NUMERI STUDIO ANMIL “LAVORO ED INFORTUNI AL FEMMINILE: LE DIFFERENZE DI GENERE”
IL DIVARIO LAVORATIVO Negli ultimi decenni le donne italiane hanno fatto passi da gigante nel mondo del lavoro. Già a partire dal secondo dopoguerra l’occupazione femminile è cresciuta a ritmi sempre più intensi per effetto della progressiva terziarizzazione del lavoro a scapito delle attività tradizionali dell’industria e dell’agricoltura. Dal 1975 ad oggi il numero delle lavoratrici è quasi raddoppiato (da 5,6 a 9,9 milioni di unità) e la quota di donne sul totale è salita dal 28,6% al 42,3%. Tuttavia permangono ancora oggi problemi di fondo difficili da scalfire e riconducibili in larga parte alle difficoltà di conciliazione dei tempi di lavoro con quelli di cura della casa e della famiglia. Il risultato è che le donne italiane presentano un gap occupazionale eclatante sia all’interno rispetto agli uomini che all’esterno rispetto alle donne del resto d’Europa. Vediamo qualche numero: uno studio del CENSIS, elaborato su dati Istat e Eurostat 2018, rileva che in Italia il tasso di attività femminile, pari al 56,2%, è all'ultimo posto in Europa; le donne italiane sono molto lontane anche dal tasso di attività maschile italiano che è pari al 75,1%. Tra le giovani di età 1524 anni il tasso di disoccupazione è del 34,8%: anche in questo caso è abissale la distanza con l'Europa, dove l’analogo tasso medio è pari al 14,5%. In Germania scende addirittura al 5,1%, nel Regno Unito al 10,3%, in Francia al 20%; anche in questo caso l’Italia si piazza in fondo alla classifica, seguita solo dalla Grecia (43,9%). E, rispetto al 2018, la situazione ad oggi non è certamente migliorata. Secondo la ri( 32 )
levazione ISTAT relativa ai primi tre trimestri 2019, le donne che lavorano in part time sono il 32,8% contro l'8,7% degli uomini. Ma l’aspetto più preoccupante – sottolinea ISTAT – è che “il part time non è cresciuto come strumento di conciliazione dei tempi di vita, ma nella sua componente involontaria" che è salita al 60% del totale, dal 34,9% dello stesso periodo del 2007.
IL DIVARIO INFORTUNISTICO In campo infortunistico, la declinazione uomo/donna mette in evidenza molteplici e significative differenziazioni, sia per quanto riguarda l’andamento che le varie caratteristiche del fenomeno. Innanzitutto, il numero delle lavoratrici che si infortunano è nettamente inferiore a quello dei colleghi maschi, a tutti i livelli di gravità. Nel corso dell’ultimo quinquennio l’andamento infortunistico, sia in complesso che per entrambi i sessi, si è mantenuto sostanzialmente stazionario: gli infortuni maschili si attestano intorno alle 410.000 unità, quelli femminili a 230.000, vale a dire poco più della metà. Quanto detto si riferisce ai valori assoluti, ma anche in termini relativi il gap risulta notevole: il tasso di incidenza infortunistica (numero di infortuni per 1.000 occupati) è attualmente pari a 30,5% per gli uomini e a 23,2% per le donne. Il divario appare ancora più evidente nel caso degli infortuni lavorativi con esiti mortali dove il numero di quelli femminili, in media circa 115 decessi l’anno nell’ultimo quinquennio, risulta pari a meno di un decimo di quelli maschili la cui media annua si attesta intorno ai 1.200 casi (il dato dell’anno 2019 non è stato preso in considerazione in quanto del tutto provvisorio). Situazione analoga si riscontra per le malattie professionali, dove delle circa 60.000 che vengono denunciate annualmente solo il 27% (16.000 circa) riguarda la componente femminile. C’è dunque, inequivocabile, una forte sperequazione nei livelli infortunistici dei due sessi, legati alla differente rischiosità delle attività esercitate. Le donne, come noto, sono occupate principalmente nei settori dei Servizi che hanno bassi livelli di frequenza infortunistica; la presenza degli uomini è invece assolutamente preponderante in Agricoltura, nell’Industria
e in particolare in quei settori come Metalindennità giornaliere per inabilità temporanea e lurgia, Estrazione minerali, Costrudi rendite per inabilità permanente; menzioni, Trasporti ecc. che fanno tre le donne, a causa proprio della registrare i tassi di pericolosità maggiore mortalità degli uomini, più elevati e nei quali la presono quelle che percepiscono senza femminile è pratila stragrande maggioranza camente marginale e cirdelle rendite a superstiti. Alla coscritta a ruoli quasi data del 31.12.2018, infatti, il numero delle lavoratrici esclusivamente impiegarisultano in vigore circa è quasi RADDOPPIATO tizi – amministrativi. La 600.000 rendite di inabilità (da 5,6 a 9,9 milioni di unità) netta differenza di genere permanente di cui l’85% a e la quota di donne che si riscontra nell’incifavore di uomini (circa 515.000) sul totale è salita denza infortunistica, a tutti e il 15% (85.000) a favore di i livelli di gravità, si riflette donne. Delle 105.000 rendite a dal 28,6% al 42,3% poi necessariamente sulla quansuperstiti in vigore, invece, circa tità e qualità degli indennizzi erogati 92.000 sono a favore di coniugi: di quedall’INAIL. I lavoratori maschi, infatti, ste, si stima che oltre 85A.000 (oltre il 92%) sono nettamente prevalenti nella concessione di sono assegnate a donne e 7.000 a uomini (8%).
DAL 1975 AD OGGI
DENUNCE INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI NAZIONALI Confronto anno 2018 / anno 2019 (Fonte: elaborazione ANMIL su Dati INAIL)
Infortuni denunciati TOTALI PER REGIONE (Donne e uomini)
Infortuni denunciati TOTALI PER GENERE (Solo donne) VARIAZIONE TERRITORIO 2019/2018
2018
2019
VARIAZIONE 2019/2018
228.762
229.865
+0,5%
ABRUZZO
5.077
5.059
-0,4%
+2,7%
BASILICATA
1.705
1.744
2,3%
9.833
-1,7%
CALABRIA
3.539
3.497
-1,2%
22.707
22.824
+0,5%
CAMPANIA
7.442
7.433
-0,1%
E. ROMAGNA
85.761
84.941
-1,0%
E. ROMAGNA
30.006
29.860
-0,5%
FRIULI V. G.
17.238
17.068
-1,0%
FRIULI V. G.
6.149
6.316
+2,7%
LAZIO
44.410
44.864
+1,0%
LAZIO
18.083
18.215
+0,7%
LIGURIA
20.595
20.695
+0,5%
LIGURIA
7.981
7.854
-1,6%
LOMBARDIA
119.858
119.930
+0,1%
LOMBARDIA
42.724
42.616
-0,3%
MARCHE
18.614
19.011
+2,1%
MARCHE
6.378
6.572
+3,0%
MOLISE
2.124
1.978
-6,9%
MOLISE
838
767
-8,5%
PIEMONTE
47.656
47.664
0,0%
PIEMONTE
18.973
18.944
-0,2%
PUGLIA
30.995
30.903
-0,3%
PUGLIA
10.610
10.791
+1,7%
SARDEGNA
12.823
13.356
+4,2%
SARDEGNA
4.818
5.089
+5,6%
SICILIA
28.077
27.731
-1,2%
SICILIA
9.747
9.734
-0,1%
TOSCANA
48.911
49.350
+0,9%
TOSCANA
18.418
18.577
+0,9%
TRENTINO A.A.
24.261
24.333
+0,3%
TRENTINO A.A.
7.385
7.388
+0,0%
UMBRIA
10.312
10.534
+2,2%
UMBRIA
3.758
3.853
+2,5%
576
588
+2,1%
24.555
24.968
+1,7%
TERRITORIO
2018
2019
ITALIA
640.723
641.638
+0,1%
ITALIA
ABRUZZO
13.825
13.313
-3,7%
BASILICATA
4.629
4.752
CALABRIA
9.998
CAMPANIA
VALLE D’AOSTA
1.494
1.434
-4,0%
VALLE D’AOSTA
VENETO
76.435
77.124
+0,9%
VENETO
( 33 )
DENUNCE INFORTUNI E MALATTIE PROFESSIONALI NAZIONALI Confronto anno 2018 / anno 2019 (Fonte: elaborazione ANMIL su Dati INAIL)
Infortuni denunciati MORTALI (Donne e uomini)
Infortuni denunciati MORTALI PER GENERE (Solo donne)
TERRITORIO
2018
2019
VARIAZIONE 2019/2018
TERRITORIO
2018
2019
VARIAZIONE 2019/2018
ITALIA ABRUZZO BASILICATA CALABRIA CAMPANIA E. ROMAGNA FRIULI V. G. LAZIO LIGURIA LOMBARDIA MARCHE MOLISE PIEMONTE PUGLIA SARDEGNA SICILIA TOSCANA TRENTINO A.A. UMBRIA VALLE D’AOSTA VENETO
1.133 25 18 41 87 115 29 92 43 163 22 13 98 74 19 64 81 14 19 1 115
1.089 28 16 28 83 106 18 98 23 171 33 11 94 67 19 80 69 29 17 1 98
-3,9% +12% -11,1% -31,7% -4,6% -7,8% -37,9% +6,5% -46,5% +4,9% +50,0% -15,4% -4,1% -9,5% 0,0% +25,0% -14,8% +107,1% -10,5% 0,0 -14,8%
ITALIA ABRUZZO BASILICATA CALABRIA CAMPANIA E. ROMAGNA FRIULI V. G. LAZIO LIGURIA LOMBARDIA MARCHE MOLISE PIEMONTE PUGLIA SARDEGNA SICILIA TOSCANA TRENTINO A.A. UMBRIA VALLE D’AOSTA VENETO
104 3 1 4 4 6 2 7 4 20 3 0 13 8 0 0 5 1 3 0 15
94 2 1 2 6 12 2 10 2 13 2 1 10 8 1 5 7 2 0 0 6
-9,60% -33,3% 0,0% -50,0% +50,0% -7,8% 0,0% +42,9% -50,0% -35,0% -33,3% / -23,1% 0,0% / / +40,0% +100,0% -100,0% / -60,0%
Malattie prof. DENUNCIATE (Donne e uomini)
( 34 )
Malattie prof. DENUNCIATE PER GENERE (Solo donne)
TERRITORIO
2018
2019
VARIAZIONE 2019/2018
TERRITORIO
2018
2019
VARIAZIONE 2019/2018
ITALIA ABRUZZO BASILICATA CALABRIA CAMPANIA E. ROMAGNA FRIULI V. G. LAZIO LIGURIA LOMBARDIA MARCHE MOLISE PIEMONTE PUGLIA SARDEGNA SICILIA TOSCANA TRENTINO A.A. UMBRIA VALLE D’AOSTA VENETO
59.585 4.444 705 2.625 2.953 6.388 1.742 3.901 1.081 4.115 6.039 231 1.913 3.379 4.432 1.538 8.009 603 2.218 60 3.209
61.310 4.350 660 2.606 3.268 6.581 1.753 3.965 1.145 4.140 6.077 194 1.742 3.681 4.969 1.666 8.323 568 2.295 43 3.284
+2,9% -2,1% -6,4% -0,7% +10,7% +3,0% +0,6% +1,6% +5,9% +0,6% +0,6% -16,0% -8,9% +8,9% +12,1% +8,3% +3,9% -5,8% +3,5% -28,3% +2,3%
ITALIA ABRUZZO BASILICATA CALABRIA CAMPANIA E. ROMAGNA FRIULI V. G. LAZIO LIGURIA LOMBARDIA MARCHE MOLISE PIEMONTE PUGLIA SARDEGNA SICILIA TOSCANA TRENTINO A.A. UMBRIA VALLE D’AOSTA VENETO
16.006 1.469 117 453 577 2.386 574 1.020 246 4.115 1.914 77 608 649 701 170 2.449 128 558 7 921
16.654 1.359 111 427 636 2.571 557 1.088 278 4.140 1.900 62 537 692 780 174 2.668 145 633 11 1.008
+4,0% -7,5% -5,1% -5,7% +10,2% +7,8% -3,0% +6,7% +13,0% +0,6% -0,7% -19,5% -11,7% +6,6% +11,3% +2,4% +8,9% +13,3% +13,4% +57,1% +9,4%