MARIE-LUISE SCHERER, LA FRONTIERA DEI CANI, KELLER 2014

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marie-luise scherer

LA FRONTIERA DEI CANI prefazione di paul nizon Traduzione di Anna Ruchat con le studentesse della Fondazione Milano Lingue Cristina Galimberti Anna Claudia Iacopini Noemi Lattarulo Federica Tortiello

Keller editore



La frontiera dei cani



A

riconoscere le auto su cui sedevano i commercianti di tappeti, gli Herbig non ci misero molto. Venivano avanti spedite per il sentiero di campagna e sobbalzando si avvicinavano alle prime case. Prima ancora che uno potesse arrivare sulla porta e fargli segno di andarsene, l’auto era già parcheggiata nel cortile. Ne scendevano due stranieri. Uno dei due, con il rotolo dei tappeti in spalla, si dirigeva verso gli abitanti della casa, posava il carico ai loro piedi e srotolava i pezzi migliori sugli scalini dell’ingresso. Bastava una breve occhiata, anche di rigetto, e già era troppo, perché l’uomo la prendeva come un incoraggiamento. Alla fine della presentazione il secondo uomo, che nel frattempo era sparito e con tutti quei tappeti nessuno se n’era accorto, usciva da un capannone. Si avvicinava camminando tranquillo e chiedeva: «Niente vecchi mobili?» Per evitare sorprese di questo genere, all’ordine del giorno dopo la caduta del 17 | la frontiera dei cani


Muro, gli Herbig decisero di acquistare un cane di grossa taglia. Ogni cosa avvenne a tempo debito. L’ultima sorpresa dei tappeti era capitata di mercoledì, il giovedì il signor Herbig arrivò felice alla guida di un’Audi, la sua più recente conquista, e venerdì la signora Herbig trovò un annuncio sulla «Schweriner Zeitung»: il comando Nord delle truppe di confine aveva una rimanenza di cani da cedere. Si pregava di chiamare di sabato sera. La vera svolta epocale per gli Herbig comincia il giorno in cui l’Audi arriva davanti alla porta di casa. Ogni accadimento, in seguito, verrà collocato prima o dopo l’arrivo dell’Audi. Ragione per cui il loro cane da guardia ebbe l’onore di avere, nel suo curriculum desolato, almeno la data della sua consegna alla famiglia, l’ultimo sabato di agosto del 1990. Quel giorno infatti gli Herbig partirono da Göhlen nei pressi di Ludwigslust e arrivarono a Schlutup/Selmsdorf, l’ex frontiera nei pressi di Lubecca, per ritirare il cane. Quello fu il loro primo viaggio di una certa lunghezza con l’automobile nuova. l’allievo ufficiale schönknecht, responsabile del servizio dei cani da guardia presso il collana razione K | 18


sesto comando di confine, sezione di Selmsdorf, era in piedi davanti al canile, in abiti civili con i pantaloni estivi. Il canile consisteva di alcuni capannoni messi a schiera, a ridosso di un bosco di abeti, un po’ in disparte rispetto alle caserme. Ognuno dei trenta box in cemento armato aveva davanti a sé uno spazio recintato. I sentieri lungo i box erano stati rastrellati. Sul lato più stretto vi erano delle bordure di rose che, all’inizio di ogni viottolo, erano interrotte da cespugli ornamentali. L’accurata semplicità di questa coltivazione non era in contrasto con la sobrietà complessiva dell’area militare. L’atmosfera generale non ne risultava addolcita, come i cespugli di ginepro nano non addolciscono il giardino di un ospedale. L’allievo ufficiale Schönknecht parlò di un rigore diffuso che funzionava anche per i cani. Nel primo viottolo i pastori tedeschi Amor, Muck e Brando saltavano sulla rete metallica della recinzione. Erano vecchi cani di servizio con pedigree e diploma, che un tempo controllavano la striscia di confine al fianco di un addestratore. Non si erano ancora rassegnati alla perdita dei loro padroni, soldati tornati in città che non si sarebbero più serviti di loro. Anche l’allievo ufficiale Schönknecht doveva trovare una casa al suo ultimo cane di servizio. Certo, quei cani avevano un destino crudele, ma non 19 | la frontiera dei cani


abbastanza crudele per gli Herbig, ai quali pareva di essere finiti in una casa di cura, i cui ospiti erano sempre lindi e puliti, mangiavano da ciotole luccicanti e dopo brevi zuffe si accasciavano al suolo in segno di rassegnazione. Quella esistenza principesca non avrebbe mai potuto proseguire sul retro della loro casa, a Göhlen. Inoltre quei cani, a prescindere dal portamento pretenzioso, gli sarebbero anche costati qualcosa. Ad esempio, il valore attuale del cane da tracciato Amor, che aveva sette anni e quindi l’età della loro vecchia Audi usata, era di ben cinquecento marchi. Gli Herbig avevano pensato a un animale meno raffinato, uno che non guastasse il suo temperamento con la nostalgia di casa. L’allievo ufficiale Schönknecht ordinò a un soldato di far strada agli Herbig in direzione di Klein Siemz, un paesino appena prima di Schönberg verso Ratzeburg. Laggiù cinque cani di quando c’era il confine erano legati al guinzaglio scorrevole e sorvegliavano un deposito di munizioni, uno di quei mestieri malinconici che danno alla testa, come quello esercitato negli anni precedenti tra le due recinzioni. La zona era senz’ombra e gli animali si erano scavati delle buche nella sabbia per rinfrescarsi. Giacevano collana razione K | 20


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