa avviene in studio. Accade spesso nelle riunioni interne, che la voglia di collaborazione e le idee dei nostri collaboratori, le domande che pongono, portano la progettazione a un livello più elevato. Non sono più io il latore di novità. Credo che questa sia la vera essenza di una collaborazione creativa, e lascio che le cose avvengano in un modo che non avrei mai immaginato potesse essere possibile. Solo dalle nostre conversazioni e da veloci schizzi, il lavoro procede meglio che mai. Siamo rimasti molto impressionati da alcuni progetti, quali il Brookfield Place o la Yale Sterling Memorial. Ci vuole descrivere l’idea che sta dietro a questi progetti? Jackson Ning, Principal: Le due “lobby” in apparenza sono progetti molto diversi tra loro, ma sono uniti da un filo comune. Il primo è moderno e minimale, l’altro è storico e stratificato. Risultano simili dato che entrambi impiegano fonti lumi-
Restoration of the Nave of Yale Sterling Memorial Library, New Haven, Connecticut – ph. Brian Rose
McKim, Mead & White Library Restoration, New York, New York – ph. William Philbin
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with some great architects and designers, both internally, as a firm and externally as part of a design team.
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The practice, during its history, won lots of awards. How do feel about that? Jerry Kugler, Founding Principal: Awards give the people who put in all the hard work, the recognition that they deserve. It also gives our clients that recognition as well. We are passionate about our work and we are lucky enough to have the privilege to work on amazing projects. We feel it is worth the effort to enter them. We recently won 4 of the 14 awards at this year’s IESNYC Lumen Awards, along with the honor of winning both of the top two awards of Excellence. We also have to be grateful for the individuals on the committees who are recognizing all of our hard work, and we are appreciative of the clients who believe in us. The awards are truly something we get to share with everyone. It’s our goal to do the best possible job, and we get rewarded for that sometimes, we are very lucky.
In many of your projects there are custom made sources, such as W Lakeshore Hotel. What led you to make this choice? Sunhee Lim, Senior Associate: It is always a collaborative decision between the lighting designer and the interior designer to design custom fixtures. It’s about adding layers to enhance the unique and memorable experience of the space. Do you think there are differences between US Eastern and US Western lighting approach? Amber Moriarty, Studio Director: On the west coast, the push for energy conservation and sustainability came to the forefront much sooner than the east coast. The implementation of Title 24 put California on the map as a leader in this category. With this said, the east coast has been catching up. New York State just passed a new energy code and, in general, efficient “green” design is something that both east coast owners and design teams are pushing for.
nose integrate nell’architettura. Una matrice di uplight incassati a terra illumina la vasta struttura a colonne, alta 15 metri, del Brookfield Place Pavilion. Alla Yale Sterling Memorial Library, abbiamo impiegato sorgenti retrofit a LED che scompaiono dietro le balconate, candelabri restaurati in ferro battuto e una nuova luce generale, illuminano gli elaborati dettagli del soffitto. Pensiamo che il successo di un progetto si ottenga quando l’illuminazione è integrata perfettamente con l’ambiente, gli spazi diventano senza tempo e illuminati senza sforzo apparente. Lo Studio, durante la sua storia, ha vinto molti premi. Come vi sentite riguardo a questi riconoscimenti? Jerry Kugler, Founding Principal: I premi si danno alle persone che mettono in tutto quello che fanno un grande impegno, sono riconoscimenti che si meritano. Lo sono anche per i nostri clienti. Noi mettiamo grande passione nel nostro lavoro e siamo stati abbastanza fortunati ad avere avuto il privilegio di lavorare a importanti progetti, sappiamo che ne è valsa la pena. Recentemente abbiamo vinto quattro dei quattordici premi assegnati quest’anno dalla IESNYC Lumen Award, e abbiamo avuto l’onore di ricevere due tra i primi premi di Eccellenza. Siamo grati verso i membri della Commissione che hanno riconosciuto il nostro impegno e siamo anche riconoscenti verso i clienti che hanno creduto in noi. I premi rappresentano qualcosa che deve essere condiviso con tutti. È nostro principale obiettivo svolgere il miglior lavoro possibile e, ogni tanto, se siamo premiati per questo, siamo molto fortunati. In molti dei vostri progetti vi sono sorgenti personalizzate, come per il W Lakeshore Hotel. Cosa vi guida in questa scelta? Sunhee Lim, Senior Associate: Quella di disegnare lampade personalizzate è da sempre una scelta collaborativa tra lighting e interior designer. Si tratta di aggiungere livelli di miglioramento per rendere unica e memorabile l’esperienza dello spazio.
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Credete ci sia differenza nell’approccio alla luce tra la US East Coast e la US West Coast? Amber Moriarty, Studio Director: Sulla West Coast, spingono molto sulla conservazione dell’energia e la sostenibilità, cosa che sta arrivando massicciamente anche sulla East Coast. L’attuazione del Titolo 24 pone la California come leader in questi settori. Detto questo, la East Coast sta recuperando terreno. Lo Stato di New York ha appena introdotto un nuovo codice energetico, in generale, un design “green”, e, efficiente, è qualcosa che proprietari e studi di progettazione, di entrambe le coste, stanno spingendo per ottenere.
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W Lakeshore Chicago Hotel, Chicago, Illinois – ph. Eric Laignel
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P.83 The Pavilion at Brookfield Place, New York, New York – ph. Jeff Goldberg, Esto
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lighting designers world di Andrew Peterson
LIGHTING DESIGNER WORLD PRITCHARD & PECK
interview with jody pritchard & kristin peck san francisco
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Jody Pritchard IALD, LEED AP ID+C, Jody cofounded PritchardPeck Lighting, in 2011, after serving as principal during her eight years with h.e. banks + associates. PritchardPeck Lighting practice driven by her desire to fuse art and technology. She is recognized for her
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deep subject matter expertise and obsessive attention to detail to do unique, thoughtful work on each project. Jody works closely with the entire design team to deliver lighting solutions that complement the space, beat energy codes, respect budgets and stand up over time. Her work has received international awards and has been featured in publications worldwide
IALD, LEED AP ID+C, Jody è cofondatrice dello studio PritchardPeck, nel 2011, dopo aver lavorato come titolare, per otto anni, presso h.e.
LIGHT IS WHAT WE DO
banks + associates. Lo studio PritchardPeck Lighting è guidato dal suo desiderio di fondere arte e tecnologia. Le è da sempre riconosciuta una grande esperienza e un’ossessiva attenzione per il dettaglio, capacità lavorativa in ogni progetto. Jody lavora a stretto contatto con il suo team per consegnare soluzioni illuminotecniche a completamento dello spazio, lavorare con energia, rispettare i budgets e fare le nottate. Il suo lavoro ha ricevuto molti premi internazionali ed è stato pubblicato su molte riviste mondiali.
Kristin Peck Associate IALD, LC, LEED AP After fifteen years in the industry (Auerbach Glasow French and h.e. banks + associates Lighting) PritchardPeck cofounder Kristin Peck has built a reputation for creating environmentally sensitive, visually stunning spaces. Un-
derstanding the uniqueness of each space allows her to develop a design story that brings depth to her work. Her ability to balance both the artistic and technical sides of each challenge results in projects that are well planned, easily maintained, and exquisitely illuminated.
IALD, LEED AP ID+C, Associata. Dopo quindici anni nel settore industriale (Auerbach Glasow French and h.e. banks + associates Lighting) Kristin Peck ha co-fondato lo studio PritchardPeck guadagnandosi una buona
reputazione come creativa di spazi sensibili e visivamente attraenti. La capacità di comprendere l’unicità di ogni spazio le consente di sviluppare progetti di design che danno lustro al suo lavoro. La sua abilità nel bilanciare il lato tecnologico con quello artistico in ogni sfida progettuale, permette di raggiungere risultati perfettamente pianificati, di facile manutenzione e ottimamente illuminati.
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hen you decide to be a lighting designers? We were both introduced to the field of lighting design while we were in college. Kristin was studying architectural engineering and became interested in lighting through the study of architecture before the invention of electric lighting. She was interested in how buildings were shaped by master architects to capture and move daylight around to provide functional and inspiring spaces. Jody was studying interior design and was drawn to the technical aspects, science, and geometry of lighting. Ironically Kristin went to school to study engineering, but is an artist at heart. Jody studied interior design, but is a nerd at heart. We complement one another very well. In your project, realized and ongoing, the lighting sources are always hidden, incorporated in the architecture as structural part. Can we talk of lightecture? The overall vision of the Architect and/or Interior Designer drives our work. Our responsibility is to support this guiding vision and feeling for each space with light. We take our cues from daylight and recreate an effect with electric light by lighting the surfaces. We strive for timeless design, and visual comfort. Visible fixtures can get quickly dated so we always consider the length of time we think the project will still be around. When someone walks into one of our completed projects we don’t want them to say “Oh look at the lights!” We want them to walk in say “This is a great space.” Occasionally the lighting design leans
forward (if this is part of the team’s aspiration) but we also understand when the lighting should quietly support the architecture and disappear into the interiors. You have collaborated with some of the most important American practice, what kind of relationship you establish with the architects? P.e. Gensler or SOM. As a company, we’ve built our identity on listening, absorbing, and adapting to the needs of each individual project. When we first meet with an architect we just listen and get to know their vision. As lighting designers, our job is to support this vision and the function of the space. Often we also serve as bridge for many other consultants (landscape architecture, interior design, electrical engineering, etc..) and link them together by constantly asking why. This makes a project more cohesive and strengthens the design. We’re chameleons, adapting to the needs of every project while supporting the original vision throughout the design process with collaboration. What does it mean for you to be a LD? Kristin: There’s magic in lighting. it’s intangible and mysterious. Architecture is tangible and tactile, but lighting is invisible until it lands on a surface. Lighting Design is a unique profession of being an artist while embodying the detail of an engineer. The tool box we have access to is constantly changing allowing us to always push for a new approach. We are artistically, technically, or politically challenged on everything we do, everyday.
LA LUCE È CIÒ CHE FACCIAMO Quando avete deciso di diventate lighting designer? Entrambe ci siamo avvicinate all’ambito del lighting design quando eravamo ancora studentesse al college. Kristin, mentre studiava architettura strutturale, si è avvicinata alla luce approfondendo l’architettura prima dell’invenzione della luce elettrica. Era interessata a comprendere come gli edifici venissero modellati dai maestri per catturare e farvi muovere la luce naturale, per fornire funzionalità e ispirazione agli spazi. Mentre io studiavo interior design, disegno tecnico, scienza e geometria dell’illuminazione. Ironicamente Kristin che ha studiato ingegneria è un’artista nell’animo. Io che ho studiato interior design, sono una nerd nell’animo. Ci compensiamo l’un l’altra, perfettamente. Nei vostri progetti, realizzati e in corso, le sorgenti luminose sono sempre nascoste, incorporate all’architettura come parte strutturale. Possiamo parlare di lightecture? Il nostro lavoro è guidato da una visione unitaria tra architettura e interior design. È nostra responsabilità dare supporto, con la luce, a questa visione e sensibilità per lo spazio. Prendiamo spunto dalla luce del giorno e ne ricreiamo gli effetti con la luce artificiale, illuminando le varie superfici. Ci sforziamo di ottenere progetti senza tempo e visibilmente confortevoli. Le sorgenti quando sono visibili invecchiano velocemente, anche per questo nei nostri progetti abbiamo sempre considerato lo scorrere del tempo. Quando qualcuno cammina dentro uno dei nostri lavori, non vogliamo che dica “Guarda, che belle luci!”. Vogliamo che pensi “Questo è un gran bello spazio”. Occasionalmente il lighting design si spinge troppo in avanti (se questo fa parte del DNA del team), ma comprendiamo anche quando l’illuminazione deve sostenere l’architettura in silenzio e sparire negli interni. Avete collaborato con alcuni dei più importanti studi di architettura americani, che tipo di relazione instaurate con questi progettisti? Ad esempio Gensler o SOM. Come studio, abbiamo costruito la nostra identità sull’ascoltare, assorbire e adattare le necessità di ogni singolo progetto. Quando per la prima volta incontriamo un architetto, ascoltiamo e facciamo nostra la sua visione. Come lighting designer, il nostro lavoro è di supporto a questa visione e alle funzionalità dello spazio. Spesso operiamo come ponte tra gli altri professionisti coinvolti (paesaggisti, interior designer, inge-
P. 84 Epic Systems Campus Verona WI-2 Project completed by Kristin Peck, completed while employed at h.e. banks and associates. Photo by Jody Pritchard
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Epic Systems Campus Verona WI-2 Progetto completato da Kristin Peck, concluso quando era impiegata presso h.e. banks and associates. Photo by Jody Pritchard
Epic Systems Campus Verona WI-1 Project completed by Kristin Peck, completed while employed at h.e. banks and associates. Photo by Jody Pritchard
Epic Systems Campus Verona WI-2 Progetto completato da Kristin Peck, concluso quando era impiegata presso h.e. banks and associates. Photo by Jody Pritchard LUCE 313
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Jody: I love the opportunities lighting design offers to build a balanced life where I feel challenged, inspired and independent. It is a privilege to work with so many different architects and designers and to understand their vision, what makes them tick and what inspires them both professionally and personally. Touching a small part of many diverse projects using such a dynamic medium is rewarding. I also enjoy the independence and room for professional growth that the lighting design profession offers.
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I was very impressed by some projects, like Silver Oak Cellar or Pocket Gems. Two different ways to conceive the lighting, one extremely warm and soft, the other sharp and straight. Light follows architecture or reverse? After we listen to the overall vision of the Architect and/or interior designer, we develop “The Story” of the lighting design and deter-
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mine how we want each space to feel. This is a process unique to every project and reveals whether a design will be more sublime or forward. Two very different examples of the unique vision and needs for a project are Silver Oak Cellars and the offices of Pocket Gems. Silver Oak features lots of layers and wanted to feel residential, approachable, and timeless. Pocket Gems wanted to feel like a hip startup to attract talent and was limited to one layer of light given the budget. “We listen, We create and We deliver”, a challenging pay off but always respected, don’t you? Our process is the same for all projects. We listen to the unique needs, we create a story an original scheme supporting these needs, and then deliver on this story with highly detailed documents. Maintaining the original vision throughout the process is very important to us. Challenging - but important!
gneri elettrici) e come collegamento tra loro, chiedendo costantemente delucidazioni. Questo rende un progetto più coerente e ne rafforza il concept. Noi siamo come dei camaleonti, che si adattano alle necessità dei vari progetti assecondando la visione originale del progettista con una fattiva collaborazione. Cosa significa per voi essere Lighting Designer? Kristin: C’è una certa magia nella luce, è intangibile e misteriosa. L’architettura è tangibile e tattile, ma la luce è invisibile fino a quando non atterra sulle superfici. Il lighting design è l’unica professione in cui puoi essere un artista incorporando i dettami dell’ingegnere. La scatola degli attrezzi che usiamo è in costante cambiamento, consentendoci di avere sempre un approccio innovativo. Noi siamo artisticamente, tecnicamente o politicamentesfidate in tutte le cose che facciamo, ogni giorno. Jody: Amo le possibilità che offre essere un lighting designer, per costruire una vita ben bilanciata, nella quale mi senta sfidata, ispirata e indipendente. È un privilegio lavorare con tanti architetti e progettisti diversi e comprenderne le visioni, cosa li appassiona e cosa li ispira, professionalmente e personalmente. Entrare in contatto anche solo con una piccola parte di
Nicasio Valley, CA Photo by Bruce Damonte
Marra Road Recording Studio Sonoma, Ca Photo by Bruce Damonte
questi progetti, utilizzare un mezzo così dinamico è gratificante. Mi piace anche l’indipendenza e lo spazio di crescita professionale che il mestiere di lighting design ci regala. Sono rimasto molto impressionato da alcuni vostri lavori, quali il Silver OakCellar o il PocketGem. Due differenti modi di concepire la luce, uno estremamente caldo e morbido, l’atro netto e lineare. La luce segue l’architettura o viceversa? Dopo aver ascoltato la visione unitaria dell’architetto e/o dell’interior design, sviluppiamo La Storia del progetto illuminotecnico e determiniamo come ci si deve sentire in ogni spazio. Questo è un processo unico per ogni progetto e cirivela se un progetto sarà o più sorprendente o più avanzato (tecnologicamente, ndr). Silver Oak Cellars e gli uffici di Pocket Gems sono due esempi molto diversi di una visione unica per le necessità funzionalidei progetti. Silver Oak
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Pocket Gems, San Francisco, CA. Photo by Bruce Damonte
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Do you think there are differences between US Eastern and US Western lighting approach? Great question! West coast architecture tends to be about a holistic human experience, and how you feel. East coast architecture often sets out to create a statement. Lighting responds to support these different goals. The Western US designers are early adopters of technology for residential work (likely due to the push of California’s Title 24 energy code) but the Eastern US is still not embracing LED in residential work. LED technology does appear to be the standard now for commercial work on both coasts. In the West, we are pushed by the code and we’re immersed in a technology driven environment. We have tech savvy clients embracing technology through the design - we don’t have to be the ones to push.
United Business Media, San Francisco, CA. Photo by Chad Ziemendorf
Silver Oak Cellars,_NapaValley, CA. Photo by SimonPeck
è stato definito su più livelli, domestico, accessibile e senza tempo. Pocket Gems doveva sembrare una start-up trendy per attrarre nuovi talenti e si è limitata a questo livello per questioni di budget. “We listen, We create and We deliver”, un impegnativo pay-off ma sempre rispettato, non è così? Il processo è sempre lo stesso per ogni progetto. Ascoltiamo i singoli bisogni, creiamo una storia, uno schema originale a sostegno di queste necessità, e poi consegniamo La Storia con documenti di progetto molto dettagliati. Mantenere la visione originale attraverso questo processo è molto importante per noi. Impegnativo, ma importante.
LIGHTING DESIGNER WORLD PRITCHARD & PECK
Credete ci sia differenza nell’approccio alla luce tra la US East Coast e la US West Coast? Ottima domanda! L’architettura della West Coast tende ad avere una visione olistica dell’esperienza umana, e di come ci si deve sentire. L’architettura della East Coast è spesso più occupata a fare dichiarazioni. I progettisti della West Coast sono stati dei pionieri nell’adozione di nuove tecnologie illuminotecniche per la casa (sicuramente dovuto alla spinta fornita dall’adozione del Titolo 24 del nuovo regolamento energetico), gli architetti dell’altra costa non hanno del tutto abbracciato la tecnologia Led per i loro progetti residenziali. Questa tecnologia sembra essere più uno standard per i lavori commerciali su entrambe le coste. Sulla West Coast, siamo stati spinti dal nuovo regolamento a immergerci in un ambiente tecnologicamente avanzato. Abbiamo anche clienti molto preparati, che abbracciano la tecnologia applicata alla progettazione, non abbiamo certo bisogno di essere spinti su questi argomenti.
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PREMIO SEZ. PROFESSIONAL 1° CLASSIFICATO: 10.000 € 2° CLASSIFICATO: 5.000 € 3° CLASSIFICATO: 2.500 €
LUCE SULL ‘ EUR “LA LUCE COME ELEMENTO DI CONNESSIONE TRA PASSATO, PRESENTE E FUTURO” CONCORSO INTERNAZIONALE DI IDEE PER LA PROGETTAZIONE DI UN NUOVO SISTEMA DI ILLUMINAZIONE DELL’ EUR DI ROMA CERIMONIA DI PREMIAZIONE VENERDÌ 30 OTTOBRE ORE 20
AULA MAGNA DIPARTIMENTO DI ARCHITETTURA ROMA TRE APERITIVO E DJSET
PLDC 2015 EXPERIENCE ROOM 28 31 OTTOBRE
AL CONCORSO URBAN LIGHTSCAPE SARÀ DEDICATO UNO SPAZIO ALL’INTERNO DEL PLDC DENOMINATO “EXPERIENCE ROOM”, NEL QUALE VERRA’ ALLESTITA UNA MOSTRA CHE ACCOGLIERA’ I CONTENUTI DEL CONCORSO
PREMIO SEZ. STUDENTI BORSA DI STUDIO ANNUALE MASTER IN “LIGHTING DESIGN” MLD
IOINFO SU WWW.URBANLIGHTSCAPE.COM PROMOSSO DA:
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PARTNER ISTITUZIONALI
DISSEMINATION PARTNER
grand tour di Francesca Tagliabue Foto Andre Martiradonna
GRAND TOUR EXCELSIOR HOTEL GALLIA, MILANO
Nuova vita allâ&#x20AC;&#x2122;Excelsior Hotel Gallia
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Antico e contemporaneo si affiancano, dialogano e si completano a pochi passi dalla Stazione Centrale di Milano. Il progetto totale di ristrutturazione e ampliamento firmato da Studio Marco Piva, riporta la storica struttura alberghiera agli antichi fasti. Sotto il segno della luce
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NEW LIFE TO THE EXCELSIOR HOTEL GALLIA
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er un viaggiatore d’inizio secolo scorso arrivare in treno a Milano, attraversare gli ambienti eclettici della stazione ferroviaria e poi uscire sulla piazza e trovarsi davanti al maestoso palazzo dell’Hotel Gallia deve essere stato motivo di emozione. La città si presentava così in tutta la sua magnificenza, moderna e protesa verso il futuro, ottimista e propositiva come solo nel primo Novecento era possibile essere. Aperto al pubblico negli Anni ‘30, il grande albergo era sinonimo di lusso con la sua facciata ricca di cariatidi, mascheroni e decori in cemento che insieme alle finestre regolari ne scandivano il ritmo. L’architettura si è conservata fino ai giorni nostri, con l’unica aggiunta di una struttura semitrasparente chiamata Pirelli Wing costruita negli Anni ’60. L’intero stabile, acquistato dal gruppo del lusso Katara Hospitality, è stato oggetto di totale ristrutturazione ed è stato ampliato da un nuovo corpo di fabbrica, tornando così a essere una delle punte di diamante nel panorama alberghiero meneghino. Il progetto totale (recupero, interior, costruzione dell’edificio contemporaneo e landscape design dell’isolato) è stato affidato allo Studio Marco Piva. Ha dichiarato l’architetto: «Abbiamo voluto creare “un Luogo“ legato alla storia di eccellenza della città di Milano, un luogo speciale che integri ed esalti i valori dell’architettura, del design, del costume e della moda. Il nostro progetto ha voluto restituire alla città di Milano e ai viaggiatori provenienti da tutto il mondo un esempio di stile e di eleganza, un’eccellenza di accogliente e raffinata ospitalità». Quello che sorprende maggiormente è la differenza stilistica tra l’originale hotel e la nuova costruzione. Trasparente e luminosa, questa è costituita da moduli regolari tripartiti (due ciechi, uno vetrato apribile dotato di davanzale interno) che alternano zone chiare e zone scure richiamando alla mente le texture del Grattacielo Pirelli e della Torre Galfa. Dal momento che l’edificio storico presenta diffe-
renze tra gli interpiani, per mantenere gli stessi livelli interni la nuova costruzione è stata dotata di fasce di compensazione per modulare la facciata sugli allineamenti strutturali esistenti. Per quanto riguarda l’illuminazione radente della facciata sono state ovviamente rispettate tutte le norme vigenti in fatto di inquinamento luminoso ed è stato fatto un particolare studio volto ad enfatizzare i dettagli decorativi ed allegorici dell’edificio storico. Gli apparecchi non sono visibili, in questo modo non interferiscono con i particolari. Racconta l’architetto Marco Piva: «La luce ha assunto un ruolo chiave nel racconto dell’architettura ed è stata uno degli strumenti progettuali più importanti per giungere al risultato finale. Gli esterni, grazie ad un accurato progetto illuminotecnico interamente a Led, sono tornati a raccontare i dettagli della facciata degli anni Trenta riportati al loro originale splendore. Nel corpo di nuova costruzione invece abbiamo pensato a un’illuminazione lineare che crea una texture di facciata illuminando gli imbotti delle finestre e creando una cortina leggera». La scelta di un impianto a Led, realizzato interamente con prodotti Philips Color Kinetics, garantisce una maggiore durata dei sistemi e necessita di poca manutenzione. Ne consegue un risparmio energetico ed economico. Non solo all’esterno, anche l’illuminazione interna – sia tecnica, sia decorativa – è stata concepita da Studio Marco Piva in maniera integrata fin dalle prime fasi della progettazione. «Grazie alle più avanzate tecnologie abbiamo integrato i corpi illuminanti nel design degli interni, nascondendo ove possibile le sorgenti luminose e rendendo visibili solo gli effetti finali che vanno a caratterizzare gli spazi, enfatizzando così quelle sensazioni di magia, stupore ed emozione della luce che si manifestano ancora di più quando è meno evidente la sorgente da cui nasce. Abbiamo lavorato anche al progetto di corpi illuminanti custom, pensati apposta per il progetto, che sono perfettamente integrati con il
For a traveler at the beginning of last century it should have been a source of emotion to arrive in Milan by train, cross the eclectic environments of the railway station and then exit on the square and find himself in front of the Hotel Gallia’s magnificent building. The city introduced itself in all its splendor, modern and stretched toward the future, optimistic and positive as it was possible only during the first part of the Twentieth century. Opened during the 30s, the big hotel was a synonym of luxury with its facade rich of caryatids, masks and concrete decorations that punctuated it together with regular windows. The architecture was preserved, with only the addition of a semitransparent structure called Pirelli Wing built during the 60s. The entire building, purchased by the luxury brand Katara Hospitality, undergo a complete refurbishment and was enlarged with a new building, thus returning to be one of the diamond points in Milan’s hospitality scenario. The entire project (renovation, interior, construction of the contemporary building and landscape design of the block) was entrusted to the Marco Piva firm. The architect declared: «We aimed at creating “a Place“ linked to the history of excellence of Milan, a special place that integrates and emphasizes the values of architecture, design, and fashion. Our design aimed at giving back to the city of Milan and to travelers coming from all over the world an example of stile and elegance, an excellence of comfortable and refined hospitality ». What is most surprising is the stylistic difference between the original hotel and the newly built one. Transparent and luminous, it is built by regular treble modules (two blind ones, one glazed openable equipped with an internal window sill) which alternate fair and dark areas that recall the textures of the Pirelli skyscraper and of the Galfa Tower. Since the historical building shows differences in interfloor distance, to maintain the same internal levels the new construction was equipped with compensation bands to modulate the facade on existent structural alignments. Concerning the facade’s oblique lighting obviously the compliance with all en force regulations in the field of light pollution was verified and a specific study aimed at emphasizing decorative and allegorical details of the historical building was carried out. Luminaires are not visible, in this way they do not interfere with details. The architect Marco Piva tells: «Light played a key role in the architecture narrative and it was one of the most important design tools to reach the final result. The outdoor environments, thanks to an accurate and entirely LED lighting design, tell again the details of the 30s’ facade brought back to their original splendor. In the new building we instead designed a linear lighting which creates a facade texture lighting windows’ intrados and generating a light curtain». The choice of a LED system, entirely made of Philips Color Kinetics products, guarantees a greater systems’ lifespan and requires little maintenance. This determines energy and economic savings. Not only the outdoor lighting, but also the indoor one – both technical and decorative – was conceived by the Marco Piva firm in an
GRAND TOUR EXCELSIOR HOTEL GALLIA, MILANO
Old and contemporary are placed side by side, dialog and complete each other a few steps from Milan’s Central Station. The entire refurbishment and enlargement design signed by the Marco Piva firm, brings back the hotel to its old splendor. Under the sign of light
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GRAND TOUR EXCELSIOR HOTEL GALLIA, MILANO
supporto che li ospita. Ad esempio, al ristorante al piano terra abbiamo creato delle applique prismatiche in vetro che si integrano perfettamente nella boiserie di supporto. Il sostegno e la lampada sono stati interamente realizzati da De Majo Illuminazione. Nell’area della main hall reception abbiamo progettato, insieme a Zonca Illuminazione, dei corpi illuminanti ad hoc a forma di X. Grazie al nostro coordinamento dalle fasi di concept all’esecutivo è stato possibile ottenere una perfetta integrazione tra i vari elementi. Di grande interesse sotto questo aspetto il lighting all’interno dello spazio per eventi della cupola al settimo piano. La luce è stata integrata nella progettazione del rivestimento dell’intera superficie, realizzato dall’azienda incaricata del fit-out B&B Italia, in modo da creare effetti scenografici particolari, nei quali il dinamismo permette di cambiare il colore della luce, offrendo così la massima flessibilità di utilizzo. La cupola è stata rivestita con 586 prismi in Alucobond® finitura a specchio, attraverso i quali filtra la luce colorata. Lo spazio è stato infine arricchito con un importante chandelier, realizzato da Glip. Le pare-
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ti sono state rivestite con una boiserie geometrica tridimensionale che oltre a dare ottime performance acustiche, contribuisce a creare lo scenario luminoso più adatto per ogni evento». Tra le soluzioni più scenografiche vale sicuramente la pena citare il maestoso chandelier di oltre 25 metri di altezza che occupa lo scalone centrale. Realizzato su misura da De Majo, l’enorme lampadario è composto da 180 tubi di vetro artistico a sezione quadrata per un totale di oltre 1.200 Kg di peso. Le camere sono il cuore di ogni luogo deputato all’ospitalità. All’Excelsior Hotel Gallia gli ospiti possono scegliere tra 235 alloggi: 182 standard, 51 suite (di ben 5 tipologie differenti), 1 presidential suite, 1 royal suite. Anche in questo caso è stata prestata molta attenzione allo studio del progetto illuminotecnico. «All’interno delle camere, e soprattutto nelle suite, la luce è pensata come elemento di costruzione dello stesso spazio, per creare un’atmosfera di assoluto relax. Il suo scopo è catturare l’attenzione dell’ospite avvolgendolo in un’atmosfera soffice e delicata, in contrasto con la frenesia e il carattere metropolitano della “ca-
integrated way since the first design stages. «Thanks to the most advanced technologies we integrated luminaires in the indoor environments’ design, hiding light sources where it was possible and making only the final effects visible which characterize the environments, thus emphasizing those feelings of magic, wonder and emotion of light that are even more displayed when the source that emits it is less evident. We also worked on the design of custom made luminaires, specifically designed for the project, which are perfectly integrated with the support that houses them. For example, in the restaurant at the ground floor we designed prismatic glass appliques that are perfectly integrated in the support boiserie. The support and the luminaire were entirely manufactured by De Majo Illuminazione. In the main hall reception area we designed, together with Zonca Illuminazione, ad hoc X shaped luminaires. Thanks to our coordination from concept stages to executive ones it was possible to achieve a perfect integration between several elements. Concerning this aspect the lighting inside the space for events of the dome at the seventh floor is really interesting. Light was integrated in the design of
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pitale della moda e del design”. Si tratta sempre e comunque di una luce drammatica, che enfatizza i cromatismi e le matericità delle essenze, dei vetri texturizzati e dei metalli preziosi, i quali conferiscono alla camera un ritorno all’eleganza e alla raffinatezza di altri tempi. Non solo. L’utente può scegliere tra diversi scenari, perchè l’illuminazione di un ambiente deve consentire di variare l’atmosfera a seconda delle necessità, rendendo dinamici gli spazi e facendo in modo che si adattino a ogni tipo di occasione e circostanza, anche nei differenti momenti della giornata. Per ottimizzare il benessere globale del fruitore abbiamo lavorato insieme all’azienda incaricata del fit out delle camere Cassina Contract». Trattandosi di un grandissimo albergo, l’Excelsior Hotel Gallia ha richiesto l’installazione di migliaia di punti luce, alcuni risolti con apparecchi custom made. A questo proposito ha dichiarato l’architetto Piva: «Il prodotto custom ha una duplice valenza, una estetica e una tecnologica. Dal punto di vista estetico, il lavoro condotto con le principali aziende del settore - come Philips Lighting, iGuzzini e Linea Light - si è concentrato maggiormente sul miglioramento delle ottiche de-
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gli apparecchi tecnici». Quello dell’Excelsior Hotel Gallia è un progetto globale, complesso e pieno di particolari. Orgoglioso del suo lavoro e di quello del suo Studio, l’architetto Piva aggiunge: «Quando progetto la luce, i miei modelli di riferimento sono i quadri, soprattutto quelli del Rinascimento. Ne sono sempre stato affascinato. Nei dipinti la luce non è mai banale ed è sempre utilizzata in modo teatrale. Il valore della luce va oltre l’aspetto tecnico, ottico, sensoriale e contribuisce a enfatizzare delle situazioni, degli stati d’animo, diventa un elemento fortemente psichico, emotivo, narrativo. Per portare tutto questo in architettura utilizzo nei miei progetti dispositivi che mi diano la possibilità di dosare e calibrare la luce nella massima libertà. Per questo all’interno dell’Excelsior Hotel Gallia ho voluto omaggiare la città di Milano, gli ospiti ed infine me stesso, con un ritorno all’eleganza e alla raffinatezza. Lo scopo è stato quello di riuscire a emozionare, coccolare e avvolgere l’ospite, rendendolo assoluto protagonista della scena. Emozionando me stesso, spero di emozionare anche gli utenti».
the cladding of the entire surface, made by the company entrusted of the fit-out B&B Italia, in order to create particular stage effects, in which the dynamism allows to change the color of light, thus offering the greatest use flexibility. The dome was clad with 586 Alucobond® prisms with a mirror finishing, through which colored light filters. The environment was finally enriched with an important chandelier, manufactured by Glip. Walls were clad with a three dimensional geometrical boiserie which, in addition to ensure excellent acoustic performances, contributes to create the appropriate light scene for each event». Among the most stage solutions it is worth to mention the majestic chandelier of over 25 meters of height which occupies the central staircase. Custom made by De Majo, the huge chandelier is made of 180 artistic glass tubes with a squared section for a total weight of over 1.200 Kg. Rooms are the hearth of each place designed for hospitality. At the Excelsior Hotel Gallia guests can choose between 235 accommodations: 182 standard ones, 51 suite (5 different types), 1 presidential suite, 1 royal suite. Also in this case the study of the lighting design was carried out with great care. «Inside the rooms, and especially in suites, light is intended as an element that builds the space itself, to develop an atmosphere of absolute relax. Its aim is to capture guests’ attention wrapping them in a delicate and soft atmosphere, at odds with the frenzy and the metropolitan character of the “fashion and design capital”. It is always a dramatic light, which emphasizes the chromatisms and materiality of timbers, textured glasses and precious metals, which confer to the room a return to old-time elegance and refinement. Not only. Users can choose between different scenarios, because the lighting of an environment has to allow to change the atmosphere according to needs, making spaces dynamic and allowing their adjustment to every kind of event or situation, also during the day. To optimize users’ global weelbeing we worked with the company entrusted of room’s fit out Cassina Contract». Being a huge hotel, the Excelsior Hotel Gallia required the installation of thousand light sources, some custom made. On this matter the architect Piva declared: «A custom made product has a double value, one aesthetic and the other one technological. From an aesthetic point of view, the work carried out by the main companies in the field - such as Philips Lighting, iGuzzini and Linea Light - mainly focused on improving the optic system of luminaires». The Excelsior Hotel Gallia project is global, complex and full of details one. Proud of its work and of the one carried out by its firm, the architect Piva adds: «When I design light, my references are paintings, especially Renaissance ones. I have always been fascinated by them. In paintings light is never banal and is always used in a theatrical way. The value of light goes beyond the technical, optic, sensorial aspect and contributes to emphasize situations, moods, it becomes an strongly psychic, emotional, narrative element. To bring all this in architecture I use in my designs devices that allow to dose and adjust light with the maximum freedom. For this reason inside the Excelsior Hotel Gallia I paid homage to the city of Milan, the guests and at last myself, with a comeback to elegance and refinement. The aim was to be able to touch, cuddle and wrap guests, making them the absolute protagonist of the scene. Being moved myself, I hope to move also users».
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cittĂ teatro di Francesca Tagliabue
Materiale Immateriale
LIGHT ART AETHER & HEMERA
Sbalorditivi e scenografici, i lavori di Aether & Hemera sono installazioni coinvolgenti fatte di luce e gestite attraverso le tecnologie piĂš innovative. Il duo multidisciplinare scommette sulle emozioni e cattura un pubblico trasversale e curioso
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On the wings of freedom
MATERIAL - IMMATERIAL Amazing and spectacular, the works of Aether & Hemera are immersive installations, made of light and managed through the most innovative technologies. The multidisciplinary duo bets on emotions and captures a wide and interested public Inside the most self-evident dichotomy the one that opposes to intangible things what you can touch, lies the artistic work of Aether & Hemera. Behind the name, derived from ancient Greek, hides an all-Italian duo who lives and works in Newcastle Upon Tyne. Gloria Ronchi is Hemera, the personification of the day for the ancient Greeks. Born in 1971 she has a degree in Engineering from the Polytechnics of Milan and a diploma from the Brera Fine Arts Academy. She holds the post of Lighting Artist within the couple. Claudio Benghi, architect graduated at the Polytechnics of Milan, is instead Aether (Ether), the fifth element described by the philosopher Aristotle as the lightest and brightest air. He is the New Media Architect of the duo. Driven by the desire to have an experience abroad, Gloria and Claudio founded the multidisciplinary studio Aether & Hemera in 2008. Without having a particular country in mind, they chose England as homeland as the result of the support received to develop their first project. Today, these two creatives operate in the inter-
emozionali, estetiche o magiche”. Ovviamente l’ispirazione viene anche dall’osservazione di lavori creati da altri artisti. Aether & Hemera dicono di guardare con ammirazione a James Turrel e al suo studio sulla percezione della luce, del colore e dello spazio; Olafur Eliasson e i suoi progetti architetturali che indagano i meccanismi percettivi e ottici; il collettivo londinese Troika e gli italiani di Studio Azzurro, pionieri nell’utilizzo creativo dei media digitali. Affascinati dall’uso innovativo e creativo delle nuove tecnologie per il loro potenziale espressivo e il loro forte impatto socio-culturale, Aether & Hemera sperimentano senza timore: “Nei nostri lavori spesso utilizziamo sorgenti a Led in combinazione con tecnologie interattive in maniera inaspettata, giocosa o critica. Per esempio in Synaesthesia il pubblico è immerso in un ambiente costituito da suoni e luci elaborati in tempo reale, grazie ad un sistema di Intelligenza Artificiale; il comportamento di questa opera multisensoriale è interamente basato sul coinvolgimento del pubblico, incoraggiandone la partecipazione attiva. Da un lato piattaforme open-source come Arduino, Processing ed openFramework permettono agli artisti di sperimentare creativamente con elettronica e programmazione, dall’altra lo sviluppo di Led indirizzabili singolarmente, proiettori con sorgente luminosa laser ed Oled curvi offrono opportunità espressive che oltrepassano i confini della semplice illuminazione.” Instancabili e pieni d’idee, Aether & Hemera non si fermano mai e per il 2015 hanno in programma la partecipazione al progetto Generation, nato dall’unione di quattro istituzioni artistiche inglesi e volto alla divulgazione dell’arte contemporanea a un pubblico il più possibile eterogeneo. L’installazione del duo sarà presentata in ottobre al DLI Museum and Art Gallery di Durham e avrà a che fare con il mondo naturale attraverso una composizione di suoni e proiezioni interattive che reagiscono alla presenza delle persone.
national arena; their latest works include an installation in Australia for the event Enlighting Canberra and the participation in the last edition of the Light Festival in Amsterdam. The works of Aether & Hemera are made of light and digital media. They are constructions that occupy physical space by stimulating the public’s memories and emotions, as well as by actively involving them. “The inspiration varies from project to project – Gloria Ronchi told us – it is sometimes taken from the history and cultural memories of the site, in short from the genus loci (Voyage), and at other times it comes from the architecture or the landscape in which the installation is located (On the wings of freedom, Rose’s Halo). It also happens to be the books we read or the conversations we had about the marriage between art and science to fascinate us (The colour of Phi). There is always the desire in common to create either sensory or emotional, aesthetic or magical human experiences.” Obviously the inspiration also comes from the observation of the works created by other artists. Aether & Hemera say they look up to James Turrell and his study on the perception of light, colour and space, and to Olafur Eliasson and his architectural projects that investigate the optical and perceptual mechanisms, further to the London collective Troika and the Italian artists of Studio Azzurro, pioneers in the creative use of digital media. Fascinated by the innovative and crea-
tive use of new technologies, for their expressive potential and their strong socio-cultural impact, Aether & Hemera are fearlessly experimenting: “In our work we often use LED sources in combination with interactive technologies, in unexpected, playful or critical ways. For example in Synaesthesia, the public is immersed in an environment consisting of sound and light processed in real time, thanks to a system of Artificial Intelligence. The behaviour of this multisensory work is entirely based on the involvement of the public, encouraging their active participation. On the one hand open-source platforms such as Arduino, Processing and openFramework enable artists to creatively experiment with electronics and programming, on the other the development of individually addressable LEDs, of projectors with laser light source and of curved OLEDs offer us expressive opportunities extending beyond the boundaries of mere lighting.” Tireless and full of ideas, Aether & Hemera never stop and for 2015 they plan to participate in the project Generation, born from the union of four British art institutions, and aimed at the dissemination of contemporary art in an as much as possible heterogeneous public. The installation of the duo will be presented in October at the DLI Museum and Durham Art Gallery, and will have to deal with the natural world through a composition of sounds and interactive projections that react to the presence of people.
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LIGHT ART AETHER & HEMERA
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ll’interno della più lapalissiana dicotomia, quella che oppone ciò che si può toccare alle cose intangibili, si situa il lavoro artistico di Aether & Hemera. Dietro il nome derivato dal greco antico si cela un duo tutto italiano, ma che vive e lavora a Newcastle Upon Tyne. Gloria Ronchi è Emera, per gli antichi greci la personificazione del giorno. Classe 1971 è laureata in ingegneria al Politecnico di Milano e diplomata all’accademia di Brera. All’interno della coppia occupa il posto di lighting artist. Claudio Benghi, architetto laureato al Politecnico di Milano, è invece Aether (Etere), il quinto elemento aristotelico descritto dal filosofo come l’aria più leggera e più luminosa. Nel duo è il new media architect. Spinti dal desiderio di fare un’esperienza all’estero, Gloria e Claudio fondano lo studio multidisciplinare Aether & Hemera nel 2008. Senza avere in mente un paese in particolare, scelgono l’Inghilterra come patria d’elezione in seguito al supporto ricevuto per sviluppare il loro primo progetto. Oggi questi creativi operano in campo internazionale; tra gli ultimi lavori si annoverano un’installazione in Australia per l’evento Enlighting Canberra e la partecipazione alla scorsa edizione del festival della luce di Amsterdam. Le opere di Aether & Hemera sono fatte di luce e media digitali, sono costruzioni che occupano lo spazio fisico stimolando le memorie e le emozioni del pubblico, coinvolgendolo anche in maniera attiva. “L’ispirazione varia da progetto a progetto – ci ha raccontato Gloria Ronchi - a volte viene dalla storia e dalle memorie culturali del luogo, il genus loci insomma (Voyage), altre scaturisce dall’architettura o dal paesaggio nel quale l’installazione viene ubicata (On the wings of freedom, Rose’s Halo). Succede anche che siano i libri letti o le conversazioni ad affascinarci circa il connubio tra arte e scienza (The colour of Phi). In comune c’è sempre il desiderio di creare esperienze umane, sensoriali,
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Voyage Photo by Philip Vile
Growing Forest Photo by Ros Kavanagh
LIGHT ART AETHER & HEMERA
The colour of Phi
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Dreamt Vessels
LIGHT ART AETHER & HEMERA
Rose’s Halo, Photos by Lee Allen
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GRUPPO DEL COLORE ASSOCIAZIONE ITALIANA COLORE
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teatro, cinema e luce di Enzo Cillo
Fabrizio Crisafulli, Teatro dei luoghi a Pomarance, Teatro dei Coraggiosi, Pomarcance (1998). Foto © di Davide Dainelli
Silvia Tarquini una storia editoriale illuminata
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Direttrice di Artdigiland, ha creato attraverso la ricerca e uno sguardo attento e raffinato di autrice-editrice, poco praticato nell’attuale editoria, un’importante collana di libri dedicata alla luce, tra cinema, teatro, arti visive
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TEATRO, CINEMA E LUCE INTERVISTA A SILVIA TARQUINI 41
Può accennare alle caratteristiche del progetto Artdigiland, che si avvale di numerosi elementi di novità nell’ambito di un panorama editoriale notoriamente in crisi? Mi sono sempre occupata di editoria, lavorando in riviste e case editrici di argomento cinematografico. Da anni seguo gli sviluppi del settore editoriale, legati alla “rivoluzione digitale”. Oggi esistono sistemi straordinari che permettono di abbattere i costi di produzione e distribuzione, e – fatto rilevante dal punto di vista ecologico – di eliminare gli sprechi di carta legati all’invenduto. Nel 2010 ho fondato la casa editrice Artdigiland a Dublino, grazie a un finanziamento pubblico irlandese rivolto a nuove start-up. Pubblichiamo in varie lingue, in formato ebook e cartaceo. Usiamo un sistema di “print on demand”, con un service di stampa internazionale affiliato, e distribuiamo in tutto il mondo, sia on line sia attraverso rivenditori in partnership. I libri cartacei sono il frutto di un processo digitale che sostituisce la tradizionale tipografia e permette di aggiornare il libro anche ogni giorno, rendendolo, per di più, “inesauribile”. Tra le prime proposte che mi sono arrivate c’è stata quella del critico cinematografico Alberto Spadafora: un libro-intervista sul direttore della fotografia Luca Bigazzi, uno dei più riconosciuti maestri della luce del cinema italiano. Il volume è uscito nel 2012 con il titolo La
*Nel settembre 2015 l’Universtà di Roskilde ha conferito a Crisafulli la Laurea Honoris Causa per il suo lavoro teatrale e in particolare per il lavoro con la luce In September 2015 the Roskilde University has awarded Crisafulli an honorary degree for his work on stage and in particular his work with light
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Fabrizio Crisafulli, Lysfest, installazione nella cattedrale di Roskilde, Danimarca (2013). Foto © Poul Erik Nikander.
luce necessaria, ed è stato ripubblicato nel 2014, dopo La grande bellezza, ampliato. Continua così, in un nuovo campo, quello cinematografico, il discorso sulla luce che avevo intrapreso, con sguardo rivolto a prendere in esame, in maniera molto dettagliata, le motivazioni poetiche, e la forma che esse prendono nelle concrete modalità di lavoro, dell’autore preso in considerazione. Sguardo che ritengo di grande interesse, ma poco praticato nell’attuale editoria. Com’è stato lavorare con Bigazzi sul tema della luce? Anche in Bigazzi abbiamo scoperto un artista estremamente consapevole e capace di raccontare in maniera chiara e organizzata i molti aspetti del suo lavoro. Le cose che mi colpiscono di più nel suo approccio, insieme a questa sua grande consapevolezza, sono il suo andare all’essenziale e il disincanto rispetto alla tecnica. Bigazzi tende a eliminare quanto, mezzo o esito, non sia strettamente necessario, ed ogni inutile tecnicismo. Dopo il volume con Bigazzi? A quel punto l’interesse per la luce si è trasformato in una collana editoriale. E ne sono molto felice
SILVIA TARQUINI AN ILLUMINATED PUBLISHING HISTORY The Director of Artdigiland, has created an important series of books on LIGHT, in cinema, theatre and visual arts, which is quite uncommon in modern publishing, and which is the fruit of research and the attentive and refined view of an author and publisher
How was this interest for the topic of light born in the publishing house? It is a long story. I studied Cinema Arts and so the value and meaning of light have always been present in my interests, although they remained implicit. Later, I developed an interest in contemporary art and performance, up to when I discovered the works of Fabrizio Crisafulli. In his approach to the theatre, that profoundly listens to people, places, memories, atmospheres and identities, Crisafulli uses light in a way I had never seen before. He gives light a structuring, poetic, dramaturgical role. He gives it life, so that it appears, walks, becomes involved, makes us laugh and cry: it is an element that stands on equal ground in its relations with the performer, with objects and sounds. Fascinated by this potentiality of light I began to write reviews on this artist’s shows and
TEATRO, CINEMA E LUCE SILVIA TARQUINI, UNA STORIA EDITORIALE ILLUMINATA
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ome è nato questo interesse della casa editrice per l’argomento luce? È una lunga storia. Mi sono formata con studi sul cinema d’arte e quindi il valore e i significati della luce sono sempre stati presenti nei miei interessi, ma in maniera implicita. In seguito mi sono avvicinata all’arte contemporanea e alla performance, fino a scoprire il lavoro di Fabrizio Crisafulli. All’interno del suo approccio al teatro fondato sull’ascolto profondo di persone, luoghi, memorie, atmosfere, identità, Crisafulli* usa la luce in un modo che non avevo mai visto prima, affidandole un ruolo strutturante, poetico, drammaturgico. La rende un “essere”, capace di mostrarsi, di camminare, di interloquire, di farci ridere e piangere: un elemento che si propone alla pari nelle relazioni con il performer, gli oggetti, il suono. Affascinata da queste potenzialità della luce ho cominciato a scrivere recensioni di spettacoli e installazioni di questo artista e poi ad approfondire sempre di più, fino a curare due volumi sul suo lavoro: Fabrizio Crisafulli: un teatro dell’essere e La luce come pensiero (ambedue pubblicati da Editoria & Spettacolo nel 2010). Tutto questo prima della nascita di Artdigiland. In seguito, con i primi passi della casa editrice, ho esteso la mia indagine sulla luce ad altri autori, oltre a continuare ad occuparmi di Crisafulli, del quale ho tradotto in inglese, nel 2013, e in francese nel 2015, il volume Luce attiva, e sulla cui opera ho pubblicato un volume bilingue Place, Body, Light. The Theatre of / Il teatro di Fabrizio Crisafulli, curato da Nika Tomasevic.
Luca Bigazzi e Margherita Buy sul set di Lo spazio bianco di Francesca Comencini (2009). Foto © Chico De Luigi
Lanci. Andrej Tarkovskij e Beppe Lanci sul set di Nostalghia (1983). Foto © Bruno Bruni
installations more and more in detail, till I curated two volumes on his work: Fabrizio Crisafulli: un teatro dell’essere and La luce come pensiero (which were both published by Editoria & Spettacolo in 2010). This was before Artdigiland was born. Afterwards, when the publishing house made its first steps, I extended the range of my research on light to other authors, besides continuing to take interest in Crisafulli, whose volume Luce attiva I translated into English in 2013 and into French in 2015, and I published a volume in two languages on his work Place, Body, Light. The Theatre of / Il teatro di Fabrizio Crisafulli, curated by Nika Tomasevic. Can you shortly describe the characteristics of the Artdigiland product, which has a number of new elements in the publishing sector that, as it is well known, is facing a crisis? I have always worked in the publishing sector, I have worked for publishing houses and magazines on cinematography. Since many years I have been following the progress of the publishing sector and the “digital revolution”. Today there are extraordinary systems that enable minor production and distribution costs – which is a relevant factor from an ecological point of view – eliminating waste of paper due to unsold books. In 2010, I founded the publishing house Artdigiland in Dublin, with the help of an Irish public funding for new start-ups. Our publications are in various languages, in the form of e-books and on paper. We use a system of “print on demand” with the help of an international affiliated printing service, and distribute our products worldwide, both online and through retailers on a partnership basis. Paper books are the fruit of a digital process that replaces traditional typography and allows the updating of books even daily, which makes them practically “unlimited”. One of the first proposals I received was from the movie critic Alberto Spadafora, an interview-book about the director of photography Luca Bigazzi , one of the most famous masters of light in the Italian cinema. The volume, entitled La luce necessaria, was published in 2012, and a more complete version was republished in 2014 , after the movie La grande bellezza. And so the subject of light I was working on spread to a new field, that of the cinema and I examined in greater detail the poetic motivations and how these take form in different tangible forms of work , of the author being taken into consideration. This is a view which is of great interest, but has not been explored much by modern publishing houses.
Nostalghia. Con Lanci sono emersi, tra l’altro, gli aspetti simbolici che la luce può offrire al cinema. Ha illustrato, ad esempio, il concetto tarkovskiano di “luce dinamica”, una luce che si trasforma nel corso della scena, svincolandosi dal suo ruolo di illuminazione e dal realismo, per farsi puro veicolo di emozioni, stati d’animo, significati. Ma la carriera di Lanci è molto vasta e fatta di collaborazioni che vanno da Bolognini a Benigni, dai fratelli Taviani a Nanni Moretti, per cui sono tanti gli approcci alla luce che ha attraversato. La formula del libro-intervista ha un intento particolare? Questa scelta si fonda sulla convinzione che il lavoro artistico si intrecci profondamente con gli aspetti personali, con la vita. Per capire un artista trovo molto utile, se non indispensabile, partire dalla sua infanzia, dalla formazione, e poi seguire il suo percorso di individuazione, fatto di progressive prese
What was it like to work with Bigazzi on the subject of light? We discovered that Bigazzi is an artist who is extremely well informed and able to describe the multiple aspects of his work in a clear and well organized manner. What strikes me most of his approach, together with his great awareness, is his choice of essentiality, his disenchantment with regard to technology. Bigazzi tends to eliminate whatever is not strictly necessary and any unnecessary technicality. What followed the volume with Bigazzi? At that stage, interest in light transformed into a series of published works. And I am very pleased because as I was saying, the field of light is full of extraordinary riches, but it has not been explored in detail. From the point of view of the public I feel there is a new interest in the subject, not only the technical aspects, but also the poetic and political ones, and by “political” I mean the sense of responsibility and
TEATRO, CINEMA E LUCE INTERVISTA A SILVIA TARQUINI
perché, come dicevo, quello della luce è un campo di straordinaria ricchezza, ma ancora poco esplorato. Dal punto di vista del pubblico, poi, mi sembra vi sia una nuova attenzione al tema, non solo per quanto riguarda gli aspetti tecnici, ma anche quelli poetici e politici, intendendo per “politico” il senso di responsabilità e la lucidità rispetto a ciò che ci circonda. Ho proseguito con un libro-intervista sul direttore della fotografia Beppe Lanci, che appartiene a una generazione precedente a quella di Bigazzi, ma è sempre attentissimo al presente e ai giovani, tanto da scegliere di insegnare al Centro Sperimentale di Cinematografia. Nel volume, che uscirà a fine 2015, la curatrice Monica Pollini ha ripercorso la carriera di Lanci, ricchissima di collaborazioni e con “sodalizi” importanti come quelli con i registi Marco Bellocchio (che ha fatto con Lanci 16 film) e Andreij Tarkovsky, che con Lanci ha realizzato quell’opera straordinaria, importantissima dal punto di vista della luce, che è
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di coscienza e scelte. Nel caso di Crisafulli e Bigazzi abbiamo scoperto che la loro estetica è profondamente legata a rigorose posizioni etiche; nel caso di Lanci, a un approccio fondato sulla spiritualità. In questi volumi cerchiamo di intrecciare e fondere il piano del racconto con quello della riflessione, applicata sia al versante estetico che a quello tecnico. Individuare la giusta struttura, diversa per ogni libro, è un lavoro molto creativo e appassionante, che richiede grande cura e un lungo periodo di lavorazione. Comporta un impegno notevole anche da parte dell’artista, che viene invitato a ricordare, riflettere, rimettere in campo pensieri, scelte ed esperienze in maniera particolareggiata. Il successivo volume della collana? È un libro-intervista sul direttore della fotografia e regista Daniele Ciprì, forse ancora oggi più noto per la sua lunga collaborazione con Franco Maresco, nel binomio Ciprì & Maresco. Ciprì è un un artista a tutto tondo e un grande direttore della fotografia. L’intervista è condotta da Elena Fedeli, a sua volta
direttore della fotografia. Dai nostri primi incontri, ho capito che Ciprì è molto interessato ai nessi profondi tra luce e narrazione. È siciliano, e per lui è importante il “cunto”, il racconto. Mi ha sorpreso la sua posizione molto convinta a favore della pellicola e contro il digitale, posizione opposta, ad esempio, rispetto a quella di Bigazzi. Le argomentazioni che ha espresso in proposito le ho trovate sorprendenti, profonde. Ciprì ha una percezione dell’immagine in grado di distinguere tra immagine in pellicola e immagine digitale. Dice che l’immagine filmica deve formarsi rispecchiando l’immagine mentale del narratore, quindi dalla sua personalità, dal suo modo di sentire e immaginare. Per lui non può esistere un solo canone, un solo standard tecnico. La luce del film, attraverso la tecnica, deve riuscire ad essere la stessa dell’inconscio dell’artista, la stessa della sua visione interiore. www.artdigiland.com
clarity with regard to the world around us. I continued with an interview-book on the director of photography, Beppe Lanci who belongs to a generation before Bigazzi, who always pays great attention to the present and young people, so much so that he has chosen to teach at the experimental centre of cinematography, Centro Sperimentale di Cinematografia. In the volume which will be published at the end of 2015, the curator Monica Pollini has outlined Lanci’s career which is full of collaborations and important partnerships, as for example the one with the cinema director Marco Bellocchio (who directed 16 movies with Lanci) and Andreij Tarkovsky, who worked with Lanci at the realization of the extraordinary work Nostalghia, that was extremely important from the point of view of light. And with Lanci the symbolic aspects that light can offer the cinema have emerged. For example he illustrated Tarkovsky’s concept of “dynamic light”, a light that transforms during the course of the scene, and separates from its role of lighting and realism and becomes a vehicle of significant emotions and moods. Lanci’s career is very vast and includes collaborations with Bolognini to Benigni, and with the Taviani brothers to Nanni Moretti, and he has had many different approaches to light.
TEATRO, CINEMA E LUCE LOREM IPSUM DOLOR SIT INTERVISTA A SILVIA TARQUINI
TEATRO, CINEMA E LUCE SILVIA TARQUINI, UNA STORIA EDITORIALE ILLUMINATA
Lanci. Il sole anche di notte di Paolo e Vittorio Taviani, direttore della fotografia Beppe Lanci (1989). Foto © Umberto Montiroli
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Paolo Sorrentino e Luca Bigazzi (in secondo piano) sul set de La grande bellezza (2014). Foto © Gianni Fiorito
Il regista e direttore della fotografia Daniele Ciprì sul set de Il traduttore di Massimo Natale (2015). Foto © Sara Casna
Lanci. Nostalghia di Andrej Tarkovskij, direttore della fotografia Beppe Lanci (1983), Foto Bruno Bruni
Enzo Cillo (Maddaloni, CE, 1985) che ha curato l’intervista, si è laureato presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli in Arti visive, specializzandosi in Fotografia come linguaggio d’arte. Alla base del suo percorso c’è la pittura, dalla quale passa alla fotografia e al video. Con il corto SUB vince la sezione Short Cuts del Detour on the Road Film Festival 2014, Roma, e partecipa al festival Signes de nuit, Lisbona. Per Artdigiland sta lavorando a un documentario su Fabrizio Crisafulli. Vive e lavora tra Napoli e Roma.
Enzo Cillo (Maddaloni, CE, 1985) who edited the interview, graduates at the School of Fine Arts in Naples, specializes in Photography as language of art. Painting represents the basis of a long path, passing then through photography and arriving at video. With the short SUB won the Short Cuts section of Detour on the Road Film Festival 2014, Rome, and takes part in Signes de nuit Festival, Lisbona. For Artdigiland is working on a documentary on Fabrizio Crisafulli. He currently lives and works shuttling between Naples and Rome.
Which is the next volume of the series? It is an interview-book on the director of photography and movie director Daniele Ciprì, who perhaps today is better known for his long collaboration with Franco Maresco, as Ciprì & Maresco. Ciprì is a true artist, a great director of photography. The Interview is carried out by Elena Fedeli who is a director of photography too. From our very first meetings, I understood that Ciprì is greatly interested in the deep connection between light and the story. He is Sicilian and for him the “cunto” i.e. the story, is important. I was surprised by his convinced position in favour of film and versus digital material, a position that is the opposite of that of Bigazzi. I found the reasons he mentioned in favour of this choice surprising and deep. Ciprì can distinguish between an image on film and a digital image. He states that an image on film must be formed by reflecting the mental image of the narrator, and therefore the narrator’s personality, and his world of hearing and imagination. For him there cannot be only one canon, only one technical standard. The light of the film, through technique, must be the same as the artist’s unconscious, the same as his inner vision.
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TEATRO, CINEMA E LUCE BIGAZZI E CRISAFULLI SULLA LUCE
Does the interview-book format have a particular scope? This choice is based on the conviction that artistic work is deeply entwined with personal aspects, with life. In order to understand an artist better, I find it is very useful, if not indispensable, to start from his/her childhood, schooling, and then follow his/her identification process made of progressive stages of knowledge and choices. In the case of Crisafulli and Bigazzi we discovered that their aesthetical sense is deeply tied to rigorous ethical positions, in the case of Lanci to an approach based on spirituality. In these volumes we try to mix and blend the story and reflections with regard to the aesthetical and technical aspects. The identification of the right structure, which is different for each book, is a very creative and fascinating task, which calls for great care and a long elaboration period. It also involves a great commitment of the artist who is invited to remember, to reflect and to recall thoughts, choices and experience with a particular amount of detail.
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libri a cura di Silvano Oldani
Mario Bonomo e Chiara Bertolaja Illuminazione degli interni - Guida alla progettazione Grafill Editoria tecnica, 2015 ISBN: 88-8207-743-3
LIBRI M. BONOMO E C. BERTOLAJA LOREM IPSUM DOLOR SIT
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uesto nuovo volume, Illuminazione degli interni - Guida alla progettazione, a cura di Mario Bonomo e Chiara Bertolaja, da qualche settimana presente nelle principali librerie tecniche del Paese, si propone di fornire ai progettisti non illuminotecnici d’immobili e di arredi le nozioni base per una progettazione illuminotecnica professionale, sia pure soltanto di massima. Esso comprende tutti gli aspetti fondamentali della luce: la sua genesi, le grandezze fotometriche e le loro applicazioni nel processo progettuale, con una trattazione congiunta dei due aspetti, quello teorico e quello applicativo, che ha reso meno arida e più interessante questa parte della materia; i sistemi di misura; le sorgenti luminose – in particolare i LED che si stanno sostituendo a tutte le altre sorgenti tradizionali in forza delle loro eccezionali prestazioni, in tutte le principali esecuzioni in cui attualmente vengono realizzati; e con un cenno anche agli OLED, di cui cominciano ad apparire le prime esecuzioni d’indubbio interesse –; gli apparecchi, per le diverse modalità d’installazione e le forme d’emissione luminosa più comuni; gli obiettivi d’una progettazione, in relazione alle diverse tipologie e finalità delle installazioni; l’integrazione dell’illuminazione naturale con quella artificiale; la valutazione dei costi d’esercizio; l’illuminazione LUCE 313
Illuminazione degli interni Guida alla progettazione Un nuovo libro di Mario Bonomo e Chiara Bertolaja
d’emergenza. Un cenno è anche rivolto alle essenziali nozioni di elettrotecnica, indispensabili per il progettista dell’impianto d’illuminazione. Nel libro sono messi in evidenza anche gli errori più ricorrenti che vengono commessi nell’esecuzione degli impianti e sono quindi esposti esempi di progettazione per le applicazioni più comuni, per i quali sono indicate le modalità di calcolo manuale e, per alcuni, la verifica dei risultati con l’uso dei programmi di calcolo: la specchiera d’una toilette; un ufficio; una sala da pranzo; una camera d’albergo, con l’illustrazione degli scenari luminosi conseguibili con le diverse accensioni e il risultante costo energetico annuo; una biblioteca; un ristorante; la lavagna in un’aula scolastica; la scaffalatura d’un negozio; l’integrazione della luce naturale con quella artificiale in un ufficio e il calcolo del risparmio d’energia conseguibile; la navata d’una Chiesa, con un’illuminazione diretta oppure indiretta. È inoltre presente un tutorial molto basico per uno dei più comuni programmi di calcolo, che aiuta passo a passo a verificare uno degli esempi di progettazione prima illustrato. Sono quindi esposte le prestazioni raccomandate per i luoghi e le attività più ricorrenti: il valore minimo dell’illuminamento medio mantenuto (cioè ri-
Installazione con sorgenti OLED per l’uscita di uno dei modelli della casa automobilistica inglese Aston Martin (doc. Jason Bruges Studio) Installation with OLED light sources for the launch of one of the models of the English car maker Aston Martin (doc. Jason Bruges Studio)
Indoor lighting Design guidelines A new book by Mario Bonomo and Chiara Bertolaja This new book, Indoor lighting - Design guidelines, by Mario Bonomo and Chiara Bertolaja, available from a few weeks in the main technical libraries in Italy, aims at providing the basics for a professional lighting design to building and interior designers, even if only preliminary. It includes all light’s fundamental aspects: its origin, photometric quantities and their application in the design process, with a combined dissertation of the two aspects, the theoretical and the practical one, which made less dull and more interesting this part of the subject; systems of measurement; lighting sources – in more detail LEDs which are replacing traditional lighting sources given their extraordinary performances, in all the main executions in which they are currently realized; and also with an hint to OLEDs, of which the first interesting application are starting to come out –; luminaires, for the different types of mounting and the most recurring luminous emission shapes; a design’s goals, depending on the different types and aims of installations; the integration between daylight and electric lighting; the evaluation of operating costs; emergency
Chiara Bertolaja, graduate in Architecture at the Politecnico in Milan, where since 2005 she has been Professor for the “Master in Lighting Design”. Designer of lighting installations, including the interior lighting of Basilica di San Francesco in Assisi and of Basilica di San Lorenzo in Milano. Published, as co-author several books including: Lighting Interior, Ed. Maggioli, 2008; Illumination of Art Pieces, Design Guide, Ed. AIDI, 2013.
scontrabile in qualsiasi momento della vita dell’installazione), la sua uniformità, la sua distribuzione attorno e sullo sfondo del compito visivo, il grado minimo di controllo dell’abbagliamento, la resa cromatica minima richiesta. Segnaliamo che al volume è associato un software comprendente un repertorio fotografico, tra cui le immagini a colori del testo, un video di approfondimento per la determinazione dello spazio entro cui le sorgenti luminose che illuminano una superficie riflettente non vanno collocate, lo sviluppo passo passo di due verifiche illuminotecniche con un programma di calcolo, un glossario con la definizione di tutti i termini tecnici impiegati, domande e risposte per la verifica dell’apprendimento (F.A.Q.). Nel software, segnaliamo con rinnovata stima per gli Autori, che è pure compreso qualche inevitabile errata-corrige del testo - immancabile come sappiamo in qualsiasi libro - grati di questo nuovo volume scritto molto bene e molto interessante, frutto del loro rinnovato impegno, studio e passione per la diffusione della cultura della luce nel nostro Paese.
Mario Bonomo, laureato in Ingegneria elettrotecnica al Politecnico di Milano. Docente incaricato per molti anni al Master di “Progettazione illuminotecnica”. Dal 1965 al 1989 direttore della rivista LUCE. Dal 1970 al 1991 rappresentante italiano nella Divisione IV “Illuminazione degli esterni” della Commissione Internazionale d’Illuminazione per il CNR. Tra altri, ha realizzato l’illuminazione della Pinacoteca Vaticana, della Basilica di S. Marco a Venezia, della Basilica di S. Francesco ad Assisi; del Duomo di Lecce. Ha pubblicato, fra altri, i volumi Luce nelle chiese Ed. AIDI 2010 e L’illuminazione delle Opere d’arte, Guida alla progettazione Ed. AIDI, 2013.
Mario Bonomo, graduated in Electrical Engineering at the Politecnico di Milano. For several years he was a teacher at the Master of “Lighting design”. Between 1965 and 1989 he was the director of the LUCE magazine. Between 1970 and 1991 he was the Italian delegate for the CNR in the IV Division “Outdoor lighting” of the International Commission on Illumination. Among others, he designed the lighting of the Vatican Pinacoteca, the Saint Mark’s Basilica in Venice, S. Francis’ Basilica in Assisi; Lecce’s Cathedral. He published, among others, the books Light in churches Ed. AIDI 2010 and Lighting of artworks, Design guidelines Ed. AIDI, 2013.
Apparecchi sospesi ad una coppia di funi metalliche, che ne fanno da conduttori d’alimentazione e da sostegno; la tensione è di 12 Volt, quindi largamente al di sotto dei limiti di pericolosità per i contatti diretti con persone ed animali (doc. Mizar)
Esempio di calcolo con luce indiretta della navata laterale di una chiesa
Luminaires suspended with a couple of metal wires, which also act as suppliers and support; the tension is 12 Volt, therefore largely below the limits for the hazard of direct contact with people or animals (doc. Mizar)
Example of calculation with indirect light of a church’s aisle
lighting. There is also an hint to the basics of electrotechnics, which are fundamental for a lighting designer. In the book the most recurring mistakes in systems’ installation are also highlighted and then examples of the design of standard applications are reported, for which it is also explained how to perform the manual calculation and, for some of them, how to verify the results using software: a mirror in a bathroom; an office; a dining room; an hotel room, with the explanation of different lighting scenarios that can be achieved with different switch on and the related annual energy cost; a library; a restaurant; a blackboard in a classroom; a shelving unit in a store; the integration between daylight and electric lighting in an office and the calculation of the achievable energy saving; an aisle of a church, with a direct or indirect lighting. Moreover a really basic tutorial for one of
the most widespread calculation software is also included, which helps step by step to verify one of the previously reported design examples. The minimum requirements for the most recurring places and activities are then listed: the minimum value of average maintained illuminance (e.g. which can be found in every moment of the installation’s lifecycle), illuminance uniformity, its distribution around and on the background of the visual task, the minimum value for glare control, the minimum required color rendering index. We point out that the volume comes with a software that includes photos, among which the text’s pictures, a video on the identification of the space within which the lighting sources that lit a reflecting surface should not be placed, a step by step tutorial to perform two lighting test with a software, a glossary with the definitions of all the technical words used, questions and answers to verify the learning (F.A.Q.). In the software, we point out with renewed regard for the Authors, that it is also included some inevitable corrigendum, as in every book, we are thankful for this new volume well written and very interesting, result of their renewed commitment, study and dedication to the spread of light culture in Italy.
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LIBRI M. BONOMO E C. BERTOLAJA
Chiara Bertolaja, laureata in Architettura al Politecnico di Milano dove dal 2005 è docente, alla Facoltà di Disegno Industriale, per i corsi di “Master in Lighting Design”. Il percorso di specializzazione nel settore dell’illuminazione la porta alla progettazione di numerosi impianti d’illuminazione fra cui tra altri gli interni della Basilica Superiore di San Francesco ad Assisi e della Basilica di San Lorenzo a Milano. Ha pubblicato, come coautore, diversi volumi tra cui: Illuminazione d’interni, Ed. Maggioli, 2008; L’illuminazione delle Opere d’arte, Guida alla progettazione, Ed. AIDI, 2013.
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Panoramica delle recenti pubblicazioni sull’illuminazione allo stato solido
panoramica ricerche a cura di Fulvio Musante Dipartimento di Design Politecnico di Milano
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el corso del seguente articolo verranno presentati i risultati più interessanti delle ricerche pubblicate su riviste internazionali del settore, relative ad argomenti di notevole interesse per i lighting designer o per i costruttori di sistemi di illuminazione. La prima coppia di argomenti selezionati per questa rassegna sono: • il problema caratterizzazione cromatica delle sorgenti luminose a LED, con particolare interesse alle problematiche del binning e della valutazione delle reali performance nella resa dei colori delle sorgenti allo stato solido • le tecniche e le metodologie per la valutazione psico-percettiva di scenari luminosi multipli, attraverso internet
Kevin Houser, Michele Mossman, Kevin Smet & Lorne Whitehead (2015): Tutorial: Color Rendering and Its Applications in Lighting, LEUKOS: The Journal of the Illuminating Engineering Society of North America, DOI: 10.1080/15502724.2014.989802 L’articolo è un tutorial (in accesso libero¹) che parte dalla spiegazione dei meccanismi alla base della percezione della luce e del colore, per giungere alla spiegazione dell’indice di resa cromatica definito dalla pubblicazione CIE 13.3 del 1995 e correntemente usato per la classificazione delle proprietà di resa cromatica delle sorgenti. L’articolo con un approccio chiaro e semplice, tratta i seguenti aspetti del problema: • Che cosa misura la “resa cromatica”, perché è importante e come questo parametro influenza la selezione delle sorgenti luminose
PANORAMICA RICERCHE ILLUMINAZIONE ALLO STATO SOLIDO
Overview of the recent publications on solid state lighting
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In this paper the most interesting results of researches published on international journals will be reported, related to highly interesting topics for lighting designers or lighting systems’ manufacturers. The first pair of topics selected for this review are: • the chromatic characterization problem of LED light sources, with particular focus on the issues of binning and of the evaluation of real performances in color rendering of solid state lighting sources • techniques and methodologies for the psycho-perceptual evaluation of multiple light scenes, through internet Kevin Houser, Michele Mossman, Kevin Smet & Lorne Whitehead (2015): Tutorial: Color Rendering and Its Applications in Lighting, LEUKOS: The Journal of the Illuminating Engineering Society of North America, DOI: 10.1080/15502724.2014.989802 LUCE 313
• Concetti base di ottica e di colorimetria (distribuzione spetrale di potenza, temperatura di correlata di colore, funzione di riflettanza spetrale, metamerismo, adattamento cromatico, differenza cromatica, apparenza cromatica) e loro applicazione nella definizione di un indice di resa cromatica delle sorgenti luminose • Descrizione delle caratteristiche dell’indice di resa cromatica CIE definito nella pubblicazione CIE 13.3 del 2005 e dei suoi limiti evidenziati dalle nuove sorgenti LED. Vengono poi spiegati i principali equivoci, associati a questo indice, come ad esempio il fatto che il valore del CRI non rappresenta una percentuale o frazione, i valori degli indici speciali possono essere negativi, sorgenti di luce con la stessa temperatura di colore e indice Ra possono presentare delle distorsioni nelle tinte/saturazione dei colori dei singoli campioni diverse tra loro, sorgenti che presentano spettri incompleti non sempre hanno valori dell’indice Ra molto bassi, così come sorgenti che emettono pressoché in tutto lo spettro visibile non sempre presentano valori di Ra elevati. Il concetto di differenza cromatica e soprattutto dei metodi più adatti per valutarla e classificare percettivamente l’entità delle variazioni misurate, sono oggetto di grande interesse da parte dei costruttori di apparecchi di illuminazione e dei progettisti i quali si trovano a dover fronteggiare due differenti problemi: 1) La stabilità dell’emissione spettrale (Color stability ) delle sorgenti LED nel tempo che è una caratteristica critica della qualità della luce: cambiando la distribuzione spettrale, non solo
The paper is a tutorial (freely available9) which starts from the explanation of the mechanisms at the base of light and color perception, to arrive at the definition of the color rendering index in the CIE 13.3 publication in 1995 and nowadays used for the classification of the color rendering properties of lighting sources. The paper deals with the following aspects of the problem with a clear and simple approach: • What the “color rendering index” measures, why it is important and how this parameter influences the selection of lighting sources • Basic knowledge of optic and colorimetry (spectral power distribution, correlated color temperature, spectral reflectance, metamerism, chromatic adaptation, chromatic difference, color appearance) and their application in the definition of a color rendering index of lighting sources • Description of the characteristics of the CIE color rendering index defined by the
varia il colore della luce emessa , ma potenzialmente anche il colore degli oggetti illuminati. Apparecchi/sorgenti differenti possono avere spostamenti cromatici diversi, con il risultato di creare pattern di differenti colori che portano alla distrazione o creare un’atmosfera luminosa complessiva poco piacevole. 2) Altro aspetto legato alla cromaticità delle sorgenti è quello del binning, cioè il processo con il quale le sorgenti LED sono suddivise in gruppi per i quali si può definire un unico valore della temperatura correlata di colore, che consente al progettista di utilizzare apparecchi di differenti costruttori o che utilizzano LED di diverso modello, essendo certo che nell’installazione sia percepibile una sola tonalità della luce. In questa breve esplorazione della tematica, due diversi contributi sono suggeriti all’attenzione dei lettori, i cui contenuti verranno discussi brevemente nel seguito. MR Luo, G Cui and M Georgoula, “ Colour difference evaluation for white light sources”, Lighting Res. Technol. 2015; Vol. 47: 360–369 L’articolo si occupa della valutazione della differenza cromatica delle sorgenti di luce bianca e in particolare vengono confrontati vari modelli per la valutazione delle differenze cromatiche (utilizzando i diagrammi cromatici abitualmente utilizzati xy, uv, u’v’ e le formule di differenza cromatica negli spazi colore/ modelli di visione di più recente formulazione CIELUV,CIELAB,CIECAM02-UCS) rispetto alle valutazioni percettive di 20 osservatori. L’esperimen-
2005 publication CIE 13.3 and of its limits highlighted by the new LED lighting sources. Then the main misunderstandings related to this index are illustrated, such as for example the explanation that the CRI value does not represent a percentage or a fraction, that the values of the special indices can be negative, or that lighting sources with the same correlated color temperature and CRI index may show different distortions in the hue/saturation of the colour of the single samples, that light sources with incomplete spectra do not always have very low CRI, as well as lighting sources that emit almost in the whole visible spectrum do not always show high CRI values. The concepts of chromatic difference and especially of the most apt method to evaluate it and classify from a perceptual point of view the size of the measured variations, are of great interest for lighting sources’ manufacturers and for lighting designers
whom have to deal with two different problems: 1) The stability of spectral emission (Color stability ) of LED light sources over time which is a critical characteristic of lighting quality: changing the spectral distribution, not only the color of the emitted light changes, but potentially also the color of lit objects. Different luminaires/light sources may have different chromatic changes, with the result of determining patterns with different colors that cause distraction or determine an unpleasant lit environment. 2) Another aspect related to the chromaticity of light sources is the binning, i.e. the process according to which LED light sources are divided into groups for which a unique correlated color temperature value can be defined, this allows the designer to use luminaires produced by different manufacturers or that use different LED models, while being sure that after the installation a single light tone will be perceived.
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Di norma il ymetodo più utilizzato per la valutazione della differenza cromatica tra le sorgenti luminose sono le 25 ellissi di MacAdama, che furono ottenute con un esperimento color matching tra due stimoli luminosi ciascuno delimitato dalla metà di un cerchio, sotteso ad un angolo di osservazione pari a 2°, su uno sfondo uniformemente illuminato (con illuminante standard C), sotteso ad un angolo di osservazione pari a 42°. Se supponiamo che lo sfondo sia un colore neutro (per esempio grigio medio), il sistema proposto equivale a confrontare tra loro il colore di due superfici e lo rende quindi confrontabile con i risultati delle formule di valutazione delle differen0.4770 ze cromatiche di spazi colore approssimativamente x uniformi che sono state concepite per valutare le differenze di colore tra superfici. Durante l’esperimento di MacAdam il soggetto doveva regolare lo stimolo relativo ad una metà del cerchio sino a che fosse uguale all’altra metà, fissata dallo sperimentatore, mentre nell’esperimento descritto nell’articolo l’osservatore deve giudicare la differenza cromatica di una coppia di stimoli bianchi visualizzati sullo schermo, rispetto a una coppia di riferimento che ha differenza pari a una unità. I risultati riportati nell’articolo citato mostrano che le metriche basate sulle coordinate u’v’ e CIELUV offrono migliori prestazioni rispetto a quelle a quelle sviluppate per la valutazione della differenza cromatica di superfici; gli autori suggeriscono di utilizzare le coordinate cromatiche u’v’ per definire la tolleranza cromatica di una sorgente di luce bianca. Sullo stesso tema è stato pubblicato come white paper², un articolo intitolato “LpS 2014 Scientific Award Winner Article: New Binning Strategy for White LEDs”, scritto da due esperti dell’Università di Darmstadt, il Dr. Peter Bodrogi e il Prof. Tran Quoc Khanh che hanno proposto una nuova strategia di binning, basata su quella che definiscono “una interpretazione semantica” per descrivere in modo semplice ed immediato l’entità delle differenze cromatiche ritenute accettabili. L’assunto di partenza degli autori è la constatazione che le norma ANSI ANSILGC78.377-2011b basata sull’espansione degli In this brief overview of the topic, two different contributions are suggested to the readers’ attention, whose contents will be briefly discussed later. MR Luo, G Cui and M Georgoula, “ Colour difference evaluation for white light sources”, Lighting Res. Technol. 2015; Vol. 47: 360–369 The paper deals with the evaluation of the chromatic difference of white light sources and, in more detail, several models for the evaluation of chromatic differences are compared (using the usual chromaticity diagrams xy, uv, u’v’ and the color difference equations in the most recent color spaces/ color appearance models CIELUV,CIELAB,CIECAM02-UCS) to the perceptual evaluations of 20 subjects. The experiment was carried out using a calibrated display, to simulate the chromaticity of 6 “white” lighting sources with different correlated color temperatures: 2700K, 3000K,3500K,4100K,5000K,6500K.
Figura 1 Confronto tra le ellissi di MacAdam e le nuove curve limite proposte per una luce bianca calda di un radiatore Planckiano a 2500 K. (Adattamento delle figura dell’articolo originale) Figure 1 Comparison between MacAdam’s ellipses and the new curves proposed for the warm white light of Planckian radiator at 2500 K. (Adaptation of the original paper’s figure)
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Good
x
ellissi di MacAdam non ha fondamento scientifico nella letteratura. La classificazione prevista dalla norma citata si basa sulle ellissi di MacAdam che descrivono le variazione molto piccole (“just noticeable”) di colore tra due sorgenti: per i due autori, risulta quindi poco corretto derivare le altre soglie (da piccole a medie differenze) semplicemente scalando le dimensioni degli ellissi senza variarne la dimensione e l’orientamento degli assi. La Figura 1 confronta le tradizionali ellissi di MacAdam (in colore nero) e le nuove curve limite (in colore) proposte dagli autori per l’emissione di un Radiatore Planckiano alla temperatura correlata di colore di 2500 K, con coordinate cromatiche nello spazio CIE 1931, pari a x=0.4770; y=0.4137 (punto verde centrale). Dall’esame della figura, si osserva che le due famiglie di curve sono molto diverse tra loro e che una classificazione delle sorgenti LED basate sulle ellissi di MacAdam, poterà a risultati poco accurati dal punto di vista percettivo. La nuova strategia binning è il risultato di una serie di esperimenti percettivic basati sull’interpretazio-
Usually the most used method for the evaluation of chromatic differences between lighting sources are the 25 MacAdam’sa ellipses, which were developed from a color matching experiment between two light stimuli, each one defined by an half circle, subtended by an observation angle equal to 2°, on an evenly lit background (using the C standard illuminant), subtended by and observation angle equal to 42°. If we hypothesize that there is a neutrally colored background (for example a medium grey), the proposed system is the same as comparing the color of two surfaces and so this allows to compare it with the results of the equations for the evaluation of chromatic differences of the approximately uniform color spaces which were developed to compare the color differences among surfaces. During the MacAdam experiment the subject had to adjust the stimulus related to an half of the circle until it was equal to that of the other half, fixed by the researcher,
Very Good
ne semantica di differenze di colore misurate strumentalmente: per ogni punto sul dello spazio colore uniforme CIECAM02-UCSd e per ciascuna direzione di spostamento da tale punto, la differenza cromatica è interpretata da una delle seguenti categorie: ”very good”, ”good”, ”moderate”, ”low” o “bad”. Ad esempio la categoria “very good” significa che c’è un buon accordo tra il punto target nello spazio colore che si desidera raggiungere e la cromaticità della sorgente in esame. Il vantaggio del metodo proposto è lo stretto legame tra la differenza cromatica percepita e l’identificazione semantica della zona di binning, oltre che a una fondazione percettiva del meccanismo di classificazione. Un altro aspetto di notevole interesse è il rapporto tra resa cromatica ed efficienza energetica, soprattutto alla luce dei programmi per la promozione dell’uso razionale dell’energia che si vanno diffondendo in tutto il mondo. L’articolo che viene suggerito per approfondire questo tema è il seguente: Konstantinos Papamichael, Michael Siminovitch, Jennifer A. Veitch & Lorne Whitehead (2015): High
whereas in the experiment described in the paper the observer has to judge the chromatic difference of a pair of white stimuli shown on a display, compared to a reference pair which has a difference equal to a unit. The results reported in the above-mentioned paper show that the metrics based on u’v’ and CIELUV coordinates guarantee better performances compared to those developed for the evaluation of surfaces’ chromatic differences; the authors suggest to use the u’v’ chromatic coordinates to define the chromatic tolerance of a white light lighting source. On the same topic a paper titled “LpS 2014 Scientific Award Winner Article: New Binning Strategy for White LEDs” was published as a white paper10, it was written by two experts of the University of Darmstadt , Dr. Peter Bodrogi and Prof. Tran Quoc Khanh who proposed a new binning strategy, based on what they define as “a semantic interpretation” to describe in a simple and
immediate way the size of chromatic difference judged as acceptable. The authors’ starting assumption is the observation that the ANSI ANSILGC78.377-2011b standard, based on the expansion of MacAdam’s ellipses, has no scientific basis in the literature. The classification established by the cited standard is based on MacAdam’s ellipses which describe really small color variations (“just noticeable”) between two light sources: for the two authors, is therefore not so correct to develop the other thresholds (from small to medium differences) by simply scaling the dimensions of the ellipses without changing their dimensions or axis’ orientation. Figure 1 compares the traditional MacAdam's ellipses (black) and the new threshold curves (colored ones) proposed by the author for the emission of a Planckian radiator at the correlated color temperature of 2500 K, with chromatic coordinates in CIE 1931 space, equal to x=0.4770; y=0.4137 (central green point).
PANORAMICA RICERCHE ILLUMINAZIONE ALLO STATO SOLIDO
to è stato condotto utilizzando un display calibrato, per simulare la cromaticità di 6 sorgenti di luce bianca con differente temperatura correlata di colore: 2700K, 3000K,3500K,4100K,5000K,6500K.
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48
Color Rendering Can Enable Better Vision without Requiring More Power, LEUKOS: The Journal of the Illuminating Engineering Society of North America, DOI: 10.1080/15502724.2015.1004412³ Ciò che il pubblico percepisce dei programmi di efficienza energetica è che un’elevata resa cromatica⁴ è fornita solo dalle lampade a incandescenza/ alogene a cui siamo abituati, ma che a causa della loro ridotta efficienza energetica, queste sorgenti sono ormai divenute un lusso non più sostenibile per i cittadini, che dovranno ricorrere ad alternative energeticamente più efficienti. Sulla base delle esperienze del passato (scarso successo e diffusione delle lampade fluorescenti compatte), si potrebbe affermare che i programmi di efficienza energetica raggiungerebbero risultati migliori se nel promuovere soluzioni migliori dal punto di vista del consumo dell’energia, tenessero anche in considerazione le aspettative degli utenti⁵. L’articolo tratta del legame tra LER (Luminous Efficacy of optical Radiation) e le proprietà di resa cromatica delle sorgenti luminose (valutate tramite l’indice di resa cromatica CIE Ra) e di come questi due aspetti debbano trovare un giusto equilibrio in funzione dell’applicazione. Il LER rappresenta il rapporto tra il flusso luminoso emesso e la potenza ottica totale emessa.
grandemente alla performance visivae. Altro aspetto da tenere in considerazione è il legame tra livello di illuminamento e la capacità di un osservatore di apprezzare le differenze cromatiche tra due campioni: questa capacità risulta più elevata ad elevati livelli di illuminamento e diminuisce al decrescere dei livelli di illuminamento. La Figura 1, mostra per ciascun livello di illuminamento (compreso nell’intervallo tra 0.01 -10000 lux) la differenza cromatica necessaria tra due campioni vicini (valutata nello spazio colore CIELAB), affinché sia abbia una variazione di una unità nello modello di apparenza cromatica CIECAM02⁶, che corrisponde, dal punto di vista percettivo, a una variazione cromatica tra i campioni appena percepibile. La Figura 2, mostra il legame tra illuminamenti e il valore dell’indice di resa cromatica Ra⁷, calcolato in corrispondenza delle differenze cromatiche delle coppie di campioni nello spazio colore CIELAB riportati sull’asse verticale della Figura 1: dall’esame di questa grafico l’autore suggerisce la necessità che il valore di resa cromatica sia correlato al valore di illuminamento sul compito visivo e che questa correlazione sia validata da una serie di esperimenti percettivi per trovare il giusto bilanciamento tra
efficienza energetica e resa cromatica che consenta di raggiungere, in ultima istanza, la soddisfazione dell’utente. La ricerca sull’illuminazione oggi si concentra sul rapporto tra l’uomo e l’illuminazione (Human Centric Lighting), e cerca di rispondere, in maniera operativa, ad alcuni quesiti: Quali effetti luminosi influenzano lo stato d’animo e il comportamento degli individui? Quali messaggi visivi dell’illuminazione interagiscono con il sistema percettivo? Quali effetti ha la luce rispetto alla salute e alle performance lavorative degli individui? (Boyce, 2004)f Quali nuove forme di illuminazione possiamo immaginare in risposta? Accanto ai criteri tradizionali per di progettazione, come ad esempio il risparmio energetico, la creazione di scenari confortevoli⁸ e flessibili, un numero sempre crescenti di progettisti inizia a considerare, la valutazione psicofisica delle soluzioni elaborate fin dalle fasi iniziali, in modo da essere sicuri che al termine del processo di progettazione le esigenze e preferenze degli utenti siano soddisfatte. In questo scenario è essenziale, che la fase di testing avvenga in modo rapido e con costi contenuti: a tale scopo il ricorso a tecnologie web sembra Figura 2 Legame tra illuminamento e differenza cromatica nello spazio CIELAB appena percepibile (Adattamento delle figura dell’articolo originale)
Visual color uncertainty vs Illuminance
Per raggiungere questo obbiettivo l’autore analizza, attraverso una revisione bibliografica, diversi aspetti del problema come ad esempio il ruolo della resa cromatica nel raggiungimento della performance visiva e del legame tra la percezione dei colori e i livelli di illuminamento. Ad esempio, quando il contrasto di luminanza è molto elevato (maggiore del 60% circa) le informazioni cromatiche contribuiscono poco all’aumento della prestazione visiva, mentre quando il contrasto di luminanza scende al 20%, la percezione dei colori contribuisce
Vision Color Uncertainty (CIELAB units)
100
y = 6.0569x-0.301 R² = 0.9943
10
visual color uncertainty vs Illuminance
1
Fitting (visual color uncertainty vs Illuminance)
0.1
Figure 2 Link between illuminance and just perceivable chromatic difference in the CIELAB space (Adaptation of the Figure of the original paper)
0.01 0.01
1
100
10000
Illuminance (lux)
Ra vs Illuminance
49
The new binning strategy is the result of several perceptual experimentsc based on the semantic interpretation of color differences measured with tools: for each point of the uniform color space CIECAM02-UCSd and for each direction of movement from that point, the chromatic difference is represented by one of the following categories: ”very good”, ”good”, ”moderate”, ”low” or “bad”. For example the category “very good” means that there is a good correspondence between the target point in the color space to be reached and the chromaticity of light source analyzed. The advantage of the proposed method is the close relationship between the perceived chromatic difference and the semantic identification of the binning area, in addition to a perceptual foundation of the classification mechanism.
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100 interest is the Another aspect of relevant relationship between color 90 rendering and energy efficiency, especially in light of the 80 programs for the promotion of a rational 70 energy use that are spreading worldwide. 60 The following article is suggested to deepen 50 the topic: 40 CRI Value with Equivalent Color Error
PANORAMICA RICERCHE ILLUMINAZIONE ALLO STATO SOLIDO
From the analysis of the figure, it can be observed that the two curves families are really different from each other and that a classification of LED light sources based on MacAdam's ellipses, will determine results not so accurate from a perceptual point of view.
consumption point of view, they will keep in mind users' expectations13.
The paper deals with the link between LER (Luminous Efficacy of optical Radiation) and lighting sources' color rendering properties (evaluated through the color rendering index CIE CRI) and with how these two Figure 2, shows for each illuminance aspects have to find the right balance asRa vs Illuminance level (comprised in the range between
30 Michael Siminoa function of the application. The LER repreKonstantinos Papamichael, vitch, Jennifer A. Veitch &20Lorne Whitehead sents the ratio of the emitted luminous flux (2015): High Color Rendering Can Enable to the total emitted optical power. 10 Better Vision without Requiring More Power, 0 Illuminating LEUKOS: The Journal of the 0.01 0.1DOI: 1 10 100 1000 10000 Engineering Society of North America, Illuminance (lux) 10.1080/15502724.2015.100441211
What the community perceives from energy efficiency programs is that a high color rendering12 is only provided by incandescent/ halogen lamps to which we are used, but that due to their reduced energy efficiency, these sources have become an unsustainable luxury for citizens, who will have to use more energy efficient alternatives. On the basis of past experiences (low success and spread of compact fluorescent lamps), it can be stated that energy efficiency programs will achieve better results if while promoting better solution from an energy
considered is the link between illuminance levels and the capability of an observer to appreciate chromatic differences between two samples: this capability is greater at high illuminance levels and it decreases when illuminance levels decrease.
To reach this goal the author analyzes, through a review, several aspects of the problem such as for example the role of color rendering in the achievement of visual performance and the link between color perception and illuminance levels. For example, when the luminance contrast is really high (greater than about 60%) chromatic information have a little influence on the increase of visual performancee, whereas when the luminance contrast is lower than 20%, color perception deeply affects visual performancee. Another aspect to be
0.01 -10000 lux) the required chromatic difference between two close samples (evaluated in the CIELAB color space), to achieve a one unit variation in the CIECAM0214 color appearance model, which corresponds, from a perceptual point of view, to a just perceivable chromatic variation between the samples. Figura 3, shows the link between illuminances and the value of the color rendering index15, calculated in correspondence of the chromatic differences of the pairs of samples in the CIELAB color space reported on the vertical axis of Figure 2: from the analysis of this graph the author suggests the necessity to relate the color rendering index value to the illuminance on the visual task and to validate this correlation with several perceptual experiments to find the right balance between
Illuminance (lux)
Figura 3 Legame tra valore di illuminamento e indice di resa cromatica Ra, calcolata sulla base delle differenze cromatiche della figura precedente (Adattamento delle figura dell’articolo originale)
Ra vs Illuminance CRI Value with Equivalent Color Error
100 90 80 70 60 50 40
Ra vs Illuminance
30 20 10 0 0.01
0.1
1
10
100
1000
10000
Illuminance (lux)
energy efficiency and color rendering which allow to achieve users' satisfaction. Nowadays the research on lighting is focused on the relationship between humans and lighting (Human Centric Lighting), and tries to answer, in an operational way, some questions: What light effects influence people's mood and behavior? What visual messages interact with the perceptual system? Which effects light has on people's health and work performances? (Boyce, 2004)f Which new lighting systems can we think in response to this? Beside traditional design criteria, for example energy saving, the development of comfortable16 and flexible scenarios, a constant growing number of designers is starting to take into account, the psychophysics evaluation of developed solutions from the starting phases, in order to be sure that at the end of the design process users' needs and preferences are satisfied. In this scenario is fundamental that the testing phase is quickly performed and with limited costs: to this purpose resorting to web technologies seems to be the only possible option. However there is
Figure 3 Link between illuminance values and color rendering index CRI, calculated on the basis of the chromatic differences reported in the previous figure (Adaptation of the Figure of the original paper)
NOTE 1 L’articolo è liberamente scaricabile all’indirizzo: http://ies. tandfonline.com/doi/pdf/10.1080/15502724.2014.989802 2 scaricabile all’indirizzo: http://www.led-professional.com/ technology/light-generation/lps-2014-winner-article-new-binning-strategy-for-white-leds 3 Liberamente scaricabile all’indirizzo: http://cltc.ucdavis.edu/ sites/default/files/files/publication/leukos-feb2015-high-color-rendering-enable-better-vision.pdf 4 Secondo l’autore la percezione dei colori senza distorsioni o comunque in linea con le aspettative dell’utente rappresenta un elemento indispensabile per la sua soddisfazione 5 Cowan KR, Daim TU. 2011. Understanding adoption of energy efficiency technologies: applying behavioral theories of technology acceptance & use to understand the case of LED lighting for commercial, residential, and industrial end-users. Proceedings of Technology Management in the Energy-Smart World, PICMET’11. Portland (OR): Portland International Center for Management of Engineering and Technology. In D. F. Kocaoglu, T. R. Anderson, T. U. Daim, A. Jetter & C. M. Weber (Eds.), pp. Article number 6017904. 6 Si tratta del più recente modello di percezione cromatica che tiene conto anche dell’effetto Hunt, che descrive la risposta non lineare dei ricettori sulla retina che riducono la sensibilità alle differenze cromatiche al ridursi della luminanza dei campioni osservati. 7 Questo indice è stato calcolato in maniera leggermente differente rispetto a quanto previsto dalla pubblicazione CIE 13.3 del 1995 (la differenza cromatica tra i campioni illuminati dalla sorgente di test e di riferimento è stata valutata nello spazio colore CIELAB). 8 In termini di contenimento degli abbagliamenti e del rispetto di criteri sull’equilibrio delle luminanze 1 The paper can be freely downloaded at: http://ies.tandfonline. com/doi/pdf/10.1080/15502724.2014.989802 2 downloadable at : http://www.led-professional.com/technology/light-generation/lps-2014-winner-article-new-binning-strategyfor-white-leds 3 Freely downloadable at: http://cltc.ucdavis.edu/sites/default/ files/files/publication/leukos-feb2015-high-color-rendering-enable-better-vision.pdf 4 According to the author a color perception without distortions or in line with the user's expectations represents a fundamental element for his/her satisfaction 5 Cowan KR, Daim TU. 2011. Understanding adoption of energy efficiency technologies: applying behavioral theories of technology acceptance & use to understand the case of LED lighting for commercial, residential, and industrial end-users. Proceedings of Technology Management in the Energy-Smart World, PICMET’11. Portland (OR): Portland International Center for Management of Engineering and Technology. In D. F. Kocaoglu, T. R. Anderson, T. U. Daim, A. Jetter & C. M. Weber (Eds.), pp. Article number 6017904. 6 It is the most recent chromatic perception model that also takes into account the Hunt effect, which describes the non linear response or receptors on the retina that reduces the sensitivity to chromatic differences when the luminance of the observed samples decreases. 7 This index was calculated in a slightly different way compared to what was established by the CIE 13.3 publication in 1995 (the chromatic difference between samples lit by the test and reference light sources was evaluated in the CIELAB color space) 8 In terms of glare control and compliance of criteria on luminances' balance
the need to previously evaluate how much this solutions are reliable and if they allow to achieve results that are similar to those that can be obtained using "more traditional" evaluation techniques.
three specific application examples, but it is clear that the results can change as a function of the considered cases: therefore there is the need to further deepen this interesting research field.
This type of experiments, especially if the scenarios that need to be evaluated are many, tire subjects; to avoid such inconveniences, some researchers developed a new protocol for the evaluation of light scenarios, based on two assumptionsg: 1) The use of images on internet 2) An "incomplete" perceptual experiment framework, in which each subject judges only a subset of the original set of stimuli (the authors estimate that the method can be used for the evaluation of up to 3000 different light stimuli)
The authors previously carried out an experiment in which, an office was lit by different combinations of environmental lighting and focused on the visual task and the result was judged by a group of observers through a web platformh. A control group of 30 observers already performed both experiments. Statistical analyses show statistically relevant differences between the data collected in the laboratory and on-line ones. In a later phase of the same research, the authors carried out an on-line experiment which involved 1.114 observers to study how not controlled experimental conditions can influence results: they came to the conclusion that, by increasing the sample of subjects the observational error, mainly related to the perceived contrast and to the display's brightness and of the surrounding area is erased. Results suggest that 100 observers are sufficient to remove the effect of the lack of control coming from the two different experimental procedures.
The authors evaluated the new protocol by comparing the results of three different experiments, carried out in a laboratory with the results obtained with the new protocol. No statistical difference was highlighted between the results of the two experiments. The described protocol was validated, as previously stated, taking into account
BIBLIOGRAFIA / BIBLIOGRAPHY a MacAdam DL. “Visual sensitivities to colour differences in daylight. Journal of the Optical”, Society of America 1942; 32: 247–274 b ANSI_ANSLG C78.377-2011 - American National Standard -“Specifications for the Chromaticity of Solid State Lighting Products” c Peter Bodrogi, Stefan Brückner, Nathalie Krause, Tran Quoc Khanh, Semantic Interpretation of Color Differences and Color Rendering Indices, Color Res. Appl. 39, pp. 252–262, 2014 d M. R. Luo, G. Cui, Ch. Li, Uniform color spaces based on CIECAM02 color appearance model, Color Res. Appl. 31, pp. 320–330, 2006 e O’Donell BM, Colombo EM, Boyce PR. 2011. Colour information improves relative visual performance. Lighting Res Technol. 43(4):423-438 f Boyce, P.R. (2004). Lighting research for interiors: the beginning of the end or the end of the beginning. Lighting Research and Technology, Vol. 36 No. 4:283-293 g C. Villa, R Labayrade 2015. Psychovisual evaluations of many luminous environments on the internet Lighting Res. Technol. 2015; Vol. 47: 405–418 h C. Villa, R Labayrade 2013. Validation of an online protocol for assessing the luminous environment. Lighting Res. Technol. 2013; 45: 401–420
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PANORAMICA RICERCHE ILLUMINAZIONE ALLO STATO SOLIDO
Vision Color Uncertainty (CIELAB units)
essere l’unica alternativa percorribile. Occorre tut- pare chiaro che i risultati possono variare in funziotavia valutare preliminarmente quanto queste so- ne dei casi specifici considerati: da ciò la necessità luzioni siano affidabili e se consentano di raggiun- di approfondire ulteriormente questo interessante gere risultati simili a quelli che si otterrebbero con campo di ricerca. tecniche “più tradizionali” di valutazione. Questo tipo di esperimenti, soprattutto se gli sce- Gli stessi autori avevano precedentemente condotnari da valutare sono molti, inducono affaticamen- to un esperimento nel quale, un ambiente da uffito sui soggetti; per ovviare questi inconvenienti, al- cio era stato illuminato da diverse combinazioni di cuni ricercatori hanno ideato un nuovo protocollo illuminazione d’ambiente e localizzata sul compito per la valutazione degli scenari luminosi, basati su visivo e il risultato giudicato da un gruppo di osservatori attraverso una piattaforma webh. Un gruppo due assuntig: 1) L’utilizzo di immagini in internet di controllo di 30 osservatori aveva eseguito en2) Uno schema di esperimento percettivo “incom- trambi gli esperimenti. Le analisi statistiche hanno pleto”, in cui ciascun soggetto giudica solo un rivelato differenze statisticamente significative tra sottoinsieme del set originario di stimoli (glivsaui dati raccolti in laboratorio e on-line. In una fase Visual color uncertainty Illuminance tori stimano che il metodo possa essere utilizza- successiva dello stessa ricerca, gli stessi auto100 to per la valutazione fino a 3000 diversi stimoli ri avevano condotto un esperimento on-line che luminosi) coinvolgeva 1.114 osservatori per studiare come le -0.301 condizioni sperimentali non controllate possano y = 6.0569x 10 R² = 0.9943 influenzare i risultati: si è giunti alla conclusione Gli autori hanno valutato il nuovo tipo di protocollo visual color uncertainty la vs dimensione del campione di aumentando comparando i risultati di tre diversi esperimenti, che, Illuminance l’errore sistematico , relativo principalcondotti 1in laboratorio con i risultati ottenuti attra- intervistati verso il nuovo protocollo. Nessuna differenza stati- mente al contrasto percepito e alla luminosità del Fitting (visual color e vsla luminosità dell’area circostante viene stica è stata evidenziata tra i risultati ottenuti dalle display uncertainty 0.1 rimosso. due modalità sperimentali. Illuminance) I risultati suggeriscono che 100 osservatori sono sufficienti per rimuovere l’effetto della mancanza di Il protocollo descritto è stato validato, come detto, 0.01 0.01 3 esempi1 applicativi 100 considerando specifici,10000 ma ap- controllo di tutte le condizioni sperimentali.
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Più di ottanta aziende leader nel campo dell’illuminazione hanno aderito ad Assil. Come mai? Forse perché ricevono supporto tecnico, ad alto valore aggiunto, mirato all’evoluzione qualitativa, funzionale e prestazionale dei prodotti immessi sul mercato, O forse perché non bastano creatività, know how, e “genio” italiano per superare gli ostacoli posti da regolamenti, direttive, leggi, protocolli e normative che la globalizzazione del mercato impone alle aziende. Oppure, a spingere tante aziende a farsi soci di Assil, è la partecipazione gratuita ai numerosi corsi di formazione in campo legislativo e illuminotecnico. Qualunque siano i motivi che hanno portato queste aziende a far parte dei nostri associati, il principale resta la volontà di appartenere all’Èlite dell’illuminazione Italiana, e rappresentare così l’eccellenza in questo settore a livello internazionale.
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