Caro vecchio cavaliere

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ROCCO GARRAPA

CARO VECCHIO CAVALIERE (il canto dell'uno)

fuori testo trenta acquarelli dell'autore

Firenze 1989 DEDICA AL CANTASTORIE


A mille ce n'è nel mio cuore di fiabe da narrare venite con me nel mio mondo fatato per sognare basta solo un pò di fantasia e di bontà (Fabbri Editore-Fiabe sonore)

MARIA GIOVANNA (La Rosa, La sconfitta, Il ritorno)


Posso cantare con te cantastorie? l’uomo appartiene alla sua tribù anima mia tu alla mia vieni il giorno compagno al nostro gioco ci prende felice per mano stamane siamo di scena insieme pare ognuno nella vita cerca il suo piacere e cantare in piazza per noi è un piacere andiamo a improvvisare Signori bambini accorrete sono io il cantastorie racconto storie in versi e canto per piacere mio nonno cantastorie alla corte dei signori m'insegna il mestiere se avete pazienza lo vado a presentare il mio nonnetto lui e tutta la sua gente è una storia interessante dell'infanzia di tanto tempo fa prendetela com'è in memoria della nonna il titolo è Maria Giovanna io e il mio aiutante siamo contenti se vi piace se non vi piace scusateci non lo facciamo apposta se poi ci dite le storie che volete appuntamento in piazza dopo colazione per l'intera settimana e le cantiamo insieme C'è la Rosa per prima sulla scena sola in un angolo che nessuno la vuole far giocare è orfana povera Rosaria suo padre l'Azzurro la bastona a sangue ogni mattina che io la sento sempre urlare prima d'andare nella piantagione lei arriva a casa nostra quando peliamo i fichi e i cetrioli e mangia le bucce di nascosto perchè ha fame e mio fratello sempre se n'accorge e la picchia non vuole vedere che mangia figlia di figli della guerra tra turbe d'affamati sua madre muore di maggio mentre raccoglie cicoria selvatica sui prati Rosa Rosaria ti difendo io le dico e lotto con mio fratello selvaggio la picchi perchè ha fame per non ricordare la tua fame che dietro ti trascini da quando primo neonato spodestato in capo all'anno dall'amore della mamma dormi con nonna Maria Abbondanza che ti mena se piangi Rosa non ha la mamma poverina neanche la conosce che muore appena dopo che la scodella senza darle neanche il latte guardala sola sul prato recita rosari che l'insegna la vicina disadorna vedi cerca la mamma che non trova a sedarle il tumulto del cuore e ha fame per questo la picchi per paura che te la ruba la mamma anche lei


come fa ogni nuovo fratello che arriva orfano sei e resti con quattro fratelli che ti tirano la coda ecco il piatto per Rosa il mio e se lo tocchi t'ammazzo e Rosa in fretta in fretta si mette a sedere con noi e la carezzo e poi vado a giocare con Rosa che sempre mi segue contenta e mi mostra i suoi tesori sotto il roseto pezzi di stoffa con cui veste stecchi Ci guarda geloso mio fratello che si succhia il pollice magro mia madre glielo leva e lo coccola e subito distratta dal pianto del quinto neonato lo manda a giocare con noi cane bastonato eccolo arriva di nuovo a comandare Rosa vieni qua questo dobbiamo fare non state là a guardare questo dobbiamo fare lo dice la mamma e Rosa tristemente va mentre scappo fuori a giocare coi bimbi della strada Dopo mezzogiorno mio fratello picchia Rosa sulla testa con l'ombrello quando torniamo da scuola piove a dirotto e io la riparo col mio ombrello rotto mio fratello mi chiama per non farmi bagnare io spingo Rosa sotto e lui la picchia sulla testa con l'ombrello chiudo il mio e con determinazione gli spacco quel bastone sul cervello gronda sangue e mia madre lo cura mentre piange io lontano nella strada spio ora dopo ora s'è tempo di tornare senza pagare il conto del dolore che procuro a mio fratello l'assassino che spia dalla finestra il mio ritorno per farmi punire ho i compiti da fare e dico che non ho niente da studiare a mia madre che urla per farmi rientrare e bastonarmi senza stare a rincorrermi Vado da Rosa muso da capretta mi guarda adorante e curiosa aspetta la mia storia del giorno voglio mostrarle una cosa che me l'insegnano i compagni piÚ grandi di scuola e mi metto sul limitare della sua porta a masturbarmi a me non esce latte come a loro e sono depresso con in mano questo coso


che non piange e lei invece piange ch'è più grande di me e si vergogna e io non capisco il perchè Tutta la sera resto nascosto sotto il letto m'infilo di soppiatto all'imbrunire nessuno se n'accorge per fortuna con il suo daffare mia madre non mi sta a cercare più di tanto i miei fratelli fanno gazzarra a cena mio padre che s'incazza subito li mena e poi va a dormire bene così non ci conta e non s'accorge che manco si leva prima dell'alba e il campo è lontano va a giornata dai parenti da una settimana per la semina e quando torna è sempre una bestia quelli son più fetenti di lui e là non può parlare scoppia d'invidia e in più deve subire accusa mia madre ch'è roba sua quella che coltiva per i suoceri la minaccia di mandare lei a lavorarla anzichè fare la signora a palazzo e poi si sfoga con noi io non ci casco più pazzo figlio di un pazzo da quando torni dalla guerra ce la fai pagare cara ti trascini in casa sciancato e dolorante la mano più veloce della mente te la pigli con lo stato che non ti dà la pensione perchè non sei fascista e nonno ride stupido che ci vai in guerra te e tutti i tuoi amichetti fascisti o non fascisti sempre tutti pronti a menare le mani violenti di merda razziatori di donne capre e mucche dei negretti che poi a guerra finita i capi maledetti devono pure dire a voi stupidi sicari di ritorno in famiglia che scade la licenza d'uccidere e morire e quando a scuola ci dicono che Mussolini muore sputacchiato tu non ci credi dici che aspetti che ritorna per farti pagare i danni di guerra auguri mi fa pena il tuo odio-amore intanto vai a zappare è meglio arrabbiati pure con mamma perchè non t'abbandona stronzo che sei e ti sforna pure figlioli che vuole tutti a scuola a tue spese ci rammenti ogni giorno io stasera resto sotto il letto e se ne parla domani ch'è poi la stessa storia tutti i giorni meni tutti senza distinsione compresi gli animali e riparti e si respira fino all'imbrunire insomma padre dimmi te che cazzo vuoi da noi? Ho fame qua sotto il letto e nessuno s'accorge che manco davvero nessuno s'accorge di me non c'è amore in questa casa domani io scappo lo giuro


e stasera vado a dormire dai nonni vicino al caminetto dopo che vannno a coricarsi e anche se mia madre mi vede a quell’ora non mi mena per non svegliare mio padre comunque di quella strega non mi posso mica fidare Con il mio amico decido di scappare da casa prendo il mio fagotto e quattro fichi secchi lui un pò di lardo così ci scambiamo la roba invece d'andare a scuola partiamo sua madre viene da lontano dai sette comuni dell'Asiago nonno che fa la guerra sul Carso dice che i polentoni son buoni io mi fido di lui e partiamo per dove non sappiamo Abbiamo camminato tutto il mattino a mezzogiorno siamo lontani dalla prigione ci fermiamo a mangiare sulla strada passa il carrettiere di lastre di pietra quello con la bella voce che canta nelle feste del paese è mio amico dice il mio compagno di fuga e gli corriamo incontro e voi che fate così lontano dalla scuola? diciamo che scappiamo da casa bene raccontate risponde e si ferma a pranzare con noi ci fa bere il suo vino e poi ci convince ad andare con lui e noi montiamo sul carretto felici senza chiedere dove va solo quando ci troviamo vicino al muretto di casa ci sveglia ci siamo addormentati col vino e il canto signora ve li lascio urla a mia madre che quel giorno è insolitamente gentile sempre sorridente non dice niente e ci lascia studiare e mangiare insieme certo lei non sa che scappiamo quando vogliamo che avventura però che bella giornata lontani da queste famiglie di passione sì siamo stati proprio bene io e il mio amico Il mio amico si vergogna perchè sua madre è incinta noi siamo grandi si lamenta e questi genitori continuano a fare figli come conigli lui non vuole stare più in casa con loro me lo dice da tanto vuole emigrare e anch'io lo voglio fare Abbiamo deciso d'andare alle cave si guadagna duecento di lire di più che in piantagione cinquecento anzichè trecento lire giugno luglio agosto settembre ottobre mi fanno provare adesso per una settimana poi faccio gli esami di terza media e ritorno a lavorare accidenti che dolore però


la piaga alla spalla sanguina e la mamma mi fa un cuscino per riparare l'osso che sporge proprio te che sei così magrolino piange la notte mi frizzano i muscoli dal dolore quando prendo sonno è già giorno e mi tocca ricominciare la schiena curva sotto i blocchi rotti da buttare in discarica o sotto la cesta di ferro ricolma di bianca bruma della segagione che sembra borotalco e pesa accidenti come piombo e dall'alba al tramonto salire e scendere le maledette scale nudo al sole che spella manovali di merda sembriamo schiavi d'Egitto in fila e alla scudisciata sopperisce l'offesa cadenzata del padrone ti spezzano la schiena per la vita dice mio padre duri due giorni e poi ti cachi sotto e torni alla piantagione di tabacco a raccontare fiabe alle donne che quello è il meglio che sai fare con questo fisico poi mascalzone è invece una settimana che duro e ora che faccio gli esami di terza ti dimostro che sono il primo a scuola mia ignorante ciuco rabbioso sempre lì a mugugnare poi quest'estate riprendo il lavoro in cava e ti faccio vedere guadagno più soldi io di te a zappare e vaffanculo però Cristo tremo solo a pensare aiutalo Signore non farmelo ammalare a questo lavoro infame proprio lui ch'è il più esposto! ha ragione mia madre che non vuole e che come sempre non fa niente per la sua gente lei benedice e tutti a pedalare I nonni quando si menano sono divertenti lui ubbriaco marcio fuma a letto nel sonno il sigaro gli cade e dà fuoco alle lenzuola nonna urla e noi tutti ci alziamo un secchio a testa e facciamo i pompieri bagnati fradici i vecchietti che ridere sono una macchietta lei folletto senza denti urla isterica al fuoco e all'acqua lui sveglio al gracidare che non si placa muove il capo fradicio gli occhi a civetta finchè si raccapezza e le molla una sberla alla nostra risata crudele nonna per un momento tace interdetta paziente la platea aspetta che a questo punto la vecchia si ribella urla Nizza e Savoia e parte all'attacco giù a capofitto sulla pelata l'artiglio pronto spianta gl'ultimi candidi capelli la forsennata fata La notte nel suo dominio estremo spennacchia il pover'uomo


finchè il canto della vendetta accende l'alba che nell'alcova antica balbetta la luce lega gl'opposti sotto il noce che grandeggia nell'orto la nonnetta ora lo nutre lo ricuce e lo consola il suo uomo questi quattro peli sulla testa diminuiscono a vista d'occhio meno male che hai i baffetti che sono un amore! Amore di volpino il mio nonnino tutto il giorno gioca a carte a bottega e vince sempre un bicchiere di vino a partita e ci mangia il pezzetto di carne prima per non bere a digiuno siccome le vittorie son tante scorda di tornare a casa la nonna se la lega al dito destina il pranzo per cena e la rappresaglia a tempo di rosario centellina Stasera nonna ce l'ha col prete nonno fa finta di non capire e mi racconta fiabe anzi no ormai gliele racconto io di mitologia e lui è contento ne vuole una ogni sera stanotte di certo è Ulisse nell'isola d'Ogigia tant'acqua c'è e niente vino per forza si sturba poverino a vedere la megera che grida al fuoco al fuoco per lui Troia finisce già di fumigare quel tristo giorno che lo vede dal Carso a casa ritornare Ho nostalgia ora che faccio il cavamonti tra gobbi e giganti fino all'altr'anno giro tutto il giorno il cavallo sull’aia e le spighe sotto l'ugna diventano poltiglia poi si ventola la paglia e occhieggiano mucchi di grano d'oro e noi tutti giù a metterlo nei sacchi a sera sul carretto guido io i cavalli verso il granaio e le donne son là che aspettano che meraviglia! E si fa festa grande come sempre per la semina e il raccolto la partenza e il ritorno delle mandrie finchè arriva la festa del patrono due giorni di baldoria per Santa Maria Maddalena la bella santa io scappo da casa e corro dietro la banda poi mio padre ci porta tutti a mare lo so là lui sogna la guerra In estate si sta bene sull'aia io la notte prima del raccolto dormo fra le spighe e guardo con nonno le stelle piccolo gigante mi chiama e sole per me a mezzanotte brilla la stella polare che la grand'orsa cucciola la figlia e il mare deserto del mio bimbo innocente subito si riempie di bandiere ammainate quando lui ubbriaco mi racconta le battaglie della grande guerra vere e inventate


che tanto sono tutte uguali si sa nella lontananza sfumano i ricordi diventano tutte storie colorate invece di stronzette spuntano fate invece di guerrieri nemici arrivano fratelli e tutt'insieme amici di bicchiere là a stuprare ragazzine che poi son vecchiette che non ce la fanno neanche più a scappare e per loro è pure una benedizione ogni giorno diverse le divise e i doni da scambiare al villaggio come un rito un ritorno a casa a sera a gallette piccoli favori conditi di pianti per dolci ricordi spesso inesistenti poi dice che sono in tanti in fila ad aspettare e capisco ch'è un casino militare povero nonnetto mio balugini te per me sei proprio bello! Ricordo l'altr'anno prima dell'avemaria quando si termina d'insaccare il grano lui arriva colle sue quattro piante secche di piselli in mano dice a me piace la pignatta d'inverno ora li voglio battere e riempire il sacchetto subito no la nonna si ribella c'è Giorgio che aspetta e lui s'incazza giustamente che c'è spazio per tutti sull'aia lei risponde con la spinta lui afferra il bastone ch'è la sua spada da quand'è in pensione lei più veloce scappa e non la becca stavolta sul cervello lui misura la circonferenza all'aia calcola l'occhio socchiuso e attraventa il bastone che palla di biliardo batte al cornicione e la nonna che segue la manovra e vede correre il legno levigato lanciato a forza per disperazione l'aspetta a piè pari un salto oplà e il bastone le passa sotto i piedi oplà oplà la sera risuona della gioia dei bimbi che battono le mani e uno e due e tre e quattro imperterrita conta la nonna sembra una bimba che gioca con la corda gli occhi spiritati dalla gioia maledetta strega il nonno le urla lei gli risponde con un vaffanculo seguito da un Nizza e Savoia sparato là per farlo più incazzare -che lui solo per tacito accordo può accampare il privilegio d'urlarlo mentre mima il vocione del suo capitano morto nel rito del racconto del terzo attacco all'arma bianca sul Carso dove morte certa scampa tra la catasta dei falciati di mitragliaerrore fatale la distrazione per la vecchia che la vendetta è un piatto freddo la curiosa ha voglia di stravincere stasera nell'oasi di colore tra mare giallo di stoppie e cielo splendente la scena s'anima con l'occhio la nonna per un attimo non segue più il bastone


che la sua corsa continua onda risonante che batte lo scoglio del deserto mare del ricordo del guerriero s'impappina squittisce e l'uncino di noce alle gambe la colpisce un urlo e per terra si rattrappisce la caduta di Troia il nonno sentenzia e abbandona l'aia sul limitare della casetta fuma il mezzo toscano puzzolente e sogna Da piccolo al buio mi stringo ai miei fratelli nel letto tutt'insieme le coperte in testa per scacciar la paura della tempesta poi la luce dell'alba ci trova abbracciati e prima che s'alzano i genitori scappiamo ognuno nel suo letto e io per tutti proclamo siamo grandi e paura non abbiamo e al primo sole della primavera il petto nudo mi batto petto nudo petto forte vado in culo pure alla morte Povera Rosa sembra che la scannano gli occhi bassi sul petto va all'altare povero mucchietto di stracci per anni la difendo d'affetto privata gli occhi smunti sempre affamata di cibo ora il mio topino la fanno sposare che ha appena sedici anni quattro appena più di me gli chiedo perchè gli occhietti di furetto che gridano dispetto al mondo abbassa come fa sempre quando sono gli altri a decidere cioè sempre a mia madre chiedo perchè accetta dice che va bene così lo vedo quel disgraziato un giorno che la tocca e lei d'un balzo che si ritira non capisco cos'è l'amore dei grandi intorno a me non lo vedo capisco quello degli animali della piantagione a primavera quando tutti s'incazzano furiosi e rizzano quei cosi che a vederli sembrano randelli Rosa va in sposa a un cencioso più cencioso di lei il cuore mio man mano s'acquieta mamma dice sempre che va bene Rosa certo accetta quell'amore per forza e non lo vuole dire e come può altrimenti se tutto il resto è peggio povero leprotto impaurito coniglietto rosa che il tepore del nido non conosce


che la sua mamma l'abbandona in fasce preferisce tornare all'origine da dove proviene e l'affida alla vita che a quanto pare è ladra e puttana se invece di proteggere Rosa l'espropria d'ogni cosa Povera canarina scacciata implume dal nido e dalla casa di sposa ora che la morte cuculo depone le uova tra le bianche lenzuola del tuo letto non basta volere bene per salvare la vita umana io non so più che fare per te Rosa intanto arrivo per primo al capezzale Rosa Rosaria il dottore dice che sei malata grave te che stai male ? le urlo invano all'orecchio e lei la muta che gira il viso dall'altra parte turbata dal mio grido Rosa è incinta sembra un pallone gonfiato più brutta che mai la mia capretta è smunta in faccia e un pò rotondetta di pancia consolo il padre pelleossa e sofferente quanto una ciuca già puzza di morta poveretta commenta la suocera cattiva la gente che la viene a trovare ridacchia la guarda fa finta e lei non dice niente come sempre povero amore aspetta La tratta male il prete perchè dice di no quando la vuole esorcizzare e brava il mio sgorbietto difenditi da questo corvo nero che porta pure male io sono con te Rosetta resisti E poi è tempo di sgravare la mammana dice che la cosa è grave ascolto nonna che lo racconta a mia madre la sera prima di cenare la testa sui libri che faccio finta come al solito di non capire bacino stretto più il malaccio come sua madre pace all'anima sua e muore Rosa e la sua figliola pace all'anima loro Ora in terra tua Guglielmo lontano d'ogni patria e d'ogni amore mi visita l'anima di Rosa la divina la prima l'antefatto


il bocciolo che nasconde il tesoro che nessuno sa trovare e a casa sconfitta ritorna dalla madre Rosa io voglio aspettare so che alla fine sboccio in fronte a questo lago di Zurich o altrove a te nessuno t'annaffia neanche te stessa io ho il coraggio di cercare l'acqua neppure mio fratello disperato d'amore capisce che la nasconde in cuore dimmi Rosa perchè qua in terra d'avventura m'appari dolente che t'avvii alla trasformazione bimba che diventi donna senza cogliere il frutto della tua pena? io voglio un'esplosione di gioia su questo pianeta del dolore te che messaggio mi porti Rosa della materia che si decompone? sei pula sull'aia al vento della sera polvere di calcare di cava nel naso e nell'orecchie sapore di metallo di fonderia in bocca che fora o atomica d'amore alla faccia della miseria della terra e delle vittime-assassine che abbiamo visto sulla scena? io aspetto qua nella terra degli gnomi la rivelazione Rosa per la guerra che dichiaro agli dei della nostra terra d'eroi traditi e traditori ascolta la mia preghiera notte mia nera io il tuo messaggio ascolto in questa sera che s'imbruna e non capisco una parola eppoi parli in tedesco che non conosco forse m'insegni come fare e non riesco a sentirti avvicinati ancora lasciami almeno un segno così apprendo la tua lezione la chiave la chiave dov'è Rosa? il codice maledetto si nasconde a me lo schema s'aggroviglia foglio a quadretto si restringe in un punto un punto solo che t'inghiotte io un giorno questo centro lo faccio scoppiare lo giuro a costo di buttarci dentro la bomba finale come fa mio nonno là in trincea per scappare dal mare di merda che l'uomo sulla terra crea Alessandro recide con la spada il nodo di Gordio re contadino in questo gelo alpino la rabbia del mio sole esplode lame in gola alle nubi di sangue il giorno compagno m'è testimone giorno dei mille e mille soli ti chiamo della deflagrazione forse non è questo Rosa bella quel che voglio t'aspetto un giorno sulla strada maestra bocciolo che resti chiuso ti ringrazio per l'aiuto ti metto nel mazzo dei ricordi belli


da conservare nel mio fagotto di viaggio e levo grato al sole fosco il canto alla memoria e t'offro per l'ultima volta il gioco che faccio sulla terra e lo stesso gioco chiedo a te a scambio se vuoi Rosetta ricordo primo bello di Grecìa nient'altro che il gioco dell'età innocente prima che l'adulto selvaggio c'imprigiona nel nostro mattino di sole meridionale e butta la chiave che non si trova così licenzio il macabro gioco nostro della vittima e del protettore compagno alla paura ora che anch'io bocciolo schiuso appena in questa terra straniera zingaro muoio con dentro il cuore il dolore del gioco mio del gioco tuo incompiuto La terra inventa famose ricette di trasformazione con i morti che l'uomo semina racconta mio padre i cadaveri della grande guerra sono ormai magro pasto ai vermi e provvede il quadriennio che segue con la nuova generazione quando il vocione forte indica la meta al popolo patriota che oggi condanna i diversi al ludibrio del paese domani depreda i fratelli negretti del sogno di una nazione e ogni mattino stuoino al padrone accoglie la sacra merda fascista poi recita per il re nano la giaculatoria d'ammirazione quotidiana come fa il padrone che trova sempre distinsione in piazza d’estate sul palco da buon scarafaggio a seguito della vacca di passaggio e a lui che regge il moccolo al potere esplode in faccia la guerra e muore in battaglia povero popolo pecorone che non cerca condizione diversa non vuole da quella di schiavo dell'impero Gliene frega punto dell'ambizioni dello stercorario padre che manda il teschio in pensione per colpa del duce penzolone e col prete inalbera il biancofiore e predica perdono e amore al giovin signore figlio che cavalca il puledrino dono del giorno altra sponda altra danza l'allegra il cul gentile solo quando finisce tra i rovi la vipera incazzata fa giustizia della triste genia che la disturba contro l'animale eversore che osa è perentorio l'ordine del padre la caccia s'apre la popolazione manganello in mano partecipa dietro il biancofiore la vipera presa crocefissa arsa viva invada la piazza di buonodore altra razza altro dolore quello del padrone offeso nel suo erede sulla testona si strappa i quattro peli che il tempo perdona poi accusa la moglie d'incuria della prole e la massacra di botte il prete per prudenza le somministra l'estrema unzione e sentenzia la moglie non si licenzia resta ne va di mezzo l'onore dell'uomo la famiglia non si tocca ci vuole cristiana rassegnazione quando si tratta di un signore! micidiale la regola dell'onore che rende schiavo me padre dabbene!


certo donne volontari dell'impero contadini traditori eretici tutti animali senz'anima l'applicano meno conclude il sant'uomo Il canto di gioia del volontario che piange corre nella valle il reduce di mille battaglie ritorna al paese si figura la festa per le medaglie sul campo chi gli chiede della nave chi dell'avanzata e chi delle negrette conquistate in terra straniera la paura compagna arpiona le budella le mani serrate al moschetto il ricordo dell'alba e del tramonto nel deserto la stella polare piantata nel cervello e la prigionia anni persi le battaglie oltremare occhi che piangono le stelle della notte del deserto resta il crepitare della mitraglia che canta l'ottusa canzone l'urla dei morenti la disfatta e il lutto ritorna nel suo cuore Gioie e dolori le notti africane spietate come la vendetta amara che lo spinge a massacrare l'immagine della fidanzata gli ritorna sempre prima dell'attacco brava montanara che si spezza la schiena a lavoro tutto il giorno sventrata sotto le macerie della casa quasi trent’anni fa al passaggio del fronte della grande guerra e lui contrabbandiere celebra in montagna la frontiera maledetta Alla vecchia che incontra chiede ragione di tutto quel silenzio c'è il funerale biascica e scuote il capo bianco degno di stima per il figlio del padrone annuncia impettita caduto da cavallo nel roveto morso di vipera non perdona per la sifilide dice il dottore la morte non guarda in faccia ai signori di questo m'intendo sì io ritorno dalla prigionia nessuno sa che vai via? vai subito a casa a dormire e non fare arrabbiare tuo padre! segna l'aria coll'indice alzato il paese sul colle digrigna poi si passa il dito sulle labbra e piano sussurra silenzio e rispetto bocca chiusa non entrano mosche e dondolando scompare Schiavi dell'apparenza che ognuno si crea dell'illusione vana irrimediabilmente sogniamo segno della nostra vita leale onesta giusta testimone della nostra esistenza l'urgenza d'acchiappare qualcosa di cui non c'importa niente almeno seguire chi la spara più bella e nel mentre girare follemente intorno alla stessa pazzia sulla terra che gira e non ascolta l'uomo che dorme al suo cuore nel mentre la guerra insemina la mente e Dedalo la recinta e poi fugge via portando con sè Icaro che muore in volo vietato per la libertà


e per questo programmi la figlia schiava Minosse? istruzioni per la sopravvivenza s'infuria il re padrone tradito povera Arianna ostaggio che per vivere vende la famiglia al boia povero padre che per amore rinuncia a volare Cessa la ricerca della notte continua figlia della paura cessa l'adorazione del teschio occhi di tenebra e la tua luce appare nel buio lumino di casolare per me la gravitazione cos'è se non l'incubo del tuo culo spiaccicato per terra per chi la vita sceglie sul pianeta altra sfida non v’è padre mio guerriero che rizzarsi in fronte al sole ch’è Sole figlio mistico d’universo e fratello d'amore il tuo fuoco insemina il pianeta che avvampa energia vitale e nelle mie vene crea immani roghi ogni volta che la congiunzione avviene e moltiplica sè stessa in espansione il gelo della mia corazza cede e un’altra vita di periferia muore quando la mia pancia esplode della mia luce e tua notte siderale lacrima cobalto rappresa di gelo antico nel ventre mio universale Non mi capisce più nonno gli chiedo le cose e non mi risponde lasciami pensare dice se proprio insisto e poi mi risponde con un proverbio che mi limito a segnare a memoria sul quaderno del tempo lo so che m'ama a modo suo l'esprime e a me non serve non so che fare dell'unica presenza adulta del presente muta povero uomo ora sono grande e continua a raccontarmi fiabe che poi sono estratti di vangeli sentiti in chiesa tutta una vita e storie sue di guerra che ogni volta modifica con violenze subite da civili cattivi e nemici cupi assassini sempre in azione di male mentre i soldati italiani guarda caso sempre buoni povere vittime sempre in trincea ubbriachi di grappa e di paura pronti all'assalto all'arma bianca per sopravvivere Anch'io sono e vengo dal freddo siderale nonno e non c'è più la grande guerra nasco io figlio della guerra lampo tecnologica e dell'era atomica e vivo la guerra fredda tremando a guardare il figlio della tua Giunone a me genitore violento che imperversa gigante folle a invertire segni direzioni strade in parte per l’uomo cancellate dalla guerra e poi dai rovi che se la foresta avanza è meglio figlio di Tifeo pavento la pace che scoppia dopo la sua sconfitta già la pace di Giove non mi convince che porta malattie fame morte e in quest'angolo di Grecìa poi i padri nostri non sanno garantire il diritto del latte e la protezione del minore dell'esistenza frutto del lavoro scelto senza emigrare dell'istruzione che porta al fanciullo strumenti e competenze perchè l'educazione è l'unica a trasmettere i valori delle tribù se creiamo tutt'insieme uno spazio per la continuità culturale risultato di validi rapporti di scambio di significato comune e così i figli degli uomini se n'appropriano con devozione e gioia e sulle loro strade s’intrecciano e diventano saggezza amore incondizionato materno e paterno per futuri neonati benvenuti sulla terra


Dei dei padri non vedo il vostro amore incondizionato e anche te dell'amore di madre mi privi Giunone vittima-assassina ottusa formale sposa del tonante Giove traditore che nel mentre rifiuta la dignità e la maestà del mare consegna l'erede che si nega al destino di mortale senza Teti regina e Achille imperatore del cielo perisce l'Olimpo magra consolazione per l'ultimo eroe figlio dell'onda costretto sulla terra a nascondersi tra le gonne delle donne queste sono fiabe vere e d'amore nonno e non le storie di guerra che t’inventi per consolarti della realtà che ci circonda figlio e fratello del popolo del mare conosco la realtà più grande che vedo di notte sotto le stelle e all'alba e al tramonto al solleone e nel lucido cielo della morta stagione di Venere quando la luce verde ch'esce dalle mie mani eterna luce d'amore con te nonno e per te mi permette di parlare a fate gnomi ciclopi e i misteri dei giganti buoni e dei padri titali reclusi sotterra non te li posso dire per non finire in manicomio a vita tu li scordi dopo la vittoria e ancora dormi e dormi in pace nonno che già nel tuo sogno vedo che bimbo ritorni figlio dell’uomo e non ti preoccupare bado io a me stesso anche in questo esperimento Io chissà che faccio da grande forse mi metto a scrivere le mie cattiverie e quando divento padre lo dico ai figlioli che i padri sono tutti matti compassione per loro prima o poi diventano giganti buoni diamoli quel pò d'amore che non sono capaci di trovare da soli si mettono a parlare perchè non sanno cosa dire e se si decidono a fare qualcosa pei figlioli sono cose inutili e rompono con l'insulsa dedizione l'elenco di presunti sacrifici che servono solo a farli sentire bene mentre tutt'intorno gli altri stanno male che uno si chiede perchè sulla terra si nasce da genitori vampiri bella evoluzione della specie! Piccolo uomo pesce tra pesci nell'insidioso mare attento che all'arrivo sul pianeta del dolore si paga il pedaggio e se accade che ti ribelli e chiedi quel che serve alla tua vita il genitore non capisce cosa vuoi e si mette a urlare se va bene che questo mio scarica legnate senza neanche parlare con la bava alla bocca e se riesco a scappare sbraita come un'ossesso che neanche capisce che gli fa male povero fesso non sa che io vivo lo stesso senza di lui e lui invece no senza il mio sangue che munge a più non posso alla facciaccia sua e della guerra dei figli dei titani l'unica cosa che porta in famiglia e se la ferita gli duole cosa gli posso fare vecchio sciancato che sempre mi sfida a singolar tenzone io rifiuto per il rispetto che devo e perchè son migliore spadaccino che il diritto mio d'esistere non lo tocca


e in questa tribù lo voglio esercitare a costo di lasciare per sempre la casa paterna frutto marcio di dentro sei padre e anche di fuori brutta facciaccia ti perdono insieme alla tua infausta compagna e bada bene non per carità cristiana solo per egoismo personale perchè l'amore è la strada più breve universale per rompere il cordone ombellicale e relegarvi al passato posto che già vi spetta se ricordo bene da otto anni età mia terrena da quando mi costringete a guadagnarmi il pane L'energia che scorre e smuove ricordi usati mi regala il mio più bel sogno d'alba la terra fertile dissodata aspetta e la vita le dona un seme tutto sta a trovare il contadino che lo pianta sulla porta del giardino della notte c'è la scritta cibo salute lavoro istruzione a richiesta strano il linguaggio delle fate Nella bruma della valle vedo il bimbo solo senza padre e senza madre e che non s'ama ogni volta che cerca una carezza la ruvida mano del tempo cala sulla sua testa e la punizione non capisce il perchè non sa di tanta durezza affamato cerca la madre che l'allatta lo specchio ne distorce la figura e pure l’accetta ch'altra madre non ha liquida madre in fuga acqua che tra le dita scivola e mentre s'allontana la sua voce di vittima-assassina cantilena zingaro devi subire per crescere feroce guerrigliero poi per miracolo prende la riva e il suo signore-padrone inutilmente prona invoca offende prega povera vittima che fuori dal regno del suo cuore lo cerca ancora nel mentre sulla sabbia batte la bianca mano di fata derelitta Il bimbo respinge il dolore di schiava e da solo si cerca il pane folle la salute dono dell'età spreca per vendetta alla madre da sempre fuori casa e al suo signore trascendentale così lo sputtana quel traditore che l'estinsione dei signori è tradizione della sua famiglia pare meglio pensare in proprio non appartenere a nessuno e a niente accettare vita e morte da solo con l'arma in mano per l'ideale anzichè da emigrante poliziotto o soldato come il padre sicario del padrone di turno questa visione turba l'animo del guerriero feroce ch'entro dorme dacchè il rifiuto della guerra unica eredità quel bimbo s'impone povero bimbo non sa che lesta l'ideologia esplode urlo di ferocia tossico alla nostra generazione senza voce schiava dell'apparenza che osa ergersi al sole sonante di luce sul pianeta della demenza Voglio la mamma che non conosco ancora voglio il padre gigante buono che non m'abbandona per andare in guerra


dopo che mi nasce e che ritrovo sotto il tallone del nemico vecchio stanco col cuore di leone indomito che si strappa le frecce al basso ventre all'ospedale le vene che fiondano sangue inutilmente la testa ferita a morte si stringe fra le mani ciondola quando si libera dal piede che lo schiaccia faccia nella polvere vagola inerme nudo e lo prendono i mostri per traditore e soggiace nuovamente e sviene legato alla croce del giaciglio non urla più la testa reclina cerca un Dio benigno che l'accoglie liberato fra le braccie sue di madre e padre orbo guerriero che conosce solo l'alito tuo Ananke e per necessità dea solo a te s'inchina e solo il dolore capisce e sostiene il suo e il peso del mondo e la testa a picco verso il ventre della terra madre cade che lo riceve guerriero sconfitto e lo libera dal vestito sdrucito per volare di nuovo in pace Parte e si stacca per sempre dalla madre che lo nasce tanto non c'è e con lui non sa e non vuole giocare osserva la fanciulla occhio umido di cerbiatto ch'arriva entra nel mio cestino gli dice facciamo questo gioco bello è sera hai fame mangia la mia desina riscaldati al focolare e vai a dormire non chiede niente in cambio per il momento pare mani vuote sulla terra lui niente possiede la fanciulla sorride animo gentile fratello lo chiama e lieve gli porge l'abbraccio di benvenuto dolce il bimbo abbassa le spine e l'abbraccio ricambia la ferita che gli brucia nel ventre lo fa saltare indietro lei lo spoglia mite e lo medica la stanchezza lo coglie e s'addormenta la pace intorno l'acqueta un sorriso sul viso sogna il ritorno a casa Roma Parigi Londra New York nelle più importanti capitali dell'impero voglio dare spettacolo grande tra i grandi convenuti a vedermi


ora tocca a me lo voglio fare e nessuno mi può fermare per mia madre sono adulto a ott'anni insignito vice-madre ai suoi due figli piccoli così lei dorme meglio e mio padre poi mi scarica compiti sempre difficili da fare il nonno bambino resta tale vago ricordo da ululare nelle notti di luna nonna Maria Giovanna te muori da piccoletta arzilla con tanto amore da donare che nessuno vuole sei gioia di primavera rinasci presto signorina se puoi sai parto anch'io per il viaggio d'esplorazione dell'impero e porto la mia bella E la mia bella urla che non può venire io non capisco questa sua disperazione piccola come me ci lega la natura in uno e si vola meglio a quattr'ale invece rifiuta mi sputa in faccia il suo amore flebile ormai la sua voce non oltrepassa le colline mentre il treno già corre per i monti alpini e le sue parole restano chiare inchiodate per sempre alla mia mente corsara non posso sposarti non posso per te è tempo di partire non puoi nasconderti fra i poveri che canti nelle fiabe e che usi scudo contro l'assalto dei dementi la battaglia dei poveri uomini è per il pane e basta un pezzo di terra che li nutre e li ricopre infine la schiena spezzata per la tua fame titana c'è la platea della capitale il mio amore non è sufficiente a nutrire il tuo essere potente zingaro guerriero sei vai e parla alla gente perchè non posso portare niente da questa terra che mi nasce? i giganti sono morti gli uomini emigrati e te non vuoi venire! non puoi portare niente con te neanche più la valigia da legare con lo spago che non hai niente da mettere neanche il tuo dolore a gridarlo alla notte lo riporta a questa terra cui appartiene e poi la notte non ti sta a ascoltare e bada bene che t'ama ti nasce e cresce libero perchè quand'è nemica ha la faccia della morte e decide lei ciò che conviene sei solo solo con le tue idee e solo devi andare amore Il mio amore luccica nell'angolo dei tuoi occhi figlia dell’uomo in maschera di lacrime oggi si trasforma il tuo viso perchè parto tu non puoi venire non vuoi restare e non puoi fermare la corsa


e non hai fede d'unire due vite che tempo e distanza divaricano lo sai una volta che parto in altri specchi d'oro d'argento d'ottone una coppa pronta brinda al risveglio degli umori perchè noi siamo della vita il dono che disperde chi grato non lo riceve Inseguo la verità da sempre e non la trovo la libertà s'appiattisce sul bisogno e nel mio cuore e in quello della femmina di turno non la vedo anche la giustizia falla al maglio del potere umano ch'ogni paradiso ha il suo serpente allora cerco ancora e ancora negli occhi delle figlie della terra l'immagine riflessa di Minerva che dentro allevo e da anni ormai parto e riparto senza la minima esitazione speranza d'amore per restarti fedele conosco sempre più femmine e ogni deserto continente mi vuole mi chiama per iniziarmi al suo mistero cui non credo e che viandante veloce talora esploro appena da curioso finchè questo pianeta rotea senza alcuna ragione per me Rifiuto il tuo segreto piccola madre donalo a chi lo riceve grato respiro intorno a me bilioni e bilioni d'ignote essenze stellari le cui presenze non colgo non sento appieno e mi lanciano specchi di fuoco solo nel breve momento che sogno in quel languore percepisco a volte come un vagito lontano antico che non rileva subito mi dico ch'io non bado ai piccoli mutamenti di venti e maree In questo mattino di sole viandante che continua la sua strada sento la chiamata sveglio finalmente osservo il mondo intorno vedo la prima lacrima scendere dal mio ciglio felice pellegrino alla ricerca grido a me stesso osservatore per la grande avventura questa mano vuota e la mia penna d'indiano offro dono da scambiare alla vita meta mia terrena in questo primo giorno di scuola un grazie USA 1972 Jane mi fa da tutor mi porta nel suo letto


il miglior modo per imparare la lingua nella sua città mi regala la conoscenza di donna antica muso freddo di cane nella casa dei genitori che la nascono trovo un appartamento e il corvo mi viene a visitare Bryan di Chicago suona il french horn tutto il giorno Joan sposa m'accoglie tra le sue braccia cavaliere d'Italia e nel suo corpo m'offre il tepore della sua stanca giovinezza femmina che s'attarda tutta la primavera m'accompagna culo di donna che fatica Regina silenziosa e quieta dall'United Nations Building sorride prego accomodati dovunque vuoi e dove vuoi mi dispiace non posso offrirti di più questa casa è la tua Salgo felice verso il monte la luce d'improvviso m'inonda e offusca la vista folgorata la mente lentamente si rischiara potente di verde si stende il pianoro effervescente trapunta di fiori la verzura ride di là dal guado s'abbevera la fiera Sulla striscia bianca di pietre dal sole arroventate che la palude separa ballano le fate indifferenti non sentono gl'inutili lamenti delle penitenti in plumbee cappe di dolore che ad ogni eccitazione del fuoco che il loro ventre brucia diventano streghe le più fredde e nere mentre dal crogiolo delle carni abbruciacchiate che sfrigolano tra il fumo scola l'oro liquido pasto a Crasso i conti a pareggiare quando basta offrire un sorriso per la luce del cuore la mente all'accensione della tepida carne bagliore di passione decente di una vita che diventa esplosione d'amore del corpo femmina che si dona al corpo maschio avviticchiato che così crea l'avvenire nel mentre muore un giorno un tempo una mia illusione forse perchè in questa cazzo di New York non capisco bene i figli come nascono e io che ci resto a fare Da trent'anni sopravvivo una lunga corsa a ostacoli per occupare il posto sul pianeta che mi spetta per guadagnarmi il diritto al nutrimento alla salute e alla conoscenza che pure mi spettano per osare chiedere figli del cuore a te donna che me li abortisci


pena l'amore sotto nessun cielo puoi permetterti di decidere sola! Il rapporto che cosĂŹ cresce e matura e le spore propaga della nuova era rifiuto Maria Giovanna aiutami non puoi rinascere in figlie di consoli dell'impero che abortiscono i miei figlioli io t'aspetto in qualch'altro angolo di mondo sotto la luna dove il vento che spira sa di sale e non d'asfalto dove i tuoi occhi di femmina stelle d'amore m'accarezzano il viso e mi baciano le tue labbra di corallo mentre ci teniamo per mano Nessuno s'occupa della mia esistenza finora nessuno mi cura con tanta dolcezza come te giungla d'asfalto non riconosco la madre china sul mio viso di bimbo addormentato per assicurarsi se respiro e sognare che sogno le meraviglie del creato mi ritrovo selvatico rissoso guerriero alla conquista dell'America e ora che me ne faccio? ti ringrazio Central Park apprezzo come posso il mio embrione di uomo erede di titani e riparto acquetato da New York culo freddo di donna Di ritorno da New York in Olanda l'amico m'aspetta all'aeroporto e m'ospita nella sua nuova casa l'amica dentista m'offre la pulizia dei denti per meglio addentare la vita commenta ambigua accetto il tuo letto Dora femmina usata la tua energia m'accoglie e sogno la giovane Europa accanto a Giove felice che irradia luce all'isola antica e le giovani tenebre fora il lungo sonno mi ristora e al tocco della notte eccomi caimano di fronte al gigante nano ora s'erge la certosa gl'incubi aprono voragini nelle antiche mura m'inghiottono vertiginose altezze e sotto picchi taglienti di rocce ad aspettare pazienti la caduta stringo i denti nel sonno rifiuto di sfracellarmi dico addio ai tuoi sepolcri imbiancati vecchio continente e sul tuo ventre scelgo prati fioriti Kensington Gardens s'aprono al mio lento passo la gente passeggia e Peter Pan scorazza per il cielo sogno la fata del Montesanto che mi raggiunge in volo quando mi sveglio mi trovo all'altare


il prete che recita giaculatorie il rito mi terrorizza da bambino chè dopo partono i soldati urlano i castrati e muto sale il canto delle vestali schiave e questo è il mistero del mare? il rito dei padri sepolti nelle liquide bare? nell'immensità di cobalto scruto per vedere le ninfe danzare teneramente allacciate a fauni ridenti neanche gli zotici satiri appaiono oggi sulla scena fuori piove e si spaventa il mio giovane cuore C'è in piazza il cantastorie e ci rimane per questa settimana ditelo a tutti c'aspetta perchè c'ama quando l'aurora di rosa imbandiera le nubi e trascolora ognuno alla sua guida possente chiede lumi signori ascoltatori io li chiedo al sole e diventa tutto chiaro che gioco c'è da fare sulla scena la vita resta esperienza personale è vero nessuno può vivere la mia e io non posso vivere la vostra qui la mia la racconto e canto goccia a goccia a formare il mare per voi signori bambini e signore mamme che già sapete che su questa piazza angolo di mondo sotto il sole insieme possiamo inventare una vita migliore


PICCOLA CITTA’ (La paura del focolare,Il canto alla notte) Signori bambini oggi vi racconto la storia del feroce guerriero che ritorna alla terra che lo nasce e nessuno lo riconosce lui piange le lacrime del mare per la delusione e riparte remo in spalla per la terra che gl’indica Minerva fermati dove la gente crede che i remi sono pale là apprendi il senso della giusta direzione e riparti ramingo per il mare che pure ancora ti rifiuta e ti sbatte sulla roccia e se per avventura e pel tuo valore sopravvivi bacia la terra e risali la foce del fiume sacro agli dei padri che sulle sue sponde fanno rinascere i miti di Grecìa trascinati nella valle incoronata dal colle dove l’etrusco dorme in ginocchio fuori dal tempio da cui sale il canto gregoriano prega gli antichi spiriti del luogo che parlano con la voce del dio minore tuo custode e in tuo aiuto evocano la ninfa del Montesanto frutto del gran biblo seme e del sangue della terra ch’abbraccia il Tigri e l’Eufrate perla persa d’oriente seguila mentre sale l’antiche scale finchè morente cadi e la grand’Orsa pietosa per te scioglie d’abbondante latte il seno e ti nutre nel cestino suo di fata dove muori e rinasci con le figlie della vita Sente il viaggiatore dal corpo delle caste donne salire vampate di sensi la lussuria di Cleopatra e la passione nefasta di Medea (immota)remota dignità torreggiano le lunghe chiome di Penelope imbiancate dal tempo che spegne il sacro fuoco del suo corpo frastagliato eppure chiuso com’Itaca assente che si scioglie al mare del ricordo inchiodato nella mente che smania nella fida e vana attesa dell’amante uomo violento e trascurato pirata del Mediterraneo che scorda la strada di casa certo al ritorno di trovare tutti là a aspettare il racconto delle sue avventure colorate dall’invenzione e quando s’accorge che ognuno si fa i fatti suoi addio per sempre Itaca urla fra l’onde salse e prende il suo remo in spalla e riparte Piccola città giardino di bellezza nella tua antica e giovane freschezza annegi la tristezza putrida di cadavere ambulante mi confidi che lotti per conquistare un posto al sole ancora una volta sopra il colle che brilla alla pudica luna nella notte più maliconica e bella del deserto di quest’epoca nera per uscire turisticamente nella vita concludi e non sai che i vermi preferiscono restare sempre all’ombra Gli dicono sei povero negretto d’Europa schiavo


e si riscatta gli dicono sei malato e trova la volontà di combattere guarire vivere la spada in mano gli dicono sei ignorante e lui carpisce dai libri muti i terribili segreti dei padri i misteri (di vita e di morte)per morti continenti sparge e quando la donna che l’innamora gli dice puzzi di povero coglione d’un guerriero nano ferito e gobbi non mi piaci addio è vero lui risponde le nostre strade son diverse marcisco roccia che nell’onda affondo in cielo tento il volo solo tu non sai cosa cerchi e non sveli a nessuno il tuo mistero che neanche conosci e mi dispiace la mente ci separa dici io dico il tuo corpo non mi contiene il grande spirito che a me viene mi dice di ringraziarti per il dolore che mi procuri che così ha fine pare il mio bisogno di dolore futuro però accidenti che regalo signora Pandora continua la tua strada lontana dalla penuria t’auguro e in armonia Un’altra storia con te muore Dorina che non sai aspettare il mio ritorno una speranza un sogno della donna metà umana e tutta divina questo corpo che sei della terra ammata immagazzina tanta bellezza deve avere un spirito antico superiore la materia che lo compone che afrore spande in quest’universo fatto di capitale la merda del dolore procurato e l’anticaglie a ornamento sfatte matrone obsolete passate com’epoche passate lontane delle tradizioni sempre giuste e le più belle tenute a forza dagl’infausti arpioni del consumismo nelle vostre mani avide che sbriciolano e mostrano vermi i nostri valori che a voi galoppano dietro Venere luminosa che invano a voi ci guida sì termina qui la strada dell’amore per te donna terrena per me che invece di materia pura stoffa dell’amore trovo sudario di cadavare del tuo giovane corpo che si condanna alla privazione di una vita e me con te condanna strega che sei e resti finchè non t’unisci alla dea e osi a me uomo dire t’amo di nuovo e ancora e sempre e in te credo uomo mio e t’aspetto finchè non trovi la tua strada che certo vengo a te in pace dal mio deserto dove mi ritiro se il vento ancora vuole e non cancella la pista che mi porta a te


E il guerriero lascia la strada dell’amore la donna che ama alle spalle che torna alla sue terre basse a cavalcare il cavallo degl’interessi piccola di donna piccola come le case della sue terre che il mare guata all’uomo ladro che osa strapparle all’aringhe e recintarle d’inutili dighe eppure nel giare il carro qualcosa si rompe nel cuore del guerriero la mente si separa dal corpo che arranca sopra i monti d’Atlante alla ricerca del tempo senz’età che tutto cancella tutto livella e spinge nell’oblio della contemporaneità del presente le cose inutili dell’uomo

Osservo più in là la schiava deserta piangere nel palazzo tempo che fugge s'accosta e la coccola sei sola ti senti persa? dono del giorno a te m’invia l'universo e questo è il mio segno eccitata apre il pacchetto con circospezione e si gode i baci di cioccolata poi si sa la patetica menata chiede come si esce dalla fogna muto il vecchio le porge i suoi occhiali nuovi del colore così lei vede la terra tutta una tavola imbandita basta stendere la mano e prendere a piacimento liberata allora si leva sul globo cacciatore il più temibile falca la prateria instancabile felino per piacere uccide e il pianeta depreda famelica ingozza dalla cosa più delicata alla più sozza tutto quel che luccica arraffa senza discernimento e misura a terra rovescia rabbiosa quel che non l'aggrada e pesta poi animale antidiluviano presa da raptus il vecchio tempo assale non è colpa degli occhiali commenta il vecchio mentre s’invola il viso color cioccolata bitorsolo al sole che raggruma la bocca terra di Siena acquerellata che schiuma si becca una codata dalla beneamata istituzione e casca su un cesto di rovi di marzapane che il culo le fora mentre passano le puttane e a lei che veste così dabbene da servetta le lanciano un pacco ridono strano l'ingorda l'acchiappa a volo e al suo tocco di tigre scoppia la bomba merda e tutta l'imbratta decisa corre all'armeria il cannone di Napoleone brunito è là ch'aspetta spara e becca il rosone della cattedrale che casca con fragore scappano fuori borghesi e preti incazzati armati di robusti bastoni


e le scaricano addosso sante legnate finchè grondante sangue s’accascia sul ciglio della strada e loro imprecano e vanno via piano per non disturbare l’agonia una donna morta è un posto libero per un disoccupato con famiglia a carico sottovoce commentano angeli e santi svolazzanti che si sganasciano dalle risate al tempo ch'è pure in ritardo non piace la conclusione della fiaba pietoso si ferma mentre sente la schiava che bisbiglia il suo nome in sogno dice t'amo e porta le vibranti mani a uovo un abbraccio carezze impudiche al dio primigenio lo solletica il fatto specchio delle mie brame lei continua piano capisco strega che t'ami e non è poco per una schiava che dorme in santa pace e vola via acquetato Libero un mese l'anno e fuori le stanze del potere rivoluzionario con posto a sedere il prezzo che paghi è basso menti svaporate le vittime fanno gl'inchini il cuore perso pur d'appartenere al branco degli sfruttati il carceriere alla fortezza ruba il pane muffo al condannato e in tutto il mondo alle sei in punto di sera vendono il culo gl'inguaiati parola di guerriero! Prima di cena assassinano un disgraziato più disgraziato di loro poveri violentatori di periferia in angolo accovacciati che covano il bruciore di stomaco la ricerca del cibo sul pianeta per i ciechi è un assalto ai granai vuoti gli affamati arrivano sempre a tavola sparecchiata e rubano i cesti pieni di resti alle formiche schiave Il ladro resta ladro dice il feroce guerriero se non restituisce il maltolto si pente e decide di cambiare direzione e quotidianamente lo dimostra coi fatti che la via dell'amore e della paura danno ben diversi frutti la prima è un fiorire dei nomi equilibrio armonia gioia felicità verità giustizia libertà dedizione Lilith bellezza infinito Dio la seconda si condensa nell'ignoranza violenza guerra guai che l'uomo crea per porre sè stesso in schiavitù nel tempo crudele di Tifeo finchè con l'aiuto della notte e del dolore muore e rinasce e siccome l'abitudini son dure a morire ogn'epoca entità intelligenza che il pianeta illumina aggiunge un segno un diverso significato una personale esperienza che rompe la coazione a ripetere dell'essere che si sperimenta e sboccia una parola nuova che a ogn'uomo svela la sua personale libertà uguale e differente di prima e così l'universo s'amplia Il ladro si deruba perchè s'esclude dal banchetto della vita e una volta scampato alla tagliola o uscito di prigione ritorna a rubare senza capire la lezione


anzi da esperto del mestiere è bravo a organizzarsi velocemente mette su una struttura migliore della precedente e con un piano ben mirato parte all'attacco vincente e il citrullo derubato conseziente torna a subire tranquillamente finchè non capisce il messaggio s'erge gigante in fronte al sole perdona crea e cancella il predatore dalla sua vita e dalla mente solo il ladruncolo di chiesa invischiato dalla morale ottusa del piccolo truffatore che sta bene quando sta male distratto dal godere il suo dolore non s'organizza in tempo perdente in ritirata spezzettato ramingo dopo la tronata chiede l'elemosina per strada e appena qualcuno colto da pietà l’aiuta lui gli s’avviticchia in saccoccia gli fruga e se non c’è più niente l’incauto buon samaritano si ritrova bastonato a morte e pure inculato e lo salva per fortuna il barbone di passaggio che lontano dal riparo della casa paterna per frainteso orgoglio catalizza con la sua presenza la reazione che materializza la paura delle limitate violente e debosciate personcine dabbene che s'incazzano se vedono gli altri che si sprecano s'abbandonano appunto come il barbone preteso specchio distorto dei loro mali e mentre accusano i diversi le puttane Dio la natura e la nazione tanto per esorcizzare la paura per cancellare credono la visione della realtà riflessa nello specchio dell'accattone ladro di sogni suoi che non ha l'accoppano povero barbone lo derubano del niente con la scusa che ruba loro il pane Dal popolo applaudito legalizzato supernutrito e ben curato ora vive il ladro nella casa paterna che trasforma in partito del consociativismo e affari sociali la sera gioca a rubarsi quadri mobili posate effetti personali coi grandi ladri che s'atteggiano a cleptomani e fanno i giudici al gioco della mela rubata al banco del mercato per i giovani apprendisti sorpresi da adulti vestiti da guardie pena immediata la prigione-scuola e iscrizione a cori di lamenti i piccoli che vanno a letto alle otto rubano le mutande alla vecchia fata di strada che s'adatta tata e lascia quei piccoli malandrini giocare impunemente ora che la demenza senile avanza quel raccoglierli tutti sotto la gonna le fanno raffiorare i ricordi della carriera della prima infanzia e loro poveri pulcini tutti tremanti fingono di battere i denti e corrono sotto l'ale appena la voce del grande ladro sentono tuonare alla tivì onestà e pace predica a far figura accanto nobildonne-guaglione d'abbondanti scollature che strepitano i ladri e mascalzoni vanno puniti e in tanti i cittadini che ascoltano eccitati urlano bravi dal dolore si strappano i capelli poveretti e chiedono la consegna degl'eversori per far giustizia sommaria allora il gran ladro ci dà dentro propone pieno impiego poche tasse e meno pensione al lavoratore consenso generale e il decreto passa d'urgenza lo sciocco col malfattore a braccetto fa un lauto pasto stasera e al lampione la diarrea micidiale coglie l'astinente di mestiere eterna vittima semplice si ritrova che soccombe alla graduata per violenza di strada dicono i giornali e mentre si suicida urla puttane v'amo prima nei casini serie professioniste di pompini ora che siete diventate tante e governate con la morte ci punite


io con questo mio sangue vi maledico signore amate le maledizioni tornano al mittente e sloggiano l'alito suo di vita mentre ride di cuore il santo potere vampiro rosso-porpora vestito Il ladro si riconverte coi soldi accumulati di rapina assume guardie del corpo con teste speciali d'uovo di cuoio e fresche di rasoio compra aziende pubbliche apre scuole internazionali meccanizza l'esercito computerizza i tribunali paga debiti ai vecchi pirati che guidano le province dell'impero s'allea con criminali di guerra mafiosi spie e puttane altolocate offre in cambio di culo case a chi già ce l'ha senz'abitarle mai avvocati giudici direttori generali studiosi onorevoli professori copre le spese delle mantenute che sfoggiano pellicce sintetiche ripiana deficit d'enti pubblici d'assistenza e d'eutanasia legale di centri per handicappati extracomunitari drogati vecchie puttane e neonati affidati a bidoni di spazzatura riformatori famiglie di associazioni per ragazze madri se si prestano a abusi sessuali crea laboratori per scienziati manutengoli e ruffiane accreditate larheggia in donazioni per chiese società segrete bande terroriste e cooperazione internazionale ai morti di fame del mondo che crea e ogni giorno queste sue attività le più benemerite ce le spiega il cliente tirapiede di turno alla tivì mentre adora il suo nome e ce lo presenta padre della quinta nazione più potente del mondo il più grande capitano di lungo corso esistente a memoria d'uomo che dal suo mare fumoso di parole promette lavoro ed evasione quando per la gioia del teledipendente appare imbellettato e suadente tra ardite cosce di ballerine dall'occhetto malandrino e frotte d'imbonitori sorridenti o maiali e isterici che s'accapigliano a comando secondo come richiede il copione sì che al gran timoniere maestro e cavaliere di turno inneggia il popolo debosciato sicuro del nuovo patto sociale e in silenzio si rimette a lavorare più gabbato di prima tassato e complice del ladro La violenza di sistema s'esprime quotidiana verbale fisica morale l'immagine seppellisce il pensatore la scienza la ragione l'ideologia di bandiera la verità del ricercatore l'azione la contemplazione bellezza e forma s'identifica col corpo lungo anemico se del caso ognuno è solo e a sè e all'altro ostile si pone senza scambio il caos e le cose che la tecnica crea e impone offusca l'universo e nella materia affoga l'antica saggezza dell'uomo che stremato si ribella e la fede in sè stesso trova e nel divino e pascola sul prato grato al povero sciancato sceso dalla croce che lo perdona e l'invita a giocare a un gioco strano millenario e lui si degna diffidente e s'aggrappa solo per disperazione dice e non chiedetegli che gioco è perchè di giorno quell’asociale non lo ricorda I disoccupati rivoluzionari che brutti assassini vero professore? gridano che cazzo d'incubo è questo svegliamoci lottiamo meglio morire per strada


e con la spada in mano anzichè di fame paura e inculati a vita e il giorno dopo quei volgari si trovano suicidati pare e sulla scena arrivano personaggi hard molto fichi e tanti poveri neri piccoli nudi che si moltiplicano come conigli tante donne senza sorriso tanti bimbi senza desina tutta la gente che mette a tacere il cuore per una giusta ragione una vita dipendente senz'azione povere vittime gaudenti che insistono sulla strada del dolore violentate masochiste che alla ribellione sostituiscono la fede e segue un'altra notte di digiuno che regala sonni senza sogni anche loro incazzati a mandar presagi che la gente non ascolta e per questo perde la strada per tornare a casa a questo punto signorina il teatro si chiude per forza maggiore Ercole è a Milano o per via spiega il presentatore e pare abbia un'idea per pulire le stalle d'Augia L’uomo ha vuote braccia e pancia per la paura che avanza e cavalca cavalli bradi ch'eccitano gli abitanti del pianeta padrona indiscussa del giro della giostra si veste il giorno di diva e la notte di morte indifferente per il guerriero che vede il futuro in bianco e nero e non disegna neanche un culo di puttana perchè dice non ha dimestichezza coi colori la gente continua si rassegna porge la testa alla ghigliottina il pugno stretto si distende alle carezze delle mani vellutate del vampiro ch'attende in veste d'arlecchino che il tempo non conta per chi degusta primizie in abbondanza dell'uomo addormentato che lascia il dono più grande al padrone sposo felice briaco con la concubina e la botta piena e ancora è mattina Non tutti accettano l'ordine di suicidarsi e di nuovo la rivoluzione guata gli angeli della strada buttateli cadaveri nel campo d'ortiche e niente paura per gli sparuti drappelli d'eversori donne guerriere bimbi sabotatori d'immagini ricercatori idealisti pensatori puttane pasionarie vecchi rincoglioniti tutti visionari commenta il presidente grasso da scoppiare povero presidente schiavo del partito e povero partito di maiali tempo e pazienza smascherano l'ignoranza e la violenza del potere e il pensiero ritorna bandiera di ricostruzione pei sopravvissuti cari bambini nel laboratorio della conoscenza androgina del cuore squagliano padroni concubine partiti chiese stati tutti i vampiri d'ogni età sesso censo razza sottospecie e grado di sfruttamento e arriva la contemplazione per l'osservatore Forme-pensiero vampire in libertà di mummie-scorie volteggiano sù per le strade del cielo esplose dalle menti degli uomini violenti tanti anni fa disintegrate dal suono di fanfare delle paure colpe risentimenti accreditate pure come puri sentimenti sulla terra di maiali-ladri ora s'attaccano pesi morti alle mammelle dei pianeti e capisco mente che solo l'esaltazione degli artisti può fermarti


Gli angeli della strada volano nel cielo e spariscono nell’azzurro puntino mobile sul prato due s’accapigliano su Platone e Agostino nuovo potere redivivo questa volta passo mano a me s’apre davanti la sterminata prateria del bambino io vado a giocare a palla pianeta intanto arriva il cantastorie e la gente si dispone all’ascolto della fiaba della vita che continua sulla scena Mafiosi di colonia l'anomme scacciatrici di contadini e animali anche in Toscana fanno ponti aerei zampe e mandibole baciate apice di carriera le bottinatrici svolazzano tra prede di colore e le danze al ritorno indicano direzioni di speranza all'alveare la vecchia regina sciama altrove come natura vuole la nuova ronzio agghiacciante assassina le rivali regali sorelle profumo magnetico avvolge l'aveare parte pel volo nunziale e decreta mi degno del seme del fuco vincitore ch'entro mi muore T'incoroni col volo nunziale unica regina dell'alveare arma fatale il profumo magnetico che ti stimola la pappa reale all'operaie rubata ti dona la forza di sfidare nel turbine del volo fino all'ultimo fuco che in ebrezza sale nell'etere senza fine ti raggiunge e osa penetrarti figlio del coraggio che già orfano nasce di padre e di vergine madre e ultimo anelito t'offre i visceri alla gloria tua e delle figlie regali che la prima nata nuova regina nel raggelante ronzio dell'avanzata è pronta a vendicare sul corpo tuo rivale augusta madre in fuga Ape regina torcia il corpo tuo arde il sole l'ora calda al tuo ventre fa promessa sacra di nuova colonia lontana dall'insidioso vecchio reame dove si schiudono le celle regali e nasce la tua generazione che per legge t'assassina la nuova regina a te figlia insieme all'indifese pupe consorelle rivali sulla scena assassinio rituale dice la natura avvento di forze nuove ogni stagione nell'alveare La natura proclama sei vecchia e ti resta la fuga muori o sciama per un ciclo ancora

di


fulcro della vita sociale e schiava del mostro che crei diverso dal tuo volo regale eppure splendido questo velo d'oro al sole di vecchie api fedeli che seguono docili il tuo volere I maschi fanno ressa per chiudere le porte dell'alveare all'eterna madre nel giorno della rivolta del fuco trascendentale sintonia di un istante precipitoso chiarore sui loro giovani corpi si stampa per sempre cuori in espansione s'inseminano coll'illusione androgina che crea mentre l'ape regina perde l'ale e viandante s'accinge a partire E' questo tempo d'eroi che ci precedono è canto d'antichi poeti e filosofi per noi eredi di fuchi fortunati scampati al massacro gente di frontiera maledetti selvatici al di fuori d'ogni impero e d'ogni età te ape regina sei il simbolo dell'antidemocrazia da eliminare ultima espressione del tempo violento noi ti vogliamo regina madre e nonna dal grande cuore e dal capace ventre lieta di dispensare conoscenza meraviglia amore e voi incoscienti operaie vittime assassine atrofizzate a vita come Minerva e Diana votate al celibato a voi stesse ludibrio con l'unica aspirazione d'essere dame sue d'onore private delle gioie di madre e dell'amore per queste infante assassine cui si deve secondo voi sempre alimentazione speciale mentre di pappa a voi poverine toccano solo tre giorni nella vita che poi vi meravigliate se campate una stagione se va bene e loro sei anni e ancora non capite Noi fuchi d'oggi in silenzio attivo vigili disponibili restiamo pronti al richiamo ogni stagione dell'anno senza rimettere l'ali e voi antichi fuchi Parsifal e Lancillotti innamorati pazzi perduti dal canto regale senza legarvi alla nave com'Ulisse nè avere il coraggio d'imitare Giove che pure inventate v'onoriamo memorie in bocca al cantastorie come l'api regine chè del regno matriarcale noi figli di dio minore ce ne sbattiamo orfani figli di orfani e di madri vergini siamo sott'ogni regno e ce ne gloriamo e più non vogliamo da parassiti vegetare e a ruolo finito essere tutti massacrati dalle sorelle schiave e se fortunati scacciati dalle matriarche avare raminghi a vita per questo e altre barbare tradizioni che non sto a raccontare noi offriamo le spade se necessario per allungare la vita alle operaie accompagnarle da vittime assassine a madri in via di metamorfosi d'amore incondizionato in grado di riscattare il diritto al canto regale d'ogni femmina ape sul pianeta a costo di farci calabroni a regine guardie bottinatrici alveari e per non riempire cimiteri di fuchi incluso quel primo coglione


d'anonimo eroe sulla statua responsabile di perpetuare l'impero ci votiamo alla rivoluzione e costruiamo alveari circolari primo secondo e terzo piano per ape adibiti a magazzino studio e area notte e tutti abbiamo pappa reale a volontà chè assecondiamo la grande madre e chiediamo aiuto alla genetica e rivendichiamo il canto regale strumentalizzato dal potere come la scienza umana per l'atomica e per dimostrare la qualità della vita che conduciamo sfidiamo le amazzoni di corta vita all'ultimo fiore sul prato per la raccolta del miele e chiunque resta invitato a verificare la bontà dei risultati E chiamatemi illuso antipoeta cantastorie d'api di niente se vi pare io vedo un fiume che scorre un fiume che scorre scorre oddio quanto scorre tutto d'oro davanti al mio naso intriso di colore e suono sì è l'occhio dell'ape calidoscopio di colori ecco m'appare un viso di profilo scolpito alla roccia stampata sul cielo faccia di cadavere pare e di fronte ora mi guarda un viso bellissimo color carne come riflesso in uno specchio rotto rigoglioso e gli occhi che piano si sfilano alla cinese d'ape regina che strizza l'occhio o ninfa che invita non capisco perchè non s'avvicina rido sono disarmato e l'amo continua insolente la seduzione muta la ciglia che trema di paura m’adesca fuori dal libero territorio del fuco che l'operaia aiuta è bello api pari nutrirsi di gioia e non di dolore vieni partecipa e subito ombra di cimitero ape regina si staglia statua cangiante d'assassina di pupe nel rito del volo nunziale e poi pronta a sciamare e dietro a lei il calabrone nel suo furore l’uccide che a nessuno più gli frega del canto regale uso potere e vedo pupe una schiera salvate allo sterminio della nuova regina che generano splendide figliole tutte genetiste che sono i fiori più belli del prato dell'amore non regni di furore sognano nè la vita d'orfani padri sacrificati offrono il loro ventre all'amante che padre e figlio rinasce nella stessa generazione e vedo te vergine ninfa madre salvata dalla nutrice e dall'amore della ninfa sterile dell'alveare che l'assassina regina risparmia mentr'accogli l'anonimo pellegrino del mondo che insegue un sogno da trent'anni ormai quando dalla morte risorge sa che l'aspetti in qualch'angolo di prato sopra un fiore un bel giorno come il miele comanda figlia dell'alveare giocondo senza chiedergli di strapparsi i visceri per l'amore che sente e allora insieme il tuo e il suo profumo si trasforma in canto che di noi api è speciale talento canto di duo regale ch'al cielo sale insieme modulato dal piacere simbolo e bandiera di tutti noi figli del miele Il miele è il colore con cui dipingiamo la culla dell'androgino erede


che dentro ciascuno di noi vagisce e se per avventura un viaggiatore si degna un mattino di sole sulla scena incarnarsi spirito più antico dei genitori il cui livello registra adeguato l'amore dei due prescelti d'incanto varco al suo universo s'apre chè carne della loro carne lo vestono l'accolgono grati dono supremo al loro amore che arco trionfale diventa a quel figlio del cielo che ne dispone e le due api un'anima sola porta d'ingresso umili l'aspettano capo chino nel cerchio di vuoto zampe levata col cestello colmo di miele del loro accetto piacere che gl'offrono carrozzella di viaggio sul prato e gl'insegnano a parteciparlo balsamo al dolore dell’orfano fuco l’aiutano senza farlo schiavo o strumento del proprio esperimento chè pure lui nasce viandante compagno di viaggio ape messaggera come noi purifica la debole carne alla luce dell'amore per capire finchè giovane la casatetto a tre piani nell'alveare l'arrediamo tanto per i nostri splendidi amori bastano i fiori del prato Quando l'amore si confonde col possesso chi non lo capisce in tempo piange disperato chi ama senz'attendersi d'essere amato non veste il saio apprende s'esprime la ricerca dirige e l'amore lo ripaga il mistico luce non sprigiona priva il corpo della gioia e l'energia sotterra che dalla notte ventre vuoto l'eco ritorna sempre al mittente e atterra l'impudente che fuori casa si chiude e butta la chiave non si può fermare un'ape in volo in missione di nettare e col piacere d'impollinare il fiore che la nutre che proprio laddove la regina non impera avviene la trasformazione la schiava operaia non capisce la sua irriverenza umile d'artista lontano il suo mondo da quello del fuco coglione che si castra e muore che sogna fiori da impollinare altrimenti la mano nella pancia che gronda ancora sangue mentre nel sonno digrigna i denti Ape regina artefatta bizantina ti cimenti ancora colla gonnellina a mostrare salsiccie di gambe sbarazzina che ti va bene ancora con la nuova colonia d'api extracomunitarie e non determini il tuo cuore a cambiare la tua mente a vedere la bellezza della stagione autunnale il tuo corpo greve di spessi umori carico col miele che possiede accumula strati d'adipe maleodorante sotto il sole che non basta il volo basso ad arieggiare il profumo celestiale di nettare la tua marcia pelle trasuda miasmo di palude in cui affoga la nipote pupa che alla poppa osa e soccombe avvezzo all'astinenza il vecchio fuco pastore scappa solo sul ciglio della strada al verde della radura mira


dove la ninfa danza e non disdegna l'estatica visione del terragno satiro gioviale che l'agguanta felice al sorriso della tua indesiderata faccia di culo La roccia all'avamposto del colle sacro benedice il seme alato che viaggia e gli dà ricetto lui che non sa ch'è sera e nel sole tutto il giorno danza s'annida sulle ferigne valve e s'addormenta grata la roccia chiede alla rugiada un bacio che spacca il suo cuore e fa posto a un ricordo umido il seme ringrazia per tanto amore e beve gonfia la pelle trova la radichetta la sua strada lava inattesa la pioggia dell'alba quel cuore forte d'amore petroso e la roccia che il gelo della notte sbriciola con lui dilava lo segue e lo ripara dal vento e gli dà nuova vita e nutrimento spartana la pianta non ha mai un lamento l'amore certo non porta turbamento concentra energie ignote al vivente e al primo sole della primavera un fiore carnivoro s'apre al bacio del mattino Repentina la bottinatrice in volo verso il prato attratta dal fiore colorato e dal profumo robusto intenso succhia il nettare e lo stame accarezza mentre felice muore secondo legge di natura al fiore carnivoro dona la vita d'essere posseduta regina d'alveare del paese dei suoi sogni luoghi di memoria che la dipingono insolita prolifica madre che all'apparenza non trova riscontro in api vere svolazzanti schiave malandrine le mattine di sole con fuchi da mantenere calabroni e inclemenza del tempo da fronteggiare e la sfortuna che s'accanisce sulla casa reale sola consolazione il segreto del voto della sorella data dispersa abbraccio mistico d'ape operaia che spera e si ritira in clausura e sogna d'essere eterna regina del principe fuco che la salva quando lei sa per certo che nella realtà ognuno dei due muore nel volgere di questa breve stagione L'amico fuco muore si suicida perchè non trova più Dio in sè stesso lo cerca invano in chiesa da pastore e ora non vuole essere più pecorella degna dacchè sposa l'operaia che lo lascia sterile e solo


come lo trova scioglie l'anima sua al creatore che gli perdona il rifiuto dell'esperimento per cui nasce disteso come stecca di biliardo rattrappito sul tavolo del suo ufficio il pietoso amico gli leva dal collo la corda d'impiccato e il viso beato ritrova per l'occasione un sorriso lascia lapidi di poesia che leggo solo io e ricca la moglie fiori per il lutto e per il corpo nella bara corazzata nego offro il mio canto e partecipo al meglio al dolore della vedova che resta sepolta viva nel suo oro Figlio del deserto condanni senz'eco raminga la parola cupa sorella all'assetato nella tempesta della sera rotea la meta sulla sabbia perdi nella tua vuota mantella la rabbia che si libra sputi in casa tua di dio grato son io ospite del corpo mio e non l'offendo nè bestemmio la madre mia terrena che mi veste della carne del suo corpo e a passa di danza in volo mi porta per consolare il mio dolore del nascere con l'estrema carezza dell'anima disposta idiota che per orgoglio mi privo del suo latte al gelo della prima luna cuore disperso negli antri dei mostri che mi creo prigioniero resto del mio stesso tradimento sì che il volto onoro del compagno che alla forca m'affida ottuso sterile maschio guerriero sono e finalmente capisco che per fermare l’unno feroce alla frontiera violento divento lascio a te amico giorno ch'io ho le mani lorde questo libro di sepolcro a testamento del fratello che si ritira amate la femmina mia scrive che il matrimonio non consumo Oggi mi rode l'eroe signore state alla larga uomini della terra andate pure in malora sono stanco svuotato già dato tutto quel che ho niente più voglio raccontare e niente ascolto il silenzio voglio il silenzio del cuore l'unico conforto del mio viaggio accidentato muse delle vicissitudini non sprecate nel silenzio di quest’ora colore nè parole per favore

I grappoli penduli del glicine ondeggiano tremuli al vento trapassa a miglior vita e più non s'attarda l'idea per fortuna son tempi questi di fate e streghe tornate insieme di predatori e prede che cambiano volti e ruoli


e io che vivo le rivoluzioni sento i messaggi di pericolo che la foresta invia cappuccetti rossi e lupi tutti in aula urla l'usciere l'anima del cacciatore accoppato dalla nonna reclama l'indennizzo per rivalsa sui rompicoglioni la letale nipote espone nel salone la pelle del lupo tradito dal suo amore il tribunale è mafioso così si fa i cazzi suoi e lascia le donne in pace finchè stanno bone la moglie obesa del giudice trilla di piacere per il ghiotto trofeo del lupo traditore E'questo il destino degli uomini essere soli per le piane da soli o maritati soldati schiavi armati contro sè stessi signori della strada briganti alla ventura del tricheco di passaggio imbellettato che per stolta ambizione s'avventura di scappare da casa in braccio alla natura solo i vecchi cacciatori fanno questa brutta fine urla la vecchia giustiziera perchè osano salvare i figli degli altri quando nessuno li chiama devono fare i cacciatori dico io in riserva Inseminare donne altrui brutto mestiere il giudice commenta espulso dalle porte della città come lebbroso e a morte certa condannato nel deserto vaga l'importuno innamorato le belle parole non sono cose che si mangiano si commuove il popolo dabbene nel talamo il marito dorme in braccio all'illusione dell'onore nell'utero immacolato sguazza il guerriero di passaggio gran cavaliere della spada ufficiale del re in missione nella nostra splendida regione ospite in casa al cavaliere del lavoro nostro emerito primo cittadino offeso ma non impunemente dal poeta di piazza il malandrino La supremazia è sempre mia caro giramondo visionario d'un ex rivoluzionario io vinco sempre in combattimento e poi vinco anche il partner che m'assegno e se non ce l'ho io non lo deve avere nessuno capito? sei proprio sostenente signora sposa metà notte e metà giorno questo è il mio sogno e con te non lotto figlio di cavaliere che non conosco cavaliere sono e resto figlio del mare vivo in braccio alla natura e mi diverto con me stesso e tu vai affanculo è questo il tuo scambio intisichito solitario coniglio? chissa come mai vero vampiro? dea nera una preghiera non mi seguire stasera dentro casa non sei desiderata Tutto perchè ho difficoltà a esprimermi e piango al cielo confusa no perchè alla tua proprietà conficchi paletti per paura


e mimi inchini lingua pronta a deglutire prede tenere di colpa sado-masochista controllore sei e io perdono le tue dolorose bugie e ti dico donna t'amo non ci capiamo continua la tua strada sola tanto per fortuna non abbiamo figli e non ci badare se mi ferisci peggio la trappola della mistificazione per me e per te mortale Sei e resti fuori casa amante del dolore pain in the ass(*)per noi amore se ti può servire io così chiedo aiuto al padre universo vecchio saggio t’evoco coll'urlo che si trasforma in canto questo lo so fare e non basta pare aiutami padre sono tuo figlio eternamente solo nel viaggio di ritorno al cielo! e il vecchio saggio arriva al galoppo nel cuore mio il vecchio saggio e io suo doppio c'aiutiamo madre manchi solo tu! (*) Sinonimo in Italiano di "cazzo-in-culo" L'ultima mistificazione con me stesso quando mi sente perso è chiedere l'impossibile ritrovare l'invisibile e non crederci ora capisco perchè le battaglie le combatto più volte per uscire dalla trappola devo aspettare il tempo che ci vuole scusa compagna di dolore con te tento di scappare prima del tempo così m'intrappolo di più e ci resto dentro inutile discepolo cerco fuori il maestro ch'è in me scusa anche te Uscire da soli dalle trappole è un mestiere come ben-pensare amare amori genitori figli non c'entrano quando il panico mi prende incauto viandante non mi serve gridare a squarciagola aiuto da oggi mi sforzo di stare calmo e smetto azioni senza costrutto più non m'impicco coi miei pensieri negativi corde d'acciaio e ottengo ciò che desidero perchè smetto d'arraffarlo e a me viene io t’aspetto altrove fata amore! Quel che mi piace è la vita che m'offre la frontiera quella è la mia casa con te sono in esilio questo nostro è un uovo andato a male non un embrione di rapporto e non l'unisce Dio femmina prigioniera addio La femmina impara alla svelta galassia ovipara che tutte le uova vuole fecondare accoglie il moscerino in volo disperso così per gradire poi eccitata dal successo tutti i moscerini della stalla cattura fin dove la lingua può arrivare ingorda muore per esquamazione nel tentativo d'ingollare una stella fossa delle Marianne allarga il ventre e fonde in tondo e in fondo e nel cuore del pianeta rinnova in gran segreto il mistero primigenio e chiama amore questo gorgo profondo che volo permette solo all'interno di quello che lei solo crea e vuole mentre io il canto propongo maschio delle galassie prato sterminato di fiori Accetta antico padre a me figlio in questo esperimento della femmina del pianeta l'amore incondizionato dono suo finale


nel bene e nel male e come più l'aggrada e si dispone che per farsi eternamente inseminare madre terra l'utero esca e culla alla nuova entità che nasce s'adopra e la specie incarna Le chiedo solo d'annusare il fiore e lei mi vuole dare il profumo il nettare il fiore il giardino l'intera nazione schiava a me cacciatore in fuga per la piana Ora che faccio il contadino m'insegna quali piante piantare nel suo giardino mi repelli contadino sei mano ruvida rozza e sei gobbo per l'inutile zappare devi diventare giardiniere mano gentile da carezza lieve e mi devi dire mille e mille paroline dolci che a me mi piace sentire Piano piano all'orecchio così io ti dico quali così ascolta le reciti meglio e te che sei poeta inventa delle nuove fatti Giove divino per me sola Lacrime cocenti il cuore piange sul filo della mia spada assente voglia di medicina t'impappola t'impapagna t'impapavera velenosa statua che sfidi il giorno a te stessa Medusa impappolata imbrattata di ricordi di pappa da te stessa t’inganna pappolata broda per maiali pappolona pappona dal potere tradita schiava infedelechiaccherona insulsa t'impapagni t'impapaveri papavero sonnifero dai fiori rosei violetti bianchi scurochiazzati frutto acerbo ferito col lattice che secchi fai l'oppio e addormenti lo spirito del grande Alessandro il cui nome porti basta riparto e non ti sposo io sono un rosso scarlatto comune rosolaccio o se ti pare un uomo sciocco parola di vocabolario Altra scelta non hai Perseo che mostrare lo specchio alla Medusa che si tradisce nel cercare l'antica bellezza che più non c'è e cade la sua testa all'ultima vendetta di Minerva vecchio stolto danza stasera per rubare il fuoco alla vestale ti basta dirigere l'energia della vittima su sè stessa mostro che non s’accetta al potere s'abbandona della roccia


che il mare penetra e soccombe e ancora basta la forza del mito a fermare la tua avanzata sulla terra eroe intossicato dal mostro che fondi i metalli e l'atomica brilli golem alla tua mano avvelenata Il tuo sorriso voglia di conforto e medicina se ti pare prima dell'esecuzione acqua alla pianta sotto il sole là nella valle che reclina della sopravvivenza sento il richiamo salgo sul colle per gioco solitario e ora anelo alla vetta l'alpe mi chiama di nuovo dell'alcova mi priva la paura che mi sfida nella notte coi mostri da domare di giorno imbandiera colori al suon delle fanfare non posso rinunciare a salire stella e non importa se dietro il burrone m'aspetta Canto a squarciagola la canzone della sera mi chiamo amore felicità libertà giustizia equilibrio poesia colore armonia canto uomo universo divino ogni sera le ripeto queste magiche parole senza sosta ormai da quando l'ammazzo e riprendo a volare grifo nel cielo Femmina il gioco è sempre tuo sulla terra volo lieve come uccello per mangiare un seme per bere la rugiada alla campanula piena e sono nella pania invano batto l'ala che più mi nuoce e m'arrendo quieta allodola dallo specchio tradita ora attendo la fine nell'ora più bella per volare quella mattutina l'ora del cacciatore Il tribunale mi condanna in contumacia omicidio colposo mi levano la patente di volo a terra devi ruspare sogno di notte l'astronave sequestrata nell'hangar della caserma militare e tutto perchè mi piace annusare un fiore un fiore piccino ravversato solo tra i rovi che libero con la mia zappetta di contadino


Resta nel mio cuore un amore vissuto in fretta che ricatta il tuo strappato a forza dalla codardia nella speranza d'un paradiso migliore a venire nel tuo letto macchiato di sangue che squama il tuo sorriso di donna stanca s'imbozzola s'impantana s'allontana per sempre bambina delicata per sbocciare al gelo della carezza del guerriero piÚ apprezzato diventa il ricordo del tocco tuo irrequito di fata non usata che imbalsama Passo la notte coll'amica del momento ai giochi intento nel buio del tempo gli occhi spenti della bimba ch'amo colla mia fantasia accendo dall'arcobaleno nascosto nella piega del blu cobalto della notte attingo colori e spennello là dove mi guida il caso signore d'ogni tempo sui pianeti dimenticati al soffio del tepore che il cuore esprime dal gelo siderale schiumo e intesso gocce d'umore intenso ragno ai confini d'ogni atmosfera di questi deserti regni degli abitanti addormentati immemori dei loro poteri divini umani In fondo alla linea della gamba il tuo leggero audace incedere di fanciulla quando nella selva corri Tisbe dal cuore trepido di ritorno al luogo del convegno dopo ch'eludi la leonessa che il tuo velo strappa coll'artiglio e la bocca ferina che gronda ancora sangue della preda uccisa fanciulla devota ti schiudo appena le labbra violacee all'ultimo bacio d'amore che intride di fresco profumo il cuore fidente il corpo tuo di giovane fata e quello del coraggioso Piramo che crede di seguirti nel regno di Persefone e invece ti precede Eredi del seme d'Achille sparso per chilometri e chilometri di calotte d'amore intorno alle masse addensate dei pianeti orbitanti nei cuori assenti dei viventi che scordano le ragioni del ritorno rivedo le ciglia tremule di Rosa che una volta sogno accanto al grande lago alpino adolescente appena quando m'esercito a vedere il viso della fata chè il mio colore rifiuta di stamparsi sul volto delle fiere abitanti il paese degli gnomi che m'ospita solo queste tenere tremule ciglia appongo alla mia creazione acquarello dipinto dal battito del cuore


in onore della prim'emozione d'amore senza condizione che solo Orfeo messaggero di luce sa evocare a redenzione mentre dipana le più belle storie della mitologia dei padri A me voli e m'accogli stasera da innamorato della vita qual sono dea di cobalto il tuo viso specchio delle infinite luci delle stelle che così vicine sono accese dal respiro umido della tua bocca vogliosa che cerca il corpo dell'uomo che trasmuta la tua mano sento che mi solletica la pelle non adusa a trasformare il sogno in magica realtà audace la trova e sfrontata come i tuoi occhi che non vedo e che percepisco lame di fuoco che trapassano le ossa e raggiungono il cervello che soggiace mi snerva il tuo succhiare di bimba che nuota nel languore di mille promesse che s'esaudiscono realtà questa che l'uomo chiuso nella sua prigione tradisce e la chiama illusione quando la sua intera vita è follia di dolore e capisco perchè il tuo canto si trasforma in urlo primale vibrazione che fa tremare l'altipiano dallo svezzamento le montagne le viscere squassate s'accasciano svegliata dal sonno grata la serpe scivola e s'attacca alle poppe grondanti latte e miele della madre deserta d'amore e l'Olimpo nuova dea l'accetta quando attorcigliata al cuore degli eroi Ecate canta al dondolio delle palme canzoni le più inquietanti Leandro Piramo Narciso Giasone Ulisse Enea Polissena Ero Tisbe Eco Penelope Didone Medea un’unica tragedia all'ombra saggia d'Achille affido il messaggio della vita gioco e nel deserto mi ritiro gemello a te Cupido terribile monello tiranno crudele e beffardo volubile cieco e irragionevole dio e della sabbia d'oro re d'amore ti lascio arso di sete io concludo il volo nel ventre cielo trapunto di stelle che sono E resta ancora incompiuto sull'altipiano scorticato dal vento salso di marina questo quadro mio colore dell'aria ai fratelli giganti impedito da Giove signore del cielo degli antichi padri del popolo del mare ottuso erede della paura della titana stirpe cannibale del nuovo che priva il figlio dell'amore dello spirito universale che usurpa e così tradisce sè stesso e precipita l'impero suo di falso dio

Il cordone nero e il cordone rosso trova in un fosso il bimbo senza padre e senza madre lo prende lo lega insieme e impicca sul prato il suo cane ch’adora un genitore che passa lo libera appena in tempo molla al bimbo un sonoro ceffone e lo porta a casa per la punizione


la tata tutt'armata di poppe gli serve un'abbondante colazione lo veste da signorino e l'accompagna a ripetizione poi lo porta nell’aranceto della casa spagnola a raccogliere fiori la sera una signora che si chiama madre telefona dalla capitale per dirgli che viene a trovarlo per l'estate e lui che non capisce dice sì mentre guarda i robot alla tivì la tata che parla da sola per ore e ore così ha sempre ragione gli racconta tutta eccitata una fiaba dell'angelo custode che gli massaggia il capino e l'accarezza mentre dorme e poi cullato dal vecchio cavaliere bianco-vestito che canta dolce come un padre sul grifone traghetta la notte a passo lento e lo consegna all'alba di un nuovo meraviglioso giorno tutto da giocare Non ho padre in terra e padre sono non ho maestro e da maestro insegno a te m'unisco grande vecchio saggio e stolto che mi vuoi compagno nel tuo pellegrinaggio come due bimbi persi possiamo consolarci tanto da conservare il coraggio di continuare la ricerca della nostra casa per ciascuno di noi la stessa gioiosa speranza completare la nostra evoluzione su questa terra stanca Amore di scogliera è il mio io sono roccia cuneo in mezzo al mare al vento salso e al sole che pela l'amore è vita misteriosa negli anfratti brulica onda amorosa che la verde roccia lava la nutre la consuma sento traboccare il latte dal mio seno e qua resto per nutrirti mio neonato quando arrivi e per la fame gridi Sogno che il mio corpo sente il desiderio di parlarti bimbo mio compassione per me perdono da una vita ti tratto male liberto in catene ti ricatto per conservarti mio del mio amore faccio una prigione d'ombra e di fumo voglio diventare adulto libero con te io e te figlio invece te sei là e io qua lontani scissi separati casa paterna famiglie ambizioni desideri paure dolori ricchezze ogni alibi è buono per mantenere in vita le mie macabre illusioni perdono giuro che rinasco in questa o altra vita libero te lo prometto voglio rinascere te e io uniti quali siamo luce che vibra lo so che non è tardi brulica di vita la scogliera ancora


pazienza per tuo padre il mondo è bello se noi lo facciamo tale e io voglio fare del mio mondo un giardino per te per me per tutti i bimbi come te come me sulla amore mio A tutti s'affidano e vanno dove li porta il vento arriva il momento che per osmosi l'un l'altro si passano dentro s'alleano con amici nemici che s'alleano con nemici amici comuni e fanno insieme giochi strani senza capire come il gioco funziona perchè non l'importa capire tutto padre e figlio capiscono solo l'amore che l'unisce e li trasporta in un altrove sempre migliore Il mondo che amo è un viaggio di piacere visito città e non conosco nessuno vado e vengo e ritorno nessuno che m'aspetta eppure tutti mi parlano sono loro la mia gente mi diverto e mi piace questa città e prendo treni tanti mezzi di locomozione per altre belle città sono loro la mia gente mi diverto in queste città mi piaci mondo Fuori Porta Romana per il tuo dono mondo mi sgrida e malmena il giorno che la mia forza sperimenta d'arcobaleno il freddo siderale abbranca il mio cuore oggi invano mi pela il furore del sole che mi spinge alla cervice il suo fuoco inciso nella carne m'erge nano di compassione alla sorella accasciata sulla strada la testa pesa d'ansia scansa la gioia il muso storto pendulo la vittima dentro la possiede stendo la mano e dico non aver timore vedi partecipo il tuo dolore il gelo che conquista il tuo cuore è il mio ora nel mio amore specchio sciogli il tuo corpo deserto da una vita lascia alle ortiche la paura e dammi la mano la mia a te tendo innocente e pura la carezza che levo al tuo piede affaticato lo fa veloce come quello d'Achille in corsa al giorno breve che lo chiama che l'eroe non butta un attimo di vita per colpa del padre che lo rifiuta la colpa di Giove lava quand'offre il suo tallone alla notte signora notte suprema dea frana l'Olimpo a quella decisione e dall'eroe dal suo gesto di titano mancato nasce l'uomo che la terra eredita se se la merita evocalo in te chiamalo e arriva vaga ombra senza casa per la landa desolata e ha i piedi laceri dal lungo camminare come questi che ti carezzo


fata di quest'ombra selvatica d'eroe fatti mare figlia a Teti madre immortale d'amore congiunta al figlio mortale che del re dei re compone il rifiuto che lo fa eterno a ricordare agli uomini ch'ogni errore di manovra si perdona Chiedo liquida madre di mostrare alla figlia pellegrina la sua stanza dei tesori s'è vero che il coraggio tardivo dell'eroe lava le sue scelte violente e a te regina l'onta e l'onore restituisce della corona che ti spetta ridona alla compagna di viaggio morte e rinascita nel tuo ventre e a questa mia carne grata il potere dell'onda che da te l'affranca e rinnova nel mistero del suo ventre di bambina che non conosce il perdono il mistero della donna e dell'uomo la soglia dove il giorno alla notte si congiunge e a quel punto tripudia il colore e danza e sboccia sorriso di giovane dea aurora compagna la preferita al grande fratello di fuoco che il pianeta guida e concede la vita con le sue mani che filano raggi eterni di luce su cui gli antichi eoni scivolono gioiosi e si concentrano e forme conchiudono le piÚ strane e diverse come questa mia e tua madre che tentano sovrani esperimenti nel gioco avanzano e s'espandono per le galassie in volo i segreti dei re del creato evocati dai baci delle stelle bambine sospinte nel freddo siderale dalle fiabe del cantastorie che alla corte universale a gola spiegata canta l'eterno presente del banchetto della vita cui tutti chiamati dalla paura che ci possiede lontano portati c'impediamo di partecipare Splendido il silenzio della contemplazione gioco divino che mi regala la soluzione d'ogni problema umano che subito bambino corro a mostrare sul prato la perla del pensiero goccia d'acqua scorre da mano a mano e nulla può impedire al fiore di preparare il seme nel mentre ripone la falce la trista messaggera dall'incauta fanciulla evocata ora ch'è di nuovo sera


Non so chi sei essere alato donna uomo o mostro dio benigno in folletto gargoyle(+) trasformato a te stendo le mani e figlio ti chiamo sono piccino e vecchio l'inferno mi porto dentro e per la prima volta sento il cuore il mio segreto ti voglio rivelare vengo per l'esperimento che non conosco e di nuovo riparto nel viaggio che non s'interrompe mai non so chi sono eppure ho fede nel viaggio sono il mistero io sono il tutto e il niente parlante a vuoto all'immagini stagliate al tramonto che mi guidano m'affido in attesa della dolce aurora fammi entrare in te non mi fai paura io cerco il buio per poter riposare (+) Grondone, doccione di Notre-Dame Nel tuo ventre notte che impedisci il movimento si condensa si ritrae la luce che sono e che nelle mie carni sforacchiate forma un nucleo primordiale e un grande alone a segnalare il lupo e la lupa ritornati che falcano la steppa insieme diventati uno e nel magico cerchio non si può entrare è vietato a chi cerchio non si fa e splende silenzioso gravido di passioni è il tuo peso corpo mio e chiedo notte che m'accetti benvenuto sei ancora e sempre il mio alito che si rinnova al tuo bacio ospite gradito dentro accolto t’accolgo col mio canto sposa mia di vento Notte notte mia sei la mia certezza la mia fantasia creativa notte a te sicuro ritorno dopo ogni temporale del giorno compagno di giochi che spavaldo m'aspetta qui sulla sedia accanto al letto depongo il mio fagotto e sciolgo il canto chiedo ospizio al tuo corpo domani riprendo il mio cammino con amore perdono e coraggio i tre tesori di bambino stretti nel fagotto legato allo stecco che sulla spalla all'alba pongo insieme alla crosta di pane che la madre terra mi provvede e alla crosta di formaggio disseccato dell'umore del tuo seno notte che mi nutri mi consoli e mi sproni io t'amo Notte offro il corpo mio nel ventre tuo affogato di mistero in attesa che l'ultima sera con te mi tieni senza più partire cara ch'ancora stamane mi rizzi con fatica in piedi


una sculacciata affettuosa e mi rimetti in strada conforto quel sorriso serio muto d'amore umido che si scioglie in pianto nascosto tra i capelli tuoi di caligine sulla mia testa grata che indora il primo sole del giorno Sul mio corpo che profuma di sonno estremo segno della nostra unione l'ultimo filamento di rugiada che riflette il viso d'aurora che si sovrappone al tuo e bimbo a nuova vita dal tuo ventre umido rinasco al giorno amico con il cordone ombellicale che d'un colpo recidi ancora turgido dell'ultima contrazione e da lontano d'orgogliosa gioia intrisa d'abbandono la tua placenta mi segue nel continente luce che m'ospita e sono poi un brivido mi coglie quando i miei occhi lucidi cercano i tuoi per l'ultimo saluto inespugnabile fortezza la bocca della tua grotta palpitante si chiude petali di fiore a sigillare nel buio il gran mistero che alla fine del giorno femmina devota sulla soglia del twilight(*) ogni volta mi riveli (*) In Italiano crepuscolo, tramonto, fine Sorriso ineffabile l'osservatore ridona dignità al personaggio che la chiede e lascia aperto l'elenco dei morituri sulla scena procede ininterrotta la rappresentazione onore e disonore vittoria e sconfitta vita e morte gioia dolore odio amore rifiuto accettazione innamoramento abbandono coraggio gratificazione fama gloria carriera soldi famiglia e vecchi figli che tendono tenere mani all'amorosa carezza tutte bandiere ammainate nel sangue della terra che la palude affoga coll'acque cristalline del fiume alla foce Grande nel suo fiume tumultuoso il mistero di natura convoglia l'uomo libero e potente del suo amore solare metà del seme in terra l’uno compone coll’ovulo della notte chè solo frecce incocca all’arco della vita specchio d’universo a sè stesso regala e agli altri pezzi di cielo e nel mentre vola insemina le stelle irriducibile nemico sul pianeta resta all'istituzione che lo guata e lui l'elude e la danza continua e alla terra s'inchina che per questa sinecura l'umiltà gli dona invece il trasandato prigioniero del potere violenta la madre che lo perde e cenere nel vento finisce fiore sterile dell'immenso prato che virtù di seme depriva Per l'uomo del potere lettori dell'onda è spaventoso capisco quest'essere che canta l'ultima canzone del giorno i piedi nel ventre della madre le chiome color tramonto imbiancate dal gelo del tempo dell'errore


quest'essere libero che vola a piacimento

LA SPARVIERA (La sparviera, Il cavaliere) Oggi vi vogliamo raccontare la storia di un amore della grande sparviera e del vecchio cavaliere figlio della notte e dell'eco del colore del tempo quando il vento spira ognuno sa che cavalca nel cielo della sera e solo l'anima persa che lo vede rinsavisce e dice la storia è vera la sparviera s'intitola questa storia la inventa il mio aiutante e lui la canta la dedica a tutte le mamme in piazza e alla sua che non conosce e spera un giorno di trovare ancora viva Un giorno incontro una signora dagli occhi di speranza mi vuole raccontare la storia della nonna la grande sparviera signore a voi l'affido con la pena nel cuore sicuri del vostro amore perchè solo appena questo canto al cielo sale evoca la sparviera che riprende a volare in cerca del vecchio cavaliere ancora una volta maestosa le grand'ali a coprire la casa finchè puntino colorato l’abbraccia l'infinito e prima di sparire stride a voi l'ultimo saluto dall'aureola di luce che da lei a raggiera scende sulla terra e lascia cadere un uovo da cui potete osservare


cosa la più strana al mondo sprigionarsi e levarsi in volo una sparviera nuova che subito impara a planare maestosa come la madre lenta che sembra non si muove le grand'ali aperte a coprire la casa dove sogna il figlio del vecchio cavaliere e questa è un'altra storia A questo punto signori ascoltatori di certo la curiosità volete soddisfare perchè la grande sparviera abbandona la terra? perchè si leva in volo? perchè resta sulla grande quercia solitaria notte dopo notte? perchè ogni giorno ritorna a planare? perchè protegge dal cielo quel deserto territorio? può temeraria fermare il suo grande cuore mentre viaggia pei cieli può tornare a terra e scordare di volare del tutto come i dodo può andare a ruspare nel cortile con tutte le vecchie galline può pietrificarsi dal dolore o fare un gruppo-coro di lamenti può avere la pensione d’anzianità e vivere nell’orto in santa pace e può come fa aspettare con pazienza in volo il cavaliere che ama visto che l'ali le mette per questa ragione pare Così passo a presentarvi il caro vecchio cavaliere in viaggio di ritorno a casa che più non trova cavalca il suo grifo senza posa e canta di rado ormai a pensarci bene lui smette di cantare da quando parte dietro l'aquila imperiale d'allora pensa e agisce contemporaneamente un solo pensiero nel cuore e la spada nella mano traccia una lunga lunga scia di dolorosa esperienza col sangue rosso versato sul campo di battaglia che il gelo della notte tramuta in fuoco freddo che non lo scalda mentr’orla d’oro la corazza d'argento che lo protegge e al suo corpo ormai si salda e tutto perchè della vita innamorato cerca la grande sparviera che da sempre s'impedisce di trovare il temerario e il perchè per lui è mistero la grande sparviera del cavaliere innamorata lascia la sua casa e lo cerca per ogni terra in volo ascolta le storie sul vecchio cavaliere inventate dalle fate e di loro si vendica e a ragione perchè non sono veri i libri insegnati dalle maestre a scuola ai bimbi trovatori e anche sulle stampe ha da ridire e a ragione che lo disegnano timido senza passione evanescente irreale ignoto il volto nella sua armatura imprigionato e pure mistico assassino e poeta di niente che invita le persone a volare cosa che non si può fare e lei che da quando lo conosce vola in aurore di fuoco non vuole più ascoltare la gente


che ripete con accanimento che il cavaliere non esiste ch'è una bufala inventata dall'uomo per fare schiava la donna e lei la sciagurata di turno che ci casca la sparviera stanca chiude baracca a terra e nel volo si libra che nulla più osa chiedere alla vita e mentre tra le nubi di dolore stride il suo perduto amore il mistero le si svela Dalle nubi cambia la visuale dall'infinito rotante vede esseri striscianti vestiti di carne mutante arrabbattarsi soffrono indicibilmente i loro visceri e cuori per niente tutti formiche rizzaculo si sbranano da sè stesse nel sangue avvoltolato prigioniero a vita ognuno inerte marcisce si trasforma in vegetale in attesa del sole in roccia vivente e l'acqua pietosa tutto lava finchè lucide pagliuzze il gorgo cantilenante di pianto le trascina al mare per un altro ciclo e a ciclo a ciclo come spire circolari che muove il sasso lanciato dal bimbo nello stagno man mano a livello superiore man mano il canto sale per la vita dell'uomo sulla terra e allora una grande pietà invade il suo cuore Gli umani non sanno cosa fare restano fermi ad aspettare l'aiuto che cala dal cielo anzichè cercare personali soluzioni nel tempo dell'esperimento che ognuno per sè stesso sceglie quando parte ospite in corpo terreno perso nella foresta della memoria scorda appena approda sul pianeta il ricordo del perchè che solo il cuore ne ha menzione e vibra segreto quel messaggio nel riso del bambino che geloso lo conserva finchè adolescente s'appanna il suo viso e perciò la sparviera rimane a volare a guardia della casa vuota apre le grand'ali e plana infinita d'infinito pregna e il focolare che più non scalda sprofonda nel ventre della terra Nefasto figlio d'eroi incauto il guerriero l’evoca col ghigno che diventa fuoco esplode inconsulto sui campi di battaglia a Siracusa dove brucia la flotta romana all'equatore sorriso di sole ch'arrossa foreste utero della vita e lave roventi di vulcano che copre di bianca cenere gl'imperi d'ignavi nani senza storia e fiaba che la paura asfissia sgozza Sul pianeta ragnatela d'immensi cimiteri il grano più non nasce se qualche chicco cresce lo mangiano i maiali scampati al macello dei mostri carnivori di mostri genitori cannibali vampiri maschere d'insani figlioli e la grande madre non si ribella ancora


nel cuore la speranza della pace che affida alla sparviera quel giorno che piange lacrime di fuoco tradita dal cavaliere che per colpa per paura per vendetta dell’abbandono dell’infanzia mostro di rifiuto diventa il più crudele e s’addormenta specchio che riflette nella sparviera occhi di speranza l'ombra fra le nubi del gigante buono che si staglia nel tramonto inondato di colori e questa fiaba i cantastorie cantano sul prato a bimbi e fate che aspettano i guerrieri che buttano le spade si svegliano e svelano il mistero stretto fra le dita rosee dei neonati La sparviera s’impedisce la gioia di giocare con loro dal giorno in cui ruba dalla culla il principino e lo porta al nido ad allevare che subito le si spegne la voce e l'esce dalla gola quel gran stridore che terrorizza le prede mentre il principino ride piange solo quando finisce i chicchi rubino del melograno raccolto nel giardino della madre finchè a sera s'addormenta nell’alpestre nido orbo di piccolo sparviere chè l'utero di femmina ch'eredita accetta solo semi umani e la sua mutazione per volare la condanna sterile senza potere alcuno di tornare indietro prezzo che alla volontà paga per infondere al nuovo principe la maestosa calma del volo d'alta quota e dopo quella notte di delirio di madre universale all'alba lo riporta nel suo lettino che la regina neanche se n'avvede sprofondata com'è nel sogno di migliorare il giardino personale eppure da quel primo giorno di sparviera madre del cielo nel grande cuore le dimora un desiderio un sogno vedere bimbi e adulti in cielo volare con femmine fate terrene libere belle e a lei compagne certo alla madre umana normalizzata sembra un sogno da niente sogno di bimba innocente imprevidente oppure di sposa madre mancata adulterata come appunto la sparviera eppure quando l'aurora nasce quella madre ruspante vuota con occhi nuovi vede all'orizzonte cavalcare come un'ombra un'ombra a lei nota e invidia la sparviera per la sua eterna vita di dea La sparviera pioniera custodisce il gran segreto per l’amante del cuore e lo rivela quando stride ovvio gli umani non possono capire il vento della sera che increspa l'acqua e fa dondolare le canne l'osserva sospesa tra terra e cielo e percepisce che questa è la ragione per cui veglia la sua casa è come un'arcana congiunzione tra l'ombra sua primaria e quella che muore al tramonto sulla linea d'orizzonte che ingloba il suo ventre di notte mentre la vibrazione la squassa d’emozione e il respiro ritrova quand’aurora ditarosa vola e rinasce altrove poi tutto il giorno povera sparviera rota solitaria sotto il sole


pazza di rabbia come il cane sulla terra che si morde la coda e quando l'angoscia l'invade su nei cieli tutta sola ricorda il libro del vecchio cavaliere il disegno che timido e goffo l'imprigiona al ritorno dal campo di battaglia congelato nell'armatura che l’attanaglia lacerata da grandi ferite rossi baratri là dove il nemico l’infilza occhi di vuoto tra l'ossa scalcinate dello scheletro che diventa mentre pudico si nasconde agli sguardi indiscreti delle fate eppure lo sa che non lo possono vedere che ombra fra l'ombre passa e dietro di lui quella strana folla felice si chiude s'accorgono del suo arrivo solo le gioiose bimbe figlie della vita è solo un'apparizione del vecchio cavaliere dicono distratte e presto insieme ritornano a giocare alle mamme povero cavaliere che capisce Alla morte che l’accompagna quando la sera cala invano la ragione di quel suo vagare chiede il cavaliere lui sogna il ritorno alla casa paterna per ritrovare la madre che lui non lo sa che muore di dolore quando adolescente l'abbandona per andare alla ricerca della gloria sui campi di battaglia giovane valente che crede invano alla giustizia della sacra spada ora pellegrino al suo apparire gli eserciti si fermano riverenti e lo lasciano passare per poi subito riprendere la lotta e lui ombra della sera si staglia al tramonto vano messaggio che vedono credenti e miscredenti gli indecisi mai nel varco dell'eterno presente che il tempo apre al suo passaggio si condanna a viaggiare falca le pianure d'un fiato sulle montagne alle cime beve alle lingue dei ghiacciai i pensieri fatti freddo fame soffre e sete che crede il supplizio di Tantalo la sua pena per il sangue versato Evanescente il cavaliere che già s'impedisce primavera e l'estate affogata di calura invano l'autunno iridiscente l’accoglie quando cambia di colore gli lenisce le ferite insanguinate la grande madre ora che l'inverno registra il suo destino dell'amore mai speso ombra a sè stesso e monito ai viventi fuoco freddo diventa acqua gelida si condanna a gelare delle passioni umane il dolore che genera violenza e non deflagra quel polo d'energia nella distruzione generale


resta s’accumula si condensa per conquistare alfine l'altro polo e i due congiunti insieme tutto amore cantano arcana la canzone che prorompe dal cuore e lava argentina il dolore antico della terra roccia che s’apre e dalle viscere sgorga acqua cristallina che se tocca un guerriero stanza vuota eco nel cielo vapore diventa di pianto muto che si scioglie al sole Chi sente vicino e lontano il cavaliere d’argento e d’oro aguzza lo sguardo inutilmente solo chi crede a sera intravede la spada levata a proteggerlo e l'amore sogna che purifica la spuma dell'onda che la scogliera bacia sul pianoro in attesa le sue schiere di luce e d'ombra l’adorano fuoco universale che il padre tempo inclemente dona al nobile figlio di frontiera la sparviera sovrana dice ch'è la potenza del guerriero totale fatale al cavaliere quando energia d'atomica nel pugno deflagra prima che nel cuore trova ricetto e nel nido suo amore si compone e stride di dolore perchè non capisce a tempo quell'amore zingaro la notte devota a chi la vuole lo sa innamorato deluso della vita tenera nel buio inabissa il braccio distruttore del titano di luce nel ventre suo lo ferma e lo destina a mutare il silenzio in riso a plasmare vite nuove sulla grande astronave piantata tra mondo visibile e invisibile il cantastorie canta che rinasce con l'aurora dal fumo dei camini nelle case della prima colazione sulle quali veglia angelo benevolo il sonno dei bambini il nemico afferma che sul campo s'avventa nebbia rotante che in un istante l'esercito alla piana asfissia di paura e si massacra nella fuga infilzandosi alle lance o sotto gli zoccoli dei cavalli imbizzarriti dei cavalieri arditi mentre lui già lontano dal teatro della carneficina s'inginocchia e prega nel fuoco del sole che col giorno muore è la cattiva coscienza della malagente cantilena il vecchio folle solo al sopravvissuto che la propria violenza lava alla sorgente d'alta quota e là resta in meditazione con gli spiriti dei compagni morti in battaglia per l'estremo saluto così che in pace varcano il regno delle ombre dalla gregora d'amore appare il vecchio cavaliere e lascia in dono a chi l'ospita in cuore il miraggio delle mani ch'affonda nel tesoro dei colori del tramonto e d’allora la vita del nuovo visionario cambia colore e direzione La grande sparviera al messaggio crede quando all’alba si leva in volo unico compagno della notte e primo pensiero del giorno che l'incita alla ricerca senza storia il dono di fuoco del vecchio cavaliere l’accetta da bambina il giorno che lo vede disegnato sul libro delle elementari e d'adolescente e adulta la sua lunga marcia continua sente che lui c'è e l'aspetta in qualche angolo di cielo lo percepisce ovunque nel creato che la plasma alito di creatore lo vede nel dolore d’ogni donna terrena pur se quella carne più non veste e capisce che per il grande vecchio dacchè ritrova il cuore


ogni nuovo vestito è mutazione che lo cresce tenebra la penetra quand’ombra muta l'abbraccia femmina che smania rugiada la visita e vento e gelo dell’alpestre nido che rompe rode e potenza d’arcobaleno d’aurora e raggio di sole del giorno l’ama appena le grand'ali aperte senza posa lei custodisce la casa vuota e con ragione che gli occhi suoi di speranza riflesso di luna illuminano la via in terra al ramingo cavaliere erede del dolore che trasmuta e che s'unisce a quello del utero e cuore suo che resta di donna bara e culla al figlio del tempo che muore e rinasce levriere del cielo e compone la visione universale dell’evoluzione graduale dell'uomo luce che guida sul pianeta del vecchio stolto che solo se osa e chiede all’angolo della strada sale al livello superiore e per questo la sparviera testarda custodisce la casa paterna per il ritorno del vecchio cavaliere Stasera l’infelice sparviera intravede l’ombra nel tramonto che non beve al suo ventre di notte veste di viaggiatore astrale si trasforma s'adegua alla spirale invano il vecchio eterno temerario s’avvita senza poterci entrare eppure sa che la vita in due corpi un seme separa e solo l’anima humus cuore di terra e cielo insieme di sparviera e cavaliere ricompone la quercia della nuova generazione E a questo punto non capisce lei che ci fa in questa storia che pure muore a sè stessa in terra più volte e si trasforma e la ricerca continua in cielo la stessa testa ripetitore usato il divino ricercatore che cova sotto mentite spoglie non s'esprime è questo il suo problema chè il linguaggio dei simboli non conosce eretica sparviera l'anima sua che langue d'attesa vigile nel cielo non ricorda più la storia di femmina umana sepolta nella memoria il corpo che sulla terra nega e l'alba meravigliosa non sboccia e quell'amore che fugge per una vita intera l'impedisce il ritorno in cielo non trova via d'uscita la signora dagli occhi di speranza carne della sua carne il cavaliere aspetta luna dopo luna altrove che entrambi non sanno che basta una piccola magica parola per la congiunzione terrena astrale la benevola Minerva testimone e questa è un'altra storia dice il cantastorie e già il sole cala Ultima nel regno della materia la dinosaura bianca abbandona le galline alla ricerca della sparviera regina del cielo e alla padrona del pollaio arriva al risveglio la più dolce parola bene invisibile che non ha valore sulla sua terra coperta di rovi Verace matriarca la contadina più non trova il pellegrino stamane puntino perso sulla lunga strada bianca bianca la chioma che il sola indora non ha direzione che non c'è sul pianeta dell'uomo chi gli dice che sa chi è sicchè continua la storia muta dei continenti alla deriva in balia di venti e pioggie acide della paura chiude il trovatore


IL CANTASTORIE E CECCO (Il guerriero di pace, L’adolescente, La guerra di Cecco, Il prete Pietro, La madre vergine, Il bimbo ritrovato, Il banchetto, La figlia della vita, Il concerto della notte, Tifeo, Il canto al figlio, Il canto all’Arno, La fata dell’orto, La festa della bellezza) C'è un vecchio libro sulla scena c'è una vecchia sparviera che nel cielo spazia c'è un bimbo che accompagna il trovatore reduce monco ferito al ventre che al vento della sera sbava e l'aurora che occhieggia da oriente lo trova sveglio sul tetto accanto alla banderuola che parla alle spire di fumo che salgono dal camino nell'ora della colazione poi quando l'ombra svanisce al primo sole il vecchio stolto riprende il soliloquio in piazza e strano la gente sempre più numerosa pende dalle sue labbra Chissà voi che ascoltate questa mia storia se potete aiutarmi a capirci qualcosa parlate finchè volete io parto domenica sera ritorno a casa dalla guerra ringrazio la mia sorte di sopravvissuto tutti siete nella mia stessa condizione e sapete cosa significa chissà se vive la moglie e le mie figlie se la guerra distrugge la casa paterna o prima la mia famiglia l'abbandona all'incuria del tempo l'immagine della morte che la battaglia condensa nel mio cuore paventa la fine dolore pena sensi di colpa pesano su noi stessi e coloro che ci guidano al massacro segna a vita la tragica esperienza dell'inutilità della vendetta


frutto nefasto al guerriero che ignora la gioia del perdono e io impotente sono di fronte alla paura di non trovare quel poco che disdegno alla partenza ora che vecchio ferito la casa paterna resta l'ultima certezza Adesso signori bambini leggiamo insieme dal libro di scuola il vecchio cavaliere alla sera l'odio abbandona la notte che nel suo ventre l'accoglie fortifica l'immagine del perdono poi il primo sole di sole illumina la mente al cavaliere che parla sul campo prima della battaglia alle genti là convenute a morte preferisco mille e mille volte far lo schiavo come la donna da millenni costringiamo anzichè una sola volta ancora sfoderare la spada al massacro aspetto di veder perire il fratello assassino fatto padrone per seppellirlo questo io scelgo Nell’attesa immortale diventa e seppellisce il padrone che rinasce ogni generazione finchè stanco di fare il becchino vola pel cielo e voglio aspettare anch'io mi ripeto la sera prima d’addormentarmi e all’alba muoio dal desiderio di possedere tutti i beni del mondo che non mi spettano e dalla paura che qualcuno me li strappi e per questo trovo il coraggio di chiedere aiuto al cavaliere che m'appare la terza volta per dirmi che non può fare niente se a me stesso non muoio che ciascuno di noi muore più volte in questa vita terrena se ha fortuna e se con coraggio dono alle ortiche questo vestito mio di carne trovo il vuoto e libero scelgo la strada del ritorno poi scompare in braccio al vecchio tempo che anche me già nelle sue spire avvolge e dopo quell'incontro mai più un segno invano la morte cerco in battaglia e nel lungo viaggio di ritorno alla casa paterna dentro il mio cuore alla mia vista si nasconde eppure lo sento che ombra d’amore sulle piazze m'accompagno al canto E mentre canto questo mio viaggio di passione rinasco a nuova vita la forza primordiale mi dona scintille di sogni del presente e la certezza di lasciare migliore quel che trovo che non ce la faccio ancora a morire e risorgere come il sole auguratemi signori ascoltatori l'urlo della liberazione e la fortuna di trovare migliore quanto lascio qui con voi capisco che ognuno capita per caso in ogni punto della grande ruota che gira mentre il tutto macina ognuno certo al suo meglio s'adopra e qualcuno al meglio s'adopra per sè e per i figli della vita ch'amo anch'io sopra ogniccosa e offro il mio canto talento di tutti noi feriti che sulla scena cantiamo per dirvi bimbi di giocare con noi al gioco del delfino e per non dimenticare la storia di nessuno che osa l’esperimento


Sapete signori bambini i cuori sono sempre bambini i vostri cuori cari bambini ricordate di tenerli sempre al riparo in onore alla grande sparviera dagli occhi di speranza voglio rivelarvi il mio segreto quel giorno che sul campo di battaglia allo spuntar dell'alba per la prima volta m'appare la visione del vecchio cavaliere circonfuso d'argento e d'oro che cavalca muto e le genti in armi che sentono la presenza a lui inneggiano e in silenzio s'aprono le schiere al passo lento del grifo io muoio e rinasco in un momento chè capisco il senso del mio arrivo sul pianeta mi spiego capisco il senso del ritorno per continuare il racconto che altrove inizio un giorno che non ricordo e non solo io tutti quanti ai suoi piedi deponiamo le spade purtroppo dopo la battaglia riprende e ci travolge perchè lottiamo per l'eliminazione totale del nemico che crediamo un animale e merita la morte sapete è più rassicurante trovarlo fuori di noi il nemico per esorcizzare la paura che ci possiede così ogni soldato diventa più feroce e a sera tutte le schiere castrate dalla vita giacciono per la valle e il sangue dei due eserciti gareggia in colore coi papaveri in fiore solo io rimango in piedi dispari e siccome non c'è più nessuno d'ammazzare decido d'ammazzarmi e mi soccorre ancora la visione del vecchio cavaliere che di mano mi leva la spada e mi presta i suoi occhi di vuoto ricolmi specchio fatale al guerriero totale Il comandante dei rinforzi freschi della capitale sul campo mi decora in premio il congedo di malattia per questo ventre mio squarciato e il grado d'ufficiale affettatore di nemici sul braccio tronco all’ospedale per il sangue versato mi dispero e levo al cielo il pianto mio che la vita non ridona un soldato non piange e non urla contro la corona è alto tradimento per la corte marziale mi ritrovo in prigione il dottore buono mi dichiara guerriero invalido con trauma cranico ora ringrazio Dio che mi salva dall'esecuzione anche se non posso mai più mietere il grano eppure offro le medaglie al carceriere e al boia che dopo rifiutano d'uccidermi e ora con voi piango senza vergognarmi


di questa mia storia di guerrieri nemici al mondo e a noi stessi che da soli ci costringiamo schiavi e accettiamo di partire agl'ordini di capi assassini che niente possono se non li seguiamo per assassinare poveri innocenti che non conosciamo e morire ciechi dietro i suonatori di trombe e tamburi serpenti incantatori che le fauci aprono pel pasto quotidiano e a voi padri figli fratelli fatti soldati dedico il mio pianto ascoltate la voce d'uno stolto e se ce la fate fuggite in tempo e non tornare mai più al campo dell'eliminazione totale Scelgo di cantare alle genti il dolore dei combattenti ignoranti figli della paura sferzati a correre nella direzione voluta dal popolo degli eroi o nella direzione contraria con la beffa di traditori io più non corro accetto la condizione di sopravvissuto pazzo e lo so non è il peggiore male di quest'ora che se la morte ignora è vero questa piazza non risparmia l'onesto lavoratore schiavo dei violenti la madre e il bimbo affamato che genera il guerriero disgraziato delle disgrazie che si procura incosciente strumento della guerra che sotterra la conoscenza colpevole sono io e non Cecco ch'eredita il male del guerriero volentieri offro la vita se questo volete signori ascoltatori vecchio lupo sacrificale mi faccio felice di morire mentre canto per voi le mie canzoni e vi ringrazio per il vostro pane che mi nutre oggi e l'acqua del fiume che porgete al mio labbro e per il sole che mi scalda quest'ossa rattrappite e il vostro sorriso di gioia il più ambito per l'arrivo del cantastorie sulla piazza di questo bel paese ch’io mi perdono da quando accetto chi sono contadino come mio padre prima di me fattosi guerriero e ferito e qui giuro che se ce la faccio a ritornare nella casa paterna con questo braccio che mi resta finchè vivo vango il ventre della grande madre per il mio cibo e all'ultimo solco chiedo il dono di ricoprirmi seme futuro del guerriero di pace Non voglio più rubare il cibo con la guerra al vicino ora so che la vita imbandisce il banchetto per tutti e non ci sono servi e padroni chi entra e chi resta fuori nel salone delle feste chi vuole entra si siede e mangia l'invito è per tutti si ride e si canta sul prato e i cuccioli giocano intorno Accorrete genti stamane sulla piazza del mercato il cantastorie canta a gola spiegata porte aperte al guerriero di pace è bello godere il mondo leggiadro solo sul prato l'addio al traditore che si tradisce all'abbandonato che s'abbandona


questo è il messaggio del cavaliere lasciate passare la cavalcata mongola ch'attraversa la casa paterna chi non leva palizzate a segnare frontiera non teme esclusi che sfondano inutili difese chi non prepara guerrieri non genera guerra e se guerra riceve canna al vento si piega e il nemico passa che nemmeno lo vede chi s'impedisce la tavola imbandita prepara la violenza al corpo guerriero che ha fame e scatena la corsa al possesso che esclude l'amore e crea il guardiano traditore alla mente rapace che l'inventa al nemico vinto e al vincitore Bruma primordiale di palude ti trasformi in rugiada mentre rinasce il guerriero di pace nella valle il suo sentore spartano le giovinette in fiore sentono acuto quell'odore d'ormone di castagno in fiore e non si spiegano il perchè dell'attrazione turbate in cuore i sensi in fiamme l'amano in segreto Sono sempre belle le mattine della sposa la corona dei fiori sulla testa è un ricordo ormai lontano fidente offre il suo fertile ventre al seme il seno alla bocca avida del neonato le braccia all’adolescente che tenta il ritorno al crogiolo antico e il vecchio padre cavaliere sotterra e lei madre terra che tutto compone casa che invade il sole luna languida di passione silenzio delle profonde misteriose fosse dove la luce non impera mare che dà la vita e dà la morte notte che s'adorna a letto ospita stasera il suo signore che la fortuna bacia finchè tra le sue braccia esplode aurora colorata ventre di rosa Al nuovo colore il tuo divino pennello intingi guerriero di pace e l'universo trasformi vecchio usignolo grato che canti alla magica carezza sua di fata ora che il tuffo al cuore senti non per paura ma per amore Fumo del ricordo del tempo il languore sale al cielo e si disperde due facce torve sempre uguali del possesso dell'unico corpo umano due menti che scordato il passaggio delle sfere astrali litigano gli sposi disimparano alla svelta i corpi avviticchiati schiavi la legge dell'amore cede il posto alla legge della guerra


sulla scena la coppia androgina recita operette buffe tutte surreali Senza la mano che lo cerca lo tiene l'imprigiona l'uomo s'erge sole che partecipa all'espansione luce che riflette l'amore universale e vola quando vuole in verticale in silenzio il vecchio cavaliere guarda l'onda grato sulla scena fuco Tifeo in gonella culo a pera recita con passione la coppia è un'altra cosa la ritrova al guado della sera sotto la sua ferraglia che squama a ciascuno la sua scena e la recita al meglio e sembra quasi storia vera Canta l'usignolo nella bruma aurora nel dormiveglia sogna e bagna il suo corpo di rosso sangue ai primi bagliori della primavera l'audace s'infrange contro il muro del suo primo volo e l’ovulo che si squama terrorizza la bambina che in faccia le grida l'inutile sua venuta e lei capisce con orrore che diventa donna e rifiuta quest'essere strano diverso che non conosce e non si riconosce in lui e avvampa di vergogna e di paura e corre capriolo lieve che tenta d'impeto la salita e il tronco che spunta dalla neve la tradisce e gamba veloce di gazzella corre d’istinto ancora e nel burrone ruzzola e rugge spirito di tigre ferita al suo primo giorno di sole e striscia serpe stremata d'inutile fatica e ragno diventa che nel buco si rifugia e trema il corpo nuovo nel silenzio vibra sensazione della fine di un'epoca e vive sepolta viva in casa di fronte a quell'assurda bara della sua bambina La madre accoglie con sgomento la rivale in fiore nella stanza rosa barricata che con gesti la vince e con parole e odia quell'emozione che dentro con furia di colpo l'esplode ora il padre assente con gl'occhi a spillo più non la compone e l'innocente che cerca la madre diga allo spavento la madre non trova e le sue lacrime scorrono e lavano la paura dell'inizio della fine muta il mondo che più non la contiene colore del dolore


si ritrova inesorabilmente sola come ogn'essere creatore del creato e il cupo tormento arriva e lo sgomento del viaggio che comincia dell'astronave in volo proprio oggi che la nonna muore Figlia la vita non ti tratta mai male se non vuoi t'ignorano ti maltrattano ti sbattono la porta in faccia questi maschiacci? non ti crucciare la paura che galoppa con l'unno lo rende impermeabile alla divina emozione che senti e il silenzio tumultuoso del telefono rompe il tuo cuore assente il silenzio che assorda chi non è in pace con sè stesso e il mondo adorata bambina ricorda il cuore che si chiude non ama il colore signora del tempo non t'attardare falena nella notte che sei alla ricerca perniciosa del sole finto all’alba offriti terra che si scalda al raggio dell’astro di fuoco l'animale sapiente il rischio non corre di bruciare inutilmente Dea adolescente pronta a tradirti segui lampi d'illusione e aspettative che illuminano cieli foschi la vita tigre ammaestrata che la preda fiuta con la zampa ti spinge altrove e al corpo tuo di fulgore vestito invano l'arcobaleno il canto presenta e la tua mano tesa il conto procedi nel tempo che segna sul nostro pianeta i giorni perduti e l'intelligenza gira il viso per non vedere la carta che sprechi Cuore mio trovatore te che con lo stesso vestito di carne la primavera inventi che dura tutto l'anno per favore insegna alla disadorna matrona sepolta viva nel dolore il mestiere del viaggiatore e l'amore per la sua bambina alla soglia della bella stagione L’adolescente è un tesoro nascosto in uno scrignetto ogni tanto leva la testa quel batuffolo d'amore per fare più presto a scappare lo scrigno le cade sulla testa sul sedere e di nuovo si rintana perchè quel tesoro che vuol uscire ha paura dell'esterno e nel suo scrignetto è al sicuro la parete addobbata di porpora e lei campanellino della vita bocciolo in fiore pronto a esplodere con la potenza del suo amore ha paura del primo gelo di febbraio traditore e degli scherzi del fratello marzo pazzerello Nel guscio imprigionata l'adolescente bussa per uscire e non riesce sempre in difesa pronta a scattare con violenza


non si fida di niente e nessuno per avvicinarla procedere a passo di lumaca che anche questo percepisce antenne tese e si mette sul chi vive e parte a comprare il giornale per vedere quanto vale il parigese (*) Moneta di Parigi, altrimenti detto “Franco Franceseâ€? Stanotte sogno Cesarina che fa otto gattini tutti uguali a lei bianchi e neri e il petto tutto bianco morbidino e sono schifosi tutti quegli altri gatti il rosso e il nero che le danno noia che bello la mia gatta che può fare tanti figli suoi e come sono belli i gattini della sua razza sai anche la gatta della Elena sta per avere i gattini Mentre arraffa poppe capezzoli violento graffia aspira ciuccia ingolfa s'ingolfa avido di latte che sgorga fontana poi gl'occhi grato leva e sorride alla madre che lo nutre e che l'unico legame si sente dell'esistenza di quest'essere vorace che tutt'intera la possiede e a cui la vita dona estasi di gioia lieve sulla schiena lo carezza l'abbraccia forte bottiglia di latte piena lui rutta Grande la mia bambina cammina come fiore sullo stelo stamane mentre sale la montagna veste d’amore all'acqua che la bagna Madre che lavora tutta d'impulso digerisce d'un colpo ogni informazione per non continuare pellegrina inutili ghirigogoli sulla strada bianca che nella sera si sfarina e muore dal fronte razionale vede arrivare il padre capisce l'analogo contrapposto sforzo per abbracciarla sulla frontiera dell'intuito notturna bestia infida da domare a lui vampa di sole s'apre e lui risponde gratificato maschio che la sua femmina dispone e son quattro all'appuntamento che la notte vuole in famiglia piĂš quattro assistenti figli del rapporto due bambini ritrovati da coccolare


e due registi d'amore universale in uno La terza volta che nella vita mi folgora il cavaliere in arme intravedo sulla terra l'ombra della felicità universale queste le sue parole e questa la mia resurrezione signori bambini l'ideologia della rivoluzione mai in terra fa il povero padrone non fare più la guerra tieni pulita la tua casa e perdona che la guerra giusta del guerriero è l'alibi della sua paura unica alternativa è l'amore e il suo mistero La voglia di correre e nascondere il tesoro del cavaliere è grande non va sputtanato come sempre mi ripeto folle sotto il solleone meglio l'attesa morte mano al cuore e pagare il conto del passato se proprio non posso fare a meno padre tempo avaro tanto lo capisce solo chi è al giusto livello la notte mi consola così canto a voi il messaggio e trovo la strada per tornare a casa non dare perle ai porci è ben altro messaggio del figlio dell'uomo Cecco bisogna licenziare la schiavitù d'un passato detestabile e l'illusione di un futuro improbabile ch'è altrettanta follia il presente libera dal bisogno del possesso e dona la forza per il gran rifiuto d’ipotecare l'amore il solo ch’accende il sorriso nel cuore dell’uomo dell'antica bimba in fiore Cantastorie anch’io la carezzo piano la mia bimba mano al cuore senza bisogno del possesso figlio te oggi sai che il possesso è la più grande delle schiavitù vieni a pregare all’altare con me Cecco ascolta il cuore che duole Dio dell’universo t’affido Cecco ch’è qui per trasformare in canto l’urlo di vittoria dell’antico guerriero dentro di noi in agguato feroce ad alitare sulla preda Recito io ora la parte del giuramento sulla scena? attacca Cecco se così ti piace! accetto di diventare cavaliere davanti a te in ginocchio padre d’argento e d’oro che mi guidi col canto dono del giorno mi faccio pulito e pronto per il rito in piazza menestrello del giusto del nuovo del bello voglio ridere essere libero come un uccello volare androgino sincero con me stesso e con gli altri bacio il presente onnipotente nel cielo cerco il punto della congiunzione E’ carnevale sulla scena stamane grande vecchio che navighi pei cieli è pesante la spada sacra per Cecco novello cavaliere e per quanto può servire il canto stanco d’un penitente mutilo io qui ci sono Giove che l'amore è l'unico fato dell'uomo Riti celebrati d'antiche chiese dai persi significati


baci d'amore fra nani senza l'ebbrezza del sangue nella coppa mistico incontro e comunicazione con l'infinite popolazioni dell'universo spirito navicella il nostro corpo microcosmo in espansione sacra materia terrena ch’accumula e presenta doni all’uomo secondo le leggi universali Preti di tutti i credi in ginocchio solo la conoscenza dell'origine sprigiona il libero volo per il viaggio di ritorno questo abito di maschio che Cecco veste colore di cielo ha bisogno del pane della figlia della terra per la comunione una potente dei loro due corpi insieme finchè la natura è movimento vita gioia dell'uomo Femmina ti fa culla allo spirito umano il dio che danza e ride sul prato del tuo ventre uno è e in te ritorna divino lo sposo novello ora che celebriamo il rito degli antichi padri Cecco il vino rossosangue versa nella coppa della piccola madre condizione e simbolo che fa di mente e corpo un messaggio messaggero l'alito supremo che vibra e alla vostra carne infonde il sentore dei sentieri astrali Novello trovatore il nobile tuo stato di superiore coscienza accanto al focolare compone una la dualità che lo genera e così l'amore cosmico dona al pianeta nuovo equilibrio agli universi l'immagine d'assoluta unica forma d'ideazione che lega il principio del divino e dell’umano sulla terra e il Verbo incarna Cecco ora puoi baciare la spada sacra Il risveglio che di nuovo svela all’uomo l’arrivo della primavera riempie stamane il silenzio del mio cuore memore del tepore del tuo seno accogliente grande madre mare che m'ospiti nel liquido ventre dove nuoto e muoio accetta il canto del novello cavaliere che com'aquila vola e approda col suo amore innocente sopra la tua valle in fiore Erede della terra e del vecchio tempo corri libero nel vento il cuore tuo trovatore t’è compagno tieni stretta per mano la coppa sacra ritrovata su per l’impervia salita è la forzattrazione sua di madre che col tuo puro amore crea sulla scena lo strano gioco nel quale chi devoto dona per primo salta il livello e riceve cento per uno Il vecchio cavaliere pago del canto del cantastorie monco il viso appena increspato di sorriso aleggia benigno sul prato dove la primavera arriva e disegna il mondo di colore avvezzo il piede alla danza dipinge le gote di rosso alle giovani fate attratte dal truce viso di Cecco apprendista cavaliere che trepido fugge in cuore alla foresta e nasconde la sua acerba giovinezza Cecco novello ideologista dell’antipotere avverso al re traditore veste l'armatura splendente di cavaliere il dolore del cantastorie ferito gl'istilla in cuore la vendetta


velenoso fiore palustre ch'approda alla sua grotta una mattina col rischio di portarlo alla rovina mentre ch'è intento a lucidare la spada d’antimilitarista e sogna impudiche vezzose fanciulle da violare Brucia le porte e sconsacra il recinto affida l'amata all'universo il cuore le si stringe quando parte l'incuria del tempo e dello compagno è concime pei rovi il corvo che intorno s'annida svolazza sulla casa nell'attesa di vederlo lontano per sventrare la vittima sul prato il tempo incide tacche sulle floride carni della sposa dalle carezze ambita in sogno ogni notte s'offre alle mani ruvide del guerriero che lontano depone la spada dopo la battaglia per abbracciarla e l'ombra vuota ride sotto l'olmo si decompone una croce sgangherata e accanto bianchiaggiano al sole l'ossa della fata L’attore col passato costruisce il futuro salta un punto e il presente si risente l'insoddisfazione che ricatta chi s'adagia e delega agli altri la parte gli spiega che nessun personaggio può fare il lavoro per lui la pigrizia mentale crea il seme dell’infelicità e cosmica diventa universale pessimismo che pervade la vita dell'uomo e gli fa accettare il fato cui anche Giove soggiace e non lo sfida che può andargli pure peggio ed ecco riabilitata la mitologia l’eroe che uccide il mostro e muore Buon alibi il coraggio del guerriero per nutrire la depressione sapore di polvere e merda impastato di sangue e sudore portatore curvo sotto i suoi secchi di dolore che crea a torto il cacasotto crede di poterli regalare allo sprovveduto passante e anche per l'operatore ecologico oggi è festa e se li tiene il mittente nella sua tenda impestata Chi si fregia del nome e delle ricchezze che non guadagna sulla strada di merda onnipotente che crea la puzza l'avvolge la coperta di liquame che a secchi a secchi al mondo regala piano lo segue l'asfissia lo sommerge umido il respiro l'animale che si sveglia con la primavera il fresco soffio di zefiro sceglie e il primo tepore del sole gode che gli carezza la pelle


E' questa l'ora del silenzio del vecchio cavaliere dacchè la vendetta in lui strada più non trova diverso il silenzio di chi si vede togliere la parola senza ragione il silenzio dell'incompreso solo rifiutato che alla fine tutti capiscono se s'adopra l'amore ce l'ha dentro e così che risorge il canto muto qui sul prato ogni primavera Il contadino che la femmina conosce e i cicli chiede all'autunno un seme e lo pianta nel ventre della madre che dorme la chioma bianca di gelo e già è tempo di fiori e domani di raccolto sorride fiducioso il vecchio e osserva il grande fuoco del sole che all'orizzonte disegna ghirigori violenti che annunciano bel tempo Se non c'è modo di cantare come chiedo e voglio a quest’altare rifiuto di cantare Pietro e della tua chiesa me ne sbatto alla tua faccia che Cristo snatura ritorno cantastorie in piazza e incido tacche per ogni malefatta sul cuore al popolo che dorme drogato da pane e vino del tuo controllo atto unico ogni giorno tanto si sveglia prete Pietro prima o poi incazzato e speriamo che si limita solo a pisciare sul sagrato Mamma di mestiere reagisce al cantastorie insolente col prete cui confessa in segreto la nevrosi che nutre con metodo sa che la sua è vita di serva di prostituta legale povera vittima designata violentata pregna anzitempo e sposa a questo marito che l'incastra colle belle parole e ora la malmena urla in piazza che sogna anche lei il ritorno al padre contadino automa che già al suo potere bestia da soma la programma alla madre che l’aziona e riporta a sera al loculo di sepolta viva levatrice infame non capisce ch'alleva la figlia del dolore come lei frustrata e frustata col suo senso di colpa e la paura d'essere sbagliata e le muore di cancro mentre taglia la stoffa a fiori per il vestito che cuce in casa dono alla madre che adora povera disgraziata e voglio morire anch'io ripete la testa che ciondola se quest'è il frutto del mio amore sviscerato pei figlioli ch'io v'amo como posso e chiedo perdono per il mio amore scomposto e odio questo piccolo uomo che non mi capisce mi violenta ancora col suo silenzio la calma l'indifferenza mentre mia figlia muore mi maltratta sempre farabutto che non m'ama e io lo strumentalizzo e tu pure come lui sei cantastorie? Luci verdi alle mani da bambino a otto anni insignito guardiano alla tenda del mio padre terreno guerriero violento a sè e agli altri mi ritrovo anch'io violento è vero per reazione


brigante di strada assassino guerrigliero della rivoluzione totale e perverso padre putativo di famiglie ch'eredito e maledico perchè non ho il coraggio di tagliare il cordone ombellicale che la mia vita strozza e questo piacere del dolore che da bambino assaporo in rabbia trasuda di zingaro adolescente impotenza strana di vittima gaudente che di malinconia s'ammala e intisichisce cuore corpo e mente e quando m'accorgo che faccio pena solo a me stesso e il mondo cosiddetto sano continua la semina di spine prendo a oscillare invano tra libertà giustizia e perversione macabra d'indugiare a godere dell'antiche ferite e nuove che cauterizzo per le strade del mondo temerario guerriero che divento e il più feroce che la mia folla di personaggi al potere esprime percgè io rifiuto d'essere medico pietoso agli aborti procurati come me perdio e te vergine madre figlia della figlia che mangiate finchè il rifiuto del cuore alla mente compongo in libertà di volo coll'urlo di richiesta d'aiuto d'Orione alla morte ospite accetta morte onerevole alla luce del sole come a guerriero compete invoco e lei sghignazza compagna di missione m'abbandona là in frontiera poi il risveglio sul campo di battaglia mi regala la dolce visione del vecchio cavaliere che mi dona col canto del ferito il presente che mi merito Achille Orfeo nomi che sfavillano sempre nel mio cuore di Grecìa finchè v’incarnate nel grande cugino dal deserto che conosce l’amore potente del sole sulla sabbia rovente dove fata morgana danza e traccia orizzonti di sogno e di colore e niente può il guerriero dal sangue di Marte intossicato che sul Tevere squama di dolore e di vergogna nè te prete Pietro ora che il fiume dalla sabbia d’oro tra le mani ti ritorna fogna Ora riscrivo la mia vita attaccato alla poppa della grande madre compagno il giorno amico in braccio all'avventura corro col mio bambino mestiere scambiar doni e resta tempo ovviamente per i giochi coi bambini del prato che arrivano sempre quando li chiamo e se temerario mi decido e evoco adulti arrivano subito i barbari e ancora non so che farli fare nel sogno e allora dico abbiate pazienza signori della guerra torno subito e prego la madre eterna che mai trascura chi chiede i suoi favori in cambio d’incubi mi dona erba rigogliosa fiori frutta arcobaleno e l'abbraccio fresco di fata luna che il viso mi bacia con amore grata m’accoglie sul suo ventre e mi porta a correre pei pascoli del cielo due corpi e un'anima sola percorriamo la strada che ci piace finchè ci piace e al bivio è bello dirsi addio con un sorriso innocente timido e sincero gli occhi umidi di cerbiatto e la voglia di corsa del capriolo che presto scorda che niente posso all'invito lieto del prato rigoglioso


e la testa che volto ancora indietro sbatto in braccio all'aurora che sorride m'accarezza di colore e festosa mi porge ai raggi del fratello sole Quando caparbio col mio adolescente m'allontano dalla sorgente e l'illusione serpe in seno nutro m'avvolge la seduzione del dolore la mente regressiva ipocrita si fa vuoto ripetitore altisonate il mio maestro dentro che invoco e disdegno mi ripara come può e il cuore tollera paziente il mio salto di canguro che il passato occhieggia e il futuro annusa due passi avanti e uno indietro al distratto concede la vita intanto la paura insiste vittoriosa balzando dalla tana e l'amore non sfida che nell'aria brezza muove l'universo e in ogni forma di vita s'annida e tutte le mille forme di vita ch'eros invade e che devoto accetto nel mio corpo in fiore allora formano strade ferrate d'asfalto bianche d'erbe e fiori colorati poi di semi maturi un tappeto regale per me cospargono sul prato e nel canto che sale l'eterna creazione fumiga e la sera giovane che ride del mio turbolento tentare il cammino m'acquieta capinera uccelletto gentile dal canto assai dolce finchè dolente per strada solo m’abbandona guerriero di frontiera Apprendi con fatica figlio la conoscenza richiede buzzo buono e non serve se non non muori e passi alla fase dell'amore la notte cerca nella tenebra fonda là dove dorme l’arcobaleno e chiamalo esperenziale se ti piace libertà giustizia verità colore piacere gioia mistero ispirazione angelo fata dio uomo per ora i beni miei dono per te alla polvere destino finchè muori e li ritrovi feroce guerriero golem(*) a te stesso (*)Golem, In slavo = grande. Nella tradizione ebraica il "golem" è un'entità sub-umana. Per fare un golem basta essere un mago,prendere dell'argilla rossa,plasmare una sagoma di ragazzino e scriverci sopra vita. La statuetta così diventa viva, nel senso ch'è dotata di parola e azione e non di volontà; cioè il golem è uno schiavo. Inoltre questo strano essere ha la caratteristica pericolosa di lievitare sino a diventare un gigante pericoloso. Per fermarlo si deve scrivere la parola morte e il gigante d'argilla precipita sul creatore,soffocandolo. Io piccola madre stellina fra le tante spenta graziosa a vedere in movimento nel mio ventre di fuoco ti porto con amore figlio mi sei e hai sempre ragione nel tuo esperimento io alla danza divina m'adopro te ascolta il tuo cuore e la fulgida intelligenza che il tuo giovane corpo esprime rifletti e agisci di conseguenza con te e con gli altri creati e creatori viventi e non viventi tutti esseri senzienti dell'universo il conduttore del trenino dentro di te vagisce come il mio il tuo è divino e all'appuntamento ti porta sicuro felice a ogni stazione fischia rilassati nel viaggio e ascolta pure il canto delle sirene


io l'ascolto mentre roto e fa turgida la mia linfa e quando al cielo convoglio le speranze umane penso al bel destino che t'aspetta eternauta e queste fosche nubi che avvolgono il mio corpo dispongo letto di foglie al tuo volo fuori dal nido tremi e uno sbaglio t'è fatale lo so rispondo così all’amoroso tuo lamento cupo te scarica dal dramma ogn'esperienza che fai è solo un'esperienza di viaggio tranquillo eternauta sei riposa oggi sul ciglio della strada un momento sogna la navicella astrale che arriva in tuo aiuto se la chiami gemello al vecchio cavaliere ti lascio costante il mio pensiero d'amore il lombo paterno alla vetta ti destina e un giorno viene che ti svela la gloria di chi ti precede intanto te perdona e ama la vita spesa senza una donna la tua apparenza d'ombra e il passato che impaccia allontanalo guscio di chiocciola che s'abbandona pelle di serpe al tempo della muta l'essenza prima dentro di te libera l'anima composta primordiale se vuoi in volo si libra in verticale e lascia il segreto da svelare al te stesso che dal tuo corpo rinasce E rinasco bimbo innocente e cantastorie senza padre e madre finti senz'accattonare più amore per il mondo chè io sono bimbo e padre solo nasco e solo muoio quand'il cielo che benedico cambia colore e chiedo asilo alla notte fonda occhi di cobalto finchè si dilegua e chiedo al fratello sole la gioia e il tormento del calore che s'accompagna alla sete che poi ci penso io a trovare un rivo fresco La sera m'incipria di malinconia e la notte che arriva mi consola adorato eternauta che a te stesso sopravvivi liberati del passato e dell'illusione d'un futuro da sogno sul pianeta spento soppesa la realtà nascosta del presente onnipotente e da sveglio guarisci la tua mente or'alzati e cammina al tuo amore stretto al tuo cuore sul fiume della vita fatti e resta isola osservatore del te stesso che pensa parla fa a dovuta distanza ascoltalo che pensa parla fa senza coinvolgimenti pregiudizi critiche accuse chiusure giudizi il dolore che c'è stasera nel cielo passa se stendi la mano e perdoni il tuo cupo feroce guerriero adoratore della morte in mille corazze prigioniero e anche la gioia passa tu sei fuori da entrambe le passioni come dentro ritorni quando vuoi e resti ricorda a tuo piacimento se al centro ti piazzi e l'abbracci due in un mondo solo il tuo sempre uguale e diverso libero di dubbi e di nonso signore dei mondi che t'inventi rivivi la nascita nel mio ventre sul pianeta che chiami del dolore capiti col tuo messaggio


la terra ti presenta la sua realtà ti veste di carne che lo cela all'arrivo conosci lo schema sottostante l'apparenza del vestito e per un pò è presente finchè il lume della luna lo vela di sogno si nasconde per sopravvivere per lasciarti libera scelta sposo mio prova e sciogli i fili annodati sblocca il blocco la giostra gira e tu non m’ascolti amore e già piangi al primo attacco del lupo guarda la stella polare amore quando il tuo vestito di carne bela! L'uomo appare agli occhi dell'osservatore una non ben idendificabile materia vegeto-minerale motile animale comatoso ch’al rifiuto della notte gela mentre si divora veste abito sociale su vermi brulicanti di fogna e fonda imperi col fuoco di vulcano ch’è mentre sprofonda in rose di faville e così segnala la presenza alla morte nera che di certo non s'impressiona del fetore del suo letame che impaluda il cielo sotto il sole fila la tela l'ossuta dama trame strette ordito tale che non segna strada di fuga alcuna impossibile tentare sinistro brillio di lama alla luna e tonfo di zucca vuota sale col canto dell'iniziato all'aurora che a me da oriente s’apre Il tuo corpo giovane può costruire paradisi d'amore invece addestri la mente balzana che si ripete e fa l'anima nana così ti condanni in prigione addormentato signore della terra e appena osano svegliarti t'incazzi violento a massacrare cieco principe dei ciechi questa la chiami pace e pure ci credi non capisci che l’uomo sveglio sa e protegge i suoi figli migliori tua speranza e investimento per il futuro sul pianeta che affoghi? Sul pianeta degli sciacalli guerriero di un’ora il saggio spirito che ti nasce e ti rattoppa qua e là la carcassa ancora paziente continua a curarti con amorose mani sapienti le più accoglienti a coppa dell'amore che la vita sprigiona e porta in dono tesori che la tua carne rattrappita solo quand'invecchia capisce Passante sperduto ora che la paura deflagra e s'avvita l'esperimento che osi nel sogno invano cerchi un segno mentre latitante la mente vaga galleggia nella nebbia che invade la valle stasera assente al richiamo la notte cobalta ch'arriva s'avvita più nera Cosa canti oggi cantastorie del passato del futuro o del presente? canto la storia del signore dei mondi che inventa fa il mestiere che gli piace al momento corpo divino sul pianeta in movimento gode il giorno la vita di sogno e la notte nel suo ventre l'allieta e rigenera e muore e rinasce ogni notte ogni istante Il mutante erba e frutta spontanea della grande madre lo nutre o un vecchio animale ch’a sera al bivacco arriva e pasto si destina


grato se a fine esperimento nel giovane corpo trasmigra di quel figlio non violento che l'alito non tronca del fratello del covile chè tossina d'innocente sprigiona colpa che si lava con la morte L'immagine al fiume che lo disseta all’alba non riflette più l'assassino che cresce la sua voglia di sgozzare all’acqua in ginocchio chiede nutrimento lontano dall'animale ch'è dal mare che lo nasce umile prende solo un pesce a volta dalla terra l’oliva l'aglio e il limone e il predatore dentro di lui s'acqueta ospite fungo in pace sul tronco marcio dalla vita il necessario accetta e d’ogni dono ringrazia motile animale col cavallo galoppa per la piana in gara col vento il vespro lo trova sui monti che s'attacca alla poppa della capra con la sua femmina non strafa chè non ha niente da dimostrare e lei non fa l'inutile vittima inadeguata puttana trascurata dacchè possesso alcuno non rivendica gratis dà e prende carezze quando le vuole e il solleone dona a entrambi valanghe di fuoco nelle visceri che la contemplazione devota muta in tepore di corpi avviticchiati e in canto di lodi e ride la misteriosa luna che Ecate infida ancora non si chiama e la notte di tenebre avvolta dentro l'inguine nasconde voluttà d'angelo dell'arcobaleno e non di mostro traditore sanguinolento Nella grotta accanto al fiume riposa il figlio del mare tra le braccia il corpo divino dell’ondina disposta all’amplesso cuore di bimbo che a sè stesso s'affida e al suo amore d'essere supremo antitossico che nel recinto sacro fa pulizia quotidiana del suo letame che interra dono alla pianta e non alla femmina che ama Dal sogno cupo dopo il temporale fiore velenoso di paura sboccia la visione del lupo carnivoro brandelli sanguinolenti della vittima sretti tra i denti che dalla lontana steppa parte senza speranza di pace la femmina al nemico rubata coll'alce al suo carro di guerra lega celtico in movimento di ritorno alla sorgente che più non ritrova Che dirti compagna della mia torrida sera terrena l'accetti con amore questo bimbo che nasce? o il tuo seno l'imprigiona ai vecchi giochi tuoi soltanto e sterili sono i miei lamenti? la mia fertilità anzitempo è come quella della vecchia nessuno la vuole di fronte al bimbo occhi di luce dal suo amore estinta cianuro pei viventi lancio al sole muta la notte cui m’affido di nuovo la condensa e libellula assassina in volo alle paludi racconta la sofferenza di viverti accanto al ragno che e a lui che nel cielo si leva ad altezze che non posso e dell’onda gode il liquido umore

in calore la tua pena

l'ascolta concepire


mentre la tela intesse consegna il mio dolore e il mare lo trattiene ombra nel ventre al pellegrino pescecane e non gli nuoce che spazzino del mare s'adopra tanto che già vedo l'esperimento mio che si completa e ritrovo l'anima gemella fra le tante e ricordo la carezza lieve l'amoroso abbraccio ch’al mio il tuo respiro anela figlia del mare ch’entro mi vagisci e così questo corpo senza meta alfine dentro sè stesso trova casa come onda lambita che torna a lambire nella casa paterna abbandonata a primavera la vita Bimbo paffutello dolce pastorello delle fiabe puttino dipinto per la madonna tuo padre sogna sempre che tu arrivi nella casa paterna e te che non sprechi nessuna delle tue mille vite tra l'infinite occasioni che l'energia libera offre alla scelta t'adopri e non lo scegli che la conoscenza possiedi del grande spirito Lo spirito padre con munificenza t'elargisce doni figlio del mare e a richiesta non fa restare la terra senza semi senza figli la madre senza baci l'amata senza gioia la vita senza latte il neonato senza pane il bambino senza cura il malato senza pace chi crede così che il giardino dell'uomo ricrea ogni tua venuta sulla terra assetata d'amore e gli alberi levate le cime alte a bere il sole a distesa cantano canzoni che il vento ripete alle fate terrene in mutazione Guarda figlia del mare nostro bimbo galleggia sulla cresta dell'onda per gioco tocca l'abisso e risale scambia la piovra per madre e lei lo lascia ciucciare gonfia di sangue pirata e lui non sa ch'è alla piovra in braccio che lo fa avvicinare e allontare lo scambia per il figlio che le ruba il mare impudente può sparire nel ventre del mostro ch'ora lo protegge ombra d'illusione fuggente capello al vento alga all'onda che s'affida viene e va dal mostro allo scoglio fatale e ciascuno l'aspetta e lo nutre e lui gode all'altalena della vita al gorgo che risucchia ride in faccia solletico che lo fa sbellicare è l'ingroppo sulla pancia


che la paura non riesce a trasformare in dolore lui di gioia si nutre e il dolore non è cibo a chi crede alla vita mano di gigante sulla pancia preme e lui la sente lieve carezza che gl'inturgida il pene alla morte che lo stringe dappresso chiede di giocare l'incosciente e le butta in faccia coriandoli di risate e spruzzi di schiuma che dalla bocca ossuta scolano bava misti a vermi d'omo morto e violacea diventa nera di notte quando non luce luna e maschera di carnevale sulla scena mentre vola via che il bimbo con le manine ancora al gioco la chiama miscredente ludibrio insostenibile che l'anoressica dea non può sopportare e lui l'innocente il viso di disappunto all’onda in grembo si stende pancia al sole e lo dondola il vento Il bambino dentro si sogna a sè stesso amico che intravede donne colorate vere infiniti mondi da scoprire nelle galassie in volo specchio te grande madre li rifletti e si deformano in mille e mille onde sfaccettate sul pianeta del gioco dove il viaggio principia nel tuo utero signora e ora il bimbo si vede da solo che segna tacche sul calcio del fucile mete di gloria campi di battaglie immaginarie che combatte gigante e affida alla storia che le disegna in faccia al deserto nell'ora della tempesta così ogni volta che scappa al suo appuntamento non resta traccia e lo specchio s'incrina si spezza e l'irrequito insiste cieco a ogni avvertimento e quand'imbocca il sentiero dei monti di nuovo salvo di gioia urla il temerario e finchè il suo gioco dura t'apri a ventaglio vita all'amore che t'impera goduriosa lasci scie d'odori dietro i suoi piedi con le ali colori sapori umori nuovi d'ogni tuo mestruo che volta pagina e per lui un altro gioco inizia bimbo che nemmeno si volta per l'ultimo saluto alla mamma Parsifal all’avventura che tutta la sua vita dura


Così cammina il verme libero cambia l'immagine del creato quando si spegne il desiderio del corpo che lo crea e l'urlo lanciato dal guerriero morente ritorna purificato concentrato nell'occhio vago del bambino che pulito s'erge tra l'immondizia accatastata e libero percorre la sua strada lieve lieve lo sguardo appena dal gioco distrae se qualcuno lo chiama che di nuovo al gioco attento curioso l'incastro tenta la strada agevole della conoscenza immemore di sonno e di fame Sgomento all’improvviso sente l'urlo dell'adulto assassino croste d'ansia e di dolore che il cuore gela del figlio del mare onda di maremoto che su Creta s'abbatte e sulla sua civiltà e tutto spazza e spezza un'epoca che si consegna al mito impotente il bimbo sprofonda nella voragine pietra che arde intatta statua del tempo aspetta se per avventura il giorno senza nome ultimo fratello forza coraggio e volontà d’intrepido ricercatore scopre sotto le mille corazze fabbricate dalla mente folle l'immenso tesoro primordiale e il ricordo di come appena giunto sul pianeta neonato colloquia col tutto universale mentre adulto sistematicamente i simboli provvede a cancellare e per paura annichilisce il suo novello amore lo rende vile l’addormenta muore più volte nella vita poi sveglio dall’ultimo livello ritenta finchè sdrucito il vestito di carne grato alla madre riconsegna Un amore forte non si ripete nella vita compassione prova per sè e il mondo cuore amante l'universo ama e in lui uno si compone androgino dolcissimo semplice puro amorale sicuro s'adopra a ciascuno il suo a tutti l'uno e insieme in gioia signori bambini si vive meglio di prima e tutti bene Del sè stesso fatto sasso ch'osa inabissarsi per perdersi e trovarsi secondo grado forma e colore d'occhiali specialissimi e personali d'ogni sperimentatore parte il cerchio s'allargano le spire e piano al suo centro ingloba l'esperienze di padre madre e figli e loro con analoga azione convogliano tutte quelle degli affini lontani e vicini e la danza coinvolge all'esponenziale da una a miliardi di persone e tutte l'entità alitanti sul pianeta così l'universo ch'è ognuno e rappresenta si sperde e si compone


e mentre s'allarga la spirale ecco la rivelazione l'unica morte è la trasformazione l’anima regista a personaggi della mente liberi attori sulla scena la mente ricercatore impenitente espressione e legame d'intelligenza universale addetta al copione il corpo magazzino locale e biblioteca d'esperienza umana-astrale che lo spirito sapiente presceglie tramite i genitori cui s'affida tutt'insieme sul pianeta alla frontiera della paura o dell'amore che arretra o avanza per libera scelta dell’uno partecipe al gioco di là il banchetto della vita sempre pronto l'offre madre natura generosa oltre l'umana comprensione posto riservato a vita per tutti e ciascuno indistintamente menù a scelta ognuno secondo capacità di ventre colazione pranzo cena costo zero Roba da pazzi basta accomodarsi a capotavola amare il cibo e gradire limite inesistente ottima qualità servizio eccellente prestazione nessuna tutto a disposizione gradito il grazie che l'esteta porge col complice sorriso a madre natura d'anca poderosa e seno forte che il vento accarezza mentre festosa tutti allatta sì che l'abbondanza esclude la violenza e non vale derubare i fratelli viandanti e all'uomo il tempo di una vita non basta a capire il mistero del perchè deruba il fratello e muore all'ombra del suo cuore che nella lotta perde senza dare e ricevere il dono del perdono Il prezzo che si paga per coprirsi d'oro e diamanti è quello di diventare i fossili ambulanti che siamo energie fredde condensate in menti paralizzate inerti in cuori nudi di deserti col freddo siderale dentro che brucia invano finchè la morte che ricicla vulcani spenti fa capire alfine che l'unico reale è l'amore ch'ognuno s'assegna e chi se l'impedisce in anticipo e s'accetta e corregge l'errore se tanto piange da creare il mare che lo lava vicino alla trasformazione anima vagante nel creato senza fiato senza clorofilla da succhiare da fredde foglie calde di colore e si difende dal rigore della stagione col canto acqua ridiventa della pietà per sè e per l'intero pianeta e il gelo della notte cuneo lo trasforma a sè stesso roccia che squama humus per il nuovo seme Il prediletto morente che prova a levare lo sguardo al sè stesso in mutazione vede crepitare nella morsa del gelo il suo minerale


e mentr'esplode il frammento più coraggioso che alla luna sfavilla se per avventura sogna d'essere sempreverde la luce che benefica sintesi e volere sul pianeta dall'alto della conoscenza e del suo immenso amore dal cuore dell'universo distilla tepore tanto quanto basta a perpetuare la vita che per sè chiede il viaggiatore che osa e il nuovo essere che s'affaccia al mattino all'orizzonte è sempre un pò più grande del precedente Uno di noi due qui è pazzo se non rubo che lavoro a fare? e non lavorare se l'ultimo arrivato è il più antico io a chi faccio il padre? e non lo fare se canto s'apre il cuore non muoio mi trasformo rinasco è assurdo! e non cantare se dormo sogno non vivo e se vivo la vita da sogno son sveglio ok! bene svegliati e vivi il bello se da sveglio non parlo ascolto sento musica vedo colori e vibro? bene resta in silenzio o parla io insegno lingue se non parlo come imparano gli studenti? ascolta e impara da loro io lavoro per guadagnare lo stipendio che mi permette di mangiare! e non mangiare così muoio! appunto ci sono corpi gravi e leggeri in terra io sono grave e serio e tu? scegli l'etichetta che ti pare ride il polline sull'ali del vento che beffa le passioni nane dell'uomo Solo chi ritrova il gusto al piacere della vita sopravvive ai tempi dell'incuria il sereno distacco è altra cosa dell'uomo sveglio la sua strada l’illumina il fuoco della madre gioia che splende sul suo radioso ventre l'addormentato il piede divino rattrappito procede ombra inquietante il sogno lo prova invano con simboli e segni e se già tenta l’esperimento da generazioni allo stesso livello allora ruvido la notte lo malmena il gigante orbo e muto prende per mano e accompagna su per l'alpe e lo precipita prezzo il sangue del corpo alla terra che lo nasce sì che il cialtrone vola puro spirito in viaggio di ritorno al padre amoroso che l’accoglie e lui gli chiede ancora di tentare Non so bene se questo tronco son'io o l'ombra e l'ombra di chi di cosa l'ultimo tuo ramo secco baciato dal sole corpo mio si tramuta in capello d'oro antico che gioca con la primavera umida vaporosa chioma d'ondina che l'acqua verdolina sposa alga smeralda che l'onda porta a riva dono del giorno T'amo figlia della vita che scopri la nuova civiltà della volontà


per scampare al macello che t'ordina lo schema da robot che l’uomo t’inserisce nel cervello in braccio al bimbo selvatico profugo dell'istruzione da caserma già t'affidi coppa divina che s'apre al sangue orfano dell’ideale poi dalla giungla del dolore accetti dono il suo macete che riponi e ora gioca con te il mansueto Orione signore dell’uno perchè notte gl'insegni l'amore del mare che scolpisce gli scogli luna gl'insegni il canto aurora il colore stella la danza e mentre lo spirito che c’abita sornione trinità ognuno ricompone per te ridono di gioia le stelle tue sorelle dolce fanciulla ch'inizi all'arte del coro il piccolo uomo guarda è in fuga la fiera in agguato alla porta del suo cuore onore a te piccola madre dal corpo intessuto di luce colore suono oggi rinasce l’androgino figlio dell'uomo Mamma lattifera buona la vita sa che sono asino vero girandolone buono e non conosco proprietà e confini dell'uomo sa che ai ciuchi piacciono i cardi e questa mia è la mascella ch'usa Sansone e questi sono tutti denti miei intatti d'erbivoro e non consumati come quelli dell'unno che cala verso il mare e strappa a cavallo la carne calda della preda viva le fate non sono mai sdentate sorrisi vogliosi offrono al banchetto permanente della vita all'ospite che osa sei te fata abbondanza figlia di madre natura? piacere è buono tutto quanto dillo a tua madre sono benvenuto prediletto ciuco palliducci la maggior parte degli invitati non ci danno sotto hanno lo stomaco guasto per paura per digerire l'alito cattivo noi ciuchi ridiamo si fa per dire e più mangiamo cardi e più capiamo il mondo del giardino sei te fata conoscenza? piacere grande e te sei amore? piacere di conoscerti finalmente posso venire con voi al concerto della notte ? canta fata fantasia in codice simboli suoni luci colori va bene? sì così faccio meglio e più alla svelta le mie lezioni della sera autodidatta con fatica tento e ritento sempre solo quando le figlie della vita fanno i compiti o guardano la tivù bene vieni allora facciamo le presentazioni io sono fata azione sono mie sorelle conoscenza amore riflessione queste sono fata fiore e fata gioia quell’uomo nero è mago dolore gemello al principe ereditario che splende laggiù come il sole ospiti stasera al concerto dei grilli e delle stelle neonate produttore fata abbondanza regista madre natura luci suoni simboli colori del vecchio tempo dirige ovvio io fata azione e ora vado a prepararmi ciao a dopo piacere e grazie gentili fate io sono benvenuto vi saluto a presto fata abbondanza c’è un'ombra mascherata che m’alita alle spalle? non ci badare è fata morte gioca sempre a spaventare le matricole è amica di famiglia e compagna della guerra laggiù sanguinolenta ecco le sue figlie penuria violenza stupidità malattia e costanza nata in questa stanza si finge studentessa invece è la mia maestra


mira là prende appunti del mio compito sui miti che m'insegna oggi e per fare questo mi paga l'ora di lezione in anticipo pazza tutte due insinua mago dolore che qui trova ben poco ascolto fata abbondanza dimmi tutte queste belle fate come sono capitate? merito di fata fantasia benvenuto guarda sul palco canta la romanza gesta e morte di Tifeo Il corpo che gela rende difficile il pianto dell'eroe quando la navicella parte il cielo come fiore l'abbraccia e s'abbandona la mente infuocata colonna allo spirito che gioca la terra sinfonia di colori muta lo saluta che quand’anche il figlio non offre amore in vita ricordo lieve in suo favore la grande madre depone e per il viaggiatore che s'allontana stanco e guarda all’approdo invisibile la notte esplode musica astrale che nel freddo siderale non corrono aliti di venti per trasportare amori d’una vita impunemente malinterpretati e che l’uomo riconosce veri appena consegna il vestito di carne libero per l'altrove L'osservatore ascolta le formicole umane scannarsi in battaglia la ragione è sempre la stessa solo la parola cambia ecco qualche nome libertà giustizia verità pace armonia equilibrio altruismo dio questa volta io ti chiamo terra amore mio Quando non c'è più tempo per l'esperimento lo si ritrova tutto l'amore è cosa insolita diversa quando l'uomo trapassa e si permette la visione della valle senza nebbia da cui parte l'etichetta uomo vale quanto la scritta miele sul vasetto vuoto e al cielo il lamento sale della specie pseudo-umana che non s'ama mentre rifiuta una stagione della vita e un’altra uguale prepara Tifeo sconfitto ferito affamato conclude decide e trasmiga dolce sguardo alla terra culo a pera che balla nel salotto cosmico -guarda caso per l’uomo pattumierae di colpo ricorda scopo direzione simboli che l'universo propone ogni forma-pensiero dona frutti all'albero della conoscenza umana e ogn'azione senza meta precipita il giocatore all'indietro se manca l'amore che essenza-ponte sul quadrante del cielo quando altri diversi esperimenti lo tentano anima greve s'attarda al viaggio astrale verso la luce primigenia polvere di stelle che ruota diventa si disperde si raggruma e precipita tra i veli della glauca Minerva in vestito di femmina amore incondizionato Tifeo stavolta sulla terra e ruolo invertito e già lui scorda che tutti bimbi siamo sul carrozzone che traballa stessi attori a rifare in scena la recita ognuno al nuovo livello Distaccato dal corpo e dalla mente e compagna la mia ruvida diligenza tutto mi riguarda e niente mi riguarda sono solo al di là dell'orizzonte di nuovo alla pastura fiera


alla ricerca dell'essenza l'occhio spazia sul mare e mare diventa la luna si specchia nell'onda nuvole sfilacciate addolciscono le mie riflesse membra guerriero senza più compagni di missione sull'isola degli specchi l'identità dei mondi che la mente crea si distorce all'urto di palle roventi in ventri di vulcani aperti osservo il bene e male fluire nel gran fiume e gli attori che s'alternano sulla scena il tempo scarnifica ad uno ad uno finchè l’aurora che al Miramare arriva cancella prato teatro riva Bimbo dalle lontane galassie arrivi compagno al cantastorie dal ventre aperto qui in fronte all'onda io ti partorisco tu per l'amore nasci figlio di figlio di dio minore tra spartani non spartano ilota innamorato del pianeta in cui l'esperimento tuo rischi guida a te stesso in movimento eterno di trasformazione io t'amo Amore nessuno sa che vieni nessuno ti cerca e a nessuno fai sapere perchè voce sei a questo reduce mutilo pazzo che la vita nutre per il suo coraggio di giocare coi bambini come il vecchio cavaliere non hai madre nè casa paterna e da solo ti fai donna come all'occorrenza noi a noi stessi siamo all'inspiegabile te stesso chiedi aiuto e ti risponde l'inspiegabile universo Orfeo messaggero pago di quanto la vita dona accanto a te resto finchè mi vuoi per allevarti lo giuro al meglio di come so e posso un pò violento un pò cialtrone ladro di sogni suoi e suoni e colori da offrire a tutti e a nessuno per non trasformare in tragedia il tuo gioco d'eternauta saggio quanto basta per partire senza voltarti indietro e senza perdere l'occasione d'accettare doni e donarti per intero ch’io per me e per te l'abbondanza non rifiuto e temerario e crudele se necessario com'altruista fino al rischio estremo e rapace se l'impone la pace e sognatore tanto del mondo colorato antico padre che sei e che con me osi qui e ti rinnovi e t’esprimi e così figlio mio resti disponibile aperto all'onda forte alla tempesta e lungo di vista io se vuoi venire sempre con me ti porto nei miei viaggi astrali là dove invento mondi incantati da regalarti meravigliosi divini


l'arcobaleno li dona agli uomini e lo so t'offro anche freddo fame e la paura di cui sono impastato del mio osare senza confini su questa scena con la caparbietà di solitario vinto guerriero che fra i marosi fin'all'ultimo respiro urla ti sfido Nettuno di certo incauto figliolo il rischio della tua venuta non compensa il rado frutto di queste mie vecchie mani gobbe alla carezza e le quattro idee sparse frutto di ben tarda saggezza alla meglio addensate e il mio povero cuore di bimbo trovatore così tenero pieno di colore di pudore trepido nel quale istilli gocce d'amore eterno delle tue galassie e al mio mare che t'accoglie levatrice al tuo primo apparire in piazza io chiedo per te tutta la gioia di una vita intera ben vissuta come solo un padre per suo figlio sa sognare La sera vuoi scoprire l'universo insieme al vecchio cavaliere e il tuo amore svanisce all'alba quando la luce fuga la paura la notte sposa che nel suo talamo m'onora ti traghetta nella barca di raggi di luna il giorno amico chiamo col tuo nome e doni ricambia per il nostro amore il mondo t'appartiene che il mondo sei figlio dell'uomo l'antico che si ripropone alla sfida l'esperimento tuo lo vuole io più giovane combinazione d'elettrone per la mia tarda età ponte col vecchio millennio che muore te vecchia combinazione a nuovo vestito di carne sulla terra freccia di fuoco radente dal mio arco parti e incendi più avanti dividiamo solo il giaciglio del guerriero insieme e il tuo corpo giovane intatto di cavaliere del cielo alla purificazione sul pianeta non lo nego della gelida onda prima di ripartire com’è il tuo volere grande spirito Dormi figliolo dormi quando al mattino ci svegliamo ci troviamo soli guardiamo intorno in cerca dell'anima gemella che non c'è l'anima sparviera vola sopra l'orizzonte a segnare la meta il corpo imbronciato per la nuova avventura della vita teme il mare cantastorie è tutto mio questo mare? sì ammiraglio


la flotta è pronta al tuo comando e al gesto della tua mano lieve ogni nave dispiega le sua vele Resto a servizio amorevolmente dignitosamente lascio il valore del messaggio l'erba non cresce in un mattino e non me l'aspetto a piedi parto cammino tra spine burroni e valli in fiore sopra mi guida la sparviera verso il monte e come sempre solo viaggio e sulla terra urlo e piango di dolore di fatica contorte l'ossa gemono storie vecchie e nuove per te figlio cui nascondo la fatica del vivere grifo che sono per te pace imploro e ringrazio quando nella notte i mostri colombe diventati portano rami d'olivo nel becco e volano su strade ormai tracciate e la strada in salita e in discesa è agevole per te campione e io t’applaudo finchè respiro le forze mie centuplicate legate all'idea d’amore di crescerti al meglio figlio ti rotolo dietro fino all’isola Monco e ferito al ventre condannato adolescente figlio della mente tutto bianco e tutto nero sull’isola del fiume della vita dell’acque osservatore dal ventre della notte Cecco vedo sbocciare il carro tuo del sole che incontro mi viene e mi brucia la pelle Vecchio pazzo dalle chiome bianche le mete sono tante tutte tue tutte da raggiungere da conquistare tutte secondo il tuo stile errante navighi le mille miglia le vele spiegate al vento del mattino garrule a giocare nell’oriente celestino da cui carnosi sbocciano i fiori rossi orlati di giallo e viola dei cirri pellegrini sul verde serpentino Il nero sopra il giallo fa la guerra tutta la notte l'orchestra esegue Madama Butterfly all'Opera di Pechino ore di fame al tuo corpo raggiante e l'anima più snella capisci che perisci vecchio guerriero prendi penna e spada qualche foglio di carta per i messaggi alle colombe abbraccia tutti quanti nella casa paterna mi raccomando se arrivi urli all'unico seme di te stesso


tutto si compie addio e il grifo a guida chiami che a te viene e l'accordi per il duro destino suo spietato l'assoni in sintonia al mistero della madre terrena e la baci in ginocchio che ti tradisce per la tua grandezza e il suo piacere Povero vecchio illuso d'un guerriero ottuso l'amiche ti vanno strette al cuore con tanto affetto e via licenziato o ti scannano all'occasione nell'estrema cupa lotta della conquista al seme è urlo primale quello delle femmine o mia questa nuova generazione o si disperde muore chi osa chi si frappone cadavere alla ruota del mio volere che non perdona e alla gola gli stringo la corda l'appendo al cielo in onore al mio signore che possiedo Non è bello non è giusto vivere tutto da solo languori gioie dolori emozioni micidiali atterrano la mia libertà ruota che sale al cielo e all'averno precipita altezze vertiginose del tuo seno che indovino madre delle Esperidi dove riposa stanco il sogno mio guerriero Arno sacro ai padri la vita che mi sconfigge veste la gonna nel sonno Ecate dea cupa dell'ariano m'assassina inerme mentre di giorno gli afrori mi guidano a morgana fata che dal deserto risponde nello sfavillio di colori e il bar del cielo non apre agl'assetati che invano chiedono rugiada questo vestito mio di carne non t'appartiene miscredente di sirena finchè non ti congiungi al tuo guerriero ch’entro di rabbia schiuma e chiocciola muori all'apparire del suo sole primo unico sole della tua vita vana Madre liquida verdolina cuore di cielo che scorre sei la mia gioia stamattina ogn'inizio di giorno è danza sfrenata per me convulsa nel tuo capace ventre la mia spada affonda concepimento che mi concepisce madida la fronte di languore colora ogni tuo sorriso d'immenso grato amore l'universo silenzio sul tuo pianeta ogni gesto cala e solo chi il valore conosce del dono tuo totale che la vita infiora sè stesso offre senza condizione


Credo ch'è un sogno il fiume scorre fra le verdi prode dove il mistico non osa una tentazione inutile che non ha potere alcuno se non il gelido suo svanire all'alba fiume adorato non allungo la mano per non restare deluso troppa lunga l'attesa eppure tutto il tempo il tuo vestito dentro mi freme sovrana dell'istante messaggera la mente a me ti riconduce carezza lieve di madre al neonato che riposa ala d'angelo che sfiora il penitente Al risveglio abbandono il pensiero peregrino e ogni istante ritorna il tuo richiamo onda che cerca la roccia e avanza millenaria azione tenta e ritenta in continuazione la lingua s'insinua sul sasso che consuma e racconta la storia sempre uguale la schiuma messaggera lieve dell'eterna canzone ch’al cielo sale dell'onda che s'allarga per farsi penetrare senza posa e nel mentre la penetra la roccia scioglie la vita ch'aggruma e si ricongiunge seme al suo seme nel suo liquido impero onda ch'è e diviene vuoto pieno di niente sabbia al vento limo nel deserto del faraone che piramidi erige al tuo mistero e l’affida all'uomo schiavo Cameratesca stretta di mano da soldato cupo rosso di sangue a malincuore come tu sai dare come sai fare solo tu sento che mi lasci cantastorie! sì ti lascio alla paura di diventare dipendente del tuo amore Ancora fino alla prossima battaglia che oso sperare finale l'anima mia mi guarda luna che occhieggia dalle nuvole in corsa ascolta l'emozioni percepisce il distacco avverte la voglia di restare e lenisce il mio dolore col pianto psichico dolce Arno lei sa che per i sopravvissuti non c'è posto in mare e il canto che si leva e diventa preghiera a Venere lontana non dona ali per il volo di ritorno lei sa del mio amore vergine intonso che non riesco a dare sul mio letto di sabbia d'oro


figlio del deserto sono e resto solo La fata che cresco nell'orto color di valle e di collina nasce anima bambina in un posto fortunato e qui deve restare e non è vero che mette sù le vele baciata d'antichi spiriti menestrelli la barca con cui arriva piccola maestosa fatta di trina è all'ansa dei canottieri sul fiume che non si può navigare è una cineseria di terra non legno d'altura Dico che non spero più così non resto deluso e poi ci casco sempre pronto a sparire nella tempesta m'ergo ancora una volta stasera Ulise temerario miro al cuore all'uragano livida muraglia imperlata di schiuma per riapparire più forte all'alba oltre al temporale sotto il sole ora dondolo lieve in braccio all'acqua cobalto verdolina figlia alla notte che mi chiama anima mia lo so altrove mi porta il mio destino Fuga vile per accorciare il tempo che manca alla fine dell'esperimento quest'ardimento lo sai anima mia mi sembra tradimento o forse tradimento non è il cane al cacciatore è complemento entrambi solcano il bosco e la preda con loro che li beffa con la fame che chi la preda cerca preda diventa e trema il prezzo le sue carni sanguinolente che alla fine consegna cantastorie sù fatti coraggio amato corpo cavalca la tua strada Firenze le idee non prende e non porta via le lascia in fondo all'Arno a sedimentare così s'illude rinascimentale signora in merceria L'ombra del cavaliere in faccia al tramonto segna donne in lutto nel buio assaltano i mostri gli scrittori e le loro inermi fantasie splendori povertà dolori sfilano davanti agl'inventori di storie la nascita e la morte non è vergogna ma la tristezza sì la depressione cala cappa e spegne ogni passione la malinconia la vampa del piacere con chi ci piace ammette sofferenza figliolo Non puoi lasciare l'amore all'abbandono ancora e ancora nella vischiosità del sangue l'amore langue l'orchestrale geniale è in piazza il migliore degli esperti per far gemere il cuore degli amanti si fa avanti per lasciarti al sonno di bello addormentato mentre t'inonda di gioie e di visioni l'abbondanza paventi lontani abbandoni piccolo mortale ti genera l'ora misera


del giorno senza nome e trepide illusioni l'accompagnano bravo ripetitore la mente adatta lo schema antico con cui sin dalla tenera infanzia il genitore ti programma e in fondo al piacere del presente sacche di ricordi esplodono ospiti indesiderati si ritrovano liberi soli poveri ricordi che stentano a trovare un padre creano sentimenti discordanti e s'appiccicano spietati piattole stretti tra i cuori degli amanti Cantastorie dell'irreale sempre agli stessi errori ti condanni? invano lotto per accordare le corde al mio strumento di carne fiume l'emozione personale all'improvviso m'alluviona è vero rappresentazione continua oggi sulla scena vedo sì burattini i viandanti ripetono lo stesso passo di danza io senza distinsione li trasfiguro così li ritrovo nei mondi misteriosi senza fine che visito e giocano con me non si può amare chi non si conosce si legge sul copione perchè? ascolto l’eco d’amore che nel tuo dal ventre del pianeta viene uniti al di là di razze di colori di vestiti di carne di stagioni impudenti i cordoni ombellicali resistono agli sforzi umani non si spezzano e non voli signore se non muori Impenitenti i sentimenti miseri dell'uomo l'attraziano astrale ripudiano la congiunzione universale mistificano quando la maschera vestono che li fa signori del bene e del male e se per fortuna da sotto il rosso cardinale spunta l'artiglio allora è luce dentro la stanza i misteri del cuore s'aprono melloni legge il bambino prediletto le giravolte dei pagliacci sono solo parti pupazzi travestiti sempre lì a tentare manichini che s'atteggiano a giocolieri maghi i turgidi delicati fiori che fanno intravedere inconsulti al cielo sprizzano semi neri di dolore che crei uomo a tè stesso inutile vestirti di gioia finchè resti dentro la recita il teatro è tutto l'universo approda sull'isola dell’osservatore guerriero di pace osserva la scena che muta in continuazione il fiume che ti circonscrive Il restauro del colore è sempre restauro di corazze assassine dalle fameliche fauci metalliche adamantine la guerra appena lo spirito si leva più non esiste sulla scena del mondo a dolore s'alterna gioia lasciali passare goditi lo spettacolo che la mente crea la lista di coppie di opposti che formano l'infinito della mente eppure tutto è finito signore del bene e del male lo sai


Il cuore che l’amore predilige la morte non l'intacca che sa ch'è perenne come l'erba per il bestiame e l'uomo che si sente superiore e mangia insalata al pesticida araba fenice col suo vestito di polvere aggrumata nel mentre si decompone nel cielo si leva della sera allora il gran regista sprigiona simboli e direzione il corpo calore in dispersione s’aggrappa al sogno per ritentare l’esperimento e la mente espressione di Minerva appena si sveglia la domanda corretta pone e la risposta arriva e fa ancora domande e ha ancora risposte e il colloquio continua così agli strani esseri umani l'anima regina s'accomuna per affidare destini di luce cui la mente sparviera s'allinea che più non la divorano i pensieri negativi veleni inoculati ai bimbi assonnati stretti alle poppe delle mamme per un esperimento di sonno sul pianeta imprigionati dai mille sè stessi metallici inventati dall'uomo che confuso com’è già se sopravvive non è poco te Cecco figlio augusto scegli di volare e per noi inadeguati padri compassione Al cuore chiedi osa e apriti universo in espansione che innesca deflagrazioni e travalica galassie in successione sul prato ventre e rampa abbandonati amore e digerisci il creato che tu crei padre e figlio novello del gioco più bello la vita Il bimbo guarda il bimbo ch’è un dio potente che scuote le montagne e sconvolge il mare il bimbo guarda il bimbo che dice a sè stesso le favole il bimbo guarda il bimbo che parla alla madre con sorrisi e vibra il bimbo guarda il bimbo che ascolta i genitori raccontare bugie da sè stessi accreditate a verità assolute e con le braccine tese s'affida a quelle fiere indisturbate vampiri che succhiano impunemente il bimbo guarda il bimbo innocente che il tempo consegna all'adulto cannibale dell’istituzioni collegate il bimbo che guarda la scena e piano piano s'assopisce e soggiace al veleno della madre alla sferza del padre del maestro del prete adulto in ufficio e con la moglie i figli i nipoti dorme beato finchè il bimbo che guarda si sveglia e ritrova il bimbo antico che dice a sè stesso le favole che risponde alla madre con sorrisi e vibra che ascolta i genitori raccontare bugie da sè stessi accreditate a verità assolute e più non crede e s'affida a sè stesso le braccine tese e non lo possono più toccare finchè muore sul pianeta il bimbo è un dio potente che osserva la storia infame che si ripete di generazione in generazione per tradizione orale e scritta e si salva dal cannibale dal vampiro dalle fiere


Lontano anni luce da te femmina terrena in sospensione al tuo cordone che t'imprigiona vuoi acchiapparmi mentre volo distratto cuore da un vecchio corpo di bambino lancio con gioia a te il dono del giorno rifiuto a scambio il tuo rancore l'ignoranza compagna alla paura d'essere nuovo e forse non più edibile come prima la paura dell'abbondanza a costo zero al banchetto della vita lo so ti priva della pena del dovere di guadagnarti il pane e in folle ti trasforma libera a che fare? eppure senti che l'abbondanza siamo noi e le mie parole non bastano a spiegare che la luce protegge sempre il beneamato figlio dell'universo perchè per questo nasce per gioire con l'anima infantile nel corpo di vecchio serpente e te non credi al mio vestito differente eppure lo dicono artisti credenti le sacre scritture d'ogni luogo e tempo pure le scienze che tutto si concentra in una domanda e una risposta sola e una volta che s'accetta in vita quel tutto che non vedi eterno diventa l'abbandonza appunto permanente e chiamalo amore se ti piace sboccia come sboccia un fiore e feconda il polline sè stesso e l'ovulo l'accetta e l'ovario lo difende lo svezza e diventa frutto cibo all'affamato tuo ventre e mio e nel mentre da quel seme un altro albero nasce intrepido alla tempesta E non capisci sono io sei te quel seme e tu sorridi evanescente ombra di novanta chili orbiti sul pianeta le parole pula al vento il sesso è una carezza al cuore davvero? anche te scopi? a letto per terra in piedi o non so dove dimmi dove e andiamo! e andiamo s'è questo che vuoi è vero polvere tu sei lo dice il tuo dio e ti posi dove vuoi! sì per me va tutto bene sotto o sopra non rileva! l’amore a ogni livello è sacro e se a te va bene così ok! Il guerriero di pace sa che non vale più scappare pei continenti il sangue preme alle tenui ferite rimarginate dalla notte la morte negli occhi consegna la resa nelle mani del viandante che il padre abbandona e vuole il ruolo d'accapagnatore all'altare per sentirsi per la prima volta importante nel suo fragile cuore la tempesta fa da contrappunto sett'anni


quanto basta per lavare il mare intricato d'ideologie veleni schiave fantasie non creative sirene tutti frutti d'inventati inutili bisogni umani finchè l'onda aggiorna gli schemi di volo con luce dei miei occhi fata specchio bambina intenta a tracciare ghirigori di colori sul quadrante del cielo e la segue a ruota fata cuor contento che nel vuoto siderale compone e stempera l'arcobaleno per intessere con le bimbe fate a terra trame d'acquarelli di pace Un giorno lontano parto viandante ed è festa grande alla casa paterna il ritorno del figlio che sperimenta la rigogliosa presenza di Flora la grande Penso a quando parto perchè la libertà è partire per non morire penso a quando resto perchè la libertà trovo dentro penso a quando parlo per dire verità che non capisco penso a quando resto muto perchè capisco che la verità parla sola penso a quando credo d'amare cose e persone note e sono vuote penso a quando credo che la felicità risiede altrove e non c'è penso a quando la trovo dentro di me sola abbandonata e l'amo penso a quando scelgo il diverso che completo e poi amo l'uguale penso a quando mi dico innamorato e mi consegno prigioniero penso a quando amo senza condizione e non mi sento più solo penso a quando non m'aspetto niente da nessuno neanche l'amore e ritrovo mè stesso che l'universo mi corre incontro e lo seguo amore d'un cantastorie che sono Così inizia la festa della bellezza che non dura il tempo di una stagione di un fiore di una donna per quanto d'incommensurabile grazia risiede dentro il nostro cuore signori bambini e ora cantiamo fata abbondanza ch'eterna spandi gioia sulla terra e inviti tutti a partecipare al banchetto sempre pronto della vita e stai sul prato con l’augusta madre che abbraccia graditi ospiti uno a uno tutti noi il suo dono a saluto mentre ci chiama per nome e lascia pure indisturbata fata penuria sotto il tavolo accattona animale agli animali a rubare gli avanzi per sua libera scelta e l’ultimo viandante gradito che vede il lume nella notte e chiede asilo riceve col più grande sorriso grazie


IL VECCHIO CAVALIERE E LA NOTTE (La ninfa del colle, Il guerriero morente, La fata del cestino, Il custode della tenda, Arbor, Le figlie della vita, Le fiabe dipinte, Lo straniero che viene dal mare, Orione, Il robot-gigante buono, Il sacrificio d’Orfeo, L’isola dell’osservatore, Lilith, Il console pretore, Sul prato della steppa, Polifemo, I figli del prato, Le signore colla lampadina, Riccardo, La bufala, Lo spirito regista, La coalizione al potere, Il cuore del vinto, Il leone dell’altipiano, La fanciulla dell’oasi, Nel reame del sogno, Il principe nero, Il centro giochi, Terra amata, Il viaggiatore del cielo, Il signore delle stelle, Conosco una donna, Il re manda i soldati, Il contadino stanco, Il centurione mutilo, Il primo giorno del pellegrino, Il sogno del pastore, Flora, Luce dei miei occhi, Cuor contento, Il viaggio del cantastorie, Il dio che piange nel sonno, Il cavaliere alla ricerca della coppa sacra, L’erede del figlio della terra) Io se l'uditorio lo vuole continuo ancora per due giorni interi il racconto della storia del vecchio cavaliere che nella mia guerra incontro prima vi faccio il riassunto e poi vi mostro le figure tutti ormai sapete che il vecchio cavaliere cerca la casa paterna che s'impedisce e la sparviera che cerca ovunque il cavaliere e non lo trova dall'alto custodisce la casa vuota e aspetta il suo ritorno io reduce cantastorie impasto di pena e di paura come ogn’uomo la storia come la conosco la racconto a voi contadini che mi date il pane e con tanto amore l'ascoltate Il segreto che scopro mentre canto ora vi voglio rivelare


la casa paterna non si distrugge mai e non muore il cavaliere che la sua ricerca lo fa immortale la sparviera che lo cerca se vuole lo può incontrare e non lo sa perchè la guerra permette ai figli di Marte di distruggere città uccidere bimbi vecchi e violentare donne rubare animali del cortile tutto il grano dei granai e condannare a fame e dolore l'intera popolazione del regno senza poter distruggere l'amore e su questa antica e nuova strada che nel cielo luce il cavaliere torna infine alla casa paterna e trova la sparviera e il grifo e la sua sposa se vogliono conservano nel tempo la mutazione di rapace che questo decreta la saggia Minerva armata per i figli immortali della pace e questo tocca alla nuova generazione se crede osa e pratica l'amore che riceve e questa è un'altra storia dell'altrove Color dell’aria splende stamane l’armatura del cavaliere la sua mente che l’universo capisce il corpo terreno che sente e trasmuta e spirale arcobaleno l’intensa corrente d’amore che lo spirito sublima danno segno e direzione ai viandanti sulla scena dell’incerto carrozzone della vita Vortice rutilante di colori vecchio cavaliere che giri giri giri al tuo passaggio il gemello principe nero inglobi e nella notte matrice di colori affondi muori ti divincoli l'ami la chiami inizio fine signora del pianeta e insieme parti in simbiosi nel viaggio di ritorno in lei e con lei scintilla divina che ti crea risali dal regno del duale che sulla terra impera per diventare puro amore sintesi di luce sole che sei per noi che restiamo qui abbarbicati alla materia che lo spirito contiene e non lo sappiamo che solo l’amore uno compone creatura e creatore e io vecchio cantastorie in tuo onore padre in piazza canto a squarciagola dacchè la tua visione mi dona l’amore universale e finchè zefiro l’ultimo sorso della vita mia svapora Il vecchio stolto ben conosce chi cerca l'amore dentro e non fuori chi tenta e ritenta attivamente con tutto il suo coraggio Flora chi gira il dito dell'accusa su sè stesso e si perdona colpe giudizi pregiudizi sì che la paura l'abbandona chi responsabile accetta ogni e tutte le sue mille vite sveglio e capelli candidi in braccio alla sera di miele ritrova la gioia come te cavaliere che invitiamo stamani con noi bimbi sulla scena E subito il cavaliere della luce irrompe sulla scena a cui due bambine tendono le mani per giocare e lui l'abbraccia e i loro corpi innocenti crescono al caldo del suo cuore barriera al dolore che dalla palude sale tutto il giorno e che il cavaliere devia con la spada infuocata poi a sera la fata ai due piccoli cuori danzanti canta la canzone e li cucciola il sonno


Il vento dell'est ora aggiorna la storia al cantastorie narra dell’impavida ninfa del colle che trafuga il corpo del feroce guerriero al tempio del Montesanto e l’espone per la purificazione sull'altare di Stonehenge nella grande isola del nord poi lo depone sul prato là dove il Tamigi corre all'abbraccio del suo mare e invoca il sole a testimone del suo amore la testa del misero stretta sul suo seno lo crede ferito morto apparente che con l'amore risuscita e gli dedica il suo cuore l'incosciente offre il sostegno della giovinezza della speranza della preghiera e il sole tiepido che infiora il giardino di chi giardino si fa in suo onore per regalo nunziale fa scaturire il seme dal corpo in sospensione e colla voce dell'acqua del grande fiume parla alla sua protetta figlia del mio raggio vola dalla madre tua terra che ardo nel gran deserto riposa finchè la nuvola di sabbia vedi avanzare nella città di pietra dove l'erede di molti imperi dorme fra le tombe dei suoi avi a lei chiedi la vita del gigante in coma Il corpo del gigante a tracolla la ninfa s'innalza nel cielo figlia della notte e del tempo ai piedi delle piramidi la sfinge immota la guarda occhi di tenebra tutto il giorno tra i templi cerca l'indizio che non trova corre fino alle soglie della Nubia invano poi al tramonto nella capitale del deserto di fronte al cimitero che gli eredi degli antichi padri eleggono a casa la devota l'ultime lacrime piange la chioma sul corpo che langue ed ecco la tempesta di sabbia che s’avanza e svela alla ninfa del colle il mistero della vita amata madre a tè stessa e ultima nata del gran biblo seme è il coraggio la cura riporta queste spoglie alla terra che v'aspetta là dove l'Arno canta la storia dei padri di quest'era ch’ancora corre nera là il corpo del guerriero in te s’incarna là investitura di figli amorosi ricevete e l'insegnate che dove si forgia il seme la vita è sempre pura e il turbine a spirale s'avvita chiama sole vento sabbia pioggia insieme invertono la gregora dormiente e il canto fermo esplode a decretare la fine della stagione quadrilustro del guerriero Si assiste sulla scena ora alla nascita di due nuove dee due essenze della vita stessa della ninfa e del novello cavaliere come la stessa rosa che a guardarla si moltiplica in due separate levatrice padre tempo che lo spirito del guerriero morente veglia curvo riflette se tramandare il valore e la sacra spada a un erede quel feroce che colle figlie cavaliere rinasce non conosce amore così chiama la vita che viene dal mare e al chiaro di luna l'utero svuota della scintilla che si fa seme alla madre lattiginosa che il deserto del suo ventre rifiuta ninfa della collina sbranata dal tuo coraggio dice prima del volo a te questo carico d'amore la pura e la graziosa tenetene cura insieme


altri di figli non v'è sposa temeraria al feroce guerriero La spada sacra alla mia custodia resta fino ai figli delle figlie e dacchè lo sai che sotto il peso dell'uomo è dura la vita compagna fedele alla causa persa che esempio di grande luce ti fai per questo coraggio la gelida carezza della morte in te si tramuta e vittoria si chiama per voi figlie del cavaliere semi della vita futura che correte l'avventura Alessandro il nodo gordiano taglia e l'Asia s'assegna nuovo fardello il senso greco dell'onore disturba la dignità dell'orgoglioso titano di quell'antica terra che a fatica s'erge gl'occhi al cielo schivando l'ombra d'ogni invasore che per breve stagione dio dispotico si dichiara Il temerario guerriero pianta i piedi nella sorgente sotterranea con l'acqua della palude marciscente che alla gola lo carezza mentre l'accoglie l'anofole signora dei miasmi epocali planetari che tempera l'uomo e ai senza vibrazione dona il tremito della paura Figlio di dio minore abitante di frontiera sei di nuovo solo sul pianeta senza nome ti ritrovi viandante senz’amore che non cerchi e a te non viene novello Achille scegli la morte al galoppo che non ti si nega se tre volte chiami o anonimo cavaliere dal grande cuore e capace ventre all’impero ch’accetti e padre di luce diventi che uno compone il suo alito e quello del principe nero suo gemello La grande madre gentilezza che non si spezza conosce ama agisce s'adopra al bene supremo d'ogni sua creatura prega in pianto sola e non desiste sotto il peso dell'uomo tenta ritenta ogni generazione alla sferza che cala sulla testa sulla schiena resiste polvere stellare di dolore la consola il moto del sistema il sole che l'avvampa le dà forza ancora e ancora il raggio la penetra la disperde forza primordiale che si tramuta in materia precipita terra che si ricrea e nel ventre tuo piccola madre universale si destina gioia al seme del credente che gioco accetta l'esperienza terrena quando l'infiora amore Alle falde del Montesanto la ninfa appronta il piccolo cestino bellino decoroso d'armonia profumato per le figlie della vita che la notte gioiosa ospita culla i raggi della luna il canto gregoriano che alla certosa sale e chiama i viandanti persi tra gl'olivi consola il malinconico padre custode della tenda a cui il sole d’estate nel corpo che trasmuta veicola la potenza


della sierra ispana che la ninfa conserva nel cuore suo diamante e gli tempera il mal d'Africa di guerriero coll'amore pel Salento ch'eleva a nuova dignità quella riva antica di Grecìa prigioniera così che pellegrina agli dei del mito l'anima sua in pena lieve di nuovo in lui s'incarna il giorno che piove ancore e vele testimone il padre suo terreno dio minore che lo vede affrontare fortificato le intemperie della vita nuova e tra gl'ulivi piange il suo dolore d'inadeguato Un passerotto stremato dalla fame aurora pietosa consegna nelle mani del piccolo padre il novello cavaliere apre l’occhio e lo dona all'inverno che viene e a quel suo gesto automatico segue un salto e un urlo disperato boia lascio il mio canto inciso sulle lapidi del parto di pietra attento incauto cavaliere sibila zefiro ascolto il tuo giuramento attoniti gli alberi d'ulivo biancheggiano prima che la tentatrice uccido la perdono e campo in eterno figlio della vita seme di splendido mattino sono e nuovo germoglio rinnega il letargo sposo e figlio mio l'aiuta la notte che parte svegliati umano eroe dalla dolente vita guarda sei luce per la gioia del creato e continui l'esperimento alzati e cammina là dov'io mi fermo insiste la dea di cobalto apri il tuo cuore di vento per volare io tuo cuneo divento se mi chiami non si vede eppure è micidiale a me non serve là dove vado infondo in te il volo del mio ventre matrice di colori se vuoi non è da meno dell'aquila imperiale per cui muori e rinasci e ancora l'onori che pur in quest'errore passerotto io t'amo La testa china accetta il penitente e la notte vortice s'avventa lo trapassa e il trasumanante avanza il passo inverte barcolla s'avvita danza a sè d'attorno mentre esplode l’urlo primale eco nel ventre della notte che canto lo compone Canto in tuo onore canto il canto estremo nel nome tuo feroce guerriero l'ultima volta prima del perdono divento alito di vento della notte ch'amo altro linguaggio per lo stesso viaggio apprendo e rinasco cavaliere del cielo addio uragani maschi e femmine calde senz'età dai nomi fragorosi addio navi spazzate dall'onde alte come case di tempeste nere maremoti ch'affogano antiche civiltà sogni d'acqua che lavano i continenti umani addio cieli che s'aprono per non chiudersi mai ed inghiottire in un sol boccone tutti gl’inutili viventi addio foreste equatoriali sradicate dalla furia cieca del rifiuto addio sete di sapere di misteriosi eoni dono all'anonimo che sono per l'ultima gioia del mio demone estremo


che al galoppo canta con me l'ultima sfrenata canzone del violento innumeri le colpe mie di figlio del tempo e della notte che sono chi porta la guerra sulla terra non si merita un solo mattino ultimo rappresentante della mia stirpe di fiele perdono il buio senza notte a chi ha libidine di latte come me e non lo chiede questo il dono mio di padre ubbriaco di parole a te novello cavaliere e buonanotte a tutti L'alba trova un nuovo personaggio che farnetica con sè stesso sono soffio leggiadro gentile carezza di fata su lanugine bambina svezzata con amore e offerta alla brezza del mare quando esplode il sole peluria d'adolescente amorosa al tocco di Romeo che occhieggia e sospira mentre la morte guata eretica vogliosa sposa femmina augusta dall'adiposo tepore che canta riccio candido di vecchia sublimato dalla potenza del tempo trasparente mano d’antico padre che il sole indora mentre trasmuta sento il leggero languore d'alcova della dea colorata intriso di sentimento umano che ritrovo Notte passione mia fatale t’accetto e chiedo vita conoscenza amore io da lustri rimuovo la memoria di protagonista del funerale umano e per questo nuovo sentire la rivoluzione del colore a me viene passato difficile e futuro improbabile partite da me per favore ch’oggi rinasco con te trepida aurora terrestre essere del divino presente rapido cresco e me ne vanto e te amico voglio benigno amore primigenio alato spirito creatore e non credo al fato antico che per qualche bisticcio non ricordo mi condanna a portare questo sinistro potere di Tifeo già capisco che non serve depredare dacchè il banchetto è pronto e veicolo meglio il mio pensiero alla creazione quando sto bene se taglio i cordoni ombellicali d'ormeggio al pianeta che mi nasce e pel volo dell’anima parto sin d’adesso ch’è la morte dell’uomo questa mia continua trasformazione non quella del corpo che duole Devota notte dal tuo ventre vedo il gran gorgo della spirale d'energia che il pianeta muove e l'uomo piccola pedina che a fatica procede con le sue conquiste che lo congiungono alla ruota astrale dove non c'è posto pel boia temerario che si crede dio in terra e con questo ti saluto principe nero oscuro gemello che invano tenti e ritenti la scalata al cielo avvolto di caligine e sempre precipiti nel mare di dolore che crei l'unica frontiera dove veramente regni mentr'affoghi e così sia ch'è pure troppo onore da parte mia l'attenzione per un essere di così tale statura sul pianeta che continua a dormire ed è sera E mentre così s’infuria contro il principe nero in fuga


il cavaliere della luce precipita nel maniero della notte e diventa principe nero la dea non gradisce quell’impeto intempestivo asettico ciarliero bell’alternativa la puzza di chiesa dolente isterica integralista! crudele reagisce e sbalza dal suo reame l’altezzoso cavaliere col suo stitico dogma del bello divino che impapagna la gente e lo fionda oltre l’aurora tenera ch’al passaggio l’indora di luce sì che l’incauto cavaliere capisce perchè non trova la sparviera tossico la sua ideologia l’imprigiona come la paura il suo gemello capisce che nel ventre della notte riposa il fuoco vampa del sole e quell’amore scoppiettio del focolare brilla nella casa paterna che lui sogna e non trova e il fratello dal focolare non si stacca così lui tisico vola e il gemello striscia felino di dolore Il cavaliere scorda e scialba cacatina trotta dietro padre tempo povero imperatore che stanco s’incurva sulla terra per abbracciare l’erede scisso in luce e tenebra che non trova la strada dell’uno segno del duale i gemelli solo insieme formano l’intero l’universo e lo scordano lottano s’allontanano ciascun divergente e perverso che la mente provvede a cancellare la memoria d’ogni loro incontro così ritornano ogni volta sulla scena con la stessa tiritela personaggi immemori che recitano di quando dall’universo della memoria del vecchio padre partono sulla terra approdano e la vita due li separa uno espressione del giorno e uno della notte e mai più si trovano entrambi ovvio credono ciò che dicono e la platea un pò meno falliti i radi tentativi dal proprio reame ognuno sbraita non osa non tenta l’unione cui l’esperimento e l’alito di ciascuno anela La rappresentazione dei gemelli è ugualmente possente sulla scena ch’ognuno nel suo regno ben s’adopra mente che capisce corpo che sente e spirito regista dormiente chiedono invano simboli segni immagini dell’altrove la maledetta chiave ch’apre la porta dell’uno La recita li porta di colpo a percepire che risiede dentro di loro uno signore della luce che contempla e riflette mentre lo possiede l’altro mammifero di grotta primordiale nell’amplesso della notte entrambi seme di vita duale si ritrovano orfani figli del dolore in bilico sulla sponda che la morte dalla vita separa sul pianeta li nutre l’odioamore il più crudele e grande ch’entrambi esprimono pel fratello maggiore ch’assurdamente aspettano salvatore e padre e la platea l’aiuta che tutti siamo attori ch’accettiamo in teatro i ruoli di padri figli fratelli del duo spazio-temporale apparente Al vento che spazza la cordigliera la nuova gli porta l'onda mentre sul nudo sasso schiuma il feroce guerriero risorge cavaliere dal coma la spada al cielo leva all'aurora e intona un canto d'amore e di morte la sua voce potente e cristallina rotola giù dalla collina e gioca a nascondino con le campane della certosa la primavera risvegliata anzitempo sempre dal cuor contento ordina a zefiro di partire


carica la sua veste di viole e infiora un vialetto al mandorlo chiede il primo fiore poi le viene sonno e riprende a dormire principe color dell’aria per favore non mi disturbare più chiede Il cavaliere ripone la spada nel fodero e sveste l'armatura per prendere la misura della tenda cerca il capo della scorta non lo trova s’inalbera poi sorride e si perdona vecchia abitudine non muore in un mattino si compatisce e accetta il pensiero guerriero che si forma porta immagini e l'azione segue così tutto il giorno pianta paletti alle soglie della città non lontano dal vecchio tempio del canto gregoriano a lunghi passi misura i vialetti e delimita il giardino verde cupo l'entrata è monumentale per la sua modesta richiesta e la strada principale è stretta allora costruisce un cancello dietro l'orto che un'uscita secondaria è più sicura per le piccole fate così non finiscono arrotate sono in tutto cinque stanze al pianterreno servite da due bagni lui prende il sacco a pelo e s'accomoda sotto le stelle la testa sopra il sasso la spada nella mano ricordo di guerriero di guardia all'avamposto là in frontiera il pensiero grato lo porta fanciullo sull'aia a guardia del grano col nonno maschera bonaria d'eroe in fuga dalla grande guerra che rinasce devoto contadino e gl'indica le dimore degli dei sulla faccia trapunta della notte Il sonno lo coglie a tradimento e lo porta a visitare Arbor memoria di luce che origina l'uomo dove il tempo si sfarina e là sul pianoro giallo dell'inclemente giugno vede due piccole dee correre per abbracciare la madre e quando la raggiungono son cresciute più alte di lei diverse nel corpo l'un l'altra complemento al femminile ch'ama e lui l'osserva da lontano perchè non può entrare nel quadro finchè la luce del crespuscolo specchio grato dell’energia primigenia terra di mistero riflette tre volti in uno il suo in tre visi noti che s’avvicinano e s’allontanano secondo quanto l’occhio fotografa e all’attenzione sottopone poi d’un tratto un bimbo appare che dalle sue stesse viscere scaturisce e tende invano le tenere mani alle carezze che gl’impedisce oltre la visione il sole che si tuffa all’orizzonte dietro la linea che separa il giorno dalla notte Solo parte da Arbor come arriva senza spada e senza figlio sulla montagna sacra al ritorno ringrazia per il volo astrale ventun'anni già espia di dolore per colpe commesse non si capisce dove e resta solo la memoria del parto del feroce guerriero che rinasce padre a sè stesso e figlio perchè alla coscienza arriva il perdono della vita precedente senza amore


chiama Marco Antonio il bimbo della visione che mai può carezzare e che vede riflesso nel magico specchio di Arbor qualche volta ancora in cielo gli sorride dall’occhio d'aurora e per non farlo restare solo in caso di viaggio sulla terra il novello cavaliere che lega la vita a quel ricordo s'assegna pel nuovo esperimento il compito di custode della tenda Dolce notte che porti a chi lo chiede un dolce sonno che ristora notte di cobalto che decifri i sospiri della mia nuova vita risana l'anca ferita che trascino dell'antico guerriero del tuo aiuto sposa e madre io penitente ti ringrazio e lei l'invita al gioco lieve della corsa che fanno le ninfette e gli nasconde padre Giove annoiato e la Necessità con le Parche dea senza viso che col gesto spinge sul monte colombelle al sicuro le sirene e l'iveterato feroce cacciatore si desta si veste da Marte cala sparviere il rostro alla cervice e le stende al suolo misere che s'aprono gravide e danno la vita all'assassino del bel canto nessuno osa scalare impunemente la montagna sacra osserva la notte se non lo guida il cuore destino di violenza rinnovi al primo volo incosciente cavaliere L'impudente quando scala la montagna sacra non intuisce che la sua eccitazione alla fine lo rotola nella piana e la corsa all'indietro dolore dipana come quella in avanti gioia il neonato che arriva col compito d'accorciare la vita all'uomo permette la rinascita del padre solo se lui la chiede e s’adopra chi sboccia fiore precoce il gelo lo minaccia chi tardi è erbaccia senza frutto al gregge pastura e il saggio che sa i rischi accetta La mano di giardiniere strappa sempre erbacce che seccano al sole l'uomo lo descrive ossuto falce in mano e col ghigno della paura maschera che innamora il feroce guerriero e per questo l'imperatore lo destina duca alla frontiera là trent'anni dura il pianto del cuore finchè le lacrime sgorgano dal suo ciglio e lavano l'infinita pena è questa la condanna che s'assegna il cavaliere ora lo sa Batte il tamburo la gioia del presente nella mano possente del cavaliere che l'armi al museo destina uomo in evoluzione il suo corpo levigato dal tempo diventa invulnerabile nel suo sangue scorre il fuoco dell'universo che s'espande dolce la sua anima bambina fortifica Minerva che sempre l'accompagna la visione della sua mano che fuga i dubbi al vivente l'arcobaleno che da quegl'occhi balena gl'irrora la mente di colore e la parola gli fa rada intensa ovvio chi il potere abita e rifugge da sè stesso lo percepisce nemico impenitente visionario da niente Appena sveglio il cavaliere balza come una belva dal giaciglio il nemico non arriva gli sorride il sogno paziente che dal cuore lo guida così pianta un muretto a recinsione dal buon artigiano procura porte e inferriata


e verso sera con cura filiale dà sede a otto alberi da frutto quattro per ogni figlia che viene uno per ogni stagione L'epoca nera che inventa il passato e il futuro dà appuntamento alla notte a corte qui tutto si muta in presente il presente segno al saggio previdente senz'età che il paradiso sulla terra ricrea le scritture parlano oscuro alla gente perchè la troppa luce acceca l'umano nano lo sai notte il figlio dell’universo non predica all’uomo azzarda l'imperatore solo sui monti disarmato a che pro ucciderlo rincarano i notabili canta a rocce alberi e animali le sue canzoni vecchio stolto che tutti sanno che non possono sentire insegna giochi di parole solo a bimbe che lo vogliono ascoltare e alle madri che le stanno a controllare non fruga tra le gonne si sa è vecchio senza vigore e si può lasciarlo blaterare che solo la gente bisognosa l'ama un piffero di montagna come lui che difende vecchie e cuccioli non conta è un bene senza mercato e valore e non ci leva niente semmai un pò di fatica con questi pesi morti da nutrire educare lui se li coccola devoto una strana specie di tata e a gratis povero pancia tonda lasciamolo fare e alla fine partorisce pure il parto della montagna e giù tutti a ridere Il cavaliere custode della tenda giorni mesi anni la spada in mano veglia al caldo del cestino le creature che s’affidano dono della carne della ninfa a desina incerto sul merito il cucchiaio alla bocca leva e gli occhi al cielo grato il corpo ancora nell'armatura degli schemi da bambino lo depura il lume della luna e alla pallida dea è grato l’universo padre che nell'orto veglia il cavaliere che inutile usbergo si fa alle intemperie per le figlie della vita già dell'occorrente ben equipaggiate e superstizioso s'offre stoica preda ai fantasmi vano che crede così li disvia e non toccano l'inermi bambine che gli ciucciano la mano nel sonno ruvida mano di guerriero alla violenza avvezzo l'arma che manda lampi al macello pronta per chi osa trappole per cuccioli oltre il recinto sacro Nell’ora del dolore accoglie lo straniero che viene dal mare che già a Castiglione in bocca si pone il cuore di Marco Antonio oggi nella landa desolata l'alito suo di vento spegne le parole e mentre sul ponte separa il giorno dalla notte gli chiede asilo chè sente acuto l'odore d’innocente che dal vicino prato proviene l’ospite è sacro finchè una goccia di sangue resta nelle mie vene risponde il vavaliere e il cupo viandante leva gli occhi di vuoto al reduce di Stalingrado che lassù avverso gli ariani incontra l'alba d'un mattino nero dal rosso gelo protetto mammuth ch'ora all’ombra della certosa dal sonno rinasce parvenza d'uomo al sole che muore mentre sale il canto gregoriano


l’osserva a lungo quel marziano che trascina tre creature in viaggio per la quarta nazione obbediente al decreto che l’alito dell’erede accanto all’Arno rifiorisce e Minerva che lo protegge trasforma quella sua devozione in fiore negli occhi delle bimbe che inseminano il gelo del suo cuore così che fertile terreno del giardino della vita diventa il pianoro del cavaliere ch'osa una primavera ancora e una casa e il ghigno della bocca sdentata nascosto dal brillio della lama il viandante s’allontana al primo raggio della luna piena che ride faccia amorosa di fata Nel tepore del tiepido sole che l'autunno carezza al ventisettesimo anno del mese terzo da quando all'avamposto avverso il nemico cadavere rizzato a Stalingrado dal proprio furore sconfitto lo veglia lo spirito mentre gela e muore il suo cuore lupo una lacrima corre sulla maschera del viso al cavaliere che invano tenta fermarla o trasformarla in cristallo di dolore per nasconderla alla figlia che tenta la scalata al suo collo amore d'una vita lei guata esplora osserva cinguetta curiosa babbo nei tuoi occhi c'è la perla la tocca e si scioglie sparisce sotto le sue dita leggere e ride e dietro quel riso che diventa velo nasconde il suo dolore il cavaliere di vile che non può più fuggire alla vita e si sveglia finalmente guarda la realtà com'è bello il presente e bella la vita che al tocco lieve della sua manina fata luce nel cuore gl’annida La seconda nata cuor contento che al muoversi spande afrori di fata lo raggiunge strisciando per terra e gli ciuccia il piede la carezza alla bionda testa riccioluta lieve apre il cuore del cavaliere all'amore come lama nel tronco rinsecchito al gelo della steppa e della notte che non perdona del deserto di pietra e intanto la felina fa sforzi titanici e gl'agguanta il polpaccio alla gamba s'arrampica e trilla all'avventura in piedi a guardare il padre suo sole che il più splendido sorriso inalbera sul viso e dentro la corazza nasconde l’emozione La notte che il seme del cavaliere nell’orto coltiva con amore sente il tronco ch'allunga le radici nel terreno strano albero secco tronco inanimato si pianta al suolo per reggere un'infante sghignazza marzo irriverente in faccia al vecchio pazzo che sente la linfa fluire all'incerte carezze di neonata nutrimento la pioggia di monosillabi colorati che il vento della sera geloso trasporta


nella sua casa per i nuovi arrivati sul pianeta Spore di un giorno di festa in seno all'universo giunte col vento a fertilizzare corazze di guerrieri alla deriva per qualche ragione misteriosa che non è dato capire il vecchio tronco secco s'abbandona al messagio si destina e rigonfia pronto a fare da slavina se l'inondazione arriva Il cavaliere sul sacro colle veglia al chiarore della luna il sonno delle bambine astrali provengono da galassie antiche in quest'angolo sperso d'universo frutto d'aliti d'antenati ormai dimenticati ossa tra torbe e antraciti fossilizzati pezzi di fuoco dal sole partiti un giorno giovane senza nome e sulla terra conficcati e ch'ora trasmutano misteri della vita in questi palpiti d'amore Fuoco freddo brilla la lacrima degli occhi del marziano riflessa nel sole e turgido rossore sulla maschera appiccicata all'ossa riverbera strano rossore che al tocco fertile di carezza neonata divampa vorace incendio e diventa fiamma sublimata e miracolo del fuoco fuoco di caverna si compone e torna a illuminare graffiti nuovamente e la danza ricomincia in questo continente su questo spezzone di terra baluginante al suono della guerra Da cadavere di mammuth adolescente surgelato avverso il nemico a Stalingrado a tronco con ruolo di mattone per casa di castoro poi fuoco freddo le bambine tendono l'orecchio alle fanfare gli occhi che chiedono spiegazione man mano che crescono capiscono sempre meno queste strane fiabe si convincono che il cavaliere quando non sa che dire inventa un nuovo gioco di parole così per divertire di certo fa quel che sa e può fare poveretto strano modo in verità ch’è meglio se sta zitto così delle parole sue ai libri fa testamento e alla tenda l’affida e prende a dipingere fiabe e le giovani fate curiose l’osservano finchè tutt’insieme osservano osservano il mondo arcobaleno creano e quel suo non parlare quel linguaggio nuovo ch'esprime in colore quell'offrire simbolico amore accoglienza d'abbraccio lava la sua tristezza di straniero nella casa paterna


il suo dolore di vecchio ferito che solo il felice ricordo tempera del dolce rifugio che un giorno gl'offre la fata del cestino Romana pax più non voglio ripete il cavaliere mentre muta di colore adolescente zingaro violento e adulto feroce guerriero visita il mondo apparente e sempre paura trova appollaiata sul trono nella rivoluzione libertà cerca disperato per una vita d'uomo generazione muta in rivolta la sua le bandiere color giustizia ammainate di Spartaco invano di nuovo garriscono al vento guerrigliero le segue combatte ferocemente il ventre squarciato solo nel deserto intravede libertà vecchia stracca granbaldracca e muore a sè stesso gli occhi al cielo il petto in tumulo mentre osserva Callisto abbracciare Arcade e all'amore della grand'orsa per la piccol'orsa si commuove e piange fino all'alba quando pietosa la dea armonia col suo velo lo copre dal sole ch’è Nell'inutili battaglie periscono sempre i contendenti e non solo loro purtroppo la violenza è storia di famiglia del cavaliere come la mitologia che del bimbo tenero la carne penetra e dissolve anzitempo prezzo alla pretesa rivoluzione terrena ch’ogni generazione ripete finchè l’erede del tempo ala d’aquila batte e pei cieli balena l’anima sua foriera di nuova epoca che palpita gioia Il cavaliere imbocca la strada nuova ch'è in salita quella della trasformazione quotidiana attaccato alla carne figlio a sè stesso due volte muore e rinasce l'angelo della morte che lo visita lo consola gl’insegna come la mente intriga mentre la materia intride imputridisce di vani nuovi bisogni ch'ognora attarda il cuore rovente che il corpo tira e lo trasfigura palla di fuoco lanciata dal padre evo dell'universo in espansione spirale ch'appena si contempla arriva e avvolge il vecchio che s'avventa in volo e tra le galassie alfine Orione trova il suo posto che l'aspetta in pace E allora vede rotare le costellazioni in amore vede sabbia luminosa i pianeti bilioni di bilioni recitare le preghiere bimbi bravi della sera quando vanno a letto a protezione le grand'ali d'infinite legioni d'angeli gli eoni vanno e vengono in pochi secondi da tutti i confini per tutti i confini delle galassie sfrecciano deputati a registrare l'evoluzione della grande ruota dell'amore s'appena il meccanismo del libero arbitrio granello di sabbia di deserto l'ingranaggio distorce così viandante astrale nel muoversi percepisce l'alito primigenio che sprigiona il moto e riconosce i grandi inviati spiriti profeti sui pianeti che aprono menti seminano segni e incidono i cuori delle genti


nel mentre provetti scrivani s'affrettano a scrivere libri sacri sotto dettatura per migliaia d'anni letti e riletti finchè fossili pietre tombali chiese e reliquari diventano che deviano le menti ai bimbi trovatori e accartocciano i loro cuori e allora in cielo appaiono gli angeli guerrieri armati di spadoni che affettano pianeti per guardarci dentro alla ricerca dei mostri che l'infestano e se ci sono li atterrano con l'alito purificatore golem ai loro creatori che si perdonano prima di spirare e guerrieri di pace purificati tornano a giocare coi bimbi astrali e mentre giocano s'insegnano l'un l'altro e siccome unica realtà conoscono la gioia e l'amore amore e gioia ritrovano e creano e il nuovo sterminato prato della via lattea si popola di stelle che giocano beate le fate e gli gnomi ritornano a comunicare sulla terra coi bimbi dai cuori colmi di tesori astrali e tra la verzura spiriti primordiali d'albe di nuovi giorni trasmigrate risorgono dalla polvere dei fratelli senza nome e tutti felici esseri di luce sperimentano danze intonano canzoni che trascrivono i cantastorie per quando il mondo nuovamente vecchio ne ha bisogno e questi sono i saggi Nel sogno il cavaliere vede Minerva ch'accoglie e salva lo zingaro la scelta dell'esperimento errato primo pensiero di neonato lo bracca e urla mentre in feroce guerriero trasmuta madre voglio rinunciare che ritorno a fare sul pianeta del dolore? la paura m'insegue e il desiderio di vendetta sull’uomo assassino la dea manda gl'incubi liberi pei prati dove muoiono di rabbia la poppa colma lo nutre la mano destra gl'indica la stella polare Tra cielo e terra effimero l’amore vola il vento lo rapisce lo porta con sè lontano e lo perde la tenebra l’offende l’annichilisce se nessuno lo difende e l’uomo raramente senza un cuore di bimbo trovatore lo vuole lo cerca lo trova e lo canta la ninfa del colle che lo leva dal rostro dell’aquila ch’emigra sul cuore l’accoglie lo coccola e lo dona al guerriero penitente Il guerriero mentre muore rinvigorisce nel ventre della notte che stilla rugiada prima di partire e consegna l'amato al potente sole con lui l’iniziato scopre il mondo del colore e finalmente comprende l'importanza del dono della dea armonia pittore divino tutto il giorno intinge colori dall'arcobaleno e dipinge Questo è Michele che sulle vette annuncia la nuova età dell'oro e questa signori ascoltatori è la figura del cavaliere che capisce che non è tradimento la morte dell'uomo se serve per volare gli pesa sentire che il filo della passione terrena lega il suo corpo e gl'impedisce l'allineamento astrale


sì che gli resta oscuro il significato del ritorno delle Pleiadi al grande Orione da disidentificato a disincarnato il passo è breve si consola e ecco che dipinge la necessità coi capelli verdi e buco nel cuore ch'è pure notte luna aurora dea terra e flora ape formica ghebarda fata e femmina roccia e mare stella e galassia del padre universo fa quel che può per aprirsi alla fata del cestino e alle figlie che lo beffano ora che crescono e anche lui di sè stesso ride e il mondo sotterra e il suo dolore con la risata libera del cuore Dipinge per mesi anche questo strano animale il genitore androgino unico mistero che non è mistero s’adopra semplicemente e sembra che capisce tutto e niente nel vortice d'amore incondizionato madre padre e figlio trino cuore in espansione un tutt'uno di colore diventa una preghiera un eco di voci lontane che di gioia trillano e spire s'allargano nel mare intorno al sasso lanciato per gioco e verde fata gioia che arriva sulla scia d’argento tutti carezza tutti bacia e l'idillio non spezza di figli e genitori androgini espressione di bellezza sorriso della vita sul pianeta l’ebbrezza della comunione sintonia dell'essenza sorriso del viandante che mentre gioca ascende al sole e il canto suo lo salda coda di cometa alla più luminosa stella che lo precede e avanza Per volere di Minerva ora in queste pitture riscrive in colore la storia del feroce guerriero-robot che risponde a ogni domanda con certezza di viandante in arme che partecipa al viaggio e dorme e perciò muore e Minerva pietosa che sempre lo guida e lo compone così dona saggezza alla terra che un giorno gli dà natali incerti cantastorie che c'entra Minerva col cavaliere che dipinge? ancora non lo so signora bimba vieni sulla scena e guarda i quadri ecco la figura del robot mentre si muove e leva al cielo lo scudo e dentro dormono accovacciate la signora fata e le fate bambine il gigante avanza sul crinale e depone il suo carico d’amore i lenti passi sbriciolano la roccia che porta a valle slavine gigante cieco com'è non s'accorge ch'è sull'orlo del precipizio e non ha cervello nè il dono della parola per chiedere aiuto punta la spada al cuore della montagna sacra alla ricerca di Giove che non c'è forse spirato partito chi lo sa! povero Polifemo leva allora l'occhio al carro del sole la palla di fuoco così immota splendente a sè lo chiama l'attrae liquida lava corrente circolare l'avvolge l’arroventa l’abbandona finchè mare di fuoco d’un colpo avvampa palla si conchiude esplode sulla linea d’orizzonte che per un momento brilla vivida intensa e incide nell'occhio orbo del gigante il messaggio del giorno Gigante-robot allevato alla guerra resta sui monti Minerva non t'ordina ancora di precipitare a valle dove un giorno parti innocente dove l'orizzonte è basso da toccare con un dito da bambino dove scorre il fiume verso il mare chè l'onda sua ancora un tempo a venire a nuove imprese ti destina la tua sorte è stare dove nessuno ti vede dove nessuno ti vuole che ora la gente non ti può capire per paura rompe l'atomo se ti sente avvicinare io sole a te fratello fonte di luce alla grande madre che ti nutre


dono il mio fuoco conficco dentro di te col raggio che ti nasce e il suo bacio ti destina alla guerra del cuore da combattere solitario vulcano nel tempo del pianeta dell’uomo Il robot possiede il cuore di gigante buono e non lo sa Minerva dal giorno dell’iniziazione sui monti baluardo lo destina a reggere la marea della carogna che dalla steppa cala sul popolo del mare e flagello sul regno imperversa finchè di nuovo da sè stessa dispersa a valle il gigante può ritornare in missione e arare la landa desolata che di rovi si copre e a memoria del dolore umano piantare il suo fiore nel giardino della grande sposa che piange trascurata e l'aspetta e che lui sempre cerca e non trova se prima non stende l'immenso corpo in seno al deserto lo purifica col fuoco sacro del sole che secca inutili desideri e aspettative e brucia passato e futuro di chi osa la vampa e l’accetta grato e così disidentificato d'ogni bene e d'ogni male il suo cuore trovatore riprende radente a volare e sull'isola dell’oservatore si riposa lontano d'ogni casa e d'ogni cosa terrena e osserva l'onda che lo circoscrive il fiume che scorre lento alla foce il mulino che tracima e lui maestro che dirige la sinfonia unica nel gioco sempre uguale che ciascun solista libera e esprime folla l'orchestra che s'intravede coda senza fine sul pianeta della musica Quando l'aurora rosa le dita porta evanescenze di colori dall'oriente e l'occhio alle bambine indora e la lanugine dei vecchi intravede primavere di baci e di languori di sirene trema al gigante-robot la corazza per l'emozione rigido si muove e tutto spazza il cielo delle notturne nuvole per preparare al sole il gran cammino il saluto che depone ai piedi del potente fratello è di devozione il capo chino la mano al pomo della spada s'inginocchia il labbro grato porge alla terra che lo sostiene e che il ventre allarga accogliente e l'inghiotte titano impenitente di dignità estrema che dalla lingua dei ghiacciai proviene momenti eterni di passione il giorno che di questo grande amore prende il nome ride alle folate del vento spettatore il tempo s'assegna il ricordo dell'evento e unico custode di valori umani smozzicati inalbera quel sorpreso sorriso infantile del gigante in bocca al cantastorie che perpetua il canto e all'ascoltatore che lo rinnova e amplia a piacimento


quando narrano la storia degli amori del cavaliere e della notte che l'universo incanta Il canto penetra in cuore alla ragazza in fiore perduta nella landa desolata scappa dal villaggio chè più non resiste alla violenza del padrone e si butta sulla strada prostituta povera vittima che rifiuta notte che presto muore e non gode del mattino sfolgorante di sole all'ombra dell'alcova vuota d'amore s'intravede onda di maremoto che spezza la roccia nel sentire il canto del cuore che benedice l'inutile messaggio di delizie che crede le vieta la carne venduta ecco giustiziere la mente altoparlante tramuta in lacrime di sogno l'illusione di un'intera notte d'amore in braccio al gigante buono e all'alba il risveglio della luce la coglie vergine com'è d'umori umida che le sozzure del mondo dell'uomo lavano e sublimano sulla terra e dalla vendetta la salva l'amore del figlio della terra e sposo ch'oggi per lei parte missione del giorno a fil di spada disperdere letame il corpo avaro dell’uomo vampiro sì che sperimenta l’essere complemento del bene non più strumento e così dal suo vergine ventre di gigante-robot nasce gigante buono per l'inconsulto gioco d'energia che gli astri muove Ora il gigante buono osserva cogli occhi di bambino astrale dall’unica sua casa fatta di pareti di cuore e niente può più fargli male sveglio la notte siderale adora madre che l'asperge di rugiada nel languore dell'aurora e in lei luce si compone senza pensieri e senza attaccamenti per ritornare un giorno libero di pesi là dove parte solo e in pace sul pianeta della gente specchio tanti e nessuno personaggio è e diventa a richiesta ospite grato sempre in ogni e ciascun continente resta e vive felice nel suo vestito di carne che all’inizio del viaggio sceglie e se figlio prediletto la fata l'allatta una sola volta in vita ringrazia dell’ambito dono che lo cresce e gli basta e ricambia col sangue che nella sacra coppa di lei versa la legge è questa che in eterno muore e rinasce ognuno col suo esperimento e l'universo avanza Stramazza sul crinale e piange il gigante buono lacrime di fuoco stamane le dee scendono a valle e portano con loro il suo cuore ritrovato d'un tratto robot di latta si sente qual'è e non capisce il perchè l'armatura lo tira al suolo fra due picchi s'incastra iugeri di terreno il suo corpo copre e spiana Lacrime di rugiada colano dal ciglio dell'aurora prima di partire sul gigante prigioniero del suo primo amore che l’atterra


e vena d'acqua dal suo corpo sgorgano per incantesimo di fata che dalla cresta del monte dilava e cascata cinguettuola corre al piano e il bosco nutre e le belle al passaggio dell'Arno che innaffiano felici la verzura e non si spiegano il mistero non sanno che con l'acqua migrano mille e mille esseri d'antenati energia viva che tutto protegge sul suo cammino e le difende dai dolori dalla morte che spia dai loro teschi coperti di serica pelle sotto le ciocche al vento solo le bambine appartate che giocano coi sassi levigati percepiscono le linfe in mutazione idrovore che trasformano la forza primigenia di natura in vita sul pianeta e le spinge ad affrontare con coraggio l’ombre funeste senza nome le stesse ombre che a sera invadono il cuore disabitato delle dame quando lontani i cavalieri per le steppe sole bocche di lava della grande madre divampano e le loro caverne spalancate tra i trasmigranti spiriti delle tribù in estinsione serpi si destinano a fuochi vagabondi di pellegrini alimento grato che ritorna vagiti di neonati evocati dalle brume primordiali che pressano coraggiosi per avere l'occasione di partecipare sul nostro pianeta ancora una nuova stagione Grande Orione questo è il giorno della celebrazione del rito della danza parossistica della menade il giorno del sacrificio d’Orfeo prima comunione brutale del messaggero di luce con la terra che mentre il suo alito spegne nel suo ventre pregna ingloba in volo l’alito di vita dell’universo padre dono supremo a dimostrazione dell’amore immortale pel figlio dell’uomo Sta scritto nelle galassie che chi s'avvicina al mistero e scopre che mistero non c’è falca la terra e ai quattro venti lo predica la gente che non gli crede l'accoppa e lui che trasmigra sorride dei sogni morti dell’uomo e cocci i suoi ideali sul terreno sparsi gli uomini corrono a rubarseli senza sapere che farci senza capire ch’è il giorno di sogno l'unico reale e la vita-apparenza continua sul pianeta senza speranza di volare dacchè il volo è materia libera che la bellezza altrove destina e in terra è il presente gioioso l'unica certezza e porta d'ingresso dell’uno che si legge negli occhi di radi viandanti ciechi sopravvissuti all’inclemenza del tempo di madri-specchio che offrono seni colmi a neonati senza sbranarli e a questi temerari nuovi arrivati angeli svegli avvezzi al volo il potere stolido dell'uomo per paura taglia subito l’ali Felice l’uomo ch'ama giocare con i neonati vecchietti al nascere di bilioni e bilioni d'anni tempo del pianeta e comunque a lui padri e s'affida alla loro guida e a quella della femmina custode per il suo vestito di carne


del figlio della terra che in vita agogna il ritorno al suo ventre perchè solo così l’adulto cuore magico di bimbo ridiventa e ritrova più agevolmente la strada per il ritorno a casa e unica è la legge piccola madre lei dona latte che nutre e la sua coppa di carne e il piccolo padre anonimo dormiente di logoro vestito che bela in scambio offre il suo sangue Occhi aperti sul pianeta della guerra donne e bambini le istituzioni l'inventano bigie per castrarvi senza sporcarsi le mani e quando l'alba sul colle spinge alla ricerca del giorno novello per i vostri giochi scegliete il prato più bello lontano dalla valle delle croci senza nome e dal cimitero d'eroi morti in guerra per rinuncia d'esperimento là Erittonio rinasce immemore e Minerva l’accoglie sul suo seno e a lui che cambia nome dona nuova forza e saggezza eppure sa che muore ancora una volta preso da passioni e desideri per il dolore che intride il suo cuore là nella sua toma sotto il cielo dorme il feroce Orione preda di violenza e depressione e non rinasce finchè il gigante non osa chiedere asilo al mare che solo allora la liquida madre gli dona l'uovo iridato con dentro l’altare dove le Pleiadi fiore di carne s'aprono per lui che finalmente l’ama e lo zingaro che bussa non può entrare e mentre giura al figlio traditore che prima o poi lo distrugge ombra sprofonda nell’onda e da morte eterna lo salva per caso il sogno del vecchio cavaliere che seppellisce sul monte di Michele le sue ossa perse in terra straniera dagli gnomi e fa quel riottoso ribaldo suo aiutante sulla scena quando viandante pellegrino l'imperatore lo chiama psiconauta a varcare il confine dei giorni tristi e lieti degl'insidiosi guerrieri totali Il gigante buono si perdona e s'apre alla vibrazione che lo possiede nella caverna della notte i giorni che turbinano colori offrono invano arcobaleni vogliono e non ce la fanno da soli a rompere l'uovo della vita sulla passarella che porta all'altare il gigante che contempla s'affida inerme in braccio alla notte che lo chiama e per lui veste carne di flora e viso d’aurora trepida sposa riceve grata il vecchio viaggiatore che trasmigra ovulo primigenio l'energia del seme acre convoglia nel suo ventre dualità estrema che alfine si congiunge dopo la pena che li separa sul passo della vita Sotto le tonache d'infauste matrone il gigante buono ora osa e compone la muraglia del fiore che appassisce la sera avvizzisce di fronte a tanto inutile dispendio mentre che i bimbi restano nani per la vita


strozzati dai cordoni ombellicali di queste madri avare poi adulti bambini mascherati sposi tirano avanti la carretta con femmine represse impaludate d’oro sulle spalle accovacciate che pesano più di cento spade e quando le scaricano loro ululano e scappano sulle montagne alla scuola delle fate Le vergini madri sognano il gigante insaporite appena dal ruglio del loro corpo mestruato quando un altr'uovo squama invano e tra le nuvole un raggio di fuoco appare a decretare ch'è tempo di risveglio anche per loro rosso-vestite il viso languido stanco-sbiadito gravido-isteriche primipare attempate puerpere purpuree di pena avviene che pei campi si buttano a latrare allora fiori palustri vengono loro incontro specchio castigato ai loro tesori intra le chiappe rincartocciati sì che corrono api a posare il miele fra le mille crepe della terra arsa del sole e la primavera tardiva esplode tra resti di vecchi bambini osservatori e fumi d'adulti neonati che incignaliti si buttano per le piane a depredare Alla frontiera l'acqua che scorre cantilena romanze d'innamorati sotto alberi muti che fanno da coperta ai desideri di guerrieri eternamente addormentati le caverne aperte sputano giorni e i giorni fantasmi diventati attaccano viandanti sperduti corrono incontro alle dame i cavalieri per depredare incauti i loro sogni Solleva sulla sponda del mistero il velo che copre le passioni e quando purperee l'occhio del cuore le vede gorgogliare angelo fiammeggiante all'albero della vita s'apposta il cavaliere e vede la conoscenza che non deposita raccolte di semi e il figlio dell'uomo che si nutre di dolore e vede lo stolto del villaggio che brucia il passato e il futuro e rinasce dalle ceneri il paradiso perduto sulla terra Il sentire profondo è sottile piacere astrale che sublima il male stasera solo sullo scoglio che separa i mondi il cavaliere osserva nell’umida vulva l'irruenza d'amore prepara il fuoco che purifica a livelli superiori le vette dei pensieri ch'evocano colori povero mortale ventre di notte la materia fonde universi iridati e spazio e tempo segni invertiti sovrane immagini disegnano cibo a tenere emozioni che si fanno palpare appena gravida mente che ti fai altoparlante vano che frutta illusioni aspettative di possesso di beni del mondo che a portarli schiantano la schiena del reale apparente dono beato uomo ti godi l’inaudite torture che l'io sofistica mentre stampa sulla faccia della terra effimera graffiti di cosce ardite e seni colmi che non trattengono i sogni sì che all'inutile cannocchiale che ti porge la scienza tempo e spazio personale ghignano scheletri al vento a dondolare Il cavaliere s’inginocchia sulla sabbia della spiaggia primordiale dove l’acqua l'attende nuda di vuoti orpelli


vani gioielli all'incredibili convenzioni degli umani nani depone elmo e spada chiama amore il mare onda che carezza e alle sue braccia diafane s'affida la tunica bianca che svolazza si dispone in contemplazione l'onda che riceve il dono non ce la fa a spezzare quella vita e l'ama tutta la notte beve l'energia dalla liquida madre il prediletto oceano dormiente in espansione che succhia al crescente della luna albore compagno d'aurora schiuma e lo stacca alla sorgente sì che sprizza al cielo il vecchio bocca avida ancora tra i capelli bianchi spruzzi di poppa E la palude ride matrice di zanzare e canta l'acqua immota la canzone del serpente che striscia e gela per sempre il cuore al penitente che viso al cielo mentre spira indica la direzione al messaggero che luce radente prende a volo l'alito morente e l'imbocca al trasmutante che nasce irato e urla alla madre la violenza finchè satollo di latte gorgoglia la gran voglia di sperimentare con lei la vita sulla terra Stasera invano la luna s'apre ventre d'argento e la bruma che la fa lieve si dirada nell'ora che la caligine impera la via latte biancheggia sovrana e segna la strada al viandante della landa desolata ghirigori di spiriti trasmigratori voli d'eterno candore sprigiona l'universo Il saggio china la testa al dono che segna il confine alla mente nella caverna sui monti Endimione dormiente lo possiede Diana la muta vibrazione che lo congiunge alla dea e l'estasi dell'ultimo silenzio li trafuga l'alba diamante che gelosa irrompe nell'asilo deserto Lilith della creazione casa non trova la testa ciondola senza sostegno al flusso della vita che s'incarica di pienarlo e svuotarlo il suo ventre orcio di coccio al dondolio dell'onda che dalla nascita lo tiene nel suo palmo S'affida a sera al vecchio dei monti della paura e della morte la sua carne antica ride chè gioie e tormenti più non rifiuta anzi li riappattuma oro per il viandante che alla ricerca s’ostina Lilith al cavaliere purezza e tenerezza dona dell’ignoto mare lui nella coppa versa l'ultimo alito del vivere sveglio e gioioso che pure a lei spetta


Guizzano torme di cellule maschie di passione tremano all'urto dell'uovo che le rifiuta brulichio frenetico di vita sull'erba umida del prato e niente può più la paura assassina della notte bambina che vibra coda d'argento sul ventre levigato splendente alla luna scivolano corrono alla sorgente sciame mutante che si rompe e ricompone corrono a valle là dove le fate pellegrine preparano sogni di sole le belle membra addormentate e ogni grembo incosciente s'apre e ingloba i trasmigranti antro umido ch'accoglie e li distilla il cuore invertire direzione volo tra le stelle rotta pianeta del dolore figli del fuoco guerrieri solitari dei giorni senza nome siamo tremanti per il primo gelo della notte che viene spiriti custodi del nostro viaggio per noi compassione Polifemo nessuno lo vuole la rabbia resta appiccicata al cuore del gigante che romba di passione inutilmente all'impulso della distruzione la corazza si rompe e l'esplosione le porte divarica del cuore I consoli pretori li guida la paura tutto il giorno sgozzano nemici e non sanno qual'è la ragione per cui li stanno a trucidare e quando per avventura per loro spunta il sole ancora il primo raggio li trapassa e anzichè ordinare l'attacco nuovamente quei duci vestono di tutto punto l'armatura che splende di furore e s'avanzano sul campo tutti soli combattenti senza meta contrapposti volano ognuno al nemico che l'attende e si stringono la mano che vale decreto di fine guerra civile gli eserciti rivali che poi sono tutti romani non capiscono li accerchiano automi i militi s'abbracciano con salve di canzoni quando quei due signori della guerra levate le mani al cielo adorano il sole che porta pace e il ritorno alle lontane terre dell'impero da cui un giorno partono lupi voraci a dilaniare e ora agnelli carichi di doni delle popolazioni che l'ospitano fanno delle armi montagne che il fuoco trasforma in aratri e molti guerrieri sbandati accolgono le vaghe fanciulle assassini patentati che si pentono se scalano le vette alla ricerca di Polifemo Si perde a Colòno il console che alla notte muta affida le legioni penitente di frontiera sulla più alta vetta della linea dei monti il corpo del gigante incastrato fra due picchi trova


che si fa sorgente alla valle che lo nutre e lui col sangue ripaga trema il suo cuore di feroce guerriero ora pellegrino nell’aiutare il soldato di Minerva a levarsi e si meraviglia quando vede il possente piede che danza mosso da brezza lieve e sradica foreste al suo passaggio che si mutano in neve e per ogni tronco che declina una vena s'aggiunge alla sorgente che sgorga dal suo cuore che color del sole diventa quando si muove quel gigante buono Ora in questa dolce stagione il suo passo greve risponde alla canzone dell'ariano che dalle lontane steppe terribile risuona al richiamo della guerra e poi che i fuochi dei barbari disturbano la notte e la rabbia s'abbatte sui figli inermi del popolo del mare testa china in ginocchio il gigante prega e quel cuore che piange il sole l’accende del suo sinistro potere mentre l’ardore del ventre della madre infuoca il monte ch’esplode vulcano che al suo di soldato romano congiunto lava ardente vomita addosso all'orda che arriva e quando al cielo con violenza vola ogn’unno invano se la squaglia misero ai quattro venti l’onda che avvampa l’insegue e lui svapora e l’ultimo conato di furore la notte l’ingatta nel ventre in pace La grande madre liquida occhi di stelle spiritate si dispera mentre compone le spoglie gonfie sfigurate dei figli suoi lupi ogni tanto una manciata lancia al cielo che le tramuta in stormo di sparviere che volano ai quattro angoli della terra messaggere di pace e l'aurora nascosta tra le nubi al loro passare le carezza e più veloci diventano del vento che a missione compiuta si mutano in ninfe fate e bimbe innamorate Stranite le femmine stamane saltano dal grembo della grande madre devote e titubanti con le sparviere amate per imparare il volo grati a sera l’abbracciano i popoli del mare avvezzi alle sirene e la caverna della notte si spalanca accogliente e umida piange all'urto della colonna di carne indietreggia il freddo siderale nel loro corpo in fiamme Alla luna che sorge e si vela appena dietro la nube lieve s'avanza una torma di dame che si dispongono nella steppa di fronte ai predatori una per ogni unno e miracolo i loro musi di lupi si tramutano in efebi ancora glabri e s'aprono le danze al suono del tamburo il cavaliere inizia a volteggiare sul prato senza nome la tunica bianca gonfia svolazza bandiera ammainata che indica la strada e tutti in fila alpini marinai contadini barbari affratellati gli porgono il benvenuto col cerchio di fuoco le dame s'inchinano al passaggio e lo seguono nella carola i soldati ultimo omaggio presentano le spade poi l'usano spiedi a bruciare le bandiere e arrostire le prede è tutto un brulicare vivido d'umani


e d'animali sotto le stelle il prato cui la steppa si conchiude pare non ha confine eppure è intimo e bastante per ogni gente come un teatro cui fanno corona le montagne immense groppe nere di nebbia paludate le cui movenze lasciano indovinare salti dolci di cascate e i fiumi di cristallo lingue al cielo d'argento scintillano alla notte pianto di caligine in fuga stretta al cavaliere nero e lo scalpitare del loro cavallo aurora sveglia anzitempo e vede che l'immenso falò canto alle stelle mima la potenza del sole alone liquido attorno al fuoco il seno candido delle dame che al tocco avido sprizza latte e nutre gl'affamati vibranti di passione e le coppie si buttano con gioia e con furore sopra l'erba che brilla di rugiada dell'estate eccitata ch'applaude alla sua festa e quel piedino che trema della fata cadenza il suono dell'eterna cavalcata che infiamma il cuore degli efebi che si lanciano alla danza ancora e ancora e al tamburo risponde il tamburo e all'urlo della gioia il canto della dea del colore ch’arriva e schiude ventre divino che ride per chi l'ama senza condizione la potenza d'amore del sole C'è per tutti gloria nella battaglia dei cuori chè si cavalca per la battaglia più bella e l'unica che la vita permette nella steppa le ninfe dei monti dei fiumi dei mari che percorrono le vene della grande madre l'utero felino asperso di seme ora fanno il viaggio a ritroso le guida il solleone signore dell'estate abbracci di fuoco offrono le tenere carni negli anfratti agli unni nel primo viaggio pacifico verso il mare e coi segreti degli occhi delle ninfe sognanti nella calura sudata la linfa ai monti risale in gloria e si congiunge all'acre sapore dei pastori che cantano Endimione e dai loro forti odori eccitate rispondono frenetiche di passione nella notte di cobalto che arriva al galoppo con la dolce Diana Alla frontiera i cavalieri accanto ai fuochi che soli mangiano pani del perdono e bevono acqua delle fonti rispondono anche loro ai richiami e costruiscono scale di sogni col chiarore delle nevi quando le fate invitano i maestri dei colori nei cieli eterni delle congiunzioni e le galassie ovipare mutano segni e direzioni per l'esplosione nei loro ventri dei mille e mille soli e dopo che nella steppa si serve il vino delle ninfe e si cantano i miti dei pastori pian piano cavalieri e fate sprofondano nel sonno abbracciati chè alla costa ogni navigante agogna Sognano i pastori fiumi di latte e le ninfe fiumi di rosso vino che infiamma i loro cuori e le fa coppe pronte e al ciel levate


scivola la vita nei loro ventri col seme accolto con devozione e col dono del pastore muore il guerriero e in quell'abbraccio l'amore l'invasore invade e la testa libera dai mostri della notte e del violento antico padre tutti pastori e cavalieri ninfe e fate partecipano veggenti del futuro assegnato al loro seme Sul prato della steppa la lieve brezza ora cadenza la danza dell’aurora unica attrice sulla scena quel nuovo mondo l'inebria e il canto del cuore bambino dell’uomo che segue del ventre della dea la movenza e alle stelle sale dono del giorno lo riceve il vecchio cavaliere dalla terra che fumiga stamane non un lamento di guerriero morente di bimbo donna vecchio o animale solo quel lontano richiamo d'innocente lui ode dalla voce argentina il belato di gioia del capretto che la madre ritrova e il ruggito del felino ch'al guado vede il vecchio capro che si trasforma in cibo grato se in lui trasmigra e la fiera che nutre lo ringrazia Figlio dell'uomo oggi per te il tempo e lo spazio s'incurva nel segno dell’amore che muta l'universo sotto il cielo in festa dal tuo ventre in sussulto esplode filo d’argento che si dipana il gran mistero del seme nella caverna viaggia della notte trepida che lo chiama l’accoglie si dilata arcobaleno a dimensione umana sull'altare del credente e inonda di colori gli spiriti in trasmigrazione nel tuo mondo Infiniti bilioni di viaggiatori astrali fusi in unioni primordiali che per l'essere umano indifferenziato optano il tuo corpo vestono pare l’apparenza maschio o femmina dipende dall’esperimento scelto stavolta te figlio dell’uomo destinazione pianeta terra madre benefica che li nutre per l’occasione in veste di donna e se vogliono fata ninfa dea grata d’accogliere la lancia del sole che così c’invia il suo immenso amore Nella scuola d'amore dei figli del prato i figli dei giganti cantano ai figli dell'uomo la storia dell’efebe e la mitologia della sesta dinastia degli dei figli di Minerva sposa al figlio dell'uomo il primo figlio che nasce in parte titano e in parte gigante buono muore per un messaggio d'amore che destinazione non trova e custode della terra risorge ormai da millenni in ogni cuore fertile incluso chi l'odia l'usa male e poi lo ritrova chè dalla sua morte la mutazione avviene col perdono e d’allora le femmine umane generano le donne dalle donne poi nascono le fate le ninfe l'efebe e i cavoli lessi che si rifiutano di fare i soldati e i monaci asessuati e si mutano in uomini androgini e ermafroditi senza possibilità di procreare che vivono con donne sterili per scelta propria masturbatrici mentali finchè per autoinseminazione decretano la vita all'uguale essere divino e animale che in loro convive dai loro eredi nascono per trasmutazione essere nuovi adolescenti tribù di madri e padri figlie e figli sorelle e fratelli senz’età


dacchè il seme del gigante ch'è in loro alla sorgente sui monti lavano e all'acque congiunto confluisce col latte proveniente dalle comete verso il mare dove si determina per gemmazione una razza terreno-astrale capace di nuovo di volare e quando quest'esseri alati si congiungono con le dee primordiali mascherate sul pianeta da streghe virago vampirette mangiatutto spengicandele onnivore e fiammelle estreme danno vita alle silfidi astrali che rifiutano il cibo materno e si convertono all'amore universale nella caverna della notte il mistero si compie levatrice l'erede del gigante buono che testimonia la congiunzione ch'unisce latte a seme e alla grand'orsa lo lancia in grembo sì che d'allora dono di vita precipita agli uteri in mutazione e sul pianeta del dolore nascita e morte non ha più valore è solo un attimo di trasformazione e tutti vivono in gioia il tempo che intercorre per l’evoluzione e la grande madre cura con devozione quest’esseri di pace che vanno e vengono dal suo ventre e migliorano la specie umana ognuno secondo il talento che sa e vuole sviluppare in accordo all'unitaria visione che vede il pianeta pulviscolo stellare inserito nel mistero universale che gli uomini rinnovano e già a nuove frontiere preme la rivelazione da quando l'anonimo poeta ultimo gigante pellegrino sulla scena dell’ultima guerra scrive col sangue la parola fine al libro intitolato Polifemo morente sul pianeta della paura La pioggia della sera lava la prima rosa timida sbocciata tra le mani d'aurora è di nuovo maggio alla certosa dormi amore e prepara i frutti fanno lampada le stelle Solo voglio stare l'amiche sono brutte depresse per l'autoinquinamento gonfie come rospi pronti a scoppiare mi presto gli occhiali del cavaliere e vedo che non portano nessuno al guado per mano perchè si sono perse e non dicono più amore Care signore sono giorni speciali questi è l'amore che amate e non voi che siete le sole che possono amare signore con la lampadina illuminate il mondo ch'abitiamo se non ce la fate state calme buone e sognate il bene se l'evocate viene se vi rassegnate se vi dite che non potete niente in questo mondo assassino propagate la paura e il male segue così non vivete in effetti addormentate come siete non sapete cosa fare lasciate scivolare il mondo com'acqua intorno a voi


e sorprese gli occhi fissi nel gorgo che create ci cascate dentro concedete belle una scampagnata al vostro dolore provate a ridere chiedete aiuto al saggio per approdare sull'isola dell'osservatore da dove la sapiente regia si dispiega guardate oggi è di scena l'aia antica mezz'ombra benevola di bimba dita lievi alla carezza tenere luci di radici ch'è bello qualche volta rivisitare mentre si conclude bene la festa Soriso di fata rada bandiera del viandante di qua dall'isola osservo la danza scomposta d'inutile richiamo del guerriero lontano dal bivacco il fuoco spento Non riusciamo a capire che non dobbiamo fare niente assolutamente niente solo svegliarci dal letargo d'una vita e guardare la realtà-apparenza passare come nuvola sopra il sole e godere primordiale piacere del tepore dell'astro ch'accendiamo colla sola nostra presenza ascoltiamo la musica che siamo l'intera sinfonia e non la sola nota che ci piace capaci ventri accanto al fuoco stiamo tutt’insieme cari personaggi e bengodiamo l’uno l’intero l’universo che rappresentiamo in scena il dolore come la gioia da cui entriamo usciamo e subito scordiamo per vivere il presente onnipotente con voi care fanciulle in fiore a sera avvinte allo stanco viandante due corpi e un'anima sola dedizione totale per rinascere all’alba e poi un bacio lieve grati e a debita distanza per la propria strada che porta ognuno altrove la nostra guida c’indica la meta del giorno e sull’isola dell’osservatore c’orchestriamo al meglio il viaggio parliamo con noi come a un'altra persona giusto come fa il bimbo quando parla con sè stesso Riccardo mangia Riccardo dorme Riccardo gioca Riccardo ride e Riccardo non soffoca vedete libero si muove corre e impara sotto l'occhio vigile del gigante senz'età ch'è e lo contiene e ride della sua beltà dell'esperimento che viene a fare e più bello col gioco diventa L'adulto s'intromette e manda a puttana il gioco di Riccardo è colpa tua non ti vergogni non ubbidisci fai così impara e zitto un monte d'errate identificazioni povero bambino che lo crede dio la nostra nevrosi passata per programmazione con amore ci diciamo eredi d'antichi condizionamenti ch'autoriproduciamo non d'imperi! Riccardo non ha niente a che fare con le nostre viltà lui sperimenta osserva e ama noi no e sul suo spendido mattino cala il piombo dei nembi umani a oscurare il giorno


soffre in periferia come tutti spezzetta l’uno l’intero l’universo scorda la gioia e impara a godere della sofferenza il ricordo scompare della sua grandezza tra malattie procurate lavori da schiavo rapporti sbagliati si crea l'inferno in terra nel viaggio perde pezzi e non s’accorge supercinetico ripete sempre la stessa azione in versioni diverse lo lasciamo in casa e al ritorno lo troviamo che si lega da solo s'avvita con la catena dello scarico s'inviluppa s'imbalsama la testa fuori la finestra sopravvive giusto come noi e aspetta tutto per paura di conoscere amare riflettere agire e addio alla passeggiata nel mattino di sole tutt’insieme in amore nel ventre della notte sprofondato dorme la sua vita povero Riccardo cuore perso di leone buongiorno come sta oggi signor Riccardo? social ordinato-super programmato-cervel lavato-sorriso d'ebete Riccardo risponde così così la famiglia sa e lei? così così anch'io cresco figlioli poveri loro poveri noi Educati figli di mamma tutti siamo qui a maledire chè non ci basta il tempo della vita per capire il gioco del delfino che non riusciamo più nè a fare nè a trasmettere se non accettiamo che la conoscenza passa dal cuore e non reimpariamo a godere la gioia che l'amore è danza il giorno luce la notte casa e per la donna fata con l'uomo mago la vita nella casa illuminata è tutta una magia da sperimentare insieme anima mia e a te mito luce riflessa dello specchio sporco dell'antico rito io spirito che rappresento e sono voglio credere finchè respiro ch'è assurdo stare solo a mugugnare ombra con l'ombre lottare mentre cavalieri e dame sull'isole sull'aie sui prati celesti i piedi piantati in terra e la testa nel cielo universi densi amano e s'amano cogli occhi le mani i corpi stretti congiunti all'energia sovrana due menti due corpi e un’anima che sono parlano solo se vogliono parlare senza dover dimostrare niente che questa è la funzione del canto all'aurora amante del sole dopo ch’è notte sposa grata a chi osa l’impervia cavalcata Voglio relazionarmi all'uomo e alla donna che divento e sono per potermi piacere com'essere umano e non come manichino e nano per paura non parlo del progetto neanche alla mia gatta l'unica che qualche volta m'accorda la giusta attenzione facile giocare da piccola con lei quando vive per la mia carezza ora adulta autosufficiente splendido felino nemica diventa alla mamma che dentro mi stravacca l’ambiguo ruolo mi rifiuta anche la notte cobalto e più s’abbruna quando vuole il maschio e io offro amore incondizionato di vipera capisco e libero la donna dentro di me per viverla al meglio fuori so che io lavoro per tutti e tutti lavorano per me e posso goderne non l'asfissio più d'attenzioni mentre s'espande ingloba la terra sento tutte l'emozioni ch'esplodono al suo apparire nell'universo amo teneramente tutto ciò che fa e rappresenta e lei ricambia così ritorna a me lasciami tentare mi bisbiglia dentro il cuore


fammi crescere col sole io t'amo amore e finalmente capisco la sua preghiera muta d'una vita per legittima difesa m'attacca perchè la voglio tenere prigioniera occhi di gatta m'intima con dolcezza-fierezza estrema sta lontano splendente sole non avvicinarti se non sono pronta e ti chiamo anch’io sono stella e voglio brillare nel cielo c'è posto per entrambi vero? è vero c'è posto per tutti per Riccardo Maria Giovanna le stagioni i fiori le stelle sorelle ti lascio libera per essere libero offro l’amore per essere amore dono il mio amore per ricevere il tuo amore quando tutt'uno siamo All’eroina di turno il mondo intero soggiace sopra una montagna di corpi leva la bandiera della sua libertà e alla prostitua legale che schiava dell’uomo si lamenta ordina il ventre è tuo fai quel che ti pare e la bufala che la segue eccitata figlio e marito abbandona a dimostrazione e con quest'ubbriaco sterile di paura in palude leva il bicchiere puttana in proprio di seconda mano al nuovo padrone per il suo piacere dice fa la serva di casa che restaura mattone su mattone per il principio di ricostruzione la solitaria fatica l'arrossa la vista e la zanzara che dal cespuglio guata dalle sue chiappe pese di libertà fraintesa sangue marcio succhia e lo porta alla nidiata Il buttero ebbro d'eccitazione mota alla barba palpebra infuocata al solleone insegue invano la bella giovenca la bufala abbandonata si sente stolta megera che non regge il confronto e a sera sfugge al bastone del padrone perchè la cena non è pronta madre e sposa di fiele sulla strada l’estate in partenza la trova che chiede di nuovo pane al compagno che la vede primavera il figlio del sole e suo che già l'ignota notte adotta fuori casa l'antico focolare acceso dalla bufala avara ora rifiuta e scappa chè non la riconosce madre non l'accetta e l'offusca la vendetta le quattro mura sepolcro che la sera di bufera imbianca di lampi per opposte vie lasciano gli sposi solitari nella livida alba serva a sè stessa per un'altra stagione è già qualcosa matrona schiava di passioni la solitudine e il gelo la depreda e ora bianca bandiera sull'ossa che l'inverno accartoccia la risacca spolpa la sua pelle stanca splendore di marmo che solo il cavaliere onora e copre con lo scudo la sua maschera di Medea che ghigna sul filo dell'onda dove la pietrifica Medusa sorpresa quando si specchia alla luna M'assassinano le mille e mille persone che sono per sempre possedermi ognuna mi tira la giacchetta e vuole prove ognuna si sente totale e vuole imperare sul mio universo in tuo onore spirito del prato e per il dono dell'amore che sento ciascuna accudisco e non bado alle punture di zanzare finchè la folla non fa ressa e spara ognuna al sole che sono


allora m'ergo solitario uno e le sovrasto gigante entro l'ombra mia che dentro le racchiude soluzione ancora non trovano e tumultuano io che gioisco e soffro ogn'istante presente del mio esperimento da altro spazio e tempo dal mio cuore vetta in beatitudine solitaria osservo gelida scorrere l'acqua che dà loro la vita e bevono a sazietà e crescono e la cima mai non toccano e al sicuro resto per loro e con loro nel sorriso e nel pianto del tramonto fosco che insanguina desideri e emozioni che siamo Turbolenta la coalizione al potere stamane tenta sforacchiare il mio cielo un'occhiata di tuono ai personaggi sulla scena è un basta che li fa tremare parlano in silenzio i miei occhi di fuoco l'imago che v'esprime è caos confusione senza partenza e meta il vostro roteare m'infastidisce servi siete e non padroni per quel che pensate dite schiavisti schiavi nel mentre io vi chiamo miei signori i signori riflettono prima d'agire e tutti s'allineano teste chine in attesa dei compiti assegnati docili strumenti in mano al regista paziente per esplodere ad uno ad uno al tempo dato con l'intensità massima che ognuno contiene folli girandole tric trac fucili mitraglie colpi di cannone deflagrazioni atomiche umane ignote potenze d'amore si susseguono ampliano l'universo diventano angeli che suonano sinfonie di nuvole sul quadrante del cielo pittori che disegnano fatti di sangue di dei eroi e umili mortali cantastorie che narrano languori d'amori degli uomini inespressi finora di teneri baci d'innocenti fidanzati paghi dei loro primi tepori che gli adulti invidiosi spiano godono di neonati braccine vibranti d'amore tese a donare l'alito divino fiduciosi che chiedono solo di tentare l'esperimento con noi sul pianeta che per il loro amore cambia nome Signore delle galassie in espansione il regista s'apre spirito materno nella sarabanda di movimenti suoni colori dei personaggi urlanti sulla scena e ogni nuovo contributo in lui s'accende eco d'ignoti segni la mano aperta leva avanti simbolo d'universo che siamo sul monte si libra e m'invita a non temere ch'è commedia la vita e tutti amiamo rappresentare la storia del nostro mondo personale ogni stagione fili d'oro dona all’attore che intesse la sua trama e l'energia dell'ordito compone l'urlo primale di liberazione che immenso boato di mille maremoti s’esprime e a onde diverse al cielo sale preghiera al padre universo e al figlio suo di fuoco che ama ognuno e tutti indistintamente i figli della terra e per oggi basta ch'è sempre giorno di festa la visita dello spirito regista


L'ombra del rimorso deteriore m'imprigiona stamane perchè non ho il coraggio di dirmi t'amo lo specchio riflette l'abbandono cui nella notte mi condanno col gomito sdruscio la polita superficie al mio scudo che risplendente spiana raggi di sole le nuvole in fuga nel ventre della madre oltre l’orizzonte del giorno disegnano il volto tuo Minerva che mi rassicura così corro sul prato e al fratello sole sparo il mio amore l'inconsulto gesto deflagra oltre la foresta dell'ombra oltre le cime dei monti che m'ospitano signore al mio mondo e l'eco mi risponde amore Imparo alla svelta vedi grande madre che mi nutri senza condizione su questa tomba ch'erigo in tuo onore vecchio guerriero slabbrato contenitore che ringrazio bracci morti di croce ch'attendi il mio ritorno al settimo giorno e a me ti stringi invano io mi perdono ti perdono e t’amo padre mio terreno alla fine i morti seppelliscono i morti La nuvola che oscura il sole e fa tremare il Golgota non consola fa solo la passione più lieve nell'eclisse si nasconde pudico il pianto che non si decide padre il cuore del vinto è una prateria appena screpolata dall'inutile incomprensione dell'uomo che si rifiuta solo chi calca il pianeta e sperimenta l'amore intravede l'uno e non si pone più la questione chi sono qui sono solo un'ombra la vita umana un'ombra un'apparenza fatale cui la gente crede per distrazione e malafede la realtà è l'altrove invisibile Siamo tutti feriti sul pianeta che c’ospita appena il vento passa sull'ottusa riarsa pelle padre mio morente segui la nuvola verde che dalla tua mano si sprigiona per il ritorno a casa la polvere del tempo che cade in verticale incendia la città non c'è ombrello che ripara le sue lame acuminate sommergono civiltà epoche storie le più umili e più infami scotennanno innocenti bambini impunemente e le capigliature indifese piante tra sterpi e rovi s'avvinghiano ruvida lana a Psiche che passa errabonda e infittisce la sua pena il canto nero che la possiede invano lo disperde il vento della sera


e all'orecchio non arriva di chi l'abbandona Il vento crudele va viene spazza l'altipiano e Atlante trema solo il leone rintanato lontano dal futuro e dal passato dal suo territorio del presente guarda passare e ripassare la tormenta approfitta della notte che la segue e si riposa dolcemente tanto poi torna il sole che è quando vuole e gli piace guarda padre cupo dalla criniera scuote la polvere del tempo felino vibrante alla prova esce dalla tana lento il territorio osserva cambia il panorama continuamente nei suoi occhi specchio alla mente ch'accetta la stagione e lui l'eterno signore spalanca le fauci il ruggito tra le gole risuona e ogni animale che lo sente trema e si ricompone attore alla recita che gli spetta Il guerriero tutta la vita si nasconde all'abbraccio della notte deserta notte che solo il sogno concede all'infelice che mal provvede a sè stesso sì che l'amore che si vieta per l'intera vita si veste di chimera l’uomo è sempre giorno ch’è sogno e si realizza minuto per minuto e quando la notte sposa gli s'abbandona in braccio alla sua luce la dea nera s'accende mentre lui s'apre al sacro mistero di padre Il viaggio non è nè mio nè tuo è il viaggio e solo allo sperimentatore appartiene solo a chi lo vuole sovrognicosa e lo tenta con coraggio rivela il suo segreto che conoscono solo i giorni senza nome e quest'oggi sereno ch'anticipa il risveglio del solleone non partecipa il suo segreto di giorno novello all'impaziente è forse un tenero pensiero neonato frutto d'amore inconfessato un simbolo dimenticato dal tempo un suono che diviene canto un'immagine carpita mentre vola all'aurora che ride di colore o caduta dalla coda alla cometa che visita la terra Prono mi pongo al tuo cospetto figlio ultimo del tempo e fratello il cuore mio disposto la vecchia mano aperta che a te tendo e giorno del segreto ti chiamo alla notte ch'arriva mani vuote io ritorno come parto devoto sposo mi dichiaro nudo mi consegno e accetto il suo piacere chè non ho doni da offrire a lei che languida alla porta mi riceve colma di gioie le più antiche e nuove che solo all'audace concede Caro vecchio cavaliere ecco le parole per la via del suo cuore asilo chiedo nella tua alcova notte soffusa ancora di baci


rossi delle passioni del padre che mi precede sono il vecchio cavaliere anima che vago per il compimento dell'esperimento che scelgo qui o altrove non ricordo figlio tuo e dell'ardore del vecchio tempo amico quest’ultimo giorno per amore invado il tuo dominio estremo sono l'ultimo nato del tepore dell'idea che sconvolge il mondo concentrare l'amore del tempo senz'età a me padre nel breve momento della vita terrena e senza di te è il fallimento madre felice ch'osi squarciarti alla dolente mia spada di carne figlio dell'amore a te amore mi propongo e amore chiedo notte grande cuore e capace ventre aprimi alle meraviglie delle tue conoscenze e a te fratello sole grazie per il dono del volo sull'ali del tramonto tuo di fuoco Utero sconvolto di caverna resti donna piangente retroversa piagata dal dolore che ti crei piangi lacrime d'ospedale e costruisci bare a questo giorno che vede Icaro di nuovo tentare dammi la mano tu sei la terra se la terra unisci al cielo s'avvita la spirale della vita compone in una la mia e la tua intelligenza che il pianeta separa per fini inconscibili che solo l'amore rivela vieni dammi la mano diventiamo un’anima sola quando c'incontriamo e vai sempre dove vuoi che il viaggio si conchiude uno qual'è per noi ora che piangi e ridi vedi che sei quella che guidi e segue uguale la meta e pari il piacere va bene ogn'azione senza dignità alcuna inventata da convenzione e vestito di carne che la terra solo all'armonia anela senz'onore o disonore successo o sconfitta fai quel che ti pare e guarda caso è anche il mio volere Al temerario pellegrino splende sempre il nuovo giorno premuroso attende di gioire col gigante antico corpo amico dal cuore tenero di fanciullo coccoloso libero da squame e da corazze montagna di gelato buono alla panna nuvola bianca che nel cielo impazza di gioia per chi sa leggere la sua storia per chi non la sa leggere è solo nembo cavaliere nero foriero di tempesta La bimba corre sul prato verso il padre di ritorno a casa guerriero antico molla elmo e spada apre le braccia e l'accoglie il fuoco dentro esplode e la corazza scioglie mentre nella corsa la piccola trilla il linguaggio degli uccelli


le gambotte tremanti dall'eccitazione della conquista dei primi passi e il vento che l'alza la gonna benevolo l'accompagna e con lei dondola cadi e ti fai male la madre urla l'ansia la blocca poi la possiede la furia della leonessa gli artigli pronta nel vedere il suo cuore saltatole fuori dal petto che davanti le rotola barella finchè tra le braccia del padre approda la figlia beneamata e la commozione esplode nel cerchio magico dell'amore sconfitta la paura ripara di là dal burrone e piÚ non sfida il coraggio della vita T'adoro splendida bambina famosa combattente il mio amore ti chiama dalla valle in fiore e te vieni dalla Cina alla ricerca del re padre che muore e che ritrovi nel sorriso d'ogni paladino che t'ama e ch'abbandoni Ho voglia di bambine per giocare non m'importa se parto dal preliminare le catene di schiave si frangono ai piedi del mio amore che sa che ciascuno legame è polvere che non mi preoccupo di calpestare madre che mi sostieni sul tuo ventre in pace Verde la punta della spada del vecchio cavaliere che cerca un posto per morire e accompagnare il padre guerriero che parte la sera si tinge di rosso scarlatto la porpora al tramonto disegna giganti reclinanti stretti dal fato a sorridere per poco tempo piegati dalla loro stessa dimensione affondano nella palude levano urla che fanno tremare le vene del cielo e niente possono contro il sistema che Giove decreta titani imprigionati da millenni disperati le lacrime che cadono d'impotenza allietano lattanti senza speranza Torme di cavalieri nella landa desolata sprizzano zolle luccicanti di rugiada al sorriso della luna che impasta pani d'anima con la sabbia acre che penetra e arde gola e polmoni al pellegrino che nel buio al viaggio s'ostina poi accanto al fuoco raccontano storie di cività sepolte di fiumi inariditi dalla valanga cocente dei neri cavalieri arditi


che neonati imparano a nutrirsi del sangue e con l'iniziazione interrano nel ventre delle vergini stuprate i figli che la vita non destina a nascere dai loro lombi inquieti e impietriscono le mandrie poi che il cataclisma sconvolge l'altipiano sotterra la verzura e gli stanchi abitanti interra la mappa dei fiumi e il sole beve l'acque che cantano le tenere canzoni e ora dalla rade sorgenti sotterranee che il deserto depreda innalzano palme solitarie le radici nelle vene della madre e la chioma nel fuoco del sole a nutrire ruvidi passanti Il vecchio beduino sorseggia acqua bollente e guarda il cielo notturno che si sfalda chiede alla vergine del cielo la pietà dell'apparizione dei bianchi cavalli per partire sulla scia che lo congiunge al tempo migliore quando i sogni si condensano nella brocca cesellata della fanciulla dai seni colmi che l'acqua attinge al pozzo miraggio che lascia intravedere i misteri che sbocciano alle sue carezze di coraggioso viandante che segna la strada di lapislazzuli per il ritorno della carovana All'oasi chiede ricetto nell'ora del tramonto il pellegrino mani innocenti la fanciulla offre l'acqua e regala la mitica immagine del paradiso che spegne l'arsura del corpo scampato al deserto e mentre ride specchio i suoi occhi di fuoco la dea bambina s'impossessa del cuore del vecchio che muore Ameni colli i suoi seni che la luna colora di sogno innamorata dell'amore valle in fiore il suo corpo rilucente la chioma ai raggi discreti della pallida dea che spruzza l'oro sulla duna nel deserto la fanciulla insegue invano la carovana schiava della visione che ruba lieve conforto agli occhi bruciati dal sole del beduino che penetra il mistero del suo ventre levigato che chiama all'appuntamento e ancora e ancora incita il vecchio che già ospita dentro finchè sabbia cobalto sfavilla e d'un tratto dà senso alla sua vita fata morgana La vana ricerca della fanciulla dell'oasi in fuga continua e il suo ventre che diviene scarlatto d’amore resta da sempre il sogno del nomade che con la zappa non fruga le viscere della madre avara e lui non si chiede di certo il perchè


La tempesta di sabbia offusca gli occhi agli oranti e là dove il vento è signore e il silenzio impera e parla rado il linguaggio del dio minore che in attesa nel niente e nel tutto si cela polvere di stelle dall'orsa maggiore striscia d'oro che scivola in coda alla cometa e alla loro bocca si congiunge il capo chino i vecchi saggi ricevono l'ultimo dono avidi bevono dell'oceano astrale il nettare che scola e all'alba schiuma nei loro sospiri d'addio al pianeta visione attesa dalle stelle diventano visione sulla sabbia china aurora dignità restituisce ai loro mucchietti d'ossa mentre che lo spirito li destina alle culle vuote sulla terra a testimoniare la vita che si rinnova Croci sul pianeta dimenticato dall'istituzione gelido marmo l'uomo leva al cielo croci dimenticate mentre vive il braccio che si decompone la spada saldata all'ossa adunche della mano Tutti in fila levano al ciel bracci secchi gli alberi in preghiera alla sabbia muta del deserto ch'avanza capo chino il vecchio cavaliere offre sul campo la resa senza condizione dietro l'aquila imperiale infinita schiera senza nome i morti dell'ideale stendono giochi di discrete ombre attorno al penitente rugiade leggere d'adoratori del niente pastelli di caduti volontari disegni sulle nuvole d'innamorati soli d'amori abbozzati una legione spenti con gli ultimi fuochi degli incendi della sera acquarelli incompiuti della vita a frotte come studentelli a scuola che provano le forze vogliono ancora incarnarsi per avere l'occasione di mostrare che possono esistere i figli dell'amore sul pianeta Capelli fluenti accarezza lucenti al raggio della luna malandrina sogna gesti adusi di gran navigatore del ventre che umido s’apre momenti eterni e mai vissuti frutto dell'illusione umana il principe s'addormenta nel sogno della bella addormentata che da secoli inutilmente adombra che l'altrui ombra all'alba la risveglia se la bacia così evoca il maschio suo guerriero ch'entro le rode


e mentre dorme la sua vita nell’attesa il principe che sogna il suo bel sogno è felice e non la bacia Non scrivo nel testamento queste baggianate dice il re padre già non c'è un cane che la vuole e questo regno dell'apparenza finisce di svanire svegliatevi guardie cortigiani cavalieri accorrete re diventa chi mi dà un erede ti vuoi star zitto accidenti a te risponde incavolata la regina se si svegliano qua va tutto a puttana diventano tutti liberi e a noi chi ci serve? questi schiavi sono e tali restano se non ti dispiace Comportati bene figlio di re pastore sei dice mio padre e muore così mi sembra giusto costruire case scuole cattedrali e bandire la guerra eccoli qua tutti alloppiati i miei sudditi e s'inventano pure le fate meglio cantare come da pastorello per la piana dalla rugiada rinverdita al sorriso della luna è l'unico modo per gioire certo vecchio rincoglionito come sei non puoi altro che cantare canta canta e piano almeno che svegli la bimba addormentata da cinquant'anni aspetta il bacio del principe mica lo va a cercare vergine incazzata non ti sveglio altrimenti chi ti regge Eppure tento di parlare alla generazione nuova da quando sono re questo ti piace non ti piace te che vuoi che proponi risposta sempre uguale che schifo! a crescere i figlioli pensaci te regina con le tue matrone l'idee mi sembra ce l'hai chiare guarda la tua figliola passa da un sogno all'altro beata come te vado a dormire anch'io e buonanotte anzi per precauzione contro eventuali tue idee balzane guardie arrestate questa rompicoglioni! negli appartamenti regali certo! finchè non v'ordino di liberararla che domani è un altro giorno chissà In questo momento d'assenza da me stesso piango perchè non so che fare se mi fermo una folla di pensieri bussano alla porta gravi pensieri tirchi villani ladri ribaldi giustizieri truffatori assassini il cuore fedele m'aiuta a sprangare la porta per tenerli fuori a tumultuare l'imperatore muore stasera il reuccio è lì che dorme beato


e non va disturbato l'udienza è sospesa fino a quando ? finchè non vieni convocato Al principe guerriero arrivano nuove da palazzo lui ch'è fuori casa da sempre non sente e se sente scorda addetto ad affettare nemici da quando adolescente qui in frontiera la rabbia gli fa inalberare la bandiera nera dorme il sonno del pazzo nel palazzo altro pazzo il suo gemello erede al trono dorme chè da sempre la realtà rifiuta e nel regno del sonno niente trapela del mistero della vita che all’uomo si nega e nessuna luce arriva al feroce guerriero che combatte la trista sua avventura la fama di violenza che lo precede è tale ormai che mano mano che avanza il nemico arretra senza combattere e un’altra provincia scompare nell'intolleranza del passato sullo scudo dell'inclemenza il grifo abbrunato la testa reclina aspetta solo la notte per viaggiare nel suo mondo incantato il padrone deserto crea e deserto trova e neanche la morte compagna di missione più si diverte a stargli vicina Solo il cieco sente la potenza dell'acqua che la scogliera spiana a lei tende la mano a fine giornata il pellegrino di frontiera che ritorna all'uno così il principe nero ritrova la strada che perde in grembo alla notte signora dei sogni e sposa sorella alla morte onnipresente cui il temerario affida la mente che non si rifiuta La mente splendido ripetitore d'echi bianchi e neri qual'è della morte apprende l'estetico piacere che l'intride e ne gongola il gusto dell'orrido la seduce e alla luna batte il tamburo poi al sole che accende la luce ai pensieri razionali sulla scena tutori la paura e il dramma di controllo crea il dovuto consenso al regime spietato degli attori e il principe restaura il potere e la notte paziente col sogno invia diverso piacere e direzione che sente solo il corpo e come sempre se n'appropria l'immagazzina e specchio per allodola già un altro sogno del regista malandrino invita la mente appena più in là quel tanto distante ch'è e non è del loculo in cui dorme in verità e cede l'ingorda l'ignoto osa e il deserto invade la scena due arbusti l'un pronto per seccare e dare forza all'altro che la linfa più non ha e l'uno e l'altro è il tutto e il corpo che la sà lunga la nuova esperienza subito immagazzina poi un balzo avanti un darsi la spinta sasso ch'agogna la discesa un qui e un lì che mentre s'avanza il lì è qui e c'è il nuovo lì e sul mobile confine di palude giunco lieve a ondeggiare appare l’ombra del vecchio cavaliere che sorride e saluta il principe riflesso d'argento sotto la luna canna vuota al vento della paura che lo possiede e soffoca e urla per l’incubo l’orribile visione che non riesce a strappare dalla mente dell’odiato gemello di luce capace ventre incredibilmente ancorato in grembo alla natura


mentre la crescita ineguale riequilibra del suo mondo del duale sì che ogni personaggio conosce e cresce anche se quando agisce accusa la palude infame ch'è lui stesso ovvio per i guai che crea vittima rapace che sa riflette e fatica a amarsi e confluire in sè e in tutti a comporre il canto dell'uno maestro lo spirito regista Si lamenta alla luna il cavaliere nero del mistero che non svela il grifo alla chetichella dal suo scudo vola e entra nella notte che l'adora il principe feroce l'insegue col cuore della pantera che l'alleva nero serpeggia per la valle nera il grifone che già dona gli occhi di cobalto alla tenebra non scorge il suo abile inseguitore e alle porte della notte chiede udienza il sonno che l'uomo ristora sul pianeta lo riceve e l'accompagna dalla regina che gli chiede nuove del suo signore se ancora il nemico combatte alla frontiera se si ferisce in battaglia se l'animo gli turba i sogni che gl'invia della fine dell'estate se conosce la nuova del grande imperatore che all'alba spira nel dolore di non sapere se vive ancora sotto il sole da quando giovane in fuga sui monti il principe maledice il seme che lo genera dio minore primo nel dovere della spada secondo nell'onore a favore del gemello secondo nato e re per convenzione l'imperatore già dalla sua partenza corregge l'iniqua tradizione e crea per i principi due regni uguali in estensione e potenza e aspetta aspetta invano il ritorno del feroce guerriero che stavolta l'orgoglio lo tradisce come prima il potere povero padre le chiome candide si rifugia nel perdono finchè il peso dell'amore che non dona schiaccia il suo cuore e la morte amica spegne il dolore per l'assenza del figlio amato in fuga perniciosa oltre la stagione del solleone Il grande vecchio prima di partire per l'altrove il messaggio di pace invia alla notte signora e padrona del cuore del cavaliere nero atteso re clemente figlio adorato l'imperatore t'ama non restare prigioniero del passato e lui pazzo imperversa sulla vita che porta doni a chi la chiama per paura di ritrovare sè stesso lotta il proprio destino di luce che pur esplode nel ventre della notte che lo compone amore e inargenta l'artiglio del grifo che stanco d'aspettare la decisione dell'ottuso suo signore strozza la fama di nera memoria che annuncia sempre l'incosciente e rapido araldo lo precede nel ritorno a palazzo Il silenzio dei dannati non commuove lo spirito dolente ch’aspetta gli spettri urlanti guardiani della mente che invano si scatenano non frenano la luce che avanza arretrano disperati si rivelano esseri da nulla attori qual sono lombrichi che scappano dal ventre caldo della terra per errore e alla luce del sole si ritrovano a disseccare inermi pensieri declinanti


Il principe nero metà umano e metà divino discepolo a Chirone e figlio del pensiero del tempo a sera il suo corpo splendido e tutti i personaggi che veste sulla scena invita alla riunione della coalizione al potere del castello avamposto nella steppa chiede libertà totale di manovra prima dell'incoronazione il grifo è già a palazzo ammette il tenebroso signore fedele compagno di dolore può ora decidere con chi stare la mente balzana che sostiene il regime ultima arriva sulla scena tra i fumi dell'alcool e s’atteggia a regista pianta la picca del suo diritto di veto appena non capisce o per paura il presunto interesse personale nell'azione non vede invano tenta ricatti veti lusinge moine per trattenere il principe poi chiama testimone alle sue tesi di prete lo spirito ancestrale e al rifiuto fumiga e lo dipinge nuova sirena tentatrice d'Ulisse che resta sullo scoglio lontano e fa esercizio di bel canto di fronte all'eroe legato al palo della nave bruna che rischia di soccombere alla sua stessa forza che il canto centuplica maledetta sirena che mai s'avvicina e l'eroe folle passa e ripassa lo stretto finchè la bestia doma precipita e affoga così lotta la mente mentre padre tempo in scena s'adopra e Nemesi addita la sua sdrucita bandiera e il ghigno di Tisifone che guata La mente smascherata a fine riunione evoca l'angelo della Morte custode dei cestini di serpi-bimbi figli di Tànatos e di Megera il suo soffio velenoso precipita il principe nero allo scalino inferiore dove l'aspetta il serpe-fata che dice t'amo il principe scampa al ricatto della carne da spartano ritrova la scala e la vergine addetta al centro giochi lo blocca e gli propone per riabilitazione un gioco che non conosce massaggi corporali zombati corsi d'angeli eternauti ermafroditi canti di galline bianche ballerine danze di vestali da stuprare corride di schiavi castrati convertiti traditori vinti feriti nani gruppi di didattica spirituale con pentiti mai nati sui pianeti salassi terapeutici a vergini per veicolare energia alle chiese che il tenebroso principe fugge da una vita più l’omaggio speciale per guerrieri in fuga l'invito-offerta obbligatorio al gioco fuori casa coi vampiri tipo roulette russa per guerrieri allo stato terminale il principe preda al Terrore non può sfuggire al dente delle Keres e scampa le cervella all'arrostio con l'aiuto del giorno che viene Mentre galoppa gl'appare l'artista gentile che muove mondi ignoti e pianta alberi in piazza per osservare la dea che ride di colore acquarella personaggi potenti che diventano giganti reclinanti poeta di niente mentr'erige vette di gioia coi nembi narra storie di strane sepolte vive che piangono con voce di vittime-assassine di castratrici di bambini che mostrano denti finti rassicuranti di matrone urlanti ai quattro venti la vita sacrificata ai figli tutte cacasotto la testa in trasferta a martoriare corpi e cuori e restano sul limitare a rompere i coglioni non dentro non fuori reale potenza di vittime programmate alla rovina propria e altrui il principe s’impietosisce dell'inferno che sono e creano e resta


Il lampo di luce astrale sveglia il guerriero che dorme in piazza mentr’aspetta il canto che non arriva dell'araba fenice tra araba fenice mitica e araba felice il sogno del cupo condottiero finisce nel deserto osserva la marea di sabbia il temerario e vede che non c'è nessuno da guidare contro il nemico che non esiste l'unico nemico è sè stesso che fin'oggi identifica coll’imperatore di cui porta il nome e che lo chiama colla voce del vento per capire che ci sta a fare nel quadretto del deserto se la sorgente della notte l'appassiona e il principe che mai lo sente prima perch’è sempre fuori casa un’intera stagione il mare giallo osserva e percepisce il mistero il mondo corre nelle alte sfere sola realtà è quella dell'altrove allora butta l'armatura e si dirige alle montagne d'Atlante Principe traditore lo chiama la mente il ghebardo dentro il suo raggio di sole lo fissa e accosente il principe resta a metà mutazione metà felino e metà uomo non va nè avanti nè indietro capisce quel feroce che così muore il corpo alla vita quando basta un respiro d'alta quota per vederlo astronave sollevarsi per le galassie in volo e non serve il campo d'atterraggio e il boschetto delle ninfe è un mito capisce il guerriero finalmente mentre ascolta la sabbia che basta un alito di devozione di bocca amata a riempire la vela dell'ammiraglia che dondola in braccio alla brezza mattutina libera elegante signora dell'onda che d'un tratto vola legno d'altura che si staglia contro il cielo e sorride punto di mistero mentre sparisce nel ventre dell'oceano L'intrepido ammiraglio osserva l'aria nera che palpita appena libera essenza del tutto e del niente guarda il corpo casa vuota le fosche pupille intente alla fusione dell'impossibile la mano tesa afferra il grifo di ritorno dal castello del dolore dove impera la dea del reame della tenebra e lo carezza in pace l'uccello del mito la mano del padrone riconosce e s'acqueta Dal confine del silenzio signore del deserto la grand’orsa palpita principe nero è tempo di tornare a palazzo muore l'imperatore senza tuo perdono che il suo alla notte arriva e fuga la caligine che da bimbo nasconde il tuo sentiero la luce astrale t'onora già re e veloce il suo raggio genera sul reame che t'aspetta il tempo del tuo nuovo esperimento se non muori non rinasci e resti qui col dolore che la luce svia e nel regno della tenebra vagoli alla ricerca di quel che già hai ora sei in prima linea sdrammatizza ogni esperienza di viaggio e trova il coraggio di procedere a livelli superiori la scelta è sempre la stessa accettare il diverso perdonare l'errore e salire il gradino o cancellare il tentativo di crescere e tornare a casa mani vuote Lo spirito del padre imperatore ora parla coll’alito del grifo mentre il principe in mutazione crede di sognare tu che appen'oggi nasci gioca un pò figlio adorato gioca e goditi l'alba di questo giorno


meraviglioso bellissimo nuovo giorno comunque per te l'unico che la vita ti riserva e bevi il latte più che puoi dell'abbondanza il bimbo astrale il bimbo trovatore che dentro allevi e non lo sai ti protegge sì che a sera quando il grande spirito ti concede il ritorno alla luce puoi mostrare orgoglioso il tuo cestino di sogni doni per le fate e i mortali in viaggio di ritorno sul pianeta che ritentano l'esperimento e di nuovo in congiunzione giocano al gioco della madre del padre e del figliolo guarda e ricorda finchè vivi che all'apparire del figlio dell'uomo sempre in ogni sperduto sito della terra un nuov'epoca dell'oro s'apre figlio mio la tua Questo mio figlio oggi nasce libero nel tuo nome grande madre e alla sua libertà io inneggio nasce giusto per fare cose giuste per sè stesso e gli altri innocente nell'eversione a detta della convenzione che lui non riconosce e pronto si fa all'abbraccio del mare che lo salva Non stare a spiegarti forme espressioni mutazioni le più strane osserva in silenzio e apprendi la lezione figlio pellegrino un fotogramma dopo l'altro davanti ai tuoi occhi passa e te in silenzio osserva la pellicola della conoscenza ora ti mostra un tempo violento della terra che calchi orrendo di mostri creatori di mitiche visioni che non è dato intendere all'uomo di schiavi che viaggiano ancora non liberati e sull'etrusco fratello l'ottuso pastore che tradisce il gregge ripete l'assassinio di Caino ladra per tre continenti Roma s'impone a Atene Alessandria e Gerusalemme distrugge e la gola assetata i piedi dolenti Traiano ancora a Babilonia non lo spingono a tornare a casa l'impero trasforma il mare nostro in mostro e affoga nel suo sangue il pescatore che risorge ancora una volta a Roma col suo messaggio d'amore Inutile far restare in piedi le vestigia di Roma già duemila anni scorrono sul Tevere fogna a cielo aperto e impudridisce il verbo chiude la cattedrale quattro mura vuote è tempo d'arieggiare le marmoree pietre lapidi antiche alle promesse di salvezza Figlio del cuore sono in molti ad aspettare la tua luce col latte degli angeli t'alleviamo in cielo


col pane delle api sulla terra chè prima devi passare sotto le forche caudine passione morte resurrezione ricorda e non tremare l'animale che dentro t'influenza presto mette artiglio di ghebardo cauto cacciatore si muove nella savana al sole e la preda alla gogna trema di paura ora che la tua vita muta direzione il nemico abbruna le bandiere pellegrino capo chino al tuo passaggio ribaldi soldati popolani ladri schiavi di sè stessi una folla sgangherata genia senza guida ti sbeffeggia e sputa sulla impervia via stracco di dolore urla scomposte ti seguono strali d'ironia dardeggia la tua scia il pavido ti spia da lontano per rubare l'odore del potere che il tuo corpo antico più non possiede e s'infuria perchè la tua saggezza attrae il suo amore non l'odio che la passione più non esplode in te fatale alla terra dei padri così la sua facile vendetta rispetto non porta alla tua decadenza e la tua testa ghigna spoglia in cima alla sua lancia Figlio novello d'ogni extracomunitario una landa desolata lasci e una trovi per la voglia insidiosa del potere ch’oggi si spezza avverso il candore del bimbo trovatore che sei chè quando lo scorpione l'ultimo veleno attira nella coda ricorda l’usa per morire nel cerchio di fuoco che purifica e la vita nuova crea che in te s'incarna d'Etere (1) cosmico figlio della luce viaggiatore del cielo (1)Etere cosmico, mezzo imponderabile, estremamente elastico, supposto da alcuni fisici per spiegare i fenomeni elettromagnetici, luminosi e di gravitazione. In Mitologia, Etere è figlio del Caos e della Caligine, padre della Terra del Cielo e del Mare. Infinite le porte d'entrata una per ogni essere ch'alita sul pianeta e diversa per ogni dimensione e stagione che grate l'ospitano più lo specchio guida e protezione e il tutto convoglia al grande fiume che così alla vita conviene Riscrivere la storia personale e farsi prova vivente pel reame il principe in silenzio carezza l'idea d'impeto brucia nel cuore lo schema antico che condiziona la vita fischia al grifo in stato di mimesi che lascia la sua immagine a emblema nel levarsi dallo scudo in volo poi lancia un ruggito che il dolore atterra e il suo castello avamposto del regno nella steppa e pel viaggio di ritorno parte Il principe nero non arriva mai a destinazione sull'onda del pensiero l'energia vitale profumo d'alcova d'aurora nel recinto del grande cuore esplode mentr’alleva il prim’amore per Caligine Bruma che svapora finchè Rugiada d’estate si condensa ora che il bimbo della terra trova perso nei meandri della memoria eternauta a rotare nel cielo c'invia amore canta a squarciagola per tenerci in questa vita che qua nel cosmo sconfinato capisco è solo un passo


del mio esperimento che inizia un tempo immemorabile e fase per fase percorro un gradino a volta per salire a te amore mio che mi segui e vedi meglio ora che luce sole e luna finalmente a te che mi tieni per mano e rappresenti processo esperimento inizio fine dell'avventura umana gioia e pace d'ogn'essere creato che solo nel tuo ventre crea e mentre volo tra le galassie accetto messaggero accarezzo dentro di me il tesoro che tutt'intero mi doni la contemporaneità così che nel preciso istante che t'evoco fata m'ospiti e sono il tocco il tocco tuo lieve colore dell’amore e il mio bacio d'innamorato della vita ch'apre il ventre alle galassie a cui te appartieni partecipe e sei il mistero per questa vita d'uomo degna d'essere vissuta pianta che verdeggia al sole e al tuo bacio fiore diventa e il canto mio che sale in tuo onore fra le stelle ti pone creatura divina che crei il figlio creatore che ami e che t'ama al di là d'ogni umana espressione che l'amore è questo presente mio e tuo questo tutto e niente d'uomo di luce bianca-oro di gorno sole e di vuoto cobalto di notte luna in congiunzione eterna e uno animo dolente d’amore passione lenito da carezze d'ala di farfalla nel tuo giardino incantato figlia sposa e madre mia terra amata Sul principe nero che trasmigra viaggiatore del cielo veglia l'anima dell'imperatore padre sempre inadeguato in vita sono per questo figlio immeritato grande spirito proteggilo sussurra la mano sul cuore accanto la vergine in terrore ch'alla tempesta salva là in frontiera in ginocchio grata attira il suo corpo e raccoglie l'alito dalla bocca che ama la chioma fluente ondeggia la testa sul sasso reclina al suo seno con fatica l'attacca figlio tanto atteso e sposo mancato e piange le lacrime del mare Il suo cuore buco nero l'inghiotte lo chiama la luce che incontro gli corre dalle galassie in volo e là dove lo spazio incontra il tempo e si confonde là dove niente più esce dopo che entra il feroce cavaliere avanza punto che a folle velocità nel cielo imperversa l'intero universo condensa in un attimo


e pallina di metallo greve sul limitare che l'onda risucchia saltella e man mano invisibile scompare incontro a altri invisibili punti altre energie segni invertiti e ognuno l'altro attrae e repelle e si confonde fatale direzione uguale inversa ogni dimensione s'amplia muore rinasce e ognuno e tutto cambia direzione ognuno allo scontro fatale si destina deflagrazione immane quando s'incontrano due sfere e il sole è un barattolo di miele l'annichilimento generale melassa residua che scompare schizzi di lava che si autoinghiotte e energia si compone nel nulla nel cielo-ventre d’universo quasar(1) in ogni direzione rigano lo spazio-tempo punto incurvato che si distende come al tocco della fata pelle d'umano accetto (1)Quasar,-termine inglese che significa "quasi stella"-,indica un sistema apparentemente stellare, posto a enorme distanza dalla terra, che emette un'immensa quantità d'energia Non si sa cosa accade al principe nero tra le braccia della luce è come un lambire di fiamme del carro del sole che il cielo corre è lui il mistero della vita e non l'indaga e partecipe s'adegua osservatore muto chiude gli occhi luogo della memoria al presente onda di luce che del tempo dell'infanzia ritrova tacche di dolore le rigenera dà segno direzione alla vita e trasmuta corpo di luce ed è la resurrezione principe nero caro vecchio cavaliere Il canto dell'uno ch'ognuno e tutti siamo alfine si sprigiona dalla gola ardente del guerriero caledoscopio di colori che nel cielo impazza e misteri tocca che l'istante connette e luce sprizza per i pianeti essenza divina che li trasforma e avanza Ci sono più in cose in cielo e in terra Orazio che non ne segni la tua filosofia(1) la scienza s'affatica invano alla dimora dell'indimostrabile per spiegare diversi fenomeni in natura diverse lunghezze d'onda le particelle viaggiano alla velocità della luce assicura l’uomo e poi le prove sperimentali dimostrano che le interconnessioni superano la velocità della luce con sempre maggior grado di correlazioni oltre la realtà della materia in quei piani superiori di realtà d'anima e spirito cui l'uomo neonato si disseta mentre scorda e incosciente con una vita di notte oscura l’ombra che lo protegge nel mentre tenta di tradurre le realtà mitiche riflesse non visive in visive col processo creativo che osa e rigenera l’intelligenza del cuore tendente all'uno


per l'evoluzione progressiva sempre più complessa e semplice il semplice colore che la realtà personale non travisa del pittore osservatore universale che vive nel castello di tenebra e sole eppure per la tua scienza uomo non esiste il suo mondo del colore (1)W. Shakespeare, Amleto,Atto prima-Scena quinta Immagini d’invisibili mondi in cuore al viaggiatore delle galassie che le vibrazioni traduce in suoni riconoscibili in colori umani artista che dal reame della musica alita l'uno l'universo ch'è e mentre lo rappresenta s'erge al sole sistema in evoluzione materia partecipe che incorpora il grande spirito e trascende il mondo delle cose duali dell’uomo che serpe striscia per il peso sulla terra che così lo fa contemporaneo dell'altrove Caro viaggiatore del cielo sulla tolda della nave astrale appare ancora una volta sulla scena la fluente chioma che diventa bianca la corazza d'argento e d'oro la spada che nel roteare arcobaleni crea d'amore dal sonno di una vita si sveglia l'eroe che mentre s'osserva in uomo trasmuta e non tenta di far accadere più cose buone o cattive d'un tratto capisce ch’accadono e qualsiasi cosa ch’accade è buona e mentre in gioia e in pace lui si muove disegna l'universo che vuole che l'universo è e diventa stasera per voi signore e signori bambini così pazienti e pel cantastorie che in questa piazza le meraviglie dell’uomo vi canta La primavera invano chiede al signore del grifo di pazientare la pancia al cielo lo vede che colora nubi mentre galoppa alla ricerca della dama e appena la scorge sul prato di nuvole blocca il destriero e le dichiara il suo amore lei lo guarda esterrefatta chè non s'ama chi non si riconosce corpo del nostro corpo astrale e la vibrazione in lei non risuona di quest’ ignoto cavaliere e a ragione non gli crede e scappa nube del cielo in corsa vola e si sfilaccia la sua faccia deluso il cavaliere smonta dall'alato destriero scintillii d'armatura gli disegnano la schiena che s'incurva sotto il peso del vuoto e l'incomprensione totale con le nubi si propaga l'amore vive nella nostra casa e non la trova chi la cerca fuori fatica disumana quella del ricercatore che ancora non capisce che l'efeba la femmina la donna la ninfa la fata la dea sta dentro di lui quando l'ama il prediletto della vita può amare sè stesso l’intero e tale proporsi a compagne pellegrine che in altra casa riflettono la sua immagine interiore sangue e carne del loro sangue e carne e così l'amore s'espande a tutte le presenze dell'universo cuore e a eguale fatica la donna mano al cuore s'impegna e osa di per sè dal suo pianeta per non viverci più da straniera che ora sa che quando la facile illusione l'imbrana la perde c'è sempre un tafano povera Io in fuga che in Egitto con furore la riconduce


a Giove signore della luce L'aurora al risveglio trova il viaggiatore perso nel deserto di pietra e l'affida al sole durante il suo aspro cammino ripete ossessivo alla notte che l’ama sorriso ineffabile degli angeli della Via Lattea che imperversano a schiere Il solleone brucia tutti i suoi ricordi d’assassino della primavera che passa a imparare l’uso delle armi sempre il primo il migliore a uccidere il nemico sul campo e con onore senza pietà e timore che lui pianti la spada nel suo giovane cuore e prima da bambino e giovin signore da mane a sera la recita in teatro di ladro che vivo ambiguo e bieco in casa all’alleato e gioca coll’infanta finchè d’un colpo gliela ruba insieme ai beni gli animali le donne tutte ingravidate a procreare i suoi nobili figlioli baluardi all’invincibile casato del grifo che colla sua ombra il reame copre di tenebre e silenzioso dolore e i figli bastardi del vecchio signore quando non sono uccisi passano la vita nelle segrete o buffoni bastardi derelitti in ginocchio fanno ridere il signore che mentre succhia il loro sangue d’innocenti li disprezza ostaggi e l’uccide per tradimento dell’onore del valoroso suo nemico morto ogni volta che li trova a lamentarsi del loro stato a maledire d’aver scelto per genitore un vinto che meno male muore sul campo quell’assassino ladro e cornuto e lui il nuovo padrone si gode la sua violenta estate d’aguzzino che passa a guardare se ogni schiavo respira solo per lavorare e prima schiava la moglie succube a vita se soggiace grata mai gli occhi può levare al viso del suo signore con speranza con gioia con amore il viso coperto dalla maschera di regina serva sempre pronta per l’alcova corre la sua vita nel palazzo in punta di piedi lontana dal sole solo di notte pensa finchè ala di morte diventa la sua carezza dopo che osa parlare e subisce stoica la sferza e quando lo tradisce e i nobili chiedono di lavare la sua offesa coll’impiccagione e il re si rifiuta per amore alla sua sposa dice nel regno la guerra si scatena vincitore o vinto per il signore del grifo è la morte civile chè non sa mantenere schiava la sua regina e la virità offesa di un grande re permette ogni ribellione la colpa di non essere uomo è grave e non si lava in una vita non ha importanza la gloria passata la gestione oculata del reame il popolo che più non si ribella per ignoranza e fame che scompare il buon cuore del saggio sovrano è grave impedimento pare anzi il valore personale il buon compartamento con le dame che rispetta e non stupra


fanno ambiguo il magnifico signore anzi a pensarci bene è lo stesso comportamento di quand’è ostaggio al palazzo del vecchio re che poi tradisce deruba e sostituisce e questa situazione autorizza l’erede a ribellarsi al re cornuto che la sua colpa non si lava colla clemenza alla regina monaca e la morte di tutti i suoi fratelli e i loro sostenitori traditori ormai la tavola rotonda è distrutta il regno d’Artù muore Lancillotto scompare e il Sacro Graal si nasconde nel tempio del Signore La stella del pastore a sera porta il vecchio guerriero che vaneggia alla grotta e Venere rilucente all'alba lo preleva paziente buon viaggio signore delle stelle gli dice questo giorno novello è un buon giorno per partire alla sua scoperta Conosco una donna è l'amore mio appena un pò di tempo libero dedico a me da lei corro in silenzio grato tutte le volte m'accoglie m'abbraccia quieta io mi spoglio secondo come la stagione permette m'inginocchio devoto e la bacio poi nelle viscere le frugo con dolcezza con la zappetta le carezzo la testa che si placa le pulisco il viso le bagno il corpo dell'acqua della vita che prendo a secchi quanto basta nella valle sottostante dove il fiume scorre lento nel suo letto e canta la canzone misteriosa e sempre uguale per abbellire il nostro amore poi quando cala il sole metto tutto in ordine le serro la porta perchè il viandante non disturbi il sonno che l'abbraccia e la lascio sognare sotto la luna argentina fino alla mattina Un giorno il re manda i suoi soldati la devi abbandonare per colpa del tuo amore il fiume straripa il limo copre la vallata non puoi toccar la riva dieci metri qua e dieci metri là la ruspa spiana il mio giardino che si confonde all'onde il canto in alto levo della vibrazione che in pianto si muta non ho tempo per raccogliere i frutti della pace risicata nè i semi da trapiantare nel giardino universale l'attrezzi l'alluvione benevola


sotto metri di mota nasconde all'occhio del soldato di guardia la luce che penetra il cuore alla palude che ritorna l'anofele accarezza niente e nessuno resiste all'avanzare della gratuita violenza neanche la tana della donnola T'amo ti voglio ti cerco ti trovo ti prendo tu ti dai a me ti curo ti proteggo ora il re ti vuole io ti lascio amore bada a te torno a trovarti per infiorarti il viso E' duro l'abbandono da anni ogni giorno più bella ti trovo ti lascio tutta in ordine pettinata curata come figlia amata ti dono l'ultimo bacio ad occhi chiusi eterno è il tempo del piacere non ti scordo la polvere in bocca qui in ginocchio per te prego addio per ogni dono ogni stagione offerta totalmente amorosamente grato ti ringrazio e da te parto Non mi giro più a guardarla e con me resta in silenzio immota grave per me come sempre il rapporto è totale e niente e nessuno lo muta tantomeno l'ordine del re sulla terra ingrato passeggero Un giorno torno a te amore mio te lo prometto libero dalle scorie del mio dolore e dal conato d'inutile vendetta che il mio corpo possiede ritorno a te appena ti posso riscattare appena il prezzo in oro fissa il re per la tua libertà senza sapere che non possiede neanche la sua che la notte della mia spada già da tempo chiede Lo so che un grande amore non muore e te pacata m'attendi donna mia insegnami come allevi il nostro amore a distanza da soggetta il tuo cuore nessuno può odiare nella tua testa nessuno può pensare perdono e non sangue chiedi all'aguzzino e la schiavitù che ti regala ripaghi con un giorno di sole prima dell'immprovviso temporale che il primo fulmine lo designa vittima sacrificale la saggezza che mi doni all'ultimo tuo bacio quando dalla tua vista parto disperato mi regala il tempo infinito che scorre senza inizio e fine nel sogno dell'attesa che inverte direzione e spazio diventa


buco nero oviparo del tuo ventre assente a sorpresa giardino pieno di farfalle in volo e fiori che schiudono un mondo di colori alitante che non conosce il mio concetto d'abbandono l'amore passione che nel petto nutro per te madre è tanto intenso da togliermi il respiro eppure lieve come carezza d'ala di farfalla del fatato tuo giardino L'acqua si fa strada mormorando ai piedi della sassaia un fiore tra i rovi chiama assetato pietoso il pellegrino s'avvicina lo bagna e gli canta la canzone del principe nero che un giorno sul pendio scosceso si ferma annusa il fiore solitario coltiva la proda e bacia devoto la terra che alla sua mano s'apre poi alla notte gli occhi leva supplice chiede una carezza di rugiada per spegnere l'arzura Scorre ai margini del prato il fiume che canta alla cascata sullo sperone di roccia il viandante guerriero sveste l’armatura costruisce una capanna di tronchi pianta un orto e una palizzata tutt’intorno ricava per gl’uccelli una vasca istoriata colla punta della spada accanto in ginocchio la sera canta alle stelle le meraviglie della fata sotto l'ombra del frutteto dai rami verdi carichi di frutta muore l'estate sudata L'autunno erige cattedrali al cielo e piange alle stelle alla memoria del nobile penitente che tutto il giorno vanga e sogna la primavera che ritorna per alleviare il dolore di schiena e il gran tumulto del cuore la tenebrosa dea che si commuove fin’all’alba lo massaggia lieve Il contadino stanco chiede alle nubi di disegnar giganti bianchi al galoppo che squassano le viscere di gioia ai pianeti esitanti e quando l'alluvione arriva e spezza la schiena all'argine ruvide le mani congiunte il penitente tutti i semi della paziente estate ringrazia i più strani e colorati che il giardino gravido accoglie con le foglie degli alberi muti gelosamente chiusi nella carne mutante della madre terra sotto strati di mota nascosti


agli occhi invadenti del passante dormono e non sanno niente dell'imperatore morto e del principe assente Grato il contadino spira al tramonto mentre chino il capo prega in ginocchio ti ritorno l'abito di carne madre che mi nutri e mi consoli grazie per l'ultimo dono che ricevo di morire sul prato solo dove rinasco mi sono perso come fai a perderti nel giardino che coltivi le fate mi chiedono e m'insulta grande madre la stagione mi suicidano dolore d'uomo e fame d'amore terreno che non conosco accetto la tua gioia sole felice muoio a me stesso e ti libero mio grande spirito dalla sofferenza fisica e psichica di quest'eterna tristezza che grondo e che affido cenere al vento ti ringrazio mente espressione d'intelligenza divina e ti carezzo e te corpo mio scusami se duoli e chiami invano incosciente io non t'ascolto per una vita intera corteccia d'anima eterna sei crosta di pane che insegue l'affamato per insegnargli invano l'abbondanza che non vede Veste mia di carne che resti adolescente a te uno speciale saluto tutto si compie perchè più non credi alla femmina terrena ch’è pure specchio d’amore della grande madre devota cui ritorni io sordo come una campana a una vita di fatica ti condanno stanch'ossa mani e piedi e tutte voi cellule e brandelli di carne ora alla felicità ultima vi consegno della fine scontata più nessun sacrificio ideale abnegazione frutto d'insana tradizione per te corpo mio finisce qui per noi l'era del dolore grazie per i tuoi sforzi muti d'inviarmi messaggi che non decifro finalmente ti riconosco antico e grande forma splendente alla essenza ultima della mia natura pellegrina su questo pianeta a me perso accetto il tuo mistero e più non ti nego ti lascio in amore a te muoio e nell'anima risalgo e in cielo e in terra è sempre uno spirito e materia ora m’accorgo Scade il tempo che m'assegno in questo esperimento grande spirito energia d'ignota galassia da cui provengo e sono da bimbo ti riconosco in questa carne e da adulto lo scordo ti chiamo amore notte coraggio onore canto colore universo padre che sempre m'impedisco e ora luce che sono e in te ritorno accettami e te ultimo mio giorno sei testimone delle mie parole so di non sapere niente finalmente in pace mi perdono folle che per tutta la vita m'assecondo di vane illusioni fantasie non creative guai un cesto quotidiano


di serpi che creo ridicolo che prendo la parte per vera vita mentre sono un semplice attore sulla scena Dolce Francesco osservi i gigli dei campi e mortifichi il corpo tuo e di Chiara come te mi credono matto sai per questa mia purezza non come Matteo che dice io so io Cristo conosco per me l'inconoscibile vero tale rimane In chiesa non c'è Cristo e non riposa l'uomo che in vita resta sempre uno in tre e quattro si compone per ritornare uno nel corpo della terra che lo contiene e più non so che più non sono quel che sono padre Caos che l'uomo crei padre del mare della terra del cielo ti porto nel cuore e ora padre divento madre e figlio a me stesso e uno ancora alla fine di questo esperimento accoglimi ti prego io ho solo quest'amore dolente da offrirti grande spirito muoio che non sono l'uomo che dice che sono l'uomo che non c'è e non si vede nel volo di ritorno padre in te mi libro nel vuoto cobalto notte mi perdo e lo voglio e a te grande madre le mie ossa affido dacchè termino il mio tempo Libero muoio al sonno pesante d'una vita sasso che s'attacca all'ultima parola e la rende vana che anch'essa a sè stessa nel lancio muore nell'eco lontana sola resta che non sa non si riconosce parola persa dalla ninfa persa che così si ritrova All'alba la mammella gonfia la pecorella invano lo cerca per la carezza del mattino non trova più il contadino che muore alla notte che così lo ritrova A chi ama senza condizione a chi nutre l'affamato a ch'insegna ai figli dell'uomo e si dispera perch’è inadeguato la carne dell'agnello della terra al desco della sera non serve nè l’ultimo uovo della gallina liberata che ritorna alla stia e ruspa infaticabile in cortile nella vana attesa del contadino che la nutre finchè ricorda e sparviera nel cielo si libra L'amore esperienza divina vince alla lunga e già gli angeli guerrieri depongono le spade fiammeggianti che levano alla bisogna per lasciare il posto ai cavalieri della luce inutili servitori agli umani è vero


nel tempo che viaggiano anonimi sulla terra intenti come sono a preparare raggi di fuoco freddo con cui illuminano il mondo vorace del guerriero dei diversi demolitore chè non basta la luce degli incendi Roma a decimare la plebe parassita che al tuo potere schiavista non giova e l'impero sgretola Gli schiavi non si lasciano più infinocchiare sanno ch'è una nuova lapide accanto a Spartaco ogni tua conquista che piano trasforma la capitale del mondo in quel cimitero che è di marmo bianco unico splendore a Atene rubato dalla tua ladra civiltà ch'aspetta solo la polvere del tempo e il bacio stanco del pellegrino Pietro che per te sceglie la pace che fa più agevole il guado di nuovo al tuo ventre rapace Figlia di razza padrona prostituta legale dell'impero moglie al centurione che ritorna mutilo e delle sue colpe carica e al ludibrio pone soldato alle intemperie le più inclementi il pensiero che non corre più alla spada il piede fantasma che resiste all'alba del primo giorno di pace e il suo cuore indurisce il dolore della passeggiata che veleno gli ritorna per il fiele d'essere per sempre escluso dalla tenda deluso adoratore della morte onorevole e breve con onore s'imbelvisce a vedersi cazzo di cane da salotto che piscia nel vasino tosato poi a signorina nel letto mentre dorme dalla schiava per paura dei pidocchi colpa della ferita se trascina il culo copia fedele della moglie parassita velenosa dell'istituzione colica di rene alla sua vita Figlia di Roma sei e finchè non arriva l'ora di partire inutile che t'inventi il male oscuro da adolescente nemico è lo schiavo poi il cibo che rifiuti e i figli che per paura dell'amore destini soldati alla frontiera ora caduca matrona sogni la plastica facciale all'egiziana la pelle della natica stirata della statua di Venere la pancia indesiderata della vestale giunonico seno labbra in fiore nel languore ospitano il mio seme di conquistatore del mondo a primavera or'anche il ricordo sprofonda nel gorgo del passato e nel piangere la miseria mia di legionario scarichi le tue pene per amore dici dell'eroe che ti sta d'accanto inveisci contro il mio piede fantasma presunto autore di tanto tuo dolore e dal cesso che ti riduci e sei sprizzi e spruzzi fiele su questo letto di mezz'uomo


tossiche idee perfida notte spandi e banchi di nebbia in cui mi perdo e non basta la furia del vento che ti levita l'ano a disperderle chè investe il primo passante che imputridisce e il mio corpo di guerriero ferito finalmente capisce che questa è l'ultima sconfitta e rabbia e fuore non trovano più posto nel mio cuore che già abita l'Averno Roma penso che vaneggi la fine s'avvicina e non te n'accorgi tempeste di sabbia nel deserto spazzano le legioni le province diventano regni barbari nemici galleggiano per le tue strade nelle loro natiche imperiali vergini stanche d'aspettare l'aquila vola via mentre la trireme nella merda naviga del mare mostro che crei l'augusto Mediterraneo aduso a pisciare da Gibilterra i tuoi mali prepara i conti finali per te capitale dell'impero lupa spelacchiata ritrova la pazienza di morire con dignità che compete a qualsiasi essere sul pianeta almeno prova Erediti invano lo spirito del vecchio cavaliere che ti conosce bene Roma imperiale sotto il tuo dominio lotta e t'ama indicibilmente soffre con te e per te percorre le strade dell'impero l'aquila nel cuore identificato lex costruisce le strade nel tuo nome la spada accanto gronda ancora sangue del barbaro sbaragliato e che ora a te non s'inginocchia e quando lo raggiunge la sua ora sull'aspre montagne prigioniero sente il clamore della battaglia e l'ossa stanche di gelo non gli permettono di scendere a valle e guidare i legionari imberbi dal loro furore sbaragliati il tradimento sente dell'età nasconde il viso in seno alla vittoria che con lui fugge in braccio a padre Giove e il suo cuore che l'impotenza lacera per un momento brilla diamante sulla vetta e la luce purifica che mentre spira l'anima bella sfida il candore delle nevi Soldato romano per quarant’anni qui in colonia per te uccido il figlio di questa terra ch’amo e per avere solo questo schiavo che libero e questo campo lontano dalla purulenta matrona e dall’impossibile puzzo tuo di fogna Roma All’alba il sogno dipinge il viso del pastore poeta e pensatore gl'è familiare il lento avvicendarsi degli astri il suo dito sul quadrante del cielo traccia la linea


che unisce le stelle accanto l'amato animale che lo nutre devoto lo lecca offre sempre il nutrimento a piacimento a chi attaccarsi al suo seno non disdegna e lui che non conosce il gelo di poppa che lo svezza sugge a occhi chiusi la linfa che bambino lo fa e pastore dal duro bastone avverso al lupo quando con le sue pecore nel continente errante intona l'ultima sua canzone alla dolce Selene che mito diventa pel popolo del mare A Flora piace il dono di carne del pastore sotto la luna nelle viscere le fruga e le scioglie d'abbondante latte il seno e piÚ non l'abbandona fedele compagna al pastore errante che per i continenti riparte a cantare i miti Brividi percorrono la schiena al pastore all'invocazione del mago Ecate Ecate urla la purezza celeste dell'amore di Diana per Endimione si trasforma nella steppa e la bianca cacciatrice dei cieli si vela di nubi minacciose lugubre il volto sanguigno s'aggira fra le tombe vola per le deserte lande che l'ombre dei morti percorrono mute mentre il viandande che dorme accanto al fuoco il viso si copre nel sogno gli ritorna il ricordo della sterpaglia la distruzione che spia la vergine foresta di vita animale e vegetale utero del pianeta e Flora tra le faine fanciulle che danza alla luna e scappa in seno alla notte al piccolo rumore che fanno le labbra del pellegrino che prega Nel deserto dei guerrieri cupi afrori spandono i fiori il pastore che viaggia sull'ali della fantasia l'impasta la paura e l'imprigiona il vento il suo canto riporta indietro al popolo del mare piangono le acque dove il pastore si bagna e stormiscono le fronde di dolore Disavveduto il pastore scorda le pecore chiuse nell'ovile muoiono tutte di dolore le poppe colme di latte la fame che avvizzisce il loro sguardo tenero mansueto il belato lento che scaturisce dal miele del cuore si scioglie al brillare inutile del fuoco dell'amore i riccioli brillanti della lana carichi d'oro ora sono tutti l'un l'altro appiccicati melma il letame dove infami navigano vermi e domani è Pasqua di Resurrezione


Le pecore disperate belano nella steppa chiamano il compagno che canta alle stelle la canzone della sera stretto al loro muso umido al cielo levato e poi che il pastore stanco s'addormenta loro vegliano che così non arriva la tempesta Contadino annoiato la terra abbandona che l'abbandona la violenza lo possiede s'arma di ronca e di notte parte a rubare nei campi dei padroni e ancora predatore agli opulenti popoli vicini e guerriero che avanza pei continenti la paura lo precede l'ignoranza lo segue ruba violenta brucia ogni cosa per le città sui mari nei deserti schiavo tra schiavi incatena i fratelli e sè stesso preda all'odio e alla morte ignota dietro a un rapace che neanche vola sempre solo sulla strada che gl'impone Roma e che pure l'abbandona Zotico contadino d'acquitrino puzzolente d'aglio per ogni continente segue l'aquila imperiale la maschera di soldato di Roma e quando raggiunge un insediamento umano protervo la sua lex adopra dopo la sua partenza nella casa deserta l'ortica avanza La fata al risveglio trova la casa abbandonata sporca di sangue degli animali sgozzati spento il focolare il soldato violento ladro già lontano gli s'accodano le vestali violentate a fare da vivandiere Padrone del mondo si sente il contadino soldato le sue mani sempre più violente rendono schiava Flora deserta d'amore la dea ha le stanze gli animali innocenti che addomestica col bastone inutilmente immola a Marte crudele per propiziarsi il ritorno del pastore A Flora matrona il legionario affida l'inutile preda al ritorno da ogni rapina lei che sperimenta veleni su schiavi e animali del cortile impreca lui costruisce prigioni che costano meno delle scuole e ai figli resta la scelta o carcerieri o centurioni Nè titoli nè gloria


nè oro figlie della terra a voi la pace a voi a guerra io parto per un'altra frontiera Un uomo che muore solo sull'altare che crea e la notte che si perde ritrovano la strada li guida un cadavere in croce che brilla sulla vetta innevata Utero di madre che perdona Flora ritorna sulle rovine dell'impero la foresta vergine intricata purezza concentra di silenzi e suoni riparo al viandante e l'accesso impedisce al soldato disperso finchè la sua spada aratro diventa nel fiorito ventre della dea La lieve dolcissima carezza ricordi evoca del rude pianeta che più non gl'appartiene grazie signora delle galassie in volo che porti il mio fuoco nel ventre al centurione morente in braccio a Flora una lacrima scende nel sogno dalla candela degli occhi accesi dalla commozione il dormiente perso divino amore si sente chiamare amore risponde la sua mente e di colpo si sveglia sorride il mattino del primo giorno del pellegrino Cantastorie d'epoche migrate altrove ti prego canta stasera la canzone dell'anima bambina delle figlie della vita dagli occhi fiume le loro lacrime d'amore corrono a valle lavano le ferite ai giovani guerrieri morti dietro l’aquila imperiale e mentre il respiro si spegne la dea alata alla schiera d'eroi inutili a guida pone il vecchio cavaliere che gli aliti raccoglie e li conserva per l'uomo nuovo sulla terra Adoratori della morte del loro ardore incosciente vittime s'immolano nel tuo nome e così t'abbandonano al tuo destino naturale di vecchia signora cui resta solo la chiesa mentre l'aquila imperiale che purtroppo non muore mai trasmigra


oltre oceano in cuore al guerriero totale che la romana pax abiura e coca cola in mano Roma t'invade in nome della libertà così la legge di Cartagine rinasce consenziente il partigiano sulla vetta che come l'invasore che lo tollera solo se lontano il dollaro in mano biascica la gomma americana E alla fine vince il silenzio dell'amante l'amore dell'incompreso l'amore di chi crea attivo e lieto che solleone folgora d'un tratto per quel richiamo che dentro gl'indica il cuore così il viaggiatore la direzione sempre trova e risorge momento per momento in ogn'azione che congiunge il morente al neonato nella lunga catena della vita la stessa sempre che da seme a seme eterna l'energia da sempre si sprigiona e dà all'uomo un'altra occasione e un'altra per congiungersi alla felicità estrema da cui riparte l'essere astrale per la sua novella invenzione della vita Il panteismo va bene per il figlio dell’uomo perchè va bene qualsiasi Dio per il credente gli dei d'ogni uomo possono tra loro colloquiare ch'è sempre uno e va bene pure celebrare il rito per volare e torna utile a chi nasce anzitempo pioniere che l'ali tenere ancora non sa usare bene Spiriti dell'universo s'incarnano i figli della vita profeti al dormiente della terra l'uno a ricordare messaggeri di luce benevoli con i padri che scelgono in tempi diversi decodificano pazienti i simboli dell'energia vitale che in noi hanno casa evocano nell'ora dell'incuria il segno di continuità dell'uomo I credenti colloquiano con le loro divinità e non c'entrano gli dei adorati che sono e restano un modello ideale cui tendere nel bene meglio che nel male e i riti celebrati baci d'amore alle formiche del prato che universo diventa per me oggi vanno riciclati briciole del banchetto per i bimbi iniziati ai misteri poveri innocenti pure loro appena svezzati che al tepore del latte materno sostituiscono cibi preconfezionati degli umani addormentati Per chi paga cento per uno è difficile ricevere un dono soldato addestrato all'attacco l’uomo prende l’uovo con esitazione lo merito non lo merito lo mangio non lo mangio lo regalo


esercizio destinato all'insuccesso che in casa ognuno ha l'uovo e sorridono alla sua offerta con sufficienza puntuale il commento acido lascialo là se non ti piace! Non l'accettano il suo dono non frega a nessuno del simbolo delle lacerazioni di chi s'esclude dal banchetto della vita e poi è tempo d'abbondanza quando non si crede all'affamato dose doppia strippata diarrea e il bene materiale s'inflaziona un bel grattacapo questo per il padre che ritorna dalla frontiera Signori sulla scena si richiede un attimo di riflessione io sono fermo alla lezione del sentire ch'è diverso dal capire al primo esperimento di scambio di beni invisibili dopo lustri e lustri d'errori lo capisco alla scuola dei reduci padri cinquantenni primipari attempati è vero non è mai troppo tardi per imparare ad accettare l'amore calma procediamo per tentativi ricevo un uovo di Pasqua dalle figlie un piccolo segno d'amore scalino della scala dell'infinito cuore simbolo come simbolo è l'ora che lo dona decido e lo dono al personaggio di terzo pelo qual'è il cavaliere che accetta lo scambio non leonino col gioco del delfino e la ricerca continua per entrambi e di certo per lui funziona chè a esperimento compiuto già si prefigura mentre muore e rinasce polvere di stelle sulla strada del ritorno alla felicità astrale in seno alle galassie ovipare è questo il significato del dono che accetta pare il segno di quest'oggi che chiamo col nome di Pasqua dell'ovetto e ridagli! per favore babbo non la fare troppo lunga! Il cavaliere resta interdetto con l'uovo in mano non sa che fare la mattina dopo il padre dona l’uovo a luce dei miei occhi la sua prima bambina in procinto di volare per l'isola del Nord simbolo dell'uovo iridato dove potersi trasmutare le dice consideralo il tuo rifugio come questa casa dove nessuno ti può far male dove puoi essere te stessa e brontolare quanto ti pare sentirti brutta o bella qui non rileva sei la luce dei miei occhi e questa tua casa paterna resta una mangiatoia d'energia per te bimba mia il trampolino per lanciarti nel mare in tempesta porta di Colosseo per la libera uscita e l'entrata e io la levatrice che t'aspetta sul limitare della vita il vecchio cantastorie delle elementari l'ammiratore che t'incita alla meta e batte le mani al campione il massaggiatore che ricompone lo sforzo e t'acqueta dopo la fuga t'auguro buon viaggio e all'anelito supremo che muove l'universo t'affido pellegrina sulla strada dell'amore che da sempre ti descrivo il panorama che vedo da quest'occhiali con la parola e il colore che tu alla nascita mi doni che più e meglio non so fare amore mio Basta con le abitudini


con le tradizioni da quattro soldi il banchetto d'amore Gesù! finisce qui questa storia spero nasco cresco e ora parto e faccio quel che mi pare per favore lasciami campare cosa vuoi dalla mia vita babbo? Apro l'ovetto di Pasqua che nessuno vuole che delusione è di cioccolata e manca l'embrione feto che cominci a formarti idea o cosa allo stato nascente frutto del volo di notte della mia mente dove sei? Vola com'aquila sopra il canto oppure è solo il suo canto che lo fa volare? tanto non importa al vecchio chè il canto sgorga dal suo cuore e libero vola incontro al sole bruma e nebbia del grande mare che a ventaglio s'apre dall’utero dell galassie energia vitale partecipa al gran ballo delle stelle nel respiro dell'espansione figlio a sè stesso abbraccia il padre che è in braccio all'universo sorriso sveglio il suo d'immortale erede naturale del dolore della terra che si rinnova nel mentre ospitale lo racchiude dentro il suo cuore palpitante quel genitore androgino e lo trasmuta gioia di vita sul pianeta espressione d'amore universale Babbo perchè nasciamo in miliardi a far la guerra sulla terra? è questo uno dei misteri che cerco di scoprire tu lo sai cuor contento amore mio adorata ultima nata e la più antica di questa casa io non ti posso rispondere ti posso solo dire che anche il cavaliere prima della tua venuta per sette lustri uccide coll'alibi di sopravvivere e salvo per miracolo resta sulla terra a testimoniare che non è questa la sua strada lui non commercia nel tempio nè s'arma mercenario ladro coi ladri s'adopra per la giustizia umana che pure la sua epoca fraintende e nel mentre sperimenta la sua crescita aiuta i compagni senz'attendersi ricambio si cala nei problemi di chi lo chiama al capezzale conforta la pena di chi cade senza passare oltre rifiuta la cecità della paura e sceglie la via dell'amore senza stancarsi dà affetto e attenzione a chi non lo trova ancora incoraggia comprende perdona cambia il male con il bene è paziente oltremisura con chi l'attacca inveisce urla maledice controlla i pensieri negativi che sostituisce con quelli positivi guerriero antico osserva il suo dolore schiuma al mare che passa e in gioia si trasforma che dona al coraggioso che sa chiedere aiuto e quando il dolore lo ripaga per il tempo che agli altri dona e per sè manca e tempo più non ha di capire e correggere l'errore per questa idea d'amore accetta di perire


E quando l'anima trasmigra del cavaliere vede sulla terra macchie mobili scure deturpare l'immensa piana di fazzoletti colorati campi fertilizzati dal sudore del contadino man mano che le macchie avanzano si compongono e scompongono immense testuggini schiacciano giardini prati di fiori e cimiteri spianano villaggi città imperi anomme oltrepassano fiumi mari deserti di sabbie di pietre nevai dal cielo l'aquila romana guida le legioni che dilagano inarrestabili dall'agro tra schizzi di mota e nugoli di anofele uomini rozzi ignoranti violenti i legionari non si fermano mai li precede il puzzo di morte di merda d'aglio e di sudore Cerca nel cuor contento il perchè nasci romana di terzo millennio ognuno lo scorda quando cresce e ognuno lo ritrova se vuole in sè la scelta tra il vecchio e il nuovo è grave lo so la gestazione dolorosa anche per una famosa combattente come te figlia mia dura è la lotta e lunga la ricerca nel buio della notte aspetta la prima luce del giorno per porti in cammino e stendi con fiducia la mano alla vita sempre la caverna della notte ospita sogni i più strani e diversi incubi mostri e angeli e cavalieri pronti alla tua mano tesa se appena vuoi una carezza basta scegliere da sveglia la tua strada ricorda appena vedi nebbia azzurrina rosa pastello sulla linea dei monti e la notte trascola in aurora e t'affida al bianco abbraccio d'alba lattiginosa che ti stampa alla finestra la realtà più bella cogl'occhi del mattino errabondo che esplora la gioia del mondo dacchè niente può il languore sfibrato di chi resta addormentato che invano il sogno gl'indica la giusta direzione lui non la decifra presto la scorda e perde un'altra occasione Babbo perchè i signori perdono la giusta direzione? quale direzione? per te solo la tua è valida e da sola la ritrovi se prendi coscienza da bimba forte di cuore prediletta dalla vita l'amore t'aspetta in braccio a Flora che dona solo a chi chiede accompagna bimbi a verdeggiare al sole e vecchi a seccare in pace lo sai che c'è un pianeta coi bimbi a governare? io scelgo quello da piccolo sicuro che arrivo dove voglio andare Babbo gli piace Roma al cantastorie? No rifiuta la visione e chiede asilo alla notte e aiuto al cavaliere guerriero di pace che col lampo della sua lama sbriciola il fato degl'antichi padri da cui scolano questi nostri mondi di schiavi vinti e vincitori i cui schemi tramandatati ognuno serba in sè e spesso non lo sa e traduce realtà della vita quotidiana intrisa di paura e pena apparenza per l'anima sua che viaggia altrove Il cantastorie sente il cuore che gli ruota controcorrente e sfiata s'affloscia l'abbandona misero chè non sa fare altro che cantare in piazza il suo grande amore e generoso canta fino a svenire


e Cecco che l’aiuta piange e lui di colpo si ricompone che non è dignitoso passare a un giovane il languore d’un vecchio e la notte lo soccorre con un bel sogno della sposa lontana che l’accoglie al suo ritorno e per lei rinasce figlio a sè stesso che Argo l'ammiraglia ricostruisce e mette nuove vele al desiderio dell'eldorado umano più bello di prima dei colori rosso-sangue dell’alato Tànatos spietato assalitore che lo spirito del vecchio cavaliere mette in fuga col fuoco degli occhi e l'alito di grifo Il vecchio ora continua la storia del cavaliere che non è mai solo quando ha cadute cedimenti pensieri come ogn’uomo normale ritorna sull’isola dell’osservatore e ritrova la giusta dimensione e sa di sapere che l'amore è acquarello è bruma e nebbia del mattino languore d'aurora blu-cobalto della notte che si conchiude bianco di latte materno respiro di sole sulla tavolozza la tavolozza tutt'intera da scoprire del pittore astrale che mentre il suo corpo piange dal sentire arriva il coraggio e osa e scambia colore con la fata che di bianco d'alba lo nutre sì che muore e rinasce a nuova vita a ogni vibrazione e felice d'ogni sua creazione cresce nell'amore universale padre e figlio e androgino viaggiatore della Nuova Galassia di Minerva cui appartiene e che diventa L'uomo sa che solo il saggio o stolto a seconda del punto di vista può sopra gli altri volare luce e notte angelo e demonio se vuole per ritornare uno figli della terra è questo il suo potere il potere dell'uomo universale che prende coscienza sveglio e più non lo turba l'apparenza della vita che vede e reale non è del pianeta che l'ospita e che appena chiede conoscenza gli risponde con tutto il suo potenziale di stella vivente in trasformazione e a lui basta e canta che il suo amore riflette e agisce lampo che fregia il tramonto di un giorno ben vissuto e un giorno nuovo avanza trepido di gioia vestito al suo richiamo Il vecchio prima di cena s’inginocchia e solo per la notte canta grazie notte prediletta dall'universo del tuo splendore di carni cobalto il mio essere avvolgi uno nel tuo ventre in simbiosi traghetto e luce approdo in braccio all'aurora dello splendido nuovo giorno che m’aspetta per finire la storia felice del mio ritorno alla vita dell'uomo dea ti porto nel cuore La notte si commuove e regala un bel viaggio al vecchio che l’ama lo prende per mano e lo porta nel mondo della percezione dove reale è solo l'immaginazione l’unica che lo dipinge uomo il mondo mitico riflesso dell'anima unico specchio e nutrimento nel bene e nel male fiaba muta sulla terra l’aiuta eppure dentro resta imprigionato e beato il principe finchè desto dopo lungo sonno viaggiatore del cielo signore delle stelle si ritrova latore di messaggio per la terra amata e solo muore giusto come il cantastorie ora è qualche lustro


che all'universo riscoperto grida sono sveglio e pronto finalmente al mio esperimento che scelgo tra le galassie in fiore un giorno senza nome devoto spirito avventuroso Respiro d'alba soffuso d'aurora il viso di tenera luce rosata il canto gorgoglia e si scioglie lieve in gola al cantastorie che si sveglia e prega la felicità è in me ho fiducia in te bimbo mio che cammini con me parli con me accanto a me dietro e avanti a me imparo a ascoltarti voce profonda del mio ventre che m'esprimi e uno mi conduci e faccio tutto ciò che mi piace e procedo con fede respiro di luce che sono l'intero che sono che amo persona animale pianta di questo pianeta di questo universo chè d'amore mi vesto e l'amore basta per tutto questo Il cantastorie ora al sole danza la danza della vita e della morte e la sua partenza sa di ritorno d'arrivo al punto da cui si sviluppa la spirale e non sa quanto di braccio percorre fino a sera l'anima che scorda la chimera della carne di quando voglioso parte dal cuore della notte dove mistero si racchiude buco nero di voluttà che apre le porte al nuovo mentre il vecchio ingoia e il fuoco che illumina il suo ventre è seme astrale dono d'eternauta antico cavaliere Sulla scena il viaggio del cantastorie sembra quello del cavaliere che viaggia per le galassie spirito pellegrino instancabilmente la testa in cielo il piede nel ventre della notte siderale che l'ancora in simbiosi lontano dalla guerra scintillii d’aurore boreali dipinge nei suoi occhi la carezza della dea che l’ama riamata La dea di cobalto che lo segue nel cielo alla terra anela ricorda l'acqua dove si specchia al risveglio cristallina e contro la belva umana che l'inquina la sua magia niente può nel cielo ora regina si specchia nel freddo siderale quando al viso dell’amato la mano leva alla carezza il sole appare e lieve il cavaliere le porge il suo dono di fuoco che lei serba grata nel ventre fucina all'amante che fonde la lama la trasforma in astronave e la riporta in segreto nel suo giardino


Aurora che al risveglio tra le nubi allunga la mano per antica abitudine terrena sente la pelle levigata del pastore di ritorno dall'Asia che sogna il contadino che muore con la sera e feroce si leva nel covile il suo urlo paterno Un raggio del solleone che lampo approda e inonda di gioia l'uomo rapisce stamane la dea del colore che sente il suo destino universale madre del pianeta sulla spada infuocata rotea folle girandola ch’al sole in braccio esplode inno e gloria I raggi del sole che danza rifrangono umido l'amplesso e la vibrazione che possiede Iride e la squassa d'amore avvolge l'universo nasce la costellazione del colore mentre la fanciulla astrale si mangia il dio che fra le sue braccia addormentato piange e lo rivomita e cresce e dal seme di fuoco rivomitata rinasce e muore e rinasce infinite volte silfide astrale si libra a ogni congiunzione vita morte il suo ventre canta e ogni volta nel cuore alla dea il figlio dell'uomo sboccia fiore il piÚ bello del prato forte e delicato armonioso dolce uomo colorato Il dio che piange nel sonno di felicità estrema ora il seme concentra dell'androgino signore del pianeta nel crogiolo del padre tempo senz'età ventre del cielo gli amori si sminuzzano e si compongono in mille e mille personaggi sulla scena che la notte primigenia accoglie divini amanti tutti quanti a lei simili e diversi e li riama devota della vita matrice dei colori condensa coppa sacra il loro sangue che gorgoglia e tutt'insieme compongono la visione universale d'interminabili esseri astrali congiunti gemelli siamesi che si dispongono meridiani e paralleli sul corpo gravido della grande madre La notte in bocca al cantastorie rivela il suo mistero uomo androgino la parte diversa al tuo vestito di carne che la terra separa a gioia conduce sulla scia dell'onda


pellegrino ti svegli e t’aspetto aurora che per te mi vesto da sirena e insieme creiamo l’essere nuovo e le rose di maggio che cantano la canzone del colore offrono doni di porpora e di neve al creatore che sei padre e figlio a te stesso che muori e rinasci e così sperimenti felicemente il perdersi perenne e il ritrovarsi nell'altrove dell'altro parte mancante d'ognuno che sè stesso riflette nell'opposizione ed è questa la vibrazione fata elettricità che danza lucchetto alla massa che l’uomo compone ch'ogni grammo di nobile materia si trasforma in energia d'un sole bomba nel ventre mio di madre colorata come ora galassia sconfinata dal grande cuore e dal capace ventre che mi dona il dio che piange mentre m'ingloba e in me si perde e il canto del sole a te uomo androgino ritorna che sole diventi espressione d'alito del divino padre nostro universo che pensa Il cavaliere penitente in ginocchio si pone sulla scena e dalla luce del sole che l’inonda apprende la conoscenza del cuore come il suo esperimento richiede per scambiare amore La spirale del dolore il cavaliere già conosce sulla terra la violenza e la miseria della guerra che insieme stuprano il corpo che ha fame e l'abbandono che le segue e nemico a sè stesso l’uomo condanna nel mentre lo prepara a subire i guai che chiama e la cappa di depressione cala a dipingere il mondo triste e nero del guerriero che per sè e per gli altri morte prepara unico dono d’amore dell'inutile viaggio lontano dal suo cuore striminzito secco chiuso a chiave prigioniero del tunnel dell'angoscia che l'asfissia e non cresce finchè si sveglia e accetta realtà di luce ch'esistono altrove e temerario alla ricerca parte e lotta fino alla sua dissoluzione Centrati i piedi nel ventre del pianeta ecco che osa il vecchio la testa di titano nel cielo infuocato osserva arrivare nube la paura raminga che nutrimento chiede la guarda mentre passa nera voragine inghiotte gioia e dolore indifferentemente che tramuta in amore e lo dona a chi lo chiede e lui non sa cosa fare e non chiede e niente riceve Il cavaliere alla ricerca della coppa sacra che il re guarisce non sa più dove andare ferito senza direzione affamato stanco della vita al meriggio che muore gli occhi chiude dolente e sogna la luce che proviene dall'oriente e di nuovo l'accieca


lo chiama lui s'alza e la segue ritto s'erge all'abbraccio della notte che purifica e lo risana e gli concede il dono del volo e l'armatura non serve più al cavaliere del cielo Ritenta da sveglio il volo e dalla scena volano tutte l'etichette umane come pula al vento le convinzioni sprofondano nella notte senza storia occhi d'ombra sulla terra ogn'essere che si muove e lui non si scompone succhia vortice d'amore successo e fallimento onore e disonore la nera nube della depressione sfuma intorno al gigante figlio della terra ch’ora si muta immensa palma del deserto le radici nell'acqua dell'oasi la chioma al fuoco del sole e continua a osservare la sua gente tutti personaggi della mente dell'eroe che urla squama e ride tenero fanciullo colorato S'erge in fronte al fratello sole e tiene per mano tutti i personaggi lo zingaro e il feroce guerriero chiedono di danzare la danza dell'uomo al centro il cavaliere sorridente sole diventa titano di bellezza senz'ansia tensione desideri aspettative senza più cordoni ombellicali senza passato e futuro nessuna preoccupazione di vincere o perdere nascere o morire nessun senso d'appartenenza lo sfiora solo uno intero androgino splende quel gruppo iridato unità microcosomo dell'energia vitale che d’un tratto si sminuzza nel duale Sul pianeta l'uomo non sa contare e lo chiama infinito la voce di Cecco primo strumento d’orchestra risuona sulla scena bellissima parola-apparenza che come l'inventa la cancella la mente partecipe dell'intelligenza universale che finalmente capisce che poi non è un gran che sfiatarsi a fare il ripetitore del bene e del male e mentre s’amplia grata capisce ch’ogni entità è finita e l'immortale figlio della luce rilassato sorride e ferma il suo piede umano e la sua danza cadenza al divino rotare che la madre esprime che alla vita lo congiunge per tutti uguale i figli del suo ventre e per quest'umile operazione del cavaliere l'intero pianeta s'evolve e avanza In congiunzione eterna con la terra l'universo padre che vibra ritorna il dono al cavaliere e lo moltiplica sì che il corpo suo di luce umile in ginocchio cade e prega padre grazie per il dono del distacco che genera nuova conoscenza


e la carne disidentifica e il cordone spezza della grande madre che pure mi conchiude e per amore dolente mi svezza e una lacrima corre sul viso all'iniziato e il vento l'asciuga e il vecchio tempo che la raccoglie nel suo registro di bordo subito segna che così nasce sul pianeta dell'amore l’erede del figlio della terra La testa china capisce il mistero del sangue del Cristo versato e si dona alla notte che arriva e che avida beve e lo rende divino cavaliere prediletto morto e risorto la terra incorona il neonato padre e figlio a sè stesso lui il titolo dona al giorno morente che perciò ha un nome e al castello del tempo fa felice ritorno a giocare cavaliere prediletto fra innumeri fratelli giorni senza nome Il cavaliere ora vola da Orione maestro del cielo che l’accoglie inondate di colore s’affollano intorno le Pleiadi in fiore ch’accarezzano le stanche ossa del vecchio inargentate dal perdono gl'insegnano il gioco dell'amore che spezza pianeti in espansione e li ricompone in costellazioni generate in dignitoso silenzio nell'utero della fate che passano il dono alle donne sulla terra che sanno che fate sono Unica protezione contro il barbaro ch’avanza alla frontiera è questo nostro petto di reduci delle battaglie d’Orione cavaliere che t’avvii al mare è dolce ricordare la pesante mano orba di carezza avvezza a ripararci dai rigori della notte ingorda noi capri espiatori d’ogni pianeta ti ringraziamo grande vecchio e in tuo onore la ruota invertiamo del dolore che ci creiamo al canto di gioia della luce che sprigiona il sole che ritorna La mente abita paradisi suoi entro giganti continenti vestiti di carne femmina e maschio perenni movimenti d’energia dalla torre sulla vetta i pensieri alla porta del cielo premono assassini di colori turbine che sono onde di maremoto s’abbattono sui mondi bambini inermi vagolanti sul pianeta solo la riflessione signore l’acqueta lieve li disperde anonimi se prima la conoscenza potenza senza uguali dona dell’onda l’alito sì che la mente ricercatore più non si perde nell’eccitazione di tutto quel folle roteare di banderuole dei pensieri ch’alleva e stella polare la forza titana dell’amore li risucchia l’ingloba l’avvita nei suoi grandi fianchi d’uragano che danzano per l’uomo sul pianeta la danza della parola e le forme più strane quella danza irriverente compone e scompone istrione di movimenti primigenio il suono che guata momenti di languore senza fine evoca movimenti impercettibili di sogni intessuti del fuoco dei ventri di galassie ovipare in espansione dai seni ricolmi di silenzi gelidi strumenti d’orchestra a balli siderali d’epoche preesistenti e future che si traducono eterni presenti battiti d’ali di consapevoli amori d’aurora che dona arcobaleni che agiscono in incosci profondi dello spirito che siamo


eterna matrice di simboli e segni da decodificare nel mentre sul pianeta tracciamo verticali di sangue levati a ferire quadranti di cieli nascosti che scudi si fanno a salvare innocenti capistipiti di genti da noi padri inadeguati della terra Mente fabbrichi di nuovo idoli assenti al fumo dei sacrifici umani cibo agli dei degli antichi padri che la tua paura ricrea più crudeli e potenti e non riescono a uccidere questo corpo che pure alla terra anela vola col padre partecipe dell’intelligenza universale sei e lo sai puoi aggiornare l’esperimento quando vuoi Ossa di dinosauri tracciate su dorsi di fiumi secchi in estate levigate statue di civiltà inabissate nelle fauci di vulcani spenti baciate dall’acque che feroci dilavano sul viso della grande madre tempi inclementi questi che invano s’incurvano sull’uomo dormiente mentre il cavaliere muore balenano sulla foce voli di libellule in amore assassine di beltà che secondano la legge universale di trasformazione sul pianeta senza nome Nella casa paterna è bello tornare nella casa paterna di pietra punto fisso sulla terra che rotea in braccio all’universo padre alberi che vietano alla città di turbare l’intimità delle fate chè il fuoco sul nascere protetto dal vento meglio si sprigiona animali che crescono con le bambine e raccontano magiche storie agli dei gradite porte finestre che danno sul giardino qui le piccole gheparde s’allevano e lottano l’un contro l’altra cuccioli irruenti che sul corpo provano gl’artigli e s’azzannano e appena si fanno male giuggiolano per poi subito rilanciare la sfida e la vinta di turno si lamenta per richiamare l’attenzione e in braccio alla madre che la consola appena appare la rivale rogna briga fa la distratta le ughie arrota un balzo e di sorpresa l’attacca dopo che lesta scaccia la madre che capisce che rabbuffare la più forte non vale tanto la vinta diventa vincitrice e viceversa e alla sconfitta del momento che soccombe la testa sul lastrico la madre il grembo apre l’accoglie e asciuga la piccola lacrima di guerriera che lieve scorre in questa tana elettricità che non folgora dacchè l’amore tempera e sublima la danza felina d’energia bambina che così si sperimenta e quando il giorno vecchio fa ritorno nell’avito castello del tempo e la sera cala sulla casa paterna al desco pronto già il sonno chiude gli occhi innocenti al riposo i fagotti di problemi abbandonati sulle sedie accanto ai letti ora le piccole fate traghettono la notte fin’all’alba


compagni i sogni di felini in erba che risorgono nell’ombra a disegnare future battute di caccia tutte vincenti sotto il sole frutto della personale percezione spazio-temporale che l’apparenza adatta alle figlie della vita ancora lontane dalla giungla umana Del cavaliere non si parla nella casa paterna la presenza pesa e la sua mano ruvida imprigiona e s’imprigiona se precipita in una stanza ombra cala il suo mantello d’ombra che non dà spazio alla parola che si spalma e di silenzio s’avvolge e l’accompagna il pianto psichico di padre inadeguato impotente abitante del pianeta inefficiente e l’urlo che nel buio eccheggia di dolore libera il rapace che dentro l’uomo guata e mentre sale alle stelle aurora l’incubo gli spiega e lui s’acqueta che questo com’ogni ruolo perde di significato visto da lontano Della guerra cruenta che si combatte sul fronte quotidiano s’accorgono le figlie nell’ora del canto che il sonno concilia quando la sua voce si spezza s’incrina la mente ch’erra per traghettare le piccole fate il cavaliere racconta la notte regina l’avvolge di chiaro di luna al sicuro dal regno dei mostri e mentre l’emozione nel cuore rimbomba eco di sogno che s’allontana agli occhi pieni di meraviglia il vecchio indica velieri alla fonda e canti di marinai e squilli di tromba e la scialuppa parte verso l’aurora ancora una volta finchè la campana delle sei suona e inizia la nuova battaglia quotidiana E paziente l’accetta il cavaliere un bacio a Venere che spia dal limitare e s’avvia verso i monti di ritorno alla frontiera e all’amore del primo raggio del sole espone le fredd’ossa e a quel tepore ch’acuisce il dolore mentre lo lava e lo guarisce di nuovo s’erge e per la vetta riparte e più non si volge indietro Perchè fai raccolta di canti popolari babbo? per cambiare le parole e trovare il coraggio del re dragone ascolta bisogna essere poveri per cantare il soldato che vive con noi non sa ch’adoro cantare per esprimere l’amore ch’ho dentro con lui non riesco sono povera ragazza che mia madre vuol dar sposa a un buon marito e io non voglio un pisciasotto che mi picchia aspetto il re dragone verde che un giorno per me viene canta con me soldato


io son soldato e per te canto ho martello pala e piccone e faccio la strada per i poveri ora che mia madre vive in pace voglio un destino migliore per te sorella prendi questa dote il resto è pel funerale di mia madre domani quando piove mi lavo tutt’intera per te soldato grazie per il canto sorella stasera parto per la battaglia addio imparo molte cose da te soldato e il mio amore vince il nemico non posso più restare con te sorella puniscono i vili colla morte sono solo un soldato della rivoluzione e ti lascio la speranza io il mio cuore e questo canto ho due grand’occhi sposa a quattordic’anni a quindic’anni vedova dopo il gran dolore cucio il vestito per il re dragone eccolo io vengo con te a combattere i miei bagagli sono pronti parlo con il mio comandante se sopravvivo e torno a prenderti ad aprile trovati una compagna nel viaggio per non stare solo bevi l’acqua del fiume alloggia dai poveri e segna sul tuo taccuino soldato quest’ultimo mio canto un soldato della rivoluzione combatte per i poveri questo soldato è la migliore persona che conosco e va alla battaglia per le contadine sue sorelle indossa i sandali di paglia ch’io intreccio e canta la speranza non so se lo vedo più il mio soldato forse in battaglia la vita dona alla terra ch’ama il contadino soldato non ritorna lo sento troppo il suo ritorno aspetto e già sento i suoi passi nell’ombra le cipolle non crescono sulle rocce quanto possiamo resistere noi poveri contadini senza la pioggia l’erba secca è il concime per noi e per voi giapponesi che non potete più spegnere i fuochi accesi dei contadini Segni di dolore mutanti e colori spenti intridono pietosi sguardi dolenti di prigionieri autoinchiodatisi alle colonne dei loro pianeti ignoti che dilagano immagini che si riflettono nei loro occhi

di vittime-assassine quando di notte sotto l’attacco della paura esplodono mostri che si sparpagliano per l’universo Ultima scena il tramonto ebbro di luce il contadino soldato ritorna alla patria che l’accoglie grata là del vecchio si spoglia d’ogni etichetta ruolo grado dovere gioia della casa paterna e del lavoro e il vestito di carne le consegna già in viaggio per la terra del mito l’anima vola chè nessuno l’aspetta e lui dalla vita esce in silenzio com’entra Il cavaliere coltiva fiori senza nome sul prato quattro stagioni è il mio mestiere di manovale della vita ripete per l’ennesima volta allo gnomo importuno


che lo chiama ciuco e capro selvatico che mangia cardi spini e beve rugiada d’alba e sole quando sul prato incontra il giorno e mentre zappetta pota innaffia continua a parlare coi fiori bisogna difendersi da chi coglie fiori a costo d’essere velenosi far mostra di colori in casa di signori significa morire anzitempo è bello vivere amare terra sole acqua che permettono di fare i semi crescere in gioia e non suicidarsi come ordina il regime e l’avvento d’ogni fiore sul prato sperimenta vibrazioni del colore in sintesi i padroni dei fiori sono i fiori stessi e questo lo dimostra il fatto che nessuno nasce fiorisce muore solo perchè un altro l’ama e l’aiuta o gli manda la sua maledizione eppoi cantano il dolore sul pianeta solo i rompicoglioni che se l’inventano perchè non sanno amare e non studiano i simboli rifiutano i sogni il dondolio delle vibrazioni di luci colori suoni e pure si meravigliano che nessuno li sta ad ascoltare! e poi che il tramonto arriva il vecchio saluta i fiori uno ad uno ringrazia il sole della cura del giardino e s’avvia alla montagna l’amata aurora sulla vetta lo trova che in ginocchio bacia la terra L’ultimo canto per te terra amorosa latte d’antica poppa offerto a bocca di bambino d’innocente bava che dentro e fuori scivola lava la creatura nutre la madre sei che l’accudisce carezza adora quel suo tepore di vita e non pensa mucca io non mi faccio a nessuno sono mucca sacra felice pazza d’amore urla fertile femmina e felina che urla le viscere mie sono fuori di me con questo bimbo che rinasce e tenta il primo passo e se cade cado anch’io e se avanzo anche lui avanza e la vita ci sorride e a questa dichiarazione il figlio sole dall’oriente sboccia turgido fiore che risponde alla grande madre che indora t’amo mia terra morte e vita che dal tuo ventre viene e dentro il mio riposa madre il tuo calice ch’odora che sul pianeta due si separa tre si compone e quattro in croce questo mondo nuovo ch’appare a te dono veglialo è energia ch’esplode s’espande per strade sempre vecchie e nuove padre madre figlio è la combinazione senza fine del pianeta-uomo uno lo spirito signore il mio il tuo madre e del padre che siamo sempre nel cuore d’ogni creatore creatore d’amore Il viaggio di ritorno che inizia non turba più il vecchio cavaliere ai fiori dice d’essere buon allevatore di pulcini da bimbo al paese la chioccia che cova l’affascina e tutta la vita segue striscia d’odore d’uovo che squama il mestruo di femmina che chiama e al dono di dolci divine carezze si dispone all’occasione specchio la fata dentro che il corpo alla donna infiora e sublima specie ora che l’esperienza sulle spalle il canto sprigiona e ride E il vestito di carne si sforacchia e il cavaliere trova la chiave addio terra amata che mi nutri voi bimbe dee fate api bufale fiere addio bimbo mio androgino ch’aspetto l’amore sei te sono io lo sai addio notte che sulla porta dell’altrove mi ricevi il viso d’aurora devota colma di doni addio prato quattro stagioni eccomi mare dall’orizzonte sempre uguale in te la vita c’è per me


così il canto chiude il vecchio mentr’entra nell’origine della luce

Sulla scena la caligine impera e l’eco riporta il canto del principe gemello notte muta amante delicata di mistero gravida a te m’avvio e tu mi ricevi nel tuo letto sposo voglioso in attesa del tuo amplesso dono sublime che le membra scioglie del mio corpo mortale a te arbitra del mio destino nel più completo abbandono mi consegno e te inerme in ginocchio piangi il tuo potere immenso che il mio raggio solare non osa profanare il ventre tuo umido nube di piombo per tanto amore si trasfonde in lacrime di rugiada spendida notte di coraggio che ancora te osi la tempestosa cavalcata che sprigiona il fuoco sotto la cenere lapilli e lava tanta lava nel tuo ventre incandescente che con la forza della passione chiami spingi inghiotti risucchi occhi chiusi di cobalto la bocca aperta contratta nel dolore che ti dipinge il viso si legge solo l’estasi della creazione gravida dea del corpo mio che trasmigra e il mio sangue e la tua coppa il seme compone della nuova vita i nostri due dolori in uno due corpi due menti e un’anima sola congiunzione presente di volo senza sogno spazio-tempo non più distorto creazione qui dell’altrove amore Pianta l’albero della vita sulla strada maestra lo spirito che gode a vestirsi di questa carne terrena del corpo dell’uomo che l’esprime e lo contiene e sul pianeta lo lascia correre al proprio esperimento a ama questi vecchi corpi senz’età che sognano la vita la cantano a gola spiegata s’allacciano pudichi e poi osano volersi con passione e scambiarsi doni senza condizione Scoppia prima o poi l’assatanato dice la gente lui lo sa l’aspetta distaccato quel momento per aprirsi a fine esperimento ai tesori del suo ventre ed è Sabato Santo aspetta ancora un pò pazienta impara meglio lo trattiene la vita il cantastorie acconsente di buon grado e sotto la querce si riposa come una gravida guardalo per me è pazzo altro che ebbrezza mistica bofonchia l’ubbriaco accasciato sul ciglio della strada s’alza e come sempre barella il mondo gli balla intorno ondeggia se lo dico al vecchio parla dell’onda che scende sale e mi salva pr la fortuita coincidenza che si presenta a chi crede in Bacco


salvati te figlio di dio minore salvati ora dalle mie botte! non sei genitore figlio del tempo e sposo alla vita e alla notte? tiè questo calcio e impara! che fai? ridi? non c’è soddisfazione! per questo matto il mio calcio è un saluto un bacio in bocca bacialo te questo rincoglionito! rimbambito tocca i cento e canta! e la menade accattona si strascica accanto e gli sputa in faccia questi cantastorie pellaccie stanno peggio di noi e non muoiono mai mangiano poco e non sono amici di bicchiere non ci si può fidare! come? noi siamo consumatori di cibo e produttori di merda? e te sei al di là del bene e del male vero? disgraziato ora ti metti pure a levitare? fai bene sì a scappare!

IL BIMBO ASTRALE (Il figlio della luce, Il figlio del deserto, Il castello di sale, La fata morgana, Il fuoco freddo, Voglio tornare a Antares, Pappaghena, Il prato della contessa, Nel cielo di Arbor) Signori bambini non faccio più riassunti all’ultimo atto ormai libero il canto mio di cigno se dio vuole e la Pasqua avanza e per me la storia finisce quando felici tornate a casa m’aspetta il campo d’ortiche sul fiume e se una volta per caso passate e vi pungete non maledite la pianta ricordate sono io il cantastorie che v’invita in piazza a giocare tutt’insieme al canto della storia del caro vecchio cavaliere che siete Il dono del giorno pietoso non tarda pel vecchio cavaliere che rigido squama in fronte al mare l’adorata Minerva tutta armata appare che gl’indica la strada unica dea eletta d’amore compagna fedele d’ogni missione mortale depone lo scudo l’occhio glauco ridente l’accoglie sul suo seno e la testa reclina sulle morbide colline profumate d’ambrosia tra le braccia della madre il cavaliere piange tutte le sue lacrime mute e in esse si scioglie e corre all’onda la dea eterna luce stende la mano al mare e coglie il nascituro saltellante di vita


e lo pone nel suo seno l’unico figliolo dopo Erittonio ch’accetta poi maestosa raccoglie lo scudo le mani impone all’ossa bianche del cavaliere in ginocchio e si leva in volo l’ultima lacrima rappresa per gli spiriti benevoli che partono inumidisce l’orbita vuota del teschio del vecchio penitente e quel pianto si tramuta in rivolo rosso di colore quando dal seno della dea fa capolino il figlio della mente che saluta lo spirito del padre che resta artigiano sul pianeta finchè non s’eleva parto con te nel cuore sembrano voler dire l’ossa che dondolano la vergine madre del cielo porta la mano sul seno alla carezza una carezza lieve al figlio dell’uomo divina che a grandi imprese il neonato destina Dal davanzale dei sogni il figlio del cavaliere osserva scendere dal cielo sulla terra diluvi d’effluvi lanceolati le stelle che s’amano negli abissi dei buchi neri inseminano mondi sì che nuove concezioni astrali nuovi pensieri concrezioni di sogni di mondi fanciulli che la morte fecondano eterni presenti di gioia alitano sul viso del pianeta dimenticato Pensieri lievi cinguettano uccelli variopinti di bimbo sveglio intento ai giochi astrali che appronta la navicella spaziale e riparte pel nuovo viaggio lui più antico eone d’amore che sul pianeta si fa dono di figlio al padre che lo nasce e muore e il padre sulla via del ritorno intanto che l’immette sulla scia che lascia e lo beneficia della sua esperienza terrena s’accorda a rinascergli figlio e sul quadrante fosforescente del cielo il messaggero di luce là dove il loro messaggio d’amore s’intreccia un punto segna al grande gioco dell’evoluzione che conoscono solo gli iniziati e i torturatori di sè stessi condannatisi allo stato finale che più liberi e giusti dopo la propria esecuzione

non odono i lamenti dei fratelli provenire dal pianeta del dolore e ora che la pace l’inonda spiriti danzanti di gioia indicano la rotta all’eternauta coraggioso che si specchia nei loro cuori bambini e accettano di rinascere compagni di giochi dalla schiuma degli umani perdonati dal loro stesso perdono All’alba seduto sul prato gioca il bimbo appena nato quattro cocci di civiltà remota gli dona la terra bruna fra le mani lievi scorre come sabbia il tempo al gioco intento lo carezza la vitalba che nella notte il tralcio allunga


accanto la verbena occhieggia sotto lo strapiombo il fiume canta la canzone del risveglio Dal cielo cala la pioggia della prima sera l’evoca la calura cruenta dell’estate in partenza il tuono brontola a lungo dal lampo invitato d’un tratto lo scroscio segna un canaletto nel pendio dentro la mota il bimbo scivola col suo gioco non ritrova quand’approda nel ruscello quei cocci che mette insieme con fatica il culo del vaso che ricompone gli scappa dalle mani nella caduta e ora ride sguazza beato tra le carogne vittime dell’improvvisa tempesta trova un sacco di plastica abbandonato mill’anni prima cos’è cosa non è il gioco ricomincia e ricompone un contenitore che riempie d’acqua c’è un buco lo tappa con le dita pensa e ripensa inventa un nodo il ditino che s’impiglia ritira e il buco è ancora là che guarda resta assorto il bimbo e lo riempie d’acqua e impasta interessato crea forme e le distrugge e impara nella penombra della sera sulla spiaggia accanto a lui s’adagia la vita Lieto un raggio di sole lo sveglia il secondo giorno un fico marcio di formicole imbrunito si porta alla bocca distratto dal pantano che la pioggia crea una canna l’attrae dondola innocente il bimbo l’agguanta e in piedi si leva con fatica neanche s’accorge ch’è la prima volta che cammina con forza tira e casca sul sedere nella sua mano il cuore del vegetale che biascica e sputa si decide e alla bocca lo riporta di nuovo tenta e si rialza il figlio dell’uragano che presto impara e barcolla mentre s’allontana pee pee pee suona il buffo ometto Un lungo filare d’alberi all’orizzonte lo chiama gli alberi vicini sono giganti quelli lontani nani quando per gioco li stringe tra le mani a mo’ di cannocchiale là si dirige per giocare si distrae per strada inciampa rotola giù per la collina e batte il capo nel sonno provocato esplode la sua mente Si vede neonato che dal mare rinasce tutto solo


lui viene dalle stelle misteriose piccole compagne di gioco ora luccicante coperta della notte dentro cui si distende velo di donna che non conosce e l’avvolge e lui l’accetta nascondiglio ideale ora per scappare alle cure ombrose della lupa e d’ogn’animale che si deputa a fare da madre

mentre per la steppa vaga che quand’è sazia la femmina spesso s’avvicina d’ogni specie razza taglia dimensione ferocia e i cuccioli che attrae dalle cune ogni belva al gioco gl’affida strana sensazione che crea quel bambino figlio prediletto della vita e per quel giorno è salva la sua vita poi nel viaggio che sotto il sole continua trova bambini come lui dentro una fogna sulle mura all’entrata c’è una scritta città eterna e con i bambini gioca e tutti quanti lo vogliono compagno e all’improvviso arrivano le mamme che si danno un gran daffare ch’è per loro tempo di tornare a casa per la cena e lui resta solo e si chiede perchè per la prima volta non sa che fare non sa dove andare e siccome ha fame mangia l’erba sulla strada di pietra dal cuore di pietra è tutto quel che trova poi nella mente rotea la visione della città imperiale di Cesare padre che non conosce e di Roma madre femmina umana che gli leva i suoi cuccioli quando gioca mentre ogn’altr’animale sempre gliel’affida così decide di volare e nel volo ritrova la gioia di tutti gli esseri dell’universo e il dolore che dalla terra fumiga e capisce che niente lo lega al pianeta dell’uomo e perciò resta partecipe a tutti gl’uomini ch’è e che non è Sogno nel sogno mentre vola e vede lunghe colonne di schiavi sotto il sole trascinare ceste impastare il mattone vede levarsi al cielo piramidi di pietre che non conosce difficile arrampicarsi in cima per giocare lontani palazzi d’oro nani si stagliano nel cielo li tocca se stende le mani intorno a lui giganti armati prendono le spade e sgozzano le prede umane poi entra nella tenda del re morto e va via per il puzzo allora tenta e ritenta e ce la fa a scalare il Colosseo osserva le belve sbranare gente che si fa pane e canta e quando la clessidra è vuota si ritrova gigante che s’arrampica sull’alta stele di marmo a fare la statua la spada in mano


poi scende attacca la colonna dei soldati che formiche si disperdono al sole e spezza le catene ai piedi degli schiavi che liberi rubano i colori all’arcobaleno si vestono alle foggie le più strane urlano e passano alle mani accoppano bambini e bambine mentre dormono e la notte gli adulti si chiamano amore per succhiarsi l’un l’altro come fontane e il bimbo che non vuole più quel sogno si sveglia nel terzo giorno E bambino ridiventa qual’è e ricomincia a giocare teso irritato se qualcosa lo contrasta lui vuole andare a va dove vuole andare non sa dove andare è vero e questo va bene va dietro la farfalla colorata che lo porta lontano dalla grotta dove la notte lo ripara d’improvviso ricorda i palazzi del sogno e le case arrampicate sul colle sopra il grande scoglio sotto l’onda del mare che canta la casa cos’è la casa si chiede e si risponde coi tre ditini che intreccia e si batte il petto a indicare il suo corpo che all’istante vibra dietro una nuova idea s’alza e la segue folletto in corsa urla al vento sulla palude vengo a giocare con te brutto storia il vento non l’aspetta e la voce eco ritorna che si confonde allo scintillio dell’onda e perciò s’allontana e marcia sotto il sole pieno di rugiada è ancora il pianoro e pieno di fiori ape si ferma ad ammirare uno tutto d’oro bel colore lo tocca liscio bello di seta sotto il ditino si distende buono e se lo mangia il bambino è dolce gli piace il sapore e così s’accorge che ha fame e più non vede l’ombra che lo segue l’ombra che quando cala il sole non si vede e lo chiama invano e vuole sapere dov’è ch’è vitale per lei e quel bambino che ha fame più non la smette di caracollare non l’ascolta pover’ombra Nella casa paterna disabitata si sta bene d’estate all’entrata c’è la scritta delle figlie del vecchio cavaliere nella casa paterna è regola generale crescere allegri riposare bene e comunicare come e quando ci pare vietata la noia a sè procurata e agli altri


e sempre pronti a partire per rotare con le stelle Sulla tavola apparecchiata nella casa paterna c’è un messaggio l’egoista per bramosia di possesso nasconde il suo amore e sta male all’arrivo dell’altre persone per paura di partecipare ricetta della casa chi sente quest’emozione sta fermo e osserva tutto il tempo che l’altro gioca al folle girotondo intorno a sè stesso all’egoista e al mondo finchè stanco si ferma a raccontargli l’esperienza vissuta solo allora l’egoista può partecipare se vuole libero la mano tende al ballerino di turno che l’aggancia e parte per secondo cui da solo si condanna nel folle girotondo intorno al mondo Il bimbo sogna il vecchio cavaliere che s’offre al mare che pensa a trasmutare la sua corazza insanguinata nel suo corpo tenero di neonato figlio e culla alla luce che in carne viva si condensa mentre vibra e l’ombra del cavaliere è là che sorride per incoraggiamento perchè sa che quel mutante presto muore senza umano calore eppure vuol tentare il gioco bambino nuovo neanche a sè stesso appartiene un momento che il suo pianto genera un tempo il figlio suo più forte buono e amato questa volta dalle fate che però non lo vogliono vicino e selvatico si riduce sul pianoro assetato e là che gli pesa il suo vestito dai rovi sforacchiato e più non capisce più non ricorda la ragione della sua venuta sul pianeta del dolore lontano dalla stella polare urla invano che vuol essere umano non volpe scampato alla tagliola e gli strilla in faccia la sera Sogna il meriggio che nel deserto appare lo scorpione che lo rifiuta per lui ha paura il bambino buono che la crede fata e l’ama quando il fuoco inviato dal sole lo circonda

lingue rosse che salgono al cielo vampe crudeli da cui non può scappare e la grande decisione nel cerchio d’uragano che inesorabile si stringe sfrigola il cervello che il colpo suicida viola


un ultimo scricchiolio divampa il fuoco senza più alimento senz’ardore nel mare di sabbia arroventato muore Questo sogno non gli piace così lo concella e vola e mentre vola s’addormenta sotto il cielo trapunto di stelle che vede appena si sveglia per la fame e poppa la grand’Orsa finchè lo coglie il sonno ancora e sogna che sospeso tra cielo e terra le tocca le tiene tra le sue mani a luccicare e lontano vede la terra culo a pera che rota nella foschia come un alone azzurrino di fumi condensati mentre rantola di tosse che la scuote e sa che può tornare a giocarci se vuole che lei l’aspetta mamma che soffre priva di coccole e d’amore e poi gli viene voglia di giocare con la fata bambina e da quel sogno si risveglia s’alza vola a cercarla e non la trova chè non sa com’è chi è eppure sa che c’è è un’idea appena abbozzata che sente crescere nel cuore finchè trova il prato che già conosce e gli va bene per giocare solo Svegliati amore gli bisbiglia all’orecchio la fata bambina l’oriente già tinge di rosa l’aurora e il vento stamani ci vuole raccontare la storia del feroce Orione che perde il cuore nella battaglia e la ninfa del colle il corpo in sublimazione trafuga alla morte e lo porta oltre il mare del nord oltre la sierra oltre il deserto d’Atlante degli antichi padri e nella terra del faraone lo purifica poi alle falde del Montesanto nel suo cestino lo depone e lo sta ad alitare per ridargli la vita pietosi gli dei per non disperdere il seme del tradimento dell’uomo al morente ridonano fede speranza e amore Nel sogno d’alba che segue dolce l’irruente seme tumultua e nel fiume si scioglie acqua cristallina che da roccia a roccia canta la sua gioia cascata dolce verso il mare della vita e da quell’acceso seme suo ridente d’eterno adolescente salta sul balcone del seno tuo Minerva giocoso un semino col codino un pesciolino magico col viso del piccolo Erittonio che ride La notte l’energia del bambino col codino diventa fiume tumultuoso e acqua viva che corre dalla sorgente al mare quando c’è il sole che la ruba alla terra e l’innalza al cielo bianca nuvola di perla là il freddo la percuote e la fa greve il caldo la scioglie e la fa lieve


e mentr’ondeggia sotto il peso dei ricordi trafitta cade e l’ombra del cavaliere che da sempre aspetta avido la beve Il nascituro presto scorda da dove arriva non c’è madre o padre a spiegargli l’attesa sua venuta quel bimbo spavaldo ha il tratto dell’uomo antico e innocente forse ha a che fare colla storia del vecchio cavaliere forse no la gente pare sa della sua nascita eppure nessuno sembra accorgersi di lui non c’è adulto che l’alleva

non si sa mai dove si trova mangia se vuole gioca con gli animali e i bimbi quando vuole se qualcuno lo vuole acchiappare scompare parla poco e male non contrasta nessuno e non s’intromette mai va e viene sicuro e la vita lo protegge Il figlio che nasce al vecchio che squama in fronte al mare ora l’abbraccia la luce del sole lo spirito universale lo guida l’orbita vuota il cavaliere ghigna di gioia dalla corazza infuocata lo saluta benvenuto lo chiama due luci l’affida alla vita ombra funesta il principe nero lo ripudia nel suo lugubre maniero e la prima volta che la paura il bimbo evoca lo rapisce il crudele traditore velo al viso l’elmo invisibile di Plutone mago d’incubi Nel deserto di nuovo la vita col bimbo germoglia fiore di un attimo che dopo la pioggia notturna virulento si leva e grida amore e nessuno sente il suo messaggio chè la luce l’abbacina l’inonda l’invade lo trasforma in forza sovrumana che fa esplodere un seme e a sera spossato povero fiore reclina il capo e muore senza sentire il tallone che sulla sua testa preme e l’urlo vittorioso del principe delle tenebre che disperde il seme Il seme affogato nelle sabbie dallo spietato tallone sente la linfa del gigante nero che in lui trasmigra mentre squama e invano la caligine chiama poi solo si sente nudo e senza protezione al gelo della notte e prega muto il sole che col primo raggio l’alito a sè raccoglie e la tenera scorsa indurisce per la vita che continua con l’energia che gli passa il nemico suo mancato assassino Il principe nero trasmuta nell’alcova della notte che chiama amore e lei l’accoglie bimba fresca pulita la treccia di vivide stelle la corazza di guerriera schierata alla battaglia che brulica d’amore sono tanto stanco per questo figlio che non voglio e muoio il mattino quando rapisce il bimbo sul prato il tronco di quercia altera del gigante secca fulminato dal raggio vendicatore del sole senza più cuore d’assassino la corteccia crepa piano piano e la sua volontà di macigno trasmigra e sorregge il bimbo odiato


e lui che lo sa e niente può trema alla brezza della sera in corsa che per alleviargli la calura che lo spegne lo sbalza di sella lento preme per levarsi faccia nella terra che sibillina lo consola ti salvi se rovini sotto il peso del tuo immane corpo di tenebra avido per primo t’attacchi alla mia poppa e cresci troppo in fretta a dismisura e violento a tutti fai paura e quel vano filo di speranza gli salva la vita dal furore del sole e ora lo rompe decisa il gelo della notte amazzone che lo ristora amante giustiziera a lui che alfine s’apre nelle viscere gli fruga in cerca del bambino che da sempre gli nega e mentre dal ventre opaco dell’amato l’estrae all’orecchio gli bisbiglia quieta amore la lenta agonia di riflessione azione diventa di rinascita e a chi come te la strada segna da pioniere un regalo gli si deve la prima e l’ultima visione della fata nella dissoluzione lieve che t’offre l’occasione di chiedere perdono al figlio che ti nasce principe crudele che invano a te lo chiede il padre imperatore quando tra le mie braccia spira So che rinasco sempre solo tre volte non so dove zingaro feroce guerriero principe nero e questa quarta volta figlio del deserto levatrice una viandante che si chiama notte dei ricordi parlo col sole e con la sabbia amici sono il vento e le stelle del cielo dormo sotto le palme quando fa caldo e lo scorpione mi protegge scappo dal gelo e mi riparo nella caverna dei sogni bianchi e neri non mi piace morgana che mi chiama amore so dov’è e non ci vado sono fortunato a trovarti qui bambino che vieni da lontano vuoi essere mio amico vuoi giocare con me?

sì voglio giocare sempre con te e ti dico cosa so di me io sogno un imperatore vecchio tutto bianco e buono che mi carezza mi chiama principe addormentato dice che nasco padre rivoluzionario di un mondo strano che m’accoppa perchè oso levargli il suo dolore poi vecchio cavaliere che canto sempre con eroi tra terra e cielo e mi sciolgo d’amore nel mare per rinascere figlio della luce levatrice l’aurora che gioca con me a colori e nutrice Minerva anch’io parlo col sole le stelle il vento e volo per le galassie quando ho freddo dormo nella grotta della notte un principe Plutone mi rapisce sul prato mentre gioco perchè anch’io sono orfano e piango e voglio la mamma sai e conosco le mamme che si chiamano Roma e non mi piacciono chè non fanno giocare i bambini con me mentre le mamme animali sì e mentre i bimbi parlano le loro parole scivolano perle d’amore e rotolano sulla sabbia d’oro a formare l’uovo luce di mille soli e dentro i due gemelli figli al gioco intenti si congiungono uno che neanche se n’accorgono La notte sprofonda l’androgino erede sulla scena del deserto nell’incubo del castello di sale canta il cantastorie con Cecco il bimbo colorato s’osserva che legato imbavagliato sul trono vuoto cresce coi personaggi del principe assente intenti a macabri giochi


sono forme-pensieri di mente eccentrica personaggi animati violenti più fata morgana svampita che sogna il ritorno del principe nero recitano nella sala riunioni e si attaccano a parole e con le armi ci sono personaggi di frontiera della capitale cortigiani e puttane regine smesse donne in vigore dei a sfare antichi e nuovi di zecca i neonati figliol di troia crescono a vista d’occhio senza dottore appartato un gruppetto luminoso con la puzzetta sotto il naso pare fa teatro a sè alternativo e lo guida lo spirito regista incazzato uno sostiene la parte di Minerva e uno d’ombra di vecchio cavaliere intanto al buio s’aggirano inquietanti i fantasmi del principe nero e del feroce guerriero che muto affila la spada tra soldati pronti mentre lo zingaro rapace per vendetta sulla notte deruba i beduini e fattosi vile li malmena per il piacere di risvegliarli all’alba nudi storditi malconci e accompagnarli sulla strada sbagliata giocano sul prato che diventa sabbia d’oro e viceversa due gemelli mentre a tempo appare e scompare l’imperatore voce del vento e sole e notte spazzano la scena di luce e di tenebra a piacimento Questi strani personaggi del castello ogni giorno aspettano la fata e lei non viene non si sente la voce da lontano non s’annunciano cortei e non ha senso questa frenesia dei cortigiani questo correre spiritati e sbattersi contro tutto questo daffare nel palazzo le cameriere sempre a cambiare i fiori arieggare le stanze i portieri blasonati che lustrano le maniglie le ancelle indaffarate a esercitarsi nei più spericolati inchini finchè i paggi inghirlandati s’addormentano e si buttano le torte alle galline il pan di spagna ai pesci della vasca che si passano parola e tutta la sera il bambino prigioniero geme per consolarsi immagina le stelle cadenti nel cielo diamante e si ritrova ad aspettare le comete dalle code cariche di vita mentre le galassie mute nel ventre della notte sprofondate più non si mostrano per non procurargli pene Il silenzio cade sul nero castello la fata non viene ripete l’assurdo ritornello che rotola dilaga nelle grandi stanze istoriate e riempie il vuoto di sinistro rumore e l’eco arriva al bimbo prigioniero l’unico che lo sente e trema Nel regno dell’illusione piano il castello galleggia sotto la luna la morte vittoriosa su ogni persona e cosa

nel deserto regna incontrastata e nel cuore del bambino del colore penetra l’angoscia


che tutto trascina alla rovina compagna la paura che cavalca il cobalto della notte e nel buio ingigantisce fantasmi di cenere è un campo di battaglia cosmico quello che appare al sole nel secondo mattino di prigione naturale sviluppo delle vittorie sul nemico del necroforo padrone anche la stessa aurora ancora fatica a indorare l’assurda dimora e il suo roseo smorto sembra quello del funesto petalo di fiore caduto di mano al disavveduto Eros tre giorni prima quando per abitudine la più dispettosa di travisare la realtà nella sua visita a palazzo incocca la freccia di piombo la dirige verso l’illusa fata morgana innamorata del cavaliere nero e in più l’irridente dio al suo passaggio funesto lascia cadere fatale a chi lo vede il truculento fiore che dona il segno misero dell’abbandono in questo nuovo esperimento compagno di giochi del bambino di luce e suo unico tesoro Durante il giorno nessuno gioca col bimbo legato al trono lo zingaro gira avvinazzato e scuoia lucertole sul prato l’ombra del principe nero in preda al pentimento non molla la spada un sol momento la lucida e la rilucida l’occhio torvo e per paura della rappresaglia acquatta orde di feroci guerrieri di guardia al castello di tenebra che già aria respira putrida d’antica rovina semplice punto di colore nel cielo l’ombra del cavaliere vola di tutto punto armato e fulmini sprigiona quell’automa nella sua corazza imprigionato i riflessi magnetici della sua barba d’argento cadenzano il tempo respiro di luce e dietro gli volteggia la schiera d’eroi che canta epiche canzoni pronta a scattare al battito di ciglia del vecchio che s’infiamma sicchè tutt’intorno impazza l’aria trema il castello fa su sè stesso un giro di trottola e torna fermo mentre il bambino consolato nella notte dalla visione del fiore dorme beato pare sul trono imbavagliato finchè nell’apparente calma esplode l’urlo dello zingaro impazzito allarme allarme il bambino scappa alla custodia e corre sul prato alcuni personaggi si girano a guardare dalla parte del trono il prigioniero non c’è e allora si precipitano dietro lo zingaro attraverso l’ombra nera del principe che si rifugia nella tenebra sull’erba tutto solo felice splendente uovo di luce argento e d’oro il bimbo dà un nome al suo gioco nuovo tesoro mio sussurra piano al pudico fiore ora rosso carminato t’amo e al suono della magica parola quei personaggi si sciolgono al sole A vespro il castello rota e vola con fata morgana ch’urla spiritata e appena scorge l’ombra del principe nero che nel buio si nasconde t’amo t’amo t’amo lo rincorre ossessiva ombra nefasta il principe delle tenebre striscia lungo le mura e guida la folle nell’oscura segreta dove l’imprigiona povera illusa falena che batte l’ali invano in cerca del suo amore


Il cavaliere che invade il castello della tenebra la libera e dacchè ai lampi di luce della sua corazza rischia di bruciare il vecchio le indirizza i riflessi sul cuore sì che il sole benevolo le stampa eterna la sua mappa d’amore e fata falena di nuovo innamorata verso l’astro di fuoco si dirige e mentre nel cielo stanca arranca e muore d’abbandono dal sole riceve il dono del giorno e diventa sparviera Venere che spunta dona energia al bimbo sul prato addormentato in sogno farnetica pesta i piedi e urla che vuole giocare sul prato e non stare in sala riunioni imbavagliato coi personaggi matti poi s’accoccola sotto la luna a pensare e chiede aiuto al cavaliere che lampo di luce subito gl’appare non c’è bisogno di far eruttare i vulcani per atterrare il castello ha paura il bambino abbagliato dai riflessi del cavaliere in arme

e guarda la porta non scappare figlio io t’amo e il ragazzo s’acqueta pianta nella mente e nel cuore il tuo sorriso e chiudi gli occhi lo prega il vecchio gli occhi dolci di padre inadeguato nella corazza imprigionato parla di rado ormai l’aura d’intorno si muove appena mentre il colore compone la parola e come acqua sulla roccia nel gelo della notte la perfora e crepa sì che la primavera trova lembi di pietra congelati al risveglio che il sole del mattino bacia e zefiro innamorato porta via e serba nel vaso di fiori dell’amata così il cavaliere congela la paura la sbriciola e la muta in amore e sul raggio del cuore riflesso del sole segue il bimbo che sogna e rivede il dondolo del porticato della casa paterna dove dorme ora ritrova l’alto melo del piazzale posteriore da dove guarda l’orsa trema il vecchio non si capisce se di gioia per l’erede o di dolore per il ritorno del suo spirito alla casa protetta dalla sparviera e intanto su sè stesso s’avvolge forma una spirale che s’allarga rapida s’ampia a dismisura cancella dal cuore il castello la paura e potenza d’amore solleva il bimbo addormentato sul petto e vola dietro l’incubo spazza dissolve con la sua spada raggio di luna e lo depone nel letto della casa paterna da dove mai si muove Prima di partire dal sogno il cavaliere parla al bimbo astrale figlio della grand’orsa tutto va bene così ha da essere è proprio questa qui la vita cresci in questo esperimento e più non ti curare basta volere e apprendere e puoi avere tutte le madri della terra che appena levi al cielo lo sguardo leggi la memoria d’infinite schiere di madri padri e figli che segui e precedi puoi vedere che impastano coi segni le tue attese d’albe boreali e ora vai orso bianco sopra i ghiacci a ballare osserva la tua bocca larga invoca il cibo dei figli di frontiera che nel tuo capace ventre cantano i giorni che ti vedono morente smetti gli inutili lamenti dei solitari i credenti non sono soli figlio e spirito di grande padre te sai i tempi dei figli a venire perciò all’abbraccio disponiti bacia lieve la notte bianca


e godi di colorare d’oro gli amori che la vita ora ti concede l’orsa dal cielo occhieggia e ti chiama discreta vola da lei il grappolo del ventre feconda col tuo seme che vibra sciogli il suo seno d’abbondante latte pei figli della frontiera come te figlio d’amore dell’orsa Il bambino sente la voce della fata bambina che canta una canzone e non la vede i cuori amanti si ritrovano sempre lo so eppure tremo per la commozione appena sei vicino a me sono emozionata sto bene sono calma e rilassata se sono lontana sono disperata e ho paura dell’uomo sul pianeta voglio giocare con te sul prato voglio protezione voglio amore quando la notte dormiamo insieme e tra le tue braccia m’abbandono il sogno colora la mia vita di dolcezza trepida l’alba aspetto e la tua carezza che fa il giorno lieve per volare insieme tra le galassie in fiore che ci chiedono di restare ancora ch’è tempo di gioia per me e per te amore finisce qui l’inverno del dolore la primavera viene e l’estate affogato nel languore che rende lucida la pelle e quando l’autunno spruzza d’oro i boschi e di bianco le chiome già colmi di mille colori i cuori amanti ancora io e te insieme in volo abbracciati facciamo ritorno nella terra dei padri acchiappati alle code delle comete pellegrine Ti svegli solo nella casa vuota senza padre senza bimbi per giocare senza fata per scambiare doni la tua notte di sogno già passa ragazzo dell’amore corri sul prato

L’ombra del principe nero mentre la notte arriva a Venere lucente rivela il suo segreto personaggio d’ombra morta sono e sento il nemico che mi raggiunge non so chi è nè cosa vuole il maledetto l’accetto grato per porre fine allo spettacolo non ho niente da offrirti eccetto una vita di devoto e queste mie mani vuote di terrene promesse che già il castello atterra il nemico e i compagni più non vedo eppure sento che ora stringo l’universo l’arcobaleno gioca con me prugna secca il cuore mio che mai non trovo in questa vita nel divino suono si sfrangia e già eccheggia dentro di me casa vuota valle tra monti del dolore stretta finora ricordo un solo avvenimento mentre nasco alla notte alla gola mi stringe il mio gemello che mai più incontro nel viaggio cupo di frontiera eppure ogni sera nel cuore mio sento battere il suo in uno


per questa follia mi ripeto mentre massacro è bene per me vivere accanto ai barbari che aspettano le mie spalle un solo momento per immergere la picca e vendicare compagni mogli figli ch’immolo a te notte del mistero prima a conoscere il mio terribile segreto dacchè la forza mi spegne il bimbo che rubo ostaggio al mio gemello e non so perchè ancora ombra muta vagolo e m’attardo senza pace in questo deserto d’illusione che financo in me i riflessi uccido dei mille arcobaleni che sento un tempo nelle viscere mie rutilanti e stasera stanchi spenti aggrumanti come vulcani senza suono e nome Venere che il mio segreto sai aiuta il figlio del deserto che lascio senza il mio nome assassino e ti prego mandami il nemico che da sempre aspetto a te dedico vergine monaco guerriero l’ultimo mio respiro d’ombra e l’abbozzo di questo strano sentimento d’amore per me nuovo che fin’ora m’accorgo non conosco e combatto incerto come chi va in battaglia per l’odore del sangue e sente l’odore dell’ammazzone verginale e la colpisce con tutto il sentimento guerriero e poi trasgredisce il copione come la tua estemporanea rappresentazione Achille furioso che violi sul campo Pentesilea mentre muore felice nel tuo nome Venere Piange il cantastorie e la sua voce trema mentre il canto conclude ogni personaggio fatalmente si dirige sulla scena per vivere morire e rinascere come tutti noi attori e spettatori che la storia da sempre rappresentiamo e non lo sappiamo ora lo spirito del cavaliere sulla lama di luce del sole avanza da quando lui il regno abbandona si chiede perchè sempre cavalca s’aspetta un giorno o l’altro d’incontrare la fata è vero forse questa sua speranza nel deserto di nuovo lo guida dove il gemello nero aspetta il nemico che lo vince in battaglia e lo depreda dell’alito suo possente e là dove l’alba separa la tenebra dal giorno sul confine tra morte e vita esplode il lampo di luce del cavaliere quando l’aurora sboccia fiore della notte che fugge e si dispera a lasciar solo il principe nero che s’arrende alla frontiera e mentre il cavaliere d’argento avanza l’alone di luce incontra l’ombra del fratello gemello principe nero che invano arretra e la penetra l’inonda la dissipa nebbia che scompare al sole buio che si dissolve in una stanza quando la luce s’accende e da quel ventre guerriero nero rappreso si libera il fuoco freddo che esplode primordiale e forma un uovo di perla e d’oro che congiunge in uno i due fratelli che subito si mettono a giocare strano in quella girandola rutilante di colori il viso ch’appare è sempre uguale è uno è quello del bambino universale e quell’ultimo contorcersi dell’uovo ventre di madre di galassia racchiude la forza astrale che dentro si sprigiona e non deborda che l’immane vibrazione che fa tremare il deserto la compone e il sole che esplode dal mare di sabbia saluta l’androgino uomo che dall’uovo di luce si mette così a cantare


Voglio tornare a Antares voglio tornare a Antares dove le case sono tutte d’oro dove sulle strade lastricate di diamanti giocano piccoli giganti a rispecchiarsi dove tutti sono felici e figli della luce astrale dove il mare fa gorghi di colore dove il cuore signore canta la canzone della notte e del giorno dove la giustizia libera fraterna vera resta lontana dal dolore e si chiama presenza che si scambia e gioia e colore che coglie i limiti della mente e l’insemina l’amore dove la diversità è l’unica sovrana sulla gente che solo vive se insieme crea l’uno mutante che nel volo astrale s’esprime dove reale è l’unità e apparenza il duale che la terra esprime bene e male odio e amore gioia e dolore maschio e femmina è uno gemello signore di vita in evoluzione e fiore che s’apre al mattino dove il seme è frutto l’inizio è destinazione ogn’essere creato è creatore e questo la mente umana non lo può capire che non conosce questo stato e nemico lo combatte e per paura droga il corpo così non vede ch’è sulla strada maestra e rifiuta il nuovo in espansione dono primo dell’eterno presente che è lo stesso istante sempre la vita terrena in forma differente da vivere con amore totale e il più innocente per questo è bello tornare a Antares con voi tutte bimbe belle di cuore e tenere d’ale che v’affidate con chiunque sperimenta l’amore dell’uno e personaggio sulla scena rappresenta al meglio la recita umana per vivere oltre l’odio e l’amore sull’isola dell’osservatore là dove il frutto è seme e l’inizio è destinazione voglio tornare a Antares e mentre canta il vecchio cantastorie parte la spirale s’amplia a dismisura e copre il deserto che s’avvita diventa tutt’uno d’universo terra e cielo e la piazza scompare Posso tornare a Antares con te cantastorie? prendi la mia mano Cecco formiamo tutt’insieme il cerchio e cantiamo voglio tornare a Antares voglio tornare a Antares dove i bimbi astrali son d’argento e d’oro dove sulle strade lastricate di diamanti giocano piccoli giganti a rispecchiarsi Prendi la mia mano signore d’Antares principe nero e il minimo rispetto che devi a chi per te la vita dona a chi nell’amore crede fata morgana signora del deserto muoio che sogno riflessi del mare nell’illusione dell’arcobaleno falena brucio il mio cuore al sole per te cavaliere sparviera del cielo mi condanno al volo


Pappaghena pappaghena sott’altri cieli fiorisce il nostro amore altri monti altri ventri i nostri corpi altri mari e continenti non più amore-dipendenti l’onda dolce del tuo seno colmo oltremisura amo i tuoi capelli bianchi il tuo volto di bambina dagli occhi evanescenti intelligenti oltremisura i fianchi tuoi potenti addormentati i sospiri così maestosi regolari lenti del volo mentre costringiamo i nostri corpi astrali all’amore avaro di vecchi feriti penitenti che il sogno rifiutano e il perdono e il mio seme dormiente nel tuo ventre arrotolato di serpente resta qui sulla terra abbandonato ora mutilo il ventre squarciato mi ritrovo adolescente e accetto il corpo mio pezzetto d’universo che ti contiene sempre su questa mia galassia terra mare notte morte sei e resti benvenuta eppure navighiamo amore per cieli diversi ch’è sera ormai

nella vana aspettativa di fate e cavalieri semovente eterna in fibrillazione legata al tuo cordone di dolore la terra da sparviera ti trattiene come puoi dentro il mio cuore d’universo padre liberi il volo e nel mio corpo terreno a navigare in pace io sempre t’accolgo sicuro che in questo o altro esperimento esplodiamo uno d’amore-passione astrale Pappaghena dal viso di bambina intelligente oltremisura quando libera la mente ch’ora imprigiona e d’intelligenza e grazia universale piena nel tuo corpo affusolato in ebollizione mentre gioca col vento rasente il prato congiunti finalmente insieme nel volo quest’amata nostra astronave da noi separata ci porta a casa da dove partiamo un tempo in missione a Antares Pappaghena amore universale Il bambino colorato da terrestre lo nutrono i giorni sepolti sotto gli alberi palustri a sera corrono a proteggerlo torme di spiriti risorti degli antichi padri e per questo gesto umano la notte concede loro di cantare le fiabe più belle dell’uomo così ricevono in dono il fuoco che nel ventre brulica della madre e lo passano al corpo del nuovo guerriero di pace sì che il sole signore del fuoco primordiale lo chiama fratello placido lo coccola tutto il giorno e lo fa giocare col suo raggio che fuoco freddo di carne ridiventa quando s’ingatta e s’addormenta nella grotta della notte che l’ospita per riesplodere all’alba dalle viscere roventi della grande madre ancora vulcano in eruzione di questo nuovo splendido esperimento


e non più vulcano spento ossa di dinosauro nel ventre del deserto Contessa dell’aborto di quest’epoca nera sul prato stasera piange il suo perduto sogno terreno alla luna tenera luna amica sono qui a rinnovellare il mio dolore all’anno nono dalla sua rinascita quand’impazza il solleone in fronte al mare il cavaliere rende al cielo la sua terza vita per più agevole volare al padre e il cuore lieto trasmigrare nel corpo di un fanciullo che Minerva destina all’impresa grande di restare tale per un breve lustro e spaziare dal Montebianco da dove osserva gl’esperimenti terrestri a venire che si destina e frutto ancora acerbo al banchetto dell’amore neve si scioglie al sole per creare una sorgente che perenne corre verso il mare luna custode della mia pena in pellegrinaggio com’ogni primavera in pace bacio quest’ossa bianche che strappo al mare e le lavo con lacrime d’amore e ricompongo ad una ad una per un momento sul ventre mio deserto in attesa del vento che gioca rasente il prato in fiore così torno a casa congiunto il corpo mio a quello del cavaliere e alla sparviera di lutto che raggruma per consolazione gli dei sul prato della contessa compagno le lasciano il grifone a guida povera fata che si perde nella notte ch’è senza ragione Il grifo non la salva dalla mutazione terrena e già l’alba chiama solo il suo grande cuore da prima iniziazione l’indica la strada la coraggiosa delusa invano odia la luna crudele e rifugge la luce notte in fuga folle per la scoscesa proda rotola di dolore bruna nell’antro femmina antica resiste roccia al gelo della dissoluzione eppure sa che niente può contro l’aurora che al cielo la destina orba di seme ch’agogna al perso suo pianeta senza frutto e nome Ombra d’adulto il figlio della luce e del deserto nella caverna estrema unzione e battesimo è per lei e non lo sa invano spia sul viso del fanciullo una sorpresa che non può trovare ch’ombra d’apparenza è e si specchia nell’universo ch’attraversa eppure le sembra d’intravedere in quegl’occhi disturbati dal sonno l’antico vezzo del vecchio cavaliere quando indeciso si porta la mano alla chioma

e non la turba l’esplosione irreverente del selvatico bambino di rifiuto della madre umana che lo spia e s’ingatta nella foresta chè rivede in lei Roma in veste di tenebrosa progione del pianeta e da lontano la ferisce malandrina la beffa del fuggitivo che figlio di solo padre si sa e chiede se alla sua nascita c’è e s’apre del suo cuore la ferita di sangue gocciolante s’allarga per renderlo accogliente di tepore e imporpora colore rosso vivo quelle carni sue pastose d’isterica puerpera attempata


lo stesso vivido colore dell’impudico bambino astrale curioso che vede i suoi occhi di pianto velati e cauto ritorna nella grotta adolescente l’appare e giovane guerriero di luce sfumato di tenebra lei in tutto il suo splendore esplode e osa le brame del suo corpo e lo sfida e si offre e lui risale languide le colline della luna e gli soggiace nell’antico torneo del più puro amore ch’abbraccia due anime dolenti in un solo falò uguale per potenza al sole che la notte fuga oltre l’impero dell’uomo e nell’acuminato suo bollente ventre di fata grappoli di stella Sulle nevi eterne l’imperatore vede l’erede che muore e rinasce quando i mostri figli della notte si trasformano in amici e gli raccontano le storie degli uomini nefasti che si condannano perchè inventano il fato e Giove carceriere solo chi la vita tempra alle grandi altezze conosce la meta e il figlio delle stelle ch’entro vive a cavallo tra notte e giorno e legge i simboli d’armonia che dipinge il paesaggio muto dell’uomo Signora conosci il vecchio cavaliere? sì è nobile e puro la sua anima come aquila vola solitario sopra il Montebianco alle nevi perenni appartiene la sua presenza purifica il mondo che lui non conosce eppure crea intorno a lui tutto si compone che il male non lo tocca e tu gli vuoi bene? sì più della mia vita che la mia vita da lui proviene e quando io rinasco lui scompare caro vecchio cavaliere e non lo incontri più nella tua vita? sì l’incontro la notte di tempesta che il vento ulula e feroce mi sbatte sulla roccia lampo fiammeggiante all’improvviso appare con un gesto ferma il brontolio del temporale nella sua mano aperta l’immensa potenza si congela in sfere di diamante che semina nel cielo in grembo all’aurora splendido nella sua armatura collo sguardo che sfavilla spazza la mia paura io tremo al suo cospetto per la commozione gentile mi tende lamano e mi solleva è una mano forte che dà sicurezza dolce e calda come una carezza la neve del cuore scioglie il tocco suo leggero al suo arrivo la notte si dissolve dolente e esplode il sole la corazza s’infiamma di bianco e d’oro e raggi sulla neve riflette e da ogni raggio nasce una sorgente e lui ti vuole bene?


più della sua vita ch’ogni suo alito dal mio alito proviene ricordo s’inginocchia davanti a me che sono nuda le mani strette ai fianchi la testa sul mio seno reclina e piange d’amore

e dagli occhi suoi fiume scorre la vita che dona mi sciolgo come la neve sorgente alla sua sorgente bevo e dall’acqua fresca cristallina al suo richiamo il grifo si sprigiona in attesa di volare con lui libero pei cieli perchè muore il cavaliere? è un temerario il cavaliere che dona la sua vita così la vita continua dà la vita per un bimbo che nasce te figlio del cavaliere sei amore a me piace che sono figlio del cavaliere non piangere più signora io sono con te ora e quando divento grande ti porto con me se vuoi tu sei più antico è vero già uomo nasci per vincere al gioco dell’uomo che ride che quest’esperimento la tua vita conclude e per questo muore il cavaliere e resta dentro di te pronto per il nuovo volo io non so volare come lui sul grifo e come te lassù nel cielo te l’insegno io se vuoi come lui l’insegna a me! grazie signora! grazie a te cavaliere! Cascata di stelle sul profilo delle vette che precipitano al mare contro il cielo si staglia l’ombra del caro cavaliere che volteggia l’ultima maschera cade dal suo viso androgino che nell’aria sorride da un emisfero all’altro della galassia viaggia padre senz’età a sè stesso figlio impaziente che la vita richiama sulla terra voce argentina che brucia il tempo che lo separa dalla sublimazione là sul prato l’ossa sue imbianca il vento dell’energia che genera Dal risveglio a quando s’addormenta il bimbo astrale resta cosciente del perchè della sua nascita e del suo cammino ha nel cuore la gioia e il dolore della terra nelle mani la clemenza del vecchio imperatore ignota all’uomo nell’occhio gaio maestoso velato del più grande languore riposa l’amore


consapevole dell’uno ch’è da sempre e più non lo scorda Nel cielo di Arbor mentre gioca con le stelle il figlio della notte e dell’androgino cavaliere una cometa lo mette sotto e muore a sett’anni appena tempo del pianeta

INDICE CARO VECCHIO CAVALIERE (il canto dell’uno) DEDICA AL CANTASTORIE.........................................Pg.

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MARIA GIOVANNA................................................ Posso cantare con te cantastorie?............................. Signori bambini............................................... C’è la Rosa per prima sulla scena............................. Rosa Rosaria.................................................. Ci guarda geloso.............................................. Dopo mezzogiorno.............................................. Vado da Rosa.................................................. Tutta la sera resto nascosto sotto il letto................... Ho fame....................................................... Con il mio amico.............................................. Abbiamo camminato............................................. Il mio amico si vergogna...................................... Abbiamo deciso................................................ I nonni....................................................... La notte...................................................... Amore di volpino.............................................. Stasera nonna................................................. Ho nostalgia ora che faccio il cavamonti...................... E si fa festa grande.......................................... In estate.....................................................

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Ricordo....................................................... Da piccolo nel buio........................................... Povera........................................................ Rosa va in sposa.............................................. Povera canarina............................................... Rosa è incinta................................................ La tratta male il prete....................................... E poi......................................................... Ora in terra tua Guglielmo.................................... Rosa io voglio aspettare...................................... Alessandro.................................................... La terra inventa famose ricette............................... Gliene frega.................................................. Il canto di gioia del legionario.............................. Gioie e dolori le notti africane.............................. Alla vecchia.................................................. Schiavi....................................................... Cessa la ricerca.............................................. Sole.......................................................... Non mi capisce più nonno...................................... Anch’io sono.................................................. Dei dei padri................................................. Io chissà..................................................... Piccolo uomo.................................................. L’energia..................................................... Nella bruma................................................... Il bimbo...................................................... Voglio la mamma che non conosco............................... Parte......................................................... Roma Parigi Londra New York................................... E la mia bella urla...........................................

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Il mio amore.................................................. Inseguo la verità............................................. Rifiuto il tuo segreto piccola madre.......................... In questo mattino di sole..................................... Jane mi fa da tutor........................................... Bryan di Chicago.............................................. Regina silenziosa............................................. Salgo......................................................... Sulla striscia................................................ Da trent’anni................................................. Il rapporto................................................... Nessuno....................................................... Di ritorno da New York........................................ Kensington Gardens............................................ C’è in piazza il cantastorie..................................

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LA SPARVIERA.................................................. “ Oggi vi voglio raccontare la storia di un amore............... “

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Un giorno incontro una signora................................ A questo punto................................................ Così passo a presentarvi il caro vecchio cavaliere............ Dalle nubi cambia la visuale.................................. Gli umani..................................................... Nefasto figlio d’eroi incauto il guerriero.................... Sul pianeta................................................... La sparviera s’impedisce la gioia ............................ La sparviera pioniera......................................... Alla morte che l’accompagna................................... Evanescente il cavaliere...................................... Chi sente vicino.............................................. La grande sparviera al messaggio crede........................ Stasera l’infelice............................................ E a questo punto non capisce.................................. Ultima nel regno della materia................................ Verace matriarca la contadina.................................

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IL CANTASTORIE E CECCO........................................ C’è un vecchio libro sulla scena.............................. Chissà........................................................ Adesso........................................................ Nell’attesa................................................... E mentre canto................................................ Sapete........................................................ Il comandante dei rinforzi freschi della capitale............. Scelgo di cantare............................................. Non voglio più rubare il cibo con la guerra................... Accorrete genti stamane sulla piazza.......................... Bruma primordiale............................................. Sono sempre belle le mattine dell sposa....................... Al nuovo colore............................................... Fumo del ricordo.............................................. Senza la mano................................................. Canta l’usignolo.............................................. La madre accoglie con sgomento la rivale in fiore............. Figlia la vita................................................ Dea adolescente............................................... Cuore mio trovatore........................................... L’adolescente è un tesoro nascosto............................ Nel guscio imprigionata....................................... Stanotte sogno Cesarina.......................................

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Mentre arraffa................................................ Grande la mia bambina......................................... Madre che lavora.............................................. La terza volta................................................ La voglia di correre.......................................... Cecco bisogna licenziare la schiavitù......................... Cantastorie anch’io........................................... Recito........................................................

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E’ carnevale sulla scena...................................... Riti.......................................................... Preti......................................................... Femmina....................................................... Novello trovatore............................................. Il risveglio.................................................. Erede della terra............................................. Il vecchio cavaliere pago del canto........................... Cecco novello ideologista..................................... Brucia........................................................ L’attore...................................................... Buon alibi il coraggio del guerriero.......................... Chi si fregia del nome........................................ E’ questa l’ora del silenzio.................................. Il contadino che la femmina conosce........................... Se non c’è modo di cantare.................................... Mamma di mestiere reagisce.................................... Luci verdi alle mie mani da bambino........................... Achille Orfeo................................................. Ora riscrivo la mia vita...................................... Quando caparbio............................................... Apprendi con fatica figlio.................................... Io............................................................ E rinasco..................................................... La sera....................................................... L’uomo........................................................ Il tuo corpo giovane.......................................... Sul pianeta degli sciacalli................................... Passante sperduto............................................. Cosa canti.................................................... Il mutante.................................................... L’immagine al fiume........................................... Nella grotta.................................................. Dal sogno cupo................................................ Che dirti compagna della mia torrida sera terrena............. Bimbo paffutello.............................................. Lo spirito padre.............................................. Guarda figlia del mare........................................ Il bambino dentro............................................. Così cammina il verme......................................... Sgomento all’improvviso....................................... Un amore forte................................................ Del sè steso fatto sasso...................................... Roba da pazzi................................................. Il prezzo che si paga......................................... Il prediletto morente......................................... Uno di noi due qui è pazzo.................................... Solo chi ritrova il gusto del piacere......................... Non so bene................................................... T’amo......................................................... Mamma lattifera buona la vita.................................

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Il corpo che gela............................................. L’osservatore ascolta le formicole umane...................... Quando non c’è tempo.......................................... Tifeo......................................................... Distaccato dal corpo e dalla mente............................ Bimbo dalle lontane galassie arrivi........................... Amore......................................................... La sera....................................................... Dormi......................................................... Resto......................................................... Monco e ferito al ventre...................................... Vecchio pazzo................................................. Il nero sopra il giallo....................................... Povero vecchio illuso d’un guerriero ottuso................... Non è bello................................................... Arno sacro.................................................... Madre liquida verdolina....................................... Credo......................................................... Al risveglio.................................................. Cameratesca stretta di mano................................... Ancora........................................................ La fata che cresco nell’orto.................................. Dico.......................................................... Fuga vile..................................................... L’ombra....................................................... Non puoi lasciare l’amore all’abbandono....................... Cantastorie dell’irreale...................................... Impenitenti i sentimenti miseri dell’uomo..................... Il restauro del colore........................................ Il cuore...................................................... Al cuore chiedi osa e apriti.................................. Il bimbo guarda il bimbo...................................... Lontano....................................................... E non capisci................................................. Il guerriero di pace.......................................... Un giorno lontano parto....................................... Penso a quando parto.......................................... Così inizia la festa della bellezza...........................

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IL VECCHIO CAVALIERE E LA NOTTE............................... Io se l’uditorio lo vuole continuo............................ Il segreto che scopro......................................... Color dell’aria............................................... Vortice rutilante............................................. Il vecchio stolto............................................. E subito il cavaliere della luce.............................. Il vento dell’est............................................. Il corpo del gigante.......................................... Si assiste.................................................... La spada sacra................................................ Alessandro il nodo gordiano taglia............................ Il temerario guerriero........................................ Figlio di dio minore..........................................

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La grande madre............................................... Alle falde del Montesanto..................................... Un passerotto stremato........................................ La testa china................................................ Canto......................................................... L’alba trova un nuovo personaggio............................. Notte passione mia............................................

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Devota notte.................................................. “ E mentre così s’infuria....................................... “ Il cavaliere così scorda...................................... “ La rappresentazione dei gemelli............................... “ La recita li porta............................................ “ Al vento...................................................... “ Il cavaliere ripone la spada.................................. “ Il sonno lo coglie............................................ “ Solo parte da Arbor........................................... “ Dolce notte che parti......................................... “ L’impudente................................................... “ La mano di giardiniere strappa................................ “ Batte il tamburo.............................................. “ Appena sveglio................................................ “ L’epoca nera che inventa...................................... “ Il cavaliere custode della tenda.............................. “ Nell’ora del dolore........................................... “ Nel tepore del tiepido sole................................... “ La seconda nata cuor contento................................. “ La notte che il seme.......................................... “ Spore di un giorno di festa................................... “ Il cavaliere sul sacro colle.................................. “ Fuoco freddo.................................................. “ Da cadavere di mammuth........................................ “ Romana pax.................................................... “ Nell’inutili battaglie........................................ “ Il cavaliere inbocca la strada................................ “ E allora vede rotare le costellazioni......................... “ Nel sogno..................................................... “ Tra cielo e terra effimero.................................... “ Il guerriero mentre muore..................................... “ Questo è Michele.............................................. “ Dipinge per mesi.............................................. “ Per volere di Minerva......................................... “ Gigante-robot..................................................“ Il robot possiede il cuore.................................... “ Quando l’aurora............................................... “ Il canto penetra in cuore..................................... “ Ora il gigante buono.......................................... “ Stramazza sul crinale..........................................“ Lacrime di rugiada............................................ “ Grande Orione................................................. “ Sta scritto nelle galassie.................................... “

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Felice l’uomo ch’ama.......................................... Occhi aperti sul pianeta della guerra......................... Il gigante buono si perdona................................... Sotto le tonache d’infauste matrone........................... Le vergini madri sognano...................................... Alla frontiera l’acqua........................................ Solleva sulla sponda del mistero il velo...................... Il sentire profondo è sottile piacere......................... Il cavaliere s’inginocchia.................................... E la palude ride matrice di zanzare........................... Stasera invano la luna s’apre................................. Il saggio china la testa al dono.............................. Lilith della creazione........................................ S’affida a sera al vecchio dei monti.......................... Guizzano...................................................... Polifemo nessuno lo vuole..................................... I consoli pretori li guida la paura...........................

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Si perde a Colòno............................................. Ora in questa dolce stagione.................................. La grande madre liquida....................................... Stranite le femmine........................................... Alla luna che sorge........................................... C’è per tutti gloria.......................................... Alla frontiera i cavalieri accanto ai fuochi.................. Sognano i pastori fiumi di latte.............................. Sul prato della steppa........................................ Figlio dell’uomo oggi......................................... Infiniti bilioni di viaggiatori astrali....................... Nella scuola d’amore dei figli del prato...................... La pioggia della sera lava la prima rosa...................... Solo voglio stare............................................. Care signore.................................................. Sorriso di fata............................................... Non riusciamo a capire........................................ L’adulto s’intromette......................................... Educati figli di mamma........................................ Voglio relazionarmi all’uomo e alla donna..................... All’eroina di turno........................................... Il buttero ebbro d’eccitazione................................ M’assassinano le mille e mille persone........................ Turbolenta la coalizione al potere............................ Signore delle galassie........................................ L’ombra del rimorso........................................... Imparo alla svelta............................................ La nuvola che oscura il sole.................................. Siamo tutti feriti sul pianeta................................ Il vento crudele.............................................. Il guerriero tutta la vita si nasconde........................ Il viaggio non è mio nè tuo................................... Prono mi pongo................................................

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Caro vecchio cavaliere ecco le parole......................... L’utero sconvolto di caverna.................................. Al temerario pellegrino....................................... La bimba corre sul prato...................................... T’adoro splendida bambina..................................... Ho voglia di bambine per giocare.............................. Verde la punta della spada.................................... Torme di cavalieri nella landa desolata....................... Il vecchio beduino............................................ All’oasi...................................................... Ameni colli i suoi seni che la luna colora di sogno........... La vana ricerca............................................... La tempesta di sabbia......................................... Croci sul pianeta dimenticato................................. Tutti in fila................................................. Capelli fluenti............................................... Non scrivo nel testamento queste baggianate................... Comportati bene figlio di re pastore.......................... Eppure tento di parlare alla generazione nuova................ In questo momento d’assenza................................... Al principe guerriero arrivano nuove da palazzo............... Solo il cieco sente........................................... La mente splendido ripetitore................................. Si lamenta alla luna il cavaliere nero........................ Il grande vecchio prima di partire per l’altrove ............. Il silenzio dei dannati non commuove.......................... Il principe nero netà umano e metà divino..................... La mente smascherata..........................................

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Mentre galoppa................................................ Il lampo di luce astrale...................................... Principe traditore lo chiama la mente......................... L’intrepido ammiraglio osserva................................ Dal confine del silenzio...................................... Lo spirito del padre imperatore ora parla..................... Questo mio figlio oggi nasce libero........................... Non stare a spiegarti forme espressioni e mutazioni........... Inutile....................................................... Figlio del cuore.............................................. Figlio novello di ogni extracomunitario....................... Infinite le porte d’entrata................................... Riscrivere la storia personale................................ Il principe nero non arriva mai a destinazione................ Sul principe nero che trasmigra viaggiatore del cielo......... Il suo cuore buco nero........................................ Non si sa cosa accade......................................... Il canto dell’uno............................................. Ci sono più cose in cielo e in terra Orazio................... Immagini d’invisibili mondi................................... Caro viaggiatore del cielo sulla tolda della nave astrale..... La primavera invano chiede al signore del grifo di pazientare. L’aurora al risveglio trova il viaggiatore perso..............

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Il solleone brucia tutti i suoi ricordi....................... “ La stella del pastore a sera.................................. “ Conosco una donna............................................. “ Un giorno il re manda i suoi soldati.......................... “ T’amo ti voglio ti cerco ti trovo ti prendo................... “ E’ duro l’abbandono........................................... “ Non mi giro più a guardarla................................... “ Un giorno torno a te amore mio te lo prometto................. “ Lo so che un grande amore non muore........................... “ L’acqua si fa strada.......................................... “ Scorre........................................................ “ L’autunno erige cattedrali.................................... “ Il contadino stanco chiede alle nubi.......................... “ Grato il contadino spira...................................... “ Veste mia di carne che resti adolescente...................... “ Scade il tempo che m’assegno in questo esperimento............ “ Dolce Francesco............................................... “ In chiesa non c’è Cristo...................................... “ Libero muoio.................................................. “ All’alba le mammelle gonfie la pecorella...................... “ A chi ama senza condizione.................................... “ L’amore esperienza divina..................................... “ Gli schiavi................................................... “ Figlia di razza padrona....................................... “ Figlia di Roma................................................ “ Roma penso che vaneggi........................................ “ Erediti invano lo spirito..................................... “ Soldato romano per quarant’anni qui in colonia................ “ All’alba il sogno dipinge il viso del pastore poeta .......... “ A Flora piace il dono di carne................................ “ Brividi percorrono la schiena ................................ “ Nel deserto dei guerrieri..................................... “ Disavveduto il pastore scorda le pecore chiuse nell’ovile..... “ Le pecore disperate belano nella steppa....................... “ Contadino annoiato la terra abbandona......................... “ Zotico contadino d’acquitrino puzzolente d’aglio...............“ La fata al risveglio.......................................... “ Padrone del mondo............................................. “

A Flora matrona il legionario affida l’inutile preda.......... Nè titoli nè gloria nè oro figlie della terra................. Un uomo che muore............................................. Utero di madre che perdona Flora.............................. La lieve dolcissima carezza................................... Cantastorie d’epoche migrate altrove.......................... Adoratori della morte......................................... E alla fine vince il silenzio................................. Il panteismo va bene.......................................... Spiriti dell’universo s’incarnano............................. I credenti colloquiano........................................ Per chi paga cento per uno....................................

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Non l’accettano il suo dono................................... Signori sulla scena........................................... Il cavaliere resta interdetto................................. Basta con l’abitudini......................................... Apro.......................................................... Vola com’aquila sopra il canto................................ Babbo perchè nasciamo in miliardi a fare la guerra sulla terra? E quando l’anima trasmigra.................................... Cerca nel cuor contento....................................... Babbo perchè i signori perdono la gista direzione?............ Babbo gli piace Roma al cantastorie?.......................... Il cantastorie sente il cuore che gli ruota controcorrente.... Il vecchio ora continua la storia del cavaliere............... L’uomo sa che il saggio o stolto a seconda del punto di vista. Il vecchio prima di cena s’inginocchia........................ La notte si commuove.......................................... Respiro d’alba................................................ Il cantastorie ora al sole danza.............................. Sulla scena il viaggio del cantastorie sembra................. La dea di cobalto............................................. Aurora........................................................ Il raggio del solleone........................................ I raggi del sole che danza rifrangono umido l’amplesso........ Il dio che piange............................................. La notte in bocca al cantastorie.............................. Il cavaliere penitente........................................ La spirale del dolore......................................... Centrati i piedi nel ventre del pianeta....................... Il cavaliere alla ricerca della coppa sacra................... Ritenta da sveglio il volo.................................... S’erge in fronte al fratello sole............................. Sul pianeta l’uomo non sa contare............................. In congiunzione eterna con la terra .......................... La testa china capisce il mistero del sangue del Cristo....... Il cavaliere ora vola da Orione maestro del cielo............. Unica protezione contro il barbaro ch’avanza alla frontiera... La mente abita paradisi suoi.................................. Mente fabbrichi di nuovo idoli................................ Ossa di dinosauri............................................. Nella casa paterna............................................ Del cavaliere non si parla.................................... Della guerra cruenta.......................................... E pazienta l’accetta il cavaliere............................. Perchè fai raccolta di canti popolari babbo?.................. Segni di dolore mutanti e colori spenti....................... Ultima scena.................................................. Il cavaliere coltiva fiori senza nome sul prato quattrostagioni L’ultimo canto per te terra amorosa...........................

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Il viaggio di ritorno......................................... E il vestito di carne si sforacchia........................... Sulla scena la caligine impera................................

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Pianta l’albero della vita sulla strada maestra lo spirito.... Scoppia prima o poi l’assatanato dice la gente................

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IL BIMBO ASTRALE.............................................. Signori bambini non faccio più riassunti all’ultimo atto...... Il dono del giorno............................................ Pensieri lievi cinguettano.................................... All’alba seduto sul prato gioca il bimbo...................... Dal cielo cala la pioggia della prima sera.................... Lieto un raggio di sole lo sveglia il secondo giorno.......... Un lungo filare d’alberi...................................... Si vede neonato che dal mare rinasce tutto solo............... Sogno nel sogno mentre vola................................... E bambino ridiventa qual’è.................................... Nella casa paterna disabitata................................. Sulla tavola apparecchiata c’è un messaggio................... Il bimbo sogna il vecchio cavaliere che s’offre al mare....... Sogna il meriggio che nel deserto appare lo scorpione......... Questo sogno non gli piace.................................... Svegliati amore bisbiglia all’orecchio la fata bambina........ Nel sogno d’alba che segue.................................... La notte l’energia del bambino col codino diventa fiume....... Il nascituro presto scorda da dove arriva..................... Il figlio che nasce al vecchio che squama in fronte al mare... Nel deserto di nuovo la vita col bimbo germoglia.............. Il seme affogato nella sabbia dallo spietato tallone.......... Il principe nero trasmuta nell’alcova della notte............. So che rinasco sempre solo tre volte non so dove.............. La notte sprofonda l’androgino erede sulla scena del deserto.. Questi strani personaggi del castello......................... Il silenzio cade.............................................. Nel regno dell’illusione piano il castello galleggia.......... Durante il giorno nessuno gioca col bimbo legato al trono..... A vespro il castello rota e vola con fata morgana............. Il cavaliere che invade il castello della tenebra la libera... Venere che spunta dona energia al bimbo sul prato............. Prima di partire dal sogno il cavaliere parla al bimbo astrale Il bambino sente la voce della fata bambina che canta......... Ti svegli solo................................................ L’ombra del principe nero..................................... Venere che il mio segreto sai................................. Piange il cantastorie e la sua voce trema che il canto conclude Voglio tornare a Antares...................................... Posso tornare a Antares con te cantastorie?................... Prendi la mia mano signore d’Antares.......................... Pappaghena pappaghena......................................... Il bambino colorato da terrestre lo nutrono i giorni........... Contessa dell’aborto di quest’epoca nera....................... Il grifo non la salva dalla mutazione terrena.................. Ombra d’adulto il figlio della luce e del deserto nella caverna Sulle nevi eterne l’imperatore vede l’erede che muore e rinasce Signore conosci il vecchio cavaliere?.......................... Cascata di stelle sul profilo delle vette...................... Dal risveglio a quando s’addormenta il bimbo astrale........... Nel cielo di Arbor mentre gioca con le stelle una cometa.......

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BIOGRAFIA Rocco Garrapa nasce nel Salento in provincia di Lecce nel 1942. A diciassette anni si trasferisce a Zurigo e, successivamente, in Toscana, facendo diversi mestieri. Consegue la Laurea all’Università di Siena, seguita da variespecializzazioni, nonchè della abilitazione all’insegnamento. Neglianni settanta soggiorna lungamente a Parigi, Londra, e soprattutto, negli U.S.A., dopo l’ottenimento, nel 1972, di un’assistantship al “Modern Language Department” della M.S.U. per insegnare Italiano e, nel 1973, l’ammissione alla “Graduate School” della University of Maryland-College Park. Negli U.S.A. collabora anche con la stampa universitaria. Ritornato in Italia continua gli studi e insegna per alcuni anni presso l’Università di Siena, Istituto di Lingue. Da questa Università nel 1978 riceve una borsa di studio da utilizzare presso la Columbia University di New York quale Visiting Professor. Nipote di poeta scrive poesie sin dall’adolescenza. Il tempo e le sue disparate esperienze culturali influenzano e indirizzano il suo modo di esprimersi. Lo stile singolare ritiene tutta la freschezza che proviene dalla speranza e che va oltre la sofferenza e la rabbia suscitata dalla presa di coscienza della realtà, connessa alle problematiche sociali e alle lotte che ne conseguono. Negli ultimi periodi di attività nascono e si sviluppano specifici interessi per la pittura, la psicologia, la fisica, che confluiscono nella grande matrice mitologica tramandata dalla tradizione orale del paese grecanico dove nasce. Esercita da più di vent’anni la professione di ricercatore per amministrazioni private e pubbliche e l’attività pubblicistica in materia spazia nel campo economico-sociale e territoriale. Pubblica nel 1980 pe le Edizioni Il Torchio di Firenze il libro di poesie “Vulcani Spenti”, seguito nel 1983 per le Nuovedizioni E. Vallecchi in Firenze dal volume “Libero dal bisogno”. La sua attività poetica continua prolifica con gli altri seguenti volumi: “Il Ritorno di Minerva” nel 1984, “Ancore e vele” nel 1986 e “Le battaglie di Orione” nel 1988.


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