Il ritorno di Minerva

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Dedicato a Anna Mary luce dei miei occhi

ROCCO

I L

GARRAPA

R I T O R N O

D I

M I N E R V A

fuori testo nove incisioni dell'autore eseguito interamente dall'autore

Firenze 1984


Narrano di storie di briganti in Val di Merse narrano di quando erano in tanti a chieder pane dopo che Siena era caduta La libertà rimane sempre in cuore Gli amici sono partiti il bacio d'addio umido fresco tremulo di lei vestita di giovinezza mi ferisce dimentico nel tempo il profumo dell'energia femminile nel corpo disponibile teso verso di me m'avvolge la folla dei ricordi risento la voce dell'amica della prima giovinezza ritrovo l'amico perduto dall'idea sempre perentoria il suo viaggio a Poona dopo la fuga dalla famiglia il padre ritrovato per caso a Firenze la crisi personale mi fa affabile e ricettivo quest'oggi suadente discepolo in apparenza le mie idee raminghe cercano faticosamente d'aggrumarsi in un crepuscolo di sensazioni appena intuite preludio di un nuovo giorno di calore La durezza non s'addice a chi non ha certezza alcuna riconosco di essere un codardo negli affari di cuore persi la donna amata per errore di manovra da giovane e rischiai la pelle nei gorghi risucchiato vile innamorato la temerarietà di tutta una vita cedette il posto a una vergognosa quotidianità avversata l'unione sessuale malata d'amanti immature spregiata l'assurda volontà di vendetta dell'amata che nel cuore m'avversa nel mentre marito m'accetta colla mente e col corpo il sogno di un'ora covato in una solitaria stanza d'ufficio inutilmente presenta luci e colori reinventati chè affogano nella tempesta di una realtà comune mi ritrovo solo vorrei intraprendere un viaggio nuovo quello finale ma la terra mi imprigiona i piedi invano la voragine chiama Il tempo è medico naturale affossa le inutili questioni della mente là dove c'è acqua e terra germoglia sempre qualcosa il sole se ne cura baciando l'avventurosa pianta descrive per lei neonata mezzogiorni di ghirigori stampa nel cielo luci e colori che giocano all'orizzonte invitando la notte e il giorno a congiungersi


e quando nasce l'alba già cantano le lodi gli uccelli pepli scarlatti avvolgono i pesci coraggiosi e l'universo che danza bacia la nuova venuta che scherza con il vento che fa arricciare il naso e genera un trillo di piacere che scivola sulle zolle punteggiate d'erba Il campo è tutto verde il grano è già spuntato la pioggia bagna la terra assetata scorre l'acqua nei solchi in pendenza i lampi violano la notte d'un tratto tingono di rosso il cielo assopito fugge l'alba spiata dalle nubi violata profanata l'aurora dei colori marzo sghignazza diluvia e lava Ma appena poso la testa sopra il mio letto stanco io sogno il mare nostro la nave con il rostro che mi riporta a Roma Buongiorno a te bambina della primavera fresca di vita vestita di giovinezza dal bacio umido profumato d'energia femminile sei un'ape che sugge il nettare stanca la sera t'appollai sulle gambe del maschio in attesa di carezze come un gatto assalita a metà dal sonno gli occhi piccoli e il sorriso dell'estasi baciarti è come riempirsi di colore ricevere il mistero della vita La felicità che invano cercai mi fa spettatore grato dove non seppi creare la violenza non serve neanche a far sopravvivere il suo autore il credo appreso da piccolo si sgretola come una palla di carbone cenere per il mio capo di reduce l'invito all'amore ritrovato tra le pieghe di un'amicizia insidiata inutilmente appare come lampo a estasiare le pupille di un assetato Siena le pietre parlano il linguaggio dei ricordi visi inghiottiti dal tempo rivivono per incanto corpi di donne nudi aggrovigliati fermi ai cantoni mi fissano là dove vivemmo insieme momenti d'illusione lingue straniere s'intrecciano ovunque esprimendo pensieri d'altri tempi e nella piazza antica ancora voci di cantanti nella notte risuonano miste a rulli di tamburi ragazze in fiore per noi correvate in tondo cercando amore come cavalli al Palio e noi giovani fummo


eccitati dall'età credendo possedere il mondo perchÊ del mondo invaghimmo la bellezza Aveva negli occhi l'essenza della vita aveva le labbra soffici di pesca aveva nel corpo il sapor della natura Paura e dolore assaltano di notte le vittime ignare e niente può Venere che chiama I rami stroncati dal vento schiantata la radice centrale le scorze che saranno il tronco le mille bandiere ammainate la vecchia quercia resiste alla tormenta della sera ancora una volta tanto poi viene primavera E la tempesta di notte invade la terra che ha tanto pudore del sole in inverno pallido il mattino la trova acquetata lavata nel viso ed ornata di materno sorriso l'occhio vagante di chi tiene la vita nel seno per farla piÚ bella il gelo pietoso ha bevuto il sudore spruzzato di bianco le chiome il sole che abbandona a fatica l'alcova d'aurora dolce bacia con un raggio nella capanna sventrata il vecchio contadino che offerto il suo spirito ad alba da trapiantare nel suo giardino provato dal lungo cammino in attesa gli occhi chiusi ode i lamenti dei trasmigranti la madre il ventre squarciato in autunno ha ricevuto i suoi semi alla luce del primo mattino come oggi che d'un colpo al vecchio contadino separa vita e morte è giusto morire d'inverno Mamma fa qualcosa per distruggere la bomba N io non seppi risponderle e io non so cosa rispondere alla mia amica disperata le racconto la storiella sugli ammesso inventata alcuni anni fa per le lezioni d'autunno ammesso che non esiste la bomba atomica ammesso che non esistono le classi sociali


ammesso che non esistono le istituzioni repressive ecco il mio ventaglio di proposte di lavoro per questo corso alla fine della lezione c'era sempre lo studente impegnato a sollevare obiezioni sul metodo adottato un giorno dall'esame dei sistemi economici comparati scaturirono soluzioni ai problemi economici del nostro tempo per la visione del mondo con gli ammesso su cui scannarsi la maggioranza qualificata degli studenti felice si scannava alla fine la tesina scritta non l'aveva preparata nessuno l'anno dopo ripresi le lezioni senza gli ammesso ognuno esponeva nella tesina un ventaglio di soluzioni personali riferiti ad alcuni grandi problemi epocali-planetari niente nemici niente esplosioni di violenza niente sostenitori fu un fallimento e dopo qualche lezione gli studenti regolarmente sparivano il sistema non l'educa per lavorare sulle cose da migliorare e quante ci sono nella realtà ma implicano l'assunzione di responsabilità e il training idoneo è più facile discutere e addossarsi l'uno l'altro la colpa mentre i problemi restano solubili e insolubili iniziamo ognuno dallo spazzare il proprio limitare per quanto mi riguarda questo era il senso della nostra battaglia che ancor'oggi ci vede impegnati da cani sciolti alla spicciolata a ognuno la sua barricata crollata la depressione più nera e a sentire intorno tutto va bene per farla breve all'università intercalando gli ammesso ai concesso qualche studente rimase fino alla fine del corso stimolato dalla discussione e dalla sperimentazione all'estero assicuravo viaggio pagato e voto massimo per incentivare il tentativo di trasformare un miraggio in realtà nella vita sperimentare le nostre conoscenze a gradi per la soluzione dei problemi che si presentano equivale a costruire il futuro senza terrorizzare nessuno questa è la mia conclusione e scelta nel caso ti serve ma cosa rispondo io alla bambina che deve morire perché questo problema è insolubile? m'assale l'amica feroce magari sono convinto che ci guadagnate a parlarvi chiaro comunque preciso che dico solo che l'unica soluzione possibile è scordarli i problemi insolubili ma questo non significa smettere d'impegnarsi alla lotta continua da soli e a gruppi nel senso che vanno consegnati i problemi a sé stessi e sepolti chè paure e pensieri negativi creano mostri alleva sorrisi e figlioli meglio ma che mondo mai scegli te? il mio ho un sogno ancora un altro? vaffanculo visionario! grazie signora di che professore! mi rintanai nel sogno ricordo dentro il cesso


tra ammesso concesso e azione il sogno è permesso ai figli l'avventura della vita a noi il piacere di rieducarci con loro oppure pagare il prezzo del guerriero totale e crepare tutti anche voi femministe che mi siete nel cuore care Lilith amate che neanche v'accorgete d'essere già sconfitte e vi faranno indietreggiare come noi fino ai confini della terra e là ci sono io sul fiume che aspetto il guerriero totale e lo gnomo che l'ispira che a tutti fanno pagare il prezzo purtroppo d'altronde in un mondo di pazzi il pazzo totale è un genio non ti pare amica mia? Sul tetto cade l'acqua obliqua spinta con furia dal vento che fischia tremano le tegole e sbattono le imposte il duomo baluardo solitario rischiarato in cima dalla luce delle torri (poste ad attestare la sua bellezza) sonnecchia questa furia degli elementi questo scatenarsi della natura questi fili che uniscono il cielo e la terra donano la pace E voi signori della spada e della mente siate maledetti io sono dalla parte dei vinti di tutti i tempi bimbi giovani vecchi donne animali e piante dalla parte di chi soffre dalla parte di chi non ha niente da difendere non vale la pena lottare con voi i bimbi e i giovani le donne e i vecchi sono privati dall'amore provati distrutti non sanno chiedere e nessuno dice loro che sono utili e importanti (non fosse altro perché sono la totalità dell'umanità vivente) hanno bisogno di un ideale cui identificarsi una fede una speranza cui aggrapparsi una ragione di vita per continuare a sopportarvi pazientemente un Cristo che li abbracci li difenda e dia loro il coraggio per la riscossa un figlio per sentirsi madri padri nonne nonni parenti d'esseri viventi e da lui imparare a vedere il futuro nuovamente con gli occhi di chi rinasce per una vita decente fatta di giornate decenti che leghino con un trattino d'amore generazioni e sessi sulla terra io ho pietà di voi dei vostri servi (e non è poco visto che la pietà ha lo stesso segno dell'amore) siete quattro potenti stupidi sterili autodistruttori potenti solo di complessi che chiamate anormali criminali a seconda del caso quelli che si ribellano alle vostre malefatte mentre la povera "maggioranza deviante"(1)


che non capisce vi permette di continuare a prosperare liberi è meglio morire credendo che vivere schiavi senza lottare e poi anche per voi Cadmo un giorno apparirà e sparirà Tifeo le braccia aperte il nuovo eroe Armonia riceverà e un altro ciclo partirà Disse il libro d'illustrazioni al libro di cucina sei sempre tra erbe formaggio e pane sempre cost a sgobbare e tu sei sempre a pensare vieni anche tu a sognare la cucina è la migliore delle medicine e quando uno ha mangiato e dormito non ha pensieri per il capo io almeno metto in fuga la paura della fame s ma quando il pasto è finito e avrai letto sul viso del commensale il tuo momento di gloria lui di certo non avrà capito la tua medicina e non avrai salvato la gente dalla fame di sapere sii onesto allora ricorda la storia di Marta e Maria Marta chiese a Gesù di sgridare Maria che lo stava ad ascoltare senza capire che prendeva per sé la conoscenza che nella donna passa per il cuore esorcizza tutte le paure umane e permette d'amare prendeva per sé Maria la parte migliore d'altronde tu sei Marta e forse Marta devi restare E' brutto essere soli mi prende la depressione un pozzo scivolo a spirale ci sono dei gancini ma non bastano per risalire sprofondo a Vermicino è la fine Mi sento realizzato felice appagato disse il ricercatore perché essere di sinistra finalmente coincide solo per me con l'essere economista Io faccio il pendolare e non li va bene ma la casa a Firenze non la trovo e anche se la trovo non ce la fò a pagare l'affitto con il mio stipendio di fame io spalla tonda? io sono un impiegato un cittadino che paga le tasse e faccio sempre come vogliono loro che mi frega dell'Istituto a me ci chiamano ottusi individualisti arrivisti ignoranti perché non siamo laureati


leccaculo senza ideali burocrati e privilegiati perché facciamo i pendolari per mettere la sera il culo al sicuro tra i familiari almeno delinquenti sfruttatori siete voi noi siamo i ganzi del paese non ti pare collega? bella vita la nostra impiegati di banca degli enti locali degli uffici periferici statali meglio dei meridionali fuori casa poveretti tutti in fila ad aspettare che scatti il minuto per timbrare e non ci possono fermare perché parte il treno questo è il nostro motto mangiare e scopare al lavoro poco o niente ma sempre puntuali per quel che poi c'è da fare Per le teorie del direttore noi siamo la campagna urbanizzata laboriosa produttiva civilizzata la Toscana nuova perciò zitti e buoni cari compagni colleghi politici vari e ricercatori altrimenti siamo capaci di distruggere quel che voi fate per noi è facile come sputare per terra riverenze sorrisi di qua e di là e siete del gatto per me poi figurati è un divertimento personale basta parlare di voti venduti e comprati cristi-democratici socialisti comunisti siete tutti uguali a beccare che risate parlate di questione morale siete voi la questione morale altroché noi che possiamo fare? rubate sempre e poi ci volete fregare a lavoro ladri maledetti andate voi a lavorare è il terzo partito che cambio democraticamente s'intende e che dovevo restare precario a vita? ero comunista in provincia per l'assunzione collo scudo crociato ho fatto carriera nello stato ora servo i socialisti a Firenze nell'ufficio ma tengo sempre buoni rapporti con tutti in politica così mi sono guadagnato il trasferimento qui e faccio il pendolare che mi piace Sono consigliere comunale certo e mi fanno assessore di sinistra s'intende visto i tempi che corrono


così potrò andare a caccia quando mi pare meglio il cinghiale che questi stupidi fiorentini bottegai tirchi disonesti e illusi pure sentili parlano di cambiamento sociale di capitale e lo trovate nella campagna urbanizzata il capitale vero? gli ideali a noi e a voi il capitale e il lavoro a chi? ai meridionali là a Prato? altroché il "cambiame" siamo noi che sappiamo fare e ci difendiamo io ho dimostrato quel che sapevo fare e vi ho fatti tutti fessi con le vostre stesse armi sono furbo io S sono di sinistra io io faccio come mi pare e sinistro sarà lei ora anche i ricercatori si mettono a fare i professori e mi vengono anche a intervistare che vuoi che ci capiscano questi secaioli io sono stato dentro la realtà e non loro quella fava là quello meridionale mi ha detto che sono "maggioranza deviante" che voleva dire? comunque avete ragione a tenerci cari miei ve lo ridico io sono sempre lo stesso e mi sta bene così e vi frego se mi rompete i coglioni mi scrivo anche al partito armato che significa essere irresponsabile sociale? in città non si può pensare solo per sé stessi perché si danneggia gli altri? e perché? in campagna siamo animali? non ci avete mandato via dalla campagna? e quando ci voglio tornare non mi accusate di pendolare? ho fatto carriera facendo il fatto mio in città e in campagna poveri strulli ho predicato il Duce Cristo e Marx indifferentemente secondo i tempi e senza pretese perché non ci sono stati tutti e tre? in campagna mi conviene stare mi piace sto tranquillo e sono considerato dai vecchi in campagna dormo come un sasso non ci andrei a vivere in città neanche se fossi il Presidente della Regione poveri cittadini debolucci e nervosetti sempre a lavorare per quattro questi cretini tanto che possono fare in città si mangiano le pietre? Le femmine sono brutte antipatiche e non danno retta sempre a darti sulla parola e a fare di testa loro gli uomini sono tutti senza una casa una famiglia vera e senza amici poveracci


tutti infelici disperati nevrotici delicati che straparlano come il mio collega che oggi mi ha chiamato "epsilon" (2) quando l'ho salutato prima di partire per le vacanze estive chissà cosa avrà voluto dirmi si capisce che non ragiona l'ha lasciato la fidanzata professoressa di geografia perché è meridionale intellettuale e mollale quattro scapaccioni! te lo dico io meglio essere uomo moderno di campagna Autunno carico di frutti mi mette tristezza arriva l'inverno ci vuole coraggio un cane ed un bimbo là nel villaggio son tutti soli ci vuole coraggio a scordare l'infanzia non basta una vita a cancellare il prezzo della mela proibita invano si corse Poi venne marzo e mi portò gioviale via con sé mi ritrovai nel paese delle fate là aspettai l'estate e la sua calura feci i bagni Pinocchio incontrai e Arlecchino poi mi svegliai ero bambino L'incarico era diverso stavolta conferito di persona dal nuovo Direttore non più controllare le telefonate ma verificare la firma e l'ora d'entrata e uscita dei ricercatori la tortura applicata dalle segretarie era giornaliera erano le 8.05 e non le 8 erano le 13.56 e non le 14.00 hai segnato 10 minuti in più l'hai fatto apposta altro colpa dell'orologio telefona al 161 per l'ora esatta e vedrai io non calcolo i dieci minuti che non hai lavorato è una questione di principio qua si offendono i colleghi onesti non hai dignità personale dov'è il decoro dell'intellettuale tanto paga il popolo toscano vero? l'Istituto deve contribuire a migliorare le sorti della Regione e del Paese in questo momento d'austerità non intendo perdere tempo con te non si può stare a controllare uno per uno i dipendenti io devo essere imparziale ma dove trovo il tempo per lavorare se mi devo confondere con queste bagatelle che miseria i ricercatori non danno l'esempio e anche fregano sull'orario altro che signorini


mascalzoni siete e niente altro io vi butterei tutti sul lastrico inutili come siete ma verrà il momento e allora le pagherete tutte ogni giorno mezz'ora a fare colazione io mi chiedo come tirerà avanti questo paese ma che vi mangiate l'anima che vi serve tanto tempo lotri che non siete altri e io qua a prendere le vostre telefonate e ripetere cento volte al giorno che il dottor tale è fuori stanza che il dottor tal altro è in riunione ma che vi direte in queste riunioni andate a lavorare meglio Sempre a leggere il giornale le riviste i libri parlare parlare parlare almeno scrivete un pezzo al giorno maledetti ricercatori che poi noi dattilografe dobbiamo battere tutto insieme e pure dieci volte le stesse cazzate riscrivete le stesse cose ogni giorno in maniera diversa ecco dottore vada la chiamano dall'università la stessa signorina di dianzi ma che vorrà questa dobermann ringrazio e vado via povera vittima-assassina è il cane che azzanna il polpaccio aizzata dal padrone criminale o parte la gamba o parte la ganascia una delle due rispedire al mittente aiutarla a capire col rischio-certezza di farsi sbranare dal cane ma c'è una soluzione migliore considerarla interlocutore privilegiato dell'indagine su campo allegato alla campagna urbanizzata settore ricerca del padre priore grand'accademico direttore generale del pensatoio regionale da definire La ricerca è un'invenzione siamo passati dai fratini codazzo al superiore all'esperto di cellula al gulag regionale del partito al potere direttore l'emerito gran ragioniere generale con mania di docente che dà i numeri al presidente del granducato risorto premio ai ricercatori una partaccia all'entrata e una all'uscita dell'ufficio e così giorno per giorno per 40 ore settimanali di presenza all'Istituto distribuite per cinque giorni con orario flessibile dalle 8 alle 20 interrotte da mezz'ora per il pranzo e un'analoga pausa al mattino per la colazione al bar più vicino l'Istituto diventò un casino di silenzio tutti rintanati corre il virus sul filo del telefono negli scritti e nelle parole poi s'appiccica specie al direttore che pubblica in proprio le coppie di congiurati per la sopravvivenza


sono maschio e femmina ovvio per coltivare il sorriso e il tepore che non vada disperso però è onesto dire che dapprima ci eravamo tutti ribellati ma parte la controffensiva di ricatti personali procedimenti disciplinari denunzie per futili motivi al Consiglio di Amministrazione inerenti il blocco di qualche eventuale pubblicazione o attività professionale esterna precedente l'assunzione che disonora l'Istituto cui si deve abnegazione totale certo sempre chi ruba accusa gli altri di rubare alla fine stronchi tutti guerrieri del debole pensiero la coda tra le gambe restammo in balie delle segretarie di contro il muro dei funzionari dei partiti del sindacato bianco e colorato e del Consiglio d'Amministrazione dell'Istituto stridula voce dell'inesistente Regione eletta istituzione che ci sistema con Legge Regionale Visto la quinta colonna supportava egregiamente il direttore alacremente aveva istituito i capò si pensava all'inizio volessero la ricerca a comando dalle 8 alle 20 quotidiane ma presto la pia illusione sparì in nome del popolo toscano smettiamo di far ricerca un dato quando serve è più che sufficiente per il festival della porchetta ma come? proprio in periodo di crisi quando più si ha bisogno di specifiche componenti professionali nella patria degli spiriti grandi voi grand'eletti ed elettori decapitate uno dei migliori vivai una buona palestra che sedimenta conoscenza su alcuni aspetti delle materie economiche sociali e territoriali? la crisi di crescita della nostra società è positiva dice il rappresentante di noi elettori che l'istituzione invia e come tale non accredita il passatismo e la ricerca mito chi ha diec'anni di ricerca passa alla burocrazia ricambio ci vuole giovani esperti la disoccupazione intellettuale lo richiede come a scuola via i vecchi professori e occupano il loro posto i neolaureati noi toscani che siamo più avanzati prendiamo i diplomati e li formiamo ricercatori sul campo flessibili intercambiabili e li paghiamo al loro livello senza sfruttare nessuno vedete tutti ci trovammo storditi di fronte a tanta gratuita violenza e all'uso ribaldo della conoscenza qua non si tratta d'alibi per il ritorno al passato più o meno mitizzato o di blocco all'entrata del disoccupato intellettuale in-esperto giovane di valore che il fratello maggiore addestra all'idea che serve metà della vita a capire parlare e scrivere ma di democrazia distorta da gruppi d'individui che formano partiti nei partiti all'ombra della bandiera del partigiano e perpetrano distruzioni di vecchie e nuove generazioni quarantenni prepensionati e ventenni senza training senza parlare dei bambini ch'ereditano debiti un mondo ladro di cicale veleno della coda di scorpione


della nostra primavera di fiori e di mito tradito quando l'ottusità dell'uomo sviluppa l'interna codardia la libertà vola e lascia il posto all'interesse personale che mette in dubbio la validità dell'elaboratore professionale divino artigiano intento alla ricerca di strumenti culturali dono di Prometeo all'uomo per fondere catene di primarie paure ma è tempo ancora una volta di migrare rondinella che il gelo dell'inverno ti priva di cibo La patria già ti volle cieco Omero e mendico quando raccontasti le fiabe ai bambini per tramandare la tradizione orale e di te Dante non parliamo per dovere d'ospite a proprie spese e rischio personale dell'intelletto l'opera grande Minerva non disvia è compito di Tifeo minare l'equilibrio psichico del ricercatore per farlo succube al potere occidentale tramandare individualismo competizione assenza di rapporti umani come l'epoca impone e questo ti fa sentire moderno e importante e di certo non stanca la tua mente divina degenere figlio tosco ma ricorda tuo padre l'amanuense il miniatore che sfondava le mura della certosa col colore per abbracciare Francesco fratello maggiore che amava il fiore la storia d'amore solitario dell'uomo per la scienza ogni chiesa avversa Galileo eppure ancor'oggi che mostri a pagamento le vestigia dei padri Firenze ben lo sai al greco al rinascimentale mai turbò il cuore il nano del potere chè negli occhi aveva ancora il cielo e il mare Il partitico è pernicioso come il potere che sfrutta un'idea nuova ripete parole d'ordine e non sa quel che dice non siete all'altezza di capire e intervenire nei processi reali tutti consiglieri del principe sarete per il bene del popolo che rappresentiamo qua la mancanza di mezzi è confusa con la mancanza di obiettivi voi lavorate sui dati e poi li adattate a quel che facciamo mai mi sarebbe passato per la mente che un sistema politico sognato per l'Italia Centrale per fede toscana votato il più indicato a fare qualcosa di buono a livello sociale volesse i consigliori roba da Grande Schermo e scusatemi per l'errore di vocale L'ideologia distrugge singoli e gruppi alla fine quando i nemici muoiono tutti nemici a noi stessi diventiamo e a questo punto o s'affronta noi stessi e siamo salvi o crepiamo all'Istituto non c'è più chi sostiene la linea e chi è contrario genuflessioni ai baroni e unanimità di fraticelli già mi turba questi poi non vestono il saio e sembrano più pecore da macello io passo compagni cari sarò daltonico ma non mi torna più il colore che indossiamo L'ambiente evoca strane chiusure del passato ispirato il nuovo capo dice realizzato in piccolo il Granducato


nessuno gli spiega la differenza con un regime più recente e lui non capisce la differenza tra far ridere la gente e far ridere la gente di sé stessi La fulgida schiera di burocrati di partito invade l'arena seguono gli ordini di scuderia e i propri interessi gabellati per istanze vere dell'Istituto della Regione e della popolazione toscana messe insieme nelle orecchie risuonano imperativi onnipresenti essere in linea armati fino ai denti dati in tasca poliuso-utenti la ricerca non è neutra serve al padrone (e per viaggiare in incognito prende il nome di programmazione) per creare occupazione bel finale per una riunione sul tempo libero grazie non bevo ho già rifiutato un padrone nero bianco secondo l'occasione a New York e prima ancora nel meridione e nel paese dello gnomo figurarsi se accetto quello tosco rossovestito a draculetto zozzo stitico che non mangia per non cacare e con le sue sbiadite critichine e trite crede d'essere rinascimentale che se Dante lo sente si pente a Firenze d'esser nato e anche da Ravenna scappa da morto per raggiungere suo fratello Leonardo all'estero emigrato e mai più tornato per fortuna sua I ricercatori capiscono per mestiere quando un'epoca è terminata il tempo di scelte subito si vede quando la gente ritrova la fede chi tornò al luogo d'origine chi accettò un lavoro diverso per sopravvivenza personale o familiare chi si trasferì in un altro per riposare o ricominciare o morire lontano chi dette le dimissioni anzitempo a costo della pensione per non lottare giornalmente contro l'oscuro desiderio di accoppare l'amministratore il collega o sé stesso chi non avendo nessuna prospettiva restò per pagare a vita il psicanalista chi si spersonalizzò fino al punto di scimmiottare i cani del padrone di turno chi perse la famiglia e di nuovo s'accoppiò e ancora sta male e tenta invano di cambiare chi principiò il viaggio della speranza in ospedale per gravi malattia saltate fuori così per una caduta banale I ricercatori sono diventati esperti di ricerca a gradi non sentivo più parlare di speculazione scientifica d'idee da sperimentare sul campo come tutti gli impiegati parlavamo di lavoro quando il significato di una parola si sporca essa scompare io la ricerca l'ho riposta in cuore personale era e resta con l'impegno d'essere uomo a uomini fratello come il tuo alito Minerva ispira e non rileva il numero dei cani in questa fattoria degli animali che quando si capisce che il ruolo e sé stessi sono cose diverse la porta s'apre e risuona la voce del mito


che chiama alla ricerca del Graal Chiesi aiuto al vecchio saggio l'ideologia-dipendenza è malattia grave endemica senza vaccino che la possa fermare bevi figliolo per intero il calice e canta al sole sei forte e generoso di cuore se vivi tornami a trovare Quantitativo è bello sa di prezzo il valore è tradizionale come la ricerca da buttare subito la produzione di schemi e modelli la surrogava ampiamente e rispondeva egregiamente alla situazione contingente l'obiettivo presente sul mercato al miglior compratore la ricerca come cinghia di trasmissione del potere locale inquadrati ben pagati ci dissero cosa fare subito a tambur battente o niente a scelta personale fin l'idillio coll'epoca dei sogni l'ideale tradito divenne traditore il politico in estinzione partorì il partitico il partitico decretò la rivalutazione dell'economia di rapina trionfali rampavano gli anni ottanta e il cavaliere del potere s'insignì cavaliere del lavoro petto in fuori stivale forte e il dito verso il mare a conquistare da quinta potenza mondiale il progresso e chi non lo vede è un fesso solo il furbo sa nuotare fino a riva mi fa male l'allusione del gran cavaliere alle spese pubbliche paga il contribuente assente povero coglione il potente eccitato invasato resta solo sulla scena e il cane furioso gli apre la strada L'esperto grasso guarda impassibile la sua generazione precipitare nel burrone l'Istituto indicatore del livello reale della crisi sociale? la questione morale? manodopera intellettuale sprecata quando c'è progresso? dai dati non risulta siamo al di sopra della media nazionale tutti gli indicatori ok siamo al centro noi nel cuore della vacca è tempo di cicale ogni colpa al governo centrale che predica bene e razzola male valore ruspante al risolino volpino di questo ricercatore sembra quasi buon senso ma la sviolinata sul partigiano non m'ha convinto a contare tutti quelli che dicono d'averlo fatto per forza hanno vinto sembra l'esercito imperiale


L'onda del rancore personale non attenuava la pena della visione di un direttore pedina sfruttata peggio di noi schiavo della fruttuosa assurda posizione di carceriere e della personale proterva ambizione che lo faceva delirare un ricercatore anziano ha portato la radiolina per non vedere per astrarsi dal reale e fare le uova più belle della produzione locale il resto del personale esprimeva le sue più belle virtù ferine risultato egregio della tanto mitizzata esperienza di ricerca realizzata nella nostra Regione sull'ondata giolittipostsessantottesca il ricercatore è indicatore culturale di una nazione occidentale sviluppata ma a chi vuoi che freghi del dramma della ricerca applicata di quattro scimmiotti pionieri con l'ideale di far salire la percentuale degli addetti toscani alla ricerca sul totale italiano Che dramma questa specializzazione economica ballano davanti agli occhi le classi sociali chi scende e chi sale ma resta la miseria morale di chi tenuto lontano dalla cultura si vendica per abbassare tutti al suo livello con la banalizzazione e già sento le zampe ottuse dei campioni della piccola borghesia aizzata dal potere locale e dalla propria cattiva coscienza illusa delusa volta per volta dal mutevole obiettivo del padrone incattivita dal sentirsi inconsciamente strumento d'oppressione sotto ogni regime che avanzano inebriati dal potere a loro delegato e trasudano il disprezzo ricevuto e che fomenta il proprio quando eseguono ciechi ordini lanciati dai burocrati di partito che immobilizzano la professionalità che desiderano e non hanno ma io non posso più aiutarvi fratelli vestiti da carabinieri a sviluppare le vostre potenzialità buttate al macero che più può la divisa e la paghetta che blocca l'attività presenti e future mie e vostre perché non si può rubare il mare a sé stessi senza incrinare l'equilibrio corpo-mente né cemento farsi per ciascuna struttura di potere deviante che appare all'orizzonte boia e vittima designata né prigione dove decapitare il capro espiatorio l'innocenza della mia generazione l'amore per la conoscenza che priva il fratello del fratello maggiore il figlio del padre e che tomba per te incosciente esecutore diventa e per il tuo padrone Impunemente nessuno vive o muore la verità bruciata allarga il varco alle idee e l'assassino vittima divenuta destabilizza il disegno totalizzante la pressione esercitata esplode in faccia all'oppressore e l'impero s'affloscia e muore senza condizione sempre è accaduto autorità malnata in ogni società gruppo famiglia tribù mai capirai


che quando indietro riporti la lancetta al limite estremo scoppia e c'è la caduta verticale la gestione siffatta del potere ha un solo nome dittatura rossa o nera non rileva o meglio pazzia di ladronesca gente che pensa farla franca eternamente il guerriero che castra corpo e mente mostro diventa quando si ribella è una furia e impala sul Carso chi ordina il massacro e non c'è decimazione che tenga e la guerra finisce e si porta dietro il regime e di nuovo è tutto da rifare fino al prossimo regime più strisciante Avevo un amica spezzavamo qualche volta il pane della sera la mente bruciata al fuoco di inutili ideali talvolta depressi dividevamo il sonno e alla penombra rendevamo i corpi stressati partecipi di dolci discrete sensazioni un paio di volte la settimana mi telefonava in ufficio l'unico posto in cui era certa di trovarmi per salutarmi comunicare scambiare scampoli d'idee sui pochi programmi della vita di frontiera non capivo allora a favore com'ero del femminismo perché le giovani colleghe sbavassero rabbia ingegnandosi d'interrompere la comunicazione e non mi rendevo conto perché rispondevano male appena sentivano una voce femminile proveniente dalla cornetta un giorno un paio di loro m'assediarono curiose nell'ufficio (la donna curiosa è sempre benevola per me) volevano sapere perché le donne erano interessate tanto ero così poco interessante sempre in lotta con il sistema inviso al direttore e perciò spregiato dai colleghi che s'erano adeguati il sorriso del giorno d'assunzione incrinato per sempre che fai con loro? mi chiesero perentoriamente di certo offri dei soldi o in cambio della compagnia scrivi le tesi di laurea confessa che ti sfruttano in qualche modo che faccio? riposi come che faccio cosa fa un uomo e una donna? fanno l'amore no? mi dettero dell'immorale del mascalzone gratuito dell'impertinente la più vecchia smagata avanzò un suo dubbio chi vuoi che ami uno che studia sempre è appena passabile per giunta non è iscritto al partito ed è sempre punito tanto bastò


l'esame della commissione femminile era finito bocciato girarono il culo tenendosi stretto il davanti virtuoso e appassito (in posizione eretta dava fastidio dato il perenne stato d'inchino) e tutte comprese del ruolo composte a piccoli passi veloci ticchettando sui tacchi in fila per una abbandonarono la stanza sdegnate schifate confuse volli convincermi che era stato un brutto sogno e ripresi a scrivere nella programmazione mancata come dice Mariano D'Antonio... Io non sono il Cristo felliniano che ama tutti in famiglia io voglio te donna a compagna e madre dei miei figli la mia famiglia come la tua famiglia l'accetto ma voglio costruire con te sola la nostra casa che nostra sarà nel limite in cui entrambi ci crediamo e la costruiamo non puoi stare là a guardare se sono basso alto brutto o bello guarda se amo oppure no e lo stesso valga per te io ho deciso per la coppia se tu vuoi stare con me la mia priorità era essere utile alla società e perciò rinunciavo alla famiglia ora la mia priorità è vivere con la donna che amo costruire una casa ed essere utile a me e ai figli dimmi che lo vuoi anche tu che scegli senza lanciarmi addosso la madre la sorella il padre antico da voi tutte rifiutato io non voglio parlare a loro della mia vita della nostra vita loro entreranno il giusto al tempo giusto come graditi parenti esseri umani da cui la mia donna è nata con cui ha vissuto e ama e io che ho fiducia in loro e li stimo per te e tramite te li amerò ma non accetto i loro metodi le loro scelte di vita l'illusione di vendermi la figlia pura immacolata come è nata le loro esperienze le ascolto volentieri e mi aiuteranno a capirli e andar loro incontro e questo è tutto per quanto mi riguarda vorrei rispondessi a questa mia presto che l'amore è vaso di cristallo ogni alito l'ombra ogni rumore l'incrina ogni silenzio spegne la luce ogni urto rischia di mandarlo in frantumi sii dolce ti prego nel maneggiarlo e riponilo con cura se non è tuo


l'opera d'arte della natura non va distrutta per i nostri capricci e le nostre nevrosi Io non lavoro più con il sudore della fronte tu non vuoi più partorire nel dolore io sono pronto a partorire anche nel dolore e lavorare di nuovo con il sudore della fronte e non posso a te che già lavori con sudore nessuno ti ripaga lo sforzo e perciò ti rifiuti di partorire siamo entrambi confusi estranei a tutti a tutto e senza ruolo e te sei la più forte adesso come sembra esserlo sempre il più violento del momento e mi massacri in ogni tentativo che faccio per sentirmi valido utile e con te accanto per te i bimbi possono benissimo nascere in provetta troppo danno sempre l'uomo provoca per liberarsi dalla tirannia d'avere figli dalla donna e questo tuo messaggio cosiddetto femminista non risolve la questione io già sopporto tre donne che provocano l'aborto all'insegna "il corpo è mio e faccio quel che mi pare" questo è un messaggio universale non travisarlo né abusare che la ruota gira anch'io faccio quel che mi pare e ti dico vai via vedi la mia volontà mi libera dell'amore ch'è penuria come trovo ogni volta la forza per gelare il cuore prima di partire in battaglia tu parli d'intelligenza al femminile per me l'intelligenza è quella usata per creare tu parli di utero al potere ch'è mercimonio dell'amore per me l'utero è un mare caldo che m'abbraccia carezza d'ala d'Amore l'unico dio che ancora non ripudio tu parli di tirannia del seme e del maschio da eliminare io delle dittature d'ogni genere da far sparire sotto il sole e mi trema il cuore al sentire la donna che parla di guerra senza capire quali i costi per sé per i figli e per il pianeta prepara tu dici che ti puoi negare non sai che l'uomo passa la vita a scappare tu dici che bisogna essere forti in amore per dettare legge per me che vivo da sempre l'abbandono l'amore è lasciarsi andare senza difese e ricorda che in amore vince chi fugge è vero ma è più forte chi perde e chi fugge alla fine rimane solo io dico che per entrambi prevale l'esigenza di un rapporto sano che alla fin fine per l'uomo se resiste alla separazione la libertà che ritrova è una benedizione non so come dirtelo e forse tu non puoi capire che l'era del più forte termina qui per me e non la sostituisco con quella del più distruttivo in amore ora voglio restare solo per favore per amarmi insegnare l'amore alla donna che dentro mi dorme e poi fuori voglio cercare lo specchio per vederci belli insieme


io e lei e sono certo che qualche donna altrove fa l'inverso esperimento e quando sono pronto la trovo l'evoco le braccia aperte all'accoglienza amore la chiamo e lei sente e a me viene Muore il Minotauro e pure Tifeo muore anche Chirone ucciso dal discepolo eroe divino muore l'uomo sulla terra che continua la guerra questo rincorrersi fatale con la donna è un mostro che da sempre esiste e mai s'affronta con pari dignità d'interlocutore per capire cosa l'un l'altro al meglio si può prendere e dare Io non posso pagare per gli sbagli dell'umanità io so solo che dobbiamo trovare un modo di vivere soddisfacente per entrambi senza assassinarci come stiamo facendo io so che le nostre guerre si ripercuotono sui figli che non educhiamo giusto come noi non lo siamo sui fratelli che trascuriamo sui padri che già da bimbi soppiantiamo e releghiamo come sopravvissuti da secoli millenni fa questi salti del tempo non ci spingono avanti perché il fisico non regge e la mente si rifiuta d'adeguarsi al nuovo Tu m'accusi che parlo così perché fallisce la rivoluzione in cui credo è giusto anche questo ma il fallimento è dentro di me il nemico mio sta qua nel mio petto e io non so come affrontarlo te povera illusa non sei la nemica non ne hai la dignità e mi riduce vile e pusillanime questo mio amore che non so a chi offrire e contemporaneamente lo sforzo inane d'essere umano previdente perché non so niente di te di me essere vagante su questo assurdo continente della guerra ma so che voglio la vita con gioia e questo obiettivo perseguo ora anche contro te donna prima mai oso perché te mi dai la vita e il mare mi parla sempre ma se il mare aizza la tempesta mi ergo contro di te gigante fra giganti Ulisse rinato a sfidare Nettuno e il dio muore con l'uomo che lo crea Bastarda autonomia dea di morte diventi se non ami i coraggiosi la libertà improvvisa genera paura ai culoperterra e trascina Icaro eccitato alla rovina


ma a memoria d'uomo resta l'esperimento di volare quel tanto che basta per giocar col vento prima che l'onda risucchia e tomba diventa il mare forse quello che mi blocca è l'essere guerriero quest'armatura mi spiaccica alla madre intatto cordone ombelicale d'acciaio io ti fondo al mio furore e di questa colpa mi lavo di questa pena che gocciola dal cielo lacrime di sangue del dio trascendentale maestro primo che m'invia alla guerra il nemico allo sterminio e la preda alla tenda per te Jahvè che ordini a Giosuè lanciato a conquistare la terra promessa di macellare vecchi bambini e le donne meglio se prima violentate e che giustamente si ribellano e sta qui la mia disperazione Padre Dante all'inferno con Ulisse scendo e nessuna Alcesti s'offre di salvarmi e te donna che adoro ora mi vieni a parlare della guerra dei sessi dell'ideale del potere dell'utero delle streghe tornate ma quali streghe io da sempre assisto alle battaglie di Orione io vedo le sirene trasformarsi in mostri e gli eroi mostri diventare e gli dei scesi in terra comportarsi da bambini e il dolore dei vinti schianta il mio cuore nella lotta per la sopravvivenza della mia generazione per la fanciulla alla sua prima uscita povero fiore innocente violentata da quattro balordi figli della società opulenta sulla strada del futuro ecco l'uomo virtuale e muore la speranza in cuore e l'ultima stilla di sangue allora dò per raccontare una fiaba all'orfanello palestinese e ebreo zingaro sordomuto mongoloide e negro affamato finché non m'accorgo che sono l'assassino e lui capro incosciente risponde alla carezza con un sorriso e questo cara resta per me il viso del figlio della terra e per lui sono pronto a riprendere la guerra totale con la morte nel cuore anche contro di te donna e t'accieco Polifemo in gonnella così capisci cos'è la guerra e il guerriero e ti succhio fino all'ultima goccia di sangue come c'insegnano a scuola se vale per far sorridere un'ultima volta quella fanciulla quell'orfanello ultimo nato dell'ultima madre

antico


e per questo lotto come ieri contro il potere degli uomini mostri bambini per dire loro che l'accetto e l'amo che hanno il posto assegnato su questo pianeta che per paura alla fame condanniamo quando il banchetto è la che aspetta offerto gratis da madre natura Voglio vedere piante e animali crescere e figli nel verde disintossicati dal fuoco degli incendi assassini frutto delle nostre idee malvagie e dei predicatori nefasti che lavano il cervello di spiriti neonati accecati e allevati col sangue dagli dei trascendentali lontani dalla madre e mal usati finché l'avventura della vita è un diritto impedito anche a un solo essere vivente io sono dalla sua parte ma voglio dire l'ultima cosa prima di lasciarti infausta divina freccia di piombo l'isolamento è quello che pesa io voglio vivere in braccio alla natura ch'è femmina alla donna che amo alla vita che mai mi rifiuta mi rispondi che continui la guerra ch'io vile più non voglio io sono un bambino e un bambino voglio restare nel cuore io voglio succhiare ancora il latte dalla poppa e non ho madre io voglio la carezza di mio padre assente che non conosco morto anche lui in guerra povero cane là in Africa che ci dà la vita e per espiazione questo mio dolore dedico a te Cleopatra regina che tenti fino all'ultimo uomo il tuo esperimento Cesare ti possiede e Antonio possiedi poi t'uccidi perché ti rifiuta un pivello sai io non ho la tempra del vecchio Cesare guerrafondaio invano ch'io nemmeno valgo un pugnale per il mio nemico né di Antonio cane bambino che ritrova il coraggio di farsi ammazzare da romano ora antichi padri io continuo dove voi lasciate e mi condanno a vivere e capire il perché nemico sono a me stesso e alla donna che voglio abbracciare nel mentre l'un contro l'altro armati stiamo a sospirare e primavera aspetta e a me non va bene e rifiuto questi comandamenti sociali e resto solo straniero fra la mia gente in sospensione pioniere impenitente come palma al sole nell'oasi del deserto i piedi nel mare e la testa al sole Donna disperata malata infelice ti porti via la vita distruggi la grandezza mia di uomo


per cercare la tua di donna terrena che non trovi mai così sulla tua faccia la maschera di morte L'amore significa scambiare prendere e dare senza condizione all'uomo che t'offre metà del seme che unisci al tuo per crescere la vita alla natura che ti regala il colore delle stagioni all'universo che ti dona il respiro dell'immenso all'alato dio tradito che si ripiglia l'abito con cui ti crea pavone nel tuo regno mi butti come vuoto di bottiglia in braccio a un'altra donna pietosa creatura che mi raccoglie povero vuoto di bottiglia mi lava la sporcizia e il sangue mi depone nel suo cestino mi rianima col suo respiro mi riscalda con il suo corpo per notti e giorni infinite notti e giorni la morte accanto testarda in attesa il mio corpo vuoto espone al sole del Chianti lo depone lieve sui prati dei parchi di Londra l'offre all'abbraccio amoroso dei miei mari meridionali lo purifica col sacrificio dei ricordi più belli della sua vita al sole violato di Madrid e delle terre dei faraoni e il dio Sole si commuove e perdona il mio sacrificio con te e piange nuvole di fuoco sul suo corpo gravido e mi dona con un raggio al suo amore al mio risveglio la vedo piangere la testa in atto di preghiera china sul mio volto le sue lacrime lavano tutto lo sporco accumulato in quattro decenni il suo tepore mi porta nuova energia di vita al Prado riempio il vuoto di colori amati il nero della Spagna non trova più posto in me il rosso arancio il giallo zafferano mi ricordano la terra natale l'azzurro del cielo spagnolo nella notte punteggiato da mille stelle bianche porta sentori di misteri nuovi pacati di mondi maturi ritrovati in pace densi di piaceri di dolori passati in un baleno nel cielo sconfinato di gioie promesse e senza fine immeritate Guerriero sono la mia vita di corsa più non capisco che il vaso di Pandora forzato in un momento sprigiona all'incauto tanti mali dopo il rifiuto


di piccole semplici conquiste tesori schiusi nel cavo della mano dell'uomo umile che forte si erge sulla terra e l'ama come me ora che la clessidra butta tanta sabbia in giù e il tempo imbianca la mia chioma Bocciato per altezza e perché proveniente dal meridione azzoppato ingobbito stroncato dalla fatica per il ludibrio della schiava mi dice che sono perdente quante volte in silenzio occhi bassi le faccio capire che l'amo che il mio fisico imperfetto meccanismo di guerriero è vero -e meno maleè meravigliosa creazione essenza del mio universo fatto signore giusto adeguato sul nostro pianeta dell'amore la mia mente figlia a Minerva all'offesa risponde con la guerra il mio cuore trovatore stretto silenzio osserva nel mondo delle Pleiadi cambia il concetto del bene e del male il corpo innamorato sprecato vede l'atto di creazione sublime della mia terra lontana prigioniera che tanto amo e odio e da adolescente abbandono e che ora questa donna disabitata tira in ballo di nuovo per discriminare affondare nelle mie viscere la spada razzista t'abbandono amore crudele assieme a lei ch'abbandono così presto per fame e la penuria eterna cui il figlio condanna madre secca di poppa Salento in fiore ch'io ancora ti porto nel cuore a te questa donna zombi affido come tutte le donne sterili della mia vita perdonala che non sa quel che fa Il gene della mia intelligenza rubato al tempo madre destini alla chiesa all'istituzione familiare al Cesare del momento scappo dall'Italia nel mondo così grande e l'aro in ogni direzione senza amore ora è vuoto per me non mi terrorizza incosciente la guerra il preteso diverso color della pelle la diversa cultura tutto si è schianta contro il fuoco della mia giovinezza in Europa in America


non mi spaventa lo stare in alto in basso tanto comunque io vivo qualsiasi posizione sociale da uguale è sola una posizione diversa dall'altra d'accordo ma la preferisco è la naturale conclusione per chi al potere e al denaro non dà valore eppure si muore per il rifiuto dell'amata il fuoco del seme si spegne per la mancanza della terra da arare contadino senza terra che miseria questo non capisci mai donna ti si può accettare Maddalena o Madonna ma non quando sputi sul seme della vita lo sai che fai scoppiare gratuitamente la tragedia universale dell'uomo fatto guerriero lo sai che il cuore castrato da bambino nella caserma può per miracolo continuare a battere? e il cuore è quel che conta racconta passato e futuro e non si può oscurare per chi vive come me fra la gente che viaggia e la gente che sta nel pantano c'è sempre qualcuno se ami che tende la mano al bisogno viaggiando cibo aria tepore umano mi viene incontro e l'alito del mio corpo nano ch'è spirito gigante si fa all'abbraccio eterno monumento d'amore novello E' che la gioia scrive la storia segna la strada alla mente sovrana il corpo che dietro si trascina è triste del passato che non libero il collo consegnato a un ricordo assassino che mi tiene schiavo strozza appena faccio un gradino in più della misura della catena ugualmente brucio all'impossibile futuro l'odoroso presente nella tua mano ad artiglio chiusa femmina andata a male petulante nel chiedere cose inventate da menti bacate che la natura non riconosce e mi svela la maschera appiccicata alla tua pelle di Medea per dirti che non mi controlli coi ricordi dell'infanzia dorata della giovinezza patita da lustri licenziata e che per davvero te non riporti in vita Teti antica dea fatale io t'accetto madre e sono grato all'ombra d'Achille messaggero per la scritta sul suo scudo abbrunato a domanda frutto d'umana convenzione risposta non tocca e capisco finalmente bella fiaba la vostra e la mia posso avere niente eppure creare un capolavoro come Salgari che si presta l'idea dall'enciclopedia o come Rousseau dallo zoo e posso possedere tutti i beni della terra e morire di noia


e di dolore La dignità di Greca che ancora m'appassiona per l'ospitalità sacra che ama il corpo bello e forte a cui la testa è prora e la dea sposa l'eroe e il dio la bella fanciulla e la dea e il dio restano feriti nella guerra dell'uomo e soffrono per l'umanità che sposano questo mondo voglio è l'unico che resta al vagabondo che sono intrecciato di gioia e di dolore d'amore praticato in un reame a te sconosciuto donna che tradisci il mito chè niente d'allora cambia sulla faccia oscura del pianeta e mi va bene se lo chiami culo solo chi è pozzo nero capisce il distinguo io arretro di un passo è vero faccio la volpe che si rode la gamba per scappare dalla trappola mi costringo all'amore inventato di Minerva romanticizzato dissacrato venduto comprato per te ma per me vale tutti noi siamo dei eroi belle fanciulle invaghite della vita frutto acerbo che con la medaglia guadagnata sul campo s'assegna al guerriero castrato in un mattino di sole la bandiera in mano Donna a cui voglio dire sempre t'amo ti chiedo una volta sola l'ultimo desiderio ascoltami prima di partire per il mondo del reale che mi chiama (che questo dell'uomo è apparenza) in solitudine per sperimentare là dove le nevi eterne delle vette arroventa il sole capisco il tuo desiderio d'abortire purtroppo è un ruolo che tutti accettiamo suicidiamo la natura che si rinnova ogni generazione e ora a te tocca sorella donna deserta nel corpo l'alito di vita spento che si ribella bacino striminzito petto avvizzito gelo a sud e a settentrione la bellezza è la salute del campo arato fiorito abbatti lo steccato in cui vivi non vedi che è un macello dentro e fuori è bello essere genitori di figli da decenni attesi


datti un'occasione prima della gelata scegli di tentare di dare almeno una volta una nuova vita che a te non la sai dare impara ad essere madre figlia non restare ad aspettare che muore il genitore e ti trascina col cordone ombelicale anziché chiederti se ti danno o no quanto ti spetta dai una carezza a te e a loro a chi ti pare che l'altro universo t'aspetta scegli di agire stai sicura che non uccidi il frutto del ventre se t'offri apertamente alla luce del sole al tuo splendente amore e non nell'appartamentino nascosta ladra dell'etrusca collina da Lolita terribile vendicatrice della genitrice sposa non sei niente nascondi alla convenzione dell'uomo se non l'accetti che senso ha mostrarti diversa alla gente che t'ama capisco se lo scambio è ineguale e sprechi perle ai porci per anestetizzati cervello-lavati stitici astenici dietodrogati vampireggianti di penuria come te vestiti la giostra non vale chè spendi energie che non hai e le rubi senza capire in che trappola sei deciditi e ciuccia poppe e pappine e lascia stare i reduci ma le stagioni mutano e tu resti uguale bella addormentata la maschera in Arno devi gettare guarda il cielo soffri da tanto tocca la liberazione a chi la vuole l'illuminazione a chi cerca la luce non fare nemica la speranza lasciati andare la gioia è una medicina buona risparmia la sofferenza psichica a te agli altri all'eone che ride nell'attesa d'essere chiamato alla tua splendida apparenza terrena consapevole guida tra gli arrugginiti compassi nati a mostrare quanto misura il ventre della terra d'amore gonfio fa turgida la tua prugna avvizzita dissecca i malodori dà fuoco al sesso che mette in fuga mostri esilia umori e liquidi neri cresci la miccia e falla brillare butta tutto fuori la deflagrazione lascia posto ai semi nelle galassie in volo spirale della vita ecco ti ricomponi donna vedi fiorisce la palude


la melma immota si muove acqua diventa e scorre e va la foresta beve e disinquina la grande quercia ti saluta signora alla radura intona una canzone sono rami secchi i mostri pendono di giorno come liane nella foresta del tuo cuore ora ch'è fresco il labbro tuo ora che il corpo non è più campo spazzato da gelido tremore piangi il fiume tuo di lacrime che esplode da sotterra e lava lava canta balla gira gira gira urla ridi che non è follia La mente umana è come una giungla se la regia è del cuore non impicca i corvi li manda in prigione a fare corsi d'usignoli registra i mostri e lombrichi li manda ad arieggiare la terra l'aurora li tiene in sospensione e li fa bere alla rugiada pronti a richiamarli all'occasione in angeli mutati fai pure quel che vuoi figlia madre di tua madre e di tua figlia anche neonata rinasci se lo chiedi roseo batuffolo librato fra cielo e terra che costruisce l'oggi dopo aver occhieggiato giusto per informazione passato e futuro così aperto il corpo al cielo il blu ritrova e sale la preghiera eterna al fato benigno che te sei e la vita incarni sul pianeta e l'uomo disperato che non crede al miracolo si compenetra alfine si confonde alla terra bruna che lo perdona in pace a perpetua memoria gli occhi tuoi fiori di laguna e il cielo ride che si specchia amato dal figlio che crea ed è ricreato In un vaso di cristallo le stelle in fila bevono la vita ora di notte al seno tuo m'attacco il ventre è un colle che s'apre alla radura non v'è più bello al mondo di un'anima pura vogliosa scorre la linfa dell'amore acqua della vita ch'è perenne a te vengono le greggi assetate a te il pastore canta alla luna le madri disperate


che perdono il figliolo s'acquietano fra le braccia di chi dona braccia possenti che dalla terra prendono il vigore ora ti giri quieta nel letto di smeraldo e al tuo fianco rinasce il sole Foresta dal cuore antico di notte chiamo il tuo tepore amore Donna te e io siamo l'incomprensione cosmica rappresentiamo il dolore del padre morto inutilmente per salvare il mondo a noi da offrire in dono nuziale io parlo di eroi e tu mi chiami traditore colui che vuole andare lontano con altre donne io parlo della donna ideale e tu la chiami puttana e vuoi sapere chi è dov'è che fa io parlo di istruzione conoscenza scienza e tu dici che il prete tutto sa e tanto basta ti dico è vero che il mistico sa ma anche lo scienziato il poeta percepisce e vede tu mi degni appena di considerazione e chiudi la questione se parlo di figli abbandonati tu parli di padri disgraziati e chi li fa? se parlo contro la guerra tu onori i morti i mutilati e vuoi impiccare l'obiettore e chi ritorna senza farsi ammazzare vigliacco mi sembra di capire che dobbiamo avere tutta l'Italia piena di ospedali militari e invalidi di guerra e che siamo romani? o americani? viva il vigliacco che tornando abbrevia la lotta e alla vita si dona mio nonno è un eroe e mio padre è un eroe perché non riesce a fare il padre a cinque figli che lo spernacchiano bastarda odori di notte senza luna non vedi che io stesso sono orfano restato anche con un padre che rifiuta di fare il soldato? vittima-assassina che vuoi un altro morto un'altra lapide per portare i fiori o un'altra vedova nera? i fiori portali a scuola o all'ospedale civile alla Madonna se ti pare insomma a chi cazzo vuoi e lascia stare gli eroi della sperimentazione dentro di noi


rappresentano la vita eterna la vita nuova che rinasce comunque se vuoi le piazze piene di statue di caduti e tanti cimiteri o.k. adoperati come eroina in proprio e vendi coccarde tricolori io voglio case per gli sfrattati e non baraccopoli meglio al Cairo dove migliaia e migliaia di pezzenti dormono sui marmi dei potenti se i genitori non sanno altro che lasciare che almeno sulle loro tombe ci si possa cacare Donna io e te non si può stare la nostra incomprensione è viscerale ormonica biologica astrale tu vuoi la guerra per sfruttare il maschio e sbolognare l'uomo con cui non ti sai confrontare resta libera sola e bella se hai il coraggio la natura non ti rifiuta perché non ti sposi sola si riflette meglio prova almeno per un pò fai il guerriero? se dopo cerchi l'uomo da uguale e come tale amare io voglio la pace creata dagli uomini e dalle donne voglio la pace di vigliacchi traditori capaci di ricostruire un mondo d'armonia dove c'è un posto pure per te stronza mia che sulle colline di Firenze per paura della concorrenza mi pare - e meno male condanni a vivere sole le straniere vivi con loro e colloquia con l'amore chè l'Inglese non lo sai L'altro giorno mio nipote mi chiede se è vero che la fica ha i denti denti di squalo e lingua di serpente voglio confermare pensando a te invece gli dico che questa è la paura degli uomini per le donne la fantasia malata fa brutti scherzi le donne sono persone come noi rappresentano l'amore nel bene e nel male e nella gioia e dolore tentano di creare come noi scavano con fatica il migliore presente per tutti noi conoscono riflettono capiscono agiscono e quando non capiscono si possono bastonare? a te piace se ti bastonano? no mi piace fare la lotta questa è un'altra storia tu prova a voler bene alle compagne con gentilezza t'avvicini chiedi le cose per favore se ti piace porta loro un fiore dal tuo giardino trattale bene almeno come tratti te stesso e se mi spuntano addosso? beh le lasci stare d loro che non è bello ch'è giusto chiedere scusa se ci si comporta male e se non chiedono scusa le posso picchiare? no


le lasci stare e te ne vai per i fatti tuoi senza piĂš parlare giocare con loro? tanto si pentono subito se hanno buon cuore allora tu le perdoni e giocate meglio di prima cosĂŹ hai tante amiche vecchie e nuove tutte belle e buone speciali amiche d'amore per giocare e ci posso lottare? ma s anche questo tanto ci pensano loro a fare la lotta a sfidare Minerva ti ritrovo per sempre Medea che m'invii nuovamente mi strappa il vello d'oro per riportarlo al potere e mi lascia solo disperato mi rivolgo a te la grande la divina la inventata fata sei la donna suprema a te la madre dolente terrena prima di partire dal suo amore giovane guerriero m'affida vergine guerriera a me che t'abbandono deluso per la prima sconfitta subita la catenina al collo lega e d'allora compagna diventi di guerra ti sogno in trincea t'idolatro sui campi di battaglia sei sorella ingrata pasionaria amante solitaria puttana alla truppa consegnata sei l'inizio sacro del desiderio umano il tutto che si sogna della donna quando soli atterriti dispersi affamati vili impauriti ladri stupratori violenti difensori della patria della famiglia dell'istituzione c'appari vergine Minerva figlia saggia armata madre del figlio a venire pregna Madonna dell'uomo rinascimentale dell'amata terra che m'ospita (nel mentre morde gratuitamente) dell'uomo credente mite sapiente regina ti ritrovo alfine giovane dolente disarmata puro amore mortale che m'accompagni figlio fino alla fine di questa vita per resuscitare


Minerva amata il figlio tuo muore due volte nel tuo cuore si perdona e ti perdona ora sei te abbandonata sulla terra lo lasci andare e più non puoi correre dal padre Giove nel dolore sei sola è il prezzo che paghi per diventare umana non puoi più prendere la spada e tracciare il recinto sacro edifichi Atene e devi lasciare morire la nuova Gerusalemme per la putrida Roma come a Teti divina il padre vile impone il criminale della terra per far continuare al figlio la guerra a te Minerva umana regina che lo spirito della pace visita decreta di soffrire madre terrena il divino figlio morendo il perdono regala all'uomo lo stesso padre s'adonta e separa la nuova dalla vecchia Gerusalemme Minerva saggia figlia lo scuotere dell'egida più non basta a fermare l'uomo distruttore anche lui mostro diventa alleato della Medusa che contro di te i raggi degli occhi orrendi vendicatori dirige di colpo e ti pietrifica di dolore mentre tuo figlio muore grande dea Minerva l'ultima volta il tuo devoto Ulisse aiuta a capire perché devo lottare con la donna amata? l'onoro sempre accetto le sue trasformazioni nel tempo l'amo come un padre ama la figlia prediletta da lui nata la venero come il cavaliere venera la dama il guerriero la donna colorata capisco che tu vuoi morire abbracciata al tuo figliolo morto per l'uomo per l'uomo nuovo ma perché la donna abortisce mio figlio? sono già vecchio sconfitto muto seduto alle porte dell'autunno e da molti lustri non odo più un tuo segno lo so che non sei morta tu non puoi morire sei l'eroina che l'uomo crea quando si stacca dalla madre terra per volare ad Atene Alessandro genuflesso giura portarti in Asia da là a Roma madre dei cristiani spodesti il fratello rozzo guerriero insediando il Nazzareno figlio tuo e del padre creatore del deserto Cresco con te madre anch'io attaccato al tuo seno io sono Erittonio dal balcone del tuo petto palpitante guardo gli eroi a venire


frugando con la coda nel ventre di Ananke tra le tue mammelle in fiore distinguo il bene e il male del mondo gioco con la luce boreale tra il muover dei pianeti sento la gioia astrale da cui l'uomo deriva percepisco il desiderio primordiale che spinge Vulcano vicino a te divina sorella per fertilizzare l'arte sua che preferisce alla guerra e te sdegni il grottesco dio cieco lavoratore ma non rifiuti lo spirito creatore di Eros e il seme germoglia allora mi raccogli per terra nell'egida mi deponi mi nutri d'ambrosia e il tepore del tuo seno m'ospita saggia vergine guerriera che madre mai non v'è più sincera né figlio più devoto a te d'ambrosia nutrito poi nel recinto sacro mi fai re agli uomini selvatici d'amore universale portatore e nasce Atene ad onorare la madre vergine celeste in terra io ti prego la sera sempre da quando mi ritrovo abbandonato a Zurigo sono Erittonio io il più fortunato dei mortali orfano di genitori e in te vivo posso chiudere gli occhi e sognare il cielo posso erigere cattedrali di luce all'uomo ricreare Atene reggia di misteri tuoi nuovi immortale madre adottiva e figlia da proteggere compagna di giochi fanciulla dei miei sogni sorella amica sposa amante del nuovo eroe guerriero di pace che già vagisce dentro di me figlio del cuore ritrovato e della glauca mente tua benigna al mio vecchio corpo muoio in questa terra invasa da novelli ariani al dolore m'arrendo se non m'aiuti io non sono divino sono mortale impastato di paura e di sensi di colpa ancora sono umile meschino ardo di passione piccolo tra giganti a lottare a voltolare i massi del potere dell'ignoranza dell'ingiustizia divina e umana


Vedo la donna Pandora diventata appesa a impossibili emozioni portar regali ingrati agl'idoli stupida inebetita schiava correa dei misfatti degli imperi del mondo creatori di schiavitù del colonialismo del capitalismo nano vedo Ulisse ultimo eroe percepire la fine quando sfida il dio del mare è giovane forte bello e Polifemo crudele gratuito sogna Penelope vestita di fata che si strappa gli abiti menade diventata e ammazza Orfeo il cantore privo d'amore nel mentre genera Pan dall'Egitto le risponde Cleopatra con gli inganni e con Antonio muore Minerva amata vedo la tua gestazione prima d'essere Maria compassione per te Minerva mia che trasformi il tuo cuore d'acciaio in vibrazione per gli esseri tutti uguale nutrimento mentre riscatta uomini e donne ora il Figlio del deserto lo vedo lottare contro il persiano Leonida alle Termopili che diventa Pietro e in quest'epoca lo vedo nascere nuovo eroe tra i cervelli lavati lo sento palpitare il cuore di gigante buono Sansone che muore d'amore e non per il dio trascendentale cavaliere alla donna sderenata tra vecchi bruti e brutti potenti traditori assassini della peggiore specie e streghe mascherate da sovrane intenditrici d'apparenza schiave e inveterate madame alla cloaca romana assegnate che non smettono di chiedere agli altri il prezzo del loro male quel dolore della vita umana che accieca colpa dei bambini a sentire le madri ma il conto per intero è da far pagare agli uomini ch'è noto sono i soliti ignoti insolvibili signori maschilisti porci sciovinisti e io che ascolto con attenzione m'addormento e voglio sognare di lottare contro i mostri con la donna accanto a erigere barriere sulle paludi impestate il male del mondo che diventa letame e nasce un fiore mentre l'acqua scorre al mare I mostri della figlia Minerva aiuto vanno nel Tartaro riportati non so affrontarli impari è la lotta


mi schiantano le vene mi manca il cuore nella notte piccolo Erittonio con la mamma dammi la mano in questa guerra anche se figlio del duemila anch'io ti sono fratello fratello in disgrazia ultimo nato ma pur nel segno dell'ideale umano che non mi riesce abbandonare gl'umili eroi buoni quelli del presepe i contadini i pastori i marinai i minatori tutti lavoratori di Vulcano in questo mondo ingrato solo loro conosco Il lavoratore non capisce la lezione di Vulcano resta il suo spirito d'amore che crea Erittonio che edifica Atene resta Ulisse ch'ancora peregrina donna se lo chiami a te viene non presenta conti che non puoi pagare al nuovo guerriero Cristo già insegna il perdono è un Vulcano azzoppato il nuovo eroe che sogna la città ideale tutta d'oro e anche se vive nella fogna come te emana un buon odore non conosce l'ideale motore della storia lui sogna interpreta simboli immagini usa colori e suoni parla con rocce animali bambini vecchi gabbiani in volo anche da sempre inventa la donna amata dal cuore e la chiama al cospetto del sole e della luna se gli risponde l'assassina di strada chè dietro a lei s'intravede la potenziale signora maga ora incazzata a evocare mostri personali sepolti nell'inconscio stanza dei suoi tesori astrali e poi si spaventa a vederli e non sa che fare Il mio sogno è semplice far sognare la gente anziché ingripparmi sempre nel solito senso di colpa voglio raccontare le fiabe vecchie e nuove degli antichi e di adesso la storia di qualche africana umile credente buona coraggiosa solo a negare la fame l'eterna storia di chi strappa alle viscere del mare e della terra la gioia di creare raggi di sole povera gente che adora Minerva che in guerra ubbidisce agli ordini di Jahvè feroce con le ninfe nel cuore o la storia del grande Spartaco che poggia a Roma la testa sopra il sasso stanca di fatica sognando il sorriso della donna amica l'unico in grado di vedere nella notte il sole e la luna brillare malandrina con le sue ninfe a bagnarsi


nell'acqua del ruscello o sulla spiaggia del mare dove anche te Teti costretta madre concedi amore con in cuore il tuo divino figlio tradito questi nuovi eroi miliardi d'anonime persone passate e a venire io amo Voglio intestare il mio esperimento a una giovane donna le dico che se muore l'ideale con l'uomo della nuova frontiera l'uomo non muore altre frontiere vedo negli occhi della figlia nei tuoi donna che ti poni a me d'accanto e altri eroi misconosciuti nascono gli onori hanno del trionfo del cuore nelle mani della donna umile fiaccola diventata ad illuminare il ritorno a casa dell'eroe eroina solitaria che si trasforma compagna e non donna di fatica o infermiera a sopportare il delirio dell'eroe ferito madre amata di Minerva fertile figlia attesa dell'amore che porta ogni giorno gradita sposa di semplicità vestito l'abito di carne e chiamalo pure tradizionale se ti pare donna ti dico per me è dono d'amore che ripaga e se per avventura dal guerriero di pace non è accetto è giusto riprendere questo amore tuo frainteso finché non capisce io lo stringo al cuore dentro di me al cuore mio in attesa così Minerva mamma divento di me stesso e di tua figlia e che ritorni presto dalla giusta guerra Son pronto donna riconosco le tue ragioni sono sempre disponibile ad accettare le ragioni del diverso da me stesso anche se non so se le riesco del tutto a capire io comunque e sempre le rispetto e m'impegno per la mia parte per farle rispettare e se questo è amore donna nuova vieni sei l'unica persona che voglio conoscere meglio dopo di me e io sono l'unica persona che ho mi offro a te per intero spontaneamente trattami gentilmente ch'io t'amo l'incomprensione cosmica dell'uomo e della donna sulla terra possiamo sfatare insieme se aboliamo la guerra Minerva sei ritornata stringo più che posso le mani al tuo vestito


m'arrampico sul balcone divino te stendi il mantello sul prato Florence American Cemetery and Memorial sta scrito all'entrata cancelli colle borche d'oro e l'aquila che vola mamme e figli nel giardino e persone persone tante e scale mi butto a capofitto giù dal seno a giocare coi bambini neanche la coda m'impedisce e il dorso arcuato per strisciare va bene pertecipo a tutti i giochi dei bambini e delle mamme anche a quelli con gli uomini corro mi rotolo colle femmine sull'erba cado nel fossetto delle acque autunnali e mi bagno tutto io ti guardo di quaggiù Minerva gli occhi azzurri più che mai i capelli corvini le grandi labbre rosse appena schiuse al sorriso fai un cenno d'assenso e io allora strillo di gioia più forte che posso e via a salire e scendere le scale sono il più bravo a questo gioco e gli altri a imitare tu passo passo mi segui tutto il giorno corro striscio batto la testa e rido quando mi coccolano scappo a nascondermi poi a pomeriggio comincio a urlare piango urlo piango non so perchè e non dò fastidio agli altri e mi meraviglio che mi lasciano stare mi fanno sentire me stesso io giù singhiozzi piango come un grande come il cielo quando piove veramente io voglio fermare il mio dolore e non posso che disperazione piango e tutti mi vogliono lo stesso sul manto tuo del prato giocondo cimitero tutti felici giocano gli eroi bimbi uomini e donne insieme e io piango vedo le mille e mille croci bianche dei guerrieri morti inutilmente(3) vedo lottare le tenebre col giorno Tifeo contro Giove e vincerlo vedo il sole disegnare


tesori d'amore col colore il dolore di tutti gli esseri viventi sacrificati dall'uomo per viltà in nome degli dei e per nutrimento agli sfruttatori che non sanno chiedere al cielo e le orecchie mi scoppiano squassano i singulti il mio cuore di bambino mi dico stai buono povero Erittonio le lacrime non bastano a lavare tutto il dolore umano te Minerva in silenzio mi guardi seria in volto negli occhi lucenti tuoi di cobalto bagliori di rame col morente sole sento l'urlo della tradizione ch'erompe dal mio petto son vecchio e non voglio più morire e piango per il dolore della morte non pel terrore della partenza ma per paura dell'attesa della gestazione per poi nascere solo sempre e nuovamente rinascere solo come muoio e mi rotolo nel prato gemiti nella notte ch'avanza spando la voce della bimba mi chiama d'un tratto la mano mi prende ogni notte la mia bimba cerca il padre per traghettare l'alba Anna la chiamo per nome e volgo l'ultima volta gli occhi a te Minerva prima di partire grato per il pianto il più bel regalo che ricevo da bambino il tuo sorriso acconsente benevola la bella mano mi carezza il viso hai già in testa l'elmo chiudi il mantello tuo di colpo e sparisce il prato la mia bimba mi tira la mano di nuovo la prendo in collo e corro verso di te per l'ultimo bacio

NOTE (1)La denominazione deriva dal titolo del noto volume di F. Basaglia (2)Gli "epsilon", personaggi di A. Auxley in "Brave New World", non avevano intelligenza per ribellarsi. In questo caso si fa riferimento anche agli operai, ai quali si concede la vacanza estiva (agosto) perchè tornino rinvigoriti al lavoro, come agli "epsilon" veniva data la "summer holiday" (3)Io lascio grato a questo sacro luogo l'intimo mio senso di pietà da cui resta per sempre escluso ovviamente ogni riferimento alla grande nazione che dedica questo prato a memoria dei suoi caduti e non della guerra ch'è d'abolire sulla terra


INDICE Narrano di storie di briganti in Val di Merse Gli amici sono partiti La durezza non s'addice Il tempo è medico naturale Il campo è tutto verde Ma appena poso la testa Buongiorno a te bambina della primavera La felicità che invano cercai Siena le pietre parlano Aveva negli occhi l'essenza della vita Paura e dolore I rami stroncati dal vento E la tempesta di notte invade la terra Mamma fa qualcosa Sul tetto cade l'acqua E voi signori Disse il libro d'illustrazioni E' brutto Mi sento realizzato Io faccio il pendolare Per le teorie Sono consigliere Io sono Le femmine sono Autunno carico di frutti Poi venne marzo L'incarico era diverso Sempre a leggere il giornale La ricerca è un'invenzione Visto la quinta colonna La patria Il partitico L'ideologia La fulgida schiera di burocrati di partito I ricercatori I ricercatori sono diventati esperti di ricerca Chiesi aiuto al vecchio saggio Quantitativo è bello L'esperto grasso L'onda del rancore personale Che dramma questa specializzazione economica Impunemente nessuno vive o muore Avevo un'amica Io non sono Io non lavoro più con il sudore della fronte Muore il Minotauro e pure Tifeo Tu m'accusi Bastarda autonomia dea Padre Dante Voglio vedere piante e animali crescere Donna disperata L'amore significa scambiare Guerriero sono Bocciato per altezza Il gene della mia intelligenza E' che la gioia scrive la storia Teti antica dea fatale La dignità di Greca

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Donna a cui voglio dire sempre t'amo La mente umana è come una giungla In un vaso di cristallo Foresta dal cuore antico Donna te e io Donna io e te L'altro giorno mio nipote Minerva ti ritrovo Minerva amata Minerva il tuo devoto Ulisse aiuta a capire Cresco con te madre anch'io Vedo la donna I mostri della figlia Il lavoratore non capisce la lezione di Vulcano Il mio sogno è semplice Voglio intestare il mio esperimento a una giovane donna Sono pronto donna Minerva sei ritornata

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BIOGRAFIA Rocco Garrapa nasce a Melpignano in Provincia di Lecce nel 1942. A diciassette anni si trasferisce a Zurigo e, successivamente, in Toscana, facendo diversi mestieri. Consegue la laurea alla Università di Siena, seguita da varie specializzazioni, nonché dalla abilitazione all'insegnamento. Negli anni settanta soggiorna lungamente a Parigi, Londra e, soprattutto, negli U.S.A., dopo l'ottenimento, nel 1972, di un'assistantship al "Modern Language Department" della M.S.U. per insegnare Italiano e, nel 1973, l'ammissione alla "Graduate School" della University of Maryland-College Park. Negli U.S.A. collabora anche con la stampa universitaria. Ritornato in Italia continua gli studi e insegna per alcuni anni presso l'Università di Siena, Istituto di Lingue. Da questa Università nel 1978 riceve una borsa di studio da utilizzare presso la Columbia University di New York quale Visiting Professor. Nipote di poeta scrive poesie sin dall'adolescenza. Il tempo e le disparate esperienze culturali influenzano e indirizzano il suo modo d'esprimersi. Lo stile singolare ritiene tutta la freschezza che proviene dalla speranza e va oltre la sofferenza e la rabbia suscitata dalla presa di coscienza personale della realtà,connessa alle problematiche sociali e alla lotta che ovviamente ne consegue. Negli ultimi periodi d'attività nascono e si sviluppano specifici interessi per la pittura, la psicologia, la fisica, che confluiscono nella grande matrice mitologica, tramandata dalla tradizione orale del paese grecanico dove nasce. Esercita da un ventennio la professione di Ricercatore per amministrazioni private e l'attività pubblicistica in materia spazia nel campo economico-sociale e territoriale. Pubblica nel 1980 per le Edizioni Il Torchio in Firenze il libro di poesie "Vulcani Spenti", seguito nel 1983 per le Nuovedizioni E. Vallecchi in Firenze dal volume "Libero dal bisogno".


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