I
21 SETTEMBRE 2000
The
TRAVEL LER
I Maya, un popolo antico che vive nel 2000 Tradizione, lingua, storia, ora anche una Regina per i Maya...
su maschere e costumi cerimoniali. ....la vita è suono: l’armoniosa cacofonia degli uccelli, i click delle macchine fotografiche, la musica di sei marimbe e i dialetti, si sovrappongono nell’aria della piazza antistante la cattedrale coloniale di Cobàn. ...alla fine, la vita è il colore e il suono di un sorriso
La ceremonia, la festa, si svolge a Cobàn, 220 km a nord di Citta del Guatemala. E qui, nel centro di Cobàn... ...la vita è colore, profumo di frutti e fiori, paesaggi e disegni visti e rivisti in natura e ora fissati nel tempo e nello spazio Italiano
L
’ultima apporto del Guatemala all’industria del turismo globale ha l’aspetto di un romanzo di Hemingway...con tutta la passione e il folclore che circonda l’elezione della Rabin Ajau, la figlia del Re dei Maya. La cerimonia, la festa, si svolge a Cobán, 220 km a nord di Cittá del Guatemala. Arrivarci è metà del divertimento! Non c’è un volo diretto dall’Europa per il Guatemala...ma questo mondo magico è facilmente raggiungibile con uno scalo negli USA o in Messico. Non è un’impresa troppo difficile, paragonata alle vicissitudini dei primi viaggiatori - avventurieri, esploratori, archeologi, fotografi - che per primi avevano raggiunto la foresta pluviale di El Petén e i templi Maya di Tikal, conosciuto anche come il “Luogo delle Voci”. Solo dal 1970 è stato possibile arrivare a Tikal da Cittá del Guatemala in auto (oggi anche in aereo). Cominciare ad immergersi nella cultura Maya, che si irradia dallo Yucatan in Messico e Belize, a Guatemala, El Salvador e Honduras, era ed è ancora un’avventura. “Noi stiamo collaborando con gli altri paesi dell’America Centrale per promuovere il ‘Mondo Maya’, spiega Juan Francisco Callejas, ex direttore dell’Inguat Istituto Guatemalteco del Turismo. Estremamente interessato all’ecoturismo, Callejas ha aggiunto: “ ‘La Ruta Maya’ è un ambizioso progetto teso a preservare la nostra cultura e l’eredità storica e ambientale”. Questo progetto “supererebbe i confini nazionali per unire le cinque nazioni che si dividono l’eredità Maya”, secondo un articolo del National Geographic del 1989. Un elemento chiave è “una via di 2.500 km che colleghi i siti Maya e che consenta ai visitatori di accedere alle zone più isolate”. Il mondo Maya è veramente lontano da noi, di origini diverse, un mondo al cui interno si perde la percezione del tempo. Le 21 tribù Maya rimangono culturalmente distinte, hanno conservato i loro dialetti, i rituali cerimoniali e l’abbigliamento. “La festa della Rabin Ajau è un incontro delle molteplici identità culturali del Guatemala”, ha commentato Marco Aurelio Alonso, presidente del Comitato del Festival Popolare a Cobán. “È nostro interesse promuovere e conservare queste manifestazioni e tradizioni. L’entusiasmo per la festa cresce ogni anno”. Tutti sono i benvenuti a Cobán. La festa che circonda l’elezione della Rabin Ajau è intensamente intima - con il suo misticismo e simbolismo, ma è, nonostante tutto, una festa “della gente”. Il Tempo, quando si parla con chi è coinvolto nel turismo, è...prima e dopo la “Conquista” da parte degli spagnoli, oltre 400 anni fa, come si vede nelle maschere dei danzatori che nella grande piazza si muovono al ritmo delle marimbe. Il mondo degli antichi Maya è scomparso, ma i loro discendenti - oggi oltre il 50% della popolazione del Guatemala e che indossano i classici abbigliamenti dei loro progenitori - hanno conservato molte delle antiche usanze, mescolando nelle loro preghiere spunti pagani e cristiani, accostando i nomi dei loro antichi dei a quelli dei santi della Chiesa Cattolica. Qui, nel centro di Cobán... ...la vita è colore, profumo di frutti e fiori, paesaggi e disegni visti e rivisti in natura e ora fissati nel tempo e nello spazio su maschere e costumi cerimoniali. ....la vita è suono: l’armoniosa cacofonia degli uccelli, i click delle macchine fotografiche, la musica di sei marimbe e i dialetti, si sovrappongono nell’aria della piazza antistante la cattedrale coloniale di Cobán. ...alla fine, la vita è il colore e il suono di un sorriso. Dal mattino presto, “in piazza”, cinque differenti gruppi danzano il tradizionale Paabanc
MERCEDES GARCIA MARROQUIN, (a destra) Rabin Ajau 2000-2001, abbracciata da Sonia Marina Gutierrez Raguay, Rabin Ajau 1999-2000. La Marroquin ha detto: “Il Guatemala è l’arcobaleno dell’America. Ci sono popoli diversi nel nostro paese, ma ognuno ha una sua identità e un suo ruolo nella storia”.
Texts by Joan Nickles Photos by Domenico Cilenti
English al suono incessante delle marimbe. La piazza di Cobán sembra un grande circo a più piste...ritmi e melodie si mescolano e si sfumano tra la folla come in un film. Nella via principale del centro, applausi spontanei accolgono un gruppo di giovani ballerini di Senahù vestiti con divise militari dell’inizio del XX secolo, mentre un altro gruppo con indosso maschere da conquistadores spagnoli dall’aspetto un po’ comico, si muove al suono di altri ritmi e melodie. E lì...un uomo seduto su una sedia improvvisata, legge il quotidiano “Prensa Libre” mentre gli puliscono le scarpe completamentamente dimentico della festa che lo circonda, intanto un ragazzino addenta il suo zucchero filato dopo aver tolto il rivestimento di plastica, mentre al centro della piazza, nell’unico negozio fotografico di Cobán, giovani ragazze accolgono tutti con smaglianti sorrisi durante quello che è il loro più intenso giorno lavorativo dell’anno. Sono 87 le giovani donne che aspirano a diventare Rabin Ajau, e la folla raccolta cerca di toccarle mentre passano per la Calle Minerva. In un altro punto della piazza “Prezzi buoni, prezzi buoni” è l’inizio del baratto dei prodotti artigianali. Mercanteggiare richiede pochi minuti, mentre rimane un altro giorno e un’altra notte di festeggiamenti prima che la nuova Rabin Ajau sia eletta. Così, si scende dalla collina alla destra della Cattedrale verso Casa d’Acuna, per un gustoso pranzo in giardino. Poi si passa a visitare il Vivèro Verapaz, una piantagione di orchidee a diversi chilometri da Cobán, ad Alta Verapaz. Il cortesissimo Juan Flores cura oltre 40.000 piante di orchidea - una vera miniera d’oro, si potrebbe dire, ad eccezione del fatto che non sono in vendita. Juan, che si aggira per la piantagione sempre seguito dal suo cane Negra, si lagna della scarsità della “chipi chipi”, la leggera pioggia necessaria per le sue orchidee: la fragrante Lycaste amarilla gialla che cresce dall’alto in basso, l’Encyclia cochleata di un cupo rosso porpora, la minuscola Phecemia, il cui piccolissimo fiore ha bisogo di sei anni per crescere. Juan sostiene che novembre e dicembre sono i mesi migliori per la fioritura delle orchidee. A due km di facile trekking da Cobán, la segue a pagina IV
G
uatemala’s latest addition to the global tourist industry has the makings of a Hemingway novel... what with all the passion and folklore surrounding the election of the Rabin Ajau, the daughter of the Mayan king. The location for this Fiesta: Cobán, 220 km north of Ciudad de Guatemala. Getting there is half the fun! There’s no direct flight from Europe to Guatemala... but this magical world is easily reached with a stopover in the States or in Mexico. It’s not so arduous an undertaking compared to the exploits of early travellers – adventurers, explorers, archaeologists, photographers - who first journeyed to the El Petén rainforest and the Mayan temples at Tikal, also known as the “Place of the Voices”. It has always been and still is an adventure, but only since 1970 has it been possible to travel by car (and today by plane) from Guatemala City to Tikal, for instance, and begin immerging oneself in the Mayan culture that extends from the Yucatan in Mexico and Belize to Guatemala, El Salvador and Honduras. “We are working together with other countries in Central America to promote the ‘Mundo Maya’,” noted Dott. Juan Francisco Callejas, former director of Inguat – Instituto Guatemalteco de Turismo. Extremely interested in ecotourism in Guatemala, Callejas added, “’La Ruta Maya’ is an ambitious project to preserve our cultural, historical and environmental heritage.” This on-going project “would transcend political borders to unite five nations with a shared Maya heritage,” according to the National Geographic report in 1989. A key element is “a 1,500-mile route connecting Maya sites and providing visitors with access to remote areas.” The Mayan world is indeed separate, of other origins, and without a feeling for time. The 21 Mayan groups remain culturally distinct, preserving their dialect, ceremonial rituals and dress. “The Rabin Ajau Festival is an encounter of the multiple cultural identities of Guatemala,” commented Marco Aurelio Alonso, president of the Folklore Festival Committee in Cobán. “Our interest is to promote and preserve these manifestations and traditions. Each year enthusiasm grows for the festival.” All are welcomed at Cobán. The Festival surrounding the election of the Rabin Ajau is
passionately intimate – with its mysticism and symbols, but it is, nevertheless, a “public” festival. Time, even when speaking with those involved in tourism, is... before and after “la Conquista” by the Spanish conquistadores over 400 years ago as seen in the masked figures dancing to the rhythmic marimbas in the openair square. The ancient Mayan world has disappeared, but their descendants – today numbering over 50 percent of the population in Guatemala and bearing the classic features of their forefathers - have preserved most of their ancient customs, blending the pagan and Christian worlds so well that in their prayers they name the ancient gods alongside the saints of the Catholic church. Here in the center of Cobán... .... life is color, emanating from flowers and fruit, landscape and patterns seen over and over again in nature and now fixed in time and space into patterns on ceremonial costumes and masks. .... life is sound: the harmonious cacophony of birds, the clicks of photographic cameras, the music of six marimbas and dialects filling the open-air square in front of Cobán’s colonial cathedral. .... life is ultimately the color and sound of a smile. From early morning in the “plaza” five different groups dance the traditional Paabanc to the continuous sounds of the marimbas. Like a 3-ring festival in Cobán’s square... melodies and rhythms blend in then fade as one moves through the crowd. Downtown on the main thoroughfare, spontaneous applause breaks out for a young group of dancers from Senahù dressed in military costumes and masks of the early 20th century while another group bearing masks with insipid looks of the Spanish conquistadores moves to another rhythm and melody. And there... a man sits in an improvised chair reading the daily “Prensa Libre” while having a shoe shine – quite oblivious to the festival air surrounding him while a little boy bites into his sticky cotton candy after peeling off the neatly wrapped plastic while in the center of the square young girls in the only camera shop in Cobán accommodate everyone with refreshing smiles on their busiest day of the year. To the 87 young women aspiring to become Rabin Ajau, the crowds reach out trying to touch them as they arrive along the Calle Minerva. On the other side of the square, “Good price, good price” is the beginning of the bartering for handicrafts. Bartering requires only minutes, while another day and night of festicontinued on page IV