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Vicedirettore Deputy Editor
Mauro Bozzola
PROGETTO GRAFICO Graphic DESIGN
Valentina Ascione, Onofrio Magro
photoeditor
Luce Della Foglia
Collaboratori Contributors
Laura Bellia, Mario Bonomo, Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli, Carlo D’Alesio, Arturo dell’Acqua Bellavitis, Eleonora Fiorani, Pietro Mezzi, Fulvio Musante, Alberto Pasetti, Gianni Ravelli, Maurizio Rossi
Segreteria Administration
Anna D’Auria, Sara Matano
Redazione Editorial staff
Via Monte Rosa 96, 20149 Milano T +39 02 87389237 F +39 02 87390187 redazione@rivistaluce.it
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Presidente Chairman Gianni Drisaldi Vice Presidente Deputy Chairman Dante Cariboni
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LUCE 309 / 2014
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Consiglio Board Chiara Aghemo, Roberto Barbieri, Aldo Bigatti, Claudio Bini, Raffaele Bonardi, Paolo Di Lecce, Lorenzo Fellin, Marco Frascarolo, Riccardo Gargioni, Fulvio Giorgi, Giuseppe Grassi, Adolfo Guzzini, Letizia Mariani, Luca Moscatello, Marco Pollice, Lorella Primavera, Giovanni Roncan, Gianpaolo Roscio, Margherita Süss, Alessia Usuelli.
COVER PHOTO Roma, fontana di piazza della Rotonda Per cortesia di Rino Malgrande Acea Illuminazione Pubblica
Omaggio a Federico Fellini “Le versioni dei fatti le modifichiamo continuamente, per non annoiarci, spesso le cose interessanti sono le più folli”. F.F.
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Tribute to Federico Fellini “We continuously change the facts versions, to not bother us, interesting things often are the craziest” F.F.
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© LUCE - ISSN 1828-0560
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COLOPHON
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Anno / Year 52 – 2014
CREDITS
Contributi Contributors Carla Balocco, Laura Batistini, Mauro Bozzola, Tiziana Brasioli, Andrea Calatroni, Jacqueline Ceresoli, Carlo D’Alesio, Pietro Mezzi, Alberto Pasetti, Andrew Peterson, Pietro Santoro, Pietro Stocchi FOTOGRAFI PHOTOGRAPHERS Peter Aaron/Esto, Fabio Anghelone, Leonardo Baldini, Magda Biernat, Wil Carson, Ty Cole, Emile Dubuisson, Piero Gatti/Photo Smile, Ray Hennessey/Halkin Photography, Timo Kiukkola, Eric Laignel, Spencer Lowell, Rino Malgrande, Michael Moran/OTTO, Melina Mulas, Stephane Muratet, Kristen Pelou, Ed Reeve, Akos Simon, Eric Staudenmaier, Werner Straube Photography, TCA, Paolo Tonato, Leo Torri, Jonathan Wallen, Xia Zhi TRADUTTORI TRANSLATORS Stephanie Carminati, Debora Ciampi, Monica Gazzoli, Isabella Galiena, Sara Gargantini, Monica Moro, Alessia Pedace, Lucrezia Pollice. Grazie A THANKS TO Joe Colombo Studio, Giovanna Mori, Civica raccolfa delle stampe "Achille Bertarelli", Anny Di Gennaro, Alessandro Calosci, Fabrizio Lucci, Leonardo Pieraccioni
Summary
LE AZIENDE INFORMANO Philips, Clay Paky, Enel Sole, Performance in Lighting, Thorn
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COMPANY NEWS Philips, Clay Paky, Enel Sole, Performance in Lighting, Thorn
Reggiani Group. Bellezza estetica e bellezza meccanica della luce
EDITORIALE di Silvano Oldani
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EDITORIAL by Silvano Oldani
ICONE Laboratorio del nuovo come metamorfosi di Jaqueline Ceresoli
LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY Marinella Patetta. Cultura del progetto con un pizzico di poesia di Silvano Oldani
LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY
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Reggiani Group. Aesthetic and mechanical beauty of light ICONS Laboratory of the new as metamorphosis by Jaqueline Ceresoli
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Marinella Patetta project culture with a pinch of poetry by Silvano Oldani
I MAESTRI Joe Colombo. Spider e Topo, progetti senza tempo di Andrea Calatroni
Emanuela Pulvirenti. Grazia e talento per la luce di Andrea Calatroni
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Emanuela Pulvirenti. Grace and talent for light by Andrea Calatroni
TEATRO URBANO Expo 1906 di Mauro Bozzola
Paola Urbano. Diventare lighting designer... inconsapevolmente di Mauro Bozzola
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Paolo Urbano. Becoming a lighting designer… unwittingly by Mauro Bozzola
LUCE COME PROGETTO La storia di Arezzo sotto un'altra luce di Silvano Oldani
VENICE BIENNALE curated by Alberto Pasetti
Le fontane di Roma amate da Fellini e dal grande cinema di Pietro Stocchi, Tiziana Brasioli
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Rome’s historical fountains loved by Fellini and the great cinema. by Pietro Stocchi, Tiziana Brasioli
LIGHTING DESIGNER WORLD by Andrew Peterson
A Malta un gioiello di arte e architettura barocca di Silvano Oldani
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In Malta a jewel of baroque art and architecture by Silvano Oldani
LIGHT ART
BIENNALE DI VENEZIA
a cura di Alberto Pasetti Fundamentals
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LIGHTING DESIGNERS MONDO by Andrew Peterson
Fundamentals
Hervé Descottes. Un francese a New York
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Hervé Descottes. A frenchman in New York
Melanie Freundlich. Imparare dal teatro
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Melanie Freundlich. Learning from theater
Sean O'Connor. La passione di realizzare i sogni dei clienti
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Sean O'Connor. The passion to fulfill client's dreams SPECIAL: LIGHTING URBAN PLANS
SPECIALE PIANI URBANI DELLA LUCE
Si chiude un'era per i piani della luce di prima generazione di Pietro Mezzi LUOGHI DELLA DIDATTICA La progettazione illuminotecnica al Politecnico di Torino di Silvano Oldani
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FOCUS PMI 8 a cura di Mauro Bozzola e Andrea Calatroni Gewiss. Risposte efficaci per un mercato in evoluzione
Lighting plans of the first generation the closing of an era by Pietro Mezzi
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THE MASTERS Joe Colombo. Spider and Topo, Timeless projects by Andrea Calatroni URBAN THEATRE Expo 1906 by Mauro Bozzola LIGHT AS PROJECT Arezzo’s history Under a different light by Silvano Oldani
Light Art curated by Jacqueline Ceresoli
a cura di Jacqueline Ceresoli Spazi di luce di Carlo Bernardini
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RICERCA Il LED e il mondo vegetale di Carlo D'Alesio e Piero Santoro
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Lighting space by Carlo Bernardini RESEARCH LEDs and plant kingdom by Carlo D'Alesio e Piero Santoro
Il valore degli edifici storici di Carla Balocco, Laura Batistini
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The value of historical buildings by Carla Balocco, Laura Batistini
PANORAMA
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OVERVIEW
EDUCATIONAL SITES The lighting engineering designat the polytechnic of turin by Silvano Oldani FOCUS PMI 8 curated by Mauro Bozzola and Andrea Calatroni
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Gewiss. Effective answers for an evolving market SOMMARIO
Sommario
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Philips accende una nuova luce sul fascino di Venezia
Le storiche lanterne, simbolo della città, rivivono grazie ad una soluzione unica a tecnologia LED sviluppata in collaborazione con Gemmo
LE AZIENDE INFORMANO PUBBLIREDAZIONALE PHILIPS
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a magia dei vicoli veneziani è da sempre associata alle tipiche lanterne che si affacciano sulla laguna, i canali e il centro storico. L’esigenza di rinnovare l’illuminazione urbana in termini di risparmio energetico, senza però intaccare l’atmosfera storica, ha posto la città di fronte a una sfida importante. Philips ha collaborato al progetto accanto a Gemmo riuscendo a soddisfare le esigenze estetiche ed energetiche dell’intervento grazie allo studio di soluzioni innovative e pienamente conformi alle indicazioni ricevute dalla Sopraintendenza ai Beni Culturali. Gli obiettivi di ottenere un’illuminazione simile a quella dei precedenti punti luce a olio e di garantire una riduzione del consumo energetico sono stati raggiunti attraverso l’adozione di oltre
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3000 lanterne LED a sospensione, dove la nuova tecnologia ha sostituito le precedenti lampade a vapore di mercurio. Le classiche lanterne “fatte a gonnella”, e intrise del fascino della tradizione, sono state coinvolte in un importante intervento illuminotecnico, firmato da Philips, che ha portato la tecnologia LED al servizio della valorizzazione della città di Venezia e della sua ambientazione fuori dal tempo. Le soluzioni installate, caratterizzate da apposite lenti capaci di nascondere i LED e in grado di richiamare le vecchie lampadine a scarica, hanno garantito la stessa resa estetica e luminosa rispetto alle precedenti lampade e assicurato una riduzione dei consumi di energia. Inoltre, il fattore di esposizione delle lanterne all’acqua salata presente nell’aria ha
Philips shines a new light on Venice's charm The historical lanterns, a city's icon, live again thanks to a unique solution with a LED technology developed in cooperation with Gemmo The magic of Venice's alleys has always been associated with the typical lanterns that overlook the lagoon, the canals and the historical centre. The need to renovate the urban lighting in terms of energy savings, not damaging the historical atmosphere, represented an important challenge for the city. Philips worked at the project with Gemmo achieving the fulfillment of the project's esthetical and energy requirements thanks to the study of innovative solutions and fully compliant with the recommendations received from the Sopraintendenza ai Beni Culturali. The goals of achieving a lighting similar to that of the previous oil luminaires and of guaranteeing a reduction of energy consumptions were reached through the adoption of more than 3000 suspended LED lanterns, where the new technology substituted the previous metal halide lamps. The typical "skirt-shaped" lanterns, which are full of tradition's charm, were involved in a significant lighting intervention, signed by Philips, which brought LED technology at the
service of the city of Venice's valorization and of its out of time setting. The installed solutions, characterized by specific lens capable of hiding the LEDs and also of recalling the old discharge lamps, allowed to guarantee the same esthetical and luminous effect of the previous lamps and ensured a reduction of energy consumptions. Moreover, the lanterns' exposure to salted water contained in the air required an highly resistant product, therefore there was the need of a remote phosphor module. Philips answered to the specific requirements of the intervention with the design of a unique solution certified with the CE brand: a 15W retrofit module with a directional but not diffused lighting, capable of guaranteeing a 50% energy saving and reduced emissions compared to those of the previous lamps. An added value of the project is the development of a new product, specifically designed, which contains the avant-garde of LED technology, an esthetic and unique result in terms of energy saving.
AEX: PHIA) is a diversified company in the health and wellbeing fields, its aim is to improve people's life with valuable innovations in the fields of Healthcare, Consumer Lifestyle and Lighting. Philips, with an headquarter in The Netherlands and sales equal to 23,3 billions of euro in 2013, has about 112.000 employees in more than 100 countries. It is a leading company for cardiac therapies, both intensive and at home, as well as for energy saving lighting and new lighting applications, and also for personal care solutions such as shaving and oral health care. All the Philips-related information are available at www.philips.it/newscenter.
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LE AZIENDE INFORMANO PUBBLIREDAZIONALE PHILIPS
richiesto un prodotto ad alta resistenza, cioè un modulo a fosforo remoto stagno. Philips ha risposto alle necessità proprie dell’intervento con la progettazione di una soluzione unica e certificata con marchio CE: un modulo retrofit a 15W a luce direzionale e non diffondente, capace di garantire un risparmio del 50% rispetto al consumo di energia e minori emissioni rispetto a quelle emesse in precedenza. Valore aggiunto del progetto è stato quello di ottenere un prodotto nuovo, studiato ad hoc, che ha racchiuso in se l’avanguardia della tecnologia LED, una continuità estetica e un risultato unico in termini di energy saving.
Royal Philips Royal Philips (NYSE: PHG, AEX: PHIA) è un’azienda diversificata nel campo della salute e del benessere, il cui obiettivo è quello di migliorare la vita delle persone con innovazioni di valore nel campo dell’Healthcare, del Consumer Lifestyle e del Lighting. Philips, con headquarter in Olanda e con vendite pari a 23,3 miliardi di euro nel 2013, vanta circa 112.000 dipendenti in oltre 100 nazioni. L’azienda è leader nell’ambito delle soluzioni per le terapie cardiache, intensive e a domicilio, nonché per l’illuminazione a risparmio energetico e nuove applicazioni per l’illuminazione, oltre a soluzioni per la cura della persona quali la rasatura e l’igiene orale. Tutte le notizie relative a Philips sono disponibili su www.philips.it/newscenter. Royal Philips (NYSE: PHG,
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Clay Paky illumina il maestoso spettacolo Cinéscénie al Puy du Fou
Clay Paky illuminates the majestic live show Cinéscénie at Puy du Fou
LE AZIENDE INFORMANO PUBBLIREDAZIONALE CLAY PAKY
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l Puy du Fou è uno dei quattro più grandi parchi tematici in Francia e si contraddistingue per un tema conduttore di carattere “storico”: attraverso le sue cinque attrazioni, vengono messi in scena degli show, dalla durata di circa 30-40 minuti, che rappresentano l’epopea della storia del mondo. Il più noto di questi spettacoli è sicuramente Cinéscénie: viene rappresentato di notte all’aperto, dietro alle rovine del castello, e narra 700 anni di storia della Vandea, la regione della Francia che ospita il parco. Il Cinéscénie, che viene messo in scena nella stagione estiva dal 2008, vanta il più grande palcoscenico del mondo: ben ventitré ettari, 1.200 attori coinvolti, 300 cavalli, 24.000 costumi, 1.000 fuochi d'artificio e 3.000 luci. Tutti gli attori e attrici (anche i bambini) provengono dai villaggi locali e sono volontari. Per festeggiare i 25 anni dello storico parco a tema, Cinéscénie ha realizzato una serie di produzioni dal vivo e il Puy du Fou ha scelto di affidarsi al famoso lighting designer Koert Vermeulen, che ha utilizzato Alpha Beam 1500 e Sharpy Clay Paky per
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creare il sensazionale spettacolo di luci. Il Puy du Fou chiedeva un rinnovamento completo dell'approccio luminoso, Vermeulen ha quindi lavorato con Pavla Beranova, Jean Jacques Deneumoustier e Jimmy Stas del team di progetto di ACT Lighting Design e Damien Botton del team tecnico del Puy du Fou. Insieme hanno progettato un concept che incorporasse sia luci standard sia luci ad hoc. I proiettori sono stati posizionati sull’intera area disponibile e sono state impiegate complesse tecniche di programmazione per controllare le luci e armonizzare tra di loro i vari momenti dello show. “Gli Alpha 1500 e gli Sharpy Clay Paky, insieme ad altri effetti studiati ad hoc, ci hanno permesso di creare uno spettacolo luminoso di forte impatto" ha detto Vermeulen. "Abbiamo scolpito lo spazio nell'oscurità, utilizzando il fascio stretto degli Alpha Beam 1500 come key-light laterale insieme a una luce frontale molto colorata e una luce a terra ricreata con LED RGBW. Inoltre, abbiamo creato un forte impatto architettonico grazie all'illuminazione “a grappolo” degli Sharpy”. "Con queste tecnologie siamo stati in grado di riprodurre in modo molto ‘reale’
The Puy du Fou is one of the four biggest theme parks in France and is distinguished by a main theme of "historical" character: the shows, lasting about 30-40 minutes and representing the epic of the history of the world, are staged through its five attractions. The best known of these shows is definitely Cinéscénie: it runs at night outdoors, behind the ruins of the castle, and tells 700 years of history of the Vendée, the region of France that is home to the park. The Cinéscénie, which is put on stage during the summer season since 2008, boasts the largest stage in the world: twenty-three acres, 1,200 actors involved, 300 horses, 24,000 costumes, 1,000 fireworks and 3,000 lights. All actors and actresses (even the children) come from the local villages and are volunteers. To celebrate the 25th anniversary of the historical theme park, Cinéscénie has created a series of live productions and Puy du Fou has chosen to rely on the famous lighting designer Koert Vermeulen, who used the Clay Paky's Alpha Beam 1500, and the Sharpy, to create the sensational light show. Puy du Fou needed a completely new lighting approach, Vermeulen has, therefore, worked with Pavla Beranova, Jean Jacques Deneumoustier and Jimmy Stas, of the ACT Lighting Design project team, and Damien Botton, of the Puy du Fou technical team. Together, they have designed a concept that incorporated both standard and ad hoc lighting fixtures. The light projectors were positioned over the entire available area, and complex programming techniques have been used to control the lights and harmonize the various moments of the show between them. “Clay Paky's Alpha 1500 and Sharpy lights, along with other effects studied ad hoc, have enabled us to create a light show with a strong impact," Vermeulen said. "We carved the space in the darkness, using the narrow beam of the Alpha Beam 1500 as a side-light key, along with a very colourful front light and a ground light, created with RGBW LED. In addition, we have created a strong architectural impact, thanks to the "cluster" lighting of the Sharpy”. "With these technologies we were able to reproduce, in a very "real" way, the size, volume and depth of each of the main scenes. At the same time, we got new dramatic effects playing on the colour change and creating many different atmospheres that have highlighted specific scenes”. The approach to light not only sought to create an unforgettable performance, but also needed to meet the environmental demands of the organizer, as Vermeulen explains: "The
proiettori con potenze molto superiori, inoltre è molto leggero e ha un ingombro ridotto che gli permette di adattarsi ovunque; offre 14 colori diversi e 17 immagini da proiettare, può produrre un fascio di luce perfettamente parallelo e simile a un laser che ha permesso a Vermeulen di creare una serie di spettacolari effetti a mezz'aria. L’area destinata al pubblico è sempre gremita di spettatori incantati di fronte a questo spettacolo, unico e sbalorditivo. Molto positivi sono i feedback dei clienti ed entusiastiche le recensioni online. Philippe de Villers, fondatore del Puy dy Fou, ha così commentato: "Koert e il suo team hanno realizzato un progetto luminoso innovativo che ha trasformato il Puy du Fou in un dipinto impressionista vivente. Koert, supportato da 3.200 volontari appassionati, è riuscito a raccontare una storia eroica, sorprendendo ed emozionando il pubblico ad ogni messa in scena”.
new creative lighting concept was based on illumination levels, carefully and specifically developed on each theme of the show. We've highlighted some artistic performances to give a stunning visual impact to the whole location. At the same time, we have successfully dealt with the challenge of maintaining a very low energy consumption". Both the Alpha 1500, and the Sharpy, offer a lighting with low energy consumption in relation to their high luminous efficiency. These lights are very reliable and robust and can adapt to different environments. In particular, the Sharpy, with a power of only 189 W, offers an unparalleled brightness, normally achievable by light projectors with much higher powers, also it is very light weight and has a small footprint that allows it to fit anywhere; it offers 14 different colours and 17 images to be projected, and can produce a perfectly parallel beam of light, like a laser, which enabled Vermeulen to create a series of spectacular mid-air effects. The area for the public is always crowded with spectators spellbound in front of this show, unique and amazing. The customer feedbacks are very positive and the online reviews enthusiastic. Philippe de Villiers, founder of the Puy du Fou, commented: "Koert and his team have created an innovative lighting design, which has transformed the Puy du Fou into a living, impressionist painting. Koert, supported by 3,200 dedicated volunteers, has managed to tell a heroic story, which surprises and thrills the audience at each staging”.
LE AZIENDE INFORMANO PUBBLIREDAZIONALE CLAY PAKY
dimensioni, volume e profondità di ognuna delle scene principali. Allo stesso tempo, abbiamo ottenuto nuovi effetti drammatici giocando sul cambio-colore e creando numerose atmosfere differenziate che hanno messo in risalto determinate scene”. L'approccio luminoso non mirava solo a creare una performance indimenticabile, ma doveva anche andare incontro alle esigenze ambientali dell'organizzatore, come spiega Vermeulen: "Il nuovo concept creativo delle luci si basava su livelli di illuminazione sviluppati scrupolosamente e specificamente su ciascun tema dello spettacolo. Abbiamo messo in risalto alcune performance artistiche per dare un impatto visivo sensazionale a tutta la location. Allo stesso tempo abbiamo affrontato con successo la sfida di mantenere consumi energetici molto bassi.". Sia gli Alpha 1500 che gli Sharpy offrono una illuminazione con bassi consumi in relazione alla loro altissima resa luminosa. Sono luci molto affidabili e robuste, che possono adattarsi a diversi ambienti. In particolare, lo Sharpy, con una potenza di soli 189 W, offre una luminosità senza pari, raggiungibile normalmente da
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La nuova luce di Enel Sole per le Sette opere di Misericordia di Caravaggio I tesori del Pio Monte della Misericordia di Napoli tornano al loro splendore originario
LE AZIENDE INFORMANO PUBBLIREDAZIONALE ENEL SOLE
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a recente inaugurazione dell’illuminazione artistica della Chiesa del Pio Monte della Misericordia a Napoli, frutto di un progetto illuminotecnico di Enel Sole rivolto alle cappelle radiali minori e maggiori, alla cupola e all’ingresso, va a completare quello donato nel 2011 dalla stessa Enel Sole alla fondazione che gestisce il complesso monumentale per l’illuminazione delle “Sette Opere di Misericordia” del Caravaggio e dell’Altare maggiore. Con questo nuovo progetto quindi, tutti gli ambienti della chiesa settecentesca a pianta ottagonale, dalle sue opere agli elementi strutturali architettonici, sono stati illuminati con apparecchi che evidenziano e valorizzano nel miglior modo le particolarità, senza risultare invasivi. Il complesso monumentale del Palazzo e della Chiesa, realizzato su progetto di Francesco Antonio Picchiatti e sede dell’istituzione benefica del Pio Monte della Misericordia ospitano, oltre alla prestigiosa tela del Caravaggio, un’importante collezione
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di opere pittoriche della scuola napoletana. All’interno del museo, infatti, sono esposte, oltre alla collezione donata dal pittore settecentesco Francesco De Mura, opere realizzate tra il XVI e il XIX secolo da artisti come Giordano, Ribera, Stanzione e Vaccaro. Per l’illuminazione dell’Altare maggiore e della Pala del Caravaggio, eseguita dal pittore lombardo durante il primo soggiorno a Napoli, Enel Sole ha pensato a due diversi sistemi di accensione: uno dedicato al dipinto e uno all’illuminazione indiretta dell’Altare. La modulazione delle intensità dei due sistemi permette di creare differenti scene luminose. “La volontà – spiega Francesca Migliorato, responsabile Illuminazione Artistica di Enel Sole – è stata quella di abbassare il livello di luminosità delle pareti e della volta della cappella per creare uno sfondo che meglio evidenzi le policromie delle differenti scene e le profondità prospettiche. La Pala è infatti illuminata da una luce dedicata, quasi a voler riproporre un allestimento espositivo
The new light by Enel Sole for the Caravaggio’s The Seven Acts of Mercy The treasures of the Pio Monte della Misericordia in Naples revert to their former glory The recent unveiling of the artistic lighting of the Church of Pio Monte della Misericordia in Naples, which is the result of a the lighting design made by Enel Sole involving the minor and main apse chapels, the dome and the entrance, complements the one, donated in 2011 by the very Enel Sole to the foundation administering the monument, for the lighting of the Caravaggio’s “The Seven Acts of Mercy” and of the high altar. Through this new project, thus, every space of the eighteenth-century octagonal church, from the works contained therein to its architectural structural elements, are lit up by devices that highlight and emphasise in the brightest way the peculiarities, without being invasive. The monumental complex of the Palace and the Church, designed by Francesco Antonio Picchiatti and home of the charitable institution of the Pio Monte della Misericordia, contains, in addition to the Caravaggio’s prestigious painting, an important paintings collection of the Neapolitan school. Inside the museum, besides the collection donated by the eighteenth-century painter Francesco De Mura, works produced between the sixteenth and the nineteenth century by artists such as Giordano, Ribera, Stanzione and Vaccaro are on display. For the lighting of the Altare maggiore and of the Pala del Caravaggio, realised by the Lombard painter during his first stay in Naples, Enel Sole thought to two different lighting systems: one dedicated to the painting and one for the indirect lighting of the altar. The modulation of the two systems intensities allows creating different lighting scenes. “The will – says Francesca Migliorato, respon-
System’s overall data Total Power consumption: 1.2 kW Total installed projectors: no. 54 (no. 12 roto-symmetric projectors, no. 8 linear symmetric, no. 6 linear asymmetric, no. 28 linear asymmetric)
e museografico, capace di far risaltare al meglio i dettagli e rendere ottimale la visione della tela”. Lo spazio della pianta ottagonale della Chiesa si compone di altre sei cappelle radiali, ciascuna con dipinti raffiguranti singolarmente scene tratte dai Vangeli, Atti degli Apostoli e rappresentazioni iconografiche della vita dei Santi. Il Buon Samaritano di Giovanni Vincenzo Forlì, San Pietro che resuscita Tabitha di Fabrizio Santafede, la Liberazione di San Pietro di Battistello Caracciolo e Cristo in casa di Marta e Maria di Fabrizio Santafede, trovano spazio nelle cappelle minori; San Paolino che libera lo schiavo di Giovanni Bernardino Azzolino e la Deposizione di Cristo di Luca Giordano si trovano nelle cappelle maggiori. Cristo e l'adultera di Luca Giordano all’ingresso della chiesa. Per le cappelle minori la nuova illuminazione a proiezione diffusa è realizzata tramite l’uso di sottili apparecchi lineari a LED ad ottica asimmetrica. Mediante l’uso di ottiche prismatiche,
in grado di curvare, orientare e incrociare i fasci luminosi, si ottiene un’illuminazione che riesce ad abbracciare in modo uniforme l’intero contesto, donando al contempo profondità di campo. Anche per le cappelle maggiori è stata pensata, oltre a un’illuminazione a proiezione diffusa del tutto simile a quella delle cappelle minori, un’illuminazione d’accento per le opere pittoriche. A queste sono, infatti, dedicati proiettori a LED ad altissima resa cromatica dotati di alette sagomatrici in grado di far affiorare anche le più sopite cromie. Il loro puntamento incrociato permette di evitare fenomeni di abbagliamento sulle opere. Anche in quest’ambito, le varie accensioni sono separate, per dare modo di impostare scenari di luce maggiormente flessibili. Un’illuminazione d’accento invece per la zona dell’ingresso che, a opera di un singolo proiettore a LED ad altissima resa cromatica con ottica spot, illumina il quadro del Giordano. Pur essendo un puntamento diretto, grazie al posizionamento del corpo
sible for the Enel Sole’s Art Lighting division – was to lower the brightness level of the walls and vault of the chapel in order to create a background that could highlight at best the polychromies of the different scenes and the perspective depth. The altarpiece is in fact lit by one dedicated light, as to reproduce an exhibition and museum display, able to bring out at best the details and to optimise the vision of the painting”. The space of the octagonal Church is made up of six other radial chapels, each containing paintings portraying individual scenes from the Gospels, the Acts of the Apostles and iconographic representations of the lives of the saints. The Buon Samaritano by Giovanni Vincenzo Forlì, San Pietro che resuscita Tabitha by Fabrizio Santafede, the Liberazione di San Pietro by Battistello Caracciolo and Cristo in casa di Marta e Maria by Fabrizio Santafede are placed in the minor chapels; the San Paolino che libera lo schiavo of Giovanni Bernardino Azzolino and the Deposizione di Cristo by Luca Giordano are located in the major chapels. Cristo e l'adultera by Luca Giordano can be found at the entrance of the church. For the minor chapels, the new widespread lighting was realised through the use of thin linear LED devices with asymmetrical optics. Through the use of prismatic optics, which are able to bend, orient and cross the light beams, the lighting thus obtained is able to take in, in a uniform manner, the whole context, whilst giving depth of field. Also for the major chapels, in addition to a diffused lighting that is completely similar to the one in the minor chapels, an accent lighting for the paintings was designed. To these are in fact dedicated some LED projectors equipped with adjustable flaps and with a very high colour rendering index, able to bring out even the most concealed colours. Their cross-pointing allows preventing glares on the works. In this area too, the several activations are individual thus allowing the setting of more flexible lighting scenarios. An accent lighting was chosen for the en-
LE AZIENDE INFORMANO PUBBLIREDAZIONALE ENEL SOLE
Dati complessivi impianto Totale Potenza impegnata: 1.2 kW Totale Proiettori installati: n. 54 (n. 12 proiettori rotosimmetrici, n. 8 lineari simmetrici, n. 6 lineari asimmetrici, n. 28 lineari asimmetrici)
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illuminante posto sulla cornice d’imposta della cupola, si garantisce un basso angolo di incidenza della luce con abbagliamento ridotto al minimo e una ideale valorizzazione dell’opera. Oltre a questo, due sottili apparecchi lineari a LED, installati in maniera non invasiva sulla sommità del dipinto, donano profondità e risalto a quest’ultimo. La cupola, anch’essa a base ottagonale, è stata illuminata in maniera diffusa per rispettarne il disegno e la geometria attraverso il posizionamento di sorgenti luminose non visibili dal piano di calpestio. Si è fatto ricorso a otto apparecchi lineari a LED con ottica simmetrica, puntati ciascuno sul proprio spicchio, in modo tale da illuminare con luce diretta la cupola e creare, allo stesso tempo, una luce indiretta per l’illuminazione dell’ambiente sottostante, accentando le grandi aperture presenti. Complessivamente l’impianto di illuminazione è stato concepito per aumentare la fruizione della chiesa nella sua volumetria di pieni e di vuoti e la
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percezione visiva delle opere pittoriche in un unico bagno di luce. È stato progettato in osservanza dei criteri di risparmio energetico e manutentivo mediante l’uso di sorgenti non invasive e totalmente reversibili. È stato previsto l’uso esclusivo di sorgenti LED a luce bianca calda di ultima generazione e altissima resa cromatica, capaci di accentuare i chiaroscuri e di far emergere completamente le reali tonalità di colore delle pitture. L’effetto così ottenuto è del tutto paragonabile a quello della luce diurna naturale, epurata però dei raggi ultravioletti, pericolosi per le pigmentazioni. L’adozione di filtri e sagomatori ha permesso inoltre di indirizzare in modo rigoroso e puntuale i fasci luminosi per ottenere, a seconda dell’effetto desiderato nel particolare, un taglio preciso sull’opera piuttosto che un’illuminazione diffusa e avvolgente. Il posizionamento dei corpi illuminanti è stato curato con particolare attenzione per limitare al massimo fenomeni di riflessione sui dipinti.
trance area, which, thanks to a single LED projector with a very high colour rendering index and spot optics, lightens the Giordano’s painting. Despite being a direct pointing, thanks to the positioning of the lighting device on the dome’s impost, it ensures a low angle of light incidence, a minimum glare and an ideal enhancement of the work. Besides this, two thin linear LED luminaires, installed non-invasively on the top of the painting, give depth and prominence to the latter. The dome, which is itself also designed on an octagonal base, is diffusely lit in order to respect its design and geometry through the placement of light sources that are invisible from the floor level. Recourse was made to eight linear LED units with symmetrical optics, each aiming on its own bay, so as to illuminate the dome with direct light and create, simultaneously, an indirect lighting for the space below, thus accenting the existing large openings. The overall lighting system has been designed to increase the fruition of the church in its architectural dimension made of solids and voids and the visual perception of the paintings into a single bath of light. It was designed respecting the criteria of energy and maintenance saving through the use of non-invasive and totally reversible light sources. The exclusive use of latest generation's LED sources with warm white light and high colour rendering index, able to emphasise the light and shade effects to fully bring out the paintings' true colour shades, has been provided. The effect thus obtained is entirely similar to that of natural daylight, but purged of ultraviolet rays that are dangerous for the pigmentations. The use of filters and shapers also allowed targeting in a strict and precise manner the light beams in order to obtain, depending on the desired effect, an accurate cut on the work rather than a diffused and enveloping lighting. The positioning of the lighting fixtures was treated with a particular attention so to minimise the reflection phenomena on the paintings.
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La luce di Spillo sul quartiere Navile di Bologna
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a multinazionale del settore illuminotecnico ha partecipato al progetto di riqualificazione del quartiere Navile nel capoluogo emiliano. La soluzione scelta dal Comune di Bologna e da Enel Sole (che gestisce il sistema d’illuminazione pubblica della città) è quella offerta dalla serie Spillo, apparecchi a LED del brand Prisma Architectural. Un progetto ambizioso, che sta riportando sicurezza, bellezza e un risparmio energetico complessivo del 65% nel popolare quartiere, realizzato per il restyling del sistema d’illuminazione pubblica: riqualificazione che si estenderà anche ad altre zone della città nell’arco di circa tre anni con l’installazione di 6mila corpi illuminanti. Nei giardini del Navile, sono stati installati 40 apparecchi modello Spillo, a un’altezza di 5 metri, sviluppati in due versioni: una con distribuzione rotosimmetrica 28 Led 4000 K, potenza 31 Watt, e una con distribuzione a doppia asimmetria 28 Led
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4000 K, 16 LED + 12 LED, potenza 31 Watt. Quest’ultima è stata studiata e sviluppata per rispondere a specifiche esigenze del progetto: alcune aree presentavano, infatti, la necessità di questo tipo di distribuzione luminosa, con caratteristiche di asimmetria e retroilluminazione. Con la prima versione di Spillo s’illuminano zone in cui è richiesta luce uniforme distribuita a 360°, senza esigenze di orientamento specifico, distribuzione idonea per parchi, giardini e grandi aree in generale. Con la seconda, con ottica a doppia asimmetria, la distribuzione è l’ideale per illuminazione di percorsi ciclopedonali, garantendo una retroilluminazione necessaria a illuminare anche la zona adiacente al camminamento. Tutto ciò per avere un maggior confort visivo e garantendo al contempo le condizioni di sicurezza che sono fondamentali in un parco pubblico. Inoltre, tra le esigenze principali espresse dalla committenza per l’illuminazione delle aree verdi, troviamo: la resistenza
The lighting multinational corporation participated in the requalification project of the Navile area in the Emilian city. The solution chosen by Bologna's Commune and Enel Sole (which manages the city's public lighting system) is the one offered by the Spillo series, LED luminaires of Prisma's Ar-chitectural brand. An ambitious project, which brings back safety, beauty and a 65% global energy saving in the working-class area, and designed for the restyling of the public lighting system: the requalification will be also extended to other parts of the city during about three years and with the installation of six thousands luminaires. In the Navile's gardens, 40 Spillo luminaires were installed, at an height of 5 meters, and using two versions of the same luminaire: one with a symmetrical distribution and 28 LEDs at 4000 K, 31 Watt, and one with a double symmetry distribution and 28 LEDs at 4000 K, 16 LED + 12 LED, 31 Watt. The latter was studied and developed to fulfill the specific requirements of the project: indeed some areas needed this particular type of luminous distribution, which has characteristics of asym-metry and back-lighting. Areas that require a 360° uniform light distribution, without specific orien-tation requirements, are light up with the first version of Spillo, this type of distribution is suitable for parks, gardens and large areas in general. The second one, with a double asymmetric optic, has the ideal distribution to light up bicycle and pedestrian routes, guaranteeing a back-lighting that is necessary to illuminate also the area next to the walking path. All that to achieve a greater visual comfort while fulfilling safety requirements which are funda-mental in a public park. Moreover, among the main demands of the customer for the lighting of green areas, we find: the luminaires' mechanical resistance, the warranty of a long lifespan and the prevention of acts of van-dalism. Spillo, is made of die-cast aluminum, which is also particularly resistant to oxidation. This characteristic, together with the luminous performance guaranteed by the last generation LED tech-nology, the uniqueness of the optic system, entirely designed by Performance in Lighting with an innovative and contemporary design - which indeed reminds of the shape of a pinch (spillo in Ital-ian) - and with the easiness of installation, has determined its choice by Enel Sole among other so-lu-
“Quello per il Comune di Bologna è per noi il primo progetto di ampio respiro che realizziamo per la pubblica amministrazione. Si tratta di una installazione importante per la quale abbiamo proposto una delle nostre soluzioni più moderne, in funzione della valorizzazione del territorio e della si-curezza per la cittadinanza” - dice Giovanni Sartori, responsabile contract Italia di Performance in Lighting, che ha seguito la realizzazione con Nicola Fasoli, responsabile dello staff tecnico dell'azienda. - “Con questo lavoro, che vuole essere un esempio positivo di rinnovamento, auspichiamo di dare il via a una serie di progetti che possano estendersi anche ad altri comuni italiani per dare più luce e armonia nei centri urbani. L'azienda ha investito molto in questa direzione, mettendo a disposizione delle pubbliche amministrazioni la propria esperienza per sviluppare impianti che offrano le caratteristiche di risparmio, efficienza energetica e bellezza”.
tions proposed by different manufacturers. Spillo also has a medium lifespan of the LED circuit of 60 thousands hours and it requires an almost null maintenance. It fulfills the most restrictive regulations about luminous pollution. The luminaires are equipped with a fast connector which al-lows a quick link to the electric grid, for which the technician does not have to open the luminaire for the connection to the grid. “The project for the Bologna's Commune is for us the first large scale one that we realize for the public administration. It is an important installation for which we proposed one of our most up-to-date solution, as a function of the enhancement of the area and of the safety of citizens” - says Gio-vanni Sartori, contract manager for Italy of Performance in Lighting, whom has followed the reali-zation with Nicola Fasoli, manager of the company's technical staff. - “With this work, which as-pires to be a positive example of renovation, we hope to start a series of projects that can be also extended to other Italian Communes to bring more light and harmony to urban centers. The com-pany has invested much in this direction, offering its experience to public administrations to develop systems that guarantee savings, energy efficiency and beauty”.
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meccanica degli apparecchi, la garanzia di lunga durata nel tempo e la prevenzione contro gli atti vandalici. Spillo, è realizzato in alluminio pressofuso, particolarmente resistente anche all’ossidazione. Questa caratteristica, unita alla resa luminosa performante garantita dalla tecnologia LED di ultima generazione, dall’unicità delle ottiche, interamente disegnate da Performance in Lighting, dal design innovativo e contemporaneo - che ricorda appunto la forma di uno spillo - e alla facilità d’installazione, ha fatto sì che Enel Sole lo preferisse ad altre soluzioni di differenti fornitori. Spillo ha inoltre una vita media del circuito LED di 60mila ore e richiede una manutenzione quasi nulla. È in linea con le più strette normative riguardanti l’inquinamento luminoso. Gli apparecchi sono dotati di un connettore rapido che consente una connessione veloce alla rete elettrica, per cui l’installatore non deve aprire l’apparecchio per il collegamento alla rete.
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lighting a roundabout in Corigliano Calabro
L’illuminazione di una rotatoria a Corigliano Calabro
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’impianto, dettato dalle nuove esigenze di regolazione della circolazione veicolare delle rotatorie (più sicure ed efficaci), si colloca all’intersezione di un tipico nodo a crocevia di matrice stradale disomogenea, nell’area della confluenza viaria tra la S. Statale 106 e la S. Provinciale 196 (con incrocio Via Sierra Morena), in frazione Villaggio Frassa, Comune di Corigliano Calabro. Siamo nel territorio calabrese dell’Alto Jonio Cosentino, geograficamente definito nella più ampia fascia costiera della Sibaritide. Progettista e direttore dei lavori l’arch. Natale Avolio, committente l’Amministrazione comunale di Corigliano Calabro. In relazione al tipo di traffico al quale la rotonda è destinata, è stata operata la scelta progettuale di una rotatoria
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di tipo “compatta”, con diametro esterno di 25 m e isola circolare centrale parzialmente transitabile per consentire le manovre dei veicoli pesanti, in riferimento a quanto dispone la normativa in vigore. L’impianto è costituito da quattro sostegni disposti lungo la circonferenza dell’anello centrale, alti 6 m, con apparecchi d’illuminazione a LED con ottica di tipo stradale, potenza di 129 W e flusso luminoso di 9500 lm. L’illuminamento medio mantenuto è di 37 lx, con buona uniformità e buon controllo dell’abbagliamento. Le figure mostrano l’apparecchio utilizzato: Thorn StyLED; la scultura posta al centro dell’aiuola e alcune immagini notturne dell’installazione.
The lighting system, ensuing the new requirements of the regulation of roundabouts’ traffic (safer and more effective), is located at the intersection of a typical crossroad junction of unequal roads, in the area where the state route 106, the provincial route 196 and Via Sierra Morena intersect in Villaggio Frassa, a suburb of the Town of Corigliano Calabro. We are in the Calabrian territory of the Alto Jonio Cosentino, which is geographically defined in the Sibaritide’s broader coastline. Commissioned by the municipal administration of Corigliano Calabro, the project was designed and directed by architect Natale Avolio. According to the type of traffic for which the roundabout is planned, the designer chose a "compact" roundabout, with an outer diameter of 25 meters and a central circular island that is partially practicable in order to enable heavy vehicles’ manoeuvrings, as requested by the regulations in force. The system is made of four 6-metres high lighting posts placed along the central ring circumference, equipped with LED lighting fixtures with road-type optics, a 129W power and a luminaire output of 9500 lm. The maintained average illuminance is of 37 lx, with a good uniformity and a good glare control. The images show the device used – Thorn StyLED –, the sculpture located at the centre of the flowerbed and some night-time pictures of the whole installation.
susanna antico presidente di apil susanna antico apil chairwoman
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el mese di giugno, a Milano, nell’Assemblea Generale di APIL, sono state rinnovate le cariche sociali e Susanna Antico, architetto e lighting designer internazionale, è stata eletta presidente per il triennio 2014-2016. Per il nuovo consiglio le scelte sono ricadute su tre bravissime e brillanti professioniste del mondo della luce italiana – Marinella Patetta, Bianca Tresoldi e Paola Urbano – e su tre giovani di cui si conoscono l’impegno e la passione – Roberto Corradini, Alberto Ricci Petitoni e Giacomo Rossi. Nominata Past president, Cinzia Ferrara, dopo due presidenze. Susanna Antico, dopo aver ringraziato la ex presidente e l’ex consiglio per il lavoro svolto, nonché tutti i soci APIL per averla ritenuta la persona adatta a ricoprire la posizione di vertice dell’Associazione, ha affermato: “L’APIL, è un’associazione matura e strutturata. Negli ultimi anni ha raggiunto traguardi importanti e possiede tutte le potenzialità per diventare il punto di riferimento del mondo della progettazione e della cultura della luce in campo nazionale e internazionale; e il nuovo Consiglio ha competenze ed esperienze diversificate ed è fortemente motivato”. Mettendo in evidenza quelle doti che già nel recente passato, pubblicando un suo articolo su LUCE, evidenziammo di lei – cortesia, riservatezza e misura –, Susanna Antico ha aggiunto: “Le qualità e le potenzialità di APIL, sono rimaste nascoste, discrete, come dimostra il numero di iscritti e la sua concentrazione al nord (…) è ora il momento di valorizzare e comunicare i vantaggi e la forza di APIL (…). Spesso i professionisti si trovano davanti a un interrogativo: quanto può fare un’associazione per i suoi associati? Perché sceglierci? La sfida per APIL nel prossimo triennio è quella di diventare il punto di riferimento di una comunità ampia, forte, indipendente e professionale che promuova e sostenga la cultura della luce e i suoi soci”. E ha concluso, rivolta al mondo APIL, e forse non solo: “Siamo già al lavoro e conto sui vostri consigli”.
Susanna Antico è tra le più conosciute e apprezzate lighting designer internazionali, partner di PLDA e di APIL, in cui ha ricoperto in passato incarichi direttivi, e di AIDI. Si è laureata con lode in Architettura presso l'Hoger Instituut Architectuur van de Stad Gent (Belgio); l’anno dopo, nel 1985, ha vinto il primo premio in Belgio nel concorso nazionale per giovani architetti “Bouwen En Wonen Nu”. Ha completato i suoi studi a New York (19851989), dove per quattro anni ha collaborato con The Stein Partnership e De Simone & Chaplin Associates Eng. Tornata in Italia nel 1990, ha aperto il suo studio a Milano nel 1995. I suoi interessi si ampliano e spaziano dall’urbanistica alla sociologia; si specializza in Design Consultant Lighting per l’illuminazione dell’architettura, del paesaggio urbano e dei beni culturali. Oltre cinquanta i piani della luce che progetta, l’elenco è lunghissimo, molti vinti e realizzati; per tutti, quelli dell’illuminazione per il centro storico di Brugge, Mechelen e Hasselt, per le città di Anversa e di Kortrijk, in Belgio. Susanna Antico è Guest Professor presso la School of Arts di Gent (Belgio) e parla molto bene l’inglese, il francese, lo spagnolo e l’olandese. Nella lingua madre, l’italiano, è sempre cortese e discreta, nella veste di lighting designer autorevole e schietta. Presidente che, assieme ai nuovi consiglieri – molto motivati, preparati e giovani sicuramente nello spirito –, saprà riattivare energie e nuove idee sui molti temi che il mondo della luce italiana è chiamato ad affrontare, dove un ruolo di primo piano dovrà essere svolto dai lighting designer. Professionisti di cui il Sistema Paese ha un grande bisogno per concorrere, insieme con altre figure professionali, alla difesa e valorizzazione del suo patrimonio culturale, monumentale e artistico, troppo sovente ferito e maltrattato da chi certo non l’ha mai amato o da chi ha smesso da decenni, quantomeno, di rispettarlo. E la voce di APIL sarà importante attraverso la cortesia e l’autorevolezza di Susanna Antico.
In June, in Milan, the General Assembly of APIL renewed the corporate positions and elected Susanna Antico, international architect and lighting designer, as chairperson for the years 2014-2016. For the new board, three very proficient and bright professionals of the Italian lighting world –Marinella Patetta, Bianca Tresoldi and Paola Urbano – and three young men whose commitment and passion are well known – Roberto Corradini, Alberto Ricci Petitoni and Giacomo Rossi – were chosen. Former chair, Cinzia Ferrara, after two presidencies. Susanna Antico, after thanking the former president and the former council for their work, as well as all the APIL members for having considered her the appropriate person to hold the leading position of the Association, said: “APIL is a mature and structured association. In recent years it has achieved important goals and holds the potential to become the benchmark in the light’s design and culture world, both on the national and international level; the new Board has different skills and experiences, and is highly motivated”. Further stressing out those qualities that we already highlighted in the recent past by publishing one of her articles on LUCE – courtesy, modesty and moderation –, Susanna Antico added: “The quality and potential of APIL remained hidden and discreet, as demonstrated by the number of its registered members and its major diffusion in the north (...) it is now time to promote and communicate the advantages and strength of APIL (...). Often, professionals are faced with a question: how much can an association do for its members? Why they should choose us? The challenge for APIL in the coming three years is to become the reference point of a wide, strong, independent and professional community able to promote the culture of light and support its members”. She concluded, addressing mainly, but not only, to the APIL world, “We are already working hard on this and I rely on your advices”. Susanna Antico is among the most known and appreciated international lighting designers, partner of PLDA and APIL, for which she has held management positions in the past, and of AIDI. She graduated cum laude in Architecture at the Hoger Instituut Architectuur van de Stad Gent (Belgium) and a year later, in 1985, she won the first prize in the Belgium’s national competition for young architects “Bouwen En Wonen Nu”. She completed her studies in New York (1985-1989), where she collaborated for four years with The Stein Partnership and De Simone & Chaplin Associates Eng. Back in Italy in 1990, she opened her own practice in Milan in 1995. Her interests extend and range from urban studies to sociology; she specialises in Lighting Design Consultant for the lighting of architecture, urban landscape and cultural heritage. She designed more than fifty lighting plans – the list is very long –, many of which won the competitions and were realised; among them, the lighting for the historic centre of Bruges, Mechelen and Hasselt, and for the Belgian cities of Antwerp and Kortrijk. Susanna Antico is Guest Professor at the School of Arts in Gent (Belgium) and is fluent in English, French, Spanish and Dutch. In her native language, Italian, she is always courteous and discreet, in her capacity as influential and unaffected lighting designer. A Chairwoman that, along with the highly motivated, prepared and definitely young in spirit new directors, will be able to reactivate energies and new ideas on the many issues that the world of Italian lighting is called upon to face, where a leading role will be played by the lighting designers. Professionals of which the national economic system is in great need of, in order to contribute, together with other professional figures, to the defence and promotion of its cultural, monumental and artistic heritage, too frequently wounded and abused by those who have never loved it or by whoever has, at least, ceased to respect it decades ago. And the voice of APIL will be important through the courtesy and credibility of Susanna Antico.
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EDITORIALE
di Silvano Oldani
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lighting designers made in italy
CULTURA DEL PROGETTO CON UN PIZZICO DI POESIA Nel segno luminoso di Marinella Patetta
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In Marinella Patetta’s lighting sign
arinella Patetta com’è diventata lighting designer?
Per puro caso, come spesso succede per le cose importanti della vita. Fare l’architetto è stata una scelta ma sinceramente non avrei mai pensato di occuparmi di illuminazione. Raccontarlo sarebbe troppo lungo ma posso dire che è stato il frutto di un concatenarsi di eventi casuali... modello Sliding Doors. Ho incominciato a lavorare presso uno dei primi service di noleggio di apparecchi per rappresentazioni teatrali e allestimento di sfilate. Ero al terzo anno di università e durante un allestimento ho conosciuto Piero Castiglioni. Direi che quello è stato l’incontro che ha segnato il mio percorso. Ho lavorato nel suo studio quasi dieci anni. Devo a lui la mia formazione e la sensibilità per l’architettura. Durante quel periodo ho collaborato all’organizzazione del primo Master Post Universitario in progettazione illuminotecnica. Master che ho anche frequentato l’anno successivo. Quando insieme al mio attuale socio (Claudio Valent) abbiamo deciso di intraprendere un percorso indipendente (Metis Lighting), siamo passati dai progetti molto prestigiosi seguiti durante il periodo della collaborazione con Piero Castiglioni a piccoli progetti in provincia. È stato piuttosto difficile ricominciato da zero.
Quale progetto le ha dato maggiori soddisfazioni e per quali motivi?
LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY MARINELLA PATETTA
Credo che poter svolgere attività di progettazione rappresenti un privilegio, realizzare ciò che hai immaginato è motivo di grande soddisfazione. Spesso si incontrano difficoltà, spesso le condizioni mutano in
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Dior Store, 2013 Light and decorations merge from the start of the project. Project by Peter Marino Architects. photo © Kristen Pelou
project culture with a pinch of poetry
di Silvano Oldani
Marinella Patetta Dopo la Laurea in Architettura al Politecnico di Milano, nel 1989 costituisce la società Metis Lighting che si occupa esclusivamente di Lighting design e di Industrial design degli apparecchi d’illuminazione.
Dior Store, 2013 Luce e decorazione si fondono fin dall’inizio del progetto. Progetto di Peter Marino Architects. foto © Kristen Pelou
La sinergia di queste attività costituisce la vera peculiarità della Società. La progettazione dell’illuminazione di luoghi diversi, privati e pubblici, interni ed esterni, ciascuno con compiti visivi, normative e vincoli specifici, richiede un’attenta selezione dei migliori prodotti sul mercato e produce di conseguenza una crescita costante del know-how utilizzato nel design di nuovi apparecchi. Tra i principali progetti lo sviluppo di Lighting Concept per Brand quali Dior, Zegna, Valentino, gli Hotel Bulgari a Milano e Londra e le Lounges del nuovo aeroporto di NDIA
fase di lavorazione, ma quando (magari dopo anni di lavoro) vedi realizzata la tua idea, la soddisfazione è grande e ti ripaga di tante fatiche. In questo senso quindi ogni progetto è speciale ed è una sfida continua. Anche perché, nel momento in cui ti viene affidato un incarico, l’aspettativa è sempre piuttosto elevata sia da parte dell’architetto progettista che da parte del cliente; ogni volta sei chiamato a trovare soluzioni originali. Certo, la prima realizzazione non si dimentica mai. Il nostro primo apparecchio custom (adesso la chiameremmo realizzazione “site specific”) è stata una lampada di sette metri di lunghezza per la parete curva di un’abitazione privata. Oltre ad averlo progettato, lo abbiamo praticamente costruito e montato insieme al fabbro, occupando per due giorni la casa del cliente. Una volta acceso appariva come lo avevamo rappresentato nei nostri disegni (realizzati manualmente, vista l’epoca!). Ci siamo commossi. Esistono progetti difficili da realizzare?
I progetti difficili sono quelli in cui non si riesce a trovare la giusta sintonia con il progetto di architettura, o con il progettista; per noi questo rappresenta l’aspetto fondamentale. Oppure quelli in cui ci si rende conto che la nostra professionalità è davvero poco considerata, quando ad esempio dopo mesi di lavoro il cliente è convinto che un apparecchio valga l’altro. In questi casi la fatica maggiore non è quella di realizzare il progetto ma di “difenderlo” fino alla sua realizzazione. Alle volte si è costretti a confrontarsi sul campo per convincere il cliente della bontà delle scelte. New Doha International Airport. È tra i soci fondatori di APIL. Dal 2008 socio PLDA. After graduating in Architecture at the Polytechnic Milan, in 1989 starts up the firm Metis Lighting. Metis deals exclusively with lighting design and industrial design of lighting equipment. The combination of these activities gives the company its special character. Metis develops different projects, for private and public spaces, outdoor and indoor. Lighting design for different areas, each with
visual needs, standards and characteristics, requires careful choice of the best devices and consequently produces a constant growth in knowhow which is used for the design of new devices. Among the main projects, the Lighting Concept development for some luxury brands as Dior, Zegna, Valentino and Bulgari Hotels in Milan and London. Furthermore the most recent lighting design for the Lounges of NDIA New Doha International Airport. From 1998 founder and member of APIL. From 2008 member of PLDA.
Ms Marinella Patetta, what brought you to become a light designer? I became a light designer by pure coincidence, as with most things in life. I made the conscious decision to work as an architect but I would have never imagined myself working in the lighting field. In brief, it was the result of a casual chain of events which brought me to become a light designer... a little like sliding doors. I began working in the field selling theatre equipment and fashion show staging. In my third year at university, during one of the fittings I had the opportunity to meet Piero Castiglioni. This encounter marked my path: as I then worked with Castiglioni for the following ten years. I owe him a great training, he taught me the sensitivity required when working with architecture. Throughout this period, I collaborated in the organization of the first Academic Postgraduate course in Lighting design, which I attended the following year. Following this experience me and my coworker and current partner (Claudio Valent) made the difficult decision to launch our own activity (Metis Lighting), shifting from prestigious projects to small suburban ones, starting from scratch. Which project gave you greatest satisfaction and why? Designing is a privilege, being able to bring to life one's imagination gives great satisfaction. However, this is not always possible as things normally change; but if we manage to realise conceived design, even if after years of work, it's wonderful. One brief instant pays back all the hard work. Hence, each project is unique, special and a continuous struggle. As being assigned a project includes high expectations from both the architect and the client. Each time, you are required to find inventive solutions. At least, for us it worked like this. Though I must say that one's first accomplished realization is never forgotten. Our first customized device (which we now call “site specific”) was a lamp long 7 meters in length, designed for a private house's curved wall. In addition to having projected the device, we practically constructed it with the blacksmith, occupying for two days the client's house. When it finally lit, it was identical to our hand drawings and we were all moved by this. Projects difficult to fulfil exist? Projects which are complicated to fulfil are mainly those in which the lighting plan and the architectural design are not in harmony with each other, which we retain a fundamental planning aspect. Furthermore, projects can become difficult to execute if the client overlooks our professionalism and barely acknowledges our design. It is rather depressing if after months of work the client still believes that any light device is equal in value. In these cases, the
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Come si inserisce o come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera di progetto?
LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY MARINELLA PATETTA
È molto semplice, dovrebbe inserirsi nel team di progetto fin dall’inizio. Ciò per diversi motivi, eccone alcuni: – se si vogliono ottenere risultati originali occorre che il progetto di illuminazione nasca insieme al progetto di architettura (di interni o esterni che sia). Le scelte di luce possono influenzare quelle architettoniche e viceversa. È una sinergia: la luce deve essere parte integrante dello spazio; – se si sbagliano i budget iniziali è difficile che successivamente si riescano a trovare le risorse economiche per realizzare una buona illuminazione. Soprattutto ora con le nuove tecnologie a LED; – non ultimo, certe soluzioni implicano scelte impiantistiche che devono essere previste all’inizio dei lavori divenendo impossibile effettuarle successivamente.
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I piani della luce in Italia ci restituiscono città più illuminate con positivi risparmi energetici, sovente però senza un’efficace gerarchia urbana notturna che ne caratterizzi funzioni, spazi, luoghi e storia. Lei cosa ne pensa?
Nel 1995 abbiamo realizzato il primo piano della luce per la città di Bergamo che nasceva come allegato a un PRG urbanistico. Forse fino a oggi un caso quasi unico. Un lavoro molto approfondito, realizzato in concomitanza con il momento di massima analisi del territorio. Io penso che quel tipo di approccio fosse quello giusto. Il Piano della Luce dovrebbe essere uno strumento di pianificazione. Successivamente (con Metis Lighting) non abbiamo più avuto occasione di sperimentare su altri Piani. La mia sensazione è che, nel tempo, dei Piani della Luce si parli molto di più, il che è certamente un bene, ma che nella realtà siano diventatati strumenti che restituiscono aspetti quantitativi più che qualitativi.
greatest strain lies not on creating the project but “defending it” right through to the end. At times we are even forced to confront the client on our field and the goodness of our choices. How is/should the light designer's role be merged into the project's production chain? It is very simple, the light designer should be part of the projecting team right from the start. For many reasons: - when aiming for innovative results, the lighting project needs to be created together with the architectural project (both for indoors or outdoors). Light choices influence architectural choices and vice versa. It's a synergy: light has to be an essential part which completes the space; - as if initial budgets are wrongly calculated, finding additional economic resources will be hard. Especially now with the new LED technologies; - last but not least, because certain choices demand specific plant designs which need to be foreseen at the beginning of the project's construction, as they would be impossible to execute once the plant designs are concluded.
Galleria Protti, Trieste 2011. Un apparecchio custom disegnato con linee contemporanee che si adattano alle linee dell’architettura razionalista. Progetto di Parisotto & Formenton. foto © Leo Torri
Protti Gallery, Trieste 2011. A customised device designed with contemporary lines which adapt to the ones of a rational architecture. Project by Parisotto & Formenton. photo © Leo Torri
Io credo che lo sia in quanto utilizza la luce come strumento per creare ambienti e architetture o la loro illusione. Il progetto nell’ambito dello spettacolo, tuttavia, ha delle precise specificità. La metodologia di approccio, gli apparecchi e le finalità sono molto differenti da quelli che si usano per i progetti di tipo permanente. Credo che l’importante sia prestare attenzione alle competenze nei vari ambiti. In Europa o negli Stati Uniti vi sono grandi studi o agenzie di lighting designers che possono competere a grandi progetti internazionali, in Italia forse si contano sulle dita di una mano. Perché questo ritardo: eccessivo protagonismo, elevati costi iniziali per avvio e gestione, mancanza di mercato?
In Italia la figura del lighting designer non ha ancora ottenuto un riconoscimento; probabilmente si fa fatica a comprendere la necessità di remunerare un professionista per realizzare un progetto dato, ad esempio, che le aziende offrono un servizio di “progettazione” a costo zero. Può sembrare la stessa cosa, ma non è così. Bisognerebbe avere chiara la differenza e capire il valore aggiunto in termini di risultato e di reale controllo sui costi che si ottiene con un buon progetto. L’obiettivo di un professionista indipendente è la miglior riuscita del progetto; l’obiettivo dell’azienda è quello di vendere il proprio prodotto. Dunque non è affatto la stessa cosa. Aggiungiamo alcune peculiarità tutte italiane come la complessità della gestione di uno studio e la difficoltà a farsi firmare i contratti (in Italia sembra una cosa strana). Con questi presupposti non è facile organizzare team di lavoro stabile, condizione a mio avviso imprescindibile per affrontare lavori soprattutto in campo internazionale. Se pensiamo che, anche dopo aver seguito un anno di Master,
Princi, Milan 2014. One of the last projects realised entirely with LED, where the colour rendering is fundamental. An inspiring challenge. Project by Antonio Citterio Patricia Viel and Partners. photo © Leo Torri
Italy's light plans provide a well lit city with positive energy savings. Often however these light plans lack an effective urban nocturnal ranking and thus do not portray nor characterise the function, area, building and history. What is your opinion on the matter? In 1995 we completed the first light plan for the city of Bergamo that was born connected to an urban PRG, a unique event to this day. A work studied in depth, finalized in conjunction with the territories moment of maximum analysis. I believe this to be the correct type of approach. The light plan should be a planning instrument. Later, Metis Lighting did not have the occasion to experiment on other lighting plans. In my opinion, with time people will talk more about lighting plans (clearly something positive), but in today's reality I sense they have become devices with greater quantitative rather than qualitative aspects. The light designer's profession has been viewed till this day as an artistic activity, both on urban and private scale, public (around the city) and private (in our homes). But who designs the light for lyrical operas, theatre, television, or large urban events, is it or is it not the light designer? I believe it is the light designer, as he uses light as a mean to create environments, architectures or illusions of them. However, theatre lighting stage designs are very specific and need precise requisites. The approach methodology, the appliances and the needs are extremely different from those used for permanent projects. It is important to be aware of the expertise needed in all fields. There are several influential offices and light design enterprises, in Europe and the United States, that compete on large-scale international projects, whilst in Italy they can easily be counted on a hand. Why are we so behind: excessive attention-seeking entrepreneurs, unbearable launching and management costs, or lack of market in our country? I would include all these reasons except the first with which I do not identify. In Italy the LD figure is not yet recognized enough. Perhaps, the reason why one should pay a professional to design a light project is unclear, as several companies offer a similar service named “planning board” for free. This “planning board” is often mistaken to be the same thing. Instead, people should understand the difference between the two, recognize the added value in terms of final result and the amount of control over costs which is obtained with a good light designer's project. The objective of any self-employed professional is to achieve the project's highest possible quality in terms of execution. The objective of the large scale company is instead of selling it's own product. They are not alike. Adding to this, there are some italian
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La professione del lighting designer è stata vista fino a ieri come attività di progettazione su scala urbana o privata (nelle nostre abitazioni). Chi crea la luce per un’opera lirica, per uno spettacolo teatrale, televisivo o un grande evento urbano è o non è un lighting designer?
P. 26 Princi, Milano 2014. Uno degli ultimi progetti realizzato interamente a LED, dove la resa del colore è fondamentale. Una sfida molto stimolante. Progetto di Antonio Citterio Patricia Viel and Partners. foto © Leo Torri
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sono necessari almeno tre anni di lavoro per capire vagamente cosa significhi realizzare un progetto, si comprende quanto valore abbiano le persone con cui collabori. L’idea è la condizione necessaria per un bel progetto ma non è sufficiente: ci vuole costanza, disciplina, determinazione e sicuramente un buon gruppo di lavoro. Impegnarci per far crescere la cultura del progetto della luce. Credo che questa sia l’unica strada possibile e che non sia una responsabilità solo dei progettisti.
peculiarities as the complexity in managing an office and the difficulty in making people sign a contract (which in Italy is seen as bizarre). With these presumptions, organizing stable working teams is not an easy job, but necessary condition needed to tackle works, especially when international. If we consider that, even after having completed a Master degree one needs at least three years of work experience before grasping what it means to design a project, we are able to understand the value of our co-workers. The idea is the necessary condition to begin respectable project but it is not sufficient: you need perseverance, discipline, determination and certainly a well-oiled team. There is only one road left to follow: bind ourselves to make the lighting project's culture grow. A commitment which should not only be undertaken by light designers.
Louis Vuitton, Roma 2012. Uno spazio complesso con diverse attività nel cuore di Roma. I dettagli partecipano a conferire al progetto un’idea di lusso. Progetto di Peter Marino Architects. foto © Stephane Muratet
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Louis Vuitton, Rome 2012. A complex space with diverse activities in the heart of Rome. Details participate by conveying the idea of luxury. Project by Peter Marino Architects. photo © Stephane Muratet
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Bocconi University, Milano 2008. Nell’architettura contemporanea la luce deve sottolineare gli spazi senza sovrastarli. Progetto di Grafton Architects. foto © Paolo Tonato
Bocconi University, Milan 2008. In contemporary architecture light needs to highlight the space without dominating.Project by Grafton Architects. photo © Paolo Tonato
lighting designers made in italy
GRAZIA E TALENTO PER LA LUCE L'incontro con Emanuela Pulvirenti
Emanuela Pulvirenti Dopo la laurea in architettura frequenta un corso di Light Design presso l'Accademia di Brera. Nel 2001 fonda lo Studio Triskeles Associato, specializzato in progettazione
illuminotecnica. Tra i maggiori progetti il Duomo di Monreale e la Villa Romana di piazza Armerina. Nel 2004 consegue il Dottorato in Fisica Tecnica Ambientale con una ricerca sull'illuminazione urbana. Ha insegnato Light design presso lo IED di Milano, l'Accademia di Belle Arti di Catania e numerosi Master e workshop (Accademia di Brera, La Sapienza e Targetti Lighting Academy). Ha disegnato corpi illuminanti per Castaldi e Metalspot. Ha pubblicato articoli su Luce e Design, Flare e LUCE e scritto i capitoli
sull'illuminazione stradale e pedonale per il "Manuale di progettazione illuminotecnica", Mancosu Editore, 2010. After graduating in Architecture, she attended a course in Light Design at Brera Academy. In 2001 she founded Triskeles Studio Associato, specialising in light design. Among the projects: Monreale Cathedral, Roman Villa in piazza Armerina. In 2004 she obtained a PhD in Environmental Technical Physics with a research about urban lighting. She taught Light Design
at IED, Milan and Catania Art Academy. She also taught at some Masters and workshops (Brera Academy, La Sapienza, Targetti Lighting Academy). She designed lighting systems for Castaldi and Metalspot. She published articles in Luce e Design, Flare and LUCE and wrote the chapters on urban lighting for "Manuale di progettazione illuminotecnica", Mancosu Editore, 2010.
Villa Romana del Casale di Piazza Armerina (EN), 2011 photo Š Studio Triskeles
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di Andrea Calatroni
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GRACE AND TALENT FOR LIGHT Meeting Emanuela Pulvirenti Architect Pulvirenti how did you become a lighting designer? Since my early studies of architecture I have been interested in light. At the university I attended the lighting engineering course and this pushed me to draw up a thesis on historic centers’ lighting. I deepened my specialization through a FSE Course in Light Design at the Academy of Brera in Milan and then through the PhD in Environmental Technical Physics with a thesis on urban lighting. Of course, to the theoretical study I joined a steady path of professional experience, especially on cultural heritage such as churches, museums and archaeological sites, which have completed my skills in the field of lighting engineering. What project has given you the most satisfaction and why? One of the most satisfying jobs it has been on the interior of the Duomo of Monreale, near Palermo. The project placed technical and conceptual issues difficult to resolve: to be able to balance the needs of the proper lighting of the mosaics and their protection as well, to the liturgical needs and those of cultural enjoyment of the monument, it was a unique and stimulating professional challenge. The design process was analyzed in all its phases, from the historical and morphological analysis of the building, the study of the optical behavior of mosaic tiles up to the creation of digital simulations and countless true tests made necessary by the unpredictability of the optical behavior of mosaics on gold background.
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rchitetto Pulvirenti com’è diventata lighting designer?
Mi sono interessata alla luce fin dai primi anni degli studi di architettura. All'università ho frequentato il corso di illuminotecnica e questo mi ha spinto a elaborare una tesi di laurea sull'illuminazione dei centri storici. Ho approfondito la mia specializzazione attraverso un Corso FSE in Light Design presso l'Accademia di Brera a Milano e poi tramite il Dottorato di ricerca in Fisica Tecnica Ambientale con una tesi sull'illuminazione urbana. Naturalmente allo studio teorico ho affiancato un percorso costante di esperienze professionali, soprattutto su beni culturali quali chiese, musei e aree archeologiche, che hanno completato le mie competenze in materia di progettazione illuminotecnica.
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Quale progetto le ha dato maggiori soddisfazioni e per quali motivi?
Uno dei lavori più gratificanti è quello sugli interni del Duomo di Monreale, in provincia di Palermo. Si è trattato di un progetto che ha posto questioni tecniche e concettuali di difficile soluzione: riuscire a contemperare alle esigenze della corretta illuminazione dei mosaici e della protezione degli stessi, alle necessità liturgiche e a quelle della fruizione culturale del monumento, è stata una sfida professionale unica e stimolante. L'iter progettuale è stato approfondito in tutte le sue fasi, da quella dell'analisi storicomorfologica dell'edificio, allo studio del comportamento ottico delle tessere musive fino
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alla realizzazione di simulazioni digitali e di innumerevoli prove dal vero rese necessarie dall'imprevedibilità del comportamento ottico dei mosaici a fondo oro. Esistono progetti difficili da realizzare?
Esistono clienti difficili da accontentare. In molti casi il progetto ha una soluzione semplice ed efficace, tale da soddisfare tutti i possibili requisiti tecnici e percettivi di un buon impianto. Ma se la committenza ha un'idea preconcetta riguardo l'approccio concettuale, tutto l'iter progettuale diventa un percorso ad ostacoli. Mi capita spesso, ad esempio, che le Amministrazioni comunali siano molto insofferenti verso soluzioni di illuminazione urbana che non prevedano il classico lampione in stile. In quel caso il progetto può diventare molto difficile: si ha lo scontro tra il punto di vista di chi, non avendo una cultura illuminotecnica, fa riferimento all'illuminazione del paesino confinante e chi sa bene che la luce, lungi dall'essere una mera scelta estetica, richiede scelte progettuali di ampio respiro che nella maggior parte dei casi escludono i corpi illuminanti indicati dalla committenza. Come si inserisce o come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera di progetto?
È chiaro che il progettista illuminotecnico (termine che preferisco a lighting designer) dovrebbe essere parte di qualsiasi squadra di progettazione. Molti colleghi architetti amano citare Le Corbusier o Kahn sul ruolo fondamentale che ha la luce in architettura,
Are there projects difficult to realize? There are hard to please customers. In many cases, the project has a simple and effective solution, so as to meet all the possible technical and perceptive requirements of a good system. But if the client has a preconceived idea about the conceptual approach, throughout the design process becomes an obstacle way. Often it happens, for example, that the municipal governments are very intolerant towards urban lighting solutions that do not involve the classic in style lamppost. In that case, the project can become very difficult: there is a clash between the point of view of those who, not having a lighting engineering culture refers to the lighting of the neighboring village, and who knows that light, far from being a mere aesthetic choice, it requires large-scale effort design choices that in most cases exclude the illuminating bodies recommended by the client. How does it fit or should fit the lighting designer in the supply chain of the project? It is clear that the lighting engineering designer (a word I prefer to lighting designer) should be part of any design team. Many fellow architects like to mention Le Corbusier or Kahn about the fundamental role that has light in architecture, without involving, in the early planning stages, an expert on the subject. The result is that the lighting engineer will eventually save with makeshift solutions design situations that not take into the right consideration both the natural light than the electric one. The plans of light in Italy give us more enlightened cities with positive energy
Naster, famiglia di apparecchi per esterni di tipo lineare per fluorescente o led, Castaldi Illuminazione, 2006 photo © Castaldi Illuminazione
Naster, a family of outdoor linear appliances for fluorescent or LED, Castaldi Lighting, 2006 photo © Castaldi Illuminazione
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Duomo di Monreale (PA), 2010 photo © Studio Triskeles
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senza però coinvolgere un esperto in materia nelle prime fasi progettuali. Il risultato è che l'illuminotecnico dovrà, alla fine, salvare con soluzioni di ripiego situazioni progettuali che "maltrattano" sia la luce naturale che quella elettrica. I piani della luce in Italia ci restituiscono città più illuminate con positivi risparmi energetici, sovente però senza un’efficace gerarchia urbana notturna che ne caratterizzi funzioni, spazi, luoghi e storia. Lei cosa ne pensa?
Penso che i piani, nei pochi luoghi dove sono stati redatti, stanno finendo nella mani di chi ha una visione molto parziale dell'illuminazione urbana. Ho visto piani redatti da aziende di fornitura dell'energia elettrica e piani delineati da associazioni di astrofili. Se i piani non sono efficaci è proprio perché non vengono affidati ai professionisti dell'illuminazione, gli unici in grado di mettere insieme le necessità di risparmio e protezione del cielo notturno con le esigenze wdi socializzazione e sicurezza, la valorizzazione del patrimonio architettonico e la messa in scena dell'identità urbana di un centro abitato.
La professione del lighting designer è stata vista fino a ieri come attività di progettazione su scala urbana o privata, da pubblica della città alla nostra abitazione. Chi crea la luce per un’opera lirica, per uno spettacolo teatrale, televisivo o un grande evento urbano è o non è un lighting designer?
Io credo che il metodo progettuale sia unico "dal cucchiaio alla città" (come amavano dire i maestri del Razionalismo). Dunque se un progettista illumina uno spettacolo teatrale partendo da un'analisi del testo, dei personaggi, delle atmosfere, della regia ed elabora un concept, non vedo differenza tra chi illumina un museo partendo dallo studio degli oggetti esposti, della loro percezione, dell'idea museologica che sta dietro l'allestimento, etc..
Naturalmente essendo campi molto diversi per quanto riguarda i materiali (un proiettore da concerto non ha nulla a che vedere con un apparecchio da illuminazione pensato per le chiese) e le tecniche di illuminazione, non è semplice passare dall'uno all'altro campo con nonchalance. Io, ad esempio, essendomi sempre occupata di beni culturali, avrei una certa difficoltà a fare su due piedi la luce di uno spettacolo. Preferisco lasciare il campo a chi si è specializzato in questo settore. In Europa o negli Stati Uniti ci sono grandi studi o agenzie di lighting designers che possono competere a grandi progetti internazionali, in Italia forse si contano sulle dita di una mano. Perché questo ritardo: eccessivo protagonismo, costi iniziali insopportabili per avviarli e gestirli, mancanza di mercato?
Direi tutte queste cose insieme. Aggiungo che, probabilmente, non c'è da noi la cultura del grande studio di illuminotecnica anche perché molti, come me, lavorano ai tanti piccoli progetti legati al nostro immenso patrimonio storico nei quali non serve una squadra numerosa di progettisti. Credo che sia una questione culturale, non penso che dovremmo viverla con complessi di inferiorità.
savings, but often without effective night urban hierarchy which characterizes functions, spaces, places and history. What do you think about? I think that the plans, in the few places where they were drafted, are ending up in the hands of someone who has a very partial vision of urban lighting. I have seen plans drawn up by the electricity supply companies and plans outlined by amateur astronomers’ associations. If the plans are not effective is because they are not assigned to lighting professionals, the only ones able to bring together savings and protection of the night sky with the needs of socialization and safety, enhancement of the architectural heritage and fulfillment of urban identity of a town. The profession of lighting designer was seen until recently as design work on an urban or private scale, from the public regarding the city to our housing. Who creates light for an opera, for a play, television show or a big urban event is or is not a lighting designer? I believe that the design method is unique "from the spoon to the city" (as liked to say the masters of Rationalism). So if a designer lights a play based on an analysis of the text, the characters, the atmosphere, the director and develop a concept, I see no difference between someone who lights up a museum from the study of the exhibits, their perception, of museum’s idea behind the exhibition, etc... Of course, being very different fields with respect to the materials (a concert projector has nothing to do with a lighting fixture designed for churches) and lighting techniques, it is not easy to switch from one to another field nonchalantly. I, for example, having always been involved in cultural heritage, I have a certain difficulty to make, on the spot, the light of a show. I prefer to make way for those who have specialized in this field. In Europe or the United States there are big firms or agencies of lighting designers who can compete in major international projects, in Italy probably be counted on the fingers of one hand. Why this delay: excessive leading role, initial costs are high to start and manage them, lack of market in our country yet? I would say all of these things together. I would add that, probably, we haven’t the culture of the great lighting engineering Studio because many, like me, work on several small projects related to our immense historical heritage in which you do not need the mega-team of designers. I think it's a cultural issue, I do not think we should live it with any inferiority complex.
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Galleria Regionale di Palazzo Abatellis, Palermo, 2009 (collaborazione con lo studio Piero Castiglioni) photo © Studio Triskeles
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Regional Gallery of Abatellis Palace, Palermo, 2009 (collaboration with Piero Castiglioni Studio) photo © Triskeles Studio Scala monumentale di Santa Maria del Monte, Caltagirone (CT), 2002 (collaborazione con lo studio Piero Castiglioni) photo © Piero Castiglioni
Monumental staircase of Santa Maria del Monte, Caltagirone (CT), 2002 (collaboration with Piero Castiglioni Studio) photo © Piero Castiglioni
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lighting designers made in italy
DIVENTARE LIGHTING DESIGNER… INCONSAPEVOLMENTE L'intervista a Paola Urbano Chiesa Russa di Sanremo Dettaglio degli esterni
PAOLA URBANO Laurea in Architettura presso il Politecnico di Torino nel 1987 con una tesi sperimentale sui
criteri progettuali per l’illuminazione dei musei. Intraprende il Dottorato di Ricerca presso il Reparto di Fotometria dell’I.E.N. "G. Ferraris" (ora INRIM), dove approfondisce gli studi sull’illuminazione, la conservazione e la percezione delle opere d’arte. Le prime esperienze progettuali più rilevanti sono riferite ad ambienti di notevole importanza storico-artistico con delicati problemi conservativi.
Dal 1993 è docente di “Lighting Design” presso Istituto Europeo di Design (IED) di Torino, nella cui sede è stata responsabile del Dipartimento di Interior Design dal 1996 al 2001. Dal 2003 al 2010 è stata docente di “Light Design” presso la Bilgi University di Istanbul. Vive e lavora a Torino. È socio e cofondatore dell’APIL. Graduated in 1987 with full marks at the Polytechnic of
Turin, Faculty of Architecture, with an experimental dissertation on “Lighting criteria in museums”, afterwards she attended the Ph.D at the Photometry Dep. of the IEN “G. Ferraris” (now INRIM), where she had the opportunity to examine in depth topics such as lighting, conservation and perception of works of art. The first most meaningful works are related to historic and artistic environments, often characterized by
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Russian Church in Sanremo Detail of the exteriors
di Mauro Bozzola
conservation issues. Since 1993, she has been teaching of lighting design at the European Design Institute in Turin, where she headed the Architecture Department from 1996 to 2001 and since 2003 to 2010 she has been a lecturer of “Light Design” at the Bilgi University in Istanbul. She lives and works in Turin. She is co-founder and member of the APIL, the Lighting Professional People Association.
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aola Urbano com’è diventata lighting designer?
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Ho cominciato a interessarmi di progettazione della luce a metà degli anni Ottanta, approfondendo poi l’argomento con la tesi di laurea sull’illuminazione nei musei, nella quale sono stati analizzati gli aspetti conservativi e i processi percettivi delle opere d’arte, realizzate misure di laboratorio per la definizione fotometrica e colorimetrica di alcune superfici pittoriche al variare delle condizioni d’illuminazione e sviluppata una metodologia progettuale per l’esposizione dei dipinti. Successivamente, con il Dottorato di Ricerca in Metrologia allo I.E.N. (oggi I.N.RI.M.) ho avuto modo di approfondire, insieme ad altri studi, il comportamento ottico delle opere d’arte. Studi e ricerche dettate dalla passione e dall’interesse personale che non immaginavo mi avrebbero in seguito offerto l’opportunità d’intraprendere la professione di lighting designer. In quegli anni la figura del lighting designer non era ancora conosciuta in Italia e il progetto si riduceva al mero calcolo illuminotecnico
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redatto da un perito o da un ingegnere. Il mix tra la formazione in architettura e quella postlaurea, condotta insieme a fisici e ingegneri, mi ha agevolato molto nell’intraprendere l’attività professionale. Questo background mi ha permesso, inoltre, di impostare sin dall’inizio una progettazione orientata alla valorizzazione estetica dell’architettura, sfruttando le valenze linguistiche della luce, con un rigoroso controllo dei parametri fisico-tecnici. In sintesi, sono diventata lighting designer in modo quasi inconsapevole, con tanta passione e a piccoli step, con opportunità lavorative sviluppatesi man mano che il bacino d’utenza recepiva l’estrema importanza di un buon progetto della luce anche per la qualità ambientale. Tutto ciò è avvenuto dunque gradualmente, grazie anche alle attività di divulgazione che ho svolto sia a livello didattico, sia attraverso numerosi articoli redatti per riviste del settore.
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BECOMING A LIGHTING DESIGNER… UNWITTINGLY Duomo di Carrara. Zona absidale e navata laterale
Duomo of Carrara Apsidal area and side aisle Navata centrale
Central nave
Quale progetto le ha dato maggiori soddisfazioni e per quali motivi?
Ogni progetto è sempre un’occasione per sperimentare e offrire un risultato percettivo ad hoc, ogni lavoro ha le sue caratteristiche e spesso non è facile effettuare delle scelte. Le primissime esperienze svolte nell’ambito dei beni culturali, come quella legata ai disegni di Leonardo, mi hanno offerto forti emozioni, soprattutto perché ho avuto subito la possibilità di mettere a frutto i miei studi di fronte a delle grandissime opere d’arte. Potrei citare anche il progetto per il Duomo di Carrara – del 1990 – nel quale le differenti gerarchie d’interesse visivo sono state create, oltre che con la gestione calibrata dei gradienti d’illuminamento, con sorgenti luminose con diverse distribuzioni spettrali, scelte in base alla riflettanza spettrale dei materiali presenti nel Duomo. Questa scelta è stata concepita per enfatizzare la differenza materica tra la navata
The interview with Paola Urbano Paola Urbano, how did you become a lighting designer? I became interested in the design of the light in the mid-80s, further analysing this subject with my graduation thesis on lighting in museums, in which I analysed the conservation aspects and perceptive processes of artworks, carried out laboratory measurements for the photometric and colorimetric definition of some painted surfaces under different lighting conditions, and developed a design methodology for the exhibition of paintings. Then, within my Ph.D. in Metrology at IEN (now INRIM), I had the opportunity, along with other studies, to further delve in the artworks’ optical behaviour. These studies and researches followed a personal passion and interest, which I never imagined would have offered me, later on, the opportunity to become a professional lighting designer. In those years, the lighting designer position was not yet known in Italy, and the project was often merely reduced to lighting engineering calculation made by a consultant or an engineer. The mix between my architec-
tural education and the post-graduate one, carried out along with physicists and engineers, greatly facilitated me in undertaking this profession. This background also allowed me to set up, from the very beginning, a design oriented to the aesthetic enhancement of architecture, capitalising the linguistic values of the light, with a strict control of the physical and technical parameters. In short, I became a lighting designer in an almost unaware way, step by step and with so much passion, with job opportunities that gradually developed as the consumer-base recognised the extreme importance that a good lighting design has, even for the environmental quality. All this happened, then, step by step, thanks to the dissemination activities that I have done both at the academic level and through the several articles I wrote for sectorial magazines. For which project are you the most satisfied and why? Each project is always an opportunity to experiment and to offer an ad-hoc perceptual result; every work has its very own features
Come s’inserisce o come dovrebbe inserirsi la figura del lighting designer nella filiera di progetto?
Esistono progetti difficili da realizzare?
In linea di massima sono d’accordo: rispetto ad altri paesi europei, da noi l’attenzione e la definizione del landscape notturno sono piuttosto evanescenti. In Italia si potrebbe sicuramente fare di più: i professionisti in grado di progettare piani della luce efficaci, basati su adeguate indagini storiche, artistiche e funzionali del territorio, capaci di restituire con criteri e soluzioni progettuali l’idonea qualità ambientale, esistono. Il punto è che, nella maggior parte dei casi, le Amministrazioni comunali hanno delle risorse economiche, culturali e umane piuttosto limitate per gestire questo tipo di progettazione. Subentrano quindi altri fattori che condizionano gli interventi: si tende a risparmiare drasticamente sui costi di progettazione, l’attenzione si dirige sulle offerte delle aziende erogatrici di energia elettrica con servizi vari annessi e si scivola spesso nei luoghi comuni del greenwashing. Risparmio energetico e green economy sono principi validissimi e nel progetto devono essere vagliati con competenza, senza però tralasciare il risultato estetico, percettivo, di confort e sicurezza sociale che la luce può offrire.
Direi di no: se si possiedono delle valide metodologie di lavoro, si può affrontare qualsiasi tipo di progetto.
Il lighting designer, a mio parere, deve partecipare attivamente sin dalle prime fasi al progetto e deve poter interagire con tutte le figure professionali che concorrono alla definizione dell’intervento.
I piani della luce in Italia ci restituiscono città più illuminate con positivi risparmi energetici, sovente però senza un’efficace gerarchia urbana notturna che ne caratterizzi funzioni, spazi, luoghi e storia. Lei cosa ne pensa?
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Sala riunione e corridoio
Meeting room and hallway
and it is often not so easy to choose. The very first experiences carried out within the cultural heritage field, such as the one related to the Leonardo’s drawings, gave me powerful emotions, especially because I immediately had the chance to put to use my studies facing some of the greatest artworks. I might also mention the project for the Duomo of Carrara – in 1990 - in which the different visual interest hierarchies were created not only with a balanced management of the illumination gradient, but with light sources with different spectral distributions that were chosen according to the spectral reflectance of the materials present in the Cathedral. This choice was made to emphasise the material difference between the central nave – cold, monochromatic, made up of the original marble building blocks – and the side aisles – whose marble blocks have been hid in the centuries by polychrome works, at first with frescoes and then with altarpieces. The project’s outcome gave me lot of satisfactions since it has been welcomed in its aim and it is an example of how the design of the light, supported by a thorough critical analysis and targeted solutions, can facilitate the historical and artistic reading and emphasise the aesthetics of a place, in this case of a thousand-year old church. Are there any projects hard to achieve? I would say no: if you own some valid working methodologies, you may face any kind of project. How does the lighting designer figure integrate or should integrate itself in the project's chain? The lighting designer, in my opinion, should be actively involved from the earliest design stages and should be able to interact with all the professionals that contribute to the project definition. The light plans in Italy give us better-lighted cities, with a positive energy savings, but often without any effective night-time urban hierarchy able to characterise their functions, spaces, places and history. What is your opinion on this? In principle I do agree: when compared to other European countries our attention and definition of the nocturnal landscape is quite evanescent. In Italy, we could definitely do more: professionals able to design effective lighting plans, based on appropriate historical, artistic and functional inquiries on the territory, able to restore with criteria and design solutions the appropriate environmental quality, do
LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY PAOLA URBANO
centrale – fredda, monocromatica, costituita da blocchi di marmo originari all’edificazione – e le navate laterali – i cui blocchi marmorei sono stati ricoperti nel corso dei secoli da opere policrome, prima con affreschi e poi con pale d’altare. Il risultato progettuale mi ha dato molte soddisfazioni poiché è stato accolto nel suo intento ed è un esempio di come il progetto della luce, supportato da una profonda analisi critica e da soluzioni mirate, può agevolare la lettura storico-artistica ed enfatizzare l’estetica di un luogo, in questo caso di una chiesa dalla storia millenaria.
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La professione del lighting designer è stata vista fino a ieri come attività di progettazione su scala urbana o privata (nelle nostre abitazioni). Chi crea la luce per un’opera lirica, per uno spettacolo teatrale, televisivo o un grande evento urbano è o non è un lighting designer?
Sì, certo, anche se è necessario fare dei distinguo. Come ho detto prima, per quanto una buona metodologia permetta di affrontare qualsiasi tipo di progetto, è altrettanto vero che la matrice culturale e l’esperienza acquisita dal professionista che opera nell’ambito architetturale è differente – anche storicamente – da quello dello spettacolo. Anche se entrambi creano delle regie luminose e usano soluzioni tecnologiche ormai molto simili rispetto a quelle di un tempo, esistono tuttavia delle problematiche, un approccio e un controllo dei parametri di progetto differenti. Credo sia giusto, quindi, parlare di architectural lighting designer e di show lighting designer.
In Europa o negli Stati Uniti vi sono grandi studi o agenzie di lighting designers che possono competere a grandi progetti internazionali; in Italia forse si contano sulle dita di una mano. Perché questo ritardo: eccessivo protagonismo, elevati costi iniziali per avvio e gestione, mancanza di mercato?
In Italia la realtà del mercato non è semplice, così come non lo è l’esercizio della libera professione e la figura del lighting designer viene spesso “oscurata” da coloro che offrono consulenze progettuali gratuite associate al business del prodotto, creando così confusione sul valore culturale ed economico di un vero progetto. Inoltre, credo che all’estero vi sia un riconoscimento maggiore del lavoro intellettuale e ciò stimola anche un maggior sviluppo della professione.
Appartamento privato Dettaglio delle boiserie luminose
LIGHTING DESIGNERS MADE IN ITALY PAOLA URBANO
Private Apartment Detail of the luminous boiseries
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exist. The fact is that, in most of the cases, the municipal authorities have rather limited economic, cultural and human resources to handle this type of planning. Other factors affecting operations, then, take over: we tend to drastically save on the design costs, while the attention is directed on the offers made by the electric power companies with their several attached services, often slipping into the greenwashing clichés. Energy saving and green economy are both very valuable principles and they should be taken into account with expertise in the project, without however neglecting the aesthetic, perceptual, comfort and social security results that light can offer. The lighting designer profession has been seen, until recently, as a design work on an urban or private (in our homes) scale. Who creates light for a lyrical opera, for a theatre play, for a television show or for a large urban event is or is not a lighting designer? Yes, of course, although it is necessary to make some distinctions. As I said before, as much as a good methodology can enable us to face any type of project, it is equally true that the cultural matrix and the acquired experience of the professional who practices within architecture are different - even historically - from those of the show business. Although both professionals create luminous choreographies and use technological solutions that are now very similar if compared to those of the past, there are still, however, some differences in problems, approaches and project’s parameters control. Thus, I think it is fair to speak of architectural lighting designers and of show lighting designers. In Europe or in the United States there are major firms or agencies of lighting designers that may compete in the big international competitions. In Italy, maybe, they can be counted on a single hand. What are the reasons behind this delay: an excessive attention-seeking, high initial costs for launch and management, a lack of market? In Italy, the market reality, as much as the profession's practice, is not simple, and the figure of the lighting designer is often "overshadowed" by those who offer free design consulting as part of the product's business, thus creating confusion on the cultural and economic value of a real project. I also believe that there is a greater recognition of intellectual work abroad, and this also stimulates a greater development of the profession.
Ristorante Al Gallione, Varese, Area esterna
Al Gallione Restaurant Varese, Outdoor
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LEGGI E DIFFONDI LA RIVISTA INTERNAZIONALE SULLA LUCE LUCE, fondata da AIDI nel 1962, trimestrale bilingue, che racconta la cultura del progetto e le potenzialità espressive della luce nella sua globalità. Tendenze, scenari, pro-
tagonisti e innovazioni della luce, come laboratorio di metamorfosi in relazione con l’architettura, il design, l’arte, la
storia e le emozioni. Cultura della luce che rispecchia e modifica il nostro modo di abitare lo spazio interno ed esterno e teatralizza la città e rappresenta l’eccellenza della ricerca contemporanea, incentrata sullo sviluppo di una tecnologia eco-sostenibile, umanistica con l’obiettivo di migliorare futuri scenari di vita. LUCE è una rivista scientifica, vademecum trasversale che informa sulle evoluzioni del complesso mondo della luce italiana e internazionale, uno strumento di informazione e conoscenza per designer, progettisti, produttori, studenti e curiosi che immaginano anticipazioni del futuro, inteso ricerca, creatività, cultura del prodotto, del luogo e della vita.
14. mostra architettura internazionale della biennale di venezia
Fundamentals di Alberto Pasetti
14. Biennale di Architettura, Venezia
Monditalia, l’ingresso al percorso della visita nelle Corderie.
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Monditalia, entrance to the exhibition, Corderie.
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The Biennale di Venezia shows a new face this year. An event that places, for the first time, both the centrality and marginality of Architecture within the complex mechanisms of social, economic and cultural life that have characterised the worldwide development of the concept of city and house, with its several distinctions and interpretations. The query about the role of design and, above all, about the modalities that take the designer to be part of a greater evolutionary idea, centres this Biennale on the wide spectrum research that reveals the origins and forms of evolution, comparing distant and nearby countries. In the study the will to stress some key points of build is expressed: those that have been fundamentally symptomatic from modern Architecture to the present day,
amid successes and failures, in a fluctuating path in which civil society, industry, economy and culture, which also varies over time, alternate. The desire to bring back a wide and general reasoning on Architecture towards the ordinary citizen, towards the real needs of the primary user of the building industry was in vogue in the previous editions too. In this rich and articulated exhibition concept even the ordinary citizen can find its meeting point with the architect’s language and thus have the opportunity to approach an industry that for many years has been hardly accessible. Indeed, the seductive and scenic power of this great staging on the meaning of Architecture is one of the main attraction reasons for an not only specialised audience, and it adds to the wider and complementary
cultural offer of this exhibition in which extracts of theatrical, cinematographic as well as dance performances can be found. Topics’ layout The Giardini’s pavilions, which are individually managed by the participating countries, were invited by the curator of this Biennale, Rem Koolhaas, to address a very specific topic: Absorbing modernity 1914-2014. It is a long-range research that spans on the evolution of Architecture and on that finds in "Fundamentals" the broader sense for the reasons for designing in different countries, with a number of participants that, when compared with the previous edition, increased from 55 to 65. The presence of international pavilions allowed to exemplify
L
a Biennale di Venezia porge un volto nuovo nell’edizione di quest’anno. Un evento che per la prima volta pone la centralità dell’Architettura, e allo stesso tempo la sua marginalità, all’interno dei complessi meccanismi di vita sociale, economica e culturale che hanno connotato lo sviluppo nel mondo del concetto di città e di casa, con le sue più disparate distinzioni ed interpretazioni. L’interrogativo sul ruolo della progettazione, ma soprattutto sulle modalità che portano il progettista a fare parte di una grande idea evolutiva, pone la centralità di questa edizione sulla ricerca ad ampio spettro che mette a nudo le origini e le forme di evoluzione, confrontando paesi lontani e vicini. Nell’indagine è espressa la volontà di sottolineare i punti di riferimento del costruire, quelli fondamentali rappresentativi, dall’Architettura moderna fino ai giorni nostri, tra successi ed errori, in un percorso altalenante in cui si avvicendano la società civile, l’industria, l’economia e la cultura, anch’essa variabile nel tempo. Erano in auge anche nelle edizioni precedenti i desideri di riportare un ragionamento ampio e generale sull’Architettura verso il cittadino comune, verso le reali esigenze del principale fruitore della macchina edilizia. In questa ricca e articolata formula espositiva anche il cittadino comune trova il suo punto d’incontro con il linguaggio dell’architetto e trova l’occasione di avvicinare un settore che per molti anni gli è stato parzialmente precluso. Di fatto, il potere seduttivo e scenico di questo grande allestimento sul significato dell’Architettura costituisce uno dei principali motivi di attrattiva per un pubblico non solamente specialistico, e va sommandosi all’offerta culturale più ampia e complementare di questa mostra in cui sono presenti estratti di rappresentazioni teatrali, cinematografiche oltre a performances di danza.
di esemplificare le due aspirazioni: la storia del paese stesso e la modalità in cui è stato affrontato il tema del moderno. Nel padiglione centrale, ai Giardini, è organizzata una mostra denominata “Elements of Architecture”, dove il curatore si è posto l’interrogativo sul significato degli elementi tipologici del costruire e gli archetipi che hanno connotato la progettazione degli ultimi cent’anni, passando dai temi costruttivi – quali la finestra, la scala, il corridoio, il pavimento – ai sistemi più articolati con risvolti tecnologici – che comprendono il controsoffitto per il passaggio di impianti, le facciate continue intelligenti o le coperture modulabili. All’Arsenale, diversamente, è dedicata una sezione particolare all’Italia: “Monditalia”, dove alcuni aspetti della realtà del paese sono raccontati attraverso alcune ricerche sfociate in apparati allestiti da contenuti grafici, tridimensionali e multimediali. Gli aspetti problematici intrinseci dell’Architettura trovano la loro interazione con le vicissitudini economiche, politiche e sociali di una nazione complessa e articolata. Infatti, secondo Koolhaas, alcuni aspetti non possono essere negati, né possono essere scissi dalla lettura complessiva dell’evoluzione del pensiero progettuale. Di fatto, come
ricorda Paolo Baratta, “l’Architettura da anni è collocata in una dimensione di progressiva estraneità rispetto alla società civile, la quale, comunque, dovrebbe essere all’origine dei fini e delle necessità del pensiero progettuale nel soddisfare richieste e desideri”. La centralità degli elementi costituitivi viene quindi riaffermata attraverso un’indagine storica, analitica, metodica, tale da rendere palesi i pesi e le misure degli strumenti da secoli impiegati dall’Architetto. Attraverso questo percorso analitico sono emerse le caratteristiche individualizzanti dei singoli paesi a fronte della tendenza all’appiattimento globalizzante. Infatti, la storia riletta sotto lo sguardo contemporaneo inquadra gli elementi costitutivi universalmente noti dell’Architettura come linea guida esplorativa e fenomenologica del progettare alla base del lavoro di ogni Architetto. La ricostruzione fedele di alcuni ambiti speciali molto diversi tra loro – archivio, museo, fabbrica e laboratorio – oltre al modello vero e proprio, ha permesso di calare il visitatore in un’esperienza immersiva molto suggestiva che, nel padiglione centrale, travalica la comunicazione virtuale e multimediale tipica delle precedenti edizioni, verso una rappresentazione diretta e reale dell’oggetto.
L’organizzazione dei temi I padiglioni, gestiti autonomamente dai paesi partecipanti ai Giardini, sono stati invitati dal curatore di questa Biennale, Rem Koolhaas, ad affrontare un argomento specifico: “Absorbing modernity 1914-2014”. Si tratta di una ricerca che si estende ad ampio raggio sull’evoluzione dell’Architettura e che trova in “Fundamentals” il significato più esteso sulle ragioni del progettare in paesi diversi, con un numero di partecipanti cresciuto da 55 a 65 rispetto all’edizione precedente. La presenza dei padiglioni internazionali ha permesso sented through some research that resulted in devices displaying graphic, three-dimensional and multimedia contents. The problematic aspects intrinsic to Architecture find their interaction with the economic, political and social vicissitudes of a complex and articulated nation. Indeed, according to Koolhaas, some aspects can not be denied, neither be separated from the overall reading of the evolution of the design thinking. De facto, as noted by Paolo Baratta, “Architecture has been placed for years in a dimension of progressive estrangement from the civil society, which, in any case, should be at the very root of the aims and needs of the design thinking in fulfilling demands and desires”. The central role of the constituent elements
is then reasserted through a historical, analytical, and methodical survey, in order to unveil the weights and measures of the instruments that have been used for centuries by the Architect. Through this analytical path, individualising features of each country have surfaced, in contrast with the globalising levelling trend in act. Indeed, the re-reading of history in a contemporary perspective puts the universally known constitutive elements of Architecture as an exploratory and phenomenological designing guideline at the very base of each architect’s work. The faithful reconstruction of some special areas, very different from one another – archive, museum, factory and workshop –, in addition to the model itself, has allowed to dip the visitor in a very suggestive and
Padiglione Francia, modello di Villa Arpel, dal film Mon Oncle di Tati, Giardini
French Pavillon, Villa Arper mock up from "Mon Oncle" movie by J. Tati, Giardini
immersive experience that, in the central pavilion, goes beyond the virtual and multimedia communication so typical of the previous editions, and towards a direct and actual representation of the object.
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two aims: the history of the country itself and the manner in which it has dealt with the issue of modernity. In the Giardini’s central pavilion an exhibition called "Elements of Architecture" is organised, where the curator raised the question about the meaning of typological elements of building and the archetypes that have distinguished designing in the last hundred years, going from constructional themes – such as the window, the stairs, the hallway, the flooring – to more complex systems with technological implications – including the false ceiling for the passing of equipments, smart curtain walls or modulable roofing. At the Arsenale, instead, a particular section is dedicated to Italy: “Monditalia”, where some aspects of the country’s reality are pre-
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I padiglioni Nel padiglione della Turchia è presentato il modello dell’Istanbul Opera House: Ataturk Kultur Merkezi. Si tratta del plastico ricostruito rispetto all’originale datato 1969-1977, anni in cui fu realizzato l’importante complesso culturale, diventato negli anni un’icona della città e considerato un esempio dell’Architettura degli anni Sessanta. Nel 2013 è stata decisa la sua demolizione a favore di un nuovo centro culturale e di una moschea. La presentazione del modello spaccato tridimensionale costituisce un punto d’incontro innovativo tra l’approccio architettonico-volumetrico e lo studio della dimensione illuminotecnica. Infatti, l’impiego, in fase di crescente sviluppo, delle sorgenti a LED nella realizzazione di modelli plastici ha comportato un considerevole beneficio nella simulazione, quasi realistica, degli effetti luminosi di sorgenti distribuite con precisione e coerenza rispetto agli ambienti a cui sono rivolte. La miniaturizzazione e la qualità della luce costituiscono il presupposto indispensabile per l’interpretazione verosimile negli spazi ridotti nelle scale più opportune di rappresentazione. Il Modello, come strumento analitico e celebrativo o addirittura provocatorio, trova la sua originale rievocazione nel film di Tati “Mon Oncle”, presentata nel padiglione francese attraverso la maquette di villa Arpel. L’edificio, nel racconto surrealista di Tati, non sembrava contribuire alla felicità dei suoi ospiti; anzi, animato da un’anima e vita proprie, li manipolava rafforzando il crescendo di un sentimento contrastante dei francesi nei confronti delle abitazioni monofamiliari, tipico di quell’epoca storica. Villa Arpel costituiva un modello razionale e futurista di grottesca estremizzazione dell’innovazione tecnologica e del concetto di prestazione impiantistica funzionale. Nel dopo guerra si delineava un settore edilizio favorevole all’impiego dei grandi pannelli in calcestruzzo prefabbricati – ideati dall’ing. Raymond Camus e prodotti dalle fabbriche sovietiche –, poi esportato a Cuba e in Cile. Non a caso il padiglione cileno espone uno dei primi pannelli prodotti dall’industria per l’edilizia residenziale prefabbricata del 1972, frutto di un accordo tra l’Unione Sovietica e il governo di Salvador Allende. Il pannello è carico di significato simbolico dovuto alla firma del Presidente, successivamente cancellata da Augusto Pinochet usando un affresco, arricchito dal disegno di una Madonna con bambino e due lampade in stile coloniale. Il pannello cementizio evoca il lavoro anonimo dell’operaio
The Pavilions In the Turkish pavilion the model of the Istanbul Opera House: Ataturk Kultur Merkezi is presented. The maquette is reconstructed from the original building, dated 1969-1977 – the years in which the important cultural complex was built –, that became over the years a city icon and was considered as an example of the Architecture of the 60s. In 2013 the decision was taken to demolish it, in order to build a new cultural centre and a mosque. The presentation of the split three-dimensional model represents an innovative meeting point between the architectural-volumetric approach and the study of the lighting dimension. In fact, the increasingly developing use of LED devices
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a fronte della figura dell’architetto individuale. Una dialettica che ha attraversato decenni e che si è materializzata nei grandi sogni e utopie. Le stesse che hanno mosso lo spirito di realizzare le grandi opere urbanistiche, come quella italiana, esplorata nell’allestimento di Monditalia dedicato a Zingonia, “la nuova città, in una capsula di viaggio nel tempo caricata di buone intenzioni”. Si tratta di un excursus nella vita politica, sociale ed edilizia italiana degli anni Sessanta, attraverso un allestimento di originale capacità comunicativa. Il racconto, che comprende grafici, immagini e modelli del percorso evolutivo dell’epoca, è caratterizzato da un allestimento con riprodotta una volta celeste con luce solare. Tale effetto è reso possibile da un trittico di oblò-lucernari a soffitto sovrastati dal sistema brevettato Coelux.
Palazzo Mora, installazione di Bekkering Adams. photo © John HilliWorld Architects.
Palazzo Mora, installation by Bekkering Adams. photo © John HilliWorld Architects.
Porthole detail for the Zingonia mon amour set-up, Corderie.
in the production of architectural models is bringing a considerable benefit to the now almost realistic simulation of the lighting effects given by lighting sources accurately distributed and in consistency with the environments in which they are operating. The miniaturisation and the quality of light are an indispensable prerequisite for the plausible interpretation in the reduced spaces in the most suitable scale of representation. The Model, as an analytical and celebratory or even provocative tool, finds its original recollection in the Tati’s movie “Mon Oncle”, presented in French pavilion through the maquette of the Arpel villa. The building, in the Tati’s surrealist story, did not seem to contribute to the happiness of his guests; on the contrary, driven by a soul and life of its
own, it manipulated them by strengthening the crescendo of a contrasting feeling of the French towards single-family houses, typical of that period. The Arpel villa was a rational and futurist model of a grotesque exasperation of the technological innovation and of the concept of functional systems performance. After the war, a building sector supporting the use of large prefabricated concrete panels – conceived by engineer Raymond Camus and produced by Soviet factories – emerged and was then exported to Cuba and Chile. It is no coincidence, therefore, that the Chilean pavilion exhibits one of the first panels produced by industry for the prefabricated residential construction in 1972, as a result of an agreement between the Soviet Union and the government of
Salvador Allende. The panel is charged with a symbolic meaning thanks to the President’s signature, later deleted with a fresco by Augusto Pinochet and enriched with the drawing of a Madonna and Child and two colonial style lamps. The concrete panel recalls the anonymous work of the factory worker in opposition to the individual architect figure. A dialectic that has spanned over decades and that has materialised itself in the great dreams and utopias. These are the very same that moved the will to accomplish the great urban works, such as the Italian one, explored in the Monditalia’s staging dedicated to Zingonia, “the new city, in a time travel capsule full of good intentions”. This is an excursus through the Italian political, social and building life of the 60s, through a freshly
Italy Pavillon, display and totem, curator Cino Zucchi, Arsenale. photo © Marina Caneve
communicative display. The account, which includes graphics, images and models of the evolutionary path of the time, is characterised by an exhibition display that reproduces a sun-lit heavenly vault. This effect is made possible by a triptych of porthole-skylights in the ceiling surmounted by the Coelux patented system.
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Particolare dell’oblò nell’allestimento Zingonia mon amour, Corderie.
Padiglione Italia, espositori e totem, curatore Cino Zucchi, Arsenale. foto © Marina Caneve
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14. Biennale di Architettura, Venezia
Elements of Architecture L’ingresso del padiglione centrale apre la vista al visitatore sulla scenografia alquanto insolita e inaspettata, ricordando una scena del film di Terry Gilliam “Brazil”, in cui De Niro si imbatte nelle infinite tubazioni surreali e fantastiche presenti dietro la pelle dell’edificio. L’idea di scomporre il concetto di Architettura in sottoinsiemi primordiali è sicuramente nuova per la Biennale e la composizione tecnica nel grande atrio del padiglione risulta, con tutto il suo forte impatto scenico, una forma d’interpretazione insolita e irreale del binomio tra tecnica ed edilizia. Tuttavia, nel percorrere il padiglione ci si accorge ben presto che l’effetto scenico è solo complementare rispetto a un ragionamento di approfondimento che trova, nella storia e nelle implicazioni d’uso sociali e culturali, le proprie origini. Il significato del balcone, come quello della scala, fa scaturire risvolti inaspettati nel confronto di un inestricabile intreccio tra funzione,
Elements of Architecture In the entrance of the central pavilion, the visitor faces a rather unusual and unexpected scenography, which recalls a scene from the Terry Gilliam's movie “Brazil” in which De Niro runs into infinite surreal and fantastic pipes hidden behind the skin of a building. The idea of disassembling the concept of architecture into primordial subsets is definitely new to the Biennale, and the technical composition located in the great hall of the pavilion is, with its strong visual impact, a form of unusual and unreal interpretation of the combination between technique and construction. However, proceeding through the pavilion, we soon realise that the scenographic effect is only complementary to an in-depth reasoning that finds its origins
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rappresentazione simbolica dell’edilizia ed importanti capitoli cruciali della storia. Infatti, gli allestimenti ¬sono pensati per presentare le implicazioni di carattere innovativo o di essenzialità degli elementi tipologici e al contempo tengono conto del risvolto sociale e culturale che il singolo archetipo ci ricorda. L’immersione nei temi quali la pavimentazione, le facciate, i muri e le finestre, esalta i principi evolutivi di innovazione a fronte delle tradizioni millenarie, come quella rappresentata dal semplice gabinetto. Proprio quest’ultimo contiene la dicotomia tra soluzioni future e il retaggio di un modello dell’antichità ancora pienamente attuale. Infine, proprio in questo padiglione, più di ogni altro, è lecito porsi la domanda sul perché non sia stato affrontato il tema dell’illuminazione nell’Architettura. Per quale motivo non sia stato dato uno spazio a uno degli “elementi” imprescindibili del progettare lo spazio, la casa o l’edificio delle nostre città? Le risposte possono essere
in the history and in the social and cultural implications of use. The meaning of the balcony, like that of the stair, brings forth unexpected implications in the comparison between an inextricable intertwining of function, symbolic representation of building and important key chapters of the history. In fact, the exhibition displays are designed to present the typological elements’ implications of innovative nature or essentiality, while taking into account the social and cultural implications that the single archetype reminds us of. The immersion in topics such as flooring, facades, walls and windows, enhances the innovative evolutionary principles in response to ancient traditions, such as the one represented by the simple toilet. Precisely this latter contains in itself
molteplici, e sicuramente Rem Koolhaas ne avrebbe una semplice e inequivocabile. Rimane l’indiscussa e comprovata certezza che Architettura e la luce siano di natura complementare e indissolubilmente legate tra loro. Forse, per questo motivo, anche la disciplina che ne regola la progettazione può essere vista come parte integrante di un pensiero unificante dello spazio e del suo arredo. Tra le numerose interpretazioni possibili, e conoscendo la ricchezza e complessità dei risvolti progettuali del lighting design, affiora il ricordo, un po’ romantico, di una concezione di origine medievale in cui la luce era pensata come un’emanazione della materia stessa. Si trattava di una concezione, peraltro non del tutto infondata, che poneva la centralità dell’oggetto o dello spazio nei confronti della luce. La materia possedeva la capacità di irradiare la propria energia luminosa verso l’occhio: un’Architettura illuminante a misura d’uomo!
the dichotomy between future solutions and the legacy of an ancient, yet fully present, model. Finally, in this very pavilion more than in any other, it is legitimate to wonder why the issue of lighting in Architecture has not been faced. For what reason no space has been given to one of the essential “elements” of the design of the space, house or building of our cities? Answers can be many, and for sure Rem Koolhaas has a plain and unambiguous one. The unquestionable and proven certainty that architecture and light are of a complementary nature and inextricably linked, remains. Perhaps for this reason, also the discipline that regulates its designing can be seen as an integral part of a unifying thought of the space and its furnishings. Among the many possible interpretations,
and knowing the richness and complexity of the implications of the lighting design's planning, the recollection, maybe a bit romantic, of a medieval concept, for which the light was conceived as an emanation of the matter itself, comes back. This was an idea – which is, by the way, not entirely unfounded – that placed the centrality on the object or space. The matter possessed the ability to radiate its own luminous energy towards the eye: an illuminating architecture on a human scale!
Palazzo Mora, Venice. Florencia Costa, "Who's Afraid of Architecture", photo Š Melina Mulas
Palazzo Mora, Venice. Florencia Costa, "Who's Afraid of Architecture", photo Š Melina Mulas
Zingonia mon amour, Corderie, Arsenale.
Padiglione centrale, Fundamentals, controsoffitto tecnico.
P. 42 Padiglione Cile, curatori Pedro Alonso e Hugo Palmarola, Arsenale.
Central Pavillon, Fundamentals, Technical false ceiling.
Chile Pavillon, curatori Pedro Alonso e Hugo Palmarola, Arsenale.
14. Biennale di Architettura, Venezia
Zingonia mon amour, Corderie, Arsenale.
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lighting designers mondo
hervé descottes Hervé Descottes Principal of L'Observatoire International Inc. Architectural Lighting Designer In 1993, founded the lighting design and consulting firm L’Observatoire International in New York, after eight
LIGHTING DESIGNERS MONDO HERVé DESCOTTES
di Andrew Peterson
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years of design practice in Paris. In his international team is composed by: lighting designers, architects, interior designers, visual artists and graphic designers. He collaborate with architects like Steven Holl, Frank Gehry, Richard Meier, Jean Nouvel, and Rem Koolhaas, and artists such as James Turrell, Jenny Holzer, Marc Couturier and Vito Acconci. He has received awards from the IALD, the IES and the New York City Illuminating Engineering Society, the American Institute of Architects, the American Society
of Landscape Architects, D&AD, the Municipal Art Society of New York City and the GE Corporation. Direttore de L'Observatoire International Inc. Architectural Lighting Designer. Nel 1993 ha fondato L’Observatoire International a New York, studio di lighting design e consulenza, dopo otto anni di lavoro a Parigi. Nel suo team internazionale vi sono lighting designer, architetti, interior designer, artisti visivi e grafici. Collabora con architetti come Steven Holl, Frank Gehry,
Richard Meier, Jean Nouvel e Rem Koolhaas e artisti quali James Turrell, Jenny Holzer, Marc Couturier e Vito Acconci. Ha ricevuto premi dalla IALD, da IES e la New York City Illuminating Engineering Society, American Institute of Architects, l’American Society of Landscape Architects, D&AD, Municipal Art Society di New York City e la GE Corporation.
Hervé Descottes L'Observatoire International Principal photo © Akos Simon
A FRENCHMAN IN NEW YORK
High Line Section 2 (2011), New York, USA Exterior lighting of elevated trac Architect: Diller, Scofidio + Renfro Landcape Architect: Field Operations Lighting design: L'Observatoire International Client: New York City Economic Development Corporation Project Code: HG2 06083 Credit: Emile Dubuisson
thanks to its ability to harmonize the natural and artificial light, until they become a material of architecture itself. Only a deep knowledge of lighting and the history of architecture can make him to arrive at these results. For Descottes light must be able to do many things: to bring emotions and trigger memories, to enhance the specificity of a place, define the limits of visual, spatial hierarchies, and sequences in space, and in the development of the architecture must be able to use both periods of movement and break. All this is made possible by the fact that the light is revealed to the human eye due to exchange with materials, and the materials that exist only in the presence of light, a mirroring relationship that enhances both factors of the equation. Descottes founded his consulting lighting design firm, L'Observatoire International in NYC in 1993, after he worked in Paris with JM Wilmotte, and he immediately began working with one of the most important architects of the country: Steven Holl Architects. The relationship established with the complex volumes has led the American designer to a greater integration between architecture and lighting. As in the antecedent historical Kiasma Museum for Contemporary Art in Helsinki (1998) as well in the recent Nanjing Museum of Art and Architecture (2013), both by Steven Holl, the sources are invisible and in harmony with the load-bearing structure. In the first building lighting emerges directly from the volumes of the walls, following the double curvature of space, spreads and defines the volumes, solids and voids created by the architect, the works are indirectly lit with a hint of typically Nordic light. In the second project, the sources are almost visible, based on beams white on white, we notice only the imprint of bright leaves on the artwork below. A diametrically opposite approach is employed in hospitality projects, for which the sources become part of the furniture project, complete it on or off, as in the case of the Parisian restaurants: Le Jules Verne (2004) by Patrick Jouin and Le Ciel de Paris (2012) by Noé Duchaufour-Lawrence. The firm has developed an idea of bright objects designed to enhance
UN FRANCESE A NEW YORK Nel variegato mondo della luce internazionale – parafrasando il titolo del celebre poema sinfonico di George Gershwin “Un Americano a Parigi” (1928), che ispirò nel 1951 l'omonimo film musicale diretto da Vincent Minnelli, vincitore di 6 Oscar, con le bellissime coreografie di Gene Kelly – una delle tante cose straordinarie che accadono è che sia Hervé Descottes, un francese, il più apprezzato e conosciuto lighting designer newyorkese, quello che ha collaborato a illuminare, dare profondità con luci e ombre, ai più importanti edifici dell’architettura contemporanea nel mondo. La sua visione della luce è capace di esaltare la percezione di uno spazio e il movimento attraverso di esso, questo è possibile grazie alla sua capacità di armonizzare l’illuminazione artificiale e naturale, fino a renderle un materiale dell’architettura stessa. Solo con un’approfondita conoscenza dell'illuminotecnica e della storia dell'architettura è possibile arrivare a questi risultati. Per Descottes la luce deve saper fare molte cose: portare emozioni e innescare ricordi, esaltare la specificità di un luogo, definirne i limiti visivi, le gerarchie e le sequenze spaziali, e nello sviluppo dell’architettura deve saper alternare periodi di movimento e di pausa. Tutto questo è reso possibile dal fatto che la luce si rivela all'occhio umano grazie alla reciprocità con i materiali, e che i materiali esistono solo in sua presenza, un rapporto di mirroring che valorizza entrambi i fattori dell’equazione. Hervé Descottes ha fondato il suo studio di consulenza illuminotecnica e progettazione, L’Observatoire International, a NYC nel 1993, dopo aver lavorato a Parigi con J.M. Wilmotte; da subito ha iniziato a collaborare con uno dei più importanti studi di architettura del Paese: Steven Holl Architects. La relazione instaurata con i complessi volumi che il progettista compone ha portato a una maggiore integrazione tra architettura e illuminazione. Come nell’antecedente storico del Kiasma Museum for Contemporary Art a Helsinki (1998), così nel recente Nanjing Museum of Art and Architecture (2013) entrambi di Steven Holl, le sorgenti sono invisibili e solidali con la struttura portante. Nel primo edificio l’illuminazione emerge direttamente dai volumi delle pareti, segue la doppia curvatura dello spazio, si diffonde e definisce lo spazio, i pieni e i vuoti creati dall’architetto, le opere sono rischiarate indirettamente con una sfumatura di luce tipicamente nordica. Nel secondo progetto, le sorgenti sono quasi visibili, alloggiano sull’intradosso delle travi
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n the colourful international world of lighting - paraphrasing the famous symphonic title poem by George Gershwin's "An American in Paris" (1928) which inspired the 1951 musical movie directed by Vincent Minnelli, 6 Oscar winner, with the beautiful choreography by Gene Kelly - one of the extraordinary things that happen is that Hervé Descottes, the most wellliked and well-known New York lighting designer with French origins, the one who helped to illuminate, give depth with lights and shadows, to the most important buildings of contemporary architecture in the around the world. His vision of the light is able to enhance the perception of space and movement through it. This is possible
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the characteristics of the space. The restaurant dedicated to the writer is situated at the middle of the Eiffel Tower, designed the lights for the occasion were influenced by the powerful metal structure of the tower, shooting games on the ceiling of the diagonal exterior carpentry. Form and Function, once again united to maximize the result, the lighting of the tables is perfect, everything is visible and the perception of the food is excellent. The restaurant set up by Patrick Jouin is the opposite of the previous one, located on the 56th floor of the Tour Montparnasse, also in this case the lighting is ceiling, hundreds of mirrored disks spaced architecture by a circle of light, the reiteration of element in different sizes creating an exclusive space. The walls and fixed items of furniture, such as the bars are raised from the
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floor by a strong halo of white light, the guests are included in an ideal environment suspended between two parallel planes of light, made even more evident by the glazing tape which closes the whole. From conception through completion, L'Observatoire International is constantly engaged and involved in the design process, "Our intervention starts from the early stages of architectural design, in which we first provide an analysis of requirements, criteria and constraints of the project" so Descottes explains the modus operandi of the Firm. Peculiar approach between designer and manufacturer, all parties must be mutually aware of the role and the work of others in the accomplishment of a construction site. The lighting is a key element of the overall plan diagram, it is not
reticolari bianco su bianco, si percepisce solo l’impronta luminosa sull’opera sottostante. Un approccio diametralmente opposto è impiegato nei progetti di hospitality, per i quali le sorgenti diventano parte integrante del progetto d’arredo, lo completano sia da accese sia da spente, come nel caso dei ristoranti parigini: Le Jules Verne (2004) di Patrick Jouin, e Le Ciel de Paris (2012) di Noé Duchaufour-Lawrence. Lo Studio ha elaborato un’idea di oggetti luminosi progettati per esaltare la peculiarità dello spazio. Il ristorante dedicato allo scrittore è posizionato a metà altezza sulla Tour Eiffel, le luci disegnate per l’occasione sono state influenzate dalla potente struttura metallica della Torre, sul soffitto riprendono i giochi diagonali della carpenteria esterna. Forma e funzione, ancora una volta unite a massimizzare il risultato, l’illuminazione dei tavoli è perfetta, tutto risulta ben visibile e la percezione del cibo è ottimale. Il ristorante allestito da Patrick Jouin è frontale rispetto al precedente, si trova al 56mo piano della Tour Montparnasse, anche in questo caso l’illuminazione è a soffitto, centinaia di dischi specchianti distanziati dall’architettura da un cerchio di luce, la reiterazione dell’elemento in diverse dimensioni crea uno spazio esclusivo. Le pareti e gli elementi fissi d’arredo, come il bar, sono sollevati dal pavimento da un deciso alone di luce bianchissima, gli ospiti sono compresi in un ambiente sospeso tra due ideali piani di luce paralleli, reso ancora più evidente dalla finestratura a nastro che chiude il tutto. Dal concepimento dell’idea attraverso il completamento, L'Observatoire International è costantemente impegnato e coinvolto nel processo di progettazione, “il nostro intervento inizia sin dalle prime fasi di progettazione architettonica, in cui dobbiamo innanzitutto fornire un'analisi esaustiva di requisiti, criteri e vincoli di un progetto”. Descottes così spiega il modus operandi dello Studio. Peculiare dell’approccio pratico, concreto, del progettista e del costruttore, tutti gli attori devono essere reciprocamente consapevoli del ruolo e del lavoro degli altri nella realizzazione di un cantiere. L’illuminazione è un elemento cardine del complesso diagramma di progettazione, non è un accessorio decorativo da aggiungere in ultimo, in corsa o peggio a cose terminate. Funzionale a questo discorso è il progetto di rivitalizzazione della storica High Line a New York City (2009-11 e tuttora in corso la Phase III), Descottes e il suo team è intervenuto in un contesto caratterizzato da elevato inquinamento luminoso. La progettazione della luce è consistita in tre modalità di azione: uno di perimetrazione della sopraelevata con brevi linee luminose, un secondo livello di illuminazione puntuale, di alleggerimento degli arredi fissi e il terzo di connessione con la strada sottostante nei punti di connessione e intersezione tra i due piani urbani. La luce, in questo caso, particolare, ha potenziato la funzione di ricucitura dell’architettura su un’infrastruttura inutilizzata che da vent’anni
Le Ciel De Paris (2012) Restaurant - Interior lighting of restaurant Location: Paris, France Interior Designer: ©Noe_Duchaufour_Lawrance Lighting Designer: l'Observatoire International Client: Eliance Photographer : © Vincent Leroux
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a decorative accessory to add at last, in a stroke or worse things ended. Function in this discourse is the base of the incredible revitalization of the historic High Line in New York City (2009-11 and the ongoing Phase III), Descottes and his team worked in an environment characterized by high lightingpollution. The lighting design consisted of three method: one of the raised perimeter with short bright lines, a second level of spot lighting, lightening of the fixtures and the third in connection with the street below at the points of intersection and connectivity between the two urban plans. The light, in this particular case,
has enhanced the function of mending the architecture of an infrastructure that unused for twenty years marked and divided into different districts more points per unit. The studio Diller Scofidio + Renfro has initiated the design in close collaboration with studio lighting, aware of the sealing function of the light, the result is a linear park of more than 5 km of the new High Line. Exterior, interior, façade, landscape architecture, or the ability of Hervé Descottes to be able to create any type of intervention, adapting his own philosophy, liquid, to each context while maintaining their own imprint,
segnava e divideva in più punti diversi quartieri unitari. Lo studio Diller Scofidio + Renfro ha avviato la progettazione in stretta sinergia con lo studio di lighting, consapevole della funzione saldante della luce, il risultato è il parco lineare di oltre 5 km della nuova High Line. Esterni, interni, facciate d’architettura o paesaggio, la capacità di Hervé Descottes di saper interpretare qualsiasi tipologia d’intervento, adattando la propria filosofia, liquida, a ogni contesto, pur mantenendo la propria impronta, certo che la sua identità di lighting designer persista riconoscibile, con quella forte dose di poesia che caratterizza il suo approccio alla materialità e all’emozione della luce.
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Nanjing Sifang Art Museum (2013), Nanjing, China Museum complex with galleries, tea room, bookstore, and a curator’s residence Architect: Steven Holl Architects Lighting Designer: L'Observatoire International Project Code: NJM 0436 Credit: Xia Zhi
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his identity as a lighting designer is recognizable by that poetry that characterizes his approach to the materiality and emotion light. Undetected, we can read a small but valuable lesson to assimilate into the Italian design system, pretend to deal and interact with the architect and the client since the sketches, from the first ideas to the program. To paraphrase a famous text by Roberto Venturi, “Learning from New York” may be the sense of the comparison between the different cultures of the light, which identify the two sides of the Atlantic Ocean.
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Kiasma Museum of Contemporary Art (1998), Helsinki, Finland 140,000 sq.ft. museum, interior lighting of museographic spaces, auditorium and public spaces Architect: Steven Holl Architects
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Local Architect: Juhani Pallasmaa Lighting Designer: L'Observatoire International Client: Ministry of Public Buildings Project code: KIA Credit: Timo Kiukkola
Sottotraccia è possibile leggere una piccola ma preziosa lezione da assimilare e da importare nel sistema progettuale italiano: pretendere di confrontarsi e interagire con l’architetto e il committente fin dagli schizzi e dalle prime idee di programma. Esempio di quest’operatività è lo sviluppo, in simultanea, del progetto per il nuovo Headquarter della Fondazione Louis Vuitton a Parigi (2014) per mano di Frank Gehry, un involucro definito da Descottes da due colori, rossi e blu, richiamo alla bandiera francese, e alle proprie origini. Parafrasando un celebre testo di Robert Venturi, si potrebbe osare con un improbabile Learning from New York e il confronto tra le diverse culture della luce, che identificano le due sponde dell’Atlantico, prenderebbe un valore diverso, più intenso.
LA CULTURA DELLA LUCE AIDI, dalla sua fondazione nel 1959, svolge una costante azione di informazione tecnica e culturale per la diffusione della conoscenza dei problemi legati ai temi dell’illuminazione. Presente sul territorio nazionale con delegazioni territoriali, è da sempre ambasciatrice di una moderna cultura della luce italiana, ed è testimone, dalla sua costituzione, della storia e dell’immagine dei suoi associati: un’imprenditoria illuminata e coraggiosa, studiosi e personalità del mondo accademico, progettisti, associazioni, aziende di servizi, cultori della luce, che con il loro impegno e intelligenza, hanno contribuito non solo alla vita e allo sviluppo dell’associazione, ma anche all’affermarsi dell’illuminazione italiana nel mondo. “Cultura della luce” significa in primo luogo riconoscere il ruolo che l’illuminazione ha nella vita quotidiana di ognuno di noi. Una migliore illuminazione porta con sé qualità di vita, sicurezza e condizioni di lavoro migliori. Diventa socio AIDI: ‣ Soci Individuali: sostenitore, ordinario, aggregato, studente. ‣ Soci Collettivi: nazionale, sostenitore benemerito, sostenitore, ordinario, didattico.
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Melanie Freundlich Melanie Freundlich holds a Masters of Fine Arts degree in Architectural Lighting Design from Parsons School of Design, New York, and a Bachelor of Arts degree in Theater Production and
Design from Wesleyan University, Middletown, Connecticut. In 1997 she founded the studio “Melanie Freundlich Lighting Design”. Designer and project manager in a full range of lighting projects with Fisher Marantz Renfro Stone from 1987-1997 consulting on such jobs as: The United States Holocaust Memorial Museum, The Chicago Title Building and The Phoenix Art Museum. Previous to that Melanie was a theater consultant to architectural clients with Artec Consultants Inc. New York, NY and a theatrical lighting
designer in Boston, Massachusetts where she designed and project managed a performing arts space known as the Dinosaur Space. Member IALD and IES North America. Melanie Freundlich, Master of Fine Arts degree in Architectural Lighting Design alla Parsons School of Design, New York, e con un Bachelor of Arts in Theater Production e Design alla Wesleyan University, Middletown, Connecticut. Nel 1997 fonda lo studio “Melanie Freundlich Lighting Deign”. Designer e project manager per una
serie di progetti di lighting per lo studio Fisher Marantz Renfro Stone dal 1987 al 1997 fornisce consulenza sui seguenti progetti: The United States Holocaust Memorial Museum, The Chicago Title Building e The Phoenix Art Museum. In precedenza è stata consulente teatrale per clienti come la Artec Consultants Inc New York, NY e lighting designer teatrale a Boston, Massachusetts, dove ha progettato e gestito uno spazio di performing arts conosciuto come Dinosaur Space. È membro di IALD e IES Nord America.
LEARNING FROM THEATER
I studied theater production in college and started becoming interested in lighting when I was asked to run a followspot for a Pirandello play put on by the university. When I graduated, I held several jobs with dance companies as a stage manager and theatrical lighting designer where I learned how to manipulate light and enhance three dimensional elements (sets, dancers, etc.) using theatrical lighting instruments and color. I started noticing how light impacted the world around me and how it could affect our constructed environment.
Have you worked with some Italian lighting manufacturers? If yes, could you make a comparison with some US producers?
We specify many fixtures designed and manufactured in Italy, primarily decorative lighting. Italian lighting tends to be highdesign, with a long history of visually arresting aesthetics utilizing glass and other materials
in unique ways. US producers are catching up, though, with a large number of artisan level producers making great products. Could you briefly describe the lighting market in US and particularly in NY? Did you see any difference or similarity with the Italian (or European) market?
The lighting market in NY is huge, varied and covers every taste and style. There are hundreds of showrooms, distributors, consumer lighting stores, etc. However, very little lighting is actually manufactured within the borders of New York City. There is a vibrant and growing artisan fixture manufacturing market in the outer boroughs. We don’t specify much Italian architectural lighting as our building codes require UL listing (a testing label) and importing fixtures extends lead times and costs. In addition, I have found that foreign architectural lighting fixtures place less emphasis on controlling glare, consistency of source color and heat effects than US manufacturers. Your point of view about the US light culture. Did you see any difference or similarity with Italy (or Europe)?
The emergence of LED lighting is having an enormous effect on the available products in the US. However, traditional lighting manufacturers are trailing the modern lighting and architectural lighting markets in accommodating these technological changes. The consumer market has a visceral reaction to being ”forced” by national and local energy codes into abandoning their low efficiency incandescent light bulbs and have resisted making these changes. Yet, many cutting edge fixture designers are racing to produce fixtures that take advantage of the LED light engine characteristics.
Haven’s Kitchen, New York, NY Architect: Turrett Collaborative Architects photo © TCA
Club Café Private Club, Chicago, IL Architect: Lichten Craig Architecture + Interiors photo © Werner Straube Photography
IMPARAre DAL TEATRO Melanie come sei diventata Lighting Designer? Ho studiato produzione teatrale al College e ho iniziato a interessarmi d’illuminazione quando mi è stato chiesto di pensare e definire un particolare faro followspot per una commedia di Pirandello, che andava in scena all'università. Laureata, ho partecipato a diversi spettacoli di compagnie di danza, sia come direttore di scena sia come lighting designer, dove ho imparato a manipolare la luce, a valorizzarla nelle tre dimensioni, e a esaltarne gli elementi in scena (set e ballerini), utilizzando strumenti di lighting teatrale e il colore. Ho iniziato a capire come la luce scolpiva e modificava il mondo intorno a me e come interagiva con l’ambiente. Hai lavorato con alcuni produttori d’illuminazione italiani? Se sì, potresti fare un confronto con i produttori americani. Prima di tutto va detto che molti prodotti progettati e fabbricati in Italia sono principalmente destinati all'illuminazione decorativa. L’industria dell’illuminazione estera tende a concentrarsi sul design, con una storica tradizione estetica, forse unica, nell’utilizzo del vetro e di altri materiali. Manualità che molti produttori statunitensi stanno recuperando, ma più a livello artigianale, e in questo processo sono coinvolti un gran numero d’imprenditori che stanno realizzando ottimi prodotti decorativi. Potresti descrivere brevemente il mercato dell'illuminazione negli Stati Uniti e particolarmente in NY? Hai notato divario con il mercato italiano (o europeo)? Il mercato newyorkese dell'illuminazione è enorme, variegato e copre ogni gusto e stile, ci sono centinaia di rivenditori, distributori, consumatori, showroom d’illuminazione. Tuttavia, pochissimo è prodotto entro i confini di New York City. La produzione artigianale è un mercato in forte crescita, che trova collocazione nei distretti produttivi periferici. L’illuminazione architetturale italiana non sempre risponde alle specifiche tecniche che i nostri codici di costruzione richiedono per gli edifici, come l’UL Listing (protocolli di certificazione), inoltre i dazi d’importazione fanno aumentare tempi e costi degli apparecchi. In più, ho sperimentato che gli apparecchi italiani per l’illuminazione architetturale hanno un minor controllo dell’abbagliamento, consistenza della temperatura colore e dispersione del calore, al contrario di molti prodotti americani o di altre manifatture europee.
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elanie could you tell us why you became a LD?
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Un tuo punto di vista sulla cultura della luce negli Stati Uniti. Hai percepito diversità con l'Italia o l’Europa? La crescente diffusione di sorgenti LED sta avendo un forte impatto sui prodotti disponibili negli Stati Uniti. Tuttavia, i produttori d’illuminazione tradizionale si stanno adeguando alle richieste del mercato, aggiornando i propri prodotti in termini di adattamenti tecnologici. Il consumatore finale ha manifestato una forte resistenza al cambiamento, soprattutto di essere costretti dai codici nazionali e locali sul risparmio energetico, a dover abbandonare le tradizionali lampadine a incandescenza a bassa efficienza. Nonostante questo, molti designer stanno ottenendo numerosi vantaggi progettuali dalla produzione di apparecchi d'avanguardia dotati di sorgenti LED. Qual è il tuo progetto e la tecnologia preferita? La scelta della tecnologia è determinata dall'applicazione, stile o natura di ogni singolo progetto. Le diverse situazioni progettuali hanno necessità di sorgenti differenti: alogene, fluorescenti, a ioduri metallici, neon o LED, ognuna di queste sorgenti può essere la giusta soluzione per risolvere un determinato problema illuminotecnico. Pensi che le sorgenti LED potranno sostituire l'effetto della luce caldo/romantica delle lampadine a incandescenza? I vari produttori di LED stanno facendo notevoli passi in avanti verso la creazione di sorgenti con temperature colore simili alle lampade a incandescenza, e l'introduzione della tecnologia a fosfori remoti è l'ultimo e più interessante sviluppo in questa direzione. Tuttavia, il LED non sarà mai come una sorgente a incandescenza e non produrrà mai un’energia luminosa come quella di una sorgente a filamento, a mio parere non arriverà imitarne esattamente la qualità luminosa.
Which is your favorite project and your preferred technology?
The choice of “technology” is determined by the application, style, and nature of a project. Different sources such as tungsten halogen lamps, fluorescent lamps, metal halide, neon and LEDs are each the right solution for various lighting opportunities.
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Do you think the LED lights could replace the warm-romantic effect of the incandescence bulbs?
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LED manufacturers are continually making strides towards creating a source that is similar to incandescent lamps. The emergence of remote phosphor technology is the latest development in this direction. However, as LED is not a source that “incandesces” or produces light energy in the same way that a filamentbased source can it will never, in my opinion, exactly mimic its qualities. All the LED producers said their technologies allows a tailor made light. Do you think it’s correct?
Some LED fixture manufacturers are providing the ability to customize the color temperature of the white LED output internally by including more than one color chip in the light engine. Mixing chips of different colors and colortemperatures on one circuit board allows the user to “tune” the color to meet their needs
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post-installation. For instance, you could tune the output to a cooler (higher) color temperature, to light a retail store selling cosmetics with an all-white finished interior or warmer for a residential living room or romantic restaurant dining room. In addition, you can tailor the color temperature to enhance the object your lighting even if the nature of the display or lighting application changes – without replacing the entire fixture. Do you prefer working on indoor, outdoor, retail or artistic space?
Molti produttori di LED sostengono che le loro tecnologie permetteranno un uso sartoriale della luce. Pensi che sia corretto? Alcuni produttori stanno studiando la possibilità di fornire una personalizzazione della temperatura colore del LED bianco, mediante l’inclusione di più chip colore nello stesso modulo LED. La miscela di diversi chip colorati e di differenti temperature colore su un unico circuito permetterà all'utente di sintonizzare il proprio bianco per soddisfare le specifiche necessità post-installazione. Si potrebbe così sintonizzare la luce su una temperatura di colore, per esempio più fredda (superiore), per illuminare un negozio di cosmetici con spazi interni all-white o più calda per interni di un living o di una sala da pranzo per un ristorante romantico. Inoltre, sarà possibile personalizzare la temperatura colore del LED per migliorare l’illuminazione di un qualsiasi oggetto in differenti possibilità espositive, senza sostituire l'intero apparecchio.
I don’t have a preference as regards indoor or outdoor, but I prefer to work on projects that have a real effect on a community or group of people’s daily lives—improve their quality of life, their work or school environment and serve to benefit the public as a whole. For this reason I prefer cultural or institutional projects like schools, museums, houses of worship or offices. Since my path to architectural lighting began in theatrical lighting, visual aesthetics are still a top priority in my approach to lighting a space so I guess you could say I prefer “artistic” spaces.
Preferisci lavorare su progetti indoor, outdoor, retail o spazi per l’arte? Non ho una predilezione per progetti outdoor o indoor, preferisco lavorare su progetti che abbiano un effetto reale sulla comunità sociale o sulla quotidianità delle persone, che ne migliorino la qualità di vita, dell’ambiente di lavoro o scolastico, e più in generale che siano al pubblico d’interesse e benessere. Per questo motivo preferisco lavorare su progetti culturali o istituzionali come scuole, musei, chiese o uffici. Poiché il mio percorso professionale sulla luce architetturale è iniziato con quello teatrale, l’estetica ha priorità assoluta nell’approccio all’illuminazione di uno spazio, con questo intendo dire che preferisco illuminare gli spazi artistici.
If there will be a second Noah’s Flood, which lamp you will save on your personal Ark?
Se ci dovesse essere un secondo diluvio universale, quale lampada porteresti sulla tua Arca personale? Poiché non sarebbe disponibile l’energia elettrica, credo che sarebbe una lanterna con bruciatore a olio o un candelabro!
Since there would be no electricity available, I guess I would pack a few oil burning lanterns or candelabras!
P. 50 Greenwich Village Townhouse, New York, NY Architect: Murphy Burnham & Buttrick photo © Peter Aaron/Esto
Brooklyn Heights Montessori School, Brooklyn, NY Architect: Murphy Burnham & Buttrick photo © Ty Cole
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Haunch Of Venison Gallery, New York, NY Architect: Steven Learner Studio photo © Eric Laignel
Duane Library Visitors Center, Fordham University, Bronx, NY Architect: Platt Byard Dovell White Architects Llp photo © Jonathan Wallen
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Sean O'Connor Lighting Founded in 1997, is a full service architectural lighting design firm with a commitment to design excellence, the practice is dedicated to the design of environments which are a synthesis of
light and space. Our work is distinguished by light and its absence, and by an understanding that light is an integral part of the architectural experience. Sean O'Connor Lighting has built a team of designers with a diversity of backgrounds in architecture, interior design, fashion design and product development. This multidisciplinary team has created award-winning and sustainable projects for a wide range of retail, hospitality, and residential clients. Sean O'Connor was recognized as one of Archi-
tectural Lighting Magazine's "Promising People" in 2004, and the firm has been cited four times as one of the Top 25 Retail Lighting Firms internationally. Member of IALD and IES. È uno studio di progettazione di lighting design fondato nel 1997, dedicato alla progettazione di ambienti che sono una sintesi di luce e spazio. I lavori si distinguono per l’uso della luce e per la sua assenza, e dalla comprensione che l’illuminazione è parte integrante dell'esperienza architettoni-
ca. Lo studio è costituito da un gruppo di interior design, fashion design e product development. Questo team multidisciplinare ha creato numerosi progetti premiati e sostenibili per l’architettura retail, hospitality e residenziali. Sean O'Connor è stato riconosciuto dall’Architectural Lighting Magazine's come "Promising People" del 2004, e lo studio è stato citato quattro volte come uno degli studi Top 25 Retail Lighting a livello internazionale. È socio IALD e IES.
I started in architecture and I didn’t even know that lighting design was a discipline all its own – we never learned about it in college but we were aware of all of the building systems, structural, mechanical, etc. Early in my career while working on several high profile architectural projects I met and worked with some incredible lighting consultants and I immediately saw the power of lighting – how it could make everything look better when applied properly. In lighting design, I love collaborating with architects and designers to make their vision come true - and of course the creativity,
hardware and technology. Curating, creating hierarchy, focus – really story telling through light – even when it is incredibly subtle. Lighting doesn’t always want to be noticed. The best lighting projects feel good when you are in them and you may not exactly know why. Have you worked with some Italian lighting manufacturers? If yes, could you make a comparison with some US producers?
I have worked with many Italian lighting manufacturers. The creativity and engineering is inspiring. Italian and European manufacturers in general have the ability to bring ideas and product to market faster than US manufacturers
THE PASSION TO FULFILL CLIENT’S DREAMS
LA PASSIONE DI REALIZZARE I SOGNI DEI CLIENTI Ci puoi raccontare come sei diventato lighting designer? Ho iniziato la mia attività come architetto non conoscendo l’illuminotecnica come disciplina a se stante. Pur non essendo quest’ultima oggetto di insegnamento al College, ho potuto beneficiare di una preparazione che mi ha portato ad apprendere tutti i sistemi costruttivi, strutturali, meccanici, ecc. All'inizio della mia carriera, quando ero impegnato su diversi progetti architettonici di alto livello, ho avuto l’opportunità di incontrare e lavorare con alcuni grandi professionisti, consulenti per l’illuminazione e ho capito subito le potenzialità della luce, in grado, quando è applicata correttamente, di far assumere a ogni cosa un aspetto più gradevole. Per la progettazione illuminotecnica mi piace collaborare con architetti e designer al fine di rendere reale la loro visione del progetto e la loro creatività, senza tralasciare la parte impiantistica e tecnologica. Ritengo che non sempre le sorgenti debbano essere visibili, che occorra curare i dettagli, creare gerarchie e punti focali: con la luce si riesce sempre a raccontare una storia, anche quando è sottotraccia. I risultati migliori si ottengono quando, se pur inconsapevolmente, ti senti in sintonia con il progetto illuminotecnico. Hai lavorato con alcuni produttori d’illuminazione italiani? Ho lavorato con molti produttori italiani d’illuminazione. La loro creatività e l'ingegneria sono stimolanti. I produttori italiani, ed europei in generale, hanno la capacità di portare idee e prodotti sul mercato più velocemente dei produttori americani, questo è dovuto all’obbligo che abbiamo in Nord America di rispondere ai requisiti UL (Underwriter’s Laboratory), ciò rende spesso i prodotti più complessi e certamente più costosi. Ammiro davvero la sensibilità italiana nell’illuminazione Decorativa (Sarfatti, Scolari, Lelli, Castiglioni, Ponti, Ingrand) e Architetturale (sono troppi per nominarli tutti). Cosa ci puoi dire del mercato dell’illuminazione negli Stati Uniti e in particolare a NY? E il tuo punto di vista sulla cultura della luce negli USA? Ci sono differenze con l’Italia e l’Europa? I produttori italiani tendono ad avere come principale priorità il design e l’originalità del prodotto, al contrario di quelli americani che tendono a porre una maggiore enfasi sulla praticità e la velocità di diffusione sul mercato. Per i nostri progetti cerchiamo sempre il meglio in fatto di design. Negli Stati Uniti preferiamo una luce morbida, ma anche vivida e libera (senza paralumi) e con una temperatura colore calda. In Europa si è generalmente più tolleranti in fatto di coperture decorative della sorgente e in termini di abbagliamento e di alto contrasto, ho notato che si prediligono temperature colore più fredde.
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Sweet Crush Los Angeles CA – 2013 photo © Wil Carson
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due to the UL (Underwriter’s Laboratory) requirements we have in North America – which often makes light fixtures bigger, more complicated and definitely more expensive. I really admire the Italian sensibility whether Decorative (Sarfatti, Scolari, Lelli, Castiglioni, Ponti, Ingrand, etc) or Architectural (too many to name). Could you briefly describe the lighting market in US and particularly in CA? Did you see any difference or similarity with the Italian (or European) market?
Italian manufacturers tend to put a higher priority on design and originality, whereas American manufacturers tend to place a stronger emphasis on practicality and speed to market.
Your point of view about the US light culture. Do you see any difference or similarity with Italy (or Europe)?
Ultimately we all want the best of design. In the US we prefer soft, even and glare free light of a warm color. Europe is generally much more tolerant of scallops, glare, high contrast and cool color temperatures. Which is your favorite project and your preferred technology?
We recently completed an office building for a venture capital firm. It was a very detailed project and we set out some very specific design goals early on –keep the ceilings clean and not full of lighting hardware and with as few fixture types as possible. To do so we developed a series of custom LED fixtures including one with special optics to meet our own design goals. I am enjoying working with LED at the moment for our commercial projects – we are able to do
so much with them. While LED can be a great source, it also requires a lot of leg work to make it all work without a hitch – driver and dimming compatibility, what color is it really and so on. It makes our work that much more difficult and time consuming. Do you think the LED lights could replace the warm-romantic effect of the incandescent bulbs? All the LED producers said their technologies allow a tailor made light. Do you think it’s correct?
I believe it is very true, especially in directional lighting where we are already seeing it happen, but it is still developing. We have seen the technology from several LED makers and it is quite exciting. What is missing and very much needed is a good omni-directional LED “A”-lamp to replace typical lamps (light bulbs). We have yet to see a good static color version, let alone a spectrally dynamic version.
Qual è il tuo progetto preferito e quale la tua tecnologia favorita? Abbiamo recentemente realizzato un ufficio per una società di venture capital. Un progetto ricco di dettagli, per il quale ci siamo prefissati alcuni obiettivi: mantenere i soffitti liberi e sgombri da cablaggi e usare il minor numero possibile di apparecchi. A tale scopo abbiamo sviluppato una serie di lampade a LED personalizzate, tra cui una con ottiche speciali in grado di soddisfare gli obiettivi del progetto. Mi piace molto lavorare con le sorgenti a LED nei progetti in ambito retail in quanto ci permettono un ampio grado di libertà progettuale. Considero la tecnologia a LED una grande invenzione, anche se rende il nostro lavoro molto più impegnativo stante gli obiettivi di ottenere un funzionamento ottimale, di trovare la corretta compatibilità con driver e dimmer, di centrare la temperatura colore reale, ecc.
Do you prefer working on indoor, outdoor, retail or artistic space?
Pensi che le sorgenti a LED potranno sostituire l'effetto della luce caldo/romantica delle lampadine a incandescenza? Credo di si, soprattutto nell'illuminazione direzionabile dove, se pur ancora in fase di sviluppo, si stanno vedendo i primi risultati. Abbiamo esaminato la tecnologia di diversi produttori di LED, quello che manca (e se ne avverte il bisogno) è una buona sorgente omni-direzionale LED per sostituire le tipiche lampadine a incandescenza. Occorrerà attendere ancora per ottenere una versione con un buon colore statico, figuriamoci per una versione spettralmente dinamica.
If there will be a second Noah’s Flood, which lamp you will save on your personal Ark?
Preferisci lavorare su progetti indoor, outdoor, retail o spazi per l’arte? Mi esalto per qualsiasi progetto che preveda un programma impegnativo, mi appaga risolvere i problemi. Detto questo, amo i progetti di retail in quanto in essi è possibile sperimentare maggiormente e vedere più velocemente i risultati. Nelle abitazioni mi piace lavorare con materiali e rivestimenti particolari, opere d’arte e con un alto livello di dettaglio e operatività. Mi gratifica molto creare rapporti personali con i clienti ed essere in grado di realizzare i loro sogni.
I’m excited by any project with a challenging program – I like to solve problems. That said, I love retail because it is fast and we can experiment a bit and can see the results quickly. I also love working on homes, where we work with incredible materials, and art and a whole different level of detail and operability. The personal relationships and the ability to fulfill our client’s dreams is very rewarding.
The incandescent “A” lamp. You can do so much with it and it doesn’t take much to get creative with it. No control gear, no other components – just pure fire in a bottle. The soul of lighting.
LIGHTING DESIGNERS MONDO SEAN O'CONNOR
Se ci dovesse essere un secondo diluvio universale, quale lampada porteresti sulla tua Arca personale? La lampadina a incandescenza, favorisce la creatività e il raggiungimento di ottimi risultati. Nessun impianto, né componenti, come fuoco puro in una bottiglia. L'anima dell’illuminazione.
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Venture Capital Office Building Menlo Park, CA – 2013 photo © Eric Staudenmaier
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Mattison West Hollywood, CA – 2013 photo © Spencer Lowell
LIGHTING DESIGNERS MONDO SEAN O'CONNOR
Rittenhouse Square Philadelphia, PA – 2012 photo © Ray Hennessey, Halkin Photography
James A. Michener Art Museum Doylestown, PA - 2012 photo © Michael Moran/OTTO
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speciale piani urbani della luce
Si chiude un'era per i piani della luce di prima generazione di Pietro Mezzi
SPECIALE PIANI URBANI DELLA LUCE
Mechelen (Belgio), Korenmarkt (Susanna Antico, Lighting design studio)
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Le funzioni della pubblica illuminazione Anche se non ci facciamo quasi mai caso, il servizio di illuminazione pubblica assolve funzioni importanti: garantisce la visibilità alle persone e ai veicoli nelle ore notturne, offre sicurezza fisica e psicologica ai cittadini, accresce la vita sociale di una comunità e, infine, valorizza i monumenti storici e architettonici anche in chiave turistica. Obiettivi che oggigiorno vanno coniugati con altre esigenze: quelle di risparmio energetico, riduzione dell’inquinamento luminoso, affidabilità degli impianti ed efficienza del servizio. Scopi che viaggiano di pari passo con l’innovazione tecnologica, che arricchisce la rete di illuminazione di nuove funzioni come lo stato degli impianti, la segnalazione dei guasti, l’analisi dei fabbisogni, il telecontrollo. Ma c’è di più: pali, cablaggi e lampade diventeranno a breve, nella città smart, una nuova rete di comunicazione territoriale intelligente capace di trasformarsi in rete Wi-Fi cittadina, di rilevare le condizioni meteo, di traffico e di inquinamento.
La Lombardia battistrada Per quanto riguarda i piani di illuminazione, tutto ha avuto inizio nei primi anni Duemila da una legge della regione Lombardia, che anni fa si interrogò sul tema dell’inquinamento luminoso e iniziò a disciplinare questa complessa materia. Con esiti non proprio lusinghieri, almeno ad ascoltare le critiche di uno dei massimi esperti di illuminazione in Italia. “In Lombardia, e poi a cascata in quasi tutte le altre regioni italiane - afferma l’ingegnere Mario Bonomo - si è ceduto alle pressioni di un gruppo di persone che ha agitato il tema dell’eccessiva luminosità dei centri urbani. Una legge demagogica, che, mi duole dirlo, è più che lacunosa”. Un giudizio pesante, condiviso però da molti progettisti del settore, che alle leggi regionali muovono un’altra critica, quella di essere troppo attente agli aspetti formali e burocratici rispetto a quelli strettamente tecnici. Ma andiamo con ordine. I piani della luce, nati in quella particolare stagione di attenzione ai temi dell’inquinamento luminoso di una quindicina di anni fa, hanno successivamente virato sul tema della qualità urbana, ricercando la sintesi tra aspetti funzionali, illuminotecnici, normativi, energetici, gestionali ed estetici della pubblica illuminazione. “Il piano della luce - afferma Margherita Suss, lighting designer dello studio Gms di Milano - deve compenetrarsi agli altri strumenti
Analisi dei contrasti di luminanza della cattedrale di Santa Maria Assunta a Cremona (studio Gms)
Analysis of the luminance contrasts of the Santa Maria Assunta Cathedral in Cremona (studio Gms)
Mechelen (Belgio), render del piano della luce (Susanna Antico, Lighting design studio)
the Lighting Plan rendering (Susanna Antico, Lighting design studio)
LIGHTING PLANS OF THE FIRST GENERATION THE CLOSING OF AN ERA Some call it municipal lighting master-plan, others public lighting plan, and someone else simply lighting plan. Different names for the very same subject; a babel made of acronyms that depend on the eighteen different regional standards existing in Italy. A multitude of names that not only demonstrates the originality of the local legislative output, but also the uncertainty over the definition of the theme, which certainly does not help to communicate the tool’s positive aspects. Which is, to all intents, a tool for municipal planning, as much as the town or traffic plans are. In our case these are instruments that have as main purpose the planning of the lighting of streets and towns. But in the end, what really matters is not so much the very name of the instrument, but the contents, which should lead to the urban quality improvement. The public lighting's functions Even if we do hardly ever notice it, the public lighting service fulfils important functions: it provides night-time visibility to people and vehicles, offers physical and psychological security to citizens, increases the community social life and, finally, enhances the historical and architectural monuments from a tourist perspective. Goals that are nowadays to be combined with other needs: those of energy saving, light-pollution reduction, plant reliability and service efficiency. These aims go hand in hand with technological innovation, which enriches the lighting network with new features such as the systems condition, the fault reporting, the needs analysis, and the remote monitoring. But there's more: poles, wirings and lamps will shortly become, in the smart cities, a new smart territorial communication network capable of transforming itself into a urban Wi-Fi, of detecting the weather, traffic and pollution conditions. The Lombardy leads the way With regard to the lighting plans, it all began in the early twenty-first century by a law of the Lombardy region, which years ago questioned itself on the subject of light pollution and, thus, began to regulate this complex matter. The outcomes were not that flattering, at least if we listen to the criticisms made by one of the leading lighting experts in Italy. “Lombardy, then followed in cascade by almost all the other Italian regions – says engineer Mario Bonomo – gave in to pressures from a group of people that was arguing on the issue of the excessive brightness of the urban centres. A demagogical law, which, I regret to say, is more than deficient”.
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C
’è chi lo chiama piano regolatore dell’illuminazione comunale, chi piano di illuminazione pubblica, chi più semplicemente piano della luce. Differenti denominazioni per uno stesso oggetto; una babele di sigle che dipende dalle diciotto differenti norme regionali esistenti in Italia. Una selva di denominazioni che dimostra non solo l’originalità della produzione legislativa locale, ma anche l’incertezza terminologica del tema, che di certo non aiuta a comunicare gli aspetti positivi propri dello strumento. Che è appunto uno strumento di pianificazione comunale a tutti gli effetti, come lo sono i piani regolatori o i piani del traffico. Nel nostro caso si tratta di strumenti che hanno lo scopo principale di pianificare la luce di strade e centri abitati. Ma alla fine, ciò che conta, non è tanto l’esatta denominazione dello strumento, bensì i contenuti, che dovrebbero condurre al miglioramento della qualità urbana.
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Kortrijk Belgio; Susanna Antico, Lighting design studio
di pianificazione comunale. Non può essere disallineato rispetto alla strumentazione pianificatoria di un comune. Per questo servono piani ben fatti, da utilizzare nel tempo, in grado di rapportarsi con l’evoluzione delle tecnologie, capaci di immaginare anche gli sviluppi tecnologici futuri. Serve insomma una visione dinamica del piano, una visione che stride in modo sempre più forte con la cristallizzazione della produzione legislativa regionale attuale”. Insomma, stando ai pareri degli esperti, un piano della pubblica illuminazione non dovrebbe essere né un audit energetico, né un compendio di verifiche illuminotecniche e neppure un adempimento formale ai requisiti di legge. Ma allora, cosa dovrebbe effettivamente essere? “Sicuramente afferma Gianni Drisaldi, presidente di AIDI - il piano della luce dovrebbe essere l’insieme di regole e criteri di cui un Comune si dota per indirizzare la propria azione amministrativa. Criteri che dovrebbero poi orientare la progettazione comunale nelle differenti zone della città”. Per Mario Bonomo, il piano dovrebbe essere uno strumento utile “a disciplinare in modo unitario l’illuminazione pubblica, per risparmiare energia e allocare le risorse nel modo più razionale”.
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Illuminazione pubblica: alcuni dati In Europa, per illuminare città e paesi, si consuma il 14 per cento di tutta l’elettricità prodotta nell’Unione; nel mondo il valore sale al 19 per cento. Ma c’è di più: i due terzi delle sorgenti luminose installate nei paesi dell’Ue si basano su tecnologie obsolete a scarso rendimento energetico, sviluppate prima del 1970. Basterebbe questo dato per dare il via a un’ampia azione di efficientamento del parco esistente, anche se, va riconosciuto, i consumi elettrici in Italia imputabili all’illuminazione pubblica rappresentano (fonte Terna 2011) un valore contenuto: 6,2 TWh/anno, il 2% del totale nazionale, che equivale però a 12,6 milioni di TEP e 4,26 milioni di tonnellate di CO2 emesse in atmosfera. In Italia esistono circa 10 milioni di punti luce, che consumano 107 kWh/pro-capite l’anno, valore che (dati Terna) dopo la Spagna è il più alto in Europa, e che hanno un costo di 0,19 euro per kWh (rispetto al 2004, un aumento del 148%). In termini di spesa energetica comunale, la voce pubblica illuminazione, nel 2012, superava il miliardo di euro. Proprio l’esigenza di risparmiare sulla bolletta energetica comunale, ha portato molte amministrazioni locali a misurarsi anche con il tema dei costi: una conferma di questo rinnovato interesse è rappresentata dal mercato dei bandi di gara. Nel decennio 2002-2012 - secondo i dati di un anno fa dell’Azienda speciale della Camera di commercio di Roma
A heavy judgment, however shared by many designers in the field, who move to regional laws another criticism: that of being overly attentive to formal and bureaucratic aspects rather than to those strictly technical. But first things first. The lighting plans, which were born some fifteen years ago in that particular season of attention to light-pollution issues, then veered on the theme of urban quality, seeking a synthesis between functional, lighting, regulatory, energy, operational and aesthetic aspects of public lighting. “The lighting plan – claims Margherita Suss, lighting designers for Gms firm in Milan – should interpenetrate with the other municipal planning instruments. It can not be unaligned with the planning instruments of a municipality. This calls for well-made plans, to be used in time, able to deal with the evolution of technologies, and even capable of imagine future technological developments. We need, in short, a dynamic vision of the plan, a vision that clashes in an increasingly stronger way with the crystallization of the current regional legislative output”. In brief, according to the expert advices, a public lighting plan should be neither an energy audit, nor a compendium of lighting checks or a formal fulfilment of the law’s requirements. Then, what should it actually be? “For sure – says Gianni Drisaldi, president of AIDI – the lighting plan should be the set of rules and criteria a municipality is equipped with, in order to address its administrative action. These criteria should then guide the municipal design in the different areas of the city”. For Mario Bonomo, the plan should be a tool able “to regulate, in a unified manner, the public lighting, to save energy and to allocate resources in a more rational way”.
Lo stato dell’arte in Italia Se sulle definizioni di piano della luce, come abbiamo visto, c’è comunanza di idee, le differenze emergono forti sulla valutazione della situazione esistente nel nostro paese. E subito ci si divide tra ottimisti e pessimisti, tra critici e possibilisti. “Credo che i piani della luce - sostiene decisa Cinzia Ferrara, lighting designer dello studio Ferrara Palladino e Associati di Milano rappresentino una delle tante occasioni perse nazionali. Negli anni vi è stata una degenerazione della pianificazione della luce. Per diversi motivi. In primo luogo, per il ruolo dei gestori, che approfittano delle incompetenze dei tecnici e degli amministratori comunali e impongono le loro logiche sull’iter del piano. Viene così a mancare la neutralità di un soggetto terzo, il cui compito dovrebbe essere quello predisporre il piano. Poi, i meccanismi delle gare al ribasso, che hanno portato a un impoverimento della qualità del prodotto. I Comuni sono sempre più deboli e i gestori, di conseguenza, sempre più forti. Il terzo motivo ha a che fare con l’incapacità di diffondere, nel tempo, cultura tecnica. Infine, molto spesso capita di imbattersi in Comuni che neppure conoscono il patrimonio di loro proprietà. Tutti questi motivi, mi fanno parlare di fallimento”.
Chi viaggia sulla stessa linea d’onda è Paolo Di Lecce, amministratore delegato di Reverberi Enetec, azienda reggiana produttrice di sistemi di gestione di pubblica illuminazione. “Considero il piano della luce uno strumento importante, va però riconosciuto che in questi ultimi anni vi è stato un affievolimento dell’interesse. Che non dipende dallo strumento, bensì dalla sua mancata attuazione. Due, a mio avviso, i motivi principali: l’affermarsi, a fronte delle difficoltà economiche dei Comuni, dello strumento della finanza di progetto da un lato e delle modalità di aggiudicazione delle gare con il sistema Consip dall’altro. Un sistema, quest’ultimo, che se fa risparmiare la pubblica amministrazione, deprime Piano della luce di Trento: individuazione delle criticità e delle particolarità territoriali (studio Gms)
Lighting Plan of Trento: identification of territorial critical aspects and peculiarities (studio Gms)
Treviglio: dettaglio del campanile della basilica (Susanna Antico, Lighting design studio)
detail of the belltower of the basilica (Susanna Antico, Lighting design studio)
Public lighting: some data In Europe, to lighten cities and towns, 14% of all the electricity produced in the Union is consumed; in the world, this value goes up to 19%. But there is more: two-thirds of the light sources installed in the EU countries are based on obsolete and poorly energy efficient technologies, developed prior to 1970. This data should be enough to start off a wide-ranging action aiming to increase efficiency of the existing park, though, it must be acknowledged, the electricity consumption attributable to public lighting in Italy (source: Terna 2011) is quite limited: 6.2 TWh/year, 2% of the whole national amount, which, however, equates to 12.6 million TOE and 4.26 million tonnes of CO2 released into the atmosphere. There are in Italy about 10 million light points, consuming 107 kWh per capita per year; a value that (Terna data) is the second highest in Europe, putting us just behind Spain, and which have a cost of €0.19 per kWh (a 148% increase if compared to 2004 data). In terms of municipal energy expenses, the public lighting voice surpassed, in 2012, one billion euro. Precisely the need for saving on municipal energy bills, brought many local administration to confront themselves with the costs issue: a confirmation of this renewed interest can be seen in the market of calls for tenders. During the years 2002-2012 – according to last year data of the Special Agency of the Chamber of Commerce of Rome and of CRESME – 5,630 competitions were published for a total amount of 4.7 billion euro. Of all the competitions carried out, 89% were simply execution of works contracts. The remaining 11% involved the execution of the works, the service management and the electricity supply: a residual quota for sure, represented by the so-called integrated assignments, but of all respect when referring to the total amount of calls, estimated to 3.6 billion, a sum equal to 78% of the total amount in terms of value. The state-of-the-art in Italy While on the definitions of lighting plan, as we have seen, there is a kind of commonality of ideas, there are striking differences in the assessment of the existing situation in our country. We straightaway split into optimists vs. pessimists, critics vs. open to compromises. "I think that the lighting plans – resolutely argues Cinzia Ferrara, lighting designer at Ferrara Palladino e Associati in Milan – represent one of the many missed national opportunities. Over the years there has been a degeneration of the planning of the light. This happened for several reasons. First, the role played by managers, who take advantage of the municipal technicians and administrators’ incompetence, and impose their logic on the planning procedures. The neutrality of a third party is, therefore, lacking; a third part whose task would be to set up the plan. Then, there are the mechanisms of the downward trend of competitions, which led to a pauperisation of the product quality. Municipalities are getting weaker and managers, as a result, increasingly stronger. The third reason has to do with the inability to disseminate, over time, the technical culture. Finally, it very often happens to come across municipalities that do not even know their own patrimony. All these reasons make me talk about failure”. On the same wavelength is Paolo Di Lecce, CEO of Reverberi Enetec, a Reggio Emilia company producing management systems for public lighting. "I consider the lighting plan to be an important tool; it should be acknowledged, however, that in the last years there has been a weakening in the interest. That does not depend on the instrument, but from its lack of implementation. Two, in my opinion, are the main reasons: on the one hand, the rise,
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e del CRESME - sono state bandite 5.630 gare per un valore complessivo di 4,7 miliardi di euro. Sul totale delle gare espletate, nell’89% dei casi si è trattato di appalti di sola esecuzione lavori. Il restante 11% ha riguardato l’esecuzione delle opere, la gestione del servizio e la fornitura di energia elettrica: una quota residuale, quella rappresentata dagli affidamenti cosiddetti integrati, ma di tutto riguardo se rapportata all’importo totale dei bandi, stimati in 3,6 miliardi, una cifra pari 78% del totale in termini di valore.
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però le potenzialità del piano”. Chi attribuisce grande valore alla pianificazione della luce è Enea, che molto si è speso in giro per l’Italia con il Progetto Lumière. “Sui piani della luce, noi esprimiamo un giudizio positivo - afferma Nicoletta Gozo, referente Enea per il Progetto -. Sono strumenti utili per gestire in modo efficiente l’illuminazione pubblica e, soprattutto, diventeranno a breve la piattaforma ideale per tutte le applicazioni dei servizi smart. Certo, i problemi non mancano: le pubbliche amministrazioni non conoscono la consistenza del patrimonio, gli amministratori perlopiù ignorano il tema, non ci sono controlli rispetto alle prescrizioni regionali e mancano le risorse economiche per attuare i piani. Per questi motivi, gli esiti attuali sono inferiori alle attese. E, infatti, solo il 10% dei Comuni italiani dispone di un piano di settore”. Chi invece, nonostante le evidenti difficoltà, si dichiara comunque ottimista è l’architetto Susanna Antico, lighting designer di Milano e da poco presidente dell’APIL, “Nonostante tutto, esprimo fiducia rispetto allo strumento, che considero importante e utile. Ci vuole tempo, non bisogna demordere. Serve invece fare chiarezza, ad esempio, sul tema del risparmio energetico, che sta quasi diventando un’ossessione. Non può essere questo l’unico parametro cui fare riferimento nella pianificazione. Servirebbe inoltre più cultura tecnica: dei funzionari comunali, degli amministratori, dei progettisti, delle aziende. All’estero, dove ho lavorato e lavoro tuttora, l’approccio è differente. Il piano della luce è obbligatorio, i Comuni si lasciano guidare e consigliare dai progettisti incaricati”.
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Le fasi del piano Aspetto fondamentale di ogni attività di pianificazione in materia di illuminazione è la conoscenza del patrimonio e della sua consistenza. Un dato spesso sconosciuto agli stessi uffici comunali. E in assenza di dati precisi, il censimento dei punti luce e delle sue caratteristiche tecniche è un’attività basilare. Ma costosa. “I costi del censimento - sostiene Drisaldi - ci sono e in alcuni casi sono rilevanti. Bisognerebbe riuscire a costruire un piano della luce indipendentemente dal censimento. Scorporata quella voce di spesa, il piano diventa accessibile”. Una soluzione potrebbe essere rappresentata dalla formazione del personale comunale, dotandolo di strumenti e tecnologie appropriate, come pare sia avvenuto in qualche comune della cintura torinese. Altra strada per rendere sostenibile l’operazione dal punto di vista economico è rappresentata secondo alcuni - dalla realizzazione per parti del piano stesso. “Ci sono comuni - sostiene Di Lecce - che in modo coerente stanno procedendo per lotti funzionali. Questa dovrebbe essere la via maestra. Invece, il più delle volte, si procede in modo estemporaneo”. “A Torino - afferma Gianpaolo Roscio, responsabile dei servizi tecnici del Gruppo Iren stiamo procedendo per parti, con la sostituzione di 50 mila apparecchi di illuminazione con lampade da sodio a LED, con risparmi di circa 4,5 milioni di euro sulla bolletta energetica. Soldi risparmiati che serviranno a finanziare i futuri investimenti”. Ma per tornare a far decollare i piani della luce e per evitare che rimangano lettera morta e finiscano in uno dei tanti cassetti degli uffici comunali, ci vorrebbe anche l’intervento dello stato.
against the Municipality’s economic difficulties, of the instrument of the project finance, and, on the other, the ways in which the contract are awarded, according to the Consip system, in the competitions. A system, the latter, that helps the public administration in saving up, but depresses the potentialities of the plan”. Who recognise the great value of the planning of the light is ENEA, which has spent much of itself around Italy with the Lumière Project. “We express a positive opinion on the lighting plans – says Nicoletta Gozo, ENEA representative for the Project –. They are useful tools to efficiently manage public lighting and, above all, they will shortly become the ideal platform for all the applications of smart services. Sure, there are still problems: the public administrations do not know about the substance of their patrimony, administrators mostly ignore the issue, there are no controls in compliance with the regional requirements and financial resources to implement the plans are lacking. For these reasons, the current results are below expectation. In fact, only 10% of the Italian municipalities has a sector strategy”. Architect Susanna Antico, lighting designer in Milan and newly appointed President of APIL, despite the obvious difficulties, declares herself optimist: “Despite everything, I have confidence in this tool, which I consider important and useful. It will take time, so we must not give up. On the contrary, light must be shed on the issue of energy saving, which is almost becoming an obsession. This can not be the only parameter to refer to in the planning. Furthermore, a major technical culture is needed: for municipal officers, administrators, designers, and companies. Abroad, where I worked and still work, the approach is different. The lighting plan is mandatory, municipalities let themselves be guided and advised by the appointed designers”. The plan's stages A key aspect of any planning activity in the field of lighting is knowing the patrimony and its consistency. A fact that is often unknown to the very municipal offices. And in the absence of precise data, the census of the points of light and its technical features is a basic task. It is, however, an expensive one. “The census’ costs – says Drisaldi – do exist, and in some cases they are relevant. We should manage to build a lighting plan regardless of the census. Once that expenditure spun off, the plan becomes affordable”. One solution could be represented by the training of the municipal staff, providing it with appropriate tools and technologies, such as it seems to have happened in some municipality around Turin. Another way to make the operation sustainable from an economic standpoint is represented – according to some – by the realisation by parts of the plan itself. “There are areas – claims Di Lecce – which are proceeding in a coherent manner by functional lots. This should be the main path. Instead, most of the times, we proceed in an extemporaneous way”. "In Turin – says Gianpaolo Roscio, head of the technical services for the Gruppo Iren – we are proceeding by steps, with the replacement of fifty thousand lighting fixtures, once with sodium lamps, with LED devices, thus saving up about € 4.5 million on our energy bills. The saved money will be then used to fund future investments”. Analisi dei contrasti di luminanza della cattedrale di Santa Maria Assunta a Cremona (studio Gms)
Analysis of the luminance contrasts of the Santa Maria Assunta Cathedral in Cremona (studio Gms)
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Italia ed Europa a confronto Anche in questo campo, quello della pianificazione dell’illuminazione pubblica, dobbiamo purtroppo registrare il ritardo italiano rispetto a quanto avviene in altre realtà europee. Secondo gli esperti del settore, ciò che manca in Italia è una visione strategica della luce in ambito urbano, nonostante vi sia stato l’impegno di alcune grandi città, come Milano, Torino, Venezia, Firenze e Roma, in operazioni di efficientamento energetico. Ma, sempre stando agli esperti della materia, siamo ben lontani da quanto in diverse città europee si sta da tempo mettendo in pratica. I nostri piani regolatori dell’illuminazione comunale, quando ci sono, svolgono egregiamente la fase di censimento di luci e pali, ma poco si occupano di stabilire le strategie capaci di mettere insieme innovazione e coinvolgimento dei cittadini e delle autorità. Ciò a differenza di Lione, che è giunta alla terza edizione del Lighting Masterplan, di Eindhoven, che ha una visione strategica proiettata al 2030, e di Helsinki, che ha recentemente promosso una competizione internazionale sul tema dell'illuminazione urbana. Ma stiamo parlando di realtà dove la cultura della luce è molto più radicata. Qui da noi, al più si avviano dei progetti pilota, con sperimentazioni contenute, ma dobbiamo registrare che siamo ancora lontani dalla definizione di una vera strategia della luce urbana. “È vero - ribadisce Susanna Antico - all’estero, la pianificazione risponde a un’idea più matura del ruolo della luce in città”. Chi mette in guardia rispetto a un eccesso di esterofilia che spesso ci accompagna nei paragoni tra Italia e Europa, è ancora Margherita Suss.
“Attenzione - afferma l’architetto milanese -, è vero che all’estero si utilizzano maggiormente i masterplan, che sono strumenti che offrono una visione di strategia di illuminazione della città, ma va anche detto che si tratta di prodotti più semplici rispetto al nostro piano della luce. Il masterplan non prevede il censimento del patrimonio. E alla fine, per attuarlo, serve comunque mettere a punto un piano della luce vero e proprio”. La nuova fase dei piani della luce Per i piani di illuminazione, strumenti di pianificazione nati dieci-quindici anni fa e oggi in fase di ripensamento, si apre però una fase nuova e interessante. E questo grazie allo sviluppo delle nuove tecnologie. “Si è aperto un nuovo mercato - afferma Piergiovanni Ceregioli, direttore del Research Center iGuzzini - in cui la pubblica illuminazione diventerà il supporto fisico della smart city. Un nuovo mercato nel quale il piano della luce, così come lo abbiamo fino a oggi conosciuto, verrà superato. L’integrazione dei sistemi di illuminazione con le nuove tecnologie smart imporrà, da un lato, un approccio di sistema allo pianificazione, mentre, dall’altro, sarà la stessa integrazione a imporre l’adozione di un piano organico. Ma le novità non si fermeranno qui. Infatti, i nuovi sistemi di controllo della luce imporranno un approccio flessibile alla pianificazione. Detto in altri termini, la dinamicità della luce, ottenuta grazie alle nuove tecnologie, cambierà la stessa concezione di piano, non solo per l’illuminazione stradale, ma anche e forse soprattutto per quella urbana”. Insomma, per i piani della luce di prima generazione forse si sta chiudendo un’era.
Analisi dei contrasti di luminanza della cattedrale di Santa Maria Assunta a Cremona (studio Gms)
Analysis of the luminance contrasts of the Santa Maria Assunta Cathedral in Cremona (studio Gms)
But to allow the lighting plans to take off and in order to prevent that they remain dead letters, ending up in one of the many drawers of the municipal offices, the state intervention would also be necessary. “Of course, if the energy efficiency is a shared goal – continues Roscio – the government should perhaps help out, lowering, for example, the VAT to 10% and not considering the investment on the public lighting as part of the Stability Pact”. Comparing Italy and Europe Even in this field, that of the planning of public lighting, we must sadly take note of the Italian delay when compared with what is happening in other European countries. According to sector professionals, what is missing in Italy is a strategic vision of the light in urban environments, although some major cities, such as Milan, Turin, Venice, Florence and Rome have committed themselves in operations to improve energy efficiency. However, still according to experts on the subject, we are still far from what several European cities have been putting into practice for a while now. Our town plans for the municipal lighting, when they do exist, perform very well with the census of lights and poles, but are still doing little in order to establish strategies capable of bring together innovation and involvement of the citizens and authorities. This unlike cities such as Lyon, which has reached the third edition of the Lighting Masterplan, Eindhoven, which has a strategic vision projected to 2030, and Helsinki, which has recently launched an international competition on the theme of urban lighting. However, we're talking about realities where the culture of light is much more deeply rooted. Over here, at the most the pilot projects are launched, with reduced experimentations, but we must take note that we are still far from the definition of a real strategy for urban light. “It is true – stresses out Susanna Antico – that abroad the planning responds to a more mature idea of the role played by light in the city”. Who warns us against an excessive xenophilia that often characterises us when comparing Italy and Europe, is Margherita Suss. “Do mind – states the Milanese architect –, it is true that masterplans are more used abroad, that they are tools that offer a strategic view of the city's lighting, but it should also be said that these are simpler products if compared to our lighting plans. The masterplan does not include the census of the patrimony. And in the end, to implement it, it is however necessary to develop a real lighting plan”. The new phase of lighting plans For lighting plans, planning tools born ten to fifteen years ago and now in the process of rethinking, however, a new and interesting phase opens up. This is thanks to the development of new technologies. “A new market opened up – states Piergiovanni Ceregioli, director of the Research Center iGuzzini – in which the public lighting will be the physical support of the smart city. A new market in which the lighting plan, as we have known it until now, will be exceeded. The integration of the lighting systems with the new smart technologies will impose, on the one hand, a system approach to planning, while, on the other hand, it will be the same integration to impose the adoption of an organic plan. However, the novelties will not stop here. Indeed, the new control systems of the light will impose a flexible approach to planning. In other words, the dynamism of light, achieved thanks to the new technologies, will change the very concept of the plan, not only for the street lighting, but also and perhaps mainly for the urban one”. In conclusion, for lighting plans of the first generation an era is, perhaps, closing.
SPECIALE PIANI URBANI DELLA LUCE
“Certo, se l’efficientamento energetico è un obiettivo condiviso - prosegue Roscio - forse il governo dovrebbe dare una mano, abbassando, ad esempio, l’Iva al 10% e considerando gli investimenti sulla pubblica illuminazione fuori dal patto di stabilità”.
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LA PROGETTAZIONE ILLUMINOTECNICA AL POLITECNICO DI TORINO di Silvano Oldani
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Incontro con Chiara Aghemo
THE LIGHTING ENGINEERING DESIGN AT THE POLYTECHNIC OF TURIN A meeting with Chiara Aghemo
rofessoressa Aghemo ci spiega il ruolo della luce nell’esperienza didattica al Politecnico di Torino?
LUOGHI DELLA DIDATTICA politecnico di torino
L’illuminazione è da sempre un argomento di base della disciplina della Fisica Tecnica Ambientale insegnata nelle Facoltà di Architettura ed Ingegneria dell’università italiana, ma solo in anni più recenti è diventata uno specifico ambito progettuale, soprattutto nei corsi di laurea magistrale dell’architettura e del disegno industriale. In particolare, a partire dal 2004, viene proposto presso il Politecnico di Torino il workshop “Il progetto illuminotecnico”, in collaborazione con gli architetti Cristina Azzolino, Rossella Taraglio e Gabriele Piccablotto del Laboratorio di Analisi del Costruito – Sezione Ambientale LAMSA. I workshop costituiscono un’esperienza didattica molto apprezzata dagli studenti, perché orientati ad acquisire competenze professionali specifiche, attraverso la forte interazione con esperti, aziende ed operatori di settore. L’obiettivo didattico è quello di far acquisire la capacità di verificare e progettare ambienti in relazione ai requisiti prestazionali per il comfort visivo e la sicurezza. CHIARA AGHEMO Professore ordinario di Fisica Tecnica Ambientale presso il Politecnico di Torino, docente nei corsi di Architettura, Laurea Magistrale in Architettura per il Progetto Sostenibile e Laurea Magistrale in Restauro e Valorizzazione del Patrimonio. Autore di circa 170 pubblicazioni a carattere scientifico e didattico e responsabile scientifico di contratti di ricerca con Enti pubblici e privati inerenti in particolare gli strumenti e i metodi per la progettazione della luce naturale e artificiale, il risparmio energetico connesso all’illuminazione e ai sistemi di controllo e gestione della luce naturale e artificiale, l’illuminazione urbana e monumentale, la limitazione dell’inquinamento luminoso, la qualità dell’ambiente costruito e l’innovazione tecnologica dei sistemi d’illuminazione per ambienti interni ed esterni. Opera nell’ambito del gruppo di ricerca TEBE del Dipartimento di Energia del Politecnico di Torino. Membro del Consiglio Direttivo Nazionale AIDI e Presidente della Delegazione Piemonte – Valle d’Aosta.
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Professor of Environmental Technical Physics at the Polytechnic of Turin , where she teaches courses in Architecture, Masters Degree in Architecture for Sustainable Design and Masters Degree in Restoration and Valorization of the Heritage . Author of about 170 scientific and educational publications and scientific director of research contracts with public and private authorities regarding in particular the tools and methods for the design of natural and artificial light , energy saving associated to lighting and control and management systems of natural and artificial light , urban and monumental lighting, light pollution limiting, the quality of the built environment and the technological innovation of lighting systems for indoor and outdoor use . She works as part of the research team TEBE of the Department of Energy of Polytechnic University of Turin. She is Member of the AIDI National Executive Council and Chairman of the Piedmont-Aosta Valley Delegation.
I punti essenziali di questo workshop?
Il progetto della luce richiede una approfondita conoscenza dei sistemi di illuminazione e delle tecnologie convenzionali ed innovative, della normativa tecnica di riferimento, degli strumenti di simulazione e modellazione illuminotecnica e delle procedure di collaudo in campo. A tali conoscenze di carattere tecnico, il workshop affianca un’intensa esperienza progettuale, proponendo agli studenti casi studio reali. L’esito del workshop è il progetto illuminotecnico di ambienti interni e/o esterni che si sviluppa a partire dal quadro esigenziale, attraverso il concept, fino alla verifica dell’ambiente stesso mediante metodi di calcolo e rappresentazione fotorealistica delle scene di luce progettate. Avete rapporti con le imprese?
Negli anni si è consolidata la collaborazione con aziende ed enti che operano nel settore, che ha arricchito, anche grazie ad un rapporto privilegiato azienda/docente/studente, l’esperienza didattica attraverso il confronto tra l’approccio didattico dello studente e quello professionale del lighting designer e dei produttori. Quale è la metodologia proposta per la formazione di un progettista illuminotecnico?
Il metodo di lavoro proposto agli studenti si articola in successive fasi di approfondimento finalizzate ad analizzare la situazione esistente al fine di mettere in evidenza gli aspetti dimensionali, funzionali, nonché le caratteristiche architettoniche degli ambienti considerati, le attività e le tipologie di utenza presenti; misurare le grandezze fotometriche per verificare in situ le prestazioni illuminotecniche della situazione esistente; determinare il quadro di esigenze/requisiti per la definizione del concept; definire le sorgenti, gli apparecchi ed i sistemi di illuminazione; simulare il progetto attraverso una verifica complessa con l’impiego di software illuminotecnici che, attraverso un modello tridimensionale, consentono di verificare i risultati su molteplici superfici sia in termini quantitativi sia di distribuzione del contributo luminoso e confrontare i risultati ottenuti per soddisfare i requisiti attesi di progetto. Ci può spiegare come vengono scelti gli ambiti progettuali?
Agli studenti nel corso degli anni sono stati proposti casi studio reali di ambienti interni ed esterni, differenti per tipologia funzionale
Professor Aghemo could you please explain us the role of light in the educational experience at the Polytechnic of Turin? The lighting has always been a basic topic of the discipline of Environmental Technical Physics taught in the Faculty of Architecture and Engineering of the Italian university, but only in recent years has become a specific project area, especially in the Masters Degree courses of architecture and industrial design. In particular, since 2004, it has been offered at the Polytechnic of Turin, the workshop “The lighting engineering design”, in collaboration with the architects Cristina Azzolino, Rossella Taraglio and Gabriele Piccablotto of Built Analysis’ Laboratory - Environmental Section LAMSA. The workshops are an educational experience very much appreciated by the students, because oriented to acquire specific professional skills through interaction with experts, companies and operators in the sector. The educational objective is to acquire the ability to test and design environments in relation to the performance requirements for visual comfort and safety. Which are the essential points of this workshop? The light’s design requires an in-depth knowledge of lighting systems and conventional and innovative technologies, of the technical standards reference, of the simulation and lighting engineering modeling tools and testing field procedures. To such knowledge of a technical nature, the workshop combines an intense design experience, offering real case studies to the students. The outcome of the workshop is the lighting engineering design of interior and / or exterior which is developed from the context needed, through the concept, until the verification of the environment itself using methods of calculation and photorealistic rendering of the lighting scene designed. Have you any relationships with the companies? Over the years it has established cooperation with companies and institutions operating in the sector, which has enriched, thanks to a special relationship company / teacher / student, the teaching experience through the comparison between the educational approach of the student and the professional one of the lighting designer and producers. What is the methodology proposed for the training of a lighting engineering designer? The method of work offered to the students is divided into further phases of study aimed at analyzing the existing situation in order to highlight dimensional, functional aspects and architectural characteristics of the environments considered, the activities and the types of users present; measure the photometric magnitudes to verify in situ the lighting engineering performance of the existing situation; determine the context of the needs / requirements for the definition of the concept;
Studenti / students: Innocenti Maurizio, Barberis Andrea, Mousavi Haghighi Seyed. Concept parco urbano/
Concept urban park (Chieri, TO) Studenti / students: Gabbini Simone, Vero Sara. Concept piazza /
Concept square (Chieri, TO)
coinvolgendo le Amministrazioni locali e la popolazione. Una considerazione finale riguardo all’esperienza didattica condotta nel workshop e gli studenti?
Molti degli studenti che hanno frequentato il workshop hanno scelto di proseguire la propria esperienza nel campo della luce nelle tesi di laurea magistrale e di svolgere il tirocinio presso aziende o studi professionali di settore. Tra le attività svolte nell’ambito del workshop e delle tesi di laurea, un’importante esperienza è stata la partecipazione a concorsi di idee nazionali ed internazionali come quello di AIDI “Riprenditi la città, riprendi la Luce”. Infine posso affermare, con una certa soddisfazione, che un numero non trascurabile di laureati è riuscito ad intraprendere una carriera professionale, autonoma o come dipendente, nell’ambito della luce e della progettazione illuminotecnica. L’esperienza risulta quindi ampiamente positiva, sempre alla ricerca di nuovi stimoli, temi di studio ed esperienze.
Studenti / students: Mineo Giulia, Aheichyk Sviatlana, Gonzalez Gil Laura. Concept piazza /
Concept square (Savigliano, CN) Studenti / students: Mineo Giulia, Aheichyk Sviatlana, Gonzalez Gil Laura. Renderizzazione progetto illuminotecnico piazza / Rendering
Studenti / students: Molon Isotta, Mauro Alberto. Concept piazza /
(Savigliano, CN)
(Savigliano, CN)
lighting planning square
Concept square
define the sources, appliances and lighting systems; simulate the project through a complex verification with the use of illuminating engineering software that, through a three-dimensional model, are used to verify the results on a variety of surfaces in terms of both quantity and distribution of the bright contribution and compare the results obtained to meet the expected requirements of the project. Can you explain to us how the project areas are chosen? Students over the years have been proposed real case studies of indoor and outdoor environments, with different functional typology (museums, churches, shops and urban environments ...) and for historical and artistic features (architectural heritage bounded or not, historical or contemporary). The case studies were defined with companies and external organizations involved from time to time in the workshop that, in addition to making available documentation, have been actively involved as customers describing to the students the needs, requirements and objectives of project to meet. The results obtained from the comparison between students and “customers” have confirmed the goals and objectives of the workshop, allowing the students themselves to go through a direct and specific design experience in relation to outside operational realities. Over the past two academic years, the workshop has taken, thanks to the collaboration of local Public Administrations, as theme of the project, the architectural and urban lighting of small towns. The projects’ objective was the lighting of thematic tours of the city and the enhancement of the places and architectural emergencies, defining new approaches to the perception of the physical space, creating new lighting scenarios, in the interests of efficiency and energy savings. The final project drawings have been the subject of an exhibition and presentations involving the local Administrations and the population. Is there a final consideration regarding the educational experience carried out in the workshop and the students? Many of the students who attended the workshop have chosen to continue their experience in the field of light in the Masters Degree’s thesis and perform the internship in companies or professional firms of the sector. Among the activities carried out in the workshop and degree’s thesis, an important experience was the participation in national and international competitions searching for ideas, as the one of AIDI “Retake the city, retake the Light.” Finally I can say, with some satisfaction that a not insignificant number of graduates have been able to embark on a professional career, as an employee or independent, in the field of the light and lighting engineering design. Therefore the experience is largely positive, always looking for new ideas, topics of study and experience. LUOGHI DELLA DIDATTICA politecnico di torino
(musei, chiese, negozi e ambienti urbani...) e per caratteristiche storico artistiche (beni architettonici vincolati o meno, storici o contemporanei). I casi studio sono stati definiti con le aziende e gli enti esterni coinvolti di volta in volta nel workshop che, oltre a rendere disponibile la documentazione, hanno partecipato attivamente in qualità di committenti descrivendo agli studenti le esigenze, i requisiti e gli obiettivi di progetto da soddisfare. I risultati ottenuti dal confronto tra studenti e “committenti” hanno confermato gli obiettivi e le finalità del workshop, consentendo agli studenti stessi di percorrere un’esperienza progettuale diretta e concreta in rapporto con realtà operative esterne. Negli ultimi due anni accademici il workshop ha assunto, grazie alla collaborazione di Pubbliche Amministrazioni locali, quale tema di progetto, l’illuminazione urbana e architetturale di piccoli centri abitati. Obiettivo dei progetti è stata l’illuminazione di percorsi tematici del tessuto cittadino e la valorizzazione dei luoghi e delle emergenze architettoniche, definendo nuovi approcci alla percezione dello spazio fisico, creando nuovi scenari luminosi, in un’ottica di efficienza e risparmio energetico. Le tavole di progetto finali sono state oggetto di mostra e presentazioni
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gewiss a cura di Mauro Bozzola e Andrea Calatroni
RIsPOSTE EFFICACI PER UN MERCATO IN EVOLUZIONE Dalle placche in polimero plastico alla domotica più evoluta, una storia di ricerca e progettazione di sistemi integrati pensati per il benessere e la sostenibilità. Una sfida continua con il mercato e l’innovazione tecnologica. Ne parliamo con Aldo Bigatti, Direttore Commerciale e Marketing Illuminotecnica di Gewiss.
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ltre 40 anni di storia, dall’introduzione del tecnopolimero nell’impiantistica elettrica nasce un’intuizione che cambierà il modo di accendere la luce nella nostre abitazioni: le placche in plastica. Un accessorio invisibile, quasi insignificante, identico in tutte le case diventerà visibile e bello, una piccola rivoluzione estetica e funzionale di successo.
Aldo Bigatti
L’azienda è stata tra le prime in Italia a dedicare capitali e ricerche per lo sviluppo di sistemi domotici combinati con l’illuminazione, una sinergia che col tempo si è consolidata nella vostra produzione e che si è allargata verso altri ambiti, quali la comunicazione o la sicurezza. La casa e i consumi sono sotto controllo, gestiti senza sprechi. Un’altra piccola rivoluzione?
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La vocazione innovativa di Gewiss si è espressa inizialmente con l’introduzione dei tecnopolimeri in ambito impiantistico; nel corso del tempo si è costantemente rinnovata con soluzioni e servizi al mercato pensati per rendere più facile l’attività di tutti i professionisti del settore. Certezza che siamo in grado di garantire, grazie a una filosofia aziendale che si fonda sullo sviluppo come costante della gestione e su continui investimenti in nuove tecnologie; valori che hanno fatto dell’azienda un marchio distintivo, sinonimo di sicurezza, design e funzionalità. Migliorare la qualità e la sicurezza delle soluzioni impiantistiche è, infatti, l’obiettivo che perseguiamo da sempre: grazie a questa continua spinta verso l’innovazione oggi siamo in grado di proporre oltre 20.000 prodotti per la domotica, l’energia e l’illuminazione che soddisfano tutte le esigenze del mercato elettrotecnico in ambito residenziale, industriale e terziario. Oltre ai sistemi per la home & building automation e la videocomunicazione, il nostro catalogo include infatti anche sistemi di distribuzione dell’energia e di protezione, sistemi per l’illuminazione urbana, residenziale, stradale, industriale e d’emergenza.
L’automazione offerta dalla domotica rappresenta una grande possibilità per garantire un livello maggiore di sicurezza,
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EFFECTIVE ANSWERS FOR AN EVOLVING MARKET From plastic polymer plates, to the most advanced home automation, a history of research and design of integrated systems, created for the well-being and sustainability, and an ongoing challenge with the market and the technological innovation. We talk to Aldo Bigatti, Sales and Marketing Director of Gewiss Lighting. Over 40 years of history, from the introduction of techno polymers in electrical plant design, came an intuition that would change the way we were switching on the light in our homes, that is the plastic plates. An invisible accessory, almost insignificant and identical in every home, would become visible and beautiful, a successful small revolution, aesthetic and functional. The GEWISS innovative vocation was initially expressed with the introduction of techno polymers in the plant engineering field; in the course of time it has been constantly updated with solutions and services to the market, and designed to make it easier for the activities of all industry professionals. A certainty that we are able to provide, through a company philosophy which is based on the development of management as a constant and on the continuous investment in new technologies; values that have made the company a distinctive brand, synonymous with safety, design and functionality. Improving the quality and safety of plant solutions is, in fact, the goal we have always been pursuing. Today, thanks to this constant drive towards innovation, we are able to offer over 20,000 products for home automation, energy and lighting that meet all the requirements of the electrotechnical market in the residential, industrial and tertiary sectors. In addition to systems for home & building automation and video communication, our catalogue includes in fact even energy distribution and security systems, plus systems for street, residential, road, industrial and emergency service lighting. The company was among the first in Italy to devote capital and research for the development of home automation systems combined with lighting, a synergy that has, over time, established itself in your production, and that has spread to other areas such as communication or security.
The house and consumption are controlled and managed without waste. Is this another small revolution? The automation offered by domotics represents a great chance to secure a higher level of safety, comfort and energy savings in dwellings and buildings in general. In fact, through the home automation solutions, it is easier to control and manage the lighting and climate control systems, the intrusion detection devices and alarms, putting in place all the preventive and consequential measures that increase the level of security of those who resides and the lives the house. With a few devices it is possible to manage and control those parameters which significantly affect the quality of human life and which would otherwise be difficult to control. Not to mention that the home automation functions encourage a more conscious and rational use of energy, significantly reducing the cost of the bill.
“Lo sviluppo come costante della gestione” un pay-off programmatico e sempre valido, ancor più nella situazione attuale. Quali sono gli sviluppi futuri e le strategie che avete immaginato per compiere gli ultimi passi verso l’uscita dalla crisi?
Da sempre Gewiss è fortemente impegnata nell’illuminazione quale costante di sviluppo. La situazione degli ultimi anni ha stimolato ancor più l’azienda a incrementare sforzi e investimenti per offrire al mercato prodotti all’avanguardia, vicini ai nuovi bisogni delle persone e della Società. Un esempio è il progetto SMART[4], sistema di illuminazione sviluppato per la ristrutturazione ad efficienza energetica degli impianti industriali, sportivi, parcheggi e l’illuminazione generale dei centri commerciali. Ne è nato il più avanzato sistema di illuminazione oggi disponibile, che garantisce una semplice e facile sostituzione punto-punto dei vecchi apparecchi installati, migliorando la qualità degli ambienti di lavoro e nel contempo consentendo una drastica riduzione dei costi di energia e di manutenzione; grazie anche al fatto che non deve essere fatto alcun intervento sull’impianto elettrico esistente, è possibile ottenere un veloce ritorno dell’investimento. SMART[4] è anche un prodotto totalmente green, non solo perché permette di ridurre l’energia consumata, ma in quanto pensato per essere prodotto in Italia con la minima
quantità di materia prima ed energia possibile: inoltre, non sono stati adottati processi come la verniciatura dal forte impatto ambientale, per rendere il prodotto facilmente riciclabile al termine della sua vita. Ventimila prodotti e cinquecento brevetti, la forza dei vostri numeri nella competizione internazionale. Uno sforzo produttivo consistente, tutto Made in Italy. La filiera corta, garantita e certificata, è ancora un plus dell’industria italiana?
La vocazione aziendale alla qualità dei prodotti e dei sistemi, la ricerca continua in collaborazione con centri italiani di livello internazionale, la vicinanza fra Produzione, Ricerca e Sviluppo e Laboratori di verifica, è essenziale per l’elaborazione di prodotti con alti standard di qualità, affidabili e con tempi di realizzazione sempre più contratti ma certi, come ci viene imposto dal sempre più veloce miglioramento della tecnologia elettronica. Con l’avvento del LED l’azienda ha ampliato la propria gamma di prodotti per l’illuminazione, sono entrati in collezione dispositivi di illuminazione stradale e urbana, proiettori, apparecchi per illuminazione industriale e residenziale. Con queste novità vengono coperti tutti gli ambiti architettonici, dal terziario agli impianti sportivi fino all’illuminazione outdoor. Ci vuole raccontare l’evoluzione illuminotecnica intrapresa dall’azienda?
La progettazione di apparecchi LED ha portato a una riprogettazione completa dei prodotti a
Twenty thousand products and a half thousand patents, are the strength of your numbers in international competition: a substantial productive effort and all Made in Italy. The guaranteed and certified short chain, is it still a plus of Italian industry? The company’s commitment to quality products and systems, the continuous research in collaboration with Italian centres of international level, and the proximity between production, research and development, and laboratory verification, is essential for the development of products with high quality standards, that is reliable and always with narrower, but certain, implementation times as it is imposed on us by the ever faster improvement of electronic technology. With the advent of the LED, the company has expanded its range of lighting products, and devices for road and urban lighting, floodlights, industrial and residential lighting fixtures have come into the collection. With these novelties, all the architectural areas, starting from the tertiary to the sports facilities up to the outdoor lighting are covered. Would you like to tell us the lighting design evolution undertaken by the company?
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comfort e risparmio energetico all’interno delle abitazioni e degli edifici in generale. Infatti, con le soluzioni domotiche è più semplice controllare e gestire gli impianti di illuminazione, di climatizzazione, i dispositivi antintrusione e gli allarmi, mettendo in atto tutte le misure preventive e consequenziali che aumentano il livello di sicurezza di chi abita e vive la casa. Con pochi dispositivi è, infatti, possibile gestire e controllare quei parametri che incidono sensibilmente sulla qualità di vita dell’uomo e che altrimenti sarebbero difficilmente controllabili. Senza contare che l’automazione delle funzioni della casa favorisce un uso più consapevole e più razionale dell’energia, riducendo sensibilmente i costi della bolletta.
“The development as a constant of management” is a programmatic and always valid pay-off, even more so in the current situation. What are the future developments and strategies that you have envisioned to take as the last steps towards the crisis exit? Gewiss has always been strongly committed to lighting as a constant for development. The situation has, in recent years even more, spurred the company to increase efforts and investments to provide leading-edge products to the market, close to the new needs of people and society. An example is the SMART[4] project, a lighting system developed for the energy-efficient renovation of industrial and sports facilities, parking lots and general lighting of shopping malls. The result is the most advanced lighting system available today, which provides a simple and easy point-to-point replacement of the old equipment installed, improving the quality of the work environment and at the same time allowing for a drastic reduction in the cost of energy and maintenance; helped by the fact that with no action needed to be done on the existing electrical system, you can get a fast return on the investment. SMART[4] is also a totally green product, not only because it allows to reduce the energy consumption, but because it is designed to be produced in Italy with the least possible amount of raw material and energy and, in addition, no processes, such as coating, with a strong environmental impact have been adopted, to make the product easily recyclable at the end of its life.
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catalogo per seguire le specifiche applicazioni di questa rivoluzionaria tecnologia: solo così è stato possibile ottenere il massimo in termini di prestazioni e affidabilità dei nuovi prodotti e sfruttare le nuove opportunità di design, rispetto dell’ambiente e servizi. Troppi apparecchi a LED sul mercato sono pensati per la tecnologia tradizionale a cui sono stati inseriti semplicisticamente moduli LED. La vostra ricerca non si è solo concentrata sulla tecnologia, ma ha dedicato risorse ed energie anche allo sviluppo estetico, una lampada non deve essere solo funzionale ma anche bella, che sia per un’abitazione o un magazzino. Disegnare internamente consente un maggiore controllo della qualità dei componenti e dell’assemblaggio, che solo il Made in Italy può garantire. È ancora così?
Certamente l’alta qualità estetica, la cura dei materiali e delle finiture, unita alla funzionalità dei prodotti, sono una costante dei prodotti Gewiss. Anche nell’illuminazione il “design italiano” è riconosciuto nel mondo e certamente per Gewiss è uno degli elementi distintivi stabilmente promossi sui mercati internazionali in cui opera. A testimonianza di questo, trovo interessante portare come caso studio il concorso per la progettazione del parco City Life. Il progetto, vinto dallo studio di architettura londinese Gustafson Porter, rappresenta un’idealizzazione del paesaggio milanese e del suo territorio. Per la realizzazione del progetto, affidato al lighting design dello Studio Ferrara Palladino Associati di Milano,
è stato scelto il nostro sistema URBAN[O3] e sono state installate 85 sorgenti lungo i percorsi pedonali del parco, sia nella parte riservata alle abitazioni City Life, sia nella parte pubblica. Il sistema, dotato di dispositivo bi-regime per la regolazione del flusso luminoso durante le ore notturne, consente un risparmio energetico del 50% ed è conforme ai requisiti richiesti in termini di potenza e tenuta all’impulso delle sovratensioni. Le sorgenti LED garantiscono, inoltre, una durata di vita superiore alle 50.000 ore e hanno una temperatura colore di 3500K (CRI >85). Gewiss è official sponsor di Expo 2015 e main partner del Padiglione Italia, una conferma importante per l’azienda, un riconoscimento dell’impegno in ricerca di qualità e innovazione, una sfida raccolta e risolta al meglio.
Da sempre abbiamo investito sullo sviluppo delle più avanzate soluzioni in ambito domestico, industriale e terziario. Abbiamo quindi realizzato e messo a disposizione di Expo 2015 e Padiglione Italia i nostri dispositivi, che consentono a tutti di vivere in edifici più sicuri e confortevoli. L’impegno e l’investimento di Gewiss per questo progetto sarà di tre milioni di Euro complessivi. Tuttavia il valore della collaborazione sarà sicuramente molto più ambizioso, in termini di progetti e opportunità future. E siamo convinti che questo grosso impegno finanziario porterà lustro e luce nel mondo a tutta la manifestazione, oltre che ai nostri prodotti e alla nostra Azienda.
The LED luminaries design has led to a complete redesign of the catalogue products to follow the specific application of this revolutionary technology: only in this way it has been possible to achieve the best in terms of performance and reliability of the new products and exploit the new opportunities for design, respect for the environment and services. Too many LED fixtures on the market are designed for the traditional technology to which LED modules have simplistically been included. Your research has not only focused on the technology, but has devoted resources and energy to the development of aesthetics; a lamp must not only be functional but also beautiful, whether it be for a home or a warehouse. To design inside the Company allows for greater control of the quality of components and assemblies that only the Made in Italy can provide. Is this still the case? Certainly the high aesthetic quality and the attention to materials and finishes, combined with the products’ functionality, are a constant of the Gewiss products. The “Italian design” is recognized in the world even in the lighting field, and certainly for Gewiss this is one of the hallmarks steadily promoted on those international markets in which it operates. As evidence of this, I find interesting to take as a case study the design competition for the City Life Park. The project, which was won by the architectural Studio Gustafson Porter in London, is an idealization of the landscape of Milan and its region. Our system URBAN[O3] has been chosen for the project’s realization, entrusted to the lighting design Studio Ferrara Palladino Associati of Milan, and 85 light sources have been installed along the footpaths of the park, both in the City Life dwellings private section and in the public part. The system comes with a two-speed device for dimming during night hours, allows an energy saving of 50% and is in compliance with the requirements in terms of power and impulse withstand of Surge. The LED sources also ensure a lifetime of over 50,000 hours and have a colour temperature of 3500K (CRI >85).
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Gewiss is the official sponsor of Expo 2015 and the main partner of the Italian Pavilion, an important confirmation for the company, recognition of its commitment to quality and innovation research, a challenge taken up and resolved to the fullest. We have always invested on the development of the most advanced solutions in domestic, industrial and tertiary sectors. We therefore created and made available to Expo 2015 and the Italian Pavilion our devices, which allow everyone to live in safer and more comfortable buildings. The commitment and investment of GEWISS for this project will be three million euros in total. However, the value of collaboration is sure to be much more ambitious in terms of projects and future opportunities. And we believe that this big financial commitment will shine light into the world and to the entire event as well as on our products and our Company.
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Smart [4] sospensione a LED modulo doppio
Smart [4] ceiling lamp with double LED module
The park covers an area of 168,000 sq m and it is, with the Parco Sempione and Giardini Pubblici, the third green field in Milan Northwest district
Urban [3] il nuovo apparecchio di GEWISS è disponibile nella configurazione LED a moduli componibili da 2 a 4, scelto per l’illuminazione del parco del quartiere City Life a Milano
Urban [3] a new lighting by GEWISS is available in different version from 2 to 4 LED units, choose for the City Life park district in Milano
Pulsantiera touch ICE a sei comandi
ICE Touch six switches keypad
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FOCUS PMI GEWISS
Il parco si estende su una superficie di 168.000 mq e rappresenta, con il Parco Sempione e Giardini Pubblici, la terza area verde del settore nord-ovest della città di Milano.
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reggiani group a cura di Mauro Bozzola e Andrea Calatroni
BELLEZZA ESTETICA E BELLEZZA MECCANICA DELLA LUCE Intervista con Matteo Reggiani (CSO Reggiani Group)
AESTHETIC AND MECHANICAL BEAUTY OF LIGHT
Matteo Reggiani
Interview with Matteo Reggiani (CSO Reggiani Group)
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atteo Reggiani, l’operazione di re-branding che avete intrapreso quest’anno non è la prima, mi riferisco a quelle del 1989 e del 2009, due passaggi fondamentali per la crescita e la ricerca di Reggiani. Questo è il terzo passaggio, basato sulla rivoluzione dei LED, l’azienda si reinterpreta per affrontare, al massimo della sua cultura industriale, le sfide che la nuova tecnologia le pone. Le scelte strategiche che avete attuato per rispondere all’attuale mercato della luce?
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Reggiani ha reinterpretato la propria brand identity, basandosi sulle esperienze del passato. Ne è scaturito un messaggio moderno, chiaro e immediato. “We speak light” riassume ciò che all'azienda preme comunicare a un settore sempre più internazionale: cosa è diventata l’azienda oggi. Da questa volontà è nato il nuovo pay off, che esprime con esattezza e immediatezza la brand identity e i valori che l’azienda trasmette. WE è un nos maiestatis, comunica l’idea di team e di lavoro di squadra, che sta alla base dellamission aziendale; SPEAK, ha il duplice significato di parlare e comunicare, medium attraverso il quale si divulgano cultura e dialogo. LIGHT è ciò che Reggiani fa, illuminazione e luce; un termine che non poteva mancare anche per distinguersi da eventuali omonimi operanti in altri settori.
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Lei ha parlato di “una nuova apertura di Reggiani al mondo dell’illuminazione”, dopo aver lavorato con celebri architetti (Gio Ponti, Alvaro Siza e Richard Rogers), ora interagite con i reali scultori di luce: i lighting designer. Una professione relativamente recente e poco riconosciuta in Italia ma che, se “ascoltata” con attenzione, ha molte cose da dire e insegnare.
Desideriamo interagire sempre di più con i lighting designers che devono diventare i principali destinatari della nostra comunicazione, in grado di cogliere i nostri messaggi, recepire le nostre tecnologie e con cui dialogare, a livello tecnico e visivo. Una figura professionale che in Italia si sta affermando solo negli ultimi anni, ma che all'estero è già riconosciuta come figura chiave nella progettazione; sono numerosi gli studi di architettura che si avvalgono del loro supporto. Le tecnologie LED sono in continuo e costante divenire, un processo inarrestabile, con un obiettivo definito: ottenere la migliore percezione della luce. Questo è possibile solo sperimentando, comparando e studiando a lungo il vasto mondo dell’illuminazione e la complessa matrice della tecnologia LED. Di quali strumenti si è dotata la sua Azienda?
Parlando di LED, possiamo sicuramente affermare che si tratta della più avanzata e
Matteo Reggiani, the re-branding operation that you started this year is not the first one, I am referring to the 1989 and 2009 ones, two pivotal transitions for Reggiani's growth and research. This is the third transition, based on LEDs' revolution, the company reinterprets itself to deal, at the utmost of its industrial culture, with the challenges set by this new technology. What are the strategical choices that you made to respond to the actual lighting market? Reggiani reinterpreted its brand identity, basing on its past experiences. What came from this operation is a modern, clear and immediate message. “We speak light” summarizes what the company believes is important to communicate to an increasingly international field: what the company is today. The new pay off was born from this will, it precisely and immediately expresses the brand identity and the values that the company spreads. WE is a nos maiestatis, it communicates the idea of team and team work, which is at the base of our company mission; SPEAK, has the double meaning of talking and communicating, medium through which culture and dialogue are divulged. LIGHT is what Reggiani does, lighting and light; a word that cannot be omitted also to distinguish ourselves from eventual homonyms that may work in other fields. You talked about a "new overture of Reggiani to the lighting world”, after working with famous architects (Gio Ponti, Alvaro Siza and Richard Rogers), now you interact with the real light's sculptors: lighting designers. A relatively recent profession and not so acknowledged in Italy but which, if
attentively "listened to", has a lot to say and to teach about. We wish to interact more and more with lighting designers that need to become the main receivers of our communication, given their ability to understand our messages, our technologies and to engage in a technical and visual conversation. A professional role that in Italy is establishing itself only in recent years, but abroad it is already recognized as a key role for planning; there are many architectural firms that avail themselves of their support. LED technologies are continuously and constantly evolving, a relentless process, with a precise aim: to achieve the best perception of light. This can only be achieved by experimenting, by comparing and studying for a long time the wide lighting world and the complex matrix of LED technology. Which are the instruments your company has provided itself with? Speaking about LEDs, we can surely affirm that it is the most advanced and competitive technology at the present time and our company has the most innovative solutions on the market, thanks to the constant research of the R&D division and thanks to the cooperation with important partners, who submit to us a preview of the latest innovations. We become pioneers of the most recent technologies, which evolves together with our products.
competitiva tecnologia del momento e la nostra azienda può vantare apparecchi dotati delle più innovative soluzioni sul mercato, grazie alla costante ricerca del reparto di R&S e alla collaborazione con importanti partners, che ci propongono in anteprima le ultime novità. Diveniamo precursori delle più recenti tecnologie, che si evolvono insieme ai nostri prodotti. Light+Building di Francoforte è stata sede di presentazione della vostra identità aziendale, con il nuovo pay-off. Sarete ancora più una realtà con cui competere in fatto di ricerca, estetica e tecnologia.
Negli oltre cinquant'anni di attività l’azienda si è sempre avvalsa della partecipazione alle più importanti fiere di settore, come momento per promuovere il proprio brand e il proprio modo di fare luce, in uno spazio espositivo molto scenografico in grado di emozionare il visitatore. Alla base della scelta stilistica c'è sempre un grande impegno nel proporre ricerche su tecnologie avanzate con una serie di prodotti all'avanguardia, il cui studio e la cui realizzazione seguono iter di controlli avanzatissimi, grazie alla sperimentazione e ai test eseguiti nei nostri laboratori illuminotecnici in Italia, certificati UL e autorizzati a testare i prodotti in conformità alle normative UNI 13032-1 e EN/IEC 60598-1.
Buona parte della vostra comunicazione passa ancora attraverso le Fiere, uno strumento che sembrava superato dall’affermarsi del Web; tuttavia la costante presenza di visitatori ne conferma l’attualità. La luce pur essendo immateriale è il fenomeno fisico che ha maggiormente bisogno di contatto con i nostri sensi, per essere percepita e toccata dagli occhi, deve mostrare l’oggetto che la diffonde. Come per Trybeca, il nuovissimo incasso in tre configurazioni formali e, soprattutto, in tre altezze. Solo vedendolo fisicamente se ne comprende a fondo la portata innovativa.
Proprio la presenza in fiere di settore ci permette di mostrare le nostre tecnologie e di far percepire e apprezzare la nostra luce. Molto importante è anche l’assistenza post-installazione: i progetti realizzati sono il nostro biglietto da visita. I brand con cui collaboriamo sono fondamentali per far conoscere le potenzialità applicative della vasta gamma dei nostri prodotti. Tra questi ultimi Trybeca è perfetto per spiegare la filosofia aziendale, va visto in azione per poterne apprezzare tecnologia e purezza della luce. Trybeca rappresenta una famiglia di incassi dal design essenziale, in grado di fornire performances eccezionali. La gamma è composta da tre forme geometriche fondamentali, il quadrato, il rettangolo e il cerchio, e declinata in
A great part of your communication still goes through trade fairs, an instrument that seemed overtaken by the Web's diffusion; however the constant presence of visitors confirms trade fairs' modernity. Light even though is intangible it is the physical phenomenon that mostly needs the contact with our senses, to be perceived and touched by the eyes, it needs the display of the object that emits it. As for Trybeca, the new recessed model with three different formal versions and, above all, with three heights. Only physically seeing it you can fully comprehend its innovative range. Truly the presence in trade fairs allows us to show our technologies and to make our light visible and appreciable. The post-installation assistance is also really important: realized projects are our business card. Brand with which we cooperate are fundamental to introduce the application potential of the wide range of our products. Among those Trybeca is perfect to explain the company's philosophy, you have to see it in action to fully appreciate light's technology and purity. Trybeca represents a family of recessed luminaires with an essential design, and able to provide outstanding performances. The range is composed by three fundamental geometrical shapes, the square, the rectangle and the circle, and is available in four dimensions with the same metric, that allows to integrate different modules. The real newness is that with a single luminaire
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Lord & Taylor Yonkers, NY photo © magda biernat
Light+Building in Frankfurt has been the location of your new company identity's introduction, with the new pay-off. You will be even more an enterprise with which others need to challenge in the matter of research, esthetics and technology. During the over fifty years of activity the company has always availed itself of the attendance to the most important trade fairs of this field, as an occasion to promote its brand and its way of lighting, in a very stage styled booth with the ability to touch the visitor. At the base of the style choice there is always a great effort in introducing researches on innovative technologies through a series of well advanced products, which study and realisation follow a series of really innovative controls, thanks to the experimentation and tests carried out in our lighting laboratory in Italy, UL certified and authorized to test products in accordance with UNI 13032-1 and EN/IEC 60598-1 regulations.
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we fulfill three different lighting requirements, three special spacer are provided that allow to have different installation options: recessed, flush or exposed, both in the trimless version and with visible flange. Trybeca integrates the latest LED technologies with lumen emissions that range from 280 lm for the 38 mm version to 4200 lm for the 300 mm version, the last one with a glare index UGR < 19, ideal solution when in presence of visual display units. However it can be used as a lighting solution in every place where is necessary to "draw" with light.
quattro dimensioni dalla metrica comune, che consente l’integrazione tra i diversi moduli. La vera novità consiste nel fatto che con un unico apparecchio assolviamo a 3 diverse esigenze illuminotecniche, vengono forniti tre speciali distanziali che permettono l’impiego: incassato, a filo o esposto, sia nella versione trimless che con flangia visibile. Trybeca integra tecnologie LED di ultima generazione con pacchetti lumen che vanno dai 280lm della versione da 38mm ai 4200lm della versione da 300mm, quest’ultima con indice di abbagliamento UGR < 19, soluzione ideale per contesti con presenza di videoterminali. Ma può essere utilizzato come soluzione d’illuminamento in ogni luogo dove sia necessario “disegnare” con la luce.
FOCUS PMI REGGIANI
Il Reggiani International Light Forum nasce con l’intento di divulgare la cultura e la tecnologia dell’illuminazione. Un progetto didattico sulla luce, chi entra in questo spazio si trova spiazzato, ha di fronte a sé contemporaneamente la storia remota e il futuro prossimo. L’immagine che ho avuto è quella di un doppio sentiero che s’intreccia e si completa…
La luce attuale non esisterebbe, come la conosciamo oggi, se non avessimo compiuto un determinato percorso evolutivo, allo stesso modo Reggiani non sarebbe sé stessa se la sua storia aziendale non avesse vissuto un intreccio di esperienze tecnico/artistiche uniche, importanti per la cultura aziendale. Mi riferisco alla strettissima unione che lega l’azienda alla cultura del bello, partendo dalla grande passione di Goffredo Reggiani per l’arte. Siamo molto orgogliosi di aver avuto il privilegio di illuminare con la nostra luce e il nostro know-how prestigiosi impianti museali. Un'azienda vive e si evolve facendo tesoro di ciò che è stato, non solo di cosa sarà. Il Reggiani International Light Forum, è uno spazio di 2.500 mq per meeting, workshop e incontri, a disposizione di clienti, architetti, esperti del
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settore, scuole e università, dove sperimentare concretamente l’intera gamma dei prodotti e delle tecnologie. Il Forum ha tra i suoi scopi specifici quello di trovare soluzioni innovative nell’ambito dell’efficienza energetica, diventata in questi anni tema prioritario. Ogni sezione del Forum mette il visitatore in contatto con uno dei suoi molteplici aspetti: un Museo delle Luce che raccoglie e presenta l’evoluzione del corpo illuminante dal VI secolo a.C. all’avvento dell’energia elettrica; laboratori di certificazione e sperimentazione della luce; showrooms dove vengono presentate in anteprima le nostre novità e dove vengono allestite aree con specifiche scenografie per testare l’illuminazione nei diversi settori merceologici. Il Light Forum rappresenta il nostro fiore all'occhiello e ciò che ci promuove da semplice azienda d'illuminazione a realtà impegnata nel diffondere la cultura della luce. In un mercato sempre più frenetico e devoto alla ricerca del miglior prezzo, avete imboccato la strada della massima qualità percettiva della luce. Il prezzo è importante, ma deve essere uno dei numerosi fattori di scelta di un prodotto. Meritocrazia del prodotto, più che economicità. Cosa ne pensa?
Per la nostra politica aziendale l'elemento fondamentale su cui puntare è la qualità. La luce di alta qualità si vede e si percepisce attraverso uno studio personalizzato, il cliente è invitato a visitare il nostro quartier generale dove può sperimentare, toccare con mano la luce che più si addice al suo prodotto e che più lo valorizza. Desideriamo accompagnare i clienti nei loro piani d’espansione e supportarli in concreto, soddisfacendo le loro particolari esigenze di customizzazione. Ci vuole raccontare alcuni progetti rappresentativi di applicazione della filosofia Reggiani.
Tra le ultime e prestigiose installazioni di nostri
The Reggiani International Light Forum was born with the intent of spreading lighting's culture and technology. An educational project on light, who enters this place is caught unprepared,it has right in front of it simultaneously the remote past and the near future. The impression I had is that of a double path that crosses and completes itself … The present light would not exist, as we know it now, if we did not carry out a given evolutionary process, similarly Reggiani would not be itself if its company history did not go through a twist of unique technical/artistic experiences, important for the company's culture. I am referring to the tight union that links the company to the beauty culture, starting from the huge passion of Goffredo Reggiani for art. We are very proud to have had the privilege of lighting with our light and know-how prestigious museum systems. A company lives and evolves making treasure of everything that has been, not only of what will be. The Reggiani International Light Forum, is a 2.500 m² space for meetings, workshops and gatherings, at clients', architects', field experts', schools' and universities' disposal, where they can concretely experiment the entire range of products and technologies. The Forum has among its specific aims that of finding innovative solutions in the energy efficiency field, which has become in the last years a primary topic. Every section of the Forum puts the visitor in contact with one of its various aspects: a Museo della Luce which collects and presents lamps' evolution from the sixth century B.C. to the introduction of electric energy; certifying laboratories and laboratories for light experimentation; showrooms where a preview of our latest innovations is presented and where areas with specific stages are set up in order to test the lighting in different market sectors. The Light Forum represents our flagship and what upgrades us from a simple lighting company to an enterprise engaged in spreading light culture. In a market increasingly chaotic and committed to the research of the best price, you turned into the path of the maximum perceptual light quality. The price is important, but it has to be one the numerous factors that guides the choice of a product. Product meritocracy, more than cheapness. What is your opinion? For our company policy the fundamental element on which we have to count on is quality. High quality light is seen and perceived through a custom study, the client is invited to visit our headquarter where he can experiment, touch with his hands the light that is most suited for its product and that mostly enhances it. We wish to guide clients in their expansion project and to concretely support them, fulfilling their specific customizing requirements. Would you like to share with us some projects that represents the application of Reggiani's philosophy. Among the latest and prestigious installations of our products, we can mention Jimmy Choo Men shops in London, the Lord & Taylor shop in New York City: the project is developed starting from big lighting equilateral triangle,
prodotti, possiamo citare i negozi di Jimmy Choo Uomo a Londra, lo store Lord & Taylor a New York: il progetto si sviluppa a partire da grandi triangoli equilateri illuminanti, 3 metri di lato, e sospesi a diverse altezze all’interno dello store. Un’idea sorprendente, eseguita puntualmente, che incarna quell’atteggiamento coraggioso e appassionato che è fondamentale in un mercato come quello degli Stati Uniti. Ma anche l’illuminazione dell'avveniristica sede di Johannesburg di Absa Bank, l’apertura della Galleria Nedbalka a Bratislava e altre importanti collaborazioni a Milano: quella storica con Palazzo Reale (per le mostre su Picasso e Modigliani) e con il Museo di Storia Naturale per la mostra “Brain. Il cervello: istruzioni per l'uso”. Per ciascun progetto abbiamo avviato uno studio illuminotecnico adeguato sullo spazio espositivo in collaborazione con il progettista o il lighting designer.
P. 70 Guggenheim NY photo © magda biernat
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Jimmy Choo store Dover Street, London photo © ed reeve
with a 3 meters long side, and suspended at different heights inside the shop. A surprising idea, precisely carried out, that embodies the brave and passionate attitude that is fundamental in a market such as the USA one. But also the lighting of the futuristic headquarter of Absa Bank in Johannesburg, the opening of the Nedbalka Gallery in Bratislava and other important cooperations in Milan: the historical one with Palazzo Reale (for the exhibitions on Picasso and Modigliani) and with the Museo di Storia Naturale for the exhibition “Brain. Il cervello: istruzioni per l'uso”. For every project we carried out an adequate lighting study on the exhibition space in cooperation with a designer or lighting designer.
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ICONE: LABORATORIO DEL NUOVO COME METAMORFOSI
ICONS: LABORATORY OF THE NEW AS METAMORPHOSIS
Da questo numero in poi, investighiamo in maniera diversamente critica le Icone del design della luce Made in Italy, uno stile che continua a ispirare progettisti contemporanei. Non più l’opera in primo piano, ma l’autore, dai grandi maestri del Novecento ai giovani, con alcuni obiettivi: preservare il valore storico e culturale degli oggetti innovativi, diventati nel tempo icone; analizzare come e perché questi prototipi vengono costantemente rielaborati da designer emergenti che guardano al passato per dare forma al futuro senza nostalgia. Dunque Cover come laboratorio di innovazione, per tracciare insieme alla storia del design e dei suoi protagonisti, la storia dell’impresa italiana, cuore dell’economia nazionale. Attraverso i maestri del design e gli eredi, le opere e le aziende, cover dopo cover, illustreremo l’evoluzione della modernità, puntando sulla collaborazione delle fondazioni e delle aziende che tutelano, conservano e riqualificano i prodotti del passato, aprendo le porte a talenti emergenti e sperimentando materiali ad alta prestazione tecnologica, consapevoli del “cuore” artigianale del design italiano. Tradizione formale e innovazione tecnologica dei materiali dimostreranno come gli innesti tra passato e presente, saranno una scappatoia della crisi, vista da progettisti contemporanei non come un problema, ma una sfida di una produzione “diversamente moderna”. Icone e i loro autori come timone di cambiamento per le nuove generazioni disorientate da troppi effetti speciali, stili omologanti e poca conoscenza del prodotto industriale e delle complesse fasi costruttive in relazione al contesto sociale, culturale ed economico che lo inventa. L’innesto tra cultura e impresa, abilità artigianale e vocazione industriale, passato e presente, con un pizzico di poesia, per produrre oggetti che raccontano la storia dell’uomo, attraverso le cose che produciamo. Dall’autore all’opera, passando dalla storia fino alla cronaca del presente, per dare una forma al nostro tempo complesso, sfaccettato, contaminato, contraddittorio, ma che non smette di sognare il nuovo e i progressi delle potenzialità umane come risorsa di metamorfici futuri. Dalle icone alle cose del futuro, il passo è breve; e la storia di cosa abbiamo fatto non è il punto di arrivo, ma di partenza. L’incursione nello spazio e nel tempo inizia con la Cover a cura di Andrea Calatroni, dedicata all’unico Joe Colombo e alle sue Spider (1965-66), di Oluce e Topo, (1970) di Stilnovo.
From this issue onwards, we investigate in a differently critical way about the Made in Italy’s lighting design Icons, a style that continues to inspire contemporary designers. No more the work in the foreground, but the author, from the great masters of the twentieth century to young people, with some objectives: to preserve the historical and cultural value of innovative objects, over time become icons; analyze how and why these prototypes are constantly being reworked by emerging designers who look to the past to shape the future without nostalgia. So Cover as a laboratory of innovation, to draw together the design history and its protagonists and the history of the Italian enterprise, heart of the national economy. Through the masters of design and the heirs, works and businesses, cover after cover, we will illustrate the evolution of the modern, focusing on the collaboration of foundations and businesses that protect, preserve and upgrade the products of the past, opening the door to emerging talent and experimenting materials with high-performance technology, being aware of the artisanal “heart” of Italian design. Formal tradition and technological innovation of materials will demonstrate how the integrations between past and present, will be a way out of the crisis, seen from contemporary designers not as a problem but a challenge to a “differently modern” manufacturing. Icons and their authors as a rudder to change for the new generations confused by too many special effects, homologating styles and little knowledge of the industrial product and of the complex construction phases in relation to the social, cultural and economic context which invent it. The integration between culture and business, craftsmanship and industrial vocation, past and present, with a bit of poetry, to produce objects that tell the story of human being, through the things we produce. From the author to the work, moving from history to the today chronicle, to give a shape to our complex, multifaceted, contaminated, contradictory time, but that does not stop dreaming about the new and the progress of human potentiality as a source of metamorphic futures. From the icons to the things of the future, is a short step; and the story of what we did is not the point of arrival, but of departure. The trespassing in space and time begins with the Cover by Andrea Calatroni, dedicated to the unique Joe Colombo and his ingenious Spider (1965-66), Oluce and Topo, (1970) Stilnovo.
ICONE
Jacqueline Ceresoli
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PROJECTEUR 365 LE CORBUSIER- NEMO → LUCE 304
MAY DAY K. GRCIC - FLOS → LUCE 299
PIPISTRELLO G. AULENTI- MARTINELLI LUCE → LUCE 305
COSTANZA P. RIZZATTO - LUCEPLAN → LUCE 302
ECLISSE V. MAGISTRETTI - ARTEMIDE → LUCE 303
ARTICHOKE P. HENNINGSEN - LOUIS POULSEN → LUCE 306
PIRELLINA GIÓ PONTI - FONTANA ARTE → LUCE 307
TOIO A. E P.G. CASTIGLIONI - FLOS → LUCE 308
ICONE
ATOLLO V. MAGISTRETTI - OLUCE → LUCE 297/298
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JOE COLOMBO (Milano, 30 luglio 1930 – Milano, 30 luglio 1971)
Frequenta il Politecnico di Milano e l’Accademia di Brera. Dopo una importante esperienza nella pittura informale, dal 1963 si dedica al design di prodotti industriali di serie, molti dei quali, variamenti assemblati, costituiscono dei veri e propri sistemi di oggetti. Con la sperimentazione di nuovi materiali e delle più recenti tecnologie, realizza delle futuribili “Macchine per abitare”: i monoblocchi polifunzionali che influenzano il modo di abitare in piccoli
spazi aperti (Loft). Ottiene numerose premi fra cui: il premio In-Arch; tre medaglie alla XIII Triennale, di cui una d’oro per ACRILICA e due d’argento; il Compasso d’Oro per SPIDER e CANDYZIONATORE; l’International Design Award per COUPE’ e SPRING; il premio Tecnhotel; il premio SMAU. Molte sue opere sono state esposte e fanno parte delle collezioni dei più importanti Musei di tutto il mondo. He attends the Politecnico and the Brera Art Academy
in Milan. After an important experience in the informal art, in 1963 he devotes himself to the design of industrial products, many of which, when differently assembled, become proper object systems. He experiments new materials and the latest technologies, and he designs futuristic “machines for living “: the multifunction units that influence the new way of living in small open spaces (loft). He wins numerous design awards including: First prize In-Arch for the
Joe Colombo Spider e Topo, progetti senza tempo
interior design of an hotel in Sardinia; three medals at the XIII Triennale, one gold for the lamp ACRILICA and two silver ones; the Compasso D’Oro for the SPIDER and CANDYZIONATORE, the International Design Award for the lamps COUPE’ and SPRING; the prize Tecnhotel; the prize SMAU. Many of his works have been exhibited and are part of the collections of the major museums around the world.
di Andrea Calatroni
Joe Colombo schizzo autografo di Topo versione da tavolo a morsetto
I MAESTRI joe colombo
Topo original sketch clamp table version
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Joe Colombo schizzo autografo di Spider versione da terra mai realizzata
Spider original sketch floor version never produced
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si sviluppano nello spazio domestico e, grazie all’introduzione della nuova dimensione, entrano in una nuova e più completa relazione con l’uomo. Il design negli anni Sessanta possedeva qualcosa di epico, di mitico, si voleva rispondere a una funzione, ma al contempo si cercava il gesto estetico, era il periodo del miglior fervore intellettuale e artistico italiano, e soprattutto milanese, vero epicentro delle avanguardie. Erano gli anni in cui Milano era attraversata dall’impudenza monocroma di Manzoni, Castellani e Bonalumi, tutto nell’arte era bianco o nero, solo i piccoli oggetti domestici quotidiani, in materiale plastico, potevano essere colorati. Secchi, contenitori o vasetti e posate, con loro si poteva giocare con il colore, meglio se primario, solare. Il soggiorno e la sala da pranzo, i luoghi del sociale, dovevano mantenere rigore ed essenzialità, la cucina o il bagno potevano essere divertenti, irriverenti. Si venivano a rompere le convenzioni sociali, posturali ma le gerarchie erano mantenute intatte, non si dovevano mischiare ambiti di vita pubblici e privati, e in questo il colore ha giocato un ruolo preminente.
SPIDER and TOPO, TIMELESS PROJECTS Future, avant-garde and color are recurring assumptions in Joe Colombo’s projects, which lead him to a vision of the living space defined by independent modules and cases, all super and multifunctional. A revolution in fiberglass and plastic of the usual idea of living, no more single and independent furniture that identify the different areas of the house, but blocks that expand in space, rooms into rooms, so you get the annihilation of “cupboard”. Even in the accessories, such as lamps and trolleys, is present the Colombo’s vision of the future, are all small objects generated by great ideas. The strength of the products designed by Joe Colombo lies in their innate desire to go beyond the usual schemes, as well as the idea of a container, seat or light. Let’s think of Elda (Comfort, 1965), one of the first seat in which it is used a plastic reinforced fiberglass; Colombo decided to ban the use of wood-body for the padded, used in all armchairs of the time, inspiring to the technology used for the construction of nautical hulls. The designer has left us several examples for Oluce, for B-Line or the mini-kitchen for the Triennial Exhibition of 1963. All objects that contain traces of a near future, colorful and plastic, which seemed at hand; but not only this, products designed by Joe Colombo contained what he liked to define as “the fourth dimension”: the movement. A lamp, a container, was developed starting from this assumption, develop in the domestic space and, thanks to the introduction of the new dimension, enter a new and more comprehensive relationship with man. The design in the sixties had something epic, mythical, you wanted to respond to a function, but at the same time tried the aesthetic gesture, was the period of the best Italian intellectual and artistic fervor, especially Milanese, real epicenter of the avant-garde. Those were the years when Milan was crossed by the monochrome impudence of Manzoni, Castellani and Bonalumi, all in art was white or black, only daily small domestic objects, plastic made, could be colored. Buckets, boxes or pots and cutlery, with them you could play with color, preferably primary, solar. The living room and dining room, the social places, they had to maintain rigor and simplicity, the kitchen or the bathroom could be funny, irreverent. The social conventions, postural, could be broken but hierarchies were kept intact, you couldn’t mix public and private areas of life, and in this color has played a prominent role.
Spider (Oluce, 1965-66) È una lampada da terra, pensata per una comoda lettura in poltrona, è funzionale e assolvente a un unico compito: fare luce sul giornale o sul libro, non disperde nulla della sua energia luminosa, anche il taglio sulla lamiera del diffusore lascia trapelare
Spider (Oluce, 1965-66) It is a floor lamp, designed for a comfortable armchair reading, functional and performing to a single task: to shine light on the newspaper or on the book does not lose any of its light energy; also the cutting on the metal sheet of the diffuser lets out only ray portions. It is a lamp that reinterprets the dual directionality of light, with a deep cut on the diffuser and the source shows slightest spreading light on the ceiling, where it would not help, but aesthetically it is likewise necessary, indicates its position in the living space, a thin line of light perceptible from the other rooms. This is a sign that creates spatial continuity, among the rooms of the
I MAESTRI joe colombo
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uturo, avanguardia e colore sono gli assunti ricorrenti nei progetti di Joe Colombo, che lo portano a una visione dello spazio abitativo definito da moduli e da involucri indipendenti, tutti super e multifunzionali. Una rivoluzione in fibra di vetro e plastica della consueta idea di abitare, non più mobili singoli e indipendenti che identificano le diverse zone della casa, ma blocchi che si espandono nello spazio, stanze dentro le stanze, si arriva all’annientamento della “credenza”. Anche nei complementi, quali lampade e carrelli, è presente la visione del futuro alla Colombo, sono tutti piccoli oggetti generati da grandi idee. La forza dei prodotti disegnati da Joe Colombo risiede nella loro innata volontà di andare al di là degli schemi consueti, oltre l’idea di contenitore o seduta o luce. Pensiamo a Elda (Comfort, 1965), una delle prime sedute in cui è impiegato un materiale plastico rinforzato in fibra di vetro; Colombo pensò di bandire l’uso della scocca in legno per gli imbottiti, usato in tutte le poltrone dell’epoca, ispirandosi alla tecnologia per la costruzione degli scafi nautici. Il designer ce ne ha lasciati diversi esempi per Oluce, per B-Line o la Mini-kitchen per la Triennale del 1963. Tutti oggetti che contengono tracce di un avvenire prossimo, colorato e plastico, che sembrava a portata di mano; ma non solo, i prodotti ideati da Joe Colombo contenevano quella che gli piaceva definire come “la quarta dimensione”: il movimento. Una lampada, un contenitore, erano sviluppati partendo da questo assunto,
Oluce Spider 3319 versione da terra
Floor version Stilnovo Topo Pagine dal catalogo originale
Pages from the original catalogue
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solo porzioni di raggio. È una lampada che reinterpreta la doppia direzionalità della luce, con un profondo taglio sul diffusore e la sorgente emerge diffondendo leggerissima luce sul soffitto, dove non servirebbe, ma esteticamente è altrettanto necessaria, segnala la propria posizione nello spazio abitato, una sottile linea luminosa percepibile dalle altre stanze. Un segno che crea continuità spaziale, tra i diversi ambienti dell’abitazione. Un esile stelo in metallo cromato di soli 140 centimetri d’altezza, una calotta in lamiera tranciata, un disco a terra, sono i tre elementi primari che hanno lasciato un segno nella storia del design, una diversa idea di luce. Il suo stile essenziale è stato ripreso nei decenni successivi da molti designer, una semplicità capace di percorrere cinque decenni e arrivare intatta, senza essere vincolata al proprio periodo: un’icona senza tempo. Nonostante le sue “provocazioni” Spider vinse il Compasso d’Oro nel 1967, assieme alla Eclisse di Magistretti (Artemide, Luce 303/2013); ad esempio la voluta di cavo che esce dallo stelo, nella parte superiore diventa elemento decorativo, è tecnicamente inusuale, ma ha un’estetica perfetta. “La Commissione apprezza in tutta la serie la semplicità e la fungibilità del prodotto, che risolve il problema della illuminazione da tavolo, da parete e da soffitto con un identico elemento illuminante, attraverso facili modulazioni del sostegno”. Alimentata da una Cornalux B22-75W, all’epoca
considerata una sorgente innovativa, con la parte superiore argentata a luce indiretta e diffusa e quella inferiore opalina per una luce diretta, la lampada è stata pensata e disegnata partendo dalla sua sorgente. Spider, in seguito alle nuove tecnologie LED, è stata aggiornata pur mantenendo inalterate le linee guida tecniche di partenza, imposte da Joe Colombo, l’universale attacco E27 e la testa a martello della sorgente, che conserva inalterata la funzione decorativa dell’asola sul carter. Nel settore luce, qualsiasi ricerca storiografica riconduce a quelle che potremmo amichevolmente chiamare le quattro sorelle della luce italiana: Oluce, Flos, Artemide e Fontana Arte. Il rapporto tra queste aziende e i suoi designer storici è indissolubile, nessuno può prescindere dall’altro. Ogni designer contemporaneo che intenda disegnare oggetti di luce, non può trascurare le ricerche effettuate negli anni ’60/‘70 in Italia, da Colombo a Magistretti passando per Castiglioni o Zanuso. La forma nel Disegno Industriale ha un difetto intrinseco e spietato: è sempre riconducibile a qualcosa di precedente. Questo si lega a un aspetto da non trascurare per ogni icona, la sua contestualizzazione nel periodo storico in cui è stata prodotta. Come per l’Arte, questo è un elemento definitivo per comprendere il cambiamento di paradigma sulla luce che questo prodotto ha determinato e continua a determinare anche cinquant’anni dopo la sua ideazione. Oluce Spider 291 versione da tavolo
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Stilnovo Topo Pagine dal catalogo originale
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house. A thin rod in chromed metal with only 140 centimeters in height, a punched metal sheet cover, a ground disk-shaped base, are the three primary elements that have left a mark in the history of design, a different idea of light. Its minimalist style was proposed again in subsequent decades by many designers, simplicity capable of going through five decades and arrives intact, without being bound to their age: a timeless icon. Despite its “provocations” Spider won the Golden Compass in 1967, along with the Eclipse by Magistretti (Artemide, LUCE 303/2013); for example, the volute of the cable coming out from the rod, in the upper part becomes a decorative element, it is technically unusual, but has a perfect aesthetics. “The Commission appreciates the simplicity of the whole series and the interchangeability of the product, which solves the problem of table, wall and ceiling lamps with an identical lighting element, through easy modulation of support.” Powered by a Cornalux B22-75W, at the time considered to be an innovative source, silver top with indirect and diffused light and the lower one opal for a direct light, the lamp has been conceived and designed starting from its source. Spider, because of the new LED technology, has been updated while retaining the original technical guidelines fixed by Joe Colombo, the E27 universal joint and the hammer’s head of the source, which keeps intact the decorative function of the slot on the crankcase. In the field of light, any historical research leads to what we might friendly call the four sisters of the Italian light: Oluce, Flos, Artemide and Fontana Arte. The relationship among these companies and their historical designers is indissoluble, no one apart from the other. Each contemporary designer who intends to draw objects of light cannot ignore the research carried out in the ‘60s / ‘70s in Italy, from Colombo to Magistretti through Castiglioni and Zanuso. The form in Industrial Design has an intrinsic and merciless lack: it is always ascribable to something previous. This is linked to an aspect not to be overlooked for each icon, its contextualization in the historical period in which it was produced. As for the Art, this is a definitive element to understand the changing of the paradigm on the light that this product has determined and continues to determine even fifty years after its conception.
Clamp table version in white
Topo (Stilnovo, 1970) Il progetto è semplice far migrare una sola struttura, con i suoi bracci snodati e il suo paralume, sulle diverse possibilità di base/ sostegno per rispondere alle diverse esigenze dell’acquirente, quattro varianti del medesimo oggetto, quattro disposizioni (da tavolo con morsetto o con base, da parete e da terra) per altrettante idee di luce. La Topo si modifica restando immutata, la lampada varia la sua disposizione nello spazio domestico, ma la funzione permane: illuminare. “Una lampada da tavolo con doppio braccio snodato, singolare il fatto che per il corpo lampada Joe Colombo schermò la fonte luminosa seguendo la forma della lampadina, in questo caso un oggetto che si prestava a diversi utilizzi, da tavolo come da lettura, da terra e da parete” così riferisce Ignazia Favata in un’intervista presso lo Studio Joe Colombo, di cui cura il lascito e l’archivio. In alcune lampade il paralume è in lamiera, modellato attorno alla sorgente, come il cofano di un’automobile avvolge il motore. A volte, come in Spider o Coupé, il guscio è tagliato per far emergere, o leggere, la sorgente; altre, come per Topo, il metallo si conforma, come una mano, sulla lampadina, il carter metallico evidenzia la sorgente sottostante, non la nasconde dietro una superficie. La sorgente è un semplice bulbo da 60W E27, la più diffusa lampadina di sempre, ancora adesso con la tecnologia LED, capace di riproporre il calore della luce a incandescenza, il fascino della piccola Topo è immutato. Anche per il prodotto di Stilnovo, il designer riduce le finiture al minimo, sceglie due non colori e cromo lucido, rendendo la lampada adattabile a ogni ambiente, anche il più
ricercato. Con queste premesse è possibile fare un’altra lettura della Topo, una riduzione ad minimum delle lampade della concorrenza, che Colombo conosceva bene. L’operazione che mette in atto è di ulteriore sottrazione della materia e di semplificazione degli elementi. I giunti della base o la maniglia si alleggeriscono, soprattutto diventa più spartana e meno borghese, più “facile” e meno pretenziosa. Nelle intenzioni del designer, Topo doveva essere una lampada per tutti i giorni, da casa e da lavoro, come il carrello Boby, resistente e funzionale in studio come in bagno, doveva costare poco ed essere di facile manutenzione. Gli snodi in plastica nera, naturale, si ripetono simmetrici, un unico elemento che raddoppia ottimizzando il numero dei pezzi e i costi; l’asta di sostegno della testa ha una breve e decisa curva verso l’alto e termina con una sfera in acciaio, giunto essenziale per la rotazione della sorgente. Il portalampada interno alla calotta è un elemento discreto, in lamiera, ma capace di riassumere l’essenza del prodotto: il Made in Italy e l’appartenenza alla grande famiglia Stilnovo. Questa, nata nel 1946 dall’intuito imprenditoriale di Bruno Gatta, è stata tra le aziende italiane dell’avanguardia industriale del secondo dopoguerra, introdusse le prime reali innovazioni nell’illuminazione, in un momento di grande sperimentazione e coraggio, erano anni in cui prendeva forma l’idea stessa di Disegno Industriale. Le aziende manifatturiere del mobile affidavano agli architetti lo sviluppo di idee e combinazioni insolite, come la gommapiuma per i divani (Zanuso, Borsani) o la plastica per le lampade (Kartell), prendevano il via anche le prime combinazioni tra oggetti quotidiani e materiali innovativi, per produrre nuove
I MAESTRI joe colombo
Stilnovo Topo Versione da tavolo con morsetto, bianco
Topo (Stilnovo, 1970) The project is easy: migrate a single structure, with its articulated arms and its lampshade, on the different possibilities of base / support to meet the several needs of the buyer, four variants of the same object, and four provisions (table clamp or with base, wall and floor) for as many ideas of light. Topo changed without changing, the lamp varies its disposal in the domestic space, but the function remains: illuminate. “A table lamp with dual articulating arm, singular the fact that for the body of the lamp Joe Colombo shielded the light source following the shape of the bulb, in this case an object that lent itself to different uses, table such as reading, floor and wall“ refers Ignacia Favata in an interview at the Joe Colombo Studio, to whose care the legacy and the archive. In some lamps the lampshade is metal sheet, modeled around the source, like the hood of a car wrapped around the engine. Sometimes, as in Spider or Coupe, the shell is cut to bring out, or read, the source; others, like Topo, the metal conforms, like a hand, on the bulb, the metal case highlights the underlying source, not hiding it behind a surface. The source is a simple 60W E27 bulb, the most common light bulb ever, even now with LED technology, able to reproduce the warmth of incandescent light; the charm of the little Topo is unchanged. Even for the Stilnovo product, designer reduces finishes to a minimum, do select two no-colors and polished chrome, making the lamp adaptable to any rooms, even the most sophisticated. With this premise it is possible to do another reading of Topo, a reduction ad minimum of lamps of the competitors, which Colombo knew well. The operation that he puts in place is a further subtraction of material and simplification of the elements. The joints of the base or the handle are lighter, especially becomes more basic and less middle class, “easier” and less pretentious. In the intention of the designer, Topo was supposed to be a light for every day, at home and at work, as the cart Boby, durable and functional in the studio as in the bathroom, it would cost little and be easy to maintain. The joints in black plastic, natural, symmetrical repeating, a single element that doubles optimizing the number of pieces and costs; the support rod of the head has a short, sharp upward curve and ends with steel ball, essential coupling for the rotation of the source. The bulb holder inside the shell is a discrete element, metal sheet, but able to sum up the essence of the product: Made in Italy and belonging to the Stilnovo great family. Founded in 1946 from the entrepreneurial intuition of Bruno Gatta, it was one of the Italian avant-garde industrial companies after World War II, he introduced the first real innovations in lighting, at a time of great experimentation and courage, were years in which it took form the very idea of Industrial Design. Manufacturing companies of the furniture entrusted to the architects to develop ideas and unusual combinations, such as foam-rubber sofas (Zanuso, Borsani) or plastic lamps (Kartell), also took off the first combinations of everyday objects and innovative materials, to produce new types of form. The Milanese company becomes a laboratory for the creative Milan, since the years of reconstruction and the first economic boom, immediately caught the attention of prestigious names of the first Italian design: A. and P.G. Castiglioni, Joe Colombo, Ettore Sottsass, Cini Boeri, Gae Aulenti to name a few. In the nineties there was the Venini’s faded management, dictated by the fact that the lamps of Stilnovo were totally unrelated to the culture of blown glass, so that the Venetian company has always shown a limited interest to the re-launch of the brand, acquired in 1988. The brand remains, for
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tipologie formali. L’azienda milanese diventa un laboratorio per la Milano creativa, sin dagli anni della ricostruzione e del primo boom economico, da subito suscita l’interesse di nomi prestigiosi del primo design italiano: A. e P. G. Castiglioni, Joe Colombo, Ettore Sottsass, Cini Boeri, Gae Aulenti per citarne alcuni. Negli anni Novanta c’è stata la sbiadita gestione Venini, dettata dal fatto che le lampade di Stilnovo erano totalmente estranee alla cultura del vetro soffiato, tanto che l’azienda veneta ha sempre
mostrato un limitato interesse al rilancio del brand, acquisito nel 1988. Il marchio resta, per molti anni, in una sorta di purgatorio, fino al 2013 quando, con la ricostituzione della Stilnovo srl, ha inizio una nuova stagione produttiva sotto la guida di Massimo Anselmi, che ridarà slancio alla storica realtà illuminotecnica, con la riedizione di progetti senza tempo, come Topo o Saliscendi, che affascinano ancora oggi chiunque ami la luce.
many years, in a sort of purgatory, until 2013 when, with the reconstitution of Stilnovo Ltd., has started a new production season under the control of Massimo Anselmi, who restored the historic lighting engineering reality, with the re-release of timeless projects, like Topo or Saliscendi, which still fascinate anyone who loves the light.
Oluce Spider 3319 versione da terra ambientata
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locate floor version
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EXPO 1906 teatro urbano
Le stampe della Bertarelli di Sebastiano Romano al Castello Sforzesco di Milano
di Mauro Bozzola Photo © Piero Gatti by Foto Smile
In June, unfortunately only for a few days, the Rocchetta Courtyard, the seat of the Civic Museums housing the “Achille Bertarelli’s Prints Collection”, has become the stage for a fascinating journey through the projections of some valuable prints that are bearing witness of life and costume, advertising and culture between the nineteenth and the twentieth century, thus carrying visitors back to 1906, the year in which the first Universal Exposition in Milan took place. Among towers, windows, moats, drawbridges and coats of arms, the projectors located among the battlements traced a carpet of light from the main entrance of the Castle
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el mese di giugno, solo per alcuni giorni purtroppo, il Cortile della Rocchetta, sede dei Musei Civici in cui è conservata la “Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli”, si è trasformato nel palcoscenico di un affascinante viaggio attraverso proiezioni di preziose stampe, testimonianza della vita e del costume, della pubblicità e della cultura, tra Ottocento e Novecento, che ha riportato il pubblico milanese al 1906, anno in cui si svolgeva la prima Esposizione Universale a Milano.
Bertarelli’s prints collection on stage by Sebastiano Romano in Castello Sforzesco courtyard
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Tra torri, finestre, fossati, ponti levatoi e stemmi, proiettori nelle merlature hanno tracciato un tappeto di luce dall’ingresso del Castello al Cortile della Rocchetta, mentre altre proiezioni disegnavano fasci di luci colorate sulle mura della Corte Ducale e della Torre del Filarete. La Raccolta Bertarelli prende il nome del collezionista che nel 1925 donò al Comune di Milano 300.000 documenti a stampa che costituirono il primo nucleo di ciò che conserva ora, più di un milione di opere, tra cui 15.000 stampe artistiche: dalle prime prove xilografiche del Quattrocento a incisioni di soggetto religioso o popolare, carte geografiche, vedute di città e monumenti. La collezione comprende stampe della storia del costume, della moda, ex libris e un fondo di manifesti pubblicitari firmati dai padri del moderno cartellonismo pubblicitario, come Hohenstein, Metlicovitz e Dudovich. Tutto questo in aggiunta alla biblioteca con 600 testate di periodici, 20.000 volumi sulla storia e le tecniche dell’incisione e della grafica, cataloghi di collezioni museali e alla sezione costumi della biblioteca Rosita Levi Pisetzky, con 1.300 pubblicazioni che documentano l’evoluzione di capi di abbigliamento, arte tessile, lavori femminili, gioielli, ecc. Spiega a LUCE lo scenografo Sebastiano Romano: “Per la scenografia abbiamo previsto l’interazione tra due elementi luminosi: proiettori architetturali a LED e videoproiettori da 20.000 ANSI lumen. Nell’ingresso principale (Torre del Filarete, ndr) con fari motorizzati a scarica, abbiamo creato intrecci di raggi luminosi per disegnare il perimetro del monumento, giochi
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di fasci luminosi dalle svariate forme colorate realizzati con dei sagomatori motorizzati Alpha Profile 1500 che hanno permesso di produrre molti effetti sia sulle corte sia sulle lunghe distanze; il risultato è stato un’illuminazione a 360 gradi di tutto lo spazio circostante (...) Nella Piazza d’Armi, con altri proiettori collocati nelle merlature, abbiamo tracciato un tappeto luminoso lungo il percorso che conduce alla Rocchetta. Nel Cortile lo spettatore si ritrova così al centro di un grande palcoscenico, tra raggi colorati e immagini generate dai videoproiettori che si rifrangono sui prospetti architettonici creando una suggestiva visione caleidoscopica. L’utilizzo delle macchine ci ha permesso di costruire un racconto visivo, trasformando la carta stampata, colorata, acquerellata in materiale pittorico, creando sorprendenti prospettive scenografiche”. Importante è stato il prezioso materiale iconografico, selezionato per argomenti e bellezza cromatica, che ha determinato originali sovrapposizioni sull’architettura, creando una nuova dimensione spaziale, resa più magica dalle note musicali di Vangelis, Franz e Shostakovich. Prosegue Romano, scenografo e costumista di intensa esperienza teatrale: “L’originalità consiste nel trovare sempre un forte legame con il luogo dove l’evento si realizza; in questo caso, la scelta di presentare i materiali della Bertarelli e l’utilizzo di nuove tecnologie con le loro infinite possibilità di spettacolarizzazione, ha contribuito a far conoscere, non solo agli studiosi, una realtà culturale importante della città”. Nell’installazione realizzata al Castello si fondono due momenti: la contemporaneità della nuova
to the Rocchetta Courtyard, while other projections drew beams of coloured lights on the walls of the Ducal Courtyard and the Filarete Tower. The Bertarelli Collection is named after the collector who, in 1925, donated to the City of Milan 300,000 documents, giving birth to what now preserves more than a million works, including 15,000 prints: from the first xylographic samples of the XV century to engravings with religious or popular subject, maps, city and monuments views. The collection also includes prints dealing with the history of customs, fashion, Ex Libris and a fund of advertising posters signed by the fathers of modern advertising art, such as Hohenstein, Metlicovitz and Dudovich. All in addition to a library housing 600 magazine titles, 20,000 volumes on the history and techniques of engraving, graphics, catalogues of the museum collections and the costumes section of the Rosita Levi Pisetzky library, with 1,300 publications documenting the evolution of garments, textile art, women’s work, jewellery, etc. Scenographer Sebastiano Romano explained to LUCE: “For the scenography we planned the interaction between two luminous elements: architectural LED floodlights and 20,000 ANSI lumens video-projectors. At the main entrance (the Filarete Tower, editor’s note) we created intertwining light rays, generated by arc-lamp moving lights, in order to draw the monument perimeter, while light beams games of several colourful shapes made with Alpha Profile 1500 motorised shapers enabled us to produce several effects, both on short and long distances; the result was a 360 degrees lighting of the whole surrounding space (...) In the parade ground (Piazza delle Armi), with other projectors placed on the crenelated roof, we drew a luminous carpet along the path that leads to the Rocchetta. In the courtyard, the spectator finds himself at the centre of a
SEBASTIANO ROMANO Scenografo e costumista. Nato a Siracusa, studia a Milano presso l’Accademia di Brera e il Teatro alla Scala. Nei primi anni di formazione collabora con lo scenografo Luciano Damiani al Piccolo Teatro e al Teatro alla Scala. Dal 1980 al 1990, con lo scenografo Vittorio Rossi, realizza numerose produzioni di opere liriche all’Arena di Verona, al Teatro Greco di Siracusa, al Taormina Festival e spettacoli di prosa nei maggiori teatri nazionali e europei con le regie di Giancarlo Sbragia, Maurizio Scaparro, Giorgio Albertazzi o le coreografie di Nureyev. Ha realizzato importanti mostre per il Museo Teatrale alla Scala con il M° Giampiero Tintori e affascinanti e indimenticabili allestimenti per spettacoli teatrali e installazioni di teatro urbano con il regista Richi Ferrero; firma scene e costumi di spettacoli, in teatri o spazi urbani, festival nazionali, sperimentando dal 2006 l’immaginario scenografico applicato alle installazioni luminose.
Set and costume designer. Born in Siracusa, he studied in Milan at the Academy of Brera and at the Teatro alla Scala. In his early formative years, he collaborates with scenographer Luciano Damiani at the Piccolo Teatro and the Teatro alla Scala. From 1980 to 1990 he realises, with scenographer Vittorio Rossi, several opera productions for the Arena di Verona, the Greek Theatre of Siracusa, the Taormina Festival and dramas in the most renowned national and European, directed by Giancarlo Sbragia, Maurizio Scapparo, Giorgio Albertazzi or choreographed by Nureyev. He has made important exhibitions for the Scala Theatre Museum with the Maestro Giampiero Tintori, and fascinating and unforgettable stage designs for theatrical performances and urban theatre installations with director Richi Ferrero; he signed sets and costumes for performances in theatres or urban space, national festivals, experimenting since 2006 the theatrical imaginary applied to lighting installations.
huge stage, among coloured rays and images generated by projectors that refract on architectural facades, creating a fascinating kaleidoscopic sight. The use of machines allowed us to build a visual narrative, transforming the printed, coloured, watercoloured paper into pictorial material, creating some stunning scenographic views”. Of great importance has been the valuable iconographic material, selected for their subjects and chromatic beauty, which led to an original overlapping on the architecture, thus creating a new spatial dimension made even more magical by the musical notes of Vangelis, Franz, and Shostakovich. Romano, set and costume designer with an intense theatrical experience at his back, further commented: “The originality consists in always finding a strong bond with the place where the event is going to happen; in this case, the choice to present the Bertarelli materials and the use of the new technologies and their endless spectacular possibilities, helped to raise the awareness, not only among scholars, on an important cultural reality of the city”. In the installation conceived at the Castle two moments come together: the contemporaneity of the new “city that rises”, displayed through pictures of the new buildings that are transforming the skyline of Milan, home of the forthcoming Expo 2015, and the dimension of the past that lives again through old documents where the city that organised the Universal Exposition in 1906 is shown. For the realization, LED architectural floodlights, motorised Alpha Profile 1500 shapers by Clay Packy, and 20,000 ANSI lumens video-projectors by Cinemascope – who oversaw the whole technical part – were used. “Castle of Paper” has been curated by Sebastiano Romano and Mariella Di Rao and promoted by the Municipality of Milan with other relevant organizations and institutions, among which AIDI.
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“città che sale”, visualizzata con foto di nuovi edifici che stanno trasformando lo skyline di Milano sede dell’Expo 2015, e la dimensione del passato che rivive attraverso le antiche carte dove si mostra la città che nel 1906 organizzò l’Esposizione Universale. Per la realizzazione sono stati utilizzati proiettori architetturali a LED e sagomatori motorizzati Alpha Profile 1500 di Clay Packy e videoproiettori da 20.000 ANSI lumen della ditta Cinemascope che ha curato tutta la parte tecnica. Il “Castello di Carta” è stato curato da Sebastiano Romano e da Mariella Di Rao e promosso dal Comune di Milano con importanti enti e istituzioni tra cui AIDI.
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Cesare Urtis & C. Forniture elettriche Adolfo Hohenstein 1899 Litografia / Lithography Editore Lit. / Publisher Lit. Doyen di Luigi Simondetti, Torino (Manifesti A 8)
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COURTESY: RACCOLTA DELLE STAMPE ACHILLE BERTARELLI, MILANO
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Incandescenza Auer Duilio Cambellotti 1898 Litografia / Lithography Editore Lit. / Publisher Lit. Lit. A. Marzi, Roma (Manifesti C 166)
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Monowatt Adolfo Hohenstein 1899 – 1900 Litografia / Lithography Editore Lit. / Publisher Lit. Doyen di L. Simondetti, Torino (Manifesti A 7)
Società Anonima per la incandescenza a gas. Brevetto Aver Giovanni Maria Mataloni 1895 Litografia / Lithography Editore Lit. / Publisher Lit. Istituto Cartografico Italiano, Roma (Manifesti B 296)
scenografie urbane
LA STORIA DI AREZZO SOTTO UN’ALTRA LUCE di Silvano Oldani
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dentità del luogo, valorizzazione del prezioso patrimonio storico architettonico, vivibilità della città: sono questi gli obiettivi del progetto di “scenografia urbana” che dal 2010 ha interessato il centro di Arezzo, dove la nuova scenografia di luci ha saputo integrarsi perfettamente con la filosofia di valorizzazione e caratterizzazione dell’incantevole città toscana di tanti Principi delle Arti come il Petrarca, il Vasari, Paolo Uccello, Michelangelo Buonarroti o Piero della Francesca. Ma l’elenco potrebbe essere infinito. I tecnici del servizio “Progettazione Opere Pubbliche” e quelli del servizio “Manutenzione Stabili e Impianti” del Comune di Arezzo hanno seguito la direzione lavori, e il progetto è stato realizzato con la preziosa collaborazione della
AREZZO’S HISTORY UNDER A DIFFERENT LIGHT Identity of the place, enhancement of the precious historical and architectural heritage, liveability of the city: these are the aims of the project of “urban scenography” involving, since 2010, the centre of Arezzo, where the new light setting has managed to fully itself integrate with the development and characterisation philosophy of the enchanting Tuscan town that gave birth to many Princes of the Arts, such as Petrarca, Vasari, Paolo Uccello, Michelangelo Buonarroti or Piero della Francesca. However, the list could be endless. The Arezzo’s Municipality technicians of the “Progettazione Opere Pubbliche” (Public Works Design) and “Manutenzione Stabili e Impianti” (Buildings and Systems Maintenance) services supervised the works management, while the project was carried out with the collaboration of Seum (Scuola Europea dei Mestieri – European School of Crafts), thanks to its Chairman and architect Riccardo Stolzuoli.
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Palazzo Vescovile. Lanterna Arezzo
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Seum (Scuola Europea dei Mestieri), nella figura del suo presidente Arch. Riccardo Stolzuoli. Stolzuoli ci spiega: “L’obiettivo è quello della valorizzazione dello spazio urbano come nuovo modello di sviluppo economico della città, di riscoperta delle identità di luogo da realizzare con soluzioni di sostenibilità energetica ed economica. La finalità è di eliminare gli elementi che si frappongono tra le persone e la scenografia della città e di uniformare l’immagine complessiva. In questo progetto un ruolo importante spetta anche ai cittadini, alla loro sensibilità e volontà di condividere il percorso”. Un percorso che si è avviato dopo un’attenta analisi volta a individuare le diverse tipologie d’intervento: lapidi toponomastiche, cartellonistica, pavimentazione e illuminazione. Quest’ultima evidenziava alcune disomogeneità di tipologia di apparecchi illuminanti, di colore e d’intensità della luce, condizioni che sono state evidenziate dai tecnici che hanno esaminato la posizione dei corpi illuminanti esistenti, il tipo di lampada, lo stato di degrado e l’eventuale posizione di nuovi apparecchi. L’indagine, condotta con l’intento di mettere ordine al sistema caotico degli apparecchi censiti (75 globi, 110 lanterne e 150 proiettori), è stata funzionale all’elaborazione di un progetto volto a restituire una lettura unitaria sui vari piani compositivi: illuminazione pedonale, stradale e architetturale. La riqualificazione dell’illuminazione del centro storico di Arezzo è stata eseguita dalla Ditta ATI Gottardi L. e Niccheri T. di Arezzo e la fornitura delle apparecchiature è stata da questi affidata ad AEC Illuminazione, la quale ha compartecipato al progetto nell’intento di contribuire a restituire alla città, sotto un’altra luce, le sue piazze e i suoi monumenti, da sempre luogo d’incontro e di crescita civile e culturale. L’arch. Alessio Borgheresi, lighting designer
Il regista e attore Leonardo Pieraccioni con Alessandro Calosci, direttore esecutivo (una lunga amicizia e undici film assieme) e Fabrizio Lucci, direttore della fotografia, durante una pausa del film Un fantastico via vai girato completamente ad Arezzo nei mesi di giugno e luglio 2013. (Foto © Leonardo Baldini e Leonardo Pieraccioni)
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dell’azienda, così commenta: “Una città con una buona illuminazione promuove se stessa. Nel rispetto dello spirito dei luoghi, si è privilegiata un’illuminazione fatta di luci ma anche di ombre, al fine di trasmettere emozioni. Non si è cercato di sovra illuminare strade e palazzi ma di modulare i chiaro-scuri, favorendo la percezione delle trame e degli scorci cittadini, in un gioco di volumi assolutamente armonico
Stolzuoli explained to us: “The goal is the enhancement of the urban space as a new model for the economic development of the city and for the rediscovery of the place identity, to be achieved with energetically and economically sustainable solutions. The aim is to remove the elements standing between the people and the city and even out the overall image. In this project an important role is played by citizens as well, with their sensibility and will to share this path.” A trail that started after a careful analysis aimed at identifying the different typologies of possible interventions: toponomastic plaques, advertisement design, paving and lighting. The latter highlighted some lack of homogeneity in the lighting devices typology, colour and intensity of the light; the technicians who examined the position of the existing luminaires, the type of lamps, the degradation level and the possible position for new lighting devices, have underlined all these conditions. This survey, carried out with the aim of bringing order to the chaotic system of the inspected devices (75 globes, 110 lanterns and 150 spotlights), has been functional to the development of a project designed to restore an organic reading of the several compositive layers: pedestrian, street and architectural lighting. The upgrading of lighting of the historic centre of Arezzo was performed by a temporary joint venture made by the Arezzo’s Gottardi L. and Niccheri T. enterprises and the equipment supply has been by them entrusted to AEC Illuminazione, which took part to the project in order to contribute in returning to the town, presented in a new light, its squares and monuments, intended as the gathering place and the site for civic and cultural growth they have always been. Architect Alessio Borgheresi, the company lighting designer, commented: “A town with good lighting promotes itself. In respecting the spirit of the place, a lighting made of lights and shadows, in order to communicate emotions, was preferred. No attempt was made to over-lit streets and buildings, but to modulate the chiaroscuro effects, thus helping the perception of textures and town views, in a perfectly balanced game of volumes (...) The approach to the project took into account many variables: the en-
Filmmaker and actor Leonardo Pieraccioni with Alessandro Calosci, Executive Director (a long friendship and eleven movies together) and Fabrizio Lucci, director of photography, during a break on the set of Un fantastico via vai, fully shot in Arezzo during the months of June and July 2013. (Photo © of Leonardo Baldini and Leonardo Pieraccioni)
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P. 84 Via Ricasoli. Lanterna Arezzo
Piazza della Libertà. Lanterna Arezzo
(...). L’approccio al progetto ha tenuto conto di numerose variabili: la valorizzazione del patrimonio storico-architettonico attraverso l’uso sapiente della luce, la sicurezza del traffico veicolare e pedonale, la riduzione dell’inquinamento luminoso, il risparmio energetico, l’ottimizzazione dei costi di manutenzione e, in particolare, la possibilità di rendere “leggibile” e percorribile la città nelle ore serali e notturne”. I corpi illuminanti di nuova installazione di AEC
includono 245 apparecchi per illuminazione funzionale e 117 per quella architettonica e sono stati decisi in conformità a una consonanza dimensionale, morfologica e cromatica, nel rispetto delle preesistenze. Tra questi la realizzazione della nuova Lanterna Arezzo, preceduta da un prototipo realizzato direttamente dall’azienda toscana e approvato dalla sovrintendenza BAPSAE di Arezzo. La lanterna riproduce fedelmente l’estetica di quella storica: la copertura bugnata, il caratteristico puntale e il decoro a doppio arco posto nella parte alta dello schermo. Lo stesso supporto (braccio Vasari) è stato fedelmente riprodotto e migliorato grazie all’introduzione di un sistema a sgancio rapido per una più agevole manutenzione. La nuova Lanterna Arezzo garantisce prestazioni in grado di far fronte a tutte le esigenze espresse dell’Amministrazione comunale: l’ottica, in grado di ottimizzare la distribuzione del flusso luminoso, riduce significativamente i livelli d’inquinamento luminoso minimizzando la dispersione diretta della luce al di fuori delle aree da illuminare, con notevoli vantaggi in termini di consumo energetico. “Il cablaggioci spiega con grande cortesia l’arch. Borgheresi -, alloggiato in un vano accessibile, consente una manutenzione facile e sicura, e l’unità ottica, anch’essa ispezionabile, comprende un sistema di schermatura estraibile che permette di effettuare la pulizia dell’intero schermo in modo rapido e senza rischi”. Anche lo studio sulla disposizione degli apparecchi, in particolare dei proiettori della serie QPRO, non ha lasciato nulla al caso: la tendenza è stata quella di utilizzare gli edifici circostanti come supporto naturale in modo da
hancement of the historical and architectural heritage through the skilful use of light, the safety of vehicular and pedestrian traffic, the reduction of light pollution, the energy saving, the maintenance costs optimisation and, in particular, the opportunity to make the town ‘readable’ and accessible in the evening and night-time hours.” The newly installed AEC lighting fixtures include 245 functional lighting equipment and 117 for the architectural one; they have been chosen according to a dimensional, morphological and chromatic accordance, always respecting the pre-existing. Among them is the realisation of the new Lanterna Arezzo, following a prototype directly made by the Tuscan firm and approved by the BAPSAE (Architectural, Landscape, Historical, Artistic and Ethno-anthropological Heritage) Superintendency of Arezzo. The lantern faithfully reproduces the aesthetics of the historical one: the embossed covering, the characteristic ferrule and the double arched decoration located at the top of the screen. The same support (the Vasari arm) has been faithfully reproduced and improved with the introduction of a quick release system for an easier maintenance. The new Lanterna Arezzo delivers performance capable of coping with all the needs expressed by the Town Council: the optical system, which is able to optimise the distribution of the luminous flux, significantly reduces the light pollution levels by minimising the direct light dispersion outside the areas to be lit, with significant benefits in terms of energy consumption. “The wiring - as very kindly explained by architect Borgheresi -, are housed in an accessible compartment, thus allowing an easy and safe maintenance, and the optical unit, which is also checkable, includes a removable shading system that allows to quickly and safely clean the entire screen”. Also the study of the devices arrangement, especially the QPRO series spotlights, left nothing to chance: the main trend was to use the surrounding buildings as a natural sup-
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Via Orto. Lanterna Arezzo
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Piazza della Badia. Proiettori serie QPRO Via Madonna del Prato. Lanterna Arezzo
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evitare, quando possibile, i sostegni su palo. I proiettori installati sono quindi spesso defilati dagli assi principali di osservazione. L’effetto generale del centro di Arezzo è un’illuminazione rispettosa del rapporto tra spazio e architettura, in grado di segnare percorsi avvincenti in termini di suggestioni ma anche di sicurezza e confort visivo. E se Leonardo Pieraccioni sceglie il centro storico di Arezzo come set cinematografico per il proprio film, e, per ragioni di riprese, predilige ambienti poco illuminati, oggi è stato “accontentato” direttamente dai tecnici del Comune! Come? Con il telecontrollo, comandando da remoto lo spegnimento e la dimmerazione di ogni singolo punto luce. Infatti, in occasione dell’intervento di riqualificazione, l’Amministrazione comunale (non è così purtroppo per tante altre!) ha previsto il telecontrollo degli impianti di
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pubblica illuminazione: sui quadri di comando e all’interno dei corpi illuminanti sono stati installati moduli della gamma OPERA dell’azienda Reverberi Enetec, che consentono di monitorare consumi e anomalie a livello di quadro elettrico, di comandare l’accensione/ spegnimento di ogni singolo punto luce, regolarne l’intensità luminosa, rilevarne i consumi e individuare in tempo reale eventuali anomalie. L’intervento ha riguardato i cinque quadri elettrici che alimentano gli impianti: su di essi sono stati installati le apparecchiature DAC, LPM e modem GSM che consentono la telegestione dal centro di controllo e la comunicazione con i moduli LPC installati nei corpi illuminanti. Il modulo DAC rileva i parametri elettrici del quadro e gli eventi memorizzandoli al suo interno e gestisce la comunicazione GSM con il centro di controllo. Il dispositivo LPM consente la comunicazione a onde convogliate con
port in order to avoid, whenever possible, the use of supporting posts. The installed projectors are then often out of sight, away from the main axis of observation. The Arezzo centre overall effect is a lighting that is respectful of the relationship between space and architecture and able to trace captivating pathways in terms of suggestions, but of safety and visual comfort as well. And if Leonardo Pieraccioni chose the historic centre of Arezzo as a set for his film, and, for shooting reasons, preferred poorly lit environments, today we can say that he has been “pleased” directly by the town’s technicians! How? With a remote-control system that is able to control the switching off and the dimming of each light point. The municipal administration (unfortunately it is not so for many others!), indeed, for the very occasion of the requalification, planned the remote control of the public lighting: on the control panels and in the lighting fixtures, modules of the OPERA range by Reverberi Enetec firm have been installed, thus allowing to track the power consumption and anomalies in the electrical panel, to control the switch-on/switch-off of each light point, to adjust its luminous intensity, to register its consumption and detect anomalies in real-time. The project involved the five electrical panels that power the plants: the DAC, LPM and GSM modem devices have been installed on them, thus enabling the remote management from the control centre and the communication with the LPC modules installed in luminaires. The DAC module detects the electrical parameters of the panel and the events, stores them in its memory and manages the GSM communication with the control centre. The LPM device allows the power line communication with the LPC modules installed on the luminaires. This features an internal memory that stores the data downloaded from each individual point of light, detects the status of the lamps, manages and controls, for groups of lamps, ten time-based scenographies and ten event-based scenographies. The LPC module installed in the lighting devices detects the electrical parameters of each lamp, allowing its switching on and
Piazza S. Francesco. Proiettori serie QPRO
dei singoli punti luce, e si ha la ricezione puntuale delle anomalie che sono inoltrate automaticamente ai tecnici manutentori via sms o email. Il software consente, inoltre, l’analisi di tutti i dati scaricati con l’elaborazione di report e grafici, garantendo il monitoraggio puntuale dei consumi energetici e delle eventuali difformità. Grazie alla telegestione è possibile cambiare le impostazioni dei moduli sia a livello di quadro sia di singolo punto luce. È quindi possibile connettersi in tempo reale con il sinottico del quadro o della lampada, visualizzando i parametri elettrici e agendo con forzature di accensione/spegnimento o dimmerazione. Con l’installazione di un sistema punto-punto, gli impianti sono predisposti per supportare iniziative relative al concetto di Smart City. In futuro, il Comune di Arezzo avrà quindi la possibilità di installare dispositivi alimentati dagli impianti di pubblica illuminazione quali telecamere, Hot Spot Wi-Fi, pannelli a messaggio variabile e tutto quello che, in generale, la tecnologia metterà a disposizione nei prossimi anni.
off and the dimming control. It also has the option to program up to 5 settings daily cycle of switch-on/switch-off or dimming at pre-settable hours. The control centre is located in the Municipality offices, where the Reverberi’s Maestro 2 remote-control software is installed on a server. Individual detailed informations of the control panels and lighting units were entered in the software, with the possibility of displaying them on active cartographic maps. The data downloading from the equipments is automatic: this displays the electrical measurements of the panels and single lighting points, thus allowing the precise reception of anomalies that are then automatically forwarded to the maintenance technicians via SMS or email. The software allows the analysis of all the downloaded data through the elaboration of reports and graphs, ensuring an accurate monitoring of the energy consumption and of any discrepancies. Thanks to the remote management, it is then possible to change the settings of the modules both on the panel level and on individual lighting points. It is therefore possible to connect in real time with the synopsis of the panel or the lamp, displaying the electrical parameters and forcedly acting on the switching on and switching off or the dimming. With the installation of a point-to-point system, the equipments were designed to support initiatives related to the Smart City concept. In the future, the Municipality of Arezzo will then have the possibility to install devices powered by the public lighting systems, such as cameras, Wi-Fi Hot Spot, digital billboards displaying several messages and everything that, in general, the technology will be offering in the coming years.
LUCE COME PROGETTO la storia di arezzo sotto un’altra luce
i moduli LPC installati sui corpi illuminanti. Questo è caratterizzato da una memoria interna che memorizza i dati scaricati da ogni singolo punto luce, rileva lo stato delle lampade, gestisce e comanda, per gruppi di lampade, dieci scenografie a orario e dieci scenografie a evento. Il modulo LPC installato nei corpi illuminanti rileva i parametri elettrici di ogni singola lampada e ne consente l’accensione/ spegnimento e il comando della dimmerazione. Ha inoltre la possibilità di programmare un ciclo giornaliero che può gestire fino a cinque impostazioni di lampada accesa/spenta o di dimmerazione a orari impostabili. Il centro di controllo è situato negli uffici del Comune, dove su un server è installato il software di telegestione Maestro 2 della Reverberi. All’interno del programma sono inserite le informazioni anagrafiche dettagliate dei quadri di comando e dei punti luce, con la possibilità di visualizzazione su mappe cartografiche attive. Il download dei dati dagli impianti è effettuato in modo automatico: tramite questo sono visualizzate le misure elettriche dei quadri,
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scenografie urbane
LE FONTANE DI ROMA AMATE DA FELLINI E DAL GRANDE CINEMA di Pietro Stocchi, Tiziana Brasioli ROME’S HISTORICAl FOUNTAINS LOVED BY FELLINI AND THE GREAT CINEMA
LUCE COME PROGETTO le fontane di roma
L
’origine delle fontane è strettamente connessa con la costruzione dei grandi acquedotti di Roma Antica, progettati a partire dall’inizio del IV secolo a.C., per garantire l’approvvigionamento idrico della città. Com’è noto, gli antichi romani, dedicarono particolare cura alla progettazione e costruzione degli acquedotti, risolvendo spesso problemi d’ingegneria idraulica di grande complessità e realizzando opere imponenti che ancora oggi restano a testimoniare la validità delle soluzioni adottate in tempi così lontani.1 Le nostre conoscenze sulla storia degli acquedotti di Roma le dobbiamo principalmente al trattato “De Aquis Urbis Romae” di Sesto Giulio
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Frontino, che nel 97 d.C. fu nominato Curator Aquarum dall’Imperatore Nerva. I due volumi illustrano la storia dell’approvvigionamento idrico di Roma e contengono preziose notizie tecniche e topografiche sui nove acquedotti esistenti all’epoca dell’autore. Nei due secoli d’oro dell’Impero romano, la città di Roma poteva vantare uno straordinario sistema di approvvigionamento idrico che, grazie agli acquedotti allora in funzione, arrivava ad una portata giornaliera di circa 100.000 mc di acqua. Considerando, ad esempio, che in età traianea la popolazione di Roma contava circa un milione di abitanti, vi era un’eccezionale disponibilità di acqua, pari a circa 1000 litri per residente.
The fountains’ origin is closely connected with the construction of Ancient Rome’s great waterworks, planned from the beginning of the fourth century BC, to secure the water supply to the city. As known, the ancient Romans devoted special attention to the design and construction of the aqueducts, often solving hydraulic engineering issues of great complexity and creating impressive works that still remain to testify the validity of the solutions adopted in such distant times.1 We owe our knowledge about Rome’s waterworks history, mainly to the treatise “De Aquis Urbis Romae” by Sextus Julius Frontinus, who in 97 AD was appointed Curator Aquarum by the Emperor Nerva. The two volumes illustrate the history of Rome’s water supply and contain precious technical and topographical information on the nine aqueducts existing at the time of the author. In the Roman Empire’s two golden centuries, the city of Rome could boast an extraordinary water supply system that, thanks to the aqueducts then in operation, arrived at a daily capacity of 100,000 cubic meters of water. Considering, for example, that in the age of Trajan, Rome’s population numbered about one million inhabitants, there was an exceptional availability of water equal to about 1000 litres per resident. The abundance of water provided and their channelling, as well as satisfying the recreational and hygienic needs, also involved the creation of a large number of fountains, nympheums, artificial lakes and thermal baths, which strongly characterized the Roman town planning, from the Republican up to the end of the Imperial age. During the middle Ages, however, especially after the long Gothic War (535–553), the aqueducts went into disrepair and gradually stopped working, except for the few ones that continued to deliver water with little functionality. The inhabitants of the city, drastically reduced to a few thousand, returned to tap water supplied from wells, small and local sources and, as available, from the River Tiber. Only in 1378, with the return of the papacy to Rome, the city slowly returned to expand. Since then, the Popes were dedicated to the progressive reconstruction of the city, even giving way to the reactivation of some ancient aqueducts, in response to the increased demand for water resulting from the expansion of the urban area towards the Quirinale and Viminale hills. With the intervention of Pope Nicholas V, in 1453, there was a first repair work of the Aqua Virgo aqueduct, whose restoration was however completed only a century later, during the pontificate of Pius V. Subsequently, two other were reactivated: in 1589, the Acqua Felice aqueduct, thanks to the involvement of Pope Sixtus V in 1611, and the Acqua Paola aqueduct, under the pontificate of Paul VI. It was the meeting of the ambitions and the celebratory politics of the popes, with the presence of great artists and architects such as Giacomo della Porta, Fontana, Maderno, Bernini, Borromini and Valadier, that produced, from the mid-sixteenth century
antiche basiliche, nelle piazze, nelle ville urbane ed extraurbane, nei cortili dei palazzi, nei giardini della città. Per citare solo le più celebri tra le circa 100 fontane del centro storico realizzate o trasformate tra il Cinquecento e la fine dell’Ottocento, si ricordano la fontana del Mosè di D. e G. Fontana (1585 – 1587), la mostra dell’Acqua Paola al Gianicolo di G. Fontana e F. Ponzio (1610 – 1614), la fontana delle Tartarughe al Ghetto di G. della Porta (1581 – 1588), la fontana della Barcaccia di P. Bernini (1626 – 1629), la fontane del Tritone in piazza Barberini [img.1] e dei Quattro Fiumi a piazza Navona di G.L. Bernini (1642 – 1651), la fontana di Trevi di Nicola Salvi (1732 – 1762), la fontana dei Leoni a piazza del Popolo di G. Valadier (1814 – 1828) e la fontana dei Dioscuri al Quirinale di G. Antinori e R. Stern (1818) [img.2]. Il risultato è la presenza di una straordinaria varietà di fontane monumentali di eccezionale valenza storica e artistica che contribuisce a connotare e qualificare la facies della città, conferendo agli spazi urbani quella particolare ricchezza e vivacità data anche dalla presenza viva dell’acqua. L’Amministrazione Capitolina2 in collaborazione con ACEA è da tempo impegnata nella gestione, conservazione, restauro e manutenzione delle numerosissime fontane storico monumentali dell’Urbe. La progettazione illuminotecnica applicata alle fontane ha guadagnato sempre maggiore interesse, rispondendo non solo a esigenze di funzionalità e sicurezza, ma divenendo nel tempo un vero e proprio strumento di valorizzazione della città. L’illuminazione subacquea delle fontane di Roma, dagli esordi a oggi Le prime realizzazioni illuminotecniche applicate alle fontane storico monumentali di Roma, risalgono all’inizio del XX secolo, con l’impiego di lampade a scarica di carbone poste all’esterno delle vasche. Con questa tecnologia, furono illuminate la celebre fontana di Trevi e quella delle Najadi a piazza della Repubblica. Poiché il sistema di illuminazione per
until the pontificate of Pius IX (1846 – 1878), a remarkable series of shows, fountains and nymphaeums that still remain as monuments of incomparable beauty in a place unique in the world. For over four centuries, in fact, architects and artists of the time, ventured into the construction and transformation of spectacular shows, placed to mark the arrival of new aqueducts and countless fountains, located in front of ancient basilicas, in squares, urban and suburban villas, courtyards of palaces and city gardens. To mention only the most famous among the approximately 100 fountains in the historic centre built or converted between the sixteenth and the late nineteenth century, we remember the Moses fountain by D. and G. Fontana (1585 – 1587), the Acqua Paola Show on the Janiculum Hill by G. Fontana and F. Ponzio (1610 – 1614), the Turtle Fountain in the Ghetto by G. della Porta (1581 – 1588), the Barcaccia Fountain by P. Bernini (1626 – 1629), the Triton fountain in Piazza Barberini (fig.1) and the Four Rivers in Piazza Navona by G.L. Bernini (1642 – 1651), the Trevi Fountain by Nicola Salvi (1732 - 1762), the Lion Fountain in the Piazza del Popolo by G. Valadier (1814-1828) and the Fountain of the Dioscuri at the Quirinale by G. Antinori and R. Stern (1818) (fig.2). The result is the presence of an extraordinary variety of monumental fountains of exceptional historical and artistic value, which helps to connote and qualify the “facies” of the city, giving to the urban spaces that particular richness and vivacity also created by the living presence of water. The Capitoline Administration2 in partnership with ACEA, has long been involved in the management, conservation, restoration and maintenance of the very numerous historical and monumental fountains of Rome. The lighting design applied to the fountains has gained increasing interest, not only by responding to the needs of functionality and security, but becoming, over time, a real tool for the city’s valorisation. The underwater lighting of Rome’s fountains, from the beginnings until today The first lighting projects, applied to the historical monumental fountains of Rome, date back to the twentieth century, with the use of coal discharge lamps placed outside of the basins. With this technology, the famous Trevi Fountain, and the one of the Naiads in the Piazza della Repubblica, were illuminated. Because the projection lighting system was the cause of unpleasant glare, mainly due to light reflection on the water surface, in the second half of the twenties engineers of the then Governatorato Azienda Elettrica, today ACEA, began a search for the development of underwater lighting fixtures. Special types of underwater lanterns in copper and bronze were studied and made watertight by rubber seals, supplied with leaden ropes and equipped with incandescent lamps.
P. 89 img 1 Fontana dei Tritoni, in piazza Bocca della Verità; è illuminata tuttora con proiettori ad alogeni. Per cortesia di Archivio Acea, Fabio Anghelone
Triton Fountain in Piazza Bocca della Verita; still lit with halogen spotlights img 2 Fontana dei Dioscuri, in piazza del Quirinale; è illuminata con n°46 proiettori a LED da 19W (al posto di n°46 proiettori con lampade ad alogeni da 100W). Per cortesia di Rino Malgrande Acea Illuminazione Pubblica
Dioscuri Fountain, in Piazza del Quirinale; illuminated with No. 46 19W LED spotlights (instead of No. 46 100W halogen lamps spotlights)
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LUCE COME PROGETTO le fontane di roma
L’abbondanza delle acque erogate e la loro canalizzazione, oltre a soddisfare esigenze di tipo igienico e ricreativo, comportò anche la creazione di un gran numero di fontane, ninfei, laghi artificiali e terme che caratterizzarono fortemente l’urbanistica romana, dall’età Repubblicana alla fine dell’età Imperiale. Durante il Medio Evo, però, soprattutto in seguito alla lunga guerra gotica (535–553), gli acquedotti andarono gradualmente in rovina e smisero di funzionare, fatta eccezione per i pochi che continuarono a erogare con scarsa funzionalità. Gli abitanti della città, drasticamente ridotti a poche migliaia, tornarono ad attingere all’acqua fornita dai pozzi, dalle piccole sorgenti locali e, per quanto utilizzabile, dal Tevere. Solo nel 1378, con il ritorno a Roma della sede papale, la città riprese lentamente ad espandersi. Da allora i Pontefici si dedicarono alla progressiva ricostruzione della città, dando corso anche alla riattivazione di alcuni antichi acquedotti, in risposta all’aumentato fabbisogno di acqua derivante dall’espansione del nucleo urbano verso i colli del Quirinale e del Viminale. Con l’intervento di Papa Niccolò V si ebbe, nel 1453, un primo intervento di riparazione dell’acquedotto dell’Acqua Vergine, il cui ripristino si concluse però solo un secolo dopo, sotto il pontificato di Pio V. Successivamente, ne vennero riattivati altri due: nel 1589 l’acquedotto dell’Acqua Felice, per interessamento di Papa Sisto V, e nel 1611 l’acquedotto dell’Acqua Paola, sotto il pontificato di Paolo V. Fu proprio l’incontro delle ambizioni e della politica celebrativa dei papi con la presenza di grandi artisti e architetti come Giacomo della Porta, Fontana, Maderno, Bernini, Borromini e Valadier, a produrre dalla metà del XVI secolo fino al pontificato di Pio IX (1846 – 1878), una mirabile serie di mostre, fontane e ninfei che restano tutt’oggi come monumenti di bellezza incomparabile in un contesto unico al mondo. Per oltre quattro secoli, infatti, architetti e artisti dell’epoca, si sono cimentati nella realizzazione e trasformazione di spettacolari mostre, poste a segnare il punto di arrivo dei nuovi acquedotti, e di innumerevoli fontane collocate davanti alle
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proiezione era causa di spiacevoli fenomeni di abbagliamento, dovuti principalmente alla riflessione dei raggi luminosi sulla superficie dell’acqua, nella seconda metà degli anni Venti i tecnici dell’allora Azienda Elettrica del Governatorato, l’odierna ACEA, avviarono una ricerca per la messa a punto di apparecchi di illuminazione subacquei. Furono studiati speciali tipi di lanterne subacquee di rame e di bronzo rese stagne mediante guarnizioni di gomma, alimentate con canapi sotto piombo ed equipaggiate con lampade a incandescenza. La prima applicazione fu testata nella fontana delle Najadi, dove furono installati settantasette apparecchi nella vasca inferiore, equipaggiati con lampade da 100 candele, e trentaquattro nei gruppi scultorei, equipaggiati con lampade da 1500 candele, per una potenza complessiva di 35 kW. Successivamente, negli anni Cinquanta, l’impianto venne ulteriormente potenziato con 372 apparecchi, per una potenza complessiva di 43 kW. Nel 1973, a seguito della grave crisi energetica causata dalla guerra del Kippur, vennero spenti, per ragioni di risparmio energetico, tutti gli impianti d’illuminazione artistica dei monumenti e delle fontane di Roma. Solo nel 1981, l’Amministrazione comunale chiese all’ACEA di rimettere in funzione tutti gli impianti, cominciando dalle opere di Gian Lorenzo Bernini, di cui quell’anno ricorreva il trecentenario dalla scomparsa. Lo stato di abbandono degli impianti aveva nel frattempo reso completamente inservibili le vecchie armature e tutte le lampade installate erano alimentate ancora a 127 Volt, valore non più ammesso dalla nuova normativa. In più, il costo della mano d’opera specializzata, necessaria per la manutenzione dei numerosissimi apparecchi installati, era nel frattempo decisamente aumentata. Anche per queste ragioni, l’ACEA avviò uno studio dedicato all’ideazione e realizzazione di un proiettore di tipo subacqueo, le cui prestazioni furono poi ottimizzate attraverso delle prove effettuate su di un campione appositamente preparato. Le curve fotometriche ottenute attraverso lo studio di una specifica parabola riflettente furono testate, prima in aria, presso il laboratorio della Fidenza Vetraria e successivamente in acqua, presso il laboratorio fotometrico dell’ENEL a Sesto San Giovanni (MI). La finalità delle prove era la messa a punto di un apparecchio equipaggiato con ottica a emissione preferenziale nel piano orizzontale, così da “saldare” i fasci luminosi e consentire l’aumento della interdistanza e quindi la riduzione del numero di apparecchi a parità di livelli d’illuminazione e uniformità. Il campione fu equipaggiato con lampada a ciclo di iodio da 100W-24Volt, riflettore in alluminio brillantato martellato asimmetrico e diffusore a profilo convesso. I risultati delle prove confermarono in pieno l’impostazione teorica, pur suggerendo l’aumento della convessità del diffusore per riuscire a raggiungere una maggiore apertura della curva di emissione. L’apparecchio una volta testato fu adottato dall’ACEA e impiegato per la prima volta nella fontana delle Najadi, dove a fronte di 372 fari di vecchio tipo, ne furono installati 130
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di nuovi, riducendo la potenza impegnata da 43 kW a 13 kW. La documentazione delle prove, le prime effettuate in Italia per lo studio della propagazione della luce in acqua a fini industriali, fu presentata al congresso Internazionale dell’AIDI a Taormina nel 1990. Attualmente le lampade a ciclo di iodio sono alimentate alla tensione di 12 V.[img 3-4], due fontane alimentate con i proiettori con lampade ad alogeni. I fari sopra descritti sono stati realizzati in fusione di ottone, in modo tale che la massa funzioni da volano termico, ossia disperda la quantità di calore prodotta dalla lampada anche in assenza di acqua, evitando così il surriscaldamento dell’apparecchio con conseguente sublimazione delle guarnizioni e riduzione del grado di protezione all’ingresso dell’acqua. A questo si aggiungono un rendimento e una durata più elevati rispetto alle normali lampade a incandescenza, una migliore distribuzione del flusso luminoso nell’intervallo dello spettro visibile e una minore emissione nel campo del rosso e dell’infrarosso. Quest’ultima caratteristica è particolarmente importante, poiché l’assorbimento di queste radiazioni è molto forte nell’acqua, mentre è meno marcato per le radiazioni che stanno nel campo del verde/ blu. Questo spiega anche il perché l’acqua del mare è di colore azzurro e, nel caso specifico
The first application was tested in the Fountain of the Naiads, where seventy-seven units were installed in the lower basin, equipped with 100 candles light sources, and other thirty-four in the groups of statues, equipped with 1500 candles lights, for a total power of 35kW. Later, in the fifties, three hundred seventy-two units, for a total power of 43 kW, further enhanced the plant. In 1973, following the severe energy crisis caused by the Kippur War, and for reasons of energy saving, all artistic lighting plants of Rome’s monuments and fountains were shut down. Only in 1981, the municipal administration asked ACEA to re-start all the plants, starting from the works of Gian Lorenzo Bernini, whose tercentenary of the death was celebrated the same year. The state of disrepair of the plants had in the meantime rendered completely useless the old lighting fixtures plus all the lamps installed were still running on 127 volts, value no longer allowed under the new legislation. In addition, meanwhile, the cost of specialized manpower, which was necessary for the maintenance of the large number of fixtures installed, had significantly increased. Also for these reasons, the ACEA gave way to a study, dedicated to the design and implementation of a type of underwater projector, whose performances were then optimized by means of tests performed on a specially prepared sample. The photometric curves obtained through the study of a specific reflecting parabola were tested, first in the air in the laboratory of Fidenza Vetraria, and then into the water at the ENEL photometric
Le nuove apparecchiature subacquee a LED e il nuovo sistema di relamping Negli ultimi anni, il progresso tecnologico ha fatto registrare nel campo dell’illuminotecnica, una costante evoluzione volta a migliorare e ottimizzare i livelli di efficienza, affidabilità e durata delle apparecchiature e delle sorgenti luminose, con una sempre maggiore attenzione rivolta al colore della luce. Lungo questo percorso, la tecnologia LED ha raggiunto livelli eccellenti di efficienza luminosa e di durata media di vita degli apparecchi illuminanti, rendendo possibile scegliere anche effetti di luce dinamica, colorata e programmata.
P. 91 img 3 Fontana della Terrina, in piazza Campo dé Fiori; è tuttora illuminata con proiettori equipaggiati con lampade ad alogeni. per cortesia di Archivio Acea, Fabio Anghelone
Terrine Fountain in Piazza Campo dé Fiori; still lit with spotlights equipped with halogen lamps
Recentemente, l’ACEA in sinergia con la Svagolux, società specializzata in illuminazione subacquea, ha ideato e messo a punto un sistema innovativo di relamping che consente la conversione degli impianti d’illuminazione esistenti, attraverso la sola sostituzione del gruppo ottico all’interno degli stessi corpi illuminanti. A tale scopo, è stata progettata una specifica piastra di alimentazione per la gestione dei 16 LED, con temperatura di colore di 4000 K ad alta resa cromatica, per una potenza complessiva di 19,2 W. Inoltre, per innalzare ulteriormente il livello di sicurezza, la piastra elettronica incorporata nell’apparecchio e opportunamente isolata con specifica resina, presenta le seguenti caratteristiche: N. 2 uscite in corrente stabilizzata 0,35 A+/- 5% Potenza uscita nominate totale 2x9 W con tamb = 5°C (per n. 8 LED in serie per uscita) Tensione max in uscita pari a 28 V in cc. Protezione elettronica al sovraccarico fino al corto circuito in uscita Tra le caratteristiche tecniche è importante sottolineare anche la particolare attenzione posta al problema del possibile surriscaldamento da funzionamento in caso di assenza di acqua, per il quale la piastra è stata provvista di uno specifico sensore termico con temperatura d’intervento di 80°C. Il gruppo ottico e la piastra
P. 91 img 4 Fontana mostra del Peschiera, in piazzale degli Eroi; è illuminata tuttora con proiettori ad alogeni. per cortesia di Archivio Acea, Fabio Anghelone
img 5 Fontana di piazza della Rotonda; illuminata con 12 proiettori a LED da 19W (al posto di n°12 proiettori con lampade ad alogeni da 100W). per cortesia di Rino Malgrande Acea Illuminazione Pubblica
Fountain show by Peschiera, in piazzale degli Eroi; still lit with halogen spotlights
Fountain in Piazza della Rotonda; illuminated with 12 19W LED projectors (instead of No. 12 projectors with 100W halogen lamps)
laboratory in Sesto San Giovanni (MI). The aim of the tests was the development of an appliance equipped with preferential emission in the horizontal plane optics, so as to “weld” the light beams and to allow the increase of the inter-distance, and hence, the reduction of the number of units with the same lighting and uniformity levels. The sample was equipped with a 100W-24V iodine cycle lamps, an asymmetric reflector in polished hammered aluminium, and a convex profile light diffuser. The results of the tests confirmed in full the theoretical approach, while suggesting the increase of the convexity of the diffuser to be able to achieve a greater opening of the emission curve. The appliance, once tested, was adopted by ACEA and used for the first time in the Fountain of the Naiads where, compared with the 372 old type spotlights, only 130 new ones were installed, reducing the power from 43 kW to 13 kW. The documentation of the tests, the first ones carried out in Italy for the study of light propagation in water for industrial purposes, was presented at the International Congress of AIDI in Taormina in 1990. Currently, 12 V voltages power the iodine cycle lamps. (figure 3 and 4), two fountains fed with halogen light spotlights. The spotlights described above were made of brass casting, so that the mass functions as thermal flywheel i.e. dissipates the amount of heat produced by the lamp even in the absence of water, thus avoiding overheating, subsequent sublimation of the seals, and reduction of the protection level at the water inlet. Add to this a high performance and a longer life than regular incandescent lamps, a better distribution of the luminous flux in the range of the visible spectrum and lower emissions in the red and infrared. This latter feature is particularly important, since the absorption of these radiations is very strong in water, while it is less marked for those radiations that are in the field of the green/ blue. This also explains why seawater is blue, and in the particular case of fountains, this chromatic feature helps to make the colour of the basins’ mosaics and surfaces vivid. Of course, along with energy efficiency and lighting design, the lighting project, in agreement with the Superintendence for Architectural Heritage, must pay attention to the placement of the light sources, and besides producing the desired final effect, it must necessarily ensure the conservation of the precious travertine, the polychrome marbles, and the stucco and bronze, while respecting the criteria of low invasiveness, reversibility and ease of maintenance. The new LED underwater equipment and the new relamping system In recent years, the technological progress has, in the field of lighting, recorded a constant evolution aimed to improve and optimize the levels of efficiency, reliability and durability of the equipment and light sources, paying a greater attention to the colour of light. Along this path, LED technology has reached excellent levels of light efficiency and average life duration of the luminaries, making it possible to choose also dynamic, colourful and programmed, lighting effects. Recently, the ACEA in synergy with the Svagolux, a company specializing in underwater lighting, has designed and developed an innovative system of relamping that allows the conversion of existing lighting systems, by simply replacing the optical unit within the same lighting fixtures. For this purpose, a specific power plate for the management of 16 LEDs was designed, with a colour temperature of 4000 K, with high colour rendering and with a total power of 19,2 W. Moreover, to further raise the level of security, the electronic plate built into the equipment and suitably isolated with specific
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LUCE COME PROGETTO le fontane di roma
delle fontane, questo particolare cromatico contribuisce a rendere viva la colorazione dei mosaici e delle superfici delle vasche di contenimento. Naturalmente, insieme all’efficienza energetica e illuminotecnica, il progetto d’illuminazione, in concerto con la Soprintendenza per i Beni Architettonici, deve prestare massima attenzione alla collocazione delle sorgenti luminose che, oltre a produrre l’effetto finale desiderato, deve necessariamente garantire la conservazione dei preziosi travertini, marmi policromi, stucchi e bronzi, rispettando nel contempo criteri di bassa invasività, di reversibilità e facilità di manutenzione.
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sono incorporati nel faro MAR.TE, che risponde alla Norma CEI EN 60598-2-18 (Apparecchi di illuminazione – Parte II: Prescrizioni particolari – Sezione 18: apparecchi per piscine e usi similari) ed è un apparecchio di Classe III resistente all’immersione continua IPX8 e resistente ad una pressione dell’acqua di 0,2 MPa. La messa a punto del sistema di relamping dei circa 1200 punti luce già in esercizio nelle fontane di Roma, comporta un evidente risparmio economico, al quale vanno aggiunti il risparmio energetico e una significativa riduzione del numero di interventi di manutenzione. Infatti, dalla comparazione tra i sistemi attualmente in esercizio con lampade a incandescenza e gli stessi ammodernati con tecnologia LED, si evidenzia un risparmio dei consumi pari a circa l’80% dell’energia impegnata. Riguardo poi la manutenzione programmata, per comprendere fino in fondo il vantaggio derivato dall’impiego di questa nuova tecnologia, basti pensare che la manutenzione degli impianti d’illuminazione delle fontane storico-monumentali di Roma, viene effettuata seguendo un programma di pulizia che prevede lo svuotamento totale delle vasche. Per ciascuna fontana è previsto un giro di ispezione mensile, ad eccezione delle fontane più rappresentative come la fontana di Trevi, la fontana dell’Ara Coeli, le fontane di piazza del Popolo, le fontane di piazza Navona, la fontana delle Najadi e la fontana dell’Acqua Paola, per le quali l’ispezione viene effettuata due volte al mese. Per tutti gli impianti tradizionali realizzati con lampadine a incandescenza, sono necessari almeno due interventi di manutenzione programmata nel corso dell’anno, che consistono nella sostituzione della lampada, delle
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guarnizioni e nella pulizia del cristallo che deve essere effettuata con uno specifico prodotto, appositamente testato con la Soprintendenza, per non danneggiare i preziosi materiali con i quali sono realizzate le fontane. Un esempio tangibile è dato dalla fontana del Pantheon in piazza della Rotonda dove nel settembre del 2011, sono stati sostituiti i 12 proiettori subacquei equipaggiati con lampade alogene da 100 W, con altrettanti a LED da 19 W e dove, a fronte di 9.600 ore di accensione, il solo intervento di manutenzione si è reso necessario per la sola pulizia dei cristalli. Il sistema di relamping sopra descritto è già stato avviato con successo e oggi sono diverse le fontane monumentali di Roma completamente ammodernate, come ad esempio la fontana in piazza della Rotonda [Pantheon img 5], la fontana dei Dioscuri al Quirinale, il Ninfeo al Pincio e la fontana del Tritone in piazza Barberini [img.6], mentre sono in corso di realizzazione la fontana dell’Acqua Paola a piazza Trilussa e le fontane gemelle in piazza San Pietro. Il vantaggio che deriva dall’impiego della tecnologia LED è evidente: oltre a coniugare sostenibilità ambientale ed economica, risponde con efficacia anche ai requisiti di affidabilità funzionale e manutentiva. Inoltre, nel campo dell’illuminazione d’accento, grazie alla maggiore attenzione rivolta al colore della luce è possibile enfatizzare, pur senza cadere in eccessi di spettacolarizzazione, il carattere celebrativo e scenografico delle fontane, mettendone in risalto, mediante un’attenta lettura estetico-formale, i dettagli decorativi, i particolari scultorei, la preziosità dei materiali e soprattutto i mirabili giochi d’acqua, che ne costituiscono da sempre l’elemento figurativo caratterizzante ed imprescindibile.
resin, has the following characteristics: • No. 2 current outputs stabilized at 0.35 +/- 5% • Power output 2x9W with total nominal Br = 5° C (No. 8 LEDs in series per output) • Maximum output voltage equal to 28V DC. • Electronic protection against overload until the output short-circuit. Among the technical features, it is also important to emphasize the particular attention paid to the problem of possible overheating produced by operation in case of absence of water, for which the plate was provided with a specific thermal sensor with intervention temperature of 80°C. The optical unit and the plate are incorporated into the MAR.TE spotlight (fig. 5), which responds to the CEI EN 60598-2-18 and is a Class III appliance, resistant to IPX8 continuous immersion, and resistant to a water pressure of 0.2 MPa. The relamping system’s set-up, of about 1200 light points and already in operation in the fountains of Rome, brings significant savings, to which we must add the energy savings and a significant reduction in the number of maintenance interventions. Actually, from the comparison between the systems currently in use, with incandescent lamps, and the same, upgraded with LED technology, there has been a consumption saving of around 80% of the energy involved. With regards to scheduled maintenance, to fully understand the benefit derived from the use of this new technology, just think that the maintenance of the lighting of the historic monumental fountains of Rome, is carried out following a cleansing program that foresees the complete emptying of the basins. For each fountain an inspection tour is provided monthly, with the exception of the more representative fountains as the Trevi Fountain, the Fountain of Piazza d’Aracoeli, the fountains of Piazza del Popolo, Piazza Navona fountains, the Fountain of the Naiads and the Fountain of the Acqua Paola, for which the inspection is carried out twice a month. All the traditional plants, made with incandescent bulbs, need at least two scheduled maintenance during the year, consisting of the replacement of lamps, seals and crystal glass cleaning that needs to be done with a specific product, specially tested with the Superintendence, to avoid damaging the precious materials by which the fountains are made. A concrete example is given by the Pantheon Fountain in Piazza della Rotonda, where in September of 2011, the 12 underwater spotlights, equipped with 100W halogen lamps, have been replaced with as many 19W LEDs, and where, in front of 9,600 hours of lighting, the maintenance operation was necessary only for the cleaning of the crystals. The system of relamping described above has already been successfully launched and today there are several completely modernized monumental fountains in Rome, such as the fountain in Piazza della Rotonda (Pantheon fig.6), the Dioscuri at the Quirinale, the Nymphaeum at Pincio and the Triton Fountain in the piazza Barberini (fig.7), while the Fountain of the Acqua Paola in piazza Trilussa and the twin fountains in piazza San Pietro are in progress. The benefit from the use of LED technology is obvious: in addition to combine environmental and economic sustainability, it effectively meets also the requirements of functional and maintenance reliability. In addition, in the field of accent lighting, thanks to the increased attention to the colour of light, and without falling into a spectacle of excess, the celebratory and scenic character of the fountains can be emphasized, highlighting, through a careful aesthetic and formal reading, the decorative and sculptural details, the preciousness of the materials and especially the wonderful water games, which have always been their characteristic and essential figurative element.
NOTE 1 - Filippo Coarelli, Guida Archeologica di Roma, Roma 1994. 2 - La Soprintendenza ai Beni Culturali del Comune di Roma e il Dipartimento Sviluppo Infrastrutture e Manutenzione Urbana, con l’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro dei Monumenti del MiBACT sono impegnati da sempre nella conservazione e manutenzione delle fontane monumentali di Roma.
2 - The Superintendence of Cultural Heritage of the Rome Municipality and the Department of Infrastructure Development and Urban Maintenance, with the Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro dei Monumenti of MiBACT are always engaged in the preservation and maintenance of the monumental fountains of Rome.
Triton Fountain in Piazza Barberini; illuminated with 6 19W LED projectors (instead of No. 5 projectors with 100W halogen lamps)
Federico Fellini e Anita Ekberg durante la preparazione del film La Dolce Vita. © Cineteca di Bologna
Federico Fellini and Anita Ekberg during La Dolce Vita movie shooting (c) Cineteca di Bologna.
Gli undici acquedotti di Roma Antica Per dare un’idea della straordinarietà e imponenza delle realizzazioni effettuate dal IV secolo a.C. al II sec. d.C., pubblichiamo un sintetico elenco ordinato cronologicamente a cura degli Autori, che riporta informazioni relative alla data di costruzione, alla committenza, alla sorgente, allo sbocco, allo sviluppo del condotto e alla portata degli undici acquedotti di Roma Antica.
To give an idea of the extraordinariness and majesty of the building works carried out from the fourth BC century to the second DC century, we publish a concise list, sorted chronologically by the Authors, which contains information on the date of construction, the client, the source, the outlet, the development of the duct and Ancient Rome’s eleven aqueducts’ flow.
Aqua Appia Si tratta del più antico acquedotto di Roma, fatto edificare nel 312 a.C. dal censore Appio Claudio Cieco, dal quale derivò il nome stesso, partiva dalle sorgenti localizzate tra l’VII e il IX miglio della via Prenestina e sboccava presso la Porta Trigemina nel Foro Boario. Sviluppo del condotto: 16,5 km, portata massima giornaliera: 73.000 m³
Aqua Appia It is the most ancient aqueduct of Rome, made to build in 312 BC by the censor Appius Claudius the Blind, from which its name was derived, the waterworks started from springs of water located between the seventh and ninth mile of the Via Prenestina and debouched at the Porta Trigemina in the Forum Boarium. Development of the water conduit: 16.5 km, maximum daily flow: 73.000 m³
Anio Vetus Fu il secondo acquedotto di Roma, realizzato nel 272 a.C, dal censore Manio Curio Dentato, così chiamato poiché proveniente dalla Valle dell’Aniene in località San Cosimato, sboccava in prossimità della stazione Termini. Sviluppo del condotto: 63,5 km, portata massima giornaliera: 175.920 m³
Anio Vetus It was the second aqueduct of Rome, built in 272 BC by the censor Manius Curius Dentatus, so named because coming from the Valle dell’Aniene in San Cosimato, it debouched near the Termini train station. Development of the water conduit: 63,5 km, maximum daily flow: 175.920 m³
Aqua Marcia Ancora oggi una delle acque più importanti di Roma, derivò il nome dal pretore Q. Marcius Rex che lo fece costruire nel 144 a.C. Partiva dalle sorgenti Rosoline, tra Arsoli e Agosta e sboccava in varie zone della città tra le quali il Campidoglio. Sviluppo del condotto: 91 km, capacità massima giornaliera: 187.600 m³
Aqua Marcia Still today one of Rome’s most important waters, it derived its name from the praetor Q. Marcius Rex who had it built in 144 BC. It started from the Rosoline sources, between Arsoli and Agosta, and debouched in various areas of the city, including the Campidoglio. Development of the water conduit: 91 km, maximum daily flow: 187.600 m³
Aqua Tepula Fu realizzato nel 125 a.C. dai censori Gneo Servilio Cepione e Lucio Cassio Longino, proveniva da due sorgenti di acqua calda (da cui il nome), ubicate a Marino presso i Colli Albani e sboccava in varie zone della città. Sviluppo del condotto: 18 Km, capacità massima giornaliera: 17.800 m³
Aqua Tepula Built by the censors Gnaeus Servilius Caepio and Lucius Cassius Longinus in 125 BC, it came from two hot water springs (hence the name), located at Marino in the Alban Hills and debouched in various areas of the city. Development of the water conduit: 18 Km, maximum daily flow: 17.800 m³
ANCIENt’s rome eleven aqueducts
Aqua Julia Proveniva dalle sorgenti di Squarciarelli a Grottaferrata e fu fatto realizzare da Agrippa nel 33 a.C. Il percorso cittadino era lo stesso dell’Aqua Marcia. Sviluppo del condotto: 21.677 km, capacità massima giornaliera: 48.240 m³
Aqua Julia It came from the sources of Squarciarelli in Grottaferrata, and was commissioned by Agrippa in 33 BC. The water city route was the same as the Aqua Marcia. Development of the water conduit: 21.677 km, maximum daily flow: 48.240 m³
Aqua Virgo Oggi ancora in uso, fu condotto a Roma da Agrippa nel 19 a.C. partendo dalle sorgenti di Salone sboccava alle pendici del Pincio e da qui serviva la zona di Roma tra via del Corso, piazza di Spagna e il Pantheon. Sviluppo del condotto: 20 km, capacità massima giornaliera: 100.106 m³
Aqua Virgo Still in use today, it was brought to Rome by Agrippa, in 19 BC, starting from the Salone springs, it debouched on the Pincio slopes and hence served the area of Rome between Via del Corso, Piazza di Spagna and the Pantheon. Development of the water conduit: 20 km, maximum daily flow: 100.106 m³
Aqua Alsietina Condotto a Roma nel 2 d.C. sotto l’imperatore Augusto in occasione dell’inaugurazione della naumachia in Trastevere, proveniva dalla zona dei laghi di Bracciano e Martignano (lucus Alsietinus). Sviluppo del condotto: 33 km, capacità massima giornaliera: 15.680 m³
Aqua Alsietina Led to Rome in 2 A.D., under the Emperor Augustus, on the occasion of the Naumachia inauguration in Trastevere, it came from the area of the lakes of Bracciano and Martignano (lucus Alsietinus). Development of the water conduit: 33 km, maximum daily flow: 15.680 m³
Aqua Caludia Iniziato da Caligola nel 38 d.C. e terminato nel 52 d.C. da Claudio, proveniva dal XXXVIII miliario della Via Sublacense, vicino alle sorgenti dell’acqua Marcia, e fu uno dei più imponenti e importanti acquedotti di Roma Antica. Sboccava presso Porta Maggiore. Sviluppo del percorso: 68,681 km, capacita massima giornaliera: 184.280 m³
Aqua Caludia Started by Caligula in 38 A.D. and finished in 52 A.D. by Claudius, it came from the XXXVIII milestone of the Via Sublacense, close to the Acqua Marcia sources, and was one of the most impressive and important aqueducts of Ancient Rome. It debouched at the Porta Maggiore. Development of the water conduit: 68,681 km, maximum daily flow: 184.280 m³
Anio Novus Anch’esso iniziato da Caligola nel 38 d.C. e terminato da Claudio nel 52 d.C., proveniva da Subiaco e prendeva l’acqua dall’Aniene, seguendo il percorso dell’Aqua Claudia. Sviluppo del condotto: 86,876 km, capacità massima giornaliera: 189.520 m
Anio Novus Also begun by Caligula in 38 A.D. and completed by Claudius in 52 AD, it came from Subiaco and took the water from the River Aniene, following the path of the Aqua Claudia. Development of the water conduit: 86,876 km, maximum daily flow: 189.520 m
Aqua Traiana Fu fatto costruire da Traiano nel 109 d.C. per condurre acqua potabile nella zona di Trastevere. Le sorgenti erano presso il lago di Bracciano e sboccava al Gianicolo. Sviluppo del condotto: 32.5 00 km, capacità massima giornaliera: 118.200 m³
Aqua Traiana It was built by Trajan in 109 A.D., to conduct drinking water in the area of Trastevere. The sources were by the lake of Bracciano and it debouched on the Janiculum Hill. Development of the water conduit: 32.5 00 km, maximum daily flow: 118.200 m³
Aqua Alessandrina Edificato dall’imperatore Alessandro Severo nel 226 d.C., finalizzato all’approvvigionamento idrico delle Terme Alessandrine, fu l’ultimo acquedotto costruito in epoca romana. Proveniva da Colonna presso Pantano Borghese e sboccava a Porta Maggiore. Sviluppo del condotto: 22 km, capacità massima giornaliera: 21.632 m³
Aqua Alessandrina Built by Emperor Alexander Severus in 226 AD, it was designed to supply water to the Terme Alessandrine, and it was the last aqueduct built in Roman times. It came from Colonna at Pantano Borghese, and debouched at Porta Maggiore. Development of the water conduit: 22 km, maximum daily flow: 21.632 m³
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LUCE COME PROGETTO le fontane di roma
P. 94 img 6 Fontana del Tritone, in piazza Barberini; illuminata con 6 proiettori a LED da 19W (al posto di n°5 proiettori con lampade ad alogeni da 100W). per cortesia di Archivio Acea, Fabio Anghelone
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LUCE COME PROGETTO UN GIOIELLO DI ARTE E ARCHITETTURA BAROCCA
STEFANO DALL’OSSO Nasce nel 1963 a Fermo, nelle Marche. Un giorno si è acceso qualcosa dentro di lui e da allora non ha avuto dubbi: avrebbe fatto il Lighting Designer. Ha iniziato come promotore illuminotecnico per un’azienda lombarda; dopo quattro anni un’azienda marchigiana lo chiama per occuparsi di consulenza e progettazione. Nel 1994 si occupa del settore commerciale “luce” di un’azienda di Porto
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San Giorgio. Nel 1997 è responsabile del dipartimento illuminotecnico di un gruppo commerciale di Macerata, dove inaugura una Lighting Division. Nel 2000 apre a Fermo il suo studio di consulenza e progettazione. Oltre alla sede di Fermo, Dall’Osso ha sede a Malta e a Dubai. Born in 1963 in Fermo, in Marche. One day something lightened up in him and since then he had no doubts: he would become a Lighting Designer. He started
as a lighting promoter for a company from Lombardia; after four years a company from Marche hires him to deal with consultancy and design. In 1994 he manages the commercial “light” sector of a company from Porto San Giorgio. In 1997 he became director of the lighting department of a commercial group in Macerata, where he launches a Lighting Division. In 2000 he opens in Fermo his advisory
and design firm. In addition to the Fermo branch, Dall’Osso has other branches in Malta and Dubai.
Vista dal portone d’ingresso della volta affrescata della navata centrale.
View of the central nave’s frescoed vault from the portal
La luce “Dietro le quinte” di Stefano Dall’Osso. A Malta in uno dei più importanti luoghi di culto del Mediterraneo
di Silvano Oldani
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LUCE COME PROGETTO UN GIOIELLO DI ARTE E ARCHITETTURA BAROCCA
UN GIOIELLO DI ARTE E ARCHITETTURA BAROCCA
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LUCE COME PROGETTO UN GIOIELLO DI ARTE E ARCHITETTURA BAROCCA
a Co-Cattedrale di San Giovanni a La Valletta è un vero gioiello di arte e architettura barocca, uno dei più importanti edifici di culto del Mediterraneo, uno straordinario crocevia di arte e di storia voluto nel 1572 da Jean de la Cassière, Gran Maestro dei Cavalieri di Malta, come chiesa conventuale del potentissimo ordine. La prima cosa che colpisce i numerosi turisti – la Chiesa di San Giovanni è il luogo più visitato di tutta Malta – è il suo severissimo esterno, ma, una volta varcata la soglia, si entra in un mondo completamente diverso: un rutilante barocco scintillante d’oro e marmi preziosi. Imperdibile la Decollazione del Battista di Michelangelo Merisi, meglio noto come Caravaggio, dipinta per adornare l’Oratorio della chiesa; un capolavoro assoluto del famoso chiaroscuro caravaggesco che da solo vale un viaggio a Malta. Da alcuni anni in San Giovanni è in corso una paziente e attenta opera di restauro, curata dalla Fondazione della Co-Cattedrale; tra i principali interventi, va ricordato quello riguardante la Cappella d’Italia. In questo contesto, tre secoli e mezzo dopo che Mattia Preti fece da regista alla stupefacente decorazione di San Giovanni, è stato deciso che un direttore delle luci progettasse un nuovo impianto luminoso. Lo abbiamo incontrato.
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Il suo nome è Stefano Dall’Osso, dalla grande vocazione internazionale, che da trent’anni reinventa la luce e il modo di utilizzarla in tutto il mondo, e che ha vinto il concorso internazionale indetto dalla Fondazione. L’intervento illuminotecnico all’interno della Co-Cattedrale è stato realizzato nel rispetto assoluto dei vincoli artistici e dell’atmosfera di raccoglimento e devozione, in un luogo nel quale la luce ha un forte significato spirituale. Un progetto di notevole valore tecnico ed estetico, tanto elaborato quanto poco invadente, capace di stare “dietro le quinte”. “Illuminare la Chiesa di San Giovanni a La Valletta – ci spiega cortesemente Dall’Osso – ha rappresentato una vera e propria sfida: è stato necessario individuare la giusta combinazione per fare in modo che la luce assolvesse alle varie funzioni della struttura che è nel frattempo luogo di culto e museo di opere d’arte”. Parlando a lungo con lui, attento e profondo conoscitore delle esigenze liturgiche dei luoghi di culto, mi rammarico che non ci conoscessimo al tempo della realizzazione del volume “Luce nelle chiese” pubblicato da AIDI con la collaborazione della CEI. Nel contesto cristiano, prosegue Dall’Osso, “la chiesa ha un valore simbolico, liturgico ed architettonico, per questo il mio intervento ha seguito alcuni obiettivi: fornire supporto
AN ART AND ARCHITECTURE BAROQUE JEWEL The light “behind the scenes” by Stefano Dall’Osso. In Malta, one of the most important Mediterranean worship places The Saint John’s Co - Cathedral in Valletta is a real jewel of baroque art and architecture, one of the most important places of worship in the Mediterranean area, an extraordinary crossroad between art and history built in 1572 under the will of Jean de la Cassière, Grand Master of the Knights of Malta, as a convent church of the powerful order. The first thing that strikes the many tourists – the church of Saint John is the most visited place of the whole Malta – is its really stern outside, but, once crossed the threshold, the visitor enters in a completely different world: a blazing baroque sparkling with gold and precious marbles. Unmissable the Beheading of Saint John the Baptist by Michelangelo Merisi, better known as Caravaggio, painted to decorate the Oratory of the church; an absolute masterpiece of the famous Caravaggio’s chiaroscuro that it is worth the trip to Malta by itself. For some years in Saint John a patient and careful restoration has been going on, supervised by the Co - Cathedral Foundation; among the main interventions, it is important to mention the one on the Chapel of Italy. In this context, three centuries and a half after Mattia Preti acted as the director of the astonishing decoration of Saint John, it was decided that a light director would design a new lighting system. We encountered him. His name is Stefano Dall’Osso, he has a great international vocation, and he reinvents light and the ways to use it worldwide from thirty years, he also won the international competition announced by the Foundation. The lighting intervention inside the Co-Cathedral was realized under the absolute observance of artistic restrictions and of the devotion and meditation atmosphere, in a place inside which light has a strong spiritual significance. A project of remarkable technical and aesthetic value, as elaborated as it is low invasive, capable of remaining “behind the curtains”. “Lighting the Church of Saint John in Valletta –Dall’Osso kindly explains – represented a true challenge: it was necessary to identify the right combination to allow light to fulfil the various functions of this structure which is, at the same time, a place of worship and an artwork museum”. Speaking at length with him, careful and profound connoisseur of the liturgical requirements of places of worship, I regret that we were not acquainted at the time of the development of the volume “Light inside churches” published by AIDI with the CEI cooperation.
Nello specifico, i prodotti utilizzati sono 12: • Apparecchio illuminante 1 – lampada ad alogenuri metallici HIT da 70W attacco G12 • A. i. 2 – lampada ad alogenuri metallici HIT da 35W attacco G12 • A. i. 3 – lampada ad alogenuri metallici HIT-QR111 da 70W attacco GX8 • A. i. 4 – lampada ad alogeni doppio bulbo tubolare smerigliata QT32 da 250W attacco E27 • A. i. 5 – lampada ad alogeni con riflettore in alluminio ad alta efficienza QR111 da 60W fasci da 8°/24°/45° attacco G53 Tutti questi apparecchi illuminanti da proiezione sono orientabili di 210° sul piano verticale e di 350° sul piano orizzontale per mezzo di un braccetto in acciaio completo di blocco meccanico per garantire la stabilità del puntamento prescelto. Sono dotati di un vano ottico con alettature per una migliore dissipazione del calore, interamente realizzato in pressofusione di alluminio EN AC 46100 e verniciato in epossipoliestere stabilizzato ai raggi UV di colore RAL 1014; sono inoltre provvisti di un vano porta ausiliari elettrici realizzato in acciaio pressopiegato di spessore 1 mm e verniciato in epossipoliestere stabilizzato ai raggi UV di colore RAL 1014, contenente un alimentatore elettronico a bassa frequenza e una morsettiera predisposta per cablaggio d’alimentazione passante (entra-esci) di adeguata sezione.
Vista laterale della volta affrescata della navata centrale.
Side view of the central nave’s frescoed vault. Particolare dell’affresco inserito nella lunetta sinistra della Cappella della Lingua d’Italia.
Detail of the fresco located inside the left lunette of the Language of Italy’s Chapel
Particolare del lampadario in esecuzione speciale, appositamente ideato per l’illuminazione delle cappelle della Cattedrale.
Detail of the custom made luminaire, expressly designed to light up the Cathedral’s chapels Particolare dell’affresco inserito nella lunetta destra della Cappella della Lingua d’Italia.
Detail of the fresco located inside the right lunette of the Language of Italy’s Chapel
In the Christian context, continues Dall’Osso, “churches have a symbolic, liturgical and architectural value, for this reason my intervention followed some goals: provide functional support to the prayer, restore the architectural and artistic values that characterize the Co - Cathedral, allow to carry out cultural exhibitions, tourist and academic visits. Light had to be wisely balanced to allow observants to find a cosy atmosphere that would support prayer and reflection during the worship and which would enhance the paintings and the artworks during the tourists’ visits”. In this project the Italian lighting designer had to pay attention to the distribution of daylight during the day, to the surfaces’ reflective capacities, to the uncountable baroque decorations, to the canvas and frescos visibility and to the need of guaranteeing the participation in the worship also with the reading. Indeed, he tells me: “Electric light has to mirror as much as possible daylight’s functions, which in architecture contributes to ensure relevant esthetical effects, but has also to allow the right levels of functional luminosity, both for the assembly part, the presbyterial area and the other spaces. All the luminaires employed in the project were exclusively designed by me to better fulfil the specific requirements of the architectural place. A unique lighting for an environment with multiple virtues”. In more detail, 12 products were used and are the following: • Luminaire 1 – metal halide lamp HIT with a connected load of 70W and a G12 baseholder • A. i. 2 – metal halide lamp HIT with a connected load of 35W and a G12 baseholder • A. i. 3 – metal halide lamp HIT-QR111 with a connected load of 70W and a GX8 baseholder • A. i. 4 – double frosted bulb halogen lamp QT32 with a connected load of 250W an E27 baseholder • A. i. 5 – halogen lamp with high efficiency aluminium reflector QR111 with a connected load of 60W, 8°/24°/45°beam angles and a G53 baseholder. All these projectors can be oriented of 210° on the vertical plane and of 350° on the horizontal plane thanks to a iron arm equipped with a mechanical block to guarantee the stability of the chosen pointing. They are equipped with an optical compartment with wings for a better heat dissipation, entirely realized with die-cast aluminium EN AC 46100 and painted with RAL 1014 coloured epoxypolyester stabilized with UV rays; they are also equipped with a compartment to store electrical auxiliary, made of press-bent iron with a 1mm thickness and painted with RAL 1014 coloured epoxypolyester stabilized with UV rays, which contains a low frequency electronic power supplier and a terminal predisposed for through power wiring (in-out) with an adequate section. All the luminaires are equipped with a UV-Block + Heat Reflex filter to control the ultraviolet (UV) and infrared (IRC) radiation emission, which is capable of containing the hazardous radiations transmitted by the sources. The UV-Block filter transmits the visible components emitted by the lamp with an efficiency greater than 85% (Taverage>85%) and captures more than 99% (Taverage<1%) of the UV part (300nm<λ<380nm), preventing this part of the emission spectrum from hitting the objects outside the filter. The Heat Reflex filter is studied to transmit the visible component emitted by the light source (T>87% for 450nm<λ<670nm) and to reflect the part of the radiation with wavelengths comprised in the infrared part of the spectrum (IR) (Raverage>97% for 750nm<λ<950nm).
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LUCE COME PROGETTO UN GIOIELLO DI ARTE ED ARCHITETTURA BAROCCA
funzionale alla preghiera, restituire i valori architettonici e artistici che caratterizzano la Co-Cattedrale, consentire lo svolgimento delle visite turistiche e di studiosi e lo svolgimento di manifestazioni culturali. La luce doveva essere bilanciata in modo sapiente per permettere ai fedeli di trovare un’atmosfera raccolta che agevolasse la preghiera e la riflessione durante la celebrazione e che esaltasse i quadri e le opere d’arte al suo interno durante le visite dei turisti”. In questo progetto il lighting designer italiano ha dovuto prestare molta attenzione alla distribuzione della luce naturale durante il giorno, alle capacità riflettenti delle superfici, alle innumerevoli decorazioni barocche, alla visibilità delle tele e degli affreschi e alla necessità di garantire la partecipazione al rito religioso anche con la lettura. Infatti, mi racconta: “La luce artificiale deve rispecchiare il più possibile le funzioni della luce naturale, che nell’architettura concorre ad assicurare rilevanti effetti estetici, ma anche consentire i giusti livelli di luminostà funzionale, sia per l’assemblea sia per l’area presbiteriale e gli altri spazi. Nel progetto sono stati adottati tutti apparecchi illuminanti in esecuzione speciale da me appositamente disegnati per rispondere al meglio alle specifiche esigenze del luogo architettonico. Un’illuminazione unica per un ambiente dalle molteplici valenze”.
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Tutti gli apparecchi sono dotati di un filtro UVBlock + Heat Reflex per il controllo dell’emissione della radiazione ultravioletta (UV) e infrarossa (IRC), capace di contenere le radiazioni nocive trasmesse dalla sorgente. Il filtro UV-Block trasmette con un’efficienza maggiore dell’85% (Tmedio>85%) la componente visibile emessa dalla lampada e intercetta più del 99% (Tmedio<1%) della parte UV (300nm<λ<380nm), impedendo che possa colpire gli oggetti illuminati oltre il filtro. Il filtro Heat Reflex è studiato per trasmettere la componente visibile emessa dalla sorgente luminosa (T>87% per 450nm<λ<670nm) e riflettere la parte di radiazione con lunghezza d’onda nello spettro infrarosso (IR) (Rmedio>97% per 750nm<λ<950nm). • Apparecchio illuminante 6 - lampada ad alogenuri metallici HIT-DE da 150W attacco Rx7s • A. i. 7 – lampada ad alogenuri metallici HIT-DE da 70W attacco Rx7s • A.i. 8 – n° 2 lampade fluorescenti lineari T16 da 54W attacco G5 • A. i. 9 – n° 2 lampade fluorescenti lineari T16 da 54W attacco G5 • A.i.10 – lampada fluorescente lineare T16 da 54W attacco G5 Si tratta di apparecchi da proiezione con distribuzione luminosa asimmetrica dotati di ottica tranciata e assemblata in alluminio superpuro 99,9% ossidato e brillantato. Il corpo e le testate di chiusura laterali sono realizzate in acciaio pressopiegato con trattamento di finitura anodizzazione. Grado di protezione IP40 – classe di isolamento I – tensione di alimentazione 230V-50Hz.
LUCE COME PROGETTO UN GIOIELLO DI ARTE E ARCHITETTURA BAROCCA
• A.i. 11 – lampadario grande Ø 800 mm • A.i 12 – lampadario piccolo Ø 560 mm Sono apparecchi illuminanti da sospensione multiproiezione con emissione luminosa diretta, indiretta e d’accento. L’emissione diretta
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è ottenuta con proiettori in pressofusione d’alluminio EN AC 46100 e verniciato in epossipoliestere stabilizzato ai raggi UV di colore alluminio, estraibili e orientabili sia sul piano verticale di 90° al massimo sia su quello orizzontale di 350° al massimo, per mezzo di un braccetto in acciaio telescopico completo di blocco meccanico per garantire la stabilità del puntamento prescelto, dotati di sorgenti luminose QR111. L’emissione indiretta è ottenuta con proiettori rettangolari in acciaio pressopiegato di spessore 1/1,5 mm e verniciati in epossipoliestere stabilizzato ai raggi UV di colore alluminio, orientabili di 45° sul piano orizzontale, dotati di ottica in alluminio superpuro 99,9% ossidato e brillantato e di sorgente luminosa HIT. L’emissione d’accento è ottenuta con proiettori realizzati in pressofusione d’alluminio EN AC 46100 e verniciati in epossipoliestere stabilizzato ai raggi UV di colore alluminio, orientabili di -30° + 90° sul piano verticale e di 350° sul piano orizzontale per mezzo di un braccetto in acciaio completo di blocco meccanico per garantire la stabilità del puntamento prescelto. La struttura portante è realizzata in carpenteria d’acciaio di spessore adeguato e completa di dischi porta alimentatori elettronici a bassa frequenza e trasformatori elettronici di sicurezza 230V/12V 50Hz. L’intero sistema di cablaggio è realizzato tramite spine a innesto rapido che permettono la diretta alimentazione a ogni singolo apparecchio illuminante senza alcun rischio di errore di collegamento per le varie accensioni separate. Una progettazione di luce curata e raffinata per un edificio con molti secoli di storia e di grande bellezza, e tre preziosi dipinti di Caravaggio – che arrivò a Malta, nel 1607, in fuga da Roma perché condannato a morte – che lasciò all’ammirazione dell’ospite: il San Gerolamo (1608), la Decollazione del Battista (1608) e l’Amorino dormiente (1608-1609). Anche Stefano Dall’Osso, ha lasciato la sua luce tra altre luci.
• Luminaire 6 - metal halide lamp HIT-DE with a connected load of 150W and a Rx7s baseholder • A. i. 7 – metal halide lamp HIT-DE with a connected load of 70W and a Rx7s baseholder • A.i. 8 – n° 2 linear fluorescent lamps T16 with a connected load of 54W and a G5 baseholder • A. i. 9 – n° 2 linear fluorescent lamps T16 with a connected load of 54W and a G5 baseholder • A.i.10 – linear fluorescent lamp T16 with a connected load of 54W and a G5 baseholder These are projectors with an asymmetric luminous distribution equipped with a trimmed optic system made of 99,9% super pure oxidized and shiny aluminium. The body and the lateral heads are made of press-bent iron with an anodised finishing. Protection degree IP40 – insulating class I – nominal voltage 230V-50Hz. • A.i. 11 – big luminaire Ø 800 mm • A.i 12 – small luminaire Ø 560 mm These are suspended multi-projection luminaires with direct, indirect and accent emission. The direct emission is obtained with die-cast aluminium projectors EN AC 46100 and painted with aluminium coloured epoxypolyester stabilized with UV rays, extractable and adjustable both on the vertical plane through a maximum of 90° and through a maximum of 350° on the horizontal plane, using a small telescopic iron arm complete of a mechanical block to ensure the stability of the pointing, equipped with QR111 lighting sources. The indirect emission is achieved with rectangular projectors in press-bent iron with a thickness of 1/1,5 mm and painted with aluminium coloured epoxypolyester stabilized with UV rays, adjustable through 45° on the horizontal plane, equipped with oxidised and sparkling 99,9% super-pure aluminium optics and with a HIT light source. The accent emission is achieved with EN AC 46100 aluminium die-cast projectors painted with aluminium coloured epoxypolyester stabilized with UV rays, adjustable from -30° to + 90° on the vertical plane and through 350° on the horizontal plane thanks to an iron arm equipped with a mechanical block to guarantee the stability of the chosen pointing. The framework is made of iron carpentry with an adequate thickness and equipped with disks that carry low frequency electronic power suppliers and security electronic transformers 230V/12V 50Hz. The entire wiring system is realised with fast graft plugs that allow the direct power supply of each luminaire without risking any connecting mistake for the several separate switch on. A neat and polished light for a building with many centuries of history and of great beauty, and with three precious Caravaggio paintings – he arrived in Malta in 1607, on the run from Rome because he had been sentenced to death– he left to the admiration of his host: the Saint Jerome Writing (1608), The Beheading of Saint John the Baptist (1608) and the Sleeping Cupid (1608-1609). Stefano Dall’Osso has also left his light among other lights.
Vista laterale della navata centrale
Side view of the central nave
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Spazi di luce
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a cura di Jacqueline Ceresoli Carlo Bernardini Space Interrelations 2010 Installazione in fibra ottica, mt H 15 x 18 x 13. Theater a/h Spui, Spuiplein, Todaysart, The Hague (Holland)
Space Interrelations 2010 Optic fibers installation mt H 15 x 18 x 13. Theater a/h Spui, Spuiplein, Todaysart, The Hague (Holland)
Le materializzazioni luminose di Carlo Bernardini
LIGHTING space
i solidi non è casuale, sono le forme che creano illusorie profondità e misurano lo spazio da Leon Battista Alberti ad oggi. Scoperta la fibra ottica e i fili elettro-luminescenti, i suoi ambienti per lo più di esterni, sono il risultato d’innesti tra luce, architettura e scansione geometrica, con l’obiettivo di rivelare tracce d’immaterialità e l’attitudine a prospettive dell’inatteso, oltre che di modificare radicalmente la percezione dello spazio circostante. Bernardini, classe 1966, vive e lavora a Milano, dove insegna Istallazioni Multimediali all’Accademia di Belle Arti di Brera, si riconosce per forme prismatiche verticali e orizzontali, oblique e diagonali dal disegno minimale che tracciano linee, punti e superfici con segmenti di luce nell’oscurità. La sua è una prospettiva “immateriale” attraverso punti di connessione tra materialità e l’invisibile. Luce come simulacro di spazio, materializzato con installazioni che esplorano luoghi altri da vivere più che da raccontare. Al centro
Since 1996, Carlo Bernardini has been creating installations with fiber optics, OLF surfaces, and electro-luminescence, in fact minimalist surroundings in which you view perspectives, vanishing points and relationships between indoor and outdoor spaces. Bernardini, a light artist with an enviable curriculum, leads an exploration of space, of the unexpected, through prisms and lines of light that pierce the darkness to overturn a set of rules of perspective and the interaction between internal and external in seamless continuity. To live is to move from one space to another, while to materialize it by bright lines requires imagination. The sociologist Georges Perec would write that the space of Bernardini begins like this, with the light that draws a “kind of spaces”. After leaving the abstract painting, mostly monochrome, the author has developed a recognizable language, enhancing the architectural and expressive potential of light. The geometric quality and the predilection for solids isn’t random, as the forms create illusory depth and measure the space, from the days of Leon Battista Alberti until today. Once he
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al 1996 Carlo Bernardini crea installazioni in fibre ottiche, superfici OLF ed elettroluminescenti, ambienti minimalisti in cui si visualizzano prospettive, punti di fuga e di relazione tra spazi interni ed esterni. Bernardini, light artist dal curriculum invidiabile, conduce un’esplorazione dello spazio, dell’inatteso, attraverso prismi e direttrici di luce che fendono il buio per ribaltare un insieme di regole prospettiche e l’interazione tra interno ed esterno senza soluzione di continuità. Vivere, è passare da uno spazio all’altro, materializzarlo con linee luminose, suppone immaginazione. Lo spazio di Bernardini incomincia così, con la luce che traccia una “specie di spazi”, scriverebbe il sociologo Georges Perec. Dopo aver abbandonato la pittura astratta, per lo più monocroma, l’autore ha elaborato un linguaggio riconoscibile, valorizzando la potenzialità architettonica ed espressiva della luce. La qualità geometrica e la predilezione per
The luminous materializations by Carlo Bernardini
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della sua ricerca, oltre alla luce bianca, diafana ed evanescente, è costante il disegno geometrico e la prospettiva, inoltre c’è il suono e la modellazione digitale con sistemi ad alta tecnologia e interattività, che caratterizzano i lavori più recenti. Tale matematica predisposizione di messa in discussione di tradizionali regole prospettiche, spesso ribaltando i punti di vista, si è consolidata dal 2010, quando partecipa a Luci d’Artista a Torino con l’opera Cristallizzazione Sospesa ospitata nel cortile del seicentesco Palazzo Bertalazone di San Fermo e nell’opera sitespecific Il passo della luce (2014), realizzata a
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Prato, tra la porta del Castello dell’Imperatore e il Cassero, in collaborazione con il Museo Pecci, che entrerà a far parte del patrimonio di arte contemporanea della città. Nell’intervento concepito per la porta del Castello a Prato, la sua installazione in fibra ottica contenuta in una forma di vetro e superficie OLF, optical lighting film, crea una sorta di diaframma che interagisce con la fibra ottica collocata, che punta su illusori sdoppiamenti e distorsioni delle immagini secondo il punto di vista, che suggeriscono allo spettatore altre visioni dello spazio, tanto da indurlo a chiedersi: Dov’è l’opera? Sulla parete, tra uno spazio vuoto e uno
discovered the fiber optics and electro-luminescent wires, his spaces, mostly exteriors, are the result of couplings between light, architecture and geometric scanning, with the aim of revealing traces of immateriality and the ability of perspectives of the unexpected, as well as of radically change the perception of the surrounding space. Bernardini, born in 1966, lives and works in Milan, where he teaches Multimedia Installations at the Accademia di Belle Arti of Brera, and he is recognized for the prismatic forms, vertical and horizontal, oblique and diagonal, and for the minimalist design, which trace lines, points and surfaces with segments of light in the darkness. His perspective is “immaterial“ and acts through connection points between the materiality and the invisible. Light as a simulacrum of space, materialized by installations that explore other places to live more than to explain. At the centre of his research, in addition to white light, diaphanous and evanescent, geometric design and perspective that are constant, there are also sound and digital modeling with high-tech systems and interactivity, which characterize the more recent works. This mathematical preparation of questioning the traditional rules of perspective, often reversing points of view, is consolidating since 2010, when he participated in Luci d’Artista at Turin, with the work Cristallizzazione Sospesa hosted in the courtyard of the seventeenth century Palazzo Bertalazone, in San Fermo, and the site-specific work Il passo della luce (2014), made in Prato, between the gate of Castello dell’Imperatore and the Cassero in collaboration with the Museo Pecci, which will come to be part of the city’s heritage of contemporary art. In the intervention designed for the gate of the Castle in Prato, his fiber optic installation, inside a glass and OLF surface, optical lighting film, shape creates a sort of diaphragm that interacts with the optical fiber placed, pointing on illusory doublings and distortions of the images according to the viewpoint, which suggests to the viewer other visions of space, so as to induce him to ask: Where’s the work? On the wall between one full and one empty space? On the floor? Or is it simply a vanishing point between a suspension and a finished that goes beyond the predictable geometric constructions to “sculpt” the volumes of projections of the unexpected in the dark? In reality, what is revealed is not so much the essence of space, but rather the recognition that light, subjected to technological changes, builds illusory architectures in large part defined through relationships with other arts, techniques and languages. Bernardini redraws the aesthetic field around the possibility of building the architecture of the vision, acting on the optical-perceptual impact, monumentality and dramatic effect, overcoming not only the illusionistic space in the imaginative construction, but also acting on the assumption to shed light on the
Carlo Bernardini Suspended Crystallizzation 2010 Installazione ambientale in fibre ottiche, mt h 25 x 21 x 18. CityQuartier DomAquarée, Berlin.
Suspended Crystallizzation 2010 Optic fibers, mt h 25 x 21 x 18. CityQuartier DomAquarée, Berlin.
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scenografico, superando non solo lo spazio illusionistico nella costruzione immaginifica, ma anche nel presupposto di far luce su geometrie di qualche indefinibile “altrove”. Le sue opere esistono nel presente, in relazione a uno spazio reale, e questo “qui e ora” vale per la luce che inevitabilmente quando si accende, crea architetture, ma per esserci ha bisogno del corpo che le percepisce e attraversa. Bernardini minimalista, rigoroso, è ripartito dallo Spazialismo, iniziato con Lucio Fontana con il primo Ambiente Spaziale (1949) sviluppato negli anni ’60 da Dan Flavin nell’ambito del Minimalismo americano, con installazioni che si
geometry of some indefinable “elsewhere”. His works exist in the present, in relation to a real space, and this “here and now” applies to light that, inevitably, when you turn it on creates architectures, but to be there it needs the body which receives and passes through. Bernardini, minimalist and strict, started anew from the Spatialism, begun by Lucio Fontana, and the first Ambiente Spaziale (1949) developed in the 60s by Dan Flavin in the context of American Minimalism, with installations that arise in relation to space, in which the light becomes the sign of inexpressible mental spaces, assuming a decisive role that, if on the one hand exceeds Kandinsky’s abstraction, on the other it crystallizes it in luminous prismatic constructions
LIGHT ART spazi di luce di carlo bernardini
pieno? Sul pavimento? Oppure è semplicemente un punto di fuga tra una sospensione e un finito che va oltre le prevedibili costruzioni geometriche per “scolpire” nel buio volumi di proiezioni dell’inatteso? In realtà ciò che viene rivelato non è tanto l’essenza dello spazio, quanto il riconoscimento che la luce soggetta a trasformazioni tecnologiche costruisce architetture illusorie, in gran parte definite attraverso relazioni con altre arti, tecniche e linguaggi. Bernardini ridisegna il campo estetico attorno alle possibilità di costruire architetture della visione, agendo sull’impatto ottico-percettivo, monumentalità ed effetto
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originano in relazione allo spazio, in cui la luce assurge a segno d’inesprimibili spazi mentali, assumendo un ruolo determinante che, se da una parte supera l’astrattismo kandiskiano, dall’altra lo cristallizza in prismatiche costruzioni luminose con direttrici di una quarta dimensione, attraverso l’uso di sofisticate applicazioni digitali, la cui forza espressiva si amplifica quando lo spettatore attraversa le sue opere. Questi e altri dispositivi di modellazione multimediale dello spazio interagiscono con il nostro corpo, trasformando l’opera in un‘esperienza estetica totale, in cui le infinite variabili percettive annullando il confine tra organico e artificiale, arte e scienza, emotività e ipertecnologia, aprono i nostri sensi alla
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percezione di prospettive immaginarie, integrate all’architettura in cui il disorientamento consapevole diventa l’opera. Lo interessa la relazione tra luce e architettura, e tra le altre sue opere luminose e immateriali nello stesso istante della visione, e testimonianza delle infinite possibilità di strutturare lo spazio con la fibra ottica, l’intervento a Valencia (2008) alla Ciudad De Las Artes Y Las Ciencias in dialogo con costruzioni di Santiago Calatrava, e il colossale progetto Event Orizon presentato nel 2007 allo Swing Space di New York, fino all’opera permanente Light Waves, situata all’ingresso dell’aeroporto del Salento di Brindisi. Questo senso di unicità, d’innesto tra lunghezze e altezze, verticalità e orizzontalità, sezioni
with axes of a fourth dimension, through the use of sophisticated digital applications, whose expressive force is amplified when the viewer goes through his works. These and other multimedia space modeling devices interact with our body, turning the work into a total aesthetic experience, in which the infinite perceptual variables, eliminating the boundary between the organic and the artificial, art and science, and emotionalism and hypertechnology, open our senses to the perception of imaginary perspectives, integrated to architecture, in which the conscious disorientation becomes the work. He is interested in the relationship between light and architecture, and among his other works, bright and intangible at the same instant of vision, and a witness of the infinite possibilities of structuring the space with the optical fiber, are the intervention in Valencia
oltre l’architettura per scardinare il nostro senso della prospettiva, mettendo in discussione la percezione-riflessione dello spazio, tracciando solidi extra ordinari, che producono aperture e chiusure nei prismi assemblati di luce, quasi più vere del vero, e che invece geometrizzano l’inganno della visione. Anche i titoli delle sue opere sono emblematici, poiché indicano attitudini meta-spaziali, in bilico tra fisica, matematica e poesia dello spazio, come ad esempio Spazi Permeabili, Cristallizzazione Sospesa, Drawing o the vacuum, Space Interrelationis, La Luce che Genera lo Spazio, fino al poetico Il Passo della Luce, trovato, e non a caso, per aprire una sezione d’infinito con l’installazione realizzata a Prato.
(2008) at the Ciudad De Las Artes Y Las Ciencias in dialogue with the buildings of Santiago Calatrava, and the colossal project Event Orizon presented in 2007 at the Swing Space in New York, until the permanent work Light Waves, located at the entrance of the airport del Salento of Brindisi. This sense of uniqueness, of coupling between lengths and heights, verticality and horizontality, and angular, diagonal and lateral sections between light and space and vice versa, is the cornerstone of his lighting configurations, paradoxically solid. His research in recent years has expanded the combinatorial possibilities through the use of sophisticated technologies with the intent to displace the viewer, projecting not only from bottom to top and vice versa, or drawing diagonal, abstract forms, but to pass through walls only by strategic points of light that cut through space and darkness. Looking at his prisms of light it is impossible to resist the temptation to touch the wires as luminous and thin as cobwebs, drawing sculptures that you can cross with your body. The most recent installations demonstrate that the sign of the light goes beyond architecture to undermine our sense of perspective, questioning the perception-reflection of space, tracing extra ordinary solids, producing openings and closings in the assembled prisms of light , almost more real than real, and which instead make geometric the deception of vision. Even the titles of his works are emblematic since they indicate meta-spatial aptitudes, hovering between physics, mathematics and poetry of space, such as Spazi Permeabili, Cristallizzazione Sospesa, Drawing o the vacuum, Space Interrelations, La Luce che Genera lo Spazio, up to the poetic Il Passo della Luce, found, not surprisingly, to open a section of the infinite with the installation built in Prato.
P. 103 Carlo Bernardini Codice Spaziale 2009 Installazione ambientale in fibre ottiche, h da terra mt 10 x 4 x 9. Open Mind(s), Villa del Grumello, Como.
Spatial Code 2009 Fiber optic installation, feet h 36 x 14 x 33. Villa del Grumello, Como.
Carlo Bernardini Cristallizzazione Sospesa 2010 Installazione ambientale in fibre ottiche, h da terra mt 9,50 x 11 x 13. Luci d’Artista 2010, XIII edizione, Palazzo Bertalazone di San Fermo XVII sec. Torino.
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angolari, diagonali e laterali tra luce e spazio e viceversa, è l’asse portante delle sue configurazioni luminose, paradossalmente solide. La sua ricerca negli ultimi anni ha ampliato le possibilità combinatorie grazie all’impiego di tecnologie sofisticate con l’intento di spiazzare lo spettatore, proiettando non solo dal basso verso l’alto e viceversa, o disegnando diagonali, forme astratte, ma ad attraversare pareti soltanto attraverso punti luminosi strategici che tagliano lo spazio e il buio. Osservando i suoi prismi di luce è impossibile resistere alla tentazione di toccare i fili luminosi sottili come le ragnatele, che disegnano sculture che si possono attraversare anche con il corpo. Le più recenti installazioni dimostrano che il segno della luce va
Suspended Crystallization 2010 Optic fibers installation, h from ground mt 9,50 x 11 x 13. Luci d’Artista 2010, XIII edizione, Palazzo Bertalazone di San Fermo XVII sec. Turin.
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Carlo Bernardini Submerged Breath, 2013 Fibra ottica, dimensione ambiente, mt H 4 x 37 x 28. Metz, Moselle Canalisée, Square Du Luxembourg, Moyen Pont.
Submerged Breath, 2013 Optic fibers, environmental installation, feet H 14 x 135 x 102. Metz, Moselle Canalisée, Square Du Luxembourg, Moyen Pont.
Carlo Bernardini Spazi Permeabili 2002 Fibre ottiche e superficie elettroluminescente, mt h 9 x 13 x 11. XX Triennale di Milano, Le città in/visibili, Palazzo della Triennale, Milano.
Permeable Spaces 2002 Optic fibers and electro-luminescent surface, feet h 27 x 39 x 33. Milan, Triennial Palace, Triennial of Milan.
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Carlo Bernardini Permeable Space 2008 Installazione ambientale in fibre ottiche, mt h 9 x 15 x 8. Ciudad de las Artes y las Ciencias, Valencia.
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Permeable Space 2008 Fiber optic installation, feet h 33 x 55 x 28. Ciudad de las Artes y las Ciencias, Valencia.
Il LED e il mondo vegetale un connubio tra efficienza e futuro LEDs and plant kingdom
*YRADIA – Light.Culture.Technology.
L4A Serie 10, prodotto dall’azienda Svedese Heliospectra, è un sistema d’illuminazione LED a spettro variabile con un consumo di 600 W, che permette all’utente di poter regolare l’intensità di ogni singola lunghezza d’onda, creando specifiche distribuzioni spettrali in un range di 400735 nm. Heliospectra L4A Serie 10 è un valido strumento per coltivazioni in serra, fitotroni e colture verticali
L4A Series 10, produced by the Swedish company Heliospectra, is a LED lighting system with a spectrumchanging technology and with a connected load of 600 W, which allows the user to control the intensity of every single wavelength, thus developing specific spectral distributions in a range from 400 to 735 nm. Heliospectra L4A Series 10 is a useful instrument for greenhouses, phytotrones and vertical cultivations
Camere climatiche dei laboratori PlantLab in Olanda. Grazie al controllo della biosfera e dello spettro luminoso, l’obiettivo di Plan tLab è di creare “Ricette di crescita” ottimizzate per un sempre più vasto numero
di vegetali.
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e colture protette, sin dalla comparsa delle prime serre, vengono utilizzate spesso per preservare alcune specie, oltre che per decontestualizzare la coltura stessa dal suo luogo d'origine. Entrambe le motivazioni sono spesso finalizzate alla coltivazione di tipo intensivo per uso agroindustriale. Queste colture solitamente prevedono l'utilizzo di un substrato organico come il terreno, anche se si sta sempre di più diffondendo l'idrocoltura o idroponica che prevede invece un contenuto impiego di risorse come l'acqua e un maggior controllo sulla qualità del prodotto coltivato. Uno degli aspetti più ricorrenti nelle colture protette è il controllo e il monitoraggio del microclima – se si considera una sufficiente presenza di luce naturale. Contrariamente, quando la luce del sole è scarsa, vengono impiegate sorgenti di luce artificiale atte a stimolare le varie fasi della fotosintesi durante i periodi vegetativi e di fioritura di una specifica pianta. Replicare la luce solare in ogni suo aspetto è un compito arduo se non impossibile, e sorgenti artificiali
spesso utilizzate per le coltivazioni indoor come HPS, MH e CFL non riescono a soddisfare in maniera energeticamente efficiente il fabbisogno foto sintetico del vegetale. Gli spettri emissivi di queste sorgenti non riescono a stimolare al meglio la fotosintesi in quanto il rapporto tra le varie lunghezze d'onda è basato sulla sensibilità del nostro fotorecettore – l'occhio umano – e non sulla foglia, che è invece il fotorecettore delle piante. Di conseguenza l'utilizzo di queste sorgenti implica uno spreco di energia in quanto parte dello spettro emesso non viene fotosintetizzato dalla pianta e quindi risulta disperso. Un altro fattore sfavorevole è il calore generato dalle sorgenti artificiali che implica una distanza minima dalla foglia e di conseguenza un’incidenza luminosa sulla foglia stessa meno carica di energia. L'unione di questi due fattori sfavorevoli rende quindi energeticamente poco sostenibile l'utilizzo di sorgenti come HPS, MH e CFL nell'ambito delle colture protette. Proprio per questo motivo entra in scena un nuovo protagonista: la sorgente a Stato Solido, ovvero il LED. Il LED, grazie alla sua caratteristica struttura, permette di ottenere delle emissioni spettrali selettive e concentrate in range molto stretti di lunghezze d'onda; ciò da la possibilità di costruire dei veri e propri spettri emissivi dedicati alla capacità delle foglie di assorbire le stesse specifiche lunghezze d'onda e trasformarle in energia grazie alla fotosintesi. Le curve di assorbimento delle piante nelle diverse fasi della fotosintesi,
Protected cultivations, since the introduction of the first greenhouses, are frequently used to preserve some species, in addition to decontextualize the cultivation itself from its provenance. Both motivations are frequently at the base of intensive cultivation for agroindustrial uses. These cultivations generally require the use of an organic substratum such as soil, although hydroculture or hydroponics, which instead require a reduced use of resources such as water and a greater control on the quality of the cultivated product, are spreading. One of the most recurring aspects of protected cultivations is the control and monitoring of the microclimate - if a sufficient presence of daylight is available. On the other hand, when daylight is scarce, electric light sources are used to stimulate the different phases of photosynthesis during the vegetative and blooming periods of a specific plant. Replicating daylight in every aspects is a hard if not impossible task, electric light sources frequently used for indoor cultivations such as HPS, MH and CFL are not able to satisfy the photosynthetic requirements of a plant in an energy efficient way. The spectral power distributions of these light sources are not capable of guaranteeing an adequate stimulation of the photosynthesis since the ratio between the different wavelengths is based on the sensitivity of our photoreceptor - the human eye - and not on the leaf, which is instead plants' photoreceptor. Consequently the use of these light sources determines a waste of energy since a part of the emission spectrum is not photosynthesized by the plant and therefore it is dissipated. Another disadvantage is the heat generated by electric light sources that implies a minimal distance from the leaf and consequently a luminous incidence on the leaf that will contain less energy. The union of these two negative aspects makes the use of light sources such as HPS, MH and CFL not so energy sustainable in the field of protected cultivations. Exactly for this reason a new key player enters the scene: the Solid State light source, or LED. LEDs, thanks to their specific structure, allow to achieve selective spectral distributions which are also concentrated in really small wavelengths' ranges; this allows to build spectral distributions dedicated to the capacity of leaves to absorb the same specific wavelengths and to transform them into energy thanks to the photosynthesis. Plants' absorption curves during the different phases of the photosynthesis, such as the Chlorophyll A, the Chlorophyll B and the Betacarotene, may vary from species to species and therefore the ratio between the different wavelengths may vary for the same species and also depending on the plant's growth phase.
Climate chambers at PlantLab laboratories in the Netherlands. Thanks to the biosphere's and spectral distribution's control, the aim of Plant Lab is to create “Growth recipes” optimized for a constantly increasing number of plants. LUCE 309
RICERCA IL LED E IL MONDO VEGETALE
di Carlo D’Alesio e Piero Santoro*
A bond between efficiency and future
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Tecnici NASA esaminano le colture all’interno di Veggie
NASA technicians studying the cultivations inside Veggie
Il “NASA Vegetable Production System” amichevolmente chiamato Veggie è un piccolo fitotrone idroponico equipaggiato con un sistema LED a spettro variabile, destinato alla sperimentazione su vegetali in assenza di gravità
RICERCA IL LED E IL MONDO VEGETALE
The “NASA Vegetable Production System” friendly called Veggie is a small hydroponic phytotrone equipped with a spectrumchanging LED system, designed for the experimentation on plants in weightlessness
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L’astronauta NASA Steve Swanson, alle prese con “Veggie” nella stazione spaziale internazionale
The NASA astronaut Steve Swanson, working on “Veggie” in the international space station
An example how the combination of 7 dominant wavelengths of MEG allows to create spectral distributions dedicated to the different plants' growth phases. Thanks to the variable spectrum it is possible to optimize both energy and photosynthetic efficiencies
come la Clorofilla A, la Clorofilla B e il Betacarotene, possono variare di specie in specie e quindi il rapporto tra le varie lunghezze d'onda può cambiare in funzione della specie stessa e a sua volta in funzione della fase di crescita della pianta. Spettro e controllo Grazie all'illuminotronica e quindi all'utilizzo dei LED è possibile creare uno spettro emissivo variabile che cambia all'occorrenza. Le due macro-aree della luce visibile che agiscono efficacemente sulle varie fasi della fotosintesi sono l’area del BLU, che comprende picchi dai 410 nm ai 470 nm e l’area del ROSSO con picchi dai 630 nm ai 730 nm. La sintesi additiva di queste due porzioni dello spettro visibile dà luogo al tipico colore magenta che caratterizza i diversi sistemi LED per il growing.
Nei sistemi LED a spettro variabile sono presenti altri picchi di lunghezze d’onda come i 520 nm e i 590 nm per citarne alcuni, che agiscono specificatamente su alcune fasi foto sintetiche come il betacarotene. La luce è un eccezionale regolatore fisiologico che influenza il contenuto di alcuni eccipienti all'interno dei vegetali, quindi agire sullo spettro emissivo – oltre a generare un consistente risparmio di energia – contribuisce alla stimolazione di specifici processi chimici all'interno dell'organismo vegetale stesso. Attualmente, sono presenti sul mercato ben pochi esempi di illuminatori LED che danno la possibilità di variare lo spettro di emissione. La maggior parte dei prodotti commercializzati, infatti, possiede spettri emissivi fissi, tarati su ben precise tipologie di specie vegetali.
Spectrum and control Thanks to lighting technology and LEDs' use is it possible to create a spectral distribution that can vary if necessary. The two macro areas of visible light that effectively affects the different photosynthesis's phases are the BLUE area, which goes from 410 nm to 470 nm and the RED area that goes from 630 nm to 730 nm. The additive synthesis of these two portions of the visible spectrum determines the typical magenta color that characterizes the different LED systems dedicated to plants' growth. In spectrum-changing LED systems there are also other wavelengths' peaks, for example at 520 nm and at 590 nm, which specifically affect some photosynthetic phases such as beta-carotene. Light is an extraordinary physiological regulator that influences the content of some excipients inside plants, therefore working on the spectral distribution - in addition to determining a relevant energy saving contributes to stimulate specific chemical processes inside a plant. At the present time, there are few LED light sources on the market that allow to change their spectral power distribution. The majority of the products available on the market, indeed, possess fixed spectral power distributions, calibrated on given plant species.
MEG, acronimo di Micro Experimental Growing, è un prototipo di serra open source, completamente automatizzata, che grazie al sistema di controllo Arduino, permette di monitorare e controllare tramite Tablet o Smart-Phone, tutti i parametri chiave per la crescita delle piante e di condividere l’esperienza tramite una piattaforma on-line dedicata. L’obiettivo di MEG è di ottimizzare il processo di crescita dei vegetali attraverso la sperimentazione e la condivisione dei risultati
ottenuti
MEG, acronym of Micro Experimental Growing, is an open source greenhouse, completely automated that, thanks to the control system Arduino, allows to monitor and control, using a Tablet or a Smart-Phone, all the key parameters for plants growth and to share the experience through a dedicated on-line platform. MEG's objective is the optimization of plants' growth process through experimentation and sharing of the achieved results
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Un esempio di come la combinazione delle 7 lunghezze d’onda dominanti di MEG permette di creare spettri luminosi dedicati per le diverse fasi di crescita dei vegetali. Grazie allo spettro variabile è possibile ottimizzare sia l’efficienza energetica che l’efficienza foto sintetica.
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MEG, acronimo di Micro Experimental Growing, è un prototipo di serra open source, completamente automatizzata, che grazie al sistema di controllo Arduino, permette di monitorare e controllare tramite Tablet o Smart-Phone, tutti i parametri chiave per la crescita delle piante e di condividere l’esperienza tramite una piattaforma on-line dedicata. L’obiettivo di MEG è di ottimizzare il processo di crescita dei vegetali attraverso la sperimentazione e la condivisione dei risultati ottenuti
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MEG, acronym of Micro Experimental Growing, is an open source greenhouse, completely automated that, thanks to the control system Arduino, allows to monitor and control, using a Tablet or a Smart-Phone, all the key parameters for plants growth and to share the experience through a dedicated on-line platform. MEG's objective is the optimization of plants' growth process through experimentation and sharing of the achieved results
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L'immediato futuro In un prossimo futuro, sistemi di coltivazione integrati con illuminatori LED a spettro variabile daranno la possibilità di coltivare in maniera efficiente un numero sempre maggiore di specie vegetali. Con questa nuova frontiera tecnologica si aprono nuovi scenari come lo Space Farming e la Growing Automation. Lo Space Farming, già sperimentato dalla NASA in programmi negli anni 2012/13, oltre a testare la crescita di vegetali in assenza di gravità ha fornito i primi dati sul rendimento delle piante in condizioni estreme con l’ausilio dell’illuminazione a spettro variabile. Le potenzialità di coltivare nello spazio in maniera efficiente permetterà di relegare a questo sistema la produzione di ossigeno per le lunghe traversate interplanetarie, oltre alla produzione di alimenti freschi per tutto l’equipaggio. Sulla stessa scia visionaria progetti Open-Source come MEG, Micro Experimental Growing e realtà come PlantLab, aprono a scenari di coltivazione condivisa in rete e alla possibilità di automatizzare i parametri e i processi di coltivazione, a tal punto da permettere a qualsiasi utente domestico e non, di poter coltivare un gran numero di vegetali semplicemente con un click e da qualsiasi parte del globo. LUCE 309
L’interazione tra i vari parametri che gestiscono la biosfera e la luce a spettro variabile, ha delle potenzialità immense sia sul piano della sperimentazione scientifica che sul piano dell’home growing. Immaginate di trovarvi a Reykjavik in pieno buio e di poter coltivavate nella vostra cucina dei pomodorini Pachino con un elevatissimo contenuto di Licopene, un potente antiossidante, in sole 10 settimane e con un ridotto impiego di energia elettrica. Questi sono solo alcuni esempi di come l’utilizzo di tecnologia LED a spettro variabile può cambiare le regole del gioco della coltivazione indoor e della sperimentazione scientifica in orticoltura.
MEG, interfaccia GUI. Grazie a questa interfaccia è possibile monitorare e impostare i parametri chiave per la crescita delle piante come biosfera e spettro luminoso.
MEG, GUI interface. Thanks to this interface it is possible to monitor and set the key parameters for plants' growth such as biosphere and spectral distribution.
The immediate future In the near future, cultivation systems integrated with spectrum-changing LED sources will offer the possibility to grow a constantly increasing number of plant species in an efficient way. New scenarios open up with this new technological frontier, such as the Space Farming and the Growing Automation. The Space Farming, already experimented by NASA in programs during the years 2012/13, in addition to testing plants' growth in weightlessness has already provided the first data on their performance in extreme conditions with the aid of spectrum-changing lighting. The potentialities of efficiently cultivating in the Space will entrust to this system the production of oxygen for the long interplanetary journeys, as well as the production of fresh food for the entire crew. The same visionary approach can be found in Open-Source projects such as MEG, Micro Experimental Growing and realities like PlantLab, which introduce scenarios of network shared growing and the possibility of automate its parameters and processes, up to the point of allowing every domestic or non domestic user to cultivate a great range of plants simply with a click and from every part of the world. The interaction between the different parameters that manage the biosphere and spectrum-changing light has a great potential both in the field of scientific research and in that of home growing. Think about living in Reykjavik in full darkness and being able to cultivate in your kitchen Pachino tomatoes with a very high content of Lycopene, a powerful antioxidant, in just 10 weeks and with a reduced use of electricity. These are only a few examples of how the use of the LED technology with a spectrumchanging technology can change the rules of indoor growing and of scientific research in horticulture.
Il valore degli edifici storici riscoperto e rivisto attraverso una nuova luce
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Dipartimento di Ingegneria Industriale, Università di Firenze Department of Industrial Engineering, University of Florence
Si ringraziano i Dottori della Stefano Ricci SpA Alessandro Ciucci, Store Manager, e Niccolò Ricci, Amministratore delegato per la disponibilità e l’opportunità forniteci necessarie allo sviluppo di questo lavoro. Si ringrazia inoltre l’Ing. Mauro Martini dello Studio Protecnor srl, per i dati utili forniteci.
Fig. 1
È
noto come diverse modalità di illuminazione e l’equilibrato passaggio da livelli di illuminamento diversi influenzano la percezione dello spazio suscitando impressioni e visioni anche molto differenti. Questo lavoro mostra come il progetto illuminotecnico basato sull’uso di quantità e qualità della luce, possa consentire la lettura filologica e il recupero della “memoria storica” di un edificio di pregio architettonico, garantendo anche la riduzione dei consumi di energia e dei costi di manutenzione. Uno dei settori in cui la cultura della luce richiede maggiore impegno è l'illuminazione di edifici che appartengono a periodi storici in cui la cultura della luce artificiale non aveva gli sviluppi e le necessità di oggi [2,4]. La normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro suggerisce valori limite per evitare l'abbagliamento e danni da radiazione [4,5]. Tuttavia si ritiene che l’inserimento degli impianti elettrici e di illuminazione rappresenti operazione semplice, non invasiva, e comunque sempre attuabile [2]. Addirittura il progetto illuminotecnico viene risolto come unica rispondenza ai valori limite suggeriti dalla normativa vigente. Ciò non corrisponde alla realtà: il progetto della luce è un’operazione complessa che dovrebbe essere contemporanea a quella architettonica. La luce è un elemento essenziale nella percezione delle superfici e dello spazio, soluzioni grossolane possono alterare
l’apparenza dei luoghi e dei loro contenuti fino a renderli irriconoscibili. Il giusto dosaggio di quantità e qualità della luce consente la completezza del processo visivo e percettivo, la “conoscenza” e la “memoria storica” dell’oggetto illuminato. La soluzione proposta, impiega luce dinamica, tonalità naturali e calde con cui fornire una lettura filologico-storica del Palazzo Tornabuoni-Corsi a Firenze. Le soluzioni di illuminazione, che non hanno volutamente modificato l’assetto architettonico ed espositivo, sono state verificate per mezzo di simulazioni condotte su una geometria non affatto semplice, impiegando informazioni fisiche, ottiche, colorimetriche e fotometriche dedotte da misure sperimentali su campo, fino alla visualizzazione foto realistica e tridimensionale degli ambienti. Palazzo Tornabuoni-Corsi: Boutique Stefano Ricci Palazzo Tornabuoni circonda l’isolato che si trova all’incrocio di via Tornabuoni, via Strozzi, via Corsi e via Dei Pescioni (Figura 1, sinistra). La storia del palazzo è complessa e si struttura dal XIII al XXI secolo includendo molte trasformazioni [3,6]. Oggi il palazzo, che per molti anni è stato anche sede di banche, ospita un negozio di lusso al piano terreno, un ristorante e un residence-hotel per soci e clienti esclusivi ai piani superiori. Costruzione del modello solido e misure sperimentali Lo studio riguarda le due zone del negozio: l’ingresso e la zona dove è presente un ampio lucernario (Figura 1, destra), rispettivamente di 1181 m3 e 2133 m3. A partire da alcuni dati inerenti la geometria e gli aspetti architettonici dell’ambiente, che ci sono stati forniti, confrontati con quelli rilevati su campo, è stato definito un modello tridimensionale semplificato necessario
It is a known fact that different lighting modalities and a balanced switch of different lighting levels influence the perception of space, even giving rise to widely differing impressions and perspectives. The research shows how the proposed lighting project based on the use of light quantity and quality may allow a detailed, systematic interpretation and recovery of the “historical memory” of buildings of high architectural value, also ensuring a reduction of energy consumption and maintenance costs. One of the sectors where lighting requires a major effort is that of buildings belonging to historical periods where the idea of artificial light did not comply with today’s expectations and needs [2,4]. The current regulations for safety in workplaces suggest threshold limit values to avoid glare and damage from radiation [4,5]. Nevertheless, the installation of lighting and electrical plants is considered a simple, non-invasive operation and the possibility of inserting these types of plant is always taken for granted [2]. A lighting project is usually only carried out in compliance with current standard threshold limit values. Actually this is not true. A light project is a complex operation and should run parallel to architectural design. Light is essential for the perception of surfaces and space, yet rough solutions may alter the appearance of a place and its contents so as to make it hardly recognizable. A correct dosage of light quantity and quality leads to a complete visual and perceptual process as well as the “knowledge” and “historical memory” of the illuminated object. The proposed solution uses dynamic light and natural, warm tonalities which serve to provide a historical-systematic survey of Palazzo Tornabuoni-Corsi in Florence. The lighting solutions, which did not deliberately change the architectural and luxury showroom arrangements, were verified by means of simulations applied to complex geometry, using physical, optical, colorimetric and photometric information gathered from empirical field measurements followed by photorealistic tridimensional visualizations of space. Palazzo Tornabuoni-Corsi: Stefano Ricci Boutique Palazzo Tornabuoni occupies the block at the crossroads between Via Tornabuoni, Via Strozzi, Via Corsi and Via Dei Pescioni (Fig 1, left). It has a complex building history, spanning the 13th to 21st centuries [3,6]. After being the seat of a series of banks for many years, today it houses a luxury store on the ground floor, and a restaurant and residence-hotel for club members and exclusive clients on the upper floors. Construction of the solid model and experimental measures The study concerns two zones of the Palazzo: the entrance and the zone where an ample skylight is located (Fig.1, right), respectively 1181 m3 and 2133 m3. A set of data concerning the geometry and architectural features of the environment, with which we were provided, compared with the data collected from field observations, led to the creation of a simplified tridimensional model necessary
LUCE 309
RICERCA IL VALORE DEGLI EDIFICI STORICI
di Carla Balocco1 1 Laura Batistini
The value of historical buildings re-discovered and re-viewed in a new light
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Model
Luxmeter T-10A
Typology
Digital multi-function luxmeter with removable sensor head
Sensor
Silicon photocell
Relative spectral response
Up to 6% (f1) of spectral luminous efficiency CIE V(λ)
Cosine correction characteristics
Up to ±1% at 10° ; up to ±2% at 30° ; up to ±6% at 50° ; up to ±7% at 60° ; up to ±25% at 80°
Measurement unit
Lux (lx) or footcandle (fcd) (commutable)
Measurement field
Automatic field
Measurement function
Illuminance (lx). illuminance difference (lx). illuminance ratio (%). integrated illuminance (lx·h). integration time (h). average illuminance (lx).
Measurement field
Illuminance 0.01 - 29.90 lx ; 0.001 – 29.99 fcd
Table 1 Technical characteristics of the luxmeter
for lighting simulations. The entrance zone has only one access that faces Via de' Pescioni with three windows facing the East. There is an additional lunette opening above each one. The dimensions of the windows are 2.30 m in length and 2.70 m in height. The glass surfaces of the two openings at the side of the door (the latter 1.32 m in length and 3.40 m in height) are 0.5 m in length and 3.40 m in height. The windows are screened internally with white plastic curtains preventing the entrance of daylight and the shadow of the building that overlooks the Palazzo (Fig 1, left). Due to this fact, which was confirmed by a series of empirical measurements performed at different times of the day, daylight could be ignored during the year. The windows, 1.10 m in depth, are faced with travertine and there are six groups of halogen, iodine lamps on the soffit. There are briar-root display units containing LED spotlights, varied in number and position for each type of display unit standing up against the entrance zone, excluding the walls of the staircase. We took into account the arrangement of the furniture but not the content of the display units. A niche is set, 1.65 m in length and 2 m in depth, in the wall in front of the staircase where video-terminals are positioned. The niche is illuminated by recessed spotlights and was modelled ad hoc. Three arcades mark the passage to the second zone, where the skylight is positioned. Here an ample, coloured glass window of the skylight was dimmed externally with a metal covering to prevent light access (Fig.2). In this zone, too, the presence of daylight could be ignored. Four electrified tracks, each one with five 50W projectors are hung directly on the corners of the skylight. Its colours are emphasized by the lighting produced by late art nouveau appliqués. LED spotlights are placed on all of the display units. Every perimetral wall is marked by three arcades (Fig.2). In correspondence with each column that supports the arcades, a LED strip is positioned above the top capital. The materials mainly used are travertine, bri-
Fig. 2
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Table 2 Photometrical characteristics of the state-of-the-art illuminating bodies
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alle simulazioni illuminotecniche. La zona di ingresso ha un unico accesso affacciato su via de' Pescioni con tre vetrine esposte a Est, sopra ciascuna delle quali c'è un’ulteriore apertura a lunotto. Le dimensioni delle vetrine sono 2.30 m in larghezza e 2.70 m in altezza. Le superfici vetrate delle due aperture a fianco della porta (questa ultima larga 1.32 m e alta 3.40 m) sono larghe 0.5 m ed alte 3.40 m. Le vetrine sono schermate dall’interno con tende in materiale plastico di colore bianco che impedisce l’ingresso della luce naturale insieme all’ombra dell’edificio prospiciente (Figura 1, sinistra). Questo fatto, comprovato da una serie di misure sperimentali condotte in diverse ore del giorno, durante l’anno, ha permesso di trascurare la luce naturale. Le vetrine profonde 1.10 metri sono rivestite in travertino e nel cielino sono disposti sei gruppi di lampade a ioduri e alogene. Alle pareti della zona ingresso, esclusa quella delle scale, sono appoggiati gli espositori in radica che contengono faretti LED, variabili in numero e posizione per tipologia di espositore. Si è tenuto conto dei principali arredi, ma non del contenuto degli espositori. La nicchia, nella parete di fronte alle scale, larga 1.65 m e profonda 2 m, adibita a postazione per i video terminali e ilLUCE 309
luminata da dodici faretti da incasso, è stata modellata ad hoc. Tre arcate segnano il passaggio alla seconda zona, quella del lucernario. Qui una grande vetrata colorata è oscurata esternamente con una copertura metallica che impedisce l’ingresso della luce (Figura 2). Anche per questa zona è stato possibile trascurare la presenza della luce naturale. Quattro binari elettrificati, ciascuno con cinque proiettori da 50W, sono appesi direttamente agli angoli del lucernario i cui colori sono enfatizzati grazie all’illuminazione delle appliques tardo liberty. Faretti LED sono presenti in tutti gli espositori. Ogni parete perimetrale è segnata da tre arcate (Figura 2). Ad ogni colonna che sorregge l’arco, corrisponde, sopra il capitello superiore, una striscia LED. I principali materiali presenti sono travertino, radica e pelle (coccodrillo colorato arancione) oltre a pietra serena e intonaco chiaro. La parete esposta a Sud non è cieca, ma ha una rientranza in cui è alloggiato un espositore per tutta la sua lunghezza esclusa la parte destinata ai camerini. Nella parte alta della parete si trova un affresco davanti al quale c’è un binario elettrificato con quattordici faretti di diversa inclinazione. Nelle colonne delle arcate, che si trovano sotto questo binario,
Number of lamps
Absorbed power [W]
Typology
Color Temperature [K]
20
150
metal iodine spotlight
2300
23
37
metal iodine spotlight R11
2500
16
25
LED strips for columns cod. ZVEI
3000
24
25
LED strips behind arches cod. ZVEI
2800
ceiling recessed halogens
2400
76
Curve
75
38
70
ceiling recessed iodides
3000
328
3
ceiling recessed iodides
150
Diffusivity
Roughness
Reflectivity
Luminance
Anisotropy
Leather
1.0
0.75
0.5
0.7
1.0
Travertine
1.0
1.0
0.4
0.7
1.0
Briar-root
1.0
0.0
0.5
0.5
1.0
ar-root and leather (orange colour crocodile) in addition to pietra serena and light coloured plaster. The wall oriented to the South is not a blank one. It has a recess in which a display unit is positioned along its entire length, excluding the area where the fitting rooms are located. In the top section of the wall there is a fresco and in front of this there is an electrified track, with fourteen spotlights set at different inclinations. In the columns of the arcades, which are situated below this track, there are three spotlights. In correspondence with the corners of the floor and with the centre of each column, below the skylight, there are recessed floor projectors. A second phase of experimental measurements concerned illuminance. A luxmeter was used, whose characteristics are given in Tab.1 The measurement was perfomed with regular grids placed across the floor in both the zones and on the vertical walls. Spot measurements were carried out on various parts of the surfaces, objects and materials. A direct measurement of the illumination values performed on the easy to reach lamp bodies and different surfaces allowed a retrieval of the optical, photometric and colorimetric characteristics attributed to the illuminated bodies and the various materials. In addition, the correct photometric curves and pointing angles were identified.
Table 3 Optical, photometrical and colorimetrical characteristics of the predominant materials.
Fig. 3
sono posti tre faretti. In corrispondenza degli angoli del pavimento e del centro di ogni colonna, sotto il lucernario, ci sono proiettori da incasso a pavimento. Una seconda fase di rilievi sperimentali ha riguardato la misura dell'illuminamento. È stato usato il luxmetro le cui caratteristiche sono fornite in Tabella 1. Le misure sono state condotte su griglie regolari a pavimento per entrambi le zone e per le pareti verticali che le descrivono. Si sono condotte misure spot su alcuni punti di diverse superfici, oggetti e materiali. Le misure dirette dei valori di illuminamento effettuate sui corpi lampada facilmente raggiungibili e sulle diverse superfici hanno consentito di risalire alle caratteristiche ottiche, fotometriche e colorimetriche da attribuire sia ai corpi illuminanti che ai diversi materiali, ma anche individuare le corrette curve fotometriche e gli angoli di puntamento. Simulazione illuminotecnica dello stato di fatto. Calibrazione del modello. Il clima luminoso allo stato di fatto è stato studiato per mezzo di simulazioni dedicate [1]. I modelli hanno richiesto l’attribuzione delle caratteristiche ottiche, fotometriche e colorimetriche a tutte le superfici, nonché inerenti la rugosità e diffu-
sività, la riflettività e l’assorbimento spettrali, la lucentezza, il grado di patinatura e l’anisotropia. Per avvicinarsi più possibile alla percezione del colore dell’occhio, si è impiegato il modello spazio-colore HSV [4]. Le caratteristiche dei corpi illuminanti scelti sono riportate in Tabella 2. Nella Tabella 3 sono mostrate le caratteristiche attribuite ai principali materiali come risultato del confronto tra le misure sperimentali, dati di letteratura e i risultati di prove di simulazione eseguite ad hoc. Il modello di simulazione è stato calibrato in funzione dei valori misurati fino a raggiungere il più basso scostamento dal dato sperimentale. Lo scostamento tra i valori calcolati e quelli misurati, di illuminamento medio nelle due zone, è risultato del 12.5% per l’ingresso e del 7.16% per la zona lucernario. In quest’ultima il peso dei puntamenti e della direzione del flusso luminoso dei proiettori incide fino al 50% sul valore puntuale di illuminamento. In questa zona i valori medi di illuminamento sono compresi fra 300 lux e 500 lux e nella zona dell'ingresso raggiungono valori oltre 1000 lux. Le simulazioni condotte in condizioni reali di assenza di qualsiasi sistema di dimmeraggio e regolazione del flusso luminoso per i corpi illuminanti, con luce artificiale
sempre accesa, in entrambi le zone, mostrano disuniformità d'illuminamento e squilibrio delle luminanze. Come esempio in Figura 3 si mostra la distribuzione dell’illuminamento a pavimento per le due zone. Va tenuto conto che nell’ingresso si ha un numero maggiore di apparecchiature con elevati flussi luminosi (714 klm totali), superfici altamente riflettenti, lucide e di colore chiaro. Nella zona lucernario lo squilibrio delle luminanze può essere attribuito al solo spazio centrale, perchè la maggior parte dei corpi illuminanti puntano verso di esso. In questa zona, con superfici più scabre, assorbenti e di colori più scuri, il flusso luminoso totale è minore (276 klm totali). Proposta per una Nuova Luce Il progetto illuminotecnico si articola in percorsi luminosi dinamici che, a partire dall’ingresso, conducono il visitatore e la visione verso lo spazio scenografico della zona lucernario: il recupero del significato storico del giardino d’inverno e l’effetto di “scoperta” degli oggetti esclusivi esposti è ottenuto attraverso l’alternanza di campi visivi dinamici (illuminazione di base) e campi visivi statici (illuminazione di accento), integrata con sensori di presenza e regolazione di intensità di flusso e colore della luce.
Lighting simulation at present. Calibration of the model. Present illumination conditions were studied by means of targeted simulations [1]. The models required that the optical, photometric and colorimetric characteristics were attributed to each surface and concerned with roughness, diffusivity, spectral reflectivity and absorption, brightness, coating degree, and anisotropy. In order to simulate eye perception as well as possible, the HSV colour-space model was used [4]. The characteristics of the illuminated bodies chosen are given in Tab. 2. Tab. 3 shows the characteristics attributed to the main materials as a result of a comparison between experimental measurements, data from the literature and results of simulations performed ad hoc. The simulation model was calibrated according to the values measured until the minimum gap with the experimental data was achieved. The gap between the calculated and measured values of the average illuminance in the two zones was 12.5% in the entrance and 7.16% in the skylight zone. In the latter, the relevance of the pointing devices and direction of the luminous flux of the projector affects up to 50% of the punctual illumination value. In this zone, the average illumination values range from 300 lux to 500 lux. In the entrance zone the values reach over 1000lux. What emerges from the simulations performed in the absence of any system for dimming and regulating the luminous flux for the illuminated bodies, with artificial light permanently switched on, is disuniformity in lighting and unbalance in luminances in both zones. As an example, Fig. 3 shows the distribution of floor illumination in the two zones. It is to be noted that the entrance contains a higher number of appliances with high luminous fluxes (a total of 714 klm), and in addition, strongly reflective, shiny and light colour surfaces are present. In the skylight zone the unbalance in luminances may be attributed to the central space, as most of the illuminated bodies point to it. In this zone, which has rougher, absorbing, dark colour surfaces, the total amount of luminous flux is lower (a total of 276 klm). A proposal for new lighting The proposed lighting project is articulated in dynamic luminous pathways that lead the visitor and their vision from the entrance to the scenic space of the skylight zone. A recovery of the historical meaning of the winter garden and the effect produced by the “discovery” of the exclusive items exhibited is achieved through an alternation of dynamic fields of vision (basic lighting) and static fields of vision (accent lighting), integrated with occupancy sensors and a regulation of light flux and col-
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Material
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Fig. 4
Nell’ingresso viene inserito un nastro LED a soffitto che segna il passaggio principale con grandi arcate in direzione della zona lucernario. Impiegando la tecnica del cove-lighting l’attuale sistema di illuminazione a soffitto, viene sostituito con un sistema LED attraverso il controllo dei puntamenti, direzionalità dei fasci luminosi, flusso totale e colore della luce. Anche i faretti presenti sopra le scale sono sostituiti con tipologie LED che sfruttano l’effetto wall-washing. Per la zona lucernario si sono utilizzati i quattro binari elettrificati sostituendo solo i corpi illuminanti precedenti con LED regolabili per
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Illuminating bodies LED
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spettro di emissione in funzione della temperatura di colore. Uno sfondamento prospettico è stato creato con l’illuminazione dei grandi archi, delimitanti lo spazio e antecedenti le pareti di confine: due proiettori LED sono inseriti al centro di ciascun capitello sotto l’arco e ne illuminano in modo incrociato la sommità, enfatizzandone la forma. Per tutti gli espositori sono previsti LED a regolazione di flusso e di temperatura di colore in funzione della presenza del visitatore e del tipo e colore dell’oggetto esposto. In Tabella 4 sono mostrati i corpi illuminanti previsti per le due zone. Le simulazioni illuminotecni-
che per la soluzione proposta sono state condotte tenendo conto dei tempi di apertura del negozio (dalle 9 alle 19) con chiusura di due giorni la settimana. I risultati mostrano per entrambe le zone una distribuzione uniforme dell’illuminamento e un ottimale equilibrio delle luminanze. A titolo esemplificativo il valore dell’illuminamento medio ottenuto a pavimento, nell’ingresso è 217 lux e nella zona del lucernario 211 lux. Sempre a livello del pavimento, l’illuminamento medio in zona lucernario è di 300 lux; il percorso centrale che segna il passaggio dall’ingresso verso il giardino d’inverno attraverso le grandi arcate, viene volutamente enfatizzato con un livello di illuminamento da 350 lux a 500 lux. Trattandosi comunque di un luogo di lavoro, si è fatto riferimento alla vigente norma [7] che prevede per attività similari e/o assimilabili, valori limite consigliati. Si può facilmente evincere dai risultati ottenuti che la proposta illuminotecnica rientra nei valori suggeriti e garantisce assenza di abbagliamento (Tabella 5). La Figura 4 mostra la distribuzione uniforme dell’illuminamento per la zona ingresso e la zona lucernario entrambe in condizione cautelativa con contemporaneità di illuminazione di base e di accento. La proposta per una nuova luce comporta un aumento del flusso luminoso, ma un significativo miglioramento della qualità della visione: considerando il fatto-
Luminous flux [lumen]
Color rendering index
Color Temperature [K]
Absorbed power [W]
Entrance zone
3200
80
4000
32
Entrance zone
600
80
4000
6
Skylight zone
600
80
4000
6
Skylight zone
480
80
3000
6
Skylight zone
2400
80
4000
24
Spotlight for display units
480
90
3000
6
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Typology
our intensity. A ceiling LED strip is installed in the entrance, marking the main passage with the arcades oriented towards the skylight. Using cove-lighting techniques, the current system for lighting the ceiling is substituted with a LED system that controls pointing devices, luminous beam directionality, total flux and light colour. The spotlights positioned over the stairway are also substituted with LED typologies based on the wall-washing effect. Concerning the skylight zone, the four electrified tracks were used, substituting only the previous illuminated bodies with LED typologies which are to be adjusted according to the emission spectrum on the basis of colour temperature. The illumination of the arches delimiting the space and preceding the boundary walls, breaks down the perspective: two LED projectors are applied in the centre of each capital below the arch, cross-illuminating the top and emphasizing its shape. Each display unit is provided with LED projectors based on the regulation of flux and colour temperature according to the presence of visitors and the type and colour of the item exhibited. Tab. 4 shows the illuminating bodies chosen for the two zones. The lighting simulations for the proposed solution were carried out considering the opening hours of the shop (from 9 am to 7 pm) with two closing days per week. The results for both zones show a uniform distribution of lighting and an optimal balance in the luminances. As an example, the average floor illuminance is 217 lux in the entrance and 211 lux in the skylight zone. Again at the floor level, the average illuminance in the skylight zone is 300 lux; the central pathway which marks the passage from the entrance to the winter garden is deliberately emphasized with an illumination level from 350 lux to 500 lux. Nevertheless, as the environment is a workplace, we referred to the current regulations [7] suggesting threshold limit values for similar activities. What can be easily deduced from the results obtained is that the proposed lighting solution complies with the suggested limit values, ensuring the absence of glare (Tab. 5). Fig. 4 shows the uniform distribution of lighting for the entrance and skylight zones, both to be considered in the worst possible conditions in relation to the simultaneity of basic and accent lightings. The proposal for new lighting implies an increase in the luminous flux, yet it allows significant improvements in the quality of vision: considering the maintenance factor, a total of 974 klm is obtained in the entrance and a total of 443 klm in the skylight zone. Furthermore, a comparison between the Lighting Energy Numeric Indicator coefficients [8] obtained for the present and the proposed projects (considering the opening hours and the lighting system permanently switched on) shows a significant reduction in energy consumption, which shift, respectively, from 131.63 kWh/year to 35.22 kWh/year, due to a reduction of the illuminating bodies (from the state-of-the-art 525 illuminating bodies to the 278 bodies in the project solution), absorbed power and maintenance costs. The quality of vision and perception achieved is shown in the comparison between the photo-realistic renderings for the present and the proposed solutions (Figs.5,6,7).
Table 4 Photometrical characteristics of the illuminating bodies – project solution
(Emin/ Eaverage)
(Emax/ Eaverage)
central area
0.79
1.62
pathway area
0.70
1.48
pathway to skylight zone
0.81
1.2
right perimetral zone with respect to the entrance
0.75
1.44
left perimetral zone with respect to the entrance
0,73
1.18
Skylight zone
Zona Ingresso
re di manutenzione si raggiungono 974 klm totali per la zona ingresso e 443 klm totali per la zona lucernario. D’altra parte il confronto dei valori dei coefficienti Lighting Energy Numeric Indicator [8] ottenuti per lo stato di fatto e la proposta progettuale (tenendo conto degli orari di apertura e del sistema di illuminazione sempre acceso), mostra una significativa riduzione dei consumi energetici che passano, rispettivamente, da 131.63 kWh/anno a 35.22 kWh/anno, dovuta ad una riduzione dei corpi illuminanti (da 525 corpi illuminanti stato di fatto a 278 della soluzione progettuale), della potenza assorbita e dei costi della manutenzione. La qualità della visione e percezione ottenuta, viene mostrata nel confronto tra le restituzioni foto realistiche per lo stato di fatto e per la proposta (Figure 5, 6, 7).
Conclusioni Qualsiasi progetto illuminotecnico dovrebbe considerare la quantità di luce e cioè l’esistenza di una continuità, da illuminamento scarso fino a intenso e troppo o sopra i limiti; ma anche la qualità della luce, come considerazione che la luce può modificare la visione dello spazio e le nostre percezioni suggerendone anche di nuove. Il progetto illuminotecnico proposto, basandosi sul controllo di quantità e qualità della luce e del suo colore, consente al cliente ora visitatore, seppur distratto, di ri-vedere e ri-conoscere le forme architettoniche, di leggere filologicamente uno spazio della nostra storia.
Table 5 Illuminance relation between the two zones – project solution
Conclusions Any lighting project should take into account quantity, the quantity of light, meaning that a continuum of lighting levels exists, from low to intense to excessive or over the limits. Also quality, the quality of light, should be considered, meaning that light may modify the vision of space and our perception, even leading to new ones. The proposed lighting project, based on the control of light quantity and quality, and of light colour, allows the client, here as an inattentive visitor, to re-view and re-discover architectural forms and to study our past with historical accuracy.
Fig. 5, 6 e 7
RICERCA IL VALORE DEGLI EDIFICI STORICI
Bibliografia / References 1 - 3DS Max-Vray-MentalRay, Design 2014. 2 - Aghemo C., Fellin L., Gli impianti di illuminazione. Convegno AICARRTecnologie impiantistiche per i musei, Roma, 6 maggio 2005. pp. 247-273. 3 - Archivio Storico Fiorentino, Carte e visure catastali dell'Archivio Storico. 4 - Bonomo M., Illuminazione d’interni. Maggioli Ed., 2008. 5 - Forcolini G., Illuminazione LED. Funzionamento, caratteristiche, prestazioni, applicazioni. Hoepli Ed., 2008. 6 - Gurrieri F., Palazzo Tornabuoni Corsi Firenze, Terra Ferma Ed., 2003 7 - UNI EN 12464-1 - Luce e illuminazione. Illuminazione dei posti di lavoro. Parte 1: Posti di lavoro in interni, 2011. 8 - UNI EN 15193 - Prestazione energetica degli edifici. Requisiti energetici per illuminazione, 2008.
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Oggetti di design ideati per migliorare i nostri spazi urbani e abitativi. Espressione dell’impegno delle aziende e dei designer nell’innovazione, nella creatività e nella cultura del progetto.
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Design objects created to improve our urban and living spaces. Expression of the companies and designers commitment in innovation, creativity and culture project.
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Titlis Ind È un prodotto sviluppato per l’illuminazione a sospensione. Il know how aziendale ha studiato sorgenti dotate di ottime caratteristiche illuminotecniche e di alto comfort visivo: una luce diffusa, assenza di zone d’ombra e bassi livelli di abbagliamento. Ideato per garantire risparmi energetici elevati, è la risposta sostenibile e concreta ai bisogni di contenimento dei costi per le PA. (moduli da: 50 watt n. led 20, 70 watt n. led 30, 95 watt n. led 40, 120 watt n. led 50 – 3000K e 4000K) Product developed for suspended lighting applications. The company know-how provide excellent lighting performance and visual comfort: diffused lighting, without dark spots and avoid any glare. Designed to provide high energy savings, it’s a tangible and sustainable response to Local Authorities’ need to curb costs. (LED modules from: 50 watt n. led 20, 70 watt n. led 30, 95 watt n. led 40, 120 watt n. led 50 – 3000K and 4000K)
www.ariannaled.com AEC ILLUMINAZIONE
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Italo La serie di sorgenti nasce da un’attenta ricerca su forme e percezione della luce, attenendo alle necessità delle Smart City. Grazie ai moduli ottici sostituibili a fine vita , la serie è garantita Future Proof. I sistemi ottici utilizzati permettono di affrontare le diverse geometrie d’installazione, versatilità e l’ampia varietà di ottiche caratterizzano la famiglia: stesso design in tre differenti dimensioni per una serie di apparecchi progettati per l’ illuminazione di strade urbane ed extraurbane a intenso traffico veicolare. This series is the result of careful research on shape and perception of light, answering to the Smart Cities needs. Replaceable optical end of life modules, guarantes the series as Future Proof. Optical systems used to cover different installation geometries, versatility and the wide optics variety characterize the family: same design in three different sizes for many different fixtures, designed for urban and suburban streets lit with a large vehicular traffic.
www.aecilluminazione.it ARTURO ERBSMAN
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Atmos Design: Arturo Erbsman Una lampada atmosferica, che si serve della condensazione dell’acqua per diffondere la luce. Costituita da una base in alluminio per la sorgente luminosa e contenente una riserva d’acqua, coperto da un bulbo di vetro soffiato a mano come diffusore. Con il calore della lampada l’acqua evapora gradualmente e inizia a condensare sulle pareti interne del globo, questo provoca la formazione di goccioline d’acqua sulla superficie che aiutano a diffondere la luce. An atmospheric lamp which uses the water condensation to diffuse light. It consists in a aluminum base holding the light source
and containing inexhaustible water reserve, covered by hand blown glass bulb as diffuser. The light heats the water that gradually evaporates and starts condensing on the inner walls of the bulb, this results the formation of micro water droplets that cling to the glass surface and diffuse light.
www.arturoerbsman.com BTICINO
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My home screen 10 Il nuovo touch screen multimediale soddisfa i bisogni di coloro che vogliono gestire e controllare l’abitazione. Caratterizzato da un design sobrio ed elegante, il device s’installa a parete, è una stazione multimediale che consente di attivare l’allarme, regolare la temperatura, accendere le luci, gestire scenari. Una nuova interfaccia grafica, più semplice ed intuitiva, grazie all’ampio schermo 10’’ in 16:9, permette un’interazione immediata con l’abitazione, con un gesto è possibile navigare tra le stanze, contando su una grafica intuitiva. The new multimedia touch screen satisfy the needs for those who want to manage and control the house. Characterized by a sober and elegant design, the device could be installed on wall, a multimedia station to activate the alarm, adjust the temperature, turn on the lights, manage scenarios. A new graphic interface, simple and intuitive, with a the wide screen 10 ‘’ in 16:9 it allows interaction with the home, a simple gesture allows to navigate over the rooms, relying on intuitive graphics.
www.bticino.it CANTALUPI
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Samira Lampada da tavolo definita da un design ultramoderno, dalle linee morbide e dal gusto ricercato, i cilindri di diametri diversi che compongono il paralume creano una luce sempre diversa, a seconda da dove viene osservata. Ideale per ambienti eleganti, riesce a creare atmosfere esclusive e raffinate. Realizzata con materiali resistenti ed affidabili quali l’acciaio inox e il rame, finitura lucida. Diffusore realizzato in materiale prezioso in alabastro. Table lamp defined by an ultra-modern design with soft lines and refined taste. Ideal for elegant spaces, the Samira creates exclusive and stylish ambiance, the different diameters cylinders of the shade creates an always different light, depending on where it is observed. Manufactured with solid and reliable materials such as stainless steel and copper, polished finish. Diffuser produced in precious alabaster material.
www.cantalupilighting.it FLOS
Ipnos Design: Rossi & Bianchi Studio
Lampada da terra a LED (196 Top LED 15W 2700K, 1176lm CRI85) a luce diffusa, disponibile da interni e per
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outdoor, costituita da uno scheletro in esili estrusi perimetrali in alluminio satinato e anodizzato. Le sorgenti sono incorporate nel bordo superiore, creando le linee illuminate della struttura, lasciando vuoto il corpo della lampada. Un piano in metacrilato trasparente può esserle appoggiato sopra per trasformarla in tavolino luminoso. È disponibile nelle finiture anodizzato naturale, nero e brunito. Floor LED lamp diffused light (196 Top LED 15W 2700 k, 1176lm CRI85), indoor and outdoor available, consisting in a skeleton in slim satin and anodized extruded aluminum bars. The sources are incorporated into the upper edge, creating illuminated lines, leaving empty the body of the lamp. A top in transparent methacrylate can be leaned over to turn it into a side table. It is available in aluminum natural anodized, black and burnished finish.
www.flos.com INGO MAURER
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Brick Design: Ingo Maurer Team Lampada ideale per lavorare, ma adatta anche per la cucina, per tavoli da pranzo o corridoi. Può essere impiegata come elemento singolo o ampliata fino a tre elementi. Questi ruotano e possono funzionare da uplight o downlight o per un’illuminazione d’accento. La combinazione dei colori del corpo illuminante e dello schermo può essere scelta a piacere. Schermo a lamelle in rosso fluo, giallo fluo o argento. Sorgenti da 42 LED da 17 W, 1500 lm, 2700 K, CRI 92, 230/125/24 V. Regolazione con dimmer con funzione memoria. For use over working desk, but also for kitchens, dining tables or in a hallway. It can be used as single module or in combination with up to two modules. The elements rotate and can serve both as up- or downlight, or to highlight a wall. The color combination of the body and the diffuser is freely selectable by the user. Source modules: 42 integrated LED 17 W, 1500 lm, 2700 K, CRI 92, 230/125/24 V. Touch dimmer with memo function.
www.ingo-maurer.com LITEK
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Everest Armatura stradale LED per installazione laterale, su braccio o palo, in pressofusione d’alluminio, trattamento protettivo con verniciatura a polveri e cataforesi. Autopulente, senza alettature esterne, minima esposizione al vento, controllo automatico della temperatura, sistema di dissipazione calore integrato. Gruppo ottico a LED da 3000 a 5000K, IRC 70. Ottica cut-off, tipo AS7 con uniforme distribuzione asimmetrica sul piano stradale. Prevista versione programmabile per gestione standalone. Potenze: 50W/69W/71W/101W, efficienza 137/155 lm/W. LED street light fixture useful for aside installation on arm or pole, in die-cast aluminum, protective treatment with powder coating and electrophoresis. Self-cleaning, no external fins, minimal exposure to the wind, automatic temperature control, heat dissipation system built-in. LED headlight
from 3000 to 5000 k, IRC 70. Cut-off optic, AS7 type with asymmetric uniform distribution on the road. Programmable version planned for stand-alone operation. Power supply from 50W/69W/71W/101W, efficiency 137/155 lm/W.
www.litek.it LUMINA
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Matrix Led Design: Yaacov Kaufman Serie di lampade da soffitto, da parete o da terra, elemento distintivo di questa famiglia sono i bracci mobili (da uno a sedici, a seconda del modello) realizzati in acciaio armonico e orientabili nelle due direzioni. Ogni braccio ha un attacco E27 per lampade alogene o a risparmio energetico, max 75W e dimmerabili (dimmer sul cavo nella versione terra) e per la lampadina Globol LED 3 watt, dimmerabile: innovativa, ecologica e di alto valore estetico. Series of ceiling lamps, floor or wall, their distinctive elements of the family are the mobile arms (from one to sixteen, depending on model) made of steel and adjustable in two directions. Each arm has a E27 halogen lamps or energy efficient, dimmable and max 75W (dimmer on the cable in the ground) and the light bulb 3 watt LED Globol dimmable: innovative, ecological and aesthetic value.
www.lumina.it MARTINI LIGHT
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Tube Design: Archea
Corpo in estrusione di alluminio anodizzato colorato Ø 52mm. Disponibile nella versione a sospensione e plafone, in tre lunghezze 80, 120, 150 cm. Sorgente LED ARRAY da 6W di Potenza: Neutral white (4000K), Warm White (3000K) e Warm White (2950K). Apertura del fascio 32°. Presentate nuove forme e nuovi colori per l’intera gamma, grazie all’innovativo meccanismo interno, oscilla dal soffitto come una canna di bamboo, permettendo originali soluzioni progettuali. Lamp in colored anodized aluminum extrusion Ø 52 mm. Available in suspension and ceiling version, available in three lengths 80, 120, 150 cm. ARRAY LED 6W of power: Neutral white (4000 k), Warm White (3000 k) and Warm White (2950 k). 32° beam width. Presented new forms and new colors for the entire range, thanks to the innovative internal mechanism, swinging from the ceiling like a bamboo cane, allowing original design solutions.
www.martinilight.com
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Lieve Design: Gianluca Ferullo
www.niteko.com
Lampada da parete dalla caratteristica forma a coda d’aereo, in alluminio pressofuso, per illuminazione indiretta e d’accento, con moduli LED da 20W 2700K a tensione di rete. Corpo verniciato bianco finitura unica e diffusore in policarbonato. Wall lamp with a peculiar plane queue, in die-casted aluminum, for indirect or highlight illumination, with high voltage LED modules 20W 2700K. Body painted only in white and polycarbonate diffuser.
www.nemolighting.com NERI
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Hydra Design: Makio Hasuike La sorgente standard LED NLG-04 II Short 3000K e 4000K, con camera di miscelazione ad alta riflessione e un vetro al fosforo, bianco quando è spento, per un massimo risultato estetico e comfort visivo. I pali sono realizzati in acciaio, mentre i corpi illuminanti sono in pressofusione di alluminio, unica finitura nero opaco. La verniciatura dei pali è realizzata con un processo ecologico a base d’acqua. La resistenza è certificata per tollerare un’alta esposizione alla nebbia salina e ai raggi UV. Presenta anche un sistema di accesso dati Wi-Fi. The standard source NLG-04-LED II Short 3000K and 4000K with high reflection mixing chamber and a phosphor glass, white when turned off for a maximum aesthetic result and visual comfort. The poles are in steel, while the fixtures are in die-cast aluminum, finish matte black. Pole coating is an ecological water-based varnish. The resistance is certified to tolerate an high exposure to salt spray and UV rays. It also has a system of Wi-Fi data access.
www.neri.biz NITEKO
Light cloud
misfiring. Manageable based on preset and configurable scenarios, solution that allows to enable and manage users with different profile.
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Nuova frontiera per il controllo dell’illuminazione da remoto con tecnologia LCG Acotel. Controllabile in maniera individuale oppure in gruppi o zone con caratteristiche comuni. Gestibile singolarmente in termini di accensione/spegnimento e del livello di illuminazione, contenendo i consumi e il flusso luminoso. Misurazione in tempo reale dei consumi, segnalazione istantanea di guasti e mancate accensioni. Gestibile sulla base di scenari preimpostati e configurabili, soluzione che permette di abilitare e gestire utenze con diverso profilo. New frontier for remote lighting control with LCG Acotel technology. The system could be controlled individually, in groups or areas with common characteristics. Individually manageable in terms of power on/power off, lighting level, containing the consumption and the luminous flux. Consumption measurement in real-time, instantaneous reporting of failures and
OSRAM
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Dedra plus led Apparecchi da incasso in versione LED da 30W e 40W 4000K, per un’illuminazione ancora più piacevole ed efficiente. Grazie al diffusore opale e ai LED invisibili l’illuminazione risulta piacevole e uniforme, con UGR (Unified Glare Rating) pari a 21 garantisce un elevato confort visivo. L’impiego della tecnologia LED consente un risparmio di energia fino al 45% e una maggiore durata media fino al 40% l’apparecchio è disponibile in due dimensioni, 600x600 mm e 1200x300 mm e l’installazione è semplice e veloce grazie al connettore Linect. Recessed version with LED 30W - 40W 4000K module, for more enjoyable and efficient lighting. The opal diffuser and invisible lighting LED make it more comfortable and uniform, with UGR (Unified Glare Rating) of 21 ensures higher visual comfort. The LED technology allows energy savings of up to 45% and increased lifespan up to 40% off, it’s available in two sizes, 600 x 600 mm and 1200 x 300 mm and quick and easy installation is guaranteed by Linect connector.
www.osram.com PHILIPS
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Luminous textile Idea rivoluzionaria per l’interior design realizzato con la luce, sia come elemento decorativo sia funzionale. Un sistema per l’illuminazione degli spazi con moduli LED RGB interni ai pannelli tessili. Il risultato è un muro emozionale, grazie all’ampia gamma di tessuti disponibili, il progetto è un’esperienza sensoriale unica. I pannelli insonorizzanti Kvadrat Soft Cells garantiscono una migliore acustica negli spazi, utilizzano una tecnologia brevettata per mantenere il tessuto costantemente teso sul telaio di alluminio. Revolutionary idea for interior design with light, both as a decorative and functional element. A lighting spaces system with RGB LED modules integrated in the textile panels. The result is an emotional wall, a wide range of fabrics is available, the project is a unique sensory experience. The Kvadrat Soft Cells soundproofing panels guarantee a better acoustics in the spaces, use patented technology to keep the fabric constantly laid on aluminum frame.
www.philips.com
PLATEK
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Chiodo Il design minimale e la capacità di resistere a qualsiasi condizione climatica rendono questa lampada ideale per gli spazi esterni. La mobilità e semplicità d’installazione sono plus
importanti, grazie al suo picchetto “a vanga”, che piantato nel terreno consente di spostarla a seconda delle necessità. L’asta in fibra di carbonio, oscilla con il vento, creando una gradevole sensazione di ‘sospensione’. La sorgente luminosa è un C.O.B. a 230V, senza alimentatore. The minimal design and the ability to withstand all weather conditions make this an ideal lamp for outdoor spaces. Mobility and ease of installation are important plus, thanks to his “shovel” stake is planted in the soil, that allows to move according as needed. The carbon fiber rod, swing with the wind, creating a pleasant feeling of “suspension”. The light source is a 230V C.O.B., excluded power supply.
www.platek.eu SIMES
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Shape Capace di diffondere una luce uniforme sul perimetro delle finestre, creando una decorazione luminosa sulle facciate. Massima miniaturizzazione, grande versatilità e performance, i tratti distintivi di un prodotto in grado di illuminare anche grandi aperture con il minimo assorbimento energetico e con un alto livello di funzionalità. L’apparecchio impiega un solo LED da 4,5W a 4000K e 360 lm (lenti radiali 10°x170°) e la sua inclinazione può essere regolata per adattarsi alle diverse pendenze dei davanzali. Diffuse uniform light on the perimeter of the windows, creating a light decoration on all facades. Maximum miniaturization, performance and versatility, are the hallmarks of the product able to light also large openings with minimal energy consumption and with an high functionality level. The device employs a single 4.5W LED at 4000 k and 360 lm (radial lenses 10° x 170°) and its inclination can be adjusted to adapt to different grades of windowsills.
www.simes.it 3FFILIPPI
3F Petra sensor La nuova plafoniera con modulo a LED circolare (12W a 4000K Ra>80) ha uno schermo opale per garantire un ottimo comfort visivo. Corpo in policarbonato autoestinguente V2, stabilizzato agli UV, stampato ad iniezione, satinato per versione opale. Guarnizione di tenuta iniettata, ecologica e antinvecchiamento. Schermo in metacrilato opale stampato ad iniezione. Riflettore portacablaggio in acciaio zincato a caldo, verniciato a base poliestere di colore bianco, fissato al corpo mediante dispositivi rapidi in acciaio, apertura a cerniera. The new ceiling lamp with circular LED module (12W to 4000 k Ra 80 >) has a opal screen to ensure an excellent visual comfort. Housing in self-extinguishing polycarbonate V2, UV stabilized, injection moulded, version with frosted opal screen. Sealing gasket injected, ecological, and anti-aging. Screen in injection mould opal methacrylate. Wiring reflector in galvanized steel, painted in white polyester base, fixed to the body by means of rapid steel, hinged opening.
TOSHIBA
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Oled trasparente
OLED è la sorgente di luce di nuova generazione. L’ultimo sviluppo in questo campo è stato la creazione di un pannello trasparente, con emissione mono facciale di luce. Rispetto ai pannelli OLED tradizionali, che emettono luce da entrambi i lati, questo pannello trasparente diffonde la maggior parte della sua luce verso la direzione desiderata. I prototipi che usano queste sorgenti trasparenti offrono una luce molto confortevole, non accecante all’accensione grazie alla loro trasparenza, scompaiono quando vengono spenti. OLED is the new generation light source. The latest development in this field was the creation of a transparent panel with mono facial emission light. Compared to conventional OLED panels, which emits light from both sides, this transparent panel distributes the majority of its light towards the desired direction. The prototypes that use these transparent sources offers a very comfortable light, not blinding when power on due to their transparency, they disappear when turned off.
www.toshiba.it
Errata corrige (LUCE 307-2014, pagina 46) Nel sommarietto dell’articolo “Custom made e flessibilità produttiva al centro della filosofia di Litek” le parole “incarico di progettare l’illuminazione di Venezia e le sue isole” vanno lette “incarico di realizzare l’illuminazione di Venezia e le sue isole”. Come noto, l’incarico di progettazione dell’illuminazione della citta` di Venezia è stato affidato allo studio milanese GMS. A tal proposito si rimanda alle approfondite interviste a Raffaele Bonardi e Giovanni Roncan di Citelum Italia e a Margherita Süss dello studio GMS pubblicate su LUCE 297/298-2012. (LUCE 307-2014, page 46) In the subtitle of the article “Custom made and manufacturing flexibility at the heart of philosophy of Litek” the words “assignment the lighting design in Venice and its islands” should be read as “assignment for the lighting of Venice and its islands”. As it known, the assignment was entrusted to studio GMS. Please refer to the in-depth interviews to R. Bonardi e G. Roncan Citelum Italia and to M. Süss GMS studio published on LUCE 297/298-2012.
(LUCE 308-2014, pagina 30) In riferimanto al progetto richiamato dalla didascalia “Museo d’arte Moderna - Palazzo Grassi, Venezia, (doc. Flos, © Santi Caleca)”, in apertura dell’articolo “Illuminazione degli spazi museali” di Gennaro Spada, l’ingegner Piero Palladino ci segnala cortesemente che lo stesso progetto è stato realizzato dello studio Ferrara Palladino. (LUCE 308-2014, page 30) In reference to the project invoked by caption “Modern Art Museum Palazzo Grassi, Venice, (doc. Flos, © Santi Caleca)”, at the opening of the article “Lighting museums spaces” by Gennaro Spada, the engineer Piero Palladino kindly reminds the project was realized by Ferrara Palladino studio.
www.3f-filippi.it
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distribuito da Joo distribuzione www.joodistribuzione.it
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