PICCOLA CITTA’
Rocco Garrapa
1999
(La paura del focolare,Il canto alla notte) Signori bambini oggi vi racconto la storia del feroce guerriero che ritorna alla terra che lo nasce e nessuno lo riconosce lui piange le lacrime del mare per la delusione e riparte remo in spalla per la terra che gl’indica Minerva fermati dove la gente crede che i remi sono pale là apprendi il senso della giusta direzione e riparti ramingo per il mare che pure ancora ti rifiuta e ti sbatte sulla roccia e se per avventura e pel tuo valore sopravvivi bacia la terra e risali la foce del fiume sacro agli dei padri che sulle sue sponde fanno rinascere i miti di Grecìa trascinati nella valle incoronata dal colle dove l’etrusco dorme in ginocchio fuori dal tempio da cui sale il canto gregoriano prega gli antichi spiriti del luogo che parlano con la voce del dio minore tuo custode e in tuo aiuto evocano la ninfa del Montesanto frutto del gran biblo seme e del sangue della terra ch’abbraccia il Tigri e l’Eufrate perla persa d’oriente seguila mentre sale l’antiche scale finché morente cadi e la grand’Orsa pietosa per te scioglie d’abbondante latte il seno e ti nutre nel cestino suo di fata dove muori e rinasci con le figlie della vita Sente il viaggiatore dal corpo delle caste donne salire vampate di sensi la lussuria di Cleopatra e la passione nefasta di Medea (immota)remota dignità torreggiano le lunghe chiome di Penelope imbiancate dal tempo che spegne il sacro fuoco del suo corpo frastagliato eppure chiuso com’Itaca assente che si scioglie al mare del ricordo inchiodato nella mente che smania nella fida e vana attesa dell’amante uomo violento e trascurato pirata del Mediterraneo che scorda la strada di casa certo al ritorno di trovare tutti là a aspettare il racconto delle sue avventure colorate dall’invenzione e quando s’accorge che ognuno si fa i fatti suoi addio per sempre Itaca urla fra l’onde salse e prende il suo remo in spalla e riparte Piccola città giardino di bellezza nella tua antica e giovane freschezza anneghi la tristezza putrida di cadavere ambulante mi confidi che lotti per conquistare un posto al sole ancora una volta sopra il colle che brilla alla pudica luna nella notte più malinconica e bella del deserto di quest’epoca nera per uscire turisticamente nella vita concludi e non sai che i vermi preferiscono restare sempre all’ombra 1
Gli dicono sei povero negretto d’Europa schiavo e si riscatta gli dicono sei malato e trova la volontà di combattere guarire vivere la spada in mano gli dicono sei ignorante e lui carpisce dai libri muti i terribili segreti dei padri i misteri (di vita e di morte)per morti continenti sparge e quando la donna che l’innamora gli dice puzzi di povero coglione d’un guerriero nano ferito e gobbo non mi piaci addio è vero lui risponde le nostre strade son diverse marcisco roccia che nell’onda affondo in cielo tento il volo solo tu non sai cosa cerchi e non sveli a nessuno il tuo mistero che neanche conosci e mi dispiace la mente ci separa dici io dico il tuo corpo non mi contiene il grande spirito che a me viene mi dice di ringraziarti per il dolore che mi procuri che così ha fine pare il mio bisogno di dolore futuro però accidenti che regalo signora Pandora continua la tua strada lontana dalla penuria t’auguro e in armonia Un’altra storia con te muore Dorina che non sai aspettare il mio ritorno una speranza un sogno della donna metà umana e tutta divina questo corpo che sei della terra amata immagazzina tanta bellezza deve avere un spirito antico superiore la materia che lo compone che afrore spande in quest’universo fatto di capitale la merda del dolore procurato e l’anticaglie a ornamento sfatte matrone obsolete passate com’epoche passate lontane delle tradizioni sempre giuste e le più belle tenute a forza dagl’infausti arpioni del consumismo nelle vostre mani avide che sbriciolano e mostrano vermi i nostri valori che a voi galoppano dietro Venere luminosa che invano a voi ci guida sì termina qui la strada dell’amore per te donna terrena per me che invece di materia pura stoffa dell’amore trovo sudario di cadavere del tuo giovane corpo che si condanna alla privazione di una vita e me con te condanna strega che sei e resti finché non t’unisci alla dea e osi a me uomo dire t’amo di nuovo e ancora e sempre e in te credo uomo mio e t’aspetto finché non trovi la tua strada che certo vengo a te in pace dal mio deserto dove mi ritiro 2
se il vento ancora vuole e non cancella la pista che mi porta a te
E il guerriero lascia la strada dell’amore la donna che ama alle spalle che torna alla sue terre basse a cavalcare il cavallo degl’interessi piccola di donna piccola come le case della sue terre che il mare guata all’uomo ladro che osa strapparle all’aringhe e recintarle d’inutili dighe eppure nel giare il carro qualcosa si rompe nel cuore del guerriero la mente si separa dal corpo che arranca sopra i monti d’Atlante alla ricerca del tempo senz’età che tutto cancella tutto livella e spinge nell’oblio della contemporaneità del presente le cose inutili dell’uomo
Osservo più in là la schiava deserta piangere nel palazzo tempo che fugge s'accosta e la coccola sei sola ti senti persa? dono del giorno a te m’invia l'universo e questo è il mio segno eccitata apre il pacchetto con circospezione e si gode i baci di cioccolata poi si sa la patetica menata chiede come si esce dalla fogna muto il vecchio le porge i suoi occhiali nuovi del colore così lei vede la terra tutta una tavola imbandita basta stendere la mano e prendere a piacimento liberata allora si leva sul globo cacciatore il più temibile falca la prateria instancabile felino per piacere uccide e il pianeta depreda famelica ingozza dalla cosa più delicata alla più sozza tutto quel che luccica arraffa senza discernimento e misura a terra rovescia rabbiosa quel che non l'aggrada e pesta poi animale antidiluviano presa da raptus il vecchio tempo assale non è colpa degli occhiali commenta il vecchio mentre s’invola il viso color cioccolata bitorzolo al sole che raggruma la bocca terra di Siena acquerellata che schiuma si becca una codata dalla beneamata istituzione e casca su un cesto di rovi di marzapane che il culo le fora mentre passano le puttane e a lei che veste così dabbene da servetta le lanciano un pacco ridono strano l'ingorda l'acchiappa a volo e al suo tocco di tigre scoppia la bomba merda e tutta l'imbratta decisa corre all'armeria il cannone di Napoleone brunito è là ch'aspetta spara e becca il rosone della cattedrale che casca con fragore 3
scappano fuori borghesi e preti incazzati armati di robusti bastoni e le scaricano addosso sante legnate finché grondante sangue s’accascia sul ciglio della strada e loro imprecano e vanno via piano per non disturbare l’agonia una donna morta è un posto libero per un disoccupato con famiglia a carico sottovoce commentano angeli e santi svolazzanti che si sganasciano dalle risate al tempo ch'è pure in ritardo non piace la conclusione della fiaba pietoso si ferma mentre sente la schiava che bisbiglia il suo nome in sogno dice t'amo e porta le vibranti mani a uovo un abbraccio carezze impudiche al dio primigenio lo solletica il fatto specchio delle mie brame lei continua piano capisco strega che t'ami e non è poco per una schiava che dorme in santa pace e vola via acquetato Libero un mese l'anno e fuori le stanze del potere rivoluzionario con posto a sedere il prezzo che paghi è basso menti svaporate le vittime fanno gl'inchini il cuore perso pur d'appartenere al branco degli sfruttati il carceriere alla fortezza ruba il pane muffo al condannato e in tutto il mondo alle sei in punto di sera vendono il culo gl'inguaiati parola di guerriero! Prima di cena assassinano un disgraziato più disgraziato di loro poveri violentatori di periferia in angolo accovacciati che covano il bruciore di stomaco la ricerca del cibo sul pianeta per i ciechi è un assalto ai granai vuoti gli affamati arrivano sempre a tavola sparecchiata e rubano i cesti pieni di resti alle formiche schiave Il ladro resta ladro dice il feroce guerriero se non restituisce il maltolto si pente e decide di cambiare direzione e quotidianamente lo dimostra coi fatti che la via dell'amore e della paura danno ben diversi frutti la prima è un fiorire dei nomi equilibrio armonia gioia felicità verità giustizia libertà dedizione Lilith bellezza infinito Dio la seconda si condensa nell'ignoranza violenza guerra guai che l'uomo crea per porre sé stesso in schiavitù nel tempo crudele di Tifeo finché con l'aiuto della notte e del dolore muore e rinasce e siccome l'abitudini son dure a morire ogn'epoca entità intelligenza che il pianeta illumina aggiunge un segno un diverso significato una personale esperienza che rompe la coazione a ripetere dell'essere che si sperimenta e sboccia una parola nuova che a ogn'uomo svela la sua personale libertà uguale e differente di prima e così l'universo s'amplia Il ladro si deruba perché s'esclude dal banchetto della vita e una volta scampato alla tagliola o uscito di prigione 4
ritorna a rubare senza capire la lezione anzi da esperto del mestiere è bravo a organizzarsi velocemente mette su una struttura migliore della precedente e con un piano ben mirato parte all'attacco vincente e il citrullo derubato consenziente torna a subire tranquillamente finché non capisce il messaggio s'erge gigante in fronte al sole perdona crea e cancella il predatore dalla sua vita e dalla mente solo il ladruncolo di chiesa invischiato dalla morale ottusa del piccolo truffatore che sta bene quando sta male distratto dal godere il suo dolore non s'organizza in tempo perdente in ritirata spezzettato ramingo dopo la tronata chiede l'elemosina per strada e appena qualcuno colto da pietà l’aiuta lui gli s’avviticchia in saccoccia gli fruga e se non c’è più niente l’incauto buon samaritano si ritrova bastonato a morte e pure inculato e lo salva per fortuna il barbone di passaggio che lontano dal riparo della casa paterna per frainteso orgoglio catalizza con la sua presenza la reazione che materializza la paura delle limitate violente e debosciate personcine dabbene che s'incazzano se vedono gli altri che si sprecano s'abbandonano appunto come il barbone preteso specchio distorto dei loro mali e mentre accusano i diversi le puttane Dio la natura e la nazione tanto per esorcizzare la paura per cancellare credono la visione della realtà riflessa nello specchio dell'accattone ladro di sogni suoi che non ha l'accoppano povero barbone lo derubano del niente con la scusa che ruba loro il pane Dal popolo applaudito legalizzato supernutrito e ben curato ora vive il ladro nella casa paterna che trasforma in partito del consociativismo e affari sociali la sera gioca a rubarsi quadri mobili posate effetti personali coi grandi ladri che s'atteggiano a cleptomani e fanno i giudici al gioco della mela rubata al banco del mercato per i giovani apprendisti sorpresi da adulti vestiti da guardie pena immediata la prigione-scuola e iscrizione a cori di lamenti i piccoli che vanno a letto alle otto rubano le mutande alla vecchia fata di strada che s'adatta tata e lascia quei piccoli malandrini giocare impunemente ora che la demenza senile avanza quel raccoglierli tutti sotto la gonna le fanno riaffiorare i ricordi della carriera della prima infanzia e loro poveri pulcini tutti tremanti fingono di battere i denti e corrono sotto l'ale appena la voce del grande ladro sentono tuonare alla tivì onestà e pace predica a far figura accanto nobildonne-guaglione d'abbondanti scollature che strepitano i ladri e mascalzoni vanno puniti e in tanti i cittadini che ascoltano eccitati urlano bravi dal dolore si strappano i capelli poveretti e chiedono la consegna degl'eversori per far giustizia sommaria allora il gran ladro ci dà dentro propone pieno impiego poche tasse e meno pensione al lavoratore consenso generale e il decreto passa d'urgenza lo sciocco col malfattore a braccetto fa un lauto pasto stasera e al lampione la diarrea micidiale coglie l'astinente di mestiere eterna vittima semplice si ritrova che soccombe alla graduata per violenza di strada dicono i giornali e mentre si suicida urla puttane v'amo prima nei casini serie professioniste di pompini ora che siete diventate tante e governate con la morte ci punite 5
io con questo mio sangue vi maledico signore amate le maledizioni tornano al mittente e sloggiano l'alito suo di vita mentre ride di cuore il santo potere vampiro rosso-porpora vestito Il ladro si riconverte coi soldi accumulati di rapina assume guardie del corpo con teste speciali d'uovo di cuoio e fresche di rasoio compra aziende pubbliche apre scuole internazionali meccanizza l'esercito computerizza i tribunali paga debiti ai vecchi pirati che guidano le province dell'impero s'allea con criminali di guerra mafiosi spie e puttane altolocate offre in cambio di culo case a chi già ce l'ha senz'abitarle mai avvocati giudici direttori generali studiosi onorevoli professori copre le spese delle mantenute che sfoggiano pellicce sintetiche ripiana deficit d'enti pubblici d'assistenza e d'eutanasia legale di centri per handicappati extracomunitari drogati vecchie puttane e neonati affidati a bidoni di spazzatura riformatori famiglie di associazioni per ragazze madri se si prestano a abusi sessuali crea laboratori per scienziati manutengoli e ruffiane accreditate largheggia in donazioni per chiese società segrete bande terroriste e cooperazione internazionale ai morti di fame del mondo che crea e ogni giorno queste sue attività le più benemerite ce le spiega il cliente tirapiede di turno alla tivì mentre adora il suo nome e ce lo presenta padre della quinta nazione più potente del mondo il più grande capitano di lungo corso esistente a memoria d'uomo che dal suo mare fumoso di parole promette lavoro ed evasione quando per la gioia del teledipendente appare imbellettato e suadente tra ardite cosce di ballerine dall'occhietto malandrino e frotte d'imbonitori sorridenti o maiali e isterici che s'accapigliano a comando secondo come richiede il copione sì che al gran timoniere maestro e cavaliere di turno inneggia il popolo debosciato sicuro del nuovo patto sociale e in silenzio si rimette a lavorare più gabbato di prima tassato e complice del ladro La violenza di sistema s'esprime quotidiana verbale fisica morale l'immagine seppellisce il pensatore la scienza la ragione l'ideologia di bandiera la verità del ricercatore l'azione la contemplazione bellezza e forma s'identifica col corpo lungo anemico se del caso ognuno è solo e a sé e all'altro ostile si pone senza scambio il caos e le cose che la tecnica crea e impone offusca l'universo e nella materia affoga l'antica saggezza dell'uomo che stremato si ribella e la fede in sé stesso trova e nel divino e pascola sul prato grato al povero sciancato sceso dalla croce che lo perdona e l'invita a giocare a un gioco strano millenario e lui si degna diffidente e s'aggrappa solo per disperazione dice e non chiedetegli che gioco è perché di giorno quell’asociale non lo ricorda I disoccupati rivoluzionari che brutti assassini vero professore? gridano che cazzo d'incubo è questo svegliamoci lottiamo meglio morire per strada e con la spada in mano anziché di fame paura e inculati a vita 6
e il giorno dopo quei volgari si trovano suicidati pare e sulla scena arrivano personaggi hard molto fichi e tanti poveri neri piccoli nudi che si moltiplicano come conigli tante donne senza sorriso tanti bimbi senza desina tutta la gente che mette a tacere il cuore per una giusta ragione una vita dipendente senz'azione povere vittime gaudenti che insistono sulla strada del dolore violentate masochiste che alla ribellione sostituiscono la fede e segue un'altra notte di digiuno che regala sonni senza sogni anche loro incazzati a mandar presagi che la gente non ascolta e per questo perde la strada per tornare a casa a questo punto signorina il teatro si chiude per forza maggiore Ercole è a Milano o per via spiega il presentatore e pare abbia un'idea per pulire le stalle d'Augia L’uomo ha vuote braccia e pancia per la paura che avanza e cavalca cavalli bradi ch'eccitano gli abitanti del pianeta padrona indiscussa del giro della giostra si veste il giorno di diva e la notte di morte indifferente per il guerriero che vede il futuro in bianco e nero e non disegna neanche un culo di puttana perché dice non ha dimestichezza coi colori la gente continua si rassegna porge la testa alla ghigliottina il pugno stretto si distende alle carezze delle mani vellutate del vampiro ch'attende in veste d'arlecchino che il tempo non conta per chi degusta primizie in abbondanza dell'uomo addormentato che lascia il dono più grande al padrone sposo felice briaco con la concubina e la botta piena e ancora è mattina Non tutti accettano l'ordine di suicidarsi e di nuovo la rivoluzione guata gli angeli della strada buttateli cadaveri nel campo d'ortiche e niente paura per gli sparuti drappelli d'eversori donne guerriere bimbi sabotatori d'immagini ricercatori idealisti pensatori puttane pasionarie vecchi rincoglioniti tutti visionari commenta il presidente grasso da scoppiare povero presidente schiavo del partito e povero partito di maiali tempo e pazienza smascherano l'ignoranza e la violenza del potere e il pensiero ritorna bandiera di ricostruzione pei sopravvissuti cari bambini nel laboratorio della conoscenza androgina del cuore squagliano padroni concubine partiti chiese stati tutti i vampiri d'ogni età sesso censo razza sottospecie e grado di sfruttamento e arriva la contemplazione per l'osservatore Forme-pensiero vampire in libertà di mummie-scorie volteggiano su per le strade del cielo esplose dalle menti degli uomini violenti tanti anni fa disintegrate dal suono di fanfare delle paure colpe risentimenti accreditate pure come puri sentimenti sulla terra di maiali-ladri ora s'attaccano pesi morti alle mammelle dei pianeti e capisco mente che solo l'esaltazione degli artisti può fermarti Gli angeli della strada volano nel cielo e spariscono nell’azzurro puntino mobile sul prato due s’accapigliano su Platone e Agostino 7
nuovo potere redivivo questa volta passo mano a me s’apre davanti la sterminata prateria del bambino io vado a giocare a palla pianeta intanto arriva il cantastorie e la gente si dispone all’ascolto della fiaba della vita che continua sulla scena Mafiosi di colonia l'anomme scacciatrici di contadini e animali anche in Toscana fanno ponti aerei zampe e mandibole baciate apice di carriera le bottinatrici svolazzano tra prede di colore e le danze al ritorno indicano direzioni di speranza all'alveare la vecchia regina sciama altrove come natura vuole la nuova ronzio agghiacciante assassina le rivali regali sorelle di profumo magnetico avvolge l'alveare parte pel volo nuziale e decreta mi degno del seme del fuco vincitore ch'entro mi muore T'incoroni col volo nuziale unica regina dell'alveare arma fatale il profumo magnetico che ti stimola la pappa reale all'operaie rubata ti dona la forza di sfidare nel turbine del volo fino all'ultimo fuco che in ebbrezza sale nell'etere senza fine ti raggiunge e osa penetrarti figlio del coraggio che già orfano nasce di padre e di vergine madre e ultimo anelito t'offre i visceri alla gloria tua e delle figlie regali che la prima nata nuova regina nel raggelante ronzio dell'avanzata è pronta a vendicare sul corpo tuo rivale augusta madre in fuga Ape regina torcia il corpo tuo arde il sole l'ora calda al tuo ventre fa promessa sacra di nuova colonia lontana dall'insidioso vecchio reame dove si schiudono le celle regali e nasce la tua generazione che per legge t'assassina la nuova regina a te figlia insieme all'indifese pupe consorelle rivali sulla scena assassinio rituale dice la natura avvento di forze nuove ogni stagione nell'alveare La natura proclama sei vecchia e ti resta la fuga muori o sciama per un ciclo ancora fulcro della vita sociale e schiava del mostro che crei diverso dal tuo volo regale eppure splendido questo velo d'oro al sole di vecchie api fedeli 8
che seguono docili il tuo volere I maschi fanno ressa per chiudere le porte dell'alveare all'eterna madre nel giorno della rivolta del fuco trascendentale sintonia di un istante precipitoso chiarore sui loro giovani corpi si stampa per sempre cuori in espansione s'inseminano coll'illusione androgina che crea mentre l'ape regina perde l'ale e viandante s'accinge a partire E' questo tempo d'eroi che ci precedono è canto d'antichi poeti e filosofi per noi eredi di fuchi fortunati scampati al massacro gente di frontiera maledetti selvatici al di fuori d'ogni impero e d'ogni età te ape regina sei il simbolo dell'antidemocrazia da eliminare ultima espressione del tempo violento noi ti vogliamo regina madre e nonna dal grande cuore e dal capace ventre lieta di dispensare conoscenza meraviglia amore e voi incoscienti operaie vittime assassine atrofizzate a vita come Minerva e Diana votate al celibato a voi stesse ludibrio con l'unica aspirazione d'essere dame sue d'onore private delle gioie di madre e dell'amore per queste infante assassine cui si deve secondo voi sempre alimentazione speciale mentre di pappa a voi poverine toccano solo tre giorni nella vita che poi vi meravigliate se campate una stagione se va bene e loro sei anni e ancora non capite Noi fuchi d'oggi in silenzio attivo vigili disponibili restiamo pronti al richiamo ogni stagione dell'anno senza rimettere l'ali e voi antichi fuchi Parsifal e Lancillotti innamorati pazzi perduti dal canto regale senza legarvi alla nave com'Ulisse né avere il coraggio d'imitare Giove che pure inventate v'onoriamo memorie in bocca al cantastorie come l'api regine ché del regno matriarcale noi figli di dio minore ce ne sbattiamo orfani figli di orfani e di madri vergini siamo sott'ogni regno e ce ne gloriamo e più non vogliamo da parassiti vegetare e a ruolo finito essere tutti massacrati dalle sorelle schiave e se fortunati scacciati dalle matriarche avare raminghi a vita per questo e altre barbare tradizioni che non sto a raccontare noi offriamo le spade se necessario per allungare la vita alle operaie accompagnarle da vittime assassine a madri in via di metamorfosi d'amore incondizionato in grado di riscattare il diritto al canto regale d'ogni femmina ape sul pianeta a costo di farci calabroni a regine guardie bottinatrici alveari e per non riempire cimiteri di fuchi incluso quel primo coglione d'anonimo eroe sulla statua responsabile di perpetuare l'impero ci votiamo alla rivoluzione e costruiamo alveari circolari primo secondo e terzo piano per ape adibiti a magazzino studio e area notte 9
e tutti abbiamo pappa reale a volontà ché assecondiamo la grande madre e chiediamo aiuto alla genetica e rivendichiamo il canto regale strumentalizzato dal potere come la scienza umana per l'atomica e per dimostrare la qualità della vita che conduciamo sfidiamo le amazzoni di corta vita all'ultimo fiore sul prato per la raccolta del miele e chiunque resta invitato a verificare la bontà dei risultati E chiamatemi illuso antipoeta cantastorie d'api di niente se vi pare io vedo un fiume che scorre un fiume che scorre scorre oddio quanto scorre tutto d'oro davanti al mio naso intriso di colore e suono sì è l'occhio dell'ape caleidoscopio di colori ecco m'appare un viso di profilo scolpito alla roccia stampata sul cielo faccia di cadavere pare e di fronte ora mi guarda un viso bellissimo color carne come riflesso in uno specchio rotto rigoglioso e gli occhi che piano si sfilano alla cinese d'ape regina che strizza l'occhio o ninfa che invita non capisco perché non s'avvicina rido sono disarmato e l'amo continua insolente la seduzione muta la ciglia che trema di paura m’adesca fuori dal libero territorio del fuco che l'operaia aiuta è bello api pari nutrirsi di gioia e non di dolore vieni partecipa e subito ombra di cimitero ape regina si staglia statua cangiante d'assassina di pupe nel rito del volo nuziale e poi pronta a sciamare e dietro a lei il calabrone nel suo furore l’uccide che a nessuno più gli frega del canto regale uso potere e vedo pupe una schiera salvate allo sterminio della nuova regina che generano splendide figliole tutte genetiste che sono i fiori più belli del prato dell'amore non regni di furore sognano nè la vita d'orfani padri sacrificati offrono il loro ventre all'amante che padre e figlio rinasce nella stessa generazione e vedo te vergine ninfa madre salvata dalla nutrice e dall'amore della ninfa sterile dell'alveare che l'assassina regina risparmia mentr'accogli l'anonimo pellegrino del mondo che insegue un sogno da trent'anni ormai quando dalla morte risorge sa che l'aspetti in qualch'angolo di prato sopra un fiore un bel giorno come il miele comanda figlia dell'alveare giocondo senza chiedergli di strapparsi i visceri per l'amore che sente e allora insieme il tuo e il suo profumo si trasforma in canto che di noi api è speciale talento canto di duo regale ch'al cielo sale insieme modulato dal piacere simbolo e bandiera di tutti noi figli del miele Il miele è il colore con cui dipingiamo la culla dell'androgino erede che dentro ciascuno di noi vagisce e se per avventura un viaggiatore si degna un mattino di sole sulla scena incarnarsi spirito più antico dei genitori il cui livello registra adeguato l'amore dei due prescelti d'incanto varco al suo universo s'apre 10
ché carne della loro carne lo vestono l'accolgono grati dono supremo al loro amore che arco trionfale diventa a quel figlio del cielo che ne dispone e le due api un'anima sola porta d'ingresso umili l'aspettano capo chino nel cerchio di vuoto zampe levata col cestello colmo di miele del loro accetto piacere che gl'offrono carrozzella di viaggio sul prato e gl'insegnano a parteciparlo balsamo al dolore dell’orfano fuco l’aiutano senza farlo schiavo o strumento del proprio esperimento ché pure lui nasce viandante compagno di viaggio ape messaggera come noi purifica la debole carne alla luce dell'amore per capire finché giovane la casatetto a tre piani nell'alveare l'arrediamo tanto per i nostri splendidi amori bastano i fiori del prato Quando l'amore si confonde col possesso chi non lo capisce in tempo piange disperato chi ama senz'attendersi d'essere amato non veste il saio apprende s'esprime la ricerca dirige e l'amore lo ripaga il mistico luce non sprigiona priva il corpo della gioia e l'energia sotterra che dalla notte ventre vuoto l'eco ritorna sempre al mittente e atterra l'impudente che fuori casa si chiude e butta la chiave non si può fermare un'ape in volo in missione di nettare e col piacere d'impollinare il fiore che la nutre che proprio laddove la regina non impera avviene la trasformazione la schiava operaia non capisce la sua irriverenza umile d'artista lontano il suo mondo da quello del fuco coglione che si castra e muore che sogna fiori da impollinare altrimenti la mano nella pancia che gronda ancora sangue mentre nel sonno digrigna i denti Ape regina artefatta bizantina ti cimenti ancora colla gonnellina a mostrare salsicce di gambe sbarazzina che ti va bene ancora con la nuova colonia d'api extracomunitarie e non determini il tuo cuore a cambiare la tua mente a vedere la bellezza della stagione autunnale il tuo corpo greve di spessi umori carico col miele che possiede accumula strati d'adipe maleodorante sotto il sole che non basta il volo basso ad arieggiare il profumo celestiale di nettare la tua marcia pelle trasuda miasmo di palude in cui affoga la nipote pupa che alla poppa osa e soccombe avvezzo all'astinenza il vecchio fuco pastore scappa solo sul ciglio della strada al verde della radura mira dove la ninfa danza e non disdegna l'estatica visione del terragno satiro gioviale che l'agguanta felice al sorriso della tua indesiderata faccia di culo 11
La roccia all'avamposto del colle sacro benedice il seme alato che viaggia e gli dà ricetto lui che non sa ch'è sera e nel sole tutto il giorno danza s'annida sulle ferigne valve e s'addormenta grata la roccia chiede alla rugiada un bacio che spacca il suo cuore e fa posto a un ricordo umido il seme ringrazia per tanto amore e beve gonfia la pelle trova la radichetta la sua strada lava inattesa la pioggia dell'alba quel cuore forte d'amore petroso e la roccia che il gelo della notte sbriciola con lui dilava lo segue e lo ripara dal vento e gli dà nuova vita e nutrimento spartana la pianta non ha mai un lamento l'amore certo non porta turbamento concentra energie ignote al vivente e al primo sole della primavera un fiore carnivoro s'apre al bacio del mattino Repentina la bottinatrice in volo verso il prato attratta dal fiore colorato e dal profumo robusto intenso succhia il nettare e lo stame accarezza mentre felice muore secondo legge di natura al fiore carnivoro dona la vita d'essere posseduta regina d'alveare del paese dei suoi sogni luoghi di memoria che la dipingono insolita prolifica madre che all'apparenza non trova riscontro in api vere svolazzanti schiave malandrine le mattine di sole con fuchi da mantenere calabroni e inclemenza del tempo da fronteggiare e la sfortuna che s'accanisce sulla casa reale sola consolazione il segreto del voto della sorella data dispersa abbraccio mistico d'ape operaia che spera e si ritira in clausura e sogna d'essere eterna regina del principe fuco che la salva quando lei sa per certo che nella realtà ognuno dei due muore nel volgere di questa breve stagione L'amico fuco muore si suicida perché non trova più Dio in sé stesso lo cerca invano in chiesa da pastore e ora non vuole essere più pecorella degna dacché sposa l'operaia che lo lascia sterile e solo come lo trova scioglie l'anima sua al creatore che gli perdona il rifiuto dell'esperimento per cui nasce disteso come stecca di biliardo rattrappito sul tavolo del suo ufficio il pietoso amico gli leva dal collo la corda d'impiccato e il viso beato ritrova 12
per l'occasione un sorriso lascia lapidi di poesia che leggo solo io e ricca la moglie fiori per il lutto e per il corpo nella bara corazzata nego offro il mio canto e partecipo al meglio al dolore della vedova che resta sepolta viva nel suo oro Figlio del deserto condanni senz'eco raminga la parola cupa sorella all'assetato nella tempesta della sera rotea la meta sulla sabbia perdi nella tua vuota mantella la rabbia che si libra sputi in casa tua di dio grato son io ospite del corpo mio e non l'offendo né bestemmio la madre mia terrena che mi veste della carne del suo corpo e a passo di danza in volo mi porta per consolare il mio dolore del nascere con l'estrema carezza dell'anima disposta idiota che per orgoglio mi privo del suo latte al gelo della prima luna cuore disperso negli antri dei mostri che mi creo prigioniero resto del mio stesso tradimento sì che il volto onoro del compagno che alla forca m'affida ottuso sterile maschio guerriero sono e finalmente capisco che per fermare l’unno feroce alla frontiera violento divento lascio a te amico giorno ch'io ho le mani lorde questo libro di sepolcro a testamento del fratello che si ritira amate la femmina mia scrive che il matrimonio non consumo Oggi mi rode l'eroe signore state alla larga uomini della terra andate pure in malora sono stanco svuotato già dato tutto quel che ho niente più voglio raccontare e niente ascolto il silenzio voglio il silenzio del cuore l'unico conforto del mio viaggio accidentato muse delle vicissitudini non sprecate nel silenzio di quest’ora colore nè parole per favore
I grappoli penduli del glicine ondeggiano tremuli al vento trapassa a miglior vita e più non s'attarda l'idea per fortuna son tempi questi di fate e streghe tornate insieme di predatori e prede che cambiano volti e ruoli e io che vivo le rivoluzioni sento i messaggi di pericolo che la foresta invia cappuccetti rossi e lupi tutti in aula urla l'usciere l'anima del cacciatore accoppato dalla nonna reclama l'indennizzo per rivalsa sui rompicoglioni la letale nipote espone nel salone la pelle del lupo tradito dal suo amore il tribunale è mafioso così si fa i cazzi suoi 13
e lascia le donne in pace finché stanno bone la moglie obesa del giudice trilla di piacere per il ghiotto trofeo del lupo traditore E’ questo il destino degli uomini essere soli per le piane da soli o maritati soldati schiavi armati contro sé stessi signori della strada briganti alla ventura del tricheco di passaggio imbellettato che per stolta ambizione s'avventura di scappare da casa in braccio alla natura solo i vecchi cacciatori fanno questa brutta fine urla la vecchia giustiziera perché osano salvare i figli degli altri quando nessuno li chiama devono fare i cacciatori dico io in riserva Inseminare donne altrui brutto mestiere il giudice commenta espulso dalle porte della città come lebbroso e a morte certa condannato nel deserto vaga l'importuno innamorato le belle parole non sono cose che si mangiano si commuove il popolo dabbene nel talamo il marito dorme in braccio all'illusione dell'onore nell'utero immacolato sguazza il guerriero di passaggio gran cavaliere della spada ufficiale del re in missione nella nostra splendida regione ospite in casa al cavaliere del lavoro nostro emerito primo cittadino offeso ma non impunemente dal poeta di piazza il malandrino La supremazia è sempre mia caro giramondo visionario d'un ex rivoluzionario io vinco sempre in combattimento e poi vinco anche il partner che m'assegno e se non ce l’ho io non lo deve avere nessuno capito? sei proprio sostenente signora sposa metà notte e metà giorno questo è il mio sogno e con te non lotto figlio di cavaliere che non conosco cavaliere sono e resto figlio del mare vivo in braccio alla natura e mi diverto con me stesso e tu vai affanculo è questo il tuo scambio intisichito solitario coniglio? chissà come mai vero vampiro? dea nera una preghiera non mi seguire stasera dentro casa non sei desiderata Tutto perché ho difficoltà a esprimermi e piango al cielo confusa no perché alla tua proprietà conficchi paletti per paura e mimi inchini lingua pronta a deglutire prede tenere di colpa sado-masochista controllore sei e io perdono le tue dolorose bugie e ti dico donna t'amo non ci capiamo continua la tua strada sola tanto per fortuna non abbiamo figli e non ci badare se mi ferisci peggio la trappola della mistificazione per me e per te mortale Sei e resti fuori casa amante del dolore pain in the ass(*)per noi 14
amore se ti può servire io così chiedo aiuto al padre universo vecchio saggio t’evoco coll'urlo che si trasforma in canto questo lo so fare e non basta pare aiutami padre sono tuo figlio eternamente solo nel viaggio di ritorno al cielo! e il vecchio saggio arriva al galoppo nel cuore mio il vecchio saggio e io suo doppio c'aiutiamo madre manchi solo tu! (*) Sinonimo in Italiano di "cazzo-in-culo" L'ultima mistificazione con me stesso quando mi sente perso è chiedere l'impossibile ritrovare l'invisibile e non crederci ora capisco perché le battaglie le combatto più volte per uscire dalla trappola devo aspettare il tempo che ci vuole scusa compagna di dolore con te tento di scappare prima del tempo così m'intrappolo di più e ci resto dentro inutile discepolo cerco fuori il maestro ch'è in me scusa anche te Uscire da soli dalle trappole è un mestiere come ben-pensare amare amori genitori figli non c'entrano quando il panico mi prende incauto viandante non mi serve gridare a squarciagola aiuto da oggi mi sforzo di stare calmo e smetto azioni senza costrutto più non m'impicco coi miei pensieri negativi corde d'acciaio e ottengo ciò che desidero perché smetto d'arraffarlo e a me viene io t’aspetto altrove fata amore! Quel che mi piace è la vita che m'offre la frontiera quella è la mia casa con te sono in esilio questo nostro è un uovo andato a male non un embrione di rapporto e non l'unisce Dio femmina prigioniera addio La femmina impara alla svelta galassia ovipara che tutte le uova vuole fecondare accoglie il moscerino in volo disperso così per gradire poi eccitata dal successo tutti i moscerini della stalla cattura fin dove la lingua può arrivare ingorda muore per esquamazione nel tentativo d'ingollare una stella fossa delle Marianne allarga il ventre e fonde in tondo e in fondo e nel cuore del pianeta rinnova in gran segreto il mistero primigenio e chiama amore questo gorgo profondo che volo permette solo all'interno di quello che lei solo crea e vuole mentre io il canto propongo maschio delle galassie prato sterminato di fiori Accetta antico padre a me figlio in questo della femmina del pianeta l'amore incondizionato dono suo finale nel bene e nel male e come più l'aggrada e che per farsi eternamente inseminare madre l'utero esca e culla alla nuova entità che e la specie incarna
esperimento si dispone terra nasce s'adopra
Le chiedo solo d'annusare il fiore e lei mi vuole dare il profumo il nettare il fiore il giardino 15
l'intera nazione schiava a me cacciatore in fuga per la piana Ora che faccio il contadino m'insegna quali piante piantare nel suo giardino mi repelli contadino sei mano ruvida rozza e sei gobbo per l'inutile zappare devi diventare giardiniere mano gentile da carezza lieve e mi devi dire mille e mille paroline dolci che a me mi piace sentire Piano piano all'orecchio così io ti dico quali così ascolta le reciti meglio e te che sei poeta inventa delle nuove fatti Giove divino per me sola Lacrime cocenti il cuore piange sul filo della mia spada assente voglia di medicina t'impappola t'impapagna t'impapavera velenosa statua che sfidi il giorno a te stessa Medusa impappolata imbrattata di ricordi di pappa da te stessa t’inganna pappolata broda per maiali pappolona pappona dal potere tradita schiava infedele chiaccherona insulsa t'impapagni t'impapaveri papavero sonnifero dai fiori rosei violetti bianchi scurochiazzati frutto acerbo ferito col lattice che secchi fai l'oppio e addormenti lo spirito del grande Alessandro il cui nome porti basta riparto e non ti sposo io sono un rosso scarlatto comune rosolaccio o se ti pare un uomo sciocco parola di vocabolario Altra scelta non hai Perseo che mostrare lo specchio alla Medusa che si tradisce nel cercare l'antica bellezza che più non c'è e cade la sua testa all'ultima vendetta di Minerva vecchio stolto danza stasera per rubare il fuoco alla vestale ti basta dirigere l'energia della vittima su sè stessa mostro che non s’accetta al potere s'abbandona della roccia che il mare penetra e soccombe e ancora basta la forza del mito a fermare la tua avanzata sulla terra eroe intossicato dal mostro che fondi i metalli e l'atomica brilli Golem alla tua mano avvelenata
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Il tuo sorriso voglia di conforto e medicina se ti pare prima dell'esecuzione acqua alla pianta sotto il sole là nella valle che reclina della sopravvivenza sento il richiamo salgo sul colle per gioco solitario e ora anelo alla vetta l'alpe mi chiama di nuovo dell'alcova mi priva la paura che mi sfida nella notte coi mostri da domare di giorno imbandiera colori al suon delle fanfare non posso rinunciare a salire stella e non importa se dietro il burrone m'aspetta Canto a squarciagola la canzone della sera mi chiamo amore felicità libertà giustizia equilibrio poesia colore armonia canto uomo universo divino ogni sera le ripeto queste magiche parole senza sosta ormai da quando l'ammazzo e riprendo a volare grifo nel cielo Femmina il gioco è sempre tuo sulla terra volo lieve come uccello per mangiare un seme per bere la rugiada alla campanula piena e sono nella pania invano batto l'ala che più mi nuoce e m'arrendo quieta allodola dallo specchio tradita ora attendo la fine nell'ora più bella per volare quella mattutina l'ora del cacciatore Il tribunale mi condanna in contumacia omicidio colposo mi levano la patente di volo a terra devi ruspare sogno di notte l'astronave sequestrata nell'hangar della caserma militare e tutto perché mi piace annusare un fiore un fiore piccino ravversato solo tra i rovi che libero con la mia zappetta di contadino Resta nel mio cuore un amore vissuto in fretta che ricatta il tuo strappato a forza dalla codardia nella speranza d'un paradiso migliore a venire nel tuo letto macchiato di sangue che squama 17
il tuo sorriso di donna stanca s'imbozzola s'impantana s'allontana per sempre bambina delicata per sbocciare al gelo della carezza del guerriero piÚ apprezzato diventa il ricordo del tocco tuo irrequieto di fata non usata che imbalsama Passo la notte coll'amica del momento ai giochi intento nel buio del tempo gli occhi spenti della bimba ch'amo colla mia fantasia accendo dall'arcobaleno nascosto nella piega del blu cobalto della notte attingo colori e spennello là dove mi guida il caso signore d'ogni tempo sui pianeti dimenticati al soffio del tepore che il cuore esprime dal gelo siderale schiumo e intesso gocce d'umore intenso ragno ai confini d'ogni atmosfera di questi deserti regni degli abitanti addormentati immemori dei loro poteri divini umani In fondo alla linea della gamba il tuo leggero audace incedere di fanciulla quando nella selva corri Tisbe dal cuore trepido di ritorno al luogo del convegno dopo ch'eludi la leonessa che il tuo velo strappa coll'artiglio e la bocca ferina che gronda ancora sangue della preda uccisa fanciulla devota ti schiudo appena le labbra violacee all'ultimo bacio d'amore che intride di fresco profumo il cuore fidente il corpo tuo di giovane fata e quello del coraggioso Piramo che crede di seguirti nel regno di Persefore e invece ti precede Eredi del seme d'Achille sparso per chilometri e chilometri di calotte d'amore intorno alle masse addensate dei pianeti orbitanti nei cuori assenti dei viventi che scordano le ragioni del ritorno rivedo le ciglia tremule di Rosa che una volta sogno accanto al grande lago alpino adolescente appena quando m'esercito a vedere il viso della fata chè il mio colore rifiuta di stamparsi sul volto delle fiere abitanti il paese degli gnomi che m'ospita solo queste tenere tremule ciglia appongo alla mia creazione acquarello dipinto dal battito del cuore in onore della prim'emozione d'amore senza condizione che solo Orfeo messaggero di luce sa evocare a redenzione mentre dipana le piÚ belle storie della mitologia dei padri A me voli e m'accogli stasera da innamorato della vita qual sono dea di cobalto il tuo viso specchio delle infinite luci delle stelle 18
che così vicine sono accese dal respiro umido della tua bocca vogliosa che cerca il corpo dell'uomo che trasmuta la tua mano sento che mi solletica la pelle non adusa a trasformare il sogno in magica realtà audace la trova e sfrontata come i tuoi occhi che non vedo e che percepisco lame di fuoco che trapassano le ossa e raggiungono il cervello che soggiace mi snerva il tuo succhiare di bimba che nuota nel languore di mille promesse che s'esaudiscono realtà questa che l'uomo chiuso nella sua prigione tradisce e la chiama illusione quando la sua intera vita è follia di dolore e capisco perché il tuo canto si trasforma in urlo primale vibrazione che fa tremare l'altipiano dallo svezzamento le montagne le viscere squassate s'accasciano svegliata dal sonno grata la serpe scivola e s'attacca alle poppe grondanti latte e miele della madre deserta d'amore e l'Olimpo nuova dea l'accetta quando attorcigliata al cuore degli eroi Ecate canta al dondolio delle palme canzoni le più inquietanti Leandro Piramo Narciso Giasone Ulisse Enea Polissena Ero Tisbe Eco Penelope Didone Medea un’unica tragedia all'ombra saggia d'Achille affido il messaggio della vita gioco e nel deserto mi ritiro gemello a te Cupido terribile monello tiranno crudele e beffardo volubile cieco e irragionevole dio e della sabbia d'oro re d'amore ti lascio arso di sete io concludo il volo nel ventre cielo trapunto di stelle che sono E resta ancora incompiuto sull'altipiano scorticato dal vento salso di marina questo quadro mio colore dell'aria ai fratelli giganti impedito da Giove signore del cielo degli antichi padri del popolo del mare ottuso erede della paura della titana stirpe cannibale del nuovo che priva il figlio dell'amore dello spirito universale che usurpa e così tradisce sé stesso e precipita l'impero suo di falso dio
Il cordone nero e il cordone rosso trova in un fosso il bimbo senza padre e senza madre lo prende lo lega insieme e impicca sul prato il suo cane ch’adora un genitore che passa lo libera appena in tempo molla al bimbo un sonoro ceffone e lo porta a casa per la punizione la tata tutt'armata di poppe gli serve un'abbondante colazione lo veste da signorino e l'accompagna a ripetizione poi lo porta nell’aranceto della casa spagnola a raccogliere fiori la sera una signora che si chiama madre telefona dalla capitale per dirgli che viene a trovarlo per l'estate e lui che non capisce dice sì mentre guarda i robot alla tivì la tata che parla da sola per ore e ore così ha sempre ragione gli racconta tutta eccitata una fiaba dell'angelo custode che gli massaggia il capino e l'accarezza mentre dorme 19
e poi cullato dal vecchio cavaliere bianco-vestito che canta dolce come un padre sul grifone traghetta la notte a passo lento e lo consegna all'alba di un nuovo meraviglioso giorno tutto da giocare Non ho padre in terra e padre sono non ho maestro e da maestro insegno a te m'unisco grande vecchio saggio e stolto che mi vuoi compagno nel tuo pellegrinaggio come due bimbi persi possiamo consolarci tanto da conservare il coraggio di continuare la ricerca della nostra casa per ciascuno di noi la stessa gioiosa speranza completare la nostra evoluzione su questa terra stanca Amore di scogliera è il mio io sono roccia cuneo in mezzo al mare al vento salso e al sole che pela l'amore è vita misteriosa negli anfratti brulica onda amorosa che la verde roccia lava la nutre la consuma sento traboccare il latte dal mio seno e qua resto per nutrirti mio neonato quando arrivi e per la fame gridi Sogno che il mio corpo sente il desiderio di parlarti bimbo mio compassione per me perdono da una vita ti tratto male liberto in catene ti ricatto per conservarti mio del mio amore faccio una prigione d'ombra e di fumo voglio diventare adulto libero con te io e te figlio invece te sei là e io qua lontani scissi separati casa paterna famiglie ambizioni desideri paure dolori ricchezze ogni alibi è buono per mantenere in vita le mie macabre illusioni perdono giuro che rinasco in questa o altra vita libero te lo prometto voglio rinascere te e io uniti quali siamo luce che vibra lo so che non è tardi brulica di vita la scogliera ancora pazienza per tuo padre il mondo è bello se noi lo facciamo tale e io voglio fare del mio mondo un giardino per te per me per tutti i bimbi come te come me sulla amore mio A tutti s'affidano e vanno dove li porta il vento arriva il momento che per osmosi l'un l'altro si passano dentro 20
s'alleano con amici nemici che s'alleano con nemici amici comuni e fanno insieme giochi strani senza capire come il gioco funziona perché non l'importa capire tutto padre e figlio capiscono solo l'amore che l'unisce e li trasporta in un altrove sempre migliore Il mondo che amo è un viaggio di piacere visito città e non conosco nessuno vado e vengo e ritorno nessuno che m'aspetta eppure tutti mi parlano sono loro la mia gente mi diverto e mi piace questa città e prendo treni tanti mezzi di locomozione per altre belle città sono loro la mia gente mi diverto in queste città mi piaci mondo Fuori Porta Romana per il tuo dono mondo mi sgrida e malmena il giorno che la mia forza sperimenta d'arcobaleno il freddo siderale abbranca il mio cuore oggi invano mi pela il furore del sole che mi spinge alla cervice il suo fuoco inciso nella carne m'erge nano di compassione alla sorella accasciata sulla strada la testa pesa d'ansia scansa la gioia il muso storto pendulo la vittima dentro la possiede stendo la mano e dico non aver timore vedi partecipo il tuo dolore il gelo che conquista il tuo cuore è il mio ora nel mio amore specchio sciogli il tuo corpo deserto da una vita lascia alle ortiche la paura e dammi la mano la mia a te tendo innocente e pura la carezza che levo al tuo piede affaticato lo fa veloce come quello d'Achille in corsa al giorno breve che lo chiama che l'eroe non butta un attimo di vita per colpa del padre che lo rifiuta la colpa di Giove lava quand'offre il suo tallone alla notte signora notte suprema dea frana l'Olimpo a quella decisione e dall'eroe dal suo gesto di titano mancato nasce l'uomo che la terra eredita se se la merita evocalo in te chiamalo e arriva vaga ombra senza casa per la landa desolata e ha i piedi laceri dal lungo camminare come questi che ti carezzo fata di quest'ombra selvatica d'eroe fatti mare figlia a Teti madre immortale d'amore congiunta al figlio mortale che del re dei re compone il rifiuto che lo fa eterno a ricordare agli uomini ch'ogni errore di manovra si perdona Chiedo liquida madre di mostrare alla figlia pellegrina la sua stanza dei tesori 21
s'è vero che il coraggio tardivo dell'eroe lava le sue scelte violente e a te regina l'onta e l'onore restituisce della corona che ti spetta ridona alla compagna di viaggio morte e rinascita nel tuo ventre e a questa mia carne grata il potere dell'onda che da te l'affranca e rinnova nel mistero del suo ventre di bambina che non conosce il perdono il mistero della donna e dell'uomo la soglia dove il giorno alla notte si congiunge e a quel punto tripudia il colore e danza e sboccia sorriso di giovane dea aurora compagna la preferita al grande fratello di fuoco che il pianeta guida e concede la vita con le sue mani che filano raggi eterni di luce su cui gli antichi eoni scivolano gioiosi e si concentrano e forme conchiudono le piÚ strane e diverse come questa mia e tua madre che tentano sovrani esperimenti nel gioco avanzano e s'espandono per le galassie in volo i segreti dei re del creato evocati dai baci delle stelle bambine sospinte nel freddo siderale dalle fiabe del cantastorie che alla corte universale a gola spiegata canta l'eterno presente del banchetto della vita cui tutti chiamati dalla paura che ci possiede lontano portati c'impediamo di partecipare Splendido il silenzio della contemplazione gioco divino che mi regala la soluzione d'ogni problema umano che subito bambino corro a mostrare sul prato la perla del pensiero goccia d'acqua scorre da mano a mano e nulla può impedire al fiore di preparare il seme nel mentre ripone la falce la trista messaggera dall'incauta fanciulla evocata ora ch'è di nuovo sera Non so chi sei essere alato donna uomo o mostro dio benigno in folletto gargoyle(+) trasformato a te stendo le mani e figlio ti chiamo sono piccino e vecchio l'inferno mi porto dentro e per la prima volta sento il cuore il mio segreto ti voglio rivelare vengo per l'esperimento che non conosco e di nuovo riparto nel viaggio che non s'interrompe mai 22
non so chi sono eppure ho fede nel viaggio sono il mistero io sono il tutto e il niente parlante a vuoto all'immagini stagliate al tramonto che mi guidano m'affido in attesa della dolce aurora fammi entrare in te non mi fai paura io cerco il buio per poter riposare (+) Grondone, doccione di Notre-Dame Nel tuo ventre notte che impedisci il movimento si condensa si ritrae la luce che sono e che nelle mie carni sforacchiate forma un nucleo primordiale e un grande alone a segnalare il lupo e la lupa ritornati che falcano la steppa insieme diventati uno e nel magico cerchio non si può entrare è vietato a chi cerchio non si fa e splende silenzioso gravido di passioni è il tuo peso corpo mio e chiedo notte che m'accetti benvenuto sei ancora e sempre il mio alito che si rinnova al tuo bacio ospite gradito dentro accolto t’accolgo col mio canto sposa mia di vento Notte notte mia sei la mia certezza la mia fantasia creativa notte a te sicuro ritorno dopo ogni temporale del giorno compagno di giochi che spavaldo m'aspetta qui sulla sedia accanto al letto depongo il mio fagotto e sciolgo il canto chiedo ospizio al tuo corpo domani riprendo il mio cammino con amore perdono e coraggio i tre tesori di bambino stretti nel fagotto legato allo stecco che sulla spalla all'alba pongo insieme alla crosta di pane che la madre terra mi provvede e alla crosta di formaggio disseccato dell'umore del tuo seno notte che mi nutri mi consoli e mi sproni io t'amo Notte offro il corpo mio nel ventre tuo affogato di mistero in attesa che l'ultima sera con te mi tieni senza più partire cara ch'ancora stamane mi rizzi con fatica in piedi una sculacciata affettuosa e mi rimetti in strada conforto quel sorriso serio muto d'amore umido che si scioglie in pianto nascosto tra i capelli tuoi di caligine sulla mia testa grata che indora il primo sole del giorno Sul mio corpo che profuma di sonno estremo segno della nostra unione l'ultimo filamento di rugiada che riflette il viso d'aurora che si sovrappone al tuo e bimbo a nuova vita dal tuo ventre umido rinasco al giorno amico con il cordone ombellicale che d'un colpo recidi ancora turgido dell'ultima contrazione e da lontano d'orgogliosa gioia intrisa d'abbandono la tua placenta mi segue nel continente luce che m'ospita e sono 23
poi un brivido mi coglie quando i miei occhi lucidi cercano i tuoi per l'ultimo saluto inespugnabile fortezza la bocca della tua grotta palpitante si chiude petali di fiore a sigillare nel buio il gran mistero che alla fine del giorno femmina devota sulla soglia del twilight(*) ogni volta mi riveli (*) In Italiano crepuscolo, tramonto, fine Sorriso ineffabile l'osservatore ridona dignità al personaggio che la chiede e lascia aperto l'elenco dei morituri sulla scena procede ininterrotta la rappresentazione onore e disonore vittoria e sconfitta vita e morte gioia dolore odio amore rifiuto accettazione innamoramento abbandono coraggio gratificazione fama gloria carriera soldi famiglia e vecchi figli che tendono tenere mani all'amorosa carezza tutte bandiere ammainate nel sangue della terra che la palude affoga coll'acque cristalline del fiume alla foce Grande nel suo fiume tumultuoso il mistero di natura convoglia l'uomo libero e potente del suo amore solare metà del seme in terra l’uno compone coll’ovulo della notte ché solo frecce incocca all’arco della vita specchio d’universo a sé stesso regala e agli altri pezzi di cielo e nel mentre vola insemina le stelle irriducibile nemico sul pianeta resta all'istituzione che lo guata e lui l'elude e la danza continua e alla terra s'inchina che per questa sinecura l'umiltà gli dona invece il trasandato prigioniero del potere violenta la madre che lo perde e cenere nel vento finisce fiore sterile dell'immenso prato che virtù di seme depriva Per l'uomo del potere lettori dell'onda è spaventoso capisco quest'essere che canta l'ultima canzone del giorno i piedi nel ventre della madre le chiome color tramonto imbiancate dal gelo del tempo dell'errore quest'essere libero che vola a piacimento
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