31 MARZO 1-2 APRILE 2000
“...lui ha toccato il muro
n° 44-45-46/2000
Editors: Domenico Cilenti email: nicocilenti@gmail.com/Joan Nickles email: joannickles@gmail.com
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REPORTAGE
e il muro ha toccato lui” - Putin & Russia - Medio Oriente: “Fermi sul posto”
“...lui ha toccato il muro e il muro ha toccato lui” È questa la cosa più importante della visita del Papa al Muro del Pianto, anche se non sono mancate contestazioni da parte di ebrei ultra-ortodossi
Le parole di Giovanni Paolo II Affermazioni e dichiarazioni del Papa su Medio Oriente, olocausto e tolleranza fra popoli e religioni
I
l pellegrinaggio di Papa Giovanni Paolo II in Terra Santa ha coinvolto problematiche che vanno dalla questione medio orientale agli orrori dell’olocausto fino alla ricerca della tolleranza religiosa e della comprensione fra i popoli. Proponiamo di seguito una selezione delle dichiarazioni del Papa durante il suo storico viaggio attraverso Giordania, Israele e Betlemme - controllata dai palestinesi - sulle orme di Mosè e Gesù. Sulla pace in Medio Oriente “In questa parte del mondo ci sono gravi ed urgenti problemi di giustizia, di diritti dei popoli e delle nazioni, che devono essere risolti per il bene di tutte le parti interessate e che sono condizione di una pace duratura. Non importa con quanta difficoltà, non importa per quanto tempo, ma il processo di pace deve continuare.” (20 marzo, al suo arrivo in Giordania, all’inizio del pellegrinaggio). Su una patria palestinese e i rifugiati palestinesi “Nessuno può ignorare quanto i palestinesi abbiano sofferto negli ultimi decenni. Il vostro tormento è davanti gli occhi di tutti. Ed è durato troppo a lungo. La Santa Sede ha sempre riconosciuto che il popolo palestinese ha il diritto ad una patria e il diritto a poter vivere in pace e serenità con gli altri popoli di questa regione”. (22 marzo al suo arrivo a Betlemme). “Le condizioni di degrado in cui spesso i rifugiati sono costretti a vivere; il permanere di situazioni che normalmente sarebbero tollerabili in situazioni di emergenza o per un breve periodo di tempo; il fatto che i perseguitati politici siano obbligati a rimanere per anni in campi per rifugiati: questi sono i punti che necessitano di urgente soluzione ”. (22 marzo a Dheisheh un campo di rifugiati nei pressi di Betlemme).
PAPA GIOVANNI PAOLO II POSA LA SUA MANO SUL MURO DEL PIANTO DI GERUSALEMME, mentre prega in quello
che è il luogo più santo del Giudaismo. Il pontefice ha visitato i luoghi sacri ai musulmani, agli ebrei e ai cristiani nell'ambito della visita storica e spirituale che lo ha condotto per sei giorni in Terra Santa.
P
apa Giovanni Paolo II domenica scorsa si è raccolto in preghiera presso il luogo più sacro per il Giudaismo, il Muro Occidentale di Gerusalemme e, in un gesto di riconciliazione senza precedenti, ha chiesto agli Ebrei di perdonare secoli di maltrattamenti inflitti dai Cristiani al loro popolo. Al debole Pontefice ci sono voluti 90 piccoli passi appoggiato ad un bastone, per raggiungere i resti di quello che era il Secondo Tempio ebreo distrutto dai Romani nel 70 d.C. Fermo in piedi a circa un metro dal massiccio muro di pietra, ha letto una copia della richiesta di perdono per le storiche colpe dei Cristiani, già letta in Vaticano all’inizio di questo mese. “Noi siamo profondamente addolorati per la condotta di quelli che nel corso della storia hanno fatto soffrire i vostri figli e, chiedendo il vostro perdono, ci auguriamo di coinvolgere noi tutti in una sincera fratellanza con il Popolo Eletto”, recitava la preghiera. Poi il Pontefice ha infilato il documento in una fessura del muro per benedirlo con il segno della croce. Il Papa ha poi trascorso diversi momenti in silenziosa riflessione, con la mano appoggiata al muro. Gli ebrei pregano davanti al muro per rimpiangere la distruzione del Primo e del Secondo Tempio e infilano preghiere scritte e suppliche a Dio nelle fessure fra le pietre. Alla domanda di cosa significasse la benedizione del Papa rivolta al luogo sacro ebreo, il rabbino Michael Melchior, ministro per gli affari della Diaspora, ha detto che gli ebrei hanno “un problema psicologico” con la croce cristiana, ma “ciò che è importante non è il segno della croce, bensì che lui ha
toccato il muro e il muro ha toccato lui”. L’azione del Papa è stato il suo secondo gesto più importante durante il pellegrinaggio per mettere fine a secoli di animosità fra Cristiani e Ebrei. Lo scorso martedì si è recato in pellegrinaggio allo Yad Vashem, monumento in memoria dell’olocausto, per commemorare i sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti durante la II Guerra Mondiale. Durante lo svolgimento della cerimonia al muro, il servizio di sicurezza ha allontanato un giovane ebreo ultra ortodosso che aveva gridato “Ebrei, Ebrei, la mia famiglia è stata uccisa in Europa”. La polizia ha dichiarato che numerosi estremisti di destra sono stati trattenuti lontano dal muro a causa di sospetti di “programmi per provocare disordini”. Una parte del Muro del Pianto era stato isolato per il Papa, ma i fedeli hanno comunque potuto pregare davanti altri tratti di muro. Differenti le opinioni fra gli israeliani riguardo a questa visita. Un ragazzo di 14 anni con indosso un copricapo religioso blu e bianco, ha detto di essere partito da Haifa, nel nord di Israele, per manifestare la sua disapprovazione al Papa. “Lui è contro di noi. Vuole distruggere il popolo ebreo”, ha detto il ragazzo. Invece, un uomo chiamato Yitzhak, di Gerusalemme, che ha detto di avere 60 anni, ha rivelato che voleva mostrare al Papa il suo rispetto. “È un grande uomo che conosce la parola di Dio, e viene qui per parlarci faccia a faccia”. Il muro è sopravvissuto a secoli di diaspora e persecuzione come simbolo di resistenza e speranza di tornare, dopo che i Romani li avevano cacciati dalla loro terra. “Questo luogo dimostra nel modo più con-
creto il legame senza fine che esiste tra il Creatore del mondo e il popolo ebreo”, ha detto Melchior al Papa, durante una conversazione sul muro. “Così era allora, così è oggi e noi attraverso la sua grazia siamo tornati alla nostra eterna patria e capitale”. Il commento di Melchior era ancora un altro segno della rivalità fra ebrei e palestinesi in merito alla città che ha costantemente pervaso il pellegrinaggio del Papa. Israele conquistò la parte araba di Gerusalemme, compresa la Città Vecchia dove è collocato il Muro del Pianto, durante la guerra del 1967. In un segno di rispetto, gli accompagnatori del Papa hanno indossato un copricapo ebreo nero. Il Papa portava, invece un crocefisso d’oro come usuale. Alcuni ebrei ultra ortodossi hanno detto che indossare quel simbolo sarebbe inappropriato in un luogo così sacro per la loro religione.
Sull’olocausto e le relazioni cristiano-giudaiche “Come vescovo di Roma e successore dell’apostolo Pietro, assicuro al popolo ebreo che la Chiesa Cattolica, motivata dalla legge di amore e verità del Vangelo e non da considerazioni politiche, è profondamente addolorata per l’avversione, le persecuzioni e le dimostrazioni di anti-semitismo rivolte dai Cristiani contro gli Ebrei in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo....In questo luogo di solenne rimembranza, prego con fervore affinché il nostro dolore per la tragedia che ha colpito il popolo ebreo nel XX secolo conduca a nuovi rapporti tra Ebrei e Cristiani”. (23 marzo al Yad Vashem ‘Israele in memoria degli ebrei vittime dell’olocausto). “Siamo profondamente addolorati per la condotta di quelli che nel corso della storia hanno fatto soffrire i vostri bambini e, chiedendo il vostro perdono, ci auguriamo di coinvolgere tutti noi in una sincera fratellanza con il Popolo Eletto”. (26 marzo in un foglio che infilato in una fessura del Muto del Pianto a Gerusalemme, il luogo più sacro del Giudaismo. Il Papa stava ripetendo la supplica per il perdono per gli storici errori del Cristianesimo già recitata in Vaticano all’inizio di marzo). Sul dialogo tra Cristiani, Ebrei e Musulmani “Per tutti noi Gerusalemme, come dice il suo stesso nome, è la “Città della Pace”. Forse nessun’altro luogo al mondo trasmette il senso di trascendenza ed elezione divina che le sue pietre e i suoi monumenti ci trasmettono e nella dimostrazione che le tre religioni vivono fianco a fianco all’interno delle sue mura. Non c’è stato e non ci sarà nulla di facile in questa coesistenza. Ma dobbiamo trovare nelle nostre rispettive tradizioni e religioni la saggezza e la motivazione superiore per assicurare il trionfo della mutua comprensione e del reciproco rispetto”. (23 marzo ad un incontro inter-religioso a Gerusalemme). Sull’unità cristiana “Solo attraverso la riconciliazione i Cristiani possono giocare un ruolo importante nel fare di Gerusalemme la Città della Pace per tutte le genti. In Terra Santa, dove i Cristiani vivono fianco a fianco con i Giudei e Musulmani, dove ci sono quotidiani tensioni e conflitti, è essenziale superare la scandalosa impressione data dai nostri disaccordi e dalle nostre dispute” (25 marzo ad un incontro con altre confes-