Futuro nr.7

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Supplemento omaggio di “Fare” n.10 Settembre 2010 e Autorizzazione del Tribunale di Bologna n.6858 del 26.11.1998 Poste Italiane Spa . Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, DCB Bologna

numero 10 - Settembre 2010

Esclusiva:

Bersani Candidato Nobel per la Pace

Intervista:

Alex Zanardi

Focus

Capitalismo di persone



SOMMARIO

EDITORIALE Andrea Paladini In un paese attanagliato dai problemi della crisi economica, in cui tutti, dalla classe politica ai cittadini, sono consapevoli della necessità di riforme, cambiamento e innovazione, prevale la logica dell’immobilismo e del “not in my backyard” (non nel mio giardino). I politici in Italia si distinguono solo per condurre ruvidi confronti che prevalentemente riguardano temi che non eccedono il mondo della politica (legge elettorale, la legittimità di questo o quello a governare o a ricoprire certe cariche), dimenticando così il mandato ricevuto dagli elettori che dovrebbe essere alla base di ogni democrazia. L’elezioni di metà mandato negli Stati Uniti ci hanno evidenziato chiaramente quello che dovrebbe essere il rapporto tra base elettorale e politica, dove le aspettative non rispettate hanno decretato un drastico cambiamento nella rappresentanza parlamentare. Il Presidente Obama infatti, a seguito di questo forte segnale della base, si è presentato in televisione per dire agli americani “Colpa mia, dobbiamo lavorare di più”......ogni paragone con il bel paese credo sia superfluo. Sinceramente sono convinto che se il tenace “animus pugnandi” dimostrato dai nostri rappresentanti nelle lotte intestine di questo periodo, fosse asservito alla risoluzione dei problemi della gente si potrebbe uscire dalla crisi in tempi rapidi. D’altra parte se è vero che le riforme proposte dal Governo sono poche, è anche vero che ogni tentativo di cambiamento dello Stato e del sistema paese, è accompagnato solo da dissensi e manifestazione dei diretti interessati. Ma se siamo tutti d’accordo che con questo modello, caratterizzato da sprechi e clientelismo, non si va da nessuna parte rischiando di fare la fine della Grecia, non è forse il caso che ognuno faccia la sua parte? Non possiamo solo lamentarci della politica e dei politici se noi cittadini non siamo disposti in prima persona ad un cambio di mentalità. E’ inutile invocare le riforme e il cambiamento senza un collettivo senso di responsabilità, senza un cambiamento che prima di tutto deve essere culturale. Altrimenti non saremo mai in grado di uscire dalla limitante logica gattopardiana del “qui bisogna che tutto cambi perchè nulla cambi” In questo scenario piuttosto sconcertante, il mio pensiero non può non andare ai giovani ed in particolare ai così detti “talenti” che, se in altri paesi rappresentano uno dei motori di sviluppo e sono più ricercati del petrolio, in Italia, spesso, devono stare ai margini e guardare la partita dalla panchina se non dalla tribuna aspettando che qualcuno si accorga del loro valore Non vorrei sembrare filo americano, ma certi dati non possono passare inosservati. Nel nostro Parlamento gli under 50 sono una rarità e gli under 40 una chimera. Vi informo che: Marco Rubio, 39 anni figlio di esuli cubani, è appena stato eletto in Florida come Senatore e che Nikki Haley, 37 anni figlia di immigrati indiani, è il nuovo Governatore della Carolina del Sud. Se questa è la situazione non stupiamoci se i nostri “giovani cervelli” migrano altrove dove è più facile esprimere il loro talento. FUTURO - Rivista di Unindustria Bologna Supplemento omaggio di “Fare” N. 10 Settembre 2010 Direttore Responsabile: Carlo Rossini Redazione: Giuseppe Covino, Piero Brighetti, Maria Sole Campanini, Maria Francesca Delli, Corinna Egitto, Rossana Gabrielli, Simone Mangini, Rocco Mangione,Valentina Marchesini,Viero Negri, Marco Ponzellini, Ilenia Sala, Alberto Stancari, Claudia Turrini, Fabio Zalambani., Averardo Orta, Giorgia Vitali, Massimo Tchen, Enrica Gentile, Ivana Topi. Si ringraziano tutti coloro che hanno contribuito alla stesura degli articoli. Editore: FARE S.r.l. - Via Serlio, 26 - 40128 Bologna Direzione e Redazione: Unindustria Bologna - Via Serlio, 26 - 40128 Bologna Pubblicità: FARE S.r.l. - Via Serlio, 26 - 40128 Bologna Progetto Grafico: Mollusco & Balena S.r.l. - Via Croce Coperta, 11 - 40128 Bologna Stampa: Edizioni Union Cards S.r.l. - Via Speranza 4/1 - 40068 San Lazzaro di Savena (BO) Foto: Archivio Unindustria Bologna.

ECONOMICO/GIURIDICA 02 Federalismo Fiscale 05 Intervista al Sen. Giovanni Bersani 08 Il sistema brevettuale INTERNAZIONALIZZAZIONE 10 Decadenza dell’impero 12 Expo Shangai 2010 FORMAZIONE 14 Intervista ad Alex Zanardi 18 Quanto sono sicure le nostre aziende? INNOVAZIONE 20 Enterprise 2.0 TERRITORIO 22 Le reti d’impresa 24 Settimana Internazionale della Grafica No profit 26 Associazione Arca di Noè Marketing e comunicazione 28 Linkedin FOCUS 31 Responsabilità sociale nelle piccole imprese 33 Intervista a Carlo Luison 34 Intervista ad Averardo Orta VETRINA ASSOCIAZIONE 37 Assemblea Generale Unindustria BO 39 40° Convegno S. Margherita Ligure 42 Marketing associativo 44 La Piccola Industria 46 Progetto Quale Impresa 47 Premio Giovani imprenditori 2010 48 Green Party 50 Libro: Crescere al futuro VETRINA IMPRESE 52 Bologna Broker 53 Ermess, Studio di Nardo, Medhiartis CONSIGLI DI LETTURA 54 Recensione libri

Autorizzazione del Tribunale di Bologna n.6858 del 26.11.1998 Poste Italiane s.p.a. Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art.1, comma 1, DCB Bologna


La Legge n. 42/2009, nell’ottica di introdurre il c.d. federalismo fiscale, ha delegato il Governo a emanare uno o più decreti legislativi “al fine di assicurare, attraverso la definizione dei principi fondamentali del coordinamento della finanza pubblica e del sistema tributario e la definizione della perequazione, l’autonomia finanziaria di comuni, province, città metropolitane e regioni”. In attuazione di tale previsione legislativa, il Consiglio dei Ministri ha approvato: • in data 4.8.2010, lo schema di D.Lgs. “recante disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale”, che prevede: – la devoluzione ai Comuni della fiscalità immobiliare; – l’introduzione, dal 2011, della c.d. “cedolare secca” applicabile ai redditi da locazione immobiliare (solo per immobili abitativi); – l’introduzione, dal 2014, dell’Imposta municipale propria e dell’Imposta municipale secondaria (facoltativa); • in data 7.10.2010, lo schema di D.Lgs. “in materia di autonomia di entrata delle Regioni a statuto ordinario e delle province nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard nel settore sanitario”.

FEDERALISMO FISCALE

QUALI PROSPETTIVE? Ilenia Sala

Legge n. 42/2009. 2

economico / giuridica

Tale nuovo provvedimento contiene le misure dirette ad assicurare l’autonomia di entrata: – delle Regioni a statuto ordinario, a seguito della soppressione dei trasferimenti statali a loro favore; – delle Province e dei Comuni presenti nelle Regioni a statuto ordinario, a seguito della soppressione dei trasferimenti regio-

nali a loro favore. In particolare, per compensare gli effetti connessi con la soppressione dei trasferimenti statali, è riconosciuto alle Regioni un margine di “manovra” sulle aliquote dell’addizionale regionale IRPEF e dell’IRAP ed è inoltre prevista la compartecipazione delle stesse al gettito derivante dall’IVA nonché la possibilità di istituire, con legge regionale, tributi propri, come di seguito esaminato. Le principali novità possono essere così riassunte: FONDO DI SOLIDARIETÀ FINANZIATO DA IVA - Dal 2014 viene istituito “un fondo perequativo alimentato dal gettito prodotto da una compartecipazione al gettito dell’IVA determinata in modo tale da garantire, in ogni regione, il finanziamento integrale delle spese” per sanità, istruzione, assistenza sociale e trasporto pubblico locale. ADDIZIONALE IRPEF - Con il federalismo sarà l’addizionale Irpef a sostituire, per gran parte, i trasferimenti dello Stato alle regioni per l’esercizio delle loro funzioni. “A decorrere dall’anno 2012 l’addizionale regionale all’IRPEF è rideterminata ….. in modo tale da assicurare al complesso delle Regioni a statuto ordinario entrate corrispondenti ai trasferimenti statali soppressi”, si legge nel testo. Sono, così, “ridotte le aliquote dell’Irpef di competenza statale, con l’obiettivo di mantenere inalterato il prelievo fiscale complessivo a carico del contribuente”. IVA REGIONALE - A ciascuna Regione a statuto ordinario spetta

una compartecipazione al gettito dell’imposta sul valore aggiunto. Per gli anni 2011, 2012 e 2013 l’aliquota di compartecipazione “è calcolata in base alla normativa vigente, al netto di quanto devoluto alle regioni a statuto speciale e delle risorse UE”. A partire dall’anno 2013 “le modalità di attribuzione del gettito della compartecipazione Iva alle Regioni sono stabilite in conformità con il principio di territorialità”. Il principio di territorialità “tiene conto del luogo di consumo”. Il luogo di consumo va identificato “con quello in cui avviene la cessione di beni o la prestazione di servizi.

La maggiorazione non può essere superiore: allo 0,5 per cento, sino al 2013; all’1,1 per cento, per l’anno 2014; al 2,1 per cento, a decorrere dall’anno 2015. DETRAZIONI IRPEF COME SUSSIDIO SOCIALE - Le Regioni possono disporre detrazioni in favore della famiglia. “Al fine di favorire l’attuazione del principio di sussidiarietà orizzontale, le Regioni “possono inoltre disporre, con propria legge, detrazioni dall’addizionale stessa in luogo dell’erogazione di sussidi, voucher, buoni servizio e altre misure di sostegno sociale previste dalla legislazione regionale.

Nel caso dei servizi, il luogo della prestazione può essere identificato con quello del domicilio del soggetto fruitore”.

La possibilità di disporre le detrazioni è sospesa per le Regioni impegnate nei piani di rientro dal deficit sanitario.

RIDUZIONE IRAP FINO A ZERO Dal 2014 ogni Regione a statuto ordinario, con propria legge, “può ridurre le aliquote dell’IRAP fino ad azzerarle, nel rispetto della normativa dell’Unione europea e degli orientamenti giurisprudenziali della Corte di Giustizia dell’Unione europea”.

VIA LE PICCOLE TASSE, POSSIBILITÀ DI CREARNE NUOVE - A decorrere dal 1° gennaio 2014 saranno soppresse: la tassa per l’abilitazione all’esercizio professionale, l’imposta regionale sulle concessioni statali dei beni del demanio marittimo, l’imposta regionale sulle concessioni statali per l’occupazione e l’uso dei beni del patrimonio indisponibile, la tassa per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche regionali, le tasse sulle concessioni regionali, l’addizionale regionale sui canoni statali per le utenze di acqua pubblica.

L’eventuale riduzione o azzeramento dell’IRAP è “esclusivamente a carico del bilancio della Regione e non comporta alcuna forma di compensazione”. Non può essere disposta la riduzione dell’IRAP, se la maggiorazione dell’addizionale Irpef è superiore allo 0,5 per cento. IRPEF REGIONI NON OLTRE 3% - Le Regioni possono aumentare o diminuire l’aliquota dell’addizionale regionale all’IRPEF di base.

Ma, a decorrere dal 2013, la legge regionale può, “con riguardo ai presupposti non assoggettati ad imposizione da parte dello Stato, istituire tributi regionali e locali nonchè, con riferimento ai tributi locali istituiti con legge regionale, determinare variazioni delle ali-

economico / giuridica

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quote o agevolazioni che Comuni e Province possono applicare nell’esercizio della propria autonomia”. ACCISA BENZINA: COMPARTECIPAZIONE DELLE PROVINCE - Dal 2012, spetta a ciascuna provincia delle regioni a statuto ordinario una compartecipazione all’accisa sulla benzina.

tassa automobilistica sugli autoveicoli che spetta alla regione, in misura tale da assicurare un importo corrispondente ai trasferimenti regionali soppressi.

Dallo stesso anno è previsto che l’imposta sulle assicurazioni contro la responsabilità civile derivante dalla circolazione dei veicoli a motore, esclusi i ciclomotori, costituisca “tributo proprio derivato delle province”. L’aliquota dell’imposta è pari al 12,5 per cento.

FONDO PEREQUATIVO PER PROVINCE E COMUNI - Per il finanziamento delle spese dei comuni e delle province, successivo alla determinazione dei fabbisogni standard collegati alle spese per le funzioni fondamentali, “è istituito nel bilancio dello Stato, a decorrere dall’anno 2016, un fondo perequativo, con indicazione separata degli stanziamenti per i comuni e degli stanziamenti per le province, a titolo di concorso per il finanziamento delle funzioni da loro svolte.

A decorrere dal 2014 le province possono aumentare o diminuire l’aliquota in misura non superiore a 2,5 punti percentuali. Dal 2013 le province compartecipano alla

COSTI STANDARD DI SANITÀ - Il Ministro della salute, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni, “de-

termina annualmente” i costi e i fabbisogni standard regionali. Per la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard regionali, riferimento diventano gli elementi informativi presenti nel Nuovo sistema informativo sanitario (NSIS) del Ministero della salute. Da questo complesso di previsioni dovrebbe emergere un assetto dei poteri pubblici caratterizzato da una spesa locale molto più ampia di quella del passato. E’ stato calcolato, in particolare, che la spesa connessa al trasferimento delle nuove funzioni a Regioni ed Enti locali, previsto dall’art. 119 della Costituzione, sarà pari al 5,2% del PIL. Una simulazione sui conti della Pubblica Amministrazione evidenzia con chiarezza il mutamento che dovrebbe verificarsi nei rapporti tra i livelli di governo. Situazione dopo attuaz. Art. 1191

Situazione attuale Spese

% PIL

%

Spese

% PIL

%

Amm. Centrale2 (1)

334.957

21,8%

44,5%

259.180

16,9%

34,4%

Amm. Locali

231.342

15,1%

30,7%

308.119

20,1%

40,8%

Enti di previdenza

187.126

12,2%

24,8%

187.126

12,2%

24,8%

TOTALE

753.425

49,1%

100,0%

754.425

49,1%

100,0%

Pubblica amministrazione

Tabella 1. Incidenza sul PIL e articolazione della spesa pubblica per livelli di governo Anno 2007 – Valori della spesa in milioni di Euro. Come si può osservare, la spesa degli Enti locali arriverebbe a rappresentare oltre il 40% delle uscite della Pubblica Amministrazione e circa il 20% del PIL. Rispetto al passato e alle ipotesi formulate in sede di assemblea costituente, la nuova dimensione della finanza locale appare significativamente maggiore. 1

Elaborazioni sulla base delle stime Isae (2006)

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Al netto di trasferimenti ad Amm. Locali – rimane spesa dell’Amm. Centrale la parte di spesa previdenziale coperta da trasferimenti a enti di previdenza per tener conto della componente assistenziale delle prestazioni erogate dagli stessi enti.

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economico / giuridica

Per la città di Bologna, avere fra i propri nati un cittadino come Giovanni Bersani rappresenta un grande orgoglio, saperlo poi candidato al Premio Nobel per la Pace, per l’anno prossimo, è fattore di assoluto vanto. Giovanni Bersani è nato il 22 luglio di 96 anni fa, per chi non lo ricordasse, è stato un politico italiano, esponente della Democrazia Cristiana, membro del Parlamento italiano e del Parlamento europeo. Lo stesso Bersani fu tra i fondatori del Movimento Cristiano Lavoratori, vice-presidente delle ACLI, Deputato per sei legislature e Senatore per una; è stato poi sottosegretario al Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale nel Governo De Gasperi VII nel periodo 1952-1953. E quindi membro del Parlamento europeo dal 1960 ed eletto alle elezioni europee del 1979 nelle liste della DC, riconfermato poi nel 1984. È stato vicepresidente della commissione per lo sviluppo e la cooperazione e membro della commissione per le relazioni economiche esterne, nonché della delegazione alla commissione parlamentare mista CEE-Turchia. Aderì dapprima al gruppo democratico cristiano, in seguito al gruppo parlamentare del Partito Popolare Europeo. Nel 2004 il Consiglio Regionale dell’EmiliaRomagna approvò una risoluzione per chiedere alle istituzioni locali di attivarsi per presentare una segnalazione in favore della nomina di Giovanni Bersani a Senatore a vita, descrivendolo come chi ha dedicato la sua vita ai più deboli nelle sedi istituzionali e nel ruolo di volontariato internazionale. Senatore, la proposta della sua candidatura al Premio Nobel per la Pace, ha visto il supporto

GIOVANNI BERSANI INTERVISTA

Viero Negri

Candidato Premio Nobel per la Pace 2011. Intervista audio integrale sul sito www.giovaniunindustria.bo.it. economico / giuridica

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di molti illustri personaggi, dal mondo cooperativistico e da un’infinità di cittadini, abbiamo visto la nascita di veri e propri comitati, da quello del Resto del Carlino a quello di Marzabotto, che effetto fa sentirsi così tanto amato ed apprezzato e come ha vissuto quindi questo importante momento? “E’ una cosa assolutamente inaspettata, mi ha molto colpito questa dimostrazione di amicizia dalle parti più diverse e ammetto che continuo a commuovermi quando leggo ancora nuove testimonianze. Al di là della mia persona, è un fattore assolutamente positivo, perché significa che, lavorando, si possono raccogliere consensi e apprezzamenti. Non è vero che tutto deve essere spartito a priori, secondo certi schemi, è possibile fare una politica anche senza avere un fine specifico, senza particolari calcoli, alla fine questo viene apprezzato, non perché ci siano state delle concessioni personali ma per il significato che le iniziative stesse hanno avuto. Questo indica che i ceti politici e i dirigenti della società che, operando in un certo modo, possono anch’essi ottenere consensi anche inaspettati”. Lei senatore ha esportato in America Latina il metodo emiliano della partecipanze, questo per la salvaguardia dei popoli indios in seguito agli espropri delle terre, a causa delle varie colonizzazioni, quanto è stato difficile attuare una politica sociale di questo livello, in territori così ostili? “E’ ancora presto per esprimere un giudizio su questa esperienza, noi operiamo ai limiti delle possibilità di un’organizzazione civile di una parte della società. La situazione oggi è molto diversa rispetto a quando io l’ho conosciuta, ad esempio a San Paolo i “ninos de

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economico / giuridica

rua” oggi sono diventati i “bandidos de rua”, nel quartiere dove io abitavo, oggi non è più possibile entrare nemmeno per la polizia. Si tratta comunque di una nazione che si sta svegliando e si sta muovendo su molti piani, sta diventando la nazione leader per il Brasile. Però, in regioni così lontane, esistono ancora le “riserve”, dove la gente vive controllata dalla polizia, in ambiti quasi servili. E’ allora che abbiamo pensato di proporre, non l’accesso soltanto alla proprietà come una cosa concessa dall’esterno, ma di far nascere un processo che potesse dall’interno creare degli stimoli nuovi. Le partecipanze vivono da mille anni a Bologna e questa forma è caratterizzata dalla proprietà perpetua a delle comunità, con la sola condizione, che, dopo un numero concordato di anni, sia contemplata una ridistribuzione delle varie proprietà, dove ciascuno resta proprietario del proprio numero di ettari, ma in zone riassegnate mediante estrazione. Questo serve a creare uno spirito comunitario, al di là dei vantaggi immediati per le famiglie. Questa fu un’idea rivoluzionaria, molte città della pianura sono nate proprio da questo progetto: San Giovanni in Persiceto, Sant’Agata, Medicina, Budrio, per fare qualche esempio. Abbiamo quindi pensato di esportare e sperimentare questa formula in realtà ai limiti della sopravvivenza umana, proprio perché questo sistema è stato capace di sopravvivere per 1000 anni e di generare società ad alto livello civile”. Il Senatore Bersani ha fondato nel 1972 il CEFA (Comitato Europeo per la Formazione e l’Agricoltura), ONG di cooperazione allo sviluppo bolognese che, da allora, opera nei paesi dell’Afri-

ca subsahariana, balcanici e dell’America Latina. E’ stato poi il principale promotore della Fondazione Nord Sud. Parlando del suo impegno in Africa, dove gran parte della politica pro Africa è nata proprio da Bologna, quali sono quindi oggi gli obiettivi più vicini e quelli più lontani? “Pensi che la nascita del CEFA partì proprio dall’Associazione Industriali di Confindustria Roma, la quale, organizzò un convegno cui partecipò Julius Nyerere, Presidente della Tanzania, che allora era il punto di riferimento di tutta l’Africa centrale. Da lì divenimmo amici e creai il CEFA, che ha avuto, ed ha tuttora, un ruolo di grande importanza. Io feci la legge che creò la cooperazione fra l’Italia e i Paesi poveri, quando creammo le ONG, con statuti precisi e regole rigide. Noi di CEFA, siamo stati noi i primi ad andare in Somalia, ma il nostro principale impegno, non è quello di promuovere l’assistenza fine a se stessa, a noi interessa la promozione dell’auto-sviluppo, perché il mero aiuto ribadisce la dipendenza, come per la sanità o l’istruzione. La promozione dell’auto-sviluppo vede la sua evoluzione nell’attività industriale come momento culminante. La nostra volontà è di costruire le premesse per un sistema economico che veda anche lo sviluppo d’industrie vere e proprie. Poi si pone però un altro problema: le ONG non comunicano con il commercio estero, i due mondi s’ignorano e ognuno va per la sua strada. Io spesso stimolo i volontari al dialogo perché è fondamentale la collaborazione fra i vari organismi di volontariato, qualsiasi essi siano. Oggi poi – continua il Senatore Bersani - stiamo lavorando in Congo a un progetto contro le nuove violenze politiche contro le donne, mentre in Africa

stiamo lanciando il microcredito: oggi in Tanzania la banca serve unicamente per distribuire i fondi di aiuto che arrivano dal mondo”. Lei è stato membro del parlamento italiano e del parlamento europeo ed ha fatto politica ai tempi del Governo De Gasperi, mi permetta di affermare, in un’epoca in cui esistevano i veri ideali della politica, oggi, però, si percepisce uno scarso valore d’ideali proprio nella politica, scarsa concezione dello stato e delle istituzioni. Lei come vede questo momento? “Lo vedo con molta preoccupazione, sembra quasi che ogni giorno vada peggio e sono molto preoccupato soprattutto per i giovani. Quando facevamo politica noi, ci occupavamo dei problemi della gente, promuovendo la conoscenza

personale del territorio. Oggi nessuno conosce il territorio, non esiste più l’idea della politica fatta con la gente e per la gente. I politici di oggi ritengono che l’unica cosa importante sia di stare in televisione, facendo la politica delle chiacchiere. E’ fondamentale che la politica ritrovi i contatti con la gente, il territorio e i veri problemi, che poi è la stessa forza degli industriali che vivono ogni giorno la vita d’impresa e i contatti con il mercato. Questo può portare il mondo e i suoi operatori economici ad avere un ruolo più forte nella politica, non solo italiana ma anche in quella europea”. E parlando invece della politica più vicina a noi, quella di Bologna, lei Senatore, che ha conosciuto personalmente tutti i sindaci della nostra città: da Dozza a Delbono,

che percezione ha di quello che sarà il nostro futuro? “Il problema di Bologna è quello di non avere un programma per la città. C’è la necessità di risolvere dei problemi strutturali, ci sono responsabilità evidenti dei Governi, ma manca un grande disegno strategico degno di Bologna, stesso discorso della città metropolitana”. Qual è il messaggio che desidera mandare ai giovani imprenditori? “Da un lato molta fiducia in voi stessi, nelle peculiarità dei settori e delle iniziative in cui vi riconoscete, dall’altro di avere sul piano della responsabilità sociale un ruolo molto forte. L’aspetto economico e quello sociale sono intrecciati e devono collaborare per essere strettamente finalizzati al servizio delle comunità”.

BIOGRAFIA • membro della I commissione affari interni (11 giugno 1948 - 1º luglio 1949) • membro della II commissione affari esterni (8 ottobre 1952 - 24 giugno 1953) • membro della X commissione industria e commercio (1º luglio 1949 - 8 ottobre 1952) • membro della commissione speciale per l’esame e l’approvazione dei disegni di legge sulla stampa (C. nn. 223 e 227) (14 marzo 1949 - 24 giugno 1953) • membro della commissione parlamentare consultiva per l’ente per la colonizzazione del delta padano (21 giugno 1951 - 24 giugno 1953) • membro della XI commissione lavoro e previdenza sociale (1º luglio 1953 - 11 giugno 1958) • membro della giunta per i trattati di commercio e la legislazione doganale (6 ottobre 1953 - 11 giugno 1958) • membro della IV commissione giustizia (1º luglio 1959 - 30 giugno 1962) • membro della VI commissione finanze e tesoro (1º luglio 1962 - 15 maggio 1963) • membro della XI commissione agricoltura e foreste (12 giugno 1958 - 30 giugno 1959) • membro della commissione speciale per l’esame delle proposte di legge nn. 82 e 945 e della proposta di inchiesta parlamentare n. 1797, concernenti le abitazioni della gente rurale (22 luglio 1959 - 15 maggio 1963) • membro della commissione parlamentare per il parere sulle norme di cui agli articoli 31 e 32 della legge 2 giugno 1961, n. 454, concernente il piano quinquennale per lo sviluppo dell’agricoltura (12 dicembre 1961 - 15 maggio 1963) • membro della rappresentanza della Camera nell’assemblea parlamentare europea (15 dicembre 1960 - 15 maggio 1963) • membro della I commissione affari costituzionali (21 gennaio 1965 - 4 giugno 1968) • membro della V commissione bilancio e partecipazioni statali (1º luglio 1963 - 20 gennaio 1965) • membro della III commissione esteri (10 luglio 1968 - 24 maggio 1972) • membro della rappresentanza della Camera nel parlamento europeo (21 gennaio 1969 - 24 maggio 1972) • membro della III commissione esteri (26 giugno 1972 - 7 luglio 1973) • membro della XI commissione agricoltura e foreste (25 maggio 1972 - 4 luglio 1976) • membro della rappresentanza della Camera nel parlamento europeo (26 ottobre 1972 - 4 luglio 1976)

economico / giuridica

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LE POTENZIALITà NASCOSTE

DEL SISTEMA BREVETTUALE Simone Mangini

La tutela penale dei brevetti. 8

economico / giuridica

Molto spesso, nelle realtà imprenditoriali italiane si tende a sottovalutare il valore e le potenzialità dei brevetti. Questa opinione viene drammaticamente cambiata nel caso in cui un brevetto venga azionato contro la propria azienda. Quando ciò accade il non esperto in brevetti rimane incredulo e si chiede e ci chiede, riferendosi ai concorrenti, “ma possono davvero farlo? Possono davvero impedirmi di fare ciò che, dopo tanta fatica e tanti investimenti, sto facendo?”. Lascio immaginare l’indignazione quando si risponde che “sì, possono farlo”. Sovente il povero malcapitato rimane ancora più sorpreso quando gli viene spiegato quale è l’invenzione coperta dal brevetto. La reazione più comune è quella di dire “ma fanno e facevano da anni già tutti così, non è possibile ottenere un brevetto per un’invenzione del genere”. Spesso (ma fortunatamente non sempre) dopo lunghe investigazioni si scopre che, in realtà, non era proprio così che veniva fatto in passato, ma in un modo un po’ diverso. A questo punto, il non esperto viene, perlomeno per qualche secondo, pervaso dal dubbio che avrebbe dovuto prestare più attenzione ai brevetti. Questo atteggiamento “diffidente” e “supponente” nei confronti dei brevetti nasce da una predominante scarsa conoscenza del sistema brevettuale da parte di molti dirigenti e imprenditori. È importante notare che ancora oggi, in molte aziende, i brevetti vengono visti come un costo e non come un investimento ed una opportunità. In questo contesto, è particolarmente importante sottolineare che le modifiche apportate l’anno passato al Codice Penale hanno

di fatto notevolmente rafforzato la possibilità di ottenere una tutela penale anche per i brevetti per invenzione. Ora immaginate di essere in fiera presso lo stand della vostra azienda e che all’improvviso arrivino dei militari della guardia di finanza, che per diverse decine di minuti (se non ore) cercano e infine sequestrano del materiale che considerano in contraffazione di un brevetto di un concorrente. Provate a immaginare il danno per la vostra azienda o, di contro, il danno che potreste infliggere, a parti rovesciate, a un’azienda vostra concorrente. Tutto questo sarebbe molto difficilmente realizzabile utilizzando la tutela civile, ma diventa particolarmente facile (benché non sempre possibile) quando si agisce attraverso il codice penale. A questo riguardo, si sottolinea che l’attuale versione degli articoli 473 e 474 del C.P. (Codice Penale) non richiedono neppure una querela di parte e che il contraffattore giudicato tale può

incorrere in una pena da uno a quattro anni di reclusione e da 3.500 a 35.000 di multa. Accanto all’importanza delle pene previste dal legislatore, si sottolinea che un procedimento penale non causa solo danni diretti ma può causare anche notevoli danni indiretti connessi al deterioramento dell’immagine dell’azienda nei confronti dei propri clienti. È proprio in situazioni come queste che il brevetto esprime uno dei propri effetti deterrenti. Molte aziende preferiscono non intrattenere relazioni commerciali con chi è indagato o sotto processo per contraffazione. È importante notare che presumibilmente (non c’è ancora una giurisprudenza consolidata a riguardo; benché precedenti decisioni della Corte di Cassazione, per anteriori norme analoghe, facciano propendere per questa interpretazione) è possibile ottenere un sequestro come quello sopra descritto anche avendo “solamente” una domanda di brevetto e non un brevetto concesso.

Anche questo aspetto indica chiaramente che la tutela penale offre notevoli opportunità ai titolari di privative brevettuali di acquisire un vantaggio competitivo nei confronti dei concorrenti. Queste rilevanti opportunità sono state anche criticate perché potrebbero portare a un imbarbarimento dei rapporti tra aziende rivali, tuttavia sono possibilità previste dalla legge e che, pertanto, è giusto conoscere ed eventualmente utilizzare. Ovviamente, tale utilizzazione dovrebbe avvenire con cautela e nei casi in cui si ha una buona sicurezza sui propri diritti. Chi eventualmente agisse in modo temerario potrebbe, ad esempio, essere oggetto di un procedimento per calunnia. Sulla base di quanto sopra indicato, risulta evidente che lo strumento brevettuale è uno strumento dal quale una moderna azienda non può prescindere e dovrebbe sempre considerare procedendo con un’adeguata strategia di brevettazione e di analisi dei concorrenti.

economico / giuridica

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Si sa, la crisi ha ormai mutato i rapporti di forza tra l’Europa e il resto del mondo, mentre lo scatto dell’Oriente è ancora in essere e felino attende il passaggio delle consegne. Tutte le previsioni indicano, infatti, che nel XXI secolo le più grandi economie del pianeta saranno quella cinese e indiana. E dobbiamo prepararci al cambio. L’Occidente ha dato il massimo della sua potenzialità ed è ormai al capolinea della sua egemonia, diventando quindi luogo dove ogni esperimento è permesso. E lì dove si perdono le certezze e dove nasce anche una nuova fecondità. Irresistibile. La crisi economica, vista quindi come meccanismo di cambiamento sociale, troverà proprio nell’Occidente, a mio parere, nuove solide e stabili basi. Oggi le organizzazioni aziendali sono entità complesse che necessitano di una forte integrazione e diffusione di linguaggi, valori e cultura con cambi di target e obiettivi. La mia speranza è così forte che se riusciamo a portare alla luce la spaventosa insicurezza che sta al cuore del nostro lavoro intellettuale, se riusciamo a mantenerla nitida davanti ai nostri occhi, forse potremo trovare un modo per convivere con quella nitidezza che ancora ci spaventa.

decadenza dell’impero

economia d’occidente Corinna Egitto

Lì dove ormai non ci sono più certezze… è lì nel declino di un impero che c’è qualcosa di fecondo. Cogliamo nuovi percorsi e nuovi linguaggi. 10 internazionalizzazione

In questa nuova fase ci si rimette in discussione, si diventa eclettici, si sperimentano incroci, si fanno contaminazioni. Per esempio New York non è mai stata così creativa e vitale ed è oggi un luogo ben più dinamico di Pechino o New Delhi. Bisognerà dare maggiore importanza alla relazione, al NOI, piuttosto che all’individualità, più qualcosa è condiviso nella ricerca, nei pareri e nelle valutazioni, più acquisterà valore e diverrà importante.

Nuovi percorsi e quindi nuovi linguaggi stanno nascendo, interpretare in sintesi discorsi e comportamenti circolanti in una comunità così vasta è certamente molto ambizioso. Facciamo una piccola riflessione e cerchiamo di capire come meglio traslare queste considerazioni nella nostra piccola, media e grande industria. La lingua è cristallo e fumo. Il codice condiviso di comunicazione dentro cui nasce, è luogo della negoziazione di nuove forme e significati. Quando parliamo, eseguiamo uno spartito e improvvisiamo. Dato che il linguaggio è elastico, le ambiguità e gli equivoci li creiamo noi e ce li risolviamo pure. Seimilacinquecento sono le lingue vive sul nostro pianeta e sono tutte sistemi di differenze, una sorta di caos con regole da ritracciare, e ogni lingua, anche quella aziendale, è un modo originale ed evolutivo di guardare tutto il mondo naturale e sociale. La stessa lingua serve a produrre discorsi e generi diversi: scienze, letterature e religioni. Tutto oggi è codice, anche in tempi di crisi. Un codice in crisi che, in ambito aziendale e lavorativo, si sta modificando, ampliando e traslando. Oggi si dovrebbe comunicare con tutte le sostanze espressive a disposizione e su differenti piani.

di oggetti e quindi di capitali, di saperi e di tecniche. Per vivere e sopravvivere assisteremo al diffondersi di un nuovo linguaggio, all’interno del quale si dovrà creare una comunità immaginaria di valori e relazioni identificate nell’interlocutore che si avrà di fronte. E’ per questo che, secondo il mio parere, l’inglese non prevarrà, né per numero di parlanti, né per propria natura semantica, sia in relazione alla propria posizione di fronte ad altri idiomi, sia per limitazione ad alcuni registri della comunicazione o per propria resistenza ideologica. Oggi stanno cambiando i linguaggi dell’informazione con nuovi linguaggi digitali, cambia la pubblicità, il nostro umorismo, cambiano le regole e i linguaggi della creatività. Secondo le analisi della Greendex oggi, il 55% della popolazione presa a campione in 17 diversi paesi, ha dichiarato di essere “molto preoccupato” dei problemi ambientali, sei persone su dieci credono che si dovrebbe consumare meno per preservare l’ambiente per le generazioni future, mentre l’85% ha indicato che la ragione principale della loro diminuzione nel consumo di energia è stata risparmiare denaro. Il dato paradossale è che quelli che

sono risultati più attenti all’ecologia e al futuro del mondo sono stati proprio i cittadini più poveri. I cosiddetti paesi emergenti denominati BRIC (acronimo di Brasile, India e Cina) hanno ricevuto il massimo dei voti per i modelli di consumo ambientale positivo, USA e Canada il voto più basso. Ed è tutto merito della crisi se si hanno questi nuovi atteggiamenti. Cambiano le logiche produttive e distributive, nasce la Green Economy e le aziende dovranno cambiare i loro linguaggi in senso di maggiore aggregazione, collaborazione e innovazione. Dare maggiore valore ambientale e culturale ai nostri prodotti e servizi, vuol dire dare maggior spessore alle nostre capacità tecniche, saper identificare le nuove professionalità che ci sono necessarie, nonché ampliare le competenze delle attuali maestranze. Innovazione nei linguaggi e nei sistemi. In una parola: INNOVARE. Fonti: www.paolofabbri.it/interviste/ linguaggi-globalizzazione-html 1450 Broadway, NYC di Federico Rampini Greendex / Valutazione ed analisi ambientale 2009

Le ultime unità delle lingue sono i discorsi all’interno dei loro contesti culturali, NON LE PAROLE O LE FRASI, discorsi che non servono solo a rappresentare o a esprimere. Oggi si trasmette il significato per trasformarlo, mentre le nuove prospettive mondializzate, in particolare dalla Cina e dall’India, sono legate alle nuove migrazioni di uomini, d’informazioni e

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expo shanghai 2010 BETTER CITY BETTER LIFE

Massimo Tchen

L’attesissimo evento del 2010. 12 internazionalizzazione

Il 31 ottobre si è chiuso l’Expo di Shanghai, uno degli eventi più grandiosi mai realizzati al mondo. I risultati si stanno rivelando pari alle attese, con oltre 70 milioni di visitatori in poco più di sei mesi, prevalentemente cinesi. L’Expo nasce originalmente come esposizione internazionale di natura non commerciale, mostrando al popolo del paese ospitante caratteristiche e peculiarità di ogni nazione partecipante attraverso esposizioni tematiche. Nel passato la gente non aveva la possibilità di viaggiare come invece abbiamo oggi e l’Esposizione Universale era un’occasione per vedere le novità che accadevano nel mondo. In questo scopo la Cina ci è riuscita benissimo, un Paese dove la maggior parte della gente non ha possibilità di viaggiare, ma ha potuto comprendere un po’ del mondo circostante, delle altre culture, razze e tradizioni. Il governo locale della città di Shanghai ha invitato caldamente i suoi cittadini a visitare l’Expo regalando biglietti d’ingresso alle famiglie e buoni per il taxi, chiedendo alle famiglie e alle scuole di permettere specialmente ai più giovani di visitarlo almeno due volte. L’esposizione si è realizzata con il contributo dei vari paesi partecipanti. Il padiglione italiano, organizzato direttamente dal Governo italiano, è risultato tra quelli più belli e ricchi, di conseguenza è stato uno dei più visitati, con punte di 40.000 visitatori al giorno. L’amore verso il nostro Paese da parte dei cinesi, non ha scoraggiato la gente a file di svariate ore all’ingresso. L’Italia infatti è in testa ai desideri dei cinesi dal punto di vista turistico, insieme alla Francia. Apprezzano la cultura in genere, l’arte, la musica, i monu-

menti e i paesaggi italiani, il cibo e lo shopping delle grandi firme della moda. Visitare il padiglione italiano per un cinese medio, che non ha la facilità di viaggiare come abbiamo noi, è stato come fare un piccolo viaggio in Italia. All’interno del padiglione italiano è stato dedicato uno spazio riservato alle varie regioni italiane, che a turno hanno realizzato mostre ed eventi. Le prime due settimane di settembre sono state dedicate alla regione Emilia Romagna, che ha così colto l’occasione per organizzare una missione di sistema, con la collaborazione di Istituzioni, Enti locali, Associazioni e Università. È stata la più grande missione mai realizzata dalla Regione all’estero, con più di 250 partecipanti. Numerosi sono stati gli eventi a tutti livelli, che hanno anche visto diverse aziende bolognesi, autentiche protagoniste: un convegno sul design alla Tongji University e un design party al Mint, organizzati da Design Made in Bo, Gazzotti, Mascagni, Speedy e TA LI. La città di Bologna è stata selezionata dal comitato dell’Expo di Shanghai, unicamente con Venezia, ad avere uno spazio proprio nella sezione denominata UBPA (Urban Best Practices Area). Un vanto per la nostra città poter dialogare direttamente con il pubblico cinese e una grande occasione d’incontro. Lo spazio espositivo realizzato da Promobologna si è rivelato efficace e interessante. Il 12 settembre è stato il Bologna Day, giorno dedicato dall’Expo alla città e sono stati organizzati concerti e un’esibizione di sfoglina bolognese. La Cina si sta preparando a diventare la più grande economia al

mondo, o per meglio dire, tornare a esserlo. Nel 1832 Cina e India erano le principali economie del mondo ed entro il 2032 recupereranno questo status. Un paese con cui diventa necessario confrontarsi, sotto tutti i punti di vista, da quello economico a quello politico. La politica della Cina in Africa si sta rivelando più efficace di quella dei paesi occidentali, ex-colonizzatrici, come rivela l’economista africana Dambisa Moyo, che dice chiaramente che la Cina fa i propri interessi collaborando con paesi africani ricchi di materie prime, ma in cambio porta reale sviluppo, costruisce infrastrutture, ospedali, scuole, industrie istruendo al lavoro l’intera popolazione. Non porta solo denaro come è successo normalmente fino ad oggi, foraggiando perlopiù despoti locali. È nella cultura cinese l’apertura verso ciò che ci circonda, la realtà, in forma di collaborazione, di scambi, per il bene mutuale. Infatti, nel suo veloce sviluppo, la politica economica cinese è sempre stata quella di attrarre investimenti dall’esterno e realizzare forme di collaborazione industriale con partner esteri. A differenza del Giappone, che nella sua fase di sviluppo nel dopoguerra ha sviluppato industrie e marchi propri con cui poi ha cercato, riuscendoci, a dominare interi settori di mercato (dall’elettronica alle automobili), in Cina i principali marchi automobilistici sono Volkswagen, Audi, Toyota, Buick, etc. L’Expo di Shanghai è stato un momento importante per la nostra regione e le nostre aziende, come ci ha ricordato in una lettera l’assessore Muzzarelli, per iniziare a fare sistema e per “proporsi come partner privilegiato tra Italia e Cina”.

Uno dei passi per lo sviluppo e la crescita, non è la delocalizzazione delle produzioni, ma l’internazionalizzazione e conquistare nuovi mercati. Oggi la Cina è sicuramente il mercato principale a cui guardare, attraverso varie forme d’innovazione, investimenti e cooperazione. La Cina oggi presenta un’economia che ha già raggiunto livelli di eccellenza notevoli in vari settori, dall’high tech, elettronica, meccanica, nano tecnologie, preparandosi realmente a diventare l’economia dominante. Il mercato cinese a sua volta richiede sempre più prodotti e servizi di alto livello, con attualmente oltre 850.000 milionari e un centinaio di miliardari (in dollari), e una stima di oltre 400.000.000 di persone, con capacità di acquisto di un medio cittadino europeo, desiderosi di acquistare qualunque tipo di prodotto e di servizio di alta qualità. Oltre al lusso europeo, c’è il desiderio di andare in vacanza in Europa, guidare auto europee e bere vino europeo. Queste richieste non si fermano però solo ai beni di consumo, per esempio gli ospedali che servono questa fascia di popolazione, utilizzano macchinari e apparecchiature medicali di grandi produttori americani, europei o giapponesi. Le possibilità di entrare in questo grande mercato ci sono e forse è il momento di uscire dalla logica dell’essere sempre e solo una piccola azienda (del piccolo ma bello) e iniziare a pensare in termini multinazionali, di far crescere le nostre potenzialità nel mondo per permettere la crescita e lo sviluppo economico del nostro paese.

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Pensando ad Alex Zanardi, mi viene alla mente quando, insieme a Reinhold Messner fu testimonial della cerimonia di apertura dei IX Giochi Paralimpici invernali di Torino 2006, occasione in cui fu celebre l’inizio del suo intervento: “Mi chiamo Alex Zanardi e sono un pilota”. Rimasi assolutamente interdetto dall’ennesima manifestazione di acuta e spiccata intelligenza reale ed emotiva di una persona che ha perso gli arti inferiori, ma ha dato ampia dimostrazione di avere sulle spalle una mente assolutamente esemplare.

Alex Zanardi intervista

Viero Negri

Come trasformare i sogni in obiettivi. Intervista audio integrale sul sito www.giovaniunindustria.bo.it. 14 FORMAZIONE

Il fattore che desta più ammirazione in lei sta proprio nella sua grandissima positività, ma quale lavoro mentale è necessario fare? “In realtà non è un lavoro particolarmente difficile, se non sforzarsi nel fare il primo passo verso quello che può essere un ipotetico recupero nel momento in cui ci si trova a dover far fronte a delle difficoltà. Primo passo che deve essere per forza soltanto nostro, anche se vedere qualcun altro che quel determinato percorso l’ha già compiuto può essere d’ispirazione, credo tuttavia che ognuno di noi, in circostanze più o meno difficili, abbia anche il diritto di fermarsi e riflettere su quello che è stata la propria vita fino a quel momento e magari anche un po’ imbruttirsi su quanto gli è accaduto. Arriva però il momento in cui si riesce a buttare tutto alle proprie spalle e decidere di ripartire lungo la strada del coraggio e della fiducia: nasce quindi la voglia di fare sempre qualche cosa in più. Ammetto che comunque al sottoscritto sono state concesse una serie di opportunità che ai più sono negate, questo sia prima del mio incidente, da un punto di vista sportivo e sia in seguito. Mi sento

però di rassicurare chi pensa che se non ci si chiama Zanardi non valga la pena tentare: sul mio cammino ho incontrato un sacco di persone che, con meno notorietà del sottoscritto, fanno cose molto simili a me, soprattutto da un punto di vista qualitativo”. E nei momenti di maggiore sconforto, che cosa fa per uscire da quello stato emotivo? “Devo ammettere che di momenti di difficoltà ce ne sono stati, ma molto meno rispetto a quelli che mi sarei immaginato qualora qualcuno, prima dell’incidente, mi avesse prospettato uno scenario come quello che mi sono trovato a vivere. Se io avessi visto, a un anno di distanza, le cose che sono riuscito a fare, realizzate da un’altra persona, probabilmente avrei pensato caspita cosa è riuscito a fare, io non sarei stato capace di tanto. In certe situazioni bisogna trovarsi ed è in quei momenti che subentra qualche cosa di più forte, che è l’amore per la vita, il realizzare che l’orologio fa tic tac per cui più tempo passi a imbruttirti e meno te ne resta per vivere al meglio. Ed è allora che viene fuori quell’energia nascosta dentro di noi: ritengo che ognuno di noi possa sorprendere se stesso nei momenti di difficoltà, riuscendo a trovare le risposte necessarie per andare avanti”.

sempre lo stesso: dopo un momento di sconforto in cui è molto difficile mantenere lucidità e buonsenso, bisogna convincersi che se si è arrivati fin lì, evidentemente esistono quelle capacità e quel talento che può bastare anche per rimediare a una situazione imprevista che ci ha fatto andare indietro. In base all’esperienza, all’intuito e alle proprie capacità, soprattutto spinti dalla passione per qualche cosa che noi stessi abbiamo costruito, bisogna stilare una lista di priorità, concentrarsi sul problema principale e capire come rimuovere l’ostacolo che si è posto al centro del nostro cammino, per poter poi avanzare in modo più spedito, gradualmente tutto si appiana. Per quello che riguarda il mondo dell’industria, purtroppo, abbiamo visto imprenditori che sono a contatto con difficoltà assolutamente fuori dal proprio controllo, semplicemente perché fornitori o clienti di una particolare rilevanza, a loro volta, hanno incontrato dei problemi tali per cui hanno messo in crisi tutto il sistema. Il mio caso è diverso, per quanto possa essere apparentemente più difficile, proprio perché la risalita dipendeva quasi unicamente dalla mia determinazione nel volerlo. Ritengo inoltre che le aziende, che alcuni anni fa hanno già attraversato grosse difficoltà, paradossalmente oggi siano

quelle che vanno meglio, proprio perché prima di altre si sono attrezzate a far fronte a un momento di crisi, riuscendo a navigare in modo più agevole”. C’è un messaggio particolare che desidera quindi mandare ai Giovani Imprenditori di Unindustria Bologna? “Oltre che farvi un grosso in bocca al lupo, posso dirvi soltanto che nella mia esperienza io ho capito che, volendo, non si riesce a far tutto nella vita ma si riesce a far tanto, quindi è necessario fare una sana distinzione fra quelli che possono essere i sogni e gli obiettivi, perché solo perseguendo obiettivi raggiungibili, giorno dopo giorno, si può accumulare esperienza, lavoro, risultati ed entusiasmo a sufficienza per arrivare anche a trasformare i sogni in obiettivi. Se io da bambino avessi pensato alla Formula 1 come un obiettivo da realizzare velocemente, avrei peccato di pura utopia, l’ho sempre considerato come un sogno, mentre i miei obiettivi erano vincere le gare col Go Kart, poi andare in Formula 3, poi Formula 3000 e un bel giorno, in F1, mi ci sono trovato seduto sopra. Io auguro quindi a tutti voi di avvicinarvi al grande sogno perseguendo gli obiettivi che sono raggiungibili e che sono alla vostra portata, semplicemente grazie all’impegno e

In relazione al difficile momento economico che stiamo attraversando, secondo la sua esperienza, quale deve essere lo spirito “giusto” per guardare il futuro della propria azienda e quali possono essere le leve giuste per tornare a vincere, proprio come ha fatto lei? “Una ricetta assoluta non esiste, ma sono altresì certo che il comune denominatore di ogni difficoltà sia

FORMAZIONE

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alla passione. La storia di Alex Zanardi 1966 – Nasce a Bologna 23 ottobre 1980 - Inizia a gareggiare con i kart e debutta a Vado. 1988 - Esordisce nel Campionato di Formula 3 Italiano, a bordo di una Dallara-Alfa Romeo del team di Coperchini. 1990 – Prima vittoria con una Dallara-Alfa Romeo del team RC Motorsport, vince due gare e sfiora il titolo italiano, vince il Campionato Europeo ed è in Pole Position al G.P. di Montecarlo. 1991 - E’ in Formula 3000 con il team il Barone Rampante di Giuseppe Cipriani, nonostante quell’anno parta per ben 8 volte su dieci gare in prima fila, non riesce a conquistare il titolo che va a Christian Fittipaldi. Eddie Jordan lo ingaggia per 2 gare come pilota in sostituzione di Michael Schumacher (passato alla Benetton). 1992 - Diviene terza guida della Be-

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netton per poi passare alla Minardi in sostituzione di Christian Fittipaldi. 1993 - Viene ingaggiato dalla Lotus come seconda guida dopo Johnny Herbert 1994 – E’ collaudatore per la Lotus 1995 – Corre nel Campionato GT e vince a Silverstone, termina il campionato come 3° assoluto. 1996 – L’anno della svolta professionale con l’esordio nel campionato statunitense CART, a bordo della vettura del team Chip Ganassi Racing, ottiene pole position alla seconda gara e 3 vittorie finali che gli assicurarono il terzo posto nel campionato. Nello stesso anno il pilota bolognese vinse il titolo di “Rookie of the year” anche grazie alla leggendaria vittoria a Laguna Seca, dove sorpassò in modo spettacolare alla curva Cavatappi, durante l’ultimo giro, il più esperto Bryan Herta, che fino a quel momento era in testa. 1997 e 1998 - Conquista due volte il titolo CART dominando le stagioni. 1999 – Torma in F1 con la Williams ma fu una stagione deludente. 2000 – La moglie Daniela mette alla luce Niccolò e Alex diventa papà. 2001 - Ritorna in Formula 1 e il 15 settembre avviene il fatidico incidente durante il finale della gara in Germania, sulla pista Eurospeedway del Lausitzring (tristemente famosa per l’incidente costato la vita pochissimo tempo prima a Michele Alboreto). Proprio quando Zanardi è in prima posizione, a tredici giri dal termine, rientra in pista dai box e perde improvvisamente il controllo della vettura (pare per la presenza di acqua e olio sulla traiettoria di uscita) e dopo un testacoda si posiziona di traverso sulla pista, mentre sulla stessa linea sopraggiunge ad

alta velocità il pilota italo-canadese Alex Tagliani. L’impatto è violentissimo: la vettura di Tagliani colpisce perpendicolarmente la vettura di Zanardi all’altezza delle gambe del pilota italiano, spezzando in due la Reynard Honda del pilota bolognese. Lo schianto provoca l’istantanea amputazione di entrambi gli arti inferiori. 2002 - In seguito ad una lunga riabilitazione torna a camminare grazie all’uso di apposite protesi, e quindi decide di ritornare anche alla guida di vetture da corsa. 2003 - Torna nel circuito tedesco, dove fu vittima del terribile incidente, per ripercorrere simbolicamente i restanti 13 giri della gara del 2001 a bordo di una vettura appositamente modificata. I tempi registrati sul giro furono velocissimi e gli avrebbero permesso di partire dalla quinta posizione, se il pilota fosse stato iscritto al campionato. 2005 - Torna alla vittoria a Oschersleben in Germania, a bordo di una BMW del team Italy-Spain, gara valida per il Mondiale Turismo, meglio conosciuto come WTCC (World Touring Car Championship). Sempre nello stesso anno conquista il Campionato Italiano Superturismo. 2006 - Conquista la seconda vittoria in campo internazionale del WTCC a Istanbul. 2007 - Alla maratona di New York nel 2007 ottiene un 4º posto. 2009 – Vince a Brno in gara 1 (WTCC). Partecipa ad altre manifestazioni per atleti disabili vincendo la Venice Marathon nella categoria diversamente abili in carrozzina, facendo segnare il tempo di 1h13’56”. 2010 - Giugno: conquista la maglia tricolore nella categoria Handbike H4 nel corso della “Settimana Tricolore” di Treviso.

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Con l’abrogazione della Legge n.626, il nuovo Decreto n.81 del 2008, noto come Testo Unico in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, ha riformato, riunito e armonizzato le disposizioni dettate da numerose precedenti normative, succedutesi nell’arco di quasi sessant’anni, questo al fine di adeguare il corpus normativo all’evolversi della tecnica e del sistema di organizzazione del lavoro. Anche il grave incendio alla ThyssenKrupp, azienda europea leader nel settore dell’acciaieria e siderurgia, ha dato slancio al Legislatore nell’approfondire celermente lo studio normativo su tale campo.

QUANTO SONO SICURE LE NOSTRE

AZIENDE?

Maria Francesca Delli

Decreto 81/2008 Intervistiamo Stefania Bonazzi che svolge il ruolo di RSPP in alcune p.m.i. bolognesi.

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Le principali difficoltà operative La dott.ssa Stefania Bonazzi, Responsabile Qualità e R.S.P.P. (Responsabile Servizio Prevenzione e Protezione) in alcune p.m.i., nota alcune difficoltà operative inerenti al Decreto n.81. Afferma che per rispettare i requisiti legislativi devono essere messe in gioco competenze (il testo unico consta di 306 articoli, 51 allegati e quanto ne consegue) e risorse (per svolgere le verifiche periodiche, l’acquisto dei dispositivi di protezione individuale, l’eventuale messa a norma di attrezzature, etc.), ma una volta impostato un proprio sistema per la sicurezza, diventa importante mantenerlo aggiornato e condiviso. Per questo occorre investire tempo, ovviamente in relazione alla tipologia d’impresa, il tutto insieme a una forte dose di motivazione. In che senso motivazione? Quando si parla di sicurezza, per qualche ragione le cose si complicano e l’ingranaggio rallenta. La semplice richiesta della scheda di sicurezza di un prodotto chimico per conoscerne le caratteristiche

tossicologiche e quindi l’impiego, o della dichiarazione di conformità di un materiale, non è sempre immediata da ottenere, rendendo necessarie telefonate e solleciti e-mail, da parte dei tecnici che si occupano di sicurezza. Quali sono gli altri aspetti? Poiché sta assumendo sempre più importanza l’aspetto cartaceo: diventa fondamentale avere sempre tutta la documentazione completa, soprattutto in caso di infortunio. La documentazione, infatti, rappresenta uno strumento di supporto alla sicurezza e diventa di fondamentale importanza quale evidenza oggettiva che un’attività sia stata effettivamente svolta. Poiché talvolta manca la consapevolezza della funzione di un documento, ci si ritrova a collezionare registrazioni superate, complesse e quindi di dubbia utilità. Tutto ciò non fa altro che aumentare quel senso di burocrazia, ben distante dal concetto di sicurezza. Infine manca una cultura della sicurezza. Che cosa si intende per cultura? Il riferimento è alla cultura di ogni singola persona intesa come individuo, nel sentirsi responsabile della propria sicurezza e salute, nonché di quella dei colleghi che gli lavorano accanto. E’ vero che il datore di lavoro è la testa del sistema, ma ognuno deve poi assumersi le proprie responsabilità. La dott.ssa Stefania Bonazzi ha avuto la fortuna di collaborare con realtà di piccole e medie dimensioni, strutturate dal punto di vista organizzativo, in cui i dispositivi di protezione sono presenti e la formazione degli operatori viene regolarmente svolta. Le capita comunque di sollecitare operatori all’uso dei dpi più comuni, come

gli occhiali di protezione, le calzature antinfortunistiche oppure al corretto utilizzo di un sistema di aspirazione durante una specifica lavorazione. Non bisogna mai abbassare la guardia. Effettivamente è così. Un case history su tanti: collaborando da una decina di anni con un’azienda che progetta e produce macchine per la lavorazione degli alimenti, sono testimone dello sforzo continuo teso al mantenimento e al miglioramento del livello di sicurezza. Sforzo che in fase di progettazione è fatto per realizzare macchine sicure per gli utilizzatori e per sviluppare al meglio i manuali di uso e manutenzione, in taluni casi anche con la partecipazione del cliente, il tutto nel rispetto dei parametri di costo della macchina. La maggior parte dei clienti riconosce questo valore aggiunto; tuttavia è capitato che consegnassero all’assistenza tecnica macchine provenienti da un punto vendita in cui le protezioni erano state palesemente rimos-

se o rese inefficaci. In altri casi i mancati controlli, puntualmente descritti sul manuale d’uso e manutenzione, ma evidentemente trascurati nel tempo, erano stati causa d’infortunio talvolta anche grave. I recenti dati INAIL segnalano un calo significativo del numero complessivo di infortuni nel 2009. Per fortuna è così. D’altronde è da tanto che si sta lavorando e investendo sulla sicurezza, che si fanno convegni e si produce molto materiale didattico. Tuttavia, sebbene il dato complessivo sia incoraggiante, nei diversi comparti produttivi, ci sono comunque delle forti disomogeneità, si pensi ai settori dell’edilizia e dell’agricoltura. La sicurezza deve assumere sempre più connotazioni pratiche, occorre capire il senso di quello che si sta facendo. Credo che le aziende eccellenti debbano essere premiate, mentre le più deboli, aiutate nella corretta e costante applicazione della Legge.

TERRITORIO

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Enterprise 2.0 Alberto Stancari

Nuovi orizzonti per un utilizzo vincente dell’Information Technology. 20 INNOVAZIONE

In un periodo storico-economico come quello che stanno vivendo le nostre Imprese, l’attenzione sulle tecnologie ha purtroppo subìto – in particolare nelle piccole imprese focalizzate ancora su business tradizionali – una brusca frenata. Le risorse destinate agli investimenti, certamente più scarse rispetto al passato, vengono tendenzialmente tenute in serbo per iniziative strettamente legate al core-business, e dunque l’Information Technology rischia di essere relegato nell’ambito degli argomenti “non strategici”. E’ vero, invece, il contrario. Proprio per l’estrema dinamicità dei mercati, e delle modalità competitive su cui le Imprese si confrontano, è oggi opportuno valutare attentamente le opportunità offerte dall’Information Technology, in un’ottica strategica e di lungo periodo che possa portare all’azienda nuovi elementi per poter eccellere o, almeno, mantenere nel tempo la competitività dei propri processi. Ecco che, in quest’ottica, risulta estremamente interessante affrontare il tema della “Enterprise 2.0”, capendone la portata e cogliendone possibilmente i benefici prima di altri. Nel mondo della telefonia mobile è in atto l’ennesima rivoluzione: il mercato sta passando dai semplici telefoni cellulari a dispositivi definiti smartphone, che alle funzionalità tipiche del telefono affiancano la possibilità di gestire calendari e attività stile Outlook, ricevere la posta elettronica fino all’utilizzo di applicazioni di ogni genere specificatamente realizzate per un dispositivo mobile (es. raccolta ordini, gestione interventi sul campo, consultazione di business intelligence…). Di fatto, uno smartphone è molto più simile a

parte di manager e dirigenti…); • quali saranno gli impatti a livello organizzativo.

un PC che a un telefono, e del PC eredita quindi sia le complessità che le potenzialità: - Ha un sistema operativo. Le diverse marche di smartphone (BlackBerry, Nokia, iPhone…) hanno sistemi operativi differenti. L’applicazione sviluppata per un sistema operativo non “gira” quindi sugli altri; - Può ospitare, appunto, delle applicazioni. Certo, la sua potenza di calcolo è oggi più limitata di quella di un notebook, e le dimensioni dello schermo (nonché la sua risoluzione) incontrano evidenti limiti fisici. Non è quindi pensabile che ogni applicazione possa girare su un telefono (es. CAD/CAM). Ma molte applicazioni possono girare tranquillamente su uno smartphone odierno; - All’interno di un ecosistema aziendale, va gestito a tutti gli effetti come un client: vanno quindi gestiti gli utenti, il loro accesso ai dati e alle applicazioni. La differenza è che uno smartphone è un client mobile, sempre connesso (rete permettendo), capace anche di telefonare. Per il resto condivide le stesse problematiche di gestione di un client aziendale quali: • accesso ai dati (utenze, profili, sicurezza…)

• univocità del dato (es. agende, posta…) • installazione e aggiornamento di applicazioni • backup e ripristino in caso di rottura (o furto/smarrimento) L’introduzione sistematica di dispositivi di questo tipo in ambiti aziendali, apre le porte a una rivoluzione e ottimizzazione dei processi aziendali in quanto si può permettere a molti addetti di svolgere in mobilità ciò che prima erano costretti a fare davanti al monitor di un PC, con conseguenti aumenti anche drastici della produttività (il principale beneficio apportato dall’introduzione della tecnologia informatica in azienda) o della qualità ed efficienza del processo coinvolto. Certo, per ottenere dei risultati significativi in termini di aumento della produttività è assolutamente necessario che l’azienda attui una vera e propria “strategia mobile”, pianificando: • che tipo di dispositivi vuole introdurre e gestire in azienda (es. BlackBerry oppure Nokia, oppure Windows…); • che tipo di applicazioni intende portare in mobilità (es. la raccolta ordini, oppure la consultazione di dati di business intelligence da

Ad oggi il mercato delle applicazioni mobile disponibili per le aziende, per quanto in crescita vertiginosa, è ancora abbastanza limitato come disponibilità. Questo perché lo sviluppo di applicazioni per un dispositivo mobile riporta, per così dire, le lancette dell’orologio indietro di una decina d’anni. Le tecnologie e le competenze necessarie sono oggi radicalmente diverse e non facili da reperire sul mercato. Per poter sviluppare efficamente applicazioni aziendali in ambito mobile, sono necessari una molteplicità di fattori quali: • accesso a competenze specifiche per lo sviluppo sui vari sistemi operativi mobili (compreso il problema del versioning) e interazione con i relativi backend; • conoscenza dei processi aziendali e di come possono essere portati in mobilità; • l’avere a disposizione un middleware molto evoluto che faccia da “ponte” tra i vari dispositivi mobile e il backend aziendale. Per questo, difficilmente l’azienda avrà al proprio interno le risorse e le competenze necessarie e dovrà ricorrere all’esterno per dar vita alla propria strategia. Per soddisfare alcune esigenze, sarà possibile reperire sul mercato un’applicazione “a pacchetto” già pronta, compatibile col sistema operativo mobile che la propria azienda ha deciso di supportare. In altri casi sarà invece necessario realizzare un progetto su misura, andando a creare, spesso e volentieri, una sorta di estensione mobile del proprio gestionale.

INNOVAZIONE

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Abbiamo intervistato 4 giovani che stanno partecipando alle Reti d’Impresa promosse da UNINDUSTRIA Bologna. Ci hanno brevemente raccontato cosa significa per loro e per le loro imprese partecipare ad una “rete”. Barbara Angeli (2A pulitura metalli) per RACE BO. E’ stato uno dei nostri migliori clienti a proporci di entrare nella rete e subito la nostra azienda ha colto con interesse ed entusiasmo questa opportunità. Siamo entrati in Race Bo con la convinzione che questa partecipazione rappresenterà una preziosa occasione di crescita, dimensionale e professionale. Ci troviamo infatti a collaborare con prestigiose aziende del bolognese i cui nomi, già sinonimi di qualità e professionalità, rappresentano un’ottima rampa di lancio per questa nuova “avventura”. Nella ns. piccola realtà quotidiana di micro-impresa abbiamo potuto constatare che sempre più spesso i grandi committenti richiedono ai propri fornitori il prodotto finito, accollando a loro l’onere del capocomessa. E l’esperienza ci ha insegnato che non fornire questo tipo di “servizio” può significare, molto spesso, perdere il lavoro. L’obiettivo di RaceBo è proprio quello di rispondere con efficacia e rapidità alle richieste dei committenti finali garantendo un prodotto di qualità a costi contenuti. Tutto ciò reso possibile dalla collaborazione e sinergia di ogni membro della rete.

le reti d’impresa intervista

Valentina Marchesini

Quattro esperienze a confronto. 22 Territorio

Ivano Corsini (C.A.T.) per 01WIRING. Cosa vuole dire per un giovane, e per la sua azienda partecipare oggi ad una rete di imprese? I Vantaggi: se il progetto e valido, e solo il tempo può dirlo, i vantaggi sono tanti, a cominciare dalle opportunità e dalla visibilità che ne deriva. Significa anche affrontare il futuro con un po’ di cauto ottimismo cercando di andare, almeno con il cuore, oltre l’ostacolo; le fatiche: sono immani ….devi convincerti e convincere. Devi in sostanza vendere l’idea cercando di mostrare autorevolezza però parlando di una visione. Questo all’inizio. Poi partita la Rete devi cercare di coinvolgere e trascinare tutti nella giusta direzione cercando anche di stimolare il confronto. Le aspettative sono tante e tutte belle…… in particolare il fatturato : raggiungere la soglia di 10 milioni di euro entro il 2011, poi l’entrata di un Fondo P.E. per fare il salto di qualità. Vorrei vedere crescere il progetto coinvolgendo almeno altri 4 / 5 imprenditori. Per il futuro credo fermamente che sia necessario promuovere la cultura del FARE RETE cercando di fare capire che il “mettersi insieme” non significa perdere la propria autonomia ma significa crescere, professionalmente e culturalmente, aumentando le opportunità di business, perché è questo che ogni imprenditore pubblicamente o privatamente desidera.

Elisa Sarti (Meccanica Sarti) per ISBO. Quando ho visto le Società che oggi formano ISBO sedute attorno a un tavolo per discutere l’idea di creare una rete per la subfornitura, mi è sembrato di rivedere l’inizio di Ocean’s Twelve: esperti del mestiere che decidono di rimettersi in gioco per una nuova sfida, tutta da inventare. Valicare il confine e guardare all’Europa è impresa piuttosto ardua per le piccole e medie aziende, ma non se si uniscono le forze intellettuali ed economiche: le fiere diventano così momenti importanti per farsi conoscere ma anche occasione di scambio e di crescita per i membri della rete che, con spirito che diventa rapidamente cameratesco, si confrontano e discutono fra loro. E’ interessante ed istruttivo vedere imprenditori, che solitamente prendono decisioni in autonomia, abituarsi a fare un passo indietro e ragionare in ottica di gruppo, lavorando assieme per coordinarsi. Se ISBO riuscirà ad affermarsi all’estero ci potrebbe essere una ricaduta positiva anche sul folto gruppo di piccole aziende che costituisce il nostro territorio, caratterizzato dalla voglia di fare e migliorare e dalla passione per la meccanica. Il sistema produttivo emiliano come simbolo di impegno e col-

laborazione tra imprese: questo è quello che stiamo cercando di difendere, questo è ciò che non possiamo permetterci di perdere.

Fabio Zalambani (Polonord Adeste Srl) per ReteICT. “L’esperienza in questi primi mesi è molto positiva e finalizzata ad obbiettivi concreti nel breve termine. E’ già on line un sito dell’associazione (http://www.reteict.it), siamo in fase di allestimento avanzata per la realizzazione di una brochure che rappresenti le varie “anime” aziendali dell’associazione, abbiamo instaurato un tavolo di discussione su possibili iniziative congiunte da presentare alla PA, stiamo organizzando un evento per far conoscere più a fondo le aziende dell’associazione ad Istituzioni, PAC/PAL, Associazioni di categoria, stakeholders. Attraverso riunioni periodiche c’è uno scambio di conoscenze, relazioni, esperienze, e una continua ricerca di nuovi modelli di business tra gli Associati. Una bella idea per favorire cooperazioni fra aziende per la realizzazione di progetti più strutturati che altrimenti a livello di ogni singola azienda non si sarebbero potuti affrontare. “

LE RETI PROMOSSE DA UNINDUSTRIA BOLOGNA: RACEBO sono 11 le imprese pronte a condividere informazioni commerciali; a programmare piani di promozione e vendita comuni sui clienti esistenti e comuni alla rete. ISBO: La rete mira a fornire un servizio completo ai produttori di macchine industriali e beni di investimento durevoli. 01WIRING : primo interlocutore per le imprese committenti che hanno bisogno di sopperire al bisogno di integrazione di componenti e sottosistemi. ReteICT: è un’associazione nata dall’iniziativa di 23 imprese operanti nel mercato dell’Information & Communication Technology. Promuove l’interscambio di prodotti e servizi tra le aziende aderenti al network.

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SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA GRAFICA Piero Brighetti

Che design di gusto! Con “Alimenti Grafici” Bologna è capitale della Grafica. 24 Territorio

Per una settimana Bologna è diventata la capitale della Grafica. Dal 5 al 9 ottobre si è, infatti, svolto, nella nostra città, l’evento Design Per, in occasione della Settimana Internazionale della Grafica: cinque giorni ideati e organizzati da AIAP (Associazione Italiana Progettazione per la Comunicazione Visiva). Il tema 2010 di Design Per è stato Alimenti Grafici e Bologna è stata scelta non a caso come sede dell’evento: l’Emilia Romagna è, infatti, una regione con una forte tradizione, sia nel settore alimentare, che in quello della grafica e Design Per ha colto l’occasione per elaborare un momento di riflessione sui temi dell’alimentazione e del design legato ai prodotti alimentari. Come viene presentato il cibo? Come lo scegliamo? È il palato o l’occhio che guida le nostre preferenze? Insomma, mangiamo con la bocca o “mangiamo con gli occhi”? Sembra ormai assodato che la rappresentazione di un alimento sia intrecciata con il suo sapore, ed è questa considerazione che ha ispirato l’AIAP a dedicare un’intera settimana alla comunicazione visiva che si occupa di consumi alimentari. Il frutto di questa idea non poteva che essere una golosa abbuffata di appuntamenti, tra conferenze, tavole rotonde, mostre, incontri, seminari, workshop, open studio, laboratori tipografici e proiezioni. La Sala Borsa è stata il cuore dell’evento che ha toccato anche luoghi simbolo dell’arte e del design bolognese come il Mambo, l’Urban Center, il Design Center, l’Accademia di Belle Arti, la Pinacoteca Nazionale e il Polo Michelangelo, ma anche gli studi grafici della città, per una volta aperti ai curiosi. I workshop hanno ospitato noti professionisti di livello internazionale, come lo spagno-

che hanno condiviso le loro storie con le altre aziende, ma anche con esperti di design e comunicazione, responsabili marketing, studenti e ricercatori. Ma cosa ha spinto l’AIAP a organizzare la Settimana Internazionale della Grafica? Si legge dal sito dell’evento: “Nonostante la presenza costante della comunicazione visiva in tutte le

lo Borja Martinez, l’inglese Gordon Young e l’olandese Joroen Disch. Tre sono state invece le mostre in programma: “Pre-visioni per Bologna”: reinterpretazioni della città in forma di manifesti creati dai grafici AIAP; “Erberto Carboni e Barilla”: la celebrazione del successo della Barilla attraverso i lavori più significativi realizzati da Erberto Carboni; e poi la mostra su Milton Glaser, l’ottantunenne newyorchese considerato tra i maggiori graphic designer del secolo (chi di voi non ha mai visto il celeberrimo logo “I love New York” o l’inconfondibile profilo nero di Bob Dylan arricchito da psichedelici capelli colorati?). Anche Unindustria è stata protagonista di questa cinque giorni di grafica: l’incontro “Design per l’impresa” ha messo a confronto addetti ai lavori e imprenditori. Promosso da Grafiche dell’ Artiere, in collaborazione con la nostra associazione e il Design Center, l’evento ha evidenziato le “6 best practice di utilizzo del design nei processi di produzione e comunicazione delle aziende”. Queste sei best practice sono state individuate nella comunicazione di Viabizzuno, Furla, Smeg, Marchesini Group, So Sushi e WP Lavori,

attività della nostra vita, il design grafico stenta a essere riconosciuto come un valore, un sistema integrato nella nostra società. La sua vocazione da servitore gentile al servizio dei contenuti più diversi lo rende impalpabile, trasparente, imprendibile, ma non per questo meno importante. Il bisogno di comunicazione e gli strumenti per il suo progetto sono, oggi, alla portata di tutti, lambiscono territori ibridi, sfumati, dove le discipline s’intrecciano e si confrontano. Come sta cambiando, allora, il ruolo del progettista? Quali le sue competenze, quali le sue specificità? Quale la sua formazione e i suoi committenti? È partendo da queste riflessioni che AIAP ha pensato

di dedicare un’intera settimana al design della comunicazione visiva per tentare di rispondere alla crescente domanda di cultura visiva e di confronto tra professionisti, imprese, studenti, amministratori pubblici, editori, insegnanti e ricercatori. Siamo certi che manifestazioni come la Settimana Internazionale della Grafica possano essere utili strumenti per dare valore a questa disciplina ed evidenziarne la funzione nella nostra realtà economica e sociale.

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ASSOCIAZIONE ARCA DI NOE’ Marco Ponzellini

Una vera azienda artigianale. 26 No profit

Arca di Noe’ nasce nel 2001, dopo l’esperienza maturata dal marzo 1999 come laboratorio protetto, dando vita a una cooperativa di tipo B. Le cooperative di tipo B sono tipologie di attività produttive finalizzate all’inserimento lavorativo di persone svantaggiate. Dal 2006 la cooperativa si è trasformata in una di tipo B+A, introducendo all’interno delle proprie attività, anche la gestione dei servizi socio-educativi. Durante questi nove anni la cooperativa è cresciuta perseguendo i propri obiettivi educativi e d’inserimento lavorativo delle fasce più deboli, coerentemente con i valori fondativi della Caritas. Il loro duro lavoro è stato premiato anche a livello istituzionale, aggiudicandosi il 4° Premio intitolato a Marco Biagi, come azienda no profit del territorio bolognese contraddistinta per la solidarietà. La nostra intervista al presidente dell’Arca di Noè, Paolo Molinari, si è svolta nel giardino antistante al loro capannone produttivo, nella zona industriale di Cadriano. La mia prima sensazione, quando sono entrato presso la loro sede, è stata di vera sorpresa: ho trovato un ambiente solare, molto dinamismo e gioia capace di rendere questo luogo una sorta d’isola felice per l’inserimento delle persone svantaggiate.

que del pomeriggio, con un’ora di pausa pranzo. Mentre, per quel che riguarda il settore dell’accoglienza, gli orari sono più flessibili sulla base di specifiche necessità, come appuntamenti con operatori di altri enti”.

Paolo come prima cosa ti faccio i miei più sinceri complimenti per il meraviglioso lavoro svolto in questi anni: ambiente pulito e sicuro, grande affiatamento tra tutori-operatori e tanta buona volontà. Ma quali sono gli orari di attività dell’Arca? “Per l’attività relativa all’inserimento lavorativo, gli orari sono dalle otto di mattina fino alle cin-

Paolo, la crisi ha colpito anche voi? “La crisi non ci ha colpito direttamente poiché la nostra produzione non è per settori maggiormente colpiti dalla crisi”.

Quali sono le vostre fonti di finanziamento? “Per il 90% deriva dal fatturato del nostro lavoro e solo il 10% è fornito da contributi sociali”.

principalmente sull’assemblaggio di attrezzature per biciclette, confezionamento di Kit, cablaggio cavi, di apparecchiature elettroniche e quadri elettrici. A questi si stanno aggiungendo laboratori artigianali legati alla falegnameria e alla produzione di carta riciclata”. Qual è la vostra situazione finanziaria e quali azioni state intraprendendo per assicurare stabilità alla vostra cooperativa?

Quali sono i vostri clienti ? “I nostri lavori sono soprattutto di assemblaggio e imballaggio. Il nostro cliente più importante, attualmente, è la Carpigiani, per la quale prepariamo i kit di manutenzioni delle loro macchine per i gelati. In passato abbiamo avuto come cliente la Site ed ora Hera con la commessa di trasportare i bidoni per la raccolta differenziata”. Com’è impostato il lavoro? “Il lavoro si cerca di farlo svolgere al dipendente, ma se la complessità o le capacità non lo permettono, viene affiancato fino alla produzione totale da parte dell’operatore. Il cliente ci tratta come una vera azienda artigianale e quindi pretende puntualità e qualità, tutti requisiti che ci vengo riconosciuti dalla nostra clientela”.

Quante e quali sono le vostre linee produttive ? “Sono strutturate per seguire percorsi di formazione e si basano

“Oltre ai ricavi della nostra produzione, abbiamo iniziato a impostare una campagna di Fund Raising. E’ ancora in fase di start up: stiamo preparando i documenti, l’organizzazione, i database e le idee indispensabili per pianificare un Fund Raising “scientifico” e sistematico, da portare avanti con strumenti idonei alle necessità e alle possibilità della nostra cooperativa. Nell’ultimo periodo stiamo progettando di offrire alle aziende di Bologna, uno strumento interessante per aiutare Arca’ di Noè: il payroll living, cioè le donazioni tramite busta paga. Si tratta di una sinergia fra l’universo profit e quello no profit con vantaggi per l’impresa, per l’impiegato e per

noi che potremmo così progettare azioni innovative per i percorsi di inserimento lavorativo, potendo contare su donazioni regolari. Inoltre stiamo organizzando un evento durante la “Giornata Mondiale della Disabilità”, proclamata dall’ONU per il 3 Dicembre, nel quale si terrà una cena, mentre nella giornata del 5 dicembre si svolgerà un convegno, dove sarà dato spazio e visibilità a chi lavora tutti i giorni, ma soprattutto vive e convive con la disabilità. Naturalmente vi aspettiamo numerosi!”. Grazie Paolo per l’intervista e complimenti per quello che insieme ai tuoi collaboratori state creando. Un luogo di lavoro per persone disabili alla pari delle aziende di artigiani.

no profit

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LinkedIN è un social network orientato al business. Creato da Reid Hoffman e alcuni fondatori di Paypal e Social net.com nel dicembre 2002, ad agosto 2010 risultavano iscritti nel mondo circa 75 milioni di utenti. Lo scopo degli utenti registrati, è di costruire una lista di contatti conosciuti e “di fiducia”, in modo da facilitare interscambi di comunicazioni nel mondo professionale. In Italia LinkedIN, oltre ad avere un sito in lingua, si è sviluppato attraverso eventi specifici di networking organizzati dai comitati legati ai ClubIN. L’idea dei ClubIN è nata a Milano nel 2005 dove è attivo un Club chiamato MilanIN, che offre agli utenti la possibilità di incontrarsi di persona. L’obiettivo è la creazione di eventi, volti all’aggregazione di persone provenienti da diversi ambiti professionali, nell’assoluta convinzione che il networking sia uno strumento prezioso per il business. MilanIN è stato riconosciuto ufficialmente da LinkedIn, nel luglio del 2007, come il primo supporter club ufficiale nel mondo. I gruppi più attivi legati a LinkedIn nella nostra regione, sono i comitati di BolognaIN e ModenaIN, quest’ultimo entrato ufficialmente a far parte della Federazione Italiana ClubIN presieduta da MilanIN. Abbiamo incontrato per Futuro i due fondatori Roberto Ciacci e Anna Piacentini.

LINKEDIN

diamo valore sociale alle aziende Fabio Zalambani

Il social network orientato al business. 28 Marketing e comunicazione

BolognaIN (www.bolognain.net) Sul blog di Roberto Ciacci è scritto: “Roberto Ciacci, 38 anni, sposato e con due figli, si occupa di Business Development per un importante Centro di Calcolo bolognese ed è Consulente libero professionista per progetti di marketing e comunicazione con i media digitali.” Ciao Roberto, com’è nata l’idea di creare BolognaIn e quali obiettivi vi

siete posti? BolognaIN è nato nel 2008 in piena esplosione dei social media. E’ stata pensata come una community spontanea a livello locale, pensi che, in questo momento, ci sono circa 2400 aderenti. Il gruppo di gestione, di cui sono il portavoce, organizza, dalla fine del 2008, eventi con cadenza mensile. Gli eventi, oltre ad essere momenti di marketing relazionale, aiutano a creare nuove opportunità di business e sono degli ottimi spunti di crescita e confronto per tutti i partecipanti.

un’esperienza diretta di “Personal Branding”, come curare la propria immagine, creare una campagna elettorale on line con strumenti 2.0 per trasformare un’idea e partecipare a un concorso: tutto questo realizzando qualcosa di concreto.

Sei stato Finalista al Linkedin European Business Awards 2010 come Best Italian Business Leader. Ci racconti questa esperienza? Su Linkedin, prima della fine dell’anno, c’era la possibilità di candidarsi o di far candidare delle persone meritevoli per partecipare al concorso, per cui io mi sono candidato e sono stato candidato da una terza persona. Delle oltre 500 candidature inserite, i promotori del concorso volevano sapere per quale ragione dovevano promuovere alla fase successiva una persona piuttosto che un’altra. Le “Raccomandazioni” dovevano quindi venire dalla propria rete professionale. In maniera del tutto spontanea, su base volontaria rispetto anche alla percezione del lavoro che avevo fatto per BolognaIn, ne ho ottenute 100. Dopo di che c’è stata una scrematura fino ad arrivare a 10 candidati. Nella seconda fase si doveva votare, scegliendo fra i 10 candidati,e sono arrivato terzo, con circa 429 preferenze. La visibilità a questo punto è stata molta: sono usciti articoli circa la mia partecipazione al concorso su “Business People”, ” Il Sole 24 Ore” e diversi quotidiani locali. E’ stato un esercizio sul campo molto interessante, proprio perché mi ha permesso di avere

Com’è nata l’idea di ModenaIN? L’idea è nata nel 2008, sulla base della conoscenza del club di MilanIN, in un momento in cui si stava studiando il fenomeno Linkedin. Volevo creare un gruppo con persone che avessero la capacità di guardare oltre, di sperimentare nuove idee e di crescere facendo network fra imprese e fra professionisti. L’idea di creare degli incontri, direttamente sul territorio modenese, dove poter portare degli esempi di una cultura strategica del lavoro e fare sperimentazione assieme a manager, liberi professionisti e imprenditori, è stata una mossa vincente.

ModenaIN web.modenain.net) Anna Piacentini, fondatrice del Club ModenaIN, è un’esperta nelle politiche di sviluppo del personale. Riconosce da sempre nell’etica, nel rispetto e nella reciprocità i suoi valori professionali fondanti.

Attualmente ho sentito voci sulla nascita del comitato EmiliaIn, gestito proprio dal gruppo di ModenaIn. Ci spieghi questa nuova iniziativa? L’idea di far nascere EmiliaIN era già in cantiere da diverso tempo. Il gruppo di ModenaIN ha sempre avuto questa grande opportunità di veder partecipare persone non solo della provincia di Modena, ma anche dalle altre province Emiliane. Per arrivarci nel modo corretto, abbiamo voluto prima consolidarci come ModenaIN, perché gestire un gruppo “provinciale”, non è semplice. Ora,

con il team di gestione, stiamo ragionando sull’esportazione di questa esperienza positiva anche sulle altre province, avendo come “comitato guida”, una delegazione emiliana capace di coordinare i vari eventi e di ottimizzare i servizi sul territorio. Ci può svelare alcuni dei prossimi eventi? L’evento di settembre è stato targato ModenaIn, ma già da ottobre o novembre sono iniziati gli eventi targati EmiliaIN. Il nostro è stato un autunno all’insegna dell’etica: il 27 settembre è stato realizzato un evento a livello nazionale, dove ogni club è stato collegato e quindi presentato il codice etico della cella-federazione. Si tratta di un evento cui teniamo particolarmente, perché siamo stati proprio il gruppo che ha ispirato la creazione di un codice etico in collaborazione con i comitati di 5 ClubIn Italiani (CagliariIN, ToscanaIN, MilanIN, LiguriaIN oltre a ModenaIN). Sull’onda di questo tema, vorremmo realizzare un evento sulla responsabilità sociale d’impresa, che è, appunto, uno dei temi portanti del codice etico. Le versioni integrali delle interviste sono su http://www.giovaniunindustria.bo.it/

Marketing e comunicazione 29


FOCUS La Responsabilità sociale nelle PICCOLE IMPRESE Da oggi esiste un manuale per le aziende che hanno voglia di scrivere (o implementare) il proprio Bilancio Sociale: si tratta di una grande massimizzazione dell’utilità. Partiamo però dal concetto base di Bilancio Sociale: si tratta di un documento con il quale un’organizzazione, che sia un’impresa, un ente pubblico o un’associazione, comunica periodicamente, in modo assolutamente volontario, gli esiti della sua attività, non limitandosi ai soli aspetti finanziari e contabili. Il Bilancio Sociale è uno strumento molto importante, proprio perché rappresenta la condivisione di un profilo etico, l’elemento che legittima il ruolo di un soggetto, non solo in termini strutturali ma soprattutto morali, agli occhi della comunità di riferimento. E’ un momento per rafforzare il proprio legame con il territorio e con gli stakeholders, un’occasione per affermare il concetto d’impresa come buon cittadino, cioè come soggetto economico che perseguendo il proprio interesse prevalente, contribuisce a migliorare la qualità della vita dei membri della società in cui è inserito. La missione aziendale e la sua condivisione sono elementi importanti per ottenere il consenso della clientela, del proprio personale e dell’opinione pubblica. “Capitalismo di persone, etica e responsabilità sociale” è il nome del manifesto, presentato ufficialmente lo scorso maggio nella sede di San Domenico, e si trat-

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Averardo Orta

ta del secondo progetto relativo alle tre aree tematiche di attività alle quali il Gruppo dei Giovani di Unindustria Bologna ha lavorato: “Imprese ed energia”, progetto terminato nel novembre dello scorso anno e “Meritocrazia” attualmente in fase di approfondimento. Il successo dell’iniziativa è dovuto a tutti i partecipanti al progetto: Averardo Orta, Project leader (Ospedale Privato Santa Viola), Andrea Simcic (Adecco Italia SpA), Silvia Bassi (DBD Srl), Maria Francesca Delli (Marbia Srl), Attilio Sarti (Mast Srl), Enrico

Nanetti (Sana-Express Srl), Susanna Brandolini (Selcom Group SpA). Un particolare merito va ai sette Giovani che hanno dato applicazione al metodo realizzando il proprio Bilancio Sociale: Enrica Gentile (Aretè Srl), Viero Negri (Amedea Servizi Srl), Alberto Breda (Dehoniana Libri SpA), Alessandro Furini (Plastifur Srl), Franco Leoni (Polonord Adeste Srl), Sara Roversi (You Can Group Srl) ed Elena Zaccanti (Zaccanti SpA). A supporto scientifico il tutor del progetto è stato il Dott. Carlo Luison insieme al Dott. Marco Caputo, Consulente Reva-

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FOCUS

FOCUS Il bilancio sociale come valore aggiunto per la piccola impresa Per le piccole imprese bolognesi, il bilancio sociale è importante perché:

lue Srl. “Capitalismo di persone, etica e responsabilità sociale” è un format per redigere il proprio bilancio sociale, cioè un modello di rendicontazione sulle quantità e sulle qualità di relazione tra l’impresa e i gruppi di riferimento rappresentativi dell’intera collettività, mirante a delineare un quadro omogeneo, puntuale, completo e trasparente della complessa

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interdipendenza tra i fattori economici e quelli socio-politici connaturati e conseguenti alle scelte fatte. Il format risulta essere più economico, snello e flessibile rispetto quello adottato dai grandi gruppi industriali con più di 500 addetti, affiancati da un universo di 14.500 PMI con una media di 6 addetti. Infatti, pur essendo stato ridotto rispetto alle linee guida delle grandi aziende, non si tratta comunque di un “Bignami”, la sintesi è stata curata da un grande esperto (Prof. Carlo Luison), che ha eliminato tutte le fasi e i capitoli legati alle grandi aziende e che avrebbe quindi ostacolato la redazione di un bilancio sociale per una PMI, probabilmente demotivandone la stesura. Le sezioni del Bilancio Sociale previste dal modello organizzativo proposto sono otto: identità d’impresa (fatturato e sedi), occupazione (numeri e istruzione), sicurezza, mercato, filiera, pubblica amministrazione, collettività e ambiente.

• aiuta a comunicare meglio poiché soddisfa le richieste di trasparenza avanzate dagli stakeholder e permette di accresce l’immagine e la reputazione complessiva dell’impresa; • aiuta nella gestione interna poiché stimola la conoscenza, la comprensione e la valutazione critica delle performance dell’impresa e consente di verificare il processo di miglioramento intrapreso; • favorisce il dialogo con i diversi stakeholder, poiché sollecita la partecipazione di tutti gli interlocutori alle scelte e decisioni dell’azienda, permettendo lo sviluppo di un rapporto stabile e duraturo; • dimostra la vitalità dell’azienda rispetto al contesto socio-economico in cui opera: le piccole imprese in particolare mantengono un forte legame con il territorio, il quale si impegna a sostenere lo sviluppo aziendale a fronte del soddisfacimento dei suoi bisogni e aspettative; • permette non solo una più approfondita riflessione in merito ad alcune dimensioni legate ai rischi ambientali e quelli legati ai rapporti interpersonali, ma in alcuni casi ne consente anche il monitoraggio; • può aiutare le piccole imprese ad uscire dal contesto locale verso una dimensione più internazionale: le multinazionali richiedono sempre più spesso come qualifica dei fornitori una gestione socialmente responsabile.

intervista a Carlo Luison Viero Negri Procediamo con l’approfondimento del tema, intervistando il Prof. Carlo Luison, tutor del progetto, Ph.D in economia e strategia aziendale presso l’Università di Bergamo, collaboratore di numerose Business School nazionali e managing director di RE-value srl, società specializzata in responsabilità sociale e sviluppo sostenibile. Quali erano gli obiettivi a inizio progetto e quali sono stati raggiunti? “Obiettivo iniziale del progetto era delineare un “Manifesto” dei Giovani Imprenditori di Bologna, utile a condividere e sviluppare i principi e i benefici della responsabilità Sociale d’Impresa come presupposto per uno sviluppo sostenibile delle aziende e del territorio. L’obiettivo è stato di gran lunga superato per una duplice ragione: anzitutto perché dalla riflessione è scaturito un messaggio innovativo in termini di “capitalismo di persone” e “per le persone”, la seconda ragione sta nel fatto che il percorso si è tradotto in un conseguente esercizio operativo che ha permesso a 7 imprese la realizzazione del loro primo bilancio sociale.” Quale importanza può avere un Bilancio Sociale per una piccola impresa? Il bilancio sociale, anche per una piccola e media impresa, consente di riflettere meglio su ciò che è stato fatto come impresa per comprendere meglio i rischi e le

opportunità legate a ciò ce si vuole fare. Il percorso che abbiamo fatto è, in sostanza, un esercizio maieutico: dall’arte socratica di “tirar fuori” pensieri assolutamente personali; al contrario di quanti vogliono imporre le proprie vedute agli altri con la retorica o l’arte della persuasione. Gli imprenditori che si sono cimentati in questo esercizio hanno condiviso la possibilità di esprimere una migliore visione del mondo, basata su valori e principi positivi e portatrice di idee e di innovazione sostenibile. Cosa hanno quindi a disposizione oggi le imprese del territorio bolognese? Le imprese del territorio Bolognese hanno a disposizione un “Manifesto” che da utili indica-

zioni sul senso dello sviluppo. Ma hanno anche uno strumento per sviluppare il bilancio sociale in modo semplice e rispondente anche alle piccole dimensioni d’impresa. L’esperienza a supporto del Gruppo Giovani è di straordinaria importanza nel contesto socio-economico attuale: ricco di attenzioni e aspettative sui temi legati alla gestione responsabile e allo sviluppo sostenibile. E’, infatti, una testimonianza concreta della necessità di interrogarsi sul “perché” essere responsabili ma soprattutto è testimonianza della possibilità di tradurre questa necessità in azioni positive: il bilancio sociale permette di capire “come” contribuire a innescare un circolo virtuoso, anche in un periodo turbolento e certamente non facile. Ma ricco di opportunità.

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intervista ad Averardo Orta Viero Negri Abbiamo intervistato il Dott. Averardo Orta, project leader che oggi ricopre le cariche di Presidente dell’Ospedale Privato Santa Viola di Bologna, Vicepresidente dei giovani imprenditori di Unindustria Bologna, nonché Coordinatore Nazionale della Consulta e Presidente all’interno dell’A.I.O.P. giovani (Associazione Italiana Ospedalità Privata). Qual è oggi per lei, il principale obiettivo da raggiungere per “fare impresa” in maniera etica? “Sicuramente – esordisce il Dott. Orta - di riappropriarci dell’orgoglio di fare impresa, per rapportarci eticamente con la popolazione e la comunità e poter dar quindi una visione del mondo imprenditoriale come motore di sviluppo e di benessere. Per molti, oggi, l’impresa è quella che inquina, quella che crea problemi al traffico e abbruttisce il paesaggio: c’è un’immagine molto simile a quella del parassita nei confronti della società. Per quanto mi riguarda è assolutamente il contrario e non potendo spiegarlo solo con il cuore e con l’entusiasmo, lo dobbiamo necessariamente spiegare con i numeri. Il bilancio sociale è lo strumento per misurare e rendere visibile il ruolo di creatrice di benessere dell’azienda per la società e tutti i propri stakeholder. L’impresa in un territorio è quell’elemento che può risanare l’economia, può diffondere be-

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lavoro serio, io ho la speranza che si possa arrivare a mostrare alla comunità, l’impresa come un elemento positivo che crea ricchezza e benessere. Questi strumenti di rendicontazione possono essere un ulteriore elemento per far emergere comportamenti opportunistici e poterli isolare e perseguire debitamente”. Come si può quindi meglio coniugare l’etica con il profitto? “E’ indispensabile individuare il proprio obiettivo: se si tratta della sopravvivenza e della massimizzazione del profitto nel lungo periodo, non inferiore ai dieci anni, il Bilancio Sociale può essere uno strumento di lavoro, ma non di marketing. Si tratta di uno strumento che funziona principalmente all’interno dell’azienda ed è la garan-

nessere, senza poi considerare l’indotto e la cultura, sì perché l’impresa fa cultura, questo perché all’interno del nostro territorio ne è generatrice, come la meccanica di precisione, il tessile nelle zone di Prato, il calzaturificio nelle Marche o i cantieri navali nel ravennate.” L’ospedale che lei rappresenta ha redatto il primo bilancio etico nel 2004, cosa ha rappresentato per voi questo impegno? “Nel nostro settore siamo stati uno dei primi ospedali a redigerne uno, abbiamo desiderato farlo per rendere evidenti le basi etiche sulle quali si fonda il nostro ruolo di imprenditori nel mondo della sanità. Io rappresento la quarta generazione della mia famiglia che continua ad occuparsi di amministrare strutture sanitarie, ed il nostro è un lavoro complesso

zia della durata nel tempo della stessa. Quando si è in grado di fornire numeri, è l’impresa ad avere una buona immagine e non le singole persone. Il principale obiettivo è essere riconosciuti come soggetto affidabile. Coniugare etica e impresa è la strada obbligatoria per consentirsi un orizzonte di lavoro nel lungo periodo, soprattutto oggi, dove le notizie viaggiano con una rapidità assoluta”. C’è chi sostiene che la sfida è però nella ricerca e nell’innovazione, lei cosa ne pensa? “C’è chi di questo concetto ne ha fatto un mantra, io personalmente non sono così convinto. Si tratta solo di un elemento che va bilanciato con altri. La miglior dimostrazione è quello che sta accadendo oggi in Cina,

dove si sta facendo sicuramente innovazione, ma senza regole, soprattutto nel mercato del lavoro. Sono prodotti articoli a marchio CE, che per loro sta a indicare Cina Export, peccato che la tipologia del carattere e le dimensioni, siano le medesime del noto marchio CE europeo. Nel lungo periodo quest’atteggiamento ha delle ripercussioni, si stanno rovinando la reputazione su larga scala, e compromettono il rapporto diretto con la comunità. Noi purtroppo non possiamo competere sul costo, competere altresì solo sull’innovazione non è sufficiente, perché oggi il continente asiatico è sicuramente competitivo anche da questo punto di vista. Noi dobbiamo puntare e combattere sul piano dell’etica.

che produce innanzitutto utilità, primo per il paziente, poi per la pubblica amministrazione, quindi per il territorio e la società”. Solo per fare un esempio estraneo alla nostra attività tipica si può, infatti, evidenziare l’interazione multietnica che l’Ospedale Santa Viola ha da tempo promosso, dal momento che oltre l’80% dei propri dipendenti è di nazionalità extra europea, dagli infermieri ai medici. “Abbiamo assistito a casi di degenti con preconcetti, – ci spiega il Dott. Orta – superare pregiudizi razziali proprio al capezzale del malato. Forniamo i dati, facciamo studi e ricerche e tutto questo rappresenta il nostro Bilancio Sociale. Si tratta di costruire un asset di misurazioni, non solo di procedure economiche, ma anche di numeri, per poterci relazionare con la comunità e i media. Facendo un

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VIVERE L’ ASSOCIAZIONE

Giugno

ASSEMBLEA GENERALE UNINDUSTRIA BOLOGNA

La questione del nord: fisco, infrastrutture e burocrazia.

I lavori dell’Assemblea Generale di quest’anno, si sono aperti sulle note dell’Inno Nazionale di Mameli, che ha introdotto l’intervento del Presidente Marchesini, il quale ha iniziato la sua relazione spiegando il motivo di tale scelta: “Lo abbiamo fatto nel convincimento che parlare della terra in cui viviamo, non sia affatto in contraddizione con un autentico spirito nazionale”. Viene sottolineato come si debba cercare di coordinare varie componenti quali “l’orgoglio di essere cittadini di un Paese che amiamo e del quale celebriamo i primi centocinquanta anni di vita unitaria” e “la consapevolezza di appartenere a una terra che ha fondato il proprio benessere – così tenacemente perseguito dalle ultime generazioni – sull’intraprendenza, sul lavoro e sul rispetto della legalità”. Il Presidente prosegue con un’analisi della crisi economica che il Paese sta attraversando, parlando di come si debba tentare di uscirne “ponendo in atto nuovi e più efficaci controlli al sistema finanziario internazionale, ma anche ripristinando valori etici e morali da troppo tempo dimenticati”. L’Italia, a causa delle vicende economiche mondiali, sta attraversando un preoccupante

momento di caduta della produttività, testimoniato dal fatto che è l’unico Paese dell’area Ocse a non aver registrato alcuna crescita tra il 2001 e il 2008. Produttività come una miscela formata da “capitale umano, innovazione, logistica, servizi, utilizzo degli impianti, orari, turni e un ambiente esterno competitivo e non parassitario”. E’ stata poi indicata la Germania come esempio di Paese produttivo nel senso sopra descritto.

L’industria bolognese risente anch’essa della crisi economica, in particolare i settori delle macchine, degli apparecchi meccanici e dell’elettronica: “La meccanica avanzata – settore di punta dell’industria bolognese - ha chiuso il 2009 con una contrazione media superiore al 15%”. Il discorso si sposta poi sul delicato tema del rapporto tra le imprese e le banche. “ Non intendiamo in alcun modo essere

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fraintesi: nessuno chiede alle banche di rinunciare al legittimo diritto di selezione della clientela. Ma ci deve essere per forza una via di mezzo tra il prestito facile, ai troppi che hanno ottenuto e perso miliardi di euro, e la rigidità operativa sperimentata da tante imprese nel 2009”. L’Italia è inoltre penalizzata da una “vischiosità fiscale , burocratica e amministrativa che ci frena, ma anche i troppi costi che finiscono per pesare sul sistema produttivo. Il Presidente conclude la sua relazione con una frase di Balzàc. “l’uomo muore una prima volta nel momento in cui perde l’entusiasmo” che “rimane il tratto dominante tra quanti hanno scelto di rischiare in proprio per veder realizzati i propri sogni e costruire in tal modo un futuro per tutti”. La parola viene presa quindi da

Mentana il quale introduce gli interventi di Luca Ricolfi, autore del libro “Il Sacco del Nord” e di Enrico Letta ex Ministro dell’Industria oggi sottosegretario del Pd. Ricolfi riprende le tematiche affrontate nel suo libro affermando che i fondi trasferiti ogni anno in modo coatto al Sud, ammontano a circa 50 miliardi di euro. Una situazione disastrosa per le regioni produttive del Nord, le quali vengono penalizzate, inoltre, da una pressione fiscale insostenibile e uno stato sociale, da una parte oneroso quanto quello svedese, ma dall’altra non altrettanto efficiente. Se non si interverrà con “terapie shock”, secondo Ricolfi, le imprese del Nord rischiano di doversi rassegnare a fare sacrifici per niente. Il federalismo non può essere una soluzione risolutiva in quanto, ad oggi, si rischierebbe di aumentare in

modo spropositato la singola burocrazia di Comuni e Province senza un effettivo ritorno economico. Enrico Letta, secondo il quale un decentramento potrebbe essere efficace solo nel caso in cui esso avvenga in accordo con l’opposizione, ha concluso il suo intervento con una chiara richiesta al Governo: la nomina di un Ministro per l’Industria e lo Sviluppo Economico. Maurizio Sacconi, Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, ha esordito affermando come “Gli imperativi categorici per il futuro sono meno regole e più mercato, meno strutture pubbliche e più sussidiarietà, meno Stato e più Società”. Molte norme devono essere cancellate per poter dar forza alla libertà e responsabilità dei privati. Sul tema del federalismo regionale, Sacconi afferma che può funzionare solo a due condizioni: “i costi in base ai quali si effettuano i trasferimenti alle Regioni devono essere costruiti prendendo a modello gli standard della Regione migliore e deve sussistere il criterio di deterrenza”. I lavori si sono conclusi con l’intervento del presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, la quale si esprime sul tema del federalismo definendolo “l’unico modo per tenere unito il Paese e ridurre la spesa pubblica”. Addita inoltre il costo del lavoro come una delle cause principali della caduta della produttività, sostenendo la necessità dell’apertura di un tavolo tra le associazioni di categoria e i sindacati. Bisogna lavorare, insomma, sulla capacità di produrre di più e meglio.

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40° Convegno

SANTA Margherita Ligure Responsabilità e riforme per un nuovo destino del Paese.

La nostra è una generazione “che deve costruire sulle macerie di una cultura per cui non esistevano più doveri ma solo diritti, la cultura del tutto e subito, dell’egualitarismo esasperato che ha svuotato di significato parole come merito, impegno e lavoro. Una generazione che ora vive un brusco risveglio, [….]che deve prepararsi a scelte di grande responsabilità. Una generazione che crediamo essere pronta a un impegno pieno e decisivo a sostegno di tutti. [….]Questa crisi ci costringe, come Paese, a fare i conti con la promessa che per troppi anni tutti noi – imprenditori, politici, sindacalisti, lavoratori – ci siamo fatti: realizzare le riforme”. Con queste parole il presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, Federica Guidi, ha introdotto i temi fondamentali del 40° Convegno di Santa Margherita Ligure, tenutosi lo scorso 11- 12 giugno. Di Responsabilità e Riforme hanno parlato, nei due giorni di dibattito, illustri esponenti del mondo politico e imprenditoriale, a conferma che l’evento organizzato annualmente dal Gruppo Giovani della nostra associazione rappresenta un

momento importante di confronto all’interno del Paese. Gli interventi di Umberto Risso, Presidente di Confindustria Liguria, di Alessandro Colombini, Presidente dei Giovani Industriali Toscana, del Ministro della Pubblica Amministrazione Renato Brunetta, del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti e del Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, si sono alternati a tavole rotonde, con moderatore Enrico Mentana,

incentrate su temi di grande attualità. Parlare di responsabilità e riforme sono stati l’input per discutere di temi centrali per l’impresa quali innovazione e formazione, mobilità sociale e meritocrazia, riforma previdenziale e della pubblica amministrazione, federalismo fiscale e rigore nei conti pubblici. Filo conduttore dell’intervento del Ministro Maurizio Sacconi,

Rossana Gabrielli 38 VETRINA ASSOCIAZIONE

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è stato la centralità di riforme atte a ampliare il peso e le responsabilità del mercato, della società e delle sue rappresentanze, attraverso meno regole e meno intermediazione politico-istituzionale. Anche il Ministro Tremonti ha parlato di riforme, sottolineando quanto nel nostro paese l’eccesso di regole inutili e di burocrazia, rappresentino un blocco alla crescita e allo sviluppo. Al centro i giovani imprenditori e il loro ruolo negli anni futuri nel discorso del nostro Presidente Senior Emma Marcegaglia, che ha esortato chi fa impresa oggi e continuerà a farla con passione negli anni a venire, ad essere imprendito-

ri di sé stessi, ad accettare gli inevitabili sacrifici e a lavorare con dedizione e responsabilità. Il Presidente Marcegaglia ha messo in luce quelle che sono le esigenze attuali del Paese per favorire un processo di crescita: gli imprenditori hanno bisogno di poche e chiare riforme per svilupparsi e competere all’estero; è necessario lavorare per snellire la burocrazia, per incentivare la ricerca e l’innovazione, per favorire le liberalizzazioni, per eliminare gli enti inutili, per ridisegnare il confine dello stato in favore del mercato e della società, per contenere la spesa pubblica attraverso l’estremo rigore dei conti di bilancio.

È necessario inoltre, ha sottolineato la Leader degli Industriali, affrontare il tema della tassazione e ridurre la pressione fiscale su chi tiene in piedi il Paese, cioè sulle imprese e sui lavoratori. E’ stata poi ancora Emma Marcegaglia a porre l’accento sulla formazione, sul ruolo della scuola e dell’Università, sull’importanza di abbandonare la logica di egualitarismo a tutti i costi e di fare una scelta vera in favore del merito. Le conclusioni sono state affidate al Presidente Federica Guidi, che riassumendo lo spirito del movimento Giovani Imprenditori davanti alla crisi epocale che ha colpito l’economia, ha ricordato il profondo impegno che arriva ogni giorno dagli imprenditori che guidano le proprie aziende con la volontà di contribuire alla crescita del Paese con serietà, costanza e senso di responsabilità. I due giorni di Santa Margherita sono stati un’esperienza veramente interessante; l’evento, focalizzato su temi di estrema attualità, è stato un susseguirsi di interventi importanti e ricchi di spunti. Oltre al convegno sono diverse le occasioni che permettono di conoscere colleghi; sicuramente da non perdere è la tradizionale cena organizzata dal Comitato Triregionale, che anche quest’anno si è svolta presso l’antico complesso monastico dell’Abbazia della Cervara. Giorgia Vitali

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Gennaio Giugno

Gennaio Giugno

MARKETING ASSOCIATIVO

che rappresenta per il Gruppo, non soltanto un vivace strumento di comunicazione interna ed esterna, ma anche – attraverso la possibilità di coinvolgere potenzialmente tutti gli iscritti nelle attività di redazione – un efficace momento di confronto e di coinvolgimento di nuovi potenziali elementi “attivi”.

PROGRAMMA TRIENNALE

Gruppo Giovani di Unindustria Bologna.

guardato il consolidamento del numero degli iscritti, l’aumentata rappresentatività e visibilità all’interno dell’associazione e una maggiore capacità di creare e sviluppare progetti ed iniziative, favorita dalle nuove attività di fund raising dedicato.

Crescita numerica - in particolare tra i “più giovani”-, partecipazione attiva alle attività del gruppo e maggiore contatto con la collettività: sono questi gli obiettivi primari del nuovo programma triennale di marketing associativo dei giovani di Unindustria Bologna, presenta-

to a Roma il 15 luglio scorso, il quale, partendo dalle attività già avviate e dai risultati conseguiti nel trienno 2007-2010, delinea gli strumenti per la crescita e lo sviluppo del gruppo. I risultati positivi, conseguiti nel triennio passato, hanno ri-

Sono gli anni che hanno visto nascere la rivista FUTURO (2008), dar vita e contenuti al sito web dedicato (2009), sviluppare progetti di formazione/informazione su temi di attualità (si ricordano, tra gli altri, i tre gruppi di lavoro paralleli su energia, etica d’impresa e meritocrazia) e favorire il contatto e la condivisione dei valori dell’imprenditoria con i giovani studenti attraverso le scuole. Il gruppo ne esce rafforzato, maggiormente capace e per questo accresciuto nelle sue potenzialità. Per il prossimo triennio si intravedono, tuttavia, chiare necessità ed opportunità di un ulteriore rilancio. L’analisi di scenario ha evidenziato, oltre al difficile momento di mercato ed al rischio conseguente di riduzione numerica degli aderenti, anche l’inevitabile ricambio generazionale in corso, che vede molto prossima all’uscita una parte importante dei partecipanti “attivi” del GGI. Da qui la necessità di lavorare

per favorire le adesioni, in particolare dei più giovani, che possano avvicinarsi al gruppo portando idee, forze “fresche” e prospettive idonee anche per progetti di medio-lungo termine. Da qui la necessità di fare in modo che il gruppo “attivo”, di coloro che propongono, costruiscono e partecipano, passi gradualmente dall’attuale minoranza ad abbracciare potenzialmente - questo sarebbe il risultato ideale - tutti gli iscritti. Tutto questo darebbe slancio e moltiplicherebbe più che proporzionalmente le forze disponibili, favorendo quindi una maggiore visibilità e rappresentatitività all’interno, ma anche le opportunità di contatto e lo sviluppo di iniziative all’esterno dell’associazione. Quanto agli strumenti, si punta sul consolidamento e sulla valorizzazione degli strumenti già attivati, affiancati da alcuni elementi nuovi e da potenzialità interessanti. Continueranno così le attività sul sito web dedicato, che sarà potenziato per valorizzarne, sin dove possibile, le caratteristiche di accessibilità e tempestività, anche attraverso la creazione di una newsletter ad hoc. Proseguiranno le pubblicazioni semestrali della rivista Futuro,

E ancora, saranno portate avanti le esperienze positive degli eventi dedicati quali i momenti conviviali, quelli istituzionali e quelli formativi, che, in questi anni, si sono dimostrati eccellente mezzo di aggregazione interna e veicolo efficace di contatto con l’esterno. Sono poi previsti nuovi momenti a carattere istituzionale, che intensificheranno le occasioni di incontro presso scuole ed Università. E’ poi in programma, per la prima volta, la partecipazione ad eventi fieristici selezionati ed attivate visite guidate con incontri dedicati ad esperienze imprenditoriali di successo. Infine, alcuni strumenti “nuovi” o “rinnovati”, saranno identificati a partire dalle principali criticità emerse nell’analisi di contesto. Tra queste la citata difficoltà di contatto del gruppo con tutti gli associati: molti sono infatti i giovani iscritti che non partecipano e spesso non conoscono affatto le attività del GGI, si manifesta una vera e propria resistenza al “primo ingresso”, una sorta di difficoltà a stabilire il primo contatto con il gruppo. E’ poi emerso un basso livello di informazione verso gli stessi

soci di Unindustria (non di rado le stesse aziende associate conoscono poco o affatto la presenza e l’attività del GGI, mentre potrebbero costituire un veicolo importante di marketing per coinvolgere nuovi elementi). Compare così, tra i nuovi strumenti del programma, il cosiddetto “tutoraggio”, destinato tanto ai neoiscritti quanto ai giovani soci non ancora partecipanti attivi. E’ stato pensato come strumento di “accompagnamento” dell’ingresso nel GGI, guidato da coloro che già lo conoscono e lo vivono a pieno. Proseguiranno, inoltre, le attività sui social network, con la creazione di un profilo dedicato del GGI, con l’obiettivo di aggregare, far conoscere, condividere iniziative e favorire il confronto aperto tra gli aderenti. A supporto dell’intero pacchetto di attività, è inoltre prevista la progettazione di una linea di comunicazione ad hoc, capace di accompagnare con coerenza, le attività del gruppo per il mediolungo periodo, anche attraverso la realizzazione di materiali informativi dedicati. Evitando slanci eccessivamente ottimistici verso attività di grande impatto ma difficilmente realizzabili, il programma punta in realtà su azioni capillari, continuative e concrete. Nella convinzione che la spinta, la fiducia e l’entusiasmo, che sono propri dei Giovani Imprenditori, rendano realizzabile, anche in un momento di mercato difficile, il percorso di miglioramento e di crescita al quale essi continuano a puntare. Enrica Gentile

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Giugno

LA PICCOLA INDUSTRIA obiettivi del mandato

Il programma del Presidente Cavazza.

L’Assemblea di Giugno ha confermato Massimo Cavazza come responsabile della Piccola Industria per Unindustria Bologna. Questa nomina è il frutto del lavoro svolto negli anni e del suo impegno anche a livello nazionale, dove ricopre la carica di Vice Presidente nazionale della Piccola Industria in Confindustria. Lo abbiamo incontrato per capire le attività che intende promuovere sul territorio bolognese per la Piccola Industria e per illustrarci il programma presentato al Consiglio Direttivo precisando che “il

Piano annuale delle attività della Piccola Industria – esordisce Cavazza – s’inquadra nell’ambito di un più ampio programma pluriennale, che, partendo dalle linee guida tracciate dalla Presidenza della Piccola Industria di Confindustria, si sviluppa in progetti e iniziative locali, che, in alcuni casi, rappresentano attività pilota per l’intero territorio nazionale”. Detto ciò entriamo nel vivo e cerchiamo di individuare e capire i temi principali che saranno affrontati nei prossimi anni. La

Piccola Industria punterà su tre elementi cardine: credito che è sempre importante per fare impresa (fattore oggi determinante), aggregazione che si trasforma sempre più in un bisogno di competitività e infine, la semplificazione, che permette chiarezza e regole di mercato certe. Analizziamo in dettaglio per capirne di più. Per quanto riguarda il credito, sarà dedicata grande attenzione alle problematiche connesse al

Giugno

credito e alla ricapitalizzazione per le Piccole Imprese, cercando di monitorare l’attuazione e il funzionamento del Fondo italiano d’investimento e promuovendo sul territorio la partecipazione di aziende e di fondi già esistenti, che ne condividano gli obiettivi e che potrebbero beneficiare di quest’opportunità. Altro aspetto del credito, che sarà messo sotto la lente, sarà il rapporto banca-impresa, dove si cercherà di intervenire, con un’assistenza qualificata, al fine di garantire il necessario supporto, anche informativo, alle Piccole Imprese. In quest’ottica d’informazione, si dovranno mantenere, aggiornare e sviluppare, a favore delle Piccole imprese associate, le numerose convenzioni con il mondo del credito che Unindustria ha realizzato. La buona notizia è che proprio in questi giorni si passa dalle parole ai fatti con un primo accordo con Intesa San Paolo, chiamato “Crescere insieme alle Imprese – Finanza, Innovazione, Internazionalizzazione”. L’Accordo rinnova, migliorandoli, i prodotti esistenti attualmente a supporto della liquidità e della patrimonializzazione delle PMI e, soprattutto, mette a disposizione 10 miliardi di euro di plafond specificamente destinati a interventi e investimenti nei tre ambiti strategici: internazionalizzazione, innovazione e crescita dimensionale. Il secondo punto del programma prevede l’incentivazione delle aggregazioni, attraverso la promozione di quel cambiamento culturale in grado di portare sempre più imprenditori a intraprendere processi di crescita qualitativa attraverso alleanze e aggregazioni. “In questa direzione – con-

tinua Cavazza - si porteranno all’attenzione del sistema casi di best practice già adottati sul territorio, come, ad esempio, RaceBo, 01Wiring o ISBologna, oltre a strumenti che ne favoriscano concretamente il ricorso”. Questo punto rimane sicuramente molto delicato e ritengo che sia forse la sfida più difficile, considerando che, per modificare una “cultura imprenditoriale”, occorre tempo: tuttavia, prima s’inizia e prima si vedranno dei risultati. Il terzo punto del programma prevede un’attività di comunicazione e sensibilizzazione, volta a ottenere una semplificazione legislativa. Regole chiare e procedure semplici sono fattori essenziali per assicurare la crescita economica e la competitività delle imprese, che si trovano a operare in un ambiente normativo e amministrativo ostile capace di disincentivare gli investimenti e non agevolare la mobilità delle imprese sui mercati. Tutti questi fattori obbligano gli imprenditori a sottrarre tempo e risorse al

proprio business, per fare fronte alla burocrazia sempre più complessa. Questa è una battaglia doverosa per tutte le imprese e non solo per le Piccole, perché ne va della competitività del sistema-Paese nel quale, poco o tanto, tutti operiamo. Le premesse sono interessanti per questo triennio, auguriamo buon lavoro al team che segue la Piccola Impresa ricordandogli che fra un anno ci piacerebbe poter far conoscere lo stato di avanzamento del programma, magari proprio nella giornata dedicata alle Piccole Imprese programmata per il 19 Novembre, durante la quale, sarà possibile aprire alla collettività gli stabilimenti produttivi, per far quindi conoscere e apprezzare l’attività imprenditoriale avvicinando i giovani alla piccola Impresa. L’obiettivo è di concorrere a realizzare un sistema-Paese che, riconoscendone il ruolo e il valore, consideri le Piccole Imprese tra i fattori imprescindibili della competitività del nostro territorio. Giuseppe Covino

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Giugno

Progetto Quale impresa una bella vittoria di studenti meritevoli

Un progetto imprenditoriale nasce dalla analisi di un bisogno non soddisfatto, da una idea originale ed utile. Questo è lo spirito del concorso che anche quest’anno ha visto gli Istituti Tecnici delle province e della regione, partecipare alla iniziativa di Confindustria Emilia Romagna “Che Impresa vuoi fare da grande?” edizione 2010, con la collaborazione di AlmaLaurea, CARISBO ed il Resto del Carlino. Lo hanno ben compreso i giovani della 4° Mercurio dell’Istituto Tecnico Commerciale Rosa Luxemburg di Bologna, quando hanno cercato di capire quali erano le problematiche e le necessità di un professore non vedente dell’Istituto. Attraverso un’intervista del “cliente tipo”, hanno evidenziato come il bastone bianco general-

mente utilizzato dai non vedenti, permetta loro di percepire gli ostacoli a partire dalla altezza del polso fino a terra.Tutto ciò che invece potrebbe venire a contatto con il busto o peggio con il viso è totalmente scoperto ed indifeso. Da questa necessità ben espressa dal professore e ottimamente recepita dai ragazzi è nata l’idea di un rilevatore di prossimità. Il sensore, molto simile a quelli utilizzati dal comparto automobilistico che ha fornito i componenti del prototipo realizzato e perfettamente funzionante, appare come una spilla da applicare al bavero della giacca, collegato ad una batteria al litio e dotato di un impulso sonoro. Il raggio di azione del sensore è adattabile alle esigenze dell’utente, che potrà sentire l’avvicinarsi di ostacoli alti quali ad esempio rami di alberi o cartelli stradali sporgenti.

stata pressoché totale, ben coordinati dalla Professoressa Conti, insegnante di Gestione Aziendale, la quale ne tesseva giustamente le lodi con noi tre Tutor. Chi scrive ha avuto l’opportunità, in collaborazione con Alberto Stancari e Gianguido Riva, di seguire questi ragazzi nella loro prima esperienza imprenditoriale e godere del loro spirito neofita ed entusiasta. L’originalità e la realizzabilità del progetto, nonché la responsabilità sociale che ha dato vita all’idea di partenza, insieme con la capacità di presentazione del progetto nella sua interezza da parte del team di tre studenti, sono state premiate con una meritata vittoria dell’Istituto. La nuova classe imprenditoriale bolognese sta mettendo radici importanti.

Nel dotare il progetto di una struttura, la risposta della classe è stata stupefacente, sia dal punto di vista della capacità organizzativa, che di marketing. Il sensore standard è personalizzabile nell’aspetto, attraverso accessori intercambiabili, questo per venire incontro alle esigenze di ambo i sessi: spille a gioiello per le signore o sobri stemmini per gli uomini. La partecipazione della classe è Maria Sole Campanini

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Giugno

L’ECCELLENZA delle idee premio giovani imprenditori 2010 Nello scorso giugno si è tenuta la Prima edizione del Premio Giovani Imprenditori 2010, istituito quest’anno dal comitato per l’imprenditoria giovanile della Camera di Commercio di Bologna. Giada Grandi, Presidente di Giuria nonché Segretaria generale della Camera di Commercio, ha visto riuniti i responsabili dei gruppi giovani delle organizzazioni imprenditoriali di tutti i settori economici della Provincia rappresentati nella Giunta camerale. Presidente di Comitato è stato il “nostro” Andrea Paladini, in rappresentanza del settore industria, Chiara Montroni, per il settore agricoltura, Fabrizio Cervellati, per i servizi, Matteo Maria Elmi, settore commercio, Luca Dottini, settore artigianato, Matteo Manzoni, settore cooperazione e Gianluca Cristoni in rappresentanza della Giunta Camerale. L’iniziativa, volta a valorizzare il contributo dei giovani imprenditori nello sviluppo e nel successo delle imprese della Provincia di Bologna, aveva come obiettivo cercare giovani con meno di 40 anni che, con creatività, sono stati capaci di cambiare la propria azienda conquistando nuovi mercati, organizzando in modo alternativo la produzione e offrendo nuovi servizi. Dalle oltre 40 domande pervenute, il Comitato per l’imprenditoria giovanile ha selezionato quindici creativi. Fra questi sono stati scelti i sei vincitori secondo una valutazione

effettuata da una Giuria ristretta. I sei sono stati premiati con una targa ricordo della Camera di commercio. C’è chi si è inventato un modello organizzativo innovativo tra i tavoli del suo ristorante, per favorire l’inserimento graduale di giovani cuochi e camerieri (il “ristorante applicativo” di Francesco Chiaiese), qualcun altro ha creato il primo social network per bambini dai 5 ai 13 anni che coniuga divertimento e sicurezza (il social network “in fasce” www.mypage.it di Lorenzo Maria Dell’Uva). E se un’imprenditrice ha pensato di utilizzare il suono come veicolo di comunicazione e interazione tra oggetti e utilizzatori, elettrodomestici e interfacce intelligenti in funzione informativa o soltanto emozionale (il “sound design” di Sara Lenzi), un’altra delle vincitrici (metà della “top six” finale sono donne) ha creato un packaging riutilizzabile con un sistema di

chiusura rapido ed efficiente tipo velcro, con un minore impatto ambientale e tempi di imballaggio ridotti (“il nuovo packaging” di Silvia Magnoni). Altri esempi d’innovazione e creatività vincenti applicabili ai processi produttivi e al mercato? Una formula commerciale che porta il gelato a casa ordinandolo per telefono o via web (“i gelati a domicilio” di Andrea Spirandelli), oppure un sistema di creazione e gestione dei manuali del settore medicale capace di abbattere tempi e costi aumentando l’adattabilità dei contenuti (“il gestionale dei manuali” di Marisa Testa). E’ seguita poi la performance di Paolo Vergnani, specialista in teatro di impresa, che un po’ sdrammatizzando, un po’ spettacolarizzando ha affrontato il difficile tema legato a come realizzare i propri sogni innovativi in azienda senza perdere di vista il realismo ed i costi. Viero Negri VETRINA ASSOCIAZIONE 47


Luglio

Luglio

Green party

coltiviamo il futuro delle giovani imprese Festa estiva Giovani Imprenditori Unindustria Bologna. quistato dal fascino del luogo. La serata, resa ancora più magica grazie ad un clima mite e stranamente ventilato per il mese di luglio, è cominciata con un suggestivo aperitivo all’aperto, nel giardino antistante la serra, che per l’occasione, era stato allestito con zone salotto attrezzate con divani sovrastati da strutture tensili.

La festa d’Estate dei Giovani Imprenditori, rappresenta sempre un bel momento di aggregazione tra i componenti del gruppo, complice anche, la bella stagione capace di rendere l’atmosfera piacevole e spensierata. E’ questa, inoltre, l’occasione ideale per far respirare il clima associativo a tutti coloro, che pur essendo iscritti, non frequentano attivamente le iniziative promosse dall’Associazione. Le edizioni precedenti di questo evento estivo si sono sempre

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svolte in splendide ville nei dintorni di Bologna. Quest’anno, invece, si è deciso di scommettere su una location altrettanto splendida e suggestiva, quanto decisamente particolare qual è la serra “La Bastia” di San Ruffillo. Il titolo della serata, data la location, non poteva essere più azzeccato: Green Party, “Coltiviamo il futuro delle Giovani Imprese”. La scelta ardita della location è stata premiata dal grande successo di pubblico, che, dopo un primo momento di stupore, è stato con-

La “Judy Testa Band”, un complesso formato da sette elementi, ha suonato dal vivo i grandi successi di sempre per l’intera serata, trascinando le danze dopo il ricco buffet della cena. Anche quest’anno, al di là del divertimento e dei balli, si è dato spazio all’impegno sociale tramite la vendita di piantine di girasoli, il cui ricavato è stato interamente devoluto all’ “Arca di Noè”, (vedi art. pag 26) una cooperativa sociale, che come fine mira all’inserimento nel mondo del lavoro di persone disabili, o meglio diversamente abili. Tale iniziativa è stata molto apprezzata, sono state davvero tante le piantine vendute, questo con grande soddisfazione di tutti. Dato il successo di questa edizione della Festa d’Estate e della sua ambientazione, sono personalmente curiosa di scoprire quali sorprese e novità ci riserverà quella del 2011!

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Ottobre

Crescere al Futuro

leadership e continuità d’impresa oltre la crisi

Presentazione del libro

te Banking, l’Università Luiss Guido Carli e Giovani Imprenditori di Confindustria.

Nello scorso mese di ottobre, è stato presentato a Bologna, presso la Sala Carracci di Palazzo Magnani, sede di UniCredit, il libro “Crescere al Futuro - Leadership e continuità d’impresa oltre la crisi”. Presenti all’incontro: Nadio Delai docente presso l’Università LUISS Guido Carli, Andrea Paladini, “nostro” Presidente Giovani Imprenditori Unindustria Bologna, Giovanni Misté, “nostro” Presidente Giovani Imprenditori Emilia Romagna, Dario Prunotto, Amministratore Delegato UniCredit Private Banking, Averardo Orta, “nostro” Vicepresidente Presidente Giovani Imprenditori Unindustria Bologna, Presidente Ospedale Privato Santa Viola e Coordinatore Nazionale AIOP Giovani e infine Lorenzo Orta di AIOP (Associazione Italiana dell’Ospedalità Privata). Crescere al Futuro è il frutto della collaborazione tra UniCredit Priva-

Nel libro è trattato il tema della continuità d’impresa come componente strutturale dell’evoluzione e del rafforzamento dell’azienda, asset su cui è opportuno investire sfruttando proprio l’impulso dato dall’attuale crisi. Il volume, raccoglie e analizza una serie d’interviste a imprenditori italiani su alcuni temi forti: come si forma e si mantiene la leadership, la leadership imprenditoriale e il territorio, il ruolo del sistema bancario nel passaggio generazionale, la compresenza delle generazioni alla guida delle aziende, l’apertura al management esterno, le strategie di trasformazione dell’impresa. Ma quali sono le caratteristiche che deve avere l’imprenditore, per affiancare e poi subentrare alla guida dell’azienda? Al primo posto, secondo la maggioranza dei giovani imprenditori, c’è l’esperienza maturata in trincea e il possesso di una formazione di elevata qualità, mentre assumono minor importanza il talento innato d’imprenditore e la possibilità di apprendere il mestiere dal padre imprenditore. L’esperienza sul campo piace soprattutto alle donne rispetto alla componente maschile e ai giovani fino ai 35 anni. La flessibilità per l’adattamento progressivo pare sia la strada più in-

dicata per gestire il passaggio anche in una fase di mercato delicata come questa, adottando un modello che si è ben conosciuto in passato e che ha permesso di declinare uno sviluppo distintivo del nostro paese: la compresenza d’imprenditori maturi e di giovani in fase di formazione. Dai dati dell’indagine che mette a confronto le opinioni degli imprenditori Junior e Senior emerge, infatti, che, soprattutto oggi, ha molto più senso parlare di compresenza imprenditoriale piuttosto che di successione d’impresa. Con una novità: la possibilità di battere eventualmente anche la strada degli spin-off, secondo cui le eventuali propensioni imprenditoriali presenti in famiglia, possono essere incanalate utilmente in altre imprese acquistate o lanciate dall’azienda-madre. E per la crisi? Per la maggioranza degli imprenditori intervistati si deve puntare su una strategia di riposizionamento e di ristrutturazione. Altra alternativa, che riceve meno consensi ma comunque un numero consistente, è seguire una strategia radicale di vera e propria “metamorfosi” d’impresa. Bocciata una strategia attendista che tende ad aspettare che la crisi faccia il suo corso, sperando di sopravvivere in qualche modo. Molto interessante è stata poi la testimonianza da parte di Lorenzo e Averardo Orta in relazione al tema del passaggio generazionale. Viero Negri

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Vetrina imprese

Bologna Broker Bologna Broker S.r.l. nasce a Bologna nel 1996 da un’idea del Cav. del Lavoro Ing.Giulio Ponzellini. La società che ha come azionista di riferimento la Holding Penta S.p.a. della famiglia Ponzellini, si occupa dell’intermediazione e della consulenza in tutti i rami assicurativi. Nel tempo ha maturato e consolidato rapporti in tutti i segmenti di mercato : piccola, media e grande industria (Granarolo Spa, Pastore & Lombardi s.p.a., Gama Italia s.r.l.), enti pubblici (Comune di Dozza Imolese e Comune di Bentivoglio), rischi persona, associazioni ed ordini professionali (Studio Gnudi, Unioncamere Emilia – Romagna, Ordine dei Commercialisti di Bologna), federazioni e enti di promozione sportiva. Bologna Broker S.r.l. è dotata delle professionalità che presiedono tutte le fasi del servizio assicurativo al fine di ottenere la massima

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utilizzate dal comune mercato assicurativo, in un’ottica tesa a migliorare le “performance” economiche aziendali anche riducendo i costi non direttamente connessi alla produzione dei servizi attraverso accorgimenti tecnico-assicurativi già testati e sperimentati con successo nello specifico settore di vostra competenza. L’impegno profuso in questa tipologia di settore si è tradotto in una formulazione assicurativa da noi basata sulle necessità dell’azienda e non sui tradizionali criteri assuntivi adottati dalle compagnie Assicuratrici, noncuranti dei cambiamenti e delle penalizzazioni, anche in ordine fiscale, imposte alle aziende di settore. La Bologna Broker S.r.l. ,.inoltre, offre servizi di assistenza sinistri all’azienda con supporto tecnico, gestionale e formativo, servizi di verifica costante dell’andamento del programma assicurativo, verifica periodica gestione rischi. I servizi offerti da Bologna Broker S.r.l. sono completamente gratuiti, dalla richiesta di preventivo alla gestione rischi fino alla consulenza per il raggiungimento di un pacchetto assicurativo allineato alle esigenze dell’azienda o ente. Marco Ponzellini

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Vetrina imprese

ermess

DI Nardo

mEDHIARTIS

Incentivazione aziendale: come fidelizzare i clienti, motivare i dipendenti e aumentare il fatturato: un’azienda per le aziende. Ermess ha sede a Bologna ed è stata fondata da un gruppo giovane, ma con competenze già maturate nel settore della consulenza aziendale. L’obiettivo è di dare un supporto concreto alle imprese per accrescere il fatturato, fidelizzare i propri clienti e acquisirne di nuovi, motivare i dipendenti alla produzione, trattenere i migliori talenti e premiare i collaboratori. Core business di Ermess è l’incentivazione aziendale. Punta di diamante sono i week end di lusso presso castelli, dimore storiche, relais in tutta Italia. E’ possibile rilassarsi in una splendida Spa, degustare vino o immergersi nel percorso gustoso delle cene gourmet. Partecipare ad un week end con delitto o a corsi di cucina. Tutto questo e altro ancora nei week end esclusivi e originali che Ermess propone alle aziende, certa che far vivere emozioni sia la nuova frontiera per legare clienti e dipendenti a un marchio. Sono nati di recente in casa Ermess anche soggiorni presso i migliori hotel delle più famose città d’arte italiane o esperienze esclusive come un week end in yacht sulle coste della Croazia o il tour in auto d’epoca. Incentivazione sarà la parola chiave dei prossimi mesi, dove le aziende si adopereranno per ringraziare o premiare durante il periodo natalizio, anche con piccoli cadeaux, i loro collaboratori e fornitori. Per questo è nata Ermess Fidelity Card. www.ermess.it Viero Negri

Specializzato in Counseling e Sviluppo delle Risorse Umane, è costituito da un Network di Professionisti, Società di Consulenza e Docenti Universitari. A partire da novembre 2010 in occasione della presentazione del libro del prof. Piero Formica KNOWLEDGE-DRIVEN ENTREPRENEURSHIP, inizia il nuovo percorso di Formazione Manageriale.Il MASTER intende analizzare ed approfondire le dimensioni e gli strumenti del cambiamento organizzativo, identificando le principali componenti che ne consentono o ne ostacolano la realizzazione, in un contesto di globalizzazione e di crisi economica e finanziaria. Il Percorso, che si articola in 7 moduli didattici,è introdotto dall’analisi dei cambiamenti in atto e sulle sue implicazioni. Si sviluppa poi con l’analisi dei principali strumenti utilizzati dal management a supporto del cambiamento; si chiude, infine, con l’approfondimento degli impatti del cambiamento sulle persone e sulla cultura, nonché delle leve disponibili per facilitare i processi di trasformazione. Attraverso il percorso formativo , che alterna momenti teorici a momenti esperienziali, i partecipanti apprendono metodologie e strumenti operativi, con il costante contributo di qualificate testimonianze aziendali.I momenti di sperimentazione,riflessione e autovalutazione sono accompagnati , su richiesta, da incontri di supervisione individuali condotti da Counselors professionisti. www.studio-dinardo.it

Medhiartis nasce dall’incontro di Gianluca Ranieri e Nicola Ognibene, professionisti con ventennale esperienza rispettivamente nel mondo della comunicazione e traduzione e della documentazione tecnica. L’idea condivisa era quella di unire queste due realtà, finora molto distanti, per rispondere all’esigenza crescente di realizzare servizi già finalizzati al commercio internazionale. Medhiartis, grazie alla continua sinergia tra le sue divisioni e all’alta professionalità dei suoi collaboratori, rappresenta il partner ideale per le aziende in ogni fase di progettazione e realizzazione della documentazione tecnica. “Abbiamo voluto creare un team di professionisti altamente qualificato, in linea con i cambiamenti avvenuti nel panorama industriale degli ultimi anni, dove non conta solo la produttività, ma bisogna saper investire in qualità e in progetti con alto valore innovativo”, afferma Gianluca Ranieri, uno dei soci fondatori. È grazie alla qualità dei propri servizi che Medhiartis, giovane azienda nata in questi ultimi anni di forte recessione, ha incrementato considerevolmente il suo organico e intrapreso collaborazioni con aziende leader del territorio bolognese. La sua struttura é composta da divisioni specializzate nel campo della documentazione tecnica, traduzione multilingue, comunicazione, progettazione grafica e soluzioni software.

Valentina Marchesini

Viero Negri VETRINA IMPRESE 53


consigli di Lettura

Illusioni Italiche

Le vie dell’innovazione

Donne, talento e tecnologia.

di Luca Ricolfi Mondadori Editore

di Piero Formica Compositori Editore

di Paola Stringa Il Sole 24 Ore

Luca Ricolfi, insegna Analisi dei dati all’Università di Torino, ha fondato l’osservatorio del Nord Ovest e la rivista di analisi elettorale “Polena”, è un apprezzato editorialista di “La Stampa” e “Panorama”. In “illusioni Italiche” Ricolfi, sicuramente anticonformista, propone una fotografia del nostro Paese che fa riflettere e soprattutto offre uno strumento concreto per cogliere la sostanza dei numerosi problemi che caratterizzano l’attuale dibattito economico-politico, aiutando ogni cittadino a diventare sempre più attento e consapevole. Quando Ricolfi s’imbatte in una definizione di Michele Serra, «È di destra chi vota avendo per guida i propri interessi, di sinistra chi vota pensando all’interesse collettivo», analizza i dati elettorali mostrando che al contrario i ceti più garantiti votano Pd quelli più a rischio scelgono Pdl. Non c’è niente di più difficile che definire le identità dei votanti. Tanto che a Ricolfi la cosa gli ricorda una domanda di suo figlio davanti al micio di casa: «Ma il gatto lo sa, di essere un gatto?»..

Il libro affronta, attraverso le esperienze dell’autore, esempi concreti di cambiamenti e crescite del business nelle nuove frontiere. Nazioni come l’Estonia, dove il Professore ha avuto una cattedra universitaria, continenti quali Africa, Cina, India e paesi in via di sviluppo vengono affrontati per chiarire nuove opportunità a cui devono essere aperti gli imprenditori di oggi. Le nuove aziende o le start up traggono la loro forza da melting pot culturali. La forza del presente sono le imprese fondate da persone di culture diverse e diversa estrazione lavorativa. Nel libro è trattata anche la situazione Italiana in maniera molto dura. Il bel paese è visto come una nazione legata al passato, per nulla pronta ai cambiamenti in atto. Le Università , la politica, le corporazioni, sono spesso autoreferenziali e legate al loro status quo. Le soluzioni proposte sono di adattarsi agli eventi, investire in conoscenza e conoscenze e prepararsi a uscire anche dall’Europa per sfruttare tutte le opportunità che il mercato può offrire. Da leggere perché: decisamente un libro schematico, di facile lettura con momenti di riflessione per gli imprenditori di ogni età.

Il volume presenta un ritratto della situazione italiana, dove, a fronte di un aumento della presenza femminile in tutti i comparti della P.A., resta ancora significativa la discriminazione di genere e ancora molto bassa la presenza delle donne ai vertici. L’autrice effettua una critica riflessione su quanto ancora c’è da fare ma, contemporaneamente, presenta una testimonianza reale di quanto, negli ultimi anni, siano cresciute le iniziative volte a favorire la pari opportunità tra uomini e donne, anche grazie alle politiche di genere e di conciliazione portate avanti da diverse istituzioni italiane e dalle singole amministrazioni. E’ dimostrato quanto la tecnologia costituisca la chiave di volta per una crescita personale e professionale delle donne. Nel volume sono presentati gli 87 progetti dedicati alle pari opportunità e raccolti a Forum PA 2009 in occasione dell’iniziativa “Lavoriamo insieme” voluta dal Ministro Brunetta e realizzata in collaborazione con futuro@lfemminile. Interessante la prefazione del Ministro delle Pari Opportunità.

Viero Negri

Fabio Zalanbani

Viero Negri

54 Consigli di lettura


REDAZIONE FUTURO Rossana Gabrielli Coordinatrice rivista Leonardo S.r.l. r.gabrielli@studioleonardo.it

Giuseppe Covino Mollusco&Balena S.r.l. covino@molluscobalena.it

Viero Negri Amedea Servizi S.r.l v.negri@amedeaservizi.com

Corinna Egitto Exodus Consulting Fashion Consulting Bologna corinnaegitto@exodusconsulting.it

Simone Mangini Studio Torta mangini@studiotorta.it

Piero Brighetti Mediamorphosis S.r.l. pierobrighetti@mediamorphosis.it

Maria Francesca Delli Marbia S.r.l. marbia@acantho.it

Alberto Stancari Mondaini & Partners S.r.l. astancari@mondainipartners.com

Marco Ponzellini Wegaplast S.p.A mponzellini@wegaplast.it

Massimo Tchen TA LI s.r.l. massimo.tchen@tali.it

Enrica Gentile Alimenta egentile@alimentaonline.it

Ivana Topi Aepi S.p.A ivana_topi@aepi.it

56 REDAZIONE

Ilenia Sala Ri.pneus S.r.l. ripneus@libero.it

Valentina Marchesini Marchesini Group S.p.A. valentina.marchesini@marchesini.it

Claudia Turrini Ace Consulting turrini@aceconsult.it.

Fabio Zalambani Polonord Adeste S.r.l. f.zalambani@polonordadeste.it

Maria Sole Campanini Campanini Ugo S.p.A. msolecampanini@campaninispa.it

Averardo Orta Ospedale Privato Santa Viola Srl ortave@tin.it

Giorgia Vitali Salumificio Vitali spa giorgia.vitali@salumificiovitali.com

Rocco Mangione SPI S.p.A. r.mangione@spifinestre.it


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