DNT n°19/20/21/2000 by Cilenti/Nickles REPORTAGE REPORT

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Editors: Domenico Cilenti email: nicocilenti@gmail.com/Joan Nickles email: joannickles@gmail.com

REPORTAGE

REPORT

Haider & Austria The difficult peace process: Lebanon-Israel Putin, the man of mystery

Haider, il boicottaggio e il mercato - Libano-Israele la pace difficile - Putin, l’uomo dei misteri

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2 Photo 1: Left wing demonstrators protest in front of Lisbon's Austrian embassy waiting for the EU Social Ministers Informal Meeting. At left banner reads "The only good fascist is the one already dead." Photo 2: Argentine Jews with a Star of David pinned to their chests as in the days of Nazi Germany listen to speeches during a demonstration in front of the Austrian embassy in Buenos Aires

3 Above, left wing demonstrators protest in front of Lisbon's Austrian embassy against the new Austrian coalition government.

Photo 4: Several thousand demonstrate against a center-right coalition government with the conservative Peoples' Party and the far-right Freedom Party. The sign reads "Against the black-blue 'red'-pen policy." Photo 5: Argentine Jews listen to speeches during a demonstration in front of the Austrian embassy in Buenos Aires. The sign reads, "The Anti-Christ was born in Austria. His name is Haider."

Previsioni e timori del mercato austriaco L’Austria cerca di prevenire le conseguenze economiche dell’isolamento

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leaders dell’economia austriaca hanno lanciato una campagna per limitare i danni economici che potrebbero essere causati dall’isolamento politico dell’Austria da parte della UE. Lo sdegno internazionale per l’ingresso dell’estrema destra al governo ha provocato, finora, lievi danni alle esportazioni del paese e all’industria del turismo. Ma gli esperti temono le conseguenze di un eccessivo raffreddamento nelle relazioni con i principali partners commerciali dell’Austria. “Deve essere nell’interesse dei nostri partners prevenire la rottura delle relazioni commerciali, perché le nostre importazioni dai paesi della UE valgono sette miliari di euro di più delle nostre esportazioni”, ha detto il presidente della Camera di Commercio Leopold Maderthaner. Circa i due terzi delle esportazioni austriache sono assorbite dai suoi 14 partners europei, che hanno allentato le relazioni politiche con Vienna per protestare contro il nuovo governo. Maderthaner ha detto che false voci sulla situazione politica hanno creato l’impressione che l’Austria sia terra di estremismo e di xenofobia. Le conseguenze economiche per gli austriaci sono imprevedibili. “L’isolamento politico potrebbe, a lungo termine, minacciare il lavoro e il benessere, non solo in Austria ma anche nei paesi della UE”. Egon Winkler, direttore della Camera per il Commercio Estero e l’Integrazione Europea, ha detto che la priorità è di correggere l’immagine distorta del paese. Le compagnie austriache che lavorano all’estero dovrebbero inviare informazioni per spiegare le tradizioni democratiche dell’Austria, l’impegno per il rispetto dei diritti umani e gli stretti legami commercia-

li con la UE. “Questo sarebbe il primo passo per volgere le discussioni internazionali nella giusta direzione e fare appello all’imparzialità per l’economia austriaca”, ha detto Winkler. Per ora, sembra che l’isolamento politico non abbia avuto gravi conseguenze economiche. Il settore turistico ha riportato solo sporadiche cancellazioni ma nessuna prova suggerisce che la crisi politica avrà un serio impatto sulla stagione invernale, che ha fruttato nel 1998-99 all’Austria più di 94 miliardi di scellini in valuta straniera . Il direttore esecutivo della Austrian Airlines AG, Mario Rehulka, ha detto che la compagnia non si aspetta altri annullamenti. Ma il più grande operatore di telefonia mobile dell’Austria, Mobilkom, il cui 25% appartiene alla Telecom, dice che la sua pianificata espansione nell’Europa del sud-est potrebbe essere danneggiata se il paese resta isolato per lungo tempo. L’Istituto Austriaco per le Ricerche Economiche (WIFO) dice che è troppo presto per valutare se la prevista crescita del 2,8% del prodotto interno lordo per il 2000 dovrà essere rivista. Ma una crescita maggiore dipende in larga parte da alte esportazioni. Bernhard Felderer, capo dell’Institute for Advanced Studies, dice che la crisi potrebbe intaccare la crescita delle esportazioni, che prevede di raggiungere il 7% nel 2000, contro il 5,4% del 1999. Il mercato dei titoli e delle azioni austriaco si è risollevato dalla brusca caduta della scorsa settimana, incoraggiato dall’impegno del nuovo governo di consolidare il sistema fiscale e dalle misure adottate per rivitalizzare il mercato azionario di Vienna, incluso un programma di privatizzazione.

Azioni d’isolamento da parte di Francia e Belgio

Haider perde punti in patria

Le delegazioni dei due paesi boicottano il discorso dell’Austria alla OSCE

Scende il favore del popolo austriaco per il partito di estrema destra

I diplomatici di Francia e Belgio hanno boicottato un discorso del nuovo Ministro degli Esteri Benita Ferrero-Waldner alla Organization for Security and Cooperation in Europe (OSCE), che si è tenuta a Vienna. L’azione rientra nel tentativo della UE di isolare l’Austria, dopo l’ascesa al potere di Haider. Le delegazioni di Francia e Belgio hanno lasciato vuote le loro sedie durante il discorso del Ministro austriaco, per esprimere il loro rifiuto e il loro distacco nei confronti del nuovo governo. La Francia e il Belgio sono stati tra i paesi che hanno criticato maggiormente Haider, il quale ha espresso commenti al vetriolo sui loro governi. Haider ha detto che il governo belga è corrotto e ha detto al presidente francese Chirac di non sapere di cosa stesse parlando.

Il sostegno del popolo austriaco al partito di Haider comincia a languire. Secondo recenti sondaggi, alla domanda “quale partito voteresti se venisse indetta ora un’elezione generale?”, solo il 26% degli intervistati ha confermato il suo appoggio ad Haider, contro il 27% che votò per lui lo scorso ottobre. Il Linz Institute ha condotto l’indagine per telefono, contattando 400 austriaci, quattro giorni dopo che il Cancelliere Schuessel ha accettato il partito di Haider al governo. I principali beneficiari della perdita di favori da parte dell’estrema destra sembrano essere i Verdi, che riceverebbero dai potenziali elettori il 16% dei voti, contro il 7,4% degli ultimi scrutini.

Est Europa e GB inviano un messaggio all’Austria I valori democratici della UE evidenziati come gli unici accettabili Non c’è posto in Europa per l’intolleranza e la xenofobia. Lo hanno dichiarato all’Austria il Primo Ministro britannico Tony Blair e il premier della Repubblica Ceca Milos Zeman. I due leaders hanno usato un articolo comune sul “Financial Times” per indirizzare il loro messaggio al nuovo governo austriaco, che include il partito di estrema destra di Joerg Haider. Blair e Zeman hanno detto che la UE sta pianificando una conferenza intergovernativa per concordare le riforme necessarie a porre fine alle divi-

sioni della Guerra Fredda e a promuovere la stabilità, i liberi mercati e la democrazia in tutto il continente. La Repubblica Ceca e altri paesi dell’est Europa candidati alla UE, hanno assunto un atteggiamento cauto nei confronti di Haider e del suo partito, che in passato ha espresso sentimenti anti-stranieri rivolti soprattutto alle popolazioni est-europee. Queste ultime temono che l’Austria possa usare la sua influenza per bloccare la loro ammissione alla UE.

Manifestanti di sinistra protestano contro la presenza del Ministro austriaco degli Affari Sociali Elizabeth Sickl, membro del Freedom Party, al meeting di ministri della UE che si è tenuto a Lisbona, in Portogallo. La Sickl è stato il primo ministro del nuovo governo austriaco a prendere parte ad un meeting della UE. Dimostranti protestano a Berlino contro il leader austriaco Haider prima della cerimonia d’apertura del Festival cinematografico Dimostranti manifestano di fronte all’ambasciata austriaca a Lisbona contro la nuova coalizione di governo dell’Austria. Il cartello sulla sinistra dice: “L’unico fascista buono è quello che è già morto”. Alcuni manifestanti arrampicati sulla statua di Atena Pallade di fronte al parlamento austriaco, a Vienna. Diverse migliaia di persone hanno dimostrato contro il nuovo governo di centro-destra che comprende il conservatore People’s Party e il nazionalista Freedom Party di Haider. Ebrei argentini durante una manifestazione di fronte all’ambasciata austriaca a Buenos Aires. Centinaia di persone appartenenti alla più grande comunità ebraica del mondo hanno preso parte alla dimostrazione per protestare contro la presenza di Haider nel governo di Schuessel. Il cartello dice: “L’anti-Cristo è nato in Austria. Il suo nome è Haider”. Una veduta aerea della Baerental Valley nella provincia meridionale della Carinzia, in Austria. La valle e le montagne circostanti sono proprietà di Haider che l’ha ereditate da suo prozio dopo che la terra venne venduta da una vedova ebrea durante la Seconda Guerra Mondiale, sotto il regime nazista.

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L’Argentina contro l’Austria La comunità ebraica del paese sudamericano fa appello ai governi di tutto il mondo

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’Argentina, una volta paradiso nazista, ora casa della più grande comunità ebraica dell’America Latina, ha annunciato che si affiancherà all’Europa nell’allentare i legami con l’Austria e il suo nuovo governo di estrema destra. La nazione sud americana ha detto che adotterà la “posizione europea” di mantenere i contatti diplomatici con l’Austria ad un “livello strettamente tecnico”. L’Unione Europea, sdegnata dai commenti di Haider che hanno minimizzato i crimini nazisti e hanno espresso sentimenti anti-stranieri, ha congelato le relazioni con Vienna. Washington ha imposto limitate sanzioni diplomatiche ed ha adottato una politica di attesa degli sviluppi, prima di decidere ogni ulteriore azione. “Siamo contro tutte le forme di difesa del razzismo, del nazi-

smo e della xenofobia”, ha detto un portavoce del Ministro degli Esteri argentino. Il ministro ha annunciato di aver rinviato il suo ambasciatore austriaco Juan Carlos Kreckler a Buenos Aires. Il trasferimento è stato deciso dopo che Kreckler, nominato dal presidente Carlos Menem, ha definito Haider un “democratico”. La forte comunità ebraica dell’Argentina, che conta 300.000 persone, ha chiesto al nuovo presidente Fernando de la Rua di agire contro l’Austria dopo l’ascesa di Haider al potere. Ebrei, politici e sostenitori dei diritti umani hanno marciato verso l’Ambasciata austriaca per chiedere al mondo intero di boicottare l’Austria. “Il nazismo deve essere fermato. Non lasciate che accada di nuovo. Hanno ucciso la mia gente. Le nostre ferite sono ancora aperte”, ha detto una sopravvissuta di Ausch-

witz, Eugenia Unger. I dimostranti hanno marciato con dei cartelli che dicevano: “Hitler=Horror=Haider” e “L’anticristo è nato in Austria. Il suo nome è Haider”. L’Argentina è imbarazzata dalla sua immagine di paradiso per noti criminali nazisti che si rifugiarono nel paese dopo la Seconda Guerra Mondiale. Joseph Mengel, chiamato “l’angelo della morte” di Auschwitz ed Erich Priebke, dopo decenni di libertà in Argentina, stanno finendo i loro giorni in prigione in Italia per aver ucciso 335 civili nel 1944. Questa settimana, De la Rua ha fatto appello ai suoi partners commerciali, il Brasile, il Paraguay e l’Uruguay, perché anche queste nazioni intraprendano azioni diplomatiche contro l’Austria.

6 An aerial view above of the Baerental valley in Austria's southern province of Carinthia, owned by far-right leader Joerg Haider who sparked international controversy when his Freedom Party entered the Austrian coalition government. Haider inherited the wooded mountain estate from his great-uncle after the land was sold under Nazi legislation by a Jewish widow in World War Two.


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La pace difficile La UE condanna Israele Aspra critica per gli attacchi israeliani al Libano L’Unione Europea ha espresso preoccupazione per le violenze in Libano, facendo appello al resto del mondo perché mostri disdegno per gli attacchi d’Israele contro i civili libanesi. Un rapporto della presidenza portoghese della UE dichiara che le violenze potrebbero mettere a rischio il processo di pace in tutto il Medio Oriente: “La UE sta seguendo da vicino la situazione nel sud del Libano ed esprime la sua profonda preoccupazione per il crescere delle ostilità. La UE esprime cordoglio per le morti avvenute e ingiuria chi le ha causate”. I bombardamenti di Israele in Libano hanno infranto i termini dell’accordo siglato nel 1996 per proteggere i civili dalle violenze. Nelle settimane scorse, gli Hezbollah hanno ucciso sei soldati israeliani nella zona occupata da Israele nel sud del Libano. I jet israeliani hanno bombardato la zona dopo che delle incursioni aeree avevano distrutto tre centrali elettriche libanesi.

Libano-Israele

Lebanon hostage to relations between its powerful neighbors Syria and Israel Fierce Israeli air strikes on Lebanon have again demonstrated Beirut’s fragility in the Middle East, where its status remains hostage to relations between its powerful neighbors Syria and Israel. Analysts and officials link the three days of Israeli attacks, and the Hizbollah assaults that preceded them, to last month’s freeze in Syrian-Israeli peace talks, with the two foes taking their fight into their traditional arena of Lebanon. The air raids, triggered by guerrilla assaults that killed six Israeli soldiers in two weeks, destroyed three major power stations and injured at least 20 people. But analysts said Lebanon’s sovereignty, in tatters since Syria moved in as the main power broker more than a decade ago, was perhaps the most significant casualty of the violence. “Yet again, Lebanon was transformed into a battlefield with Syria using our people as its combatants against Israel. Syria’s liberating the Golan on Lebanese soil,” said a Lebanese political analyst. “Lebanon is unfortunately not the master of its own destiny and unfortunately, we often end up paying the price.” Syria has about 35,000 troops in Lebanon, where senior officials take office after being vetted by Damascus. Syria also controls foreign policy for its small neighbour, ensuring that peace talks with Israel go in tandem. Israel has occupied Syria’s strategic Golan Heights since 1967 and analysts say President Hafez al-Assad is determined to get it back by using his control over Lebanon and its south, the last active Arab-Israeli front, as leverage. Israel, which has occupied parts of south Lebanon since 1978, is locked in a war of attrition with Hizbollah and other guerrillas who are supported by Syria and its ally Iran. Although Syria denies any influence over Hizbollah, international diplomatic efforts to defuse this week’s fighting were aimed at Damascus, and not Beirut. U.S. Secretary of State Madeleine Albright discussed the surge in violence with Syrian Foreign Minister Farouq al-Shara, bypassing his Lebanese counterpart Selim al-Hoss. Israeli officials said the strikes on Lebanon were a message to Syria. “How can we allow this degrading, demeaning situation which we have found ourselves in since the end of the (1975-90 civil) war to continue?” asked Ghassan Tueni of Lebanon’s leading daily An-Nahar in a scathing front-page editorial. “We can’t let this go on, unless of course, we have decided that we are half a country or a sub-country which has given its ‘guardians’ control over its destiny... How can we possibly allow ourselves to be a commodity to be used by others?” The fresh violence has jeopardised prospects for a quick resumption of Syrian-Israeli peace talks. The U.S.-sponsored negotiations broke down in January over Syrian demands for an Israeli commitment in advance to withdraw from the Golan - just a month after resuming following a four-year break. Diplomats said the ailing and elderly Assad had probably tried to hasten a revival of the talks through the sudden increase in Hizbollah attacks. “Syria wants to show Israel that the quicker it resumes the negotiations, the quicker it can put an end to the deaths in south Lebanon and withdraw,” a diplomat said. “Israel, determined not to seem like it’s submitting to blackmail, responded in its own way.” After launching the strikes, the worst on Lebanon since June, Israeli politicians at first threatened to ignore agreements on fighting in south Lebanon that ban attacks on or from civilian targets. They also reiterated Israeli Prime Minister Ehud Barak’s earlier promise to withdraw from south Lebanon in July 2000 - a move that would effectively leave Syria out in the cold. International intervention appears to have helped ease the crisis but analysts forecast another bout between Israel and Syria unless peace moves get back on track soon. “Lebanon’s peace is linked to that of Syria and Israel,” the Lebanese political analyst said. “Unless that front is quiet, the south will continue to burn now and again.”

FLAMES RISE from the Joumhour power station in Lebanon early February 8. Israeli warplanes launched a series of attacks across Lebanon in retaliation for Hizbollah guerrilla attacks on Israel's south Lebanon occupation zone. The strikes, whose targets included several power stations, were the heaviest Israeli raids on Lebanon since June 1999.

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Gli Stati Uniti condannano l’azione degli Hizbollah Washington evidenzia la responsabilità dei guerriglieri nell’ostacolare il processo di pace Mentre sale la rabbia tra le nazioni arabe per il raid d’Israele in Libano, Washington condanna i guerriglieri Hezbollah e la Francia invoca azioni diplomatiche. Gli stati del Golfo arabo hanno sollecitato gli Stati Uniti a prevenire ulteriori raid aerei in Libano. L’ambasciatore statunitense a Gerusalemme ha dichiarato: “I guerriglieri hanno intrapreso un’azione che ha deteriorato la situazione e le autorità responsabili, che hanno interesse nel raggiungimento della pace, non dovrebbero permettere ai guerriglieri di distruggere le speranze di pace”. Il Presidente Bill Clinton ha detto che sta lavorando duramente per cercare di riprendere i colloqui di pace in Medio Oriente, minati dagli attacchi israeliani. Secondo le autorità siriane il raid d’Israele ha mostrato che il Primo Ministro israeliano Ehud Barak non voleva la pace con gli stati arabi. Gli sporadici colloqui di pace tra la Siria ed Israele, che erano ripresi a dicembre dopo una rottura di 45 mesi, sono stati sospesi di nuovo il mese scorso a causa dei disaccordi su quelli che sono i punti principali da discutere. Anche i palestinesi hanno interrotto le relazioni con Israele e hanno definito il raid “terrorismo di stato”. Il Marocco si è unito al coro di condanna dei paesi arabi e ha chiesto alla comunità internazionale di intervenire.

Principe saudita investe in Libano Milioni di dollari per riparare i danni provocati dalle bombe d’Israele Il miliardario saudita principe Alwaleed bin Talal ha donato 5 milioni di dollari per aiutare a riparare tre stazioni elettriche danneggiate dalle bombe israeliane. Un portavoce della compagnia Kingdom Holdings, di proprietà del principe Talal, ha detto che la donazione contribuirà a spianare la strada ai contributi arabi per aiutare il Libano a riparare i danni subiti. Il principe Talal, uno dei più ricchi investitori del mondo, ha donato 7 milioni di dollari lo scorso anno per ricostruire due stazioni elettriche libanesi che erano state danneggiate dagli attacchi israeliani del giugno 1999. Il principe, di madre libanese, effettua molti investimenti in Libano.

Manovrati gli Hezbollah?

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Le fiamme divampano dalla centrale elettrica di Joumhour, in Libano. Israele ha sferrato una serie di attacchi aerei sul Libano in seguito all’uccisione di alcuni soldati israeliani da parte dei guerriglieri Hezbollah nella zona di occupazione, nel sud del paese. Gli attacchi, che avevano tra gli obiettivi diverse centrali elettriche, sono stati i raid più pesanti in Libano dal 1999.

Israele accusa la Siria di incoraggiare la guerriglia per aver un’arma in più durante i colloqui di pace e intende fare azioni di rappresaglia anche su obiettivi civili La violenza che ha seguito la sospensione dei colloqui di pace fra Israele e Siria è un pessimo segnale di ciò che potrebbe attendere il Libano nei mesi a venire. Se gli ultimi attacchi - che hanno causato la morte di sette militari israeliani e spinto Israele a distruggere tre centrali elettriche libanesi - sono stati un violento sforzo per infrangere i tentativi di pace, potrebbero spingere i contendenti ad azioni sempre peggiori. Israele dice che la Siria sta incoraggiando i guerriglieri Hezbollah, in modo di ottenere concessioni durante i colloqui di pace e vuole allargare il proprio ventaglio di obbiettivi della rappresaglia, per includere le infrastrutture civili del Libano. Washington è ansiosa di mettere fine agli attuali scontri e di sovrintendere alla ripresa dei colloqui di pace, sapendo che le probabilità che si perda il controllo della situazione, aumentano col passare del tempo. Comunque, non ci sono cambiamenti ufficiali nelle posizioni di Siria e Israele: la Siria sostiene che Israele deve garantire la restituzione dei territori conquistati durante la Guerra dei Sei Giorni, (Alture del Golan 1967) prima che i colloqui possano riprendere; Israele vuole vedere quali sono le proposte siriane per garantire la sicurezza e la normalizzazione. “Le negoziazioni sono in una posizione di stallo. Le posizioni di Israele sono distanti”, ha dichiarato il primo ministro siriano Selim alHoss, il quale ha lasciato forti dubbi nel primo ministro israeliano Ehud Barak anche quando la Siria aveva un atteggiamento positivo. Se fosse vera la convinzione israeliana che la Siria stia usando gli Hezbollah per fare pressione durante i negoziati di pace, non ci sarebbe ragione di aspettare la fine degli attacchi fino a quando non ci fosse una ripresa dei negoziati. Israele ha indicato che i suoi raid aerei sulle centrali elettriche, sono stati un assaggio di ciò che Libano potrebbe aspettarsi se continueranno gli attacchi ai suoi soldati. C’è anche la possibilità che le minacce di azioni di guerriglia - e ci sono altri gruppi di Hezbollah sotto l’influenza siriana - continuino se Israele ritiri le proprie truppe dal Libano senza un accordo di pace con la Siria. “Io non sono molto ottimista che il futuro sarà roseo”, ha commentato Timor Goksel, un portavoce

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Vigili del fuoco libanesi cercano di estinguere le fiamme che avvolgono la centrale elettrica di Joumhour, in Libano.

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Il primo ministro israeliano Ehud Barak guarda attraverso il binocolo durante una visita all’esercito d’avamposto sulla frontiera libanese. Barak, che è anche ministro della Difesa, ha detto ai soldati sul confine che la loro forza d’animo e un valido esercito aiuterebbero i politici a liberare la zona di occupazione con un accordo.

delle Nazioni Unite, ignaro che mentre stava parlando, una riunione del comitato di cinque nazioni che controlla la guerra nel Libano meridionale, si stava sciogliendo senza essersi formalmente riunita. I rappresentanti di Israele hanno anticipato che vogliono un ampliamento degli Accordi di aprile 1996, cui si era giunti dopo un attacco israeliano in Libano che aveva causato 200 vittime, così da poter colpire anche le infrastrutture. Le regole attuali consento attacchi ad obbiettivi militari e non a quelli civili, come invece accaduto in quest’ultimo occasione. Israele ha accusato gli Hezbollah di violazione delle regole avendo essi sparato dall’interno di zone civili, inoltre durante l’ultimo attacco, missili degli Hezbollah avrebbero colpito il territorio di Israele, il che sarebbe da considerare come una ulteriore violazione. “Fino ad ora gli Hezbollah sono stati una sorta di custodi delle regole del gioco”, ha detto Goksel, attribuendo a loro i continui attacchi all’esercito israeliano e alla milizia libanese, l’esercito del Libano meridionale (SLA). Il portavoce delle U.N. ritiene che gli Hezbollah - che hanno ucciso sette militari israeliani ferendone diciassette e ucciso sette membri dello SLA ferendone undici non avevano ragione di sparare razzi Katyusha contro Israele. Gli attacchi missilistici sono di solito usati a seguito di morti fra i civili libanesi. Ma se la situazione dovesse continuare, la rappresaglia israeliana contro obbiettivi non militari, potrebbe significare vittime fra i civili con conseguente reazione dei guerriglieri. Quindi, più soldati israeliani morti, più attacchi alle infrastrutture libanesi ed inevitabilmente vittime fra i civili, altri razzi Hezbollah lanciati oltre il confine, altre rappresaglie israeliane. Conseguenza: una spirale di violenza sempre più ampia. L’attuale conflitto in Libano potrebbe far parte delle manovre per i colloqui di pace Israele-Siria. Ma intanto l’inviato degli Stati Uniti in Medio Oriente, Dennis Ross, dice che l’attuale situazione certamente non aiuta la ripresa dei negoziati.

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Una scritta sul muro a Tibnine, nel sud del Libano. La scritta dice, in arabo e in inglese, che la situazione al checkpoint del villaggio è normale. Rappresentanti di un gruppo di cinque nazioni si sono incontratiin una base delle Nazioni Unite per discutere dell’emergenza pace nella zona di occupazione.

3 ISRAELI PRIME MINISTER Ehud Barak, above, looks through binoculars while visiting an army outpost on the Lebanese border. Barak who is also the defence minister, told soldiers at the army outpost on the border that their fortitude and a strong army would help politicians withdraw from the occupation zone with an agreement.

L’Iraq contro la politica espansionistica d’Israele L’Iraq ha condannato il pesante bombardamento di Israele sul Libano, dichiarando che i colloqui di pace non cambieranno mai la politica dello stato ebraico nei confronti degli Arabi. “L’Iraq condanna l’aggressione sionista contro il Libano”, ha detto un portavoce del Ministro della cultura e dell’informazione. E ha aggiunto: “Gli Stati Uniti sono al fianco di Israele e stanno incoraggiando i sionisti a continuare la loro politica espansionistica contro i territori arabi”. Il portavoce ha sollecitato tutti i paese arabi ad adottare una rigida posizione contro l’“aggressione sionista e il terrorismo in Libano”. Baghdad è teoricamente alla guerra con Israele. Ha lanciato diversi missili Scud contro lo stato ebraico durante la guerra del Golfo nel 1991. L’Iraq si oppone anche agli accordi di pace firmati tra Israele e i palestinesi e quelli firmati con altri paesi vicini.

LEBANESE FIREMEN, in the photo on the left, attempt to extinguish the fire at Joumhour power station. Israeli warplanes launched a series of attacks across Lebanon in retaliation for Hizbollah guerrilla attacks on Israel's south Lebanon occupation zone. The strikes,whose targets included several power stations, were the heaviest Israeli raids on Lebanon since June 1999.

La Francia soccorre il Libano Sostegno dal paese europeo alla popolazione libanese La Francia ha inviato un team di esperti in Libano per aiutare il paese a riparare i danni provocati dalle bombe israeliane a tre centrali elettriche. Il ministro degli Esteri francese Hubert Vedrine ha commentato gli episodi di violenza durante una conferenza stampa nella capitale saudita di Riyadh: “Abbiamo espresso la nostra profonda preoccupazione per l’escalation delle azioni vendicative d’Israele che hanno causato la morte di civili e hanno privato di elettricità le zone di Baalbek, di Tripoli e di Beirut. Questa operazione è una violazione degli accordi siglati nel 1996 per proteggere i civili. In nome della Francia, ho espresso il nostro sostegno al Libano e alla sua popolazione”. La Francia ha chiesto un incontro d’emergenza di un gruppo di cinque nazioni per discutere quanto avvenuto sul fronte di guerra arabo-israeliano. Il gruppo venne formato per esaminare un accordo del 1996 sponsorizzato dagli Stati Uniti per sancire il “cessate il fuoco”. Quell’accordo pose fine ad un’offensiva israeliana in Libano che uccise più di 200 civili. Il gruppo di nazioni comprende gli Stati Uniti, la Francia, il Libano, la Siria ed Israele. L’accordo proibiva gli attacchi contro i civili ma non vietava gli attacchi contro i soldati israeliani nella zona di occupazione. I guerriglieri Hezbollah hanno ucciso sei soldati israeliani nel sud del Libano, nelle ultime due settimane.

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A FINNISH United Nations soldier (below) stands by a banner saying in Arabic and English that the situation is normal at the checkpoint of Tibnine village in south Lebanon. Members of a five nation group monitoring fighting between guerrillas and Israeli troops in the occupation of south Lebanon flew into a U.N. base for an emergency meeting in the wake of the worst violence since last June.

“Portateli via di lì” La popolazione israeliana sempre più orientata verso l’evacuazione delle proprie truppe dal Libano meridionale Ariel Sharon, architetto dell’invasione israeliana del Libano, preme per una rapida ritirata dopo l’uccisione del settimo soldato israeliano in tre settimane. Sharon, un esperto generale che come ministro della difesa nel 1982 sostenne l’invasione del Libano, ha dichiarato alla Radio dell’Esercito che Israele deve rivolgere le proprie azioni in Libano contro le infrastrutture, compresi gli interessi economici siriani. Gli aerei da combattimento israeliani hanno attaccato e distrutto tre centrali elettriche in rappresaglia all’uccisione dei propri soldati. “Ma quella è solo una parte del problema. Il ritiro dal Libano deve cominciare immediatamente... La presenza in Libano è oggi diventata anacronistica e dobbiamo andarcene”, dichiara Sharon,

leader del Likud, partito d’opposizione di destra. “Le situazioni cambiano”. Recenti sondaggi d’opinione, hanno mostrato un crescente sostegno popolare a puntare sulla data del 7 luglio, indicata da Barak per il ritiro dei soldati di stanza in Libano allo scopo di prevenire gli attacchi contro la parte settentrionale di Israele. Il padre del diciannovenne Tzahi Itah, un soldato ucciso venerdì scorso, si è messo a piangere alla Radio Israeliana, mentre chiedeva a Barak di stabilire un termine per evacuare i militari, dicendogli: “Portateli via, portateli via di lì”. Barak è salito al potere lo scorso anno, con la promessa di ritirare le truppe israeliane di occupazione dalla zona sud del Libano a luglio di quest’anno, come parte degli accordi di pace con Libano e Siria.

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Putin, l’uomo dei misteri

Curiosità su Putin Si moltiplicano le speculazioni dei media russi, mentre il leader svela piccoli segreti

Un passato da spia e una linea politica ambivalente alimentano i quesiti sul leader russo. Intanto, cresce il suo favore popolare

La più popolare televisione satirica russa è stata accusata di aver ridicolizzato il presidente Putin, descrivendolo come una creatura mostruosa delle favole, capace di persuadere le persone di essere un genio. Il presidente è stato anche il personaggio di una commedia di burattini, in cui appariva come un dottore pazzo che si accanisce sulle sue vittime con un’ascia ed è l’ultima speranza dell’ospedale dove opera. Mentre Putin ha lasciato che la satira facesse il suo mestiere, l’accusa alla televisione russa è giunta da alcuni accademici dell’Università di San Pietroburgo, ex-docenti e sostenitori del presidente. Ma fantasticare su Putin sembra inevitabile. Le ombre che continuano ad avvolgere il suo passato e i suoi piani politici non fanno che alimentare le fantasie sul personaggio. Fino a un anno fa sconosciuto capo del KGB, Putin neonato venne segretamente battezzato durante il regime comunista, di nascosto di suo padre, membro del Partito Comunista. La rivelazione è stata fatta dallo stesso leader ad un giornalista russo durante una conversazione telefonica. I commenti di Putin sulla religione giungono in un paese in cui la Chiesa è stata duramente repressa per 70 anni. Ma oggi, molti leaders russi si recano in chiesa, soprattutto nelle festività particolari. Putin ha detto di frequentare la chiesa di tanto in tanto e di volere che i suoi figli si avvicinino alla religione. In un’intervista televisiva, Putin ha ammesso un’altra debolezza, la sua passione per i cuccioli di cane. Intanto, restano avvolti nel mistero gli anni tra il 1975 e il 1992, quando l’attuale leader russo lavorava nella Germania dell’Est per il KGB, svolgendo un’attività di cui non si sa nulla.

Un mese prima dell’elezione sale il prezzo della vodka I russi contro l’aumento decretato dal governo IL PRESIDENTE RUSSO VLADIMIR PUTIN (a destra) e il Ministro della Cultura russa Mikhail Shvydkoy (al centro) brindano con l’attore russo Vladimir Zeldin per il suo 85° compleanno, al Cremlino. RUSSIA’S PRESIDENT VLADIMIR PUTIN (far right) and the Russian Minister of Culture Mikhail Shvydkoy (center) toast to congratulate Russian actor Vladimir Zeldin on his 85th birthday in Moscow's Kremlin.

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UN MOSCOVITA COMPRA DIVERSE BOTTIGLIE DI VODKA IN UN NEGOZIO-DISTILLERIA DELLA CAPITALE. Il Ministro dell’Economia

ha ordinato un aumento del 40% sul prezzo minimo della vodka. Poiché il nuovo prezzo entrerà in vigore dal 25 febbraio, le persone fanno scorta della bevanda nazionale. A MUSCOVITE BUYS several bottles of Russian vodka at Kristall distillery's shop. The Economy Ministry has ordered a 40 percent hike in the minimum price ofvodka. Though the new price takes effect only on February 25, people have already started stocking up on the national drink. Il ministro dell’economia russa ha ordinato un aumento del 40% sul prezzo minimo della vodka. Igor Bodyagin, capo del dipartimento dei prezzi del ministero, ha detto che l’incremento ha l’obiettivo di mantenere i prezzi in linea con il 40% di aumento della tassa di consumo, promulgato all’inizio dell’anno. “Noi non regoliamo il prezzo della vodka. È un prezzo libero. Noi fissiamo soltanto il minimo sotto il quale non può essere venduta, per essere sicuri che il mercato sia disciplinato e sicuro. La tassa di consumo è aumentata del 40% e, così, abbiamo sollevato il prezzo minimo”, ha dichiarato Bodyagin. Rispetto al resto del mondo, il prezzo della vodka in Russia resta il più economico. Dal 25 febbraio non potrà essere venduta al di sotto di 2,21$ al litro. Ma l’aumento del prezzo della bevanda nazionale si è rivelato, in passato, molto impopolare. I russi esprimono ancora il loro rancore nei confronti del leader Mikkail Gorbaciov, che pose restrizioni sulla vendita e sul consumo di vodka.

l presidente russo Vladimir Putin deve sentirsi più tranquillo ora che il suo potenziale rivale Yevgeny Primakov si è ritirato dalla corsa alle elezioni presidenziali del 26 marzo. Il settantenne Primakov era un diplomatico e un maestro dello spionaggio, conosciuto per la sua abilità nell’esprimere in modo freddo e distaccato i suoi pensieri. Primakov si è ritirato dalla corsa alla presidenza con una frecciata al sistema politico, accusato di aver deviato dal sentiero della democrazia e di non poter tornare indietro in tempo per le elezioni. Con il suo ritiro, Primakov ha lasciato campo libero al rivale Putin, già dato come favorito. Ma, per molti elettori ed oppositori, un’aria di mistero circonda ancora il presidente russo. “Possiamo sapere di più su chi era Putin in passato rispetto a quanto sappiamo su chi è Putin oggi”, ha detto Alan Rousso, direttore del Carnegie Center di Mosca, riferendosi all’indagine sulla carriera poco chiara di Putin nei servizi segreti.

Putin fu capo dei servizi di sicurezza interna FSB fino all’agosto del 1999. Questo ruolo offre vantaggi per la sua elezione ma solleva questioni su come sarà la Russia di Putin. Una chiara linea d’azione è stata assunta riguardo alla Chechenya, dove il presidente ha appoggiato un’offensiva militare per eliminare quelli che sono definiti terroristi e ripristinare il controllo di Mosca. Ma altri aspetti della sua politica sembrano essere pieni di lacune e contraddizioni. Sul fronte interno, Putin ha appoggiato i partiti di destra con un programma di economia di mercato, ma ha concesso al partito di centro di concludere un affare con i comunisti, tradizionali nemici del Cremlino. Un colpo da maestro, che gli ha procurato l’appoggio dell’opposizione di sinistra e gli ha conservato quello della destra? O la mossa cinica di un politico dietro le quinte, senza reali convinzioni? “Putin è un liberale o è favorevole al controllo statale? È un democratico o un Pinochet?”, ha chiesto la rivista Kommersant-Vlast.

Putin non ha mai rivelato pienamente gli obiettivi della sua politica economica. Da una parte ha detto di voler favorire le riforme di mercato ma, allo stesso tempo, ha invocato il forte controllo dello Stato. Molti dei suoi discorsi pubblici sono stati vaghi e generali commenti che hanno toccato di tutto, dalla grandezza della Russia come potenza mondiale, ai sistemi legali ed educativi dello Stato. Mentre il predecessore Yeltsin offriva spesso al mondo un sorriso radioso, lo stile di Putin è asciutto, il suo humour è manifestato più spesso da un ghigno che da una reale allegria. Forse a causa della sua imperscrutabilità, Putin è il più popolare politico in Russia e il più probabile vincitore delle prossime elezioni presidenziali. La sua popolarità è stata costruita sul successo della guerra in Chechenya, una guerra che resta popolare per molti russi. Ma anche la sua età e la sua immagine energica sono servite. Il giornale Vremya ha scritto: “È giovane,

fresco e nessuno sa niente di lui. Questo permette di attribuirgli ogni possibile virtù che si può sognare per un presidente”. Putin è giovane come leader russo, in un paese che è stato governato per decenni da anziani leader sovietici e che ha visto il lento declino di Yeltsin. La televisione russa lo ha ripreso durante un combattimento di judo, il suo sport preferito, che lo ha mostrato più forte della maggior parte dei leaders del mondo. Per alcune donne Putin ha sex-appeal, un primato per un leader russo. I media russi hanno notato come Putin stia riempiendo gli uffici amministrativi del Cremlino e alcuni uffici governativi con uomini strettamente legati a lui in passato, oppure provenienti dalla sua città nativa, San Pietroburgo. Il giornale Moskovsky Komsomolets ha soprannominato ironicamente il nuovo insediamento al potere come il “Putinburg sul fiume di Mosca”.

Pushkin’s “The Captain’s Daughter” premiers at the Berlin Film Festival Some things never change: strife, love, corrupt rulers, brutality, deceit and generosity have always mingled. In Russia, some things never change, reckons Alexander Proshkin — strife, love, corrupt rulers, brutality, deceit and generosity have always mingled. So the film of Alexander Pushkin’s novella “The Captain’s Daughter”, given an international premiere at the Berlin Film Festival a week ago, has plenty to say about next month’s Russian election amid epic scenes from an 18th century civil war. “Pushkin understood that there are certain laws of our society,” Proshkin said of the film, produced for the bicentenary of the national poet’s birth last year. “In the 200 years since he was born, much has changed.

“Pugachev is an imposter, an actor, a gradiose character. He is in the very nature of Russia, like the actors in our politics - you can see candidate Pugachev any day of the week.”

But in essence things are the same. This Russian drama from the 18th century we see repeated daily. There’s a war going on right now, in Chechnya, and blood on our television screens every night. “The whole of our 20th century was a permanent civil war.”The story centers on a teenage ensign’s love for his captain’s daughter in a remote eastern garrison and his efforts to preserve their honor amid the brutal violence and torn loyalties of the Pugachev revolt of the 1770s, when Cossacks led a rebellion against the Empress Catherine the Great. “God save us from a Russian revolt, senseless and merciless” - Pushkin’s famous lines, recited over scenes of bloody clashes on the snowbound steppe, linger in many Russian minds today. Neither side in the war comes out of it well, not the German-born Catherine, with her debauched court and her husband’s murder on her conscience, nor the illiterate Pugachev and his band of thieves and cut-throats, who go along with his story that he is the “murdered” tsar, Peter III. Betrayal is the order of the day, from the highest to the

lowest, in matters of state and in personal friendship. “Those were immoral times, of quick money and quick promotions,” Proshkin said. “Today things are very similar.” “Pugachev is an imposter, an actor, a grandiose character. He is in the very nature of Russia, like the actors in our politics - you can see candidate Pugachev any day of the week.” Russians go to the polls on March 26 to elect a president to succeed Boris Yeltsin, a larger-than-life figure who occasionally referred to himself as a new tsar after destroying communism. Acting President Vladimir Putin, a former KGB spy and Yeltsin’s nominated successor, is expected to win. For all Proskin’s depressing assessment, shining through the grim tableaux of Pushkin’s tale is the romance of the two young people and it is this, Proshkin says, that is his message of hope.


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