31 MARZO 1-2 APRILE 2000
“...lui ha toccato il muro
n° 44-45-46/2000
Editors: Domenico Cilenti email: nicocilenti@gmail.com/Joan Nickles email: joannickles@gmail.com
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REPORTAGE
e il muro ha toccato lui” - Putin & Russia - Medio Oriente: “Fermi sul posto”
“...lui ha toccato il muro e il muro ha toccato lui” È questa la cosa più importante della visita del Papa al Muro del Pianto, anche se non sono mancate contestazioni da parte di ebrei ultra-ortodossi
Le parole di Giovanni Paolo II Affermazioni e dichiarazioni del Papa su Medio Oriente, olocausto e tolleranza fra popoli e religioni
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l pellegrinaggio di Papa Giovanni Paolo II in Terra Santa ha coinvolto problematiche che vanno dalla questione medio orientale agli orrori dell’olocausto fino alla ricerca della tolleranza religiosa e della comprensione fra i popoli. Proponiamo di seguito una selezione delle dichiarazioni del Papa durante il suo storico viaggio attraverso Giordania, Israele e Betlemme - controllata dai palestinesi - sulle orme di Mosè e Gesù. Sulla pace in Medio Oriente “In questa parte del mondo ci sono gravi ed urgenti problemi di giustizia, di diritti dei popoli e delle nazioni, che devono essere risolti per il bene di tutte le parti interessate e che sono condizione di una pace duratura. Non importa con quanta difficoltà, non importa per quanto tempo, ma il processo di pace deve continuare.” (20 marzo, al suo arrivo in Giordania, all’inizio del pellegrinaggio). Su una patria palestinese e i rifugiati palestinesi “Nessuno può ignorare quanto i palestinesi abbiano sofferto negli ultimi decenni. Il vostro tormento è davanti gli occhi di tutti. Ed è durato troppo a lungo. La Santa Sede ha sempre riconosciuto che il popolo palestinese ha il diritto ad una patria e il diritto a poter vivere in pace e serenità con gli altri popoli di questa regione”. (22 marzo al suo arrivo a Betlemme). “Le condizioni di degrado in cui spesso i rifugiati sono costretti a vivere; il permanere di situazioni che normalmente sarebbero tollerabili in situazioni di emergenza o per un breve periodo di tempo; il fatto che i perseguitati politici siano obbligati a rimanere per anni in campi per rifugiati: questi sono i punti che necessitano di urgente soluzione ”. (22 marzo a Dheisheh un campo di rifugiati nei pressi di Betlemme).
PAPA GIOVANNI PAOLO II POSA LA SUA MANO SUL MURO DEL PIANTO DI GERUSALEMME, mentre prega in quello
che è il luogo più santo del Giudaismo. Il pontefice ha visitato i luoghi sacri ai musulmani, agli ebrei e ai cristiani nell'ambito della visita storica e spirituale che lo ha condotto per sei giorni in Terra Santa.
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apa Giovanni Paolo II domenica scorsa si è raccolto in preghiera presso il luogo più sacro per il Giudaismo, il Muro Occidentale di Gerusalemme e, in un gesto di riconciliazione senza precedenti, ha chiesto agli Ebrei di perdonare secoli di maltrattamenti inflitti dai Cristiani al loro popolo. Al debole Pontefice ci sono voluti 90 piccoli passi appoggiato ad un bastone, per raggiungere i resti di quello che era il Secondo Tempio ebreo distrutto dai Romani nel 70 d.C. Fermo in piedi a circa un metro dal massiccio muro di pietra, ha letto una copia della richiesta di perdono per le storiche colpe dei Cristiani, già letta in Vaticano all’inizio di questo mese. “Noi siamo profondamente addolorati per la condotta di quelli che nel corso della storia hanno fatto soffrire i vostri figli e, chiedendo il vostro perdono, ci auguriamo di coinvolgere noi tutti in una sincera fratellanza con il Popolo Eletto”, recitava la preghiera. Poi il Pontefice ha infilato il documento in una fessura del muro per benedirlo con il segno della croce. Il Papa ha poi trascorso diversi momenti in silenziosa riflessione, con la mano appoggiata al muro. Gli ebrei pregano davanti al muro per rimpiangere la distruzione del Primo e del Secondo Tempio e infilano preghiere scritte e suppliche a Dio nelle fessure fra le pietre. Alla domanda di cosa significasse la benedizione del Papa rivolta al luogo sacro ebreo, il rabbino Michael Melchior, ministro per gli affari della Diaspora, ha detto che gli ebrei hanno “un problema psicologico” con la croce cristiana, ma “ciò che è importante non è il segno della croce, bensì che lui ha
toccato il muro e il muro ha toccato lui”. L’azione del Papa è stato il suo secondo gesto più importante durante il pellegrinaggio per mettere fine a secoli di animosità fra Cristiani e Ebrei. Lo scorso martedì si è recato in pellegrinaggio allo Yad Vashem, monumento in memoria dell’olocausto, per commemorare i sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti durante la II Guerra Mondiale. Durante lo svolgimento della cerimonia al muro, il servizio di sicurezza ha allontanato un giovane ebreo ultra ortodosso che aveva gridato “Ebrei, Ebrei, la mia famiglia è stata uccisa in Europa”. La polizia ha dichiarato che numerosi estremisti di destra sono stati trattenuti lontano dal muro a causa di sospetti di “programmi per provocare disordini”. Una parte del Muro del Pianto era stato isolato per il Papa, ma i fedeli hanno comunque potuto pregare davanti altri tratti di muro. Differenti le opinioni fra gli israeliani riguardo a questa visita. Un ragazzo di 14 anni con indosso un copricapo religioso blu e bianco, ha detto di essere partito da Haifa, nel nord di Israele, per manifestare la sua disapprovazione al Papa. “Lui è contro di noi. Vuole distruggere il popolo ebreo”, ha detto il ragazzo. Invece, un uomo chiamato Yitzhak, di Gerusalemme, che ha detto di avere 60 anni, ha rivelato che voleva mostrare al Papa il suo rispetto. “È un grande uomo che conosce la parola di Dio, e viene qui per parlarci faccia a faccia”. Il muro è sopravvissuto a secoli di diaspora e persecuzione come simbolo di resistenza e speranza di tornare, dopo che i Romani li avevano cacciati dalla loro terra. “Questo luogo dimostra nel modo più con-
creto il legame senza fine che esiste tra il Creatore del mondo e il popolo ebreo”, ha detto Melchior al Papa, durante una conversazione sul muro. “Così era allora, così è oggi e noi attraverso la sua grazia siamo tornati alla nostra eterna patria e capitale”. Il commento di Melchior era ancora un altro segno della rivalità fra ebrei e palestinesi in merito alla città che ha costantemente pervaso il pellegrinaggio del Papa. Israele conquistò la parte araba di Gerusalemme, compresa la Città Vecchia dove è collocato il Muro del Pianto, durante la guerra del 1967. In un segno di rispetto, gli accompagnatori del Papa hanno indossato un copricapo ebreo nero. Il Papa portava, invece un crocefisso d’oro come usuale. Alcuni ebrei ultra ortodossi hanno detto che indossare quel simbolo sarebbe inappropriato in un luogo così sacro per la loro religione.
Sull’olocausto e le relazioni cristiano-giudaiche “Come vescovo di Roma e successore dell’apostolo Pietro, assicuro al popolo ebreo che la Chiesa Cattolica, motivata dalla legge di amore e verità del Vangelo e non da considerazioni politiche, è profondamente addolorata per l’avversione, le persecuzioni e le dimostrazioni di anti-semitismo rivolte dai Cristiani contro gli Ebrei in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo....In questo luogo di solenne rimembranza, prego con fervore affinché il nostro dolore per la tragedia che ha colpito il popolo ebreo nel XX secolo conduca a nuovi rapporti tra Ebrei e Cristiani”. (23 marzo al Yad Vashem ‘Israele in memoria degli ebrei vittime dell’olocausto). “Siamo profondamente addolorati per la condotta di quelli che nel corso della storia hanno fatto soffrire i vostri bambini e, chiedendo il vostro perdono, ci auguriamo di coinvolgere tutti noi in una sincera fratellanza con il Popolo Eletto”. (26 marzo in un foglio che infilato in una fessura del Muto del Pianto a Gerusalemme, il luogo più sacro del Giudaismo. Il Papa stava ripetendo la supplica per il perdono per gli storici errori del Cristianesimo già recitata in Vaticano all’inizio di marzo). Sul dialogo tra Cristiani, Ebrei e Musulmani “Per tutti noi Gerusalemme, come dice il suo stesso nome, è la “Città della Pace”. Forse nessun’altro luogo al mondo trasmette il senso di trascendenza ed elezione divina che le sue pietre e i suoi monumenti ci trasmettono e nella dimostrazione che le tre religioni vivono fianco a fianco all’interno delle sue mura. Non c’è stato e non ci sarà nulla di facile in questa coesistenza. Ma dobbiamo trovare nelle nostre rispettive tradizioni e religioni la saggezza e la motivazione superiore per assicurare il trionfo della mutua comprensione e del reciproco rispetto”. (23 marzo ad un incontro inter-religioso a Gerusalemme). Sull’unità cristiana “Solo attraverso la riconciliazione i Cristiani possono giocare un ruolo importante nel fare di Gerusalemme la Città della Pace per tutte le genti. In Terra Santa, dove i Cristiani vivono fianco a fianco con i Giudei e Musulmani, dove ci sono quotidiani tensioni e conflitti, è essenziale superare la scandalosa impressione data dai nostri disaccordi e dalle nostre dispute” (25 marzo ad un incontro con altre confes-
10 I commenti economici: Cosa pensano gli analisti di settore
Putin & Russia
Vittoria prevista per Putin, anche se il 52,41% dei consensi è nettamente inferiore al 60% delle previsioni, con un risultato del 29,56% ottenuto dal suo rivale più temibile, il leader del Partito Comunista Gennady Zyuganov. Un’affermazione che produrrà sicuramente dei risvolti nel mondo economico e commerciale. Di seguito riportiamo i commenti di alcuni analisti del settore. Roland Nash, di Renaissance Capital, economista, Mosca: “È una vittoria di stretto margine, ma dà a Putin il mandato democratico che voleva. Penso che i mercati la prenderanno bene. Potrebbe esserci una caduta nel breve periodo, ma il trend è molto positivo e la vittoria di Putin lo porterà ancora più in alto. Qualche riduzione è un’ opportunità di acquisto”.
Cosa hanno detto Le dichiarazioni dei primi classificati durante la notte delle elezioni Attendere un risultato, una risposta, un esito è probabilmente il momento più duro di qualsiasi competizione. Di seguito riportiamo i commenti e le dichiarazioni di alcuni candidati durante la notte delle elezioni. Vladimir Putin: “Nessuno crede ai miracoli. Il livello delle aspettative è veramente molto alto, l’ho percepito durante i miei viaggi per il paese. La gente è stanca, la situazione è dura e loro si aspettano da me che le cose vadano meglio. Ma di certo non posso fare miracoli. Se ci sarà una vittoria al primo turno con oltre il 50% dei voti, credo che sarà un grande vantaggio per la popolazione. Tu devi sempre promettere qualcosa, più dei tuoi rivali, per apparire più sicuro. C’è tanta gente nel paese che non è soddisfatta dello stato delle cose. Io voglio far notare che i Comunisti hanno generato queste condizioni, anche se loro non hanno avuto a disposizione le grandi opportunità dei media, specialmente dei media elettronici”. Putin ha poi commentato Zyuganov e due potenziali rivali che si sono ritirati dalla corsa alla presidenza, il vecchio primo ministro Yevgeny Primakov e il
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sindaco di Mosca Yuri Luzhkov - “Non si sono mai abbassati ad assumere posizioni antigovernative”. “Molte cose che portano a molte controversie devono essere fatte. Una cosa è chiara per me: bisogna essere sempre aperti. E io sono pronto ad esserlo”. Gennady Zyuganov: capo del Partito Comunista e secondo classificato. “Ora loro stanno seduti lì e studiano come aggiungere voti al candidato principale, Putin, in modo che raggiunga il 50% dei voti. Noi in realtà abbiamo il 40% e qualsiasi tentativo di raggiungere il 50% o più (per Putin) significherà che sono stati compiuti dei brogli. Sono certo che finirà in volata. Noi accetteremo i risultati solo sulla base dei risultati scritti da ogni stazione elettorale certificati dai nostri osservatori”. Durante la campagna elettorale, Zyuganov aveva detto di Putin: “Il regime del successore di Yeltsin porterà povertà e graduale estinzione, dittatura e mano libera alla violenza. Questo è ciò che aspetta la Russia se la gente si lascerà imbrogliare”. Grigory Yavlinsky: antico leader libe-
rale e terzo classificato. “Questi risultati ci permettono di aprire negoziati più concreti sulla creazione di una rete di coalizioni liberali. Abbiamo avuto ciò che volevamo. Abbiamo mostrato che rappresentiamo milioni di persone che sostengono quello che proponiamo. Certo, avrei voluto andare al secondo turno, ma la cosa importante era far vedere quanti siamo, gente che non vuole essere allineata (dietro Putin)”. Aman Tuleyev: governatore della regione di Kemerovo e quarto nella competizione. “Putin è il candidato più preparato per fare il presidente, praticamente ed economicamente. Al secondo turno gli darei il mio voto”. Vladimir Zhirinovsky: leader nazionalista e quinto in questa tornata elettorale. “Dalle quattro del mattino avranno raccolto il 50% (per Putin) e lui andrà al Cremlino come neo presidente eletto. Se ci sarà il ballottaggio fra Putin e Zyuganov, lancerò un appello perché venga votato Putin. Io sono totalmente contrario a Yavlinsky e Zyuganov. Ad agosto dello scorso anno Yeltsin ci aveva detto che Putin avrebbe vinto, e ora è il suo successore”.
Gintaras Shlyuzhius, capo economista di Raiffeisen Bank, Mosca: “La notizia riguarda per la maggior parte il costo degli strumenti finanziari, anche se io mi aspetto qualche rialzo. Parlando di economia, non mi aspetto sorprese o miracoli dal programma di Putin. Lo stato d’animo degli elettori ha mostrato semplicemente una cosa: la gente è pronta ad affidare il paese a qualcuno che conosca la radice dei problemi, che non faccia promesse favolose, ma che in qualche modo dimostri buona volontà, sebbene il problema sia enorme e possa volerci molto tempo per risolverlo, per inseguirlo con tenacia ed energia”. Sergei Glazer capo ricercatore di Alfa-Bank; Mosca: “Putin deve far partire le riforme, ma gli manca l’esperienza e una chiara visione di come ottenerle. C’era stata veramente una seria convergenza sul mercato delle equity tra giovedì e venerdì (ndr: prima delle elezioni) e la vittoria di Putin non ha alterato il mercato”. Eric Kraus, capo stratega di Nikoil, Mosca: “La vittoria di Putin è stata accuratamente valutata dal mercato. Ora la gente - che comprende anche i grandi investitori - stanno seriamente pensando alla Russia. Stiamo notando che un certo numero di assicuratori e uno o due fondi pensionistici stanno cercando una collocazione nel paese. C’è una piccola rappresentanza d’investitori tradizionali che sta inserendo la Russia nel proprio portafoglio”.
La Finlandia vede l’affermarsi della democrazia in Russia Il presidente finlandese Tarja Halonen spera che l’elezione di Putin porterà ad una risoluzione pacifica del conflitto in Cecenia. Halonen ritiene che le elezioni parlamentari e presidenziali in Russia siano la prova di un sistema democratico che funziona. “La sua conseguenza è l’aumento della stabilità politica della Russia e l’opportunità di continuare le riforme sociali”, ha aggiunto. La Finlandia è l’unico paese europeo a condividere un confine con la Russia.
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Russia, which elected Vladimir Putin president on March 26, is by far the largest state to emerge from the ashes of the Soviet Union. Despite its painful and intermittent progress towards building a democracy and modern market economy, Russia remains a global power because of its sheer size, the residual military might symbolized by its huge nuclear arsenal and its vast natural resources. Here are some key facts about it. Territory: Spanning half the northern hemisphere from the Baltic to the Pacific, Russia’s 17.1 million sq km make it the world’s biggest state, almost twice the size of the United States. The last European empire, it was built by Muscovite Slavs through centuries of conquest.
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People: The 1991 break-up of the Soviet Union all but halved the population ruled from Moscow as Ukraine, Kazakhstan and a dozen other states broke away. The population, currently 145.7 million, has been contracting since then by an estimated 800,000 per
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Vladimir Putin made a series of promises during the election campaign clearly aimed at wooing the electorate. During two and a half months of leading the country, Putin promised the following: - A 20 percent wage increase for state workers beginning April 1. - No social welfare cuts in the $27 billion 2000 budget. - A 50 percent increase in weapons procurement for the armed forces this year. - Debts to state workers will be paid off as promised. - The average monthly pension will be 1000 roubles by next year. In the second part of this year it will be indexed at 10 percent. - Bonuses for people working in the tough conditions of the Far North will not be abolished. - Every World War Two veteran will receive three extra payments on the 55th anniversary of the end of the war. - Pensions and salaries will be increased quarterly. - A fight against corruption. - No rise in vodka prices. - Russia will help reconstruct Chechnya.
year as environmental hazards, poor health care and economic instability take their toll. Most Russians live west of the Ural mountains. While 85 percent of the Russian Federation’s population is ethnic Russian, it is a patchwork of 89 regions and republics. The bloody conflict from December 1994 to August 1996 in the Caucasus region of Chechnya, in which tens of thousands of people were killed, highlighted separatist dangers. Moscow sent troops into Chechnya again in September 1999 in a second military bid to bring the rebel territory to heel.
third of all natural gas reserves. Oil, gas, coal, diamonds, gold, platinum, nickel and timber are found in remote parts of Siberia, north of the Arctic Circle and in the Far East. Energy, minerals, metals and timber account for three-quarters of exports.
CIS: Moscow maintains considerable influence in the former Soviet area, partly through the loose regional alliance of 12 members known as the Commonwealth of Independent States (CIS).
Industry and Commerce: Russia had an overwhelmingly peasant economy at the time of the 1917 Communist revolution, but 76 percent of Russians now live in towns. The world’s biggest privatization program ranged from space rockets to supermarkets. The government is encouraging military plants to find new markets. Companies’ fortunes often depend on good connections in the government.
Natural Resources: Russia could be a huge source of global fuel this century with about 49 billion barrels of oil reserves, or almost five percent of the world’s total, and about one
Agriculture: Russia’s farms are still largely organized as a collective system and barely feed the nation. The 1999 harvest was 54.7 million tons, still well down from the 88.5 million tons produced in 1997. Russia had to ask for international food aid in 1998 and 1999.
Economy: The economy contracted sharply after the collapse of the Soviet Union, grew slightly in 1997 but shrank again in 1998 after a financial crisis in August that year. GDP fell 4.6 percent in 1998, to 50 percent of 1991 levels, but the competitive boost from a rouble devaluation and soaring world oil prices helped it expand 3.2 percent in 1999, the largest post-Soviet rise. The 2000 forecast to-date is plus 1.5 percent. Official statistics tend to understate the private sector and a large informal economy. Average wages are around $50 a month, but workers are owed billions of roubles in back wages. Russia has borrowed billions of dollars from international lenders such as the International Monetary Fund, but the Fund has delayed its latest lending program, saying Russia has not met economic targets. Inflation soared after the breakup of the Soviet Union to a peak of 2,521 percent in 1992, was tamed by 1997 but leapt again after the 1998 financial crisis to 84.4 percent year-on-
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La Francia chiede a Putin una soluzione pacifica per la Cecenia
Il premier britannico Blair riconferma il suo appoggio a Putin
Il paese dichiara di avere grandi aspettative sul nuovo presidente russo
Il leader ha auspicato la cooperazione tra GB e Russia in economia e in politica
Il Ministro degli Esteri francese Hubert Vedrine ha detto che l’Occidente è pronto a lavorare con Putin per aiutarlo a modernizzare la Russia. Ma Vedrine, che ha ripetutamente criticato l’offensiva russa in Cecenia e chiesto dei negoziati per risolvere il conflitto, ha detto che l’Occidente si aspetta un cambio di strategia da Putin. Il ministro francese si era recato in visita a Mosca il mese scorso e aveva invitato Putin a Parigi dopo le elezioni. “La Francia e l’Occidente sperano che Putin si impegnerà nella creazione di un grande stato moderno con tutto ciò che questo significa a livello sociale, politico ed economico”.
Il Primo Ministro britannico Tony Blair si è congratulato con Putin per la sua vittoria elettorale e ha sottolineato la necessità di una risoluzione al conflitto in Cecenia. Il premier inglese ha anche discusso dell’importanza di costruire legami economici tra la Gran Bretagna e la Russia. Putin aveva già ottenuto l’appoggio di Blair dopo il loro incontro a San Pietroburgo di due settimane fa. Il leader russo ha detto che sarà onesto con il suo popolo sui problemi che il paese deve affrontare, mentre Blair ritiene che le due nazioni dovrebbero lavorare assieme per prepararsi al meeting dei G8, che si terrà a Okinawa in luglio.
Il “paese del sol levante” invita la Russia ai negoziati di pace Il Giappone ha dato il benvenuto all’elezione di Vladimir Putin come presidente della Russia e spera che la sua vittoria migliorerà le relazioni tra i due paesi vicini, che devono ancora porre fine alle ostilità della II guerra mondiale. Il Primo Ministro giapponese Obuchi potrebbe visitare la Russia in maggio, senza attenersi rigidamente al protocollo secondo cui la prima visita spetterebbe a Putin. “Salutiamo l’elezione di Putin e siamo fiduciosi che farà progressi nel creare una Russia pacifica e prosperosa che rispetti i diritti umani”, ha detto un portavoce del governo. “Coopereremo con il nuovo governo di Putin per creare una relazione produttiva adeguata al XXI secolo e ci impegneremo per migliorare i nostri rapporti in ogni modo possibile, inclusi i negoziati di pace”.
Clinton chiede a Putin di rafforzare i fondamenti della democrazia
menti della democrazia e approfondire i suoi rapporti internazionali. Il presidente Putin ha un’opportunità di tradurre il suo mandato in passi concreti per proseguire le riforme economiche, rafforzare il ruolo della legge, intensificare la lotta contro il crimine e la corruzione ed unirsi a noi per la sicurezza internazionale, incluso il controllo delle armi, la non-proliferazione nucleare, la pace regionale e la stabilità”. Clinton ha sottolineato la sua preoccupazione per la guerra in Cecenia, sebbene Putin abbia riaffermato il suo appoggio alle truppe russe per portare a termine il conflitto. “Ho sottolineato a Putin l’importanza di lanciare indagini imparziali e trasparenti sulle violazioni dei diritti umani e di fornire libero accesso alle organizzazioni internazionali e alla stampa”.
Il Primo Ministro polacco Bronislaw Geremek spera che la vittoria di Putin nelle elezioni presidenziali contribuirà a migliorare le fredde relazioni tra la Polonia e la Russia. “Putin ha annunciato che guiderà la Russia fuori dallo stato di turbolenza in cui si trova … spero che le riforme della politica estera siano parte della riorganizzazione e che i rapporti tra i nostri paesi si normalizzeranno”. Le relazioni tra i due ex alleati della Guerra Fredda si sono allentate negli anni ‘90 quando la Polonia si è avvicinata all’Occidente, diven-
Il presidente cinese Jiang Zemin ha espresso le sue congratulazioni a Putin per essere stato eletto alla presidenza della Russia. Il leader cinese spera che questo avvicinerà la Russia alla Cina e che i due paesi diventeranno “buoni vicini, buoni partner e buoni amici”. Zemin ha ringraziato Putin per i suoi sforzi nel promuovere le relazioni tra le due nazioni. Putin ha risposto che Zemin è stato il primo leader straniero a congratularsi con lui e ha espresso il suo appoggio alla politica di Pechino nei confronti di Taiwan. Questo mese, Putin si recherà in Cina per un importante summit che servirà a cementare la nuova strategica “partnership” tra i due paesi. La Russia e la Cina hanno alimentato delle buone relazioni negli ultimi anni, cercando di bilanciare quello che considerano come il controllo del mondo degli affari da parte degli Stati Uniti. La Cina ha appoggiato la campagna militare russa in Cecenia, nonostante le critiche internazionali e la Russia non condanna la Cina per i diritti umani, come fanno molti paesi dell’Occidente. Mosca e Pechino dicono che la loro intesa non è un’alleanza antiamericana. Ma si trovano d’accordo nell’opporsi a Washington sulle questioni di sicurezza, dal conflitto in Kosovo e in Cecenia alla non-proliferazione nucleare.
tando membro della NATO. In gennaio, la Polonia ha espulso nove diplomatici russi accusati di spionaggio. In seguito, il Ministro degli Esteri russo ha cancellato un viaggio in Polonia per protestare contro un attacco al consolato russo da parte di manifestanti pro-Cecenia. Geremek spera che Putin risolverà pacificamente il conflitto con la regione ribelle della Cecenia. Ha anche detto che la vittoria di Putin è significativa perché ha impedito al leader comunista Zyuganov di diventare presidente.
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“Staremo a vedere” Dopo la vittoria di Putin aspettative positive della UE, che incontrerà la Russia il prossimo 17 maggio, ma c’è preoccupazione per la Cecenia
Così Schroeder invita Putin a migliorare i rapporti con l’Occidente nei nostri paesi e per la causa della sicurezza europea”. Schroeder ha aggiunto che ha “grandi aspettative per una Russia forte, pacifica, democratica e prosperosa che avverte la sua responsabilità internazionale e prende parte allo sviluppo in Europa”.
Il leader cinese Zemin invita Putin ad un ulteriore rafforzamento delle già buone relazioni tra i due paesi
Varsavia spera in un miglioramento nelle fredde relazioni con Mosca
“Dobbiamo usare le nostre relazioni per il benessere dei nostri popoli” Il Cancelliere tedesco Schroeder si è congratulato con Putin per la sua elezione alla presidenza della Russia e crede che questo migliorerà le relazioni con l’Europa. “Ho fiducia in un inizio costruttivo nei rapporti tra la Russia e la Germania e tra la Russia e l’Europa. Dobbiamo usare le nostre relazioni per il benessere della gente
Il Giappone e la Russia devono ancora firmare un trattato di pace per porre fine ufficialmente al loro stato di guerra di mezzo secolo fa e Obuchi si è dichiarato pronto a parlarne con Putin. Argomento chiave per i due paesi sono quattro piccole isole a nord del Giappone che furono occupate dall’Unione Sovietica alla fine del conflitto mondiale. Il Giappone considera la ripresa di quelle isole come requisito essenziale per qualsiasi trattato di pace. L’ex presidente russo Yeltsin aveva accettato di operare per giungere ad un accordo entro la fine del 2000. Ma l’accordo è rimasto in sospeso per l’incertezza della situazione politica e per i problemi sociali ed economici della Russia. Il Giappone ha, comunque, detto di volersi impegnare per firmare un trattato di pace entro quest’anno.
La Polonia chiede a Putin di riformare la politica estera
Il presidente americano spera in una politica riformista, in sintonia con l’Occidente Parlando con Putin, il presidente americano Clinton ha unito alle congratulazioni per la sua elezione, un appello a rafforzare la democrazia e le relazioni internazionali. Sembra che i due leader abbiano discusso un possibile incontro, ma non è stata fissata alcuna data certa. Clinton ha notato che il 70% degli elettori russi si è recato a votare, realizzando una percentuale molto più alta della media di elettori nelle votazioni americane. “Il voto di domenica è una pietra miliare nello sviluppo di una Russia democratica. Il popolo della Russia ha dimostrato di nuovo il suo intenso impegno verso la democrazia”, ha detto Clinton. “Nella mia conversazione con Putin, ho enfatizzato l’importanza, per la Russia e per il mondo, di rafforzare i fonda-
Intesa Russia-Cina sull’economia e sulla sicurezza
Il Giappone dà il benvenuto a Putin
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Dopo la vittoria di Vladimir Putin, la Commissione Europea ha espresso l’augurio che questa nomina possa dare il via ad un incremento delle relazioni fra le due potenze. La UE, il maggior partner commerciale della Russia, ha assunto una posizione critica nei confronti della campagna militare contro la Cecenia, dove le truppe russe per sei mesi hanno combattutto contro i ribelli separatisti. Ricardo Levy, portavoce del presidente della Commissione, Romano Prodi, ha riferito che i vertici europei sperano che l’elezione di Putin porti ad una situazione di maggiore ricchezza sociale ed economica e che la Russia diventi un partner sempre più affidabile per l’Europa e l’Occidente. “Infine, noi speriamo che questo risultato possa condurre ad un più soddisfaciente accordo politico sulla Cecenia, su cui siamo ancora molto, molto preoccupati”, ha aggiunto Levy.
Putin, che è stato un agente del KGB, ha assicurato che lavorerà ad un dettagliato programma economico, destinato a mettere fine ad anni di caos e cambiamenti in Russia. Ad un summit a Lisbona la scorsa settimana, i leader della UE si sono rivolti a Mosca invitando a porre fine all’uso indiscriminato delle forze armate in Cecenia e hanno autorizzato una delegazione, che comprendeva il capo della sicurezza europea Javier Solana, ad andare a Mosca per riaffermare la “preoccupazione del blocco europeo circa un rapporto che è estremamente importante da ambedue le parti”. Levy ha aggiunto che la delegazione potrebbe recarsi a Mosca all’inizio della prossima settimana, dicendo anche che la UE e la Russia dovrebbero tenere un summit a Mosca il prossimo 17 maggio e qui, ha concluso, “potremo verificare le intenzioni di Putin a breve termine”.
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year. It dropped to 36.5 percent in 1999 and is forecast to be 18 to 20 percent this year. Currency: The rouble stabilized to around six to the U.S. dollar by 1997 but collapsed again in 1998. By early 2000, it was at just over 28.4 to the dollar. Society: Health and social problems are rising, aggravated by unemployment, welfare cuts, violent crime, pollution, poor housing and alcoholism. Male life expectancy is 61, down from 65 in 1986. Russian women live to over 70. The gap between rich and poor is widening. “New Russians” drive top-of-the-line Mercedes cars and holiday on the Cote d’Azur. The wealthiest 10 percent of the nation took 35.5 percent of its official income in 1999, up from 19 percent in 1991. Over 34 percent of the population live below the official poverty level. Religion: The Russian Orthodox Church, a pillar of the state for 1,000 years before communism, is undergoing a revival. Small areas on the sou-
thern fringe and along the Volga are mostly Moslem. The Jewish community, diminished by Tzarist pogroms, the Nazi invasion and Communist persecution, is shrinking as thousands leave for Israel. Defence: The Defence Ministry says there are 1.2 million men and women in the armed forces, down from 1.7 million in 1997. Russia has the world’s second biggest navy and a vast arsenal of land, airborne, naval and submarine nuclear missiles, some 1,800 combat aircraft and about 15,500 tanks, according to International Institute for Strategic Studies data. It has withdrawn forces from eastern Europe and is scaling down home defences. It strongly opposes NATO membership for ex-Warsaw Pact allies. Politics: Russia is governed under a 1993 constitution which gives broad powers to the president. President Boris Yeltsin unexpectedly resigned on December 31, 1999, well before the end of his term in mid-2000, prompting an early election.
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Vladimir Putin durante le votazioni a Mosca. Putin è apparso fiducioso quando ha espresso il suo voto per le elezioni presidenziali in cui era il candidato favorito. 2 L'ex presidente russo Yeltsin inserisce la sua scheda elettorale nell'urna. Yeltsin ha votato per eleggere un successore che guiderà il paese per i prossimi quattro anni e si è dichiarato convinto che le riforme continueranno. 3 Il leader comunista russo Gennady Zyuganov inserisce la sua scheda elettorale nell'urna. I russi hanno votato domenica scorsa per eleggere il loro secondo presidente postsovietico. 4 Grigory Yavlinsky, il candidato liberale nelle elezioni presidenziali russe, parla con i media dopo aver votato. 5 Il leader ultranazionalista Vladimir Zhirinovsky scivola nella neve mentre si reca a votare con sua moglie. 6 Il presidente russo Vladimir Putin stringe la mano a Helle Dean, presidente dell'Assemblea Parlamentare dell'OSCE, durante un incontro a Mosca. Dean ha guidato una missione di osservatori internazionali che hanno monitorato le elezioni presidenziali in Russia. 7 Il presidente Putin arriva ad un seggio elettorale di Mosca con sua moglie Lyudmila, per votare. 8 Due donne introducono le loro schede nell'urna nella città portuale di Petropavlovsk-Kamchatsky. Gli elettori della Russia orientale hanno iniziato a votare domenica scorsa per scegliere il loro presidente. La Russia, che è il paese più largo del mondo, conta 11 fusi orari e108 milioni di elettori. 9 Il veterano russo Rodion Zhukov introduce la sua scheda nell'urna, all'ambasciata russa di Almaty. I russi che vivono in Kazakhstan hanno votato per eleggere il nuovo presidente della Federazione russa. 10 Un'anziana coppia moscovita accoglie il funzionario elettorale che si è recato nella loro casa per raccoglie il loro voto. 11 Un uomo vota a Koromba, un villaggio a 740 km a nord della città siberiana di Krasnoyarsk. I militari russi e gli abitanti delle regioni lontane hanno cominciato a votare il 24 marzo. 12 Gennady Shamshurin e Nikolai Bersenev, capo della locale commissione elettorale, riparano le urne del villaggio di Butka, nella regione di Sverdlovsk. Butka è la città natale dell'ex presidente russo Boris Yeltsin. 13 Elettori votano in un seggio mobile presso il villaggio di Yar-Sale, localizzato nella penisola di Yamal, sul circolo polare artico, 2,150 km a nordest di Mosca. 14 Veduta della piattaforma petrolifera di Astra nella zona russa del Mar Caspio, 70 km da Astrakan. La politica del petrolio nel Caspio ha avuto una svolta quando la Russia ha annunciato di essere il terzo paese ad aver trovato il petrolio in un mare chiuso. 15 Un uomo anziano consegna la sua scheda elettorale in un seggio di Mosca che ospita una statua del fondatore dello stato sovietico, Vladimir Lenin. 16 Un prigioniero russo in attesa di giudizio vota nel carcere Butyrskaya di Mosca. 17 Un soldato russo di guardia ad un seggio a Grozny. I soldati russi hanno mantenuto la sicurezza e chiuso le frontiere in Cecenia per tenere lontani i ribelli alla vigilia delle elezioni, ma sono stati riportati sporadici scontri nella regione. 18 Un prete ortodosso, Padre Andrey Kazantsev, vota in Siberia. 19 Un soldato russo osserva una scheda elettorale in un seggio della città portuale di Petropavlovsk-Kamchatsky. 20-21 I marinari russi della città portuale di Petropavlovsk-Kamchatsky consegnano le loro schede elettorali. 22 Cittadini ceceni consegnano le loro schede sotto il controllo della polizia russa. Per votare, i ceceni hanno attraversato la loro capitale bombardata dai russi. 23 Una donna russa firma la lista elettorale di fronte ad un gigantesco mosaico in vetro che ritrae una parte del Cremlino, dentro l'ambasciata russa a Berlino. La Germania ha la più grande comunità di cittadini russi che vivono in Europa, circa 240.000 persone.
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31 MARZO 1-2 APRILE 2000
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1 Due siriani leggono il giornale sotto la statua del presidente Hafez al-Assad a Damasco, alla vigilia del summit USA-Siria, a Ginevra. La Siria ha sperato che, nel suo incontro con Assad, il presidente americano Clinton avrebbe portato una “chiave magica” per aprire la porta al processo di pace in Medio Oriente. 2 Una donna siriana osserva con il binocolo i suoi parenti nel villaggio di Majdal Shams, nelle Alture del Golan, occupate da Israele nel 1967. Il Golan è il centro dei colloqui di pace tra Siria ed Israele, sospesi da gennaio. Il presidente Clinton ha cercato di riprenderli attraverso l’incontro con il presidente siriano Hafez al-Assad a Ginevra. 3 Una postazione israeliana sulla montagna di Haramoun, nelle Alture del Golan, sovrasta il villaggio siriano di Hadar. 4 Il presidente americano Bill Clinton e il presidente siriano Hafez al-Assad si stringono la mano durante il loro incontro a Ginevra. I due leaders si sono incontrati per negoziare una soluzione all’aspro conflitto tra Siria e Israele.
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“Fermi sul posto” 1
Sempre grandi le distanze fra Siria e Israele e anche Clinton si arrende, ma il lavoro sotterraneo della diplomazia continua
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l presidente americano Bill Clinton e quello siriano Hafez al-Assad non sono riusciti a far riprendere i negoziati di pace siriano-israeliani e la Siria ha attribuito ad Israele la causa di questo arresto. Dopo quattro ore di colloqui fra Clinton e Assad, la Casa Bianca ha reso noto che le distanze fra i due paesi medio orientali sono troppo grandi per garantire un’immediata riapertura delle negoziazioni, ma ha garantito che continuerà a tentare di riavvicinare i due stati. Dopo il primo summit siriano-americano del 1994, Damasco era stata svelta a condannare Israele per il fallimento. Il portavoce presidenziale Joubran Kourieh ha riportato che i due leader hanno rianalizzato “gli ostacoli che Israele ha posto e ancora pone alla riapertura dei colloqui”. Ha ribadito inoltre l’insistenza di Assad affinché lo stato ebraico si ritiri completamente dalle Alture del Golan. Dopo la partenza di Clinton, il portavoce della Casa Bianca, Joe Lockhart ha comunicato in conferenza stampa il fallimento dei contatti, a causa delle grandi distanze fra i due paesi. “La riapertura del dialogo è lontana, è impossibile prevedere quando potranno riprendere. Ci sono significative differenze e non credo sarebbe produttivo per loro riaprirli ora”. Lockhart ha detto che Clinton ha avuto contatti telefonici con Ehud Barak sull’esito dei colloqui. Inoltre, ha reso noto che sarà l’inviato americano in Medio Oriente Dennis Ross - e non il segretario di stato Madeleine Albright come in precedenza previsto - a rendere a Barak un più ampio resoconto e cercare di ridurre le distanze fra i due stati. Il portavoce ha comunque evitato di fornire dettagli su ciò che li divide. Mentre Clinton sta continuando la sua opera di intermediazione, Lockhart ha aggiunto: “Non credo che in questo momento nessuno sia in grado di prevedere gli sviluppi di questo lavorio diplomatico, né come si concluderà”. I siriani hanno anche lanciato un velato ammonimento contro il progetto israeliano di ritirare le proprie truppe dal Libano a partire da luglio, unilateralmente, se necessario. “Lo sforzo era rivolto all’unità della via siriana e libanese e per trovare la giusta soluzione alla causa arabo palestinese e ottenere una pace generale e per stabilizzare la situazione” ha dichiarato Kourieh. Ha aggiunto che il presi-
dente Assad ha espresso gratitudine per i continui sforzi americani di ottenere la riapertura dei colloqui tra Siria e Israele e Clinton ha ringraziato la Siria per la sua continua disponibilità al processo di pace. La dichiarazione siriana non ha fatto alcun riferimento agli altri problemi evidenziati, comprese le richieste israeliane di garantire la sicurezza, l’accesso alle riserve idriche e una completa normalizzazione delle relazioni tra i due paesi. Messo di fronte alla dichiarazione siriana, Lockhart ha detto: “Non appoggerei nessuna dichiarazione che cerchi di scaricare la responsabilità su una o sull’altra parte. Ci sono molte differenze e ci sarà molto lavoro da fare”. L’incontro, tenutosi a Ginevra, aveva come obbiettivo la riapertura dei negoziati fra le due nazioni nemiche, sotto la presidenza di Clinton e di prevenire possibili nuovi scoppi di violenza quando Israele lascerà il Libano. Dopo la telefonata di Clinton, Barak ha convocato il gabinetto a Gerusalemme, comunicando che le possibilità di salvare il processo di pace con la Siria sono del 50%. Il leader israeliano ha bisogno di incontrare direttamente il leader siriano al più presto, per poter vendere un sogno alla sua divisa coalizione di governo e ad uno scettico elettorato, in un referendum. Dopo quattro anni di gelo, i negoziati di pace siriano-israeliani si erano riaperti lo scorso anno per poi bloccarsi a gennaio dopo che la Siria aveva chiesto ad Israele di restituire il Golan prima di affrontare altri argomenti. I guerriglieri libanesi Hezbollah appoggiati dalla Siria e dall’Iran hanno poi portato una serie di attacchi contro i soldati israeliani e la loro alleata, la Milizia Libanese, nel sud del Libano, dando ad Israele l’opportunità di bombardare le centrali energetiche del Libano come rappresaglia. Le violenze si sono infine ridotte e Barak, che ha ammesso che il precedente primo ministro israeliano aveva promesso di restituire le strategiche colline catturate nella guerra del 1967, ha provveduto a che altri interessi israeliani fossero pienamente soddisfatti. I diplomatici americani stanno lavorando dietro le quinte per ridurre le differenze tra Israele e Siria per arrivare ad un trattato che possa essere accettato da ambedue le parti a gennaio prossimo.
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Più timori che speranze Dopo il fallimento dell’incontro Clinton-Assad le sensazioni che prevalgono in Medio Oriente sono più cupe
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n brivido di ansietà ha percorso il Medio Oriente alla notizia del fallimento dei colloqui siriano-americani volti a riaprire le negoziazioni fra Israele e Siria. Per la terza volta in dieci anni, da quando nel 1991 la conferenza di Madrid diede il via al processo di pace in Medio Oriente, le due parti sembra abbiano fatto dei passi indietro. Israele e Siria si scambiano accuse sul magro risultato del summit di Clinton, il primo dal 1994, con il presidente siriano Hafez al-Assad, che alcuni analisti temono possa preludere ad una ripresa degli scontri nel Libano meridionale. Un diplomatico ha detto: “Sono molto preoccupato. La vedo brutta”. E il biografo britannico di Assad, Patrick Seale ha dichiarato: “Questo potrebbe essere un bel passo verso un confronto militare in Libano, fra Israele e Siria”. Comunque, non tutti sono così pessimisti. Nabil Abdel-Fattah, assistente del direttore dell’Al-Ahram, Centro di Studi Politici e Strategici al Cairo, afferma che questo ritardo era da mettere in preventivo, e che ha determinato pressioni interne affinchè Siria e Israele raggiungano un accordo di pace. Sostiene che la Siria deve riprendere il Golan e ridefinire il suo ruolo in Libano e che il mondo arabo debba raggiungere un generale accordo di pace in Medio Oriente, per aprire le vie al successore di Assad. Barak deve fare un accordo con la Siria per mantenere le sue promesse di pace e rinforzare la sua reputazione all’interno di Israele. La Siria si è irrigidita sulla posizione che Israele si debba ritirare dalle Alture del Golan
fino alla linea di fuoco precedente alla guerra del 1967 e sta facendo delle velate minacce che potrebbe non esserci pace o stabilità se Israele cercasse di ritirarsi unilateralmente dal Libano. Il viaggio all’estero dell’anziano presidente siriano, aveva fatto sorgere la speranza di uno spiraglio nelle trattative. La pressione combinata della sua scarsa salute, la conclusione del mandato di Clinton, e la scadenza di luglio per un unilaterale ritiro di Iasraele dal Libano lo stava schiacciando. “Quello che possiamo concludere è che questo summit aveva inteso fare pressione su Assad per verificare la sua posizione” ha detto Seale, che ha incontrato i leader siriano e israeliano diverse volte in questi ultimi mesi. Il ministro degli esteri siriano Farouq alShara ha riferito che Clinton non ha portato nessuna novità da Israele, “piuttosto ha chiesto alla Siria di aiutare Ehud Barak ad uscire dalla sua difficile posizione”. Il ministro degli esteri israeliano David Levy ha dichiarato invece che la Siria non ha fatto concessioni, avendo l’errata convinzione che le dispute interne di Israele avessero indebolito il governo al punto che avrebbe accettato qualsiasi condizione. Barak ha dei problemi all’interno della sua coalizione e i sondaggi d’opinione mostrano una crescente opposizione alla restituzione del Golan, suggerendo che possa affrontare un duro lavoro per convincere gli elettori ad accettare qualche accordo in un referendum. La situazione è comunque complessa, tanto che le diverse azioni dei due paesi creano problemi alle rispettive politiche e previsioni. Lo stesso ritiro degli israeliani dal Libano meridionale, che dovrebbe essere un segnale di dis-
tensione, non viene accettato dalla Siria, che non lo tollera se non accompagnato anche dal ritiro dal Golan. Nel frattempo USA e Israele temono che Damasco dia il via libera agli attacchi Hezbollah verso lo stato giudaico per mettere pressione sugli ebrei durante i colloqui di pace. Altro elemento su cui sarà difficile trovare un accordo, saranno le risorse idriche e gli USA hanno proposto alla Siria di rinunciare ai diritti sul Mar di Galilea, la più grande risorsa idrica d’Israele e di accettare di mettere il confine lontano dal lago. I civili israeliani e siriani avrebbero ambedue libero accesso alla spiaggia e alla strada attorno al lago. Israele, però, insiste nel volere che il confine passi a diverse centinaia di metri dal lago e di volere il controllo sulla strada. Infine due impressioni nettamente discordi: quella di Arafat e quella di Barak. Yasser Arafat ha dichiarato che il summit tra il presidente Clinton e il presidente Hafez al-Assad è stato un momento importante nel processo di pace in Medio Oriente. Il presidente palestinese ha anche aggiunto che vorrebbe che la UE avesse un più ampio ruolo politico in questa terra e non si limitasse a contatti commerciali. “Io sono ottimista riguardo l’incontro dei due presidenti. È un passo importante e sarà seguito da altri passi. Porterà altri colloqui. È il momento buono per una giusta e durevole pace in Medio Oriente”. Al contrario Barak ha dichiarato: “Non ci sono dubbi, dopo il fallimento dell’incontro tra Assad e Clinton, altri tentativi a livelli diplomatici più bassi, di superare le differenze, han-