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La prima linea di difesa russa le bolle di interdizione A2/Ad

Paolo Mauri

Dai freddi mari artici sino al Mediterraneo orientale, la Russia ha stabilito una linea di «difesa» pressoché continua costituita da diversi sistemi d’arma che, integrati, costituiscono quelle che vengono definite «bolle» A2/Ad (Anti Access/Area Denial). Vengono definite «bolle» in quanto individuate dal raggio d’azione dei sistemi di interdizione aerea o navale, che sono affiancati da sistemi di missili

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Giornalista pubblicista, analista geopolitico e collaboratore presso InsideOver e ilGiornale.it

Convoglio di missili S-400 in dotazione al sistema di difesa aerea russo (it.insideover.com).

balistici a corto raggio, da reggimenti di aviazione, e dalle unità navali presenti nei porti dei distretti militari di competenza o nelle basi oltremare, come quella di Tartus in Siria. Osservando una carta geografica, e individuando i raggi di azione dei diversi sistemi, si può notare come, sostanzialmente, dall’Artico occidentale russo (nella fattispecie dalla penisola di Kola), sino alla Crimea e passando per la Bielorussia, Mosca possa contare su diverse «bolle» che formano una collana quasi ininterrotta che cinge e protegge il suo confine ovest. La Russia, infatti, considera il suo settore occidentale come quello più vulnerabile a causa della particolare geografia della regione: dalla Bielorussia e dall’Ucraina non esistono praticamente delle barriere geografiche che possano «fermare» un’invasione sino alla catena montuosa degli Urali. Questa vasta regione, definita Bassopiano Sarmatico, vede presente, nella sua parte appartenente alla Russia, il cuore pulsante dell’economia, dell’industria, della demografia e della cultura di Mosca. Nella storia recente tutte le invasioni del territorio russo sono arrivate proprio da ovest: da Napoleone sino alle divisioni corazzate tedesche durante la Seconda guerra mondiale. Pertanto Mosca, cosciente di questa particolarità, ha sempre avuto un solo modo per difendere i suoi confini sin dai tempi degli Zar: allargarli, spostarli il più a ovest possibile. Qualcosa che è riuscito all’Unione Sovietica di Stalin con la creazione di una serie di Stati cuscinetto facenti parte del Patto di Varsavia. Ora questa situazione strategica, che ha plasmato la geopolitica russa per secoli, è venuta a mancare: la maggior parte dei paesi europei dell’ex sfera di influenza sovietica sono entrati nell’Alleanza Atlantica, pertanto Mosca, stante il progressivo e costante deteriorarsi dei rapporti con l’Occidente negli ultimi 20 anni, non ha avuto altra scelta se non quella di militarizzare i suoi margini occidentali per avere un «ombrello» in grado di interdire lo spazio aeronavale all’avversario. Sebbene questa postura sia più evidente nel Baltico e nel Mar Nero, anche l’Artico — troppo spesso dimenticato negli anni passati dalla politica occidentale — ha visto il rinascere della presenza militare russa, che si spiega anche nella necessità di stabilire la supremazia sui mari e nei cieli afferenti alle sue acque territoriali per difendere il «bastione» marittimo da cui operano i sottomarini lanciamissili balistici di Mosca (Ssbn), che hanno, soprattutto oggi, il peso maggiore della credibilità della capacità di deterrenza del Cremlino. Il fatto che vengano definite «bolle» difensive non deve però ingannare sulla loro finalità: dati i sistemi d’arma utilizzati, la capacità di difesa russa non è assolutamente qualcosa di «passivo», bensì di «proattivo». Se pensiamo all’armamento della maggior parte delle unità navali russe, per esempio, possiamo vedere che ai più classici ruoli ASW e ASuW è stata affiancata la possibilità di attacco terrestre: i missili da crociera Kalibr, oppure i più moderni e ipersonici Zircon (la Russia ne ha lanciati ben 12 durante lo scorso anno, di cui due da sottomarini) (1), hanno la capacità land attack (2), che unita alla loro portata ne fanno, di fatto, delle armi da attacco stand off. In particolare il 3M22 Zircon è un vettore multipiattaforma (può essere lan-

ciato da terra, tramite il Bastion, da navi, sottomarini e presto anche da aerei) con capacità antinave e di attacco terrestre, e rappresenta il primo missile da crociera ipersonico a essere prossimo all’ingresso in servizio (3), accrescendo così notevolmente, dal punto di vista qualitativo, la capacità di interdizione delle «bolle» A2/Ad. Se consideriamo poi che la dottrina navale russa prevede che anche le unità più piccole (corvette e fregate) siano pesantemente armate, capiamo come Mosca punti, oggi, ad avere uno strumento navale flessibile e non più solo adibito all’interdizione nelle acque più prossime a quelle territoriali. Abbiamo avuto una dimostrazione di questa nuova capacità/dottrina proprio durante il conflitto siriano, quando le corvette classe «Buyan-M» hanno lanciato missili Kalibr contro postazioni dell’Is dal Mar Caspio (4), oppure quando due sottomarini classe «Kilo» hanno effettuato la stessa missione navigando nel Mediterraneo orientale (5). Delle bolle che quindi non sono «difensive» in senso stretto. Guardando in dettaglio ai sistemi terrestri che le compongono questo è tanto più evidente se consideriamo che la Russia schiera, nelle sue bolle dell’oblast di Kaliningrad, nel Baltico, e della Crimea, battaglioni di missili balistici a corto raggio basati sul sistema Iskander-M (6). Questo ha la finalità di colpire bersagli terrestri di alto valore, fissi o in movimento, come centri di comando e controllo, aeroporti o colonne di mezzi ed è entrato in servizio nel 2006. Organizzati in brigate, queste sono composte, ciascuna, da 12 veicoli di lancio, 12 di ricarica, 11 posti comando, 14 di supporto, uno di analisi dati e uno di servizio per un totale di 51. Il missile utilizzato dall’Iskander-M, il 9M723-1, ha una portata massima compresa tra i 400 ed i 500 chilometri e monta una testata bellica singola da 720/800 chilogrammi del tipo ad alto potenziale, termobarica tipo Fae (Fuel Air Explosive), con submunizioni e nucleare (potenza tra i 5 ed i 50 kiloton). La velocità sul bersaglio è stimata intorno ai 700-800 m/s. La versione K dell’Iskander può lanciare i vettori da crociera R-500 (SSC-7 in codice Nato) tipo 9M728 la cui portata si ritiene sia intorno ai 1500 chilometri, facendone, di fatto, un sistema missilistico a raggio medio (quindi strategico). Insieme a questo sistema una classica «bolla A2/Ad» russa vede la presenza del sistema missilistico da difesa aerea S-400 Triumf (SA-21 «Growler» in codice Nato) che grazie alla sua vasta suite di vettori è in grado di ingaggiare diversi bersagli volanti a quote e distanze differenti (compresa una certa capacità antimissili balistici) (7), sino a un massimo di 400 chilometri e una quota di 185 (grazie al 40N6). Si ritiene che il radar da acquisizione e gestione del campo di battaglia di cui è dotata una batteria di S400, il 91N6E «Big Bird», possa effettuare la scoperta di un bersaglio sino a una distanza di 600 chilometri e seguire circa 300 tracce contemporaneamente. Come già accennato in una bolla tipo è presente il sistema antinave K-300P Bastion che utilizza classicamente i missili P-800 Oniks la cui portata è compresa tra i 120 chilometri in modalità lo-lo con caratteristiche di volo sea skimming e i 300 in modalità hi-lo, sebbene alcune fonti riportino che la versione in uso nelle Forze armate russe sia in grado di raggiungere i 600 chilometri (8). Abbiamo già detto che il Bastion può lanciare il missile ipersonico Zircon, che ha una portata, stimata, di oltre 400 chilometri (probabilmente oltre i 500 in volo hi-lo). Il radar Monolit-B del Bastion, in fase attiva, ha una portata compresa tra i 35 e i 100 chilometri, a seconda dell’altitudine a cui è posizionato, mentre in fase passiva questa sale a 450 chilometri. In condizioni di «super rifrazione», la portata attiva può arrivare a 250 chilometri. Ad affiancare il Bastion possiamo trovare anche il sistema antinave Bal, che, a se-

Sistema missilistico russo «Bal» con missili antinave Kh-35 e Kh-35U (it.topwar.ru).

conda dei vettori utilizzati (il Kh-35 nelle versione E o U), può colpire un bersaglio a distanze comprese tra i 120 e i 260 chilometri. In questa architettura multistrato trovano posto sistemi antiaerei a corto raggio (come per esempio il Pantsir) ma soprattutto l’aviazione, sia navale che delle Vks (Vozdušno-Kosmičeskie Sily), le Forze aerospaziali russe. Cacciabombardieri come il Sukhoi Su-34 possono essere armati di missili da crociera antinave, così come i bombardieri Tupolev Tu-22M, i Tu-95MS e i pattugliatori Tu-142, senza considerare i caccia adibiti alla difesa aerea vera e propria composti principalmente dal binomio Su-27/35. Recentemente, a fine maggio 2021, a dimostrazione delle possibilità offerte dalla base aerea siriana di Hmeimim che ha visto l’allungamento della sua pista (9), la Russia ha effettuato un breve dispiegamento di Tu-22M3 armati di missili antinave a lungo raggio Kh-32 (10), una recente evoluzione del ben noto Kh-22 (AS-4 «Kitchen» in codice Nato). Non è da escludere che la base siriana vedrà il dispiegamento, a rotazione, di pattugliatori marittimi Tu-142 che effettueranno crociere di lungo raggio spingendosi sin verso il Mediterraneo centrale, quindi in un settore di nostra competenza. A completamento dei sistemi missilistici, degli assetti navali e aerei, la Russia nelle sue zone di interdizione A2/Ad schiera tutta una serie di sistemi da guerra elettronica (EW) utilizzati per disturbare i mezzi avversari: ne è un esempio il sistema mobile Krasukha-4 (11), che agisce per «accecare» gli AWACS avversari, ma che ha un raggio d’azione tale da essere efficiente anche su satelliti in orbita bassa (12), o come il sistema Pole-21, in grado di disturbare il sistema di navigazione satellitare di aerei, missili da crociera e Uav attraverso lo spoofing (13) (sostanzialmente la trasmissione di un falso segnale che viene letto come vero). Quest’ultimo sistema potrebbe essere stato schierato in Crimea, ed è quasi certo che sia presente in Siria, dove vengono segnalati importanti disturbi al Gps da parte di velivoli civili che si estendono sino all’isola di Cipro (14). Una «collana» di bolle, come abbiamo detto, quasi ininterrotta e che può contare anche sui sistemi missilistici da difesa aerea S-300 della Bielorussia, più vecchi ma ancora temibili per la suite di vettori di cui dispongono. Una collana che abbraccia ben quattro mari, considerando la bolla siriana e quella artica nella penisola di Kola. 8

NOTE

(1) https://function.mil.ru/news_page/country/more.htm?id=12401326@egNews. (2) https://tass.ru/opinions/7154081. (3) https://tass.ru/armiya-i-opk/13477579. (4) https://www.washingtoninstitute.org/policy-analysis/russias-cruise-missiles-raise-stakes-caspian. (5) https://www.defensenews.com/breaking-news/2015/12/08/russian-submarine-hits-targets-in-syria. (6) https://missilethreat.csis.org/missile/ss-26-2. (7) https://missilethreat.csis.org/defsys/s-400-triumf. (8) https://www.military-today.com/missiles/bastion_p.htm. (9) https://www.thedrive.com/the-war-zone/39113/what-does-russia-have-planned-for-its-lengthened-runway-at-its-air-base-in-syria. (10) https://www.thedrive.com/the-war-zone/40800/right-on-cue-russian-tu-22m3-bombers-now-flying-from-syria-brandish-anti-ship-missiles. (11)_https://www.armyrecognition.com/defense_news_february_2022_global_security_army_industry/russian_army_deploys_1rl257_krasukha-4_electronic_warfare_systems.html. (12) https://www.armyrecognition.com/russia_russian_military_field_equipment/krasukha-4_1rl257_broadband_multifunctional_jamming_station_electronic_warfare _system_technical_data_sheet_pictures_video_10610156.html. (13) https://www.armyrecognition.com/october_2016_global_defense_security_news_industry/pole-21_electronic_countermeasures_system_to_enter_in_service_ with_russian_armed_forces_tass_11310161.html. (14) https://www.thetimes.co.uk/article/russia-jamming-signals-at-raf-cyprus-base-m2whgk0gh?utm_medium=Social&utm_source=Twitter#Echobox=1616140349.

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