24-25-26 MARZO 2000
n° 40-41-42/2000
Khost fa sentire la sua
Editors: Domenico Cilenti email: nicocilenti@gmail.com/Joan Nickles email: joannickles@gmail.com
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REPORTAGE
voce ai Talebani - Roulette Russa - Baghdad, l’embargo colpisce l’uomo comune
Khost fa sentire la sua voce ai Talebani Le tribù dell’antica città afghana mantengono la loro autonomia sociale culturale e contestano le ingerenze del governo nella loro regione
ESILIATI AFGHANI PARTECIPANO AD UN GIOCO TRADIZIONALE CON I CAVALLI CHIAMATO “BUZKASHI”, a Peshawar, città di frontiera del Pakistan. Il gioco, proibito dalle leggi talebane in Afghanistan, consiste nel raccogliere la carcassa di una capra e porla in un cerchio sul terreno. Il Pakistan ospita oggi circa 1,2 milioni di esiliati afghani.
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iccola Mosca è stata per secoli una regione difficile da domare per i leader afghani e ora si sta dimostrando fastidiosa anche per il movimento talebano al potere. Khost, circa 300 km a sud di Kabul, ha una storia fatta di irrequitezza fin dalle lotte contro gli inglesi nel XIX secolo. È stata anche teatro di combattimenti quando i mujahidin sfidarono il governo comunista di Kabul. Non tutte le turbolente tribù della regione erano dalla stessa parte e la città era chiamata “Piccola Mosca”, perchè molti degli antichi leader marxisti del paese venivano da quella regione. E fin da quando i Talebani si sono impadroniti del territorio, circa 5 anni fa, ci sono state diverse scaramucce per motivi apparentemente futili. Questi contrasti erano ancora l’argomento principale quando i Talebani all’inizio di quest’anno allontanarono il governatore di Khost, negando che quell’agitazione ne fosse la causa. I Talebani hanno dichiarato che l’allontanamento di Sayed Abdullah era routine, sebbene sia avvenuto dopo che gli anziani delle tribù avevano lanciato un ultimatum proprio ai Talebani, reclamando la liberazione del territorio che avrebbero sottomesso illegalmente, oppure sarebbe stata lanciata una “jihad”, o guerra santa. I Talebani e i leader locali hanno negato nonostante la notizia sia stata lanciata dai quotidiani pakistani e riportata da alcuni uomini d’affari in viaggio da Khost a Kabul - che la rimozione sia stata effettuata dopo che un elenco di richieste era stato portato loro.
Per rispondere alla diffusione di quete notizie, il governo talebano ha raccolto oltre 2.000 persone nella piazza di Khost per far ascoltare ai giornalisti stranieri che non esistono dissapori fra leader nazionali e locali. “Non ci sono problemi tra le province del sud, specialmente Khost, e i Talebani” ha detto Tahir Khan, un leader della potente tribù Sarabai. “Certo, la gente ha bisogno di nuove scuole e strade, e noi lo abbiamo detto al governatore”. Lo scorso anno, una disputa su un gioco in cui si battono le uova una contro l’altra per vedere chi possegga l’uovo più duro, ha portato alla morte di parecchi residenti e di un funzionario governativo, dopo che i Talebani avevano dichiarato che quel gioco non era islamico. I Talebani decidono come spendere le entrate fiscali, ma, diversamente che nelle altre parti dell’Afghanistan, le tribù di Khost sono autonome in materia culturale e sociale. Due mesi fa, i residenti hanno raccontato di un’altra disputa, apertasi quando le tribù decisero che il mese del Ramadam cominciava un giorno più tardi, rispetto alla data indicata dai Talebani. Ciò ha causato un confronto tra le tribù e il governo su quando sarebbe dovuto cominciare il festival di Eid al-Fitr, che segna la fine del Ramadam. Ma le differenze non si limitano a questo, molti altri sono i fatti che producono contrasti. I Talebani sono stati pesantemente criticati per come trattano le donne, ma quelle rigide misure che ne limitano l’educazione e le opportunità di lavoro, e le obbligano ad indossare il burqa - che le avvolge completamente - a Khost
sono state normali per generazioni. I Talebani hanno talmente voluto confutare le notizie di agitazioni, che hanno inviato a Khost un rappresentante governativo, Amir Khan Muttaqi, perchè tenesse un discorso all’interno della moschea. In quella occasione ha sostenuto come le notizie fossero state diffuse da persone che miravano dividere l’Afghanistan. L’atmosfera nella moschea era piuttosto dimessa, tanto che quando un uomo ha cominciato a cantare “Allah-o-Akbar (Allah è il più grande), nessuno lo ha affiancato. Sebbene le tribù siano di etnia Pashtuns, come i Talebani, c’è sempre stata una tradizionale diffidenza tra i Pashtuns dell’est e quelli del sud. Nel 1998, Khost è stata anche oggetto di un attacco missilistico americano, poichè si sospettava la presenza di campi di addestramento del terrorista saudita Osama bin Laden, accusato da Washington di aver progettato gli attentati dinamitardi contro le ambasciate americane in Kenya e Tanzania. I Talebani sono stati i benvenuti in molte regioni dopo la loro salita al potere, poichè hanno lanciato una pesante campagna contro il crimine e creato una situazione
stabile dopo anni di guerra. Un commerciante di Khost ha raccontato che i residenti non sono contenti di come il governo sta spendendo il denaro, ma ha aggiunto che non sono contro i Talebani. “Noi vogliamo
strade migliori. È una strada questa?”, chiede indicando una strada piena di buche davanti il suo negozio.
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he former Russian embassy in southwestern Kabul is a sad, sprawling complex at the end of a long street of bombed-out buildings. It was built to house officials and soldiers during the decade-long bid by the then Soviet Union to prop up a faltering Marxist regime in Afghanistan. Now, the massive complex with more than 35 huge apartment buildings is home to nearly 20,000 refugees who have fled the fighting that has ravaged Afghanistan since the Soviet army pulled out more than 10 years ago. Pakistan is the only country with a functioning embassy in Kabul. Embassies belonging to other countries such as Germany and the United States are boarded up and have guards and other staff looking after them. Renewed fighting between the ruling Taleban and the Northern Alliance in the Panjshir Valley north of Kabul forced about 100,000 people to flee to the city. Those who could not stay with relatives flooded into the battered buildings in the compound. U.N. officials said the influx of refugees had created a familiar dilemma for aid groups, which want to provide help but at the same time do not want to make it so comfortable it would discourage people from wanting to return home. “We are trying to convince the authorities that come the spring it is better that they go back (home),” said Peter Goossens, deputy country director for the U.N.’s World Food Program. But Goossens said that depended on whether the fighting resumed after a break for winter. The Taleban control about 90 percent of the country and are fighting to win over the remainder. The opposition is led by Ahmad Shah Masood, the military chief of the goverment ousted by the Taleban more than three years ago.