DNT n° 32-33-34/2000 by Cilenti/Nickles REPORTAGE REPORT

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n° 32-33-34/2000

Editors: Domenico Cilenti email: nicocilenti@gmail.com/Joan Nickles email: joannickles@gmail.com

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REPORTAGE

La terra torni ai neri! - Trattative di pace nel Corno d’Africa Water World - La Turchia: manovre militari nella neve... e vicino c’è la Cecenia

La terra torni ai neri!

POLIZIOTTI DELLO ZIMBABWE fuori dell’abitazione

di Ross Hinde. I reduci di guerra avevano minacciato la moglie di Hinde.

L’IMPRENDITORE AGRICOLO DELLO ZIMBABWE ROSS HINDE, IN PIEDI DAVANTI LA SUA FATTORIA, DESCRIVE COME I REDUCI DI GUERRA ABBIANO OCCUPATO PARTE DELLE SUE TERRE. I reduci stanno

... ma regna ancora l’anarchia

occupando numerose fattorie di bianchi per cercare di spingere il governo a dargli la terra per la quale avrebbero combattuto durante la guerra di liberazione di quella che prima, si chiamava Rhodesia.

Situazione tesa nello Zimbabwe dove il presidente vuole dare ai veterani neri della guerra degli anni’70 le terre dei bianchi senza riconoscere alcun indennizzo

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’invasione delle fattorie dei bianchi, da parte dei veterani della guerra civile, sta spingendo lo Zimbabwe verso l’anarchia, è questa l’opinione dei leader degli agricoltori. Il governo del presidente Robert Mugabe sta ignorando le preghiere di fermare l’invasione, aggiungono. Centinaia di neri, veterani della guerriglia degli anni ‘70, hanno mosso contro le fattorie dei bianchi, dicendo di essere stanchi di aspettare ancora le terre promesse loro. La Commercial Farmers Union (CFU) che rappresenta 4.500 grandi agricoltori in larga parte bianchi, ha riferito che 26 fattorie sono state invase da membri dello Zimbabwe National Liberation War Veterans Association. Nessun agricoltore è rimasto ferito, ma il direttore del CFU, David Hasluck, riferisce che alcuni sono stati pesantemente insultati e obbligati a guardare senza possibilità di reagire, mentre

i veterani devastavano la loro proprietà e si dividevano la loro terra. “Se il governo non ristabilirà l’ordine e la legge, sarà l’anarchia, con grandi perdite di produttività”, ha ammonito Hasluck. Il commissario di polizia Augustine Chihuri ha dichiarato che la polizia non poteva intervenire in questi casi, perchè “è un argomento politico”. Il vice presidente Joseph Msika, responsabile del comitato governativo per l’acquisizione dei terreni, ha dichiarato che il governo prenderà una posizione solo dopo aver ricevuto i rapporti dalle varie province. L’unione degli agricoltori ha affermato che, contrariamente alle accuse del governo, ha sempre sostenuto la riforma territoriale per dare il via alla crescita economica e alla stabilità sociale. Ma afferma, anche, che il governo non ha sempre seguito le proprie politiche di assegnazione o mobilizzazione delle risorse, conseguen-

ti al programma di riforma. I veterani di guerra, hanno cominciato ad invadere le fattorie dopo che il governo ha perso il referendum che avrebbe ampliato il decreto di Mugabe, dandogli il potere di frazionare le fattorie, per ridistribuirle ai neri, senza alcun obbligo di indennizzo. Il CFU afferma che accanto agli effetti sulla produzione, le invasioni danneggerebbero l’immagine dello Zimbabwe e sprofonderebbero il paese nella peggiore crisi economica degli ultimi 20 anni. La televisione locale ha riportato che i veterani che avevano invaso una fattoria fuori di Harare, hanno scoperto un “grande deposito di armi, veicoli militari, motociclette e fusti di carburante nascosti sottoterra”, cosa che ha messo in azione le forze di polizia. Un portavoce dei veterani accampati fuori della fattoria nei pressi di Harare, dice che loro

hanno la legge dalla loro parte, perché “gli imbrogli dei bianchi e dei neri” hanno fatto fallire il referendum. I bianchi costituiscono meno dell’1% della popolazione dello Zimbabwe che è di 12,5 milioni di persone. Il presidente Mugabe afferma che controllano ancora le ricchezze del paese, compreso il 70% del terreno coltivabile, 20 anni dopo che gli antichi coloni britannici avevano conquistato l’indipendenza. Mugabe sostiene che il governo non è obbligato ad indennizzare i bianchi per la perdita delle terre, perchè la terra era stata “rubata” ai neri dai colonizzatori nell’ultimo decennio del XIX secolo. Molti analisti politici ritengono che Mugabe possa vedere l’argomento terra come la sua ultima possibilità di sopravvivere, mentre la crisi economica rafforza l’opposizione.

La polizia dello Zimbabwe non ha ancora ricevuto istruzioni da parte del governo per fermare i guerriglieri neri che hanno giurato di continuare ad invadere le fattorie dei bianchi. Secondo fonti ufficiali, centinaia di veterani, che combatterono negli anni ‘70 per rovesciare il dominio dei bianchi, hanno occupato 120 grandi fattorie in tutto lo Zimbabwe, dicendo che le assegnazioni promesse stanno impiegando troppo tempo per arrivare. Il Ministro degli Interni Dumiso Dabengwa ha dichiarato che la polizia dovrebbe allontanare i veterani con la forza se non se ne andranno dalle fattorie entro sabato. Gli ex guerriglieri dicono che lasceranno le fattorie solo se il parlamento approverà i piani del governo di acquisire forzatamente le terre possedute dai bianchi, con la responsabilità di pagare le giuste compensazioni. L’invasione dei guerriglieri interessa le province di Midlands e di Matabeleland e il capo dell’Associazione dei veterani di guerra ha minacciato l’occupazione di altre fattorie nei prossimi giorni. La settimana scorsa, il governo ha pubblicato dei piani per cambiare la costituzione del paese e lasciare che i neri si impadroniscano delle fattorie dei bianchi senza l’obbligo di pagare nulla. Il referendum del mese scorso ha bocciato il progetto di Mugabe. I risultati sono l’indicatore di come il suo governo, ampiamente condannato per la peggiore crisi economica del paese, potrebbe confrontarsi nelle elezioni parlamentari di aprile contro un’opposizione che si nutre della crisi.

Trattative di pace nel Corno d’Africa Con la mediazione di diplomatici stranieri, l’Etiopia e l’Eritrea stanno cercando di porre fine alla guerra di frontiera

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’Etiopia ha negato le accuse da parte dell’Eritrea di aver rifiutato i piani per porre fine al conflitto di frontiera tra i due paesi del Corno d’Africa. Il Ministero per gli Affari Esteri etiope ha dichiarato che sono stati fatti progressi significativi nei colloqui con gli inviati della Organization of African Unity e degli Stati Uniti, nella ricerca della soluzione del conflitto. L’Etiopia vuole che i preparativi tecnici per adempiere al progetto di pace siano portati al successo attraverso la consultazione e il dialogo. L’inviato di pace degli Stati Uniti Anthony Lake e l’inviato dalla OAU Ahmed Ouyahia, proveniente dall’Algeria, sono rientrati ad Addis Abbeba dopo più di una settimana di trattative diplomatiche tra la capitale ed Asmara, finalizzate a porre fine della guerra di frontiera. I funzionari si sono incontrati con il Primo Ministro etiope Meles Zenawi dopo aver trascorso diversi giorni in Eritrea per parlare con il presidente Isayas Afewerki. I due inviati sta-

vano cercando un compromesso sui preparativi tecnici per l’accordo di pace redatto dalla OAU, già accettato dall’Etiopia. Il governo etiope obietta la proposta secondo cui l’amministrazione civile, nella zona di frontiera contesa, verrà ripristinata solo dopo che le rivendicazioni territoriali saranno risolte. Decine di migliaia di soldati sono morti in una guerra lunga ventidue mesi. Dallo scorso giugno fino poche settimane fa, non erano stati registrati scontri alla frontiera, che si estende per 1.000 km. Ma dopo i combattimenti del 23 febbraio scorso sul confine meridionale, vicino al porto eritreo di Assab, ciascun paese accusa l’altro di aver dato il via ad un nuovo periodo di lotta. L’Eritrea, colonia italiana fino alla II Guerra Mondiale, poi finita sotto il dominio britannico, divenne una provincia dell’Etiopia nel 1952. Dopo una dura guerriglia che terminò nel 1991 con il rovesciamento del regime marxista dell’Etiopia, l’Eritrea ottenne l’indipendenza con il referendum del 1993.

UN SOLDATO ERITREO SCRUTA ATTRAVERSO UN’APERTURA DI UNA TRINCEA SUL FRONTE DI BADME.

La tensione sta salendo sul confine etiopico-eritreo, mentre i mediatori di pace sembrano incapaci di porre fine ad un conflitto che ormai dura da 21 mesi. Con l’Etiopia che ancora rifiuta di applicare il piano di pace dell’OAU, piano che invece è stato accettato dall’Eritrea, è probabile che ci possano essere nuovi scontri.


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Water World

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Gara di solidarietà per il Mozambico. Da ogni parte del mondo giungono aiuti e provviste per i sopravvissuti Le forze statunitensi sono arrivate in Sud Africa la scorsa domenica per prendere parte ai soccorsi internazionali in favore del Mozambico. Un aereo da trasporto C-178 è atterrato alla base aerea di Hoedspruit, vicino alla frontiera con il Mozambico, per portare al paese provviste alimentari, farmaci e personale logistico. Le forze americane intendono usare Hoedspruit come un comando base da cui trasportare i rifornimenti nelle aree inondate. La maggior parte delle squadre di salvataggio si è stanziata nella capitale Maputo, ma l’intenso traffico aereo nel cielo sopra la città sta causando problemi logistici e non si sa quanto dureranno le scorte di carburante. Hoedspruit venne costruita dal governo sudafricano durante gli anni ‘80 come piattaforma di lancio per gli attacchi al Mozambico. La base ha le migliori attrezzature e riforniture di carburante ed è il luogo migliore per ospitare aerei grandi come quelli americani. La missione delle forze americane è quella di soccorrere le popolazioni della Limpopo Valley, a nord di Maputo, trasformata in un un mare di acqua stagnante da più di tre settimane di inondazioni.

Le persone bisognose di aiuto immediato sono circa 800.000. Centinaia di bambini, troppo piccoli per sapere il loro nome, hanno perduto i loro familiari e sono rimasti soli. Dai primi di febbraio, gli elicotteri sudafricani hanno salvato circa 13.000 persone, rifugiatesi sugli alberi e sui tetti delle case. Per quelli che hanno trovato riparo nei campi di accoglienza, si profila ora il problema di reperire acqua potabile, per evitare l’insorgere e il diffondersi di malattie epidemiche. I cadaveri degli esseri umani e degli animali travolti dalle inondazioni costituiscono un pericolo per la salute dei rifugiati, che possono contare solo sui loro abiti e su quel poco che sono riusciti a salvare. Con le inondazioni, il Mozambico ha perduto un terzo dei suoi raccolti di granturco e l’80% del bestiame, prima fonte di sostentamento per il paese. Alcuni elicotteri inglesi sono impegnati al delta del fiume Save per soccorrere le persone intrappolate sulle isole del delta. Ma non è facile portare loro aiuto. Molti non vogliono muoversi perché le acque si stanno ritirando, ma anche perché hanno paura degli elicotteri.

Pericoloso il traffico aereo sopra Maputo L’aeroporto di Maputo, in Mozambico, non ha attrezzatura, computers né radar. Il traffico degli aerei che vanno in soccorso dei sopravvissuti o consegnano cibo nelle zone isolate, è condotto con buon senso, buona vista e la protezione celeste. Ad assicurare che non ci siano incidenti aerei in aria sono tre controllori che parlano attraverso apparecchi di comunicazione degli anni ‘70. La torre di controllo è preparata per dirigere un massimo di cinquanta voli al giorno. Ma con gli alimenti e i farmaci inviati dai paesi occidentali, quei voli si sono quadruplicati. E si moltiplicheranno ancora, perché tutto il mondo sta facendo a gara per aiutare il paese, colpito dalle inondazioni. Il Sud Africa, la Gran Bretagna, la Germania, la Francia, il Portogallo, la Spagna, la Libia, lo Zambia e il Malawi sono tutti in Mozambico. Contingenti dagli Stati Uniti, dall’Asia e da altri paesi africani, incluso l’Egitto, stanno per arrivare. Il Ministro per gli Affari Esteri Leonardo Simao ha detto che la sicurezza aerea è la principale preoccupazione per il governo: “Sappiamo l’impatto negativo che un incidente avrebbe per

l’opinione pubblica locale e internazionale. I nostri colleghi stranieri stanno lavorando per prevenire qualsiasi incidente”. Gli investitori stranieri hanno promesso 78 milioni di dollari per aiutare a ricostruire le infrastrutture del Mozambico. Il presidente Joaquim Chissano ha chiesto all’Occidente di cancellare il debito estero del paese africano e di donare 250 milioni di dollari per riparare i danni causati dalla peggiore inondazione che ha colpito il Mozambico a memoria d’uomo. Ross Mountain, inviato speciale delle Nazioni Unite ha detto che la donazione di denaro sarebbe in aggiunta al cibo, alle attrezzature, ai medicinali e alle spese sostenute per il trasporto aereo delle vittime. Finora sono state consegnate 10 tonnellate di cibo e farmaci alle comunità isolate, con l’aiuto di 50 elicotteri e 100 barche. Per le prime tre settimane dell’inondazione, cinque elicotteri sud africani da Maputo e due da Malawi hanno lavorato da soli per effettuare salvataggi a Beira, 600 km a nord. Fino ad oggi, 251.000 persone sono state tratte in salvo e 950.000 persone necessitano di aiuto.

Unsung heroes There were no television cameras on hand when pilots from Malawi’s tiny air force flew daily rescue sorties in the flooded Save River basin last week, but more than 1,000 Mozambicans owe them their lives. Dramatic television images of desperate Mozambicans being plucked from trees and rooftops triggered an international aid

effort for the flood-devastated nation. But while the South Africans flew their dangerous missions from Maputo into the flooded Limpopo River valley, two helicopters of the Malawi Air Force and a third chartered by them from South Africa were performing similar miracles from Beira some 600 km (370 miles) to the north.

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Gli Stati Uniti soccorrono il Mozambico Circa 900 militari statunitensi sono giunti in Mozambico per soccorrere la popolazione colpita dalle inondazioni. La Task Force americana include sei aerei cargo C-130 per consegnare provviste e sei elicotteri per sollevare pesi. Il contingente fa parte di due squadre, una conduce operazioni di ricerca e salvataggio e l’altra distribuisce i rifornimenti e cerca di evitare il diffondersi delle malattie. Le Nazioni Unite hanno affermato che il ciclone Gloria è ormai passato, ma sono preoccupate per le incessanti piogge che superano i 50 millimetri al giorno e che potrebbero abbattersi sulla regione meridionale del paese, la più colpita. “Siamo preoccupati per il tempo. Le piogge potrebbero gonfiare i fiumi. L’unica cosa buona è che questa volta siamo meglio preparati per affrontare un altro disastro del genere”, ha dichiarato Ross Mountain, inviato speciale dell’ONU. Il World Food Programme ha ammonito gli abitanti delle aree inondate a non ritornare nelle loro case ma ad aspettare e vedere come sarà il tempo nei prossimi giorni.

Mozambique, reduced to one of Africa’s poorest countries by 16 years of civil war, is now suffering from devastating floods, the full impact of which is unlikely to be known until waters recede. Following are some key facts about the country and its people: National name: Republica de Mocambique President: Joaquim Chissano Geography: Stretches for about 2,500 km along the southeast coast of Africa. Bordered by Malawi, South Africa, Swaziland, Tanzania, Zambia and Zimbabwe. Twice the size of California. Population (1998 est): 18.6 million Capital: Maputo, 1.1 million

“Abbiamo bisogno di acqua potabile” “Per che cosa continuo a vivere? I miei bambini e la mia famiglia sono morti nelle inondazioni, la mia casa è distrutta e tutto ciò che possedevo non esiste più”, dice Mario Mukarere, della remota città costiera di Machanga, in Mozambico. Dopo essere rimasti per cinque giorni appesi ad un albero, Mukarere e sua moglie sono riscesi a terra, non appena il livello dell’acqua si è abbassato. Laddove l’acqua comincia a ritirarsi, si vedono le rovine delle case, delle strade e di quelli che erano campi coltivati. Nella città di Nova Mambone, 470 case sono andate distrutte e i senzacasa sono diventati 17.000, dopo che

gli abitanti delle terre vicine si sono radunati nella zona. Sembra che il cibo sia cominciato ad arrivare ma molto lentamente e che sia troppo poco per sfamare tutti. Oltre agli alloggi per ospitare i rifugiati, l’acqua potabile è una priorità per la popolazione di Machanga e di Nova Mambone. C’è, infatti, il rischio che l’acqua stagnante porti malattie come il colera e la malaria. Per prevenire le epidemie, la Germania ha progettato di impiantare due piccoli ospedali a Beira. Intanto, l’OMS e l’ONU stanno creando un centro di monitoraggio per evitare la contrazione del colera, già endemico nella regione.

Languages: Portuguese and National output: $13 billion Per capita income: $670 p.a Modern history: Mozambiq 470 years until 1975, but guerr began in 1963. The insurrectio Portugal had dispatched more rebels. Independence was gran The first president, Samora for the Liberation of Mozambi guerrilla war for independenc stances in a 1986 plane crash Chissano, succeeded him as pr still in power.


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1 La diga di Kariba sul fiume Zambezi con tre chiuse aper-

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d local languages n p.a. a. que was a Portuguese colony for rilla activity against colonial rule on was so effective that by 1973, e than 40,000 troops to fight the nted on June 25, 1975. a Machel, led the National Front ique (Frelimo) during its 10-year ce. He died in suspicious circumh. His foreign minister, Joaquim resident and the Frelimo party is

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In 1985, another guerrilla movement called Renamo, backed by the apartheid state in South Africa and opposed to Machel’s and then Chissano’s efforts to institute socialism, began an anti-government insurrection. Chissano abandoned socialism in 1989, a new constitution was drafted and a peace agreement signed in October 1992, ending 16 years of civil war. Since then, Chissano has worked hard to open up Mozambique’s economy, winning praise from international institutions and donors. In recent years it has been Africa’s fastest growing economy, although growth began from a very low base. Half the country’s population is unemployed and about three quarters of the labour force is involved in agriculture.

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te. Le autorità dello Zambezi hanno aperto le chiuse della diga dopo le piogge torrenziali che hanno colpito il Sud Africa il mese scorso. L’apertura delle chiuse ha creato altre preoccupazioni per le inondazioni nel vicino Mozambico. Questa è solo la seconda volta in 15 anni che le chiuse vengono aperte. 2 Vittime delle inondazioni del Mozambico arrampicate sui rami di un albero, in attesa di essere salvate, nel villaggio inondato di Mundial, 150 km a nord di Maputo. 3 Una donna cade in acqua mentre un elicottero sudafricano si avvicina ad un gruppo di persone in difficoltà nei pressi di Chokwe, 200 km a nord ovest di Maputo. 4 Una squadra di soccorso sudafricana guida un gruppo di abitanti del Mozambico verso un elicottero, nel villaggio inondato di Chokwe. Le squadre sudafricane hanno lavorato nella zona per evacuare i sopravvissuti, dopo che il fiume Limpopo ha straripato e inondato il distretto. 5 Gli abitanti di Xinazane trasportano le loro cose attraverso un fiume in piena da Palmeira, a nord di Maputo. Le organizzazioni umanitarie hanno portato cibo, rifugi e altri rifornimenti al Mozambico, dopo che il ciclone Eline si è abbattuto sul paese, causando due settimane di devastanti inondazioni. 6 Un bimbo gioca nell’acqua stagnante nella città di Machanga sul fiume Save, a sud della città portuale di Beira. Man mano che l’acqua si ritira, il Mozambico si trova ad affrontare la prospettiva dell’insorgere del colera e della malaria. 7 Una vittima delle inondazioni viene sollevata a bordo di un elicottero sudafricano dal tetto di una casa vicino a Chokwe. 8-9 Vittime delle inondazioni del Mozambico sono sollevate a bordo di un elicottero sudafricano a ovest di Chokwe, vicino alla foce del fiume Limpopo. 10 Vittime delle inondazioni sventolano una bandiera per attirare l’attenzione dei soccorritori. 11 Vittime delle inondazioni attendono di essere tratte in salvo dai tetti delle loro case. 12 Contadini del Mozambico attendono su di un tetto di essere salvati dalle acque che hanno inondato il villaggio di Mundial, 150 km a nord della capitale Maputo. 13 Abitanti del Mozambico provengono dal villaggio Chinhacanine a bordo di una barca per cercare cibo, dopo che i loro campi sono stati devastati da pesanti piogge. 14 Squadre di soccorso sudafricane assistono dei sopravvissuti che raggiungono la terra ferma a bordo di un elicottero, dalla città inondata di Chokwe. 15 Vittime delle inondazioni del Mozambico sono sollevate a bordo di un elicottero sudafricano a ovest di Chokwe, vicino alla foce del fiume Limpopo. 16 Abitanti del Mozambico si accalcano a bordo di un elicottero sudafricano dopo essere stati salvati dalle acque che hanno inondato la città di Chokwe. 17 Un uome e una donna trasportano un anziano verso un elicottero sudafricano a Xai Xai, a nord di Maputo. Migliaia di persone hanno perduto le loro case dopo che il paese è stato colpito da gravi inondazioni. 18 Un soccorritore sudafricano tiene tra le braccia un bimbo dopo averlo salvato dalle inondazioni. 19 Bambini del Mozambico vengono tratti in salvo con la loro madre da un elicottero sudafricano. 20 Sopravvissuti al ponte di Chokwe attendono di essere traghettati verso il villaggio di Chinhacanine per cercare cibo. 21 Abitanti di Xinazane trasportano le loro cose attraverso un fiume in piena da Palmeira per sfuggire alle inondazioni. 22 Una donna del Mozambico con il suo bambino ha trascorso tre notti sulla cima di un albero in attesa di essere tratta in salvo da un elicottero.


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Manovre militari nella neve... UN SOLDATO TURCO ACCENDE UN FUMOGENO ROSSO durante un’esercitazione militare per avvertire

le truppe di un eventuale attacco chimico.

SOLDATI TURCHI DEL IX CORPO D’ARMATA INDOSSANO UNA MASCHERA ANTIGAS mentre

partecipano alle esercitazioni militari Invernali 2000 nei pressi della città turca di Sarikamis, nella zona est del paese.

La Turchia svolge le esercitazioni invernali con un occhio al problema ceceno e al progettato oleodotto che porterà il petrolio del Caspio al Mediterraneo attraverso il territorio turco

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uando le nuvole e la neve scendono su queste montagne della Turchia orientale, la linea dell’orizzonte si affievolisce e il cielo diventa tutt’uno con la terra, in un candido lenzuolo gelato. Da qualche parte le truppe turche, vestite di bianco e divise in forze “blu” e “rosse”, cercano ognuna di uccidere l’altra durante le loro esercitazioni invernali del 2000. Ma i colpi di cannone sono gli unici segni di ciò che sta accadendo. Durante la I Guerra Mondiale, il cattivo tempo aveva ucciso decine di migliaia di soldati delle forze turco-ottomane, impegnate negli scontri contro gli invasori russi proprio su queste montagne. I pochi soldati della Terza Armata che sopravvissero al freddo del monte Allahuekber (Allah è il più Grande) e ai proiettili russi, furono devastati dal tifo. “L’esercito perse 90.000 dei suoi figli, martiri dell’era ottomana” dice il generale Tuncer Kilinc, attuale comandante della Terza Armata.

L’esercitazione è volta a prevenire il ripetersi del passato e ad assicurare “la capacità di difendere il nostro sacro suolo anche nelle peggiori condizioni”, dichiara Kilinc. Il maltempo ha però impedito l’impiego degli F-16 e degli elicotteri, spingendo il generale a rimettere nelle mani del Presidente Suleyman Demirel la decisione se continuare o meno l’esercitazione. Alla fine il cielo si è schiarito, rivelando le forze blu che stavano avanzando in formazione attraverso una distesa di neve alta. Si muovono con sci, carri armati e veicoli corazzati per cacciare le forze rosse dal territorio blu che, nell’esercitazione, i rossi attaccano dopo un periodo di crescente tensione fra i due gruppi vicini. Le manovre, prive di appoggio aereo, si sono svolte in maniera tranquilla e professionale, concludendosi con la vittoria dei blu. Ad osservare le operazioni, celati dalla nebbia, gli osservatori di molti paesi NATO alleati della Turchia, fra cui la Grecia. Dei paesi sul

confine orientale, solo la Georgia era presente per osservare i soldati turchi in azione sugli sci trainati dai gatti delle nevi. C’erano i russi, ma non gli armeni e gli iraniani, tutti e tre erano candidati al ruolo di “rossi”, essendo storicamente paesi in conflitto con la Turchia. Un portavoce militare ha negato qualsiasi motivo internazionale legato alla scelta di Sarikamis come luogo delle esercitazioni. “Questo è il posto dove c’è più neve - ha detto giustificando la scelta del luogo. Non ci sono altri motivi”. Questa attività invernale, che si svolge in una parte della Turchia così legata alla storia russa e del Caucaso, giunge in un momento in cui il governo è molto preoccupato per la stabilità della regione. Ma il commento dello storico britannico Norman Stone è improntato all’ottimismo: “Ci sono solo deboli paralleli fra allora e oggi, ma penso che i turchi ora si preoccupino molto del Caucaso”.

Il presidente Demirel è presente quasi ogni giorno alle esercitazioni, molto lontane dalla capitale Ankara dove si sta lavorando per essere rieletto, e con elmetto e giubbotto antiproiettile ispeziona ed elogia gli igloo e i ripari di neve costruiti dai militari turchi. Ma le preoccupazioni dello stato turco sono rappresentate dal conflitto che si sta svolgendo appena oltre le montagne del Caucaso, la campagna russo-cecena, che sta profondamente allarmando Ankara. La Turchia ha importanti interessi economici nel resto del Caucaso, in primo piano il petrolio del mar Caspio, che si vorrebbe far fluire verso il mercato mondiale attraverso i territori turchi. La guerra in Cecenia ha portato i mezzi corazzati russi e la loro potenza di fuoco nella regione, spingendo la popolazione a rifugiarsi in Georgia, dove i turchi temono possano creare problemi al previsto tracciato dell’oleodotto. Lo scorso mese il presidente Demirel ha lanciato un appello internazionale per trovare

sostegno al “Patto di Stabilità del Caucaso”, che vorrebbe portare prosperità e ordine nella regione. Le manovre si sono svolte a circa 90 km dall’Armenia, dove i confini sono chiusi e le truppe russe sono ancora spiegate. La sconfitta turco-ottomana di Sarikamis nel 1915 aprì la strada all’occupazione russa delle città di Erzurum, Van, Mus e Bitlis, fino a quando, dopo la rivoluzione del 1917, i russi si ritirarono. Il ritiro fu il pretesto che diede il via al massacro degli armeni della regione, che gli ottomani accusavano di aver collaborato con i russi. Le violenze di allora sono quest’oggi un controverso argomento. Gli armeni le chiamano genocidio, mentre i turchi respingono strenuamente questa visione e la questione ha invelenito i rapporti. Le manovre hanno coinciso con il voto in Francia su un documento che riconoscesse “il genocidio armeno”, documento che è stato respinto.

.... e vicino c’è la Cecenia I

l presidente ribelle della Cecenia, Aslan Maskhadov, ha promesso che il conflitto con le truppe russe continuerà a lungo. Ma il presidente russo Vladimir Putin ha rifiutato la possibilità di negoziare con Maskhadov e il Ministro della Difesa Igor Sergeyev ha sollecitato le truppe a non rilassarsi, per essere pronte a combattere contro i ribelli ceceni. Maskhadov ha confutato le affermazioni da parte della Russia di una vittoria totale prossima. “La lotta è attiva e la valle dell’Argun è controllata dalle nostre unità”, ha detto, riferendosi ad una valle strategica. Maskhadov ha ammesso che i ribelli hanno lasciato il villaggio di Shatoi ed ha insistito che il loro obbiettivo

non è tenere i villaggi, ma combattere nei paesi circostanti. “Dei 25.000 volontari armati, ne restano circa 23.500. La lotta andrà avanti ancora per molto tempo”, ha aggiunto. Il presidente ceceno si è dichiarato pronto ai colloqui di pace ma ha attaccato i generali russi che stanno guidando la campagna contro il suo paese: “Penso che i militari, con le loro bugie e i loro inganni, non permetteranno a Putin di sedersi al tavolo dei negoziati fino a che non si saranno saziati con il sangue dei soldati russi e dei nostri civili”. Putin ha rifiutato l’idea di un dialogo, dicendo che non lo prende in considerazione fino a che il presidente ceceno non risponderà ad un

UN SOLDATO RUSSO DI GUARDIA AD UN CONVOGLIO DI VEICOLI ARMATI CHE SONO ARRIVATI DALLA CECENIA alla

divisione Kantemirovskaya, vicino alla città di Naro-Fominsk, fuori Mosca. Il leader dei ribelli ceceni si è impegnato a continuare la resistenza contro i soldati russi, che dicono di essere vicini ad eliminare i gruppi ribelli e a portare a termine la loro offensiva.

UN SOLDATO RUSSO CONTROLLA I DINTORNI DEL CAMPO DI PRIGIONIA DI CHERNOKOZOVO,

UN SOLDATO RUSSO TRASCINA IL CORPO DI UN COMPAGNO, ucciso negli scontri vicino al villaggio

a 50 km dalla capitale cecena Grozny. Il campo è al centro dei problemi d’immagine della Russia in questi cinque mesi di guerra per sottomettere i ribelli ceceni.

di Kharsenoy in Cecenia. I combattimenti continuano nelle montagne del sud, dove le truppe di Mosca hanno concentrato la loro offensiva contro i ribelli.

mandato di comparizione. Maskhadov venne chiamato a dicembre per testimoniare in un’indagine riguardante l’accusa di genocidio della popolazione cecena. Recentemente, un inviato di Putin ha incontrato il governo dell’Arabia Saudita per spiegare il punto di vista di Mosca sulla guerra in Cecenia, la principale regione musulmana della Russia. L’Arabia Saudita ha ripetutamente espresso preoccupazione sulla guerra e ha negato le accuse secondo cui il paese arabo sta finanziando la ribellione nel Caucaso. Il Ministro per gli Esteri russo Ivanov, in visita in Egitto, ha invitato la Lega dei paesi arabi a inviare una delegazione per ispezionare la situazione in Cecenia.


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