LUCE 307

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LUCE 307 / 2014 anno – year 52 trimestrale – trimester


Design by R&S Cariboni Group

KA I Armatura professionale estremamente compatta, ottimizzata e realizzata esclusivamente per accogliere sorgenti a LED di ultima generazione. Disponibile in due taglie Small e Medium. Differenti sistemi ottici, efficienti e performanti, garantiscono l’impiego di KAI per l’illuminazione di strade urbane ed extra urbane e di percorsi ciclo-pedonali. Possibilità di sostituire il sistema ottico. IP 66 – CL II

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*Clay Paky illumina le cerimonie di apertura e chiusura delle

Olimpiadi Invernali di Sochi 2014

Photo: Ralph Larmann

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LA LUCE CHE AVVOLGE

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A.LEDA B-EYE K10 CC: IL CAMBIACOLORE A LED DI NUOVA GENERAZIONE A.leda B-EYE CC (Color Changer) è un ledwash straordinariamente luminoso, con una proiezione perfettamente uniforme, uno zoom davvero ampio da 4 a 60 gradi, una gestione completa dei colori e della luce bianca. Mette a disposizione di ogni spettacolo la tecnologia color-wash più moderna. È uno strumento di base per la TV, il teatro, i tour, gli eventi corporate, le show room e i parchi tematici.

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VIAGGIO NEL MADE IN ITALY DELLA LUCE di / by Silvano Oldani

EDITORIALE

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TRAVEL IN THE “MADE IN ITALY” LIGHT

on una rivista profondamente rinnovata, salutiamo i nostri lettori alla vigilia di due importanti appuntamenti internazionali: Lighting+Building a Francoforte e il Salone del Mobile a Milano. Senza dimenticare un altro straordinario evento universale per Milano e l’Italia, l'Expo 2015. Tutto questo in due Paesi tra i più importanti economicamente del mondo, dove le imprese hanno contribuito a rendere per oltre mezzo secolo l’Europa polo produttivo di altissimo livello, a migliorare le condizioni sociali e di vita dei cittadini e dei lavoratori, a tenere salda la parola democrazia. Ma ampi sono i capovolgimenti in atto a livello macroeconomico e geopolitico e lo sviluppo e la produzione impongono oggi nuove analisi e letture della realtà. Ciò, forse, soprattutto in Italia anche se nessun Paese in Europa si deve sentire escluso da tale impegno.

With a completely revamped magazine, we salute our readers on the eve of two important international events: the Lighting+Building in Frankfurt and the Salone del Mobile in Milan. Not to mention another extraordinary universal event for Milan and Italy, the Expo 2015. All this in two countries among the economically most important in the world, where companies have, for over half a century, contributed to make Europe a manufacturing hub at the highest level, to improve the social and living conditions of the citizens and workers and to keep alive the word democracy. But major upheavals are taking place at macroeconomic and geopolitical level plus development and production today require new analyses and interpretations of reality. This, perhaps, especially in Italy, even if no country in Europe can shy away from such a task.

In un quadro economico delicato, in cui il sistema produttivo della luce è chiamato a impegnative sfide a livello globale, prosegue il viaggio della nostra Rivista nel mondo delle imprese. Una crisi, come hanno spiegato gli analisti, che è stata non solo macroeconomica e finanziaria. Per molte aziende infatti – fortunatamente poche per il settore illuminotecnico – debolezze organizzative, incapacità di rinnovarsi e adattare i vantaggi della rivoluzione tecnologica, credito limitato, una proiezione lenta sul mercato internazionale, ne hanno frenato lo sviluppo. Ma non mancano segni di fiducia per quel mondo manifatturiero, tra cui quello della luce, del design, della moda dell’agroalimentare, dei macchinari, dell’alta progettazione, che hanno saputo reagire, rinnovarsi e coraggiosamente contribuire con le esportazioni a far quadrare, se pur in parte, i conti del sistema Italia; ciò nonostante le tante difficoltà, gli sprechi, il costo del lavoro,

In a delicate economic situation, where the system of lighting fixtures manufacturing is called to confront demanding challenges on a global level, our Magazine’s journey in the world of business goes on. A crisis, as analysts have explained, that was not only of a macroeconomic and financial nature. In fact organizational weaknesses, an inability to innovate and adapt the benefits of the technological revolution, a limited credit and a sluggish projection on the international market, have slowed down the development of many companies – fortunately only a few in the lighting industry. But there are signs of confidence in the manufacturing world, including the sectors of light, design, fashion, agrifood, machinery and high design, who knew how to react, innovate and courageously contribute through their exports to balance, though only in part, the accounts

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Ma parlare di imprese vuole dire anche parlare di lighting designer, vuol dire parlare di associazioni. Nel nostro Paese, in ambito illuminotecnico, le associazioni importanti che operano a livello nazionale sono quattro. Tre di queste, ASSIL, ASSOLUCE e APIL rappresentano i loro iscritti e i loro interessi di categoria: l’industria per le prime due, i professionisti per la terza. La quarta, storica associazione, è AIDI che, operando dalla sua fondazione a livello culturale, abbraccia l’intero mondo della luce: produttori, progettisti, aziende di servizi, università, enti e centri di ricerca. In questo numero di LUCE abbiamo incontrato i protagonisti di due di queste importanti associazioni: i presidenti di AIDI, Gianni Drisaldi e di APIL, Cinzia Ferrara. E abbiamo guardato anche fuori dai confini nazionali, in Europa e oltre oceano, con un articolo su PLDA, associazione che accoglie lighting designer provenienti da tutto il mondo. Un approfondimento che proseguirà sul prossimo numero in un momento di grandi cambiamenti economici, sociali, culturali, sulla spinta di un forte sviluppo tecnologico che sta interessando in modo significativo anche il mondo della luce (e di chi lo rappresenta), del design, dell’architettura, del lavoro, delle professioni, dei giovani, della formazione; un mondo che potrà aprire, se si sapranno cogliere, nuove opportunità e vantaggi. Imprese, lighting designer, associazioni che, con l’eccellenza di alcune Università e scuole, sono parte determinante e vitale di un Made in Italy che – con l’immagine e la forza delle idee che saprà trasmettere insieme ad una rigenerata cultura aziendale, professionale, accademica, consapevole del suo ruolo e della sua energia creativa – potrà vincere una crisi non ancora finita e le sfide che l’attendono a livello globale. Anche noi con LUCE stiamo cercando di fare la nostra parte. Un impegno che sentiamo condiviso.

of the Italian system, in spite of many difficulties, waste, labour costs, nonexistent workers’ mobility, and the shot in the foot of a State, bureaucratic and incapable of deep institutional changes, therefore structural, but also of an elitist and rhetoric post-industrial culture that mistook with the political approval companies with finance, endorsing a de facto policy of public spending. After many years, the role and value of manufacturing, the product and local culture, the research and innovation, the value of quality and the creativity and commitment, which have always been the strengths of an Italy that produces and who doesn’t get by on countless protections, are returning. There are companies that have bet on themselves, on their own history and skills. But to talk about companies also means talking about lighting designers and about associations. In our country, in the lighting field, the major associations that operate at national level are four. Three of these, ASSIL, ASSOLUCE and APIL represent the interests of their members and their category: the industry for the first two, the professionals for the third. The fourth, an historical association, is AIDI, who, operating since its foundation at a cultural level, encompasses the entire world of lighting: manufacturers, designers, utility companies, universities, institutions and research centres. In this issue of LUCE we met the protagonists of two of these important associations: the presidents of the AIDI, Gianni Drisaldi, and of the APIL, Cinzia Ferrara. And we also looked outside the national borders, in Europe and overseas, with an article about the PLDA an association that welcomes lighting designers from all over the world. A deepening that will continue in the next issue, in a time of great economic, social and cultural changes spurred by the strong technological development that is significantly affecting also the world of light (and those representing it), design, architecture, work, professions, youth and education, a world that will open up, if we can seize them, new opportunities and advantages. Companies, lighting designers, associations that, with the excellence of some Universities and Faculties, are an instrumental and vital part of the Made in Italy, which – together with the image and power of ideas will also be able to send along a regenerated corporate, professional and academic culture, and, aware of its role and creative energy – can win a crisis not yet over, and face future challenges, globally waiting. We too, with LUCE, are trying to do our part. A task that we would like to have a share in.

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EDITORIALE

l’inesistente mobilità dei lavoratori, e, le zappe tra i piedi di uno Stato burocratico e incapace di profondi cambiamenti istituzionali, di conseguenza strutturali, ma anche di una cultura retorica ed elitaria postindustriale che scambiava, con il plauso della politica, l’impresa con la finanza, avallando di fatto una politica di spesa pubblica. Dopo anni ritorna il ruolo e il valore della manifattura, la cultura del prodotto e del luogo, la ricerca e l’innovazione, il valore della qualità, la creatività e l’impegno, che sono stati sempre i punti di forza di un’Italia che produce e che non vive di mille protezioni. Sono imprese che hanno scommesso su se stesse, sulla propria storia e sulle proprie competenze.

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LUCE

Rivista fondata da AIDI nel 1962 Magazine founded in 1962 by AIDI

Direttore responsabile Editor-in-chief

Silvano Oldani silvano.oldani@rivistaluce.it

Vicedirettore Deputy Editor

Mauro Bozzola

PROGETTO GRAFICO Graphic DESIGN

Valentina Ascione, Onofrio Magro

photoeditor

Luce Della Foglia

Collaboratori Contributors

Laura Bellia, Mario Bonomo, Elettra Bordonaro (Londra), Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli, Carlo D’Alesio, Arturo dell’Acqua Bellavitis, Santina Di Salvo (Barcellona), Eleonora Fiorani, Fulvio Musante, Alberto Pasetti, Maurizio Rossi

Segreteria Administration

Anna D’Auria, Sara Matano

Redazione Editorial staff

Via Monte Rosa 96, 20149 Milano T +39 02 87389237 F +39 02 87390187 redazione@rivistaluce.it

Editore Publisher

Presidente Chairman Gianni Drisaldi

Marzo 307

Anno / Year 52 – 2014 Gennaio - Febbraio - Marzo

LUCE 307 / 2014

Vice Presidente Deputy Chairman Dante Cariboni

Pubblicità e PROMOZIONE Advertising & PROMOTION

Mariella Di Rao T +39 3357831042 mdirao@rivistaluce.it

Servizio abbonamenti Subscription T +39 02 87389237 abbonamenti@rivistaluce.it

Un numero One issue € 14,00

COLOPHON

L’abbonamento può decorrere da qualsiasi numero The subscription may start from any number

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Pagamento contrassegno contributo spese di spedizione € 2,00 Payment on delivery, shipping fee of € 2.00

Consiglio Board Chiara Aghemo, Roberto Barbieri, Aldo Bigatti, Claudio Bini, Raffaele Bonardi, Paolo Di Lecce, Giancarlo Daniele, Lorenzo Fellin, Marco Frascarolo, Riccardo Gargioni, Fulvio Giorgi, Giuseppe Grassi, Adolfo Guzzini, Letizia Mariani, Luca Moscatello, Lorella Primavera, Giovanni Roncan, Gianpaolo Roscio, Margherita Süss.

COVER PHOTO L’altro Casanova. Teatro alla Scala di Milano, 2011 Coreografia di Gianluca Schiavoni | Scene di Aurelio Colombo | Costumi di Erika Carretta | Luci di Marco Filibeck | Foto: Brescia-Amisano

Una sala barocca di una Venezia sognata, tutta illuminata da volanti vestiti-lampadari, tra turbini di vele di seta rossa, tra specchi e ombre. posta ordinaria postal mail

A baroque hall of a dreamed Venice, all lit up by flying dressed-chandeliers, among swirls of red silk sails, between mirrors and shadows.

Abbonamento annuale Estero Yearly subscription Foreign countries 4 numeri / 4 issues € 98,00

posta ordinaria postal mail

Posta prioritaria priority mail

Abbonamento annuale Italia Yearly subscription Italy 4 numeri / 4 issues € 56,00

Europa / Paesi Mediterranei Europe/ Mediterranean countries € 132,00 Africa / America / Asia / Oceania € 144, 00

Modalità di pagamento Payments

Banca Popolare di Sondrio - Milano IBAN IT58M0569601600000010413X67 c/c postale / postal current account n. 53349205

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Arti Grafiche Colombo, Gessate, Milano

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Joo distribuzione, Milano

© LUCE - ISSN 1828-0560

Copyright AIDI Editore, via Monte Rosa 96, Milano Registrazione presso il Registro della stampa del Tribunale di Milano n. 77 del 25/2/1971 Repertorio ROC n. 23184 Associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

La riproduzione totale o parziale di testi e foto è vietata senza l’autorizzazione dell’editore. Si permettono solo brevi citazioni indicando la fonte. In questo numero la pubblicità non supera il 45%. Il materiale non richiesto non verrà restituito. LUCE è titolare del trattamento dei dati personali presenti nelle banche dati di uso redazionali. Gli interessati possono esercitare i diritti previsti dal D.LGS. 196/2003 in materia di protezione dei dati personali presso T +39 02 87390100 - aidi@aidiluce.it The total or partial reproduction of text and pictures without permission from the publisher, is prohibited. Only brief quotations, indicating the source, are allowed. In this issue, the advertisement does not exceed 45%. The unsolicited material will not be returned. LUCE is the controller of the personal data stored in the editorial databases. Persons concerned may exercise their rights provided in Legislative Decree 196/2003 concerning protection of personal data by : T +39 02 87390100 - aidi@aidiluce.it

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anno – year 52 trimestrale – trimester

CREDITS

Contributi Contributors Nicola Agresta, Laura Bellia, Mario Bonomo, Mauro Bozzola, Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli, Roberto Corradini, Cristina Ferrari, Monika Moro, Alessia Pedace, Andrea Siniscalco, Sally Stein TRADUTTORI TRANSLATORS Sean Brown, Isabella Galiena, Sara Gargantini, Monika Moro FOTOGRAFI PHOTOGRAPHERS Guido Antonelli, Gianni Biagi, Bruno Barillari, Maria Chiara Bonora, Jennifer Braun, Brescia-Amisano, Alessandro Gadotti, Virginio Levrio, Peer Lindgreen, Ralph Larmann, Lorenzo Longhi, Sthephane Muratet, Robert Persson, Massimo Zarucco Grazie A THANKS TO Francesca Benassi, Giorgio Fasoli, Enrico Lunghi, Paola Mandredi, Cappellini, Museo Kartell, Teatro alla Scala di Milano, Teatro Massimo di Palermo


Summary

EDITORIALE di Silvano Oldani

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LIGHT ART

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a cura di Jacqueline Ceresoli

by Silvano Oldani

a cura di Mauro Bozzola

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BOOKS curated by Mauro Bozzola The museum light

La luce del museo

INTERVISTE Marcel Wanders di Monica Moro

LIGHT ART curated by Jacqueline Ceresoli Artissima and Turin in a different light

Artissima e Torino sotto un’altra luce LIBRI

EDITORIAL

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INTERVIEWS Marcel Wanders by Monica Moro

Ernesto Gismondi e Artemide: il design, l'innovazione, il Made in Italy di Silvano Oldani

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Ernesto Gismondi and Artemide: The Design, the Innovation and the Made in Italy by Silvano Oldani

La luce di Marco Filibeck al Teatro alla Scala di Jacqueline Ceresoli

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Marco Filibeck’s lighting at the la Scala theatre by Jacqueline Ceresoli

FOCUS PMI 6 a cura di Mauro Bozzola e Andrea Calatroni

FOCUS PMI 6 curated by Mauro Bozzola e Andrea Calatroni

ASSOCIAZIONI PLDA: radici in Europa, presente nel mondo di Roberto Corradini

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ASSOCIATIONS PLDA: roots in Europe, present in the World by Roberto Corradini

APIL. Luce progettata per migliorare la qualità del vivere di Silvano Oldani

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APIL. Light designed to improve the quality of living by Silvano Oldani

AIDI, cinquant’anni di cultura e divulgazione della Luce di Silvano Oldani

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AIDI, fifty years of culture and divulging of Light by Silvano Oldani

LIGHTING DESIGNER Lavorare con la luce. Testimonianze dopo il master in Lighting Design del Politecnico di Milano di Andrea Siniscalco INNOVAZIONE Proposta di una metodologia per illuminare i centri storici di Laura Bellia, Nicola Agresta, Alessia Pedace

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LIGHTING DESIGNER Working with light. Testimonies after the Master's degree in Lighting Design at Politecnico of Milan by Andrea Siniscalco

INNOVATION A new methodology proposal for historical centre lighting by Laura Bellia, Nicola Agresta, Alessia Pedace

Costi e risparmi dell'illuminazione pubblica di Mario Bonomo

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Fael Luce: a long history of industrial strategy, quality and products flexibility

Costs and savings of the refurbishment of a public lighting system by Mario Bonomo

LE AZIENDE INFORMANO

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COMPANY NEWS

Born from the R&D on led, Niteko focuses on product flexibility and customization

PANORAMA

FAEL Luce: una lunga storia fatta di strategia industriale, qualità e flessibilità dei prodotti

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Nata dal settore R&D sui LED, Niteko punta su flessibilità e customizzazione del prodotto

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Custom made e flessibilità produttiva al centro della filosofia di Litek

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Custom made and production flexibility at the centre of Litek’s philosophy

Clay Paky: the (light) show must go on

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Clay Paky: the (light) show must go on

ICONE 80 / 45 anni per la luce di Andrea Calatroni

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ARTE E LUCE The Family of Man di Sally Stein

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The Family of Man by Sally Stein

Il tempio capitolino dell'Imperatore Vespasiano di Cristina Ferrari

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The capitoline temple of the Emperor Vespasiano. by Cristina Ferrari

Muse: luce, oro e gravità zero di Andrea Calatroni

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Muse: light, gold and zero gravity by Andrea Calatroni

Performance in Lighting, Enel Sole, iGuzzini, Gewiss

Performance in Lighting, Enel Sole, iGuzzini, Gewiss

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OVERVIEW

ICONS 80 / 45 years for the light by Andrea Calatroni ART AND LIGHTING

SOMMARIO

Sommario

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www.osram.it/lampadeled

La luce è innovazione Lampade LED a elevata efficienza: eccellenza tecnologica in forme classiche per ogni tipo di impiego La luce è OSRAM


Oggi la gamma di lampade LED OSRAM è ancora più ricca, grazie ai nuovi prodotti “Made in Italy” che assicurano un’elevata qualità dell’illuminazione e un’eccellente efficacia in termini di costi. Le nostre soluzioni si adattano a qualsiasi esigenza, sia in ambienti domestici sia in strutture commerciali o per l’ospitalità, offrendo sempre ottime caratteristiche: — dimmerabili con numerosi dimmer standard, disponibili anche in versione LEDOTRON — durata molto lunga, fino a 50.000 ore — resa dei colori da buona a ottima (fino a Ra ≥90) — resistenti ai cicli di accensione/spegnimento, fino a 1.000.000 di cicli — binning eccellente (SDCM ≤ 4)


LIGHT ART / 307

a cura di / curated by Jacqueline Ceresoli

LIGHT ART Artissima e Torino sotto un'altra luce

Alfredo Jaar Cultura=Capitale Rendering Facciata Biblioteca Nazionale, Torino

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ARTISSIMA E TORINO SOTTO UN’ALTRA LUCE

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ARTISSIMA AND TURIN IN A DIFFERENT LIGHT

a Torino a Francoforte, la luce è il trait d’union di due fiere diverse e lontane tra loro, ma entrambe osservatorio di innovazioni illuminanti che aprono riflessioni sulla simbiosi tra l’arte e la tecnologia e sul potenziamento della ricerca di nuovi mercati e opportunità di sviluppo. Luce e arte sono due facce della stessa medaglia della creatività imprenditoriale che presenta formule diverse, sperimentando media e materiali innovativi al passo col progresso tecnologico. La XX edizione di “Artissima Fiera” di arte contemporanea a cura di Sarah Cosulick Canarutto, imprenditore culturale più che critico d’arte, è tra le cinque fiere più accreditate al mondo secondo gli analisti di Skate’s Art Marker di New York, ha chiuso i battenti confermando il successo di partecipazione di visitatori raggiunto nella scorsa edizione da lei diretta. Squadra e formula vincente non si cambia,

From Turin to Frankfurt, the light is the “trait d’union” between two exhibitions different and far from each other, but both lighting innovation observatories that open reflections on the symbiosis between art and technology and on the strengthening of new markets and development opportunities research. Light and art are the two sides of the same coin of entrepreneurial creativity that has different formulas, experiencing innovative media and materials in step with the technological progress. The Artissima Fair of contemporary art’s twentieth edition, curated by Sarah Cosulick Canarutto, a cultural entrepreneur rather than an art critic, is among the five most authoritative fairs in the world according to the Skate's Art Marker’s analysts in New York, and has closed its doors confirming the success of visitor participation reached in the previous edition directed by her. The team and the winning formula doesn’t change, it’s a reassuring market rule, in fact Artissima didn’t stand out for its originality. This edition has like the previous exhibition focused on increasing the participation of foreign galleries, on the calendar of guided

è una rassicurante regola del mercato, infatti Artissima non ha brillato per originalità. Questa edizione, come la precedente fiera, ha puntato sull’aumento di partecipazione di gallerie straniere, sul calendario di visite guidate agli stands con un ciclo di dibattiti su temi legati all’arte contemporanea, sull’importanza della presenza dei musei che illustrano collezioni e attività delle principali istituzioni del territorio e soprattutto sulla partecipazione di curatori, artisti, collezionisti stranieri dentro e fuori all’Oval, edificio distaccato dal Lingotto che ospita la kermesse commerciale più elegante e frequentata d’Italia. La Fiera per Torino è come l’Expo per Milano:

visits to the stands, with a series of debates on subjects related to contemporary art, on the importance of the presence of the museums that illustrate the activities and the collections of the territory’s main institutions and especially on the participation of foreign curators, artists, collectors inside and outside the Oval, the building, which is detached from the Lingotto and that houses the most elegant and popular commercial Kermesse in Italy. This Art Fair is for Turin, the equivalent of the Expo for Milan: an opportunity for international exchange and represents a long-term challenge of investment in contemporary art and in the territory, thus enhancing the local institutions’ museum heritage. The interplay between public and private sector, museums and foundations


Szilárd Cseke We Are Moving Abroad 2013 - installation Courtesy of Ani Molnar Gallery

and between the commercial and the cultural aspects is exemplified with the first edition of “One Torino”, a strategic art review that involves the major city institutions, consisting of five exhibitions hosted at Castello di Rivoli, Palazzo Cavour, GAM Galleria di Arte Moderna e Contemporanea, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo and Fondazione Merz, that have for two months attracted Italian and foreign visitors. Contemporary art is a sister of finance, designed to make excellent investments because it allows to reduce the taxes, so it’s very palatable. This year's budget was around € 2.3 million, of which two-thirds dependent on private income, such as selling of exhibition areas and tickets, but a third is derived from the contributions of the Region, the Municipality and the Province, from the CRT Foundation for the Arts, the main sponsor that since 2000 supports the contemporary art system in Turin and Piedmont, from the Compagnia di San Paolo and other private sponsors. The aim of Turin is to transform the former industrial city in the capital of contemporary art, and they have succeeded, by investing in culture, thanks to political and business synergies between civic museums and local foundations that plan the opportunities and enhance the cultural tourism.

ed esteri. L’arte contemporanea è una sorella della finanza, pensata per fare ottimi investimenti perché consente di ridurre le tasse, perciò appetibile. Quest’anno il budget era di circa 2,3 milioni di euro, di cui due terzi dipende da ricavi privati, come la vendita di aree espositive e di biglietti, ma un terzo deriva dai contributi della Regione, Comune e Provincia, da Fondazione CRT per l’Arte, main sponsor che dal 2000 sostiene il sistema dell’arte contemporanea di Torino e del Piemonte, da Compagnia di San Paolo e altri sponsor privati. L’obiettivo di Torino è di trasformare l’ex città industriale nella capitale dell’arte contemporanea, e ci sono

Yael Bartana If you will it, it is not a dream, 2012, Neon 20×250 cm Ed 6 + 2 AP

LIGHT ART Artissima e Torino sotto un'altra luce

un’opportunità di scambio internazionale e rappresenta una sfida a lungo termine d’investimento nell’arte contemporanea, nel territorio, valorizzando il patrimonio museale delle istituzioni locali. L’intreccio tra pubblico e privato, musei e fondazioni, e tra l’aspetto commerciale e quello culturale si esemplifica con la prima edizione di “One Torino”, strategica rassegna d’arte che coinvolge le maggiori istituzioni della città, composta da cinque mostre ospitate al Castello di Rivoli, a Palazzo Cavour, alla Galleria di Arte Moderna e Contemporanea, alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e Fondazione Merz, che per due mesi hanno attratto visitatori italiani

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LIGHT ART Artissima e Torino sotto un'altra luce

riusciti, investendo nella cultura, grazie a sinergie politiche e imprenditoriali tra musei civici e fondazioni locali che pianificano opportunità e potenziano il turismo culturale. La peculiarità di Artissima 2013, oltre all’afflusso di nuovi visitatori, collezionisti italiani e stranieri, linfa vitale del mercato dell’arte, erano le numerose opere “luminose”, realizzate con tubi fluorescenti, come LED, lampadine finto-vintage, non originali, per lo più nostalgiche imitazioni di matrice poverista, come vediamo dalle immagini che pubblichiamo, ma vendibili poiché ispirate alle opere degli artisti concettuali degli anni ’60-70, in particolare delle scritte tautologiche (dal 1968) al neon di Joseph Kosuth (1945), teorico dell’arte per l’arte. Il tubo fluorescente non è una gran novità nell’arte, sappiamo che è stato introdotto da Lucio Fontana, già dal 1951, quando realizzò il suo primo Ambiente spaziale in occasione della IX Triennale di Milano, pensata per lo scalone del Palazzo dell’Arte, di cui una copia è in mostra al Museo del Novecento. Non dimentichiamo che Torino è la culla dell’Arte povera, movimento d’avanguardia, di guerriglia urbana fondato nel 1967, più gettonato del Futurismo e dell’Informale europeo, rappresentato da artisti ancora viventi per lo più piemontesi ora dominanti sulla scena internazionale, mentre quelli scomparsi, Alighiero Botti, Luciano Fabbro, Pino Pascali e Mario Merz sono diventati un investimento sicuro, perché considerati un “classico” dell’innovazione. Di Merz a Torino sono di casa le installazioni (1967-68) in cui scritte o numeri al neon vengono assemblati insieme a oggetti e materiali poveri. In concomitanza della Fiera, nell’ambito di “One Torino”, Alfredo Jaar, artista, architetto e regista cileno ha creato un opera site specific per la Fondazione Merz: una scritta al neon “Abbiamo amato tanto la rivoluzione”, come omaggio all’artista che oltre all’igloo è noto per l’impiego del tubo fluorescente industriale. Questo materiale fa luce sulla potenzialità creativa dell’artista, materializza il suo pensiero sull’arte: negli anni 60 -70 è stato utilizzato da molti protagonisti dell’area minimalista, processuale, poverista e concettuale, di casa al Castello di Rivoli. Anche la ricerca sperimentale di Bruce Nauman è emblematica, tra i più geniali e imprevedibili artisti di questa generazione che con il neon ha innescato problematiche sull’ambiguità del linguaggio con parole e frasi significative ever green, che visualizzano

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il suo pensiero sull’arte non didascalica che non invecchia. E poi, chi non ha mai visto una forma geometrica, seriale, plasmata con neon colorato di Dan Flavin, scagli la prima pietra. Questi e altri esempi per capire perché le opere presenti nell’edizione di Artissima non brillavano per originalità: sappiamo che nelle fiere la sperimentazione non è gradita, pertanto si prediligono oggetti, sculture, opere più rassicuranti che al massimo imitano quelle del passato, invece le installazioni luminose di grande dimensione sono d’appeal scenografico ma ingombranti e difficili da vendere. Torino, chiusa la prima grande fabbrica della Fiat, ha riconvertito il Lingotto in polo fieristico e culturale dove si trova una struttura sospesa sul tetto: la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli (inaugurata nel 2002), come segno tangibile di valorizzazione del territorio, investendo non più nell’energia propulsiva industriale, bensì nei progetti di cultura imprenditoriale. Ma il fiore all’occhiello per vedere sotto un‘altra luce la città è la rassegna di Luci d’Artista, giunta alla XVI edizione, ideata da Fiorenzo Alfieri, ex assessore alla Cultura e Turismo, must della stagione, che ha acceso (da novembre a gennaio 2014) piazze, vie, strade e palazzi della città con installazioni luminose realizzate da artisti di fama internazionale. Quest’anno le luci nonostante i tagli nel bilancio hanno continuato a risplendere. Infatti intorno al centro storico sono apparse tre nuove installazioni luminose, “Cultura = Capitale”, scritta a caratteri cubitali di Alfredo Jaar incastonata sulla facciata della Biblioteca Nazionale; “Ice - Cream Light” di Vanessa Safavi, coni gelato al neon coloratissimi e “Interspectacular” il furgoncino itinerante da una circoscrizione all’altra della città di Deniz Kurtel, che al

The distinctive feature of Artissima 2013, in addition to the influx of new visitors, Italian and foreign collectors the art market’s lifeblood, were the numerous “light” works made with fluorescent tubes, such as LEDs, faux-vintage bulbs, non-original, mostly nostalgic imitations of poverist matrix, as we may see from the pictures that we publish, but sellable as inspired by the ‘60s-‘70s conceptual artists’ works, in particular by the tautological neon writings (1968) by Joseph Kosuth (1945), the theoretician of art for art's sake. The fluorescent tube is not a great novelty in the art world, we know it was introduced by Lucio Fontana, as early as 1951, when he made his ​​ first Ambiente spaziale (Spatial environment) at the IX Triennale in Milan, designed for the great staircase of the Palazzo dell’Arte, a copy of which is on display at the Museo del Novecento. We shouldn’t forget that Turin is the birthplace of the Arte Povera, avant-garde movement of urban warfare founded in 1967, which was more popular than the Futurism and the European Informal Art, represented by still living artists mostly coming from Piedmont and now dominant on the international stage, while those disappeared, Alighiero Boetti, Luciano Fabbro, Pino Pascali and Mario Merz have become a safe investment, because they are considered an innovation “classic”. The installations made by Merz (1967-68), in which neon writings or numbers are assembled together with everyday objects and materials are at home in Turin. In conjunction with the Fair, as part of “One Torino”, Alfredo Jaar, the Chilean artist, architect and director, has created a site-specific work for the Fondazione Merz: a neon sign “Abbiamo amato tanto la rivoluzione” (We loved it so much, the revolution), as a tribute to the artist that over the Igloo is known for his use of the industrial fluorescent tube. This material sheds light on the artist’s creative potential and materializes his thoughts on art: in the ‘60 –‘70 it was used by many of the minimalist, procedural, poverist and conceptual area’s protagonists, at home at Castello di Rivoli. Another emblematic experimental research is the one lead by Bruce Nauman, among the most brilliant and unpredictable artists of this generation, which through the neon has triggered issues about the language’s ambiguity using ever green words and meaningful sentences that display his thoughts on the non-didactic art that doesn’t age. And then, who has never seen a geometric, serial and moulded shape with colourful neon by Dan Flavin, cast the first stone. These and other examples to understand why the works shown during Artissima’s last edition didn’t shone for originality: we know that during the fairs experimentation is not acceptable, therefore we prefer more reassuring objects, sculptures and works that at their best mimic those of the past, while on the other hand the large-scale light installations are of


Rosa Barba Footnotes, 2013 70mm film, aluminium, neon lamps and motors 8,5 x 80 x 10 cm Courtesy Vistamare and the Artist

Valentina Miorandi serie di opere luminose (Giardino Verticale Bread, 2012 Giardino Barocco Come se a Torino ci fossero Light sign (plus licence),-neon 124 x 33 cme la Maschera) ospitate nel cortile il mare Courtesy Arte Boccanera di Palazzo Gallery, TrentoValperga Galleani.

Valentina Miorandi Bread, 2012 Light sign (plus licence), neon 124 x 33 cm Courtesy Arte Boccanera Gallery, Trento

progetti speciali di Richi Ferrero, autore di una

Sislej Xhafa Rocket Ship, 2011 wheelbarrow, white light strings 60 x 150 x 65 cm Ed. 3 + 2 a.p. (each Edition is unique: white lights, blue lights, white lights unplugged) Courtesy Christine König Galerie, Vienna

Szilárd Cseke Shall I go or shall I stay, 2013 electric fans, plastic bags, fluorescent tubes, plexiglass, chipboards from used furniture 160x125x80 cm Courtesy of Ani Molnar Gallery Florian and Michael Quistrebert Overlight, 2013 modeling paste on panel, L.E.D. and batteries 120 x 85 cm Courtesy the artists and Juliette Jongma, Amsterdam

scenic appeal but cumbersome and difficult to sell. Turin, when the first big Fiat factory was closed converted it, the Lingotto, into a cultural and trade fair centre, where the Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli (inaugurated in 2002) is located as a suspended structure on its roof as a tangible sign of the territory’s development, investing no more in the propulsive industry energy but, instead, in the entrepreneurial culture projects. But the feather in its cap, to see the city in a different light, is the Luci d'Artista exhibition, now in its sixteenth edition, designed by Fiorenzo Alfieri, a former commissioner for Culture and Tourism, a must of the season, which has turned on (from November to January 2014), the city’s squares, streets, roads and buildings with light installations created by artists of international renown. This year the lights despite the budget cuts have continued to shine. In fact, around the historic centre three new light installations have appeared, “Cultura =Capitale” written in large letters by Alfredo Jaar set on the facade of the Biblioteca Nazionale; “Ice- Cream Light” by Vanessa Safavi, ice cream cones of colourful neon and “Interspectacular” by Deniz Kurtel, the van travelling from one constituency to another in the city, which emanates, on the inside, kaleidoscopic lights instead of musical notes from the piano played by the visitors, who are invited to become an active part of the work. Turin was seen in a different light, more kaleidoscopic than ever, thanks also to the special projects by Richi Ferrero, author of a series of light works (Giardino Verticale - Giardino Barocco - Come se a Torino ci fossero il mare e la Maschera) housed in the courtyard of Palazzo Valperga Galleani. Sislej Xhafa Rocket Ship, 2011 wheelbarrow, white light strings 60 x 150 x 65 cm Courtesy Christine König Galerie, Vienna Szilárd Cseke Shall I go or shall I stay, 2013 electric fans, plastic bags, fluorescent tubes, plexiglass, chipboards from used furniture 160x125x80 cm Courtesy of Ani Molnar Gallery

Florian and Michael Quistrebert Overlight, 2013 modeling paste on panel, L.E.D. and batteries 120 x 85 cm Courtesy the artists and Juliette Jongma, Amsterdam

LIGHT ART Artissima e Torino sotto un'altra luce

Rosa suo Barba interno sprigionava luci caleidoscopiche Footnotes, 2013 anziché note musicali dal pianoforte suonato 70mm film, aluminium, neon dai visitatori, lamps and motors invitati a diventare parte attiva 8,5 x 80 x 10 cmTorino si è vista sotto un’altra luce, dell’opera. Courtesy Vistamare and the più Artistcaleidoscopica che mai, anche grazie ai

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LIBRI / 307

a cura di / curated by Mauro Bozzola

La Luce del Museo

La copertina del libro riproduce l’opera pittorica di Bernardino Nocchi datata 1790, dal titolo “Allegoria del Museo Pio-Clementino”, conservata nel Museo di Roma.

The cover of the book reproduces the pictorial work by Bernardino Nocchi dated 1790, titled "Allegory of the Pio-Clementino Museum," preserved in the Museum of Rome.

Gianni Forcolini, La Luce del Museo Maggioli Editore, 2012

Gianni Forcolini, architetto e lighting designer, docente presso la Scuola del Design, Dipartimento In.D.A.Co (Industriale Design, Arti, Comunicazione e Moda) del Politecnico di Milano, socio AIDI, si occupa di ricerca e progettazione di prodotti, sistemi, soluzioni e impianti di illuminazione per ambienti interni ed esterni. È autore di libri, saggi e articoli su aspetti e problematiche dell’illuminazione ambientale.

LIBRI La luce del Museo

Gianni Forcolini, architect and lighting designer, lecturer at the School of Design, Department In.DA.Co (Industrial Design, Arts, Communication and Fashion) at Politecnico of Milano, member AIDI, is involved in research and design of products, systems, solutions and lighting systems for indoor and outdoor. He is the author of books, essays and articles on issues and problems of environmental lighting.

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Statue dell’antico Egitto nell’allestimento permanente del Museo Egizio di Torino.

Statues of Ancient Egypt in permanent setting at Egyptian Museum of Turin.

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l libro “La Luce del Museo” indaga le ragioni e le modalità che orientano l’uso della luce naturale e artificiale all’interno dei musei. Questa presenza – la luce – viene considerata come la risorsa necessaria per la corretta fruizione visiva dei beni conservati, da parte dei visitatori. Il carattere pubblico del godimento estetico offerto è alla base dell’indagine che si sviluppa nel primo capitolo, dove si analizza il nuovo ruolo dell’illuminazione quando il museo diventa istituzione pubblica in Europa nel corso del Settecento. Nel 1734 a Roma sotto il pontificato di Clemente XII fu aperta la collezione dei Musei Capitolini, il primo vero museo aperto al pubblico come oggi lo intendiamo noi. A Parigi, il Louvre "Muséum central des Arts", fu aperto al popolo nel 1793. I primi musei moderni furono in quell’epoca illuminati prevalentemente sfruttando la luce del cielo e del sole, con l’adozione di una tipologia architettonica derivata dall’antichità classica capace di dare un’adeguata presenza di luce, in termini sia quantitativi che qualitativi. Come si è detto, all’interno dei musei la luce presiede alla visione. Ma quali sono le condizioni richieste per la migliore fruizione visiva dei beni? Le molteplici risposte a questa domanda sono contenute nel secondo capitolo del libro che è dedicato alla visione e alla percezione visiva. Nel terzo capitolo si riprende la narrazione storica focalizzando l’attenzione sugli sviluppi dell’istituzione museale. Con le grandi esposizioni universali dell’Ottocento si inizia a concepire il museo come luogo della conservazione, dello studio e dell’esposizione di oggetti, strumenti, macchine, utensili e reperti, non solo di opere d’arte. E si pone la cruciale questione della nocività delle radiazioni luminose, ultraviolette e infrarosse. Per diversi materiali sensibili, all’illuminazione non controllata, cioè non progettata, sono da imputare danneggiamenti spesso irreversibili. La fase storica ottocentesca segna la presa di coscienza della complessa problematica di tutela dei beni che oggi si affronta con il supporto di articolate normative, specifiche metodiche e si risolve con efficaci soluzioni illuminotecniche. I tre capitoli conclusivi offrono indicazioni, consigli, suggerimenti e soluzioni pratiche per il progetto di illuminazione dei musei destinati alle opere pittoriche e grafiche (quarto capitolo), alle opere scultoree (quinto capitolo), agli oggetti e agli artefatti (sesto capitolo). In questa parte del libro, dai dichiarati connotati applicativi, si dimostra la necessità di differenziare le soluzioni di progetto con l’attenta scelta delle sorgenti luminose, degli apparecchi di illuminazione e degli impianti. In funzione del genere dei beni da mostrare, mutano, infatti, i mezzi e i modi dell’illuminazione che pertanto non può che essere affidata alla cultura, alla sensibilità,all’esperienza e alla competenza dei progettisti.


Sculptural portrait of Cardinal Lercaro, by Giacomo Manzu, temporary exhibition of works held in 2007 at the Gallery of Modern and Contemporary Art in Bergamo.

Diorama con pannelli informativi retroilluminati al Museo di Storia Naturale di Milano.

Diorama with information panels, backlit at the Museum of Natural History of Milan.

The Light of the Museum The book "The Light of the Museum" by Gianni Forcolini, investigates the reasons and procedures that guide the use of natural and artificial light in museums. This presence - light - is regarded, by the visitors, as the resource required for a proper visual fruition of the artworks preserved. The public character of the aesthetic enjoyment offered, is at the base of the investigation that develops in the first chapter, in which, the new role of lighting when the museum became a public institution in Europe during the eighteenth century, is analyzed. In 1734 in Rome, under Pope Clement XII, was opened the collection of the Capitoline Museums, the first truly public museum as we mean it today. In Paris, the Louvre "Muséum Central des Arts” was opened to the people in 1793. The first modern museums were illuminated, at that time, mainly using the light of the sky and the one of the sun, with the adoption of an architectural style derived from classical antiquity able to give an adequate presence of light, in terms of both quantity and quality. As has been said, in the museums light presides over the vision. But what are the conditions required for the best visual fruition of the artworks? The many answers to this question are contained in the second chapter of the book, which is dedicated to the vision and visual perception. The third chapter takes up the historical narrative focusing on the development of the museum institution. With the great universal exhibitions of the nineteenth century it started to conceive the museum as a place of preservation, study and exhibition of objects, machines, tools and findings, not only artworks. It raises as well, the crucial question of the harmfulness of light radiation, ultraviolet and infrared. To uncontrolled lighting, that is not designed, are ascribed damages, often irreversible, for several sensitive materials. The nineteenth-century historical phase marks the awareness of the complex issues of conservatorship that today is faced with the support of articulated norms, specific methods and is resolved with effective lighting solutions. The three concluding chapters offer guidance, advice, tips and practical solutions for the lighting design of museums for paintings and graphic works (fourth chapter), sculptures (fifth chapter), and objects and artifacts (sixth chapter). In this part of the book, where the application characteristics are declared, it demonstrates the need to differentiate the project solutions with the careful choice of light sources, luminaries and lighting systems. Depending on the kind of artworks to show, change, in fact, the ways and means of lighting which therefore cannot be entrusted to culture, sensitivity, experience and expertise of the designers.

LIBRI La luce del Museo

Ritratto scultoreo del Cardinal Lercaro, di Giacomo Manzù, alla mostra temporanea delle opere tenutasi nel 2007 presso la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo.

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INTERVISTA A MARCEL Wanders di / by Monika Moro

INTERVISTE Marcel WAnders

Marcel Wanders è produttore e interior designer. Progetta per importanti aziende internazionali come Flos, Alessi, Puma, KLM Royal Dutch Airlines, MAC Cosmetics, Cappellini, B & B Italia, Moroso e Target. Straordinarie le sue architetture come l'hotel Kameha Grand a Bonn, l'hotel Mondrian South Beach a Miami e il negozio Villa Moda in Bahrain. Oltre a seguire il suo studio, Wanders è co-fondatore e direttore artistico del marchio di design “Moooi” (2001). Il suo lavoro è in importanti collezioni museali come il MoMA di New York, The Stedelijk Museum di Amsterdam e il V & A Museum, Londra. Ha inoltre pubblicato numerosi libri e di lui hanno scritto i maggiori media globali come il New York Times, Domus, The Financial Times e Wallpaper Magazine. Marcel Wanders is a product and interior designer. Designing for leading international companies such as Flos, Alessi, Puma, KLM Royal Dutch Airlines, MAC Cosmetics, Cappellini, B&B Italia, Moroso and Target. Wanders also designs for architectural projects, such as the Kameha Grand hotel in Bonn, the Mondrian South Beach hotel in Miami and the Villa Moda store in Bahrain. In addition to running his studio, Wanders is cofounder and Artistic Director of the successful design label Moooi (2001). He exhibits widely and his work is included in such significant museum collections as MoMA New York, The Stedelijk Museum, Amsterdam, and the V&A Museum, London. Wanders has further published numerous books and is extensively profiled in the global media, appearing in such publications as the New York Times, Domus, The Financial Times and Wallpaper Magazine.

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MONICA MORO: Attualmente si sta dedicando a qualche nuovo progetto di luce? MARCEL Wanders: Sì, sto lavorando su alcuni tessuti, o meglio su una collezione di pezzi unici dotati di effetti molto singolari. Si tratta di tre opere d'arte, “lampade” che devono essere indossate dalle persone, che ho intenzione di lanciare al Stejdelijk Museum in Olanda nel 2014. Una scelta fatta non tanto per un’esigenza di innovazione o per lanciare nuove idee, bensì perché ritengo che non si sia mai veramente vicini alla luce, non la si tocchi. Ho pensato a questo progetto come a una sorta di nuovo e interessante esperimento in grado di offrire una tipologia di illuminazione nuova e affascinante. Penso si tratti di oggetti davvero sperimentali, installazioni d’arte. Oltre a questo sto lavorando con le nuove tecnologie LED su altri oggetti illuminanti. Con la nuova tecnologia LED abbiamo una capacità d’illuminazione fantasticamente piccola ma anche potente, dobbiamo distribuirne la quantità su un’area più grande in modo da creare una nuova messinscena; tutta la luce viene proiettata in modo abbagliante in avanti da un’unica sorgente luminosa, quindi si presentano problematiche completamente differenti rispetto al passato che tutti noi cerchiamo di risolvere in modo nuovo e che aprono diversi ambiti per la creatività.

INTERVIEW WITH MARCEL WANDERS MONICA MORO: Are you currently working on a new lighting project? MARCEL WANDERS: Yes, I’m working on some fabrics, or rather on a collection of one-offs, textile lighting pieces with very unusual effects. They are in effect three works of art, “lamps” that must be worn and carried around by people. I'm going to launch them at the Stejdelijk Museum, in the Netherlands, in 2014. It’s a choice made not so much by the need for innovation or to launch new ideas, but because I think we are never really close to the light, we don’t touch it. I thought of this project as a kind of new and interesting experiment to offer a new and fascinating type of lighting. I think they are really experimental objects, more like art installations. Besides that I’m working with the new LED technologies and other lighting objects. With the new LED technology we have a fantastically small, but also powerful, lighting capacity so that we have to distribute the amount over a larger area in order to create a new staging. All the light is projected forward from one light source in a dazzling way, therefore we have completely different issues than in the past that we all try to solve in a new way and different areas for creativity are opening up.


Bell Lamp by Marcel Wanders for Moooi Moooi London Showroom © Peer Lindgreen La campana rappresenta una forma molto antica ed essenziale della comunicazione, generando un anello accogliente che riunisce le persone per le feste e incontri.

The bell represents a very early and essential form of communication, generating a welcoming ring that brings people together for festivities and congregations

MM: Nella progettazione ha dichiarato di essere di solito ispirato da qualcosa che già esiste? MW: Nel modernismo non c'è storia, nel modernismo esiste solo il futuro. Nella mia vita c'è mia madre o una persona amata, quindi una storia e nella mia vita c'è anche la necessità di realizzare oggetti che esprimano amore, rispettino il futuro ma anche il budget a disposizione. In tal modo si creano oggetti che dureranno per sempre perché penso che il vero desiderio insito nel design sia quello di realizzare oggetti che resistano al tempo. Questa è la mia intenzione progettuale, quindi in tutte le cose nuove che penso e realizzo metto in atto metafore.

MM: In designing you said to be usually inspired by something that already exists? MW: In modernism there is no history, modernism exists only in the future. In my life there is my mother and a lover, then there is a history, and in my life there is also the need to create objects that express love, respect the future but also the budget. In this way you create objects that will last forever because I think that the real desire inherent in the design is to create objects that resist in time. This is my design intent, thus in all the new things I think of and realize, I put metaphors.

MM: Che ruolo hanno le nuove tecnologie nel suo progetto? MW: Le nuove tecnologie non sono così importanti per me, lo sono invece i risultati che le stesse permettono di realizzare, come nel caso dei LED, che offrono nuove opportunità e permettono di creare oggetti fantastici. Mi piace lavorare con queste sorgenti, non perché sono attuali bensì perché si possono fare grandi cose, sono meravigliose.

MM: What is the role of new technologies in your projects? MW: The new technologies are not so important for me. Instead, the results that they allow us to realize are important for me, as in the case of the LEDs, which offer new opportunities and enable us to create fantastic objects. I like working with these sources, not because they are fashionable but because you can do great things with them, they give us new miracles, they are wonderful.

MM: Ci parla dell'illuminazione che ha realizzato nell'Hotel Andaz? MW: Penso lei si riferisca alla grande luce che abbiamo messo al centro dell’Hotel, le tre grandi campane. Per me una campana

MM: Would you like to tell us about the lighting that you have made the Hotel Andaz? MW: I think you are referring to the great lighting that we put at the centre of the Hotel, the three large bells. For me, a bell is a kind of object that

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INTERVISTE Marcel WAnders

Andaz Hotel Amsterdam, 2012 © Marcel Wanders

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INTERVISTE Marcel WAnders

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Skygarden for FLOS Š Marcel Wanders

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è un tipo di oggetto che risale a un tempo lontano nella storia. La campana è stata forse il mezzo più antico di comunicazione di massa. Il suono delle campane serviva per tanti motivi, per ritrovarsi, per lanciare un allarme, per annunciare una cerimonia o per andare a una cena o a una festa. Se la sentiamo, andiamo verso di lei ed è questo il suo “programma”, il suo “software”. Quando le individuiamo sappiamo di essere arrivati a destinazione, ecco perché mi piace molto mettere le campane nelle aree dove le persone si ritrovano, dunque anche nel centro della hall di un albergo. Un altro prodotto che ho progettato in passato e che considero importante nel mio percorso è Sky-garden, una lampada straordinaria che ho disegnato per l’azienda italiana Flos, uno dei suoi best seller, in collezione già da alcuni anni. Si tratta anche in questo caso di un oggetto che ricorda il passato e nello stesso tempo molto moderno. Direi un mix che mi appartiene. MM: Che cosa voleva comunicare attraverso questa lampada, qual è stata la sua idea creativa? MW: Ho usato un vecchio archetipo di lampada, che nasce da soffitto e, dopo averla abbassata, finisce sopra il tavolo da pranzo. Se osservi la lampada vedi un paralume sferico, molto semplice, poi se ti siedi al tavolo e guardi la lampada dal basso improvvisamente ti accorgi dei fiori che si trovano al suo interno. Due identità che la rendono oggetto bello e interessante, romantico e sorprendente; credo che sia proprio questa la sua sorpresa e il suo calore, l'umanità che si sente e il lato romantico dell’oggetto, e questi i motivi per cui la gente la ama così tanto. MM: E le altre lampade che ha creato per aziende italiane come Cappellini? Le lampade Big Shadow che abbiamo ammirato nella nuova veste? MW: Big Shadow, un oggetto per la luce chiamato “ombra”. In fondo quello che facciamo con le lampade e intorno a esse è creare spazio. Anche se volessimo dare solo luce attraverso le lampade, finiremmo per avere più ombre che luci nell’illuminazione interna e architettonica. L’anno scorso abbiamo celebrato i suoi 25 anni.

Can Can for FLOS © Marcel Wanders

MM: What did you want to communicate through this lamp, what was your creative idea? MW: I used an old archetype of light, which comes from the ceiling and, after lowering it down, will end above the dining table. If you look at the lamp you’ll see an emispherical lampshade, very plain, and if you sit at the table and look up at the lamp from below suddenly you’ll notice the flowers that are on the inside. Two identities that make it an interesting and beautiful object, both romantic and surprising, and I think that this is precisely its surprise and warmth, the humanity that you feel and the romantic side of the object, and these are the reasons why the people love it so much. MM: And the other lamps that you have created for Italian companies such as Cappellini? For instance the Big Shadow lamp that we admired in a new look? MW: Big Shadow, a lighting object called “shadow.” At the end what we do with the lamps and around them is creating space. Even if we would only give light through the lamps, we would end up having more shadows than lights in interior and architectural lighting. Last year we celebrated its 25 years with a limited edition.

Eye Shadow by Marcel Wanders for Cappellini © Cappellini Lampada da terra con tessuto decorato personalizzato da Marcel Wanders: a prima vista sembra essere un disegno di un vetro Art Deco, con uno sguardo più attento si percepisce una moltitudine di occhi in formato macro. Serie limitata di soli 33 pezzi. Misure: 75 x 160 H.

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Skygarden for FLOS © Marcel Wanders

dates back to a distant time in history. The bell was perhaps the most ancient means of mass communication. The sound of bells served for so many reasons, to meet, to give an alarm, to announce a ceremony or to go to a dinner or a party. If we hear this sound, we go towards it and this is its program, its software. When we identify them we know we have arrived at our destination that’s why I really like to put bells in the areas where people gather, hence even at the centre of a hotel lobby. Another product that I designed in the past and that I consider important in my path, is Sky Garden an extraordinary lamp that I designed for the Italian company Flos, one of its best seller, in the collection for some years already. It is even in this case an object reminiscent of the past and at the same time very modern. I would say a mix that belongs to me.

Floor lamp with decorated fabric customized by Marcel Wanders: at first glance appears to be a drawing of an Art Deco glass, with a closer look you perceive a multitude of eyes in macro format. Limited series of just 33 pieces. Measurements: 75 x 160 H.

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MM: Il nome della sua azienda è Moooi che in olandese significa bellezza, qual è per lei il significato della bellezza e cosa s’attende in futuro da Moooi? MW: La bellezza è un’ambasciatrice, è espressione di amore, di rispetto e dignità. Ma è anche qualcosa che celebra i rapporti tra le persone e le cose. Moooi è un’azienda che cerca di realizzare per i suoi clienti elementi che portano bellezza nelle case. Non offriamo poesie, ma le parole con le quali le persone scrivono le loro poesie. Un modo interessante anche per connettersi ai designers con una collezione che si spera li ispiri nel loro lavoro. MM: Cosa può fare la luce all'interno di un ambiente come una casa o un hotel? MW: La luce è utilizzata per una quantità di esigenze funzionali e questo è davvero importante e interessante ma, ovviamente, credo che la luce possa dare molto di più. La luce può rappresentare davvero un fattore “elettrizzante” per un ambiente, può essere capace di far “sentire” lo spazio e può accompagnarci in una serata. Mi piace il movimento della luce e mi piace la luce non stabile. Amo la finitura della luce, giocare con essa. La luce è qualcosa che crea o ricrea lo spazio, quello che voglio dire è che senza la luce non c'è spazio, quindi penso che sia essenziale in ogni esperienza. MM: Cosa pensa del lusso in questo momento storico? MW: Penso che il lusso abbia sempre fatto parte del mondo, penso che il settore del design faccia parte del movimento culturale e i cambiamenti culturali avvengono solo nelle culture che sanno riflettere su se stesse e che sono in grado di prendere nuove posizioni e decisioni in merito a dove si voglia portare le responsabilità e la società. Ciò ci rende liberi di scegliere le cose veramente importanti della vita, come ad esempio quanto tempo trascorrere con la famiglia, come offrire amore o un sentimento di sicurezza alle altre persone. Credo che questo rappresenti il vero lusso.

Juuyo Peach Flowers by Lorenza Bozzoli for Moooi © Moooi

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Valentine by Marcel Wanders for Moooi - Moooi London Showroom © Moooi

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Uno specchio magico e il potere dei cristalli trasformano un semplice involucro in un infinito bouquet di fiori luminoso.

A magic mirror and the power of crystals transform a simple shell into an endless light bouquet of flowers.

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MM: Moooi, the name of your company, means beautiful in Dutch, what is the meaning of beauty for you and what are you expecting for Moooi in the future? MW: Beauty is an ambassador, it is an expression of love, respect and dignity. But it is also something that celebrates the relationship between people and things. Moooi is a company that seeks to achieve, for its customers, items that bring beauty into the homes. We do not offer poems, but the words with which people write their poems. An interesting way for designers to connect with a collection that will hopefully inspire them in their work. MM: What can light do in an environment such as a home or a hotel? MW: The light is used for a lot of functional needs and this is really important and interesting but, of course, I believe that the light can give much more. The light can really be a “electrifying” factor for an environment, it may be able to make the space “being felt” and it can accompany us through an evening. I like the movement of light and I like the light that is not stable. I love the finish of the light, to play with it. Light is something that creates or recreates the space, what I mean is that without light there is no space, so I think that it is essential in every experience. MM: What do you think of luxury at this historic moment? MW: I think that luxury has always been part of the world, I think the design sector is part of the cultural movement and cultural changes occur only in cultures that know how to reflect on themselves and who are able to take new positions and decisions about where they want to take the responsibility and the society. This makes us free to choose the really important things of life, such as how much time to spend with the family, how to love or how to offer a feeling of security to other people. I believe that this represents true luxury.


MM: I think your vision of love towards human beings is very important. I have been told that you wear a very special necklace, to which you are adding a bead every year, is there some connection with your affections? MW: I have two necklaces. The first, made long ago with my daughter, is a reminder of a playful and enjoyable time, I was playing with her and we had fun doing it. The second, realized later on, that is what I wear, it incorporates five birthstones from Nigeria and, yes, it has a relationship with my family.

MM: Quale ritiene sia il ruolo delle scuole di design? MW: Penso che dalle scuole di design ci si debba attendere una formazione non “modernista”; è inoltre necessario chiedere anche l’introduzione della psicologia nel corso di studi, trasmettere il rispetto per la durevolezza e la sostenibilità degli oggetti. Penso che non abbiamo bisogno di meno progettisti, ma ci sia bisogno di progettisti migliori che si assumano le responsabilità per il proprio lavoro.

MM: What do you think is the role of design schools? MW: I think we should expect a not “modernist” training by design schools. We also need to ask for the introduction of psychology in the course of studies, and to convey respect for the objects’ durability and sustainability. I do not think we need less designers, but there is a need for better designers who take responsibility for their own work.

MM: Dunque una formazione, una scuola e un design più consapevoli e rispettosi dell’ambiente e del valore della durata delle cose, del loro accompagnarci nel tempo? MW: Il design è atto creativo del modernismo e una filosofia di vita, produce oggetti che diventano vecchi nel minuto stesso

MM: Thus an education, a school and a design more aware and respectful of the environment and the value of the duration of things, of their following us through the time? MW: Design is a creative act of Modernism and a philosophy of life, it produces objects that become old in the same minute they are realized.

INTERVISTE Marcel WAnders

Quasar, Istanbul rendering Marcel Wanders

MM: Credo che la sua visione di amore verso gli esseri umani sia molto importante. Mi è stato riferito che indossa una collana particolare, cui sta aggiungendo una perlina ogni anno, c’è qualche connessione con i suoi affetti? MW: Possiedo due collane. La prima, realizzata tempo fa insieme a mia figlia, è un ricordo di un momento ludico e divertente, stavo giocando con lei e ci siamo divertiti a farla. La seconda, realizzata in seguito, è quella che indosso e che incorpora cinque pietre portafortuna dalla Nigeria e ha una relazione con la mia famiglia.

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in cui vengono realizzati. Rappresenta la tecnica di un mondo “usa e getta”, in cui le cose sono importanti solo nel momento della loro creazione. Credo non sia più possibile sopportare una simile situazione se si vuole davvero vivere in un mondo ecologico e durevole. Non possiamo sostenere la filosofia del modernismo, dobbiamo prendere una posizione contraria ad essa e realizzare oggetti in grado di rappresentare una psicologia durevole. Questo è il motivo per cui da vent'anni le metafore caratterizzano ogni mio progetto, affinché il vecchio e il nuovo possano vivere insieme, e mostrare che c'è un modello olistico tramite il quale il mondo veramente modernista può essere attaccato, che è possibile trovare modi nuovi per fare prodotti che vadano al di là del tempo. Questa per me è una cosa molto importante, nel lavoro e nella vita. Tranne quello del design, oggi gli ambiti creativi (come quelli della pittura o della fotografia) hanno tutti oltrepassato lo stato dell’era modernista. MM: Vede segnali positivi? MW: Un cambiamento già esiste, si possono notare segnali da parte di progettisti che prendono posizione contro il razionalismo, la tecnocrazia, il minimalismo e che sono realmente a favore dell’umanesimo assumendo sempre più un approccio romantico e personale. Trovo tutto ciò davvero fantastico.

It represents the technology of a disposable world, in which things are important only in the moment of their creation. I believe you can no longer tolerate such a situation if you really want to live in a ecological and durable world. We cannot support the philosophy of Modernism, we must take a position contrary to it and create objects that represent a durable psychology. This is the reason why, in the last twenty years, metaphors have characterized each of my projects so that the old and the new can live together and show that there is a holistic model through which the truly modernist world can be attacked and also that it is possible to find new ways to make products, which will go beyond time. This to me is a very important thing, likewise in work and life. Except that of design, today the creative fields (such as painting or photography) have all gone beyond the state of the modernist era. MM: Do you see positive signs? MW: A change already exists, you can see signs of designers who take a stand against rationalism, technocracy, minimalism and who are really in favour of humanism, increasingly taking a romantic and personal approach. I find this really fantastic.

Andaz Hotel Amsterdam, 2012 © Marcel Wanders È situato nel centro di Amsterdam tra i grandi canali Prinsengracht e Keizersgracht. L'edificio che ospita l'hotel è quello dell'ex biblioteca pubblica che nel 2007 fu trasferita a Oosterdokseiland. La saggezza dai libri storici, che una volta vivevano nella vecchia biblioteca, è stata trasferita alle pareti per creare un rivestimento che "parla" dell'esperienza locale. Riflessa in specchi di grandi dimensioni, questo muro diventa un universo infinito di conoscenza.

Located in the very centre of Amsterdam, between two major canals the Prinsengracht and the Keizersgracht. The building that holds to hotel is that of the former public library of Amsterdam. The library stood until 2007 when it was relocated to Oosterdokseiland. Wisdom from the books that once lived in the old library has been transferred to the walls to create a covering that talks about time and place. Reflected in large mirrors, this wall becomes an endless universe of knowledge.

Kameha Grand Bonn, Germany 2010 © Marcel Wanders Attraverso l'uso del vetro, l'architettura ha una favolosa trasparenza che si affaccia sul fiume Reno e la città di Bonn

INTERVISTE Marcel Wanders

Through the use of glass, the architecture has a fabulous transparency overlooking the meandering Rhine river and the city of Bonn.

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Casa son Vida, Mallorca 2009 Crochet Light, Livingroom © Marcel Wanders

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E K LE I P S I S Ekleipsis parete|soffitto superficie

Ekleipsis parete|soffitto incasso

Plafoniera, applique, incasso e bollard a luce indiretta. Un sistema completo per illuminazione esterna proposto in tre differenti dimensioni, dotato esclusivamente di sorgenti LED ad alta efficienza e lunga durata. Il design del prodotto e l’alta tecnologia dei sistemi ottici a luce riflessa garantiscono un elevato grado di comfort visivo. IP 66 – CL II

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Design by R&S Cariboni Group


Ernesto Gismondi e Artemide: il Design, l’Innovazione, il Made in Italy di / by Silvano Oldani

INTERVISTE Ernesto Gismondi

Ernesto Gismondi Laurea in ingegneria aeronautica a Milano nel 1957 e nel 1959 alla scuola superiore di ingegneria di Roma, la sua avventura imprenditoriale e di designer inizia negli anni ’60. Nasce Artemide con lampade di successo. Arrivano gli anni ’80, con Sottsass sviluppa Memphis, movimento d’avanguardia che determina una profonda evoluzione del design nel mondo. L’Azienda è sempre più internazionale e siamo nel nuovo secolo, forse Artemide potrebbe essere quotata in Borsa. È stato vice presidente dell’ADI e ha ricoperto numerose cariche nell’ambito di Assolombarda, Federmeccanica, Confindustria. Tra i molti riconoscimenti, il premio Compasso d’Oro alla carriera (1994) e l’European Design Prize (1997).

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Degree in aeronautical engineering in Milan in 1957 and in 1959 at the High School of Engineering of Rome, his entrepreneurial and designer adventure starts in the 60s. Artemide was founded and starting the production of its successful lamps. Then come the '80s, with Sottsass develops Memphis, avant-garde movement that brings a deep evolution of design in the world. The company is more and more international and we are in the new century, perhaps Artemide could be listed on the Stock Exchange. He has been vice president of ADI and has held numerous positions within Assolombarda, Federmeccanica and Confindustria. Among the many acknowledgments, the Golden Compass award for lifetime achievement (1994) and the European Design Prize (1997).

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Silvano oldani: Presidente Gismondi vede segnali di ripresa nel nostro Paese e il settore dell’illuminazione che ruolo può svolgere? Ernesto Gismondi: Deve assolvere il suo compito, “accendere la luce”! Così ci guarderemmo intorno e riusciremmo a vedere che al di là della crisi è possibile ripartire mettendo a frutto alcune esperienze positive maturate nel tempo. SO: Il suo è un segno di fiducia EG: La crisi nel nostro settore è cominciata tre anni fa, adesso si è fermata e ci sono dei segnali di ripresa. Rispetto a quanto fatto fino ad oggi occorre adottare maggiori misure volte ad agevolare e incentivare l’attività delle nostre imprese, il resto non conta. È vero, ad esempio, che un’azienda come Fontana Arte, che vanta una bellissima storia e rappresenta una parte importante del mercato italiano, ha visto rallentare la propria crescita – anche se non credo per ragioni politiche ma semplicemente legate alla difficoltà oggettive nella gestione imprenditoriale in un Paese come il nostro. Tuttavia passando in Corso Monforte è possibile oggi ammirare il loro nuovo splendido negozio e non penso siano così poco avveduti da investire in modo significativo in un’azienda in difficoltà. SO: Ricerca e sviluppo di prodotti e tecnologie sono gli ingredienti vincenti in una forte competizione. Che cosa vuol dire competere in un mercato globalizzato? La sua azienda come sta orientando il proprio sviluppo? EG: Lei parla di innovazione. Di sicuro un’azienda che non investe in tal senso è destinata a scomparire. Sarebbe come se una casa di moda continuasse a presentare gli stessi modelli, potrebbe chiudere più rapidamente di altre. Questo vale anche nel nostro settore, perché siamo sempre alla ricerca di un prodotto migliore, non solo diverso. Ma il punto nodale è un altro: quando non si investe in ricerca – grazie alla quale confido che Artemide possa avere una lunga vita di crescita – non si può creare nulla di nuovo, si può solamente acquisirlo da altri. Faccio un esempio: viene messo sul mercato un nuovo tipo LED mediante il quale si ottiene molta più luce e tutti corriamo ad acquistarlo: abbiamo dato un contributo all’innovazione acquistando quel LED? SO: Oggi non solo nel design tutto è progetto. Ogni cosa che abbiamo sotto gli occhi, realizzata, viene intesa come progetto. Il gesto, anche il più semplice, è progetto. Ma non sempre metodo e rigore lo accompagnano. Molte volte si tratta più di stupore, contaminazione, moda, che ricerca… EG: Per quanto riguarda la luce non vedo cos’altro si possa fare! Bisogna realizzare un progetto, che vuol dire ideare un prodotto che risponda a tutta una serie di necessità, cercando di capire

ERNESTO GISMONDI AND ARTEMIDE: THE DESIGN, THE INNOVATION AND THE MADE IN ITALY SILVANO OLDANI: President Gismondi, do you notice signs of economic recovery in our country? How can the illumination ‘section’ contribute to it? ERNESTO GISMONDI: It has to conduct its own job, to ‘turn on the light’! This way we will look around ourselves and are able to see that (crisis talks aside) it is possible to re-launch past ideas which have matured and developed over time. SO: Your words are words of hope EG: The crisis in our branch started three years ago, actually stopping only now, with some signs of recovery. When compared to what was done till today major measures have to be adopted to ease and give an incentive to the activities of our businesses, the rest doesn’t count. It’s true, for example, that businesses such as Fontana Arte, that has such a beautiful history and represents such an important part in the Italian market, have experienced the halting of their growth. This though is probably not because of politically-orientated reasons but reasons that are simply linked to the objective difficulties of business management of a country like Italy. However, when walking through Corso Monforte it’s still possible today to admire their new splendid shop and I really don’t think that they are short-sighted to the extent that they would heavily invest in a business with these difficulties. SO: Research and development of products and technologies are the key strengths of a strong competition. What does it mean to compete in a globalised market? How is your business orientating its own development? EG: You talk about innovation. Without a doubt a business which doesn’t invest in innovation is destined to disappear. It would be as if a fashion company would continue to present the same designs, it would end up closing down before other companies. This is also the case for lighting, for we are always searching for a product which is not only better but also different. But the matter is another one: when you don’t invest in research (thanks to which may Artemide continue to grow), nothing new can be created, but products are merely bought from other companies. For example, a new kind of LED light is put on the market, an LED light which shines brighter than others, we all run to buy it: have we contributed to the growth of innovation by simply buying that LED light? SO: These days, not only in the design everything is projected. Everything we have under our gaze, which is finalized, is understood as a project. EG: Even the simplest gesture is a project, although not always followed by strict and


dove queste ultime si trovino, che forma abbiano e se siano necessità reali e non semplice espressione di una moda. I LED non rappresentano certamente una moda, bensì una rilevante espressione tecnologica che, “o si cavalca o semplicemente si è destinati ad andare a piedi”. Indispensabile è comunque progettare. SO: Ci sono, a suo parere, passaggi nella filiera produttiva delle nostre aziende che il mercato internazionale impone? E da quali non si può prescindere per un prodotto Made in Italy? EG: Lei ha introdotto una questione importante. Noi ci rivolgiamo all’Asia non solo per vendere, ma anche per acquistare e la nascita e lo sviluppo della tecnologia LED è il frutto dell’impegno di grandissime e capacissime aziende che monopolizzano l’intero mercato. Verificare se esistono prodotti nuovi vuol dire affacciarsi a nuovi mercati che dobbiamo cercare di sensibilizzare ma non è semplice – fondamentalmente per un problema di cultura – convincere un individuo a comprare una lampada di Artemide o di Luceplan se non ne comprende il valore. Oltre naturalmente a un problema di costo. Tuttavia per le nostre aziende esistono mercati da sviluppare, il problema è come sensibilizzarli e quanto dover spendere per farsi conoscere. Non è facile anche perché i prodotti vengono copiati. In Cina “e dintorni” si trovano tantissime lampade Tolomeo non prodotte da Artemide, copiate malamente dato che chi le realizza non comprende esattamente cosa significhi il design, eppure ne vengono vendute parecchie e questo vuol dire che il mercato non

rigorous methodology. Too many times its about the contamination, the amazement and fashion rather than the research.. Regarding light itself I don’t think there is much more we can actually do! In order to be finalised, a project needs to respond to a series of necessities, with the intent of understanding where these last ones are found, what shape they have and whether they are real necessities and not merely fashion statements. LED lights certainly don’t represent fashion, but a relevant technological expression that, ‘either is tackled or not looked at at all’. Projection is an undisputable factor though. SO: Are there, in your opinion, passages in the productive productions in our businesses that are imposed by the international market? From which ones can’t a Made In Italy product be obtained from? EG: You have introduced an important matter. We negotiate with Asia not solely to sell, but also to buy and the birth and development of LED technology is the product of the effort of great companies who monopolise the whole market. Verifying whether new products have a place in the future means to work side by side with new markets that we have to try to sensitise, although it’s not easy(fundamental for a problem linked to culture),to convince an individual to buy a Artemide or Luceplan lamp if they don’t understand its value. This is an additional problem added on to the main one concerning the price. However, for our businesses there are markets to be developed, the problem stands in how to

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AXA Porta Nuova Milano, 2013 Architect: Re Value, arch. Cristiana Cutrona Light Planning: Artemide Italia Photo: Beppe Raso

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possiede una cultura tale da cogliere le pur evidenti differenze rispetto al prodotto originale. Nel nostro settore si è convincenti solamente quando come interlocutori si hanno professionisti in grado, quando realizzano un progetto ad esempio di un palazzo o di un grande albergo, di comprendere quali prodotti utilizzare. SO: Il suo Gruppo. Due divisioni: architetturale e design, oltre 125 milioni di fatturato, presente in 98 paesi, 24 società controllate, 50 showroom monomarca nelle più importanti città del mondo, 750 dipendenti, di cui 68 impegnati in ricerca e sviluppo, che esporta il 75% della produzione, nel 2008 aveva ricevuto l’autorizzazione per essere quotato alla Borsa di Milano. Un progetto definitivamente nel cassetto o solo in attesa di tempi migliori? EG: Sui giornali viene regolarmente data la notizia che Artemide sarà quotata in Borsa. Essere quotati in Borsa vuol dire chiedere a qualcuno del denaro per partecipare e contribuire a quello che noi chiamiamo sviluppo e non significa ricevere semplicemente dei soldi in cambio di una parte delle azioni. La quotazione in Borsa offre la possibilità ai futuri acquirenti, speriamo tanti, di investire su un’azienda sana e ben organizzata dove non esistono segreti; naturalmente questo impone a tutti maggiori responsabilità. SO: Questa è una bella notizia… EG: Anche per me, ma non ci siamo ancora arrivati…

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Hotel Boscolo Exedra Milano, 2008 Progetto: Arch. Italo Rota e ass. lighting Arch. Marco Bisenzi Photo: Beppe Raso

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sensitize and working out how much needs to be spent in order to be known. It is not easy also for the reason that products are often copied. In China and its’ ‘surroundings’ there are many Tolomeo lamps which aren’t a product of Artemide. They are copied badly as whoever designs them doesn’t have much idea of what a design looks like, however many are sold and this means that the market doesn’t have such a culture to trust in, a market that can understand the effective differences and distortions from the original product. In our sector we are convincing only when interlocutors are professionals who are able, when completing a great hotel project or palace, to understand what products need to be used. SO: Your group. Two divisions: architectural and design, over 125 million worth of bills, present in 98 countries, controlled by 24 societies, 50 one brand showrooms in the world’s most important cities, 750 dependents, 68 of which are busy in research and development which exports 75% of the production that n 2008 had received the authorization to be quoted to the Milan Stock Exchange. Is this a project which is definitely finalised or just waiting for better times? EG: On papers you can regularly see news regarding Artemide’s listing in the stock exchange. Being quoted in the stock exchange simply means to ask someone money in exchange of their participation of what we define as development and doesn’t solely mean money in exchange of shares. The quotations in the stock exchange offer investments as a as a possibility for future acquirers, hopefully many, to invest in healthy and well organized business where secrets don’t exist; naturally this requires everyone to act with responsibility. SO: This is good news… EG: It is, although we yet have to reach that stage…


SO: Secondo lei nel progetto di architettura la luce può essere considerata protagonista? EG: È senz’altro parte integrante del progetto. Purtroppo spesso riscontriamo la presenza di innumerevoli frutti/prese, vengono previsti inizialmente per capire solo in un secondo momento se e come utilizzarli. Non è corretto, nell’architettura la luce funziona se risponde alle necessità e quindi è il risultato di una corretta progettazione.

Schlössl Hotel Oberotterbach (Germany) , 2013 Architect: Müllers Büro, Vollmersweiler Light planning: Artemide GmbH Photo: Werner Huthmacher, Berlin

SO: A suo parere c’è un paese in Europa che ha una maggiore sensibilità verso l’illuminazione pubblica che è parte del paesaggio urbano, arredo urbano, valorizzazione delle città e dei centri storici? EG: Sì, più di uno. Da noi si pensa all’illuminazione pubblica in un’ottica di sicurezza. Nel Nord Europa invece, soprattutto in Germania, esiste una cultura grandissima per le isole pedonali, ciò significa un importante ambito dell’illuminazione destinata alla vita dei cittadini.

SO: ‘The human light’ is an Artemide philosophy passed by Carlotta de Bevilacqua in the 90’s that has revolutionized the imaginative world and the projection of the light, consequently along with the apparatus, with the intent of reaching out to the needs of the people, to their well-being, whilst in the year 2000 wants to create another innovative project with is able to combine the light with other technological components in such way that the apparatus becomes multifunctional as well as multi-sensorial: a personal light, almost private. What have these researches, that have gone to consolidate the productions along with the brand’s success, meant for the business? EG: We have come to the understanding that the business is represented by the realization of new products and it is intuited that the projection of lamps has to carry on with style and creativity. Once this is understood, we confronted answers reaching the conclusion that, even though we haven’t lost the ability to research new and better apparatus, it felt like the attention of the product needed to be moved to the user. For the business it has been a fundamental and positive passage; we have launched a series of projects that have brought to the constructions of lamps which are able to measure the time, for example the A.1.s.o., an idea of Carlotta Bevilacqua, who bases the concept of a lamp that doesn’t only shine light but is also of advantage to whoever uses it. SO: Can your light be considered the protagonist in your architectural project? EG: It is without a doubt a completing part of the project. Unfortunately often we encounter the presence of numerous products/plugs, initially foreseen with the intent of understanding only in a second moment if and how to use them. It’s not correct, in architecture light works if it responds to the necessities and thereby if the result is of a correct projection. SO: In your opinion is there a country in Europe with major sensibility towards public lighting that is part of the urban landscape, setting, value of the city and its historical centers? EG: Yes, more than one. We usually think of public lighting in terms of security. In northern Europe, for example in Germany which is home to a great pedestrian culture, a big slice of lighting design focuses on the life of the citizens.

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SO: “The human light” è la filosofia di Artemide, promossa da Carlotta de Bevilacqua negli anni ’90, che ha rivoluzionato il modo di immaginare e progettare la luce, di conseguenza anche gli apparecchi, per andare incontro ai bisogni delle persone, al loro benessere, mentre negli anni 2000 crea un altro progetto innovativo capace di combinare la luce con altre componenti tecnologiche così che l’apparecchio diventa polifunzionale e poli sensoriale: una luce personale, quasi privata. Che cosa hanno significato per l’azienda tali ricerche che si sono andate a consolidare con successo nella vostra produzione e nel vostro brand? EG: Abbiamo capito che il business è rappresentato dalla realizzazione di nuovi prodotti e intuito che occorre continuare a progettare lampade con stile e creatività. Compreso ciò, ci siamo confrontati arrivando alla conclusione che, pur non mancando al nostro interno le capacità di realizzare nuovi apparecchi ancora più belli, occorreva spostare l’attenzione dal prodotto all’utilizzatore. Per l’azienda è stato un passaggio positivo e fondamentale; abbiamo avviato una serie di progetti che hanno portato alla realizzazione di lampade in grado di segnare il tempo, come ad esempio A.l.s.o., un’idea di Carlotta de Bevilacqua, che si basa sul concetto di lampada che non faccia solo luce ma che produca anche benessere a vantaggio di chi la utilizza.

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SO: Il grano non germoglia se non muore, scriveva Pasternak. Fare una lampada, una sedia, vuol dire per molti, sia per chi li crea e soprattutto per chi li acquista, pensare a un oggetto che rimane forse per sempre, un avverbio che indica la ripetizione indefinita nel tempo. Un tempo però che corre molto velocemente. È ancora possibile oggi, nella dinamica sociale, economica e produttiva, che tale continuità del prodotto abbia ancora senso se non per il mercato, almeno per noi stessi? EG: Artemide vive di questo. L’importanza di un prodotto non è legata alla sua durata ma al suo essere sempre rispondente ai bisogni di chi l’ha acquistato, fino a quando, appunto, non prevalga il desiderio di acquistarne un altro. Ritornando a un concetto per me fondamentale è importante avere clienti sensibili di fronte al design, alla qualità e sicurezza del prodotto, che s’innamorano di una lampada sempre rispondente alle loro necessità. SO: Piero Castiglioni in un’intervista a LUCE disse che per lui le categorie “progettista illuminotecnico” e “lighting designer” avevano lo stesso significato e che si considerava un elettricista nel campo della luce. Lei è designer, mentore di tanti giovani, imprenditore di successo e tra i leader più influenti a livello internazionale del Made in Italy, qual è la categoria professionale in cui si trova più a suo agio, in cui si riconosce? EG: Sicuramente con quegli architetti che ritengono che la luce sia parte integrante del progetto, che pensano sia inutile fare architettura se poi non si riesce a scegliere luci che la facciano risaltare e che non debbano soltanto illuminare. Sono questi i soggetti nei quali mi riconosco e con cui mi piace ragionare.

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Museo del 900 Milano, 2010 Architectural project: Gruppo Rota Interior and lighting: Alessandro Pedretti Gruppo Rota Photo: Miro Zagnoli

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SO: Non sono pochi i giovani che vanno all’estero non solo per cercare lavoro, ma anche per studiare. Quale consiglio si sente di dare ai giovani della Scuola di Design del Politecnico di Milano, della Naba, dello IED, ecc. che della professione del design o del lighting designer vorrebbero farne un percorso di vita e professionale? EG: Noi sosteniamo questi giovani, siamo con loro, abbiamo stipulato dei contratti con il Politecnico di Torino, di Milano, con l’Università di Padova, con altri enti di ricerca che finanziamo tutti gli anni, offriamo borse di studio per i corsi sull’illuminazione che si svolgono a Milano Bicocca.

SO: ‘The grain doesn’t sprout if it isn’t dead’, Pasternak once wrote. Constructing a lamp, a chair, for many people means to think of an object which will perhaps remain there forever, an adverb that indicates the endless repetition in time. This time will pass really fast though. It is still possible today, in the social, economic and productive dynamics, that such continuity of the product still has any sense for the market if not at least for us ourselves? EG: Artemide lives off this. The importance of the product is not linked to its length but to the fact that it’s always responding to the needs of who bought it, until when, as a matter of fact, the need to buy a new one doesn’t overtake the desire to buy another one. Coming back to a concept which is fundamental in my opinion, it is important to have clients who are sensitive in front of designs, in front of the qualities and the security of the products, who fall in love with a lamp which is always responding to their necessities. SO: In an interview to LUCE, Piero Castiglione said that according to him the ‘lighting-technical designers’ along with the ‘lighting designers’ had the same meaning and also that he considered him an electrician in the field of light. You are a designer, mentor of many youngsters, successful businessman and one of the most influential Made in Italy leaders in the entire world, what is the professional category in which you find yourself most at ease, in which you see yourself in? EG: Certainly with those architects who retain that light is an integral part of the project, who think that it’s useless to do architecture if then you can’t choose lights that make it stand out and that don’t only have to illuminate. These are the people in which I recognize myself and with which I like thinking with. SO: There are many young people who go abroad not only to find jobs, but also to study. Any tips for the youngsters of the Polytechnic school of Design of Milan, Naba, ect who want to pursue in the field lighting design as their main aim in their life and professional careers? EG: We support these young people by stipulating contracts with the Polytechnics of Turin, Milan


Private Residence Milano, 2010 Architectural project: Erna Corbetta Lighting Plan: Artemide Italia

SO: In questi rapporti culturali, associativi fare sistema nel nostro Paese forse potrebbe anche voler dire mettere mano alla diversificazione delle associazioni di settore che oggi riflettono una suddivisione storica in superate aree produttive forse da reinterpretare sia per un’esigenza di

maggiore forza di fronte agli stakeholder sia per i profondi cambiamenti del mercato, soprattutto per l’affermarsi delle nuove tecnologie, i LED in particolare. Cosa ne pensa? Mi riferisco a ASSIL, ASSOLUCE, associazioni che potrebbero fare molto più massa… la stessa fiera di Euroluce… EG: Una situazione che si è creata quando nell’ambito del Salone del Mobile si è capito che in una casa non c’è solo un tavolino, un letto, ma vi sono anche apparecchi di illuminazione. È nata così Euroluce, che tuttavia viene poco considerata nella comunicazione relativa al Salone del Mobile e alla sua Associazione di riferimento; non hanno ancora compreso – come invece hanno fatto in modo egregio i tedeschi con Light+Building – che la luce è presente in tutti i settori e che se si vuole crescere occorre presentarsi in altro modo. SO: Il mondo della luce italiana è forte, però oggi è forte anche la competizione globale e pertanto anche a livello di associazioni avrebbe maggior peso fare squadra… EG: Sono d’accordo. Lei usa sempre la parola globale, noi con la globalità ci confrontiamo ogni giorno e dunque non ci resta molto tempo da dedicare alle logiche associative. Ci sono presidenti che passano tranquillamente da una posizione all’altra, sono sempre gli stessi, sembrano immortali, hanno somiglianze con i politici, devono esistere, però possono anche essere sostituiti. SO: A suo parere l’età della pensione andrebbe abolita? In molte medie aziende italiane il tema del ricambio generazionale è un passaggio delicato, lei in un’intervista a Il Sole 24 Ore ha dichiarato: “dobbiamo avere il coraggio di dare spazio solo ai migliori, indipendentemente dai legami familiari”. È un pensiero di molti e un’azione di pochi? EG: Alcuni dei nostri collaboratori lavorano da anni in Artemide e

and Padua University, with other research entities which we finance every year. We offer scholarships to for the lighting courses at Milano Bicocca University. SO: You have over sixty workers in Artemide (among technical operators and researchers)… EG: It is clear that we have to have workers with the right qualifications; unfortunately they aren’t that many but we dedicate a lot of time to them. A department is dedicated exclusively to the research which is continuously connected to the world of the universities also because that is the creative boundary. A boundary which we try to finance and that we strongly believe in.

SO: In these cultural relationships, associative to make system in our country it might also mean to work on the diversification of sector's associations which today reflect a historical subdivision in outdated productive areas maybe to be reinterpreted both for the need of major strength in front of the stakeholders and for the deep market changes, especially for the assertion of new technologies, LED in particular. what do you think about it? I'm referring myself to ASSIL, ASSOLUCE, associations which might be much more substanntial… and the same EUROLUCE’s trade fair… EG: A situation which was created when in the ‘Salone del Mobile’ it was understood that in a house you don’t only find a small chair or a bed but you can also find many lighting apparatus. Euroluce was born this way, even though it’s not considered greatly at the Salone del Mobile and of its reference Association; they still haven’t understood – unlike the Germans have with Light&Building – that light is present in all sectors and that if we want to grow it has to be presented in a different way. SO: The world of Italian light is strong, but today even the global competition and even at a society’s level it would be more beneficial to join up and create a team.. EG: I agree. You always use the world ‘global’, a term that we associate ourselves to every day and so there isn’t much time to dedicate to associative logic. There are presidents who calmly pass from one position to another, always the same, seemingly immortal, with similarities to politicians, they have to exist, but can be substituted.

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INTERVISTE Ernesto Gismondi

SO: Avete in Artemide circa settanta tra tecnici e ricercatori… EG: È chiaro che dobbiamo avvalerci di persone qualificate; purtroppo non sono così tante e noi riserviamo loro molta attenzione. Un reparto è dedicato esclusivamente alla ricerca in continuo collegamento con il mondo delle università perché quello è l’ambito creativo. Un ambito che cerchiamo in qualche modo di finanziare e in cui crediamo molto.

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adesso li dovrei mandare a casa? Certo il mondo è fatto così. Mi hanno chiamato come vice presidente di Confindustria all’epoca di Pininfarina e ho potuto sperimentare sul posto che, a quei livelli, quando non sei più rieleggibile, la prassi è quella di trovarti un altro incarico importante affinché tu possa continuare ad esistere. Non è quindi un discorso di parentela, la questione è che siamo sempre gli stessi e passiamo da una carica all’altra. Mi hanno attribuito la presidenza del CNEL per svolgere attività di studio e ricerca ma una volta conclusosi anche questo incarico dove mi collocheranno? Personalmente propendo per l’azienda dove c’è anche molto da fare! SO: Molti decenni fa nelle grandi famiglie industriali si usava dire che il figlio intelligente andava in fabbrica, l’altro era pronto per fare vita associativa… EG: Se fosse solo questo, la selezione sarebbe naturale e condivisibilissima, il problema è che bisogna imparare il mestiere. Alcuni lo imparano egregiamente altri meno.

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AXA Porta Nuova Milano, 2013 Architect: Re Value, arch. Cristiana Cutrona Light Planning: Artemide Italia Photo: Beppe Raso

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SO: La pubblicità di Artemide crea una forte comunicazione con i lettori: lei fotografato da solo, o con i suoi collaboratori, o loro in “prima fila”. Il prodotto non è al centro, al centro ci sono uomini e donne testimoni di una storia, quella della sua azienda. È lei l’artefice di questa idea o è stata l’agenzia di pubblicità a suggerirla? EG: Un po’ tutte queste cose, direi che c’è un’assonanza di pensiero, di intenti e di fare con chi ci cura la comunicazione esternamente. È chiaro che la comunicazione per noi è estremamente importante e pensiamo che quella cui lei fa riferimento ben rappresenti la nostra azienda.

SO: In your opinion should the pension age be abolished? In many average Italian businesses the theme generation gap issue is a delicate topic. In an interview to Sole 24 Ore you said "we have to have the courage to give more space to young people, independently from family connections". Is this a thought of many but an action of few? EG: Some of our collaborators have worked years in Artemide, would you find it fair to send them home now? The world doesn’t work like that. They have called me as president of Confindustria during the Pininfarina era and I have managed to experiment. When you experiment at those heights, when you’re not re-electable, the approach is to find another important job until you can continue to exist. This isn’t a discussion about parenthood, the matter is that we are always the same and we pass from one post to another. I have been president of CNEL so that I could focus on studying activities but once this finishes as well where will I be placed? Personally I’m inclined towards a business where there is a lot of work to be done! SO: Many decades ago in the great industrial families it was told that the intelligent son would go work in factories; the other one would be ready for a life as an associative… EG: If it were only come down to this, the selection would be natural and respectable; the problem is that the profession needs to be learnt. Some learn it well and others don’t. SO: Artemide's advertisement creates a strong communication with the readers: you photographed alone, or with you collaborators, or them in the front. The product isn't in the centre, where there are women and men witnesses of a story, that one of your firm. Are you the creator of this idea or was it the firm to suggest it? EG: A bit of all these things, I would say that there is a correlation regarding our way of thinking, our intents and what we do with who takes care of our external communication. It is clear that for us communication is extremely important and we think that the one you refer to represents well our firm.


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LA LUCE DI MARCO FILIBECK AL TEATRO ALLA SCALA di / by Jacqueline Ceresoli

INTERVISTE Marco Filibeck

Marco Filibeck La sua storia professionale di lighting designer inizia nei primi anni ’80, nell’ambito del Rock show, quando scopre la passione per la luce. Inizia a collaborare con Vasco Rossi, ha realizzato 300 concerti live in cinque anni, poi una Stagione al Teatro Comunale di Bologna e nel 1985 approda al Teatro alla Scala di Milano. Ha lavorato con i maggiori coreografi e registi internazionali, da Strelher a Zeffirelli, da Lepage a Ronconi. È coordinatore e docente di Illuminotecnica dei corsi di Light Designer, Scenografia e Regia all’Accademia della Scala.

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His professional history as lighting designer began in the early '80s, as part of the Rock show, when he discovered a passion for light. He began working with Vasco Rossi, has made ​​300 live concerts in five years, then a Season at the Municipal Theatre in Bologna and in 1985 arrived at La Scala Theatre in Milan. He has worked with leading international choreographers and directors, such as Strelher, Zeffirelli, Lepage and Ronconi. He is the coordinator and Lighting lecturer of Light Designer, Set Design and Directing courses at the Academy of La Scala.

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Marco Filibeck’s lighting at the la Scala Theatre

JACQUELINE CERESOLI: Chi è Marco Filibeck, il suo cognome non è italiano, si racconti. MARCO FILIBECK: Il mio cognome è di origine austriaca, ma sono italianissimo, è un grado di parentela che risale alla prima Guerra Mondiale. Ho un percorso professionale che viene dal basso avendo fatto quella che oggi si fa sempre meno: la gavetta. La mia storia comincia dietro una consolle come operatore luci, nei primi anni ‘80, nell’ambito del rock show, quando ho scoperto una passione per la luce che ancora oggi alimenta la mia professione. In quegli anni Vasco Rossi iniziava a fare i primi dischi e si creò la necessità di seguire i suoi primi spettacoli. Eravamo in due, io e un caro amico, di fronte a una scelta: serviva un tecnico di palco e uno che si occupasse delle luci. La mia scelta istintiva mi portò a realizzare 300 concerti live in 5 anni, frequentando contemporaneamente anche un corso biennale per tecnici teatrali presso il Teatro Comunale di Bologna, che divenne poi il mio primo teatro. JC: In un concerto rock che funzione ha la luce? MF: Per i concerti live l’aspetto visivo è affidato quasi esclusivamente alle luci e al video e deve avere un impatto forte, dinamico, spesso sovraesposto. La luce unita alle immagini diventa scenografia. Si tratta di un contesto profondamente diverso dal teatro dove con la luce dobbiamo contribuire a raccontare una storia. JC: Da lì la scoperta di un percorso e di una professione, quella del light designer, diversa da come oggi la intendiamo? MF: Quando iniziai, alla Scala c’era Vannio Vanni e i lighting designer si contavano sulle dita di una mano, si formavano in modo artigianale nei teatri dove spesso veniva scelto per tale ruolo l’elettricista più anziano. Vanni fu uno dei primi professionisti, veniva dalla Rivista e poi dal Sistina di Roma, fu il primo a concepire la luce degli spettacoli in una forma più evoluta, arrivò alla Scala e fu il regista delle luci per molte stagioni segnando un’epoca. Negli anni ‘70 e ’80 lavorò, tra le altre, per le produzioni storiche di Strehler e di Zeffirelli, contribuì a fare della Scala un punto di riferimento internazionale anche per la luce. JC: Come arriva al Teatro alla Scala? MF: Attraverso una selezione, un concorso, mi presentai da Bologna dove avevo avuto i primi contratti con il Teatro Comunale e fui assunto per una stagione, ed eccomi ancora qui. JC: Come si impara a creare scenografie e spazi con la luce? MF: Le tecniche e le esperienze per l’illuminazione di una scena architettonica le ho apprese maggiormente dal lavoro di Ezio Frigerio, forse il più grande scenografo italiano degli ultimi decenni, famoso per le sue ricostruzioni di soluzioni architettoniche monumentali. Ha compiuto nel modo migliore il passaggio tra la scenografia dipinta bi-dimensionale e quella tri-dimensionale cinematografica, che si è sviluppata a partire dagli anni ’70. Per illuminare questo tipo di scenografia è necessaria una tecnica estremamente complessa e articolata che ha come finalità la valorizzazione descrittiva e il potenziamento dell’immagine. La professionalità si acquisisce con l’esperienza, lo studio e la sensibilità. Non so se il nostro lavoro si possa definire artistico,

JACQUELINE CERESOLI: Who is Marco Filibeck, your last name is not Italian, please tell us. MARCO FILIBECK: My last name is of Austrian origin, but I'm very Italian, it’s a kinship that dates back to the First World War. I have a career path that comes from the bottom having done what we now do less and less: rising through the ranks. My story begins behind the console as a lighting operator, in the early ‘80s, in the context of rock shows, when I discovered a passion for light that still today supports my profession. In those years, the singer Vasco Rossi began to make his first records and the need came about to follow his early shows. There were two of us, a dear friend and I, faced with a choice: they needed a stage technician and one that dealt with the lighting. My instinctive choice led me to realize 300 live concerts in 5 years, while attending a two-year course for theatre technicians at the Teatro Comunale of Bologna, which then became my first theatre. JC: What function has light in a rock concert? MF:During live concerts, the visual aspect is almost exclusively entrusted to the lighting and the video and it must have a strong, dynamic, often overexposed impact. Light coupled to images becomes scenography. We have a very different context in comparison to the theatre where we have to help tell a story with light. JC: From there, the discovery of a path and a profession, that of the lighting designer, different from how we know it today? MF: When I started, at La Scala there was Vannio Vanni and the lighting designers could be counted on the fingers of one hand. They were trained in the craft directly in the theatres, where the senior electrician was often chosen for such a role. Vanni was one of the first professionals, he came from the Rivista, the Italian Revue, and then from the Sistina Theatre in Rome. He was the first to conceive show lighting in a more evolved form, he arrived at La Scala and was the Director of the Lights for many seasons, marking an era. In the ‘70s and ‘80s he worked, among others, for the historical productions of Strehler and Zeffirelli, and helped to make the La Scala an international reference point also for the lighting. JC: How did you arrive at the La Scala Theatre? MF: Through a selection, a competition, I introduced myself from Bologna, where I had the first contracts with the Teatro Comunale and I was hired for a season, and I'm still here. JC: How do you learn to create sets and spaces with light? MF: I have for the most part learned the techniques and experiences for the lighting of an architectural scene from the work of Ezio Frigerio, perhaps the greatest Italian set designer of the last decades, famous for his reconstruction solutions of architectural monuments. He completed, in the best way, the transition between the two-dimensional painted scenery and the three-dimensional cinematographic one, which has developed since the ‘70s. To illuminate this kind of setting an extremely complex and intricate technique is required that has as its


JC: Alla Scala troviamo una tipologia di spettacoli completamente diversi gli uni dagli altri: balletti, concerti, opere liriche. Come è riuscito a trovare per ognuno una drammaturgia luminosa che potenzi l’emozione e la scenografia? MF: Ogni spettacolo ha una storia a sé, è un processo che nasce da un confronto con il regista o, nel balletto, con il coreografo, ed è importante interpretare la loro idea di spettacolo, capirne il linguaggio, e questa è forse la fase più difficile. In particolare, in una stagione come quella della Scala, che produce 250 spettacoli l’anno e in cui ci troviamo a collaborare con registi internazionali di culture molto diverse.

Aida Teatro Massimo Palermo Regia: Franco Zeffirelli Scene: Lila De Nobili Costumi: Lila De Nobili Luci: Marco Filibeck Foto: Teatro Massimo Palermo

JC: Lei ha lavorato con grandissimi registi: Strelher, Zeffirelli, Lepage, Ronconi. Se un regista si presenta con il proprio light designer come reagisce? MF: Si tratta di un aspetto molto interessante da dibattere. In passato, da parte di chi mi ha preceduto, c’era un certo fastidio. Per me non è così per diversi motivi: il primo è che non potrei seguire tutti gli spettacoli di una stagione, sarebbe un impegno troppo gravoso. Quando si è impegnati su numerose produzioni, su concezioni dell’opera e ambientazioni profondamente diverse tra loro, difficilmente ci si riesce a sintonizzare in tempi brevi e ad avere energie creative per essere efficaci. Mettere in scena un’opera è molto stressante e richiede un momento di pausa per ricaricarsi e intraprendere un nuovo lavoro. Un altro motivo è dato dal fatto che quando arrivano in teatro professionisti esterni, cerco sempre di imparare qualcosa.

purpose the descriptive enhancement and the image empowerment. Professionalism is acquired by experience, study and sensitivity. I do not know if our work can be defined as art, certainly it sometimes also expresses an artistic value, and, in some cases, it may express a signature style. Surely the sensitivity towards the image balance and its creative interpretation are key requirements. The variables of a theatrical show are endless: we are always confronted with new situations and that are difficult to solve, in fact you cannot build a theory of light that is always valid. JC: At the La Scala Theatre we find a type of shows, completely different from each other like ballets, concerts and operas. How did you find a lighting drama for each that enhances the emotion and the scenery? MF: Each show has a story in itself, it’s a process that comes from a confrontation with the director or, in the ballet, the choreographer, and it is important to interpret their idea of the show, to understand the language, and this is perhaps the most difficult phase. In particular in a season like that of La Scala, which produces 250 shows a year and where we are collaborating with international directors of very different cultures. JC: You have worked with some great directors: Strehler, Zeffirelli, Lepage, Ronconi. If a director comes with his own lighting designer how do you react? MF: This is a very interesting debate. In the past, by those who preceded me, there was some discomfort. For me it is not so for several reasons: the first is that I could not follow all the shows of a season, it would be a commitment too burdensome. When you are working on numerous productions, conceptions of the Opera and settings very different from each other, it becomes difficult, in a short time, to tune in and have creative energies to be effective. To stage an Opera is very stressful and requires a break to recharge and take a new job. Another reason is the fact that when external professionals arrive at the theatre, I always try to learn something.

INTERVISTE Marco Filibeck

certo talvolta esprime anche un valore artistico, in alcuni casi può esprimere una cifra stilistica. Sicuramente la sensibilità verso l’equilibrio dell’immagine e la sua interpretazione creativa sono requisiti fondamentali. Le variabili di uno spettacolo teatrale sono infinite: ci si trova sempre a confronto con situazioni nuove e di difficile soluzione, infatti non si può costruire una teoria della luce che sia sempre valida.

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Faust Teatro alla Scala Milano Regia: Eimuntas Nekrosius Scene: Marius Nekrosius Costumi: Nadezda Gultiajeva Luci: Marco Filibeck Foto: Brescia - Amisano

Il nostro lavoro richiede una crescita continua, dobbiamo vedere, conoscere, assorbire il più possibile, non possiamo fermarci. Un light designer americano, per esempio, porterà con sè una visione e soluzioni diverse per cultura e background. Per me il confronto è sempre positivo. JC: Zeffirelli e Ronconi, due modi di illuminare la scena, per esempio l’Aida che ha chiuso la stagione scorsa al Teatro alla Scala? MF: Con l’Aida di Zeffirelli entriamo nel mondo della rappresentazione teatrale, dove la regia non è solo l’espressione di un racconto, ma si concentra sull’estetica e sulla forma. Zeffirelli è uno scenografo geniale e unico al mondo che in teatro crea sempre scene fantastiche, pensandole come una successione di immagini caratterizzate dal suo inconfondibile stile. Quando ci si trova a illuminare una sua scena si parte da presupposti che appartengono a un linguaggio estetico dove la luce è al servizio della sua valorizzazione e dei costumi.

INTERVISTE Marco Filibeck

JC: Ronconi è minimalista, ha un'altra visione del teatro, procede per sottrazione… MF: L’interpretazione della luce per Ronconi è qualcosa di profondamente diverso dalla sensibilità di Zeffirelli o di altri registi, che appartengono a quel linguaggio estetico dove la luce ha una funzione al servizio della valorizzazione della scena. Nella regia di Ronconi o di altri registi contemporanei, la luce diventa un linguaggio drammaturgico in cui si potenzia l’espressività

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Our work requires continuous growth, we need to see, to know and to absorb as much as possible, we cannot stop. An American lighting designer, for example, will bring with him a vision and solutions different for culture and background. For me, the confrontation is always positive. JC: Zeffirelli and Ronconi, two ways to illuminate the scene, for example, Aida, who ended last season at the Teatro alla Scala ? MF: With Zeffirelli's Aida we enter the world of the theatrical performance, where the director is not only the expression of a story, but focuses on the aesthetics and design. Zeffirelli is a brilliant and unique in the world set designer that always creates fantastic scenes in the theatre, thinking of them as a sequence of images characterized by his distinctive style. When you are to illuminate one of his scenes you start from the premise that it belongs to an aesthetic language where the light is at the service of its enhancement and the costumes. JC: Ronconi is a minimalist, he has another vision of the theatre and proceeds by subtraction… MF: Ronconi’s interpretation of light is something very different from the sensitivity of Zeffirelli or of other directors, who belong to that aesthetic language where the light has a function in the service of the enhancement of the scene. Under the direction of Ronconi or other contemporary directors, the light becomes a


JC: Mi viene in mente Bob Wilson… MF: Sì, Bob Wilson utilizza la luce come “messa a fuoco” di quadri viventi dove armonia e contrasto convivono magnificamente. La staticità e l’equilibrio dell’immagine descrivono la sua purezza stilistica. JC: In quali casi la luce è la protagonista in assoluto? MF: Ricordo sempre i “Dialoghi delle Carmelitane” di Robert Carsen che facemmo alla Scala e poi al teatro degli Arcimboldi, uno spettacolo essenziale, quasi completamente privo di scena, dove regia e luce erano spesso la stessa cosa, lo considero un riferimento assoluto. JC: Qual è il primo spettacolo che ha aperto la strada a una maggiore sensibilità luministica? MF: Credo di dover citare ancora Ronconi nel suo Guglielmo Tell del 1988, uno spettacolo dove la scena era costituita da immagini in pellicola proiettate su 5 grandi schermi con la fotografia di Giuseppe Rotunno. Fu l’avanguardia di un processo lungo e graduale, parallelo allo sviluppo tecnologico di cui disponiamo oggi. JC: I light designer stranieri che tipo di approccio hanno portato alla Scala? MF: Un approccio più scientifico nella preparazione tecnica degli spettacoli. Il design, il progetto, è fatto in modo estremamente professionale e la fase della realizzazione lo ricalca quasi perfettamente. Nella tradizione italiana non era così. Il mondo del teatro ha un problema nuovo ed enorme: il tempo. Oggi si fanno più spettacoli in meno tempo, perché il tempo vuol dire denaro e la restrizione dei budget impone non tanto di ridurre le componenti dello spettacolo, ma di produrre in tempo minore. Questo è un requisito importante e se non si arriva preparati per affrontare questa realtà non si porta a termine il lavoro. Quindi il tempo che si aveva in passato, che era un lusso incredibile, oggi non c’è più. Ricordo, fino agli inizi degli anni ‘90, delle giornate intere a cercare soluzioni che potessero poi raggiungere la finalità desiderata, molte cose venivano scoperte durante gli allestimenti, si poteva sperimentare, era un work in progress che dava contributi fantastici.

dramatic language in which the expressiveness of content is strengthened and contributes to the construction of the message of the work. When, on the contrary, the set is not in the foreground, it translates in a “space” that becomes minimal. Today, we look more and more for the drama of light. JC: It reminds me of Bob Wilson… MF: Yes, Bob Wilson uses light as a “focus” of tableaux where harmony and contrast beautifully coexist. The static and the balance of the image describe his stylistic purity. JC: In which cases, the light is the absolute protagonist? MF: I always remember the “Dialogues of the Carmelites” by Robert Carsen, which we made at La Scala and then at the Arcimboldi Theatre, an essential show, almost completely devoid of scene, where the direction and the lighting were often the same thing. I consider it an absolute reference. JC: Which was the first show to pave the way for greater luministic sensitivity? MF: I think I should quote again Ronconi in his William Tell in 1988, a show where the scene was made up of film images projected on 5 big screens with a photograph of Giuseppe Rotunno. It was the vanguard of a long and gradual process, parallel to the development of technology that we have today. JC: What kind of approach have the foreign lighting designers brought to La Scala? MF: A more scientific approach in the technical preparation of the shows. The design, the project, is done in an extremely professional way and the implementation phase follows it almost perfectly. It was not so in the Italian tradition. The world of the theatre has a huge and new problem: time. Today there are more shows in less time, because time means money and the restriction of the budget requires not so much to reduce the components of the show, but to produce in less time. This is an important prerequisite and if you do not come prepared to deal with this reality you fail to finish the job. So the time you had in the past, which was an incredible luxury, now it’s gone. I remember, until the early ‘90s, we had whole days to look for solutions that could then reach the desired goals, many things were discovered during the preparations, you could experiment, it was a work in progress which gave great contributions.

INTERVISTE Marco Filibeck

di un contenuto e si contribuisce alla costruzione del messaggio dell’opera. Quando, al contrario, la scenografia non è in primo piano, si traduce in uno “spazio” che diventa minimale. Oggi, si cerca sempre di più la drammaturgia della luce.

L’altra metà del cielo Teatro alla Scala Milano Coreografia: Martha Clarke Musica e drammaturgia: Vasco Rossi Scene: Robert Israel Costumi: Nanà Cecchi Luci: Marco Filibeck Foto: Brescia - Amisano

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INTERVISTE Marco Filibeck

Quartett Teatro alla Scala Milano Regia: Alex Ollè (La Fura dels Baus) Scene: Alfons Flores Costumi: Lluc Castells Video: Frank Aleu Luci: Marco Filibeck Foto: Brescia - Amisano

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JC: Quali tecnologie utilizzate alla Scala? MF: Come dotazione, credo che oggi abbiamo raggiunto il meglio di ogni singola tipologia: nel campo dei moving, proiettori americani, nel campo dei profile, sagomatori francesi, nel campo dei proiettori daylight, apparecchi tedeschi, la nostra consolle è israeliana. Anche nell’ambito del made in Italy ci sono dei prodotti molto validi che utilizziamo. L’uso intensivo delle luci richiede apparecchi con caratteristiche di idoneità tecnica ma anche di durata e affidabilità.

JC: What technologies do you use at La Scala? MF: As equipment, I believe that today we have achieved the very best of each individual type: in the field of Movings, American projectors, in the field of profiles, French beam shapers, in the field of daylight projectors, German appliances, our console is Israeli. Even in the context of the Made in Italy there are some very good products that we use. The intensive use of lights demands instruments with technical suitability characteristics but also of durability and reliability.

JC: Diventare light designer, definiamo questa professione complessa e interessante? MF: Non è facile definirla, comprende un insieme di tecniche, linguaggi ed esperienze tra i vari settori dello spettacolo: teatro, live, televisione, cinema, moda, fashion, architetturale e museale. Ciascuno di questi mondi necessita della figura del light designer, ma sempre più le diverse esperienze e conoscenze entrano in contatto tra loro. Il teatro d’opera è oggi un luogo ancora isolato per complessità e storia, ma il processo di contaminazione è inevitabilmente avviato.

JC: To become lighting designer, let’s define this complex and interesting profession? MF: It is not easy to define it, as it includes a set of techniques, languages and experiences between the different areas of entertainment: theatre, live show, television, cinema, fashion, architecture and museums. Each of these worlds needs the figure of the lighting designer, but increasingly the diverse experience and knowledge come into contact with each other. Nowadays, the opera house is a still isolated place in complexity and history, but the process of contamination is inevitably initiated.

JC: Cosa insegna ai suoi allievi dei corsi di “Light designer”, “Scenografia”, “Regia”, secondo le caratteristiche della Scala, concept d’eccellenza e unicità? MF: Oltre le conoscenze tecniche che devo mettere a disposizione, è importante la capacità di guardare, cerco di insegnare ad esercitare l’occhio. Gli occhi sono il nostro strumento, devono quindi imparare a vedere e a “sentire” la luce.

JC: What do you teach your students in the courses of “Lighting designer”, “Set Design”, “Direction”, according to the characteristics of the La Scala, concepts of excellence and uniqueness? MF: Apart from the technical knowledge that I have to make available, the ability to look is important, I try to teach to exercise the eye. The eyes are our tool, they must then learn to see and “feel” the light.

JC: Quanti sono gli studenti che seguono il suo corso? Sono tutti laureati? MF: Nel corso che coordino all’Accademia del Teatro alla Scala sono in 10. Impongo un numero limitato, a fronte di domande di 24-25 ragazzi. Non sono tutti laureati, molti vengono dall’Accademia di Brera e hanno sensibilità artistiche, più che tecniche. Seguo un gruppo disomogeneo, per età e provenienza geografica, per facilitare scambi fra loro. I ragazzi entrano le prime volte in teatro, si siedono in platea e hanno auricolari con cui poter ascoltare tutte

JC: How many students are taking your course? Are they all graduates? MF: In the course that I coordinate at the Academy of the Teatro alla Scala they are 10. I impose a limited number, in front of applications by 24-25 students. They are not all graduates, many come from the Academy of Brera and have artistic sensibilities, rather than technical. I follow a heterogeneous group, for age and geographical origin, to facilitate exchanges between them. The first few times the students enter in the theatre, they sit in the stalls and have headphones on with which to listen to all communications transmitted


le comunicazioni tra noi trasmesse, questo permette loro di capire quello che sta avvenendo. Le prime volte non riescono a vedere se non ciò che è più che evidente, non vedono perché l’occhio è come l’orecchio, deve formarsi. Un musicista quando ascolta l’esecuzione di un concerto riesce a cogliere ciò che un orecchio non allenato non potrà mai sentire. Per l’occhio è la stessa cosa. Nel tempo si attua un processo di crescita importantissimo che vede questi ragazzi completamente trasformati nell’arco di sei mesi. JC: Un light designer deve saper “sentire” lo spazio per potenziare le infinite applicazioni della luce e del colore… Come il chiaro e scuro nella pittura? MF: La luce nell’ambito dello spettacolo è un linguaggio espressivo complesso, cambiato grazie alla tecnologia e iniziato nel momento in cui si è riusciti ad avere il controllo dei volumi e dei dosaggi della luce, che ci consente oggi di definire lo spazio della visione e di creare una poetica. Sul colore io sono più cauto, non è una cosa che mi affascina molto, dipende da una sensibilità soggettiva, ma anche dal contesto. Se il colore soddisfa la mie finalità, posso utilizzarlo, altrimenti, cerco altri modi per comunicare la stessa emozione.

JC: A lighting designer must be able to “feel” the space to enhance the endless applications of light and colour … Like the light and dark in painting? MF: The lighting in the field of entertainment is a complex expressive language, changed thanks to technology and started when we were able to have control of volumes and doses of light, which allows us today to define the space of vision and create poetics. I'm more cautious about colour, it’s not something that fascinates me, it depends on a subjective feeling, but also on the context. If colour satisfies my purposes, I can use it, otherwise, I am looking for other ways to communicate the same emotion.

JC: Per esempio? MF: A Lille ho rimesso in scena “Quartett”, uno spettacolo straordinario presentato alla Scala tre anni fa in prima esecuzione assoluta, ora itinerante in Europa. Nella partitura ci sono otto “sogni”, diversi momenti in cui prendono forma le visioni e gli incubi dei due protagonisti. Il regista Alex Ollè della Fura Dels Baus mi chiese di usare il colore rosso. Inizialmente non ero convinto, abbiamo avuto un confronto molto sereno, alla fine è stato utilizzato e ha avuto ragione. Alex mi disse: “io ho bisogno di far capire al pubblico che si tratta di un sogno, e io lo vedo rosso”.

JC: For example? MF: In Lille I put on stage “Quartett”, an extraordinary spectacle presented at La Scala three years ago in world premiere, now touring in Europe. In the score there are eight “dreams”, different times in which visions and nightmares of the two protagonists take shape. The director of the Fura Dels Baus Alex Ollè asked me to use the colour red. Initially I was not convinced, we had a very calm confrontation, at the end it was used and he was right. Alex told me: “I need to tell the public that this is a dream, and I see it red”.

JC: Tra gli spettacoli non firmati da lei, c’è ne uno che avrebbe voluto dirigere per le soluzioni adottate dal light designer? MF: Qualcuno sì, torno a citare i “Dialoghi delle Carmelitane” di Robert Carsen e “Morte a Venezia” di Deborah Warner che abbiamo realizzato l’anno scorso. In entrambi i casi, il light designer è Jean Kalman, un caro amico francese e un maestro del quale ho grandissima stima.

JC: Among the shows not signed by you, is there anyone that you would have liked to direct because of the solutions adopted by the lighting designer? MF: Someone yes, I'll mention again the “Dialogues of the Carmelites” by Robert Carsen and “Death in Venice” by Deborah Warner that we made last year. In both cases, the lighting designer is Jean Kalman, a dear French friend and a teacher of which I have great esteem.

INTERVISTE Marco Filibeck

Fidelio Opera de Lyon Regia: Gary Hill Scene e video: Gary Hill Costumi: Paulina Wallenberg Olsson Luci: Marco Filibeck Foto: Stoflet

between us, this allows them to understand what is happening. The first few times they cannot see but what is more than obvious, they don’t see because the eye is like the ear it must be formed. A musician when listening to the execution of a concert captures what an untrained ear will never hear. It’s the same thing for the eye. In time you implement a growth process of utmost importance that sees these students completely transformed within six months.

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JC: What attracts you most about your job? MF: I am attracted by what I don’t do often, such as architecture. I like the lighting of outdoor performances that allow me to highlight the monuments. I had the opportunity to light up “Roberto Bolle and Friends,” which led me to wonderful places like the Colosseum, the Arena of Verona, the Valley of Temples of Agrigento, the Greek Theatre in Taormina, Piazza del Plebiscito in Naples and San Marco square in Venice. JC: So how we relate with space is important? MF: At the Valley of Temples the stage, mounted in front of the Temple of Concordia, was without a visible structure, with lights positioned on the ground, hidden from the wings, camouflaged and sand coloured to make the most of the historic architecture.

Il Prigioniero JC: Opera de Lyon Regia: Alex Ollè (La Fura dels Baus) Scene: Alfons Flores Costumi: Josep Abril Video: Emmanuel Carlier Luci: Marco Filibeck Foto: Virginio Levrio

Cosa lo attira di più del suo lavoro? MF: Sono attratto da ciò che non faccio spesso, ad esempio dall’architettura. Mi piace l’illuminazione degli spettacoli all’aperto che mi permettono di valorizzare i monumenti. Ho avuto la possibilità di illuminare “Roberto Bolle and friends”, che mi ha portato in posti meravigliosi: il Colosseo, l’Arena di Verona, la Valle dei Templi di Agrigento, il Teatro Greco di Taormina, piazza del Plebiscito a Napoli e piazza San Marco a Venezia.

JC: Quindi è importante relazionarsi con lo spazio? MF: Alla Valle dei Templi il palco montato davanti al Tempio della Concordia era senza una struttura visibile, con luci posizionate a terra, nascoste dalle quinte mimetizzate e color sabbia per valorizzare al massimo l’architettura storica. JC: Secondo lei la ricerca del light designer italiano è un po’ ferma rispetto all’estero o si distingue per una particolare sensibilità, che è anche il nostro punto di forza? MF: È una domanda un po’ scomoda, ma le esprimo con sincerità il mio pensiero. Credo che al momento in Italia, in ambito teatrale, non ci sia un panorama molto vivace, ci sono molti bravi professionisti e alcuni grandi nomi non più giovanissimi. Non vedo ancora un ricambio generazionale significativo. Però posso aggiungere che la nostra tradizione illuminotecnica è molto apprezzata all’estero. C’è in atto un profondo cambiamento nel modo di lavorare con la luce, ma è ancora presente un linguaggio che appartiene alla scuola del passato. Mi aspetto dai più giovani un contributo importante.

INTERVISTE Marco Filibeck

Erwartung Opera de Lyon Regia: Alex Ollè (La Fura dels Baus) Scene: Alfons Flores Costumi: Josep Abril Video: Emmanuel Carlier Luci: Marco Filibeck Foto: Virginio Levrio

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JC: According to you, has the Italian lighting designers’ research come to a halt with regard to that of other countries, or does it stand out for a special sensitivity, which is also our strength? MF: This question is a little awkward, but I will tell you what I really think. I believe that at the moment in Italy, in the theatrical context, there is a very lively scene, there are many good professionals and some big names no longer young. I cannot see a significant generational change. But I can add that our tradition of lighting is much appreciated abroad. There is a profound change in place in the way we work with the light, but a language that belongs to the school of the past is still in act. I expect a major contribution from the younger.


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broadcast televisivo assolutamente perfetto. Per tali motivi è fondamentale la condivisione del progetto illuminotecnico con gli ideatori dell’architettura complessiva e l'analisi di ogni singolo dettaglio con il cliente. Dalle sorgenti, alle finiture, agli attacchi, tutto deve essere condiviso e testato, per non avere interferenze architettoniche o strutturali. La collaborazione fattiva porta alla ricerca di soluzioni ad hoc per l’installazione dei proiettori in ogni singola commessa”. I progetti illuminotecnici che l’Azienda sviluppa per ogni impianto, definiscono quali prodotti, sorgenti luminose e ottiche impiegare, ma anche quali servizi fornire a corollario. Il dipartimento tecnico esamina e analizza i progetti in uscita. Alla base di tutto ci sono i dati fotometrici e illuminotecnici, la verifica sul campo da parte dell’azienda e di un ente terzo per la certificazione del progetto, come può essere la UEFA per un impianto sportivo o GAISF e EBU per le riprese televisive, garantendo e certificando la qualità del risultato finale. Una delle gamme di prodotti più performanti è la serie LIGHTMASTER. Una famiglia di proiettori molto estesa, articolata su 5 linee di prodotto: MAX, 1000, 2000, COMPACT e ONE. Ogni famiglia, a sua volta, per rispondere a tutte le esigenze e richieste dei progettisti e alle differenti situazioni, è composta da diverse ottiche e sorgenti luminose. “La ‘cascata di prodotti’ permette una risposta illuminotecnica e produttiva completa.

In 2015 Fael Luce, Lombard firm, will celebrate fifty years of activity. There are not many realities, founded by a family and remained their property, capable of reaching such a goal in the current historical conjuncture. Fifty years of history mean to have acquired an important industrial background, but also to have completed a significant set of knowledge in the world of professional lighting. In fact, since 1965 Fael Luce emerged as a point of reference for the lighting professional in the construction and evolution of lighting systems for outdoor and today is recognized among the leading manufacturers of projectors with great powers for sporting events. About fifteen years ago, explains Luciano Parravicini CEO of the company, it was introduced a new corporate motto: Doing it better. "We want to give only the best to our partners, the best lighting systems, services and technology available today, following the project until its lighting. The company does not only supply the product, but with its specialized technicians, follows the installation, the arrangement and the pointing of floodlights. This last operation is accomplished by following a virtual grid placed on the playing field: each point of the grid must match a beam of light, allowing precision and absolute uniformity in the pointing. This allows excellent vision both for the public and for the players, as well as a broadcast absolutely perfect. For these reasons, it is essential to share the lighting project with the creators of the overall design and the analysis of every single detail with the customer. From the sources, finishes, to attacks everything must be shared and tested to have no architectural or structural interference. The active collaboration leads to the search of “ad hoc” solutions for the installation of projectors, in every single order. " The lighting designs that the company developed for each system, define which products, light sources and optical use, but also which services provide as a corollary. The technical department examines and analyzes the outgoing projects. At the base of all there are the photometric and lighting data, the verification on field by the company and a third party for the certification of the project, as may be the UEFA for sport grounds or GAISF and EBU for broadcasting, ensuring and certifying the quality of the final result. One of the best performing product ranges is the series LIGHTMASTER. A very large family of projectors, consisting of 5 product lines: MAX, 1000, 2000, COMPACT and ONE. Each family, in turn, to respond to all the needs and requirements of the designers and the different situations, it is composed of different optics and light sources. "The 'cascade of products' allows a full productive and lighting answer.

FOCUS PMI - 6.1 Fael Luce

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el 2015 Fael Luce, azienda lombarda, festeggerà cinquant’anni di attività. Non sono molte le realtà, fondate da una famiglia e rimaste di proprietà, in grado di raggiungere nell’attuale congiuntura storica un tale traguardo. Cinquant’anni di storia vogliono dire avere acquisito un importante background industriale, ma anche aver maturato un insieme significativo di conoscenze nel mondo dell’illuminazione professionale. Infatti, sin dal 1965 Fael Luce si impose come punto di riferimento per l’illuminazione professionale nella costruzione ed evoluzione di sistemi di illuminazione per esterno e oggi è riconosciuta tra i maggiori produttori di proiettori con grandi potenze per eventi sportivi. Circa quindici anni fa, ci spiega Luciano Parravicini CEO dell’azienda, è stato introdotto un nuovo motto aziendale: Doing it better. “Vogliamo dare solo il meglio ai nostri partner; il meglio dei sistemi di illuminazione, del servizio e della tecnologia oggi disponibile, seguendo il progetto sino alla sua accensione. L’azienda non si limita infatti alla fornitura del prodotto, ma con suoi tecnici specializzati, segue l’installazione, la disposizione e il puntamento dei proiettori. Quest’ultima operazione è compiuta seguendo una griglia virtuale posta sul campo di gioco: a ogni punto del reticolo deve corrispondere un fascio di luce, consentendo un’uniformità e precisione assolute nei puntamenti. Ciò permette un'eccellente visione sia per il pubblico che per i giocatori, oltre a un

Ippodromo Nazionale di Follonica veduta notturna dall’autostrada

Follonica hippodrome night sight from highway

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Fael Luce ha definito una strategia industriale che contempla lo stoccaggio di semilavorati per un rapido assemblaggio e fornitura, ogni famiglia di prodotto ha un suo settore di magazzino a cui si accede per la finitura, il montaggio e la spedizione. Questo sperimentato sistema operativo consente una risposta al cliente in tempi certi e rapidi. Grazie alla nostra storia, ai prodotti e ai servizi forniti siamo riusciti a creare un rapporto di fiducia con i nostri clienti. Questo ha permesso all’Azienda di realizzare negli anni grandi progetti illuminotecnici che ci hanno impegnato dal punto di vista produttivo, progettuale e professionale, rappresentando al contempo motivo di orgoglio e soddisfazione per l'intera azienda”. Di seguito Parravicini descrive alcuni dei più importanti lavori realizzati negli ultimi anni, che hanno dato all’azienda molta soddisfazione per il grande sforzo profuso nella loro progettazione e realizzazione. “Per lo stadio di Hong Kong o il raddoppio

del Canale di Panama sono state impiegate importanti risorse e competenze tecniche e produttive. Per lo stadio di Hong Kong è stata utilizzata la serie Ligthmaster ONE da 2000W, che ha permesso un livello d’illuminamento medio di 2500 lux sul campo [Illuminamento orizzontale (Eh) = 3104 lux, illuminamento verticale (Ev) = 2903 lux, Uniformità U1 = 0.81, Uniformità U2 = 0.87]. Questi dati sono stati decisivi per dotare del giusto grado di visibilità e di nitidezza l’impianto, al fine di dare la miglior visione delle partite al pubblico, del campo ai giocatori. La quasi assenza di ombre dei calciatori è stata possibile impiegando le diverse ottiche, unite a un puntamento perfetto. Un progetto, quando esce dall’azienda, è ritenuto definitivo solo quando i nostri tecnici hanno completato il puntamento (o aiming) dei proiettori, quindi certificando i risultati ottenuti. Un altro impianto di cui siamo particolarmente fieri è la nuova illuminazione dell’Ippodromo di Follonica (GR), una commessa in cui si

Stadio Hong Kong tribune e campo illuminate da LIGHTMASTER

Hong Kong stadium, plarforms and playground enlightened by LIGHTMASTER Ippodromo Nazionale di Follonica torri faro per l’illuminazione dell’anello di gara

FOCUS PMI - 6.1 Fael Luce

Follonica hippodrome racetrack light towers

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Fael Luce has defined an industrial strategy that contemplates the storage of semifinished products for quick assembly and delivery, each product family has its own area of warehouse, to which is possible to access for finishing, assembly and shipping. This experienced operating system allows a response to the client with certainty and rapidity. Thanks to our history, products and services provided we were able to create a relationship of trust with our customers. This has allowed the firm to achieve great lighting projects over the years that kept us busy from the point of view of production, planning and professional while representing a source of pride and satisfaction for the entire company. " Parravicini hereinafter describes some of the most important work of recent years, which have given the company a lot of satisfaction for the great effort has gone into their design and implementation. "For the stadium in Hong Kong or the doubling of the Panama Canal were employed significant resources and technical and manufacturing know-how. For the Hong Kong Stadium was used Ligthmaster ONE series 2000W, which allowed a level of average lighting of 2500 lux on the field [horizontal lighting (Eh) = 3104 lux, vertical lighting (Ev) = 2903 lux, uniformity U1 = 0.81, uniformity U2 = 0.87]. These data were crucial to provide the right level of visibility and clarity of the system, in order to give the best vision of the matches to the public, of the field to the players. The almost no shadow of the players was made possible by employing different optics, combined with a perfect pointing. A project, when it gets out the company, is considered definitive only when our technicians have completed the pointing (or aiming) of the projectors, and certifying the results obtained. Another installation, of which we are particularly proud of, is the new lighting of the Hippodrome of Follonica (GR), an order in which it was necessary to solve many difficulties such as the position of the piles, the minimization of glare and the consideration of the types of events to


Radisson Blue Hotel (Ucraina) facciata illuminata da proiettori MACH 2/3 Radisson Blue Hotel (Ukraine) enlightened facade by MACH 2/3 spotlights

be enlightened. A challenge that we won thanks to the flexibility of the products of the series Lightmaster and Mach, and their combinatorial possibilities between optical and sources of light. " An original idea developed by Fael Luce is to have combined aspects related to communication and analysis of the projectors preparing on the front of the production plant, which faces on the highway A4, a battery of Mach LED headlamps and through these have simulated a chromatic scale, each projector a color. The line of light was positioned parallel to the prospectus. Who transits in the car has a dynamic perception of the color change. "With this simple idea we were able to achieve several goals: to communicate the quality, durability and flexibility of our product and we managed to do it with little touches of color, actualizing the intuition of Sir Isaac Newton."

FOCUS PMI - 6.1 Fael Luce

sono dovute risolvere molte difficoltà come la posizione dei pali, la minimizzazione dell’abbagliamento e la valutazione delle tipologie di eventi da illuminare. Una sfida che abbiamo vinto grazie alla flessibilità dei prodotti della serie Lightmaster e Mach e alla loro possibilità combinatoria tra ottiche e sorgenti”. Un’idea originale sviluppata da Fael Luce è quella di aver combinato aspetti legati alla comunicazione e analisi dei proiettori approntando sulla parte frontale dello stabilimento produttivo che si affaccia sull’Autostrada A4 una batteria di proiettori Mach Led e con questi aver simulato una scala cromatica, ciascun proiettore un colore. La linea di luce è stata posizionata parallelamente al prospetto. Chi transita in automobile ha una percezione dinamica del cambio di colore. “Con questa idea semplice siamo riusciti a raggiungere diversi obiettivi: comunicare la qualità, la durata e la flessibilità del nostro prodotto e siamo riusciti a farlo con piccoli tocchi di colore, attualizzando l’intuizione di Sir Isaac Newton”.

photo © Fael srl

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6.2

FOCUS PMI a cura di / curated by Mauro Bozzola Andrea Calatroni

NATA DAL SETTORE R&D SUI LED, NITEKO PUNTA SU FLESSIBILITÀ E CUSTOMIZZAZIONE DEL PRODOTTO Ce ne parla il co-fondatore dell’azienda Giuseppe Vendramin

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iteko ha una storia insolita nel panorama aziendale italiano, avviata come spin off dell’Università di Lecce nel 2002, come unità di ricerca sui Led di potenza e sulla loro parte elettronica; l’azienda nascerà solo nel 2011 per dare seguito alle esperienze maturate nel settore R&D sui Led, da questa data viene strutturata una nuova rete produttiva e commerciale sul territorio italiano. È importante rilevare come Niteko abbia ribaltato l’ordine di partenza: da R&D ad azienda, dal cuore verso gli ambiti più periferici dell’attività, per evidenziare il suo approccio prima tecnico/ produttivo poi commerciale. L’insolito avvio – e il fatto di essere una PMI – ha senz’altro favorito lo sviluppo dell’azienda, essere piccoli ci permette una grande flessibilità e possibilità di customizzazione del prodotto, ci consente inoltre di poter realizzare produzioni su scala ridotta, piccoli o piccolissimi lotti senza problemi di personalizzazione, la tecnologia rimane immutata, cambia la “scatola” che la contiene, finiture e potenze sono determinate dal cliente e dal luogo d’installazione. Altro pregio che mi preme indicare è la radicazione sul territorio delle PMI, la possibilità di avere una filiera corta, di alta e costante qualità, elementi vincenti nella competizione commerciale e produttiva attuale, con noi collaborano diversi suppliers per la fornitura dei componenti costruttivi dei prodotti a catalogo. Led e schede elettroniche, come per la maggior parte dei produttori italiani, arrivano dagli USA, tra i maggiori costruttori di elettronica di buona qualità e dal costo accettabile. Un prodotto che ci caratterizza è l’Urban Kit, un’idea semplice e vincente, competitiva ed economica. Si tratta di un pacchetto composto di: sorgente Led, driver e cablaggi destinati alla sostituzione delle vecchie sorgenti a scarica presenti sulle lampade dei nostri centri storici, ma non solo. Pensiamo alle vecchie e romantiche lanterne a parete, presenti in buona parte delle nostre città, vista la contingente situazione economica un’Amministrazione si troverebbe in difficoltà a sostituire l’intero parco luci urbano,

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BORN FROM THE R&D ON LED, NITEKO FOCUSES ON PRODUCT FLEXIBILITY AND CUSTOMIZATION The company’s co-founder Giuseppe Vendramin tells us about it Niteko has an unusual history in the Italian business landscape, it was started as a spin off of the University of Lecce in 2002 as a research unit on the power LEDs and their electronics, the company was born only in 2011 to follow the experience gained in the field of R&D on Led, from this date a new production and sales network was built on the Italian territory. It is important to note how Niteko has reversed the starting order: from R&D to company, from the heart to the more peripheral areas of the business, to highlight its approach at first technical/ productive and then commercial. The unusual start – and the fact of being a SME – has certainly facilitated the company’s development, being small allows us great flexibility and possibility of product customization, it also allows us to carry out small-scale productions, small or very small batches with no customization problems, the technology remains unchanged, the “box” that contains it changes, finishes and powers are determined by the customer and the place of installation. Another quality that I would like to point out is the rooting in the SMEs territory, the opportunity to have a short chain, of high and constant quality, winning elements in the commercial competition and current production, we cooperate with different providers for the building components supply of the products in the catalogue. LEDs and electronic cards, as for the most part of the Italian producers come from the U.S., one of the leading manufacturers of electronics of good quality and acceptable cost. A product that characterizes us is the Urban Kit, a simple and winning idea, competitive and cost effective. It is a package consisting of: a LED source, drivers and cables, intended for the replacement of the old discharge sources present on the lamps of our historical centres, but not only. Think of the old and romantic wall lanterns, present in most of our cities, given the current economic situation an Administration would be in trouble having to replace the entire urban light park, the


prodotto possa essere impiegato anche su armature recenti, ove siano presenti vecchie lampade a scarica, con un intervento puntuale è possibile avere una luce nuova e duratura sulle strade, renderle più sicure e vivibili. Basti pensare alla quantità di rotonde o ai parcheggi presenti in un Comune per capire di che ordine di grandezza stiamo parlando, sia in termini industriali sia di sicurezza. Inoltre l’Urban Kit è stato studiato per rispettare tutte le attuali norme europee vigenti in materia, valga ad esempio la EN62471-2008 (rischio foto biologico). L’azienda da sempre impiega fonti luminose con fattore di rischio 0, come indicato nella norma EN citata. Uno degli ultimi prodotti, in cui riponiamo molta fiducia, è la serie Futura. Un’armatura stradale di ultima generazione, sia dal punto di vista tecnologico che estetico.

solution that we thought and implemented allows to keep the historical unit. This brings a series of unquestioned benefits: energy and maintenance savings, modernization of sources, maintenance of the lamp and the local memory and remote monitoring of the functioning. In addition to these advantages, including: controlling of the light temperature, of the partition and the flow allowed by LED technology, which enables the designer to create bright scenes, suitable and adaptable to different urban contexts and architectural features. From the reassuring yellow light of the discharge lamps, with warm and comfortable aesthetics, but with distorted and flattened colours, you will go to a new vision of the streets, that will make you find out details and colours that you imagined only during the day, now you will be able to notice them even at night. Not to be overlooked is the fact that this product can also be used on the latest fixtures, if there are old gas discharge lamps, with a punctual intervention it’s possible to have a new and long lasting lighting on the streets and make them safer and more enjoyable to live in. Just think of the amount of roundabouts or parking lots present in a municipality to understand of what order of magnitude we are talking about, both in industrial and safety terms. In addition, the Urban Kit has been designed to meet all current European regulations in force, the EN62471-2008 (photo biological risk) applies as an example. The company has always employed light sources with 0 risk factor, as specified in the mentioned EN. One of the latest products, in which we have great confidence, is the Futura series. A street lighting of the last generation, both from the technological and the aesthetic point of view.

Futura F68 H Ottica simmetrica stradale, Taranto, installazione su una rotatoria.

Futura F68 H Ottica simmetrica stradale, Taranto, armatura a tre luci.

Symmetrical street optics, Taranto, installation on a roundabout.

Symmetrical street optics, Taranto, lighting fixture with three lights.

FOCUS PMI - 6.2 Niteko s.r.l.

la soluzione che abbiamo pensato e realizzato consente il mantenimento dell’apparecchio storico. Questo porta con sé una serie indiscussa di benefici: risparmio energetico e manutentivo, ammodernamento delle sorgenti, mantenimento della lampada e della memoria locale, monitoraggio in remoto del funzionamento. A questi vanno aggiunti plus quali: il controllo della temperatura luce, della partizione e del flusso consentiti dalla tecnologia Led, che permette al progettista di poter creare scene luminose adatte e adattabili ai diversi contesti urbani e architettonici. Dalla rassicurante luce gialla delle lampade a scarica, dall’estetica calda e confortevole, ma dai colori falsati e appiattiti, si passerà a una nuova visione delle strade, che farà scoprire dettagli e colori che s’immaginavano solo di giorno, ora sarà possibile notarli anche di notte. Non trascurabile il fatto che questo

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Abbiamo coniugato il bel disegno, tipico del Made in Italy, con la tecnologia avanzata e innovativa del Power Led. Sulle pagine di una rivista pensata per i professionisti della luce, attenti al dato tecnico, trovo interessante illustrare le peculiarità tecnologiche del sistema Futura. Ciò anche per far comprendere lo stato dell’arte della ricerca in Niteko, una realtà piccola ma capace di grandi investimenti nello sviluppo di soluzioni illuminotecniche avanzate. Futura ha un corpo in alluminio pressofuso, con ampie alettature di raffreddamento testate nella galleria del vento, dimensionate in modo da garantire una lunga durata e massima efficienza dei diodi. Il corpo viene prima sabbiato, poi sottoposto a cataforesi e verniciatura a polvere di poliestere (RAL 7024); questi trattamenti consentono al prodotto di resistere alla corrosione, all’abrasione, allo sfogliamento

Futura Testa palo per armatura stradale a LED totalmente in alluminio.

FOCUS PMI - 6.2 Niteko s.r.l.

Pole head for LED street lighting entirely aluminium made.

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e alle nebbie saline. Il sistema è dotato di moduli LED CREE Power Emitter (da 26W a 157W), con temperatura colore standard da 4000K a 5300K o 5500-6500K e 2600-3700K in alternativa, con efficienza della sorgente non inferiore a 100lm/W e Ra>70. Questi dati raccontano un percorso tecnologico ed estetico importante per la realtà produttiva della luce in Italia e nel mondo, quest’ultimo vero banco di prova della validità delle scelte e delle strategie messe in atto dalle aziende italiane dell’illuminazione. Naturalmente la teoria sarebbe fine a se stessa senza la pratica, per questo mi piace illustrare alcuni progetti in cui abbiamo messo a frutto le nostre ricerche e in campo i nostri prodotti. Il maggiore e più indicativo, anche dal lato affettivo, direi, sia il progetto che riguarda l’illuminazione stradale della città di Taranto. Per l’illuminazione dei viali tangenziali e radiali, a percorrenza veloce, si è scelta l’armatura Futura per l’adattività e la rispondenza illuminotecnica allo stesso progetto. Per scelta dell’Amministrazione siamo intervenuti solo sulla testa, mantenendo il palo esistente, e grazie agli accessori di fissaggio che abbiamo a catalogo è stato possibile rispondere in maniera ottimale agli obiettivi posti dall’Ente. Altri due sono i progetti che desidero presentare: l’illuminazione dei C.C. Mercatone Uno di Noventa Padovana e di Trecate. Abbiamo progettato e realizzato l’impianto luci delle parti comuni con la serie Urano nelle versioni a sospensione e a parete. Questo modello permette una grande flessibilità di fissaggi grazie alle diverse staffe a listino e unitamente ad un’attenta progettazione delle sorgenti consente l’adattabilità ai diversi contesti e alle richieste dei clienti. Niteko è dunque un’azienda giovane con l’ambizione di crescere, consistente e integra, come vorrebbe.

Urano Proiettore a LED per indoor e outdoor, con staffa per fissaggio a parete o a sospensione.

LED floodlight for indoor and outdoor, with bracket for wall or suspended mounting.

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We conjugated beautiful design, typical of Made in Italy, with the advanced and innovative Power LED technology. On the pages of a magazine designed for lighting professionals, attentive to technical data, I think it would be interesting to illustrate the Futura system’s technological features. This is also to understand the state of the art of research in Niteko, a small company but capable of large investments in the development of advanced lighting solutions. Futura has a body in die-cast aluminium with wide cooling fins tested in wind tunnel and dimensioned to guarantee a long life span and maximum efficiency to the diodes. The body is first sanded, then processed with cataphoresis and finished with polyester powder coating (RAL 7024), these treatments allow the product to resist corrosion, abrasion, flaking and saline fog. The system is equipped with CREE Power LED Emitter modules (26W to 157W), with standard colour temperature from 4000K to 5300K or 5500-6500K and 2600-3700K alternatively, with source efficiency of not less than 100lm/W and Ra>70. These data tell us about a significant technological and aesthetic path for the reality of luminaire production in Italy and in the world, the latter the real testing ground of the validity of the choices and strategies implemented by the Italian lighting companies. Of course, the theory would be an end in itself without practice, so I would like to illustrate some of the projects in which we made the most of our research and brought into play our products. The largest and most indicative one, I would say also from the emotional side, is the project that covers the street lighting in the city of Taranto. For the lighting of the tangential and radial avenues, expressways, we chose the Futura street lighting system for its adaptivity and responsiveness to the project in lighting terms. By choice of the Administration, we intervened only on the head, keeping the existing pole, and thanks to the fixing devices that we have in catalogue it was possible to meet, in the best way, the objectives set by the Authority. There are two other projects that I wish to present: the lighting of the C.C. Mercatone Uno of Noventa Padovana and Trecate. We designed and built the lighting system of the common parts with the Urano series in suspension and wall versions. This model permits a great fixing flexibility thanks to the various strip brackets together with the careful design of the sources and thus it allows adaptability to contexts and customer demands. Niteko, then, is a young company with the ambition to grow, consistent and whole, as wished.


photo © Niteko srl

Urano Proiettore a LED installato a sospensione con tige in acciaio – campo.

LED floodlight installed on suspension with steel cable - shot.

Urano Proiettore a LED installato a sospensione con tige in acciaio – controcampo.

FOCUS PMI - 6.2 Niteko s.r.l.

LED floodlight installed on suspension with steel cable - counter shot.

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6.3

FOCUS PMI a cura di / curated by Mauro Bozzola Andrea Calatroni

Custom made e flessibilità produttiva al centro della filosofia di Litek L’azienda romagnola, che vanta un’ampia specializzazione nell’applicazione della complessa tecnologia LED, si è recentemente aggiudicata l’incarico di progettare l’illuminazione urbana di Venezia e le sue isole. Abbiamo incontrato Fabio Facchini e Francesco Blandamura, rispettivamente CEO e direttore amministrativo di Litek

Venezia, fronte Biblioteca Nazionale Marciana con la nuova illuminazione pubblica.

Venice, front of the Biblioteca Nazionale Marciana with the new lighting.

FOCUS PMI - 6.3 Litek

Venezia, Sestiere di San Marco verso il Ponte dei Sospiri, nuova illuminazione pubblica di un ponte.

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Venice, San Marco District to the Ponte dei Sospiri, new public lighting of a bridge.

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Litek Led Lighting è azienda italiana per fondazione, sviluppo delle attività produttive e per capitale, la sede è a Poggio Berni (RN). Nasce nel 2006 con l’obiettivo di progettare e costruire apparecchi per illuminazione con uso esclusivo dei LED. L’azienda vanta così un’ampia specializzazione nell’applicazione della complessa tecnologia LED, avendone seguito tutto l’iter evolutivo degli ultimi anni, attraverso approfondimenti nella ricerca e nel contatto con i player più qualificati e riconosciuti in ambito internazionale. All’interno della gamma Litek sono inclusi sia apparecchi di serie sia custom made, questi ultimi riscuotono particolare interesse per interventi di riqualificazione di centri storici o paesaggistici (moduli custom sviluppati per la Città di Venezia e Chioggia) o interventi rivolti a specifici settori industriali. “Litek rappresenta un’idea rivoluzionaria nata quando l’applicazione della tecnologia LED all’illuminazione professionale muoveva ancora i primi passi a metà dello scorso decennio. Litek firma oggi una storia di successo, frutto della passione per il proprio mestiere, di un’ardita scommessa, di una valente idea imprenditoriale”. Dietro questo incipit, c’è tutta la forza e la filosofia di Litek.

Specificità e vantaggi, rispetto ai grandi gruppi, della piccola/media impresa in merito a: ricerca e sviluppo, flessibilità, customizzazione. Quali sono i principi su cui è stata fondata Litek?

Vorrei richiamare i Principi Fondamentali tecnici cui da sempre Litek si affida: Ricerca e sviluppo, Elettronica, Termo-dinamica e Illuminotecnica, Efficienza Energetica. Al di là dei numeri, che ovviamente variano seguendo il rapido progredire della tecnologia, rimangono i concetti di fondo cui si richiama la nostra filosofia produttiva. Dedichiamo molte risorse ed energie alla ricerca, all’aggiornamento continuo e costante di nuove forme d’illuminazione consentite dalla tecnologia LED, questo con l’intento di migliorare e ottimizzare le nostre soluzioni tecniche di prodotto e riversarle nei progetti tailor made elaborati per i nostri clienti. Per Litek l’importanza del custom made e della flessibilità produttiva è preminente nella filosofia aziendale, lo dimostra la “Mappa di rilevanza”. Un metodo aziendale, non standard, di valutazione dell’intervento, ma sicuramente concreto e innovativo, ci può raccontare com’è nato?

Va dato merito al nostro Ufficio Stampa di aver congeniato questo metodo interessante e flessibile di valutazione della soluzione proposta. Era nostra intenzione rappresentare un percorso ideale che suggerisse schematicamente quanto realmente accade dal momento in cui ci viene presentato il problema alla ricerca della soluzione, passando per i vari step, riflessioni e prove pratiche sul prodotto.

photo © Litek srl

Custom made and production flexibility at the centre of Litek’s philosophy The company in the Romagna Region, a territory where there is a broad specialization in the application of complex LED technology, has recently been awarded the task of designing the urban lighting of Venice and its islands. We met Fabio Facchini and Francesco Blandamura, respectively CEO and managing director of Litek Would you like to give a summary description of Litek’s business philosophy, its strong points and the goals it set itself? Litek Led Lighting is an Italian company by foundation, development of productive activities and working capital, the headquarters is in Poggio Berni (RN). It was founded in 2006 with the aim of designing and building equipment solely employing LED lighting. The company, then, has a broad specialization in the application of complex LED technology, having followed the whole process of its evolution in recent years, through in-depth research and contact with the most qualified and internationally recognized players. The Litek range includes standard and custom equipment, the latter holds particular interest in the redevelopment of historical and landscape centres (custom modules developed for the City of Venice and Chioggia) or interventions aimed at specific industrial sectors. “Litek is a revolutionary idea came about when the professional lighting application of LED technology was still moving its first steps in the middle of the last decade. Today Litek is signing a success story, the result of the passion for its craft, a bold bet, a clever business idea”. Behind this incipit, there is all the strength and philosophy of Litek. Specificity and benefits of small/medium businesses, compared to large groups, regarding research and development, flexibility and customization. What are the principles on which Litek was founded? I would like to recall the Fundamental Technical Principles on which Litek relies from the beginning: Research and Development, Electronics, Thermo-dynamics and Lighting, Energy Efficiency. Beyond the numbers, which of course vary according to the rapid progress of technology, the underlying concepts referred to by our production philosophy remain. We devote a lot of resources and energy to research and continuous and constant updating of the new lighting forms allowed by LED technology, all this with the aim of improving and optimizing our product technical solutions and transferring them in tailor made projects developed for our customers. For Litek the importance of custom made and production flexibility is paramount in its business philosophy, as showed by the “Map of relevance”. A business method, non-standard, of intervention evaluation, but definitely an effective and innovative one, can you tell us how it was born? Our Press Office should be given the credit for having thought out this interesting and flexible evaluation method of the proposed solution. Our intention was to represent an ideal path that schematically suggested what really happens, from the moment the problem is presented to the search for a solution, through various steps, reflections and practical tests on the product.

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FOCUS PMI - 6.3 Litek

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i volete esporre una sintetica descrizione della filosofia aziendale, i punti di forza e gli obiettivi che Litek si è prefissata?

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Venezia

Venezia, Canal Grande dal Ponte di Rialto, il fascino della penombra veneziana.

SEMPLIFICAZIONE Simplification

Venice, Grand Canal from the Rialto Bridge, the charm of Venice twilight.

10 COOPERATIVITÀ Cooperativenes

Litek, mappe di rilevanza per la valutazione aziendale dei progetti illuminotecnici.

SOSTENIBILITÀ

Litek, maps of relevance for the company's assessment of the lighting designs.

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SEMPLIFICAZIONE

SOSTENIBILITÀ

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FOCUS PMI - 6.3 Litek

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Everest, armatura stradale a LED inserimento urbano virtuale.

LED street lighting virtual urban insertion.


Certamente Everest rappresenta il punto più alto di progettazione di un sistema studiato e nato con la tecnologia LED. Con l’introduzione di queste tecnologie si sono affrontate tematiche nuove per un costruttore di apparecchi di illuminazione. Quali un’elettronica avanzata, una termodinamica accurata e una struttura ottica integrata con la sorgente luminosa. È importante il richiamo alla filiera produttiva, corta per quanto possibile, che esiste e opera dietro questo e altri progetti/prodotti aziendali. Aziende Multinazionali unitamente a realtà PMI del nostro territorio si fondono e s’integrano seguendo la regia aziendale Litek. È oggi necessario operare con la massima flessibilità produttiva, interagendo con i propri fornitoripartner in una logica collaborativa senza tuttavia scombinare o sconfessare piani organici di produzione e logiche di qualità del prodotto. Si tratta di una dimensione richiesta non solo dalle dinamiche del mercato globale, oggi imperante, ma anche da esigenze espresse dalla stessa tecnologia LED, che si aggiorna con grande velocità al passo di una ricerca scientifica ormai avviata verso scenari sempre più interessanti e qualificanti.

Sostenibilità ambientale, risparmio energetico e abbattimento dell’inquinamento luminoso, tutti i prodotti dell’azienda romagnola sono stati ideati per rispondere a questi temi. Litek come li affronta?

Comunicare bene. Questo compito è stato da subito uno dei più urgenti da risolvere, poiché la stessa tecnologia LED aveva in sé tale prerogativa, ma tra le più difficili da trasmettere. La difficoltà è stata quella di rendere evidente e far accettare che la strada giusta da imboccare dovesse essere rivolta all’uso di LED. Siamo convinti che se si

fosse da subito accettata una più proficua e collaborativa condivisione di queste soluzioni, tra pubblico e privato, si sarebbe apportato all’intero panorama dell’illuminazione pubblica una serie di vantaggi, in termini di sostenibilità ambientale e risparmio energetico, molto ampi. Oggi questi valori sono stati definitivamente accettati e rappresentano una condizione imprescindibile di ogni nuovo impianto. La forza di un custom made spinto permette di rispondere alle diverse situazioni ambientali in maniera efficace ed efficiente. Potremmo prendere Venezia come case study per indagare i rapporti: luce - città, innovazione illuminotecnica - tradizione urbana.

Sicuramente l’approccio custom permette una maggiore flessibilità di risposta alla committenza, con costi accettabili e risultati ottimali nel medio lungo periodo. La riqualificazione dei nostri spazi urbani è oggi una necessità primaria e l’illuminazione gioca un ruolo da vero protagonista. Le Associazioni di categoria, AIDI in primis, e tutti i progettisti, più qualificati e attenti, sanno bene quanto sia importante una partecipazione collegiale delle varie competenze e professionalità all’interno di un progetto di illuminazione pubblica nel contesto urbano, ancor più nei centri storici delle nostre città. Quanto è avvenuto a Venezia, e prima ancora per San Marino, ma soprattutto dopo a Chioggia, Caorle e Rimini è il frutto di un serio esame progettuale delle esigenze e delle opportunità. Un atteggiamento che non avrebbe ottenuto il successo che ha riscosso se non condotto con la massima disponibilità e collaborazione di tutti i soggetti in causa. Siamo certi che nonostante la difficoltà di reperire oggi le necessarie risorse, la soluzione LED e custom made si riveleranno le risposte corrette, per coloro che sapranno coglierne, con buona volontà e tempismo, l’eccezionale portata innovativa.

Everest is the company's flagship product. Can you describe the technologies developed and what challenges have been overcome to solve this important project? How does the company’s high quality production chain work? Everest certainly is the highest point of a system designed and created with the LED technology. With the introduction of these technologies totally new issues have been addressed by a lighting fixtures manufacturer. Such as advanced electronics, accurate thermodynamics and an optical structure integrated with the light source. It is important to bring to mind the production chain, as short as possible, that exist and works behind this and other of our projects/ products. Multinational companies along with SME realities of our territory come together and are integrated according to Litek company's direction. Today it’s necessary to operate with maximum production flexibility, interacting with the suppliers-partners in a collaborative logic without disavow or mess with the production’s organic plans and the product’s quality logic. This is a dimension required not only by the global market dynamics, prevalent today, but also by the needs expressed by the same LED technology, which is updated with the scientific research’s high-speed pace by now going ahead to more and more interesting and exciting scenarios. Environmental sustainability, energy saving and light pollution reduction, all the products of the company in Romagna have been designed to respond to these issues. How does Litek address them? Communicate well. This task was, right from the start, one of the most urgent to be solved, since the same LED technology had in itself that prerogative, but among the most difficult to convey. The difficulty has been to gain acceptance and make clear that the right path to take was using the LEDs. We are convinced that if we had at the time accepted a more constructive and collaborative sharing of these solutions, between public and private, we would have brought to the whole panorama of public lighting a very wide number of advantages in terms of environmental sustainability and energy saving. Today, these values have been definitively accepted and are a prerequisite for any new plant. The strength of a motivated custom made allows you to effectively and efficiently respond to different environmental situations. We could take Venice as a case study to investigate the relationship: light city, lighting innovation - urban tradition. Surely the custom approach allows a greater flexibility in responding to the client, with acceptable costs and optimal results in the medium to long term. The redevelopment of our urban spaces is nowadays a chief necessity and the lighting plays a role as a true protagonist. The Trade associations, Aidi first of all, and all the designers, the most skilled and attentive, they know how important a collegial participation of various skills and expertise within a project of public lighting in the urban context is, even more so in the historical centres of our cities. What happened in Venice, and before that for San Marino, but especially after in Chioggia, Caorle and Rimini, is the result of a serious design assessment of the needs and opportunities. An attitude that wouldn’t have achieved the success it has enjoyed if not conducted with the highest availability and collaboration of all parties involved. We are persuaded that despite the difficulty of finding the necessary resources today, LED lighting solutions and the custom made will reveal the correct answers, for those who can, with good will and timing, grasp the exceptional scope for innovation.

FOCUS PMI - 6.3 Litek

Everest è il prodotto di punta dell’azienda. Ci può descrivere le tecnologie sviluppate e quali sfide sono state superate per risolvere questo importante progetto? Come funziona la filiera, di alta qualità, produttiva dell’azienda?

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6.4

FOCUS PMI a cura di / curated by Mauro Bozzola Andrea Calatroni

CLAY PAKY: THE (LIGHT) SHOW MUST GO ON Conversazione con il presidente dell’azienda, Pasquale Quadri. Si parla di mercato, prodotti e innovazione della Luce Entertainment. Un mondo da conoscere, in continua evoluzione, qualificato da una ricerca vivace, inesauribile e dai risultati sorprendenti

FOCUS PMI - 6.4 Clay Paky

Conversation with the Company’s president, Pasquale Quadri. We talked about the market, products and innovation of Entertainment Lighting. A world to learn about, constantly evolving, qualified by a vibrant research, inexhaustible and with surprising results

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Clay Paky è nata a metà degli anni Settanta proprio per soddisfare un bisogno latente: illuminare il palco su cui si esibivano i musicisti. In quegli anni i concerti di cantanti e complessi rock si tenevano all’interno di balere e night-club dove esistevano ottimi impianti audio ma l’illuminazione era minima e senza atmosfera. Clay Paky creò le prime luci psichedeliche e poi si occupò di illuminare la pista da ballo con effetti luce rotanti e pulsanti al ritmo della musica. Può sembrare strano, ma gli apparecchi d’illuminazione più sofisticati e costosi sono entrati nel mondo dello spettacolo attraverso la discoteca, che solo apparentemente rappresenta un’applicazione banale. Poi sono stati scoperti dai produttori dei tour, e dopo ancora dalla televisione e infine dal teatro. Questa evoluzione è ben descritta dalla storia di Clay Paky. Negli anni Ottanta la totalità del nostro fatturato arrivava dalle discoteche, oggi dalle applicazioni professionali dello stage lighting.

fondali e i palchi con proiezioni di gobos è passato di moda. Si usano ancora i wash per colorare la scena, ma la luce emessa dagli schermi rende invisibile qualsiasi altro effetto luminoso. Il beam è stata la soluzione che tutti aspettavano. Linee di luce estremamente brillanti, dinamiche e cromaticamente ricche, che hanno consentito ai designer di animare la scena e di arricchirla, quasi arredarla, con effetti luminosi di ogni tipo. Sharpy è solo l’ultimo dei nostri beam: abbiamo iniziato nel 2008 con l’Alpha Beam 300, che subito vinse un importante premio per l’innovazione. Sono seguiti i modelli 700 e 1500, entrambi proiettori beam di grande successo. Però Sharpy è stato il nostro capolavoro di ingegnerizzazione e di design ottico; da una nuova lampada di soli 200 watt abbiamo ottenuto tanta luce quanta quella del nostro beam da 1500 watt; il tutto con un faro piccolissimo, che pesa solo 20 chili. Com’è stato possibile? Direi che è il risultato del famoso “provando e riprovando” d’ispirazione dantesca e galileiana. Nel mondo dell’ottica e della meccanica il miglioramento è frutto solamente dell’esperienza e della sperimentazione e questo che distingue Clay Paky. Vale lo stesso per il nostro nuovissimo B-EYE presentato al PLASA 2013 di Londra e già premiato per l’innovazione.

Sharpy è l’ultimo nato, una sorgente molto duttile e razionale, vincitore di ben cinque premi internazionali. Questo moving beam è la combinazione di un’attenta ricerca e di una grande esperienza, maturate anche dal confronto diretto con i professionisti, ci vuole raccontare come si è sviluppato questo prodotto?

Da quando esiste Clay Paky, Sharpy è il prodotto che ha venduto di più nel minor arco di tempo. Non solo: è anche il proiettore a “testa mobile” in assoluto più copiato fra tutti i fari mai realizzati dai produttori di luci per l’intrattenimento. A oggi abbiamo contato nel mondo ben 79 copie dello Sharpy (spesso identiche) vendute con marchi diversi, quasi tutte realizzate in Cina. Con il nome “Sharpy”, nel nostro settore, s’identifica per antonomasia la nuova categoria di proiettori: quella dei beam-light. Prima del 2008 c’erano solo proiettori wash e spot; poi Clay Paky ha inventato il beam ed è stato un successo mondiale, perché è arrivato al momento giusto, soddisfacendo un bisogno reale del mercato, molto semplice. La scenografia di ogni spettacolo, negli ultimi anni, è basata quasi unicamente sugli schermi video a LED; l’uso degli spotlight per decorare i

Clay Paky crea le scene luminose dell’Eurovision Song Contest 2013 in Svezia. © Ralph Larmann

Clay Paky creates the dazzling scenes of the Eurovision Song Contest 2013 in Sweden. © Ralph Larmann

B-Eye nelle due versioni K20 e K10 innovativo beam multiLED e multifunzione. © Clay Paky Spa

B-Eye, K20 and K10, versions of the innovative multifunctional and MULTILED beam light. © Clay Paky Spa

Clay Paky has a long tradition in show lighting, about forty years of research and development of cutting-edge products. In the seventies, the first “single lamp and multi-objective” lights appear to create a new idea of light and entertainment. It is interesting to investigate this association, so identifying. Clay Paky was born in the mid-seventies just to satisfy a latent need: to light the stage on which the musicians performed. In those years the concerts of rock singers and bands were held in dance halls and nightclubs where there were great sound systems but the lighting was minimal and with no atmosphere. Clay Paky created the first psychedelic lights and then took charge of illuminating the dance floor with rotating and flashing light effects to the music beat. It may seem strange, but the most sophisticated and expensive luminaires entered the world of entertainment through the disco which is only apparently a trivial application. Then they were discovered by the producers of the tour, and later still from the television and finally the theatre. This evolution is well described by Clay Paky’s history. In the eighties, the totality of our revenue came from the clubs, today by the professional stage lighting. Sharpy is the latest addition, a very versatile and efficient source, winner of five international awards. This moving beam is a combination of careful research and great experience, gained also by direct confrontation with the professionals, would you like to tell us how this product was developed? Since Clay Paky exists, Sharpy is the biggest selling product in the shortest period of time. Not only, also, it’s by far the most copied “moving head” projector of all the lights ever produced by entertainment lighting manufacturers. So far, we counted 79 (often identical) copies of Sharpy in the world, sold under different brand names and nearly all made in China. The name “Sharpy”, in our sector, identifies by definition the new category of projectors: that of the beamlights. Before 2008 there were only the wash projectors and spots, then Clay Paky invented the beam and it was a worldwide success, because it came at the right moment, meeting a real need in the market, very simple. The setting of every performance is, in recent years, based almost solely on LED video screens, and the use of spotlights to decorate the backgrounds and the boxes with gobo projections is outmoded. The washes are still used to colour the scene, but the light emitted from the displays turn any other lighting effect invisible. The beam light was the solution that everyone was waiting for. Extremely bright lines of light, dynamic and colour-rich, who have allowed designers to enrich and enliven the scene, almost furnish it with all kinds of lighting effects. Sharpy is just the latest of our beam lights: we started in 2008 with the Alpha Beam 300, which immediately won a major award for innovation. This was followed by the 700 and 1500 models, both highly successful beam projectors. However Sharpy was our masterpiece of engineering and optical design, with a new lamp of only 200 watt we got as much light as that of our 1500-watt beam, all with a tiny spotlight, weighing only 20 pounds. How was that possible? I would say that it is the result of the famous “trying again and again” inspired by Dante and Galileo. In the world of optics and mechanics, improvement is only the result of experience and experimentation, and this distinguishes Clay Paky. The same applies to our brand new B-EYE presented at PLASA 2013 in London and already awarded for innovation.

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FOCUS PMI - 6.4 Clay Paky

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lay Paky ha una lunga tradizione nello show lighting, circa quarant’anni di ricerca e sviluppo di prodotti all’avanguardia. Negli anni Settanta compaiono le prime luci “mono lampada e multi obiettivo” che creano un’idea nuova di luce e d’intrattenimento. È interessante approfondire quest’associazione, così identificante.

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A small revolution in the world of LEDs, a multi-function spotlight, wash and beam at the same time. Almost magical with its kaleidoscopic light projections, B-EYE renews the light show concept. Once again nature has taught us how to improve. Clay Paky crea le scene luminose dell’Eurovision Song Contest 2013 in Svezia. © Ralph Larmann

Clay Paky creates the dazzling scenes of the Eurovision Song Contest 2013 in Sweden. © Ralph Larmann

Una piccola rivoluzione per il mondo dei LED, un faro multifunzione, wash e beam allo stesso tempo. Quasi magico con le sue caleidoscopiche proiezioni luminose, B-EYE rinnova la concezione di light show. Ancora una volta la natura ci ha insegnato come migliorare.

FOCUS PMI - 6.4 Clay Paky

Deve essere stata una forte emozione per voi illuminare i concerti di grandi personaggi, come ad esempio quelli organizzati per celebrare i cinquant’anni di carriera dei Rolling Stones. Oppure i Giochi Olimpici di Londra. Una sfida vinta grazie a…?

Ha ragione: è stata una grande emozione e un grande orgoglio. Il bello del nostro mestiere è proprio questo: la visibilità del nostro successo, qualcosa per cui vale la pena battersi. Una volta Clay Paky era famosa per le luci da discoteca: un ambito interessante ma relativamente gratificante. Negli anni Novanta la discoteca è scomparsa a favore di locali come i lounge bar, dove i nostri fari potenti (e costosi) non servivano più. Ci

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siamo allora orientati verso lo stage lighting: concerti, televisione, teatri, grandi eventi. In questo mercato la qualità per cui Clay Paky era già famosa, la robustezza e affidabilità dei prodotti, sono state apprezzate moltissimo dai service. Ma chi decide è il lighting designer, che ricerca permanentemente nuovi effetti con cui spettacolarizzare i suoi show, creando stupore ed emozione tra il pubblico. Abbiamo lavorato sodo per avvicinare i lighting designer più importanti, in tutto il mondo; per conoscere i loro bisogni, per raccogliere i loro suggerimenti. Abbiamo fatto dell’innovazione continua la nostra missione e questo è stato apprezzato. Poi, una volta entrati nel circuito dei grandi eventi, è bastato (si fa per dire) continuare a lavorare con impegno, serietà e senza fare errori. Certo, la qualità costruttiva dei nostri prodotti ci ha aiutato moltissimo: in prima battuta vengono scelti per le loro caratteristiche innovative ma poi vengono riutilizzati per la loro proverbiale affidabilità. La regola d’oro “the show must go on” è, alla lunga, il miglior viatico dei nostri prodotti.

It must have been a strong emotion for you to light the concerts of great personalities, such as those organized to celebrate the Rolling Stones’ fifty years of career. Or the London Olympic Games. A challenge won thanks to…? You’re right: it was a great thrill and a great pride. The great thing about our business is just that: the visibility of our success, something that is worth fighting for. Once Clay Paky was famous for disco lights: an interesting but relatively rewarding field. In the nineties, the clubs disappeared in favour of places like the lounge bar, where our powerful (and expensive) spotlights were no longer needed. We were then directed towards stage lighting: concerts, television, theatres, major events. In this market, the quality for which Clay Paky was already famous, the robustness and reliability of our products, was greatly appreciated by the Service. But who decides is really the lighting designer, who constantly searches new effects with which spectacularize his show, creating awe and excitement among the public. We worked hard to approach the most important lighting designers, all over the world, to get to know their needs and to gather their suggestions. We did of continuous innovation our mission and this was appreciated. Then, once in the circuit of the major events, it was enough (so to speak) to continue to work hard, seriously and without making mistakes. Sure, the build quality of our products has helped us a lot: they are in the first place chosen for their innovative features, but then they are reused for their legendary reliability. The golden rule is “the show must go on”, in the long run, this is the best advertisement for our products.


La concorrenza non è forte: è spietata. Il settore delle luci per lo spettacolo è una piccola nicchia affollata da player internazionali. I nostri concorrenti più importanti sono americani, scandinavi, mittel-europei e, purtroppo, anche cinesi. Il know-how richiesto è molto sofisticato, non tutti si rendono conto che nel mix tecnologico di un faro per lo spettacolo solo il 15% è illuminotecnica, mentre c’è un 25% di ottica, un 25% di micromeccanica di precisione e un 35% di elettronica. Il problema non è rimanere nel mercato: ci sono aziende che ci riescono, magari chiudendo la propria attività produttiva in Italia o in Europa e facendo produrre i propri prodotti in Cina, senza investire in una propria azienda, bensì mettono il loro marchio su un prodotto di qualche fabbrica cinese. La vera sfida invece è rappresentata dalla capacità di rimanere leader. La strategia che ho scelto per Clay Paky è stata quella di restare in Italia e di concentrarmi sulla fascia alta del mercato. È un settore il cui baricentro è rappresentato dal prodotto perché chi decide è il lighting designer. Certo competere al top non è facile e occorrono risorse finanziarie, competenze e dinamismo. Molti dei nostri concorrenti appartengono

a grandi corporation multinazionali, magari quotate in Borsa. Noi rimaniamo una società privata, di medie dimensioni, molto motivata e agile, sia commercialmente che industrialmente. In più abbiamo un’anima, un “volto” che i lighting designer conoscono e con cui si possono interfacciare. Che cosa vuol dire competere nel mondo attuale vista la situazione economica di molti Paesi? Cosa ne pensa del mercato di oggi?

Il cambiamento più importante, anche per quanto riguarda gli aspetti economici, è dato dal fatto che il mondo è diventato più piccolo. Globalizzazione e comunicazione digitale hanno accelerato i tempi d’introduzione di qualsiasi prodotto nel mercato, indipendentemente da dove viene fabbricato e da chi lo propone. La clientela si è globalizzata ma si è globalizzata anche la concorrenza, cioè è possibile vendere in tutto il mondo, ma ovunque s’incontrano tutti i concorrenti. Per cogliere queste opportunità bisogna avere una vocazione internazionale e disporre di una buona rete di distribuzione. Clay Paky già a metà degli anni Novanta esportava il 50% della sua produzione. Oggi esportiamo il 95%. La diversificazione geografica delle vendite rappresenta un aspetto positivo perché ci tiene al riparo dalle stagionalità e dalle crisi economiche locali. I nostri mercati più importanti sono fra quelli più stabili: gli Stati Uniti, la Germania, il Regno Unito, il Giappone, la Francia. Ovviamente la difficile situazione

As in all industry sectors, competition, especially today, is strong. What does it mean to compete in show business? When choosing the product, what is rewarded by the lighting designer who handles these events? The competition is not strong: it is ruthless. The field of lighting for the show is a small niche crowded with international players. Our most important competitors are American, Scandinavian, Mittel-European and, unfortunately, even Chinese. The expertise required is very sophisticated, not everyone realizes that the technology mix of a spotlight for the show is only 15% of lighting, while there is a 25% of optics, 25% of precision micromechanics and 35% of electronics. The problem is not to remain in the market: there are companies that succeed, maybe by closing their manufacturing activities in Italy or in Europe, and by making all products in China, without investing in their own company, but rather putting their brand on a product of some Chinese factory. Instead, the challenge is the ability to stay a leader. The strategy we have chosen for Clay Paky was that of remaining in Italy and to focus on the high end of market. It is a sector whose centre of gravity is represented by the product, because who decides is the lighting designer. Of course to compete at the top is not easy and it takes financial resources, expertise and dynamism. Many of our competitors belong to large multinational corporations, even publicly traded. We remain a privately owned company, medium-sized, highly motivated and agile, both commercially and industrially. Plus we have a soul, a “face” that lighting designers know and with which they can interface. What does it mean to compete in today's world given the economic situation of many countries? What do you think of today's market? The most important change, including as regards the economic aspects, is the fact that the world has become smaller. Globalization and digital communication have accelerated the rate of introduction of any product to the market, regardless of where it is produced and by its proponents. The customers have become global, but also the competition is now global, that is you can sell all over the world, but you’ll meet all of the competitors everywhere. To seize these opportunities, you have to have an international outlook and have a good distribution network. Clay Paky, back in the mid-nineties, was exporting 50% of its production. Today we export 95%. The geographical diversification of sales is a good thing because it keeps us safe from seasonalities and local economic crisis. Our major markets are among the most stable: the United States, Germany, the United

FOCUS PMI - 6.4 Clay Paky

Come in ogni settore produttivo la concorrenza, soprattutto oggi, è forte. Cosa comporta competere nel mercato dello show business? Nella scelta del prodotto cosa viene premiato dal lighting designer che gestisce questi eventi?

Alpha illuminano a giorno la festa del Bicentenario del Messico. © Clay Paky Spa

Alpha sheds day light on the party of the Bicentennial of Mexico. © Clay Paky Spa

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E una sua valutazione sul mercato italiano rispetto a quello estero?

Sono un imprenditore italiano e ho il dovere di essere ottimista, però la crisi in Italia si sente. La patiscono soprattutto le nostre aziende di “service” che sono strutturate benissimo e che sanno farsi apprezzare anche all’estero. Tuttavia, mancando liquidità e non

essendoci accesso al credito, non riescono più a effettuare investimenti per rinnovare le attrezzature e questo è un grande problema in un settore in cui l’innovazione rappresenta un elemento trainante. Per Clay Paky in particolare innovare è fattore determinante, perché la nostra specialità è proprio quella di lanciare di anno in anno prodotti originali, diversi dal passato. Secondo lei è ancora vincente il Sistema Italia, in cui design, creatività e saper fare sono gli ingredienti base? O sono necessarie altre qualità che si sono dovute affinare nel tempo?

Mi scuso per il gioco di parole, ma parlare di Sistema Italia è improprio perché quello che manca alle aziende italiane che vanno all’estero è proprio qualcosa che le aiuti a “fare sistema”. Credo comunque che la mia azienda sia un ottimo esempio di come gli italiani sappiano eccellere a livello mondiale quando s’impegnano con creatività progettuale e gusto estetico in un settore dove il prezzo non è tutto. Clay Paky non opera nel settore del lusso come alcuni brand della moda, abbiamo semplicemente scelto di stare nel segmento alto del nostro mercato di beni strumentali. Segmento dove riusciamo a fare apprezzare ai clienti il valore aggiunto dell’innovazione e della qualità. Però lei ha ragione: oggi questo non basta più. Un’azienda per aver successo deve avere anche una forte apertura internazionale, sia per vendere sia per comprendere come si muove la concorrenza. E deve ridurre al minimo il time-to-market, cioè il tempo che passa dall’idea di un prodotto alla sua vendita ai clienti in ogni angolo del mondo. Un consiglio, un’indicazione o un suggerimento che sente di dare al mondo della luce?

La luce, per me e per il mio team, è vita, è un mondo di emozioni che non abbandoneremmo mai. Oggi il nostro business ha subito due importanti scosse. La prima, tecnologica, è data dall’avvento dei LED che hanno reso in parte obsoleto il bagaglio delle nostre conoscenze. La seconda è data dall’arrivo della concorrenza dura e talvolta sleale dei produttori asiatici. È possibile reagire e trasformare queste minacce in opportunità. Noi, in Clay Paky, lo abbiamo fatto. Abbiamo acquisito il know-how necessario per digitalizzare i nostri prodotti, accrescendone il valore aggiunto, unica arma contro chi usa il prezzo come argomento esclusivo di vendita.

Clay Paky illumina le cerimonie di apertura e chiusura dei Giochi Olimpici di Londra 2012 © Clay Paky spa

Clay Paky lights up the opening and closing cerimonies of the London 2012 Olympics © Clay Paky spa

Kingdom, Japan and France. Of course, the difficult economic situation in many countries has not helped us but, in these cases, we have tried to reach out to our customers with a greater commercial flexibility. Above all, we took advantage of the possibilities offered by new emerging economies such as Russia and Brazil. You would think that in times of crisis the first expenses to be cut are those of the show and entertainment business, namely those in our industry, in reality it has never been the case. Music, concerts, TV shows, theatre are essential in the culture of many countries. Maybe there were fewer corporate events, less fairs, but the lives of ordinary people also needs positive distractions. Clay Paky’s sales have grown unabated in recent years, 2012 was a record year for our sales, and the situation in 2013 is no different. Signs of recovery, on the other hand, are seen in many countries up to now in difficulty. And your assessment on the Italian market in comparison to the foreign one? I’m an Italian entrepreneur and it is my duty to be optimistic, but you can feel the crisis in Italy. Especially suffering are our “service” companies that are structured very well and know how to be appreciated abroad. However, in an absence of liquid assets and as there is no access to credit, they can no longer make investments to renew their equipment and this is a big problem in a sector in which innovation is a driving force. Clay Paky, in particular, believes in innovation as a determining factor, because our specialty is precisely to launch original products from year to year, different from the past ones. According to you, is the Italian System, where design, creativity and know-how are the basic ingredients, still winning? Or are there any other qualities needed, that it would have been necessary to refine in time? Sorry for the play on words, but it is inappropriate to speak about an Italian System because what is lacking to Italian companies going abroad is just something that will help them to “make system”. I still believe that my company is a great example of how Italians really know how to excel at world level when they engage with design creativity and aesthetics in an industry where the price is not everything. Clay Paky doesn’t operate in the luxury sector as some fashion brands do, we simply have chosen to stay in the upper segment of our market for capital goods. Segment where we manage to make our customers appreciate the added value of innovation and quality. But you are right: today this is no longer enough. A company to be successful must also have a strong international openness, both to sell and to understand how the competition moves. And it must minimize time-to-market, ie the time that passes from the idea of a product to its sale to customers in every corner of the world. Any suggestion, indication or tip you feel like to give to the world of lighting? The light, for me and for my team, that is life, it’s a world of excitement that we will never abandon. Today, our business has suffered two major shocks. The first, technological, is given by the advent of the LED that has made our knowledge baggage partially obsolete. The second is given by the arrival of hard and sometimes unfair competition from Asian producers. You can react and turn these threats into opportunities. We, Clay Paky, we did it. We have acquired the necessary know-how to digitize our products, increasing their added value, the only weapon against those who use price as their exclusive sales argument.

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FOCUS PMI - 6.4 Clay Paky

economica di molti paesi non ci ha aiutato ma, in questi casi, abbiamo cercato di andare incontro ai nostri clienti con una maggiore elasticità commerciale. Soprattutto, abbiamo sfruttato le possibilità offerte dalle nuove economie emergenti, come Russia e Brasile. Si potrebbe pensare che in momenti di crisi le prime spese a essere tagliate siano quelle dello spettacolo e dell’intrattenimento, cioè quelle del nostro settore, in realtà non è mai stato così. Musica, concerti, show televisivi, teatro sono irrinunciabili nella cultura di molti paesi. Magari ci sono stati meno eventi corporate, meno fiere, ma la vita della gente comune ha bisogno anche di distrazioni positive. Per Clay Paky il fatturato è cresciuto senza sosta anche negli ultimi anni, il 2012 è stato l’anno record per le nostre vendite; la situazione nel 2013 non è differente. Segni di ripresa, comunque, si vedono in molti paesi fino ad ora in sofferenza.

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Smart 4

sistemi a led per l’illuminazione industriale e per la proiezione

Centri di produzione industriale

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Centri di logistica

Centri commerciali

Dal 50% all’80% di risparmio energetico

2 Qualità della luce e comfort visivo antiabbagliamento 3 Facile e immediata sostituzione degli apparecchi tradizionali 4 Manutenzione ordinaria assente 5 Pay back dell’investimento in 18/36 mesi 6 Incentivi all’efficienza energetica 7 Finanziabilità bancaria dell’investimento gewiss.com

Gallerie

light+building 30 marzo - 4 aprile 2014 FRANCOFORTE Lighting Pad 5.0 - C76 Domotics, Power, Building Pad 8.0 - A30


Fiera leader mondiale dell’Architettura e della Tecnica

Explore Technology for Life. Minore consumo di energia, maggiore comfort e sicurezza. La più grande fiera al mondo per l’illuminazione, l’elettrotecnica e l’automazione della casa e degli edifici nonché per i software nell’edilizia mostra soluzioni innovative in grado di riunire efficienza, sostenibilità e design dell’illuminazione. Frankfurt am Main, 30. 3 – 4. 4. 2014 www.light-building.com info@italy.messefrankfurt.com Tel. +39 02-880 77 81


Pirellina nelle due versioni da tavolo e da comodino, sorelle di luce Š Fontana Arte

ICONE Pirellina

Pirellina in two versions: table and bedside, sisters of light Š Fontana Arte

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80/45 ANNI PER LA LUCE Fontana Arte da 80 anni fa luce sulla storia del design e lo stile italiano, la Pirelllina di Gio Ponti da 45 anni è icona di eleganza formale che struttura la luminosità: una sintesi armonica tra emozionalità e razionalità

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della lampada, Gio Ponti sia che affronti un progetto edilizio o un arredo mantiene sempre lo stesso intenso approccio formale ed emozionale. L’architetto amava ripetere che siamo nella “civiltà della luce”, con questo non intendeva certo quella artificiale, ma quella naturale che attraversava le sue facciate diamantate, come nella Concattedrale di Taranto o nella Chiesa San Francesco a Milano. Una decina di anni prima della lampada Ponti aveva realizzato il palazzo Pirelli (195661) che era diventata la più alta costruzione in cemento armato della storia e fonte d’ispirazione per numerosi architetti. La Pirellina di Fontana Arte, classe 1967, è una derivazione esplicita di quest’architettura, ma con parametri materici e strutturali capovolti: leggero versus pesante, aereo versus solido, trasparente versus opaco. Il 1967 è un anno mirabilis per il design italiano durante il quale vengono prodotti molti pezzi, irriverenti o meno, che diventeranno delle icone come la KD27 di Joe Colombo o l’Eclisse di Vico Magistretti. E chiaramente la Pirellina, che con la sua semplicità costruttiva e i suoi materiali elementari mantiene un’aura di classicità rassicurante, in netto contrasto con i contemporanei prodotti di Artemide o di Kartell, sfacciati e provocatori. Pirellina e KD27 sono due facce antitetiche, polari, del design italiano e della cultura della luce, il vano gioco dei contrari potrebbe continuare ancora, ma alla fine risulterebbe lezioso. La lampada di Ponti non è solo un oggetto confortante per quanto riguarda i materiali, canonici per una lampada da tavolo, lo è anche dal punto di vista formale. L’anello in sommità, in qualche modo, riprende le antiche lanterne a olio, trasportabili a piacimento da un piano all’altro. La luce è portata dove serve.

Concattredrale di Taranto in pieno giorno, trapassata dal cielo e rosata dal sole © Andrea Calatroni

Cathedral of Taranto in daylight, crossed by the sky and rosy by the sun © Andrea Calatroni

KD27 Joe Colombo composizione estratta dal catalogo originale del 1970 (Catalogo Kartell settembre 1970, courtesy Museo Kartell)

This article begins with two numbers, linked to the history of a brand and a lamp that all along represent a synonym and a reference of elegance, know-how and style of Italian design: 80 years of history of light by Fontana Arte and 45 years of Pirellina by Gio Ponti. “A pair of curved glass plates and held in place by two metallic elements, at the base and at the top: a simple structure, obtained by using a particularly shockresistant glass. The two concave surfaces alongside receive the sources of light and – when the lamps are turned on – let catch a glimpse of the structure in pairs arranged on several levels. Thus bands of light and shade are alternated, recalling the vertical development of the windows of a skyscraper” in this way Fontana Arte describes one of its bestsellers. In these lines is summarized the architectural derivation of the lamp, Gio Ponti when facing a construction project or a furnishing keeps always the same intense formal and emotional approach. The architect was fond of repeating that we are in the “civilization of light”, not intending the artificial one, but the natural light that crossed his diamond grinded facades, such as in the Taranto’s Co-Cathedral or the Church of San Francesco in Milan.A decade before the lamp, Ponti had realized Pirelli Palace (1956-61) who had become the tallest reinforced concrete building in history and a source of inspiration for many architects. The Pirellina by Fontana Arte, created in 1967, is an explicit derivation of this architecture, but with material and structural parameters upside down: light versus heavy, aerial versus solid, transparent versus matt. The 1967 is a year mirabilis for the Italian design during which are produced many items, disrespectful or not, that will become icons like Joe Colombo’s KD27 or the Eclipse by Vico Magistretti. And of course the Pirellina, which with its simplicity and its elementary materials retains an aura of reassuring classicism, in stark contrast with contemporary Artemide or Kartell products, saucy and provocative. Pirellina and KD27 are two opposite faces, polar, of the Italian design and of the culture of light, the useless game of opposites might still continue, but at the end would be affected. The lamp of Ponti is not only a comforting object regarding the materials, canonicals for a table lamp, but also from the formal point of view. The ring at the top, somehow, reminds the ancient oil lanterns, transportable from one floor to another, as much as one likes. The light is brought to where it is needed.

Composition extracted from the original 1970’s catalog (September 1970, Kartell Catalogue, courtesy Kartell Museum)

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ICONE Pirellina

For 80 years Fontana Arte has been enlightening the history of Italian design and style, and for 45 years Pirellina by Gio Ponti has been being a formal elegance icon which has given structures to brightness: a harmonious synthesis between emotion and rationality

di / by Andrea Calatroni

uesto articolo inizia con due numeri, legati alla storia di un marchio e di una lampada che da sempre rappresentano un sinonimo e un riferimento di eleganza, del saper fare e dello stile del design italiano: 80 anni di storia della luce di Fontana Arte e 45 anni della Pirellina di Gio Ponti. “Una coppia di lastre di vetro curvate e trattenute in posizione da due elementi metallici, alla base e all’estremità superiore: una struttura semplice, ottenuta grazie all’utilizzo di un vetro particolarmente resistente agli urti. Le due superfici concave accostate accolgono le fonti luminose e – quando le lampade sono accese – ne lasciano intravvedere la struttura a coppie disposte su più livelli. Si alternano così fasce di luce e ombra, che richiamano lo sviluppo verticale delle finestre di un grattacielo” così Fontana Arte descrive uno dei suoi bestseller. In queste righe è riassunta la derivazione architetturale

80/45 YEARS for the LIGHT

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Palazzo Pirelli a Milano – vista serale illuminato per linee verticali e orizzontali © Guido Antonelli

ICONE Pirellina

Pirelli Building in Milan – night view illuminated in vertical and horizontal lines © Guido Antonelli

Quando la lampada è accesa il vetro scompare e la luce prende corpo, si materializza, un flusso di energia solida che divide le parti in metallo, le quali sembrano galleggiare nell’aria. Un effetto straniante, che dà alla sorgente un aspetto magico. Una suggestione dovuta alla lavorazione superficiale del vetro, alla sua precisa curvatura e all’esilità del metallo. Seguendo la propria poetica secondo cui l’architettura è un cristallo, Gio Ponti riesce a dare grande ricchezza estetica a una semplice retinatura. Un trattamento superficiale che l’architetto usa in molti suoi progetti, una delicata diamantatura della facciata, capace di creare effetti unici di luce, d’ombra e penombra. Il rapporto dialogico tra architettura e design è una costante per Ponti, ovunque, in ogni progetto, dalla posata al grattacielo, è alla ricerca della leggerezza, dell’eleganza del dettaglio e della certezza della forma. Un esempio paradigmatico di questo è il palazzo Pirelli la cui leggerezza è data dalla forma slanciata e dalla luce; nell’edificio si hanno solo tre lame di luce: un’orizzontale a coronamento e due verticali laterali. Di notte, quando è tutto spento, si leggono solo i profili luminosi al cui centro vi è penombra. Nella Pirellina, all’opposto, il centro è una luce bianca e perfetta. Nel design Ponti è interessato a raggiungere “forme vere e obbedite”, con questa intenzione affronta la progettazione della lampada: fondamenta, corpo e coronamento. È definito un alto basamento, in alluminio pressofuso, a forma lenticolare caratterizzata dai dettagli minimi, ma estremamente funzionali e rigorosi, dei fermavetro. Tutta la lampada è risolta per accostamento dei materiali, non vi è compenetrazione o incastri, il vetro curvo appoggia sull’alluminio della base ed è trattenuto dal coronamento. Quest’ultimo è una piastra in alluminio, anch’essa definita da particolari funzionali: i fermavetro, i fori di dissipazione e il grande anello-maniglia. Vi è una funzionalità nascosta dell’occhiello,

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Pirellone versione alta da terra della Pirellina, architettura domestica © Fontana Arte

Pirellone ground high version of Pirellina, domestic architecture © Fontana Arte

è la testa di serraggio dell’asta portalampade celata dai vetri retinati dietro i quali si nasconde la struttura portante delle sorgenti, queste sono lampadine a fluorescenza (4x25W per la versione H390 e 6x40W per la versione H700), che propagano una luminosità diffusa, morbida. Lo stesso concept formale e illuminotecnico è stato adottato per la versione da terra, il Pirellone, ma con l’aggiunta di una sorgente alogena che consente il diffondersi una luce calda, estesa e regolabile (10x40W G9 + 1x300W R7S). Per quanto riguarda le sorgenti, la tecnologia del LED incontra l’universalità degli attacchi E27, i grandi produttori hanno, fortunatamente, sul mercato sorgenti di ultima generazione con la rassicurante forma a bulbo.

When the lamp is on, the glass disappear and the light takes shape, materializes, a flux of solid energy that divides metal parts, which appear to float in the air. This is an alienating effect which gives a magic shape to the source. A suggestion due to the surface process of the glass, to its careful curvature and the slightness of the metal, following its own poetics according to which architecture is a crystal, Gio Ponti is able to give great aesthetic richness to a simple reticulation. This is a surface treatment that the architect uses in many of his projects, a delicate diamond grinding of the facade, which is able to create unique effects of light, shade and half-light. The relationship of dialogue between architecture and design is a constant for Ponti, everywhere, in every project, from the cutlery to the skyscraper, is in search of lightness, elegance of detail and certainty of the shape. A paradigmatic example of this is the Pirelli building whose lightness is given by the slender shape and by the light; in the building there are only three blades of light: one crowning horizontal and two sides vertical. At night, when everything is turned off, is possible to see only the lighting profiles in the middle of which there is half-light. In Pirellina, on the other hand, the center is a white and perfect light. Concerning design Ponti is interested in achieving "true and obeyed forms", with this plan deals with the design of the lamp: foundations, body and crowning. It is defined a high base, in die cast aluminum, with a lens shape, characterized by minimal details, but highly functional and strict, of the glazing beads. The entire lamp is solved by the combination of the materials, there isn’t penetration or joints, and the curved glass leans on the aluminum base and is retained by the crowning. The latter is an aluminum plate, which is also defined by functional details: the glass-stops, dispersion holes and large ring-handle. There is a hidden feature of the eyelet, is the clamping chuck of the stick holding-lamps concealed by wired glasses. Behind which hides the supporting structure of the sources, these are fluorescent bulbs (4x25W for the version H390 and 6x40W for the H700 version), which spread a soft, diffused light. The same formal concept and lighting design was adopted for the ground version, the Pirellone, but with the addition of a halogen source that can spread a warm, glow, and adjustable light (10x40W G9 + 1x300W R7S). Regarding the sources, LED technology meets the universality of the connecting plugs E27; major manufacturers have, fortunately, on the market sources of latest generation with the reassuring bulb shape.


esteticamente efficace, evocativa di eleganza e perfezione. L’indagine formale e funzionale sull’illuminazione prosegue, nello stesso anno progetta l’essenziale e fondamentale Bilia; lampada da tavolo composta di forme elementari (una sfera e un cono) dalle proporzioni attentamente calibrate. Su questo punto Ponti è molto rigoroso e attento, tutto deve essere in equilibrio statico, senza sforzo e senza funambolismi inutili. La sfera è in vetro opalino, capace di diffondere una soffice luce bianca (1x42 W HA E14); il cono è in metallo satinato. Ancora una volta il grande architetto affronta e rende concreto il tema della purezza dei materiali, in un oggetto ideale. Ci sono oltre trent’anni tra i primi oggetti luminosi Bilia e 0024 (entrambe del 1931) e la Pirellina (1967), un divario temporale così esteso è spiegabile con la grande quantità di progetti e cantieri seguiti da Ponti che gli hanno permesso di approfondire e indagare a fondo il tema che ha sempre affascinato l’architetto milanese: l’eternità della luce.

0024 XXL La grande sfera a dischi trasparenti © Fontana Arte

Bilia Equilibrio assoluto tra solidi perfetti © Fontana Arte

The large sphere with transparent disc © Fontana Arte

Absolute balance between perfect solids © Fontana Arte

"It says that the form corresponds to the functionality, I'm tempted to say no, to say that the shape is an our ideal contribution, function independent, and originates from the concepts of essentiality and truth, while the implicit functionality has nothing to do with: it is only through a process of our mind that functionality conditions a shape, the shape of a thing". In this way the Milanese architect explains his method of work. The design, the plan and production of Pirellina are the result of this thinking, simple and complex at the same time. Simple: not always form follows function, the shape is a truth that has an associated function. Complex: realize that décor and ornament are two different issues that need to be distinguished. A decent shape is a correct form, corresponding to the function; the ornament is the superfluous. In his book "Amate l'architettura" the Milanese designer in a few but important pages tells how to use the different materials, how to give value without fictions or camouflage. This book shows that there are two truly eternal materials: art and light. The first resists at all, even the wars; the second is a carrier of civilization. The research of Gio Ponti about light, on the material and the transparency of crystal, finds its greatest application in 0024 collection (produced by Fontana Arte since 1931-0024, 0024XXL and ground). The lamp is derived from the most perfect of platonic solids: the sphere. Ponti breaks down the primary form in eleven horizontal disks in transparent tempered glass, which are crossed by a cylindrical diffuser in sandblasted glass, containing the light source (2x36 FL 2 g 11) and it is closed by two chrome-plated brass lids. The same material of which is made the structure that supports the disks and it fixes the constant distance between one and the other. Pure material treated with simplicity, but aesthetic effective, evocative of elegance and perfection. The formal and functional investigation on lighting continues, the same year he designs the essential and fundamental Bilia; table lamp composed of elementary forms (a sphere and a cone) with carefully calibrated proportions. About this, Ponti is very strict and careful; everything has to be in static equilibrium, effortlessly and without unnecessary funambulism. The ball is in opaline glass, which spreads a soft white light (1x42 W HAS E14); the cone is in glazed metal, once again the Milanese architect faces and makes real the theme of purity of materials, in an ideal object. There are more than 30 years between the first luminous objects Bilia and 0024 (both of 1931) and Pirellina (1967), a temporal gap so big is explained by the large number of projects and building sites followed by Ponti that allowed him to explore and investigate in depth the theme that has always been fascinated the Milanese architect: the eternity of light.

ICONE Pirellina

“Si dice che la forma corrisponde alla funzionalità, sono tentato di dire di no, di dire che la forma è un apporto nostro ideale indipendente dalla funzione, e si origina da concetti di essenzialità e verità, mentre la funzionalità implicita non ci ha a che fare: è soltanto attraverso un processo della nostra mente che la funzione condiziona una forma, la forma di una cosa”. Così l’architetto spiega il suo metodo di lavoro. Il design, la progettazione e la produzione della Pirellina sono il frutto di questo pensiero contemporaneamente semplice e complesso. Semplice: la forma non sempre segue la funzione, la forma è una verità cui è associata una funzione. Complesso: far comprendere che decoro e ornamento sono due questioni differenti, che devono essere distinte. Una forma decorosa è una forma corretta, rispondente alla funzione; l’ornamento è il superfluo. Nel suo libro “Amate l’architettura” Gio Ponti in poche ma dense pagine racconta come usare i diversi materiali, come dare valore senza finzioni o mimetismi. Da questo libro emerge che due sono i materiali veramente eterni: l’arte e la luce. La prima resiste a tutto anche alle guerre, la seconda è portatrice di civiltà. La ricerca di Gio Ponti sulla luce, sul materiale e sulla trasparenza del cristallo trova la sua maggiore applicazione nella collezione 0024 (edita da Fontana Arte dal 1931-0024, 0024XXL e da terra). La lampada è derivata dal più perfetto dei solidi platonici: la sfera. Ponti scompone la forma primaria in undici dischi orizzontali in vetro temperato trasparente e li fa attraversare da un diffusore cilindrico, in vetro sabbiato, che contiene la sorgente luminosa (2x36 FL 2G11) e chiuso da due coperchi in ottone cromato. Lo stesso materiale con cui è realizzata la struttura che sostiene i dischi e fissa la distanza costante tra uno e l’altro. Materia pura lavorata con semplicità, ma

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THE FAMILY OF MAN Nel Castello di Clervaux, Gran Ducato Lussemburgo, il nuovo allestimento della mostra fotografica inserita nell’Elenco delle memorie dell’UNESCO. 503 opere di 273 autori di 68 paesi, degli anni ’50, selezionate dal fotografo Edward Steichein. Il progetto di illuminazione dell’italiana M. Luisa Guerrieri Gonzaga, che abbiamo incontrata di / by Sally Stein

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ARTE E LUCE The Family of man

el castello medioevale di Clervaux incastonato nella Valle di Clerf, Gran Ducato Lussemburgo, alcune sale sono state restaurate con l’obiettivo di modernizzare l’allestimento permanente della mostra “The family of man” secondo un concept più dinamico e d’impatto scenografico. Il CNA, Centre National de l’Audiovisuel ha affidato l’allestimento e la concezione delle sale allo Studio lussemburghese NJOY, mentre lo Studio Berselli si è occupato dei lavori di conservazione e pianificazione degli interventi conservativi delle opere durante le fasi di restyling del Chateau di Clervaux, oltre che dei ritocchi finali delle fotografie in fase di montaggio. La collezione comprende 503 fotografie di 273 autori di 68 paesi, degli anni ’50, selezionate dal fotografo lussemburghese

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Edward Steichein (1879-1973), ed è inserita nell’Elenco delle memorie dell’UNESCO. La mostra dal 2003, ha viaggiato in 150 musei internazionali e fu presentata per la prima volta nel 1955 al MOMA di New York. Si tratta di un caleidoscopio di immagini di taglio antropologico e di documentazione dei molteplici aspetti della vita, compresa tra la nascita, l’amore, la morte e le barbarie della seconda guerra mondiale, fino alla rinascita dell’umanità, che dal 1994 è conservata al Castello Clervaux. Da luglio del 2013, questo atlante dell’umanità che comprende fotografie di Capa, Smith, Sander, Cartier Bresson, Doisneau, Adams e molti altri autori si può vedere sotto un’altra luce: quale, come e perché lo racconta l’architetto Maria Luisa Guerrieri Gonzaga, autrice del progetto di illuminazione.

THE FAMILY OF MAN In the Castle of Clervaux, Grand Duchy of Luxembourg, the new setting up of the photographic exhibition that has become part of UNESCO’s Memory of the World Register. 503 works by 273 authors coming from 68 different countries, mostly taken in the Fifties, and selected by photographer Edward Steichein. The lighting project was made by Italian M. Luisa Guerrieri Gonzaga, whom we met for this interview In the medieval castle of Clervaux, set in Clerf valley in the Grand Duchy of Luxembourg, some of the rooms have been restored in order to modernize the permanent setting of the exhibition “The family of man” with a more dynamic and spectacular concept. The CAN (Centre National de l’Audiovisuel) entrusted the preparation and conception of the rooms to NJOY studio from Luxembourg, while Studio Berselli took care of the conservation and planning for the conservation intervention of the works during the restyling stages of the Clervaux Castle, as well as of the final adjustment of the pictures during the editing phase. The collection includes 503 pictures by 273 authors from 68 countries, taken in the Fifites and selected by the photographer Edward Steichein (1879-1973) from Luxembourg, and has been inserted in UNESCO’s Memory of the World Register. Since 2003, the exhibition has travelled along 150 international museums, and was first presented in 1955 at New York MOMA. It is a kaleidoscope of images with an anthropological cut, documenting the manifold aspects of life, from birth and love to death, war and barbarity of World War II, going till the rebirth of mankind represented by the collection itself, which since 1994 is preserved at the castle of Clervaux. Since July 2013, this atlas of mankind including pictures by Capa, Smith, Sander, Cartier Bresson, Doisneau, Adams and many other authors can be seen under a different light: we will be explained which light, how it works and why by architect Maria Luisa Guerrieri Gonzaga, the author of the lighting project.


L’intervento espositivo e il progetto illuminotecnico sono stati limitati agli interni e alle sale utilizzate per il percorso museografico; un enorme lavoro in equipe è stato fatto a livello tecnico per permettere al Castello di poter accogliere le opere in una situazione conservativa preventiva adeguata (l’involucro è stato ristudiato per garantire i necessari gradi di trattamento dell’aria interna, la stabilità igrometrica, la limitazione della luce naturale e dell’irraggiamento diretto, il filtraggio appropriato dei raggi UV, ecc.) e, ovviamente, l’impianto di illuminazione ha fatto parte integrante delle valutazioni energetiche dell’edificio. I tecnici hanno fissato le direttive relative ai consumi per metro quadro su valori contenuti tra 3 e 5 W/mq. Ci siamo attenuti a misure conservative ancora più rigorose rispetto a quanto indicato dall’ICOM (International Council Of Museum) eliminando le radiazioni ultraviolette (limitando e filtrando quelle provenienti dall’esterno e utilizzando sorgenti che ne sono prive) e limitando l’illuminamento sull’opera (calcolo della dose annuale di luce e utilizzo di detettori di presenza per piano); abbiamo rispettato le indicazioni normative per gli oggetti estremamente fotosensibili riuscendo a mantenere valori di Illuminamento delle opere piuttosto uniformi e che si attestano intorno ai 46 lux max (valori che si abbasseranno ancora un poco in fase di esercizio).

La luce doveva “semplicemente” dare un senso di totalità alle opere senza che una fotografia o un gruppo prendesse il sopravvento; il progetto di illuminazione è consistito nel cercare di trovare un approccio “etnologico”, sforzarsi di non valorizzare un’opera rispetto ad un'altra, poiché la stessa esposizione è già di per sé assai complessa e con una scenografia e spazialità altamente coinvolgenti. Che tipo di impianti e luci ha utilizzato per migliorare la fruizione della mostra?

Abbiamo lavorato per cercare di limitare al massimo l’impatto visivo dei proiettori su binario utilizzando delle forme estremamente semplici, atemporali; abbiamo optato per proiettori LED di alta qualità, installati su binari trifase integrati in gole architetturali bianche (stessa finitura del controsoffitto acustico che le accoglie) poste ad una distanza media di 120 cm dalle cimase. Ciò ci consente di raggiungere il grado di uniformità ricercato sulle pareti con un numero ridotto di proiettori con ottica wall washer, mantenendo un aspetto poco invasivo, ordinato, rispettando la logica spaziale della scenografia. La scelta della sorgente (LED engine), per la quale abbiamo tenuto in considerazione parametri di rispetto dello spettro di emissione e coerenza cromatica costanti nel tempo, combinata con un proiettore dalle buone prestazioni è stata fondamentale per la buona riuscita del progetto; in effetti siamo soddisfatti del prodotto proposto anche perchè in una mostra così ricca di materiale esposto era importante poter calibrare i contrasti, evitare l’affaticamento visivo del visitatore.

Which kind of installations and lights did you use to improve the fruition of the exhibition? We worked hard to limit as much as possible the visual impact of track projectors using extremely simple, atemporal shapes; we opted for high quality LED projectors, installed on three-phase tracks integrated in white moldings (same finish as the acoustic false ceiling containing them), and set at an average distance of 120 cm from the moldings. This allowed us to obtain the wished uniformity degree on walls with a reduced number of projectors with wall washer optics, thus maintaining a less invasive, neater aspect, and respecting the spatial logic of the setting. The choice of source (LED engine), for which we took into account such parameters as respect of the emission spectrum and chromatic constancy, which had to remain constant over time, combined with a high performance projector, was essential for the success of the project; we are actually quite satisfied with the proposed product, also because in an exhibition with so much exposed material it was important to adjust contrasts, thus avoiding the visitor’s eyestrain.

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Architetto, che tipo di progetto illuministico ha adottato tenendo presente le misure conservative proprie alle fotografie esposte, il risparmio energetico, il budget a disposizione?

Which kind of lighting did you choose, taking into account the conservative measures that had to be taken to protect the pictures, the energy conservation, the available budget? The expositive project and the illuminating engineering project were limited to the interiors and to the rooms used for exhibition itinerary; a huge technical team work was done to allow the castle to receive the works in a proper preventive and conservative situation (the wrapping was re-studied to consent necessary treatment degrees of indoor air, hygrometric stability, limitation of natural light and of direct radiation, appropriate filtration of UV rays and so on) and, obviously, the lighting installation was part of the energy performance assessment of the building. The technical experts set the directives for consumption per square meter on values between 3 and 5 W/mq. We kept to even stricter conservative measures than those indicated by ICOM (International Council Of Museum) eliminating ultraviolet radiation (limiting and filtrating those coming from outside and using light sources without them) and limiting the illuminance on works (calculating the yearly light dose and using presence detectors for each floor); we respected the normative directives for extremely photosensitive objects, and were able to keep quite uniform illuminance values on works, which attest around 46 lux max (values that will lower a little more during operation). The light “simply” had to give an impression of totality to the works, thus avoiding that a picture or a group of pictures prevailed over the others; the lighting project tried to have an “ethnological” approach, and made an effort not to valorize a work instead of another because the exhibition itself is already quite complex, with highly captivating scenery and spatiality.

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Quali sono state le maggiori difficoltà riscontrate sul campo e come le ha superate?

La maggiore è stata quella di trovare un produttore disponibile ad “adattare e customizzare” il proprio prodotto alle nostre esigenze. Tra la fine del 2010 e la prima metà del 2012, mentre mettevamo a punto il concept illuminotecnico, abbiamo contattato diverse aziende italiane ed europee ma nessuna è sembrata interessata a una customizzazione nel senso sopra indicato. Per trovare la soluzione, abbiamo dovuto varcare l’oceano incontrando un interlocutore che si è mostrato flessibile e interessato: l’americana Litelab (che abbiamo poi utilizzato per tutti i proiettori) è stata sufficientemente flessibile a combinare il suo prodotto e le ottiche con la Engine individuata (il modulo Xicato artist). Quanto è costato e chi ha finanziato il suo progetto di illuminazione?

L’impianto di illuminazione degli spazi espositivi (apparecchiature e installazione, escluso l’impianto elettrico e di alimentazione che sono stati oggetto di un altro appalto) é costato 235.000 euro ed é stato finanziato dal Ministero preposto alla conservazione del patrimonio (SSMN: Service des Sites et Monuments) in quanto proprietario del bene che accoglie l’esposizione (anch’essa appartenente a un ente statale il CNA: Centre National de l’Audiovisuel). È stato bandito un concorso pubblico per il restauro del Castello e per l’impianto illuminotecnico? Se no, come ha ottenuto l’incarico?

Da diversi anni collaboro con lo studio NJOY, che era stato incaricato del progetto museografico dell’esposizione “The Family of Man” e che mi ha invitato a partecipare a questo progetto per la parte illuminotecnica.

Quali sono gli obiettivi raggiunti e quali sono i difetti riscontrati dopo la realizzazione?

In generale siamo piuttosto soddisfatti del risultato e soprattutto di essere riusciti a realizzare il tanto desiderato accoppiamento sorgente/proiettore. Si ha l’impressione di un allestimento dello spazio molto alleggerito rispetto al precedente che datava anni ’90. Il percorso è reso più fluido grazie al concorrere di diversi fattori e all’attenzione portata all’illuminazione anche se non manca qualche imperfezione, talvolta legata al “contenitore” ovvero alla messa in scena dell’esposizione in un castello di origine medievale.

What were the greatest difficulties you found and how did you overcome them? The greatest one was to find a producer who was willing to “adapt and customize” his product to our demands. Between the end of 2010 and first half of 2012, as we were developing the lighting engineering concept, we got in touch with some Italian and European companies, but none of them seemed interested in a customization in the above-mentioned sense. To find a solution and meet a flexible, engaged partner, we had to cross the ocean: the American company Litelab (that we used for all projectors afterwards) was flexible enough to combine its product and optics with the chosen Engine (Xicato artist module). How much did your project cost and who financed it? The exhibition lighting (equipment and e installation, except from the electrical power and supply system, which was subject to another contract) cost 235.000 euro and was financed by the Ministry in charge of the preservation of cultural heritage (SSMN: Service des Sites et Monuments), since it is the owner of the building that houses the exhibition (itself belonging to a government authority, CNA: Centre National de l’Audiovisuel). Was a public competition announced for the restoration of the Castle and for the exhibition lighting? If not, how did you obtain the appointment? I’ve collaborated with NJOY studio for some years, and when they were appointed for the exhibition design of “The Family of Man”, they invited me to participate to this project as for illumination engineering.

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Which are the achieved goals and which the flaws you found after you realized your project? Generally speaking, we are quite satisfied with the results achieved, especially because we were able to fulfill the wished match between source and projectors. It gives an impression of lighter exhibition set-up, especially if compared to the previous one, dating back to the Nineties. The exhibition itinerary is now more fluid thanks to many different causes and to the attention given to lighting, even if some imperfections remain, mostly concerning the “container”, that is the set up of the exhibition in a medieval castle.

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Abbiamo incontrato lo studio Berselli nel 2010, quando – dopo lo smontaggio – erano ripresi gli interventi conservativi; questo ci ha consentito di fare insieme alcune valutazioni: apprezzare i differenti supporti dei tiraggi fotografici, il buon grado di riflessione del supporto. Il risultato delle nostre riflessioni ha rafforzato l’idea della dottoressa Reitz – conservatrice e curatrice del Museo – di esporre le opere senza l’uso di una barriera fisica quale il vetro. Allo stesso tempo lo studio NJOY andava delineando il progetto museografico, la dinamica del nuovo percorso espositivo, la scelta dei materiali e il trattamento delle superfici (pavimenti lisci e senza giunti di dilatazione di tonalità grigio medio, intonaci argillosi, l’utilizzo di un materiale ad effetto monoblocco come il corian), così come la scelta di integrare all’interno del percorso alcune piccole alcove ove poter aprirsi a viste verso l’esterno e poter apprezzare in qualche modo anche lo spazio proprio del castello. Successivamente, concordata tra il museografo e l’illuminotecnico – in accordo con i conservatori – è stata fatta anche la scelta relativa alla tonalità di colore, una scelta chiara, dichiarata come mezzo espressivo, fatta con l’obiettivo di non occultare le differenze tra i vari supporti fotografici (ad esempio le carte di stampa delle varie fotografie esposte sono

molto diverse tra loro per grana e colore) Un’unica tonalità e intensità di colore restituirà al visitatore immagini diverse. Questa tonalità è stabilita intorno ai 3500 K (scelta tra vari test effettuati in mock up). È evidente che l’esame sui contrasti tra le superfici dei materiali utilizzati e il comfort visivo fanno parte integrante delle valutazioni espresse. C’è qualche dettaglio che ha adottato per necessità logistica di cui non è particolarmente soddisfatta? Quale e perché?

Abbiamo avuto dei problemi importanti per i proiettori “a coltello”: in alcune sale, infatti, le immagini si trovano su dei supporti trasparenti (maglie metalliche, vetri, supporti sospesi); in questi casi abbiamo utilizzato proiettori che permettevano di riquadrare l’immagine eliminando problemi di abbagliamento durante il percorso. Purtroppo le ottiche e le lenti messe a disposizione dal fornitore non si sono rivelate abbastanza efficienti per la sorgente LED engine scelta (in alcuni casi avevamo alcuni proiettori posizionati a oltre 6 metri di distanza che dovevano riquadrare immagini di dimensioni talvolta abbastanza ridotte). Non è stato possibile quindi utilizzare per questi proiettori la stessa sorgente (xicato artist) ma abbiamo dovuto optare per un’altra (LUXEON S1000) alla stessa temperatura di colore (3500 K) ma con una curva di distribuzione spettrale molto meno equilibrata. Abbiamo attenuato il problema applicando delle gelatine (Lee Filter) ma non siamo pienamente soddisfatti.

Is there any detail you adopted out of logistical need you are not satisfied with? Which one/s, and why? We had to face big problems with blade light projectors: in some rooms, pictures stand on transparent supports (metal mails, glass, suspended supports); in this case we used projectors that allowed to frame the image avoiding dazzling problems on the itinerary. Unfortunately optics and lenses made available by supplier were not efficient enough for the LED engine source chosen (in some case we had some projectors put at a distance of more than 6 mt to frame images of quite reduced dimensions). It wasn’t then possible to use for those projectors the same source (xicato artist), so we had to opt for another one (LUXEON S1000) at same color temperature (3500 K) but with a much less balanced spectral power distribution. We diminished this problem with the adoption of color filters (Lee Filter) but we aren’t completely satisfied with the results.

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ARTE E LUCE The Family of man

Ha lavorato consultando lo Studio Berselli, noto centro milanese per la conservazione e il restauro della fotografia e lo Studio NJOY, ci può dire di più?

You worked consulting with Studio Berselli, a famous Milanese benchmark for preservation and restoration of photography, and with NJOY studio, can you tell us more about it? We met Studio Berselli in 2010, when – after dismantling– the conservation interventions restarted; this allowed us to make some of the assessments together, like noting the different stands needed for each flange focal distance, or the good angle of reflection of the stand. The results of our considerations strengthened Dr. Reitz – preserver and curator of the museum – in her idea of displaying the works without any physical barrier e.g. glass. At the same time NJOY Studio was outlining the museum project, the new exhibition itinerary dynamics, the choice of materials and of surface treatment (smooth, mediumgrey floors with no expansion joints, clay-like plaster, use of a material with monobloc effect as corian), as well as the choice of integrating, inside the itinerary, some small alcoves where it would be possible to open views towards the outside, thus enabling to appreciate in some way the space of the castle itself. Afterwards, as an agreement between the museographer and the lighting engineer -together with the preservera choice was made also for color shades, a choice which had to be bright, declared as a means of expression, made with the purpose not to conceal the differences between the various photographic supports (for example, the photographic paper of the pictures on display varies greatly in color and grain). A single color shade and intensity will return visitors different images. This shade is established at about 3500 K (and was chosen among many tests carried out in mockup). It is clear that examination of contrast between the surface of used materials and visual comfort are integral part of the evaluation we expressed.

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Secondo lei quali sono da considerare eccellenti esempi di impianti di illuminazione di musei o altre istituzioni che ospitano arte moderna e contemporanea e collezioni di fotografie?

Trovo che non siano pochi i progetti illuminotecnici di spazi e le opere d’arte moderna o contemporanea interessanti dell’ultimo decennio. In generale ritengo che l’impianto illuminotecnico “funziona bene” solo quando è pensato insieme al museografo e all’allestitore. Avendo lo stesso scopo – permettere la migliore visione e conservazione dell’opera – le loro competenze dovrebbero sempre intrecciarsi e approfittare le une delle altre anziché cannibalizzarsi. In questo senso trovo che l’illuminazione del Musée du Quai Brainly di Jean Nouvel a Parigi sia molto ben riuscita. Chi sono i suoi maestri ispiratori e com’è riuscita a lavorare all’estero?

Ho iniziato a lavorare nel campo dell’illuminazione alla fine dei miei studi in architettura e non me ne sono più allontanata. Ho fatto un’esperienza di quasi un anno a Londra, poi sono rientrata a Milano e ho incontrato Marinella Patetta e Claudio Valent (Metis Lighting ndr) con i quali ho collaborato per diversi anni. Devo molto a queste due esperienze dalle quali ho tratto la passione e l’attenzione al dettaglio, senza però dimenticare che la vera riuscita di un progetto, soprattutto di quelli più complessi, non è mai frutto di una sola competenza ma dell’intrecciarsi e arricchirsi di molte. In Lussemburgo sono arrivata nove anni fa per amore (ho seguito mio marito) e dopo un paio di anni ho ripreso a lavorare, dapprima collaborando quasi esclusivamente con lo studio NJOY, da qualche anno ho aperto il mio studio. Nel Granducato il mercato è interessante sia per quanto riguarda i progetti

Secondo lei perché in Italia i musei e le altre istituzioni pubbliche faticano a investire in un eccellente impianto illuminotecnico, necessario per valorizzare la fruizione del valore storico, simbolico, culturale, estetico ed emotivo delle nostre importanti collezioni di arti visive, fotografie e altri reperti antichi, moderni, contemporanei?

Coesistono certamente in Italia problemi legati alla cultura e al budget: il nostro Paese è già famoso nel mondo per le attività di restauro – la presenza dello Studio Berselli in questo progetto lo testimonia – e per la presenza di alcuni tra i più importanti produttori al mondo di corpi illuminanti. Ritengo si possa dire cha anche in fatto di progettazione illuminotecnica esista una scuola piuttosto riconoscibile e rispettosa dell’architettura e dell’ambiente. Ciò che forse manca maggiormente è la spinta a poter approfittare delle diverse competenze. Auspicherei per il futuro una maggiore sensibilità verso questo tipo di collaborazioni, che consentirebbe all'Italia di sviluppare una leadership completa dal restauro, alla produzione e alla progettazione illuminotecnica. A quale progetto sta lavorando?

Al momento all’illuminazione architettonica del ponte storico della capitale (il Ponte Adolfo dell’inizio del XX secolo). Inoltre, in collaborazione con diversi studi di architettura, alla sede Lussemburghese di un noto e importante gruppo francese; poi, probabilmente, a un altro museo, meno problematico però!

In your opinion, which projects are to be considered excellent examples of lighting of museums or other institutions housing contemporary and modern art and photography exhibitions? I think that in the last ten years we can name many interesting lighting projects for contemporary and modern art works. Generally speaking, I believe that lighting engineering works properly only if conceived together with the museographer and the organizer. Having the same purpose – that is, to allow the best vision and preservation of the works – their expertise should always intersect, and they should reciprocally favor themselves instead of cannibalizing. In this sense I think that lighting of the Musée du Quai Brainly by Jean Nouvel in Paris is a successful achievement. Who are your inspiring masters and how did you manage to work abroad? I started to work in the lighting field at the end of my architectural studies and never detached myself. I had a nearly-one-year experience in London, then came back to Milan where I met Marinella Patetta and Claudio Valent (Metis Lighting TN) with whom I worked for some years. I owe a lot to those experiences, thanks to which I learned a passion and attention for details, without forgetting that the real fulfillment of a project, especially of the most complex ones, is never due to only one expertise, but to the intersection and reciprocal improvement of many. I arrived in Luxembourg nine years ago for love (I followed my husband) and after a couple of years I began to work again, at first almost exclusively with NJOY studio, and some years ago I opened my own studio. Here in the Grand Duchy we have an interesting market both for public and private projects, since Luxembourg is a rich, multi-ethnical country able to invest in common goods, available for everyone. According to you, why Italian museums and public institutions find hard to invest in good lighting engineering projects, which are necessary to improve the availability of historical, symbolic, cultural, aesthetic, and emotional value of our important collections of visual, photographic and ancient, modern and contemporary art? Undoubtedly, In Italy there are problems connected to culture and budget: our country is already famous in the world thanks to its restoration activities –and the presence of Studio Berselli in this project proves it – and thanks to the presence of some of the most important producers of light sources worldwide. Moreover, I believe that in terms of lighting design we have quite a recognizable school, which respects architecture and environment. What Italy lacks most is probably an incentive to take advantage of the manifold competences. For the future, I wish for a deeper sensibility toward this kind of cooperation, that would allow Italy to develop a complete leadership, from restoration to production and lighting design. Are you currently working on some projects? At the present moment I’m working at the architectural lighting of the historical bridge of the capital (the Adolphe Bridge of the beginning of Twentieth Century). In addition, in collaboration with some architectural firms, I’m working at the project of the Luxembourg Headquarters of a famous French company; then, probably, to the project of another museum, a less complicated one this time!

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pubblici che quelli privati in quanto si tratta di uno Stato ricco con una società multietnica e multiculturale capace di investire in beni fruibili da tutti.

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DIAL


Cella centrale del tempio con lapidi inserite nei muri e altari (arae) romani in posizione centrale.

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Central cell of the temple with the inserted gravestones in the walls and the roman altar (area) in central position.

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IL TEMPIO CAPITOLINO DELL'IMPERATORE VESPASIANO di / by Cristina Ferrari

C

ittà sempre orientata alla ricerca della modernità e dell’innovazione, Brescia è anche ricca di storia e di tradizione, attenta al suo passato e alla conservazione dei suoi monumenti antichi. In particolare, con l’iscrizione nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dell’area archeologica del Capitolium (il Tempio Capitolino), del Teatro romano e del Museo di Santa Giulia, nel giugno 2011, si è reso necessario un intervento di valorizzazione del tempio stesso, per renderlo fruibile a un’utenza il più vasta possibile e per donare maggiore dignità a uno splendido monumento archeologico, uno dei simboli della città. Il Capitolium è un tempio romano dedicato alla Triade Capitolina (Giove, Giunone e Minerva), costruito dall’imperatore Vespasiano nel 73 d.C. alle pendici del colle Cidneo nel Foro cittadino dell’antica Brixia (oggi Piazza del Foro) che, insieme ai resti del Teatro e del Foro stesso, costituisce uno dei più importanti complessi archeologici romani del nord Italia. Il tempio di età flavia è stato edificato su un precedente edificio religioso di epoca repubblicana (I sec. a.C.) dedicato sempre alla Triade e a una divinità locale di cui si conservano parte delle quattro celle ornate da splendidi affreschi; l’intera area era cinta su tre lati da un terrazzo rialzato rispetto al livello della piazza, raggiungibile tramite una scalinata, con il tempio al centro e ai lati due ali di portico che si prolungavano verso la piazza stessa. La struttura presenta il classico impianto dei Capitolia imperiali a tre celle, con pronao ad avancorpo centrale prostilo con colonnato esastilo (con sei colonne) sulla parte anteriore, mentre posteriormente e sui lati l’edificio era chiuso da un muro. Le tre celle (aulae), separate da intercapedini, si aprivano dietro al colonnato in stile corinzio, mentre il pronao era collegato alla terrazza da un’altra scalinata; il timpano, largamente ricostruito, conserva frammenti dell’iscrizione dedicata a Vespasiano e doveva in origine essere ornato da statue. Distrutto da un incendio durante le invasioni barbariche nel IV sec. d.C. e sepolto da terra franata dal colle retrostante, il Capitolium è stato scavato a partire dal 1823 e in gran parte ricostruito

THE CAPITOLINE TEMPLE OF THE EMPEROR VESPASIANO A project to allow the public to enjoy a historical and emotional route and make a splendid archeological monument from 73 A.D. usable at the slopes of the Colle Cidneo in the city ‘Foro’ of the ancient Brixia Brescia, known for its aspiring modernity and innovation, can also boast a rich history and tradition, careful of its past and the conservation of its old monuments. In particular, with the signing up to the list of the UNESCO national heritage of the Capitolium archeological area (Capitoline Temple), Roman Theatre and Santa Giulia Museum, in June 2011, it was necessary an operation based upon the revaluing of the very temple, to make it more usable at a wider magnitude and at the same time to give more dignity to a splendid archeological monument, one the city’s symbols. The Capitolium is a roman temple dedicated to the Capitoline Triad (Jupiter, Saturn and Minerva), built by emperor Vepasiano in 73 A.D. on the Cidneo hill in the city ‘Foro’ of ancient Brixia (today known as Piazza del Foro) which, together with the remains of the Theatre and the Foro itself, constitutes one of the most important archeological works of the Romans in Northern Italy. The Flavian period temple was built based on a religious building of republican era (1st century A.D.) dedicated at the time again to the Triad and to a local divinity of which parts of the four cells decorated with splendid frescos; the whole area was placed on three sides from a heightened balcony when compared to the level of the square, possible to reach with a staircase to the top of the temple that in the centre and at both sides of the porch would lead towards the very own square. The structure in the class presents the setting of the imperial ‘Capitolia’ with three cells, with 6 columns on the anterior side, whilst on the posterior side and on the sides of the building it was closed off by a wall. The three cells (aulae), separated by gaps, would open behind the columns in Corinthian style, whilst the pronao was connected to the balcony of another staircase; the tympanum, largely reconstructed, conserves fragments of the inscription dedicated to Vespasiano and had to originally be decorated by statues. Destroyed in a fire during the barbaric invasions of the 4th century A.D. and buried by an avalanche, the Capitolium was dug up starting from 1823 and in great part reconstructed with the use of bricks, converting it to the Patrio Romano Museum (today the museum is found in Santa Giulia).

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ARTE E LUCE IL TEMPIO CAPITOLINO

Un progetto per consentire al pubblico di godere di uno splendido monumento archeologico del 73 d.C. alle pendici del Colle Cidneo nel Foro cittadino dell’antica Brixia

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con l’utilizzo di laterizi, adibendolo a Museo Patrio Romano (oggi il museo si trova nel complesso di Santa Giulia). “Prima della riapertura al pubblico del Tempio Capitolino, dal 2009 al 2011 l’area è stata oggetto di vari interventi ad opera della Soprintendenza Archeologica per il restauro dei pavimenti marmorei del tempio di età flavia e per completare le indagini stratigrafiche” spiega l’architetto Paola Faroni del Comune di Brescia - “ma anche architettoniche, finalizzate al recupero delle tre celle del tempio, con interventi di consolidamento delle capriate lignee di copertura utilizzate durante il restauro ottocentesco; restauro degli intonaci delle pareti interne e della collezione epigrafica inglobata nelle pareti stesse; restauro, pulitura e consolidamento del colonnato esastilo del pronao e delle murature di accesso alle celle”. Al termine dei lavori, il Settore Musei del Comune e la Soprintendenza Archeologica della Lombardia hanno quindi elaborato un progetto per musealizzare il tempio e l’area e consentire al pubblico di godere di un percorso storico ed emozionale. Punti principali del piano di lavoro erano: privilegiare ed enfatizzare le architetture di età imperiale e, contemporaneamente, inserire nuovi elementi allestitivi sulle architetture ottocentesche; individuare un percorso di visita che rispettasse quanto preesistente e nello stesso tempo si avvalesse delle lacune architettoniche e degli apparati decorativi per un inserimento armonico di strutture e apparati, dal design semplice e lineare. Creare un percorso multimediale che, avvalendosi delle più moderne tecnologie, si adeguasse alla struttura delle celle, lasciandole il più possibile inalterate. Soddisfare le esigenze di sicurezza e di accessibilità dei locali per un’utenza allargata e valorizzare e tutelare i caratteri storici, artistici e archeologici del sito, oltre alla possibilità di ospitare eventi artisti e culturali. Attuare tali “linee guida” comportava il coniugare esigenze apparentemente conflittuali, quali rendere pienamente

fruibili le celle del Capitolium, con pavimenti in mosaici e opus sectile originali, e contemporaneamente garantire un microclima adeguato, preservare i reperti conservati all’interno delle celle stesse (tramite la chiusura dei portali e la realizzazione di una pedana per il passaggio dei visitatori) e, naturalmente, illuminare adeguatamente i resti archeologici per renderli “protagonisti” e collocare apparati multimediali. Il progetto esecutivo e la trasformazione degli ambienti sono quindi caratterizzati da determinati elementi peculiari: i grandi portali bronzei di chiusura usufruendo, per posizionare i serramenti e le serrature, della disposizione dei cardini degli antichi portoni, impostando un unico grande battente senza ali laterali. La passerella di visita e i percorsi, per permettere ai visitatori di muoversi e insieme proteggere la pavimentazione, soprattutto nella cella centrale e in quella occidentale che presentano ancora i pavimenti originari in ottimo stato di conservazione; il progetto ha reso necessario evitare di creare distonie con gli altri manufatti e interventi nel tempio, studiando la planimetria della pedana, che si distribuisce in modo differente tra le 3 celle, per uno sviluppo complessivo di circa 170 mq. Apparati allestitivi multimediali

Struttura metallica di sostegno del controsoffitto, realizzata in doppi profili zincati a incastro e binari per l’alloggiamento dei faretti di illuminazione.

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Metal structures for support of the false ceiling, created in double zinc coated covering and tracks for the placement of illumination spotlights.

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Cella occidentale con pavimento originale e teste di statue di Giove, Giunone e Minerva, divinità venerate nel tempio.

Western cell with original floor and heads from statues of Jupiter, Saturn and Minerva, worshipped divinities in the temple.

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“Before the Capitoline Temple was opened to the public, from 2009 to 2011 the area was subject to various interventions by the ‘Soprintendenza Archeologica’ for the restoration of the Flavian period marble floors of the temple and to complete the stratigraphical researches” - as explained by architect Paola Faroni of the Municipality of Brescia – “but also architecturals, finalized in the recovery of the temple’s three cells, with interventions of consolidation of covering wooden trusses used during the restoration from the eighteen hundreds; restoration of the plaster on the internal walls and the epigraphic collection inglobed in the very own walls; restoration, cleaning and consolidation of the hexastyle columns of the pronaos and the access to the cells.” At the end of the works, the sector of Museums of the Municipality and the ‘Soprintendenza Archeologica’ of Lombardy have thereby elaborated a project to make the temple and space more like a museum and allow the public to enjoy a historical and emotional route. The key principles of the work strategy were: give privilege and emphasize the architecture of imperial age, and, at the same time, insert new elements to the architecture from the eight hundreds; individuate a visit route that would respect the already present one and at the same time improve the architectural defects with the harmonious insertion of structures and decorative apparatus, starting from simple and linear design. To create a multimedia route that, using the most modern technologies, would make itself more adequate to the structure of the cells, leaving them as unaltered as possible. Satisfying the safety and accessibility expectations of the spaces for a widened usage and new given value, to uphold the historical, artistic and archeological values of the sight, among the possibility to welcome artistic and cultural events. Putting such ‘guide lines’ in act meant that different conflicting interests would collide, which would make the Capitolium cells more useful, with floors in frescos and original ‘opus sectile’, along with a guarantee of an adequate microclimate, to preserve the different departments within the insides of the very own cells (with the closure of the portals and the construction of a platform for the passage of visitors) and of course, the adequate illumination of the archeological remains to make them ‘protagonists’ collocating multimedia apparatus. The executive project and the transformation of the environments when characterized by determined elements: the great bronze gates used by closure used to close off the ancient doors, placing the keyholes, doors and windows, from the disposition of the hinge of the ancient doors, imposing one big shutter without lateral wings. The visiting boardwalk and routes, that allows the visitors to move and together protect the floor, especially in the central and western cell that still display the original floors in a great state of conservation; the project has made sure that it is necessary to avoid creating dystonia with the other interventions in the temple, studying the plan of the boardwalk, distributed in a different way through 3 cells, for a complex development of more or less 170 meters squared.


La nuova controsoffittatura e l’illuminazione dei reperti “Nel progetto di allestimento è inclusa la ricostruzione delle volte delle celle laterali e del loro relativo cornicione d’imposta, al fine di uniformare le tre aule all’assetto architettonico ottocentesco, quando vennero costruite le volte a padiglione”, spiega l’architetto Paola Faroni; “la soluzione progettuale adottata ha portato all’impostazione delle nuove volte a padiglione alla stregua di un controsoffitto, senza toccare i muri perimetrali, all’altezza degli appoggi della precedente volta ottocentesca, sorreggendola con una nuova struttura metallica indipendente, realizzata in doppi profili zincati a incastro, mentre la finta volta è costituita da 34 moduli in polistirolo con resina fibrorinforzata. All’interno della

risistemazione del Capitolium un posto di primaria importanza occupa il nuovo sistema illuminotecnico, creato al fine di preservare, valorizzare ed evidenziare al massimo, dando all’illuminazione dei reperti un ruolo di protagonista: la progettazione illuminotecnica prevede infatti diverse tipologie di luci, con proiettori dotati di lampade a risparmio energetico e ottiche studiate per illuminare con luci d’accento il materiale lapideo e a sottolineare i pezzi più significativi, creando un effetto particolarmente suggestivo. Per il corretto funzionamento dei nuovi impianti sono stati predisposti nuovi quadri elettrici dedicati con adeguate potenze per assorbire nuovi carichi energetici”. “Il concept progettuale per il nuovo impianto illuminotecnico del Capitolium di Brescia è stato studiato tenendo in considerazione vari criteri”, spiegano Andrea Anelli, Lighting di ERCO e Rocco Este di Helios, consulenti per il progetto illuminotecnico, “l’obiettivo primario era di valorizzare ed enfatizzare le strutture antiche e i reperti in esposizione, renderli fruibili ai visitatori e, contemporaneamente, contenere il consumo di energia elettrica e i costi di manutenzione e sostenibilità nel tempo: si è optato quindi per un impianto ad alta qualità e sostenibilità, che si avvale di sorgenti luminose a basso consumo e a lunga durata di vita, sfruttando la qualità delle nuove sorgenti LED”. Naturalmente si è dovuto tener conto delle strutture archeologiche e dei restauri ottocenteschi preesistenti.

Cella orientale con plastico ricostruttivo dell’area e impianto multimediale per una visita storica ed emozionale.

Eastern cell with a reconstructed model of the area and the multimedia implant for a historical and emotional visit.

Multimedia staged apparatus In the east cell a multimedia visit route has been created, that satisfies the need to give adequate and correct historicalarcheological indications and at the same time giving strong emotions to the visitors. In the main room a plastic model of the archeological area includes the Temple, the Theatre and the square of the Foro as presented in the antiquity, along with the section of the modern city around the very monuments: the tour starts with a voice which explains the area, as it would have appeared throughout the different historical eras, whilst the model is illuminated in relation to the explanation itself, with bright lines that indicate the investigated area and the lights of different colours whether it regards monuments, living buildings or green areas; contemporary the multimedia board around the model shows ulterior indications and the sheets on the sides of the environment show old photographs of the archeological dug ups, arriving to the scene of a religious procession of imperial age in honour of Capitoline Jupiter and to a real ‘final surprise’. At the end of the film it’s possible to choose the information that they want to deepen on the touch screen, touching and choosing the areas of interest, as on a normal I-pad screen. The entire project, from the initial idea to the creation, as been occupied by Studio Azzurro. The new suspended ceiling and lighting of the exhibits “Included in the staging of the project is wthe reconstruction of the vaults of the lateral cells and their relative molding of the cornices in order to harmonize the three rooms to the architectural nineteenth century, when roof vaults were built”, explains the architect Paola Faroni, “the design solution adopted has led to the creation of the new roof vaults in the manner of a suspended ceiling, without touching the walls, at the height of the nineteenth century supports, supporting it with a new, independent metallic structure, made of double galvanized zinc profiles, while the false vault consists of 34 polystyrene modules with fiberglass reinforced fibrorin resin. Within the rearrangement of the Capitolium, of primary importance is the new lighting system created in order to preserve, promote and highlight to the maximum, by giving to the lighting of the exhibits a leading role: the lighting design provides for different types of lights, with projectors equipped with energy saving lamps and lenses designed to illuminate, with lights accentuating the stone material and emphasizing the most important pieces, creating a particularly suggestive effect. For the correct functioning of the new fixtures, new switchboards have been arranged with appropriate capacities to absorb new energy”. “The concept of a project for the new lighting system of the Capitolium in Brescia was studied taking into consideration various criteria", explains Andrea Rings, Lighting of ERCO and Rocco Este of Helios, consultants for the lighting design project, “the primary objective was to enhance and emphasize the ancient structures and artifacts on display, making them accessible to the visitors and, at the same time, reducing the consumption of electrical energy and maintenance costs, as well as sustainability over time: the plant chosen had high quality and sustainability, using light sources low-power, long life, by exploiting the quality of the new LED sources". Of course, archaeological structures had to be taken into account as well as the legacy of nineteenth-century restorations.

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Nella cella orientale è stato creato un percorso di visita multimediale, che soddisfa l’esigenza di fornire adeguate e corrette indicazioni storico-archeologiche e nello stesso tempo permette di far provare forti emozioni ai visitatori. Nella sala è presente un plastico dell’area archeologica comprendente il Tempio, il Teatro e la piazza del Foro come si presentavano nell’antichità, oltre alla sezione della città moderna intorno ai monumenti stessi: il percorso inizia con una voce che spiega l’area, come doveva apparire attraverso le varie epoche storiche, mentre il plastico viene illuminato in rapporto alla spiegazione stessa, con linee luminose che indicano i settori interessati e luci di diverso colore a seconda che si tratti di monumenti, edifici abitativi o aree verdi; contemporaneamente la lavagna multimediale intorno al plastico riporta ulteriori indicazioni e i teloni sui lati dell’ambiente mostrano vecchie fotografie degli scavi archeologici, arrivando alla scena di una processione religiosa di epoca imperiale in onore di Giove Capitolino e a una “sorpresa finale”. Alla fine del filmato è possibile scegliere le informazioni che si desiderano approfondire sulla lavagna multimediale tattile, toccando e scegliendo le aree di interesse, come su un normale schermo di un iPad. L’intero progetto, dall’ideazione all’allestimento, è stato curato da Studio Azzurro.

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Render: ricostruzione virtuale delle celle del tempio, con posizione dei faretti di illuminazione, visualizzazione dei fasci luminosi ed effetto finale ottenuto con “falsi colori”, a sottolineare e rendere protagonisti i resti archeologici.

Render: virtual reconstruction of the temple cells, with the position of the illumination spotlights, vision of the luminous bundles and final effect obtained with ‘false colours’, to underline and make the archeological remains protagonists.

Esterno del tempio come si presenta attualmente, con parti originali in pietra bianca (marmo di Botticino) e parti ricostruite in laterizi.

External part of the temple as its presented in present day, with original parts in white stone (Botticino marble) and parts reconstructed in brick.

ARTE E LUCE IL TEMPIO CAPITOLINO

Un lavoro di team con architetti e ingegneri ha introdotto le soluzioni illuminotecniche in parallelo con le scelte progettuali della ricostruzione delle volte delle celle laterali e del relativo cornicione d’imposta, inserendo i binari su cui sono depositati i faretti tra le strutture di sostegno in profili zincati e i moduli in polistirolo rinforzato; il cornicione della cella centrale, già esistente, è invece servito come appoggio per le luci d’accento puntate sui reperti archeologici sistemati in posizione centrale all’interno dell’ambiente, e sulla collezione epigrafica murata nelle pareti. Per il progetto sono stati utilizzati strumenti di illuminazione ad alta tecnologia: riflettori Spherolit per i faretti con lampade ad alogenuri metallici o i collimatori ottici e le lenti Spherolit per i faretti a LED (tutte le lampade sono a luce bianca RAL9002, con indici di abbagliamento corretti), in grado di sfruttare al massimo il flusso emesso dalle sorgenti luminose, e corredati di una vasta gamma di accessori come anelli anti riflesso e alette anti abbagliamento. Grazie alle

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elevate efficienze e all’eccellente controllo della distribuzione della luce, si sono potute usare potenze ridotte, come le lampade ad alogenuri metallici da 35W, tutte con durata di vita superiore a 12.000 ore, o le lampade fluorescenti da 24W e fluorescenti compatte da 26W, con durata di vita di 24.000 ore e i LED da 14W, con durata superiore a 50.000 ore, per un consumo totale di soli 2,45 KW, che, considerando una illuminazione in accensione per 8 ore al giorno per 365 giorni l’anno, non richiederanno manutenzione per oltre 17 anni. Queste tipologie di prodotti si avvalgono tutti di una forte efficienza e un elevato comfort visivo, oltre alla possibilità di emettere fasci di luce con diverse aperture, in base al tipo di funzione visiva da risolvere, passando da fasci di luce concentrata per una illuminazione d’accento delle opere esposte, a fasci di luce asimmetrici, come le ottiche wallwasher, per una illuminazione diffusa ed omogenea delle pareti e delle aule dei setti verticali.

A team of architects and engineers has introduced the lighting solutions in parallel with the design choices of the reconstruction of times of lateral cells and the corresponding molding, by inserting rails of spotlights between supporting structures in galvanized profiles and reinforced polystyrene modules. The molding of the existing central cell, which served as a support for the spotlights, focusus on archaeological artefacts arranged in a central location within the environment, and the epigraphic murata collection in the walls. High technology illumination was used for the project: Spherolit reflectors for the spotlights with metal halide lamps, or the optical collimators and the Spherolit lens for LED spotlights (All the lamps are a white light RAL9002, with indices of dazzling corrected) able to take full advantage of the flux emitted from the light sources, and accompanied by a wide range of accessories such as anti-glare rings and fins. Thanks to the high efficiencies and the excellent control of the light distribution, low-power has been used, such as the metal halide lamps from 35W, all with superior lifetime of up to 12,000 hours, or fluorescent lamps from 24W and compact fluorescent 26W, with a duration of 24 hours and LEDS from 14W, with duration of more than 50,000 hours, for a total consumption of only 2.45 KW, which, considering a lighting of 8 hours a day, 365 days a year, do not require maintenance for over 17 years. These types of products are all very efficient with a high degree of visual comfort, as well as having the ability to emit beams of light with different apertures, depending on the type of visual function, passing by beams of light concentrated for a lighting emphasizing works on display, to asymmetric light beams, such as optical wall-washers, for a diffused light and homogeneous on the walls and halls of vertical sets.


45000 luci illuminano ogni sera una città da palcoscenico

Silfispa accende le luci di Firenze

Azienda Certificata ISO 9001: 2008

La gestione degli impianti di illuminazione di una grande città è un impegno complesso: il crescente numero dei punti luce, le nuove tecnologie dei sistemi di illuminazione, la mobilità che richiede sempre più sicurezza, esigono un elevato grado di professionalità ed Aaffidabilità. team of architects and engineers has introduced the

lighting solutions in parallel with the design choices of the reconstruction of times of lateral cells and the corresponding molding, by inserting rails ofanni spotlights between supporting Nel corso degli l’impegno di SILstructures in galvanized zinc profiles and reinforced FIspa nella gestione dei servizi polystyrene modules. The molding of central cell, which svolti already exists, it is instead served as a support for the ha prodotto risultati significativi. Un spotlights focus on archaeological artefacts arranged in a impegno manifestato con azione e spicentral location within the environment, and on the epigraphic collection enter in the walls. High technology illumination rito costruttivo nell’intento di was fronused for the project: Spherolit reflectors for the spotlights teggiare le problematiche ricorrenti, with metal halide lamps or the optical collimators and the Spherolit lens for LED spotlights lamps are a white nella sempre diverse ed(allintheevoluzione light RAL9002, with indices of dazzling corrected), able to loro attualità, con l’obiettivo di intertake full advantage of the flux emitted from the light sources, and accompanied by a wide range of accessories such as pretare le aspettative della città e dei anti-reflection rings and anti-glare fins. Thanks to the high efficiencies and the excellent control of the light distribution, suoi visitatori. low-power has been used, such as the metal halide lamps from 35W, all with superior lifetime of up to 12.000 hours, or fluorescent lamps from 24W and compact fluorescent 26W, with a duration of 24.000 hours and LEDS from 14W, with duration of more than 50.000 hours, for a total consumption of only 2.45 KW, which, considering a lighting of 8 hours a day, 365 days a year, do not require maintenance for over 17 years. These types of products are all very efficient with a high degree of visual comfort, as well as having the ability to emit beams of light with different apertures, depending on the type of visual function, passing by beams of light concentrated for a lighting emphasizing works on display, to asymmetric light beams, such as optical wallwashers, for a diffused light and homogeneous on the walls and halls of vertical sets.

costruzione e gestione impianti di illuminazione pubblica, semaforici e sistemi per la viabilità


MUSE: LUCE, ORO E GRAVITÀ ZERO di / by Andrea Calatroni

Veduta notturna dell’ingresso principale e della Piramide della Vita illuminata © Alessandro Gadotti

ARTE E LUCE MUSE: Luce, oro e gravità zero

A night view of the main entrance and lit up Pyramid of Life © Alessandro Gadotti

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Museo dedicato a Margherita Hack, la signora di tutte le stelle. Un inno alla leggerezza e alla luce la piramide della conoscenza di Trento. Di Renzo Piano l’edificio trasparente di vetro, acciaio e legno, ecosostenibile e tecnologico. La luce di Piero Castiglioni. Il MUSE realizza un celebre aforisma di Munari: vietato non toccare


na volta non c’era”. Probabilmente il miglior pay-off per la presentazione di un’architettura: prima c’erano solo idee e disegni, ora ci sono pietra e vetro, animali e luce. Il museo è la testata di un nuovo quartiere sostenibile, riciclabile ed esclusivo, in modo discreto, un sobborgo impostato alla multifunzionalità, come le storiche Siedlungen del Razionalismo tedesco negli anni Venti. Con diverse funzioni, promiscue e contigue, per evitare il vuoto serale del dopolavoro. Un nuovo pezzo di città, concepito per integrarsi con la stessa, un’idea nuova di periferia: a bassa densità edilizia e ad alta densità di contenuti. L’epicentro del progetto è lo storico Palazzo delle Albere, villafortezza del XVI secolo, con il quale il MUSE intesse un rapporto fatto di opposti.

L’edificio La forma dell’edificio del MUSE è composita, come lo sono le montagne che lo circondano, con pendenze, percorsi e acque che definiscono l’essenza del museo, che è stato ideato con un percorso espositivo praticabile in entrambi i sensi: dal ghiacciaio al sottosuolo e viceversa, assecondando o annullando la forza di gravità. L’esposizione permanente è un inno alla leggerezza, una sfida a Newton e alla sua mela, tutto vola, come nelle favole, anche le balene. Cavi e reticoli di acciaio sostengono le zampe degli animali donando loro levità e un’apparente libertà di movimento. I diversi corpi di fabbrica del museo si dipartono dalla cosiddetta Piramide della Creazione, com’è chiamato il cavedio centrale. Dall’acqua del ghiacciaio si forma la vita, che scende sulla terra, fino al sottosuolo, dove si trovano i resti delle diverse specie che hanno attraversato la storia, il tempo e il pianeta. Questa è anche una piramide della cultura che farà conoscere la nostra origine attraverso la scienza. Per la prima volta in Italia scienza e cultura si fondono in un solo luogo, producendo un unicum museale e architettonico. Renzo Piano e il suo team hanno preso una piramide regolare, l’hanno disassemblata, hanno scomposto un solido platonico nelle sue superfici costitutive, l’hanno poi ricombinato con la

spregiudicatezza tipica del genio, quello italiano che fa voltare chiunque si trovi a passare. Il MUSE è la decostruzione cubista di un tetraedro: quando ci troviamo in prossimità dell’edificio, siamo contemporaneamente sul fianco, sul fronte principale e sul retro di alcune sale espositive. Visitare o passeggiare intorno al MUSE è compiere un viaggio nella simultaneità del tempo. Varcato l’ingresso, si prospetta un’insolita piazza coperta, luogo di raccordo con il nuovo quartiere e con la città, è uno spazio semi pubblico dal quale si riesce a intravedere quello che accade oltre la porta di vetro, si intuisce qualcosa di diverso, straniante: una pazzesca voliera sulla quale è possibile affacciarsi e sfiorare gli animali sospesi. Cavi di acciaio, invisibili, permettono di vincere la gravità, diventando un gioco non solo per i volatili, ma anche per bufali e cervi che osserviamo in un insolito volo didattico. La conoscenza, la sua esposizione e la ricerca sono i tre temi che il MUSE mette in scena sotto le sue improbabili falde vetrate.

La piramide esplosa della Green House intestata al MUSE © Massimo Zarucco

The exploded pyramid of MUSE-addressed Green House © Massimo Zarucco

Quartiere delle Albere: legno, acqua e prospettiva la nuova Siedlung di RPBW © Andrea Calatroni

Albere district: wood, water, perspective are the new Siedlung by RPBW © Andrea Calatroni

MUSE: LIGHT, GOLD AND ZERO GRAVITY A museum dedicated to Margherita Hack, the lady of the stars. The pyramid of knowledge in Trento is a tribute to airiness and light. A transparent, sustainable, high-tech building made of glass, steel and wood, designed by Renzo Piano. Lighting by Piero Castiglioni. MUSE is the fulfillment of a famous aphorism by Munari: forbidden not to touch “Once upon a time there wasn’t”. Probably the best pay-off for the presentation of an architecture: where before there were just concepts and plans, now there are glass, animals and light. The museum is the head of a new sustainable, exclusive, recycling district, a distinguished suburb arranged for multi-functionality, as the historic Twenties’ Siedlungen of German Rationalism were. With several adjoining promiscuous functions in order to avoid after-work evening emptiness. A brand new piece of town, purpose-built to integrate with it, a different conception of suburban area: with low building density and high contents density. The project core is the historical Palazzo delle Albere, a Sixteenth Century villa-fortress, with whom MUSE weaves a relationship made of opposites. The building The shape of the MUSE building is as heterogeneous as the mountains surrounding it, with their slopes, paths and water defining its very essence, imagined with an exhibition itinerary that can be performed in both directions: from ice to subsoil and vice versa, going along with gravitation or nullifying it. The permanent exhibition is a tribute to lightness, a challenge to Newton and his apple, everything here, like in a fairytale, is floating in the air, even whales. Steel cables and networks hold up the animals’ paws, conveying an impression of levity and apparent freedom of movement. The different blocks of the museum expand from the Pyramid of Creation, as the central inner court is called. From the glacier’s water life originates and descends on the ground until it reaches subsoil, where lie the remains of the species that crossed history, time, planet Earth. It is also a pyramid that will introduce our origin by the means of science. For the first time in Italy science and culture merge in a single place, thus creating unique museum and architecture. Renzo Piano and his team took a regular pyramid, disassembled it, decomposed a Platonic solid into its constituting faces then combined it again with the genius’ unscrupulousness, the Italian genius that makes everybody turn over. MUSE is the Cubist deconstruction of a tetrahedron: when we come close to the building we find ourselves next to it, in front of it and on the back of some of the exhibition rooms at the same time. To visit or to walk by MUSE is to make a travel into time simultaneity. After crossing the entrance, an unusual indoors square appears, a junction between the new district and the city, a semi-public space from where one can catch sight of what happens behind the glass doors, sensing something different and surreal: a crazy bird cage where it is possible to overlook and almost touch the hanging animals. Invisible steel cables make it possible to overcome gravity not only for birds, but also for buffalos and deer, which we observe during an unusual didactic flight. Knowledge, its exposition and research are the three issues that MUSE puts up under its strange glass roofs. Interior transparency becomes a synonym of communication between those areas of interest: research does its job and turns it into an exposition accessible to everybody, while exposition in turn becomes knowledge and widespread

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La Piramide della Vita vista dalla piazza coperta dell’ingresso. © Lorenzo Longhi

The Pyramid of Life seen from the indoors square of the entrance. © Lorenzo Longhi

Dettaglio del soffitto e della soletta in corrispondenza dell’area Mostre Temporanee © Andrea Calatroni

A detail of the ceiling and base adjacent to the temporary exhibitions area © Andrea Calatroni

ARTE E LUCE MUSE: Luce, oro e gravità zero

Il rapporto di opposti e convergenze tra l’antico Palazzo delle Albere, il MUSE e le montagne. © Alessandro Gadotti

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The relationship of opposition and convergence between the ancient Palazzo delle Albere, MUSE and the mountains. © Alessandro Gadotti Quartiere delle Albere: legno, acqua e prospettiva la nuova Siedlung di RPBW © Andrea Calatroni

Albere district: wood, water, perspective are the new Siedlung by RPBW © Andrea Calatroni

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La Piramide della Vita vista dall’ultimo piano, dal ghiaccio al sottosuolo. © Lorenzo Longhi

The Pyramid of Life seen from the top floor, from ice to subsoil. © Lorenzo Longhi


La luce Le luci, naturali e artificiali, si coniugano per definire un’esperienza unica, interattiva, partecipativa dell’apprendimento. Il visitatore è portato, anche dalle forti suggestioni luminose, a toccare e guardare quanto è esposto, il MUSE realizza un celebre aforisma di Munari: vietato non toccare. La luce, che conforma e fa leggere gli spazi e le ampie superfici del MUSE, è un misurato equilibrio tra quella naturale e quella artificiale. La prima entra dai fianchi e dalla sommità, piove dagli sfaccettati lucernari. Il governo e il controllo dell’illuminazione naturale, con lamelle regolabili e tende scorrevoli, è sempre stato uno degli elementi maggiormente riconosciuti al RPBW, come nel celebre Menil Museum. La luce artificiale, invece, è stata affidata alla

capacità e sensibilità di uno dei padri nobili del lighting design italiano e internazionale: Piero Castiglioni. Prosegue la lunga e proficua collaborazione tra lo studio genovese e il maestro di luci milanese; l’illuminazione interna del MUSE è stata realizzata usando prevalentemente i faretti Le Perroquet, in alcuni ambienti affiancati dai nuovi spot da incasso Reflex Easy LED, sempre iGuzzini. L’illuminazione proposta e realizzata da Castiglioni non è puramente funzionale. In questo progetto il lighting designer si è concesso qualche licenza poetica di grande effetto scenico. Ne sono un esempio le bande di LED custom inserite nello spessore delle solette nei punti in cui sono tagliate: nel grande vuoto della Piramide della Creazione e nella soletta che affaccia sulla sala delle mostre temporanee. La luce inserita nei terminali di soletta ha una doppia utilità: una funzionale, ovvero dare supporto luminoso alla luce naturale che proviene dall’alto; una emozionale, di alleggerimento della massa architettonica della struttura. Per Castiglioni, e fortunatamente per noi, la luce è anche un gioco, un divertimento declinato con una tecnologia sostanziale e concreta, come quella messa punto da iGuzzini in 30 anni di collaborazione con il progettista milanese. In questa realizzazione, così variata nei suoi ambienti, spazi e collezioni, Piero Castiglioni dispiega tutta la flessibilità e le potenzialità del sistema Le Perroquet. La grande famiglia di faretti, col tempo, si è estesa in tre direzioni: funzionale, dimensionale e tecnologica, per rispondere in modo efficace alle complessità della nuova architettura contemporanea. Luci, ombre e penombre scandiscono pieni e vuoti, trasparenze e opacità di un edificio articolato come il MUSE. Bisogna saper riconoscere quando un prodotto nasce vincente, non per la firma o il colore giusto, ma perché è un equilibrato sistema di tecnica, di design e d’adattabilità (flessibilità). La luce e il sistema Le Perroquet sono la creta che con grande intelligenza Piero Castiglioni, seguendo le indicazioni espositive del RPBW, modella per l’esteso racconto del museo tridentino. Una narrazione che inizia oggi con noi e che diventerà patrimonio per le generazioni successive. In estrema sintesi, il MUSE per quanto complesso e imponente, non è altro che la bacchetta del testimone che, correndo al fianco dei nostri figli, passeremo loro nel momento esatto.

culture. A circle, an endless refrain, like a ceaselessly revolving, self-generating Möbius strip that never breaks.If we closely observe MUSE, we can appreciate RPBW studio’s great ability into making it possible for a transparent building to obtain illustrious LEED Gold certification, and its competence in finding executive solutions to achieve a complete and actual building sustainability: innovative materials and building technology, solar panels, geothermal heat sources and an accurate analysis of internal convection for better, responsible consumption management. This museum sets a precedent, establishing a new planning standard that it will be very difficult to disregard. Light Light, whether natural or artificial, combines in order to outline a unique, interactive active learning experience. The visitor, also thanks to the strong lighting suggestions, is led to touch and look at what’s exposed, the MUSE fulfilling a popular aphorism by Munari: forbidden not to touch. Lighting, conforming and describing the wide spaces and surfaces of MUSE, is a wellbalanced equilibrium of natural and artificial light. The first one enters from its sides and pours from the multifaceted skylights. The control of natural light, with adjustable thin sheets and sliding curtains, has always been one of the mainly recognized talents of RPBW studio, as for the well-known Menil Museum. Artificial light, besides, has been committed to the ability and sensibility of one of the founding fathers of Italian and international lighting design: Piero Castiglioni. Carrying on the cooperation between the Genoese studio and the Milanese master of lighting, the interior lighting of MUSE was carried out using mainly Le Perroquet spotlights, which in some rooms were placed side by side with new recessed spots Reflex Easy LED, always by iGuzzini. Lighting proposed and realized by Castiglioni isn’t merely functional. In this project the lighting designer allowed himself some poetic license of great impact. A typical example are the LED custom bands inserted into the bases’ thickness, right where they are cut: in the great hollow space of the Pyramid of Creation and in the base overlooking the contemporary exhibitions room. Light inserted into the bases ends has a double utility, that is to give a luminous support to natural light pouring from above; and an emotional utility, relieving the architectural mass of the structure. To Castiglioni (and luckily we agree with him) light is a playful amusement combined with a substantial, concrete technology, like the one developed by iGuzzini during over 30 years of collaboration with the Milanese designer. In this project, so varied in spaces, rooms and collections, Piero Castiglioni deploys all his flexibility, together with all the potentiality of Le Perroquet system. The great spotlights family expanded, over time, in three directions: functional, dimensional and technological, in order to answer effectively to the complexity of contemporary architecture. Light, shadow, semi-darkness set the pace for full and empty spaces, transparency and opacity of a complex building, like MUSE is. It is important to acknowledge when a product is a successful one, not for the right designer brand or for its color, but because it is a well-balanced system of technology, design and adaptability (read flexibility). Lighting, and Le Perroquet system, are clay that Piero Castiglioni, following RPBW expositive instructions, brightly moulds for the broad story the museum tells. A narration that begins today with us and will become a spiritual and cultural heritage for the generations to come. In short MUSE, even if complex and imposing, is nothing more than the baton that, running by our children’s side, will pass them at the right moment.

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ARTE E LUCE MUSE: Luce, oro e gravità zero

La trasparenza interna diventa sinonimo di dialogo tra questi diversi temi e ambiti: la ricerca compie il suo lavoro e lo trasforma in esposizione fruibile a tutti, l’esposizione a sua volta diventa conoscenza e cultura diffusa. Un circolo, una ripresa infinita, come un nastro di Moebius che continuamente si avvolge, si genera e mai s’interrompe. Osservando attentamente il MUSE, si apprezza la grande capacità messa in campo dallo studio RPBW per rendere un edificio trasparente capace di ottenere il prestigioso certificato LEED Gold. La competenza nel ricercare soluzioni costruttive volte alla piena e reale sostenibilità dell’edificio museale: materiali e tecnologie costruttive innovative, pannelli solari, fonti geotermiche di calore e un attento studio delle correnti convettive interne per la migliore e responsabile gestione dei consumi. Un museo che crea un precedente, fissa un nuovo parametro progettuale da cui sarà difficile prescindere.

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Reverberi Enetec srl - info@reverberi.it - Tel 0522-610.611 Fax 0522-810.813 Via Artigianale Croce, 13 - 42035 Castelnovo nĂŠ Monti - Reggio Emilia


di / by Roberto Corradini

Fondata nel 1994 l’associazione accoglie Lighting Designer da 62 Paesi, dall’Islanda al Sudafrica, dal Brasile all’Australia

Night pictures of the construction in Koblenz, © Jennifer Braun

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a professione di Architectural Lighting Designer, se pur in Italia non ancora ufficialmente riconosciuta, sta vivendo un periodo di pieno sviluppo globale, grazie soprattutto a professionisti che, con la loro competenza e capacità nel progettare illuminazione di qualità, le stanno facendo guadagnare credibilità e importanza. Promuovere e far riconoscere l’Architectural Lighting Designer come professione, definendone le competenze, i ruoli e i bisogni per creare migliori ambienti illuminati usando tecnologie sostenibili allo stato dell’arte, è uno dei motivi che ha portato alla fondazione di PLDA con il ruolo di associazione guida nel mondo.

PLDA è l’acronimo di Professional Lighting Designers’ Association ed è una libera federazione di lighting designers e lighting consultants attivi su scala internazionale. È stata fondata nel 1994 a Francoforte sul Meno, assumendo il nome di ELDA+ (European Lighting Designers' Association) datole dai fondatori: Lucy Rittner/F e Alison Ritter/D, Serena Tellini/I, Georges Berne/F, Johannes Dinnebier/D, Erwin Döring/D, Francesco Iannone/I, Heinrich Kramer/D, Joachim Ritter/D. Ad oggi rappresenta circa 750 membri provenienti da 62 paesi in rappresentanza di tutti i continenti e si muove secondo i seguenti principi:

PLDA: roots in Europe, present in the World Founded in 1994, the association welcomes Lighting Designers from 62 countries, from Iceland to South Africa, from Brazil to Australia

The profession of the Architectural Lighting Designer, although not yet officially recognized in Italy, is experiencing a period of solid global growth, thanks mainly to those professionals who, with their expertise and ability to design quality lighting, are building its credibility and importance. Promote and recognize the Architectural Lighting Designer as Profession, defining the skills, roles and needs to create better lit environment using state of the art sustainable technologies, is one of the reasons that led to the founding of PLDA with the role of leading association in the world. PLDA is the acronym for Professional Lighting Designers’ Association and a voluntary federation of lighting designers and lighting consultants active on an international scale. It was founded in 1994 in Frankfurt am Main, with the name ELDA+ (European Lighting Designers' Association) given by the founders: Lucy Rittner/F e Alison Ritter/D, Serena Tellini/I, Georges Berne/F, Johannes Dinnebier/D, Erwin Döring/D, Francesco Iannone/I, Heinrich Kramer/D, Joachim Ritter/D. As of today it has approximately 750 members from 62 countries, representing all continents, and moves according to the following principles:

ASSOCIAZIONI PLDA

PLDA: radici in Europa, presente nel Mondo

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• promuovere la progettazione dell’illuminazione di qualità e affermare il Lighting Design indipendente come professione a tutti gli effetti; • definirne i ruoli e i requisiti, ovvero come si diventa Lighting Designer, quali sono le competenze richieste, le differenze rispetto al consulente che lavora negli uffici tecnici delle aziende produttrici di apparecchi di illuminazione, etc. • Creare ambienti illuminati a misura d’uomo, attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia e sostenibili; • Rappresentare i membri e la loro professione, comunicandone il valore aggiunto nella progettazione architettonica e urbana, sia agli architetti, sia agli investitori privati che alle amministrazioni cittadine, sia all’utente finale che al grande pubblico.

Ma chi è veramente un Lighting Designer? Non va confuso con il “Progettista Illuminotecnico”, come spesso riportano alcune traduzioni italiane. Il Lighting Designer, o Progettista dell'Illuminazione Architettonica, è un libero professionista, indipendente sia da interessi commerciali che da rapporti di lavoro diretto con aziende, soprattutto è una persona che possiede le conoscenze e le competenze per progettare la luce per gli ambienti umani. La luce è un materiale invisibile non facile da maneggiare, nonostante le innumerevoli possibilità tecniche oggi disponibili. Un’illuminazione di scarsa qualità è il risultato di cattiva o assente di progettazione e usare correttamente la luce in un contesto architettonico non è solo un obiettivo, ma è una necessità assoluta, in modo tale che il design possa essere implementato, diventare parte integrante del progetto di architettura.

• promote quality lighting design and affirm the Lighting Design as an independent profession in every respect; • define the roles and requirements, or how to become a lighting designer, what are the skills needed, the differences with respect to the consultant who works in the technical department of the manufacturers of lighting fixtures, etc. • Create lit environment on a human scale, through the use of cutting-edge and sustainable technologies; • Represent the members and their profession, communicating their added value in the architectural and urban design, both to architects, private investors and city governments, both to the end user and the general public. But who is really a Lighting Designer? It is not to be confused with the “Lighting Engineer”, as often reported in Italian translations. The Lighting Designer, or the Architectural Lighting Designer, is a freelancer, independent both of commercial interests and direct employment relationships with companies, he is above all a person who possesses the knowledge and skills to design light for human environments. The light is an invisible material, not easy to handle despite the countless technical possibilities available today. A lighting of poor quality is the outcome of poor or no planning, and to properly use the light in an architectural context is not just a goal, but it is an absolute necessity, so that the design can be implemented and become an integral part of the architectural project. The Association The association’s structure is based on a Council, headed by a President and a Vice President, comprising 6 elected councilors members plus a Managing Director General (acting as CEO), the assembly of members, and a Circle of Sponsors including the major international manufacturers of luminaires. Currently, the Council is composed by the President Herbert Cybulska/D, Thomas Braedikow/D Managing Director General, and Koert Vermeulen/B, James Wallace/AUS, Heinrich Kramer/D and Philip Rafael.

ASSOCIAZIONI PLDA

Lights 2013 Flickan Med Svavelstickorna; Tunneln 2012 © Alingsås - Robert Persson

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L’Associazione La struttura dell’associazione si basa su un Consiglio presieduto da un Presidente e Vice Presidente, comprendente 6 membri eletti consiglieri più un Managing Director General (con funzione di amministratore delegato), l'assemblea dei membri e un Circle of Sponsor comprendente i principali produttori di apparecchi d’illuminazione internazionali. Attualmente, il consiglio è composto dal President Herbert Cybulska/D, da Thomas Braedikow/D Managing Director General, e da Koert Vermeulen/B, James Wallace/AUS, Heinrich Kramer/D e Philip Rafael. Diventare membro PLDA A differenza delle associazioni italiane, non si fa riferimento ai componenti PLDA come “Soci”, ma come “Membri”: ciò deriva dall’originaria impostazione anglosassone; per potervi accedere occorre sottoporre le proprie competenze al giudizio di una apposita commissione di Lighting Designer professionisti.

Become a PLDA member Unlike the Italian associations, there is no reference to the components PLDA as “partners”, but as “members”: this comes from the original Anglo-Saxon approach, in order to access it is necessary to submit your skills to the judgment of a special commission of Professional Lighting Designers.


Cosa fa PLDA Le principali attività di PLDA sono, innanzitutto, sostenere i propri membri nel loro lavoro professionale, anche con analisi di mercato e di sviluppo; sostenere l'alta formazione sull’illuminazione a tutti i livelli, ponendo le basi per la ricerca sulla luce per il futuro. Altre attività sono focalizzate sullo sviluppo delle normative internazionali sull’illuminazione, sulla definizione di linee guida per il mercato e sulla collaborazione con le fiere internazionali di settore. L'Associazione, inoltre, promuove meetings nazionali e internazionali, conferenze, workshop ed eventi legati alla luce. PLDA collabora con altre associazioni di illuminazione, tra cui CIE, IES e altri gruppi di Lighting Designer di tutto il mondo. Con l'istituzione del Lighting Engineers, PLDA ha un accordo di partnership, al fine di favorire una comprensione più profonda tra la professione di illuminazione e praticanti di ingegneria. L'Associazione organizza la conferenza annuale Light Focus, solitamente in concomitanza con un evento fieristico importante come, ad esempio, Light+Building a Francoforte o Euroluce a Milano. L’evento è strutturato per avere un forte impatto formativo, dal momento che i partecipanti possono scegliere i seminari più interessanti per la loro professione, siano essi di perfezionamento o interattivi. I temi trattati riguardano le tecniche di ricerca, il processo di Lighting Design, il design dell'apparecchio e lo stato dell’arte della tecnologia, casi di studio di progetti di illuminazione.

PLDA e i giovani Lighting Designer PLDA crede fortemente nell’alta formazione come base per il futuro: considera la cultura della buona luce come la chiave per istituire il Lighting Design come una professione di eccellenza; gran parte delle sue risorse sono dedicate all’organizzazione e al sostegno di programmi di formazione di livello universitario. Conosciuti in tutto il mondo sono i suoi workshop (non più di quattro all’anno e della durata di una settimana), che offrono a studenti e giovani designer l'opportunità di lavorare su un progetto reale. Dopo aver scelto alcune aree di una città, selezionata dagli organizzatori, agli studenti viene richiesto di lavorare in gruppo e sotto la guida di un Lighting Designer professionista, realizzando assieme un progetto di illuminazione, iniziando dal concept per finire con l’installazione dei corpi illuminanti e l’accensione finale. In questo modo, l’esperienza educativa consente ai giovani studenti di comprendere al meglio come si sviluppa un progetto, mentre il pubblico che visita le installazioni è incuriosito ed educato su cosa significa Lighting Design e come la corretta illuminazione possa contribuire a migliorare l'ambiente notturno urbano. Ogni workshop si conclude con una conferenza, il cui tema è, solitamente, lo stesso del workshop. Sono stati già effettuati in Jyväskylä/FIN, Winterthur/CH, Birmingham/UK, Lüdenscheid/ D, Liverpool/ UK, Stavanger/N, Notodden/N, Alingsås/S.

Each member belongs to a specific category and, depending on the professionalism and experience, will have or not the right to exercise the voting to elect the President and Council representatives. What PLDA does The main activities of PLDA are, first, to support its members in their professional work, even with market analysis and development and to support higher education on lighting at all levels, laying the research foundation on light for the future. Other activities are focused on the development of international regulations on lighting, on the definitions of guidelines for the market and collaboration with the international trade fairs. The Association also promotes national and international meetings, conferences, workshops and events related to light. PLDA collaborates with other lighting associations, such as CIE, IES and other groups of Lighting Designers from all over the world. With the institution of Lighting Engineers, PLDA has a partnership agreement in order to encourage a deeper understanding between lighting professionals and engineering practitioners. The Association organizes the Light Focus annual conference, usually in conjunction with an important exhibition event as, for example, the Light+Building in Frankfurt or Euroluce in Milan. The event is structured to have a strong educational impact, since participants can choose the most interesting, training or interactive, seminars for their profession. Topics include research methods, the Lighting Design process, the design of the appliance, the state of the art technology and case studies of lighting projects. PLDA and young Lighting Designers PLDA strongly believes in higher education as a basis for the future and considers the culture of good lighting as the key to establish Lighting Design as a profession of excellence; most of its resources are dedicated to the organization and support of university-level education programs. Known all over the world are their workshops (no more than four per year and lasting a week), offering students and young designers the opportunity to work on a real project. After choosing some areas of a city, selected by the organizers, students are required to work in a team and under the guidance of a Professional Lighting Designer, creating together a lighting project, starting from the concept and ending up with the installation of the lighting fixtures and the final switching. In this way, the educational experience allows young students to better understand how to develop a project, while the public visiting the installation will at the same time be captivated and informed about what Lighting Design means and understand how a proper lighting can help to improve the nocturnal urban environment. Each workshop is concluded with a conference, usually on the same theme of the workshop. Until now, they have been carried out in Jyväskylä/FIN, Winterthur/CH, Birmingham/UK, Lüdenscheid/ D, Liverpool/ UK, Stavanger/N, Notodden/N, Alingsås/S.

ASSOCIAZIONI PLDA

Ogni membro appartiene ad una categoria specifica e, a seconda delle professionalità e delle esperienze acquisite, ha o meno il diritto di esercitare il voto per eleggere il Presidente e i rappresentanti del Consiglio.

Landskyrkan 2011 © Alingsås - Robert Persson

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Chiesa di Ottiglio (AL) Lighting design: Marco Palandella Premio IESNA International Illumination Design Award 2006 © Foto Levi

ASSOCIAZIONI PLDA

La Formazione PLDA dedica una gran parte delle proprie risorse all'organizzazione e al sostegno di programmi di formazione di alto livello. Lavorando a stretto contatto con molte università di tutto il mondo, negli anni ha costituito una rete di Educators (docenti e professori) internazionali, che si incontrano periodicamente e condividono esperienze di insegnamento e promozione di corsi e Master. Tra le università che offrono programmi di studio in Architectural Lighting Design di qualità, le più rinomate sono la KTH di Stoccolma/S, la Hochschule Wismar/D, la Fachhochschule Hildesheim/D, la Parson New School of Design di New York/USA. PLDA organizza annualmente anche la conferenza Vox Juventa, evento progettato per promuovere i giovani Lighting Designer e per dare loro l'opportunità di presentare i risultati dei propri studi ad un pubblico specializzato, e condividere e scambiare idee con i coetanei e professionisti più esperti. Basata su un meccanismo a quiz, si tiene ogni anno presso un’università diversa. Una giuria di Lighting Designer professionisti premia la squadra o il candidato più bravo. L’evento ha anche il merito di creare una più stretta collaborazione tra università e scuole di istruzione superiore che offrono corsi di Lighting Design.

Perché diventare un membro di PLDA? PLDA è una libera associazione. Diventarne membro non è obbligatorio. La sua caratteristica principale è il marcare l’indipendenza dei Lighting Designer e la responsabilità di coloro che si occupano di progettare e stabilire l’illuminazione per l’ambiente umano. Diventarne membro significa far parte di una comunità in crescita di

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specialisti nel campo dell’illuminazione, siano essi professionisti, studenti o insegnanti, attivi nella ricerca di standard comuni di pratica professionale, validi a livello internazionale. A tutti i membri viene richiesto di sottoscrivere un codice etico, allo scopo di promuovere l’esercizio di una corretta condotta professionale, sulla base dei principi di onestà e integrità, competenza e rispetto dei rapporti con terzi. Obiettivo: il riconoscimento internazionale della professione Nell’ottobre 2007 la sessione plenaria della prima PLDC (Professional Lighting Design Convention), tenutasi a Londra, ha adottato e proclamato la Dichiarazione di istituzione ufficiale della professione di designer di illuminazione architettonica.I primi due articoli... Art. 1 - Il Lighting Design è l’arte e la scienza di illuminare l’ambiente umano. I Lighting Designer sono professionisti che hanno la capacità di applicare tale arte e scienza ai progetti, contribuendo così al loro esito positivo. Art. 2 - Il Lighting Design è una professione e una disciplina distinta da tutte le altre negli ambiti dell’architettura, degli interni, del paesaggio, dell’urbanistica così come dell’ingegneria elettrica.

… rappresentano, nella loro semplicità, l’orgoglio di appartenere a una comunità globale di persone che amano la luce e ne fanno il loro lavoro quotidiano. I Lighting Designer sono specialisti, conoscono la fisica della luce e la sua capacità di modellare gli spazi, nonché la fisiologia umana e la psicologia della percezione.

Education PLDA devotes a large part of its resources to the organization and support of high-level educational programs. Working closely with many universities around the world it has, over the years, established a network of International Educators (teachers and professors), which meet regularly and share their experiences on teaching and promotion of courses and Masters. Among the universities that offer quality study programs in Architectural Lighting Design, the most famous are the KTH in Stockholm/S, the Hochschule Wismar/D, the Fachhochschule Hildesheim/D, the Parson New School of Design in New York/USA. PLDA also organizes the Vox Juventa annual conference, an event designed to promote young Lighting Designer and give them the opportunity to present the results of their studies to a specialized audience, and share and exchange ideas both with peers and more experienced professionals. Based on a quiz mechanism, it takes place every year at a different university. A jury of Professional Lighting Designers rewards the most skilled team or candidate. The event also has the merit of creating a closer collaboration between universities and schools of higher learning that offer Lighting Design courses. Why become a PLDA member? PLDA is a voluntary association. Become a member is not required. Its main characteristic is to mark the independence of the Lighting Designer and the responsibility of those involved in designing and establishing the lighting for the human environment. Become a member means being part of a growing community of specialists in the lighting field, whether they are professionals, students or teachers, active in finding common internationally valid standards for the professional practice. All members are asked to sign a code of ethics, in order to promote the exercise of a proper professional conduct, based on the principles of honesty, integrity, competence and respect of relations with third parties. Objective: the international recognition of the profession In October 2007, the first plenary session of the PLDC (Professional Lighting Design Convention), held in London, adopted and proclaimed the Declaration of the Official Establishment of the Architectural Lighting Design Profession. The first two articles … Art. 1 - Lighting Design is the art and science of lighting the human environment. Lighting Designers are the professionals who have the ability to apply that art and science to projects thus helping these to successful conclusions. Art. 2 - Lighting Design is a profession and a discipline distinct from all others in the fields of Architecture, Interior design, Landscape design, Urban design as well as Electrical engineering. … represent, in their simplicity, the pride of belonging to a global community of people who love light and make it their daily work. The Lighting Designers are experts, they know the physics of light and its ability to shape spaces, as well as human physiology and psychology of perception.


Per chi scrive, PLDA ha rappresentato una possibilità di crescita e confronto professionale. Sono orgogliosamente membro dal 2007, ho partecipato ai principali incontri internazionali e ho vissuto la trasformazione da associazione quasi europea ad associazione globale. Ho conosciuto colleghi provenienti da ogni parte del mondo, con i più giovani mi sono confrontato e dai più esperti ho imparato più di quanto ho ricambiato. La professione di Lighting Designer vive un momento di grande crescita, spetta a noi contribuire attivamente allo sviluppo.

The future In November 2013, the members of the Board of PLDA and IALD met in Berlin. Future initiatives were defined according to a joint statement: “The global nature of the design/build business environment necessitates a strong, single voice to represent the international needs of the Architectural Lighting Design profession. In recognition of this, the PLDA and IALD have agreed to explore future opportunities for collaboration.” For me, the writer, PLDA has represented an opportunity for professional growth and exchange. I am proudly a member since 2007, I participated in the major international meetings and I have lived the transformation from an almost only European association to a global one. I met colleagues from all over the world, by the younger I was challenged and by the experienced I learned more than I could give back. The profession of the Lighting Designer is going through a moment of great growth, and it is up to us to actively contribute to its development.

Phenix Theater, Valenciennes Lighting design: Roger Narboni, Loeiza Cabaret, Concepto studio © Concepto Dujiangyan riverscape, Sichuan, China Lighting design: Roger Narboni, Concepto studio & Zhongtai Lighting Group © Concepto & Zhongtai

ASSOCIAZIONI PLDA

Il futuro Nel novembre 2013, i membri del consiglio di PLDA e di IALD si sono riuniti a Berlino. Le future iniziative sono state definite secondo una dichiarazione comune: “La natura globale del contesto aziendale di progettazione/costruzione richiede una singola e forte voce per rappresentare le esigenze internazionali della professione dell'Architectural Lighting Design. In riconoscimento di questo, IALD e PLDA hanno concordato di esplorare le future opportunità di collaborazione.”

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Luce progettata per migliorare la qualità del vivere di / by Silvano Oldani

L’incontro e l’intervista con la presidente di APIL, Cinzia Ferrara

Light designed to improve the quality of living A meeting and interview with Cinzia Ferrara, APIL’s President

Istanbul (uffici - agenzia di pubblicità) lighting designer: Paola Urbano © Studio UrbanoLighting

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ASSOCIAZIONI APIL

rchitetto Ferrara, iniziamo con la presentazione della sua Associazione e con una breve spiegazione delle ragioni che hanno spinto diversi professionisti della luce molti anni fa ad associarsi e costituire Apil di cui lei è presidente dal 2008.

APIL si è costituita nel 1998 grazie a un gruppo di liberi professionisti, allora tutti iscritti ad AIDI. La spinta “autonomista”, se così possiamo definirla, scaturiva dalla convinzione che il tratto distintivo, e positivo, di questa storica associazione culturale fosse, ed è, quello di essere "trasversale", cioè di abbracciare tutto il mondo della luce, dai produttori agli studiosi del mondo accademico, progettisti, aziende di servizi, università, enti e centri di ricerca, ma non fosse sufficientemente

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adatta a portare avanti le tematiche legate alla cultura del progetto; e che dunque fosse necessario dare spazio e credito ad una associazione che rappresentasse in modo esclusivo sia una professione in via di sviluppo che i suoi professionisti. Le principali problematiche di coloro che svolgevano allora un’attività di libera professione all’interno del mondo dell’illuminazione non sono mai state ritenute centrali nella politica di AIDI e su molte questioni mancava uniformità di visione. Basti ricordare a questo proposito i lunghi dibattiti sul tema della progettazione gratuita portata avanti dalle aziende alla quale i professionisti già da allora si opponevano. Ad ogni modo da anni APIL è associata ad AIDI e diversi nostri associati sono anche soci AIDI.

Architect Ferrara, let’s begin with your Association’s presentation and with a short explanation about what pushed many lighting professionals to join in Apil, the association you are heading since 2008. APIL formed in 1998 thanks to a group of professionals, all joint to AIDI back then. The “autonomist” push, if we can define it so, derived from a conviction that the positive, distinctive feature of this historic cultural association was, and still is, to be “transversal”: that is to take in almost all the lighting world, from manufacturers to academic scholars, designers, service companies, universities, corporations and research centers. But we also thought that it was not suitable enough to conduct discussions concerning the project’s culture, and thus that there was a need to give space and credit to an association representing more exclusively both a developing profession and its professionals. The main problems those working in the lighting field as independent professionals had to face back then were never considered central issues in AIDI’s policy, and there was a lack of uniformity of vision. Suffice it to mention the long debates about free planning that companies supported and professionals opposed. Anyway, APIL has been associated to AIDI for many years, and some of our associates are also AIDI members.


La nostra Associazione nasce col preciso intento di promuovere la cultura della luce e con essa quella del progetto. Già in quegli anni era forte il desiderio di vedere riconosciuta la figura del lighting designer (allora non si usava chiamarlo così) quale professionista indipendente, fuori da logiche commerciali, a tutela della committenza. Fin dai primi mesi di vita, l’associazione ha profuso i propri sforzi e incentrato la propria attività sulla diffusione del concetto di luce progettata, azione da svolgersi nella piena indipendenza delle scelte e col preciso intento di migliorare la qualità del vivere in tutte le sue manifestazioni. Qual è il rapporto con le altre associazioni di lighting design nazionali e internazionali?

APIL ha guardato sempre con particolare attenzione le associazioni professionali all’interno delle quali la cultura del progetto risulta essere al centro delle attività; ovvio quindi che l’interesse si sia indirizzato alle associazioni internazionali che da più tempo e con maggior vigore si attivano per far crescere la professione del lighting designer. Le altre associazioni italiane raggruppano per lo più professionisti legati al mondo del teatro, dello show, cioè a quelle installazioni che hanno carattere principalmente effimero e che in molti casi afferiscono a un altro mercato e a una diversa clientela.

In Italia esistono tre importanti associazioni nazionali di categoria per l’illuminazione: ASSIL, ASSOLUCE e APIL, alcune minori e una culturale, AIDI. Perché? Un approccio diverso alla cultura della luce? In tempi di concentrazione ha senso questa diversificazione e il sistema luce italiano non vedrebbe rafforzata la sua immagine di fronte agli stakeholder in un mercato sempre più globalizzato e con l’affermarsi delle nuove tecnologie?

Il mondo della luce è, almeno da quando lavoro in questo settore, incapace di fare massa critica o se si preferisce di fare sistema e l’elevato numero di associazioni altro non è che uno dei tanti risultati di questa situazione. Non bisogna dimenticare che questo modo di fare, tipicamente italiano, ci ha portato fra l’altro, a perdere il predominio sulle fiere della luce in Europa. Forse occorrerebbe chiedersi quale senso ha oggi un’associazione anche guardando fuori dai confini nazionali. L’idea di un’associazione che riunisce i professionisti della luce (quindi non un cocktail di persone che genericamente si interessano alla luce), è una idea tuttora vincente, le cui declinazioni sono vive e presenti in tutti i paesi in cui la luce si affronta in modo consapevole. Basti ricordare a titolo esemplificativo le associazioni oltreoceano che ben prima di APIL hanno creduto in questi concetti e che oggi condividono con noi moltissimi obiettivi. Questo orientamento trova riscontro oggi anche in Italia, grazie alla legge 4/2013.

As a Professional association of lighting designers, which are your main goals? Our association springs with the precise purpose to promote lighting culture and design. Even in the past years we had a strong desire to see the lighting designer’s role recognized (actually, we didn’t even called it so back then) as an independent professional, free from the commercial logic, in order to protect the client. Since its early days, the association committed itself and its activities on spreading the concept of designed light, an action to be carried out in full independence of choice, with a purpose to improve life quality in every expression. Which is your relationship with other Italian and international lighting associations? APIL has always been interested in other professional associations where project culture proves to be the core of all activities. It then becomes obvious that our interests focused on those international associations that first and more energetically commit themselves to develop the lighting designer profession. Other Italian associations group together professionals coming from theaters and shows, which is to say those installations having a characteristic ephemeral nature, in many cases bond to different markets and clients. In Italy there are three different National lighting trade associations: ASSIL, ASSOLUCE and APIL, some minor ones and a cultural one, AIDI. Why? A different approach to lighting? In times of concentration does this diversification make sense? Wouldn’t the Italian lighting system see its image strengthened in facing stakeholders in a more and more globalized market, where new technologies are widespread? The lighting world is, at least since I have started working there, unable to become a critical mass (or, if you prefer, to become a system) and the high number of associations is just a consequence of the situation. Let’s not forget that this typically Italian attitude brought us, among other things, to lose our leading role in European lighting fairs. Maybe we should ask ourselves which is, nowadays, the meaning of an association also looking outside national borders. The idea of an association putting together lighting professionals (not a jumble of people generically interested in lighting) is still winning: its declinations are living and present in all countries where the lighting issue is dealt with in a conscious way. Suffice it to mention, as an example, all overseas associations that much before APIL believed in those issues and today share with us many common goals. Today, this orientation finds an acknowledgement in Italy too, thanks to the 4/2013 act.

Galatone (LE) lighting design: Andrea Ingrosso – studio Ingrosso © Bruno Barillari Ponte San Pietro (BG) Lighting designer: Bianca Tresoldi © Bianca Tresoldi

ASSOCIAZIONI APIL

E come Associazione professionale dei lighting designers quali sono gli obiettivi che vi siete preposti?

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A proposito di categorie, il socio APIL è un lighting designer professionista, ma vi sono ricomprese anche professionalità con percorsi accademici differenti quali l’urbanista, l’ingegnere, lo scenografo, l’architetto?

Il lighting design è una disciplina che si colloca fra la scienza, l’arte e l’architettura. I lighting designers realizzano idee creative attraverso le tecnologie disponibili, nel rispetto dell’ambiente in cui si inseriscono e delle architetture esistenti. Il lighting designer, per noi non può che essere un libero professionista, che investe in ricerca, esprime sensibilità, sa muoversi agilmente fra diverse discipline e si adopera per trovare la migliore soluzione possibile per la propria committenza che l’ha scelto in base ad un rapporto di fiducia. Questo modo di porsi differisce profondamente da chi si limita a scegliere all’interno di un catalogo un prodotto o un altro; in questo caso si compie un lavoro assai diverso, che non a caso è molto prossimo a quello che viene fatto all’interno degli uffici tecnici delle aziende o dei rivenditori di luce.

Le professioni legate alla luce sono frutto di contaminazioni tra ambiti diversi, qual è il vostro “ideale” di professionista?

Sono contraria all’ideale di professionista perché, per fortuna, siamo tutti diversi e ognuno ha la propria storia professionale e personale. La luce è dovunque e numerosissimi sono gli ambiti in cui ci si può specializzare; si va dai settori più squisitamente tecnici a quelli più artistici e ognuno, a seconda delle proprie capacità e dei propri interessi, può seguire le proprie inclinazioni, in base al proprio background culturale, tecnico e artistico. Allora le chiedo cosa deve saper offrire al mercato un lighting designer e che cosa dobbiamo attenderci dalla sua professionalità?

Infatti, sarebbe più opportuno oggi domandarsi cosa deve saper offrire una figura professionale come la nostra per rispondere al meglio alle esigenze della committenza e, in tal caso, se si è in grado di rispondere pienamente a questi requisiti. Il nostro lavoro richiede una visione ampia e sfaccettata delle problematiche in gioco, conoscenze tecniche approfondite,

Antwerpen (Belgium) lighting design: Susanna Antico lighting master plan simulation: Susanna Antico Lighting Design Studio

Talking of categories, APIL members usually are professional lighting designers, but are professions with different academic careers (urbanists, engineers, set designers, architects) considered? Lighting design is a discipline placing itself between science, art, and architecture. Lighting designers carry out creative ideas through available technologies, respecting the environment and existing architectures. Lighting designers, according to us, can only be freelance professionals investing into research, expressing sensibility, easily dwelling upon different disciplines and doing their best to find suitable solutions for their clients, to establish a relationship based on trust. This attitude deeply differs from the one where you just choose from a catalogue this or that product; in this case a quite different task is accomplished, very similar to the one carried out inside the companies’ technical offices or lighting retailers. Lighting-related professions are the result of contaminations between various fields. Which is your “ideal” professional? I disapprove the concept of “ideal” professional because, luckily, we are all different people, everyone of us bearing his or her own professional and personal story. Lighting is everywhere and there are lots of specialization fields: form the exquisitely technical to the artistic ones, and everyone can follow his or her own inclinations according to cultural, technical and artistic background.

ASSOCIAZIONI APIL

Then I will ask you: what does a lighting designer have to be able to offer markets, and what do we have to expect from his competence? As a matter of fact, today it should be more appropriate to ask oneself what a professional like us can offer to meet the customers’ requirements and, in this case, if we can fully meet them. Our job requires a broad, multifaceted vision of the problems into play, a deep technical knowledge, an ability to estimate costs and benefits of solutions, all this in the shortest lapse of time.

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Lodi Lighting design: Filippo Cannata © Cannata&Partners

La formazione svolge un ruolo importante soprattutto in anni di grandi cambiamenti sul piano della ricerca, tecnologico e culturale. APIL come si sta attrezzando

e quali sono i rapporti con il mondo universitario italiano che nei master ha costruito percorsi di buona o alta specializzazione professionale?

La formazione è stata da sempre considerata uno dei principali cardini su cui si forma il libero professionista e sulla quale si basa l’associazione. Molti dei nostri soci sono coinvolti nei percorsi formativi che a vario titolo, Università, Ordini professionali e Enti vari indicono, e che si rivolgono a studenti e professionisti. Ad APIL da sempre viene richiesto da organismi privati e pubblici il patrocinio ai corsi e alla didattica. Dall’anno scorso collaboriamo molto da vicino con il Politecnico di Milano, Master di Lighting Design, assieme col quale portiamo avanti nuovi programmi di corsi formativi per diverse tipologie di studenti. Quest’anno vengono pure attivati nuovi corsi di aggiornamento di grande interesse anche per i soci APIL. Tutto ciò nell’ottica di adottare, coltivare e trasmettere la cultura della responsabilità sociale del progetto, valorizzando e reinterpretando le diverse competenze e generando nuove figure capaci di affrontare le sfide della complessità della società contemporanea.

Training plays an important role, especially in years of great changes in the fields of research, technology and culture. How is APIL equipped to face them, and which relations is it entertaining with the academic world, that thanks to masters built curses of good and high professional specialization? Training has always been considered one of the cardinal issues into a professional’s formation and into the association’s policies. Many of our members are involved into educational paths sponsored by Universities, professional and trade associations, addressed to students and professionals. APIL is always requested to patronize courses and teaching by private and public bodies. Since last year we collaborate at close with Politecnico in Milan to a Lighting Design Master, through which we carry out new programs and training courses for various types of students. This year new refresher courses of great interest, also for APIL members, were started. This all in order to adopt, cultivate and transmit a culture of social responsibility of the project, enhancing the value and reinterpreting all different competences and generating new roles able to face the challenges of the complex contemporary society.

ASSOCIAZIONI APIL

capacità di stimare costi e risultati di una soluzione piuttosto di un’altra e in tempi rapidissimi. APIL riunisce professionisti di vario ordine e tipo, perlopiù architetti e ingegneri, ma non solo, in una formula che assomiglia probabilmente a qualcosa di simile agli ordini professionali. Ma proprio come questi, APIL non garantisce una preparazione né un’esperienza uguale per tutti gli iscritti; sarà piuttosto il cliente attraverso i diversi mezzi a disposizione a orientarsi nella scelta. Questo principio vale peraltro per molte altre attività professionali. Faccio sempre questo esempio. Si pensi al caso di qualcuno nel momento in cui si appresta a scegliere un avvocato, per un caso di divorzio. Anche in questa situazione, la scelta sarà accurata, non credo possa venire in mente a qualcuno di affidarsi a un professionista che cura cause fallimentari, ancorché avvocato. Lo stesso criterio credo lo si possa applicare anche al nostro settore.

APIL joins professionals of various kinds, mostly architects and engineers (but not only), in a formula probably resembling professional associations. But like these ones, APIL does not guarantee a training or experience which is the same for all members; that will rather be the client to choose, using the available means. This principle is also valid for many other professional activities. I always make this example. Let us think that someone is looking for an attorney for a divorce case. In this situation, too, the choice will be accurate: I don’t think anyone could think to place his trust into a lawyer specialized in bankruptcy cases, despite he’s a lawyer too. I think the same rule can be applied to our field.

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In relazione alla nuova Legge n. 4/2013 “sulle professioni non organizzate” come ha contributo Apil alla stesura del testo e al riconoscimento della professione illuminotecnica?

La Legge n. 4/2013 nasce dall’esigenza di comprendere l’evoluzione del mondo del lavoro e le nuove professioni già organizzate in associazioni. Nell’emanare questa legge, Il Ministero dello Sviluppo Economico vuole tutelare i consumatori, promuovere la conoscibilità e garantire la trasparenza del mercato dei servizi professionali. La legge attribuisce un ruolo molto importante alle associazioni professionali, che diventeranno di fatto garanti della professionalità dei propri associati nei confronti degli utenti. È evidente che questa legge, oltre a censire tutte le professioni non organizzate ma già presenti nel mondo del lavoro, offre un’interessante soluzione a tutti coloro che vedono i propri ordini professionali perdere peso sia in Italia che all’estero. Il mondo del lavoro è cambiato e le nuove professioni, ormai numerosissime, si organizzano creando associazioni specifiche, ognuna alla ricerca di una propria formula che meglio corrisponde alle esigenze dei propri associati e in grado di rappresentarli. A noi di APIL questa iniziativa del Ministero è parsa fin da subito molto interessante, in linea con quanto ci aspettavamo. Non a caso, infatti, APIL si è potuta iscrivere immediatamente agli elenchi del Ministero, trovandosi in regola con tutti i requisiti richiesti. L’iscrizione rappresenta il primo passo di un percorso, che porterà fino alla partecipazione attiva nelle commissioni che dovranno redigere le normative di riferimento per la certificazione dei professionisti. Quel riconoscimento della professione, che è stato il principale obiettivo di APIL dalla sua costituzione, si avvia finalmente a diventare realtà e la nostra associazione punto di riferimento rappresentativo per tutti i professionisti del settore.

Quali sono le azioni che state mettendo in campo e potrebbero richiedere cambiamenti al vostro statuto o a livello organizzativo?

Nell’immediato non sono previste particolari azioni. Siamo in attesa di comunicazioni da parte del Ministero per lo Sviluppo Economico che, immagino, abbia bisogno di un po’ di tempo per analizzare innanzitutto i dati di questa sorta di “censimento”. Da parte nostra siamo pronti e disponibili a lavorare su questa che, ripeto, è la prima vera azione di riconoscimento nel nostro Paese delle nuove professioni. Non abbiamo avuto bisogno di modifiche strutturali del nostro statuto. Abbiamo solo aggiunto il Codice di Condotta, così come richiestoci.

Gli ambiti in cui APIL opera e informa sono strettamente correlati al tema della città. Il P.R.I.C. (Piano Regolatore Illuminazione Comunale, ndr) si sta sempre più integrando al piano urbanistico, come inquadrate questo tema?

I Piani della Luce hanno rappresentato una vera e propria occasione persa. L’idea che la luce entrasse a far parte degli strumenti di pianificazione di una città è stata ottima;

Concerning the new 4/2013 act on “non-organized professions”, how did APIL contribute in drafting the text and in the recognition of illuminotechnic engineering? The 4/2013 act springs from the need to understand the evolution of the world of business, and new professions organized into associations. In proclaiming this act, the Ministry of economic development wants to protect consumers, promote and guarantee the market’s transparency of professional services. The law attributes an important role to professional associations, that will guarantee, in fact, their members’ professionalism toward users. It then becomes evident that this act, besides registering all non-organized professions (but already present in the world of work), offers an interesting solution to all those seeing their professional orders lose importance both in Italy and abroad. The world of work greatly changed and new professions, now very numerous, organize creating specific associations, each one seeking its own formula to better respond to its members’ exigencies and be able to represent them. For us in APIL this initiative from the Ministry immediately seemed very interesting and in agreement with our expectations. It’s no coincidence that APIL could register immediately into the Ministry’s lists, having all the necessary requirements. Registration represents the first step of a path that will directly lead to an active participation into the commissions that will have to draft the reference directives for the professionals’ certification. This acknowledgement of our profession, which has been APIL’s main goal since its establishment, finally is coming true, and our association is becoming a reference for all professionals of the area. Which are the actions you are carrying out that could require some changes in your statute or at an organizational level? In the immediate future we aren’t planning any particular action. We are waiting for communication from the Ministry of Economic development that, I guess, needs some time to analyze all data from this sort of “census”. From our side we are willing to work on this first, real action of acknowledgement of new professions in our country. We didn’t need to modify our statute’s structure. We only added a code of conduct, as we were requested. The fields in which APIL works and informs are closely connected with the city issue. P.R.I.C. (Piano Regolatore Illuminazione Comunale, Town plan for public lighting, TN) is getting more and more integrated with town plans, how are you facing this issue? The Piani della Luce (Lighting Planning, TN) represented a real lost occasion. The idea that lighting could become one of the city’s planning tools was great; finally we had a project that looked at lighting as a basic tool for defining night

ASSOCIAZIONI APIL

Louis Vuitton, Roma Lighting design: Metis Lighting Arch. Marinella Patetta Arch. Claudio Valént © Stephane Muratet

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Comacchio, illuminazione canali del centro storico Lighting design: Giordana Arcesilai-Thomas Weissenberg © Maria Chiara Bonora

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In che modo darete seguito, come APIL alle indicazioni contenute nella CAM (Criteri Minimi Ambientali, ndr) Illuminazione Pubblica?

Il documento raccoglie i criteri da inserire all’interno dei bandi per soddisfare le esigenze del Piano di Sostenibilità ambientale all’interno del PANGPP (Piano Azione Nazionale Green Public Procurement), con l’indicazione dei criteri base e quelli premianti, per la fornitura e installazione di corpi illuminanti e di LED. La grande novità è la definizione di parametri energetici da rispettare (chiamati SLEEC e ICE) già allo studio in ambito europeo con il progetto di norma pr EN13201-5, Requisiti di efficienza energetica per l’illuminazione esterna, che devono essere certificati dal progettista che firma il progetto. Quindi ancora una volta anche a livello normativo si impone la progettazione degli impianti di illuminazione, come già previsto in Europa ma non ancora in Italia. L’APIL con la sua attività promuoverà questi CAM presso le Amministrazioni pubbliche per sensibilizzare ancora una volta la committenza sul valore del progetto e della figura del progettista illuminotecnico.

spaces with its differences, and as an incentive to enhance the features of natural and artificial landscapes. Moreover, the setting of a broad city planning, not limited to sporadic, localized interventions, could have constituted a moment of greater awareness for public administrations, and of help for a policy of value. Differently, the Piani della Luce were just empty, underpaid documents, very often not even drafted by professionals, that are left unused in public administration’s shelves. I would also like to underline, in this contest, the difference from our lighting projects and those drafted abroad. Many of our members had rightly set many hopes in urban planning, at the beginning, but then had to give up, as they didn’t want to fight shameful downward trends. In which ways will APIL continue the followup to the indications contained in the CAM (Criteri Minimi Ambientali, ndr, Minimum environmental standards, TN) for public illumination? The document brings together all requirements to put into announcements to comply with the Environmental Sustainability Plan inside the PANGPP (Piano Azione Nazionale - Green Public Procurement). It also contains indication about the fundamental and premianti rules, for supplying and installation of illuminating surfaces and LEDs. The great news is the definition of energetic parameters (called SLEEC and ICE) that have to be respected and are being examined by UE authorities under the name of pr EN13201-5, (Requisiti di efficienza energetica per l’illuminazione esterna, Energy efficiency standards for exterior lighting, TN), that have to be certified by the designer who’s signing the project. Then once again, on a normative level, the planning of illuminating installations is being established, as scheduled in Europe but not yet in Italy. APIL with its activity will promote those CAM at public administrations, once again to make clients aware of the project value and of the role of illuminating engineering designers.

Galleria degli Uffizi. La Tribuna del Buontalenti, Firenze Lighting design: Massimo Iarussi © Gianni Biagi

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ASSOCIAZIONI APIL

finalmente un progetto che guardasse alla luce come strumento fondamentale di definizione dello spazio notturno, delle sue diversità e di stimolo per la valorizzazione dei caratteri del paesaggio naturale e costruito. Fra l’altro la programmazione di una progettazione estesa alla città e non solo limitata a sporadici eventi locali avrebbe potuto costituire un momento di maggiore consapevolezza per le amministrazioni pubbliche e di aiuto per una politica di valorizzazione. Diversamente, i Piani della Luce altro non sono che documenti sterili, sottopagati, molto spesso neanche redatti da professionisti, che rimangono nei cassetti della pubblica amministrazione senza che si dia ad essi alcun seguito. Vorrei fra l’altro segnalare in questa sede la differenza fra i nostri piani della luce e quelli elaborati all’estero. Molti dei nostri soci che, a ragione, all’inizio avevano riposto grandi speranze nella progettazione su scala urbana, hanno ben presto abbandonato il campo, non volendosi più scontrare in guerre al ribasso, molte delle quali a dir poco vergognose.

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AIDI, cinquant’anni di cultura e divulgazione della Luce Intervista al presidente Gianni Drisaldi AIDI, fifty years of culture and divulging of Light

di / by Silvano Oldani

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residente, AIDI è un’Associazione fondata a Milano oltre mezzo secolo fa da alcune grandi aziende di servizi e da imprenditori del mondo della luce per accompagnare sul piano tecnico e scientifico la ricerca, lo sviluppo e la divulgazione dell’illuminazione nel nostro paese e nelle nostre città. Che cosa è cambiato negli ultimi dieci anni della vostra missione?

In linea generale, negli ultimi dieci anni, non è cambiato l’obiettivo principale della nostra Associazione, che è quello di divulgare la cultura della luce, ma certamente sono mutate la “governance” e in parte anche le metodologie adottate per raggiungere lo scopo sociale. Per quanto riguarda il primo punto, occorre ricordare che, per più di quaranta anni, il sostegno economico di AIDI è stato in prevalenza a carico di un soggetto pubblico (ENEL) che ha garantito l’esercizio finanziario dell’attività, lasciando agli altri soci una funzione più culturale e orientata al contributo di idee. La privatizzazione dell’ENEL con il passaggio delle proprie competenze relative all’illuminazione a un’altra società del gruppo, che non ha più una connotazione di soggetto pubblico, ha costretto l’Associazione a mutare il proprio assetto finanziario trovando le risorse per il proprio sostentamento nei propri soci, sia privati, che pubblici, i quali, con il versamento delle quote, ne assicurano il funzionamento. Questo comporta una maggiore attenzione da parte di chi gestisce l’Associazione nel far “quadrare” sempre il proprio bilancio, non potendo più usufruire di

Interview with the President Gianni Drisaldi

un sostegno di salvaguardia. Per quanto attiene alle metodologie utilizzate dall’Associazione per conseguire i propri obiettivi, queste, oltre alle pubblicazioni e alla rivista LUCE, che rimane sempre un asse portante di AIDI, sono integrate dalla comunicazione attraverso il sito, la rivista in formato digitale, i concorsi e i gruppi di lavoro tesi ad approfondire le tematiche più significative e cogenti del mondo della luce. C’è, infine, un’attività di rapporti e contatti con enti normatori e soggetti deputati all’emanazione di leggi e norme, che apprezzano in modo particolare il contributo oggettivo e di spessore che la nostra Associazione è in grado di fornire, sia per la riconosciuta professionalità dei propri associati, che per la composizione degli stessi che provengono non da una categoria, ma dall’intero mondo della luce. Lo sviluppo tecnologico con le nuove sorgenti LED sta interessando in modo significativo il mondo della luce, di conseguenza il mondo del design, dell’architettura e non ultimo dell’illuminazione pubblica, e apre nuove opportunità e vantaggi. Quali cambiamenti porta nella progettazione?

Direi radicali, le caratteristiche di questa sorgente, la cui tecnologia è ancora in grande fase di sviluppo, hanno rivoluzionato l’approccio del progettista che sa di poter contare su elementi di base molto diversi dal passato. La possibilità di regolare con semplicità l’intensità e la colorazione della

Triennale di Milano 2013

Technological development with the new LED light sources is significantly affecting the world of light, therefore the world of design, architecture and last but not least, public lighting, and opens up new opportunities and advantages. Which changes does it bring in the design? I would say radical, the characteristics of this source, which technology is still in great phase of development, have revolutionized the approach of the designer who knows he can count on basic elements very different from the past. The ability to easily adjust the

ASSOCIAZIONI AIDI

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President, AIDI is an Association founded in Milan more than half a century ago by a few large service companies and entrepreneurs from the world of light to accompany the technical and scientific research, development and divulgation of enlightenment in our country and in the our cities. What of your mission has changed in the last ten years? In general, over the past ten years, the main objective of our Association, which is to spread the culture of light, has not changed but certainly has changed the "governance" and also the methods used to achieve the social purpose. Regarding the first point, it should be noted that, for more than forty years, the financial support of AIDI was mainly in charge of a public entity (ENEL) which ensured the financial asset, leaving the other members a function more cultural and oriented to the contribute of ideas. The privatization of ENEL, with the passage of its competences relating to lighting to another group’s company, which no longer has a connotation of a public entity, has forced the Association to change its financial structure by finding the resources for its support through their members both private and public, which, with the payment of the shares, shall ensure the working. This implies a greater attention from those who manage the Association in "balancing" always its budget, no longer able to take advantage of the support of safeguarding. With regard to the methods used by the Association to achieve its objectives, these, in addition to publications and magazine LUCE, which remains a mainstay of AIDI, are supplemented by communication through the website, the magazine in digital format, competitions and working groups aimed to expand the most significant and compelling themes of the world of light. Finally, there is an activity of relationships and contacts with regulatory authorities and parties responsible for the enactment of laws and regulations, which particularly appreciate the objective and thick contribution that our Association is able to provide, both for the recognized professionalism of its members, that the composition of these that do not originate from a category, but from the entire world of light.

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Il riconoscimento della professione di lighting designer in Italia sta facendo finalmente passi avanti adeguandosi con ritardo alla situazione di altri paesi europei, una battaglia non ancora conclusa e vinta?

Sicuramente non è ancora una battaglia vinta; ci sono molti aspetti che rendono il cammino lungo e tortuoso. In primo luogo occorre precisare che l’utente, quando affronta la realizzazione di un’opera, è bersagliato da una serie di adempimenti burocratici che lo obbligano a superarli attraverso l’uso di professionalità sempre più diversificate, per cui, il ricorrere a uno specialista anche per il progetto illuminotecnico, è visto quasi con fastidio e quasi non ci si rende conto dell’utilità di questa figura; oltre a ciò non possiamo nascondere che, spesso, le aziende forniscono un servizio di calcolo e di verifica illuminotecnica, che viene “spacciato” come un progetto (ma che in realtà è ben altra cosa) e fatto proprio dal progettista architettonico,

surrogando un’attività che è invece patrimonio di un soggetto diverso. Nonostante tutto, la figura del progettista illuminotecnico sta diventando sempre più rilevante tra le professionalità necessarie per la realizzazione di un’opera. Secondo lei come mai tra i giovani progettisti la luce ha un così forte appeal? Cosa ne cattura lo spirito?

È difficile poter dare una risposta a questa domanda, personalmente credo che i giovani siano, per loro natura, interessati alla creatività e alla tecnologia e oggi, in particolare con la presenza significativa dei LED, il mondo della luce si basa sempre più su queste due caratteristiche. La forbice tra illuminazione funzionale e illuminazione decorativa o d’interni con l’arrivo delle nuove tecnologie si sta sempre più assottigliando?

Ritengo di no, nel senso che gli obbiettivi rimangono sostanzialmente diversi, ma ciò non esclude il fatto che si possa riuscire ad illuminare una superficie rispettando i criteri dettati dalle normative negli ambienti di lavoro, ma con un occhio di riguardo anche alla valorizzazione dell’ambiente stesso e questo, con l’avvento delle nuove tecnologie, è senz’altro più facile.

LUCE 307 / 2014 anno – year 52 trimestrale – trimester

intensity and color of light without compromising the quality and to be able to choose on a supplying of power and size much larger than the one which is present up to now, are already sufficient themselves to give a framework totally different from the past, then if we add other qualities, such as, for example, low power consumption and the drastic reduction of the problems due to maintenance, it can easily understand how this new technology has had an impact in the world of design. The recognition of the profession of lighting designer in Italy is finally making steps forward, adapting, with delay, to the situation in other European countries, a battle that is not yet over and won? Surely it is not yet a battle won, there are many aspects that make the path long and tortuous. In the first place it should be specified that the user, when he faces the realization of a work, is the target of a series of bureaucratic requirements that oblige him to overcome through the use of professionalism increasingly diverse, so the use of a specialist also for the lighting project, is seen almost with annoyance and almost no one realizes the utility of this figure; in addition we cannot hide the fact that, often, the companies provide a service for the calculation and verification of lighting, which is "given out" as a project (but in reality is quite another thing) and endorsed by the architectural designer, subrogated an activity that is property of a different subject. Despite all this, the figure of the lighting designer is becoming more and more relevant among the skills necessary for the realization of a work. Why, in your opinion, among young designers the light has such a strong appeal? What does it capture the spirit? It is difficult to give an answer to this question, I personally believe that young people are, by their nature, interested in creativity and technology and today, especially with the significant presence of the LEDs, the world of the light increasingly founds on these two features. The gap between functional lighting and decorative or interior lighting, with the arrival of new technologies is more and more shrinking? I think not, in the sense that the objectives remain substantially different, but this does not exclude the fact that you might be able to illuminate a surface by meeting the criteria dictated by regulations at the workplace, but with an eye also to the enhancement of the environment itself and that, with the advent of new technologies, it is certainly easier.

LUCE 307

ASSOCIAZIONI AIDI

luce senza comprometterne la qualità e quella di poter scegliere su un’offerta di potenza e dimensioni molto più ampia di quella presente fino ad oggi, già bastano da sole per individuare un quadro totalmente diverso dal passato, se poi ci aggiungiamo altre qualità, come, ad esempio, i bassi consumi e la drastica riduzione delle problematiche dovute alla manutenzione, si intuisce facilmente quanto questa nuova tecnologia abbia inciso nel mondo della progettazione.

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In Italia esistono tre importanti associazioni nazionali di categoria sull’illuminazione: ASSIL, ASSOLUCE e APIL, e altre minori oltre ad AIDI che opera da sempre a livello culturale. Perché? Un approccio diverso alla cultura della luce?

Occorre fare un distinguo: ASSIL, ASSOLUCE e APIL sono associazioni che tendono a rappresentare i loro iscritti e i loro interessi di categoria: l’industria per le prime due, i professionisti per la terza. AIDI è un’Associazione che ha per obiettivo la diffusione della cultura della luce a tutela, in primo luogo, dell’utenza. Poi è del tutto evidente che, alla fine, gli interessi sono comuni, infatti, la necessità di un’illuminazione corretta, sia essa funzionale che decorativa, sia in esterno, che in interno, è comune. Comunque desidero ricordare che sia ASSIL che APIL sono associati ad AIDI. Come riuscire a tenere in equilibrio la mission di AIDI tra interessi che possono non essere sempre convergenti tra le diverse categorie dei vostri soci: progettisti, produttori, utility, docenti e ricercatori?

Io sono di quelli che credono che le cose oneste siano le più utili, pertanto se si svolgono delle attività finalizzate a far prendere coscienza all’utente dell’importanza di un’illuminazione corretta nel proprio ambiente di vita, si da un servizio a tutti gli attori di questo mondo della luce. Nel nostro settore, infatti, il principale interesse delle categorie che lei cita, è tutto indirizzato all’innalzamento della qualità dei prodotti e dei servizi realizzati, la migliore garanzia del risultato a favore dell’utente. Sono

profondamente convinto che interessi diversi di carattere speculativo o legati alla formazione di cartelli a favore di qualcuno, siano destinati a naufragare nel medio-lungo termine. AIDI è un'Associazione culturale con un’attività in continua espansione e miglioramento, dispone di una rivista bilingue cartacea e digitale, organizza concorsi, convegni, ha una forte presenza territoriale e rapporti con istituzioni, enti di ricerca, università. Perché non unire le energie e le competenze con una o più delle altre Associazioni del settore con compiti di centro studi, di formazione, di comunicazione?

Uno dei nostri principali obiettivi è quello di essere a disposizione dei nostri associati, sia che essi siano soggetti singoli, aziende, enti o associazioni di categoria, fornendo servizi di formazione e comunicazione con gli strumenti che lei ha citato e in questo senso stiamo operando. Oggi, con uno sforzo per noi enorme e che abbiamo solo potuto sostenere grazie al sostegno economico dei nostri soci e alla competenza, la professionalità e l’entusiasmo della nostra redazione, siamo riusciti a portare la nostra rivista LUCE e tutto ciò che gira intorno alla stessa, a un livello molto elevato, riconosciuto da tutti sia dal punto di vista contenutistico che grafico e questo, viste le difficoltà del momento, assume ancor più valore. Ma questo risultato è stato ottenuto anche grazie ai contributi tecnico-culturali che ci sono stati forniti dai nostri associati; è auspicabile che questo flusso in futuro debba essere ancor più sviluppato attraverso accordi e sinergie che

Triennale di Milano 2013

ASSOCIAZIONI AIDI

Teatro La Fenice di Venezia, 2012

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Politecnico di Milano, 2011

LUCE 307

In Italy there are three major national trade associations on lighting: ASSIL, ASSOLUCE and APIL, and other minor besides AIDI that has always operated on a cultural level. Why? Is it a different approach to the culture of light? It is necessary make a distinction: ASSIL, ASSOLUCE and APIL are associations that tend to represent their members and the category’s interests: the industry for the first two, the professionals for the third. AIDI is an Association which aims at the diffusion of the culture of the light to protect, in the first place, the users. Then it is quite clear that, in the end, the interests are the same, in fact, the need for proper lighting, whether it is functional or decorative, both in exterior and interior applications, it is common. However, I wish to mention that ASSIL as well APIL are associated with AIDI. How can be possible to maintain a balance among the mission of AIDI and the interests that may not always be convergent between the different categories of your members: designers, manufacturers, utilities, teachers and researchers? I am of those who believe that the honest things are the most useful, so if you carry out activities designed to make the user aware of the importance of proper lighting in the living environment, it is a service to all involved in this world of light. In our business, in fact, the main interest of the categories that you mention, it is all directed to raising the quality of the products and services provided the best guarantee of the result for the user. I am deeply convinced that the varying interests of a speculative nature or related to the formation of cartels in favor of someone, are destined to fail in the medium-long term. AIDI is a cultural Association with a constantly expanding and improving activity, has a bilingual magazine printed and digital, organizes promotional contests, conventions, has a strong local presence and relationships with institutions, research organizations and universities. Why do not combine the energies and skills with one or more of the other Associations in the sector with the tasks of study center, education, communication? One of our main goals is to be available to our members, whether they are single individuals, companies, organizations or associations, providing training and communication with the tools that you mentioned and in this sense we are operating. Today, with a huge effort for us and that we could only support thanks to the financial support of our members and to the competence, professionalism and enthusiasm of our editorial staff, we were able to bring our magazine LUCE and everything that revolves around itself to a very high standard, recognized by all from the point of view of content and graphic parts that, given the difficulties of the moment, assumes even more value. But this result was also achieved thanks to


Ci sono amministrazioni pubbliche più sensibili all’illuminazione, in quanto valore di efficienza energetica e di valorizzazione del territorio, altre decisamente meno, forse perché incapaci di gestire in modo adeguato il tema illuminazione. Il problema è solo economico e legato alla mancanza di risorse dei Comuni o anche culturale?

In generale le Amministrazioni affrontano il problema dell’illuminazione pubblica con modalità legate alle date delle consultazioni elettorali amministrative. È noto come in prossimità delle elezioni vi sia un sensibile incremento delle installazioni impiantistiche, per la vecchia regola che fa corrispondere più voti ad un maggior numero di punti luce, mentre nella fase post-elettorale, subentrano le considerazioni di carattere economico, che spingono i sindaci a cercare di trovare forme di contenimento energetico per ridurre i costi. Entrambe le situazioni possono avere dei riflessi negativi rispetto ai quali occorre prestare molta attenzione. Nel primo caso, le scarse risorse economiche, contingentate anche dal patto di stabilità, che ritengo in parte condivisibile nei principi e assurdo nelle forme applicative, spesso portano a soluzioni approssimate e qualitativamente discutibili. Nel secondo caso, le conseguenze pericolose sono ancor più gravi, in quanto molte amministrazioni vengono avvicinate da operatori, spesso privi di scrupoli e

di sufficiente bagaglio di esperienza, che propongono soluzioni apparentemente “favolose” sotto il profilo del risparmio energetico ma che risultano spesso deludenti sia negli obiettivi energetici che qualitativi della luce. Poiché il parco dell’illuminazione pubblica italiana presenta ancora dei margini di miglioramento sotto il profilo dell’efficienza energetica e della qualità della luce, ogni investimento mal realizzato, comporta un disagio al cittadino e un mancato risparmio all’amministrazione che, tuttavia, si trova a non avere più le risorse per porre rimedio alla situazione. Presidente, come vede il futuro prossimo di AIDI?

Poiché in questi ultimi anni, nonostante la crisi, abbiamo fatto sempre “quadrare” i nostri bilanci senza ricorrere ad artifizi e le nostre attività sono state in crescita, non posso non avere una visione fiduciosa nel futuro di AIDI. Ritengo, comunque, che nel futuro della nostra Associazione le risorse economiche per il proprio sostentamento dovranno trovare sempre più spazio all’interno delle attività di comunicazione, formazione, concorsuali, ecc. che abbiamo sviluppato in questi ultimi anni e che saranno sempre di più l’oggetto della nostra attenzione.

the technical and cultural contributions that have been provided by our members; it is hoped that this flow in the future should be even more developed through agreements and synergies that will see our Association more and more as the reference point most qualified for the training and information to users and experts. There are public administrations more sensitive to lighting, as value of energy efficiency and development of the territory, other far less, perhaps because they are unable to adequately manage the lighting theme. Is the problem only economic and related to the lack of resources of the Municipalities or cultural as well? In general, the Administrations address the problem of the public lighting in ways related to the dates of the administrative electoral consultations. It is well known that during the electoral period there is a significant increase in plant installations, for the old rule that equates to more votes a greater number of points of light, while in the post-election, take over the economic considerations, which push the mayors to try to find forms of energy containment to reduce costs. Both situations can have a negative impact in respect of which we should be careful. In the first case, limited economic resources, subject to quotas because of the Stability Pact, to which I partly agree with the principles, but I find it absurd in application forms, often leading to approximate solutions and qualitatively disputable. In the second case, the dangerous consequences are even more serious, as many administrations are approached by operators, often without scruples and sufficient amount of experience, offering solutions apparently "fabulous" in terms of energy savings but are often disappointing both in energy objectives and quality of light. Since the park of Italian public lighting still has room for improvement in terms of energy efficiency and lighting quality, every badly made investment, involves a discomfort to the citizen and a lack of saving to the administration that, however, no longer have the resources to remedy the situation. President, how do you see the next future of AIDI? As in recent years, despite the crisis, we have always "balancing" our budgets without the use of artifices and our activities have been growing, I do have a hopeful outlook for the future of AIDI. I believe, however, that the future of our Association economic resources, for sustenance, will have to find more and more space within the communication activities, training, contests, etc. that we have developed in the last years and which will be more and more the object of our attention. ASSOCIAZIONI AIDI

vedano la nostra Associazione sempre più come il punto di riferimento maggiormente qualificato per la formazione e l’informazione verso gli utenti e gli addetti ai lavori.

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Nuova luce per lo Stadio Artemio Franchi di Firenze

www.philips.it

Il progetto, firmato Philips, ha coinvolto il principale impianto calcistico di Firenze e ha permesso di raggiungere una illuminazione ottimale, di migliorare l’impatto energetico e adeguare la struttura ai requisiti UEFA. L’Artemio Franchi è uno tra i più importanti stadi italiani e – sia per la sua rilevanza storica che per il suo impatto artistico-culturale ¬– viene considerato un vero e proprio monumento nazionale. Da sempre si presenta, infatti, come un punto di riferimento per gli appuntamenti internazionali, pur mantenendo in sé un'identità tutta fiorentina declinata nell’architettura, grazie alla sua caratteristica planimetria asimmetrica a forma di lettera "D", e nella sua funzione sportiva, come sede degli incontri interni della Fiorentina. Lo stadio costruito tra le due guerre, è stato coinvolto nel corso degli anni in diversi progetti di riqualificazione, sia strutturali che impiantistici. Nel 2006 viene realizzato il primo intervento Philips, con la rimozione dei vecchi proiettori e l’installazione di 256 nuovi apparecchi da 2000 watt, con un risparmio del 50% di energia per il Comune di Firenze e un’ottimizzazione delle performance di illuminazione. Anche l’ultimo importante progetto condotto si è focalizzato sulle sorgenti con una soluzione per migliorare l’illuminazione, adeguarla alle nuove norme e rispondere ai nuovi requisiti UEFA. L’intervento è stato effettuato nel periodo di sosta del

campionato per riuscire a rimettere in funzione l’impianto per l’inizio della nuova stagione calcistica. Le sorgenti luminose presenti sono state integrate con 98 proiettori (70 da 2000 watt e 28 da 1000 watt). I nuovi efficienti proiettori ArenaVision (L.O.R.≥0,80), installati da 2000 watt sulle torri e da 1000 watt sulla copertura della tribuna, hanno assicurato un’elevata uniformità di illuminazione (uniformità minimo/ medio sull’illuminamento orizzontale = 0,83), una temperatura di colore delle lampade adeguate alle riprese ad alta definizione e una riduzione dell’inquinamento luminoso all’esterno dall’edificio. Con i proiettori Philips ArenaVision l'illuminazione dell’impianto ha raggiunto un nuovo livello di prestazioni, offrendo un'emissione luminosa molto elevata, efficienza ottica, facilità di installazione, affidabilità e flessibilità. Philips è riuscita a soddisfare in modo unico e vincente le specifiche esigenze di questo importante progetto di illuminazione sportiva, offrendo la massima definizione della luce. Le nuove soluzioni adottate, oltre a rispondere ai requisiti UEFA, hanno permesso di raggiungere un risultato unico in termini di perfezionamento della struttura, rendendo l’esperienza sportiva ancora più realistica ed emozionante, per giocatori, spettatori e telespettatori.

PHILIPS - ARENA VISION Fin dalla sua introduzione, si è dimostrato il proiettore perfetto per l’illuminazione di impianti sportivi, nei quali sono spesso richieste specifiche molto rigorose, per consentire le riprese di eventi televisivi nazionali e internazionali. Con ArenaVision le discipline fondamentali che riguardano la progettazione di lampade, ottiche e alimentatori sono state integrate con un’unica missione: creare il miglior proiettore possibile, in grado di funzionare in modo efficace per molti anni. Grazie alla lampada compatta a ioduri metallici Philips MHNSE 2000 W a singolo attacco e alle innovative ottiche di precisione monoblocco hi-tech, l’ArenaVision - MVF404 2 kW offre un’efficienza ottica elevata. Oltre ad aumentare l’emissione luminosa e l’efficienza ottica, i proiettori vantano caratteristiche come l’installazione e la sostituzione della lampada semplificati, un nuovo sistema di sicurezza con sezionatore integrato, e un innovativo sistema di riaccensione a caldo. Sono, inoltre, dotati di una varietà di riflettori e lampade e offrono una scelta di sistemi ottici, oltre a 3 potenze per adattarsi ad ogni applicazione immaginabile.

Rendimento ottico ottimizzato I proiettori ArenaVision MVF404 sono stati progettati in base al nuovo sistema lampadaottica assiale da 2000 W, in grado di migliorare l’emissione luminosa di circa il 10%, grazie ad un sistema ottico dal design che assicura un maggior rendimento e consente di ridurre il numero di apparecchi, con un notevole risparmio economico, energetico e di manutenzione. Minori costi di installazione e manutenzione Grazie alla nuova lampada compatta e a un semplice dispositivo con clip a molla, l’installazione e la sostituzione delle lampade sono notevolmente semplificate e possono essere eseguite con una sola mano. La lampada può essere fissata all’attacco con semplicità e le tolleranze ridotte non lasciano spazio ad errori. La gestione in loco e più semplice, rapida e, pertanto, economica.


New light for the Artemio Franchi Stadium in Florence The project, by Philips, has involved the main football facility in Florence and has enabled to achieve an optimal lighting, to improve the energy impact and to adapt the structure to the UEFA requirements. The Artemio Franchi is one of the most important Italian stadiums and - both for its historical significance as for its artistic and cultural impact - is considered an out-and-out national monument. It has always presented itself as a reference point for the international events, while maintaining a Florentine identity declined into architecture, due to its characteristic asymmetrical planimetry in the shape of the letter "D", and in its sporting function, as the headquarters of the internal meetings of Fiorentina. The stadium was built between the two world wars, and has been involved over the years in various redevelopment projects, both structural and plant engineering. The first Philips intervention was made in 2006, with the removal of the old projectors and the installation of 256 new equipments 2000 watt, with a 50% saving of energy for the City of Florence plus an optimization of lighting performance. The last major project conducted has focused on sources with a solution to improve the ligh-

ting, to adapt it at the new rules and respond to the UEFA new requirements. To be able to put into operation the plant before the beginning of the new football season, the intervention was carried out during the stop of the Championship. The light sources present were supplemented with 98 projectors (70 by 2000 watt and 28 by 1000 watt). The new efficient ArenaVision projectors (L.O.R. ≼ 0,80), installed 2000 watt on the towers and 1000 watt on the roof of the tribune, ensured a high lighting uniformity (minimum /medium uniformity on horizontal luminance = 0,83), a color temperature of the lamps adapted to high definition shoot and a reduction of light pollution outside the building. With Philips Arena Vision projectors the lighting system has reached a new level of performance, offering very high light output, optical efficiency, easy installation, reliability and flexibility. Philips has been able to meet, in a unique and winning way, the specific needs of this important project for sports lighting, providing the maximum definition of light. The new solutions adopted, in addition to meet the UEFA requirements, have enabled to achieve a unique outcome in terms of improvement of the structure, making the sports experience even more realistic and exciting, for players, audience and television viewers.

PHILIPS - ARENA VISION Since its introduction, it has proved to be the perfect projector for the lighting of sports facilities, in which are often required strict specifications, in order to allow the filming of national and international television events. With ArenaVision the key disciplines that concern the design of lamps, optics and power supplies have been integrated with a unique mission: to create the best possible projector, able to operate effectively for many years. Thanks to the compact metal iodide Philips MHN-SE 2000 W single attack lamp and the innovative precision mono block hi-tech optics, ArenaVision - MVF404 2 kW offers high optical efficiency. Besides increasing the light output and optical efficiency, the projectors have features such as simplified installation and replacement of the lamp, a new security system with integrated disconnect switch, and an innovative system of hot re-start. They are also equipped with a variety of reflectors and lamps and offer a choice of optical systems, plus 3 powers to be adapted to every imaginable application.

Optimized optical performance The projectors ArenaVision MVF404 were designed according to the new system lamp-axial optics 2000 W, able to improve the light emission of about 10%, thanks to an optical system design that ensures a higher yield and reduces the number of equipments, with a considerable economic, energy and maintenance saving. Lower costs of installation and maintenance Thanks to the new compact lamp and a simple spring clips device, installation and replacement of the lamps are considerably simplified and can be done with one hand. The lamp can be fixed to the attack with simplicity and reduced tolerances leave no room for error. The on-site management is simpler, faster and, therefore, economical.


Lavorare con la luce. Testimonianze dopo il master in Lighting Design del Politecnico di Milano Un’esperienza nata negli anni ’80 che si è consolidata negli ultimi dieci anni con lo scopo di fornire solide competenze utili all’inserimento nel mondo del lavoro

An experience born in the years '80 which has consolidated over the last ten years with the aim of providing solid skills that are useful for insertion in the world of work

A cura di / curated by 1 Andrea Siniscalco

LIGHTING DESIGNER LAVORARE CON LA LUCE

I

Working with light. Testimonies after the Master's degree in Lighting Design at Politecnico of Milan

l mondo della progettazione della Luce sta attraversando un periodo di grande fermento, sia per le rapide innovazioni tecnologiche sia per quanto riguarda il percorso di inquadramento della professione. L’ormai consolidato avvento dei LED e il loro continuo e rapido sviluppo, ha giocato un ruolo fondamentale nella modifica del mercato, favorendo l’ingresso a nuovi player e modificando profondamente alcune realtà storiche. Il proliferare di queste nuove realtà ha acceso il dibattito su chi possieda titolo per occuparsi della progettazione dell’illuminazione. La problematica fondamentale rimane tuttavia legata alla mancanza di cognizione sull’importanza del progetto dell’illuminazione, non tanto da parte di coloro che orbitano (magari anche solo marginalmente) nel settore, ma soprattutto del cosiddetto utente finale che spesso non è in grado di percepire l’importanza del progetto di illuminazione e non ha gli strumenti per valutarne la qualità se non da un punto di vista meramente estetico. La mancanza di “educazione alla luce”, ha favorito il proliferare di “esperti dell’ultima ora” arrivati da altri settori, magari sfruttando competenze che sono in realtà solo trasversali alla progettazione dell’illuminazione. Nel nostro Paese, che in questo settore riveste un ruolo di primaria importanza a livello mondiale, si sente fortemente la mancanza di un corso di laurea in grado di garantire formazione nel settore illuminotecnico. Dunque chi si deve occupare della progettazione dell’illuminazione? Questa domanda ha portato a varie discussioni sulla definizione della figura professionale

del lighting designer, sul suo riconoscimento, sulla differenza che deve avere da un light consultant, su quali siano gli scopi finali, sulla deontologia professionale e molteplici questioni annesse. Allo stato attuale è certo che l’esercizio della professione del lighting designer è (riprendendo la definizione della legge 14 gennaio 2013, n. 4, relativa alle professioni non organizzate) “libero e fondato sull'autonomia, sulle competenze e sull'indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica”. In merito alla “indipendenza di giudizio intellettuale e tecnica”, negli ultimi anni il panorama della formazione (relativa alla progettazione illuminotecnica) si è popolato di numerosi corsi, di differente durata, con scopo ultimo non solo la formazione dei partecipanti, ma anche il consolidamento del parco clienti da parte dei promotori. Capita alle volte di imbattersi, in questo sterminato mare di offerte, nel termine “master” usato impropriamente, che viene interpretato dai più come sinonimo di “alta formazione”, indipendentemente dall’ente erogatore e dalle caratteristiche del corso. Da un punto di vista legale, la dicitura “master” non è esclusiva di una tipologia di corso rispetto a un’altra ma lo Stato italiano riconosce solo nel master universitario un titolo di studio con valore legale, che prevede l’erogazione di 60 crediti formativi universitari CFU (MIUR, decreto del 3 novembre 1999, n. 509). Dopo precedenti esperienze avviate da Alberto Seassaro negli anni 80, dal 2004 il Politecnico di Milano organizza un master universitario dedicato alla progettazione dell’illuminazione, con lo scopo di creare

( 1 ) Dipartimento di Design Politecnico di Milano

(1) Department of Design, Politecnico of Milan

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The world of the lighting design is going through a period of great turmoil, both because of rapid technological innovations, as is the actual definition of the profession itself. The now consolidated advent of LEDS and their continuous and rapid development has played a fundamental role in market changes, by introducing new players and profoundly changing some historical realities. The proliferation of these new realities has triggered debate as to who is entitled to deal with lighting design. The basic problem remains, however, in the lack of knowledge of the importance of the illumination project, not so much on the part of those who orbit (even only marginally) the field, but especially the so-called end-user who, often unable to perceive the importance of lighting projects, does not often have the tools to evaluate the quality of a project, if not merely from an aesthetic point of view. The lack of "lighting education", has favoured the proliferation of "experts of the final hour" who have arrived from other areas, exploiting skills that are in reality only indirectly related to illumination design projects. Our country, which plays a vital global role in this sector, strongly experiences the lack of a degree course that trains in the field of lighting. Who will take responsibility for lighting design? This demand has led to various discussions regarding the definition of the professional figure of the lighting designer, recognition of that figure, and the difference a lighting consultant should embody, final aims, professional ethics and many related questions. In the current situation it is certain that the exercise of the profession of the lighting designer is (to take a definition that comes directly from the law, January 14, 2013, n. 4, relating to the professions which are not organized) "free and based on autonomy, on skills and independence of intellectual and technical judgment". Regarding the "independence of intellectual and technical judgment", in recent years, the panorama of lighting design training has been populated by many courses, of various durations, with the final aim, not only of training the participants, but also the consolidation of the client-base on the part of the promoters.


Students of the 7th edition of the Master in Lighting Design after a lecture of Prof. Michele De Lucchi

Studenti della 10a edizione del master in Lighting Design & LED Technology durante una lezione sull’illuminazione per i beni culturali del prof. Francesco Murano.

Students of the 10th edition of the Master in Lighting Design & LED Technology during a lesson on lighting for cultural assets of Prof. Francesco Murano.

Studenti della 1a edizione del master durante un rilievo presso la pinacoteca di Brera.

Students of the 1st edition of the master during a survey at the Brera Gallery.

figure professionali dotate di strumenti adeguati per potersi confrontare con il mondo della professione nelle sue molteplici sfaccettature. Un progettista che ha affrontato un percorso formativo ricco di spunti culturali, che spaziano nell’uso della luce nell’arte e come arte, del colore, della percezione, dell’influenza della luce sull’essere umano, fino a interventi dei principali attori di mercato, come professionisti e aziende. Un arricchimento culturale ancora più assimilabile grazie a una forte trattazione della componente tecnica, dalla fotometria alla progettazione illuminotecnica, dalle tecniche della rappresentazione all’uso del CAD illuminotecnico, passando per le nozioni di daylighting ed elettronica sino alla specifica trattazione delle tecnologie per l’illuminazione a LED. La cultura Politecnica che contraddistingue il master in Lighting Design & LED Technology, si traduce anche nell’assunzione che l’atto creativo del progettista è più consapevole e mirato se questo possiede delle solide

basi tecniche. L’obiettivo fondamentale del master è fornire il più possibile le competenze richieste nel mondo del lavoro per favorire al massimo il placement delle persone che lo frequentano. A ottobre 2014 prenderà il via l’undicesima edizione di master che ha contribuito ad arricchire il panorama formando in questi anni più di 250 professionisti, molti dei quali hanno trovato lavoro presso studi di progettazione, aziende di prodotti o hanno avviato la loro attività di progettisti della luce. Di seguito sono riportate le testimonianze di alcuni ex studenti del master che oggi lavorano nel settore in differenti campi di applicazione. Cosa li ha spinti a frequentare un master, quali nozioni acquisite hanno trovato maggior riscontro in ambito professionale, l’utilità di investire in un intero anno di formazione, le possibilità future per i giovani in ambito professionale e in cosa consiste oggi il loro lavoro*.

In this vast sea of offerings one can sometimes stumble upon an incorrect use of the term "masters", interpreted by most as a synonym for “high level training", regardless of the characteristics of the course itself. From a legal point of view, the word "masters" is not exclusive to one type of course with respect to one another, but, the Italian state, only recognizes the masters, a title with legal value, which requires the delivery of 60 university training credits CFU (MIUR, decree of November 3, 1999, n.509). After previous experiences initiated by Alberto Seassaro in the 1980’s, since 2004 Politecnico of Milan has organised a masters degree dedicated to lighting design, with the purpose of creating professionals equipped with the tools to be able to compare with the world of the profession in its multiple facets. A designer who has faced a learning path rich in culture, ranging in the use of light in art and how art, colour, perception, of the influence of light on human beings, to contributions by the main players in the market, such as professionals and companies. A cultural enrichment even more assimilable thanks to a strong handling of the technical component, from the measurement of the light intensity to lighting design, the techniques of representation to the use of CAD lighting, by way of concepts of daylighting and electronics, as far as the specific treatment technologies for LED lighting. The Politecnica culture which distinguishes the masters in Lighting Design & LED Technology, is also apparent in the assumption that the creative act of the designer is more ‘aware’ and focused if it has a solid technical base. The fundamental objective of the Masters is to provide, as far as possible, the skills required in the world of work to facilitate the placement of those frequenting the course. In October 2014 the eleventh edition of masters will start, having contributed to enrich the landscape in these years, training more than 250 professionals, many of whom have found employment in design studios, companies or products that have started their business as lighting designers. The following are the testimonies of some former masters students who work today in different fields of application. What has propelled them to attend a masters, which of the acquired skills has been better reflected in the professional field, the usefulness of investing an entire year of training, the future possibilities for young people in the professional and what is their work today*.

Box percettologici del Laboratorio Luce, di supporto alla didattica della percezione e dell’interazione fra luce, uomo e materia.

Perceptional boxes of Luce Laboratory, to support the teaching of perception and interaction between light, human and matter. LIGHTING DESIGNER LAVORARE CON LA LUCE

Studenti della 7a edizione del master in Lighting Design dopo una lezione del prof. Michele De Lucchi.

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Carlo D’Alesio e Piero Santoro (2a edizione, aa 2005-2006) D'Alesio & Santoro Lighting Design Quali aspetti del master vi sono tornati più utili nell’ambito professionale?

Il master garantiva un’ampia copertura sulle tematiche del mondo del lighting, ricordiamo ad esempio la bellissima esperienza al teatro La Scala di Milano; anche se non abbiamo poi avuto modo di approfondire l’ambito dell’illuminazione per lo spettacolo, ha permesso uno sguardo allargato al mondo del lighting che, pur rappresentando un settore specifico, è molto ampio. Oltre all’attività didattica, fondamentali – per come siamo strutturati oggi – sono stati i tirocini professionali. Ora abbiamo un’attività nostra, alla quale siamo giunti a seguito di esperienze di lavoro differenti ma complementari, scaturite dal tirocinio del master. Piero Santoro è stato cinque anni in 3M, fino a diventare responsabile tecnico della divisione lighting Italia (esperienza in una grande multinazionale), Carlo D’Alesio ha passato cinque anni presso lo studio Metis, dove si fa progettazione lighting high end. Questi due differenti punti di vista, nella costruzione della nostra realtà professionale di consulenza si sono dimostrati fondamentali e vincenti. Ritenete che le materie che hanno avuto minor riscontro nella vostra professione, siano comunque utili o secondo voi bisognerebbe restringere il campo didattico?

Un ventaglio più ampio dà la possibilità allo studente di capire dove poter esprimersi al meglio e quale strada intraprendere successivamente. Questo non sarebbe possibile riducendo gli argomenti trattati.

Vale la pena impegnare un anno della propria vita per seguire un master?

La dignità di un master di un anno è importante. Inoltre altro aspetto rilevante è quello di capitalizzare i contatti che si consolidano nel corso dello stesso, con la faculty, con i professionisti, con le aziende partner e la possibilità di trovare un tirocinio. Per noi – non è un’esagerazione – aver seguito il master e il tirocinio ha configurato la vita professionale. Abbiamo lavorato cinque anni in un periodo non propriamente roseo e sempre in tale contesto, controcorrente economicamente e psicologicamente, abbiamo aperto la nostra attività nel 2010. Rifacendosi al problema della crisi, ancora attuale, a più di otto anni dalla vostra esperienza nel master, ritenete che oggi il mercato della luce possa offrire ancora qualcosa ai giovani?

Si. Non è tanto una questione anagrafica. Se oggi si intraprende la professione indipendente la competizione con realtà più strutturate è sicuramente difficile.

Anche per quanto riguarda le cosiddette nuove tecnologie?

È proprio nel gap che si è creato tra le competenze “classiche” dell’illuminotecnica e le nuove tecnologie che si vengono a creare gli spazi maggiori per i giovani. Quando voi avete partecipato al master le tecnologie d’illuminazione allo stato solido non erano ancora così diffuse, dal 2011 in poi il master ha potenziato notevolmente la didattica su tutti gli aspetti tecnologici più recenti legati all’illuminazione a LED (elettronica, sistemi di controllo, alimentazione).

Seguire il master oggi e partire direttamente dalle nuove tecnologie, senza affrontare il problema legato al fatto di dover “dimenticare” il pregresso e affacciarsi a qualcosa di

CARLO D’ALESIO AND PIERO SANTORO (2nd edition, ay 2005-2006) D’Alesio & Santoro – Lighting Design What aspects of the master have been most useful when working professionally? The Masters had a relatively ample covering of the themes of the lighting world, for example we can remember a beautiful experience at the Scala theatre in Milan and even though we haven’t had the way to confront ourselves with the lighting for the show, there has been a prolonged look into the lighting world which is broader although it consists of a specific sector. Apart from the fundamental teachings it has been due to the professional work experiences, considering the way we are structured today. Now we have our own activity, which we arrived at though diverse yet complimentary work experiences, developed from work experience. Piero Santoro has been at 3M for five years, until becoming the technical representative of the Italian lighting division (an experience in a big multinational), Carlo D’Alesio has spent five years at the Metis studio, where high end lighting projection is something worked with. The two points of view, in the construction of our professional advice from experts, have proved to be victorious as well as fundamental. Do you believe that the subjects that have been followed less in your profession are still useful or do you think that a tightening of the didactic field is necessary? A wider range of opportunities gives the student a chance to understand how to express himself best and what road to then follow. This would not be possible if the arguments were to be reduced. Would you say that its worth to use a year of one’s to study for a masters? The dignity of a masters in a year is important. In addition, another aspect is linked to the understanding of the contacts that one has during the masters, with the course and professors as well as with partner businesses and the possibilities of finding work experience. We have worked five years as part of a program that isn’t particularly successful and sticking to this subject we have spread our activity in 2010, in both a economic and psychological way. Going back to the still current crisis problem, after more than eight years from your postgraduate experience, do you believe that the light market can still give something to the youth? Yes. It’s not a question of youth or not youth. If today one begins the independent profession, the competition with more structured realities is surely difficult.

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Is this a valid point also for the so said new technologies? It is exactly in the gap created between the “classical” lighting technical competences and the new technologies that major spaces for the youth are created.

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3M CIC Nordics Stockholm, 2013 e Saudi Arabia, Riyadh, 2013. D'Alesio & Santoro Lighting Design, Design Group Italia: Progetti che contemplano lighting design, electrical automation e experience design.

Projects involving lighting design, electrical automation and experience design.

An ironic reinterpretation derived from the endless discussions on energy savings.

totalmente nuovo è sicuramente vantaggioso. Un altro settore interessante è quello della ricerca per lo sviluppo tecnologico. Tra le attività che svolgiamo vi è anche quella di outsourcing per le aziende, ambito in cui si possono ottenere numerosi vantaggi grazie all’attività di consulenza, mettendo in campo agilità e rapidità nella ricerca e comunicando così il proprio valore aggiunto. Potete descrivere un vostro progetto, per spiegarci meglio in cosa consiste il vostro lavoro?

Con Design Group Italia, per la sede di 3M Nordics a Stoccolma, abbiamo curato il lighting design e l’electrical automation del loro CIC (Customer Innovation Center), ovvero il luogo dove vengono portati i clienti, gli stakeholders, le università, in un viaggio

esperienziale dove le tecnologie aziendali fanno sfoggio di sé. Ci siamo trovati a disegnare scenografie luminose, l’esperienza della luce anche in collaborazione con un team di interior e experience designers; abbiamo progettato l’illuminazione e creato l’automazione dello spazio. È stata un’esperienza di sei mesi che poi ha influenzato la progettazione di altri centri analoghi del mondo. Si è trattato quindi di un’interessante esperienza di progettazione illuminotecnica del prodotto e degli impianti. Quindi nella vostra professione vi occupate sia di prodotto che di lighting design?

Si, in prevalenza di prodotto. Vorremmo tuttavia aggiungere un terzo ambito, la ricerca industriale.

When you followed your master, solid lighting technologies were still not very widespread, from 2011 onwards the master has empowered the learning on all technological fronts which are similar to LED lighting (electric, control system, alimentation). Following the masters today and directly confronting the new technologies, without having the problem of ‘forgetting’ the previous issues and confront something completely new and certainly favorable. Another interesting sector is the one dedicated to research for technological development. One of the activities that we undertake is one linked to the outsourcing for businesses. Here numerous advantages can be found regarding counseling, using agility and rapidity as part of research that communicate their own added value. Could you talk us through one of your projects, to best explain what your job consists of? With Design Group Italia, at the 3M Nordics centre at Stockholm, we have looked at lighting design and the electrical automation of their CIC (Customer Innovation Centre), thereby the place where the clients, stakeholders and universities are brought for an journey where technological based businesses can show their own products. We have found ourselves designing bright scenography, the experience of light also in collaboration with a interior team and experienced designers; we have projected the lighting and created the automisation of the space. It has been a six month long experience that has influenced other centers throughout the rest of the world. Hence, it has been an interesting experience relative to the lighting-techinical projection of the product and of the implants. So, in your profession do you look at both product and lighting design? Yes, with prevalence of product. We would like to add a third sector that deserves to be added on, therefore the industrial research for personal use or for the clients.

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Zippo Lantern, 2012 D'Alesio & Santoro Lighting Design. Una reinterpretazione in chiave ironica derivata dalle infinite discussioni sul risparmio energetico.

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Emanuele Bertani (6a edizione, aa 2009-2010) Castaldi Lighting

Sunlight Park Parco Tirrenia, sito via del Tirreno 46 Pisa. Studio illuminotecnico a cura di Castaldi Lighting.

EMANUELE BERTANI (6th edition, ay 2009-2010) Castaldi Lighting What did you expect when you decided to sign up for the Master? I was expecting something concrete. After my college years I had the desire to specialize in something, which was the light and my expectations have been rewarded. There was something concrete, because after the Master situations have occurred that I could not even imagine before, as newly graduate in design. What skills, gained through the Master, have turned out to be most useful for you in a professional environment? In the first place, no doubt lighting. Confronting people in the industry you have to prove your competence and this allows you to create your space. The light is a physical phenomenon before anything else and lighting technology, even if it was the heaviest part and took more time, is very important. The project works instead helped me to understand what was the direction I wanted to take in the world of work, being divided by design area. What are the benefits of a structured path as the Master, with duration of one year and then an important investment in a person's life? The time spent is proportional to the knowledge gained. An industry professional that already has basic skills can take a course to study specific issues, but for those who want to be trained in lighting design, the investment in an intensive one-year full-time programme gives greater competence.

Cosa ti aspettavi quando hai deciso di iscriverti al master?

Mi aspettavo qualcosa di concreto. Dopo gli anni universitari c’era la voglia di specializzarsi nell’ambito della luce. Le aspettative sono state ripagate, dopo il master si sono verificate situazioni che, da neolaureato in design, non potevo immaginare. Quali competenze del master ti sono tornate più utili in ambito professionale?

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Senza dubbio quelle illuminotecniche. Confrontandoti con persone del settore devi dimostrare competenza, questo consente di crearti degli spazi. La luce è un fenomeno prima di tutto fisico e l’illuminotecnica, anche se si tratta della parte più complessa da approfondire e che richiede più tempo, è importantissima. I project work invece mi hanno aiutato a capire qual era la direzione che volevo prendere nel mondo del lavoro, essendo suddivisi per settore di progettazione.

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Quali vantaggi comporta un percorso strutturato come il master, della durata di un anno, dunque un importante investimento nella vita di una persona?

Il tempo impiegato è proporzionale alle nozioni acquisite. Un professionista del settore, che già possiede delle competenze di base, può seguire un corso per approfondire specifiche tematiche, ma per chi vuole formarsi nell’ambito della progettazione della luce investire un anno in un percorso completo e intensivo offre garanzie di maggiore competenza.

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Ritieni che le nozioni trattate nel master siano più adeguate a un profilo aziendale o a quello di uno studio professionale?

Avendo vissuto un percorso in azienda, presso Castaldi Lighting, posso dire che le competenze acquisite sono servite e permettono di inserirsi in una realtà che produce corpi illuminanti. Per mia scelta non ho intrapreso la carriera in uno studio, ma alcuni miei compagni mi riferiscono di non aver avuto problemi o lacune nell’attività svolta all’interno degli studi di lighting design. C’è ancora spazio per i giovani nel mondo del lighting?

Fortunatamente si, la luce rimane un elemento fondamentale nella vita delle persone e ciò consente di potersi ritagliare ancora degli spazi. La luce è carica anche di una parte comunicativa ed emozionale e soprattutto i giovani sono in grado di portare freschezza e innovazione. Fortunatamente non esistono solo ambiti di progetto dominati dalle normative ma anche la componente creativa trova i suoi spazi, bisogna guadagnarseli ma ci sono. Una maggiore diffusione della cultura della luce contribuirebbe a creare maggiori spazi per i giovani progettisti?

Purtroppo non solo in Italia, ma in tutti quei paesi che si affacciano sul Mediterraneo, dove la luce naturale è molto abbondante, abbiamo notato che l’illuminazione (specialmente negli esterni) è uno degli ultimi aspetti presi in considerazione. Spesso si arriva alla progettazione della luce quando in ritardo,

Do you think the concepts covered in the master are more appropriate to a company or a professional studio profile? Having gone down a path in a company, at Castaldi Lighting, I can say that the skills acquired were useful, and they were more


Ti occupi prevalentemente di progettazione illuminotecnica o di prodotto per l’illuminazione?

Non mi sono ancora occupato di prodotto, anche se la mia formazione precedente al master era focalizzata proprio in questo settore; mi sono dedicato esclusivamente all’utilizzo della luce e quindi alla consulenza illuminotecnica per l’utente. In cosa consiste questa consulenza?

In estrema sintesi, l’architetto, il designer o l’utente finale hanno un idea di ciò che vogliono realizzare e se i prodotti scelti sono nostri (o se l’azienda viene giudicata competente per il compito necessario), noi aiutiamo a raggiungere il risultato prefigurato.

Ad esempio nella realizzazione del primo progetto che ho seguito, l’architetto e il designer avevano avuto l’idea di illuminare Rocca di Tentennaro a Castiglione d’Orcia in Toscana, un edificio del 12° secolo, donato da privati allo Stato negli anni ’70. Il comune ha deciso di restaurarla e realizzarvi uno spazio espositivo. Questo ha portato alla necessità di valorizzarne l’aspetto esterno data anche la sua posizione predominante nella valle. C’era un’idea di base sull’illuminazione (dal basso per non invadere le facciate con gli apparecchi). Ci siamo occupati di offrire consulenza sulla disposizione, la quantità, la tipologia di fascio, per ottenere quanto desiderato. Normalmente all’avvio di un progetto, dopo il primo incontro arrivano i prospetti dei luoghi da illuminare, segue una parte informativa (materiale fornito o ricerche) per meglio comprendere cosa si sta illuminando. Dopo un brainstorming iniziale tutto va rivisto in funzione delle normative, delle problematiche legate alla sicurezza e delle caratteristiche dei prodotti impiegati. Il progetto minimale con pochi calcoli e indicazioni di massima sul posizionamento degli apparecchi ormai non trova più spazio, se non ad opera di qualche elettricista, non certo di un’azienda.

than enough to be part of a concern that makes lighting fixtures. By my own choice, I did not take up a career in a studio, but my course mates, with whom I am still in contact, tell me that they have not had any problems or gaps even in the lighting design studies context. I believe, therefore, that it depends on how you want to work with light. Is there still room for young people in the world of lighting? Fortunately, there’s room as the light is a key element in people's lives and this allows you to still be able to carve out some spaces. The light is also charged of a communicative and emotional part and especially young people are able to bring in freshness and innovation. Happily, there are not only project areas dominated by regulations, but also the creative component makes its own space, you have to earn it, but it is there. Would a greater diffusion of the culture of light, help to create more room for young designers? Regrettably, not only in Italy, but also in all those countries bordering on the Mediterranean, where natural light is quite abundant, we noticed that the lighting (especially in the exteriors) is one of the last aspects to be taken into consideration. Often, you get to lighting design when you are very late, almost out of budget and have to fight to give a semblance of a project where the tendency is to cut off. Conversely, in the Nordic countries, there is a greater attention and sensibility towards light, an inevitable consequence of its deficiency. The spread of the culture of light would certainly help to take it more into account. Regrettably, today it often happens, wandering through the cities, that the vast majority of the designs is the result of a rushed and mistreated project. Do you mainly deal with lighting design or lighting products? I haven’t yet dealt with the product even though my training, before the master, was just in this area. I have devoted myself exclusively to how to use the light and then to lighting consultancy for the user.

Intervento di riqualificazione funzionale di Rocca Tentennano in Castiglione D’Orcia (Si). Progetto: M.Governi, R. Costalonga. Installatori: Euroelectric srl. Apparecchi di illuminazione: Castaldi Lighting.

Functional redevelopment of Rocca Tentennano in Castiglione D'Orcia (Si). Project: M.Governi, R. Costalonga. Installers: Euroelectric srl. Lighting equipments: Castaldi Lighting.

Would you like to describe this consultancy to us? Very briefly, the architect, designer or end user have an idea about what they want to achieve and if they select our products (or our company is judged competent for the required task), we help them to reach the particular result they envisioned. For example, in the first project that I followed and carried out, there were an architect and a designer who had the idea of lighting Rocca Tentennaro in Castiglione d'Orcia in Tuscany, a building of the 12th century, donated by private individuals to the state in the 70s. The municipality had decided to restore it and planned to establish an exhibition space. This has led to the need to enhance the external appearance given its dominant position in the valley. There was a basic idea about the lighting (from the bottom so as not to clutter the facades with appliances). We were concerned with giving advice on the arrangement, the amount and the beam type, to obtain what they wanted. Normally in a project, after the first meeting, you will receive survey drawings of the places to be lit, followed then by a piece of information to understand what you are lighting, with provided material or researches. After an initial brainstorming everything should be reviewed in accordance with the regulations, the security issues and the characteristics of the products used. Today, the old way design plan with small calculations and general guidelines on the equipment’s positioning finds no room, it is something that can perhaps be done only by an electrician, not by a company.

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a budget praticamente esaurito e si deve lottare per dare una parvenza di progetto là dove la tendenza è quella di “tagliare”. Differentemente nei paesi del nord, c’è una maggiore attenzione e sensibilità verso la luce che deriva inevitabilmente dalla sua carenza. La diffusione della cultura della luce, sicuramente aiuterebbe a considerare maggiormente gli aspetti ad essa legati. Purtroppo oggi spesso capita, girando per le città, che la stragrande maggioranza dei progetti sia il risultato di una progettazione affrettata e non curata.

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Stefania Kalogeropoulos (8a edizione, aa 2011-2012) Studio Barbara Balestreri Lighting Prima di partecipare al master eri consapevole di quello che rappresentava il mondo dell’illuminazione, della professione del lighting designer e di tutto ciò che orbita attorno ad essa?

In realtà no, pensavo che fosse solo l’architetto a gestire gli aspetti relativi all’illuminazione. Avendo poi sviluppato un interesse nei confronti della luce ho casualmente scoperto il master e quindi la figura professionale che avrei voluto approfondire. Dopo il master, quali delle competenze acquisite ti sono tornate più utili?

In realtà direi che tutte le nozioni sono servite, prima del master c’era solo l’interesse. Durante i fondamenti abbiamo acquisito una base tecnica, ma anche culturale, storica, con aspetti anche legati alla percezione della luce. Tutto è servito; le nozioni (otre alla parte tecnica) fanno riferimento a parametri che vanno considerati nell’ambito della progettazione. Quindi ogni nozione appresa è utile se lo scopo è che diventi una professione. Le altre materie, quelle che magari non sono centrali nella tua professione, ad esempio il lighting per il mondo del teatro e del live stage, ti sono tornate utili?

Non mi è ancora capitato di avere a che fare direttamente con questi argomenti, ma parlare di tecnologie come il DMX e i sistemi di gestione, approfonditi in quel modulo, potrebbe tornare utile in progetti futuri.

C’è ancora posto nel mondo del lighting per i giovani?

Per come la vedo io sicuramente c’è posto. Rispetto al mercato dell’architettura questo settore è in espansione, parlando con alcune mie conoscenze in qualità di architetto ho avuto meno difficoltà a collocarmi, credo che una figura professionale specializzata abbia sicuramente maggiori possibilità. Ora lavori nello studio dove avevi fatto il tirocinio del master?

Esatto, lavoro nello studio Barbara Balestreri Lighting Design. Finito il tirocinio mi hanno fatto un'offerta che io ho accettato, dal momento che avevo trovato molto interessante il modo in cui lavorano. Puoi raccontarmi il tuo lavoro, magari attraverso un progetto da te seguito presso lo studio dove attualmente lavori?

Il museo di Palazzo Pretorio a Prato è stato un caso particolare. Abbiamo dovuto partecipare a un concorso, quindi effettuare un’analisi e ricerca, preparare un concept un progetto preliminare e, dopo l’esito positivo, ci siamo occupati del progetto definitivo ed esecutivo, che richiedeva lo sviluppo sia dell’illuminazione permanente del museo che dell'illuminazione temporanea delle mostre che si svolgono all'interno di esso. La cosa molto interessante è stata che per poterlo portare a termine si è reso necessario ideare prodotti custom. Ci siamo interfacciati con gli architetti che hanno progettato l’allestimento (Guicciardini & Magni Architetti Studio Associato), con l'Ingegnere che ha progettato l'impianto, gli elettricisti e l'intero team che ha collaborato nella realizzazione di questo progetto. Inoltre per me si è anche trattato della prima esperienza di cantiere e di

STEFANIA KALOGEROPOULOS (8th edition, ay 2005-2006) Barbara Balestreri Lighting Design Studio Before doing the master were you aware of what was the lighting world, the profession of lighting designer and everything which orbited around it? Not really, I thought it was only the architect to manage the aspects of enlightenment. After having developed an interest in the light, I accidentally discovered the master and then the professional figure that I wanted to deepen. What of the skills you gained with the master did turn back most useful to you? I would say that all the notions are useful, before the master there was only the interest. During the fundamentals we have acquired a technical basis, but also cultural, historical, with aspects related to the perception of light too. Everything is important; notions (in addition to the technical part) refer to parameters that must be considered in the design. So any notion learned is useful if the goal is becoming a profession. Have you come in handy to the other subjects, those who maybe are not central to your profession, such as the lighting for the world of theater and live stages? It is not yet happened to have to deal directly with these issues, but talking about technologies like DMX and management systems, in-depth in that module, it might come in handy in future projects. In the world of lighting is there still a place for young people? The way I see it, there is definitely a place. Compared with the architecture’s market this sector is expanding, talking about my knowledge as an architect I had less difficulties to employ myself, I believe that a professional specializing figure definitely has a better chance. Do you now work in the studio where you did your apprenticeship master? That's right; I work at the Barbara Balestreri Lighting Design Studio. After the internship

Progetto di illuminazione dello studio Barbara Balestreri Lighting Design per il negozio di Nude a Tallin. Progetto architettonico: studio arch. Ivana Invernizzi. Fotografia: © Apranga Group.

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Barbara Balestreri Lighting Design Studio’s lighting project for the Nude shop in Tallin. Architectural design: Ivana Invernizzi Arch. Studio. Photograph: © Apranga Group.

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they made me an offer that I accepted, since I found it very interesting the way they work.

Progetto di illuminazione dello studio Barbara Balestreri Lighting Design per il Museo di Palazzo Pretorio a Prato attualmente in fase di ultimazione. Mostra “Da Donatello a Lippi. Officina Pratese”. Progetto di allestimento: Guicciardini & Magni architetti. Fotografia: © studio BBLD

Quindi hai dovuto occuparti anche di prodotto?

Si per gli apparecchi custom, anche se ho avuto più a che fare con la progettazione dell’illuminazione.

Barbara Balestreri Lighting Design Studio’s lighting project for the Museum of Pretorio Palace in Prato currently being completed. Exhibition "From Donatello to Lippi. Prato Workshop". Layout project: Guicciardini & Magni architects. Photograph: © BBLD studio

Lavorate molto con l’estero?

Si, principalmente. Trovo sempre molto utile e stimolante interfacciarsi con persone di altre lingue e culture. Qualche altra nota da aggiungere?

Sicuramente se dovessi tornare indietro rifarei la stessa scelta. L’esperienza al master del Politecnico mi ha dato la possibilità di trovare lavoro in un periodo non semplice dandomi dei contatti con professionisti molto seri.

* Numerose altre testimonianze di ex studenti sono consultabili sul sito del master (http://www.polidesign.net/it/lighting/ testimonianze).

So did you deal even with product? Yes, for the custom equipments, even though I had more to do with the lighting design. Do you work a lot with foreign countries? Yes, mostly. I always find it very useful and inspiring interface with people of other languages and cultures.

* Numerous other testimonies to former students are available on the website of the master www.polidesign.net/it/lighting/ testimonianze.

Do you have few other notes to add? Surely if I had to turn back I would make the same choice. The experience at the Polytechnic master gave me the opportunity to find a job during a not easy period, giving me the contacts with very serious professionals.

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conseguenza lavorare anche in loco con altre persone per raffinare il progetto.

Can you tell me about your job, perhaps through a project that you did at the studio where you currently work? The Praetorian Palace Museum in Prato was a special case. We had to participate in a contest, and then do an analysis and research, prepare a concept and a preliminary draft and, after the positive outcome, we dealt with the final and executive project, which required the development of both the museum's permanent lighting that the temporary lighting of the exhibitions that take place within it. The very interesting thing is that to be able to complete it, there was necessary to conceive custom products. We interfaced with the architects who designed the setup (Guicciardini & Magni Associate Architects Studio), with the engineer who designed the system, the electricians and the entire team that has worked in the realization of this project. For me it was the first yard experience I have dealt with, and consequently to work also on site with others to improve the project.

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Più di ottanta aziende leader nel campo dell’illuminazione hanno aderito ad Assil. Come mai? Forse perché ricevono supporto tecnico, ad alto valore aggiunto, mirato all’evoluzione qualitativa, funzionale e prestazionale dei prodotti immessi sul mercato, O forse perché non bastano creatività, know how, e “genio” italiano per superare gli ostacoli posti da regolamenti, direttive, leggi, protocolli e normative che la globalizzazione del mercato impone alle aziende. Oppure, a spingere tante aziende a farsi soci di Assil, è la partecipazione gratuita ai numerosi corsi di formazione in campo legislativo e illuminotecnico. Qualunque siano i motivi che hanno portato queste aziende a far parte dei nostri associati, il principale resta la volontà di appartenere all’Èlite dell’illuminazione Italiana, e rappresentare così l’eccellenza in questo settore a livello internazionale.

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UNITI SI È PIÙ FORTI

Associazione Nazionale Produttori Illuminazione Federata ANIE Via Monte Rosa 96 - 20149 Milano - Tel. +39.02.97373352 www.assil.it - segreteria@assil.it


Proposta di una metodologia per illuminare i centri storici di / by 1 1 1,2 Laura Bellia , Nicola Agresta , Alessia Pedace 'illuminazione degli spazi urbani è un tema di estrema importanza che sta riscontrando una sempre maggiore attenzione da parte dei progettisti e delle pubbliche amministrazioni (si pensi ai piani della luce di cui si stanno dotando molti comuni), questo sia per ragioni di risparmio energetico che per motivi culturali. La luce svolge, infatti, una serie di ruoli importanti all'interno delle città e alcuni di essi sono stati evidenziati solo di recente. Inizialmente l'illuminazione fu introdotta nei centri abitati allo scopo di ridurre i crimini contro le persone e le proprietà e quindi per contribuire ad aumentare il senso di sicurezza dei cittadini. In tempi più recenti ci si è resi conto che l'illuminazione degli spazi urbani ha enormi potenzialità per quanto concerne la loro valorizzazione: un buon progetto illuminotecnico può completare e arricchire l'immagine che la città ha di giorno, divenendo elemento di attrazione e conoscenza. Questa tematica assume particolare rilevanza nei centri storici, troppo spesso poco o male illuminati e frequentemente non valorizzati. Si noti che per “cattiva illuminazione” non si intende livelli troppo bassi di luce: anzi, nell’ottica della riduzione dell’inquinamento luminoso, l’obiettivo deve essere quello di ridurre la potenza degli apparecchi illuminanti; si auspica invece il raggiungimento di livelli di luminanza e illuminamento bassi ma meglio distribuiti. Da queste premesse risulta evidente come, in un territorio come quello italiano ricco di spazi urbani di estrema importanza storica e culturale, un corretto progetto illuminotecnico possa contribuire a rendere più fruibili e sicuri tali spazi, allo stesso tempo riducendo i consumi energetici, attirando turisti e abitanti e favorendo l’economia locale. La corretta illuminazione di uno spazio urbano non può prescindere da uno studio accurato dei materiali, dei colori e da un'approfondita conoscenza storica e architettonica del contesto: molto spesso vi sono delle incertezze nel condurre in modo

sistematico questi studi preliminari e non vi è una metodologia di riferimento per affrontare la progettazione in contesti così complessi. Per questi motivi l’articolo propone una metodologia che possa costituire una guida nella progettazione illuminotecnica rispettando i materiali, i colori e l'architettura di uno spazio urbano. L'illuminazione delle cortine edilizie, delle piazze e dei monumenti differisce profondamente dall'illuminazione stradale che sottostà ad altre regole ed esigenze e la metodologia qui proposta è orientata alla progettazione dell'illuminazione per le aree non destinate al traffico veicolare. Per testare questa metodologia si è scelto di applicarla a uno spazio urbano del centro storico di Napoli: Piazza Sisto Riario Sforza. La scelta è stata fatta in quanto essa è esemplificativa della cattiva illuminazione spesso riscontrabile in simili contesti.

(1) Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università di Napoli Federico II (2) Dipartimento di Energia, Ingegneria dell'Informazione e Modelli matematici, Università di Palermo

(1) Department of Industrial Engineering, University of Naples Federico II (2) Department of Energy, Information Engineering and Mathematical models, University of Palermo

Urban lighting for historical centres is an extremely important theme that is gaining more and more attention by designers and local administrations (think about the diffusion of lighting plans), both for cultural and energy conservation reasons. Indeed light performs a series of important roles inside urban spaces and some of those have been only recently highlighted. At the beginning, lighting was introduced in urban spaces for security intentions, to prevent crimes against people and properties; recently it became clear that it could also help urban spaces in a bigger renovation process: a well designed project improves the public image of a city, becoming an element of attraction and knowledge. All of this it’s particularly relevant for historical centres, frequently bad-lighted and not adequately enhanced. Notice that "bad lighting" does not mean low light levels: instead, considering the need of reducing light pollution, the goal is to decrease the lighting sources' power while achieving lower but better distributed luminance and illuminance levels. From these premises it is clear that especially in Italy, well known for its urban spaces of extreme cultural relevance, a proper lighting project could improve the liveability of a city, attract visitors and make the city itself safer while reducing energy consumption. But since we are dealing with historical buildings it is not possible to leave out of consideration an accurate study of materials, colours and a deep architectural knowledge of the context: frequently there are uncertainties in carrying out these preliminary studies and there is no reference methodology to guide the lighting project. For these reasons this article suggest a new methodology for pedestrian areas respectful of all the complexity of an urban scene. The method was then applied to a real case study, Piazza Sisto Riario Sforza in Napoli (Naples). The choice of this square was made because it is an example of bad lighting which is frequently found in similar contexts.

INNOVAZIONE

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A NEW METHODOLOGY PROPOSAL FOR HISTORICAL CENTRE LIGHTING

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Metodologia La metodologia è stata sviluppata e articolata in sette punti: i primi tre aiutano il progettista a individuare cosa valorizzare, mentre i successivi assistono il progettista nella scelta di come illuminare. Questa metodologia si basa su una fase di ricerca in laboratorio sulle caratteristiche cromatiche dei materiali illuminati e sul concetto di salienza visiva [1,2]: 1. Conoscenza del caso studio: intesa come conoscenza storica e architettonica dell'ambiente costruito in cui si va a operare; 2. Scelta dei punti di vista: è importante identificarli in quanto in alcuni casi i contesti urbani rendono possibili solo alcuni punti di vista, in altri, inoltre, il progettista potrebbe scegliere di favorire alcune prospettive piuttosto che altre; 3. Determinazione della salienza visiva: la salienza visiva è la qualità percettiva che rende un oggetto distinguibile e capace di attirare istantaneamente l'attenzione degli occhi e del cervello; quest'ultimo crea automaticamente delle "mappe di salienza" di tutto ciò che i nostri occhi vedono [3]. Il livello di salienza di un elemento è collegato anche alla luminanza, infatti aumentando o diminuendo i valori di luminanza è possibile attrarre o distogliere l'attenzione del sistema visivo [4]. È inoltre importante tenere a mente che all'interno di uno scenario ci possono essere diversi livelli di salienza che devono essere considerati nella progettazione [5]. Utilizzando un algoritmo è possibile ricavare mappe di salienza partendo da immagini a colori; questo permette l'individuazione di elementi che attirano l'attenzione e quindi possono guidare il progettista nella scelta degli elementi da evidenziare;

Figura 1: Localizzazione urbana della piazza.

Figure 1: The square in the urban context.

4. Analisi dell'attuale sistema di illuminazione: essa permette di avere un quadro completo della situazione prima del progetto, così da individuare punti forti e punti deboli dell’area in esame; 5. Determinazione delle riflettanze spettrali dei materiali: la loro conoscenza permette di scegliere la distribuzione spettrale della sorgente luminosa che più valorizza i materiali e le caratteristiche cromatiche di un ambiente costruito; 6. Determinazione della sorgente luminosa più appropriata; 7. Prescrizioni normative. Risultati I sette punti della metodologia proposta sono stati quindi applicati al caso studio. Conoscenza del caso studio La piazza, di fondazione greca secondo alcuni studiosi, è sita su Via dei Tribunali e deve il suo nome al cardinale Sisto Riario Sforza, arcivescovo di Napoli nel XIX secolo. Fino al 1868 costituiva l’ingresso principale alla cattedrale di Napoli, ma esso fu chiuso dopo la costruzione di Via Duomo e dell’ingresso trionfale: da quel momento in poi la piazza ha subito un lento e inarrestabile declino. La piazza è attorniata da una serie di edifici di notevole importanza: il lato a Nord è chiuso dalla cattedrale, a Sud il Pio Monte della Misericordia, a Est vi sono alcune abitazioni del XVII secolo e ad Ovest l'antica residenza nobiliare di Palazzo Caracciolo. Al centro della piazza si trova la Guglia di S. Gennaro di Cosimo Fanzago, eretta alla fine del XVII secolo.

Methodology The method has been divided in seven phases: the first three help the designer to identify which parts of the urban scene is better to highlight, the other ones assist the designer in the practical process. The development of the method has been preceded by a research about experimental evaluation of chromatic changes of coloured objects under fluorescent lamps and LEDs and the concept of visual saliency [1,2]: 1.Knowledge of the case study: meaning knowledge of the history and the use of the building and of the urban context, plus the architectural sensitivity in choosing the parts of the building that worth to highlight. 2.Points of view selection: in urban lighting design, a very important factor is the point of view: since the human vision has a limited visual angle, sometimes it’s better to privilege some views instead of others. 3.Saliency detection: saliency is the perceptual quality that makes some objects of a scene noticeable and capable of attracting the human eye and mind attention. The brain analyzes objects through basic stimuli such as colour, orientation and luminous intensity and these primary visual characteristics create “saliency maps” to direct the attention to particular areas [3]. Mathematically simulating the attention process it is possible to graphically recreate the saliency maps that the brain automatically elaborates [4]. Since the level of luminance increases or decreases saliency, in urban lighting design is important to consider accurately the complexity of the background, and bear in mind that in the same night scene it is possible to find different levels of saliency [5]. 4.Analysis of the current lighting situation: A new project cannot leave out of consideration the current field conditions, so photographs, measurements and simulations are necessary to obtain all the data to be used as starting point for the project. 5.Materials reflectance measurement: Data from this analysis help to choose the spectral distribution that better emphasizes the chromaticity of the materials, and consequently the best lighting technology that can be used. 6.Choice of the best lighting source. 7.Normative recommendations. Results The different phases of the methodology had a field test on a real case in Naples’s historical centre.

INNOVAZIONE

Knowledge of the case study The square is on Via dei Tribunali and takes its name from the cardinal Sisto Riario Sforza, archbishop of Naples in the 1800s, but it seems to have greek origins. During the Angevin Period the North side of the square was closed by the flank of the cathedral: the little square was the main entrance to the cathedral until 1868, when Via Duomo and the actual monumental entrance were realized. From that moment on the place was abandoned. The square is surrounded by many important buildings: as said, on the North side there is the main cathedral, with the remains of the angevin bell tower and the dome of the Royal Chapel of the Treasure of St. Januarius; on the West side there is Palazzo Caracciolo, historic residence of a noble family and on the East side some civil buildings from the 1600s; in the same period, on the South side, the building of the Pio Monte della Misericordia was built. Last important element that characterizes the square is the obelisk of St. Januarius by Cosimo Fanzago, erected as offering to the saint that saved the city from the volcanic eruption in 1631.

106

LUCE 307


Determinazione della salienza visiva Le Figure 3a,b, c mostrano le mappe di salienza relative ai tre punti di vista ottenute utilizzando l'algoritmo di saliency detection. Per quanto riguarda i punti di vista che guardano la piazza da Via Tribunali si sono determinati due livelli di salienza (il primo riguardante la guglia e il secondo riguardante la cattedrale sullo sfondo), mentre la facciata del Pio Monte di Misericordia ha come elementi salienti le aperture dei piani superiori. Nella progettazione illuminotecnica bisogna sempre tenere presente che la salienza di un oggetto dipende sicuramente dalle sue caratteristiche, ma è fondamentale considerare la complessità del background nel quale tale oggetto è inserito: questo ragionamento è stato applicato in particolare ai due livelli di salienza (e di conseguenza di luminanza) che riguardano la guglia e la cattedrale sullo sfondo [6].

Figura 2a, b, c: Punti di vista.

Figure 2a, b, c: Points of view.

Analisi dell'attuale sistema di illuminazione L'illuminazione attuale della piazza, illustrata dalle Figure 4a, b, è stata riprodotta in DIALux; risulta evidente che essa è poco valorizzante e inadeguata. Determinazione delle riflettanze dei materiali Per scegliere la tipologia di apparecchi illuminanti più adatta a valorizzare le caratteristiche cromatiche degli edifici presenti nella piazza sono state rilevate, con l’ausilio di uno spettrofotometro, le riflettanze spettrali di tutti i materiali componenti le diverse superfici della piazza. Sul lato Nord è presente il tufo giallo napoletano che forma la facciata laterale della cattedrale e l’intonaco color terra di Siena che lo riveste nel transetto; la facciata del Pio Monte della Misericordia è composta da piperno e intonaci in bianco e grigio; il marmo bardiglio e il marmo di Carrara compongono per la maggior parte la guglia centrale. La Figura 5 riporta a titolo di esempio le riflettanze dei materiali delle facciate a Nord (pietra lavica, tufo napoletano e intonaco) e ad Ovest (intonaci rossi e terra di Siena).

Figura 3a, b, c: Mappe di salienza dei punti di vista

Figure 3a, b, c: Saliency maps of the three points of view.

Points of view selection Three points of view have been chosen (Figures 2a, b, c): two from Via dei Tribunali towards the square and one from the square towards the street and the façade of the Pio Monte della Misericordia. Saliency detection Figures 3a, b, c show the saliency maps related to the three points of view. The points of view regarding the square identified two saliency levels (the first is the obelisk and the second is the cathedral in the background), while the other point of view located saliency on the decorative elements of the Pio Monte della Misericordia façade. In urban lighting design it is important to consider that an object's saliency certainly depends on its characteristics, but it is also fundamental to take into consideration the complexity of the background: this logic has been applied to the two saliency levels of the obelisk and the cathedral [6]. Analysis of the current lighting situation. The square as it is lightened at the present moment is shown in Figures 4a, b. It has also been reproduced on DIALux to calculate the illuminance levels on all the surfaces: the analysis showed that the lighting of this square is not adequate and does not enhance the square. Materials reflectance measurement. Spectral reflectances of the materials of the surfaces of the square were measured with a spectrophotometer. On the North Side the cathedral is mainly made of tuff stone but there are parts covered with a Sienna coloured plaster; the Pio Monte façade sees an alternation of Piperno stone and white and grey plaster; the central obelisk is made of Bardiglio and Carrara marbles. Figure 5 shows spectral reflectances of the North (lava stone, neapolitan tuff and plaster) and West (red plasters) sides of the square.

Figura 4a, b: Foto dell'attuale situazione illuminotecnica.

Figure 4a, b: Current situation.

INNOVAZIONE

Scelta dei punti di vista In questo caso si è scelto di considerare tre punti di vista riportati nelle Figure 2a, b, c: i primi due coincidono con gli accessi alla piazza da Via dei Tribunali (visibili in Figura 1), mentre il terzo coincide con la vista dalla piazza verso Via dei Tribunali.

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Figure 5: Spectral reflectances of the North and West sides materials

FIGURA 5: RIFLETTANZE DEI MATERIALI DELLE FACCIATE NORD E OVEST 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0

nm 0 74 nm 0 72 nm 0 70 nm 0 68 nm 0 66 nm 0 64 nm 0 62 nm 0 60 nm 0 58 nm 0 56 nm 0 54 nm 0 52 nm 0 50 nm 0 48 nm 0 46 nm 0 44 nm 0 42 nm 0 40 m n

0 38

Determinazione della sorgente luminosa più appropriata Le riflettanze dei materiali sono state moltiplicate per la distribuzione spettrale di diverse sorgenti luminose allo scopo di determinare la distribuzione spettrale e dunque la temperatura di colore della sorgente più adatta per ogni elemento architettonico. Le Figure 6a,b mostrano un esempio di queste operazioni per le facciate a Nord e Ovest. L’analisi ha messo in luce che per il primo livello di salienza del primo punto di vista (la guglia) l'utilizzo di una luce di tonalità calda o fredda è indifferente, in quanto entrambe le tonalità esaltano le caratteristiche dei materiali che la compongono. Per il secondo livello di salienza della prima scena (la cattedrale sullo sfondo) è invece consigliabile l'utilizzo di una luce calda (e per questo motivo, per differenziare cromaticamente i due livelli, si è scelto di utilizzare una sorgente LED a 6100 K per la guglia ed una sorgente LED a 2900K per la cattedrale; Per il secondo e il terzo punto di vista vale il discorso della guglia: potrebbe essere utilizzata una qualsiasi delle due temperature di colore ma è stata scelta una sorgente LED a 6100K.

Figure 6a: Spectral distribution of the 2900 K LED reflected by the North's side's materials

Figura 6a: Distribuzione spettrale del led a 2900 K riflesso dai materiali della facciata nord 4.50E+02 4.00E+02 3.50E+02 3.00E+02 2.50E+02 2.00E+02 1.50E+02 1.00E+02

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Figure 6b: Spectral distribution of the 6100 K LED reflected by the North's side's materials

Figura 6b: Distribuzione spettrale del led a 6100 K riflesso dai materiali della facciata nord

Normative recommendations. A project cannot disregard the prescriptions of the law: in this case, since the city of Naples does not have a lighting plan, the attention was focused on: 1) the Regional Law n.12 of 25/07/2002, regarding light pollution and energy saving of outdoor lighting, both public and private. The Law also advices to use luminaires that can aesthetically match with the urban context. 2) the goals of the Great Programme for the Historical Centre of Naples by UNESCO, that recommend to improve the quality of urban spaces and its inhabitants. 3) UNI EN 13201, prescribing minimum levels of luminance on both horizontal and vertical surfaces. 4) CIE Technical Report 136 "Guide to lighting of urban areas", prescribing minimum levels of luminance for pedestrian areas. Lighting design project The project developed with the new methodology uses lower but better distributed levels of luminance. The spotlights of the obelisk has been replaced with others with a narrower beam angle, avoiding light intrusion on the residential façades; the same reasoning was used in the selection of the pavement spotlights. For the cathedral, luminaires hidden behind the ledges have been used, as for the upper level of the Pio Monte façade, together with narrow beam spotlights at the base of each column.

4.50E+02 4.00E+02 3.50E+02 3.00E+02 2.50E+02 2.00E+02 1.50E+02 1.00E+02 5.00E+01 0.00E+00 0

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Figure 6a: Spectral distribution of the 2900 K LED reflected by the Ovest's side's materials

Figura 6c: Distribuzione spettrale del led a 2900 K riflesso dai materiali della facciata OVEST 4.50E+02 4.00E+02 3.50E+02 3.00E+02 2.50E+02 2.00E+02 1.50E+02 1.00E+02 5.00E+01 0.00E+00

0

73 nm

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INNOVAZIONE

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0 43

0

Figure 6d: Spectral distribution of the 6100 K LED reflected by the Ovest's side's materials

Figura 6d: Distribuzione spettrale del led a 6100 K riflesso dai materiali della facciata ovest

Legenda

4.50E+02

Pietra lavica

4.00E+02

Tufo napoletano

3.50E+02

Intonaco

3.00E+02

Intonaco bianco

2.50E+02

Marmo grigio scuro

2.00E+02 1.50E+02

Intonaco grigio

1.00E+02

INTONACO TERRA DI SIENA

5.00E+01

INTONACO ROSSO VECCHIO

0.00E+00

INTONACO ROSSO 0 73

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0.00E+00 41

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Progetto illuminotecnico Il progetto elaborato utilizza livelli di luminanza più bassi e meglio distribuiti rispetto alla situazione attuale. I proiettori che illuminano la guglia sono stati sostituiti con altri dal flusso luminoso più ristretto, per non creare situazioni di intrusione luminosa sulla facciata residenziale. Per l'illuminazione della cattedrale sono stati scelti apparecchi da installare nascosti dai cornicioni aggettanti; per l'illuminazione della pavimentazione le vecchie luminarie sono state sostituite da proiettori puntati verso terra che meglio illuminano la superficie orizzontale senza creare

5.00E+01

0 39

Prescrizioni normative Il Comune di Napoli non è dotato di un Piano della luce e quindi l'attenzione si è concentrata su i seguenti programmi, leggi, normative e rapporti tecnici: 1) legge della Regione Campania n. 12 del 25 luglio 2002 concernente la riduzione dell'inquinamento luminoso e del consumo energetico da illuminazione esterna pubblica e privata; 2) obiettivi del Grande Programma per il Centro Storico di Napoli Patrimonio UNESCO; 3) CIE Technical Report 136 "Guide to lighting of urban areas"; 4) UNI EN 13201 "Illuminazione stradale", La legge regionale 12/2002 prevede che gli impianti di illuminazione da installare nei centri storici siano idonei alla loro valorizzazione e si armonizzino con i colori degli ambienti, possedendo requisiti estetici tali da non determinare inquinamento visivo [7]. Il Grande Programma dell'UNESCO per il centro storico di Napoli si pone l'obiettivo di conseguire sviluppo e migliorare la qualità dell'ambiente e della vita degli abitanti. Il CIE Technical Report 136 del 2000 prescrive dei valori minimi di illuminamento semicilindrico per le aree pedonali atti a permettere il riconoscimento dei volti delle persone da una certa distanza [8]. Infine la UNI EN 13201 prescrive valori minimi e medi di illuminamento su piani orizzontali e verticali a seconda della tipologia stradale, inoltre fornisce indicazioni per evitare l'abbagliamento. Tutte queste indicazioni sono state considerate per la progettazione di un nuovo sistema di illuminazione per Piazza Sisto Riario Sforza.

Choice of the best lighting technology. Materials' reflectances were multiplied with the SPDs of different light sources in order to determine the most appropriate spectral distribution and therefore CCT. Figures 6 a, b show this operation for the North and West sides. The analysis showed that for the materials of the obelisk on the first level of saliency, using a warm or cold light is the same, while for the cathedral on the second level a warm light is recommended (therefore to diversify the two levels a 6100K LED was chosen for the obelisk and a 2900K LED for the cathedral); for the Pio Monte façade both CCTs would fit but the 6100K LED was preferred.


Figures 7 a, b, c: DIALux simulations.

Figure 7a,b,c: Illuminamenti della piazza con il nuovo sistema di illuminazione.

Conclusioni La metodologia proposta in questo articolo rappresenta un primo passo verso una progettazione illuminotecnica rispettosa dei materiali, della storia, delle caratteristiche cromatiche e dell'architettura degli spazi urbani; sicuramente può essere migliorata e necessita di essere applicata ad altri casi studio per essere validata. Tuttavia la sua importanza risiede nel fatto che essa pone l'accento sul ruolo della luce come elemento di rinnovamento delle città e dimostra che la distribuzione spettrale di una sorgente luminosa e la sua temperatura di colore devono essere considerate attentamente all'interno di un progetto illuminotecnico.

Figure 8a,b: Render della piazza con il nuovo sistema di illuminazione.

[1] Bellia L., Agresta N., Rossi L., Spada G. (2012). "Experimental evaluation of chromatic changes of colored objects under fluorescent lamps and LEDs and perceptual responses" . VIII COLOR CONFERENCE - Università di Bologna [2] Di Stefano R.(1975). "La cattedrale di Napoli : storia,restauro,scoperte, ritrovamenti”. Editoriale scientifica, Napoli. [3] Treisman, A., Gelade, G. (1980). "A feature-integration theory of attention". Cognitive Psychology12 (1): 97–136. [4] Walter, D. (2006). "Interactions of Visual Attention and Object Recognition: Computational Modeling, Algorithms, and Psychophysics". California Institute of Technology. [5] Jenkins, S.E.; Cole, B.L. (1982). “The effect of density of background elements on the conspicuity of objects”. Vision Research, 22 (10): 1241-1252. [6] Davoudian, N. (2011). “Visual saliency of urban objects at night: impact of the density of background light patterns”. Leukos (08): 137 – 153. [7] Legge regionale della Campania n° 12 "Norme per il contenimento dell'inquinamento luminoso e del consumo energetico da illuminazione esterna pubblica e privata a tutela dell'ambiente, per la tutela dell'attività svolta dagli osservatori astronomici professionali e non professionali e per la corretta valorizzazione dei centri storici", 25/07/2002. [8] CIE Technical Report 136, "Guide to the lighting of urban areas", 2000.

12,50

25

37,50

50

62,50

75

87,50

100

Conclusions The method here proposed represents a first step for a design respectful of materials and chromaticity in old town centres; it surely has rooms for improvement but its importance lies in the demonstration that SPD and CCT of luminaires need to be carefully considered in a lighting project. The application to the case study also showed how important is to confer light a fundamental role in urban spaces, making it an instrument of knowledge of the monuments of a city and a precious element of in renovation and making safe works.

Figures 8 a, b: Renderings.

Bibliografia e siti

0

The location and typology of lighting sources do not determine light pollution, respect the minimal semicylindrical illuminance values and the use of the methodology here proposed guarantee the respect of the environment's colours. Figures 7 a, b, c and 8 a, b show the Dialux simulations of the project and renderings of the final result.

[1] Bellia L., Agresta N., Rossi L., Spada G. (2012). "Experimental evaluation of chromatic changes of colored objects under fluorescent lamps and LEDs and perceptual responses". VIII COLOR CONFERENCE - Università di Bologna (Italy) [2] Di Stefano R. (1975). "La cattedrale di Napoli: storia, restauro, scoperte, ritrovamenti”. Editoriale scientifica, Napoli. [3] Treisman, A., Gelade, G. (1980). "A featureintegration theory of attention". Cognitive Psychology, 12 (1): 97–136. [4] Walter, D. (2006). "Interactions of Visual Attention and Object Recognition: Computational Modeling, Algorithms, and Psychophysics". California Institute of Technology. [5] Jenkins, S.E.; Cole, B.L. (1982). “The effect of density of background elements on the conspicuity of objects”. Vision Research, 22 (10): 1241-1252. [6] Davoudian, N. (2011). “Visual saliency of urban objects at night: impact of the density of background light patterns”. Leukos (08): 137-153. [7] Legge regionale della Campania n. 12 "Norme per il contenimento dell'inquinamento luminoso e del consumo energetico da illuminazione esterna pubblica e privata a tutela dell'ambiente, per la tutela dell'attività svolta dagli osservatori astronomici professionali e non professionali e per la corretta valorizzazione dei centri storici", 25 luglio 2002. [8] CIE Technical Report 136, "Guide to the lighting of urban areas", 2000. LUCE 307

INNOVAZIONE

intrusione all'interno delle residenze. Per illuminare la facciata del Pio Monte di Misericordia sono state utilizzate diverse tipologie di lampade: 1) apparecchi da installare nascosti dai cornicioni aggettanti; 2) corpi illuminanti a parete con fascio luminoso molto stretto collocati alla base di ogni lesena; La collocazione e la tipologia dei corpi illuminanti utilizzati nel progetto è tale da non determinare inquinamento visivo, rispettare i valori minimi di illuminamento semicilindrico e l'utilizzo stesso della metodologia qui proposta garantisce il rispetto dei colori dell'ambiente. Le Figure 7a, b, c e 8a, b mostrano rispettivamente i risultati della simulazione in DIALux del nuovo sistema di illuminazione e i render della piazza con la nuova illuminazione.

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Costi e risparmi della riqualificazione d’un impianto d’illuminazione pubblica L’autore suggerisce un metodo semplice per valutare in linea di massima il risparmio che un Comune può ottenere dalla riqualificazione del suo impianto di illuminazione, nonché il costo di tale opera e il tempo di ritorno dell'investimento di / by Mario Bonomo

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INNOVAZIONE

’illuminazione pubblica rappresenta un onere non trascurabile sui costi delle amministrazioni comunali. Se si calcola che vi è in media un centro luminoso per sei abitanti, il costo per abitante dell’illuminazione pubblica è pari a un sesto dei costi energetici e di manutenzione di ogni centro. Il costo dell’energia di quest’ultimo, tenuto conto di una potenza media attualmente di 150 W e di un prezzo medio dell’energia elettrica di 0,15 €/kWh, è 0,150 kW × 4000 ore × 0,15 €/ kWh = 90 €; il costo della manutenzione ordinaria e straordinaria può valutarsi mediamente in 75 €/ anno; totale: 165 €/anno. Per ogni abitante il costo risulta pari a un sesto di tale importo e quindi mediamente di 27,50 €/anno: valore che può variare da caso a caso, ma che ci dà un ordine di grandezza di questo onere per il cittadino.

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Le due carte vincenti dei nuovi impianti Il suddetto importo può essere ridotto drasticamente con una riqualificazione appropriata dell’impianto, per effetto essenzialmente di due novità intervenute negli ultimi anni nella tecnica di questo settore: a) l’avvento della nuova sorgente a LED, le cui prodigiose prestazioni in efficienza e in durata stanno rendendo obsolete tutte le sorgenti luminose finora impiegate, tanto negli esterni, b) quanto negli interni; l’adozione, in tutti i piani di ammodernamento e sviluppo degli impianti di illuminazione pubblica, della normativa di settore che assegna a ogni tipo di strada prestazioni impiantistiche strettamente correlate alle sue necessità peculiari, in relazione al tipo e all’intensità del traffico, e alle caratteristiche ambientali in tema di sicurezza. Le nuove sorgenti a LED, che sono tuttora oggetto di continui perfezionamenti, presentano LUCE 307

oggi un’efficienza almeno doppia di quella delle vecchie lampade al mercurio, ancora presenti in quantità non trascurabile sugli impianti, e dimensioni di molto inferiori, che consentono di indirizzare sulla strada la luce prodotta in quantità maggiore rispetto a quanto era possibile fare con le sopra citate lampade al mercurio; inoltre anche il colore della luce dei LED, con una resa cromatica oltre 70, consente alle lampade a LED di illuminare le strade con un livello del 30% circa inferiore a quello richiesto alle lampade al mercurio, la cui resa cromatica è intorno a 50; ciò grazie all’accresciuta visibilità garantita dalla loro luce qualitativamente migliore. Trascurando quest’ultima prestazione – data la relativa contiguità delle due rese cromatiche - il risultato dei primi due aspetti è che, a parità di prestazioni, l’energia assorbita dai LED è inferiore a un terzo rispetto a quella necessaria per le lampade al mercurio, con un risparmio di energia dell’ordine del 70%. Rispetto alle più recenti lampade al sodio ad alta pressione, i LED non si differenziano né per l’efficienza né per le dimensioni bensì per il colore della luce, bianco nei LED e bianco-oro nelle lampade al sodio, con una resa cromatica intorno a 20. In tal caso, la grande differenza fra le due rese cromatiche consentono senza alcun dubbio di fruire della facoltà prevista dalla normativa di ridurre del 30% il livello d’illuminazione della strada, ottenendo un risparmio energetico dello stesso ordine. Nel confronto con l’ultima delle lampade presente oggi negli impianti – sebbene in quantità limitata rispetto a quelle sopra considerate –, quella ad alogenuri, la differenza delle prestazioni dei LED non risiede in nessuna delle tre caratteristiche sopra richiamate (efficienza, dimensioni della sorgente, qualità della luce) ma nella durata, decisamente superiore (almeno tre volte tanto) quella dei LED.

Costs and savings of the refurbishmentof a public lighting system The author suggests a simple method to broadly assess the savings that a Municipality can get by upgrading its lighting system, as well as the cost of such work and the time of return on investment Public lighting represents a considerable burden on the costs of Municipal Administrations. If you calculate that there is, on average, a street light for every six inhabitants, the cost of public lighting per inhabitant is one-sixth of the energy and maintenance costs of a single centre. The cost of a centre’s energy, taking into account a current average power of 150W and an average electricity price of 0.15 €/kWh, is 0,150 kW × 4,000 hours × 0.15 €/kWh = 90 € and the cost of ordinary and extraordinary maintenance can, on average, be assessed in 75 €/year, total: 165 €/year. For every inhabitant the cost is onesixth of that amount, so in the order an average of 27,50 €/ anno: value, which may vary from case to case, but that gives us an order of magnitude of this burden on the citizen. The two winning cards of new plants This amount can be drastically reduced by an appropriate refurbishment of the system, mainly as a result of two developments which occurred in recent years in the technology of this field: a) the introduction of the new LED light source, whose remarkable efficacy and duration performance is making all light sources used so far obsolete, both for outdoor as in interiors; b) the adoption, in the modernization and development of public lighting systems, of the sector's Standard that assigns a performance closely related to its particular needs, to every type of street lighting plant, depending on the traffic type and intensity and environmental characteristics in terms of safety. The new LED light sources, which are still subject to continuous improvements, today have an efficacy at least twice that of the old mercury lamps, which are still present in significant amounts, and are much smaller; their small dimensions allow the more of the produced light to be directed onto the carriageway than was possible with the old lamps mentioned above, in addition, the colour of LED lights, with a colour rendering index more than 70, allows LED lamps to light the streets with a level of around 30% less than that required by mercury lamps whose colour rendering index is close to 50, and this due to the increased visibility provided by their light of better quality. Leaving aside this last performance – given the relative proximity of the two colour renditions – the result of these first two facts is that, for an equal amount of performance, the energy absorbed by the LEDs is just under one third of that required by the mercury lamps, and so the energy saving is of the order of 70%. With regard to the most recent high-pressure sodium lamps, LEDs don’t differ either in efficacy nor in size. Very similar to each other, they differ in the colour of the light. LEDs are white in colour and sodium lamps golden white, with a colour rendering index close to 20. In that case, the big difference between the two colour renditions allows, without any doubt, to make use of the option, provided by the regulations, to reduce by 30% the level of road lighting, resulting in energy savings of the same order. In comparison with the most recent type of the lamps currently installed, although in a more limited quantity than the types considered above on the plants, that is the metal-halide lamp, the difference of the LED performance doesn’t reside in any of the three features previously seen (efficacy, source dimension, quality of light), which may be considered aligned with each other, but resides essentially in the duration, by far in favour of the LED (at least three times as much).


The possible savings obtainable from the refurbishment of a plant A rough estimate of potential savings achievable on the energy cost of the plants by their modernization can then be made on the basis of the foregoing: if the system is efficient although obsolete (in the sense that it works normally without any signs of sagging) and if its performances can be considered adherent to the requirements of the Standards, the refurbishment can only consist in the replacement of luminaires and light sources with new LED light fittings. Saving is simply calculated according to the number of the two types of centres considered above: called c the price of energy (in €/kWh), P the total power of the light centres present in the installation (in Watts), nm the number of the mercury centres and pm their average power (in Watts), ns and ps the sodium lamps’ number and power, the energy saving percentage is calculated by the difference from the cost of current energy: (c nm pm + c ns ps)4000/1000 (4000 operating hours per year, and 1000 allows us to pass from Watt to kWatt) and the cost after the refurbishment (the centres’ new power - LED driven - becomes 30% for the replaced Mercury centres and 70% for the sodium ones): (0,3 c nm pm + 0,7 c ns ps) 4000/1000; multiplying the result by 100 and dividing by the first expression above mentioned:

I possibili risparmi conseguibili dalla riqualificazione d’un impianto Una valutazione di massima sui possibili risparmi conseguibili sui costi energetici degli impianti da un loro ammodernamento può quindi essere effettuata sulla base di quanto fin qui esposto: se l’impianto è efficiente (nel senso che funziona regolarmente senza avvisaglie di cedimenti), per quanto obsoleto, e il suo dimensionamento può considerarsi aderente ai requisiti della normativa in vigore, la riqualificazione può consistere soltanto nella sostituzione degli apparecchi e relative sorgenti luminose con nuovi centri a LED. Il risparmio si calcola semplicemente in base al numero dei centri delle due tipologie sopra considerate: chiamato con c il prezzo dell’energia (in €/ kWh), con P la potenza totale dei centri luminosi presenti sull’impianto (in Watt), nm il numero dei centri al mercurio e pm la loro potenza media (in Watt), ns e ps numero e potenza di quelle al sodio, il risparmio energetico percentuale è dato dal rapporto fra l’onere d’energia attuale

essendo P = 500 × 140 + 1000 × 170 = 240000 W

(c nm pm + c ns ps)4000/1000 = 4000cP (being P = nm pm + ns ps). The percentage savings is, after a few steps:

(0,3 cnmpm + 0,7 cnsps) 4000/1000;

Tale calcolo, estremamente semplificato, può soltanto dare un’idea di massima del risparmio energetico conseguibile dalla riqualificazione dell’impianto, ma sufficiente per un primo orientamento sull’utilità dell’operazione. Per una valutazione più precisa e specifica all’impianto in esame, occorre verificare che lo stato dello stesso consenta la sola sostituzione degli apparecchi e delle lampade (sotto il profilo dell’efficienza funzionale e di sicurezza dell’installazione e della sua idoneità a rispettare i requisiti prestazionali delle norme), che i livelli dell’illuminazione siano quelli corretti, individuare in quali strade sia possibile parzializzare i centri nelle ore di minor traffico, ecc. Per valutare il risparmio che tenga conto anche degli oneri di manutenzione, si possono confrontare questi oneri per i centri più comuni sugli impianti nei due casi dell’impianto esistente e di quello riqualificato, considerando ogni costo della manutenzione (tanto ordinaria che straordinaria) e che il loro standard sia dello stesso livello (stesso tempo massimo di attesa per i ricambi delle lampade andate fuori servizio, stessa frequenza nel controllo dello stato dell’impianto, ecc.). Ho ipotizzato i seguenti valori per i due casi: per i centri esistenti: € 75 e per i nuovi a LED: € 34. Il risparmio complessivo annuale negli oneri d’esercizio, di larga massima, risulta (essendo P = nm pm + ns ps, N: il numero totale dei centri luminosi: N = nm + ns e avendo assunto un prezzo dell’energia c = 0,15 €/kWh):

Il risparmio percentuale risulta (essendo P = n mpm + n sps), dopo alcuni passaggi:

(0,7 nm pm c + 0,3 ns ps c) 4000 / 1000 + (75 − 34)N = = (0,42P − 0,24ns ps + 41N)

(70 - 40 nsps / P)%

e il risparmio in percentuale rispetto i costi attuali:

Ad esempio, per un impianto di 1500 centri luminosi, di cui 500 a vapori di mercurio di 140 W di potenza media e 1000 al vapore di sodio di 170 W di potenza media, il risparmio energetico totale risulta dell’ordine di

(42P − 24ns ps + 4100N) / (0,6P + 75N).

and savings as a percentage of the current costs:

Con l’esempio precedente, il risparmio in percentuale risulterebbe:

With the previous example, the saving ratio would be:

(4000 sono le ore di funzionamento annuo; e il 1000 ci consente di passare dai Watt ai kWatt)

e quello a riqualificazione avvenuta (la nuova potenza dei centri - a LED - diventa il 30% per i centri al Mercurio sostituiti e il 70% per quelli al sodio):

(70 – 40 × 1000 × 170 / 240000)% = 41,7%

(42 × 240000 − 24 × 1000 × 170 + 4100 × 1500) / / (0,6 × 240000 + 75 × 1500) = 47%

For example, for a plant of 1500 light centres, of which 500 mercury vapour of 140 W average power and 1000 sodium vapour of 170 W average power, the total energy saving is of the order of : (70 – 40×1000×170/240000)% = 41.7% where P = 500×140 + 1000×170 = 240000W This calculation, extremely simplified, can only give a large maximum idea of the energy savings attainable by upgrading the plant, but it’s sufficient for a first orientation on the usefulness of the operation. For a more precise evaluation of a specific installation, we need to check that its state (in terms of functional efficiency and installation security and ability to meet the performance requirements of the Standards) will allow the sole replacement of the lighting fittings; to check as well that the levels of illumination are correct, to verify in which streets it’s possible to reduce the light level in off-peak hours, etc. To evaluate the savings that also take into account the costs of maintenance, you can compare these costs for the most common centres on the plants in the two cases of the existing and the upgraded plant, considering all costs of maintenance (both ordinary and extraordinary) with its standard of the same level (the same maximum waiting time for replacement parts of the out of service lamps, the same frequency in the control of the system status, etc.). I hypothesised the following mean values for the two cases: for existing centres: € 75 for the new LED light ones: € 34. The total annual savings in operating expenses, of large maximum, is (where P = nm pm + ns ps, N: the total number of light centres: N = nm + ns, and having assumed an energy price of c = 0.15 €/kWh): (0,7 nm pm c+0,3 nsps c) 4000/1000 + (75-34) N = (0.42P-0.24nsps+41N)

(42P-24nsps+4100N)/(0,6P+75N).

(42×240000-24×1000×170+4100×1500)/ (0.6×240000+75×1500) = 47%

INNOVAZIONE

(cnmpm + cnsps) 4000/1000

(70 - 40 ns ps / P)%

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The cost of the refurbishment of an installation The knowledge of the cost of upgrading, even of a large maximum, may provide a first assessment of the convenience of the refurbishment of a facility. Even this data can’t be separated from the detailed knowledge of the system’s state and therefore the considerations expressed above apply also for this evaluation: if the system is in good condition and its geometrical configuration is correct, the energy upgrading may be reduced to just changing the lighting fitting. Its cost includes that of the fitting, that of the work for its installation, for its connection to the existing network and for the disposal of the removed unit. It can currently be estimated at between € 500 and € 1,000 for each centre, depending on the power and the chosen supplier, with an average at around € 600 for the Municipalities of modest size. The possible payback time of the refurbishment Considering again the example already seen, there is a cost for refurbishment of € 900,000 (1500 centres upgrading x € 600 , in the event of an average cost of € 600 for each lighting fitting), compared with an annual savings of : (0.42P-0.24nsps+41N) = =(0.42×240000-0.24×1000×170+41×1500) = =121500 € We have a payback time of 900000/121500 = = 7.4 years.

Il costo della riqualificazione d’un impianto La conoscenza sia pure di larga massima del costo della riqualificazione di un impianto può completare il giudizio sulla sua convenienza. Anche questo dato non può prescindere dalla conoscenza puntuale dello stato dell’impianto e quindi anche per tale valutazione valgono le considerazioni sopra espresse: se l’impianto è in buono stato e la sua configurazione geometrica è corretta, la riqualificazione energetica può ridursi al solo cambio del corpo illuminante. Il suo costo comprende quello dell’apparecchio, quello del lavoro per la sua messa in opera, per il suo allacciamento alla rete esistente e per lo smaltimento dell’apparecchio rimosso; esso attualmente può essere valutato fra 500 € e 1000 € per centro, a seconda della potenza e del fornitore prescelto, con una media per i Comuni di modeste dimensioni di circa 600 €. Il possibile tempo di ritorno della riqualificazione Prendendo ancora in considerazione l’esempio già visto, si trova un costo della riqualificazione di 1500 centri x € 600 (nell’ipotesi di costo medio degli apparecchi per i Comuni di modeste dimensioni) = € 900000, contro un risparmio annuale pari a: (0,42P − 0,24ns ps+41N) = = (0,42 × 240000 − 0,24 × 1000 × 170 + 41 × 1500) = = 121500 €

INNOVAZIONE

Si ha un tempo di ritorno dell’investimento di 900000/121500 = 7,4 anni.

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Questo tempo può essere minimizzato con un progetto perfettamente aderente alle effettive necessità di ogni singola strada, soprattutto per i livelli di illuminazione richiesti nelle ore notturne, con una scelta accurata dei corpi illuminanti, una programmazione precisa dei vari interventi necessari e possibilmente con un prezzo più conLUCE 307

veniente dell’energia elettrica, contrattato nel libero mercato. In particolare le prime due verifiche sopra indicate possono portare a riduzioni delle potenze dei centri maggiori di quelle due percentuali adottate nei calcoli (il 70% per le lampade al mercurio e il 30% per quelle al sodio). Con le espressioni sopra esposte, calcoliamo il tempo di ritorno nell’esempio sopra considerato nei due casi di impianto con lampade tutte al mercurio o tutte al sodio: con lampade tutte al mercurio, il pay-back è: 600 /(0,42pm+41) = 6,0 anni con lampade tutte al sodio, il pay-back è: 600 /(0,18ps+41) = 8,4 anni Conclusioni La riqualificazione d’un impianto d’illuminazione stradale può portare a importanti economie nel bilancio di un Comune, ma l’operazione non è semplice né scontata, come viene talvolta descritta nella propaganda di settore: gli anni di ritorno dell’investimento non sono di poco conto, come si è visto negli esempi illustrati, e si allungherebbero ulteriormente se si tenesse conto del costo finanziario (*) dell’investimento e della necessità eventuale di interventi sull’impianto al di là della semplice sostituzione dei corpi illuminanti. La riqualificazione degli impianti va quindi affidata a progettisti che siano non soltanto preparati sull’argomento, ma che siano indipendenti da qualsiasi interlocutore interessato nella vicenda (costruttori, enti finanziari, ecc.) e quindi in grado di individuare le soluzioni tecniche che meglio si adattano ai singoli casi e che ottimizzano la riuscita dell’operazione.

This time can be minimized through a plan perfectly adherent to the actual needs of each street, especially for the required lighting levels at various times of the night, with a careful choice of lighting fittings, a detailed planning of the various interventions required and possibly with a cheaper energy contracted in the free electricity market. In particular, the first two above mentioned points can lead to reductions in the centres’ powers major of those two percentages adopted in the calculations (70% for mercury lamps and 30% for sodium lamps). With the expression above mentioned, we calculate the pay-back time for the installation considered as an example, in the two cases of a plant with all mercury lamps or all sodium lamps: with all mercury lamps, the pay-back is: 600 /(0.42pm+41) = 6 years with all sodium lamps, the pay-back is: 600 /(0.18ps+41) = 8.4 years Conclusions The refurbishment of a street lighting system can lead to significant savings in the budget of a Municipality, but the operation is neither simple nor obvious, as sometimes described in the industry propaganda: the years of return on investment are not insignificant, as seen in the examples illustrated, and would stretch further if taking into account the financial cost(*) of the investment and the possible need to further work on the system, beyond the simple replacement of lighting fittings. The refurbishment of plants should therefore be entrusted to designers who are not only well prepared on this subject, but also independent of any other party interested in the matter (manufacturers, financial institutions, etc.) and therefore able to identify the technical solutions that best adapt to the individual cases, optimizing the outcome of the operation.


(*)Come noto, il semplice pay-back non tiene conto né dei costi finanziari dell’investimento necessario alla riqualificazione di un impianto, né della rivalutazione dei canoni, di regola prevista nei contratti per tener conto dell’inflazione. Il calcolo corretto del numero di anni occorrenti per recuperare l’investimento per la riqualificazione di un impianto con i risparmi conseguiti nel suo esercizio è dato dall’espressione: log Numero di anni =

R R − I(i − t) log (1 + i −t)

Dove R è il risparmio negli oneri d’esercizio, per ogni centro luminoso, I è il costo della riqualificazione, anch’esso riferito al singolo centro luminoso, i è l’interesse bancario e t è il tasso annuo di rivalutazione degli oneri d’esercizio. Nel caso assunto ad esempio più sopra, in cui si aveva un R = 121500/1500 = 81 €/centro luminoso e I = 600 €/centro luminoso, considerando un interesse bancario del 7% (i = 0,07) e un tasso di rivalutazione del prezzo dell’energia e dei canoni di manutenzione t = 0,025, si avrebbe: log Numero di anni =

81 81 − 600 (0,07 − 0,025) log (1 + 0,07 − 0,025)

= 9,2

(*) As it’s known, the simple payback neither takes account of the financial costs of the investment required to refurbish a plant, nor of the revaluation rate of running costs of the installation, provided for in contracts, as a rule, in order to take into account inflation. The correct calculation of the number of years required to recover the investment for the refurbishment of a plant with the savings achieved in its running costs is given by: R log R−I(i−t) Number of Years = log (1+i−t) where R is the yearly cost for the running of installation (energy and maintenance), referred to a single lighting fitting, I is the cost for the refurbishment, referred as well to a single fitting, i is the bank interest and t is the yearly revaluation rate of the running costs. In the example above considered, in which : R = = 81 €/lighting fitting, I = 600 €/ lighting fitting, and assuming a bank interest of 7% (i = 0,07) and a revaluation rate t = 0,025, we obtain: Number of Years =

log

81 81−600(0,07−0,025) = 9,2 log (1+0,07−0,025)

instead of 7,4 which resulted from the computation of Pay-back.

INNOVAZIONE

anziché i 7,4 risultanti dal conteggio pay-back.

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Boulevard Berlin il fascino della luce firmata Spittler

BOULEVARD BERLIN THE CHARM OF LIGHT BY SPITTLER

P

LE AZIENDE INFORMANO PERFORMANCE IN LIGHTING

er le sue dimensioni, Boulevard Berlin è oggi il secondo centro commerciale della capitale tedesca: con i suoi 140 negozi, impressiona i visitatori soprattutto per il suo affascinante concetto di illuminazione, realizzata sia internamente che per le parti esterne da Spittler Lichttechnik GmbH su progetto della società di ingegneria illuminotecnica "LichtKunstLicht".

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Nella zona d'ingresso si può già ammirare l'effetto della moderna ingegneria illuminotecnica: una triplice fila di luci sfalsate, su ognuno dei piani del palazzo, illumina l'intera hall con uno spettacolare gioco di luce diffusa. Proprio a questo scopo, Spittler ha sviluppato un apparecchio con un riflettore speciale capace quindi di enfatizzare l'effetto della luce sulla superficie del soffitto e di rifletterla in modo uniforme anche sui corridoi. In ogni piano gli apparecchi producono cerchi di luce intorno ai pilastri, mentre la loro interazione con i faretti incassati

LUCE 307

riesce a dare vita a emozionanti scenari di luce provocati proprio dall'alternanza tra luce diretta e indiretta. La cosiddetta "hall di acciaio" risulta così caratterizzata da un chiaro contrasto tra la sfavillante “promenade” e le aree commerciali circostanti, altrettanto sapientemente illuminate. Tra le costruzioni in acciaio più scuro, le pareti verticali rivestite di una pellicola che rende possibile retroilluminarle attraverso l'uso di Led diffondono una luce confortevole, attirano l'attenzione sulle vetrine, e servono come elemento di ideale unione estetica tra i diversi piani dell'edificio. Un ulteriore punto di attrazione è dato dalla storica scala mobile appartenente un tempo all'ex grande magazzino "Wertheim" e ora integrata, in Boulevard Berlin. L'illuminazione uniforme della parte inferiore della scala la rivaluta anche otticamente e, grazie ai fasci di luce, generati dalla retro-illuminazione dei suoi fogli di ottone, a loro volta decorati con intarsi particolarissimi sul lato anteriore, crea una sensazione di costante atmosfera di festa.

For its size, Boulevard Berlin is now the second commercial centre of the german capital: with 140 shops, impresses visitors mainly for its charming lighting concept, created both for indoor and outdoor areas by Spittler Lichttechnik GmbH and designed by the lighting engineering company "LichtKunstLicht". From the entrance area you can already admire the effect of modern lighting engineering: a three-tiered staggered cove lighting, on each floor of the building, lights up the entire lobby with a spectacular display of diffused light. To this end, Spittler has developed an appliance with a special reflector and thus able to emphasize the effect of light on the surface of the ceiling and also reflect it a uniform way onto the corridors. On each floor, lighting fixtures create circles of light around the pillars, while their interaction with recessed spotlights succeeds in giving rise to exciting lighting scenarios caused by the alternation of direct and indirect light. The so-called "hall of steel" is, as a result, characterized by a clear contrast between the glittering “promenade” and the surrounding shopping areas, both of them skilfully lit. Between the buildings in darker steel, the vertical walls - coated with a film that makes it possible to backlight them through the use of LEDs - diffuse a agreeable light, attract attention to the display windows, and serve as an ideal element of aesthetic connection between the different floors of the building. The historical escalator belonging to the former “Wertheim” department store, which has now been integrated into Boulevard Berlin, gives another point of attraction. The uniform illumination of the escalator’s underside optically re-evaluates and, thanks to the light beams, generated by backlighted brass foil sheets, in turn decorated with very special inlays on the fronts, succeeds in bringing the feeling of a constant festive atmosphere.


Architect: Ortner & Ortner Baukunst, Berlino

Costruttore: Multi Development Germany, Multi Veste Berlin GmbH

Manufacturer: Multi Development Germany, Multi Veste Berlin GmbH

Progettazione della luce: LichtKunstLicht AG, Berlino

Lighting design: LichtKunstLicht AG, Berlino

Fotografo: Dimitrios Katsamakas, Wolfgang Reiher

Photographer: Dimitrios Katsamakas, Wolfgang Reiher

Capocommessa: BAM Deutschland AG

Prime contractor: BAM Deutschland AG

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LE AZIENDE INFORMANO PERFORMANCE IN LIGHTING

ARCHITETTO: Ortner & Ortner Baukunst, Berlino

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Enel Sole illumina Diamante, l’avveniristica centrale solare firmata Enel

sfera Illuminazione della sfera: posizioni di installazione Lighting of the sphere: installation positions

Designed by Enel’s Research department, Diamond, Diamante in Italian, is an innovative solar power plant that will attract and accumulate solar energy and distribute electricity in a continuous manner even in the absence of sun.

educational room pavimento

C

LE AZIENDE INFORMANO ENEL SOLE

oncepito dalla ricerca di Enel, Diamante è una centrale energetica solare innovativa in grado di attrarre e accumulare energia solare e di distribuire energia elettrica in maniera continuativa anche in assenza di sole.

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Ad oggi ne esitono solo due esemplari, uno installato nel Parco di Pratolino, nella provincia di Firenze, l’altro nel cuore di Roma, in un contesto paesaggistico e architettonico di rilievo storico e culturale come la cornice di Valle Giulia. Questo secondo esemplare, grazie ad un accordo tra Roma Capitale, Enel e l'Università ”La Sapienza” è stato installato nell’area antistante la facoltà di Architettura, vicino alla Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea e di fronte al parco di Villa Borghese. Il Diamante rappresenta un nuovo modo di concepire gli impianti produttivi, in armonia con l’ambiente in cui sono inseriti. Pur essendo infatti un elemento tecnologico e moderno si inserisce con leggerezza nel contesto, riuscendo a garantire una perfetta sintesi tra

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Enel Sole lights Diamond, the futuristic solar power plant signed by Enel

architettura, tecnologia e natura. Grazie ad un sistema di gestione ottimizzata dei flussi energetici, è in grado di garantire la fornitura di energia, anche nelle ore notturne alimentando l’impianto di illuminazione a LED realizzato ad hoc da Enel Sole. L’obiettivo principale del progetto illuminotecnico è stato quello di valorizzare la particolare struttura architettonica, a forma di cupola geodetica di Fuller, fatta di vetro e acciaio. L’impianto prevede che l’illuminazione provenga dall’interno della struttura in modo da esaltare la geometria e la funzionalità. La luce viene irradiata e prodotta dal nucleo centrale della sfera attraverso l’uso di sorgenti LED RGB di varie dimensioni, potenze ed ottiche. La base della struttura ospita una educational room illuminata con sorgenti a LED a luce bianca. Il pavimento flottante presenta un’illuminazione a radenza, sempre realizzata grazie a sorgenti LED RGB, in grado di produrre un effetto di trasparenza che ne esalta la conformazione strutturale

As of today there are only two copies, one installed in the Pratolino Park, in the province of Florence, the other in the heart of Rome, in a landscape and architectural context of historical and cultural importance as the frame of Valle Giulia. This second specimen, thanks to an agreement between Rome Capital City, Enel and the “La Sapienza” University was installed in front of the Faculty of Architecture, next to the National Gallery of Modern Art and opposite the Villa Borghese Park. Diamond represents a new way of conceiving power plants in harmony with the environment in which they are inserted. Although it is in fact an element of technology and modern, it fits pleasantly in the environment, being able to guarantee a perfect synthesis between architecture, technology and nature. Thanks to an optimized management system of the energy flows, it is able to ensure the supply of energy even at night by feeding the LED lighting system, which was specially developed by Enel Sole. The main objective of the lighting project was to enhance the special architectural structure, in the form of Fuller's geodesic dome, made of glass and steel. The system provides that the illumination comes from inside the structure so as to enhance the geometry and functionality. The light is irradiated and produced by the core of the sphere, through the use of RGB LED light sources of various sizes, power, and optics. The base of the structure houses an Educational Room lit by white LED light sources. The floating floor is illuminated by grazing light, realized again thanks to RGB LED light


Educational room: schema di installazione Educational room: installation scheme

Pavimento: schema di installazione Floor: installation scheme

sources, able to produce a transparency effect that highlights the structural conformation of the horizontal plane, which does not want to be an element of separation from the external world but, on the contrary, one of connection. The system, through dynamic lighting management - DMX protocol, is fully flexible. It is possible to set, via dedicated console, lighting scenes of different colours, in order to convey to the viewer the vibrant perception, derived from the conversion of solar energy into electrical energy. The installation of the light sources and control systems has been treated in detail to be the least invasive and does not damage the structure.

Il sistema, attraverso una gestione dinamica su protocollo DMX del flusso luminoso, è completamente flessibile. E’ possibile impostare, tramite consolle dedicata, scene di luce di vario colore in modo da trasmettere all’osservatore la percezione vibrante derivata dalla conversione di energia solare in energia elettrica. L’istallazione delle sorgenti luminose e dei sistemi di controllo è stata curata nel dettaglio per essere meno invasiva possibile e non danneggiare la struttura. Più in dettaglio il progetto è stato concepito suddividendo la struttura del Diamante in tre ambiti diversi. L’educational room (alla base), il pavimento e la sfera. L’educational room ha un’illuminazione funzionale realizzata con sorgenti a LED a luce bianca attivate solo in presenza di visitatori. Il pavimento dell’educational

room è retroilluminato con proiettori lineari RGB che conferiscono un effetto “fluttuante” alla struttura del Diamante, staccandola percettivamente dal terreno. Per la sfera, fulcro del progetto, è stata scelta un’illuminazione dall’interno di tipo scenografico, realizzata con apparecchi RGB lineari e circolari, per creare l’effetto di una “lanterna luminosa”. L’utilizzo di questi apparecchi ha messo inoltre in risalto le sfere sospese al suo interno valorizzando la complessità della struttura. Gli apparecchi utilizzati sono 24 in totale per una potenza complessiva di 580 watt. Progettare la luce significa ideare, attraverso la scelta degli apparecchi, delle loro caratteristiche, delle modalità con cui vengono utilizzati, ogni volta scenari, sfondi e situazioni diverse in base all’oggetto illuminato. Con questo progetto Enel Sole continua a distinguersi illuminando, con efficienza e qualità, siti, monumenti, edifici di particolare pregio architettonico così come sta avvenendo la notte nella suggestiva cornice di Valle Giulia.

The educational room has a functional lighting made of white LED light sources and is activated only in case of visitors. The floor of the educational room is backlit by linear RGB projectors, which give a “floating” effect to the diamond structure, thus separating it perceptually from the ground. For the sphere, the centre of the project, the choice fell on a kind of theatrical lighting from the inside, made with linear and circular RGB luminaires to create the effect of a “luminous lantern.” The use of these appliances has also emphasized the spheres suspended inside, making the most of the structure’s complexity. The devices used are 24 in total with a total power of 580 watt. Designing the lighting each time means to create, through the choice of equipment, their characteristics and how they are utilized, scenarios, backgrounds and different situations depending on the object illuminated. With this project, Enel Sole continues to distinguish itself illuminating, with efficiency and quality, sites, monuments, buildings of special architectural value as well as is happening at night in the picturesque setting of Valle Giulia.

LE AZIENDE INFORMANO ENEL SOLE

del piano orizzontale che non vuole essere elemento di divisione con l’esterno ma, al contrario, di rapporto.

More specifically, the project has been designed by dividing the structure of the diamond in three different areas: the educational room (at the base), the floor and the sphere.

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Laser Blade

Gamma Laser Blade Da sinistra High Contrast Minimal, High Contrast Frame, Generale Lighting, Walll WasherAdjustable singolo, Adjustable doppio Laser Blade range From the left High Contrast Minimal, High Contrast Frame, General Lighting, Wall Washer, Adjustable single, Adjustable double

Minime dimensioni dell’apparecchio Minimum size of the appliance

Laser Blade

LE AZIENDE INFORMANO IGUZZINI

L

ineare, leggero e compatto, da 44 a 56 mm di altezza e 44 mm di larghezza. Il Laser Blade rivoluziona il tradizionale concetto di downlight: il prodotto, con un’ottica miniaturizzata ad elevato comfort visivo, pur costituito da una serie lineare di LED genera un’emissione luminosa circolare analoga a quella di un classico downlight. Il Laser Blade con la sua geometria lineare definisce un segmento, una direzione. A parità di effetto luminoso, Laser Blade introduce il graphic lighting degli ambienti, superfici, pareti e soffitti. Il sistema ottico è il risultato di un’accurata progettazione. I microriflettori ad alta definizione di Laser Blade, integrati nell’innovativo schermo anti-abbagliamento nero generano un’emissione con luminanza controllata.

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Laser Blade è disponibile con una vasta gamma di versioni: high contrast, general lighting, wall washer, adjustable, IN30 e System53. Il flusso luminoso da 200 a 6000 lumen permette sia d’illuminare la piccola vetrina che fornire luce d’ambiente. E’ disponibile con diverse tipologie di LED: temperatura colore Neutral, Warm, resa cromatica CRI85 e CRI97. Il prodotto è stato progettato per mantenere dopo 50.000 ore di utilizzo l’80% del flusso luminoso iniziale (L80). Laser Blade ha ottenuto 6 premi internazionali. Le caratteristiche tecniche del prodotto sono conformi alle norme EN60598-1 e loro particolari.

Linear, light and compact, it is 44 to 56 mm high and 44 mm wide. Laser Blade revolutionises the traditional concept of down-lights: the product, with miniaturised optics and high visual comfort, while made up of a linear array of LEDs, generates a circular light emission similar to that of a classic down light. Laser Blade, with its linear geometry, defines a segment, a direction. With the same luminous effect, Laser Blade introduces graphic lighting of environments, surfaces, walls and ceilings. The optical unit is the result of careful design. Laser Blade’s high definition microreflectors integrated in the innovative black anti-glare screen generate an emission with luminance control. Laser Blade is available in a wide range of versions: high contrast, general lighting, wall washer, adjustable, IN30 and System53. The luminous flux, from 200 lumens to 6000 lumens, allows both lighting up a small display case and providing ambient lighting. It is available with different LED-types: Neutral and Warm Colour Temperature, CRI85 and CRI97 Colour Rendition. The product is designed to retain 80% of the initial luminous flux after 50,000 burning hours (L80). Laser Blade has gained 6 international awards. The technical characteristics of the product are compliant with EN60598-1 standards and specifics.


Stand Vulcain, Baselworld 2013, Basilea, Svizzera Le piccole dimensioni di Laser Blade permettono il perfetto inserimento in piccole vetrine Stand Vulcain, Baselworld 2013, Basel, Switzerland Laser Blade’s minimal size allows its perfect integration in small display cases.

Studio dentistico Vogel, Freiberg, Germania The Vogel dental practice, Freiberg, Germany

Ottiche dell’apparecchio Laser Blade Optical unit of the Laser Blade appliance

DESIGN: iGuzzini

Design: iGuzzini

ANNO: 2013 / 2014

Year: 2014

Colori: bianco/nero e grigio/nero

Colours: white/black e grey/black

IP20

IP20

Marque: F

F-Mark

Omologazione: IMQ-ENEC

IMQ-ENEC approval

Classe d’isolamento: II

Class of Insulation: II

DALI

DALI

Sorgente luminosa: Led

Light Source: Led

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LE AZIENDE INFORMANO IGUZZINI

Systema 53 e le sue possibili declinazioni System53 and its possible variations

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L’illuminazione diventa sostenibile SMART [4]. Il rivoluzionario sistema di illuminazione green per l’illuminazione commerciale e industriale

LIGHTING BECOMES SUSTAINABLE SMART [4]. The revolutionary green lighting system for commercial and industrial lighting

LE AZIENDE INFORMANO GEWISS

N

asce da casa Gewiss il rivoluzionario sistema di illuminazione totalmente green per applicazioni commerciali e industriali, che rappresenta la risposta dell’azienda agli impegni assunti in tema di riduzione dei consumi e delle emissioni previsti dal pacchetto Clima Energia 20/20/20, che chiamano in causa anche l’illuminazione. L’obiettivo è costruire impianti d’illuminazione ottimizzati, nei quali la luce sia prodotta con elevate efficienze e utilizzata con la massima efficacia. Ciò promuove l’impiego di sorgenti a risparmio energetico e spinge la produzione e l’uso di apparecchi che utilizzino il flusso primario nel modo più efficace possibile. Smart[4] risponde a queste esigenze sfruttando al meglio le peculiarità della tecnologia Led che consente di ottenere il massimo risparmio energetico (dal 50% all’80%) e il miglior comfort visivo. Si caratterizza per essere poliedrico, razionale, sostenibile, estremamente leggero e versatile; da plafoniera/ riflettore può, infatti, diventare proiettore e fornire prestazioni finalizzate ai differenti contesti. La funzionalità

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del dispositivo garantisce la massima prestazione illuminotecnica in ogni ambito applicativo, da quello industriale, a quello sportivo, dall’indoor all’outdoor. E non solo, la modularità orizzontale e verticale di questo prodotto si coniuga con la facilità d’installazione e manutenzione, con il ricorso ai materiali “green” con cui è costruito (plastica e alluminio a bassissimo contenuto di rame), nessun processo produttivo a impatto sull’ambiente e facilmente disassemblabile alla fine per una semplice riciclabilità alla fine della vita utile. Smart[4] è una tecnologia innovativa racchiusa in uno stile minimalista, pulito ed essenziale tipicamente Made in Italy. La volontà progettuale, infatti, è stata quella di esaltare le caratteristiche intrinseche delle sorgenti LED: leggerezza, dimensioni ridotte, funzionalità e robustezza sono state trasferite al prodotto finito per conferirgli prestazioni uniche nel suo genere. L’utilizzo di LED di potenza con elevate prestazioni cromatiche, di sistemi ottici ad alto rendimento (riflettori e lenti) e la disponibilità di configurazioni multiple

The revolutionary wholly green lighting system for commercial and industrial applications was born from the Gewiss company and represents the company's response to the commitments made in terms of reducing fuel consumption and emissions provided by the 20/20/20 Climate Energy Package, which calls into question even the lighting. The goal is to build optimized lighting systems, in which the light is produced with high efficiencies and used with maximum efficiency. This promotes the use of energy saving sources and pushes the production and use of appliances that utilize primary flow in the most efficient way possible. Smart[4] responds to these demands making the best of the characteristics of LED technology that allows to achieve maximum energy savings (from 50% to 80%) and the best visual comfort. It is characterized by being multifaceted, rational, sustainable, versatile and extremely lightweight; it can, in fact, as from ceiling/reflector, become projector and supply services aimed to different contexts. The functionality of the device guarantees maximum lighting performance in any application field, from industry to sports, from indoor to outdoor. And not only that, the horizontal and vertical modularity of this product is combined with installation and maintenance ease, with use of “green” construction materials (plastic and aluminium with very low copper content), and in addition no manufacturing process impact on the environment and, finally, it is easy to dismantle and recycle at end of service life. Smart[4] is an innovative technology inside a minimalist style, clean and simple, typically Made in Italy. The design intention, in fact, was to highlight the intrinsic characteristics of LED sources: lightweight, small size, functionality and robustness have been transferred to the finished product to give it a performance unique in its kind. The use of power LEDs with high colour performance, high-performance optical systems (reflectors and lenses) and the availability of multiple configurations make Smart[4] a strategic tool to minimize cost of operation and maintenance and maximize lighting performance, ensuring the best comfort in working environments. The Smart[4] system can mount six different optics: four rotational symmetric (100°, 60°, 30°, 10°), one elliptical (60°x120°) and an asymmetric one (52°). The luminous flow, in the various range typologies, goes from 2800 lumens to 25,500 lumens (31 to 285 W, included losses). From a mechanical point of view, it offers various types of fastening: in plate/ spring version, the body’s in height


Smart [4] è stato concepito e sviluppato per rendere l’upgrade realmente sostenibile, per adeguare gli impianti d’illuminazione in modo facile, veloce ed economico ed è oggi disponibile in due versioni:

• Smart [4] LB|HB: plafoniera, con telaio in tecnopolimero, dissipatore in pressofusione d'alluminio a basso tenore di rame, piastra di fissaggio in ferro zincato, molla di fissaggio in acciaio armonico, grado di protezione IP66 e IK08 e Glow wire 650°/850°. • Smart [4] FL: proiettore, con telaio in tecnopolimero, dissipatore, portavetro e aggancio staffa in pressofusione d'alluminio a basso tenore di rame regolabile, vetro temprato sp. 4mm, piastra di fissaggio in ferro zincato, molla di fissaggio in acciaio armonico, grado di protezione IP66 e IK10 e Glow wire 850°. I processi produttivi adottati e i materiali impiegati rispondono alle più moderne esigenze di ecosostenibilità (razionalizzazione delle risorse e minimizzazione dell’impatto ambientale). L’intera gamma è stata pensata e sviluppata per semplificare il più possibile le operazioni d’installazione e per agevolare il retrofit sugli impianti esistenti.

installation takes place after having fixed the plate, exercising a simple pressure to allow the steel spring's snap; and, finally, the waterproof quick connector allows to attach the appliance to the net without opening the power supply compartment. Smart [4] has been designed and developed to make truly sustainable upgrades and to adapt lighting systems in an easy, fast and cheap way, and is nowadays available in two versions: • Smart [4] LB|HB: ceiling lamp, with technopolymer frame, die-cast aluminium heat sink with a low copper content, mounting plate made ​​of galvanized steel, harmonic steel fixing spring, degree of protection IP66 and IK08, and Glow wire 650°/850°. • Smart [4] FL: projector, with polymer frame, heat sink, glass holder and adjustable hook bracket in die-cast aluminum with low copper content, 4mm thick tempered glass, mounting plate made ​​of galvanized steel, harmonic steel fixing spring, degree of protection IP66 and IK10 and Glow wire 850°. The adopted manufacturing processes and materials used meet the modern requirements of ecosustainability (resource rationalization and minimization of environmental impact). The entire range has been designed and developed to simplify as much as possible the installation operations and to make the retrofit on existing plants easy.

LE AZIENDE INFORMANO GEWISS

fanno di Smart [4] uno strumento strategico per minimizzare i costi di esercizio e manutenzione, e massimizzare le prestazioni illuminotecniche assicurando il migliore confort negli ambienti di lavoro. Il sistema Smart [4] può montare sei diverse ottiche: quattro a simmetria rotazionale (100°, 60°, 30°, 10°), una a impronta ellittica ( 60°x120°), una asimmetrica (52°). Il flusso luminoso, nelle diverse tipologie di gamma, va dai 2800 lumen ai 25.500 lumen (31÷285 W, perdite incluse). Da un punto di vista meccanico, offre diverse tipologie di fissaggio: nella versione piastra/molla, l’installazione del corpo in quota avviene dopo aver fissato la piastra, esercitando una semplice pressione per consentire lo scatto della molla d’acciaio; il connettore rapido stagno permette infine di collegare l’apparecchio alla rete senza aprire il vano alimentatore.

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PANORAMA / 307

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PANORAMA

In questa rubrica presentiamo oggetti per la luce che aiutano ad arricchire e a rendere piÚ gradevoli i nostri spazi urbani e abitativi. Espressione continua dell’impegno delle aziende nell'innovazione, nella ricerca e nel design.

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In this section are introduced light objects which improves our urban and living spaces. Expression of a continuous innovation, research and design lighting company tasks.

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Fobo1

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È uno spot orientabile in alluminio. Proposto in due misure diverse (FOBO1 e FOBO2) per poter ospitare un’ampia gamma di sorgenti luminose. Può essere installato a parete o a soffitto, ed è inoltre compatibile con binari elettrificati a tensione di rete. La gamma di sorgenti disponibili, tutte con temperatura colore 3000K e 4000K e CRI85, comprende: lampade dicroiche 35W e LED da 4W a 13W per FOBO1; lampade ad alogenuri metallici 50W, lampade alogene a bassa tensione 35W/70W e LED 32W per FOBO2. An adjustable aluminium spot, proposed in two different sizes (FOBO1 and FOBO2) in order to house a wide set of light sources. It can be placed both on wall and ceiling, and it is also suitable for electrified tracks at net voltage. The range of available lightings (all equipped with color temperature 3000K and 4000K and CRI85) includes: dichroic lamps 35W and 4W to 13W LED for FOBO1; 50W metal-halide lamps, 35W/70W and 32W LED low-voltage halogen lamps for FOBO2.

www.arcluce.it AR-KY

Urban

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Armatura modulare che permette di essere prodotta in più varianti per soddisfare tutte le esigenze. Di serie è proposto con 12/24/36 (18/30/42W) LED bianchi, a 4000K. L’armatura è semplice da allestire grazie all’attacco palo adattabile. La manutenzione è veloce, in quanto con due viti la testa si apre in due semiblocchi, per la sostituzione del gruppo ottico e/o dell’elettronica. La struttura in alluminio oltre alle capacità di resistenza meccanica, rende il prodotto leggero e consente un’ottima dissipazione di calore. Modular shell which can be produced in many different variations in order to meet all different demands. Off-the-shelf, it is proposed with 12/24/36 (18/30/42W) 4000K white LEDs. The shell is easy and quick to assemble thanks to the adjustable pole joint. Maintenance is quick, since the lamp head can be disassembled into two semi-blocks, thus allowing an easy substitution of optical unit or electronic parts. The aluminium structure, in addition to its mechanical resistance, makes this product light and allows an excellent heat dissipation.

www.ar-ky.com CASTALDI ILLUMINAZIONE

Volvendo

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L’innovativo sistema brevettato per l’orientamento orbitale di sorgenti LED, è un giunto sferico di alluminio, per un orientamento one touch in ogni direzione. Innovativo rispetto ai sistemi disponibili a 1-2 assi di rotazione, assicura la dispersione termica e un’adattabilità totale a ogni possibile condizione installativa. È inserito su Duetto e Tellux, utilizza LED Cree XP-G2 di ultima generazione, con lenti Ø26mm ad alte performance e ottiche a tre fasci rotosimmetrici e a fascio ellittico (wall washing radente). The innovative patented system of orbital orientation for LED sources is a spherical

aluminium joint, for a one-touch orientation in every direction. Innovative if compared to the available systems with 1-2 rotation axis, it allows good heat dissipation and a complete adaptability to any condition of installation. It is inserted on Duetto and Tellux, uses last-generation LED Cree XP-G2, with Ø26mm high performance lenses, and optics with three roto-symmetrical beams, and elliptical beam (grazing wall washing). low-voltage halogen lamps for FOBO2.

www.castaldilighting.it CREE

XSP IP66

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Un apparecchio in grado di soddisfare i più elevati standard di risparmio energetico. La tecnologia, che distingue la nuova armatura, stradale la rende ideale per aree urbane. Un valida alternativa agli apparecchi al sodio ad alta pressione, poiché offre un miglior controllo del flusso luminoso in uscita grazie alla tecnologia NanoOptic® Precision Delivery Grid™. È un prodotto dotato di un sistema di gestione termica e un’elettronica tra le più evolute, risolve fattori critici per il funzionamento ottimale anche nelle condizioni più impegnative. This device satisfies the highest energy saving standards. The technology distinguishing the new shell makes it perfect for urban areas. An efficient alternative to high pressure sodium devices, it offers a better control of the output luminous flux thanks to the NanoOptic® Precision Delivery Grid™ technology. This product is equipped with a thermal management system and with the most advanced electronics, it can easily deal with critical factors, for best operation even in the most demanding conditions.

www.cree.com LINEA LIGHT

Fylo

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Novità che fonde architettura e luce, sintesi tra funzionalità e creatività per l’interior e il lighting designer. Composto da elementi luminosi, facilmente installabili e personalizzabili, pensati per l’applicazione su cartongesso. Un sistema brevettato composto da un profilo sagomato in EPS ad alta densità ed un circuito a LED integrato. I circuiti LED, giuntati con innesti rapidi, sono alloggiati in un profilo in alluminio, e inseriti dopo la posa del profilo. Una luce indiretta che scompare alla vista, protetta da un diffusore in PC opalino. An innovative blend of architecture and light, a synthesis between functionality and creativity for interior and lighting designers. Composed of lighting elements that are easy to install and personalize, designed for application on plasterboard. A patented system consisting of an EPS, high density, shaped profile and a LED integrated circuit. LED circuits, with quick release couplings, are housed in an aluminium profile and inserted after the profile laying. An indirect light that disappears, screened out by an opal glass diffusor.

www.linealight.com

LUMIOTEC Inc.

Oled Hanger 6 Primo prodotto d’illuminazione realizzato con la tecnologia OLED di ultima generazione, Naohiko Mitsui disegna una luce appendibile e spostabile a piacimento all’interno di spazi storage, retail e domestici. Il pannello impiegato è un OLED da 12W con temperatura colore 4900K natural white , dimmerabile. I vantaggi della tecnologia impiegata sono l’assenza di calore, sfarfallio e raggi UV, dannosi per l’uomo. La lampada è stata premiata con: Reddot Award nel 2012, iF Design Award e International Design Excellence Award (IEDA). First lighting product manufactured with state of the art OLED technology, Naohiko Mitsui designs a light that can be suspended and relocated as needed inside storage, retail and household spaces. The panel employed is a 12W OLED with 4900K color temperature, dimmerable natural white. The advantages of the technology employed are absence of heat, flicker and harmful UV rays. This lamp was awarded many prizes: 2012 Reddot Award, iF Design Award and International Design Excellence Award (IEDA).

www.lumiotec.com MASIERO

Drylight

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L’azienda presenta la prima collezione di lampade, ispirate dalla tradizione veneziana, per esterni, la prima lampada classica in versione IP65 e infrangibile. Lo storico lampadario a pendenti in vetro si aggiorna, nella tecnologia con le sorgenti a LED da 16W e diffusori in pirex; nei materiali con struttura e decorazioni in policarbonato caricato fibra di vetro. Disponibile in trasparente e colorata, in quattro versioni: sospensione, parete, tavolo e terra, configurabile da 6 a 24 bracci su uno o due livelli. Our company presents the first collection of outdoor lighting inspired to Venetian tradition: the first classical lamp in an unbreakable, IP65 version. The historic chandelier with glass pendants renovates itself, in its technology with 16W LED sources and Pyrex diffusers; in its materials with structure and decorations made of glass fiber filled polycarbonate. Available in transparent or colored, in 4 versions: hanging light fixtures, wall lights, table and floor lamps, configurable with 6 to 24 arms on one or two levels.

www.masierogroup.com METALCO

Lola

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Armatura stradale a luce riflessa da 16 a 64 LED. La potenza assorbita va da 32 a 119 W con un rendimento superiore al 90% , un’efficienza luminosa maggiore di 60 l/W. La temperatura colore varia da 4000K a 6000K con RA > 70. I moduli LED sono rivolti verso l’ottica a riflessione brevettata, il corpo ha funzione portante e dissipante, formato dalla scocca principale in pressofusione di alluminio è caratterizzato dall’alettatura perimetrale per la dissipazione convettiva del calore.

Fornibile in diverse configurazioni stradali. 16 to 44 LED street lamp for public lighting with reflected light. The power absorbed goes from 32 to 119 W with efficiency higher than 90%, and a luminous efficacy greater than 60 l/W. Color temperature varies from 4000K to 6000K with RA > 70. LED modules are oriented towards the patented reflective optics, the body performs dissipating and carrier functions, and is composed of the main body in aluminium die casting, characterized by its finned perimeter for an optimal convective heat dissipation. It can be supplied in various streetlight configurations.

www.metalco.it MAIJA PUOSKARI DESIGN

Terho & Tatti 9 Terho è una serie di lampade a sospensione adatte sia per la casa sia per spazi pubblici. Le lampade sono ispirate a forme naturali delle ghiande. La serie comprende due dimensioni e molte varianti di capocchia in legno. Tatti (Porcino) è una gradevole lampada da tavolo, esistono due diverse capocchie da poter scegliere. È stata progettata per affiancare la serie Terho. In entrambi i prodotti i materiali usati sono: vetro opale bianco e ontano finlandese. Terho is a ceiling lamp series designed for homes and public spaces. The lamps are inspired by natural and sympathetic shapes of acorns. The series includes two different sizes and many hat variations. Materials are opal white mouth-blownglass and Finnish alder. Tatti (Boletus edulis) is a cozy table lamp. There is two different hat pieces to choose from. It’s designed to go along with Terho lamp series. Materials are opal white mouth-blownglass and Finnish alder.

www.maijapuoskari.com TOSHIBA LIGHTING

E-core Led GLS60W

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Una nuova gamma di prodotti energeticamente efficiente, pensata per il mercato domestico composta di sei nuove lampade LED. Queste lampade a LED offrono una riduzione del consumo energetico fino all’89%. La linea offre diverse temperature di colore, i sei modelli rispondono a ogni esigenza, adattandosi ai principali tipi di supporti garantendo molti vantaggi: sviluppo sostenibile, luce 100% istantanea, assenza di mercurio, bassa emissione di calore, assenza di IR o UV, alto numero di switching cycles e durata stimata fino a 30.000 ore. A new selection of products with high energy efficiency, designed for the household market and composed of six new LED lamps, offering an energy consumption reduction up to 89%. This line offers various color temperatures, its six models satisfy any need, adapting to the main types of stands and offering many advantages: sustainable development, 100% instantaneous light, absence of mercury, low heat emission, absence of IR and UV, high number of switching cycles and estimated life expectancy up to 30.000 hours. PANORAMA

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LUCE 307

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